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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 59 di mercoledì 24 luglio 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 10,05.

  CATERINA PES, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Lorenzin, Pistelli e Sani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Inviterei la deputata Segretaria a dare lettura di alcune comunicazioni all'Assemblea. Grazie.

Modifica nella composizione del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.

  CATERINA PES, Segretario, legge:
  Comunico che la Presidenza della Camera ha chiamato a far parte del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, il deputato Antonio Distaso in sostituzione del deputato Giorgio Lainati, dimissionario.

Designazione dei componenti della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi.

  CATERINA PES, Segretario, legge:
  Comunico che la Presidenza della Camera ha designato i deputati Laura Castelli e Gian Mario Fragomeli, quali componenti della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, istituita, ai sensi dell'articolo 27 della legge 7 agosto 1990, n. 241, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Presidente del Senato della Repubblica ha designato quali componenti della stessa Commissione i senatori Claudio Moscardelli ed Enrico Piccinelli.

Convocazione di Commissioni bicamerali per la loro costituzione.

  CATERINA PES, Segretario, legge:
  La Presidenza comunica, d'intesa con il Presidente del Senato della Repubblica, che la costituzione delle Commissioni bicamerali – della cui composizione è stato dato annuncio nella seduta del 19 luglio – avrà luogo giovedì 25 luglio prossimo, ad eccezione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, che sarà convocata appena ne sarà nominato il presidente dai Presidenti delle Camere, d'intesa tra loro, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 5 maggio 2009, n. 42.
  La Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, la Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti Pag. 2gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, la Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria e il Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione sono convocati per le ore 8,45 del suddetto giorno nella sede di Palazzo San Macuto; la Commissione parlamentare per le questioni regionali e la Commissione parlamentare per la semplificazione sono convocate per le ore 14 della stessa giornata nella medesima sede.

Convocazione della Delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE.

  CATERINA PES, Segretario, legge:
  La Presidenza comunica, d'intesa con il Presidente del Senato, che la Delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE è convocata per giovedì 25 luglio 2013, alle ore 15,30, presso la sede di Palazzo Valdina, Sala Soprachiesa, per procedere alla propria costituzione.

Convocazione della Delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'INCE.

  CATERINA PES, Segretario, legge:
  La Presidenza comunica, d'intesa con il Presidente del Senato, che la Delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'INCE è convocata per giovedì 25 luglio 2013, alle ore 14,45, presso la sede di Palazzo Valdina, Sala Soprachiesa, per procedere alla propria costituzione.

Convocazione della Delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO.

  CATERINA PES, Segretario, legge:
  La Presidenza comunica, d'intesa con il Presidente del Senato, che la Delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO è convocata per giovedì 25 luglio 2013, alle ore 8, presso la sede di Palazzo Cenci, Aula della XIV Commissione, per procedere alla propria costituzione.

Convocazione della Delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

  CATERINA PES, Segretario, legge:
  La Presidenza comunica, d'intesa con il Presidente del Senato, che la Delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa è convocata per giovedì 25 luglio 2013, alle ore 14, presso la sede di Palazzo Valdina, Sala Soprachiesa, per procedere alla propria costituzione.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,10).

  ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. La ringrazio, Presidente. Le chiedo scusa: sarò brevissima, sapendo quanto è importante la giornata di oggi per i nostri lavori.
  Questa mattina, arrivando a Palazzo Montecitorio, sono stata bloccata da un gruppo di disabili per le staminali, che, mi dicono, dovranno essere ricevuti da lei nella mattinata.
  Le dico onestamente che il loro modo aggressivo e, soprattutto, il loro modo di superiorità rispetto alla normativa e rispetto alle leggi in quanto tali e alla giurisprudenza secondo me può essere pericolosissimo.
  Ci tenevo a dirvi che è un insulto alle nostre intelligenze pensare che perché si è disabili si può sempre dire tutto quello che si vuole, quando si vuole e come si vuole. Una persona tra queste su sedia a ruote Pag. 3mi ha inveito contro dicendomi: «Lei ha scelto di essere imboccata e io non voglio essere imboccata». Allora, io le dico: nella vita non si sceglie, nella vita quel che capita capita, poi se si può curare si cura, sicuramente. E mi dicono: «Tu ci permetti di suicidarci ma non ci permetti di curarci».
  Io credo che questa amministrazione ha già fatto troppo per questo metodo, perché noi abbiamo dato 3 milioni di euro vergognosamente – mi conceda, mi prendo oneri e onori di quanto dico –, 3 milioni che potevano essere spesi per far alzare persone dal letto ogni mattina, che hanno genitori anziani e che non ce la fanno a vivere la quotidianità (Applausi). Dietro ci sono interessi vergognosi e sono stati blanditi da gente che vuole guadagnare su questo metodo.
  Ma come dicevo abbiamo cose importanti da fare oggi, quindi mi interrompo qui. Tuttavia, conoscendo la sua sensibilità Presidente, ma soprattutto il suo essere donna fino in fondo, con umiltà – mi permetta, lo ripeto – le dico: non ci facciamo confondere, perché stare su una carrozzina non vuol dire assolutamente avere l'onniscienza di un mondo. Significa ricevere anche dei «no» e saperli accettare, perché quando si chiede uguaglianza e pari opportunità ci si deve stare al gioco dei «no».
  Questa gente mi ha detto: «Noi non abbiamo tempo», io volevo rispondere: «Cara mia, conosco bene il problema, ma non avere tempo non significa che per altri che hanno tempo tutto deve essere cancellato». Le priorità non sono date dal disagio fisico, le priorità sono date dal disagio sociale e quando si può vivere bene in una società i tempi non contano niente (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Argentin, per questa sua valutazione. Ieri, come lei forse saprà, il presidente della Commissione affari sociali Vargiu è sceso a parlare con loro e c’è stato uno scambio di opinioni; poi il presidente mi ha riferito e mi ha detto che loro volevano un incontro. Io ho chiesto al presidente Vargiu di riferire loro di mettersi in contatto con la mia segreteria, che sì li avrei incontrati, ma appena possibile. Oggi è una giornata, come lei ricordava, molto complicata e comunque da parte mia c’è la disponibilità all'ascolto, però nei tempi in cui sarà possibile. Quindi, questa è l'interlocuzione intercorsa tra la Presidenza e questo gruppo di persone.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia (A.C. 1248-A/R) (ore 10,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1248-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia.
  Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo modificato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, vedi l'allegato A della seduta del 23 luglio 2013 – A.C. 1248-A/R).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 1248-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, prima di iniziare vorrei porgere, non avendone Pag. 4avuto la possibilità, la nostra sentita partecipazione alla Ministra per le offese che ha avuto nei giorni scorsi e dimostrarle tutta la nostra solidarietà e augurarle buon lavoro per quello che sta facendo in questi giorni.
  Signor Presidente del Consiglio, Ministri, il Paese sta vivendo un momento particolare della vita economica e sociale. Ormai abbiamo raggiunto livelli insostenibili di povertà assoluta e sta aumentando giorno dopo giorno la povertà relativa.
  In questo quadro di riferimento, il Mezzogiorno d'Italia continua ad essere fortemente penalizzato e il Mezzogiorno d'Italia rischia realmente l'emarginazione dal contesto generale dell'Europa. Abbiamo quindi il dovere politico, il dovere morale di poter rilanciare l'opzione Italia determinando proprio quelle riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno.
  Abbiamo necessità di rilanciare l'economia, di abbattere il debito pubblico, di fare in modo che i giovani abbiano una speranza, una speranza di vita, una speranza che possa trovare collocazione nel mondo del lavoro e, quindi, esprimere tutte le loro potenzialità. Abbiamo quindi bisogno di un Governo che sia capace di affrontare questi temi e, nello stesso tempo, di un Governo che non sia sollecitato...

  PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia, concluda.

  LELLO DI GIOIA. Ho già terminato ? Chiedo scusa, se mi consente proprio due secondi...

  PRESIDENTE. Concluda, la prego. Abbiamo molti interventi.

  LELLO DI GIOIA. Per questo motivo noi socialisti pensiamo di dare la fiducia a questo Governo convinti che possa fare bene e che possa far uscire il Paese da queste grossissime difficoltà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signori Ministri, nel corso della discussione sulle linee generali abbiamo già avuto modo di esprimere critiche sul «decreto del fare» in ordine ad una certa assenza di coordinamento sulle grandi questioni aperte nel Paese e, quindi, all'assenza di un'adeguata filosofia di accompagnamento. Ma, detto questo, non abbiamo potuto non rilevare anche lo sforzo che il Governo ha fatto per mettere a regime una serie di questioni che da tempo erano nei cassetti della pubblica amministrazione.
  Però, trattandosi di un voto di fiducia che viene espresso nel corso del procedimento parlamentare, mi pare che sia su questo che il tempo che ci è dato ci imponga di soffermarci. Ora, più che di un voto di fiducia classico, la mia impressione è che si tratti stavolta davvero di un voto di fiducia tecnico. Infatti, i colleghi del MoVimento 5 Stelle, in particolare quelli che sono con me in Commissione bilancio, sanno che io ho stima e rispetto nei loro confronti, ma non vi è dubbio che vi è stato un lavoro parlamentare di preparazione dell'Aula assolutamente profondo e adeguato. Io non ho mai visto con una certa esperienza parlamentare che la Commissione bilancio votasse, attraverso tre sedute notturne, ben cinquecento emendamenti. Non era mai accaduto. Si è votato per materie, per gruppi, ma i testi che arrivavano all'Aula non avevano avuto un vaglio così approfondito.
  Il fatto che il Governo abbia poi posto la fiducia sul testo approvato dalle Commissioni...

  PRESIDENTE. Onorevole Tabacci, concluda.

  BRUNO TABACCI. ... dice qual è il passaggio che vi è stato.
  Ora, con riguardo a quello che ieri Franceschini ha riferito, che vi sarebbe stata una sorta di trattativa sul numero degli emendamenti da accettare, io avevo già detto all'interno del Comitato dei diciotto che non mi sembrava questa la prassi giusta: il dibattito era stato fatto prima.Pag. 5
  Allora vorrei dirvi – ed ho concluso – che la scelta di trasferire l'ostruzionismo sugli ordini del giorno fa del vostro movimento la migliore opposizione possibile, quella che ogni Governo vorrebbe avere, ma voi certamente non scrivete una bella pagina parlamentare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Plangger. Ne ha facoltà.

  ALBRECHT PLANGGER. Signora Presidente e signori Ministri, i deputati delle minoranze linguistiche voteranno la fiducia posta dal Governo sul decreto-legge «del fare». Apprezziamo la volontà del Governo di porre la questione di fiducia sul testo approvato dalle Commissioni, al fine di salvaguardare le decisioni assunte dai gruppi parlamentari. Vi è stato un confronto di merito che ha introdotto importanti modifiche, di cui la più importante è che è rimasto garantito il foro di Trento e Bolzano per le tante ditte tedesche ed austriache, senza sede legale in Italia, che storicamente apprezzano la professionalità dei giudici bilingui e la realtà giudiziaria delle zone di confine.
  Abbiamo proposto oggi anche tre ordini del giorno, sollecitando l'ordine del giorno più importante che chiede di modificare quanto previsto dal provvedimento in ordine ai produttori di energia elettrica da bioliquidi. Riteniamo importante introdurre più ampie garanzie a salvaguardia, nel breve e nel lungo periodo, per le potenzialità produttive ed occupazionali del settore, evitando gravi ed immediate ricadute sociali ed occupazionali, oltre che gravi danni economici. Alcune semplificazioni da noi proposte sono state accettate e vanno nella giusta direzione.
  Notiamo criticamente, però, che specialmente in materia di DURC si è provveduto a semplificare, ma nello stesso momento, con l'invenzione del DURC contributivo, nuovamente si aggrava inutilmente il peso burocratico a danno delle piccole e medie imprese. Il Governo è chiamato a rettificare questo percorso negativo durante la discussione del provvedimento al Senato.
  Nonostante ciò, consideriamo questo provvedimento come parte della necessaria azione del Governo, al fine del sostegno in primo luogo delle piccole e medie imprese che operano nel sistema economico produttivo. Pertanto noi, come rappresentanti delle minoranze linguistiche, annunciamo il nostro voto favorevole e confermiamo la fiducia a questo Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi deputati e rappresentanti del Governo, siamo fortemente delusi – e non è un'affermazione di circostanza – per questo ennesimo buco nell'acqua prodotto dal Governo e in modo particolare direi soprattutto dalla sua maggioranza, la maggioranza che dovrebbe sostenerlo, dovrebbe qualificarne l'azione, dovrebbe migliorarne i provvedimenti.
  Abbiamo avuto un tempo dato abbastanza lungo, che poteva essere proficuo nei lavori di Commissione per tentare di migliorare il più possibile un decreto che, già dalla definizione, avrebbe dovuto e potuto non dico risolvere i problemi dell'Italia, ma certamente incardinare un'azione discontinua rispetto ai Governi che l'hanno preceduto, e mi riferisco in modo particolare alla precedente esperienza del Governo cosiddetto tecnico, capitanato dal professor Mario Monti.
  Un lavoro che in Commissione, per quattro giorni e quattro notti, ha visto una disponibilità data dalle opposizioni: 2.200 erano gli emendamenti in ingresso, poco più di 400 gli emendamenti che sono rimasti in piedi proprio per significare, da parte dell'opposizione tutta, la disponibilità a ragionare per svolgere un compito, come era stato annunciato già dai primi vagiti di questo Governo, per provare a svolgere un ruolo assolutamente concreto, più che costruttivo, perché la costruttività la diamo per scontata.
  La posizione della fiducia, in realtà, non serve a sconfiggere l'opposizione e un'eventuale tentazione ostruzionistica, Pag. 6che non c’è stata e non c’è. La posizione della fiducia serve per nascondere le solite trite e ritrite magagne che albergano all'interno di una maggioranza che non è d'accordo su nulla al proprio interno, neanche sulla dichiarazione dell'ora esatta. Questo è il tema ed è inutile tentare di nascondersi dietro al più classico dito.
  La maggioranza non è nelle condizioni di affrontare i nodi nevralgici del Paese: noi lo avevamo detto fin dal principio, non siamo stati i soli. Del resto, quando si decide di mettere un alto dirigente della Banca d'Italia al Ministero dell'economia e delle finanze significa che si fanno passi indietro significativi e notevoli rispetto esattamente all'assunzione di responsabilità e alla possibilità, alla capacità di imprimere una direzione convincente per la ripresa economica. Perché oggi, comunque, la centralità è questa: abbiamo diversi problemi, come è normale che sia per una grande nazione, ma certamente la crisi economica internazionale ci sta fiaccando più di qualunque altro problema.
  Avete – cari colleghi della maggioranza, mi riferisco in particolare a voi – sciupato un'occasione che non è tanto legata a questo preannunciato decreto «del fare», a cui erano agganciate le speranze di buona parte delle categorie produttive in modo sostanziale. Avete vanificato la possibilità di scrivere una pagina nuova anche delle relazioni parlamentari tra maggioranza e opposizione. Avete sciupato, ancora una volta, la possibilità di mettere da parte quei tatticismi che ricorrono quando, comunque, attraverso un decreto si cerca di mettere un po’ tutto dentro.
  Una pratica che è stata fortemente contestata da molti colleghi, nessuno escluso, appartenenti a qualunque forza politica – destra, sinistra, centro, di sopra e di sotto – e che ritenevamo davvero, attraverso la figura di Dario Franceschini, del Ministro Franceschini, avrebbe incontrato un punto di non ritorno. Perché un rigoroso castigatore di scorciatoie parlamentari, almeno finché ha avuto un ruolo di opposizione, una volta diventato la cerniera nel rapporto tra Aula, Assemblee parlamentari e Governo, ritenevamo avrebbe potuto, comunque, metterci al riparo da quello che, invece, ancora una volta, dobbiamo constatare, che vede, appunto, un decreto calato e inzeppato di cose, le più assurde. Arriviamo persino a significare che la donazione degli organi e una sua rimodulazione, una sua nuova regolamentazione, possa avere a che fare con il rilancio economico dell'Italia.
  Siamo delusi nel metodo, siamo delusi nel merito. Vediamo – e non soltanto attraverso la lettura dei giornali – che le contraddizioni all'interno della maggioranza scivolano su piani anche particolarmente mortificanti: dall'elezione del Vicepresidente della Camera alla discussione interminabile sull'opportunità del sindaco di Firenze di recarsi in Germania alla corte del Cancelliere Merkel. Si litiga e litigate praticamente su tutto, e questo è un problema per il quadro complessivo.
  Lo dico anche ai colleghi di Scelta Civica, che avrebbero dovuto e potuto sostenere un'esperienza così diversa all'insegna della concretezza. Anche noi ci abbiamo provato, non siamo riusciti fin qui a trovare un provvedimento qualificante – tranne le piccole frattaglie, diciamo così, meno significative – a cui aderire convintamente, dando il sostegno e il supporto che avremmo desiderato ad un Governo non perché è il Governo PD-PdL, ma perché è un Governo degli italiani, perché il Presidente del Consiglio e il suo Esecutivo appartengono innanzitutto alla comunità nazionale e non certamente e soltanto alle forze politiche che lo sostengono.
  Non ci si riesce, per quanto ci si possa mettere buona volontà, per quanto ci si possa mettere fantasia e creatività. Non si riesce a fare un lavoro serio e costruttivo e a consentire all'Italia, con la collaborazione di tutti, maggioranza e opposizione, almeno sui decreti emergenziali, di operare una svolta.
  La maggioranza è eterogenea e questo è un pericolo anche per la democrazia. Mi rivolgo anche a soggetti che comunque sono parte integrante del dibattito politico nazionale, mi rivolgo ai vertici della RAI, al dottor Gubitosi piuttosto che alla signora Pag. 7Tarantola. Attenzione, perché anche nella gestione del pluralismo non si può – perché sarebbe una deriva totalitaria, letteralmente – immaginare che, siccome la maggioranza al suo interno è divisa, questa consumi anche gli spazi di informazione delle opposizioni. C’è una maggioranza e c’è un'opposizione. I cittadini devono sapere attraverso l'informazione pubblica qual è la natura di chi governa, che cosa vuole e che cosa dice. I loro litigi e bisticci non li facciano nei talk show televisivi, come è avvenuto penosamente questa notte, ma li facciano nelle loro stanze, attraverso i comitati centrali, gli esecutivi, le assemblee nazionali, gli organi preposti a discutere e ad approfondire le materie nel merito. In televisione, i cittadini italiani devono sapere che c’è una maggioranza e un'opposizione; devono sapere, attraverso un'informazione plurale e oggettiva, quali sono le offerte in campo.
  Penso che questa sia l'emergenza vera per cui noi siamo profondamente delusi – come dicevo al principio – e che riteniamo possa rappresentare un pericolo. Vogliamo essere anche da stimolo per la maggioranza e per il Governo perché non è possibile – e mi riferisco all'articolo 61 di questo decreto, andando alla norma finanziaria – immaginare di incontrare delle cifre iperboliche a copertura di questo provvedimento strategico per le sorti della nazione intera e scoprire che, di fatto, sono poche decine di milioni di euro che vengono investite ogni anno a copertura, evidentemente, di un nulla cosmico. Infatti, se ci fossero provvedimenti significativi e strategici non staremmo qui a discutere di importi che talvolta hanno assunto sembianze di decreti e provvedimenti decisamente meno significativi e presentati in maniera meno pomposa dai Governi che abbiamo conosciuto. Così come bisogna fare attenzione alle omissioni, perché ci sono tanti modi per essere bugiardi: c’è il modo di dispensare notizie false e c’è il modo di nascondere le notizie.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  FABIO RAMPELLI. Mi pare che, dalla lettura dei quotidiani maggiormente diffusi piuttosto che dall'ascolto delle trasmissioni televisive, sia di network di privati – e concludo, Presidente, la ringrazio dell'avvertimento – sia per quello che attiene all'informazione del servizio pubblico televisivo, nessuno ci abbia spiegato, ci abbia detto e abbia informato i cittadini che la copertura di questo provvedimento – indovinate un po’ – viene fatta attraverso l'aumento delle accise. Fino a pochi giorni fa abbiamo visto i giornali fare fior fiore di inchieste perché a intervalli ciclici ritornano le accise per la guerra in Etiopia e tutti si indignano, ma nessuno poi si ricorda, a poche ore di distanza, che si aumentano le accise sulla benzina per reperire 75 milioni di euro da mettere sul piatto della bilancio dello Stato. Ecco, questi sono i motivi fondamentali per i quali Fratelli d'Italia conferma il suo non sostegno a questo Governo e si preoccupa, perché vede un rallentamento dei processi di cambiamento annunciati e una sorta di incapacità da parte del Presidente Letta e della maggioranza...

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  FABIO RAMPELLI. ... di fuoriuscire da un'emergenza che adesso è diventata anche un'emergenza politica, dopo essere stata un'emergenza economica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, onorevoli Ministri, onorevoli colleghi, quando è arrivato questo decreto, il cosiddetto decreto del fare, mi sono posto una domanda: cosa vuol dire questo fare ? Ciò perché, leggendo il decreto, vedevo che c'era molto poco. Poi, durante le notti che abbiamo fatto la settimana scorsa, ho capito cosa vuol dire «fare»: vuol dire fare «marchette». Infatti, in questo decreto è stato levato di nuovo il tetto agli stipendi d'oro, che è passato con nonchalance.
  Eravamo riusciti a metterlo nel 2011, non è ancora stato applicato però voi avete Pag. 8voluto fare subito la norma per levarlo in modo di non avere dubbi che qualcuno potesse prendere meno di 300 mila euro all'anno; in fondo se bisogna far fare sacrifici ai cittadini di questo Stato non possiamo toccare il presidente dell'INPS che prende un milione 200 mila euro, non possiamo toccare quei funzionari, quei dirigenti dello Stato che arrivano a prendere 500, 600 mila euro all'anno, potrebbero fare un piccolo sacrificio.
  E invece no, voi l'avete già tolto questo tetto, col dato che neanche nel 2012, l'anno scorso a ottobre, l'allora Ministro Patroni Griffi ci diceva che non si sapeva ancora quali erano i nostri dipendenti pubblici che prendevano più di 300 mila euro perché avevano mandato un questionario a tutti i dipendenti e questi dovevano ancora rispondere; dunque lo Stato non sa quanto paga i suoi dipendenti. Allora subito immediatamente siete andati a coprire le spalle a questi manager strapagati nel pubblico impiego, questi super manager che già la Corte Costituzionale aveva tutelato quando avevamo messo una piccola tassa del 5 per cento per la quota superiore ai 90 mila euro e una del 10 per cento per la quota eccedente i 150 mila euro, e voi, già quella era stata tolta dalla Corte Costituzionale, non l'avete più ripresa.
  Per le pensioni d'oro, la Corte Costituzionale ha detto che non si possono toccare, sono diritti acquisiti, per i cittadini normali i diritti acquisiti delle pensioni non ci sono mai, ogni due o tre anni si cambiano, per i pensionati d'oro, invece, non si vanno a toccare.
  Avete provato anche con quei pochi magistrati che hanno il divieto di fare attività extragiudiziaria, e dunque andare a ricoprire ulteriori incarichi con ulteriori compensi; ci avete provato anche con loro, per fortuna siamo riusciti a bloccarlo, e avete ritirato quell'emendamento, un emendamento che andava contro la volontà del Parlamento perché, se vi ricordate, già l'anno scorso noi stavamo tentando di fare una riforma in modo che non ci fossero più magistrati che andassero a ricoprire incarichi extragiudiziali perché, se la giustizia è lenta, i magistrati devono fare i magistrati, non devono assumere altri incarichi di consulenza con un ulteriore compenso e stipendio, questa è una cosa importante (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Avete previsto un ulteriore commissario per la spending review, cioè bisogna spendere meno, allora cosa facciamo ? Diamo un incarico a un'altra persona ancora, pagandola 150 mila euro quest'anno e 300 mila euro l'anno prossimo, perché ci dica come dobbiamo spendere meno ! Ma forse bisognerebbe intanto non prendere ulteriori persone e col personale interno vedere dov’è che si può andare veramente a tagliare in questo Stato, e ce ne sarebbe tanto da tagliare.
  E poi, la cosa più assurda, mi dispiace per il collega che l'ha presentato, è passato, in un decreto che riguarda le linee generali di tutto lo Stato, il finanziamento per 800 metri di strada perché doveva essere finita. Ci sono tantissime strade che devono essere finite in questo Stato, ma solo una è andata, solo per 800 metri; io avevo consigliato a quel collega di non mettere almeno il nome della strada perché, insomma, questa è proprio una «marchetta» pura.
  Però, nello stesso tempo, avete voluto bocciare gli emendamenti della Lega che prevedevano un risparmio dei costi e delle norme di buonsenso, ad esempio: che se noi diamo soldi a delle imprese dobbiamo fare in modo che queste imprese che ricevono dei contributi o delle agevolazioni dallo Stato non utilizzino questi soldi per delocalizzare il lavoro all'estero perché è un controsenso; in tutti i Paesi del mondo si danno incentivi alle imprese che portano lavoro, non a quelle che portano il lavoro all'estero; neanche questa norma di buonsenso avete voluto mettere, trovando mille scuse.
  Non avete voluto sistemare anche altre assurdità previste in questo decreto. Si vanno, giustamente, a sistemare le scuole che sono ancora in una situazione di dissesto, che non sono a normativa antisismica e via dicendo, ma senza andare a vedere cosa hanno fatto gli enti locali nel Pag. 9territorio in questi anni, perché sennò succede come al solito che un sindaco, un comune fa sacrifici per sistemare la propria scuola e alla fine a questo comune non gli diamo niente, quei sindaci, quei comuni che non hanno sistemato le loro scuole, arriva Roma e paga per loro.
  Questa è una cosa veramente ingiusta ! Si poteva trovare un meccanismo, si può, se si vuole, trovare un meccanismo, affinché si guardi anche la spesa storica: se un comune ha già sistemato praticamente quasi tutte le scuole, gliene manca una, gli diamo una mano, se mancano dei pochi lavori. E invece no: quel comune, magari perché ha sistemato per il 50 per cento la scuola non riceverà niente; quelli che hanno sperperato i soldi pubblici, gli diamo tutti i soldi per sistemare la scuola. Questa è una cosa veramente ingiusta, che va di nuovo a penalizzare i sindaci; e diamo loro un messaggio sbagliato, perché diamo ai sindaci il messaggio di dire: non preoccupatevi di fare il vostro dovere, di sistemare le scuole, di sistemare le strade, perché se la situazione degenera, tanto arriva «mamma Roma» e sistema, sistema tutto ! Questa è la cosa veramente sbagliata !
  Avevamo poi detto anche come trovare delle risorse: è ancora in vigore una norma – solo che non è mai stato emanato il decreto attuativo – che statuisce che tutte le autostrade dell'ANAS vanno messe a pagamento. La Salerno-Reggio Calabria, il GRA di Roma: queste sono autostrade, mettiamo i caselli e vedrete che ritornano le risorse anche per sistemarle. In fondo nelle nostre zone ormai, per fare una strada, bisogna sempre farla in project ! Addirittura ormai le strade che sono già costruite, che sono già sistemate, le si mette in project e si trasformano a pagamento per fare allungamenti brevi, non aspettando i soldi da Roma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! E invece per alcune strade del Sud sempre gratis, sempre tutti che pagano.
  Per questi motivi, dunque, per tanti altri, questo è un decreto-legge che non ci piace: è molto leggero, interviene poco; e in più questa maggioranza si è dimostrata una maggioranza che non esiste. Abbiamo fatto anche tutta la mattina e abbiamo lavorato tutta la notte: non perché c'era la minoranza che faceva opposizione, ma perché al suo interno la maggioranza non riusciva a trovare le soluzioni. Riuscivano a litigare su tutto ! È stata gestita veramente in una maniera a mio avviso indegna: vedere che si cominciavano i lavori, erano convocati a una certa ora, alle 5, si ricominciava alle 6, 6,30 senza dir niente ai colleghi; cominciavano a parlare tra di loro, si doveva parlare un deputato per gruppo, ma quando c'eran gli emendamenti del PD c'era un dibattito tra il presidente della Commissione e questo deputato, e intervenivano altri deputati del PD perché bisognava trovar la quadra. Se si opponeva, invece, la minoranza: un discorso, punto.
  Questo dunque, a nostro avviso, è veramente un Governo, come è stato detto ieri, che sta navigando a vista; però sta navigando a vista in un mare pieno di iceberg e di secche, e soprattutto con la nebbia: e voi volete correre, volete andare veloce ! Non ricordate cosa è successo al Titanic ? Non ricordate che quando ci sono dei pericoli, ci sono molte insidie, forse conviene andare con calma, ascoltare tutti gli avvertimenti, anche dell'opposizione: perché noi siamo un'opposizione costruttiva, siamo persone che vogliono risolvere i problemi; e che facciamo delle proposte concrete, delle proposte che se ascoltate potrebbero portare molte risorse a questo Stato, perché andrebbero a tagliare le spese di questo Stato.
  Anche in questo decreto-legge si prevedevano infatti le assunzioni in alcuni campi, mentre ho detto: se abbiamo un esubero di personale, e forse si sta ragionando se fare i prepensionamenti o via dicendo, prima di fare ulteriori assunzioni, prendiamo questo personale e mandiamolo a ricoprire gli incarichi che sono scoperti.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MATTEO BRAGANTINI. Non è stato fatto, si sono fatte di nuovo le «marchette» Pag. 10perché bisogna accontentare gli amici degli amici: ogni parlamentare, ogni gruppo, ogni lobby deve aver avuto qualcosa !
  Dunque, per tutti questi motivi, e soprattutto perché vediamo che questo Governo non sta risolvendo i problemi di questo Stato, noi voteremo ancora una volta contro la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, colleghi, colleghe, signori Ministri, credo che questa discussione sulla fiducia sul provvedimento cosiddetto «del fare» stia proseguendo una cattiva abitudine di questi anni, quella cioè di individuare il ricorso alla fiducia per approvare dei provvedimenti che avrebbero bisogno innanzitutto di una maggiore compattezza, tanto per materia quanto per l'individuazione anche degli iter legislativi, sia per una contraddizione che emerge in maniera abbastanza palese rispetto alle dichiarazioni iniziali che aveva fatto il Governo.
  Io non so quale sia la necessità che vi spinge a effettuare... Prima il collega Bragantini – che pure in alcuni suoi passaggi assomiglia a un disco rotto degli anni Ottanta, quando parla di questa contrapposizione con il Sud: ormai credo che le politiche pubbliche siano deficitarie per tutto il Paese, a partire dal Mezzogiorno – diceva una cosa che onestamente mi sento nella sostanza di condividere: tanti articoli, 86 articoli, disorganici per materia. Avete detto che il ricorso alla fiducia serviva per ottenere l'approvazione di questo risultato, mentre invece sarebbe stato più congruo che vi potessero essere degli stralci rispetto ad alcune materie che francamente non avevano nessun significato dal punto di vista dell'urgenza.
  Noi siamo, da questo punto di vista, molto sorpresi e colpiti dalla vostra superficialità, perché questo decreto assomiglia molto a quei decreti che avevano segnato la stagione, non certo di successi, del Ministro Passera: i «decreti sviluppo», i decreti che avevano riempito di norme e anche di questioni totalmente distanti dalle esigenze dei cittadini il nostro ordinamento.
  Voi non state facendo molto per questo Paese, direi che quello che state facendo lo state realizzando per far arretrare le condizioni del nostro Paese. Lo dico con rispetto, ma con grande durezza, relativamente alle questioni che stanno emergendo, sempre più sofferenti, da questo Paese. Guardo il Ministro Giovannini, il quale ha introdotto nel suo provvedimento il fatto che ci debbano essere sempre degli stage retribuiti; però, per esempio, in questo provvedimento si prevede che gli stage all'interno dei tribunali, nella riforma relativa alla giustizia, non debbano essere più così, cioè che possano continuare a non essere retribuiti.
  Penso a questo clima di austerità, nel quale ci dite dovrebbe essere tutto il Paese, e poi togliete il tetto per la retribuzione dei super manager. Perché ? Perché l'avete fatto ? Noi abbiamo una richiesta puntuale su questo punto. Perché avete eliminato il tetto alle retribuzioni dei super manager ? Perché non avete fatto, invece, una norma che sarebbe stata di accompagnamento e di serietà rispetto alla condizione attuale del Paese, che magari seguisse quello che è stato già realizzato in Svizzera, dove addirittura si è svolto un referendum popolare per impedire che i super manager si attribuissero ricchi super bonus che incrementassero le loro retribuzioni ? Perché il nostro Paese, il nostro Stato, non interviene nella regolamentazione di sperequazioni che sono sempre più odiose ?
  Penso che da lettori, come siamo tutti noi, di Il Sole 24 Ore, abbiate visto che, nel corso del solo ultimo anno, la somma complessiva delle retribuzioni dei manager privati è aumentata di 50 milioni di euro, da 350 a 400 milioni di euro, per i primi cento manager. Su questo non intervenite, anzi intervenite per derogare anche sui manager pubblici, non fissando quello che era un ragionevole tetto, quello del primo presidente della Corte di cassazione, chè Pag. 11mi sembra sia non solo una buona retribuzione, ma anche un onore quello di presiedere aziende di proprietà pubblica.
  Devo dirvi che, se qualcuno degli attuali manager – penso a quello di Ferrovie dello Stato – avesse deciso che, per la bassa retribuzione, sarebbe andato sul mercato privato a cercare qualcun altro che lo prendesse, non avremmo certo sofferto della sua mancanza. Penso a Moretti o ad altri manager (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle), come Scaroni, che, nel corso di questi anni, hanno realizzato delle profonde ingiustizie nella gestione della cosa pubblica, o al manager dell'ANAS.
  A proposito: sull'ANAS, perché avete introdotto la norma che la rende concessionaria ? Forse perché, in questo modo, in tema di aggravio delle imposte indirette – voi avete una discussione in atto sull'aumento dell'IVA ed è chiaro che le tariffe dei servizi sono ulteriori balzelli alla vita quotidiana delle persone –, l'ANAS potrà mettere degli oneri come concessionaria anche, per esempio, sulle strade provinciali, come un biglietto per entrare nel raccordo anulare, oppure in una delle tante strade del nostro Paese ?
  Voi state consapevolmente bloccando questo Paese, dal punto di vista della capacità di rispondere alla crisi. Ci aspettavamo che ci fosse, dopo cinque lunghi anni di crisi – la crisi più lunga dal dopoguerra ad oggi –, uno scatto che, sia sul versante del reperimento delle risorse, sia sul versante dell'accelerazione degli investimenti, facesse effettivamente qualcosa.
  Vedete, noi non vi daremo la fiducia. Non ve la daremo perché – non condivido l'argomento del collega Tabacci – non si tratta di una fiducia tecnica: è sempre una fiducia politica. Non vi daremo la fiducia, ma non eviteremo di darvi qualche consiglio, perché, nel corso di questi prossimi mesi, noi avremo bisogno di un Governo che faccia – e lo diciamo dall'opposizione e opponendoci ogni qual volta sarà necessario – delle scelte più impegnative.
  Io sto ancora attendendo – lo dico al Ministro Franceschini, che è qui presente – la risposta ad un'interrogazione che ho presentato sul direttore dell'Agenzia digitale. Visto che voi avete, di nuovo, modificato la governance dell'Agenda digitale e avete detto che ci dovrà correre l'autostrada dello sviluppo del nostro Paese, noi non abbiamo ancora capito per quale motivo introdurre un sistema di scatole cinesi per proteggere un manager, in questo caso pubblico, rispetto al quale noi abbiamo richiesto, in più occasioni, che venisse chiarito il suo ruolo rispetto anche ad eventuali danni all'erario del Paese, oltre che alla sua confermata incapacità di gestire un progetto così importante per lo sviluppo del nostro Paese. Intanto, però, avete tagliato 20 milioni di euro per la banda larga.
  Ebbene, il vostro fare diventa un argomento difficile da trattare in pubblico e, quindi, se posso permettermi di dare un consiglio, almeno ritornate alla numerazione, piuttosto che ai nomi di fantasia: dal «salva Italia» al «fare» non c’è stato uno solo di questi decreti-legge che abbia corrisposto effettivamente a quello che prometteva nel titolo. Io penso che, se noi stiamo ancora pagando i debiti che sono stati fatti con l'introduzione di una norma come quella che ha generato centinaia di migliaia di esodati, sta a voi dare una risposta affinché sugli esodati ci possa essere qualcosa di diverso da una promessa: ce ne occuperemo a ottobre, ce ne occuperemo a novembre.
  Il Ministro del lavoro sa benissimo, per la sua lunga esperienza, di che cosa stiamo parlando, di quale sia la piaga, diffusa all'interno del nostro Paese, della disoccupazione, e sa anche bene che non si possono solo fare degli interventi tampone, che possono magari agevolare con qualche azione le assunzioni nel momento in cui c’è una crisi dopo l'altra.
  Bisogna prendere delle decisioni più sostanziali rispetto agli investimenti e bisogna avere il coraggio di dire, visto che gli argomenti su cui si dovrebbe misurare questo decreto-legge sono quelli anticiclici Pag. 12del contrasto alla crisi, che le risorse, se vanno prese – e chiudo –, devono essere prese lì dove servono.
  Noi l'abbiamo già detto e, in questo Parlamento, è stata votata una mozione che ha confuso le carte. Bisognava prenderli da tanti capitoli; bisognava prenderli magari facendo una tassazione patrimoniale sui grandi patrimoni immobiliari, cioè su chi ha conti in banca e titoli che abbiano un'incidenza superiore al milione di euro; bisognava prenderli dagli F-35.
  Ancora ieri, il Ministro Mauro ha detto che c’è bisogno di più investimenti sul settore militare.
  Non vi siete accontentati di avere raggirato questo Parlamento. Volete continuare su questa strada ed è anche per questo motivo che voteremo contro, convintamente, sulla fiducia a questo Governo e saremo per costruire un'opposizione, fuori da qui e dentro questo Palazzo, che possa consentire a questo Paese di rialzare la testa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà.

  ANDREA ROMANO. Signor Presidente, quando il decreto cosiddetto del fare è stato presentato dal Governo, circa un mese fa, vi fu chi utilizzò sulla stampa la metafora del cacciavite (ce lo ricordiamo). Questo decreto – scrisse Dario Di Vico su uno dei principali quotidiani italiani – si ispirerebbe alla politica del cacciavite piuttosto che a quella del passepartout. È vero. Nel provvedimento sul quale oggi votiamo la fiducia non c’è nessun miracolo, nessuna bacchetta magica, ma c’è, piuttosto, una serie di limature, correzioni e riparazioni per un organismo economico che è certamente più che traballante.
  La domanda è: sono sufficienti questi provvedimenti a rimettere in moto l'economia, come attende un Paese sempre più in emergenza ? Naturalmente no, non sono sufficienti. Lo sappiamo noi e siamo sicuri che lo sappia anche il Governo. Non c’è il miracolo, non c’è la bacchetta magica. E, tuttavia, il primo provvedimento economico di rilievo del Governo Letta, che tra poco supererà i cento giorni di vita, deve essere interpretato come una mappa da sviluppare già nei prossimi mesi, o almeno così vogliamo vederlo noi di Scelta Civica, che oggi daremo il nostro voto di fiducia al Governo non certo per spirito di moderazione, che non ci appartiene, né per subalternità ad una maggioranza alla quale partecipiamo – e vorrei dirlo con chiarezza all'onorevole Rampelli – per realizzare le riforme concrete che riteniamo giuste e urgenti.
  Oggi noi rinnoveremo la fiducia al Governo perché consideriamo questo provvedimento, per l'appunto, una mappa di temi per l'immediato futuro, ciascuno dei quali dovrà essere affrontato con provvedimenti certamente più risolutivi e più incisivi. Dovrà essere fatto di più e meglio nel campo della semplificazione amministrativa, della ricerca, della giustizia, della digitalizzazione e via dicendo sui vari capitoli di un provvedimento che – ripeto – vogliamo accogliere come l'indicazione di una direzione di marcia che il Governo dovrà percorrere, con più coraggio e con più determinazione, già nelle prossime settimane.
  Leggiamo anche questo provvedimento, come ha detto il collega Tabacci lunedì in Aula, come un segno di ottimismo della volontà, anche perché se dovessimo invece leggerlo con la chiave del pessimismo della ragione, vi sarebbe da nutrire più di un dubbio sul criterio che ha portato ad assommare interventi della più svariata natura, nei quali è particolarmente difficile rintracciare il criterio della omogeneità.
  La forma omnibus di questo decreto non funziona, non solo perché ricorda pagine non proprio gloriose della storia politica e parlamentare di questo Paese, non solo perché espone il legislatore a quello che giustamente il nostro collega Enrico Zanetti ha definito «la dittatura degli uffici», ovvero la gestione inevitabilmente frettolosa e, dunque, spesso arbitraria degli emendamenti ammissibili, Pag. 13nonché l'utilizzo apodittico e spesso senza adeguate spiegazioni di dettaglio del problema delle coperture di gettito.
  Non funziona anche perché espone ad errori clamorosi, come quello che ha cancellato il tetto agli stipendi per le società pubbliche non quotate che svolgono servizi di interesse generale. E lo chiamo «errore» perché così voglio interpretarlo, ovvero come un banale errore formale e in buona fede, al quale sono e siamo convinti che il Senato saprà porre rimedio. Tra l'altro, è un errore che è all'interno di una norma che ha un fine condivisibile, perché consente di eliminare le possibilità per i manager che mandano le proprie aziende in perdita di ricevere premi.
  Ma, il difetto principale della forma omnibus, almeno in questo decreto, è che essa facilita la prosecuzione di quell'eco molto pesante delle promesse elettorali nel quale siamo ancora immersi e nel quale è immerso tutto il nostro dibattito politico ancora in queste settimane. Non è tanto l'eco degli impegni che diversi partiti hanno responsabilmente preso verso il Paese, ma è, piuttosto, l'eco delle promesse concretamente inattuabili che sono state fatte solo ed esclusivamente per spirito di propaganda.
  Da questo punto di vista il «decreto del fare» rischia di apparire come una somma di piccoli pedaggi pagati a corporazioni diverse o a singoli frammenti di corporazioni.
  Lo ha spiegato bene lunedì in Aula il collega di Scelta Civica Andrea Mazziotti, perché c’è anche in questo provvedimento il riflesso di una delle più gravi debolezze che la nostra politica ha mostrato negli ultimi anni, ovvero la tentazione costante dei blandire e assecondare le diverse categorie di riferimento dei diversi partiti, senza intervenire con coraggio, e anche con il rischio elettorale, spiegando che alcuni privilegi vanno eliminati nell'interesse del Paese.
  Di fronte a questi rischi è indispensabile ricordare al Governo che la qualità della sua azione non si misurerà tanto per come riuscirà a tenere a bada i differenti interessi corporativi di cui sono portatori i diversi partiti o a volte frazioni dei diversi partiti, ma piuttosto dalla forza con cui saprà affrontare i due temi prioritari che, secondo noi, stanno alla base dell'emergenza economica italiana: la riduzione della pressione fiscale su lavoro e produzione, insieme alla qualità, oltre che alla quantità, della spesa pubblica.
  Anche per questo vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno e vogliamo cogliere nel provvedimento il valore di alcuni passi particolarmente importanti che sono stati intrapresi, tra cui ne voglio citare uno, ovvero la decisione di istituire un commissario straordinario per la spending review che dovrà rapidamente mettere mano all'analisi della spesa pubblica. È un passo tanto più utile perché è previsto insieme ad un Comitato interministeriale, di cui sarà direttamente il Presidente del Consiglio ad avere la responsabilità politica. Sarà anche e soprattutto su questo, ovvero su come la spesa pubblica sarà riqualificata e ridotta, che Scelta Civica valuterà nel tempo l'operato del Governo.
  Oggi votiamo la fiducia e, come sempre, per la nostra democrazia non è mai una giornata ideale quella nella quale si chiede ai parlamentari di esprimere un voto di fiducia al Governo come condizione per licenziare un qualunque provvedimento di legge. Lo dico soprattutto dopo aver partecipato, insieme a tanti altri colleghi della maggioranza e dell'opposizione, nelle Commissioni I e V, ad una settimana che è stata insieme appassionante e massacrante, nel corso della quale abbiamo trascorso decine di ore, diurne e notturne, a discutere e votare i vari dettagli del provvedimento.
  Oggi un brillante giornalista che voglio citare, Mattia Feltri, ironizza sul tema delle blindature. È già il secondo voto di fiducia che viene posto nel giro di poche settimane a questo Parlamento ed è evidente che un Governo come questo, dotato di amplissima base parlamentare, non può procedere troppo agevolmente con il sistema delle blindature. Tuttavia, c’è in questo un tema che interroga anche il modo di fare opposizione. Non spetta a me dare lezioni su come è meglio fare opposizione. Pag. 14Ricordo però ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, Presidente, con i quali abbiamo condiviso tante discussioni di merito, che nelle Commissioni riunite siamo arrivati in più di un'occasione a convergere su proposte emendative che venivano proprio da loro. Sembra quasi, vorrei dire, che il MoVimento 5 Stelle abbia due modalità di comportamento: una pragmatica, che è volta concretamente a introdurre nei provvedimenti di legge quelle modifiche che essi ritengono giuste, e una invece autoreferenziale e propagandistica – per carità, legittimamente propagandistica –, che però è orientata al criterio del «tanto peggio tanto meglio».
  Mi permetto di ricordare che quella del «tanto peggio tanto meglio» è certamente una filosofia antica, ma forse non è una filosofia troppo saggia, perché quel criterio funziona di rado e di solito conduce allo scenario della catastrofe. Nessun problema, per carità, se lo scenario della catastrofe è l'obiettivo legittimo di una forza politica; però, è anche necessario sapere che è altrettanto legittimo opporsi al criterio del «tanto peggio tanto meglio». È necessario farlo con tutti gli strumenti della democrazia, di una democrazia, quella italiana, che, con tutte le sue magagne, resta comunque una grande e solida democrazia repubblicana. Anche per questo Scelta Civica oggi rinnoverà la propria fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Onorevole Romano, vorrei fare solo una piccola precisazione. Lei ha fatto riferimento alle decisioni di ammissibilità degli emendamenti. Lei sa che queste sono decisioni che prendono i presidenti di Commissione e gli uffici fanno le dovute istruttorie sulla base del Regolamento. Quindi, se i gruppi riscontrano delle anomalie, devono – possono e devono – farlo presente ai presidenti di Commissione e, in ultima istanza, al Presidente della Camera. Dunque, direi di procedere in questo senso, più che evidenziare responsabilità degli uffici, che non hanno in questo senso, perché loro predispongono il lavoro e fanno le dovute istruttorie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel corso delle dichiarazioni programmatiche dell'insediamento del Governo, il Presidente del Consiglio Letta, ricevendo la condivisione pressoché comune di questa Assemblea, ha ricordato come il momento che l'Italia e l'Europa si trovano a vivere oggi è di portata eccezionale, affermando, altresì, che, nell'elaborazione di posizioni comuni, come quella elaborata dai colleghi Brunetta, Baretta e Occhiuto attraverso le mozioni presentate in vista del Consiglio europeo del giugno scorso, si sono raggiunti importanti intese per dare all'Europa un contributo italiano innovativo.
  È da quelle premesse macroeconomiche che l'azione di questo Governo, nato, come dicevo prima, in una fase eccezionale e caratterizzata da profondi cambiamenti della vita sociale ed economica a livello globale, le cui peculiarità, tuttavia, non sono esclusivamente improntate su sentimenti di gravità ed urgenza, ma, direi, anche di speranza e ottimismo, prosegue il suo cronoprogramma di 18 mesi, sia per una revisione complessiva dell'architettura istituzionale e di ammodernamento dell'apparato dello Stato sia per l'individuazione di tutte le strategie per arrivare alla crescita senza compromettere il processo necessario di risanamento della finanza pubblica.
  Di solo risanamento l'Italia muore ! Senza crescita e senza coesione l'Italia è perduta. Il Paese, invece, può farcela e, per ripartire, tutti devono essere motore di questa nuova energia positiva. L'architrave di questo Esecutivo e della maggioranza che lo sostiene deve essere rappresentato da una necessaria sintonia tra le azioni del Governo e quelle delle banche e delle imprese, che devono essere mirate ad una crescita di lungo periodo degli attori economici, per superare gli annosi ritardi dell'Italia in termini di crescita della produttività e della competitività.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 11,08)

  ROCCO PALESE. In tale contesto, la qualità delle disposizioni contenute all'interno del disegno di legge di conversione su cui è stata posta la questione di fiducia da parte del Governo determinerà un impatto positivo, e ritengo efficiente, sull'economia reale nazionale, tuttora stretta da una crisi economica così grave e recessiva sul tessuto economico e sociale del nostro Paese, proprio per una serie di disposizioni importanti per il Paese, che incidono in modo sostanziale nell'economia reale.
  Mi riferisco alle disposizioni in materia di appalti pubblici e di concessioni di lavori pubblici, di infrastrutture strategiche e di manutenzione del territorio, di concessioni autostradali, di edilizia, di urbanistica, in materia ambientale, nel settore portuale, nonché alle disposizioni in tema di giustizia e di lavoro, di ricerca scientifica e, da ultimo, in ambito sanitario.
  Il provvedimento, a mio avviso, contiene una serie di ambiti di intervento tutti rivolti alla crescita e allo sviluppo delle imprese e delle famiglie, collegati da un unico e fondamentale pilastro, rappresentato dalle misure di semplificazione in materia di procedimenti amministrativi e burocratici da parte della pubblica amministrazione.
  Il disegno di legge, pertanto, si inserisce all'interno di quelle ulteriori misure di rilancio approvate nel corso degli scorsi mesi, attraverso i pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese, gli interventi di alleggerimento del peso fiscale sul settore immobiliare e sulle imprese, il sostegno ai lavoratori disoccupati attraverso il ricorso ai sussidi previsti per la cassa integrazione, le misure di incentivo relative agli ecobonus.
  Sono tutti interventi che, attraverso la decretazione d'urgenza, rappresentano un insieme di misure che, nella loro complessità, si intendono indirizzate e concentrate in un'azione comune rivolta proprio a sostenere le famiglie e le imprese, con l'unico obiettivo di rilanciare la ripresa ed i consumi interni, e migliorare, pertanto, i tristi numeri del prodotto interno lordo, che, come evidenziavo nel corso del mio precedente intervento, ha subito un calo gravissimo.
  Evidenzio che, se nel corso dell'impegnativo esame del provvedimento presso le Commissioni riunite affari costituzionali e bilancio sono state sottolineate differenti sollecitazioni da parte dei gruppi parlamentari finalizzate a migliorare l'impianto complessivo delle aree di intervento sugli appelli e gli inviti a scelte di politica economica diverse, volte a scuotere un'economia fiaccata in settori vitali, ciononostante, a mio avviso, risulta essenziale non perdere di vista il quadro complessivo dei risultati ottenuti ed ottenere degli impegni e dei vincoli da osservare.
  Aggiungo, inoltre, inserendomi con quanto disse il 31 maggio scorso il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco sui sacrifici compiuti per conseguire e consolidare la stabilità finanziaria, che l'inversione del ciclo economico verso la fine dell'anno è possibile.
  L'uscita dalla procedura per deficit eccessivo ne è un primo frutto, da non dissipare, e va considerato, pertanto, un investimento su cui costruire. Sono convinto che, nella situazione in cui ci muoviamo, occorre la massima ponderazione, senza oscurarne i dati di gravità, nell'osservanza anche degli ultimi indicatori forniti dal Bollettino economico della Banca d'Italia, che evidenziano, nonostante nello scorso trimestre si sia registrato ancora un calo del prodotto interno lordo, con qualche più recente segno di miglioramento nella produzione industriale e nella spesa delle famiglie, alcuni dati positivi sulla condizione dei conti pubblici, come sulle partite correnti della bilancia dei pagamenti, non ignorando i fenomeni più gravi relativi al mercato del lavoro o alle difficoltà e al costo del credito alle imprese.
  Pertanto, nonostante i ristretti ambiti su cui intervenire, considerando i margini di spesa pubblica ridottissimi, a causa dei vincoli di bilancio europei e degli impegni Pag. 16internazionali presi per il pareggio di bilancio, il decreto-legge (su cui il Governo ha posto la fiducia, che il nostro gruppo vota con convinzione) che ci accingiamo a discutere e a votare questa settimana, ritengo possa essere valutato positivamente in una prospettiva di proseguimento per quei provvedimenti già approvati in temi di rilancio dell'economia, nel solco di un processo di semplificazione della vita pubblica per le imprese, i cittadini e la pubblica amministrazione, in grado di garantire maggiore competitività.
  Per i contribuenti in difficoltà economica o con momentanea carenza di liquidità il decreto-legge estende fino a dieci anni – provvedimento, questo, importantissimo –, fino a 120 rate mensili, la possibilità di rateizzazione del pagamento delle imposte, nei casi di comprovata difficoltà. Altro elemento essenziale: i provvedimenti su Equitalia, quello sul codice degli appalti, tutti provvedimenti che servono a stimolare l'economia, a snellire le procedure burocratiche, a innovare, soprattutto, nel contesto dei provvedimenti che riguardano l'Agenda digitale e la digitalizzazione dei servizi ed interventi in tale ambito che continuano in misure. Le misure più rilevanti riguardano il piano, precisamente esposto, dei «6.000 Campanili», il fondo per i piccoli interventi per i piccoli comuni, e tante e tante altre misure che sono contenute all'interno del decreto, che è stato fortemente migliorato con il contributo che ha avuto da parte di tutti i gruppi e di tutti i componenti delle due Commissioni, nel contesto dell'elaborazione di un provvedimento che oggi, senza se e senza ma, è ritenuto essenziale per il prosieguo dell'economia del Paese.
  Pertanto, Signor Presidente, onorevoli colleghi, concludo il mio intervento nella convinzione che il provvedimento di oggi si inserisce all'interno di un più ampio mosaico di misure d'urgenza, già approvate nel corso dei due precedenti mesi di avvio della legislatura, e funge da trampolino per favorire condizioni più favorevoli alle attività di imprese, in particolare quelle di piccola e media dimensione, per sostenere le famiglie e i cittadini nell'attuale fase, così mutevole, della società italiana, all'interno del sistema complessivo del funzionamento più semplice e snello dell'intero apparato della pubblica amministrazione.
  Il Paese aspetta da troppo tempo le misure proposte e non può più attendere. Per questi motivi il gruppo del PdL voterà con convinzione la fiducia, con l'auspicio che anche in questa sede le opposizioni assumano lo stesso atteggiamento responsabile che hanno assunto nelle Commissioni, contribuendo sia per quello che riguarda il contributo di merito, migliorando il decreto, sia per quello che riguarda anche la tempistica, consentendo l'approvazione e consentendo che il provvedimento giungesse qui in Aula. Auspico che le opposizioni anche oggi, per il bene del Paese, assumano lo stesso ha atteggiamento di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie Presidente. Ministre, Ministri, deputate e deputati, è una ironia machiavellica quella che porta il Governo a chiedere, per l'ennesima volta, la fiducia, abusando con violenza di una parola che era portatrice salubre di bellezza fino a poco tempo fa, ed arrivando oggi a privarci ulteriormente di un termine della lingua più bella del mondo, come ormai fecero i Governi predecessori con una eguagliabile linea di continuità. Come se non bastasse ormai voler già mettere mano con fretta e furia a quella che viene definita «la più bella Costituzione del mondo». E se è la più bella, perché avete cotanta fretta di modificarla ? «Governare è far credere» recitava Machiavelli, e con inabile strategia comunicativa questo Governo, ormai carente di credibilità, vuole però far credere ai cittadini di fare qualcosa per il loro interesse. Che gran giro di parole ! In un loop ormai inequivocabile, questo Governo passa repentinamente da uno scandalo internazionale all'adozione di un altro decreto Pag. 17vuoto, alla richiesta di fiducia, passando poi per il successivo scandalo internazionale, in un inesorabile circolo vizioso che lede la credibilità, e, nel frattempo, mette le mani nelle tasche dei cittadini, con ineguagliabile arroganza.
  Il tutto iniziò ormai cinque mesi fa, con la richiesta di fiducia per antonomasia, quella originale, il peccato originale portatore di ogni male.
  E così dal peccato originale, quello che lega la destra alla sinistra, al quale nessun essere del creato avrebbe mai creduto, si è costituita quella che viene sarcasticamente chiamata «grande intesa»...

  PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo, se è possibile cortesemente.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Perché basta vedervi in televisione per capire come palesemente l'unica intesa esistente in questo Governo sia quella che serve ad intascarsi i soldi dei rimborsi elettorali e continuare a fare i propri interessi.
  E dal peccato originale, dal matrimonio, dopo il ventennio di fidanzamento, oggi siamo ad assistere al protrarsi del peccato, dell'ipocrisia e dello sbaglio, del Governo di pochi per l'interesse di pochi. È quindi più facile per questo Governo chiedere la fiducia, pur avendo una delle numericamente più larghe intese mai create nella storia della legislatura italiana, piuttosto che accettare, emendare e migliorare un decreto che presenta solo troppe criticità.
  Abbiamo presentato delle coperture finanziarie alternative per questo decreto, alternative alla pratica illecita dei governi di coprire finanziariamente vizi e stravizi della propria partitocrazia attraverso l'aumento della tassazione dei cittadini, già a livelli record. Questo Governo per coprire i propri vizi aumenta le accise sulla benzina per 75 milioni di euro, invece di rinunciare ai 91 milioni di euro della prima tranche dei rimborsi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Rimborsi elettorali in modo truffaldino intascati da quei capo partito che, come Bonnie e Clyde, vivono nell'illegalità per rubare a destra e a manca.
  Abbiamo presentato e spiegato pazientemente l'importanza di temi oggettivamente rilevanti, come quello in merito alla salute dei cittadini, al divieto di utilizzare CIP6 nell'incenerimento, perché non sono fonti rinnovabili, al giusto compenso per i lavoratori sin dalle prime fasi di stage che dilaniano i giovani lavoratori italiani, che ormai pur di lavorare rinunciano agli irrinunciabili diritti.
  Che Stato, che Governo ! In una continua lotta, come Golia, questo Governo fa soprusi palesi e pesantemente si muove come un gigante, una gigante e lenta intesa che non produce ma distrugge, che non fa ma rinvia.
  Questo decreto è definito «omnibus», tuttologia pura; infatti, su ogni tematica questo decreto è vuoto, vuoto di azioni per i cittadini, ma pieno di soldi per politici, marchettari, amici e delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Così come per il provvedimento per l'eliminazione del tetto delle retribuzioni dei super manager, oltre alle pensioni d'oro nel pubblico, avete inserito i bonus d'oro dei manager del privato, finemente sempre collegati e spesso direttamente nominati dall'attuale politica. Poi è nella fatalità delle cose ne nominate un altro di super manager, che è pure un pluripensionato dorato, creando così una nuova figura amletica mai esistita: il manager pubblico, pensionato, ma commissario da un milione di euro. E, ancor prima, quindi, di revisionare la spesa spendete soldi per la spending review: che contraddizione !
  Presidente, Ministri, Governo vi parlo da cittadino, da ragazzo di trent'anni portatore di un unico interesse, quello della lobby più grande d'Italia: la lobby dei cittadini onesti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non sarà la lobby più potente o la più ricca, ma vi garantisco che è la più forte, perché nelle sofferenze non perdiamo il nostro orgoglio, perché la sofferenza produce perseveranza e la perseveranza ci rende forti Pag. 18nella prova e questa forza ci apre la speranza. La speranza è soprattutto la convinzione che questa ennesima richiesta di fiducia sia ormai la più palese dimostrazione che questo Governo è allo sbando e questo decreto sarà la fine per Bonnie e Clyde.
  Questa è la signorina Bonnie Parker, l'altro è Clyde Barrow, di solito rapinano banche, ma essendo figli delle banche, vogliono oggi continuare a rapinare la gente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma, così come nella canzone Demolition lovers dei My Chemical Romance, oggi narriamo le gesta e la difficoltà, la difficoltosa vita di Bonnie e Clyde e capiamo bene quanto l'amore fra i due sia così forte da portarli a morire insieme. Un giorno cadranno insieme, si narrava, verranno sepolti fianco a fianco; per pochi sarà un dolore, per la legge un sollievo, ma è morte per Bonnie e Clyde (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Noi sottolineiamo la nostra contrarietà alla fiducia a questo Governo su questo decreto-legge e voteremo contro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zoggia. Ne ha facoltà.

  DAVIDE ZOGGIA. Signor Presidente, onorevoli Ministri, onorevoli colleghi, permettetemi anzitutto di ringraziare tutti i Ministri che hanno contribuito alla stesura e al miglioramento di questo decreto-legge. Tutti i presidenti e i componenti delle Commissioni interessate e, in modo particolare, i presidenti Boccia e Sisto, per il grande e serio lavoro svolto nonché per il rispetto mostrato nei confronti delle altre Commissioni di cui hanno considerato in qualche modo vincolanti i pareri rispetto al lavoro finale fatto dalle Commissioni bilancio e affari costituzionali.
  Mi si permetta di aprire questo mio intervento con una riflessione sullo strumento del decreto-legge. Come previsto dal dettato costituzionale, l'adozione di un provvedimento del genere poggia sui presupposti della necessità e dell'urgenza, nonché, di conseguenza, su un impianto agile della norma. Se il presupposto della necessità è fuori dubbio, la sussistenza di quello dell'urgenza rischia, in questo caso, di apparire più debole.
  Mi sono per questo domandato se, anche considerata la complessità e la vastità delle materie affrontate, lo strumento del decreto-legge fosse quello più adatto ad affrontare i nodi problematici di cui esso si occupa e non fosse, invece, stata più appropriata una legge.
  Una volta però che, a seguito della decisione del Governo, ci si è trovati a lavorare su un decreto-legge, il Parlamento si è diviso tra chi ha cercato di dare il proprio contributo per affrontare i problemi del Paese e chi si limita ad uno sterile ostruzionismo. Si è avuta cioè la conferma della responsabilità che caratterizza questa maggioranza e, al contrario, anche la conferma che altri sembrano considerare i problemi non qualcosa per cui trovare una soluzione ma un'occasione per speculare politicamente. Non si può quindi non apprezzare il lavoro svolto da quei colleghi che, attraverso la presentazione di emendamenti, si sono impegnati per approntare dei miglioramenti al testo in esame.
  Dall'altro lato, spiace constatare che il contributo di parte dell'opposizione si è limitato all'ostruzionismo: un atteggiamento costruttivo sarebbe stato ben più utile e fruttuoso. Invece non ha alcun effetto rispetto ai problemi reali del Paese.
  I problemi del Paese appunto, la condizione ineludibile per porre rimedio alla grave situazione di crisi che attanaglia l'Italia, sono le risorse e le risorse, come tutti sanno, sono molto scarse. La crisi e i vincoli di bilancio stabiliti dalle autorità europee limitano fortemente il raggio di azione e la possibilità di manovra di questo Governo. Ciò rende quasi impossibile attuare le politiche espansive necessarie per permettere la ripresa. Eppure, nonostante tutti gli ostacoli e i paletti imposti dalla situazione, l'Esecutivo Letta e la maggioranza hanno già adottato alcuni provvedimenti capaci di stimolare la crescita. Penso alle misure che prevedono Pag. 19lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, al decreto-legge sull'Ilva di Taranto, a quello sull'efficienza energetica e le ristrutturazioni edilizie. Si tratta di norme che, forse non risolutive, contribuiranno di certo a spezzare la spirale recessiva che affligge l'economia italiana.
  Il decreto-legge in esame oggi è un'altra tappa del percorso che, grazie al lavoro del Governo, ci consentirà di fare ancora alcuni metri per allontanarci dalla palude della recessione. Con misure molto mirate il «decreto del fare» affronta, infatti, tre nodi che in modo diverso sono imprescindibili nel rimuovere gli ostacoli o favorire le condizioni che permettano all'economia italiana di ricominciare a crescere.
  Contiene, infatti, sia misure specifiche di impulso all'economia che norme capaci di semplificare il funzionamento della pubblica amministrazione e quello della giustizia civile.
  Tra le altre le forme di sostegno alle imprese, attuate migliorando l'accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese: il rifinanziamento dei contratti di sviluppo; il potenziamento del Fondo centrale di garanzia che riattiverà i finanziamenti a tasso agevolato per l'acquisto di macchinari, di attrezzature e di impianti.
  Effetto altrettanto positivo per la crescita sortiranno, solo per citarne alcune, le misure che prevedono la liberalizzazione nel settore energetico per gas e carburanti, i provvedimenti sul fronte universitario, come lo sblocco del turnover o le modalità di finanziamento, e sul fronte delle infrastrutture gli interventi di defiscalizzazione, lo sblocco dei cantieri, gli interventi per rilanciare i porti, la sicurezza stradale e l'edilizia scolastica.
  A questo proposito invitiamo il Governo a verificare se esistano le condizioni per un ripensamento in merito al finanziamento per la pulizia degli edifici scolastici da approvare nell'altro ramo del Parlamento. Siamo consapevoli che ciò comporta un difficile lavoro nell'individuazione delle coperture, ma è uno sforzo che a nostro avviso vale assolutamente la pena di compiere. Gli investimenti sulla scuola e la formazione sono investimenti sul futuro e come tali sempre prioritari.
  Allo stesso modo riteniamo indispensabile correggere l'errore materiale riguardante il tetto di 300.000 euro nello stipendio dei manager pubblici.
  Quanto invece alle misure volte ad alleggerire un apparato burocratico spesso elefantiaco, non deve essere trascurata l'importanza degli interventi di semplificazione. In questo senso il decreto affronta il problema in modo vasto, ma coerente, investendo i settori dell'edilizia, dell'urbanistica, ambientale, amministrativo, fiscale, del lavoro, dei beni culturali, delle certificazioni sanitarie, la pignorabilità delle proprietà immobiliari, la riscossione di Equitalia e tanto altro ancora.
  Siamo consapevoli che il cosiddetto decreto del fare, seppure necessario ed efficace, non sarà sufficiente da solo ad imprimere all'economia italiana la svolta di cui essa ha bisogno. Per questo il Governo e la maggioranza stanno lavorando con serietà e rapidità ad altri provvedimenti economici, come quelli riguardanti l'IMU e il blocco dell'aumento dell'IVA, indispensabili a dare ulteriore ossigeno al nostro sistema economico.
  Tuttavia la guerra contro la crisi ha due fronti, quello interno e quello europeo. Se su quello interno il Governo e la maggioranza stanno facendo tutto ciò che è possibile, il fronte risolutivo per uscire dalla crisi è quello europeo. L'uscita dalle procedure d'infrazione è già un'importante premessa per liberare altre risorse indispensabili per la crescita. Ma anche considerato che tali risorse sono disponibili nel 2014, c’è bisogno di uno sforzo ulteriore. Il Governo Letta, forte della credibilità acquisita anche grazie alla serietà del suo lavoro ed al rigoroso rispetto dei vincoli di bilancio, ha già strappato a Bruxelles alcuni importanti risultati. È il segno che il percorso intrapreso è quello giusto. Ora si tratta di proseguire nel difficile lavoro diplomatico svolto fin qui per convincere che serve una maggiore flessibilità di bilancio e un progressivo Pag. 20maggiore coinvolgimento della BEI. Si tratterebbe di due misure risolutive nella lotta alla disoccupazione.
  Voteremo la fiducia. Chiediamo al Governo di continuare su questa strada. È la strada della serietà e della concretezza, è la strada di chi affronta i problemi, sempre consapevole e chiaro delle difficoltà e che non si nasconde dietro le facili promesse ed illusioni. La strada giusta è quella delle soluzioni, delle risposte e della credibilità: percorrendola fino in fondo, tutti assieme, possiamo portare il Paese a ritrovare quella fiducia in se stesso che è necessaria per tornare a crescere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ottobre. Ne ha facoltà, per un minuto.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, onorevoli Ministri, colleghe e colleghi, io sono tra quelle persone che invece ha fiducia in questo Governo e non crede affatto a quegli scenari apocalittici che, un giorno sì e un giorno no, alcuni colleghi in quest'Aula si accingono sempre a dire e a fare.
  Credo però che sia arrivato il momento anche di stringere i tempi. C'era un detto latino: mentre il Senato discute, Roma brucia. Ebbene, credo che noi ci dobbiamo calare più nella realtà della popolazione e della gente, perché questo è il momento della concordia. La gente, la popolazione ci chiede la concordia. Non capisce le beghe tra partiti, le beghe tra schieramenti opposti, perché evidentemente sembra quasi una guerra fra poveri. Così non è.
  Dobbiamo ridare la speranza, la speranza alle nostre imprese e ai nostri imprenditori. Dobbiamo trasmettere quel sogno che in ogni crisi ogni imprenditore è riuscito a trasmettere.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, chiedo la parola adesso, non avendo voluto interrompere le dichiarazioni di voto, per cogliere un'esortazione, che ci è stata fatta dalla Presidente della Camera pochi minuti fa in ordine ad un tema che è stato sollevato proprio in sede di dichiarazione di voto da qualche collega, relativo alla non comprensibile discrasia con la quale si è proceduto, nel corso dell’iter di questo provvedimento...

  PRESIDENTE. Deputati, vi chiedo di abbassare il tono della voce, cortesemente. Prego deputato.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ... la non comprensibile discrasia con la quale si è proceduto a valutare l'ammissibilità degli emendamenti proposti. Sottopongo alla sua attenzione, signor Presidente, un caso di specie.
  Il sottoscritto ha depositato, nei termini previsti, un emendamento a questo provvedimento, che è stato dichiarato inammissibile per estraneità di materia. La qual cosa mi ha talmente convinto da non avere neanche depositato un ricorso avverso la dichiarazione di inammissibilità dell'emendamento che io avevo prescritto.
  Otto giorni dopo – ripeto, otto giorni –, al termine di una defatigante opera di elaborazione del testo da parte delle Commissioni riunite, intorno alle quattro del mattino di venerdì, quando finalmente sono arrivati gli emendamenti conclusivi a firma dei relatori, è curiosamente apparso – riapparso, sarebbe corretto dire – il mio emendamento, testualmente riproposto, virgola per virgola, punto su punto, a firma dei relatori, che, a quel punto, senza alcuna spiegazione alcuna, è diventato misteriosamente ammissibile. È stato posto al voto delle Commissioni, che lo hanno positivamente approvato, ed è diventato parte integrante del testo, anzi, per la precisione, è diventato l'attuale articolo 11-bis del testo che è stato proposto alle Camere.
  Non so che cosa possa essere intercorso in quei giorni per rendere compatibile per materia un emendamento che, se depositato Pag. 21da un deputato di opposizione era inammissibile per estraneità di materia, se presentato dai relatori è addirittura diventato parte integrante del testo.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  In ogni caso, sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Ribadisco che la Presidenza si assume la responsabilità delle scelte in merito all'ammissibilità o meno.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 1248-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
  Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge n. 1248-A/R, di conversione del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, nel testo modificato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
  Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti a vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
  Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
  (Segue il sorteggio).

  La chiama avrà inizio dal deputato Bombassei.
  Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 11,35)

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 1248-A/R, di conversione del decreto-legge in esame, nel testo modificato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, su cui il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti e votanti  594   
   Maggioranza  298   
    Hanno risposto  427    
    Hanno risposto no  167    

  La Camera approva.

  Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

  Hanno risposto sì:

  Abrignani Ignazio
  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Albanella Luisella
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Attaguile Angelo
  Baldelli Simone
  Balduzzi Renato
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi DavidePag. 22
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Beni Paolo
  Bergamini Deborah
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bersani Pier Luigi
  Bianchi Dorina
  Bianchi Mariastella
  Biancofiore Michaela
  Bianconi Maurizio
  Biasotti Sandro
  Biffoni Matteo
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Bolognesi Paolo
  Bombassei Alberto
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonafè Simona
  Bonavitacola Fulvio
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghi Enrico
  Borletti Dell'Acqua Buitoni Ilaria Carla Anna
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bray Massimo
  Brunetta Renato
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Calabria Annagrazia
  Calabrò Raffaele
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capezzone Daniele
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carfagna Maria Rosaria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Caruso Mario
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castiello Giuseppina
  Castiglione Giuseppe
  Castricone Antonio
  Catania Mario
  Catanoso Genoese Francesco Detto Basilio Catanoso
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Centemero Elena
  Cera Angelo
  Cesa Lorenzo
  Cesaro Antimo
  Cesaro Luigi
  Chaouki Khalid
  Chiarelli Gianfranco Giovanni
  Cicchitto Fabrizio
  Cicu Salvatore
  Cimbro Eleonora
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimi RoccoPag. 23
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuperlo Giovanni
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alessandro Luca
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  Decaro Antonio
  De Girolamo Nunzia
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Distaso Antonio
  Di Stefano Fabrizio
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Faenzi Monica
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Farina Gianni
  Fassina Stefano
  Fauttilli Federico
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitto Raffaele
  Folino Vincenzo
  Fontana Cinzia Maria
  Fontana Gregorio
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Fucci Benedetto Francesco
  Gadda Maria Chiara
  Galan Giancarlo
  Galati Giuseppe
  Galgano Adriana
  Galli Carlo
  Galli Giampaolo
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garnero Santanchè Daniela
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasbarra Enrico
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gelli Federico
  Gelmini Mariastella
  Gentiloni Silveri Paolo
  Ghizzoni Manuela
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgetti Alberto
  Giorgis Andrea
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Gregori Monica
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Kyenge Cécile
  Laffranco Pietro
  Laforgia Francesco
  Lainati GiorgioPag. 24
  Latronico Cosimo
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Legnini Giovanni
  Lenzi Donata
  Leone Antonio
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lo Monte Carmelo
  Longo Piero
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marotta Antonio
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martelli Giovanna
  Marti Roberto
  Martino Antonio
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Matarrese Salvatore
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Milanato Lorena
  Minardo Antonino
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Mogherini Federica
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretti Alessandra
  Mosca Alessia Maria
  Moscatt Antonino
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardella Dario
  Narduolo Giulia
  Nesi Edoardo
  Nicoletti Michele
  Nissoli Fitzgerald Fucsia
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando Andrea
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Palese Rocco
  Palma Giovanna
  Palmieri Antonio
  Palmizio Elio Massimo
  Paolucci Massimo
  Paris Valentina
  Parisi Massimo
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Pastorino Luca
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Petitti Emma
  Petrenga Giovanna
  Petrini Paolo
  Picchi Guglielmo
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piccone FilippoPag. 25
  Picierno Pina
  Piepoli Gaetano
  Pini Giuditta
  Pisicchio Pino
  Piso Vincenzo
  Pizzolante Sergio
  Plangger Albrecht
  Polidori Catia
  Pollastrini Barbara
  Polverini Renata
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Quartapelle Procopio Lia
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Rampi Roberto
  Ravetto Laura
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romano Andrea
  Romano Francesco Saverio
  Romele Giuseppe
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rotondi Gianfranco
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Russo Paolo
  Saltamartini Barbara
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santelli Jole
  Santerini Milena
  Sarro Carlo
  Savino Elvira
  Savino Sandra
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Planeta Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Simoni Elisa
  Sisto Francesco Paolo
  Sottanelli Giulio Cesare
  Speranza Roberto
  Squeri Luca
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tullo Mario
  Vaccaro Guglielmo
  Valente Valeria
  Valentini Valentino
  Valiante Simone
  Vargiu Pierpaolo
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Vella Paolo
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Vitelli Paolo
  Vito Elio
  Zampa Sandra
  Zanetti Enrico
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:

  Agostinelli Donatella
  Aiello Ferdinando
  Airaudo Giorgio
  Alberti Dino
  Allasia Stefano
  Artini Massimo
  Baldassarre MarcoPag. 26
  Barbanti Sebastiano
  Baroni Massimo Enrico
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Bechis Eleonora
  Benedetti Silvia
  Bernini Massimiliano
  Bernini Paolo
  Bianchi Nicola
  Boccadutri Sergio
  Bonafede Alfonso
  Bordo Franco
  Borghesi Stefano
  Bossi Umberto
  Bragantini Matteo
  Brescia Giuseppe
  Brugnerotto Marco
  Busin Filippo
  Businarolo Francesca
  Busto Mirko
  Cancelleri Azzurra Pia Maria
  Caon Roberto
  Caparini Davide
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Caso Vincenzo
  Castelli Laura
  Catalano Ivan
  Cecconi Andrea
  Chimienti Silvia
  Ciprini Tiziana
  Cirielli Edmondo
  Colletti Andrea
  Colonnese Vega
  Cominardi Claudio
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Costantino Celeste
  Cozzolino Emanuele
  Crippa Davide
  Currò Tommaso
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  Dall'Osso Matteo
  D'Ambrosio Giuseppe
  Da Villa Marco
  Del Grosso Daniele
  Della Valle Ivan
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  Dieni Federica
  Di Maio Luigi
  D'Incà Federico
  Di Salvo Titti
  Di Stefano Manlio
  Di Vita Giulia
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Fantinati Mattia
  Farina Daniele
  Fava Claudio
  Fedriga Massimiliano
  Ferrara Ciccio
  Ferraresi Vittorio
  Fico Roberto
  Fraccaro Riccardo
  Fratoianni Nicola
  Frusone Luca
  Furnari Alessandro
  Gagnarli Chiara
  Gallinella Filippo
  Gallo Luigi
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Giorgetti Giancarlo
  Grande Marta
  Grillo Giulia
  Grimoldi Paolo
  Guidesi Guido
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Labriola Vincenza
  Lacquaniti Luigi
  La Russa Ignazio
  Lavagno Fabio
  Liuzzi Mirella
  Lombardi Roberta
  Lorefice Marialucia
  Lupo Loredana
  Maietta Pasquale
  Mannino Claudia
  Mantero Matteo
  Marcon Giulio
  Marzana Maria
  Matarrelli Toni
  Melilla Generoso
  Meloni Giorgia
  Migliore Gennaro
  Molteni NicolaPag. 27
  Mucci Mara
  Nardi Martina
  Nesci Dalila
  Nicchi Marisa
  Nuti Riccardo
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Pannarale Annalisa
  Parentela Paolo
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Petraroli Cosimo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Pilozzi Nazzareno
  Pini Gianluca
  Pinna Paola
  Piras Michele
  Pisano Girolamo
  Placido Antonio
  Prataviera Emanuele
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Ragosta Michele
  Rampelli Fabio
  Ricciatti Lara
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Romano Paolo Nicolò
  Rondini Marco
  Rostellato Gessica
  Ruocco Carla
  Sannicandro Arcangelo
  Sarti Giulia
  Scagliusi Emanuele
  Scotto Arturo
  Sibilia Carlo
  Sorial Girgis Giorgio
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Tacconi Alessio
  Taglialatela Marcello
  Terzoni Patrizia
  Tofalo Angelo
  Toninelli Danilo
  Totaro Achille
  Tripiedi Davide
  Turco Tancredi
  Vacca Gianluca
  Valente Simone
  Vallascas Andrea
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Zaccagnini Adriano
  Zan Alessandro
  Zaratti Filiberto
  Zolezzi Alberto

  Sono in missione:

  Alfano Angelino
  Archi Bruno
  Bressa Gianclaudio
  D'Alia Giampiero
  Dell'Aringa Carlo
  Gebhard Renate
  Giachetti Roberto
  Letta Enrico
  Merlo Ricardo Antonio
  Moretto Sara
  Pistelli Lapo
  Vezzali Maria Valentina

  PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1248-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1248-A/R).
  Avverto che l'ordine del giorno Castelli n. 9/1248-A/R/215 è stato ritirato dalla presentatrice e che l'ordine del giorno Palese n. 9/1248-A/R/80 deve intendersi a prima firma del deputato Sisto.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, in quanto riproducono sostanzialmente il contenuto di proposte emendative già dichiarate inammissibili e comunque riferite a materie del tutto estranee rispetto a quelle recate dal provvedimento, i seguenti ordini del giorno: Rughetti n. 9/1248-A/R/6, riferito al versamento al bilancio dello Stato delle pensioni da parte di soggetti che svolgono nel contempo attività di lavoro dipendente o autonomo; Bini n. 9/1248-A/R/19, recante Pag. 28una modifica della normativa antincendi per gli alberghi sino a cinquanta posti letto; Zardini n. 9/1248-A/R/24, che interviene in materia di pagamento dell'IVA nel commercio bovino; Pizzolante n. 9/1248-A/R/27, volto alla sospensione dei pagamenti dei canoni relativi ai beni pertinenziali del demanio marittimo; Prataviera n. 9/1248-A/R/40, finalizzato alla sospensione dei flussi migratori; Buonanno n. 9/1248-A/R/48, volto alla riduzione dell'importo dovuto alla SIAE per gli spettacoli nei piccoli comuni; Marguerettaz n. 9/1248-A/R/55, che interviene in materia di giochi d'azzardo e case da gioco; Piazzoni n. 9/1248-A/R/91, che impegna il Governo a modificare una delibera dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas; Rigoni n. 9/1248-A/R/100, relativo al finanziamento del Fondo per la Protezione civile e alle deroghe al Patto di stabilità per comuni colpiti dal sisma in Toscana. Mi permetto di informarvi che la votazione è finita e sto leggendo le inammissibilità. Chi non è interessato può non ascoltare, ma magari può lasciare la possibilità a chi invece è interessato di ascoltare. Per il momento è una facoltà, ma tra poco diventerà una richiesta pressante.
  Ancora sono inammissibili: Rocchi n. 9/1248-A/R/109, recante l'individuazione delle istituzioni scolastiche sede di dirigenza scolastica; Sanga n. 9/1248-A/R/125, in materia di tracciabilità dei prodotti «made in»; Giulietti n. 9/1248-A/R/137, volto al recupero del borgo di Spina nel comune di Marsciano; Miotto n. 9/1248-A/R/147, relativo agli importi delle pensioni di invalidità.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, intervengo sull'articolo 57 del Regolamento perché, interessando gli ordini del giorno anche il Governo, che dovrà dare anche i pareri relativi agli ordini del giorno stessi, richiediamo la presenza di almeno un sottosegretario o un vicesottosegretario o di qualcuno che fa le pulizie al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Colletti. C’è il Ministro Franceschini. La ringrazio, Ministro. Contemporaneamente pregherei anche i capannelli qui davanti... Se non vi dispiace liberare il passaggio...
  L'onorevole Mucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/3.

  MARA MUCCI. Signor Presidente, deputati colleghi, membri del Governo, l'ordine del giorno che ho presentato impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare concrete misure di supporto allo sviluppo della mobilità sostenibile, favorendo la realizzazione di reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica e la sperimentazione e la diffusione di flotte pubbliche e private di veicoli a basse emissioni complessive, con particolare attenzione al contesto urbano, con l'acquisto di veicoli a trazione elettrica o ibrida, nonché la semplificazione burocratica della conversione da mezzi a trazione endotermica in mezzi a trazione elettrica. Tale processo di conversione è detto retrofit.
  Partiamo da quanto è stato fatto finora. L'articolo 17-septies della legge 7 agosto 2012, n. 134, stabilisce che, al fine di garantire in tutto il territorio nazionale i livelli minimi uniformi di accessibilità del servizio di ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica, debba essere redatto un Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica, che abbia ad oggetto la realizzazione di reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli, nonché interventi di recupero del patrimonio edilizio finalizzato allo sviluppo delle medesime reti.
  Ripeto: nel 2012 il legislatore che ci ha preceduto ha previsto un Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica di veicoli alimentati ad energia elettrica.
  Oggi, in quest'Aula, voglio richiamare la vostra attenzione sull'urgente necessità di incentivare la circolazione dei veicoli ad emissioni zero. Detti veicoli elettrici, di Pag. 29fatto, garantiscono emissioni zero in fase di circolazione e abbattimento del rumore e assicurano la quasi totale assenza di vibrazioni indipendenti dal regime di circolazione e complessivamente superiori al 25-27 per cento, più che doppie rispetto alla media rilevata per il motore endotermico, la possibilità di essere alimentati per mezzo di fonti energetiche rinnovabili e, in particolare, di quella fotovoltaica, contribuendo, allo stesso tempo, alla soluzione del problema della produzione elettrica da impianti fotovoltaici domestici, qualora eccessiva rispetto ai propri consumi.
  Non mi riferisco solo ai veicoli che nascono ad alimentazione elettrica o ibrida, ma, soprattutto, alla possibilità concreta di convertire veicoli endotermici, eterogeneamente alimentati, in veicoli a trazione elettrica. Sarà questa misura a fare la differenza.
  Infatti, la conversione è praticabile sulla maggior parte dei mezzi circolanti, in particolare sui veicoli non catalizzati, che, altrimenti, sarebbero destinati alla rottamazione, rappresentando così un'importante soluzione alla trasformazione del parco veicolare verso l'emissione zero, oltre a garantire un indubbio risparmio economico per gli utenti, un'evidente efficienza energetica che scongiurerebbe, allo stesso tempo, la rottamazione dei veicoli in uso e l'oneroso acquisto di veicoli nuovi.
  Per questo motivo, chiedo un impegno del Governo ad incentivare il retrofit e a sostenerlo facilitando le procedure tecniche e burocratiche di conversione. Questa misura, che oggi vi chiedo di fare vostra, è in grado di sostenere un ampio settore industriale, artigianale e dei servizi legato alla trasformazione dei veicoli e alla relativa componentistica, favorito dalle vaste competenze nazionali nel settore dei motori elettrici. Si tratta, ancora una volta, di sostenere il nostro Paese, la nostra industria, la nostra economia e la nostra salute.
  Colleghi deputati, la partita che vi chiedo di giocare è molto di più del semplice retrofit sulle autovetture private, che, comunque, avrebbe i suoi indubbi vantaggi economici e ambientali. Solo un esempio in termini di economia immediata: questa misura può contribuire a salvare bilanci e operatività delle aziende di trasporto locali. Il crollo dei chilometri percorsi dall'Atac di Roma è notizia di questi giorni.
  Data la situazione di assoluta e disperata necessità di soluzioni, vi esorto a dare almeno un segno di innovazione, dimostrando che la politica può trovare una linea convergente per risolvere i problemi reali nel breve e nel lungo periodo. Permettetemi una parentesi sulla panoramica dei trasporti pubblici italiani. La maggior parte degli autobus in circolazione dovrà essere rottamata o lo è già a causa delle normative in vigore. Gli autobus sono, infatti, estremamente e più che proporzionalmente inquinanti rispetto alle auto.
  Benché la potenza installata sia pari a circa due o tre auto, le emissioni, a causa delle caratteristiche di lavoro dei motori, sono da dieci a cento volte superiori. In pratica, spesso un autobus inquina di più delle auto in grado di trasportare gli stessi passeggeri, specialmente in termini di NOx e PM10.
  Questo è perlomeno emblematico e deve essere una campagna che riguarda tutti noi. Come se ciò non bastasse, cari colleghi, per andare sul concreto, si parla di circa 25-40 mila euro l'anno per il carburante necessario ad autobus e di altrettanti soldi per la manutenzione. Se avessimo invece l'autobus elettrico con generatore di bordo, riusciremmo nel concreto a risparmiare circa il 75 per cento del carburante ed oltre il 90 per cento dell'inquinamento. La manutenzione dovrebbe essere ridotta di circa il 50 per cento. L'autobus potrebbe diventare del tutto elettrico, qualora le batterie si sviluppassero con un sistema di ricarica rapido ed efficiente nelle fermate. In ogni caso...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Mucci.

  MARA MUCCI. Sì, sto concludendo. In ogni caso, a fine vita del veicolo si potrebbero recuperare in modo del tutto Pag. 30conveniente le parti elettriche ed elettroniche di quelli attualmente in servizio. Il costo della trasformazione è il punto cruciale e si aggira attorno ai 150...

  PRESIDENTE. Onorevole Mucci.

  MARA MUCCI. L'argomento è molto importante...

  PRESIDENTE. Le devo spiegare una cosa: ci sono «solo» 126 iscritti a parlare...

  MARA MUCCI. Certo...

  PRESIDENTE. ... e come lei può immaginare, non possiamo andare oltre i cinque minuti consentiti. Quindi lei ha...

  MARA MUCCI. Ho quasi finito.

  PRESIDENTE. ... un secondo per concludere.

  MARA MUCCI. Le chiedo trenta secondi.

  PRESIDENTE. No, no, trenta secondi non glieli posso dare, lo capisce da sola. Deve concludere.

  MARA MUCCI. Un autobus nuovo elettrico o elettroibrido costa 300 mila euro. Uno nuovo ne costa 150-200 mila. Una conversione fa risparmiare...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mucci. Mi dispiace.

  MARA MUCCI. ... fa risparmiare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. L'onorevole Paglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/58.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Per illustrare l'ordine del giorno che ho presentato, partiamo dal principio che il decreto di cui stiamo discutendo introduce il principio di impignorabilità dell'unica casa non di lusso da parte delle agenzie di riscossione.
  È un provvedimento che, come abbiamo già avuto modo di dire in discussione generale, ci sentiamo di condividere in astratto, nonostante si presti ad eventuali abusi, che dovranno essere monitorati.
  Se calato nel concreto, esso tuttavia assume un segno diverso, perché introduce di fatto una pesante discriminazione fra chi si trovi nella condizione di veder messo in discussione il proprio diritto ad abitare in virtù di un accertamento fiscale e chi invece rischi lo stesso destino perché incapace di onorare i propri debiti con le banche. Tale discriminazione peraltro è a vantaggio di chi si è reso colpevole di una condotta fiscale irregolare e non di chi invece abbia delle difficoltà dovute alla perdita del lavoro o al calo improvviso del proprio reddito, magari perché in cassa integrazione, o a causa della disdetta o rinegoziazione al ribasso di contratti integrativi, situazioni, come si può facilmente capire, molto frequenti in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo.
  Infatti, i dati ci parlano di oltre 45.000 famiglie costrette a perdere la propria casa nel solo 2012 a fronte di pignoramenti bancari, a fronte di 1.500 messi nella stessa condizione da Equitalia.
  È quindi evidente che un Governo che si ponga il problema di tutelare situazioni di oggettiva difficoltà da un trauma vero come la perdita della casa, che rischia peraltro spesso di essere l'elemento che trasforma un problema temporaneo in uno definitivo sul piano sociale, non può limitarsi a proteggere un'assoluta minoranza, lasciando esposta la grandissima maggioranza.
  D'altronde ci appare evidente che introdurre il principio dell'impignorabilità assoluta dell'unica casa non di lusso bloccherebbe di fatto il mercato dei mutui immobiliari, in un momento in cui questi già soffrono, perché nessun istituto di credito si impegnerebbe, in assenza di una garanzia reale disponibile.Pag. 31
  Questo, tuttavia, non può essere un ostacolo che impedisca in assoluto di immaginare e verificare soluzioni anche su questo versante, che diventano peraltro indispensabili sul piano etico, nel momento in cui si introduce nell'ordinamento il principio di impignorabilità dell'unica casa non di lusso. Anche perché altrimenti il messaggio rischierebbe di essere devastante, sostenendo di fatto che chi ne abbia la possibilità, dovendo scegliere fra aprire un debito con lo Stato, attraverso l'evasione fiscale, o con una banca, si trovi a dover scegliere la prima opzione, che di fatto diventa più garantita.
  Esiste poi il problema dei problemi, quello degli sfratti per morosità, cresciuti a ritmo vertiginoso e oggi al limite della vera emergenza sociale, che, se non affrontato, rende, di fatto, ipocrita in modo intollerabile qualsiasi ragionamento sul diritto ad abitare.
  Sulla base di queste considerazioni, con questo ordine del giorno impegniamo il Governo ad agire rapidamente sul lato degli sfratti, con una sospensione delle procedure, e a studiare come rendere le uniche case non di lusso, se non inespropriabili dal sistema bancario, almeno concesse in utilizzo per un tempo congruo alla famiglia occupante a pignoramento avvenuto.
  In altre parole, vogliamo che si garantisca il diritto a continuare a risiedere nella propria casa anche laddove essa sia stata oggetto di pignoramento, con una formula che potrebbe essere il diritto di custodia o il mantenimento di un diritto di usufrutto. Questo naturalmente con un tempo massimo fissato per legge.
  Pensiamo che, come compensazione per questa soluzione, si potrebbe pensare all'esenzione IMU per l'immobile in oggetto, almeno per tutta la durata della permanenza della famiglia pignorata.
  Intervenire in questo senso non ci renderebbe esenti dalla parzialità della norma che andiamo ad approvare oggi, ma almeno credo introdurrebbe un elemento minimo di equità, oltre a provare a trovare una piccola, temporanea soluzione ad un problema che coinvolge drammaticamente migliaia di famiglie, senza peraltro essere una vera garanzia nemmeno per il sistema bancario.

  PRESIDENTE. Visto che ci sono presidenti di Commissione e colleghi che mi domandano riguardo, all'ordine dei nostri lavori, sospenderemo la seduta alle 14 per riprendere alle 15 con il question-time e poi, ovviamente, dalle 16 con la seduta pomeridiana e il seguito dell'illustrazione degli ordini del giorno.
  L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Busin n. 9/1248-A/R/52, di cui è cofirmatario.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, brevemente intervengo per illustrare questo ordine del giorno.
  Considerato che le finalità di questo provvedimento sono quelle di semplificare il quadro amministrativo e normativo per i cittadini e le imprese, anche allo scopo di sostenere il flusso del credito alle attività produttive, diversificando e migliorando l'accesso ai finanziamenti e valutato anche come il testo introduca alcune misure di semplificazione fiscale, come la soppressione della responsabilità solidale dell'appaltatore per il versamento all'erario dell'imposta sul valore aggiunto, dovuta dal subappaltatore e dall'appaltatore in relazione alle prestazioni effettuate nell'ambito del contratto; attestato come, nel corso dell'esame del provvedimento, è stata inserita una disposizione nella quale si stabilisce come, a partire dal 2014, le imprese appaltatrici, prima di ricevere il pagamento della prestazione, dovranno consegnare il nuovo documento unico di regolarità tributaria (DURT); stimato che, relativamente alle ritenute sui redditi di lavoro dipendente, circa il rapporto di subappalto, in luogo dell'attuale documentazione consistente in una asseverazione rilasciata da professionisti e CAF, ovvero, in alternativa, in un'autocertificazione del prestatore, viene prevista l'acquisizione, da parte dell'appaltatore presso l'Agenzia delle entrate di un documento, il DURT appunto, che dovrebbe attestare l'inesistenza di debiti tributari per imposte, Pag. 32sanzioni o interessi, scaduti e non estinti dal subappaltatore alla data di pagamento del corrispettivo o di parti di esso; considerato che, se il pagamento della prestazione avviene in assenza della prescritta documentazione, scatta la responsabilità solidale dell'appaltatore per le omissioni nei versamenti delle ritenute di lavoro dovute dal subappaltatore; valutato come l'Agenzia delle entrate è impossibilitata ad avere le informazioni in tempo reale circa eventuali violazioni nei versamenti e che, per sopperire a tale lacuna, la medesima disposizione preveda l'istituzione di un portale in cui i soggetti interessati avranno l'obbligo di trasmettere, in via digitale, i dati contabili e i documenti primari relativi alle retribuzioni erogate, ai contributi versati e alle imposte dovute; rammentato come la maggior parte dei subappaltatori ha una dimensione e una struttura aziendale di piccole dimensioni, è presumibile immaginare che questo adempimento amministrativo risulterà particolarmente complesso, comportando così un ulteriore aggravio burocratico; osservato che il provvedimento, così com’è oggi risultante a seguito della disposizione ivi descritta, risulta perciò contraddittorio rispetto alle finalità per le quali lo stesso era emanato, diventando di fatto l'ennesimo onere per le aziende, siamo appunto a chiedere al Governo di rivedere immediatamente questa disposizione in capo al subappaltatore in materia di DURT, ripristinando l'attuale normativa, che è più funzionale a quella semplificazione burocratica e amministrativa che rappresenta la finalità del provvedimento in esame.
  Andando in questa direzione, infatti, se, da una parte, c’è stata una semplificazione, in quanto viene soppressa la responsabilità solidale dell'appaltatore per il versamento all'erario dell'imposta sul valore aggiunto dovuta dal subappaltatore e dall'appaltatore in relazione alle prestazioni effettuate nell'ambito del contratto, abbiamo un'inutile complicazione e un adempimento che ci pare veramente oneroso e troppo fumoso per quelle aziende che, pur avendo delle dimensioni piccole, si troverebbero in continuazione ad essere gravate da adempimenti come questo, che paiono non avere nessuna logica.
  Anzi paiono essere inapplicabili in quanto non si riesce a capire come mai, in che modo l'applicazione di questa disposizione potrebbe essere fatta, in quanto non si riesce a capire come, a fronte di un provvedimento come questo, l'Agenzia delle entrate che non ha comunque in tempo reale i dati previsti possa rilasciare una certificazione, un documento unico di regolarità tributaria che certifichi l'inesistenza di debiti tributari per imposte, sanzioni o interessi scaduti e non estinti dal subappaltatore alla data di pagamento del corrispettivo o di parte di esso. Quindi ci appare una disposizione assolutamente fuori da ogni logica, una disposizione che non può essere attuata e che, qualora venisse confermata, non farebbe altro che gravare con un ulteriore onere e un ulteriore carico anche su quelle piccole e medie imprese, soprattutto piccole e medie imprese che in questo momento sono in grave difficoltà per via della crisi...

  PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, concluda.

  STEFANO BORGHESI. E quindi ribadiamo l'invito al Governo, l'impegno al Governo di rivedere immediatamente questa disposizione per eliminare questo ulteriore aggravio.

  PRESIDENTE. L'onorevole Covello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/28.

  STEFANIA COVELLO. Onorevoli colleghi, signor Presidente, il motivo per il quale presento, insieme all'onorevole Giampaolo Galli, questo ordine del giorno, è unicamente dettato dalla importanza di rendere più efficiente ed accessibile l'istituto del concordato «in bianco» per le imprese, cercando di stimolare l'interesse degli intermediari creditizi verso questa forma di salvataggio degli imprenditori in crisi ma onesti che vivono questa difficoltà finanziaria che non può dipendere certo Pag. 33dal loro comportamento. Il decreto-legge n. 69 del 2013 oggi votato ha, a nostro avviso, solo parzialmente risposto alle citate esigenze. L'impegno richiesto al Governo va, quindi, in tal senso cercando di contemperare le diverse esigenze, parallele ma non confliggenti, di debitori e creditori. È vero che l'istituto del concordato è stato pensato dal legislatore con lo scopo di far tornare in bonis l'impresa in difficoltà (e questa è la sua finalità principale), ma è anche vero che l'istituto necessita di una rivisitazione per stimolare le banche ad attuare quel finanziamento-ponte che, nelle more del piano di risanamento, possa dotare l'impresa di quei mezzi finanziari necessari per avviare la suddetta procedura concorsuale. Ed è per questo motivo che si giustifica la necessaria prededucibilità del credito della banca derivante dalla erogazione del finanziamento-ponte che, se da un lato tutela maggiormente la banca, dall'altro rende possibile e reale l'intervento bancario in quei casi in cui la diffidenza verso l'impresa in crisi che ha chiesto l'avvio di una procedura concorsuale, spingerebbe chiunque a non offrire provvidenze finanziarie di alcun tipo. L'allungamento, pur esiguo, dei termini per l'esercizio della revocatoria, invece, vuol cercare di scoraggiare inutili, a tal punto, tentativi dilatori tesi alla messa in sicurezza del patrimonio e degli interessi di imprenditori che non meritano di essere «salvati». Pertanto questa proposta di modifica normativa che noi chiediamo ha il duplice scopo di rendere concretamente realizzabile l'istituto del concordato «in bianco» e nel contempo scongiurare qualsiasi forma, anche implicita, di esercizio abusivo dell'attività creditizia da parte della banca. D'altra parte lo stesso «sistema banche» ha sottolineato più volte come lo strumento, che noi riteniamo necessario in situazioni di particolare gravità «finanziaria», del concordato «in bianco» si presti a tattiche dilatorie, strumentali solo a porre in sicurezza interessi e beni del debitore; quanto proposto, quindi, va esattamente a rispondere anche a tale esigenza. La ratio della modifica normativa che si vuole introdurre è quella di semplificare, rendendola più efficiente, una procedura volta a ripristinare il normale funzionamento di quelle imprese che oggi purtroppo si trovano in dissesto finanziario a causa del momento difficile che il Paese sta attraversando.
  Si auspica che questo ordine del giorno possa essere da tutte le forze politiche visto favorevolmente, così che le imprese possano trarre maggiore beneficio.
  Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. L'onorevole Cirielli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/155.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente e colleghi, il decreto in oggetto – a dimostrazione che interviene un po’ su tutto, anche al di fuori della materia e che quindi è la conferma di un modo scorretto di procedere, bloccando i lavori, cercando di imbavagliare l'Aula con la posizione di fiducia – interviene su una serie di materie che secondo me sono estranee. Nella fattispecie, interviene anche in materia di giustizia. In particolare l'articolo 84 incredibilmente reintroduce nel testo tutte le disposizioni dichiarate incostituzionali per eccesso di delega dalla sentenza n. 272 del 2012 della Corte costituzionale. Infatti il Governo, eccedendo la delega in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione, aveva tra l'altro reso obbligatorio il procedimento di mediazione, considerandolo una condizione di procedibilità.
  Giustamente la Corte costituzionale è intervenuta ed ha dichiarato che l'articolo 5 del decreto legislativo n. 28 del 2010, dove affermava che l'esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale e dove lo rendeva anche oneroso, senza neanche garantire in maniera trasparente la preparazione dei mediatori, eccedeva la delega stessa che il Parlamento aveva dato al Governo.
  Per questo motivo noi chiediamo un chiaro impegno al Governo, innanzitutto Pag. 34di smetterla di approfittare di alcuni provvedimenti per introdurre tutto e il contrario di tutto, ma poi per procedere non con la politica dei rinvii (rinviamo l'IMU, rinviamo qualunque forma di disposizione a tempi che verranno, quando magari il Governo non c’è più), ma a fare invece riforme organiche, come in questa materia importante e delicata, perché la giustizia civile e commerciale non funziona, non rende giustizia a tanti imprenditori che soffrono di controversie, soffrono di raggiri, soffrono di un'economia bloccata, che non vede l'opportunità di avere pagamenti certi e anche una giustizia che sia in grado di garantirli. Pertanto chiediamo al Governo un impegno per una revisione organica in materia, affinché si possa dare certezza e sicurezza alla libera circolazione dell'economia e dei beni.

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/8.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, l'ordine del giorno che sto per illustrare non soltanto è indice di correttezza e di garanzia di libertà, delle libertà delle imprese. Infatti con l'articolo 39, comma 2 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo della concorrenza e lo sviluppo delle infrastrutture, è stata sostanzialmente approvata la possibilità di costituire delle società di intermediazione per ciò che riguarda il libero mercato dei diritti d'autore. Che cosa è accaduto e che cosa sta accadendo ? In buona sostanza questo diritto di libertà e di concorrenza è attuato esclusivamente per ciò che riguarda il diritto d'autore per gli artisti della cinematografia e non viene ad essere attuato per gli artisti della musica, anche perché per questi ultimi viene ad essere applicata una vecchia legge, cioè la n. 633 del 1941.
  Devo sottolineare con, ovviamente, non particolare interesse, fra virgolette, che durante la discussione nelle Commissioni, avendo presentato un emendamento, questo emendamento era stato riconosciuto e, quindi, era stato dato anche parere favorevole da parte del Governo e dei relatori, in quanto, sostanzialmente, si riconosceva che per questo settore non vi fosse, appunto, la possibilità di costruire un sistema di liberalizzazioni, E, quindi, tutti i proventi e tutte le raccolte per questo settore dei fonogrammi vengono ad essere determinati da parte dei grossi produttori: in questo caso, per esempio, l’Universal Music, la Sony e la Warner Music.
  Voglio dire, cioè, che vi è una disparità enorme che mette in difficoltà, nonostante vi sia una legge dello Stato che determina la libera concorrenza e la costituzione di società di intermediazione, che non dà la possibilità a queste società di intermediazione, scelte liberamente da parte degli autori e da parte degli artisti, di raccogliere i proventi della propria attività. Molte volte, questi proventi che vengono ad essere raccolti dai produttori non vengono nemmeno restituiti agli artisti in quanto tali, determinando una contrattazione al ribasso e, quindi, avendo gli artisti in una condizione di subalternità.
  L'ordine del giorno che ho presentato vuole rideterminare una condizione di libero mercato e dare la possibilità agli intermediari – che sono stati, come ho già detto, definiti e normati dalla legge sulla concorrenza e che oggi sono regolarmente iscritti ad un albo presso la Presidenza del Consiglio – di operare liberamente. A tal proposito, chiediamo che questo ordine del giorno venga accolto e che venga inserito nel primo provvedimento che verrà in Aula o nel recepimento della direttiva comunitaria, in caso contrario, nella legge di stabilità, e venga inserita, appunto, la modifica della legge n. 633, che consentirebbe di determinare una concorrenza reale all'interno di questo settore e, quindi, di eliminare tutte queste situazioni di difficoltà che esistono tra produttori e autori in quanto tali.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LELLO DI GIOIA. Come dicevo – e con questo concludo –, siccome il Governo aveva già dato parere favorevole, mi auguro che in questa circostanza, con la Pag. 35presentazione dell'ordine del giorno, possa esprimere parere favorevole anche su questo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ciprini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/9.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, l'ordine del giorno presentato riguarda il certificato di agibilità, che è il documento che autorizza l'impresa a far agire, nei locali di proprietà, i lavoratori dello spettacolo, artisti e tecnici. Attualmente, l'impresa che voglia avvalersi di lavoratori dello spettacolo deve avere il certificato di agibilità, che viene rilanciato dall'ex ENPALS, dopo aver effettuato un controllo sulla regolarità contributiva dell'impresa. Il certificato viene rilasciato solo in assenza di debiti nei confronti dell'ENPALS; se, invece, sussistono debiti contributivi, il certificato viene rilasciato solo a seguito della regolarizzazione contributiva, quindi, pagamento anche in forma rateale o produzione di fideiussione bancaria o assicurativa dell'importo pari all'ammontare del debito. Praticamente, quindi, in sostanza, è la stessa funzione che svolge il DURC.
  Si chiede, pertanto, di uniformare la disciplina, anche perché l'ente ex ENPALS è confluito nell'INPS, che è diventata super INPS, quindi sono diventati un unico ente. Non si capisce, quindi, perché debbano sussistere due certificati con due procedure diverse. Pertanto, tale ordine del giorno va nell'ottica della semplificazione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Boccadutri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/59.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, gentile sottosegretario, care colleghe e cari colleghi, le infrastrutture in un Paese sono sempre stato un indice, non l'unico, naturalmente, del suo sviluppo. Non a caso, nell'Italia del dopoguerra uno dei primi obiettivi è stato proprio quello di ricostruire, ripristinare e ampliare la rete di infrastrutture, che era stata distrutta dalla guerra. Furono investiti migliaia di miliardi in quel caso, con due piani molto importanti, uno del 1957 e uno del 1962, per rendere gli scambi commerciali e le comunicazioni più efficaci e più efficienti. Oggi presento quindi questo ordine del giorno, che riguarda invece la banda larga, perché il mondo, appunto, è cambiato ed è profondamente diverso da quello che hanno conosciuto i nostri padri. Ci sono due questioni che hanno consentito il diffondersi in modo sempre più ampio delle comunicazione in forma elettronica: il progressivo abbattimento dei costi e la diffusione della telefonia e delle connessioni Internet non solo nelle sono urbane, ma anche in quelle rurali. Su questo, tuttavia, in Italia siamo ancora molto indietro. È un terreno su cui esistono enormi disuguaglianze. Il digital divide oggi può far la differenza nella qualità della ricerca, dello studio e del lavoro, nelle possibilità di affermazione di uno studente, un lavoratore o un'impresa. Nel 2013 l'accesso alla banda larga, a Internet ad alta velocità, dovrebbe essere considerato un vero e proprio diritto individuale. Infatti, è ora di iniziare a parlare, io credo, di diritto alla connettività. Credo sia molto più utile impegnarci su queste infrastrutture piuttosto che su opere inutili, faraoniche e con un impatto ambientale pessimo. Da queste priorità di fondo si vede la lungimiranza di chi governa. Si tratta, dopo più di 150 anni, di costruire una nuova unità d'Italia attraverso la connessione digitale e di mettere in relazione il nostro Paese con il resto del mondo, ogni angolo del nostro Paese con il resto del mondo. Forse qualcuno non se ne rende conto, ma in gioco c’è il ruolo dell'Italia nel mondo per i prossimi decenni. Non dimentichiamo che anche i documenti di Wikileaks rilevavano le preoccupazione dei consulenti del Governo sullo stato della rete in Italia e affermavano che soltanto il 12 per cento della popolazione è esclusa da una connessione Internet veloce. In questo senso siamo gli ultimi in Europa. È bene sottolineare che lo sviluppo sempre più di piattaforme elettroniche, che progressivamente sostituiscono la carta, Pag. 36avrebbe anche un impatto ambientale molto significativo. Non a caso, noi proponiamo una accelerazione sull'Agenda digitale in questa direzione anche per il funzionamento delle istituzioni e delle amministrazioni del nostro Paese. Saremmo di fronte anche ad uno snellimento senza precedenti della nostra burocrazia. È proprio questo lo spirito che ha portato alla nascita del Piano nazionale banda larga, autorizzato dalla Commissione europea, che si pone l'obiettivo di azzerare il deficit infrastrutturale in 6 mila località in cui oggi non è possibile l'accesso alla banda larga.
  È importante sottolineare come si tratti di un'operazione che non può essere sostenuta dal mercato, perché assolutamente non redditizia. In altre parole, nessuna azienda guidata dal principio del profitto sarebbe interessata a raccogliere questa sfida. Su questo dobbiamo essere molto chiari: non può essere neanche che lo Stato metta i soldi per realizzare ciò e poi i grandi player ne approfittino. Come stabilito dalla legge n. 69 del 2009, questi programmi di intervento sono stati coordinati dal Ministero dello sviluppo economico in stretta relazione con le regioni. Ad esempio, la settimana scorsa è stato pubblicato il bando relativo al Friuli Venezia Giulia. Francamente, non si capisce proprio, con una situazione del genere, come il Governo e la maggioranza abbiano pensato, con il decreto cosiddetto del fare, di tagliare più di 20 milioni di euro delle risorse del Piano nazionale banda larga. Nel 2013 è davvero una scelta miope, una scelta che non guarda al futuro come chi, dopo la scoperta dei caratteri mobili di Gutenberg, si rifiutava di investire su quell'invenzione rivoluzionaria. È una scelta, se confermata, che rischiamo di pagare per anni. Mi auguro, quindi, che il Governo ponga rapidamente rimedio a questa svista, altrimenti questo decreto sembrerebbe sempre più «del disfare» che «del fare» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. L'onorevole Busin ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Borghesi n. 9/1248-A/R/53, di cui è cofirmatario.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi. Il Governo attraverso questo decreto, cosiddetto del fare, interviene all'articolo 82 sull'istituto del cosiddetto concordato preventivo, interessando una delle sottospecie di questo concordato, cioè quello prenotativo, in modo secondo noi condivisibile ma che delle quattro sottospecie del concordato preventivo era forse quella che necessitava di un intervento con minore urgenza. Noi abbiamo invece rilevato un'ampia diffusione in questo ultimo anno del cosiddetto concordato con continuità d'azienda, che presenta notevoli problematicità e soprattutto indebolisce il principio della certezza dei rapporti giuridici, il principio della concorsualità dei crediti ante procedura e ha visto il verificarsi di una ampia diffusione dei crediti prededucibili, in questo caso creando quindi due gruppi di creditori: creditori di «serie A» molto tutelati post concordato, e creditori di «serie B» quelli ante concordato. Secondo noi era molto più urgente agire su questo aspetto molto diffuso del concordato preventivo e quindi chiediamo al Governo di adottare le opportune iniziative finalizzate ad una maggiore chiarezza normativa in materia di concordato preventivo che, facendo salvi i principi per noi condivisibili di continuità aziendale, che il concordato appunto vuole salvaguardare, nello stesso tempo faccia salvi i principi di concorsualità e certezza dei crediti nei rapporti di fornitura di beni e servizi, limitando altresì la diffusione appunto di crediti prededucibili.

  PRESIDENTE. A questo pronto sospendo l'illustrazione degli ordini del giorno, che proseguirà a partire dalle ore 16, e ricordo che alle ore 15 è previsto la svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15,05.

Pag. 37

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro della giustizia.

(Iniziative di competenza in relazione al fenomeno del roghi nelle discariche della cosiddetta «Terra dei fuochi» in Campania – n. 3-00223)

  PRESIDENTE. L'onorevole Formisano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00223, concernente iniziative di competenza in relazione al fenomeno del roghi nelle discariche della cosiddetta «Terra dei fuochi» in Campania (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la tempestività della risposta. Credo che ci sia poco da aggiungere a quanto già è noto, non solo alla Campania, ma all'Italia intera, rispetto ad un pezzo della nostra penisola definita «Terra dei fuochi»: oggetto di un'indiscriminata aggressione da parte delle forze camorristiche locali, che d'intesa con l'imprenditoria peggiore, soprattutto del Nord, ha fatto di quel pezzo d'Italia un territorio da dimenticare, da cancellare, ma soprattutto da bonificare.
  Sky TG24 con una sua inchiesta ha messo a nudo (so che il Ministro ha partecipato a quel programma) cosa c’è in quella zona, cosa c’è da fare rispetto agli abitanti e soprattutto rispetto ai piccoli, ai giovani, ai bambini, che a volte sono nutriti con prodotti della terra che provengono da quella zona.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANIELLO FORMISANO. Siamo qui, Ministro, per ascoltare finalmente impegni concreti del Governo in questa direzione.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, con riferimento all'interrogazione dell'onorevole Formisano devo segnalare come il contrasto a questo fenomeno sia stato uno dei miei primi impegni: a pochi giorni dal mio insediamento ho subito visitato la cosiddetta Terra dei fuochi, per prendere contatto diretto con quella porzione della provincia di Napoli e di Caserta dove si manifestano e si sono manifestati purtroppo questi fenomeni. In particolare, ho visitato il territorio di alcuni comuni della provincia di Caserta, commissariati a causa dell'infiltrazione della criminalità organizzata, dove il problema della gestione illecita dei rifiuti presenta specifiche criticità.
  Nel corso degli incontri che ho tenuto con le autorità e le popolazioni locali ho condiviso l'esigenza di promuovere un maggior controllo del territorio e una maggiore presenza del NOE e ho avuto modo di apprezzare iniziative già attivate, in corso, da parte del prefetto di Napoli, da parte del prefetto di Caserta, da parte della magistratura inquirente, ma, in particolare, da parte della procura di Santa Maria Capua Vetere.
  Di fronte a tale situazione, appare urgente una modifica della legislazione in campo ambientale, soprattutto in ordine alle forme di sanzione dei reati che interessano quell'area. Credo che il contrasto ai roghi tossici e alle discariche possa essere affrontato anche con uno strumentario penale più efficace: per questo ho istituito un pool di magistrati che sta già operando in tal senso, in una commissione Pag. 38istituita presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  Mi sono poi impegnato a favorire un intervento coordinato tra i comuni della provincia di Napoli e di Caserta e il Consorzio per il riciclaggio degli pneumatici usati Ecopneus: una gran parte dei roghi è avviata attraverso l'utilizzo appunto di pneumatici. Infatti, in data 20 giugno 2013 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione Campania, la prefettura di Napoli e di Caserta, il comune di Napoli e di Caserta, l'incaricato del Ministero dell'interno per il fenomeno incendioso e appunto il Consorzio Ecopneus hanno stipulato un protocollo di intesa per l'attuazione di interventi di prelievo e gestione di pneumatici fuori uso, abbandonati nel territorio delle province di Napoli e Caserta.
  Tale protocollo prevede in particolare che il comune di Napoli e quello di Caserta e gli eventuali altri comuni interessati delle due province si impegnino, nell'ambito dell'espletamento del servizio di raccolta e gestione dei rifiuti urbani, a rintracciare e a raccogliere gli pneumatici fuori uso, abbandonati nei rispettivi territori, e a conferirli presso idonei centri autorizzati.
  Inoltre, è stato perfezionato il decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con il quale vengono definiti i criteri e le modalità di assegnazione e di ripartizione delle disponibilità del Fondo per la promozione degli interventi di riduzione e prevenzione della produzione di rifiuti e per lo sviluppo di nuove tecnologie.
  Tra i comuni che possono essere beneficiari di tali finanziamenti rientrano anche quelli della regione Campania.
  Infatti il fondo è ripartito tra i comuni delle regioni oggetto di procedura di infrazione comunitaria o di condanna per la violazione o non corretta applicazione delle direttive in materia di gestione dei rifiuti, quindi un fondo al quale potranno accedere i comuni che sono più direttamente interessati da questo tipo di fenomeno.
  Inoltre, ho presentato un emendamento al cosiddetto decreto del fare, che introduce il divieto temporaneo di importazione di rifiuti speciali e di quelli urbani pericolosi nella regione Campania. Ritengo che sia un segnale forte, tanto più in una regione che è ancora gravata da un'emergenza nella gestione dei rifiuti stessi.

  PRESIDENTE. Ministro, la invito a concludere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Concludo, signor Presidente. Ho convocato nei prossimi giorni il commissario per le bonifiche e il commissario per il contrasto agli incendi per individuare ulteriori interventi che si realizzeranno nei prossimi mesi su quella parte di territorio, pur sapendo che sono altissime e ingentissime le risorse necessarie per procedere agli interventi strutturali di bonifica per i danni inferti al territorio.

  PRESIDENTE. Il deputato Formisano ha facoltà di replicare.

  ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la puntualità con cui, rispetto ai punti posti nell'interrogazione, ha dato risposta.
  Noi deputati del Centro Democratico faremo della verifica su questa vicenda un impegno politico pregnante, se non principale. Le frasi del Ministro De Girolamo di ieri sono riportate oggi su tutta la stampa napoletana. Quando la Ministra ha detto «qua è peggio di Gomorra», ha detto esattamente la verità, perché chi vive in quelle zone sa che è così.
  Allora, occorre che, a fronte di questa presa di coscienza che oggi l'intero Governo dimostra effettivamente di avere, vi sia da parte delle forze politiche più avvedute e che soprattutto hanno una ramificazione territoriale l'incentivo, lo stimolo e lo sforzo a fare sì che quanto stiamo discutendo qui stasera diventi poi effettiva prassi governativa e divengano effettivi gli interventi governativi cui ha fatto riferimento il Ministro Orlando.Pag. 39
  Io credo che l'obbligo, il compito che hanno le forze politiche che hanno a cuore il risollevarsi di quelle zone sia soprattutto quello di avere una funzione di verifica puntuale, precisa, non episodica. Io, per esempio, apprendo con soddisfazione che il Ministro, fra i vari interventi di coordinamento e di modifica legislativa, anche in riferimento ad aspetti del codice penale, metta in campo la possibilità per quei comuni di attivare e di servirsi di risorse.
  Vedete, la cosa che più mi ha impressionato è che, quando siete andati lì e avete riscontrato queste zone, ai lati di queste zone c'era terreno vergine e pulito che doveva servire per ricoprire quelle zone per piantarvi di nuovo sopra ortaggi, frutta e quant'altro. Questo è l'attentato più grave che si possa avere nei confronti dei nostri figli.
  Concludo, Ministro: troverà nei deputati di Centro Democratico coloro che, ogni due mesi, verranno qui a chiedere conto a lei e al Governo degli impegni che solennemente, davanti a qualche centinaio di migliaia di italiani, oggi lei ha assunto.

(Iniziative d'urgenza per garantire il regolare avvio del prossimo anno scolastico, con particolare riferimento al contenzioso sviluppatosi in relazione alla procedura concorsuale in corso per il reclutamento di dirigenti scolastici – n. 3-00224)

  PRESIDENTE. La deputata Rocchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Coscia n. 3-00224, concernente iniziative d'urgenza per garantire il regolare avvio del prossimo anno scolastico, con particolare riferimento al contenzioso sviluppatosi in relazione alla procedura concorsuale in corso per il reclutamento di dirigenti scolastici (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Signor Presidente, grazie al Ministro e ai colleghi.
  Nel luglio 2011 veniva bandito, dopo sette anni dal precedente bando, il concorso per il reclutamento di dirigenti scolastici. Tale procedura concorsuale ha rilevato forti elementi di criticità. Non è una coincidenza, infatti, che in diverse regioni gli uffici scolastici hanno dovuto affrontare ricorsi per presunte irregolarità, che hanno portato a pronunce avverse dei tribunali amministrativi. Tali sono i casi della regione Molise e ancora in Toscana, dove il TAR riconosce le ragioni dei ricorrenti che adducevano irregolarità nella sostituzione dei componenti delle commissioni giudicanti e vizi nella correzione delle prove scritte. Anche il TAR della Campania ha stabilito la sospensione cautelare degli esami orali.
  Identica sorte ha subito il concorso nella regione Abruzzo. Ancora più grave appare la situazione del concorso svoltosi nella regione Lombardia, dove il Consiglio di Stato ha rigettato l'appello promosso dal MIUR avverso la sentenza del TAR che aveva annullato il concorso per violazione del principio dell'anonimato.
  Così, appare evidente il senso di incertezza e di preoccupazione che il mondo della scuola sta vivendo a causa di procedure apparse costellate di errori, dovuti anche a leggerezza e superficialità, ma spesso riconducibili a norme farraginose che, più che garantire trasparenza e correttezza, sono riuscite a far lievitare il contenzioso e a creare un grave vulnus. Concludo.
  Pertanto, si richiede quali iniziative il Governo intenda adottare per predisporre con urgenza i necessari atti amministrativi o normativi anche in questa fase di contenziosi aperti, che possano garantire il regolare avvio del prossimo anno scolastico, con una dirigenza stabile, adeguatamente coadiuvata dall'attività di vicari o collaboratori del dirigente.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Rocchi, vorrei, innanzitutto, osservare che il concorso per dirigente scolastico, che ha coinvolto Pag. 40inizialmente circa 40 mila candidati, ha richiesto un notevole impegno per gli uffici scolastici regionali.
  Nella maggior parte delle regioni, non vi sono stati contenziosi rilevanti e il concorso si è concluso regolarmente con l'immissione in servizio dei vincitori. Nelle cinque regioni indicate dagli interroganti, vi sono state effettivamente pronunce giurisdizionali di accoglimento contro gli atti della procedura, relative peraltro a diversi gradi e a diverse fasi del giudizio.
  In Campania, vi è stata soltanto una pronunzia cautelare; in Abruzzo vi è stata la sentenza di primo grado; in Molise è pendente il giudizio d'appello; per la Toscana, il Consiglio di Stato, su richiesta del Ministero, ha sospeso la sentenza di primo grado; solo per la Lombardia vi è stata una pronuncia definitiva del Consiglio di Stato.
  Aggiungo che, in alcune di queste regioni, il numero dei posti a concorso e di quelli disponibili in organico è molto limitato, sicché gli effetti del contenzioso descritto sono ridotti.
  Come sottolineato dagli interroganti, la situazione più grave è quella della Lombardia, dove un errore nella scelta delle buste contenenti il cartoncino con le generalità dei candidati ha determinato l'annullamento di alcune fasi della procedura, che dovranno essere rinnovate. Di conseguenza, il concorso non si concluderà in tempo per dotare di nuovi dirigenti molte scuole attualmente scoperte. Ho disposto la trasmissione degli atti alla Corte dei conti perché valuti le eventuali responsabilità per danno erariale.
  Se vi sono state leggerezze e superficialità riconducibili a norme farraginose – come ipotizzato dagli interroganti –, si potrà chiarire solo quando i diversi contenziosi in atto saranno definiti. A parte il caso lombardo, infatti, essi vertono su regole organizzative e procedurali la cui esistenza e la cui interpretazione sono al momento all'esame dei giudici amministrativi. Solo sulla base delle loro decisioni, si potrà valutare l'eventuale opportunità di un intervento normativo che modifichi il delicato equilibrio tra le esigenze di trasparenza e garanzia e quella del raggiungimento del risultato.
  È comunque mia intenzione – in questo, come in altri settori – adoperarmi per la semplificazione delle procedure inutilmente complesse.
  Osservo, comunque, che il contenzioso amministrativo ha caratterizzato anche precedenti concorsi a dirigente scolastico, come peraltro numerosi concorsi pubblici di altro tipo.
  Non mi sfugge certo l'esigenza di garantire il regolare avvio dell'anno scolastico, con particolare riferimento alle scuole della Lombardia. Per questa ragione, mi sono già fatta promotrice di un intervento normativo che contemperi il doveroso rispetto del giudicato con l'esigenza di dotare il più ampio numero di scuole della loro figura di vertice. Confido che la norma verrà inserita in un prossimo provvedimento urgente del Governo.

  PRESIDENTE. La deputata Coscia ha facoltà di replicare.

  MARIA COSCIA. Signor Presidente, signora Ministro, noi prendiamo atto della sua risposta molto puntuale e molto precisa. Non possiamo che rafforzare quello che lei ha detto, cioè di fare in modo che possa iniziare anche nella regione Lombardia, come in tutte le altre regioni, un anno scolastico sereno con i dirigenti al loro posto e che, quindi, questa soluzione normativa possa arrivare in tempo utile perché, altrimenti, soprattutto nella regione Lombardia, ma anche in altre regioni, è a rischio proprio la funzionalità delle scuole, di cui c’è assolutamente bisogno per tutelare i diritti dei bambini e delle loro famiglie.

(Iniziative per l'erogazione delle risorse previste per il 2013 a favore delle scuole paritarie e politiche di supporto ed implementazione del sistema nazionale integrato d'istruzione – n. 3-00225)

  PRESIDENTE. La deputata Elena Centemero ha facoltà di illustrare, per un Pag. 41minuto, l'interrogazione Centemero e Baldelli n. 3-00225, concernente iniziative per l'erogazione delle risorse previste per il 2013 a favore delle scuole paritarie e politiche di supporto ed implementazione del sistema nazionale integrato d'istruzione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, la nostra interrogazione verte sul sistema integrato d'istruzione così come è sancito all'interno della «legge Berlinguer», la legge n. 62 del 2000, che prevede un sistema composto da scuole, appunto, statali, gestite dallo Stato, e scuole paritarie, gestite da privati o da enti locali.
  Queste scuole hanno ricevuto, in questi anni, un finanziamento per il funzionamento – non per la loro istituzione – che ha avuto una certa stabilità nel corso degli anni. Il finanziamento per il funzionamento di queste scuole, durante questo anno scolastico, non è ancora stato completamente assegnato alle scuole. In modo particolare, in base al decreto-legge n. 174 del 2012 risultano accantonati, proprio per il Fondo destinato ai trasferimenti alle regioni, 160 milioni.
  Quindi, noi chiediamo al Ministro che cosa intenda attuare nell'immediato, anche se noi pensiamo non solo ad una politica emergenziale per la scuola, ma anche a una ad ampio raggio, per sostenere le istituzioni scolastiche paritarie, comunali e private, che rappresentano il 12 per cento delle scuole italiane.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Centemero, gli onorevoli interroganti chiedono chiarimenti riguardo all'erogazione di una parte dei finanziamenti destinati alle scuole paritarie, che risulta al momento accantonata. Sul punto segnalo, prima di tutto, che l'entità dell'accantonamento delle risorse assegnate al capitolo di bilancio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 1299 è di circa 80 milioni di euro e non di 160.
  Come ho già avuto modo di riferire al Parlamento, l'accantonamento è stato operato dalla Ragioneria generale dello Stato ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge n. 174 del 2012, che sanziona, in questo modo, le regioni che non hanno operato le previste riduzioni dei costi della politica nel termine stabilito dalla legge statale. Il ritardo nell'erogazione, quindi, è da imputare a condotte di alcune regioni piuttosto che del Governo.
  Nell'ambito del Governo, peraltro, è in corso un approfondimento sulla specifica natura dei finanziamenti in esame. Essi sono qualificati in bilancio come trasferimenti alle regioni, ma vengono direttamente erogati dallo Stato alle istituzioni scolastiche su delega delle regioni stesse. È ipotizzabile, quindi, che essi non siano considerati trasferimenti alle regioni e, quindi, non siano soggetti al meccanismo di salvaguardia previsto dal citato decreto-legge.
  Su questa base è in corso, dallo scorso maggio, un confronto con il Ministero dell'economia e delle finanze, in esito al quale conto di raggiungere una soluzione condivisa che permetta di ultimare l’iter di definizione del decreto interministeriale per la ripartizione dello stanziamento.
  Sono, infatti, consapevole dell'importanza delle scuole paritarie in un sistema integrato di istruzione, che assicura la libertà di scelta da parte delle famiglie all'educazione scolastica dei propri figli, e del fatto che tali scuole, soprattutto in alcune zone del Paese, svolgono un ruolo fondamentale, sussidiario rispetto all'offerta della scuola. Sono altrettanto consapevole degli inconvenienti che un ritardo nell'erogazione dei finanziamenti potrebbe comportare nella gestione, considerando che l'assegnazione dei contributi è effettuata per anno scolastico e che il bilancio di previsione per l'anno 2012-2013 è stato predisposto facendo affidamento a tali risorse.
  Quanto alla stabilizzazione dei finanziamenti a sostegno delle suddette scuole, Pag. 42condivido l'opportunità di raggiungere quanto prima questo risultato, conseguibile proprio attraverso un meccanismo di copertura permanente del citato capitolo di bilancio n. 1299, che attualmente impone ogni anno di trovare una nuova copertura. Il problema non si pone, invece, per le risorse presenti sul secondo canale di finanziamento, il capitolo n. 1477, che possiedono già una certa stabilità.

  PRESIDENTE. La deputata Centemero ha facoltà di replicare.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, grazie Ministro, grazie per la sensibilità, che aveva già dimostrato anche all'interno dell'audizione nelle Commissioni VII di Camera e Senato, a quello che è un sistema pluralistico di formazione e d'istruzione nel nostro Paese, che risulta, rispetto ai dati OCSE, un po’ indietro rispetto agli altri Paesi europei.
  Credo che, proprio perché siamo in una fase politica molto particolare per la storia del nostro Paese, che ci vede uniti in un lavoro di servizio per il bene del nostro Paese, sia di grande importanza dare una stabilità ai finanziamenti della scuola, in generale della scuola pubblica, che non significa gestita dallo Stato, ma significa la scuola di tutti, accessibile a tutti, con la garanzia del diritto allo studio, ma anche della possibilità costituzionale per i genitori di poter liberamente scegliere, all'interno di un sistema integrato di istruzione, dove far crescere, in un ambiente sereno e di qualità, i propri figli. Quindi, credo che, oltre alle emergenze che riguardano il mondo della scuola in toto, quello pubblico, statale e paritario, noi dovremmo pensare anche a finanziamenti collegati alla qualità del nostro sistema di istruzione, rendendolo realmente accessibile a tutti. Per questo noi abbiamo chiesto un'indagine conoscitiva all'interno della VII Commissione proprio sul sistema integrato di istruzione in Italia e in Europa, per vedere in una politica di lungo periodo, come ci aspettiamo da questo Governo, che sosteniamo con lealtà, come poter operare al meglio per un sistema integrato di istruzione europeo.

(Iniziative normative volte ad introdurre reato di omicidio stradale, garantendo l'effettiva espiazione della pena detentiva in carcere da parte dei responsabili nonché l'applicazione della custodia cautelare in carcere – n. 3-00226)

  PRESIDENTE. Il deputato Marco Rondini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00226, concernente iniziative normative volte ad introdurre reato di omicidio stradale, garantendo l'effettiva espiazione della pena detentiva in carcere da parte dei responsabili nonché l'applicazione della custodia cautelare in carcere (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, il 10 luglio 2013 la sedicenne Beatrice Papetti, mentre attraversava la strada provinciale Padana Superiore a Gorgonzola, è stata investita da un'auto pirata ad altissima velocità, che ha poi continuato nella sua folle corsa senza fermarsi per prestare soccorso.
  Dopo sette giorni di indagini serrate da parte delle forze dell'ordine per individuare l'autore del crimine, che nel frattempo era fuggito e si era nascosto, martedì 16 luglio 2013 El Habib Gabardi si è costituito. Due giorni dopo che i carabinieri avevano tradotto in carcere il magrebino, il giudice per le indagini preliminari di Milano, dopo l'interrogatorio di garanzia, non ha accolto le richieste del pubblico ministero, che, invece, aveva chiesto che l'uomo venisse tenuto in carcere, e dunque ha concesso all'investitore gli arresti domiciliari, ed è tornato nella sua casa a due piani, in una tranquilla corte nel centro di Roncello, in Brianza. Chiediamo al Ministro se ritenga opportuno adottare iniziative per introdurre finalmente nel nostro ordinamento il reato di omicidio stradale a carico di chi provoca incidenti mortali e di assicurare a chi si macchia di tale reato l'espiazione della pena negli appositi istituti penitenziari, fin dal momento dell'arresto.

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  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

  ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione dell'onorevole Rondini sui noti e purtroppo dolorosi fatti relativi al decesso della giovane Beatrice Papetti. Come è noto l'investitore, El Habib Gabardi, che subito dopo l'incidente si era dato alla fuga e aveva poi cercato di occultare le tracce inerenti alla propria responsabilità, si presentava dopo qualche giorno ai carabinieri e veniva sottoposto a fermo di polizia giudiziaria. Il pubblico ministero chiedeva la convalida del fermo e l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere in relazione al delitto di omicidio colposo, contestando altresì al Gabardi il reato di omissione dell'obbligo di fermarsi e prestare soccorso. Nel corso dell'udienza di convalida, l'indagato ammetteva i fatti e confessava di non essersi fermato per timore di subire il sequestro del mezzo. All'esito il giudice per le indagini preliminari, con ordinanza del 19 luglio scorso, non convalidava il fermo in ragione della mancanza del pericolo di fuga desunto dalla presentazione spontanea dell'indagato munito di permesso di soggiorno, e disponeva che l'indagato fosse sottoposto agli arresti domiciliari. Sul punto il giudice dava rilievo alla condizione di persona incensurata e regolarmente soggiornante in Italia del Gabardi, nonché al suo seppur tardivo ravvedimento. Ciò richiamato, comprendo lo stato d'animo dei familiari della ragazza per la tragica vicenda che ha toccato profondamente anche il sentimento dell'opinione pubblica.
  Tuttavia non posso non rilevare che per previsione costituzionale il Ministro della giustizia non può intervenire sulle valutazioni di merito dell'autorità giudiziaria. Peraltro ricordo che i termini per una eventuale impugnazione da parte del pubblico ministero non sono ancora scaduti.
  Per quanto riguarda il profilo relativo all'opportunità di introdurre nel nostro ordinamento il reato di omicidio stradale, preciso che, allo stato, non sono allo studio di questo Governo iniziative normative sul tema, che peraltro costituisce oggetto di diversi disegni di legge che mirano a configurare tale delitto quale fattispecie dolosa, con conseguente inasprimento del trattamento sanzionatorio.
  Quanto, infine, al profilo dell'eventuale previsione dell'obbligatorietà della custodia in carcere nei confronti dei responsabili di tali reati, la Corte costituzionale, con ripetute ed anche recentissime pronunce – da ultimo la sentenza n. 232 del 16 luglio 2013 –, ha affermato l'illegittimità costituzionale di previsioni normative, ad eccezione del delitto di associazione di tipo mafioso, volte ad ancorare l'applicazione della misura della custodia cautelare in carcere a criteri di mera automaticità.

  PRESIDENTE. Il deputato Rondini ha facoltà di replicare.

  MARCO RONDINI. Diciamo che non siamo assolutamente soddisfatti della risposta. Intanto perché non avevamo chiesto che il Ministro o il Governo intervenissero sulla capacità di giudicare di un magistrato, se concedere i domiciliari o lasciare in carcere una persona che, sì, non può reiterare il reato o non può inquinare le prove, ma sicuramente non ha dimostrato buona volontà (si è costituito solo quando il cerchio si era stretto intorno a lui). Inoltre, noi non abbiamo chiesto al Ministro di intervenire su quella decisione del magistrato che, ingiustamente e inconcepibilmente, ha permesso al magrebino di tornarsene comodamente a casa sua, lasciando comunque la famiglia distrutta dal dolore provocato da una persona che volutamente si è nascosta per giorni e solo, solo quando il cerchio si è stretto sono intorno a lei ha deciso finalmente di consegnarsi.
  Non chiedevamo al Ministro di intervenire su quella decisione inaudita, chiedevamo al Ministro se era nelle sue intenzioni adottare un provvedimento o prendere in considerazione la possibilità di inserire nel nostro ordinamento, nel Pag. 44codice penale, il reato di omicidio stradale. Ed è logico che si chieda, per chi, magari, si mette alla guida di un autoveicolo sotto l'effetto dell'alcool piuttosto che della droga oppure percorre le nostre strade ad alta velocità, per queste persone che per noi sono dei cretini e che diventano dei criminali nel momento in cui ammazzano qualcuno, è logico – ripeto – prevedere che queste persone stiano immediatamente, quando arrestate, in carcere, e non comodamente a casa loro. Questo noi chiedevamo. Per questo noi non siamo assolutamente soddisfatti. Come ho già avuto modo di annunciare la scorsa settimana intervenendo in Aula, noi stiamo predisponendo, e a breve depositeremo, un disegno di legge volto a far recepire dal nostro codice penale il reato di omicidio stradale. La Corte costituzionale, io ritengo che debba uniformarsi anche a quello che è il sentire comune. Non sono le «Tavole della Legge», che sono immodificabili.

  PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

  MARCO RONDINI. Io credo che i magistrati debbano cominciare a prendere coscienza che delle loro azioni devono rispondere anche davanti all'opinione pubblica. Grazie.

(Iniziative di competenza per garantire l'effettivo accesso alla giustizia in Campania, in considerazione del processo di riorganizzazione degli uffici giudiziari – n. 3-00227)

  PRESIDENTE. Il deputato Arcangelo Sannicandro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Migliore n. 3-00227, concernente iniziative di competenza per garantire l'effettivo accesso alla giustizia in Campania, in considerazione del processo di riorganizzazione degli uffici giudiziari (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, come è noto la riforma della geografia giudiziaria comporta la soppressione di 31 tribunali e 220 sezioni distaccate. La situazione è particolarmente complicata in Campania, dove parecchi uffici saranno soppressi e dovrebbero essere allocati tutti presso la sede monumentale del Castello aragonese di Aversa, a cui verrebbero, appunto, allocate queste sezioni distaccate.
  In particolare, per la creazione del cosiddetto tribunale di Napoli nord verrebbero soppresse le sedi di Pozzuoli, aperta soltanto due anni fa, completamente a norma e ristrutturata, la sede di Marano, rispetto alla quale sono stati già spesi 3 milioni di euro per la messa in sicurezza e a norma, Afragola, sede completamente a norma di recentissima costruzione, Frattamaggiore, Casoria, con ingente carico di ruoli e così via.
  Ora, il presidente del tribunale di Napoli, Alemi, ha chiesto al competente Ministero, nonché al Consiglio superiore della magistratura, una proroga strategica delle sedi di Casoria, Ischia e Marano, in relazione al sovrabbondante carico dei ruoli facenti capo ad esse.
  Quindi, in sostanza si chiede un po’ di tempo in più per organizzare meglio il lavoro, adottando disposizioni integrative e correttive che sono già previste dal decreto legislativo n. 155 del 2012, in maniera tale che si tenga conto della specificità territoriale e delle esigenze civili della comunità campana. Non si chiede certo la sospensione della riforma.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

  ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione dell'onorevole Migliore ribadendo quanto da me già dichiarato sul tema della revisione degli uffici giudiziari campani.
  Con l'istituzione del tribunale di Napoli nord è fortemente mutato, in senso positivo, l'assetto degli uffici giudiziari del distretto di Napoli. Infatti, tale tribunale, con un bacino di utenza di circa un milione di abitanti, è per grandezza il dodicesimo tribunale italiano su 135.Pag. 45
  Con la sua istituzione è stata razionalizzata la presenza degli uffici del distretto e decongestionato opportunamente il tribunale di Napoli, che ha visto ridurre significativamente il suo bacino di utenza.
  Sottolineo, infine, che sulla stessa area territoriale si è previsto un notevole potenziamento degli organici dei magistrati del distretto con un aumento di ben 63 unità. È stata inoltre corrispondentemente aumentata di ben 140 unità la dotazione organica di personale amministrativo.
  Quanto alle strutture del nuovo tribunale di Napoli nord ad Aversa, l'immobile principale prescelto, il Castello aragonese, è completamente ristrutturato, in quanto già sede della Scuola di formazione della polizia penitenziaria e, per la sua concreta utilizzazione, saranno necessarie opere di semplice adattamento interno di costo assai limitato. Il relativo studio di fattibilità è stato già analizzato dal Ministero della giustizia e il sindaco di Aversa ha assicurato piena collaborazione alla realizzazione delle opere.
  Per l'istituzione del nuovo ufficio è previsto, inoltre, l'utilizzo di altri due immobili poco distanti, di cui uno attualmente inutilizzato e completamente risistemato, mentre l'altro potrà essere ugualmente destinato a eventuali ulteriori esigenze del tribunale. Anche in questa occasione intendo comunque segnalare che sul tema della revisione della geografia giudiziaria resta aperta la possibilità, contemplata dal legislatore, di interventi correttivi o integrativi, nell'arco del biennio previsto dalla legge, che si rendessero necessari sulla base di evidenze emergenti dalla concreta attuazione della riforma, anche sulla scorta di un adeguamento-monitoraggio che verrà svolto dagli uffici del mio Ministero.

  PRESIDENTE. L'onorevole Sannicandro, ha facoltà di replicare.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Ministro, faccio presente che questa situazione – e in particolare lo stato dell'arte in tutta la Campania – fu già oggetto di un documento dell'Associazione nazionale magistrati, che evidenziava la particolare criticità della situazione in Campania.
  Lei oggi dà assicurazioni, come dire, ottimistiche, io – mi dispiace dirlo – credo che bisogna far riferimento a ciò che dice il presidente del tribunale di Napoli, che essendo sul territorio e dovendo realizzare la riforma, evidentemente trova delle difficoltà concrete.
  Ora, la legge consente a lei e al Consiglio superiore della magistratura, di fronteggiare da subito le situazioni, non c’è bisogno di aspettare il biennio. Se la situazione fosse grave, perché attendere che maturi un periodo così lungo di caos – perché questo sarà - ? Io lo dico perché ho sperimentato ciò che sta accadendo altrove. Innanzitutto, sta accadendo che quella che è una riforma ispirata al risparmio si sta rivelando, invece, una norma dissipatrice di risorse economiche, se è vero com’è vero che si abbandonano immobili, come anche in questo caso – ho già citato alcuni casi – immobili del demanio, sia statale che comunale, e in alcune province si sta ricorrendo esclusivamente ad agenzie immobiliari per ricercare degli immobili da affittare.
  Io credo che noi dovremmo riparlare meglio dopo il 13 settembre, quando entrerà a regime – dovrebbe entrare a regime – la riforma e vedremo, appunto, come l'ottimismo che dal Ministero promana io credo che sia del tutto infondato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative ispettive presso la procura di Varese in relazione al caso di Giuseppe Uva – n. 3-00228)

  PRESIDENTE. Il deputato Ferraresi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00228, concernente iniziative ispettive presso la procura di Varese in relazione al caso di Giuseppe Uva (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  VITTORIO FERRARESI. Gentile Ministro, il 14 giugno 2008, Giuseppe Uva, per aver spostato una transenna, venne condotto Pag. 46nella caserma dei carabinieri di Varese ove entrò con le sue gambe e senza alcun verbale di arresto. Poi venne ricoverato in regime di TSO presso l'ospedale di Circolo di Varese ove morì a soli 43 anni. Da quel momento la sorella Lucia Uva ha dovuto assistere ad una tragica escalation di peripezie giudiziarie con protagonista il PM di Varese, Agostino Abate. Egli solo a luglio 2013, a meno di un anno dalla prescrizione, ha portato davanti ad un GIP, per chiederne l'archiviazione, la posizione dei sei carabinieri e due poliziotti che ben cinque anni fa avevano condotto e trattenuto in caserma Giuseppe e ciò solo dopo che due giudici lo avevano sollecitato, mentre nel frattempo lo stesso Abate si è adoperato per portare a giudizio tre medici tutti assolti nonché la sorella di Giuseppe e altri soggetti per quanto da loro espresso pubblicamente. Siamo, quindi, qui a chiedere al Ministro se non reputi necessario assumere iniziative ispettive presso la procura di Varese al fine dell'esercizio di tutti i poteri di competenza, ivi compresa la promozione dell'azione disciplinare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

  ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, le vicende collegate alla morte di Giuseppe Uva sono da molto tempo all'attenzione degli uffici del mio Ministero. So che si tratta di una vicenda particolarmente dolorosa e tuttora con dei punti oscuri che devono essere chiariti e rispetto ai quali non si è ancora pervenuti ad una risposta giudiziaria convincente. Come sapete, proprio per questa ragione, di recente ho ritenuto di ricevere personalmente i familiari del signor Uva per ribadire loro la mia personale vicinanza e il mio impegno nella ricerca della verità.
  Sul piano istituzionale vi informo che, sin dalle prime segnalazioni ricevute dagli uffici ministeriali, sono state tempestivamente intraprese tutte le iniziative conoscitive ed ispettive volte ad accertare la sussistenza di profili di responsabilità disciplinare in capo ai magistrati che, a diverso titolo, si sono occupati della vicenda. I risultati sono stati negativi. Ed anche il procuratore generale presso la Corte di Cassazione, titolare anch'egli dell'azione disciplinare, ha escluso la sussistenza di comportamenti disciplinarmente rilevanti con ciò procedendo all'archiviazione degli atti in data 9 maggio 2011 e 13 dicembre 2012.
  Devo però subito aggiungere che, successivamente, nell'ambito del procedimento penale della procura di Varese, conseguentemente alla trasmissione degli atti al pubblico ministero disposta dal tribunale di Varese con sentenza del 23 aprile 2012, con la quale si indicava la necessità di approfondimenti investigativi su ciò che era accaduto prima del ricovero in ospedale dell'Uva, il giudice per le indagini preliminari, pochi giorni addietro, ha depositato un provvedimento di rigetto della richiesta di archiviazione al pubblico ministero con riguardo alla posizione processuale di coloro che si trovavano nella caserma dei carabinieri di Varese ove il predetto era stato condotto subito dopo il fermo di identificazione della polizia giudiziaria.
  Si tratta di un fatto processuale di grande rilevanza, in particolare per l'eccezione di merito che il giudice ha rassegnato in ordine all'attività investigativa che richiede un esame approfondito da parte degli uffici competenti perché potenzialmente idoneo a far luce sulle effettive responsabilità nell'accertamento delle cause di una morte che è rimasta tuttora inspiegabile. Voglio pertanto assicurare l'Aula di aver già dato incarico alla competente articolazione ispettiva affinché valuti gli elementi conoscitivi da ultimo intervenuti, unitamente alle precedenti acquisizioni, provvedendo agli accertamenti necessari a far luce sull'intera vicenda. Solamente all'esito delle risultanze ispettive, quindi, potrò assumere le eventuali determinazioni sul piano disciplinare.

Pag. 47

  PRESIDENTE. Il deputato Ferraresi ha facoltà di replicare.

  VITTORIO FERRARESI. Sì, grazie, Ministro, noi ci riterremo soddisfatti chiaramente solo quando vedremo che lo Stato si muoverà. Sembra che qualcosa sia stato fatto, per questo la ringraziamo. Questo caso è un emblema di tanti altri casi in cui le forze dell'ordine abusano dei propri poteri, rimanendo in un alveo di impunità proprio in un momento in cui cittadini sono nelle mani di chi li dovrebbe tutelare, di chi dovrebbe garantir loro l'incolumità.
  Anche l'ultimo provvedimento, come ha ricordato il GIP di Varese, del 20 luglio 2013, ha evidenziato come dopo la trasmissione degli atti alla procura, effettuata dal giudice del tribunale di Varese, dottor Moscato, il PM Abate non abbia compiuto alcuna attività di indagine ed abbia inoltre effettuato una contestazione, definita apodittica, di mere lesioni personali semplici, a fronte della morte di un uomo avvenuta nelle mani dello Stato e rimasta ancora priva di giustificazione.
  Non possiamo non interrogarci sul fatto che alla procura di Varese è stato consentito fino ad oggi al PM Abate di personalizzare il fascicolo relativo alla morte di Giuseppe Uva. Molti sono i casi che ancora rimangono nel silenzio, altri arrivano a sentenze lontane dal valore della giustizia e altri casi, come quello del nostro Giuseppe, non riescono per ora ad avere nemmeno la dignità di vedere celebrato un giusto processo, in cui si accertino le cause della sua morte, da cinque anni.
  Sì, perché se non si interviene subito c’è il grave rischio che molti di questi reati ipotizzati cadano in prescrizione il prossimo anno e ciò vorrebbe dire lasciare la morte di Giuseppe Uva non solo senza colpevoli, ma pure senza alcun tentativo di ricerca della verità. Il comportamento di questo PM secondo me è indicativo di questo sintomo. Io veramente voglio dirvi di indagare davvero approfonditamente, perché questi comportamenti che poi ho riportato nella mia interrogazione sono tutti scritti, sono tutti agli atti e sono molto precisi ed inqualificabili. Non si è mai visto un caso del genere.
  Noi crediamo nella magistratura e nelle forze dell'ordine e proprio perché pensiamo che la credibilità di queste istituzioni non debba essere intaccata in questo modo, vi chiediamo che lo Stato intervenga dando un segnale forte di vicinanza ai familiari di Giuseppe Uva, che rimangono tuttora, dopo cinque anni, in attesa di iniziare un percorso di verità e soprattutto di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Misure per garantire la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria, anche in relazione alla carenza di personale e alla questione del sovraffollamento carcerario – n. 3-00229)

  PRESIDENTE. La deputata Binetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00229, concernente misure per garantire la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria, anche in relazione alla carenza di personale e alla questione del sovraffollamento carcerario (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, il mio intervento va in una direzione solo apparentemente diversa rispetto a quella appena segnalata dai colleghi ed è un intervento che vuole mettere in evidenza la condizione in cui versano le guardie carcerarie. Solo pochi giorni fa è stata denunciata dal sindacato di polizia penitenziaria Sappe una nuova aggressione, che si è verificata nel carcere di Rebibbia. Noi sappiamo che il carcere di Rebibbia, così come anche il carcere di Regina Coeli, a Roma, hanno un indice di sovraffollamento veramente impressionante: da 750 possibili carcerati ne sono ospitati nella casa circondariale 1.250 in una e da 900 sono 2.500 nell'altra. Sono numeri importanti e sono numeri che entrano in rotta di collisione immediata con la diminuzione del personale che dovrebbe occuparsi di questi detenuti. Quindi il tema del sovraffollamento non è soltanto un tema Pag. 48di spazi, è certamente un tema di dignità, di dignità per i carcerati, ma è anche un tema di dignità per le guardie carcerarie. Io chiedo se non è opportuno intervenire tempestivamente al fine di garantire un'adeguata sicurezza agli agenti, alle strutture in cui essi operano però, come abbiamo sentito dire appena adesso, anche alle persone che in queste strutture vengono alloggiate.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

  ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, l'episodio citato dall'onorevole di Binetti, avvenuto il 5 luglio scorso nell'istituto femminile di Roma Rebibbia, riguarda la signora Nicoletta Angel, detenuta straniera con problematiche di tossicodipendenza e di carattere psichiatrico. La signora Angel, a seguito di un gesto autolesionistico, è stata sottoposta al regime di sorveglianza a vista per tutelarne l'incolumità fisica, tenuto anche conto che già in passato aveva compiuto analoghi gesti, per i quali si era reso necessario l'intervento di sostegno del personale di polizia penitenziaria. A seguito della sottoposizione al regime di sorveglianza a vista, la detenuta ha dato fuoco al proprio materasso ed ha aggredito il personale intervenuto, cagionando agli agenti lesioni, peraltro di lieve entità.
  Allo stato presso l'istituto in questione risultano presenti 409 detenute, a fronte di una capienza regolamentare tollerabile rispettivamente di 257 e 361 posti. È di tutta evidenza che la riscontrata situazione di sovraffollamento – per la cui soluzione sono personalmente impegnata, come è noto a questo Parlamento – incide non solo sulle condizioni detentive, ma anche su quelle operative del personale della polizia penitenziaria.
  Ciononostante, posso assicurare che nell'istituto, grazie anche all'abnegazione del personale di polizia penitenziaria, purtroppo sottodimensionato rispetto alla previsione organica, si sono messe in atto tutte le iniziative volte a migliorare le condizioni di vivibilità della popolazione carceraria. Tra l'altro, nell'istituto femminile di «Rebibbia» le detenute hanno la possibilità di vivere fuori dalla stanza per tutto l'arco della giornata e precisamente dalle otto del mattino alle venti di sera, fruendo di numerose e varie offerte trattamentali.
  Tengo, infine, a informare che la delicata questione della carenza del personale della Polizia penitenziaria del carcere in questione – sono in servizio 173 unità a fronte delle 247 previste – potrà essere portato a soluzione grazie anche alle prossime assegnazioni di personale derivanti dalla conclusione del 166o e del 167o corso di formazione per neo agenti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro. Di fatto sono molto contenta che in questo momento a presiedere l'Aula ci sia il Presidente Boldrini che non da poco si è recata in queste stesse situazioni e che è in grado di testimoniare come la parola d'ordine che è stata gridata dagli uni e dagli altri in modi diversi è stata quella: «dignità, dignità, dignità». Ringrazio il Ministro per la sua attenzione. Mi rendo conto che c’è la piena e assoluta consapevolezza del sottodimensionamento delle persone. Mi permetto anche di far notare, proprio per il riferimento che lei ha fatto alla condizione della paziente – a me così viene da definirla, perché si trattava anche di una persona tossicodipendente e, quindi, anche con tutta una serie di disagi aggiuntivi – che, anche la medicina penitenziaria, è una medicina totalmente sottodimensionata rispetto ai bisogni dei carcerati e anche, io credo, in certi momenti, rispetto ai bisogni del personale, se penso alle condizioni di stress in cui tutti quanti sono chiamati a operare.
  Noi abbiamo discusso in quest'Aula, pochi giorni fa, un disegno di legge che in qualche modo l'opinione pubblica ha chiamato un po’ «svuota carceri». È un disegno di legge che in qualche modo noi Pag. 49abbiamo voluto chiamare in un modo diverso invece, con riferimento ai modi alternativi di scontare le proprie pene. Noi l'abbiamo discusso, noi l'abbiamo votato, noi siamo tutti convinti che questa sia una necessità reale, così come siamo convinti che ci siano anche spazi inutilizzati all'interno delle carceri, e che siano anche inutilizzati ancora una volta per mancanza di personale. È evidente che è un problema che non ammette una soluzione sola, ma ammette necessariamente una soluzione di tipo multidimensionale, ripeto, che riguarda la logistica, che riguarda la formazione, che riguarda il numero stesso delle persone, che riguarda un certo turnover positivo che si deve poter creare tra di loro, ma che riguarda anche una cultura diversa relativa alla considerazione del carcere come luogo di riabilitazione, e non soltanto come un luogo di segregazione, perché in questo caso, allora, tra i primi segregati ci sarebbero anche le nostre stesse guardie carcerarie. Nessuno di noi vuole una cosa di questo tipo, mentre tutti contiamo su di loro perché possono davvero essere gli agenti primari di riabilitazione.
  In questo, però, veramente rivolgo un'attenzione del tutto particolare alla medicina penitenziaria. Fino a pochi anni fa questa era come una branca a parte della medicina, dopodiché in qualche modo è rientrata nell'ambito di quello che è il Servizio sanitario nazionale, però tutti sappiamo che c’è ancora un gap tra queste due forme che lascia soli, sia i carcerati, sia le guardie. Quindi, io, mentre ringrazio per la risposta, mi appello davvero alla sua sensibilità (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

(Intendimenti del Governo in merito ai recenti sviluppi della vicenda di Cesare Battisti – n. 3-00230)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Giorgia Meloni n. 3-00230, concernente intendimenti del Governo in merito ai recenti sviluppi della vicenda di Cesare Battisti (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). Il deputato Fabio Rampelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione che ha testé sottoscritto.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, Ministro, come sa l'ex terrorista Cesare Battisti pare rischierebbe – dico pare, il condizionale è d'obbligo perché non abbiamo avuto riscontri ufficiali ed è anche per questo che siamo qui a interpellarla al riguardo – l'espulsione dal Brasile a causa di una condanna che sarebbe intercorsa recentemente per uso di documenti e timbri falsi sul proprio passaporto. Ricordo che appartenne al gruppo Proletari armati per il comunismo e fu condannato all'ergastolo con sentenze definitive per quattro omicidi tra il 1978 e il 1979. Ricordo che l'Italia, dopo vari anni di latitanza, richiese al Brasile l'estradizione, pratica che ahimè non ebbe fortuna e che indignò un po’ l'opinione pubblica generale, intanto per le motivazioni che furono addotte al riguardo.
  Si parlò di «fondato timore di persecuzione» – tra virgolette, lo sto leggendo – «per le sue idee politiche», nel caso in cui fosse stata concessa l'estradizione all'Italia, come se l'Italia fosse un Paese a conduzione dittatoriale.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FABIO RAMPELLI. Quindi, noi siamo qui per chiedere, signor Ministro, a lei, se il Governo è informato di questa novità, se il Governo, in qualche maniera, si è attivato per garantire, nel caso fossero confermate queste voci, che Cesare Battisti possa essere assicurato alla giustizia italiana per scontare le pene.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

  ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, l'interrogazione dell'onorevole Meloni fa riferimento alla nota questione dell'estradizione Pag. 50di Cesare Battisti, rifiutata dal Brasile con decisione del 31 dicembre 2011 dal Presidente Lula.
  Recentemente, la quinta sezione del Tribunale superiore di giustizia brasiliano non ha accolto il ricorso del Battisti contro la condanna per il reato di uso di timbri falsificati sul passaporto rilasciato dal servizio immigrazione di quel Paese. Secondo il tribunale, che cita lo Statuto dello straniero, il reato di frode per l'ingresso in Brasile potrebbe comportare, oltre le sanzioni previste per la fattispecie, anche un provvedimento di espulsione. La decisione del tribunale è basata sull'argomentazione che il Battisti è entrato illegalmente in Brasile e con l'aggravante di averlo fatto in maniera fraudolenta. Questa circostanza, peraltro, è sempre stata evidenziata anche dalla nostra ambasciata in Brasile.
  La decisione del tribunale è stata pubblicata il 1o luglio, tuttavia si dovrà attendere la scadenza dei termini per gli eventuali ricorsi da parte dei difensori del Battisti per conoscere la decisione che adotterà il Governo brasiliano sull'eventuale espulsione dello stesso. Nel caso in cui Battisti dovesse essere espulso dal Brasile verso l'Italia a seguito della condanna per l'uso di passaporto falso, il procuratore generale presso la Corte d'appello di Milano provvederà immediatamente a dare esecuzione alla pena, sulla base del provvedimento emesso il 17 aprile 2007.
  Tengo, comunque, a rassicurare che la vicenda, per la sua delicatezza, è seguita con particolare attenzione da tutte le componenti del Governo interessate.

  PRESIDENTE. Il deputato Rampelli, ha facoltà di replicare.

  FABIO RAMPELLI. Signora Presidente, signora Ministro, la ringrazio per la puntuale ricostruzione dei fatti intercorsi. Ovviamente, ci auguriamo che, effettivamente, quello che lei ci ha appena descritto possa avverarsi. In Italia c’è una grande domanda di giustizia; in particolare, in ordine agli anni cosiddetti di piombo. Troppi omicidi, troppi delitti, troppi lutti non hanno avuto risposta, troppe famiglie sono in attesa di avere giustizia; una percentuale comunque poco significativa di terroristi è stato assicurato alla giustizia e, quindi, come sappiamo, nella ricostruzione della memoria, se non si riesce a dare giustizia non si riesce neanche a pacificare, almeno gli attori principali degli scontri e delle ostilità che poi sono degenerate, anche, nella cosiddetta lotta armata.
  Ci auguriamo che il Governo – a prescindere dalla circostanza che qui abbiamo narrato e a cui spero abbiamo dato anche un contributo positivo, stimolando, quindi, a non abbassare la guardia, per questo e per altri casi – sia nelle condizioni di attenzionare e quindi di fare la necessaria attività di intelligence, di sprigionare le migliori energie dei nostri servizi, di non dare l'impressione che l'Italia, comunque, possa essere un Paese messo alla berlina da qualche altro Paese. Ricordo che Cesare Battisti ha fatto il latitante in Francia, poi si è trasferito comodamente in Messico, poi si è trasferito nuovamente in Brasile, dove è stato libero fino a che non è stato oggetto di arresto ma, poi, come sappiamo e come abbiamo già detto, la domanda di estradizione presentata dall'Italia ha avuto, ahimè, un pessimo esito; magari, anche la nostra diplomazia, forse, in quelle circostanze avrebbe potuto essere un po’ più incisiva e crearsi quelle alleanze necessarie per arrivare ad una conclusione positiva. Penso che, in questi casi, se si crede alla necessità di assicurare alla giustizia un delinquente, un terrorista colpevole di quattro omicidi, bisogna poterlo fare con determinazione, seguendo i procedimenti con grande attenzione nel corso delle settimane, dei mesi, degli anni, senza, quindi, lasciare nulla di intentato.

  PRESIDENTE. Deputato Rampelli, concluda.

  FABIO RAMPELLI. Ricordo che anche il nostro Capo dello Stato fu molto solerte all'epoca e condannò, esplicitamente, Pag. 51quelle motivazioni che io ho raccontato, addotte dalla Corte di giustizia brasiliana che hanno, praticamente, accusato l'Italia, di fatto, di non essere un Paese dove si potesse coltivare e garantire il diritto.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà tra cinque minuti con il seguito della discussione del decreto-legge recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia.

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,35.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baretta, Berretta, Bocci, Bray, Brunetta, Caparini, Capezzone, Carrozza, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Dambruoso, De Girolamo, Dellai, Di Lello, Epifani, Fassina, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, La Russa, Legnini, Leone, Lorenzin, Losacco, Lupi, Giorgia Meloni, Migliore, Orlando, Pisicchio, Realacci, Sani, Santelli, Sereni, Speranza, Tinagli, Turco e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,37).

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, insieme al presidente Boccia abbiamo letto con sconcerto le dichiarazioni del deputato Vecchio sull'esame in Commissione del decreto-legge cosiddetto «del fare» diffuse oggi dalle agenzie di stampa. Secondo il deputato Vecchio, «che i testi delle leggi siano manipolati dai funzionari della Camera è davvero inaccettabile, burocrati inamovibili che quatti quatti introducono pesanti emendamenti agli articoli, attribuendoli poi a distrazione». «Funzionari», prosegue il deputato, «che gestiscono i testi normativi, calpestando il ruolo e l'autonomia del Parlamento». Il deputato prosegue sostenendo che, all'articolo 126-bis, un «non» arrivato chissà da dove fa saltare il provvedimento che metteva un tetto agli stipendi dei manager pubblici voluto dal Governo Monti.
  Riteniamo che le affermazioni del deputato Vecchio siano false e diffamatorie. Sono false, perché la modifica alla disciplina relativa al tetto degli stipendi dei manager pubblici, da riferirsi correttamente all'articolo 12-bis inserito nel testo con l'emendamento 12.013 dei relatori e non ad un inesistente articolo 126-bis riportato nell'agenzia, è stata oggetto di un emendamento a firma dei relatori, l'emendamento 12-bis.1, distribuito a tutti i deputati presenti e approvato dalle Commissioni affari costituzionali e bilancio nella seduta del 22 luglio scorso. Le affermazioni del deputato Vecchio sono diffamatorie perché gettano discredito sul Parlamento, sull'amministrazione della Camera dei deputati, e in particolare sui consiglieri parlamentari che, in occasione dell'esame del decreto-legge cosiddetto «del fare», hanno, come di consueto, esercitato in maniera impeccabile di giorno e di notte, nel vero senso del termine, le funzioni di consulenza procedurale, assistenza giuridico-legale e certificazione dei lavori parlamentari affidate loro dal Regolamento dei servizi e del personale. La parziale marcia indietro che poi si legge sulle agenzie non sminuisce per nulla la gravità delle affermazioni che con il presidente Boccia abbiamo qui stigmatizzato.

Pag. 52

  PRESIDENTE. Presidente, lei sa che mi ero già pronunciata questa mattina su questo tema, e mi associo sicuramente a quanto da lei adesso sottolineato e stigmatizzato. Grazie.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, vorrei sapere, siccome l'Aula doveva riprendere dopo cinque minuti la sospensione, come mai si è avuta questa sospensione di più di venti minuti ed a cosa è dovuta. Mi rivolgo quindi a lei affinché possa rispondere a questo mio dubbio.

  PRESIDENTE. Non credo che sia una novità che dopo il question time ci sia una sospensione: a me è capitato personalmente già altre volte.

  ANDREA COLLETTI. Allora la prossima volta magari la potrebbe dare di venti minuti, la sospensione, non di cinque minuti, così da...

  PRESIDENTE. Non credo che sia il caso di fare uno scambio diretto: le ho già dato una risposta.

  LORENZO DELLAI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Signor Presidente, intervengo trenta secondi per dire che mi dispiace che il presidente della Commissione sia intervenuto in assenza del collega Vecchio, ma devo dire che il collega ha anche avuto modo di precisare ulteriormente le sue prime affermazioni.
  In ogni caso io, a nome del gruppo, ho avuto modo di precisare pubblicamente che esprimiamo la massima considerazione e il massimo rispetto per i funzionari che supportano l'attività delle strutture legislative. Evidentemente la cosa è maturata all'interno di un disagio complessivo che si nota per il procedere talvolta convulso dell'azione legislativa; mi pare che, da questo punto di vista, l'incidente possa essere chiuso; nel merito mi pare che anche il Governo abbia espresso in ogni caso l'orientamento a porre correzione in sede di Senato al testo.
  Quindi, mi pare che possiamo considerare, ripeto, chiuso questo incidente, rimane il disagio espresso dal collega e rimane da parte nostra naturalmente la massima considerazione per i funzionari che ci accompagnano con professionalità nel nostro lavoro.

  PRESIDENTE. Grazie per questa precisazione.

  GIUSEPPE BRESCIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, il mio collega Colletti aveva chiesto come mai da cinque minuti la sospensione poi sia diventata di venti minuti, questo è il dubbio e vogliamo che risponda a questa domanda, non perché c’è stata una sospensione. Lo sappiamo che c’è stata una sospensione, vogliamo sapere perché ne aveva annunciata una di cinque e poi è diventata di venti.

  PRESIDENTE. Diciamo che abbiamo calcolato male i tempi. Va bene così ?

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 23 luglio 2013, la deputata Roberta Lombardi ha comunicato le sue dimissioni da presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle. Comunico inoltre che, con lettera pervenuta il 23 luglio, il deputato Riccardo Nuti ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha proceduto in pari data alla sua elezione a presidente del gruppo.

Pag. 53

Si riprende la discussione (ore 16,40).

  PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono iniziati gli interventi sugli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 1248-A/R)

  PRESIDENTE. Il deputato Corsaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/150.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, questo ordine del giorno prende spunto da un tema abbastanza scottante che ha riguardato l'ultima notte dei lavori delle Commissioni riunite ed è specificamente il tema per il quale, nell'ultima tornata di emendamenti che sono stati sottoposti dai relatori, quegli emendamenti salvifici, per intenderci, per i quali i relatori hanno fatto strale di correttezza nei confronti dei commissari della I e della V Commissione, inducendoli ad aspettare, attendere, prolungare e continuamente prorogare la durata delle Commissioni in attesa che qualche velina del Governo indicasse loro i contenuti degli emendamenti basilari dei quali non si poteva fare a meno, all'interno di questo pacchetto è comparsa una meravigliosa norma aggiuntiva che istituisce, alla modica cifra di 300 mila euro di compenso annuale, la figura del commissario straordinario per il controllo sulla spesa pubblica. Ora, noi abbiamo vissuto una stagione particolare, una stagione di sostanziale congelamento della democrazia, in cui i partiti ed il Parlamento sono stati esautorati del loro diritto-dovere di scelta per dare spazio e campo all'azione di un Governo cosiddetto «tecnico», il cui vantaggio doveva essere agli occhi del Paese proprio quello di essere in condizioni di terzietà rispetto alle possibili azioni di condizionamento politico e perciò stesso aveva meglio e più di altri Esecutivi la possibilità di intervenire nei veri gangli della spesa pubblica, riducendone le dispersioni, argomento questo che nessuna colorazione politica era stata in grado di fare perché ciascuno è sensibilizzato alla costruzione, alla raccolta e al mantenimento del consenso.
  Quindi, è chiaro che intervenire sulla spesa pubblica vuol dire alienarsi questa o quella simpatia – più si arriva a ridosso della campagna elettorale, più chi fa politica e deve costruire il proprio consenso fa fatica ad assumere scelte impopolari – ci sembrava ed era sembrato a tutti che il Governo tecnico fosse nelle condizioni migliori, scevro da condizionamenti, anche perché, in quel caso, l'allora Presidente del Consiglio Monti giurò al volgo e all'incrita che mai sarebbe sceso in campo in una competizione elettorale diretta, cosa che poi si è dimostrata una bugia, di lì a pochi mesi, come è chiaramente riscontrabile dal fatto che ha non solo deciso di porsi in campo, ma addirittura formato una formazione politica. Ci era sembrato che quello fosse il momento per poter intervenire sulla spesa pubblica e fare dei tagli; il problema fu che il cosiddetto Governo dei tecnici, che aveva investito il Ministro più prestigioso, o almeno così ce lo descrisse allora il professor Monti, ovvero il Ministro Giarda, del compito di individuare le sacche di dispersione di risorse pubbliche per tagliare la spesa pubblica stessa, si arrese dopo tre mesi del suo compito, e arrivò in Aula dicendo: ho visto la spesa pubblica, che dimensiona circa 800 miliardi l'anno, e so che c’è forse una parte di circa 4 miliardi, o 4 miliardi e mezzo, all'interno della quale ancora si può andare a vedere quali e quante voci di spesa è possibile, se non tagliare, almeno ridurre, quindi, sostanzialmente, niente.
  Di fronte a questa figura barbina – una delle tante – a cui ci ha abituati il meraviglioso e mai troppo rimpianto Governo tecnico, il Governo tecnico non trovò di meglio, che commissionare il cosiddetto tecnico al quadrato, perché ricordiamo che il Governo tecnico decise di chiamare un tecnico apposito, quindi il tecnico dei tecnici, ergo il tecnico al quadrato, il professor Bondi, il cui compito Pag. 54era quello di fare la verifica della spesa pubblica per individuare quali fossero i tagli praticabili. È finita ingloriosamente la legislatura con tutti, dico tutti, dico tutti, dico tutti, i dati economici che sono peggiorati nei 16 mesi disastrosi dell'esperienza di Monti e del Governo tecnico alla gestione del Paese, senza che anche l'obiettivo lavoro del tecnico al quadrato raggiungesse qualsiasi risultato.
  Ora, siamo alla riedizione del Governo tecnico camuffato dal ruolo politico e ci aspettavamo che, per davvero, fosse la volta buona, visto che l'80 per cento dell'emiciclo sostiene questo Governo. No, anche questa volta non ci siamo e c’è la necessità di individuare, con un emendamento che arriva nottetempo, la figura del commissario straordinario al quale conferiremo 300 mila euro l'anno per i prossimi anni per andare a vedere come è costituito il bilancio dello Stato e andare a capire come sostanzialmente si dovranno operare dei tagli. L'unica cosa che manca, signora Presidente, a questo emendamento, è l'indicazione del nome e cognome, che è di tutta evidenza e che è conosciuto ai più, ma che forse, per completezza di informazione, sarebbe potuto essere accluso anche al testo di questo emendamento. Quindi, questo ordine del giorno, sostanzialmente, richiama il Governo a un minimo, semmai possibile a questo Governo, di serietà sul tema del contenimento della spesa pubblica.

  PRESIDENTE. Il deputato Tripiedi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/10.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, questo ordine del giorno vuole cercare una vera e propria semplificazione. I datori di lavoro e i consulenti del lavoro delegati, previa autenticazione con PIN, possono consultare gli attestati di malattia dei propri dipendenti attraverso i servizi messi a disposizione dall'INPS tramite le consultazioni dell'area dedicata.
  Attraverso questo meccanismo, il datore di lavoro o il consulente da lui delegato può consultare e stampare un attestato di malattia, fornendo il numero di protocollo del certificato e il codice fiscale associato. Considerato che le domande relative alle presentazioni previdenziali – maternità, permessi di disabili, ed altre –, pur compilate in via telematica, devono essere consegnate in via cartacea al datore di lavoro, ritenuto che l'utilizzo di Internet velocizza e riduce i costi connessi alla richiesta delle suddette presentazioni previdenziali, impegniamo il Governo a introdurre meccanismi che consentano l'invio diretto agli intermediari delle domande relative a presentazioni previdenziali, così come già avviene per la verifica dei certificati di malattia.
  Il certificato di malattia attualmente può essere scaricato dal datore di lavoro direttamente dal sito dell'INPS, senza l'obbligo di consegna a mano da parte del dipendente. Si chiede semplicemente che la stessa cosa possa avvenire anche per le domande di maternità.

  PRESIDENTE. Il deputato Florian Kronbichler ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/60.

  FLORIAN KRONBICHLER. Signor Presidente, premetto che l'articolo 5 del disegno di legge di conversione in esame prevede proprio l'estensione dell'ambito dell'applicazione della cosiddetta «Robin Tax», ossia l'addizionale IRES, per le imprese che operano nel comparto energetico, ma qui nel nome del risparmio commetto un autentico fallo ecologico.
  Finora la «Robin Tax» era applicata alle imprese energetiche che avevano conseguito nel periodo di imposta precedente un volume di ricavi superiore a 10 milioni di euro e un reddito imponibile superiore a 1 milione di euro. Con la modifica apportata dal testo in esame, adesso l'addizionale IRES viene applicata alle imprese energetiche con più di 3 milioni di fatturato e 300 mila euro di imponibile. Appunto, la brusca riduzione di queste soglie di fatturato e di imponibile produce un sensibile ampliamento della platea delle imprese che operano nel settore energetico a cui viene applicata questa Pag. 55addizionale, e ciò finisce per colpire non poche società che operano nell'ambito delle rinnovabili. E questo proprio nel momento in cui gli incentivi sono in scadenza e la flessione del mercato europeo fa preoccupare in generale.
  Si ricorda che il decreto-legge n. 112 del 2008, che ha introdotto la «Robin Tax» per le imprese del comparto energetico, escludeva espressamente dalla medesima addizionale le imprese – cito – «che producono energia elettrica mediante l'impiego prevalente di biomasse e di fonte solare-fotovoltaica o eolica».
  Chiediamo, quindi, alla Camera di impegnare il Governo a prevedere, con propria iniziativa legislativa, l'esclusione dall'addizionale IRES per le imprese che producono energia elettrica mediante l'impiego di fonti rinnovabili.

  PRESIDENTE. Il deputato Cristian Invernizzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/37.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno da noi presentato verte sull'articolo 33 del presente decreto, dove si interviene sul procedimento di acquisto della cittadinanza per lo straniero nato in Italia. Questa è una disposizione che appare sicuramente disomogenea rispetto al complesso delle norme inserite nel presente decreto ed evidentemente priva dei requisiti costituzionali della necessità ed urgenza. Viene cioè legificata, con una formulazione generica che non specifica gli eventuali inadempimenti dei genitori o della pubblica amministrazione, la dettagliata prassi amministrativa in materia, il tutto però senza novellare la legge n. 91 del 1992.
  Quindi, non possiamo che valutare la portata di tale intervento governativo alla luce non soltanto, ovviamente, della sua specifica entità, ma anche in un'ottica più ampia. Il Governo, con questa disposizione, interviene nell'ambito della normativa che regola le procedure relative all'acquisizione della cittadinanza.
  Fin dalla passata legislatura il tema della cittadinanza ha occupato ed ancora oggi occupa grande spazio nel dibattito politico. Questa misura del Governo, se considerata in termini politici, appare chiaramente come un test per vagliare la disponibilità della maggioranza su un prossimo intervento strutturato di modifica della normativa vigente in materia di acquisizione della cittadinanza, finalizzata all'introduzione nel nostro Paese del principio dello ius soli. È difatti necessario ribadire che questo decreto-legge, ex articolo 33, interviene a regolare proprio uno dei pochi casi previsti dal nostro ordinamento giuridico di applicazione dello ius soli.
  Quando si affronta il tema del diritto alla cittadinanza non si può ragionare sotto la spinta di argomentazioni suggestive, ma non razionali. L'utilizzo strumentale di argomentazioni finalizzate a facilitare e incrementare l'acquisizione della cittadinanza quale strumento essenziale di una effettiva integrazione nella società, anche attraverso l'utilizzo di patinate immagini di bambini nati e cresciuti in Italia e privati di questo diritto, è socialmente pericoloso. Prevedere, difatti, la cittadinanza a chi, anche se figlio di clandestini appena sbarcati, nasca sul suolo italiano (ius soli), sarebbe molto più pericoloso degli sbarchi di massa. Infatti, non solo il nascituro diverrebbe italiano con tutti i diritti ma permetterebbe a genitori, fratelli e altri parenti di entrare nel nostro Paese con possibilità di permanenza illimitata. Una ondata di nuovi disperati preventivamente legalizzati, ma senza specializzazione alcuna e senza lavoro, prede quindi della povertà e dello sfruttamento.
  Se gli obiettivi del presente decreto-legge sono quelli di apportare modifiche normative atte a semplificare e limitare gli effetti negativi dell'apparato burocratico, sul tema della cittadinanza sarebbe stato più opportuno introdurre, mediante modifiche all'articolo 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, un percorso virtuoso per l'integrazione degli stranieri e apolidi presenti regolarmente nel nostro Paese, introducendo anche l'obbligatorietà di un test di naturalizzazione propedeutico all'acquisto Pag. 56della cittadinanza. Un percorso cioè di reale integrazione e assimilazione nella società italiana e nelle sue varie e fondamentali realtà locali, in modo da vivere attivamente nel nostro Paese, evitando ghettizzazioni che possono portare a disagi e, in alcuni casi, a fenomeni di devianza.
  Il metodo da noi individuato per raggiungere questo scopo è quello di richiedere all'immigrato che intende diventare cittadino italiano il superamento di un esame che ne dimostri il reale livello di integrazione nella nostra società, esame che, oltre a comprendere una prova di lingua italiana e locale, in base alla regione di residenza, comprende anche domande di cultura generale, storia, cultura e tradizioni e sistemi istituzionali, sia nazionali sia locali. L'esame non è da considerare come un ulteriore aggravio delle procedure per l'ottenimento della cittadinanza, ma come un invito all'immigrato ad approfondire la conoscenza del nostro Paese in modo da comprendere nel modo migliore gli usi e i costumi, le leggi, i diritti e i doveri che derivano dall'appartenere alla nostra nazione, per poter convivere quanto meglio possibile con la popolazione autoctona.
  Per questo motivo, impegniamo il Governo a promuovere, in tutte le sedi competenti, strumenti atti ad avviare percorsi virtuosi volti a far sì che nel momento dell'ottenimento della cittadinanza lo straniero possa essere in grado di dimostrare di essere pienamente inserito nel contesto storico e socio-culturale del nostro Paese, anche rispetto alle differenti realtà territoriali.

  PRESIDENTE. Il deputato Di Lello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/30.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, come è noto la legge n. 240 del 2010 ha innovato profondamente la figura del ricercatore universitario, ponendo ad esaurimento il ruolo di ricercatore a tempo indeterminato e introducendo la nuova figura di ricercatore a tempo determinato. Questa riforma sancisce che oggi il RTD, il ricercatore a tempo determinato, rappresenta il nuovo canale per l'ingresso di giovani studiosi nel ruolo di professore associato universitario, attraverso un percorso simile alla procedura tenure-track da lungo tempo usata in molti altri Paesi.
  Si tratta di una figura innovativa e ciò, unitamente alle note – ahimè – riduzioni di finanziamento al sistema universitario nazionale, che si protraggono oramai da un quinquennio, sta rendendo difficile la sua concreta attuazione. Ad oltre due anni di distanza dal varo della legge infatti sono ancora pochissime le posizioni di ricercatore a tempo determinato tipologia b), bandite a livello nazionale, mentre più consistenti sono quelli di tipologia a).
  Il Ministro dell'istruzione, università e ricerca, nel corso delle audizioni davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato, ha evidenziato essere una priorità strategica quella di prevedere, da subito, un Piano straordinario nazionale di reclutamento dei ricercatori ai sensi dell'articolo 24, comma 3, lettera b), della legge n. 240 del 2010, impegnandosi ad emanare un bando nazionale, quantificando in almeno mille le posizioni di ricercatore a tempo determinato tipologia b) da bandire, per un costo, a regime, pari a circa 70 milioni di euro. Appare dunque importante adoperarsi per rendere concreto tale impegno che, unitamente alla già nota questione del diritto allo studio, credo rappresenti una necessità prioritaria per il sistema universitario.
  E dunque, per passare dalle parole ai fatti, i deputati socialisti chiedono che questa Aula impegni il Governo a valutare la possibilità di varare misure urgenti e specifiche per uscire da questa impasse, e avviare così quel processo di rinnovamento e anche ringiovanimento dei professori universitari, arricchendo così l'offerta formativa del nostro sistema universitario.

  PRESIDENTE. Il deputato Claudio Cominardi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/11.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, con il presente ordine del giorno si Pag. 57vuole porre l'attenzione su alcune criticità relative a misure di semplificazione normativa che il Governo avrebbe dovuto risolvere in quest'Aula, ma che, ad oggi, non sono state affrontate. I cittadini attendevano un lavoro di semplificazione normativa e manovra per la ripresa economica. Il Governo ritiene che la semplificazione corrisponda semplicemente alla riduzione delle tutele sui luoghi di lavoro per i lavoratori.
  L'esempio della abrogazione dell'articolo 54 del testo unico n. 1124 del 1965 è stato illuminante. In pratica i datori di lavoro non saranno più obbligati a denunciare all'autorità di pubblica sicurezza le morti sul lavoro e gli infortuni sul lavoro superiori a tre giorni lavorativi. Secondo il Governo, semplificare significa eliminare norme ed istituti giuridici volti alla tutela dei lavoratori. Per meglio rappresentare l'allontanamento delle istituzioni dal cittadino, possiamo sottoporre all'Aula un esempio concreto di questa arretratezza in materia di informatizzazione e semplificazione normativa, concernente le comunicazioni per denunciare gli infortuni sul luogo di lavoro. In caso di infortunio sul luogo di lavoro, il datore di lavoro è tenuto a inoltrare la denuncia all'INAIL tramite il portale dell'area dedicata; per la richiesta di liquidazione, è necessario da parte del datore l'inserimento di dati relativi all'azienda, quelli relativi alla dinamica dell'incidente e quelli relativi all'inquadramento del lavoratore infortunato. Tuttavia, nei casi di infortunio del dipendente part-time l'INAIL, dopo aver ricevuto la relativa denuncia, richiede dei dati aggiuntivi all'impresa, come per esempio, orario part-time, orario full-time applicato in azienda e retribuzione di riferimento annuale, per poter procedere alla liquidazione. Tale doppia comunicazione con l'ente comporta una ulteriore perdita di tempo e denaro a carico dei cittadini e a carico dell'INAIL stesso.
  Non si comprende perché in questo Paese debbano esistere doppie comunicazioni, doppi incarichi, doppi organismi, doppi stipendi. In ogni, caso, con riferimento all'ordine del giorno presentato, noi sollecitiamo la realizzazione di un sistema informatico più completo, in modo tale da poter evitare un adempimento in più, razionalizzare i costi e semplificare anche l'attività dei dipendenti dell'INAIL.
  Presidente, vorrei sapere se ho ancora del tempo a disposizione. Presidente... Presidente, ho ancora tempo ?

  PRESIDENTE. Sì, ha ancora tempo a disposizione. Ha due minuti e 40 secondi. Prego.

  CLAUDIO COMINARDI. Allora, ne approfitto per leggere il testo integrale dell'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Sì, prego.

  CLAUDIO COMINARDI. «La Camera, premesso che: in caso di infortunio sul luogo di lavoro, il datore di lavoro è tenuto a inoltrare la denuncia all'INAIL tramite il portale nell'area dedicata; per la richiesta di liquidazione, è necessario da parte del datore l'inserimento di dati sia relativi all'azienda, quelli relativi alla dinamica dell'incidente e quelli relativi all'inquadramento del lavoratore infortunato; considerato che nei casi di infortunio del dipendente part time l'INAIL, dopo aver ricevuto la relativa denuncia, richiede dei dati aggiuntivi all'impresa (orario part time, orario full time applicato in azienda e retribuzione di riferimento annuale) per poter procedere alla liquidazione; ritenuto che tale doppia comunicazione con l'ente comporta un'ulteriore perdita di tempo e denaro, tenuto conto delle spese di carta, busta, francobollo, impegna il Governo a sollecitare la realizzazione di un sistema informatico più completo, inserendo una finestra apposita per permettere all'ente, già in sede di prima denuncia, il calcolo dell'indennità da liquidare, in relazione all'orario di lavoro del dipendente, in modo tale da poter evitare un adempimento in più, non necessario».

  PRESIDENTE. La deputata Nicchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/61.

Pag. 58

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, l'ordine del giorno chiede l'opposto di quello che fa il decreto su cui è stata chiesta la fiducia. Chiede una campagna straordinaria di controlli e di ispezioni nei comparti del lavoro dove alto è il rischio della salute e della sicurezza. Chiede una fase straordinaria di controlli, coordinati da tutti i soggetti: dagli ispettorati del lavoro, dall'INAIL, dall'INPS e dalle ASL; il contrario di quello che fa il decreto su cui il Governo ha chiesto la fiducia, che è il decreto del “disfare”, il decreto del disfare le norme di sicurezza e di salute dei luoghi di lavoro. Gli articoli 32 e 35 sono articoli che fanno male, fanno – ripeto – l'opposto di ciò che serve ad un Paese che ha il triste primato di avere un terzo dei morti nel lavoro in più della media europea.
  C’è una sensibilità sociale e politica su questo dramma non all'altezza della gravità ed un Governo come è questo, delle larghe intese, che di fronte a questa realtà drammatica non alza la guardia, non fa un'azione per aumentare la consapevolezza, fa sconti sugli obblighi per la tutela della salute e della sicurezza del lavoro.
  È un problema enorme perché si parla di un massacro diffuso, che avviene spesso in condizioni di informalità e di assenza dei diritti nel lavoro. Morti, infortuni, patologie che mostrano il volto di una doppia Italia: quella che cerca un lavoro in modo ansioso, affannato perché il lavoro non c’è e quella invece del lavoro inumano, sfruttato, precario, irregolare, ricattato che fa ammalare, che fa disperare, che spezza la vita, che ruba la vita.
  Ecco, si tratta di un lavoro che avviene al di fuori di controlli, di garanzie, di norme, di diritti, perché le morti bianche non sono un'eccezione, sono la normalità e sono le normali condizioni che possono capitare nelle vite di lavoro. Sono innervate in un modo di produzione che considera il lavoro una merce.
  Ecco, io credo che, di fronte a questo dato sconvolgente, il messaggio che il Governo delle larghe intese dà è un messaggio negativo, è quello di allentare i controlli, di trattare le regole come dei vincoli fastidiosi, innaturali, una burocrazia fastidiosa da sopprimere, da bypassare. È gravissimo, perché in nome del «comunque fare» si mette in discussione la vita, che è il bene primario, in nome del risultato dell'impresa e anche in nome, per tante persone, di una misera sopravvivenza.
  Il fatto che morire, ammalarsi, invalidarsi sul lavoro non susciti quell'indignazione dovuta, che continua al di là dell'emozione del momento, è anche l'effetto velenoso di questa crisi, che porta a considerare l'incidente nel lavoro un rischio inevitabile: ci sta anche perché non c’è di meglio. Di fronte a questo ricatto non si può che chinare la testa e mettere in discussione la sicurezza della propria vita.
  Ecco, questo avviene nell'ambito dell'economia diffusa e della piccolissima impresa, nell'azienda individuale, nel cosiddetto «lavoro autonomo». L'allentamento delle maglie di protezione dei lavoratori, mascherato da misure di semplificazione, come fa questo decreto, è una scelta pericolosa. Nel nostro Paese c’è bisogno di più protezione, c’è bisogno di controllare, non di lasciar fare. Gli articoli 32 e 35 sono pericolosi e noi ribadiamo una cosa, anche con questo ordine del giorno, che un'esigenza di manutenzione del testo unico n. 81 dev'essere una manutenzione e anche una revisione organica, deve salvaguardare i principi del testo unico.
  È già stata fatta nel 2009 – sto per concludere – ma noi siamo contrari a modifiche estemporanee che fanno male alla salute dei lavoratori, alla sicurezza di tutti, alle casse dell'assicurazione sociale e della previdenza e, in ultima istanza, allo Stato. Semplificare sì, siamo d'accordo ma non sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Il deputato Nicola Molteni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A-R/45.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, per illustrare l'ordine del giorno, mi fa particolarmente piacere la presenza del sottosegretario Ferri, visto che il mio ordine Pag. 59del giorno verte sul tema giustizia, visto che una parte importante e consistente di questo «decreto del fare» o, meglio, «del non fare» inerisce appunto al tema della giustizia, al tema della riforma, in modo particolare quella civile.
  Con questo ordine del giorno noi che cosa chiediamo al Governo ? Torniamo sostanzialmente su un tema che tra l'altro è stato oggetto nella giornata odierna del question time con la presenza del Ministro Cancellieri ovvero il tema della riforma della geografia giudiziaria. Oggi abbiamo udito da parte del Ministro Cancellieri la volontà di intervenire, dopo l'entrata in vigore della riforma della geografia giudiziaria, con degli eventuali decreti correttivi, come prevede la norma, dopo due anni di monitoraggio.
  Noi, con questo ordine del giorno, chiediamo tutt'altro. Chiediamo ciò che è stato oggetto di dibattito parlamentare anche in Commissione, dibattito avvenuto in modo importante su moltissimi territori, in modo particolare su quei territori che si sono visti e si vedranno, dal 13 settembre 2013, privare del proprio tribunale o della propria sede distaccata o del proprio ufficio del giudice di pace. Chiediamo per l'ultima volta, per l'ennesima volta, al Governo (ormai i tempi sono assolutamente stringenti), a tutte le forze politiche – oggi di maggioranza o di opposizione che, durante la campagna elettorale, hanno più volte venduto la propria disponibilità di fronte ai vari organismi dell'avvocatura, dei tribunali – e alle associazioni anche di cittadini, di rendersi disponibili per giungere ad una proroga di un anno della riforma della geografia giudiziaria. Noi sappiamo benissimo e lo vedremo e lo toccheremo con mano, qualora questa proroga non venga attuata, che questa riforma non porterà benefici al funzionamento del sistema giustizia, non porterà quei risparmi e quelle economie di scala tanto paventate, ma che sulla carta non troveranno assolutamente riscontro. Anzi, questo tipo di riforma porterà danni, inefficienza, ingolfamento a quei pochi tribunali di capoluogo che rimangono in piedi. Quindi, complessivamente si apporterà un danno al funzionamento del sistema giustizia, vi saranno costi nuovi e aggiuntivi a carico degli utenti-consumatori e, quindi, a carico dei cittadini; inoltre, gli operatori del diritto svolgeranno con meno efficienza, capacità e impegno le proprie funzioni.
  Quindi, con questo ordine del giorno, chiediamo per l'ennesima volta al Governo, al Ministro Cancellieri e a tutte le forze politiche di impegnarsi a discutere o ad approvare (visto che una proposta di legge per la proroga è calendarizzata in Commissione giustizia al Senato e vi sono diverse proposte di legge da parte di alcuni esponenti politici delle forze politiche presenti in Parlamento) un decreto correttivo antecedente l'entrata in vigore della riforma o ad una proroga. Lo chiediamo con forza. Oggi i tempi sono ormai assolutamente imminenti alla scadenza dell'entrata in vigore della riforma.
  Con questo ordine del giorno noi per l'ennesima volta formalizziamo una precisa volontà politica da parte della Lega, di poter salvaguardare quei tribunali efficienti che funzionano. È evidente che noi siamo favorevoli ad una razionalizzazione: i tribunali che non funzionano, i tribunali che non producono sentenze, i tribunali inefficienti vanno necessariamente chiusi ma oggi, nell'implementazione di questa riforma, vi sono moltissimi tribunali, sedi distaccate, uffici del giudice di pace. Tra l'altro ricordo che la giustizia di prossimità viene sostanzialmente cancellata e annullata.
  Noi chiediamo che quei tribunali che funzionano vengano mantenuti aperti e, in modo particolare, avendo oggi il Ministro Cancellieri parlato con grande attenzione del tribunale di Napoli nord, vengono chiusi 674, anzi vengono chiusi quasi mille uffici di tribunale e viene aperto – guarda caso – il tribunale di Napoli nord a cui, su 69 magistrati, ne vengono assegnati 63 e vengono anche assegnati 140 unità di personale amministrativo.
  Noi chiediamo un intervento, in modo particolare con riferimento ad alcuni tribunali: il tribunale di Sanremo, il tribunale di Chiavari, il tribunale di Crema, il Pag. 60tribunale di Voghera, il tribunale di Vigevano, il tribunale di Bassano del Grappa – per il tribunale di Bassano del Grappa erano stati spesi 15 milioni di euro e si quantifica che questa riforma porterà economia per 17 milioni di euro –, il tribunale di Tolmezzo e tante altre sedi distaccate. La Lega questa battaglia l'ha combattuta fin dall'inizio e la combatte ancora oggi, uno degli ultimi giorni possibili per un ravvedimento necessario ed opportuno da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Il deputato Maietta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A-R/151. Constato che è assente.
  La deputata Bechis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A-R/12.

  ELEONORA BECHIS. Signora Presidente e onorevoli colleghi, l'ordine del giorno che mi appresto ad esporvi riguarda i casi in cui la donna in stato di gravidanza abbia la necessità di ottenere l'interdizione anticipata dal lavoro, prima del settimo mese. Una prima modifica all'articolo 17 del decreto legislativo n. 151 del 2001 è stata introdotta con il decreto-legge n. 5 del 2012, all'articolo 5, che a decorrere dal 1o aprile 2012 ripartisce la procedura per l'emanazione dei provvedimenti di interdizione anticipata dal lavoro tra l'azienda sanitaria locale e la direzione territoriale del lavoro. L'ASL predispone l'interdizione dal lavoro delle lavoratrici in stato di gravidanza fino al periodo di astensione obbligatoria, con modalità definite con accordo sancito in sede di conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.
  Il 29 marzo 2012 il Ministero del lavoro ha comunicato che, in attesa della definizione delle modalità di rilascio delle autorizzazioni da parte dell'ASL, non vi potrà essere un'interruzione del servizio in questione. Quindi il Ministero, oltre un anno fa, sollecita gli uffici a concludere tali intese, ove richieste, per consentire nei tempi dovuti l'emanazione dei provvedimenti di interdizione anticipata. Ne risulta che ad oggi i diritti della donna, ancora una volta, siano demandati alla sensibilità dei funzionari locali, che devono sopperire alla pigrizia statale. È inaccettabile che lo Stato sia incapace di attuare una propria legge e tacitamente acconsenta al progressivo crearsi di donne di serie A e donne di serie B. La donna in stato di gravidanza a rischio deve veder riconosciuto il proprio diritto, allo stesso modo in cui viene riconosciuto alla sua connazionale in pari condizioni, che abbia come unica differenza il fatto di abitare in una località in cui il proprio ufficio periferico abbia solertemente provveduto all'accordo con le ASL.
  Purtroppo quando si parla di politiche di genere troppo spesso qualcuno le confonde con marchette elettorali fini a se stesse, provvedimenti di carta che tali restano, poiché le priorità sono sempre altre, fatto salvo ricordarsene quando fa comodo e giusto per quel minuto di orgasmo mediatico utile solo a vendere il proprio programma politico anche a noi donne.
  Chiedo al Governo quindi di fare un passo in avanti e prendere seriamente l'impegno di snellire le procedure per l'ottenimento dell'astensione dal lavoro in periodo anticipato a quello obbligatorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Airaudo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A-R/62.

  GIORGIO AIRAUDO. Signora Presidente, l'ordine del giorno che presento riguarda l'articolo 31 del decreto-legge, che reca una serie di modifiche relative al documento unico di regolarità contributiva, il DURC. Siamo nella fattispecie di quei casi, che sono presenti all'interno del decreto-legge, in cui l'ipotesi, la presunzione di semplificazione si scontra con un rischio molto forte di deregolamentazione, che a mio avviso rischia di danneggiare i lavoratori e in qualche modo, direttamente Pag. 61o indirettamente, le imprese e la loro capacità produttiva all'interno delle leggi di questo Paese. Quando si dice che il DURC viene portato o a 90 o a 180 giorni si genera una situazione in cui non vi è nessun effetto pratico prima dell'inizio dei lavori.
  Infatti, tra la gara e la firma del contratto passano mediamente ben oltre sei mesi e, quindi, non vi è la possibilità di utilizzare un DURC rilasciato 120 giorni prima per la verifica dell'autodichiarazione, anche ai fini della stipula di un contratto. E, quindi, l'allungamento del tempo non ha nessun effetto su questo terreno. Si aggiunge, poi, un effetto negativo perché, per la regolarità contributiva mensile nei confronti dell'INPS e della cassa edile, a fronte di un modestissimo risparmio – perché invece di fare tre DURC se ne farebbero due, tranne quello che poi andrà fatto comunque per il saldo finale dell'opera – si determina, però, un effetto disastroso riguardo alle verifiche necessarie ai fini dell'applicazione della responsabilità solidale, realizzate utilizzando una DURC che ha validità di quattro mesi e si rischia di creare un buco di tre mesi di responsabilità di cui gli enti interessati non vengono a conoscenza.
  Insomma, con questo ordine del giorno noi vogliamo sensibilizzare questa Camera e il Governo rispetto al fatto che con un DURC di tempi così allungati si rischia di nascondere lavoro nero, si rischia di non garantire copertura contributiva a lavoratori che ne avrebbero un danno viste anche le note riforme delle pensioni e, come si dice, l'allungamento dell'età pensionabile. Quindi, scopertura contributiva, lavoro nero, più fragilità dei lavoratori. In questo caso la semplificazione, se semplificazione è e non ci pare per le conseguenze che, comunque, per le imprese sarebbero minime (si risparmierebbe su un DURC), si rischia, invece, di esporre lavoratori e lavoratrici ad una maggiore ricattabilità, a un minore introito di contributi e a una maggiore esposizione alla ricattabilità e alla precarietà.
  Per queste ragioni, noi chiediamo che il DURC possa avere al massimo 90 giorni di validità che ci paiono già sufficientemente congrui e ci paiono sufficienti per garantire anche le coperture contributive ai lavoratori. Con questo ordine del giorno chiediamo che si possano in questo modo garantire i diritti previdenziali e assicurativi ai lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Il deputato Pizzolante ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A-R/27.

  SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, intervengo su un mio ordine del giorno firmato da tutti i gruppi di maggioranza che è stato dichiarato inammissibile per estraneità di materia. A parte il fatto che voglio capire qual è la materia estranea ad un provvedimento che contiene assolutamente di tutto, però volevo sottolineare che non c’è estraneità di materia perché io ho collegato l'ordine del giorno a tutta la parte che riguarda la semplificazione, riguarda la semplificazione burocratica, la semplificazione fiscale, perché tocca il tema dei cosiddetti maxi canoni demaniali per le pertinenze per i quali, attraverso una norma del 2007, l'ultima finanziaria Prodi del 2007, sono stati costruiti una serie di meccanismi di calcolo talmente farraginosi, talmente difficili, talmente incomprensibili che hanno portato tutte le amministrazioni coinvolte, dai comuni, al demanio, all'Agenzia delle entrate, a calcolare tutto al massimo portando ad aumenti dei canoni del 5-6 mila per cento.
  Questo aumento, che ha portato i canoni da circa 5-6 mila euro all'anno a 150-200 mila all'anno, in virtù di queste complicazioni burocratiche, di questo difficile calcolo dei canoni, porta trecento aziende italiane di fatto al fallimento. Allora, siccome si sta preparando una norma, fra l'altro sempre su questo provvedimento, per il Senato, perché non si è fatto in tempo qui alla Camera, l'ordine del giorno serve, appunto, a sollevare e a mettere in chiaro questa necessità, la necessità di sospendere i pagamenti per poter rivedere la norma nel senso della Pag. 62semplificazione burocratica e fiscale per un calcolo più giusto, più equo e più semplice. Infatti, con questi meccanismi di calcolo così complicati appunto si passa da 5 mila a 150 mila o 200 mila. Per questo, secondo me, ha assolutamente attinenza a tutto il tema della semplificazione.

  PRESIDENTE. Il deputato Totaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A-R/152. Constato che è assente. Il deputato Baldassarre ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A-R/13.

  MARCO BALDASSARRE. Signor Presidente, in questo decreto-legge, l'articolo 32, comma 7, reca che: «Le modalità di comunicazione delle disposizioni di cui al comma 6, per quanto riguarda la comunicazione di infortuni mortali o superiori ai 30 giorni nei luoghi di lavoro, trovano applicazione a decorrere dal centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto di cui all'articolo 8, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni, che definisce le regole tecniche per la realizzazione e il funzionamento del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (SINP) nei luoghi di lavoro».
  Bene, l'articolo 8 del Testo unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, al comma 4, appunto, dice che: «Con decreto dei Ministri del lavoro e della previdenza sociale e della salute, di concerto con il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, da adottarsi entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo» – vi ricordo che sono passati ben cinque anni –, «vengono definite le regole tecniche per la realizzazione e il funzionamento del SINP, nonché le regole per il trattamento dei dati».
  Ora siamo nel 2013: come ho detto prima, sono passati cinque anni dal 2008, compresi i rispettivi centottanta giorni per l'attuazione di questo portale, e ancora questo benedetto portale, questo benedetto Sistema informativo nazionale per la prevenzione, non c’è. In sede di Commissioni, la scorsa settimana, avevamo chiesto al sottosegretario Santelli di porre un termine ultimo, una data entro la quale rendere operativo il SINP. Siamo riusciti a indicare come data il 31 dicembre 2013 – quindi entro fine anno – e chi era presente in Commissione se lo ricorderà. Quindi, come ripeto, avevamo l'ok del Governo. Ebbene, con questo ordine del giorno altro non chiediamo che rispettare quell'impegno, di essere coerenti con quanto detto, dato che l'emendamento nel quale era inserita questa modifica lo abbiamo perso con la fiducia.
  Questo Sistema informativo è importante, perché la prevenzione, per essere efficace, deve avere alla base una conoscenza giusta dei rischi del lavoro ed una conoscenza approfondita del contesto in cui ogni azienda e ogni lavoratore vanno ad operare. Quindi, per questo, impegniamo il Governo a porre in essere, nell'immediato – e, comunque, entro e non oltre il 31 dicembre 2013 –, ogni atto necessario a rendere effettiva l'operatività del Sistema informatico nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Placido ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248/AR/63.

  ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, l'ordine del giorno riguarda, come quello precedentemente illustrato dal collega Airaudo, l'articolo 31 del decreto-legge e cioè il Documento unico di regolarità contributiva. L'articolo 118 del cosiddetto codice degli appalti pubblici, il decreto legislativo n. 163 del 2006, prevedeva che fosse necessaria l'acquisizione del DURC ai fini del pagamento delle prestazioni rese nell'ambito di appalti e subappalti.
  Il decreto-legge per il quale si è votata la fiducia interviene, per così dire, semplificando e, tuttavia, con modifica apportata Pag. 63nel 2007 al codice degli appalti pubblici, era stato introdotto un articolo ulteriore, il 118-bis, che prevedeva, in via sperimentale, l'introduzione di un meccanismo di verifica della congruità fra numero di addetti impiegati e importo delle opere da realizzare, affidato sulla base di accordi intervenuti fra le parti sociali alle casse edili.
  L'articolo 118-bis non viene formalmente abrogato dal decreto-legge; tuttavia, l'articolo 118-bis, ad oggi, non è, di fatto, mai entrato in vigore a regime perché successivi accordi intervenuti tra le parti sociali ne hanno prorogato, di fatto, l'entrata in vigore, che è slittata dal 1o gennaio 2013, sulla base di un successivo accordo, al 1o ottobre 2013.
  L'ordine del giorno impegna le stazioni appaltanti ad acquisire d'ufficio dalle casse edili il Documento di regolarità contabile, comprensivo della verifica della congruità del numero degli addetti in rapporto all'importo delle opere da realizzare, per evitare che questa norma resti sulla carta e sia, di fatto, vanificata. Ovviamente, anche qui, si chiede che il Governo assuma questo impegno, da un lato per contrastare la marea di lavoro sommerso che riguarda questo settore, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, dall'altro per contrastare la difficoltà di portata straordinaria che il settore attraversa in questa fase, quello dell'edilizia e delle grandi infrastrutture, che è fotografato da un dato che in una audizione recente le organizzazioni sindacali di categoria ci hanno fornito, e secondo il quale, oramai, nel settore dell'edilizia, a quasi settecentomila dipendenti corrispondono un milione di partite IVA. È del tutto evidente che le partite IVA che fioriscono in misura esponenziale celano, coprono, in realtà, rapporti di lavoro subordinato diversamente inquadrati e che, dunque, le difficoltà che investono questo settore vanno sottoposte ad un monitoraggio assai più rigoroso di quello che oggi si realizza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Il deputato Fabio Rampelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-AR/153... Ma è assente.
  La deputata Gessica Rostellato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-AR/14.

  GESSICA ROSTELLATO. Signora Presidente, gentili colleghi, membri del Governo, il Testo unico per la sicurezza sul lavoro, di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008, ha, di fatto, abrogato le disposizioni che regolamentano la tenuta del registro infortuni. Ciò nonostante, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e l'INAIL hanno precisato, con circolari, che fino al momento dell'istituzione del SINP, cioè del Sistema informativo nazionale per la prevenzione di infortuni e malattie professionali nei luoghi di lavoro, nulla muta in merito agli obblighi di annotazione degli infortuni sull'apposito registro. Il SINP che, come ha detto prima il mio collega, doveva essere attivato entro centottanta giorni dall'entrata in vigore del testo unico n. 81 del 2008, dovrebbe raccogliere su un unico supporto informatico tutta la documentazione rilevante in materia di igiene, salute e sicurezza sul lavoro riducendo, quindi, i vari obblighi oggi in capo alle aziende tra cui quello, appunto, di registrare gli infortuni su supporto cartaceo.
  Chi di voi se ne è occupato saprà che il registro infortuni rappresenta, oggi, un adempimento formale inutile e dispendioso per le aziende, con l'aggravante della previsione di pesanti sanzioni a carico delle stesse in caso di scorretta tenuta del medesimo registro. La stessa vidimazione del registro infortuni comporta un inutile dispendio di tempo in quanto ogni ASL utilizza modelli e modalità differenti per la richiesta di vidimazione, l'invio del registro e la sua restituzione.
  Questo ordine del giorno vuole chiedere di rendere immediatamente operativo il SINP, che aspettiamo da ben cinque anni, in modo da rendere contemporaneamente attuativa l'abrogazione degli obblighi di tenuta del registro infortuni. Pag. 64Questo significa attuare la vera semplificazione per le aziende, attivando i servizi telematici che possono permettere di eliminare vecchi registri da compilare a mano. Questa è la semplificazione, facciamola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Filiberto Zaratti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-AR/64.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, il nostro ordine del giorno riguarda l'articolo 30 del decreto-legge in esame, che introduce norme finalizzate a semplificare l'attività edilizia. In modo particolare, l'articolo 30 affronta il problema della demolizione e ricostruzione, e il fatto che si possa derogare alle sagome precedentemente esistenti. Presidente, colleghi, noi pensiamo che il tentativo da parte del Governo, con il cosiddetto decreto del fare, di introdurre semplificazioni per quanto riguarda il settore edilizio corre il rischio, contemporaneamente, di non attivare quei processi economici importanti di ripresa sul territorio, e di mettere in campo un processo di deregulation delle normative in campo ambientale e urbanistico, che è assolutamente pericoloso.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 17,35)

  FILIBERTO ZARATTI. Noi pensiamo che le norme che riguardano in modo particolare la sagoma possano essere di questo genere. Pensiamo che gli interventi che dovevano essere messi in atto, da questo punto di vista, erano altri, cioè quelli miranti ad incrementare fortemente i processi di restauro e di manutenzione dei centri urbani e dei centri storici delle nostre città. Si doveva mettere in campo un intervento importante di rilancio dell'attività edilizia delle piccole e medie imprese per quanto riguarda la manutenzione del territorio e la difesa del suolo, questi, sì, interventi che in qualche modo potevano significare una ripresa degli investimenti in questo settore e quindi rilanciare fortemente l'occupazione.
  Voglio ricordare che il settore dell'edilizia è stato, se non il principale, uno dei settori economici trainanti per la nostra economia, ed è un settore, quindi, che ha bisogno di cura, ha bisogno di interventi, ha bisogno di sostegno. Quelli che vengono proposti dal Governo in questo decreto sono interventi assolutamente insufficienti, interventi che non servono assolutamente a rilanciare il settore e che, invece, creano sempre più quel pericolo di trasformare le nostre belle città in città arlecchino, dove anche i processi di ricostruzione e abbattimento possono essere determinati non tanto dalla voglia di modificare e codificare il nostro patrimonio edilizio, ma quello di essere preda di nuove spinte speculative.
  Noi chiediamo al Governo che ci sia un momento di riflessione, da questo punto di vista, e con il nostro ordine del giorno chiediamo intanto che venga predisposto da parte del Governo uno specifico progetto di legge che possa affrontare questa materia nella sua organicità. Crediamo che sia assolutamente pericoloso continuare con piccole norme di settore parziali che vadano ad affrontare un terreno e un problema così ampio come quello di cui stiamo discutendo. Per questo chiediamo nell'ordine del giorno che ci sia un provvedimento più ampio e complessivo. Chiediamo anche al Governo di valutare le ricadute negative, dal punto di vista dell'equilibrio e dell'assetto urbanistico, a fronte di piccolissimi vantaggi dal punto di vista economico e di rilancio del settore. Chiediamo anche, nello specifico, che si preveda, nei casi di modifica della sagoma dell'edificio previsti dal provvedimento di cui stiamo parlando, che questa debba avvenire nel rispetto dell'indice di copertura delle zone in cui ricade l'immobile. Queste richieste che facciamo al Governo servono sostanzialmente a modificare ed attenuare l'effetto negativo di un articolo – l'articolo 30, appunto – che riguarda le procedure in materia edilizia, che corrono il rischio, davvero, di mettere in campo un nuovo e devastante effetto di deregulation in campo urbanistico.Pag. 65
  Noi pensiamo invece che il rilancio debba avvenire attraverso un sistema di regole certe, dove gli imprenditori sappiano che cosa possono fare e dove i cittadini sappiano, diciamo, quali sono, e vado a concludere Presidente, quelli che sono i diritti e quelle che sono le cose da tutelare nel proprio territorio. Per questo chiediamo al Governo di valutare attentamente il nostro ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/15.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, devo dire che in questo breve intervento illustrerò un ordine del giorno e molto spesso mi sono chiesto perché, nel corso degli anni, degli interventi molto semplici, molto lineari, che a tutti gli effetti potrebbero avere anche un costo zero, non sono riusciti ad entrare in un meccanismo parlamentare per poi andare a beneficio, ad esempio, delle aziende.
  Quello che volevo sottolineare riguarda l'INAIL che ricordo essere l'Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro. Bene l'INAIL, tra il 2012 e il 2013, quotava un «tesoretto» di circa 17-18 milioni di euro e quindi con questo ordine del giorno, per il valore che può avere, arrivati a questo punto, un ordine del giorno, questo dispositivo dell'ordine del giorno recita «Impegna il Governo a stanziare parte dei fondi INAIL...», ovvero il cosiddetto «tesoretto», questi soldi che INAIL ha entro le proprie casse e che negli anni passati è servito, mi ricordano, anche ad aiutare parte dei terremotati dell'Abruzzo, quindi «... a stanziare parte dei fondi INAIL per istituire un meccanismo premiante»; attraverso questo meccanismo premiante lo Stato potrà contribuire ai costi per le verifiche sui macchinari per le piccole e medie imprese, per le piccole e medie aziende dove gli elevati standard di sicurezza abbiano garantito la riduzione degli infortuni stessi.
  Bene, ricordiamo a tutti che le aziende, le piccole e medie imprese italiane, hanno l'esatto obbligo di un controllo per quanto riguarda la propria sicurezza, e questi controlli chi li fa ? Li fa l'INAIL in prima battuta ? Li fa la ASL in seconda battuta ? Se né INAIL né ASL riescono a fare questi controlli, bene, le aziende devono andare a pagare meccanismi terzi, e quindi aziende di privati, per fare questi controlli, perché sennò non lavorano, non ci sono le possibilità di continuare la propria operatività se non ci sono gli standard minimi di sicurezza, soprattutto per quanto riguarda i macchinari dell'azienda in questione. Quindi questa assicurazione, oserei dire, pagando le tasse non viene fatta, non viene eseguita né da INAIL né dall'ASL, che sono i due elementi, le due organizzazioni deputate a fare questo tipo di controlli.
  Quindi le aziende pagano le tasse, e dovrebbero avere perlomeno questo tipo di garanzia da parte dello Stato italiano; parte quindi, e vado a sintetizzare, parte del «tesoretto» INAIL potrebbe essere utilizzato per ridurre o eliminare i costi a queste aziende virtuose che per lo meno negli ultimi 12 mesi non abbiano subito infortuni sui posti di lavoro.
  Quindi ci sono in Italia delle aziende che investono per la loro sicurezza, e quindi perché non premiare queste aziende applicando un concetto talmente semplice ? Ricordava poc'anzi in Commissione, il nostro presidente di Commissione, che negli anni ’65-’70 gli infortuni, e quindi le morti conseguenti all'interno del mondo del lavoro, erano annualmente 4.400. Bene, siamo scesi a circa 700-750 morti sul lavoro ancora nel 2013 e nel 2012; cioè tra le persone che vanno a lavorare ci sono ancora 700-800 morti all'anno.
  E quindi il dispositivo è veramente semplice, è veramente un dispositivo di buonsenso, è veramente un dispositivo che ogni buon padre di famiglia ed ogni buon amministratore delegato di un'azienda potrebbe donare alla propria azienda, ovvero quello di far lavorare i propri lavoratori in sicurezza; ci sono, lo sottolineo, ci sono delle aziende che investono nella sicurezza e che hanno effettivamente quasi incidenti zero o morti zero nei posti di lavoro. Pag. 66Dovremmo quindi destinare parte di questa cosiddetto «tesoretto» a queste aziende.
  Aiutiamo per cortesia queste aziende ! Facendo questo tipo di passaggio, daremmo garanzia suppletiva di vita residua, per quanto possa essercene ancora in questi anni e all'interno di questa crisi, alle piccole e medie imprese italiane, che ricordo essere il 94-95 per cento della spina dorsale lavorativa che attualmente dà lavoro alle nostre famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Di Salvo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/65.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, noi ci saremmo aspettati da un decreto-legge che ha un nome così impegnativo, come il decreto-legge n. 69 del 2013, che contenesse molte misure per avviare la crescita e l'uscita dalla crisi; ma soprattutto ci saremmo aspettati che l'urgenza del decreto-legge portasse alcune scelte simboliche di equità in un Paese che si dice, per fotografarlo, è piegato in ginocchio. Traducendo in cifre quella definizione: è un Paese in cui le pensioni di 1.200 euro non sono rivalutate, un Paese in cui i salari sono i più bassi (siamo al ventesimo posto tra i Paesi OCSE per livello dei salari), un Paese in cui l'indice di disuguaglianza è il secondo dopo l'Inghilterra nei Paesi OCSE.
  Noi ci saremmo allora aspettati questo. Ci troviamo invece all'articolo 12 un testo che parla del tetto per i dirigenti della pubblica amministrazione, e poi ci troviamo un meccanismo che non è ancora stato chiarito per il quale quel tetto, che avrebbe dovuto essere allargato ai dirigenti delle società controllate dalla pubblica amministrazione, improvvisamente nella versione finale è diverso da quello previsto nella versione iniziale, e questo è un mistero che va spiegato. Ma – ed è questo il senso del nostro ordine del giorno – noi pensiamo che ci sia un atto simbolico, ma concreto, da fare subito.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 17,48)

  TITTI DI SALVO. L'ha fatto la Svizzera, con un referendum che avuto il consenso del 68 per cento dei cittadini: un intervento perché i dirigenti, i manager delle società quotate in borsa abbiano vincoli. In modo che non si assista più a quella classifica che abbiamo visto pubblicata sul Sole 24 Ore di qualche giorno fa: 400 milioni tra retribuzioni e bonus dati ai manager delle prime cento società quotate in borsa, senza nessun rapporto con il successo di quelle imprese, con le condizioni delle persone, dell'occupazione, della salute di quelle imprese stesse.
  Noi proponiamo nell'ordine del giorno, chiediamo un impegno solenne del Governo perché ci sia una riforma del diritto societario in modo che siano gli azionisti, che spesso hanno sorti assolutamente diverse dal successo che dicevo prima, a decidere il livello di quelle retribuzione, di quei bonus, i consigli di amministrazione no, e che i consigli di amministrazione vengano rinnovati ogni anno. Un atto cioè impegnativo, che modificherebbe una situazione che a nostro avviso turba il mercato. Altro che mercato: turba il mercato ! E sarebbe contemporaneamente un segnale di equità molto forte.
  In Svizzera l'hanno fatto attraverso il referendum, un Paese che non ha un regime comunista. Noi pensiamo che in Italia lo si possa fare: per via legislativa lo possa fare il Governo assumendo subito su questo un impegno. Per quanto riguarda il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, questo è un impegno solenne che qui prendiamo, nelle vie che riterremo più opportune (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. L'onorevole Sibilia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/16.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola. Prima di illustrare l'ordine del giorno che ho Pag. 67presentato, ricordo che in realtà sono in Commissione affari esteri, quindi non ho molta attinenza con la Commissione lavoro; ho tenuto però tantissimo a presentare questo ordine del giorno perché riguarda la mia terra, la mia città in particolare, e alcuni lavoratori di un'azienda che si chiama Isochimica, ex Isochimica, nella quale si lavorava amianto, si coibentavano e si scoibentavano vagoni dei treni statali.
  Prima di illustrare nel dettaglio il mio ordine del giorno, voglio anche un attimo capire qual è la responsabilità che abbiamo noi come parlamentari, e quindi qual è il concetto della decretazione.
  Noi utilizziamo sempre il decreto come forma di legiferazione per fare qualcosa in questo Parlamento, sembra che vi sia un'impotenza impressionante e che l'unico modo per farlo sia utilizzare il decreto-legge per mano del Governo e sembra quasi che ognuno di noi in quest'Aula sia d'accordo con questo modo di fare, cioè ci sentiamo impotenti rispetto a quella che è una macchina, una macchina che gestiamo noi, guidiamo noi. Noi dovremmo avere il potere decisionale su ogni genere di azione che viene fatta qui dentro. Invece, ci rilassiamo e speriamo che il Governo faccia qualcosa, come stiamo delegando la modifica dell'articolo 138 ad un pool di persone, senza mai prendere noi le decisioni, senza mai andare ad usare quelle garanzie che ci sono all'interno della Costituzione, quindi noi vogliamo andare in deroga a quelle che sono le nostre scelte e responsabilizzare altre persone al riguardo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Un altro pensiero che faccio è il seguente: un decreto che totalizza la bellezza di 2.200 emendamenti, 2.200 proposte di modifica, ma quanto è fatto male un decreto così ? Come si fa a pensare che gli stessi partiti, la stessa maggioranza di Governo, gli stessi partiti che sostengono il Governo siano quelli che poi vogliono modificare un provvedimento del Governo ? Allora che lo sostenete a fare questo Governo ? Qual è la logica che sta dietro a questo ?
  Quindi, entrando nel merito, io sono stato costretto a trasformare il mio emendamento in un ordine del giorno, questo ordine del giorno come dicevo impegna il Governo ad adottare le necessarie iniziative tese a rafforzare la tutela del diritto al risarcimento di quanti sono stati uccisi e resi invalidi dal proprio lavoro a contatto con l'amianto e a prevedere in favore di questi lavoratori la possibilità di derogare all'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito della legge n. 214 del 2011, ai fini dell'accesso al prepensionamento previsto dalla legge n. 257 del 1992, perché queste persone – deve sapere, signor Presidente – che, dal 1982 al 1989 hanno lavorato l'amianto a mani nude, senza tuta, senza protezioni, tornavano a casa e magari abbracciavano i loro figli con le fibre di amianto ancora nelle mani. Queste persone, molte delle quali ci hanno lasciato – ogni volta che parlo di questi lavoratori penso a quanti di loro hanno sofferto –, in questo momento non hanno la possibilità di usufruire di una pensione e devono continuare a lavorare con la sofferenza e con le malattie derivate da malattie appunto ad esso correlate.
  Allora, il principio è: qual è allora l'urgenza ? Se non si può prevedere un'urgenza del genere all'interno di un decreto...  Stanno morendo delle persone e inoltre se non hanno lavorato l'amianto per dieci anni non possono usufruire di pensione: la richiesta del MoVimento 5 Stelle era quella di abbassare questo limite a cinque anni. Le coperture da trovare erano irrisorie, era una cosa semplicissima, allora è questo che non riesco a capire, cosa andremo a dire noi tutti ai lavoratori dell'ex Isochimica e a tutti quei lavoratori che si trovano in questa condizione ? Il mio auspicio è che quanto meno – sappiamo benissimo quanto contano gli ordini del giorno, magari come il due di coppe quando la briscola è a spade – il Governo si impegni in questo senso fino in fondo, quanto meno per dare un futuro a queste famiglie, e che sia un futuro non fatto di precarietà ma fatto di sicurezza e tranquillità, che non debba mettere in Pag. 68pericolo le loro vite e le vite dei loro cari. Vi ringrazio per questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Migliore che aveva chiesto di intervenire per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/85: si intende che vi abbia rinunziato.
  L'onorevole Dadone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/157.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, colleghi deputati, leggo testualmente: la Camera, in sede di discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, premesso che la spesa delle pubbliche amministrazioni per incarichi e consulenze nel solo anno 2011 (dati della Funzione pubblica, non nostri), ammonta a 1,3 miliardi di euro, spesa stabile nel tempo nonostante le velleità di valorizzare le professionalità interne alle amministrazioni e la normativa che, alla fine, ne ha imposto la riduzione.
  Premesso che appare palese la configurazione di una vera e propria violazione delle disposizioni sul contenimento della spesa pubblica, ex decreto-legge n. 78 del 2010; che, stante il numero esorbitante di posizioni di dirigente, nonché il rapporto tra di loro ed il numero degli impiegati che essi dirigono, nonché la remunerazione, nonché il numero degli impiegati pubblici, che sono circa 3,3 milioni, non appare giustificabile una necessità così intensa di così ampi ricorsi alle consulenze o agli incarichi; che le pubbliche amministrazioni non sono in grado di autoregolarsi per ridurre il numero dei ricorsi agli esterni, nonostante i vincoli normativi e la copiosa giurisprudenza della Corte dei conti, che sanziona e condanna spesso questi tipi di contratti; premesso che spesso si tratta di contratti atipici, il cui oggetto appare addirittura contra legem e, ancora più spesso, si tratta di incarichi di lavoro che hanno oggetti contrattuali che andrebbero qualificati come appalti di servizi; tutto ciò premesso, si impegna il Governo ad adottare delle iniziative, anche legislative, finalizzate all'adempimento tempestivo della riduzione delle consulenze e degli incarichi della pubblica amministrazione e, in subordine, a riferire presso le competenti Commissioni della Camera dei deputati in ordine ai dati ed alla spesa dell'anno 2012 e del primo semestre dell'anno in corso. È sufficiente leggere l'ordine del giorno – mi sembrerebbe quasi un affronto alla vostra intelligenza critica spiegarlo – per cui, sono certa che voterete a favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/86.

  MARTINA NARDI. Signor Presidente, illustro l'ordine del giorno a mia prima firma mia e dell'onorevole Maestri del Partito Democratico per impegnare il Governo ad adottare le opportune iniziative normative volte a finanziare il completamento del raddoppio della linea ferroviaria «Pontremolese».
  Era il 1980 – io andavo alle scuole elementari e molti che sono qui in quest'Aula forse non erano ancora nati – quando approdò in Parlamento, per la prima volta, il raddoppio della linea ferroviaria chiamata Pontremolese, che vuole mettere in relazione il Brennero con i porti del Tirreno.
  Questa infrastruttura venne, per molti anni, considerata vitale in tempo di crisi e lo è ancora di più oggi per l'economia delle pianura padana, del veronese e dei porti del Tirreno del Centro-nord. Signori del Governo, far ripartire il Paese, immettere politiche anticicliche che determinano sviluppo è un assillo anche della nostra forza politica. Il Paese grida il suo dolore prendendosela con i costi della politica, con i partiti, con i politici perché il Parlamento non determina i presupposti di cambiamento delle condizioni materiali delle persone, perché non vede a breve la ripresa, perché non vede nuove occasioni di lavoro. Ci saremmo aspettati che il Pag. 69«decreto del fare» proponesse azioni e misure per fare sviluppo, per invertire la tendenza alla povertà verso cui sta scivolando il nostro Paese: piccoli e grandi provvedimenti, che ponessero in essere la modernizzazione dell'Italia, l'infrastrutturazione positiva, finanziando gli assi plurimodali e ferroviari, utili e necessari all'economia del tessuto produttivo, che in breve tempo ricollocassero il sistema-Italia dentro la competizione internazionale.
  Le infrastrutture stradali e ferroviarie – si sa – determinano sempre il rilancio e il deperimento di distretti produttivi, determinano la possibilità di internazionalizzare maggiormente le imprese italiane; sono la linea tra la possibilità di farcela per molte aziende, per molti territori, o la definitiva sentenza, oltre a rappresentare in sé, cioè per il solo fatto che comunque si aprono cantieri, anche occasione di lavoro. Puntare all'investimento ferroviario significa dire chiaramente che tipo di politiche, rispetto alla mobilità delle persone e delle merci, si vuole porre in essere; spostare l'attenzione dalle autostrade al ferro è l'occasione che vi abbiamo proposto con i nostri emendamenti e che riproponiamo con questo ordine del giorno. Mettere in relazione il Brennero, cioè il Nord Europa, con i porti del Tirreno, passando da una delle aree più produttive del Paese, cioè la Pianura padana, realizzando il raddoppio della linea ferroviaria in questione, per poi prendere la via del mare, dice dell'idea di sviluppo di cui parlavo.
  Signor Ministro, io le pongo una domanda, la pongo a me stessa e la pongo a questo Parlamento: le sembra un Paese normale ?
  Le sembra un Paese moderno ? Le sembra un Paese in cui i cittadini e le comunità locali non si debbano dolere dei propri Governi, un Paese in cui si inizia un'opera nel 1980 e dopo più di trent'anni non si è ancora realizzata completamente ?
  In questi anni si sono fatti accordi di programma, conferenze, progettazioni, si è fatto lavorare e illudere interi territori, regioni, comuni, province. Si è scritto sui quotidiani locali e fatto discutere senza realizzare l'opera, se non in piccolissime parti.
  Vi chiediamo, con questo ordine del giorno, di mettere in priorità il raddoppio della Pontremolese. Vi chiediamo di dare certezze a quel territorio, vi chiediamo di investire per l'infrastrutturazione saggia del Paese, vi chiediamo di investire sul ferro, sugli assi ferroviari e non autostradali, vi chiediamo di rendere più efficienti e competitivi i porti tirrenici, vi chiediamo di determinare piccole e grandi azioni anticrisi e strategiche per buona parte del nostro Paese. Vi chiediamo, infine, di non essere un Paese in cui si discute trent'anni per potenziare una linea ferroviaria (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. L'onorevole Alberti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/158.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, l'ordine del giorno che vado a illustrarvi ha come oggetto il comma 7-bis dell'articolo 5 del «decreto del fare». Questo comma concede ulteriori benefici ed agevolazioni economiche ai produttori di energie da fonti alternative, in particolare a quegli impianti che producono energia elettrica – tra parentesi, nemmeno cogenerative e voglio sottolineare il fatto che non sia nemmeno cogenerativa – nella digestione e combustione di biogas, a partire dai cosiddetti «bioliquidi sostenibili».
  Attenzione. Ho volutamente parlare di energie alternative e non di rinnovabili né di energie verdi, perché riteniamo che questi bioliquidi abbiano ben poco di green. Noi del MoVimento 5 Stelle non abbiamo pregiudizi in merito alla produzione di energia da fonti rinnovabili, alternative o anche ritenute assimilabili alle rinnovabili, ma più semplicemente cerchiamo di adottare un metodo il più scientifico possibile e auspichiamo che questo possa diventare prassi anche per il Governo, prima di distribuire finanziamenti a questo o a quel particolare sistema di produzione di energia.Pag. 70
  Allora, vorremmo capire di che stiamo parlando. Prima di definire una tecnologia sostenibile economicamente e anche dal punto di vista ambientale e, quindi, strategica, vorremmo sapere: quanta energia viene prodotta e con quale impatto ? Quali scarti vengono generati per chilowattora a prodotto ? Quali sono i bilanci energetici ? Che tipo di energia viene generata e con quali rendimenti ? Qual è il consumo di suolo, l'impronta ecologica, il consumo di acqua ? Insomma, le domande sono decine e decine e sono tutte domande che non trovano mai risposta, spesso e volentieri. Questo non perché risposte non ci sono, ma perché non vogliamo darle.
  Ma tra tutte le domande quella più importante rimane sempre la solita: abbiamo bisogno di tutta questa energia ? Cercando di rispondere – e invito veramente il Governo e tutti i colleghi – ci renderemo subito conto che continuiamo a sbagliare metodo, ovvero ci ostiniamo ad adottare provvedimenti senza una programmazione di medio-lungo periodo, che necessita inevitabilmente dell'individuazione di obiettivi strategici. In altre parole, senza un piano energetico nazionale che ci dica come, dove e quando produrre energia non si va da nessuna parte e provvedimenti spot, come il comma 7-bis, sconnessi e non inseriti in un contesto di programmazione pluriennale, non solo sono inutili ma anche dannosi.
  Concludendo e rispondendo alla domanda di cui sopra: no, noi non abbiamo bisogno di tutta questa energia e ne avremmo ancora meno bisogno se tra i primi punti dell'agenda di un Governo normale e di un Paese normale, accanto a temi come la lotta alla corruzione e alla legge sul conflitto di interessi, vi fossero le parole magiche «risparmio energetico» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Daniele Farina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/87.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, ho scelto un tema molto piccolo con riferimento al terzo degli articoli di questo provvedimento che riguardano il grande mondo della giustizia (e abbiamo avuto modo di discuterne e di parlarne e avremo ancora modo, spero, in questi nostri interventi).
  L'ho scelto perché è una metafora di come il Governo intende affrontare, nel concreto e non a parole, il tema della precarietà e dell'occupazione giovanile dei nostri talenti, dei nostri saperi, dei nostri giovani che provano un ingresso difficile in quello che un tempo era il mondo del lavoro e che oggi, diciamo, è un deserto disseminato di asperità.
  Questo perché all'articolo 73 di questo provvedimento è prevista per i laureati in giurisprudenza, all'esito di un corso di durata almeno quadriennale, la possibilità di un tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari. Cosa c’è di male in questo ? Nulla. In particolare, si tratta di uno stage della durata complessiva di diciotto mesi, un anno e mezzo, da effettuarsi presso le corti di appello, i tribunali ordinari, gli uffici e i tribunali di sorveglianza e anche i tribunali per i minorenni. Tuttavia – ed ecco la metafora – il comma 8 dello stesso articolo prevede che questo stage non abbia alcun compenso, cioè sia totalmente gratuito, neanche nella forma del rimborso spese.
  Ecco perché è una metafora della distanza tra le parole e i fatti in termini di occupazione, particolarmente di occupazione giovanile, di questo Governo. Questo anche in contraddizione con altri provvedimenti del Governo in discussione, che a parole dichiarano, ma nel concreto ritraggono. Ecco perché, a partire da questa brevissima metafora, noi pensiamo che un qualche impegno questo Governo a questi giovani lo debba offrire, perché si chiede un grande impegno al Paese, si chiedono ancora di fatto sacrifici, si allude ad un futuro che verrà, ad una crescita che riprenderà, ad un'occupazione che ci sarà. Però, nel concreto per i prossimi diciotto mesi noi offriamo ai nostri giovani laureati in giurisprudenza, con laurea quadriennale, questo tipo di prospettiva. E allora, noi chiediamo, con questo piccolo ordine Pag. 71del giorno, una metafora, un piccolo segno lanciato in quest'Aula, che semplicemente il Governo usi e mostri un'altra metafora e offra un qualche compenso, un qualche rimborso spese, a questi nostri giovani, a questi nostri laureati, a questi che un po’ sviliamo chiamando stagisti, che forse sono il futuro dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. L'onorevole Piras ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/88.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, secondo noi con la modifica del codice dell'ordinamento militare questo Governo e questa strana maggioranza si assumono una grave responsabilità. Mi auguro che la fiducia che avete posto su questo provvedimento, su questo decreto del fare, valga anche per i Ministri della difesa del futuro, posto che immagino che valga per il presente Ministro della difesa, perché stiamo trasformando il nostro Ministro in un intermediario nel commercio di armi per conto della nostra industria d'armamenti. Stiamo infatti commettendo un fatto grave, perché in questi giorni, tassello per tassello, si sta costruendo il mosaico di un cambiamento importante del nostro modello di difesa, un modello di difesa che tende a diventare sempre più aggressivo, che fra F-35, riforma dello strumento militare, articolo 48 del decreto del fare, secondo noi si sta allontanando dallo spirito pacifista della Costituzione repubblicana.
  Avremmo chiesto e avevamo chiesto con un emendamento la soppressione di questo articolo o almeno lo stralcio, perché in questa Aula si potesse aprire un dibattito organico sul sistema di difesa, perché il Parlamento, che è l'istituzione democratica rappresentativa sovrana di questo Paese potesse prendere in carico questa discussione e ragionarne senza lo spezzatino che, da qualche anno a questa parte, si sta producendo, in perfetta continuità con i Governi precedenti. Abbiamo invece ascoltato il nostro Ministro in questi giorni proporci ragionamenti sulla pace armata, sulla deterrenza, sulla necessità strategica dell'acquisto degli F-35, ma la verità è che con le armi non si costruisce la pace. Con le armi si costruisce solo la guerra e si semina morte. Noi attualmente abbiamo accordi di cooperazione militare nel campo della difesa con numerosi Paesi, fra i quali l'Arabia Saudita, l'Argentina, la Bulgaria, la Repubblica Ceca, gli Stati Uniti d'America, la Spagna, il Sudafrica, ma anche il Libano, l'Algeria, la Tunisia.
  E allora pensiamo che su questo terreno ci sia qualche problema e vi chiediamo almeno questo: che ci sia un atto di trasparenza. E con questo ordine del giorno chiediamo che l'atto di trasparenza venga annualmente portato a relazione in Parlamento, cioè che vengano riferiti annualmente tutti i dettagli delle attività svolte dal Ministro della difesa in questa sua nuova funzione, indicando specificamente per ogni singolo contratto la natura del supporto tecnico amministrativo, la tipologia dei singoli materiali venduti a Paesi terzi, il valore, la quantità e il Paese destinatario, intermediario e utilizzatore finale delle armi. Non ci pare una richiesta particolarmente impegnativa: è semplicemente ed esclusivamente quella della trasparenza, che in conto di traffico e commercio d'armi dovrebbe essere il minimo dovuto al popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. L'onorevole Lavagno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/89.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, nel decreto, il poco fare che vediamo è legato in particolare all'articolo 18, ovvero a un generico «sblocca cantieri», e su questo articolo 18 noi abbiamo presentato numerosi emendamenti, che sono stati dichiarati inammissibili per estraneità di materia. Forse era più corretto dire che erano estranei per filosofia, perché noi a questi «sblocca cantieri» volevamo dare una filosofia innovativa, qualificante, soprattutto legata al campo della bonifica e Pag. 72a come le spese per la bonifica potessero essere meglio qualificate e, soprattutto, espunte dal Patto di stabilità interno degli enti locali.
  Guardate, le bonifiche a cui ci riferiamo riguardano in particolare quelle legate ai manufatti contenenti amianto. L'amianto è una storia del Novecento, ma i suoi effetti ancora oggi si fanno sentire e si faranno sentire per numerosi decenni. Questa materia, sino al 1992, quando la normativa ne impedisce la fabbricazione e l'utilizzo, è stata largamente utilizzata nel nostro Paese, soprattutto nelle coperture e soprattutto, visto il basso costo, nella copertura di edifici pubblici (ospedali caserme, scuole). Ebbene, è proprio sugli edifici scolastici che noi puntiamo la nostra attenzione con questo ordine del giorno.
  L'Osservatorio nazionale amianto ci dice che sono 2.400 gli edifici scolastici che ancora hanno copertura in cemento amianto, e all'interno di queste strutture, di questi edifici scolastici, vivono quotidianamente circa 30 mila persone tra studenti, insegnanti, personale scolastico. E viste le caratteristiche, infami, di questo materiale e vista la pericolosità, la cui vastità e pervicacia, in qualche modo, è stata dimostrata anche dalla sentenza in appello del processo Eternit, per la vastità, per la portata e per gli effetti, ebbene, non adoperare la dovuta attenzione rispetto a questo tipo di problematica è atto criminale. È atto criminale non solo dal punto di vista della salvaguardia della salute, ma perché una attenta bonifica e un attento coordinamento delle bonifiche, soprattutto con una stabilizzazione rispetto alle risorse destinate alle bonifiche, potrebbe favorire ricerca e innovazione e creare occupazione, oltre che salvaguardare dal punto di vista ambientale interi territori. E quindi, se dobbiamo vedere una prima sistematizzazione degli interventi con il Piano nazionale amianto licenziato dal precedente Governo, dobbiamo, allo stesso tempo, vedere una continua disattenzione rispetto all'individuazione di risorse certe, rispetto a queste tematiche.
  Visto che su queste tematiche la disattenzione è alta ed è talmente alta che basterebbe affacciarsi dai piani alti di questo palazzo e guardare al prospiciente Palazzo Chigi per vedere che addirittura parti della copertura del palazzo, sede del Presidente del Consiglio, sono fatte in cemento amianto. È evidente come il pubblico, prima ancora che il privato, dovrebbe farsi carico di un impegno morale rispetto alle bonifiche. Invece, il pubblico, gli enti pubblici, lo Stato in primo luogo sono i primi inadempienti rispetto a questa tematica. Una tematica sulla quale manca una reale mappatura del territorio e sulla quale manca un reale e preciso censimento di quelli che sono gli edifici interessati da questo.
  Ma visto che il piano nazionale amianto parte e individua soprattutto quegli edifici ad alto valore sociale, e quindi le caserme inserite nei centri urbani, gli ospedali e le scuole, è proprio sulle scuole e sugli edifici scolastici che noi ci vogliamo concentrare, impegnando il Governo ad individuare iniziative precise e puntuali per un piano di bonifica degli edifici scolastici, togliendo dal Patto di stabilità interno gli enti locali e le regioni che effettuino la bonifica di quegli edifici. Così come è importante valorizzare l'esperienza dei tanti enti locali, che purtroppo hanno sopportato e sopperito alle mancanze dello Stato – concludo, signor Presidente – avendo sui propri territori siti di produzione, è importante che questi territori, questi enti locali individuati nei siti di interesse nazionale possano vedere tolte dal computo del proprio Patto di stabilità interno le spese atte alla bonifica e ai cantieri immediatamente cantierabili con questa finalità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. L'onorevole Zan ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/90.

  ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, sono contento di illustrare questo ordine del giorno perché vogliamo impegnare il prossimo Governo... – scusate il lapsus, Pag. 73questo Governo fin dalla prossima legge di stabilità a individuare le risorse necessarie per il finanziamento del programma-quadro per il settore forestale.
  Questo serve veramente, con poche risorse, ad intervenire con delle riforme strutturali per la messa in sicurezza del nostro territorio. Quest'Aula più volte è intervenuta su questo tema, perché non pensiamo che la messa in sicurezza del territorio sia uno spot, bensì sia uno degli interventi infrastrutturali più importanti di cui questo Paese si deve dotare, per curare questo territorio che è dissestato, che è stato violentato dalla cementificazione selvaggia, che non è stato curato. Pensate da quanto tempo i nostri fiumi non vengono puliti, i nostri boschi non vengono curati, gli argini dei fiumi sono assolutamente abbandonati. Non sto dicendo questo per evocare uno scenario apocalittico, sto parlando del nostro Paese. Il nostro Paese è continuamente soggetto a situazioni di calamità naturale e ogni volta che piove, anziché aprire l'ombrello, chiamiamo la Protezione civile. Chiamiamo la Protezione civile perché basta poco, basta qualche evento meteorologico sporadico per mettere in ginocchio questo Paese.
  Allora, quello che chiediamo in questo ordine del giorno è attuare delle misure per finanziare il programma quadro del sistema forestale, proprio perché già il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali sta mettendo in piedi, con il Corpo forestale dello Stato, delle sinergie e un coinvolgimento anche di operatori del territorio, giovani imprenditori che vogliono investire sul made in Italy, sui nostri punti di forza, sul settore agroforestale, sul settore agricolo, sul settore agroalimentare. Di tutti i settori che hanno subito una crisi in questo Paese, il settore che va ancora, che regge ancora sul piano della crescita economica sostenibile è il settore agroalimentare, accanto al settore tessile, e questo rappresenta per il nostro Paese un'opportunità da non perdere. Non possiamo sempre intervenire con degli slogan buonisti sul fatto che c’è, da parte del Governo, la volontà di intervenire su questo tema.
  Mettere in sicurezza il territorio, curare il territorio è un mantra che sentiamo da troppo tempo, però vediamo che in questo decreto del fare – e io ho detto anche «del fare cosa ?» – non troviamo un finanziamento significativo, ma anche un finanziamento meno significativo sulla cura e sulla manutenzione del territorio. Pensate anche sul piano delle opportunità occupazionali che pochi investimenti potrebbero liberare nel nostro territorio. Stiamo parlando di tanti giovani che vogliono occuparsi di questa materia, che vogliono intervenire ed essere un collante, un tramite sul territorio proprio per favorire anche il ripopolamento di zone che sono state completamente spopolate, abbandonate nel nostro Paese.
  Non stiamo parlando di giovani che arrivano con la zappa. Stiamo parlando di giovani laureati che userebbero il computer, che interverrebbero con nuove tecnologie, che cercherebbero veramente di essere le nuove sentinelle per la messa in cura del territorio. Allora, qui, con questo ordine del giorno, chiedo un'attenzione precisa. Va detto che il programma quadro per il settore forestale, che è stato oggetto dell'accordo sancito a dicembre del 2008, prevede 25 azioni chiave da sostenere per l'attuazione dell'obiettivo di piano.
  Stiamo parlando di poche azioni molto precise e molto puntuali che veramente darebbero respiro a questo Paese. Darebbero una prospettiva, un futuro più sostenibile, una messa in sicurezza del nostro bellissimo Paese, del nostro bellissimo paesaggio e anche la creazione di nuovi posti di lavoro di qualità. Questi finalmente non sono solo più slogan, ma può essere una realtà che noi mettiamo in pratica con l'investimento di pochissime risorse. Per cui noi chiediamo che, nella prossima legge di stabilità, se il Governo ha deciso di non inserire questo emendamento nel cosiddetto decreto del fare, l'abbiamo trasformato in ordine del giorno purché da parte del Governo questa volta ci sia una vera attenzione a questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

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  PRESIDENTE. L'onorevole Giancarlo Giordano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/92.
  Prendo atto che l'onorevole Giancarlo Giordano rinuncia.
  L'onorevole Costantino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/93.

  CELESTE COSTANTINO. Signor Presidente, il nostro ordine del giorno è inerente all'articolo 59 del decreto-legge, articolo che stanzia risorse per l'erogazione di borse per la mobilità a favore di studenti che, dopo aver conseguito risultati scolastici eccellenti, intendono iscriversi a corsi di laurea in regioni diverse da quelle di residenza. Inoltre, l'articolo 59 prevede la predisposizione di una graduatoria unica nazionale dei vincitori delle borse di studio al cui pagamento provvederanno direttamente le università con le risorse ad esse trasferite dal Ministero. Condizione per l'assegnazione delle borse di studio è che lo studente si iscriva presso una università collocata in regione diversa da quella di residenza della propria famiglia. Un controsenso alla luce della situazione odierna, sia regionale che nazionale. Oggi, infatti, cresce sempre di più l'esercito dei senza borsa di studio: ragazze e ragazzi che ne hanno diritto per meriti o per condizione economica, ma non possono usufruirne perché sono state tagliate le risorse. Come nel 2012, quando il Fondo per il diritto allo studio universitario, durante il Governo Berlusconi, partendo da 246 milioni, è stato tagliato fino a 26 milioni nel 2012, per raggiungere il minimo storico, appena 12 milioni, nel 2013.
  Noi pensiamo che occorra sicuramente favorire i più meritevoli e meno abbienti che vogliono iscriversi all'università, ma senza costringerli alla migrazione. Lo stesso obiettivo può essere raggiunto, aumentando le risorse per il diritto allo studio, che sono sempre più ridotte. Chiediamo di sopprimere il requisito dell'iscrizione ad un'università fuori regione per l'ammissione al beneficio, eliminando tutte le parti dell'articolo che fanno riferimento alla mobilità e alla valutazione del requisito dell'essere «fuori sede». Al contempo, non interveniamo su altre parti dell'articolo che fanno riferimento alla mobilità, lasciando il fattore «distanza» come elemento valutabile nella graduatoria ai fini dell'attribuzione del punteggio.
  Così come il beneficio non è riconosciuto a chi ha la residenza nello stesso comune in cui si trova l'università. Chiediamo inoltre al Governo di impegnarsi, individuando e stanziando maggiori risorse per il diritto allo studio universitario, a favore di giovani meritevoli e non abbienti, senza costringerli ad abbandonare, per usufruire del diritto, le regioni di residenza.
  Concludo: lo avete chiamato il decreto «del fare». La prima cosa da fare, allora, sarebbe portare il nostro Paese in Europa. Infatti, mentre in Italia si taglia indiscriminatamente una spesa di circa 250 milioni di euro l'anno, Germania e Francia investono circa 2 miliardi di euro l'anno sul diritto allo studio. La Spagna, in crisi come noi, quattro volte l'Italia: quasi 900 milioni. Noi invece continuiamo a soffocare le ragazze e i ragazzi del nostro Paese. Ci si riempie la bocca di retorica nei confronti del loro futuro e non si è capaci di garantirgli neanche il diritto al presente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/94.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, ci tengo a precisare che questo ordine del giorno è firmato da colleghi provenienti da vari gruppi politici: questo a dimostrare che non può essere ascritto ad una mera bandiera di partito. Poniamo l'attenzione sull'obbligo dei professionisti di stipulare un'idonea assicurazione per i rischi derivanti dall'esercizio dell'attività professionale. Preciso che questo è un obbligo previsto per tutti gli iscritti agli albi professionali. Sappiamo che il termine massimo per sottoscrivere un'adeguata polizza è il prossimo 15 agosto. Rileviamo però Pag. 75che il presente disegno di legge di conversione in esame prevede, all'articolo 44, comma 4-quater, che per gli esercenti delle professioni sanitarie viene concessa la proroga per la stipula di tale assicurazione ad agosto 2014, un anno dopo quanto previsto per gli altri ordini professionali.
  Ci chiediamo per quale motivo tale proroga non venga prevista per tutti gli iscritti ai vari ordini professionali e poniamo all'attenzione del Governo il fatto che questo Parlamento non può sottoscrivere differenti trattamenti per le diverse professioni. Non possiamo pensare che esistano dei professionisti privilegiati rispetto ad altri. Parlo di privilegio perché sappiamo che molti giovani professionisti, che non hanno un grande volume di affari, verrebbero fortemente penalizzati da questa norma e proprio in merito a questo argomento ci auguriamo che vengano prese le dovute misure. Chiediamo quindi che tale proroga venga concessa per tutte le categorie di professionisti e non solo per quella sanitaria (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. L'onorevole Pilozzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/96.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, membri del Governo e colleghi, questo ordine del giorno riguarda il comma 7 dell'articolo 5 del «decreto del fare», un comma che è stato già riscritto in Commissione, grazie anche ad un emendamento presentato da Sinistra Ecologia e Libertà. Però c’è un punto, su questo comma, che in Commissione il Governo non ha fatto proprio ed è praticamente quel punto che riguarda le centrali a biocombustibili che sono direttamente collegate ad altre aziende manifatturiere. Io su questo farei riflettere molto il Governo, perché, vedete, ci è stato detto dal Governo, nella discussione in Commissione, che con questo emendamento si andavano a risparmiare alcuni soldi per lo Stato.
  Ebbene, io starei molto attento. Infatti, noi presentiamo questo ordine del giorno che focalizza la discussione su quelle centrali a biocombustibili che sono direttamente collegate ad altre aziende manifatturiere perché, se noi mettiamo in discussione quelle centrali, rischiamo di far chiudere le aziende collegate. E non vorrei poi che, in un momento difficile per il nostro Paese, per i nostri territori, dove ci sono molte aziende in crisi, dove c’è una grande crisi sociale, con la cassa integrazione noi andremo a spendere più soldi di quelli che diciamo che vogliamo risparmiare con questo comma dell'articolo 5. Quindi, io inviterei veramente a leggere il nostro ordine del giorno e inviterei veramente il Governo ad impegnarsi, ad impegnarsi a vedere se ci sono le possibilità di tener conto di quelle centrali che sono, appunto, collegate direttamente ad altre aziende manifatturiere.
  Il decreto del fare, come abbiamo detto e ripetuto, è un decreto che parla di tutto e parla alla fine di troppe cose, però c’è un pezzo che riguarda lo sviluppo di questo Paese. Io non vorrei che il Ministero dello sviluppo economico diventasse il Ministero dell'inviluppo economico perché c’è il rischio serio, per le nostre aziende che in questo momento sono competitive sui mercati mondiali e hanno anche una grande possibilità di esportazione grazie al fatto che hanno un costo dell'energia inferiore, che, applicando pedissequamente questo decreto del fare, esse vedano il proprio costo dell'energia raddoppiare o triplicare e così facendo sarebbero costrette a chiudere. E, quindi, io invito veramente il Governo a tener conto dei nostri ordini del giorno, a tener conto dello sforzo che abbiamo fatto. È uno sforzo che va assolutamente nella direzione di migliorare lo sviluppo del nostro Paese e di stare vicino a quelle piccole aziende che in questo momento resistono anche grazie alla capacità di imprenditori di mettere vicino alle proprie aziende anche delle piccole centrali che producono energia.
  Concludo questo intervento veramente chiedendo al Governo di ripensare e di guardare attentamente a questi interventi, perché spesso è con i piccoli interventi che Pag. 76si salvano tanti posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. L'onorevole Marcon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/97.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, intervengo per dire che, non solo rinuncio all'intervento, ma rinuncio anche all'ordine del giorno perché è un ordine del giorno relativo all'imposta sulle transazioni finanziarie che abbiamo presentato, ma ci rinunciamo perché c’è un analogo ordine del giorno firmato da tutti i capogruppo della Commissione bilancio a prima firma del presidente Boccia. Quindi, ritiriamo questo ordine del giorno e sosterremo l'ordine del giorno a prima firma del presidente Boccia.

  PRESIDENTE. L'onorevole Melilla ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Migliore n. 9/1248-A/R/85, di cui è cofirmatario.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, si tratta di un ordine del giorno volto a risolvere un problema derivante dall'approvazione di due articoli aggiuntivi, il 54-bis e il 54-ter, che sono intervenuti su un tema estremamente sensibile in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarico presso le pubbliche amministrazioni. In particolare, il primo di questi due articoli aggiuntivi approvati, il 54-bis, introduce delle modifiche alla disciplina della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche in Autorità nazionale anticorruzione, la CIVIT, prevedendo che l'autorità esprima pareri facoltativi in materia di conformità di atti e comportamenti dei funzionari pubblici alla legge, ai codici di comportamento, ai contratti, collettivi e individuali, regolanti il rapporto di lavoro pubblico.
  Si interviene sull'attività relativa alla vigilanza dell'autorità stabilendo che la stessa interviene a segnalazione della sola Presidenza del Consiglio dei ministri. Questo ci sembra un fatto assolutamente riduttivo che è stato messo in rilievo, dal punto di vista della sua negatività, anche dalla relazione svolta dalla dottoressa Romilda Rizzo, presidente della CIVIT, che, appunto, ha espresso forte preoccupazione riguardo all'inopportunità di tali correttivi che lederebbero gravemente la piena autonomia nelle funzioni dell'autorità da lei rappresentata.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/159 l'onorevole Paolo Bernini, che, però, non vedo in Aula.
  L'onorevole Basilio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/160.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, l'ordine del giorno che mi appresto ad illustrare nasce a seguito delle modifiche avvenute nelle Commissioni, che hanno peggiorato la norma, sostituendo il termine «posizionati» con il termine «installati».
  L'installazione di strutture all'interno di campeggi – perché questo si intende per «strutture ricettive all'aperto» – significa liberalizzare la costruzione di fabbricati di dubbia qualità architettonica ed edilizia, andare ad inserire strutture come container abitativi o similari all'interno di zone verdi con il solo limite di un generico ancoraggio temporaneo al suolo.
  Ma il Consiglio di Stato, sezione I, con il parere n. 3227 del 2012 ha chiarito che il container trasformato in monolocale fissato solidamente al suolo rappresenta un'edificazione e, pertanto, necessita sempre di licenza edilizia per essere realizzato e nulla rileva che al singolare manufatto siano state applicate ruote atte a dimostrarne una possibile manovrabilità e trasportabilità. Sono frequenti, inoltre, le installazioni precarie di roulotte, rimorchi e container trasformati in dimore stabili, magari, con semplici accorgimenti di fortuna, atti anche a simulare un uso temporaneo. Nel caso sottoposto all'esame del collegio, il comune ha disposto la demolizione di un container monoblocco munito Pag. 77di ruote, adibito abusivamente a civile abitazione.
  Contro questa severa determinazione, l'interessato ha proposto ricorso straordinario al Presidente della Repubblica per il prescritto parere, ma il collegio non ha avuto dubbi: un container monoblocco posizionato su blocchi di lapillo, in un'area interamente pavimentata di circa 200 metri quadrati, rappresenta un evidente abuso edilizio, anche se nella parte inferiore del manufatto sono state applicate delle ruote e, in particolare, come risulta agli atti del comune, il manufatto è abusivo perché realizzato senza alcun titolo abitativo. Il container collegato al suolo deve essere, infatti, essere considerato al pari di una qualsiasi struttura fissa adibita ad abitazione realizzata senza i necessari titoli abitativi.
  Con l'installazione di strutture all'interno di campeggi si darebbe il via ad un albergo diffuso, alla cementificazione delle coste, alla deturpazione delle aree più belle del nostro Paese; si liberalizzerebbe, quindi, la costruzione di fabbricati di dubbia qualità architettonica ed edilizia anche all'interno di aree protette. La pratica dell'abusivismo, le continue deroghe alla normativa urbanistica e le ricorrenti politiche di condono edilizio hanno minato la creazione di una cultura diffusa in materia di sicurezza del territorio, di rispetto delle regole e di salvaguardia del suolo come risorsa per le generazioni future.
  L'assenza di un'adeguata pianificazione territoriale e l'abbandono della cura dei boschi, unita ad una cementificazione incontrollata, hanno prodotto una rilevante perdita di terreni per la produzione agricola che, insieme alla desertificazione, legata all'improduttività dei suoli, sono fattori di rischio per gli equilibri dell'ambiente. La tutela della sicurezza del territorio italiano unitamente alla tutela del suolo rappresentano, quindi, un interesse prioritario della collettività. Il suolo è una risorsa ambientale non riproducibile, la cui trasformazione produce effetti permanenti su ambiente e paesaggio. La cementificazione delle coste mediterranee è giunta ormai, purtroppo, al 40 per cento. Soltanto una salvaguardia degli ecosistemi e una presenza degli operatori più ecosostenibile e rispettosa delle bellezze naturali della costa italiana potrà garantire un futuro prossimo.
  Ogni anno il malessere balneare italiano peggiora e non si scorgono speranze per il futuro. Per ogni ecomostro abbattuto se ne scorgono cento altri, nel silenzio di tutti, magari, più piccoli, ma complessivamente ancor più deleteri, destinati a distruggere le bellezze naturali e costiere. Oltre alla cementificazione dei litorali, la media è fortemente innalzata dall'urbanizzazione e industrializzazione della costa italiana, che, nella sua interezza, risulta antropizzata, con insediamenti abitativi e in gran parte abusivi che, spesso, raggiungono quasi il mare e, oggi, sono oggetto di una preoccupante e discussa sanatoria edilizia.
  Tuttavia, poiché la materia rientra nella competenza concorrente fra Stato e regione, è proprio a tale, ultimo ente che spetta la potestà di disciplinare e stabilire con legge quali altri mutamenti, connessi e non connessi a trasformazioni fisiche, all'uso di immobili o di loro parti, sono subordinati al permesso di costruire. Inoltre, il comma 3 dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 6 giugno 2001, stabilisce che le regioni possono, altresì, individuare con legge ulteriori interventi anche in relazione all'incidenza sul territorio e sul carico urbanistico. Il MoVimento 5 Stelle è impegnato da sempre in campagne di educazione ambientale e ha combattuto e combatte tuttora contro l'abusivismo edilizio e contro tutti quegli illeciti ambientali connessi alle attività delle organizzazioni criminali. Non possiamo, quindi, permettere che si liberalizzino tali pratiche abusive e chiediamo, dunque, al Governo di espungere dal decreto-legge una norma che comporterebbe la possibilità di realizzare e di installare all'interno di strutture ricettive all'aperto qualsiasi tipo di costruzione e struttura, con il solo limite di un generico Pag. 78ancoraggio temporaneo al suolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Bernini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/159.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, colleghi, il mio intervento di oggi riguarda la lettera a) del comma 3 dell'articolo 41 del decreto «del fare». All'interno del decreto-legge, infatti, scopriamo che nel suddetto punto viene introdotta una preoccupante dicitura in aggiunta al comma 1 dell'articolo 3 del decreto-legge n. 2 del 25 gennaio 2012, concernente misure straordinarie e urgenti in materia ambientale. L'articolo 3 del suddetto decreto-legge n. 2 del 2012, poi convertito con modificazioni dalla legge n. 28 del 24 marzo 2012, pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 71 del 24 marzo 2012, riguarda l'utilizzo di materiale di riporto. L'articolo, al comma 1, recita: «Considerata la necessità di favorire, nel rispetto dell'ambiente, la ripresa del processo di infrastrutturazione del Paese, ferma restando la disciplina in materia di bonifica dei suoli contaminati, i riferimenti al «suolo» contenuti all'articolo 185 commi 1, lettere b) e c) e 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, si intendono come riferiti anche alle matrici materiali di riporto di cui all'allegato 2 alla parte IV del predetto decreto legislativo». A questo articolo che, come avrete potuto notare è scritto in un linguaggio prettamente tecnico-giuridico dal quale è difficile evincerne il vero significato, verrebbe aggiunta, secondo la lettera a) del comma 3 dell'articolo 41 del decreto «del fare», oggetto del mio intervento, il seguente testo: «costituite da una miscela eterogenea di materiali di origine antropica, quali residui e scarti di produzione e di consumo e di terreno che compone un orizzonte stratigrafico specifico rispetto alle caratteristiche geologiche e stratigrafiche naturali del terreno in un determinato sito e utilizzati per la realizzazione di riempimenti di rilevati e di reinterri». Con tutto il rispetto, Presidente, questa aggiunta consentirebbe di utilizzare per riporti, rialzi e riempimenti anche miscele eterogenee di terre e materiali di risulta senza specificare le relative percentuali né il tipo di materiale consentito, con il rischio di contaminare le suddette miscele con residui di eternit, per esempio, e altre sostanze cancerogene presenti come scarti di precedenti edificazioni, dando un significato nuovo alla parola «suolo» che non può essere accettato da questo Parlamento. Appare allarmante il fatto che si parli di miscela eterogenea lasciando ampia interpretazione alla materia; noi sappiamo, Presidente, che quando al popolo italiano si lascia la libertà di interpretazione sulle norme non emergono quasi mai esempi virtuosi, soprattutto se consideriamo che chi lavora in questo ambito, cioè i costruttori edili, non sono certamente conosciuti per il rispetto e la tutela dell'ambiente, almeno nella maggior parte dei casi, purtroppo.
  Oltre a questo, Presidente, con questa normativa si lascerebbe la libertà di inserire all'interno dei materiali da riporto qualsiasi tipo di materiale cancerogeno o tossico facendo un grosso favore anche alla criminalità organizzata che, come sappiamo, soprattutto al sud trae i suoi guadagni dallo smaltimento a basso costo, ed in modo illegale, di materiali tossici. Basta fare un giro nella «terra dei fuochi», dove come MoVimento 5 Stelle siamo andati, per rendersene conto. Ciò significa che con questo provvedimento, mafia e camorra e ’ndrangheta potrebbero delinquere a norma di legge. Oltre a questo aspetto ci preme sottolineare come non si comprenda come una modifica alla definizione di «suolo», che va ad influenzare a cascata tutte le normative a questa collegata, possa essere inserita all'interno di un decreto omnibus che dovrebbe puntare al rilancio dell'economia.
  Chiediamo, pertanto, che il Governo si impegni a valutare l'opportunità, nel prosieguo dell’iter del provvedimento, di espungere dal testo del decreto una norma che comporterebbe la possibilità di utilizzare per riporti, rialzi e riempimenti anche Pag. 79miscele eterogenee di terre e materiali di risulta senza alcun tipo di controllo, con grave rischio per la tutela della salute e dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Frusone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/161.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, ringrazio i presenti. Li ringrazio perché l'argomento generale di questo ordine del giorno inizia ad essere, nonostante la sua importanza, un po’ ripetitivo. Ripetitivo perché si parla ancora di opere inutili in Italia. Nello specifico, si parla del progetto del corridoio A12-Appia, che va avanti dal 2004. È una storia così caotica che nemmeno il miglior Gadda sarebbe riuscito a buttar giù una trama più colorita di questo pasticciaccio brutto. Infatti, sono già stati spesi oltre 100 milioni di euro senza aver posato neanche la prima pietra. Un pasticciaccio, appunto, iniziato con Storace e proseguito dalle amministrazioni successive. Solo 45 milioni di euro sono stati pagati dalla regione per i tre progetti presentati, per non parlare delle due società che sono nell'affare, prima l'Arcea Lazio Spa, sostituita poi dalla Autostrade del Lazio, con il mantenimento dei rispettivi CdA e altri soldi per pagare, per quattro anni, i costi degli amministratori, pur in una sostanziale assenza dell'esplicazione fattiva del loro mandato. In poche parole, due società per costruire la stessa autostrada, di cui però non c’è traccia. Addirittura, gli azionisti privati della prima società, dopo l'estromissione, hanno ottenuto 43 milioni di euro di risarcimento dalla regione Lazio. Aggiungiamo a questo giallo le inchieste e le indagini della Corte dei conti, della Commissione europea e dell'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici. Ciliegina sulla torta è poi il rigetto da parte della Corte dei conti della delibera CIPE del 3 agosto 2012, riferita al progetto autostradale del tratto A12-Tor de’ Cenci, per mancanza di una delibera quadro in merito ai requisiti di solidità patrimoniale dei concessionari e altre inadempienze economiche.
  Tutto questo per far cosa ? Come dimostrano gli studi e le elaborazioni trasportistiche fatte, non solo l'opera comporterebbe l'impiego di risorse finanziarie che potrebbero essere spese per interventi davvero necessari, ma provocherebbe un aumento della domanda di mobilità legata all'implacabile legge del mercato che mette in relazione domanda e offerta. Questa forma di mobilità, in particolare, più di ogni altra causa problemi di inquinamento e di salute, costa più in termini di combustibili fossili e penalizza inesorabilmente un percorso virtuoso che dovrebbe portarci a ridurre gli spostamenti e a rendere più funzionali ed efficienti quelli necessari, da fare con sistemi di mobilità sostenibile.
  In tutta Italia, lo sappiamo, i pendolari non hanno diritti. Nel Lazio abbiamo alcune delle linee ferroviarie più disastrate d'Italia, come la Roma-Cassino – della quale ahimè sono vittima –, la Roma-lido, la Roma Flaminio-Viterbo, la Roma-Giardinetti e tutte le altre. Ricordiamoci, infatti, che tutte le linee della regione Lazio gareggiano ogni anno per il non ambito premio Caronte. Quindi, vi sembra giusto utilizzare circa 3 miliardi di euro per fare un centinaio di chilometri di strada ? E poi, mi chiedo perché per certe cose si trovano sempre i soldi, mentre per altre cose più importanti è difficile trovare la copertura. Stiamo parlando di 30 milioni di euro a chilometro, il triplo dei costi che hanno altri Paesi d'Europa, quando la qualità della nostra rete ferroviaria è uguale, se non peggiore, a quella che avevamo nel dopoguerra.
  Questa tragedia va in scena da anni senza tener conto delle voci dei comitati del luogo, che si sono ampiamente battuti per la soppressione di questa opera. Sono arrivati addirittura a presentare un progetto di metropolitana leggera, sempre per parlare di mobilità sostenibile. Denunciano anche il fatto che tale corridoio dovrà attraversare zone con vincoli archeologici e paesaggistici, e taglierà in due alcuni dei quartieri più popolosi della capitale. C’è poi il problema della Pontina, la strada più pericolosa d'Italia, che ha Pag. 80bisogno veramente di fondi per essere messa in sicurezza e per migliorarne la viabilità, fondi facilmente ricavabili dall'abolizione di questo progetto, come previsto, appunto, dall'ordine del giorno. Ma naturalmente queste voci non sono state ascoltate, come se un dialogo su certi temi non ci debba essere, come se riallocare i fondi destinati a questa strada sia un'azione impossibile, come e se si abbia per forza ragione su certe tematiche.
  Permettetemi di rifarmi a dei versi, appunto di Gadda, in linea con questo pasticciaccio: «Chi è certo d'aver ragione a forza, nemmeno dubita di poter aver torto in diritto. Chi si riconosce genio, e faro alle genti, non sospetta d'essere moccolo male moribondo, o quadrupede ciuco».
  È per questo che chiediamo all'Aula un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Corda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/162.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, mi consenta una brevissima riflessione su quello che sta succedendo oggi in questa Aula; siamo qui a discutere l'ennesimo decreto omnibus, che io vorrei ribattezzare decreto «gattopardesco», perché questa è un'assurdità, qui si vuole cambiare tutto per non cambiare assolutamente nulla e io, che ho sempre lavorato nella mia vita, mi trovo veramente in imbarazzo a dover perdere del tempo passando da una discussione che passa dalla sanità all'urbanistica, a tanti altri argomenti che non hanno nulla a che fare gli uni con gli altri; però cerchiamo di passare all'argomento.
   L'articolo 28 introduce l'istituto dell'indennizzo da ritardo nella conclusione del procedimento amministrativo iniziato ad istanza di parte; la norma intende fornire ai soggetti interessati uno strumento aggiuntivo rispetto al già previsto istituto del risarcimento del danno da ritardo per conseguire il rispetto dei termini di conclusione del procedimento. A differenza di quest'ultimo istituto, il diritto all'indennizzo viene riconosciuto per effetto del mero decorso del termine di conclusione del procedimento senza che l'amministrazione responsabile abbia provveduto. Privo di rilievo il comportamento doloso o colposo dell'amministrazione, così come la misura effettiva del danno o della lesione imputabile al ritardo; quest'ultima viene predeterminata per effetto del mero decorso temporale nella misura pari a 30 euro per ogni giorno di ritardo fino ad un massimo di 2 mila euro. La norma intende pertanto intervenire nella fase patologica dell’iter di formazione del provvedimento amministrativo la cui conclusione viene spesso vanificata dall'inerzia dell'amministrazione investita dell'istanza o chiamata ad esprimersi nell'iter di formazione del provvedimento attraverso un atto endoprocedimentale.
  Si tratta di un istituto dalle implicazioni e dagli effetti rilevanti che, se non adeguatamente ponderato e coordinato con le norme che informano il procedimento amministrativo, rischia di introdurre un aggravio nel corretto svolgimento dell'azione amministrativa. L'attenzione e la ponderazione che ogni intervento sul procedimento amministrativo richiede, mal si concilia con la decretazione d'urgenza che, nella fattispecie, appare tanto più ingiustificata considerato il contenuto sperimentale della norma ed il lungo periodo contemplato per raccogliere dati significativi sul monitoraggio della sua applicazione, ben 18 mesi.
  Il comma 10 prevede infatti che le disposizioni dell'articolo si applichino in via sperimentale ai procedimenti amministrativi relativi all'avvio e all'esercizio dell'attività di impresa iniziati successivamente alla data di entrata in vigore della norma. In luogo di una disciplina organica del procedimento amministrativo, si codifica il ricorso a contenuti sperimentali che tuttavia si caratterizzano per graduali approssimazioni e rischiano di introdurre ulteriori difficoltà applicative nella già complessa disciplina del procedimento amministrativo oggetto di continui interventi Pag. 81di modifica. Un chiaro segnale, questo, della mancanza di coordinamento del nuovo istituto dell'indennizzo da ritardo, con la disciplina complessiva del procedimento, è ravvisabile nella mancanza di riferimenti all'articolo 2 della legge sul procedimento amministrativo introdotto dalla recente legge 6 novembre 2012, n. 190, che non sono state assimilate nel testo del provvedimento. La norma in questione dispone che se le pubbliche amministrazioni ravvisano la manifesta irricevibilità, inammissibilità, improcedibilità o infondatezza della domanda, le stesse concludono il procedimento con un provvedimento espresso redatto in forma semplificata, la cui motivazione può consistere in un sintetico riferimento al punto di fatto o di diritto ritenuto risolutivo.
  Tale norma, piuttosto che stimolare l'amministrazione ed il titolare del potere sostitutivo a concludere in forma semplificata il procedimento, induce l'amministrazione a demandare al giudice tale valutazione con l'effetto che, al termine del procedimento giudiziario, l'istante soggiace ad una pronuncia che avrebbe potuto essere anticipata in sede amministrativa senza necessità di attivare un lungo e costoso procedimento giudiziario e con l'aggravio di vedersi condannato a corrispondere all'amministrazione una somma da due a quattro volte il contributo unificato.
  D'altro canto, non priva di aspetti problematici è la diversa ipotesi che il giudice riconosca il diritto dell'interessato ad ottenere l'indennizzo: basti a tal fine soffermarsi sul numero crescente dei giudizi di ottemperanza nei confronti delle amministrazioni che omettono di dare esecuzione alle decisioni del giudice amministrativo. L'effetto prevedibile è dunque l'ulteriore congestione del sistema giudiziario.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  EMANUELA CORDA. Vado a concludere.
  La norma prevede infine che, decorsi 18 mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione e sulla base del monitoraggio relativo alla sua applicazione, con regolamento emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni...

  PRESIDENTE. Onorevole Corda, deve concludere.

  EMANUELA CORDA. In conclusione, si ritiene che l'introduzione del nuovo istituto, se non coordinato in modo compiuto con la disciplina complessiva del procedimento amministrativo come di recente modificata, non offra uno strumento efficace per dare soluzione alle criticità connesse al mancato rispetto dei termini di conclusione del procedimento da parte delle amministrazioni pubbliche e dei soggetti privati preposti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Mannino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/163.

  CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, con le modifiche apportate al testo unico in materia di edilizia contenute nell'articolo 30 del decreto-legge «del fare» si stabilisce che vanno considerati come ristrutturazioni edilizie gli interventi di demolizione e ricostruzione che poi comportano la modifica della sagoma dell'edificio preesistente, tenendo in considerazione il solo valore della volumetria, senza stabilire alcun obbligo esplicito rispetto ad altri parametri per noi fondamentali e necessari per evitare le speculazioni, quali l'altezza, le superfici utili, i prospetti, le destinazioni d'uso, e non per ultimo e meno importante, l'indice di occupazione del suolo.
  Tra gli interventi di ristrutturazione edilizia, la lettera a) dell'articolo 30 inserisce anche gli interventi di ripristino di edifici o parti di essi crollati o demoliti, Pag. 82dei quali sia possibile accertare la consistente preesistenza. Su questo punto, la proposta del Governo non definisce esattamente il campo di applicazione della norma, dal momento che si parla di edifici «eventualmente demoliti o crollati». Cosa dovranno intendere gli uffici comunali chiamati ad applicare la norma ? Dovranno ammettere l'applicazione anche per edifici non crollati e non demoliti: dunque tutti quelli che versano in condizioni tali da rendere necessario un intervento di ripristino. E allora perché parlare di edifici crollati o demoliti ?
  Ma la lettera a) dell'articolo 30 non è la sola disposizione che merita di essere discussa, che meritava di essere discussa e possibilmente corretta e migliorata in Aula. Si guardi ad esempio al nuovo articolo 23-bis inserito nel testo unico per l'edilizia, con il quale si stabilisce infatti una disciplina normativa ad hoc per gli interventi di demolizione e ricostruzione con modifica della sagoma dell'edificio preesistente che hanno come oggetto un immobile che si trova all'interno della cosiddetta «zona A», e dunque nelle parti storiche degli insediamenti urbani. La norma uscita dalla Commissione non si limita ad introdurre questo regime speciale, ma attribuisce ai comuni la facoltà di esercitare entro il 31 dicembre di quest'anno l'individuazione delle aree con le quali è possibile utilizzare tale normativa per mezzo della SCIA. Ma anche quando interviene per autobilanciarsi e autoemendarsi il Governo si dimentica qualcosa, ovvero lascia indeterminati aspetti che invece non possono essere trascurati: il Governo e la maggioranza infatti non hanno ritenuto opportuno estendere questo regime speciale anche agli edifici che ricadono o che hanno vincoli specifici da parte della soprintendenza.
  Ma ancora non è solo questo da portare all'attenzione del Governo e dell'Aula. La lettera f) dell'articolo 30 lascia indeterminato un altro aspetto meritevole di attenzione: il punto 4 del nuovo articolo 23-bis precisa infatti che nella pendenza del termine del 31 dicembre la stessa specifica non potrà essere utilizzata; ma la norma non dice cosa accadrà dopo il 31 dicembre, se la delibera comunale a quella data non è stata ancora approvata ed adottata. È del tutto evidente che questo ennesimo «taglia e cuci» del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, testo unico sull'edilizia, non inciderà su alcuna causa strutturale che mette in crisi il comparto edilizio, che com’è noto va attribuita alla crisi del credito e alla debolezza della domanda, piuttosto che alla presunta rigidità del quadro normativo. Quel che è certo è che il quadro normativo viene ulteriormente confuso e indebolito, e risulterà essere ancora meno intellegibile sia per gli amministratori locali che per gli operatori del settore.
  L'ordine del giorno pone all'attenzione del Governo la necessità che venga dato pubblicamente conto degli effettivi impatti delle modifiche normative al testo unico in materia edilizia di questi ultimi anni, sia dal punto di vista della loro concreta applicazione da parte degli enti locali, sia da quello dei risultati socio-economici che le predette modifiche normative intendevano e intendono perseguire.
  A tal fine con l'ordine del giorno infatti chiediamo al Governo due cose: in primo luogo di fornire alle competenti Commissioni parlamentari, entro sei mesi dall'entrata in vigore delle modifiche al testo unico apportare con il decreto-legge n. 69 del 2013, un'analisi degli impatti delle modifiche normative apportate al testo unico nell'ultimo quinquennio; in secondo luogo di predisporre pubblicamente e mantenere costantemente aggiornata una relazione sullo stato del comparto edilizio in Italia, che indichi, con riferimento agli ambiti geografici e archi temporali di riferimento appropriati, almeno: il numero, la tipologia e la localizzazione dei titoli edilizi presentati per la realizzazione di interventi di ristrutturazione edilizia; il numero, la tipologia e la localizzazione degli interventi di ristrutturazione edilizia eseguiti oppure in corso di esecuzione; il numero, la tipologia e localizzazione degli interventi di ristrutturazione edilizia per i quali i competenti uffici comunali hanno rilasciato gli appositi titoli abilitativi, ma Pag. 83per i quali i privati non hanno dato esecuzione ai lavori; infine il volume degli investimenti connessi alla realizzazione degli interventi di ristrutturazione edilizia e il numero dei lavoratori occupati con riferimento alle singole annualità nell'ultimo quinquennio.

  PRESIDENTE. L'onorevole De Rosa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/164.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, l'edilizia scolastica italiana versa in condizioni disastrose e i comuni italiani, vincolati dagli obblighi derivanti dal rispetto del patto di stabilità, hanno difficoltà ad attivare congrui investimenti ormai indispensabili al corretto funzionamento delle attività didattiche. Lo Stato deve garantire il percorso di studi dei nostri giovani ma deve garantire anche la loro sicurezza e la loro vita.
  Nel X Rapporto su sicurezza, qualità e comfort in cui si fa riferimento a 111 edifici monitorati in 10 regioni, CittadinanzAttiva racconta che ben tre scuole su quattro non sono in regola con tutte le certificazioni di sicurezza e la manutenzione è ridotta al minimo indispensabile e, alle volte, neanche a questo. I numeri parlano chiaro: lesioni strutturali in una scuola su dieci, distacchi di intonaco in una scuola su cinque e infiltrazioni in una scuola su quattro. Manutenzione deficitaria, condizioni igienico-sanitarie non sufficienti e mancanza di certificazioni moltiplicano le tragedie sfiorate come quelle recenti di Cordenons in provincia di Pordenone e di Villa Bonelli a Roma. Anche le aule sono in condizioni pessime e spesso sono gli stessi cittadini ad intervenire per riportarle, a proprie spese, in condizione accettabili. Ben una su quattro mostra gravi segni di fatiscenza, il 49 per cento risulta senza avvolgibili e persiane e il 57 per cento ha le finestre rotte, senza contare che gli impianti elettrici e le misure antincendio sono inadeguate nel 78 per cento dei casi. Possiamo solo concludere che queste aule spesso in casi di emergenza diventino vere e proprie trappole per topi. Non parliamo in questa sede delle procedure di evacuazione e delle esercitazioni, che sono quasi del tutto assenti o considerate dei pro forma.
  Molti comuni italiani si trovano nella condizione di non poter utilizzare i fondi eccedenti il bilancio per attivare investimenti i tal senso, il 58 per cento delle scuole risulta costruito prima dell'entrata in vigore delle prescrizioni antisismiche, a questo aggiungiamo che la percentuale di scuole presenti, a livello nazionale, nelle tre zone a rischio sismico è il 54 per cento del totale delle scuole pubbliche ed il 59 per cento di quelle monitorate da CittadinanzAttiva. Il quadro che ne esce risulta estremamente preoccupante.
  Vorrei anche parlare dello stop al consumo di suolo e la tutela del paesaggio, che rappresentano delle priorità assolute per la politica nazionale; a questo aggiungo il dissesto idrogeologico, che ogni anno causa ingenti danni alla popolazione e alle cose.
  Vi chiederete perché tratto questi temi e tratto insieme i temi della scuola e del consumo di suolo; è perché così ci si è comportati appunto in occasione dell'ultimo decreto che stiamo trattando, facendo una minestra unica dei temi più disparati, anche all'interno dello stesso articolo.
  Bene, vorremmo che il Governo intervenisse immediatamente affinché gli interventi previsti dall'articolo 18, comma 8, del decreto cosiddetto «del fare» siano destinati esclusivamente agli edifici scolastici di proprietà pubblica e alle situazioni emergenziali; che le risorse revocate alle grandi opere a causa del mancato conseguimento delle finalità indicate all'articolo 18, comma 1, del decreto venissero destinate all'implementazione del fondo per l'edilizia scolastica.
  Vorremmo che i fondi per i «6 mila campanili» siano destinati, in via prioritaria, all'acquisizione e alla gestione sostenibile di aree destinate a verde pubblico e non compromesse dall'urbanizzazione, nonché alla riqualificazione ambientale di aree degradate e a basso grado di naturalizzazione, Pag. 84che questi fondi siano, altresì, destinati alla ristrutturazione di edifici pubblici e di manutenzione di reti viarie, nonché alla salvaguardia e messa in sicurezza del territorio per prevenire il dissesto idrogeologico e sismico. Le nuove costruzioni di edifici pubblici e le nuove reti viarie possono essere permesse esclusivamente sulla base di effettive esigenze edificatorie o infrastrutturali e accertata l'assenza di alternative di reimpiego e riorganizzazione degli immobili e delle infrastrutture esistenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Zolezzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/165.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, colleghi, rappresentati del Governo, in questo ordine del giorno cogliamo l'occasione per portare l'attenzione su un argomento molto sentito in molti decreti-legge e in molti atti che stanno arrivando qui in Aula. Purtroppo, stanno arrivando in Aula atti che vanno nella direzione opposta a quella che intendiamo, che dovrebbe essere quella della sostenibilità ambientale ed economica. Infatti, non riusciamo a comprendere con precisione come sia possibile continuare a parlare di impianti a biogas e a biomasse senza aver definito un piano energetico e, oltre tutto, ci preoccupa anche la tendenza prossima futura, che è quella di inserire il biogas da rifiuti tra le attività, in qualche modo, da incentivare, per cui colgo l'occasione per parlare un attimino di questo argomento a noi molto caro perché non si tratta di essere contrari, in tutto e per tutto, all'energia prodotta con gli impianti a biogas, però, purtroppo, il piano che si è realizzato negli ultimi anni va in totale controtendenza con le esigenze del bene comune e con le esigenze nazionali.
  Tra impianti e incentivi energetici, si sono spesi circa 10 miliardi di euro l'anno, che sono una cifra direi molto importante a livello nazionale, visto che si fa fatica a trovare un miliardo per non aumentare l'IVA. Adesso, addirittura, in questo decreto-legge si parla, in qualche modo, in diversi articoli, anche nell'articolo 5 e in questo, degli impianti a biomasse e biogas, cercando di inserire alcune parti degli impianti tra le attività ad impatto ambientale scarsamente significativo.
  È difficile, appunto, senza un piano, che dovrebbe essere anche il Piano di valutazione dell'inquinamento, fare questo: il Piano per l'inquinamento dovrebbe prevedere una sommatoria degli impianti previsti nelle singole zone. La maggioranza degli impianti di questo genere sono sorti nelle province di Mantova, di Cremona e di Brescia, dove ci sono già sforamenti delle polveri sottili molto frequenti, ben oltre i 35 giorni all'anno previsti come consiglio dall'Unione europea, per non parlare dei consigli dell'Organizzazione mondiale della sanità, per cui pensare che l'impatto di impianti del genere, anche se fosse solo per la componente degli essiccatori, sia scarsamente significativo, è decisamente particolare, per usare un termine abbastanza diplomatico. Per cui, auspichiamo che sia perlomeno revisionato quanto scritto in questo decreto-legge.
  Nell'ordine del giorno, chiediamo appunto che si parli di sostenibilità degli impianti. Nell'articolo 5, si parla, appunto, di bioliquidi prodotti da impianti sostenibili: un impianto a biogas da mais a cultura dedicata, o da liquami, o da misto per un'azienda agricola, mediamente, dovrebbe avere una potenza di 0,1 megawatt; per iniziare già a mediare abbiamo previsto lo 0,25. Pensare di dire che un impianto è sostenibile e con impatto scarsamente significativo, per impianti da un megawatt o addirittura da 3 megawatt – come è scritto nel decreto-legge – sinceramente ci sembra abbastanza opinabile. Per cui, auspichiamo davvero che si possa arrivare alla sostenibilità anche perché il Piano energetico non è stato ancora scritto, ma è chiaro che, se un'azienda agricola ha bisogno di un tot di energia, al limite, si potrà incentivare l'energia che produce per l'autoconsumo e non l'energia prodotta a fini speculativi. Questa speculazione sta davvero distruggendo l'economia italiana.Pag. 85
  Ci sono attività produttive intere – e penso alla provincia di Mantova, alla cartiera o ad altre attività – che stanno rischiando di fallire per il prezzo dell'energia. Gli incentivi dati all'energia, incentivi casuali, distruggono il mercato dell'energia e fanno salire il prezzo per attività che davvero ne avrebbero bisogno.
  Quindi, addirittura definirle «ad impatto scarsamente significativo» credo che sia davvero qualcosa di decisamente scorretto. Pertanto, auspico che ci sia attenzione su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Segoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/166.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, l'ordine del giorno va ad agire sull'articolo 41 del decreto, articolo che era tristemente salito alle cronache perché rappresentava un vero e proprio assalto alle falde acquifere. In sostanza, nella prima formulazione questo articolo del decreto permetteva, a chi era chiamato a bonificare le falde per ripristinarle dopo un inquinamento, di operare e gli dava un ampio ventaglio di possibilità, tutte condizionate, diciamo, alle sue disponibilità economiche. Quindi, sostanzialmente l'inquinatore poteva fare un po’ anche interventi blandi e bastava che facesse finta di fare qualcosa sulla falda.
  Questo ha destato l'allarme non soltanto di noi deputati del MoVimento 5 Stelle ma anche di deputati della Commissione Ambiente di altre forze politiche e, soprattutto, della società civile. Infatti, siamo stati invasi da una vera e propria mail bombing, ovvero un'enorme quantità di mail che arrivavano da professionisti, membri di associazioni e anche semplici cittadini, che mettevano in guardia da questo pericolo e ci esortavano a fare qualcosa.
  Abbiamo, diciamo così, recepito queste istanze e in Commissione, insieme ad altre forze politiche, siamo riusciti a portare a termine un emendamento condiviso che andava a imporre vincoli più restrittivi a chi doveva bonificare le falde inquinate, proprio in virtù del principio che chi inquina deve pagare. Però, questo emendamento quando è arrivato in Commissione bilancio ha ricevuto un trattamento molto freddo da parte del Governo, che lo ha bloccato. Poi, durante le estenuanti sedute notturne siamo riusciti sostanzialmente a mandarlo avanti e, quindi, il decreto, così come è stato approvato, prevede un articolo, il 41, in cui siamo riusciti ad inserire la clausola che la tecnica che deve essere scelta per bonificare una falda inquinata deve essere la migliore disponibile, indipendentemente dal suo costo.
  A questo punto, per un ulteriore scrupolo questo emendamento va ad aggiungere una postilla, in ordine al modo di decidere quale intervento sia quello tecnicamente migliore perché ogni falda acquifera ha una propria specificità. Sostanzialmente, in base alla topografia, alla morfologia del terreno, alla costituzione del terreno e dalla roccia che ospita la falda, in ogni situazione non è immediato stabilire qual è la tecnica migliore e gli effetti che la tecnica può avere sulle dinamiche della falda. Sostanzialmente, quindi, con questo ordine del giorno si chiede che prima di programmare qualsiasi azione ci sia a monte uno studio idrogeologico che, appunto, possa riuscire a fare capire qual è l'intervento migliore e come esso porterà a delle modificazioni all'interno della falda acquifera e dell'acquifero.
  Quindi, noi auspichiamo che questo ordine del giorno possa essere approvato, perché chi in buona fede si accingeva ad operare la bonifica della falda sostanzialmente avrebbe già fatto questa cosa preliminarmente. Viceversa, se chi si accingeva a bonificare la falda in malafede, intendeva adottare un provvedimento qualsiasi, in questo modo lo si vincola maggiormente per la tutela della falda e, conseguentemente, dell'ambiente e della salute pubblica.

  PRESIDENTE. L'onorevole Busto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/167.

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  MIRKO BUSTO. Signor Presidente, l'ordine del giorno da me presentato concerne l'articolo 41, comma 6, che detta disposizioni volte alla nomina di uno o più commissari per provvedere alla realizzazione e all'avvio della gestione degli impianti nella regione Campania, già previsti e non ancora realizzati. In poche parole, parliamo di nuovi inceneritori. Voglio ricordare che il Parlamento europeo lo scorso 20 aprile ha approvato a stragrande maggioranza la relazione dal titolo: «Sulla revisione del VI programma di azione in materia di ambiente e la definizione delle priorità per il settimo programma». In quella sede l'Assemblea ha chiesto alla Commissione europea una migliore applicazione della vigente legislazione comunitaria sui rifiuti e di precisare obiettivi più ambiziosi di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio, nonché un netto decremento della produzione stessa dei rifiuti. È stato richiesto inoltre – ed è importante – di introdurre il divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati e compostati. Una proposta coerente con la gerarchia europea e con la direttiva europea sui rifiuti, che stabilisce un ordine di priorità di ciò che costituisce la migliore opzione ambientale nella normativa e nella politica dei rifiuti, cito testualmente. In testa alla gerarchia figura la prevenzione, ossia misure atte a ridurre la quantità dei rifiuti alla fonte, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l'estensione del loro ciclo di vita. Segue poi il riutilizzo, ovvero l'operazione di controllo, pulizia e riparazione, attraverso cui i prodotti o componenti di prodotti che diventano rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento. Quindi viene il riciclaggio, ossia l'operazione di recupero attraverso cui i materiali sono ritrattati per ottenere prodotti. Il recupero, diverso dal riciclaggio, come recupero di energia, è sì considerato come una possibilità, ma soltanto come ultima alternativa ed è indicato come non preferibile, ma sono da preferirsi il riciclaggio e il riutilizzo. Seguendo questi principi, vogliamo sottolineare che l'incenerimento non è da considerarsi una metodologia di smaltimento dei rifiuti efficiente e sostenibile a livello ambientale per le seguenti motivazioni in particolare. Efficienza nell'uso delle risorse: l'incenerimento distrugge risorse preziose, come metalli, plastiche e materiali biodegradabili, che potrebbero essere recuperati attraverso il riciclaggio. La loro distruzione comporta la necessità di estrarre e processare nuove risorse, creando impatti ambientali e incidendo anche sulla bilancia commerciale, dato che molte materie prime devono essere importate. L'energia recuperabile con l'incenerimento non è sufficiente a compensare queste conseguenze ambientali ed economiche. Parliamo anche di cambiamento climatico: un inceneritore con recupero di energia produce mediamente il 33 per cento in più di emissioni di gas serra di una centrale di turbogas. Il riciclaggio invece riduce le emissioni evitando l'estrazione e il processamento di nuove materie prime. Occupazione: il riciclaggio di 10 mila tonnellate di rifiuti ha bisogno di 250 lavoratori, rispetto ai venti o trenta di un inceneritore e dieci di una discarica. In più l'incenerimento scoraggia la prevenzione, il riuso e il riciclaggio, visto che questi impianti hanno bisogno di quantitativi costanti di rifiuti per lunghi periodi e il loro elevatissimo costo di costruzione sperpera le risorse pubbliche, che sono limitate e che potrebbero essere utilizzate per metodologie di smaltimento più efficienti. Ci sono anche altre motivazioni che suggeriscono di perseguire strade alternative. Innanzitutto la crisi economica ha portato un'evidente contrazione dei consumi, con conseguente riduzione di rifiuti urbani e industriali prodotti. Inoltre, quasi ovunque in Italia sono aumentate le percentuali di rifiuto che viene differenziato, arrivando a percentuali anche molto elevate. Ne risulta che gli impianti di trattamento esistenti risultano sempre più sovradimensionati e spesso affamati di rifiuti arrivando a contenderseli, operando prezzi più vantaggiosi pur di saturare i propri impianti. Per questo motivo, le aziende del settore guardano con interesse le regioni come la Campania che, non avendo una sufficiente Pag. 87dotazione impiantistica, hanno flussi di rifiuti disponibili. Noi riteniamo che la situazione attuale presenti anche un'opportunità di cambiamento del sistema generale e della società verso un nuovo modo, un nuovo paradigma e una nuova rotta per produrre meno rifiuti e per recuperare la materia in maniera più ottimizzata. Quindi, tornando all'ordine del giorno, vogliamo sottolineare la drammatica situazione della cosiddetta terra dei fuochi in Campania, uno dei territori più tormentati e degradati del Paese in ambito di offesa ambientale. E sebbene la questione sia stata per molti anni all'attenzione del Governo e dei media nazionali a tutt'oggi persistono situazioni assolutamente critiche per quanto riguarda l'incenerimento illegale di rifiuti e materiali di ogni tipo con ricadute devastanti su terra e aria e quindi sulla salute delle popolazioni.
  Si registrano roghi tossici ad elevatissimo tasso inquinante, ai quali la politica non riesce a porre argine e tende più che altro, colpevolmente, a stendere un velo di oblio, lasciando appunto che ogni male ricada sui cittadini. E crediamo che la soluzione...

  PRESIDENTE. Onorevole Busto, bisogna concludere.

  MIRKO BUSTO. Concludo. Crediamo la soluzione non passi per la costruzione di nuovi inceneritori e chiediamo al Governo un impegno straordinario per risolvere la problematica, attraverso l'avvio di un piano straordinario di recupero e bonifica dei territori interessati dagli inceneritori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Daga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/168.

  FEDERICA DAGA. Signor Presidente, il decreto del fare riporta all'articolo 18, comma 6, la destinazione di fondi per la realizzazione del tratto Colosseo – Piazza Venezia, nell'ambito del proseguimento dei lavori della linea della metropolitana C di Roma. Modifiche apportate al comma originario prevedono che il fondo per il tratto suddetto venga destinato solo nel caso in cui la tratta della stessa linea metropolitana Pantano-Centocelle sia messa in pre-esercizio entro il 15 dicembre 2013, mentre in origine si prevedeva che la linea Pantano-Centocelle dovesse entrare in esercizio il 15 ottobre 2013. Sappiamo che i costi per la tratta completa aumenteranno. Già sono stati riconosciuti degli oneri aggiuntivi alle imprese. Ne avremo altri, di tipo aleatorio che nessuno è in grado di stimare e che dipenderanno dal ritrovamento o meno di reperti archeologici nella fase di scavo del tratto specifico Colosseo – Piazza Venezia. Le operazioni di scavo saranno fatte a mano e a causa di questa necessità di esecuzione dei lavori, non si possono prevedere tempi e costi, andando così avanti giorno per giorno. Tempi e metodi presenti nel progetto originario non sono stati rispettati – e qui c’è la responsabilità dell'amministrazione e anche delle imprese –, ma i maggiori costi causati saranno pagati dai cittadini con soldi pubblici. La lievitazione dei costi per la realizzazione della linea C sottrae risorse agli altri interventi infrastrutturali ricompresi nel piano. L'assorbimento di gran parte di queste nello sviluppo della linea C, dovuto anche all'onere sempre più elevato di essa, di gran lunga superiore alle previsioni progettuali, rischia di non arricchire o addirittura di far impoverire l'articolazione della rete urbana dei trasporti, che ha bisogno invece di un forte impulso all'integrazione. L'appalto inizialmente prevedeva la costruzione della nuova linea Metro C al di sotto della stazione della Metro B. Qualcuno ha riflettuto sul fatto che detti lavori avrebbero fatto fermare la circolazione della Metro B, dovendo scavare al di sotto dei binari, e che conseguentemente si sarebbe paralizzata la città. Il progetto è stato quindi modificato e la nuova stazione verrà costruita sulla via dei Fori imperiali. Ad oggi su questo progetto non esiste una soluzione tecnica per il rispetto del patrimonio archeologico. Considerando che si Pag. 88dovrà scavare ai piedi del Colosseo, le fondazioni dello stesso saranno interessate a sollecitazioni e quindi non si può escludere la possibilità di rischi anche sulla stabilità del monumento. Tutte le aree intorno, oltre a essere sottoposte a vincoli archeologici e paesaggistici, presentano rischi idrogeologici. Il tracciato che riguardava il territorio del Celio è stato spostato per gravi problemi agli edifici già in dissesto, ma anche il nuovo percorso intercetta la falda idrica, e non sono stati valutati gli eventuali rischi. Ci chiediamo se i fondi stanziati nel 2004 per l'intera opera, quindi fino a piazzale Clodio, siano già state utilizzati. Ci chiediamo se la nuova cifra stanziata per i lavori del tratto Colosseo – Piazza Venezia basterà a coprire le spese che si andranno a determinare per la particolarità dei lavori previsti o se piuttosto tra non molto saranno chiesti nuovi fondi. Ci chiediamo inoltre se il tratto menzionato sarà poi portato a termine come completamento dell'intera linea Metro C e se questa fase dei lavori non serva più semplicemente a foraggiare per ancora un po’ di tempo quelle imprese che vivono di speculazione sul territorio romano oppure se non serviranno a terminare parti del primo tratto non ancora ultimate. Al riguardo, riteniamo più utile investire quanto stanziato e le probabili successive richieste di copertura in progetti di potenziamento della mobilità sostenibile, potenziamento del trasporto pubblico di superficie dalle periferie al centro e tra le periferie, che negli ultimi tempi, nonostante l'aumento del costo del biglietto al pubblico del 50 per cento, hanno visto diminuire le corse da e per le periferie della capitale (rischiamo di vincere il premio Caronte direttamente in città), e investire sul mantenimento di quel Colosseo che è fonte di attrazione turistica da tutto il mondo piuttosto che concedere a privati l'uso commerciale del sito archeologico con lo specchietto del mantenimento dell'opera. La via risulta obbligatoria per queste aree che sono vincolate e interessate da profondi scavi per i pozzi di aerazione e lo scavo a cielo aperto delle stazioni. Ancora: risulta che la stazione prevista inizialmente a Piazza Venezia verrà cancellata proprio a causa delle importanti strutture archeologiche ritrovate durante la fase di indagine, che ha visto interessati una ventina di siti della zona Roma centro. L'intero tracciato originario della Metro C è quindi ormai sostanzialmente variato. Chiediamo con questo ordine del giorno che i fondi vengano erogati in presenza di una nuova e univoca valutazione di impatto ambientale sulla tratta completa, al fine di evitare di fare danni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Tofalo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/169.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, siamo oggi qui costretti, in quest'Aula, a cambiare i nostri emendamenti in ordini del giorno. Siamo oggi qui costretti, quindi, a presentare e discutere ordini del giorno. Tutto questo a causa di un decreto, il decreto «del fare», che è semplicemente una grande orgia di articoli, che secondo qualcuno avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi dell'Italia. Forse qualcuno non ha capito – o forse lo ha capito troppo bene e vuole continuare a mangiare a danno dei cittadini onesti – che i problemi causati da oltre un ventennio di cattiva politica partitica e clientelare non si risolvono così con un decreto omnibus, ma si risolvono prendendo i problemi e risolvendoli uno ad uno.
  Il MoVimento 5 Stelle sta studiando e sta lavorando per riprogettare l'Italia del futuro. Il nostro, Presidente, è un progetto a lungo termine ed è volto a ridare il futuro a quelle due generazioni almeno che questa vecchia e ormai superata politica partitica ha rubato.
  Vado al mio emendamento, che ho dovuto cambiare in un ordine del giorno, lo mostro all'Aula ed è relativo al comma 6-quater dell'articolo 41, relativo a disposizioni in materia ambientale, che riguarda proprio la mia regione, la regione Campania. Il comma recita: «Nelle more del completamento degli impianti di cui al Pag. 89comma 6 e comunque per un periodo non superiore a due anni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, in considerazione delle perduranti imperative esigenze di protezione sanitaria e ambientale nella regione Campania, è vietata l'importazione nella regione di rifiuti speciali, pericolosi e no, e di rifiuti urbani pericolosi destinati allo smaltimento». Bene, premetto che notiamo con grande piacere l'inserimento di questo comma 6-quater, da parte proprio del Ministro Orlando, nell'articolo 41, che resta comunque un articolo devastante per quanto riguarda il commissariamento degli impianti temovalorizzatori – come abbiamo già detto in altre sedi –, ma vogliamo leggere questo come un piccolo messaggio di razionale cambiamento.
  Infatti, il tema dell’import dei rifiuti speciali in Campania in questo un momento è tornato ad essere una vera emergenza. Sembrerebbe quasi, questo, un primo timido passo verso la consapevolezza che in Italia di immobilismo si muore.
  Però, attenzione, leggendo tra le righe anche questo comma 6-quater, sembrerebbe quasi dire ai cittadini campani: «Va bene, fino ad ora abbiamo acconsentito un perpetuo avvelenamento della vostra terra, dei vostri cibi, della vostra aria, ma per i prossimi due anni sospendiamo questi reati». Noi siamo convinti che questo stop temporaneo e nella tipologia di rifiuti, seppur migliorativo rispetto alla disciplina vigente, sia ancora insufficiente a mostrare una visione lungimirante.
  Come già detto in quest'Aula, proprio dal sottoscritto durante la discussione relativa all'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, più che fare inceneritori e termovalorizzatori è giunto davvero il momento che la politica spinga la parte culturale del popolo italiano verso la cultura della riduzione, del riciclo, del riutilizzo e, comunque, faccia capire che il rifiuto in realtà è una risorsa.
  Noi dubitiamo che questi impianti, che a tutti costi volete fare, siano conclusi entro due anni, ce ne vorranno almeno quattro o cinque. Pertanto, si chiede, data la tragica condizione della mia regione, la Campania, che il Governo e il Ministro Orlando siano ulteriormente coraggiosi per arrestare definitivamente – quindi non solo per due anni, ma a tempo indeterminato – qualunque flusso di rifiuti di qualunque specie in entrata nella regione Campania, o comunque chiediamo che sia prevista una tempistica certa, entro cui si possa realizzare tale divieto assoluto. Questo, Presidente, è l'unico modo, in questo momento, per aiutare e dare un forte segnale a chi ogni giorno nella mia regione si ammala e muore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non vorrei sentirmi responsabile, vorrei ricordare a tutti che quando scampanello manca un minuto al termine dell'intervento. Poi ci sono alcuni che vanno oltre e allora sono obbligato a richiamarli. L'onorevole Terzoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/170.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, ci viene sempre detto che non siamo propositivi e collaborativi. Beh, tutti gli emendamenti che noi abbiamo presentato sono proposte e, quindi, è inutile continuare, sia Governo che maggioranza, a nascondersi dietro a questa demagogia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Infatti, se non siamo propositivi noi, allora loro, la maggioranza, tanto meno di noi.
  Vorrei illustrare il mio ordine del giorno perché, all'interno del decreto «del fare», è stato presentato l'articolo 18, comma 2, che prevede il miglioramento delle prestazioni delle reti e dei servizi ferroviari, dando priorità ad interventi di potenziamento dei corridoi europei. Ma è questa un'emergenza da trattare in un decreto-legge ? È questo il problema principale dei servizi ferroviari ? Forse qui ancora non si conosce bene il mondo vero, quel mondo che è fuori da questo Palazzo. Quel mondo fatto da centinaia, migliaia di pendolari che ogni mattina si svegliano e, Pag. 90con tutta la pazienza del mondo, provano a prendere un treno che li porti nel luogo di lavoro; cittadini che si svegliano con la speranza che il treno sia in orario, che ci sia un posto a sedere, che almeno in estate funzioni l'aria condizionata e tanti altri disagi di una rete ferroviaria e di un servizio non adeguato. L'emergenza è questa: è il miglioramento delle tratte ferroviarie utilizzate per i trasporti regionali ed interregionali, usufruiti dai lavoratori pendolari e non solo, e non corridoi europei che si possono tradurre in tratte ad alta velocità.
  Ma vogliamo anche parlare dell'arretratezza delle linee ferroviarie in alcune regioni come, ad esempio, la Sicilia che, ad oggi, nella quasi totalità è caratterizzata da una linea ferroviaria unica ed è da circa 15 anni che si parla, e si sta iniziando solo ora, del raddoppio della linea ? Questo comporta ovviamente uno scarsissimo utilizzo di questo mezzo, sia per il trasporto delle merci sia per il trasporto delle persone e, non per ultimo, una ottimizzazione della risorsa turismo, che appunto è un volano per l'economia di questa regione. Per fare un esempio, visto che parliamo del decreto per il rilancio dell'economia, un turista che vuole visitare la Sicilia e le sue bellezze è restio nell'utilizzare il treno come mezzo di collegamento, ad esempio tra Trapani e Catania, che distano circa 300 chilometri. Il turista volenteroso, come ultima risorsa, sceglie di noleggiare un'autovettura, che immancabilmente andrà a scontrarsi con altrettante carenze infrastrutturali viarie: autostrade che attraversano centri abitati; ponti autostradali crollati o una sola corsia; gallerie eternamente in manutenzione ed altro. È questa l'economia che si vuole rilanciare ?
  Se questo è effettivamente un decreto del fare per ridare vita al nostro Paese, crediamo che maggiore priorità e attenzione dovrebbero essere dedicate agli interventi di potenziamento delle linee secondarie e dell'elettrificazione di quelle che, ancora oggi, vengono percorse da convogli alimentati da diesel. Inutile convogliare una marea di soldi verso grandi, e spesso inutili, opere, se poi le opere capillari non funzionano.
  Crediamo, quindi, che parte delle risorse stanziate per realizzare quanto previsto da questo comma, possano e, anzi, debbano essere dirottate verso l'implementazione delle attività di manutenzione che si svolgono all'interno delle officine delle Ferrovie dello Stato e che sono indispensabili per mantenere elevato il livello di sicurezza delle nostre linee e dei nostri treni. Invece, proprio in questi giorni, si stanno paventando riduzioni di personale e chiusure di officine destinate a questo tipo di attività. Quindi, altri cittadini che perdono il proprio posto di lavoro. Sarebbe questo il rilancio dell'economia che vogliono questo Governo e questa maggioranza ? Può questo Governo almeno per un comma mettersi dalla parte del cittadino ? Quindi chiediamo e speriamo che il Governo faccia suoi i disagi di questi migliaia di cittadini e risolvere il problema impegnandosi a inserire all'interno del decreto-legge delle misure per migliorare prioritariamente i servizi per il trasporto pendolari, prevedendo l'aumento delle corse negli orari a maggiore sovraffollamento e/o l'aumento del numero dei vagoni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Vignaroli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/171.

  STEFANO VIGNAROLI. Signor Presidente, gentili colleghi, focalizzandomi sulla situazione laziale dei rifiuti e, in particolare, sulla provincia di Roma, oggetto di questo mio ordine del giorno, la panoramica è più preoccupante. Riteniamo che, dopo decenni di emergenza, il Governo debba, una volta e per sempre, adoperarsi nell'avviare una risoluzione efficace che viri verso una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti e soprattutto che sia concretamente in linea con le direttive europee, oltre che concertata sinergicamente con gli enti locali e di tutela del territorio.
  Purtroppo invece si rimane ancorati al metodo antico e inadeguato del commissariamento Pag. 91in materia di rifiuti per coprire incapacità delle giunte regionali. Basta dare uno sguardo al decreto «del fare»: la gestione del problema dei rifiuti nella provincia di Roma viene totalmente affidata alla figura di un unico commissario, di cui invece la legge di stabilità del 2013 aveva almeno depotenziato fortemente i poteri d'azione. Ciò accade nonostante che la Commissione europea abbia più volte espresso parere negativo sulla gestione commissariale. La nostra posizione è estremamente critica nei confronti dell'Unione europea. Infatti, come è noto, a seguito dell'apertura di una formale procedura di infrazione, la Commissione europea ha deferito l'Italia dinanzi alla Corte di giustizia per il mancato rispetto dell'obbligo di pretrattamento dei rifiuti a Malagrotta e in altre discariche laziali. In più, i quattro impianti di trattamento meccanico biologico di Roma non sono affatto sufficienti a smaltire le circa 4 mila tonnellate di quantità di rifiuti prodotte ogni giorno. Pertanto, volendo pure ipotizzare che laddove questi lavorassero a pieno regime riuscirebbero a trattarne solo 3 mila, avremmo in ogni caso un deficit di circa mille tonnellate al giorno, che gli attori istituzionali hanno deciso di mandare in altri impianti della regione, attraverso la costruzione di impianti di tritovagliatura. Purtroppo però questo tipo di tecnologia non viene riconosciuta dalla Commissione europea, così come riportato dal parere motivato inviato all'Italia in data 31 maggio 2012. Poiché tale strumento non comprende un'adeguata selezione delle diverse frazioni di rifiuti e la stabilizzazione della frazione organica, esso, pur rappresentando un miglioramento, non varrebbe a soddisfare l'obbligo di pretrattamento previsto dall'articolo 6 della direttiva 99/31. Ergo, Bruxelles respinge questo metodo di trattamento, poiché non elimina la formazione di percolato e odori nauseabondi.
  Continuando, ciò che colpisce è il silenzio assordante degli organi ufficiali, che hanno il compito di istituire i controlli e darne immediata comunicazione. Invece, si assiste ad inadempienze, inutili ritardi e mancanza di trasparenza nella pubblicazione degli atti.
  Passando oltre, anche nel resto del Lazio la situazione non è certo delle migliori. La raccolta differenziata infatti è un misero 20 per cento. Nella regione a farla da padrone è l'indiscusso monopolista dello smaltimento dei rifiuti, ovvero l'avvocato Manlio Cerroni. Costui assurdamente gode, leggendo le dichiarazioni, della piena fiducia del riconfermato commissario, dottor Goffredo Sottile. Non si dovrebbe invece spezzare il cordone che lega indissolubilmente Roma all'avvocato Cerroni e che condiziona pesantemente le scelte ? E ancora: basterà il decreto del ministro Orlando del 25 giugno scorso – in cui si dispone l'esproprio e la successiva gara europea – a romperle, queste catene ?
  Giova inoltre rammentare che su 8 impianti a rischio di incidente rilevante esistenti a Roma, 6 impattano in questo quadrante della città e, se ciò non bastasse, il commissario Sottile, nella passata legislatura, ha deciso di fare un ulteriore regalo ai residenti di Malagrotta, individuando la cava di Monti dell'Ortaccio, posta a soli 300 metri dalla discarica di Malagrotta. La scelta di Monti dell'Ortaccio ha destato subito grandi preoccupazioni, anche della Commissione petizioni del Parlamento europeo, che visitò Monti dell'Ortaccio nel luglio 2012, decretandola anche in questo caso un'area idrogeologicamente inidonea per la presenza di una falda acquifera affiorante.
  La risoluzione del Parlamento europeo del 24 maggio 2012 ha lo scopo di introdurre gradualmente un divieto generale dello smaltimento in discarica a livello europeo e di abolire progressivamente, entro la fine di questo decennio, l'incenerimento dei rifiuti riciclabili e compostabili. Questo è il processo che dovrebbe favorire un commissario, onde evitare nuove procedure di infrazione tra qualche anno e non pagare l'attuale, prevedibile già dal 1999.
  Ritengo pertanto che il Governo dovrebbe impegnarsi con decisione per la Pag. 92risoluzione dell'emergenza dei rifiuti nella provincia di Roma e che la strada da percorrere sia quella della gestione virtuosa di ciclo dei rifiuti, attraverso il miglioramento e l'ottimizzazione del sistema di trattamento a freddo per il recupero della materia da riciclare, di raccolta differenziata porta a porta e di implementare gli impianti di riciclo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Della Valle ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/172.

  IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, sono costretto a dover presentare questo ordine del giorno a seguito della bocciatura di un emendamento del decreto «del fare». Parliamo della tratta 3 della linea 1 della metropolitana di Torino. La prima era entrata in funzione dalle Olimpiadi invernali del 2006, svoltesi in Piemonte. Dal 2006 noi cittadini continuiamo a sentire promesse da sinistra e da destra così distanti dall'immaginario comune, così vicine nella realtà quotidiana, specialmente a tutela dei grandi interessi, nei comuni, nelle regioni e nelle province e qui in Parlamento. La politica di ogni rango è stata assente al punto tale da dare il via ad una raccolta firme che ha raccolto più di 22 mila consensi. Ora, in quest'Aula siedono dei cittadini e al Governo devono arrivare le vertenze dei piccoli comitati che, sparsi in tutta Italia, chiedono a gran voce, non grandi opere inutili, ma piccole opere necessarie. Da cittadino, vedendo l'articolo 18 del decreto «del fare» per il finanziamento di opere immediatamente cantierabili, ho subito pensato al prolungamento della metropolitana di Torino fino a Rivoli. Ci siamo messi al lavoro tra colleghi in Parlamento e amici nelle istituzioni, concittadini, tecnici e amministratori per presentare un emendamento. Considerato ammissibile dalla Commissione trasporti, l'emendamento è poi passato alla Commissione bilancio per le coperture. Anche qui ammissibile, mancava il voto, nulla poteva andare storto.
  Parliamo – lo ricordiamo – di un'opera richiesta a gran voce dai cittadini, per la quale tutto l'arco politico è favorevole e sulla quale sono state spese troppe campagne elettorali. E invece no, le idee in quest'Aula non sono o buone o cattive, sono da approvare se le propone questa rivoltante maggioranza, sono da cestinare se è il 25 per cento degli italiani a richiederle. Ma guardate cosa avete combinato con questo decreto. Giorni e notti passati a lavorare per migliorare l'ennesima imposizione del Governo, un impegno per poter cambiare le cose non contro, ma per i cittadini.
  Tornando al voto in Commissione, alcuni esponenti piemontesi del PD si sono subito affrettati a giustificare il loro voto attaccando l'inesperienza grillina. Parliamo di pionieri di una politica distante dai cittadini e dalla realtà come, ad esempio, il senatore Esposito, alle cronache in questi giorni per aver celebrato con emozione le pesanti manganellate subite dai manifestanti in val di Susa o il lungimirante sindaco Fassino che, solo qualche anno fa, esordiva: Grillo si faccia un suo partito, vada alle elezioni e vediamo quanti voti prende. Politici che, pur di tirare l'acqua al proprio mulino, negano l'evidenza davanti ad un emendamento dichiarato ammissibile sia in Commissione trasporti che in Commissione bilancio.
  Aggiungo che la quota di finanziamento statale dell'opera si aggira attorno a 180 milioni di euro. Immediatamente dopo aver votato contro l'emendamento presentato dal MoVimento 5 Stelle, il PD ha approvato un emendamento, a prima firma Bobba, che prevedeva lo stanziamento di 173 milioni di euro per opere piemontesi, cifra molto vicina alla copertura da noi richiesta. Cosa significa ? Le risorse c'erano, ma il PD ha preferito dirottarle da altre parti. Volete farlo ? Avete la maggioranza per ignorare le nostre richieste. Ora però uscite dal Palazzo, guardate in faccia i cittadini e ditelo: in questi dieci anni vi abbiamo preso in giro. E continuate a farlo, aggiungo io per voi, conoscendovi. La verità è la solita, quella che dopo anni ci annoiamo di ripetere: PD Pag. 93e PdL si sono messi d'accordo, l'hanno fatto per altre opere e se ne sono fregati dei cittadini di Rivoli e di Collegno, privilegiando il sindaco di Torino Fassino e Novara, con Cota.
  Per chiudere in bellezza, colleghi, voglio leggervi il testo del volantino con cui il PD andava in giro a raccogliere le firme: «Dall'ottobre 2008 il Ministro delle infrastrutture ha ricevuto il progetto definitivo per il prolungamento della linea 1 della metropolitana da Collegno a Rivoli Cascine Vica. Il Governo deve finanziare 182 milioni di euro, ma al CIPE la pratica continua a rimanere ferma. Nel frattempo da Roma sono state finanziate al 100 per cento linee di metropolitana in zone d'Italia dove gli enti locali non hanno contribuito con nessun impegno di spesa. Presidente Berlusconi, perché ci penalizza ?» Tornando ad oggi, in quest'Aula: Presidente Letta, membro dello stesso PD scrivente questa lettera, perché ci penalizza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. L'onorevole D'Incà ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/173.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, colleghi, le motivazioni che hanno portato il MoVimento 5 Stelle a proporre questo del giorno sull'articolo 19, e in particolare sul comma 3, si rifanno al fatto che è attualmente consentita la realizzazione di quelle infrastrutture di notevole rilevanza il cui piano economico finanziario presenta dei costi di investimento che impediscono al piano stesso di raggiungere l'equilibrio.
  Si tratta del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante «Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese», convertito, con modificazioni in legge 17 dicembre 2012, n. 221. Questo attualmente è possibile grazie al riconoscimento di un credito di imposta su IRES e IRAP che può creare un pericoloso volano per la costruzione di – recita la relazione dell'Atto Senato n. 3533 – «opere non sostenibili sotto il profilo economico-finanziario, che lo diverrebbero in virtù del riconoscimento del credito di imposta a favore del realizzatore».
  Tutto ciò comporta un pericolo ed un trasferimento di rischio a spese delle risorse pubbliche, cui si possono aggiungere quelli derivanti delle clausole di salvaguardia previste nelle convenzioni per la realizzazione di queste opere e destinate a coprire eventuali gestioni deficitarie degli interventi così realizzati (ad esempio, nel caso della realizzazione di opere autostradali, per insufficienza degli introiti derivati dai pedaggi).
  Lo stesso rapporto della Presidenza del Consiglio dei ministri «Analisi di alcuni settori di spesa pubblica» del marzo 2013, evidenzia un'alta mortalità del project financing per motivi che dipendono dall'inadeguata analisi preliminare sulla fattibilità dell'operazione, che i vantaggi di questo tipo di finanziamento sono puramente contabili e non consentono alcun effettivo risparmio per la finanza pubblica, in quanto dovranno essere previsti esborsi futuri o mancati introiti da parte dell'operatore pubblico a favore del privato, addivenendo alla conclusione che, normalmente, il settore pubblico possa finanziarsi a costi inferiori rispetto a quello privato e che, pertanto i progetti in partenariato pubblico-privato sono più costosi dei progetti tradizionali d'investimento pubblico.
  Inoltre, sotto il profilo della ripartizione dei rischi, è posta in evidenza una certa asimmetria che induce i privati a minimizzare l'assunzione di rischi e/o a selezionare iniziative con basso rischio ed alti rendimenti. Da questo punto di vista, i vantaggi economici sarebbero molto limitati, in quanto, in un'ottica di finanza pubblica, è opportuna l'opzione del partenariato pubblico-privato, a condizione che i privati si accollino rischi che li competono. Alcuni tipi di investimenti pubblici sono caratterizzati da elevata incertezza ed esternalità positive. In questi casi, il settore privato si impegnerà solo nel caso possa contare su specifiche garanzie pubbliche, dissolvendo così in parte i vantaggi del partenariato pubblico privato.Pag. 94
  Con la riforma della legge n. 109 del 1994, l'istituto della concessione è stato totalmente rivisto: viene meno il limite di durata della concessione, precedentemente a trent'anni, e viene abrogato il limite massimo del 50 per cento del contributo che l'amministrazione poteva corrispondere al concessionario, al fine di garantire l'equilibrio economico-finanziario della gestione, in presenza di prezzi amministrati e, quindi, di elementi economici sottratti alla capacità decisionale e al rischio di impresa. Dunque, dal 2002 i promotori privati possono proporre e realizzare opere con una concessione nella quale l'amministrazione aggiudicatrice garantisce il 100 per cento del costo.
  L'effetto domino, dopo le modifiche introdotte, è subito esploso. Effetto domino che ha investito in maniera ancora più preoccupante anche l'iniziativa diretta delle amministrazioni pubbliche. Gran parte dei progetti che si stanno realizzando sono stati affidati solo grazie alle modifiche apportate all'istituto della concessione e la tenuta dei bilanci futuri delle aziende pubbliche e degli enti locali sarà tutta da verificare.
  Considerata la situazione critica in cui versano le finanze pubbliche, si ritiene opportuno che il Governo si impegni su un complessivo ripensamento sull'indiscriminato utilizzo degli strumenti di cosiddetta finanza di progetto e partenariato pubblico privato sin qui adottati, rispetto alle finalità istituzionali di interesse pubblico cui dovrebbero essere destinati.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FEDERICO D'INCÀ. La volontà del MoVimento 5 Stelle è di salvaguardare le casse pubbliche e di proteggere le generazioni future da innumerevoli opere costruite a debito e che ricadranno sulle loro spalle. Solo per citare alcune di queste opere, nel Veneto, vi sono il prolungamento dell'A27 e la pedemontana veneta e, ancor peggio, la volontà di costruire ospedali in project financing, oltre all'esistente, che rischiano di drenare le risorse della sanità dalle opere costruite precedentemente e passando di fatto da una sanità pubblica ad una privata, calpestando fondamentali diritti costituzionali alla salute. Il Governo si deve impegnare alla verifica di questi strumenti finanziari prima che si trasformino in voragini dove cadremo noi tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Spessotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248/A/R/174.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, l'articolo 30 del decreto-legge in esame contiene, tra le disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, anche quelle relative alla semplificazione in materia edilizia oggetto del presente ordine del giorno. In particolare, alcune delle disposizioni introdotte consistono, com’è noto, nell'estensione del concetto di ristrutturazione edilizia solo agli interventi di demolizione e ricostruzione degli edifici con sagoma differente da quelli preesistenti.
  In pratica, se si demolisce e ricostruisce un fabbricato, anche con sagoma diversa, ma con la stessa volumetria, questo non sarà più considerato un intervento di edilizia pesante e, pertanto, non sarà più necessario richiedere il permesso di costruire, ma sarà sufficiente presentare una segnalazione certificata di inizio attività. Tuttavia, tale previsione, che nell'intento del legislatore dovrebbe semplificare i procedimenti amministrativi, appare oltremodo inadeguata, dal momento che limita l'ambito di intervento alle sole opere connesse alla ristrutturazione edilizia. Le disposizioni in materia edilizia contenute nel decreto-legge sono, infatti, solo apparentemente dirette a perseguire ulteriori forme di semplificazione ma, in realtà, aumentano il quadro delle incertezze procedimentali recando ulteriore vulnus ad alcuni delicati interventi edilizi. Basti pensare alla possibilità di estendere la SCIA anche alle varianti in corso d'opera incidenti sulla stessa sagoma con l'inversione della natura di tale variante da essenziale, tale infatti è la variante che incide sulla sagoma, a non essenziale. In particolare, Pag. 95appare insufficiente la normativa relativa alla materia di demolizione e ricostruzione, dal momento che ignora totalmente la questione delle opere di demolizione edilizia connesse all'abbattimento delle opere abusive, secondo il procedimento disciplinato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001.
  La normativa attuale è assolutamente carente da questo punto di vista perché pone a carico delle amministrazioni comunali procedenti una serie infinita di adempimenti burocratici che ritardano in maniera inaccettabile l'esecuzione della demolizione d'ufficio. È di tutta evidenza come i ritardi nei procedimenti delle demolizioni d'ufficio siano controproducenti per l'economia del settore delle imprese di demolizione partecipanti alle gare di appalto per gli interventi di demolizione e riduzione degli abusi edilizi, creando un freno ingiustificato ad un importante settore dell'economia. Inoltre, è chiaro il vantaggio di cui approfittano coloro che hanno costruito immobili senza rispettare la normativa vigente e sui quali non pagano neanche le imposte fiscali. I numeri sono impressionanti; le «case fantasma», secondo l'Agenzia del territorio, sono più di un milione: guida la classifica Salerno con 105.228, Roma con 68.764 edifici, poi Palermo con 62.868 edifici, Cosenza con 61.672 e Napoli con 59.859 edifici. I conti sono presto fatti: se fossero affidate tutte le gare per le demolizioni degli abusi si potrebbe attivare un volano per l'economia di circa 10 miliardi di euro, per di più a costo zero per lo Stato in quanto le spese di demolizione devono essere rimborsate dal responsabile dell'abuso.
  Per tutti questi motivi, il MoVimento 5 Stelle chiede, con questo ordine del giorno al Governo, di semplificare i procedimenti amministrativi diretti alla demolizione d'ufficio degli abusi edilizi, attraverso un efficace intervento normativo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Colonnese ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/175.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, colleghi deputati, in riferimento al mio ordine del giorno, mi avvio a ricordarlo: la Camera, premesso che in sede di esame di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, l'articolo 34, reca disposizioni in materia di trasmissione in via telematica del certificato medico di gravidanza indicante la data presunta del parto, del certificato di parto e del certificato di interruzione di gravidanza.
  Considerando che, attualmente, una lavoratrice in gravidanza che ha la necessità di astenersi dal posto di lavoro in modo anticipato rispetto al periodo obbligatorio è chiamata a svolgere una serie di adempimenti burocratici quali: fare un'istanza al Ministero del lavoro e delle politiche sociali; predisporre da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali di una richiesta di visita alla ASL competente; una visita medica; la consegna da parte della lavoratrice del certificato medico rilasciato dalla ASL al Ministero del lavoro e delle politiche sociali che a sua volta rilascia il provvedimento di autorizzazione, tale procedura si attiva ad ogni proroga della astensione anticipata.
  Di fatto, l'intervento del Ministero del lavoro e delle politiche sociali non aggiunge alcuna garanzia di correttezza dell'astensione trattandosi di manifestazione accertabile solo sul piano medico.
  Appare opportuno elidere ogni intervento nella suddetta prassi da parte del Ministero del lavoro, in quanto il rilascio del certificato della ASL costituisce di per se documento idoneo ad astenersi dal posto di lavoro al pari di qualsiasi certificazione medica per malattia. Una prima soluzione è stata introdotta a decorrere dal 1o aprile 2012, con riferimento all'ipotesi di cui all'articolo 17, comma 2, lettera a) del decreto legislativo n. 151 del 2001, cioè gravi complicazioni della gravidanza o forme morbose pregiudizievoli. L'autorizzazione è disposta dalla sola ASL con modalità definite con accordo sancito in sede di Conferenza permanente Stato-Regioni. In attesa della convocazione della Conferenza Stato-Regioni, il Ministero del lavoro sollecita gli uffici periferici a concludere Pag. 96intese con le ASL per consentire tempestivamente l'emanazione dei provvedimenti di interdizione anticipata. Tuttavia, la lungaggine di queste intese, di fatto, lascia ancora inalterato il problema in diverse parti d'Italia, non semplificando affatto la già difficile vita di una lavoratrice italiana. Con il nostro ordine del giorno il MoVimento 5 Stelle vuole impegnare il Governo ad adottare le necessarie iniziative tese a rafforzare la tutela della lavoratrice in gravidanza, con particolare riferimento allo snellimento delle procedure per l'ottenimento dell'astensione dal lavoro in periodo anticipato a quello obbligatorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Nesci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/176.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, colleghi deputati, in sede di esame di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, l'articolo 34 contiene disposizioni in materia di trasmissione per via telematica del certificato medico di gravidanza indicante la data presunta del parto, del certificato di parto e del certificato di interruzione di gravidanza.
  Si tratta di una misura che rinvia alla funzione sociale della maternità della donna, sia come valore oggettivo che come istituto da preservare e agevolare sul piano normativo, con la previsione cioè di tutele, misure e provvedimenti che permettano alla donna di esercitare il suo ruolo di madre e di lavoratrice senza che siano pregiudicati la cura dei figli e il diritto costituzionale al lavoro. Tale necessità riunisce il fondamento della Repubblica e il principio di eguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione. Occorre intervenire concretamente a sostegno della parità della donna-madre nel lavoro. L'attuale contesto democratico diventa sempre più consapevole della parità, pertanto richiede la rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione dei lavoratori all'ingegneria politica, economica e sociale del Paese. La funzione sociale della maternità è un valore, essa però è ancora penalizzata, se consideriamo l'accesso al lavoro e poi la permanenza nell'occupazione.
  Le cause di questo problema sono diverse e concorrenti. A titolo di esempio, vorrei citare l'iniqua distribuzione dei doveri familiari, la diffusa mancanza di servizi per l'infanzia, le discriminazioni sul posto di lavoro patite dalle donne-madri o in gravidanza e l'insufficienza delle reti di aiuto istituzionale, cioè asili nido e strutture per l'infanzia. Come sappiamo, il tratto caratteristico dell'Italia è il frequente ricorso nella maternità a reti di aiuto parentale, più in generale di aiuto intergenerazionale. Il punto è che sei bambini su dieci sono affidati ai nonni, se la madre lavora. L'offerta di asili nido, se si guarda al dato dei bambini al di sotto dei tre anni, mostra differenze notevoli in ordine al livello di attivazione del servizio. In proposito, al Sud e nelle isole si registra una grave carenza, che incide nel rapporto delle donne con il lavoro. Secondo recenti rivelazioni, 564 mila donne inattive hanno dichiarato la propria disponibilità a cercare lavoro se avessero servizi sociali adeguati. Tra le donne occupate, invece, 160 mila in condizione part-time passerebbero decisamente al full-time.
  È evidente che l'interruzione dell'attività lavorativa dovuta alla nascita di un figlio può determinare il rischio di non reinserirsi nel mondo del lavoro, o di rimanerne fuori per lunghi periodi. Tra le donne che nel corso della vita hanno smesso di lavorare, il 17,7 per cento ha assunto tale decisione per la nascita di un figlio; emerge allora l'esigenza di tutelare i diritti della donna nella fase della vita in cui si trova a conciliare l'essere madre con la sua partecipazione alla vita attiva e produttiva.
  Con specifico riferimento alla figura della donna, il descritto ordine del giorno impegna il Governo a porre subito in essere ogni iniziativa, pure di carattere legislativo, volta a favorire e assicurare le Pag. 97pari opportunità nel lavoro attraverso lo stanziamento di fondi che migliorino i servizi e le strutture per l'infanzia, tanto nella diffusione che nell'efficienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Maio ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/1248-A/R/177. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, tra le cosiddette disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, contenute nel decreto-legge al nostro esame, troviamo anche nel Titolo III del provvedimento, alcune misure per l'efficienza del sistema giudiziario e la definizione del contenzioso civile. Valuteremo tra qualche mese l'efficienza di tali misure per il rilancio della nostra economia e a nostro parere non sarà un bel momento per il Governo e soprattutto per la maggioranza che lo sostiene, tuttavia non è questo il tema del mio ordine del giorno.
  L'articolo 64 del provvedimento in esame, modificato per aspetti esclusivamente formali nel corso dell'esame in sede referente, individua i requisiti per la nomina del giudice ausiliario, in analogia alle previsioni già contenute nell'ordinamento sulla selezione della magistratura onoraria. Il riferimento pare essere all'articolo 42-ter del regio decreto n. 12 del 1941 sull'ordinamento giudiziario, che stabilisce i requisiti per la nomina a giudice onorario e a vice procuratore onorario di tribunale. In particolare, a parte la laurea in giurisprudenza, l'articolo 64 del decreto-legge non stabilisce alcun requisito inerente la residenza (nel comune del distretto della corte d'appello per cui si fa domanda). Il citato articolo 42-ter del regio decreto n. 12 del 1941, al contrario, per la nomina a giudice onorario di tribunale e a vice procuratore onorario di tribunale, prevede tra i requisiti la residenza in un comune compreso nel distretto in cui ha sede l'ufficio giudiziario per il quale è presentata domanda, fatta eccezione per coloro che esercitano la professione di avvocato o le funzioni notarili.
  L'articolo 2 della legge sulle sezioni stralcio, la n. 276 del 1997, non prevedeva, invece, alcun requisito di residenza per la nomina dei giudici onorari aggregati (cosiddetti GOA). I requisiti previsti dall'articolo 64 sono la cittadinanza italiana, l'esercizio dei diritti civili e politici, non avere riportato condanne per delitti non colposi, non essere stato sottoposto a misure di prevenzione o di sicurezza, avere idoneità fisica e psichica, non avere precedenti disciplinari diversi dalle sanzioni più lievi previste dall'ordinamento della professione di provenienza.
  Peraltro, con particolare riferimento al requisito anagrafico, la norma prevede, al momento di presentazione della domanda: per i magistrati (anche onorari) e gli avvocati dello Stato a riposo, nonché i professori universitari, un limite massimo di 75 anni di età; per gli avvocati e i notai, invece, tale limite è di 60 anni; il limite anagrafico per i giudici onorari aggregati era di 67 anni.
  Per il giudice onorario di tribunale e il vice procuratore onorario di tribunale è, invece, stabilito un minimo di 25 anni ed un massimo di 69.
  Per notai e avvocati un ulteriore requisito consiste nell'iscrizione all'albo da almeno 5 anni, termine evidentemente individuato come sintomatico di adeguata esperienza professionale. In capo ai requisiti per la nomina a giudice ausiliario sono poste condivisibili condizioni ostative legate alla compresenza di incarichi pubblici (elettivi e non) di natura politica, istituzionale, dirigenziale, oltreché religiosa, le quali si ritiene necessario, pena la vanificazione della norma, debbano estendersi ai cinque anni successivi la cessazione dei citati incarichi.
  Alla luce di tutte queste valutazioni, con l'ordine del giorno a mia firma chiederemo al Governo di valutare l'opportunità di estendere ai cinque anni successivi la cessazione dei citati incarichi. Si tratterebbe di una decisione comunque finalizzata al nobile obiettivo di limitare i conflitti di interesse tra vari incarichi: è Pag. 98per questo che chiedo al Governo di prendere seriamente in considerazione la mia proposta.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LUIGI DI MAIO. Inoltre, per concludere, semplicemente mi permetto di dire che non è questo il modo di affrontare tali tematiche. Ho incontrato qualche settimana fa l'ordine degli avvocati di Napoli, che mi ha pregato cortesemente di riportare al Parlamento la loro istanza: smettetela di affrontare questioni che dovrebbero essere interessate da riforme, con decreti-legge ! Ne abbiamo avuto qualche esempio, ad esempio attraverso il decreto-legge che istituiva la conciliazione obbligatoria, poi eliminato dalla Corte costituzionale per eccesso di delega; e lo stesso è valso per la questione delle province, che è stata in qualche modo stralciata dal decreto-legge che interessava una loro riforma, perché non era quello il modo di riformare quell'ambito.
  Non voglio fare, Presidente, l'uccellaccio del malaugurio, ma credo che anche questo decreto-legge sarà interessato da un episodio di legittimità costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Carinelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/178.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, anche il mio ordine del giorno si riferisce alle disposizioni del Titolo III del provvedimento, recante misure per l'efficienza del sistema giudiziario e la definizione del contenzioso civile.
  Il decreto-legge che oggi esaminiamo individua i requisiti per la nomina del giudice ausiliario, in analogia al già citato articolo 42-ter del regio decreto n. 12 del 1942 sull'ordinamento giudiziario, che stabilisce i requisiti per la nomina a giudice onorario e viceprocuratore onorario. L'articolo 37 del decreto-legge n. 98 del 2011 ha previsto che i capi degli uffici giudiziari, sentiti i presidenti dei rispettivi consigli dell'ordine degli avvocati, entro il 31 gennaio di ogni anno debbano redigere un programma per la gestione dei procedimenti civili, amministrativi e tributari pendenti, con cui determinare gli obiettivi di riduzione della durata dei procedimenti concretamente raggiungibili nell'anno in corso, e in secondo luogo gli obiettivi di rendimento dell'ufficio; tenuto conto dei carichi esigibili di lavoro dei magistrati, individuati dai competenti organi di autogoverno, l'ordine di priorità nella trattazione dei procedimenti pendenti, individuati secondo criteri oggettivi ed omogenei che tengano conto della durata della causa, anche con riferimento agli eventuali gradi di giudizio precedenti, nonché della natura e del valore della stessa.
  Come si legge nella relazione illustrativa, è proprio presso le corti d'appello che si registra un aumento delle pendenze, che invece non si verifica davanti ai tribunali. Nelle corti d'appello, infatti, nel 2010 erano pendenti 443 mila procedimenti, mentre nel 2011 erano saliti a 448 mila. Nei tribunali, invece, le pendenze, sempre nel 2010, erano 3 milioni 486, e nel 2011 sono rimaste 3 milioni 452.
  L'articolo 63, modificato nel corso dell'esame da parte delle Commissioni, stabilisce, per le indicate finalità di deflazione del contenzioso civile pendente presso le Corti di appello, la nomina, con decreto del Ministro della giustizia, di un numero massimo di 400 giudici ausiliari. Secondo la relazione illustrativa, tale numero appare idoneo ad assicurare la definizione ogni anno di 36 mila procedimenti, ovvero 90 per ogni giudice ausiliario.
  Il comma 3 dell'articolo 63 del decreto-legge individua le categorie professionali che possono fare domanda per ottenere la nomina a giudice ausiliario: i magistrati ordinari, contabili e amministrativi, e gli avvocati dello Stato a riposo; i professori universitari in materie giuridiche di prima e seconda fascia, anche a tempo determinato o a riposo, i ricercatori universitari in materie giuridiche, gli avvocati e i notai.
  L'articolo 67, cui è stata apportata una modifica esclusivamente formale nel corso Pag. 99dell'esame in sede referente, stabilisce in dieci anni il termine massimo di permanenza nell'ufficio di giudice ausiliario: in base ai commi 1 e 2, infatti, la funzione può essere svolta per cinque anni, prorogabili per un pari periodo con decreto del Ministro della giustizia.
  Il comma 3 prevede la cessazione dall'incarico di giudice ausiliario, oltre che per le ipotesi di dimissioni, revoca, decadenza e mancata conferma, al compimento dei 78 anni di età; ciò significa che, anche ove il mandato quinquennale (primo o secondo) non sia concluso, il raggiungimento del limite anagrafico indicato costituisce motivo di decadenza di diritto dall'incarico.
  Le ragioni alla base dell'utilizzo di uno strumento di emergenza-urgenza quale quello del decreto-legge inducono inoltre a ritenere che l'esperienza del giudice ausiliario debba necessariamente trovare una sua contenuta, certa, definizione temporale in vista di una più organica e coerente riforma del sistema della giustizia civile, e che pertanto appare opportuno modificare l'articolo 67 del decreto in esame, fissando un termine perentorio non rinnovabile di cinque anni alla durata dell'incarico di giudice ausiliario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Pinna ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/179.

  PAOLA PINNA. Signor Presidente, signori deputati, l'ordine del giorno che mi accingo ad illustrare prevede che l'accesso alla funzione di giudice ausiliario, figura istituita allo scopo di ridurre il numero delle cause pendenti presso le corti d'appello, sia riservato agli avvocati e ai ricercatori in materie giuridiche.
  Il sistema giudiziario italiano versa in una situazione emergenziale, la totale incertezza sui tempi necessari a vedere riconosciute le proprie ragioni di fronte ad un giudice è uno dei motivi che allontanano gli investitori desiderosi di poter contare sulle potenzialità del nostro Paese. Nel solo settore civile si contano oltre tre milioni e mezzo di cause pendenti in primo grado, numeri che crescono se sommiamo il numero degli appelli e dei ricorsi per Cassazione.
  Il Governo ha pensato di smaltire i fascicoli che affollano le cancellerie delle corti d'appello istituendo una nuova figura di giudice onorario, intervento certamente insufficiente a risolvere le difficoltà del nostro ordinamento giudiziario, che devono essere affrontate con una riforma di sistema e non con il solito decreto-legge omnibus buono per tutti gli scopi e per tutte le stagioni. Continuare ad operare in maniera convulsa ed irrazionale non aiuterà di certo i cittadini più deboli e le imprese.
  I giudici ausiliari – questo è il nome scelto per i rinforzi – avranno il compito di affiancare i togati di carriera, peccato che molti di questi non saranno altro che ex colleghi. Il Governo ha infatti deciso che possono essere chiamati a svolgere tale funzione i magistrati e gli avvocati dello Stato in pensione, una scelta opinabile che non può non essere percepita come un favore nei confronti di queste categorie.
  Desidero far presente all'Aula e a chi ci ascolta che il livello medio delle pensioni liquidate agli ex magistrati è tra i più alti esistenti, una media superiore ai 100 mila euro annui. Il sistema dei favori non è però finito qui, l'Esecutivo ha pensato anche ai notai a riposo, un'altra categoria che le statistiche collocano ai primi posti in base al reddito da pensione percepito.
  I nuovi magistrati onorari saranno retribuiti con un compenso di 20 mila euro annui, una somma che avrebbe potuto essere destinata all'immissione nello stesso ruolo di giovani laureati e giovani ricercatori universitari, questi ultimi spesso costretti a fare i conti con contratti precari. Figure che potrebbero essere affiancate da giovani avvocati e giuristi totalmente tagliati fuori, visto e considerato che si prevede per l'accesso al ruolo un'anzianità di iscrizione all'ordine pari a cinque anni. Ancora una volta i giovani si ritrovano marginalizzati a favore delle più note pratiche corporative.Pag. 100
  Nello stesso decreto-legge si prevede che gli iscritti alle scuole di specializzazione per le professioni legali possano svolgere un periodo di tirocinio in affiancamento ad un magistrato; per loro lo Stato si sente in dovere di non spendere nemmeno un centesimo, anzi, per evitare malintesi, si precisa che il Ministero della giustizia non sosterrà nemmeno i costi relativi alle assicurazioni contro gli infortuni degli stagisti. Un atteggiamento che lascia davvero interdetti, specie se ricordiamo l'impegno dichiarato da questo Governo di portare in sede europea la priorità della lotta alla disoccupazione giovanile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Fraccaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/180.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, colleghi, intervengo brevemente per illustrare l'ordine del giorno presentato dal MoVimento 5 Stelle in riferimento agli articoli 54-bis e 54-ter del decreto-legge in esame. Si tratta di norme che non esitiamo a definire «del fare i furbi». Queste norme, infatti, introducono modifiche ai provvedimenti in materia di corruzione e compatibilità degli incarichi nella pubblica amministrazione, modifiche dalle conseguenze per noi, a dir poco, deflagranti.
  Vorrei, innanzitutto, scandire, a tal proposito, la portata dei fenomeni corruttivi in Italia: 60 miliardi di euro ogni anno, pari al 3 per cento del prodotto interno lordo e al triplo di una manovra finanziaria. È una tassa occulta sui cittadini onesti, una tassa che impoverisce e avvelena il Paese, una degenerazione diffusa del tessuto economico e sociale, che pervade l'anima stessa della cosa pubblica. Da questo peccato originale, derivano i vizi strutturali della cattiva amministrazione: dai ritardi, agli inadempimenti, dal clientelismo ai conflitti di interesse, dagli illeciti non sanzionati agli sprechi. Insomma, la «corruzione Spa» è una rinomata società d'affari, che non conosce crisi e tutto il sistema della vecchia politica è stato complice, quando non direttamente responsabile, del diffondersi della piaga corruttiva.
  Ora, il Governo Letta, invece di stroncare questa attività criminale, ha deciso di sabotare le funzioni dell'autorità di controllo sulla trasparenza e l'integrità della pubblica amministrazione, la Civit. Per chi non lo sapesse, la Civit, Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità dell'amministrazione pubblica, con la legge n. 190 del 2012, è stata individuata, in attuazione di accordi internazionali, come la detentrice di importanti, delicati e complessi compiti in materia di trasparenza, di corruzione, di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi presso le pubbliche amministrazioni. La Civit può svolgere tali compiti proprio in virtù della sua natura di autorità indipendente. Inserendo, come invece è stato fatto, con il «decreto del fare», un filtro alle segnalazioni sui casi sospetti di corruzione, il provvedimento esautora l'autorità e ne compromette, in maniera irreparabile, l'indipendenza. L'autorità, infatti, sarà ridotta ad un mero organo consultivo per l'emanazione, da parte del Governo, di direttive sull'interpretazione delle norme sul contrasto alla corruzione e sull'incompatibilità degli incarichi nella pubblica amministrazione. Così, il ruolo dell'autorità indipendente sarà, di fatto, superato dalle decisioni di organi politici. In altri termini, ci sarà – come sempre, o come spesso avviene in Italia, purtroppo – la volpe a guardia del pollaio.
  Per questo, il MoVimento 5 Stelle chiede al Governo di fare un passo indietro, almeno su questo punto, e dotare l'autorità di vigilanza sulla corruzione delle funzioni idonee a contrastare l'illegalità che sta uccidendo il nostro Paese. Su questa materia, recentemente, tra l'altro, la presidente stessa della Civit, Romilda Rizzo, ha inviato ai vari capigruppo e anche alla Presidente della Camera un'accorata lettera che chiede appunto di intervenire per ripristinarne l'autonomia che dovrebbe garantire un'efficace lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione. Ci dispiace constatare come nessuno, a parte il MoVimento 5 Stelle, abbia Pag. 101raccolto questa istanza. Si tratta dell'ennesimo tentativo di questa maggioranza, a nostro avviso, di accentrare i poteri: di fronte alla crisi imminente e agli scenari tragici che ci aspettano, sopratutto dopo il periodo vacanziero, l'idea per risollevare il Paese – e concludo – è quella di accentrare i poteri, e lo vediamo anche con le ipotesi di riforma costituzionale che sono state avanzate. Ecco, noi riteniamo – ma la storia ce lo insegna – che non sia accentrando i poteri che si risolvono problemi e crisi nazionali, ma sia condividendo e distribuendo il potere; però forse la maggioranza mi sembra che non sappia neanche quello di cui sto parlando in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Nuti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/181.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, da almeno un paio di decenni i cittadini italiani hanno più volte dimostrato indignazione, se non spregio, verso questo sistema politico marcio, interessato principalmente all'autoconservazione e alla salvaguardia dei propri interessi particolari.
  La questione dei doppi incarichi è una questione tanto annosa quanto elementare, una questione che in un qualunque Paese democratico degno di questo nome – e direi anche civile – già sarebbe stata risolta. E, invece, in Italia questo argomento si ripresenta puntualmente in ogni legislatura per essere discusso, per essere esaminato, per essere rimandato e, infine, per essere derogato. I cittadini italiani, però, sono stufi di questo politichese che persiste nel non voler risolvere i problemi e si limita ad una politica di annunci, come se i gravissimi problemi che attanagliano oggi il nostro Paese potessero essere risolti da parole tanto confuse quanto inutili pronunciate davanti a una telecamera.
  L'ultimo provvedimento in materia di doppi incarichi risale al lontanissimo 2011, approvato su impulso dell'allora Ministro Tremonti, il quale prevedeva l'incompatibilità della carica di sindaco con quella di parlamentare. Ma c'era il trucco: la norma valeva solo a decorrere dalle prime elezioni politiche successive alla data di entrata in vigore e l'articolo 29-bis, oggetto di questo ordine del giorno, non fa altro che rimandare nuovamente l'applicazione della norma, così come è prassi di questo Governo rimandare la soluzione dei problemi del Paese.
  L'emendamento che ha introdotto questo articolo è stato firmato da esponenti di PD, PdL e SEL e subito approvato. Ma, curiosamente, i colleghi di partito hanno prontamente denunciato il grave errore, rilasciando dichiarazioni e comunicati stampa. Già questo ci deve fare riflettere sulla reale affidabilità di queste larghe intese, che fanno finta di governare il Paese.
  Se queste sono le premesse non osiamo pensare quali saranno i nostri prossimi passi, ad esempio sul finanziamento pubblico ai partiti. Passerete dalla finta abolizione all'aumento dei rimborsi elettorali ? La serietà del sistema politico di un intero Paese, il nostro Paese, non può essere soggiogata al rendiconto personale di pochi individui i quali siedono, come sappiamo, in quest'Aula, che dovrebbe rappresentare, invece, l'espressione più alta della democrazia ed è, invece, ridotta a mediocre strumento di conservazione dei vostri privilegi.
  Qualche giorno fa – se non mi sbaglio ieri – il Governo indonesiano o dei rappresentanti del Parlamento indonesiano, Presidente, sono venuti in Commissione affari costituzionali e hanno chiesto se da noi sono previsti tali doppi incarichi, perché da loro non era possibile ricoprirne di questi doppi incarichi. Ovviamente, l'imbarazzo è stato elevato. Ovviamente, abbiamo sorriso fra di noi perché come spieghiamo la vicenda, per esempio, dell'avvocato Ghedini che è in Parlamento e, quindi, ovviamente non è in una posizione così libera, visto che il suo assistito è, comunque, anch'esso in Parlamento ? Diciamo che la situazione dei doppi incarichi anche in Indonesia desterebbe imbarazzo Pag. 102e, invece, qui ancora si continua a non risolverla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora ci rivolgiamo ai colleghi deputati e diciamo: con l'ennesima fiducia richiesta da questo Governo del non fare e prontamente votata dai vostri «pigiabottoni» in Parlamento, anche il vergognoso articolo 29-bis è stato approvato. Questo ordine del giorno ha semplicemente l'obiettivo di mettere una «pezza» ai vostri errori. Fate un favore ai cittadini italiani, nel rispetto di ciò che il Parlamento rappresenta: eliminate per sempre questo imbarazzante stato del doppio incarico, perché non avete nessun diritto di ridicolizzare ancora una volta questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Dieni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/182.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, questo è l'ordine del giorno che abbiamo presentato. Nel contesto della disciplina della riscossione coattiva delle imposte sul reddito effettuata mediante espropriazione immobiliare, con la sentenza n. 281 del 2011 la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 85, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, «Disposizioni sulla riscossione delle imposte sul reddito», nella parte in cui questo prevedeva che, se il terzo incanto ha esito negativo, l'assegnazione dell'immobile allo Stato ha luogo «per il minor prezzo tra il prezzo base del terzo incanto e la somma per la quale si procede», anziché per il prezzo base del terzo incanto. La Consulta, riconoscendo la non implausibilità delle ricostruzioni del quadro normativo offerte dal Giudice dell'esecuzione del Tribunale ordinario di Forlì e dal Giudice dell'esecuzione del Tribunale ordinario di Torino nelle rispettive ordinanze di remissione, ha escluso la possibilità di interpretare la disposizione censurata in modo da superare i prospettati dubbi di legittimità costituzionale connessi all'irragionevolezza della stessa, ed è giunta quindi a pronunciarsi nel senso sopra indicato. La disposizione contenuta nella lettera m) del comma 1 dell'articolo 52 del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante «Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia», volendo apportare delle modifiche al medesimo articolo 85, comma 1, del medesimo decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, così recita: «All'articolo 85, comma 1, le parole “ minor prezzo tra il prezzo base del terzo incanto e la somma per la quale si procede ”  sono sostituite dalle seguenti: “ prezzo base del terzo incanto ”, andando di fatto a ripetere pedissequamente il dispositivo della sentenza della Corte costituzionale n. 281/2011. La disposizione contenuta nella lettera m) del comma 1 dell'articolo 52, vorrebbe dunque andare a modificare in modo assurdo un'aberrazione giuridica, una parte di una disposizione che a norma dell'articolo 136 della Costituzione, è già stata espunta dall'ordinamento a seguito della citata pronuncia della Consulta, non potendosi considerare il contenuto della disposizione incriminata come una banale, mera e innocua ripetizione di quanto stabilito dalla Corte, costituendo questo invece in realtà un vero e proprio nonsenso giuridico, che potrebbe peraltro rischiare di creare problemi interpretativi in capo agli operatori giuridici».
  L'ordine del giorno da me presentato riguarda l'irregolarità e i problemi interpretativi che potrebbe creare la lettera m) del comma 1 dell'articolo 52 del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, quindi il decreto del fare, nel contesto della disciplina di riscossione coattiva delle imposte sul reddito effettuata mediante espropriazione immobiliare. Quindi questa disposizione andrebbe ad apportare delle modifiche all'articolo 85, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973 n. 602, un articolo già dichiarato costituzionalmente illegittimo con sentenza della Corte costituzionale. Per tali ragioni abbiamo appunto presentato quest'ordine del Pag. 103giorno contro questo nonsenso giuridico, contro il tentativo di modificare una parte di disposizione che è già stata espunta dall'ordinamento con sentenza della Corte costituzionale. Noi infatti siamo qui impegnati a difendere la Costituzione e lo faremo ad oltranza e proprio per questo invitiamo il Governo a provvedere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Toninelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-AR/183.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, l'ordine del giorno che presento riguarda l'articolo 13 del decreto del fare, e riguarda l'Agenda digitale, ovverosia un settore che ha o dovrebbe, anzi, avere come fine principale quello di migliorare e velocizzare e semplificare la vita dei cittadini e della pubblica amministrazione, con il fine di far risparmiare anche i cittadini stessi. Purtroppo questo è il terzo decreto-legge che interviene nella strutturazione dell'agenda digitale dopo due decreti precedenti, creando una tale confusione organizzativa nella stessa Agenda. Quindi si sta operando nella maniera esattamente opposta al fine che l'Agenda digitale deve perseguire. L'Agenzia per l'Italia digitale potrebbe davvero rappresentare per il nostro Paese uno degli strumenti più efficaci per ottenere una sempre maggiore trasparenza nella pubblica amministrazione, partendo da un generale ammodernamento dei sistemi informativi per l'erogazione dei servizi ai cittadini, fino ad ottenere l'abbattimento del digital divide, che oggi purtroppo è anni luce di distanza. Eppure l'Agenzia non riesce a decollare, tra imbarazzanti vicende legate allo statuto, i moniti della Corte dei conti, quadri di intervento monchi, traballanti. In Italia non siamo ancora in grado di sapere quali e quante banche dati abbiamo a disposizione, mentre imperversano i vuoti informatici che portano all'incancrenirsi del fenomeno dell'evasione fiscale. Gli strumenti informatici già oggi ci potrebbero essere, già oggi le pubbliche amministrazioni potrebbero interloquire tra di loro, passare dati dei cittadini e delle imprese, permettere ai cittadini ed alle imprese di non faticare, non spendere soldi per avere quelle informazioni, quei documenti di cui hanno bisogno per vivere e per poter lavorare.
  Sembra incredibile, ma ad oggi le politiche programmatiche riguardanti l'Agenzia per l'Italia digitale hanno dimostrato di muoversi in tante direzioni, tranne quelle che porta all'economia digitale, avanzata ed efficace. E l'esperienza in questa vicenda sembra avere insegnato davvero poco, visto che si continua a ragionare nel senso della dispersione anziché della programmazione del nostro futuro digitale, purtroppo. Si continuano a produrre provvedimenti deboli, poco incisivi, che non colgono il segno, ma rinviano, rinviano sempre, e ad un secondo momento, la scelta della strategia vincente, forse perché una strategia di base non c’è, ad oggi. E questo decreto purtroppo non sfugge a questa logica miope, nonostante il titolo che aveva fatto tutti sperare in qualcosa di davvero lungimirante e risolutivo per il nostro Paese.
  La parte relativa all'Agenda digitale, infatti, non ha alcuna direzione. Si parla di governance, si istituiscono organismi, si istituiscono ancora strutture, tavoli, commissari, ancora vero e proprio fumo negli occhi agli italiani, purtroppo. E si ha l'impressione che l'Agenda digitale, nonostante i ripetuti interventi legislativi, sia tutta da rifare o addirittura da rimettere o mettere in piedi ex novo, e che per ottenere i risultati, che già avremmo dovuto avere, sia necessario ripartire da zero. Ma purtroppo dobbiamo sempre partire da zero in questo Paese e in questo settore. Non sono ancora chiare le posizioni di comando, le linee di indirizzo, le priorità rispetto ai programmi che l'Agenda digitale deve realizzare. E l'Italia continua a non riuscire a combinare elementari incroci tra banche-dati nonostante siano gestite e finanziate con fondi pubblici, rimanendo un fanalino di coda nella classifica europea delle amministrazioni online. Il nostro Paese potrebbe Pag. 104competere a testa alta nel settore della digitalizzazione, ma anche in questo campo, come in quello della ricerca, l'Italia non decolla, a causa della mancanza di politiche nazionali che abbiano come obiettivo il futuro. Così stando le cose, ci chiediamo quali prospettive vi siano per l'Agenda digitale. Lo vorremmo sapere anche per consentirci di avviare interventi correttivi che non siano confezionati all'ultimo momento, con la stretta alla gola della solita urgenza e che ormai caratterizza i lavori parlamentari. Mi accingo a concludere. Per queste ragioni, con l'ordine del giorno all'esame chiediamo al Governo l'impegno di riferire mediante il commissario incaricato, con cadenza trimestrale, alle competenti Commissioni della Camera dei deputati, in ordine ai programmi e all'avanzamento dell'attuazione dell'Agenda digitale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Lombardi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/184.

  ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, anche l'ordine del giorno che presento io è connesso all'articolo 13 sull'Agenda digitale.
  L'Agenda digitale italiana è stata istituita il 1o marzo 2012 per intervenire in alcuni settori cruciali per un Paese moderno, quali identità digitale, pubblica amministrazione digitale e open data, istruzione digitale, sanità digitale, pagamenti elettronici e giustizia digitale.
  L'agenda è quindi nata per un duplice obiettivo. Da un lato, sfruttare al meglio il potenziale delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione – Information and Communication Technology, come si usa dire all'estero dove questi servizi, queste parole, queste innovazioni non sono fantascienza, ma sono una realtà –, per favorire l'innovazione, la crescita economica e la competitività, grazie ad un mercato digitale unico basato su un Internet veloce. Si pensi che l'implementazione dell'agenda digitale europea potrebbe incrementare, nei prossimi otto anni, addirittura del 5 per cento la ricchezza prodotta dall'Europa e che recenti stime – riprese nel corso di un recente convegno promosso dalle associazioni dei professionisti dell'ICT di Italia, Grecia e Spagna – calcolano come ogni aumento pari al 10 per cento dello sviluppo della banda larga possa produrre un balzo del PIL compreso tra lo 0,9 e l'1,5 per cento. Questo è il PIL che ci piace, fatto di lavoro intelligente, fatto magari anche di telelavoro e quindi una razionalizzazione dei trasporti, degli orari, della qualità della vita delle persone.
  Dall'altro lato, l'altro obiettivo dell'Agenda digitale è costituito dal fatto di portare, nel breve periodo, grandi trasformazioni nella vita quotidiana dei cittadini, magari una volta tanto facilitandola invece che complicandola o vessandola. È qui che l'Italia deve investire per la sua crescita, poiché la rivoluzione digitale si riverbera in modo articolato, non solo nei settori economici di un Paese, ma anche e soprattutto nel suo profilo sociale, ne determina la modernità, la vicinanza dello Stato ai cittadini, la qualità della vita delle persone.
  Cogliere le opportunità della rivoluzione digitale significa, quindi, essere consapevoli che la valorizzazione e la gestione di questa innovazione è un compito che deve essere preso in carico «orizzontalmente» da tutti i settori delle istituzioni e delle imprese, sfruttando il potenziale delle ICT per risolvere le sfide sociali emergenti.
  Tuttavia, nonostante le migliori intenzioni con cui il nostro Paese si è impegnato a recepire, nel maggio 2010, la normativa comunitaria in materia, l'Agenda digitale italiana ha attraversato diverse stratificazioni dal punto di vista normativo – come uso e costume nel nostro panorama legislativo – non sempre – anzi diremmo quasi mai – conseguendo i risultati sperati.
  Di recente, particolari novità si registrano nella concezione di questa cabina di regia – adesso in questa legislatura va di moda questa espressione – che ha visto un ulteriore e significativo cambio di impostazione Pag. 105con l'emanazione del provvedimento, e qui vorrei che coglieste l'ironia. Le novità introdotte riguardano la governance dell'Agenda digitale italiana: ad avviso nostro, dei sottoscrittori del presente atto di indirizzo, ancora una volta ci si è quindi preoccupati di spartirsi le poltrone disponibili, invece di disciplinare in modo più rigoroso l'attività dell'agenda, della quale, nonostante il lungo elenco di programmi e l'indicazione di attività, non si conoscono gli obiettivi, le priorità, la pianificazione e le strategie.
  Per tutto quanto detto, questo ordine del giorno impegna il Governo a riferire tempestivamente alle Commissioni competenti alla Camera dei deputati in ordine alla pianificazione dei lavori e alle priorità per l'attuazione e il raggiungimento degli obiettivi dei sei assi strategici in cui essa è suddivisa.

  PRESIDENTE. Colleghi, visto che ci organizziamo, la Conferenza dei capigruppo – come sapete – è convocata alle ore 21. Quindi, in modo che ciascuno sappia come evolve la situazione, a questo punto si svolgeranno ancora gli interventi degli onorevoli Cozzolino, Fantinati e Crippa, poi sospendiamo la seduta che riprenderà subito dopo gli esiti della Conferenza dei capigruppo.
  L'onorevole Cozzolino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/185.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, l'ordine del giorno a mia prima firma ha una finalità estremamente chiara e soprattutto ha una filosofia talmente filogovernativa che mi aspetto sicuramente un parere favorevole all'accoglimento integrale da parte del Governo.
  Cosa dice l'ordine del giorno nella parte dispositiva ? Impegna il Governo ad effettuare una valutazione volta ad evitare di inserire nei futuri provvedimenti legislativi che varerà norme di proroga dei termini in relazione alle scadenze previste dalla cosiddetta spending review, ovvero la razionalizzazione e riduzione della spesa della pubblica amministrazione. L'ulteriore impegno che prevede, questo in forma leggermente più stringente, è quello di procedere quanto prima al varo dei numerosi regolamenti e decreti attuativi che dovranno rendere effettive molte norme relative al processo generale di revisione della spesa.
  Ad oggi, purtroppo, anche per la tecnica normativa che il Governo Monti intese adottare al momento del varo del decreto-legge n. 95 del 2012 ed in successivi decreti, sono molte le norme, circa ottanta, che attendono di essere attuate con regolamenti e circolari varie, e dunque si limitano ad essere dei meri principi.
  In premessa ho definito questo ordine del giorno filogovernativo. Non si tratta ovviamente di una provocazione, ma di un dato di fatto. Da quando ne iniziò a parlare nell'ormai lontano 2006 il compianto Ministro Tommaso Padoa Schioppa, la revisione della spesa della pubblica amministrazione è sempre stata considerata, almeno teoricamente, come un importante bacino dal quale poter trarre risorse preziose da destinare all'ammortamento del debito pubblico e/o per finanziare altre politiche pubbliche considerate prioritarie. Risorse doppiamente preziose, sia per la loro entità, sia per la loro natura, poiché queste non deriverebbero da nuove tasse o dolorosi tagli, ma dalla semplice eliminazione di sprechi e inefficienze, dunque semplicemente utilizzando meglio il denaro che lo Stato ha già in cassa.
  Nello scorso anno il Governo Monti ha messo sulla carta la spending review ed ha provveduto a quantificare le risorse effettive che intendeva ottenere, pari a 4,5 miliardi di euro per il 2012; 10,5 miliardi di euro per il 2013 e ben 11 miliardi per il 2014. Risorse effettivamente ingenti, che lo divengono ancora di più in un periodo di vacche magrissime come quello che stiamo purtroppo attraversando da diversi anni.
  A nostro avviso e a fronte di questi numeri, il Governo dovrebbe avere tutto l'interesse a realizzare compiutamente il progetto della cosiddetta spending review, Pag. 106e dunque dovrebbe marciare spedito come un treno verso la sua effettiva attuazione.
  Purtroppo, ci sembra che questo non stia avvenendo, ma sia in atto la tendenza opposta. Dopo il varo in pompa magna del decreto n. 95 del 2012, dunque un provvedimento d'urgenza, l'opera di revisione, razionalizzazione ed efficientamento della spesa pubblica, sembra essersi persa all'interno di un banco di nebbia infinito. Una nebbia che in gran parte è stata prodotta artificialmente dallo stesso Governo Monti, con i successivi provvedimenti normativi adottati, e che, purtroppo, ci sembra continui ad essere prodotta anche dal Governo Letta.
  Così ogni tanto sentiamo in lontananza qualche segnale lanciato dai dispositivi acustici del transatlantico della spending review, ma del transatlantico stesso si è persa ogni traccia sia ad occhio nudo che da strumentazioni radar.
  Su questo speriamo chiaramente di sbagliarci, soprattutto nell'interesse del Paese, e questo ordine del giorno vuole consentire proprio al Governo di lanciare un segnale in questo senso che a questo punto è divenuto indispensabile, anche alla luce del contenuto del presente decreto-legge, ed in particolare dell'articolo 49 che detta una serie di rinvii e proroghe di termini proprio in materia di spending review (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Fantinati ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/186.

  MATTIA FANTINATI. Signor Presidente, colleghi deputati, l'articolo 2 del decreto-legge in esame introduce un meccanismo incentivante per le micro, piccole e medie imprese che vogliano effettuare investimenti per l'acquisto anche tramite leasing di macchinari, impianti e attrezzature ad uso produttivo. Un articolo che effettivamente vuole aiutare le imprese al fine di rilanciare l'economia come anche ricorda il nome del decreto-legge. E non sono certo io a dirlo, sono sicuro che sono numeri che conoscete. Però le piccole e medie imprese rappresentano il 99 per cento del totale delle imprese che rappresentano il motore dell'Italia.
  Quindi, affossare queste significa veramente non dare una capacità all'Italia di crescere. Il meccanismo prevede l'intervento della Cassa depositi e prestiti presso la gestione separata, dalla quale viene costituito un plafond che sarà utilizzato per la concessione di finanziamenti alle imprese che intendano effettuare investimenti per rinnovare i propri macchinari. I finanziamenti sono erogati dalle banche che aderiscono alla convenzione da stipulare tra il Ministero per lo sviluppo economico, sentito anche il Ministero dell'economia, Cassa depositi e prestiti e ABI.
  Il nostro ordine del giorno, quello che prima era un emendamento e che poi è stato bocciato – sinceramente non capisco cosa avesse di male – prevede che il Governo si impegni, nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria, a che tali finanziamenti alle imprese beneficiarie verranno da queste restituiti in caso di delocalizzazione degli impianti produttivi in un Paese che non appartiene all'Unione europea, se a questa consegua la riduzione del personale dell'azienda in questione. Effettivamente la delocalizzazione è un fenomeno che anche in questi giorni è sicuramente attuale. Molte aziende stanno delocalizzando all'estero, soprattutto in Medio Oriente e soprattutto negli Stati dove la manodopera costa molto meno. Chiediamo a gran voce che i fondi agevolati per gli investimenti alle imprese vadano a quelle che poi mantengono i livelli occupazionali in Italia e che non scappino poi con il bottino a delocalizzare all'estero.

  PRESIDENTE. Per favore...

  MATTIA FANTINATI. Mi scusi Presidente, era per me ? È finito il tempo ?

  PRESIDENTE. No, era per cercare di garantire a lei di parlare senza le urla intorno. Prego.

  MATTIA FANTINATI. Grazie. Tali fondi sono soldi nostri, sono soldi degli Pag. 107italiani. Ognuno di noi credo che sarebbe orgoglioso di dare respiro alle nostre piccole e medie imprese, se poi però questi soldi rimangono sul territorio, se questi soldi sono usati effettivamente per rilanciare le nostre imprese, la nostra economia, se creano effettivamente occupazione per i nostri giovani, ma anche per i nostri professionisti, per le nostre imprese. Effettivamente esistono casi di imprese che sono state finanziate fin troppo affinché crescessero rigogliose e poi, una volta ottenuti tali finanziamenti statali, in nome della cosiddetta internazionalizzazione, se ne sono poi andati all'estero, spostando il loro sito produttivo. Insomma, hanno delocalizzato, depauperando le nostre risorse, con un grazie e un arrivederci.
  Se vogliono andarsene che se ne vadano, ma lasciando qui sedi, capannoni, mezzi di produzione, macchine, progetti, perché non è roba loro, ma è il frutto del lavoro e dell'intelligenza collettiva ed alla collettività deve rimanere. Quindi, ricordo che, se l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, come recita la base della nostra Costituzione, che il lavoro sia nostro, del nostro territorio e non sia il lavoro altrui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Crippa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/187.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, esponenti del Governo, colleghi deputati, l'ordine del giorno presentato a mia firma riguarda la questione CIP6, un tema direi caldo, che ha svegliato le menti assonnate, nella notte di giovedì, nelle Commissioni riunite bilancio e affari costituzionali, tanto da dover accantonare un emendamento sulla medesima tematica, perché ad un certo momento si è rischiata l'astensione da parte del Partito Democratico. A questo punto inspiegabilmente non si è andati alla votazione, è stato accantonato e poi, con un magnifico colpo di mano, hanno ripresentato una riformulazione. Peccato che il nostro emendamento originario fosse una soppressione di un comma, per cui difficilmente posso pensare che possa essere riformulato.
  Non abbiamo accettato la riformulazione e, quindi, l'hanno preso come emendamento dei relatori. Cosa vogliamo noi ? Far luce su questa questione dei CIP6 che da anni e anni parla a sproposito di questioni minime. Viene sempre delineata, l'incentivazione nel regime CIP6, come qualcosa di minimo, che non ha una rilevanza concreta e generalmente si parla sempre di incidenza in termini di costi energetici attribuibili totalmente alle rinnovabili. Ecco, forse dobbiamo un attimino chiarirci su questi aspetti, anche perché da troppi anni sentiamo parlare che le rinnovabili, con la loro componente tariffaria calcolata e caricata nella bolletta sotto la voce A3, influenzano negativamente le bollette di tutti gli italiani. Sì, certamente questo ha un fondamento di verità, però peccato che sotto queste componenti A3 ci siano questi famosi CIP6.
  E giusto per darvi un'idea stiamo parlando di incentivi della portata di 3,257 miliardi di euro, di cui soltanto il 28 per cento riferito alle rinnovabili vere e proprie e il 72 per cento riferito alle cosiddette assimilate. Certo, perché alla fine siamo sempre dei maghi della terminologia e, pertanto, ci inventiamo questioni meramente italiane sul concetto di assimilate. Cosa troviamo sotto questo magnifico termine ? Impianti alimentati a combustibili di processo residui a recuperi di energia; impianti alimentati a combustibili fossile o idrocarburi. Cose tipicamente rinnovabili ! Forse dovremmo anche parlare in termini comprensibili. Dovremmo parlare del fatto che, in realtà, sotto questi termini di assimilate parliamo di prodotti della combustione di origine petrolifera, le morchie oppure gli inceneritori.
  Sono concetti estremamente lontani da quelle che sono le rinnovabili, ma attenzione ai benpensanti energetici che aleggiano in queste stanze e che potrebbero dirci: in realtà noi stiamo già riducendo il regime CIP6. Peccato che abbiate escluso da questa revisione di tariffa in qualche modo sicuramente i termovalorizzatori. Ma noi stiamo già riducendo il sistema di Pag. 108incentivazione CIP6, infatti siamo passati da 187 convenzioni nel 2010 a 136 convenzioni nel 2011. In effetti, questa riduzione c’è stata. Peccato che non abbiamo ancora capito dove questa riduzione venga spalmata: sul contribuente o prendiamo dei fondi dello Stato da qualche altra parte. Infatti, purtroppo, nelle pubblicazioni del GSE del 2011 e 2012 questa parte non viene esplicitata, cioè le convenzioni rescisse in maniera anticipata non si capisce su che parte vadano a insistere. È ovvio che da qualche parte verranno caricate. Chi paga le rescissioni anticipate ? Su che componente tariffaria vanno a incidere ? Per quanti anni graveranno le convenzioni estinte ?
  Pertanto, con questo ordine del giorno noi vogliamo fare chiarezza. Vogliamo impegnare il Governo ad analizzare la situazione e a censire quantitativamente e qualitativamente il peso economico di tali incentivi sulle componenti tariffarie a carico dell'utente e con qualsiasi altro onere a carico dello Stato. Lasciar stare il sistema in una zona grigia con perenne ombra non fa bene al Paese. Accendete il faro della chiarezza e della trasparenza, anche se lo avete ritirato in cantina da qualche decennio. Ormai è ricoperto di polvere. Spolveratelo e votate questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà dopo la conclusione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

  La seduta, sospesa alle 20,55, è ripresa alle 22,10.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Biancofiore, Borletti Dell'Acqua e Sisto sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 22,16).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, questa volta non è per prendere tempo, anche perché vedo che i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno prontamente raggiunto i banchi.
  A questo punto, anche a fronte del dibattito che si è svolto in Conferenza dei presidenti di gruppo, e che credo sia opportuno risparmiare all'Assemblea nella sua replica addirittura riassunta, chiedo alla Presidenza di porre in votazione la prosecuzione ininterrotta dei nostri lavori in seduta fiume fino all'approvazione del provvedimento, con le modalità indicate dalla Presidenza nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Sulla richiesta avanzata di deliberare la seduta continuata nei termini indicati, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ove ne sia Pag. 109fatta richiesta, darò la parola a un deputato contro e ad un deputato a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

  LUIGI DI MAIO. Chiedo di parlare contro.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, dirò poche parole su questa cosa, semplicemente per spiegare come siamo arrivati fin qui. Il nostro obiettivo – e lo porteremo avanti fino alla fine – è quello di far riflettere su quello che si sta facendo col disegno di legge costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Semplicemente far riflettere sul fatto che non era il caso che questo disegno di legge costituzionale venisse trattato con tale superficialità, in piena estate e con poche ore di discussione nella Commissione competente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo è quello che volevamo semplicemente comunicare: lo comunicheremo stando qui tutta la notte, e portando avanti una riflessione che spero coinvolga l'opinione pubblica e tutti i costituzionalisti che non la pensano come i famosi saggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare a favore.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, anch'io credo di dover usare poche e sobrie parole, per dire che noi invece siamo qui, e che la richiesta fatta dal collega Baldelli serve per ribadire che questi provvedimenti, questo che stiamo facendo e i successivi che la maggioranza ritiene di portare all'approvazione, non servono alla maggioranza o al Governo, ma servono al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Le cose che sono contenute nei decreti-legge, in quello che stiamo discutendo, sono attese da milioni di italiani: sono piccole e grandi cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che vanno dalle liberalizzazioni del wi-fi alle opere pubbliche che finalmente sblocchiamo, dai contributi agli ecobonus che sono contenuti nel decreto-legge successivo alla legge sul finanziamento ai partiti. Sono cose che noi crediamo di dover portare con energia e rapidità in Aula.
  Invece siamo ostaggio di vecchi metodi, che speravamo che il MoVimento 5 Stelle non utilizzasse in quest'Aula, che sono anche un po’ ricattatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché l'idea che la maggioranza debba piegarsi perché ci sono ottanta o cento deputati che intervengono facendo perdere la notte a tutti noi non è un'idea che ci affascina e noi andremo avanti quindi con l'energia che serve fino all'approvazione del provvedimento finale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente fino alla votazione finale del disegno di legge di conversione. Dichiaro aperta la votazione.
  Saltamartini, D'Agostino, Tartaglione, Portas, Latronico...

  (È approvata).

  La Camera approva per 165 voti di differenza.

  Essendo stata approvata la proposta di seduta fiume nei termini sopra indicati, la seduta stessa proseguirà ininterrottamente fino all'approvazione del disegno di legge di conversione. La Presidenza, secondo la prassi, si riserva di stabilire sospensioni di natura tecnica ritenute necessarie. Ricordo che una volta deliberata la seduta continuata Pag. 110sono da ritenere inammissibili richieste volte a determinare con voto dell'Assemblea sospensioni a vario titolo della seduta stessa. La seduta proseguirà con le residue illustrazioni degli ordini del giorno, poi dopo il parere del Governo avranno luogo le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno in un'unica fase, come stabilito nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Avverto anche che, data la seduta fiume deliberata, d'intesa con il Senato, le sedute delle Commissioni bicamerali e delle delegazioni parlamentari già convocate per la loro costituzione sono rinviate ad altra data, e di questo mi dispiace, mi dispiace doverlo comunicare, ma purtroppo non abbiamo altra scelta in questo momento.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 1248-A/R)

  PRESIDENTE. Il deputato Prodani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/188.

  ARIS PRODANI. Signor Presidente, colleghi e colleghe, con il seguente ordine del giorno riteniamo sottoporre all'attenzione dell'Esecutivo...

  PRESIDENTE. Avvicini il microfono, non si sente.

  ARIS PRODANI. ... uno dei settori più importanti della nostra economia che non ha trovato spazio tra le disposizioni del decreto-legge del fare. Mi riferisco...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, lasciamo parlare, altrimenti facciamo anche più tardi. Prego, continui...

  ARIS PRODANI. Mi riferisco al comparto turistico, i cui ricavi superiori a 130 miliardi di euro nel 2012 hanno rappresentato il 10,3 per cento del PIL nazionale, garantendo l'occupazione di 2,2 milioni di persone.
  È un paradosso che un provvedimento governativo finalizzato alla ripresa dell'economia non abbia assolutamente considerato questo settore come un volano per la crescita del Paese. L'Italia, infatti, è in grado di offrire circa cento tipologie di turismo delle centosessanta catalogate nel mondo, contando su di uno sconfinato patrimonio culturale, enogastronomico e di attrazioni naturali.
  Questa peculiarità rende l'Italia una meta di rilievo sia per il turismo interno che per quello internazionale: ogni regione, infatti, possiede caratteristiche uniche in termini di offerta, prodotti, servizi, tipicità del comparto e delle proprie aziende.
  La competitività internazionale, però, è in netta flessione come testimoniato dai dati relativi all'affluenza turistica dello scorso anno. Infatti, nel 2012, si è registrato un calo di arrivi e di presenze: i dati parziali rilevano un decremento, rispettivamente, del 5,7 per cento e del 6,8 per cento rispetto al 2011, anno in cui i turisti internazionali avevano invece superato la soglia dei 47 milioni, toccando un massimo storico a partire dal 2005. Questa flessione comporta una perdita di fatturato annuo stimabile in circa 2 miliardi di euro e in circa 300 milioni di euro di ricavi per le imprese italiane.
  Gli interventi sporadici del precedente Esecutivo non sono stati in grado di risollevare il settore ed è passata in sordina l'istituzione dei distretti turistici nei territori costieri, che costituiscono «zone a burocrazia zero», finalizzate a riqualificare e rilanciare l'offerta turistica nazionale, migliorando l'efficienza nell'organizzazione e nella produzione dei servizi.
  Questi distretti, infatti, sono stati introdotti dal decreto-legge n. 70 del 2011 sul Semestre europeo e la loro istituzione, subordinata...

  PRESIDENTE. Prego, continui !

  ARIS PRODANI. Chiederei un minimo di attenzione. Questi distretti, infatti, sono stati introdotti dal decreto-legge n. 70 del 2011 sul Semestre europeo e la loro istituzione, subordinata alla richiesta delle imprese del settore, è soggetta paradossalmente Pag. 111a un iter burocratico troppo complesso: prima di tutto, è necessaria un'intesa delle imprese con le regioni interessate, propedeutica all'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri; in secondo luogo, la delimitazione dei distretti è effettuata dalle regioni d'intesa con il Ministro dell'economia e con i Comuni interessati, previa conferenza di servizi obbligatoria, a cui deve partecipare anche l'Agenzia del demanio.
  Come se ciò non bastasse, non è stata fatta nessuna campagna informativa e il termine per la delimitazione territoriale dei distretti, fissato in precedenza al 31 dicembre 2012, rinviato poi al 30 giugno 2013 dalla legge di stabilità per il 2013, è spirato nel più completo anonimato. In una situazione di grave crisi economica, l'istituzione dei distretti è fondamentale per il rilancio turistico, per l'organizzazione del sistema ricettivo e per garantire alle imprese la possibilità di usufruire di una serie di agevolazioni amministrative, finanziarie, fiscali e per il settore ricerca e sviluppo.
  Per questo motivo, ho presentato un ordine del giorno con l'intenzione di impegnare l'Esecutivo ad estendere, fino al 31 dicembre 2014, il termine per la delimitazione territoriale dei distretti turistici, le cui procedure di formazione devono essere assolutamente semplificate per non scoraggiare le imprese che intendono usufruire delle importanti agevolazioni previste con la loro costituzione.
  Inoltre, e concludo, la possibilità di formare questi enti deve essere oggetto di un'apposita campagna informativa, visto che molto spesso le aziende non sono a conoscenza delle iniziative utili per «fare sistema», migliorando la propria competitività nel settore di riferimento. Grazie.

  PRESIDENTE. Il deputato Da Villa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/189.

  MARCO DA VILLA. Signora Presidente, posso chiederle che siano liberati i banchi del Governo ? Posso chiederglielo, visto che ci rivolgiamo al Governo e all'Aula ? È possibile ?

  PRESIDENTE. Sì, per favore, colleghi, un attimo di attenzione. Sottosegretario Ferri, se non le dispiace, stiamo aspettando l'attenzione che è stata richiesta.

  MARCO DA VILLA. Grazie, Presidente, l'ordine del giorno che vado a illustrare si riferisce all'articolo 37 del decreto-legge che è in corso di conversione.
  Il contenuto dell'ordine del giorno, diciamo, mi permetto di dire che in un Paese normale sarebbe scandaloso. Scandaloso perché semplicemente ... Mi scusi, ma veramente faccio fatica con questa confusione. Può chiedere che venga fatto silenzio... Mi deconcentro.

  PRESIDENTE. Sì, questo lo capisco ma, purtroppo, qui il brusio è qualcosa con cui dobbiamo fare i conti. Quindi, la prego di continuare, per favore.

  MARCO DA VILLA. Va bene, grazie. Dicevo che sarebbe scandaloso in un Paese normale dover impegnare il Governo a rispettare le leggi che lui stesso propone attraverso la decretazione d'urgenza e questo ordine del giorno va proprio in questa direzione. Chiede una cosa molto semplice. Chiede, per esempio, che venga effettuato il monitoraggio sull'attività e sull'efficacia dello sportello unico per le attività produttive, detto SUAP, previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 160 del 2011. Purtroppo, però, in un Paese normale sarebbe scandaloso ma in questo caso, nel nostro caso, possiamo dire che è scandaloso il fatto che ormai non ci scandalizziamo più di nulla, nemmeno di questo.
  Venendo alla materia dell'articolo 37, questo riporta una rubrica «zone a burocrazia zero». Ecco, mai fu più appropriato il brocardo rubrica legis non est lex, poiché questa definizione, «zone a burocrazia zero», è una definizione che mal si adatta al contenuto di questo provvedimento. Le zone a burocrazia zero furono istituite con la finanziaria del 2007. Allora, si chiamavano «zone franche urbane» e furono poi convertite, con il decreto-legge n. 78 del 2010, appunto, in zone a burocrazia Pag. 112zero. Dapprima si prevedeva l'applicazione in determinate parti della penisola e poi, appunto, con questo decreto-legge del 2010 furono estese a tutta Italia o, meglio, furono estese a tutta Italia con la legge di stabilità del 2011.
  In effetti, però, l'articolo 37 fa riferimento al decreto-legge n. 5 del 2012, che nulla, appunto, ha a che vedere con le zone a burocrazia zero. L'unico riferimento che possiamo trovare nella norma è l'articolo 37-bis del decreto-legge n. 179 del 2012, che prevede che nell'ambito delle sperimentazioni previste dall'articolo 12 del citato decreto-legge n. 5 del 2012 possano essere previste anche zone a burocrazia zero.
  Quindi, siamo di fronte a questo paradosso, per cui ciò che dovrebbe semplificare, sburocratizzare e ciò che dovrebbe alleggerire e liberalizzare in realtà è un affastellarsi di norme mal coordinate, ciascuna facente riferimento a una delle precedenti, ma senza un disegno ben preciso. Quindi, siamo di fronte a questo tipo di paradosso.
  Per quanto riguarda, poi, appunto il contenuto dell'articolo, vediamo che queste fanno riferimento...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  MARCO DA VILLA. Vado a concludere. Fanno riferimento, appunto, a sperimentazioni che in realtà vengono rinnovate per 60 giorni oltre la decretazione di questo decreto e, quindi, praticamente un rinnovo che sta andando presto a scadenza (e concludo).
  Quello che è paradossale è che questo tipo di sperimentazioni sono già in atto, ma non si ha alcuna evidenza, quindi con questo ordine del giorno si chiede appunto di verificare che il Governo effettui una verifica sulle sperimentazioni già in atto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Petraroli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A-R/190.

  COSIMO PETRAROLI. Signor Presidente, colleghi deputati e deputate, il comma 1 dell'articolo 4 del suddetto decreto del fare è l'ennesimo sopruso per la piccola e media impresa e non riusciamo a capire il perché di questo continuo accanimento verso le piccole e medie imprese che sono il vero motore dell'economia nazionale. È un settore che dovrebbe essere tutelato e salvaguardato sotto ogni punto di vista. Ma non basta una burocrazia assurda, un regime fiscale da usura, non bastano le cartelle di Equitalia e neanche la concorrenza di Paesi emergenti. No tutto questo non basta, perché il Governo ha inventato un nuovo modo per deprimere maggiormente l'economia italiana in nome del libero mercato ovviamente. Sì perché fino a ieri l'Autorità per l'energia elettrica e il gas garantiva a tutte le piccole attività, artigiani, negozianti, piccole industrie, i cosiddetti clienti vulnerabili, ovvero con un fatturato ridotto, la fornitura di gas naturale ad una tariffa protetta e quindi una tariffa indipendente dalle logiche del libero mercato. Esattamente un po’ come accade per le utenze domestiche e chissà se e per quanto tempo ancora ciò accadrà. Ma come al solito lo chiede l'Europa. Infatti nel cosiddetto terzo pacchetto energia, l'Antitrust ha segnalato al Governo e al Parlamento di non estendere ulteriormente il regime di tutela, anzi ha chiarito che sia addirittura indispensabile ridurlo fino al totale superamento. Detto e quindi fatto, d'ora in avanti, dopo questa seconda fiducia, oltre alle piccole e medie imprese, non saranno tutelate neppure le attività di servizio pubblico. Non saranno tutelati quindi gli ospedali, non saranno tutelate le cliniche, le case di cura, le scuole, gli asili. Ripeto: perché ce lo chiede come al solito l'Europa. Una cosa è certa: questa «porcata» non favorisce assolutamente la concorrenza di mercato, ma aumenta solo i margini di manovra delle società venditrici di gas in termini di condizioni praticabili. Quindi, lo consideriamo l'ennesimo favore alle lobby e agli amici di amici. Leggendo poi la relazione tecnica sui profili finanziari, si riscontrano elementi di comicità, Pag. 113come ad esempio che con la liberalizzazione del mercato del gas c’è la possibilità di stipulare contratti a prezzi inferiori agli attuali. Tale aspetto potrebbe essere un evento estremamente miracoloso contro le più banali leggi dell'economia, perché dal 1992 ad oggi non è mai capitato in nessun settore con regime di oligopolio. Ogni liberalizzazione ha portato solo e soltanto ed esclusivamente ad un aumento dei prezzi, mai il contrario. Poi io dico, se siete così sicuri che i prezzi si abbasseranno, perché allora non togliere la tutela anche dalle abitazioni civili, anche dalle famiglie. Questa norma rimuove il diritto per il cliente finale impresa di poter chiedere in qualsiasi istante al proprio fornitore di praticare le condizioni economiche stabilite dall'Autorità per l'energia su base trimestrale. Inoltre sottrae tutte le imprese dalla possibilità di usufruire dei benefici della riforma recentemente varata dall'Autorità e che avrà effetto da ottobre di quest'anno.
  Infine, come ho poc'anzi affermato, in termini di quote di mercato favorisce solo gli operatori più rilevanti. Per concludere, in questo ordine del giorno chiediamo con forza al Governo di adottare un opportuno provvedimento per garantire alle utenze del servizio pubblico e alle piccole e medie imprese l'applicazione del servizio tutela del gas (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Vallascas ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A-R/191.

  ANDREA VALLASCAS. Signor Presidente, lo abbiamo detto e lo ribadiamo: questo decreto può essere definito in tanti modi, ma indipendentemente dalla prospettiva da cui lo si osserva, il giudizio finale non può che essere, non solo insufficiente nel merito dei provvedimenti, ma anche evanescente nella proposta politica.
  È davvero paradossale che questa critica debba arrivare proprio da noi, tacciati dalla stampa di regime come portatori dell'antipolitica. Ma qui c’è ben altro: si parla di politica economica e di quale visione complessiva si debba avere sul presente e sul futuro del Paese. In questo decreto non vi è nulla di tutto questo. Un vuoto che viene spontaneo definire «democristiano», considerati i sui caratteri di insipiente ecumenismo decisionale. E allora, sappiate cari colleghi, della strana maggioranza, che con questo atteggiamento di chiusura nei confronti delle nostre proposte – sulle quali badate bene, abbiamo testato il polso del Paese e c’è un ampio consenso – non state facendo un dispetto al MoVimento 5 Stelle, ma state facendo del male a voi stessi, coprendovi di ridicolo al cospetto dei cittadini del mondo delle imprese, le quali in realtà non hanno bisogno dei pochi denari previsti dall'articolo 2 del decreto ai fini dell'acquisto di non meglio definiti macchinari per la produzione, ma di defiscalizzazione del lavoro e di nuovi mercati di sbocco delle loro produzioni. Questo articolo sembra scritto sotto dettatura dell'ABI. Infatti, non si capisce come mai il plafond previsto per i finanziamenti sia assoggettato al controllo bancario, dal momento che il comma 4-bis, dell'articolo 3 del decreto-legge n. 5 del 2009 dispone, in merito all'applicazione dell'articolo 5, comma 7, lettera a) del decreto-legge n. 269 del 2003, che le forme che possono assumere le operazioni di finanziamento che rientrano nella gestione separata della Cassa depositi e prestiti, possano essere realizzati direttamente dalla Cassa medesima. Un bel regalino, non c’è che dire, ovviamente caricato sul groppone delle stesse imprese beneficiarie del provvedimento. Ma andiamo nel merito della questione. La logica del finanziamento per tutto e a tutti è semplicemente stupida, perché ci si dovrebbe porre il problema della qualità delle iniziative da finanziare e di quale debba essere la direzione settoriale degli interventi di sostegno. Ci si dovrebbe infine chiedere quale possa essere l'impatto in termini di creazione di lavoro che avranno le risorse erogate sia in termini di finanziamento che di contributo a parziale copertura degli interessi sui detti finanziamenti. L'abc della programmazione economica, insomma. Vedete, Pag. 114cari colleghi, questo è uno dei motivi per cui oggi ci troviamo in Italia a competere con le produzioni cinesi, per questa incapacità della politica di realizzare un'efficiente allocazione delle risorse verso produzioni ad alto contenuto tecnologico e valore aggiunto da proporre sui mercati globali, preferendo invece la protezione di settori tradizionali, maturi, labour-intensive, ormai non più in grado di reggere il confronto con l'aggressiva penetrazione delle produzioni asiatiche in ogni angolo della terra. Queste sono scelte che devono essere prese con coraggio e quando si parla di sostegno alle imprese si dovrebbe avere la forza di calibrare questo sostegno, guardando maggiormente a quei settori suscettibili di sviluppi futuri in termini di tecnologie e mercati. Detto ciò, e qui veniamo alla sostanza dell'ordine del giorno da me proposto, vorremmo anche che ci si preoccupasse, attraverso adeguati interventi strutturali di porre in essere serie azioni di contrasto alla tendenza delocalizzatrice che sta svuotando il tessuto produttivo di vaste aree del Paese come il nord est, dove è più facile per un'impresa spostarsi di qualche decina di chilometri magari, dentro la stessa Europa, per ottenere non solo condizioni fiscali enormemente più favorevoli, ma anche quei servizi pubblici e quella certezza del diritto che sul territorio italiano latita. Ogni impresa che perdiamo trascina con sé il proprio indotto con un effetto a valanga che è possibile prevedere e che possiamo facilmente contabilizzare data la storia recente. Un territorio che perde produzione e subisce una contrazione di unità operative impiegate in quel settore e perde competitività strutturale giacché se in passato delocalizzare significava solo dare all'esterno funzioni semplici a scarso skillaggio, attualmente si delocalizzano anche funzioni di direzioni e controllo che impegnano profili professionali di alto profilo quali, ricercatori, progettisti di direzione del marketing e finanziaria, la cui perdita va ad impoverire irreversibilmente l'intero tessuto economico e sociale.
  Al momento l'articolo 2 del decreto-legge in esame introduce un meccanismo incentivante per le micro, piccole e medie imprese che vogliono effettuare investimenti per l'acquisto, anche tramite leasing di macchinari, impianti, attrezzature ad uso produttivo. Tale meccanismo prevede l'intervento della Cassa depositi e prestiti attraverso una gestione separata, con la costituzione di un plafond che verrà utilizzato dalla medesima Cassa per fornire, fino al 31 dicembre 2016, provvista alle banche per la concessione di finanziamenti alle imprese che intendono effettuare investimenti per rinnovare i macchinari.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANDREA VALLASCAS. Con l'ordine del giorno che mi accingo a determinare si chiede al Governo di impegnarsi nel prevedere meccanismi premiali a favore delle imprese che, beneficiando del contributo dell'articolo 2 del decreto-legge in esame, aumentano i propri livelli occupazionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Donatella Agostinelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/192.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, gentili colleghi il mio intervento riguarda due commi che sono stati aggiunti all'articolo 6 del decreto in esame.
  Il Governo ci riprova con i commissari ad acta per le riconversioni degli ex zuccherifici, per cercare di imporre più facilmente ai cittadini impianti inaccettabili sul territorio, come le mega centrali a biomasse proposte a Fermo, Castiglion Fiorentino, Celano, Russi, Finale Emilia ed altri.
  Con una manovra degna dei peggiori giochi di prestigio, il Governo tenta di far rientrare dalla finestra quello che la Corte costituzionale ha già cacciato fuori dalla porta appena tre mesi fa. Con la sentenza n. 62 del 5 aprile 2013, infatti, la suprema Corte ha cassato il comma 2 dell'articolo 29 del decreto-legge n. 5 del 2012, con il quale l'allora premier del primo inciucio, il Pag. 115professor Monti, aveva tentato di legittimare la nomina dei commissari ad acta per le riconversioni degli ex zuccherifici. Ed in effetti alcuni commissari ministeriali erano stati anche già nominati per i siti di Castiglion Fiorentino (Arezzo), Celano (L'Aquila), Finale Emilia (Modena), Porto Viro (Rovigo), nonché annunciati per la riconversione di Fermo.
  Su istanza della regione Veneto, la Corte costituzionale, con sentenza n. 62 del 5 aprile 2013, ha cassato questa possibilità, dal momento che «L'articolo 29 in esame deve essere ascritto alla materia agricoltura riservata alla competenza legislativa residuale delle regioni: ne consegue che la norma viene a porsi in contrasto con l'articolo 117 della Costituzione tanto se la si interpreti come attributiva di un potere regolamentare, quanto amministrativo».
  Questa volta il Governo prova a forzare ulteriormente la mano, riproponendo in due emendamenti all'articolo 6 del decreto del fare, che aggiungono allo stesso articolo i commi 4-bis e 4-ter, il medesimo tentativo di imporre i commissari, stavolta eludendo ed aggirando persino quanto sancito dalla suprema Corte e cercando, in maniera scomposta, di ascrivere i progetti di riconversione degli zuccherifici al di fuori della materia «agricoltura», per superare le sopra citate motivazioni della Consulta.
  I due commi aggiuntivi sono stati approvati senza che né i relatori né il Governo abbiano sentito il dovere di illustrarne, in modo adeguato, il contenuto. Voglio ripeterli perché siano chiari a tutti. Il comma 4-bis, inserito con l'emendamento 6.13, attribuisce ai progetti di riconversione del comparto bieticolo-saccarifero il carattere di interesse strategico nonché il riconoscimento di priorità di carattere nazionale, in considerazione dei prevalenti sviluppi di profilo economico di tali insediamenti produttivi. Il comma 4-ter sostituisce integralmente il comma 2 dell'articolo 29 del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n. 35, e che era stato – come già detto – dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con sentenza n. 62 del 2013. Il comma novellato sembra riproporre nella sostanza l'attribuzione al comitato interministeriale istituito con il decreto-legge n. 2 del 2006 al fine di avviare le misure per la riconversione delle aziende di produzione bieticolo-saccarifera, dando al comitato medesimo la possibilità di nominare dei commissari ad acta per la attuazione dei progetti di riconversione, già cassata dalla suprema Corte con la citata sentenza n. 62 del 2013.
  Questo tentativo appare incoerente con l'intero quadro normativo in cui si collocano i progetti di riconversione del settore bieticolo-saccarifero e la loro implementazione: lo stesso regolamento (CE) n. 320/2006 del Consiglio, del 20 febbraio 2006, al quale nel comma 4-ter vengono fatti riferire i progetti in questione, è «relativo a un regime temporaneo per la ristrutturazione dell'industria dello zucchero nella Comunità europea, che modifica il regolamento CE n. 1290/2005 relativo al funzionamento della politica agricola comune» (come ricordato dalla stessa Consulta nella sentenza sopra citata).
  Non è chiaro inoltre sulla base di quali criteri, nella proposta di comma 4-bis, vengano definiti «di interesse strategico» e «priorità di carattere nazionale» impianti devastanti per il territorio come megacentrali proposte nella gran parte delle riconversioni, che drenano miliardi di euro di incentivi pubblici a vantaggio di pochi imprenditori.
  Non solo la procedura con la quale sono stati introdotti due commi è quanto meno criticabile da un punto di vista della correttezza istituzionale. Ora che cosa è successo ? Perché vogliamo che la cosa sia chiaro a tutti. Si tratta di un emendamento posto in essere senza relazioni illustrative, senza relazione tecnica, senza necessaria ponderazione e, a voler essere del tutto onesti, questa ha tutta l'aria di essere una norma introdotta dopo che è stata posta in essere per aggirare i precedenti rilievi costituzionali.
  Il M5S si opporrà, dentro e fuori le aule parlamentari, a questo ennesimo tentativo Pag. 116di passare – concludo, signor Presidente – sopra tutto e tutti, persino sopra i diritti primari sanciti dalla Costituzione e dai giudici costituzionali, esigendo il rispetto delle regole e del volere dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Vacca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/193.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, l'ordine del giorno che ho presentato riguarda un argomento abbastanza complesso soprattutto a quest'ora di notte, cioè le tasse universitarie. Infatti nel «decreto del fare» è compresa una materia che praticamente riguarda non soltanto le tasse ma anche il parziale sblocco del turn over previsto nel «decreto del fare», misura apprezzabile anche se non capiamo perché lo sblocco sia soltanto al 50 per cento e non al 100 per cento.
  Questo sblocco del turn over in teoria potrebbe essere reso nullo o quanto meno restare soltanto sulla carta per due motivi, anzi sostanzialmente per un motivo: perché le università, per avere la possibilità di assumere più personale, devono aumentare le proprie entrate. Di fatto lo sblocco del personale sappiamo che è vincolato alle entrate delle università che si compongono di due voci sostanzialmente: il Fondo di finanziamento ordinario, che è il Fondo statale, erogato dallo Stato e la quota che riguarda la contribuzione studentesca.
  Negli ultimi anni come ben sappiamo, grazie alle politiche tremende attuate dai due ultimi Governi in particolare – mi riferisco soprattutto al Governo Berlusconi con la tragica esperienza del Ministro Gelmini e all'ultimo Governo con il Ministro Profumo e i relativi Ministri dell'economia e delle finanze – in queste due ultime esperienze le università praticamente hanno visto decurtati i propri fondi FFO e, quindi, lo scorso anno il Governo Monti ha previsto l'aumento delle entrate universitarie tramite lo sblocco di fatto della contribuzione studentesca. Attraverso, cioè, un sistema che prevede lo scorporo della contribuzione degli studenti fuori sede, si permette all'università di aumentare la quota appunto relativa alla contribuzione studentesca. E, quindi, in tempi in cui il FFO è diminuito e in anni in cui il finanziamento da parte dello Stato è diminuito, anche se con questo decreto-legge in minima parte viene incrementato, con il vincolo del 20 per cento relativo al personale, di fatto l'unico modo che le università avrebbero per sbloccare il turn over o quanto meno portare il blocco del turn over dal 20 al 50 per cento sarebbe quello di aumentare la tassazione universitaria.
  Noi vogliamo ovviamente evitare questo, perché ci sembra assurdo che si possa scaricare sulle spalle degli studenti una mancanza, una manchevolezza, una carenza da parte dello Stato e quindi chiediamo, con questo ordine del giorno, di prevedere che il Governo possa intraprendere tutte quelle misure appunto finalizzate a non far ricadere sugli studenti il costo dei nuovi reclutamenti e quindi lo sblocco del turnover, anche e soprattutto attraverso l'abrogazione dell'articolo 7, comma 42, del decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012, la legge n. 135 del 2012. Sarebbe questo appunto l'unico modo per evitare che, di fatto, le tanto sbandierate nuove assunzioni che il Governo bipartisan ha portato all'attenzione di tutti vengano finanziate non dallo Stato, ma vengano finanziate dagli studenti universitari. Ciò è una cosa secondo noi inconcepibile e quindi chiediamo con questo ordine del giorno al Governo di evitare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Luigi Gallo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/194.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, signori del Governo e deputati, sono contento che ci sia qualche esponente della Commissione cultura della PD, che potrà riferire le informazioni che darò su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Grazie agli Pag. 117stenografi e ai funzionari, gli unici che ascoltano veramente i nostri discorsi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MARISA NICCHI. Ci siamo anche noi ! Smettetela !

  LUIGI GALLO. La questione è molto semplice, ma anche fortemente emblematica direi e riguarda la pulizia delle scuole. O meglio, sembrerebbe riguardare la pulizia, ma in realtà c’è un vero sottobosco. Ora, secondo la relazione del Governo nel «decreto del fare male» ci sono 11.851 posti per collaboratori scolastici ordinari che potrebbero essere stabilizzati con la cifra di 270 milioni di euro. Queste persone non sono mai state assunte, pur se le risorse finanziarie c'erano e ci sono tutte ed ancora oggi si decide di continuare ad accantonare questi posti. A vantaggio di chi ? Del processo di esternalizzazione del servizio di pulizia nelle scuole: è questa la prima risposta formale.
  Ma andiamo a vedere qual è il motivo di un'esternalizzazione. Secondo l'articolo 29 della legge n. 488 del 2001 – parliamo della finanziaria del 2002 – le esternalizzazioni devono garantire un risparmio di spesa dello Stato. Ebbene, qui la macchina si inceppa, perché le esternalizzazioni di cui stiamo parlando producono un aggravio di spesa di 110 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il Governo quest'anno se ne accorge, per fortuna, e recupera questa cifra per le assunzioni alle università. Bene, con i restanti 270 milioni di euro l'anno un buon padre di famiglia non avrebbe dubbi: spenderebbe la cifra per garantire ai suoi 11.851 figli un lavoro stabile. Ma questo Governo e i Governi di questi anni evidentemente non amano le cose sensate, perché, perseverando con le esternalizzazioni del servizio di pulizia nelle scuole, le società esterne, pur per la stessa cifra, non potranno che assumere lavoratori per svolgere le stesse mansioni, ma con condizioni e diritti al ribasso.
  Con questo ordine del giorno il MoVimento 5 Stelle non vuole lasciare indietro i lavoratori precari e senza diritti delle ditte esterne che coinvolgono anche ex LSU, ma non con l'ennesimo ricatto occupazionale che continua a degradare le loro condizioni lavorative. Le forze politiche in tutti questi anni hanno gestito malissimo il problema, con rattoppi continui ed ora il Governo deve farsi carico di un percorso di stabilizzazione che riconosca il servizio prestato da questi lavoratori per le pubbliche amministrazioni e per la scuola statale e che vada verso una risoluzione definitiva.
  Con questo ordine del giorno in discussione chiediamo che, al netto delle risorse recuperate per l'università, si prenda in considerazione di adoperare i 270 milioni di euro a bilancio per la stabilizzazione degli 11.851 posti di collaboratori scolastici ordinari. Sarebbe semplicemente un atto ragionevole. Significherebbe voler garantire la tutela piena dei lavoratori che svolgono tale servizio. Una scelta diversa non sarebbe comprensibile e porterebbe a chiederci nuovamente: a vantaggio di chi viene fatta questa scelta ? Non vorremmo voler credere che nelle pieghe del funzionamento dello Stato si possano nascondere altri tipi di interessi privati, ricatti occupazionali, bacini elettorali, connivenze politiche, affaristiche e sindacali. Non vorremmo che tutti gli italiani iniziassero a supporre che dietro ad esternalizzazioni e privatizzazioni non ci siano gli interessi dei cittadini, ma macchine che fanno comodo a politici e imprenditori che percorrono la stessa porta girevole.
  Abbiamo la possibilità di fare una cosa semplice, lineare, trasparente, senza costi aggiuntivi. C’è da scegliere tra lavoro precario e sotto ricatto e lavoratori liberi con pieni diritti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato D'Uva ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-AR/195.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, colleghi deputati, membri del Governo, l'ordine del giorno che quest'oggi vi propongo vuole impegnare il Governo a Pag. 118restituire il futuro al nostro Paese. Non sto esagerando, colleghi, quello che chiedo, infatti, è il ripristino immediato del turnover al 100 per cento per i ricercatori di università e di enti di ricerca. Vi chiederete come può il cittadino D'Uva credere che un'azione così semplice possa avere un effetto tanto benefico. È senz'altro un illuso. Permettetemi di dissentire. La ricerca italiana non è in grado di attirare finanziamenti premiali europei e, più in generale, i capitali allo stesso modo della ricerca di altri Paesi. Questo, oltre che essere un fatto, è problema e come ogni problema ha almeno una soluzione. Sta a noi in questa sede individuarne una e quindi attuarla.
  Da una prima analisi si può individuare il problema nei ricercatori. Forse è una questione qualitativa. Magari i nostri ricercatori non sono in gamba come quelli stranieri. Magari hanno una formazione inferiore rispetto a quelli stranieri. È una tesi, questa, che troverebbe facile avvaloramento nei continui tagli che hanno interessato negli anni i settori dell'istruzione scolastica e universitaria. Tagli a cui nemmeno questo Governo ha dato uno stop e questo malgrado i propagandistici proclami enunciati durante i primi giorni del suo operato. Ancora riecheggiano nella mia testa le parole che il Presidente Letta espresse il 5 maggio su Rai3: se ci saranno dei tagli su cultura, scuola e ricerca, mi dimetto. Per come è stata formulata questa frase, credo allora che si debba dimettere perché, anche se sono stati decisi dai Governi precedenti, i tagli in questi settori ci sono eccome e ci sono adesso.
  Non solo, proprio in questo decreto, al comma 5 dell'articolo 58, la copertura finanziaria per l'aumento del turnover dei ricercatori dal 20 al 50 per cento – aumento gradito, ma, comunque, non sufficiente a garantire gli standard qualitativi di cui siamo capaci – è stato garantito dal taglio ai servizi di pulizia nelle scuole. Insomma, si è costretto il MIUR a gestire i propri fondi alla meno peggio, invece che garantirne di nuovi, con la conseguenza che si è dato alla ricerca a discapito dell'istruzione. Questo è un taglio e, quindi, già è venuta meno la parola del Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma torniamo alla formazione dei nostri ricercatori.
  Malgrado i numerosi tagli subiti, i nostri ricercatori continuano a spiccare per professionalità, inventiva e voglia di fare, sia qui che all'estero. E questo esclude categoricamente la possibilità che sia la qualità dei nostri ricercatori la causa del problema di cui sopra. In realtà, una delle più grandi criticità del mondo della ricerca è il basso numero di ricercatori.
  Per avvalorare questa tesi, basta considerare che quando i dati sui finanziamenti premiali europei sono combinati con i dati sul prodotto interno lordo, piuttosto bassi in rapporto ad altri Paesi europei, e soprattutto con dati sul numero dei ricercatori derivati dall'Ufficio europeo di statistica, l'EUROSTAT – che dà l'Italia fra i Paesi dove ricercatori sono una rarità –, ne risulta che l'Italia è al secondo posto in Europa, dopo l'Olanda, per capacità di attirare i finanziamenti europei in rapporto al numero di ricercatori operanti nel Paese e nella stessa posizione se si considera i finanziamenti in rapporto al PIL.
  A questo punto è chiaro che chi ha a cuore il mondo della ricerca è tenuto a votare favorevolmente questo ordine del giorno. Anche il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, appartenente al Democratic Party, quindi il Partito Democratico americano, ha affermato: «In un momento difficile come il presente, c’è chi dice che sostenere la scienza è un lusso, quando bisogna dare priorità a ciò che è assolutamente necessario. Sono di opinione opposta. (...) Per reagire alla crisi, oggi è il momento giusto per investire molto più di quanto si sia mai fatto nella ricerca applicata e in quella di base». Bene. Non volete ascoltare un grillino ? Ascoltare il Presidente degli Stati Uniti, tanto stimato da molti di voi, e votate in modo favorevole questo ordine del giorno.
  Non volete ascoltare nemmeno Obama ? Ascoltate l'Europa ! «Ce lo chiede l'Europa»: una semplice constatazione o un mantra, che ha giustificato i provvedimenti più impopolari degli ultimi anni ? Con il Pag. 119voto di oggi darete una risposta a questo interrogativo. Eh sì, perché anche l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l'OCSE, afferma che il numero di addetti del settore ricerca e innovazione, in relazione al totale della forza lavoro, risulta in Italia inferiore alla media europea. Nel 2010, operano in Italia 8,8 addetti alla ricerca ogni mille occupati, mentre sono 10,4 nel complesso dell'Unione europea a 27.
  Orbene se le parole di Obama hanno un senso, investiamo sulle risorse umane del nostro Paese, non lasciamo che i cervelli nostrani fuggano altrove, o che quelli stranieri non si sognino nemmeno di venire in Italia. A tal proposito, saprete senz'altro che dei 287 ricercatori vincitori dei fondi distribuiti dal Consiglio europeo della ricerca solo otto – sì, colleghi, otto su 287 – hanno scelto di fare ricerca in Italia. In particolare, si tratta di sette italiani e uno straniero. Ma il dato ancora più allarmante è che i vincitori italiani sono diciassette e che, quindi, ben dieci hanno preferito allontanarsi dal Belpaese. Come biasimarli ? Qui in Italia le prospettive erano già scarse prima dell'abbassamento del turnover voluto nel 2008, figuriamoci adesso !

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FRANCESCO D'UVA. Per concludere, signor Presidente, investire nella ricerca dei ricercatori permetterebbe al Paese di accreditarsi verso quei settori in cui può diventare leader e, nello stesso tempo, farebbe percepire agli italiani che lo Stato crede che un futuro migliore e ciò darebbe speranza ai cittadini, permettendo loro di considerare il periodo di crisi come una fase discendente...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FRANCESCO D'UVA. Yes, you can (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Con questo auspicio del «yes, you can», andiamo avanti !
  La deputata Di Benedetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248/A-R/196.

  CHIARA DI BENEDETTO. Signor Presidente, membri del Governo, colleghi deputati, l'attuale legislazione prevede che il credito di imposta possa essere chiesto dalle imprese di produzione cinematografica per un importo pari al 15 per cento del costo complessivo della produzione e fino all'ammontare massimo di 3 milioni 500 mila euro per periodo di imposta. Nel caso di produzioni associate, il credito di imposta spetta a ciascun produttore associato, in relazione alle spese di produzione direttamente sostenute in proporzione alla quota di effettiva partecipazione.
  Sono beneficiari del credito di imposta i film di nazionalità italiana e i film riconosciuti di interesse culturale dalla Commissione per la cinematografia. Nell'ambito di questi ultimi, la stessa Commissione può attribuire l'ulteriore qualifica di «film difficile» ai fini di un innalzamento della soglia di aiuti pubblici e, quindi, anche dell'entità del beneficio fiscale.
  Il credito d'imposta spetta anche ai film o parti di film stranieri nel caso di realizzazione sul territorio, con valorizzazione del territorio stesso ed evitando ambientazioni artificiali. Destinatarie sono imprese di produzione esecutiva ed industrie tecniche.
  Questa è, in sintesi, la disciplina del tax credit attualmente vigente in Italia. Si tratta di uno strumento che si è rivelato, sin da subito, assolutamente imprescindibile per le sorti del cinema in Italia, in primo luogo perché interviene su un piano di incentivazione virtuosa dell'investimento nel settore, creando meccanismi di sana impresa cinematografica; e in secondo luogo, perché è una sorta di patto avvenuto tra i produttori ed il Governo.
  I primi si impegnavano, infatti, a tollerare una graduale diminuzione dei fondi provenienti dal FUS e lo Stato, in cambio, apriva in modo netto ed univoco all'introduzione del tax credit, intervenendo proprio sui nodi che presentano maggiore Pag. 120criticità, ovvero l'attrazione di investimenti stranieri, la creazione di posti di lavoro e il meccanismo premiale della qualità, è ad oggi l'unico mezzo con cui fare cinema. Il Governo, oggi, rimangiandosi la parola, vuole dimezzare il limite massimo di spesa per l'anno 2014, abbassandolo da 90 milioni di euro stanziati nel 2012 a 45 milioni di euro. Il provvedimento all'esame, infatti, all'articolo 11, estende al periodo di imposta 2014 i crediti di imposta per la produzione, la distribuzione e l'esercizio cinematografico previsti dall'articolo 1, commi da 325 a 328 e da 330 a 337, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nel limite massimo di spesa di 45 milioni di euro. I meccanismi di incentivazione fiscale a favore degli investimenti nel settore cinematografico, introdotti dalla legge finanziaria per il 2008, sono stati prorogati a partire dal 1o gennaio 2011 e fino al 31 dicembre 2013 dall'articolo 2, comma 4, del decreto-legge n. 225 del 2010. Nella succitata disposizione, tuttavia, la disciplina dell'agevolazione è stata modificata, come ho detto, al fine di introdurre un limite massimo di spesa di 45 milioni di euro, dunque l'agevolazione è decurtata del 50 per cento rispetto a quella prevista per il 2013. Un provvedimento del genere avrebbe come effetto immediato quello di mettere a rischio licenziamento almeno 2.500 lavoratori del settore e, a cascata, una compressione drammatica degli investimenti in un settore già di per sé asfittico ed alla continua ricerca di risorse economiche.
  Ci troviamo, dunque, oggi, a discutere se assestare o meno un colpo mortale al cinema italiano: mantenere, si badi bene, mantenere non accrescere, mantenere uno strumento che in qualche modo ha saputo tenere in piedi la produzione cinematografica italiana tanto da spingere i produttori e i lavoratori del settore a minacciare iniziative di protesta, giungendo a boicottare importanti manifestazioni pubbliche del mondo del cinema come, ad esempio, il festival di Venezia, oppure mutilarlo in modo criminale.
  È chiaro che un taglio del 50 per cento al tetto di spesa metterebbe a serio rischio le produzioni e gli investimenti, determinando uno sperpero inaccettabile di talenti, di idee e di grandi eccellenze italiane. Non possiamo certo consentire una cosa simile. Un Governo che, svariate volte, ha affermato che la cultura deve essere posta al centro del rilancio dell'Italia, non può permettersi di varare un provvedimento che brilla solo per ottusità e assenza di lungimiranza. Un Governo che si renda promotore di tale iniziativa, sarebbe colpevole dei licenziamenti che ne deriverebbero e sarebbe responsabile di un impoverimento drammatico della produzione cinematografica e della cultura italiana. Per questa ragione riteniamo che occorra non solo mantenere inalterato il tetto, ma che serva affiancare al tax credit anche altri provvedimenti finalizzati alla defiscalizzazione e all'incentivazione della produzione cinematografica e culturale in generale.
  Sfidiamo, quindi, il Governo sul terreno della coerenza, in virtù anche di quanto il Presidente Letta, così come il mio collega D'Uva ricordava prima, ha coraggiosamente affermato qualche tempo fa, che è vero che se ci fossero stati ulteriori tagli al settore della cultura si sarebbe dimesso. Se davvero si tiene alle sorti della cultura in Italia, si prendano dei provvedimenti opportuni, si allinei il tetto di spesa agli standard degli anni passati, ovvero a 90 milioni...

  PRESIDENTE. Deputata Di Benedetto, concluda.

  CHIARA DI BENEDETTO. Mi avvio a concludere; e si intraprenda una seria politica di incentivi per il cinema italiano votando favorevolmente a questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Il deputato Battelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A-R/197.

  SERGIO BATTELLI. Signora Presidente, tra le attività culturali, oltre a quella cinematografica, spetta un posto di grande rilevanza artistica alla distribuzione Pag. 121e all'esercizio di prodotti musicali. Riteniamo, quindi, come illustra questo ordine del giorno, che venga riconosciuto un beneficio sul credito di imposta, come già avviene per il settore cinematografico, a tutte le imprese produttrici di prodotti fonografici che svolgono questa attività in maniera prevalente e continuativa. Riteniamo che non si debba più aspettare; è giunto il momento, da un lato, di sostenere la trasformazione dell'industria musicale verso nuovi scenari aperti al mercato della rivoluzione tecnologica e, dall'altro, quello di promuovere fortemente il prodotto musicale italiano fatto di giovani e professionisti, favorendo lo sviluppo di sinergie fra cinema, musica, teatro e danza, essendo tali settori sempre più interdipendenti tra loro. Pensiamo ai video musicali, pensiamo ai musical, pensiamo ai teatri che potrebbero rimettere in moto un settore che, da anni, cerca di essere ascoltato, abbandonato completamente dalla politica.
  La musica registrata, come quella dal vivo, genera un valore aggiunto per una molteplicità di imprese: operatori e settori industriali, piattaforme digitali di social media, produttori di apparecchiature audio, lettori MP3, smartphone, rivenditori e gestori dei locali dove si fa intrattenimento, televisioni, commercianti e promoter di concerti. Ognuno di essi trae vantaggio dai continui investimenti e sforzi che le case discografiche, soprattutto indipendenti, dedicano alla scoperta, alla crescita e alla promozione di talenti artistici. Il settore musicale costituisce un momento strategico di crescita civile e sociale del cittadino e della collettività, e un importante segmento economico del Paese, un settore che individua e sviluppa nuovi talenti valorizzandoli, promuovendoli anche all'estero. Questo patrimonio artistico fatto di tradizioni, esperienze e professionalità, va tutelato, promosso, rilanciato e incentivato, in quanto esso rappresenta l'identità del nostro Paese. Siamo certi che un aiuto in termini di benefici sul credito di imposta potrebbe dare impulso a centinaia di giovani, che potrebbero sfruttare le loro doti artistiche e le loro passioni per proporsi a giovani produttori coraggiosi e innovativi, realtà indipendenti disposte a tutto per promuovere un artista in cui credono.
  Si può e si deve sostenere il settore tenendo conto di alcuni fondamentali punti: la musica in tutte le sue forme riveste un ruolo determinante nell'ambito della cultura italiana e va salvaguardata e tutelata; la produzione discografica e di eventi musicali dal vivo sono parte integrante della produzione culturale del Paese; per favorire la diffusione della cultura musicale è essenziale il coinvolgimento di scuole di ogni ordine e grado, con esperienze di educazione e di formazione musicale sul territorio; le nuove tecnologie offrono grandi opportunità per la ricerca e lo sviluppo della musica italiana, e le politiche industriali del Paese devono promuovere l'offerta di servizi innovativi; è necessario supportare gli imprenditori italiani della musica, in particolare i piccoli e i medi produttori indipendenti, perché l'offerta musicale sia sempre più ricca, articolata e meno omologata alle logiche delle multinazionali.
  Concludo invitando a ragionare su questo ordine del giorno e sul valore culturale ed economico che la musica e tutto ciò che le ruota attorno può generare per il bene della nostra cultura e del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Simone Valente ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/198.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, colleghi deputati, membri del Governo, l'ordine del giorno che porta la mia firma e voglio illustrarvi è volto ad impegnare l'Esecutivo a varare tutta una serie di procedure di controllo e vigilanza sull'utilizzo dei fondi di ARCUS Spa. Noi del MoVimento 5 Stelle siamo molto rammaricati del fatto che gli emendamenti presentati in Commissione a firma Centemero abbiano riesumato questo carrozzone che il decreto sulla spending review del Governo Monti, in un sorprendente, quanto rarissimo, momento di lucidità mentale e Pag. 122di contatto con la realtà, aveva messo in liquidazione a partire dal 1o gennaio 2014.
  Si tratta appunto di un carrozzone, perché questo è, e siamo convinti che sicuramente rientri nei tanti provvedimenti a cui si riferiva l'onorevole Rosato e che milioni di italiani aspettano, sicuramente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma andiamo avanti. Quale motivo – ci chiediamo –, ma soprattutto quale necessità economica per resuscitare una società immischiata in affari non molto chiari e in un utilizzo di fondi pubblici in maniera scriteriata, quanto meno poco trasparente ? Già in diverse occasioni la Corte dei conti ha avuto modo di denunciare come la ARCUS si sia trasformata in una vera e propria agenzia ministeriale per il finanziamento di interventi spesso non ispirati ai principi di imparzialità e trasparenza. In effetti, da quanto si evince dalla relazione della Corte dei conti sulla gestione finanziaria di ARCUS relativa all'anno 2010, resta ferma – cito – l'esigenza che le scelte sui progetti siano precedute dalla fissazione di idonei criteri di autolimitazione e da adeguati procedimenti di garanzia. Va anzi ribadito che appare indispensabile l'anticipata definizione di un compiuto ed ampio proprio percorso programmatorio che coinvolga i diversi livelli di Governo e i principali attori del settore sul territorio, e che comunque sia posto fine a fenomeni di eccessiva frammentazione degli stanziamenti e di iniziative sostitutive o integrative di quelle ordinarie ministeriali.
  Non sappiamo, dunque, cosa abbia spinto la maggioranza a dissotterrare questa società. Quel che sappiamo è che casualmente fu una creatura dell'ex Ministro Urbani (Governo Berlusconi III), appositamente creata per avere mano libera su denari e finanziamenti relativi ai fondi sulle grandi opere culturali.
  Quel che sappiamo è che i fondi assegnati a questa società sono utilizzati senza rispettare nessun limite predeterminato, con mancanza di un reale controllo, oltre per un assenza di totale di programmazione efficace ed efficiente.
  Quel che sappiamo è che se questi soldi venissero gestiti direttamente dal Mibac avremmo un consistente risparmio ed una maggiore trasparenza sull'utilizzo dei fondi, questo chiedevamo nei nostri emendamenti. Pensate che solo per l'affitto della sede in via Barberini, qui vicino, un elegante ufficio di 350 metri quadrati, risultano necessari circa 175 mila euro l'anno oppure, ad esempio, che per un organico di circa 10 persone esiste un CdA composto da sette membri con prebende da parecchie decine di migliaia di euro. Come se il Ministero dei beni culturali non avesse personale e uffici adeguati a svolgere le funzioni affidate a questa struttura. Il Mibac ce l'ha queste strutture, e allora perché non le utilizziamo ? È questo che mi chiedo.
  Allora, chiedo: siete consci di aver rimesso in piedi una società che è stata commissariata nel 2007 ? Siete consapevoli che ARCUS è stata coinvolta direttamente nell'inchiesta sul G8 e la «cricca» degli appalti ? Forse ne siete a conoscenza ? Non lo sappiamo; forse lo sapete, chi lo sa ? Ma noi vogliamo segnalare e portare a conoscenza di questa Aula, ma soprattutto dell'opinione pubblica e dei cittadini che sono a casa e che ci seguono, alcune «chicche» di questo «braccio destro» dei gabinetti dei ministeri.
  Vogliamo ricordare alcuni episodi ? Ad esempio il fatto che il palazzo di Propaganda Fide, palazzo extraterritoriale del Vaticano, ha ricevuto 2,5 milioni una tantum – per citare un funzionario del palazzo, intervistato a Presa Diretta, a questo si riferisce –. Oppure, ancora, gli 1,5 milioni di euro per ristrutturare l'affascinante Villa Mansi di Capannori, provincia di Lucca, di proprietà privata. E che dire infine di rifinanziamenti ad capocchiam erogati al Dipartimento di archeologia dell'università di Padova, alla fondazione Aquileia e alla Scuola archeologica di Atene ? Sapete quale importante persona è legata a questi tre enti ? Eh, beh, la sorella del senatore Ghedini, guarda caso avvocato del vero padrone di questo Governo e mente della nascita di questa società. E, Pag. 123casualmente, la signora in questione, tra il 2003 e il 2006, è stata consigliere di ARCUS Spa...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  SIMONE VALENTE. Ebbene, abbiamo visto come tutta questa società venga gestita. Pertanto, chiediamo appunto che ci sia sicuramente più trasparenza nella gestione di questi fondi e questo si auspicano i cittadini, si auspica il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Marzana ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/199.

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, colleghi deputati, colleghi del MoVimento 5 Stelle, molto numerosi in Aula. L'ordine del giorno da me presentato è incentrato sull'articolo 59 del decreto che stiamo esaminando e tratta delle borse di mobilità studentesca erogate agli studenti meritevoli e in condizioni economiche sfavorevoli.
  Queste borse sarebbero erogate direttamente dal MIUR e, in questo senso, è bene ribadire che la materia dell'articolo 59, vale a dire il diritto allo studio, è di esclusiva competenza delle regioni, così come stabilito dall'articolo 117 della Costituzione. Pertanto l'articolo 59, così com’è concepito, è in netto contrasto con il dettame costituzionale e si presta, quindi, a futuri contenziosi. Entrando più a fondo nel merito dell'ordine del giorno, al fine di assicurare il diritto allo studio sono necessari sostanziali interventi volti a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che attualmente non riescono a garantire pienamente, e a tutti i soggetti beneficiari, il diritto di accesso allo studio.
  Esiste una platea elevata di idonei non assegnatari che, vorrei ribadire con forza, riguarda studenti che non possono pagare le tasse universitarie e che quindi si trovano costretti a rinunciare all'idea di poter perseguire un'istruzione accademica. Eh già, perché sono sempre più numerose le famiglie colpite da forti disagi economici che rinunceranno ad iscrivere i figli all'università a causa degli alti costi, con buona pace del diritto allo studio e dello Stato sociale che dovrebbe, almeno sulla carta, consentire a tutti le medesime possibilità.
  Quanto disposto da questo decreto-legge, che di fatto dovrebbe assicurare il sostegno del merito e della mobilità interregionale degli studenti universitari attraverso nuovi strumenti rispetto a quelli già previsti, non ci soddisfa e ci induce a credere che si tratti dell'ennesima trovata pubblicitaria di questo Governo. Infatti, invece di istituire nuovi strumenti, per poi millantare nelle varie sedi, anche europee, che questo Governo assegna fondi per il diritto allo studio, questo Governo dovrebbe dire con chiarezza che non riesce a confermare e garantire gli strumenti già in essere: altro che istituirne di nuovi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Per questo, invece di creare l'ennesimo spot pubblicitario, impegno questo Esecutivo a procedere alla razionalizzazione delle risorse da destinare agli strumenti già esistenti: occorre semplicemente sbloccare il Fondo nazionale per le borse di studio e garantire la rimozione degli ostacoli che di fatto ne impediscono l'accesso. Invece questo articolo continua a presentare delle criticità irragionevoli. Ad esempio, appare inconcepibile il requisito che stabilisce nel 90 per cento dei crediti la percentuale per accedere al beneficio previsto: una percentuale così alta è fortemente proibitiva, in quanto ciò è quasi impossibile da realizzare. Infatti escluderebbe una platea enorme di idonei: una percentuale così alta non agevola l'accesso al beneficio, rimanendo inalterata la situazione di accesso al diritto allo studio, già gravata dai costi, per molti proibitivi, delle rette. Così disponendo, questo Governo continua i suoi attacchi contro il diritto allo studio, che invece di essere garantito risulta compromesso da sempre più cieche ed irragionevoli logiche che sono poco attente alle esigenze di numerose Pag. 124famiglie, che non potranno più garantire ai propri figli una degna istruzione.
  Pertanto, ridurre la percentuale di crediti formativi universitari, sebbene rimane comunque un timido segnale, sarebbe una decisione di buonsenso e di equilibrio; e soprattutto una decisione che non si presta all'ambiguità del testo del Governo, che se da una parte vuole istituire nuovi strumenti, dall'altra non solo pone condizioni quasi inaccessibili, ma fa pure finta di dimenticare che tali strumenti esistono già, e che sarebbero solo da garantire.
  Insomma, mentre per il diritto allo studio universitario la Germania e la Francia stanziano qualcosa come 2 miliardi di euro all'anno e la Spagna quasi 900 milioni, l'Italia invece continua la sua battaglia di smantellamento dell'università. Infatti in Italia i fondi destinati alle borse di studio universitarie sono in continua e costante diminuzione, e la possibilità di accesso da parte degli studenti meritevoli diventa sempre più difficile, dal momento che più di 45 mila studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi economici necessari non ricevono la borsa di studio per mancanza di fondi, sicché viene loro negato di fatto il diritto allo studio.
  Quindi, alla luce di quanto esposto (e concludo), anziché precedere all'istituzione dell'ennesimo strumento-farsa, con questo ordine del giorno impegno il Governo affinché consideri più urgente, logico e sensato garantire ed assicurare il pieno utilizzo di tutti gli strumenti di cui già si dispone per la tutela del diritto allo studio universitario, quali i servizi abitativi, i servizi di ristorazione, trasporti e mobilità internazionale, che non sono mai stati realmente utilizzati a causa delle continue riduzioni dei fondi di spesa ad essi destinati, attraverso una piena ed effettiva erogazione di risorse previste, capaci di garantire il diritto di accesso allo studio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Giuseppe Brescia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/200.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, come tutti sapranno il Fondo di finanziamento ordinario costituisce la maggiore entrata delle università: una parte di questo Fondo viene stabilito in base alle esigenze dell'università, un'altra parte viene stabilita in base all'articolo 2 del decreto-legge n. 180 del 10 novembre 2008, successivamente convertito, con modificazioni, dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1, e tale quota è destinata alla promozione ed al sostegno qualitativo dell'università.
  Il comma 1, inserito durante la discussione in Commissione, modifica questo meccanismo, incrementando di molto la percentuale cosiddetta premiale. Ma come funziona tale meccanismo ? La quota premiale viene assegnata in base alle classifiche stilate dall'ANVUR, l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, attraverso i dati sulla ricerca e sulla didattica nell'arco di tempo 2004-2010. Vorrei provare a questo punto a raccontarvi una breve storia che forse ci aiuterà ad inquadrare meglio il problema. Un maestro aveva due alunni soltanto, probabilmente perché viveva in un Paese dove, a causa delle politiche scellerate dei governanti che badavano tutti i giorni ad ingozzarsi e godersi la vita senza pensare ai bisogni dei propri cittadini. Ad ogni modo viveva in un Paese dal quale tutti i giovani erano scappati per cercare lavoro e possibilità di sopravvivenza altrove ed erano rimasti solo due alunni e tanti anziani. Uno era cresciuto in una buona famiglia, in una città ricca, ed era forte e sicuro di sé, sapeva già leggere e fare i conti; l'altro era nato e cresciuto in una famiglia povera e in un ambiente difficile. A quale dei due alunni credete che quel maestro, volente o nolente, abbia dovuto dedicare più tempo ed energie ? Ovviamente a quello che, non per sua colpa ma a causa di situazioni estranee alla sua volontà, era rimasto maggiormente indietro.
  Sapete cosa fa invece questo provvedimento ? Con questo provvedimento si lasciano ancora più indietro quelle università che hanno avuto un parametro basso Pag. 125e che sono quelle che avrebbero senza ombra di dubbio bisogno di maggiore supporto per elevare il proprio livello qualitativo, portandolo alla pari della media nazionale.
  Il comma 1, introdotto durante l'esame parlamentare, dispone infatti che la quota del Fondo per il finanziamento ordinario delle università destinato, ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge n. 180 del 2008, alla promozione e al sostegno dell'incremento qualitativo delle attività delle università statali e al miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza nell'utilizzo delle risorse, è determinata a partire dal 2014 in misura non inferiore al 20 per cento, con incrementi annuali non inferiori all'uno per cento e fino a un massimo del 30 per cento. Si modificano dunque implicitamente le disposizioni recate dai commi 1 e 1-bis dell'articolo 2 citato, in base ai quali gli incrementi annuali dell'originaria quota del 7 per cento del FFO destinata al finanziamento premiale sono disposti in misura compresa fra lo 0,5 e il 2 per cento.
  Con riferimento ai criteri di ripartizione il comma 1 dispone che almeno tre quinti della quota premiale sono ripartiti tra le università sulla base dei risultati conseguiti nella valutazione della qualità della ricerca e un quinto sulla base della valutazione delle politiche di reclutamento effettuate ogni cinque anni dall'ANVUR. Noi riteniamo che siano proprio le università che si trovano in difficoltà a non dover essere penalizzate attraverso l'assegnazione di minori risorse. Diceva Don Milani che non c’è maggiore ingiustizia che fare parti uguali tra diseguali. Anche volendo accettare una quota premiale, la modifica che viene proposta è troppo drastica per poter essere sostenibile e probabilmente anche controversa alla stregua delle norme tuttora vigenti.
  Consideriamo dunque i dati ANVUR che dovrebbero essere il nostro metro di valutazione. Come detto, la quota premiale viene assegnata in base alle classifiche stilate dall'ANVUR, l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, attraverso i dati sulla ricerca e sulla didattica nell'arco di tempo 2004-2010. Davvero noi pensiamo di poter utilizzare dei dati di ben tre anni fa ? Sono, purtroppo per noi e per tutti gli studenti, costretto a ricordare che la situazione attuale, dopo la devastante riforma Gelmini, potrebbe essere completamente diversa. Non solo: non possiamo non considerare infatti che la valutazione dell'ANVUR sono in contraddizione rispetto alle classifiche di valutatori internazionali e quindi si renderebbe comunque più che necessario un approfondimento ed aprire un ampio dibattito riguardante le classifiche.
  Pertanto, con il presente ordine del giorno noi chiediamo con forza al Governo di rivedere l'assegnazione delle quote premiali, nell'ambito di un confronto con tutte le parti in causa – ovvero gli atenei e gli enti di ricerca – rendendola meno drastica, al fine di evitare, per così dire, università di «serie A» e di «serie B», laureati di «serie A» e di «serie B». Altrimenti, chi se lo potrà permettere, studierà in un'università più prestigiosa mentre gli altri dovranno studiare in un'università indebolita dallo Stato e fare il doppio degli sforzi per conseguire una laurea comunque di «serie B», meno appetibile per le già poche...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIUSEPPE BRESCIA. Sto per concludere... appunto meno appetibile per quelle, già poche, aziende che ancora assumono; una laurea che con ogni probabilità finirà per incrementare il numero già cospicuo di giovani disoccupati non per colpa loro ma di una classe politica che ancora una volta non è stata in grado di garantire pari opportunità a tutti i cittadini e soprattutto ai più deboli. Invece noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo fatto di tale questione un punto di forza della nostra linea politica. Ancora oggi con tutta la forza necessaria torniamo a ribadire...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIUSEPPE BRESCIA. ... che rimaniamo indietro.

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  PRESIDENTE. Il deputato Fico ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/201.

  ROBERTO FICO. Gentile Presidente, deputati, colleghi, sono a leggere l'ordine del giorno, che poteva essere un emendamento perché, prima di entrare in questo Parlamento e prima di essere deputato, io credevo – e mi riferisco soprattutto a Bersani e a Brunetta, Presidente, che sono lì che parlano – che questo Parlamento facesse le leggi, fosse il principale legiferatore del Paese, che avesse la sua centralità, com’è da Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In questo momento, stiamo calpestando la Costituzione, e parliamo di Costituzione. Questo mi rende profondamente triste, ma, nello stesso tempo, combattivo al massimo per ribaltare una situazione che state portando avanti in un modo vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Io credo che, così come è strutturato, questo Parlamento diventa la vergogna del Paese ! E per fortuna che il MoVimento 5 Stelle c’è e fa rispettare i diritti costituzionali che appartengono a tutti i cittadini ! A tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Veniamo dunque all'emendamento che è diventato ordine del giorno grazie a tutti i signori che sono qui seduti che, fino ad adesso, quanto ad iniziativa legislativa, hanno approvato zero leggi: zero leggi ! Questo è il Parlamento delle zero leggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Con il mio ordine del giorno, intendo sottoporre all'attenzione del Governo la necessità di adottare misure per sostenere il tessuto economico del nostro Paese, costituito soprattutto da piccole e medie imprese che, in questo momento storico, soffrono maggiormente le conseguenze della crisi economica.
  Una crisi economica causata dalla miopia dei Governi che si sono succeduti nel tempo, e quest'ultimo ne è una delle conseguenze, ma anche dai meccanismi folli dell’austerity europea che attraverso il Patto di stabilità e il meccanismo economico europeo, blocca l'ossigenazione della nostra economia reale, costringendo le risorse in luoghi che non producono reddito e crescita di domanda interna, in luoghi «altri».
  Dobbiamo invece far sì che la domanda aggregata cresca in tutti i modi grazie a investimenti ad hoc e con il tramite delle banche nella loro funzione originaria, ovvero quella di finanziatori di imprese e famiglie. Lo scopo è ripristinare quel semplice, ma reale flusso del reddito, necessario per la tenuta dell'economia, ritornando finalmente alla separazione tra le banche commerciali e finanziarie, e quindi dando nuovo impulso all'economia reale a discapito di un'economia solo speculativa, ovvero quella dell'alta finanza. È sotto gli occhi di tutti che la forte recessione che ha colpito l'Italia ha creato un disagio diffuso e ha ridotto in uno stato di grave indigenza molti cittadini. Parliamo di sette milioni di persone che versano in condizioni di povertà – e questo Parlamento non fa una legge – a causa soprattutto dell'incessante crescita del tasso di disoccupazione, derivante in modo particolare dal fallimento di numerose piccole e medie imprese. In centinaia chiudono ogni mese e questo Parlamento non fa una legge di iniziativa propria. E molto spesso sono costrette a cessare l'attività perché esigono crediti dalle pubbliche amministrazioni che, non solo non ottemperano ai loro doveri in tempi ragionevoli, ma che soffocano le imprese con l'ottusa attività di riscossione di Equitalia, che non tiene conto della reciprocità delle posizioni e dell'effettiva possibilità di compensazione.
  Per questo motivo, il MoVimento 5 Stelle ha voluto impegnare il Governo alla sospensione delle cartelle esattoriali nei confronti delle imprese creditrici delle pubbliche amministrazioni: vi abbiamo «inchiodato» a farlo perché altrimenti non lo avreste fatto. Come se non bastasse, dobbiamo considerare che la crisi è intervenuta in un momento storico in cui il potere di acquisto dei salari e degli stipendi era già fortemente diminuito a seguito dell'adozione della moneta unica europea. Con la conseguenza del progressivo Pag. 127impoverimento delle classi sociali più deboli. Questo autunno potremmo raggiungere livelli di emergenza sociale difficili da arginare ed è per questo che il MoVimento 5 Stelle sta costruendo un progetto, all'interno del quale tutti i cittadini in modo libero si possono muovere, perché altrimenti sarà pericoloso qui in autunno.
  È inaccettabile che siano sempre i cittadini a pagare con sacrifici, precarietà, perdita di speranza, l'incapacità e le azioni della classe dirigente degli ultimi anni, e che non è stata in grado di predisporre iniziative dirette a prevenire la crisi e fronteggiare gli effetti di una situazione economica internazionale devastante e questo Parlamento fino ad adesso ha fatto zero leggi di iniziativa propria. Pertanto, è responsabilità imprescindibile della politica intervenire con misure concrete e puntuali a sostegno dei piccoli imprenditori, degli artigiani, dei professionisti, che fanno vivere il nostro tessuto economico quotidianamente.
  In quest'ottica riteniamo fondamentale che il Governo valuti l'opportunità di introdurre procedure preposte a tutelare le imprese nei processi di riscossione dei crediti. L'unica possibilità per la ripresa è che le imprese vadano avanti, producano e diano possibilità di occupazione ai giovani, non interrompano i processi produttivi e creativi. Appare strategico, in tal senso, la tutela dei beni e degli strumenti necessari allo svolgimento delle mansioni, allo scopo di evitare il perdurare di situazioni di criticità fino all'interruzione stessa dell'attività.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  ROBERTO FICO. Concludo. Intendo, dunque, sensibilizzare, con questo ordine del giorno, il Governo, affinché adotti i provvedimenti necessari perché «gli strumenti, gli oggetti e i libri indispensabili per l'esercizio della professione, dell'arte o del mestiere del debitore», di cui all'articolo 515 del codice di procedura civile, non siano solo parzialmente protetti in caso di esecuzione, come prevede la norma vigente, ma siano considerati beni assolutamente impignorabili e spero, voglio e pretendo che questo Parlamento faccia le leggi di iniziativa propria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Massimo Artini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/202.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, colleghi deputati, membri del Governo, questo ordine del giorno tratta l'articolo 48, che va a introdurre nella nostra normativa la possibilità, per il Governo, di poter essere parte attiva nel processo relativo agli accordi commerciali tra Stati con i quali abbiamo stipulato già trattati.
  L'articolo, a quanto espresso chiaramente dagli esponenti del Governo, in particolare il Ministro della difesa, va a regolamentare una prassi che già è operativa.
  Detto in questo modo asettico, tutto ciò potrebbe sembrare legittimo e, anzi, quasi corretto. In realtà, l'argomento di cui tratta questo articolo, anche nelle sue successive modificazioni avvenute con degli emendamenti, è il commercio delle armi.
  Tale scambio è già – ed in maniera molto stringente – normato dalla legge n. 185 del 1990. Voglio, per completezza di informazione, ripercorrere i passaggi storici che ci hanno portato a quella legge. Durante la guerra tra Iran e Iraq, tramite la BNL di Atlanta, abbiamo finanziato l'acquisto di armi all'Iraq di Saddam Hussein, questo in violazione dell'embargo ONU del 1980 e del 1988. In pratica, la BNL di Atlanta aveva aperto a Saddam una linea di credito di 2,6 miliardi di dollari, di cui 720 milioni dedicati ai soli programmi nucleari del leader iracheno e il resto in vari armamenti, fra cui i gas tossici made in USA con cui Saddam gassificò i kurdi.
  Il bello è che, come scoprì l'indagine del Congresso sui fatti, il colossale prestito era garantito dalla US Commodity Credit Corporation, l'Agenzia del governo USA che finanzia i crediti all’export, e fatto Pag. 128passare, per nasconderne la vera natura, attraverso il Ministero dell'agricoltura americano. Un'altra tranche del prestito godeva della garanzia della Federal Deposit Insurance Corporation, un altro ufficialissimo ente di Stato. Queste informazioni sono peraltro riportate anche nelle audizioni della Commissione d'inchiesta del Senato, svoltasi nel 1993, di cui il nostro collega Cicchitto fece anche parte. Insomma, un'operazione clandestina a sostegno di Saddam, impegnato nella guerra all'Iran, decisa direttamente dalla Casa Bianca e mascherata come credito all'acquisto di materie prime e macchinari pesanti e supportata dalla nostra rete finanziaria all'estero.
  Christopher Drogoul, il direttore della BNL di Atlanta, testimoniò che la Kissinger Associates di Henry Kissinger era nel novero dei consulenti internazionali della banca e tra le imprese che avevano venduto merci all'Iraq, grazie al nostro mega-prestito, figuravano la Dow Chemicals e la DuPont, per esplosivi e napalm, la Lockheed-Martin, la Bell Helicopters e la United Technologies. Alcune di queste aziende, per inciso, come riporta la stampa in questi giorni, risultano parte attiva nell'instaurare un buon rapporto con il nostro Governo, negli incontri ufficiali con gli USA sugli F-35.
  Lo scandalo soprattutto portò alla definizione della legge precedentemente indicata. L'indignazione aprì una breccia informativa sulla produzione, sui nomi degli istituti di credito intermediari e sui Paesi destinatari della produzione. Insomma, la legge n. 185 del 1990, anche se si riferisce ad un ristretto sottoinsieme di attività, è un'importante apertura su tutta la filiera commerciale del mercato delle armi.
  Negli anni, dopo il 1990, sono stati fatti tentativi di modifica di questa legge (ricordo alcune modificazioni del Governo Berlusconi nel 2003), ma questo articolo allarga, nella sua concezione iniziale prontamente modificata dal Governo su richiesta della Commissione difesa nella sua quasi totale interezza, le maglie della possibilità di esportare armi, facendo sì che il Governo faccia da garante nelle transazioni industriali internazionali.
  Attualmente l'Italia è un partner strategico, che potrebbe operare come testa di ponte nella vendita di armi in tutto il mondo.
  L'affidabilità delle nostre aziende, come Finmeccanica, deve essere coadiuvata ovviamente dall'azione di garanzia di un Governo: questo è l'obiettivo dell'articolo. Questo è il motivo per cui abbiamo voluto presentare questo ordine del giorno. Questo per poter permettere purtroppo alle aziende USA di utilizzare le nostre aziende e di commercializzare la loro tecnologia militare e le armi tramite le nostre aziende con il beneplacito del Governo.
  L'ordine del giorno che andiamo a proporre vuole recepire una richiesta che le reti di disarmo ed i cittadini sentono fortemente: integrare la relazione annuale, che deve essere presentata entro il 31 marzo, anche con un apposito capitolo che indichi per quali Paesi è stato fatto questo lavoro di intermediazione. Questo nella precisa volontà di rendere ancora più trasparente il processo governativo che deriva da questo articolo 48 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Chimienti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/203.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, gentili colleghi, membri del Governo, prima di illustrare l'ordine del giorno ci tengo a ripercorrere, con grande garbo e senza polemica, il modo in cui si è giunti a tutto questo. Siamo partiti da 500 emendamenti a firma del MoVimento 5 Stelle 5 e mano a mano siamo stati costretti a ridurli a ottanta, poi a cinquanta e infine a otto. Erano solo otto, ma avevamo piacere che venissero accolti, anche in virtù del fatto che rappresentiamo circa 9 milioni di italiani. Neppure questo numero irrisorio è stato accolto e ci è stata fatta la proposta ridicola di scendere a due o tre emendamenti che neppure avremmo avuto la possibilità di scegliere noi. Così è Pag. 129stata posta la fiducia. Vorrei solo ricordare all'Aula, sempre con grande garbo e con molta calma, che chi ha assunto l'autorità di proporci o imporci l'aut aut su questo misero contentino rappresenta una coalizione che governa, decide qualunque cosa, pone i veti, detta i tempi, ma non ha vinto le elezioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E non è tutto: vi siete mai chiesti che fine abbia fatto il premio di maggioranza assegnato al PD in base alla sua alleanza con SEL ? Anche il premio di maggioranza assegnato alla coalizione PD-SEL avrebbe dovuto cessare di sussistere dal momento stesso in cui questa coalizione è venuta meno con la mancata fiducia di SEL al Governo Letta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dello stesso avviso è anche il quotidiano Italia Oggi che in un articolo uscito proprio ieri, ironia della sorte, ventilava addirittura la possibilità di riassegnare il premio di maggioranza al MoVimento 5 Stelle in quanto partito più votato alla Camera e la possibilità per gli eletti del MoVimento 5 Stelle di sottoporre la questione alla Corte costituzionale o perfino alla giurisdizione europea. Dopo avervi esposto questo scenario, tutt'altro che fantascientifico, passo ad illustrare l'ordine del giorno.
  All'interno del decreto «del fare», all'articolo 41, è stato inserito il comma 3-bis che stabilisce alcune norme per regolamentare i test di cessione dei materiali granulari. In particolare si va a sostituire i commi 2 e 3 del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, convertito dalla legge 24 marzo 2012 n. 28. Nella nuova formulazione viene aggiunto il comma 3-bis nel quale si indica che le spese per l'esecuzione dei test sono a carico dei soggetti richiedenti le verifiche. A nostro avviso bisognerebbe rendere maggiormente trasparente questo passaggio facilitando eventuali verifiche dei test effettuati lasciando a disposizione un campione di materiale non testato. Il problema è che il controllore è lo stesso controllato, come nella più classica delle prassi italiane: la ditta che deve vendere il materiale è la stessa che si carica degli oneri del test rivolgendosi a laboratori certificati. Prevedendo che il laboratorio certificato al quale affidare il test di cessione venga scelto dall'acquirente si garantisce una maggiore «imparzialità» spezzando il legame controllore-controllato. Per questo motivo, si impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere un meccanismo in grado di garantire maggiore trasparenza con l'introduzione della possibilità di scelta del laboratorio certificato da parte dell'acquirente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Carla Ruocco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/204.

  CARLA RUOCCO. Quando cominciai l'attivismo politico, da semplice militante, abitavo ancora a Napoli ed ero spinta da un motivo concreto, che toccava la mia salute e quella dei miei figli. Combattevo contro la cattiva gestione del ciclo dei rifiuti, fatta di malavita, tangenti e tumori, e mai avrei immaginato allora che sarei diventata deputato. Ma, se devo essere sincera, al tempo avrei immaginato ancor meno che, a distanza di sei anni, sarei stata costretta ancora a parlare di tutta l'immondizia morale che prospera e prolifica su quella materiale, nelle strade della mia splendida regione di origine, e di ritrovare, seduti su questi scranni, accanto a me, anche alcuni responsabili di quello scempio.
  La gestione dei rifiuti in Campania è un argomento di discussione che data da tempo immemorabile. È perfino difficile indicare un anno approssimativo in cui ha inizio una problematica che si è trasformata in una vera e propria piaga, anzitutto per Napoli, ma anche per tutta la regione. I cumuli di spazzatura ammucchiati per le strade di Napoli rappresentano un'onta che non riesce ancora ad essere cancellata, e questa immagine è divenuta un'icona non facilmente eliminabile di quella città, a significare un degrado che va ben oltre quello ambientale e perfettamente collimante con il degrado politico, che purtroppo viviamo. Un danno Pag. 130che produce ancora i suoi strascichi, ma non si tratta solo di un ricordo, un episodio relegato in un passato da rimuovere. I media ora tacciono, ma contrariamente a quanto si immagina, non basta il fatto che la televisione non ne parli perché il problema della spazzatura possa dirsi risolto. La realtà è che il fuoco cova sotto le braci e talvolta riemerge, gettando vergogna su una classe politica e dirigente che nello spazio di decenni si è dimostrata incapace di mettere la parola fine su questo eterno scandalo italiano. Ho parlato di fuoco, ma i fuochi non sono solo metafora di una situazione che periodicamente torna a divampare. I fuochi sono veri e propri falò che divampano nel territorio attorno a Caserta, in un contesto fatto di rassegnazione e malavita. E mentre la politica e la stampa si girano dall'altra parte, il MoVimento 5 Stelle si rifiuta di far finta di niente, vedendo quei fiumi tossici che si alzano nella campagna e la preghiera di normalità di un popolo calpestata dall'incapacità e dalla disonestà della sua classe politica. Solo pochi giorni fa è avvenuto qualcosa di unico nella storia della Repubblica: un gruppo di circa 70 parlamentari della Repubblica si è recato sui luoghi nei quali confluiscono traffici illeciti di rifiuti industriali dal Nord Italia, gli sversamenti abusivi delle industrie locali e i rifiuti urbani e speciali. Queste montagne di immondizia, miste a sostanze nocive, si concentrano a Giugliano, nel triangolo della morte di Acerra, Nola e Marigliano e poi sempre più a est intorno al Vesuvio e nella zona orientale di Napoli. Noi siamo andati a vedere con i nostri occhi; siamo entrati nei siti di stoccaggio; abbiamo sentito il tanfo delle ecoballe e abbiamo toccato con mano la realtà di un passato che non si decide a passare e che con i rifiuti più pericolosi diventa parte permanente di un paesaggio, una pesante eredità che grava sul futuro di una regione dalle risorse straordinarie. Oggi, dopo che a Napoli si sono rimossi i rifiuti dalle strade, si prova perfino a convincere i cittadini del fatto che non solo avere montagne di rifiuti ancora sparsi per le strade extraurbane sul territorio è normale, ma che in fin dei conti non è neppure qualcosa che nuoccia particolarmente alla salute. Il portale epidemiologico dell'Istituto superiore di sanità ha dedicato proprio una sezione all'emergenza Campania, a significare l'importanza del problema. Questo ordine del giorno vuole impegnare il Governo a fare finalmente qualcosa di giusto, di utile ed economico. Si smetta di impegnare capitali ed energie per gli inceneritori, si smetta di proteggerli con l'esercito, si smetta di progettarne altri e si spenda quel poco che vent'anni, i vostri vent'anni, hanno lasciato a disposizione, per puntare al riutilizzo dei rifiuti e al loro riciclo.
  Si finanzino le bonifiche dei territori martirizzati e nel contempo si inaspriscano le pene per i reati ambientali. In questa Camera si è già depositato un disegno di legge sull'inasprimento delle pene e al Senato stiamo presentando un'interpellanza per istituire una cabina di regia sulle bonifiche.
  Con questo ordine del giorno potete e dovete fare qualcosa di utile, finalmente. Se non lo fate non smentirete voi stessi e ci dovrete riconoscere che, pur sedendo negli scranni, siamo differenti, ontologicamente differenti, con buona pace del vostro grande presidente Brunetta, capo indiscusso del gruppo unico dell'affare, del malaffare, delle larghe intese e dell'inciucio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Sorial ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/213.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, Ministre, Ministri, deputate e deputati, e anche sottosegretari e Viceministri che siedono al banco, questo mio ordine del giorno vuole garantire un diritto fondamentale e lo dedico a una persona che, dal 1993 al 1998, ha lavorato presso il programma alimentare mondiale, come portavoce per l'Italia; ad una persona che, dal 1998 al 2012, è stata portavoce dell'Alto Commissariato per i rifugiati dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, per i quali ha anche coordinato le Pag. 131attività di informazione in sud Europa; una persona che si è occupata della comunicazione riguardante i flussi di migranti e rifugiati nel Mediterraneo ed ha svolto numerosissime missioni in luoghi di crisi, tra cui ex Iugoslavia, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran, Sudan, Caucaso, Angola e Rwanda.
  Lei sa, Presidente, che quando ci sono situazioni di crisi, quando ci sono situazioni difficili nel mondo in cui vengono alienati i diritti fondamentali delle persone, anche il diritto all'alimentazione, alla salute o, come ormai succede anche da noi, allo studio e al lavoro, ecco quando queste situazioni di crisi avvengono è perché ci sono sempre forze dittatoriali o teneramente democratiche che cercano di fare il proprio e unico interesse, anche attraverso la manipolazione mediatica, talune volte, come da noi, strumento non solo di comunicazione, ma anche di educazione.
  Alcune volte, Presidente e Governo, queste forze politiche, questi gruppi parlamentari lo fanno anche protetti dalla Costituzione, modificata spesso ad hoc per il proprio piacere e il raggiungimento del proprio interesse, così come successe in Egitto più di un anno fa, dove un gruppo parlamentare decise di modificare la Costituzione a proprio unico interesse, millantando di farlo per milioni di persone – come è successo in quest'Aula – e poi quella stessa persona fu destituita direttamente dal popolo, che dopo un anno esatto scese di nuovo in piazza per chiedere ed ottenere di essere governato da una politica vicina ai cittadini e che facesse l'interesse dei cittadini e non dei propri partiti.
  Presidente, non fu una fase semplice e ci furono forti reazioni, ci furono feriti, dei morti, ma era necessario che la politica rappresentasse seriamente la popolazione e si occupasse seriamente e con risposte concrete alla crisi economica che affliggeva la gente comune, alla forte corruzione che attanagliava gli ambienti politici, alla restituzione di un futuro sereno a tutti i giovani. E questo, Presidente, si ottenne perché, oltre ai cittadini, alcune persone, istituzioni importanti si presero la responsabilità di rappresentare con tutte le forze i cittadini onesti, operando anche criticamente nei confronti dell'intera politica con scelte drasticamente contrarie alla partitocrazia, scelte impopolari nel partito che rappresentavano, ma fondamentali per la ricostruzione di un intero Paese.
  Parlo direttamente a lei Presidente, con questa persona, per farle capire l'importanza di regolare sempre i giusti tempi per le riforme e per le leggi perché i cittadini del Paese che rappresenta siano sempre consci e ampiamente consapevoli di quello che viene fatto nei palazzi del potere che li rappresentano, perché possano, in virtù del diritto di espressione che dovrebbero avere, manifestare il proprio consenso o dissenso in merito.
  Questo mio ordine del giorno, Presidente, vuole ricordare al Governo che gli impegni presi devono essere rispettati.
  Lo dico a lei, Presidente, pensando di parlare con quella giovane ragazza che pubblicò il libro «Tutti indietro» deve racconta la fantastica esperienza nell'affrontare le principali crisi umanitarie e dove descrive finemente l'umanità, le battaglie e la solidarietà di tanti uomini italiani che rischiano la propria vita anche per creare un paese migliore (Dai banchi del PD si grida: Ruffiano !).
  Lo dico, Presidente, a quella scrittrice che scrive «Popoli in fuga» ricordandole che, con le sue gesta e oggi, come mai, può fare in modo che il popolo in fuga stavolta non sia quello italiano. Questo ordine del giorno, signor Presidente, vuol difendere il diritto di espressione dei cittadini, il diritto di libertà, perché purtroppo qualcuno anche qua dentro ogni tanto dimentica quanto sia importante lottare in suo onore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, per fare il punto anche in relazione all'andamento Pag. 132dei nostri lavori. Ella, Presidente, correttamente e secondo una tradizione e una prassi consolidata in questa Assemblea nell'occasione della deliberazione delle sedute fiume, in Conferenza dei presidenti di gruppo si è riservata di fare un punto e aggiornare i nostri lavori sulla base degli iscritti pervenuti alla Presidenza e sull'apprezzamento dell'andamento dei nostri lavori. Quindi, giacché siamo prossimi allo scoccare della mezzanotte, ci sono a quanto ci risulta diversi iscritti ancora nella fase di illustrazione degli ordini del giorno, a cui seguirà la fase dei pareri, e credibilmente già saranno pervenuti alla Presidenza richieste di iscrizione in ordine alle dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno stessi che, anche in questo caso, secondo una prassi consolidata da lei correttamente annunciata in Conferenza dei presidenti di gruppo, vengono svolte nel loro complesso e, poi, a seguire vi saranno le votazioni, una via l'altra, degli ordini del giorno depositati; le chiedo, signor Presidente, se intenda dare all'Assemblea una certezza sui tempi delle votazioni e sull'andamento dei nostri lavori.

  PRESIDENTE. Sì, la ringrazio, infatti anche noi ci stavamo orientando e facendo alcuni calcoli. Considerato il numero residuo dei deputati che hanno chiesto di illustrare il proprio ordine del giorno, che sono circa 55, considerato anche il numero dei deputati che si sono iscritti a parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno, che sono 106, come già lei ricordava, riteniamo che si possa individuare tra le 9 e le 9,30 di domani mattina l'ora a partire dalla quale potranno aver luogo le votazioni sugli ordini del giorno. Questo è il calcolo che noi abbiamo fatto sinora. Prima di questa ora credo sia impossibile votare.
  Continuiamo con gli interventi.
  Il deputato Nastri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/57.

  GAETANO NASTRI. Signor Presidente, la politica degli annunci rischia di travisare fortemente i fatti per quanto riguarda le risorse destinate alle infrastrutture. Opere strategiche, anche per il Piemonte, che vengono date già per finanziate, potrebbero invece rimanere lettera morta in base a quanto previsto dal «decreto-legge del fare».
  La situazione che si è creata è ambigua. Con gli originali emendamenti al «decreto del fare» proposto da molti parlamentari piemontesi di entrambi gli schieramenti, si chiedeva di finanziare alcune opere di primaria importanza per la regione, come il passante ferroviario di Torino e il collegamento ferroviario Novara-Seregno-Malpensa nella variante di Galliate, attingendo direttamente dal Fondo istituito all'articolo 18 del decreto del fare, il cosiddetto capitolo «sblocca cantieri». Il Governo però ha recepito in modo equivoco quell'emendamento, subordinando il finanziamento delle opere citate solo ad eventuali risorse revocate per altre infrastrutture non avviate entro il 31 dicembre 2013. Questo punto è grave, in quanto posticipa la questione di qualche mese senza dare alcuna certezza sul futuro finanziamento.
  Aggiungo inoltre, secondo quanto segnalato dalla relazione tecnica riferita al citato articolo 18, nella quale si precisa che, ad una prima fase di rilancio del settore infrastrutturale a seguito dell'attuazione del medesimo articolo «dovrà seguire, con la legge di stabilità 2014, un'azione coerente con le priorità strategiche e di ampia portata temporale, con la previsione di stanziamenti aggiuntivi per la realizzazione di opere che, nei prossimi anni, consentano al Paese di raggiungere un adeguato livello di infrastrutturazione a sostegno della crescita e dello sviluppo».
  Pertanto attraverso l'ordine del giorno, che mi auguro venga accolto dal Governo, si chiede di adottare ulteriori iniziative normative, anche in sede di predisposizione del disegno di legge di stabilità per il 2014, in grado di incrementare la dotazione finanziaria del fondo di cui al citato articolo 18, allo scopo di garantire il finanziamento delle ulteriori opere alle quali il comma 11-bis dell'articolo 25 Pag. 133attribuisce prioritariamente risorse revocate, in modo tale da garantire così quelle opere strategiche per il territorio piemontese.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Chiedo scusa signora Presidente, intervengo solo per capire se erano le ore 9 o le ore 9,30.

  PRESIDENTE. Facciamo alle 9,30 per essere sicuri, va bene ? Prima di tale ora non si vota, a partire dalle 9,30 si voterà.
  Constato l'assenza del deputato Pisano: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/205.
  Il deputato Rizzo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/209.

  GIANLUCA RIZZO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, nella relazione introduttiva del decreto-legge, al capo terzo, si predispongono misure per il rilancio delle infrastrutture e nell'articolo 18 nel dettaglio vengono stanziate somme specificatamente per il «potenziamento dei nodi, standard di interoperabilità dei corridoi europei e miglioramento delle prestazioni della rete e dei servizi ferroviari» insieme ad altre finalità menzionate; è altresì contemplato uno stanziamento di 100 milioni di euro per l'anno 2014, al programma «6.000 campanili», concernente interventi infrastrutturali di adeguamento, ristrutturazione e nuova costruzione di edifici pubblici ovvero di realizzazione e manutenzione di reti viarie nonché di salvaguardia e messa in sicurezza del territorio»; viene predisposto «che con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sia approvato un programma di interventi di manutenzione straordinaria di ponti, viadotti e gallerie della rete stradale di interesse nazionale in gestione all'ANAS Spa, che soffre di un significativo debito manutentorio e che richiede, in particolare, interventi di messa in sicurezza e ripristino delle opere (ponti, viadotti, gallerie), anche in considerazione del tempo trascorso dalla costruzione che, in numerosi casi, supera la durata della “vita utile” prevista progettualmente»; è stato previsto per ciascuno degli anni dal 2014 al 2016 fino a 100 milioni di euro finalizzati ad un piano di riqualificazione degli immobili destinati all'edilizia scolastica, per innalzarne il livello di sicurezza.
  Nella relazione tecnica riguardante l'articolo 18 al comma 13, che descrive la copertura finanziaria dell'articolato, si cita testualmente che la copertura finanziaria medesima «degli oneri derivanti dall'articolo, pari a 2.069 milioni di euro, è assicurata mediante risorse destinate alla ridefinizione dei rapporti contrattuali con la Società Stretto di Messina (235 milioni) e allo stato non necessarie, non essendo definito il contenzioso con il general contractor».
  Il ponte sullo stretto è un'opera faraonica, che nei decenni ha comportato investimenti statali ad esclusivo vantaggio della burocrazia, dei consulenti, degli esperti e del progetto su carta del manufatto, senza mai alcuna utile concreta ricaduta a beneficio della popolazione messinese e dell'intero territorio sul quale l'infrastruttura sarebbe dovuta esistere.
  Vogliamo impegnare il Governo a destinare una parte delle risorse per le opere infrastrutturali per finanziare: il trasporto ferroviario della regione Sicilia (e qui vorrei ricordare, a tal proposito, il ponte ferroviario della tratta Catania-Caltagirone-Gela, crollato e rimasto a tutt'oggi in stato di precario sostegno), i collegamenti marittimi nello stretto di Messina e la riqualificazione degli immobili di edilizia scolastica nella provincia di Messina; nonché a valutare l'opportunità di finanziare le opere infrastrutturali di pubblica utilità nella città di Messina mediante l'utilizzo del programma denominato «6.000 campanili» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Currò ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/210.

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  TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente, colleghi, l'articolo 23 di questo decreto-legge dispone misure che, negli intendimenti del Governo, dovrebbero contribuire al rilancio del settore della nautica da diporto. In particolare, si tratta di disposizioni volte ad intervenire sulla disciplina del noleggio occasionale e sulla rimodulazione del regime di tassazione sul possesso delle imbarcazioni. Preso atto che tale settore dell'economia ha rappresentato nicchie di eccellenza del nostro Paese e constatato che l'Italia ha una forte vocazione diportista e cantieristica, con un sviluppo perimetrale costiero di oltre settemila chilometri, non possiamo noi non riconoscere che tale comparto debba essere preso in considerazione per un suo rilancio potendo esso determinare per l'Italia un'occasione di affermazione nello scenario competitivo del Mediterraneo e potendo così connotarsi quale opportunità per riconoscere al nostro Paese una vocazione turistica che dovrebbe essere oggetto delle politiche di sviluppo prioritarie di tutti i Governi.
  Non è utile assumere una posizione ideologica su questo tema. È chiaro che andiamo a trattare con un settore che prefigura un consumo di beni di lusso che risultano, pertanto, oggetto dell'interesse di categorie nettamente privilegiate, così come è chiaro che non possiamo per questo costituire un presupposto discriminatorio nei loro riguardi. Ma come facciamo ad accettare disposizioni contenute nel comma 2, laddove il possessore di un'imbarcazione di 14 metri, il cui valore commerciale potrebbe giungere fino al milione di euro, si vede ora esentato dal pagamento di una tassa che ammonta a circa un migliaio di euro annuo ? Una cifra trascurabile rispetto alla capacità di acquisto di quel bene. E come facciamo, soprattutto, a giustificare questo beneficio fiscale dinanzi alla moltitudine di lavoratori e imprese che attendono fiduciosi da anni misure di sgravio fiscale che consentano loro di affrontare la crisi nel miglior modo possibile ?
  Da questo punto di vista noi abbiamo cercato di fare un ragionamento serio, formulando una proposta alternativa che permetta intanto di rendere più appetibili i nostri porti turistici, intervenendo con una proposta di alleggerimento del carico fiscale che grava sui servizi erogati allo stazionamento delle imbarcazioni. Questa misura consentirebbe di invertire l'esodo che in questi anni ha caratterizzato le nostre coste rispondendo, peraltro, meglio a quello spirito di urgenza che vorrebbe animare le proposte contenute in questo decreto-legge. E come possiamo, inoltre, accettare una misura agevolativa del noleggio occasionale laddove si identifica una capacità contributiva con la durata temporale di un'attività, in evidente contrasto con quanto predisposto dall'articolo 53 della Costituzione ?
  In definitiva, non capiamo perché le nostre proposte emendative non siano state oggetto dell'interesse del Governo. Noi non vogliamo dare regalie e privilegi a categorie già privilegiate. Vogliamo produrre proposte che siano a servizio dell'interesse collettivo e proprio per questo auspichiamo che il tema possa essere approfondito con questo ordine del giorno nella speranza che nel prossimo futuro le cose possano essere fatte nell'interesse generale, avendo cura di una visione organica per il rilancio del nostro Paese e non orientata a distribuire favori in rispondenza a logiche che non possono più essere accettate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Barbanti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/206.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, ora illustrerò l'ennesimo emendamento dequalificato a ordine del giorno. E l'occasione è ghiotta perché vorremmo dimostrare che i nostri emendamenti sono stati effettuati con cognizione di causa, hanno dei fondamenti giuridici e metodologici, ma soprattutto non rispondono a nessun interesse di nessuna lobby. Soltanto dall'inizio dell'anno in Italia hanno dichiarato fallimento circa 8.846 imprese. Significa 42 imprese al giorno. In un mese Pag. 135vuol dire che sparisce all'incirca un piccolo paese fatto di imprese. E purtroppo la morte di queste imprese, per lo più piccole e, quindi, stiamo parlando del motore e dell'anima produttiva del nostro Paese, non avviene per cause naturali, bensì per un nuovo e paradossale motivo. Si muore per credito. Le imprese muoiono per credito.
  E, allora, se da un lato qualcosa è stato fatto per quanto riguarda il credito che le imprese vantano nei confronti delle pubbliche amministrazioni – ma qui auspichiamo che venga fatto molto di più, come abbiamo avuto già modo di dire un mesetto fa –, non altrettanto può essere detto per il credito che le imprese necessitano e che il canale bancario, per diverse motivazioni, fatica ad erogare.
  Questa situazione è particolarmente aggravata dalla forte dipendenza delle imprese dalle banche: le imprese infatti, per i loro finanziamenti, in Italia, dipendono dall'85 per cento dal credito bancario, contro una media europea che è del 65 per cento e negli Stati Uniti questa scende addirittura al 30 per cento. E così, l'anomalia italiana, ovvero l'eccessiva dipendenza dal circuito bancario e lo scarso sviluppo della finanza d'impresa, non può che acuire gli effetti del famoso credit crunch.
  Ma, allora, che alternativa abbiamo ? Ovviamente, non ho pretesa di completezza di questa trattazione né di perfetto tecnicismo, visto anche il contingentamento dei tempi, me ne scuserete tutti quanti. La dimensione delle imprese e la loro frammentazione, purtroppo, tengono lontani gli investitori istituzionali dotati di capitale. Gli stessi mini bond, di cui tanto abbiamo sentito parlare, sono partiti al rallentatore: a fronte di un obiettivo di 10-12 miliardi nel primo anno di obiettivo, ne sono stati raccolti solo 1,7 miliardi e per quattro emissioni. E per giunta, queste emissioni riguardano i brand più conosciuti e quelli di grandi dimensioni. Quindi, non stiamo parlando del vero scheletro, del vero substrato produttivo della nostra nazione. E, di converso, non possiamo neanche pretendere di adeguare il sistema produttivo agli strumenti attualmente presenti sul mercato: premere per un vasto programma di fusioni ed aggregazioni delle piccole e medie imprese snaturerebbe la nostra ossatura produttiva e minerebbe alla base il rilancio della nostra economia, il nostro modo di fare impresa.
  Allora, in questo contesto, ben venga l'ampliamento del Fondo di garanzia, ma con la consapevolezza che questo è solo un supporto al funzionamento del sistema bancario, che abbiamo visto essere imprescindibile ed è il motore, la benzina di questa macchina. Sistema che, per essere ulteriormente rafforzato, dovrebbe essere incentivato, con opportuni provvedimenti fiscali e normativi, ad investire nell'economia reale e, possibilmente, nel territorio di origine delle imprese – quindi, una banca più legata al territorio –, tornando così a ridare centralità ad un asset fondamentale nel processo di valutazione del merito creditizio e, quindi, nell'erogazione dello stesso: ovvero, la conoscenza diretta del cliente. Non più computer che accendono un semaforo verde o rosso a migliaia di chilometri di distanza e giudicano se quell'impresa può essere degna di vivere, elargendo l'elemosina di un piccolo credito erogato, per giunta, a tassi elevatissimi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma nelle more di ciò – quindi, che venga fatta questa riforma –, lo strumento più prontamente fruibile è rappresentato dall'enorme potenzialità della Cassa depositi e prestiti, con la sua dotazione, solo per citare un numero, di oltre 139 miliardi di euro di disponibilità liquide. Oltre ad un auspicabile interessamento diretto della Cassa depositi e prestiti nel prevedere uno strumento che consenta alle banche di ripulire i portafogli dai crediti in sofferenza – cosa necessaria, perché libera patrimonio e, avendo più patrimonio, ma soprattutto generando liquidità, possono ripartire i finanziamenti verso per le imprese –, l'ordine del giorno presentato vuole, in questo caso, impegnare il Governo affinché la Cassa depositi e prestiti venga dotata di provvedimenti opportuni e strumenti per supportare finanziariamente Pag. 136le imprese, senza alcun ulteriore passaggio presso intermediari finanziari che rappresentano, in questo momento e per come è costruito l'articolato, un aggravio di costo diretto per le imprese ed anche un aggravio di costo, sebbene indiretto, anche per i cittadini. Spero, quindi, che il Governo tenga conto di quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Alessio Mattia Villarosa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/207.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signora Presidente, premesso che: sette decreti, due fiducie e zero voglia di ascoltare, questo è il Governo di oggi, amici miei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E la Costituzione ? Vabbò, che importanza ha ? La Costituzione a quanto pare, qui, non ha tanta importanza. La casa comunque è un diritto fondamentale e il progressivo impoverimento delle classi sociali più deboli è causato anche dall'aumento del costo della vita, soprattutto del costo dei beni di prima necessità. L'aumento del costo dei beni di prima necessità è assolutamente sproporzionato rispetto al diminuito potere d'acquisto di salari e stipendi. E noi cosa facciamo ? A cosa pensiamo ? Pensiamo all'Expo, pensiamo alla TAV, pensiamo ai rimborsi elettorali, pensiamo ai consulenti, pensiamo a tutto ciò che non interessa realmente i cittadini. Dall'acuirsi della crisi, trasformatasi in recessione, ad oggi, si sono intensificati i casi di gesti disperati di piccoli imprenditori e padri di famiglia. Probabilmente a voi non interessa, perché state discutendo tranquillamente in Aula, però è ingiusto che i cittadini paghino con la vita l'incapacità della classe dirigente che da anni detiene il potere e che non è stata in grado di predisporre iniziative dirette a prevenire e fronteggiare gli effetti di una crisi economica internazionale devastante. Il problema è che, in altri Paesi, questa crisi si è risolta, quindi non è una crisi internazionale devastante, al momento, è una crisi per l'Italia, al momento.
  La crisi manda in disgrazia i poveri e ne crea di nuovi, lo dice il rapporto Caritas 2012 sulla povertà in Italia: peggiorano le condizioni e aumenta la richiesta di aiuto da parte di anziani e casalinghe. Se nel 2011 gli assistiti erano 31.335, nei primi sei mesi del 2012 tale numero aveva raggiunto le 34 mila unità. Crescono però i ripartenti, ovvero coloro che trovano il forte desiderio di risollevarsi e si rivolgono alla Caritas per richieste di ascolto personalizzato e inserimento lavorativo. L'Italia non garantisce il diritto alla casa, eppure in questo Parlamento spesso ho sentito: ce lo chiede l'Europa. Ma perché ascoltiamo solo alcune cose che ci chiede l'Europa ? Questa è la denuncia contenuta nel rapporto 2011 redatto dall'European committee of social rights, l'ente del Consiglio d'Europa che tutela il rispetto dei diritti sociali: in particolare, il nostro Paese viola l'articolo 31 della Carta sociale europea, che al comma secondo recita: per garantire l'effettivo esercizio del diritto all'abitazione le parti si impegnano a prendere misure destinate (...) a prevenire e ridurre lo status di «senzatetto» in vista di eliminarlo – lo ripeto, eliminarlo – gradualmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'Italia, che con gli altri Stati membri ha sottoscritto il Trattato da tempo, è deficitaria di politiche che assicurino un luogo dignitoso, e poi qui si parla di fretta per le leggi europee. Sicuro, l'Italia ha leso più volte la dignità umana attraverso, ad esempio, le azioni di sgombero dei rom previste dal cosiddetto Patto per la sicurezza. Il rapporto sottolinea come il diritto a una casa adeguata deve essere garantito a tutti; inoltre, non è necessario avere la residenza, richiedere l'alloggio in quella città. È una condanna grave, commenta Paolo Pezzana, presidente della federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora, che continua a sostenere a parole l'importanza dei diritti umani e della loro applicazione come segno di civiltà nel nostro Paese.
  Vi vorrei dire una cosa riguardo proprio alla Costituzione: ma è normale che si facciano tutti questi decreti-legge ? È Pag. 137normale che all'interno di questi decreti-legge ci sia di tutto ? È normale che si chieda, per due volte nel giro di due mesi, la fiducia ? È normale che si aprano le Commissioni quando c’è l'Aula che discute gli ordini del giorno ? Voi pensate che noi ci abitueremo a tutto questo, ma ricordatevi che vi abituerete voi a noi e l'onestà tornerà di moda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Daniele Pesco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/208.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, cittadini, per introdurre e descrivervi questo ordine del giorno vi racconterò una storia, anzi, due, quella di Giuseppe, per gli amici Peppe, e quella di Giammaria, per gli amici di Giamma. Peppe e Giamma hanno in comune diverse cose: entrambi hanno 29 anni, entrambi sono lavoratori dipendenti, entrambi si alzano presso la mattina, alle 5 circa, per andare a lavorare. Sì, perché Peppe, ad esempio, domani deve andare in magazzino a prendere il furgone, un Ducato del 1997 con il cassone ribaltabile, per andare dal rivenditore edile, caricare un metro e mezzo di mista, una dozzina di sacchi di cemento, un bancale di forati e correre al cantiere. Sì, perché alle sette e mezzo deve iniziare a impastare e posare circa 50 metri quadri di sottofondo per i pavimenti della palazzina che insieme ai suoi colleghi sta ricostruendo al posto di un vecchio rudere demolito e ricostruito, guarda caso rispettando la sagoma, ma questa è tutta un'altra storia.
  Giamma, invece, deve essere presto in ufficio innanzitutto per controllare la chiusura della Borsa di Tokyo, verificare un po’ di altre cosette, tra cui il mercato dell'oro e delle commodities, i futures in Europa e sul Dow Jones e altri affari sui diversi mercati finanziari, per poi programmare le operazioni da svolgere durante la giornata. Sì, perché Giamma è un agente di Borsa, un broker, uno che fa fruttare i soldi degli altri. Giamma, in più, come del resto i suoi colleghi, ha i poteri magici, quei super poteri che servono a far fruttare meglio i soldi dei suoi clienti, può difatti... Presidente, mi scusi...

  PRESIDENTE. Per favore, lasciamo finire il collega.

  DANIELE PESCO. Può difatti fare finta che quegli stessi soldi siano cento volte tanto l'importo reale. Questo super potere si chiama leva finanziaria. Può addirittura vendere titoli che non possiede e far guadagnare i suoi clienti quando le cose vanno male. Questo super potere si chiama vendita allo scoperto. Può addirittura utilizzare questi due super poteri insieme, con effetti che, se sommati alle operazioni eseguite dai suoi colleghi, influiranno direttamente sull'economia reale, perché alimenterà speculazione, volatilità e instabilità dei mercati, e non investimenti. Questo è giocare con i soldi e non stimolare l'economia. Peppe invece non ha nessun super potere, deve solo impastare e posare; non può aumentare il suo numero di braccia per accelerare i tempi.
  Giamma oggi pensa di compiere diverse decine di operazioni e di chiudere entro stasera o entro domani, e di far fruttare bene questi soldi finti. A fine giornata sia Peppe che Giamma avranno fatto bene il loro lavoro: Peppe avrà posato circa 50 metri quadri sottofondo, mentre Giamma avrà fatto guadagnare un bel gruzzoletto ai suoi clienti. Il capo di Peppe e i clienti di Giamma saranno sicuramente contenti per i lavori fatti, forse, però, il capo di Peppe un po’ meno. Sì, perché i clienti di Giamma, che investono sui mercati finanziari, grazie al suo lavoro hanno realizzato in meno di due giorni un utile spropositato, sul quale pagheranno una tassa ridicola del 20 per cento, senza aver creato qualcosa, anzi, magari contribuendo ad affossare Paesi ed aziende in difficoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 00,25)

  DANIELE PESCO. Il capo di Peppe, per ricostruire la palazzina, ci metterà circa Pag. 138un anno, e per farlo è riuscito a farsi prestare a fatica un po’ di soldi dalle banche ipotecando il terreno su cui insiste l'immobile oltre a diverse altri immobili, quelli, per esempio, dei suoi familiari che gli hanno dato fiducia. Per fare i lavori, oltre a Peppe, si avvale di idraulici, elettricisti, falegnami, ponteggiatori, gessisti, piastrellisti e lattonieri. Gli appartamenti, perché tutti stanno facendo un buon lavoro, probabilmente riuscirà a venderli, ma la cosa triste è che nel nostro Paese chi fa impresa attraverso il sudore e dando lavoro a tante persone, come Peppe, deve rinunciare a circa il 70 per cento – dico il 70 per cento – degli utili per pagare tasse su tasse e contributi.
  Dal 20 per cento di tasse pagate dai clienti di Giamma su un utile prodotto in due giorni, al 70 per cento pagato dal capo di Peppe su un utile prodotto in un anno c’è una bella differenza, c’è troppa differenza.
  Ora capite perché stiamo morendo e perché le banche d'affari macinano record di utili su utili e distribuiscono lauti bonus e dividendi a manager e grossi azionisti ? È chiaro a tutti, ma la politica è sorda al riguardo. Il capo di Peppe, la prossima volta, non assumerà più nessuno e non investirà più tutti quei soldi nell'edilizia, lo farà sui mercati finanziari, perché conviene, e lascerà a casa Giamma e tutti i suoi amici e colleghi. E forse solo quando nessuno produrrà più nulla ci accorgeremo che i soldi non si possono mangiare. Possibile che non riusciamo a renderci conto di quanto la finanza sia diventata pericolosa negli ultimi anni...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  DANIELE PESCO. ... e quanto potere distruttivo stia accumulando con le immissioni di liquidità sconsiderate nel sistema ? Un attimo, Presidente, la prego.
  Con questo ordine del giorno impegniamo il Governo a tassare al più presto, in modo un po’ più equo, e cioè almeno al 25 per cento, i profitti speculativi della finanza realizzati nell'arco delle 48 ore. Se ci sarà da votare...

  PRESIDENTE. Grazie. Il deputato Cariello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/211.

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, Governo, colleghi è un piacere passare con voi tutta la notte, ma desideriamo un po’ di attenzione, grazie.

  PRESIDENTE. Prego, deputato vada avanti. Invito i deputati a ridurre il brusio in Aula cortesemente. Grazie.

  FRANCESCO CARIELLO. L'ordine del giorno n. 9/1248-A/R/211 scaturisce dalla discussione in merito alle coperture finanziarie di cui all'articolo 61 del decreto che più hanno impegnato le Commissioni referenti durante la discussione e, più precisamente, sulle risorse finanziarie derivante dai tagli alle emittenti televisive locali, che è stato poi infine evitato. Le televisioni locali sono televisioni libere che trasmettono in ambiti territoriali limitati; la loro finalità è quella di garantire la pluralità dell'informazione, offrire una vetrina commerciale alle imprese locali, quale volano di sviluppo, e dare un'opportunità professionale ai giovani tecnici, operatori e giornalisti, nell'esercitare e sperimentare nuove modalità di comunicazione, come un vivaio nel settore delle telecomunicazioni.
  Lo Stato si è sempre impegnato a sostenere questo settore, considerato strategico per lo sviluppo delle piccole e medie imprese locali. Purtroppo, nel corso degli anni questo sostegno è stato considerato una consuetudine da parte delle emittenti locali, che la considerano ormai una forma di reddito certo e vitale per la sopravvivenza delle stesse.
  Il MoVimento 5 Stelle non mette in dubbio la valenza strategica del settore televisivo locale, anche da un punto di vista formativo per tutte quelle professionalità in ambito delle telecomunicazioni. Ma va pur sempre considerato che trattasi di attività imprenditoriali che utilizzano risorse pubbliche per il proprio sostentamento.Pag. 139
  Il MoVimento 5 Stelle auspica che in futuro il settore raggiunga un equilibrio tale da non richiedere il sostegno tramite risorse pubbliche, ma è altresì consapevole che il periodo non è congeniale ad un taglio dei fondi statali.
  Il decreto «del fare» aveva inizialmente introdotto dei tagli lineari alle risorse destinate alle emittenti locali per razionalizzare le spese dello Stato e reperire le coperture necessarie al decreto per il rilancio dell'economia nazionale. Nella versione definitiva però il decreto del Governo ha individuato coperture alternative al fine di evitare i tagli lineari inizialmente previsti alle emittenti televisive locali. Queste alternative privano altri settori delle stesse opportunità, quali per esempio lo sviluppo della tecnologia a banda larga, infrastruttura anch'essa indispensabile ad incentivare imprenditorialità innovative e competitive nel nostro territorio nazionale.
  Considerato l'impatto sul settore che questo taglio avrebbe comportato alle emittenti televisive locali e sulla base delle considerazioni mostrate in sede referente dalle Commissioni parlamentari, il Governo ha rivisto le coperture, eliminando il taglio. Le motivazioni sono comprensibili e si basano sulla crisi che il settore sta vivendo, che trova i suoi effetti principali nella riduzione dei livelli occupazionali, soprattutto tra i lavoratori del settore tecnico-operativo e giornalistico.
  Il nostro ordine del giorno mira a tutelare i lavoratori del settore radiotelevisivo locale, che conta almeno 10 mila addetti. Il MoVimento 5 Stelle chiede che le risorse pubbliche destinate al settore radiotelevisivo locale siano completamente destinate a sostenere i livelli occupazionali ed al reintegro di quei lavoratori che hanno pagato e pagano sulla propria pelle i minori introiti pubblicitari delle emittenti stesse. Le risorse messe a disposizione per sostenere le emittenti locali devono avere un'unica finalità: salvaguardare i lavoratori del settore e mantenere i livelli occupazionali.
  Pertanto il presente ordine del giorno impegna il Governo ad attivare, per il tramite del Ministero del lavoro, procedure di monitoraggio finalizzate alla verifica della regolarità nell'andamento dei livelli occupazionali del personale impiegato presso le emittenti televisive locali, ponendo particolare attenzione alle istanze di denuncia di crisi nel settore, con l'obiettivo di prevenire strumentalizzazioni da parte delle aziende interessate, in relazione a richieste di cassa integrazione non supportate dai requisiti di effettivo stato di crisi.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputato.

  FRANCESCO CARIELLO. Concludo. E porre in essere, inoltre, ogni iniziativa utile a tutelare i lavoratori di un settore, a sostegno del quale continuano ad essere stanziate risorse che devono tradursi in adeguato supporto al mantenimento dei livelli occupazionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Caso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/212.

  VINCENZO CASO. Signor Presidente, qualche mese fa è stata decisa la chiusura del presidio della DIA dislocato presso l'aeroporto di Malpensa, scalo fra i più importanti d'Europa e purtroppo anche fra quelli maggiormente interessati dal traffico internazionale di stupefacenti. Secondo il rapporto dell'ex Ministro dell'interno Maroni, il 60 per cento del traffico di stupefacenti è legato allo scalo di Malpensa.
  La decisione di chiudere il presidio DIA ha suscitato le proteste di associazioni della società civile, e in particolare di quelle antimafia, come Libera, ma anche dei sindacati della polizia SIULP e CISL, e naturalmente del MoVimento 5 Stelle. A questo proposito vorrei riportare le parole del segretario generale SILP-CGIL Daniele Tissone: «Decidere di sopprimere un presidio indispensabile per un riscontro diretto di così delicate attività infoinvestigative, oltre a suscitare la nostra assoluta contrarietà, comunica un preoccupante segnale Pag. 140che di certo non incoraggia la lotta contro la criminalità organizzata». Inoltre, il 28 maggio 2013 il consiglio regionale della Lombardia ha approvato all'unanimità, su proposta della Commissione antimafia, una mozione che impegna il presidente della regione Maroni ad intervenire presso il Ministero dell'interno per scongiurare la chiusura del presidio della DIA presso lo scalo aeroportuale di Malpensa.
  Scopo fondamentale della DIA, come ha spiegato Mauro Guaetta, segretario generale del SIULP di Milano, è quello di raccogliere informazioni sui traffici di merci e di persone all'interno dell'aeroporto, e quello di svolgere attività di polizia giudiziaria in collaborazione con la procura della Repubblica. Il costo del presidio era di 3.500 euro l'anno, quindi è evidente come l'appello al risparmio economico sia solo un pretesto.
  È incredibile che ciò accada. È incomprensibile, a maggior ragione alla luce degli imminenti impegni connessi all'Expo 2015, che determineranno presso lo scalo aeroportuale di Malpensa un aumento di passeggeri e di merci. È necessario quindi rilanciare e potenziare il ruolo di una struttura investigativa dell'antimafia sul territorio.

  PRESIDENTE. Deputati, vi invito ad abbassare un po’ il tono della voce. C’è anche eco. Grazie.

  VINCENZO CASO. E non invece indebolire gli strumenti a disposizione delle forze dell'ordine.
  Vorrei quindi ricordare ancora una volta che la mafia al Nord esiste eccome, ed in particolare in Lombardia: mi auguro non vi siano ancora dubbi su questo. A conferma di ciò basta pensare alle indagini «Infinito» e «Bad boys» condotte negli ultimi anni dalle forze dell'ordine, dalle quali è emerso chiaramente lo stretto vincolo fra le cosche legate alla criminalità organizzata ed il territorio limitrofo a Malpensa, in particolare di gruppi affiliati alla ’ndrangheta in due comuni limitrofi all'aeroporto, Busto Arsizio e Lonate Pozzolo.
  Secondo l'ultimo Rapporto Ecomafia 2000 di Legambiente, la Lombardia si conferma la prima regione del Nord per numero di reati legati alle ecomafie, con oltre 1.600 reati e 1.442 persone denunciate. Va rilevato che è particolarmente il ciclo del cemento, soprattutto quello del movimento terra, il settore economico in cui la ’ndrangheta detiene in Lombardia il primato assoluto.
  Qualche piccolo esempio, sempre di cose invece accadute in merito all'organizzazione dell'Expo. Il primo appalto di Expo è stato vinto dalla CMC, la coop rossa di Ravenna che probabilmente qui qualcuno conosce bene, con un ribasso del 40 per cento e un'offerta di 58 milioni di euro.
  Tra le aziende dei subappalti c'erano il Consorzio Stabile Litta, il cui vicepresidente è indagato per turbativa d'asta e per una tangente da 30 mila euro all'allora consigliere regionale del PdL Giammario, e la Testa Battista, coinvolta per una tangente di 50 mila euro all'ex vicepresidente della regione Lombardia Nicola Cristiani, tramite l'imprenditore Locatelli, arrivato invece terzo alla gara d'appalto.
  Il 25 maggio 2012 è emersa l'inchiesta della magistratura per turbativa d'asta con l'ipotesi che le imprese che hanno partecipato alla gara abbiano fatto cartello per spartirsi gli appalti. Altro esempio è quello dell'appalto della Piastra, valore 272 milioni di euro, assegnato con un ribasso di 106 milioni di euro a un cartello di imprese composto da un lato da aziende sospettate di essere legate alla mafia e dall'altro da aziende legate agli ex Ministri Galan e Matteoli (la Mantovani di Mestre e la Socostramo di Roma) e il tutto emerge da un'inchiesta di Fabrizio Gatti su L'Espresso del 2012.
  Ci verrebbe praticamente un libro per raccontare cosa è Expo e a cosa serve; Expo è un affare per le cosche, per i politici e per le imprese ad esso collegate, è un'opportunità di gestire appalti milionari di fondi pubblici che garantiscono voti e guadagni agli amici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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  PRESIDENTE. La deputata Cancelleri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/214.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, colleghi deputati – pochi – e Governo, vorrei evidenziare un aspetto (Commenti).

  PRESIDENTE. Deputati, no, deputati, facciano esprimere la deputata.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Vorrei evidenziare un aspetto che hanno fatto già notare alcuni...

  PRESIDENTE. Deputati, cortesemente, deputati, lasciamo esprimere la deputata Cancelleri cortesemente. Prego deputata.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Vorrei evidenziare un aspetto che hanno già fatto notare alcuni miei colleghi precedentemente. Alcuni deputati di questa maggioranza così varia sostengono che in queste ore il MoVimento 5 Stelle stia bloccando i lavori dell'Aula, vorrei rispondere a questi deputati dicendo loro che noi stiamo semplicemente svolgendo il nostro dovere, noi stiamo (Commenti)...grazie...e che il vero depauperamento di questa Camera e delle sue funzioni è perpetrato proprio da quel Governo che loro sostengono, che ci propina decreti-legge riguardanti emergenze reali, ma che contengono soluzioni totalmente illusorie per la collettività, visto che puntano a soddisfare esclusivamente...

  PRESIDENTE. Deputati, cortesemente, siamo pochi, facciamo rumore più di quando l'Aula è piena, possiamo andare avanti ? Grazie, siamo pochi tutti, nessuno si renda suscettibile !

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. ...visto che puntano a soddisfare esclusivamente gli interessi di pochi. Noi del MoVimento 5 Stelle non possiamo assolutamente avallare questo sistema, anzi siamo proprio stati mandati qui per romperlo, ed è quello che stiamo facendo con gli strumenti democratici e con proposte sempre fattibili e migliorative.
  Perdonateci se secondo noi un testo in cui, per esempio, per dirne una, si nomina un commissario per la spending review, quindi un controllore sui tagli dei costi della politica che però diventa esso stesso un costo della politica, visto che è previsto 1 milione di euro per quattro anni. Allora, perdonateci se secondo noi questo testo è da rigettare o almeno da rivedere, ma da rivedere davvero nella sostanza, per la renderlo utile al rilancio dell'economia.
  Adesso voglio illustrare l'ordine del giorno che ho firmato. Questo ordine del giorno riguarda l'Expo di Milano. Ho deciso di firmarlo pur essendo siciliana, perché l'Expo ha quel retrogusto di infiltrazione mafiosa che tanto richiama, purtroppo, la mia amata regione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  L'emendamento, che ho poi trasformato in ordine del giorno, chiedeva una cosa semplicissima: pubblicare dettagliatamente le spese sostenute per la realizzazione degli eventi. Il nostro emendamento non è stato votato favorevolmente, però, dopo una riformulazione dei relatori, è stato inserito all'articolo 46 del decreto-legge n. 69 il comma 1-ter, che è una brutta copia del nostro emendamento, in quanto lo ha sminuito nella sua incisività. Cosa dice il comma 1-ter ? La nuova norma è finalizzata a garantire la trasparenza nell'utilizzo delle risorse pubbliche da parte del comune di Milano nonché degli enti coinvolti nella realizzazione del grande evento Expo, mediante la pubblicazione sui siti ufficiali delle spese sostenute per la sua organizzazione.
  La nostra proposta emendativa era più incisiva perché, appunto, prevedeva la pubblicazione delle spese in forma dettagliata.
  Per noi del MoVimento 5 Stelle, infatti, è essenziale che si abbia più trasparenza nell'utilizzo dei soldi pubblici, perché noi, in questo Parlamento, dobbiamo ricordarci che quelli che utilizziamo non sono soldi di un singolo che organizza, per Pag. 142esempio, un evento, ma che quelli che destiniamo con la nostra attività sono soldi dei cittadini.
  Sarebbe bello, ma ancora non è fattibile, far partecipare tutti i cittadini alle decisioni di spesa. Quindi, al momento è un nostro e vostro compito ma, soprattutto, è un nostro e vostro dovere, come delegati del popolo sovrano, rendere partecipi tutti almeno del modo in cui i soldi della collettività vengono spesi. Si potrebbe partire, per esempio, proprio dall'Expò. In che modo ? Prevedendo la rendicontazione puntuale delle spese, semplice e trasparente.
  Un buon Governo e un bravo commissario, se svolgessero il loro compito con onestà e secondo la famosa diligenza del buon padre di famiglia, non avrebbero nulla da nascondere e, quindi, non dovrebbero temere il controllo da parte dei cittadini.
  Forza, signori del Governo, stupiteci. Dimostrateci che in Italia un percorso di trasparenza e legalità può ancora iniziare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Di Vita ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/216.

  GIULIA DI VITA. Signor Presidente, gentilissimi colleghi, dalla metà del 2009 si è sviluppata sulla stampa, ed è tutt'ora in corso, una vasta campagna, l'ennesima (almeno la quinta o sesta dalla metà degli anni Ottanta) relativa ai cosiddetti «falsi invalidi», ossia coloro che ricevono una pensione di invalidità senza possederne i requisiti di accesso, a seguito di truffe, magari con connivenze con funzionari di enti o medici delle commissioni mediche. Si tratta di una campagna che ha ben veleggiato, sorretta dai venti della crisi e della moralizzazione.
  Com’è noto a tutti, la procedura di accertamento dell'invalidità civile è stata radicalmente rinnovata dall'articolo 20 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009 n. 102, titolata «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile», che attribuisce all'INPS nuove competenze per l'accertamento dell'invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, con l'intento di ottenere tempi più rapidi e modalità più chiare per il riconoscimento dei relativi benefici.
  Tuttavia, malgrado negli intenti il provvedimento meritasse di per sé un plauso, le due principali novità introdotte dalla riforma in esame, costituite dalla completa informatizzazione e dalla partecipazione del medico INPS alle commissioni mediche ASL, hanno, di fatto, determinato un risvolto sfavorevole, generando concreti elementi di criticità.
  I dati, emergenti a riguardo dalle fonti ufficiali, sono inequivocabili e preoccupanti. Mentre si spende e si spande per la lotta ai falsi invalidi, il cittadino che prova a far domanda per l'invalidità si scontra, con un percorso labirintico e ostile, con la burocrazia e con la scarsa informatizzazione del sistema, e attende in media un anno per ottenere i benefici economici connessi, contro i 120 giorni stabiliti dalla legge. Ad essere lento e farraginoso è tutto il percorso per l'accesso all'invalidità civile, con tempi più lunghi rispetto all'anno precedente. Solo per essere convocati alla prima visita – ad esempio – passano in media 8 mesi rispetto ai 6 del 2011. Occorrono 11 mesi, invece, per ricevere il verbale rispetto ai 9 dell'anno precedente.
  Secondo la relazione per l'anno 2012 della Corte dei Conti, si attendono in media, dalla presentazione della domanda alla chiusura dell'iter, ben 278 giorni – ripeto: 278 giorni – per accertare l'invalidità, 325 per la cecità civile e 344 per la sordità. I costi di tali ritardi ammontano, nel solo 2011, a 24 milioni di euro. Se a questi si aggiungono i 34 milioni di spesa per medici convenzionati INPS, si giunge ad un totale di 58 milioni di euro bruciati, di fatto, dalla cosiddetta caccia ai falsi invalidi che, secondo il rapporto 2012 della Guardia di finanza, sono poco più di mille, pari allo 0,04 per cento degli aventi diritto, a fronte degli 800 mila controlli Pag. 143effettuati dal 2009 al 2012 per il cosiddetto, tanto, forse troppo, acclamato «Piano contro i falsi invalidi».
  Nonostante tali esigui risultati e il grave stigma nei confronti delle persone con disabilità, gli enormi disagi causati ai cittadini e il sovraccarico all'INPS, la legge di stabilità 2013 ha disposto altri 450 mila controlli da svolgersi nel triennio 2013-2015. Alla fine del 2015 saranno state controllate in totale 1 milione 250 mila posizioni. Altrettanto inconfutabile appare poi il dato che i medici impiegati per le attività di verifica straordinaria siano stati di fatto sottratti alla attività ordinaria per la concessione della invalidità: nel 2011 essi sono stati regolarmente presenti nelle commissioni ASL in poco più di un caso su tre (tasso di presenza del 37,7 per cento).
  A tutto ciò si aggiunga la scarsa informatizzazione delle ASL che hanno trasmesso in formato elettronico all'INPS solo il 56 per cento dei verbali. Il restante 44 per cento in formato cartaceo ha comportato un dispendio di risorse e tempo per l'inserimento nella piattaforma INPS. Per contro oltre il 45 per cento dei cittadini che avanza domanda di invalidità, si scontra con la lentezza dell'iter burocratico.
  È di tutta evidenza dunque come il fenomeno sia in realtà davvero molto limitato e meno rilevante in termini numerici di quello che invece lo si vuole far apparire; è infatti certo il dato che la ricerca ossessiva dei falsi invalidi, strutturata così com’è, risulta controproducente, riuscendo a recuperare molto meno di quello che spende per stanare i veri falsi invalidi e complica la vita agli invalidi veri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Baroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/217.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, i dirigenti sono come i soprammobili, più sono inutili più li sistemano in alto. L'ordine del giorno da me presentato ha come fine la richiesta di chiarezza sulla necessità di spese da iscrivere a bilancio dello Stato in un momento in cui il risparmio delle risorse disponibili è senza dubbio un'imprescindibile priorità e dovrebbe costituire la preoccupazione regina per il Governo e guidare la sua azione. Vedremo.
  Nello specifico troviamo all'articolo 17, comma 1, lettera d), la norma che aggiunge il comma 15-quinquies ad un precedente decreto, noto come cresci-Italia, e che stabilisce la previsione di spesa autorizzata, per la realizzazione della piattaforma tecnologica centrale, di cui al comma 15 dello stesso decreto, per la realizzazione del fascicolo sanitario elettronico; spesa quantificata in una cifra che può arrivare fino a 10 milioni di euro per il 2014 e ad ulteriori 5 milioni di euro a decorre dal 2015, da definire su base annua con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, su proposta della Agenzia per l'Italia digitale. Vedremo.
  L'intervento normativo incide sull'articolo 12 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, appunto il cresci-Italia, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221. Al comma 8 dello stesso articolo leggiamo che le disposizioni recate dal medesimo non debbono comportare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che le amministrazioni interessate devono provvedere alle attività di competenza nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente. Vabbè, vedremo !
  Sempre secondo l'articolo 12 già citato, la natura degli interventi necessari all'integrazione dei sistemi locali del fascicolo sanitario elettronico già funzionanti, come ad esempio quella della Lombardia, o in fase di realizzazione, saranno noti solamente all'inizio del 2014. Vedremo.
  Difatti, il comma 15-bis recita che le regioni e le province autonome debbono presentare alla Agenzia per l'Italia digitale il piano di progetto per la realizzazione del fascicolo sanitario elettronico entro il 31 dicembre del 2013. È su tali dati che l'Agenzia per l'Italia digitale dovrà calcolare Pag. 144entro i primi giorni di marzo del 2014, comma 15-quater, lettera a), la conformità dei piani di progetto presentati, e quindi, solo allora, marzo 2014, sarà prevedibile il costo complessivo dell'operazione di messa in opera della infrastruttura centrale per l'integrazione dei vari FSE. Vedremo.
  Tali operazioni, per quanto possiamo evincere dalle informazioni disponibili, dovrebbero riguardare la realizzazione di un sistema di integrazione e consultazione a livello di software e di banche di dati che costituiscono il fascicolo sanitario elettronico a livello nazionale, banche di dati che comunque devono essere costituite e aggiornate dai soggetti che prendono in cura l'assistito nell'ambito del Servizio sanitario nazionale e dei servizi socio sanitari regionali, senza ulteriori oneri per la finanza pubblica, ossia senza incidere sul costo complessivo in carico all'Agenzia per l'Italia digitale, decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, articolo 12, comma 3, cresci-Italia, la quale dovrebbe curare, a parte la realizzazione dei suddetti strumenti informatici, la disponibilità delle infrastrutture tecnologiche per la messa in funzione dell'infrastruttura centrale del sistema.
  La somma stanziata potrebbe rivelarsi, quindi, assolutamente non necessaria nella sua interezza per la realizzazione del FSE, in quanto esiste anche la possibilità di approfittare degli attuali sistemi in uso in alcune regioni per la struttura informatica dello stesso, e per questo sentiamo la necessità di sollecitare il Governo ad operare un'attenta valutazione delle spese necessarie a realizzare queste operazioni nel corso dell'anno 2014, e quantificate nel decreto in oggetto con un tetto di 10 milioni di euro. Quello che suscita, comunque, maggiore perplessità è la disponibilità della somma di 5 milioni di euro a partire dal 2015 per la sola manutenzione del sistema, visto che una volta terminata la struttura software e hardware relativa all'integrazione delle piattaforme e la sua messa in opera (per la cui realizzazione il decreto in oggetto stabilisce come termine il 31 dicembre 2014), l'onere della immissione, certificazione e controllo dei dati, ricade sugli enti regionali e su quelli provinciali autonomi, senza dover gravare ulteriormente sul bilancio generale dello Stato.
  Signor Presidente, come lei sicuramente saprà, l'Agenzia per l'Italia digitale è un organo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Siamo quindi di fronte a un provvedimento che va a destinare fondi cospicui in modo, diciamo, anzi vedremo, autoriferito, fondi il cui volume ci sembra, a fronte delle necessità a cui devono sopperire, decisamente gonfiato. Cerchiamo di vedere perché.
  A novembre 2011 il Governo dichiarò che l'Agenda digitale era una priorità. A fine gennaio 2012 venne creata la famosa cabina di regia per riempirla di contenuti, ma quello che venne istituito è stato l'Agenzia digitale sulle ceneri di tre dipartimenti diversamente inutili. Già all'epoca qualcuno diceva «Vedremo». Ma veniamo all'erogazione di questi 15 milioni in due anni. A ottobre 2012 viene nominato Agostino Ragosa, alto dirigente delle Poste...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputato.

  MASSIMO ENRICO BARONI. ... che però, tanto per cambiare, diventa direttore generale. Concludo. Vedremo. E infatti Enrico Letta per metterci una pezza nomina Francesco Caio come Mister Agenda...

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato.
  Il deputato Dall'Osso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/217.

  MATTEO DALL'OSSO. Pregiatissimo Presidente, colleghi deputati, nell'ambito di una azione volta all'attenzione dell'altro e a preservare ogni vita umana in tutte le suo forme e in ogni aspetto, è necessario rinsaldare le basi di una politica correlata alla donazione degli organi, argomento decisamente triste, dalla cui malinconia si potrebbe dare avvio alla gioia di altri. Non è affatto facile affrontare tematiche di questa natura, con semplicità e senza Pag. 145dovizia di particolari. A tal proposito, infatti, si riscontra come in Italia vi siano 21,8 donatori d'organo per milione di popolazione. In Europa la situazione varia in positivo: in Spagna sono 35 per milione, in Francia 25 per milione, mentre la situazione varia...

  PRESIDENTE. Intende continuare, deputato ?

  MATTEO DALL'OSSO. Si, si, assolutamente.
  In Europa la situazione varia in positivo: in Spagna sono 35 per milione, in Francia 25, mentre in Gran Bretagna sono 17 e in Germania 14. Inoltre, sono relativamente pochi gli italiani che dicono no all'espianto di organi. I donatori sono stati 1311 a fronte di 8887 pazienti in lista d'attesa. I dati aggiornati sono visibili sul sito nazionale trapianti (CNT). Tuttavia, non sempre risulta palese il modo di dimostrare la propria volontà in merito alla donazione degli organi; così, si ricorre alla compilazione di un modulo apposito, da consegnare alla ASL o al medico di famiglia, oppure con un atto olografico dell'Associazione italiana donatori organi, la famosa AIDO, entrambi documenti che confluiscono direttamente nel database del Sistema informativo trapianti, consultabile da medici 24 ore su 24.
  Vedete, questa modalità è già stata adottata dai comuni di Cesena, Perugia e Terni; la regione Umbria ha ora esteso l'iniziativa a tutti i comuni del territorio. Si inserisce proprio in questo contesto l'ordine del giorno presentato dal MoVimento 5 Stelle, che impegnerebbe il Governo, ove fosse recepito, a valutare la possibilità che la disponibilità ovvero il diniego della donazione di organi sia contenuta nella carta di identità e nel passaporto, con un apposito codice seriale corrispondente al soggetto.
  Sono necessarie non solo la tutela della privacy, ma anche una maggiore delicatezza ed attenzione nei confronti di coloro che operano tale scelta. E come i tre violoncellisti dissero sul Titanic prima che affondasse: «È stato un piacere suonare con voi» e io aggiungerei anche: «Ma anche no» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Mantero ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/219.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, per spiegare il senso di questo ordine del giorno, riguardante i requisiti che devono essere posseduti dalle materie prime per la produzione di farmaci, anche importate da Stati non europei, dobbiamo fare un balzo indietro di ben sette anni, quando il decreto legislativo n. 219 del 2006 recepiva la direttiva 2001/83 della Comunità europea.
  In particolare, l'articolo 54, comma 3, primo periodo, prevedeva che anche per le materie prime utilizzate per la produzione di farmaci importate da Paesi extra Unione europea dovesse essere disponibile un certificato di conformità alle norme di buona fabbricazione rilasciato all'officina di produzione dalle competenti autorità di uno Stato dell'Unione.
  Questa formulazione, andando oltre quanto disposto dalla direttiva europea 2001/83, era evidentemente finalizzata a garantire un più elevato livello di tutela della salute dei cittadini.
  La Commissione europea, con una nota del 5 marzo 2007, richiamava l'Italia affermando che la formulazione dell'articolo 54 del citato decreto legislativo, andando oltre le prescrizioni della direttiva europea, introduceva, di fatto, un ostacolo alla libera circolazione delle merci nel mercato dell'Unione europea.
  A questo punto dovevamo scegliere tra libera circolazione delle merci e, appunto, una maggior tutela per la salute dei cittadini. Volete sapere come è andata a finire ? Immagino di no, ma io ve lo racconto ugualmente...
  È andata a finire che con il decreto legislativo n. 274 del 2007, si aggiunse all'articolo 54 del decreto n. 219 del 2006 il comma 3-bis, con il quale si applicava una parolina magica alla materia: la «semplificazione».Pag. 146
  In sostanza, si disse che l'attuazione del primo periodo del comma 3 dell'articolo 54, quello, per intenderci, che garantiva elevati livelli di tutela della salute, per semplificare, fosse rimandata al 2009.
  Si disponeva, inoltre, che le materie prime per i farmaci fossero corredate da una certificazione di buona fabbricazione, redatta dalla persona qualificata responsabile della produzione che utilizzava le materie prime. Tradotto, una banale autocertificazione.
  In pratica, la stessa azienda che compra le materie prime, con le quale produce i farmaci che vende, certifica che le materie prime che compra sono di buona qualità ! Potrebbe fare diversamente ? Potrebbe dire che i materiali che compra per produrre le cose che vende sono di pessima qualità ? Io penso di no.
  Quindi, ci troviamo di fronte a un paradosso, o, più semplicemente, a un altro piccolo grande conflitto d'interessi a modo nostro, all'italiana !
  Il termine del 2009 è stato poi ripetutamente posticipato fino ad arrivare al 3 luglio 2013 quando avrebbe dovuto entrare finalmente in vigore la formulazione originaria. Dopo ben otto anni dall'approvazione della norma finalmente la tutela della salute dei cittadini poteva tornare ad essere rispettata.
  E invece no ! Perché nel frattempo l'Italia ha ricevuto un'infrazione (un'altra) per non aver ancora recepito la nuova direttiva europea, la 62/2011, maggiormente tutelante della precedente, in materia di farmaci contraffatti. Recepimento che, ci tengo a sottolineare, abbiamo chiesto più volte in Commissione affari sociali, finora senza alcun esito.
  Insomma prima la norma più tutelante andava oltre le prescrizioni della direttiva europea e quindi non andava bene, ora, che con la direttiva europea 62/2011 sarebbe compatibile, si utilizza strumentalmente il non ancora avvenuto recepimento della stessa, per inserire nel «decreto del fare» un comma che, rinviando nuovamente il termine, mantiene in vita il procedimento semplificato, per, attenzione, evitare che le imprese debbano far fronte ad ulteriori oneri burocratici. Non sia mai che spendono troppo !
  La tutela della salute dei cittadini è ancora una volta sacrificata sull'altare degli interessi delle imprese !
  Colleghi, con questo ordine del giorno, anche alle luce dei recenti scandali sui farmaci contraffatti e degli arresti di diversi dirigenti di aziende farmaceutiche, chiediamo l'immediato recepimento della direttiva europea 62/2011 e, quindi, l'attuazione di una norma che prevede che le materie prime debbano essere certificate da autorità competenti di uno Stato dell'Unione Europea e non con una semplice autocertificazione.
  La lotta alla contraffazione dei farmaci e il diritto alla salute non possono e non devono essere soggette a logiche mercantili, i cittadini malati, proprio quelli che dovremmo tutelare maggiormente, hanno già atteso e rischiato per troppi anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Lorefice ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/221.

  MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, colleghi deputati, l'ordine del giorno che mi accingo ad illustrare riguarda l'articolo 44 dell'Atto Camera 1248-A/R che prevede una normativa che il Governo è stato in un certo senso costretto ad inserire nel «decreto del fare» a seguito del procedimento di infrazione avviato dall'Unione europea nei confronti dell'Italia. La Commissione europea ha aperto tale procedura di infrazione per violazione del diritto comunitario in materia di riconoscimento dell'esperienza professionale acquisita nel settore sanitario di un altro Stato membro dell'Unione europea.
  Viene rilevato che la disciplina contrattuale interna relativa alla dirigenza medica e veterinaria viola il principio della libera circolazione dei lavoratori all'interno dell'Unione in quanto non prevede che i periodi di attività trascorsi dai medici alle Pag. 147dipendenze di un altro Stato membro dell'Unione europea, prima di essere assegnati all'amministrazione sanitaria italiana, siano valutati, in Italia, ai fini del calcolo degli anni di esperienza professionale e di anzianità. In particolare, la Commissione europea ha contestato all'Italia la mancata valutazione dei periodi di attività trascorsi dai medici alle dipendenze di un altro Stato membro ai fini del calcolo degli anni di esperienza professionale e di anzianità.
  L'esclusione dei servizi sanitari dall'ambito di applicazione della direttiva comunitaria 2006/123, relativa ai servizi del mercato interno, risultava limitata ai servizi forniti per valutare, mantenere o ripristinare le condizioni di salute dei pazienti. La disposizione di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 44 del discusso disegno di legge, prevede che, relativamente al personale delle aree delle dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, che presta servizio presso le strutture sanitarie pubbliche per le quali l'ordinamento italiano richiede, ai fini del riconoscimento di vantaggi economici e professionali, che l'esperienza professionale e l'anzianità siano maturate senza soluzione di continuità, tale condizione non si applichi se la soluzione di continuità dipende dal passaggio dell'interessato da una struttura sanitaria di uno Stato membro a quella di un altro Stato membro.
  Quindi, mentre secondo la normativa vigente, l'esperienza professionale espletata negli Stati dell'Unione europea non può cumularsi con quelle espletate in Italia, a causa della soluzione di continuità determinatasi in ragione del trasferimento, a seguito di questa proposta normativa tale esperienza potrà essere utilmente conteggiata ai fini del riconoscimento dei trattamenti economici.
  C’è da dire però che la normativa, così come pensata dal Governo crea un'evidente disparità di trattamento, privilegiando nell'ambito della sanità pubblica le dirigenze mediche, veterinarie e sanitarie.
  In considerazione di quanto esposto, riteniamo necessario che il Governo si impegni a valutare, anche attraverso interventi di natura legislativa, che la deroga prevista per le aree della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, di cui all'articolo 44, sia prevista per tutti gli operatori delle strutture pubbliche.
  Quello appena esposto è uno dei 105 ordini del giorno da noi presentati, dopo i ben 500 emendamenti al «decreto del fare», o pseudo tale, degli scorsi giorni, discussi tra l'indifferenza ed il disinteresse di coloro che dicono di voler fare il bene del Paese, ma abbiamo l'impressione, la certezza in realtà, che diventa sempre più forte giorno dopo giorno, che non sia così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Cecconi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/222.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente e colleghi deputati, scopo del mio intervento di oggi e del relativo ordine del giorno presentato è quello di mettere in evidenza l'ennesimo intervento particolaristico operato dalle istituzioni, volto a colmare una distorsione che si protrae da troppo tempo.
L'articolo 49-quater del cosiddetto «decreto del fare» infatti, riconosce in capo all'Associazione italiana della Croce Rossa la possibilità di presentare istanza di accesso ad anticipazione di liquidità per l'anno 2014, fino alla spaventosa somma limite di 150 milioni di euro. Ciò, nelle more dello svolgimento delle attività di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 179 del 2012 – inserito a sua volta in un decreto dichiaratamente diretto alla «Riorganizzazione dell'Associazione Italiana della Croce Rossa» – che imponeva all'ente una serie di attività volte alla catalogazione e razionalizzazione del patrimonio in virtù del commissariamento che l'aveva visto tristemente protagonista.
  A tal fine, il precedente Esecutivo, il Governo Monti, aveva approntato un piano di ristrutturazione – anche economica – dell'associazione, che passava per una riallocazione dei beni immobili volta a reperire le ingenti somme di cui lo stesso ente risultava essere debitore.Pag. 148
  Il decreto menzionato stabilisce anche che la Croce Rossa Italiana avrà tempo sino al 31 dicembre 2013 per porre in essere tali attività.
  Stando a quanto oggi previsto dal decreto «del fare», viene riconosciuta all'ente la facoltà di chiedere anticipazione di una somma di denaro davvero considerevole: ricordo che sono ben 150 milioni di euro.
  Il punto, in questa sede, non è capire se alla Croce rossa spettino o meno tali somme; il nodo reale è costituito dal fatto che un'anticipazione delle somme che spetterebbero alla Croce rossa solo a partire dal 2014 non è giustificata da nessuna condizione di eccezionalità.
  È bene ricordare, infatti, che si tratta di un ente che negli ultimi 38 anni è stato assoggettato al regime di commissariamento straordinario per ben 29 anni e che giusto a gennaio di quest'anno è rientrato nel regime di amministrazione ordinaria !
  L'attuale Presidente nazionale – Francesco Rocca – era, all'epoca dell'entrata in vigore del decreto di riorganizzazione n. 179/2012, commissario straordinario.
  Come si sia passati dallo status di commissariamento a quello di amministrazione ordinaria, non è dato saperlo; di certo questa mancanza di soluzione di continuità al vertice dell'ente solleva più di un dubbio, dubbio aumentato dal fatto che la vice presidente della Croce rossa italiana è tale Maria Teresa Letta, sorella di Gianni Letta e va da sé zia dell'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta.
  La Croce rossa italiana rappresenta incontestabilmente un'importante istituzione nazionale e svolge un ruolo insostituibile in Italia ed all'estero; tuttavia non riusciamo proprio a spiegarci come in un periodo in cui si stringono i cordoni della borsa nei confronti di chiunque, questo ente debba beneficiare di qualcosa che si avvicina molto al concetto di favoritismo.
  Tanto più che la succitata circostanza della fuoriuscita dallo stato di commissariamento, se davvero giustificata, dovrebbe far presupporre che l'ente versi in condizioni economiche perlomeno dignitose.
  Perciò non si giustifica affatto un'elargizione di tale entità.
  Sulla base di quanto appena esposto, dunque, ritengo inevitabile una chiara presa di posizione avversa al provvedimento. Più precisamente è necessario porre in essere ogni attività di vigilanza e di verifica affinché sia accertata e garantita la restituzione nelle casse dello Stato delle somme erogate in anticipazione sulla liquidità prevista per il 2014 con i relativi interessi. Chiedo, pertanto, al Governo di relazionare in merito e a prendere gli opportuni provvedimenti per scongiurare le conseguenze che un provvedimento tanto iniquo rischia di avere.

  PRESIDENTE. La deputata Grillo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/223.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente grazie, grazie ai colleghi e grazie ai cittadini che ci state guardando da casa in questo momento (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Eh sì, ci sono, ci sono. Presidente, prima di cominciare...

  PRESIDENTE. Deputati.

  GIULIA GRILLO. ... con l'esposizione dell'ordine del giorno che ho presentato, vorrei sottolineare un arco temporale che dovrebbe rimanere impresso nella memoria di tutti i deputati di quest'Aula: 2 ore e 25 minuti. 2 ore e 25 minuti, il tempo dedicato alla discussione sulle linee generali del disegno di legge di riforma costituzionale in Commissione affari costituzionali. Memorizzatelo bene perché quando i cittadini vi chiederanno quanto tempo la Commissione ha speso per esaminare alla Camera un disegno di riforma costituzionale la risposta è 2 ore e 25 minuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Va bene, lasciamo stare, magari è tempo perso (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Prego, vada avanti deputato.

Pag. 149

  GIULIA GRILLO. Vado avanti. Ma, guardi, il suono non cambia perché il mio ordine del giorno sono quattro righe, però sono quattro righe che hanno a che fare con una tematica che ci vorrebbero due giorni, 48 ore, per trattarla almeno ed è la tematica della responsabilità medica del sanitario, signori, che io conosco molto bene visto che sono un medico legale e non sono la prima arrivata (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Deputati.

  GIULIA GRILLO. Eh sì, signori.

  PRESIDENTE. Ma è possibile far esprimere nel proprio intervento un deputato ?

  GIULIA GRILLO. Io non so come si reagisca in un'Aula parlamentare....

  CRISTIAN IANNUZZI. C’è il pollaio !

  PRESIDENTE. Deputato Iannuzzi !

  GIULIA GRILLO. Quindi, un ordine del giorno molto breve, come dicevo, ma che riguarda una tematica molto ampia, una tematica a mio avviso analizzata molto bene in questo fascicolo della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali. Qui alla Camera si fanno un sacco di cose, infatti in questo fascicolo sono contenuti un sacco di dati. Non so, è un'attività schizofrenica a volte quella di questa Camera, forse come è anche quella del Senato perché ci sono tante cose, ma non si usano. E io mi chiedo perché si facciano allora, perché probabilmente quando è stata fatta la riforma Balduzzi, il Ministro avrebbe potuto tenere conto dei dati che venivano fuori da questa Commissione parlamentare di inchiesta anziché fare un articolo in cui l'unica pezza che si è riusciti a mettere per risolvere il problema della responsabilità sanitaria in Italia... Io lo so che qualcuno qui dentro ride, si sta divertendo, però vi comunico la notizia freschissima che molte ASL del Sud Italia hanno chiesto i fidi bancari per pagare gli stipendi dei medici ospedalieri. Vediamo se ridiamo ancora a ottobre. Comunque, continuiamo. Allora, l'unica pezza che ha potuto mettere il Ministro Balduzzi sul problema della responsabilità medica è stata quello di gravare ancora di più i medici sulle assicurazioni prevedendo, da parte dei medici, la possibilità di mettere una quota per aumentare quindi il premio versato alle imprese assicuratrici.
  Allora uno potrebbe pensare che la soluzione è questa, perché le assicurazioni stanno spendendo di più per risarcire i sinistri e, invece, non è così, signori, non è proprio così. A pagina 49 del fascicolo della Commissione che vi cito, si dice: «Negli anni 2006-2011 le compagnie assicurative hanno effettuato per il risarcimento dei sinistri la cifra di 837 milioni di euro con una riduzione rispetto al 2010 del 48 per cento e del 75 per cento rispetto al 2006». Quindi, il risarcimento dei sinistri è diminuito. Le assicurazioni hanno pagato di meno, non hanno pagato di più.
  Quelle che hanno pagato di più, invece, sono le ASL, quelle che hanno pagato di più i premi assicurativi sono le ASL, e quelle che stanno beneficiando di questo sono soltanto le lobby delle assicurazioni.
  Allora, io dico che con un ordine del giorno, che prima era un emendamento, si poteva aiutare perlomeno il Governo a rivedere un articolo su cui, peraltro, è stata presentata anche una proposta di legge proprio per abrogarlo e rivedere di nuovo tutta la materia del rischio clinico. Invece, purtroppo, quello che continuiamo a vedere è una superficialità, accompagnata spesso anche dall'arroganza, tipica della superficialità e della mancanza di approfondimento dei temi, che non risolvono i problemi dei cittadini, ma che, anzi, al contrario, li aggravano. Voglio anche citare le parole...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  GIULIA GRILLO. Sto concludendo con le parole di Ignazio Patrone, sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, che anche lui non è meno Pag. 150impietoso di me nella sua analisi: «Nessuno sa esattamente quante cause civili vengano promosse e quante azioni penali siano esercitate ogni anno per casi relativi a responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  La deputata Spadoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/224.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, deputati, colleghi, rappresentati del Governo, gli articoli 7 e 8 del decreto-legge in esame modificano la legge n. 49 del 1987, che regola il settore della cooperazione internazionale all'articolo 7 dell'attuale testo, introducendo un nuovo articolo, il 14-bis.
  Non appaiono comprensibili le ragioni che spingono a modificare tali due articoli all'interno di un provvedimento che prevede disposizioni d'urgenza volte al rilancio dell'economia, il quale, pertanto, non affronta direttamente la riforma dell'attuale legge sulla cooperazione internazionale.
  In tale materia sarebbe più opportuno mantenere un metodo di lavoro consultivo degli attori rilevanti della società civile, che pure da anni collaborano con le istituzioni affinché venga approvato un testo di legge condiviso e che regolamenti in modo innovativo il settore della cooperazione internazionale.
  L'articolo 8, al comma 3, prevede, che le somme statali non utilizzate alla fine dell'intervento siano versate all'entrata del bilancio dello Stato.
  Con questo ordine del giorno si impegna il Governo a predisporre ulteriori interventi normativi affinché tali somme non utilizzate possono in realtà essere più proficuamente riutilizzate per la concessione di prestiti agevolati alle piccole imprese attraverso il microcredito, e particolarmente alle persone che hanno perso il lavoro, agli svantaggiati, alle minoranze etniche o che intendano avviare in proprio una piccola impresa in loco.
  Ritengo insensato presentare all'interno di un provvedimento di tale genere – ricordo che si tratta di un decreto-legge, provvedimento provvisorio avente forza di legge, adottato in casi straordinari di necessità e urgenza del Governo – delle proposte emendative alla legge sulla cooperazione internazionale, che, ricordo è la legge n. 49 del 1987, più volte oggetto di discussione per una sua concreta ed efficiente modifica. Ricordo la proposta del senatore Tonini presentata durante la scorsa legislatura.
  Il Governo ritiene così necessario ed urgente emendare la legge in questione in questo modo e in tempi così rapidi ? Credo che il settore debba essere trattato in maniera più attenta e dettagliata e consultando, in primis, i soggetti non governativi che agiscono nei Paesi in via di sviluppo e coinvolgendo la società civile per giungere, poi, in questa sede, ad un testo unico e condiviso. Soprattutto, faccio presente che non si è parlato di sviluppo sostenibile, sia dal punto di vista economico che sociale; una sensibilità particolare a favore della cultura della sostenibilità degli interventi credo fortemente che sia necessaria.
  Comunque – ripeto –, credo che le modifiche agli articoli 7 e 8 del presente decreto non sono condivisibili, perché inserite forzatamente in un testo proposto dal Governo e non dal Parlamento. Un esempio di non chiarezza degli articoli inseriti è la definizione di imprese miste, che potrebbe portare ad interpretazioni errate. Per questo abbiamo almeno tentato di emendarlo, specificando che per «imprese miste» si deve intendere un'unione tra impresa italiana e impresa locale. Inoltre, nell'articolo 8 si prevede che le somme statali non utilizzate alla fine dell'intervento siano versate all'entrata del bilancio.
  Tali risorse devono essere riutilizzate per la concessione di prestiti agevolati alle piccole imprese attraverso il microcredito, ma anche alle numerosissime persone che oggi non hanno più un lavoro, alle categorie svantaggiate e alle minoranze etniche. Ricordo che questi articoli, il 7 e l'8, modificano la legge n. 49 del 1987 sulla cooperazione e introducono, appunto, un Pag. 151nuovo articolo, il 14-bis. Ribadiamo sempre che non ci sono ragioni comprensibili che spingano a modificare questi due articoli, visto che si tratta di un provvedimento che prevede disposizioni d'urgenza volte al rilancio dell'economia e il quale, pertanto, non affronta direttamente la riforma dell'attuale legge sulla cooperazione internazionale. Probabilmente, crediamo che sarebbe più opportuno mantenere un metodo di lavoro consultivo, coinvolgendo anche la società civile che da anni lavora e collabora con le istituzioni, di modo che si possa approvare un testo di legge effettivamente condiviso e, soprattutto, che ci sia una nuova regolamentazione nel settore della cooperazione internazionale. Ricordo, infine, e concludo, che l'articolo 8, al comma 3, prevede che le somme statali non utilizzate alla fine dell'intervento siano versate all'entrata del bilancio dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Tacconi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/225.

  ALESSIO TACCONI. Signor Presidente, cari colleghi deputati, signori del Governo, l'ordine del giorno che sto per esporre si riferisce all'articolo 7 del decreto-legge recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia. Ripeto il nome di questo disegno di legge, signori del Governo, e ripeto quello che è già stato detto anche nell'intervento precedente, perché appare veramente e scarsamente comprensibile come, per quanto il MoVimento 5 Stelle lo ritenga di vitale importanza, possa essere così urgente un articolo che ha come fine di sostenere la ripresa delle iniziative di cooperazione allo sviluppo favorendo l'internazionalizzazione delle imprese italiane attraverso la creazione di joint venture nei Paesi in via di sviluppo. Riteniamo, infatti, che riguardo a tale materia sarebbe stato e sarebbe più opportuno che venisse approvato un testo di legge condiviso da istituzioni e soggetti della società civile e che regolamenti, in modo innovativo, il settore della cooperazione internazionale.
  L'articolo 7 prevede, tra le altre cose, la concessione di prestiti dagli istituti di credito a imprese italiane o per agevolare gli apporti di capitale delle imprese italiane nelle imprese miste. Con questo ordine del giorno il MoVimento 5 Stelle vuole riportare al centro dell'attenzione uno dei temi più cari non solo a chi crede nei punti del programma del movimento ma a tutti i cittadini italiani, non fosse altro perché i fondi stanziati vengono coperti, in gran parte, con i soldi delle tasse dei cittadini italiani stessi. Ebbene, vogliamo impegnare il Governo a predisporre, oltre a questo decreto-legge blindato dalla fiducia, ulteriori interventi normativi che prevedano finanziamenti agevolati a imprese e organizzazioni che lavorano nel campo dell'ambiente, dello sviluppo sostenibile, dei servizi sociali, della cultura e della cooperazione internazionale.
  Infatti, signori del Governo, riteniamo fondamentale la ripresa delle iniziative di...

  PRESIDENTE. È possibile liberare i banchi del Governo ?

  ALESSIO TACCONI. Grazie, Presidente. Riteniamo fondamentale la ripresa delle iniziative di cooperazione allo sviluppo come pure l'internazionalizzazione delle imprese italiane, attraverso la creazione di partnership tra le aziende italiane e le aziende operanti in Paesi in via di sviluppo, ma siamo convinti, signori del Governo, che questo non possa più essere sufficiente. Troppe volte abbiamo avuto notizie, e ancora oggi ne veniamo a conoscenza, di aziende italiane che vanno a fare business fuori dai confini nazionali senza, purtroppo, rispettare i basilari principi di rispetto delle altre popolazioni, del rispetto dell'ambiente e della cultura del Paese dove vanno a fare business. Non vorremmo più sinceramente che i fondi derivanti dall'imposizione fiscale dei cittadini italiani siano utilizzati per finanziare iniziative di business che non rispettano questi basilari principi.
  In altre parole, i cittadini italiani non vogliono più dare un singolo euro delle Pag. 152loro tasse che possa anche solo potenzialmente andare a sfruttare altre popolazioni che noi consideriamo amiche, dovunque esse siano, o l'ambiente in qualsiasi sua forma. I fondi destinati nel quadro della cooperazione italiana allo sviluppo dovranno sempre di più e necessariamente prevedere finanziamenti agevolati ad imprese che si dimostreranno attente al rispetto dell'ambiente, che agiranno nell'ambito di uno sviluppo sostenibile, che avranno come principali obiettivi il rispetto, il supporto, la promozione della cultura, sia italiana che dei Paesi con cui dovranno cooperare, e che infine saranno attente allo sviluppo dei servizi sociali e della scolarità dei Paesi in cui andranno ad operare e a fare business. Chiediamo dunque al Governo di impegnarsi in questo ambito, di impegnarsi veramente su questo punto, in quanto, anche in questi tempi duri anche per i cittadini italiani, gli stessi cittadini italiani ritengono questi punti fondamentali riguardo alle iniziative di cooperazione allo sviluppo in cui si impegnano le aziende italiane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Del Grosso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/226.

  DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, una norma dell'articolo 7 del «decreto del fare» pone come premessa il fine di favorire la ripresa delle iniziative di cooperazione allo sviluppo favorendo l'internazionalizzazione delle imprese italiane attraverso la creazione di forme di partenariato. Il nuovo testo dell'articolo 7, quindi, prevede che, attraverso il fondo di rotazione per la cooperazione allo sviluppo, possano essere concesse alle imprese italiane crediti agevolati per assicurare il finanziamento integrale del capitale di rischio ai fini della costituzione di collaborazione nei Paesi in via di sviluppo con corresponsione di crediti agevolati, anche in forma anticipata. Nella relazione tecnica si sottolinea come il ricorso al fondo rotativo sia attualmente sottoutilizzato: tra il 2000 e il 2011 sono stati erogati 4,4 milioni di euro per otto proposte di finanziamento, laddove le disponibilità finanziarie riferibili al fondo ammontano a circa 108 milioni di euro. Sempre ai sensi e agli effetti dell'articolo 7, i crediti potranno essere erogati a favore di investitori pubblici o privati o di organizzazioni internazionali sempre al fine di favorire, da parte loro, la costituzione di imprese miste nei Paesi in via di sviluppo, ovvero di promuovere lo sviluppo attraverso altre agevolazioni identificate dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE). Una quota del fondo rotativo potrà essere destinata a dar vita ad un nuovo fondo di garanzia a tutela dei prestiti concessi da istituti di credito a imprese italiane, oppure facilitare gli apporti di capitale italiano nelle imprese miste. Inoltre, la relazione tecnica precisa che la disposizione non comporti effetti negativi per la finanza pubblica, poiché le risorse disponibili sul fondo continueranno ad essere impiegate con modalità a carattere rotativo. Lo spirito della proposta è quello di promuovere e favorire lo sviluppo del microcredito locale, grande assente nella ormai troppo vecchia legge sulla cooperazione e sullo sviluppo, anche per il ruolo di coesione e sviluppo che esso svolge. La proposta è quella di riversare le somme statali non utilizzate al termine dell'intervento di cooperazione nelle entrate del bilancio dello Stato in un fondo di garanzia per la sola concessione di prestiti agevolati alle imprese mediante lo strumento di microcredito. Per tale motivo, una quota del medesimo fondo sarà destinato al sostegno di progetti caratterizzati dalla sostenibilità ambientale degli stessi e rivolti particolarmente a reintegrare nella società le persone svantaggiate che intendano avviare una micro-impresa, come i disoccupati, gli immigrati, le donne, i membri di minoranze etniche e le persone residenti in aree svantaggiate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Di Battista ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/227.

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  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, innanzitutto una piccola premessa: tutto questo lo stiamo facendo per chi non ce la fa più, per chi si vuole ammazzare, per chi vuole lasciare il Paese, per chi prende 300 euro di pensione, per chi rischia la vita sul lavoro, per chi rischia la vita per lottare contro la mafia, per chi rischia la vita per scrivere un pezzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questo «ostruzionismo-costruzionismo» lo facciamo per l'Italia, per l'istituzione che amiamo alla follia, penso che si veda. Alla follia.
  Proprio per questo non ce la facciamo a vederle violentate dalla partitocrazia e dalla dittatura governativa. Tutto questo lo stiamo facendo per i nostri figli ed è anche un orgoglio farlo insieme a voi, ragazzi.
  Con l'ordine del giorno che mi accingo ad illustrarvi si intende impegnare il Governo affinché mediante l'adozione dei necessari atti normativi introduca una disciplina in forza della quale le imprese miste beneficiarie dei crediti agevolati adottino ed attuino nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo, anche se sarebbe più corretto definirli Paesi «via di sviluppo» di qualcun altro, progetti altamente sostenibili. Come è noto l'espressione «sviluppo sostenibile» è stata utilizzata per la prima volta nel 1987 dalla Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo, nel rapporto finale noto appunto come Rapporto Brundtland, lo sviluppo sostenibile viene definito come «lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i loro».
  Difatti è sulla parola «sostenibilità» che intendiamo porre l'accento. «Sostenibilità» è un concetto importante non solo ai fini meramente programmatici, ma soprattutto perché deve connotarsi di un carattere dapprima politico e poi normativo, grazie al quale soddisfare i bisogni dell'uomo e migliorarne la qualità della vita.

  PRESIDENTE. Deputati, posso chiedervi di abbassare la voce ? Si può anche comunicare senza urlare cortesemente. Grazie.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Ciò ovviamente all'interno di un uso efficiente e responsabile da un punto di vista ambientale, delle scarse risorse della nostra società, siano esse naturali od economiche. Lo stesso concetto di sviluppo non dovrà più essere inteso quale crescita infinita del prodotto interno lotto; il PIL infatti, è una misura del tutto imperfetta del benessere, che non è mai misurabile attraverso il consumo e la quantità di beni acquistabili. Al riguardo, consentitemi di citare il discorso del Presidente dell'Uruguay, José Mujica, invitato a parlare al G20, un uomo di 78 anni che conduce una vita da semplice cittadino e che devolve il 90 per cento del suo stipendio in beneficenza, è un po’ quello che facciamo noi del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): «lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana, dell'amore sulla terra, delle relazioni umane, dell'attenzione ai figli, dell'avere amici, dell'avere il giusto, l'elementare».
  Premessi questi cenni di più ampio respiro, ci sono due ragioni, per così dire pratiche, che dovrebbero spingerci ad andare nella direzione poc'anzi prospettata. Innanzitutto ci preme sottolineare la necessità di premiare le imprese virtuose, ossia quelle che rispettano gli standard internazionali in materia di diritti umani e/o ambiente, ad esempio come i principi del Global Compact delle Nazioni Unite, le linee guida dell'OCSE sulla responsabilità sociale d'impresa per le imprese multinazionali, oppure come le principali convenzioni ILO a protezione dei diritti dei lavoratori e le dichiarazione tripartitiche dell'ILO con riferimento alle imprese multinazionali e la politica sociale.
  Inoltre diversi studi dimostrano che le imprese sostenibili sono quelle attualmente più forti e stabili sul mercato, di conseguenza presentano anche rischi minori per quanto riguarda la loro capacità di rimborsare i finanziamenti presi in prestito a tassi agevolati.Pag. 154
  D'altronde, anche a livello sovranazionale, in ambito ONU ed in sede europea, attraverso gli obiettivi di sviluppo del millennio, nonché per il tramite dell'elaborazione di nuovi obiettivi di sviluppo avviata alla Conferenza di Rio Mas 20, ci si sta muovendo verso una mobilitazione mondiale nella lotta contro la povertà, nel contrasto ai cambiamenti climatici e nell'affrontare la scarsità delle risorse e il degrado ambientale.
  Siamo convinti che tra i tanti giovani che ci sono in questo Parlamento, certamente ce ne sono che spingeranno affinché questo ordine del giorno possa essere approvato da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Scagliusi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/228. Cortesemente, chiedo sempre di avere un tono basso della voce. Grazie.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, gli articoli 7 e 8 del decreto-legge in esame modificano la legge n. 49 del 1987, che regola il settore della cooperazione internazionale. Ci sembrano incomprensibili le ragioni che spingono a modificare questi due articoli all'interno di un provvedimento che prevede disposizioni d'urgenza volte al rilancio dell'economia, o almeno dovrebbe, che quindi non affronta direttamente la riforma dell'attuale legge sulla cooperazione internazionale, riforma che noi auspichiamo, come già detto precedentemente anche dai miei colleghi.
  È sotto gli occhi di tutti come gli equilibri geopolitici mondiali stanno rapidamente mutando: ce lo diciamo ogni giorno, e basta analizzare i dati macroeconomici del globo per capire che, nel giro di pochi anni, vi sarà un rovesciamento portentoso del potere economico a favore dei Paesi che ci ostiniamo a chiamare emergenti e che invece stanno diventando schiaccianti, tanta è la loro forza propulsiva.
  Di conseguenza, anche il panorama della cooperazione internazionale sarà chiamato ad adeguarsi al mutato contesto. L'Europa sta perdendo in maniera vistosa la propria centralità sul tema, a causa delle minori risorse economiche disponibili, ed ha un potere di indirizzo sui grandi temi che purtroppo, a causa delle numerose spinte centrifughe promosse dai vari Paesi europei, non è riuscito ad affermarsi.
  In questo contesto, gli attori della cooperazione italiana come si stanno attrezzando per rispondere alle nuove sfide ? A mio modesto parere, non a sufficienza: siamo in ritardo su molte questioni, e tendiamo a promuovere politiche di cambiamento solo se costretti da fattori esogeni. Dovremmo essere più proattivi, e cercare di anticipare i tempi invece di subirli.
  Quello della cooperazione, per le nostre imprese sociali ed organizzazioni non governative, è un tema assolutamente strategico, perché ci permetterebbe di operare quella commistione col settore privato, che potrebbe essere essenziale nell'ottica di internazionalizzazione delle nostre organizzazioni, che sovente mancano di capitali e cultura in questo senso.

  PRESIDENTE. Deputati, cortesemente.

  EMANUELE SCAGLIUSI. A tal fine, con questo ordine del giorno, impegniamo il Governo a predisporre ulteriori interventi normativi affinché vengano garantite, nell'ambito di quanto previsto dall'articolo 7, un'attenzione e una sensibilità particolari a favore della cultura della sostenibilità e degli interventi delle imprese italiane, di concerto con quelle locali, che esse affronteranno nei Paesi in via di sviluppo d'ora in avanti.
  In passato tante genti sono passate dai Paesi in via di sviluppo: colla scusa dell'aiutare, del civilizzare, hanno sfruttato, distrutto, reso dipendenti, razziato quei Paesi, accumulando enormi ricchezze. Il principio guida dell'intervento esterno da parte di un'organizzazione non governativa o di un'impresa in un Paese del cosiddetto terzo mondo dev'essere quello più corretto ed efficace dell’empowerment, Pag. 155inteso come appropriazione di strumenti cognitivi e operativi da parte delle persone e dei gruppi locali, in funzione del conseguimento di una progressiva autonomia nell'affrontare i problemi quotidiani, e possibilmente nel progettare le soluzioni per quelli futuri. In breve, come dice un proverbio cinese: dai un pesce ad un uomo e lo nutrirai per un giorno, insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.
  Sempre più aziende offrono ai Paesi in via di sviluppo beni e servizi che in quei territori rappresentano il progresso. In questo scenario, è fondamentale che l'Italia garantisca un rapporto di rispetto reciproco e che il supporto delle nostre aziende non diventi un modo per attingere risorse e tornare a casa: le imprese coinvolte devono rispettare gli standard internazionali, come i principi del global compact delle Nazioni Unite, le linee guida dell'OCSE sui diritti dei lavoratori, e le Dichiarazioni tripartite ILO, con riferimento alle imprese multinazionali e alla politica sociale.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Considerando che a fine 2012 il Ministero dello sviluppo economico ha approvato il nuovo Piano d'azione nazionale triennale sulla responsabilità d'impresa, con l'obiettivo di allineare le strategie di Governo in materia di standard internazionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La deputata Grande ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/229.

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, con l'ordine del giorno numero n. 9/1248-A/R/229 si intende porre l'attenzione sulla necessità assoluta di ampliamento del campo giuridico in materia di cooperazione e sviluppo economico. Nello specifico, a scanso di equivoci e senza voler prestare il fianco a facili invettive demagogiche, il testo ha una finalità marcatamente pratica: si sottolinea infatti la stringente necessità di iniziare a predisporre una serie mirata di ulteriori interventi normativi affinché i crediti agevolati possano venire concessi all'impresa mista anche in via diretta. Tale passaggio risulta di vitale importanza perché possano mobilitarsi risorse finanziarie e capacità professionali con le quali, attraverso l'istituzione di partnership pubblico-private, valorizzando lo sforzo degli operatori economici del nostro Paese, vengano a crearsi le condizioni per contribuire in modo deciso allo sviluppo dell'economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Manlio Di Stefano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/230.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, vedete, io sono un po’ in difficoltà in questa situazione, nonostante io venga da una famiglia in cui i miei nonni erano entrambi partigiani – mio nonno paterno è stato fucilato addirittura, l'altro mio nonno mandato in esilio perché lavorava nell'ente dell'acquedotto del suo Paese e di notte rubava l'acqua sostanzialmente per distribuirla al Paese ai tempi in cui c'era il fascismo – una famiglia quindi fondata su dei valori io dico importanti, che mettono al centro la centralità della società, della condivisione, del rispetto di chi ha più bisogno, del rispetto di chi crede che insieme si possa creare una comunità (e quando c’è una comunità si va sempre nella direzione giusta, in quella del popolo). Sono nato in una famiglia che quindi da queste origini era una famiglia di sinistra, a casa mia – oggi quasi mi vergogno a dirlo – ma si votava PD addirittura. Io sono arrivato (Commenti)... è un dato di fatto...

  PRESIDENTE. Deputato vada avanti, non c’è bisogno di fare contraddittorio con l'Aula.

  MANLIO DI STEFANO. No, sentivo un coro da stadio e mi sono fermato un attimo. Ho sempre creduto quindi che per chiamare il Paese bastasse semplicemente Pag. 156tanta forza di volontà, la coerenza, quella rabbia che si vede poi negli occhi di chi la porta davvero e quello spirito di osservazione del mondo che ti permette di riuscire sempre a distinguere quando stai parlando con una persona che ha davvero dei valori e quando stai parlando con una persona che in fondo è vuota.
  Sono arrivato quindi in quest'Aula dopo anni, dopo aver compiuto il mio normale percorso – ho studiato, ho creduto in qualcosa, mi sono laureato – e come mi ripetono tanti di voi e anche tanti qui fuori, ho sempre creduto che ci sia tanto di buono in ognuno in quest'Aula. In effetti, mi sono reso conto che tante persone qui dentro hanno fatto un percorso e hanno una loro coscienza di quello che sia giusto o sbagliato, peccato che mi sono anche reso conto che non si riesce purtroppo a rompere realmente quello schema che riuscirebbe finalmente a portare quest'Aula a ragionare con gli occhi di chi sta fuori quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato, mi scusi un attimo, abbiamo concesso anche una premessa su ogni ordine del giorno, però entriamo nel merito !

  MANLIO DI STEFANO. È un preambolo al mio intervento, è esattamente nel merito, poi vedrà perché lo ricollego perfettamente. Allora, ho capito che una volta stando qui dentro, come disse Dario Fo in una piazza bellissima a Milano, gremita, questo rompere lo schema, questo cambiamento dovevamo farlo noi, noi MoVimento 5 Stelle, noi cittadini in realtà. Lui disse proprio: fatelo voi ! E urlò di gioia, secondo me.
  Con questa rabbia negli occhi di cui parlavo prima, siamo entrati qui dentro, noi siamo quelli che ancora ci imbarazziamo quando ci chiamano onorevoli e chiediamo anche di cambiare questa parola perché ce lo dobbiamo meritare di essere onorevoli. Siamo gli stessi che andiamo agli incontri (Commenti)... ora lo collego se avete la pazienza... quando andavate all'università che facevate ?

  PRESIDENTE. Ho già invitato il deputato Di Stefano ad illustrare l'ordine del giorno, adesso se possiamo proseguire sull'ordine del giorno... la ringrazio.

  MANLIO DI STEFANO. Non c’è problema, Presidente, il problema è forse la pazienza. Capisco che è tardi, però, hanno votato di rimanere, rimaniamo, no ?

  PRESIDENTE. Credo che debba attenersi comunque quantomeno all'ordine del giorno.

  MANLIO DI STEFANO. Infatti, se avessero la pazienza, arriverei all'ordine del giorno, che è collegato.

  PRESIDENTE. Deputati, però non c’è bisogno di urlare, cortesemente, grazie.

  MANLIO DI STEFANO. L'ordine del giorno che vado a esporre si ricollega perfettamente a quello che stavo dicendo, per il semplice fatto che stabilisce che, in caso di finanziamento a imprese che operano nella cooperazione, possa partecipare al finanziamento anche un'azienda che esiste già e, quindi, già realizzata. Questo credo che sia importantissimo, perché si premia quell'azienda che ha scelto di operare bene, ha scelto di operare al di fuori della possibilità o meno di avere un finanziamento e, quindi, si premia chi realmente sceglie di preservare la qualità del proprio lavoro. Lo collego a quello che dicevo prima, perché per lo stesso motivo esatto – quindi, quello di scegliere di preservare il proprio lavoro e di andare nella direzione giusta – come scegliamo di finanziare un'azienda che già esiste, potremmo scegliere anche di svuotare questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Lupo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/232.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, colleghi deputati, Governo, l'ordine del giorno è mosso da un autentico sentimento di buon senso e vi garantiamo che è difficile per noi comprendere come argomenti Pag. 157così rilevanti non vengano menzionati all'interno di un testo come questo, che contiene veramente di tutto e di più.
  Parlo di un comparto prezioso e decisivo per lo sviluppo del Paese: l'agricoltura. Volutamente ignorato, perché potrebbe ridare quella sovranità economica di cui necessita il nostro Paese. Questo comporterebbe per gli italiani di potere nuovamente credere in se stessi. Ma, è più facile governare un popolo costantemente tenuto schiavo e in povertà. La trascuratezza in questo settore non è più tollerabile. È evidente che le misure introdotte sono insufficienti. Ci confrontiamo con un continuo aumento dei costi di produzione delle materie prime e con una difficoltà elevata di accesso al credito per le aziende agricole, per non parlare delle eccezionali condizioni ambientali, ormai non tanto più eccezionali. Questa è la realtà in cui vivono i nostri agricoltori, realtà che il Governo continua sistematicamente ad ignorare.
  Ma, allora, quali saranno queste meravigliose modifiche che il «decreto del fare» o «del vorrei, ma non posso fare» si impegnerà a portare avanti per l'agricoltura ? Di certo non interverrà sull'IMU agricola né sui costi di produzione né, tanto meno, sulla contraffazione agroalimentare. E, allora, forse si occuperà delle piccole e delle medie imprese, colonne portanti dell'agricoltura italiana. Ma anche questa volta la risposta è negativa.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 1,50)

  LOREDANA LUPO. Noi, però, lo chiediamo e lo facciamo a gran voce. Bisogna tutelare le imprese agricole e quelle del settore della pesca. Devono essere menzionate tra i soggetti beneficiari del Fondo di garanzia. Sarebbe una boccata di ossigeno per il settore. Noi lo chiediamo con l'ordine del giorno che sto presentando. Non lasciamo in un angolo le decine di migliaia di persone che di agricoltura e di pesca non fanno solo un mestiere, ma anche una vera e propria missione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Gagnarli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/233.

  CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, comincio dalla nostra valutazione insufficiente delle misure introdotte a sostegno del comparto agricolo con questo provvedimento, anche se proprio oggi il Ministro De Girolamo si è detta particolarmente soddisfatta dell'attenzione che c’è stata del decreto da parte del Governo e del Parlamento e felice della collaborazione fattiva delle forze di maggioranza. Certo, di maggioranza. Gli emendamenti dell'opposizione non sono stati presi in considerazione.
  Dobbiamo considerare che l'agricoltura è l'unico settore attualmente in crescita. Nel primo trimestre 2013, infatti, il settore primario ha registrato un aumento del valore aggiunto, in termini congiunturali, del 4,7 per cento e in termini tendenziali dello 0,1 per cento.
  L'agricoltura quindi è un settore in controtendenza rispetto al momento di grave crisi economica che sta vivendo il Paese e che registra una crescita nell'occupazione dell'8,5 per cento di assunzioni di giovani sotto i trentacinque anni e una crescita nell’export, ma che avrebbe comunque necessità di adeguati e mirati interventi strutturali. Questi segnali positivi non sono affiancati da una politica di sostegno e, anzi, sulle spalle del settore agricolo italiano pesano non pochi problemi, dalla questione dell'IMU in agricoltura, non ancora completamente risolta, all'aumento dei costi di produzione, al fenomeno della contraffazione agroalimentare, che sta compromettendo l'agricoltura tradizionale e biologica nazionale, alla difficoltà di accesso al credito, fino alla smisurata pressione burocratica.
  Un'azienda agricola arriva a perdere anche cento giorni l'anno per la gestione documentale e per i rapporti con la pubblica amministrazione per adempimenti Pag. 158burocratici. In particolare, l'articolo 1 del decreto-legge in esame esclude completamente le imprese agricole dalla garanzia diretta del Fondo di garanzia, che l'articolo amplia, ristruttura, e pertanto le imprese agricole non beneficiano delle possibilità di accesso al credito previste per le altre imprese, ma solo della controgaranzia a favore dei confidi operanti nei settori agricolo, agroalimentare e della pesca. Riteniamo quindi utile, anzi fondamentale, mantenere la riserva del 30 per cento dell'importo di rifinanziamento del Fondo agli interventi di controgaranzia a favore dei confidi e vorremmo quindi che il Governo si impegnasse a mantenere l'attuale disposizione del decreto-legge n. 185 del 2008, che riserva il 30 per cento dell'importo di rifinanziamento del Fondo di garanzia agli interventi di controgaranzia a favore dei confidi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Parentela ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/234.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, colleghi deputati, membri del Governo, il settore primario, in controtendenza rispetto a tutti i settori di produzione, lo ripeteremo all'infinito, conosce una crescita del PIL dello 0,1 per cento e dell'occupazione giovanile dell'8,5 per cento. Ora, come più volte ribadito, non vogliamo basare la vita dei cittadini sul prodotto interno lordo, indice che si è dimostrato finora del tutto obsoleto verso il reale benessere della collettività. Ma, alla luce di questi dati statistici e del ruolo di leadership che l'agricoltura italiana riveste in ambito europeo ed internazionale, ci paiono quanto meno insufficienti le misure adottate dal Governo attraverso il cosiddetto decreto del fare a tutela soprattutto del comparto agricolo.
  Il settore primario dunque resiste alla crisi nonostante il vertiginoso aumento dei costi di produzione ed il calo dei consumi, che avvantaggiano sempre di più la grande distribuzione, danneggiando la piccola e media impresa, vera e propria spina dorsale dell'economia del nostro Paese.
  Il Governo, dimostrando la totale assenza di visione nel lungo periodo, ha pensato bene di non difendere e incentivare l'unico settore in crescita costante e dedicarsi ad altro, ritenendo forse opportuno far cadere anche l'agricoltura nella voragine immensa che questa crisi infinita sta causando. L'agricoltura invece dovrebbe rappresentare un vero e proprio volano di sviluppo per diminuire l'impatto della disoccupazione giovanile, vera e propria piaga di questo Paese, che in alcune zone dello stivale raggiunge percentuali da capogiro. Nella mia regione, la Calabria, ad esempio, regione a chiara vocazione agricola, la disoccupazione giovanile supera abbondantemente il 50 per cento e spesso giovani calabresi come me sono costretti ad emigrare per cercare migliore fortuna altrove.
  La terra, la nostra terra, il nostro bene comune è sempre di più abbandonata al proprio destino, concedendosi a colture che non servono a soddisfare bisogni primari, ovvero l'alimentazione, ma alla produzione di bioenergie che, per citare il mio collega Gallinella, di bio hanno soltanto il nome, oppure, nella peggiore delle ipotesi, alla cementificazione selvaggia, altra piaga di questo Paese. Recentemente, alcune disposizioni normative approvate da questa Aula, hanno disposto la vendita di terreni demaniali a chiara vocazione agricola a giovani imprenditori. Bene, nella creazione di nuove imprese i costi di start-up rappresentano spesso l'ostacolo più grande da superare, ma questo lo sappiamo, lo sapete bene, visto che da sempre si tenta di concedere finanziamenti a tasso agevolato per la creazione di imprese innovative o per facilitare l'accesso al credito per i giovani imprenditori.
  In questo contesto va inserita la proposta di questo ordine del giorno, che mira a facilitare l'accesso alla terra per i giovani imprenditori agricoli, attraverso la concessione in locazione, e non in vendita, dei terreni demaniali con chiara vocazione agricola. In un momento storico in cui è difficile – per non dire impossibile – accedere al capitale di terzi per avviare una nuova attività, si potrebbe concedere Pag. 159respiro ai nuovi imprenditori, che eviterebbero così di iniziare la propria avventura imprenditoriale con già il cappio attorno al collo legato dalle banche o che, in alternativa, potrebbero investire le proprie risorse finanziarie nell'acquisto di macchinari che possano consentire una produzione maggiormente sostenibile dal punto di vista sia ambientale che economico. Concedendo i propri terreni in locazione, tra l'altro, lo Stato può concedersi la possibilità, qualora un'idea imprenditoriale non dovesse funzionare, di dare ad altri aspiranti imprenditori lo stesso terreno.
  La terra, colleghi deputati, ritorno a ribadire, è un bene comune. Il suo accesso, quindi, non può essere inquadrato in uno schema di vendita che, di fatto, trasforma i terreni agricoli statali in un bene privato. Consideriamo inoltre che la stessa finalità di sostegno e potenziamento del settore agricolo nazionale può essere adeguatamente perseguita attraverso l'affidamento in locazione di detti terreni ai giovani imprenditori e ai giovani agricoltori come definiti dal Regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre 2005. una chiara visione del lungo periodo potrebbe facilitare davvero l'ulteriore sviluppo di un settore economico che, lo ripetiamo fino alla nausea, resiste alla crisi.
  Si potrebbe inoltre tutelare la coltivazione di prodotti tipici biologici, tentando di perseguire l'obiettivo – che oggi somiglia più ad una chimera – della sovranità alimentare e della conservazione delle svariate tipicità gastronomiche che rappresentano il fiore all'occhiello del Bel Paese. Una maggiore attenzione verso la conservazione delle tipicità porterebbe inoltre allo sviluppo del turismo enogastronomico.
  Concludo: impegniamo quindi il Governo, con questo ordine del giorno affinché si possa valorizzare, promuovere e potenziare il settore agricolo nazionale, valutando la possibilità di rivedere la disciplina della vendita delle terre agricole e a vocazione agricola al fine di disporne l'affidamento in locazione, favorendo il ricambio generazionale e il primo insediamento da parte di giovani imprenditori e giovani agricoltori. Questo provvedimento sì che potrebbe essere definito con un fare qualcosa di concreto per lo sviluppo di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Massimiliano Bernini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2148-A/R/235.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, colleghi deputati, membri del Governo, esporrò nel tempo che mi è concesso, il motivo della mia contrarietà al comma 13-ter, aggiunto all'articolo 35, che parla di misure di semplificazione della sorveglianza sanitaria per le imprese agricole, con particolare riferimento ai lavoratori a tempo determinato e stagionali. Temo, Presidente, che si tratti di un modo di derogare alcuni diritti acquisiti da parte dei lavoratori che come effetto avrà un peggioramento delle condizioni di lavoro in agricoltura.
  Mi sia concessa una premessa: la normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che oggi è raccolta in un testo unico, il decreto legislativo n. 81 del 2008, ha avuto nel corso degli anni una lunga evoluzione, aggiornandosi sulla base delle modifiche del mondo del lavoro e dei progressi della tecnica e della scienza conseguiti dall'umanità. Muove i suoi primi passi nel 1957 con il Trattato di Roma che, all'articolo 118, parla di direttive sociali finalizzate al conseguimento di livelli progressivamente più elevati di salute e sicurezza sul lavoro, e la sua evoluzione normativa corre su un doppio binario, parallelo a quello dell'integrazione europea. Per questo a fine anni Ottanta, viene promulgata la direttiva quadro 89/391/CEE, che in Italia è recepita da molte norme, tra le quali l'ormai famoso decreto legislativo n. 626 del 1994 che fino al 2008 è sinonimo di sicurezza e salute durante le attività lavorative.
  Questa cronistoria è doverosa per rammentare a noi tutti, come queste leggi siano il risultato di confronti, studi, ricerche condotte in un cinquantennio da medici Pag. 160del lavoro, docenti universitari, parti sociali, esperti dei vari settori dell'industria e del mercato, il cui fulcro è stato, ed è, quello della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici, eliminando o riducendo i rischi presenti nelle aziende. Elemento essenziale di questa tutela è l'obbligo da parte del datore di lavoro di far effettuare ai lavoratori, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, delle visite presso i medici del lavoro, per la valutazione di patologie pregresse che potrebbero aggravarsi con la pratica lavorativa o malattie incipienti.
  L'agricoltura, tra i vari settori, è quello che risente più di altri dell'insorgenza di malattie professionali. Il numero delle denunce secondo l'INAIL è in continuo aumento, passando dalle circa 1.800 unità del 2008 alle 7.700 del 2012. Ciò dipende, oltre che dalla particolare gravosità del lavoro in agricoltura, anche da una maggiore sensibilizzazione degli operatori del settore agricolo e dei medici di base.
  Inoltre, le malattie rispetto agli infortuni presentano un'insorgenza lenta, talora subdola che richiede tempi di latenza e di palese manifestazione anche molto prolungati. Tra queste malattie vi sono carcinoma del polmone, encefalopatie, ipoacusia, epatopatie, danni a carico dell'apparato muscolo-scheletrico del rachide, dermatite e così via.
  Quindi, a nostro avviso, parlare di semplificazione della sorveglianza sanitaria, portando, ad esempio, il numero delle visite da una all'anno a una ogni due anni, è una grave battuta di arresto se non un passo indietro sul principio sancito che tutti i lavoratori, indipendentemente dal fatto che siano assunti a tempo determinato o stagionalmente, debbano essere tutelati dal punto di vista della salute e della sicurezza.
  Riteniamo che sia a dir poco pernicioso che si debba inseguire la fantomatica crescita auspicata nel decreto del fare sempre e solo a scapito dei diritti acquisiti dai lavoratori italiani. Ma l'Italia e l'Europa non dovevano essere il faro dell'umanità in materia di diritti e conquiste sociali ? Non dovevamo contrapporre alla mercificazione e allo sfruttamento dell'individuo un modello alternativo basato sul benessere psicofisico dei cittadini ?
  Infine, Presidente, ben venga la semplificazione e la standardizzazione della valutazione dei rischi aziendali e la comunicazione con gli organi di vigilanza, tra l'altro già prevista dal testo unico, e che a nostro avviso non può che passare attraverso l'informatizzazione delle realtà aziendali agricole con la diffusione della banda larga.

  PRESIDENTE. L'onorevole Gallinella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/236.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, prima faccio un complimento ai colleghi del PD, che sono presenti; non posso dire la stessa cosa dei colleghi del PdL: almeno su qualcosa troviamo delle differenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Detto questo... perdonatemi, ho dimenticato Scelta Civica. Detto questo, voglio esporre il mio ordine del giorno...

  PRESIDENTE. Mi pare un'ottima idea.

  FILIPPO GALLINELLA. Questo era doveroso, signor Presidente, a quest'ora abbiamo svegliato un po’ l'Aula almeno.
  La critica, con l'ordine del giorno che ho presentato, è ovviamente a un articolo, il 41-ter, del decreto «del fare».
  Il «decreto del fare» nasce con 86 articoli e questo – il 41-ter – si va a inserire nella parte delle semplificazioni. Però, nella parte delle semplificazione questo articolo 41-ter va a imporre, a proporre delle modifiche al testo unico ambientale, quello del 2006. Ora, la prima critica che farò è che non è possibile, tramite un articolo, il 41-ter, del decreto «del fare», che era così venduto per lo sviluppo del Paese, andare a modificare un testo unico ambientale, che prevede – a nostro avviso – un percorso ben diverso. Qualsiasi tipo di modifica al testo unico ambientale, tramite magari una proposta di legge, dovrebbe passare per la Commissione ambiente.Pag. 161
  Innanzitutto, questo metodo di lavorare non va bene. Oltretutto, dieci giorni fa abbiamo qui in Aula ampliato le sanzioni per chi commette reati ambientali. Quindi, da una parte noi inaspriamo le pene per coloro che commettono reati ambientali. Dall'altra parte, l'inserimento nel capitolo delle semplificazioni di un articolo che va in deroga a determinati criteri ambientali ci sembra un assurdo.
  Con l'articolo in questione, quindi, che è il 41-ter e si intitola «Norme ambientali per gli impianti ad inquinamento scarsamente significativo», nella parte I dell'allegato IV del decreto legislativo del 2006 si vanno ad inserire delle paroline, come per esempio: «impianti di essiccazione di materiali vegetali impiegati da imprese agricole o a servizio delle stesse con potenza termica nominale, per corpo essiccante, uguale o inferiore a 1 MW». Ora, come ho detto...
  Ora, come ho detto prima, questa cosa non va bene e per questo ho proposto questo ordine del giorno. Ripeto, considerata l'importanza e la portata della materia ambientale, appare inopportuno intervenire per modificare una così delicata norma in un contesto confuso quanto inadatto quale può essere quello di questo decreto-legge, specie considerando le implicazioni che una tale modifica potrebbe avere.
  L'articolo in questione del decreto-legge in esame inserisce tra gli impianti ad inquinamento scarsamente significativo gli impianti di essiccazione di materiali vegetali impiegati da imprese agricole o a servizio delle stesse. In particolare introduce per le stesse una potenza termica nominale per corpo essiccante uguale o inferiore a 1 MW, se alimentati a biomassa o a biodiesel o a gasolio, e uguale o inferiore a 3 MW se alimentati a metano o a GPL o a biogas. La reale portata inquinante di tali impianti di essiccazione non può essere considerata scarsamente inquinante, specie in alcuni particolari periodi dell'anno e alleggerire così la normativa ci sembra alquanto assurdo. Per questo il nostro ordine del giorno vorrebbe impegnare il Governo a riconsiderare l'introduzione delle modifiche al testo unico ambientale contenute nel decreto-legge n. 69 riferite agli impianti considerati di inquinamento scarsamente significativo con particolare riferimento a questi impianti di essiccazione. Quindi ci auguriamo che domani quest'Aula riconsideri questa modifica al testo unico ambientale perché, oltre il fatto che non si può parlare di impianti scarsamente inquinanti, è necessario che si tratti questo tema magari con più attenzione nelle Commissioni idonee (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Benedetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/237.

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, colleghi deputati, membri del Governo, vorrei fare una premessa doverosa: sia chiaro che cerchiamo di rimediare al modus operandi di questo decreto minestrone, modus operandi inaccettabile e già ampiamente dichiarato incostituzionale. Poi vorrei sottolineare su che base restiamo perplessi riguardo all'articolo 41-ter di questo decreto «del fare». L'articolo ha comportato un'aggiunta in merito alle norme ambientali per gli impianti ad inquinamento scarsamente significativo, ove sono inclusi impianti di combustione, compresi i gruppi elettrogeni e i gruppi elettrogeni di cogenerazione, di potenza termica nominale pari o inferiore a 1 MW, alimentati a biomasse e a biogas. A questa lista con l'articolo 41-ter vengono aggiunti gli impianti di essiccazione di materiali vegetali impiegati da imprese agricole o a servizio delle stesse. Con quest'ordine del giorno cerco di porre rimedio, per quanto possibile, al fatto che si aggiungano continuamente nuovi impianti e attività alla lista di quelli in deroga senza fare un'attenta riflessione sul significato di «inquinamento scarsamente significativo». A tal proposito cito il professor Tamino: «Le emissioni in atmosfera deducibili dai dati forniti da chi propone impianti di taglia sotto 1 MW, sono: COT (composti organici totali, compresi composti cancerogeni) 1,2 Pag. 162tonnellate all'anno; monossido di carbonio 6 tonnellate all'anno; nitriti 3 tonnellate all'anno; anidride solforosa 6,7 tonnellate all'anno; cloruro di idrogeno 1,2 quintali all'anno». Ripeto, stiamo parlando di impianti di taglia sotto 1 mega. Quindi se volessimo fare un'attenta riflessione, dovremmo valutare anche altri inquinanti, come le polveri, l'ozono (in estate, come inquinante secondario derivato da emissione di ossidi d'azoto) e le immancabili diossine. Per le polveri si può calcolare 0,6 tonnellate all'anno di polveri molto fini, alle quali vanno aggiunte le polveri secondarie. Le diossine che si formano sono poche, ma non nulle, e sappiamo che ne bastano poche per avere un impatto sanitario significativo: impatto che non è dubbio, ma è ampiamente dimostrato. Sembra che un impianto da 1 MW o da 3 MW sia un impianto «piccolo», ma in realtà già solo 1 MW è tanto: sempre citando una stima effettuata da Tamino, si può affermare con una certa approssimazione che «un cogeneratore di meno di 1MW, collegato al biodigestore, brucerà un quantitativo di metano equivalente a quello di 3.500 case di oltre 100 metri quadrati di superficie (consumo annuo di circa 1.600 metri cubi)». Inoltre 1MW è tanto se si considera che un impianto di questa portata è una grande struttura, per costruire la quale si è comunque consumato terreno agricolo, sottraendolo alla coltivazione. Inoltre a chi produce biogas viene riconosciuta una tariffa di 28 centesimi per kWh, circa tre volte quanto si paga per l'energia prodotta «normalmente».
  Va da sé che, anche volessimo considerarli impianti scarsamente inquinanti, con il business che essi hanno creato e la loro corrispondente proliferazione, l'impatto ambientale che determinano non è trascurabile, anzi. Basta dare un'occhiata alle centinaia di comitati sorti su tutto il territorio italiano, per capire che la questione è sentita e che quanto viene permesso sinora va certamente rivisto.
  Nel dettaglio, se vogliamo poi parlare di essiccatoi, ho giusto a Padova, la mia città di provenienza, un caso irrisolto di impatto ambientale di un essiccatoio di mais e questo impatto è abbastanza sentito dai cittadini residenti nei dintorni dell'essiccatoio stesso. Il MoVimento 5 Stelle non è a priori contro l'uso di biogas e biomasse, ma ritiene giusto fare una riflessione su quanto fatto sinora e incentivare un meccanismo sano in questo ambito. Ciò significa, per esempio, limitare la potenza degli impianti a biogas. Quindi approviamo il fatto che ad un'azienda agricola siano consentiti altri usi energetici delle biomasse: ad esempio la trasformazione del materiale organico in biogas è particolarmente efficace per tutti gli scarti e reflui di origine zootecnica, agricola ed alimentare, ma questa possibilità deve restare certamente confinata in un contesto di recupero e di autosostentamento, senza degenerare in controproducenti speculazioni di cui essiccatoi di questa entità compresi nel provvedimento che è stato proposto possono far parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato L'Abbate ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/238.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor presidente, gentili colleghe, egregi colleghi, vista l'ora, quella che voglio raccontarvi è una storia: le leggende narrano che, nelle acque del golfo di Taranto, il metrologico Taras compisse sacrifici in onore del padre Poseidone, il dio dei mari. A fermarlo fu la visione di un delfino: un segno che lo spinse a fondare quella che diviene la capitale della Magna Grecia. Una città che affonda le sue radici nel cuore ancestrale della storia. Una città che oggi l'uomo moderno ha trasformato nel buco nero d'Europa. Ma Taranto non è solo inquinamento e declino di un'industria legata al recente passato e già superata. Taranto è turismo, arte, paesaggi, bellezze e gustosità dei prodotti tipici agroalimentari. Taranto è mare. Per questo chiediamo al Governo di porre un limite a ciò che distrugge tutto questo. E non chiediamo, come vuol far crederci l'esimio neocommissario Bondi, di limitare l'uso delle sigarette o dei sigari Pag. 163nella città dell'ILVA (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Con un limite stabilito dalla regione Puglia pari a 0,4 nanogrammi di elementi inquinanti (come la diossina) per metro cubo e la possibilità, dal 14 febbraio, di bruciare nei cementifici il CSS, ovvero i combustibili solidi secondari, derivati della selezione di rifiuti, tutta l'area circostante all'ILVA di Taranto in cui sono presenti numerosi stabilimenti altamente inquinanti sarà protagonista di un ulteriore rischio dell'aggravio del degrado ambientale.
  Il MoVimento 5 Stelle, dinanzi a questa ennesima ferita della terra di Taranto, chiede al Governo di valutare l'opportunità di rivedere la norma di riferimento sulle emissioni inquinanti per portarla ad un livello di massimo 0,2 nanogrammi di emissioni inquinanti per metro cubo. Di rimodulare, di conseguenza, le emissioni previste dalla giunta pugliese targata Sinistra Ecologia e Libertà, che attualmente non consentono una adeguata tutela sanitaria in tutto il territorio di Taranto. Chiediamo di valutare l'opportunità di adottare tutte le necessarie misure cautelative per evitare che eventuali prescrizioni seguite presso lo stabilimento ILVA vengano inficiate, di fatto, dalle emissioni di attività limitrofe di tutta l'area perimetrata nel SIN di Taranto, sito di interesse nazionale, nonché a considerare nella sua complessità l'inquinamento di Taranto come il prodotto di tutti gli stabilimenti industriali e non che insistono su quel territorio e che arrecano grave ed irreparabile danno alla salute dei cittadini. Ed è proprio per i cittadini che, infine, chiediamo di sospendere a tempo indeterminato la combustione dei combustibili solidi secondari per i cementifici di Taranto. Una soluzione lontana anni luce dallo stesso piano rifiuti regionale per la Puglia, presentato dalla giunta di Sinistra Ecologia e Libertà, che verrà approvato a settembre. Dunque...
  Dunque, chiediamo al Governo di immedesimarsi in quel delfino di Taras e di porre finalmente un freno e un limite alle ferite dei popoli tarantini. Non vorremmo ritrovarci con l'intera loro provincia trasformata in una terra di fumatori incalliti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Nicolò Romano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/240.

Testo sostituito con errata corrige volante   PAOLO NICOLÒ ROMANO. Signor Presidente, deputati colleghi, il mio ordine del giorno va incontro alle esigenze dei piccoli operatori delle telecomunicazioni poiché l'attuale regime dei contributi riguardanti gli oneri amministrativi fissati dall'allegato 10 dell'articolo 1 del Codice delle comunicazioni elettroniche li penalizza fortemente. Attualmente, infatti, questi oneri sono fissati avendo come base di riferimento la dimensione della popolazione interessata dall'offerta di fornitura di reti pubbliche di telecomunicazioni o del servizio telefonico accessibile al pubblico, non tenendo in nessuna considerazione le dimensioni dell'impresa e del numero dei suoi abbonati-utenti.
  In pratica, in base alla legge, l'operatore in grado di estendere e attivare fibra ottica deve versare allo Stato 27.750 euro all'anno se opera in un centro sotto i 200 mila abitanti, 5.500 euro se la città supera i 200 mila abitanti e 111 mila euro all'anno se l'operatore è attivo su tutto il territorio nazionale. Questo comporta che i piccoli operatori, quelli che potrebbero andare a coprire le cosiddette zone buie, dove la scarsa clientela non interessa i grandi carrier nazionali, sono tagliati fuori perché impossibilitati ad affrontare oneri amministrativi così gravosi. Le conseguenze sono note: mancato sviluppo di un mercato a livello di territorio, scarse iniziative locali per la diffusione della banda larga, concentrazione dell'offerta di fornitura di reti pubbliche di telecomunicazioni e dei servizi telefonici in mano a pochi grandi gruppi.
  La fibra in sé non è la componente dell'investimento più costosa. Quello che pesa maggiormente per i piccoli operatori è il costo della manodopera e, appunto, le tasse. Se il mio ordine del giorno verrà accolto, potrà contribuire alla nascita di Pag. 164nuovi operatori nei piccoli centri, operatori che, tra l'altro, conoscono meglio dei grandi il territorio locale. Gli installatori di fibra attualmente disoccupati, magari gli ex dipendenti di qualche big company, potrebbero riunirsi in società e diventare loro stessi operatori, procedendo alla posa della fibra e senza doversi preoccupare di versare onerosi contributi allo Stato. In sostanza, sarebbe un incentivo allo sviluppo economico del Paese e al superamento del digital divide.
  Il citato allegato 10 del Codice delle comunicazioni elettroniche così com’è concepito è pertanto una barriera di accesso artificiosa imposta dallo Stato che non fa che ostacolare le attività economiche, anzi causa anche il paradosso che, se un operatore dati vuole stendere un metro di fibra ottica a Bolzano e uno a Palermo, dovrà pagare 111 mila euro perché lavora sul territorio nazionale. Un costo ovviamente non sostenibile da una società di piccole o medie dimensioni, mentre per le grandi aziende di telecomunicazioni rappresenta una minima parte del loro investimento. Pertanto, se il Governo intende realmente promuovere una liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni deve rimuovere gli ostacoli che scoraggiano l'ingresso di nuovi operatori.
  Pertanto – e concludo – chiedo al Governo di accogliere il mio ordine del giorno impegnandosi ad adattare gli oneri dei diritti amministrativi previsti dall'allegato 10 dell'articolo 1 del Codice delle comunicazioni elettroniche, oltre che alla dimensione della popolazione interessata dall'offerta di fornitura di reti pubbliche di telecomunicazioni o del servizio telefonico, anche alla dimensione di impresa e, quindi, al numero delle utenze effettivamente attive (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Signor Presidente, deputati colleghi, il mio ordine del giorno va incontro alle esigenze dei piccoli operatori delle telecomunicazioni poiché l'attuale regime dei contributi riguardanti gli oneri amministrativi fissati dall'allegato 10 dell'articolo 1 del Codice delle comunicazioni elettroniche li penalizza fortemente. Attualmente, infatti, questi oneri sono fissati avendo come base di riferimento la dimensione della popolazione interessata dall'offerta di fornitura di reti pubbliche di telecomunicazioni o del servizio telefonico accessibile al pubblico, non tenendo in nessuna considerazione le dimensioni dell'impresa e del numero dei suoi abbonati-utenti.
  In pratica, in base alla legge, l'operatore in grado di estendere e attivare fibra ottica deve versare allo Stato 27.750 euro all'anno se opera in un centro sotto i 200 mila abitanti, 55.500 euro se la città supera i 200 mila abitanti e 111 mila euro all'anno se l'operatore è attivo su tutto il territorio nazionale. Questo comporta che i piccoli operatori, quelli che potrebbero andare a coprire le cosiddette zone buie, dove la scarsa clientela non interessa i grandi carrier nazionali, sono tagliati fuori perché impossibilitati ad affrontare oneri amministrativi così gravosi. Le conseguenze sono note: mancato sviluppo di un mercato a livello di territorio, scarse iniziative locali per la diffusione della banda larga, concentrazione dell'offerta di fornitura di reti pubbliche di telecomunicazioni e dei servizi telefonici in mano a pochi grandi gruppi.
  La fibra in sé non è la componente dell'investimento più costosa. Quello che pesa maggiormente per i piccoli operatori è il costo della manodopera e, appunto, le tasse. Se il mio ordine del giorno verrà accolto, potrà contribuire alla nascita di Pag. 164nuovi operatori nei piccoli centri, operatori che, tra l'altro, conoscono meglio dei grandi il territorio locale. Gli installatori di fibra attualmente disoccupati, magari gli ex dipendenti di qualche big company, potrebbero riunirsi in società e diventare loro stessi operatori, procedendo alla posa della fibra e senza doversi preoccupare di versare onerosi contributi allo Stato. In sostanza, sarebbe un incentivo allo sviluppo economico del Paese e al superamento del digital divide.
  Il citato allegato 10 del Codice delle comunicazioni elettroniche così com’è concepito è pertanto una barriera di accesso artificiosa imposta dallo Stato che non fa che ostacolare le attività economiche, anzi causa anche il paradosso che, se un operatore dati vuole stendere un metro di fibra ottica a Bolzano e uno a Palermo, dovrà pagare 111 mila euro perché lavora sul territorio nazionale. Un costo ovviamente non sostenibile da una società di piccole o medie dimensioni, mentre per le grandi aziende di telecomunicazioni rappresenta una minima parte del loro investimento. Pertanto, se il Governo intende realmente promuovere una liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni deve rimuovere gli ostacoli che scoraggiano l'ingresso di nuovi operatori.
  Pertanto – e concludo – chiedo al Governo di accogliere il mio ordine del giorno impegnandosi ad adattare gli oneri dei diritti amministrativi previsti dall'allegato 10 dell'articolo 1 del Codice delle comunicazioni elettroniche, oltre che alla dimensione della popolazione interessata dall'offerta di fornitura di reti pubbliche di telecomunicazioni o del servizio telefonico, anche alla dimensione di impresa e, quindi, al numero delle utenze effettivamente attive (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Nicola Bianchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/241.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, gentili colleghi, questo è il decreto «del fare», in questi giorni l'abbiamo sentito e risentito un po’ tutti, ma la domanda spontanea che sorge è: del fare bene o del fare male ? Questo, a mio avviso, è il decreto del fare malissimo perché nell'articolo 18, comma 4, introduce misure volte a garantire la prosecuzione del corridoio tirrenico meridionale A12 Cisterna-Valmontone, una struttura che mette in secondo piano l'ambiente e per noi questa cosa è inaccettabile, inammissibile e incomprensibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Vado velocemente a presentare il mio ordine del giorno. In sede di esame di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, l'articolo 18 reca misure volte a sbloccare cantieri, a prevedere opere di manutenzione delle reti, del territorio e istituire un fondo per i piccoli comuni. Un po’ un minestrone, praticamente.
  Nello specifico, il comma 4 del medesimo articolo introduce misure volte a garantire la prosecuzione e, quindi, la realizzazione dei lavori relativi al Corridoio tirrenico meridionale A12-Appia e bretella autostradale Cisterna Valmontone.
  Le associazioni ambientalistiche hanno espresso forti perplessità e contrarietà alla realizzazione del Corridoio tirrenico meridionale A12, nello specifico, appunto, la tratta Cisterna-Valmontone, denunciando la possibile devastazione di ben due riserve naturali, quella di Decima Malafede e la Riserva statale del litorale romano, caratterizzate da primaria importanza per la fauna e l'avifauna stanziale e migratoria e dall'erosione di migliaia di ettari coltivati nell'agro pontino, con ricadute sul mercato ortofrutticolo.
  Diverse testate giornalistiche hanno espresso un parere molto negativo, con dei titoli molto forti. Vado a leggerne alcuni: Roma 12: «Via libera del Governo tra polemiche e minacce di ricorsi»; un altro: autostrada A12: «Inchieste e indagini della Corte dei conti, della Commissione europea e dell'Autorità di vigilanza sui lavori Pag. 165pubblici»; un altro, l'ultimo, forse quello po’ più duro: «Un'onda di cemento si abbatte tra Roma e Latina».
  Come già detto, per noi del MoVimento 5 stelle, il fattore ambientale è un fattore fondamentale, è una delle nostre cinque stelle che, appunto, identifica il nostro logo; diciamo che è la nostra bandiera. Una società che non vede il fattore ambientale come uno dei fattori fondamentali per lo sviluppo della società è una società che non può garantire un futuro degno e decente ai propri figli. E questo, secondo noi, è veramente scandaloso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  NICOLA BIANCHI. Come già detto, diversi comitati si sono formati per dire «no» ad una strada, che solo una politica sorda che non sa ascoltare oppure non vuole ascoltare, che, forse, è ancora peggio, per favorire la lobby del cemento.
  Parliamo ora del danno che tale colata di cemento potrebbe portare al settore agricolo e, quindi, a tutto il reparto ortofrutticolo. Noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre sostenuto l'agricoltura «a chilometro a zero», anche perché questo andrebbe ad impattare sempre sull'ambiente in modo molto, molto positivo, perché non si fa altro che avvantaggiare tutto l'agro e, quindi, tutta l'economia locale del Paese.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  NICOLA BIANCHI. Concludo, chiedendo un impegno al Governo a valutare l'ipotesi di sospendere la realizzazione del Corridoio tirrenico meridionale A12, nello specifico la tratta Cisterna-Valmontone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Catalano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248/A/R/242.

  IVAN CATALANO. Signor Presidente, colleghi, con l'ordine del giorno che presento ritengo necessaria l'introduzione di accertamenti specifici in materia di antimafia, quali la verifica di informative antimafia interdittive, essendo il settore dei trasporti nel mirino della malavita organizzata. Io stesso avevo preparato in tal senso un emendamento all'articolo 25 del cosiddetto decreto del fare, che però avevo ritirato a causa del contingentamento degli emendamenti.
  È significativo ricordare che il 10 maggio 2010, gli uomini della direzione nazionale antimafia hanno arrestato 72 persone, stroncando un'organizzazione camorristica che gestiva con metodi mafiosi il trasporto dell'ortofrutta prodotta nel sud pontino. Nel mondo dell'autotrasporto è scattato un campanello d'allarme. Francesco Del Boca, presidente di Confartigianato trasporti, aveva affermato che bisogna vigilare perché la malavita organizzata sta penetrando sempre di più nell'autotrasporto e, contrariamente a quello che si pensa, non si occupa più soltanto di rifiuti. I casalesi si sono mossi in alleanza con famiglie mafiose, dal nome altrettanto temuto come i Tripodo o i Riina, in una sorta di federalismo mafioso, come lo ha definito il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, e gli strumenti mafiosi sono i camion, anzi, le società di autotrasporto. Nell'inchiesta ne sono coinvolte a vario titolo una ottantina, ma il ruolo di protagoniste spetta a quelle dei casalesi che usavano metodi mafiosi per imporre agli altri autotrasportatori la propria legge: dalle minacce armate allo speronamento dei mezzi.
   Il coinvolgimento della criminalità organizzata nel mondo della logistica lo spiega con poche parole il generale Antonio Girone, direttore della direzione investigativa antimafia, dicendo che si tratta di una vera e propria filiera della mafia, in cui i clan decidono i prezzi, mettendo in ginocchio i produttori. Maggiori controlli, dunque, non solo sulla strada né sui vettori, bisogna mettere in rete e a sistema, come spiega il segretario generale di ANITA, tutti i soggetti della pubblica amministrazione, l'agenzia delle dogane, gli enti previdenziali, l'albo degli autotrasportatori, Pag. 166che pure andrebbe riformato, registrando non solo il numero dei veicoli ma anche quello dei dipendenti. C’è anche chi propone di usare sistemi come il telepass e il tutor per verifiche incrociate sulle percorrenze dei veicoli pesanti, confrontando questi dati con quelli relativi all'uso degli autisti e ai costi di esercizio dichiarati dalle imprese.
   Finalmente, il 14 agosto entrerà in vigore il decreto che contiene le modalità per l'istituzione e l'aggiornamento degli elenchi dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 aprile 2013, che riguarda la costituzione delle white list presso le prefetture, è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 15 luglio. Gli elenchi, la cui iscrizione è volontaria, riguardano i settori aggiornabili ritenuti più a rischio individuati dal comma 53 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2012 ovvero trasporto di materiale a discarica per conto terzi, trasporto e smaltimento di rifiuti per conto terzi, estrazione, fornitura e trasporto di terra, materiali inerti, bitume, calcestruzzo, fornitura di ferro lavorato, autotrasporto per conto terzi e così via. L'iscrizione avviene su richiesta dell'azienda interessata tramite posta elettronica certificata e la prefettura ha novanta giorni di tempo per accettare la domanda, dopo aver verificato la presenza dell'impresa nella banca dati nazionale unica o aver eseguito le verifiche necessarie. L'inserimento nella white list, che sarà pubblicata nella sezione amministrazione trasparente della prefettura di competenza, ha validità per 12 mesi dal momento in cui avviene. Le stazioni appaltanti non dovranno chiedere la certificazione antimafia alle imprese inserite nella white list. Il sistema dell'informativa antimafia è stato introdotto nel nostro ordinamento dalla legge delega n. 47 del 1994, la quale al fine di riordinare la materia ha previsto l'acquisizione, tramite le prefetture, di informazioni particolari volte all'accertamento dei tentativi di infiltrazione mafiosa negli organismi societari. La legge delega è stata attuata con il decreto legislativo n. 490 del 1994, il quale, nell'articolo 4, ha introdotto il sistema di informativa oggi disciplinato dall'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998.

  PRESIDENTE. Deputato Catalano, concluda.

  IVAN CATALANO. La finalità dell'informativa antimafia, più volte annunciata dalla magistratura, è da rinvenire nella massima anticipazione di tutela preventiva intesa come risposta dello Stato verso il crimine organizzato, al fine di difendere le istituzioni e, conseguentemente, la collettività da organizzazioni criminali, come la mafia, che si caratterizzano per il peculiare mimetismo che consente loro di agire per lo più, non militarmente contro le istituzioni democratiche, ma sforzandosi di condizionarne l'operato, piegandole ai propri interessi e aumentando così per tale tramite la propria capacità eversiva e di controllo criminale del territorio.
  L'informativa antimafia è, quindi, finalizzata all'accertamento dell'eventuale esistenza di un divieto a contrarre con le pubbliche amministrazioni ed è imperniata sui poteri attribuiti ai prefetti in ordine alla ricerca e alla valutazione degli elementi da cui poter evincere connivenze e collegamenti di tipo mafioso nell'impresa. Ne deriva che la suddetta informazione prescinde dall'accertamento, in sede penale, di uno o più reati connessi all'associazione di tipo mafioso e non richiede la prova dei fatti di reato o dell'effettiva infiltrazione dell'impresa, essendo sufficiente il tentativo di infiltrazione avente lo scopo di condizionare le scelte dell'impresa, anche se tale scopo non si è concretamente realizzato. Con questo ordine del giorno voglio introdurre un requisito in più all'onorabilità, già prevista nell'ordinamento.

  PRESIDENTE. L'onorevole Liuzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/243.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, gentili colleghi, Governo, l'ordine del Pag. 167giorno che ho presentato è una trasposizione di un emendamento, che reputo molto importante, all'articolo 18, comma 9. Cosa si stabilisce in questo articolo ? In pratica si stanziano 100 milioni di euro per l'anno 2014 al programma «6.000 campanili», concernente interventi infrastrutturali di adeguamento, ristrutturazione e nuova costruzione di edifici pubblici, ovvero realizzazione e manutenzione di reti viarie nonché di salvaguardia e messa in sicurezza del territorio. Che cosa chiediamo, noi del MoVimento 5 Stelle, con questo ordine del giorno ? Chiediamo al Governo di valutare l'ipotesi di destinare fondi di cui al comma 9, appunto, per il finanziamento di interventi di messa in sicurezza degli edifici pubblici escludendo interventi volti alla realizzazione di nuove strutture. Dunque, questo articolo prevede interventi infrastrutturali di adeguamento, messa in sicurezza e ristrutturazione. Nella sua riformulazione sono stati inseriti anche gli interventi per l'adozione di misure antisismiche e la realizzazione di infrastrutture accessorie e funzionali alle stesse o delle reti telematiche NGN e wi-fi. Qualcuno potrà tirare un sospiro di sollievo e dire: finalmente un Governo che pensa agli edifici pubblici e alla loro messa in sicurezza. Invece no. Anche qui, come nel resto del decreto, non manca la supposta estiva da propinare gli italiani. Soprattutto, non è serio infilare in questo comma anche la possibilità di costruire altri nuovi edifici. Spiego semplicemente perché. Questi fondi destinati ai piccoli comuni d'Italia sono degli spiccioli e certamente non riuscirebbero a consentire la costruzione di nuovi asili e di nuovi edifici. Quindi, che senso ha destinare questi 100 milioni di euro alla costruzione di nuovi edifici quando potremmo mettere in sicurezza quelli già attualmente esistenti ? E poi, che significato ha la riformulazione con cui si decide di allargare anche ad altri interventi sulle telecomunicazioni ? Mettiamo il wi-fi in una scuola che sta cadendo a pezzi ? Sappiamo che il Governo è abbastanza esperto in tema wi-fi; e qui sono ironica, ovviamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Forse abbiamo memoria breve ed è quindi il caso di rinfrescarla. Porterò degli esempi che riguardano il Sud Italia, la zona da cui provengo, ed anche relativi al centro Italia. Nella mia regione, la Basilicata, ancora oggi si pagano le conseguenze del terremoto dell'Irpinia, conosciuto comunemente come il terremoto dell'Ottanta, perché avvenuto nel 1980. Più di settanta centri furono distrutti o seriamente danneggiati e oltre duecento ebbero consistenti danni al patrimonio edilizio. Tra i comuni della Basilicata dichiarati danneggiati rientrano anche Potenza e altri piccoli comuni della provincia. Nel capoluogo di regione lucano esiste un quartiere popolare, tuttora abitato, Bucaletto, in cui tutt'oggi vivono in prefabbricati di amianto intere famiglie sfollate 33 anni fa. Sì, avete capito bene: amianto. In Abruzzo, nel 2009, è crollata la casa dello studente non solo per la furia del terremoto e per la carente progettazione di una struttura del 1965, ma anche per carichi verticali aumentati nel corso della ristrutturazione del 2000, a cui non è seguito alcun collaudo. Abbiamo ancora altri esempi drammatici che ci mostrano quanto sia importante investire in una seria messa in sicurezza degli edifici dove le famiglie portano i propri bambini. Questo dovrebbe essere proprio il principio base su cui si dovrebbe muovere il Governo. E mi viene in mente anche il terremoto del Molise del 2002, che causò il crollo di una scuola a San Giuliano di Puglia in cui morirono 27 bambini e una maestra. Allora, su che cosa vogliamo investire, mi chiedo ? Di che cosa stiamo parlando ? Pensate ancora che bastino 100 milioni di euro per fare tutte queste cose che vengono elencate nel «decreto del fare», o come minimo sarebbe anche un gesto di clemenza, anche per quello che è successo in passato nelle zone che ho citato, escludere almeno le nuove costruzioni in questione e parlare seriamente di messa in sicurezza ? Ovviamente questo emendamento è stato proposto anche nelle Pag. 168Commissioni riunite affari costituzionali e bilancio, però il Governo ci ha detto – ero presente durante la seduta notturna che c’è stata – che approvare questo emendamento avrebbe significato snaturare completamente il «decreto del fare». È estate, fa caldo, ma è ingiusto servire ai cittadini un decreto che potrebbe essere paragonato a una macedonia di frutta estiva dal sapore marcio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Dell'Orco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/244.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, abbiamo apprezzato l'indicazione di principio espressa dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti all'inizio del suo mandato ossia quella di razionalizzare la programmazione delle centinaia di grandi opere che in Italia non vedono mai luce ma tengono bloccati molti fondi pubblici ma, purtroppo, dobbiamo constatare che l'articolo 18 di questo provvedimento che, nella prima applicazione pratica, si rivela deludente.
  È proprio difficile trovare una qualsiasi logica tenuta nella distribuzione dei fondi assegnati. Spostare la cassa dove può essere spesa può andare bene ma la sensazione che si ha qui è quella di un provvedimento omnibus che distribuisce regalie al territorio più forte. Il Governo non ha spiegato quale è stato il procedimento di valutazione. All'interno del ministero si è costituito un gruppo di lavoro che ha passato in rassegna una per una le opere ? Non sono chiare le valutazioni che sono state fatte a monte di questo provvedimento. Vengono trovati dei fondi e poi la maggior parte di questi sono già impegnati secondo criteri poco chiari. Vengono definiti principi di assegnazione e contemporaneamente si derogano e si stanziano fondi su singole opere.
  Intanto abbiamo presentato un emendamento in Commissione, fortunatamente accolto, per seguire passo passo i progressi infrastrutturali promossi dal decreto «del fare» impegnando il ministro in una relazione semestrale al Parlamento ma purtroppo non basta perché questo articolo è l'emblema del modus operandi politico che forse caratterizza da sempre il nostro Paese. Un modo di legiferare che rende le decisioni sempre più oscure con un rimando continuo ad ulteriori provvedimenti attuativi, solo l'articolo 18 ne prevede come minimo una decina.
  Insomma, rileviamo che poteva davvero essere una rivoluzione nell'uso dei fondi pubblici ma così non è stato. Questo provvedimento poteva segnare la parola fine su molte grandi e discutibili opere e spostare fondi sul trasporto pubblico locale o, magari, come ci chiede l'Europa, su azioni di riequilibrio del trasporto merci dalla gomma al ferro; invece complessivamente vediamo ancora tanti, troppi fondi destinati a nuove strade e autostrade in Sicilia, Piemonte, Veneto, Umbria, Lazio destinati per di più proprio ad opere in project financing che hanno visto stranamente lievitare i costi in corso d'opera, come la Pedemontana veneta o la superstrada Agrigento-Caltanissetta.
  Da inesperto della politica, permettetemi infatti una piccola osservazione sull'azione parlamentare: oltre alle scelte del Governo poco chiare mi sembra, infatti, si aggiungano spesso nel dibattito parlamentare una serie di «emendamenti-petizioni» per chiedere fondi per questa o quell'altra opera del proprio territorio, pensando forse più che all'utilità del Paese alla gloria ai posteri, per poter dire magari al proprio nipotino: «vedi quel ponte ? Vedi quella strada ? L'ho fatta fare io», anche se in realtà sono opere inutili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Contro queste logiche e pensando solo al bene comune abbiamo invece presentato un ordine del giorno volto a bloccare la realizzazione dell'autostrada Campogalliano-Sassuolo, un asse viario di cui si parla da 25 anni ma divenuto inutile dopo la realizzazione nel 2004 del raccordo Modena-Sassuolo, di cui l'autostrada altro non sarebbe che un'inutile parallela che si svilupperebbe a una distanza media di 4 chilometri e il cui casello di servizio verrebbe Pag. 169posizionato a una distanza inferiore ai 3 chilometri dal casello di Modena nord già esistente. Pagheremmo però tale inutilità a caro prezzo: i costi di realizzazione di questa opera hanno subito un incremento esponenziale negli ultimi dieci anni, oltre il 340 per cento, arrivando quasi a 40 milioni di euro al chilometro, rendendo in riferimento al costo per chilometro questa autostrada fra le più costose mai realizzate.
  L'emendamento, oltre ad interrompere la realizzazione dell'opera, mira a spostare i fondi pubblici su opere funzionali al servizio del distretto della ceramica ma limitando contemporaneamente l'impatto ambientale e lo spreco di risorse pubbliche. Basterebbe infatti utilizzare quegli stessi fondi svincolati per interventi di messa in sicurezza e ammodernamento dell'attuale sistema stradale della provincia e soprattutto in opere di miglioramento e ammodernamento dell'attuale sistema ferroviario di trasporto pubblico della provincia con particolare riferimento alla tratta Sassuolo-Modena e Modena-Carpi.
  Sono inoltre numerose le opere viarie inserite nella programmazione delle grandi opere che non hanno una vera utilità a livello trasportistico. Tra queste, sempre in Emilia Romagna, il passante nord di Bologna. L'ordine del giorno da noi presentato va votato, modestamente, affinché il Governo acquisisca un preciso indirizzo nella gestione dei fondi pubblici per infrastrutture ovvero: «no» ad opere stradali inutili e che comportano un eccessivo consumo di suolo e «sì», invece, a ferrovie e manutenzione delle strade già esistenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole De Lorenzis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/245.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, colleghi, noi del MoVimento 5 Stelle siamo solo dei portavoce; e quindi vi chiedo di ascoltare la voce dei cittadini, che hanno definito questo decreto-legge così: 1) decreto del non fare; 2) decreto del far finta o del far finta di fare; 3) decreto del fare male; 4) decreto del fare danno; 5) decreto del malaffare; 6) decreto del fare favori; 7) decreto del farfugliare; 8) decreto del far-emo; 9) decreto del fare regali ai soliti noti, a certi amici, a pochi italiani che ne beneficeranno; 10) decreto del sognare di fare qualcosa; 11) decreto del fare promesse invano; 12) decreto del dis-fare; 13) decreto dello strafare un beneamato alcunché; 14) decreto del fare tutto per non fare niente; 15) decreto del che ve lo dico a fare; 16) decreto del fate un po’ come «cavolo» vi pare; 17) decreto del fare mattina senza quagliare; 18) decreto del fare truffaldino; 19) decreto del fare lobby; 20) decreto del Far West; 21) decreto del dolce far niente; 22) decreto del fare pena; 23) decreto del fare schifo; 24) decreto del fare senza vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevole De Lorenzis...

  DIEGO DE LORENZIS. Arrivo, arrivo.

  PRESIDENTE. No, non arrivi: si arresti.

  DIEGO DE LORENZIS. Mi appresto.

  PRESIDENTE. No, si arresti, nel senso che evitiamo se possibile un certo gergo. Anche se sono le tre meno un quarto, possiamo completare i nostri interventi in un modo migliore. La ringrazio.

  DIEGO DE LORENZIS. Va bene. Assolutamente.
  Decreto del fare più tardi, casomai un'altra volta. Decreto delle fanfare. Decreto del fare come Penelope, cioè tessere di giorno e disfare di notte, o viceversa (Dai banchi dei deputati del gruppo Partito Democratico: Basta !).

  DIEGO DE LORENZIS. Nel merito: entro nel merito, Presidente.

Pag. 170

  PRESIDENTE. Basta lo dice semmai il Presidente, quando ritiene che non sia il caso. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DIEGO DE LORENZIS. Nel merito, Presidente: decreto del non mettere il tetto agli stipendi dei supermanager, mentre il Paese è praticamente disoccupato. Decreto degli stagisti gratuiti nei tribunali. Decreto del fare attendere gli esodati ancora un po’, a tempo indeterminato. Decreto del non fare trasparenza sulla Cassa depositi e prestiti. Decreto del dare incentivi agli inceneritori. Decreto del dare incentivi alle aziende che mettono in cassa integrazione e vanno all'estero, magari mantenendo il marchio made in Italy. Decreto del demolire per costruire ancora di più. Decreto del non creare un fondo per le piccole e medie imprese, come avevamo chiesto, dove restituire i soldi dei cittadini che costituiscono eccedenze dei politici. Decreto del non tassare gli speculatori finanziari. Decreto che prevede la successiva stesura di 59 decreti e regolamenti attuativi. Decreto del fare orecchie da mercante sui contributi del MoVimento 5 Stelle, e se uno di essi per caso viene accolto dai partiti per non essere gli ultimi in Europa sul wi-fi, questi se ne intestano anche la paternità con l'ennesima bugia.
  Questo, in definitiva, è il solito decreto dove per fare bisogna prendere a picconate i controlli per la salute pubblica, dell'ambiente e del paesaggio. Insomma, senza possibilità di smentita, possiamo affermare che questo è il decreto per convertire gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle in ordini del giorno, che sono praticamente come cioccolatini su una montagna di letame.
  Inoltre, questo decreto serve fondamentalmente per distrarre l'opinione pubblica mentre pensate a come stravolgere la nostra Costituzione, per rendere una dittatura di fatto...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DIEGO DE LORENZIS. Concludo, Presidente. ... una dittatura anche formale. Per essere più specifici, senza l'emendamento tradotto poi in questo ordine del giorno, si vuole deregolamentare, cioè togliere le regole, i controlli nelle operazioni di dragaggio dei porti, come se fosse inutile burocrazia, con l'alibi vergognoso di rilanciare l'attività portuale. E non ci potevamo aspettare altro dal partito unico della proroga e della deroga. Chi effettua i dragaggi non può ignorare i vincoli derivanti dalla tutela della fascia costiera, dell'ambiente marino e della salute pubblica: ma forse, anzi sicuramente, a qualcuno fa comodo che questo si possa fare per legge.
  Se non altro per puro buon senso e per il principio di precauzione, ci aspettiamo che quando si tratta di dragaggi, i controlli e le procedure sul prelievo, il trasporto, il trattamento, il riuso e lo smaltimento di questi sedimenti dovrebbe essere maggiormente stringente, e le regole quindi non semplificate ed eliminate.

  PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

  DIEGO DE LORENZIS. Concludo, Presidente.
  L'ambiente e la salute non possono essere svenduti. Per queste ragioni invito, esorto con determinazione, i colleghi, l'Aula e il Governo ad esprimersi con parere favorevole: pur sapendo che non lo faranno mai, perché preferiscono svendere questo Paese e i diritti degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Colletti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/246.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, mi sarebbe piaciuto avere qui il sottosegretario Ferri proprio per esporgli questo ordine del giorno che riguarda le problematiche della giustizia. Il sottosegretario è un magistrato, quindi conosce anche i problemi della magistratura. Con questo articolo sono state inserite le figure di giudice ausiliario, tali figure sono state Pag. 171parificate ai magistrati onorari. Ora, il problema di tali figure è che per ogni sentenza che emettono vengono pagati ben 200 euro, per un massimo annuale di 20 mila euro. Queste persone sono persone che hanno una laurea, magari sono anche avvocati, sono notai, sono magistrati a riposo, sono ricercatori e vengono pagati semplicemente a cottimo.
  Ora, non mi sembra affatto giusta questa misera paghetta che viene data ai giudice ausiliari, oltretutto questa paghetta viene data ogni tre mesi, come se non fosse diritto di ogni lavoratore ricevere almeno una paga mensile. Ricordo che nel Regno Unito la paga è addirittura settimanale. Basterebbe magari rimettere quella norma per cui si mette il tetto allo stipendio dei manager pubblici e tale norma ripagherebbe immediatamente anche solo con un soggetto tutti i giudici ausiliari, tant’è vero che Mastrapasqua, ovvero colui che regge il carrozzone INPS, guadagna cifre oserei dire immonde: oltre 1 milione di euro. Siede in 23 consigli di amministrazione, chissà come fa lui, magari ha il dono dell'ubiquità. Guadagna più di 2 mila euro al giorno e noi paghiamo una sentenza, che richiede uno studio approfondito su ogni causa, ben 200 euro al giorno. Magari approvando quell'emendamento che poi è stato modificato, il signor Mastrapasqua avrebbe potuto rinunciare a una parte dei suoi emolumenti – sono sicuro che non sarebbe andato in rovina – per aumentare lo stipendio dei giudice ausiliari. C’è da premettere che i giudici ausiliari oltretutto non cumulano nemmeno i contributi previdenziali, norma a dir poco aberrante considerando che tutti hanno diritto alla pensione.
  Noi stessi quindi con questo ordine del giorno abbiamo proposto di aumentare di una minima parte lo stipendio di detti giudici, da 200 a 300. Quale orrore da 200 a 300 ! Certo, potrebbero fare davvero male alle casse pubbliche in questo momento ! Riteniamo che questo ordine del giorno non possa che avere un parere favorevole dal Governo giustamente, dobbiamo capire con chi abbiamo a che fare, dobbiamo capire che dei magistrati, sebbene ausiliari, debbano essere motivati nel leggersi le carte, nel parlare con le parti, nel parlare con gli avvocati delle parti, ma se li paghiamo a cottimo, se li paghiamo per ogni sentenza, qualunque essa sia, una sentenza che magari hanno fatto in fretta e furia solo per accumulare il gettone di 200 euro, è davvero giustizia quella che andiamo a proporre ai cittadini che chiedono la tutela dei propri diritti ? Noi sinceramente non riteniamo che sia giustizia e non riteniamo che sia nemmeno questo il modo corretto di legiferare, soprattutto in un settore, quale quello della giustizia, che non ha bisogno di decreti-legge, non ha bisogno di decretazione d'urgenza, non ha bisogno di norme straordinarie o urgenti che poi entrano in vigore 30 o 60 giorni dopo la legge di conversione. Ogni norma sulla giustizia deve essere ponderata e sono convinto che il sottosegretario Ferri in questo mi darà ragione, deve essere analizzata con gli operatori del diritto, deve essere soppesata con tutti gli interessi delle parti, seguendo una contemperazione degli interessi.
  Ma, allora, in realtà in questo modo noi vogliamo semplicemente dei lavoratori nemmeno subordinati che facciano il lavoro sporco. Fra poco diventeremo come i caporali, che cercano gli immigrati per farli lavorare nei campi di pomodori e a questo, magari, potremmo parificare queste figure.
  Pertanto, mi rivolgo a lei, sottosegretario, affinché dia non solo un parere favorevole, perché sappiamo l'importanza degli ordini del giorno nel nostro ordinamento, ma perché faccia tutto quello che può per aumentare non solo la paga di queste persone, ma di inserire almeno i contributi previdenziali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Businarolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/247.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, allora ringrazio i colleghi che sono ancora qui, sebbene il sottosegretario non ci sia più. Mi spiace perché ho un Pag. 172ordine del giorno – ormai della notte – abbastanza tecnico. Mi rendo conto che l'orario non è il più opportuno, ma queste sono questioni piuttosto importanti, che abbiamo approfondito con grande impegno e lo espongo comunque, sebbene ripeto che non c’è il sottosegretario.
  Il decreto del fare dispone alcune modifiche sul cosiddetto concordato in bianco. Lo strumento, come sapete, è stato introdotto nel 2012, per consentire alle imprese in difficoltà di accedere ad uno strumento di emersione anticipata della crisi e di salvaguardare così il patrimonio dall'aggressione dei creditori con la massima tempestività. Per impedire, appunto, condotte abusive di questo strumento, il decreto dispone che l'impresa debba depositare, con la semplice domanda iniziale in bianco, anche l'elenco dei suoi creditori, nonché rispondere ad alcuni obblighi informativi con cadenza periodica, almeno mensile, soprattutto in merito alla situazione finanziaria. Mi rendo conto che non è un ordine del giorno semplice da seguire. Però, lo ripeto, è importante.
  Il decreto dispone, inoltre, che il tribunale ha la mera facoltà di nominare sin da subito un commissario giudiziale. Si tratta di una mera facoltà e, quindi, non vi è nessun obbligo. Questo commissario giudiziale ha il compito di controllare se l'impresa in crisi si stia effettivamente attivando per predisporre una compiuta e seria proposta di pagamento ai creditori. In presenza di atti in frode ai creditori stessi il tribunale potrà chiudere la procedura. La nomina del commissario giudiziale risponde a un'esigenza riscontrata nelle esperienze di questi ultimi mesi. Infatti, alcune procedure rimanevano in un limbo per parecchio tempo, a seconda dei termini concessi dal giudice per il deposito della proposta del piano di concordato, non essendo nominato un organo predisposto al controllo dell'andamento della stessa e all'autorizzazione di atti di straordinaria amministrazione.
  Va rilevato che il decreto ha portato alcune modifiche, che vanno nella direzione di garantire un controllo attualmente assente e di cercare di prevenire eventuali abusi dello strumento, ma che, se usato in modo improprio, può creare degli effetti domino negativi su tutti i creditori coinvolti nella filiera. Il fatto che la nomina del commissario possa essere solo eventualmente disposta dal tribunale non garantisce che tale nomina avvenga tempestivamente in ogni procedura di concordato in bianco ma solamente, appunto, a discrezione del tribunale.
  Per questo motivo è assolutamente auspicabile che tale nomina avvenga obbligatoriamente – peccato non ci sia il sottosegretario – con il decreto con cui il tribunale fissa il termine al ricorrente per il deposito della proposta, del piano e della restante documentazione. Questo per garantire una figura dedicata al controllo della condotta dell'imprenditore, nonché della documentazione obbligatoria sin dal principio. Tale disposizione deve essere necessariamente applicata anche alle procedure già in corso e, quindi, quelle da settembre 2012, con nomina immediata del commissario giudiziale, ove non ancora effettuata.
  Dalle prime analisi dei dati statistici delle procedure di concordato preventivo in bianco sinora presentate in Italia si rileva che molte delle domande di concordato non hanno concrete prospettive di essere ammesse, ma il solo scopo strumentale di eludere i propri obblighi in modo fraudolento.
  A maggior ragione urge la previsione di una figura di garanzia e di controllo rappresentata appunto dal commissario giudiziale. Presidente, prevedere maggiori controlli con una prefissata periodicità per le imprese che presentano la domanda di concordato e non prevedere invece la nomina obbligatoria di un controllore appare visibilmente una contraddizione. Sarebbe come guidare un'auto con un complesso cruscotto di indicatori senza avere un pilota che sappia usarli per fermare l'auto in corsa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio.

Pag. 173

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, non ho finito, una frase sola, mi permetta.

  PRESIDENTE. Ne approfitto per dirle che le sono rimasti venticinque secondi.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Grazie, molto gentile. Con questo ordine del giorno si intende impegnare il Governo a valutare la nomina obbligatoria del commissario giudiziale nelle procedure di concordato preventivo in bianco, da inserire proprio nel decreto con cui il tribunale fissa il termine per il deposito della proposta, al fine di garantire una figura di garanzia dedicata al controllo della condotta dell'imprenditore, nonché della documentazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Bonafede ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/248.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, in primo luogo devo dire che sono orgoglioso di intervenire alle 3 di notte del 25 luglio 2013 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché sento che questa è una battaglia politica molto importante, perché sento che questa è una battaglia a difesa della Costituzione. So che è una battaglia dura già nelle prime battute evidentemente, ma so che siamo solo all'inizio di questa battaglia e che ancora ci saranno tanti interventi e tante possibilità per continuare a difendere la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La presentazione dell'ordine del giorno in oggetto muove dalla convinzione che la mediazione civile obbligatoria, così come reintrodotta dall'articolo 84 del decreto, attraverso una confusa, per non dire illeggibile riscrittura del decreto legislativo n. 28 del 2010, non possa e non debba trovare accoglimento in un provvedimento caratterizzato dai requisiti di emergenza e urgenza.
  Come sappiamo, il testo del decreto legislativo che originariamente introduceva l'obbligatorietà, fu dichiarato costituzionalmente illegittimo dalla Corte costituzionale, che con la sentenza n. 272 del 2012 individuava un eccesso di delega su moltissimi aspetti. Nonostante questo il Governo cerca di reintrodurre la mediazione obbligatoria, così come praticamente la Corte costituzionale l'ha bocciata. Siamo sempre allo stesso punto. Alla fine è sempre una battaglia a favore di ciò che è costituzionalmente legittimo. Secondo la Consulta, con il decreto legislativo del 2010 la media conciliazione era stata varata senza i necessari requisiti di qualità, sia per la formazione dei mediatori sia per l'assenza di regole chiare, che definissero i conflitti di interesse delle camere di conciliazione, nonché per l'ingiusto meccanismo di obbligatorietà e per gli eccessivi costi per il cittadino, non solo, anche perché pregiudicava il successivo giudizio. Tutto ciò al solo scopo di comprimere la possibilità di accedere al sistema giustizia.
  Ricordiamo inoltre che allora la Commissione europea aveva avanzato, in un parere inviato alla Corte di giustizia europea, una decisa critica al combinato disposto tra obbligatorietà e onerosità per i cittadini, come evidente limitazione del diritto di ricorrere alla macchina giudiziaria. In un Paese normale tali autorevoli indicazioni avrebbero dovuto indurre il legislatore e l'Esecutivo a riflettere su come meglio articolare uno strumento come quello della mediazione civile, al fine di inserirlo all'interno di un quadro coerente, per lo meno dal punto di vista formale. Ma non ci si deve stupire se niente di tutto ciò sia avvenuto e che il Governo abbia invece colto l'occasione di questo decreto, che mi rifiuto, che non riesco anzi a definire del fare e che ho già ribattezzato in un precedente mio intervento, come del fare finta di fare tutto, per non fare in realtà niente. Dicevo che non ci si stupisce che il Governo abbia colto l'occasione per apportare una cervellotica riscrittura dell'originario decreto legislativo Pag. 174e reintrodurre una mediazione obbligatoria onerosa e con conseguenze sull'eventuale giudizio.
  Poi, in un sussulto di resipiscenza, e magari anche per un fondato timore di un nuovo, inevitabile pronunciamento di incostituzionalità da parte della Consulta, il Governo rende transitoria la mediazione obbligatoria, solo per avere il pretesto di ventilare una situazione in via di sperimentazione. Ora, a parte il fatto che un periodo di sperimentazione c’è già stato, ed è stato fallimentare, qualcuno potrebbe pensare che adesso la sperimentazione riprenderà per qualche mese, al massimo un anno. E invece no: la norma ha un periodo di transitorietà di addirittura 4 anni. Dopo il concetto di urgenza il Governo annacqua fino ad dileguarlo completamente anche il concetto di transitorietà.
  Tornando al contenuto dell'ordine del giorno, vorrei precisare che la mediazione civile rappresenta uno strumento certamente utile e anche, perché no, da rafforzare, magari in vista di pratiche di negoziazione assistita, e concludo.
  Devo però affermare che rimane imprescindibile per il cittadino la facoltà di avvalersi o meno del percorso di mediazione, il quale non può essere limitato. Il cittadino non può essere limitato nei suoi diritti costituzionali di agire in giudizio. La mediazione deve essere un filtro, non un deterrente, per poter andare in giudizio. In questo senso va l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Sarti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/249

  GIULIA SARTI. Con questo ordine del giorno io mi rivolgo in particolare a tutti giovani neolaureati in giurisprudenza, tutti quei giovani che, come me, hanno studiato a fondo il valore e l'importanza di ogni singolo articolo della nostra Carta costituzionale. Io sono orgogliosa di essere qui questa notte, domani e nei giorni che verranno, insieme ai miei colleghi, per continuare questa battaglia importantissima a difesa della nostra democrazia e della nostra costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Detto questo, l'ordine del giorno riguarda l'articolo 73 del decreto «del fare», un articolo molto importante perché detta una articolata disciplina volta a consentire l'accesso a stage formativi teorico-pratici della durata di 18 mesi presso gli uffici della magistratura ordinaria e amministrativa, riservati, appunto, ai laureati più meritevoli delle facoltà di giurisprudenza, all'esito di un corso almeno quadriennale.
  Ai sensi del comma 1, gli uffici giudiziari interessati dagli stage sono per la magistratura ordinaria, i tribunali e le corti d'appello (lo stage sul processo penale potrà svolgersi solo presso il giudice del dibattimento; vengono escluse quindi le procure e gli uffici del GIP e del GUP), per la magistratura amministrativa, invece, sia il TAR che il Consiglio di Stato.
  Disposizioni particolari riguardano gli uffici di giustizia amministrativa presso la regione Sicilia e la regione autonoma del Trentino Alto-Adige. Nel corso dell'esame in sede referente le Commissioni riunite hanno aggiunto all'elencazione degli uffici giudiziari, gli uffici e i tribunali di sorveglianza, nonché i tribunali per i minorenni ed hanno precisato che anche le province autonome di Trento e Bolzano dovranno disciplinare, nell'ambito della propria autonomia statuaria, gli stage presso il TAR di Trento e la sezione distaccata di Bolzano.
  L'accesso a domanda ai periodi di formazione – possibili una sola volta – è subordinato dal decreto-legge al possesso dei seguenti requisiti: la laurea in giurisprudenza – come dicevo – all'esito di un corso di durata almeno quadriennale, ottenuta con punteggio minimo di 102 su 110; la media di almeno 27/30 negli esami nelle materie più significative del corso di laurea, individuate dal comma 1 dell'articolo 73; un'età massima di 28 anni e i requisiti di onorabilità consistenti nel non avere riportato condanne per delitti non colposi o a pena detentiva per contravvenzioni e non essere stato sottoposto a Pag. 175misure di prevenzione o di sicurezza. Le Commissioni riunite, poi, hanno emendato il comma 1 stabilendo un punteggio di laurea minimo di 105 su 110, da intendersi come requisito alternativo alla media di almeno 27 su 30 nelle materie individuate come più significative. Le Commissioni hanno inoltre portato a 30 anni l'età massima degli stagisti, al momento della presentazione della domanda.
  I requisiti di accesso allo stage formativo appaiono, secondo noi, troppo stringenti, specificamente alla media degli esami universitari, ai voti conseguiti, all'età richiesta e alla durata del tirocinio, configurando un evidente problema di bilanciamento tra una domanda di qualità e specializzazione rivolte ai tirocinanti a fronte di una del tutto insufficiente offerta da parte dell'amministrazione della giustizia in termini economici e professionali. Pertanto, i tirocinanti saranno selezionati solamente in base alla media degli esami e al voto di laurea più elevato.
  Si chiede, quindi, l'impegno del Governo – e concludo – a valutare l'adozione di iniziativa normativa di competenza, al fine di inserire i soggetti che abbiano presentato la domanda per l'accesso allo stage in una graduatoria, pubblicamente consultabile, da aggiornare con cadenza semestrale nell'ottica della trasparenza e della meritocrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Ferraresi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/250.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, facciamo un po’ di didattica, allora. Cos’è un tirocinio formativo ? È uno strumento previsto dalla legge che consente al giovane: uno, di entrare in un ambiente di lavoro; due, di mettersi alla prova; tre, di orientare o verificare le sue scelte professionali; quattro, di acquisire un'esperienza pratica certificata che potrà arricchire il suo curriculum.
  La nuova normativa sui tirocini, voluta dal Ministro Fornero con l'obiettivo di evitare che gli stage aziendali si trasformassero, come spesso è accaduto, in forme di lavoro gratuito alle quali i giovani erano costretti a sottostare per poter entrare nel mondo del lavoro, è entrata in vigore con la legge n. 92 del 2012. Come previsto, ha fatto seguito la firma del documento «Linee guida in materia di tirocini tra Governo, regioni e province autonome di Trento e di Bolzano», che contiene tutte le delucidazioni del caso.
  Il provvedimento ha lo scopo di regolamentare il ricorso a stage e tirocini nelle imprese, anche in considerazione del fatto che la normativa precedente in materia – articolo 11 del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito dalla legge n. 148 del 2011 – è stata definita illegittima dalla Corte costituzionale, con la sentenza n. 287 del dicembre 2012.
  È previsto esplicitamente che il tirocinante, pur non essendo un lavoratore subordinato, deve essere assicurato contro gli infortuni sul lavoro presso l'INAIL e che vi sia un compenso monetario, a titolo di rimborso spese o di borsa di lavoro, oltre ad una serie di altri requisiti per evitare che le imprese ne approfittino e ne abusino. Il tirocinante o stagista ha diritto a un compenso non inferiore a 300 euro lordi al mese, anche se le regioni si sono già impegnate ad innalzare il minimo a 400 euro lordi, 500 in Toscana. È prevista una sanzione amministrativa tra i 1.000 e i 6.000 euro per le aziende che non pagano l'indennità. Anche se è pure previsto che alcune tipologie di formazione non rientrano nelle linee guida, come i periodi di pratica professionale per l'ingresso nella professione che prevedono l'iscrizione all'albo o all'ordine, questa iscrizione nel caso della magistratura non è prevista.
  La somma di 300 euro, inizialmente prevista di 400 euro minimi di indennità, è presa in prestito dalla legge francese sui tirocini ed è legata alla necessità e al diritto a un salario minimo. Ritengo l'importo stabilito di 300 euro assolutamente inadeguato, finanche irrispettoso per laureati meritevoli di ben altra considerazione e rispetto.
  Faccio presente che un vostro emendamento prevede che per accedere al tirocinio Pag. 176questi giovani devono aver conseguito un punteggio di laurea minimo di 105 sul 110, laureati che hanno dedicato anni alla loro formazione universitaria, portandola a termine e accollandosi costi che nel nostro Paese stanno diventando proibitivi. Perdiamo laureati, abbiamo un altissimo tasso di disoccupazione giovanile, le famiglie non arrivano alla fine del mese, anche per mantenere i figli a scuola ed il Governo, questo Governo, intende sfruttare intelligenze – sottolineo meritevoli – praticamente ad uso gratuito.
  Ritengo più che evidente e esplicito il contrasto di tale proposta con il rispetto della legge già esistente; è uno dei tanti cattivi esempi contrari al patto sociale che parte dalle istituzioni: il Governo legifera in contrasto con quanto da lui stesso stabilito, con l'esclusivo obiettivo di ritenersi diverso e sopra i doveri che impone ai cittadini.
  Quale messaggio arriva alle imprese che usano tirocinanti per favorirne l'ingresso nel mondo del lavoro e che giustamente si sentono in dovere di erogare 300 euro minimi, ma presumibilmente di più a seconda delle regioni, quando voi i tirocinanti li volete usare gratis ?
  Può legittimamente un articolo di questa legge contraddire la riforma del lavoro dello scorso anno, può disattendere una sentenza della suprema Corte che stabilisce che, in tema di tirocini, siano le regioni a definire le modalità ? Pensiamo che ciò sia impossibile. Quindi, il buonsenso e il diritto devono portarci al rispetto di quanto già stabilito dal documento «Linee guida» in materia di tirocini, sottoscritto tra Governo, regioni e province autonome o, in alternativa, a prendere provvedimenti migliorativi nella logica del rispetto del tirocinante. Chiedo, quindi, al Governo di valutare iniziative normative a finanziarie al fine di assegnare agli ammessi allo stage un compenso pari a 500 euro netti mensili e a prevedere un'adeguata copertura assicurativa contro gli infortuni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Silvia Giordano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/220.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, colleghi deputati presenti, ma perdonatemi, un grazie particolare anche ad un amico e un collega che, nonostante la sua malattia che da tempo ha voluto condividere proprio qui in Aula con tutti quegli onorevoli – sottolineo onorevoli – che poco tempo fa, neanche un'oretta fa, hanno avuto il coraggio di criticarlo e fischiarlo solo perché non è riuscito a leggere tutto il suo intervento e ha avuto un blocco. Un grazie a Matteo Dell'Osso, perché la tua forza, il tuo coraggio nonostante la tua stanchezza dovuta anche alla malattia, continua comunque a farti stare qui a lottare con noi. Grazie mille (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Il lavoro svolto da tutti coloro che con il loro impegno credono in un sistema democratico di discussione, composto da gruppi di persone che governano e gruppi di persone che oppongono delle eccezioni per volontà del popolo italiano, è stato ancora una volta oggi del tutto eluso. Gli emendamenti prodotti negli ultimi giorni e nelle ultime notti di duro lavoro a questo decreto-legge avrebbero potuto dar voce a milioni di persone che hanno creduto a quell'espressione del voto in un sistema parlamentare fatto di pesi e contrappesi. Ma, ripeto, l'impressione di tutti è invece di essere governati da un pachiderma che sposta il peso delle decisioni solo da un lato, senza alcuna possibilità di eccepimento. Quindi, noi continuiamo insistentemente a credere nella democrazia. Potete anche dire che stiamo perdendo tempo. E quindi gli ordini del giorno prodotti sono il risultato della voce di milioni di persone che qui abbiamo il dovere di rappresentare, e ogni tanto è bene ricordarlo.
   L'ordine del giorno da me presentato, che ovviamente era un emendamento, ma visto che non possiamo emendare lo presento come ordine del giorno, riguarda l'articolo 44, comma 4-ter e 5-ter del Pag. 177decreto del fare che disciplina che, in caso di mancata presentazione entro 30 giorni del rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio di un medicinale, che l'Aifa solleciti l'azienda titolare della relativa autorizzazione e immissione in commercio a presentare la domanda di classificazione di cui al comma 1 entro i successivi 30 giorni. Se per caso, dopo questi 60 giorni totali, l'azienda farmaceutica continua a non voler classificare il proprio farmaco, l'Aifa fa un semplice richiamo sul proprio sito.
  Facciamo un attimo capire quale è la gravità della situazione. Sappiamo tutti benissimo che dopo la classificazione i farmaci possono risultare di varie classi: classe C, quelli che pagano tutti i cittadini e, quindi, che non devono essere pagati dal Servizio sanitario nazionale; farmaci equivalenti; farmaci di classe H, che sono disponibili direttamente negli ospedali e poi abbiamo i farmaci di classe A, che sono i farmaci salvavita. Questi farmaci, in realtà, una volta classificati come tali sono a totale carico del Servizio sanitario nazionale e, quindi, il cittadino non deve assolutamente pagarli. Ma questo solo quando avranno la classificazione. Ora, sino al 2012 un farmaco senza classificazione non poteva assolutamente essere messo in commercio. Ma, grazie al decreto Balduzzi, si è disposto che i farmaci non ancora messi in commercio, non ancora ammessi al rimborso del sistema Sanitario nazionale, ma verificati come efficaci dalle autorità sanitarie, potessero essere invece venduti in farmacia a chi ha soldi per comprarseli, usando l'espressione «nelle more».
  Quale è il risultato ? Il risultato è che, nelle more, chi ha i fondi potrà acquistare il farmaco con gli evidenti benefici terapeutici, chi non li ha è destinato a correre rischi per la propria vita oppure indebitarsi o, addirittura, cadere nelle mani dell'usura per poterli acquistare. E purtroppo abbiamo dati di cronaca che ce lo affermano. Quindi, se sei ricco puoi curarti. Se sei povero, ci dispiace. In questa situazione ovviamente a guadagnarci sono le case farmaceutiche. E vorrei tanto chiedere al Governo il perché non si è fatto qualcosa. Infatti, con questo articolo del decreto «del fare» il Governo aveva tutta la possibilità di rendere più forte e più pressante il controllo su tutte queste aziende farmaceutiche, una possibilità che ha sprecato.
  Quindi io chiedo, con questo ordine del giorno: tutti noi del MoVimento 5 Stelle vogliamo impegnare il Governo a prevedere, anche con successivi atti di natura legislativa, l'assunzione di azioni che siano davvero efficaci e significative nei confronti di tutte quelle aziende farmaceutiche che ritardano volutamente la presentazione delle domande di riclassificazione, in particolare quando queste si riferiscono a farmaci salvavita. Chiediamo al Governo di smettere di difendere o comunque di avallare questo comportamento scorretto delle aziende farmaceutiche e soprattutto voglio chiedere perché si continua ad avallare le aziende farmaceutiche che speculano sui malati, che speculano sulla disperazione e soprattutto perché non avete fatto nulla e non avete accettato questo cambiamento. Attendo sempre spiegazioni. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole D'Ambrosio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/231.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, voglio anche rivolgermi a lei oggi e mi rivolgo anche ai colleghi presenti, perché devo farvi una confessione: questo, che era un emendamento e che adesso è un ordine del giorno, è stato copiato. Non è farina del mio sacco e nemmeno del MoVimento 5 Stelle, quindi in questo caso non siamo stati originali, non siamo stati differenti da quella che è la politica attuale. Però, secondo me è un argomento estremamente importante quello della cooperazione internazionale. Per questo voglio leggervi qualche rigo, per far capire quello di cui sto parlando. Forse è un po’ noioso, però ci impiego veramente due minuti, che credo siano interessanti comunque anche da ascoltare.Pag. 178
  Cito testualmente: «Siamo pienamente convinti, come voi, che l'Italia abbia bisogno di una più coerente politica globale di sviluppo e questo non per buonismo, ma perché a problemi globali possiamo rispondere solo con politiche globali efficaci. È nostro interesse, oltre che un dovere morale e siamo altresì convinti che il motore principale di queste politiche sia e debba essere il lavoro che centinaia di organizzazioni di società civile si impegnano a fare quotidianamente, in ogni angolo del mondo, spesso in condizioni difficilissime e senza un adeguato sostegno delle istituzioni e della politica. Per questo diciamo – e sottolineo: per questo diciamo – insieme a voi che le politiche per i diritti umani, la solidarietà, l'equità, la sostenibilità e la pace devono divenire elementi centrali della strategia internazionale dell'Italia, con chiare priorità geografiche e tematiche, promuovendo la partecipazione di tutti gli attori. L'Italia può e deve compiere una trasformazione culturale, aprendosi alle sfide globali, dotandosi di una cooperazione internazionale allo sviluppo più attuale ed efficiente, che assicuri la coerenza, il coordinamento e l'efficacia delle politiche».
  Cito ancora testualmente, signor Presidente: «Non sono solo parole che sottoscriviamo, ma obiettivi per il cui raggiungimento abbiamo tenacemente lavorato in questi anni dall'opposizione e su cui speriamo di poter ottenere maggiori e migliori risultati se saremo al Governo nel corso della prossima legislatura. C’è, da parte di tutti noi, un impegno certificato nel tempo e rinnovato in questi ultimi anni. Per questo riteniamo di poter prendere degli impegni puntuali e credibili» (Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico). Signor Presidente, questo è un articolo del programma del Partito Democratico (Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico) – vi ringrazio, vi ringrazio – e di tutto questo non è presente assolutamente nulla all'interno del decreto «del fare» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora, io mi chiedo, Presidente: c'era bisogno del MoVimento 5 Stelle per prendere una parte del programma del Partito Democratico e inserirlo all'interno del decreto «del fare» ? Se siamo qui anche per questo ci prendiamo anche questo compito ingrato, di prendere le parti del programma del Partito Democratico che sono assolutamente condivisibili e di inserirle all'interno del decreto.
  Però, a questo punto vorrei dare un consiglio (e qui concludo), a parte le riflessioni sull'utilità o meno a questo punto dei parlamentari del Partito Democratico, che perlomeno dovrebbero ricordarsi del loro programma, almeno, visto che vengono votati per quello (escluso il Presidente chiaramente, come figura di garanzia). Però dall'altra parte vorrei dire: il decreto del fare io – così, magari voglio dare qualche suggerimento a coloro che nel Partito Democratico con gli slogan forse ultimamente, viste anche le smacchiature di giaguari e varie cose, non ci vanno alla grande – suggerirei, la prossima volta, di battezzarlo magari come «decreto del farsi male» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Cristian Iannuzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1248-A-R/239.

  CRISTIAN IANNUZZI. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, il Presidente del Consiglio Letta, nel suo primo discorso per la fiducia, citava l'Agenda digitale come occasione per far rinascere e rilanciare i settori dell'industria e la ricerca nel nostro Paese. Per rimanere sempre alle buone intenzioni politiche o, forse, solo alle intenzioni di facciata, circa tre anni prima l'allora Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, ora presidente di uno dei gruppi parlamentari maggiori azionisti di questo Governo, dichiarava che l'idea di regalare una casella PEC, cioè di posta elettronica certificata, a tutti i cittadini italiani fosse la più grande rivoluzione culturale mai prodotta in questo Paese e la miglior riforma italiana dal dopoguerra ad oggi. Questa fa un po’ il paio con il miglior Pag. 179Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni che affermava un altro signore un po’ piccolino.
  Purtroppo, la cosiddetta CEC-PAC, cioè la posta elettronica certificata che il Governo regala ai cittadini per comunicare con l'amministrazione pubblica, oltre a valere un appalto di 50 milioni di euro vestito su misura per Poste italiane Spa, ha dato davvero poco all'innovazione e al miglioramento del rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione. Le problematiche legate alla PEC sono varie. Una su tutte il fatto che la PEC è uno standard italiano, non esiste in nessun'altra parte del mondo. C’è da dire poi che la stessa pubblica amministrazione non risulta, fino ad ora almeno, molto incline ad utilizzare la PEC. Molti uffici non risultano ancora abilitati o non la usano, non rispondono alle mail. È capitato anche a me con il comune dove risiedo di aver provato a mandare delle PEC senza avere risposta. E quando le usano capita sovente di verificare comportamenti burocratici piuttosto contorti nei quali si scaricano le PEC, si stampano, si riportano in un altro ufficio, si scansionano, si archiviano. Cose allucinanti insomma. Tutto questo con sprechi inutili ed abnormi di carta, risorse e tempo.
  Quindi, venendo all'ordine del giorno che ho presentato, l'articolo 48, comma 2, del Codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, dispone l'equiparazione giuridica tra la posta elettronica certificata e la notifica a mezzo posta. Quindi, l'assimilazione della PEC ad una raccomandata postale. Nel decreto-legge che stiamo oggi trattando, quello del fare, l'articolo 14 ha riconosciuto al cittadino, all'atto della richiesta del documento unificato, la possibilità di richiedere una casella di posta elettronica certificata e di indicare la stessa quale proprio domicilio digitale. In tal modo si intende favorire la diffusione e l'uso del domicilio digitale. A sua volta, però, l'articolo 45, comma 2, dispone che il documento informatico trasmesso per via telematica si intende spedito dal mittente se inviato al proprio gestore e si intende consegnato al destinatario se reso disponibile all'indirizzo di posta elettronica da questi dichiarato. Viene affidata dunque a una presunzione di consapevolezza della comunicazione il valore giuridico che è tipicamente assegnato ad una raccomandata, ma mentre per la posta raccomandata tradizionale l'accertamento della ricezione avviene quando si riceve la posta appunto, per la posta elettronica, quindi il suo domicilio digitale, non avviene lo stesso.
  Questo è appunto fondamentale per lo sviluppo della posta elettronica certificata che deve servire principalmente a migliorare la vita dei cittadini e non a complicarla. Per questo motivo con questo ordine del giorno il MoVimento 5 Stelle chiede al Governo di intervenire con provvedimenti idonei ad assicurare la certezza della ricezione della comunicazione elettronica, utilizzando come data valida, ai fini legali, l'apertura della casella della posta da parte del destinatario. Questo è quanto dovevo. Tra l'altro, per concludere, spero che venga accolto dal Governo perché l'ordine del giorno ricalca proprio un emendamento presentato dal PD appunto. Quindi, se lo rifiutate andate contro voi stessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Si sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno presentati.
  Avverto che la Presidenza ha ritenuto di accogliere la richiesta di riesame della valutazione di inammissibilità dell'ordine del giorno Pizzolante n. 9/1248-A-R/27 formulata dall'onorevole Pizzolante. Tale ordine del giorno deve, pertanto, intendersi ammissibile.
  Invito, dunque, il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Arlotti n. 9/1248-AR/1, a condizione che sia riformulato, inserendo dopo le parole: «impegna il Governo», le parole: «a valutare l'opportunità di».Pag. 180
  Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Ottavio n. 9/1248-AR/2, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «Impegna il Governo, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, ad adottare d'intesa con gli enti locali competenti le misure più opportune per la realizzazione dell'opera».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Mucci n. 9/1248-AR/3.
  Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Galati n. 9/1248-AR/4.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Melilli n. 9/1248-AR/5, a condizione che il dispositivo sia riformulato, inserendo dopo le parole: «impegna il Governo», le parole: «nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica».
  Ricordo che l'ordine del giorno Rughetti n. 9/1248-AR/6 è inammissibile.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Cova n. 9/1248-AR/7 come raccomandazione.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Gioia n. 9/1248-AR/8, a condizione che sia riformulato, inserendo dopo le parole: «impegna il Governo», le parole: «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'ordine del giorno Ciprini n. 9/1248-AR/9.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Tripiedi n. 9/1248-AR/10, a condizione che sia riformulato inserendo dopo le parole: «impegna il Governo», le parole: «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Cominardi n. 9/1248-AR/11, a condizione che sia riformulato, inserendo dopo le parole: «impegna il Governo», le parole: «a valutare la possibilità di».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Bechis n. 9/1248-AR/12, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «Impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative tese a rafforzare», e così via.
  Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Baldassarre n. 9/1248-AR/13 e Rostellato n. 9/1248-AR/14.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Rizzetto n. 9/1248-AR/15, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «Impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di stanziare», e così via.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Sibilia n. 9/1248-AR/16, a condizione che sia riformulato, inserendo dopo le parole: «impegna il Governo», le parole: «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Lorenzo Guerini n. 9/1248-AR/17 come raccomandazione.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Coppola n. 9/1248-AR/18, a condizione che il dispositivo sia riformulato, sostituendo, alla quartultima riga del dispositivo, la parola: «eliminando», con le parole: «limitando al minimo».
  Ricordo che l'ordine del giorno Bini n. 9/1248-AR/19 è inammissibile.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Burtone n. 9/1248-AR/20, a condizione che il primo capoverso del dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «Impegna il Governo a favorire la sperimentazione di zone a burocrazia zero anche nelle regioni Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia, al fine di rilanciare lo sviluppo produttivo». Il secondo capoverso dell'impegno resta uguale, solo che c’è un errore di scrittura che segnalo, cioè la parola «Ministero» al terzo rigo, che non si comprende cosa c'entri e, quindi, propongo di toglierla.

  PRESIDENTE. Verificheremo.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Arienzo n. 9/1248-AR/21 a condizione che sia riformulato inserendo dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare, nel rispetto della compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di assumere (...)».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Guerra n. 9/1248-AR/22 con la stessa riformulazione del precedente e cioè inserendo all'inizio dell'impegno le parole: «a valutare, nel rispetto della compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di adottare Pag. 181(...)». Il Governo accetta l'ordine del giorno Crimì n. 9/1248-AR/23 a condizione che sia riformulato inserendo dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare, nel rispetto dei vincoli assunzionali e finanziari posti dalla normativa vigente, la possibilità di sostenere la costituzione di strutture adeguate con dirigente o alta professionalità riconosciuta e adeguato personale, che svolga un servizio a favore dei piccoli e medi comuni (...)» e poi continua con il resto dell'impegno. Ricordo che l'ordine del giorno Zardini n. 9/1248-AR/24 è inammissibile.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Pastorino n. 9/1248-AR/25 a condizione che sia riformulato alla lettera d): «fornire alle parti economiche e sociali e a tutti i soggetti portatori di interessi collettivi e conoscenze, adeguata assistenza per la conoscenza, l'accesso e l'impiego dei fondi».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Garavini n. 9/1248-AR/26 con una piccola riformulazione. Invece delle parole: «a prevedere», le parole: «a valutare la possibilità di». Il Governo a proposito dell'ordine del giorno Pizzolante n. 9/1248-AR/27 che è stato riammesso comunica che è stato accettato a condizione che l'impegno sia riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità di adottare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, provvedimenti tesi a rivedere i valori dei canoni e la normativa esistente nonché, nelle more, a sospendere per l'anno in corso i pagamenti riferiti alla situazione debitoria in essere».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Covello n. 9/1248-AR/28 a condizione che sia accettata la seguente riformulazione dell'impegno: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare ulteriori misure anche nella legge fallimentare volte a rafforzare la tutela degli imprenditori sani consentendo al sistema bancario e ai fornitori di accompagnare il risanamento dell'impresa, l'interesse collettivo senza dover rischiare ulteriori capitali e merci che non vengano, in qualche maniera, garantiti; rimodulare, ove necessario, le modalità di nomina e le funzioni del commissario, così come introdotto dal decreto-legge n. 69 del 2013; migliorare la tutela della revocatoria fallimentare, ex articolo 67, primo comma, della legge fallimentare, al fine di contrastare eventuali indebite operazioni di dismissioni (...)» e poi continua l'impegno, come scritto dai proponenti.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Peluffo n. 9/1248-AR/29 a condizione che venga accettata la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di finanziare (...)». Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Lello n. 9/1248-AR/30 a condizione che venga accettata la seguente riformulazione: «impegna il Governo a promuovere il rinnovamento e ringiovanimento dei professori universitari, la cui età media si avvicina ormai a sessant'anni». Ringrazio gli onorevoli Di Lello, Locatelli e Pastorelli per l'intento di ringiovanire i professori di cui ho la ventura di fare parte; essere ringiovanito mi fa piacere.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Alfreider n. 9/1248-AR/31 con una riformulazione che tocca, in parte, l'impegno e, in parte più ampia, il dispositivo delle premesse. In particolare nelle premesse per il Governo sopravvive solo il primo capoverso delle stesse. Per quanta riguarda l'impegno si propone la seguente riformulazione: «a verificare gli effetti applicativi dei commi 7 e 7-bis dell'articolo 5, tenendo conto delle misure finora vigenti in materia al fine di una evoluzione del comparto di cui in premessa che consideri le potenzialità produttive, economiche ed occupazionali dello stesso nel medio e lungo periodo, ferme restando le esigenze di contenimento della spesa complessiva per gli incentivi erogati». Qui si ferma, per il Governo, l'impegno.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Schullian n. 9/1248-AR/32 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica l'opportunità di adottare (...)». Il Governo accetta l'ordine del giorno Gebhard n. 9/1248-AR/33 a condizione che sia riformulato inserendo, dopo Pag. 182le parole: «18 ottobre 2010 n. 180, nel senso di», al posto di quello che segue, di tutto il resto dell'impegno, le parole: «elevare lo standard di qualità degli organismi al fine del miglior funzionamento dell'istituto».
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cenni n. 9/1248-AR/34.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Caruso n. 9/1248-AR/35 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare eventuali interventi volti a tutelare i lavoratori di RetItalia Internazionale Spa al fine di salvaguardare le conoscenze maturate» e così via.
  Il Governo formula un invito al ritiro sugli ordini del giorno Fedriga n. 9/1248-AR/36 e Invernizzi n. 9/1248-AR/37.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Guidesi n. 9/1248-AR/38 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di riconoscere alle regioni il compito di individuare un elenco di aree industriali dismesse da destinare all'insediamento di nuove attività produttive valutando le eventuali misure di incentivazione», e l'impegno finisce qui.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Rondini n. 9/1248-AR/39 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di prevedere», e prosegue poi come scritto dai proponenti.
  L'ordine del giorno Prataviera n. 9/1248-AR/40 è inammissibile.
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Grimoldi n. 9/1248-AR/41.
  Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Bossi n. 9/1248-AR/42.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Attaguile n. 9/1248-AR/43 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a formulare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, una proposta organica di riforma stabile della magistratura ordinaria», e lì finisce l'impegno per il Governo.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Marcolin n. 9/1248-AR/44 purché riformulato nel seguente modo: eliminare quattro righe e mezza dell'impegno dalla quarta riga, dalle parole «il territorio» fino a «al fine di individuare». Quindi, rileggo: «impegna il Governo, nell'ambito dell'attuazione della nuova dislocazione sul territorio degli uffici giudiziari, ad esaminare, analizzare e valutare se e dove sia necessario», e si prosegue.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 3,40)

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico.
  Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Molteni n. 9/1248-AR/45.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/1248-AR/46 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare le opportune iniziative» e così via, ma l'impegno termina per noi con la parola «Verona». Quindi, si cancellano le parole «a valere sul fondo di cui al comma 1 dell'articolo 18».
  Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/1248-AR/47.
  L'ordine del giorno Buonanno n. 9/1248-AR/48 è inammissibile.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Allasia n. 9/1248-AR/49.
  Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1248-AR/50.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Caparini n. 9/1248-AR/51 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare le opportune iniziative per proseguire e completare le operazioni di bonifica del SIN bresciano dello stabilimento della ex Caffaro».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Busin n. 9/1248-AR/52 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a verificare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, Pag. 183al fine di valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a rivalutare le disposizioni inerenti l'introduzione del documento definito DURT», e qui termina l'impegno.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/1248-AR/53 purché riformulato nel seguente modo: mantenere le sole prime tre righe dell'impegno; le ultime quattro righe dell'impegno per noi dovrebbero cadere, dalla parola «facendo» a «prededucibili».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Caon n. 9/1248-AR/54.
  L'ordine del giorno Marguerettaz n. 9/1248-AR/55 è inammissibile.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Rosato n. 9/1248-AR/56 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di rispettare» e così via.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Nastri n. 9/1248-AR/57 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare ulteriori iniziative», eccetera.
  Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Paglia n. 9/1248-AR/58 e Boccadutri n. 9/1248-AR/59.
  Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Kronbichler n. 9/1248-AR/60.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Nicchi n. 9/1248-AR/61 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, la possibilità di promuovere», e poi l'impegno prosegue come scritto dai proponenti.
  Quanto all'ordine giorno Airaudo n. 9/1248-AR/62, la riformulazione è pesante, altrimenti il parere è contrario, e consiste nel salvare, per quanto riguarda il dispositivo, le premesse, solo i primi due capoversi, mentre tutti gli altri scompaiono. Per quanto riguarda l'impegno, si propone di limitarlo all'espressione: «a stimare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa» e finisce lì.
  Il Governo propone la riformulazione dell'ordine del giorno Placido n. 9/1248-AR/63 con riferimento all'impegno che viene sostituito dalla seguente frase: «impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa utile all'attuazione dell'articolo 118 richiamato in premessa».
  Il Governo propone la seguente riformulazione dell'ordine del giorno Zaratti n. 9/1248-AR/64 con riferimento all'impegno: «impegna il Governo a valutare le possibili ricadute dal punto di vista dell'equilibrio e dell'assetto urbanistico, delle norme di semplificazioni esposte in premessa, introdotte nel provvedimento in esame» e qui termina il primo impegno; il secondo viene meno; il terzo comincia con: «a valutare l'opportunità di adottare opportune iniziative».
  Il Governo propone la seguente piccola riformulazione dell'ordine del giorno Di Salvo n. 9/1248-AR/65 con riferimento all'impegno: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di iniziative, anche legislative» e poi prosegue l'impegno.
  Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Battaglia n. 9/1248-AR/66.
  Il Governo chiede che l'ordine del giorno Abrignani n. 9/1248-AR/67, nella parte motiva, sia così riformulato: «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità (...)», e via seguitando.
  Il Governo propone la seguente riformulazione dell'ordine del giorno Magorno n. 9/1248-AR/68, con riferimento all'impegno, che risponde all'esigenza tecnica di stare esattamente sui compiti che sono propri dell'autorità di regolazione: «attribuire all'AEEG le funzioni di regolazione e controllo sulle condizioni di accesso alle reti e sulla qualità dei servizi in materia di teleriscaldamento e teleraffrescamento.
  Il Governo propone una riformulazione simile circa l'impegno dell'ordine del giorno Bonaccorsi n. 9/1248-AR/69 che risulta del seguente tenore: «impegna il Governo a completare l'attuazione del Regolamento (UE) n. 1227/2011 in particolare per attribuire all'Autorità per l'energia Pag. 184elettrica e il gas (...)» e poi prosegue l'impegno come proposto dall'onorevole Bonaccorsi.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Rampi n. 9/1248-AR/70 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di adottare» eccetera.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Boccia n. 9/1248-AR/71 con la seguente riformulazione dell'impegno: il primo resta com’è; quanto al secondo impegno, vi sono piccoli aggiustamenti: «qualora siano confermate, in tale sede, le ipotesi che stimano un gettito notevolmente inferiore a quanto valutato in occasione dell'introduzione dell'imposta sulle transazioni finanziarie, a valutare, in maniera condivisa con il Parlamento, la possibilità di una riforma della medesima imposta finalizzata a ridurne l'aliquota e ampliarne la base imponibile, destinando l'eventuale maggior gettito alla riduzione della pressione fiscale sul lavoro».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Centemero n. 9/1248-AR/72 con la seguente riformulazione dell'impegno: cade il primo e il terzo impegno; sopravvive solo il secondo impegno.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Garofalo n. 9/1248-AR/73 nonché l'ordine del giorno Faenzi n. 9/1248-AR/74.
  Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Giammanco n. 9/1248-AR/75 e dell'ordine del giorno Gelmini n. 9/1248-AR/76.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Saltamartini n. 9/1248-AR/77 con la seguente riformulazione dell'impegno: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare» e via seguitando.
  Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Latronico n. 9/1248-AR/78.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Pagano n. 9/1248-AR/79.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Sisto n. 9/1248-AR/80 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, in un quadro di compatibilità finanziarie, la possibilità di varare nella legge di stabilità (...)» poi prosegue tutto com’è.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Milanato n. 9/1248-AR/81 con una pesante riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di estendere la proroga per la stipula di una assicurazione obbligatoria per responsabilità civile a carico dei professionisti, promuovere l'efficace e progressiva realizzazione di un regime convenzionale tra compagnie assicuratrici e professionisti obbligatorio e non facoltativo» e poi cade tutto il resto da «a prevedere che le convenzioni» fino in fondo.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Mariani n. 9/1248-AR/82.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Rubinato n. 9/1248-AR/83, purché riformulato nel senso che l'impegno sia il seguente: «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, la possibilità di adottare iniziative volte ad assicurare le risorse necessarie alla realizzazione del sistema ferroviario metropolitano veneto».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Agostino n. 9/1248-AR/84.
  Per quanto riguarda l'ordine del giorno Migliore n. 9/1248-AR/85, c’è una riformulazione che in parte riguarda le premesse: l'abbiamo comunque tutta scritta, in modo che gli onorevoli potranno poi controllarla. L'impegno sarebbe invece questo: «a valutare gli effetti applicativi degli articoli 54-bis e 54-ter, anche al fine di ridefinire i compiti in un'ottica di rafforzamento della Civit».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Nardi n. 9/1248-AR/86, purché riformulato nel senso di sostituire nell'impegno l'espressione «ad adottare» con l'espressione «a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, la possibilità di adottare (...)».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Daniele Farina n. 9/1248-AR/87, purché riformulato nel senso di aggiungere, al termine dell'impegno, l'espressione «nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica».Pag. 185
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Piras n. 9/1248-AR/88, purché riformulato nel senso di togliere dall'impegno (alla settima riga) l'espressione «specificatamente per singolo contratto».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Lavagno n. 9/1248-AR/89, purché riformulato nel senso di premettere, all'inizio dell'impegno, l'espressione «a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di (...)» e poi seguono gli impegni indicati dai proponenti.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Zan n. 9/1248-AR/90, purché riformulato nel senso di sostituire l'espressione «a individuare» con l'espressione «a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, la possibilità di individuare (...)» e poi segue l'impegno come proposto.
  L'ordine del giorno Piazzoni n. 9/1248-AR/91 è inammissibile.
  Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/1248-AR/92.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Costantino n. 9/1248-AR/93, purché riformulato nel senso di sostituire l'espressione «a individuare e stanziare» con l'espressione «a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, la possibilità di individuare e stanziare (...)».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Pellegrino n. 9/1248-AR/94, purché riformulato nel senso di sostituire l'espressione «ad adottare ulteriori iniziative normative volte ad estendere la prevista proroga» con l'espressione «a valutare l'opportunità di estendere la proroga (...)».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Andrea Romano n. 9/1248-AR/95, purché riformulato nel senso di espungere dall'impegno le parole: «e necessità», quindi resta solo «(...) l'opportunità di assicurare (...).
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Pilozzi n. 9/1248-AR/96, purché riformulato nel senso di espungere gli ultimi tre capoversi della parte motiva, e di rendere l'impegno identico a quello dell'ordine del giorno Alfreider n. 9/1248-AR/31, riformulato: «a verificare gli effetti applicativi dei commi 7 e 7-bis dell'articolo 5, tenendo conto delle misure finora vigenti in materia, al fine di una evoluzione del comparto di cui in premessa che consideri le potenzialità produttive, economiche ed occupazionali dello stesso nel medio-lungo periodo, ferme restando le esigenze di contenimento della spesa complessiva per gli incentivi erogati». Il tema è sostanzialmente analogo tra i due ordini del giorno: noi proponiamo la stessa formulazione dell'impegno.
  Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Marcon n. 9/1248-AR/97, perché lo riteniamo riassorbito dall'ordine del giorno Boccia n. 9/1248-AR/71.

  PRESIDENTE. È stato già ritirato.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta l'ordine del giorno Tullo n. 9/1248-AR/98, purché riformulato nel senso che l'impegno sia il seguente: «a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative affinché venga data progressiva attuazione a una più ampia autonomia finanziaria di ciascun porto».
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Borghi n. 9/1248-AR/99, mentre l'ordine del giorno Rigoni n. 9/1248-AR/100 è inammissibile. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Velo n. 9/1248-AR/101 con una piccola riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di uniformare» eccetera, e accoglie l'ordine del giorno Braga n. 9/1248-AR/102 con una riformulazione che consiste nel cancellare le ultime cinque righe e mezzo, cioè dopo le parole «il Piano dei parco o del piano di gestione», dove continua con le parole «e che le previsioni contenute», da quel «e che» in poi si cancella. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Casati n. 9/1248-AR/103 e Cimbro n. 9/1248-AR/104, mentre accoglie l'ordine del giorno Speranza n. 9/1248-AR/105. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Coscia n. 9/1248-AR/106 con una piccola riformulazione: Pag. 186«impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità» eccetera. Il Governo accoglie gli ordini del giorno Pes n. 9/1248-AR/107 e Coccia n. 9/1248-AR/108, mentre l'ordine del giorno Rocchi n. 9/1248-AR/109 è inammissibile. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Orfini n. 9/1248-AR/110, mentre accetta con riformulazione l'ordine del giorno Blazina n. 9/1248-AR/111, la riformulazione consiste nell'eliminare l'ultimo dei tre impegni, quello che comincia con «a valutare, altresì, l'opportunità di rivedere tutta la materia», mentre i primi due impegni li accogliamo. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Bossa n. 9/1248-AR/112, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Piccoli Nardelli n. 9/1248-AR/113, Librandi n. 9/1248-AR/114 e Causin n. 9/1248-AR/115. Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Zanetti n. 9/1248-AR/116, mentre accoglie l'ordine del giorno Sberna n. 9/1248-AR/117. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Binetti n. 9/1248-AR/118 con una piccola riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare» eccetera e l'ordine del giorno Oliaro n. 9/1248-AR/119 con una piccola riformulazione: alla riga quattro le parole «considerando l'opportunità» diventa «considerando eventualmente l'opportunità». Il Governo accoglie con una riformulazione pesante l'ordine del giorno Vitelli n. 9/1248-AR/120, cioè l'impegno si riduce a «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi della norma succitata», mentre accoglie l'ordine del giorno Sottanelli n. 9/1248-AR/121 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, la possibilità di incentivare le imprese nella stipula di nuovi contratti di leasing finanziario, valutando l'opportunità di adottare misure agevolative». Il Governo accoglie l'ordine del giorno Vargiu n. 9/1248-AR/122 con una piccola riformulazione: «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di» e l'ordine del giorno Fauttilli n. 9/1248-AR/123 riformulato – anche questo è sull'Autorità per l'energia e su riscaldamento e teleraffrescamento – in modo identico alla riformulazione proposta per l'ordine del giorno Magorno n. 9/1248-AR/68. Quindi l'ordine del giorno Fauttilli n. 9/1248-AR/123 per noi ha lo stesso impegno che ho già letto per l'ordine del giorno Magorno n. 9/1248-AR/68. Il Governo accoglie con una piccola riformulazione l'ordine del giorno Matarrese n. 9/1248-AR/124: al primo rigo del dispositivo: «ad ogni attività utile per risolvere eventuali conflitti interpretativi», eccetera. L'ordine del giorno Sanga n. 9/1248-AR/125 è inammissibile. Il Governo formula un invito al ritiro per gli ordini del giorno Laforgia n. 9/1248-AR/126 e Amoddio n. 9/1248-AR/127, mentre accoglie l'ordine del giorno Fossati n. 9/1248-AR/128 purché venga riformulato il primo dei due impegni, «impegna il Governo a valutare la possibilità di stabilire che la messa a regime del nuovo sistema di certificazione decorre dal termine di trenta mesi dall'entrata in vigore del decreto ministeriale 20 luglio 2013», mentre il secondo impegno resta com’è. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Moretti n. 9/1248-AR/129, mentre accoglie con una piccola riformulazione iniziale l'ordine del giorno De Menech n. 9/1248-AR/130: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di assumere idonee iniziative in tema di revisione dei canoni nonché l'opportunità di intervenire» e poi prosegue con l'impegno proposto dai presentatori.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Galli n. 9/1248-AR/131, a condizione che sia riformulato nel senso di «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare eventuali ulteriori misure volte a rafforzare la tutela dei creditori fornitori commerciali nel concordato in bianco». Il dispositivo dell'ordine del giorno termina in questo modo.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Antezza n. 9/1248-AR/132, a condizione che sia riformulato nel senso di «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, la possibilità di estendere all'area di Matera l'ammissibilità delle agevolazioni da ultimo Pag. 187finanziate dal «decreto sviluppo» al fine di garantire un intervento a sostegno (...)», con l'intesa che da quel punto in poi l'ordine del giorno prosegue così come già stabilito nel dispositivo.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Ribaudo n. 9/1248-AR/133, a condizione che il primo capoverso del dispositivo sia riformulato nel senso di «a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, la possibilità di realizzare un piano nazionale straordinario per la raccolta dell'amianto e la bonifica delle aree e degli edifici in cui è presente». A questo punto termina il primo capoverso del dispositivo, mentre il secondo capoverso, che inizia con la parola «istituire», resta così come è formulato.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Culotta n. 9/1248-AR/134, a condizione che sia riformulato nel senso di «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di assumere ogni iniziativa» e poi prosegue il dispositivo.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Moscatt n. 9/1248-AR/135, a condizione che sia riformulato nel senso di «impegna il Governo a realizzare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, un piano di informazione (...)».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Ventricelli n. 9/1248-AR/136, a condizione che sia riformulato nel senso di «impegna il Governo a valutare l'opportunità di realizzare, di concerto con l'ANAS, (...)».
  L'ordine del giorno Giulietti n. 9/1248-AR/137 è inammissibile.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Verini n. 9/1248-AR/138, a condizione che sia riformulato nel senso di «impegna il Governo a considerare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di approntare adeguati stanziamenti per l'adeguamento degli organici del personale della giustizia, con particolare riferimento a quei lavoratori della giustizia di cui in premessa». Da qui il dispositivo dell'ordine del giorno termina.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Zappulla n. 9/1248-AR/139, a condizione che le premesse siano riformulate. La prima premessa deve terminare alla quarta riga, con le parole «in materia di lavoro». La terza premessa termina all'inizio di pagina 113 del fascicolo degli ordini del giorno, alla terza riga, alle parole «o dell'INAIL». La restante parte della terza premessa va espunta. La quarta premessa va espunta. Nell'impegno, al fondo di pagina 113 del fascicolo degli ordini del giorno, a partire dalle parole «nei confronti dei lavoratori» aggiungere le seguenti: «al fine di valutare l'opportunità di approntare eventuali interventi normativi», per poi continuare così come già formulato.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Bellanova n. 9/1248-AR/140, a condizione che sia riformulato nel senso di «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, la possibilità di adottare i provvedimenti necessari» e poi prosegue.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Giacobbe n. 9/1248-AR/141, a condizione che sia riformulato nel senso di «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di adottare (...)».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Carella n. 9/1248-AR/142.
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Patriarca n. 9/1248-AR/143.
  Il Governo accoglie gli ordini del giorno Sbrollini n. 9/1248-AR/144, Gelli n. 9/1248-AR/145 e Scuvera n. 9/1248-AR/146.
  L'ordine del giorno Miotto n. 9/1248-AR/147 è inammissibile.
  Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Boccuzzi n. 9/1248-AR/148.
  Il Governo accoglie gli ordini del giorno Damiano n. 9/1248-AR/149 e Corsaro n. 9/1248-AR/150.
  Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Maietta n. 9/1248-AR/151.
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Totaro n. 9/1248-AR/152.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Rampelli n. 9/1248-AR/153.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno La Russa n. 9/1248-AR/154, a condizione Pag. 188che sia riformulato nel senso di «impegna il Governo a individuare i criteri utili all'armonizzazione delle normative di cui in premessa» per poi continuare così come formulato.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Cirielli n. 9/1248-AR/155, a condizione che sia espunta l'ultima premessa, che comincia con le parole: «la ripresentazione, pura e semplice» e che il dispositivo sia riformulato nel senso di «impegna il Governo a valutare l'opportunità di attuare una più organica revisione della disciplina della mediazione di cui al decreto legislativo 28 del 2010». Qui termina il dispositivo.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Biondelli n. 9/1248-AR/156.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Dadone n. 9/1248-AR/157, purché sia espunta l'ultima premessa, che comincia con le parole: «spesso si tratta di contratti atipici».
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Alberti n. 9/1248-AR/158, invita al ritiro dell'ordine del giorno Bernini n. 9/1248-AR/159, propone una riformulazione dell'ordine del giorno Basilio n. 9/1248-AR/160: cade l'ultima delle premesse, quella che comincia con «inoltre tutto questo», l'impegno si limita ad essere «a valutare gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa» e poi il resto cade per noi. Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Frusone n. 9/1248-AR/161 e Corda n. 9/1248-AR/162. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Mannino n. 9/1248-AR/163 c’è una riformulazione pesante: nelle premesse, alla quarta premessa, cade dalle ultime sette righe, da «senza alcun obbligo espresso», da lì in poi quel pezzo della premessa cade e subito sopra cade l'inciso «soltanto»; espungere inoltre due premesse sotto, dove si dice che le modifiche non sistematiche del testo unico, poco più sotto, tre righe sotto, hanno reso complesso, sia per gli amministratori locali che per gli operatori del settore, il quadro normativo. L'impegno: «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa per la successiva informativa alle competenti commissioni parlamentari». Qui si ferma il primo impegno. Il secondo impegno, con le lettere a), b), c) e d), cade e l'ultimo impegno diventa: «a valutare l'opportunità di presentare un disegno di legge che contenga esclusivamente l'organica riscrittura del testo unico in materia edilizia», e ci fermiamo. Per quanto riguarda l'ordine del giorno De Rosa n. 9/1248-AR/164, vi è una riformulazione dell'impegno: primo impegno: «a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative»; il secondo impegno, al penultimo rigo: «vengano destinate anche all'edilizia scolastica»; terzo impegno, secondo rigo: «siano destinati anche all'acquisizione e alla gestione»; quarto impegno, secondo rigo: «siano destinati anche alla ristrutturazione di edifici pubblici ovvero di manutenzione di reti viarie, nonché la salvaguardia e messa in sicurezza del territorio e per interventi di messa in sicurezza per prevenire il dissesto idrogeologico e sismico» e qui termina questo impegno; ultimo impegno: «affinché i fondi di cui all'articolo 18, comma 9, siano destinati anche alla ristrutturazione di edifici pubblici» eccetera. Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Zolezzi n. 9/1248-AR/165 e Segoni n. 9/1248-AR/166. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Busto n. 9/1248-AR/167, vi è una riformulazione iniziale: «impegna il Governo ad avviare nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente un piano straordinario» e poi prosegue l'impegno. Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Daga n. 9/1248-AR/168 e Tofalo n. 9/1248-AR/169, accoglie con la seguente riformulazione l'ordine del giorno Terzoni n. 9/1248-AR/170: «impegna il Governo ad avviare iniziative volte a migliorare prioritariamente i servizi per il trasporto pendolari» e per noi si ferma l'impegno. Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Vignaroli n. 9/1248-AR/171 e accoglie con la seguente riformulazione l'ordine del giorno Della Valle n. 9/1248-AR/172: «impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare atti normativi volti ad assicurare le risorse necessarie a finanziare Pag. 189la tratta 3 della linea 1 della metropolitana di Torino-Collegno-Cascine Vica». Il Governo accoglie l'ordine del giorno D'Incà n. 9/1248-AR/173 con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di riesaminare la disciplina dello strumento del project finance» e poi prosegue come il testo proposto dall'onorevole D'Incà.
  Il Governo accoglie l'ordine Spessotto n. 9/1248-AR/174, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Colonnese n. 9/1248-AR/175 e Nesci n. 9/1248-AR/176, accoglie l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/1248-AR/177, propone una riformulazione dell'ordine del giorno Carinelli n. 9/1248-AR/178: «a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di prevedere eventuali ulteriori iniziative normative» e lì per noi si ferma l'impegno. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Pinna n. 9/1248-AR/179, la riformulazione è simile: «a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa al fine di prevedere ulteriori iniziative normative». Sull'ordine del giorno Fraccaro n. 9/1248-AR/180, c’è un qualche ritocco sulle premesse, che comunque sono disponibili per l'onorevole Fraccaro, e una riformulazione dell'impegno: «a valutare gli effetti applicativi degli articoli 54-bis e 54-ter anche al fine di ridefinire i compiti in un'ottica di rafforzamento della Civit quale autorità nazionale delegata all'esercizio delle funzioni di prevenzione della corruzione».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Nuti n. 9/1248-AR/181 purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi dell'articolo 29-bis.» Per noi il dispositivo termina a questo punto.
  Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Dieni n. 9/1248-AR/182.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Toninelli n. 9/1248-AR/183, purché con la seguente leggera riformulazione: al terzo rigo del dispositivo eliminare «con cadenza trimestrale».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Lombardi n. 9/1248-AR/184, purché riformulato nel modo seguente: al primo rigo del dispositivo togliere «tempestivamente».
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cozzolino n. 9/1248-AR/185.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Fantinati n. 9/1248-AR/186 purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a prevedere nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria che i finanziamenti e i contributi erogati ai sensi dell'articolo 2 alle imprese beneficiarie, vengano da queste restituiti in caso di delocalizzazione in un Paese non appartenente all'Unione europea, dei beni ammessi al beneficio e degli impianti produttivi in cui essi sono collocati». La riformulazione tende a precisare meglio il concetto; condividiamo sostanzialmente la proposta dell'onorevole Fantinati, ma crediamo che così sia più precisa.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Crippa n. 9/1248-AR/187, purché si provveda alla seguente leggera riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di rivedere la normativa CIP 6» e così via.
  Il Governo accoglie gli ordini del giorno Prodani n. 9/1248-AR/188 e Da Villa n. 9/1248-AR/189.
  Il Governo formula un invito al ritiro degli ordini del giorno Petraroli n. 9/1248-AR/190, Vallascas n. 9/1248-AR/191 e Agostinelli n. 9/1248-AR/192.
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Vacca n. 9/1248-AR/193.
  Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/1248-AR/194.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Uva n. 9/1248-AR/195, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica l'opportunità di adottare ulteriori...» e così via.Pag. 190
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Benedetto n. 9/1248-AR/196, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica la possibilità di intervenire attraverso...» e così via.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Battelli n. 9/1248-AR/197, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di estendere...» e così via.
  Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Simone Valente n. 9/1248-AR/198.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Marzana n. 9/1248-AR/199, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di effettuare sostanziali interventi...» e così via.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Brescia n. 9/1248-AR/200.
  Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Fico n. 9/1248-AR/201.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Artini n. 9/1248-AR/202, purché la premessa sia riformulata nel modo seguente: «Premesso che le attività di cui all'articolo 48 rendono opportuno che siano rafforzate le forme di controllo da parte del Parlamento stabilite nella legge 9 luglio 1990, n. 185, impegna il Governo (...)». Il dispositivo resta identico, salvo che al rigo 6-7 cadono le parole «specificamente per singolo contratto».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Chimienti n. 9/1248-AR/203.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Ruocco n. 9/1248-AR/204, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: il primo impegno resta identico, mentre al secondo capoverso togliere, al quarto rigo, le parole «in Campania»; il terzo capoverso diventa: «sia data informazione alle Commissioni parlamentari competenti del decreto ministeriale che stabilisce le modalità di messa a carico degli enti e soggetti inadempienti degli oneri derivanti dalla nomina di uno o più commissari ad acta, ai sensi dell'articolo 41, comma 6.»
  Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Pisano n.  9/1248-AR/205.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Barbanti n. 9/1248-AR/206, purché riformulato nel modo seguente: cade il quinto capoverso delle premesse (il capoverso che inizia con «sembra eccessivo che le banche»); il dispositivo diventa: «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate.»
  Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Villarosa n. 9/1248-AR/207.
  Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Pesco n. 9/1248-AR/208. Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Rizzo n. 9/1248-AR/209. L'ordine del giorno Currò n. 9/1248-AR/210 si accetta a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con la normativa comunitaria e con le risorse a disposizione» e poi prosegue come proposto dall'onorevole Currò. L'ordine del giorno Cariello n. 9/1248-AR/211 è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno Caso n. 9/1248-AR/212 si accetta a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: «affinché ponga in atto azioni di contrasto alla mafia in Lombardia in occasione dell'evento Expo.» e lì per noi termina l'impegno. L'ordine del giorno Sorial n. 9/1248-AR/213 è accolto come raccomandazione. Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Cancelleri n. 9/1248-AR/214. L'ordine del giorno Castelli n. 9/1248-AR/215 risulta ritirato. L'ordine del giorno Di Vita n. 9/1248-AR/216 si accetta a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di inviare una relazione alle competenti Commissioni (...)». L'ordine del giorno Baroni n. 9/1248-AR/217 si accetta a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: Pag. 191nella seconda premessa: «che si prevede la spesa di 5 milioni di euro l'anno a partire dal 2015, senza soluzione di continuità» e negli impegni: «impegna il Governo a valutare, in sede di definizione su base annua delle risorse necessarie, le risorse effettivamente necessarie e certificabili (...)».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/1248-AR/218. L'ordine del giorno Mantero n. 9/1248-AR/219 si accetta a condizione che sia cancellata l'ultima delle premesse, quella che dice che «sarebbe necessario da parte del Governo (...)». Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/1248-AR/220. Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Lorefice n. 9/1248-AR/221. L'ordine del giorno Cecconi n. 9/1248-AR/222 si accetta a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a porre in essere ogni attività di vigilanza e di verifica, al fine di valutare la tempistica della restituzione delle somme erogate».
  L'ordine del giorno Grillo n. 9/1248-AR/223 si accetta a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare la possibilità di avviare iniziative di sua competenza volte a contribuire (...)». L'ordine del giorno Spadoni n. 9/1248-AR/224 si accetta a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a verificare gli effetti applicativi dell'articolo 8, comma 3, citato in premessa.», lì termina per noi l'impegno.
  L'ordine del giorno Tacconi n. 9/1248-AR/225 si accetta condizione che sia riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di predisporre ulteriori interventi che prevedano finanziamenti» e poi prosegue. L'ordine del giorno Del Grosso n. 9/1248-AR/226 si accetta a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: nelle premesse cade il secondo capoverso: «non appaiono comprensibili...». L'ordine del giorno Di Battista n. 9/1248-AR/227 si accetta a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: nelle premesse cade il secondo capoverso «non appaiono comprensibili le ragioni» e l'impegno diventa: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di predisporre ulteriori interventi che disciplinino maggiormente (...)» poi prosegue.
  L'ordine del giorno Scagliusi n. 9/1248-AR/228 si accetta a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: cade il secondo premesso: «non appaiono comprensibili (...) » e negli impegni: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di predisporre ulteriori interventi, affinché venga garantita (...)» e poi prosegue. L'ordine del giorno Grande n. 9/1248-AR/229 si accetta a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: cade anche qui il secondo premesso: «non appaiono comprensibili (...)» e negli impegni: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di predisporre ulteriori interventi normativi affinché tali crediti agevolati (...)».
  L'ordine del giorno Di Stefano n. 9/1248-AR/230 si accetta a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: cade il secondo premesso «non appaiono comprensibili (...)» e poi negli impegni: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di predisporre ulteriori interventi affinché il finanziamento di cui all'articolo 7 (...)». L'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/1248-AR/231 si accetta a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: cade il secondo premesso «non appaiono o comprensibili (...)» e l'impegno diventa: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di predisporre interventi normativi affinché vengano maggiormente finanziate le imprese coinvolte nella cooperazione internazionale che svolgono attività di sostegno a progetti promossi da piccole e medie imprese locali e che siano particolarmente sensibili al tema dello sfruttamento delle risorse naturali del Paese in cui operano», qui c’è tutta la riformulazione preparata e scritta che poi fornirò alla Presidenza, naturalmente.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Lupo n. 9/1248-AR/231; il Governo accetta l'ordine del giorno Gagnarli n. 9/1248-AR/233 purché sia riformulato sopprimendo la terza delle premesse: «questi Pag. 192segnali positivi (...)» eccetera e modificando il dispositivo nel modo seguente: «impegna il Governo a verificare gli effetti applicativi dell'articolo 1, comma 3, citato in premessa».
  Il Governo accetta gli ordini del giorno Parentela n. 9/1248-AR/234; Massimiliano Bernini n. 9/1248-AR/235; Gallinella n. 9/1248-AR/236; Benedetti n. 9/1248-AR/237.
  Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno L'Abbate n. 9/1248-AR/238; il Governo accetta l'ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/1248-AR/239 purché sia riformulato il dispositivo nel modo seguente: «impegna il Governo ad intervenire con provvedimenti idonei ad assicurare la certezza della ricezione della comunicazione elettronica».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Paolo Niccolò Romano n. 9/1248-AR/240 purché sia riformulato, con una riformulazione leggera, nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di rivedere il regime (...)» e poi prosegue.
  Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Nicola Bianchi n. 9/1248-AR/241; il Governo accetta l'ordine del giorno Catalano n. 9/1248-AR/242.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Liuzzi n. 9/1248-AR/243 purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'ipotesi di destinare i fondi di cui al comma 9 prioritariamente agli interventi di messa in sicurezza degli edifici pubblici».
  Il Governo formula invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Dell'Orco n. 9/1248-AR/244.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/1248-AR/245 purché sia riformulato, con riformulazione pesante, nel modo seguente: «a valutare l'ipotesi di intraprendere iniziative destinate a garantire un'adeguata tutela dell'ambiente e del paesaggio anche nel quadro delle iniziative finalizzate alla semplificazione dell'attività di dragaggio».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Colletti n. 9/1248-AR/246 purché sia riformato, con una piccola riformulazione, nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, iniziative normative (...)» eccetera.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Businarolo n. 9/1248-AR/247, purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'eventualità di rendere obbligatoria la nomina del commissario (...)» eccetera.
  Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Bonafede n. 9/1248-A R/248.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Sarti n. 9/258-AR/249 purché sia riformulato nel lodo seguente: «a valutare l'adozione di iniziativa normativa al fine di inserire i soggetti che abbiano (...)» e poi prosegue. Il Governo accetta l'ordine del giorno Ferraresi n. 9/1248-AR/250 purché sia riformulato, con una piccola riformulazione, nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica gli effetti applicativi (...)» e prosegue.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Turco n. 9/1248-AR/251 purché sia riformulato in modo analogo a quello precedente: «impegna il Governo a valutare nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica ogni iniziativa normativa (...)» eccetera.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, su alcune riformulazioni proposte dal Governo invito la Presidenza a valutare se sono riformulazioni o se sono riscritture totali anche di alcuni dispositivi, perché mi sembra assolutamente certo che vadano al di fuori di quanto proposto dagli stessi presentatori. Una cosa è una riformulazione, una cosa è la riscrittura di un ordine del giorno.

  PRESIDENTE. La ringrazio, in ogni caso poi sarà il presentatore a giudicare se accetta la riformulazione o meno.

Pag. 193

  CLAUDIO COMINARDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. A che titolo ?

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, per chiedere al Governo possibilmente se può spiegare le ragioni per cui è stato riformulato in questo senso l'ordine del giorno n. 9/1248-AR/11. Per quale ragione è stata inserita la condizione «valutiamo se». Infatti sembra di facile realizzazione e, quindi, vorrei capire se è possibile questa cosa.

  PRESIDENTE. Deputato Cominardi, quando arriveremo magari all'ordine del giorno interessato poi si potrà intervenire.
  Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno. Ha chiesto di intervenire la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Signor Presidente, colleghi, intanto volevo dire che siamo un po’ dispiaciuti per come sono andate le cose per l'ennesimo decreto-legge che è arrivato in Aula soprattutto in una situazione di emergenza come quella attuale. Ricorrere costantemente ai decreti-legge è una misura che noi vorremmo alternare alle proposte di legge da discutere in Aula insieme a tutti voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Al di là di questo, sono stati presentati dal MoVimento 5 Stelle numerosi emendamenti, che poi abbiamo tradotto in ordini del giorno. In particolare, posso ricordarne qualcuno, che a mio avviso era da appoggiare anche in sede di Commissione come emendamento, come l'estensione della riduzione del CIP6 anche agli inceneritori; favorire il pagamento degli stagisti del Ministero della giustizia; aprire un fondo di sostegno alle piccole e medie imprese in cui versare le eccedenze degli stipendi parlamentari (questa è un'esigenza che abbiamo sentito in particolare noi); rendere più aperta e democratica la gestione della Cassa depositi e prestiti; rivedere la Tobin tax per colpire il day trading ed altri emendamenti.
  In particolare, sono contenta del fatto che il Governo abbia dato parere favorevole ad un emendamento e ad un ordine del giorno in particolare che parla di retrofitting elettrico e di conversione di veicoli da trazione endotermica in trazione elettrica, anche e a parte il fatto di favorire un'economia di nicchia, se volete, come quella dei veicoli elettrici e della conversione dei veicoli stessi, con l'obiettivo finale di aiutare a dare un sostentamento alle aziende di trasporto pubblico, che versano costantemente in situazioni disastrate.
  Io ho portato stamattina alcuni dati che magari è utile che conoscano anche gli altri colleghi che magari non erano presenti e che portano alla luce una situazione che comunque è migliorabile dal punto di vista dei trasporti pubblici. So che anche a Roma si sente questa esigenza di risollevare questa gestione. Perché ? Perché in particolare per quello che riguarda i veicoli elettrici e in particolare i grossi veicoli elettrici come gli autobus, a parte la riduzione delle emissioni, circa il 90 per cento, una riduzione del costo del carburante il 75 per cento e soprattutto una riduzione della manutenzione su questi veicoli, si può far fronte da un lato attraverso un investimento di 150-200 mila euro per veicolo nel corso degli anni e diciamo che in breve periodo di tempo si può rientrare dell'investimento effettuato.
  Quindi, sono misure che aiutano innanzitutto l'ambiente, perché siamo a livelli di emissioni praticamente nulle e consentono quindi di risollevare anche le casse di queste aziende dei trasporti. Quindi, abbiamo dei benefici a livello ambientale e a livello anche di rumore, perché anche qui le emissioni a livello di rumore si abbassano notevolmente. Pertanto questa è una battaglia che dobbiamo combattere un po’ tutti.
  Dato il parere favorevole del Governo, mi aspetto che altri e che i parlamentari qui presenti appoggeranno questo ordine del giorno in sede di votazione. Ringrazio coloro che sono rimasti anche fino a quest'ora ad ascoltarci e che magari potranno Pag. 194parlare di queste cose ai loro colleghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giacomelli. Ne ha facoltà.

  ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, credo che questo sia uno dei passaggi politicamente più rilevanti di questo inizio di legislatura. Non mi pare possa e debba passare quasi come un momento ordinario, passato sotto silenzio. Credo che sia necessaria una sottolineatura del senso politico di quello che stiamo vivendo, anche a quest'ora della notte. Io considero – e voglio dirlo chiaramente – l'ostruzionismo una delle armi legittime che l'opposizione può usare. Noi l'abbiamo usato quando siamo stati opposizione e torneremmo ad usarlo se, da opposizione, lo ritenessimo necessario.
  È tuttavia evidente a tutti o dovrebbe esserlo che è – credo che l'espressione sia giusta – un'arma estrema e che se è legittimo che l'opposizione vi faccia ricorso se crede, altrettanto evidentemente questo uso sollecita un giudizio politico sull'opportunità, sulla coerenza e sul senso di questa scelta. E, allora, noi non possiamo non sottolineare le incongruenze profonde in questa scelta del MoVimento 5 Stelle. In questo caso – ed è la prima evidente incongruenza – per le dichiarazioni stesse dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, l'ostruzionismo non è motivato da un profondo insanabile dissenso verso l'atto contro cui viene usato, ma è rivolto a rallentare il cammino di un successivo provvedimento. In altri termini, ad un obiettivo di propaganda politica esterno del MoVimento 5 Stelle, si sacrifica e si sottomette la valutazione nel merito del provvedimento. Un uso, insomma, secondo noi, politicamente distorto, una forzatura al confine della corretta prassi parlamentare.
  Il secondo elemento di incongruenza: la legislatura è iniziata da troppo poco tempo perché non sia ancora fresco il ricordo della battaglia promossa, anche e soprattutto dal MoVimento 5 Stelle, al grido «Costituire subito le Commissioni. Il Parlamento deve lavorare, deve produrre provvedimenti, si devono produrre le scelte concrete per i cittadini». C'era in questo anche una sfida politica a produrre atti concreti e c'era la volontà esplicita e ostentata, fin troppo ostentata, di misurarsi nel merito delle scelte, la presunzione di dimostrare una superiorità nelle discussioni sulla concretezza dei temi. E c'era l'idea – con un'espressione, signor Presidente, che credo lei conoscerà bene – di aprire come una scatoletta di tonno, con le competenze e le capacità, quando ci si fosse misurati sui temi concreti, il Parlamento.
  Ora, dopo poche settimane, di fronte a iniziative di Governo e di maggioranza concrete, a provvedimenti che sollecitano nel merito la riflessione e il confronto, il MoVimento 5 Stelle abbandona il campo, va in difficoltà e ricorre all'unica strategia che hanno i giocatori più deboli, la butta in rissa e tenta di bloccare i lavori, di rallentare l'iter, di impedire l'approvazione. L'incoerenza è troppo evidente perché non la si sottolinei e per non essere colta anche dalla pubblica opinione. Incoerenza che raggiunge il massimo quando si tenta di passare per i difensori di quelle istituzioni democratiche alle quali il MoVimento 5 Stelle e il suo leader hanno riservato, signor Presidente, i giudizi più sprezzanti e gli slogan più volenti.
  Ecco per noi – e concludo – il senso però del confronto è ancora quello dell'inizio di questa legislatura, ossia quello di misurarsi concretamente nel merito e di rispondere alle attese dei cittadini con i provvedimenti concreti. Signor Presidente, questo lo dico a lei non nella veste che attualmente ricopre, ma in quella...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ANTONELLO GIACOMELLI. Certo, ma cercavo di rispondere anche alle sollecitazioni del suo movimento che sollecitava l'interlocuzione. Rispondo a lei nella veste che prima ha usato per parlare in quest'Aula. Se questo sarà finalmente il terreno Pag. 195del confronto scelto dalle opposizioni e dal MoVimento 5 Stelle, noi pensiamo ne beneficerà il Paese. Ma se il MoVimento 5 Stelle continuasse a pensare di svicolare, di sottrarsi alle difficoltà, addirittura di bloccare...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ANTONELLO GIACOMELLI. ...l’iter dei provvedimenti e di bloccare il lavoro del Parlamento, allora, farà ricorso, il MoVimento 5 Stelle, a tutte le armi dell'opposizione, ma si sappia che noi faremo ricorso a tutto quanto consentito per garantire l'approvazione dei provvedimenti nell'interesse... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  FEDERICA DIENI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, vorremmo fare un richiamo all'articolo 41 del Regolamento, che invita tutti noi deputati a fare, nel limite del tempo consentito, interventi pertinenti e sull'ordine del giorno. Quindi, sul complesso degli ordini del giorno, in questo caso, abbiamo semplicemente subito attacchi e critiche ingiustificate. Per di più, è stata offesa la Presidenza, in quanto è stato attribuito un ruolo che non è di persona imparziale e, quindi, vorremmo tutelare la Presidenza in questo caso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. No, in ogni caso, credo che, per come è l'andamento dei lavori, io, almeno precedentemente durante la mia Presidenza, ho ampiamente tollerato anche interventi sull'ordine dei lavori che non andassero direttamente sul tema, e anche questo intervento del deputato Giacomelli è stato, in qualche modo, tollerato anche da questo punto di vista. Non ho ravvisato alcun tipo di minaccia all'integrità e all'imparzialità della mia Presidenza in questo momento da parte del deputato Giacomelli. Credo che possiamo andare avanti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle agisce in un'ottica costruttivistica, e non ostruzionistica, e si batte per ridare centralità al ruolo e alla funzione del Parlamento. Per questo il MoVimento 5 Stelle ha dimostrato anche in questa occasione di voler fare, presentando 500 emendamenti, poi, trasformati in ordini del giorno, come già ricordato dalla collega; mentre il Governo, purtroppo, dimostra di voler sì fare, ma voler fare tutto da solo.
  In questa ottica, abbiamo preparato degli ordini del giorno che, secondo noi, erano di buon senso, come l'ordine del giorno n. 9/1248-AR/9, che avevo presentato come prima firmataria, sul quale il Governo ha invitato al ritiro, altrimenti avrebbe espresso parere contrario. Io volevo la motivazione da parte del Governo, in quanto l'emendamento che avevamo presentato riguardava l'articolo 31 in materia di DURC e, in particolare, si chiedeva al Governo di uniformare la disciplina relativa al certificato di agibilità – che autorizza l'impresa a fare agire nei propri locali di proprietà i lavoratori, sia essi artisti o tecnici, quindi lavoratori dello spettacolo – alla disciplina del Documento unico di regolarità contributiva.
  Quindi, questo era un ordine del giorno che andava nell'ottica della semplificazione anche nel rapporto delle imprese con la pubblica amministrazione, visto anche che l'ex ENPALS, che adesso gestisce la procedura relativa a questo certificato di agibilità, è stato inglobato nell'INPS. Quindi, dato che gli enti si sono fusi, non comprendo perché non si possa uniformare la procedura e i due certificati che svolgono, in sostanza, la medesima funzione. Quindi, chiedo motivazioni al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

Pag. 196

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere la rivalutazione da parte della Presidenza dell'ammissibilità dell'ordine del giorno Bini n. 9/1248-AR/19, in quanto c’è un collegamento diretto con l'articolo 38 del provvedimento e, quindi, l'inammissibilità, a nostro avviso, andrebbe rivalutata. Se, cortesemente, può far valutare agli uffici quanto richiesto.

  PRESIDENTE. La Presidenza si riserva di valutare questa richiesta di riesame per l'effettuazione di un ulteriore approfondimento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, sinceramente non capisco questa riformulazione di questo ordine del giorno, è di una banalità... questo ordine del giorno vuole semplicemente semplificare le cose. Quindi lo rileggo e chiedo al Governo veramente di ascoltare e di capire nel profondo questo ordine del giorno. Premesso che i datori di lavoro o i consulenti del lavoro delegati, previa autenticazione con PIN, possono consultare gli attestati dei propri dipendenti attraverso i servizi messi a disposizione dall'INPS tramite la consultazione dell'area dedicata. Attraverso questo meccanismo il datore di lavoro o il consulente da lui delegato può consultare e stampare un attestato di malattia fornendo... ho perso il filo, mi scusi... fornendo il numero di protocollo del certificato e il codice fiscale associato. Scusatemi.
  Considerato che le domande relative a prestazioni previdenziali, maternità, permessi disabili e così via, pur compilati in via telematica devono essere consegnati in via cartacea al datore di lavoro; ritenuto che l'utilizzo di Internet velocizza e riduce i costi connessi alla richiesta delle suddette prestazioni previdenziali; noi chiediamo che il Governo si impegni ad introdurre meccanismi che consentano l'invio diretto agli intermediari delle domande relative a prestazioni previdenziali, così come già avviene per la verifica dei certificati di malattia. Quindi, è già una prassi che viene usata, dobbiamo solo allargarla a chi fa domanda di maternità. Veramente non capisco perché mi dovete riformulare l'ordine del giorno in modo così allucinante e banale. Chiedo al Governo una motivazione valida. Voglio sapere come non mi riformulate con: «valutare se», c’è poco da valutare, si usa già questo metodo. Quindi, io chiedo al Governo, veramente, una riflessione e speriamo che venga accettato l'ordine del giorno così com’è, perché è facile, non c’è nulla da capire. Speriamo che venga accolto, noi ci crediamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, innanzitutto chiedo scusa se sono intervenuto fuori contesto prima quando ho chiesto al Governo le valutazioni per cui ha deciso di riformulare l'ordine del giorno. Quindi lo ripropongo ora. Mi permetto, anche, di evidenziare alcuni passaggi dell'ordine del giorno ovvero: premesso che, in caso di infortunio sul luogo di lavoro, il datore di lavoro è tenuto ad inoltrare la denuncia all'INAIL tramite il portare nell'area dedicata; quindi, fin qui, nulla di eccezionale. Per la richiesta di liquidazione, è necessaria da parte del datore l'inserimento di dati sia relativi all'azienda, quelli relativi alla dinamica dell'incidente e quelli relativi all'inquadramento del lavoratore infortunato. Considerato che nei casi di infortunio del dipendente part time, l'INAIL, dopo aver ricevuto la relativa denuncia, richiede dei dati aggiuntivi all'impresa – l'orario part time, l'orario full time applicato in azienda e retribuzione di riferimento annuale – per poter procedere alla liquidazione. Ritenuto che tale doppia comunicazione con l'ente comporta un ulteriore perdita di tempo e denaro, tenuto conto delle spese di carta, busta e francobollo. Quindi si impegna il Governo a sollecitare la realizzazione Pag. 197di un sistema informatico più completo inserendo una finestra apposita per permettere all'ente già in sede di prima denuncia, il calcolo delle indennità da liquidare in relazione all'orario di lavoro del dipendente, in modo tale da poter evitare un adempimento in più non necessario. Ecco, quello che mi domando è per quale ragione poniamo una condizione rispetto a questo ordine del giorno. Non si sta chiedendo la luna, sembra una cosa anche di buon senso e quindi chiederei al Governo le ragioni per cui si è posta la condizione, per cui si è inserita la formula: «valutiamo se». O è sì o è no, in questo caso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bechis. Ne ha facoltà.

  ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, evito di fare facili ironie su questo decreto, che di urgente ha solo la voglia di mettere presto fine a questa legislatura, e sappiamo bene che per farlo prima dovete svolgere diligentemente, il più in fretta possibile, i compiti che la mamma d'Europa, la Merkel, vi ha dato. È stato riferito che la fiducia serve per dare tempo a qualcuno per snaturare la nostra Costituzione senza passare dal giudizio del popolo e senza essere stato eletto per questo. Quindi, per l'interesse di pochi si riscatta il Parlamento con un voto di fiducia. Questo è un ricatto, mal riuscito ma è sempre un ricatto. Ci dite: il Paese ha fretta, non può aspettare, vi dovete fidare di noi o cade tutto. Beh, fidarci di voi ! Avete portato questo Paese in miseria, avete sperperato tutto, comprato aerei difettosi che costano milioni, e forse vi vendereste anche il Colosseo, ma per davvero, non come nel film di Totò. Non è che l'avete già fatto, magari ? Vista l'ora mi fermo qua, tanto l'avete capito che non possiamo fidarci di voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldassarre. Ne ha facoltà.

  MARCO BALDASSARRE. Signor Presidente, innanzi tutto vorrei dire che un anno fa avrei immaginato di tutto tranne che ritrovarvi alle cinque del mattino, di notte, insieme a questo gruppo – permettetemi – spettacolare a difendere la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Vorrei aggiungere che il MoVimento 5 Stelle, cari colleghi del PD, tempo fa chiedeva con forza di far partire le Commissioni mentre voi facevate ostruzionismo non presentando i nomi dei vostri colleghi per far partire i lavori di Commissione, andando anche contro il Regolamento della Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Tornando sull'ordine del giorno, buona parte degli ordini del giorno proposti dal MoVimento 5 Stelle sono stati accolti dal Governo, alcuni con riformulazione. Questo vuol dire solo una cosa, che le nostre proposte al «decreto del fare» erano positive. Pensate se non fosse stata posta la fiducia e se questi ordini del giorno fossero stati accolti tutti come emendamenti quanto avremmo potuto migliorare questo «decreto del fare» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Tornando al tema di questo decreto che più mi stava a cuore, quello della sicurezza sul lavoro, fornisco due dati: dall'inizio dell'anno sono già morti, purtroppo, 330 lavoratori sui luoghi di lavoro, nel 2012 erano 625, tutti documentati. Dal 2008 ad oggi, da quando sono stati censiti, cioè negli ultimi cinque anni, il numero dei morti ammonta a 3.394, quasi 4.000, praticamente un intero paesino, perché sulla sicurezza sul lavoro si è sempre speso poco e si arriva anche a semplificare. Il lavoro, per chi ha ancora la fortuna di averlo, a volte porta a morire, quindi è importante puntare sulla sicurezza e sulla prevenzione, e qui ci ricolleghiamo ad alcuni ordini del giorno che parlano del SINP. Cos’è il SINP ? Il SINP è il sistema informatico nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro e serve a fornire dati per indirizzare, organizzare, stabilire e valutare l'efficacia dell'attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie Pag. 198professionali, per orientare l'attività di vigilanza mediante l'uso integrato dei dati al momento disponibili nei sistemi formativi di vari enti, l'integrazioni di archivi e la creazione di banche dati unificate. I flussi informativi devono concernere almeno il quadro del sistema produttivo occupazionale dei rischi della salute e della sicurezza, delle azioni istituzionali di prevenzione e della vigilanza. La gestione tecnica di questo sistema è affidata all'INAIL, che è l'ente individuato per il trattamento e la titolarità dei dati.
  Per fortuna, appunto, il Governo ha accettato, ha accolto questo ordine del giorno, avremmo preferito che fosse stato accolto come emendamento insieme a tutti gli altri accolti, e ci sono tanti ordini del giorno positivi quindi speriamo che anche la maggioranza, quando si andranno a votare, li accoglierà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rostellato. Constato l'assenza, s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, buongiorno a tutti e devo dire buongiorno ai colleghi del MoVimento 5 Stelle e comunque riconosciamo un valore al merito ai colleghi del PD che ci hanno aspettato e che ci continueranno ad aspettare per molte ore. Così non posso dire per quanto riguarda i colleghi del Pdl se non ricordo la presenza indubbia dell'onorevole Fedriga...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Sono della Lega però !

  PRESIDENTE. Deputato io direi che è il caso di attenersi all'intervento evitando anche questa analisi dei presenti e degli assenti che non è il caso di fare.

  WALTER RIZZETTO. Era un ringraziamento che vista l'ora insomma potrebbe avere la compiacenza di concedermi. Quindi il mio intervento sarà molto breve comunque rispetto al decreto del fare; è inutile che andiamo a raccontarci che quando il MoVimento 5 Stelle dice che il Parlamento viene esautorato dai suoi poteri va da sé che un decreto di questo tipo viene passato direttamente dalle mani del Governo alle tasche dei cittadini senza che il Parlamento stesso riesca ad esplicare la sua funzione principale, che è quella di legiferare, allora il Parlamento è veramente esautorato e questi passaggi parlamentari, anche io ovviamente come l'onorevole Baldassarre ricordo che un anno fa mai mi sarei immaginato di passare una mattinata all'interno di una Aula semi deserta comunque ma sempre di un'Aula parlamentare...ho iniziato a concepire il mio ruolo, e a pensare al mio ruolo, io ho pensato al mio ruolo anche in questa funzione e in questa sede e quindi, dopo i ringraziamenti che ho già fatto ma che alla fine del mio intervento ripeterò, devo dire che è un'esperienza assolutamente formante perché oltre che aver letto 240, 250 emendamenti, abbiamo sicuramente imparato qualcosa: abbiamo sicuramente imparato che le cose si possono migliorare e che magari il MoVimento 5 Stelle nel proporre degli emendamenti di buonsenso, ricordavo nel mio precedente intervento, degli interventi e degli emendamenti che ogni buon padre di famiglia può portare avanti, è già arrivato scongelato al traguardo rispetto alla funzione che noi dobbiamo comunque portare avanti all'interno di questa istituzione.
  Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/1248-AR/15 andremo e andrò a richiedere al Governo, allorquando sarà messo in votazione, il perché di questa seppur breve e piccola riformulazione. Per quanto riguarda il resto devo dire che ci riteniamo soddisfatti sicuramente per la tempistica con la quale siamo riusciti a portare avanti questi discorsi, questo dibattito che comunque ha arricchito ogni persona che è rimasta qui seduta.
  Rinnovando quindi il buongiorno rinnovo anche l'invito a rivederci tra poco.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Pag. 199Ne ha facoltà. Ne constato l'assenza, s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, il Presidente del Consiglio lo aveva promesso dal giorno del suo insediamento ed ecco arrivare in meno di tre mesi direttamente da Palazzo Chigi il tanto atteso decreto per il rilancio economico del Paese, meglio conosciuto come decreto del fare. L'entusiasmo è stato talmente tanto che i nostri ministri hanno dato vita ad un mega provvedimento composto di ben 86 articoli in cui vengono trattate le materie più disparate tanto che si stenta a trovare un nesso logico. «Sono ben lontani i tempi in cui i decreti-legge dovevano attenersi a rigorosi parametri dettati dalla Costituzione: requisito dell'urgenza, contenuto uniforme, pertinenza alla materia trattata e comprovato stato di necessità per la sua emanazione. Il nostro ordinamento costituzionale infatti conferisce al Parlamento e non al Governo il potere legislativo.
  Ma ormai sappiamo tutti che, anche a Costituzione invariata (questo lo sottolineo: anche a Costituzione invariata), il potere di legiferare è quasi esclusivamente in mano all'Esecutivo». Altro stralcio di giornale: non sono parole mie. «Ma una volta era il Parlamento che dettava i principi e i criteri direttivi a cui il Governo si doveva attenere per l'emanazione dei decreti attuativi; ma in questo caso il Governo questi principi se li è scritti da solo, e impegna se stesso ad emanare un decreto secondo regole che ha stabilito in piena autonomia, in barba agli insegnamenti di Montesquieu sulla suddivisione dei poteri».
  Questi stralci di articoli giornale dovrebbero far riflettere un po’ tutti, almeno i superstiti di questa incredibile Aula, perché quello che stiamo tentando di fare non è ostruzionismo sterile, tutt'altro: stiamo tentando di apportare dei miglioramenti a quello che è un decreto-legge che a nostro parere era da rispedire al mittente.
  Siamo partiti in totale con 2.200 emendamenti, poi sono stati ridotti a 500, poi con criteri ben poco chiari siamo arrivati ad una richiesta di circa 80, per arrivare a due o tre, ma scoppi l'avarizia, facciamo anche a quattro per il MoVimento 5 Stelle. Le discussioni nelle notturne di Commissione sono state eterne, e con sommo stupore ho visto anche la maggioranza sollevare il problema dell'eterogeneità della materia che ha portato a scrivere così tanti emendamenti; e la domanda che mi sono posta è dove fossero queste persone quando avevamo proposto e votato la pregiudiziale di costituzionalità relativa proprio all'eterogeneità della materie di questo decreto-legge. Con sommo stupore, ovviamente, non mi sono data una risposta. Per cui inviterei a non cedere a facili attacchi, e invece a darci una possibilità di migliorare questo decreto-legge, magari dando qualche voto favorevole a questi ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, l'ordine del giorno che ho descritto qualche ora fa è il n. 9/1248-AR/158. Vado a leggere gli impegni perché ritengo che sia importante: «impegna il Governo a programmare le reali necessità locali di energia elettrica e termica da bioliquidi, promuovendo la conversione degli impianti a biogas (combustione altamente inquinante anche per la vicinanza ai centri abitati) in impianti a biometano, e dissuadendo dalla costruzione di nuovi impianti energetici (dal costo di oltre 5 milioni di euro per impianto da 1 MWh di picco)».
  L'ho letto solo perché vorrei capire un attimo se questa – e mi rivolgo anche ai colleghi del PD – non è una richiesta di buonsenso. Ma vorrei leggervene altre, perché c’è anche il Paolo Bernini n. 9/1248-AR/159, l'ordine del giorno seguente, che impegna il Governo «ad espungere dal testo del decreto una norma che comporterebbe Pag. 200la possibilità di utilizzare per riporti, rialzi e riempimenti anche miscele eterogenee di terre e materiali di risulta senza alcun tipo di controllo, con grave rischio per la tutela della salute e dell'ambiente». Anche questa richiesta, non ritenete che sia una richiesta di buonsenso ?
  Ma andiamo avanti perché ce ne sono altri: sono veramente belli i nostri ordini del giorno. C’è il Basilio n. 9/1248-AR/160, ad esempio: si richiede di «espungere dal testo del decreto una norma che comporterebbe la possibilità di realizzare ed installare all'interno di strutture ricettive all'aperto qualsiasi tipo di costruzione e struttura con il solo limite di un generico ancoraggio temporaneo al suolo». Anche questa riteniamo che sia semplicemente una richiesta di buonsenso; tra l'altro questa è stata riformulata e tolta dal Governo.
  Ma andiamo avanti perché c’è anche il Mannino n. 9/1248-AR/163: tra le varie richieste richiede di «presentare un disegno di legge che contenga esclusivamente l'organica riscrittura del Testo Unico in materia edilizia, e in particolare delle norme relative alla disciplina degli interventi edilizi e dei correlati titoli abilitativi». Anche questa riteniamo una richiesta di buonsenso.
  Ma andiamo avanti. Il De Rosa n. 9/1248-AR/164 sull'edilizia scolastica: noi chiediamo, tra le varie cose, di «adottare le opportune iniziative normative affinché gli interventi previsti dall'articolo 18 comma 8 siano destinati esclusivamente agli edifici scolastici di proprietà pubblica e alle situazioni emergenziali» Scuola pubblica, un tema della sinistra; e si parla di 100 milioni di euro all'anno per tre anni.
  Ma andiamo avanti perché c’è il Zolezzi n. 9/1248-AR/165 sulla questione di biogas: si impegna il Governo a «riservare l'inserimento degli impianti a biogas e biomasse e relativi annessi fra gli impianti ad impatto ambientale scarsamente significativo ai soli impianti aziendali che abbiano una potenza massima inferiore a 0.25 MW e che non utilizzino mais o sole colture dedicate».
  Qua noi chiediamo di abbassare il limite da un megawatt a un quarto di megawatt e inseriamo anche una richiesta di tipo ambientale, di sostenibilità ambientale ed agricola, cioè quella di non utilizzare materia prima vergine.
  Ma andiamo avanti, nell'ordine del giorno Segoni n. 9/1248-AR/166 si impegna il Governo a garantire che la valutazione e la scelta delle azioni di intervento sui corpi idrici debbano essere subordinate all'acquisizione di un adeguato quadro conoscitivo della falda e della sua specificità, da concretizzarsi mediante la realizzazione da parte di professionisti idonei ed abilitati di un modello idrogeologico della falda. Qua semplicemente chiediamo prima di informarsi e sapere come cavolo sta la falda e poi di intervenire.
  Ma andiamo avanti, nell'ordine del giorno Busto n. 9/1248-AR/167 sulla questione degli incendi chiediamo di impegnare il Governo ad avviare un piano straordinario di recupero e bonifica dei territori interessati dagli incendi, garantendo il ripristino della legalità e il massimo livello di tutela per la salute delle persone e dell'ambiente. Questa qua mi sembra una richiesta di buon senso.
  Andiamo avanti, nell'ordine del giorno Daga n. 9/1248-AR/168 c’è la VIA sulla linea C.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, concludo, anzi taglio corto sennò non arrivo alla questione fondamentale, perché in realtà tutti i nostri ordini del giorno sono richieste di buonsenso ma sono due le domande: se veramente i colleghi del PD leggono nel merito le nostre richieste, non possono che votare a favore sui nostri ordini del giorno; l'altra domanda ancora più importante è, se questi sono ordini del giorno, vuol dire che prima erano nostri emendamenti e sappiamo benissimo che dei nostri emendamenti il Governo e la maggioranza in Commissione non sarebbe passato nulla, ora, se stanno qua dentro, cosa cavolo sta Pag. 201scritto nel decreto «del fare» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, colleghi, colleghe, membri del Governo, vorrei iniziare con una premessa ricordando a lei e all'Aula il significato di decreto-legge, cioè un provvedimento provvisorio con forza di legge, adottato dal Governo in caso di urgente necessità, la cui efficacia viene meno se non è convertito in legge dal Parlamento. Come ribadito più e più volte dal MoVimento 5 Stelle in questo modo il Parlamento viene privato della sua funzione legislativa delegando ad un organo formato da poche persone di opposta provenienza politica il potere di legiferare, ma la beffa più grande è che non è neppure rappresentativo della scelta dei rispettivi elettori, visto che in campagna elettorale i 2 maggiori partiti che formano questo Governo dichiaravano che mai si sarebbero alleati gli uni con gli altri.
  A questo proposito vorrei riportare le parole dette l'8 febbraio dall'attuale Ministro per i rapporti con il Parlamento di questo governo targato PD e PDL, Dario Franceschini, al giornale La nuova Ferrara: «La nostra coalizione l'abbiamo definita fin dalle primarie: Pd, Sel, Centro Democratico. Quella era e quella resta e con questa coalizione puntiamo ad essere autosufficienti. Poi, certo, se ti chiedono cosa fareste se al Senato non avrete la maggioranza, rispondi che piuttosto che tornare di nuovo alle urne è meglio guardare al centro. Gli elettori che non vogliono Berlusconi debbono saperlo». A mio modesto parere sembra che abbia guardato un po’ troppo oltre il centro e sia finito un po’ troppo a destra.
  Per non parlare delle dichiarazioni di Silvio Berlusconi che il 6 febbraio 2013 in campagna elettorale diceva: «Credo di aver dato dimostrazione plurima di aver realizzato le cose con serietà. Non mi chiamerò più Silvio Berlusconi se, vincendo e avendo la maggioranza dagli italiani, nel primo consiglio dei Ministri non sarà deliberata l'abolizione dell'IMU e la restituzione», beh, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non contento, il 21 febbraio 2013 rincara la dose dichiarando: «Non credo ci sia la possibilità di una collaborazione con la sinistra perché i nostri programmi divergono, non vedo come si possa stare al Governo insieme con programmi del tutto differenti. Non credo ci sarà la possibilità di un Governo di larghe intese».
  Per concludere, cito le ultime parole famose dell'ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che il 21 febbraio 2013 dichiarava che la sua coalizione resterà unita e che – cito – «Noi siamo una coalizione fatta davanti ai cittadini, gli altri dentro una stanza».
  Questa a parer mio è una presa in giro nei confronti dei cittadini italiani e degli elettori che li hanno votati, visto che da quando è nato questo Governo, il Governo non ha fatto altro che usare il Parlamento come un organo secondario, atto solo a votare i decreti-legge proposti dallo stesso.
  A tal proposito ricordo l'articolo 76 della Costituzione che recita le seguenti parole (ascoltate attentamente): «L'esercizio della funzione legislativa non può essere – ripeto: non può essere – delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti». Ma, come si evince da questo «decreto del fare», gli oggetti non sono molto definiti. Per questo il MoVimento 5 Stelle ha presentato oggi così tanti ordini del giorno atti ad arginare questo «decreto del fare» che fa acqua da tutte le parti. Questi atti scritti vogliono esprimere una direttiva politica al Governo, per sottolineare alcuni aspetti specifici della materia in esame verso i quali indirizzare l'azione governativa. Visto che il Governo sta svuotando il Parlamento di ogni sua funzione, il costruzionismo è una delle poche armi che ci rimane per combattere l'esautorazione del Parlamento.
  Vorrei ricordare da dove nasce il nome Parlamento e precisamente deriva dal Pag. 202francese, riferita all'azione di parlare. Un Parlamento è, quindi, un luogo dove si promuove, si discute e si dibatte, per giungere a delle decisioni politiche e non un luogo dove si spinge un tasto per far passare leggi proposte unicamente dal Governo, senza nemmeno la possibilità di portare emendamenti in Aula. La presenza del Parlamento dovrebbe garantire la democrazia, poiché è la rappresentanza del voto dei cittadini attraverso le elezione, la famosa volontà popolare, ma ovviamente sono sempre presenti le eccezioni come in questo caso l'Italia, che è sul filo del rasoio visto che anche in altre parti del mondo esistono Parlamenti con simili strutture.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  PAOLO BERNINI. Quindi, signor Presidente, gli ordini del giorno presentati dal MoVimento 5 Stelle se accettati sarebbero un segnale verso di noi e verso tutti gli italiani che credono ancora in quest'organo e, soprattutto, per quelli che per istituire quest'organo hanno dato la vita.
  Finisco citando Benito Mussolini: «Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano». Il MoVimento 5 Stelle non permetterà che questa frase possa attuarsi e per questo lotterà con tutte le forze perché i cittadini non siano illusi ma diventino loro i sovrani attraverso lo strumento della democrazia diretta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, cittadini, buongiorno a tutti. È stata data la fiducia al Governo sul «decreto del fare» che si è trasformato in un decreto dell'immobilismo o, forse, potrei dire in un decreto per sbloccare tutto ciò che può essere nocivo al bene comune, al bene dei cittadini di questo bel Paese che sta inesorabilmente affondando e noi del MoVimento 5 Stelle stiamo lottando per cercare di fare qualcosa, qualcosa di umanamente buono, collaborativo e costruttivo con tutti voi.
  Ore ed ore impegnati in Commissioni notturne protrattisi sino a mattina per cercare di portare qualche miglioria a degli emendamenti, troppi forse, che andavano addirittura a peggiorare ciò che di esistente c'era in passato e di solito ciò non dovrebbe avvenire se si naviga e si rema tutti sulla stessa barca. Se ciò accade si finisce con l'andare alla deriva e alla deriva si trovano delle spiagge aride e secche dalle quali è davvero difficoltoso poi poter riuscire a ripartire. Vogliamo arrivare a portare il nostro Paese alla deriva ? Io vi chiedo questo.
  Ora, Presidente, sono qui a portare questa osservazione a tutti noi qui presenti, colleghi deputati e Ministri. Dove stiamo andando ? Alla deriva ? Vogliamo iniziare a non guardare più a quale partito politico o movimento apparteniamo e vogliamo davvero iniziare ad essere meno ipocriti e più collaborativi per il bene comune, per il bene dei cittadini e per il rinnovamento ? Spero che le imminenti vacanze estive possano portare consiglio e si possa tornare qui con tanti propositi, con i propositi che da parte di molti partiti sembravano comuni con i nostri durante la campagna elettorale.
  In questo «decreto del non fare» o «del peggiorare» mancava la copertura per potere attuare qualsiasi miglioria, per potere accettare qualsiasi nostro emendamento in Commissione. Dopo non aver preso in considerazione nemmeno uno dei nostri emendamenti (o forse due, presenti nelle Commissioni), ci avete costretti a produrre degli ordini del giorno con la speranza che il Governo si prenda un serio impegno per ascoltare – e voglio ricordarlo in quest'Aula – quasi il 26 per cento dei cittadini italiani che hanno espresso il proprio voto alle elezioni di questo febbraio 2013, il voto per il MoVimento, il voto per il cambiamento.
  Ricordo, signor Presidente, che i soldi ci sono e si possono tranquillamente trovare per portare migliorie al nostro Paese. Ma anche qui ci siamo dimenticati che Pag. 203spendiamo di nuovo denari, circa 14 miliardi di euro, per l'acquisto di F-35, caccia multiruolo, aerei da guerra. Sì, perché di questo si tratta ed è corretto che tutti lo sappiano e voglio ricordarlo perché, come ha riferito il Capo di stato maggiore dell'aeronautica Preziosa, questi aerei serviranno «non solo per spezzare l'arco, ma anche l'arciere». Quindi, teniamo bene a mente che i denari per il bene comune in questo caso vengono impegnati per produrre strumenti di guerra, strumenti di morte.
  Siamo andati in visita alla base militare di Cameri ed in quella sede abbiamo visto il primo F-35 che sta per essere assemblato di proprietà italiana. Sì, perché in quella sede non si assembleranno solo le mezze ali, ma anche gli aerei per intero e tra due anni avremo pronto il nostro primo caccia multiruolo, meglio conosciuto come F-35.
  Quindi mentre tutti lavorano ad emendamenti e ordini del giorno nelle Commissioni, vi ricordiamo che a breve avremo il primo aereo italiano in volo per gli Stai Uniti, Paese in cui i nostri piloti si addestreranno. Ci è stato spacciato come orgoglio italiano, ma di quale orgoglio stiamo parlando ?
  Invece io avrei voluto essere la portavoce per i cittadini italiani dicendogli che da questi emendamenti e ordini del giorno erano fuoriusciti degli impegni importanti per il bene comune, avrei voluto essere fiera di andare per le piazze e poter riportare ai cittadini che il Governo e i Deputati della Camera avevano lavorato per loro.
  Effettivamente Signor Presidente, i partiti della vecchia guardia hanno lavorato per loro, ma il «loro» qui non è inteso per i cittadini, ma «loro» è inteso per la protezione dei loro stessi interessi, proteggendo ed emendando a favore del bene di pochi, a favore dei loro amici di merende.
  Quindi, signor Presidente, questi ordini del giorno, e prima gli emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle, sarebbero stati un po’ d'acqua con i quali potevamo abbeverare i cittadini assetati in un deserto arido in cui verte il nostro Paese. Gli emendamenti e gli ordini del giorno sarebbero stati le speranze trasformate in piccole, ma tangibili realtà. Purtroppo stiamo annaspando nell'immobilismo politico e burocratico di innumerevoli decreti del non fare che affossano sempre più la nostra economia e la dignità italiana. Chiediamo al Governo e a tutti, signor Presidente, di pensare che per salvare il Paese non c’è più tempo e chiedo di pensare seriamente al futuro dei giovani del Paese, i quali vengono messi di fronte al punto di non ritorno e dopo ciò c’è solo la disperazione ed io non voglio veder gli italiani violentati dall'immobilismo dei decreti del non fare e altri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, cercherò di parlare piano per non svegliare i colleghi del PD. Scherzo, lo faccio solamente per movimentare un po’ le cose.

  PRESIDENTE. Non è il caso, andiamo avanti cortesemente.

  LUCA FRUSONE. Anche perché anzi li ringrazio sinceramente della loro presenza qui a differenza di altri colleghi. Infatti siete stati più svegli qui che in venti anni di falsa opposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Comunque torniamo ai nostri ordini del giorno.

  PRESIDENTE. Sarebbe una buona idea.

  LUCA FRUSONE. Come vedete, già i miei colleghi hanno espresso ampiamente la bontà di questi ordini del giorno. Questi erano i nostri emendamenti presentati a questo decreto, che fa acqua da tutte le parti. Quindi la nostra era semplicemente una proposta per migliorare questo testo, per aggiungere qualcosa di nostro. Questi emendamenti purtroppo non sono stati accettati. È già successo con il decreto per le emergenze ambientali, quando alla fine Pag. 204dell'iter dell'atto ci è stato sbattuto in faccia questo decreto dicendo che nessun emendamento poteva essere accettato per mancanza di tempo. Quindi è un pochino, anzi molto, siamo dispiaciuti per questo, perché non abbiamo la possibilità di fare il nostro lavoro, quello di parlamentari. Noi siamo in un Parlamento e nel Parlamento di solito si parla, si dibatte, si migliora, ma qui a questo punto ogni volta ci vengono tarpate le ali e non siamo in grado di poter apportare nulla di nuovo, di migliorare quello che abbiamo davanti. In effetti, possiamo dire che il Parlamento ormai è commissariato da questo Governo, andiamo avanti a decreti, ormai abbiamo solamente questi ordini del giorno per portare avanti alcune istanze, le necessità di alcuni territori. Io stesso ho presentato un ordine del giorno che parlava di un corridoio autostradale inutile, quando quei soldi potevano essere utilizzati per mettere in sicurezza una strada ben più pericolosa e migliorare la mobilità su ferro della zona in questione. Purtroppo siamo preoccupati anche per quello che ci aspetta. Parlo naturalmente della modifica per quanto riguarda l'articolo 138.
  In realtà si parla della costituzione di un Comitato parlamentare. L'articolo 1 di questo disegno di legge costituzionale dice che «è istituito un Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali, di seguito denominato, appunto, Comitato». Io ricordo che c'erano dieci saggi. Adesso si parla di 20 senatori e 20 deputati per questo Comitato. Sinceramente tra un po’ mi attendo, che so, delle tartarughe Ninja o la vendetta dei Sith. Qui si continua ad aggiungere e a non fare nulla. Quindi sinceramente siamo un po’ preoccupati per tutto questo. Ci sentiamo bloccati. Per questo insistiamo con questi ordini del giorno. Arriviamo a tarda notte o in mattinata: sono le 5,15. Concludo proprio utilizzando alcune parole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)... Non ho finito ! Stavo dicendo, con alcune parole che non sono mie e parlano appunto della nostra Costituzione. Queste parole in realtà sono di Calamandrei e parlano della libertà che la nostra Costituzione ci dà (Commenti di deputati del gruppo Partito democratico). Non ve le cito, non vi preoccupate !

  PRESIDENTE. Non è il caso di fare contraddittorio con l'Aula. Se vuole concludere l'intervento, ha dieci secondi.

  LUCA FRUSONE. Dico appunto che invito a votare i nostri ordini del giorno, perché ormai questo Governo ci dà solamente queste opportunità e, sinceramente, in una Repubblica dove l'unico organo che è diretta rappresentazione...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Corda. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, colleghi, visto l'orario siamo tutti abbastanza stanchi. Noto con piacere che comunque i colleghi del PD si stanno divertendo (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico), e non voglio sottrarli a questi momenti di autentica ilarità. Vorremmo condividere anche noi questo gaudio.

  PRESIDENTE. Vorrei fermarla un attimo, deputata Corda, mi scusi: è possibile evitare sempre questo preambolo in ogni intervento ? Possiamo entrare nel merito della dichiarazione di voto ? Vi ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  EMANUELA CORDA. Ce la possiamo fare, siamo qui anche per questo. I precedenti interventi dei colleghi sui relativi ordini del giorno hanno evidenziato la molteplicità e la varietà degli argomenti trattati in questo decreto, la cui approvazione ci viene oggi imposta in tutta fretta. È incredibile anche pensare che questa interminabile sequela di argomentazioni siano riconducibili ad uno stesso decreto. Qui dentro c’è tutto e il contrario di tutto. La domanda dunque sorge spontanea: perché ? Probabilmente la risposta la conoscono solo i partiti di maggioranza che con questa metodologia arrivano dove altrimenti Pag. 205alla luce del sole non potrebbero neppure ambire. L'insieme di questi ordini del giorno e relativi interventi ci impegnano in una strenua lotta contro un nemico invisibile, proiettandoci nella dimensione dell'assurdo, per far valere ragioni e argomentazioni che altrimenti si perderebbero nel tempo «come lacrime nella pioggia» – consentitemi la citazione cinematografica; abbiate pazienza – e forse lo saranno comunque per volontà superiori, visto che erano nati come emendamenti con ben altre ambizioni. Qualcuno un domani ci dirà che la politica è anche questo: strategia, guerra dei nervi, bicchieri mezzi pieni o mezzi vuoti. Ma chi ha stabilito che la politica dovesse essere una dimostrazione muscolare tra maggioranze improbabili e opposizioni private strategicamente di strumenti idonei a manifestare e far valere le proprie ragioni, forse non aveva fatto i conti con le regole della democrazia e con il rispetto che si dovrebbe alle istituzioni parlamentari e ai cittadini tutti. Cittadini ai quali si dovrebbe rendere conto primariamente in relazione al proprio mandato elettorale. Noi vogliamo onorare questo mandato, senza sprecare un solo minuto del nostro tempo trascorso in questi palazzi. Perché il tempo è denaro e, in questo caso, visto che siamo stati eletti in Parlamento grazie al voto onesto e alla fiducia dei cittadini, parliamo del denaro di chi sta faticando ogni giorno ad arrivare a fine mese. Questo, a maggior ragione in questo momento storico drammatico, dovrebbe responsabilizzarci tutti, maggioranze e opposizioni.
  Invece constatiamo, nostro malgrado, che ciò non avviene e il Parlamento italiano continua ad essere la casa di pochi privilegiati che, attaccati ad un'idea di potere vetusto e sorpassato, perseguono fini e disegni non ben definiti, le cui ragioni ed obiettivi sono noti solo ed esclusivamente ad essi stessi.
  Ritrovarsi oggi a doversi esprimere sul complesso di questi ordini del giorno svilisce il lavoro che, con fatica, abbiamo portato avanti per migliorare un testo disastroso in tutti i suoi passaggi. Chiediamo, dunque, che si tenga conto di questo lavoro, seppur svilito da questa maggioranza imperante, con l'amara presa di conoscenza che qualcosa di estremamente grave stia accadendo in questo Paese.
  Noi siamo qui a rappresentare i cittadini, non solo coloro che ci hanno votati, ma anche tutti quelli che credono ancora che la politica possa davvero cambiare in meglio e che i politici ritornino ad occuparsi della cosa pubblica con rispetto delle istituzioni, abnegazione e forte senso civico.
  Poiché riteniamo il nostro un impegno a tempo determinato e vogliamo onorarlo fino in fondo, dovesse anche terminare domani, non smetteremo mai di combattere per cambiare questi perversi meccanismi che tengono oggi il Parlamento inchiodato al muro dell'immobilismo, rispetto alle decisioni di un Governo autoreferenziale che, attraverso lo strumento della decretazione, impone i propri diktat, inserendo norme d'ogni sorta, che incidono maldestramente nella vita dei cittadini inserendosi in tutti i settori possibili.
  Dunque, ci appelliamo alla vostra onestà politica e al vostro senso delle istituzioni, se ancora possedete un briciolo di queste qualità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mannino. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, questo intervento è anche per ricollegarci a quello che, purtroppo, è stato detto e si continua a dire in quest'Aula. Non voglio fare critica, voglio solo dire che il modo con cui viene gestito il Governo per mezzo dei decreti-legge non permette, né a maggioranza né a opposizione, di fare il proprio lavoro. I decreti-legge non sono la maggioranza, perché sono fatti da un Governo al quale si dà o meno la fiducia, poiché questo Governo può anche essere fatto da persone che non sono rappresentanti del popolo.
  Quindi, quando si mette insieme Governo e maggioranza si fa l'errore più grosso che si possa fare all'interno di una Pag. 206democrazia, perché si confonde Governo, che ha un determinato potere, ed il potere legislativo che è dato al Parlamento. In questo momento nessuna azione di Parlamento è stata portata avanti, si fanno solo decreti-legge, con i quali un Governo impone determinate cose e, non solo le impone in termini tempistici e di contenuto che sono assolutamente eterogenei e scoordinati tra di loro, ma vieta a Commissioni e Parlamento di esprimere le proprie opinioni, cercando di migliorarlo e di dare un contributo da parte della cittadinanza che è espressa proprio per mezzo del Parlamento stesso.
  Concludo il mio intervento dicendo che questo decreto non è considerato da noi come un decreto «del nulla fare», ma soprattutto «dell'essere mal scritto». Ma non lo diciamo noi, lo dice il Comitato della legislazione. Se tutti leggessero i pareri del Comitato magari si potrebbe scrivere una norma quanto meno leggibile e bene utilizzabile. Il Comitato della legislazione, infatti, esprime il parere sulla qualità dei progetti di legge, valutandone l'omogeneità, la semplicità, la chiarezza e la proprietà di formulazione. E anche per questo decreto, come per gli altri decreti che abbiamo osservato fino ad oggi, il Comitato ha espresso forti perplessità, che, non si sa per quale motivo, non vengono mai prese in considerazione.
  Ci sono perplessità sul profilo dell'omogeneità del contenuto. Ci sono criticità dal punto di vista dell'emergenza: nessuno di questi decreti risponde ad una emergenza temporale per cui viene affidato questo compito al Governo. Ci sono problemi sotto il profilo dei rapporti con la normativa vigente: gli articoli e i commi sono scritti male, anche questa volta, sono scoordinati con la normativa che è in vigore e quando lo si fa ci sono problemi temporali nella parte applicativa, sotto il profilo dell'efficacia temporale e delle disposizioni, sul piano dei rapporti con le fonti subordinate, sul piano della corretta formulazione e del coordinamento interno al testo.
  Tutto questo per dire che quando una Commissione o il Parlamento – in questo caso la Camera – decide di presentare degli emendamenti e si vieta all'Aula di poter migliorare il testo, con emendamenti che sono spesso il frutto delle opinioni dei cittadini, ma sono anche il frutto di quelli che sono gli indirizzi di questo Comitato, si fa un abuso di potere.
  Gli ordini del giorno che sono stati presentati – quello a mia firma si riferisce all'articolo 30 – anche in questo caso riflettono perfettamente questo modo di scrivere le norme. Infatti l'articolo 30 entra in merito a procedure di semplificazione, in merito alla demolizione e ricostruzione sulla quale potremmo anche essere d'accordo proprio per sburocratizzare il sistema, però apre la porta a quelle che noi definiamo banalmente speculazioni edilizie. L'aspetto più grave è che si vincolano i procedimenti di demolizione e ricostruzione a rapporti legati all'altezza, ai prospetti, alla quantità di suolo occupato, alla superficie utile dell'edificio ma ci si vincola solo al volume. Questo che cosa significa per gli speculatori ? Che se io ho un edificio di diecimila metri cubi, di quattro piani, e che mi occupa un lotto anche abbastanza piccolo, se io lo demolisco e lo ricostruisco a prescindere dalla zona omogenea in cui mi trovo, lo posso ricostruire con un solo piano che mi occupa molto più suolo. E allora anche qui poi entriamo in contraddizione con le procedure che sono in atto, perché siamo bravissimi a parlare di salvaguardia del suolo, di non spreco di suolo, però poi nello scrivere le norme ci scordiamo di queste cose. Invito, dunque, a votare favorevolmente l'ordine del giorno n. 9/1248-AR/163 che è a mia firma proprio per porre vincoli e per non sforbiciare ancora su quello che è il testo unico sull'edilizia, che non può continuamente essere gestito in questa maniera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, colleghi, Governo, gli ordini del Pag. 207giorno presentati sono l'unico strumento di resistenza democratica concessoci, visto l'ennesimo codardo ricorso alla fiducia sull'ennesimo antidemocratico decreto omnibus, il famigerato calderone legislativo in cui, tra le pieghe dei provvedimenti in evidenza, si coltiva l’hobby di lasciar scivolare dentro gli emendamenti delle lobby (scusate il gioco di parole). Sarà stato felice il Ministro Lupi di poter modificare il testo unico sull'edilizia, una vera sagoma. Il riferimento all'articolo 30 non è puramente casuale. Ma non deve essere casuale nemmeno la cura e la salvaguardia della scuola pubblica a partire proprio dagli edifici in cui l'insegnamento si svolge. Non vogliamo certo dar credito a strampalate teorie secondo le quali la qualità dell'educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile in modo che la distanza creata dall'ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte degli inferiori. Così come sicuramente in malafede prova a suggerirci Noam Chomsky.
  Smettiamola di svendere e degradare il nostro territorio in nome di una furberia miope. Parliamo ahimè ancora dei commissari ad acta: neanche nei libri di Camilleri si sente pronunciare così tante volte la parola commissario, come succede invece nei testi dei decreti-legge del nostro Governo dei larghi inciuci.
  Una società efficiente e di conseguenza un Paese efficiente non può prescindere dalla condivisione e, quindi, dal rispetto di regole precise. Qui veniamo invece posti di fronte a termini quali burocrazia zero. La burocrazia di per sé non è male, nella giusta misura anzi è essenziale. Smettiamola di usare parole ad effetto per un popolo che crediamo bambino.
  Ci occultiamo dietro alle nostre mille leggi e leggine per nascondere l'imbarazzo di non saperne e soprattutto non volerne rispettare nemmeno una. Come sempre noi del MoVimento 5 Stelle siamo stati disponibili con il Governo; abbiamo fatto le nostre proposte non certo per fare ostruzione, ma perché credevamo in quello che proponevamo. Abbiamo cercato di dialogare. Siamo passati dai 400 emendamenti ai 50 emendamenti, poi a proporre otto emendamenti che ritenevamo assolutamente essenziali. Il PD che vuole tanto dialogare, vuole le cose concrete, non ha voluto dialogare, ci ha proposto due emendamenti marginali che non potevamo certamente accettare. Volevamo semplicemente migliorare il provvedimento, ma probabilmente non è quello che vogliamo tutti. Alexis De Tocqueville, uno degli storici e studiosi più importanti del pensiero liberale, affermava che una democrazia sana deve essere governata da leggi certe e che verranno sposate dal popolo in virtù del fatto che esso partecipa alla stesura delle stesse attraverso i propri rappresentati. Ma, miei cari concittadini, noi stiamo scivolando nel dispotismo della maggioranza.
  Questa nostra democrazia rischia di trasformarsi in una vuota affermazione di uguaglianza con cui gli oligarchi amano riempirsi la bocca e fare i propri interessi, in nome del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, colleghi e membri del Governo, pensando al complesso degli ordini del giorno che abbiamo presentato, mi è venuto in mente uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Lancet Oncology, uno studio molto importante, perché riporta dei dati ancora più precisi rispetto a quelli noti sulla mortalità per tumore del polmone collegata all'inquinamento e in particolare all'eccesso di polveri sottili che troviamo nell'atmosfera anche delle città italiane. Lo studio è stato compiuto su 7 nazioni dell'Unione europea. Pertanto alcuni degli ordini del giorno presentati proprio cercavano di mirare anche alla riduzione di questo inquinamento, responsabile anche di queste gravi patologie. In particolare penso al discorso CIP 6, che in qualche modo andrebbero organizzati in maniera totalmente diversa. Addirittura Pag. 208non si capisce neanche bene perché: erano stati studiati per tutt'altro, invece sono andati e continueranno ad andare ancora a foraggiare gli imprenditori degli inceneritori.
  In particolare non si capisce perché possano essere considerati impianti sostenibili e impianti a scarso impatto gli impianti a biomasse e biogas: in realtà – quelli previsti in questo decreto – addirittura si parla di impianti sino a 3 MW di potenza di picco e sono impianti assolutamente non collegati a realtà aziendali, c’è un continuo proliferare, con anche impatti economici davvero importanti. Fino al 2012, pressappoco, tra l'impiantistica e gli incentivi energetici si parla di circa 10 miliardi di euro l'anno. Non si sa a quanto potranno arrivare nel 2013, perché c’è una continua rincorsa, proprio inseguendo appunto gli incentivi economici. È giusto parlarne, anche perché in una politica di condivisione e di coinvolgimento è necessario dire che sono oltre 350 i comitati sorti per cercare di lottare contro la proliferazione di questi impianti.
  Sarebbe invece importante, come scritto nei nostri ordini del giorno, cercare di convertire gli impianti a biogas – con combustione in loco del biogas e quindi con l'emissione di ossidi di azoto e quant'altro a livello locale – in impianti a biometano, ma non costruire eventualmente nuovi impianti per fare biometano; un impianto costa dai 5-6 milioni di euro per un megawatt, quindi è inutile utilizzare il sistema creditizio a questo fine, quando invece sarebbe necessario dare credito per altre attività molto più necessarie ed urgenti.
  Pertanto auspichiamo che ci sia comunque la volontà del Governo di fare chiarezza: manca appunto un piano per l'energia, manca un piano per i rifiuti e purtroppo sembra che in qualche modo si cerchi di risolvere il problema incentivando a produrre anche biogas dai rifiuti.
  Ho parlato prima di inquinamento: c’è un inquinamento da polveri sottili, con effetti in realtà noti già dal 1998 su mobilità e mortalità, c’è l'inquinamento da diossina e sostanze organiche persistenti e un inquinamento da nanoparticelle. Il biogas da rifiuti purtroppo potrebbe esporre a tutte queste tre forme di inquinamento, tutte quante decisamente gravi e in alcuni casi non ancora completamente studiate, soprattutto per quanto riguarda la faccenda delle nanoparticelle. Ricordiamo per esempio che il biogas da mais prevede un utilizzo di oltre cinque chili di pesticidi per ettaro, che potrebbero in qualche modo, dopo la combustione, subire nuove modificazioni e anche queste possono impattare sulla salute. Ricordiamo infine che il costo stimato per la cura del cancro nell'Unione europea è di circa 124 miliardi di euro all'anno. Quindi anche solamente volendo vedere tutto in un'ottica cinica, di sicuro dobbiamo prestare grande attenzione, da adesso e per il futuro, a questi temi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, una breve cronistoria di come siamo arrivati a questo complesso degli ordini del giorno. Sostanzialmente, alla Camera arriva un decreto-legge eterogeneo che viene subito analizzato dai vari componenti delle varie Commissioni per gli articoli che riguardano le proprie tematiche e viene scoperto che i contenuti del decreto sono molto spesso irricevibili, a volte addirittura scritti male, in maniera frettolosa, con degli evidenti errori talvolta. Questo viene rilevato non soltanto da noi, ma anche da membri di altri partiti e di conseguenza nelle Commissioni inizia un intenso lavoro per proporre degli emendamenti migliorativi a cui, ovviamente, il MoVimento 5 Stelle si dedica con passione e con ingente profusione di energie e di intelletti.
  Quindi, facciamo la nostra parte, presentiamo i nostri emendamenti nelle Commissioni. Ne passano veramente pochi. L'unico apporto costruttivo che riusciamo a finalizzare è quando, con un approccio molto collaborativo, ci sediamo al tavolo Pag. 209con le altre forze e mettiamo le nostre idee all'interno di emendamenti condivisi da tutta la Commissione. Ecco, in questo modo riusciamo a far passare qualcosa, però quando arriviamo sostanzialmente a confrontarci con il Governo in Commissione bilancio ci sono degli intoppi perché il Governo si oppone ad alcuni di questi e, quindi, in analoghe sedute notturne siamo abituati a combattere (di notte noi si vede). Si riaccende un'altra volta la battaglia e riusciamo a far passare ancora qualcosa con grande fatica. Tutto quello che rimane fuori proviamo a riproporlo, perché ci teniamo veramente a migliorare questo decreto-legge con emendamenti da presentare in Aula, soltanto che con la questione della fiducia questi sforzi vengono vanificati.
  Ed eccoci qui nuovamente a riproporre le nostre idee, le nostre istanze e la nostra voglia di migliorare il decreto-legge con la forma degli ordini del giorno. Ordini del giorno che, come abbiamo notato prima, in buona parte vengono anche accettati dal Governo, seppur con delle riformulazioni che spesso sono del tutto lievi e formali. Quindi, sostanzialmente, abbiamo avuto una forte opposizione alle nostre idee quando si trattava di emendamenti, mentre adesso questa linea ci conferma che le nostre erano magari anche buone nel merito o tecnicamente, però il Governo vuole avere mani libere e preferisce depotenziare le nostre proposte derubricandole a ordini del giorno che, come si sa, sono molto meno vincolanti, tant’è vero che c’è il vecchio detto che un ordine del giorno non si nega a nessuno.
  Ecco, quindi volevo sottolineare questa discrepanza e sottolineare anche che, per quanto riguarda la nostra Commissione, la Commissione ambiente, abbiamo un'alta percentuale invece di ordini del giorno respinti, forse proprio perché il Governo conferma che di ambientalista ha veramente poco e che la tutela dell'ambiente, della salute pubblica e del paesaggio viene concepita come orpello, come ostacolo da bypassare quando possibile nel nome delle cosiddette semplificazioni, come ricordavano prima altri miei colleghi. Potrei ricordare, per quanto riguarda l'ordine del giorno che ho firmato, che va ad agire sull'articolo 41, sulla prima parte che disciplina le bonifiche in falda, che, sostanzialmente, propone a monte delle azioni di bonifica da effettuare sulle acque di falda interessate da inquinamento un attento studio della falda per stabilire qual è l'intervento migliore da effettuare come previsto dall'articolo 41 del decreto «del fare» che è passato. Ci sembra una cosa assolutamente di buonsenso da un punto di vista tecnico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busto. Ne ha facoltà.

  MIRKO BUSTO. Signor Presidente, molte delle cose che avrei voluto dire le ho già sentite dire negli interventi dei miei colleghi, quindi, potrei anche saltare e passare al successivo intervento, però, mi soffermo proprio qualche secondo, anche per ringraziare il lavoro che avete fatto, che ha fatto il Governo nel leggere i nostri ordini del giorno, nel cercare di accoglierli. Molto spesso questo non è avvenuto, molto spesso le riformulazioni sono state quasi delle prese in giro. Nel mio caso, per esempio, si è aggiunta l'espressione «solo se nella possibilità delle finanze», cioè solo se è economicamente sostenibile. Rassomiglia un pochino al concetto che si voleva introdurre nell'articolo 41, ovvero che si deve bonificare solo se ci sono le risorse, che vuol dire aggiungere un ampio margine di discrezionalità, ovvero soltanto se ci va.
  Quindi, nel merito, il mio ordine del giorno parlava della situazione della cosiddetta Terra dei fuochi in Campania, ho colto l'occasione di parlare dell'incenerimento dei rifiuti e l'ho fatto perché anche in quell'ambito si parla di inceneritori, si parla ancora di inceneritori. Ho voluto sottolineare che l'Unione europea di inceneritori sta cercando di non parlare più, sta cercando di dire che l'incenerimento dei rifiuti è una pratica superata.
  Io trovo un po’ d'imbarazzo nel trovarmi qui a parlare, alle 5 e mezza di Pag. 210mattina, di temi di questo tipo, perché, onestamente, voglio dire che io personalmente, come tutti noi, siamo entrati qui dentro per portare l'idea nostra, quella di portare dei cittadini competenti nei temi di cui si sono occupati nella propria vita. Io personalmente sono un ricercatore, ho lavorato nel campo dell'analisi di ciclo vita, l'ho applicata anche ai rifiuti. Quello che abbiamo fatto e cerchiamo di fare è fare degli emendamenti, fare delle proposte di legge di merito, che portino dentro le tematiche di cui ci siamo occupati. Questo abbiamo fatto, l'abbiamo fatto anche con il cosiddetto decreto del fare. Come è stato ricordato dai miei colleghi precedentemente, il nostro lavoro è stato umiliato, nel senso che ci sono 500 emendamenti che sono stati ridotti, sono stati ridotti al lumicino, fino a dirci che non potevano essere accolti, se non pochi – due – e riformulati.
  Il lavoro di un'opposizione qual è secondo voi ? Noi possiamo portare, dobbiamo portare, il nostro lavoro deve essere questo: deve essere quello di portare qui dentro le istanze delle persone che rappresentiamo, che ci hanno eletto, portare, se possibile, anche la nostra competenza e utilizzarla per cercare di migliorare quello che voi proporrete. E questo abbiamo fatto. Quindi, oggi, ci troviamo qui perché, nonostante gli sforzi, nonostante il lavoro durissimo che ci ha occupato, come ha occupato anche voi, giorno e notte in Commissione bilancio, prima ancora nel lavoro della disamina del decreto, poi, nella stesura degli emendamenti, noi ci siamo trovati la porta chiusa in faccia, completamente chiusa in faccia, nonostante lo sforzo di provare a discutere, di provare anche a negoziare sui temi. Perché noi l'abbiamo sempre detto: noi avremmo fatto un'opposizione e un confronto sui temi, preciso e puntuale sui temi.
  Quindi, eccoci qua, nella notte, a proporre ordini del giorno. Come abbiamo detto, sappiamo benissimo che questi ordini del giorno, qualora anche accolti, hanno un valore molto, molto limitato, ma lo stiamo facendo lo stesso, perché riteniamo che questo sia il ruolo dell'opposizione.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MIRKO BUSTO. Quindi, vi ringraziamo, vi ringraziamo per lo sforzo, però ve ne chiediamo uno maggiore: di provare ad accoglierli questi temi, prendere consapevolezza o riconoscere che, dietro a questo nostro sforzo, c’è una competenza. Io capisco anche il fatto che questo Governo si regga su esili equilibri che è difficile per voi mantenere, però, d'altra parte, esiste una maggioranza ed esiste un'opposizione. Se non prendiamo in considerazione per nulla l'opposizione, stiamo perdendo comunque un arricchimento. La parte che noi portiamo qui dentro è da considerarsi a tutti gli effetti un arricchimento. Io vi chiedo di prendere in considerazione questo arricchimento che noi stiamo cercando di portare. Buona giornata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Daga. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DAGA. Signor Presidente, buongiorno; il collega Alberti ha fatto una panoramica degli ordini del giorno presentati dal gruppo MoVimento 5 Stelle in Commissione ambiente e parte di questi ha ricevuto un invito al ritiro. Mi soffermo sulla questione della metro C di Roma. L'ordine del giorno ha lo scopo di far saltare all'occhio che l'opera mastodontica di tutta la linea metropolitana ha un costo insostenibile, nonostante una tale opera possa essere in grado di dare ossigeno alla tragica situazione dei trasporti nella capitale. Probabilmente l'opera completa arriverà a far spendere circa 10 miliardi di euro, per non arrivare a compimento.
  L'opera oggi è ferma a San Giovanni e chiede di essere nuovamente foraggiata per una parte del tratto; forse, è la fermata più costosa a causa dei logici e normali ritrovamenti archeologici in una Pag. 211zona, in una strada, che a destra e a sinistra presenta un museo a cielo aperto di quella che era la civiltà di duemila anni fa; una strada che presenta uno dei monumenti più noti del pianeta. L'amministrazione comunale pedonalizzerà la via dei Fori imperiali a breve; per lasciare spazio ai pedoni ? Perché sta ripensando al piano di mobilità della città, ormai congestionata dall'uso sproporzionato del trasporto privato ? No, assolutamente no, direi, piuttosto, per iniziare indisturbati gli scavi per i lavori della stazione Colosseo per la metro C di fronte a quella già esistente. Quanti milioni di euro stiamo stanziando per questo tratto ? Quanti milioni di euro abbiamo già regalato ai palazzinari speculatori della capitale con fondi pubblici ? Quanti fondi pubblici dobbiamo ancorare regalare per il completamento dell'opera ? Me lo chiedo perché abbiamo imparato che il costo di un progetto iniziale deve sempre essere moltiplicato almeno per tre: varianti in corso d'opera, consulenze varie, mazzette da elargire, tutto a carico del pubblico, cioè del cittadino. Ormai, il Colosseo è stato venduto, venduto ad un privato che lucrerà sul monumento con lo specchietto della sua manutenzione.
  Vogliamo un piano di mobilità sostenibile e sostenibile anche negli stanziamenti dei fondi pubblici. Se si tratta di fondi pubblici che sia il pubblico, cioè la cittadinanza, a scegliere dove destinarli. Persino l'Europa ci chiede di interpellare la cittadinanza su ciò che la riguarda. Abbiamo voluto raccogliere i suggerimenti e i contributi della cittadinanza e delle associazioni per quanto riguarda l'articolo 41 del decreto «del fare» dove si ridefiniva la bonifica delle falde acquifere subordinandola alla sostenibilità economica per le tasche dell'inquinatore anche in presenza di rischio sanitario conclamato. Abbiamo lottato nelle Commissioni e abbiamo ottenuto un ottimo risultato. La cittadinanza chiederebbe mai di fare marchette con i soldi pubblici agli speculatori e alle lobby di potere ? Non penso proprio. Intanto però a Roma si rischia di vincere il premio Caronte a causa della mobilità insostenibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, è triste ascoltare l'invito da parte del Governo di ritirare l'ordine del giorno, anche perché il Ministro Orlando negli ultimi due mesi, nell'ultimo mese è sceso più volte in Campania e si è reso conto personalmente della situazione catastrofica nella quale ci troviamo. L'emendamento da lui fatto, il 6-quater dell'articolo 31, blocca per due anni l’import di rifiuti in Campania; si chiedeva semplicemente di bloccare tutte le tipologie di rifiuti e un atto di coraggio da parte del Governo e da parte del Ministro di osare di più, e quindi di dare una speranza, almeno, ai cittadini campani e di prolungare questo tempo, o almeno di ragionarci sopra e non limitarlo a due anni. Volevo approfittare per spiegare che il MoVimento 5 Stelle, per chi non lo avesse ancora capito, qui tra i presenti, è semplicemente rete; quando dico rete mi riferisco non a Internet ma alla rete quella con la «R» maiuscola che è una sinergia che si crea tra cittadini nella discussione di problematiche e nell'individuazione di probabili soluzioni.
  Noi nei meetup siamo abituati da anni a questo esercizio di democrazia partecipata e mi aspettavo che venendo qui, in quest'Aula, ci fosse una grande pratica di questo metodo. Il MoVimento 5 Stelle è solo uno strumento in mano ai cittadini, un metodo di democrazia partecipata e quest'Aula forse avrebbe dovuto essere il top dei top, over the top per quanto riguarda la democrazia. Invece, ci troviamo per l'ennesima volta a concludere una piccola guerra in Parlamento, una guerra culturale che si era deciso di frammentare in tante piccole battaglie, ma battaglie democratiche di confronto.
  Alla fine, però, qualcuno, per l'ennesima volta, ha preferito spegnere la luce della ragione con la pressione di un tasto Pag. 212e si è andato votare ancora una volta la fiducia. Oggi ha perso il popolo italiano, ha perso il Parlamento, hanno perso tutte le istituzioni di questo Paese, e continuano a perdere tutte le parti sociali. Da un lato c’è un'oligarchia di burocrati che privano i deputati della Repubblica italiana di ogni potere con trucchetti e strategie, e dall'altro dei cittadini che hanno lasciato emergere incoerenze, accordi e menzogne per dimostrare alla nazione che l'unica cosa che blocca il progresso è una mera volontà politica. Per quanto tempo ancora il nostro popolo accetterà che le lobby nascondano dietro false ideologie i politici al soldo delle multinazionali ? Quanto ancora resisterà questo perverso meccanismo di svendita della società a favore degli interessi di pochi ? La risposta credo vada ricercata nel modo in cui ognuno di noi vive quotidianamente e gestisce il proprio metro quadrato, nell'impegno e nella serietà che dedichiamo alla condivisione dell'informazione quando parliamo con gli altri, nella reale voglia che ognuno di noi ha di cambiare veramente le cose. Noi ci proviamo ogni giorno ed usiamo la passione per combattere l'indifferenza.
  Estendere la riduzione del CIP6 anche agli inceneritori, togliere dalla scandalosa deregulation le sagome sugli edifici demoliti e ricostruiti, favorire il pagamento degli stagisti del Ministero della giustizia, aprire un fondo di sostegno alle PMI in cui poter versare le eccedenze degli stipendi dei parlamentari, rendere più aperta e democratica la gestione della Cassa depositi e prestiti, rivedere la Tobin tax per colpire il day trading, ricalibrare l'IVA sui servizi portuali, vincolare gli incentivi per i nuovi macchinari al mantenimento dei livelli occupazionali e delle strutture produttive sul territorio nazionale – e potrei continuare ancora –: qualcuno ha deciso che queste concessioni all'economia reale, alle persone viventi, ai lavoratori, alle imprese e ai cittadini erano troppo sconvenienti. Avrebbero infatti lasciato emergere con forza la verità dei fatti. L'Italia è diventato il giocattolo in mano ad una combriccola di finanzieri, faccendieri, lobbisti, inetti, prestanome, massoni, scaldasedie e pigiatasto. Le domande che mi sto facendo in questi giorni sono: manca ancora molto al momento in cui vi renderete conto di aver totalmente distrutto il nostro Paese ? Potreste fare spazio a quelli che tra di voi – e questa sera ce ne sono, per fortuna – hanno realmente voglia di aggiustarlo o non lo abbandonerete mai per conservare poltrone che avete svuotato del loro senso ? La verità – e ancora stasera ho sentito da alcuni colleghi la parola ostruzionismo legata al MoVimento 5 Stelle – è che ormai, agli occhi di oltre 10 milioni di italiani, avete fatto e continuate a fare ostruzionismo e «distruzionismo», da oltre vent'anni, a discapito del nostro Paese e dei cittadini onesti. Ma sappiate bene che i vostri nomi e cognomi resteranno macchiati ed individuabili per sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, non vorrei fare una lunga premessa, perché i miei colleghi hanno già detto abbastanza. Vorrei solo ricordare, ricollegandomi al discorso prima fatto dal collega del PD, che noi siamo qui a fare ostruzionismo, ma anche loro l'hanno usato in passato e continueranno ad usarlo in futuro se si ritroveranno in minoranza. Ma devo dire che, purtroppo, lo stanno utilizzando anche adesso. Anche il PD, in questo momento, sta usando ostruzionismo, perché in Commissione bilancio, giovedì scorso, siamo rimasti fino alle dieci del mattino non perché il MoVimento 5 Stelle stesse facendo ostruzionismo, ma perché il PD ha fatto ostruzionismo, in quanto è andato esso stesso contro il Governo. Infatti, ci sono state delle prese di posizione del PD, specialmente sui temi ambientali, che non erano all'interno del decreto del fare. Qualcosa è anche «passato», opponendosi anche alle scelte del Governo.
  Quindi, l'opposizione la sta facendo adesso anche il PD, oppure quella parte Pag. 213del PD che è ancora buona e che forse ancora è vicina ai cittadini e ai temi ambientali. Quindi, penso che la retorica del discorso di prima sia un po’ sfasciata anche dai gesti che hanno compiuto in Commissione bilancio. Ora passo al discorso che mi ero preparata.
  Gli ordini del giorno che abbiamo presentato oggi ripercorrono gli emendamenti dei giorni scorsi che abbiamo proposto per cercare di migliorare il testo del decreto del fare. Il miglioramento che noi auspicavamo potesse andare in porto era mirato soprattutto a far sì che le scelte e le misure inserite all'interno del documento potessero essere indirizzate verso il raggiungimento di quello che si legge nel titolo: il rilancio dell'economia.
  Naturalmente il rilancio dell'economia può avvenire in molti modi. Si possono intraprendere molteplici strade. La scelta di quale strada intraprendere è una questione di priorità. Per noi la priorità è creare le basi che permettono di migliorare le condizioni di vita dei cittadini italiani e fissare un obiettivo di crescita di tutto il Paese. Ora non abbiamo tempo per parlare di cosa intendiamo per crescita, ma di sicuro una cosa possiamo dirla: è un concetto diametralmente opposto a quello che viene proposto da questo decreto.
  La nostra priorità non è lo sviluppo delle linee ferroviarie transfrontaliere, era più semplice scrivere TAV, ma gli investimenti sulle linee secondarie frequentate giornalmente da pendolari che ogni mattina partono in quello che può essere definito come un vero e proprio viaggio della speranza. La nostra priorità sono le semplificazioni con procedimenti per le bonifiche, perché questo non crea sviluppo né il rilancio dell'economia.
  La nostra priorità in ambito edile non è togliere la definizione e il vincolo della sagoma sulle ristrutturazioni. Magari siamo noi ad essere noiosi e fissati, ma lo sviluppo di questo settore, secondo noi, passa attraverso un piano a lungo termine per l'efficientamento energetico dell'esistente e non togliere il vincolo e la sagoma per trasformare un palazzo in verticale in orizzontale e occupare ancora di più suolo. E questi sono solo alcuni esempi delle modifiche che abbiamo cercato di introdurre.
  Oltretutto sono emendamenti che abbiamo elaborato insieme ai cittadini, alle associazioni di categoria coinvolte. Non sono gli emendamenti di Patrizia Terzoni o della Mannino o di Alberto Zolezzi o di altri colleghi qui presenti, ma sono osservazioni, suggerimenti, segnalazioni arrivate dai territori. Abbiamo coinvolto geologi, architetti, esperti della mobilità, ingegneri, professori. Abbiamo attivato una rete di contatti che sta diventando sempre più ampia ed efficace. Abbiamo incontrato esperti che ci hanno trasmesso i loro punti di vista e dato in mano emendamenti scritti di loro pugno.
  Questa è la strada che abbiamo intrapreso, cioè quella dell'apertura al confronto con tutti, fuori e dentro il Parlamento. Sì, anche dentro il Parlamento, anche se ogni volta, come già successo con la discussione sul decreto n. 43 del 2013, i titoli dei giornali si affrettano a raccontare il contrario. Nelle Commissioni è stato fatto un grande lavoro di diplomazia arrivando spesso a soluzioni condivise che poi il Governo ha deciso di ignorare. Per fortuna la rete che abbiamo messo in piedi funziona e la lettura dei titoli dei giornali fa sorridere e indignare sempre più persone, perché sempre più persone sono consapevoli finalmente di quello che realmente accade qui dentro.
  Quindi, anche oggi sta vincendo la politica fatta di arroccamento, barricate e finte aperture. Questa è la strada che avete deciso voi di intraprendere, e la strada scelta chiarisce inequivocabilmente quali sono le vostre priorità. D'altronde anche Oscar Wilde già nel 1889 disse: «È per non far niente che esiste l'eletto». Ecco, sono proprio i ruoli ad essere diversi: voi eletti, noi portavoce dei cittadini. Questioni di priorità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fantinati. Ne ha facoltà.

Pag. 214

  MATTIA FANTINATI. Il nostro gruppo, com’è noto, ha presentato 104, circa, ordini del giorno e ricalcano in sostanza gli emendamenti, quello che abbiamo presentato nelle Commissioni, in I, in V, infatti i nostri ordini del giorno chiedono al Governo di intervenire sui problemi del Paese che da tempo chiedono una risposta. Allora, un intervento globale sugli ordini del giorno visto il numero, vista anche la complessità, visti i temi così diversi, risulta abbastanza complesso soprattutto farlo in tempi ristretti. Allora, ecco che concentrati un po’ sui temi che ci competono anche nella nostra Commissione, come attività produttive, si può diciamo riassumere in una scarsità da parte del Governo di volere una ripresa economica che il Paese chiede a gran voce.
  Da cui di fatto una particolare tematica mi ha molto colpito: è vero, in primis effettivamente non esiste una volontà, una vera volontà reale, concreta di parlare di sburocratizzazione. Vediamo anche le zone a burocrazia zero, su cui non si vuole di fatto fare un'indagine, fare un controllo, fare uno studio approfondito, capire dove hanno funzionato e replicarle, non lo si vuol fare veramente. E sinceramente mi sorprende tutto ciò nel decreto-legge «del fare», come ho già sentito anche dai nostri banchi, anche da qualcuno della nostra Commissione, per esempio l'onorevole Prodani; vorrei sottolineare però anche la parte del turismo.
  Basta fare qualche conto, basta andare su Internet e vedere il sito di uno dei Paesi forse principali per quanto riguarda l'attrazione turistica, se non il migliore: si scopre che Londra ha più visitatori di Roma. Per carità, gran bella città Londra: forse sarebbe tuttavia da chiedersi il perché, se non sarebbe il caso di investire sul turismo, ma come risorsa produttiva, prima che di cultura.
  Un altro tema che mi sta a cuore, oltre al turismo, è la situazione delle piccole e medie imprese: le nostre imprese, quelle che operano sul territorio, quelle che hanno visto la ripresa economica del nostro Paese; quelle a cui sembra che lo Stato non creda più, o sulle quali soprattutto non voglia più investire. E queste imprese molto spesso si trovano a internazionalizzare, a delocalizzare. È vero, uno dei principali motivi è il costo della manodopera; ma sono ingegnere, a me piacciono molto anche i numeri: quindi è vero, per carità, è vero che il costo della manodopera in altri Paesi, quelli più attrattivi, è sicuramente inferiore, difficilmente riusciremo in Italia ad essere competitivi sul costo della manodopera. Però a me piace andare a fondo del problema.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MATTIA FANTINATI. Innanzitutto il processo di delocalizzazione ha subito forse in questi ultimi anni miti, leggende su questo costo della manodopera: che è sì vero, ma forse non è preponderante. Puntare soltanto al costo della manodopera è un po’ un'ideologia da rivoluzione industriale, da tempi di Charlie Chaplin.
  Forse effettivamente esiste dell'altro. Facciamo due conti. Se consideriamo che nel 2011 27 mila aziende hanno delocalizzato, si pensa che queste aziende, che sicuramente non sono microimprese, sono aziende con più di diecimila addetti...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MATTIA FANTINATI. Praticamente, parlando di numeri, si ha che l'Italia ha perso un indotto di circa mille miliardi di fatturato, 300 miliardi sul mercato interno, 140 miliardi. Però diciamo che sorprendentemente il Paese dove queste sono andate a delocalizzare...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, il decreto-legge n. 69 del 2013, cosiddetto decreto-legge «del fare», interviene su molteplici macroaree, dal fisco all'edilizia, dalla nautica alla giustizia, dai lavori pubblici all'energia.
  In particolare, i diversi interventi dovrebbero rispondere alle raccomandazioni Pag. 215di semplificare il quadro amministrativo e normativo per i cittadini e le imprese, nonché di abbreviare la durata dei procedimenti civili riducendo l'alto livello del contenzioso civile e promuovendo il ricorso a procedure extragiudiziali.
  Dovrebbe sostenere il flusso del credito e le attività produttive, anche diversificando e migliorando l'accesso ai finanziamenti, intensificare gli sforzi per scongiurare l'abbandono scolastico e migliorare qualità e risultati della scuola, proseguire la liberalizzazione nel settore dei servizi e migliorare le capacità infrastrutturali.
  Il provvedimento però in realtà si presenta come un'accozzaglia di misure che definire eterogenee è dire veramente poco, un'accozzaglia di misure per nascondere i reali problemi del Paese senza tuttavia intervenire sull'eccessiva pressione fiscale e la scarsa qualità dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione, a fronte dell'onere in carico ai contribuenti.
  Il Governo ha deciso di procedere per decreto nonostante molti articoli, principalmente gli articoli 32, 35, 38 e 42 trattano materie riguardanti la salute e la sicurezza dei lavoratori, problematiche che a nostro avviso vista la rilevanza non devono essere affrontate con tale modalità. Nel testo è stata inoltre prevista la liberalizzazione dell'accesso a Internet come avviene in molti Paesi europei, sembrerebbe una buona notizia per gli utenti del web, peccato che è stata però vanificata dalla decisione di ridurre in maniera sostanziale gli stanziamenti per la banda larga. Tagliare le risorse alla banda larga vuol dire non cogliere un'importante opportunità di crescita a differenza di quanto annunciato nel titolo del decreto, «misure per rilanciare la crescita del Paese».
  Molti sono i profili critici di questo decreto: l'occasionalità, l'assenza dei presupposti di necessità e urgenza in molte parti del testo e l'eterogeneità del contenuto. Il contenuto tra l'altro si presenta fortemente disomogeneo e risulta di difficile leggibilità a causa dei ripetuti rinvii legislativi, nonostante la legge n. 400 del 1988, proprio in riferimento ai decreti-legge, prescriva all'articolo 15 comma 3 che il contenuto di questi decreti sia specifico, omogeneo e corrispondente al titolo.
  Inoltre, in base alle dichiarazioni rese dal Governo nella relazione tecnica, molte disposizioni del provvedimento potrebbero determinare effetti sui saldi di finanza pubblica, in violazione dell'articolo 81, ultimo comma. Infatti non sono concretamente indicati i mezzi finanziari per gli adempimenti prescritti. Il MoVimento 5 Stelle ha chiesto informazioni in merito alla copertura finanziaria senza ricevere valide risposte a tal proposito.
  Ancora una volta constatiamo che il Governo ha ritenuto opportuno procedere alla decretazione d'urgenza, svuotando la Camera delle sue prerogative, alterando così le disposizioni costituzionali che regolano il rapporto Governo-Parlamento. A proposito di prerogative della Camera, a proposito di prerogative non rispettate, questa situazione si ripeterà a breve, quando arriveranno in Aula le due leggi europee, la legge di delegazione e la legge europea. Queste due leggi arrivano alla Camera blindate, non potremo intervenire, non potremo modificarle, sarà così di nuovo svuotata la Camera delle sue funzioni, ci troveremo di nuovo di fronte a un bicameralismo finto, un bicameralismo che è tale solo sulla carta mentre in realtà troppo spesso è di fatto monocameralismo.
  La questione di fiducia rappresenta l'ennesimo ricatto a questo Parlamento e presentando oggi 106 ordini del giorno il MoVimento 5 Stelle non si limita ad approvare a comando decreti omnibus, ma manifesta l'intenzione di discutere in Aula le questioni di maggiore interesse per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, colleghi, voglio ancora una volta parlare all'interno del complesso degli ordini del giorno del project-financing, di un fenomeno Pag. 216straordinario, scarsamente analizzato dagli economisti, letteralmente sconosciuto nel confronto fra le forze politiche, promosso e alimentato dai tecnici al soldo delle banche d'affari. Un fenomeno quello del Project Financing senza rischi per i privati, che basa la sua forza su società di diritto privato con proprietà pubblica, replicati dallo Stato e dagli enti locali grazie a norme sui contratti pubblici (in contrasto o derogatorie rispetto a quelle contenute nelle direttive europee) e alle politiche di privatizzazione dei servizi pubblici (senza liberalizzazioni e con Spa pubbliche).
  Voglio segnalare al Governo dell'inciucio e all'opposizione ammiccante (non certo l'opposizione fatta dal MoVimento 5 Stelle) che nel debito pubblico dell'Italia, pari al 120 per cento del Pil, non sono considerati debiti delle società di diritto privato con capitale pubblico e quelli delle società con capitale privato per i project-financing totalmente garantiti da soggetti pubblici. In entrambi i casi, si tratta di debiti pubblici a tutti gli effetti nascosti nella contabilità privatistica o di società con capitale pubblico o di società con capitale privato.
  La cifra esatta di tale debito, essendo nascosta nella contabilità di società di diritto privato, non è stata calcolata da alcun organo dello Stato, ma può essere stimata fra il 15 e il 20 per cento del PIL – e ci tengo a sottolineare tra il 15 e il 20 per cento del PIL – e la sua emersione porterebbe il debito effettivo del Paese fra il 135 ed il 140 per cento del PIL.
  Voglio segnalare al Parlamento che fra gli impegni che l'Italia sta assumendo in queste ore per fronteggiare la grave crisi non figura alcun provvedimento, né per rimuovere questa clamorosa omissione né, soprattutto, le cause che consentono di costruire questo debito occulto e che, dunque, è destinato ad aumentare. Che, al contrario, sia nelle manovre del Governo Berlusconi, sia nei decreti del Governo Monti e sia, infine, nel «decreto del fare» del Governo Letta, che il Parlamento si appresta ad approvare, proprio queste modalità di investimento sono quelle che vengono rafforzate e incentivate.
  Oggigiorno, Presidente, la mancanza di fondi per la realizzazione di opere non consente alle amministrazioni di fare investimenti. Con questa motivazione vengono attivati i project financing, che consentono di spostare la spesa da investimento a spesa corrente nel tempo. Le opere – e prendiamo come caso pratico gli ospedali – vengono realizzate e finanziante dalla società di progetto, la quale ne mantiene la gestione per 30 anni (ripeto: 30 anni). In tal modo la società che realizza l'opera recupera l'investimento e guadagna. L'amministrazione copre solo in parte l'investimento. Facciamo un esempio pratico. Per un ospedale di medie dimensioni le amministrazioni pubbliche cercano 80 milioni di euro a fronte di un investimento di 200 milioni di euro e successivamente si paga un canone di disponibilità dell'opera. Inoltre, ci saranno spese ricorrenti per la gestione di tutti i servizi accessori non ospedalieri (ad esempio, i parcheggi, le pulizie, la gestione dei servizi informatici-telefonici, la ristorazione, eccetera) che saranno stipulati a priori e saranno vincolanti per tutta la durata della gestione, con i rischi derivanti dalla mancata concorrenza sul mercato per la durata ultradecennale del contratto.
  Questo ha di fatto reso il project financing un pericoloso strumento di indebitamento pubblico nel tempo, rendendo meno rilevante l'economicità e i tempi di realizzazione dell'opera, il cui scopo era di far rientrare e rendere massimo l'investimento della società di progetto. Infatti, se le società di progetto vengono ad essere tutelate dalla parziale copertura dell'investimento, peggio ancora è quello che nessuno dice, cioè che i costi per le nostre tasche possono decuplicare considerando il canone di disponibilità che andrà riconosciuto alla società di progetto per circa 30 anni.
  La scelta di ricorrere alla finanza di progetto è, quindi, una scelta scellerata e miope, che stride con la funzione dell'amministrazione che dovrebbe tutelare cittadini Pag. 217e territorio. Sembra, piuttosto, una scelta di comodo legata al volere a tutti i costi realizzare un'opera faraonica di cui farsi vanto o su cui forse poter speculare. Mi auguro che il Governo si impegni a capire prima di tutto e a considerare i costi e lo sperpero di denaro pubblico derivante dall'adottare l'articolo 19 del «decreto del fare» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, oggi il Governo Letta – anzi, ieri – ha posto la fiducia sul «decreto del fare», pur di non discutere gli 8 emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle. Come è noto a tutti in quest'Aula, il MoVimento aveva proposto inizialmente 400 emendamenti al «decreto del fare», poi ridotti a 75 in sede di Commissione e, quindi, ulteriormente ridimensionati, riducendone il numero complessivo ad 8, ossia gli emendamenti considerati più salienti ed incidenti sul provvedimento in oggetto.
  Credo sia importante ripetere, dal momento che ci è stata preclusa la loro discussione, quali fossero le proposte emendative avanzate dal MoVimento 5 Stelle e ignorate da questo Governo, che ne ha rifiutato in tutti i modi il dibattito. Gli 8 emendamenti affrontavano materie importanti per il Paese, come l'estensione della riduzione del contributo CIP6 anche agli inceneritori, la soppressione della scandalosa deregulation sulle sagome degli edifici demoliti e ricostruiti, il pagamento degli stagisti del Ministero della giustizia, l'apertura di un fondo di sostegno alle PMI in cui poter versare le eccedenze degli stipendi dei parlamentari, una resa più aperta e democratica della gestione della Cassa depositi e prestiti, la revisione della Tobin tax per colpire il day trading, la calibrazione dell'IVA sui servizi portuali e, infine, la sottoposizione a vincolo degli incentivi per i nuovi macchinari al mantenimento dei livelli occupazionali e delle strutture produttive sul territorio nazionale.
  La discussione di queste proposte emendative avrebbe favorito un confronto costruttivo tra le forze politiche ed avrebbe certamente portato ad un miglioramento del decreto in esame. Invece, siamo qui a presentare i nostri emendamenti sotto forma di ordini del giorno affinché se ne discuta. A tal proposito vorrei dire anche che sono molto dispiaciuta, perché quelli che il Governo ha presentato oggi come riformulazioni dei nostri ordini del giorno nella maggior parte dei casi sono dei veri e propri stravolgimenti di significato degli impegni che chiedevamo al Governo ed in questo modo è stata inibita anche la funzione di questo ultimo strumento messo a nostra disposizione.
  Forse sarebbe il caso che tutte le persone presenti in questo Parlamento iniziassero a riflettere seriamente su quello che sono venute a fare qui rispetto a quello che stanno realmente facendo. Noi del MoVimento 5 Stelle siamo qui per fare proposte e per far passare provvedimenti che vadano a beneficio dei cittadini e non per essere i meri esecutori delle scelte del Governo. I nostri ordini del giorno non andavano stravolti poiché sono il frutto del lavoro delle Commissioni, del confronto e del dibattito democratico, quello che è stato precluso in Aula. Come diceva Giorgio Gaber in una sua celebre canzone: «democrazia è partecipazione». Ma qui assistiamo piuttosto alla delegittimazione del Parlamento a cui viene ancora una volta, attraverso l'abuso della decretazione d'urgenza da parte del Governo, preclusa ogni possibilità di discussione. È semplice capire il meccanismo di funzionamento di questo Governo delle urgenze. Il Movimento presenta degli emendamenti per chiedere il miglioramento del decreto, ci viene chiesto di ridurre gli emendamenti, noi presentiamo sono quelli con priorità più alta e poi questi non passano comunque. Quello stesso Governo che aveva affermato che non avrebbe più usato la leva della fiducia per far passare i provvedimenti in Aula ha quindi tradito gli intenti delle Camere ed ha perso ogni credibilità agli occhi degli italiani. Il Movimento Pag. 218aveva trovato coperture alternative al decreto, ma queste non sono state accolte assieme ad altre coperture proposte e così saranno ancora una volta i cittadini a pagare il prezzo più alto di questa politica scellerata, subendo l'aumento per esempio delle accise sulla benzina. Per il primo anno le coperture previste dal decreto si potevano trovare con la rinuncia ai rimborsi elettorali dei partiti, che invece si intascano a luglio 91 milioni di euro, invece ancora una volta si è scelta la linea della vecchia politica. Il testo di questo decreto è impresentabile e il MoVimento 5 Stelle non subirà passivamente questa ulteriore dimostrazione di dittatura governativa. Da settimane poi chiediamo di spostare l'esame della riforma costituzionale a settembre, ma non siamo stati ascoltati. È inaccettabile l'idea che una modifica della Costituzione venga fatta ad opera di un comitato senza il coinvolgimento delle Camere e nel periodo dell'anno in cui l'attenzione degli italiani sui temi politici è praticamente assente. Quello che voi chiamate ostruzionismo è per noi costruzionismo ed è la voce del Parlamento che voi state cercando in tutti i modi di relegare al ruolo di mero esecutore di decisioni governative, ma che non riuscirete mai a zittire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, colleghi deputati, il MoVimento 5 Stelle ha presentato 106 ordini del giorno con l'intenzione di portare in Parlamento, unico luogo reale di rappresentatività e di discussione, le tematiche trattate e condivise con i cittadini italiani. L'enorme complessità degli argomenti trattati avrebbe l'intento di semplificare il quadro amministrativo per cittadini e imprese, snellire le procedure e dare forte impulso al sistema produttivo. Ma di fatto ci siamo trovati di fronte ad un testo di non facile leggibilità per i continui rinvii legislativi a dispetto della chiarezza e semplificazione auspicata dal presidente Letta. Siamo partiti dalla richiesta di diversi emendamenti, sulla base del fatto che il testo presentava e tuttora presenta diverse criticità e, proseguendo i lavori, abbiamo dovuto ridurre le nostre proposte emendative solo a otto, sacrificando aspetti molto importanti. Ma questo Governo sostiene l'urgenza e la necessità della totalità del testo concedendo appena impercettibili modifiche. È solo depositando tutti gli ordini del giorno a nostra disposizione che riusciamo a portare in questa Aula oggi le crepe di questo blocco di norme. Perseverare nell'errore di evitare la discussione in questa sede, con l'intento di scippare voti per i vostri decreti-legge, non è il miglior modo di fare politica e di certo non è il modo di tutelare gli interessi del popolo. Gli italiani hanno votato dei rappresentanti quali portavoce dei loro bisogni e quindi del bene comune. Gli italiani avevano votato dei rappresentanti affinché questi abbiano la possibilità di discutere i provvedimenti pubblicamente. Questi italiani oggi hanno bisogno di capire e di riflettere con noi, perché è finita la fase della delega in bianco. La democrazia non significa supremazia della maggioranza, ma Governo del popolo. Questa maggioranza, apparentemente forzata – ripeto apparentemente – dovrebbe puntare non sui decreti-legge ma sulla discussione in Aula per riavvicinare la popolazione italiana alla politica, per rendere questo approccio più agevole.
  È di questa semplificazione, che prima di ogni altra andrebbe compresa da tutti gli onorevoli di quest'Aula, e portata a compimento, è di questa partecipazione che gli italiani hanno bisogno.
  Il MoVimento 5 Stelle chiede la discussione di questi ordini del giorno per riuscire realmente ad affrontare tematiche attinenti al lavoro e alla giustizia e di trattarle in questa sede, dove le leggi devono essere discusse e non solo votate. Oggi abbiamo un Parlamento giovane, direi contemporaneo, che ha memoria di quanti siano i problemi legati all'istruzione e alla precarietà del lavoro. Oggi abbiamo la possibilità, realmente cercando le soluzioni ai problemi, senza nasconderci dietro Pag. 219decreti di bandiera. Esautorare il Parlamento dalla propria funzione e spingere sui decreti-legge redatti, pensati, scritti, sempre dai soliti, toglie l'ennesima possibilità a questo luogo di discussione politica e sociale. L'apertura alla discussione degli ordini del giorno presentati da un movimento che ha preso forma anno dopo anno, affrontando problemi importanti a livello locale e colmando un vuoto di ideali e di fiducia, è un diritto che non si può negare, perché questi cittadini da anni vivono le emergenze che voi inserite nei vostri decreti e che ciclicamente riproponete. È una opportunità che non potete negare alle persone che siedono su questi scranni per la prima volta, e a quelli che li hanno votati. La nostra richiesta è quella di discutere questi 106 ordini del giorno e di presentare che questa legislatura duri il tempo previsto per fare bene, senza utilizzare la disperazione e l'affanno costante del nostro Paese per giustificare l'ennesimo fallimento dei soliti noti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Della Valle che aveva chiesto di parlare; s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, prima di iniziare il mio intervento e di fare la mia dichiarazione di voto sull'ordine del giorno vorrei denunciare quanto è avvenuto in seno alla I Commissione affari costituzionali dove in modo scomposto e forzando le norme regolamentari si è proceduto a deliberare l'anticipazione dell'esame del disegno di legge costituzionale sull'istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali, rinviando, invece, l'esame dei progetti di legge n. 664, 1154 e abbinate sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, in riferimento ai quali era già stata deliberata la procedura d'urgenza ai sensi dell'articolo 69 del Regolamento della Camera. La motivazione addotta alla richiesta di procedere alla suddetta deliberazione è stata quella legata alla circostanza che la discussione generale del disegno di legge costituzionale è stata calendarizzata per lunedì 29 luglio, motivazione questa inaccettabile, dal momento che le proposte di legge per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti sono già state calendarizzate per una data ben precedente e cioè venerdì 26 luglio. Ma, cosa non si fa per continuare a percepire il finanziamento pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Gli ordini del giorno che abbiamo illustrato questa notte, come abbiamo detto più volte e continuiamo a ribadire, sono emendamenti del MoVimento 5 Stelle che non siamo riusciti a discutere, perché il Governo ha posto la questione di fiducia, l'ennesima questione di fiducia che sta esautorando completamente il Parlamento. Pongo l'attenzione sull'ordine del giorno a firma della collega Colonnese che impegna il Governo ad adottare le necessarie iniziative tese a rafforzare la tutela della lavoratrice in gravidanza, con particolare riferimento allo snellimento delle procedure per l'ottenimento dell'astensione dal lavoro in periodo anticipato a quello obbligatorio, che insieme all'altro ordine del giorno a mia firma, riguarda la trasmissione per via telematica del certificato medico di gravidanza indicante la data presunta del parto, del certificato di parto e del certificato di interruzione di gravidanza. Ci tengo a ribadire ...
  Ci tengo a ribadire che questi ordini del giorno – purtroppo il mio è accolto solo come raccomandazione e comunque è giusto che sia posto in votazione – riguardano misure che rinviano alla funzione sociale della maternità della donna, sia come valore oggettivo che come istituto da preservare e agevolare sul piano normativo; quindi, con la previsione di misure e provvedimenti che permettano davvero alla donna di esercitare il suo ruolo di madre e il suo ruolo di lavoratrice, senza però che siano pregiudicati la cura dei figli e il diritto costituzionale al lavoro, diritto che dobbiamo noi tutti difendere.
  E purtroppo non è così, perché non sempre la funzione sociale della maternità Pag. 220viene riconosciuta come valore, come valore da proteggere. Infatti, è spesso penalizzata, se pensiamo all'accesso al lavoro, alla permanenza nell'occupazione; infatti, sappiamo che sono variegate le cause di questo problema.
  Ancora sussiste l'iniqua distribuzione dei doveri familiari, la diffusa mancanza di servizi per l'infanzia, le discriminazioni sul posto di lavoro che sono costrette a patire ancora le donne madri o in gravidanza. E poi ricordiamoci sempre che sono insufficienti le reti di aiuto istituzionali, e mi riferisco agli asilo nido, alle strutture per l'infanzia: ancora sono strutture che le nostre istituzioni non riescono a garantire. Per fortuna riesce a supplire in questo caso, alcune volte, l'aiuto dei parenti, perché per fortuna sei bambini su dieci sono affidati ai nonni, se la madre lavora. Però non tutti hanno questa fortuna e quindi il nostro Stato non riesce a garantire pari dignità a tutti i bambini, a tutte le madre e quindi a tutte le famiglie.
  Ricordo anche che l'offerta di asili nido, se si guarda al dato dei bambini al di sotto dei tre anni...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere...

  DALILA NESCI. ... mostra differenze notevoli in ordine al livello di attivazione del servizio e, inoltre, al Sud e nelle isole si registra una grave carenza che incide nel rapporto delle donne con il lavoro, perché 564.000 donne inattive hanno dichiarato la propria disponibilità a cercare lavoro, se solo però avessero dei servizi sociali adeguati e invece non possono usufruirne. E tra le donne occupate, invece, 160.000 in condizione part-time passerebbero decisamente al full-time, sempre se ne avessero la possibilità, e quindi è evidente che l'interruzione dell'attività lavorativa...

  PRESIDENTE. La ringrazio deputato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pinna. Ne ha facoltà.

  PAOLA PINNA. Signor Presidente, signori deputati, il decreto-legge in conversione rappresenta un momento importante nella vita dell'istituzione parlamentare e, invece, constatiamo ancora una volta che l'Assemblea viene metodicamente esautorata del suo ruolo e della sua funzione, attribuitele per Costituzione.
  Esprimo forti perplessità e voglio manifestare il mio dissenso sui pareri espressi sugli ordini del giorno presentati. L'intenzione è chiaramente quella di bloccare la nostra azione attraverso decreti-legge e limitazione dell'apporto parlamentare attraverso l'apposizione della questione di fiducia. Questa larga e instabile maggioranza ci ha impedito di modificare il testo in Aula: siamo qui con le mani legate. Avevamo deciso di assecondare le richieste fatteci riducendo grandemente il numero degli emendamenti da sottoporre al voto e arrivando ad otto. Ma non ci è stato permesso di farli approdare in Aula.
  Noi del MoVimento 5 Stelle siamo qui per rappresentare le istanze dei cittadini e dare voce al malessere che il nostro Paese sta vivendo e vogliamo agire per invertire la rotta, per rimettere al centro dell'azione politica l'Italia. Con gli ordini del giorno che abbiamo presentato abbiamo voluto richiamare l'attenzione su questioni fondanti che il dibattito parlamentare e la scelta del Governo di porre la questione di fiducia hanno sottratto ad un adeguato approfondimento in sede di dibattito parlamentare.
  Sono i temi degli emendamenti da noi presentati e che avevamo sperato di discutere. Temi che toccano dal vivo la qualità della vita degli italiani. Abbiamo bisogno, una volta per tutte, di interventi strutturali veramente indirizzati. L'ordine del giorno da me illustrato riguarda il sistema giudiziario italiano che versa in una situazione emergenziale. Nella classifica giudiziaria europea l'Italia si posiziona agli ultimi posti per efficienza del sistema giudiziario e per numero di cause civili e commerciali. La totale incertezza sui tempi necessari a vedere riconosciute le proprie ragioni di fronte ad un giudice pone i cittadini italiani in una condizione di estrema fragilità ed è uno dei motivi che allontanano gli investitori, desiderosi di Pag. 221poter puntare sulle potenzialità del nostro Paese. Come pensiamo di favorire la ripresa se non andiamo ad incidere sui veri problemi del nostro sistema giudiziario e del nostro sistema in generale ? Le difficoltà del nostro ordinamento giudiziario devono essere affrontate con una riforma di sistema, non con il solito decreto-legge omnibus. Non si può andare avanti, inoltre, con dichiarazioni di fiducia facendo finta di cambiare tutto per non cambiare niente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, la ringrazio per la sua presenza in quest'ora tarda, grazie alla presenza di tutti i funzionari. Presidente, colleghi, intervengo in dichiarazione di voto sugli ordini del giorno presentati. Nello specifico vorrei soffermarmi sulle proposte che il MoVimento 5 Stelle per porre innanzitutto una fondamentale questione di rispetto del dettato costituzionale. La nostra Carta prevede, infatti, che la funzione legislativa sia esercitata dalle Camere. Se non erro all'articolo 70: «La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere», Parte II, Sezione II, La formazione delle leggi. Invece, oggi, il Governo si sta appropriando di un ruolo che non gli spetta se non nei casi di necessità e urgenza: articolo 77 della Costituzione. Giova ricordare questi articoli soprattutto nell'ottica di quello che sta accadendo alla Camera e della volontà della maggioranza di cambiare la Costituzione. L'articolo 77 recita: «Quando, in casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni.
   I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti».
   L'unica premura del Premier Letta – c’è da capirlo – è quella di consegnare il compitino a Napolitano. Su questo, a nostro giudizio, è senza dubbio gravemente insufficiente. Per questo abbiamo presentato ordini del giorno con cui vogliamo ripristinare anzitutto la democrazia rappresentativa oltre a riempire di contenuti l'azione sterile di questa legislatura per come si sta sviluppando fino ad ora. Sono le forze presenti in Parlamento a dover legiferare nell'interesse dei cittadini, non può certo farlo questo Esecutivo, l'armata Brancaleone, che, voglio ricordarlo, è il frutto delle larghe intese e non della volontà popolare.
  Noi abbiamo un programma politico. Il Governo Letta, invece, no: improvvisa e naviga a vista. Si arrenda all'evidenza. È in un vicolo cieco. Sono molte le proposte che abbiamo depositato per aiutare il Paese ad uscire dal tunnel e impegnare l'Esecutivo a fare molto di più e molto meglio per dare un minimo di utilità ad un provvedimento vuoto, per attivare concrete azioni di rilancio a favore dell'economia, della società e del tessuto produttivo. I nostri sì che sono ordini del giorno del fare. In coerenza con il MoVimento 5 Stelle a noi interessano i fatti: la difesa dell'ambiente e la prevenzione del dissesto idrogeologico; il reddito minimo di cittadinanza e il sostegno alle piccole e medie imprese.
  Su questo punto trovo scandaloso che la maggioranza non ci consenta ancora di creare un fondo statale per poter versare i soldi per le piccole e medie imprese. Capisco che sia anche una battaglia politica e non volete perdere la faccia come maggioranza, però noi abbiamo rinunciato a dei soldi e vorremmo darli ai cittadini bisognosi, in particolare al tessuto sociale di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dateci la possibilità di farlo ! È già la terza volta che ce lo negate e non c’è nessun motivo per farlo, se non un puntiglio, un mero puntiglio della maggioranza che non ha nessuna Pag. 222motivazione razionale. State impedendo alle piccole e medie imprese di avere dei soldi, che sono soldi dei cittadini e che noi vorremmo dare loro. Spiegate ai cittadini perché non volete darglieli e non consentite questa possibilità.
  Continuo: il taglio allo stipendio dei parlamentari (che ricordo noi abbiamo già fatto: si parla di «decreto del fare», noi l'abbiamo fatto) e l'imposizione fiscale sulle transazioni finanziarie; l'informatizzazione dello Stato e la salvaguardia dei servizi pubblici; la tutela dell'occupazione e la lotta alla corruzione e agli sprechi, i vizi strutturali della pubblica amministrazione. A tal proposito ricordo lo svuotamento ancora una volta di reale autonomia da parte della...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  RICCARDO FRACCARO. Devo concludere ? Scusi Presidente. I nostri ordini del giorno vanno in questo senso. Sta a voi decidere se ignorare le istanze del nostro movimento e sprecare un patrimonio politico che rappresenta milioni di cittadini, con cui prima o poi siete comunque destinati a confrontarvi, che vi piaccia oppure no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle ha presentato circa 105-106 ordini del giorno, con cui si intende porre un seppur debole rimedio a numerosi errori, anche se sarebbe più opportuno parlare di orrori, contenuti nel testo approvato dalla Camera e che ha visto il Governo chiedere la fiducia qualche ora fa. Abbiamo presentato un cospicuo numero di ordini del giorno, ma ciò nonostante non saremo in grado di coprire le innumerevoli criticità contenute in questo testo. Si passa da provvedimenti in materia di dubbio risanamento delle falde acquifere inquinate a quelli in materia di difesa, dall'agenda digitale ai rifiuti in Campania, dalla debole lotta alla corruzione alla preservazione dei doppi incarichi, dall'Expo 2015 alle emittenti televisive locali. Potrei continuare con l'elenco delle materie che hanno avuto la sfortuna di incontrare la vostra rovinosa attenzione, ma il tempo a disposizione non me lo permette.
  Una parte corposa di questo testo costituisce una vera e propria riforma della giustizia. Ci siamo battuti sia in Commissione giustizia che in quella affari costituzionali allo scopo di eliminare gli abomini legislativi che avete creato, ma nonostante ciò siete riusciti a produrre un testo assolutamente irricevibile anche sotto questo punto di vista. Si sono trattati i problemi del nostro sistema giudiziario in maniera emergenziale, come se assumere temporaneamente poche centinaia di avvocati, professori o ex magistrati potesse risolvere i grossi problemi di lentezza che il nostro sistema giudiziario sta affrontando. Chissà cosa proporrete quando si tratterà di riformare il sistema giudiziario. Ma conoscendo ormai da troppi anni gli interessi di chi fa parte di questa maggioranza, sappiamo che ci aspetterà una dura battaglia. Sarebbe stato più opportuno affrontare in modo serio e con tempi più consoni una riforma reale e soprattutto condivisa della giustizia, al fine di renderla più efficiente e funzionale, ma la necessità di fare provvedimenti con caratteristiche da spot pubblicitari è stata chiaramente considerata prioritaria da questo Governo, un'ulteriore conferma di quanto queste larghe intese siano deleterie per il bene del Paese. Abbiamo bisogno di soluzioni durature, non di provvedimenti da perenne campagna elettorale fatta sulla pelle degli italiani.
  Molti degli articoli oggetto di ordini del giorno hanno ricevuto numerosissime critiche da parte degli organi di stampa, dell'opinione pubblica e degli stessi partiti di maggioranza. Ci avete abituati al rinvio continuo delle soluzioni ai problemi di questo Paese, come se rimandare il peso delle scelte a chi fosse venuto dopo potesse risolvere qualcosa. È evidente che purtroppo non è così.Pag. 223
  Ci avete abituato alla politica dei proclami fini a se stessi che questo decreto-legge interpreta perfettamente come se delle belle parole senza reali scopi pratici abbiano un senso. Una modifica di questi articoli è assolutamente necessaria e non rinviabile. Dopo che avete approvato questo nauseabondo testo, solo grazie alla fiducia che il Governo di cui fate parte vi ha imposto, votate almeno i nostri ordini del giorno. È il minimo che possiate fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, deputati, siamo qui a convertire l'ennesimo decreto-legge che ricordo dovrebbe essere emanato soltanto in casi eccezionali di necessità e urgenza. Noi, invece, siamo qui a garantire il rispetto del ruolo del Parlamento da troppo tempo utilizzato soltanto per ratificare appunto questi decreti-legge. Le norme del decreto, appunto cosiddetto del fare, sono tra di loro troppo eterogenee, riguardano argomenti tra loro diversissimi. Esse, infatti, riguardano, ad esempio, problemi relativi all'ambiente oppure anche la riforma strutturale della giustizia civile – si sta cercando anche di reintrodurre la mediazione civile dichiarata obbligatoria, quindi gestita da privati, dichiarata incostituzionale dalla Corte – nonché sugli stage gratuiti nella pubblica amministrazione per smaltire l'arretrato, stage ricordiamo non pagati e, quindi, la pubblica amministrazione in questo caso andrebbe a sfruttare gratuitamente il lavoro di neolaureati. Questo è quello che sta dicendo il Governo nel presente decreto. Inoltre, è immancabile la norma sull'Expo 2015 oppure anche i fondi stanziati a favore della cinematografia e per gli impianti sportivi. Quindi c’è di tutto.
  Noi per cercare di migliorare questo decreto-legge abbiamo presentato giustamente numerosi emendamenti. Vorrei ricordare che anche la maggioranza ha presentato degli emendamenti che ha ridotto poi in Commissione e, quindi, non vedo il motivo per il quale la maggioranza può presentare delle modifiche al suo stesso decreto e noi non possiamo presentarle. Comunque, abbiamo ridimensionato gli emendamenti poi richiesti in Commissione. Avete deciso, perché avete messo la fiducia, di non discutere nel merito questi emendamenti e procedere, quindi, a questo voto di fiducia.
  Abbiamo quindi deciso di presentare questi ordine del giorno, ordini del giorno di cui sappiamo la portata non vincolante e perciò sicuramente non avrà alcun esito quello che stiamo facendo da questo punto di vista. Nonostante questo sono stati presentati numerosi inviti di ritiro o proposte di riformulazione che noi riteniamo inaccettabili. Inoltre, in particolare è chiesto il ritiro del mio ordine del giorno che fa riferimento a una norma contenuta nella lettera m) del comma primo dell'articolo 52 di questo decreto appunto denominato del fare, poiché questa norma è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte con sentenza n. 281 del 2011. Qui stiamo a chiedere il rispetto della Costituzione e questa è la riprova del fatto che non comprendiamo il motivo per il quale il Governo non abbia dato parere favorevole a questo ordine del giorno. Probabilmente sarà stata una svista.
  Invitiamo quindi il Governo a riconsiderare questo ordine del giorno e a considerare quelli che sono gli effetti giuridici di una sentenza di accoglimento della Corte costituzionale. Abbiamo notato che tutti gli ordini del giorno di cui è stato chiesto il ritiro sono ordini del giorno che, non soltanto criticano l'operato del Governo nel merito, ma smascherano le mille incongruenze e irregolarità del testo. Proprio per questa ragione siamo qui ancora una a volta difendere la Costituzione. Non si può emanare un decreto che contiene al suo interno norme dichiarate incostituzionali.
  Proprio per questa ragione ci state attaccando, state dicendo che stiamo facendo ostruzionismo, ma stiamo facendo costruzionismo, stiamo cercando di dare centralità alla figura del Parlamento, il Pag. 224Parlamento che dovrebbe legiferare e che, quindi, nel suo operato dovrebbe attivare quella dialettica necessaria affinché i provvedimenti emanati siano comunque rispondenti agli interessi generali.
  E proprio per questa ragione, riteniamo che sia utile riguardare tutti questo ordini del giorno e fare in modo che, comunque, possano trovare accoglimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, prima di iniziare il mio intervento vorrei denunciare quanto avvenuto in seno alla I Commissione (Affari costituzionali), ove, in modo scomposto – questo è avvenuto ieri – e forzando norme regolamentari, si è proceduto a deliberare l'anticipazione dell'esame del disegno di legge costituzionale sull'istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali, rinviando, invece, l'esame dei progetti di legge n. 664, n. 1154 ed abbinate sull'abolizione della finanziamento pubblico ai partiti, in riferimento ai quali era già stata deliberata la procedura d'urgenza, ai sensi dell'articolo 69 del Regolamento della Camera.
  La motivazione addotta alla richiesta di procedere alla suddetta deliberazione è stata quella legata alla circostanza che la discussione generale del disegno di legge costituzionale è stata calendarizzata per lunedì 29 luglio, motivazione questa inaccettabile dal momento che le proposte di legge per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti sono già state calendarizzate per una data ben precedente, cioè venerdì 26 luglio. Ci domandiamo tutti noi del MoVimento cosa non si fa per continuare a percepire il finanziamento pubblico.
  Detto questo, riprendiamo la dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno. Lo abbiamo detto in tutte le lingue: per noi questo provvedimento ha davvero poco senso. Abbiamo provato a rispedirlo al mittente, ma il Parlamento è ormai costretto a dire sempre di sì, soprattutto sulle cose importanti, urgenti per l'economia del Paese. Ma a ben vedere, questo provvedimento contiene ben poche norme volte al rilancio dell'economia. Non credo che le aziende italiane sommerse dai debiti o le famiglie con i conti in rosso già a metà mese proverranno benefici concreti da questo decreto, che è l'ennesima accozzaglia di norme di rinvio, toccando i temi più disparati senza risolvere nemmeno una problematica.
  È un Governo questo che non vuole prendere decisioni, mentre le stime sul debito pubblico fanno perdere la speranza anche in un piccolo passo verso una ripresa economica. La disoccupazione giovanile è impressionante e la fuga di cervelli sembra inarrestabile. I ragazzi che lasciano l'Italia per andare all'estero difficilmente potranno tornare, perché il nostro Paese ormai offre ben poco. È un Paese che respinge anziché integrare i giovani nel mondo del lavoro. Secondo il Rapporto annuale ISTAT 2013, il tasso di disoccupazione, al 9,6 per cento a gennaio 2012, ha toccato l'11,5 per cento a marzo 2013. Il tasso di disoccupazione giovanile sale al 35,3 per cento dal 29,3 per cento del 2011, mentre il tasso di disoccupazione di lunga durata raggiunge addirittura il 5,6 per cento.
  Conseguentemente, sempre secondo l'ISTAT, l'incidenza delle ore di cassa integrazione sulle ore effettivamente lavorate è aumentato nel corso del 2012 fino a raggiungere, nel quarto trimestre 2012, quota 81,7 ore ogni mille ore lavorate nelle imprese con almeno 500 dipendenti e quota 69,4 ore nelle imprese con da 10 a 499 dipendenti. Nei servizi, il ricorso alla CIG è cresciuto meno che nell'industria: a farne più uso sono state le imprese con dipendenti da 10 a 499 dipendenti (21,1 ore di CIG ogni mille ore lavorate).
  In più, nella media del 2012, l'inflazione si è attestata al 3 per cento, due decimi di punto in più rispetto al 2011 e, in Italia e Francia si è registrato il maggiore incremento della pressione fiscale, che si è attestata, rispettivamente, al 44 e al 46,9 per cento, valori superiori alla Pag. 225media dell'area euro e tra i più elevati dell'Unione europea. La situazione, quindi, è drammatica sulla base di questi dati.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DANILO TONINELLI. L'Italia, con i suoi cittadini, merita di più, merita rispetto. Il nostro Paese ha bisogno di una politica sana, che sappia guardare lontano, al futuro, che adotti provvedimenti lungimiranti e concreti, senza correre continuamente dietro alle urgenze dell'ultimo minuto. Abbiamo bisogno di stabilità, non di interventi a singhiozzo, senza obiettivi e traballanti. In questo provvedimento, dove sono le misure per sostenere il mercato, per sostenere le nostre aziende, che continuano a chiudere ogni giorno, dove ci dovrebbero essere le misure sul sistema fiscale e a favore del reddito ?
  Questo decreto non risponde ad alcuna di queste esigenze. Servono riforme organiche, che sblocchino la nostra economia. Servono provvedimenti di ampio respiro, basati su una strategia di una pianificazione a lungo termine. Basta con i decreti-legge dai nomi roboanti che contribuiscono soltanto ad aumentare la confusione tra i cittadini e le imprese ! Siamo arrivati al caos normativo dove una legge si sovrappone all'altra ! Non vi è più una logica !

  PRESIDENTE. Deputato Toninelli, concluda.

  DANILO TONINELLI. Le ultime due righe, signor Presidente. Con questo decreto-legge il Governo ha perso l'opportunità di fare del bene per il Paese, mostrando al contempo tutta la sua fragilità apponendo la questione di fiducia. I cittadini hanno bisogno di ossigeno e il Governo impacchetta in fretta e furia provvedimenti sfuggendo al confronto e al dibattito parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lombardi. È assente.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, il MoVimento 5 Stelle ha presentato un cospicuo numero di ordini del giorno uno per ogni suo componente perché non essendo mai esistito uno spazio vero, prima in Commissione e poi in Aula per esaminare ed eventualmente approvare le proposte emendative che avevamo presentato con questo strumento regolamentare cerchiamo, nei limiti del possibile, di dare un'indicazione politica al Governo in merito alle conseguenze di questo provvedimento. Alcuni di questi ordini del giorno sono stati accolti e ci viene il sospetto un po’ maligno che la motivazione sia stata la speranza che in questo modo alcuni dei presentatori avrebbero rinunciato ad un ulteriore intervento in dichiarazione di voto. Su altri, invece, è stato dato dal Governo parere negativo e dunque si rimetteranno al voto dell'Aula con esiti abbastanza scontati, ovviamente in senso negativo. Personalmente il giudizio negativo sul provvedimento che mi ero fatto e che avevo avuto modo di esprimere compiutamente intervenendo nel corso della discussione sulle linee generali si è ancora più rafforzato non solo a seguito del ricorso al voto di fiducia ma anche a fronte del comportamento del Governo in merito agli ordini del giorno che sono stati presentati. Su alcuni aspetti estremamente critici del decreto-legge in esame, penso alla spending review, all'Agenda digitale, alla norma sulle incompatibilità, all'Autorità di vigilanza contro la corruzione, alla spesa per le consulenze e a molti altri settori, il MoVimento 5 Stelle ha cercato di utilizzare al meglio e anche in maniera innovativa lo strumento dell'ordine del giorno che nel corso degli anni è, purtroppo, scaduto ad un atto di mera formalità. Così, in alcuni casi, abbiamo chiesto al Governo impegni dal punto di vista normativo, in altri, impegni di natura semplicemente politica, in altri ancora abbiamo chiesto informazioni per sapere Pag. 226che fine avessero fatto, a che punto fossero e quali risultati concreti fossero stati prodotti da provvedimenti varati con grande clamore e dei quali, poi, si sono perse le tracce, lasciando sulla carta le norme che li avevano istituiti. Su tutto questo, da parte del Governo sarebbe stata opportuna una attenzione maggiore, quell'attenzione che manca dolosamente ogni volta che si valutano le nostre proposte emendative e quell'attenzione che invece sarebbe doverosa nei confronti del gruppo ampiamente maggioritario dell'opposizione parlamentare, e che è diretta espressione di quel movimento che nelle elezioni per la Camera dei deputati è risultato, seppur di poco, quello più votato dagli elettori nelle ultime elezioni politiche.
  Concludendo, signor Presidente, colleghi, con questo intervento tengo a dichiarare il mio voto convinto a tutti gli ordini del giorno del MoVimento 5 Stelle che saranno posti ai voti e mi auguro che su molti di essi ci possa essere, comunque, una valutazione serena da parte di altri colleghi anche a fronte del parere negativo formulato dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, gentili colleghi, gli ordini del giorno presentati dai membri della X Commissione (Attività produttive) del MoVimento 5 Stelle sono per gran parte la trasformazione di emendamenti presentati a suo tempo durante la discussione nelle Commissioni referenti. Certo, non possiamo dire che alcuni nostri emendamenti non abbiano destato un certo interesse; sì, perché quando abbiamo chiesto che venissero inseriti tra i beni finanziabili quelli frutto di brevetti di ricerca nazionale, qualcuno esterno al MoVimento 5 Stelle, capendo la bontà della proposta ha cercato di sostenerci, mentre i partiti della maggioranza hanno preferito, per l'ennesima volta, dare un calcio a quel sistema di ricerca ormai in via di estinzione nel nostro Paese e consentire, invece, per esempio, di inserire tra i beni strumentali i capannoni. Questo giusto per sottolineare, come se ce ne fosse ancora bisogno, che voi e la limitazione del consumo di suolo siete due magneti che si respingono mentre avete un'attrazione fatale, come un amore che non finisce mai, verso il cemento e la cementificazione.
  Peccato, questo emendamento non è stato possibile convertirlo in un ordine del giorno, perché ne avevamo massimo centosei da presentare. Quello che ho presentato a mia firma è stato parzialmente accolto come riformulazione del sistema di incentivazione CIP6. È ovvio che ci aspettavamo un accoglimento diretto, perché durante la seduta notturna della Commissione c’è stata una vera e propria bagarre sulla questione dei CIP 6. Sembrava dovesse essere bocciata quando è stata sospesa la votazione, per poi proporre una riformulazione che tenesse conto di alcune rimostranze della maggioranza. Noi abbiamo cercato di spingere fino all'ultimo sul fatto che da anni, da anni, da troppi anni, il sistema di incentivazione dei CIP 6 sta foraggiando sempre i soliti noti. Questa volta avete capito finalmente che, quanto meno, il paniere del petrolio rispetto al paniere del gas doveva essere riformulato, e quindi avete considerato il prezzo del CIP6 sul paniere del gas. Peccato che sono decine d'anni che chi gestisce gli impianti assimilati in regime di incentivazione CIP6 straguadagna su questo discorso petrolio-gas. È ovvio che non avete pensato di introdurlo in maniera diretta, con il paniere sul 100 per cento del gas, ma lo farete con calma, impiegando un annetto, un annetto e mezzo, per arrivare al paniere opportuno. Ciò per consentire ai soliti noti che gestiscono questi impianti di arrivare finalmente ai profitti tanto desiderati, o meglio, i super profitti, per poi dare sempre la colpa a questo sistema di incentivazione delle rinnovabili che è, a vostro avviso, il male peggiore dell'Italia, in quanto incide mostruosamente sulla componente tariffaria A3, e vi dimenticate di questi CIP6, vi dimenticate del fatto che ormai, pian Pag. 227piano, si stanno esaurendo questi contratti. Peccato che non viene detto e ancora oggi a noi non è dato sapere su quale componente tariffaria o su quale altro onere statale viene caricato il costo delle rescissioni anticipate, anche perché i contratti che sono stati rescissi ultimamente – cinquanta dal 2011 al 2010 – ci piacerebbe capire dove andranno ad essere spalmati. Noi temiamo sulla solita componente tariffaria A3.
  Volevo fare anche due considerazioni su concetti che non sono stati accolti pienamente: il servizio di maggior tutela del gas doveva essere, in qualche modo, un criterio che prendesse in esame la situazione, invece avete ritenuto di escluderlo perché il paniere e il mercato del gas ha oggi questa prospettiva economica per cui il prezzo è più basso rispetto al prezzo di maggior tutela. Sì, ma oggi è così. E se il mercato fa cartello – e non è tanto strano ipotizzarlo –, come ci comporteremo in futuro ? Andremo a far pagare ospedali e case di cura con un sistema di gestione che porterà i costi ad aumentare ? Questo cosa vuol dire ? Vogliamo dare una possibilità in tal senso ? Noi credevamo di poterla dare e poi la scelta sarebbe stata fatta dall'amministrazione che gestiva. Vi chiedo soltanto di riflettere molto su alcuni degli ordini del giorno che purtroppo non è stato possibile presentare come emendamenti. Secondo noi c'erano dei punti che veramente dovevano essere accolti, in quanto questo era veramente il fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Prodani. Ne ha facoltà.

  ARIS PRODANI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, gli ordini del giorno presentati dal MoVimento 5 Stelle interessano nel complesso tutte le materie sulle quali interviene il provvedimento in esame. Avremmo preferito modificare questo testo dopo un approfondito dibattito parlamentare, ma con la posizione della questione di fiducia da parte del Governo è venuta meno la possibilità di approvare qualsiasi cambiamento in Aula. Questo comportamento, che stigmatizziamo per la sua gravità, oltre a impedire il confronto parlamentare fra maggioranza e opposizione non ha consentito di apportare le significative migliorie normative ai testi che l'Esecutivo continua a blindare. Per questo motivo abbiamo presentato una serie di ordini del giorno per chiedere al Governo almeno un impegno ad avviare politiche concrete e non propagandistiche, che in realtà non innovano né favoriscano la ripresa economica del Paese.
  Abbiamo chiesto all'Esecutivo di prevedere meccanismi premiali a favore delle aziende che beneficiano dei contributi per l'acquisto di macchinari, impianti e attrezzature d'uso produttivo, aumenti nel livello occupazionale. Abbiamo chiesto di legare questi contributi alle aziende che non delocalizzano i propri impianti produttivi in un Paese non appartenente alla Unione europea, proponendo un meccanismo di restituzione, nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria, dei finanziamenti eventualmente erogati. Non è possibile, infatti, che risorse destinate al sostegno del tessuto produttivo nazionale possano essere utilizzate per trasferire i propri impianti in Paesi non aderenti alla Comunità europea, annullando in questo modo qualsiasi ritorno su indotto e occupazione.
  Abbiamo chiesto un impegno a verificare le attività di sperimentazione finora adottate in materia di semplificazione degli oneri burocratici delle imprese, questione cruciale per favorire lo sviluppo in un periodo di grave crisi economica, in cui è essenziale recuperare il più alto grado di concorrenza.
  Abbiamo chiesto un censimento quantitativo e qualitativo degli incentivi CIP6 sugli impianti di produzione energetica assimilati alle rinnovabili, che ci consenta finalmente di quantificare il peso economico sulle componenti tariffarie a carico dell'utente e con gli altri oneri dello Stato.
  Abbiamo chiesto al Governo di attenersi alle risorse effettivamente necessarie certificabili per la realizzazione della piattaforma Pag. 228tecnologica centrale relativa al Fascicolo sanitario elettronico, in modo da evitare ulteriori sprechi e l'aumento della spesa pubblica.
  Abbiamo chiesto il rilancio del settore turistico, con la richiesta, accolta dal Governo peraltro, di estendere fino al 31 dicembre 2014 il termine per la delimitazione territoriale dei relativi distretti, le cui procedure di formazione devono essere semplificate per non scoraggiare le imprese che intendono usufruire delle importanti agevolazioni previste con la loro costituzione.
  Ci auguriamo che il Governo, oltre ad accogliere le proposte qui in Aula, si prodighi in maniera fattiva nella sua applicazione, dimostrando in questo modo l'intenzione concreta e reale di voler riavviare un settore economico fondamentale per il Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Da Villa. Ne ha facoltà.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, vorrei approfittare del tempo a mia disposizione per le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno per rivolgere un invito ai deputati presenti in questa Aula, e anche a quelli assenti, e l'invito è negli interventi di rimanere in una ottica di dialogo, di confronto tra idee spesso non convergenti, ancor più spesso contrapposte, ma di evitare, come purtroppo mi è capitato spesso di sentire in questa Aula, mistificazioni sulle motivazioni che spingono altri gruppi, in particolare il MoVimento 5 Stelle, nel proprio agire politico, anche perché per le mistificazioni, per la propaganda la maggioranza ha a disposizione molti canali televisivi, ha a disposizione molte testate giornalistiche e quindi crediamo e credo che sia opportuno, almeno in questa Aula, di poter rimanere all'interno di un dialogo costruttivo e che appunto entri nel merito delle vere motivazioni politiche. In questo senso voglio riferirmi ad un intervento di qualche ora fa di un collega del PD e vorrei appunto citare punto a punto alcune affermazioni e dimostrare quanto queste non siano corrispondenti a verità.
  È stato detto in quest'Aula che il MoVimento 5 Stelle in passato ha ostentato competenze, professionalità, nel momento in cui si chiedeva l'istituzione e l'avvio delle Commissioni parlamentari; è stato affermato che invece poi il MoVimento 5 Stelle va velocemente in difficoltà, dimostrando quindi una certa incoerenza. Sfido tutti i deputati presenti, ma anche quelli assenti, a trovare fra gli emendamenti presentati a questo decreto-legge da parte del MoVimento 5 Stelle degli emendamenti puramente ostruzionistici, emendamenti finalizzati semplicemente a prolungare inutilmente il percorso dei lavori. E invece, direi che tutti gli emendamenti, come potrebbero confermare i componenti del Comitato dei diciotto se fossero presenti, o chi ha assistito alle notturne nelle Commissioni, entravano nel merito...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, vado a concludere. Entravano tutti nel merito delle questioni: emendamenti che parzialmente sono stati anche condivisi da una parte della maggioranza, anche se ovviamente non ha potuto, o non ha voluto esporsi in maniera chiara contro il parere del Governo.
  La bontà quindi delle proposte del MoVimento 5 Stelle credo che sia testimoniata anche dal gran numero di ordini del giorno, anche se sappiamo che sono molto deboli come incisività. Comunque, la propositività del MoVimento 5 Stelle è evidenziata anche dal gran numero di ordini del giorno accolti dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Petraroli. Ne ha facoltà.

  COSIMO PETRAROLI. Signor Presidente, colleghi deputati e deputate, commessi della Camera, rappresentanti del Governo, siamo qui tutti riuniti felici alle Pag. 2297 del mattino per esprimere dichiarazioni di voto riguardo agli ordini del giorno presentati.
  Abbiamo parlato di scuola, di lavoro, di impresa, e non ci siamo dimenticati gli investimenti per l'innovazione, per l'efficienza energetica. Personalmente ho evidenziato il forte interesse che ha il Governo di sopprimere il regime di tutela della vendita del gas, come diceva prima il deputato Crippa, e quindi permettere al libero mercato di strozzare economicamente le piccole e medie imprese, di strozzare anche i servizi pubblici.
  Voglio far presente che il prezzo del gas per riscaldare le scuole e gli asili dei nostri figli non avrà più una tariffa tutelata: ciò significa che in futuro potremo assistere a casi di insolvenza, magari a genitori costretti ad elemosine collettive per pagare le bollette della scuola; e sinceramente non riesco ancora a capire il perché c’è stato un invito al ritiro: vorrei sapere se in futuro ci dobbiamo aspettare di non avere la tariffa tutelata anche per le utenze civili. E poi, se è vero che il libero mercato tende a diminuire le tariffe, allora che senso ha conservare appunto il regime di tutela per le abitazioni civili ?
  Noi pretendiamo riforme che introducano un po’ di trasparenza, un po’ di meritocrazia nel sistema produttivo e amministrativo; soprattutto chiediamo che venga tutelato il soggetto più debole. Vogliamo impegnare il Governo a recuperare un po’ di buonsenso, un pochino: ci basta un pochino di buonsenso, non ne pretendiamo molto. Ad esempio vorrei chiedere al Governo e ai deputati dei PD (faccio un esempio sul decreto-legge n. 61 del 2013, il commissariamento dell'Ilva): perché avete bocciato un nostro emendamento che proponeva i ticket sanitari gratuiti ai cittadini di Taranto ? Era una proposta di buonsenso, anche se non c'entra con decreto-legge «del fare». Magari, se non proprio a tutti, per i residenti nei pressi dello stabilimento: che male vi hanno fatto i cittadini tarantini ?
  Oppure, come il decreto sulle emergenze, che motivo c'era di bloccare un emendamento che avrebbe eliminato l'IMU per le abitazioni inagibili a causa di calamità naturali ? Che motivo c'era ? Quindi, vi invitiamo a guardare leggermente verso il basso e riconoscere un Paese ridotto alla miseria, chiediamo se tutti i grandi temi sono stati affrontati in misura adeguata dalla politica negli ultimi vent'anni, evidentemente no. Solo il MoVimento 5 Stelle in Parlamento, in regione, nei comuni, in ogni angolo d'Italia lotta per i soli interessi dei cittadini, lo fa portando il nostro valore aggiunto, lo fa attraverso mozioni contro il finanziamento pubblico ai partiti per contrastare assurde spese militari, lo facciamo per evitare di costruire grandi opere come il TAV, utile soltanto ad anticipare di una mezz'oretta il tempo di percorrenza delle merci, lo facciamo presentando ordini del giorno che giornali e televisioni, proprietà dei partiti, definiranno come un atto di ostruzionismo fine a sé stesso, volontà di bloccare il Parlamento senza alcun motivo valido.
  In queste ore invece ho ricevuto e sto ricevendo tuttora tantissimi messaggi di incoraggiamento e di ringraziamento per quello che stiamo facendo, non solo da attivisti del MoVimento 5 Stelle. Io vorrei chiedere a voi invece quanti messaggi di incoraggiamento avete ricevuto o ricevete perché noi comunque leggiamo i commenti che vostri elettori e non scrivono sulle vostre bacheche facebook e altri social network. Ci sono molti commenti negativi, veramente tanti. Ovviamente esprimo il mio voto favorevole a tutti gli ordini del giorno presentati dal MoVimento 5 Stelle.
  Vorrei concludere dicendo che sono convinto che molti di voi deputati del PD non credono a tutte le porcate che i vertici del vostro partito vi dicono di votare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.

  ANDREA VALLASCAS. Signor Presidente, gli ordini del giorno di cui mi Pag. 230accingo a parlare comprendono una serie di richieste e di impegni per il Governo generati come sempre dal buonsenso e dalla volontà di dare un contributo fattivo all'aggiustamento di un articolato, quello del cosiddetto decreto «del fare», a mio giudizio piuttosto insufficiente nel suo impatto di medio e lungo periodo in relazione ai risultati che lo stesso si prefigge.
  Per quanto attiene allo specifico delle attività produttive, il MoVimento 5 Stelle interviene chiedendo alcune cose. Si pone quindi all'ordine del giorno l'impegno del Governo nel prevedere, nel rispetto della normativa nazionale comunitaria, che i finanziamenti erogati alle imprese beneficiarie ai sensi dell'articolo 2 debbano essere da queste restituiti in caso di delocalizzazione degli impianti produttivi verso un Paese non appartenente all'Unione europea se a questa consegue riduzione del personale dell'azienda in questione. Questa misura è chiaramente volta a impedire possibili speculazioni da parte di coloro che avessero intenzione di usare risorse pubbliche a fini meramente privati, giacché tutto l'articolato è mirato, almeno nelle intenzioni, alla determinazione di condizioni migliorative del substrato economico-finanziario e burocratico-amministrativo sul quale le imprese italiane quotidianamente operano.
  La seconda richiesta posta all'ordine del giorno riguarda la grande assente nel decreto in discussione, cioè la questione della riorganizzazione strategica del comparto turistico nel nostro Paese, una latitanza che grida allo scandalo per il peso che l'attività turistica riveste nei nostri territori, luoghi in cui sono concentrate il 75 per cento delle possibili mete turistiche di altissimo livello storico e ambientale presenti al mondo, che segnano dati di arretramento, con cali considerevoli sia degli arrivi che delle presenze turistiche, rispettivamente del 5,7 per cento e del 6,8 per cento, con perdite di fatturato di circa due milioni di euro (dati 2012 sul 2011), ciò in un momento in cui si registrano i massimi storici dei flussi turistici globali.
  Per questo si chiede nell'ordine del giorno un impegno del Governo nell'adottare un piano di sviluppo nel comparto turistico e una strategia nazionale di promozione che si possa affiancare a quella delle regioni e adottare opportuni provvedimenti per ognuno dei settori coinvolti dall'attività turistica nel campo del lavoro, nel rapporto enti e istituzioni, semplificazione amministrativa, fisco e competitività.
  La successiva questione posta all'ordine del giorno riguarda lo scandalo impresentabile della questione CIP6, contributo concesso ai soliti noti per trarre ingenti profitti da attività altamente inquinanti come la combustione, ad esempio, di molti derivati dalla raffinazione del greggio. Il decreto in esame, all'articolo 5, modifica le modalità di determinazione delle tariffe concesse agli impianti in regime CIP6, senza peraltro modificarne la sostanza.
  Constatato che solo il 28,2 per cento dei denari proveniente dal CIP6 è destinato alle rinnovabili vere e proprie (918 milioni di euro) e il resto, 2 miliardi 339 milioni di euro, al finanziamento dell'inquinamento ambientale, l'ordine del giorno proposto prevede che il Governo si impegni a rivedere la normativa CIP6, sia dei contratti in essere sia dei contratti rescissi anticipatamente, analizzando i costi e le ricaduta della componente tariffaria a carico dell'utente e altri eventuali oneri a carico dello Stato.
  Ancora, l'articolo 37 del decreto-legge in esame interviene nella materia della semplificazione degli oneri burocratici delle imprese e, in particolare, sui percorsi sperimentali di semplificazione amministrativa per gli impianti produttivi e le iniziative ed attività delle imprese, attivati tramite lo strumento delle convenzioni di cui all'articolo 12 del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5. Un altro abominio delle non riforme campate per aria, volte a creare provvisorietà e incertezza. Allo scopo di fare chiarezza sulla materia, è stato da noi proposto un ordine del giorno che impegna il Governo a verificare le attività di sperimentazione fino ad ora adottate e a monitorare l'attivazione e l'efficacia dello sportello unico delle attività produttive (SUAP).

Pag. 231

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  ANDREA VALLASCAS. Termino. E arriviamo all'articolo 4 del decreto, che limita ai soli clienti domestici l'applicazione transitoria del servizio di tutela gas, cioè il servizio per il quale alcuni clienti, cosiddetti «vulnerabili», i prezzi di riferimento sono determinati dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas. La norma non aumenta la concorrenza del mercato, ma aumenta solo i margini di manovra delle società venditrici di gas.
  Termino dicendo che infine voglio ricordare l'ordine del giorno da me proposto che, oltre a porre un argine alle possibile delocalizzazione dei macchinari finanziati dall'articolo 12, intende premiare le aziende che attraverso l'uso di questi ultimi generano nuova occupazione. Per questo tale ordine del giorno impegna il Governo a prevedere meccanismi premiali a favore delle imprese che, beneficiando del contributo dell'articolo 2 del decreto-legge in esame, aumentano i propri livelli occupazionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Agostinelli. Ne ha facoltà.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, utilizzerò questi minuti per riportare l'attenzione sull'ordine del giorno che ho presentato e per il quale è stato suggerito il ritiro da parte del Governo.
  Dunque, il comma 4-bis proposto nel «decreto del fare» all'articolo 6 caratterizza i progetti di riconversione del comparto bieticolo-saccarifero non più come di interesse nazionale, ma come di interesse strategico, costituendo addirittura priorità di carattere nazionale. Ciò renderebbe possibile l'esercizio del potere sostitutivo ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione e, pertanto, renderebbe possibile il commissariamento previsto al successivo comma 4-ter.
  Il comma 4-ter, invece, ripropone sostanzialmente quanto già indicato nell'articolo 29, comma 2, del decreto-legge n. 5 del 2012, già cassato dalla Consulta e prevedendo, in caso di necessità non meglio precisate, la possibilità della nomina da parte del comitato interministeriale, di cui alla legge n. 81 del 2006 citata nel comma 1 del decreto-legge n. 5 del 2012, di commissari ad acta per l'attuazione dei progetti e l'esecuzione degli accordi di riconversione. In tale comma 4-ter vi è riportato il seguente passaggio: «I progetti di cui al comma 1 riguardano la realizzazione di iniziative di riconversione industriale, prevalentemente nel settore della produzione di energia da fonti rinnovabili, e sono finalizzati anche al reimpiego dei lavoratori». Questo passaggio cerca di ascrivere i progetti in questione alla materia «energia», che è materia concorrente Stato-regioni ai sensi dell'articolo 117, comma 3, della Costituzione, anziché alla materia «agricoltura», cercando di eludere le motivazioni della sentenza della Corte costituzionale sopra riportata.
  È bene ricordare che il regolamento CE n. 320/2006 del Consiglio del 20 febbraio 2006, cui vengono fatti riferire i progetti di cui al comma 4-ter proposto, è relativo a un regime temporaneo per la ristrutturazione dell'industria dello zucchero nella Comunità europea, che modifica il regolamento CE n. 1290/2005, relativo al funzionamento della politica agricola comune, come ricordato dalla stessa Consulta. Pertanto, l'inciso del comma 4-ter sopra riportato non può in alcun modo superare l'ascrivibilità dei progetti in questione alla materia «agricoltura».
  Si ritiene pertanto che i commi 4-bis e 4-ter proposti del cosiddetto decreto del fare siano palesemente presentati con il fine di superare ed eludere quanto stabilito dalla Corte costituzionale riproponendo, nella sostanza, quanto dalla stessa cassato. Ora ci dispiace l'invito al ritiro da parte del Governo. È chiaro – questo lo dico in piena cognizione di causa – che si tratta di norme ad hoc probabilmente inserite per cercare di sbloccare le riconversioni che quasi ovunque sono arginate e bloccate dall'attività dei comitati di cittadini Pag. 232che sono sorti proprio per cercare di bloccare queste riconversioni. Sono personalmente molto dispiaciuta e sottoporremo comunque l'ordine del giorno alla votazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, signori del Governo, deputati, il Governo, ma anche i partiti di maggioranza in questi giorni hanno evitato di entrare nel merito delle nostre proposte. In realtà è opportuno fare dei distinguo per rendere veramente trasparente il lavoro svolto. Nella Commissione cultura il lavoro è stato ampio, il dibattito e il confronto proficuo e il parere della Commissione ben articolato, con condizioni ed osservazioni che hanno tenuto conto anche di qualche istanza di minoranza. Dobbiamo quindi denunciare una delle tante mistificazioni della realtà del relatore Boccia e del Governo. Non è assolutamente vero che i pareri delle Commissioni sono stati accolti dal Governo nella riformulazione del decreto del fare. Noi continuiamo a denunciare – e non ci stancheremo – il malsano rapporto di subordinazione che da decenni il Parlamento vive nei confronti del Governo. È un rapporto malsano non per il MoVimento 5 Stelle, ma per la democrazia. Ma se tanti cittadini oggi sono qui è per iniziare un percorso di rifondazione delle istituzioni, di rifondazione della democrazia, avendo ben chiara la meta ultima: la partecipazione piena dei cittadini alla costruzione del bene comune e la democrazia diretta. Si può iniziare quando volete, anche in questa Aula, a dare un segnale in tal senso, ridando senso alle parole svuotate in questa istituzione. La Commissione cultura ha espresso dei pareri chiari e limpidi, favorevole al decreto n. 69 se si individuano le risorse aggiuntive da destinare all'erogazione delle misure fiscali del tax credit e del tax shelter a vantaggio dell'industria cinematografica, nella misura precedentemente stanziata di 90 milioni di euro. È quello che chiede nell'ordine del giorno la cittadina Di Benedetto, però il Governo ha riformulato, rendendo annacquato questo ordine del giorno, per cui rifiutiamo la riformulazione. Questa è la prima misura della Commissione che viene disattesa e non accolta nel decreto. Abbiamo presentato un ordine del giorno al riguardo e non riusciamo a comprendere come la stessa maggioranza che ha costruito il parere in Commissione cultura non possa accogliere in quest'Aula la medesima misura. La Commissione cultura ha condizionato il parere favorevole all'incremento del fondo di finanziamento ordinario delle università statali, anticipando al 2014 un turn over al 100 per cento. Ebbene, continuiamo a non comprendere come possa essere riformulato l'ordine del giorno del cittadino D'Uva, che va in questa direzione, a meno che, come abbiamo imparato dai politici in questi mesi qui in Parlamento, le parole sono un conto, le dichiarazioni alla stampa sono propaganda, i fatti sono ben altra cosa. In Parlamento i fatti vanno in direzione opposta alle dichiarazioni di PDL e di PD meno L.
  Ma continuiamo a parlare di proposte. Sempre la fantomatica Commissione cultura, i cui pareri per questo Governo sembra che contino meno del due di briscola, sul decreto vincola il suo parere favorevole all'introduzione di un programma nazionale di sostegno al diritto allo studio, degli studenti capaci e meritevoli, secondo i principi costituzionali. Ebbene, non c’è traccia nel decreto di un serio sostegno al diritto allo studio, se non nel pasticciato diritto alla mobilità, con la formulazione di un articolo che è incostituzionale per lo stesso centro studi della Camera. Per questo siamo stati costretti a presentare un ordine del giorno, della cittadina Marzana, che prevede una razionalizzazione delle risorse per una piena ed effettiva erogazione degli strumenti già previsti a sostegno del diritto allo studio. Non riusciamo a comprendere che Stato è, che logica è quella di creare nuovi strumenti, nuovi fondi, nuove regole, quando Pag. 233gli strumenti già esistenti, rodati e funzionali vengono spuntati con una graduale, ineluttabile, sottrazione di risorse e legittimità. La residua credibilità dei parlamentari della maggioranza perde ogni giorno di più colpi. E se fossi in loro inizierei veramente a preoccuparmi, a correre ai ripari, ma non con alcune forme eversive che chi tiene le fila nei loro partiti, sta mettendo in atto. Parlo della riforma costituzionale.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputato.

  LUIGI GALLO. La grave deroga all'articolo 138: si fa questa cosa in agosto con le stesse modalità che adoperano i ladri di appartamento che aspettano che le famiglie vadano in vacanza per poter colpire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  LUIGI GALLO. Il tempo sta scadendo e i cittadini vi presenteranno ben presto...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, colleghi deputati e membri del Governo, quella di oggi è stata definita da alcuni giornalisti come la giornata in cui il Movimento cinque stelle ha bloccato i lavori dell'Aula. Non la metterei su questo piano. In realtà infatti quella di oggi è la giornata in cui il MoVimento 5 Stelle rende noti a tutti i parlamentari e ai cittadini i contenuti dei suoi emendamenti bocciati in Commissione e contestualmente punta i riflettori sulla maggioranza, che accelera per modificare la Carta costituzionale in piena estate, con un'ora di discussione in Commissione, toccando una delle parti immodificabili, l'articolo 138. In questi ordini del giorno, illustrati tra ieri e oggi, potrete trovare la passione di tante donne e tanti uomini che, mettendo da parte le proprie famiglie, il proprio tempo e la propria vita privata si sono messe al servizio del loro Paese, cercando di portare avanti quello che per noi è il bene comune, quello vero, non quello sbandierato durante le campagne elettorali. Quel bene comune che ti fa analizzare ogni singola parola degli articoli sottoposti all'attenzione della Commissione di appartenenza, di un decreto che vorresti rendere il più giusto ed equo possibile, più efficace e libero da interessi. Noi non presentiamo ordini del giorno ai quali non crediamo, ai quali non abbiamo dedicato degli studi e delle ricerche per essere sicuri di riuscire a fare il bene di molti e non di pochi, come spesso succede alle decretazioni uscite da queste Aule. Analizzando nel merito ogni singolo ordine del giorno non si trovano né valutazioni ingiuste, né valutazioni inique. Tutto ciò che si può leggere riguarda il bene dell'Italia. A mio avviso nei quattrocento emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle c'erano parecchie misure che potevano e dovevano essere accolte e fatte proprie dal Governo in carica. Prendiamo ad esempio l'ordine del giorno sul diritto di accesso allo studio. Chi di voi è pronto ad alzarsi in questa Aula e dirsi contro questo diritto, pronto a eliminare misure che provano a migliorare un decreto che potrebbe avere una maggiore efficacia per il bene di tanti studenti che si vedono costretti ad interrompere i propri studi perché qualcuno non ha rimosso gli ostacoli che gli impedivano di accedere ai propri diritti costituzionalmente garantiti ? Che altro: l'ordine del giorno per l'innalzamento della soglia di spesa e le assunzioni all'interno delle Università e degli enti di ricerca, perché ormai il vuoto lasciato dal personale andato in pensione (l'ordine del giorno che ho presentato io, insomma). Qualcuno in questa Aula è contrario a ripristinare il numero di persone necessarie a garantire al nostro Paese una ricerca e un sistema universitario efficiente ? Chi se la sente di negare questa possibilità anche a tutti quegli atenei, a quegli enti che già oggi potrebbero assumere nuovo personale, ma che a causa degli infiniti sistemi che bloccano l'accesso Pag. 234al lavoro devono ottemperare alle proprie esigenze di funzionamento creando centinaia di altri precari ? E ancora...
  E ancora, c’è per caso qualcuno in quest'Aula che ritiene poco importante un ordine del giorno che impegna il Governo a procedere con urgenza, senza ulteriori rinvii, ad assumere tutte le iniziative possibili e necessarie per la completa bonifica dell'amianto nelle scuole italiane, recuperando in tempi rapidi le risorse già stanziate di fondi europei già destinati ?
  Infine, possiamo definire noi ostruzionistico un ordine del giorno che, riprendendo un emendamento – ovviamente bocciato in sede di approvazione finale del testo –, vuole garantire che all'interno di un decreto che vuole rilanciare l'economia, aiutare le piccole imprese e gli artigiani, vi fossero alcune procedure preposte ad escludere la pignorabilità dei beni indispensabili per l'esercizio dell'arte o professione ? Io credo di no, colleghi.
  Quello che credo, invece, è che non è la maggioranza a subire il nostro ostruzionismo, ma siamo noi del MoVimento 5 Stelle che ogni giorno subiamo il vostro ostracismo. Quell'ostracismo che impedisce al Paese di ottenere misure giuste ed eque, perché, come vi siete affrettati a dirci all'interno di alcune Commissioni, a portare queste istanze è il MoVimento 5 Stelle, quindi non si può votare, non si può votare in modo favorevole.
  È chiaro che a questo punto vada rivisto il concetto stesso di ostruzionismo, dal momento che i vostri decreti-legge continuano a passare indiscussi e senza alcun tipo di dibattito parlamentare, mentre le proteste che provengono da questi banchi non riescono ad essere approvate mai, neanche una volta, neanche su valori condivisi; quegli stessi valori che vengono invocati nei salotti televisivi e di cui riempite discorsi e interviste.
  Voglio essere molto chiaro: che nessuno in quest'Aula pensi che noi rimetteremmo la vasta la funzione di opposizione e ci lasceremmo raggirare da questi meccanismi a voi noti, che impediscono a questo Paese di legiferare secondo le disposizioni della nostra Carta costituzionale, se neanche voi potete legiferare secondo tali disposizioni ed è probabilmente per questo che volete modificare la Carta, così sarebbe tutta un'altra norma. Ma comunque...

  PRESIDENTE. Deve concludere...

  FRANCESCO D'UVA. Presidente, io concludo semplicemente dichiarando che voterò in maniera favorevole agli ordini del giorno presentati dal gruppo del MoVimento 5 Stelle e che mi riservo il diritto di valutare successivamente gli ordini del giorno presentati dagli altri gruppi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Benedetto. Ne ha facoltà.

  CHIARA DI BENEDETTO. Signor Presidente, membri del Governo, colleghi deputati, i numerosi ordini del giorno presentati oggi dal MoVimento 5 Stelle rispecchiano in qualche modo la quantità e la qualità di provvedimenti che avremmo voluto leggere tra le tante pagine dell'ormai «fiduciato» decreto del fare. Avremmo voluto, e non certo oramai sperato, che questo Governo, per una volta, ci concedesse l'onore di trattare reali provvedimenti, atti al fare concreto, urgente e implorato che l'Italia, tutta, attende.
  Oggi, considerando, infatti, le indiscusse difficoltà del bilancio degli atenei, ad esempio, e le riduzioni al Fondo di finanziamento ordinario degli ultimi anni, abbiamo impegnato il Governo ad intraprendere iniziative finalizzate a non far ricadere sugli studenti il costo dei nuovi reclutamenti ove, negli atenei, non siano disponibili le risorse necessarie, valutando anche la possibilità di ripristinare il sistema di tassazione antecedente alle modifiche, in quanto questo prevedeva una contribuzione studentesca non superiore al 20 per cento dell'importo del finanziamento ordinario dello Stato.
  Rimanendo sempre nell'ambito di importanti provvedimenti nel settore dell'istruzione, Pag. 235è bene ricordare a quest'Aula che, al fine di assicurare il diritto allo studio, sono necessari sostanziali interventi volti a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che attualmente non riescono a garantire pienamente, e a tutti i soggetti, il diritto di accesso allo studio.
  Non dimentichiamo che la legge di stabilità dell'anno 2012 prevedeva tagli al Fondo per le borse di studio per oltre il 75 per cento dei fondi da destinare, con una evidente quanto incomprensibile limitazione del diritto di accesso allo studio e in piena contraddizione con l'articolo 3, secondo comma, dalla Costituzione italiana.
  Attualmente in Italia i fondi da destinare alle borse di studio universitarie sono in continua e costante diminuzione e la possibilità di accesso da parte degli studenti meritevoli diventa annualmente più difficile, dal momento che più di 45 mila studenti capaci e meritevoli, ma privi dei mezzi economici necessari, non ricevono la borsa di studio per mancanza di fondi e ai quali viene negato di fatto il diritto allo studio.
  In particolare, anziché la disposizione di nuovi strumenti, vi è l'urgenza e la necessità di garantire e assicurare, attraverso la rimozione di tutti gli ostacoli che di fatto ne impediscono l'accesso, il pieno utilizzo di tutti gli strumenti di cui già si dispone per la tutela del diritto allo studio universitario-sottolineo: di cui già si dispone – quali i servizi abitativi, i servizi di ristorazione e quant'altro che non sono mai stati realmente utilizzati a causa delle continue riduzione dei fondi di spesa ad essi destinati.
  Risulta, quindi, evidente e di estrema urgenza impegnare il Governo ad effettuare sostanziali interventi volti a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che attualmente non riescono a garantire pienamente, a tutti i soggetti, il diritto di accesso allo studio, soprattutto razionalizzando e garantendo le risorse per una piena ed effettiva erogazione degli strumenti già previsti e a sostegno del diritto allo studio.
  Signor Presidente, volevo ricordare a tutta quest'Aula, anche se è praticamente vuota, la certamente coraggiosa affermazione del Presidente del Consiglio Letta, che ricordo ogni volta che prendo la parola in quest'Aula, quando scongiurava l'ipotesi di ulteriori tagli al già martoriato e umiliato settore della cultura, pena le sue dimissioni.
  Evidentemente al Presidente Letta sarà sfuggito il taglio di 45 milioni su 90, quindi della metà, al tax credit per l'investimento delle imprese di produzione cinematografica. Il Presidente saprà bene che un simile colpo per la produzione cinematografica rischia di essere mortale, infierendo ulteriormente su un settore in crisi da anni, nonostante rappresenti una delle eccellenza italiane nel mondo.
  Ed è per questo motivo che non accetteremo la riformulazione proposta dal Governo anche in virtù del parere della VII Commissione cultura, perfettamente in linea con le nostre richieste e gli impegni presenti in questo ordine del giorno. Per queste ragioni riteniamo che occorra necessariamente e non solo mantenere inalterato il tetto dei 90 milioni di euro ma anche da affiancare il sistema del tax credit con tutti gli altri provvedimenti atti all'incentivazione degli investimenti nella produzione cinematografica e nella ripresa dell'intero settore che è il fiore all'occhiello dell'Italia in tutto il resto del mondo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Battelli. Ne ha facoltà.

  SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, il Governo, al momento del suo insediamento, aveva garantito di intervenire per risanare il nostro Paese grazie ad una serie di riforme con il fine di incrementare l'occupazione, sviluppare l'economia, aumentare gli investimenti nell'ottica di superare la grave crisi che stiamo vivendo.
  Il nulla è presente in questo decreto. Nulla di tutto ciò che serve urgentemente al nostro Paese è previsto negli articoli del decreto-legge. Per questa ragione abbiamo Pag. 236presentato moltissimi emendamenti che non ci avete accolto ma di buonsenso, convertiti oggi in ottimi ordini del giorno.
  Ma parliamo di cultura. Se l'obiettivo del Governo era quello di permettere una maggiore diffusione della cultura, di dare impulso alle imprese che operano nel settore, di permettere ai giovani di crearsi le nuove opportunità, ebbene, è stato un completo fallimento, nulla è stato fatto, anzi. La Commissione cultura aveva espresso pareri chiari e limpidi: favorevole al decreto n. 69 a condizione di individuare le risorse aggiuntive da destinare all'erogazione delle misure fiscali del tax credit e del tax shelter a vantaggio dell'industria cinematografica nella misura precedentemente stanziata di 90 milioni di euro. Questa è stata la prima misura della Commissione che viene disattesa e non accolta nel decreto. Abbiamo presentato un ordine del giorno al riguardo e non riusciamo a comprende come la stessa maggioranza che ha costruito il parere in Commissione cultura non accolga in quest'Aula la medesima misura. Questo, secondo me, produrrà una serie di conseguenze. Innanzitutto la perdita di una serie di posti di lavoro quantificati in circa 2500 persone e, più in generale, sarà responsabile di un grave impoverimento culturale del nostro Paese. Il cinema è espressione della nostra cultura ed esportazione del modello italiano, apprezzato nel mondo. Non investire in questo settore vuol dire negare un'importante fonte di espressione e non assicurare l'adeguato ricambio generazionale, in pratica decretare la morte non solo delle imprese cinematografiche ma anche di tutta la filiera.
  Non solo. Anche il numero dei fruitori diminuirà sensibilmente e verrà a mancare una parte fondamentale della cultura italiana.
  Quello che riteniamo necessario, invece, è ripristinare il limite massimo di spesa di 90 milioni di euro e stabilizzarlo negli anni e, allo stesso tempo, avviare un percorso di rilancio del settore audiovisivo che ha un enorme potenziale, sia per i lavoratori che potrebbe occupare e come catalizzatore nella diffusione della nostra cultura in Italia ma anche in Europa e nel mondo.
  L'intervento però non può e non deve escludere dal beneficio anche le aziende che operano nel settore dei prodotti fonografici in quanto forniscono un importante contributo nella diffusione e nella fruizione della cultura italiana. Parliamo, quindi, di aziende che producono e distribuiscono ed operano a vario titolo nell'ambito musicale. La cultura deve essere supportata e non abbandonata come avete dimostrato nel vostro decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, colleghi deputati e membri del Governo, gli ordini del giorno che abbiamo presentato in questa seduta fiume ricalcano emendamenti che non abbiamo potuto discutere, poiché decaduti in virtù del fatto che l'Esecutivo ha posto la questione di fiducia. I nostri ordini del giorno vogliono impegnare il Governo in molti campi, i più disparati, che spesso non attengono al titolo di questo decreto. Ma io vorrei soffermarmi su alcuni di questi, che hanno come unico filo conduttore l'interesse dei cittadini, la trasparenza, la legalità.
  Nello specifico quello che porta la mia firma chiede di vigilare accuratamente su Arcus Spa, anche perché penso di avervi già detto qualche ora fa i trascorsi poco trasparenti di questa società. Io l'ho definita un vero e proprio carrozzone. Siamo sicuri che un'accurata vigilanza, con annesso un confronto costante in Commissione VII, possa far capire a tutti i deputati l'inutilità di questo ente, visto che ha compiti che potrebbero essere tranquillamente svolti dal MIBAC. Ricordo anche che questa società era messa in liquidazione dal decreto spending review proprio perché non aveva alcun senso logico. Mi lego dunque al decreto del Governo Monti. Pag. 237Ora ci sono alcuni tagli di spesa lineari ed altri mirati e precisi. Il decreto fu approvato a larghissima maggioranza proprio da questa stessa maggioranza, quando l'Esecutivo pose la questione di fiducia alla Camera. Se ritenevate il decreto errato, potevate votare contro, invece, per questioni legate più che altro a logiche di campagna elettorale eterna e di totale impreparazione ad un eventuale voto anticipato, l'approvaste. Oggi decidete di prorogare alcuni termini che quel decreto fissava e addirittura riesumare il carrozzone Arcus Spa, targato PDL. Mi soffermo sul «targato PDL»: questo è un dato di fatto, perché andando un po’ ad analizzare anche il passato, come ho già citato nella mia esposizione dell'ordine del giorno, fu una creatura dell'ex Ministro Urbani, quindi Governo Berlusconi terzo. Ricordiamo le nomine del Ministro Biondi, molto legato a Berlusconi, sempre in questa società. Ebbene, questa Arcus Spa sembra un po’ un'ossessione, perché la ritroviamo di nuovo in questa legislatura. Pensate che in Commissione VII l'interrogazione n. 500068, a firma Centemero, andava proprio a ritirare fuori dei fondi di questa Arcus Spa e appunto si chiedeva a che punto fossero gli stanziamenti del contributo di 500.000 euro di Arcus Spa a favore del restauro di una nota villa di Arcore, villa Borromeo.
  Ed ecco quindi che ritorna Arcus Spa anche in questa legislatura. La ritroviamo di nuovo in questo decreto. Ebbene, pensavamo che fosse un'unica ossessione del PDIL, ma in realtà, dopo il parere del Governo, dopo che il Governo diciamo ha rifiutato il nostro ordine del giorno, possiamo prendere consapevolezza che questa Spa è anche un'ossessione del PD ed è così fatto che ancora una volta le larghe intese vengono palesate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma allora, a questo punto, ci domandiamo, ci poniamo la domanda: ma sapete prendere una, ma dico che sia una decisione razionale e coerente che vada nella direzione dell'interesse collettivo e dei cittadini ? La risposta è no, non lo sapete fare. Fate le norme e poi le cambiate, dopo poco, per motivi noti solo a voi. Non si riesce a capire se avete sbagliato prima, se avete sbagliato dopo oppure se soffrite semplicemente di bipolarismo. Non lo capiamo questo. Fatto sta che urge che voi prendiate impegni nei confronti non solo del Parlamento, rispetto al quale siete responsabili politicamente delle vostre scelte e del vostro operato, ma anche verso gli italiani. E allora mi domando: volete impegnarvi a controllare e vigilare su questa benedetta Arcus Spa ? Volete fare vostre le parole legalità e trasparenza ? Volete impegnarvi a non proporre più proroghe ai termini della spending review ?
  Volete impegnarvi ad adottare provvedimenti e stanziamenti a favore ad esempio delle piccole e medie imprese e delle famiglie italiane ? Allora, vogliamo riportare l'onestà in Italia ? Questa è la vera domanda.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  SIMONE VALENTE. E, allora, io mi impegno a votare tutti gli ordini del giorno presentati dal gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle e faccio un invito a tutti gli altri gruppi a votarli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, colleghi deputati, membri del Governo, vorrei riportare l'attenzione sull'ordine del giorno relativo all'articolo 58, comma 1, del provvedimento all'esame in tema del turnover che prevede che il turnover degli enti di ricerca e delle università passi dal 20 al 50 per cento. Lo stesso articolo, al comma 2, rifinanzia il Fondo ordinario delle università. Le singole università potranno, quindi, assumere, nel rispetto delle specifiche disposizioni sui limiti di spesa per il personale, senza superare a livello di sistema il 50 per cento della spesa rispetto alle cessazioni. Occorre precisare che il limite del turnover previsto dal decreto-legge n. 112 del 2008 non è l'unico limite Pag. 238che insiste sulle assunzioni. Difatti le università sono penalizzate anche dal tetto di spesa per il personale sulle risorse complessive. Ad esempio, per le università sussistono i vincoli all'impiego delle risorse liberate dal turnover definite dal decreto legislativo n. 49 del 2012 attuativo della legge n. 240 del 2010.
  Quindi, date le difficoltà di bilancio degli atenei e le riduzioni del Fondo ordinario delle università degli ultimi anni, questi vincoli possono rendere teorico il turnover 50 per cento poiché sono sempre di più gli atenei che potranno reclutare utilizzando percentuali di budget molto inferiori. In base all'articolo 5 del decreto legislativo n. 49 del 29 marzo 2012 l'aumento della tassazione a carico degli studenti sembra rappresentare l'unica strada per incrementare la possibilità di effettuare i reclutamenti. Di contro, il Governo deve impegnarsi ad intraprendere iniziative finalizzate a non far ricadere sugli studenti il costo dei nuovi reclutamenti ove negli atenei non siano disponibili le risorse necessarie, anche valutando la possibilità di ripristinare il sistema di tassazione antecedente alle modifiche introdotte all'articolo 7, comma 42, del decreto-legge del 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, della legge del 7 agosto 2012, n. 135.
  Tale sistema di tassazione – è bene ribadirlo – prevedeva che la contribuzione studentesca non poteva eccedere il 20 per cento dell'importo del finanziamento ordinario dello Stato. Visto che noi siamo accusati di rallentare i lavori d'Aula, suggerisco di votare questo ordine del giorno perché ci permetterebbe di risparmiare del tempo in Commissione cultura ove è in esame una proposta in materia. Ed è sempre tra l'altro questa riduzione di fondi che è sulle spalle degli studenti e, quindi, delle famiglie su cui grava il peso delle incomprensibili scelte politiche relative al mondo della scuola.
  Nello specifico, riguarda le modalità di accesso al diritto allo studio. E qui prendiamo in esame l'ordine del giorno relativo all'articolo 58 che, appunto, assicura che il diritto allo studio a quegli studenti che hanno difficoltà nell'esercitare questo diritto. E, quindi, questo ordine del giorno è volto a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che attualmente non riescono a garantire pienamente a tutti i soggetti tale diritto. Noi abbiamo l'obbligo di assicurare il sostegno del merito e della mobilità interregionale degli studenti universitari. Quindi, invece di prevedere l'introduzione di strumenti nuovi e ulteriori rispetto a quelli già previsti dagli altri decreti legislativi, peraltro già in vigore, si deve procedere alla razionalizzazione delle risorse da destinare a quelli già esistenti, nonché di rendere agevole la rimozione degli ostacoli che di fatto ne impediscono l'accesso.
  Attualmente in Italia i fondi da destinare alle borse di studio universitarie sono in continua e costante diminuzione e la possibilità di accesso da parte degli studenti meritevoli diventa annualmente più difficile dal momento che più di 45 mila studenti capaci e meritevoli, ma privi di mezzi economici necessari non ricevono la borsa di studio per mancanza di fondi. Ad essi, quindi, viene negato di fatto il diritto allo studio.
  Pertanto, anziché la disposizione di nuovi strumenti, poniamo l'urgenza di garantire e assicurare attraverso la rimozione degli ostacoli che di fatto ne impediscono l'accesso, il pieno utilizzo di tutti gli strumenti di cui già si dispone per la tutela del diritto allo studio, quali servizi abitativi, servizi di ristorazione, trasporti e mobilità internazionale e che non sono mai stati realmente utilizzati a causa delle continue riduzioni dei fondi di spesa ad essi destinati.
  Alla luce di quanto esposto, invito i colleghi deputati a votare gli ordini del giorno esposti in premessa relativi all'articolo 58 e all'articolo 59, in quanto non accetteremo la riformulazione del Governo che, ancora una volta, non accetta le nostre indicazioni, peraltro condivise dalla Commissione cultura, ma si limita a valutarne solo la possibilità di metterle in atto, non dando quindi garanzie sulle risorse da destinare alle università per il Pag. 239turnover e sull'esercizio del diritto allo studio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, questo decreto è, nel suo complesso, un provvedimento inadeguato a dare le necessarie risposte al nostro Paese, come inadeguato è il Governo che lo propone e la maggioranza che lo avalla. Avevamo elaborato degli emendamenti per migliorare questo decreto, perché pensiamo ancora che questo debba essere il compito dei deputati. Noi dovremmo essere qui per discutere e trovare le soluzioni migliori per il popolo italiano e, invece, voi ci avete costretti a fare tutto questo perché non avete voluto accogliere non mille, non cento, ma neanche otto nostri emendamenti.
  E, allora, tutti i nostri emendamenti si sono trasformati in ordini del giorno, e questo è accaduto a causa della vostra prepotenza, della vostra condotta di tipo dittatoriale. Sì, perché è di dittatura che si tratta, quando la minoranza ha poche armi per difendere le proprie idee e voi volete privarla anche di quei pochi strumenti; quando il Parlamento non legifera più e, poi, vi indignate se lo chiamiamo tomba maleodorante; quando l'unica cosa che si fa qui dentro è ratificare decreti; quando questo non vi basta più, perché volete togliervi anche quel fastidio, che noi del MoVimento 5 Stelle vi diamo solo facendo il nostro lavoro, ossia l'opposizione, quella che nessuno, in questi anni, ha fatto perché vi siete spalleggiati legislatura dopo legislatura, permettendovi ogni scempio alla faccia degli italiani.
  Bene, quando tutto questo rappresenta la realtà che viviamo qui dentro mentre lì fuori le persone arrancano per arrivare a fine mese, lì fuori le imprese chiudono a centinaia ogni giorno, lasciando senza lavoro migliaia di padri e madri con conseguenze disastrose su tutto il tessuto sociale, quando quello che facciamo qui dentro non ha nulla a che fare con quello che succede lì fuori, ma ha attinenza solo con gli interessi delle lobby con le quali fate affari da sempre, o con certi individui che, da troppo tempo, si servono delle istituzioni per assicurarsi privilegi ed impunità, cosa vi aspettavate che succeda ? Cosa vi aspettate che facciano i milioni di italiani che avete deluso con le vostre false promesse, quelli che costringete alla povertà, al disagio e all'indigenza ? Come fate a non cogliere i segnali che vi arrivano in quantità dalla società che state bistrattando ? Come fate a non decidere, una volta per tutte, di cambiare, ma cambiare davvero ?
  La disaffezione alla politica è ormai ai massimi storici, la situazione della cultura e dell'istruzione è allarmante e le condizioni in cui versa il nostro ambiente in alcuni casi – vedi l'ILVA, Taverna del Re, Malagrotta, eccetera – sono persino disastrose. Ma mi chiedo: è, forse, un vostro preciso obiettivo mettere in ginocchio l'Italia e gli italiani ? No perché, se questo è il vostro intento, sappiate che lo avete già raggiunto e che questo Paese lo avete ucciso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il nostro obiettivo, invece, è quello di farlo risorgere e lo faremo con tutte le nostre forze e con tutti i mezzi a nostra disposizione. Non siamo qui, perché ci avete costretti voi. Noi siamo qui, perché non possiamo più tollerarvi. Siamo qui per difendere i nostri diritti, per assicurarci un futuro migliore e, stanotte, siamo stati qui per difendere la nostra Costituzione. Noi lo sappiamo che siete duri, coriacei, che vi avvinghierete alle vostre amate poltrone fino allo stremo delle forze. Lo sappiamo che non vi arrenderete facilmente: beh, noi nemmeno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Fico, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, ringrazio lei, i colleghi che sono ancora Pag. 240qui e i membri del Governo presenti; io, signor Presidente, ho appreso la riformulazione del Governo sull'ordine del giorno che ho presentato e dovrei essere contento, perché accetto la riformulazione anche se chiedo che l'ordine del giorno venga, successivamente, votato. Dico che dovrei essere contento perché questa riformulazione dà la possibilità di rendere più trasparente l'azione del Governo nella transizione del commercio delle armi. Dovrei, come farebbero gli onorevoli colleghi presenti degli altri partiti, chiamare il mio ufficio stampa e lodarmi e sbrodolarmi per la gioia, diciamo così, di aver raggiunto un obiettivo che, in realtà, serve ai cittadini. In realtà, non sono assolutamente contento di essere arrivato qui, fino a questo punto, parlando e facendo un ostruzionismo che serve esclusivamente a far vedere agli italiani come questo sistema, questa legislazione, questo modo di decretare non serve a niente, non serve a nessuno. Noi siamo qui perché il Governo sta facendo ostruzionismo al Parlamento con una serie di decreti-legge che rallentano e bloccano il lavoro delle Commissioni, bloccano il lavoro del Parlamento, bloccano quello per cui la Costituzione ci ha dato il compito e quello per cui siamo qui. Leggendo il secondo comma dell'articolo 77, volevo far presente al Governo, magari non l'avesse capito, quando è il caso di utilizzare i decreti-legge, ovvero: «(...) in casi straordinari di necessità e urgenza il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni».
  La domanda che mi faccio io è: questa prova di forza che il Governo da vent'anni sta facendo verso il Parlamento e che ha portato noi qui dentro, che ha dato al 25 per cento degli italiani la volontà di scegliere il MoVimento 5 Stelle, ci deve portare a capire che questo sistema non va più bene, non funziona, non va più bene, non è più da portare avanti. Tutte le volte che voi farete, come avete scelto, come i presidenti di gruppo hanno scelto di fare, una seduta fiume per stancare, per sfiancare il MoVimento 5 Stelle ci date ancora più forza per andare avanti. Voi non ci fermerete in questo modo. Non è il sistema, sarete voi, siete più anziani, siete più vecchi e da molto più anni siete qui dentro e non avete più la passione, la voglia, la forza civile di stare qui, a decidere di cambiare qualcosa per l'Italia.
  Io vedo altri colleghi che si stanno chiedendo perché sto facendo questo intervento; sì, onorevole Moscatt, lei fa così con le mani per quale motivo ? Sì, bravo, così almeno perdiamo ancora più tempo.

  PRESIDENTE. Deputato, andiamo avanti. Si rivolga alla Presidenza.

  MASSIMO ARTINI. Mi scusi, Presidente, ma purtroppo lei non può capire in questi quattro mesi qual è la delusione di vedersi sempre bloccati nei propri interventi.
  Quindi, mi chiedo anche, signor Presidente, per quale motivo mi devo sentir dire da persone degli altri partiti che noi siamo qui a votare il decreto «del fare» per il bene del Paese. Queste parole sono vent'anni che le ho sentite dall'Aula del Parlamento e dalle televisioni, è vent'anni e ci siamo ridotti a questa situazione: per quale bene del Paese ? Quindi, invito tutti, veramente, a prendere il coraggio perché è quello che vi manca. Manca il coraggio di dire che un Governo così non può funzionare, non ha funzionato con Monti, non ha funzionato negli ultimi vent'anni. Non avete il coraggio, mai una volta, di prendere una posizione. Mai una volta di prendere una singola posizione su qualcosa che è diverso da quello che viene comandato dal Governo. Sì, e così, è così, è impossibile non dire questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Essendo giunti in prossimità delle ore 8, sospendiamo per una pausa tecnica lo svolgimento degli interventi per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno, che riprenderanno alle ore 9,30. La seduta sarà pertanto sospesa fino a tale ora.

Pag. 241

Annunzio della formazione dell'elenco di parlamentari ai fini delle sostituzioni dei componenti del Comitato parlamentare per i procedimenti d'accusa.

  PRESIDENTE. Il Presidente della Camera ha formato l'elenco dei deputati ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del Regolamento parlamentare per i procedimenti d'accusa, chiamandone a far parte i seguenti deputati: Daniel Alfreider, Angelo Attaguile, Francesco Bonifazi, Francesca Bonomo, Michele Bordo, Chiara Braga, Vincenzo Caso, Ivan Catalano, Edmondo Cirielli, Stefania Covello, Marilena Fabbri, Luigi Famiglietti, Antonio Marotta, Daniele Pesco, Michele Piras, Michela Rostan, Gea Schirò Planeta, Carlo Sarro, Assunta Tartaglione, Marietta Tidei e Tancredi Turco.
  Il Presidente del Senato, con lettera pervenuta il 6 luglio 2013, ha rappresentato di aver formato, ai sensi della medesima disposizione, il seguente elenco di senatori: Ignazio Angioni, Francesco Aracri, Bruno Astorre, Alessandra Bencini, Amedeo Bianco, Anna Cinzia Bonfrisco, Enrico Cappelletti, Andrea Cioffi, Roberto Cociancich, Luigi Compagna, Michelino Davico, Giuseppe De Cristofaro, Andrea Mandelli, Alessandro Maran, Giuseppina Maturani, Alfredo Messina, Leana Pignedoli, Gian Carlo Sangalli, Walter Tocci, Salvatore Torrisi, Giuseppe Vacciano, Riccardo Villari, Karl Zeller.

  La seduta, sospesa alle 8 di giovedì 25 luglio 2013, è ripresa alle 9,35.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonio Martino e Schullian sono in missione a decorrere dalla ripresa della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 1248-A/R)

  PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta sono iniziati gli interventi per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Silvia Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, in ambito universitario abbiamo ritenuto sacrosanto, anche se non sufficiente, il contenuto della prima parte dell'articolo 58 del decreto, che dovrebbe garantire una serie di nuove assunzioni nelle università e negli enti di ricerca, elevando tra il 20 e 50 per cento il turnover rispetto all'anno precedente.
  In termini pratici, ciò dovrebbe portare all'assunzione di circa 1.500 professori ordinari e di altrettanti nuovi ricercatori. Non possiamo, tuttavia, condividere le modalità con cui verrebbero reperite le risorse necessarie per garantire queste assunzioni che, ancora una volta, vanno a proporre il ridimensionamento di un servizio scolastico, sottraendo 75 milioni di euro alle cooperative di ausiliari esterne agli istituti.
  L'articolo in questione recita: «[...] i servizi esternalizzati per le funzioni corrispondenti a quelle assicurate dai collaboratori scolastici loro occorrenti nel limite della spesa che si sosterrebbe per coprire i posti di collaboratore scolastico accantonati ai sensi dell'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 119 [...]».
  Il MoVimento 5 Stelle è profondamente contrario all'esternalizzazione dei servizi scolastici in genere, non solo perché ostacola, Pag. 242giocoforza, le assunzioni del personale ATA, qualificato per svolgere le mansioni in questione, ma anche perché, al contrario di quanto si era sostenuto, non ha nemmeno consentito un effettivo risparmio di spesa in questi anni. Anzi, l'esternalizzazione dei servizi ha causato un'ulteriore lievitazione della spesa, che, per ammissione stessa del Governo, ammonta annualmente a 110 milioni di euro.
  Ecco perché, a nostro avviso, occorreva limitare la spesa per le esternalizzazioni a un importo corrispondente alla spesa che si sosterrebbe con l'assunzione diretta dei collaboratori scolastici. Il risparmio ottenuto sarebbe andato a finanziare, per un importo pari a 25 milioni nel 2014 e a 49,8 milioni nel 2015, le assunzioni nelle università e avrebbe eliminato completamente le esternalizzazioni, a vantaggio delle assunzioni dirette del collaboratore scolastico.
  Per le parti di competenza della Commissione cultura, le criticità rilevate sono molteplici. In particolare, si segnala la disposizione, di cui all'articolo 11, di una proroga, per il periodo d'imposta 2014, della disciplina del tax credit, la cui scadenza è fissata dal decreto-legge n. 225 del 2010, convertito dalla legge n. 10 del 2011, al 31 dicembre 2013.
  La disciplina dell'agevolazione è stata modificata al fine di introdurre un limite massimo di spesa di 45 milioni di euro. Dunque, l'agevolazione è decurtata del 50 per cento rispetto a quella prevista per il 2013. Sarebbe stato opportuno estendere il beneficio, reperendo ulteriori risorse, anche alle imprese produttrici di prodotti fonografici che svolgono questa attività in maniera prevalente e continuativa e che effettuano le spese relative a strutture situate nel territorio italiano.
  Si accoglie senz'altro favorevolmente l'autorizzazione di spesa di 150 milioni ai fini dell'attuazione di misure urgenti in materia di riqualificazione e messa in sicurezza delle istituzioni scolastiche statali, anche se appare incomprensibile il reperimento delle suddette risorse, giacenti in un conto corrente e originariamente destinate alla ricerca applicata. Ci si chiede come sia stato possibile non avere collocato prima tali risorse nell'originaria destinazione.
  È da stigmatizzare l'approvazione di un emendamento che introduce il comma 1-ter nell'articolo 39. In sostanza, la modifica, approvata nelle Commissioni, abroga le disposizioni della spending review che disciplinano la messa in liquidazione della società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo Arcus Spa riportando nell'ambito dell'ordinaria gestione del Ministro per i beni e le attività culturali le attività finora svolte dalla società.
  I motivi di tale soluzione rispondevano a ragioni di risparmio e di razionalizzazione, oltre che alla perdita di credibilità dell'azienda, dopo le vicende legate anche al restauro di uno dei palazzi di Propaganda Fide. Le disposizioni erano destinate a determinare significativi risparmi di spesa, in quanto sopprimevano la società Arcus Spa, a totale partecipazione pubblica, riportando nell'ambito dell'ordinaria attività di gestione del Ministero per i beni e le attività culturali le attività finora demandate alla suddetta società.
  Veniva, altresì, previsto il trasferimento dei beni residuanti dalla liquidazione della società al Ministero per i beni e le attività culturali, che subentrava nei rapporti giuridici, attivi e passivi, già facenti capo alla predetta società. Per quanto riguarda gli interventi straordinari a favore della ricerca per lo sviluppo del Paese...

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  SILVIA CHIMIENTI. Concludo, Presidente. L'articolo 57 prevede che il MIUR conceda contributi alla spesa nel limite del 50 per cento della quota relativa alla contribuzione a fondo perduto disponibili nel fondo FAR per l'attività di ricerca di base applicata al potenziamento delle infrastrutture.
  Al riguardo, si osserva che, seppure le linee di intervento siano condivisibili, si doveva intervenire con maggiore incisività, a garanzia della valorizzazione della ricerca di base e al sostegno dei giovani Pag. 243ricercatori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, Bertolt Brecht diceva che chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente. È, dunque, lecito chiedersi a quale delle due categorie appartengano questo Governo e questa maggioranza, che hanno fatto dello stravolgimento della realtà un mestiere, e della mistificazione una virtù.
  Voi siete espressione di questo continuo rifacimento della realtà. Ogni giorno, in quest'Aula, assistiamo alla grande recita della verità e della sua rappresentazione: da una parte, ci sono i fatti e gli atti parlamentari e, dall'altra, la vulgata predisposta dal Governo, con la preziosa collaborazione della stampa, che beve veline ufficiali, come un alcolizzato scola bottiglie di superalcolici.
  Non dubitiamo del fatto che, fino a ieri, qualcuno avrebbe anche potuto credere alla realtà di questa tragica pièce teatrale di un Esecutivo al servizio del Paese. Continuare a recitare, mentre il teatro sta crollando, non deve essere facile, ma voi seguitate a farlo e, in questa occasione, ci state regalando la vostra burla più riuscita, con il cast al gran completo e i capocomici in platea, pronti ad applaudire alla vostra performance (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Vi sforzate, controllando il Governo, di riscrivere anche la storia, ma i vostri tentativi si fanno ogni giorno più goffi e sempre più precaria è la vostra presenza in scena. Continuate a recitare la commedia, mentre le crepe sulla scenografia si fanno più evidenti, mentre gli arredi cadono a terra, mentre l'intonaco si disgrega.
  Seguitate a dire che tutto va bene, negando tutto ciò che vi sta accadendo attorno, e a far finta che non dipenda da voi. Non conoscete la realtà, o decidete di negarla, dicendo bugie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ?
  No, non vi limitate a dire menzogne, a ripetere che avete la situazione in pugno e che state lavorando per salvare il Paese.

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi. Proceda.

  CARLA RUOCCO. Voi, con un'operazione scientifica di mistificazione, adoperate qualunque mezzo di persuasione per negare che la casa sta bruciando e che voi, anziché gettare acqua, state scappando con gli oggetti di valore.

  LUISA BOSSA. Ci ha chiamato ladri, intervenga !

  CARLA RUOCCO. La casa sta bruciando. Purtroppo, come il MoVimento 5 Stelle ha cercato di ricordare qualche giorno fa, è tutto vero, e gli indicatori di questa rovinosa situazione gridano più forte di qualunque illusione possiate cercare di propinarci (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Ecco alcune cifre del disastro – silenzio, per favore ! – le leggo, perché forse non le conoscete: il debito pubblico registra il record di 2074 miliardi e viaggiamo verso il 130 per cento del PIL.
  Il debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche è pari al 400 per cento del PIL: circa 6 mila miliardi di euro. Con riguardo al PIL è atteso un altro meno 2 per cento quest'anno, che si aggiunge al meno 2,4 per cento del 2012. Il rapporto deficit-PIL è pari al 2,9 per cento nel 2013 e il peggioramento del ciclo economico IMU, IVA, Tares e cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre la soglia del 3 per cento.
  I prestiti delle banche alle imprese registrano un meno 5 per cento su base annua nei mesi da marzo a maggio. Sono andati in fumo 60 miliardi di euro di prestito solo nel 2012. C’è poco da ridere per chi ride (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Le sofferenze bancarie a maggio sono salite del 22,4 per cento annuo: 135,5 Pag. 244miliardi di euro. Con riguardo alla base produttiva è stato eroso circa il 20 per cento dall'inizio della crisi. Della ricchezza sono stati bruciati circa 12 punti di PIL dall'inizio della crisi: 200 miliardi di euro circa. Le entrate tributarie a maggio hanno raggiunto meno 0,7 miliardi di euro rispetto allo stesso mese di un anno fa. Nei primi cinque mesi del 2013 il calo è dello 0,4 per cento rispetto ai primi cinque mesi del 2012.
  Il gettito IVA è pari a meno 6,8 per cento nei primi cinque mesi del 2013: un vero disastro. Il potere d'acquisto delle famiglie è diminuito di 94 miliardi di euro dall'inizio della crisi, circa 4 mila euro in meno per nucleo. La disoccupazione ha sfondato la quota del 12,2 per cento; si tratta del dato peggiore dal 1977. La disoccupazione giovanile è oltre il 38 per cento: precariato, contratti atipici per il 53 per cento dei giovani, secondo i dati forniti dall'OCSE. Con riguardo agli ammortizzatori, 80 miliardi di euro sono stati erogati dall'INPS dall'inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  CARLA RUOCCO. Come se non bastasse, a questi dati si è aggiunto in questi giorni quello fornito dal sistema di rilevazione Excelsior, realizzato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Unioncamere, che ha confermato la tendenza per l'occupazione: le 750 mila assunzioni complessive previste dalle imprese dell'industria e dei servizi non compenseranno il quasi milione di uscite tra pensionamenti, licenziamenti e cessazioni messo a bilancio per il 2013, producendo un saldo negativo di 250 mila unità. Come titolano i giornali, sono stati bruciati 250 mila posti di lavoro.

  PRESIDENTE. La prego di concludere, il tempo è scaduto.

  CARLA RUOCCO. Dov’è finito il vostro piano per il lavoro ? Continuate ad enfatizzare il vostro impegno per l'occupazione giovanile senza capire che è inutile dare incentivi per le assunzioni, mentre le fabbriche chiudono, strozzate non solo dalla crisi ma anche da un livello di tassazione che è tra i più elevati di Europa. E pensare che questo Governo, secondo le parole dei suoi stessi componenti e dei suoi grandi burattinai, avrebbe dovuto essere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ruocco, il tempo è scaduto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sorial. Ne ha facoltà.
  Atteniamoci ai tempi colleghi, per favore.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, non so se ritenga opportuna tutta questa eccitazione che arriva dai banchi del Partito Democratico. Non riesco a capire se questi numeri danno fastidio o meno. Visto che questi numeri sono già stati letti e magari non li hanno ascoltati, li ricordo, così anche loro, al posto di avere tutta questa eccitazione, capiscono di cosa stiamo parlando (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Debito pubblico record...

  PRESIDENTE. Scusate, colleghi, però non facciamo che ad ogni cosa segua un commento e una reazione. Continui, deputato Sorial.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Il debito pubblico ha raggiunto il suo record a 2074 miliardi di euro: veleggiamo verso il 130 per cento del PIL. Il debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche è pari al 400 per cento del PIL: circa 6 mila miliardi di euro. Per il PIL è atteso un altro meno 2 per cento quest'anno, che si aggiunge al meno 2,4 per cento del 2012. Il rapporto deficit-PIL è pari al 2,9 per cento nel 2013. Si registra un peggioramento del ciclo economico IMU, IVA, Tares e cassa integrazione. Poi mi spiegate anche cosa volete fare sull'IMU, visto che non siete d'accordo con i vostri compagni di partito.
  I prestiti delle banche alle imprese registrano un meno 5 per cento su base Pag. 245annua nei mesi da marzo a maggio. Sono andati in fumo 60 miliardi di euro di prestito solo nel 2012. Le sofferenze bancarie a maggio sono salite al 22,4 per cento annuo, pari a 135,5 miliardi di euro. Della base produttiva è stato eroso circa il 20 per cento dall'inizio della crisi. Della ricchezza sono stati bruciati circa 12 punti di PIL dall'inizio della crisi: 200 miliardi di euro circa. Le entrate tributarie a maggio hanno segnato meno 0,7 miliardi di euro rispetto allo stesso mese di un anno fa: 30,1 miliardi di euro, pari a meno 2,2 per cento. Nei primi cinque mesi del 2013 il calo è dello 0,4 per cento rispetto ai primi cinque mesi del 2012.
  Gettito IVA: meno 6,8 punti percentuali nei primi cinque mesi del 2013, un vero disastro. Spiegatemi quindi cosa volete fare, se aumentare cioè veramente di un altro punto percentuale l'IVA pur avendo questi gettiti. Potere d'acquisto delle famiglie: meno 94 miliardi di euro dall'inizio della crisi, circa 4 mila euro per nucleo. Smettiamola quindi di far finta di voler difendere le famiglie ed il potere d'acquisto delle famiglie perché tanto ormai chi difende le famiglie è solo il Movimento 5 Stelle. Disoccupazione: sfondata quota 12,2 per cento, dato peggiore dal 1977.
  Quindi cosa vogliamo fare ? Parliamo anche dei lavoratori: chi difende i lavoratori ? Una volta i sindacati facevano finta di difendere i lavoratori, poi è arrivato il PD, ma adesso non c’è più nessuno, anche perché non lo hanno mai fatto, di difendere i lavoratori. La disoccupazione giovanile è ad oltre il 38 per cento e per i giovani cosa facciamo ? Abbiamo tantissimi giovani che ormai emigrano all'estero dove ci sono condizioni economiche per i nostri laureati – dottori, medici, ingegneri – che sono decisamente molto più favorevoli di quelle italiane. Non so se è una vostra strategia, questa di far fuggire le menti per poi poter in qualche modo governare.
   I NEET sono 2,2 milioni: i NEET sono i giovani sotto i trenta anni che non studiano, non lavorano, non imparano un mestiere e sono totalmente inattivi. Al riguardo mi permetto di darvi un consiglio: in Francia stanno utilizzando i NEET come risorsa per il servizio civile, ossia li inseriscono all'interno di un ciclo di servizio civile e in tale contesto li fanno lavorare, e nel frattempo gli insegnano anche un mestiere come avviene nei nostri CFP, i nostri centri di formazione professionale. Ma da un lato danno loro la possibilità di lavorare e guadagnare qualche centinaio di euro, dall'altro danno loro la possibilità di studiare e quindi di imparare un mestiere.
  Precariato: contratti atipici per il 53 per cento dei giovani, dato OSCE. Ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall'INPS dall'inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione. Come se non bastasse, a questi dati si è aggiunto in questi giorni quello fornito dal sistema di rilevazione Excelsior realizzato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e da Unioncamere, che ha confermato la tendenza per l'occupazione: le 750 mila assunzioni complessive previste dalle imprese dell'industria e dei servizi non compenseranno il quasi milione di uscite tra pensionamenti, licenziamenti e cessazioni messo a bilancio per il 2013, producendo un saldo negativo di 250 mila unità. Come titolano i giornali, sono stati bruciati 250 mila posti di lavoro. Dove è quindi finito il piano di lavoro del Governo ? Continuate ad enfatizzare il vostro impegno per l'occupazione giovanile senza capire che è inutile dare incentivi per le assunzioni se poi si fanno chiudere le fabbriche e non si creano posti di lavoro. Tra le nostre proposte emendative, noi avevamo presentato tra l'altro anche emendamenti proprio in merito al fatto che si dessero incentivi ad aziende che poi andavano a delocalizzare gli impianti produttivi all'estero e contemporaneamente tagliavano i posti di lavoro sul territorio nazionale. Vi rendete conto anche voi che questo non può succedere. Vi è, ad esempio, il caso della Indesit in Italia di cui solo noi ci stiamo occupando: magari se volete fare veramente qualcosa verrete con noi alla Indesit e parlerete con i lavoratori per spiegare cosa avete fatto in questi anni (Applausi dei deputati del MoVimento 5 Stelle).

Pag. 246

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Pisano, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto. S'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Grazie, signor Presidente. In questa lunga seduta di lavori sul «decreto del fare» abbiamo avuto la possibilità di analizzare e di leggere oltre 250 ordini del giorno, tutti ottimi e tutti con un contenuto, nati come emendamenti e poi relegati al rango di ordine del giorno a causa della posizione della questione di fiducia da parte del Governo. Ricordiamo che questa è la seconda fiducia in meno di un mese. A quando la fiducia anche sugli ordini del giorno ? Tra tutti però ve ne sono alcuni che meritano una particolare attenzione e che volevo sottolineare. Mi riferisco, ad esempio, all'ordine del giorno del mio collega Vallascas n. 9/1248-AR/191.
  L'articolo 2 di questo decreto-legge, del decreto-legge in esame appunto, introduce un meccanismo incentivante per le micro, piccole e medie imprese che vogliono effettuare investimenti per l'acquisto, anche tramite leasing, di macchinari, impianti, attrezzature ad uso produttivo, ed inoltre si prevede l'erogazione di un contributo statale alle imprese che accedono ai predetti finanziamenti bancari per coprire parte, appunto, degli interessi dei crediti. Proprio in misura di ciò, appare intelligente impegnare il Governo a prevedere meccanismi premiali a favore delle imprese che beneficiando di questo contributo aumentino il livello occupazionale. Sostanzialmente non chiediamo nient'altro che qualora le imprese ricevano un contributo statale rimangano in Italia, investano in Italia, non facciano come delle imprese che hanno avuto un contributo pubblico e poi non hanno fatto altro che delocalizzare gli impianti lasciando a casa molti lavoratori italiani. Altro impegno importante è quello relativo all'ordine del giorno n. 9/1248-A/R/199 della mia collega Marzana, che in ossequio ai tanti decantanti slogan (bisogna investire in cultura, oppure, il rilancio della nazione parte dalla cultura, ne abbiamo sentiti troppi) ma soprattutto del diritto allo studio, impegna il Governo ad effettuare sostanziali interventi volti a rimuovere ostacoli di ordine economico e sociale che attualmente non riescono a garantire pienamente a tutti i soggetti il diritto di accesso allo studio, soprattutto razionalizzando e garantendo risorse per una piena ed effettiva erogazione degli strumenti già previsti a sostegno del diritto allo studio.
  Ancora è da segnalare l'ordine del giorno n. 9/1248-A/R/204 della mia collega Ruocco, che tratta un argomento molto importante per tutta Italia, ma in particolar modo anche per la mia regione, la Calabria. Lo scritto infatti riporta l'impegno al Governo ad indicare attraverso forme di tutela e controllo la via virtuosa per il recupero e il riciclo dei materiali alla luce delle normative europee in materia (e delle relative sanzioni collegate, stiamo parlando di rifiuti, ovviamente), a contrastare la grave e diffusa legalità legata alle ecomafie, e alle infiltrazioni di carattere mafioso nell'ambito di gestione dei rifiuti. In Calabria sono stati spesi un miliardo di euro in meno di dieci anni in una fallimentare gestione dei rifiuti commissariale. E questo si ricollega al più ampio spettro dell'illegalità che è una piaga per tutta quanta la nazione, e che costringe le nostre menti, le migliori menti ad emigrare, ad andarsene, altrimenti quelle che rimangono devono piegarsi a questo sistema e vengono schiacciate da questo sistema, e vengono corrotte anche esse, o sottovalutate.
  Ancora, strettamente legato a questa tematica è anche l'ordine del giorno n. 9/1248-A/R/212 di Vincenzo Caso, che impegna il Governo affinché ponga in atto azioni di contrasto alla mafia in Lombardia, ma io direi in tutta Italia (sarebbe auspicabile in tutta Italia) in occasione dell'evento dell'Expo (lo abbiamo richiamato tante volte il rischio, ma non noi, le procure soprattutto), attraverso il potenziamento della presenza della DIA sul territorio regionale, ed in particolare affinché disponga la revoca della disposizione Pag. 247relativa alla chiusura del presidio DIA di Malpensa. I presidi di legalità, così come quelli di sanità, non possono subire le conseguenze di indiscriminati tagli di fondi. Questo è un crimine contro l'umanità.
  Infine l'ordine del giorno n. n. 9/1248-A/R/207 del mio collega Villarosa. La forte recessione che ha colpito il nostro Paese ha creato un disagio diffuso e rischia di gettare in povertà molti cittadini. Si parla già di sette milioni di persone in povertà soprattutto a causa della disoccupazione e della perdita del posto di lavoro derivante dal fallimento di numerose piccole e medie imprese. A questo scopo si chiede al Governo di impegnarsi affinché si adottino iniziative normative volte a disporre l'impignorabilità dell'unico immobile di proprietà del debitore adibito ad uso abitativo, ad eccezione delle ipotesi di ipoteca volontaria e con esclusione delle abitazioni di lusso. Perché, come diceva Pertini, la libertà senza giustizia sociale è una conquista vana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, avete rifiutato tutti i nostri consigli. Avete rifiutato un ordine del giorno che prevedeva l'impignorabilità della prima casa priva di ipoteca volontaria. Questo è un concetto profondo, direi filosofico, che non avete mai voluto affrontare.
  Ma vi ripeto che in Europa questo ragionamento lo hanno già affrontato e con molta semplicità sono riusciti a capire che ogni cittadino ha diritto ad una abitazione, ad un tetto sopra la testa: ce lo chiede l'Europa ! A quanto pare, questa frase va molto di moda qui dentro. Avete sempre questa frase in testa, e perché non facciamo valere questa regola ? Non spendete più niente per il welfare, per le case popolari; i senzatetto aumentano e in un Paese civile ciò non è permesso.
  Limitiamo il problema con il nostro ordine del giorno. Vi piace passeggiare e vedere la gente che dorme in mezzo la strada o siete così ciechi da non vederla ? In questi venti anni avete ottenuto – voi e non noi, vorrei ripeterlo: voi e non noi – la peggiore performance di tutta Europa. Qualsiasi titolare di azienda vi avrebbe già licenziato da tempo, ma voi avete delle armi che congelano qualsiasi possibile azione del nostro datore di lavoro, i cittadini. Quello di cui siete convinti è che la macchina politica funzioni in questo modo e che noi dobbiamo adattarci.
  Quando ci sarà un Governo cinque stelle – perché ci sarà un Governo cinque stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) – noi vi faremo lavorare, noi ascolteremo, non vi censureremo, useremo gli strumenti giusti previsti dalla nostra Costituzione e faremo lavorare il Parlamento e il popolo intero, perché la dimostrazione che tra il popolo e voi ci sia una linea nera che distanza le due realtà è sotto gli occhi di tutti. Quante leggi di iniziativa popolare avete preso in considerazione negli ultimi anni ? Zero, così come zero è il valore del rispetto che avete per i cittadini. Non lo dico io, ma è l'evidenza, perché quando mi sento dire, subito dopo la campagna elettorale: «sì, ma quello che si dice in campagna elettorale poi non è detto che si faccia davvero. Eliminiamo l'IMU, evitiamo l'innalzamento dell'IVA, non faremo accordi con il PD, non faremo accordi con il PDL»... Voi avete il coraggio di dire certe cose, noi no. Tutto quello che abbiamo messo in campagna elettorale lo presenteremo, non ci sogneremo mai di prendere per i fondelli gli italiani.
  Voi siete gli stessi che hanno bocciato l'emendamento che prevedeva l'esenzione dell'IMU sulla prima casa resa inagibile o inabitabile da eventi calamitosi. La deputata Velo dovrebbe studiare un pochino, perché si è permessa di dire che già le case sono esenti, ma io vi porto qui tutti i sindaci del territorio e vediamo se avrete ancora il coraggio di dire determinate cose. L'esenzione, infatti, è del cinquanta per cento.
  Voi siete gli stessi che avete bocciato la trasparenza dettagliata delle spese dell'Expo Pag. 2482015, evento già attenzionato. Qual è la vostra paura ? Perché ? Dovete spiegarlo ai cittadini, anzi non c’è bisogno che glielo spieghiate, tanto loro hanno già capito.
  Voi siete gli stessi che non hanno votato Rodotà perché non lo avete scelto voi e siete sempre quelli che hanno bloccato i lavori parlamentari per l'interesse del singolo, di una singola persona.
  Noi siamo stati qui tutta la notte per difendere la Costituzione, vedete qual è la differenza ? (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi, però, avete delle armi che congelano qualsiasi possibile azione del nostro datore di lavoro, i cittadini. Per conquistare e mantenere la dominance è necessaria, oltre ad una tecnologia costantemente aggiornata, la cooperazione degli altri esseri umani, da una parte di ristrette cerchie di consapevoli partecipanti ai benefici reali del potere. Per indurre le persone a cooperare con un sistema che non capiscono si manipolano sia i loro bisogni, timori ed emozioni, sia le loro informazioni sulla realtà, la loro cognizione di sé, della società e del mondo. Ovviamente si mimetizza lo stesso lavoro di manipolazione, in modo che la rappresentazione della realtà appaia genuina. Da qui l'esigenza per qualsiasi potere pubblico organizzato (massimamente in periodi di grave crisi economica, quindi di forti tensioni e potenziali dissensi) di una manipolazione incontrastata, radicale e totale della psiche umana, individuale e soprattutto collettiva, del funzionamento cerebrale e del comportamento per adattarli al modello socio-economico del capitalismo assoluto. Da qui il moltiplicarsi degli studi e dei metodi per attuare tale manipolazione in modo sempre più efficiente, irriconoscibile, irresistibile e legalmente legittimato. Vorrei ricordare un'ultima cosa: i mezzi di comunicazione stanno cambiando, più andremo avanti e più per voi sarà difficile manipolare l'informazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signora Presidente, due giorni fa – sottolineo due giorni fa – il Governo ha posto la questione di fiducia su questo provvedimento.
  Ora, signor Presidente, so che lei ha avviato, sin dall'inizio della legislatura – gliene diamo atto con soddisfazione –, un procedimento per rivedere alcune norme del nostro Regolamento e che, effettivamente, un comitato nominato all'interno della Giunta sta producendo un buon lavoro. Credo però, signor Presidente, che occorra concentrarsi, come d'altra parte era stato anche richiesto dalla Conferenza dei Presidenti di gruppo, su alcune questioni urgenti.
  La situazione dei lavori d'Aula, d'altra parte ampiamente prevedibile in questi giorni, rischia di essere la caratteristica del Parlamento in questa legislatura. Se noi non consentiamo al Governo di avere una corsia preferenziale su alcuni disegni di legge prioritari, il Governo continuerà a ritenere, a torto o a ragione, che il decreto-legge sia lo strumento preferibile per poter realizzare le sue politiche di Governo. D'altra parte, con i decreti-legge, come stiamo vedendo, rischiano di slittare anche le riforme che il Governo stesso presenta al Parlamento. Allora occorre garantire questa corsia preferenziale ai disegni di legge per disincentivare il Governo a presentare decreti-legge, ma, soprattutto, signora Presidente, a questo punto, quando arrivano i decreti-legge occorre applicare il Regolamento che, come lei sa, prevede, anche per i decreti-legge, il contingentamento dei tempi. Vi è una norma transitoria, sottolineo transitoria, del nostro Regolamento che sospende l'applicazione di questo precetto, cioè che anche i decreti-legge vengano contingentati. Il nostro gruppo ritiene, signora Presidente, lo abbiamo fatto presente anche in Giunta per il Regolamento, che questa norma transitoria abbia esaurito i suoi effetti e che a questo punto occorre applicare in pieno il Regolamento, cioè consentire il contingentamento dei tempi sui decreti-legge.Pag. 249
  Questo non è un principio antiostruzionistico, ma è un principio elementare secondo cui l'unica cosa che teoricamente noi avremmo di urgente, cioè i decreti-legge che hanno una scadenza costituzionale, è l'unica cosa per la quale la Camera non prevede il contingentamento dei tempi. Ritengo, signor Presidente, che essendo questa norma già nel Regolamento non occorre alcuna modifica regolamentare, ma semplicemente una pronuncia della Giunta stessa che dica che la norma transitoria ha esaurito i suoi effetti come una lettura formale del Regolamento consente.

  GIANCARLO GIORGETTI. Siamo in prima lettura !

  ELIO VITO. Altre modifiche al Regolamento sono urgenti e possono applicarsi.
  Ad esempio, signor Presidente, al Senato, quando il Governo pone la fiducia, non vi è il termine di ventiquattro ore per votarla e, soprattutto, decadono anche gli ordini del giorno. Quando la fiducia è posta su un articolo unico che coincide con tutto il testo assorbe anche il voto finale. Non so se possa essere soddisfacente per i colleghi dell'opposizione, che stanno svolgendo questa loro legittima attività, prendere atto che, pur con la decadenza dei propri emendamenti, la Camera può discutere e votare gli ordini del giorno. Sicuramente, signora Presidente, è un'incoerenza da un punto di vista politico e regolamentare che il testo sia stato vincolato da un voto di fiducia e in qualche modo si impegna comunque il Governo attraverso degli ordini del giorno magari a fare il contrario o a fare qualcosa di diverso. Sicuramente, signora Presidente, è un'incoerenza da un punto di vista politico che, nonostante il voto di fiducia coincida con l'integrità del testo, noi dovremo procedere tra qualche giorno ancora al voto finale. Ma, ripeto, per queste incoerenze occorrono delle modifiche urgenti al Regolamento. Per proclamare conclusa la pausa che oramai ha superato i 15 anni di quella norma transitoria e consentire il buonsenso di contingentare anche l'esame dei decreti legge, ripeto, signora Presidente, credo che occorra e sia sufficiente una pronuncia della Giunta per il Regolamento che naturalmente lei può convocare anche oggi stesso.
  Questo le rappresentiamo, ripeto, non come clausola antiostruzionistica o per ledere i diritti dei gruppi dei deputati dell'opposizione, ma per esaltare la centralità del Parlamento che si esprime votando i disegni di legge, le proposte emendative e non attraverso queste incoerenze e queste storture che sono anche incomprensibili all'esterno.
  Come facciamo a spiegare che due giorni fa il Governo ha posto la fiducia e noi magari solo domani voteremo delle misure urgenti come quelle contenute in questo decreto ? La ringrazio per l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Allora, onorevole Vito, noi stiamo applicando le regole attuali come lei stesso ha ricordato. Lei sa meglio di me, perché è da lungo tempo che frequenta quest'Aula, che dal 1997 tutti i Presidenti hanno congelato il contingentamento. Quindi, capisco la situazione però il problema deve essere superato attraverso la riforma del Regolamento, cosa che noi stiamo facendo. Adesso direi di continuare, il deputato D'Ambrosio ha chiesto di intervenire: prego, ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, attraverso la sua persona cerchiamo un pochettino di esprimere quello che è il sentimento di ciò che oramai i colleghi chiamano ostruzionismo e che noi cerchiamo di chiamare costruzionismo, poiché è un qualcosa di diverso; inoltre, più volte ormai sentiamo sottolineare la parola «legittima».
  Signor Presidente, attraverso la sua persona, se possibile, si può far da tramite con i colleghi del PdL, prima di tutto per dire che probabilmente quello che abbiamo fatto questa notte non li ha minimamente disturbati visto che nessuno di Pag. 250loro era presente in aula, quindi per loro non è assolutamente un problema, al contrario di altri che erano presenti e che hanno partecipato ai lavori d'aula. Visto che si parla di cambiamenti di procedure, di Regolamento e visto che comunque ormai questo Parlamento è nei fatti completamente inutile poiché l'attività parlamentare...

  PRESIDENTE. La prego di essere rispettoso nei confronti dell'istituzione per favore, perché mi sembra che non sia inutile, il Parlamento è il cuore della democrazia, si attenga a questo dato di fatto, in alternativa al Parlamento non c’è nulla, c’è la dittatura (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Sinistra Ecologia Libertà e Scelta Civica per l'Italia).

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Faccio terminare l'applauso dei colleghi, signor Presidente. Grazie Presidente per aver rispettato la mia possibilità di esporre, grazie.
  Signor Presidente, io non voglio parlare di dittatura ed affermare che oltre il Parlamento non c’è niente; il Parlamento, attualmente, non è che non sia il fulcro della democrazia, lo è, ma soltanto sulla carta, purtroppo. Infatti, non abbiamo la possibilità di far nulla nel momento in cui abbiamo sempre decreti del Governo che, di fatto, sono blindati. Tali decreti ci vengono presentati all'interno delle Commissioni senza la possibilità di poterli modificare. Noi stiamo per trattare un decreto costituzionale sul quale si sta facendo pressione dopo solo 2 ore e 25 minuti di discussione, di cui 1 ora e 25 minuti sono stati dedicati alle audizioni: ma di cosa stiamo parlando ?
  Signor Presidente, le rivolgo un appello accorato per far tornare la democrazia all'interno di questa Camera, altro che modifiche del Regolamento; introduciamo modifiche al Regolamento per restituire centralità al Parlamento e per non considerarlo più solo una corsia preferenziale per il Governo. Bisogna ricominciare a lavorare in quest'aula perché qui dentro si trova il centro della democrazia, come lei giustamente ricordava; l'Italia è una Repubblica parlamentare, quindi prego i colleghi che adesso stavano applaudendo di ricordare cosa dice la Carta costituzionale e nel caso magari andarsela a rileggere, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il presidente Giorgetti. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORGETTI. Signora Presidente, ho chiesto di intervenire perché ho ascoltato l'intervento del collega Vito; egli ha grande esperienza di quest'aula e ha posto un tema che è già stato posto tante volte in occasioni analoghe.
  Non sfuggirà però all'onorevole Vito che la circostanza in cui pone questa questione oggi è molto diversa a quella in cui l'abbiamo affrontata altre volte: noi stiamo affrontando l'esame di un decreto-legge in prima lettura, non in prossimità della scadenza dei 60 giorni, non al cinquantottesimo o al cinquantanovesimo giorno. L'uso di quella norma regolamentare che l'onorevole Vito ha richiamato fu minacciato in diverse circostanze, ma non fu mai applicata perché con il buonsenso e la forza di persuasione morale da parte del Presidente fu, opportunamente, evitata.
  Signor Presidente, penso quindi che la sua risposta sia assolutamente condivisibile. La questione della riforma regolamentare è una questione seria che stiamo affrontando seriamente con i tempi necessari per gli approfondimenti. Richiamare in questa sede la cosiddetta tagliola su un decreto-legge, che è facoltà del Governo presentare, su un decreto che ha ancora circa un mese per essere convertito in legge, è una questione mal posta. Ribadisco: la democrazia trova il suo cuore nel Parlamento; le democrazie compiute sono quelle che vedono il Parlamento discutere e poi votare. Non credo che un modello di democrazia compiuta sia quello in cui il Governo emette decreti-legge ed il Parlamento si limita a ratificarli. Ho avuto anche occasione di vedere Parlamenti formalmente costituiti la cui unica attività è Pag. 251quella di riunirsi tre giorni all'anno per ratificare tutti i decreti emessi dal Governo nel corso dell'anno: non è quello il nostro modello e lì non vogliamo arrivare.
  Come Lega Nord non abbiamo condiviso, su questo decreto-legge, il tipo di ostruzionismo messo in atto dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, ma lo troviamo assolutamente legittimo. Il problema politico lo abbiamo sollevato nell'ambito della Conferenza dei presidenti di gruppo e lo ribadisco in Assemblea: a nostro avviso il Governo ed anche la maggioranza devono riflettere e fare una valutazione di priorità rispetto al calendario dei lavori che abbiamo da qui fino alla chiusura dei lavori parlamentari per la pausa estiva. Chiusura ? Se si desidera portare a termine tutti i punti attualmente in calendario credo che la riflessione che vada fatta sia quella che porti tutti noi, in modo consapevole, a rinunciare alla chiusura, per prassi, del Parlamento nel mese di agosto. Una riflessione che andrebbe fatta sicuramente da parte dell'opposizione ma anche e soprattutto da parte delle forze che sostengono il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie e del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, vorrei che la stessa veemenza con la quale ha bloccato il nostro collega d'Ambrosio riguardo ad una parola utilizzata, la utilizzasse anche con l'articolo 77 della Costituzione, che prevede che i decreti-legge vengano utilizzati solo in casi di necessità ed urgenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, riprendo le parole del collega Elio Vito, che ha testualmente detto che è necessario avere una corsia preferenziale per i disegni di legge governativi. Significa esautorare completamente questa Assemblea del potere di iniziativa legislativa, significa che il Governo dall'oggi al domani può presentare un disegno di legge che questa Assemblea potrà al limite esaminare in un limite di tempo strettissimo, senza quindi riuscirvi, per andare poi ad approvarlo obbligatoriamente nella versione del testo iniziale.
  Ho sentito parlare l'onorevole Elio Vito di eliminare quella transitorietà prevista dall'articolo 154 del regolamento. Ebbene, entrambe queste affermazioni stridono violentemente contro la centralità del Parlamento per quanto riguarda il potere di iniziativa legislativa previsto nella nostra Costituzione, e lo fanno, purtroppo, ancora di più perché già oggi, nei fatti, la centralità del Parlamento non esiste. Lo dicono i numeri... se tutti mi ascoltate il dato è abbastanza interessante...

  PRESIDENTE. La prego di concludere...

  DANILO TONINELLI. Solo 30 secondi, signor Presidente. Sotto il Governo Berlusconi le proposte di legge di iniziativa parlamentare hanno avuto successo nello 0,7 per cento dei casi. Le proposte di legge di iniziativa governativa per il 34 per cento.
  Sotto il Governo Monti le proposte di legge di iniziativa parlamentare hanno avuto effetto per il 2,6 per cento e quelle di iniziativa governativa per il 34 per cento. Nel totale della XVI legislatura l'1 per cento delle proposte di legge di iniziativa parlamentare – quindi di noi che rappresentiamo il popolo – ha avuto successo, mentre l'ha avuto il 34 per cento quelle di iniziativa governativa.
  Già nei fatti questo Parlamento non ha più la centralità del potere legislativo. Se facciamo anche quello che l'onorevole Elio Vito ha detto, questo Parlamento può tranquillamente chiudere perché siamo dei pigia-bottoni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Infatti, stiamo lavorando per riequilibrare tutto questo, come lei ben sa, visto che fa parte della Giunta per il Regolamento.Pag. 252
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, intervengo anche per cercare di smorzare un po’ i toni.
  Cittadini, amici del Governo, sul complesso degli ordini del giorno riferiti a questo decreto-legge ho notato che avete espresso parere contrario al mio ordine del giorno sull'incremento della tassazione di 5 punti percentuali sulla speculazione finanziaria. La cosa mi rattrista non poco e ne deduco che siete contrari a tassare la speculazione finanziaria. Inizio a sospettare che anche a voi, come a molti altri, piaccia vincere facile, ma spero di sbagliarmi. Infatti, quando si realizzano utili tramite la finanza con operazioni chiuse nell'arco delle 48 ore, se non è speculazione come la volete chiamare ? Volete chiamarla fornire liquidità alle aziende per sostenerle oppure fornire liquidità agli Stati per sostenerli ? Signori, perdonatemi, ma non è così. Le rendite finanziarie ottenute in questo modo spolpano l'economia reale, indeboliscono gli Stati, tagliano le gambe alla società civile.
  Se non sbaglio, avete avuto qualche problema per la bollinatura del testo del disegno di legge, probabilmente per mancanza della copertura finanziaria. Potevate tenere buono questo nostro suggerimento e su questo vi era un emendamento dell'onorevole Villarosa che avrebbe potuto aiutare un po’ le casse dello Stato in questo momento di crisi economica. Ma forse è meglio così e quando saremo noi a decidere come il nostro Paese dovrà comportarsi rispetto alla finanza speculativa, noi non avremo dubbi e non avremo paura come voi e andremo dritti nella direzione giusta e cioè quella di tassare, in modo onesto e rispettoso di tutti i cittadini, le rendite finanziarie del mordi e fuggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ad oggi l'imposizione sulle rendite finanziarie, compresa la Tobin Tax rinviata ad ottobre, risulta essere eccessivamente premiante nei confronti della speculazione, che genera utili con operazioni aperte e chiuse nella medesima giornata, le famose operazioni del day trading, dello scalping. Insomma, si tratta di speculazione pura, fatta da quegli sciacalli che sui mercati usano le nostre aziende come una roulette. La citata Tobin Tax di origine montiana e non ancora operativa purtroppo, non va a colpire le transazioni intraday su molti strumenti e quindi risulta essere inefficace sia per l'erario che come deterrente per la speculazione. Il gettito inizialmente stimato per l'introduzione della tassa risulterebbe ridimensionato da un 1,2 miliardi di euro a un massimo di 300 milioni. La nostra proposta vuole aumentare l'attuale ritenuta alla fonte sulle rendite finanziarie dal 20 per cento al 25 per cento per tutte le operazioni aperte e chiuse nell'arco delle 48 ore. I risparmiatori e tutti gli investimenti sulle nostre aziende nei mercati, non verrebbero assolutamente colpiti dall'aumento, visto che l'orizzonte temporale di chi investe rispetto a chi specula è superiore alle 48 ore. Di conseguenza, l'aumento non comporterebbe una diminuzione dei volumi delle transazioni e una migrazione dei capitali, quindi un perdita di gettito, in quanto lo speculatore si muove nello short term e sul mercato dove la ritenuta media applicata è del 25 per cento.
  L'introduzione dell'aumento di questa ritenuta porterebbe nelle casse dello Stato dai 500 milioni al miliardo di euro, secondo calcoli fatti da noi ed effettuati sui dati di scambio ricevuti – a fatica – dalla Borsa italiana e dalla Consob. Come politici è dovere di tutti noi denunciare e cercare di risolvere il problema dell'eccessivo disavanzo della tassazione tra rendita finanziaria ed economia reale. Ad oggi, chi decide di fare impresa nel nostro paese paga tasse per circa il 69 per cento ma anche nella maggior parte dei paesi d'Europa le ritenute sono ben superiori al 40 per cento. I mercati finanziari sono tassati troppo poco in relazione all'economia reale e quindi molto del denaro anziché dirigersi verso chi produce si getta nel calderone del mercato alimentando un'arma molto pericolosa per la nostra economia mondiale, che è in grado di Pag. 253generare crisi sistemiche e rischi molto grandi di tensioni sociali. Quando sale lo spread, o meglio quando sale il nostro tasso di interesse, date la colpa alla nostra credibilità, alla nostra affidabilità, ma signori, il tracollo può avvenire dalla sera alla mattina.
  È sufficiente che pochi tecnocrati nelle banche premano alcuni tasti per far aumentare la quota di interessi sui titoli di Stato del nostro Paese di decine di miliardi di euro, rendendo vani i vostri sforzi di racimolare milioni, tagliando i finanziamenti per la manutenzione delle scuole oppure imponendo l'IMU sugli immobili produttivi o bloccando gli stipendi.
  Come possiamo pensare di tirare avanti senza che la politica si prodighi a regolare la finanza ? Siamo ostaggi della finanza senza che nessuno di noi lo voglia capire. L'arma di distruzione di massa più pericolosa è questa e noi dobbiamo disinnescarla, non alimentarla. Certo, aumentare la tassazione sul capital gain non è la soluzione di tutti i mali, ma sicuramente aiuta a porre una regola in più, un deterrente, un piccolo innalzamento della nostra labile soglia di difesa.
  Signori della maggioranza, votate questo impegno per il Governo, si tratta dell'ordine del giorno numero 9/1248-AR/208, in modo da tassare di più la speculazione. Fatelo per i cittadini, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per fatto personale il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, nella serata di ieri, sotto la sua Presidenza, e anche in mia presenza, la deputata Carla Ruocco terminava l'intervento di illustrazione del suo ordine del giorno, con le seguenti parole: «Con questo ordine del giorno potete e dovete fare qualcosa di utile, finalmente. Se non lo fate non smentirete voi stessi e ci dovrete riconoscere che, pur sedendo negli scranni, siamo differenti, ontologicamente differenti, con buona pace del vostro grande Presidente Brunetta, capo indiscusso del gruppo unico dell'affare, del malaffare, delle larghe intese e dell'inciucio».
  Signora Presidente, ovviamente penso che lei non si sia accorta di queste offese, di questi insulti impliciti nell'illustrazione dell'ordine del giorno; del resto, pur essendo presente, non me ne sono accorto neanche io. Tuttavia, dopo aver visto il verbale di seduta, le chiedo ora di censurare le frasi della deputata Carla Ruocco, fermo restando, ovviamente, che mi avvarrò di tutte le prerogative per difendere la mia onorabilità in tutte le sedi opportune. Grazie signora Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. In questa Aula occorrerebbe sicuramente evitare questo tipo di considerazioni che sono inopportune. Sono dispiaciuta del fatto che vi sia stata un'offesa, tutti quanti dovremmo evitare di usare un linguaggio offensivo, perché questo non aiuta né dentro né fuori da questa Assemblea.

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, le chiedo di censurare queste frasi, lei, come me, in quel momento era presente. Nessuno di noi due se ne è accorto, ma ora abbiamo il resoconto e pertanto le chiedo di censurare.

  PRESIDENTE. Non mi piace però neanche questo tono, se posso dirlo, perché neanche questo tono mi appare appropriato, (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà). Lasci a me la decisione sul fare o non fare ciò che mi concerne. Vedrò anche io il resoconto e mi regolerò di conseguenza.
  Continuiamo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzo. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA RIZZO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, questa notte, nello scorrere delle ore, abbiamo avuto modo di porre l'attenzione sui molteplici ordini del Pag. 254giorno presentati dai colleghi, almeno per chi era presente. Ordini del giorno presentati e discussi con la stessa passione che contraddistingue chi veramente vuole essere propositivo, ovvero il MoVimento 5 Stelle.
  Gli ordini del giorno sono davvero molti, ognuno di essi ha voluto apportare integrazioni migliorative, con il solo scopo di favorire i cittadini. Quegli stessi cittadini che chiedono diritti e dignità con sempre più forza ed energia. Ciò che mi stupisce e mi rattrista è che non si stiano ascoltando queste richieste.
  Nell'ordine del giorno che ho presentato si chiede l'impegno del Governo a provvedere ad investire una parte delle risorse per opere infrastrutturali, assecondando l'opportunità ed i doveri di garanzia della cosiddetta continuità territoriale, finalizzate al potenziamento del trasporto ferroviario pubblico e privato per i cittadini dello Stretto di Messina e della Regione siciliana.
  Ho fatto un preciso riferimento ad un ponte ferroviario crollato nella provincia di Catania, lungo la tratta Catania-Caltagirone-Gela. Infatti, in data 8 maggio 2011 si è verificato il crollo della IX e X arcata di un pilone del ponte di Piano Carbone (Caltagirone). In maniera fortuita, il crollo non ha determinato alcuna conseguenza a persone e veicoli in transito sulla strada provinciale 39, che è stata successivamente chiusa, comportando lo spostamento della viabilità stradale sulla strada provinciale 62, Caltagirone-Santo Pietro, e sulla strada statale 417, Catania-Gela, comportando un disagio non indifferente per i cittadini di Niscemi che devono percorrerla frequentemente per raggiungere l'ospedale e il tribunale allocati a Caltagirone. Il ponte a tutt'oggi è rimasto nella situazione di precario sostegno in cui si trovava. Infatti, la mancanza dei due piloni mantiene in equilibrio precario l'intera struttura dal quale pende, come per miracolo, solo la parte dei binari e delle relative travi. Il ponte è crollato nel maggio 2011 e non è stato mai più oggetto di attenzione.
  In un quadro di progressiva dismissione, col pretesto dell'alta velocità le attuali ferrovie stanno investendo tutte le risorse sui Frecciarossa e stanno lasciando in abbandono tutto il resto, senza dare un adeguato peso alle esigenze di mobilità di milioni di italiani.
  Il ripristino del ponte è in funzione dello sviluppo del territorio. La linea ferroviaria Caltagirone-Catania lambisce l'area dell'aeroporto di Catania. Basterebbe aprire una stazione per trasformare una linea obsoleta in una metropolitana di superficie. Se si tiene conto che sul fronte sud è possibile collegare la linea ferrata con l'aeroporto di Comiso, si ha un quadro più chiaro delle potenzialità di sviluppo del territorio.
  Nello stesso ordine del giorno si chiede al Governo di impegnare somme sul territorio della città di Messina e nella sua provincia per opere infrastrutturali di pubblica utilità, prevedendo stanziamenti nell'ambito sia del programma denominato «Seimila campanili» sia per la riqualificazione di immobili di edilizia scolastica per ciascuno degli anni dal 2014 al 2016 ricadenti nel comune di Messina e nella sua provincia.
  Questo è uno degli esempi della nostra propositività. Per questo l'invito è a votare favorevolmente gli ordini del giorno. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tommaso Currò.
  Ne ha facoltà.

  TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente, intervengo sull'ordine del giorno n. 9/1248-AR/210, in cui si affronta il tema della nautica da diporto. Cerchiamo un attimino di capire molto sinteticamente quale sia il problema al riguardo.
  Sostanzialmente nel 2011 il Governo Monti impone una tassazione sulle imbarcazioni di lunghezza superiore ai dieci metri, aspettandosi da questa misura un certo gettito. Questo gettito poi non lo si ottiene e adesso con questo decreto-legge si cerca di risolvere il problema, problema che attiene anche alla crisi del settore, Pag. 255esentando i possessori delle imbarcazioni di lunghezza superiore ai 10, o meglio dai 10 ai 14 metri, dalla tassa di possesso. Il problema qual è ? Il problema è che, se vogliamo fare un ragionamento serio su questo tema, dobbiamo intanto dividere i settori di intervento, perché una cosa è il problema di riportare le imbarcazioni della nautica da diporto nei nostri porticcioli turistici, altra cosa invece è rilanciare il settore che, come sappiamo, possiede comunque delle eccellenze del nostro Paese che vanno salvaguardate, vanno tutelate, anche perché c’è un indotto dietro, ci sono delle maestranze, c’è un sapere in questo settore.
  Cerchiamo di guardare cosa propone il Governo. Sostanzialmente, il Governo propone di azzerare la tassa di possesso per delle imbarcazioni che già per il valore intrinseco dei beni di cui parliamo, possono raggiungere valori fino al milione di euro. Ora io ritengo che pagare una tassa di mille euro, millecinquecento euro l'anno, per una società (perché spesso chi acquista queste imbarcazioni sono società o anche persone fisiche) sia nulla a confronto con il potere di acquistare questi beni (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).
  Allora, noi oggi non possiamo permetterci di togliere, eliminare totalmente questa tassa, perché purtroppo una misura del genere poi ha il sapore di una regalia, non ha sapore di un'effettiva misura anche rilanci questo importante settore. Allora noi facciamo un discorso serio.
  Anche perché al comma 1, signori, si presenta un qualcosa che secondo me è totalmente inaccettabile. Al comma 1 si affronta il problema del noleggio temporaneo di queste imbarcazioni e si dice: guardate, d'ora in poi il regime agevolato di tassazione al 20 per cento non si deve applicare più fino 30 mila euro di fatturato, ma si deve passare alla durata temporale di un'attività economica. Allora, secondo noi questo principio, che si vuole qui stabilire, lede l'articolo 53 della Costituzione. Non si può identificare una capacità economica con una durata temporale, perché in quaranta giorni io guadagno 30 mila euro e pago il 20 per cento su 30 mila euro, tu ne guadagni 170 mila e paghi il 20 per cento su 170 mila.
  Allora, colleghi, anche dell'emiciclo di sinistra, cortesemente non vogliamo fare battaglie ideologiche su questo tema, ma trattandosi di un settore di lusso io dico che dobbiamo occuparcene perché, se non ce ne occupiamo, se non se ne occupano le persone che hanno a cuore la redistribuzione della ricchezza, se ne occuperanno sempre i soliti noti, cioè sempre coloro i quali affermano e dicono che, se noi diamo più soldi ai ricchi, allora loro distribuiranno ricchezza, ma non è così. Non è così ! È un principio liberista che non ci vede concordi.
  Allora diciamo, in alternativa, se vogliamo rilanciare il settore, guardiamo all'urgenza di questo decreto, guardiamo all'estate che sta arrivando: riportiamo le nostre imbarcazioni all'interno dei nostri porti. In che modo ? Diamo la possibilità agli esercenti, ai gestori dei porticcioli, di erogare i servizi alle imbarcazioni con una tassazione di IVA agevolata, dal 21 per cento la passiamo al 10 per cento, così ci rendiamo competitivi nel Mediterraneo, con la Croazia, con la Francia, con la Spagna e, nel frattempo, facciamo pure un favore alle associazioni di categoria, le quali chiedono la parificazione di queste strutture marinare alle strutture alberghiere, che già hanno questa tassazione di IVA agevolata.
  Allora, signori, se proprio questo emendamento non si è voluto approvarlo, almeno approviamo questo ordine del giorno. Diamo un segnale ! Cerchiamo di far capire ai cittadini italiani, ai lavoratori che, se noi esentiamo da una tassa, d'altra parte ci impegniamo però a fare un ragionamento di sistema, perché sappiamo che comunque, con 7 mila chilometri di costa, l'Italia ha bisogno di puntare sul turismo. Allora facciamolo in modo serio, accogliendo anche, ogni tanto, qualche proposta dall'opposizione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Cariello. Ne ha facoltà.

Pag. 256

  FRANCESCO CARIELLO. Grazie, Presidente. Premetto di intervenire sulla questione della modifica delle regole per introdurre la nostra opinione sul complesso degli ordini del giorno.
  Credo che questo Parlamento resti la centralità della democrazia in questo Paese, ma credo anche che tutto questo Parlamento debba fare un po’ di autocritica, da tutte le parti. Un Parlamento che basa la sua attività a colpi di regole e modifiche delle stesse ha perso la sua reale finalità, che consiste nel confronto tra le parti. Qualsiasi appello alle regole e alla modifica delle stesse che miri a minimizzare o a escludere il confronto fra le diverse opinioni è deleterio per la democrazia.
  Qui non dobbiamo combattere a colpi di Regolamento, qui dobbiamo confrontarci, continuare a discutere le leggi e a scriverle insieme.
  Per quanto riguarda l'insieme degli ordini del giorno presentati dal MoVimento 5 Stelle esso è sintomatico di un lavoro corale, di un lavoro di un gruppo di cittadini che raccoglie ciò che il Governo non ha ritenuto opportuno inserire o modificare in questo decreto.
  È da notare inoltre che il MoVimento 5 Stelle non è l'unico gruppo ad avere segnalato modifiche o integrazioni a questo decreto; infatti, non bisogna dimenticare che il maggior numero di emendamenti presentati in sede referente appartiene ai gruppi della maggioranza e non dell'opposizione. Parliamo di circa 1.150 emendamenti.
  Quindi, signori, chi ha voluto modificare questo decreto non siamo solo noi, e assumiamoci tutti la responsabilità di quello che stiamo facendo.
  Quindi, non ci si deve meravigliare se, a seguito di una riduzione in tronco degli emendamenti totali posti in discussione nella Commissione referente, l'opposizione si presenta in aula con un corposo numero di ordini del giorno, vista l'applicazione della fiducia da parte del Governo su questo decreto.
  Questa è l'espressione di una volontà di discutere democraticamente un decreto, altro che ostruzionismo ! È l'atteggiamento del Governo da considerarsi ostruzionistico, ovvero di totale chiusura al dialogo verso quella parte del Parlamento che vuole un confronto costruttivo sui contenuti (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle). A differenza, invece, della maggioranza di questo Parlamento che, pur avendo presentato il maggior numero di emendamenti, adesso si piega al volere del Governo e, in maniera reverenziale, accetta un decreto senza neppure cogliere l'occasione degli ordini del giorno per impegnare loro su tutto ciò che non è stato preso in carico nella discussione in Commissione referente.
  Vorrei pertanto ricordare alcuni impegni accolti da questo Governo, fortunatamente attraverso gli ordini del giorno, per sottolineare la valenza del lavoro svolto in quest'aula dal MoVimento 5 Stelle. Con questo si vuole oltremodo sottolineare l'opportunità da parte dei colleghi deputati di vagliare tutti i nostri ordini del giorno non accolti dal Governo, affinché vengano votati consapevolmente dall'Assemblea e possano impegnare questo Governo in azioni migliorative rispetto a questo «decreto del fare». Perché, se permettete, noi avremmo voluto fare meglio rispetto a questo decreto.
  Il MoVimento 5 Stelle con la presentazione di questi ordini del giorno ha impegnato il Governo a tutelare i cittadini, esposti all'amianto, per esempio, rafforzando la tutela del diritto al risarcimento di quanti sono stati vittima o resi invalidi dal proprio lavoro a contatto con l'amianto; a tutelare l'istruzione pubblica, ristrutturando l'edilizia scolastica italiana, la quale versa in condizioni disastrose, a discapito, invece, della spesa per gli F-35, che sono totalmente inutili per la formazione dei nostri ragazzi; a tutelare il diritto allo studio, evitando che il costo dell'istruzione ricada sugli studenti; a tutelare l'economia reale, defiscalizzando le imprese che producono posti di lavoro e tassando i grandi patrimoni e, in particolar modo, gli speculatori, piuttosto che i comuni cittadini; a tutelare i lavoratori. Si è più volte detto che i lavoratori sono stati Pag. 257dimenticati: non c’è più una forza politica che li rappresenti. Li ascoltiamo, andiamo nelle piazze, ci facciamo portavoce dei lavoratori e soprattutto diamo loro una speranza.
  Io ripeto un concetto: questo nostro modo di fare attraverso gli ordini del giorno è a tutela della Costituzione, siamo qui a combattere affinché la Costituzione non sia modificata secondo metodi barbari. Ho finito, Presidente.
  Noi vogliamo che il Governo prima di tutto rispetti quanto sta accadendo sul suo sito Internet. La Presidenza del Consiglio ha aperto a proposte da parte dei cittadini alla modifica della Costituzione, ma nello stesso tempo accelera in Parlamento affinché si modifichino le regole per la modifica della Costituzione. Io voglio capire dal Presidente del Consiglio quando terrà presente le proposte che gli verranno fatte dai cittadini, perché, così facendo, si dà solo l'impressione di voler ascoltare i cittadini, ma in realtà le modifiche si vogliono fare tra «quattro amici al bar».
  Questa è una battaglia in cui noi crediamo, la gente sta credendo in quello che noi stiamo facendo e smettiamola di chiamarlo «ostruzionismo». Noi vogliamo darvi un'opportunità di dialogo.

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  TOMMASO CURRÒ. Grazie, Presidente. Ho finito.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato Corsaro sul Regolamento, vorrei ritornare su quanto sottolineato ed evidenziato dal Presidente Brunetta. Io ho preso atto del resoconto e, chiaramente, questa espressione è oggettivamente pesante e offensiva, quindi inappropriata per quest'Aula e, dunque, censurabile. Quindi, io rinnovo l'invito veramente a tutti, nonostante questa fase concitata, ad usare un linguaggio consono a un'Aula parlamentare.
  Detto questo, però, presidente Brunetta, non ho ritenuto neanche appropriato il modo e il tono con cui lei si è rivolto nei miei confronti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, inviterei anche in questo caso a riflettere, non rispetto a me personalmente, ma comunque rispetto alla Presidenza, se vogliamo parlare di buone maniere.
  Capisco la sua indignazione, ma ciononostante ritengo che anche la forma vada salvaguardata. Con questo, ritengo chiusa la questione e non vorrei continuare su questo tema.
  Ha facoltà di parlare, il deputato Corsaro.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signora Presidente, la ringrazio per la cortesia e le voglio anche esprimere un ringraziamento non formale per la sua scelta di essere personalmente lei a presiedere questa lunga e concitata fase dei lavori parlamentari, vicenda – questa – che non è usuale, o comunque non ha grandi precedenti da parte di chi, prima di lei, ha ricoperto l'autorevole carica istituzionale.
  Detto questo, avevo quasi rinunciato, per l'economia dei lavori, a fare l'intervento che mi appresto a svolgere, ma l'ultimo intervento del collega del MoVimento 5 Stelle ha riproposto il tema messo in discussione questa mattina in modo – mi si consenta di dire – abbastanza improprio, da parte dell'onorevole Vito, verso il quale, peraltro, nutro profonda stima ed amicizia. Infatti, mi piace chiedere e interrogare proprio l'onorevole Vito, parlamentare di grande esperienza e di lungo corso, se davvero sia convinto di dovere ritenere più ostativo verso la libertà di espressione e di scelta del Parlamento il fatto che sia consentito alle forze di opposizione illustrare gli ordini del giorno a un provvedimento sul quale non abbiamo avuto altro modo di esprimerci nel corso dei lavori d'Aula, o se, invece, non ritenga che ci sia qualcosa di distorto nell'uso, oramai consolidato, dello strumento della decretazione d'urgenza, tendenzialmente accorpata a provvedimenti che di urgente non hanno alcunché e che risultano totalmente eterogenei per il loro contenuto e che, quindi, avrebbero essi stessi, per definizione, la natura di provvedimenti di Pag. 258natura legislativa che devono passare regolarmente per il vaglio del lavoro dei due rami del Parlamento, perché francamente, onorevole Vito, lei non può saperlo, perché non c'era, ma noi che c'eravamo invece lo sappiamo. Pensare che ci siano i requisiti d'urgenza in un provvedimento che ci ha impegnati tre giorni e tre notti – mai successo prima per provvedimenti davvero più cospicui, in cui c'era davvero della ciccia – in Commissioni riunite bilancio e affari costituzionali per aspettare che il Governo desse la velina ai relatori per la composizione dei loro emendamenti e arrivare alle 4 del mattino e scoprire che avevamo aspettato tre giorni e tre notti per un emendamento sulla barbabietola da zucchero, oggettivamente faccio fatica a pensare che questo sia davvero un tema di emergenza e urgenza tali da conculcare la libertà di espressione delle forze politiche, che non sono qui per caso – lo dico all'onorevole Vito –, ma sono qui perché sono andate per la strada a raccogliere, a chiedere e a ottenere il consenso dei voti degli italiani !
  Allora, voglio dire sommessamente all'onorevole Vito che mi rendo conto che egli oggi è espressione di una forza politica che ha fatto una scelta chiara e precisa, che è una scelta di anteporre, purché sia, la volontà e la necessità di stare abbarbicati al Governo, quale che sia la composizione, la natura e la motivazione stessa che lega le forze che quel Governo sostengono. Ciò in barba agli impegni che sono stati assunti in campagna elettorale, in barba ad ogni riferimento di carattere identitario e culturale sul quale pure, nel corso della campagna elettorale, è stato costruito consenso che ha contribuito a formare la presenza della sua forza politica all'interno di questo Parlamento.
  E quindi è abbastanza naturale che, in un'ottica e in una logica di questo genere, l'onorevole Vito abbia smarrito dai suoi orizzonti il punto di vista di chi deve immaginare che prima o poi in Parlamento, come spesso è capitato, potrà ricapitare di non sedere sugli scranni del Governo.
  Ma qual è il tema, onorevole Vito ? Che mentre la sua forza politica ha sostanzialmente abdicato alla coerenza, pur di rimanere al Governo in questa e nella fase immediatamente precedente a questa....

  PRESIDENTE. Deputato Corsaro, concluda.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ...non è detto – concludo, Presidente – che quanti oggi, obtorto collo, debbono accettare la presenza del suo movimento politico al Governo insieme a loro, un domani, magari ottenendo una sorte elettorale a loro più favorevole, siano convinti di doverseli contenere. A quel punto, potrebbe drammaticamente succedere che quanto oggi auspicato dall'onorevole Vito si ritorca contro lui stesso e il suo movimento politico.

  RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, intervengo in riferimento all'articolo 8. Volevo ringraziarla, signor Presidente, per le sue parole, anche se non è – ma questa è la mia opinione personale – da mettere sullo stesso piano l'offesa ricevuta e la reazione e i toni e i modi. Sono due cose totalmente diverse !
  Io ho richiesto la parola per annunciare la mia querela per diffamazione nei confronti della collega Ruocco, anche come fatto simbolico nei confronti del linguaggio che, troppe volte, si tiene in quest'Aula e che non viene adeguatamente censurato.
  Quindi, annunzio querela per diffamazione nei confronti di Carla Ruocco e auspico che in quest'Aula non si utilizzino più frasi come quelle sentite ieri sera, che lei giustamente ha censurato, perché non fanno parte delle legittime prerogative del dibattito parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Pag. 259

  ROBERTA LOMBARDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa ? A titolo personale ? Ha trenta secondi. Prego, deputata Lombardi.

  ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, volevo sapere, visto che il presidente Brunetta è intervenuto per un richiamo al Regolamento, quale era l'articolo del Regolamento da lui richiamato in questo ultimo intervento.

  PRESIDENTE. Va bene, andiamo avanti.

  DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ?

  DANILO TONINELLI. Intervengo per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, nel mio precedente intervento, in risposta alle affermazioni dell'onorevole Elio Vito, dopo meno di un minuto mi è stato chiesto di accelerare. Nell'intervento svolto adesso dal collega Corsaro, durato circa cinque minuti, sulla medesima materia, non è mai stato fatto alcun tipo di intervento. Chiedo, quindi, che in quest'Aula vi sia il medesimo rispetto degli interventi di tutti i deputati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato Toninelli, eravate intervenuti in più di uno, in tre persone. Dunque, il tempo va regolato ed è la Presidenza che lo regola. Non credo che vi sia stato un arbitrio. In quel caso vi è stato solo un intervento. Quindi, cerchiamo anche di non perdere di vista il panorama.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ?

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, sto assistendo, da spettatore, a questi continui richiami al Regolamento. Al di là delle questioni di merito, giuste e corrette, osservate anche da alcuni colleghi, sottolineo solo lo svantaggio per tutti i gruppi parlamentari a continuare a richiamare alla Presidenza, chiunque l'abbia, atteggiamenti parziali della Presidenza, anche quando non vi sono.
  Infatti, è un modo di lavorare che non facilita il rapporto all'interno di quest'Aula. Credo che i tre Vicepresidenti che si alternano alla Presidente svolgano con correttezza il loro mandato. Questo continuo richiamare scorrettezze da parte della Presidenza per i secondi e per i minuti non avvantaggia i nostri lavori.
  Quindi – lo dico con assoluta sobrietà – penso che, sotto questo profilo, vi sia bisogno di un atteggiamento diverso da parte di tutti i gruppi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Deputato Rosato, capisco quello che intende. Infatti, sarebbe bene attenersi al tema e allo svolgimento della dichiarazione di voto. Adesso procediamo, perché la lista di coloro che devono intervenire è molto lunga.
  Constato l'assenza del deputato Della Valle, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle ha presentato un centinaio di ordini del giorno, i quali, per la maggior parte, nascono da nostri emendamenti volti a migliorare un decreto-legge omnibus che, al suo interno, ha tutto e non ha niente. È un decreto-legge che Pag. 260intende rilanciare l'economia deprimendo i consumi ed, infatti, come copertura finanziaria, ha scelto di fare ricorso all'ennesimo aumento delle accise sui carburanti.
  Noi abbiamo proposto, invece, altre coperture, come, ad esempio, l'aumento dei canoni di concessione radiotelevisiva per le emittenti televisive private nazionali, ma naturalmente non siamo stati minimamente presi in considerazione. Nei nostri ordini del giorno abbiamo inserito una serie di proposte, che adesso elencherò, e che riteniamo possano davvero rilanciare l'economia, salvaguardando coloro che hanno più bisogno di essere tutelati: le fasce deboli della popolazione, ossia le imprese e i cittadini, vittime della terribile crisi economica in atto in questo momento.
  È per questo che abbiamo proposto l'impignorabilità della prima casa, in quanto patrimonio indispensabile per lo sviluppo della persona umana e per l'integrità psicofisica dei cittadini. Per essere specifici, abbiamo proposto l'impignorabilità dell'unico immobile di proprietà del debitore, adibito ad uso abitativo, ad eccezione delle ipotesi di ipoteca volontaria, e con esclusione delle abitazioni di lusso.
  Il decreto-legge in esame ha già fatto un passo in avanti sulla questione, grazie anche alle pressioni del MoVimento 5 Stelle, attraverso la presentazione di una proposta di legge in materia, e al dibattito promosso dai miei colleghi all'interno della Commissione finanze, stabilendo l'impignorabilità della prima casa da parte dell'agenzia di riscossione pubblica; in questo caso si fa riferimento esclusivo ad Equitalia e ai debiti tributari, mentre noi pensavamo di poter fare di più.
  Per quanto riguarda il rilancio dell'economia, abbiamo proposto, tra l'altro, di dare maggiore importanza al settore del turismo, settore che non è stato nemmeno preso in considerazione dal decreto-legge in esame, in particolare, adottando un piano turismo e una strategia nazionale di promozione che affianchi quella delle regioni.
  Ricordiamo che il turismo rappresenta un pilastro dell'economia italiana per il suo contributo al PIL, al volume di posti di lavoro che genera e agli effetti indiretti favorevoli su altri comparti dell'economia italiana. In Italia, nel 2012, si è registrato un calo degli arrivi e delle presenze turistiche. I dati parziali, infatti, rilevano un decremento, rispettivamente, del 5,7 e del 6,8, rispetto al 2011, anno in cui i turisti internazionali avevano invece superato la soglia dei 47,4 milioni, toccando un massimo storico dal 2005.
  Nel 2011 l'Italia, non a caso, era il quinto Paese al mondo per arrivi internazionali, a ridosso di Francia, Stati Uniti, Cina e Spagna. Si stima, invece, in 2 miliardi di euro il fatturato annuo che se ne va all'estero, sottraendo alle imprese italiane circa 300 milioni di euro di ricavi.
  Un altro intervento proposto a favore del turismo, come ricordava il collega Currò, è stato quello di valutare l'opportunità di estendere l'aliquota ridotta del dieci per cento ai servizi turistici portuali, equiparandoli a quelli alberghieri, al fine di rilanciare il turismo nei porti turistici italiani, rendendoli più concorrenziali nei confronti dei Paesi limitrofi. Questo sarebbe stato un modo più equo e diffuso, rispetto a quello che, invece, avete pensato voi, e mi riferisco alla diminuzione della tassazione sulle grandi imbarcazioni.
  Per quanto riguarda l'occupazione, in relazione alla disciplina introdotta dall'articolo 73, riguardo agli stage formativi presso gli uffici della magistratura ordinaria e amministrativa, abbiamo proposto di assegnare ai laureati più meritevoli delle facoltà di giurisprudenza un compenso pari a 500 euro mensili ed assicurare anche una adeguata copertura assicurativa contro gli infortuni per gli stagisti.
  Il decreto-legge, invece, attualmente prevede – cito testualmente – che l'ammesso allo stage non ha diritto ad alcuna forma di compenso e di trattamento previdenziale da parte della pubblica amministrazione.
  Ricordo che sui giovani il Premier Letta è intervenuto più volte ribadendo il suo Pag. 261forte impegno a impedire la fuga dei cervelli all'estero e a garantire una diminuzione della disoccupazione giovanile. Non riesco a capire come queste due cose possano conciliarsi. Di conseguenza, quindi, siamo fiduciosi che, essendo in linea con il Governo, al nostro ordine del giorno faranno seguito dei provvedimenti per inserire il pagamento di questi stagisti.
  Concludo ricordando che un'altra cosa fondamentale da noi richiesta è di evitare la delocalizzazione...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  VINCENZO CASO. Va bene, ho concluso il mio intervento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, colleghi deputati e Governo, durante questa lunghissima assemblea noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo illustrato tutti i nostri ordini del giorno, derivanti da emendamenti che non erano stati valutati favorevolmente nelle Commissioni referenti. Adesso ci ritroviamo a votare questi ordini del giorno, ma, come è prassi di un'ampia fetta di quest'Aula, questa era praticamente vuota durante la discussione. Vuota durante quella parte dell'Assemblea che servirebbe ad ognuno di noi per poter votare gli atti sul merito.
  Invece, in questa lunga notte, mentre numerosi cittadini hanno seguito l'Assemblea in streaming, lo stesso non hanno fatto molti colleghi della maggioranza, nonostante il loro voto a favore della seduta fiume. Tutto ciò è strano. Noi del MoVimento 5 Stelle veniamo, inoltre, accusati di non aver voluto dialogare. Questo non è assolutamente vero ed è attestabile dagli atti delle Commissioni referenti, in cui c’è un ampio dialogo e un'ampia richiesta di motivazioni da parte dei miei colleghi.
  Anzi, paradossalmente proprio con il mio intervento volevo illustrarvi dei temi, che abbiamo proposto come emendamenti e adesso come ordini del giorno, sui quali noi del MoVimento 5 Stelle ci chiediamo perché non ci sia stato il dialogo con i gruppi di maggioranza. Anche questo è un evento strano.
  Ma andiamo oltre e parliamo di alcuni degli ordini del giorno che abbiamo presentato. Vi volevo parlare proprio dei temi di alcuni di essi e poi volevo porre al Presidente delle domande.
  I nostri ordini del giorno, vista la natura del decreto-legge n. 69 del 2013 così varia, un po’ come la nostra maggioranza, trattavano temi molto diversi tra di loro. Si andava dalla riduzione dei contributi ai CIP 6 per assimilate e inceneritori – ancora parliamo di incenerire i nostri rifiuti – al vincolo degli incentivi iniziali contro la delocalizzazione, che voglio evidenziare perché sarebbe stata una soluzione reale ad un problema che in questo momento sta assalendo il nostro Paese.
  Inoltre, abbiamo chiesto alla Camera di impegnare il Governo su un fondo a sostegno delle piccole e medie imprese dove versare le eccedenze degli stipendi dei politici, una maggiore trasparenza per Cassa depositi e prestiti, la Tobin tax sui day trading, la no deregulation sulle sagome degli edifici demoliti e ricostruiti, la ricalibrazione dell'IVA sui servizi portuali, il pagamento degli stagisti al Ministero della giustizia e il mio ordine del giorno richiedeva la rendicontazione delle spese dell'EXPO. Questi sono alcuni degli ordini del giorno che abbiamo presentato.
  La domanda che mi pongo, ma che soprattutto pongo a quest'Aula è una: cosa hanno di irrazionale questi ordini del giorno ? Una risposta ce l'ho: sono soluzioni concrete a problemi attuali che vive il nostro Paese. Tuttavia, evidentemente questo non è il vostro modo di fare politica. Mentre una domanda, a cui invece non riesco a dare una risposta o magari non voglio darmela, è un'altra: questo Parlamento e soprattutto questo Governo hanno la volontà di risolvere questi problemi con i fatti o no ?
  Mi rivolgo soprattutto ai signori del Governo, ma una prima risposta a questa mia domanda è stata data con i pareri Pag. 262espressi sui nostri ordini del giorno. Nel corso del mio intervento di questa notte per l'illustrazione del mio ordine del giorno avevo formulato un appello al Governo, gli avevo chiesto di stupirci e di dimostrarci che un percorso di trasparenza e di onestà poteva ancora essere possibile nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. Deputata Cancelleri, la invito a concludere.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Visto però il parere negativo sul mio ordine del giorno posso confermare che purtroppo non c’è nulla di cui stupirsi e che questo Governo si conferma per quello che finora abbiamo visto, cioè un Governo del non cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ANGELO CERA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, credo che sia legittimo da parte delle opposizioni condurre sugli ordini del giorno delle giuste sollecitazioni, ma è altrettanto giusto – visto e considerato che coloro che hanno chiesto di parlare sono tanti – che ci manteniamo esattamente entro i tempi prestabiliti. Se lei nota, infatti, si concede ad ogni deputato di concludere il proprio intervento – e prendiamo come riferimento la registrazione interna – con uno sforamento compreso tra un minuto e mezzo e due minuti. Faccio dunque un richiamo al Regolamento affinché ogni intervento venga contenuto entro i cinque minuti.

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Cera, la sua osservazione mi aiuta. Io comunque sto cercando di rispettare i tempi il più possibile perché l'elenco degli interventi è assai lungo e, a tale riguardo, chiedo cortesemente la collaborazione di tutti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, signor Presidente. Gli ordini del giorno presentati dal MoVimento 5 Stelle propongono importanti accorgimenti nella macedonia del decreto che ci siamo ritrovati ad esaminare. In particolare, in campo sanitario e non solo, presentiamo proposte di semplice buonsenso che ci saremmo aspettati di trovare direttamente nel testo in esame; così non è stato ma noi siamo qui proprio per questo. Alcune di queste proposte sono state, tra l'altro, oggetto di precedenti discussioni anche presso la Commissione affari sociali o di nostri atti di sindacato ispettivo già presentati al Governo e su cui attendiamo cortese risposta.
  Ci siamo ritrovati a spaziare da un tema a un altro, meritando ciascuno di essi ben più approfondite riflessioni e arginando quelli che, a nostro avviso, rappresentano pericoli di stampo sia economico sia tecnico, nonché in tema proprio dei diritti dei lavoratori e dei cittadini.
  Partiamo, ad esempio, dall'associazione italiana della Croce rossa e dalla possibilità di presentare entro il 30 settembre 2013 un'istanza di accesso per anticipazione di liquidità per il 2014, rispetto a cui chiediamo di attuare attività di vigilanza e verifica sulla restituzione delle somme erogate.
  Continuiamo sottolineando la disparità di trattamento tra classi di lavoratori, nella fattispecie mi riferisco alla dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, a cui si permette di maturare esperienze e anzianità derogando alla soluzione di continuità a differenza di quanto avviene per gli altri operatori delle strutture pubbliche per i quali non è prevista la stessa deroga.
  Si passa poi ai farmaci o meglio alle procedure di richiesta di classificazione entro i termini previsti e ai relativi provvedimenti per le industrie farmaceutiche inadempienti. È inutile ricordare, al riguardo, il recente scandalo relativo all'immissione in commercio di un farmaco per bambini contraffatto, oggetto – come dicevo poc'anzi – di interrogazioni presentate al Ministro competente. Sollecitiamo infatti urgenti provvedimenti volti al recepimento della direttiva europea che prevede Pag. 263che le materie prime siano certificate da autorità competenti di uno Stato dell'Unione europea e non dall'autocertificazione del responsabile della produzione che utilizza le materie prime, in quanto sicuramente posto a maggior tutela della salute dei cittadini.
  Ricordiamo inoltre un altro scandalo, quello dell'immissione a pagamento nel mercato di due farmaci antitumorali, i cosiddetti salvavita, per il costo di 4 mila e 6 mila euro a somministrazione. Anche su questa vicenda è stata presentata da noi una relativa interrogazione in Commissione ottenendo in risposta dal sottosegretario un impegno allo snellimento delle procedure e la conferma che al più presto questi stessi farmaci saranno, come è giusto che sia, a totale carico del Servizio sanitario nazionale. È solo una questione di tempo e per questo impegniamo il Governo a procedere in tal senso.
  Saltiamo poi ad argomenti di carattere etico: si prevede che i comuni trasmettano i dati relativi al consenso o al diniego alla donazione degli organi al sistema informativo trapianti.
  Visto e considerato che la disponibilità o il diniego alla donazione degli organi dovrebbe essere contenuta sia nella carta di identità che nel passaporto, in quanto questa informazione può essere fondamentale per poter salvare altre vite umane o migliorare le condizioni di vita di tanti che attendono un organo, appare logico pretendere dal Governo che venga almeno valutata la possibilità che la disponibilità o il diniego alla donazione degli organi sia contenuta sia nella carta di identità che nel passaporto con un apposito codice seriale corrispondente al soggetto. Infine il falso problema dei falsi invalidi, con cui articoli di giornale hanno tormentato l'opinione pubblica giustificando agli occhi dei più le passate azioni del Governo alla ricerca dei truffatori, rendendo invece di fatto le procedure di accertamento dell'invalidità ancora più invalidanti per i veri invalidi (vogliate scusare il gioco di parole). Tale aggravamento delle procedure adesso richiede ovviamente il relativo snellimento e semplificazione. Proponiamo quindi al Governo degli accorgimenti per tenere sotto controllo il processo dal punto di vista gestionale ed economico, per effettuare a valle le dovute considerazioni basate su dati certi e non su onde emotive e di indignazione popolare.
  Si chiede quindi di inviare alle Commissioni competenti periodiche relazioni almeno sul numero di accertamenti dell'invalidità eseguiti, il numero di false invalidità parziali o totali che sono state accertate, e il costo degli accertamenti da parte dell'INPS. Per ognuno di questi temi, come ho già detto, sarebbe stata necessaria una più ampia trattazione che si spera un giorno di poter realizzare in questa Aula del Parlamento, in cui dare finalmente lustro a questa istituzione e una funzione degna del ruolo che qui ogni deputato è chiamato a svolgere, chiudendo finalmente questa oscura era di un Parlamento scambiato per lo studio del notaio del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Gentile Presidente, colleghi deputati, Governo, siamo il Paese dell'innovazione a parole. Prendete l'agenda digitale. È un grande obiettivo europeo ed è lo strumento attraverso il quale un Paese diventa digitale ed entra nel futuro, migliora i servizi, crea posti di lavoro, rilancia l'economia. Il Governo Monti nel novembre 2011 annunciò subito che era una priorità. Alla fine di gennaio 2012 venne formata la Cabina di regia, con sei Ministri, incaricata di riempirla di contenuti. Avrebbe dovuto essere pronta per giugno, la scadenza venne bucata ma in compenso venne annunciato che sulle ceneri di tre dipartimenti diversamente inutili il Governo istituiva una Agenzia digitale che avrebbe avuto i mezzi per realizzare gli obiettivi indicati dalla Cabina. L'estate è trascorsa aspettando di sapere il nome del direttore generale dell'Agenzia. Alla fine di ottobre del 2012 è stato nominato Agostino Ragosa, Pag. 264già alto dirigente delle Poste, prossimo alla pensione e con tanta esperienza alle spalle. Ragosa in realtà è stato nominato Commissario in attesa di diventare direttore generale quando lo statuto della nuova Agenzia fosse stato approvato. Di lì a poco alcune delle indicazioni della Cabina di regia sono state recepite da uno dei provvedimenti del Governo per la crescita.
  Tutte cose che senza decreti attuativi hanno poco senso, ma meglio di nulla. A febbraio uno degli ultimi atti del Governo Monti è stata la nomina di Ragosa, firmata dai Ministri Passera e Profumo, quale digital champion, una figura chiesta dal Commissario europeo Neelie Kroes per evangelizzare i cittadini sull'importanza di Internet. È l'uomo giusto l'ottimo Ragosa per fare l'evangelista ? Non c’è stato il tempo per dirselo perché quando sembrava che finalmente si potesse iniziare a lavorare, ieri mattina il Premier (non era proprio ieri, insomma, però qualche giorno fa) Enrico Letta ha nominato Francesco Caio, mister agenda digitale. Caio è un manager preparato e competente, sa di cosa si parla quando si parla di reti a banda larga, un po’ meno sul resto, ma è amministratore delegato di un grande gruppo industriale come Avio, e quel posto giustamente lo tiene stretto perché l'incarico di Letta è gratuito e volontario, praticamente una cosa nel tempo libero, ma l'agenda digitale non può essere un hobby. Ecco perché accanto a Caio è stato nominato un piccolo think tank che lo aiuterà; è composto da tre persone di indubbio valore, come l'economista Francesco Sacco e il giornalista Luca De Biase, oltre alla promotrice di Vedrò (la conferenza dei lettiani) Benedetta Rizzo. Ma siamo sicuri che dopo tanto parlare ci fosse bisogno di altri thinker, cioè pensatori per l'agenda digitale e non di maker, persone che fanno ? In ogni caso auguri al mister e anche al champion e anche ai thinker. Sarà pure una priorità questa agenda ma per adesso ha creato solo poltrone e parole. Questo è un pezzo tratto dal direttore di Wired, il blogger Luna, e per quanto ci riguarda sono tanti gli interessi che vengono accarezzati dall'agenda digitale.
  Come abbiamo visto e come vedrò, una fondazione necessariamente sembra essere coinvolta nell'erogazione di questi fondi da parte del Governo ad un ente, che è uno stesso ente controllato dalla Presidenza del Consiglio. Questa è una delle tante ragioni per cui noi voteremo in questa maniera, perché come al solito non vengono prese in considerazione le istanze dei cittadini e tutto sembra autoriferito, qualsiasi erogazione di denaro, nel momento in cui si va a scavare, sembra assolutamente chiusa in un circuito interno in cui i cittadini e l'innovazione vengono continuamente marginalizzati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Pregiatissima Presidente, membri del Governo, colleghi deputati: ordini del giorno, anzi, a ricercare lo storico, come si usa dire nelle ricerche di archivio, numerosi emendamenti, ma questo Governo ha detto no al confronto, ha detto sì al mantenimento dello status quo, non ha voluto confrontarsi e lasciare spazio all'opposizione, sebbene costruttiva per il Paese. Numerosi gli ordini del giorno presentati, ma tutti con un fil rouge, che si prodiga di voler raggiungere un acme condiviso: il bene comune, il benessere collettivo. Così sono stati presentati ordini del giorno che richiamano alla revisione della spesa pubblica, alla messa in atto del principio del buon pater familias, del non spendere in momenti di crisi e del mantenere ciò che già esiste, magari restaurando, del chiedere conto di opere irrealizzate e di finanziamenti che se non sono spesi completamente devono essere restituiti. Il tempo del benessere è determinato da molto, ahimè. Il richiamo al rispetto della legalità, al recupero dell'educazione da impartire è da rispolverare nei più; il desiderio di fare qualcosa per la collettività: Pag. 265erano e sono tutti principi presenti e palesi negli ordini del giorno di cui non si è voluto tener conto. Si tratta di tematiche a volte difficili da affrontare, quali l'invalidità e la donazione degli organi. La delicatezza con cui avrebbero dovuto essere trattate queste argomentazioni così serie non è stata affatto valutata, perché avete voluto snobbarci, perché non avete voluto dare voce anche ad altri cittadini, che pur non facendo parte della maggioranza rappresentano anche loro il Paese e la volontà popolare. Perché non condividere azioni volte al bene del Paese, perché continuare a guardare solo al voto e alle scadenze elettorali e non pensare a ciò di cui una popolazione necessita ?
  Vogliamo uscire da questa crisi, vogliamo il rispetto delle regole, vogliamo dire basta agli sprechi di denaro pubblico, vogliamo tutelare i servizi sociali e i servizi alla persona, in definitiva vorremmo il diritto alla felicità, non presente nel nostro ordinamento, vorremmo che diventasse un dogma ufficioso nell'assumere decisioni per la collettività. Come disse lo scrittore, o meglio il politologo latino per eccellenza Cicerone, nella foga del discorso contro Catilina, che aveva tentato di farlo assassinare, deplorando la perfidia e la corruzione dei sui tempi: «o tempora, o mores !».
  Vorrei poi rassicurare i colleghi dell'Assemblea che ieri sono venuti a conoscenza della mia storia: se ci fate caso, io sono seduto in fondo all'Aula, quindi tutti giorni salgo le scale per arrivare fino a qui. Sono partito da una condizione tale per cui non muovevo le gambe e le mani, non vedevo da un occhio e non riuscivo a parlare. Oggi la mia storia è già diventata un case history internazionale, quindi se volete potete andarvi a documentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)
  Come ho scritto nella mia storia, pubblicata online nel 2009, parlando proprio di me, su di me, il titolo che l'ha resa famosa è stato «Vinciamo noi», e qui lo ripeto, vinciamo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, ci troviamo ancora in quest'Aula dopo una notte trascorsa ad illustrare gli ordini del giorno, che sappiamo valgono meno della carta sulla quale sono stati scritti, non per nostra scelta, checché ne dicano i nostri colleghi. Non è stata, infatti, una nostra scelta quella di porre la questione di fiducia sul decreto «del fare» privando, ancora una volta, il Parlamento di ogni suo valore. Abbiamo semplicemente cercato di migliorare un decreto che ritenevamo pessimo. Siccome sono stati presentati oltre 2.200 emendamenti, la maggior parte dalla maggioranza, evidentemente non siamo gli unici a pensare che sia così.
  Abbiamo ridotto, con spirito costruttivo, il numero degli emendamenti, dai cinquecento iniziali a settantacinque, fino a scendere ad otto. Solo otto emendamenti dei quali la maggior parte è a costo zero. Ne citerò solo qualcuno: il vincolo agli incentivi aziendali contro la delocalizzazione, per evitare che le aziende che ricevono incentivi dallo Stato per lo sviluppo e l'investimento vadano poi ad investire all'estero invece che in Italia, abbandonando anche i loro dipendenti; la maggior trasparenza della Cassa depositi e prestiti o l'apertura di un fondo per le piccole e medie imprese dove versare le eccedenze dei nostri stipendi e di quelli degli altri parlamentari che avessero voluto farlo. Il Governo però, ancora una volta, ha preferito passare sopra le nostre richieste e quelle delle altre forze politiche. È troppo tempo che il Governo va avanti a colpi di decreti-legge e di fiducia.
  Quello che stiamo cercando di fare, in questo momento in quest'Aula, è difendere la centralità e le prerogative del Parlamento da quello che è un presidenzialismo di fatto. Se i colleghi si sforzassero di cogliere il senso di quello che definiscono banalmente ostruzionismo si renderebbero conto che stiamo facendo una battaglia anche per loro, per difendere anche il loro Pag. 266ruolo in questo Parlamento. Se questo tentativo piratesco di modificare la Costituzione andrà in porto, il Parlamento si troverà trasformato in un semplice ente di ratifica e i parlamentari, noi tutti, non saremmo altro che «pigiabottoni». L'unica condizione che abbiamo posto per sospendere l'illustrazione dei nostri ordini del giorno e riprendere il regolare lavoro dell'Aula è stata quella di spostare a settembre la discussione del disegno di legge di riforma costituzionale che modificherà radicalmente l'articolo 138 che, lo ricordo ancora una volta, è l'articolo che norma le modifiche alla Costituzione, la porta che difende la nostra democrazia.
  Ieri in Commissione Affari costituzionali la maggioranza ha provato a sradicarla quella porta, forzando una accelerazione alla discussione del disegno di legge che priverà il Parlamento di gran parte dei suoi poteri sull'esame di questo tipo di provvedimenti. Noi chiediamo che il disegno di legge sia discusso a settembre, con i tempi che merita e non nelle 2 ore e 25 minuti che gli sono stati dedicati in Commissione, ma, come è facile intuire dalla nostra presenza continuativa in quest'Aula, anche questa semplice richiesta è stata respinta perché il partito unico le porcate preferisce farle d'estate, quando gli italiani sono in vacanza e l'opinione pubblica è distratta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ora, conclusa questa premessa, entro nello specifico dell'ordine del giorno che ho presentato e che il Governo ha chiesto di riformulare.
  Allora, l'ordine del giorno riguarda le materie prime dei farmaci e una maggior tutela sulle materie prime dei farmaci provenienti dai Paesi extra Unione europea. Noi abbiamo chiesto che entrasse in vigore una norma del 2006, di otto anni fa, secondo cui le materie prime che vengono dai Paesi extra Unione europea debbono essere convalidate da un ente di uno Stato dell'Unione europea. Questa norma non è stata applicata ancora oggi. Ora, il Governo ci chiede di riformulare l'ordine del giorno, nello specifico in questa parte: «Sarebbe necessaria da parte del Governo una maggiore attenzione alla salute dei cittadini, piuttosto che sostenere le logiche mercantili da parte delle aziende farmaceutiche». Ora, io non capisco che difficoltà abbia il Governo a difendere la salute dei cittadini piuttosto che quella delle aziende farmaceutiche. Quindi, se mi spiegate... (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lorefice. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, prima di iniziare il mio intervento vorrei denunciare quanto avvenuto in seno alla I Commissione affari costituzionali ove, in modo scomposto e forzando le norme regolamentari, si è proceduto a deliberare l'anticipazione dell'esame del disegno di legge costituzionale sull'istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali, rinviando invece l'esame dei progetti di legge nn. 664, 1.154 e abbinate sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti in riferimento ai quali era già stata deliberata la procedura d'urgenza, ai sensi dell'articolo 69 del Regolamento della Camera.
  La motivazione addotta alla richiesta di procedere alla suddetta deliberazione è stata quella legata alla circostanza che la discussione sulle linee generali del disegno di legge costituzionale è stata calendarizzata per lunedì 29 luglio, motivazione questa inaccettabile, dal momento che le proposte di legge per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti sono già state calendarizzate per una data ben precedente, e cioè venerdì 26 luglio.
  Cosa non si fa per continuare a percepire il finanziamento pubblico !
  Bene, passo adesso alla mia dichiarazione di voto. In quest'Aula si è ampiamente discusso degli ordini del giorno che abbiamo deciso di presentare e che riguardano tematiche che riteniamo particolarmente importanti. Questi sono stati giorni molto impegnativi per tutti, i giorni del famigerato quanto discutibile «decreto del fare».Pag. 267
  Abbiamo presentato ben 500 emendamenti, poi ridotti a 80. Molti colleghi hanno lavorato giorno e notte, spesso tra l'indifferenza e il disinteresse più totale. Gli emendamenti sono poi diventati 50, poi 8, ma ci è stato detto che erano ancora troppi. Ciò è assolutamente inaccettabile. Noi rappresentiamo il 25 per cento di questo Parlamento, il 25 per cento degli italiani che ci hanno dato fiducia e ci hanno mandato qui con un unico obiettivo: cambiare le cose.
  È quello che fin dall'inizio abbiamo cercato di fare non a suon di proteste, ma di proposte vere e concrete. Non possiamo deluderli e combatteremo sempre per le cose in cui crediamo senza scendere mai a nessun compromesso cui molti invece sembrano abituati.
  Con questi ordini del giorno abbiamo cercato di non trascurare alcun ambito – sanità, ambiente, cultura, istruzione, molto e molto altro ancora – sebbene proprio per la sanità e l'istruzione il decreto abbia previsto ben poco. Ora, se volessi essere sospettosa, poteri dire che una cosa del genere è stata voluta, poiché un popolo malato e ignorante è più facilmente gestibile.
  In tutto abbiamo presentato 105 ordini del giorno, cioè atti con i quali vogliamo esprimere la nostra direttiva politica al Governo e auspichiamo che lo stesso li accolga favorevolmente.
  Ai colleghi, invece, chiediamo ciò che il popolo italiano chiede: abbiate un sussulto di orgoglio, lasciate perdere gli interessi delle lobby, i poteri forti, i tornaconti personalistici, quelle logiche partitiche che vi impongono di votare orrori che non votereste mai. Ascoltate il volere del popolo italiano, un popolo che da anni soffre una crisi economica, sociale e culturale senza precedenti, un popolo che grida tutto il suo dolore, allo stremo delle forze, che vede ogni giorno i suoi figli abbandonarlo.
  Al grido di «ce lo chiede l'Europa» avete ulteriormente tartassato questa nostra amata ma martoriata terra. Noi al grido di «ce lo chiede l'Italia e gli italiani» vi chiediamo di restituirci ciò che ci avete tolto.
  Oggi potete porre rimedio ad anni di politiche scellerate, oggi potete fare qualcosa di meraviglioso: ridare dignità a questo Paese e alla sua gente. Per favore, fatelo ! Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, colleghi, in merito al complesso degli ordini del giorno presentati dal MoVimento 5 Stelle vi sono alcune semplici considerazioni da porre all'attenzione dell'Assemblea.
  Questo decreto, furbescamente definito «del fare» dal presente Governo, altro non è che l'ennesimo decreto omnibus.
  Al suo interno sono nascoste, sotto le candide pieghe di qualche norma davvero propositiva, una serie di articoli atti a stringere mani e a strizzare l'occhio a quei poteri più influenti e determinanti per l'equilibrio politico che questa coalizione si preoccupa di sostenere, lungi dalla sua finalità, il rivolgersi al reale stato di bisogno dell'economia nazionale.
  Gli ordini del giorno presentati dal Movimento 5 Stelle altro non sono che osservazioni rientranti nel più elementare buonsenso: in un Paese in cui i decreti-legge rispondessero davvero ai requisiti di necessità ed urgenza, gli emendamenti trasformati oggi in ordini del giorno non avrebbero avuto ragione di esistere.
  Purtroppo, qualora quel Paese esistesse – colleghi deputati – non si potrebbe certo dire che si tratti della nostra Repubblica. Il ruolo del Movimento 5 Stelle è anche quello di evidenziare queste storture, lottando affinché i diritti e le voci dei cittadini vengano ascoltati.
  Quanto al lavoro della Commissione affari sociali, alcune di queste proposte sono state oggetto di discussione, talvolta approdando anche a nostri atti di sindacato ispettivo regolarmente depositati; ma Pag. 268sulla capacità di dare risposte da parte di questo Governo forse è meglio che non mi dilunghi in questa sede.
  A compimento del nostro lavoro, quello di oggi è un estremo tentativo di arginare alcuni pericoli di carattere tecnico ed economico sottesi all'entrata in vigore di questo provvedimento nella forma in cui è stato approvato dalla Commissione bilancio. Si è trattato di un lavoro eterogeneo e multiforme, per cui a tratti ci siamo sentiti degli autentici acrobati, tanto disparate si sono rivelate le tematiche del testo in questione.
  Partiamo, ad esempio, dall'associazione italiana della Croce rossa e dalla possibilità, riconosciutale, di presentare, entro il 30 settembre, un'istanza di accesso ad anticipazioni di liquidità per il 2014 che ha dell'assurdo. Chiediamo, pertanto, che si attui un'effettiva vigilanza e che la restituzione delle somme erogate risulti verificabile.
  Continuiamo sottolineando la disparità di trattamento tra classi di lavoratori, laddove alla classe dirigenziale medica, veterinaria e sanitaria si permette di maturare esperienza ed anzianità derogando alla soluzione di continuità, mentre ciò non è permesso agli altri operatori delle strutture pubbliche in virtù di una inapplicabilità, a tali soggetti, del medesimo trattamento derogatorio.
  Ci siamo soffermati sui farmaci e sulle procedure di richiesta di classificazione cui si devono attenere le case farmaceutiche in riferimento alle tempistiche ed agli atti che quelle inadempienti devono sostenere. A tal riguardo il Movimento 5 Stelle, in XII Commissione, si è già attivamente interessato, mesi fa, del caso Ozopulmin, farmaco per bambini contraffatto, immesso in commercio e sul mercato, e ben presto ritirato. Sull'argomento ci siamo anche premurati di sottoporre un'interrogazione al Ministro Lorenzin, la cui superficialità nel rispondere – figuriamoci nel porre in essere provvedimenti adeguati ! – ci ha lasciati, per così dire, perplessi.
  Riguardo questo argomento, infatti, esiste una direttiva europea – che ci si guarda bene dal porre in attuazione – che prevede una certificazione delle materie prime da parte delle autorità statali invece dell'autocertificazione ad oggi adottabile dal responsabile di produzione. Una sua attuazione, lo ripetiamo ancora, sarebbe solo ed esclusivamente nell'interesse dei cittadini fruitori dei farmaci.
  Volgendo poi ad argomenti più propriamente etici, laddove si prevede che i comuni trasmettano i dati relativi alla donazione degli organi al sistema informativo trapianti, appare logico pretendere che venga almeno valutata la possibilità che la disponibilità o il diniego alla donazione degli organi sia contenuta sia nella carta di identità sia nel passaporto con un apposito codice seriale corrispondente al soggetto.
  Da ultimo, affronto il preteso problema dei falsi invalidi, troppo spesso sbandierato dai mezzi di informazione nei confronti di un'opinione pubblica facile all'indignazione; il tutto con il malcelato intento di giustificare una serie di passati interventi governativi che hanno portato le procedure di accertamento dell'invalidità, già certamente farraginose, al limite del proibitivo per coloro che, in quanto disabili, meriterebbero, invece, maggiori tutele da parte delle istituzioni. Tale aggravamento delle procedure non può che pretendere una semplificazione, ed è per questo che abbiamo proposto al Governo degli accorgimenti volti a monitorare il processo dal punto di vista gestionale ed economico, al fine di fornire dati certi su cui formulare debite considerazioni. Ciò risulterebbe semplicissimo tramite l'invio periodico alle Commissioni competenti di relazioni che riferiscano il numero degli accertamenti eseguiti e quello dei falsi invalidi riscontrati.
  Ciascuno di questi temi pretenderebbe una trattazione autonoma e degnamente articolata da parte di questa Assemblea, e spero che ciò avverrà, forse anche solo perché sarebbe sintomatica di un'inversione di tendenza volta al recupero della dignità e del ruolo centrale che questa istituzione, di cui mi pregio di far parte, merita: potremmo allora dire di vedere Pag. 269finalmente la fine di questa fase oscura in cui il Parlamento riveste un ruolo di ratificatore di normative redatte da pochi soggetti ben lungi dall'essere scelti dagli elettori attraverso il ricorso alle urne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, ringrazio sempre i cittadini che ci continuano a seguire da casa.
  Devo fare una piccola digressione personale prima di affrontare il tema. Sono arrivata in questo Parlamento forse per caso o forse no, perché sette anni fa nella mia vita, all'età di trent'anni, ad un certo punto mi sono resa conto di vivere come nel film The Truman Show, dove Jim Carrey a un certo punto scopriva che tutto quello che c'era intorno a lui era falso (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle). Infatti, Jim Carrey, pensando di vivere una vita felice, con una moglie e con dei figli, si accorgeva invece che tutti quelli intorno a lui erano attori e tutto quello in cui aveva creduto e aveva sperato, era costruito da altri che pensavano e avevano la presunzione di gestire la sua vita senza che lui fosse in grado almeno di percepire questa falsità.
  Sette anni fa ho capito questo e come me lo hanno capito tanti italiani, anche tanti di quelli che sono fuori da qui in questo momento. L'ho capito anche grazie al blog di Beppe Grillo, perché sette anni fa quando ho cominciato a leggere in questo blog – che poi è diventato uno dei più famosi al mondo – venivano dette delle cose che non dicevano né la televisione, né la stampa. Allora, dopo 10 ore di lavoro, tutti i giorni me ne andavo in giro a distribuire volantini con queste informazioni e l'ho fatto perché credo nella verità o quanto meno credo nella ricerca della verità, il che ritengo possa essere un obiettivo importante da perseguire nella vita di ciascuno di noi.
  Signor Presidente, proprio perché credo nella verità, odio tutte le forme di bugia, anche quella che è venuta fuori su questo decreto-legge. Infatti, è stato detto dalla stampa, a ogni piè sospinto, che il voto di fiducia sia stato posto perché il MoVimento 5 Stelle su questo decreto-legge ha fatto ostruzionismo. Questa è una grandissima bugia (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle) e basta andare a leggere i resoconti dove si potrà vedere che noi non avevamo iniziato l'ostruzionismo prima dell'apposizione della questione di fiducia, tutt'altro. Noi avevamo attuato – quella che a voi tanto piace – la mediazione e il dialogo ed, infatti, avevamo presentato emendamenti che poi, per mediare con il Governo, abbiamo ritirato in parte e così siamo scesi da 500 a 80 ed infine a 8 emendamenti. A quel punto, il Governo ci ha detto che neanche questi 8 emendamenti andavano bene e ci ha detto che ne sceglieva due o tre e noi gli avremmo dovuto dire che ci andavano bene. Naturalmente, abbiamo detto di «no», ed allora è stata posta la questione di fiducia, quando l'ostruzionismo non era neanche iniziato.
  A me viene un dubbio, perché questo è già il terzo decreto-legge – e saranno anche tutti gli altri ad andare avanti così – nel quale il Governo e la maggioranza in nessun modo vogliono accogliere le nostre proposte e i nostri emendamenti, se non briciole o piccoli contentini. Mi sono chiesta il perché di questa situazione, visto che gli emendamenti che noi presentiamo hanno come unico obiettivo l'interesse comune, il bene comune e il bene pubblico. Noi non stiamo rappresentando interessi di privati, ma quelli dei cittadini, e su questo possiamo essere ancora dei principianti e sbagliare a volte nella forma, ma questa è la finalità che perseguiamo.
  Personalmente, non comprendo per quale motivo la maggioranza – che pure è qui chiamata a difendere l'interesse e il bene comune, esattamente come facciamo noi, magari con ideali o indirizzi politici diversi, ma sempre di beni comuni stiamo parlando – non accoglie mai i nostri emendamenti. Infatti, sono curiosa di sapere quale interesse e quale bene comune abbia difeso il Governo non accettando il Pag. 270nostro emendamento di riduzione dei contributi CIP6 per fonti assimilate ed inceneritori. Quale interesse e bene comune ha difeso il Governo non accettando il vincolo di incentivi locali contro la delocalizzazione ? E potrei continuare.
  Invece no, la battaglia del Governo è contro il MoVimento 5 Stelle, contro questo movimento che non è ricattabile, perché propone una politica nuova (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle) ! Una politica dove gli interessi dei cittadini e i beni comuni non sono ricattabili, non sono in vendita, non sono merce. Questa è la nostra rivoluzione, che lo capiate o no (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Non è presente, si intende che abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tacconi. Ne ha facoltà.

  ALESSIO TACCONI. Grazie, Presidente. Già molto è stato detto dai miei colleghi riguardo al complesso degli ordini del giorno che abbiamo presentato e riguardo alle motivazioni per cui ne abbiamo presentati così tanti, e riguardo al nostro obiettivo finale nel presentarli.
  Mi soffermerò quindi sull'ordine del giorno da me presentato, il numero n. 9/1248-A/R/225. Esso rappresenta un chiaro esempio di come il Governo, quando un ordine del giorno deriva da un emendamento finalizzato a migliorare un provvedimento del Governo, non sembra considerarli in maniera seria e ponderata ai fini di un efficace miglioramento del decreto-legge stesso.
  Ad esempio, quello che avevo presentato riguardava le imprese miste per lo sviluppo e chiedeva di predisporre ulteriori interventi normativi che prevedano finanziamenti agevolati ad imprese ed organizzazioni che lavorano nel campo dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile, dei servizi sociali, della cultura e della cooperazione internazionale. Già nel mio precedente intervento ho spiegato i motivi per cui è stato presentato questo ordine del giorno. Ora, il fatto che il Governo accetti questo ordine del giorno a condizione che sia riformulato con i termini: «Impegna il Governo a valutare l'opportunità di predisporre ulteriori interventi (...)», manifesta sempre di più la volontà di non prendere sul serio gli ordini del giorno e di non prendersi le proprie responsabilità. È chiaro che dietro una formula del genere noi vediamo la scarsa volontà di seguire queste indicazioni.
  Per far comprendere meglio il fine di questo ordine del giorno, citerò alcune righe degli schemi di lettura che sono predisposti non da noi ma dagli uffici della Camera. Vi si sostiene che: «Al fine di sostenere la ripresa delle iniziative di cooperazione allo sviluppo, favorendo l'internazionalizzazione delle imprese italiane attraverso la creazione di joint ventures nei Paesi in via di sviluppo, l'articolo 7 del «decreto del fare», novella il comma 1 dell'articolo 7 della legge n. 49 del 1987, che disciplina l'assetto della cooperazione italiana allo sviluppo. La nuova formulazione prevede che attraverso il Fondo di rotazione per la cooperazione allo sviluppo, gestito dal Mediocredito centrale, possano essere concessi alle imprese italiane crediti agevolati per assicurare il finanziamento integrale del capitale di rischio, ai fini della costituzione di joint venture, nei Paesi in via di sviluppo, con corresponsione dei crediti agevolati anche in forma anticipata».
  Noi avevamo chiesto di fare in modo che i fondi derivanti dalle tasse dei cittadini italiani non potessero, anche solo potenzialmente, servire per sfruttare altre popolazioni o l'ambiente e che quindi essi venissero concessi alle imprese che si dimostreranno attente al rispetto dell'ambiente e delle varie culture, nonché allo sviluppo sostenibile.
  Per tali motivi la riformulazione chiesta dal Governo per questo ordine del giorno non ci soddisfa e pertanto chiederemo il voto sul testo attuale.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza dei deputati Del Grosso, Di Battista e Scagliusi, Pag. 271che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Si intende che vi abbiano rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, relativamente alla dichiarazione di voto circa gli ordini del giorno presentati nelle sedute intercorse tra ieri ed oggi, esprimo il mio parere favorevole sugli emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle.
  La nostra, Presidente, è stata una scelta politica, netta, provocatoria, ortodossa. Decidendo di continuare con la tattica dell'ostruzionismo ad oltranza per tutta la notte, abbiamo voluto dare fondo a tutti i nostri dubbi, illustrandoli nel dettaglio, discutendoli, confrontandoli tra loro.
  È più che importante che il Paese sappia che non abbiamo semplicemente posto un veto su di un modo di fare politica che non ci appartiene. Al contrario, non ci siamo sottratti alle necessità imposte dalla regola della mediazione, arrivando a ridurre gli emendamenti da 500 a 8.
  Abbiamo lavorato come e insieme agli altri deputati, presentando le nostre perplessità, i nostri dubbi e le nostre proposte. Sembra ora difficile immaginare che tutti i nostri emendamenti fossero, in qualche modo, irricevibili o non condivisibili.
  C’è stato chiesto di collaborare, di essere più cooperativi, più flessibili, di «scongelarci». Ebbene, il lavoro fatto da tutti nelle Commissioni è stato la prova che vogliamo contribuire con le nostre idee ai lavori parlamentari.
  Colgo pertanto l'occasione per chiedere ai colleghi di fare anch'essi, in futuro e nelle votazioni di oggi stesso, un passo in questa direzione di collaborazione, perché, tralasciando le percentuali elettorali, rappresentiamo una parte del Paese e far sì che la nostra voce non abbia peso svilisce il senso più profondo del nostro essere qui, la democrazia. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza dei deputati Manlio Di Stefano e Loredana Lupo che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Si intende che vi abbiano rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chiara Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, vorrei ricordare alcuni degli impegni al Governo richiesti con i nostri ordini del giorno e che avremmo voluto vedere come emendamenti migliorativi di un testo che – è chiaro – di disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia ne ha ben poche.
  Dove il provvedimento in esame, all'articolo 41-ter, interviene per modificare il testo unico in materia ambientale, abbiamo, infatti, chiesto di riservare l'inserimento degli impianti a biogas e biomasse e relativi annessi fra gli impianti ad impatto ambientale scarsamente significativo solo per impianti aziendali che abbiano una potenza massima inferiore a 0,25 megawatt e che non utilizzino mais o solo colture dedicate.
  Abbiamo chiesto di programmare le reali necessità locali di energia elettrica e termica da bioliquidi, promuovendo la conversione degli impianti a biogas – combustione altamente inquinante anche per la vicinanza dei centri abitati – in impianti a biometano e dissuadendo la costruzione di nuovi impianti energetici.
  Abbiamo chiesto al Governo di prendere in considerazione l'ipotesi di predisporre un adeguamento normativo che tenga conto delle criticità riconosciute in modo da garantire che la valutazione e la scelta dell'azione di intervento sui corpi idrici debbano essere subordinate all'acquisizione di un adeguato quadro conoscitivo della falda e della sua specificità, da concretizzarsi mediante la realizzazione, da parte di professionisti idonei ed abilitati, di un modello idrogeologico della falda.
  Abbiamo chiesto di riconsiderare la potenza degli impianti di essiccazione di materiale vegetale impiegato dalle imprese agricole, in particolare per quelle alimentate Pag. 272a metano, GPL e biogas, portandoli da 3 megawatt a 1 megawatt.
  Abbiamo chiesto di riconsiderare l'introduzione delle modifiche al testo unico ambientale contenute nel provvedimento in esame riferite agli impianti considerati di inquinamento scarsamente significativo, con particolare riferimento all'introduzione degli impianti di essiccazione di materiale vegetale impiegato nelle imprese agricole.
  Abbiamo chiesto di valorizzare, promuovere e potenziare il settore agricolo nazionale, valutando la possibilità di rivedere la disciplina della vendita delle terre agricole e a vocazione agricola, al fine di disporne l'affidamento in locazione, favorendo, quindi, il ricambio generazionale e il primo insediamento da parte dei giovani imprenditori e di giovani agricoltori; di valutare la possibilità di inserire le imprese agricole della pesca tra i beneficiari del Fondo di garanzia, al fine di estendere le misure introdotte a sostegno anche delle imprese del settore primario e mantenere la riserva del 30 per cento del rifinanziamento del fondo agli interventi di controgaranzia a favore di Confidi ed evitare di attribuire a progetti di riconversione del comparto bieticolo-saccarifero il carattere di interesse strategico, nonché il riconoscimento di priorità di carattere nazionale in considerazione dei prevalenti profili di sviluppo economico di questi insediamenti produttivi di riconversione degli zuccherifici presenti nel territorio nazionale.
  Penso alla centrale di Castiglion Fiorentino, poco distante da dove abito. Questo, infatti, sta destando allarme e preoccupazione in molte realtà territoriali ed è una forte preoccupazione per le possibili conseguenze ambientali e sanitarie che porterebbero queste scelte, spesso giustificate da esigenze di tutela dei posti di lavoro, ma nelle quali si pensa possano esserci forti economici, che nulla hanno a che vedere con il benessere della collettività.
  Per quanto riguarda l'ordine del giorno presentato a mia firma, pur ritenendo che la formulazione indebolisca l'atto che avevo presentato, accetto la riformulazione ma chiedo di porlo comunque in votazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Gianni Melilla. A che titolo ?

  GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente, volevo solo informare l'Aula che è successo un gravissimo incidente in provincia di Pescara: è esplosa una fabbrica di fuochi d'artificio e vi sono otto dispersi.

  PRESIDENTE. La ringrazio, magari chiederemo al Governo di saperne di più su questo incidente nel corso dei lavori.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Grazie, Presidente. Cari colleghi deputati, membri del Governo, con il «decreto del fare» il Governo ha dimostrato la totale assenza al suo interno di lungimiranza nei confronti di un Paese che, a questo punto, iniziamo a credere consapevolmente sta per essere trascinato in un vortice senza via d'uscita, che vedrà questa crisi perpetrarsi nel tempo.
  Oggi, crisi economica, occupazionale e produttiva a cui si aggiungeranno per le future generazioni anche crisi di carattere ambientale, alimentare e strutturale. Corsa alla cementificazione, scarso interesse per i disagi ambientali che questo Paese già vive, nessun tipo di considerazione per un settore, quello primario, che dovrebbe essere invece il fiore all'occhiello di questo Paese.
  Alcuni ordini del giorno che sono stati presentati oggi in Aula volevano essere una correzione a quelle che possiamo definire «sviste» presenti nel testo del «decreto del fare», che in alcuni casi fanno sorridere per l'assoluta assenza di una visione prospettica.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 11,55)

  PAOLO PARENTELA. Ci si limita a gestire l'emergenza, senza pensare che questo tipo di gestione porta ad un altro genere di emergenza. Forse, cari signori onorevoli, è proprio il vostro modo di fare politica la vera grande emergenza di questo Paese. Andando avanti così ci troveremo domani a dover gestire chissà quanti nuovi problemi, perché non si è ritenuto opportuno oggi porre i necessari rimedi ad una situazione degradata e degradante. Piangeremo domani i cittadini morti sotto le macerie della cementificazione scellerata, piangeremo per la nostra gente malata grazie ai fumi che oggi immettiamo nell'aria, ritenendo scarsamente inquinanti modalità di produzione energetica che invece non hanno alcun rispetto per la salute ambientale e dei cittadini.
  Lo facciamo in nome di una falsa e ipocrita crescita, lo facciamo con le stesse logiche che hanno portato quest'Aula ad approvare misure di austerity che avrebbero dovuto rifocillare le casse dello Stato, ma che, al contrario, hanno portato ad una seria contrazione delle entrate fiscali. Tutto questo in nome di chi ? In nome di quali interessi ? Quali interessi si salvaguardano quando si adottano misure che consentono, ad esempio, di poter ancora importare i rifiuti in Campania ? Quali interessi si sono salvaguardati quando si predispone la costruzione di nuovi inceneritori per bruciare i rifiuti ? Sono davvero gli interessi dei cittadini ad essere salvaguardati ? Se così fosse, si adotterebbero misure per ridurli i rifiuti non per bruciarli, al fine poi di produrre energia che a sua volta viene sprecata.
  Chi coprirà i costi derivanti da queste scelte assurde ? Indovinate ? Saranno ancora i cittadini, gli stessi ad essere malati di cancro per la presenza di un inceneritore sotto casa, o saranno i grandi azionisti di quelle grandi aziende che con quei termovalorizzatori rimpinguano e valorizzano – quelli sì – i loro conti in banca ?
  Aspettate un attimo, a chi serve estromettere le aziende agricole e del settore della pesca dal Fondo di garanzia previsto per le piccole e media imprese ? Forse le aziende agricole sono in punizione, come i bimbi cattivi o addirittura sovversivi ? Forse perché in questa Italia che non va rappresentano l'unico settore in crescita ?
  Mi pare giusto: facciamo in modo che gli imprenditori agricoli siano messi in condizione di non poter accedere al credito.
  Tanto le arance, ad esempio, le mangiamo già, ci arrivano dalla Tunisia e possiamo venderle nei vostri supermercati ! Sarebbe assurdo consumare le arance calabresi, siciliane...
  E poi ancora, vorrei tanto sapere chi pagherà i costi del dissesto idrogeologico che causerà la vendita dei terreni demaniali a vocazione agricola. Su quei terreni correrà la cementificazione selvaggia, una volta che il nuovo proprietario avrà convinto il politico di turno a concedergli l'edificabilità del sito o, peggio ancora, quando il proprietario avrà fatto tutto abusivamente.
  Quest'Aula sembra non porsi parecchie domande, perché i componenti sono abituati a vivere in un mondo fatato, fatto di porte aperte, lauti stipendi e privilegi inauditi. Non sanno cosa vuol dire disoccupazione, non sanno cosa vuol dire campare con poche centinaia di euro al mese, non sanno cosa vuol dire avere il cancro perché sotto casa i rifiuti bruciano ed emettono diossina ogni giorno.
  Presidente, loro evidentemente non vivono la tragica realtà di un Paese finito allo sfascio, oppure lo comprendono ed è per questo che, anziché occuparsi dei veri problemi dei cittadini, si preoccupano di non perdere la situazione di privilegio in cui vivono, delegando tutto alle prossime generazioni. È questo il loro vero senso della responsabilità.
  Il voto che stiamo per esprimere di fatto è inutile, perché le decisioni vere sono già state prese da tempo e fuori da quest'Aula. Noi stanotte abbiamo dato dimostrazione di come vorremmo combattere la guerra dentro cui ci sentiamo e di Pag. 274quali siano le armi che vogliamo utilizzare. Lavoro duro, buone proposte e democrazia: sono queste le armi di distruzione di casta. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente, colleghi, membri del Governo, in questo «decreto del fare», su cui il Governo ha posto la fiducia, mancano dei provvedimenti che possano affermare gli stimoli positivi che vengono da un settore troppo spesso dimenticato, quello primario: l'agricoltura.
  Tra gli aspetti interessanti già riportati da alcuni colleghi ricordiamo: l'Italia è il primo Paese in Europa per numero di prodotti agroalimentari di qualità e riconosciuti dall'UE come la DOP, IGP e la STG. Queste produzioni registrate sono 219, di cui 91 prodotti ortofrutticoli e cereali e 41 oli extravergini e formaggi.
  Il PIL cresce solo in agricoltura, infatti secondo i dati della Coldiretti il primario nel primo trimestre 2013 è il solo settore che fa segnare un aumento del valore aggiunto sia in termini congiunturali, più 4,7 per cento, che tendenziali, più 0,1 per cento, mentre nel 2012 tale valore ha toccato il più 2,2 per cento, benché ci siano stati tagli drastici dei raccolti agricoli, anche per effetto di un andamento climatico anomalo.
  Export: aumento del 7 per cento dall'inizio dell'anno delle esportazioni, che spinge l'agroalimentare verso il record storico di 34 miliardi fatturati all'estero durante l'anno, ovviamente in controtendenza rispetto all'andamento generale, trainato dall'aumento della domanda estera in tutti i principali comparti produttivi, che compensa la crisi dei consumi sul mercato interno.
  Settori trainanti: piace all'estero il made in Italy, in modo particolare l'ortofrutta fresca, la cui domanda aumenta del 7 per cento, seguita dal vino che cresce con un aumento del 10 per cento. Crescono anche la pasta, prodotto di eccellenza nostrana, con un più 7 per cento e l'olio d'oliva con un più 11 per cento.
  Questi dati assolutamente positivi si riflettono con un incremento dell'occupazione del settore primario con oltre l'8,5 per cento delle assunzioni di giovani sotto i 35 anni di età al primo trimestre 2013 e, nello stesso periodo, un aumento delle assunzioni complessivo dello 0,7 per cento in netta controtendenza con l'aumento recessivo del PIL e degli occupati dell'industria e dei servizi.
  Alla luce di questi dati, possiamo definire l'agricoltura – e penso che ne converrete tutti – come il solido baluardo della nostra economia, alle prese, invece, negli altri settori con la dura crisi che è di fronte agli occhi e dentro alle tasche degli italiani.
  Il «decreto del fare», che è stato approvato ricorrendo al voto di fiducia, è completamente privo di misure che possano dare un ulteriore slancio al settore agricolo e che addirittura, in alcuni casi, tarpano le ali all'enorme potenziale di crescita che avrebbe effetti immediati su tutta l'economia italiana.
  Ci saremmo auspicati misure riguardanti l'accesso al credito con un Fondo di garanzia a favore delle aziende agricole, permettendogli di fare investimenti in macchinari e strutture innovative e attività economiche sostenibili; di far affittare le terre demaniali, piuttosto che la loro vendita – visti i precedenti, dovremmo parlare meglio di svendita –, favorendo la locazione da parte dei giovani con meno di 35 anni, notoriamente privi di capitali da investire o accesso al credito; di fare la sburocratizzazione, attraverso la diffusione della banda larga in agricoltura, che consentirebbe alle aziende, tra le altre cose, di ottemperare alle tante auspicate misure standardizzate in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; di fare promozione di attività agricole per la produzione alimentare di qualità e sostenibile, come il biologico e il biodinamico, piuttosto che favorire coltivazioni per la produzione di biomassa per fini energetici o la cementificazione del consumo di suolo Pag. 275delle superfici rurali, in un Paese, il nostro, non il Kenya, che ormai ha perduto l'autosufficienza alimentare.
  Insomma, abbiamo perso, per vostra unica responsabilità, l'ennesima grande opportunità di agire concretamente per il bene dei cittadini. Per questo, noi voteremo a favore dei nostri ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, colleghi deputati, tutti gli assistenti che con noi hanno vissuto questa notte, innanzitutto buongiorno, anche se è mezzogiorno.
  Detto questo, questa notte l'abbiamo passata qui perché sul «decreto del fare» il nostro contributo migliorativo non è stato accettato e quindi ci proviamo – come hanno detto i miei colleghi – con gli ordini del giorno. Ho soprannominato questa situazione, sulla mia pagina Facebook, che al momento stanno guardando in diretta più di mille persone, come «MoVimento 5 stelle contro il resto del mondo» (Commenti). È vero, ma voi dite sempre buh, sempre buh... Ma veniamo alla dichiarazione di voto.
  Come membro della Commissione agricoltura, avendo molto a cuore questo settore, che nonostante la crisi è l'unico che mostra segnali di crescita, durante la discussione generale, avevo accennato a temi quali l'infinita vicenda delle quote latte, che è una ferita ancora aperta alle nostre finanze e ancora non è risolta (si parla di oltre un miliardo di euro), la lotta alla contraffazione, l'applicazione della legge sull'etichettatura, la certezza sui pagamenti, il rispetto in toto, per tutte le parti, dell'articolo 62, la gestione dei domini Internet ICANN, altrimenti rischieremmo di avere la distruzione del mercato online delle nostre denominazioni, perché, per esempio, scrivendo www.barolo.wine magari si apre un ristorante di Filadelfia.
  Poi abbiamo accennato alla necessità di un piano agricolo nazionale, sfruttando anche gli strumenti della PAC. Bisogna garantire, con adeguati supporti e strutture, l'innovazione nel mondo agricolo perché domani la richieste più grande che avremo sarà proprio la domanda di cibo, alla quale, purtroppo, se non abbiamo un piano strategico non potremo rispondere.
  Queste premesse sono doverose, perché i nostri emendamenti al «decreto del fare» puntavano proprio in questa direzione.
  Nello specifico, vi parlerò degli ordini del giorno, per i quali voterò a favore e sui quali chiederemo la votazione, che sono l'ordine del giorno n. 9/1248-A/R/232, a firma della nostra collega Lupo, con la speranza che sia accolto: mi auguro che la votazione dia conferma della volontà di inserire le imprese agricole e della pesca tra i beneficiari del Fondo di garanzia e, per questo, crediamo che sia giusto votare a favore.
  Poi c’è l'ordine del giorno n. 9/1248-A/R/233, a firma della collega Gagnarli che, anche se riformulato, è comunque volto a riservare il 30 per cento dell'importo di rifinanziamento del Fondo di garanzia a favore dei confidi e, per questo, voteremo a favore.
  Poi c’è l'ordine del giorno n. 9/1248-A/R/234 di Parentela, che ricorda che noi siamo a favore di ridare in uso le terre a coloro che le usano in maniera etica e con scopi alimentari e non la vogliamo vendere, perché il patrimonio dello Stato e dei cittadini è il portafoglio e non è giusto che sia dato in mano ai privati.
  Poi c’è l'ordine del giorno del collega Bernini n. 9/1248-A/R/235, che con forza esprime che è importante la sicurezza sui luoghi di lavoro: non è possibile che, tramite un decreto-legge, si possa andare a toccare il testo unico in materia di sicurezza.
  Poi, ci sembra assurdo – questo sia con il mio ordine del giorno n. 9/1248-A/R/236, che con quello della collega Benedetti n. 9/1248-A/R/237 –, che si possa toccare in qualche modo il testo unico ambientale.Pag. 276
  Infatti, la discussione sull'ambiente e sui rischi ambientali va fatta nelle sedi opportune, in Commissione ambiente, e lo ripeterò finché posso.
  Purtroppo, poi, rimango rammaricato dell'ordine del giorno, che non è stato accettato, n. 9/1248-A/R/238, del collega L'Abbate, sui controlli relativi alle emissioni inquinanti dell'Ilva.
  Alla stessa maniera, provo delusione per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/1248-A/R/192, della giovane collega Agostinelli, che, al termine del suo lavoro, faceva notare che, nella notte tra il 17 e il 18, le Commissioni riunite hanno approvato l'emendamento 6.13, che aggiunge due commi all'articolo 6, che permettono la riconversione del comparto bieticolo-saccarifero anche in base al carattere di incostituzionalità della norma. Quindi, ci sembra strano che questo sia accolto e speriamo che le cose, magari, un domani cambino e si faccia attenzione anche su emendamenti ad un decreto su temi ambientali che abbiano anche una marcata incostituzionalità, anzi, che sono evidentemente anticostituzionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, membri del Governo, colleghi deputati, innanzitutto vorrei ricordare ad un collega, che la maggior parte di voi non ha sentito esporre il suo intervento, perché è stato fatto questa notte, che, quand'anche fosse fondata la sua accusa, il MoVimento 5 Stelle non sta bloccando il lavoro del Parlamento, dal momento che un decreto omnibus non è un lavoro del Parlamento, ma del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  In secondo luogo, ricordo che il verbo fare non ha automaticamente un'accezione positiva, perché si può fare bene, ma anche fare male.
  Infine, un'altra cosa che vorrei ricordare è che qui, nelle Aule di Montecitorio, spesso si ragiona di dover fare qualcosa, mentre invece, a volte, basterebbe soffermarsi e rivedere quanto già fatto, se non addirittura far funzionare quanto già esiste, per verificare se il provvedimento sia giusto.
  Ad ogni modo, a fronte di questo decreto, ciascuno di noi ha ritenuto giusto ripresentare sotto forma di ordine del giorno l'emendamento che aveva proposto sullo stesso, perché abituato ad andare a fondo dei provvedimenti che, eventualmente, vengono inseriti, e ritiene giusto e doveroso contenere i danni di un lavoro, se fatto in modo superficiale.
  È per questo che voterò favorevolmente a tutti gli ordini del giorno presentati dai miei colleghi.
  Per quanto riguarda gli impianti a biogas e biomasse, volevo fare una piccola digressione, perché questo, ad esempio, è un lavoro fatto superficialmente. Il riscontro ce lo danno le centinaia di comitati sorti su tutto il territorio italiano, e qui si capisce che la questione è sentita e che quanto viene permesso finora va rivisto.
  Bene, non ci vogliamo fidare dei comitati sul territorio ? Allora, proviamo a considerare i casi in cui funzionari regionali e imprenditori coinvolti nel business del biogas e delle biomasse vengono indagati per reati che vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla truffa fino all'abuso d'ufficio, per arrivare a reati ambientali e urbanistici.
  Non ci interessa sapere se questo business lascia spazio alla corruzione e al danno ambientale ? Benissimo, passiamo ad altro. Andiamo a leggere The Economist, dove si scrive che i sussidi hanno gonfiato un business che piace a governi e a industriali, ma non produce alcuna riduzione reale delle emissioni.
  Questo può essere sufficiente per farsi sorgere il dubbio che, se vogliamo fare, il materiale su cui fare già c’è. Questo decreto spazia, come abbiamo avuto modo di vedere, dalle modifiche sull'articolo 41-ter in materia di impianti ad inquinamento scarsamente significativo, su cui verte il mio ordine del giorno, fino alle modifiche in materia di sicurezza sul lavoro, per arrivare agli appalti pubblici, ai finanziamenti Pag. 277per l'acquisto di nuovi macchinari da parte delle piccole e medie imprese, alle semplificazioni in materia edilizia.
  Io sono una biologa: probabilmente sarà la mia formazione scientifica, ma non riesco sinceramente a pensare ad un modo di lavorare del genere, assolutamente non metodico e nemmeno organico.
  Riteniamo che siano argomenti banali, semplici ? La risposta potrebbe essere sì. Va bene, allora, decisamente, noi del MoVimento 5 Stelle, ma anche i nostri padri costituenti, non abbiamo capito nulla.
  Che senso aveva prevedere le Commissioni parlamentari suddivise per materia di competenza se questi argomenti sono liquidabili a suon di decreti del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, gentili colleghe, egregi colleghi, abbiamo presentato 106 ordini del giorno, 106 suggerimenti al Governo per porre rimedio ad un decreto emendato, in oltre il 50 per cento dei casi, proprio da quei parlamentari della maggioranza che hanno votato la fiducia a questo Governo, e quindi che hanno dato l'OK ad occhi chiusi al suo operato.
  Si tratta di ordini del giorno che impegnano il Governo Letta su temi come l'estensione del Fondo di garanzia alle piccole e medie imprese agricole e del settore della pesca, fortemente penalizzate dalle vostre politiche in questi anni, come l'affitto, e non la vendita, magari anche speculativa, delle terre agricole, per favorire il ricambio generazionale in un settore che attira sempre più giovani, come mantenere la riserva del 30 per cento del rifinanziamento del Fondo di interventi di controgaranzia a favore dei Confidi, come il mantenimento delle garanzie di salute e sicurezza dei lavoratori della terra, come il non inserimento degli impianti di essiccazione di materiale vegetale impiegato dalle imprese agricole tra gli impianti ad inquinamento scarsamente significativo o la riconsiderazione della loro potenza.
  Si tratta di ordini del giorno accolti dal Governo, il quale, invece, ha rigettato il ridurre delle immissioni di agenti inquinanti come la diossina a Taranto, come chiesto da un ordine del giorno che chiedo venga posto in votazione. È per questo che mi rivolgo a chi, alle 4,30 di questa notte, mentre lottavamo, come lottiamo tuttora, per la tutela democratica del Parlamento e della nostra Costituzione, ha dipinto come negativo e deleterio per la nazione il nostro modo di lavorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)
  Lavorare, e non scaldare una sedia, o oliare i polpastrelli, pigiando semplicemente un bottone, sotto comando (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, gentilmente. Grazie.

  GIUSEPPE L'ABBATE. La verità fa male, lo sappiamo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, è del tutto evidente che facendo così si allungano i tempi. Se si vuole questo... grazie.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Gentile Presidente, può far sapere all'onorevole Giacomelli (Commenti del deputato Bianconi)...

  PRESIDENTE. Onorevole Bianconi (Commenti del deputato Bianconi)... Onorevole Bianconi, la richiamo all'ordine. La richiamo all'ordine per la seconda volta.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Gentile Presidente, può far sapere all'onorevole Giacomelli che per noi l'ostruzionismo non esiste. Per noi esiste il «costruzionismo» (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), l'essere collaborativi all'azione politica e legislativa. A sacrificare il futuro e lo sviluppo del Paese siete stati voi, ponendo la questione di fiducia sul Pag. 278cosiddetto «decreto del fare». Ne avete molta di fantasia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Le maggiori richieste di modifiche, purtroppo spesso ritenute inammissibili, strano per chi abita questi palazzi da ere geologiche (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e il maggior numero di emendamenti al «decreto del fare» li avete presentati voi del Partito Democratico ed i vostri amici di una vita del PdL.
  Signor Presidente, può dire all'onorevole Giacomelli che noi non blocchiamo i lavori. Vogliamo lavori che tutelino o puntino al benessere dei cittadini. Vogliamo lavori per tutti i cittadini, e non per gli amici, o gli amici degli amici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Per voi confrontarsi con la controparte politica significa spartizione e accordi sottobanco (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi, e non voi, entriamo nel merito dei singoli articoli, dei singoli provvedimenti e delle singole misure attuate dal Governo. Noi puntiamo a modifiche che possano rendere migliore un testo monco, presentato dai vostri uomini di maggioranza e che, per vostra stessa ammissione, de facto necessita di aggiustamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  
Noi saremo sordi al richiamo delle lobby dei potenti, ma le assicuro, come assicuro ai colleghi di questa splendida e variopinta maggioranza, che siamo attenti, molto attenti, alle istanze dei cittadini, dei semplici e umili cittadini, di quei cittadini qualsiasi che qui dentro non hanno rappresentanza da millenni e la cui voce ora ha una eco che arriva, dritta dritta, alle nostre orecchie e che trova in noi un semplice megafono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché per noi l'opposizione è costruzione, è collaborazione ai lavori e all'attività del Governo. Per noi l'interesse è quello dei cittadini, non quello della difesa dell'orticello di una manciata di voti che permettano di occupare questi scranni.

  PRESIDENTE. Onorevole l'Abbate, concluda.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Per noi la visione è quella di un futuro migliore per gli italiani, per tutti gli italiani (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per noi, semplici e umili cittadini, nei vostri luoghi di potere, l'obiettivo è il futuro dei nostri figli e della nostra intera comunità.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Ho concluso. Capite da che parte stare, capite chi oggi è partigiano e difende il sangue e l'onore e chi il sangue e l'onore lo ha veramente...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole L'Abbate.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Mi può dire a quale articolo del Regolamento fa richiamo ?

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, considerando che il richiamo lo ha fatto anche lei, immagino sia palese l'articolo del Regolamento.

  PRESIDENTE. No, me lo dica lei. Io lo so.

  ANDREA COLLETTI. L'articolo 53 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Bene, grazie.

  ANDREA COLLETTI. Perfetto. Vorrei invitare lei, ma anche i colleghi del Partito Democratico, anche a cambiare vocale. Non c’è solo la «o», c’è la «a», la «e», la «i» e la «u». Capisco che siete abituati a Pag. 279schiacciare i bottoni, ma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Colletti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN IANNUZZI. Signor Presidente, se si calma la clack qua... Presidente, colleghi, l'Agenda digitale è l'occasione per rilanciare i settori industriali e la ricerca nel nostro Paese, raccontava il Premier «del fare», il nipote di suo zio, per chiarire, nel suo discorso di insediamento. Così, con la coerenza che contraddistingue questo Governo «del fare», appunto – del fare molto male, secondo noi –, il Governo e questa maggioranza che lo sostiene, pare convintamente, da votare ieri la questione di fiducia a questo provvedimento, ha deciso di tagliare di 20 milioni di euro i fondi per la banda larga. È un po’ come quanto già successo per la TAV, quando con un decreto il Governo stanziava dei fondi ed ora li toglie.
  Pare quasi ci sia una dissociazione nell'azione del Governo tra un provvedimento e l'altro, tra un Ministro e l'altro, forse anche tra il Premier e il Vicepremier, quello del Kazakistan a sua insaputa. Dunque, in questa lunga nottata, ci siamo anche dovuti sorbire, per così dire, la ramanzina di un collega della maggioranza, il deputato Giacomelli, che, verso le 4,29 di questa notte, riguardo alla nostra scelta di esporre tutti i nostri ordini del giorno sul decreto-legge «del fare», ha sostenuto che il MoVimento 5 Stelle merita un giudizio politico negativo in quanto incoerenti perché questa attività è un'attività di propaganda, a suo dire, in cui il Movimento abbandona il campo e la buttiamo in rissa. Noi la buttiamo in rissa, vabbè.
  Veniamo accusati, quindi, come si legge anche in diversi quotidiani grazie alla dittatura mediatica alla quale siano sottoposti, di utilizzare l'ostruzionismo nei confronti di questo decreto-legge per rallentare i lavori dell'Aula sulla riforma costituzionale. In parte è vero. È vero che vogliamo evitare che il Parlamento tratti la riforma costituzionale prima delle ferie estive, quando una parte della cittadinanza è in vacanza e, quindi, non può prestare attenzione, la giusta attenzione, all'attività della politica.
  Ma la nostra battaglia di questa notte è anche una battaglia di resistenza, signor Presidente. Resistenza nei confronti dell'ostruzionismo, questo sì, e dell'arroganza di questa maggioranza di Governo. Capisco la propaganda di partito, ma si vuole strumentalizzare dall'esterno e dare un quadro rovesciato della realtà del comportamento in Parlamento da parte delle forze politiche.
  Per il MoVimento 5 Stelle continuare a ricevere dal Governo decreti-legge omnibus, come questo, dove si tratta qualsiasi materia, si infila qualsiasi intervento senza alcun raziocinio e dover passare nottate a spulciarsi riga per riga e parola per parola ogni articolo per andare a scoprire l'inghippo, la furbata, la regalia, le varie marchette sul territorio o sulle categorie di turno che vi permettono di mantenere le vostre clientele e di poter essere rieletti, è per noi un lavoro estenuante (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Quindi, cari colleghi della maggioranza, è il vostro Governo a fare ostruzionismo e ad impedire a questa Camera di lavorare su provvedimenti di cui davvero necessita il Paese.
  Gli emendamenti prima, ora ordini del giorno, del MoVimento 5 Stelle sono proprio la dimostrazione del «costruzionismo» del Movimento contro la politica dei decreti omnibus alla quale il Governo vuole sottomettere il Parlamento. Per questo, e perché ritengo proposte di buonsenso quelle da noi avanzate, esprimerò un voto favorevole sugli ordini del giorno del MoVimento 5 Stelle mentre valuteremo come gruppo, come d'altronde abbiamo sempre fatto fino ad ora, caso per caso, senza alcun pregiudizio politico, gli ordini del giorno presentati dagli altri gruppi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 280

  PRESIDENTE. Onorevole Iannuzzi, naturalmente io non l'ho interrotta, ma il caso accaduto questa mattina – suggerisco – può aiutare a riflettere sul fatto che si possono argomentare anche giudizi politici usando un linguaggio consono a quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Ciò vale anche in questa occasione riferita alle clientele: lei è liberissimo, però deve sapere che qui dentro – e ciò serve a tutela oggi delle persone cui lei ha rivolto determinate accuse, che domani potranno essere rivolte nei suoi confronti – si possono usare termini altrettanto stringenti e duri, ma consoni a quest'Aula. Mi riferisco alle parole «vostre clientele». Spero di essere stato chiaro, grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Nicolò Romano. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   PAOLO NICOLÒ ROMANO. Signor Presidente, deputati colleghi, membri del Governo, ringrazio il sottosegretario De Vincenti anche se non è ora presente, ma preannunzio che non possiamo accettare la sua proposta di riformulazione del mio ordine del giorno, perché noi del MoVimento 5 Stelle chiediamo un reale impegno da parte del Governo e non una generica valutazione dell'opportunità di rivedere il regime dei contributi.
  Noi chiediamo che il Governo si attivi, e quanto prima, con atti normativi idonei a rivedere il regime dei contributi disposti dall'articolo 1 dell'allegato 10 del codice delle comunicazioni elettroniche, adattando questi oneri amministrativi, oltre che alla dimensione della popolazione interessata dall'offerta di fornitura di reti pubbliche di telecomunicazioni o dal servizio telefonico accessibile al pubblico, anche alla dimensione di impresa e quindi al numero delle utenze e dei clienti effettivamente attivi.
  Le ragioni le ho già spiegate nel corso del mio intervento precedente, ora aggiungo solo che le disposizioni previste dall'allegato 10 del codice delle comunicazioni elettroniche sono in aperto contrasto con l'articolo 12 della direttiva europea 2002/20/CE relativo alla autorizzazione per le reti e i servizi di comunicazione elettronica che, alla lettera b), stabilisce che i diritti amministrativi sono imposti alle singole imprese in modo proporzionato, obiettivo e trasparente che minimizzi i costi amministrativi aggiuntivi e gli oneri accessori.
  Ebbene, questi oneri non sono né proporzionati, né obiettivi, né trasparenti e non minimizzano i costi amministrativi aggiuntivi e gli oneri accessori. Un imprenditore nel settore delle reti – dati in una città con più di 200 mila abitanti, a causa degli attuali contributi amministrativi, per acquisire il suo primo cliente deve versare allo Stato un contributo amministrativo annuale di 55.500 euro. Non credo che possa ritenersi sensata una cosa del genere, per di più a fronte del regime eccessivamente favorevole previsto per il settore televisivo nel quale le imprese sono soggette ad un contributo amministrativo minimo pari all'1 per cento del fatturato, determinando così una palese discriminazione tra imprese operanti nel medesimo settore produttivo.
  Pertanto questi oneri sono lesivi dei principi della libera concorrenza in quanto costituiscono una barriera di ingresso per migliaia di aziende italiane e violano l'articolo 3 della nostra Costituzione, secondo cui è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
  Al fine del rilancio economico del nostro Paese e per superare il suo cronico digital divide noi del MoVimento 5 Stelle chiediamo con forza che il Governo si attivi per promuovere una nuova fascia di contributi amministrativi concretamente pensati per lo sviluppo delle piccole e medie imprese nel settore delle telecomunicazioni. Pag. 281Stiamo parlando di una nuova disciplina contributiva che non solo non peserà affatto sul bilancio dello Stato, dal momento che i grandi carrier nazionali continueranno a pagare tenendo conto dell'attuale regime, ma avrà anche il vantaggio di consentire maggiori introiti per lo Stato.
  Infatti i nuovi soggetti saranno incoraggiati ad inserirsi nel mercato, e probabilmente forse questo è proprio quello che non volete. Se non è così vi invito a procedere con determinazione e ad abbattere le barriere di entrata con una nuova regolamentazione specificamente rivolta alle piccole e medie imprese delle telecomunicazioni: una nuova regolamentazione che consenta di optare per un contributo correlato al fatturato dell'impresa, quindi parametrato al numero dei suoi utenti, così com’è già previsto per il settore televisivo. Tali misure inoltre ripristineranno la neutralità dello Stato nelle dinamiche della concorrenza tra soggetti economici nel solco tracciato dalla Costituzione. Quindi chiederei di modificare il mio ordine del giorno prevedendo la leggera riformulazione: impegna il Governo a valutare l'opportunità di rivedere il regime. Insomma ci sembra una presa in giro. Se questa valutazione non l'avete fatta finora dubito che abbiate intenzione di farla in futuro. Pertanto chiedo al Governo di accettare la versione originaria del mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Signor Presidente, deputati colleghi, membri del Governo, ringrazio il sottosegretario De Vincenti anche se non è ora presente, ma preannunzio che non possiamo accettare la sua proposta di riformulazione del mio ordine del giorno, perché noi del MoVimento 5 Stelle chiediamo un reale impegno da parte del Governo e non una generica valutazione dell'opportunità di rivedere il regime dei contributi.
  Noi chiediamo che il Governo si attivi, e quanto prima, con atti normativi idonei a rivedere il regime dei contributi disposti dall'articolo 1 dell'allegato 10 del codice delle comunicazioni elettroniche, adattando questi oneri amministrativi, oltre che alla dimensione della popolazione interessata dall'offerta di fornitura di reti pubbliche di telecomunicazioni o dal servizio telefonico accessibile al pubblico, anche alla dimensione di impresa e quindi al numero delle utenze e dei clienti effettivamente attivi.
  Le ragioni le ho già spiegate nel corso del mio intervento precedente, ora aggiungo solo che le disposizioni previste dall'allegato 10 del codice delle comunicazioni elettroniche sono in aperto contrasto con l'articolo 12 della direttiva europea 2002/20/CE relativo alla autorizzazione per le reti e i servizi di comunicazione elettronica che, alla lettera b), stabilisce che i diritti amministrativi sono imposti alle singole imprese in modo proporzionato, obiettivo e trasparente che minimizzi i costi amministrativi aggiuntivi e gli oneri accessori.
  Ebbene, questi oneri non sono né proporzionati, né obiettivi, né trasparenti e non minimizzano i costi amministrativi aggiuntivi e gli oneri accessori. Un imprenditore nel settore delle reti – dati in una città con più di 200 mila abitanti, a causa degli attuali contributi amministrativi, per acquisire il suo primo cliente deve versare allo Stato un contributo amministrativo annuale di 55.500 euro. Non credo che possa ritenersi sensata una cosa del genere, per di più a fronte del regime eccessivamente favorevole previsto per il settore televisivo nel quale le imprese sono soggette ad un contributo amministrativo minimo pari all'1 per cento del fatturato, determinando così una palese discriminazione tra imprese operanti nel medesimo settore produttivo.
  Pertanto questi oneri sono lesivi dei principi della libera concorrenza in quanto costituiscono una barriera di ingresso per migliaia di aziende italiane e violano l'articolo 3 della nostra Costituzione, secondo cui è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
  Al fine del rilancio economico del nostro Paese e per superare il suo cronico digital divide noi del MoVimento 5 Stelle chiediamo con forza che il Governo si attivi per promuovere una nuova fascia di contributi amministrativi concretamente pensati per lo sviluppo delle piccole e medie imprese nel settore delle telecomunicazioni. Pag. 281Stiamo parlando di una nuova disciplina contributiva che non solo non peserà affatto sul bilancio dello Stato, dal momento che i grandi carrier nazionali continueranno a pagare tenendo conto dell'attuale regime, ma avrà anche il vantaggio di consentire maggiori introiti per lo Stato.
  Infatti i nuovi soggetti saranno incoraggiati ad inserirsi nel mercato, e probabilmente forse questo è proprio quello che non volete. Se non è così vi invito a procedere con determinazione e ad abbattere le barriere di entrata con una nuova regolamentazione specificamente rivolta alle piccole e medie imprese delle telecomunicazioni: una nuova regolamentazione che consenta di optare per un contributo correlato al fatturato dell'impresa, quindi parametrato al numero dei suoi utenti, così com’è già previsto per il settore televisivo. Tali misure inoltre ripristineranno la neutralità dello Stato nelle dinamiche della concorrenza tra soggetti economici nel solco tracciato dalla Costituzione. Quindi chiedere di modificare il mio ordine del giorno prevedendo la leggera riformulazione: impegna il Governo a valutare l'opportunità di rivedere il regime. Insomma ci sembra una presa in giro. Se questa valutazione non l'avete fatta finora dubito che abbiate intenzione di farla in futuro. Pertanto chiedo al Governo di accettare la versione originaria del mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Bianchi, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catalano. Ne ha facoltà.

  IVAN CATALANO. Signor Presidente, per la mia dichiarazione di voto mi rivolgo a tutti i colleghi deputati in Aula, specialmente ai miei colleghi della Commissione trasporti, perché il mio ordine del giorno proviene dal mondo dell'autotrasporto ed è una richiesta, da parte degli attori di questo settore, di inserire tra i requisiti di onorabilità, per effettuare il mestiere dell'autotrasporto, l'assenza dell'informativa antimafia interdittiva. È un ordine del giorno che ha trovato accoglimento da parte del Governo e quindi chiedo all'Aula di esprimersi in maniera favorevole in quanto va a tutela del settore dell'autotrasporto per impedire che esso sia soggetto ai dettami delle associazioni mafiose e della criminalità organizzata.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, gentili colleghi, Governo, diamo un po’ i numeri di questo decreto «del fare». Siamo qui in Aula da ormai 20 ore. Abbiamo presentato 400 emendamenti come gruppo del MoVimento 5 Stelle, ridotti poi a 75, ridotti infine a otto emendamenti. Niente di particolare, di soprannaturale, ma di questi ci è stato detto che potevano essere accolti soltanto un paio (giusto per dare qualche numero). Anche Letta, tre mesi fa ormai, diceva che non avrebbe mai chiesto la fiducia in questa Aula: ormai siamo a fine luglio ed è stata già richiesta due volte. Non mi meraviglierei che prima dell'estate non la chieda anche una terza e una quarta volta. Allora vediamoli questi 106 emendamenti che sono stati giudicati inaccettabili o comunque relativi all'ostruzionismo.
  Vorrei parlare soprattutto degli emendamenti dei miei colleghi della Commissione trasporti, della IX Commissione. L'ordine del giorno presentato dal collega Dell'Orco, il n. 9/1248-A/R/244, credo sia assolutamente condivisibile, perché non è possibile continuare a sperperare denaro pubblico per la realizzazione di ulteriori opere autostradali come il raccordo Campogalliano quando si può mirare alla riqualificazione delle strade già esistenti e delle tratte ferroviarie che interessano il modenese. Il raccordo verrebbe posizionato ad una distanza inferiore di 3 chilometri dal casello di Modena nord già esistente, pagheremo però tale inutilità a caro prezzo: i costi di realizzazione di Pag. 282questa opera hanno subito un incremento esponenziale negli ultimi dieci anni, addirittura il 340 per cento, arrivando quasi a 40 milioni di euro al chilometro, rendendo in riferimento al costo per chilometro l'autostrada Campogalliano-Sassuolo tra le più costose mai realizzate. L'Emilia Romagna è una regione a vocazione turistica, è legata all'agroalimentare, in cui il diritto alla mobilità deve essere fondamentale e tutti devono poter scegliere con quale mezzo spostarsi, se poi è un mezzo che inquina meno tanto meglio. Del resto il Governo ci ha abituato ad opere inutili, basti pensare semplicemente al caso TAV. Quindi anche in questa sede spero che il Governo, che in questo momento però non mi sta ascoltando perché non è al banco... Presidente...

  PRESIDENTE. Adesso non esageriamo, perché il Governo sta qui. Il Governo è al banco, lei prosegua a parlare sennò, se intende rinunciare, io posso anche passare all'oratore successivo.

  MIRELLA LIUZZI. Assolutamente no. Stavo facendo un discorso sugli ordini del giorno.

  PRESIDENTE. Allora prosegua.

  MIRELLA LIUZZI. Assolutamente, stavo facendo un discorso sugli ordini del giorno. Allora ora parliamo dell'ordine del giorno del collega Catalano, che lo ha esposto qualche minuto fa. Con il suo atto n. 9/1248-A/R/242 egli ha sottolineato come nell'articolo 25 del decreto-legge, in materia di infrastrutture e trasporti, non sia stata recepita la direttiva CE, dove è previsto che tra i requisiti di accesso alla professione di trasportatore vi sia l'onorabilità, nello specifico in materia di antimafia; credo quindi che si tratti di un ordine del giorno veramente interessante. È pertanto legittimo inserire anche la presenza di un'informativa antimafia interdittiva in tale comma.
  Così come evidenziato dal collega Bianchi con il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/241, è inutile proseguire con la realizzazione di strade di dubbia utilità e fortemente contestate anche dalle associazioni ambientaliste, con particolare riferimento la tratta Cisterna-Valmontone, zona caratterizzata dalla presenza di floride fauna e agricoltura. Vogliamo davvero barattare una strada inutile con la ricchezza del mercato ortofrutticolo, che subirebbe gravi conseguenze ?
  Il mio collega Paolo Romano con l'ordine del giorno a sua firma n. 9/1248-A/R/240 ha invece presentato un atto che va incontro alle esigenze dei piccoli operatori delle telecomunicazioni, proprio perché, come precisava, l'attuale regime dei contributi riguardante gli oneri relativi ai diritti amministrativi fissati dal Codice delle comunicazioni elettroniche li penalizza fortemente. Questo ordine del giorno, se accolto, potrà contribuire alla nascita di nuovi operatori nei piccoli centri, se il Governo ha davvero voglia di promuovere una liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni, nonostante siano stati tagliati – lo ricordiamo – venti milioni al programma di banda larga, in favore del futuro di quelle che sono le telecomunicazioni, ovvero le televisioni, addirittura.
  L'atto a firma del mio collega De Lorenzis, invece, che egli stesso andrà ad esporre tra breve, tocca l'articolo del decreto-legge in cui è introdotta un'ulteriore semplificazione nelle opere di dragaggio. È chiaro che non è possibile pensare di poter spostare materiali sui fondi marini così, a caso. Con questo lasciapassare si rischia di creare delle montagne nel mare senza alcun criterio.
  Concludo affermando che nel complesso gli ordini del giorno presentati dal MoVimento 5 Stelle sono volti a razionalizzare interventi del decreto-legge che apparentemente possono sembrare migliorativi, ma che in realtà sono solo fumo negli occhi. Stiamo parlando di un decreto-legge di cui non sono state assolutamente valutate le coperture degli investimenti, ma sono stati abilmente salvati gli interessi di pochi, tant’è che la bollinatura, cioè l'ok della Ragioneria di Stato, è arrivata molto tardivamente. Ad esempio, l'articolo 49-bis istituisce un commissario Pag. 283al quale viene letteralmente regalato un milione di euro. Per questo ruolo c’è una copertura ? Per gli amici i soldi ci sono sempre.
  Avviandomi alla conclusione, per le ragioni appena esposte, dichiaro che voterò favorevolmente agli ordini del giorno presentati dai colleghi del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, sono qui con tutto il mio entusiasmo. Purtroppo, questo intervento sarà una rassegna delle occasioni mancate. Questo provvedimento, infatti, ha sfiorato tanti problemi importanti senza riuscire davvero a migliorare le cose. Giusto per citarne qualcuno, voglio ricordare la riduzione dei contributi CIP6 per gli inceneritori, il vincolo degli incentivi aziendali contro la delocalizzazione, l'istituzione di un fondo per le piccole e medie imprese finanziato, almeno in parte, dai tagli degli stipendi dei politici (pure quelli qui presenti), più trasparenza per la Cassa depositi e prestiti, l'estensione della Tobin tax sul trading in giornata, il blocco della deregulation per le sagome degli edifici demoliti e ricostruiti, il tentativo di ricalibrare l'IVA sui servizi portuali, il pagamento degli stragisti del Ministero della giustizia, misure a sostegno del retrofit.
  Voglio soffermarmi però maggiormente sulle occasioni mancate in tema di trasporti e infrastrutture. Con l'articolo 19 del decreto-legge si è introdotta per alcune infrastrutture una riduzione da 500 a 200 milioni dell'importo minimo di valore della singola opera per l'accesso alle agevolazioni fiscali relative all'IRES e all'IRAP; in pratica, si tratta di un provvedimento a favore del project financing che va ad ampliare il bacino delle opere che possono usufruire delle agevolazioni fiscali. Secondo il Governo, sarebbe una risposta concreta alle richieste degli enti locali e per il sostegno alle infrastrutture realizzabili in tempi certi e con garanzie di sostenibilità. Ma siamo proprio sicuri che sia così ? O forse non stiamo invece incrementando un pericoloso volano per la ricostruzione di opere non sostenibili sotto il profilo economico-finanziario, con un trasferimento di rischio a spese delle risorse pubbliche ?
  È praticamente uno strumento che si aggiunge a quelli derivanti dalle clausole di salvaguardia già previste nelle convenzioni per la realizzazione di queste opere e destinate a coprire eventuali gestioni deficitarie degli interventi così realizzati. Ad esempio, nel caso della realizzazione delle opere autostradali, per l'insufficienza degli introiti derivanti dai pedaggi.
  Bene, si è parlato tanto di project financing in questi anni, come se fosse la scoperta del secolo – benvenuti –, ma in questo provvedimento sono spuntati fuori tanti soldi, circa la metà del fondo infrastrutture di cui all'articolo 18, per rifinanziare nuovamente, e dunque in un certo senso salvare, opere in project financing ferme, tanto per cambiare, perché avevamo visto inspiegabilmente lievitare i costi in corso d'opera. Parliamo, ad esempio, di 370 milioni di euro alla Pedemontana veneta, 350 alla Tangenziale esterna di Milano, 200 alla M4 di Milano, 100 per l'asse viario del quadrilatero Umbria-Marche, 91 alla A24, almeno 100 alla Ragusa-Catania. Tra l'altro notavo che queste opere sono buttate un po’ così a caso, sembrano gestite più o meno da un bambino di 10 anni piuttosto che da un Governo che traccia delle linee a caso su una mappa geografica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora forse una domanda ce la dovremmo fare. Vorremmo che il Governo, soprattutto a seguito delle novità introdotte, si impegnasse quanto meno ad una approfondito riesame della proficuità dell'utilizzo di questo strumento per la costruzione di opere di interesse pubblico. Queste agevolazioni fiscali infatti rappresentano un onere per il bilancio dello Stato che, in un momento di grave crisi economica, non so se il Paese può permettersi. Questo non lo dice il MoVimento Pag. 2845 Stelle, lo dice la Presidenza del Consiglio dei ministri stessa. In un recente rapporto sull'analisi di alcuni settori di spesa pubblica, diffuso a marzo 2013, tra i vari problemi si evidenziava un'alta mortalità del project financing per motivi che dipendono innanzitutto da un'inadeguata analisi preliminare sulla fattibilità dell'operazione. Si sostiene inoltre che i vantaggi di questo tipo di finanziamento sono puramente contabili e non consentono alcun effettivo risparmio per la finanza pubblica in quanto dovranno essere previsti esborsi futuri, o mancati introiti, da parte dell'operatore pubblico a favore del privato. In pratica, i progetti in partenariato pubblico-privato, così come sono attuati in Italia, sono più costosi dei progetti tradizionali di investimento pubblico. Inoltre, riporto fedelmente le parole della Presidenza del Consiglio dei ministri, sotto il profilo della ripartizione dei rischi è posta in evidenza una certa asimmetria che induce i privati a minimizzare l'assunzione dei rischi o a selezionare le iniziative a basso rischio ed alti rendimenti.
  Solo per spiegare meglio ciò di cui stiamo parlando voglio raccontarvi la storiella della cosiddetta bretella di Campogalliano-Sassuolo, un inutile asse autostradale inserito nella programmazione delle grandi infrastrutture, un'opera di cui si parla da circa 25 anni con l'idea che debba essere al servizio dei flussi di traffico merci e del distretto della ceramica.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  MICHELE DELL'ORCO. Che ansia...
  Si tratta, per l'appunto, di un'opera in project financing per la quale lo Stato sborserà circa 235 milioni di euro. I costi di realizzazione di quest'opera tra l'altro hanno subito un incremento...

  PRESIDENTE. Onorevole Dell'Orco, deve concludere.

  MICHELE DELL'ORCO. Sto concludendo. I costi di quest'opera, tra l'altro, hanno subito un incremento esponenziale negli ultimi dieci anni di oltre il 340 per cento, arrivando a quasi 40 milioni di euro al chilometro rendendo...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dell'Orco.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente – ne approfitto adesso visto che questa notte non c'era tanta presenza da parte dei colleghi degli altri schieramenti politici – per spiegare un po’ quello che è l'ordine del giorno.
  Il dragaggio è l'operazione di scavo eseguita da un galleggiante mobile, un battello, mediante draghe, quindi macchine escavatrici, per asportare sabbia, ghiaia, detriti da un fondo subacqueo e riallocarli altrove. Viene spesso usato per mantenere navigabili corsi d'acqua, porti e darsene e per riempire di sabbia le spiagge che l'hanno persa a causa dell'erosione della costa. Il dragaggio produce del materiale di scarto che viene portato via dall'area dragata. Può essere impiegato per ricavare materiale da utilizzare per il recupero di terra dal mare o anche per altri scopi edilizi.
  Ora, l'assenza del nostro emendamento all'articolo 22 di questo decreto, al pari degli altri nostri emendamenti, costituisce una ragione fondata per chiamare tale decreto-legge decreto del fare male e del malaffare. Nel metodo perché il Parlamento è sempre esautorato delle sue funzioni; il Governo ci tratta come topini su una ruota che gira, ci distrae, ci fa girare a vuoto, ci fa lavorare per nulla, illudendo i cittadini a casa con bugie e menzogne.
  Nel merito perché lo chiamo «decreto del fare male» ? L'articolo cui fa riferimento l'ordine del giorno afferma che i dragaggi dei porti vengono sottoposti a valutazione d'impatto ambientale esclusivamente nel caso in cui tali progetti prevedono anche infrastrutture non comprese nei provvedimenti di rilascio della medesima VIA, oppure nei piani regolatori portuali di riferimento. Viene inoltre consentita Pag. 285la reimmissione nei siti di provenienza, quindi il fondale marino, e l'utilizzazione per il rifacimento degli arenili anche dei materiali di dragaggio che non presentino caratteristiche analoghe al fondo naturale di riferimento del sito di prelievo, come invece accade adesso. Si consente quindi l'utilizzo dei materiali senza considerare le norme tecniche adottate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e l'adozione di decreti per la definizione di ulteriori norme tecniche applicabili ai dragaggi senza il parere della Conferenza Stato-Regioni. In sostanza, tradotto dal politichese per i cittadini che ci seguono a casa, si vuole deregolamentare e cioè togliere regole e controlli come se fosse inutile burocrazia con l'alibi vergognoso di rilanciare l'attività portuale. Non ci potevamo aspettare altro dal partito unico che è quello della proroga e della deroga. Ecco perché nel merito questo è il «decreto del fare male».
  Ho ricordato che le operazioni di dragaggio in passato erano effettuate al solo fine di garantire la corretta funzionalità operativa dei porti. Recentemente, a causa della possibile contaminazione dei materiali dragati, la movimentazione dei sedimenti è diventato un intervento specifico atto non solo al mantenimento di idonee condizioni della funzionalità dei porti, ma anche per garantire il mantenimento della qualità e della salubrità dell'ambiente acquatico e del sito di destinazione. Chi effettua i dragaggi non può ignorare i vincoli derivanti dalla tutela della fascia costiera, dell'ambiente marino e della salute pubblica. Ma forse, anzi sicuramente, a qualcuno fa comodo che ciò possa avvenire per legge. La destinazione dei materiali di dragaggio e i trattamenti a cui essi sono sottoposti, sono definiti principalmente dalla presenza o meno di contaminanti nonché dalla loro quantità e dalla natura degli stessi. I livelli di contaminazione riscontrati nei fanghi dragati infatti, possono precludere l'impiego dei sedimenti rimossi, la movimentazione, il trattamento, il recupero e lo smaltimento degli stessi. Ma perché ho definito questo decreto-legge anche il «decreto del malaffare» ? Perché ammorbidire ed eliminare alcuni passaggi atti a tutelare l'ambiente tende non solo a peggiorare la questione ambientale, ma addirittura a favorire attività illecite di smaltimento e riutilizzo criminale dei sedimenti.

  PRESIDENTE. Ha ancora un minuto.

  DIEGO DE LORENZIS. Tra i moltissimi casi registrati in questi anni, vorrei porre in evidenza due situazioni, la prima a marzo 2013 quando sono stati scoperti dal NOE di Lecce, in una cava, in un terreno agricolo, in una contrada fra i territori di Brindisi e San Vito dei Normanni, 15 mila tonnellate di fanghi di dragaggio, materiali inerti provenienti dalla demolizione degli impianti della bonifica della falda superficiale del sito ex Belelli di Taranto, a ridosso dell'area ILVA. Nella seconda, ad aprile 2013 dello stesso anno, sempre grazie all'intervento dei carabinieri del NOE di Lecce, è stato scoperto che nelle campagne brindisine, a ridosso della statale Brindisi-Taranto, si sono riversati i fanghi di dragaggio del porto di Taranto, in un terreno agricolo su cui stava sorgendo un uliveto.
  Ecco situazioni così avrebbero potuto mettere a rischio la salute pubblica per via della possibile contaminazione dei prodotti della terra. I casi citati, con tale decreto, potrebbero non costituire più eventi di possibile reato. Questi e tanti altri avvenimenti in tutta Italia ci dovrebbero suggerire, se non altro per buonsenso e per il principio di precauzione, che quando si tratta di dragaggi, i controlli e le procedure sul prelievo, il trasporto e il trattamento – concludo Presidente –, il riuso e lo smaltimento di questi sedimenti dovrebbero essere maggiormente stringenti e non semplificati o eliminati. L'ambiente e la salute non possono essere svenduti. Per queste ragioni invito, esorto con determinazione quest'Aula, i colleghi e il Governo a esprimere parere favorevole, pur sapendo che non lo faranno mai perché preferiscono svendere questo Paese e i diritti degli italiani. Grazie.

Pag. 286

  PRESIDENTE. Ci sarebbe iscritto per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti, che però vuole prima intervenire per richiamo al Regolamento, se ho capito bene.

  ANDREA COLLETTI. Sull'articolo 59.

  PRESIDENTE. Le segnalo onorevole Colletti che prima, riguardo all'articolo 53, ovviamente io le ho tolto la parola anche per questo, il 53, come lei sa, riguarda la votazione per alzata di mano che non c'entra nulla con il dibattito in corso.

  ANDREA COLLETTI. No, ma lo sapevo benissimo. Mi scuso per non essere intervenuto prima sul Regolamento, ma mi era sfuggito un attimo. L'articolo 59 prescrive che se un deputato pronunzia parole sconvenienti oppure turba con il suo contegno la libertà di discussione o l'ordine della seduta, il Presidente lo richiama nominandolo.
  Siccome precedentemente vi è stato un deputato che ha proferito parole ingiuriose, sarebbe stato opportuno, secondo il mio parere ma, ovviamente, la Presidenza è poi libera di fare ciò che vuole, di richiamarlo nominandolo proprio nel momento in cui stava intervenendo il mio collega. Posso anche riferire la parola ma...

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, lei era distratto. L'onorevole Bianconi è stato richiamato dal Presidente, due volte, all'ordine...

  ANDREA COLLETTI. Non nominandolo...

  PRESIDENTE. Come ?

  ANDREA COLLETTI. Non nominandolo. In merito a questo volevo dire...

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, lei sta facendo riferimento all'onorevole Bianconi, che il Presidente ha richiamato due volte all'ordine proprio applicando il Regolamento...

  ANDREA COLLETTI. Lo ha nominato ?

  PRESIDENTE. Ma nominato che cosa ! l'onorevole Bianconi ha detto... L'ho richiamato all'ordine due volte...

  ANDREA COLLETTI. Però dovrebbe nominarlo, solo per questo...

  PRESIDENTE. L'onorevole Bianconi è stato richiamato, si vada a leggere il resoconto stenografico, due volte all'ordine. Quindi non so di cosa stiamo parlando. Se vuole perdere tempo... ci siamo divertiti tre minuti ma adesso basta... la ringrazio. Adesso può parlare per dichiarazione di voto...

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, la prego di aspettare perché adesso vuole intervenire per un richiamo al Regolamento l'onorevole La Russa. Prego.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, deve avere pazienza...

  PRESIDENTE. Ne ho tanta...

  IGNAZIO LA RUSSA. Non è che ne faccio cento di richiami al Regolamento ! Capisco che siano guardati con una certa sufficienza i colleghi del MoVimento 5 Stelle, ma questo non può autorizzare lei, che è molto più esperto e più navigato di questa Assemblea, a non intendere, o a far finta di non intendere, il senso del Regolamento o, meglio, il senso dell'appunto che è stato mosso dal collega. Perché il Regolamento prescrive che vada nominato ? Io non ero presente, ma è chiaro che se il richiamo è avvenuto nel corso di un intervento, è evidente che il richiamo si riferisce a chi sta parlando; ma il Regolamento prescrive tassativamente che venga nominata la persona che viene richiamata all'ordine, affinché questa abbia certamente contezza che il richiamo è nei suoi confronti, perché dal richiamo con il nome può derivare l'espulsione, mentre Pag. 287l'espulsione non può derivare se il richiamo non è nominativo. Pertanto il richiamo senza nome è un invito alla cortesia, ma non è prodromico alla possibilità di una espulsione. Pertanto credo che il richiamo al Regolamento non meriti tanta sufficienza ma abbia una sua consistenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole La Russa, innanzitutto le garantisco che io non provo sufficienza nei confronti di nessuno e quanto meno nei confronti dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, e credo che a giudicare il mio modo di presiedere possano essere tutti. In secondo luogo le devo dire che si vede che lei non era presente; e quando uno non è presente sarebbe utile che verificasse le cose prima di parlare, perché io ho richiamato all'ordine l'onorevole Bianconi dando conto del suo nome. L'onorevole Bianconi, che adesso non è presente, si è scusato con la Presidenza (lei lo può verificare) che lo ha richiamato direttamente, non perché stava intervenendo, ma perché ha fatto un'interruzione ed ha usato un termine non consono a questa istituzione. Le devo dire, purtroppo, che il suo richiamo al Regolamento è assolutamente fuori luogo, perché se lei avesse seguito si sarebbe reso conto che io non tratto con sufficienza nessuno, ma che ho fatto esattamente ciò che lei ha rilevato e che il Regolamento mi impone di fare. Esattamente quello. Prego, onorevole La Russa.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, ne prendo atto. Sarebbe però bastato allora che lei dicesse al collega non «l'ho richiamato», ma «l'ho richiamato chiamandolo per nome». Verificheremo se questo è avvenuto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevole La Russa, la ringrazio del suo utilissimo intervento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, in realtà potrei semplicemente associarmi a tutto quanto detto dai miei colleghi e quindi non intervenire; ritengo però giusto farlo perché può essere importante mettere un ulteriore carico alle nostre parole così da convincere i nostri illustri colleghi in quest'Aula a votare per i nostri ordini del giorno.
  Vorrei parlare dell'ordine del giorno n. 9/1248-A/R/192 presentato dalla collega Agostinelli. Durante l'esame in Commissione, è successo che un emendamento dei relatori Boccia e Sisto ha inserito gli articoli 4-bis e 4-ter. Tali articoli sono stati inseriti senza che fossero spiegati in modo esauriente e sono stati votati sul momento, senza un'adeguata discussione. Ebbene, cosa prescrivono questi articoli ? Essi trattano della riconversione degli ex zuccherifici.
  Attraverso questi articoli, vengono nominati una seconda volta dei commissari ad acta per adempiere a tutte le obbligazioni per attivare da tutti questi zuccherifici le riconversioni atte a creare delle centrali a biomasse o degli inceneritori.
  Già una prima volta tale nomina è stata dichiarata incostituzionale dalla Suprema Corte. Il Governo ha chiesto il ritiro di questo ordine del giorno, ma dovrebbe motivare questa sua decisione, visto che comunque vi è stata una pronuncia della Corte costituzionale e, soprattutto, non è stato un emendamento del Governo a disporre l'inserimento di tale articolo.
  Il problema è che nelle riconversioni di questi zuccherifici vi sono interessi amplissimi, che coinvolgono purtroppo anche amministratori e sindaci delle zone in cui ci saranno queste riconversioni. La cosa peggiore è che, oltre tutto, per un caso particolare che mi riguarda da vicino, essendo abruzzese, questa riconversione riguarda un zuccherificio sito a Celano. Stranamente, quando si tratta di intervenire su questo zuccherificio, non si riconverte il sito a Celano, bensì viene addirittura spostata la riconversione nella zona adiacente di Avezzano, attraverso la Power Crop.
  Vorrei sapere se c’è riconversione in situ, visto che non c’è una riconversione attraverso una rilocalizzazione dell'impianto. Pag. 288Appare vieppiù illegittimo questo modo di agire, già censurato dalla Suprema Corte.
  Mi aspetterei dal Governo, ma anche dai colleghi, il rispetto di quanto previsto e affermato dalla Corte costituzionale, perché qui rischiamo un'altra volta che una regione – specie la regione Veneto, che ha fatto il primo ricorso – presenti un nuovo ricorso alla Corte costituzionale, vincendolo, e a quel punto ci troveremo una terza volta a discutere di un altro emendamento che prefigura un'altra riconversione, con la nomina dei commissari ad acta di questi ex zuccherifici.
  Ad Avezzano verrà impiantata una centrale molto importante, talmente importante che serve solo a raccogliere i finanziamenti dello Stato. È stato dimostrato che, per far funzionare questa centrale a biomassa, si dovrebbe distruggere quasi una intera boscaglia della provincia de L'Aquila. È palese che questa riconversione non ha senso, qualora non vi fossero questi incentivi alla riconversione.
  La domanda è se noi, come Parlamento e Governo, davvero vogliamo procedere nel legiferare a dare dei soldi per delle riconversioni inutili, che arricchiscono solo poche imprese e poche lobby, che purtroppo hanno un'alta voce in capitolo sia nei vari partiti, sia nel Governo e nelle varie stanze del Ministero.
  Quindi, mi fa piacere che sia presente un rappresentante del Governo che possa rispondere al quesito sul perché è stato espresso un invito al ritiro. Vi prego di motivare meglio il parere, almeno, se abbiamo sbagliato, possiamo anche ritirare questo ordine del giorno, ma senza un'adeguata motivazione, questo vostro parere è alquanto inutile, è un parere dato come al supermercato «un tre per due»: con due inviti al ritiro, magari ce ne mettete un terzo.
  Pertanto, chiedo che venga nuovamente interpellato il Governo qui presente, per esprimere nuovamente il parere sull'ordine del giorno n. 9/1248-A/R/192. Sono sicuro, o almeno spero, che il Governo accoglierà questa mia richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il parere è stato espresso ed è riportato sul resoconto, ma se ovviamente il Governo avrà modo di ripensarci, lo dirà dopo, al momento del voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, la ringrazio di essere qui, dopo essere stato presente anche durante la sessione notturna, e ringrazio tutti i colleghi del MoVimento 5 Stelle con i quali stiamo portando avanti questa battaglia.
  In riferimento al mio ordine del giorno n. 9/1248-A/R/247, comunico che rifiuto la proposta di riformulazione, perché ritengo sia necessario un concreto e deciso impegno del Governo su questo punto.
  Sul «decreto del fare» dopo tutti i nostri interventi molto resta ancora da fare. La crisi è sotto gli occhi di tutti e procede a ritmi impressionanti. Le statistiche parlano chiaro.
  Sono esplose le procedure di concordato preventivo, in alcune circostanze anticamera del fallimento di impresa. Nei primi quattro mesi del 2013, le ammissioni al concordato registrate dai tribunali in Italia sono cresciute del 59,1 per cento rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente, con punte concentrate in Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna e Veneto, ma le istanze di ammissione presentate sono molte di più.
  Presso il tribunale di Milano, ad esempio, dall'11 settembre fino al 31 dicembre 2012 sono state presentate 145 domande di concordato in bianco, di cui 60 non seguite da deposito della proposta e pertanto cadute nel vuoto. Di queste ultime, va rilevato che circa più del 60 per cento è sfociato in una procedura fallimentare, con le inevitabili conseguenze peggiorative per i creditori e la scarsissima probabilità di incassare quanto dovuto.
  Solo nella metà dei casi la proposta è stata depositata nel termine concesso dal Pag. 289giudice, quindi delle 145 domande originarie solo 44 sono state le domande ammesse e solo 5 i concordati omologati alla data del 15 giugno 2013. I dati sono allarmanti.
  I numeri parlano chiaro anche in merito ai tempi infiniti a cui sono sottoposte queste procedure e con loro anche i creditori, che attendono di riscuotere anche solo una parte del credito, linfa vitale per la prosecuzione della loro attività. È facile pensare che gli stessi creditori abbiano in precedenza provato a riscuotere i loro crediti, anche tramite decreti ingiuntivi o altre azioni esecutive individuali, cozzando contro i tempi della giustizia civile. Temo che questi creditori si sentano in una perenne e rassegnata attesa, come il tenente Giovanni Drogo nel romanzo Il deserto dei tartari.
  Tutto ciò è sicuramente effetto della crisi, ma anche della modifica della legge fallimentare apportata con il «decreto sviluppo» varato nell'agosto 2012, che ha ampliato gli spazi per abusare dello strumento del concordato, consentendo di fatto, in molti casi, l'uso del concordato preventivo come escamotage per non pagare i creditori, ingenerando un effetto domino pazzesco.
  Gli effetti, ovviamente, ricadono anche sulle imprese oneste, che recuperano una parte irrisoria dei crediti, aggravando la già drammatica crisi di liquidità, che il sistema bancario di certo non contribuisce a risollevare.
  La procedura di concordato in bianco era stata pensata per tutelare la continuità aziendale, permettendo di bloccare le azioni esecutive individuali dei creditori da attacchi che potessero disperdere il patrimonio aziendale, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali. Tuttavia, ciò che si è finito per tutelare è la continuità degli abusi, dei soprusi e delle scappatoie dei soliti furbetti.
  È lampante per noi, che abbiamo a cuore il bene comune, quanto sia necessario prevedere delle tempistiche più stringenti per il deposito del piano, della domanda e dei documenti, nonché per la fissazione delle udienze, per il deposito di eventuali relazioni dei commissari e per la liquidazione del patrimonio della procedura e, in generale, per la gestione dell'amministrazione della giustizia, al fine di garantire alla massa dei creditori la riscossione più veloce possibile delle somme dovute dal debitore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Il mio intervento si riferisce al complesso degli ordini del giorno relativi al pacchetto giustizia.
  Si tratta di un punto essenziale nella discussione che svolgendo, perché questi ordini del giorno, così come gli emendamenti che erano a monte, dimostrano più di tutto come da parte del MoVimento 5 Stelle non vi sia stato un atteggiamento ostruzionistico, bensì estremamente propositivo.
  Tutti i componenti della Commissione giustizia presenti qui in Aula potranno darmi conferma del fatto che su tanti punti eravamo tutti d'accordo e tanti punti sono stati inclusi nella relazione di maggioranza della Commissione giustizia e poi ignorati dal Governo.
  Io mi rendo perfettamente conto che la maggioranza ha dei vincoli politici rispetto al Governo, ma questi vincoli non possono essere imposti anche all'opposizione che, quindi, quando arriva in Aula, continua a lottare per quegli emendamenti. Non vedo cosa ci sia di ostruzionistico in un atteggiamento del genere.
  Cito alcuni ordini del giorno. L'ordine del giorno a firma Ferraresi riguarda la possibilità di pagare i giovani stagisti che andranno a fare i tirocini all'interno dei tribunali, perché altrimenti si corre il rischio che il Governo assuma un atteggiamento di implementazione di giovani precari, sfruttando la situazione di crisi economica in cui versa il paese in questo momento. Eravamo tutti d'accordo su questo, tranne il Governo. Non so cosa ci sia di ostruzionistico nel portare questo emendamento in Aula.Pag. 290
  Parliamo anche dell'ordine del giorno a firma Sarti, in cui, praticamente, si chiedeva che per questi stagisti ci fosse una graduatoria pubblica. Anche questo mi sembra estremamente propositivo.
  Parliamo dell'ordine del giorno a firma Businarolo, di cui ha già parlato la collega e che rende semplicemente obbligatoria la nomina del commissario giudiziario nella fase del concordato preventivo. È una fondamentale fase di controllo per tutte quelle procedure di concordato preventivo che oggi sono sempre più frequenti a causa della crisi che stiamo vivendo.
  Mi riferisco poi all'ordine del giorno a firma Colletti, in cui semplicemente si chiede che vengano qualificati economicamente tutti i giudici ausiliari, che hanno una loro competenza e che contribuiranno, seppure in minima parte a nostro avviso, proprio a diminuire il carico della giustizia civile.
  Insomma, sono tutti ordini del giorno estremamente propositivi e la stessa cosa è stata dimostrata, sempre per quanto riguarda la giustizia, in occasione dell'approvazione dell'articolo 416-ter del codice penale, in cui, qui, in quest'Aula, sono stati invocati i nomi di giudici morti, ammazzati dalla mafia, per gli emendamenti che noi portavamo. Noi su quel provvedimento poi abbiamo anche dato un sì che voleva essere un messaggio di un testo di partenza che poi sarebbe stato migliorato e oggi sentiamo che il PD al Senato vuole apportare quelle stesse modifiche per le quali quasi ci etichettava come una sorta di pseudomafiosi che ostacolavano la lotta alla mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Mi riferisco al lavoro che stiamo facendo in Commissione giustizia sull'omofobia, in cui abbiamo limitato il numero degli emendamenti, perché riteniamo sia importante quel provvedimento, ma vogliamo apportare un contributo di proposta di cui l'opposizione deve farsi carico.
  Mi riferisco anche alla messa alla prova, su cui abbiamo lavorato qui in Aula, portando gli emendamenti.
  E poi, in ultimo, mi riferisco a questo continuo fare riferimento all'ostruzionismo. Ma io faccio solo una domanda a quest'Aula: se quest'Aula ritiene che il coinvolgimento dell'opinione pubblica sia fondamentale nel momento in cui si mette mano alla Costituzione, allora dovrebbe semplicemente accettare una proposta, che è quella di calendarizzare quei provvedimenti a settembre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Se invece ritiene che l'opinione pubblica non sia importante, continui a tentare di far calendarizzare quei provvedimenti ad agosto e continui ad etichettare la nostra attività in quest'Aula come un'attività ostruzionistica. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Sarti, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Si intende che vi abbia rinunziato.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine lavori, perché è appena uscita una notizia che ha una diretta attinenza con il provvedimento che noi stiamo discutendo, nel quale molte delle voci che si sono sollevate hanno contestato un'ennesima, consolidata incapacità di intervenire sul contenimento della spesa pubblica.
  Anzi, è stato stigmatizzato l'articolo nel quale addirittura viene istituita una nuova figura del commissario per il controllo della spesa pubblica, che percepirà un emolumento di 300 mila euro all'anno a partire da questo esercizio e, invece, si continua a fare riferimento alla pressione fiscale e all'aumento della leva fiscale. Lo si fa mettendo 75 milioni di euro aggiuntivi sull'accisa sul carburante, lo si fa quando si amplia a dismisura la platea delle imprese che saranno assoggettate al pagamento dell'aliquota aggiuntiva dell'IRES per finanziare la finta diminuzione della bolletta energetica.Pag. 291
  Ma il fatto nuovo, signor Presidente, per il quale ho chiesto di intervenire, è che pochi minuti fa, esattamente alle ore 12,48, è uscita un'agenzia di stampa che riporta delle espressioni del Viceministro dell'economia, il quale, testualmente – leggo dall'agenzia –, dice che «in Italia la pressione fiscale è insostenibile». Parlo del Viceministro Fassina, signor Presidente. «In Italia la pressione fiscale è insostenibile, c’è una connessione stretta – osserva Fassina – tra pressione fiscale, spesa e sommerso».
  Il Viceministro cita quindi un passaggio del suo libro – sembra che addirittura Fassina scriva libri – in cui sostiene che in Italia c’è un'evasione di sopravvivenza. Lo dichiara il Viceministro Fassina ! «Senza voler strizzare l'occhio a nessuno, senza ambiguità nel contrastare l'evasione, certamente non è prevalentemente di carattere morale, ci sono ragioni profonde e strutturali che spingono tanti soggetti economici a comportamenti di cui farebbero volentieri a meno...

  PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, scusi se la interrompo, lei ha dato una notizia e per questo io l'ho fatta intervenire sull'ordine dei lavori, ma se lei vuole fare una dichiarazione di voto o intervenire sull'argomento, può iscriversi per dichiarazione di voto sugli ordini del giorno.
  Sull'ordine dei lavori, come lei sa, normalmente, si interviene a fine seduta. Siccome, obiettivamente, il suo intervento sull'ordine dei lavori era riferito al dibattito che stiamo svolgendo, io le ho dato la parola. Però, poiché la notizia lei ce l'ha data sull'ordine dei lavori, mentre adesso sta facendo un intervento di merito sul provvedimento...

  MASSIMO ENRICO CORSARO. No, sto leggendo la notizia.

  PRESIDENTE. Prego...

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente, non ho aggiunto alcun commento, ho solo fatto una lettura del testo. Poi, se lei la vuole considerare una dichiarazione di voto, io dico che è un'esortazione al Governo a prendere atto delle parole di un suo autorevole componente, il Viceministro dell'economia, e, semmai nel prosieguo dell’iter parlamentare di questo provvedimento, a dare corso ad un atto di resipiscenza rispetto a quello che, viceversa, è scritto nel testo di questo provvedimento e che contrasta fortemente con la illuminante presa d'atto del Viceministro dell'economia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Grazie, Presidente. Ci troviamo costretti da una maggioranza insensibile alle istanze dell'opposizione a svolgere un approfondito dibattito sugli ordini del giorno al disegno di legge di conversione di questo decreto-legge omnibus, al quale il Governo ha assegnato il simpatico soprannome di «decreto-legge del fare».
  Come ho già detto, in occasione dell'illustrazione del mio ordine del giorno sull'efficacia delle cosiddette «disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia» – contenute nel provvedimento in esame –, ci troveremo a discutere tra qualche mese – e noi del Movimento 5 Stelle siamo del tutto convinti che non sarà un bel momento per il Governo e la maggioranza che lo sostiene – di problemi legati a questo decreto, soprattutto fondamentalmente a vizi di incostituzionalità.
  Speriamo solo che non sia troppo tardi per il sistema-Paese, speriamo che non sia troppo tardi per quelle migliaia e migliaia di imprenditori che non riescono a pagare i loro dipendenti e le cartelle di Equitalia e non hanno alternativa alla chiusura della loro attività, con le drammatiche conseguenze che sono ogni giorno sotto gli occhi di tutti noi.
  Speriamo che non sia troppo tardi per le migliaia di persone che rimangono disoccupate e non riescono a ricollocarsi in un mercato del lavoro che non offre nessuna possibilità agli over 40 e speriamo che non sia troppo tardi per quei milioni Pag. 292di giovani che non vedono un futuro davanti a loro, una generazione che ha un muro davanti agli occhi e su quel muro in cemento armato c’è scritto, a titoli cubitali, precarietà e sfruttamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Non vorremmo, quel giorno, trovarci nell'antipatica situazione di dovervi dire: «noi ve l'avevamo detto», e non troveremmo nessuna soddisfazione nel dire una cosa del genere. Non vorremmo mai che accadesse, ma siamo purtroppo convinti che andrà a finire così.
  Come dicevo, ancora una volta questa Assemblea è messa in condizione di potersi esprimere solo nella fase procedurale degli ordini del giorno, una fase procedurale che noi stiamo ampiamente sfruttando, non solo per riflettere sugli ordini del giorno e su questo decreto del fare, ma per aprire una riflessione anche su questi strumenti, come la discussione sugli ordini del giorno che sembrano inutili, ma che in realtà sono uno dei pochi strumenti rimasti all'opposizione in questo Parlamento che, guarda caso, si vogliono eliminare con la riforma del Regolamento parlamentare (Applausi dei deputati del MoVimento 5 Stelle). Qualche cittadino potrebbe non capire e allora spieghiamolo perché siamo costretti ad intervenire sugli ordini del giorno. Perché Governo e maggioranza hanno ancora una volta strozzato il dibattito parlamentare sulle proposte emendative ponendo la questione di fiducia, con l'approvazione della quale tutti gli emendamenti sono decaduti. Quindi, non abbiamo avuto alternativa che almeno citare i temi di quegli emendamenti all'interno degli ordini del giorno, in modo tale da sperare che il Governo possa quanto meno essere impegnato a trattare i temi che noi volevamo entrassero nel testo del provvedimento. In particolare, vorrei richiamarmi ad un ordine del giorno che mi sta particolarmente a cuore, il numero 194 a firma del mio collega e amico Luigi Gallo. Quell'ordine del giorno chiede al Governo di trovare una soluzione per i collaboratori scolastici, ex lavoratori socialmente utili, affinché possano essere assunti dalla pubblica amministrazione, peraltro con un cospicuo risparmio per le casse dello Stato. Io ho incontrato questi lavoratori, Presidente, ho partecipato all'incontro di una loro delegazione con il sottosegretario all'istruzione Marco Rossi Doria, molto disponibile e che ringrazio. Egli ci ha dimostrato in quell'occasione che Parlamento e Governo possono ancora collaborare se vogliono, anche se gli esponenti del Parlamento, della Camera non sono parte dell'opposizione. Sono persone in carne ed ossa che chiedono garanzie dopo anni e anni di precariato, di sfruttamento e di promesse da parte di una classe politica che alla fine li ha sempre traditi. Per questo quasi 9 milioni di cittadini il 24 e il 25 febbraio ci hanno accordato la loro fiducia e per questo noi oggi siamo qui, siamo qui come opposizione a controllare l'operato del Governo, a denunciare quello che non va e, se i tempi sono troppo stretti per denunciare determinate tematiche, ci prendiamo altri tempi per continuare a denunciare anche questioni che non riguardano principalmente questo provvedimento. Io preannuncio il mio voto favorevole a tutti gli ordini del giorno e credo che possiamo fare tesoro di queste 18-20 ore di discussione e di dibattito in Aula per cercare di rimettere in piedi un Parlamento in cui la prima cosa che bisognerebbe fare è parlare ed ascoltarsi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Onorevole Sarti, purtroppo io l'ho chiamata e si intende che vi abbia rinunciato. Devo attenermi al Regolamento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente. Abbiamo presentato otto ordini del giorno in tema di giustizia dopo che li avete cassati come emendamenti immotivatamente ed esclusivamente perché ormai è il vostro stile nei rapporti con l'Assemblea, ringraziando Franceschini. Il costume che indossate in quest'Aula è quello che blinda i vostri testi legislativi. Le leggi ora le fa il Governo. Eppure, nonostante voi, le nostre proposte...

Pag. 293

  PRESIDENTE. Chiedo scusa: se lasciamo il Governo... Grazie.

  VITTORIO FERRARESI. Eppure, nonostante voi, le nostre proposte emendative rimangono, indipendentemente dall'accoglimento o meno degli ordini del giorno. Proposte lavorate avendo davanti i problemi della giustizia, quelli che tanti di noi incontrano, anche professionalmente, tutti i giorni. Ora però, anche ringraziando la collega Giulia Di Vita che è intervenuta ieri, io non posso non intervenire su un ordine del giorno particolare, quello del collega Matteo Dell'Osso. Presidente, forse ha avuto la possibilità di conoscere Matteo Dell'Osso e la sua incredibile storia. È affetto da sclerosi multipla ma vive meglio di chiunque altro, ha affrontato una dura lotta per arrivare fin qui, una guerra che ha vinto. Aveva appena fatto il suo intervento in Aula verso l'una di notte, è stata una giornata pesante per tutti, figuriamoci per lui; mentre leggeva il suo discorso ha perso il filo: può capitare a chiunque. Gli umani colleghi negli scranni di PD e Lista Civica, alcuni, hanno cominciato a fare battutine sulla sua difficoltà: dategli il foglio giusto, ripetevano le sue parole balbettando a sfottò.
  Mormoravano, ridevano, lo guardavano divertiti. Avvisati poi dello stato di Matteo, qualcuno ha chiesto scusa per la palese, vergognosa, indecente, schifosa e indecorosa gaffe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'arte dell'ipocrisia di chi poi si fa bello, magari parlando di omofobia e discriminazione. Ci troviamo a lavorare con questa gente. Come possono stupire gli scempi che stanno facendo al Paese e la costante indifferenza per i cittadini italiani più deboli ? Dopo gli sfottò, a fine intervento, Matteo ha concluso dicendo – come dissero i tre violoncellisti sul Titanic mentre stava affondando – «è stato un piacere suonare con voi», ma anche no. Grazie Matteo, sono orgoglioso di combattere vicino a te (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Che la tua energia e purezza porti un fascio di luce dentro questa buia Aula. Matteo vinciamo noi ! Per gli altri, vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Signor Presidente, colleghe, colleghi, membri del Governo, questo decreto-legge di cui stiamo discutendo, reca disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia e, in particolare, al Titolo III del provvedimento, sono contenute le misure urgenti per l'efficienza del sistema giudiziario e la definizione del contenzioso civile, sulle quali mi soffermerò in particolare.
  Tutti gli emendamenti prima, e gli ordini del giorno poi, presentati dal MoVimento 5 Stelle, mirano a migliorare e rendere presentabile questo provvedimento. In particolare, il decreto individua i requisiti per la nomina dei giudici onorari, i GOT e i VPO, al fine della riduzione della durata dei procedimenti e della deflazione del contenzioso civile, in particolare, nelle Corti d'appello, dove si registra un aumento delle pendenze. Nelle Corti d'appello, infatti, nel 2010, erano pendenti 443 mila 435 procedimenti, mentre nel 2011 erano pendenti 448 mila 810. Viene stabilito con decreto del Ministero della giustizia la nomina di un numero di 400 giudici ausiliari al fine di assicurare la definizione ogni anno di almeno 36 mila procedimenti. Pur nella considerazione che l'istituenda figura del giudice ausiliario possa, sulla base di una straordinarietà della sua funzione, rispondere almeno e soltanto in via provvisoria alla prioritaria esigenza di smaltimento dell'arretrato civile, appare necessario aumentare il numero complessivo da 400 unità ad almeno 600 unità.
  L'articolo 72 del decreto-legge disciplina lo stato giuridico e l'indennità dei giudici ausiliari e viene fissata in 200 euro l'indennità onnicomprensiva da attribuire ai giudici con cadenza trimestrale, per ogni provvedimento che definisce il processo anche parzialmente, ovvero solo su alcune delle domande proposte con l'atto Pag. 294di citazione, o rispetto solo ad alcune delle parti. Il compenso previsto – 200 euro – onnicomprensivo per ogni provvedimento definitorio, al lordo di imposte e contributi previdenziali, appare del tutto insufficiente ai fini del conseguimento degli elevati livelli di professionalità ed efficienza richiesti agli istituendi giudici ausiliari e, conseguentemente, occorre valutare iniziative normative per aumentarne l'importo, fino ad almeno 300 euro. Viene poi disciplinato l'accesso a stage formativi teorico-pratici della durata di 18 mesi presso gli uffici della magistratura ordinaria e amministrativa, riservati ai laureati più meritevoli delle facoltà di giurisprudenza, senza però alcuna forma di compenso, mentre è indispensabile assicurare un riconoscimento retributivo al tirocinio formativo, corrispondente almeno ad un rimborso delle spese e, in ogni caso, non inferiore all'importo mensile di 500 euro. Occorre valutare, inoltre, l'adozione di un'iniziativa normativa di competenza, al fine di inserire i soggetti che abbiano presentato domanda per l'accesso allo stage in una graduatoria pubblicamente consultabile, da aggiornare con cadenza semestrale in un'ottica di trasparenza e meritocrazia. Questo perché i requisiti di accesso allo stage formativo appaiono troppo stringenti, specificatamente alla media degli esami universitari, ai voti conseguiti, all'età richiesta e alla durata del tirocinio, configurando un evidente problema di bilanciamento tra domanda di qualità e specializzazione rivolta al tirocinante, a fronte di una del tutto insufficiente offerta da parte dell'amministrazione della giustizia in termini economici e professionali.
  Pertanto, i tirocinanti saranno selezionati solamente in base alla media degli esami e al voto di laurea più elevato. Vengono, infine, ancora, reintrodotte le disposizioni concernenti l'obbligatorietà della mediazione, dichiarate però illegittime dalla Corte costituzionale per eccesso di delega.
  Occorre allora, e concludo, adottare ogni iniziativa normativa successiva atta a rendere facoltativo il ricorso all'istituto della mediazione, laddove l'esperimento del procedimento di mediazione non sia necessario alla procedibilità della domanda giudiziaria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugnerotto. Ne ha facoltà. Scusi se la interrompo, onorevole Brugnerotto. Visto che adesso vi è anche un avvicendamento alla Presidenza, vorrei semplicemente avvisare l'onorevole La Russa, oltre che l'onorevole Colletti, che ho fatto personalmente la verifica e potranno verificare che l'onorevole Bianconi è stato richiamato due volte all'ordine per avere interrotto un collega che parlava con frasi ingiuriose. La questione penso che possa essere considerata risolta. È stato richiamato direttamente per nome. Prego, onorevole Brugnerotto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 13,21)

  MARCO BRUGNEROTTO. Signor Presidente, colleghi deputati, a questo punto il buongiorno diventa un buon pomeriggio. Faccio mie le parole di Mario Tozzi, primo ricercatore del CNR, in un articolo breve, leggero, che parla di grandi opere, ma dà un'idea chiara di cosa pensa il MoVimento 5 Stelle, di quale è la linea del MoVimento 5 Stelle. Egli dice: grandi opere, forse qualcosa sta per cambiare. Quando la crisi economica morde, ci rimettono quasi sempre ambiente e cultura, e questo è ciò che sta avvenendo regolarmente in Italia.
  Tralasciamo per il momento gli aspetti culturali, peraltro spesso legati intimamente a quelli naturalistici. Focalizziamo l'attenzione su quanto viene proposto quasi da tutte le parti per uscire dalla crisi economica: far ripartire l'edilizia e, prima o poi, anche le grandi opere, di cui, si sa, abbiamo un grandissimo bisogno, neanche fossimo appena usciti da una guerra mondiale, come 70 anni fa, momento in cui le grandi opere e le infrastrutture davvero erano scarse e il Paese voleva diventare moderno.Pag. 295
  No, nell'Italia del terzo millennio si ripropongono le solite ricette stantie per uscire dalla crisi: costruire, costruire e ancora costruire. Asfalto e cemento ovunque, sempre, con intere regioni, come il Lazio, dove la lobby dei costruttori esercita un peso evidente, facendo tornare in mente quell'Aldo Fabrizi che in C'eravamo tanti amati faceva scendere con la gru una porchetta intera per festeggiare un'altra selva di palazzi anonimi e orrendi.
  Non ci basta, evidentemente, di essere il Paese più abitato e più costruito d'Europa, quello in cui solo il 39 per cento delle coste è ancora libero dalle costruzioni, quello in cui, ogni secondo che passa, circa 6 metri quadri di territorio vengono ricoperti dal cemento e dall'asfalto. Ripeto: ogni secondo che passa 6 metri quadri vengono cancellati. Parliamo di circa 200 mila ettari all'anno di territorio.
  Non ci basta la considerazione matura che le infrastrutture e lo sviluppo devono assecondare, e non guidare, lo sviluppo, né che le grandi opere dovrebbero almeno prima essere terminate o ammodernate, tipo l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, che sarà risistemata, se tutto va bene, in dieci anni. No, noi in Italia vogliamo ancora nuove costruzioni e grandi opere inutili – TAV, Expo e via dicendo – per far sì che questo sia un Paese in via di sviluppo e moderno.
  Tutto questo ha un costo ambientale pesantissimo, anche in termini di incremento del rischio naturale. I morti per alluvioni della Liguria, del Veneto, della Campania e dell'Emilia sono dovuti a questa insana bulimia costruttiva, che ha ignorato i vecchi alvei fluviali, pensando di poter fare come se la natura non esistesse; invece, la natura esiste eccome, e ne stiamo pagando le conseguenze.
  Due parole vanno dette su questa notte che noi abbiamo passato qui, su questa giornata che si protrarrà ancora a lungo. Si sa benissimo qual è la vera motivazione che ci induce a fare questo, si sa benissimo che media e altre parti ci accuseranno, magari, di intralciare i lavori regolari dell'Aula, quando sappiamo benissimo che si sta minando, in maniera, direi, quasi oscena, quella che è l'architrave della Costituzione italiana, che è l'articolo 138. Se parlo di Costituzione, non posso fare a meno di citare parole di un'inaudita potenza, che, però, non sono «degno» di fare mie.
  Le cito semplicemente: «se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, con il pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione (Pietro Calamandrei, discorso ai giovani tenuto alla Società umanitaria, Milano, 26 gennaio 1955) (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lupo. Ne ha facoltà.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, colleghi deputati, oggi ci troviamo qui per votare il disegno di legge A.C. 1248-A/R. È il cosiddetto «decreto del fare». Abbiamo letto e riletto il testo, sia nella sua prima stesura, sia nella seconda, e financo nella terza e, a dire il vero, in nessuno dei tre testi siamo riusciti a capire il motivo per cui viene definito «del fare».
  Fare cosa ? Per questo abbiamo pensato di rinominarlo il «decreto delle emergenze», pensando che fosse un decreto-legge atto ad affrontare, per l'appunto, le emergenze, ma anche lì non siamo riusciti a capire quali emergenze potesse risolvere perché, colleghi deputati, a dirla tutta, questo provvedimento non affronta in maniera concreta alcuna emergenza.
  Viste le premesse, speriamo che il «decreto del fare» non sia seguito anche da altri che si intitolino, rispettivamente, «dire», «baciare», «lettera» e «testamento», come in un noto gioco per bambini. Sul divieto di dire e baciare si è espresso recentemente il Governo turco, delle lettere elettroniche si è occupato quello americano, ma non possiamo immaginare Pag. 296il contenuto di un eventuale «decreto testamento».
  Come è possibile pensare che, in un decreto così importante, che dovrebbe essere la spina dorsale della nuova economia, non si spendano due parole su un settore primario, come quello dell'agricoltura ? Come è possibile che temi, come quello del rilancio del biologico, piuttosto che della contraffazione alimentare, per non parlare degli OGM o, peggio ancora, delle quote-latte, non vengano nemmeno citati ?
  Allora colleghi deputati, ecco cosa ci sarebbe piaciuto leggere all'interno del decreto che doveva rilanciare l'economia italiana. Il disegno di legge A.C. 1248-A/R, all'articolo 6 del decreto-legge, prevede la possibilità di trasformare gli attuali zuccherifici in inceneritori, perché questo succederà, grazie al voto di fiducia.
  Sempre nel suddetto articolo, il primo comma recita che gli stessi soggetti che godranno della riduzione delle accise sul gasolio, si obbligheranno a rispettare, loro stessi, la progressiva riduzione del gasolio per finalità ambientali. È come dire ad un bambino: «dimmi che sei stato buono, e ti riempirò di caramelle» e aspettarsi che il bambino dica il contrario.
  Ecco, questo non lo avremmo mai voluto leggere in un decreto-legge, e, meno che mai, in un decreto su cui viene posta la fiducia. Ecco cosa avremmo voluto leggere all'articolo 6, comma 1: a fronte di controlli più stringenti, saranno promulgate le riduzioni sulle accise del gasolio a tutti quegli imprenditori virtuosi che avranno dimostrato di aver ridotto il consumo di gasolio, al fine di salvaguardare l'ambiente.
  Premesso che riteniamo il testo di partenza di tale decreto-legge assolutamente lacunoso e volutamente omissivo, se non peggio, dannoso, abbiamo comunque tentato di limitare i danni che certamente provocherà alla nazione, lavorando alacremente, insieme ad altri gruppi parlamentari, e producendo una notevolissima quantità di emendamenti, che, se non erro, si aggira intorno a 2.200, su 86 articoli del decreto-legge.
  Soltanto questo dato fa capire, anche ai profani dei lavori parlamentari, che tale provvedimento avrebbe necessitato, quanto meno, di una ulteriore approfondita revisione prima di essere licenziato. Colleghi, non siamo qui per ratificare, ma per confrontarci, e per risolvere i reali problemi del Paese.
  In conclusione, signor Presidente, come possiamo dichiararci favorevoli a un decreto-legge così costruito ? Con quale coraggio potremmo tornare dai nostri concittadini e, guardandoli in faccia, dichiarare la nostra complicità con quanto propostoci ? Non lo sappiamo, ed è per questo che noi voteremo assolutamente a favore sui nostri ordini del giorno, per tentare di farvi capire che noi, realmente, crediamo che un lavoro comune possa migliorare il nostro Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, colleghi deputati, la discussione aperta sul decreto-legge «del fare» ci obbliga ad affrontare con onestà e coscienza le precisazioni sulle misure da adottare nelle materie di competenza delle Commissioni in cui siano chiamati a lavorare. Il fatto che ci troviamo oggi a votare la questione di fiducia...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato La Russa e deputata Benedetti, potete evitare di fare capannelli ? Notavo che si stava disturbando l'intervento.

  SILVIA GIORDANO. Il fatto che ci troviamo oggi a votare la questione di fiducia rappresenta purtroppo una mancanza di confronto democratico, a cui non ci si può sottrarre nel nome dell'urgenza, diventata ormai la normalità. Chiederci una più che sensibile riduzione degli emendamenti, come è accaduto, significa imbavagliare la voce di chi, per volontà del popolo italiano, è qui presente e non può esimersi dal dovere assunto di far sentire Pag. 297la sua voce, che è la voce di coloro che hanno espresso il loro parere all'interno di un'urna, massima espressione di democrazia.
  Il Presidente del Consiglio Letta all'insediamento aveva affermato di non voler usare la leva della questione di fiducia per far approvare i provvedimenti, ma, a quanto pare, la propaganda continua anche se non siamo più in campagna elettorale. Il decreto-legge, così come voluto dai nostri padri costituenti, dovrebbe avere un valore di necessità e di urgenza, così come previsto dall'articolo 77 della Costituzione. La Costituzione è importante.
  Tuttavia troppo spesso questi valori sono snaturalizzati e non bastano neanche i sessanta giorni a disposizione per dar voce alle opposizioni e per tentare l'ampliamento e la condivisione all'impianto originale, ma si procede con la fiducia all'ordine del giorno, che resta l'ultima e ormai unica arma nelle nostre mani per difendere lo Stato di diritto.
  Entro il 21 agosto 2013 questo Parlamento dovrà convertire in legge il decreto-legge entrato in vigore il 22 giugno scorso. Tra le varie necessità di semplificare, mi chiedo se fosse urgente trattare in questo modo la materia della sicurezza del lavoro in un Paese che vede sul lavoro oltre mille morti all'anno, un numero cospicuo di infortuni e la presenza di malattie professionali. La risposta a quel quesito è ovvia. Perché procedere per decreto-legge ? A questo punto, non era meglio procedere per via legislativa, con un confronto in Aula tra maggioranza e opposizione ?
  Questo decreto-legge «del fare» nasconde al suo interno norme sulla sicurezza del lavoro, ed è quasi del tutto identico al cosiddetto decreto-legge semplificazione bis, presentato nel settembre 2012 da quel Governo ormai criticato da tutti, che era il Governo Monti, che però vedeva la stessa maggioranza, la stessa coalizione.
  È doveroso porsi delle domande che chiunque vorrebbe fare al Governo, a cominciare dal pasticcio sul tetto agli stipendi dei manager, che avete voluto mantenere alto senza porre più il limite dei 300 mila euro, salvando di fatto i vertici di ANAS, Poste e Ferrovie dello Stato, in maniera così ambigua da concedere una scappatoia anche al tetto per gli altri manager, sempre a danno dell'unico soggetto indifeso e indifendibile: il popolo italiano.
  Annunciavate questo Governo come un cambiamento nella politica italiana. La maggioranza degli italiani lo ha chiesto chiaramente a febbraio, ma questo decreto-legge è l'ennesima dimostrazione del clientelismo che volete ancora alimentare e che vi lega a quelle poltrone. Credete davvero che stravolgere gli impianti normativi esistenti con blitz estivi tra problemi internazionali e attacchi alla Costituzione possa risolvere i problemi di una nazione che precipita nel baratro ?
  Questo decreto-legge, così com’è impostato, ci dà più l'impressione di un atto che salvaguarda le lobbies come, tra l'altro, le aziende farmaceutiche, così come prescrive l'articolo 44, commi 4-ter e 5-ter del decreto-legge «del fare», tanto che mi è stato chiesto di ritirare il mio ordine del giorno, volto a cercare di evitare questa salvaguardia delle lobbies farmaceutiche. Ormai stiamo veramente perdendo tempo, ma non per il nostro ostruzionismo, ma perché non ci permettete di fare tutto quello che dovremmo fare, non ci permettete di fare più nulla.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 13,34)

  SILVIA GIORDANO. Voglio ricordare solo che il 13 febbraio 2009 il Partito Democratico è sceso in piazza per difendere la Costituzione, gridando che la Costituzione unisce e non divide, andando contro al Governo dell'epoca, il Governo Berlusconi. Adesso con lui state cercando di fare esattamente l'opposto. So che mentivate anche all'epoca, ma cercate un attimo almeno di rinsavire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

Pag. 298

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signora Presidente, ho ascoltato ancora fino a questa mattina interventi in trasmissioni televisive, che ogni tanto purtroppo mi diletto a guardare, che addirittura volevano fare i conti della spesa che noi in questi giorni abbiamo causato costringendo la Camera a restare aperta anche di notte. Certo è incredibile sentire questi discorsi dopo che si è fatto e si continuano a fare, nonostante gli apprezzabili tentativi della Presidenza, anche qui dentro, le spese più indecorose e vergognose.
  Comunque – visto che ieri, o questa notte per chi non c'era, ed oggi tutto quello che stiamo facendo viene pagato dai cittadini e dalle aziende – cercherò di fare una sorta di risarcimento. Il Governo con il «decreto-legge del fare» ha parlato di rilancio dell'economia e ripresa delle aziende con l'attivazione di un numero imprecisabile di posti di lavoro. Io voglio tentare di descrivere i risultati dei vari decreti più o meno «del fare» adottati dai Governi negli ultimi anni, di cui una buona parte dei presenti, escluso il MoVimento 5 Stelle, sono stati protagonisti.
  Certo non posso nominare tutte le piccole e medie aziende del Ticino e della Brianza cui accennava un collega leghista questa mattina, aziende che stanno delocalizzandosi al di là del confine in conseguenza del vostro disastroso «fare» di tutti questi anni. Farò dunque una sintesi di come avete saputo affondare il made in Italy di cui avete ancora il coraggio di continuare a parlare: AR Alimentari, primo produttore italiano di pomodori pelati: la nomino perché era una azienda pugliese finita purtroppo addirittura nel colosso del gigante Mitsubishi dal 2012. Buitoni, azienda fondata nel 1927 a Sansepolcro dall'omonima famiglia, è passata sotto le insegne della Nestlé; la Gancia, le note bollicine, sono oramai in mano ad un magnate russo dal 2011; la Carapelli è nella galassia oramai di un gruppo spagnolo dal 2006; la Parmalat dal 2011 è in mano a Lactalis; il 75 per cento della società Star è oramai in mano alla spagnola Galina Blanca; la Salumi Fiorucci è in mano agli spagnoli Campofrio Food holding; la San Pellegrino è stata acquistata dalla Nestlé; la Peroni è stata acquistata dalla sudafricana SABMiller; l’Orzobimbo è stato acquistato da Novartis; la Ducati ormai è dell’Audi; Bulgari è finita in Francia; Gucci, Valentino, Ferré ormai non sono più made in Italy; la Safilo oramai è una società del gruppo olandese Hal Holding; nelle mani francesi, ancora, è finita anche la Coin, e stesso destino vale anche per la Standa, che oramai fa parte del gruppo tedesco Rewe; Algida, Motta, Fiorucci anch'esse sono oramai finite in mani straniere; anche la telefonia nata a Milano, la Fastweb, è oramai in mano del gruppo svizzero Swisscom.
  Signora Presidente, potrei continuare ma credo che quanto ho ricordato possa già bastare per comprendere i danni che questo «fare» di questa politica ha prodotto sino ad oggi. Ecco il motivo anche del nostro comportamento. Non è piacevole neanche per noi stare qui in Aula a fare le notti, lo avremmo evitato volentieri se ci fosse stato un decreto veramente utile e risolutivo, oltre che aperto verso i problemi degli italiani; anzi, al contrario, avremmo fatto volentieri tutte le notti necessarie per fare tutto il possibile per approvarlo velocemente, ma questo purtroppo non è il caso.
  Signora Presidente, e mi avvio alla conclusione, facendo indegnamente un richiamo storico di fronte a questa invasione e pressione straniera che sta falciando aziende e lavoratori e costringendo alla fuga, che ha facilitato il vostro – tutto sommato – tradimento politico nei confronti del popolo italiano e che ha causato la Caporetto dell'Italia, noi ci siamo posizionati qui sul Piave, sapendo di essere forse l'ultimo baluardo a difesa della nazione e qui combatteremo fino all'ultimo. Forse saremo travolti, ma di certo non ci consegneremo alla storia né come vili né come traditori del nostro Paese, per cui sarà un enorme onore – sottolineo, onore – anche solo essere ricordati come gli eroi di El Alamein, a cui mancò la fortuna ma non il valore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 299

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo non solo perché il nostro è l'ultimo intervento di questa fase, ma in particolare per una questione che a me personalmente e al nostro gruppo sta moltissimo a cuore, che va al di là dei contenuti e va al di là anche dello stile e degli animi che in questa Aula si possono anche surriscaldare in qualche occasione (succedere che si possano surriscaldare in qualche occasione). Un paio di colleghi del MoVimento 5 Stelle (spero che venga raccolto in maniera serena questo mio intervento) hanno rappresentato come se dal gruppo del Partito Democratico si fossero levate, non dico neanche che cosa, ma delle segnalazioni di mancanza di rispetto nei confronti di un nostro collega che invece noi rispettiamo moltissimo, che è il collega Dall'Osso. Lo rispettiamo moltissimo anche per come lui è entrato in quest'Aula e ha fatto tutte le cose che doveva fare un parlamentare. Allora pregherei di non strumentalizzare nulla, in nessun caso e per nessun motivo. Peraltro aggiungo che questo gruppo parlamentare è pieno di amministratori locali che ogni giorno sono a contatto con problemi di persone le più diverse e con grande rispetto e lealtà affrontano questi problemi con senso di responsabilità e rispetto dell'altro, ancora di più per i colleghi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Quindi sono esaurite le dichiarazioni di voto. Adesso vorrei attirare l'attenzione dei colleghi sul ricordo di una donna, di una sindaca, che purtroppo non c’è più.

TESTO AGGIORNATO AL 29 LUGLIO 2013

In ricordo di Laura Prati (ore 13,45).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi, è con profondo dolore che desidero ricordare oggi la sindaca di Cardano al Campo Laura Prati, scomparsa lo scorso 22 luglio dopo essere stata gravemente ferita mentre svolgeva le sue funzioni, da un agente della polizia locale in precedenza sospeso dal servizio. Laura Prati era una donna ferma e coraggiosa che a lungo si era battuta anche per i diritti delle donne, per la conciliazione della famiglia con il lavoro, e per il rafforzamento dei centri antiviolenza. Battaglie di civiltà che hanno caratterizzato la sua intensa ed appassionata azione politica. La sua scomparsa lascia un profondo vuoto non solo nella comunità a cui apparteneva ma anche in tutti coloro che interpretano l'impegno politico nelle Istituzioni come servizio per dare ascolto e dare risposte alle istanze dei cittadini e della società.
  Al marito e ai suoi giovani figli, Massimo e Alessia, esprimo anche a nome dell'intera Assemblea i più vivi sentimenti di affettuosa vicinanza, e sentita partecipazione al loro grande dolore. Invito questa Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali applausi cui si associano i membri del Governo).

  DANIELE MARANTELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANIELE MARANTELLI. Signora Presidente, cari colleghi, lunedì 22 luglio, dopo aver lottato per venti giorni, Laura Prati ha cessato di vivere. Laura questa volta non ce l'ha fatta. In quel maledetto 2 luglio, quando la vendetta covata da tempo da un criminale l'ha sorpresa mentre era al suo posto di lavoro in comune, insieme al suo vice sindaco Costantino Iametti, abbiamo vissuto momenti di angoscia.
  Raggiunto dalla notizia appena atterrato a Fiumicino, ho tempestato di telefonate tutti coloro che in quel momento potevano affrontare l'emergenza. Quando siamo intervenuti in Aula per ricordare la gravità dell'accaduto, gli spari a Laura e Costantino pareva non avessero causato Pag. 300conseguenze irreparabili. In effetti, due giorni dopo, accompagnato dal marito, sono andato a trovarla all'ospedale di Gallarate; le ho dato un lieve bacio sulla fonte, ma, pur trovandola comprensibilmente sofferente, ci siamo parlati guardando già al futuro.
  Quando ci siamo lasciati, l'ho salutata con un sorriso come sempre e con il figlio Massimo che attendeva fuori dal reparto di rianimazione abbiamo condiviso un sentimento di sincera speranza, tant’è che suo padre aveva insistito per accompagnarmi a casa mia, a Varese: forse aveva bisogno di parlare, di superare le tensioni di quei due giorni tremendi. Sapevamo che la sfida che attendeva Laura sarebbe stata lunga e difficile, ma eravamo convinti che il peggio fosse passato. Per questo ci siamo abbandonati a ricordare tante pagine del suo impegno, che inevitabilmente ha richiesto spesso anche sacrifici familiari.
  Poco si sa e si dice del prezzo che pagano i familiari di coloro che fanno politica, soprattutto con il lavoro volontario, nei territori, nelle feste popolari, nei piccoli comuni. Cardano e Varese non sono il Mugello o Modena, per la sinistra, per il centro sinistra la vita è sempre stata dura dalle nostre parti, ma mai, mai Laura ha attenuato l'impegno per i valori in cui credeva: la libertà, il lavoro, l'uguaglianza, la solidarietà, i diritti delle donne, nel sindacato, nella Fiom, nelle associazione, nel partito, il PDS, i DS, il PD, nel quale ho avuto la fortuna di condividere tante battaglie comuni in oltre vent'anni, potendo sempre contare sul suo aiuto.
  Dolce, ma determinata. Fin da segretaria di sezione sapeva assumersi responsabilità impopolari e importanti e si vinceva grazie a quelle decisioni. Determinata sì, cinica mai. I congressi erano una spina nel fianco. Tenace sostenitrice dell'importanza delle donne nella politica e nelle istituzioni, si batteva, senza mai alzare la voce, per favorire la loro presenza nella vita pubblica. Quanta emozione provavo quando manifestava indignazione e stupore di fronte a un'ingiustizia, una violenza, una volgarità, che contrastava con mitezza apparente, ma con forza e tenacia davvero rare.
  Nella sua stessa candidatura a sindaco ha dovuto affrontare lo scorso anno un percorso tutt'altro che semplice. Vinse le elezioni e il suo contributo fu decisivo per l'affermazione del centrosinistra. Oggi ci chiediamo se ne sia valsa la pena. Certo, quello era il suo sogno, era felicissima di essere sindaco, o meglio la sindaca del suo Paese. Moralità, competenza, tenacia, dedizione, passione e radici popolari: queste erano le sue caratteristiche.
  Lo scorso venerdì 28 giugno sono andato con mia moglie ad ascoltarla alla festa del PD alla Schiranna, dove partecipava ad un incontro sul femminicidio. Mai avremmo immaginato che la serenità di quella sera solo quattro giorni dopo si sarebbe trasformata in un incubo.
  La speranza nella ripresa e poi la doccia fredda delle complicazioni sempre più gravi delle sue condizioni. In questi giorni ci siamo spesso domandati se si poteva prevenire quel terribile omicidio.
  Vorrei sottolineare, in questa Italia spesso sguaiata, il dolore composto del marito, la rassegnazione antica della mamma, gli occhi azzurri appena un po’ velati di un figlio che in quei giorni dà un esame all'università e prende 30.
  Quando lunedì, il giorno della sua scomparsa, suo padre mi ha telefonato dicendo che proprio il figlio Massimo ha voluto fortemente che il cuore di sua mamma potesse continuare a battere in un'altra persona, ho faticato non poco a dominare la commozione.
  Semplice militante, segretaria di sezione, componente del consiglio provinciale, vicesindaco, sindaco, presidente provinciale del PD e membro dell'assemblea nazionale del PD, identiche erano la passione e la serietà di Laura nell'affrontare tutti quei suoi doveri. L'impegno di sindaco l'aveva preso davvero con rigore ed entusiasmo. Chi perde il lavoro, chi è sfrattato, la famiglia sconvolta dai drammi della droga di un ragazzo o dall'Alzheimer di un anziano quasi sempre si rivolge al proprio sindaco. Questa è oggi una figura Pag. 301che funge da presidio insostituibile per la tenuta stessa della democrazia, tanto più nella tempesta di una crisi di sistema, dove la più grave recessione dal dopoguerra si intreccia con troppe degenerazioni etiche e morali.
  Noi abbiamo il dovere di permettere ai sindaci di poter svolgere serenamente la loro funzioni. Dobbiamo fare di più. Laura Prati il suo dovere l'ha fatto fino in fondo, per questo la sua morte è così ingiusta, perché lei credeva che la politica è servizio, è fare per dare risposte, è sostenere la comunità che ti ha eletto soprattutto nei momenti più difficili.
  La partecipazione commossa a questo dolore così grande di tanti amici e compagni non mi sorprende. Ringrazio il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato, il Presidente della Camera per le sue belle parole, il Presidente del Consiglio, le tante autorità civili e religiose, i sindaci, esponenti di tutte le forze politiche, delle organizzazioni sociali, delle associazioni, semplici cittadini, per la partecipazione sincera al dolore dei familiari, a quello della comunità di Cardano al Campo e del Partito Democratico.
  Laura ha pagato un prezzo altissimo per essere stata coerente con i propri valori. Qui emerge chiaramente il suo valore simbolico. Auspico – lo chiedo all'Aula della Camera – che per Laura Prati la Repubblica italiana riconosca il valore civile del suo impegno, che si deve alle vittime cadute nell'adempimento del proprio dovere per avere fatto rispettare la legge.
  Commozione e solidarietà non devono però offuscare l'esigenza di colpire i responsabili di questa tragedia. Noi non lasceremo soli i suoi cari: Pinuccio il marito, il figlio Massimo, la figlia Alessia, una bambina di soli 12 anni. Proprio l'amore e la dignità di un marito speciale e la maturità di un ragazzo di 21 anni, diventato improvvisamente uomo, ci dicono che in tutto il nostro Paese esistono energie straordinarie nelle quali riporre fiducia.
  Noi siamo orgogliosi di Laura, lei non temeva il conflitto politico e sociale, ma aveva un grande rispetto per le idee diverse dalle sue. Il suo linguaggio misurato dovrebbe essere un esempio per tanti professionisti della politica, dell'informazione e della cultura. È stata un esempio di buona politica, che spero aiuti ciascuno di noi ad essere una persona migliore, prima che un parlamentare migliore.
  Vogliamo salutarla impegnandoci a far vivere i suoi valori nel cuore e nella mente delle generazioni che verranno (L'Assemblea si leva in piedi e con essa i membri del Governo – Prolungati applausi).

  PRESIDENTE. Onorevole Marantelli, la ringrazio per questo sentito ricordo. La pregherei di rappresentare la Presidenza e tutta l'Assemblea ai funerali di Laura Prati.
  Ha chiesto di parlare la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signora Presidente, Laura Prati ci teneva moltissimo ad essere chiamata sindaca di Cardano al Campo. Ricordandola, molti hanno evocato la buona politica ed è giusto farlo, pensando alla sua vita pubblica, a tutta la sua vita pubblica, quella nel sindacato, quella da amministratrice e, infine, quella di sindaco, il sogno della sua vita; il sogno della sua vita, come ci ha ricordato suo marito, il sogno della sua vita, come ci ha detto l'onorevole Marantelli nel suo bellissimo discorso che abbiamo appena ascoltato (come anche le sue parole, Presidente).
  Altri, parlando di Laura, hanno parlato dei sindaci, di come oggi, in un Paese così fragile, così in difficoltà, i sindaci rappresentino effettivamente il collante che rimane, il presidio democratico, una barriera democratica di tenuta di un Paese in difficoltà, nonostante i tagli e nonostante il Patto di stabilità. Anche questo è vero.
  Altri ancora hanno detto una cosa altrettanto importante, ossia che Laura ha pagato con la vita la sua difesa della legalità – il non cedere di fronte alla illegalità –, che sentiva il dovere di far rispettare.
  Io vorrei aggiungere a questo ritratto così vivo, come la sua fotografia sui giornali, Pag. 302che rimanda a quello sguardo, un'altra considerazione: vorrei parlare di una donna che ha portato nelle istituzioni quella cultura del prendersi cura della propria città; una donna che credeva nella cultura e per questo ha portato nella sua città un'importantissima iniziativa internazionale in materia di libri; una donna che credeva nella libertà e nell'autonomia delle persone e per questo ha aperto il registro del testamento biologico; una donna che – veniva ricordato prima – pensava alla sua funzione come quella di un servizio ai cittadini e allo Stato.
  Io vorrei dire, attraverso il suo ricordo, come sia fondamentale oggi dare riconoscimento a tutte quelle persone – donne e uomini – che oggi tengono vivi i servizi sociali, il lavoro pubblico, che sostituisce molto spesso uno Stato che si ritrae: solo l'abnegazione di quelle persone tiene in piedi gli ospedali, le scuole, i servizi. Vorrei ricordarlo nominando le due donne di Perugia che sono state uccise in un vile attentato.
  Vorrei parlare di Laura, come hanno fatto la Presidente della Camera e il collega Marantelli, ricordando il suo impegno e la sua lotta continua contro la violenza nei confronti delle donne e per questo la sua vicinanza ai centri antiviolenza: Laura è stata sempre impegnata a difesa dei diritti delle donne, perché è giusto per un motivo in più, ossia perché un Paese dove le donne possono stare agevolmente è un Paese migliore per tutti.
  È per questo che Laura Prati è stata e sarà la sindaca di Cardano al Campo – la sindaca –, come lei aveva scelto di definirsi. Per questo, per la sua capacità di portare nelle istituzioni il prendersi cura, il gruppo di Sinistra ecologia libertà è vicino al marito Giuseppe, ad Alessia e a Massimo, alla sua città, Cardano al Campo, al suo partito, il Partito Democratico (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, colleghi, a nome del presidente Giorgetti, del gruppo parlamentare, di tutto il movimento politico della Lega nord, a nome di tutti i sindaci e di tutti gli amministratori locali del movimento, esprimo cordoglio alla famiglia per la drammatica morte di Laura Prati, sindaco, anzi – come lei amava definirsi – sindaca di Cardano al Campo.
  Esprimo il dolore e la rabbia per un gesto folle e assurdo, che ha colpito un sindaco coraggioso, animato da una passione vera per la politica e il bene comune del suo territorio. Mi rivolgo anche ai colleghi del Partito Democratico – come al collega Daniele Marantelli –, a cui Laura Prati apparteneva, per esprimere tutta la nostra vicinanza e la nostra solidarietà.
  I sindaci tutti sono l'avamposto della democrazia, i baluardi della rappresentanza territoriale, gli autentici custodi della tenuta sociale delle nostre comunità, soprattutto oggi, nelle difficoltà in cui versano gli enti locali.
  Laura Prati è morta per il rispetto delle regole e il gesto vigliacco del suo assassino – un criminale, per il quale chiediamo una condanna senza sconti – illumina ancora di più il coraggio di questo sindaco, che, per difendere le regole e garantire la legalità nel suo consesso civile, ha perso la propria vita. Il coraggio e la passione politica sono valori veri e autentici e Laura Prati ne ha incarnato l'esempio migliore (Applausi).

Testo sostituito con l'errata corrige del 29 LUGLIO 2013   PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Alli. Ne ha facoltà.   PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Signor Presidente, aggiungerò poche parole al ricordo del collega Marantelli e agli altri interventi.
  Non ho avuto occasione di lavorare direttamente con Laura Prati, ma vivendo a pochi chilometri da Cardano al Campo e avendo per molti anni lavorato in regione Lombardia, ne ho conosciuto il valore, la grande dedizione di una donna che non amava l'apparenza e la formalità.
  Parliamo di una donna e una madre stimata, amante della propria terra, dei propri cittadini, come tanti che, sulla base Pag. 303di questo amore per la propria terra, si dedicano alla politica e all'amministrazione, in un momento e in un clima nei quali non è facile questa scelta.
  Laura Prati è simbolo di tanti amministratori locali che ogni giorno fanno buona politica nel nostro Paese, rispondendo alla domanda quotidiana «ma chi me lo fa fare», quando il mio comune non ha i soldi e non riesco a rispondere ai miei cittadini ? «Chi me lo fa fare» quando non ci sono benefici per chi lo fa, perché oggi fare questo lavoro, nei piccoli comuni soprattutto, è una forma nobile di volontariato ? Si tratta di quelli che tutti i giorni rispondono a questa domanda dicendo «se non lo faccio io chi lo fa ?». E allora vanno avanti, assumendosi i rischi, che nel caso di Laura Prati sono stati il rischio della vita, visto che Laura ha pagato con la vita per gli altri, ha dato la propria vita per gli altri.
  A questo punto, due riflessioni mi vengono in mente da questo sacrificio, che è per tutti noi, come per me stesso. La prima considerazione è che Laura Prati è morta per il gesto di un folle, di un criminale, ma non possiamo banalizzare il fatto che spesso questi gesti di follia si alimentano di un clima avvelenato nel quale noi viviamo, dove la dialettica diventa odio e nel quale la politica diventa denigrazione dell'avversario. Quindi, abbiamo una responsabilità e da parte mia formulo l'auspicio che il clima e i toni del dibattito politico si mantengano sempre nell'ambito della ragionevolezza.
  Infine, questo sacrificio è un richiamo a me – e credo a tutti noi in quest'Aula, che siamo dei privilegiati della politica – perché non possiamo rinchiuderci qui dentro in una sorta di autoreferenzialità, ma dobbiamo renderci conto delle difficoltà nelle quali si trovano i nostri amministratori locali e lavorare per loro, perché soltanto in questo modo saremo realmente vicini ai nostri cittadini (Applausi).

Testo sostituito con l'errata corrige del 29 LUGLIO 2013   PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.   PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Signor Presidente, Laura Prati è una donna, una madre, una moglie, una cittadina impegnata in politica.
  L'idea di Stato e il significato e il valore politico di una comunità si manifestano nelle istituzioni che li rappresentano.
  In quest'ottica, l'Italia è il paese delle migliaia di campanili. Sono più di 8 mila i comuni d'Italia. Il comune, tra le più antiche istituzioni, è certamente l'ente più vicino alle esigenze di una comunità, la res publica, le esigenze concrete e quotidiane di una comunità si diceva.
  Si pensi, in un momento di difficoltà economica come quello che stiamo vivendo, al ruolo del sindaco in un comune. È il sindaco che, prima e più di tutti, deve maturare la capacità di prestare ascolto e attenzione quotidianamente, senza la possibilità di sottrarsi alle aspettative e alle necessità della sua gente. Esigenze che sempre più di frequente si riducono alla mera possibilità di soddisfare bisogni primari.
  Tocca al sindaco farsi carico di quelle concretezze, di cui troppo spesso una politica superficiale, la mala politica, appare dimentica. Ciò implica una quotidiana assunzione di responsabilità, con l'adozione di decisioni coraggiose. È proprio il coraggio che spesso manca alla politica. A Laura Prati questo coraggio non è mancato e di queste sue scelte, ferme e coerenti, è stata costretta a pagare, suo malgrado, le conseguenze.
  Esprimo con questo mio breve intervento il cordoglio di tutto il movimento di Scelta Civica per la prematura e tragica scomparsa di questo nostro sindaco. Laura Prati non aveva né, immagino, avrebbe desiderato assumere la tempra dell'eroe. Ella chiedeva semplicemente di onorare il suo mandato e di poter fare fino in fondo il suo dovere nell'interesse della sua comunità, ricambiando la fiducia ricevuta dai suoi elettori. «Guai a quel paese che ha bisogno di eroi», è questa una frase, nota ai più, di Bertolt Brecht, gli eroi che hanno pagato con la vita le loro idee, il loro coraggio, il loro senso dello Stato e del dovere. «Dovere» è un lemma caduto Pag. 304in disuso nel lessico politico corrente, che sempre più di frequente cede il passo alla parola urlata, alla frase ad effetto, ad un glossario scurrile e volgare, dietro il quale si cela la mancanza di contenuti e di valori.
  Signora Presidente, non mi piacciono le commemorazioni di facciata, quelle tristi e malinconiche occasioni in cui, spenti i riflettori e terminati i discorsi ufficiali, si torna alla vita di sempre, alla routine del quotidiano, sino alla successiva commemorazione. Non è questo, non può essere questo, il senso dei nostri interventi oggi a Montecitorio. Il ricordo di Laura Prati deve spingerci a riflettere su come il diffuso e comprensibile sentimento di avversione alla casta e alla partitocrazia possa facilmente trasformarsi, attraverso la sollecitazione sconsiderata di comportamenti violenti e rabbiosi e l'uso strumentale di un linguaggio aggressivo e distruttivo, come da lei sottolineato, signora Presidente, in antipolitica e poi, pericolosamente, in anti-istituzione. Lo testimonia la violenza gratuita usata nei confronti del brigadiere Giuseppe Giangrande, cui vanno i nostri auguri per un felice esito del suo percorso riabilitativo. Lo testimonia anche la morte di Margherita Peccati e Daniela Crispoldi, ancora due donne vittime innocenti, uccise negli uffici della regione Umbria all'interno del palazzo perugino del Broletto.
  Non ci sono giustificazioni plausibili, non ci sono percorsi di una superficiale sociologia della devianza da invocare, resta per noi l'esempio di una donna delle istituzioni che, in maniera drammatica, conclude il suo percorso politico, vissuto all'insegna di una straordinaria generosità, che nel caso di Laura Prati, come la donazione dei suoi organi dimostra, va addirittura oltre la morte. Quella morte che ha segnato in modo tragico il suo personale destino e quello dell'intera comunità di Cardano al Campo, a cui va la vicinanza di tutti i gruppi della nostra Aula (Applausi).

Testo sostituito con l'errata corrige del 29 LUGLIO 2013   PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capelli. Ne ha facoltà.   PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, il Parlamento, finalmente, o meglio, troppo spesso torna ad occuparsi di questioni drammatiche, tristissime, pur alte e nobili, come la commemorazione di Laura Prati, sindaca di Cardano al Campo.
  Laura Prati, agli occhi dell'ex vicecomandante della polizia municipale del suo paese, che il 2 luglio scorso le aveva sparato, aveva una colpa che doveva essere lavata con il sangue: aveva compiuto il proprio dovere, emettendo nei suoi confronti un provvedimento di sospensione dal lavoro dopo una condanna per truffa e peculato.
  In una stagione in cui la politica, a tutti i livelli – molto spesso purtroppo a ragione –, viene accusata dai cittadini di non essere in grado di esercitare il proprio ruolo di esempio e di guida della comunità, è triste e doloroso prendere atto che, invece, chi quel ruolo lo ha esercitato fino in fondo con impegno e serietà, come Laura Prati, abbia dovuto pagare un prezzo così alto.
  Come Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, di cui ancora attendiamo di conoscere gli assassini, anche Laura Prati sarà ricordata come un grande sindaco, un sindaco donna.
  Il Centro Democratico è vicino alla famiglia; esprime cordoglio e vicinanza a tutti gli amici di Laura Prati, ai familiari, al suo partito. Va però detto che troppo spesso la politica rende onore alle grandi persone, ne riconosce i meriti, le capacità, i principi, i valori, quando queste persone, purtroppo, non ci sono più.
  Credo che il Parlamento abbia una grande opportunità per rendere onore a Laura Prati e a quelle donne che lei ben ha rappresentato, che si sono battute contro la violenza sulle donne, esaminando al più presto le proposte di legge contro il femminicidio, che sono state presentate in quest'Aula.
  E la legge che questo Parlamento voterà sarà la legge di Laura Prati, che per Pag. 305le donne si è battuta, che per le donne ha speso il suo tempo e il suo impegno.
  Credo che il suo esempio di dedizione al dovere, di spirito di servizio, di impegno per il rispetto delle regole debba rappresentare un modello non solo per i suoi concittadini, ma per tutti gli italiani, a cominciare da chi esercita ruoli politici ad ogni livello.
  Ritengo che questo sia davvero il modo più serio e concreto per continuare a ricordarla oltre oggi (Applausi).

Testo sostituito con l'errata corrige del 29 LUGLIO 2013   PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Basilio. Ne ha facoltà.   PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, vorrei spendere poche parole, ma sentite, replicando il comunicato che abbiamo fatto in sede di consiglio regionale della Lombardia. A nome di tutti i deputati del MoVimento 5 Stelle esprimiamo la nostra incredulità per quanto accaduto a Laura Prati. Laura Prati era una madre di famiglia ed è a tutti i suoi cari che va il nostro pensiero.
  Siamo preoccupati da questa violenza latente che periodicamente si esprime con atti inconsulti. Gli amministratori pubblici debbono poter fare il proprio lavoro in serenità, senza temere raptus di folli che si sentono autorizzati ad attentare alle loro vite per una loro vendetta personale o per dare sfogo a violenza repressa.
  L'attenzione verso lo stato psicologico di chi ha la possibilità di utilizzare armi deve essere più alta, perché non succeda mai più che una persona, una donna, un'amministratrice pubblica rimanga vittima di una simile follia.
  Concludo con un sentito abbraccio di vicinanza alla famiglia di Laura Prati. Grazie (Applausi).

Testo sostituito con l'errata corrige del 29 LUGLIO 2013   PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.   PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, mi hanno scritto l'altro giorno i socialisti di Cardano. Laura Prati non c’è più, come se fosse una del nostro partito e fosse inevitabile che la conoscessimo tutti. Ed hanno aggiunto: «La sua morte è un grande dolore per tutti noi, per noi socialisti di Cardano, di Varese, di Lombardia».
  Io non l'ho conosciuta personalmente e ne sono dispiaciuta; mi pare proprio di aver perso una grande occasione non conoscendola. Mi hanno raccontato che il suo tratto gentile si accompagnava a grande fermezza e determinazione nel perseguire le battaglie politiche, sociali ed amministrative di cui era convinta. Mi hanno raccontato che era una donna colta, protagonista autentica del rinnovamento politico e civile nella sua città e nella sua provincia, animata da autentico spirito democratico e laico, fra le più impegnate a difendere i diritti dei cittadini e delle cittadine. Come lei in tanti, a partire dai socialisti, abbiamo condiviso comuni passioni, ad esempio quella sul testamento biologico e lei, proprio perché convinta di questo, aveva introdotto il registro del testamento biologico nel suo comune. E c’è una sintonia: noi pochi giorni fa, come socialisti, qui alla Camera abbiamo presentato una proposta di legge sullo stesso tema. Voglio aggiungere una riflessione che riguarda lei, ma che va oltre questo tragico fatto; intanto, è stato colpito anche un nostro compagno socialista, il suo primo collaboratore, il suo vicesindaco. Ad ogni modo, solo apparentemente questa tragedia si può attribuire al gesto di un folle. Noi pensiamo che la violenza contro le istituzioni, che Laura incarnava, restituisce gran parte di quel clima di livore e di contrapposizione che attraversa la società italiana, troppo spesso alimentato da un atteggiamento di grave irresponsabilità. La sua vita, soprattutto la sua scomparsa, spero siano motivo per tutti quanti noi di riflessione. Votata ai valori della solidarietà, dell'uguaglianza, della pace, Laura Prati rappresenta per tutti noi un esempio di virtù civica e politica esemplare e rara nell'Italia contemporanea. Generosa fino alla fine, il prezzo pagato per il suo impegno amministrativo e politico è davvero troppo grande e noi tutti, comunità Pag. 306socialista di Varese, della Lombardia e dell'Italia, ma non soltanto, ci stringiamo attorno ai suoi cari e il loro dolore è il nostro dolore (Applausi).

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame ordini del giorno – A.C. 1248-A/R)

  PRESIDENTE. Proseguiamo l'esame del disegno di legge. Avverto che la Presidenza ha rivalutato, come richiesto dal presentatore, il giudizio di inammissibilità relativo all'ordine del giorno Bini n. 9/1248-A/R/19, riguardante la materia della prevenzione antincendio, giudicandolo ammissibile. Invito pertanto il rappresentante del Governo a esprimere il parere sull'ordine del giorno Bini n. 9/1248-A-R/19 (Commenti). Allora continuiamo, poi ci darà il parere.
  Iniziamo con l'ordine del giorno Arlotti n. 9/1248-A/R/1, parere favorevole con riformulazione. Onorevole Arlotti, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/1, accettato dal Governo, purché riformulato ?

  TIZIANO ARLOTTI. Accetto la riformulazione, grazie.

  PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno D'Ottavio n. 9/1248-A/R/2, parere favorevole con riformulazione. Chiedo al deputato D'Ottavio se accetta la riformulazione.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Accettiamo la riformulazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, per rendere più celeri i lavori, se questo è utile ed è possibile, comunicherei che il nostro gruppo accetta le riformulazioni che sono state proposte, salvo casi specifici che le verranno segnalati prontamente, anzi le faremo avere un appunto immediato – si tratta di un paio di ordini del giorno al massimo – che accetta le raccomandazioni, che suggerisce con molta onestà d'animo al Governo di non riformulare più gli ordini del giorno con la modalità di «dare mandato al Governo di valutare» perché gli ordini del giorno, soprattutto con la modalità che abbiamo applicato oggi, servono per consentire al Governo di avere gli strumenti e il modo di valutare.
  Allora, in questa fase concitata, credo che sia utile accettare gli ordini del giorno con le riformulazioni proposte dal Governo, ma invitiamo anche il Governo a tener conto che un parlamentare sottopone un ordine del giorno per chiedere al Governo di valutare, non per rimandare a una valutazione successiva.

  PRESIDENTE. Va bene. Andiamo avanti.
  Deputata Mucci, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/3, accettato dal Governo ?

  MARA MUCCI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione dell'ordine del giorno a mia prima firma.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mucci n. 9/1248-A/R/3, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dadone, Fraccaro, Turco, Tancredi, Dall'Osso, Paris, Sannicandro, Giammanco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 307

   (Presenti  492   
   Votanti  487   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato
 415    
    Hanno votato
no   72).    

  (La deputata Rossomando ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole)

  Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Galati n. 9/1248-A/R/4 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insiste per la votazione.
  Passiamo all'ordine del giorno Melilli n. 9/1248-A/R/5, accettato dal Governo, purché riformulato.

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, anch'io, per agevolare i lavori, volevo annunciare di accettare tutte le riformulazioni proposte dal Governo, tranne una, quella concernente l'ordine del giorno Airaudo n. 9/1248-A/R/62. Questa non la accettiamo e non accediamo all'invito al ritiro dei due ordini del giorno per i quali esso è stato formulato. Accettiamo tutte le altre riformulazioni dei nostri ordini del giorno.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Rughetti 9/1248-A/R/6 è stato dichiarato inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cova n. 9/1248-A/R/7, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Di Gioia n. 9/1248-A/R/8, accettato dal Governo, purché riformulato.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, volevo soltanto conoscere la riformulazione, niente di più, e dopo la accetto.

  PRESIDENTE. Deputato Di Gioia, la riformulazione è agli atti.

  LELLO DI GIOIA. Va bene, signor Presidente, accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Ciprini n. 9/1248-A/R/9 formulato dal Governo, altrimenti il parere è contrario.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, l'ho chiesto anche questa notte. Vorrei sapere la motivazione per la quale il Governo formula un invito al ritiro di questo ordine del giorno, data la sua semplicità.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire al riguardo.
  Deputato Ciprini, insiste per la votazione ?

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/1248-A/R/9, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Colletti, Valente, Toninelli, Calabria, Paris, Sannicandro, De Lorenzis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  496   
   Votanti  464   
   Astenuti  32   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 113    
    Hanno votato
no  351).    

Pag. 308

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Tripiedi n. 9/1248-A/R/10, accettato dal Governo, purché riformulato.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, accetto e insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Accetta la riformulazione ?

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione e insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tripiedi n. 9/1248-A/R/10, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sannicandro, Guerini, Cimmino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  499   
   Votanti  466   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
 112    
    Hanno votato
no  354).    

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Cominardi n. 9/1248-A/R/11, accettato dal Governo, purché riformulato.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione ed insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cominardi n. 9/1248-A/R/11, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Tartaglione, Pastorino, Sannicandro, Colletti, Oliaro, Plangger, Malisani, Fraccaro, Cecconi... Hanno votato tutti i colleghi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  499   
   Votanti  498   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato
 144    
    Hanno votato
no  354).    

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Bechis n. 9/1248-A/R/12, accettato dal Governo, purché riformulato.

  ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, non accetto la riformulazione ed insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bechis n. 9/1248-A/R/12, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Sannicandro, Cesa, Antimo Cesaro, Cicchitto, Della Valle... Hanno votato tutti i colleghi ? Onorevole Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  499   
   Votanti  498   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato
 147    
    Hanno votato
no  351).    

  Passiamo all'ordine del giorno Baldassarre n. 9/1248-A/R/13, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.

Pag. 309

  MARCO BALDASSARRE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO BALDASSARRE. Signor Presidente, siccome vorrei che anche il Parlamento si esprimesse, insisto per la votazione.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per chiarire la nostra posizione in relazione alla pratica di porre in votazione ordini del giorno che il Governo accetta, in maniera evidentemente dilatoria dei nostri lavori.
  Vorrei semplicemente far presente alla Presidenza – mi spiace per il Governo, che esprime un parere inizialmente favorevole – che, a prescindere dal contenuto e dall'oggetto di questi ordini del giorno, qualora questa pratica venga messa in atto in maniera sistematica dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, il mio gruppo voterà contro, anche quando il parere del Governo sia favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia) a prescindere, lo ripeto, dal contenuto e dalla condivisione, perché ritengo da condannare il fatto che si metta in votazione un ordine del giorno soltanto per allungare i lavori, al netto delle ipotesi, che pure possono starci, di ordini del giorno particolari.

  PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, le dichiarazioni di voto ci sono già state.

  SIMONE BALDELLI. Lo dico, signor Presidente, per una questione di chiarezza. Inoltre anche per facilitare l'andamento dei nostri lavori tendenzialmente, salvo rare eccezioni, accogliamo le riformulazioni proposte dal Governo.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo sempre per fare chiarezza su questo punto. Devo dire, infatti, che questo mette in difficoltà molto anche noi, perché è irrituale e forse anche irrispettoso, nel metodo e non per altro, di un rapporto che può essere più proficuo. Io dico che noi continueremo a votare secondo le indicazioni del Governo per due motivi, anche se rispetto naturalmente le scelte del collega Baldelli. Il primo motivo è per contiguità sull'argomento. In altre parole, c’è un tema su cui siamo d'accordo...

  PRESIDENTE. Onorevole Rosato, mi scusi, però le dichiarazioni di voto le abbiamo già fatte, abbia pazienza.

  ETTORE ROSATO. Allora lo dico sul prossimo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Capisco il suo punto di vista, però abbiamo chiuso quella fase. La ringrazio per la collaborazione.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare che, di fronte al fatto che il Governo accoglie un ordine del giorno e ciò nonostante si va al voto, evidentemente, anche gli interventi che sono stati appena fatti da alcuni parlamentari, inducono il Governo a rimettersi all'Aula in tutti questi casi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.Pag. 310
  Deputato Sorial, deve fare o no l'intervento ? Andiamo avanti ?

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, sì, devo fare l'intervento. Ho alzato la mano ancora prima dell'onorevole Rosato.

  PRESIDENTE. A che titolo interviene ?

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Intervengo a titolo personale, perché chiedo di apporre la mia firma all'ordine del giorno n. 9/1248-A/R/13, in merito al sistema informativo nazionale.

  PRESIDENTE. Lo può dire agli uffici, cortesemente ?

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Certo, lo dico agli uffici. Dico solo che, anche in funzione di quello che è stato detto precedentemente, a titolo personale, la messa in votazione mostra solo la coerenza dei partiti.

  PRESIDENTE. Non può parlare a titolo personale, abbia pazienza.

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo chiede di intervenire ?

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, chiedo di intervenire a titolo personale.

  PRESIDENTE. Non può parlare a titolo personale, siamo in votazione.
  Abbiate pazienza, dobbiamo continuare, dobbiamo andare avanti. Vi inviterei adesso a consentire a quest'Aula di continuare i lavori.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, a che titolo chiede di intervenire ?

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, voi mi dovete spiegare cosa c’è di strano nel chiedere all'Aula quale è la posizione sull'ordine del giorno. Nonostante...

  PRESIDENTE. Andiamo avanti.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Scusi, Presidente...

  PRESIDENTE. Continuiamo, per favore.

  ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Presidente Giachetti, a che titolo intende intervenire ?

  ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiedo la parola per un richiamo al Regolamento, in particolare all'articolo 8. Lo faccio perché credo che dobbiamo ovviamente, stando in quest'Aula, rispettare fino in fondo i diritti dell'opposizione a fare un ostruzionismo anche duro, come stanno facendo. Allo stesso tempo non possiamo smarrire le decisioni anche gravi che abbiamo preso rispetto al Regolamento, tipo la seduta fiume che, ricordiamolo, elimina anche pause di qualunque tipo.
  Allora abbiamo fatto delle fasi che si sono consumate: abbiamo consumato l'illustrazione, abbiamo consumato le dichiarazioni di voto. Ora ovviamente non voglio minimamente intaccare le sue scelte e anche la legittima aspettativa dei colleghi del MoVimento 5 Stelle di guadagnare tempo, però credo che l'unica cosa che rimane nella disponibilità di ciascun deputato...

  PRESIDENTE. Lo so, concordo pienamente.

  ROBERTO GIACHETTI. Concludo, signor Presidente. Ciò che rimane nella Pag. 311disponibilità di ciascun deputato è di dire con un «sì» o con un «no» se accetta la riformulazione.
  Dopodiché non ci sono più alibi: né chiarimenti, né ripensamenti, altrimenti il diritto delle opposizioni, che è totale e deve essere garantito fino alla fine, diventa una lesione dei lavori parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi limito semplicemente a ricordare quindi che abbiamo consumato tutte le fasi e rimane solo una parola: un «sì» o un «no».

  PRESIDENTE. La ringrazio e concordo pienamente su questo.

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare per un richiamo all'articolo 8 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signora Presidente, noi abbiamo prima annunciato, per aiutare i lavori, come avremmo votato, ma tengo a precisare che ritengo sia buon diritto dei deputati del MoVimento 5 Stelle dire le cose che hanno detto prima e quindi porre in votazione i loro ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signora Presidente, noi abbiamo assistito questa notte, alle ore 3,40, al pronunciamento da parte del Governo del proprio parere sui vari ordini del giorno. Ma pochi minuti fa – ed è questo il dato politico, signora Presidente, al di là di tutti gli utilizzi strumentali di questo o di quell'intervento sul Regolamento – abbiamo assistito ad una generica modifica del pronunciamento da parte del Governo sull'universo degli ordini del giorno, sui quali da diverse ore l'Aula è chiamata a discutere. Io credo che il fatto politicamente da stigmatizzare sia esattamente questo, e cioè che il Governo, sollecitato dall'evidente imbarazzo di parte della maggioranza che lo sostiene, ha istituito, con l'intervento che abbiamo appena sentito del sottosegretario De Vincenti, il voto «per ripicca». E credo che questa sia una modalità di espressione inqualificabile che rappresenta in toto la moralità etica e politica di questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signora Presidente, ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento, il Presidente della Camera assicura il buon andamento dei suoi lavori facendo osservare il Regolamento. Prima abbiamo assistito ad un intervento sull'ordine dei lavori del collega Baldelli, a cui giustamente lei ha dato la parola; il collega ha potuto terminare la propria discussione sull'ordine dei lavori, mentre invece un deputato del MoVimento 5 Stelle, che aveva avanzato analoga richiesta di intervento, è stato silenziato, immagino dalla Presidenza. Ritengo che anche la Presidenza debba rispettare il Regolamento, non solo noi deputati, e quindi la invito, in futuro, anche per avere una maggiore condivisione nell'andamento dei lavori di quest'Aula, ad attenersi ad un uguale comportamento verso i diversi deputati delle diverse forze politiche, siano essi di maggioranza o di opposizione. Del resto, come ha potuto notare, silenziando il mio collega Villarosa, si è poi scatenato un generico richiamo al Regolamento da parte di tutte le forze politiche, cosa a cui non vorremmo sottostare.
  Noi ci teniamo a votare ogni ordine del giorno sebbene il parere del Governo sia attualmente cambiato rispetto ad essi, perché mi è parso che mentre prima il parere era contrario o favorevole o condizionato Pag. 312ad una riformulazione, adesso il parere è quello di rimettersi all'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora vorrei chiedere alla Presidenza, poiché non conosco effettivamente la prassi in questione, se cambiando il parere del Governo, noi dobbiamo riferire nuovamente su ogni ordine del giorno alla luce del nuovo parere del Governo stesso. La inviterei a discuterne con i funzionari, magari stabilendo anche una pausa di cinque o dieci minuti, al fine di riferirci come dobbiamo agire per il prosieguo dei nostri lavori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, il Governo comunque si è già espresso su questo. Io sto cercando infatti di consentire il voto, così come voi state chiedendo.
  Vorrei anche segnalare che sui richiami al Regolamento vorrei che ci attenessimo alle modalità di votazione, perché altrimenti i richiami al Regolamento di ogni tipo ci rallentano i lavori.
  Quindi, se è possibile, vorrei tornare a votare gli ordini del giorno.
  Eravamo rimasti all'ordine del giorno Baldassarre n. 9/1248-A/R/13, il cui parere è favorevole. Vorrei a questo punto sapere se il presentatore insiste per la votazione.

  MARCO BALDASSARRE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO BALDASSARRE. Se semplicemente per ripicca si deve votare contro all'improvviso, allora ritiro la richiesta di votazione.

  PRESIDENTE. Sta bene. Andiamo avanti.
  Siamo all'ordine del giorno Rostellato n. 9/1248-A/R/14, su cui il parere è favorevole. Rostellato, mi dica se insiste per la votazione.

  GESSICA ROSTELLATO. Presidente, non insisto per votazione.

  PRESIDENTE. Quindi, continuiamo con l'ordine del giorno Rizzetto n. 9/1248-A/R/15, il cui parere è favorevole con riformulazione. Prego.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, cercando di salvare capre e cavoli, accetto la votazione con la riformulazione del Governo.

  PRESIDENTE. Quindi chiede di votare (Commenti) ? Un attimo, scusate, ci sono due domande che debbo fare. Accetta la riformulazione. Quindi vuole votare o no ?

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di votarlo.

  PRESIDENTE. Bene. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/1248-A/R/15, nel testo riformulato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Vitelli, De Lorenzis, Manciulli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  495   
   Votanti  489   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  245   
    Hanno votato
 151    
    Hanno votato
no  338).    

  (Il deputato Marcon ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario)

  Siamo all'ordine del giorno Sibilia n.  9/1248-A/R/16, il cui parere è favorevole con riformulazione. Constato l'assenza del presentatore.
  Siamo all'ordine del giorno Lorenzo Guerini n.  9/1248-A/R-17, accolto dal Governo come raccomandazione. Insiste per il voto ?

Pag. 313

  LORENZO GUERINI. Accetto, senza votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Coppola n. 9/1248-A/R/18, su cui c’è un parere favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione ?

  PAOLO COPPOLA. No, Presidente, e chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO COPPOLA. Signor Presidente, chiedo al Governo di riconsiderare la riformulazione, perché contraria all'articolo 47, comma 1, del codice dell'amministrazione digitale. Inoltre potrebbe configurare una responsabilità dirigenziale ed erariale secondo il comma 1-bis dell'articolo 47 del codice dell'amministrazione digitale.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo mantiene la sua valutazione.

  PRESIDENTE. Onorevole Coppola, accetta la riformulazione ?

  PAOLO COPPOLA. Chiaramente no.

  PRESIDENTE. Quindi, insiste per il voto...
  L'onorevole Fedriga ha chiesto di intervenire. A che titolo ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, perché non è che il Regolamento vale per il Movimento 5 Stelle e non per il PD. Se è stato detto di dire se sia accetta o non si accetta l'ordine del giorno, non si può chiedere al Governo di ripensare la propria posizione: questo deve valere allo stesso modo per tutti, PD compreso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Coppola n. 9/1248-A/R/18.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Benedetto, Paris, Fraccaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  494   
   Votanti  487   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato
 172    
    Hanno votato
no  315).    

  FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare per un richiamo all'articolo 122 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, prima il Governo si è espresso in un modo, poi ci ha ripensato e adesso si è espresso di nuovo. Vorrei un chiarimento, solo questo, grazie.

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo chiede di intervenire, ne ha facoltà.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, giusto per chiarire questo punto. Il Governo sta confermando tutti i pareri che sono stati espressi questa notte. Anche poco fa, relativamente all'ultimo ordine del giorno, abbiamo espresso il parere favorevole. Se, a fronte dei pareri favorevoli, emerge una discussione in Assemblea su come i gruppi votano, il Governo fa le proprie valutazioni e ritiene di rimettersi all'Assemblea, ma a fronte del dibattito successivo, non cambiamo parere: i pareri sono quelli che abbiamo già dato.

Pag. 314

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bini n. 9/1248-A/R/19, Burtone n. 9/1248-A/R/20, D'Arienzo n. 9/1248-A/R/21, Guerra n. 9/1248-A/R/22 e Crimì n. 9/1248-A/R/23, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati. Ricordo che l'ordine del giorno Zardini n. 9/1248-A/R/24 è inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Pastorino n. 9/1248-A/R/25. Fate rispondere a chi di dovere, altrimenti non capisco se è il presentatore o chi suggerisce.
  Garavini n. 9/1248-A/R/26, parere favorevole con riformulazione. Accetta. Pizzolante n. 9/1248-A/R/27, parere favorevole con riformulazione. Accetta. Covello n. 9/1248-A/R/28, parere favorevole con riformulazione. Accetta.
  Ordine del giorno Peluffo n. 9/1248-A/R/29. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo solo per mettere a punto meglio la riformulazione, che è la seguente: «impegna il Governo a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di finanziare e realizzare il lotto 3 citato in premessa prima dell'inizio della manifestazione Expo 2015». La precisazione è «lotto 3 citato in premessa».

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 14,55)

  PRESIDENTE. Giusto perché il Governo ha dato una nuova riformulazione, precisandola, chiedo all'onorevole Peluffo se accetti questa riformulazione.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Di Lello n. 9/1248-A/R/30, parere favorevole con riformulazione. Accetta.
  Ordine del giorno Alfreider n. 9/1248-A/R/31, parere favorevole con riformulazione. Accetta. Schullian n. 9/1248-A-R/32, parere favorevole con riformulazione. Accetta. Gebhard n. 9/1248-A/R/33, parere favorevole con riformulazione. Accetta.
  Per quanto riguarda l'ordine del giorno Cenni n. 9/1248-A/R/34, mi è sembrato di capire, sia dal PD, sia dal PdL, che vi è la disponibilità ad accogliere, quindi questo ordine del giorno si considera in questo modo.
  Ordine del giorno Caruso n. 9/1248-A/R/35, parere favorevole con riformulazione. Accetta ?

  MARIO CARUSO. Sì.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/1248-A/R/36, non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/1248-A/R/36, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Giacomoni, Frusone, Roberta Agostini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  499   
   Votanti  498   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato
  21    
    Hanno votato
no  477).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/1248-A/R/37, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 315

  Onorevoli Paris, Cicchitto, Fratoianni, Rampi, Brunetta, Rizzetto, Alberti, Toninelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  497   
   Votanti  495   
   Astenuti  2   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato
  21    
    Hanno votato
no  474).    

  Ordine del giorno Guidesi n. 9/1248-A/R/38, parere favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione; Rondini n. 9/1248-A/R/39, parere favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione.
  Ricordo che l'ordine del giorno Prataviera n. 9/1248-A-R/40 è inammissibile.
  Ordine del giorno Grimoldi n. 9/1248-A/R/41, accolto dal Governo come raccomandazione. Accetta.
  Ordine del giorno Bossi n. 9/1248-A/R/42, invito al ritiro o parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bossi n. 9/1248-A/R/42, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Giammanco, Latronico, Malisani, Sorial, Luigi Gallo, Costantino, Giuliani, Piepoli, Binetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  501   
   Votanti  498   
   Astenuti  3   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  380).    

  Ordini del giorno Attaguile n. 9/1248-A/R/43, parere favorevole con riformulazione. Accetta. Marcolin n. 9/1248-A/R/44, parere favorevole con riformulazione. Accetta.
  Chiede di parlare il deputato Molteni sul suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/45.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, chiedo di votare questo ordine del giorno con cui si chiede la proroga di un anno dell'entrata in vigore della riforma circa la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Molteni n. 9/1248-A/R/45 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molteni n. 9/1248-A/R/45, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Latronico, Toninelli, Monchiero, Rostan, Iannuzzi, Iacono, Boccuzzi, Palma, Malisani, Bianchi Dorina, Caparini, Buttiglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  502   
   Votanti  401   
   Astenuti  101   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   65    
    Hanno votato no  336.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni)

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/1248-A/R/46, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Pini n. 9/1248-A/R/47, non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.Pag. 316
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pini n. 9/1248-A/R/47, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Boccuzzi, Prodani, Pastorino, Paolucci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  501   
   Maggioranza  251   
    Hanno votato   17    
    Hanno votato no  484.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Ricordo che l'ordine del giorno Buonanno n. 9/1248-A/R/48 è stato dichiarato inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/1248-A/R/49, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1248-A/R/50 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1248-A/R/50, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carbone, Da Villa, Capua, Tidei, Misuraca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  508   
   Votanti  507   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato   50    
    Hanno votato no  457.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Caparini n. 9/1248-A/R/51, Busin n. 9/1248-A/R/52 e Borghesi n. 9/1248-A/R/53.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caon n. 9/1248-A/R/54, accettato dal Governo.
  Ricordo che l'ordine del giorno Marguerettaz n. 9/1248-A-R/55 è stato dichiarato inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rosato n. 9/1248-A/R/56 e Nastri n. 9/1248-A/R/57.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Paglia n. 9/1248-A/R/58 e Boccadutri n. 9/1248-A/R/59, accettati dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Kronbichler n. 9/1248-A/R/60 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Kronbichler n. 9/1248-A/R/60, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Madia, Sorial, Gribaudo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  509   
   Maggioranza  255   
    Hanno votato  152    
    Hanno votato no  357.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nicchi n. 9/1248-A/R/61, accettato dal Governo, purché riformulato.Pag. 317
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Airaudo n. 9/1248-A/R/62.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Airaudo n. 9/1248-A/R/62, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni, Di Benedetto, Fraccaro, Nuti, Vignali...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  505   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato  134    
    Hanno votato no  371.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Placido n. 9/1248-A/R/63, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zaratti n. 9/1248-A/R/64, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Salvo n. 9/1248-A/R/65, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Battaglia n. 9/1248-A/R/66, formulato dal Governo. Prendo atto che l'invito al ritiro è stato accettato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Abrignani n. 9/1248-A/R/67, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Magorno n. 9/1248-A/R/68, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bonaccorsi n. 9/1248-A/R/69, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rampi n. 9/1248-A/R/70, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Boccia n. 9/1248-A/R/71, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Centemero n. 9/1248-A/R/72, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Garofalo n. 9/1248-A/R/73, sul quale c’è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Faenzi n. 9/1248-A/R/74, sul quale c’è il parere favorevole del Governo.
  Passiamo all'esame dell'ordine del giorno Giammanco n. 9/1248-A/R/75. Ha chiesto di intervenire il rappresentante del Governo.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, per un errore materiale dovuto all'esposizione notturna dei pareri, avevo espresso parere contrario su questo ordine del giorno, mentre in realtà c’è parere favorevole del Governo.

  PRESIDENTE. Chiedo al rappresentante del Governo se potrebbe ripetere il parere.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere sull'ordine del giorno Giammanco n. 9/1248-A/R/75 è favorevole.

Pag. 318

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giammanco n. 9/1248-A/R/75, accettato del Governo.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Gelmini n. 9/1248-A/R/76, formulato dal Governo. Prendo atto che accetta l'invito al ritiro.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Saltamartini n. 9/1248-A/R/77, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Latronico n. 9/1248-A/R/78, formulato dal Governo. Prendo atto che accetta l'invito al ritiro.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pagano n. 9/1248-A/R/79, sul quale c’è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sisto n. 9/1248-A/R/80, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Milanato n. 9/1248-A/R/81, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/1248-A/R/82, sul quale c’è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/1248-A/R/83, accettato dal Governo, purché riformulato.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo soltanto per un perfezionamento della riformulazione: «impegna il Governo, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, a ricercare iniziative volte ad assicurare le risorse necessarie alla realizzazione del sistema ferroviario metropolitano veneto».

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/1248-A/R/83, accettano la riformulazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Agostino n. 9/1248-A/R/84, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Migliore n. 9/1248-A/R/85, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nardi n. 9/1248-A/R/86, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Daniele Farina n. 9/1248-A/R/87, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piras n. 9/1248-A/R/88, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lavagno n. 9/1248-A/R/89, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zan n. 9/1248-A/R/90, accettato dal Governo, purché riformulato.
  L'ordine del giorno Piazzoni n. 9/1248-A/R/91 è inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/1248-A/R/92 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
  Passiamo ai voti.Pag. 319
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/1248-A/R/92, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, D'Attorre, Madia, Paris, Boccuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  507   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato
 130    
    Hanno votato
no  377).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Costantino n. 9/1248-A/R/93, Pellegrino n. 9/1248-A/R/94, Andrea Romano n. 9/1248-A/R/95, Pilozzi n. 9/1248-A/R/96, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Ha chiesto di parlare su questo ordine del giorno il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico De Vincenti.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Per rispettare una sua peculiarità vorrei aggiungere al parere che stanotte avevo dato su questo ordine del giorno le seguenti parole: «valutando la possibilità di tenere conto della presenza degli impianti operanti in assetto cogenerativo e la cui generazione sia destinata principalmente ad alimentare siti industriali».

  PRESIDENTE. Constato che il presentatore dell'ordine del giorno Pilozzi n. 9/1248-A/R/96 accetta tale ulteriore riformulazione. Bene, proseguiamo. L'ordine del giorno Marcon n. 9/1248-A/R/97 è stato ritirato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tullo n. 9/1248-A/R/98, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghi n. 9/1248-A/R/99, accolto dal Governo come raccomandazione.
  L'ordine del giorno Rigoni n. 9/1248-A/R/100 è inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Velo n. 9/1248-A/R/101, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Braga n. 9/1248-A/R/102, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Casati n. 9/1248-A/R/103 e Cimbro n. 9/1248-A/R/104, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Ricordo che per l'ordine del giorno Speranza n. 9/1248-A/R/105 il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori di tale ordine del giorno non insistono per la votazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Coscia n. 9/1248-A/R/106, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Ricordo che sull'ordine del giorno Pes n. 9/1248-A/R/107 il Governo ha espresso parere favorevole. Prendo atto che i presentatori di tale ordine del giorno non insistono per la votazione.
  Ricordo che anche sull'ordine del giorno Coccia n. 9/1248-A/R/108 il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori di tale ordine del giorno non insistono per la votazione.
  L'ordine del giorno Rocchi n. 9/1248-A/R/109 è inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Orfini n. 9/1248-A/R/110, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Blazina n. 9/1248-A/R/111, accettato dal Governo, purché riformulato.Pag. 320
  Ricordo che per l'ordine del giorno Bossa n. 9/1248-A/R/112 il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Piccoli Nardelli n. 9/1248-A/R/113, Librandi n. 9/1248-A/R/114 e Causin n. 9/1248-A/R/115, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Zanetti n. 9/1248-A/R/116 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo.
  Ricordo che sull'ordine del giorno Sberna n. 9/1248-A-R/117 il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori di tale ordine del giorno non insistono per la votazione.
  Prendo atto che la deputata Binetti accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/118. La deputata Oliaro accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/119. Il deputato Vitelli accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/120. Il deputato Sottanelli accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/121. Il deputato Vargiu accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/122. Il deputato Fauttilli accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/123.
  Prendo atto che il deputato Matarrese accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/124. L'ordine del giorno Sanga n. 9/1248-A/R/125 è inammissibile.
  Prendo atto che il deputato Laforgia ritira il suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/126. Anche sull'ordine del giorno Amoddio n. 9/1248-A/R/127 è stato espresso un invito al ritiro, altrimenti il parere contrario. La deputata Amoddio chiede di parlare. Ne ha facoltà.

  SOFIA AMODDIO. Signor Presidente, volevo solo dire che accolgo, a nome di tutti i colleghi che hanno firmato, l'invito al ritiro, con l'auspicio che il Governo approfondisca il problema e lo valuti per un prossimo provvedimento. Grazie.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fossati n. 9/1248-A/R/128, accettato dal Governo, purché riformulato. L'ordine del giorno Moretti n. 9/1248-A/R/129 è stato accolto come raccomandazione; prendo atto che i presentatori di tale ordine del giorno non insistono per la votazione. Si intendono accolte le riformulazioni degli ordini del giorno De Menech n. 9/1248-A/R/130, Giampaolo Galli n. 9/1248-A/R/131, Antezza n. 9/1248-A/R/132, Ribaudo n. 9/1248-A/R/133, Culotta n. 9/1248-A/R/134, Moscatt n. 9/1248-A/R/135, Ventricelli n. 9/1248-A/R/136; i presentatori di tali ordini del giorno non insistono per la votazione.
  L'ordine del giorno Giulietti n. 9/1248-A/R/137 è inammissibile. Viene accolta la riformulazione degli ordini del giorno Verini n. 9/1248-A/R/138, Zappulla n. 9/1248-A/R/139, Bellanova n. 9/1248-A/R/140 e Giacobbe n. 9/1248-A/R/141; i presentatori di tali ordini del giorno non insistono per la votazione.
  Sull'ordine del giorno Carella n. 9/1248-A/R/142 il Governo ha espresso parere favorevole; prendo atto che i presentatori di tale ordine del giorno non insistono per la votazione. I presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Patriarca n. 9/1248-A/R/143, accolto come raccomandazione.
  Sugli ordini del giorno Sbrollini n. 9/1248-A/R/144, Gelli n. 9/1248-A/R/145 e Scuvera n. 9/1248-A/R/146 c’è il parere favorevole del Governo; prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
  L'ordine del giorno Miotto n. 9/1248-A/R/147 è stato dichiarato inammissibile. Riguardo all'ordine del giorno Boccuzzi n. 9/1248-A/R/148 il Governo ha espresso un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Pag. 321

  ANTONIO BOCCUZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, ritiro l'ordine del giorno, conoscendo i limiti dello stesso in qualità di ordine del giorno, ma annuncio fin da adesso una proposta di legge con i contenuti dell'oggetto dell'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Sugli ordini del giorno Damiano n. 9/1248-A/R/149 e Corsaro n. 9/1248-A/R/150 c’è il parere favorevole del Governo; prendo atto che i presentatori di tali ordini del giorno non insistono per la votazione.
  Sull'ordine del giorno Maietta n. 9/1248-A/R/151 c’è un invito al ritiro del Governo, altrimenti il parere è contrario. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro e insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.
   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maietta n. 9/1248-A/R/151, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gallinella, Molea, Agostini Roberta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  507   
   Votanti  474   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato
 119    
    Hanno votato
no  355).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Totaro n. 9/1248-A/R/152, accolto come raccomandazione dal Governo. Sull'ordine del giorno Rampelli n. 9/1248-A/R/153 il Governo ha espresso parere favorevole; prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno La Russa n. 9/1248-A/R/154, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Sull'ordine del giorno Cirielli n. 9/1248-A/R/155 c’è un parere favorevole con riformulazione. I presentatori accettano la riformulazione ?

  EDMONDO CIRIELLI. Accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Biondelli n. 9/1248-A/R/156, accettato dal Governo. Sull'ordine del giorno Dadone, n. 9/1248-A/R/157, c’è un parere favorevole con riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dadone; ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie Presidente. Non accetto la riformulazione e chiedo che sia messo ai voti.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dadone n. 9/1248-A/R/157, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Pastorino, Valente, Locatelli, Lombardi, Bernini... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  509   
   Votanti  506   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato
 151    
    Hanno votato
no  355).    

  Passiamo all'ordine del giorno Alberti n. 9/1248-A/R/158, accolto dal Governo come raccomandazione. Accetta ? Non c’è Alberti ? Qualcun altro può dare il parere ? Va bene, andiamo avanti.
  Passiamo all'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/1248-A/R/159, su cui c’è un Pag. 322invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Chiedo al deputato se accede all'invito al ritiro.

  PAOLO BERNINI. No, insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paolo Bernini, n. 9/1248-A/R/159, con parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caso, Brunetta, Paolucci, Rizzetto, Lattuca... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  513   
   Maggioranza  257   
    Hanno votato
 133    
    Hanno votato
no  380).    

  Passiamo all'ordine del giorno Basilio n. 9/1248-A/R/160, su cui c’è parere favorevole con riformulazione. Chiedo alla deputata Basilio se accetta la riformulazione.

  TATIANA BASILIO. Non accetto la riformulazione, chiedo che sia messo ai voti.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Basilio n. 9/1248-A/R/160.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Sorial, Nuti, Latronico, Rampi, Dieni, Nardi... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  514   
   Votanti  512   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  257   
    Hanno votato
 132    
    Hanno votato
no  380).    

  Passiamo all'ordine del giorno Frusone n. 9/1248-A/R/161, su cui c’è un invito al ritiro del Governo altrimenti il parere è contrario. Chiedo al deputato Frusone se accede all'invito al ritiro.

  LUCA FRUSONE. Chiedo la votazione, grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Frusone n. 9/1248-A/R/161, con parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Fratoianni, Dieni... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  513   
   Votanti  478   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  240   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  381).    

  Chiedo al presentatore se insiste per la votazione dell'ordine del giorno Corda n. 9/1248-AR/162, su cui c’è un invito al ritiro del Governo, altrimenti il parere è contrario. Deputata Corda, cosa intende fare ?

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e insisto per la votazione, grazie.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Corda n. 9/1248-A/R/162, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 323

  Dadone, Brunetta, Milanato, Pastorino, Gadda, Lombardi, Misuraca, D'Attorre, Tidei... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  510   
   Votanti  494   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  363).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/1248-AR/163, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno De Rosa n. 9/1248-A/R/164, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, questo ordine del giorno tratta della scuola, del rischio sismico e del rischio idrogeologico. Voglio solamente vedere fino a dove si spinge il voto di ripicca, quindi chiedo che l'ordine del giorno venga posto in votazione così come riformulato dal Governo.

  PRESIDENTE. Quindi, lei chiede che venga posto in votazione l'ordine del giorno così come riformulato ?

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Rosa n. 9/1248-A/R/164, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Santerini... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  516   
   Votanti  509   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  255   
    Hanno votato
 393    
    Hanno votato
no  116).

  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Zolezzi n. 9/1248-A/R/165, formulato dal Governo.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro del mio ordine del giorno e insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zolezzi n. 9/1248-A/R/165, su cui c’è parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ottobre, Turco, Madia, Capodicasa... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
   (Presenti e votanti  515   
   Maggioranza  258   
    Hanno votato
 134    
    Hanno votato
no  381).

  Passiamo all'ordine del giorno Segoni n. 9/1248-A/R/166, su cui c’è un invito al ritiro del Governo, altrimenti il parere è contrario. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal Governo.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, credo che sia corretto porlo in votazione...

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, Pag. 324sull'ordine del giorno Segoni n. 9/1248-A/R/166, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mosca, Mantero, Rostan, Turco, Leva, Minardo, Vitelli... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  515   
   Maggioranza  258   
    Hanno votato
 130    
    Hanno votato
no  385).

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Busto n. 9/1248-A/R/167, accettato dal Governo, purché riformulato.

  MIRKO BUSTO. Signor Presidente, poiché non è possibile subordinare la salute dei cittadini alla disponibilità economica....

  PRESIDENTE. Deputato, non vi è bisogno. Deve dire se accetta la riformulazione.

  MIRKO BUSTO. Signor Presidente, non accetto la riformulazione. Stavo spiegando semplicemente perché non l'accettavo.

  PRESIDENTE. Quindi, insiste per la votazione ?

  MIRKO BUSTO. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busto n. 9/1248-A/R/167, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Luigi Gallo, Vitelli, Turco, Nardella... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: La Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  509   
   Votanti  506   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato sì  148    
    Hanno votato
no  358).    

  Chiedo al presentatore se accede all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Daga n. 9/1248-A/R/168, con parere contrario formulato dal Governo.

  FEDERICA DAGA. Signor Presidente, insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Daga n. 9/1248-A/R/168, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda, Nicchi, Leva, Madia, Cicchitto, Giorgio Piccolo... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: La Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  512   
   Votanti  497   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato sì   97    
    Hanno votato
no  400).    

  Passiamo all'ordine del giorno Tofalo n. 9/1248-A-R/169, con invito al ritiro del Governo altrimenti parere contrario, e chiedo al deputato Tofalo se accede all'invito al ritiro.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, non ritiro il mio ordine del giorno. Prima di invitare al voto, invito i colleghi deputati campani, mi viene in mente l'onorevole Carfagna del PdL...

  PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.Pag. 325
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tofalo n. 9/1248-A/R/169, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Benedetto, Simoni, Daniele Farina, Rizzetto, Fioroni... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: La Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  509   
   Votanti  504   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  407).    

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Terzoni n. 9/1248-A/R/170, accettato dal Governo, purché riformulato.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, accetto la riformulazione, perché voglio vedere questo Governo come fa a migliorare il servizio pendolari annullando il numero delle corse e il numero dei vagoni.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Terzoni n. 9/1248-A/R/170, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Vignaroli n. 9/1248-A/R/171 con parere contrario del Governo. Non mi pare che il deputato Vignaroli sia in Aula. Cosa intende fare il gruppo ?

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, insistiamo per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vignaroli n. 9/1248-A/R/171, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Segoni, Mariastella Bianchi, Chiarelli, D'Incà, Patriarca... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  511   
   Votanti  477   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato
 113    
    Hanno votato
no  364).    

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Della Valle n. 9/1248-A/R/172, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno D'Incà n. 9/1248-A/R/173, accettato dal Governo, purché riformulato.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, accetto la riformulazione ed insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Quindi lei chiede la votazione per l'ordine del giorno riformulato dal Governo. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Incà n. 9/1248-A/R/173, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Fanucci, Pastorino, Lavagno, Leva, Carfagna, Palma, Mantero... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 326

   (Presenti  507   
   Votanti  503   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
 380    
    Hanno votato
no  123).    

  Onorevole Spessotto, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/174, accettato dal Governo ?

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, chiedo che venga posto in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Spessotto n. 9/1248-A/R/174, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Piepoli, Tidei, Petraroli... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  503   
   Votanti  499   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato
sì  395    
    Hanno votato no  104).    

  (Il deputato Prodani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Chiedo al presentatore se insiste per la votazione dell'ordine del giorno Colonnese n. 9/1248-A/R/175, accolto dal Governo come raccomandazione.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, chiedo la votazione.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, in questo caso la valutazione del Governo è negativa: parere contrario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colonnese n. 9/1248-A/R/175, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Minardo, Luigi Gallo, Madia... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  510   
   Votanti  494   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  363).    

  Chiedo al presentatore se insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nesci n. 9/1248-A/R/176, accolto dal Governo come raccomandazione.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, chiedo che l'ordine del giorno venga messo in votazione.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato allo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato allo sviluppo economico. Signor Pag. 327Presidente, anche in questo caso, come nel precedente, quando il Governo accetta un ordine del giorno come raccomandazione, intende dire come raccomandazione. Se l'ordine del giorno diventa non più raccomandazione ma strettamente vincolante, in questo caso questo ordine del giorno il Governo non è disposto ad accettarlo come tale.

  PRESIDENTE. Questo vale sempre, ovviamente, in ogni caso, al di là della precisazione del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nesci n. 9/1248-A/R/176, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Rostan, Antimo Cesaro, Rotta, Ottobre...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  503   
   Votanti  502   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
 144    
    Hanno votato
no  358).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Maio n. 9/1248-A/R/177, accettato dal Governo.
  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Carinelli n. 9/1248-A-R/178, accettato dal Governo, purché riformulato.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione dell'ordine del giorno e insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carinelli n. 9/1248-A/R/178, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Rotta, Giammanco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
   (Presenti  506   
   Votanti  458   
   Astenuti   48   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 102    
    Hanno votato
no  356).

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Pinna n. 9/1248-A/R/179, accettato dal Governo, purché riformulato.

  PAOLA PINNA. Signor Presidente, non accetto la riformulazione e chiedo la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pinna n. 9/1248-A/R/179, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Nicchi, Fava, Cesa, Murer, Mantero, Da Villa, Carbone, Brunetta, Monchiero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  503   
   Votanti  502   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
 107    
    Hanno votato
no  395).

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Fraccaro n. 9/1248-A/R/180, accettato dal Governo, purché riformulato.

Pag. 328

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, non accetto la riformulazione dell'ordine del giorno a mia firma e insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fraccaro n. 9/1248-A/R/180, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Gadda, Paolo Bernini, Ribaudo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
   (Presenti e votanti  505   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato
 145    
    Hanno votato
no  360).

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Nuti n. 9/1248-A/R/181, accettato dal Governo purché riformulato.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione del mio ordine del giorno relativamente ai doppi incarichi e chiedo che venga posto in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nuti n. 9/1248-A/R/181, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Dadone, Caso, Piepoli, Di Gioia, Duranti, Bordo, Chiarelli, Nesci... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  504   
   Votanti  503   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
 153    
    Hanno votato
no  350).

  (Il deputato Placido ha segnalato di aver votato a favore mentre avrebbe voluto astenersi).

  Passiamo all'ordine del giorno Dieni n. 9/1248-A/R/182, su cui c’è un invito al ritiro del Governo, altrimenti parere contrario. Chiedo alla deputata Dieni se accede all'invito al ritiro.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, non ritiro il mio ordine del giorno e chiedo che venga posto in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dieni n. 9/1248-A/R/182, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Giammanco, Fraccaro, Tripiedi, Currò...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  506   
   Votanti  472   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
  98    
    Hanno votato
no  374).

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Toninelli n. 9/1248-A/R/183, accettato dal Governo, purché riformulato.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione e chiedo che il mio ordine del giorno venga posto in votazione.

Pag. 329

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Toninelli n. 9/1248-A/R/183, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Ermini, Toninelli, Tartaglione, Lombardi, Ragosta, Nicchi, Roberta Agostini, Gribaudo, Sani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  505   
   Votanti  504   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato
 145    
    Hanno votato
no  359).

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Lombardi n. 9/1248-A/R/184, accettato dal Governo, purché riformulato.

  ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, non accetto che il Governo «del rinvio» tolga il «tempestivamente» dal mio ordine del giorno e quindi chiedo che venga posto in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/1248-A/R/184, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Cozzolino, Lombardi, D'Attorre, Leva, Minardo, Parentela...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  507   
   Votanti  504   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato
 143    
    Hanno votato
no  361).    

  Passiamo all'ordine del giorno Cozzolino n. 9/1248-A/R/185, accolto dal Governo come raccomandazione. Chiedo al deputato Cozzolino se insiste per la votazione.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, non accetto che venga accolto come raccomandazione, in quanto riguarda la spending review e invito i colleghi a votare favorevolmente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cozzolino n. 9/1248-A/R/185...

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente !

  PRESIDENTE. Scusi, devo revocare l'indizione della votazione.
  Il Governo che parere dà ?

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Credevo fosse chiaro da cose che avevamo detto prima. Quando un accoglimento come raccomandazione viene respinto, il parere del Governo diventa contrario, perché non è disposto ad accettare su quell'ordine del giorno un impegno strettamente vincolante, come invece accetta quando dà parere favorevole. Quindi, il Governo lo accettava come raccomandazione, questa proposta del Governo non è recepita e il Governo dà parere contrario.

  PRESIDENTE. La ringrazio, mi scusi.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cozzolino n. 9/1248-A/R/185, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Deputati Sani, Gadda, Caso, Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 330
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  511   
   Votanti  510   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  256   
    Hanno votato sì
 152    
    Hanno votato no  358)    

  Ordine del giorno Fantinati n. 9/1248-A-R/186, parere favorevole con riformulazione. Prego, deputato Colletti.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, avendo appena sottoscritto questo ordine del giorno, chiedo di parlare sulla riformulazione, considerato che il Governo (Commenti)...

  PRESIDENTE. Deputato Colletti, io le ho chiesto semplicemente cosa intenda fare. Accetta la riformulazione oppure chiede la votazione sull'ordine del Governo ?

  ANDREA COLLETTI. Non accetto la riformulazione, perché si toglie la riduzione del personale...

  PRESIDENTE. Non accetta la riformulazione, quindi chiede di porlo in votazione ?

  ANDREA COLLETTI. Se mi fa parlare, chiedo che venga messo in votazione.

  PRESIDENTE. Perfetto. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fantinati n. 9/1248-A/R/186, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Deputati Vacca, Rostan, Gribaudo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  502   
   Votanti  501   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  251   
    Hanno votato sì  150    
    Hanno votato
no  351).    

  Ordine del giorno Crippa n.  9/1248-A-R/187, parere favorevole del Governo con riformulazione. Chiedo al deputato Crippa cosa intenda fare.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, chiedo di mettere ai voti l'ordine del giorno con la riformulazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crippa n. 9/1248-A/R/187, accettato dal Governo purché riformulato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Deputati Nicchi, Gadda, Vacca, Leva, Giacomelli, Pes, Sorial, Pesco, Latronico...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  509   
   Votanti  504   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato sì  409    
    Hanno votato
no   95).    

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno.
  Prodani n. 9/1248-A-R/188, sul quale c’è il parere favorevole del Governo.
  Ordine del giorno Da Villa n. 9/1248-A-R/189, parere favorevole del Governo. Prego.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, vorrei approfittare del clima favorevole dell'Aula e chiedere la votazione.

Pag. 331

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo di nuovo per ribadire la posizione del Governo, che in questo caso diventa remissione all'Assemblea. Abbiamo dato parere favorevole; pensiamo che, se il Governo accoglie un ordine del giorno, sia un segnale importante; il segnale non è stato recepito, pertanto mi rimetto all'Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Da Villa n. 9/1248-A/R/189, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carbone, Malisani, Malpezzi, Galgano, Ottobre...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  508   
   Votanti  499   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato sì  146    
    Hanno votato
no  353).    

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad astenersi).

  Ordine del giorno Petraroli n. 9/1248-A-R/190, invito al ritiro o parere contrario. Chiedo al deputato Petraroli cosa intenda fare.

  COSIMO PETRAROLI. Signor Presidente, non lo so, magari chiedo che venga messo ai voti...

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Petraroli n. 9/1248-A-R/190, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Cesa, Gadda, Langher, Nicchi, Sorial, Rostan...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  509   
   Maggioranza  255   
    Hanno votato sì  152    
    Hanno votato
no  357).    

  Ordine del giorno Vallascas n. 9/1248-A/R/191, invito al ritiro o parere contrario. Chiedo al deputato Vallascas cosa intenda fare.

  ANDREA VALLASCAS. Signor Presidente, chiedo la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vallascas n. 9/1248-A/R/191, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Antimo Cesaro, Madia, Nesci, Vacca, Albanella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  514   
   Maggioranza  258   
    Hanno votato sì  154    
    Hanno votato
no  360).    

  Ordine del giorno Agostinelli n. 9/1248-A/R/192, invito al ritiro o parere contrario. Chiedo alla deputata Agostinelli cosa intenda fare.

Pag. 332

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, non accettiamo assolutamente l'invito al ritiro e chiediamo la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Agostinelli n. 9/1248-A/R/192, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nicchi, Zoggia, Pesco, Barbanti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  506   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato sì  103    
    Hanno votato
no  403).    

  Passiamo all'ordine del giorno Vacca n. 9/1248-A/R/193.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno accolto come raccomandazione.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, visto che a noi le raccomandazioni non piacciono, forse magari, non so, agli altri (Commenti) e visto che...

  PRESIDENTE. Deputato, la cosa è molto semplice, mi deve dire cosa vuole fare.

  GIANLUCA VACCA. ... visto che un ordine del giorno non si rifiuta a nessuno, figuriamoci una raccomandazione (Commenti) e visto che su questo argomento le forze politiche...

  PRESIDENTE. Deputato, allora...cortesemente colleghi... cosa intende fare con questo ordine del giorno, lo vuole mettere in votazione ?

  GIANLUCA VACCA. Sì, lo voglio mettere in votazione perché...

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vacca n. 9/1248-A/R/193, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Mosca, Vacca, Simone Valente, Di Benedetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  505   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato
 141    
    Hanno votato
no  364).    

  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/1248-A/R/194 formulato dal Governo.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, chiedo se il Governo ha tenuto conto dell'articolo 29 della legge n. 481 del 2001 (Commenti). Nella formulazione del parere voglio chiedere se il Governo ha tenuto conto...

  PRESIDENTE. Cortesemente, deputati, io sono il primo ad interrompere quando non si dà semplicemente il parere su cosa si voglia fare. Allora chiedo nuovamente al presentatore se accoglie, ritira oppure chiede di mettere in votazione ?

  LUIGI GALLO. Vorrei chiedere a titolo personale...

  PRESIDENTE. A titolo personale non si può intervenire. Le chiedo se intende metterlo in votazione oppure no.

  LUIGI GALLO. Insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo ai voti.Pag. 333
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/1248-A/R/194, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Bargero, Marotta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  504   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  367).    

  Vi è un intervento per un richiamo al Regolamento del deputato Colletti. Le chiedo se è una questione procedurale e di citare l'articolo.

  ANDREA COLLETTI. Sì, signor Presidente, articolo 59.
  Si tratta di una questione procedurale e una questione di merito. Secondo l'articolo 59 se il contegno di un deputato turba, come è successo recentemente, deve essere richiamato. Sulla procedura, visto che è stato permesso al Viceministro di dare giudizi e valutazioni e non solo di dare il parere negativo, positivo o di remissione all'Aula, chiediamo la stessa possibilità di dare la nostra valutazione sul parere del Governo. Riteniamo di avere questo diritto, altrimenti neppure il Governo deve averlo.

  PRESIDENTE. È chiaro. Io credo che siano due questioni completamente differenti e soprattutto legate al fatto che il Governo durante la seduta ha dato anche delle indicazioni su alcuni pareri che non aveva dato e così via. Quindi, non credo che per questo io possa concedere una dichiarazione di voto poi ai deputati che intervengono semplicemente per dirmi se accettano la raccomandazione o meno (Applausi).
  Passiamo all'ordine del giorno D'Uva n. 9/1248-A/R/195, accettato dal Governo purché riformulato. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione del loro ordine del giorno.

  FRANCESCO D'UVA. Insisto per la votazione perché coincide con il parere della Commissione.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Uva n. 9/1248-A/R/195 non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Gadda, Bargero, Gallinella, Colonnese, Misuraca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  499   
   Votanti  498   
   Astenuti   1   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato
 129    
    Hanno votato
no  369).    

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Di Benedetto n. 9/1248-A/R/196 accettato dal Governo, purché riformulato.

  CHIARA DI BENEDETTO. Signor Presidente, non considero accettabile la riformulazione per cui insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Benedetto n. 9/1248-A/R/196 non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Bonomo, Costantino, Madia...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 334
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  498   
   Votanti  481   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato
 129    
    Hanno votato
no  352).    

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Battelli n. 9/1248-A/R/197 accettato dal Governo, purché riformulato.

  SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, accetto e chiedo la votazione.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Battelli n. 9/1248-A/R/197, nel testo riformulato accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Ragosta, Luigi Gallo, Vargiu...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  502   
   Votanti  496   
   Astenuti   6   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato
 379    
    Hanno votato
no  117).    

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Simone Valente n. 9/1248-A/R/198.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, insisto per la votazione del mio ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simone Valente n. 9/1248-A/R/198 non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  498   
   Votanti  466   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
 121    
    Hanno votato
no  345).    

  Onorevole Marzana, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/199, accettato dal Governo, purché riformulato ?

  MARIA MARZANA. Signor presidente, ho valutato bene la riformulazione ma non intendo accettarla; insisto pertanto per la votazione del mio ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Sta bene. Indìco pertanto la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marzana n. 9/1248-A/R/199, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Misuraca, Simone Valente, Calabria...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  499   
   Votanti  496   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato
 148    
    Hanno votato
no  348).    

Pag. 335

  Passiamo ora all'ordine del giorno Brescia n. 9/1248-A/R/200, accettato dal Governo. Ha chiesto di parlare il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, se il Governo non si offende vorrei conoscere il parere di tutta l'Assemblea e quindi metterei in votazione il mio ordine del giorno, però se deve cambiare parere (Commenti)...

  PRESIDENTE. Deputati, ma c’è bisogno ogni volta di fare questo brusio ! Vorrei capire, lei accetta o chiede di porlo in votazione ?

  GIUSEPPE BRESCIA. Vorrei porlo in votazione se il Governo non si offende...

  PRESIDENTE. Mi sembra che sia stata già chiara la posizione del Governo...

  GIUSEPPE BRESCIA. Se il Governo è permaloso allora lo accetto così.

  PRESIDENTE. Prendo atto pertanto che non insiste per la votazione.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Fico n. 9/1248-A/R/201, formulato dal Governo.

  ROBERTO FICO. Presidente, vorrei che l'Assemblea si esprimesse con un voto.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fico n. 9/1248-A/R/201, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Lorenzis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  501   
   Votanti  499   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato  148    
    Hanno votato no  351.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Artini n. 9/1248-A/R/202, accettato dal Governo, purché riformulato.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, chiedo che l'ordine del giorno così come riformulato dal Governo venga posto in votazione.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Artini n. 9/1248-A/R/202, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Tidei, Fossati, Piepoli, Vargiu...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  498   
   Votanti  494   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato  383    
    Hanno votato no  111.    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insiste per la votazione dell'ordine del giorno Chimienti n. 9/1248-A/R/203, accettato dal Governo.

  SILVIA CHIMIENTI. No, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Ruocco n. 9/1248-A/R/204, accettato dal Governo, purché riformulato.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, non accetto la riformulazione e chiedo la votazione.

Pag. 336

  PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruocco n. 9/1248-A/R/204, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pastorino, Brandolin, Burtone, Rostan...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  498   
   Votanti  467   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  122    
    Hanno votato no  345.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se accede all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Pisano n. 9/1248-A/R/205, non accettato dal Governo.

  GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pisano n. 9/1248-A/R/205, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda, Pilozzi, Savino, Di Gioia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  501   
   Votanti  500   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  251   
    Hanno votato  148    
    Hanno votato no  352.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Barbanti n. 9/1248-A/R/206, accettato dal Governo, purché riformulato.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta, ma vista la delicatezza dell'argomento chiedo il parere dell'Assemblea e quindi insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbanti n. 9/1248-A/R/206, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gallinella, Oliaro, Paola Bragantini ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  500   
   Votanti  493   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  247   
    Hanno votato  363    
    Hanno votato no  130.    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Villarosa n. 9/1248-A/R/207, non accettato dal Governo.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, non ritiro il mio ordine del giorno e insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/1248-A/R/207, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 337

  Buttiglione, Luigi Gallo, Kronbichler, Palma, Oliaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  499   
   Votanti  496   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato  151    
    Hanno votato no  345.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Pesco n. 9/1248-A/R/208, non accettato dal Governo.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, chiedo all'Assemblea di esprimersi sulla possibilità di tassare un po’ di più la speculazione finanziaria.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pesco n. 9/1248-A/R/208, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caso, Scalfarotto, Vacca, Oliaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  494   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato  129    
    Hanno votato no  365.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  PRESIDENTE. Onorevole Rizzo, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1248-A/R/209, non accettato dal Governo ?

  GIANLUCA RIZZO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzo n. 9/1248-A/R/209, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cesa, Rampi, Capua, Villarosa, Marotta... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  495   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato
   98    
    Hanno votato
no  397).    

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Currò n. 9/1248-A/R/210, accettato dal Governo, purché riformulato.

  TOMMASO CURRÒ. Accetto la riformulazione, ma chiedo che venga comunque votato dall'Assemblea così come riformulato.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Currò n. 9/1248-A/R/210, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gallinella, Labate, D'Attorre... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  495   
   Votanti  488   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  245   
    Hanno votato
 358    
    Hanno votato
no  130).    

Pag. 338

  Chiedo al presentatore se insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cariello n. 9/1248-A/R/211, accolto dal Governo come raccomandazione.

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, chiedo che l'Assemblea si esprima su questo ordine del giorno, con una mano nella buca ed una sulla coscienza.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cariello n. 9/1248-A/R/211, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nesci, Grasso, Lainati, Malpezzi, Abrignani... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  494   
   Votanti  490   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato
 145    
    Hanno votato
no  345).    

  (Il deputato Garofani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario)

  Riguardo all'ordine del giorno Caso n. 9/1248-A/R/212, su cui c’è parere favorevole con riformulazione del Governo, ha chiesto di intervenire il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Grazie signor Presidente, vorrei proporre un miglioramento della riformulazione riguardo l'ordine del giorno Caso n. 9/1248-A/R/212: «Impegna il Governo affinché ponga in atto azioni di contrasto alla mafia in Lombardia in occasione dell'evento Expo, anche attraverso il potenziamento della presenza della DIA sul territorio regionale, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, valutando l'opportunità di disporre la revoca della chiusura del presidio DIA di Malpensa».

  PRESIDENTE. Ringrazio il Governo per la sua precisazione. Chiedo pertanto al presentatore se accetta la riformulazione del Governo dell'ordine del giorno Caso n. 9/1248-A/R/212.

  VINCENZO CASO. Signor Presidente, accetto la riformulazione e chiedo di votarla.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caso n. 9/1248-A/R/212, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grillo, Malpezzi, Misuraca, Capua...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  495   
   Votanti  446   
   Astenuti   49   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato
 372    
    Hanno votato
no   74).    

  Passiamo all'ordine del giorno Sorial n. 9/1248-A/R/213, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Chiedo al deputato Sorial se insiste per la votazione.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, grazie, ho capito che in base al tono di voce cambia l'umore dell'Aula. Quindi, su un ordine del giorno che era stato presentato il 5 giugno 2013, oggi è il 25 luglio, il Governo cambia indicazione e lo accoglie come raccomandazione, vuole dire (Commenti)...

Pag. 339

  PRESIDENTE. Deputati... Deputato Sorial, io le ho chiesto cosa intenda fare, velocemente, mi dovrebbe dare la sua risposta. Grazie.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. D'accordo, Presidente, grazie mille. Io chiedo, quindi, di votare l'ordine del giorno che era già stato accolto.

  PRESIDENTE. Perfetto. Grazie.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sorial n. 9/1248-A/R/213, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capodicasa, Nardi... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  489   
   Votanti  487   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato
 153    
    Hanno votato
no  334).    

  Chiedo al presentatore se accede all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Cancelleri n. 9/1248-A/R/214, non accettato dal Governo.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, no, non lo ritiro e chiedo la votazione.

  PRESIDENTE. Non lo ritira e quindi chiede la votazione. Benissimo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cancelleri 9/1248-A/R/214, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Madia, Ottobre... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  490   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato
   99    
    Hanno votato
no  391).    

  L'ordine del giorno del deputato Castelli n. 9/1248-A/R/215 è stato ritirato.
  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Di Vita n. 9/1248-A/R/216, accettato dal Governo, purché riformulato.

  GIULIA DI VITA. Signor Presidente, non accetto e chiedo la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Vita n. 9/1248-A/R/216, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gallo Luigi, Paris, Di Gioia, Schirò, Petraroli, Antezza... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  486   
   Votanti  472   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  341).    

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Baroni n. 9/1248-A/R/217, accettato dal Governo, purché riformulato.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Non accettiamo la riformulazione e chiediamo la votazione.

Pag. 340

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baroni, n. 9/1248-A/R/217, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Tidei, Di Gioia, Crippa, Leone, Villarosa... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  478   
   Votanti  478   
   Astenuti  0   
   Maggioranza  240   
    Hanno votato  139    
    Hanno votato no  339.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/1248-A/R/218, accettato dal Governo.

  MATTEO DALL'OSSO. Chiedo la votazione.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/1248-A/R/218. Il Governo si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Leone... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  483   
   Votanti  463   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  318    
    Hanno votato no  145.    

  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  (Il deputato Brugnerotto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Mantero, n. 9/1248-A/R/219, accettato dal Governo, purché riformulato.

  MATTEO MANTERO. Accetto la riformulazione ma chiedo comunque che sia messo in votazione, così come riformulato.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantero n. 9/1248-A/R/219, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Schirò, Paris, Nicchi, Gallinella, Giacomelli... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  491   
   Votanti  485   
   Astenuti  6   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato  368    
    Hanno votato no  117.

  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, mi riferisco all'articolo 49 e seguenti. Non è esplicitamente contenuto nel Regolamento, ma è antica consuetudine che il Presidente dichiari il parere del Governo immediatamente prima del voto. In questa seduta, questo non sempre avviene e ciò può essere motivo di disorientamento per i deputati, perché abbiamo sentito una dichiarazione da parte del Governo la quale ha preannunciato parere Pag. 341contrario nel caso in cui gli ordini del giorno accolti dal Governo vengano poi messi egualmente in votazione. Se questa è la volontà del Governo – e mi pare che questa sia – la inviterei, signor Presidente, a ripetere immediatamente prima del voto il parere contrario del Governo, altrimenti accade che lei precedentemente dice che c’è un parere favorevole del Governo, poi si vota, e il deputato vota immaginando che il parere favorevole del Governo sia confermato, mentre il Governo ha – mi pare – detto chiaramente che in questi casi il parere cambia e diventa contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ha precisato che subordina il suo parere favorevole alla riformulazione e, nel caso, si rimette comunque all'Aula. Io, se volete, avrò l'accortezza di ribadirlo ogni volta che pongo un ordine del giorno in votazione.
  Chiedo al presentatore se accede all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/1248-A/R/220.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, non accetto l'invito al ritiro e insisto per la votazione del mio ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/1248-A/R/220, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Misuraca, Bargero... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  479   
   Maggioranza  240   
    Hanno votato  140    
    Hanno votato no  339.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se accede all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Lorefice n. 9/1248-A/R/221.

  MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, non accetto l'invito al ritiro e insisto per la votazione del mio ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lorefice n. 9/1248-A/R/221, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Di Gioia, Zanda... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  474   
   Votanti  444   
   Astenuti   30   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  104    
    Hanno votato no  340.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Cecconi n. 9/1248-A/R/222, accettato dal Governo purché riformulato.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione e chiedo che venga messo ai voti.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/1248-A/R/222, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Schirò, Locatelli, Luigi Gallo, Misiani... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  471   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato  134    
    Hanno votato no  337.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

Pag. 342

  (I deputati Airaudo e Zampa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto).

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Grillo n. 9/1248-A/R/223, accettato dal Governo, purché riformulato. Stiamo anche cercando i risolvere il problema del microfono...

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, accetto la riformulazione e insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grillo n. 9/1248-A/R/223, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gasbarra, Fraccaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  483   
   Votanti  478   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  240   
    Hanno votato
 348    
    Hanno votato
no  130).    

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Spadoni n. 9/1248-A/R/224, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiede di parlare il deputato Tacconi. Prego.

  ALESSIO TACCONI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione e insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Spadoni n. 9/1248-A/R/224, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Andrea Romano, Paolo Bernini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  475   
   Votanti  472   
   Astenuti  3   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 128    
    Hanno votato
no  344).    

  GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, ai sensi dell'articolo 49.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, vorrei solo verificare, senza polemica, una cosa. A me risulta dal Regolamento che – questo vale per tutti i gruppi –, qualora un deputato firmatario di un ordine del giorno in cui vi sia solo la sua firma non sia presente in Aula, automaticamente questo ordine del giorno decade.
  Poi, se si è instaurata una prassi diversa, ne prendo semplicemente atto. Però, vorrei sapere da lei se mi sono sbagliato io a leggere il Regolamento o se, invece, vi è un'innovazione all'interno di quest'Aula.

  PRESIDENTE. La precisazione è corretta. Noi, semplicemente, stiamo seguendo una prassi che si è instaurata anche precedentemente rispetto a quando ho iniziato a presiedere questa mattina. Quindi, la stavamo osservando.
  È stata seguita anche per i gruppi di maggioranza e non solo di opposizione, come in questo caso.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

Pag. 343

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, sul medesimo articolo, solo per precisare che io personalmente ho firmato l'ordine del giorno Spadoni, quindi non risulta decaduto.

  PRESIDENTE. La firma deve essere effettuata prima del termine. In ogni caso, direi di andare avanti, anche perché non credo vi siano più casi del genere.
  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Tacconi n. 9/1248-A/R/225, accettato dal Governo, purché riformulato.

  ALESSIO TACCONI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione, quindi chiedo che l'ordine del giorno sia messo ai voti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tacconi n. 9/1248-A/R/225, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Malisani, Malpezzi, Gigli, Moretti, Agostinelli, Palma, Caon...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  472   
   Votanti  271   
   Astenuti  1   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 123    
    Hanno votato
no  348).    

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Del Grosso n. 9/1248-A/R/226, accettato dal Governo, purché riformulato.

  DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, accetto la riformulazione e chiedo il voto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/1248-A/R/226, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Petrenga, Paris, Agostinelli, Caso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  472   
   Votanti  452   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato
 324    
    Hanno votato
no  128).    

  Ordine del giorno Di Battista n. 9/1248-A/R/227, parere favorevole con riformulazione del Governo. Si intende accolto.
  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Scagliusi n. 9/1248-A/R/228, accettato dal Governo, purché riformulato.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, accetto la riformulazione, ma insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scagliusi n. 9/1248-A/R/228, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Malpezzi, Lombardi, Iannuzzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  475   
   Votanti  450   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 340    
    Hanno votato
no  110).    

Pag. 344

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Grande n. 9/1248-A/R/229, accettato dal Governo, purché riformulato.

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, chiedo che venga posto in votazione così come riformulato dal Governo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grande n. 9/1248-A/R/229, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  473   
   Votanti  431   
   Astenuti   42   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato sì  302    
    Hanno votato
no  129).    

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Avendo apposto la mia firma all'ordine del giorno Di Battista n. 9/1248-A/R/227, vorrei intervenire su di esso.

  PRESIDENTE. A quale ordine del giorno si riferisce ora ?

  ANDREA COLLETTI. All'ordine del giorno Di Battista n. 9/1248-A/R/227 che mi risulta essere stato saltato, oltre che sull'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/1248-A/R/230 attualmente in discussione.

  PRESIDENTE. Prego, adesso può intervenire sull'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/1248-A/R/230.

  ANDREA COLLETTI. Sull'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/1248-A/R/230, non essendo precettiva la riformulazione del Governo, che suona come una raccomandazione, non la accettiamo e chiediamo che venga posto in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/1248-A/R/230, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Brandolin, Malpezzi, Fossati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  473   
   Votanti  444   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato sì   93    
    Hanno votato
no  351).    

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/1248-A/R/231, accettato dal Governo, purché riformulato.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, chiedo di mettere ai voti la riformulazione, che accetto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/1248-A/R/231, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Bossa, Malpezzi, Vignali...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  475   
   Votanti  470   Pag. 345
   Astenuti    5   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato sì  322    
    Hanno votato
no  148).

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare per un richiamo agli articoli 42 e seguenti del Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, intervengo solo per sapere se, per un vizio forse procedurale, l'ordine del giorno Di Battista n. 9/1248-A/R/227, che avevo anche io firmato, è stato accantonato o è stato direttamente saltato.

  PRESIDENTE. Io ho riscontrato che è stato accolto, quindi andiamo avanti.
  Passiamo all'ordine del giorno Lupo n. 9/1248-A/R/232, sul quale il parere del Governo è favorevole... Prego, deputato Colletti.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, a me risulta, almeno dal foglio in mio possesso, che l'ordine del giorno Di Battista n. 9/1248-A/R/227 è accolto a condizione che sia riformulato nei seguenti termini.

  PRESIDENTE. Si riferisce all'ordine del giorno Di Battista n. 9/1248-A/R/227 ?

  ANDREA COLLETTI. Sì, mi riferisco all'ordine del giorno Di Battista n. 9/1248-A/R/227, cui anche io ho aggiunto la firma.

  PRESIDENTE. Le voglio però precisare un aspetto sulla questione dell'aggiunta di firma: l'apposizione della firma dopo la scadenza del termine per la presentazione degli ordini del giorno ha effetti soltanto politici e non procedurali. Lei si appella comunque ad una questione che noi abbiamo superato con la prassi questa mattina, ma non con una questione tecnico-procedurale. Questo è l'aspetto che intendevo precisare.
  Ciò detto, se per lei va bene andiamo avanti, altrimenti rischiamo di fare un dibattito solo io e lei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, solo non capisco perché è stata accettata la riformulazione, visto che nessuno l'ha accettata.

  PRESIDENTE. Poiché non c’è stato un intervento nella discussione, devo averlo saltato. Le chiedo scusa. Su 251 ordini del giorno c’è stato un errore. Andiamo avanti.
  Chiedo al presentatore se insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lupo n. 9/1248-A/R/232, accettato dal Governo.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, chiedo che l'ordine del giorno a mia firma venga messo ai voti.

  PRESIDENTE. In questo caso il Governo si rimette all'Aula.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lupo n. 9/1248-A/R/232, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sani, Costa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  474   
   Votanti  470   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato sì  328    
    Hanno votato
no  142).    

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Gagnarli n. 9/1248-A/R/233, accettato dal Governo, purché riformulato.

Pag. 346

  CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, accetto la riformulazione dell'ordine del giorno a mia firma, ma chiedo la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gagnarli n. 9/1248-A/R/233, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Pesco, Ferrari, Moretti, Baruffi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  471   
   Votanti  460   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
 352    
    Hanno votato
no  108).    

  (La deputata Gullo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Chiedo al presentatore se insiste per la votazione dell'ordine del giorno Parentela n. 9/1248-A/R/234, accettato dal Governo.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, chiedo che l'ordine del giorno a mia firma venga messo ai voti ugualmente.

  PRESIDENTE. Quindi in questo caso il Governo si rimette all'Aula.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Parentela n. 9/1248-A/R/234, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Vignali, Malisani, Sbrollini, Iacono...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  471   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato sì  331    
    Hanno votato
no  140).    

  Chiedo al presentatore se insiste per la votazione dell'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/1248-A/R/235, accettato dal Governo.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, chiedo comunque la votazione.

  PRESIDENTE. Quindi in questo caso il Governo si rimette all'Aula.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/1248-A/R/235, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cesa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  475   
   Votanti  469   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato sì  365    
    Hanno votato
no  104).    

  Ordine del giorno Gallinella n. 9/1248-A/R/236: parere favorevole del Governo. Chiedo al deputato cosa intenda fare ?

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, vorrei avere il piacere di metterlo in votazione.

  PRESIDENTE. Quindi, in questo caso, il Governo si rimette all'Aula.Pag. 347
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gallinella 9/1248-A/R/236, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Deputati Giacomoni, Toninelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  466   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  335    
    Hanno votato no  131.

  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  Ordine del giorno Benedetti n. 9/1248-A/R/237: parere favorevole del Governo. Chiedo alla deputata Benedetti cosa intenda fare ?

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, chiedo che l'ordine del giorno venga posto in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Il Governo si rimette all'Aula.
  Indìco pertanto la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Benedetti n. 9/1248-A/R/237, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Deputati Pesco, Lombardi, Piepoli, Giacomelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  438   
   Astenuti   39   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  317    
    Hanno votato no  121.

  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  Passiamo all'ordine del giorno L'Abbate n. 9/1248-A/R/238 su cui c’è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, del Governo. Chiedo al deputato L'Abbate se accede all'invito al ritiro.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, siccome si tratta della salute dei cittadini di Taranto, non ritiro l'ordine del giorno e chiedo che venga votato in Aula.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno L'Abbate 9/1248-A/R/238, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Deputato Pastorino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  473   
   Votanti  438   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  96    
    Hanno votato no  342.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  (Il deputato Grassi ha segnalato che non è riuscito a votare)

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/1248-A/R/239, accettato dal Governo, purché riformulato.

  CRISTIAN IANNUZZI. Signor Presidente, perdoni, c’è un problema su questo ordine del giorno...

  PRESIDENTE. Qual è il problema ? Mi deve dare una risposta.

Pag. 348

  CRISTIAN IANNUZZI. ... in quanto l'ordine del giorno ripropone un emendamento del PD, quindi chiedo al Governo di ripensare il suo parere, perché non è possibile (Commenti)...

  PRESIDENTE. Allora, voglio sapere: lei accetta la riformulazione, vuole mettere in votazione la riformulazione, oppure le sta bene...

  CRISTIAN IANNUZZI. Scusi, Presidente, non è la prima votazione che facciamo sugli ordini del giorno: c’è sempre stato un contraddittorio con il Governo su queste cose (Commenti).

  PRESIDENTE. Non c'entra niente. Il Governo si è già espresso su questa cosa, deputato.

  CRISTIAN IANNUZZI. Va bene. Volevo solo capire se il Governo aveva chiaro (Commenti)...

  PRESIDENTE. Deputati ! Deputati ! È inutile che cominciamo ad urlare. Vorrei capire: lei accetta la riformulazione ?

  CRISTIAN IANNUZZI. Certo che no, Presidente !

  PRESIDENTE. Lo pone in votazione quindi ? Sta bene.
  Passiamo ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/1248-A-R/239, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda, Paris, Albanella, Toninelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  473   
   Votanti  471   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato  123    
    Hanno votato no  348.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/1248-A/R/240, accettato dal Governo, purché riformulato.

  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Signor Presidente, noi del MoVimento 5 Stelle chiediamo un reale impegno da parte del Governo, non una generica valutazione...

  PRESIDENTE. Deputato, non è una dichiarazione di voto, mi dovrebbe dire solo se accetta la riformulazione o meno.

  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Vorrei solo dire che non accettiamo la generica valutazione dell'opportunità di rivedere il regime dei contributi (Commenti)...

  PRESIDENTE. Un attimo, un attimo... deputato !

  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Non accetto la riformulazione e chiedo il voto dell'Aula.

  PRESIDENTE. Ma dobbiamo fare sempre questo ogni volta che vi devo chiedere un parere ? Quindi non accetta la riformulazione e insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/1248-A/R/240, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Gallo Luigi, Lombardi, Fratoianni, Santerini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  473   
   Maggioranza  237   Pag. 349
    Hanno votato  124    
    Hanno votato no  349.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Passiamo all'ordine del giorno Nicola Bianchi n. 9/1248-A/R/241, su cui c’è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, del Governo.
  Deputato Bianchi, le chiedo se lo ritira o se intende porlo in votazione.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, chiedo la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicola Bianchi n. 9/1248-A/R/241, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione.

   Presenti e votanti  478   
   Maggioranza  240   
    Hanno votato  125    
    Hanno votato no  353.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  (Il deputato Iacono ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole)

  Chiedo al presentatore se insiste per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/1248-A/R/242, accolto dal Governo.

  IVAN CATALANO. Signor Presidente, chiedo la votazione.

  PRESIDENTE. Quindi in questo caso il Governo si rimette all'Aula.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Catalano n. 9/1248-A/R/242, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cardinale, Elvira Savino, Albanella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  471   
   Votanti  434   
   Astenuti   37   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  306    
    Hanno votato no  128.

  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione del suo ordine del giorno Liuzzi n. 9/1248-A/R/243, accettato dal Governo, purché riformulato.

  MIRELLA LIUZZI. Chiedo la votazione dell'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Senza accettare la riformulazione ?

  MIRELLA LIUZZI. Senza accettare la riformulazione.

  PRESIDENTE. Dunque, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Liuzzi n. 9/1248-A/R/243, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda, Chaouki, Cardinale, Villecco Calipari, Paris, Tancredi, Misuraca, Segoni, Rizzetto, Cardinale, Ferrari... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  467   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  119    
    Hanno votato no  348.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

Pag. 350

  Passiamo all'ordine del giorno Dell'Orco n. 9/1248-A/R/244, su cui c’è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, del Governo.
  Chiedo al deputato Dell'Orco se accede all'invito al ritiro.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, ovviamente non ritiro e, come direbbe il mio collega Pesco, «ai voti».

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dell'Orco n. 9/1248-A/R/244, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ? Rostan... Ha votato. Ferrari ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  469   
   Votanti  438   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato   89    
    Hanno votato no  349.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Chiedo di liberare i banchi del Governo, se è possibile.
  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/1248-A/R/245, su cui c’è un parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, non accetto la riformulazione e chiedo che venga messo ai voti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/1248-A/R/245, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Fabbri, Roberta Agostini, Mosca, Ciprini, Paolo Bernini, Misuraca, Segoni... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  463   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  119    
    Hanno votato no  344.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Colletti n. 9/1248-A/R/246, su cui c’è un parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, essendo in realtà una raccomandazione non accetto questa raccomandazione-riformulazione e chiedo che venga messo ai voti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colletti n. 9/1248-A/R/246, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Molteni, Pini, Segoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  462   
   Votanti  450   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  330).    

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Businarolo n. 9/1248-A/R/247, accettato dal Governo, purché riformulato.

Pag. 351

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, la riformulazione è sostanzialmente uguale al mio ordine del giorno, quindi non la accetto e insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Businarolo n. 9/1248-A/R/247, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rampi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  456   
   Votanti  455   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
 133    
    Hanno votato
no  322).    

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole)

  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Bonafede n. 9/1248-A/R/248 formulato dal Governo.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, vorrei che l'Assemblea si esprimesse sull'ordine del giorno nel testo da noi formulato.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonafede n. 9/1248-A/R/248, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Oliverio, Brunetta, Lombardi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  465   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 139    
    Hanno votato
no  326).    

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Sarti n. 9/1248-A/R/249, accettato dal Governo, purché riformulato.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, accetto la riformulazione ma chiedo la votazione dell'Assemblea sul testo riformulato dal Governo. Ricordo per chi si fosse perso l'illustrazione di questo ordine del giorno... (Commenti).

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sarti n. 9/1248-A/R/249, nel testo riformulato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  464   
   Votanti  455   
   Astenuti  9   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
 299    
    Hanno votato
no  156).    

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Ferraresi n. 9/1248-A/R/250, accettato dal Governo, purché riformulato. Il deputato Ferraresi non è presente in Aula. Andiamo avanti.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Turco n. 9/1248-A/R/251, accettato dal Governo, purché riformulato.

  TANCREDI TURCO. Grazie, stimato Presidente. Accettiamo la riformulazione, ma chiedo che, comunque, questo ordine del giorno venga posto in votazione.

Pag. 352

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Turco n. 9/1248-A/R/251, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Malisani, Milanato, Vignali...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  460   
   Votanti  452   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  340    
    Hanno votato no  112.    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  (I deputati Iacono e Rizzetto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1248-A/R).

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà. L'unica cosa che chiedo è, se lasciate l'Aula, di non fare eccessivo rumore. Prego, deputato di Gioia.

  GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Mi scusi un attimo, deputato Di Gioia. Lo avevo dimenticato io. Prego, deputato Pini.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, secondo quelle che sono le intese, è prevista, dato che è stata deliberata la seduta fiume, una sospensione dalle ore 18 alle ore 19 per permettere lo svolgimento dell'Ufficio di Presidenza. Ora, penso che sia abbastanza irrituale che le dichiarazioni di voto finale su un decreto si svolgano in due tempi diversi, con un'interruzione nel mezzo.
  Se si vuole cortesemente anticipare l'Ufficio di Presidenza, potremmo sospendere adesso e, magari, riprendere alle ore 18,30. Così non vi è perdita di tempo, ma si impedisce che vi siano dichiarazioni di voto finale di serie A e di serie B, perché le dichiarazioni di voto vanno fatte tutte insieme da parte dei gruppi (Applausi).

  PRESIDENTE. Ovviamente, devo sentire la Presidente. La Presidenza, in questo caso, aveva previsto questa sospensione di natura tecnica per l'Ufficio di Presidenza, che è convocato dalle ore 18 alle ore 19. Ovviamente, non decide il Presidente di turno, ma la Presidenza.
  Quindi, in questo caso noi adesso proseguiamo e sento un attimo la Presidenza (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  DAVIDE CAPARINI. Non puoi andare avanti !

  PRESIDENTE. Voi chiedete la sospensione ? Vediamo un attimo.

  GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, a questo punto le chiedo di sospendere cinque minuti, di verificare con l'Ufficio di Presidenza e, nel caso, eventualmente, di mettere la questione ai voti, perché penso che sia di buon senso che le dichiarazioni di voto finale dei gruppi, di coloro che i vari gruppi hanno indicato, si svolgano tutte insieme.
  Se poi vi sono eventuali svolgimenti di dichiarazioni difformi, questo è un altro discorso. Però, non è mai successo, a memoria, in questa Camera, che i gruppi facciano dichiarazioni di voto finale in due momenti distinti, anche se all'interno della Pag. 353stessa seduta. Non si è mai vista un'interruzione fra le dichiarazioni di voto finale dei gruppi.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato La Russa, che ha chiesto di intervenire, voglio solo precisare che questa è una seduta fiume e non vi è un'organizzazione dei lavori. Vi è una sospensione tecnica in ragione di un altro incontro pianificato. Prego, deputato La Russa.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, molto brevemente, mi associo alle dichiarazioni del collega Pini, che ha appena esposto le ragioni per cui sarebbe assolutamente irrituale dividere le dichiarazioni di voto finale con un'interruzione che non sarebbe tecnica. L'interruzione tecnica è quella causata dalla pulizia dei locali, dalla mancanza di energia elettrica, dalle necessità fisiologiche o cose di questo genere. Un Ufficio di Presidenza sarebbe un'interruzione politica. La prego, pertanto, di voler verificare la possibilità di mantenere la continuità delle dichiarazioni di voto finale dall'inizio alla fine.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io credo che l'osservazione fatta dal collega Pini non sia sbagliata. Per dire la verità, noi naturalmente ci rimettiamo alle decisioni della Presidenza, ma se l'Ufficio di Presidenza è necessario all'interno della seduta fiume, si fa; se poi non è necessario, non è urgente, magari lo possiamo fare domani, alla fine della seduta fiume. Ma su questo ci rimettiamo alla Presidenza. L'idea di adeguare l'orario dell'Ufficio di Presidenza agli orari dell'Aula forse può essere più adatta (nel senso di cominciare, cioè, mezz'ora prima l'Ufficio di Presidenza). Ciò che ci preoccupa è che le pause tecniche, da pause tecniche brevi indispensabili e necessarie – mi hanno spiegato che si è sempre fatto e, se si è sempre fatto, lungi da me voler cambiare – diventino pause tecniche troppo lunghe, perché altrimenti andremo naturalmente a pesare sull'orario complessivo.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, a me sembra che lei non abbia, a termini di Regolamento, l'autorità per decidere una questione del genere. D'altro canto la domanda mi sembra molto ragionevole. Perché non dispone una sospensione brevissima, cinque minuti, il tempo di fare gli accertamenti, di chiedere il parere della Presidente, che è l'unica a poter decidere in materia ? Cinque minuti di sospensione non recano danno a nessuno, mentre invece cominciare e poi, magari, sospendere perché l'accertamento dà un risultato positivo, in effetti, deprivilegia, discrimina quei deputati che avessero fatto la loro dichiarazione di voto finale in questo breve intervallo di tempo.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, anche nelle more dell'eventualità in cui venga nel frattempo consultata la Presidente, vorrei fare due considerazioni in relazione a quanto detto dai colleghi. La prima è che la tecnicalità della pausa per l'Ufficio di Presidenza è fisiologica, nel senso che, se si vuole permettere anche ai Vicepresidenti che fanno parte dell'Ufficio di Presidenza di partecipare all'Ufficio di Presidenza – l'Ufficio di Presidenza non è politico, ma è un organo della Camera –, non lo si riunisce durante le dichiarazioni di voto altrimenti un Vicepresidente effettivamente viene penalizzato, nella partecipazione a questo Ufficio di Presidenza, dal dover presiedere la seduta dell'Assemblea. In secondo luogo, la questione che pone l'onorevole Pini è relativa, nel senso che giacché è possibile che ci siano dichiarazioni di voto che vadano avanti per tutta Pag. 354la notte, questo in realtà non comporta che esistano dichiarazioni di serie A o di serie B, ad esempio, tra le dichiarazioni notturne e quelle diurne, o tra quelle prima e dopo una qualsivoglia interruzione tecnica. È chiaro che la Presidenza, è l'unico organo che può disporre pause tecniche nella celebrazione delle varie fasi del provvedimento in Aula e può fissare queste interruzioni per la pulizia dell'aula, per questioni fisiologiche, per dare la possibilità anche al personale di fare una turnazione, come diceva correttamente l'onorevole presidente La Russa, e anche per esigenze diverse come quella dell'Ufficio di Presidenza, che non è un'esigenza politica, ma un'esigenza che riguarda tutti i gruppi che fanno parte di questa Assemblea e che per l'appunto impone una sospensione semplicemente per il fatto che, facendo parte dell'Ufficio di Presidenza anche i Vicepresidenti di turno e la Presidente che lo presiede, difficilmente si può celebrare un Ufficio di Presidenza con il suo plenum se l'Aula è in corso. Altrimenti uno dei Vicepresidenti – può essere in questo momento l'onorevole Di Maio o chi lo seguirà alla presidenza dell'Assemblea – vedrebbe negato il proprio diritto a partecipare. Quindi, io credo che per una questione di correttezza generale ci si rimetterà comunque alla valutazione della Presidenza, fermo restando che la questione posta ha un valore relativo.

  LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, chiedo alla Presidenza di tenere in conto anche per le pause tecniche che alcuni dei deputati che sono coinvolti nelle dichiarazioni di voto e negli interventi in Aula in questi giorni hanno dormito una o due ore. Quindi, anche nella valutazione delle pause tecniche venga considerato questo bisogno.

  PRESIDENTE. La pausa tecnica non riguarda proprio questo.
  Fermo restando che la Presidenza comunicherà agli interessati l'orario della riunione dell'Ufficio di Presidenza, la sospensione è dalle 17,30 alle 18,30. Essendo giunti in prossimità delle 17,30 la seduta è sospesa e riprenderà alle 18,30.

  La seduta, sospesa alle 17,30, è ripresa alle 18,40.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Michele Bordo, Brunetta, Caparini, Carrozza, Cicchitto, Damiano, Dellai, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, La Russa, Migliore, Pisicchio, Realacci, Sani, Speranza, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale – A.C. 1248-A/R)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, vorrei ringraziare sia il Governo, che ha partecipato assiduamente ai lavori della nostra Commissione, nonché i due relatori che hanno avuto la capacità di condurre in porto questo decreto-legge estremamente delicato e complesso nella sua articolazione, perché appunto è un decreto omnibus che tratta moltissimi aspetti della nostra economia: questioni amministrative e questioni che riguardano anche la giustizia civile.Pag. 355
  Noi ci rendiamo perfettamente conto che stiamo vivendo un momento particolare della vita politica, della vita economica e della vita sociale del nostro Paese e siamo convinti, profondamente convinti, che abbiamo il dovere di fare in modo che il nostro Paese esca dalle difficoltà attuali, difficoltà che riguardano appunto le questioni di carattere sociale, come le questioni di carattere economico.
  E per fare questo vi è bisogno di un Governo forte, di un Governo anche anomalo, dovuto soprattutto alle difficoltà che abbiamo vissuto durante la campagna elettorale e alla sconfitta che abbiamo dovuto sostenere. Ma un Governo forte significa anche fare in modo che non ci siano le fibrillazioni che, giorno dopo giorno, stanno avvenendo nei riguardi di questo Governo. E credo che sia doveroso per questa maggioranza ampia avere la responsabilità, pur nelle diversità, di sostenere questo Governo per il bene del nostro Paese. Noi socialisti lo sosteniamo lealmente con convinzione, avendo ascoltato con grande interesse e avendo apprezzato ciò che il Presidente del Consiglio ci ha sottoposto qualche tempo fa nella discussione delle sue linee di programma e, quindi, chiediamo alle altre forze che sostengono questo Governo, di farlo con altrettanta lealtà, con altrettanta convinzione, facendo in modo che le polemiche possano e debbano essere eliminate.
  Devono essere eliminate perché il nostro Paese ha bisogno, oggi più che mai, di risposte; un Paese che ha un debito pubblico che ha raggiunto livelli ormai insostenibili; un Paese che ha una disoccupazione che ha raggiunto livelli di drammaticità, soprattutto quella giovanile e soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, dove fasce enormi di giovani non hanno più la speranza di trovare la possibilità di entrare nel mondo del lavoro. E a questi dobbiamo dare delle risposte, risposte credibili, risposte che danno la possibilità di creare quell'ottimismo di pensare che sicuramente vi potrà essere un futuro anche per loro. Questo Governo, in questi mesi di lavoro, con tutte le difficoltà e con quello che abbiamo dovuto subire, avendo vissuto un ciclo di recessione con il Governo tecnico, ha già messo in essere elementi e provvedimenti importanti, che guardano alla crescita e che devono essere concretizzati in modo sicuramente più forte e più strutturale.
  Ecco, quindi, che io voglio ricordare qui quello che è stato fatto: per esempio la questione dell'IMU, che verrà sicuramente eliminata, come già sottolineato da altri e da autorevoli rappresentanti del Governo; la questione dell'IVA; il decreto Ilva (per la prima volta nella storia si interviene sull'ambiente, mettendo insieme lavoro e ambiente); i problemi dell'efficientamento energetico; le questioni che riguardano le ristrutturazioni abitative.
  In buona sostanza, si tratta di interventi che possono sembrare limitati, ma che pongono l'attenzione verso la crescita e lo sviluppo di questo Paese. E questo decreto, anche nelle sue difficoltà e anche, come già ho detto, come decreto omnibus, abbraccia elementi che riguardano la crescita, la semplificazione e la giustizia.
  Basta guardare quello che è stato articolato, come per esempio: l'accesso ai fondi per le piccole e medie imprese; il rifinanziamento del Fondo per le attrezzature, gli impianti delle piccole e medie imprese; gli interventi che vanno nella direzione di rimettere in moto le opere infrastrutturali e quindi cantierizzare subito gli interventi sull'urbanistica, anche qui con qualche elemento sicuramente da rivedere, da ricostruire e da rilanciare; gli interventi che riguardano, per la prima volta, con 100 milioni di euro, quei 6 mila piccoli comuni che hanno bisogno di avere risorse per rilanciare non soltanto l'attività economica, ma anche per rimettere in sesto situazioni di degrado che purtroppo vi sono; interventi sulla ricerca, per l'università, il superamento del blocco del turnover; aver dato la possibilità a tanti giovani bravi di una mobilità interregionale, che consenta di avere accesso alle università con delle borse di studio.
  In buona sostanza, un decreto che si lancia, che si avvia e avvia il Paese verso lo sviluppo e la crescita. Ma bisogna fare ancora molto. Bisogna affrontare i nodi Pag. 356strutturali della nostra economia, le riforme strutturali del nostro Paese perché si rimetta in moto quell'ascensore sociale che è fermo da molti anni. E su questo io credo che ci dovremo confrontare nei prossimi mesi. Su questo io credo che dobbiamo incalzare il Governo perché, comunque, faccia di più in un quadro di compatibilità europea.
  Dobbiamo fare in modo, in buona sostanza, che si esca da queste sacche. Bisogna fare in modo che vi sia un rilancio oggettivo della nostra economia, pur sapendo che l'aumento del debito pubblico è dovuto soprattutto a quello che oggi è un grande problema e, cioè, il non aumento del prodotto interno lordo.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputato Di Gioia. È scaduto il tempo.

  LELLO DI GIOIA. Mi avvio alle conclusioni, qualche secondo ancora. Ecco, io credo che vi sia anche un aspetto che riguarda la verifica della spending review. Noi come socialisti siamo contrari ad un commissario. Noi come socialisti siamo convinti che è possibile abbattere la spesa pubblica, quella improduttiva, quella che crea aumento del debito pubblico. E su questo faremo battaglie qui, all'interno del nostro Parlamento, ma faremo battaglie anche per la legalità, per la laicità, come – e con questo voglio concludere – non è pensabile, per esempio, che non siano ancora attivate le delegazioni internazionali dove il nostro Paese fa...

  PRESIDENTE. Dovrebbe proprio concludere.

  LELLO DI GIOIA. Chiudo, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Mi sembra una buona idea...

  LELLO DI GIOIA. ...figure molto, ma molto deprimenti.
  Ecco io credo che anche questo lei deve sottolineare, perché si possa rapidamente attivare questo processo per dare risposte a livello internazionale ed europeo. Pur tuttavia, noi siamo convinti di votare favorevolmente su questo decreto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signori del Governo, le prometto che per quel che mi riguarda non vi farò fare notte. Ho partecipato intensamente, sia al positivo lavoro delle Commissioni referenti sul decreto-legge n. 69, con la predisposizione di ampie correzioni al testo del Governo, sia alla discussione sulle linee generali.
  Ora siamo in sede di dichiarazioni di voto. Vi ho partecipato anche in occasione di approvazione di altri decreti o disegni di legge. Non mi è però mai capitato di vedermi insieme, non solo ai rappresentanti degli altri gruppi, come è naturale che sia, ma di oltre cento interventi preannunciati di colleghi di un gruppo che si esprimerà con il massimo di ampiezza possibile.
  Personalmente mi fa piacere che questo dialogo fecondo con i cittadini porti a qualche risultato. Spero lo capiscano. Io, però, mi sento soverchiato da un peso dialettico così enorme e, pertanto, annuncio il voto favorevole del Centro Democratico e mi richiamo al mio intervento già svolto in sede di discussione sulle linee generali (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Centro Democratico e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, come deputati delle Minoranze linguistiche abbiamo votato la fiducia posta dal Governo sul decreto-legge del fare e voteremo a favore del provvedimento.
  Nelle Commissioni di merito con le nostre proposte emendative e in Aula con la presentazione di ordini del giorno, abbiamo Pag. 357posto problemi a nostro giudizio rilevanti per il nostro territorio e per le piccole e medie imprese che vi operano.
  Abbiamo apprezzato che i nostri ordini del giorno siano stati accolti e che gli impegni relativi siano stati assunti dal Governo. Abbiamo proposto di modificare quanto previsto dal provvedimento in ordine ai produttori di energia elettrica da bioliquidi. A nostro giudizio, le misure introdotte dal provvedimento sono di carattere temporaneo e non strutturali, mentre riteniamo importante introdurre più ampie garanzie a salvaguardia, nel medio e lungo periodo, delle potenzialità produttive e occupazionali del settore.
  Riteniamo essenziale non escludere, come fa il decreto, dalla nuova disciplina delle concessioni dei lavori pubblici, le concessioni già affidate alla data di entrata in vigore di questo provvedimento. Non meno significativi sono gli altri punti da noi sollevati. In particolare, l'esonero dalla procedura standardizzata per la valutazione dei rischi in azienda e, dunque, la possibilità di continuare con l'autocertificazione per i datori di lavoro fino a dieci dipendenti e, sempre per le aziende, la necessità di evitare, con il riconoscimento dei crediti, ogni forma di duplicazione dei corsi di formazione e aggiornamento.
  Abbiamo privilegiato un lavoro ed un confronto di merito, con attenzione alle istanze del sistema economico e produttivo, mentre, in generale, consideriamo questo provvedimento come parte della necessaria azione di Governo, ai fini del sostegno in primo luogo delle piccole e medie imprese che operano nel sistema economico e produttivo.
  La nostra fiducia nell'azione del Governo è, nel contempo, un richiamo ad una piena ed urgente assunzione di responsabilità. È giunto il momento, anche con questo provvedimento, di stringere i tempi e restituire una prospettiva di crescita e di stabilità alle nostre imprese, una prospettiva che è comune alle aspettative sempre più strutturali che dominano il mercato del lavoro. Per quanto ci riguarda, esprimiamo un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, una volta di più siamo chiamati ad esprimerci su un decreto cosiddetto omnibus, cioè un provvedimento sul quale c’è scritto tutto e il contrario di tutto, e, come naturale conseguenza, privo totalmente di criteri di urgenza, i soli necessari perché venga garantita la possibilità ai governi di ricorrere al tema della decretazione, bypassando il normale percorso parlamentare.
  Ed è curioso come, dal momento in cui si è insediato il Presidente Monti, senza soluzione di continuità con questo Governo pateracchio di questa nuova legislatura, improvvisamente, ci sia stata una visione, come dire, assai più lasca nell'attribuzione ai Governi della potestà di ricorrere allo strumento della decretazione d'urgenza, possibilità che, invero, all'ultimo Governo politico, veramente politico che abbiamo conosciuto, cioè il Governo Berlusconi, era stata assai circoscritta ed era stata contestata non solo all'interno di quest'Aula, ma in livelli istituzionali assai più importanti.
  Questo decreto è stato accompagnato da una comunicazione pomposa, è stato descritto come il provvedimento salvifico che doveva invertire la tendenza dell'economia. Ma siccome, in realtà, nei decreti che hanno l'ambizione di rilanciare l'economia, per andare a vedere il piatto basta andare a leggere la norma finanziaria, la lettura dell'articolo 61, che esprime la quantità di danaro e, quindi, di credito che il Governo ci mette in questo provvedimento, si vede come nella realtà sia pochissimo il dimensionamento finanziario, pochi spiccioli: 50-60 milioni l'anno per i prossimi anni, occupandosi di semplificazione amministrativa, di sburocratizzazione, di rilancio dell'economia, di competitività, di energia, di giustizia. Tutto questo con 50-60 milioni all'anno.Pag. 358
  È il classico esempio di come state cercando di indorare la pillola agli italiani, vendendogli un prodotto che è diverso dal vero. Peccato che non abbiate dato le informazioni corrette e che, per esempio, non abbiate affermato nella vostra comunicazione, nell'ampollosa comunicazione, che normalmente segue i vostri Consigli dei ministri – in cui arriva qualcuno a celebrare di aver fatto goal (a proposito, se proprio si deve fare riferimento a qualche disciplina sportiva, consigliamo ai signori ministri di darsi più facilmente all'ippica e non al calcio) –, non avete detto agli italiani dove trovate quei pure pochi e ridotti spiccioli che sono inseriti in questo provvedimento.
  Non avete raccontato agli italiani che, per l'ennesima volta, si mettono le mani nelle loro tasche per fargli pagare 75 milioni l'anno in più di accisa sui carburanti !
  Non avete raccontato agli italiani come, per finanziare una finta restituzione della bolletta energetica – tale per cui le famiglie italiane avranno una media di 5 euro di risparmio all'anno, lo ripeto, all'anno, dall'applicazione di questo provvedimento – c’è tutta una platea vastissima di aziende che saranno assoggettate ad una addizionale IRES dalla quale, oggi, sono esentate.
  Non avete raccontato che la già ridotta dotazione del Fondo per lo sviluppo della banda larga, nel quale erano stati stanziati 150 milioni di euro, è già stata prosciugata di 25 milioni di euro perché non sapevate come coprire le ultime cose inserite in questo provvedimento.
  Insomma fate sempre e solo riferimento alla leva fiscale senza andare a guardare qual è il reale dimensionamento della spesa; quella leva fiscale che, guarda caso, proprio oggi, è stata stigmatizzata dal Viceministro dell'economia, onorevole Fassina, dico Fassina – non dico Cavour o Giolitti – il quale ha detto che il regime di tassazione in Italia è ormai a livelli insuperabili e, quindi, anche il sistema di evasione diffusa è un'evasione di sopravvivenza. Fassina ha detto queste cose !
  In realtà voi sostenete di fare degli interventi sulle imprese e non c’è nulla per le imprese; sostenete di fare delle semplificazioni che sono incomprensibili perché questo è un provvedimento scritto in barba a una legge dello Stato, che imporrebbe di scrivere le leggi in modo che siano intelligibili a tutti, mentre questa è solo un elenco di riferimenti normativi, di leggi, di date, di rimandi, di rinvii. Ci vogliono otto studi legali per capire cosa c’è dentro ad un provvedimento fatto in barba alla semplificazione, alla chiarificazione e alla trasparenza.
  Tutto ciò per poi dare, addirittura, il contentino beffa del rimborso al cittadino o all'impresa che subisce un ritardo per l'inefficienza della pubblica amministrazione: 20 euro al giorno di rimborso, con un massimo di duemila euro, anche se l'amministrazione pubblica dello Stato dovesse essere totalmente inadempiente. Ciò significa non avere contezza di quello che succede sul territorio e significa, in realtà, non avere nemmeno la misura per poter mettere qualche cosa che, davvero, nasconda la reale portata di questo provvedimento che è un provvedimento semplicemente somma di una serie di marchette, ovvero di provvedimenti che sono scritti come un abito su misura per questo o per quel beneficiario.
  Vi è un articolo intero, senza nessun intervento a favore delle imprese, per prorogare il credito di imposta per la produzione cinematografica; mancava solo che scriveste il nome e cognome di qualche regista amico vostro che non riesce a mettere insieme la produzione per il prossimo film che deve far uscire nelle sale privo di spettatori e che, come al solito, voi dovete finanziare e pagare.
  Avete fatto un passo indietro sul tetto alla retribuzione dei manager pubblici: è bastato che qualche amministratore delegato di qualche grande azienda dello Stato bussasse alla porta e vi tirasse la giacca perché, invece che la giacca, vi calaste le braghe. Avete pensato di fare il recupero di alcuni vostri amici magistrati in pensione che, evidentemente, si annoiano a passare le giornate spostandosi da una Pag. 359panchina all'altra del giardino del paesello e, quindi, li recuperate con la scusa di dare una dotazione strumentale aggiuntiva per il recupero delle pendenze giudiziarie che sono arretrate. Reintroducete una mediazione obbligatoria contro il parere della Corte di Cassazione che già vi aveva preso con le mani nella marmellata e vi aveva detto che questo provvedimento non doveva e non poteva essere fatto, altro che provvedimenti di urgenza.
  Vede, signor Presidente, vede, signor Ministro, signori del Governo, noi siamo stati impegnati in Commissione per quattro giorni e quattro notti, cosa che non era mai successa negli anni precedenti nemmeno in occasione delle finanziarie vere, quelle dove ci sono le norme cogenti, quelle dove ci sono i quattrini da spendere, quattro giorni e quattro notti non a causa dell'opposizione che faceva strumentalmente passare il tempo, ma perché la maggioranza litigava con se stessa, perché la maggioranza era serva dell'attesa richiesta dal Governo per produrre l'ultimo intervento salvifico, gli ultimi emendamenti dei relatori, cioè quelli scritti dal Governo che si vergogna di mettere la firma su quello che propone e quindi li fa velinare per il tramite dei relatori, perché, lì, doveva cambiare il senso del provvedimento. Sapete che cosa ci hanno portato dopo quattro giorni e quattro notti alle quattro del mattino del venerdì ? Ci hanno portato un paio di normette; la prima che riguarda un emendamento sulle barbabietole da zucchero che, notoriamente, è il tema del quale parlano tutti gli italiani nei bar e nelle edicole al mattino, interrogandosi su come arrivare alla fine della giornata, e poi l'istituzione del commissario sulla spending review, come se ci fosse davvero bisogno di una testa d'uovo particolare per capire che la spesa pubblica di 800 miliardi all'anno, in questo Paese, non può più essere tenuta su questi livelli.
  Ponete, in realtà, con l'apposizione della questione di fiducia, un tappo alle vostre liti interne che si sono manifestate violentemente nei lavori delle Commissioni quando avete parlato di infrastrutture, quando avete parlato di edilizia, quando avete parlato di ambiente, in disaccordo tra una componente e l'altra della maggioranza, in disaccordo, addirittura, all'interno di stessi partiti che compongono questa maggioranza.
  Date messaggi bandiera falsi. Avete parlato della raggiunta impignorabilità della prima casa, motivo che noi abbiamo salutato con grande soddisfazione, perché storicamente e culturalmente è una bandiera che contraddistingue Fratelli d'Italia e che ha fatto di Fratelli d'Italia un punto preciso di distinzione nella nostra campagna elettorale, invece, se si va a leggere il testo, parlate della mancata espropriazione, facendo finta di credere che le due cose siano uguali, come se non ci fosse una differenza sostanziale tra l'impignorabilità e la mancata possibilità di espropriare. L'espropriazione è il passaggio successivo, ma se voi consentite comunque la pignorabilità dell'immobile, chi è proprietario di quell'immobile ha una limitazione nel possesso e soprattutto perde un potenziale di contrattazione con il sistema bancario, quando, non avendo la piena titolarità del proprio bene, dovrà andare in una banca a disporre della possibilità di avere un finanziamento, un credito o un mutuo, si vedrà dire dalla banca che il suo bene non vale niente perché in questo momento non ne dispone, perché non è in suo possesso.
  Truccate le regole del gioco, come è successo quando un emendamento presentato da Fratelli d'Italia è stato dichiarato inammissibile per estraneità di materia e all'ultima notte, alle quattro del mattino, è arrivato esatto tal quale nelle righe, nelle virgole e nei punti, firmato dai relatori, inserito e votato dalla vostra maggioranza nel provvedimento. Che cos’è successo in quelle ore perché diventasse improvvisamente ammissibile un emendamento che quando da noi presentato non era stato accettato ? La verità è che una volta in più rimandate. Lo avete fatto sull'IMU, lo avete fatto sull'IVA, lo avete fatto sugli F-35, lo avete fatto addirittura per eleggere un vicepresidente d'Aula. Fingete di affrontare i problemi per coprire le vostre incapacità e l'inconciliabilità tra voi stessi.Pag. 360
  E in tutto questo, purtroppo, trovate invece il tempo per occuparvi di altro, e come. Trovate il tempo per far uscire i delinquenti di galera contingentando i tempi e accelerando i tempi d'Aula; trovate il tempo per consegnare una pericolosa bambina di sei anni al Governo kazako; trovate il tempo per discutere e litigare con il bilancino, ancora oggi, se il numero dei ministri di una forza politica o dell'altra corrisponde o deve essere cambiata. Truccate le carte sulle regole costituzionali per cambiare la Carta costituzionale e trovate il tempo per occuparvi della legge sull'omofobia. Francamente, pensare che la vera urgenza di questo Paese sia mettere gli italiani nelle condizioni...

  PRESIDENTE. Deputato, dovrebbe concludere.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Concludo, Presidente. ...nelle condizioni per cui se ci capita di dover litigare con qualcuno dobbiamo prima chiedergli come si comporta sotto le lenzuola, perché se magari si sfrigola con qualcuno del suo stesso sesso finisci in galera se gli dai dello stupido, significa per davvero non aver capito quali sono le emergenze. Non si sa dove vivete, non si sa da che pianeta siate pervenuti; l'auspicio è che lì ci possiate tornare al più presto, perché non ci sarà sempre un Procaccini dietro al quale difendere le vostre vergogne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, colleghi, esponenti del Governo, noi ci troviamo qua, oggi, dopo non solo ore e ore di seduta d'Aula, ma anche ore e ore, come ricordava...mi scusi, Presidente.

  PRESIDENTE. Ha ragione, chiedo di liberare i banchi del Governo, cortesemente.

  GUIDO GUIDESI. La ringrazio, Presidente. ...dopo ore e ore, come ricordava qualche collega in precedenza, di Commissione, dove, come giustamente è stato detto, si è iniziato un dibattito perché la maggioranza e il Governo ci hanno chiesto di cercare di riempire di nuovi contenuti il testo. Abbiamo tentato di farlo presentando emendamenti e presentando proposte, invece all'interno della Commissione, sia di giorno che di notte, nelle quattro giornate e nelle quattro notti che hanno visto continuamente riunite le Commissioni, si è provveduto a dibattere di questioni magari spicciole e interne al Partito Democratico e di questioni interne alla maggioranza tra il PD e il PdL. Abbiamo tentato di aggiungere qualcosa al testo che era arrivato nelle Commissioni e che noi abbiamo ritenuto un testo vuoto, un testo assolutamente da riempire. Abbiamo cercato di farlo, ma siamo stati in alcuni casi bloccati da una richiesta di copertura finanziaria, che in alcuni casi vale e in altri casi non vale, ed in altri casi dall'ammissibilità di ciò che è stato presentato, mentre in altri casi abbiamo cercato di trovare soluzioni nuove a quello che già era stato scritto.
  Per cui abbiamo inserito le imprese agricole in alcuni strumenti che vi erano nel testo. Questo è un settore che era stato dimenticato dal Governo, come è dimenticato tutto il dibattere all'interno dell'Unione europea sulla futura PAC: il Governo si è dimenticato dei nostri agricoltori. Non è credibile la proposta di abbassare le tariffe dell'energia con la Robin Tax, perché non ci sono lì abbastanza soldi. Avete scoperto all'ultimo minuto che va data un'accelerazione alla spesa dei fondi dell'Unione europea destinati al sud, come se fosse una cosa eccezionale quella che è accaduta quest'anno e quella che sta accadendo, preoccupati del rischio di perdere i fondi e della pessima figura che può fare il Paese rispetto all'Unione europea.
  Avete scoperto che le aziende hanno bisogno di credito, ma non c’è nessuna influenza e nessun dibattito con gli istituti Pag. 361di credito e con le banche, veri protagonisti della mancanza del sostegno al credito alle nostre aziende.
  Avete rivisto la governance dell'agenda digitale, dimenticandovi che però si è in ritardo, con obiettivi e calendarizzazioni che ancora mancano. Vi avevamo chiesto di abolire la tassa di concessione governativa per i servizi telefonici, tassa che a suo tempo era stata messa come tassa sul lusso, quando oggi i telefonini ce li hanno tutti. Addirittura la maggioranza non si è accorta, ed è riuscita a peggiorare il testo votando un emendamento che inserisce una nuova procedura burocratica come quella del Documento di regolarità tributaria.
  C’è un articolo che riguarda gli enti locali, quello dei 6 mila campanili, ma nessuna revisione all'interno di quell'articolo, all'interno del comparto degli enti locali, riguarda il patto di stabilità: la cancellazione o la flessibilizzazione di questi coefficienti del patto di stabilità di cui tanto sentiamo parlare dall'ex presidente di ANCI e dal Ministro Delrio, ma che ancora oggi non vediamo perché a volte chi fa l'amministratore a casa non si ricorda di esserlo stato qui.
  Vi abbiamo chiesto di dividere per lotti gli appalti, di fare in modo di creare soluzioni di premialità per gli appalti a chilometro zero, per premiare le nostre aziende. Qualcuno ci ha risposto che l'Unione europea non lo permette, ma si sappia che altri Stati lo fanno in piena tranquillità.
  È stato ritenuto Expo un evento nazionale, un evento che fa bene a tutto il Paese, come dice il Presidente del Consiglio, ma non si dà una mano agli enti locali che organizzano Expo rivedendo il patto di stabilità degli stessi in maniera tale che quelle spese non vadano a cadere sulle strutture attuali.
  È un decreto-legge in cui è contenuto di tutto: addirittura siete riusciti a mettere dentro tutto un titolo, il Titolo III, che riguarda il comparto giustizia, facendo confusione tra il titolo del decreto-legge e invece il Titolo III, che tra l'altro occupa forse il 40 per cento di tutto il provvedimento.
  Nell'ultima notte avete fatto ancora di meglio. Siete riusciti ad inserire nella stampa del testo un avverbio negazionale che impedisce i limiti degli stipendi degli amministratori di alcune società pubbliche; e se di errore trattasi, a quell'errore andrà data sicuramente una responsabilità, ed è l'invito che faccio anche alla Presidenza della Camera.
  Infine è arrivato un bellissimo emendamento dei relatori di maggioranza, il 49-bis: relatori di maggioranza ovviamente facenti le veci del Governo in quel caso, che portano un articolo dove si stanziano 930 mila euro per tre anni e mezzo per un nuovo commissario alla spending review, che il testo dice può anche essere una persona fuori dall'amministrazione pubblica. Con questo, incoerentemente, dite che per fare la spending review bisogna spender dei soldi, e con questo certificate l'incapacità del Governo a farla, la spending review, con i Ministri o i sottosegretari attuali.
  Non solo, il testo ha una premessa chiara e limpida, e questa è la vera continuità con il Governo Monti, oltre al continuo aumento delle tasse, leggasi accise sulla benzina e leggasi a quanto pare in futuro, i nuovi aumenti sulle accise degli alcolici.
  Si dice che quel testo esce su chiara indicazione dell'Unione europea, su chiare indicazioni per fare le riforme, ma non è un testo che fa le riforme, è un testo che non ha nulla, non ha dentro nulla di riforme strutturali; è solamente un testo dove la Presidenza del Consiglio, il Governo tutto, usciti da quel Consiglio dei ministri, sono riusciti a spendere come se fosse la soluzione di tutti i mali dell'economia del Paese, come se fosse la soluzione per rinvigorire i consumi, per ricreare occupazione; invece quel testo è vuoto e quel testo non è proporzionato alla comunicazione fatta continuamente da questo Governo e dal Presidente del Consiglio.Pag. 362
  Il testo titola Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, ma lì non ci sono, lì non ci sono nonostante questo Governo goda di una amplissima maggioranza, un Governo che è stato definito «Governo di servizio» ma che all'interno di quel testo non ha appreso ma nemmeno discusso le nostre proposte per l'attrattività di nuovi investimenti, per dare impulso ai consumi, per le tasse e l'abbattimento del cuneo fiscale in aiuto all'occupazione. Siete la vera continuità del Governo Monti che tanto, dal nostro punto di vista, ha fatto male a questo Paese. Non date nessuna risposta al Paese, non ci sono riforme forti perché questo è un Governo privo di coraggio; non ha il coraggio che dovrebbe avere un Governo in una situazione come questa e con tutta questa maggioranza alle spalle.
  Concludo, perché noi, rappresentiamo una parte di questo Paese, e all'interno delle proposte che abbiamo fatto ce n'erano alcune che andavano in aiuto al territorio dove noi siamo stati eletti e che noi rappresentiamo. Alcune risposte potevano essere evitate, alcune risposte da parte di esponenti del Governo, che ancora una volta parlavano di territori ricchi e territori poveri. Chi viene da dove veniamo noi sa che quello non è un territorio ricco, non lo è più o forse non lo è mai stato, ma ha sempre provveduto a mantenere tutto il resto del Paese. Oggi lì le aziende scappano, oggi lì manca l'occupazione, oggi lì la crisi si fa sentire ancora di più che da altre parti. Sappiate però che stavolta il nord non sarà assuefatto, non farà finta di niente come le altre volte, stavolta ci sarà una reazione e un impulso di dignità, e noi a quell'impulso daremo sicuramente vigore. (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, annuncio il voto contrario di Sinistra Ecologia Libertà a questo decreto dal titolo così evocativo, così importante e contemporaneamente, almeno per noi, così deludente. Noi abbiamo tre ragioni principali per le quali siamo contrari.
  Il primo motivo è che consideriamo questo decreto totalmente inadeguato ad affrontare la crisi; per la verità abbiamo sentito in discussione generale importanti e autorevoli esponenti, come si usa dire, della maggioranza dire la stessa cosa, abbiamo sentito il presidente Realacci dire che è un decreto senza visione, abbiamo sentito l'onorevole Tabacci insistere su questo punto. Anzi, colgo l'occasione per dire all'onorevole Tabacci che non condividiamo il suo ottimismo. L'onorevole Tabacci diceva: non c’è una visione, proviamo a costruire una visione in questa Aula. Ora tutti questi giorni che abbiamo alle spalle mi pare dimostrino esattamente il contrario. Qui non si costruisce una visione che non c’è. Ma il tema, l'elemento che noi vogliamo proporre in questa prima considerazione è che non c’è questa visione, non ci può essere, si sbaglia il Presidente Letta quando ci dice, dal giorno del suo insediamento, che si può fare politiche efficaci anche senza politica. Non è così.
  E tutte le azioni che sono state fatte dall'inizio del Governo a oggi dimostrano questa non esaltante verità. Certamente non è esaltante per noi, non ne siamo contenti e l'Italia sta male veramente.
  Ora, il decreto, appunto, non costruisce le strade per uscire dalla crisi, perché c’è un punto che questa strana maggioranza per definizione strutturalmente non può risolvere ed è il tema non solo di come si esce dalla crisi ma che per uscire dalla crisi bisogna affrontare la redistribuzione della ricchezza in un Paese così diseguale, il secondo tra i Paesi OCSE dopo l'Inghilterra. Se non si affronta questo nodo i «pannicelli caldi» o le misure spot non aiuteranno né a costruire i piccoli passi né a costruire la strada (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Ma c’è una seconda ragione altrettanto importante. Ho detto prima che non c’è una visione, però non è vero che non ci sono scelte. Ci sono scelte e sono scelte, Pag. 363Presidente, a nostro avviso paradossali, perché mentre noi diciamo, almeno dal nostro punto di vista, che bisogna ridurre le spese militari a proposito di dove ci sono le risorse per fare le scelte che servono, in questo decreto l'articolo 48 fa diventare agente d'arma lo Stato. Noi diciamo che il modello di sviluppo fondato sulla svalorizzazione del lavoro fa vedere i suoi effetti ma vorremmo esattamente il contrario. In questo decreto vediamo, invece, che l'idea dello sviluppo e della semplificazione che vengono proposte è l'abbassamento delle tutele sulla sicurezza sul lavoro. L'INAIL continua a dire che l'80 per cento delle imprese non sono a regola. I morti sul lavoro si contano e ancora oggi a Pescara è esplosa una fabbrica. Insomma, si va in quella direzione, mentre noi diciamo che bisogna investire sulla sicurezza del territorio, sul paesaggio, perché lì si crea lavoro, direttamente stimolando gli investimenti privati. Noi qui sul decreto ci troviamo la sagoma, cioè ci troviamo il fatto che si può ricostruire dopo aver distrutto senza rispettare le sagome degli edifici.
  Mentre noi diciamo e sappiamo che i salari italiani sono il 20 per cento di quelli europei troviamo qui, nel Paese più diseguale d'Europa, le retribuzioni dei manager che vengono... altro che quelli dei manager pubblici e della pubblica amministrazione forniti di un tetto, ma quel tetto viene negato anziché essere esteso. Mentre noi parliamo di investire sulla scuola troviamo, all'articolo 58, la riduzione delle spese per la pulizia degli edifici scolastici. Altro che scuole più aperte, altro che investimenti nelle scuole.
  Quindi, non è vero che non ci sono scelte. Ci sono scelte paradossali. Non c’è una visione e non si può fare una politica efficace senza una visione ma si possono fare scelte. Qualcuno ha parlato di «marchette». Francamente, a me pareva di più un decreto come il decreto «mancia» di fine legislatura, quando si cerca di accontentare le diverse visioni e i diversi punti di vista.
  Poi c’è una terza ragione. Il presidente Boccia nella sua relazione iniziale ha detto: «Guardate, qui ci sono strade nuove» e ha parlato dell'agenda digitale, capitolo imbarazzante visto che per l'ennesima volta si ridefinisce la governance. Ma insomma...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  TITTI DI SALVO. Io praticamente ho quasi concluso. Diceva il Presidente Boccia: «strade nuove e piccoli passi». Il punto, però, è sempre quello della direzione. La direzione di marcia è sbagliata. I piccoli passi verso una direzione sbagliata non fanno meno male ma sono analogamente sbagliati.
  Infine, Presidente, noi non possiamo fare finta che stiamo facendo una normale dichiarazione di voto in coda ad una normale discussione. Non è così ! Noi abbiamo passato giorni e notti faticosissime, prima in Commissione e poi in Aula. Sinistra Ecologia Libertà ha sempre detto di volere usare gli strumenti parlamentari con dovizia, senza esagerare nell'uso dell'ostruzionismo, dedicandolo a scelte considerate importanti. Non è di questo che stiamo parlando né giudichiamo le scelte di altri gruppi parlamentari perché vogliamo dire questo: una maggioranza così ampia, come mai ha avuto la Repubblica italiana con questo Governo, per definizione ha la responsabilità di comporre le visioni diverse su cui non si può eccepire in democrazia (uno ce l'ha e l'altro ne ha una diversa). Ma è alla maggioranza che spetta il compito di ricomporre verso una soluzione che aiuti l'Italia a reggere questo Parlamento come un Parlamento utile. Ed è questo l'invito che facciamo.
  Concludendo, ma veramente sostenere, come noi sosteniamo, che le riforme istituzionali vanno discusse con l'agio e il rispetto che è dovuto ad ipotesi di cambiamento della Costituzione, veramente è un braccio di ferro che la maggioranza deve sostenere ? Veramente questa è una responsabilità che si deve assumere ? Noi pensiamo di no (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 364

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zanetti. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, nell'istante in cui ci si trova di fronte ad un provvedimento di oltre ottanta articoli che affronta numerosi ambiti e numerose materie tra loro molto diversificate e che viene presentato come decreto del fare, diventa normale chiedersi se è un decreto del fare tanto o un decreto del tanto per fare. Francamente in questo provvedimento c’è un mix delle due cose. Ci sono molte cose positive e infatti il voto favorevole di Scelta Civica non è in discussione, ma ci sono anche molte cose opinabili, come è inevitabile che accada quando su un provvedimento così variegato si innestano anche logiche di lavorazione dello stesso in sede di Commissione frettolose, come sempre accade quando si tratta per l'appunto di decreti-legge. Il voto favorevole ci sarà comunque perché al Senato vi sarà l'occasione di correggere quelle cose che per l'appunto ci lasciano perplessi. Tra l'altro tra queste vediamo con piacere che una in particolare è già rimasta improvvisamente senza padri. Parliamo del DURT, il Documento unico di responsabilità tributaria, che è stato letteralmente inventato dal MoVimento 5 Stelle ed è stato approvato in Commissione con il voto favorevole anche di PD e PdL, in quanto sponsorizzato dal viceministro Fassina, che in quel momento partecipava ai lavori e aveva dato appunto parere favorevole, ma è un adempimento che noi da subito abbiamo evidenziato, pur essendo leali sostenitori di questo Governo, leali sostenitori nel senso che non lo faremo mai fibrillare per cose che hanno poco interesse e rilevanza per i cittadini, ma leali anche nell'evidenziare chiaramente quando sta commettendo uno specifico errore pratico, e questo è uno di questi. Gli unici a non votarlo siamo stati noi e oggi vediamo che effettivamente già da parte del MoVimento 5 Stelle c’è un passo indietro, perché con un comunicato apparso sul blog di Beppe Grillo viene appunto detto che questo emendamento è stato presentato a titolo personale da alcuni componenti del MoVimento 5 Stelle, ma assolutamente sarà eliminato o quanto meno concorreranno a lavorare per la sua eliminazione i gruppi del MoVimento 5 Stelle al Senato perché assolutamente non sono d'accordo e non è nello spirito del MoVimento 5 Stelle determinare un aggravio così indecoroso, come noi avevamo da subito definito questo emendamento, a carico delle piccole imprese. Devo dire che per noi che in questo ci eravamo battuti in solitudine ma con convinzione, perché eravamo perfettamente consapevoli di cosa si stava parlando, è ovviamente una soddisfazione, ma è una soddisfazione per i cittadini, perché è chiaro che se fossimo rimasti nuovamente in solitudine purtroppo anche al Senato avremmo potuto fare solo una battaglia di principio. Oggi credo che si veda come purtroppo il MoVimento 5 Stelle è sicuramente bravissimo quando deve tenerci in Aula a perdere tutti tempo per giornate e giornate, quando deve proporre naviga a vista e procede in modo confuso e confusionario, cosa che il Paese non può permettersi. Devo dire anche che non è che ci fanno una gran bella figura PD e PdL che questo emendamento se lo sono votato nonostante una componente della loro maggioranza, certo più piccola e meno forte in termini numerici, ma credo sempre attenta e preparata e mai estremamente polemica, li aveva ben messi in guardia da quello che si stava andando a fare. Se lo sono votato.
  Credo che sia la prova provata, purtroppo, di come, ancora adesso, vi è una parte del PD che proprio non ce la fa a non vedere le semplificazioni fiscali come qualcosa di diverso da una strizzata d'occhio agli evasori, e vi è una parte consistente, oserei dire totalitaria, del PdL, che, vi è poco da fare, se non vi è la stampa, se non vi è l'effetto mediatico, se non vi è la possibilità certa di razzolare voti, è pronta a votare qualunque cosa, senza neanche andare a guardare che cosa sta votando.
  Per noi l'approccio è diverso. È diverso perché rimaniamo sul merito dei singoli Pag. 365provvedimenti e su quelli cerchiamo di dare realmente una mano al Governo, anche quando, appunto, come in questo caso, per ragioni, francamente, a noi sconosciute, si distrae. Vi sono anche altri provvedimenti nel «decreto-legge del fare» che al Senato ci aspettiamo verranno cambiati e lavoreremo perché accada.
  Penso, ad esempio, alla misura con la quale è stato tolto il tetto alle remunerazioni dei manager per quanto riguarda le società partecipate dallo Stato non quotate. Un parziale smantellamento di misure che aveva introdotto il Governo Monti e che, francamente, noi riteniamo, soprattutto in una fase come questa, debbano permanere.
  Tra l'altro, questa è una misura che ha scatenato nella giornata di ieri un piccolo qui pro quo, perché un componente del nostro gruppo parlamentare, il collega Vecchio, ha stigmatizzato duramente questa norma, ponendola a carico degli uffici con parole oggettivamente fuori misura, che poi egli stesso, comunque, ha prontamente riconosciuto come tali.
  Anche il nostro capogruppo, Dellai, è subito intervenuto con un'altra nota di stampa per evidenziare come parole tipo «manipolato», «burocrati inamovibili» e «quatti quatti» siano termini chiaramente errati in partenza, ma termini che erano nati dal convincimento che questa norma era stata introdotta quasi all'insaputa di Governo e relatori. Invece, abbiamo poi capito che è stata una scelta volontaria – gli uffici non avevano colpa alcuna – ma, mi dispiace, con sempre tutta la lealtà dovuta a un Governo che noi ci auguriamo possa durare e fare molto bene, pur con tutta questa lealtà, questa è una misura che non ci vedrà d'accordo e che al Senato vogliamo vedere eliminata.
  Per il resto, rimane da parte di Scelta Civica la massima considerazione del lavoro degli uffici della Camera, come anche del lavoro dei funzionari che operano nei Ministeri e nelle varie istituzioni del Paese. È, però, stato anche istruttivo l'incidente che si è verificato ieri, per cogliere un approccio veramente diverso nell'accettazione delle critiche che vi è tra il livello politico e il livello della «macchina».
  Infatti, a livello politico si sentono dire le cose più tremende e tutto scorre; viceversa, basta una parola fuori luogo, come tali erano, e ripeto, lo abbiamo riconosciuto, per accendere da parte degli stessi relatori del provvedimento delle stigmatizzazioni molto forti.
  Anche la stessa Presidente Boldrini ha ritenuto di intervenire sul punto. Ripeto, le parole erano sbagliate, lo sottolineo tre volte. Noi siamo i primi a ritenere che critiche ad alzo zero, come sono sbagliate nei confronti della politica, sono sbagliate, chiaramente, anche nei confronti di chi opera nelle istituzioni dello Stato.
  Però, dobbiamo anche in questo fare dei passi avanti, perché è evidente che, oggi come oggi, il Parlamento, che è il cuore della democrazia italiana e nel quale noi di Scelta Civica abbiamo voluto entrare proprio convinti che sia il luogo dove ci si deve andare a posizionare, se si vuole incidere nella legislazione del Paese, è messo all'angolo da un ricorso esagerato alle misure di decretazione d'urgenza. Per il resto, opera attraverso leggi delega al Governo.
  Il Parlamento, cioè, è di fatto a mezzi tra un gioco di sponda sugli emendamenti ai decreti del Governo e l'emanazione di leggi delega al Governo. Questo, chiaramente, sposta anche gli equilibri, sposta gli equilibri tra il livello politico e anche il livello della pubblica amministrazione. E bisogna, con serenità, dire che anche in quel livello, come nella politica, vi sono cose che non funzionano.
  E bisogna cominciare a dirlo con la stessa determinazione, per apportare gli stessi cambiamenti che nel mondo politico sono cominciati con questa legislatura e con un Parlamento che è profondamente rinnovato nei numeri. Anche lì bisognerà cominciare a lavorare. Bisogna con serenità, senza – ripeto – sparare ad alzo zero e utilizzare termini impropri, iniziare a dire certe cose. Non è possibile riconoscere tutti che il sistema bancario italiano non aiuta adeguatamente le imprese e talvolta è attraversato da scandali abnormi, Pag. 366ma poi – vado a concludere – guai se si dice una parola sulla Banca d'Italia. Non è possibile dire che c’è una evasione dilagante però l'amministrazione finanziaria lavora benissimo. Non è possibile dire che la Ragioneria di Stato dà dei pareri incontrovertibili e poi, però, neppure sappiamo quanti sono i debiti che le imprese hanno verso lo Stato. Questo non vuol dire un attacco ad alzo zero agli uffici, ma vuol dire capire che questo Paese, così come va cambiato nel livello politico, ha bisogno oggi che la politica sia forte nel porre in essere cambiamenti anche in quei livelli.
  Per il resto, ribadisco il voto favorevole di Scelta Civica a questo provvedimento, nella serenità che quelle cose che non vanno, al Senato verranno corrette (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lombardi. Ne ha facoltà.

  ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, il tentativo del MoVimento 5 Stelle di rendere utile per i cittadini il decreto-legge di cui si discute oggi è miseramente fallito, perché quest'Aula non ha voluto dare alcun seguito né ai contributi migliorativi delle Commissioni né alla questione pregiudiziale da noi posta all'inizio per respingere al mittente un decreto-legge irricevibile, per la disorganicità, l'occasionalità, l'eterogeneità del contenuto, seppur unito da un fil rouge di un titolo fantasioso e molto spazioso come «rilancio dell'economia», e per la presenza di numerose norme ordinamentali e di disposizioni ad effetto pluriennale, oltre che per l'assenza dei presupposti di necessità e di urgenza in molte delle sue parti, che ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione – se ancora qualcuno ne tiene conto – devono essere straordinari. Di straordinario in questo decreto omnibus, l'ennesimo di questo Governo e dei Governi precedenti in perfetta continuità (tanto perché qui non sono tutti uguali), c’è un titolo ingannevole, una brevità di respiro, una scarsità di obiettivi iniziali e, a fronte dell'energia e del tempo spesi per l'esame, anche di risultati (ma a questo siamo abbastanza abituati). Questo provvedimento del Governo, e il lavoro parlamentare che ne è seguito – se di lavoro possiamo parlare e non di presa per i fondelli – sono uno scherno al dettato costituzionale sulla decretazione d'urgenza, al Regolamento della Camera, al criterio di ammissibilità degli emendamenti, diversamente applicato a seconda del nome e del peso ponderato del presentatore. Ma in realtà tutto questo, tutto quanto sta succedendo in questi ultimi anni in Parlamento e ancora di più da quando ci siamo noi del MoVimento 5 Stelle (cittadini portavoce di altri cittadini, e non di interessi pelosi di lobby che foraggiano le campagne elettorali, i vizi pubblici e privati, le cerchie di amicizie, le parentele e le consorterie varie della casta politica), questo spregio totale delle regole del gioco democratico è arrivato a un punto di non ritorno. Siamo in un luogo, un'Aula, che ci è stata presentata ammantata di una sacralità intoccabile negli anni, con tutta una serie di regole, prassi e consuetudini apparentemente tese, e dico apparentemente, e ripeto apparentemente – come dicono quelli bravi che sono stati a scuola di oratoria tra di voi – a presentare la liturgia solenne della formazione delle leggi dello Stato. Ma tutto questo è ormai, grazie a voi, signori dei partiti, solo un vuoto simulacro. La forma ha sostituito negli anni la sostanza, come è accaduto per la nostra Costituzione, immutata, o quasi, dal momento della sua emanazione, ma, in realtà, erosa a poco a poco e svuotata completamente del reale sistema di pesi e contrappesi che garantiscono la regolarità del gioco democratico e la legittimità di una classe politica che ne officia i riti. In altre parole, più chiare e più semplici, più comprensibili anche per chi non frequenta queste Aule e non è abituato a parlare in punta di forchetta come qui siamo usi e con un linguaggio «consono», come si diceva questa mattina perché fa tanto politico bravo, avete fatto carne di porco della nostra Costituzione.
  Vi accingete a devastarla completamente nei prossimi mesi e officiate riti in Pag. 367quest'Aula che hanno perso il loro valore sacrale per essere diventati gli automatici pasti di un minuetto ottocentesco. «Buongiorno Presidente», «Buongiorno a lei Presidente», perché in questo posto si è sempre presidenti di qualche cosa. «Come la trovo bene sottosegretario», «Anche lei signor Ministro». «Caro onorevole dell'altro partito da lunedì quel ragazzo che mi ha segnalato inizierà a lavorare, proviamo a fargli scrivere qualche pezzo per quel giornalista direttore amico mio». «Ma la ringrazio esimio collega, si ricordi poi che le devo presentare quel professore che le servirà sicuramente per quella sua consulenza». E via ballando così sui cocci della nostra democrazia. Ballate ancora e da soli, signori miei, ballate finché la storia non si libererà di voi, perché avete tirato troppo la corda, perché avete sorpassato ogni limite e ogni decenza.
  Ieri è venuto da noi in Commissione Affari costituzionali il Ministro Quagliariello, che ha dettato l'agenda dei lavori forzati della Commissione per arrivare entro lunedì ad approvare il disegno di legge costituzionale di deroga dell'articolo 138 della Costituzione. Notate bene ho detto «deroga» non «revisione»: «deroga», «rinvio», «cabina di regia» sono i termini che vanno di moda quest'estate, il tormentone sotto l'ombrellone.
  Il Ministro, dicevo, è arrivato e ha intimato che la deroga dell'articolo 138 della Costituzione deve arrivare in Aula lunedì ad ogni costo, con ogni mezzo, come sia sia, concedendoci graziosamente quella dilazione di tempo – visto che per lui poteva andare in Aula subito e visto che è degno rappresentante di quella classe di fior di statisti che in gran parte ancora siede in quest'Aula, con somma gioia della maggioranza dei cittadini italiani –, perché per lui le due ore e venticinque minuti di esame già effettuate in Commissione del provvedimento erano più che sufficienti. Oh, ma quando uno è statista è statista ! Eh gli basta poco !
  D'altronde si sa che, poiché il problema fondamentale degli italiani oggi è la procedura di deroga dell'articolo 138 della Costituzione, perché «se magna pane e 138», è inutile dedicare tempo ed energie ad altre attività che potrebbero essere – a mero titolo di esempio, beninteso – abolire l'abominevole riforma Fornero e creare finalmente – visto che sono vent'anni che ne parliamo – una vera revisione del mercato del lavoro e delle pensioni; che ne so, razionalizzare le risorse economiche messe in campo per gli ammortizzatori sociali concessi a vario titolo e a pioggia magari ad aziende che fanno utili divisi tra pochi, tagliando le spese del personale e mettendole a carico della collettività e magari investire questi soldi risparmiati nel reddito di cittadinanza; tagliare i costi osceni della politica, metterli a disposizione delle piccole, piccolissime e medie imprese che ancora, nonostante tutto, tenacemente, nonostante questa politica, costituiscono quella sempre più fragile ossatura che regge in piedi questo Paese.
  L'energia e il tempo spesi per l'esame di un simile decreto omnibus, dapprima in Commissione e poi ancora in Assemblea, ben avrebbero potuto essere investiti per dare risposte realmente utili al nostro Paese, così provato dalla crisi economica che lo attanaglia ormai da anni. Il grado di fiducia dei cittadini e delle imprese è ai minimi storici, non solo verso le istituzioni economiche, ma – ahimè – soprattutto verso le istituzioni politiche. Il corto circuito si è innescato, i famigerati mercati sono terrorizzati, i consumatori sono diventati solo risparmiatori se hanno ancora la fortuna di arrivare a fine mese e di riuscire a mettersi da parte qualche cosa, il debito pubblico è alle stelle. In un quadro tanto drammatico il Governo sostiene di voler rilanciare l'economia, ma lo fa con un provvedimento che pare voler curare solo i soliti interessi dei soliti noti, dei più forti. Misure su misure e le premesse come le conclusioni rimangono però le stesse.
  Il nostro Paese è in coda, dopo Cipro e la Lituania, nella classifica europea delle amministrazioni online, 31 miliardi di euro è il peso degli oneri amministrativi che grava sulle imprese – è una stima di Confindustria e della CGIA di Mestre –, a Pag. 3681,3 miliardi di euro ammonta la spesa delle pubbliche amministrazioni per incarichi e consulenze nel 2011 – dati della Funzione pubblica –, spesa stabile nel tempo, nonostante le velleità di valorizzare le professionalità interne alle amministrazioni e nonostante la normativa che ha imposto la riduzione delle consulenze esterne. Quindi, si configura una vera e propria violazione delle disposizioni sul contenimento della spesa pubblica ex decreto-legge n. 78 del 2010, ma che ce frega, tanto... .
  Votare a favore di un simile monstrum giuridico non solo sarebbe ingiusto ma costituirebbe soprattutto un gesto irresponsabile verso dei cittadini, verso un popolo che, ora più che mai, non ha bisogno di annunci o di spot ma di misure concrete per contrastare la crisi e per venir fuori dalla disperazione in cui lo ha gettato questa classe politica.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 19,45)

  ROBERTA LOMBARDI. Non valgono a nulla, per far queste norme infarcite di preamboli, programmi e procedure quando mancano pianificazioni e strategie necessarie per risollevare le sorti di tutti gli imprenditori a cui ogni giorno le banche negano ogni forma di credito. Quando gli operai in cassa integrazione, dopo anni di lavoro, hanno di fronte a sé solo un grande punto interrogativo; quando a migliaia di giovani sotto ai trent'anni viene negata la possibilità di costruirsi non solo futuro ma anche un presente; quando gli esodati, questi nuovi tipi umani protagonisti della nostra scena sociale, non sanno ancora se usufruiranno mai dei contributi versati per una vita intera al loro caro Stato; quando il patrimonio pubblico immobiliare viene usato per fare cassa e coprire gli ammanchi dei bilanci creati da una classe dirigente irresponsabile. Proviamo a rimettere al centro del dibattito di quest'Aula i veri problemi di coloro che ci hanno votato. Proviamo a riempire di significato quel dettato costituzionale che attribuisce la sovranità al popolo. I Padri costituenti l'hanno posto alla base del nostro sistema democratico ed è il primo dei principi fondamentali su cui si fonda l'intero ordinamento giuridico. Allora basta con i decreti-legge che non hanno niente di urgente, di necessario o di straordinario. L'Esecutivo torni ad essere un organo di indirizzo politico e lasci che sia il Parlamento a svolgere la funzione legislativa, a discutere delle esigenze della nazione e a rispondervi.
  A fronte di tutto questo, quindi, il voto del MoVimento 5 Stelle non può che essere un voto di piena e totale sfiducia nei confronti di un Governo che si fa beffa di milioni di cittadini; che incide negativamente sulla carne viva della gente o che, nella migliore delle ipotesi, chiuso nei palazzi del potere, non sfiora neanche da lontano la vita vera dalla gran parte degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, come già da ieri abbiamo deliberato, siamo in seduta fiume e siamo nella fase delle dichiarazioni di voto. Alcuni gruppi hanno già svolto alcuni interventi e credibilmente ne svolgeranno altri. Ci sono un numero importate di iscritti. Quindi io, sempre in forza della riserva che la Presidenza ha in ordine all'organizzazione dei nostri lavori, intendo chiederle una valutazione in base agli iscritti pervenuti alla Presidenza sulla dichiarazione di voto, in ordine alla probabile caduta del voto finale del provvedimento o alla stima che la Presidenza fa in ordine all'andamento dei nostri lavori rispetto al termine delle votazioni, quanto non prima di una certa ora possa capitare questo termine.

  PRESIDENTE. Siamo a più di cento deputati che si sono iscritti a parlare per dichiarazione di voto finale. Quindi, se facciamo un calcolo, più o meno siamo intorno alle sedici ore. Questo ci induce a Pag. 369pensare che prima delle 10 di domani mattina non avrà luogo la votazione. Quindi teniamo questo come orario, le 10 di domani mattina. Prima delle 10 difficilmente si potrà votare. Lasciamo le 10 come orario di votazione.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Vuole parlare ancora ? Ne ha facoltà.
  Il microfono si rifiuta...

  SIMONE BALDELLI. Il microfono sta soffrendo molto. Signor Presidente, volevo dire, soltanto per precisazione, che chiaramente questo orario delle 10 è a parte rispetto alle pause tecniche che la Presidenza si riserva di poter aprire all'interno della fase in corso qualora eventualmente questa dovesse proseguire per tutta la notte.
  Ricordo all'Assemblea – chiaramente lei lo sa – che la Presidenza ha facoltà di disporre una pausa tecnica, così come si è fatto già nel corso di questa seduta nella mattina di quest'oggi per la pulizia dell'aula e altri adempimenti.

  PRESIDENTE. Non si preoccupi, onorevole Baldelli, l'igiene sta a cuore a tutti noi.
  Ci sarà la pausa tecnica per fare quello che si deve fare.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Signora Presidente, deputati colleghi e membri del Governo, nonostante molti ordini del giorno siano stati accolti dal Governo oggi non possiamo gioire. Il provvedimento che ci accingiamo a licenziare dovrebbe indicare misure urgenti per il rilancio dell'economia. Ma davvero abbiamo dato soluzioni concrete all'emergenza economica ? Per quanto riguarda il mero percorso fatto dal decreto, mi chiedo se non fosse stato tutto molto più semplice se si fossero accettate delle proposte emendative avanzate in Commissione, piuttosto che accettare in seguito in aula degli ordini del giorno che le rispecchiano, a titolo di impegno.
  Mi dispiace constatare che anche questa legislatura sta andando avanti ponendo troppo spesso la questione di fiducia e legiferando con decretazione d'urgenza. Ricordiamoci che la nostra Costituzione stabilisce che la funzione legislativa è del Parlamento. Solo in due ipotesi questa regola è derogabile: quando il Parlamento conferisce al Governo il potere legislativo tramite un'apposita legge delega o quando il Governo adotta, autonomamente e sotto la sua responsabilità, decreti-legge per fronteggiare situazioni impreviste e che richiedono un intervento legislativo immediato. In questo caso, il Parlamento si riserva, nei 60 giorni successivi, di convertire in legge, anche con modifiche, il decreto. In caso contrario, il decreto-legge decadde.
  Per quanto riguarda l'attuale decreto, il «decreto del fare», riteniamo che il rilancio dell'economia non sia un problema che si è manifestato oggi. Sono anni che si tenta di superare la crisi occupazionale, le emergenze ambientali e tante altre criticità con decreti-legge ! E non è e non deve essere questo lo strumento adatto. L'emergenza non deve essere la scusa in nome della quale tutto va approvato ed in fretta. Prendiamoci il tempo per creare delle norme strutturate, organiche e che puntino a risolvere davvero i problemi e non a mettere delle pezze momentanee.
  Ancora una volta ci troviamo a legiferare quindi con decretazione d'urgenza. È un fatto grave. Troppo sottovalutato. È vero, questo Paese ha un estremo bisogno di risposte urgenti. Ma le soluzioni devono essere puntuali e risolutive. Pensiamo di averne date con questo «decreto del fare» ? Un decreto che tocca tanti aspetti della gestione pubblica, i più strategici, dalle infrastrutture all'ambiente, dalla scuola alla giustizia, senza avere una visione globale di dove si vuole portare questo Paese. Ai valori che davvero dovrebbero guidarlo, espressione concreta delle decisioni prese dalle varie forze politiche. Pag. 370Ma colleghi, quando mancano i valori, allora è un fluire di regole ! E di mancanza di rispetto delle stesse !
  E allora ricominciamo da zero. Ricominciamo a pensare a che visione abbiamo del nostro futuro e a dove vogliamo portare questo Paese ! Partendo dall'istruzione, troppo sottovalutata, che formerà le generazioni future e infonderà quei valori che spesso mancano; e pensiamo anche all'idea di ambiente che abbiamo in testa, di giustizia e di trasparenza delle istituzioni, di meritocrazia del sistema.
  Come parlamentare avrei gradito maggior riguardo per le proposte mie e dei molti colleghi, volte a migliorare un provvedimento onnicomprensivo e particolarmente delicato. Questo è il compito di ogni singolo parlamentare ! Quando il «decreto del fare» è arrivato alla Camera sono stati presentati ben 2.200 emendamenti, di cui 500 dal gruppo a cui appartengo. Questo è sicuramente un sentore, un'indicazione. Questo decreto probabilmente era migliorabile, era da migliorare, altrimenti tutte queste proposte emendative non sarebbero state portate avanti.
  In seguito all'intervento dei presidenti di Commissione, tutti i gruppi hanno ridotto il numero degli emendamenti: il MoVimento 5 Stelle ne ha presentati circa 80, molti dei quali, soprattutto quelli che reputavamo più importanti, non sono stati approvati. Le trattative sono state lunghe e laceranti.
  Per quanto riguarda le misure del decreto-legge per il sostegno alle imprese, si apprezza il rafforzamento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Però occorre includere tra i potenziali beneficiari le aziende dotate di capacità competitiva e di solide prospettive di crescita, pur se caratterizzate da tensioni finanziarie. È necessario che la garanzia si traduca in un effetto di miglioramento delle condizioni applicate sui prestiti, permettendo alle stesse imprese di richiedere direttamente l'intervento del fondo. Non si comprende perché si sia abrogata la disposizione che riserva il 30 per cento dell'importo del fondo di garanzia a favore dei confidi, i quali hanno la funzione di sostenere le medie imprese con garanzie integrative, al fine di ampliare la loro capacità di ottenere finanziamenti bancari destinati alle attività aziendali.
  Si rileva anche la soppressione della disposizione che prevede che una quota non inferiore all'80 per cento delle disponibilità finanziarie del Fondo per le piccole e medie imprese sia riservata ad interventi d'importo non superiore a 500 mila euro. Tale previsione aveva come principale obiettivo il superamento delle difficoltà di accesso al credito delle piccole e medie imprese e anche delle micro.
  Sul finanziamento per l'acquisto di nuovi macchinari, è giusta l'approvazione del nostro emendamento che include anche le micro imprese come beneficiarie del contributo. Ma bisogna prevedere, nel decreto del Ministero dello sviluppo economico che stabilisce i requisiti e le condizioni di accesso ai contributi, la clausola alle imprese beneficiarie di restituire il finanziamento in caso di delocalizzazione degli impianti produttivi in un Paese non appartenente all'Unione europea, se a questa consegue riduzione del personale dell'azienda in questione.
  Sulle norme in materia di concorrenza del gas e dei carburanti, seppure è stata accolta la nostra proposta che incentiva l'apertura degli impianti GPL, si evidenzia la mancata opportunità di inserire disposizioni volte a migliorare la liberalizzazione dei carburanti al fine di sviluppare il maggior numero di operatori indipendenti efficienti. Al riguardo si è proposto un emendamento volto a superare il vincolo di esclusività per l'approvvigionamento dei carburanti a cui finora i gestori hanno dovuto soggiacere, consentendo loro di rifornirsi liberamente sul mercato allo stesso modo in cui è consentito agli altri operatori, anche utilizzando i servizi offerti dall'acquirente unico.
  Sulla disposizione dell'estensione della Robin tax alle piccole e medie imprese, si solleva la criticità che va a colpire quelle imprese che operano sulle energie rinnovabili, come andrebbe modificata anche la deroga agli inceneritori delle tariffe CIP6. Tutto ciò è giustificato da un taglio della Pag. 371bolletta elettrica a quanto pare esiguo, quando sarebbe stato giusto estendere la cosiddetta Robin tax agli istituti bancari senza danneggiare le medie imprese. Invece, sulle zone a burocrazia zero, si solleva il dubbio sulla fattibilità del sistema integrato senza oneri finanziari.
  Tornando, quindi, al percorso che ha compiuto il «decreto fare» tra le Commissioni e l'Aula, dopo l'ennesimo colloquio con il Governo, abbiamo proposto otto emendamenti finali che ritenevamo fondamentali: estendere la riduzione del CIP6 anche agli inceneritori, togliere la deregulation sulle sagoma degli edifici demoliti e ricostruiti, favorire il pagamento degli stagisti del Ministero della giustizia, rendere più aperta e democratica la gestione della Cassa depositi e prestiti, rivedere la Tobin tax per colpire il day trading, ricalibrare l'IVA sui servizi portuali e vincolare, infine, gli incentivi per i nuovi macchinari al mantenimento dei livelli occupazionali e delle strutture produttive sul territorio nazionale.
  Erano solo otto emendamenti ampiamente condivisibili, che avrebbero sicuramente migliorato il provvedimento esaminato senza stravolgerne la materia. Di questi, a quanto abbiamo capito, sarebbero stati presi in considerazione soltanto due o tre, un po’ poco per una forza che rappresenta il 25 per cento in questo Parlamento.
  Quindi, questo ennesimo tentativo è fallito. Io e i miei colleghi rivendichiamo il diritto e il dovere di offrire soluzioni risolutive, che fin da ora risolvano i problemi urgenti dei nostri concittadini. Il nostro ultimo atto è stato la presentazione di ordini del giorno che rispecchiano alcuni emendamenti portati in Commissione e tematiche inerenti al decreto. Ad alcuni di questi questa notte alle 4 il Governo ha dato parere favorevole e ha approvato quest'oggi. Ben venga e che il parere dato da impegno diventi azione concreta.
  Colleghi deputati, oggi siamo chiamati ad interventi seri, adeguati, strutturati, che mostrino rispetto per una popolazione che sta soffrendo come mai, a cui inizia a mancare la speranza e la fiducia, non solo nel sistema economico di questo Paese, ma anche e soprattutto nella classe politica che esso esprime, che spesso si dimostra distaccata dal Paese stesso e sorda nei confronti delle richieste della popolazione.
  Da oggi dobbiamo cominciare a legiferare forse più lentamente, ma su solide basi e con risultati durevoli. Vi invito a costruire una casa, mattone dopo mattone. Ci vorrà forse più tempo, ma resisterà alle intemperie. Per questo, noi voteremo contro questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, se è possibile.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, approfitto della sua presenza pregandola di permettermi di arrivare a conclusione di questo richiamo al Regolamento, che non concerne una situazione contingente, ma una situazione avvenuta ieri in Commissione affari costituzionali, per la cui rilevanza, però, le chiedo di permettermi di giungere a conclusione.
  Ritengo opportuno chiedere a lei, Presidente, di investire la Giunta per il Regolamento del compito di emettere un parere in merito a quanto avvenuto ieri in seno alla I Commissione (Affari costituzionali). Come ho già avuto modo di sottolineare stamattina in un intervento, si è proceduto, con scomposte forzature, a deliberare l'anticipazione dell'esame del disegno di legge costituzionale sull'istituzione del Comitato permanente per le riforme costituzionali ed elettorali, rinviando, invece, l'esame dei progetti di legge n. 664 e n. 1154 ed abbinate sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, in riferimento ai quali era già stata deliberata la procedura d'urgenza, ai sensi dell'articolo 69 del Regolamento della Camera, la cui discussione sulle linee generali è già stata calendarizzata per domani, mentre la discussione sulle linee generali del disegno di legge costituzionale è calendarizzata per il prossimo lunedì.Pag. 372
  Anche in riferimento a quest'ultimo aspetto, non posso, poi, esimermi dall'effettuare alcuni rilievi. La calendarizzazione per il 29 luglio della discussione sulle linee generali del disegno di legge costituzionale costituisce, per il momento in cui è stata fatta, un aggiramento delle norme del Regolamento, in quanto il progetto doveva ancora essere licenziato dal Senato. Dico questo, soprattutto, in relazione al giorno specifico del calendario che è stato scelto, che, non a caso, si posiziona alla fine del mese.
  La mia speranza – temo vana – è che possa trattarsi di una mera contingenza e non l'ennesimo subdolo stratagemma utilizzato per sfruttare, invero deformandone la ratio, il combinato disposto dei commi 7 e 12 dell'articolo 24 del Regolamento, al fine di dare un'ulteriore ingiustificata e, soprattutto, illegittima accelerazione all'esame del disegno di legge costituzionale, già molto poco opportunamente e, parimenti, illegittimamente approvato al Senato con l'adozione della procedura d'urgenza.
  Da una calendarizzazione di questo genere, non possono certo legittimamente discendere gli effetti di accelerazione che si vorrebbero dare. Ecco perché il MoVimento 5 Stelle si riserva, fin da ora, qualora questo comunque avvenisse, di investire anche su questo tema la Giunta per il Regolamento, al fine di emettere un parere sulla conformità di questa pratica rispetto alla vera ratio alla base delle norme regolamentari chiamate in causa, nonché, eventualmente, qualora questi strumenti dovessero dimostrarsi insufficienti a fermare questo sfregio di norme regolamentari, nonché di principi costituzionali, di sollevare un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale per violazione dei diritti delle minoranze parlamentari. Le chiedo, quindi, di interessare il prima possibile, signora Presidente, la Giunta per il Regolamento.

  PRESIDENTE. Grazie. Io prima chiederò al presidente Sisto, che peraltro è qui in Aula, di farmi avere tutti gli elementi di valutazione per capire meglio anche da lui com’è la situazione e, poi, nel caso, potremmo interessare la Giunta per il Regolamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, il Governo ha presentato con urgenza un decretone per rilanciare l'economia, infarcito a forza con provvedimenti tra loro molto eterogenei, che spaziano dalla semplificazione fiscale a quella amministrativa, passando per energia, infrastrutture, imprese, ambiente, sicurezza sul lavoro, wi-fi, fino alla giustizia civile. E, ancora una volta, si fa fatica a capire, francamente, il nesso logico che accomuna tutti questi argomenti.
  D'altronde, il Governo deve aver pensato, però, che per risolvere problemi grandi ci vogliono decreti grandi: non servono decreti grandi, ma grandi azioni politiche, che abbiano come finalità l'interesse collettivo e il benessere della comunità. E come recita un detto popolare, il tutto è molto simile al niente.
  Certo è che la vostra è una politica dall'animo apparentemente gentile: conia termini delicati per nascondere agli italiani realtà disgraziate e, allora, chiama «decreto del fare» un provvedimento che, in realtà, fa ben poco. Anzi, per la verità, con il «decreto del fare» il Governo una cosa già l'ha fatta, e lo ricordavo ieri notte: ha dimostrato ancora una volta di aver voluto fare tutto da solo, esautorando ancora una volta il Parlamento delle sue funzioni.
  E, allora, «SNAFU» verrebbe da dire, cioè «situation normal: all fucked up», per usare un'espressione che appartiene al gergo militare.
  La politica dall'animo gentile conia termini delicati – dicevo – per celare agli occhi degli italiani realtà disgraziate e strategie politiche scellerate.
  Per esempio, usa il termine «flessibilità» per nascondere il dramma della precarietà del lavoro che rende l'essere umano schiavo. Ancora: usa il termine molto cool, molto alla moda in questi ultimi anni, di «internazionalizzazione» Pag. 373per nascondere la vergognosa e scellerata pratica della delocalizzazione. Una ad una le grandi fabbriche italiane che hanno fatto la storia industriale e culturale del nostro Paese se ne vanno via, emigrano. Ne ricordo solo alcune: Omsa, che gambe, Bialetti, dell'omino con i baffi, Indesit, che è cresciuta con te, appunto. Vanno via queste aziende e portano via tutto, i progetti, i macchinari, i capannoni, rubando il frutto e il patrimonio collettivo dell'intero Paese. Una cosa, però, lasciano sempre: lasciano in mezzo a una strada i lavoratori italiani e le loro famiglie e creano danni irreversibili e devastanti per l'intera comunità.
  Ovviamente, lo Stato anti-italiano appoggia e incoraggia tale pratica e, siccome l'imprenditore va via addestrando polacchi, turchi, serbi, trasferendogli tutto il know how delle nostre aziende, in questa pratica, viene anche premiato, in quanto lo Stato gli riconosce comunque di mantenere il marchio made in Italy. Poi, però, è inutile parlare di rilancio dell'economia ed è inutile anche fare altri decreti-legge, come quello del lavoro, che arriverà prossimamente in quest'Aula, per incentivare le assunzioni, perché, se le aziende in Italia non ci sono più, è inutile parlare di incentivare l'occupazione.
  Certo che tra gli intendimenti del Governo col «decreto del fare» c’è proprio quello di rilanciare l'economia; però, per poterla rilanciare sarebbe opportuno che il Governo si facesse una domanda e si desse anche una risposta: perché in Italia il costo del lavoro è così alto ? Perché in Italia il costo del lavoro è sempre troppo alto e all'estero sempre più basso ? Non si dica che è tutta colpa dell'ingordigia di operai e impiegati.
  Perché lo Stato anti-italiano ha permesso che si facessero investimenti finanziari anziché produttivi ? Ricordo che tra la fine dagli anni Settanta e i primi anni Ottanta eravamo la quarta potenza mondiale che esportava in una posizione di dominio nel panorama manifatturiero internazionale. Allora ? Chi sono i responsabili del progetto di deindustrializzazione dell'Italia ? Chi è che ha fatto sì che il Bel Paese si stia trasformando sempre di più nella colonia delle vacanze di novelli arricchiti sulle spalle di noi cittadini italiani ?
  Dichiaro pertanto il voto contrario a tale provvedimento, ma poiché tra il dire e il fare c’è di mezzo la dura realtà, procederò, ora, all'elencazione delle aziende e dei lavoratori in crisi nella mia regione, l'Umbria, e procederò ad oltranza, già lo dichiaro, fino alla fine dei minuti che avrò a mia disposizione.
  Crisi nel settore metalmeccanico in provincia di Perugia, ex Merloni, Nocera Umbria: cassa integrazione straordinaria e accordo di programma non attuato, mancano i progetti delle imprese private; Faber, Fossato di Vico: cessazione definitiva dell'attività, riallocazione di circa cento operai nell'azienda marchigiana e cassa integrazione straordinaria per i rimanenti novanta lavoratori; Trafomec e Eurotrafo, di Tavernelle-Fabro: cassa integrazione in deroga e rischio esubero per oltre 105 lavoratori su 157; Ims, Isotta Fraschini, di Spoleto: concordato preventivo e cassa integrazione ordinaria per circa quattrocento dipendenti, mancato pagamento degli stipendi nei mesi di febbraio, marzo e aprile 2013; Giannelli Silencers, di San Giustino: cessazione azienda, passaggio di 28 dipendenti alla Arrow di San Giustino, mentre altri 25 lavoratori sono in mobilità.
  Omc, Cfm, Omp (tre aziende di Perugia): circa cento lavoratori in cassa integrazione ordinaria. Solfer e Termovana (di Umbertide): cassa integrazione ordinaria per circa cento lavoratori; Arietana (di Umbertide): cassa integrazione straordinaria per i 38 dipendenti; Fonderie 3M (Città di Castello): cessazione attività, riallocati in nuova azienda circa quaranta lavoratori, per gli altri dieci cassa integrazione straordinaria per cessazione; Rigel (Gubbio): cassa integrazione straordinaria per tutti i quaranta lavoratori; Omas (San Giustino): cassa integrazione ordinaria per circa sessanta lavoratori; Proma (Umbertide): cassa integrazione ordinaria per 180 lavoratori a rotazione; Iverplast (Marsciano): su 110 addetti fissi (più 50 stagionali), restano al lavoro 49 tra contratti Pag. 374non rinnovati e cassa integrazione straordinaria; Imp, Valnestor, Cmt (tre aziende di Tavernelle): circa 30 lavoratori in cassa integrazione, la metà a zero ore; Gruppo Sintesi (Perugia): cassa integrazione ordinaria e straordinaria per tutto il personale; Rossi Mercedes: concordato preventivo; AeA (Massa Martana): concordato preventivo, lavoratori in mobilità con possibilità di ricollocazione in cooperativa; Rampini (Passignano): cassa integrazione ordinaria per 15 lavoratori su circa 80, 8 apprendisti in cassa integrazione in deroga; Tomassini (Passignano): cassa integrazione straordinaria per circa 30 lavoratori a rotazione.
  Poi, in provincia di Terni: AST-ThyssenKrupp (Terni): processo di ricollocazione sul mercato; Società delle Fucine (Terni): contratti di solidarietà (circa 220 lavoratori coinvolti); Faurecia (Terni): cassa integrazione ordinaria; IlServ (Terni): in corso trattativa per rinnovo contratti e riorganizzazione lavoro, con rischio attivazione ammortizzatori sociali, fortemente interessata a processo vendita AST; Eurotrafo (Fabro): processo di ristrutturazione con progressivo indebolimento del sito fino alla chiusura; Setimec (Massa Martana): cassa integrazione per riduzione commesse e appalti; Indotto AST: settore che vede diverse aziende che hanno dismesso l'attività; Metalmeccanica Pulsoni (Terni): azienda di manutenzione e installazione impianti con piccoli appalti anche in AST; Gruppo Electroterni (Terni): azienda di verticalizzazione del magnetico, cassa straordinaria per 30 dipendenti; SOGECO (Terni): cassa integrazione straordinaria per 64 dipendenti; Elettro Engineering (Terni): cassa integrazione straordinaria per 32 dipendenti.
  E ora passo al settore commercio-terziario-servizi, sempre della provincia di Perugia: Modi & Moda: azienda chiusa a gennaio 2013, 18 lavoratori in mobilità dal 18 maggio; Caffè di Perugia: azienda chiusa, 13 lavoratori in disoccupazione; Wonderful: chiusi tutti i negozi; Montagna Group: chiusura con 70 dipendenti in disoccupazione; Brico Io (provincia di Perugia): chiusura sede con circa 50 dipendenti in cassa integrazione; Be Operation (Spoleto): cassa integrazione straordinaria per 40 dipendenti a rotazione; Fdm (Città della Pieve): cassa integrazione straordinaria per 19 dipendenti su 21. Casadei...

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  TIZIANA CIPRINI. Presidente, credo che dovrà togliermi la parola, perché vi sono ancora sette pagine dell'elenco delle aziende in crisi.
  Prenatal (Foligno): chiusura negozio e mobilità per i dipendenti; Penny Market (Foligno): chiusura di due negozi con fuoriuscita di 9 dipendenti.

  PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

  TIZIANA CIPRINI. Centro Moda Carabetta (Corciano): chiusura, 12 dipendenti coinvolti; Sedif (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Davide Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo presentato dei punti che avrebbero migliorato in maniera importante un testo che riteniamo sia impresentabile: il decreto «del fare».
  Su questo decreto ci troviamo qui a discutere in quest'Aula, dove voglio ricordare si ha l'obbligo di legiferare per migliorare questo Paese, che di tutto ha bisogno meno che di questo decreto.
  Ricordo che da parte nostra, per tale decreto abbiamo chiesto di togliere la scandalosa deregulation sulle sagome degli edifici demoliti e ricostruiti; abbiamo chiesto di favorire il pagamento degli stagisti del Ministero della giustizia.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 20,15).

  DAVIDE TRIPIEDI. Abbiamo chiesto di aprire un fondo di sostegno per le piccole e medie imprese, dove poter versare le eccedenze degli stipendi dei parlamentari, ai quali – ovviamente non parlo di quelli del nostro gruppo – pare impossibile potersi abbassare lo stipendio per dare una mano a chi ne ha veramente bisogno. Abbiamo chiesto di rendere più aperta e democratica la gestione della Cassa depositi e prestiti, rivedere la Tobin Tax per coprire il day-trading, rimodulare l'IVA con i servizi portuali, vincolare gli incentivi per i macchinari al mantenimento dei livelli occupazionali delle strutture produttive sul territorio; tutelando ciò che gli esponenti di questo Parlamento, ad esclusione del nostro gruppo, solo a parole tutelano, ovvero il diritto del lavoro.
  Abbiamo chiesto di eliminare il finanziamento agli impianti di incenerimento dei rifiuti, il famigerato CIP6, acronimo di Comitato interministeriale prezzi – Delibera 6, adottato il 29 aprile 1992, nato per incentivare le fonti rinnovabili, e solo dopo qualche mese da questa data, norma modificata all'italiana, aggiungendo alla formulazione della stessa le due parole magiche: «e assimilabili», ottenendo così che nove decimi del 7 per cento della bolletta elettrica di ogni italiano andasse, e vada tuttora, ad incentivare fonti che di rinnovabile non hanno proprio nulla. Come le centrali a fonti fossili ed inceneritori, nonostante in data 20 novembre 2003 persino la Commissione europea si sia espressa negativamente in merito all'inclusione della parte non biodegradabile dei rifiuti inceneriti quale fonte di energia rinnovabile.
  Tutti, questi, punti importanti, perché avrebbero rappresentato autentiche boccate di ossigeno per la nostra disastrata economia, per i nostri cittadini, che sono stati respinti. Invito a riflettere: chi ha portato allo sfascio questo Paese ? Quella parte di Parlamento non certo rappresentata da noi del MoVimento 5 Stelle ! A domandarvi se sia ragionevole che gli italiani che stanno fuori dal vostro, e solo vostro, palazzo dei privilegi, gli italiani che devono subire le vostre scelte scellerate, che porteranno ad un già iniziato disfacimento del nostro Paese causato dalla vostra incapacità politica. Gli italiani che fanno fatica a tirare a fine mese per la vostra inettitudine di legiferare, gli italiani che vivono in una triste realtà di tutti i giorni: triste realtà che voi non conoscete minimamente, così impegnati a vivere nella vostra realtà artificiale fatta di agi e comodità. Vi invito a domandarvi se sia corretto che gli italiani debbano subire tutto questo.
  Vi ricordo che tanti di questi italiani vi hanno persino votato per assicurare il cambio, paradossalmente, un peggioramento di una vita terribilmente precaria, dalla vostra totale inidoneità di gestione politica del Paese. Quindi populisti noi ? Assolutamente no ! Irresponsabili voi, voi governanti, che con il vostro decreto-legge «del fare», affondare la nave italiana con tutti i cittadini; avete dimostrato per l'ennesima volta di non interessarvi minimamente delle sorti di chi sta fuori da questo imbarazzante palazzo del potere. E convincetevi che ci troviamo a dover discutere ad oltranza sul vostro decreto-legge «del fare» per colpa di quelle irresponsabilità e inettitudini di gestire una situazione politica che è solo da voi creata. Parlate con la vostra coscienza, se ancora ve n’è rimasta, e domandatevi se tutto questo sia logico.
  E voglio concludere così, voglio concludere con una frase che mi è rimasta nel cuore: «Solo quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo lo cambieranno davvero» E noi del MoVimento 5 Stelle saremo gli apripista di una vera democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, con riferimento agli ordini del Pag. 376giorno presentati in Aula e con riferimento al decreto-legge «del far nulla», così tanto pubblicizzato dal Governo Letta, abbiamo il piacere di poter confermare che il MoVimento 5 Stelle sta dimostrando un grande rispetto verso quella Carta costituzionale che purtroppo la J.P. Morgan, definendola antifascista, considera come un ostacolo alla realizzazione del libero mercato. Molti chiederanno: cosa c'entra la J.P. Morgan, ma c'entra, c'entra.
  La nostra attività parlamentare, che continueremo a portare avanti, non può essere ritenuta ostruzionistica poiché, tecnicamente, il Parlamento non opera più in funzione dei cittadini, ma ratifica i decreti dell'Esecutivo. Siamo di fronte ad una monarchia parlamentare o peggio ad un triumvirato; noi non possiamo che denunciare di fronte a tutti gli italiani che il Parlamento oggi è svuotato di ogni sua funzione. La nostra attività, invece, è una sorta di costruzionismo costituzionale; una nuova forma di resistenza, di disobbedienza civile, perché vogliamo impedire che nel Parlamento italiano un gruppo di individui nominati dei segretari di partito, portino avanti il più grande stupro costituzionale mai realizzato in questo Paese: lo smantellamento dell'articolo 138 della Costituzione italiana, ed il ritorno ad una Costituzione flessibile, flessibile come quella dell'Italia mussoliniana.
  Tutto questo alle porte del mese di agosto, della chiusura dei lavori della Camera, e nel pieno silenzio di tutti i media italiani. Nasce in tutti noi il dubbio che le riforme costituzionali, brutalmente portate avanti da un pezzo deviato del Parlamento, siano dettate da ragioni economiche, ed è bene ricordare che una Costituzione flessibile è una Costituzione facilmente modificabile, che può piegarsi meglio alla volontà del tecnocrate di turno.
  Più flessibilità, più mercato, più precarietà, maggiore presenza di schiavi moderni. Questa è la formula per il rilancio dell'economia ? Per il MoVimento 5 Stelle si può e si deve fare altro. Ebbene in questo momento il movimento si batte costituzionalmente per non lasciare nessuno indietro, tranne qualche eccezione, i partiti stessi, anzi siamo sicuri che in questo Paese sono presenti molti cittadini che vorrebbero donare chilometri di corda ai politici. Cercate voi un albero e non costringete gli imprenditori e i padri di famiglia di questo Paese a trovare una soluzione alla crisi di un sistema malato sostenuto da una classe politica malata.
  Nel Paese dei balocchi di Stato, dove nessuno è responsabile, ma tutti complici, il MoVimento 5 Stelle aveva presentato più di 500 emendamenti, che sono state ridotti a 70, poi ulteriormente ridotti. Le Commissioni permanenti sono ridotte ad un mercato delle vacche, dove gli emendamenti e i diritti di cittadini vengono scambiati come fossero merce. Proprio sugli emendamenti presentati, in materia di enti previdenziali, tanto per fare un esempio nella materia di mia competenza, il MoVimento 5 Stelle aveva chiesto la soppressione dell'articolo 36 del decreto-legge n. 69 del 2013, con il quale sono stati prorogati tutti gli incarichi dei componenti dei consigli di indirizzo e vigilanza sia dell'INPS che dell'INAIL. Per chi non conoscesse la storia, in breve, i consigli di indirizzo e vigilanza dovevano completare il processo di riordino, conseguente alle disposizioni di cui all'articolo 7 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e all'articolo 21 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 convertito con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, alla fine dell'anno 2012; per essere precisi, la scadenza era prevista per il 2 gennaio 2013.
  Ma la poltrona è dura a morire e quindi il Parlamento dà il via alla prima proroga. Lo Stato italiano ha dovuto prorogare con la legge n. 228 del 2012, comma 402, articolo 1, gli incarichi dei componenti dei consigli al 30 aprile 2013; tuttavia il 30 aprile 2013 i CIV non hanno provveduto al completamento del processo di riordino continuando ad operare anche dopo la scadenza prevista per legge. In sede di conversione del «decreto del fare», il Governo, vista la musica, ha dovuto nuovamente prorogare tutti gli incarichi al 30 settembre 2013, con ulteriore incremento Pag. 377di risorse di 150 mila euro da corrispondere ai componenti dei consigli, sanando tutte le attività svolte dagli stessi dopo la data di scadenza della proroga. Come dicevo prima, la poltrone è dura a morire e quindi questa è la seconda proroga in sei mesi. Tale spreco di risorse, dovuto presumibilmente al mancato accordo per la nomina dei nuovi componenti, quindi come al solito parliamo di poltrone, non è sostenibile, ad esempio, per un ente come l'INPS.
  Complessivamente il mancato processo di riordino è costato all'INPS e all'INAIL almeno 300 mila euro, mentre il presidente Mastrapasqua ha dichiarato che l'INPS ha un buco di quasi 9 miliardi di euro, dovuto esclusivamente alla gestione dei dipendenti pubblici ex INPDAP, e che rischia nel 2015 di non potere provvedere al pagamento delle pensioni. Per tutti questi motivi avevamo chiesto la soppressione dell'articolo 36. Forse proprio per questi motivi non siamo stati ascoltati. Quando in questo Paese si cerca di portare in Aula emendamenti o progetti di legge migliorativi, in quel preciso momento si innesca il fango mediatico e la monarchia parlamentare. In questo Paese chi alza la testa salta in aria.
  Per tutte queste ragioni concludo dichiarando il voto contrario a questo «decreto del fare». Vorrei aggiungere che ringrazio assolutamente i presenti e i presenti assenti e, quindi, sicuramente questo decreto «minestrone», così possiamo definirlo, è un decreto omnibus nel quale abbiamo trovato di tutto. Però, tanta «fuffa» in realtà, poiché anziché discutere delle singole materie con i giusti tempi ci troviamo sempre a discutere di innumerevoli tematiche senza poi avere anche i termini e i tempi per poi potere definire le cose al meglio, con il giusto confronto. Questo, comunque, ci sembra indecoroso come modo di fare e noi siamo qui anche per questo.
  Vogliamo restituire la centralità al Parlamento, perché è fondamentale. Lo abbiamo ripetuto più volte in quest'Aula e non ci stancheremo mai di ripeterlo perché, insomma, essere qui – anche per noi alla prima esperienza – sicuramente non è cosa semplice. Sicuramente siamo novizi, sicuramente avremo anche sbagliato e sbaglieremo, però con questo possiamo rilevare delle storture di questo sistema, possiamo comunque fare delle considerazioni nel merito, perché non siamo solo ed esclusivamente degli incompetenti che parlano così, a caso, per parlare. Ne sono comunque la dimostrazione tutti gli interventi che abbiamo fatto anche e proprio su questo decreto-legge e anche su tutti gli ordini del giorno.
  Comunque, sulle idee ci siamo e cerchiamo di metterle a disposizione. Quindi, il nostro è sicuramente un movimento propositivo, di contenuti. Ecco perché noi chiediamo a quest'Aula e a tutti i presenti di dare atto delle osservazioni che portiamo senza avere pregiudizio alcuno nei nostri confronti, perché quello che stiamo facendo è quello di portare passione autentica, onestà – anche dal punto di vista intellettuale – e portare i contenuti e le istanze dei cittadini. Però, sicuramente in un'Aula parlamentare serve anche il dibattito. Il dibattito, però, ci deve essere nel momento in cui c’è onestà. Quindi, non si vota per partito preso. Noi l'abbiamo sempre dimostrato, perché nel momento in cui si deve andare a ratificare un qualcosa di sostanziale, di meritevole, oppure approvare una mozione, lo abbiamo sempre fatto.
  Quindi, anche in questo caso io chiedo di rendersi conto, appunto, anche della gravità della situazione nella quale si trova questo Paese e, quindi, di fare un'ulteriore riflessione rispetto a tutti i contenuti che sono stati portati, a tutti gli atti che abbiamo presentato, a tutti gli ordini del giorno e a tutti i contenuti. Quindi, vi prego assolutamente di riflettere. Dunque, ancora una volta dichiaro il voto contrario al «decreto del fare» per tutte queste ragioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bechis. Ne ha facoltà.

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  ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo chiamati a dare la nostra dichiarazione di voto sul disegno di legge n. 1248-A/R, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia.
  Il tomo di 230 pagine contiene 86 articoli che trattano egregiamente l'arte del far finta di fare. La rete ci informa su chi ha proposto questa perla. Il Premier Letta, membro del gruppo Bilderberg, a cui ha partecipato nel 2012 presso Chantilly, in Virginia, negli Stati Uniti; il Ministro Alfano, di cui ricordo il recente caso dell'estradizione di una minorenne e di sua madre in un Paese dittatoriale; il Ministro Zanonato, l'artefice del muro di via Anelli a Padova, paragonato dalla stampa internazionale al muro di Berlino; il Ministro D'Alia, promotore della proposta di legge contro l'apologia di reato a mezzo Internet, detta ammazza blog; il Ministro Saccomanni, direttore generale di Banca d'Italia e membro del CdA della Banca dei regolamenti internazionali, con sede a Basilea in Svizzera; il Ministro Lupi amante delle opere inutili quali TAV e pedemontana; la Ministra Cancellieri, che nel 2012 ha rinnovato per altri sette anni il flop dei 100 milioni degli inutili braccialetti elettronici, su cui la Corte dei conti si è espressa negativamente, definendo questa intesa con Telecom Italia come un enorme spreco di soldi pubblici. Resta ancora forte il dubbio che la sua scelta sia stata offuscata dall'amore materno, essendo il figlio un alto dirigente della stessa Telecom; il Ministro Orlando, Ministro dell'ambiente illuminato dal fuoco della cancrovalorizzazione, infatti ha recentemente dichiarato che la svolta per la gestione dei rifiuti in Campania è costruire due nuovi inceneritori, per evitare le sanzioni europee naturalmente, in piena contraddizione con quanto affermato dal Parlamento europeo, che si è espresso contrario alla pratica di incenerimento; il Ministro Bray, direttore della rivista Italianieuropei finanziata cospicuamente dalle industrie del gioco d'azzardo; la Ministra De Girolamo che speriamo abbia goduto abbastanza della sua nomina e abbia studiato il materiale sulla sostenibilità alimentare e la messa al bando degli OGM; il Ministro Mauro che, in seguito all'approvazione da parte del Parlamento europeo in data 18 gennaio 2006 di una risoluzione che invita ad equiparare le coppie omosessuali a quelle tra uomo e donna e condanna come omofobi gli Stati e le nazioni che si oppongono al riconoscimento delle coppie gay, ha dichiarato: «È stato approvato un documento ideologico che ha ben poco a che fare con la concreta tutela dei diritti fondamentali delle persone, ma suona molto di più come un manifesto inneggiante alla distruzione di valori che hanno originato l'Unione europea come progetto politico... Come definire altrimenti l'esortazione alle istituzioni europee ad ingerire nella vita degli Stati nazionali modificando le Costituzioni dei singoli Paesi in modo da aprire al matrimonio tra omosessuali prescindendo dalla scelta dei popoli ?»
  Questo decreto ha impegnato oltre 400 persone che hanno lavorato su sollecitazione del Governo per oltre 64 mila ore al fine di produrre 2.200 emendamenti oltre ad averlo analizzato rigo per rigo e parola per parola. Alla lettera a), comma 1, dell'articolo 12-bis leggiamo: il compenso stabilito ai sensi dell'articolo 2389, terzo comma, del codice civile dai consigli di amministrazione delle società non quotate, nonché delle società che non svolgono servizi di interesse generale, anche di rilevanza economica, di cui all'articolo 4, comma 3, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135 direttamente o indirettamente controllate dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2011, n. 165, non può essere superiore al trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione, pari a circa 300 mila euro.
  È interessante evidenziare come un piccolo avverbio in più possa cambiare radicalmente il significato di una norma. Il «non» in più vanifica gli intenti del legislatore di estendere il tetto agli emolumenti già fissato dalla spending review del Pag. 379Governo Monti anche ai manager pubblici di società non quotate che svolgono servizi di interesse generale anche di rilevanza economica, come Poste, Ferrovie dello Stato e ANAS.
  Ribadisco che non è possibile dare fiducia ad un Governo incapace di prendere di petto i veri problemi del Paese e che anzi li rimanda al solo scopo di infarcire decreti omnibus con marchette elettorali con poca sostanza atte alla creazione di un consenso elettorale ormai compromesso.
  Vogliamo veramente far ripartire il Paese ? Allora, ascoltiamo cosa ci chiedono i cittadini italiani: la lotta all'evasione, perché si sentono derubati da chi evade e la fa sempre franca; la certezza della pena per chi delinque, in tempi rapidi, perché solo così tornerà la speranza di investire il proprio futuro in Italia; sapere dove vanno i soldi delle tasse che gli stessi cittadini pagano, perché, a fronte di una pressione fiscale altissima, ottengono solo servizi scarsi e scadenti; una legge elettorale che permetta al cittadino di scegliere chi lo rappresenterà nelle istituzioni; la giustizia sociale, che significa poter vivere dignitosamente la propria vita senza il cappio al collo della precarietà, che ha trasformato troppi di noi in schiavi moderni.
  E nel decreto non c’è nulla di tutto ciò ! Il nostro voto è, ovviamente, contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldassarre. Ne ha facoltà.

  MARCO BALDASSARRE. Signor Presidente, a questo punto non entrerò molto nel merito di questo decreto. Non tratterò ancora temi contenuti al suo interno, perché tanto ormai sono ore e ore e giorni e settimane che lo facciamo. È ormai chiaro quello che pensiamo su questo decreto: è il solito decreto omnibus, che contiene di tutto e di più, ma questo lo abbiamo già detto 106 volte ieri, lo abbiamo già detto 106 volte la notte passata e questa mattina.
  Abbiamo appena votato gli ordini del giorno: alcuni di questi, che erano già stati accolti dal Governo, di cui alcuni con riformulazione, sono stati approvati anche dalla maggioranza in quest'Aula, o comunque da una parte della maggioranza, in alcuni casi. Se non vi conoscessi, mi verrebbe da dire: wow !, ci hanno approvato degli ordini del giorno ! Poi torno in me, mi guardo intorno e mi rendo conto che, in realtà, questi ordini del giorno, approvati da questo Governo, sono fuffa e tutto fumo.
  Anche se quest'Aula impegna il Governo ad attuare questa o quell'altra azione, lo sappiamo benissimo che resteranno...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Baldassarre. Gentilmente, dovrebbero essere lasciati liberi i banchi del Governo. Prego, onorevole Baldassarre.

  MARCO BALDASSARRE. Lo sappiamo, comunque, che resteranno solo buoni propositi, come il buon proposito, da parte nostra, di ridare centralità a questo Parlamento; buon proposito visto a volte come la peste da questa maggioranza, anche perché, sempre se non vi conoscessi bene, mi chiederei come mai questi ordini del giorno sono stati approvati, mentre gli emendamenti, identici nei contenuti, no.
  Alla fine, fa tutto parte di questo teatrino. Così potremo sentirvi dire nei talk show «non è vero che non ascoltiamo o che non coinvolgiamo l'opposizione. Anzi, gli abbiamo anche approvato alcuni ordini del giorno».
  Sul serio, signori, ma a che serve questo Parlamento ? Ma veramente le cose devono andare avanti così ? Sul serio il nostro ruolo deve essere solo quello di approvare decreti-legge e diktat del Governo ? Allora a che serve anche la campagna elettorale ? Fatela fare solo ai vostri leader, fatela fare solo al Cavalier Berlusconi. Magari, in questo modo, andremo avanti a risparmiare anche qualche milione di euro sui rimborsi elettorali, sempre che se ne possa parlare, perché, a volte, questo argomento è tabù: guai a chi lo tocca.Pag. 380
  Torniamo, però, su questo «decreto del fare». Andiamo a guardare i contenuti, analizziamo cosa vi è di buono in questo decreto. Vi sarà pure qualcosa per cui valga la pena di votare a favore, no ? Ora, non so quanti minuti ho ancora a disposizione, ma sicuramente troppo pochi per trovare qualcosa di positivo...

  PRESIDENTE. Se vuole, glielo posso dire. Ha ancora sei minuti e mezzo a disposizione.

  MARCO BALDASSARRE. Sei e mezzo ? Pochissimi ! Sono pochi per trovare qualcosa di veramente positivo per i cittadini in questo decreto. Servirebbero anni o forse un miracolo o forse, addirittura, un altro Governo.
  Voterò contro questo decreto, voterò contro questo lasciapassare, una delega in bianco al Governo per approvare normative che vanno a discapito dei cittadini, delle aziende e dei lavoratori. Questo decreto non ci piace. Questo modo di sfruttare e di umiliare quest'Aula, a volte, non ci piace. Questa professionalità nel premere un bottone e stare a posto con la propria coscienza non ci piace.
  Anzi, a pensarci bene, di questo Governo e del modo in cui vengono approvati questi decreti omnibus non ci piace proprio nulla. Il Parlamento deve legiferare, non essere il ventriloquo del Presidente Letta, lo stesso Presidente Letta che nel discorso per richiedere la fiducia qualche mese fa disse: non userò la leva della fiducia per far passare i provvedimenti, «come se fosse antani» eccetera eccetera.... A volte mi chiedo se tutto questo è Matrix. Ma l'aspetto più brutto di tutta la questione è che non è la prima volta e non sarà neanche l'ultima che sfrutterete subdolamente queste tattiche per imporre questi decreti prima a quest'Aula ormai esautorata del proprio potere legislativo, e poi ai cittadini. Anche perché abbiamo ben sette decreti da discutere entro le prossime due settimane, uno più bello dell'altro (si fa per dire ovviamente). Altre occasioni per questo Governo per far venire qui il ministro Franceschini per chiedere la fiducia, per impedire che qualcuno possa permettersi di apporre delle modifiche, della serie «il pallone è mio e ci gioco io». Per non parlare delle procedure di infrazione alle quali ci sottopone l'Europa e che sono già 98 e che con questo decreto aumenteranno. Lo sapete quanto ci costano le procedure di infrazione ? La sanzione minima per l'Italia è stata determinata in 9,920 milioni di euro, mentre la penalità di mora può oscillare tra 22 mila e 700 mila euro per ogni giorno di ritardo nel pagamento, a seconda della gravità dell'infrazione a monte. Di queste 98 procedure di infrazione, 83 riguardano casi di violazione del diritto europeo e 15 casi riguardano il mancato o ritardato recepimento delle direttive. Le responsabilità sono divise, da questo punto di vista, tra Esecutivo e Parlamento. Però tranquilli ! Tanto chi continua a pagare sono sempre gli italiani, sia per gli sprechi da decenni a questa parte, sia per il desiderio di ascoltare l'Europa solo quando conviene, per i rimborsi elettorali, per la corruzione, le spese folli, inutili, a nostro avviso su EXPO 2015, TAV, F35. Chi pagherà tutta questa situazione saranno i nostri figli, non solo perché non investiamo sulla cultura o sull'istruzione pubblica, ma perché ci permettiamo anche di tagliare i fondi. E mentre l'Italia muore, noi continueremo a parlare e a guardare. Ribadisco a questo punto che noi voteremo contro questo decreto, perché le misure di cui ha bisogno l'Italia in questo momento possono essere tante, tenuto conto che abbiamo tante famiglie senza reddito, tante persone, tanti anziani che avevano diritto alla pensione e che all'improvviso hanno visto portarsi via questo diritto, grazie anche all'ultima riforma Fornero, le aziende che delocalizzano e mettono in mobilità i lavoratori, la cassa integrazione che sta per finire. E noi facciamo questi decreti. Ebbene, se vogliamo veramente fare qualcosa per l'Italia, dovremmo coinvolgere innanzitutto anche i cittadini e provare ogni tanto a metterci nei panni di chi sta veramente male in Italia e chiederci cosa veramente possiamo fare per aiutarci, perché, alla Pag. 381fine, lo scopo dell'uomo è vivere bene la propria vita. Quindi, crediamo che questo decreto non serva a nulla, per andare avanti in una situazione come questa in Italia e voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rostellato. Ne ha facoltà.

  GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, come già anticipato dai miei colleghi voteremo contro questo decreto; un decreto che riunisce argomenti che poco hanno a che fare l'uno con l'altro, un decreto che si spaccia per essere la soluzione per rilanciare l'Italia, ma che non lo farà; un decreto che, come tutti sappiamo, per la sua natura dovrebbe contenere norme di estrema urgenza su cui il Governo ha legiferato in quanto il Parlamento non avrebbe fatto in tempo. Ma è così ?
  Non ne siamo convinti, per nulla. Il fatto è che nelle ultime legislature – e non smetteremo mai di denunciarlo – il Governo si è preso la libertà di fare cose che non gli spettano. Quando eravamo bambini a scuola ci insegnavano che il Parlamento legifera, il Governo esegue e la magistratura giudica. Ma se andiamo a vedere quante proposte di legge di iniziativa parlamentare vengono portate a termine sembra quasi che i parlamentari ritengano che non ci sia necessità di legiferare in questo Paese.
  Il fatto è che il Parlamento viene tenuto costantemente ostaggio di continui decreti-legge che bloccano i lavori del Parlamento e snaturano il lavoro dello stesso. In più, il Governo pretende che i decreti che arrivano in Aula per la conversione vengano lasciati intatti. Non si ascoltano le richieste legittime della minoranza; qualche volta nemmeno quelle della maggioranza. «Il decreto è blindato, il decreto è blindato !» continuate a ripeterci e finiamo per votare l'ennesima fiducia.
  Ma se ci togliete il diritto di legiferare e non ci permettete di modificare il vostro lavoro cosa ci stiamo a fare qui noi ? A questo punto, andiamocene a casa e risparmiamo allo Stato le indennità di quasi mille tra deputati e senatori, tanto se basta al Governo ! No, colleghi, non lo accettiamo, questa non è democrazia.
  Noi siamo qui per il volere del popolo, maggioranza e minoranza. Il Parlamento rappresenta tutto il Paese, il Governo solo una parte. Non si può ignorare l'esistenza di altri punti di vista.
  Un altro punto critico è che stiamo per votare un decreto che rimanda, quasi ad ogni articolo, a decreti attuativi che forse non verranno fatti mai. Ci auguriamo che il Governo abbia nel cassetto i decreti attuativi già pronti, ma, vista la velocità con cui normalmente vengono emessi i decreti attuativi, ne dubitiamo. Molti degli articoli contenuti in questo decreto non entreranno neppure in vigore finché questi decreti non verranno effettuati. In qualche caso – vi dico – forse sarà un bene. In altri casi si creeranno situazioni di incertezza e di incomprensione della norma che ricadranno – come sempre – sui cittadini e sulle aziende.
  Vi ricordo pochi dei tanti esempi di decreti attuativi che hanno ritardato ad arrivare in ambito di lavoro: l'apprendistato previsto dal decreto legislativo n. 276 del 2003 ha dovuto attendere anni per diventare attuativo; il testo unico sul lavoro del 2008 ancora attende decreti che permettono di metterlo in pratica completamente; la riforma Fornero attende decreti attuativi in merito ai contratti, alla trasformazione delle partite IVA, ai tirocini, all'ASPI, ai nuovi servizi di collocamento, ai congedi di paternità e altro. In certi casi, per assurdo, le leggi vengono modificate prima ancora che siano stati emanati i decreti attuativi.
  Si parla di semplificazione ma poi nella pratica si riesce a complicare le cose in maniera stupefacente. Nei nostri ordini del giorno abbiamo chiesto tante piccole semplificazioni in materia di maternità, infortuni, sicurezza sul lavoro, DURC. Il Governo ha dato parere positivo a prendere in considerazione i nostri suggerimenti, ci auguriamo che vengano effettivamente messi in pratica. In qualche caso ha chiesto Pag. 382la riformulazione chiedendo di valutare l'opportunità di mettere in pratica certi impegni. Abbiamo chiesto cose semplici e tecniche, problemi che ogni giorno gli operatori del settore rilevano. Qualche volta, purtroppo, il Governo è sordo a richieste semplici, ma che potrebbero velocizzare il lavoro di tante aziende e migliorare la vita dei cittadini. Non è difficile, basta ascoltare la gente.
  Questo decreto è chiamato «decreto del fare» ma del fare per chi ? Per l'Italia ? I cittadini ? Le aziende ? Per l'Europa ? O per la finanza internazionale ? Innumerevoli aziende italiane, dopo aver ricevuto aiuti di Stato comprensivi di finanziamenti a fondo perduto, ora stanno delocalizzando la produzione, abbandonando i lavoratori nella disperazione e portando conoscenze e capacità create in Italia in Paesi esteri, senza mostrare un minimo di riconoscenza per l'Italia stessa.
  Continuiamo a stare a guardare ? Fino a che punto dobbiamo arrivare prima che il Governo di questo Paese decida di fare scelte coraggiose per salvare il nostro Paese e i nostri cittadini ? Il tempo sta scadendo. Non è più il momento di farsi pubblicità. È ora di mettere da parte l'interesse dei pochi per l'interesse di tutti. Ribadisco, quindi, il nostro «no» a questo decreto-legge. Ora credo che mi sia rimasto ancora del tempo, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Sì, circa quattro minuti.

  GESSICA ROSTELLATO. Vorrei condividere alcuni spunti relativi al lavoro che abbiamo fatto durante la Commissione. La competenza stretta ed effettiva della I Commissione riguardava pochi articoli del provvedimento in esame. È stata inopportuna la sua emanazione che abbiamo tentato con una pregiudiziale di respingere al mittente. Ambizioso, nonché corrispondente al contenuto il titolo, corto respiro, scarsi gli obiettivi iniziali a fronte delle energie e del tempo spesi per l'esame, anche i risultati.
  In un contesto economico così difficile il decreto-legge del fare avrebbe dovuto contenere solo norme dirette al rilancio economico ovvero a semplificazioni, invece è stata un'occasione per annullare e prorogare alcune norme della spending review; far rivivere una società in house del Ministero dei beni e delle attività culturali, recentemente soppressa l'ARCUS Spa; escludere determinate categorie di società pubbliche dalla riduzione o eliminazione delle auto blu; rinviare di un altro anno la possibilità di ridurre le spese per gli immobili detenuti in locazione. E, infine, ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli altri incarichi governativi. Il decreto-legge n. 138 del 2011 aveva disposto l'incompatibilità del mandato parlamentare, nonché degli incarichi di Governo con la carica di sindaco, con precisione con tutte le cariche elettive e monocratiche, sindaci e presidenti di provincia ad esempio, negli enti locali a partire dai 5 mila abitanti. Ora l'emendamento approvato sopprime le incompatibilità solo per gli enti locali con un numero di abitanti compreso tra 5 mila e 15 mila. Ma questo non la rende meno inopportuna. Viene spacciata in rubrica per norma di interpretazione autentica che, oltre ad essere falsa, è fattispecie normativa che non dovrebbe comparire in un decreto-legge. Stante la natura specifica dell'interpretazione autentica che necessita di effettiva impossibilità di applicazione della norma o di contenziosi per potervi ricorrere. Senza contare che l'interpretazione autentica è norma che ha effetto retroattivo. Inoltre è stato istituito un comitato interministeriale e un commissario al costo modico di 150 mila euro quest'anno e del doppio per il 2014 e il 2015; più altri 200 mila euro per il 2016 per vigilare sulla spending review. Le suddette novità introdotte nel testo sono uno scherno verso la realtà sociale ed economica in cui cerca di sopravvivere la gran parte dei cittadini e delle imprese. Sono uno scherno al dettato costituzionale sulla decretazione di urgenza, al Regolamento della Camera, al criterio di ammissibilità degli emendamenti diversamente applicato a seconda del nome e del peso ponderato dei presentatori.Pag. 383
  Questo decreto-legge recava sin dall'origine l'ambizioso titolo di disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia. Ci siamo ritrovati ulteriori nuove norme sulla governance dell'agenda digitale. Ora abbiamo una cabina di regia, un commissario straordinario, una struttura di missione, un tavolo consultivo permanente, un'agenzia ad hoc ma non è ancora chiaro chi comanda. Abbiamo norme infarcite di preamboli, di programmi e procedure ma mancano azioni concrete, pianificazione e strategie. L'indennizzo da ritardo dei procedimenti amministrativi...

  PRESIDENTE. Onorevole Rostellato, concluda.

  GESSICA ROSTELLATO. ...fermo restando che è un breve esperimento per le imprese, è talmente farraginoso da far desistere anche i più tenaci e testardi.
  L'acquisto della cittadinanza da parte di uno straniero ...

  PRESIDENTE. Ahimè, siamo arrivati a conclusione ...

  GESSICA ROSTELLATO. Perfetto, Presidente... finisco questa frase. L'acquisto della cittadinanza da parte della straniero nato e residente nel nostro Paese fino alla maggiore età non viene semplificato. Il testo introduce una semplificazione semplicemente irragionevole.
  Queste e altre cose ci hanno quindi spinto a decidere di votare «no» a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, Governo e colleghi, questo decreto aveva come ratio quella di rilanciare l'economia. Ebbene, per quanto riguarda il termine economia io lo associo immediatamente a piccola e media impresa italiana, la piccola e media impresa italiana fatta di eccellenze, fatta di aziende con capitali sociali non da 200, 300 o 500 milioni di euro, ma fatta di aziende con capitali sociali sotto i 15.000 euro, fatta S.r.l., da S.a.s., fatta da persone che si sono impegnate la vita e la casa per poter lavorare e per poter dare da lavorare ai propri dipendenti. La piccola e media impresa però è in evidente difficoltà.
  Ma se noi andassimo a chiedere ad un imprenditore qual è il principale ostacolo che attualmente, oggi trova in Italia, ebbene lui dirà: lo Stato italiano. Quindi sembra quasi che sia il Governo stesso o lo stesso Stato italiano che mette i bastoni fra le ruote ai nostri imprenditori, piuttosto che agevolarli in un loro percorso e in un loro cammino imprenditoriale.
  Ebbene, signor Presidente e colleghi, io provengo dal profondo nord-est, da questo nord-est che è sempre stato considerato una zona ampiamente ricca di iniziative, ampiamente ricca di imprese, ampiamente ricca di imprenditori. Sembrava addirittura che fino a qualche anno fa il nord-est dell'Italia fosse il treno, la locomotiva dell'Italia stessa e che dovesse accollarsi tutto quanto era inerente all'aspetto lavoro italiano. Ma così non è, così non è perché in Italia sicuramente il lavoro è un concetto talmente ampio che viene toccato sicuramente in tutte le regioni e in tutte le zone d'Italia, sicuramente con le proprie peculiarità, l'una differente rispetto alle altre. Ebbene, rispetto al nord-est, che è stato per ora effettivamente l'ultimo baluardo dell'impresa (e ricordo per l'ennesima volta che questo decreto doveva comunque aiutare il rilancio della piccola e media impresa), ci sono due casi, due casi molto semplici da portare ad esempio. Il primo è il caso di un'azienda che nessuno conosce: è un'azienda che si chiama Tecnoimpianti. Tecnoimpianti faceva energie rinnovabili. Grazie ai Governi degli ultimi anni, la Tecnoimpianti ha dovuto chiudere, ha dovuto ridelocalizzare, perché già prima partiva dalla Lombardia e ha dovuto ritornarsene in Lombardia per un mero discorso economico: non ce la facevano più. Le tasse sono troppo alte, il dipendente costa troppo, non riusciamo ad assumere i giovani. Questo è il caso di una Pag. 384piccola azienda, però, pur essendo una piccola azienda, 15 persone sono rimaste a casa.
  Un'altra azienda che sta cercando, per volontà proprio manageriale, di delocalizzare, forse neanche all'estero, ma nella stessa Italia, è l'Ideal Standard che lascerà casa da qui ai prossimi mesi. Voi tutti penso conoscerete l'Ideal Standard, eccellenza dell'impresa italiana sulle ceramiche e i sanitari. L'Ideal Standard sta cercando di delocalizzare, sta cercando di chiudere la sua sede produttiva di Orcenico, in provincia di Pordenone, lasciando a casa 450 persone. Ma attenzione: quando parliamo di numeri non parliamo soltanto di 450 persone, perché voi mi insegnate che quando ci sono 450 persone, 450 lavoratori che se ne tornano a casa, l'indotto che essi creano è almeno di 1.200-1.300 persone, fatta una famiglia media di tre persone. Ebbene, sempre continuando con i numeri, ricordiamo che 1.200-1.300 persone di indotto, che non avranno più di che vivere, rappresentano lo 0,1 per cento della popolazione residente attualmente in Friuli Venezia Giulia. Noi siamo una regione piuttosto piccola, contiamo circa 1 milione e 200 mila abitanti. Quindi un'azienda è lo 0,1 per cento di persone che sono senza lavoro e che non riescono a sbarcare il lunario, mese dopo mese.
  Tra l'altro, è abbastanza indicativo il caso della suddetta Ideal Standard poiché, a pochi chilometri da Pordenone, quindi da una delle sue sedi produttive più importanti, c’è un'altra sede produttiva che è in Veneto, stranamente vicina a ove risiede e a ove ha operato il Ministro dello sviluppo economico Zanonato. Ebbene, quella sede non andrà ad essere toccata. L'Ideal Standard dice ai suoi lavoratori: prendiamo i macchinari, li delocalizziamo per un certo periodo di tempo in Turchia, ma non preoccupatevi, dopo ritorneremo a lavorare qui. Balle. Queste sono menzogne. Ormai lo sappiamo tutti, conosciamo tutti il giochino dell'azienda che prende i propri macchinari, se li porta via e dopo alla fine dice: bene, non ce ne sono più, quindi non c’è più lavoro.
  Sempre continuando a parlare di aziende italiane, riflettiamo un attimo a che cosa è successo alle aziende italiane che avevano lavoro, creavano indotto, creavano un benessere, creavano ricchezza, creavano posti di lavoro, rispetto alle rinnovabili. Le rinnovabili che fino a sette-otto anni fa dovevano sembrare anche in questo caso il treno rispetto all'economia. Si parlava di milioni di posti di lavoro all'interno di questo settore. Ebbene, con i Governi degli ultimi cinque o sei anni, le rinnovabili sono morte definitivamente in Italia. Ci sono stati cinque conti energia che hanno semplicemente svilito tutto il settore. L'Italia è il Paese del sole. Dovremmo vivere di energie rinnovabili e, invece, così non è. La Germania ha circa il 40 per cento di rinnovabili installate in più dell'Italia e la Germania non eccelle per quanto riguarda l'irraggiamento solare.
  Parliamo, ad esempio, del turismo. Mi sta ascoltando il collega appena entrato Brandolin che viene come me dal Friuli Venezia Giulia e sa di quanto turismo noi potremmo vivere. Io penso addirittura che il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro Bray, dovrebbe essere il Ministro più importante del Governo, dell'Esecutivo, poiché in Italia si potrebbe vivere soltanto di turismo. Il nostro petrolio è il turismo. Vi cito soltanto, anche in questo caso, due esempi e non serve esplicarli ulteriormente. Vi cito Pompei che sta cadendo a pezzi senza possibilità di replica e vi cito, ad esempio, la nostra Aquileia, la seconda città dell'Impero che, però, se effettivamente fosse sempre in Germania, avrebbe autobus e treni di persone che andrebbero a visitarla quotidianamente.
  Parliamo, ad esempio, della risorsa del mare. Quanto noi potremmo fare nei confronti delle nostre spiagge, senza comunque sempre andare a cementificare queste spiagge, senza comunque andare sempre a svilire tutta questa cultura anche del mare che in Italia esiste e sussiste ancora. Un imprenditore estero che voglia potrebbe avere di arrivare in Italia ad investire ? Forse un imprenditore estero, cercando di Pag. 385ipotizzare un papabile investimento in Italia, dovrebbe prima fare i conti con la corruzione che ancora attualmente c’è in Italia. Quanto devo pagare prima in termini di corruzione per poi iniziare a pagare le strutture, i dipendenti, le tasse che ci sono in Italia ? Passa la voglia. Passa la voglia e sicuramente dove vanno e dove andremo a finire ? Andremo a finire in Carinzia, andremo a finire nei Paesi dell'Est, andremo a finire nella vicina Croazia, ex Jugoslavia, andremo a finire in Slovenia.
  Io presente, poche settimane fa, all'interno di un ufficio di un mio amico piccolo imprenditore, arriva un fax da parte di uno studio di commercialisti carinziani che dice: attenzione, viene ad investire qui, a 30-40 chilometri dal confine. Lo sta invitando a delocalizzare la sua attività produttiva in loco per andare a pagare sicuramente meno tasse e meno burocrazia rispetto a quanto esiste ad oggi in Italia. Quindi ad oggi il lavoro delle piccole e medie imprese italiane che dovrebbero, come ricordo, essere tutelate da questo decreto, assolutamente dovremmo tutelarlo. Il Parlamento, quindi, va ad essere esautorato dalla sua funzione principale. La maggioranza ad oggi è una maggioranza imbarazzante che ricorrerà sempre e sempre più spesso, a che cosa ? Alla fiducia. Quindi, una replica effettiva del Governo Monti, dell'Esecutivo Monti. Napolitano, quindi, prenda il coraggio a due mani, obblighi le Camere a cambiare questa legge elettorale, anche con una procedura d'urgenza, altrimenti o il PD si muove o la resa è totale al cavalier Berlusconi.
  E mi rivolgo al PD, concludendo: sceglietevi finalmente un leader e fatevi riconoscere. Se alla mia sinistra, in questo caso, abbiamo il PdL che, da vent'anni, viene riconosciuto come un nemico politico che ha soltanto un leader e assolutamente riconoscibile, ebbene noi, ad oggi, non riconosciamo questa maggioranza anche grazie al Partito Democratico, che non riesce ad avere un leader e non riuscite ad essere riconoscibili entro le vostre idee. Sprono, quindi, i giovani del PD a tirare fuori delle buone idee, perché ne avremo bisogno.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  WALTER RIZZETTO. Con riferimento all'ostruzionismo – e concludo veramente, signor Presidente –, ricordava un collega del Partito Democratico ieri che il MoVimento 5 Stelle ha imparato molto bene come si fa la vecchia politica: l'ostruzionismo che noi stiamo portando avanti adesso non è vecchia politica, è un favore che facciamo al PdL e al PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, colleghi deputati, membri del Governo, innanzitutto chiedo scusa perché il mio intervento non sarà bello come quello del mio collega Rizzetto. Stamattina, verso le 9, nel mio intervento sul complesso degli ordini del giorno, ho provato a spiegare ai pochissimi colleghi della maggioranza rimasti in Aula – che a livello numerico, purtroppo, sono quasi i medesimi di adesso e di questo un po’ me ne dispaccio – che non stiamo facendo solo uno sterile ostruzionismo contro un decreto definito omnibus, anzi: quello che stiamo facendo è tentare di mettere in atto tutte quelle che sono le nostre possibilità di migliorare questo decreto. Stiamo tentando di dialogare ed esprimere le nostre perplessità.
  Nelle sessioni notturne delle Commissioni riunite I e V, la maggioranza ha presentato molti emendamenti – non solo noi ne abbiamo presentati numerosi, ma anche la maggioranza –, abbiamo discusso ampiamente, hanno discusso ampiamente tra di loro anche i colleghi della maggioranza, e gli stessi hanno addirittura lamentato l'eterogeneità eccessiva della materia contenuta nel decreto. Ora la domanda che mi è sorta spontanea stamattina, ma come diceva il mio professore di latino del liceo repetita iuvant: mi chiedo Pag. 386dove fossero queste persone quando abbiamo votato la pregiudiziale di costituzionalità.
  Per capire, l'avevamo proposta proprio per via dell'eterogeneità della materia, perché il problema fondamentale di questi decreti omnibus è che contengono tutto e il contrario di tutto e sono – lo abbiamo detto più volte – un'insalata di materie. Ma che fosse tale lo si capiva dall'elenco dei Ministri che l'hanno firmato, basta aprirlo: ci sono Letta, Alfano, Zanonato, D'Alia, Saccomanni, Lupi, Cancellieri, Orlando, Bray, De Girolamo, Mauro, Carrozza, Giovannini, e giù a scendere fino alla Idem. Per cui sono veramente tanti, tanti Ministeri e, quindi, tantissime materie.
  Non ci siamo inventati né i tantissimi emendamenti né tanto meno gli altrettanti copiosi ordini del giorno per far perdere tempo, come qualcuno ha voluto sostenere, anzi, addirittura, accusarci in prima mattinata. Quello che vogliamo fare noi è semplicemente il nostro lavoro, quindi, utilizzare tutti gli strumenti che sono nelle mani dell'opposizione per fare l'opposizione. Al riguardo di tutte le perplessità che abbiamo sollevato nelle Commissioni, nelle sedute notturne e in tutte queste serie di interventi, ritengo che sia opportuno leggere – con questo vi tedierò all'infinito, ma mi tocca farlo – il parere emesso dal Comitato per la legislazione. Ricordo, per onor di cronaca, anche se tutti lo sapete, ma, magari, che ci segue da casa non lo sa, esso è composto dai membri di tutti i gruppi politici e, quindi, non soltanto dei membri del MoVimento 5 Stelle.
  «Il Comitato per la legislazione, esaminato il disegno di legge n. 1248 e rilevato che» – ha fatto dei rilievi sotto una serie di profili –: «sotto il profilo dell'omogeneità del contenuto: il provvedimento reca un contenuto estremamente vasto ed eterogeneo» – quindi già dalla prima riga si capisce quello che vuole esprime il Comitato – ”in quanto i suoi 86 articoli incidono su un ampio spettro di settori normativi e (...) recano un complesso di misure, spesso di natura ordinamentale, teleologicamente orientate a favorire il rilancio dell'economia mediante: a) interventi per la crescita economica (Titolo I), da conseguire grazie a misure di sostegno alle imprese (articoli 1-12); al potenziamento dell'Agenda digitale italiana (articoli 13-17) e al rilancio delle infrastrutture (articoli 18-27);
   b) interventi di semplificazione (Titolo II) amministrativa, agli articoli dal 28 al 49; in ambito fiscale, articoli da 50 a 56; nell'ambito dell'istruzione, dell'università e della ricerca, tanto per aggiungere qualcosa, articoli dal 57 al 60.
   c) interventi finalizzati ad incrementare l'efficienza del sistema giudiziario e la definizione del contenzioso civile (Titolo III), forse il più criticato da tutti, da realizzare attraverso l'introduzione dell'ufficio del giudice ausiliario (articoli 62-72); la previsione del tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari (articolo 73); l'introduzione della figura dei magistrati assistenti di studio presso la Corte di cassazione (articolo 74); la definizione degli interventi in materia di svolgimento dei processi civili (articoli 75-80); modifiche all'ordinamento giudiziario (articolo 81), al concordato preventivo (articolo 82), al funzionamento dei servizi della giustizia (articolo 83) e attraverso la reintroduzione dell'istituto della mediazione civile e commerciale (articolo 84).
  A tali ambiti, alle complessive finalità perseguite dal provvedimento, nonché alle partizioni del testo nelle quali sono inserite, non appaiono riconducibili alcune disposizioni quali: l'articolo 36, comma 1, che reca una disciplina transitoria da applicare nelle more del completamento del riordino INPS e INAIL; i commi 1 e 2 dell'articolo 44 in materia di riconoscimento del servizio prestato presso le pubbliche amministrazione degli Stati dell'Unione europea; l'articolo 46, che interviene ad esonerare dal conto annuale delle spese sostenute dagli enti locali per l'organizzazione dell'Expo Milano 2015, che già solo a vedere la data, risulta evidente l'urgenza, visto che mancano così pochi anni; l'articolo 83, che reca modifiche alla Pag. 387disciplina dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato. In proposito, ricorda il Comitato per la legislazione che la Corte costituzionale nella sentenza n. 22 del 2012, richiamando al riguardo quanto già statuito nelle sentenze n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008, ha individuato «tra gli indici alla stregua dei quali verificare se risulti evidente o meno la carenza del requisito della straordinarietà del caso di necessità ed urgenza di provvedere, la evidente estraneità della norma censurata rispetto alla materia disciplinata da altre disposizioni del decreto legge in cui è inserita», nonché rispetto all'intestazione del decreto e al preambolo.
  Sotto il profilo dei rapporti con la normativa vigente, il decreto-legge, come già rilevato in altre occasioni analoghe – e già qui il fatto che lo abbiano indicato, avrebbe dovuto già accoglierlo precedentemente il Governo – non appare nel suo complesso coerente con le esigenze di stabilità, certezza e semplificazione della legislazione: essa interviene, infatti, su settori disciplinari che hanno formato oggetto, anche in tempi molto recenti, di una profonda stratificazione normativa. A titolo esemplificativo: gli articoli 13, 14, 16 e 17, che intervengono sulla disciplina dell'Agenda digitale; l'articolo 21 che interviene sul regolamento attuativo del codice dei contratti pubblici di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207; l'articolo 46 che interviene a disciplinare aspetti connessi alla manifestazione Expo 2015; l'articolo 53 che novella il comma 2-ter dell'articolo 10 del recentissimo decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, intervenendo, ancora una volta, sulla disciplina della gestione delle entrate tributarie e patrimoniali dei comuni e delle società da essi partecipati da parte di Equitalia spa.
  Vi sono ulteriori difetti di coordinamento con l'ordinamento in ragione del fatto che il decreto-legge incide su di esso mediante modifiche non testuali in assenza delle opportune clausole di coordinamento con le discipline previgenti, oppure, introducendo disposizioni che fanno sistema con quelle oggetto di altri provvedimenti, senza, tuttavia, collocarle al loro interno. Si riscontrano: all'articolo 23, comma 2, che sopprime la tassa sulle imbarcazioni di lunghezza compresa tra i 10,01 e i 14 metri, in assenza del necessario coordinamento con la prima parte del comma 3 dell'articolo 16 del decreto-legge n. 201 del 2011; all'articolo 25, comma 1, che operando in attuazione dell'articolo 11, comma 5, secondo periodo, del decreto-legge n. 216 del 2011, a seguito della mancata adozione dello statuto dell'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali, mantiene l'attività di vigilanza sui concessionari della rete autostradale in capo al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senza tuttavia procedere ad abrogare le stesse disposizioni riguardanti l'istituzione dell'Agenzia, prevista dall'articolo 36 del decreto-legge n. 98 del 2011; all'articolo 31 sul DURC, all'articolo 37, e così via dicendo.
  Inoltre, il decreto-legge contiene numerose disposizioni che appaiono meramente descrittive, in quanto prive di portata innovativa dell'ordinamento, poiché confermano l'applicazione della normativa vigente, che viene richiamata in modo generico e puntuale (ad esempio, all'articolo 34, comma 1, capoverso 2-quater, si prevede che, nelle more dell'entrata in vigore della nuova disciplina, si applica quella già vigente, mentre, all'articolo 2, comma 4, terzo periodo, si stabilisce che i contributi sono concessi nel rispetto della disciplina comunitaria applicabile e comunque nei limiti dell'autorizzazione di spesa di cui al comma 8).
  Oppure, in quanto confermano la vigenza...

  PRESIDENTE. Onorevole Dadone, sono desolato di dover interrompere la lettura di questo fondamentale parere, però spero che qualche suo collega possa magari aiutarci a raccogliere il resto e ovviamente aiutarci nella comprensione delle ragioni di questo parere. Però il suo tempo è terminato e quindi bisogna che concluda.

  FABIANA DADONE. In verità le dico che non credevo fosse già terminato il Pag. 388tempo, perché era molto interessante il parere. Il problema è che si capiva già da qui che c'erano dei problemi evidenti, vista la quantità di materie e le modalità con cui vengono presentati i decreti-legge, ed è il motivo per cui abbiamo presentato numerosi emendamenti e numerosi ordini del giorno. È voluta la nostra volontà di fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per migliorare ciò che ci arriva dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, inizio scusandomi con i colleghi, perché sicuramente la mia esposizione non sarà all'altezza. Oggi pomeriggio sono stato male, ma volevo essere presente per essere partecipe del fantastico lavoro che è stato fatto dai miei collegi in I Commissione. Quindi, spero di essere almeno all'altezza. A titolo di cronaca, comunque, avviso i colleghi del PD che se dovessi perdere il filo, il foglio giusto ce l'ho.
  Comunque, la competenza stretta ed effettiva della I Commissione riguarda pochi articoli del provvedimento in esame. È stata inopportuna la sua emanazione, che abbiamo tentato, con una pregiudiziale, di respingere al mittente. Ambizioso, nonché non corrispondente al contenuto, il titolo: corto il respiro, scarsi gli obiettivi iniziali e, a fronte delle energie e del tempo spesi per l'esame, anche i risultati.
  In un contesto economico così difficile, il decreto-legge «del fare» avrebbe dovuto contenere solo norme dirette al rilancio economico, ovvero a semplificazioni, invece è stata occasione per: annullare o prorogare alcune norme della spending review; fare rivivere una società in house del Ministero dei beni culturali recentemente soppressa, l'Arcus spa; escludere determinate categorie di società pubbliche dalla riduzione o eliminazione delle auto blu; rinviare di un altro anno la possibilità di ridurre le spese per gli immobili detenuti in locazione; ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi. In particolare il decreto-legge n. 138 del 2011 aveva disposto l'incompatibilità del mandato parlamentare, nonché degli incarichi di Governo, con la carica di sindaco (con precisione, con tutte le cariche elettive monocratiche – sindaci e presidenti di provincia, ad esempio – negli enti locali a partire da 5.000 abitanti).
  L'emendamento approvato sopprime le incompatibilità solo per gli enti locali con un numero di abitanti compresi tra 5.000 e 15.000, ma questo non la rende meno inopportuna: viene spacciata, in rubrica, per norma di interpretazione autentica, che, oltre ad essere falsa, è fattispecie normativa che non dovrebbe comparire in un decreto-legge, stante la natura specifica dell'interpretazione autentica, che necessita di effettiva impossibilità di applicazione della norma o di contenziosi per potervi ricorrere; senza contare che l'interpretazione autentica è norma che ha effetto retroattivo. Inoltre, è stato istituito un Comitato interministeriale ed un Commissario, al costo di 150.000 euro quest'anno e del doppio per il 2014 e il 2015, più altri 200.000 euro per il 2016, per vigilare sulla spending review.
  Le suddette novità introdotte nel testo sono uno scherno verso la realtà sociale ed economica in cui cerca di sopravvivere la gran parte dei cittadini e delle imprese. Sono uno scherno al dettato costituzionale sulla decretazione d'urgenza, al Regolamento della Camera, al criterio di ammissibilità degli emendamenti, diversamente applicato a seconda del nome e del peso ponderato dei presentatori.
  Questo decreto-legge recava fin dall'origine l'ambizioso titolo di «Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia». Ci siamo ritrovati ulteriori, nuove norme sulla governance dell'Agenda digitale: ora abbiamo una cabina di regia, un commissario straordinario, una struttura di missione, un tavolo consultivo permanente, un'Agenzia ad hoc, ma non è ancora chiaro chi comanda; abbiamo norme infarcite Pag. 389di preamboli, programmi e procedure, ma mancano azioni concrete, pianificazione e strategie.
  L'indennizzo da ritardo nei procedimenti amministrativi, fermo restando che è un breve esperimento per le imprese, e talmente farraginoso da far desistere anche i più tenaci e testardi.
  L'acquisto della cittadinanza da parte dello straniero nato e residente nel nostro Paese fino alla maggiore età non viene semplificato. Il testo introduce una disposizione semplicemente irragionevole: dispone un obbligo ad agire per gli ufficiali di stato civile in favore dello straniero, ma se essi vi contravvengono non solo non incorrono in sanzioni, ma procurano, involontariamente, un beneficio ancora migliore per il medesimo soggetto.
  Non v’è decreto-legge, da almeno due anni a questa parte, che non contenga «rilancio dell'economia» o la parola taumaturgica «digitale» o «elettronico», che non rimaneggi o modifichi in parte le procedure, ma senza produrre risultati apprezzabili. In particolare, in materia di innovazione e digitalizzazione, le norme masticano tali profili da molti anni: per dire, il codice dell'amministrazione digitale risale al 2005, ma di proroga in proroga, di modifica in modifica, non si approda a nulla.
  E le premesse, come le conclusioni, rimangono le stesse: il nostro Paese è in coda, dopo Cipro e la Lituania, nella classifica europea delle amministrazioni online; 31 miliardi è il peso degli oneri amministrativi che grava sulle imprese (stima coincidente di Confindustria e CGIA di Mestre); a 1,3 miliardi ammonta la spesa delle pubblica amministrazione per incarichi e consulenze nel 2011 (dati della funzione pubblica), spesa stabile nel tempo nonostante le velleità di valorizzare le professionalità interne alle amministrazioni e la normativa che, alla fine, ne ha imposto la riduzione. Si configura quindi una vera e propria violazione delle disposizioni sul contenimento della spesa pubblica, ex decreto-legge n. 78 del 2010. In particolare, all'articolo 29-bis, «Norma di interpretazione autentica in ordine all'incompatibilità tra sindaco e parlamentare», è stata introdotta una nuova norma con un emendamento cosiddetto bipartisan, contro il quale hanno protestato gli stessi compagni di partito dei presentatori, che si è preso la briga di ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi: il decreto-legge n. 138 del 2011 aveva disposto l'incompatibilità del mandato parlamentare nonché degli incarichi di Governo con le cariche elettive monocratiche – sindaci e presidenti di provincia, ad esempio – negli enti locali a partire dai 5.000 abitanti.
  L'emendamento approvato rende ora possibile il doppio e triplo incarico, per gli enti locali con un numero di abitanti compresi tra 5.000 e 15.000, ma questo non la rende meno inopportuna: viene spacciata, in rubrica, per una norma di interpretazione autentica, che oltre ad essere un falso è fattispecie normativa che non dovrebbe comparire in un decreto-legge, stante la natura specifica dell'interpretazione autentica, che necessita di effettiva impossibilità di applicazione della norma e di contenziosi per potervi ricorrere; senza contare che l'interpretazione autentica, quella vera, è norma che ha effetto retroattivo.
  In questo contesto economico così difficile, privo di sbocchi a breve termine e in assenza di prospettive politiche credibili, questioni che si ritorcono sul grado di fiducia dei cittadini e delle imprese e che a loro volta, in un circuito vizioso, incide sui mercati e sui consumi; nel momento in cui i dati dell'economia, in particolare del debito pubblico, mettono i brividi, non ha giustificazione alcuna l'introduzione, avvenuta nel corso dell'esame, di norme tendenziose quale quella indicata che – occorre segnalare – evidentemente ben si sposano con le deprecabili e improbabili larghe intese che governano.
  L'articolo 47-bis, «Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi», modifica la composizione della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi: vengono ridotti i componenti, da dodici a dieci (vanno via un professore Pag. 390universitario e un dirigente pubblico). I quattro magistrati che ne fanno parte potranno essere scelti anche tra quelli in quiescenza. I due professori di ruolo in materie giuridiche vengono ridotti a uno. Viene soppressa la partecipazione di un dirigente statale o degli altri enti pubblici.
  Rimane la norma vigente in base alla quale la Commissione delibera a maggioranza dei presenti, ma viene soppressa la norma che imponeva la presenza di almeno sette componenti per la validità delle deliberazioni. Viene sanzionata con la decadenza dalla carica l'assenza dei componenti per tre sedute successive.
  La Commissione sarà rinnovata, con le nuove regole e i nuovi componenti sopra indicati, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge.
  Appare lodevole l'intento di sanzionare le assenze, altrettanto non può dirsi della soppressione del numero legale valido per deliberare e, comunque, le modifiche sulla composizione perché sempre così a ridosso dei rinnovi ? Sorgono legittimi i sospetti, quando la ratio non è intellegibile. I suggeritori della norma hanno qualcosa da dirci per chiarire al riguardo ? Saremmo stati ben felici di essere illuminati e avremmo anche ritirato l'emendamento soppressivo.
  In merito all'articolo 48 (Proroga e differimento di termini in materia di spending review) qualcuno si è preso la briga di introdurre una norma che esonera dall'applicazione della spending review sulle auto blu le società pubbliche quotate e le loro controllate. La norma si spaccia anche per norma di «interpretazione autentica», fattispecie che non dovrebbe comparire in un decreto-legge. Suona a scherno l'ammissibilità stessa di tale emendamento e di altri suoi degni compari.
  Ho finito il tempo, Presidente ?

  PRESIDENTE. Le sono rimasti 35 secondi. Lo dico a lei e lo dico anche ai suoi colleghi, io quando scampanello è perché manca un minuto, in maniera che potete avere il tempo per concludere serenamente il vostro intervento.

  FERDINANDO ALBERTI. Penso di aver concluso, concluderanno i miei colleghi, grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, colleghi, colleghe, membri del Governo. Vorrei iniziare con una premessa ricordando a lei e all'Aula il significato di decreto-legge, cioè un provvedimento provvisorio con forza di legge emesso dal Governo in caso di urgenza e necessità, la cui efficacia viene meno se non è convertito in legge dal Parlamento.
  Come ribadito più e più volte dal MoVimento 5 Stelle, in questo modo il Parlamento viene privato della sua funzione legislativa, delegando a un organo formato da poche persone di opposta provenienza politica il potere di legiferare. Io, e forse non solo io, sono dell'idea che il Governo dovrebbe cercare di favorire la funzione legislativa di molti, invece che di pochi, in modo da meritarsi il nome «democrazia». Ma la beffa più grande è che non è neppure rappresentativo della scelta dei rispettivi elettori, visto che in campagna elettorale i due maggiori partiti che formano questo Governo dichiaravano che mai si sarebbero alleati gli uni con gli altri.
  Berlusconi in campagna elettorale rassicurava sulle modalità di restituzione dell'IMU: intendiamo ridare entro il mese di maggio quanto le famiglie hanno versato allo Stato per l'IMU, perché la casa per noi è sacra, è il pilastro su cui la famiglia ha diritto di poggiare il proprio futuro; se il PdL andrà al Governo gli italiani riavranno entro tre mesi i soldi spesi per l'IMU come atto di scuse dello Stato verso i cittadini. Come tutti sappiamo al Governo c’è andato e i risultati si sono visti. Non contento, il 21 febbraio 2013 rincara la dose dichiarando: «Non credo ci sia la Pag. 391possibilità di una collaborazione con la sinistra perché i nostri programmi divergono; non vedo come si possa stare al Governo insieme con programmi del tutto differenti, non credo ci sarà la possibilità di un Governo di larghe intese».
  Per concludere, cito le ultime parole famose dell'ex segretario del PD Pierluigi Bersani, che il 7 febbraio 2013, ospite al TG de La7, dichiarava: «Facciamo un'ipotesi fantascientifica, che Berlusconi con la Lega prende il Senato: siamo nella fantascienza, non mi si potrà chiedere di fare un accordo con Berlusconi e con la Lega, ma siamo nella fantascienza. Da lì in giù, diciamo, abbiamo una nostra coalizione, piace o non piace è quella lì. Vendola ? È dentro la coalizione». Lo diceva l'ex segretario del PD Pierluigi Bersani, i risultati si sono visti. La fantascienza si è rivelata realtà, l'accordo l'hanno fatto e Vendola e SEL sono fuori dalla coalizione.
  Questo a pare mio è una presa in giro nei confronti dei cittadini italiani e degli elettori che li hanno votati, visto che, da quando è nato, questo Governo non ha fatto altro che usare il Parlamento come un organo secondario, atto solo a votare decreti-legge proposti dallo stesso. A tal proposito ricordo l'articolo 76 della Costituzione che recita le seguenti parole, ascoltate attentamente...

  PRESIDENTE. No, mi scusi un attimo lei. Siamo in una fase, mi rendo conto, diciamo, dell'iniziativa che state portando avanti. Sono anche, le assicuro, assolutamente tollerante. Però, io le vorrei ricordare che siamo in fase di dichiarazioni di voto su un provvedimento specifico. Io sono sicuro che questa è la sua introduzione. La pregherei in dieci minuti di dire anche qualche parola sul provvedimento, perché altrimenti diventa complicato per il Presidente non rendersene conto. La ringrazio.

  PAOLO BERNINI. L'articolo 76 della Costituzione recita: «L'esercizio della funzione legislativa non può essere – ripeto: non può essere – delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti». Ma, come si evince da questo «decreto del fare», gli oggetti non sono molto definiti. Per questo il MoVimento 5 Stelle ha presentato così tanti ordini del giorno, fatti per arginare questo «decreto del fare» che fa acqua da tutte le parti.
  È un dato di fatto che il Governo stia svuotando il Parlamento da ogni sua funzione. Il «costruzionismo» è una delle poche armi che ci rimane per combattere l'esautorazione del Parlamento. Nemmeno otto emendamenti siete stati disposti ad esaminare.
  Vorrei ricordare da dove nasce il nome Parlamento e precisamente deriva dal francese, riferita all'azione di parlare. Un Parlamento è, quindi, un luogo dove si promuove, si discute e si dibatte, per giungere a delle decisioni politiche e non un luogo dove si spinge un tasto per far passare leggi proposte unicamente dal Governo, senza nemmeno la possibilità di portare emendamenti in Aula. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
  La presenza del Parlamento dovrebbe garantire il dibattito democratico poiché è la rappresentanza del voto dei cittadini attraverso le elezioni, la famosa volontà popolare, ma ovviamente sono sempre presenti le eccezioni. In questo caso l'Italia è sul filo del rasoio, visto che in altre parti del mondo esistono Parlamenti con simili strutture ma del tutto privati del loro potere poiché le elezioni si svolgono in una finta competizione elettorale tra forze politiche opposte che poi nel momento della loro elezione portano avanti l'interesse di pochi, assicurando la conservazione e l'immobilismo che permette a chi detiene veramente il potere di utilizzare il Parlamento solo come un luogo dove ratificare decisioni già prese nelle chiuse stanze (citazione di Bersani). Tutto questo ha lo scopo di dare un aspetto di democraticità alle scelte attuate da questi poteri.
  Ma, se voi aveste veramente a cuore questo Paese, le sue sorti, il suo ammodernamento culturale, in primis, invece che proporre un decreto tanto blindato Pag. 392quanto vergognoso, che scavalca il dibattito sull'omofobia e fa finta di non sapere che dalla legalizzazione completa della cannabis si ricaverebbero vantaggi in termini economici, come dimostrato da stime effettuate dallo Stato del Colorado e di Washington, che prevedono ricavi equivalenti o superiori a 522 milioni di dollari l'anno, e si sconfiggerebbe la mafia con una diminuzione dell'affollamento delle carceri, non adottereste tutta questa fretta per liquidare questo decreto onnicomprensivo solo per poter raggiungere lo scopo della modifica della Costituzione. Una modifica che, dopo questo comportamento, odora sempre più di una volontà latente di esautorare il Parlamento più di quanto già non lo sia in favore di un disegno che dia sempre più poteri in mano a pochi, in mano ad uno: il presidenzialismo. Perché anche se non lo volete dire apertamente è questo quello che volete: il presidenzialismo. E lo volete fare insieme, in accordo tra destra e sinistra, in estate, perché sapete benissimo che l'ultima volta che una riforma costituzionale è stata posta a referendum con lo stesso obiettivo di adesso – e parlo del non lontano 2006 – i cittadini italiani dissero un chiaro e secco «no».

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI (ore 21,30)

  PAOLO BERNINI. Concludo citando la JP Morgan, una delle banche responsabili della crisi dei titoli subprime, quando dichiarava: «I sistemi politici dei Paesi europei del sud e, in particolare, le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano caratteristiche inadatte a favorire l'integrazione. C’è una forte influenza delle idee socialiste. I sistemi politici e costituzionali del sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di protestare, se sono proposte modifiche sgradite dello status quo. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I Paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna) e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia)».
  Questo disegno auspicato da poteri forti, come appunto le banche, dimostra di essere all'ordine del giorno anche da un impresentabile che ora vorrebbe fare il padre costituente a fine carriera. Ricordando che anche il piano di rinascita democratica della loggia massonica P2, a cui l'apprendista muratore, tessera 1816, Silvio Berlusconi, era affiliato, aveva come obiettivo la modifica della Costituzione antifascista. E l'ex piduista dichiarava in campagna elettorale: «Pronto ad un'intesa con la sinistra ove si trovasse una posizione comune sulle modifiche costituzionali, che considero essenziali per arrivare a un Paese davvero governabile».
  Bene, Presidente, io mi auguro di non dover dar ragione al grande Indro Montanelli quando diceva: in Italia si può cambiare soltanto la Costituzione. Il resto rimane com’è. Ma purtroppo, stando ai fatti, sembra che ci avesse visto giusto.
  Per le parti di competenza della Commissione cultura le criticità rilevate sono molteplici. In particolare si segnala la disposizione di cui all'articolo 11 di una proroga per il periodo di imposta 2014 e della disciplina del tax credit, la cui scadenza è fissata dal decreto-legge n. 225 del 2010, convertito dalla legge n. 10 del 2011, al 31 dicembre 2013. La disciplina dell'agevolazione è stata modificata al fine di introdurre un limite massimo di spesa di 45 milioni di euro. Dunque l'agevolazione è decurtata del 50 per cento rispetto a quella prevista nel 2013. Sarebbe stato opportuno estendere il beneficio reperendo ulteriori risorse anche dalle imprese produttrici di prodotti fonografici che svolgono questa attività in maniera prevalente e continuativa e che effettuino le spese relative a strutture situate nel territorio Pag. 393italiano. Si accoglie senz'altro favorevolmente l'autorizzazione di spesa di 150 milioni ai fini dell'attuazione di misure urgenti in materia di riqualificazione e messa in sicurezza delle istituzioni scolastiche statali. È da stigmatizzare l'approvazione di un emendamento che introduce l'articolo 39-bis. In sostanza la modifica approvata in Commissione abroga le disposizioni della spending review che disciplinano la messa in liquidazione delle società dello sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo, ARCUS Spa, riportando nell'ambito sociale della gestione del Ministero per i beni e le attività culturali le attività finora svolta dalla società. I motivi di tale soluzione rispondevano a ragioni di risparmio e razionalizzazione oltre che alla perdita di credibilità dell'azienda dopo le vicende legate al restauro di uno dei palazzi di Propaganda Fide. Le disposizioni erano destinate a determinare significativi risparmi di spesa in quanto sopprimevano le società ARCUS Spa a totale partecipazione pubblica, riportando nell'ambito dell'ordinaria attività di gestione del Ministero per i beni e le attività culturali le attività finora demandate alle suddette società. Veniva altresì previsto il trasferimento dei beni residuati dalla liquidazione della società al Ministero per i beni e le attività culturali che subentrava nei rapporti giuridici attivi e passivi già facenti capo alla predetta società. Per quanto riguarda interventi straordinari a favore della ricerca e dello sviluppo del Paese, l'articolo 57 prevede che il MIUR conceda contributi alla spesa nel limite del 50 per cento della quota relativa alla contribuzione a fondo perduto disponibile nel fondo FAR per attività di ricerca di base applicata al potenziamento delle infrastrutture. In sostanza il Ministero favorirà interventi diretti al sostegno e allo sviluppo delle attività di ricerca fondamentale e di ricerca industriale mediante le concessione di contributi alla spesa nel limite del 50 per cento della quota relativa a contribuzione a fondo perduto disponibili sul fondo per la ricerca applicata.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, colleghi, ieri io e i miei colleghi abbiamo riproposto in forma di ordini del giorno tutti gli emendamenti che non ci avete permesso di presentare. Purtroppo è stato trovato il coraggio di farci apporre la fiducia a un decreto, che è stato definito del fare, che è stato mascherato sotto una sorta di semplificazione normativa, ma che in realtà ha introdotto deroghe e modifiche che demoliscono le normative organiche di tutela di cui il nostro Paese aveva impiegato decenni a dotarsi. Siete riusciti a considerare i vincoli posti a tutela dell'ambiente e del paesaggio come un ostacolo allo sviluppo economico, ostacoli troppo scomodi e pertanto sono stati aboliti. In questo decreto, lo ripeterò fino alla nausea, del non fare o del peggiorare, mancava la copertura per poter attuare qualsiasi miglioria, per poter accettare qualsiasi nostro emendamento in Commissione. Ma si deve ricordare che in Commissione difesa si continua invece a lavorare, una Commissione in cui di decreto del fare non si è quasi praticamente trattato, se non per l'articolo emendato, l'articolo 48. Quindi, di cosa si parla in Commissione difesa ? Di audizioni di Capi di Stato maggiore, i quali ci propinano come risoluzione di tutti i nostri mali, come ricetta per incrementare il PIL, indovinate cosa ? L'industria della guerra ! Poiché in questo caso è di industria che si parla. Voglio denunciare qui che non si possono più sentire generali e Ministri che chiedono soldi alle casse comuni dello Stato, dei cittadini, per comprare, comprare e comprare ! Ma comprare che cosa ? Armi, navi da guerra, aerei da guerra, sistemi d'arma duali, satelliti spia, droni. Potrei proseguire, ma termino l'elenco per sottolineare che di contro non abbiamo un reddito minimo di cittadinanza e, continuando a investire nel settore militare, nell'acquisto di armi per uccidere innocenti, beh, eticamente ci stiamo allontanando troppo dai nostri Pag. 394obiettivi: quello del bene comune e del rispetto della vita umana, degli esseri umani !
  Nella Commissione difesa, della quale sono membro, ci siamo battuti, infine collaborando, per far capire a tutti che non stiamo qui a fare ostruzionismo e a far comprendere l'importanza dell'articolo 48 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66.
  Ad esempio, al comma 1 dell'articolo 48 è apportata la seguente modificazione: Art. 537-ter (Cooperazione con altri Stati per i materiali di armamento prodotti dall'industria nazionale).
  Comma 1. Il Ministero della difesa, nel rispetto dei principi, delle norme e delle procedure in materia di esportazione di materiali d'armamento di cui alla legge 9 luglio 1990, n. 185, e successive modificazioni, d'intesa con il Ministero degli affari esteri, può svolgere per conto di altri Stati esteri con i quali sussistono accordi di cooperazione o di reciproca assistenza tecnico-militare, e tramite proprie articolazioni, attività di supporto tecnico-amministrativo per l'acquisizione di materiali di armamento prodotti dall'industria nazionale anche in uso alle Forze armate e per le correlate esigenze di sostegno logistico e assistenza tecnica, richiesti dai citati Stati, nei limiti e secondo le modalità disciplinati nei predetti accordi.
  Comma 2. Con regolamento adottato, ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro della difesa di concerto con il Ministro degli affari esteri e il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, è definita la disciplina esecutiva e attuativa delle disposizioni di cui al presente articolo.
  Comma 3. Le somme percepite per il rimborso dei costi sostenuti per le attività di cui al comma 1, sono versati all'entrata del bilancio dello Stato per essere integralmente riassegnati ai fondi di cui all'articolo 619.
  Il Ministero della difesa, dunque, potrà svolgere cosa, noi ci siamo domandati ? Ebbene, l'attività di mercanti d'armi, di mediatori nella vendita di armamenti, anzi, meglio, di piazzisti per le aziende italiane produttrici di armi.
  Al di là delle questioni di principio, che ci vedono fermamente contrari a questa vergogna, e cioè che il nostro Paese non solo produca, utilizzi e venda armamenti, ma, addirittura, ne promuova l'acquisto da parte di altri Paesi, aggiungiamo, inoltre, anche altre considerazioni, e cioè il fatto che questa norma consentirà a degli organismi di promanazione politica, quali sono i ministeri, di favorire, di fatto, alcune aziende rispetto ad altre, generando così una mostruosa macchina clientelare, con tutto ciò che ne conseguirà in termini di corruzione e di alterazione del mercato stesso.
  Anche in questo caso, l'uso del decreto, sottoposto, peraltro, a voto di fiducia, impossibile da sviscerare, discutere e modificare, si dimostra uno strumento di aggiramento delle dinamiche democratiche, al servizio di politiche clientelari e distorsive del mercato. In questo modo, non solo non si produrrà sviluppo, ma si aggraveranno quelle dinamiche che hanno prodotto, nel nostro Paese, distruzione del patrimonio ambientale, corruzione della classe dirigente e un'iniqua distribuzione delle ricchezze.
  Nell'illustrazione, invece, del mio ordine del giorno, ho chiesto ieri al Governo di espungere dal testo del «decreto del fare» una norma che comporterebbe la possibilità di realizzare e di installare all'interno di strutture ricettive all'aperto qualsiasi tipo di costruzione e struttura, con il solo limite di un generico ancoraggio temporaneo al suolo. Ho ribadito più volte che non possiamo permettere che si liberalizzino pratiche abusive, ma, stranamente, questo è il Paese dove i più furbi se la cavano sempre, il Paese dei condoni, il Paese delle liberalizzazioni.
  Crediamo o no che sia giunto il momento, cari signori, di dire basta ? Di valutare se noi stessi vogliamo essere gli attori principali della distruzione del Paese in cui poi vivremo ? E poi i demagoghi saremmo noi ! Continuiamo a chiedere, quindi, ma non a nome nostro, che Pag. 395siamo semplicemente dei portavoce, e come tali vi informiamo che non viene detto «no» a noi, ma, indirettamente, ai cittadini.
  Quindi, deve essere il fare per fare bene alla totalità e alla società tutta quanta insieme. Ora vorrei ricordare, invece, l'articolo 29-bis, che è la norma di interpretazione autentica in ordine all'incompatibilità tra sindaco e parlamentare; norma molto importante, perché spesso ci troviamo ad avere a che fare con questa incompatibilità di carica anche nel nostro Parlamento.
  Questa norma è stata introdotta con un emendamento cosiddetto bipartisan, contro il quale hanno protestato gli stessi compagni di partito dei presentatori, che si è preso la briga di ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi.
  Il decreto-legge n. 138 del 2011 aveva disposto l'incompatibilità del mandato parlamentare nonché degli incarichi di Governo con le cariche elettive monocratiche, sindaci e presidenti di provincia, ad esempio, degli enti locali a partire dai 5 mila abitanti. Ora, l'emendamento approvato rende possibile il doppio, triplo incarico, per gli enti locali con un numero di abitanti compresi tra i 5 mila e i 15 mila. Ma questo non rende la norma meno inopportuna: viene spacciata in rubrica, per norma di interpretazione autentica che, oltre ad essere un falso, è fattispecie normativa che non dovrebbe comparire in un decreto-legge, stante la natura specifica dell'interpretazione autentica, che necessita di effettiva impossibilità di applicazione della norma o di contenziosi per potervi ricorrere. Senza contare che l'interpretazione autentica, quella vera, è norma che ha effetto retroattivo. In un contesto economico così difficile, privo di sbocchi a breve termine e in assenza di prospettive politiche credibili, questioni che si ritorcono sul grado di fiducia dei cittadini e delle imprese che a loro volta, in un circuito vizioso, incide sui mercati e sui costumi, nel momento in cui i dati dell'economia, in particolare del debito pubblico, mettono i brividi, non ha giustificazione alcuna l'introduzione avvenuta nel corso dell'esame di norme tendenziose, quale quella indicata, che occorre segnalare. Evidentemente ben si sposano con le deprecabili ed improbabili larghe intese che governano.
  Abbiamo poi l'articolo 47-bis che tratta della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi. Modificata la composizione della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, ridotti i componenti da 12 a 10 (vanno via un professore universitario e un dirigente pubblico), i quattro magistrati che ne fanno parte potranno essere scelti anche tra quelli in quiescenza. I due professori di ruolo in materie giuridiche vengono ridotti quindi a uno. Viene soppressa la partecipazione di un dirigente statale e degli altri enti pubblici. Rimane la norma vigente in base alla quale la Commissione delibera a maggioranza dei presenti, ma viene soppressa la norma che imponeva la presenza di almeno sette componenti per la validità delle deliberazioni. Viene sanzionata con la decadenza dalla carica l'assenza di componenti per tre sedute successive. La commissione sarà rinnovata, con le nuove regole e i nuovi componenti sopra indicati, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge. Appare lodevole l'intento di sanzionare le assenze; altrettanto non può dirsi della soppressione del numero legale valido per deliberare e, comunque, le modifiche sulla composizione, perché sempre così a ridosso dei rinnovi sorgono legittimi sospetti quando la ratio non è intellegibile. I suggeritori della norma hanno qualcosa da dirci per chiarire al riguardo ? Saremmo ben felici di essere illuminati e magari anche di ritirare l'emendamento soppressivo. L'articolo 49...

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  TATIANA BASILIO. L'articolo 49 proroga il differimento dei termini in materia di spending review. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 396

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Donatella Agostinelli. Ne ha facoltà.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, io non mi dilungherò a illustrare per l'ennesima volta le ragioni del nostro «no» fermo, concreto e deciso a questo decreto, perché le abbiamo illustrate ieri, abbiamo continuato oggi in questa illustrazione e quindi ne sappiamo tutti abbastanza. Innanzitutto mi permetta, signor Presidente, di ringraziare gli altri deputati del MoVimento 5 Stelle che sono qui con me questa sera e che affronteranno la seconda lunga notte in morte della democrazia, e di ringraziare anche gli altri esponenti dei partiti che ci affiancheranno questa notte, perché dimostrano veramente una grandissima sensibilità.
  Andando più nello specifico nell'esame del decreto che ci, anzi, che vi apprestate ad approvare, io vorrei porre l'accento su due prospettive diverse. La prima è una prospettiva più specifica, che riguarda gli ordini del giorno che abbiamo presentato come MoVimento 5 Stelle e la seconda di carattere più generale. Nell'ambito della discussione sugli ordini del giorno, personalmente mi sono battuta contro l'introduzione di due commi all'articolo 6, il 4-bis e il 4-ter, che riguardano la riconversione degli ex zuccherifici. Questa è una problematica di cui, penso, il 90 per cento dei presenti in questa sala non è a conoscenza. Chi invece, come me, proviene da anni e anni di battaglie sul territorio, di partecipazione attiva nei comitati cittadini, sa benissimo di che cosa stiamo trattando.
  In breve – sarò molto sintetica – la norma cerca di inserire per altre vie, direi anche molto subdole perché, in sostanza, aggira i divieti e i limiti che una precedente sentenza della Corte costituzionale aveva già sancito stabilendo già in precedenza l'inammissibilità, l'illegittimità della figura del commissario ad acta. Quindi – ripeto – questi due emendamenti che si vogliono inserire nel decreto-legge vanno a reintrodurre in maniera subdola la figura appunto del commissario ad acta. Il Governo, in effetti, prova a forzare la mano, riproponendo in questi due emendamenti il medesimo tentativo di imporre i commissari stavolta eludendo ed aggirando persino quanto sancito dalla suprema Corte e cercando, in maniera scomposta, di ascrivere i progetti di riconversione degli zuccherifici al di fuori della materia agricoltura per superare le sopracitate motivazioni della Consulta. Questo tentativo appare piuttosto incoerente con l'intero quadro normativo in cui si collocano i progetti di riconversione del settore bieticolo-saccarifero e la loro implementazione. Lo stesso regolamento CE n. 320 del 20 febbraio 2006 del Consiglio al quale, nel comma 4-ter, vengono fatti riferire i progetti in questione è relativo ad un regime temporaneo per la ristrutturazione dell'industria dello zucchero nella Comunità europea che modifica il regolamento CE n. 1290/2005 relativo al funzionamento della politica agricola comune, come è ricordato dalla stessa Consulta nella sentenza sopracitata. Quindi il tentativo di questo secondo comma di riferire la materia alla problematica della questione industriale appare del tutto fuori luogo e appare veramente una forzatura. Quindi – e qui concludo – è evidente che si tratta di una norma ad hoc, tra l'altro inserita approfittando delle modalità con cui in questi giorni si è proceduto all'esame di questi emendamenti che sono state modalità, che dire, troppo brevi, troppo superficiali, tenta proprio per questa strada di inserire questi due commi. Chiaramente favorendo le lobby e i potentati economici che sono dietro questi tentativi di riconversione. Perché se apparentemente fanno passare queste riconversioni come una possibilità di dare lavoro, di ricollocare i lavoratori che perdono il loro posto con la chiusura degli zuccherifici che, tra l'altro, dipende non da una crisi del mercato ma da normative di carattere europeo, ripeto che dietro queste riconversioni vi sono in realtà grandi interessi economici perché, nella maggior parte dei casi, gli zuccherifici vengono convertiti in centrali a biomasse e non sto qui a dire quanti soldi, quanti denari Pag. 397vengono sprecati dietro queste centrali a biomasse. Quindi, se siamo alla ricerca di denaro, se siamo veramente alla ricerca di fondi per lo Stato sociale, per il lavoro, per le famiglie, per gli anziani, per le scuole e gli ospedali è qui che dobbiamo andare a cercare i soldi, non imponendo nuove tasse, non andando ulteriormente a restringere una situazione delle famiglie italiane che già è gravemente compromessa. Tra l'altro vorrei anche ricordare una cosa: non soltanto nella lotta a queste centrali a biomasse scellerate potremmo individuare i soldi necessari per un adeguato e corretto sviluppo economico ma vorrei ricordare – faccio un piccolo inciso – che potremmo andare a recuperare molti soldi, ad esempio, evitando che lo Stato risulti soccombente nel cosiddetto arbitrato Longarini. Anche questo arbitrato – a molto di voi purtroppo non dirà nulla ma a me che sono marchigiana e credo anche alla signora Presidente che proviene dalle Marche come me – è foriero di gravi e pericolosi sviluppi. Che cosa voglio dire con questo in breve ? Voglio dire, come già fatto oggetto di un'interrogazione che ho personalmente presentato, vorremmo, come MoVimento 5 Stelle, che finalmente nei prossimi mesi vi sia una bella notizia e cioè che lo Stato possa risparmiare circa un miliardo e mezzo del cosiddetto arbitrato Longarini.
  Si tratta di un petitum che è oggetto appunto di questo arbitrato, su cui non mi sto ulteriormente a dilungare, ma, essendo aperto un contenzioso ed essendo anche pendente un ricorso presso la Corte d'appello, del quale a breve sapremo gli sviluppi, la nostra speranza, la nostra fiducia è che, avendo dato in Parlamento la voce a questo scandalo, che purtroppo è rimasto in silenzio, lo Stato riesca a risparmiare circa un miliardo e mezzo di euro. Ripeto: un miliardo e mezzo di euro ! Si tratta di una cifra veramente astronomica, tenuto anche conto del fatto che circa tre miliardi di euro sono i soldi stanziati per l'occupazione giovanile. Quindi non c’è bisogno di ulteriori spiegazioni per rendersi conto dell'assurdità di quello che sta succedendo.
  Passando poi più in generale alle caratteristiche e all'assurdità di questo «decreto del fare» che vi apprestate a varare, vorrei svolgere alcune considerazioni. Dunque, la competenza stretta ed effettiva della I Commissione riguardava pochi articoli del provvedimento in esame. È stata inopportuna la sua emanazione, che abbiamo tentato con una pregiudiziale di respingere al mittente. Ambizioso, nonché non corrispondente al contenuto il titolo, corto il respiro, scarsi gli obiettivi iniziali e, a fronte delle energie e del tempo spesi per l'esame, anche i risultati e queste sono considerazioni che chiaramente sono sotto gli occhi di tutti. Ora, in un contesto economico così difficile, sulla base del quale veramente ci si vuole propinare di tutto, con la scusa che la situazione economica è grave e che il tempo per fare le riforme necessarie invece è brevissimo, ci troviamo questa sera ad affrontare una discussione su un provvedimento che veramente potremmo dire contiene di tutto tranne che le misure necessarie per far fronte o per pensare almeno di far fronte minimamente alla questione economica gravissima che da qui ai mesi successivi le famiglie italiane e la popolazione italiana si troveranno ad affrontare.
  Il «decreto del fare» avrebbe dovuto contenere solo norme dirette al rilancio economico ovvero a semplificazioni. Invece – udite bene – è stato occasione per: annullare o prorogare alcune norme della spending review; far rivivere una società in house del Ministero dei beni culturali recentemente soppressa: l'Arcus Spa; escludere determinate categorie di società pubbliche dalla riduzione o eliminazione delle auto blu; rinviare di un altro anno la possibilità di ridurre le spese per gli immobili detenuti in locazione; ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi. Tutti provvedimenti per i quali veramente non si poteva aspettare una settimana in più !
  Il decreto-legge n. 138 del 2011 aveva risposto all'incompatibilità del mandato parlamentare nonché degli incarichi di Pag. 398Governo alla carica di sindaco, con precisione per tutte le cariche elettive monocratiche, sindaci e presidenti di provincia ad esempio, negli enti locali a partire dai 5 mila abitanti. Ora l'emendamento approvato sopprime le incompatibilità solo per gli enti locali con un numero di abitanti compreso tra 5 mila e 15 mila, ma questo non la rende meno inopportuna. Viene spacciata, in rubrica, per una norma di interpretazione autentica, che oltre ad essere falsa è fattispecie normativa che non dovrebbe comparire in un decreto-legge, stante la natura specifica dell'interpretazione autentica, che necessita di effettiva impossibilità di applicazione della norma o di contenziosi per potervi ricorrere, senza contare che l'interpretazione autentica è norma che ha effetto retroattivo.

  PRESIDENTE. Deve concludere per favore.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Sì: la ringrazio, signora Presidente, e ringrazio davvero nuovamente quanti sono qui questa sera ad assistere alla seconda notte in morte della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signora Presidente, signori del Governo e colleghi, vorrei concentrare il mio intervento di dichiarazione di voto finale sul decreto-legge in esame e su alcune considerazioni di forma e di metodo. Sulle motivazioni di merito che hanno condotto il mio gruppo a schierarsi convintamente contro questo provvedimento si sono a lungo ed approfonditamente soffermati i miei colleghi, ciascuno per i settori di sua competenza. Vorrei così motivare il mio voto contrario anche con motivazioni di ordine procedurale, perché ancora una volta il Governo ha proceduto senza rispettare le prerogative parlamentari e con una modalità di azione che si è posta in continuità con gli Esecutivi precedenti: nulla di nuovo.
  Come abbiamo avuto modo di segnalare più volte, il combinato disposto decreto-legge e questione di fiducia mortifica il ruolo del Parlamento, svilisce il ruolo dei parlamentari e produce una miscela, a nostro modo di vedere, incostituzionale.
  L'articolo 77 della Costituzione, infatti, prevede una deroga dell'ordinaria divisione dei poteri, prevedendo, al primo comma, che il Governo non possa senza delegazione delle Camere emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. Il secondo comma dello stesso articolo stabilisce che, quando in casi straordinari di necessità ed urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere, che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni.
  Si tratta, in altre parole, di una rottura dell'ordine costituzionale che si giustifica solo ed esclusivamente quando ricorrano casi straordinari di necessità ed urgenza. Non è possibile che tali casi ricorrano con la frequenza con cui stiamo registrando negli ultimi anni la presentazione di decreti-legge che le Camere sono obbligate, in tempi forzati, a convertire in legge sotto la minaccia della scure della questione di fiducia.
  Per non parlare poi del fatto che quasi sempre questi decreti-legge prevedono una congerie di innovazioni normative del tutto disomogenee tra loro e concernenti gli argomenti più disparati. Il legislatore aveva tentato di porre un argine con l'approvazione della legge n. 400 del 1988, laddove il primo comma dell'articolo 15 prevede che il Governo non possa, mediante decreto-legge, conferire deleghe legislative, provvedere nelle materie indicate nell'articolo 72, quarto comma, della Costituzione, ovvero in materia costituzionale ed elettorale, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali e di approvazione di bilanci e consuntivi; rinnovare le disposizioni dei decreti-legge dei quali sia stata negata la conversione in legge con il voto di una delle due Camere; regolare i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti Pag. 399non convertiti; ripristinare l'efficacia di disposizioni dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale per vizi non attinenti al procedimento. Si prevede, inoltre, al comma 2, che i decreti devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo.
  Aggiungo anche che questa frustrazione parlamentare, se così si può chiamare, ho visto che oggi veniva sollevata anche da alcune dichiarazioni di voto da parte di esponenti di altre forze politiche, non della forza politica che rappresento, non delle forze politiche di opposizione, quasi a voler lanciare anche un monito ad una cabina di regia che si è spostata forse in altri posti e, invece, dovrebbe stare qui, almeno a quanto ci dice la Costituzione.
  È vero che la legge n. 400 del 1988 è una legge ordinaria che, quindi, non si pone in una posizione gerarchica formalmente sovraordinata rispetto a qualsiasi decreto-legge, ma il carattere di fonte sulla produzione della citata legge è difficilmente discutibile e il buonsenso indurrebbe di seguirne le indicazioni.
  Tornando al decreto-legge cosiddetto del fare, nelle Commissioni si è dovuto registrare un esame a dir poco travagliato. Dopo giorni di continui rinvii, si è concluso con una seduta monstre di 14 ore consecutive. Peraltro, il dato più interessante è che questi rinvii e questa clamorosa dilazione dei tempi di esame non si sono resi necessari, invece, per l'abilità ostruzionistica delle opposizioni, bensì per le divisioni interne alla maggioranza, che hanno reso necessaria un'estenuante ricerca di una mediazione politica paralizzante. Una delle peggiori anomalie del nostro Paese, che in molti casi ha significato un grave freno allo sviluppo economico, è senz'altro rappresentata dalla pessima qualità della nostra legislazione: norme scritte male, eterogenee, incomprensibili o inapplicabili. Quale incentivo all'apertura di un'attività produttiva nel nostro Paese può avere un imprenditore straniero che, per avere un quadro normativo completo, ma certamente non chiaro, si deve districare in un ingarbugliato labirinto per comporre un complicatissimo e policromatico mosaico ?
  Dopo avere osservato l'esame di questo decreto-legge nelle Commissioni, mi sono reso conto che, per produrre una buona legge, è indispensabile che il legislatore sia messo in condizione di svolgere un adeguato esame del provvedimento. Purtroppo, questa condizione fondamentale anche in questa occasione è stata negata. È questo è senz'altro uno dei frutti avvelenati del corto circuito istituzionale innescato dal binomio decreto-legge e questione di fiducia, di cui ho parlato poco fa.
  In questo modo, un provvedimento già inizialmente pessimo, in quanto totalmente eterogeneo e formato da una sequenza di norme microsettoriali, manchevoli di coordinamento e prive di razionalità interna, è stato esaminato e votato in sedute notturne, durante le quali colleghi stremati si addormentavano sulle sedie. Non è ironia. Addirittura, una delle più ampie maggioranze della storia repubblicana è andata sotto su una proposta emendativa, perché i colleghi non sono riusciti ad alzare in tempo la mano. Ci hanno detto che per certi provvedimenti funziona così, ma il fatto che questa sia un'abitudine non significa certamente che sia giusta e, soprattutto, utile ad approvare una buona legge.
  Ormai, questo Parlamento si è assuefatto a procedure anomale: com’è possibile che un decreto-legge emanato dal Governo sia oggetto da parte dello stesso Governo di una lunga serie di proposte emendative, che tardano ad arrivare, quasi sempre per problemi di copertura o di mancati accordi politici interni alla maggioranza ? Si tratta di norme che qualcuno si era dimenticato di inserire nel testo del decreto-legge o che sono informalmente imposte all'Esecutivo dalla maggioranza parlamentare che lo sostiene ?
  Insomma, quest'oggi, in quest'Assemblea, ci apprestiamo ad approvare il più tipico decreto-legge omnibus, all'interno del quale è stato inserito di tutto e di più, alla rinfusa. E la mia solidarietà va anche agli uffici della Camera dei deputati, che, Pag. 400di certo, non sono stati agevolati nell'analizzare questo tipo di provvedimento, che, forse, è uno dei più complicati della nostra storia legislativa. È sufficiente scorrere l'elenco dei ministri firmatari per rendersi conto che il decreto-legge interviene praticamente su ogni settore dell'attività governativa, dalle infrastrutture alle imprese, dall'ambiente alla sanità, dai trasporti e all'Agenda digitale e, ovviamente, alla giustizia, dove si procede a realizzare una vera e propria piccola riforma organica. Una riforma, come al solito, che non prevede alcuna iniezione di risorse, ma, se possibile, solo di risorse organiche a costo zero o a costo quasi zero. E questo, poi, inciderà senz'altro sulla qualità del servizio.
  Insomma, cari colleghi, non vuole essere uno stanco rituale ricordare, ancora una volta – l'ennesima –, che con questa assurda modalità di procedere si mortifica del Parlamento e, per suo tramite, il popolo italiano, che in quest'Assemblea trova la sua più sacra e sovrana sede di rappresentanza, così come solennemente sancito dal secondo comma dell'articolo 1 della nostra Carta costituzionale, che vale sempre la pena di ricordare: «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».
  Ricordare tutto questo non vuole essere uno stanco rituale, perché non ci si deve abituare agli abusi della maggioranza, che non si possono nascondere dietro le prassi parlamentari. Non ci possiamo assuefare allo stravolgimento degli equilibri previsti dalla nostra Costituzione. Non è possibile. Il MoVimento 5 Stelle non lo farà mai, nonostante i tentativi di revisionismo costituzionale, l'allontanamento dei quali è l'altro importantissimo motivo della nostra ferma opposizione ostruzionistica a questo decreto-legge.
  È per questo, signor Presidente, signori rappresentati del Governo, colleghe e colleghi, che annuncio il mio voto fermamente contrario a questo decreto-legge.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LUIGI DI MAIO. E, ovviamente, su questo decreto-legge non potevamo che fermarci a parlare più tempo del solito, perché, come ho detto e come ho detto in tante dichiarazioni in questi giorni in quest'Aula, il nostro obiettivo era cercare di fare riflettere quest'assise, di fare riflettere le forze politiche che la compongono, di fare riflettere sul fatto che, in questo momento, si sta intervenendo su quasi tutti i settori del nostro Paese con un decreto-legge; un decreto che è emanazione del Governo, un Governo che dovrebbe essere legittimato dal Parlamento, ma che, appunto, dovrebbe avere a cuore la centralità del Parlamento. Invece, in questo momento, ci ritroviamo in una situazione, come ha ribadito un collega di Scelta Civica prima, in cui il Parlamento diventa un semplice notificatore di atti governativi o, molto spesso, finisce per essere un Parlamento che cerca di approvare leggi di iniziativa parlamentare, ma, in realtà, poi, vede falliti questi tentativi proprio per le urgenze dei provvedimenti che vengono dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Grazie, signora Presidente. Eccoci qua, colleghi. Ora cercheremo di spiegarvi come mai questo decreto «del fare» è una presa in giro, un insulto all'intelligenza e una bugia mortale. Abbiamo passato molti giorni, insieme, in Commissione a lavorare su questo decreto-legge. Lasciatecelo dire, noi non possiamo dimenticare e non dimenticheremo mai gli abusi che abbiamo tempestivamente comunicato alla Presidenza della Camera durante i lavori in Commissione: votazioni fantasma, risposte non chiare, momenti di vera suspense per coprire l'imbarazzo di un Governo, pardon, di un Paese che non ha più un quattrino.
  Ci avete accusato di aver fatto mettere la questione di fiducia su questo decreto-legge per colpe mortali. Ebbene, le nostre colpe mortali sono queste: abbiamo più volte spiegato ai ministri, viceministri e sottosegretari, che noi rappresentiamo 9 Pag. 401milioni di italiani; certo, non siamo al Governo e non perché non abbiamo voluto fare l'accordo, come racconta qualcuno, ma rappresentiamo il 25 per cento di questo Paese e non è possibile che questo Governo, che pensa di essere sovrano, perché questo è il suo atteggiamento, si blindi su posizioni irremovibili per quanto riguarda alcuni temi: rifiuti, edilizia, finanza e giustizia.
  Abbiamo atteso diverse ore e diverse notti la bollinatura di questo decreto-legge, ma non riusciamo a capire come mai tanta attesa, come mai tanti problemi a bilanciare le coperture necessarie, quando – diciamocelo chiaramente – la maggior parte della spesa di questo decreto-legge pesa poco meno di 300 milioni da qui al 2016. Voi, mascherate i vostri affari con provvedimenti che pesano nemmeno mezzo chilo, ma poi fate passaggi di soldi che solo Dio sa a chi vanno davvero.
  Li avete visti tutti, durante i lavori delle Commissioni, i numerosi portatori di interessi che ronzavano attorno all'Aula. Noi li abbiamo visti e voi, li avete visti ? Diteci e raccontateci che cosa c’è dietro la loro presenza, e perché, invece, non invitate i cassintegrati a fare pressioni al Governo, gli studenti o i disabili ? Dateci delle risposte, ve ne prego, datecele, almeno finiamo di pensare male e inizieremo a capirvi.
  Noi non capiremo mai come si possa calpestare la salute e la vita umana per un mero interesse economico. Bisogna recuperare il senso delle cose, signori. A cosa, infatti, serve il sistema sanitario se non parte dai bisogni della persona, difesi e tutelati dall'articolo 32 della Costituzione ? I diritti della gente, in particolare di anziani, bambini e persone fragili, non possono essere schiacciati dalla deriva economistica sostenuta soltanto dalla logica di bilancio. Bisogna invertire la rotta, mettere il cittadino al centro delle nostre, e direi soprattutto delle vostre, scelte; non possiamo accettare che il meccanismo di finanziamento di tutto il Paese sia legato alla variazione del PIL, oggi più che mai in una situazione in cui i tagli e il definanziamento si traducono in un aggravio di costi per il cittadino, che rischia di non essere più tutelato nei suoi diritti costituzionali, nei suoi bisogni e nell'equità di accesso al servizio.
  Non capiremo mai come si faccia a costruire ancora inceneritori usando i soldi che andrebbero investiti in energie rinnovabili, ma poi – lasciatecelo dire – siete davvero assurdi: non ascoltate neanche i vostri colleghi, non dico noi, ma almeno i vostri compagni di partito, i vostri stessi camerati. Citazione dell'onorevole Gaetano Pecorella, PdL, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, di ritorno da una visita in Germania: «Berlino chiude gli inceneritori, noi siamo ancora alle discariche, la nostra strategia con i rifiuti è superata, per il futuro si dovrà puntare sul riutilizzo dei materiali, sviluppando la fase del recupero».
  Non capiremo mai come si possa sostenere che l'economia di questo Paese si risollevi sul cemento. Sul cemento ? Ma voi lo sapete cos’è la lobby del cemento ? Qualcuno di voi ha mai letto «Il partito del cemento» di Sansa e Preve ? Noi sì ed è anche per questo che siamo qui. «Il partito del cemento» è una lunga inchiesta sulla cementificazione selvaggia, che vede all'opera il partito del cemento, appunto, banchieri, gruppo Carige, Carispe, la BPL, assessori, sindaci e governatori di regione, politici e imprenditori del cemento. I nomi che girano sono sempre i soliti, forse perché spesso i politici o i loro parenti siedono nei consigli di amministrazione delle banche che devono finanziare i progetti che aziende miste pubbliche e private devono realizzare. Una bella lobby del cemento è un comitato d'affari abituato a non dar conto a nessuno nelle sue scelte, a considerare la gestione del pubblico come un affare privato, a governare occupandosi di sfruttare ogni metro quadrato del territorio per fare soldi.
  Bene, e anche questi soldi avete dedicato al decreto del fare. Avete anche avuto il coraggio di chiamarli «blocca cantieri». Ma perché non lo chiamate «decreto mancia» ?Pag. 402
  Non capiremo mai come questo Governo – e vorrei che ce lo spiegassero i ministri, i viceministri e i sottosegretari – pensa di chiamare decreto del fare un decreto che mira alla crescita, ma pesa sui contribuenti e, dunque, sui consumi.
  Esame di Economia 1 della facoltà di economia: il PIL è la somma di consumi, investimenti e spesa pubblica: ce lo spiegate come fanno ad aumentare i consumi e il PIL aumentando le accise sui carburanti e la bolletta energetica ? Vorrei sentirle le vostre spiegazioni. Ce lo spiegate come pensate di aumentare gli investimenti creando economia, se l'unica economia che create è quella che dura il tempo di una qualunque speculazione ?
  Non capiremo mai questo accanirsi sull'Agenda digitale, progetto a cui noi ovviamente siamo favorevoli. Voi, che il digitale lo ripudiate, che ci accusate di essere il diavolo della rete, voi che riuscite in uno stesso decreto a mettere denari sull'Agenda digitale e toglierne dai progetti a favore della banda larga; voi che chiamate la nostra «violenza sul web», mentre noi non facciamo altro che aprire gli occhi agli italiani, che ancora non possono credere di essere stati ingannati per così tanto tempo; a voi forse la rete fa paura, perché attraverso questa i vostri stessi tesserati si dissociano dai vostri apparati democratici, dai vostri matrimoni promiscui, ovviamente. La rete è stata ed è sempre glaciale e giudica tutti in maniera indistinta.
  Vorrei raccontarvi alcune dalle dichiarazioni che voi politici condotti fate a qualche giornalista. Un deputato della maggioranza ha dichiarato parlando di noi: i paladini della lotta alla casta e all'incapacità del Parlamento di decidere tengono oggi bloccata l'Aula della Camera per ore e ore, proprio come farebbero i più esperti mestieranti della politica e lo fanno sul decreto del fare; ormai è chiaro che il MoVimento 5 Stelle non intende, appunto, fare, ma si limita semplicemente ad impedire agli altri di agire.
  Facciamo così: ora vi ricordiamo cosa avete fatto voi in questi anni di politica, tra uno scandalo e l'altro, tra processi e ruberie. La storia italiana è costellata di scandali, più o meno noti. Che si tratti di vicende politiche o di questioni prettamente finanziarie, quello che rimane è una costante, che è enorme, ossia la quantità di denaro coinvolta.
  Lo stesso deputato di cui sopra proseguiva: «mi auguro che quanto prima coloro che si sono accreditati come le nuove leve della volontà popolare recuperino il ruolo di un'opposizione seria e costruttiva e non condannino ad un ulteriore immobilismo un Paese che ha bisogno di ripartire al più presto».
  Ma quanto era costruttivo l'invio della letterina agli elettori con la promessa del rimborso dell'IMU, che ha riempito le caselle postali di tutta Italia di gente che avete ingannato ? Quanto è costruttivo manifestare davanti alla magistratura per difendere un condannato (non in via definitiva, ci mancherebbe) come Berlusconi, quando si rappresenta il Governo e ponendosi di fatto in contrasto con uno dei poteri garantiti dalla nostra Costituzione ? Quanto è serio difendere gli interessi di una banca (Monte Paschi di Siena) fino alla fine, costi quel che costi, per coprire uno dei più grossi scandali, che coinvolge tutti, politici, banchieri, imprenditori e lobby della finanza ?
  Certo, questo succede a vostra insaputa, mentre il Paese affonda e non affonda per il nostro comportamento, affonda per i problemi che voi create da trent'anni.
  Quello che stiamo passando tutti insieme in queste ore ha dell'incredibile. È una lotta forte e pulita, onesta e coraggiosa, con l'unico obiettivo di salvare quel che resta di un Paese a pezzi, a cui rimane solo una Costituzione, non applicata e troppo spesso violata. Quando parliamo in Aula, abbiamo dentro ognuno di noi i cittadini a casa. Noi, la lobby più grande dell'Italia, come diceva ieri un collega: cittadini onesti.
  Come scriveva Pasolini: «bisogna esporsi e impegnarsi nel vivere, i cittadini devono acquisire una maggiore consapevolezza e coscienza». Voi ve ne prego, smettete di farlo, ormai è chiaro che non Pag. 403siete utili e che non siete utili a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Giuseppe Brescia, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mannino. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, per dare le dimensioni della abnormità dell'atto che è sottoposto alla nostra attenzione, del decreto-legge che, con il vostro voto di fiducia al Governo, convertirete in legge, non servono aspre parole. Non è necessario perdersi nell'antologia di norme, normette, rinvii, microinterventi normativi, tanto sconclusionati che, più che rievocare il concetto del «fare», rievocano la tanta propensione tutta italiana per la burocrazia del «complicare». Non serve alcuna verve polemica dell'opposizione in generale, del MoVimento 5 Stelle in particolare, per bocciare sonoramente tanta parte di questo decreto-legge o, per meglio dire, per bocciare in toto questo Governo.
  È sufficiente leggere attentamente gli atti, i pareri, i dossier elaborati da questo ramo del Parlamento, che ne hanno scandito l’iter di conversione. È sufficiente documentarsi un minimo, non troppo: prima ancora di guardare al contenuto del decreto-legge, basta dare uno sguardo, e neppure tanto approfondito, alle osservazioni elaborate dal Comitato per la legislazione, le cui osservazioni, anche per questo ulteriore decreto d'urgenza, passano del tutto inosservate e non considerate.
  Di alcune di esse ve ne voglio rendere partecipe, perché in Aula nessuno possa dire di non esserne a conoscenza, di essere un deputato «schiaccia-bottone», inconsapevole di cosa approva e cosa fa. Ma forse la verità è che lo sapete benissimo.
  Prima di farlo ricordo a me stessa, ma anche a beneficio di tanti in Aula (in realtà molto pochi), quali sono le finalità del Comitato per la legislazione, perché magari dopo tanti anni di esperienza di chi è qui in Parlamento, non lo hanno mai saputo, o fanno finta di non saperlo. Il Comitato esprime parere sulla qualità dei progetti di legge, valutandone l'omogeneità, la semplicità, la chiarezza, la proprietà di formulazione, nonché l'efficacia per la semplificazione e il riordinamento della legislazione vigente. Nell'esaminare i decreti-legge, il Comitato valuta anche l'osservanza delle regole sulla specificità e l'omogeneità e sui limiti del contenuto.
  Ebbene, ecco alcuni passaggi del Comitato in riferimento a questo decreto-legge, che cito testualmente. «Sotto il profilo dell'omogeneità del contenuto, il provvedimento contiene argomenti estremamente vasti ed eterogenei, in quanto i suoi 86 articoli incidono su un ampio spettro di settori normativi e, come indicato nello scarno preambolo, recano un complesso diverso di misure, spesso di natura ordinamentale e non emergenziale».
  «Sotto il profilo dei rapporti con la normativa vigente, il decreto-legge non appare nel suo complesso coerente con le esigenze di stabilità, certezza e semplificazione della legislazione: esso interviene infatti su settori disciplinari che hanno generato, anche in tempi molto recenti, una profonda stratificazione normativa, ben lontana dalla tanto auspicata semplificazione».
  «Il decreto-legge contiene numerose disposizioni che appaiono meramente descrittive, in quanto prive di portata innovativa dell'ordinamento, poiché confermano l'applicazione della normativa vigente, che viene richiamata in modo generico e poco puntuale; oppure confermano la vigenza di norme secondarie del diritto, di norme introdotte dallo stesso decreto-legge all'esame, oppure di obblighi o istituti senza che ne sia indicata la fonte istitutiva».
  «Il provvedimento contiene altresì disposizioni meramente descrittive, in quanto volte ad indicare le finalità perseguite oppure a descrivere il contesto nel quale si collocano le norme introdotte».Pag. 404
  Continuo a leggere testualmente: «Sotto il profilo dell'efficacia temporale delle disposizioni, il provvedimento reca numerose norme i cui effetti finali appaiono destinati a prodursi in un momento significativamente distanziato rispetto alla loro entrata in vigore, talvolta anche oltre il 2014». Ci chiediamo dove sia l'urgenza di tale decretazione; ma forse non capiamo noi.
  Il provvedimento contiene infatti numerose disposizioni di carattere ordinamentale o che prevedono l'avvio di una fase sperimentale o transitoria o che, ai fini della relativa attuazione, richiedono molteplici adempimenti, talora plurimi e/o complessi”.
  «Sul piano dei rapporti con le fonti subordinate il provvedimento, in più punti, incide mediante novelle oppure modifiche non testuali su discipline oggetto di fonte normativa di rango subordinato; tale circostanza non appare coerente con le esigenze di semplificazione dell'ordinamento vigente: si integra infatti una modalità di produzione legislativa che, secondo i costanti indirizzi del Comitato, non appare funzionale alle esigenze di coerente utilizzo delle fonti, in quanto può derivarne l'effetto secondo cui atti non aventi forza di legge presentano un diverso grado di resistenza ad interventi modificativi successivi».
  Continuo sempre testualmente. «Il provvedimento prevede inoltre l'adozione di adempimenti indefiniti sul piano della corretta formulazione e del coordinamento interno al testo: il provvedimento si rapporta alla normativa vigente procedendo in più occasioni mediante richiami effettuati in forma generica, in relazione ai quali sarebbe bene invece opportuno, specificare la normativa oggetto del rinvio. Il decreto-legge contiene altresì rinvii normativi effettuati in maniera imprecisa, in relazione ai quali si segnala la necessità di indicare precisamente la normativa oggetto dell'intervento. Il provvedimento contiene inoltre clausole abrogative formulate in modo generico o inappropriato».
  Infine, il Comitato precisa che il disegno di legge non è provvisto della relazione sull'analisi tecnico-normativa, non è provvisto della relazione sull'analisi di impatto della regolamentazione; non è provvisto neppure della relazione di accompagnamento al disegno di legge di conversione sostituita da una tautologica dichiarazione di esenzione dall'obbligo di redigerla.
  Queste sono le osservazioni del Comitato a cui si aggiungono le puntuali dichiarazioni fatte da tutti i colleghi durante le spiegazioni degli ordini del giorno. Le osservazioni assolutamente misurate nei termini ma durissime nei contenuti che come legislatori non vogliamo eludere, ma tutti coloro che voteranno a favore lo faranno e ne saranno responsabili sempre che questo gli interessi, ma forse in realtà gli interessa di più restare attaccati alla poltrona.
  Non possiamo approvare distrattamente una somma così grossolana di sciatteria legislativa, imposta dal Governo, che andrà ad ingrossare un ordinamento già ipertrofico ed alluvionale incomprensibile ormai alla maggioranza dei cittadini.
  Colleghi, fino a quando questo Parlamento continuerà ad avallare interventi legislativi di tal genere nessuna prospettiva di riforma, vera e profonda delle istituzioni democratiche, di rinnovamento dell'ordinamento, sarà mai possibile.
  Per queste ragioni preannuncio che non voterò a favore di questo decreto, o meglio, e ancora più convintamente, non voterò la fiducia a questo Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Massimo De Rosa. Ne ha facoltà. Ne constato l'assenza: s'intende vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Zolezzi. È in Aula ? Ne constato l'assenza: s'intende vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mirko Busto. Ne ha facoltà.

  MIRKO BUSTO. Signor Presidente, egregi colleghi, membri del Governo, ci Pag. 405troviamo nell'atto finale dell’iter di questo decreto, cosiddetto del fare. Noi, in linea con i nostri principi di buona democrazia, abbiamo messo a disposizione del Governo e di tutto il Parlamento le nostre competenze, la nostra passione civile e la passione politica, al solo fine di poter portare migliorie al testo presentato. Voglio ricordare quello che ho detto questa mattina, l'idea del MoVimento 5 Stelle era quella ed è quella di portare cittadini informati qua dentro. Cittadini informati, competenti con delle competenze tecniche in particolare, vi faccio un esempio: noi qua abbiamo tre ingegneri e un architetto in questa fila, nella Commissione ambiente. Cerchiamo di portare competenze, ed è quello che abbiamo fatto anche questa volta con i nostri emendamenti di merito, nonostante il loro numero elevato perché sappiamo erano oltre 500.
  Purtroppo, nonostante gli sforzi il Governo del «partitone» non è riuscito a cogliere l'occasione che gli abbiamo fornito e ha preferito trincerarsi dietro il voto di fiducia, lasciando decadere ogni nostra proposta emendativa. Vedo anche come un paradosso il fatto che siamo stati rimproverati per avere presentato troppi emendamenti. Allora, mi ricordo qualche mese fa che si diceva che questi «grillini» – come se noi chiamassimo i nostri colleghi «bersanini» o non mi ricordo neanche i nomi dei vostri leader, che si avvicendano così rapidamente – non facevano nulla ed eravamo qua a scaldare le poltrone, a non fare nulla. Quindi, prima ci viene detto che non facciamo nulla mentre adesso facciamo troppo, stiamo disturbando e c’è troppo lavoro.
  Ma c’è anche da riflettere su una cosa: i nostri emendamenti erano numerosi, ma quelli dei partiti della maggioranza lo erano ancora di più e questo deve fare riflettere, perché se c'era così tanto da modificare in questo decreto vuol dire che forse questo decreto aveva e ha molti problemi. Forse, non è un decreto così funzionale alle esigenze della popolazione come si prefiggeva di essere.
  Quindi, noi abbiamo cercato di portare, appunto, all'attenzione parlamentare le possibili modifiche al decreto che ci erano care e sono state ignorate. Ci avete silenziato, costringendoci ad una maratona di opposizione tramite ordini del giorno, che è quello che abbiamo fatto oggi, quale ultimo flebile strumento di prassi parlamentare. Hanno raccontato precedentemente i miei colleghi la genesi di questo fenomeno, come è successo e come ci siamo ridotti ad arrivare a dover fare le nottate e, quindi, non voglio ripeterlo e non sarò io di nuovo a ripeterlo, ma penso che sia significativo perché non credo che sia un modo serio e rispettoso di trattare un'opposizione anche consistente come quella che noi rappresentiamo.
  Di fatto – e ci dispiace dirlo – quello che è avvenuto in questi giorni e sta avvenendo ora in quest'Aula umilia ancora una volta il Parlamento, organo che rappresenta la sovranità popolare. Umiliando il Parlamento voi umiliate non solo il nostro lavoro di deputati, portavoce dei cittadini, ma anche la volontà politica di chi ci ha votato e, non ultima, la nostra Costituzione. Il discorso del Ministro Franceschini al momento di comunicare la scelta della fiducia ha evidenziato quello che voi intendete per democrazia parlamentare: non un confronto aperto e leale sui valori, le scelte, le decisioni per il bene del Paese e nel rispetto delle diverse opinioni, ma un continuo mercanteggiare delle posizioni, ponendo il tempo come unico schema vincolante.
  Noi in Commissione abbiamo assistito a scene aberranti. Vi erano delle trattative di ore attorno agli emendamenti per spostare delle virgole e quello che si percepiva chiaramente – poi, leggendo anche il risultato finale – era che il mercanteggiare era su piccoli favori personali, su tornaconti dei singoli deputati. Questo si vedeva chiaramente e ci sono stati casi emblematici, che non starò a citare ma che sono usciti sui giornali, di emendamenti fatti apposta per l'elettorato di qualche deputato di una tal area.
  Quindi, vorrei sottolineare un punto dolente ulteriore. Usare il tempo, la decretazione d'urgenza, come strumento per depotenziare la prassi democratica parlamentare, Pag. 406accompagnata dal voto di fiducia che blocca di fatto ogni intervento dell'opposizione, non può essere la strada giusta. Noi abbiamo ascoltato, inoltre, qui in quest'Aula l'onorevole Elio Vito augurarsi che sia tolta anche questa possibilità che ha l'opposizione, cioè di intervenire a livello di Regolamento parlamentare per eliminare la possibilità di presentare e discutere gli ordini del giorno nel caso il Governo ponga la questione di fiducia. Insomma, una via preferenziale di approvazione per i provvedimenti del Governo, in pratica gli unici che in quest'Aula sono stati discussi, senza nessun confronto se non il voto favorevole o contrario.
  A questo punto ci chiediamo a cosa possa servire un'opposizione parlamentare se può essere completamente bypassata dal Governo. Tuttavia, ve lo diciamo, il nostro lavoro andrà avanti con tranquillità e senza smarrimento. Noi stiamo migliorando giorno dopo giorno. Avete notato in Commissione bilancio i miei colleghi quanta caparbietà e quanta abilità nella conoscenza del Regolamento hanno acquisito.
  Quindi noi continueremo e analizzeremo ogni provvedimento per filo e per segno nelle Commissioni e quindi in Aula. Evidenzieremo ogni punto sul quale riterremo varrà la pena di soffermarci per migliorare gli effetti sulla vita delle persone, delle famiglie, delle imprese e dei lavoratori e, non ultimo, sul nostro ambiente. Non lasceremo che sia il tempo a governarci, ma saremo noi a governare il tempo e sul tempo, solo così riacquisteremo parte della sovranità che in questi anni è stata sottratta al Parlamento e quindi al popolo. Non ci faremo imbrigliare dal ricatto della decretazione d'urgenza e dell'uso della fiducia. A noi interessano i provvedimenti nel merito e vorremmo che gli italiani fossero informati correttamente e nel tempo giusto delle decisioni che vengono prese a loro nome in queste Aule. Questa dovrebbe essere la democrazia. Questa è la democrazia parlamentare che abbiamo in mente: il Parlamento come luogo di dialogo democratico – e non di chiacchiera dopo cena per passare la serata come sta avvenendo adesso – tra maggioranza e opposizione, ma nel rispetto delle parti e soprattutto nell'interesse del bene comune. Qui invece ci sembra si viaggi sui binari paralleli. Da un lato la politica dei partiti storici, riuniti nel partitone, con il loro corollario di interessi e lobby, dall'altro la vita dei cittadini, i sacrifici delle famiglie, in un Paese sempre più allo stremo e messo alle corde dalla crisi occupazionale.
  Insomma, vorrei vi fosse chiaro che non siamo venuti qui a leggere e approvare nel minor tempo possibile le vostre carte. Siamo qui a portare passione civile, competenza, idee nuove e innovative, e anche la freschezza delle nuove generazioni, finora largamente escluse dalle stanze dei bottoni. Noi vogliamo migliorare questo Paese e portarlo il più possibile avanti, verso il futuro che merita. In questi giorni non abbiamo avuto possibilità, ma siamo ancora qui e ci rimarremo, finché non avrete anche voi modo di capire che la prassi migliore è quella che proponiamo. Nei banchi dell'opposizione per ora, ma un'opposizione sempre più vigile e degna del ruolo che ricopre in questa Aula verso la quale noi – ve lo ricordo – portiamo il massimo rispetto.
  Ancora qualcosa nel merito. Volevo dire solo una cosa velocissima, ultima cosa nel merito. Io spesso ho parlato di rifiuti e anche oggi ho parlato dell'articolo 41, comma 6, sul commissariamento ad acta della regione Campania, però un'altra cosa che mi premeva di dire riguardava l'articolo 5, che parla della deroga che rimodula i contributi CIP6, che sono i contributi che sono stati ideati dal legislatore per contribuire alle fonti energetiche rinnovabili. Però per un vizio di forma direi, come un errore strategico paradossale, hanno integrato anche gli inceneritori che voi chiamate termovalorizzatori, ma che non sono altro che inceneritori di rifiuti. Questa rimodulazione per effetto...

  PRESIDENTE. Deputato Busto, concluda per favore.

  MIRKO BUSTO. Concludo, Presidente, dicendo che questa rimodulazione va in Pag. 407deroga proprio per gli inceneritori, quelli che ovviamente andavano inclusi in questa rimodulazione. Noi ci siamo battuti in Commissione bilancio...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, colleghi e colleghe, dichiaro da subito il mio voto contrario al decreto e non sto qui a ripetere le cose già abbondantemente dette dai miei colleghi in maniera anche piuttosto puntuale e tecnica. Il mio «no» lo motivo dicendo che basta analizzare un solo giorno della politica fatta in quest'Aula negli ultimi vent'anni; ne basta uno.
  Dato che qui tutti hanno la memoria corta, analizzo la giornata odierna, così i colleghi la tengono ben fresca. Oggi ho visto – lo dico con tono molto sereno e tranquillo, attenzione, non è un tono di denuncia – delegati d'Aula del partito unico PD-PdL avvicinarsi più volte, quasi ad ogni votazione, ai banchi del Governo, a dare, più che suggerimenti, delle vere e proprie indicazioni.
  Dato che questa è l'Aula della trasparenza, sarebbe anche interessante che la Presidenza analizzasse i filmati delle videocamere per leggere il labiale e capire cosa, ogni volta, vanno puntualmente a dire i delegati d'Aula di PD e PdL, che vanno a istruire e imboccare il Governo. Sarebbe interessante semplicemente per la trasparenza nei confronti dei cittadini.
  Un'altra cosa vergognosa – lo dico con tono sereno, non di denuncia – che ho ascoltato oggi dalle file del PdL è la presa di posizione nel non votare i nostri ordini del giorno per ripicca. Quindi, una forza politica che dice che non analizza le idee, i temi contenuti, ma vota a simpatia. Questo è il lavoro che svolge !
  Altra cosa altamente vergognosa, che è passata indifferente per molti, perché ormai qui si va avanti per inerzia – vi sono persone da quattro o cinque legislature – è stato l'atteggiamento del deputato Brunetta. Mi dispiace che sia assente; purtroppo, è sempre assente. Volevo intervenire oggi e non l'ho fatto per non buttare fuoco nell'Assemblea, mi piace mantenere un tono sereno.
  In un secondo momento non sono riuscito a intervenire perché abbiamo ricordato il sindaco, si faceva ricordare Laura, per cui non volevo rovinare quel momento. Mi dispiace adesso che il deputato Brunetta non vi sia, ma la cosa vergognosa, oggi, è che, indirettamente, il deputato Brunetta ha ammesso che nell'Aula, mentre stava lavorando, non si è nemmeno accorto che un'altra deputata lo ha chiamato in causa e lo ha citato. Allora, dico al deputato Brunetta che, visto che è pagato profumatamente dai cittadini italiani e viene mandato qui a lavorare, almeno non vegetasse tra i banchi, ma seguisse i lavori. Infatti, se mi nominano nell'Aula e io sono qui, è assurdo non sentirlo. Quindi, invito Brunetta a lavorare, più che a fare sceneggiate da teatrino e denunce varie.
  Detto ciò, un'altra cosa che mi è dispiaciuta molto e ha offeso la mia intimità è relativa all'ordine del giorno presentato sui rifiuti in Campania, per cui io ho citato, da qui, sia l'onorevole Valiante del PD, che è della provincia di Salerno, sia l'onorevole Carfagna del PdL, sempre della provincia di Salerno – mi dispiace che siano assenti anche in questo momento: lo avrei voluto dire oggi, ma non mi è stato consentito – che non erano nemmeno informati sul tema, sull'ordine del giorno, sull'emendamento.
  Hanno votato contro dei deputati campani, quando il nostro Ministro Orlando – e qui gliene do atto, perché noi non siamo critici a prescindere: l'ho detto in Aula e lo ribadisco qui – è sceso più volte e ha fatto un atto importante: ha bloccato per due anni l’import di rifiuti nella regione Campania.
  Io, semplicemente, chiedevo un atto maggiore di coraggio. Questa cosa non è stata, a quanto ho visto, nemmeno analizzata dai deputati campani. Non mi riferisco agli altri, perché poi le cose da fare sono tante, però mi aspettavo che persone come la Carfagna, Valiante ed altri almeno Pag. 408queste cose le seguissero. In questo caso, riporto parole dei cittadini della Rete.
  Detto ciò, le nostre posizioni, si è capito, sono differenti; lo si è capito da subito nelle Commissioni ed in un secondo momento in Aula, grazie alla lunga notte trascorsa e a quella che stiamo trascorrendo qui tutti quanti assieme.
  Una volta si diceva che la notte porta consiglio, non a voi, chiaramente, e magari i cittadini italiani, quando avranno il tempo di riascoltare tutti gli emendamenti trasformati in ordini del giorno, che avete colpevolmente cancellato con un colpo di spugna, grazie ai nostri interventi alla Camera, riusciranno a capire cosa potrebbe accadere se vi consentissimo di mettere mano alla Costituzione in questa calda e faticosa estate che sta per arrivare.
  In questo momento esistono due Paesi. Vi è un'Italia attenta, curiosa, che vuole risorgere, che comprende le leggi, che si informa e che vuole partecipare alla cosa pubblica, perché è molto preoccupata per il proprio futuro ed è anche molto arrabbiata per aver lasciato il proprio futuro in mano ad un Parlamento debole, subalterno e che non fa gli interessi dei cittadini e delle persone oneste.
  Vi è, poi, un'altra Italia, un'Italia distratta ! Non la giustifico, ma bisogna riconoscere che quest'Italia è distratta da un sistema di disinformazione capillare e diabolico, tenuto in piedi dalla cattiva politica partitica e clientelare.
  È quell'Italia disperata, tenuta nell'angolo, imbavagliata da un sistema che ci sta facendo soffocare. Quell'Italia che affronta con fatica il fatto di non riuscire a far esprimere compiutamente i propri cittadini, che non dona la possibilità alle persone normali di accedere al sapere, all'informazione.
  La nostra missione, in questo Parlamento, è principalmente informativa. Noi vogliamo riunire queste due Italie, stimolando nella cittadinanza un forte senso critico, liberando tutti da questo Truman Show narcotizzante che ci sta portando ad un declino inesorabile. Come fare ? Facile: basta sottrarre soldi alle lobby (lobby non è una brutta parola, è «portatore di interesse», viene utilizzata male, purtroppo), e darli a chi è rimasto indietro. Basta togliere il potere a chi sperpera e reimmettere le risorse pubbliche nell'economia reale e nel lavoro. Basta dire agli operatori economici del nostro Paese che chi sbaglia paga, ma chi è onesto viene premiato.
  Ve lo abbiamo detto in 106 modi diversi, cercando nelle ultime 48 ore in particolar modo, di trasformare un blocco informe di favori, deleghe, deroghe, in una prospettiva politica concreta, ma voi siete abituati a combattere ogni cosa che non sia sotto i vostri nomi o i vostri simboli e le dichiarazioni da parte di alcuni deputati PdL di oggi, come ho detto prima, ne sono state la conferma. Abbiamo svolto con serietà il nostro ruolo, trovando per ogni singolo emendamento le coperture finanziarie necessarie. Eppure ogni cosa da noi fatta, ogni sforzo, è risultato inutile, per voi ovviamente, ma non per altri che tutto osservano, tutto studiano e tutto ricordano.
  Avverto tutti che il vostro atteggiamento da muro di gomma, che ha indignato e continua ad indignare il popolo italiano, milioni ormai di cittadini italiani, al punto ormai di avere obbligato lo stesso a trovare voce al di fuori del perimetro di questi sordi partiti, è inutile.
  Da oggi parte l'era del costruzionismo. Potreste chiamare il prossimo decreto «aspettando l'alba in una notte di mezza estate», perché se vorrete far passare ulteriori atti ai danni dei cittadini, questo sarà l'unico mezzo democratico che potremmo utilizzare per aiutare i più distratti di essi a capire chi siete realmente e come state continuando a distruggere il nostro Paese. Non lo permetteremo, non riuscirete a distruggerlo, non ci riuscirete. Spesso mi domando come sia stato possibile arrivare a tutto ciò. Bene, secoli fa, quando le persone si riunivano, ad esempio, per costruire una sala come questa, una piazza, un ponte, ci si associava temporaneamente: allora c'ero io magari che sono ingegnere e facevo uno schema, uno schizzo; c'era quello forte che portava le braccia; c'era chi portava la malta, i mattoni. Ci si metteva in associazioni temporanee, Pag. 409si realizzava l'opera per il bene comune, dopodiché si scioglieva l'associazione. Bene con il passare dei decenni, dei secoli, abbiamo creato le società, le aziende a tempo indeterminato e si sono venute a creare nuove figure, nuovi individui. Quindi, mentre prima al centro c'era l'individuo e il bene dell'individuo, poi si è creata questa figura astratta, di un individuo astratto, composto da più individui. L'unica legge di sopravvivenza per le aziende, per la lobby è quella economica. E così ci siamo persi. Come ho già detto altre volte, abbiamo perso la sovranità territoriale: se un Governo dovesse venire oggi qui, ci spazzerebbe via in due secondi, per fare una base militare. Abbiamo perso la sovranità alimentare: non sappiamo più cosa mangiamo, l'acqua inquinate, terreni inquinati, aria, acqua. Abbiamo perso la sovranità monetaria: la moneta non è più dello Stato, è privata, siamo schiavizzati. Abbiamo perso infine la sovranità politica. Come ho già detto questa sovranità pian pianino ce le riprenderemo tutte. Prego, Presidente ?

  PRESIDENTE. Dovrebbe arrivare a concludere per favore, grazie.

  ANGELO TOFALO. Dicevo, Presidente, che una cosa è certa: è solo una questione di tempo, il potere – e non quello che intendete voi – il potere democratico...

  PRESIDENTE. Voi chi ?

  ANGELO TOFALO. ...il potere della libertà, i cittadini se lo riprenderanno, se lo riprenderanno, manca poco.

  PRESIDENTE. Che cosa sta succedendo ? C'era anche la colonna sonora ? Accidenti, gli effetti speciali su questa premonizione ! Grazie ! Andiamo avanti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Patrizia Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Iniziamo dal titolo del decreto del fare: «disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia». Una persona che per la prima volta si cimentasse nella lettura di un documento di questo tipo non potrebbe che affrontarlo con uno stato d'animo favorevole, oltre che con entusiasmo e con curiosità, un po’ come quando si inizia la lettura di un romanzo giallo: non si vede l'ora di conoscerne il finale. Quali migliori prospettive infatti possono presentarsi dopo aver letto questo titolo ? Quale è la cosa più importante di cui ha estremo bisogno il nostro martoriato paese in questo momento se non del rilancio dell'economia ? Verrebbe quasi da dire: finalmente !
  Con questo stato d'animo il nuovo entusiasta della politica italiana inizierebbe quindi a leggere gli articoli cercando di capire tra le righe il grado di urgenza che viene dato a ogni singolo provvedimento, l'importanza delle modifiche apportate ad ogni singolo comma di ogni articolo di ciascuna legge che viene richiamata, l'innovazione che si cela dietro determinate decisioni guidate da un unico obiettivo: ridare slancio al paese attraverso una defibrillazione che vada a colpire direttamente i centri vitali e nevralgici dell'economia italiana !
  Oltretutto, proprio nelle primissime righe, si parla di raccomandazioni rivolte all'Italia direttamente dalla Commissione europea per attivare misure di sostegno al flusso del credito alle attività produttive, a interventi per favorire l'accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese, di sostegno ai grandi progetti di ricerca e innovazione industriale. Finalmente  ! Attenzione alle piccole e medie imprese, finanziamenti alla ricerca ! Il novello lettore di fronte a tutto questo potrebbe appoggiarsi allo schienale della poltrona e lasciarsi trasportare in voli pindarici in grado di portarlo a fantasticare sul ritorno dei cervelli in fuga, nuove opportunità di lavoro e lacci delle banche che si allentano !
  Continuando a leggere, l'entusiasmo crescerebbe: liberalizzazioni in materia di mercato dell'energia, miglioramento della rete ferroviaria, accelerazione nell'utilizzo dei fondi comunitari e, ancora, semplificazione delle procedure amministrative.Pag. 410
  A questo punto, se il nostro amico lettore fosse anche un simpatizzante del MoVimento 5 Stelle, potrebbe iniziare a pensare a una svolta epocale: il Governo ha fatto suoi i punti fondamentali del programma dei pentastellati !
  E infine, liberalizzazioni in ambito amministrativo, edile e ambientale come se piovesse ! Via la burocrazia, che rallenta fino a bloccare le iniziative imprenditoriali ! Che dire, il libro dei sogni !
  Ci dispiace però a questo punto dover interrompere questo rapporto idilliaco che si è instaurato tra il nostro ipotetico lettore e il testo del decreto del fare. Purtroppo infatti, come spesso capita nella sovraccoperta dei libri in edizione economica che da anni stanno sugli scaffali a prendere polvere, quello che si legge in queste prime righe è semplice e pura fuffa, fumo negli occhi, propaganda, tutto e niente, diremo quasi, per utilizzare un termine che i nostri colleghi deputati degli altri gruppi qui presenti amano utilizzare spesso e a sproposito, demagogia.
  All'interno, il nostro povero e ignaro amico lettore scoprirebbe una trama degna del più spaventoso libro dell'orrore, oltretutto scritto in uno stile alquanto discutibile. Un testo privo di presa, scontato, banale, privo di colpi di scena e spunti innovativi, che lascia presagire sin da subito il finale, il solito finale già letto troppe volte. Dentro al decreto del fare – forse non a caso è stato scelto un titolo che lascia la possibilità a tante interpretazioni e distorsioni – c’è di tutto, ma niente che possa essere riportato alle belle intenzioni elencate in premessa.
  Il solito pasticcio all'italiana con il quale si cerca di accontentare un po’ tutti i centri di potere, tutte le lobby che da anni governano il nostro paese. Ci sono modifiche a leggi quadro, a definizioni, con conseguenti ripercussioni a cascata su tutte le normative nazionali e regionali che fanno riferimento a quelle stesse definizioni. Questo provoca una modifica del quadro normativo che difficilmente si riesce a quantificare e confinare.
  L'emozione provocata dalla lettura della parte introduttiva, dove si parla di semplificazioni si trasforma in brividi di terrore. Le semplificazioni previste in ambito ambientale ed edilizio aprono il campo all'inquinamento e all'edificazione selvaggia. Devo alzare la voce o possono parlare più piano i colleghi ?

  PRESIDENTE. Sì, ha ragione. Per favore, la collega sta parlando.

  PATRIZIA TERZONI. Già riuscite bene a distruggere il territorio senza bisogno di leggi particolari, figuriamoci ora, con l'avvio di queste norme. Vengo da una città delle Marche, amministrata da una sinistra che stento a capire se venga da una vera sinistra, in cui si è coperto con cemento il fiume Giano per nascondere scarichi industriali. Un fiume che ha dato vita e ha dato nome a Fabriano e che ora si riapre per ripulirlo dagli scarichi urbani diretti, per poi cosa fare ? Ricoprirlo e farlo di nuovo morire.
  Vengo da una città che vuole togliere terreno ad un istituto tecnico agrario, l'unico della provincia, quindi vuole togliere laboratori agli studenti per fare spazio a una grande casa di riposo che non serve a nessuno ma serve solo a dare marchette ai propri amici. Si svincola dall'obbligo della sagoma.
  Ma ritornando, quindi, al nostro ipotetico lettore potrebbe venire in mente la canzone che da bambini ci si divertiva sempre a cantare, Banana cocco baobab, che fa: «Ero stanco di essere un uomo della città, in questa gabbia di cemento a vivere come si fa» e quel sogno che avevamo da bambini ma anche da grandi di vivere in una bella città vivibile e con tanti spazi verdi, viene incrinato ancora più pericolosamente da questo decreto-legge. Tutto l'opposto di quanto annunciato dal Governo sin dal discorso di insediamento del Presidente Letta. Ma evidentemente lo stile è questo e qui si tratta solo di un mero esercizio di coerenza rispetto alla vera linea politica che si nasconde dietro la cortina di fumo innalzata con le belle parole. Non venite però più a parlare di green economy, non andate più in giro per convegni e assemblee Pag. 411pubbliche a discutere di stop al consumo del territorio. Nel provvedimento si parla di interventi di vario tipo sulla rete ferroviaria ma solo rivolti alle tratte transfrontaliere che, tradotto, si legge TAV. Le solite cose insomma, le solite cose che interessano a voi e ai vostri amici. Niente a che vedere con gli interessi e i reali bisogni dei cittadini che siete chiamati a rappresentare e tutelare all'interno di queste mura. Il livello di ipocrisia che trasuda dalle righe di questo testo che siamo chiamati a votare è impossibile da quantificare, così come lo è la strafottenza con la quale tante modifiche vengono introdotte alla luce del sole. È il caso dell'articolo 41 dove si parla di bonifica. Può essere accettabile intervenire sulla definizione dei materiali di riporto consentendo che i terreni, misti a rifiuti di diverso genere, che nel corso degli anni sono stati riversati in siti contaminati, possano non essere più considerati rifiuti ? Quindi vengono meno ai trattamenti di bonifica previsti dalle norme vigenti per essere utilizzati per riempimenti e reinterri ?
  Ma con chi credete ancora di avere a che fare ? Davvero non avete capito che le cose sono cambiate ? Davvero non riuscite ancora a fare i conti con l'idea che, finalmente, in Parlamento c’è una vera opposizione ? Veramente credevate che tutto sarebbe stato fatto passare in silenzio come ai vostri bei vecchi tempi ?
  Noi non siamo ingenui come quel nostro amico lettore, noi abbiamo imparato subito con che tipo di persone abbiamo a che fare e a dire il vero lo sapevamo anche prima di entrare qua dentro ed è proprio per questo che abbiamo deciso che è ora di smetterla di farsi prendere in giro.
  Per questo il nostro lavoro è stato puntuale e approfondito. Abbiamo studiato articolo per articolo andando a recuperare i commi delle leggi che venivano richiamate e modificate. Abbiamo dato il giusto peso ad ogni minima parola che, a prima vista, poteva sembrare innocua ma che inserita nel giusto contesto si è rivelata spesso devastante.
  Questo è un testo che per essere migliorato forse doveva essere cancellato e riscritto. Sarebbe stato di certo più semplice. Ma a voi piace così e capiamo benissimo tutti i motivi. Il vostro lavoro è quasi paragonabile a quello di un esercito in ritirata da un territorio occupato da tanto, troppo tempo. Prima di abbandonarlo in questi casi l'esercito occupante cerca di fare piazza pulita di tutto, saccheggia tutto il possibile, distrugge i ponti e brucia le campagne. Questo è il vero obiettivo e il vero risultato di provvedimento omnibus come questo: ottenere tutto quello che sapete e non potreste mai ottenere in un dibattito democratico e farlo il prima possibile, prima che questo comportamento non vi sia più consentito.
  E allora oggi di nuovo, come in un film già visto, siamo ancora qui chiamati a svolgere un ruolo che ci resta stretto. Noi vorremmo iniziare a discutere delle vere emergenze del Paese. Auspichiamo che, prima o poi, ci venga data la possibilità di esprimerci sui veri argomenti di interesse nazionale. Questo che dicevate sarebbe stato un Governo al servizio dei cittadini: dove sono i cittadini in questo decreto-legge ? Che poi qualcuno prima o poi ci dovrà spiegare perché viene fatta questa distinzione: «Governo al servizio dei cittadini» cioè ci chiediamo se questa non possa rappresentare una confessione sul vero intento dei passati Governi che evidentemente non erano al servizio dei cittadini e non che con questo si sia ancora notata molto la differenza.
  Naturalmente il mio voto sarà contrario al provvedimento. Mi vorrei ora rivolgere per concludere al nostro amico lettore: abbandona questa lettura. Qui dentro viene descritto un mondo che a te non piace. Noi abbiamo provato a riscriverne in parte la trama ma il gusto dell'orrido qui non ha confini.
  È giunto il momento anche per te di abbandonare la poltrona e uscire di casa ma non prima di esserti tolto le pantofole per calzare un paio di scarpe belle comode perché il cammino che ti stiamo proponendo probabilmente sarà lungo ma non sarai mai solo. È un cammino che ti permetterà di lasciare il ruolo di lettore e intraprendere quello di scrittore.

Pag. 412

  PRESIDENTE. Deputato Terzoni, concluda.

  PATRIZIA TERZONI. Concludo subito. È ora che ognuno si renda partecipe alla stesura di una nuova strada, la propria e quella degli altri. E non dimenticare di metterti l'elmetto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vignaroli. Constato che è assente: s'intende vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.

  IVAN DELLA VALLE. Signora Presidente, un altro voto dopo un'altra fiducia. La fiducia uno se la dovrebbe guadagnare !
  Il Presidente Letta fa parte del Partito Democratico, forza politica che, per una manciata di voti, ha raggiunto la maggioranza alla Camera. In un sistema tripolare il PD aveva una scelta: un Governo di larghe intese o un Governo monocolore con appoggio esterno ? Sia ben chiaro: entrambe le opzioni avrebbero visto la partecipazione delle stesse parti politiche. Nel primo caso alla luce del sole, nel secondo caso come da vent'anni a questa parte. Avete mentito agli italiani facendo credere di volere mettere in piedi un fantomatico Governo del cambiamento tirato su in una notte. Scendendo per le strade si sente: «Dovevate fare un Governo con il PD !»; proviamo a spiegare che il Partito Democratico stesso ha più volte rassicurato su questo: «Alleanza con Grillo ? Son mica matto !» Sosteneva qualche giorno fa Bersani.
  Non c’è niente da fare, quotidiane false notizie da parte di una stampa serva che ogni giorno ci porta più in basso nella classifica per la libertà di informazione. Gli elettori però soffrivano, erano qui fuori in piazza Montecitorio a bruciare le tessere quando, di concerto col PdL, avete proposto Marini candidato Presidente della Repubblica.
  Cosa abbiamo oggi ? Un Governo nato sulle garanzie, una squadra che è in conflitto di interessi: non può portare avanti certe battaglie perché scavalcano gli accordi iniziali. Cosa c'era in quegli accordi ? L'ineleggibilità del senatore re degli assenteisti ? Probabile ! La garanzia di portare avanti spese contro i cittadini come quelle militari ? Non mi spiegherei altrimenti il voto del «pacifista» PD.
  Si respira questa aria: presentiamo emendamenti costruttivi e siamo costretti a ridurli in numero, discutiamo nel merito di ogni singola frase perché siamo qui per questo e puntualmente ogni nostra modifica non passa. Ribadiamolo, è la politica dell'inciucio: non si valutano le proposte, si alza semplicemente lo sguardo per scorgere quale parte politica l'abbia presentata. Fa parte della maggioranza che regge questo imbarazzante Governo ? OK, può passare. Rappresenta proposte sagge e concrete che arrivano da una rappresentanza del 25 per cento degli elettori ? È da cestinare ! Queste osservazioni sono sul metodo che sta adottando il Governo e sugli indecenti comportamenti della maggioranza. Le nostre denunce non si contano più.
  A noi, però, piace sempre discutere anche nel merito. Vediamo allora questo decreto. Cosa c’è di più omnibus del «decreto del fare» ?
  Partiamo con l'articolo 1 sul fondo di garanzia per le PMI, arriviamo all'articolo 18 sul finanziamento di opere immediatamente cantierabili, passando per l'articolo 5 sul mercato dell'energia, che contiene informazioni troppo generiche su un tema di fondamentale importanza qual è l'incentivazione CIP6.
  Non si lavora così ! Mi stupisce che dobbiamo essere noi, inesperti a vostro dire, ad insegnarvelo. Abbiamo lavorato molto quantomeno per migliorare un testo piombato in Commissione e poi in Aula. Nessun risultato ! A volte ci chiediamo se questa non sia una di quelle forme di Governo dove esiste un vertice che, senza ascoltare pareri di altri organi, approva leggi a raffica. Come si chiama ? Dittatura ?
  Ma ora diteci. Dopo tutto questo, cosa volete dal M5S ? Che si prostri ai piedi Pag. 413rinnegando i principi con i quali è approdato in quest'aula ? Quei punti che esprimono la volontà di una rivoluzione culturale che questo Paese o vedrà a breve, o realmente si verificheranno fenomeni che nulla hanno a che vedere con l'ordine pubblico. La stampa spesso si presenta e chiede: «Ma c’è la possibilità di un qualche appoggio da parte del M5S ?». Siamo stanchi di ripeterlo. Lavoriamo non sulle parti politiche ma sulle idee. Io e i miei colleghi saremo davvero felici quando si lavorerà seriamente, ad esempio, per recepire il buon centinaio di direttive europee per le quali oggi siamo in infrazione.
  In questo senso ora si discuterà del decreto sull'efficienza energetica degli edifici, per il recepimento della 2010/31/UE. Come si comporterà il Governo ? Per ora in Commissione abbiamo visto lo stesso atteggiamento delle tre scimmiette e questo non ci rende particolarmente ottimisti.
  Capite quindi, e spero lo comprendano anche i giornalisti, che qui non è il MoVimento 5 Stelle ad essere congelato.
  Diciamo agli italiani che il MoVimento 5 Stelle porta con sé idee innovative, l'unico e vero cambiamento che possiamo immaginare per questo Paese. PD, PdL e Scelta Civica per l'Italia ci chiedono il voto su elementi caratteristici di una politica che non ha più ragion d'essere, lungimirante al punto da considerare gli inceneritori una soluzione ambientale efficiente ed efficace, competente al punto da definire la Torino-Lione un'opera strategica per un'apertura morale del Piemonte. Siamo stanchi di questi metodi, siamo indignati per i contenuti.
  Siamo qui per ricordarvi ogni giorno che in Parlamento sono entrati cittadini e hanno formato un'opposizione che da decenni mancava. E ora ci guardate stupiti, implorandoci di ritirare gli emendamenti che non sono importanti, ma fondamentali pur di tornare a casa a dormire. Con il nostro parere negativo, denunciando ancora una volta il vergognoso operato di Governo e maggioranza, anche oggi ci permettiamo di indignarci e sognare. Sogniamo un Paese migliore: i cittadini nelle istituzioni e i politici tutti a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, gentili colleghi, non posso condividere un pensiero positivo su questo decreto del fare che più volte con i miei colleghi abbiamo rinominato in modo più appropriato il decreto del non fare. Non lo posso condividere e quindi avere un giudizio positivo perché abbiamo lavorato notti intere con i colleghi del MoVimento 5 Stelle di tutte le Commissioni per apportare delle modifiche che eravamo sicuri potessero migliorare il testo. Eppure quasi nulla di quello che noi abbiamo portato all'attenzione dei relatori è stato preso in considerazione.
  Presidente, io posso affermare con sicurezza che questo mio pensiero non è solo; è radicato in tante persone, migliaia che hanno lavorato con noi parlamentari del MoVimento 5 Stelle per raccogliere le informazioni, elaborare i contenuti dei nostri emendamenti in una prima e vera partecipazione attiva dei cittadini ai lavori parlamentari. Cittadini innamorati del proprio Paese e non lobbisti innamorati del proprio portafoglio. Italiani che hanno condiviso con noi delle soluzioni e una visione aperta in grado di mettere a disposizione del Paese un'intelligenza diffusa con un incredibile risultato di lavoro su cui si sono fondati i nostri 400 emendamenti. Un numero immenso di idee a disposizione delle istituzioni, una partecipazione a cui nelle Commissioni, sia il Governo, sia la maggioranza, hanno dato poco per non dire nessun peso, preferendo, invece, emendamenti che, a rileggerli, si prova un indescrivibile senso di nausea e una rabbia per il triste teatrino della politica a cui non abitueremo mai la nostra intelligenza.
  Oggi, durante la discussione in Commissione, abbiamo vissuto delle situazioni aberranti e voglio ricordarle ora. Tra le Pag. 414più interessanti quella in cui è stato inserito un «non» alla lettera a) del comma 1 dell'articolo 12-bis. Io credo che è stato il mago Zurlì ad escludere l'estensione del limite ai compensi degli amministratori di aziende come Poste, Ferrovie dello Stato e ANAS. Quel «non» vanifica la volontà di estendere il tetto di emolumenti già fissato nella spending review del Governo Monti anche ai manager pubblici di tali società. Un altro fatto interessante si può trovare nel finanziamento di 800 metri di strada, una pura e limpida marchetta, della quale ancora non conosciamo nome e cognome, ma a cui vogliamo prima o poi dare luminosa verità.
  Un'altra cosa interessante è il titolo terzo in cui è presente il 40 per cento del decreto del fare e che riguarda la giustizia. Immagino che il cittadino avesse voluto proprio che, in un decreto d'urgenza dedicato al fare e, quindi, io credo, alla ripresa economica da questa profonda crisi di un Paese in ginocchio qual è l'Italia, si trattasse così ampiamente il capitolo giustizia. Questo, Presidente, è un Paese in ginocchio dove non si investe nemmeno nelle pulizie delle scuole, come contenuto nell'articolo 58, oltre a non intervenire con forza nella ristrutturazione delle stesse. Questo, Presidente, è un Paese che, attraverso l'articolo 19 del decreto, punta ancora al project financing, scelta scellerata e miope che stride con la funzione pubblica e che dovrebbe tutelare cittadini e territorio, una vera talpa del debito pubblico come tante volte è così chiamata dall'amico Ivan Cicconi. Unica nota positiva, in questa situazione, è l'impegno del Governo attraverso il recepimento del mio ordine del giorno in cui anche l'Aula, con il suo voto a maggioranza, ha finalmente espresso il proprio interessamento alla problematica del project financing e che mi fa sperare nella veloce calendarizzazione del progetto di legge del MoVimento 5 Stelle dal titolo: «Modifiche al codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e altre disposizioni in materia di agevolazioni fiscali per la realizzazione di opere pubbliche infrastrutturali mediante l'utilizzo dei contratti di partenariato pubblico-privato», presentata il 10 giugno 2013 e che finalmente metterà ordine nel grande debitorio universo del project financing.
  Questo è un decreto d'urgenza, l'ennesimo utilizzo di una forma normativa che il Parlamento subisce e scredita il lavoro di quest'Aula. È un decreto della pompa magna, servito davanti alla televisione degli italiani nel classico pacchetto delle 20,30 in prima serata, comunicato benissimo, ma contenente così poco che è molto più attraente tenerlo chiuso.
  Questi pochi spiccioli contenuti nel decreto vengono presi dalle tasche degli italiani con un aumento pari a 75 milioni di euro delle accise e raccontando che vi sarà un risparmio all'anno in bolletta di 5 euro a famiglia sull'energia elettrica, senza contare che sarà ridotto anche di 25 milioni di euro il fondo per la banda larga.
  Ho trascorso notti intere lavorando e riflettendo su questo decreto e, a mio avviso, è tutto tranne che semplificazione, tutto tranne che sburocratizzazione, con continui rimandi a leggi e decreti passati, che risulta difficile da capire agli stessi tecnici che l'hanno scritto. Quello che ho visto in tutti questi giorni, signor Presidente, sono gli scontri durante le scorse notti tra interessi diversi che costituiscono le anime di questa maggioranza, tra PD e PdL e all'interno degli stessi partiti. Una coperta troppo corta per coprire le marchette da dare a tutte le persone che tirano la giacca ai componenti di questo Governo.
  Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle ha presentato 400 emendamenti, ridotti a settantacinque, seguendo un accordo tra i gruppi parlamentari avvenuto nelle Commissioni, poi, in un incontro successivo con il Governo e il Presidente della Commissione bilancio, sono stati ridotti prima dell'Aula, ad otto. I capisaldi della nostra visione politica. Poco è stato accettato a quel tavolo degli otto emendamenti, così poco da far sorridere, così poco che abbiamo preferito venire in Aula Pag. 415e spiegare, con i nostri ordini del giorno, gli emendamenti e l'importanza con cui sottolineiamo i lavori di quest'Aula.
  Signor Presidente, oltre quanto detto, voglio aggiungere il nostro costruzionismo, quello che vedete in queste ore, quello che vi inchioda in quest'Aula, intervento dopo intervento, che si tratti di un ordine del giorno o di una dichiarazione di voto. Noi del MoVimento 5 Stelle siamo qui per dimostrare con fermezza che la Costituzione non si tocca, che siamo attenti a quella pericolosa volontà di togliere il lucchetto costituito dall'articolo 138. Una volontà quella del Governo e della maggioranza di correggere questo articolo, in modo che la nostra Carta diventi flessibile, facilmente modificabile e gestibile dell'arbitrio del capo politico di turno.
  Non ci riuscirete in questo modo, mentre gli italiani sono distratti in quei pochi giorni di ferie, dove l'attenzione alla politica è minima e dove voi credete di poter giocare sporco, lavorando la Carta costituzionale a piacimento. Noi siamo qui per questo motivo, a difesa della Carta e se veramente volete andare fino in fondo alla vostra pazzia collettiva, che è partita in Commissione affari costituzionali con l'atteggiamento dittatorio di Quagliariello, noi siamo pronti a tutto.
  Non ci arrenderemo mai e sono sicuro che di questo ve ne siete accorti. Potete continuare a seguire tutti gli atteggiamenti e i comportamenti che hanno caratterizzato il vostro lavoro in questi palazzi negli ultimi vent'anni o trent'anni o potete giungere a più miti consigli. Non posso incidere sul vostro pensiero, posso solo aggiungere che non faremo prigionieri.
  A questo proposito, per indicarvi il peso delle mie parole, voglio andare a leggere, al termine della mia dichiarazione di voto, l'articolo 138 della Costituzione, le parole di Piero Calamandrei e il messaggio di fine anno, 31 dicembre 1978, del Presidente Sandro Pertini. Ma prima, per tutto quello che ho detto e, soprattutto, per il disprezzo dell'intelligenza degli italiani, il MoVimento 5 Stelle e io stesso neghiamo la fiducia e l'approvazione al decreto del fare.
  «Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di 100 mila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione». Piero Calamandrei, 26 gennaio 1955.
  I giovani. Il bisogno di onestà, coerenza e altruismo. «I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi, di onestà, di coerenza, di altruismo. È con questo animo, quindi, giovani, che mi rivolgo a voi: ascoltatemi vi prego: non armate la nostra mano. Armate il vostro animo. Non armate la vostra mano, giovani, non ricorrete alla violenza, perché la violenza fa risorgere dal fondo dell'animo dell'uomo gli istinti primordiali, fa prevalere la bestia sull'uomo ed anche quando si usa in stato di legittima difesa, essa lascia sempre l'amaro in bocca. No, giovani, armate invece il vostro animo di una fede vigorosa: sceglietela voi, liberamente, purché la vostra scelta presupponga il principio di libertà, se non lo presuppone, voi dovete respingerla, altrimenti vi mettereste su una strada senza ritorno, una strada al cui termine starebbe la nostra morale servitù: sareste dei servitori in ginocchio, mentre io vi esorto ad essere sempre degli uomini in piedi, padroni dei vostri sentimenti, dei vostri pensieri, se non volete, che la vostra vita scorra monotona, grigia e vuota, fate che essa sia illuminata dalla luce di una grande e nobile idea». Messaggio di fine anno agli italiani, 31 dicembre 1978, del Presidente Sandro Pertini.
  Articolo 138. Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Pag. 416Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.
  Presidente, io vorrei ancora rileggerlo questo articolo visto che ho ancora qualche minuto perché credo che l'Aula, anche se disattenta, ma questo non importa, dovrebbe ricordarsi di...

  PRESIDENTE. Deputato D'Incà, dovrebbe concludere, veramente.

  FEDERICO D'INCÀ. Concluderò in questa maniera, rileggendolo, poi lei mi spegnerà il microfono quando vuole. Articolo 138. Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Arianna Spessotto. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signora Presidente, la Commissione politiche dell'Unione europea, della quale faccio parte, è stata toccata rispetto alle altre Commissioni di merito solo marginalmente dal decreto-legge n. 69 del 2013 recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia. Tuttavia, voglio qui ricordare come il testo del decreto-legge in esame faccia riferimento, in più punti, alle raccomandazioni rivolte all'Italia dalle istituzioni comunitarie, nell'ambito della procedura del semestre europeo 2013 su varie ed importanti questioni che sono state opportunamente affrontate in sede di discussione dalla XIV Commissione e che meritano un accenno in questa sede.
  In particolare, il decreto-legge in esame contiene disposizioni relative alle procedure per l'utilizzo dei fondi strutturali europei, all'aggiustamento strutturale dei conti pubblici, agli interventi nel settore del lavoro, rivolti in particolare a donne e giovani, e a quegli interventi di liberalizzazione del mercato dei servizi e delle professioni. La raccomandazione del Consiglio europeo per un rafforzamento dei poteri delle strutture centrali dello Stato al fine di realizzare una più efficace utilizzazione dei fondi strutturali segnala la necessità, particolarmente rilevante per il nostro Paese, di riqualificare, anche alla luce della nuova programmazione dei fondi strutturali per il 2014-2020, le strutture centrali e locali preposte alla gestione dei programmi europei al fine di conseguire una maggiore efficienza nella spesa e nella allocazione delle risorse europee. Come è noto, il ritardo nell'utilizzo dei fondi strutturali costituisce per l'Italia una questione quanto mai attuale e drammatica nella sua consistenza. Alla fine del 2010, dopo quattro anni di operatività, lo stato di utilizzo dei fondi comunitari 2007-2013 era molto indietro e l'Italia risultava essere penultima tra gli Stati membri con una percentuale di impegni sulle risorse complessivamente disponibili del 22 per cento e di pagamenti intorno al 12 per cento. Oggi, a sei mesi dalla chiusura del ciclo di programmazione e a due anni e mezzo dalla scadenza finale per la certificazione della spesa alla Commissione europea, la spesa effettuata ha raggiunto all'incirca il 40 per cento delle risorse programmate, questo significa che nel Pag. 417complesso le risorse ancora da spendere entro il 31 dicembre 2015 ammontano a ben 30 miliardi di euro, la maggior parte dei quali nell'area di convergenza.
  In sede di dibattito svoltosi in Commissione il MoVimento ha in particolar modo segnalato alcune questioni relative alla materia ambientale; in particolare, il dibattito si è concentrato sulle questioni che afferiscono agli interventi in materia ambientale e agli interventi in materia di infrastrutture. Su questo secondo punto la Commissione ha analizzato la disciplina da applicarsi ai piccoli cantieri inferiori ai seimila metri cubi e ai cantieri superiore ai seimila metri cubi ma non soggetti a VIA e ad AIA, specificando a tal fine le disposizioni contenute nell'articolo 41, comma 2, capoverso 2-bis del decreto-legge n. 69 del 2013.
  La Commissione si è anche soffermata ad esaminare la normativa in materia di rifiuti, contenuta nel decreto-legge n. 69. Nello specifico, l'articolo 41, comma 6, detta disposizioni volte alla semplificazione nell'attuazione degli interventi di adeguamento del sistema dei rifiuti nella regione Campania. Con riguardo a questo tema, il MoVimento 5 Stelle sostiene che si tratta di materia che non avrebbe dovuto essere affrontata in un decreto-legge. Come è noto infatti il termovalorizzatore di Acerra, che avrebbe dovuto gestire la situazione emergenziale in Campania, è attivo da sei anni, e non si può dunque parlare propriamente di urgenza. Per quanto attiene il tema delle acque di falde contaminate, la Commissione ha analizzato i contenuti del comma 1 dell'articolo 41, che provvede sostanzialmente a riscrivere l'articolo 234 del decreto legislativo n. 152 del 2006, al fine, apparentemente, di semplificare la disciplina in esso recata delle acque di falda emunte nell'ambito di interventi di bonifica.
  L'articolo 41, comma 1, prevede che, nei casi in cui le acque di falda contaminate determinano una situazione di rischio sanitario, debbono essere adottate misure di attenuazione della diffusione della contaminazione, oltre all'eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile ed economicamente sostenibile. In particolare, il MoVimento 5 Stelle ha sollevato in sede di Commissione l'ipotesi di violazione, da parte di questo inciso, del principio di matrice europea «chi inquina paga», auspicando pertanto la soppressione dell'inciso stesso. In sostanza, il Governo, con questa disposizione, prevede l'azzeramento di bonifica delle falde acquifere poiché queste possono essere effettuate solo se convengono economicamente. Ma allora viene da chiedersi: sulla base di quali elementi una bonifica verrà considerata più o meno economicamente conveniente ? Si ricorda a tal proposito che in Italia circa il 3 per cento del territorio è gravemente inquinato e classificato nei siti di interesse nazionale per le bonifiche, e che a questi si aggiungono una miriade di siti inquinati o potenzialmente inquinati sparsi su tutto il territorio nazionale.
  Dobbiamo dunque supporre che, in caso di insostenibilità economica – ed il decreto non precisa neanche in che termini –, invece di rimuovere i terreni inquinati e i rifiuti sotterrati, sia sufficiente agire solo sugli effetti, e cioè limitarsi a trattare le acque inquinate, senza limiti di tempo ? Per tutte le ragioni sin qui esposte, la valutazione del decreto-legge anche da una prospettiva europea non può che essere negativa da parte del MoVimento 5 Stelle. Il decreto-legge del fare è stato inquadrato dal Governo, tra l'altro, nel contesto degli indirizzi di politica economica delle istituzioni europee, ma la stessa Commissione europea ha più volte sottolineato la necessità che i Parlamenti nazionali siano coinvolti, in misura sempre maggiore, nell'ambito delle attività dell'Unione, come previsto, d'altra parte, dal Protocollo n. 1 al Trattato di Lisbona.
  Il MoVimento 5 Stelle non può esimersi dal sottolineare, poi, come gli indirizzi di politica economica dettati dalle istituzioni europee vengano tradotti, e il decreto-legge n. 69 del 2013 «del fare» ne è, sotto questo punto di vista, un esempio, sotto la forma di decretazione d'urgenza, esautorando in tal modo le Camere del loro potere legislativo ed impedendo così l'efficace Pag. 418esercizio di fondamentali prerogative da parte dello stesso Parlamento.
  Il Governo dovrebbe farsi promotore, anche in seno all'Unione europea, di un maggiore e deciso coinvolgimento del Parlamento nazionale, e invece abusa della decretazione d'urgenza per svuotare le Camere del loro ruolo istituzionale. Quindi, con il decreto-legge n. 69 del 2013 assistiamo ad un intervento legislativo in materia economica che assume la forma della decretazione d'urgenza, dimenticando che è il Parlamento ad essere sovrano e non il Governo. A tal proposito vorrei ricordare, specie ai membri del Governo, che la sovranità del popolo e la centralità del Parlamento sono scritte nella nostra Carta costituzionale. Ma allora, dov’è finita oggi la tanto declamata centralità del Parlamento ? Evidentemente non c’è la volontà politica di discutere e confrontarsi seriamente con il Parlamento su questioni importanti come quelle relative all'estensione della riduzione del CIP6 anche agli inceneritori, al vincolo degli incentivi statali contro la delocalizzazione o all'abolizione della scandalosa deregulation sulle sagome degli edifici demoliti e ricostruiti, materie oggetto di emendamenti proposti dal MoVimento 5 Stelle. Pur di non approvare almeno questi emendamenti, il Governo ha preferito chiedere la fiducia, quello stesso Governo che aveva affermato che non avrebbe più usato la leva della fiducia per far passare i provvedimenti in Aula, che quindi per l'ennesima volta ci dimostra la sua totale mancanza di coerenza e credibilità. Il MoVimento 5 Stelle non può accettare questo atteggiamento del Governo che cerca di zittire le Camere con un decreto che del fare non ha proprio nulla, avendo precluso all'Aula la discussione sui singoli emendamenti. Siamo indignati !
  Se si pensa che la Camera dei deputati debba diventare un ente notificatore di decreti, il Governo si sbaglia di grosso. Era stato detto che il Governo non avrebbe usato la leva della fiducia per far passare i provvedimenti, ed ecco il risultato, sotto gli occhi di tutti. I cittadini chiedono al MoVimento 5 Stelle una risposta da opposizione ad un testo impresentabile, che non ha copertura finanziaria. Anzi, no, la copertura finanziaria è stata data, aumentando, per esempio, ancora una volta, le accise sulla benzina, quindi, ancora una volta, andando a pescare nelle tasche dei cittadini, invece di rinunciare ad incassare questo mese i 91 milioni di euro di rimborsi elettorali ai partiti.
  E voglio sottolineare ancora una volta che l'Unione europea ha auspicato più volte una maggiore partecipazione dei Parlamenti nazionali ai processi decisionali, ma il decreto-legge in esame non è altro che un esempio dello svuotamento del ruolo del Parlamento, delegittimato ormai a semplice ratificatore di decisioni prese dal Governo.
  E come se non bastasse questo abuso che continuamente subiamo da parte del Governo, stiamo subendo anche un commissariamento da parte di un comitato di non eletti che mirano a stravolgere la Carta costituzionale. Una situazione che denunciamo da tempo, ma non siamo stati ascoltati. È inaccettabile che la modifica della Costituzione venga fatta ad opera di un comitato, senza il coinvolgimento delle Camere, in piena estate, con l'opinione pubblica in vacanza e dopo soli 55 minuti di discussione in Commissione.
  Il testo di questo decreto-legge è pertanto per noi impresentabile, ma noi non siamo disposti a subire passivamente questa ulteriore dimostrazione di dittatura governativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Vega Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, intanto voglio ringraziare la collega Spessotto perché ha riportato all'attenzione la questione campana, che viene spesso non considerata come priorità, anche se inserita come scusante di decretazione d'urgenza.
  Siamo giunti alla fase finale del processo di conversione del decreto-legge «del fare», un decreto-legge con misure urgenti Pag. 419per la crescita e per rilanciare l'economia: «Perché gli italiani che vogliono fare possano rilanciare il nostro Paese», ha spiegato il Presidente del Consiglio dei ministri in una conferenza stampa a margine della riunione di Palazzo Chigi.
  Il Presidente Letta ha sottolineato che il provvedimento ha come base le sei raccomandazioni rivolte all'Italia dalla Commissione europea il 29 maggio 2013, nel quadro della procedura di coordinamento delle riforme economiche per la competitività; ma non capiamo in realtà come un'accozzaglia del genere, quale risulta detto decreto-legge, possa soddisfare questa richiesta: non è affatto credibile !
  La Commissione raccomanda all'Italia di «potenziare l'efficienza della pubblica amministrazione, migliorare il coordinamento fra i livelli amministrativi e di semplificare il quadro amministrativo e normativo per i cittadini e le imprese». Il decreto-legge n. 69 del 2013, all'articolo 35 per la sicurezza sul lavoro, in nome delle semplificazione amministrativa prevede che se un lavoratore non supera le 50 giornate lavorative ed ha già svolto presso un altro datore di lavoro nel corso dell'anno un percorso di formazione e sorveglianza sanitaria, sarà esonerato dal rifarla nuovamente. Questo purtroppo porterà un gran numero di lavoratori precari a lavorare senza aver fatto un minimo di formazione e senza sorveglianza sanitaria, poiché nessuna azienda si vorrà assumere questo onere. Ed è così che la semplificazione auspicata si tradurrà nella legittimazione delle aziende di ridurre gli adempimenti relativi alla sicurezza del lavoratore dipendente. Non a caso questa norma viola gli articoli 10 e 12 sulla formazione e informazione dei lavoratori della direttiva 1989/391/CEE.
  Quindi, in che modo il Governo vuole semplificare ? A discapito del lavoratore ? Per non parlare della semplificazione di adempimenti formali in materia di lavoro, secondo il quale i datori di lavoro non saranno più obbligati a denunciare alle autorità di pubblica sicurezza le morti e gli infortuni sul lavoro superiori a tre giorni lavorativi. Le indagini sulle responsabilità dei datori di lavoro per gli infortuni si faranno, grazie a questo decreto-legge, solo se ci sono i soldi, in quanto l'articolo 32 dispone: «agli adempimenti di cui al presente articolo si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Detta norma viola l'articolo 9, comma d) della direttiva 1989/391/CEE, sempre la stessa, che prevede invece che il datore di lavoro deve redigere relazioni sugli infortuni sul lavoro di cui siano state vittime i suoi lavoratori. Il MoVimento 5 Stelle è dichiaratamente a favore dello smantellamento della macchina burocratica, ma non crede che deresponsabilizzazione sia sinonimo di semplificazione.
  Ma di quale semplificazione e di quale impulso al sistema produttivo parliamo, quando per la gestione delle acque di falda sotterranea estratte per fini di bonifica o messa in sicurezza dei siti contaminati permettiamo la riduzione degli oneri a carico degli operatori interessati, senza incidere sulle garanzie di tutela della risorse ambientali ?
  Di quale semplificazione, di quale rilancio per l'economia parliamo se decretiamo l'accelerazione della realizzazione degli impianti per la gestione dei rifiuti, gli inceneritori, previsti e non ancora realizzati dagli enti locali campani ? Proprio quelle stesse amministrazioni periferiche che ci hanno regalato 2.500 siti da bonificare, quantità di diossina 10 mila volte superiore alla media e tonnellate di rifiuti tossici.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 23,30).

  VEGA COLONNESE. Onorevoli, mi piacerebbe credere che gli asini volano, come mi piacerebbe credere che i commissari nominati ad acta, in via sostitutiva degli enti competenti in via ordinaria, siano la soluzione a questo enorme problema, che non rappresenta un'emergenza, come ben sapete (perché voi lo sapete), ma una situazione consolidata nel tempo.Pag. 420
  In Italia circa il 3 per cento del territorio è gravemente inquinato e classificato nei siti di interesse nazionale per le bonifiche e si aggiungono una miriade di siti inquinati o potenzialmente inquinati sparsi su tutto il territorio nazionale. Io sono nata e cresciuta in Campania, nella regione d'Italia definita da Bernardo Iovene «la Campania infelix», quella che è stata una delle terre più fertili d'Italia e dove oggi la percentuale dei casi di tumore è il doppio di quella nazionale. Non sarò mai d'accordo alla realizzazione degli inceneritori perché il mio personale percorso è cominciato e si è consolidato in relazione alle problematiche irrisolte nella mia terra d'origine, perché l'incapacità degli amministratori e l'inefficienza dei commissari straordinari hanno provocato devastazioni del territorio e rubato la dignità non solo ai cittadini campani ma all'intero Paese, e si vede.
  Nella speranza e senza garanzia alcuna di trovare soluzione a mille problemi oggi, convertendo questo decreto e nascondendo la polvere sotto il tappeto, e coloro che pagheranno questa semplificazione saranno ancora gli italiani. Sono diverse le perplessità legate all'effettiva efficacia delle misure introdotte e al fatto che con questi decreti emergenziali è possibile innescare, senza un'opportuna valutazione, ulteriori complicazioni normative e gestionali per le imprese nonché nuovi contenziosi di ogni tipo.
  Non mi spingo oltre ad annoverare i contenuti che dovrebbero essere, a detta del Presidente del Consiglio dei Ministri, di impulso al sistema produttivo oltre che atti a soddisfare la straordinaria necessità di semplificazione del quadro amministrativo, ma vorrei manifestare la nostra disapprovazione per questo ennesimo decreto omnibus, un minestrone dal quale emerge l'assenza di presupposti di necessità ed urgenza in molte delle sue parti.
  L'articolo 77 della Costituzione recita «in casi straordinari di necessità e di urgenza il Governo adotta provvedimenti provvisori con forza di legge», in casi di necessità e di urgenza. Siamo dinanzi all'ennesimo tentativo ingiustificato del Governo di svuotare le istituzioni alterando lo schema fisiologico del rapporto con il Parlamento.
  Noi in questo Parlamento ci siamo entrati da poco più di 4 mesi, noi rappresentiamo la volontà e le esigenze di un popolo che oggi ci chiede di non votare a favore di questo decreto.
  In più vorrei osservare, grazie al lavoro della I Commissione, che questo decreto (e lo studio della Commissione I riguardava pochi articoli del provvedimento in esame) era inopportuno emanarlo. Abbiamo tentato con una pregiudiziale di respingerlo al mittente; ambizioso, nonché non corrispondente al contenuto, il titolo corto di respiro e scarsi gli obiettivi iniziali e, a fronte delle energie e del tempo spesi per l'esame, anche i risultati.
  In un contesto economico così difficile, il decreto-legge del fare avrebbe dovuto contenere solo norme dirette al rilancio economico ovvero a semplificazioni, invece è stata occasione per: annullare o prorogare alcune norme della spending review; far rivivere una società in house del Ministero dei beni culturali recentemente soppressa, l'Arcus Spa; escludere determinate categorie di società pubbliche dalla riduzione o eliminazione delle auto blu; rinviare di un altro anno la possibilità di ridurre le spese per gli immobili detenuti in locazione; ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi.
  Il decreto-legge n. 138 del 2011 aveva disposto l'incompatibilità del mandato parlamentare nonché degli incarichi di governo con la carica di sindaco e, con precisione, con tutte le cariche elettivi monocratiche – sindaci e presidenti di provincia, ad esempio – negli enti locali a partire dai 5.000 abitanti.
  Ora, l'emendamento approvato sopprime le incompatibilità solo per gli enti locali con un numero di abitanti compresi tra 5.000 e 15.000, ma questo non la rende meno inopportuna. Viene spacciata, in rubrica, per norma di «interpretazione autentica» che, oltre ad essere falsa, è fattispecie normativa che non dovrebbe Pag. 421comparire in un decreto-legge, stante la natura specifica dell'interpretazione autentica, che necessita di effettiva impossibilità di applicazione della norma o di contenziosi per potervi ricorrere, senza contare che l'interpretazione autentica è norma che ha effetto retroattivo.
  Inoltre, è stato istituito un comitato interministeriale ed un commissario, al costo di 150 mila euro quest'anno e del doppio per il 2014 e il 2015, più altri 200 mila euro per il 2016, per vigilare sulla spending review. Le suddette novità introdotte nel testo sono uno scherno verso la realtà sociale ed economica in cui cerca di sopravvivere la gran parte dei cittadini e delle imprese. Sono uno scherno al dettato costituzionale sulla decretazione d'urgenza, ai Regolamenti delle Camere, al criterio di ammissibilità degli emendamenti, diversamente applicato a seconda del nome e del peso ponderato dei presentatori.
  Questo decreto-legge recava fin dall'origine l'ambizioso titolo di «disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia». Ci siamo ritrovati: ulteriori, nuove norme sulla governance dell'agenda digitale. Ora abbiamo una cabina di regia, un commissario straordinario, una struttura di missione, un tavolo consultivo permanente, un'agenzia ad hoc ma non è ancora chiaro chi comanda. Abbiamo norme infarcite di preamboli, programmi e procedure, ma mancano azioni concrete, pianificazione e strategie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, colleghi deputati, voglio iniziare la mia dichiarazione di voto partendo dalle tante manifestazioni degli autunni 2010 e 2011, che mostrarono la crisi della politica, sfiduciata dai suoi atteggiamenti di distanza dal popolo e dai problemi dell'Italia. Il Palazzo, di pasoliniana memoria, appariva blindato nelle sue procedure e privilegi. Il potere rappresentava se stesso in modo arrogante, certo dell'impunità dei suoi membri e della paura, dell'angoscia, della subordinazione indotta dall'esterno. In quella piazza di sofferenze profonde, ingiustizie laceranti e bisogni urgenti, urlati con le corde dell'anima, metalmeccanici, studenti, operai, poliziotti, imprenditori agricoli, disabili, precari della scuola, ricercatori, docenti universitari, lavoratori dello spettacolo, familiari di vittime di mafia, testimoni di giustizia, disoccupati, esodati, vincitori di concorsi pubblici mai collocati e altri ancora protestarono per l'assenza dello Stato, indifferente, sordo, ambiguo e persino cinico.
  Uno Stato organizzato secondo principi costituzionali, secondo la divisione dei poteri tipica delle democrazie avanzate, secondo garanzie di rappresentanza, tuttavia disattese con una legge elettorale abusiva e funzionale a divaricare eletti ed elettori, istituzioni e cittadini, con l'aggravante che il parlamentare non deve risposte a nessuno, se non al capo del proprio partito, pure finanziato da faccendieri e scommettitori di professione.
  Inoltre, mentre il Paese affondava per causa di un sistema di destrutturazione del diritto, di tradimento degli enunciati della Costituzione e rafforzamento di istituti altri della politica, ovvero economici, finanziari, bancari, verso obiettivi privati e spesso illeciti, il Parlamento veniva impegnato, infatti, per questioni personali, per provvedimenti cuciti addosso ad uno o ad amici o a compari degli amici. Anche la trasparenza, la misura, la pudicizia, il senso delle istituzioni, il rispetto delle regole, subivano il peggiore calpestamento dalla nascita della Repubblica, con la promozione di atti e atteggiamenti contrari spacciati per valori. Mi riferisco all'occultamento perpetuo della verità, alla violenza rivolta all'opposizione democratica, alla menzogna come gioco, barzelletta e finanche passatempo.
  Oggi chi contrastava tale cultura della morte morale e civile dell'Italia, che ebbe nella distruzione della scuola pubblica il passaggio decisivo, governa e decide insieme agli artefici dell'affossamento; insieme ai suoi ideatori, ai sostenitori ammutoliti per sordido opportunismo. Oggi Pag. 422chi dava lezioni di etica, di legittimità e assetto costituzionale, ha acquisito una leggerezza straordinaria. Mi spiego: ripetendo in maniera pappagallesca la formula interessi nazionali, responsabilità, si consente ogni forzatura possibile, ammantata con il crisma delle procedure. Il Presidente del Consiglio Letta stava dall'altra parte, anche se da moderato. Gli italiani ricordano i suoi moniti, i suoi discorsi, i suoi interventi pubblici sulla funzione del Parlamento, adesso ridotto a non luogo, parafrasando Marc Augé.
  Ma esiste la Rete, che è un libro aperto, per fortuna impossibile da bruciare. La Rete è memoria e soprattutto fa memoria. Perciò non si comprende se non ammettendo che il Presidente Letta ha avviato la nuova stagione di blindatura del palazzo, con le sue contraddizioni. Non si comprende la sua indisponibilità, come Primo Ministro, ad ascoltare le argomentazioni del MoVimento 5 Stelle, che è stato scelto da una parte importante del Paese, stanca degli accordi segreti, del trasversalismo interessato, della corruzione in larghi settori dello Stato, delle ruberie nei partiti, delle spese folli a palazzo, dell'esibizionismo e dell'inconcludenza dei «governatori»; per tutte, cito la tragedia de L'Aquila, seguita da uno spettacolo di volgare tronfiezza di chi gestì quell'emergenza.
  Non avete capito, colleghi della maggioranza, che il popolo non si inganna. Il popolo ha eletto un Parlamento, sia pure con la brutta legge che vi siete fatti e che noi vogliamo cambiare. Questo Parlamento deve lavorare. Noi abbiamo presentato una montagna di emendamenti, perché il decreto «del fare» privilegia certi poteri ed è privo di omogeneità di contenuti. In un altro Paese non l'avreste mai approvato. Avete agito esautorando il Parlamento, così come faceva il Presidente Berlusconi, con la sua maggioranza di ferro.
  Colleghi della maggioranza, siete uniti da una comunanza di interessi, di scopi e, soprattutto, di metodo. Non ammettete il confronto parlamentare e non lo ammetterete mai. L'Italia si prepari, dunque, a scelte adottate con questo criterio antidemocratico e pericoloso. Questo testo di legge «del fare» è per voi una sorta di esperimento. La prova di forza che state attuando vi servirà per accelerare i tempi per modificare l'articolo 138 della Costituzione, stravolgendone l'impianto con l'istituzione di un comitato parlamentare di saggi che affronterà le riforme costituzionali, le quali sperate di approvare alleggerendo la specifica procedura di revisione. Tutto questo bel progetto inizierete subito, fra gli echi della Giornata mondiale della gioventù e il sole e il mare dell'estate trasmessi in TV.
  Non è bastata l'esperienza berlusconiana a persuadere i partiti che non possono essere servitori di interessi e logiche estranee al popolo. Non è bastato il fallimento della tecnocrazia montiana, disumana e illegittima, a convincere i maggiorenti di palazzo che è giunto il momento di ripensare tutto il sistema. Non sono bastate le continue istanze di partecipazione inviate e ripetute dai cittadini per convincervi, colleghi della maggioranza, a cambiare registro e metodo. È proprio il vostro metodo, totalmente al di fuori del concetto di democrazia, che ci porta a votare contro l'intero decreto «del fare», concepito senza discussione vera, senza confronto, senza i tempi necessari a dirimere i numerosi nodi presenti. Sarebbe stato importante dibattere per esempio di trasparenza sull'Expo, di cui il decreto si occupa. Sarebbe stato importante affrontare con le giuste riflessioni i gravi problemi legati alle bonifiche, alla tutela dell'ambiente, alla funzione sociale della maternità, alla semplificazione in materia di lavoro e, sempre per esempio, al sistema informativo trapianti, per cui si poteva prevedere già da ora la manifestazione di volontà per il dissenso, piuttosto che per il consenso.
  Per tutte le ragioni espresse, il nostro voto non può che essere fermamente contrario, con l'auspicio che trarrete un messaggio dai nostri richiami al vostro metodo di indifferenza.
  Indifferenza rispetto alla grammatica e alla pratica della democrazia, che produrrà Pag. 423altra sfiducia popolare, con danno irreparabile per le istituzioni e per il futuro del Paese. E poi, per le parti di competenza della Commissione cultura, non posso che rilevare le criticità di questo testo. In particolare, si segnala la disposizione, di cui all'articolo 11, di proroga per il periodo d'imposta 2014 della disciplina del tax credit, la cui scadenza è fissata dal decreto-legge n. 225 del 2010, convertito dalla legge n. 10 del 2011, al 31 dicembre 2013. La disciplina dell'agevolazione è stata modificata al fine di introdurre un limite massimo di spesa di 45 milioni di euro. Dunque, l'agevolazione è decurtata del 50 per cento rispetto a quella prevista per il 2013. Sarebbe stato opportuno estendere il beneficio, reperendo ulteriori risorse, anche alle imprese produttrici di prodotti fonografici che svolgano questa attività in maniera prevalente e continuativa e che effettuino le spese relative a strutture situate nel territorio italiano.
  E poi, che dire del settore agricoltura ? È paradossale come il provvedimento in esame, che si pone l'obiettivo di intervenire a sostegno dell'economia nazionale, non contenga alcuna disposizione di rilievo per il comparto primario, nonostante questo sia l'unico settore, ancorché in un momento di gravissima crisi economica, che registra segnali positivi in termini di occupazione e di export del made in Italy. Questi segnali positivi, infatti, non sono stati affiancati da una politica di sostegno, e anzi, sulle spalle del settore agricolo italiano pesano non pochi problemi. Basti pensare alla questione dell'IMU in agricoltura, controversa e non ancora completamente risolta, all'aumento dei costi di produzione e, non ultimo, al fenomeno della contraffazione agroalimentare, che sta compromettendo l'agricoltura tradizionale e biologica nazionale.
  È auspicabile, pertanto, che, nell'immediato futuro, il rilancio del comparto agricolo, anche nella sua dimensione di piccola e micro impresa, divenga una priorità nel programma di Governo, in considerazione della necessità di sviluppare l'enorme potenzialità dell'agricoltura nazionale attraverso un piano basato su misure strategiche di crescita e adeguate agevolazioni fiscali, che tengano conto dell'aumento costante dei costi di produzione e delle conseguenze negative della speculazione finanziaria sulle materie prime.

  PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

  DALILA NESCI. Ed inoltre, anche esaminando i profili di competenza del settore trasporti...

  PRESIDENTE. Onorevole, ha finito il tempo.

  DALILA NESCI. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pinna, di cui constato l'assenza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, prima di iniziare il mio intervento sul decreto «del fare», vorrei denunciare, anzi, vorrei ricordare la denuncia che abbiamo già presentato relativamente a quanto avvenuto in seno alla I Commissione, ove, in modo scomposto e forzando le norme regolamentari, si è proceduto a delineare l'anticipazione dell'esame del disegno di legge costituzionale...

  PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro, stiamo esaminando il decreto-legge «del fare».

  RICCARDO FRACCARO. Voglio ricordare...

  PRESIDENTE. Lo ricorderà quando affronteremo quell'argomento.

  RICCARDO FRACCARO. Andiamo avanti.

  PRESIDENTE. Grazie per la collaborazione.

Pag. 424

  RICCARDO FRACCARO. Allora, vado nel merito del decreto «del fare». Come volevasi dimostrare, il Governo delle larghe intese, che dovrebbe poggiare su di un'ampia maggioranza, impone al Parlamento un provvedimento inutile e dannoso, abusando della decretazione d'urgenza e del ricorso al voto di fiducia. La presunta pacificazione tra i vecchi partiti è, in realtà, il tipico «stallo alla messicana»: PD, PdL e Scelta Civica si tengono sotto tiro a vicenda e procedono a forza di compromessi al ribasso. Sotto la bandiera dell'inciucio regna, pertanto, l'immobilismo catastrofico di questo Esecutivo, paralizzato da ricatti e veti incrociati. Un Governo sostenuto da tutto e il contrario di tutto rispetto al vecchio panorama politico italiano. Un Governo così non poteva che emanare un provvedimento omnibus, incostituzionale sotto il profilo della mancanza dei requisiti di necessità e urgenza e illegittimo per la totale assenza di omogeneità delle norme contenute. Il MoVimento 5 Stelle ha presentato la questione pregiudiziale. È infatti evidente che si tratta di un decreto incostituzionale, sia nel metodo che nel merito.
  La Costituzione prevede che il potere legislativo sia esercitato dalle Camere – ricordo l'articolo 70, in particolare – e solo in casi straordinari dal Governo (articoli 76 e 77), ma nel provvedimento sono presenti norme ordinamentali, deleghe, disposizioni a effetto addirittura pluriennale. Il decreto «del fare» è ricco, abbonda di dichiarazioni di principio che richiederanno una quantità massiccia di regolamenti attuativi per avere un minimo di efficacia. Come costruire una casa senza le fondamenta. Questo è un provvedimento di cartapesta. La disoccupazione è a livelli insostenibili, il debito pubblico aumenta a ritmi esponenziali, il PIL crolla a picco e il tessuto sociale del Paese sprofonda in queste sabbie mobili. Ricordo che sta chiudendo in questo momento un'impresa al minuto. La crescita continua ad esserne un lontano miraggio, mentre il collasso del sistema produttivo si fa sempre più vicino.
  Serve una cura da cavallo per debellare i mali endemici della nostra economia e bisogna cominciare dalle fasce più in difficoltà, dalle aziende strozzate dalla recessione. È tempo di far pagare chi non l'ha mai fatto, a cominciare dalle caste di vario genere, che trovano troppo spesso protezione sotto le ali spennacchiate di questo Governo. È tempo di eliminare inciuci, rendite di posizione, burocrazia, per poter iniziare a intravedere la luce è far saltare il tappo incastrato del nostro stare assieme, che non permette il rilancio del Paese. Ci sono 9 milioni di italiani ridotti in povertà, persone gettate sul lastrico dalle decisioni scellerate di una classe politica e dirigente irresponsabile. Non siamo noi che facciamo ostruzionismo, siete voi, membri dell'Esecutivo della maggioranza, che vi opponete ai cambiamenti; siete voi che state fomentando l'esasperazione dei cittadini e che state mettendo le ganasce allo sviluppo mentre il Paese muore (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  GIORGIO BRANDOLIN. Basta con gli insulti !

  RICCARDO FRACCARO. Con questo decreto continuate a fare melina, intervenite su tutto senza risolvere nulla. Rimandate sine die il momento delle scelte fondamentali per sollevare il Paese. Questo decreto rappresenta il cavallo di Troia usato dalla maggioranza e dal Governo per inserire vere e proprie mostruosità giuridiche (una su tutte: ancora soldi agli inceneritori, come se non bastassero, inceneritori che sono privati, non sono pubblici). Dal domicilio digitale al credito di imposta, dall'ambiente alle sale cinematografiche, dall'Expo di Milano alle disposizioni in materia di incendi, dalla proroga dei vertici INPS ai fondi europei. Questo provvedimento contiene brevi cenni su tutto l'universo.
  È stato un nostro preciso dovere, quindi, presentare un corpus di proposte emendative attive. Voglio ricordare allo smemorato Ministro Franceschini che è stata presentata una valanga di emendamenti Pag. 425dalla stessa maggioranza che sostiene il Governo. Ve lo siete detti da soli che il provvedimento è irricevibile ! Però ora, se è stata posta la questione di fiducia, la colpa è del MoVimento 5 Stelle. Abbiate un briciolo di onestà intellettuale. Prima il Governo procede per decreto scavalcando le Camere, poi la maggioranza lo seppellisce di emendamenti e alla fine si impone all'opposizione di limitare le proprie modifiche, blindando per giunta un testo raffazzonato alla meno peggio con la questione di fiducia.
  Forse, per Letta, il Parlamento potrebbe anche chiudere; anzi forse lo desidera proprio. Noi invece continueremo a stargli con il fiato sul collo, a difendere la Costituzione e ad opporci ad un Governo come questo che, mentre il Paese è in ginocchio, presenta un decreto inconcludente, sicuramente poco coraggioso. Dopo mesi e mesi di annunci e spot, il primo provvedimento politico di Letta non contiene una sola misura per il rilancio dell'economia, ma solo atti di ordinaria amministrazione, misure contabili, o semplicemente norme di proroga. Nulla contro l'evasione, nulla contro la corruzione, l'abbattimento della pressione fiscale, i tagli alla spesa pubblica, il microcredito alle imprese. E qui mi preme anche ricordare che per la terza volta ci avete negato di dare i soldi che abbiamo risparmiato alle piccole e medie imprese, perché ci negate un fondo statale che è completamente gratuito, e questo solamente per salvare la vostra, di faccia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La riduzione dell'IRAP: anche questo non volete, non avete voluto fare, nonostante le nostre proposte. L'incremento delle imposte sul gioco d'azzardo, le norme sul conflitto di interessi.
  Figuriamoci se volete una norma sul conflitto di interessi. Il decreto prova solo a dare un alibi – scusi Presidente, adesso mi rivolgo a lei – all'esistenza di questo Governo inconcludente e senza alcuna credibilità.
  Per questo la nostra posizione sul provvedimento non può che essere fermamente contraria. Votiamo contro il decreto in esame, ma soprattutto il nostro è un voto a favore della democrazia parlamentare, dei principi sanciti dalla Costituzione, dei diritti delle famiglie e dei disoccupati, delle imprese e delle forze sane del Paese che, ancora una volta, vengono calpestati da questo Governo con la complicità della maggioranza e della finta opposizione.
  Quindi, questa è la posizione sul decreto del fare e questo è il senso anche degli ordini del giorno che abbiamo presentato, ai quali però si aggiunge personalmente una battaglia che con questi ordini del giorno noi stiamo cercando di condurre. È una battaglia che mira a far riflettere su un tema fondamentale, che è strettamente connesso con questi ordini del giorno da noi presentati, che è appunto quella delle riforme costituzionali. È la centralità del Parlamento che viene messa in discussione con questo decreto e con quelli che stanno per arrivare.
  A tal proposito leggo da una audizione di Michela Manetti. «Sul significato di autosospensione del Parlamento, sui passi finora seguiti per la via delle riforme istituzionali esprimono e sull'inammissibilità del rimedio malamente escogitato dal Governo, mirante a sostituire la discussione nel Parlamento e nel Paese con un sondaggio on line, sulla necessità di rispettare la procedura prevista dall'articolo 138 per riforme piccole e grandi della Costituzione, mi limito a sottoporre alcune basilari riflessioni sullo statuto delle regole procedurali. Forse appariranno troppo semplice – e me ne scuso – ma le cose importanti in genere sono semplici. Si può pensare...». Un minuto solo, cerco la parte più importante.
  Non c’è da meravigliarsi se il procedimento ad hoc che predispone il disegno di legge della maggioranza in deroga all'articolo 138 dà veste formale all'impotenza a cui i membri delle Camere si sono volontariamente condannati. Il letto di Procuste che ora costringe la discussione parlamentare è basato essenzialmente sul cosiddetto cronoprogramma, ossia sull'imposizione di tempi prefissati. Al riguardo, il senatore Schifani ha fatto notare che neppure ai tempi dell'ultima bicamerale si era arrivati Pag. 426a concepire tanta sfiducia nei confronti del Parlamento. Questo è il senatore Schifani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, questo decreto, che vi ostinate a chiamare con l'appellativo «del fare», altro non è che un magnifico esempio di scempio legislativo. Questo tentativo, palesemente fallito, di includere in un solo decreto-legge un elevato ed estremamente variegato numero di norme ha avuto il solo risultato di produrre un testo che qualsiasi persona dotata di un poco di buon senso chiamerebbe con una sola parola: «impresentabile».
  Si tratta di un magistrale esempio di decreto omnibus, che forse nessun Governo prima d'ora era riuscito a costruire, è un decreto-legge che si poneva come obiettivo il rilancio dell'economia, ma che in realtà si occupava di tutta una serie di norme che con l'economia non avevano nulla a che vedere.
  Il provvedimento in effetti non contiene nessuna misura reale per il rilancio del nostro sistema produttivo, è un decreto del non far nulla. In Commissione abbiamo lavorato senza sosta per quasi tre settimane al fine di migliorare in qualche modo il testo da presentare in Aula. Nonostante alcune modifiche positive, molte delle nostre richieste, frutto di un duro lavoro di collaborazione con il mondo delle associazioni e della società civile, rimanevano largamente inascoltate. Dall'altro lato, venivano approvati emendamenti che definire vergognosi sarebbe solo un eufemismo, come ad esempio l'eliminazione del tetto degli stipendi dei manager pubblici o la conservazione del doppio incarico sindaco-parlamentare, solo per citare due esempi.
  Approfondisco l'aspetto sulla giustizia, che riguarda gli articoli dal 62 all'84.
  Per quanto riguarda le disposizioni contenute nel Titolo III in materia di misure per l'efficienza del sistema giudiziario e la definizione del contenzioso civile, esse, recando modifiche al diritto processuale, segnatamente con riferimento alla modalità di accesso al processo civile e alla reintroduzione dell'obbligatorietà della mediazione, intervengono incisivamente sulla tutela del diritto costituzionale alla difesa in giudizio. Il MoVimento 5 Stelle, pur ravvisando la necessità inderogabile di poter affrontare i nodi legislativi, procedurali e finanziari che attengono ad una sostanziale rivisitazione complessiva delle norme legate all'esercizio della funzione giurisdizionale del nostro Paese, ha chiesto, in sede di parere della Commissione giustizia, che le misure relative alla giustizia dovessero anzitutto essere stralciate dal cosiddetto decreto del fare, non per essere a abbandonate ma per essere trasformate in disegni di legge da sottoporre all'esame del Parlamento nelle forme ordinarie rispettose della funzione legislativa che la Costituzione riconosce al Parlamento.
  Pur nella considerazione che l'istituenda figura del giudice ausiliario possa sulla base di una straordinarietà della sua funzione rispondere almeno e soltanto in via provvisoria alla prioritaria esigenza di smaltimento dell'arretrato civile appare necessario aumentarne il numero complessivo fino ad un numero di 600 unità al fine di riservare alla funzione di giudice ausiliario categorie professionali caratterizzate da una più elevata offerta sul mercato del lavoro, peraltro maggiormente esposta alla crisi economica in corso, si propone di espungere dall'elenco delle possibili professioni di provenienza i magistrati ordinari, contabili e amministrativi: gli avvocati dello Stato; i professori universitari in materie giuridiche di prima e seconda fascia anche a tempo definito ed i notai, riservando così l'accesso alla funzione di giudice ausiliario agli avvocati, ai ricercatori universitari in materie giuridiche.

  PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, gentilmente, il Governo dovrebbe essere... la ringrazio.

  RICCARDO NUTI. Le ragioni sottese all'utilizzo di uno strumento di emergenza Pag. 427o urgenza, quale quella del decreto-legge, inducono inoltre a ritenere che l'esperienza del giudice ausiliario debba necessariamente trovare una sua contenuta, certa definizione temporale in vista di una più organica e coerente riforma del sistema della giustizia civile e che, pertanto, appare opportuno modificare l'articolo 67 del decreto in esame fissando un termine perentorio non rinnovabile di cinque anni alla durata dell'incarico di giudice ausiliario.
  Il compenso previsto, 200 euro onnicomprensivo per ogni provvedimento definitorio, al lordo di imposte e contributi previdenziali, appare insufficiente ai fini del conseguimento degli elevati livelli di professionalità ed efficienza richiesti agli istituendi giudici ausiliari. Si ritiene indispensabile aumentarne l'importo fino a 300 euro.
  In capo ai requisiti per la nomina a giudice ausiliario sono poste condivisibili condizioni ostative legate alla compresenza di incarichi pubblici (elettivi e non) di natura politica, istituzionale, dirigenziale, oltre che religiosi, le quali si ritiene necessario, pena la vanificazione della norma, debbano estendersi ai cinque anni successivi la cessazione dei citati incarichi.
  Infine, all'articolo 65, si propone altresì di sottoporre al parere parlamentare il decreto del Ministero della giustizia di cui al comma 1, inerente alle procedure e ai criteri per la nomina dei giudici ausiliari. Viste le rilevanti ricadute sulla funzione giurisdizionale introdotte dall'articolo in esame, tanto più per il tramite di una decretazione urgenza, si ritiene indispensabile sottoporre il citato atto regolamentare ad un vaglio delle competenti Commissioni parlamentari al fine di poter conseguire, sul punto, le maggiori garanzie di trasparenza possibile. Ed invece tutto ciò purtroppo non è avvenuto, come sappiamo.
  In relazione al tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari, è indispensabile assicurare un riconoscimento retributivo, come previsto per analoghe forme di formazione finalizzata a professioni qualificate che vengono retribuite, corrispondente ad almeno un rimborso delle spese e in ogni caso non inferiore ad un importo mensile di 500 euro, così da consentire anche ai meno abbienti di farvi ricorso. Conseguentemente, si ritiene opportuno prevedere che gli stagisti debbano garantire una presenza nell'ufficio non superiore a 24 e non inferiore a 18 ore settimanali, tenuto conto delle esigenze di studio, secondo modalità di frequenza da concordarsi con il magistrato affidatario.
  Appare opportuno prevedere che qualora il soggetto ammesso allo stage svolga anche la pratica forense, il periodo di tirocinio presso gli uffici giudiziari è ridotto a 12 mesi. I requisiti d'accesso allo stage formativo appaiono troppo stringenti specificatamente alla media degli esami universitari, ai voti conseguiti, all'età richiesta e alla durata del tirocinio, configurando un evidente problema di bilanciamento tra una domanda di qualità e specializzazione rivolta ai tirocinanti a fronte di una del tutto insufficiente offerta, da parte dell'amministrazione della giustizia, in termini economici e professionali.
  Pertanto i tirocinanti saranno selezionati solamente in base alla media degli esami e al voto di laurea più elevato. Coloro che hanno presentato domanda per il periodo di formazione, in un'ottica di trasparenza e meritocrazia, dovranno essere inseriti in una graduatoria pubblicamente consultabile, che deve essere aggiornata ogni sei mese. Vado invece a fare un attimo focus su quelle che sono le attività di competenza degli affari costituzionali. La competenza stretta ed effettiva della I Commissione riguardava pochi articoli del provvedimento in esame. È stata inopportuna la sua emanazione: noi infatti al riguardo avevamo anche tentato, con una pregiudiziale, di respingere al mittente questo decreto. In un contesto economico così difficile, il «decreto del fare» avrebbe dovuto contenere solo norme dirette al rilancio economico ovvero a semplificazioni. Invece è stato occasione per: annullare o prorogare alcune norme della spending review; far rivivere una società in house, come è già stato detto, l'Arcus Spa Pag. 428ed escludere determinate categorie di società pubbliche dalla riduzione o eliminazione delle auto blu; infine, rinviare di un altro anno la possibilità di ridurre le spese per gli immobili detenuti in locazione; e, ancor più grave, ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi (al riguardo ricordo che ho proposto un ordine del giorno).
  Il decreto-legge n. 138 del 2011 aveva disposto l'incompatibilità del mandato parlamentare nonché degli incarichi di Governo con la carica di sindaco, per precisione con tutte le cariche elettive monocratiche, sindaci e presidenti di provincia ad esempio, negli enti locali a partire dai 5.000 abitanti. Ora l'emendamento approvato sopprime le incompatibilità solo per gli enti locali con un numero di abitanti compreso tra i 5.000 e i 15.000, ma questo non la rende meno inopportuna. Viene spacciata, in rubrica, per una norma di interpretazione autentica, che oltre ad essere falsa è fattispecie normativa che non dovrebbe comparire in un decreto-legge, stante la natura specifica dell'interpretazione autentica, che necessita di effettiva impossibilità di applicazione della norma o di contenziosi per potervi ricorrere, senza contare che l'interpretazione autentica è norma che ha effetto retroattivo.
  Proprio per questo devo quindi annunciare il nostro voto palesemente contraria a questo « decreto del fare», che, oltre a complicare quella che è la situazione dell'Agenda digitale, non affronta i reali problemi del Paese e ce ne dispiace, perché anche questa poteva essere un'occasione utile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, siamo qui a convertire l'ennesimo decreto-legge. Vorrei fare a tutti una domanda: ma che cos’è il Parlamento ? Il Parlamento è il luogo in cui normalmente dovrebbe svolgersi quella dialettica necessaria affinché il Parlamento possa esercitare appieno la sua funzione legislativa, funzione che viene tutelata ed espressamente prevista dalla Costituzione, funzione che per anni invece è stata delegata al Governo, che tramite numerosi decreti-legge – che ricordiamo dovrebbero essere emanati soltanto in casi eccezionali di necessità ed urgenza – invece ci ha abituati in questi anni a derogare a questa norma e si è più volte presentato in Aula a chiedere quindi anche la fiducia.
  Noi che cosa stiamo facendo ? Stiamo facendo giustamente opposizione, opposizione costruttiva, perché noi vogliamo che qui si inizi a parlare finalmente e ad apportare tutte quelle modifiche necessarie e che si rendessero tali nel corso dell'esame dei provvedimenti. Proprio per questa ragione noi abbiamo presentato numerosi emendamenti, ma emendamenti che noi ritenevamo necessari per migliorare questo provvedimento e renderlo quanto meno accettabile, emendamenti che comunque abbiamo deciso di ridurre in Commissione, vista questa necessità che la maggioranza ci aveva manifestato. Ricordiamo anche che la maggioranza ha presentato inizialmente più emendamenti di noi ed è stranissimo che una maggioranza presenti tutte queste modifiche ad un provvedimento emanato dallo stesso Governo di cui fa parte. Comunque, a parte questo noi abbiamo avuto la massima disponibilità all'analisi, al confronto ed anche a ridurre il numero degli emendamenti.
  Così non è stato. Abbiamo trasformato tutti questi nostri emendamenti in ordini del giorno e abbiamo fatto in modo che, comunque, si potesse iniziare a discutere e qui avere un confronto in merito a questi ordini del giorno, molti dei quali non sono stati accolti. Neanche da questo punto di vista siamo stati presi in considerazione. In particolare, il mio che riguardava l'abrogazione di una norma che era stata dichiarata incostituzionale con un'apposita sentenza. Anche in questo caso vediamo che il Governo non vuole minimamente rispettare la Costituzione.Pag. 429
  Questo decreto in particolare è un decreto omnibus, un decreto che contiene norme che si occupano di temi e di materie molto diverse tra di loro. Abbiamo visto, quindi, delle norme che dovrebbero essere preordinate a favorire e ad aiutare l'economia e, invece, accanto a queste troviamo alcune norme relative, per esempio, alla riforma della giustizia civile. Noi riteniamo che la riforma della giustizia civile dovesse essere trattata in separata sede, quindi con l'istruttoria adeguata in Commissione giustizia e con tutto il tempo necessario affinché questa riforma potesse essere considerata adeguata. In secondo luogo, questa riforma prevede anche la reintroduzione di quella mediazione civile obbligatoria che, invece, era stata appunto dichiarata incostituzionale precedentemente dalla Corte. Questo per favorire, secondo la mia opinione, moltissime scuole private, derogando anche a quella possibilità di accesso alla giustizia che invece dovrebbe essere garantita a tutti i cittadini. Con dei costi appunto elevati perché per andare in mediazione ovviamente bisogna pagare dei costi alla società che si occupa di mediazione. Ciò impedisce l'accesso alla giustizia per i cittadini piuttosto che trovare un sistema alternativo alla composizione delle varie controverse.
  Inoltre, è un provvedimento che prevede anche lo stage per i giovani neolaureati che hanno una votazione alta, che abbiano una certa età e che, comunque, non sono pagati durante questo stage. Che cosa succede ? Il Ministero della giustizia, per limitare quelli che sono i problemi causati dalle carenze di organico, invece di bandire dei concorsi, come sarebbe necessario perché ricordiamo che la Costituzione prevede che si lavori nella pubblica amministrazione soltanto tramite concorso, quindi dopo aver superato regolare concorso pubblico – questa è un'altra deroga – non retribuisce neanche gli stagisti e, quindi, lo fa sfruttandoli. Per questo motivo noi abbiamo provato, durante questo esame in Commissione, a introdurre un emendamento che prevedesse quanto meno un rimborso spese di 500 euro a favore degli stagisti. Anche questo non è stato accolto.
  Accanto a questa norma ricordiamo che è stata introdotta la possibilità di svolgere contemporaneamente l'attività di sindaco con quella di parlamentare. Questo per tutti quegli enti locali con un numero di abitanti compresi tra i 5 mila e i 15 mila. Inoltre, abbiamo previsto anche la nomina di un commissario che si debba occupare della spending review. Un commissario pagato profumatamente – e stiamo parlando di quasi un milione di euro spartiti in tre-quattro anni – che va ad effettuare dei tagli. Realmente noi crediamo che una persona di buon senso che si comportasse secondo i criteri del buon padre di famiglia potrebbe di certo capire quali spese non siano così necessarie da poter tagliare. Se vuole il Governo mi offro volontaria gratuitamente per fare questo lavoro, facendo risparmiare anche questo milione di euro che non riteniamo utile in questo senso in un periodo di crisi dove, appunto, bisogna effettuare dei tagli.
  E ancora, per quanto riguarda il bilancio, in merito alle coperture finanziarie e agli oneri del provvedimento indicati nell'articolo 61, durante l’iter in Commissione abbiamo cercato di modificare con appositi emendamenti questo articolo, l'articolo appunto 61, sostituendo quindi le coperture ritenute inopportune quali la riduzione delle risorse dell'otto per mille e l'aumento dell'aliquota dell'accisa sulla benzina. Ricordiamo che il Governo in Commissione ha perso del tempo perché non riusciva a trovare queste benedette coperture. Coperture che ha trovato tagliando il fondo necessario che sarebbe dovuto essere destinato entro il 2013 alla possibilità di utilizzare Internet e quindi il wi-fi libero.
  Invece, è stato tagliato perché ha detto – quindi, queste sono le testuali parole del Governo – che, comunque, non ci sarebbe stato spazio per utilizzare questi fondi; quindi, già si sapeva che questi fondi non sarebbero stati utilizzati. Va bene.
  Poi, ha ridotto queste risorse finanziarie, per l'anno 2014, 10 milioni di euro, Pag. 430annullando la scelta discrezionale affidata alla volontà dei contribuenti che hanno, appunto, diritto di destinare una quota delle imposte pagate per gli interventi di tipo sociale, assistenziale e territoriale. Già in occasione della conversione del decreto-legge n. 35 del 2013, concernente il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese, il Governo ha attinto alle suddette risorse, destando proteste e perplessità anche da altre forze politiche.
  Nonostante nelle Commissioni di merito non siano state accolte le nostre proposte alternative, ci aspettavamo che il Governo provvedesse a trovare una soluzione idonea per evitare, in particolare, un aggravio sul potere d'acquisto dei salari e degli stipendi e l'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità conseguenti dall'ennesimo aumento del costo dei carburanti. Infatti, ricordiamo che, anche in questo caso, con questo decreto, andremo ad aumentare le accise sulla benzina, che, in Italia, ha raggiunto un livello inaccettabile a livello di costi, se si considera appunto che il 60 per cento del costo è rappresentato da accise e IVA, per quanto riguarda l'aspetto della finanza.
  In merito all'articolo 2, che dispone norme per l'accesso a maggiori finanziamenti alle imprese, abbiamo cercato di dare il nostro contributo sia per semplificare l'iter di concessione, sia per ridurre i costi a carico del bilancio dello Stato delle operazioni di finanziamento, proponendo vari emendamenti, quali il 2.24 il 2.25. Questi emendamenti prevedono in forme alternative l'elargizione diretta dei finanziamenti da parte della Cassa depositi e prestiti come supporto per il Mise per l'istruttoria delle pratiche. Le nostre proposte, peraltro, ammissibili meritavano più attenzione da parte dei relatori e del Governo, in quanto, in tale contesto di difficoltà di reperire risorse da destinare al rilancio dell'economia, è responsabilità di chi governa prendere in dovuta considerazione idee innovative e utili per il benessere, a prescindere dal gruppo politico da cui provengono.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FEDERICA DIENI. Anche in questa circostanza, è mancato un confronto politico e un'analisi approfondita, a causa delle numerose materie eterogenee contenute in questo decreto-legge e i tempi convulsi e stretti in cui è stato esaminato il provvedimento nelle Commissioni di merito, nonostante la disponibilità data a votare soltanto gli emendamenti segnalati.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FEDERICA DIENI. Anche per quanto riguarda la cultura, le criticità rilevate in questo ambito sono molteplici. In particolare, si segnala la disposizione della disciplina del tax credit, la cui scadenza è fissata dal decreto legge n. 225 del 2010, convertito in legge n. 10 del 2011, al 31 dicembre 2013.
  Quindi, per tutti questi motivi, il MoVimento 5 Stelle voterà in maniera contraria alla conversione di questo decreto e ci auguriamo che, comunque, possiate successivamente non ricorrere più a questi stratagemmi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, questa mia dichiarazione di voto si vuole dividere in due fasi: una prima fase generale e una fase particolare, che andrà a trattare degli argomenti specifici, degli articoli specifici di questo decreto composto da 86 articoli.
  La premessa è che la dichiarazione di voto è una dichiarazione di voto completamente negativa. Il Parlamento è, o meglio, dovrebbe essere il centro della democrazia, luogo di confronto e di scambio tra istituzioni e cittadini. Oggi questo Parlamento è imbavagliato, non può più neppure esprimersi con gli emendamenti, perché, poi, il Governo mette la fiducia; blinda i provvedimenti, teme il dialogo, rifiutando, quindi, anche i miglioramenti al testo.Pag. 431
  È un atteggiamento che fa male a questo Paese, che non lo rappresenta. Non è stata data al Parlamento la possibilità di apportare modifiche a questo decreto, perché il Governo ha fretta, aveva fretta, ha sempre fretta: fretta di sbandierare provvedimenti vuoti dal nome roboante, perché ci sono le urgenze dice, ci dice, dice ai cittadini.
  Le urgenze si potrebbero evitare se ci fosse maggiore lungimiranza, maggiore pianificazione dei lavori e invece, oggi, le urgenze sono diventate quotidiane, esautorando il Parlamento delle sue prerogative. Sono ben lontani i tempi in cui i decreti-legge dovevano attenersi ai rigorosi parametri dettati dalla Costituzione: il requisito dell'urgenza, del contenuto uniforme e pertinente alla materia trattata e il comprovato stato di necessità per la sua emanazione. L'impressione è che questi criteri, ormai, siano solo sulla carta. Una volta, per i motivi citati prima, era il Parlamento che dettava i principi e i criteri direttivi a cui il Governo si doveva attenere per l'emanazione dei decreti attuativi, ma in questo caso il Governo questi principi se li è scritti da solo e impegna se stesso a emanare un decreto-legge, secondo regole che ha stabilito in piena autonomia. Poi blinda tutto, impedisce al Parlamento di esprimersi e va avanti, sordo ad ogni tentativo di confronto. Intanto il Paese però va a rotoli.
  Secondo l'ISTAT il divario tra il tasso di occupazione dell'Italia e quello medio dell'Unione europea, fatto da 27 Paesi, già consistente prima della recessione del 2008 si è ulteriormente ampliato nel 2012: il 56 per cento contro il 64 per cento. Il tasso di disoccupazione si è mantenuto più basso di quello dell'Unione europea fino a marzo del 2012 per poi superarlo nella media del 2012: il 10,7 per cento contro il 10,4 per cento della UE dei 27, e raggiungere l'11,5 per cento a marzo 2013, il 10,9 per cento nella UE.
  Sempre secondo l'ISTAT la disoccupazione è aumentata del 30,2 per cento nel 2012, pari a più 636 mila unità, oltre un milione in più dal 2008, anche in ragione della riduzione dell'inattività. La quota dei disoccupati meridionali sul totale, diminuita fino al 2011, ha ripreso a crescere e la differenza dei tassi tra Nord e Mezzogiorno, nell'ultimo anno, si è ampliata di circa due punti percentuali. Il tasso di disoccupazione ha superato nel Mezzogiorno il 17 per cento, quasi 10 punti percentuali più che al Nord. Questi sono i problemi reali del Paese, il fatto che le famiglie italiane hanno difficoltà ad acquisire beni primari, a pagare il riscaldamento, a fare la spesa.
  La riduzione della spesa corrente per i consumi corrisponde ad una flessione di volumi acquistati che è considerata la più forte dall'inizio degli anni Novanta. Questo dovrebbe fare il Governo, dovrebbe intervenire su questi temi, dare ossigeno al Paese, non perdere tempo, fare l'attendista su questioni che vanno risolte immediatamente. Non è possibile, dunque, condividere questo decreto-legge per le ragioni che più volte abbiamo detto: non ci sono misure serie, risolutive e strategiche; non ci sono misure di politica fiscale, sul reddito, in materia industriale, per le aziende ed il mercato; nulla di urgente, nulla che porti al rilancio dell'economia, nulla che porti un po’ di benessere in più ai cittadini. Non ci sono neppure le coperture economiche.
  Con questo decreto-legge il Governo ha perso l'occasione di dare un segnale davvero positivo e ha dimostrato la sua fragilità sfuggendo al confronto con il Parlamento e con la società civile. Tuttavia, la questione non si esaurisce qui, il Governo vuole approvare in fretta e furia ulteriori provvedimenti entro l'estate come quello sulle riforme costituzionali, ad esempio. Forse perché vuole sfuggire ancora una volta al confronto ? Ma è mai possibile avere la pretesa di cambiare la Costituzione italiana in questa maniera, con questa superficialità ? Da anni si parla di modificare la Costituzione ed oggi il Governo lo vuole fare in pochi giorni ? Noi riteniamo che questo trend debba terminare, è ora di dire basta. Non vogliamo ragionare con la benda sugli occhi su temi di tale rilevanza, vogliamo esaminare approfonditamente i provvedimenti, vogliamo Pag. 432coinvolgere i cittadini, le categorie interessate e far questo non vuol dire perdere tempo, vuol dire fare le cose con serietà, nel rispetto della fiducia dei cittadini che i cittadini ripongono nelle istituzioni; vogliamo approvare le leggi in maniera condivisa, trasparente. Questo è un decreto-legge inutile, è un decreto-legge che non ha obiettivi, che non ha futuro, è totalmente privo di una strategia di fondo perché attendista, proprio come questo Governo. Ci siamo occupati, e mi sono occupato personalmente, dell'articolo 13 di questo decreto-legge, relativo all'Agenda digitale.
  L'Agenzia per l'Italia digitale potrebbe davvero rappresentare per il nostro Paese uno degli strumenti più efficaci per ottenere una sempre maggiore trasparenza nella pubblica amministrazione, partendo da un generale ammodernamento dei sistemi informativi per l'erogazione dei servizi ai cittadini fino ad ottenere l'abbattimento del digital divide. Eppure l'Agenzia non riesce a decollare. Tra imbarazzanti vicende legate allo statuto, moniti della Corte dei conti, quadri di interventi monchi, traballanti, in Italia non siamo ancora in grado di sapere quali e quante banche dati abbiamo a disposizione, mentre imperversano i vuoti informatici che portano all'incancrenirsi del fenomeno dell'evasione fiscale. Sembra incredibile, ma ad oggi le politiche programmatiche riguardanti l'Agenzia per l'Italia digitale hanno dimostrato di muoversi in tante direzioni tranne quella che porta all'economia digitale avanzata ed efficace. E l'esperienza in questa vicenda sembra avere insegnato davvero poco, visto che si continua a ragionare nel senso della dispersione anziché della programmazione del nostro futuro digitale.
  Si continuano a produrre provvedimenti deboli, poco incisivi, che non colgono nel segno, ma rinviano, rinviano sempre ad un secondo momento la scelta della strategia vincente, forse perché una strategia neppure c’è. Questo decreto purtroppo non sfugge a questa logica miope, nonostante il titolo che aveva fatto tutti sperare in qualcosa di davvero di lungimirante e risolutivo per il Paese. La parte relativa all'Agenda digitale, infatti, non ha alcuna direzione. Si parla di governance, si istituiscono organismi, ancora strutture, tavoli, commissari. In poche parole, ancora fumo negli occhi degli italiani, insomma. E si ha l'impressione che l'Agenda digitale, nonostante i ripetuti interventi legislativi, sia tutta da rifare o ancora da mettere in piedi, e che per ottenere i risultanti che già avremmo dovuto avere sia necessario ripartire da zero. Bisogna sempre ripartire da zero, purtroppo. Non sono ancora chiare le posizioni di comando, le linee di indirizzo, le priorità rispetto ai programmi che l'Agenda digitale deve realizzare e l'Italia continua non riuscire a combinare elementari incroci tra banche dati, nonostante siano gestite e finanziate con fondi pubblici, rimanendo un fanalino di coda nella classifica europea delle amministrazioni online, tra le quali, invece, dovremmo eccellere.
  Il nostro Paese potrebbe competere a testa alta nel settore della digitalizzazione, ma anche in questo campo, come in quello della ricerca, l'Italia non decolla a causa della mancanza di politiche nazionali che abbiano come obiettivo il futuro. Così stando le cose, ci chiediamo quali prospettive vi siano per l'Agenda digitale. Lo vorremmo sapere anche per consentirci di avviare interventi correttivi che non siano confezionati all'ultimo momento, con la stretta alla gola della solita urgenza, che ormai caratterizza i lavori parlamentari.
  Con un ordine del giorno presentato al Governo, a mia firma, si chiedeva di prendere di un impegno chiaro, ovverosia di riferire alle Commissioni competenti della Camera dei deputati, ogni tre mesi, lo stato di avanzamento dei lavori della governance, appunto, dell'Agenda digitale. Purtroppo, questo ordine del giorno tanto banale e semplicemente ricevibile non è stato accettato se non con la riformulazione che andava ad eliminare l'unica parte, la parte preminente dello stesso ordine del giorno, ovverosia quello del riferire entro tre mesi.
  Per tutti questi motivi non possiamo che dichiararci fortemente contrari, con Pag. 433un parere totalmente negativo nei confronti di questo decreto, che purtroppo non porterà per l'ennesima volta nulla a favore dei cittadini e delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, colleghi, intervenendo in dichiarazione di voto su questo decreto, prima di qualsiasi ulteriore considerazione e della stessa illustrazione dei motivi che portano ad esprimere un giudizio fortemente negativo sul provvedimento, è necessario, a mio personale avviso, porre alcuni punti fermi. Il primo è il più importante e riguarda la questione di fiducia, soprattutto alla luce di quanto è stato detto più volte in quest'Aula. Ebbene, colleghi, deve essere chiaro che la fiducia sul decreto non è la conseguenza degli emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle e in generale dai gruppi dell'opposizione parlamentare, la fiducia è la conseguenza inevitabile e tecnica di un decreto-legge che contiene più di ottanta articoli, a meno di non essere disposti a passare tre settimane in Aula per l'esame del provvedimento. Il Governo, dunque, sapeva benissimo che sarebbe ricorso alla fiducia, e se non lo sapeva allora i suoi componenti, in particolare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, si dovrebbero domandare se sono in grado di svolgere adeguatamente l'incarico che gli è stato assegnato.
  Altra questione che è fondamentale chiarire in questa sede riguarda una delle affermazioni del Ministro Franceschini, pronunciate all'atto della posizione della questione fiducia. Il Ministro ha tenuto a sottolineare che la fiducia del Governo è stata posta sul testo approvato dalle Commissioni senza, come prevede la formula di rito in questi casi, emendamenti e articoli aggiuntivi. «E grazie !», viene da dire, «caro Ministro», e per due motivi. Il primo è quello più politically correct, e cioè che sarebbe grave se il Governo avesse blindato un testo diverso da quello approvato dalle Commissioni della Camera, imponendone a quest'ultima l'approvazione in blocco con il ricatto della fiducia.
  Il secondo motivo lo definirei con un termine friendly, se me lo consentite, «para amigos». In questo senso è scontato che al Governo vada bene il testo approvato dalle Commissioni, visto che la gran parte degli emendamenti approvati sono stati presentati dallo stesso Governo o dai relatori.
  Terzo punto da chiarire: caro Ministro Franceschini, anche se non è qui, a noi spiace che lei si irriti visibilmente ogni volta che mette la fiducia su un provvedimento, ma nel suo interesse è bene se ne faccia una ragione. Oggi, infatti, il MoVimento 5 Stelle non sta facendo altro che adempiere al ruolo che gli hanno attribuito i suoi elettori, ovvero svolgere il ruolo di opposizione a questo Governo. In questo Parlamento è da qualche decennio che non si vedeva una vera opposizione: il Paese ormai se ne era dimenticato. Se lo volete chiamare ostruzionismo fate pure: noi preferiamo chiamarla opposizione, e poiché stiamo esaminando un provvedimento che riteniamo pessimo, il nostro compito è quello di provare ad impedirne l'approvazione con i mezzi che i regolamenti mettono a disposizione.
  Se, come pure lei ha sottolineato, signor Ministro che non è qui, ci sono sei decreti in circolazione che debbono essere convertiti, il problema non è dell'opposizione e, men che meno, del suo gruppo ampiamente maggioritario. Semmai è un problema del Governo, che ha ritenuto di varare un grappolo di provvedimenti d'urgenza in prossimità della sospensione della sessione estiva dei lavori. È inaccettabile che il Governo utilizzi come pretesto, allo stesso modo dei petrolieri, la pausa estiva e quella per le vacanze natalizie: così mentre gli esodi estivi e per le vacanze invernali sono sempre accompagnati da un rincaro del costo del carburante, che tra l'altro è stato inserito anche in questo provvedimento, allo stesso modo il Governo Pag. 434da tempo utilizza queste scadenze per sfornare un gran numero di decreti-legge e approvarli in tutta fretta, pena il rinvio delle ferie. Non so se lo avete capito, e dunque per sicurezza lo ridico sia al Governo che a qualcuno della maggioranza: il fatto di essere matricole non significa che ci facciamo impressionare quando provate a fare la voce grossa.
  Passando al provvedimento in esame, il nostro dissenso è netto, perché questo decreto-legge si compone di due generi di norme, quelle inutili e quelle deleterie. Il decreto-legge aveva la finalità di far ripartire in qualche modo lo sviluppo del Paese, drammaticamente paralizzato dalla crisi economica. Per fare questo è evidente che bisogna, in qualche modo, immettere risorse nel sistema. Il Governo, invece, fa un'operazione a somma zero, dando ai cittadini quello che allo stesso tempo gli ha tolto dalle tasche. È un po’ come la scena di quel film in cui Totò e Peppino interpretano i fratelli Capone, e Totò salda un debito a Peppino con i soldi che poco prima aveva provveduto a sottrarre dalla stanza dello stesso sventurato Peppino De Filippo. Il Governo fa lo stesso, perché gran parte degli interventi li finanzia attraverso l'imposizione di nuove tasse, dunque oneri per i cittadini.
  L'accisa sui carburanti, caro Governo, è una tassa e voi l'avete aumentata. L'estensione della Robin Tax alle piccole aziende del ramo elettrico è una tassa che si traduce automaticamente in costi sulla bolletta, e voi avete provveduto a porre le basi per far aumentare quei costi.
  Per onestà va riconosciuto che a qualcuno togliete oneri, e sono i possessori di barche da diporto, anche di certo rilievo. Legittimo, a patto che lo definiate per quello che è, un regalo a chi può permettersi di possedere una barca in questo periodo, che però non ha nulla a che vedere con lo sviluppo del settore nautico.
  Avete tolto ai grandi manager il tetto sugli stipendi. È stato un errore materiale, è stato detto. Noi ci crediamo, ma ci domandiamo come sia possibile che certi errori materiali si verifichino sempre in un senso ben preciso, come pure è accaduto sulle incompatibilità, o forse sarebbe più opportuno dire sull'incompatibilità del Viceministro De Luca.
  Per la precisione e per onestà, debbo dire che nella scorsa legislatura si verificò un errore materiale che tolse qualche vantaggio alle banche. In quel caso però, dopo essere stato schiaffeggiato metaforicamente dall'ABI, aver messo alla gogna la senatrice del PD rea dell'errato «copia e incolla», il Governo Monti e la sua maggioranza, che è la stessa di oggi praticamente, si affrettarono a rimediare con tante scuse. Staremo a vedere, colleghi e rappresentanti del Governo, se sarete celeri a porre rimedio, magari già al Senato, ai tanti errori materiali compiuti in questo decreto-legge.
  Sempre in tema di vantaggi e regali il decreto ne prevede uno per gli inceneritori, prorogando le norme sul cosiddetto Cip6, e noi del MoVimento 5 Stelle non possiamo che rimarcarlo in maniera negativa perché per noi gli inceneritori equivalgono al fumo, è proprio il caso di dirlo in questo caso, fumo negli occhi.
  Ho seguito con attenzione le dichiarazioni di voto sulla fiducia e tra quelle debbo ammettere che mi ha colpito l'intervento del collega Andrea Romano di Scelta Civica. Un intervento molto apprezzabile, almeno dal mio punto di vista, perché con grande lucidità ha evidenziato un numero di criticità così elevato in questo decreto, da poter essere tranquillamente sottoscritto anche dall'opposizione. Se non vado errato il collega Romano è uno storico, dunque certamente conoscerà come in alcuni casi si comportava la Democrazia Cristiana di fronte a provvedimenti che pure presentati dal proprio Governo non la convincevano. In quei casi la DC votava la fiducia per vincolo politico, ma sul voto finale al provvedimento esprimeva voto contrario, affossandolo.
  Ci auguriamo che per coerenza con il dissenso espresso nel merito al provvedimento, Scelta Civica assocerà i suoi voti a quelli dell'opposizione, anche per mandare un segnale ad una maggioranza in cui svolge il ruolo di uditore.Pag. 435
  Colleghi, ovviamente, non ci può essere modello politico più distante dal nostro di quello della Democrazia Cristiana della Prima Repubblica, ma non vi nascondo che avendo visto all'opera in questi mesi il Governo e la maggioranza, non nascondiamo che qualche dubbio ci viene se non sia il caso di rimpiangerla almeno un po’.
  Entrando nel merito del decreto, ed in particolare l'articolo 29-bis, norme di interpretazione autentica in ordine alla incompatibilità tra sindaco e parlamentare, è stata introdotta una nuova norma con un emendamento cosiddetto bipartisan contro il quale hanno protestato gli stessi compagni di partito dei presentatori, che si è preso la briga di ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con incarichi governativi.
  Il decreto legge n. 138 del 2011 aveva disposto l'incompatibilità del mandato parlamentare nonché degli incarichi di Governo e delle cariche elettive monocratiche, sindaci e presidenti di provincia ad esempio, negli enti locali a partire dai 5 mila abitanti; ora l'emendamento approvato rende possibile il doppio o triplo incarico per gli enti locali con numero di abitanti compresi tra i 5 e i 15 mila, ma questo non la rende una norma meno inopportuna. Viene spacciato in rubrica per norma di interpretazione autentica che, oltre ad essere un falso è una fattispecie normativa che non dovrebbe comparire in un decreto-legge stante la natura specifica dell'interpretazione autentica che necessita di effettiva impossibilità di applicazione.
  All'articolo 49, a cui faceva riferimento il mio ordine del giorno (Proroga e differimento di termini in materia di spending review), qualcuno si è preso la briga di introdurre la norma che esonera dall'applicazione della spending review sulle auto blu, le società pubbliche quotate e le loro controllate; la norma si spaccia anche per norma di interpretazione autentica, fattispecie che non dovrebbe comparire in un decreto legge. Suona a scherno l'ammissibilità stessa di tale emendamento e gli altri suoi degni compari. Stesso argomento, spending review, anche l'articolo 49-quater, ovviamente si rinvia tutto.
  Concludendo, signor Presidente, a fronte di un provvedimento, come il decreto «del fare», talmente negativo da avere suscitato critiche nette anche da gruppi della maggioranza, il nostro giudizio non può che essere fortemente negativo e, conseguentemente, il nostro voto convintamente contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Signor Presidente, signori del Governo, signori deputati, sul decreto «del fare», quello che stiamo discutendo da diversi giorni e da tanto tempo, è d'obbligo innanzitutto qualche riflessione sulla procedura, prima di fare un'analisi, prima di entrare nel merito dei suoi contenuti.
  In realtà non si era mai vista in Parlamento nella storia della nostra Repubblica, che sicuramente ne ha viste tante, una maggioranza governativa così ampia numericamente eppure anche su questo decreto è stata posta la fiducia, e ci viene da interrogarci, come mai ? Ci viene detto che la colpa potrebbe essere del MoVimento 5 Stelle perché fa opposizione.
  Se fare opposizione al Governo dell'inciucio è una colpa, allora, signor Presidente, colleghi, credo che è una colpa che noi ci prendiamo volentieri. Forse, magari se le cose fossero state gestite anche diversamente e avessimo avuto qualche seria possibilità di essere interrogati su un possibile Governo nostro, forse le cose sarebbero andate diversamente. Però, non è certo per questo che rinunciamo a fare opposizione e a portare avanti le nostre ragioni, che sono le ragioni dei cittadini, almeno di una parte dei cittadini, quella che noi portiamo in Parlamento, quei nove milioni di cittadini, quel 25 per cento...

  PRESIDENTE. Colleghi, è positivo che il Parlamento sia così pieno di energia a quest'ora, però vi pregherei gentilmente di fare un po’ di silenzio.

Pag. 436

  MATTIA FANTINATI. Forse è merito del MoVimento 5 stelle che noi rappresentiamo. Mai, come in questa occasione, vi è proprio la mancanza di fiducia del Parlamento nel Governo, che ha imposto a quest'ultimo di porre la fiducia, l'ennesima fiducia sul decreto «del fare». Intervenendo in discussione generale, ho già avuto modo di dire che il termine «fare», a cui sono stati dati molti appellativi: «fare poco», «fare un pochino», «fare qualcosa», «fare finta», poco si addice ad un provvedimento che, in realtà, fa davvero poco.
  Le esigenze di questo Paese sono note a tutti, sono note anche a voi, signori del Governo, che state in politica da tanti anni, sono note anche ai vostri esperti, ai tecnici dei vari Ministeri. Nonostante questo, però, nonostante il Paese necessiti di una cura da cavallo, voi il cavallo lo vorreste curare con un zuccherino. Non serve a nulla – è ovvio – perché poi, subito dopo, torna l'amaro in bocca e, credetemi, gli italiani masticano davvero amaro nel vedere un Governo pavido, che non ha coraggio di pagare il costo politico, che le doverose scelte di riduzione della spesa pubblica comporta. Il Governo non ha né il coraggio, né la voglia di rinunciare a quei privilegi, al potere, all'indotto di consensi che lo status quo garantisce a voi e ai vostri partiti. Il Paese è allo stremo, forse a rischio anche di una rivolta, ma voi rimanete sostanzialmente fermi, incuranti; non siete una classe dirigente all'altezza della grandezza del nostro Paese !
  Perché dico che non avete coraggio e che avete sprecato un'altra occasione buona per dare un segnale chiaro all'Italia che si sta lavorando per invertire la tendenza, rispetto ad una crisi sempre più odiosa ? Perché ? Perché questo decreto del fare è, in realtà, un decreto – come a me piace dire – del fare pochino. È questa l'impressione che abbiamo avuto leggendo il decreto. L'errore più macroscopico, quello che salta alla luce ed è alla vista di tutti, è che, per impatto e dimensione, muove soltanto pochi miliardi: se ne contano quattro, cinque, forse sei: il decreto è solo una goccia nel mare, che non soddisfa minimamente le attuali e immediate necessità di cui ha bisogno l'economia del Paese, ossia effettivamente qualche centinaio di miliardi di euro: è di queste cifre che stiamo parlando, è di queste cifre che dovremmo parlare. Ci potreste dire: ma dove li prendiamo centinaia di miliardi di euro ? Non vi sforzate, per carità, a pensare troppo: ci abbiamo pensato noi, il MoVimento 5 Stelle. Ve lo diciamo noi, dalla campagna elettorale e continuiamo anche a dirvelo anche in un'ora abbastanza tarda; continuiamo. Innanzitutto, finiamola con gli sprechi, i privilegi della politica, le province, le società partecipate dello Stato. Tagliamo questi costi inutili: si possono ricavare almeno 50 miliardi di euro, una grossa cifra.
  Spero che il Ministero dell'economia ci stia ascoltando e possa prendere appunti.
  Bisogna operare poi una reale lotta all'evasione e recuperare i grossi capitali occultati che sono frutto di reati tributari. Abbiamo calcolato che, grosso modo, potremmo recuperare così 120 miliardi. Dalla lotta a tutte le mafie e a tutto l'indotto economico-finanziario invece potremmo recuperare 100 miliardi. Occorre, poi, un reale contrasto alla corruzione a tutti i livelli e sottolineo davvero tutti, con vantaggio per le casse dello Stato di circa 60 miliardi di euro. Occorre, poi, una legge seria e reale sul conflitto di interessi, una legge che noi continuiamo a dire che deve essere fatta, continuiamo a portare avanti, ma sembriamo quasi non essere ascoltati.
  Occorre anche la stessa legge sia nel mondo economico, ma anche a tutti i livelli, quindi finanziario, bancario, assicurativo. Abbiamo stimato che potremmo recuperare 20 miliardi. E anche fare un aggiornamento del catasto entro 6 mesi è fattibile. Tanti dicono che sia fattibile. Forse non saranno 6 mesi, sarà qualche mese di più, però almeno iniziamo, proviamoci, per rendere veramente equa e sostenibile l'IMU sulla prima casa, visto che voi l'avete soltanto rinviata e non abolita. Anche da questo si potrebbero ricavare svariati miliardi di euro, facendo pagare il giusto prezzo a chi possiede Pag. 437ingentissimi patrimoni immobiliari. Invece, come al solito, poi sono i cittadini che vanno a pagare.
  Vogliamo, poi, dire qualcosa sulle pensioni d'oro e su tutte quelle che sono frutti di soprusi e non di contribuzione ? Un bel taglio certamente potrebbe fare incassare allo Stato altri 5 miliardi da destinare, magari, a chi ha la pensione minima, con la quale non arriva a fine mese. Effettivamente, basta andare a prendere i nostri video, che diffondevano in campagna elettorale, e i nostri interventi, che facciamo sui palchi (li potete trovare sulla Rete che ne è piena), e vedrete che noi queste cose ve le abbiamo sempre dette e non ci stancheremo mai di ripeterle, fino a quando non le vedremo realizzate. Quindi, i soldi per fare, per fare questi provvedimenti seri, che possono risollevare il Paese, ci sono e si possono trovare. Siete voi che non volete farlo.
  Infine, vorrei soffermarmi un attimo sul rapporto fra noi, che siamo l'unica opposizione in Parlamento, e voi che siete la maggioranza. Non me ne vogliano i deputati di SEL e di Lega Nord, ma voi siete un'opposizione quanto meno discutibile e, forse, un po’ finta, e vi dico perché. Perché molto spesso certe volte si ha come l'impressione che questa opposizione che dite di fare sia in qualche modo un'opposizione un po’ ricattabile. Noi invece no ! Voi siete ricattabili perché nelle regioni dove governate i vostri «governatori» sono sostenuti o dal PD o dal PdL. Io sono del Veneto ed è così, ma basta guardare in Lombardia.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  MATTIA FANTINATI. Io ringrazio per l'intervento. Grazie Presidente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, siamo qui oggi in Aula per votare l'ennesimo provvedimento governativo di necessità e di urgenza per il rilancio del Paese. Un testo vuoto, una serie di scatole di misure diverse inserite a forza in un contenitore piccolo piccolo e più leggero dell'aria. Un provvedimento reso ancora più deprimente dopo la fiducia incassata sul voto nella giornata di ieri. Una pratica indegna resa da ogni forza politica succedutasi alla maggioranza, legislatura dopo legislatura.
  Un'anormalità, una pratica che di fatto paralizza ogni libertà di voto e di espressione, che dovrebbe essere propria di ogni eletto in questa Aula, una forzatura al Parlamento che, come ricordato in precedenza dal collega 5 Stelle D'Ambrosio, lo relega sempre più in un angolo marginale rispetto al ruolo di fulcro della democrazia che dovrebbe ricoprire.
  Un provvedimento, quello del fare, che di fatto non porta alcun cambiamento radicale al sistema Italia, che palesemente vuole essere un congelamento dell'attuale pericolosa posizione economica amministrativa. Un provvedimento omnibus che di base non contiene pressoché nessun contenuto di urgenza, condizione necessaria al fine di giustificare la presentazione di un decreto-legge. Come altri colleghi hanno già fatto notare, ci sono stati persino problemi di «bollinatura» per mancanza di copertura finanziaria. Ma quando mai si rende operativo un progetto senza prima valutare concretamente se è coperto dal punto di vista finanziario ?
  Questa è l'ennesima dimostrazione che di fatto questo Parlamento è un attimino fuori dal mondo e non ha la minima idea di come funzioni. Vive di regole proprie al di là di qualsiasi logica e razionalità. Durante la notte di giovedì scorso ho assistito ai lavori del decreto oggetto di votazione. Non credevo che la politica si potesse dimostrare così disorganizzata. La gestione bipresidenziale dei deputati Sisto e Boccia è stata drammatica, come certamente inopportuna è stata l'autonomina con cui gli stessi in qualità di presidenti si sono incensati a relatori, facendo a mio avviso mancare quella necessaria, o almeno ipotetica, terzietà che il presidente di Commissione deve mantenere nei riguardi della Commissione che presiede. Pag. 438Continui slittamenti di tempi, continui accantonamenti ed assenza totale di programmazione dei lavori, senza attività ostruzionistiche da parte delle opposizioni. La maggioranza si è incartata da sola, accartocciata su equilibri basati chiaramente su uova con stato di decomposizione.
  Il paradosso lo si raggiunge sulla questione della termovalorizzazione e incentivi CIP, con un emendamento da noi proposto che andava a ridurre gli incentivi CIP6 anche per gli inceneritori. Già perché il Governo aveva ben messo un comma che in qualche modo derogava alla riduzione degli incentivi CIP6 per i termovalorizzatori o meglio noti come inceneritori. Dopo un dibattito notturno, che ha svegliato dal profondo sonno molti deputati, siamo arrivati, a votazione aperta, ad un colpo di mano del presidente relatore Boccia, che ha sospeso la votazione dopo che gli esponenti del PD avevano dichiarato la loro astensione. Magicamente l'emendamento è stato accantonato e poi riformulato dal Governo. Hanno proposto la riformulazione di un emendamento a mia firma che prevedeva la soppressione di un comma e lo hanno riproposto con una riformulazione. Noi chiedevamo la soppressione e loro lo riformulano. Mi viene difficile capire cosa può riformularsi se viene chiesta la soppressione. Avendo noi rifiutato, perché sostanzialmente la riformulazione non era opportuna e oltretutto nei contenuti era veramente blanda blanda blanda, i relatori-presidenti lo hanno fatto loro. Quindi, sulle poche parole di riduzione degli incentivi CIP6 quanto meno un piccolo merito possiamo tenercelo. E finitela di scrivere falsità: il MoVimento 5 Stelle aveva votato contro la riduzione dell'incentivo CIP6, andate a rivedervi le registrazioni di quella sera.
  La politica deve essere educazione, la politica deve essere esempio. Deve essere dialogo, una porta costruttiva che ogni giorno nelle Commissioni cerchiamo di aprire e che in ogni occasione ci sbattete con violenza sul naso. La richiesta e l'ottenimento della fiducia sul fare ne sono la testimonianza, visto il totale decadimento degli emendamenti da noi proposti in Aula.
  Ma la domanda che mi pongo, che si pone tutto il gruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera dei deputati è: quali sono le priorità del Governo, ma soprattutto di questo Parlamento ? La priorità è forse l'eliminazione dei CIP6, una delle più palesi e durature truffe ai danni dei cittadini italiani ? O, magari, la priorità è la rendicontazione delle spese dell'Expo, vera e propria calamita, insieme alla TAV, per gli interessi delle mafie ? O forse l'impignorabilità della prima casa, un provvedimento che sarebbe vero ossigeno per tutti gli italiani, vista l'emergenza abitativa che si sta allargando a macchia d'olio in tutta la Penisola, che per esempio nella mia città, Novara, ha significato la creazione di un vero e proprio ghetto abbandonato a se stesso fatto di container recuperati dal vecchio campo dei lavoratori TAV ?
  La risposta su questi pochi contenuti portati ad esempio, ripresi da alcuni nostri emendamenti, è naturalmente «no». Come già detto, le priorità di questo Governo sono un mistero, non certo palesato da questo «decreto del fare poco e male». L'impressione è che il partito unico abbia come scopo il solito: aspettare e rimandare, facendo sostanzialmente nulla. Come si potrebbe giustificare, altrimenti, la proposta della collega Carfagna di una moratoria sui temi etici ? Ah, già, ma in questi giorni ci è arrivata la notizia che la priorità del partito unico è la modifica della Costituzione.
  Bene, quindi ci aspettiamo un serrato e costruttivo dibattito presso la Commissione affari costituzionali, presieduta dal deputato Sisto, per poter delineare una posizione e dei testi il più possibile condivisi, come ci si aspetterebbe per una riforma di tale natura. Peccato che l'intenzione della maggioranza sia quella di portare a casa la modifica costituzionale entro agosto. Un'intenzione a dir poco irresponsabile, cieca e sorda ! L'intenzione di modificare l'articolo 138 della Costituzione, dando potere ad un organo non previsto dalla Costituzione stessa, quel Pag. 439comitato dei saggi che di saggio parrebbe avere forse, forse, forse, forse, solo il nome. Questo, signor Presidente, sembrerebbe assomigliare ad un golpe !
  Smacchiatemi questa impressione che mi aleggia nella mente. I cittadini eletti, sia alla Camera che al Senato, del MoVimento 5 Stelle non cederanno, non arretreranno di un passo. Faremo e saremo resistenza, una resistenza pacifica, costruttiva ma dura, ferma e, soprattutto, non in vendita. Noi non siamo il partito unico: siamo differenti e ogni giorno ne siamo sempre sempre più fieri. Per far capire a tutti i colleghi cos’è il MoVimento 5 Stelle, vi leggerò un breve contributo inviatomi da un nostro attivista proprio questa mattina: «Per motivi professionali, mi sono trovato a leggere la prefazione del Conte di Carmagnola di Manzoni, e più precisamente la funzione del coro nella tragedia. Come un guizzo inspiegabile, mi sono rimbalzate alla mente le parole del Presidente del Senato circa l'innominabilità del Presidente della Repubblica.
  Quasi fosse un'improvvisa analogia, ho avvertito che, da parte della casta, la percezione del ruolo riservato al MoVimento 5 Stelle è equivalente a quello del coro tragico, il quale è la personificazione dei pensieri morali e parla in nome dell'intera umanità.
  Certamente, il MoVimento 5 Stelle, attraverso l'energica azione parlamentare dei suoi cittadini eletti, è in grado di esprimere una voce capace di superare le passioni individuali per esprimere sentimenti più universali. Insomma, si pone come l'interprete ideale, capace di temperare impeti violenti e dolorosi, anche se, sciaguratamente, troppe volte afferma la verità.
  Credo che identificare e ridurre l'azione politica del MoVimento 5 Stelle a termini teatrali da parte della casta sia cosa alquanto fantasiosa e ristretta. Anche se il MoVimento 5 Stelle non svolge un'azione diretta di Governo, e dunque viene privato di gran parte dell'effetto che produrrebbe se ne fosse investito in prima persona, può, a mio modesto giudizio, aspirare a esercitare uno slancio vigoroso nel dibattito parlamentare.
  Di certo, erra malignamente colui che crede di riservare al MoVimento 5 Stelle «il cantuccio dov'egli possa parlare» di manzoniana memoria, perché il progetto del MoVimento è quello di prestare ai cittadini una voce diretta e determinata, affinché possano introdursi nella gestione della cosa pubblica, e non ultimo il disegno più elevato di esercitare un'influenza morale nella storia repubblicana. Ecco perché il MoVimento 5 Stelle non esprime suggestioni, emozioni personali, ma manifesta le riflessioni di un testimone oggettivo, troppo spesso zittito dalle malelingue dell'ipocrisia e dell'opportunismo».
  Questo è il MoVimento 5 Stelle, una forza politica pulita e onesta, sia intellettualmente che nella quotidianità. Proprio per questa onestà intellettuale, che non solo rappresentiamo, ma che è intrinseca nel nostro essere, dichiaro fermamente il mio voto contrario a questo provvedimento, che altro non è che una scatola vuota e nel quale non avete voluto inserire alcunché di realmente significativo per il Paese, con una mossa, direi, assolutamente inconcepibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prodani. Ne ha facoltà.

  ARIS PRODANI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, oggi l'Aula è chiamata ad esprimere il voto finale, dopo la fiducia incassata ieri dall'Esecutivo, sul disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto del fare, ulteriore provvedimento governativo di necessità e urgenza in cui sono previste una serie di misure che dovrebbero favorire il rilancio del Paese.
  Il dibattito parlamentare è stato avvilito dalla posizione della questione di fiducia, che ha fatto decadere automaticamente tutti gli emendamenti presentati, malgrado il MoVimento 5 Stelle avesse accettato di discutere e votare solo alcune proposte depositate.Pag. 440
  Infatti, dei propri emendamenti iniziali, circa 500, il nostro gruppo parlamentare ne ha segnalati circa una cinquantina, tra i quali poi ne sono stati individuati otto da sottoporre a votazione. Quando però sono stati chiesti chiarimenti sulla copertura finanziaria di alcune proposte della maggioranza e ne sono state presentate ulteriori a seguito del rinvio in Commissione avvenuto lunedì scorso, ogni possibilità di mediazione è saltata. Con la questione di fiducia si è chiusa la porta al dialogo e al miglioramento di un testo che, comunque, ha subito numerose modifiche durante il passaggio nelle Commissioni referenti.
  Il provvedimento, infatti, era costituito originariamente da 85 articoli ed è stato ampiamente integrato, tanto da assumere un carattere ancor più eterogeneo rispetto a quello iniziale, evidenziando di nuovo come gli interventi del Governo siano frammentari e privi di una visione d'insieme.
  Il carattere omnibus anche di quest'ultimo decreto-legge risulta con evidenza considerando le materie trattate: dalle disposizioni sulle infrastrutture, relative allo sblocco di numerosi cantieri e alla sicurezza stradale, alle semplificazioni in edilizia, dalle misure relative alle imprese alla nuova governance dell'Agenda digitale, dalla donazione degli organi alla semplificazione fiscale, dalla gestione delle acque sotterranee al pacchetto relativo all'efficienza del sistema giudiziario e alla definizione del contenzioso civile. Quest'insieme di misure così varie potrebbe essere considerato un tentativo di scardinare un sistema normativo ormai superato, non al passo con i tempi e soprattutto inadeguato per fronteggiare velocemente l'attuale crisi economica. In realtà, essendo privo di sistematicità e di un reale contenuto innovativo, finisce per essere solo il contenuto di un decreto del «far finta di fare».
  Ci saremmo aspettati da un provvedimento del genere ben altre disposizioni, come, per esempio, quelle necessarie a favorire la ripresa del settore turistico, risorsa nazionale ampiamente sottostimata che nel 2012 ha pesato sul prodotto interno lordo per il 10,3 per cento.
  Nel silenzio generale delle istituzioni, il 30 giugno scorso è scaduto il termine...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Prodani. Al tavolo del Comitato dei nove riusciamo leggermente, se non vi diamo fastidio, ad abbassare un pochino il tono ? La ringrazio, onorevole Boccia, so che lei collabora con la Presidenza. Grazie.

  ARIS PRODANI. Dicevo: nel silenzio generale delle istituzioni, il 30 giugno scorso è scaduto il termine – inizialmente fissato al 31 dicembre 2012 – per la delimitazione territoriale dei distretti turistici nei territori costieri, «zone a burocrazia zero» introdotte dal decreto-legge n. 70 del 2011 sul semestre europeo, finalizzate a riqualificare e rilanciare l'offerta turistica nazionale, migliorando l'efficienza nell'organizzazione e nella produzione dei servizi.
  La costituzione dei distretti – titolari di una serie di agevolazioni amministrative, finanziarie, fiscali e per il settore di ricerca e sviluppo – è soggetta a una procedura burocratica troppo complessa che non ne ha assolutamente favorito la formazione.
  Questo decreto avrebbe dovuto contenere disposizioni per semplificare la costituzione dei distretti e una proroga del termine per la loro delimitazione territoriale. Invece l'Esecutivo, con l'articolo 37, si è limitato a proporre un iter burocratico più semplice per la stipula di convenzioni sperimentali, promosse dai Ministeri per la pubblica amministrazione e dello sviluppo economico, da parte di Regioni, Camere di commercio, Comuni, altre amministrazioni e associazioni di categoria interessate.
  L'obiettivo delle convenzioni, introdotte dall'articolo 12 del decreto legge n. 5 del 2012 sulle semplificazioni, è quello di attivare percorsi sperimentali di semplificazione amministrativa per gli impianti produttivi, le iniziative e le attività delle imprese sul territorio, in ambiti delimitati e a partecipazione volontaria. Questa sperimentazione di «zone a burocrazia zero», già prorogata fino al 31 dicembre 2013 da Pag. 441un altro decreto (il n. 179 del 2012 sulla crescita), è estesa a tutto il territorio nazionale, ma non sono previste novità rilevanti, a parte l'introduzione di un Piano nazionale per queste zone, che dovrebbe essere predisposto dal ministero dello Sviluppo economico, d'intesa con il Ministero per la pubblica amministrazione.
  Sarebbe stato più utile proporre un riordino normativo per le «zone a burocrazia zero», regolamentate, come si è visto, da una serie frammentaria di disposizioni contenute in più provvedimenti.
  Stupisce, inoltre, che proprio una delle tipologie di queste zone – il distretto turistico – non sia stata presa in considerazione dal cosiddetto «decreto del fare». In realtà questo stupore diminuisce se si considera come il governo Letta abbia finora trattato il comparto turistico. Non bisogna dimenticare, infatti, che con il precedente decreto omnibus sull'emergenza ambientale si è provveduto al trasferimento delle funzioni del Dipartimento del turismo dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al Ministero dei beni culturali, congelando di fatto l'operatività amministrativa del Dipartimento stesso.
  Quest'intervento ha determinato la paralisi delle attività a causa delle complesse procedure di trasferimento al Ministero dei beni culturali delle risorse umane, strumentali e finanziarie del Dipartimento.
  I tempi del trasferimento, infatti, si allungheranno perché, dopo l'emanazione del previsto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, tutte le risorse allocate al Dipartimento dovranno essere versate al Ministero dell'economia e delle finanze, che successivamente dovrà ritrasferirle agli altri dicasteri sui quali ricadranno le azioni pianificate dal Dipartimento.
  Inoltre, dovrà essere creata una struttura ad hoc presso il Ministero per i beni e le attività culturali, circostanza che richiederà ulteriore tempo.
  Rischiano di rimanere sospesi per almeno sei mesi oltre 100 milioni di euro di trasferimenti alle regioni per progetti di eccellenza, 8 milioni per le reti d'impresa, 10 milioni per i progetti innovativi degli enti locali, circa 5 milioni per gli ultimi due anni di contributi ad enti locali e associazioni per la promozione del turismo, quasi 5 milioni per i buoni vacanze, 3 milioni per circa 2.000 pratiche di rimborso ai consumatori per il fondo di garanzia, 6 milioni per l'alta formazione professionale e 10 milioni per la programmazione di fondi strutturali. Come se ciò non bastasse, anche l'Agenzia per il turismo, l'ENIT, si vedrà bloccare risorse fondamentali per la realizzazione delle agevolazioni per il rilascio dei visti turistici – circa un 1.600.000 euro – e per la promozione dell'Expo 2015 (circa 3 milioni di euro).
  Inoltre, l'Esecutivo non ha ancora chiarito se e come intenda realizzare il primo Piano strategico per lo sviluppo del turismo in Italia, noto come Turismo Italia 2020, previsto dal decreto crescita bis, n. 179 del 2012, e presentato nel mese di febbraio dall'allora Ministro del turismo e lo sport del Governo Monti, Piero Gnudi. Il documento presenta un'analisi approfondita e ambiziosa del settore, indicando sette linee guida e proponendo sessantuno azioni specifiche, da realizzare in un periodo compreso tra i tre mesi e i 5 anni, per raggiungere l'obiettivo di cinquecentomila nuovi posti di lavoro e l'incremento di 30 miliardi di euro del contributo al PIL del settore turistico, nello specifico da 134 a 164 miliardi di euro. Secondo le stime contenute nel documento, quest'ultimo obiettivo sarebbe raggiungibile con l'incremento dei ricavi relativi al turismo internazionale che passerebbero da 44 a 74 miliardi di euro, mentre si prevede una sostanziale tenuta del turismo nazionale che resterebbe a 90 miliardi di euro.
  Il Piano potrebbe essere operativo immediatamente, mediante l'adozione di quattro diversi tipi di iniziative: provvedimenti legislativi, assegnazione di finanziamenti a favore di strumenti già esistenti, azioni da parte del Ministro competente e azioni complessive dell'Esecutivo.
  Per non far diventare lettera morta Turismo Italia 2020, il Governo Letta deve chiarire quali siano le indicazioni strategiche Pag. 442per un comparto che può costituire il volano per la ripresa economica, adottando le misure normative e amministrative conseguenti.
  Noi del MoVimento 5 Stelle non crediamo che una politica del genere – causa di ritardi, complicazioni burocratiche e mancanza di chiarezza – possa essere legata a un «Governo del fare». Per questi motivi preannuncio il mio voto contrario a questo provvedimento che non incide minimamente sul tessuto produttivo del Paese, le cui aspettative meritano di essere ascoltate e assecondate con misure realmente efficaci e di rilancio competitivo per l'economia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Da Villa. Ne ha facoltà.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, colleghi, da neofita di quest'Aula, mi piace ascoltare spesso i colleghi con maggiore esperienza e apprezzo molto le sue indicazioni, Presidente, sui richiami al Regolamento. Oggi, durante la votazione degli ordini del giorno, ho potuto apprezzare questa perla di saggezza. Un collega ha detto: «Loro giocano, noi no» motivando i voti favorevoli agli ordini del giorno proposti dal MoVimento 5 Stelle e approvati dal Governo. Quindi, ho voluto riflettere su questa fase, in particolare capire questi «loro» a chi fosse riferito. Quindi, ho pensato che potesse essere riferito allo stesso sottosegretario e al Governo, che dai banchi puntualmente cambiava parere nel momento in cui i colleghi del MoVimento 5 Stelle – me compreso – chiedevano la votazione dell'Aula per avere un consenso dell'Aula sui propri ordini del giorno.
  In particolare in questo gioco è stato coinvolto anche un ordine del giorno proposto dal sottoscritto e, ironia della sorte evidentemente, in quel momento i colleghi non avevano giocato e non avrebbero giocato successivamente ma in quel momento là sono stati forse un po’ al gioco del Governo e quindi nel momento in cui il Governo è intervenuto per dire: «Signor Presidente, intervengo di nuovo per ribadire la posizione del Governo, che in questo caso passa alla rimessione all'Assemblea. Abbiamo dato parere favorevole; pensiamo che, se il Governo accoglie un ordine del giorno, sia un segnale importante; il segnale non è stato recepito, pertanto mi rimetto all'Assemblea». Con questo intervento evidentemente è stato un richiamo al gioco da parte del Governo e la maggioranza ha ritenuto di cogliere la palla al balzo e di fiutare e di accogliere e di votare questo ordine del giorno. Peccato perché se i colleghi, in particolare del PD che avevano dichiarato di rimettersi alle valutazioni del Governo, fossero stati presenti durante l'illustrazione del mio ordine del giorno alle quattro di mattina di ieri, avrebbero capito che l'ordine del giorno richiamava il Governo a rispettare la legge, semplicemente a dire: nel decreto del Presidente della Repubblica n. 160 del 2010 è previsto un monitoraggio per l'attività del SUAP. Questo monitoraggio c’è ? No.
  Dal nostro punto di vista è un'inadempienza del Governo, dei Governi passati e dell'attuale. E, quindi, chiedevamo semplicemente che il Governo rispetti le leggi dello Stato per non trovarci in un paradosso che chi, a furia di decreti d'urgenza, propone al Paese delle leggi ne proponga tante, in genere verso il fine settimana e in modo da avere un certo risalto mediatico e con una certa fretta per far vedere che è un Governo del fare che fa i decreti del fare. In tutta questa fretta di produzione normativa poi i Governi si dimenticano di rispettare le stesse leggi che propongono o che vengono proposte dall'Aula parlamentare. E, in questo senso quindi, voglio ricordare il senso proprio dell'ordine del giorno perché noi, con l'articolo 37 di questo decreto-legge, andiamo a individuare delle zone a burocrazia zero, un titolo forse poco azzeccato per un articolo che richiama l'articolo 12 del decreto-legge n. 5 del 2012 e che propone a vari enti locali, regioni, camere di commercio, la possibilità di stipulare delle convenzioni con il Ministero dello sviluppo economico, convenzioni che dovrebbero portare ad una semplificazione burocratica. Questo è Pag. 443l'ennesimo provvedimento di semplificazione. Quindi, altro paradosso: una continua produzione normativa che propone una semplificazione che va a richiamare precedenti interventi di semplificazione normativa, interventi che non sono mai risolutivi, non arrivano mai al dunque. Vorrei anche rendere partecipi i colleghi, visto che vedo tutta questa attenzione nell'Aula, dell'attività frenetica della X Commissione Attività produttive che si è dedicata per tre mesi a una relazione prevista, se non sbaglio, dal decreto-legge n. 1 del 2012.
  È una relazione che dovrebbe individuare tempi ed ambiti di intervento per le semplificazioni appunto previste da dei decreti attuativi da realizzare, previsti appunto da questo decreto che ulteriormente ci dice che sono abrogate tutte le autorizzazioni inutili. Attendiamo che il Governo faccia dei decreti attuativi, ma prima che li faccia presenterà al Parlamento una relazione dove spiega tempi ed ambiti di intervento per questi decreti attuativi. Ecco, è arrivata una relazione che era una pagina vuota, una pagina bianca. Ora non so, i colleghi forse sono abituati a questo modo di fare, un modo di fare melina si potrebbe dire. Chi, come coloro che siedono nei banchi del MoVimento 5 Stelle, viene da attività lavorative normali, se avesse presentato un foglio bianco e detto «ecco qua la relazione» credo che non avrebbe avuto delle belle risposte dai propri datori di lavoro. Invece la Commissione X decide di iniziare con delle audizioni, per dare dei suggerimenti, per dire: «Povero Governo, evidentemente non ha delle idee su queste semplificazioni, non ha delle idee per realizzare questi decreti attuativi e quindi gliele diamo noi ed iniziamo ad audire le varie parti sociali». Grazie all'intervento del MoVimento 5 Stelle abbiamo anche audito le associazioni dei consumatori, perché ci pareva un soggetto interessato da audire.
  E cosa succede ? Che dopo qualche mese viene annunciato questo «decreto del fare», «decreto del fare» che – fatalità – contiene degli interventi di semplificazione. Ma noi stavamo aspettando già da un decreto-legge precedente dei decreti attuativi che andassero in direzione di semplificazioni e liberalizzazioni. Che senso ha avere un nuovo decreto-legge ? Forse perché si può farlo uscire a ridosso di un week end e far vedere alla popolazione che «noi non siamo come i Governi precedenti, che non facevano, noi siamo il Governo del fare e quindi proponiamo questa ulteriore stratificazione di norme», che invece che mettere chiarezza, invece che contribuire a semplificare la vita dei cittadini, la vita delle imprese, la vita delle piccole e medie imprese – e mi accingo a terminare, signor Presidente – appunto non semplifica la vita a questi soggetti, ma la complica, aggiungendo norme su norme. È proprio per questo che noi ed io personalmente, visto che è la mia dichiarazione di voto, voterò contro questo «decreto del non fare» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Petraroli. Ne ha facoltà.

  COSIMO PETRAROLI. Signor Presidente e colleghi deputati, la competenza stretta ed effettiva della I Commissione riguardava pochi articoli del provvedimento in esame. È stata inopportuna la sua emanazione, che abbiamo tentato con una pregiudiziale di respingere al mittente. Ambizioso, nonché non corrispondente al contenuto il titolo, corto il respiro, scarsi gli obiettivi iniziali e, a fronte delle energie e del tempo spesi per l'esame, anche i risultati. In un contesto economico così difficile, il «decreto-legge del fare» avrebbe dovuto contenere solo norme dirette al rilancio economico ovvero a semplificazioni. Invece è stato occasione per: annullare o prorogare alcune norme della spending review; far rivivere una società in house del Ministero dei beni culturali recentemente soppressa: l'Arcus Spa; escludere determinate categorie di società pubbliche dalla riduzione o eliminazione delle auto blu; rinviare di un altro anno la possibilità di ridurre le spese per gli immobili detenuti in locazione; ripristinare Pag. 444la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli altri incarichi governativi. Il decreto-legge n. 138 del 2011 aveva disposto l'incompatibilità del mandato parlamentare nonché degli incarichi di Governo con la carica di sindaco, anzi con precisione con tutte le cariche elettive monocratiche – sindaci e presidenti di provincia ad esempio – negli enti locali a partire dai 5 mila abitanti. Ora, l'emendamento approvato...

  PRESIDENTE. Mi scusi. Onorevole Segoni, dovrebbe gentilmente indossare la giacca.

  COSIMO PETRAROLI. ... sopprime le incompatibilità solo per gli enti locali con un numero di abitanti compresi tra 5 mila e 15 mila, ma questo non la rende meno inopportuna. Viene spacciata in rubrica per norma di interpretazione autentica che, oltre ad essere falsa, è fattispecie normativa che non dovrebbe comparire in un decreto-legge stante la natura specifica dell'interpretazione autentica che necessita di effettiva impossibilità di applicazione della norma o di contenziosi per potervi ricorrere, senza contare che l'interpretazione autentica è norma che ha effetto retroattivo.
  Inoltre, sono stati istituiti un comitato interministeriale ed un commissario al costo di 150 mila euro quest'anno e del doppio per il 2014 e per il 2015, più altri 200 mila euro per il 2016. Questo per vigilare sulla spending review. Le suddette novità introdotte nel testo sono uno scherno verso la realtà sociale ed economica in cui cerca di sopravvivere la gran parte dei cittadini e delle imprese. Sono uno scherno al dettato costituzionale sulla decretazione d'urgenza, al Regolamento della Camera, al criterio di ammissibilità degli emendamenti, diversamente applicato a seconda del nome e del peso ponderato dei presentatori.
  Questo decreto-legge recava fin dall'origine l'ambizioso titolo di «disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia». Ci siamo ritrovati, invece: ulteriori nuove norme sulla governance e l'Agenda digitale. Ora abbiamo una cabina di regia, un commissario straordinario, una struttura di missione, un tavolo consultivo permanente, un'agenzia ad hoc, ma non è ancora chiaro chi comanda. Abbiamo norme infarcite di preamboli, programmi e procedure, ma mancano azioni concrete, pianificazioni e strategie; l'indennizzo da ritardo nei procedimenti amministrativi, fermo restando che è un breve esperimento per le imprese ed è talmente farraginoso da far desistere anche i più tenaci e testardi; l'acquisto della cittadinanza da parte dello straniero nato e residente nel nostro Paese fino alla maggiore età non viene semplificato. Il testo introduce una disposizione semplicemente irragionevole; dispone di un obbligo ad agire per gli ufficiali di stato civile in favore dello straniero, ma se essi vi contravvengono, non solo non incorrono in sanzioni, ma procurano involontariamente un beneficio ancora migliore per il medesimo soggetto.
  Non vi è decreto-legge, da almeno due anni a questa parte, che non contenga rilancio dell'economia o la parola taumaturgica «digitale» o «elettronico» che non rimaneggi o modifichi in parte le procedure, ma senza produrre risultati apprezzabili. In particolare, in materia di innovazione e digitalizzazione, le norme masticano tali profili da molti anni – per dire il Codice dell'amministrazione digitale risale al 2005 – ma di proroga in proroga, di modifica in modifica, non si approda a nulla. E le premesse, come le conclusioni, rimangono le stesse: il nostro Paese è in coda, dopo Cipro e la Lituania, nella classifica europea delle amministrazioni online; 31 miliardi di euro è il peso degli oneri amministrativi che grava sulle imprese secondo una stima coincidente di Confindustria e CGIA di Mestre; a 1,3 miliardi di euro ammonta la spesa delle pubbliche amministrazioni per incarichi e consulenze nel 2011 secondo i dati della Funzione pubblica; spesa stabile nel tempo nonostante le velleità di valorizzare le professionalità interne alle amministrazioni e la normativa che, alla fine, ne ha imposto la riduzione. Quindi si configura Pag. 445una vera e propria violazione delle disposizioni sul contenimento della spesa pubblica, ex decreto-legge n. 78 del 2010.
  In particolare, all'articolo 29-bis – «Norma di interpretazione autentica in ordine all'incompatibilità tra sindaco e parlamentare» –, è stata introdotta una nuova norma con un emendamento cosiddetto bipartisan – contro il quale hanno protestato gli stessi compagni di partito dei presentatori –, che si è preso la briga di ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi.
  Il decreto-legge n. 138 del 2011 aveva disposto l'incompatibilità del mandato parlamentare nonché degli incarichi di Governo con le cariche elettive monocratiche – sindaci e presidenti di provincia, ad esempio – negli enti locali a partire dai 5 mila abitanti; ora, l'emendamento approvato rende possibile il doppio/triplo incarico, per gli enti locali con un numero di abitanti compresi tra 5 mila e 15 mila. Ma questo non la rende meno inopportuna: viene spacciata, in rubrica, per norma di interpretazione autentica, che, oltre ad essere un falso, è fattispecie normativa che non dovrebbe comparire in un decreto-legge, stante la natura specifica dell'interpretazione autentica, che necessita di effettiva impossibilità di applicazione della norma o di contenziosi per potervi ricorrere; senza contare che l'interpretazione autentica, quella vera, è norma che ha effetto retroattivo.
  In un contesto economico così difficile e privo di sbocchi breve termine, in assenza di prospettive politiche credibili, questioni che si ritorcono sul grado di fiducia dei cittadini e delle imprese, che, a loro volta, un circuito vizioso, incidono sui mercati e sui consumi; nel momento in cui i dati dell'economia, in particolare del debito pubblico, mettono i brividi, non ha giustificazione alcuna l'introduzione, avvenuta nel corso dell'esame, di norme tendenziose, quale quella indicata, che – occorre segnalare –, evidentemente, ben si sposano con le deprecabili ed improbabili larghe intese che governano.
  L'articolo 47-bis modifica la composizione della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  COSIMO PETRAROLI. Sono ridotti i componenti, da dodici e dieci: vanno via un professore universitario e un dirigente pubblico. I quattro magistrati che ne fanno parte potrebbero essere scelti anche tra quelli in quiescenza. I due professori di ruolo in materie giuridiche vengono ridotti a uno. Viene soppressa la partecipazione di un dirigente statale e degli enti pubblici.
  Rimane la norma vigente in base alla quale la Commissione delibera a maggioranza dei presenti, ma viene soppressa la norma che imponeva la presenza di almeno sette componenti per la validità delle deliberazioni. Viene sanzionata con la decadenza dalla carica l'assenza dei componenti per tre sedute successive. La Commissione sarà rinnovata con le nuove regole e i componenti sopraindicati, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  COSIMO PETRAROLI. Devo concludere ? Allora, direi che voterò contro questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Vallascas e Vacca, che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, signori del Governo – sì, ci sono – deputati, sono stati spesi fiumi di parole sul decreto del fare male, ma in questa dichiarazione di voto entrerò più nel merito dei lavori svolti, perché sono questi meccanismi che si consumano nei Pag. 446palazzi che devono diventare di pubblico dominio. Sono questi meccanismi il vero cancro della democrazia.
  Nelle Commissioni sono stati presentati 2.200 emendamenti da tutte le forze politiche e ciò è la misura di quanto questo decreto-legge sia un intervento ottuso e posticcio. Il MoVimento 5 Stelle ne ha presentati cinquecento, in misura ben inferiore a quelli presentati dalla stessa maggioranza, ma anche lì si è fatto un lavoro collaborativo di sintesi, riducendo gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle a circa ottanta. Le Commissioni hanno lavorato per tre notti e tre giorni e non è stato approvato quasi nessun emendamento del MoVimento 5 Stelle, ma non è questo ciò che mi indigna. Mi consenta, signor Presidente, troppo spesso in quest'Aula, in politica, sembra che indignino le parole, ma poi i meccanismi reali, quelli sì, volgari, di funzionamento di alcuni aspetti della macchina istituzionale, sono tollerati o meglio resi «sistema» in questo Parlamento. Le istituzioni, Presidente, vengono screditate quando si adoperano meccanismi che aggrediscono e distruggono le regole di funzionamento delle istituzioni.
  Signor Presidente, sono stato nelle Commissioni congiunte con i colleghi della Bilancio e Affari costituzionali ad affrontare il decreto-legge n. 69 e quello che è accaduto nelle Commissioni congiunte getta discredito sulle istituzioni. Il Governo tante volte, troppe volte, non è entrato nel merito delle nostre proposte e per bocciare gli emendamenti che il MoVimento 5 Stelle presentava ha fornito motivazioni che dimostravano di non aver compreso per nulla i nostri emendamenti. Il Governo ha addotto motivazioni di bilancio per emendamenti che non necessitavano di copertura, perché i veri motivi per opporsi ai nostri emendamenti sono indicibili, a volte, interessi da tutelare, bacini elettorali da preservare, o squallide prese di posizioni e di bandiera. Nelle Commissioni congiunge spesso i voti favorevoli, contrari o astenuti agli emendamenti non erano contabilizzati dai presidenti che, tuttavia, istantaneamente, fornivano i risultati anche quando tante mani non si alzavano per votare e i risultati erano, di fatto, ribaltati. È stato molto mortificante tutto questo, insieme ad altri atteggiamenti simili.
  Presidente, in queste istituzioni sento tutto il peso di assistere ad un mondo che mantiene corretta solo la forma; non troveremo sbavature nei verbali e nei processi. È questa la democrazia ? Un sistema formalmente perfetto ma sostanzialmente distorto, coperto da un insopportabile velo di ipocrisia ? Quello che si afferma pubblicamente negli spazi pubblici non è mai quello che si vuole nella sostanza, quello che si bisbiglia ai sottosegretari, quello che si tratta nelle stanze segrete e fuori da questi palazzi. Abbiamo poco pelo sullo stomaco, Presidente, probabilmente è così, non saremo dei volponi della politica, non abbiamo il cinismo opportuno. È così, ma ne andiamo fieri, andiamo fieri che l'onestà, la trasparenza e anche l'innocenza dei cittadini che desiderano una sostanziale democrazia siano qui all'interno delle istituzioni a chiedere il conto. Vedo, a volte, politici di lungo corso, in quest'Aula, che sono l'ombra di quello che erano nel passato; magari sono entrati, anche, nella politica con una certa passione, ma poi sono diventati una ruota, un meccanismo all'interno di questo sistema; sono diventati una rotella per cui è arrivato il cinismo a sopprimere la passione che avevano all'inizio.
  Questa notte siamo alla terza tappa di quella che possiamo definire una lunga maratona in difesa della Costituzione. Sì, della Costituzione, che non si fermerà qui, che continuerà nei prossimi giorni. Lo abbiamo dichiarato durante l'Ufficio di Presidenza e in conferenza stampa perché vogliamo semplicemente che il disegno di legge costituzionale venga affrontato a settembre sotto l'attenzione dell'opinione pubblica, in un percorso che sia quanto più trasparente possibile; invece la maggioranza e il Governo vogliono occultare questo tema che neanche in questi giorni viene fatto oggetto di dibattito pubblico da nessuno politico, al di là del MoVimento 5 Stelle, sui mass media. Non vorremmo che Pag. 447in questa operazione di occultamento, il cadavere fosse la nostra Carta costituzionale.
  Vogliamo essere chiari, noi del MoVimento 5 Stelle non riteniamo che la Costituzione debba essere messa sotto formalina, che debba essere immodificabile o imbalsamata, ma la Costituzione ha un suo cane da guardia, che è il suo articolo 138, pronto a ringhiare contro i golpe, contro chi vuole intervenire sulla Carta costituzionale senza rispettarne le regole, regole che, ricordiamo, sono messe lì a tutelare la democrazia, tutti noi cittadini.
  In quest'ultimo atto del decreto del fare sarebbe inutile ribadire tutte le nostre motivazioni. Lo abbiamo sviscerato articolo per articolo; lo abbiamo fatto in Commissione, lo abbiamo fatto in Aula, sugli ordini del giorno, sugli emendamenti. Abbiamo offerto tutte le nostre energie disponibili per migliorarlo, ma qui c’è un'Aula che non ascolta le nostre parole, che vanno al vento. Sono rimasto sgomento dal comportamento dei componenti della maggioranza in Commissione cultura, che hanno espresso un parere favorevole a determinate condizioni quando eravamo in Commissione. Ciò perché, queste, ripeto, erano le stesse che sono state portate in Aula quando sono state trasformate in ordine del giorno dal MoVimento 5 Stelle, ma quando l'Aula è stata chiamata ad esprimersi tutti si sono mostrati contrari. Vorrei ricordare che si trattava di ordini del giorno sul ripristino delle misure del 2012 sul tax credit nel cinema, sul diritto allo studio e il turnover al 100 per cento per l'università.
  Presidente Giachetti, siccome almeno lei si è astenuto sulla misura del tax credit, mostrando di avere a cuore le sorti della cultura, la invitiamo a prendere parte ai lavori della VII Commissione: abbiamo bisogno di persone coraggiose. Allora, in questo decreto n. 69 c’è stata semplicemente una redistribuzione delle risorse del MIUR: le risorse per la ricerca sono state spostate all'edilizia e le risorse che erano per la scuola all'università: il gioco delle tre carte, ma le risorse sono rimaste le stesse. Per la cultura, invece, sono arrivati i tagli, i tagli che Letta ci aveva detto non sarebbero mai arrivati, e che si sarebbe dimesso se fossero arrivati, ma ormai parlare di contraddizione con il Governo e la maggioranza è uno sport inutile.
  Allora io vorrei, gli ultimi minuti di questo intervento, se ne ho le possibilità tecniche...

  PRESIDENTE. L'ultimo minuto e mezzo, per l'esattezza.

  LUIGI GALLO. Vorrei sfruttare questo momento per consolidare la posizione di portavoce del MoVimento 5 Stelle e non di rappresentante di elettori, termine quest'ultimo che ormai assomiglia sempre più a consumatori. Vorrei presentare la voce dei cittadini che hanno scritto stanotte – che anche loro erano svegli –, i quali volevano portare qualche parola in Aula sui temi che stiamo trattando.
  Sergio semplicemente dice che vorrebbe essere qui con noi. Marco dice che non ci dobbiamo arrendere a difendere la Costituzione. Luigi dice che l'articolo 138 fu redatto proprio per impedire che le leggi costituzionali si cambiassero in modo semplice: questo è un attentato alla democrazia, facciamo affidamento a voi, siete i nostri rappresentanti e non potevamo scegliere di meglio. Maria scrive: lavoro in un call center, 9 ore per 700 euro, apprendistato che sta per finire e già sappiamo che non ci terranno per assumere nuovi apprendisti; la frase che sento più spesso dai colleghi è: voglio morire; fate qualcosa, vi prego. Stefania: ormai siete rimasti gli unici difensori della Costituzione lì dentro, tenete duro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, prima di iniziare a parlare nel merito del decreto-legge «del fare», vorrei esprimere il mio rammarico nel constatare che quest'oggi mi è stato bocciato l'ordine Pag. 448del giorno. Devo essere sincero, ci tenevo in modo particolare, anche perché nel testo si riportava esattamente il parere che era stato espresso in Commissione, praticamente. Sto parlando appunto del ripristino del turnover per i ricercatori: eravamo tutti d'accordo sul fatto, in Commissione perlomeno, che fosse molto importante portare avanti questo punto.
  Voglio dire che apprezzo tantissimo che il Governo, il Ministro Carrozza si sia impegnato per portarlo dal 20 per cento al 50 per cento in anticipo rispetto a quello che era previsto dal decreto-legge del 2008. Però diciamo anche che non era abbastanza, che sarebbe stato bello iniziare subito a portarlo al 100 per cento. Sappiamo già abbastanza bene quanto è poco impegnativo un ordine del giorno, nel senso che vale davvero poco, possiamo dirlo: non è una mozione ! Quindi addirittura che il Governo l'abbia riformulato, noi l'abbiamo trovato inaccettabile perché appunto già è poco vincolante: addirittura una riformulazione ! Quindi questo volevo sottolinearlo.
  Un'altra cosa che vorrei sottolineare, prima di parlare appunto nel merito del decreto-legge «del fare», è che io non c'ero le scorse legislature, non sono stato un membro del Governo ovviamente; però chiamare questo decreto-legge «decreto del fare» lo ritengo offensivo per tutti gli altri decreti-legge, che a questo punto vengono declassati a decreti del parlare, mi pare ovvio. Questo mi dispiace un pochino per i vecchi Governi: volevo dare solidarietà ai Governi passati.
  Signor Presidente, membri del Governo, colleghi deputati, il decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia è, o meglio sarebbe stato, un decreto di fondamentale importanza per il nostro Paese. Un decreto-legge sul quale discutere a lungo in questa Assemblea, se non altro perché – prendendo atto che nel nostro Paese le prassi non servono solamente a regolare i lavori all'interno delle Aule parlamentari, ma anche a riscrivere la nostra Costituzione, visto che il potere legislativo ed esecutivo sono ormai, per prassi, nelle mani del Governo di turno (esecutivo, ovviamente, è giusto che sia così, quello legislativo un po’ meno) –, a noi parlamentari non resta che fingere una discussione sulle normative che di volta in volta il nostro Primo Ministro e i suoi colleghi di Governo decidono di attuare.
  Chiaramente non ho, e non avevo neanche prima, la presunzione di credere che questo decreto-legge venisse da noi emendato, attraverso le modifiche che io e i miei colleghi del MoVimento 5 Stelle abbiamo con passione, dedizione, attraverso un duro lavoro e, per vostra stessa ammissione, con spirito costruttivo, elaborato e proposto nelle varie Commissioni durante queste settimane.
  Non speravo certo che 400... 75, volevo dire, 75 emendamenti... Come 8 ? Solo 8 ? Ma scusate, solo 8 emendamenti però potevamo anche accettarli, ed evitavamo di fare questo... cioè, non era una pretesa assurda, scusate, Va bene, comunque: 8 emendamenti venissero inseriti all'interno di questo decreto-legge. Va bene.
  Non ho mai pensato che all'interno di questo decreto-legge ci fossero misure che realmente rilanciassero la nostra economia, garantendo provvedimenti a favore dell'occupazione giovanile: magari premiando il merito, attraverso incentivi a quei ragazzi che per loro colpa, ahiloro, hanno dedicato tutta la loro giovane età tra i libri, perché qualcuno che invece passa tutta la propria vita su giornali e televisioni aveva parlato loro di merito, e che adesso invece si trovano senza lavoro e senza futuro, anche a causa di provvedimenti votati dalle stesse persone che oggi approveranno il decreto-legge in Aula.
  Un merito però questo decreto-legge – le cose giuste, colleghi – lo ha avuto: abbiamo scoperto l'esistenza dei fondi dormienti. Mancano soldi per l'edilizia scolastica ? Qual è il problema ? Abbiamo trovato un fondo dormiente da circa 150 milioni di euro ! Peccato che il fondo in questione prevedeva lo stanziamento di nuovi fondi alla ricerca applicata; e con nuovi intendo di 40 anni fa, comunque. Siamo certamente felici che l'edilizia scolastica Pag. 449abbia trovato nuovi fondi, questo sia chiaro; ma siccome crediamo poco alle coincidenze, e siccome per 40 anni la ricerca non ne ha potuto beneficiare, invito il Governo a svegliare tutti i restanti fondi dormienti, perché l'Italia non può permettersi queste approssimazioni, ed ha assoluto bisogno di reperire risorse che non siano sempre chieste ai cittadini che già hanno grandi difficoltà economiche.
  Per quanto riguarda gli aspetti puramente pratici del decreto analizzati in fattispecie dalla VII Commissione, quella a cui appartengo, il quadro è ancora più desolante. L'articolo 57 prevede che il Governo favorisca e agevoli gli interventi diretti al sostegno e allo sviluppo delle attività di ricerca fondamentale e di ricerca industriale e che a tal fine il MIUR conceda contributi alla spesa nel limite del cinquanta per cento della quota relativa alla contribuzione a fondo perduto disponibile nel FAR, ovvero il Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca. Ma come ? Agevoliamo la ricerca, attraverso il fondo già per questa destinato, per la sola parte del FAR relativa ai finanziamenti a fondo perduto e mettendoci pure il limite del cinquanta per cento ? Accidenti che aiuto ! Ma andiamo avanti.
  Un altro aspetto di fondamentale importanza per lo sviluppo del sistema universitario e degli enti di ricerca riguarda senz'altro il limite del turnover dei ricercatori, quello appunto di cui all'ordine del giorno. Da anni il personale universitario e degli enti di ricerca non riesce più a garantire gli standard minimi che un sistema che vuole dirsi competitivo a livello europeo e mondiale dovrebbe avere. Il personale che a seguito delle cessazioni dal servizio degli anni precedenti dovrebbe essere ripristinato ha visto, e non solo nel mondo della ricerca italiana, apporre in maniera incontrollata e indiscriminata il limite di spesa del cosiddetto turnover. Quando dico «non solo nel mondo della ricerca italiana» non mi riferisco al fatto che avviene anche del mondo della ricerca straniera, mi riferisco al fatto che è un problema che riguarda molti settori in Italia, il limite del turnover.
  È bene ricordare che per ogni persona che decide di lasciare il mondo del lavoro si crea allo stesso tempo un vuoto, una carenza, che anziché essere colmata viene aumentata annualmente e in percentuali sempre maggiori, e magari con contestuali assunzioni a tempo determinato che ormai continuano, in maniera ormai esasperante, a precarizzare il mondo del lavoro e in particolare della ricerca e delle università, ciò non fa che moltiplicare le criticità nel settore Presidente.
  Ci saremmo aspettati dal Governo una scelta giusto un po’ più coraggiosa, in linea con le esigenze del mondo della ricerca italiana, una scelta che alzasse il livello di turnover dall'attuale soglia del 20 al 100 per cento delle disponibilità per le assunzioni dei singoli istituti, che pur in presenza delle condizioni economiche necessarie per le assunzioni di nuovo personale si vedono limitati dai nuovi fantasiosi interventi di revisioni di spesa che attraverso l'introduzione di punti personale, turnover e riduzione ai minimi termini dei vari finanziamenti, sono costretti a fornire servizi approssimativi e non certo in linea con le esigenze di un Paese che voglia dirsi sviluppato, come mi auguro sia l'Italia.
  Il decreto invece non fa altro che anticipare di un anno, l'ho detto all'inizio, previsioni già in essere attuate dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, e per questo ci sembra del tutto sprovvisto di quelle scelte coraggiose tanto decantate durante la richiesta di fiducia da parte del Presidente del Consiglio. È vero, questo decreto contiene anche disposizioni che noi non abbiamo emendato, e per questo le abbiamo ritenute meritevoli di essere applicate. Ma è altrettanto vero che la pratica ormai in uso all'interno di questo Parlamento è quella di proporre all'interno del decreto-legge, ovvero all'interno dei soli atti legislativi assunti in quest'Aula, lo posso dire per esperienza visto che in tre mesi è quello che è successo, che senza battere ciglio, parlo dell'Aula, ha consegnato la propria prerogativa di organo legislatore in favore dei vari Esecutivi, attuando nei fatti il passaggio dell'Italia a Repubblica presidenziale, questo lo è di Pag. 450fatto. Quindi, inserire disposizioni che nulla hanno a che vedere con la materia trattata dal decreto.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FRANCESCO D'UVA. Un minuto Presidente, cercherò di andare al sodo. Il mio voto quindi non può che essere negativo, sia sulla forma dell'adozione del provvedimento sia sulla sua sostanza, dal momento che quando ho letto che questo riguardava norme urgenti per il rilancio dell'economia ho subito pensato di dover votare disposizioni su: rilancio dell'occupazione giovanile; aumento degli stipendi minimi; riduzione fiscale; aumento dei finanziamenti alle imprese, alle università, alla ricerca; incentivo alle assunzioni basate sul reale criterio del merito; ripristino del 100 per cento del turnover che affligge non solo i nostri enti ma anche le nostre Forze dell'ordine e di pubblica sicurezza. Tutti argomenti assenti in questo decreto Presidente. Un decreto che non si è voluto migliorare, non consentendo al MoVimento 5 Stelle di partecipare in alcun modo alla sua lavorazione. Ok, lo abbiamo capito: tutte le proposte mie e dei miei colleghi non interessano né a questo Governo...

  PRESIDENTE. Onorevole D'Uva, abbiamo finito anche il «sodo».

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, insomma, volevo soltanto dire che, se la maggioranza volesse, per caso, interrompere il proprio ostracismo, noi saremmo disposti a interrompere il nostro ostruzionismo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.

  CHIARA DI BENEDETTO. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi deputati, il decreto su cui siamo chiamati ad esprimere il voto, nella sua definitiva formulazione, presenta tante contraddizioni rispetto ai suoi obiettivi e criticità nel suo impianto generale e particolare, da richiedere una netta presa di posizione.
  Prima di procedere all'analisi degli aspetti più deteriori del provvedimento, tuttavia, non possiamo esimerci dal condannare nel modo più fermo il ricorso strumentale alla decretazione d'urgenza, tipica degli ultimi Governi e di quello precedente e, in particolare, l’iter davvero deprimente che questo decreto ha seguito per approdare oggi in Aula nella sua attuale formulazione.
  Non credevamo necessario, ma evidentemente ci sbagliavamo, dovere ricordare al Governo che l'articolo 77 della nostra Carta costituzionale – qui ne approfitto, signor Presidente, per ribadire a tutti quanti di tenere giù le mani dalla nostra Costituzione – definisce i requisiti, in presenza dei quali può farsi ricorso all'istituto del decreto-legge.
  Senza entrare in dettagli giuridici più puntuali, quel che emerge chiaramente dal dettato costituzionale è che il decreto legge può essere adottato solo e soltanto in caso di necessità straordinarie ed urgenti, tali per cui non è possibile ricorrere alla produzione normativa ordinaria, di competenza – anche questo è bene ricordarlo – delle Camere.
  Se così è, ci chiediamo e chiediamo al Governo perché oggi, a valle di più di quattro mesi di melina istituzionale, imbottita di diversivi mediatici, polemiche sterili, veti incrociati e manovre dilatorie varie, oggi questi requisiti di necessità ed urgenza si palesino in tutta la loro cogenza.
  Pertanto, il «decreto del fare» per noi è ingiustificato nei suoi presupposti e risibile sin dal titolo «Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia».
  Il Paese è allo stremo delle forze da anni e il fatto che nessuno si sia preso la briga di affrontare seriamente i problemi che lo affliggono non giustifica oggi questo vero e proprio blitz – per usare un eufemismo – istituzionale, seguendo la ormai collaudata elusione del ruolo del Parlamento, quasi esso fosse diventato un inutile intralcio all'incedere dell'Esecutivo. Pag. 451Sembra quindi opportuno un velocissimo ripasso di quella che è stata la parabola parlamentare del cosiddetto decreto del fare.
  Il MoVimento 5 Stelle aveva in origine presentato 500 emendamenti al testo, ritenendo che una elaborazione condivisa di un testo tanto eterogeneo giovasse alla qualità del prodotto finale.
  A seguito di una scelta dei presidenti di Commissione, si è deciso di applicare una riduzione percentualmente identica nei confronti di tutti i gruppi degli emendamenti presentati; da questa scrematura sono stati salvati 80 emendamenti, per quanto attiene al Movimento 5 Stelle.
  Malgrado i lavori frenetici, i nostri emendamenti sono stati superficialmente licenziati in base al parere dei relatori senza concedere alcuna attenzione al loro contenuto. Successivamente ci è stata chiesta una ulteriore riduzione. Per quanto stupefatti da questo gioco al ribasso – quasi che si trattasse di scambi commerciali e non di emendamenti presentati ad un testo di legge che avrà un impatto enorme sul Paese – abbiamo presentato soli 8 emendamenti, dei 500 iniziali, purché si evitasse di mettere la fiducia sul provvedimento e si ammettessero gli emendamenti suddetti. Per tutta risposta ci è stato «offerto» e ripeto offerto, dato che lo schema mercantilista è stato una costante in questa storia, che potessero sceglierne due o tre a piacimento.
  Ecco, questo è stato, né più né meno, ciò che è successo alla vigilia di questa votazione, vigilia si fa per dire: due o tre giorni fa ormai.
  Quanto alle criticità rilevate nel testo, cercherò di non dilungarmi troppo – mi manterrò nell'arco dei dieci minuti, naturalmente – ma cercherò di procedere per punti.
  Per quanto concerne l'attività produttiva, questo Governo ha più volte speso parole di attenzione nei confronti della piccola e media impresa; per questo proprio non riusciamo a capire perché sia stata abrogata la disposizione che riservava il 30 per cento dell'importo del Fondo di garanzia a favore dei Confidi, i quali hanno la funzione di sostenere le medie imprese con garanzie integrative. Andiamo poi al settore che più mi riguarda, dato che faccio parte della VII Commissione anch'io, ovvero il settore della cultura.
  Per le parti di competenza della Commissione cultura le criticità più rilevanti si riscontrano nella previsione di cui all'articolo 11, il quale, accanto alla proroga per il periodo d'imposta 2014 della disciplina del tax credit, interviene sulla precedente previsione, dimezzando il limite massimo di spesa a 45 milioni di euro, decurtando dunque l'agevolazione del 50 per cento rispetto a quella prevista per il 2013, quando invece sarebbe stato opportuno estendere il beneficio, reperendo ulteriori risorse, anche alle imprese produttrici di prodotti fonografici che svolgano questa attività in maniera prevalente e continuativa e che effettuino le spese relative a strutture situate nel territorio italiano.
  Come è da stigmatizzare negativamente l'approvazione di un emendamento che introduce l'articolo 39-bis al «decreto del fare». La modifica approvata in Commissione abroga le disposizioni della spending review che disciplinano la messa in liquidazione della società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo – Arcus SpA – riportando nell'ambito dell'ordinaria gestione del Ministero per i beni e le attività culturali le attività finora svolte dalla società. Tale provvedimento rispondeva a ragioni di risparmio e razionalizzazione e seguiva alla perdita di credibilità dell'azienda dopo le vicende legate anche al restauro di uno dei palazzi di Propaganda Fide. Le disposizioni erano destinate a determinare significativi risparmi di spesa, in quanto sopprimevano la società Arcus SpA a totale partecipazione pubblica, riportando nell'ambito dell'ordinaria attività di gestione del Ministero per i beni e le attività culturali le attività finora demandate ad essa.
  Per quanto concerne invece l'edilizia scolastica, pur accogliendo senz'altro favorevolmente l'autorizzazione di spesa di 150 milioni ai fini dell'attuazione di misure urgenti in materia di riqualificazione e messa in sicurezza delle strutture scolastiche Pag. 452statali, appare incomprensibile il reperimento delle suddette risorse giacenti in un conto corrente finora ignorato e originariamente destinate alla ricerca applicata. Ci si chiede come sia stato possibile non aver destinato prima tali risorse alla loro originaria funzione.
  Per quanto riguarda, invece, il diritto allo studio, nello slancio frenetico e per questo scarsamente ponderato che ha caratterizzato la gestazione del «decreto del fare», nel solco del medesimo atteggiamento di sistematico dispregio degli apporti che abbiamo tentato di dare in Commissione, si sono prodotte due norme (articoli 59 e 59-bis) che andando a disciplinare materie di competenza regionale daranno vita a profili di incostituzionalità. Queste norme dispongono l'istituzione di borse di studio per studenti meritevoli, ma saranno normate ed erogate direttamente dal MIUR secondo dei criteri individuati già nell'articolo 59.
  Per quanto riguarda l'articolo 60, due emendamenti approvati in Commissione hanno introdotto dei criteri di finanziamento delle università che stravolgono l'attuale sistema e presentano moltissime e acutissime criticità. La nuova formulazione dell'articolo 60 prevede che la parte premiale del finanziamento alle università, attribuita dall'ANVUR, passi da un minimo del 20 per cento a un massimo del 30 per cento sul totale, prevedendo al contempo che l'eventuale e conseguente riduzione dei finanziamenti per le università possa essere anche del 5 per cento annuo. Appare evidente come il tentativo sia quello di penalizzare fortemente alcune università, in particolare quelle del Centro-sud, e di acuire le divergenze tra le università italiane. Nel momento in cui si cambiano i requisiti di finanziamento legandoli ai risultati di ricerche e classifiche già stilate, è chiaro che s'intende unicamente colpire alcuni enti già definiti.
  Per quanto concerne l'ambiente, sul tema emergenza rifiuti nella provincia di Roma, il decreto prevede l'ampliamento dei poteri commissariali, aggiungendo una serie di prerogative ai sensi dell'articolo 2 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio del 6 settembre 2011, n. 3963, tra cui provvedere all'individuazione, alla progettazione e alla successiva realizzazione di uno o più siti di discarica per lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti dai comuni di Roma, Fiumicino, Ciampino e dallo Stato della Città del Vaticano. Si tratta dell'ennesimo approccio emergenziale che, specie in tema di smaltimento dei rifiuti, affligge tanti territori italiani. Il commissariamento non può essere la soluzione e determina sprechi di risorse e soprattutto impedisce una seria programmazione a lungo termine del ciclo dei rifiuti, vera piaga sociale.
  Per quanto concerne invece la giustizia, per quanto riguarda le disposizioni contenute nel Titolo III in materia di misure per l'efficienza del sistema giudiziario e la definizione del contenzioso civile, riteniamo che si tratti di materie che per la loro rilevanza e per il carattere eminentemente programmatico da cui sono caratterizzate avrebbero dovuto essere stralciate dal cosiddetto «decreto del fare» non per essere abbandonate, ma per essere trasformate in disegni di legge da sottoporre all'esame del Parlamento nelle forme ordinarie, rispettose della funzione legislativa che la Costituzione riconosce a questo Parlamento.
  Questo è soltanto un parziale excursus, che basta però a far emergere in modo non controverso come il decreto su cui questo Governo ha posto la fiducia sia caratterizzato da confusione (abbracciando materie tra le più disparate), frettolosità, scarsa ponderazione, incoerenza rispetto alle dichiarazioni di intenti e nel complesso da assoluta incapacità di affrontare i problemi che pretende di risolvere; al contrario, riteniamo che – al di fuori di qualche sporadica e singola soluzione condivisibile – sia un testo che, se licenziato, non solo non sarà in grado di invertire la tendenza drammatica del nostro Paese a scivolare lungo il crinale della recessione e dell'immobilità, ma peggiorerà la condizione di tutte quelle fasce deboli e quelle realtà fragili che più di altre stanno pagando lo scotto di una Pag. 453politica miope quando non in malafede. Riteniamo, in conclusione, di negare il voto favorevole a questo testo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battelli. Ne ha facoltà.

  SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, colleghi deputati, siamo qui riuniti in Aula a quest'ora tarda e dopo una notte insonne per presentarvi le nostre dichiarazioni di voto del decreto del fare. Inizio esprimendo il pieno dissenso nei confronti di un decreto che non serve agli italiani. Siamo stati chiamati a votare la fiducia sul decreto-legge n. 69 del 2013, cosiddetto decreto del fare, ribattezzato in moltissimi modi ormai, ma lo chiameremo semplicemente il «decreto del non fare».
  Ma perché ricorrere alla fiducia per l'approvazione di un decreto ? Il Presidente del Consiglio non aveva forse affermato di non voler ricorrere all'utilizzo di questo strumento ? Il Parlamento è stato così, ancora una volta, svuotato della sua funzione fondamentale. Il normale iter per l'approvazione di una legge è quello di discuterne in Commissione e poi in Aula, non quello di votare la fiducia. Sicuramente il Governo aveva fretta di sbrigare la pratica, esautorando ancora una volta la funzione del Parlamento. Ebbene, anche la parte politica che ha elaborato il decreto non ne ha condiviso alcune scelte, anzi le ha fortemente contestate. Sapete che la maggioranza ha presentato centinaia di emendamenti al decreto-legge ? Ma perché ha avuto la necessità di emendare così pesantemente un decreto espressione del Governo e quindi della maggioranza stessa ?
  Analizziamo quindi, l'attualità in cui viviamo proprio per renderci conto di quanto questo decreto non risolve alcun problema, non va incontro ai veri e seri problemi del Paese, solo tante parole e pochi fatti, uno specchio per le allodole da mostrare al Paese per farsi belli, di fatto voi non vi rendete conto che il Paese non ce la fa più, non vi rendete conto che l'Italia è al completo dissesto. Nel primo trimestre 2013, sono 4.200 le imprese che hanno chiuso i battenti, moltissimi i posti di lavoro persi ed il numero dei disoccupati ha superato i 3 milioni. La situazione italiana, è estremamente preoccupante. Le imprese chiudono e licenziano, il lavoro è un grande assente, i giovani sono in gran parte disoccupati. Il Governo, al momento del suo insediamento, aveva garantito di intervenire per risanare il nostro Paese grazie una serie di riforme istituzionali con il fine di incrementare l'occupazione, sviluppare l'economia, aumentare gli investimenti nell'ottica di superare la grave crisi che stiamo vivendo.
  Ci aspettavamo che questo decreto determinasse l'inizio del tanto atteso processo di miglioramento che tutti stiamo aspettando, ma di fatto questo può, a pieno titolo, essere chiamato «il decreto del non fare» in quanto non interviene nell'ottica delle riforme poiché è affetto da un immobilismo cronico e preoccupante che la gente comune vive sulla propria pelle. Da troppo tempo la gente che incontriamo per strada e nelle piazze si batte per sopravvivere, non per vivere, sentendosi fortunata di avere un lavoro precario e senza futuro. E che dire di chi non ha neppure un lavoro ?
  Il nulla è presente in questo decreto. Nulla di tutto ciò che serve urgentemente al nostro Paese è previsto negli articoli del decreto. Per questa ragione, abbiamo presentato moltissimi emendamenti di buon senso che puntualmente non ci avete accolto, convertiti poi in ottimi ordini del giorno. È mia intenzione dimostrarvi che le nostre proposte sono di grande lungimiranza e, se fossero stare approvate, avrebbero prodotto cambiamenti concreti e tangibili fin da subito. Parliamo per esempio di cultura, se l'obiettivo del Governo è quello di permettere una maggiore diffusione della cultura, di dare impulso alle imprese che operano nel settore e di permettere ai giovani di crearsi delle nuove opportunità, ebbene, è stato un completo fallimento.
  La Commissione cultura ha espresso dei pareri chiari e limpidi: favorevoli al decreto n. 69 del 2013, si chiedeva di Pag. 454individuare le risorse aggiuntive da destinare all'erogazione delle misure fiscali del tax credit e del tax shelter a vantaggio dell'industria cinematografica nella misura precedentemente stanziata di 90 milioni di euro. Questa è la prima misura della commissione che viene disattesa e non accolta nel decreto. Abbiamo presentato un ordine del giorno a riguardo e non riusciamo a comprendere come la stessa maggioranza che ha costruito il parere in Commissione cultura non accolga in questa Aula la medesima misura. Questo produrrà una serie di conseguenze. Innanzitutto la perdita di una serie di posti di lavoro quantificati in circa 2.500 e più in generale, sarà responsabile di un grave impoverimento culturale del nostro Paese.
  Il cinema è espressione della nostra cultura ed esportazione del modello italiano che è apprezzato nel mondo. Non investire in questo settore vuole dire negare un'importante fonte di espressione e non assicurare l'adeguato ricambio generazionale; in pratica, decretare la morte non solo delle imprese cinematografiche, ma anche di tutta la filiera.
  Non solo, anche il numero dei fruitori diminuirà sensibilmente e verrà a mancare una parte fondamentale della cultura italiana. Quello che riteniamo necessario è invece ripristinare il limite massimo di spesa di 90 milioni di euro e stabilizzarlo negli anni, e, allo stesso tempo, avviare un percorso di rilancio del settore audiovisivo, che ha un enorme potenziale, sia per i lavoratori che potrebbe occupare e sia come catalizzatore nella diffusione della nostra cultura in Italia, ma anche in Europa e nel mondo. L'intervento, però, non può e non deve escludere dal beneficio anche le aziende che operano nel settore dei prodotti fonografici, in quanto forniscono un importante contributo nella diffusione e nella fruizione della cultura italiana. Parliamo, quindi, di aziende che producono, distribuiscono ed operano a vario titolo nell'ambito musicale.
  La cultura deve essere supportata e non abbandonata, come avete dimostrato con il vostro decreto. Il prodotto fonografico deve essere valorizzato e sostenuto, in tutte le sue forme. Quale mezzo di espressione artistica costituisce un aspetto fondamentale della cultura, di insostituibile valore sociale, economico e formativo della collettività. Quello della produzione fonografica è un settore che individua e sviluppa nuovi talenti, valorizzandoli e promuovendoli anche all'estero. Questo patrimonio artistico, fatto di tradizioni, esperienze e professionalità, va tutelato, promosso, rilanciato e incentivato, in quanto esso rappresenta l'identità del nostro Paese. Pertanto, la musica, come gli altri settori dello spettacolo, ha bisogno di un progetto politico forte e di una disciplina nazionale di sistema.
  Concludo ribadendo che il settore fonografico, al pari degli altri settori della cultura, rappresenta un bene di insostituibile valore sociale e formativo. Non possiamo ignorare l'importanza dell'indotto. Esistono una serie di piccole e grandi aziende che costituiscono la filiera del settore musicale; sono quelle che gestiscono le piattaforme digitali ed i social media, imprese produttrici di apparecchiature audio, lettori MP3 e smartphone, gestori di locali dove si suona musica dal vivo, e potrei continuare. Per non parlare anche delle case discografiche e delle imprese di distribuzione. In sintesi, questo è un settore su cui non solo risulterebbe conveniente investire, ma dove è assolutamente doveroso intervenire per realizzare solo una parte delle finalità vantate da questo decreto. Per tutte le ragioni esposte, esprimo il voto contrario all'approvazione di questo intervento legislativo. Buona notte a tutti.

  PRESIDENTE. Buona notte e beato lei, perché noi, invece, andremo avanti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, colleghi deputati, membri del Governo, non abbiamo problemi ad andare avanti ore e ore, giornate e intere nottate. Il messaggio che vogliamo passare è chiaro, palese: quest'Aula la state svuotando sempre Pag. 455di più. L'Esecutivo abusa della decretazione d'urgenza. La santa alleanza che lo sostiene boccia o dichiara inammissibili gli emendamenti delle opposizioni.
  Poi, ponete la questione di fiducia ed eludete completamente il potere legislativo. L'unico strumento che resta per farci sentire è questo: andare avanti ad oltranza. Ostruzionismo, lo chiamate voi; «costruzionismo», lo chiamiamo noi.
  Come già ho avuto modo di affermare in precedenti occasioni, questo decreto è da considerare assolutamente inaccettabile ed improponibile. Il decreto in questione pecca di scarsa efficacia, perché non è in grado di intervenire su quelle che sono le urgenze reali di questo Paese; un Paese stretto nella morsa della crisi finanziaria e di risultanze economiche che non lasciano intravedere nulla di buono per i prossimi anni. Questo enorme «calderone del fare» è un frullato di norme. Non può andare in porto così, senza nemmeno ascoltare o accogliere una qualsivoglia modifica o almeno discutere, senza partito preso, delle modifiche proposte da noi.
  Abbiamo dovuto ridurre il numero degli emendamenti, ma in tal modo è stata negata qualunque possibilità di migliorare un testo assolutamente impresentabile. Ma, a questo punto, mi pare ovvio che al Governo non interessi costruire norme utili al Paese, quando, in realtà, avremmo bisogno di un Governo che nei mesi in avanti attui delle scelte coordinate e più impegnative.
  Anche la maggioranza stessa aveva presentato degli emendamenti, forse per profumare un po’ un provvedimento che aveva un odoraccio sgradevole, forse per ottenere qualche marchetta in più. Si sapeva già che avreste posto la fiducia, perché il vostro unico scopo è svuotare ancor di più questo luogo. Vede, Presidente, questa mattina la Presidente Boldrini ha detto che – cito – «questo è il cuore della democrazia e che dopo c’è la dittatura».
  Presidente, se ormai a innovare l'ordinamento è sempre e solo il Governo, abusando dello strumento previsto dall'articolo 77 della Costituzione e della questione di fiducia, blindando il decreto stesso, impedendo alle opposizioni anche solo di tentare di modificare il testo, relegando il Parlamento a mero organo ratificatore, siamo già in una fase di storpiatura dei poteri costituzionali, che si può assimilare ad una fase di eccessivo potere governativo. Quest'Aula è già stata svuotata. Ma voi no, non vi accontentate, volete andare oltre. Perché con i poteri oggi esistenti assegnati al Parlamento, che non è solo un organo che deve provvedere a legiferare, ma è anche organo di controllo e di indirizzo politico dell'Esecutivo, potrebbe riappropriarsi di quelle prerogative costituzionali per imporsi sul Governo. A voi partiti questo spaventa: è per questo che state accelerando in I Commissione l'analisi del disegno di legge governativo che deroga all'articolo 138 (deroga o forse viola, chi lo sa ?), che volete portare a compimento in questo periodo, con l'attenzione mediatica a livelli minimi e gli italiani, quelli che ancora possono permetterselo a causa della crisi causata da voi, a godersi le meritate vacanze.
  Sapete come si chiama questo ? Golpe bianco, si chiama ! Voi la Costituzione la state già aggirando, volete solo che quella nuova sia costruita ad hoc su quello che già fate quotidianamente: che l'Esecutivo abbia uno squilibrio eccessivo di potere a suo favore. Anche questo decreto, come già detto, è frutto di questo piegare a favore di voi partiti questa splendida Carta. Cosa dice l'articolo 77 ? Che l'Esecutivo non può, salvo delega, emanare decreti che abbiano forza di legge, e si lega quindi all'articolo 76: stiamo parlando dei decreti legislativi. Poi, dal comma 2 leggiamo come solo in casi straordinari di urgenza e necessità, il governo emana sotto la sua responsabilità provvedimenti provvisori avente forza di legge. Sono i decreti-legge, come questo del «non-fare».
  Sappiamo poi che devono essere convertiti in legge dalle Camere, entro 60 giorni, pena decadenza con efficacia ex tunc. Ecco, il Parlamento dovrebbe quindi poi discuterne, modificarlo rispettando i criteri di omogeneità e d'urgenza, più volte richiamati dalle sentenze della Consulta e Pag. 456dal Capo dello Stato. Quindi, se ci presentate un decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di crescita, di rilancio economico, ci si aspetta tutta una serie di norme volte alla limitazione della spesa pubblica, nei capitoli di spesa dove ci sono i maggiori sprechi o spese totalmente inutili, come i vostri F-35, le fregate, il vostro bottino dei rimborsi elettorali, il TAV e potrei averne ancora molti altri.
  Ci si aspetta che si riducano le tasse che deprimono investimenti, spese e l'assunzione di nuove persone. Ci si aspetta che i fondi dello Stato vengano investiti a favore di interventi realmente urgenti, perché il Paese ha necessità di uscire dallo sfascio socio-economico in cui lo avete traghettato. Ci aspetta che si intervenga sul welfare, sulla messa in sicurezza del territorio, sull'edilizia scolastica, sulla corruzione dilagante e sul conflitto d'interessi ormai perenne. Ma voi no, avete presentato il solito decreto omnibus – macedonia, cocktail, chiamatelo come volete –, spacciandolo per interventi urgenti, ma che di urgente non ha nulla, tantomeno omogeneo.
  Dentro provvedimenti in ambito sanitario, amministrativo, ambientale, paesaggistico, culturale, nautico, istituzionale. E allora, alcune domande: qual è l'urgenza per prorogare i Consigli di Vigilanza di INPS ed INAIL ? Qual è l'urgenza per fare finte semplificazioni burocratiche ? Qual è l'urgenza di obbligare alla bonifica solo se economicamente sostenibile ? Qual è l'urgenza di abbattere la Soprintendenza ? Qual è l'urgenza di tagliare il tax credit alle produzioni cinematografiche ? I tanto agognati tagli alla spesa pubblica da voi effettuati senza alcun criterio, non hanno prodotto gli effetti sperati e non sono stati in grado di intervenire laddove necessario; anzi, in questo frangente, sono stati presentati emendamenti in barba alle indicazioni e ai dettati della spending review e solo per citare un esempio l'intenzione di mantenere in vita strategicamente l'ARCUS spa, che ho già illustrato molto ampiamente nei miei discorsi precedenti, società in house del Mibac, voluta dal Governo Berlusconi III per avere mano libera sui fondi destinati alle grandi opere culturali.
  Oppure, perché eliminare, ad esempio, l'incompatibilità tra le cariche di parlamentare e sindaco di città tra 5.000 e 15.000 abitanti ? I vostri colpi di genio sono stati fenomenali; nella già eccessiva eterogeneità del provvedimento, gli emendamenti dei relatori sono ancora più fuori luogo: mi lego sempre ad ARCUS. L'articolo 39, che era già una norma terrificante, che di fatto svuota i poteri della soprintendenza, ha subìto un piccola modifica in Commissione: la riesumazione di una società inutile, ARCUS spa. Ho già detto le cose negative di questo carrozzone, che serve solo a ristrutturare alcuni beni architettonici culturali nelle città di determinati politici, ma è palese il fatto che nemmeno gli articoli del decreto siano omogenei. Che facciamo, allora io mi domando, ci prendiamo in giro ? Vi divertite a violare i più banali principi giuridici che le norme devono possedere ?
  Quando si incomincia a piegare le regole del gioco, ad aggirare i principi giuridici e costituzionali – e a far ciò sono i partiti che all'interno delle istituzioni devono garantire il corretto funzionamento delle stesse – il centro di potere decisionale si sposta e propende al di fuori di quest'Aula, si elude la volontà popolare che ci ha delegato a rappresentare la nazione. Certo, il potere costituito è anche costituente, ma il vostro intento è voler cancellare con un colpo di spugna la miglior Costituzione post-bellica, se non addirittura della storia delle carte costituzionali. Noi non riteniamo che sia immacolata, ma che se proprio vogliamo modificarla, dobbiamo semplicemente ampliare i diritti e le garanzie dei cittadini, con maggiori strumenti di democrazia diretta, obbligo di discussione delle leggi di iniziativa popolare.
  Tra le varie caratteristiche della Carta, i più noti sono che è scritta, lunga, rigida, votata, ma ci si dimentica sempre che è anche programmatica. Abbiamo mai realmente applicato la Costituzione ? Solo quando questa verrà portata a totale compimento, Pag. 457si potrà considerare superata e forse ne vareremo una nuova. Ora non è il momento, ora è la sua reale applicazione il modo migliore per uscire dalla crisi. Allora, quali sono dunque le vostre priorità, mantenere lo status quo, di cui questo Governo è la massima rappresentazione, o raggiungere quella giustizia sociale e quella moralità economica, nonché politica, di cui la nostra Costituzione è portatrice ? Sappiamo già che la vostra risposta sarà mantenere il piede non in due, ma in tre scarpe. Direte che questo provvedimento è fondamentale per salvarci, darete la colpa al non funzionamento delle istituzioni, darete la colpa a noi.
  Vado a concludere, i nostri padri sono morti per donarci questa Costituzione, che voi calpestate ogni giorno e che oggi con un colpo di mano volete cancellare. Noi non siamo qui per fare ostruzionismo inutile, noi vogliamo impedire questo omicidio istituzionale, di cui vi rendete esecutori e di cui non parlate agli italiani, dovete vergognarvi di questo.

  PRESIDENTE. Guardi, visto che siamo arrivati alla fine la ringrazio e sarà per la prossima volta. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, colleghi deputati, membro del Governo, con questo decreto è stato compresso, ancora una volta e in duplice modo, il ruolo di questo Parlamento. Da un lato, infatti, con questo provvedimento registriamo l'abuso della decretazione che, da Costituzione, il Governo dovrebbe adottare solo in casi straordinari di necessità ed urgenza, in quanto, di norma, l'attività legislativa spetta al Parlamento. Dall'altro lato, il Governo ha di fatto bloccato la possibilità di modificare e apportare migliorie a questo decreto, attraverso la discussione degli emendamenti, ponendo la questione di fiducia.
  Come se non bastasse, il contenuto del presente provvedimento, che dovrebbe recare misure per il rilancio dell'economia, risulta fortemente disorganico ed eterogeneo, non solo per quanto riguarda le diverse materie ad oggetto di ogni singolo capo, ma pure in riferimento alle singole tematiche. La presenza, poi, di numerose norme ordinamentali e di disposizioni ad effetto pluriennale non lasciano dubbio alcuno sul fatto che, ancora una volta, si sia depauperato, ridimensionato e annullato il compito di quest'Assemblea che – ricordo – è chiamata a legiferare e non semplicemente a convalidare ciò che questo Governo propone.
  Alla luce di quanto esposto in premessa, il MoVimento 5 Stelle esprime il totale dissenso al decreto-legge, dissenso che non fa rima con ostruzionismo da opposizione, ma diritto di noi rappresentanti del popolo a partecipare, confrontarci ed incidere, con le nostre proposte, sulle decisioni del Paese. Le stesse proposte che sono espressione della volontà dei cittadini tutti, anche di quelli che non ci hanno votato.
  Neppure il tempo di smaltire il senso di sconforto derivato dall'ennesimo momento di delegittimazione dell'istituzione parlamentare che già dobbiamo immergerci nell'ennesima – oserei dire – porcheria che questo Governo sta confezionando in Commissione affari costituzionali e che riguarda la modifica dell'articolo 138 della Costituzione. Ebbene, questo articolo descrive l'iter attraverso il quale è possibile riformare la nostra Carta. I nostri padri costituenti hanno formulato una Costituzione che, ovviamente, non permette una modifica con una semplice legge ordinaria. Serve un procedimento cosiddetto aggravato, una doppia lettura, un tempo di riflessione tra un passaggio e l'altro.
  Qui, invece, sembra che si debba cambiare il regolamento di un condominio. Stiamo assistendo alla furberia di questo Governo, che in un paio di settimane e soprattutto a ridosso della pausa estiva, quando tutti gli italiani sono un po’ distratti dalla sabbia, dal sole, dal mare e tenta di sferrare l'ennesimo colpo mortale alla nostra società democratica. Si maschera da Lupin – il Governo in oggetto – Pag. 458e ci svuota anche delle prerogative che gelosamente la nostra Carta costituzionale custodisce.
  Torniamo ora al decreto-legge. Le misure contenute in questo decreto-legge evidenziano che l'incapacità di questo Governo nel proporre una politica idonea a stimolare concretamente la domanda, l'occupazione, lo sviluppo delle imprese. I nostri numerosi emendamenti, poi ridotti a otto e successivamente mutati in ordini del giorno, erano volti a far cambiare direzione di marcia a questo decreto, rendendolo efficace verso le emergenze del nostro Paese. Il non accoglimento di quasi tutti i nostri impegni denota invece che questo Governo non vuole fare il bene dei cittadini.
  Questo decreto-legge continua, infatti, a non rispondere alle difficoltà che incontra chi sceglie la strada, ad esempio, dell'imprenditoria: difficoltà quali l'ottenimento di capitali, l'alto costo del lavoro e le complesse procedure per l'avvio o l'ammodernamento dell'attività, in quanto questo decreto non prevede specifiche misure nel settore del credito, della fiscalità e della burocrazia: tutti i presupposti che dovrebbero essere alla base del nostro modello di sviluppo. Rimane, inoltre, del tutto assente un incisivo programma di investimenti in materia di educazione, formazione, ricerca e cultura: le vere fondamenta su cui costruire il benessere di un Paese, specie il nostro.
  Non ci resta che constatare che in questo decreto-legge cosiddetto «del fare» di azione non c’è neppure traccia e, invece, permane un immobilismo cronico che paralizza l'intero Paese ormai sempre più allo stremo. Il problema della disoccupazione giovanile, sempre più drammatico e da cui deriverà una generazione senza lavoro e prospettive, viene affrontato ancora una volta con scelte incomprensibili, annacquate e di mera trovata propagandistica, dimenticando che i giovani sono la base su cui si costruisce il futuro di un Paese. Giovani che, invece, in questo decreto continuano ad essere derisi ma soprattutto ad essere illusi, togliendo loro la speranza di poter costruire un significativo progetto di vita.
  Continuate poi a strumentalizzare la scuola per inasprire una scollatura sociale che purtroppo solo noi del MoVimento 5 Stelle stiamo cercando di trattenere e non far dilagare con conseguenze di rivolta sociale. Mi riferisco, tra le altre cose, ad esempio al taglio dei fondi destinati alle pulizie degli istituti scolastici da tempo esternalizzati dallo Stato a cooperative o servizi ausiliari. Avete tagliato i fondi costringendo a casa diverse migliaia di addetti alle pulizie per rimpiazzare qualche migliaio, con tutto rispetto, tra ricercatori e professori universitari.
  Le vostre incomprensibili scelte ancora una volta gravano su tanti per far contenti pochi, al solo scopo di mettere in concorrenza i lavoratori e di inasprire una guerra di tutti contro tutti per accaparrarsi l'ultimo centesimo pubblico rimasto in bilancio (dividi et impera vediamo che continua ad essere il vostro motto prediletto).
  La scuola continua poi a perdere pezzi, non solo dal punto di vista organizzativo e didattico, ma anche dal punto di vista prettamente strutturale. Infatti sono esigue le risorse destinate per l'adeguamento degli istituti ai requisiti minimi imposti per legge, requisiti quali il certificato di prevenzione incendi, impianti idrici antincendio, scala di sicurezza. Il risultato di questo ennesimo intervento spot, quindi, sarà ancora una volta una scuola dove continuano a cascare gli intonaci, dove i muri continuano ad essere segnati da crepe, gli arredi ad essere fatiscenti, i riscaldamenti a non funzionare. Le condizioni in cui versa l'edilizia scolastica rappresentano una grandissima piaga, inconcepibile in un mondo come quello di oggi, in cui la tecnologia ed il progresso architettonico la fanno da padroni. Viste la vetustà dei nostri edifici scolastici e le spinte sismologiche cui è sottoposto il nostro territorio nazionale, era necessario, indispensabile che in questo decreto il Governo prevedesse un flusso costante e più corposo di risorse pubbliche a beneficio Pag. 459dell'edilizia scolastica. Invece ci ritroviamo a denunciare l'inettitudine e la cialtroneria delle non decisioni politiche di questo provvedimento e di cui noi del MoVimento 5 Stelle non saremo mai complici. Siamo lontanissimi da un «decreto del fare» efficiente, moderno, snello, economicamente sostenibile, in grado di navigare a vele spiegate nell'oceano delle emergenze economico-sociali, in grado di portare rifornimenti alle famiglie, alle scuole, alle forze dell'ordine, alle imprese, ai professionisti, alla collettività. Rimane ancora invece impressa l'immagine di una nave prossima alla deriva.
  Preannunciando che il mio voto è contrario, vorrei porre l'attenzione, visto che è il momento del sodo, se non sbaglio, ad un emendamento che è stato introdotto all'articolo 29 e che riguarda la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi. Quindi stiamo parlando in pratica di un emendamento che è stato introdotto all'articolo del decreto che ci accingeremo a votare e che comunque nelle varie Commissioni è stato emendato e quindi uno degli emendamenti che è passato e proprio questo, quando il decreto-legge n. 38 del 2011 aveva disposto l'incompatibilità del mandato parlamentare nonché degli incarichi di Governo con le cariche elettive monocratiche, sindaci e presidenti di provincia ad esempio, negli enti locali a partire dai 5.000 abitanti. Ora invece l'emendamento approvato rende possibile il doppio-triplo incarico per gli enti locali con un numero di abitanti compreso tra i 5.000 e i 15.000 abitanti.

  PRESIDENTE. Onorevole Marzana...

  MARIA MARZANA. Ho finito: ma questo non la rende meno inopportuna.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, eccoci qua: un'altra notte, un altro discorso. Nonostante le scarse ore di sonno, nonostante gli impegni paralleli da portare avanti oltre a questa estenuante seduta fiume in Aula – io stesso sono da poco tornato qua a Roma dopo un incontro con alcuni attivisti toscani, quindi ci sono tutte queste attività da portare avanti – e nonostante anche gli impegni istituzionali che molti di noi portano avanti in altri luoghi d'Italia e del mondo in questo preciso momento, nonostante tutto questo abbiamo comunque una forte motivazione che ci spinge ad andare avanti, che ci spinge a proseguire questa lotta.
  C’è molta gente che ci segue, che ci sta seguendo. Magari a quest'ora in diretta non molti, ma mentre venivo qua in auto sul web ero impressionato dai contatti che registrava la diretta streaming di questa seduta. E comunque molti altri ci seguiranno in differita dalle registrazioni. A tutte queste persone che ci seguono da casa volevo spiegare alcune cose di come mai siamo arrivati a questo punto, come mai ci troviamo a portare avanti questa lotta che vede intrecciati diversi decreti-legge. Infatti, il punto è questo: molto spesso l'informazione punta i riflettori su un solo argomento alla volta, mentre invece, in questo caso, si ha un quadro più completo di quello che sta succedendo quando si fa un passo indietro e si compone meglio tutto il puzzle focalizzando le varie tesserine che lo compongono.
  Volevo premettere che, di solito, è prassi da qualche anno, ma forse da qualche decennio, probabilmente da sempre, il fatto che, normalmente, ogni estate, ogni agosto, qualsiasi Governo ha sempre introdotto qualche legge un pochino meno digeribile dagli italiani che i giornali a volte chiamano «legge porcata», «legge vergogna» o con altri metodi. Questa è sempre stata una costante del popolo italiano che a settembre di solito si sveglia con una tassa in più oppure una tassa inasprita o con qualche legge difficilmente digeribile. Infatti, il Governo e la maggioranza sanno bene che a luglio e ad agosto l'attenzione è molto più bassa, l'opinione Pag. 460pubblica è meno attenta, è distratta da altre cose, il caldo, il mare, le vacanze, le ferie, il calciomercato e via dicendo.
  Anche quest'anno, quindi, non fa eccezione e abbiamo la legge vergogna del 2013. Il disegno di legge che stiamo cercando di contrastare è quello delle modifiche alla Costituzione. Vorrebbero fare in modo che la Costituzione fosse modificabile in maniera più facile ad uso e consumo di questa maggioranza e di questo Governo. Noi ovviamente ci opponiamo fortemente a questa intenzione ed è nostra precisa intenzione combattere per ogni singolo, per ogni singolo minuto, per ritardare la decisione su questa legge in modo che possa slittare a dopo la pausa estiva e approdare in Aula a settembre quando l'opinione pubblica sarà più attenta, i giornali riporteranno una maggiore attenzione si spera sull'argomento e ci potranno essere occasioni di mobilitare maggiormente la società civile che potrebbe dare i suoi apporti – perché no – anche a un'eventuale modifica della Costituzione, invece che presentare nelle Commissioni un testo blindato con un vero e proprio blitz estivo, proprio come dicevo prima nell'ottica delle «leggi cetriolo» che annualmente il popolo italiano si trova a dover subire a sua insaputa.
  Quest'anno questa pratica sarà un po’ più difficile perché quest'anno ci siamo noi che proveremo ad opporci con tutte le forze a questa pratica. Quest'anno il Parlamento non sarà supino e non si lascerà a subire questa ennesima angheria da parte del Governo e della maggioranza. Ci siamo noi e visto che la nostra lotta è relegata quasi sempre nelle ore notturne ci sentiamo un po’ i guerrieri della notte, i guardiani della Costituzione che sono costretti a cercare di guadagnare ogni singolo minuto, ogni singolo quarto d'ora in queste ore.
  La vicenda di questo disegno di legge costituzionale, quindi, viene ad intrecciarsi con il cosiddetto decreto del fare sul quale stiamo attualmente discutendo e svolgendo le dichiarazioni di voto. Vorrei sottolineare che il nostro non è un mero discorso di perdere tempo, anche perché per quanto riguarda il decreto del fare il nostro è stato un approccio molto sostanziale.
  Infatti, non ci risulta particolarmente difficile questa estenuante seduta fiume, perché, fin da quando il decreto del fare è approdato alla Camera, ci siamo accorti che questo decreto più che del fare era un decreto da disfare. Infatti, erano numerosissimi i punti che non trovavano per niente d'accordo non solo noi del MoVimento 5 Stelle, ma parlando nelle Commissioni, anche altre persone e altri esponenti anche della stessa maggioranza.
  Di conseguenza, abbiamo presentato numerosissimi emendamenti, che sono approdati ovviamente nelle Commissioni. Sono stati respinti quasi tutti. L'unica cosa che siamo riusciti a portare a termine è stato quando, con un approccio collaborativo, ci siamo seduti insieme alle altre forze politiche e abbiamo portato a termine alcuni emendamenti delle Commissioni, emendamenti condivisi, proprio in pieno stile «5 Stelle» che, a dispetto di qualsiasi alleanza preconfezionata, trova la forza e il coraggio di convergere quando ci sono dei punti programmatici condivisi.
  Questi emendamenti, quindi, sono usciti dalle Commissioni approvati; si sono arenati spesso, altre volte, nella Commissione bilancio, dove c’è stato il passaggio finale del decreto del fare prima di approdare in Aula. Anche lì, ricordo estenuanti sedute notturne, quindi, ritorna il tema della battaglia notturna che, insieme agli altri, abbiamo portato avanti. In alcune occasioni, abbiamo assistito a spettacoli indecorosi, in cui la maggioranza non riusciva ad imporre i propri emendamenti al Governo e, quindi, era completamente supina al Governo. Addirittura, in alcuni casi, siamo arrivati noi a dare man forte: siamo riusciti a far passare alcuni emendamenti, con un lavoro di squadra congiunto, che senza il nostro apporto non sarebbero mai andati in porto. Alcuni emendamenti sono passati, ma il grosso è stato scartato.
  Come dicevo, non è stato difficile fare costruzionismo, perché, poi, in Aula, li abbiamo riportati tutti, pari pari; ovviamente, il Governo ha avuto gioco facile nel Pag. 461porre la questione di fiducia e nel saltarli tutti a piè pari. A quel punto, li abbiamo riproposti come ordini del giorno. E qui, abbiamo assistito ad una cosa molto interessante, perché questi ordini del giorno, in buona parte, sono stati accettati, anche se a volte con delle piccole riformulazioni, dal Governo. Questo ci faceva capire che, nel merito e nella sostanza, le nostre istanze erano, comunque, giuste e condivisibili anche da parte del Governo e della maggioranza. Quindi, questa è una cosa che ci ha lasciato un pochino sconcertati, anche se ci ha rincuorato nella nostra azione.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  SAMUELE SEGONI. Quindi, finiti questi ordini del giorno, ci troviamo adesso, invece, a fare dichiarazioni di voto sull'intero decreto del fare che, come ho accennato prima in premessa, non risulta condivisibile, ci sono molti aspetti negativi che non ci trovano per niente d'accordo e, quindi, sostanzialmente, il nostro voto sarà contrario. Grazie dell'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fico. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, oggi ci viene chiesto di esprimerci sul decreto del fare. Il Governo ci chiede il voto sull'ennesimo decreto-legge, l'ennesimo provvedimento che deve essere approvato in tempi stretti per non meglio indicate e motivate ragioni di emergenza. Ma prima ancora che nel merito delle disposizioni contenute nel provvedimento, è doverosa una riflessione su un modo di fare politica che esso rappresenta: totalmente antidemocratico e figlio di un sistema marcio consolidato negli anni che, nascondendosi dietro emergenze talvolta colpevolmente create, ha lentamente svuotato le istituzioni nel senso costituzionale di espressione della volontà popolare.
  Il Paese è in grave emergenza economica e sociale: siamo i primi a denunciarlo nell'indifferenza dei partiti e dei media.
  Abbiamo chiesto al Capo dello Stato di parlare a reti unificate ai cittadini per prepararci, tutti insieme, al crollo economico che ci aspettiamo nel prossimo autunno, rispetto al quale la crisi fino ad oggi vissuta è solo l'inizio. Ognuno di noi deve prendersi le proprie responsabilità. Dovremo contenere l'onda d'urto che l'ulteriore stretta economica avrà su lavoratori e imprese, già stremati da anni di recessione, e affrontare la prevedibile ricaduta in termini di disordini sociali. La prontezza della risposta alla drammaticità dello scenario che ci si prospetta davanti non può essere un decreto-legge che tocca tutti gli aspetti della vita pubblica, i più strategici e complessi, dall'università alla giustizia, dalle infrastrutture all'ambiente, dalle imprese allo sviluppo e chi più ne ha più ne metta, in una accozzaglia di provvedimenti fuori contesto, fuori progetto e senza un'idea di Paese da alimentare, riempiendo le parole sviluppo, crescita, economia, benessere, di nuovi contenuti e di un nuovo senso. Ed è questa idea, anzi, non idea di Paese che, gentile Presidente, i partiti hanno, che a me fa più paura. È il non avere un'idea di sviluppo e di futuro, non conoscere quello che si muove nel mondo e non conoscere le nuove sfide e le nuove rivoluzioni industriali che in questo Paese potremmo raccogliere come sfide e lanciare l'Italia in un futuro molto più sereno e all'avanguardia.
  È questo che siamo stati chiamati a fare noi come MoVimento ed è per questo che i cittadini come noi ci hanno voluto in Parlamento, il luogo deputato al dibattito istituzionale perché dalla sintesi di idee di cui tutti siamo, o dovremmo essere, portavoce, idee, non interessi di parte, nasce un modello di comunità con una forte capacità di futuro.
  Non lasceremo che passi ancora una volta, nel silenzio generale, l'idea dell'emergenza che tutto può, che in nome dell'emergenza, un Parlamento, ormai incapace di produrre una sola legge di Pag. 462propria iniziativa, svuotato dal suo senso, si presti a legittimare lo spostamento della funzione legislativa in via ordinaria in capo al Governo, in attesa che venga formalizzata questa pratica incostituzionale con il prossimo colpo di mano già annunciato. L'emergenza è lo stendardo che è sbandierato per far passare decisioni e norme senza una adeguata riflessione, come già avete pensato di fare con la riforma dell'articolo 138 della Costituzione che non vi impediremo di modificare in modo frettoloso e completamente superficiale. Nella mia regione, la Campania, conosciamo bene il ricatto dell'emergenza, non uno status eccezionale ma una condizione abituale di vita e di amministrazione della vita pubblica, con i risultati devastanti noti a tutti noi; ci hanno detto per anni di essere in emergenza, in modo, così, da non risolvere i veri problemi, ma anzi aggravandoli. Noi non ci stiamo. Lo ripeto di nuovo, nella mia regione, la Campania, abbiamo vissuto di perenne emergenza, ma quella emergenza era diventata la normalità, pensiamo alla questione rifiuti di cui questi partiti si sono macchiati, dove tutte le terre sono inquinante, dove abbiamo le eco-balle che di eco non hanno niente, dove continuiamo a dare finanziamenti pubblici alle energie assimilate ovvero agli inceneritori; e questa vergogna con i commissariati che tutti i partiti e questo Stato ha portato nella mia regione io pretendo che non sia ripetuto più in nessuna regione d'Italia.
  Se l'emergenza come quella che ci troviamo a vivere non ha il carattere di eccezionalità appare evidente che piuttosto che chiamare in causa l'Esecutivo con un provvedimento straordinario ad ampio raggio si inchioda più che mai il Parlamento alla responsabilità di una risposta strutturale ed equilibrata, che non significa poco tempestiva né efficace, significa strutturata ed equilibrata. Quello che sta vivendo l'Italia non merita provvedimenti di questo tipo ma interventi profondi, meditati, lungimiranti che permettano di risollevare le sorti del Paese in modo serio. Quando affronteremo un piano energetico nazionale ? Quando affronteremo la gestione dei rifiuti all'avanguardia senza più discariche o inceneritori ? Quando affronteremo, in modo serio la gestione del territorio, la gestione dei nuovi comuni, la gestione delle città di transizione ?
  Non ci stiamo ad assistere alla progressiva esautorazione del Parlamento; da quando si è insediato nessuna legge di iniziativa parlamentare è stata approvata. Questo è semplicemente scandaloso, i cittadini ci hanno eletti per lavorare giorno dopo giorno alle riforme che questo Paese necessita e non ad assistere passivamente alla formale ratificazione di provvedimenti dell'esecutivo. Il profondo senso delle istituzioni che noi del MoVimento 5 Stelle sentiamo, non ci permette di accettare una situazione come questa, non ci permette di accettare un Parlamento zero leggi. È attraverso interventi mirati e concreti, frutto del lavoro delle Commissioni e dell'Aula, di tutti noi parlamentari, che devono passare le leggi che devono servire a cambiare, finalmente, in meglio, il nostro Paese, a restituirgli davvero dignità.
  Qual è, invece, la risposta del Governo ? La risposta è un decreto omnibus che con un solo colpo di mano ha la pretesa di definire misure utili su imprese, infrastrutture, semplificazioni, giustizia civile, fisco. È attraverso provvedimenti di questo genere che tutto si fa per non fare poi niente. Non si può intervenire in tutti gli ambiti della vita pubblica con un atto così poco condiviso dalle forze politiche da dover essere blindato con la fiducia, a dispetto delle dichiarazioni del capo del Governo di soli tre mesi fa, così poco ponderato da richiedere aggiustamenti e riflessioni in ogni articolo, in ogni comma, con centinaia di emendamenti e ordini del giorno, presentati non solo dalle opposizioni, ma dalle stesse forze politiche che sostengono l'Esecutivo, talmente sordo alle realtà del Paese da provocare fortissime reazioni nelle categorie di professionisti interessate e nei movimenti a difesa dei beni comuni.
  A testimonianza delle innumerevoli crepe del decreto c’è la consistente mole di emendamenti presentata non solo dal MoVimento 5 Stelle, ma dalle stesse forze Pag. 463politiche che compongono la maggioranza. Abbiamo cercato di dialogare con il Governo, è stato nei giorni scorsi sotto gli occhi di tutti, perché il nostro scopo è pensare a ciò che è meglio per tutto il Paese e più volte ci siamo detti disponibili a confrontarci in tal senso. Abbiamo ridotto, quindi, il numero dei nostri emendamenti a otto, in modo drastico. Lo ripeto a tutti: otto, nell'interesse collettivo, ma il governo non ha voluto accogliere questi emendamenti. Chiediamo di estendere la riduzione del CIP 6 anche agli inceneritori; togliere la scandalosa deregulation sulle sagome degli edifici demoliti e ricostruiti; favorire il pagamento degli stagisti del ministero della Giustizia; aprire un fondo di sostegno alle piccole e medie imprese in cui poter versare le eccedenze degli stipendi dei parlamentari; rendere più aperta e democratica la gestione della Cassa depositi e prestiti; rivedere la Tobin Tax per colpire il day trading; ricalibrare l'IVA sui servizi portuali; vincolare gli incentivi per i nuovi macchinari al mantenimento dei livelli occupazionali e delle strutture produttive sul territorio nazionale.
  Farci ascoltare in quest'Aula di giorno e di notte è l'unico modo per dire la nostra su questo provvedimento, così come prevedono i meccanismi democratici di rappresentanza parlamentare. Come hanno fatto altri colleghi prima di me, ho il dovere di ricordare a tutti i nostri cittadini che ciò che stiamo portando avanti in quest'Aula non è una sterile attività di ostruzionismo, ma una battaglia a tutela delle nostre istituzioni e della nostra Carta costituzionale. Solo con la nostra attività di opposizione – a mio avviso l'unica vera opposizione che il Paese ha conosciuto negli ultimi vent'anni – possiamo sottoporre all'attenzione del Paese il piano del Governo e della maggioranza: far «passare», prima della pausa estiva, provvedimenti chiave per la vita del Paese. In un momento di minore attenzione dell'opinione pubblica, questo Governo vuole mettere insieme una serie di norme che meriterebbero un lavoro più attento e scrupoloso; ma è così che la classe politica di questo Paese intende procedere per risollevarne le sorti. Si riempiono la bocca di ottimi propositi, ma nei fatti prendono in giro gli italiani, approfittando della loro distrazione per modificare l'articolo 138 della Costituzione, una discussione che non può e non deve essere affrontata ora. Ma torniamo al decreto-legge del cosiddetto fare, giusto per un paio di esempi indicativi del discutibile tenore di questo pacchetto di misure.
  In Italia sentivamo la mancanza di un nuovo Commissario straordinario, e quale mancanza ne sentivamo ! Il decreto del fare introduce una figura, nominata da un comitato interministeriale permanente, che resterà in carica per tre anni e dovrà occuparsi di spending review. Il Paese ha bisogno di diminuire il debito pubblico e noi mettiamo in bilancio un ulteriore nuovo compenso: 150 mila euro per il 2013, 300 mila nel 2014 e nel 2015. Cosa dire della norma che esonera dal tetto agli stipendi dei manager le Spa pubbliche non quotate che svolgono servizi di interesse generale ? Parliamo di società come Poste, Ferrovie dello Stato, ANAS. In questo decreto questi amministratori vengono esclusi dal tetto di 250 mila euro previsto dal decreto-legge «Salva Italia» del 2011. Questo è il tipo di risposte all'emergenza volute dal nostro Esecutivo. Ma è proprio la criticità della situazione che attraversiamo che deve costituire per noi un richiamo alla responsabilità di interventi adeguati, coordinati, strutturati, nel rispetto della difficoltà che vivono lavoratori, imprenditori, pensionati e cittadini ogni giorno. Ci hanno voluto qui perché risollevassimo le sorti di questo Paese al più presto, certo, ma contemperando gli interessi di tutti, le ricadute di medio e lungo periodo. Il Paese merita il massimo impegno possibile con una proposta che abbia la sua forza nei contenuti, non in un titolo ammiccante come un brutto slogan pubblicitario. Per questo diciamo «no», con grande orgoglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

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  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, anzitutto mi permetta di fare una piccola premessa: questo testo che andrò a leggere nasce dalla rete e viene riportato dal deputato Sibilia, che non è qui con noi in Aula perché insieme ai deputati Spadoni, Di Battista, Di Stefano, Vignaroli e Carinelli è attualmente in Palestina.
  Sono in Palestina per una visita che dà il segno di come il MoVimento 5 Stelle sta cercando di affrontare il tema dei conflitti internazionali, tramite una conoscenza che è completamente diversa dal modo con cui il Governo, anche in questo decreto-legge, intende la risoluzione dei conflitti internazionali. In questo decreto-legge, in particolare, abbiamo nell'articolo 48 una facilitazione alla commercializzazione delle armi, dove il Governo avallerà sempre più e sempre più facilmente questa possibilità.
  Signor Presidente, le cose da fare in questo Paese martoriato per tanto, troppo tempo dal malgoverno sono innumerevoli: c’è da ricostruire un'intera nazione, ma in questo decreto-legge, che si definisce del fare, si è optato per iniziative che niente hanno a che vedere con le esigenze vere del Paese. Non vi è l'ombra, ad esempio, di iniziative miranti alla messa in sicurezza sismica dell'intero territorio nazionale, a cominciare dalle aree a rischio più elevato, ed in particolare dal patrimonio architettonico italiano di particolare pregio artistico e storico, unico al mondo. Le autorità di bacino distrettuali competenti in merito al dissesto idro-geologico, previste con il decreto legislativo n. 152 del 2006, non sono ancora state istituite. Le autorità di bacino preesistenti sono state prorogate indefinitamente, ma sono state anche svuotate delle loro prerogative e delle risorse sia economiche che di personale. Questa è l'ennesima prova che su queste tematiche non esiste una vera prevenzione e pianificazione, ma solo interventi in emergenza dopo le catastrofi che si ripetono periodicamente.
  La scuola pubblica, nostro punto di eccellenza in passato, viene smantellata giorno dopo giorno: non si possono sottrarre ulteriori risorse economiche alla scuola pubblica per indirizzarle verso il settore privato. La scuola è il nostro futuro: non possiamo permettere che il Paese venga ingessato, impedendo alle giovani menti di potersi evolvere con spirito critico e libertà. La fascia di popolazione che ha un reddito tale da permettersi un insegnamento privato lo faccia, ma non si tolga la possibilità di farlo a chi non ha grandi risorse economiche. I giovani sono il motore di una nazione: se il motore è ingolfato la nazione non avanza.
  Decreto-legge del fare: il nome è bellissimo; ma decreto del fare cosa ? Per l'Italia o per l'Europa e la finanza internazionale ? Vogliamo uscire dalla prigione euro prima che ci stritoli ? A ottobre è stata prevista una manovra bancaria che ci costerà 35 miliardi, ben 10 miliardi più di quella già sanguinosa fatta da Monti. Innumerevoli aziende italiane – FIAT, Indesit – sono gli ultimi esempi: dopo aver ricevuto innumerevoli aiuti di Stato, comprensivi di finanziamenti a fondo perduto, stanno ora delocalizzando la produzione per sfruttare nuovi aiuti dall'Unione europea, sempre con i nostri soldi; e così portano conoscenze e capacità create in Italia in Paesi esteri, senza nemmeno mostrare un minimo segno di riconoscenza all'Italia stessa. La richiesta riguarda l'eventuale sussistenza delle possibilità di ottenere da parte dello Stato almeno un parziale rimborso di quanto elargito negli anni.
  Cari deputati cosa serve, quali discorsi volete sentire, che parole dobbiamo usare e in che modo dobbiamo farvi capire che noi italiani non abbiamo più pazienza, non abbiamo più voglia di chiacchiere ? Bene: se si chiama decreto-legge del fare perché non fate ? Perché non vi confrontate con il popolo sovrano, perché non sentite che cosa provano quei milioni di persone che dovreste rappresentare ?
  Siete inconcludenti, la gente è stanca delle false promesse: il Governo, com'era prevedibile, è tornato sui propri passi, e nel provvedimento finale non compare in maniera assoluta un tetto massimo allo stipendio dei manager. Questo è uno Pag. 465schiaffo morale a tutti i cittadini che sono costretti a vivere con pochi euro al mese.
  Come potete fare questo al popolo ? Come potete ignorare così la sua volontà ? Come potete fare questo a voi stessi e ai vostri figli ? La storia si ricorderà di voi: volete veramente finire nei libri di storia ed essere ricordati per la bassezza di questa politica ? Noi rivolgiamo un appello come esseri umani ad esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, colleghi, avevamo già segnalato, in sede di discussione, come un decreto recante il titolo «disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia», fosse privo di qualunque riferimento alla scuola, all'università e alla ricerca e risultasse assente qualsiasi impegno a far rinascere un ambito che, non ci stancheremo mai di dirlo, è di importanza strategica per il Paese.
  Riferendoci al quadro delineato dall'OCSE nel suo rapporto di fine giugno, «Uno sguardo sull'istruzione 2013», in cui l'istituto di Parigi ha reso pubblici una serie di dati agghiaccianti sullo stato dell'istruzione italiana e ha evidenziato tutte le pecche del sistema formativo del nostro Paese, dalla scuola primaria all'università, ci saremmo aspettati una serie di risposte convincenti e concrete e una maggiore attenzione da parte del Governo nei confronti di una delle reali urgenze del nostro Paese. Così non è stato, eccezion fatta per la prima parte dell'articolo 58 del decreto, che dovrebbe garantire una serie di nuove assunzioni nelle università e negli enti di ricerca, elevando tra il 20 e il 50 per cento il turnover rispetto all'anno precedente, ma che taglia le risorse per gli appalti dei servizi delle scuole.
  È tuttavia la cultura in generale, ancora una volta, a uscire con le ossa rotte dal disposto normativo dell'ormai celebre «decreto del fare». Il Governo si appresta, infatti, a dimezzare il tax credit, il credito d'imposta in favore del cinema italiano, modificando la disciplina dell'agevolazione fiscale per poter introdurre dal 2014 un limite massimo di spesa di 45 milioni di euro rispetto ai 90 milioni previsti per il 2013. Con la bocciatura dei nostri emendamenti, volti a estendere il beneficio reperendo ulteriori risorse anche dalle imprese produttrici di prodotti fonografici che svolgono questa attività in maniera prevalente e continuativa e che effettuino le spese relative a strutture situate nel territorio italiano, il dimezzamento diventerà a tutti gli effetti legge.
  Una legge, come recita la Costituzione nel disciplinare i requisiti dei decreti, «necessaria e urgente».
  Dunque, il Governo Letta considera che tra le «necessità e le urgenze» del Paese debba figurare il dimezzamento dei finanziamenti al cinema italiano. Non gli investimenti nella scuola, nell'università, nella ricerca. Non lo stanziamento di risorse per l'edilizia scolastica. Eppure le ricordiamo tutti le parole pronunciate in tv dal Presidente del Consiglio, che parlò chiaramente di dimissioni in caso di nuovi tagli alla cultura.
  In questo caso non si tratta nemmeno di semplici tagli; forse non ci si rende conto che la decurtazione del tax credit ucciderebbe il cinema italiano. E non mi riferisco solo al cinema di cassetta e dei grandi registi affermati, ma all'immenso retroterra di giovani talenti che aspettano un'occasione e che privati di questa forma di finanziamento, già esigua e ridotta nel corso degli anni, non potranno più coltivare i loro sogni e non vedranno mai approdare in sala i loro film.
  Siamo il Paese di Pasolini, di Visconti, di Rossellini, di Vittorio De Sica, di Fellini e di Monicelli. O meglio lo siamo stati. Oggi troverebbero immense difficoltà anche loro, grandi registi che hanno scritto la storia, ma che fortunatamente appartengono a un glorioso passato. Con la classe politica dell'ultimo ventennio probabilmente non avrebbero mai visto la luce capolavori come «Roma città aperta», Pag. 466«Ladri di biciclette», «I soliti ignoti», «Mamma Roma», per citarne solo alcuni.
  Se avesse avuto a che fare con il dimezzamento del tax credit probabilmente Federico Fellini non avrebbe magari mai girato «8 e mezzo» o «Amarcord» e il mondo intero sarebbe stato privato di opere che oggi sono divenute immortali. Consiglierei a chi si appresta a varare questo decreto e decide abitualmente le sorti della cultura a tavolino, mediante ciechi calcoli di opportunità e di convenienza, di riguardarsi un film di Fellini, o di Visconti o di Antonioni.
  Magari sarebbe aiutato a comprendere che i continui tagli degli ultimi anni hanno mortificato ripetutamente il settore cinematografico, lo hanno devastato, ma ora lo uccideranno definitivamente, impedendo sul nascere la consacrazione di una nuova generazione di talenti. Stiamo sprecando il nostro genio, stiamo soffocando la nostra arte, le nostre risorse, stiamo lasciando evaporare, nel tentativo di far quadrare i conti, potenziali capolavori, che non vedranno mai la luce.
  Il Corriere della Sera denuncia come, a seguito dell'approvazione del decreto «del fare», gli investitori stranieri stanno già ritirando i progetti avviati in Italia e si stima che, solo nei prossimi sei mesi, l'industria audiovisiva sarà costretta a lasciare a casa 2.500-3.000 lavoratori qualificati, in maggioranza giovani e donne.
  Recentemente, Roberto Faenza, regista acclamato, ha fatto notare come, mentre il nostro Ministero nell'ultimo anno ha investito nel FUS (Fondo unico dello spettacolo) solo 75 milioni per la produzione, la Francia ha, ad esempio, investito tre volte tanto. I risultati si vedono: a Parigi, si produce più del doppio, si stacca il 200 per cento in più di biglietti, si aprono nuove sale, mentre noi le chiudiamo quasi ovunque. Solo a Roma hanno chiuso oltre trenta esercizi in pochi anni. Un impoverimento culturale che pare inarrestabile e che oggi è destinato ad accelerare il suo iter.
  Faenza ha poi sottolineato come, a fronte dei continui tagli al settore cinematografico, figurino ad esempio ingenti risorse destinate alla televisione e alle fiction Rai, che costano al contribuente più di 250 milioni di euro l'anno. «Stando alla qualità dei contenuti, se messi a confronto con il coraggio della televisione americana, c’è da inorridire. Già, ma la televisione, specie quella pubblica è riserva di caccia dei politici. Il cinema appartiene solo a chi lo fa. E per questo va punito». Sono parole di Roberto Faenza, non mie.
  Ma come è possibile non capire che in questo modo si distrugge il futuro del cinema italiano, oltre ad affossarne il presente ? Con il dimezzamento del tax credit, sopravvivranno forse i cinepanettoni, sempre più infarciti di inserzioni promozionali e pubblicitarie, ma morirà il cinema d'autore, scomparirà il cinema degli esordienti, il cinema delle opere prime.
  È ormai evidente che la cultura e le iniziative artistiche vengono viste come un intralcio, come la prima voce da tagliare a fronte delle difficoltà economiche, senza comprendere che, invece, se valorizzate nel modo giusto, produrrebbero introiti ingenti. Un recente studio della Banca d'Italia ha evidenziato che il rendimento dell'investimento culturale è pari a circa il 9 per cento, un valore superiore a quello ottenibile da investimenti finanziari alternativi, come ad esempio in titoli. Eppure, sembriamo sordi a questi richiami, a questi studi. Eppure, assistiamo inerti a una continua débâcle, ancora più dolorosa se si pensa che abbiamo il più grande patrimonio artistico del mondo.
  Il «decreto del fare» è una nuova dimostrazione che nel nostro Paese i beni culturali e le iniziative culturali sono considerati ingombranti fardelli improduttivi, da mantenere faticosamente, e non una straordinaria opportunità di sviluppo. Una visione smentita dai fatti, se è vero che, come evidenziato da uno studio de Il Sole 24 ore, il sistema della produzione culturale e creativa è, non solo un metasettore industriale a tutti gli effetti, ma anche uno dei più grandi: il suo indotto, fatto di turismo, nuove imprese, presenze di stranieri e investimenti esteri, frutta ogni anno al Paese 68 miliardi di euro, il 5 per cento Pag. 467della ricchezza totale, dando lavoro ad oltre 1,5 milioni di persone, il 5,7 per cento del dato nazionale.
  Alla luce di tutto ciò, come è possibile accettare che un Paese così ricco di beni culturali, come il nostro, sia il fanalino di coda in Europa e nel mondo ? Nelle classifiche, veniamo persino dopo la Grecia, che investe in cultura lo 0,1 per cento in più di noi rispetto al PIL. L'Islanda, che è in cima alla classifica, investe il 7,4 per cento. Nel comparto culturale, dal 2008, abbiamo perso per strada un miliardo 300 milioni.
  A questo proposito, mi piacerebbe ricordare Vincenzo Cerami, il grande sceneggiatore e drammaturgo mancato venerdì scorso, leggendo in quest'Aula il suo ultimo, accorato appello per la cultura, un settore oggi calpestato e svuotato di ogni risorsa: «La nostra speranza è che lo Stato e le imprese decidano insieme di investire sulle bellezze d'Italia e prendano coscienza che la cultura, il talento, la fantasia sono una risorsa reale». Ecco cosa aveva scritto Vincenzo Cerami un mese fa in una lettera straordinariamente intensa che la figlia aveva letto al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, in occasione della presentazione dei candidati ai David di Donatello 2013.
  Mi fermo qui, ribadendo che chi ha a cuore la cultura, in tutte le sue forme, non può essere favorevole a questo decreto. Non può accettare un testo che impedisce l'approvazione del rifinanziamento del tax credit, avallando in tre righe la morte del cinema italiano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, io rileggo i dati della nostra situazione economica e finanziaria italiana. Debito pubblico: record a 2.074 miliardi, veleggiamo verso il 130 per cento del PIL; debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche: 400 per cento del PIL, circa 6 mila miliardi; PIL: atteso un altro meno 2 per cento quest'anno. Si aggiunge al meno 2,4 del 2012; rapporto deficit/PIL: 2,9 per cento nel 2013; peggioramento ciclo economico, IMU, IVA, Tares, Cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre la soglia del 3 per cento; prestiti delle banche alle imprese: meno 5 per cento su base annua nei mesi da marzo a maggio (in fumo 60 miliardi di prestiti solo nel 2012); sofferenze bancarie: a maggio sono salite del 22,4 per cento annuo a 135,5 miliardi; base produttiva: eroso circa il 20 per cento dall'inizio della crisi; ricchezza: bruciati circa 12 punti di PIL dall'inizio della crisi, 200 miliardi circa; entrate tributarie: a maggio meno 0,7 miliardi rispetto allo stesso mese di un anno fa, nei primi 5 mesi del 2013 il calo è dello 0,4 per cento rispetto ai primi 5 mesi del 2012; gettito IVA: meno 6,8 per cento nei primi 5 mesi del 2013, un vero disastro; potere d'acquisto delle famiglie: meno 94 miliardi dall'inizio della crisi, circa 4mila euro in meno per nucleo; disoccupazione: sfondata quota 12,2 per cento, dato peggiore dal 1977; disoccupazione giovanile: oltre il 38 per cento; Neet: 2,2 milioni nella fascia fino agli under 30, ragazzi che non studiano, non lavorano, non imparano un mestiere, totalmente inattivi; precariato: contratti atipici per il 53 per cento dei giovani (dato OCSE); ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall'INPS dall'inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione.
  Come se non bastasse a questi dati si è aggiunto in questi giorni quello fornito dal sistema di rilevazione Excelsior, realizzato dal Ministero del lavoro ed Unioncamere, che ha confermato la tendenza per l'occupazione: le 750 mila assunzioni complessive previste dalle imprese dell'industria e dei servizi non compenseranno il quasi milione di uscite, tra pensionamenti, licenziamenti e cessazioni, messo a bilancio per il 2013, producendo un saldo negativo di 250 mila unità.
  Come titolano i giornali: bruciati 250 mila posti di lavoro. Dov’è finito il piano per il lavoro ? Si continua ad enfatizzare l'impegno per l'occupazione giovanile, senza capire che è inutile dare incentivi per le assunzioni mentre le fabbriche Pag. 468chiudono, strozzate non solo dalla crisi ma anche da un livello di tassazione che è tra i più elevati d'Europa.
  E pensare che questo Governo, secondo le parole dei suoi stessi componenti, avrebbe dovuto essere l'unica barriera tra noi e il caos. Forse sarebbe stato più opportuno parlare di consigli per gli acquisti in attesa della tempesta perfetta che ancora grava, come una spada di Damocle, sopra questa precaria barchetta di carta sballottata dai marosi che è l'Italia. È vero, se la situazione non fosse tragica, potrebbe anche essere divertente assistere alla vostra goffaggine, come la prova d'inconsapevole leggerezza dell'essere dimostrata dal Ministro Alfano qualche giorno fa in quest'Aula. Ma la realtà è che mentre tirate a campare per non tirare le cuoia, con quest'allegra parodia di Governo il Paese le cuoia rischia di tirarle davvero.
  Guardiamo, infatti, a quella che è stata l'attività sinora. Considerato che il decreto per il pagamento della pubblica amministrazione è da intestare al Governo Monti, direi che questo è il provvedimento più significativo licenziato dal Consiglio dei Ministri. Certo, nel mezzo ci sono stati altri decreti, come quello sul rinvio dell'IMU a settembre, ma si tratta di misure parziali e che certo non possono contribuire in alcun modo al risanamento della situazione economica. Mi sembra fuor di dubbio che questa sia la vostra bandiera. E che bandiera ! Più che di «decreto del fare» dovremmo parlare di «decreto del tanto per fare». Anche se per alcuni non ho dubbi che sia il decreto dell'affare, date le regalie generosamente elargite a piene mani per tutti gli appartenenti a cricche di miracolati.
  E non basta che si sia scelto di presentare a questo Parlamento un decreto senza reali contenuti, 86 articoli in cui si rasenta il vuoto pneumatico, un'orda di provvedimenti in cui gli unici di una certa sostanza sono quelli che fanno piacere a qualche amico. Oggi si sceglie di prendere in giro platealmente gli italiani portando in quest'Aula la lieta novella secondo la quale ci sarebbe addirittura l'urgenza di approvare questo manifesto delle occasioni mancate. Alla vigilia dei 100 giorni di Governo, le larghe intese, composte dalla totalità della classe politica che ha retto il Paese negli ultimi 20 anni, l'unica riforma di qualche significato che possono vantare è questo insieme incoerente di interventi spot che non servono né a migliorare il Paese né a garantirne il rilancio. Davvero un risultato grandioso. Nonostante tutto questo noi ci siamo dimostrati aperti al dialogo, nel tentativo di introdurre qualche norma che servisse davvero agli italiani. Invece voi ci avete imposto l'ennesimo decreto-legge da approvare in tempi di marcia e avete deciso, come sommo atto di protervia nei confronti del Parlamento, di porre la fiducia.
  Questa scelta è grave per due ragioni. Anzitutto perché si era sostenuto che mai e poi mai si sarebbe ricorsi alla fiducia. Eccola qua, invece, dopo neppure 100 giorni ricorrere per la seconda volta alla fiducia. Ma c’è un'altra ragione per cui il fatto di porre la questione di fiducia su questo decreto del fare è un vero e proprio scandalo. Il motivo è che il presupposto su cui il Governo si è basato per giustificare questa decisione è il comportamento ostruzionistico del MoVimento 5 stelle. La bugia elevata a sistema per coprire le realtà. Comportamento ostruzionistico ? Noi avevamo accettato di ridurre i nostri emendamenti ad otto questioni di merito su cui avremmo voluto ottenere qualche spazio. Si trattava, è bene ripeterlo, delle seguenti questioni: riduzione dei contributi CIP6 per assimilate ed inceneritori, vincolo degli incentivi aziendali contro la delocalizzazione, istituzione di un fondo per le piccole e medie imprese dove versare le eccedenze degli stipendi dei politici, più trasparenza per la Cassa depositi e prestiti, l'estensione della Tobin tax sul trading in giornata, nessuna deregulation per le sagome degli edifici demoliti e ricostruiti, il tentativo di ricalibrare l'IVA sui servizi portuali, il pagamento degli stagisti del Ministero della giustizia.
  Non erano proposte assurde, non si trattava di questioni ideologiche su cui non potevano assolutamente fare passi indietro, ma semplici misure di buon Pag. 469senso che avrebbero migliorato la vita a qualche cittadino in più e che non avrebbero richiesto nuove coperture, dato che noi avevamo già provveduto ad identificarle. La vostra risposta è stata un semplice «no». Quali erano le alternative sul tappeto ? Cosa avremmo dovuto fare ? Lo sappiamo. Finora, quando vi trovavate al Governo, eravate abituati a controllare i comportamenti non solo della maggioranza ma anche dell'opposizione, dato che come ora ci state brillantemente dimostrando, maggioranza e opposizione per 20 anni sono state la stessa cosa. Ma, vedete, forse è il caso che vi mettiate in testa che il MoVimento 5 stelle è cosa ben diversa. E noi semplicemente non ci stiamo ad abdicare al nostro ruolo, al ruolo del Parlamento, rinunciando all’iter legislativo per raccogliere qualche osso.
  Non vi sarebbe servito poi molto anche perché, vi garantisco, a beneficio della maggioranza dei colleghi di maggioranza che probabilmente neppure l'hanno letto questo decreto, che dentro l'articolato che vi apprestate a votare di schifezze cui avreste potuto rinunciare ce ne sono eccome ! Misure clientelari, elargizioni a microcategorie per interessi elettorali, favori e mance, più un sacco di fuffa. Rigettare i nostri emendamenti significa voler sputare addosso a 9 milioni di italiani che hanno votato il MoVimento, così come porre la questione di fiducia è l'ennesimo atto per esautorare il Parlamento, precludendogli di diventare la sede di mediazione tra interessi diversi, come dovrebbe essere. Il Governo ha scelto ancora una volta la via del conflitto, rigettando quella del dialogo. Ora non ci resta che continuare per la nostra strada sapendo che non siamo soli, perché, se ancora non ve ne siete resi conto, la vostra epoca è finita. Non è più tempo né per gli sciocchi, né per i delinquenti. Oggi è il tempo della verità. Per quanto dura possa essere è l'unico punto da cui è possibile ripartire.

  PRESIDENTE. Onorevole, io speravo che lei cogliesse l'occasione magari per correggere e scusarsi per quello che ha detto stamattina.

  CARLA RUOCCO. Sì, io...

  PRESIDENTE. La prego di ascoltarmi perché sto parlando io.
  Quindi, io auspicavo che, magari, in chiusura del suo intervento, lei cogliesse l'occasione per scusarsi di quello che aveva detto questa mattina. Invece, lei conclude il suo intervento andando oltre misura. Le sono rimasti dieci secondi, con i quali la prego di concludere l'intervento (Applausi).

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, avevo in questo momento intenzione di fare esattamente quello che lei mi chiedeva. Ho concluso il mio intervento e volevo sottolineare che i miei interventi non si riferiscono a persone, ma ad un sistema che ha causato i dati economici che ho appena letto.
  Non ho intenzione di offendere nessuno e mi scuso se i toni sono stati interpretati in maniera un po’ personale. Assolutamente, non vi era alcuna allusione personale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Girolamo Pisano. Ne ha facoltà.

  GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, la ringrazio per avermi chiamato Girolamo, che è il mio nome, e non Giacomo. Il mio intervento sarà focalizzato sull'articolo 50 del decreto-legge n. 69 del 2013, così come emendato durante i lavori della Commissione bilancio.
  L'emendamento approvato mi vede primo firmatario, insieme ai colleghi della Commissione finanze del MoVimento 5 Stelle, Sebastiano Barbanti, il capogruppo, Daniele Pesco e Alessio Villarosa, che hanno lavorato e condiviso con me il contenuto del complesso testo.
  Testo realizzato con il competente lavoro del nostro ufficio legislativo, che ringrazio, e grazie alla straordinaria competenza del professor Pino Buonadonna, docente universitario di diritto tributario, nonché ex direttore dell'Agenzia delle entrate Pag. 470provinciale e anche nostro grande attivista del MoVimento 5 Stelle dal 2009.
  Com’è noto agli addetti ai lavori, la responsabilità solidale con il subappaltatore delle imprese coinvolte negli appalti di opere o di servizi è stata introdotta dal comma 28 e seguenti dell'articolo 35 del decreto-legge n. 223 del 2006, a firma del Presidente Prodi e dei Ministri Bersani e Padoa-Schioppa.
  Abrogata dal Ministro Tremonti e poi reinserita dal Governo Monti, prima del decreto «del fare» in esame, vigeva sia sulle ritenute di acconto operate dai datori di lavoro per conto dei propri dipendenti che sull'imposta sul valore aggiunto dovuta allo Stato, quest'ultima abrogata sia nel testo originale dell'articolo 50 che nella sua versione attuale, a seguito dell'emendamento in esame. Né il Movimento 5 Stelle né io abbiamo introdotto questo meccanismo di solidarietà.
  Punto sempre molto controverso è quello introdotto dal comma 28-bis, già presente nell'originario testo del decreto-legge n. 223 del 2006, che consente al committente la possibilità di sospendere il pagamento del corrispettivo dovuto all'appaltatore, se non abbia preventivamente ottenuto da esso documentazione sufficiente ad attestare che i versamenti fiscali da questo dovuti e scaduti alla data del pagamento siano stati correttamente effettuati.
  Lo stesso comma rende tale verifica di fatto obbligatoria e non più facoltativa, introducendo una sanzione per il committente inadempiente di importo da 5 mila a 200 mila euro. Al fine di far venir meno tale solidarietà, il comma 28 prevede la possibilità di ottenere dall'appaltatore un'asseverazione attestante la corretta esecuzione dei predetti adempimenti fiscali.
  In seguito, nel 2012, una nota circolare dell'Agenzia delle entrate ha chiarito che, in alternativa alle asseverazioni prestate dai CAF Imprese o dai professionisti abilitati, sarebbe stata sufficiente una dichiarazione sostitutiva con cui l'appaltatore/subappaltatore attesta l'avvenuto adempimento degli obblighi richiesti dalla disposizione.
  In parole povere, se il committente vuole liberarsi dal rischio di sanzioni o solidarietà con il proprio fornitore, deve farsi rilasciare da quest'ultimo un'autocertificazione nella quale esso dichiara di essere in regola. Ribadisco che quanto descritto è già in vigore dal 2006.
  Tutto ciò premesso, lo scenario paventato da diverse associazioni di categoria e note testate giornalistiche ad esse collegate, secondo il quale solo il testo emendato, introducendo il DURT, causi il blocco dei pagamenti per tutte quelle imprese che, in difficoltà con i versamenti fiscali, non possano ottenere il citato certificato, è risibile.
  È una pagliacciata, poiché è già oggi consolidato, questo scenario. Un'impresa in difficoltà con i pagamenti già oggi infatti non può ottenere asseverazione né produrre autocertificazione attestante la propria regolarità, a meno di non incorrere in un reato penale per falsa dichiarazione e conseguentemente il committente non può già oggi procedere al relativo pagamento. Quindi, di cosa stiamo parlando ? Facciamo un po’ di chiarezza.
  Vediamo invece in cosa consiste questo nuovo strumento certificativo e quali sono le fasi per la sua corretta applicazione. L'emendamento, per ottenere il parere favorevole del Governo, a seguito della riformulazione da esso proposta, lascia inalterata la volontà di mantenere la responsabilità solidale sui soli versamenti delle ritenute di acconto, eliminandola per l'imposta su valore aggiunto, l'IVA. La regolarità nel versamento dell'IVA da parte dell'appaltatore non è quindi per il committente un vincolo per poter eseguire il pagamento del corrispettivo dovuto. Il resto dell'emendamento mette in piedi il nuovo meccanismo che ripara ad una delle più assurde storture della pubblica amministrazione italiana, condannata anche dall'Europa, stortura che mette sulle spalle delle imprese l'onere di eseguire controlli fiscali. Attraverso l'utilizzo di comunicazioni telematiche all'Agenzie delle entrate, già previste dalla legislazione vigente, la stessa è chiamata ad emettere digitalmente il certificato di regolarità tributaria necessario Pag. 471al committente per potersi liberare dalla responsabilità solidale e provvedere al pagamento del corrispettivo al fornitore. Questo è il DURT, che entrerà in vigore esclusivamente dopo che la stessa agenzia, con decreto direttoriale, ne abbia definito tutti i dettagli e le modalità per ottenerlo e solo dopo che siano stati definiti tutti i giusti criteri di tolleranza, i casi particolari, gli estremi. Nessun appesantimento per le imprese che anzi vedrebbero scomparire il DURC, assorbito da questo nuovo strumento disponibile online su di un portale appositamente predisposto dall'Agenzia stessa. Un portale pubblico sul quale tutti i cittadini potrebbero scegliere imprese certificate prima di firmare con esse un contratto di appalto, certi che non incapperanno nella responsabilità solidale.
  In tutta questa levata di scudi, alla quale abbiamo assistito in questi giorni, quantomeno non è stato detto che il DURT è una tassa, altrimenti sarebbe stato inutile rispondere ad una semplice ed infondata provocazione. Le imprese già comunicano tutti i dati che saranno necessari al sistema informativo che l'Agenzia delle entrate dovrà predisporre per l'emissione della certificazione. Nulla di nuovo sotto il sole dunque e che non si dica più che la burocrazia aumenterà.
  Nelle more dell'entrata in funzione del nuovo sistema nulla cambia, salvo il restringimento della responsabilità solidale alle sole ritenute d'acconto: questo c’è scritto nell'articolo 50 del decreto «del fare», emendato a mia firma e degli altri componenti della Commissione finanze del MoVimento 5 Stelle alla Camera.
  Non sarà affatto necessario per l'appaltatore ottenere bollini o semafori verdi dall'Agenzia delle entrate e neppure chiedere di essere pagati. Ciò che accadrà è che i committenti, che oggi devono preoccuparsi di ottenere dal proprio fornitore l'asseverazione di regolarità che li scagioni dalla responsabilità solidale, non avranno più questa preoccupazione. Sarà la pubblica amministrazione a fornirgliela, digitalmente, attraverso un click su un portale appositamente predisposto.
  Che non si dica più, quindi, che lo Stato scarica i controlli fiscali, di sua competenza, sulle imprese, non è così il meccanismo del DURT, come non lo è quello del DURC. È vero, anche per il DURC ci sono storture nel sistema e vanno corrette. Purtroppo, però, il Governo sta varando decreti-legge in quantità record ed è impossibile lavorare su un progetto organico che introduca contemporaneamente semplificazioni e flussi informativi. Ora stiamo ai flussi, poi, ottenuti quelli, batteremo immediatamente sulle semplificazioni: il contrario non è possibile.
  Stiamo andando inesorabilmente verso la fatturazione elettronica, oggi già in corso di completamento nel sistema dei rapporti tra privati e la pubblica amministrazione. L'ipotesi di renderla necessaria anche tra privati è fondamentale per contrastare l'evasione fiscale che è a quote pazzesche da repubblica delle banane. Con tutto questo rumore che si sta facendo attorno alla innovazione contenuta nel DURT, si sta perdendo di vista il più grosso problema dell'impresa italiana, la concorrenza sleale, annidata in 140 miliardi di euro all'anno di evasione fiscale. Centoquaranta miliardi di evasione fiscale l'anno !
  Chiedetelo agli imprenditori onesti, a quelli che tutte le mattine si svegliano e rispettano le regole a coloro che chiedono allo Stato di garantirli facendole rispettare. Chiedeteglielo: preferite un concorrente sleale che straccia i prezzi sul mercato perché non paga i dipendenti, utilizzando lavoro nero – e concludo –, cambiando continuamente ragione sociale, oppure preferite continuare ad inviare alcuni dati contabili allo Stato sapendo che finalmente riuscirà a fare da garante ? Chiedeteglielo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, prima di iniziare il discorso di dichiarazione di voto volevo fare un ringraziamento, Pag. 472un ringraziamento particolare a tutti gli attivisti e a tutte le persone che ci sostengono e che ci hanno fatto sentire il loro calore durante queste lunghe giornate, e soprattutto lunghe nottate. Loro sono la nostra linfa vitale, sono il nostro carburante, sono il nostro cielo in cui le stelle splendono di luce immensa. Grazie davvero, perché è merito vostro se noi oggi abbiamo l'onore e il lustro di condurre una battaglia che tutti sarebbero fieri di fare: la battaglia per la difesa della nostra Costituzione. Fatta questa doverosa premessa, passo alla dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Che succede onorevole Barbanti ?

  SEBASTIANO BARBANTI. Un po’ di stanchezza. Circa un mese fa ci siamo lasciati con un appello al buon senso e al coraggio. Che dire ? Il coraggio c’è stato, ma non nell'accezione che auspicavamo noi. Noi chiedevamo coraggio di fare qualcosa. Voi ci portate invece a dire: «Ma con che coraggio avete partorito un simile decreto ?». Buon senso, poi, se n’è visto davvero poco, tanto nel dettato normativo quanto nel modus operandi visto sia in Commissione, dove, a causa di una non ben spiegata frenesia da mancanza di tempo, si sono fatte diverse session di lavoro notturne con turni da venticinque ore ininterrotte addirittura, sia in Aula, dove alla minoranza è stato lasciato uno spazio legislativo inferiore al peso rappresentato.
  Ma, non a caso, pur di tentare la strada del dialogo e di cercare di salvare il salvabile, i 400 emendamenti erano diventati 8: estendere la riduzione del Cip 6 anche agli inceneritori; togliere la scandalosa deregulation sulle sagome degli edifici demoliti e ricostruiti; favorire il pagamento degli stagisti del Ministero della giustizia; aprire un fondo di sostegno alle PMI in cui poter versare le eccedenze degli stipendi dei parlamentari; rendere più aperta e democratica la gestione della Cassa depositi e prestiti; rivedere la Tobin Tax per colpire il day trading; ricalibrare l'IVA sui servizi portuali e vincolare, infine, gli incentivi per i nuovi macchinari al mantenimento dei livelli occupazionali e delle strutture produttive sul territorio nazionale.
  Probabilmente questi emendamenti portavano in sé un vizio di fondo: quello di essere emendamenti che avrebbero davvero permesso di fare qualcosa di utile per il Paese e per questo stesso motivo immagino che siano stati bocciati.
  Inoltre, che il decreto avesse problemi tecnici – oddio sia tecnici che politici – era abbastanza chiaro sin dalla sua genesi e non solo per la sua natura omnibus. Infatti, un decreto partorito da un Governo cosiddetto «delle larghe intese» e che poi annovera circa 1500 emendamenti presentati dalla stessa maggioranza, che di fatto ha contribuito a costruire il decreto, appare un po’ strano. Possiamo dire che è il fallimento delle intese ? Possiamo dire che nel testo ci sia finito soltanto quello che era meno sgradito ad entrambe – anzi a tutte e tre – le parti ? E possiamo quindi affermare che i cittadini italiani meriterebbero di avere non il meno peggio, ma l'ottimo ?
  Perché se così non fosse allora non capisco la ratio della pioggia di emendamenti, se non che questi possano evidentemente rispondere ad interessi lobbistici o, peggio ancora, essere banco di prova per atti di forza dei diversi schieramenti. Tutto ciò, ovviamente, fa male non solo alla fragilità del Governo, ma anche alla bontà ed all'efficacia delle norme promulgate.
  Ma che l'esecutivo viaggi in ordine sparso, per esempio sulle tasse, è cosa nota. Oggi, per esempio, Fassina diceva: «C’è chi non le paga per sopravvivenza, pressione insostenibile», mentre intanto il suo capo, il Ministro Saccomanni, esordiva: «Per abbassare quelle su lavoro e imprese servono anni». Il tutto avveniva quando il Premier Enrico Letta ieri sera diceva: «Evasori, sappiate che i tempi sono cambiati».
  A voi le considerazioni. Ma torniamo sul fare, a dire il vero sul poco fare Pag. 473presente nel decreto-legge. Già, perché per noi questo verbo ha una coniugazione ed accezione più ampia.
  Per esempio fare qualcosa per gli esodati non salvaguardati, fare qualcosa per i cittadini che hanno perso il lavoro e non sanno come sfamare la propria famiglia, fare qualcosa per dare un tetto a chi non ce l'ha, fare qualcosa per alleggerire il carico fiscale sulle imprese, fare qualcosa per dare voce ai cittadini nelle istituzioni, fare qualcosa per tagliare gli sprechi nella pubblica amministrazione che darebbero un segnale di solidarietà verso chi soffre e riavvicinerebbero lo Stato ai cittadini, fare qualcosa per risolvere il conflitto di interessi per cominciare ad operare per il bene della collettività invece che per quello di pochi individui.
  E per dimostrare che non ci sarebbe voluto un grande sforzo per avere un enorme risultato, prendiamo la questione degli esodati non salvaguardati. È stata spostata a settembre la discussione sul problema esodati, ma nel frattempo migliaia di famiglie mal vivono senza reddito a causa del «vuoto» economico che si è venuto a creare. Mi riferisco ai lavoratori in esodo alla data del 31 maggio 2010, titolari di prestazione straordinaria a carico del Fondo di solidarietà del settore credito e con cessazione del rapporto di lavoro successivamente al 30 ottobre 2008, per i quali è stato previsto il prolungamento dell'intervento di tutela al reddito di cui all'articolo 12, comma 5-bis, del decreto-legge n. 78 del 2010 convertito nella legge n. 122 del 2010. Tali lavoratori risultano, ad oggi, ancora privi di qualsiasi forma di sostegno al reddito in quanto non è stato ancora emanato il decreto di copertura a carico del Fondo sociale per l'occupazione in assenza del quale gli interessati restano economicamente «scoperti» per il periodo temporale intercorrente tra la vecchia finestra – calcolata al momento dell'ingresso al Fondo – e la nuova decorrenza del trattamento pensionistico secondo il regime delle finestre «mobili». Per l'anno in corso si tratta di 4.455 lavoratori rimasti senza assegno e senza pensione con un costo addirittura spropositato di 42 milioni di euro, secondo un primo schema individuato e allegato al decreto a firma dell'allora Ministro Fornero del 5 Gennaio 2012. Basterebbe quindi emanare un decreto, possibilmente per la sistemazione definitiva per gli anni futuri 2014 e 2015, per togliere dall'incertezza migliaia di persone e dargli quanto dovuto di diritto.
  E per le altre situazioni cosa vogliamo fare ? Mi riferisco al debito pubblico: record di 2000 miliardi, il 130 per cento del PIL; debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche: 400 per cento del PIL, circa 6 mila miliardi; un PIL atteso pari ancora di -2 per cento quest'anno; un rapporto deficit/PIL: 2,9 per cento nel 2013 (ma come tutti sappiamo siamo già abbondantemente oltre il 3; peggioramento del ciclo economico, IMU, IVA, TARES, Cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre quella soglia); prestiti delle banche alle imprese, ancora credit crunch: -5 per cento nei mesi da marzo a maggio; sofferenze bancarie in aumento del 22 per cento: 135 miliardi di euro; base produttiva: eroso un 20 per cento dall'inizio della crisi; ricchezza: bruciati circa 12 punti di PIL dalla crisi, quindi parliamo di 200 miliardi circa; entrate tributarie ovviamente in calo; gettito IVA: - 6 per cento, abbiamo eroso tutti quanti i consumi, nessuno sta acquistando anche perché il potere d'acquisto delle famiglie è calato di 94 miliardi di euro dall'inizio della crisi; disoccupazione: siamo andati oltre il 12,2 per cento, il dato peggiore dal 1977; e la disoccupazione giovanile è vicino ormai alla soglia del 40 per cento; il precariato conta ormai il 53 per cento dei giovani con un contratto atipico.
  Tornando al decreto, è stata inopportuna la sua emanazione. Ambizioso, nonché non corrispondente al contenuto, il titolo, corto il respiro, scarsi gli obiettivi iniziali e, a fronte delle energie e del tempo spesi per l'esame, anche i risultati.
  In un contesto economico così difficile, privo di sbocchi a termine e in assenza di prospettive politiche credibili, questioni che si ritorcono sul grado di fiducia dei cittadini e delle imprese e che a loro volta, Pag. 474in un circuito vizioso, incide sui mercati e sui consumi; nel momento in cui i dati dell'economia, in particolare del debito pubblico, mettono i brividi, non ha giustificazione alcuna l'introduzione, avvenuta nel corso dell'esame, di norme tendenziose, nonché testimoni di una volontà politica non ben definita.

  PRESIDENTE. Onorevole Barbanti, concluda.

  SEBASTIANO BARBANTI. Sono stati presentati emendamenti, poi approvati, al fine di annullare o prorogare alcune norme della spending review; far rivivere una società in house del Ministero dei beni e delle attività culturali recentemente soppressa, l'ARCUS spa; escludere determinate categorie di società pubbliche dalla riduzione o eliminazione delle auto blu; rinviare di un altro anno la possibilità di ridurre le spese per gli immobili detenuti in locazione; ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi. Il decreto-legge aveva disposto l'incompatibilità di questo mandato parlamentare.
  Al contempo è stato istituito un comitato interministeriale ed un commissario al costo di 150 mila euro l'anno e del doppio per il 2014 ed il 2015, più altri 200 mila euro per il 2016 per vigilare sulla spending review.
  Insomma, tutto questo si aggiunge anche ad un altro gravissimo fatto, quello della giustizia. Il Governo è stato chiaro: il problema del malfunzionamento della giustizia va risolto alla radice, eliminando la giustizia. Per questo motivo, oltre che per altri che per contingentamento dei tempi ho dovuto tralasciare, il voto sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per una precisazione l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, io preciso che il mio intervento era diretto ad un sistema in generale e non volevo assolutamente offendere nessuno. Ribadisco appunto che la mia intenzione non è quella di andare contro e di offendere la singola persona. In più, quello che avevo letto quando lei mi ha interrotto era una citazione comunque di Brecht sulla verità, era un virgolettato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, siamo qui, pronti a votare un decreto o un atto avente forza di legge, chiamatelo un po’ come meglio preferite, che contiene circa 30 temi diversi, alla faccia dell'articolo 77 della nostra Costituzione. Ormai me lo sogno la notte questo articolo, sogno un rispetto totale della nostra Costituzione, ma totale totale, perché purtroppo ormai siamo alla consuetudine che gli usi spesso scavalcano molti di questi dettati.
  Due giorni fa un giornale molto famoso esprimeva dei concetti di Zagrebelsky riguardanti proprio l'attuale situazione democratiche del Paese e anche questo decreto. Mi sembra che sulla vita politica del nostro Paese in questo momento gravi un «non detto», che spiegherebbe molte cose. Si fa finta di vivere nella normalità della vita democratica, ma non è così. È come se una rete invisibile avvolgesse le istituzioni politiche fossilizzandole, imponesse agli attori politici azioni ed omissioni altrimenti assurde ed inspiegabili, mirasse ad impedire che qualunque cosa avvenga.
  Questa è stasi, situazione pericolosa. Se qualche episodio, anche grave o gravissimo, sfugge alla Rete, l'imperativo è sopire, normalizzare. Ciò che accade sulla scena politica sembra una messinscena. Ci si agita per nulla concludere. Ma la democrazia così muore. Lo spettacolo a cui assistiamo sembra un gioco delle parti, oltretutto di livello infimo. Il numero degli appassionati sta diminuendo velocemente purtroppo, lo vediamo dagli ultimi esiti elettorali.
  Questa maggioranza contro natura, contraria alle promesse elettorali e quindi Pag. 475democraticamente illegittima, anche se legale, pretende di fare cose per le quali non ha ricevuto alcun mandato. Si ricorderà che è stata formata pensando a poche misure da prendere insieme: il Governo di scopo (ma scusatemi: esistono Governi senza scopi ?) e il Governo di servizio (come se ci si potesse essere un Governo per i fatti suoi). Ora sembra un Governo marmonizzato, il cui scopo necessario sia durare, irretito in un gioco più grande di lui. La riforma elettorale, bando alle ciance, non si fa, perché in fondo, oltre che essere nell'interesse di molti, nel frattempo, con l'attuale legge, non si può tornare a votare. Perfino l'abnorme procedimento di revisione della Costituzione è stato pensato a questo scopo, come si ammette anche da diversi «saggi» che pure si sono lasciati coinvolgere.
  Ora in questo momento è in atto un'attività pericolosa, messa in piedi da vari attori all'interno di questo Parlamento. Parlo della legge costituzionale che detta nuove fantasiose procedure per la modifica della Costituzione, che il Governo Letta, d'accordo col Presidente, ha purtroppo presentato come uno dei punti fondamentali del suo programma e che, con arbitraria procedura d'urgenza, è in questo momento in discussione. Tale legge non è una legge che direttamente modifica la Costituzione, ma la «deroga», in quanto prescrive una procedura non costituzionale per la revisione costituzionale.
  È una legge di modifica che sarà la madre di tutte le modifiche e che, perciò, giustamente dai comitati Dossetti è stata chiamata «legge grimaldello». Si tratta, infatti, dell'arma che mancava per le agognate riforme della seconda parte della Costituzione la quale finora, grazie agli strumenti di garanzia che la presidiano, ha resistito a tutti i venti e le maree. Il grimaldello sta per l'appunto nel disegno di legge costituzionale che, accantonando l'articolo 138 della Carta che la protegge, scardina le porte d'ingresso della revisione costituzionale e mette la Costituzione, resa in tal modo flessibile da rigida che è, alla mercé dell'attuale maggioranza parlamentare. E, nello stesso tempo, impedisce che si facciano, rispettando le regole, le vere e puntuali riforme che sono opportune e coerenti, a cominciare dalla differenziazione del bicameralismo con la novità di un Senato della Repubblica delle autonomie. Inoltre, per arrivare dove si è arrivati sono stati commessi atti estremamente pericolosi che mettono in difficoltà tutto il Parlamento. Decreti-legge come se piovessero, ma che un po’ incostituzionali lo sono, e fiducie continue.
  Viene perpetrata una saturazione dei poteri del Parlamento nel momento in cui il Consiglio supremo di difesa scrive che i provvedimenti tecnici e le decisioni operative per loro natura rientrano tra le sue responsabilità. Chi è che decide che si tratta di questioni tecniche o politiche ? L’affaire kazako è una brutta figura internazionale, è una violazione dei diritti umani. Vogliamo ammettere che nessun Ministro sapesse ? Secondo me sarebbe ancora più grave.

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, le ricordo sempre che stiamo sul cosiddetto decreto «del fare». Mi rendo conto, però cerchiamo anche ogni tanto di ritornarci.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Sì, ci sono. Dopo cinque righe sarei arrivato. Viene data la parola e il tempo necessario ai deputati del PdL e viene levata a noi. Dov’è il Presidente della Repubblica ? Dov’è il Presidente della Camera ? Oltre allo scempio c’è anche l'inutilità e sono stati utilizzati diversi appellativi per questo decreto. Quello che più mi piace è il decreto del non saper fare, perché un decreto che sposta poco più di 3 miliardi di euro, come può essere considerato il decreto che prevede disposizioni urgenti per rilancio dell'economia con 3 miliardi di euro ? Vorrei ricordarvi che il nostro Paese ha un bilancio di quasi 1.000 miliardi di euro l'anno. Vorrei ricordarvi che è un Paese che ha un debito pubblico di 2.000 mila miliardi di euro. Aveva necessità di un decreto d'urgenza di 3 miliardi di euro ? Non prendiamoci in giro. Questo decreto non risolverà la crisi, non può risolverla e non serve un economista, lo capirebbe anche un bambino delle elementari.Pag. 476
  Ma guardiamo un po’ più a fondo questo decreto. Equitalia: l'avevamo affrontata noi in Commissione finanze con una risoluzione che non è stata rispettata. Non è stata rispettata nelle parti fondamentali. Il 70 per cento della risoluzione sì, è poi rientrata all'interno di questo decreto, ma la parte fondamentale era quel 30 per cento. Questo decreto su Equitalia finge di affrontare un problema, quello dell'intollerabile asimmetria per i contribuenti, concedendo un po’ respiro, senza tuttavia intervenire sulla radice del problema. Questo per non dire che, per quanto odiosi, i super poteri attribuiti all'esattore non costituiscono neanche il problema principale in materia di fisco. Il problema è l'eccessiva pressione fiscale e la scarsa qualità dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione a fronte dell'onere in carico ai contribuenti. Neanche a dire che con il prossimo aumento dell'IVA il problema si aggraverà e che i discorsi sull'IMU sono armi di distrazione di massa utili a chi è in vera malafede e non ha capito nulla dei problemi del Paese.
  Le agevolazioni nell'acquisto dei macchinari, se non polvere, sono fumo negli occhi in un Paese che è al 73o posto nella classifica mondiale redatta da Ease of doing business, 160o su 185 per il rispetto dei contratti, 131o per gravame fiscale e 104o per difficoltà di ottenere credito. Questa misura si configura come un incentivo perverso in favore di chi è scaltro e sa muoversi nel fango di un apparato normativo contorto e disfunzionale che finisce per privilegiare gli azzeccagarbugli e i loro clienti. È il caso di dirlo in questi termini di darsi da fare.
  Noi abbiamo presentato un emendamento che fa risparmiare 191 milioni di euro e introduce un nuovo meccanismo nell'erogazione di questi finanziamenti. Alla fine è stato accettato come ordine del giorno e noi verificheremo che tutto verrà effettivamente poi preso in considerazione.
  Infrastrutture: per quanto sia comprensibile che questa area piaccia molto ai politici, perché è molto utile – e questo non lo dico io, purtroppo, lo dice la Corte dei conti: dice che abbiamo 60 miliardi di euro di corruzione l'anno, quindi, non mi sto inventando niente –, ad un esame obbiettivo è come suggerire una persona che si è rovinata con il gioco d'azzardo di tentare la fortuna una volta ancora, nella speranza che questa volta sia diverso. Quanto al milione di processi da smaltire, potevano anche moltiplicarlo per due o per tre.
  Troppo critico ? Cos'altro poteva fare un Governo di larghe intese in circostanze come queste ? Beh, poteva simbolicamente mettere mano alle retribuzioni dei politici, dei dirigenti pubblici e dei manager delle imprese controllate dallo Stato, poteva lavorare sulle pensioni d'oro. Simboli a parte, per fare qualcosa di concreto, invece di fare finta di farlo, il Governo avrebbe potuto ridurre le tasse sui cittadini che le pagano, soprattutto sui redditi più bassi, e spezzare quel legame perverso tra le fondazioni e le banche, che soffoca la nostra economia per mantenere il controllo del credito nelle mani di pochi oligarchi. Per non incidere sul processo di consolidamento del bilancio pubblico, la riduzione andrebbe finanziata riducendo le folli voci di spesa improduttiva o, anzi, dannosa, quali i trasferimenti alle imprese o talune retribuzioni indebite e decisamente inique.
  Per tirare le somme, far finta di fare è più facile che fare qualcosa, così come è più semplice tirare a campare piuttosto che provare a risolvere i problemi del Paese. È quello che abbiamo visto in questi anni, cari colleghi, non potete negarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, questo mio intervento è un intervento di dichiarazione di voto, che mi sarei risparmiato volentieri se il Governo avesse accettato di rimandare a settembre la discussione di un disegno di legge riferito alle riforme costituzionali. Invece, ha insistito Pag. 477per farlo in questi giorni, in questi giorni prevacanzieri, diciamo; in questi giorni in cui l'opinione pubblica è distratta; in questi giorni in cui molti cittadini, magari, non sapranno che il Governo, il Parlamento stanno per fare delle riforme costituzionali che vanno contro la Costituzione e contro i cittadini. Un po’ come è successo, mi sembra, l'anno scorso, quando, dalla sera alla mattina, ci siamo trovati nella Costituzione alcune cose, come il pareggio di bilancio. Penso che non abbia parlato praticamente nessuno e ci siamo accorti dopo quel tempo di quello che era successo. In pratica, vogliono fare la stessa cosa.
  Ebbene, il mio intervento lo faccio solo per questo, perché il decreto del fare è passato presso la mia Commissione, ma non era la commissione referente. In quel caso sì, avrei fatto probabilmente una dichiarazione di voto. Ricordo fosse passato dalla mia Commissione finanze come commissione referente.
  Ebbene, questo decreto del fare a me sinceramente non piace e voterò contro. Non mi piace perché, oltre al fatto che contiene molte cose diverse tra di loro – e, forse, potrebbe essere anche corretto visto che, se si parla di sviluppo economico, l'economia passa attraverso diversi ambiti, diversi settori produttivi, quindi, forse, può anche essere giusto il fatto che comprenda cose diverse – tuttavia, comprende molte cose che non sono affatto apprezzabili: mi riferisco all'articolo 5, all'articolo 30 e all'articolo 57.
  L'articolo 5, in pratica, va ancora a dare incentivi agli inceneritori. Ma ci rendiamo conto che tutta Europa ci ha detto che gli inceneritori non vanno bene ? Le direttive europee ci dicono che l'incenerimento è proprio l'ultima, delle ultime, delle ultime possibilità che si hanno per riuscire a fare qualcosa, le operazioni che si possono fare per smaltire i rifiuti. I rifiuti sono una risorsa e le direttive europee ci dicono questo. Sono una risorsa da valorizzare, in quanto creare materiale vuol dire consumare energia, vuol dire consumare materie; e le materie prime sono sempre in diminuzione, si fa fatica a reperirle, si fa fatica a produrle. E noi dobbiamo operare in qualsiasi modo per riuscire a risparmiare materie prime, a risparmiare sulle risorse e, quindi, a utilizzare nel miglior modo i rifiuti. Incenerirli non è assolutamente la strada giusta e noi, invece, in Italia, continuiamo a dare incentivi per gli inceneritori. Ci rendiamo conto ? Non ci stiamo rendendo conto.
  Fortunatamente durante l'esame nelle Commissioni bilancio e affari costituzionali congiunte, siamo riusciti a limitare tali incentivi, che vengono previsti, per gli impianti, non più fino a otto anni ma fino a quattro anni, secondo la specifica ed espressa disposizione contenuta nell'articolo di legge; la durata è stata estesa fino a otto anni per impianti vetusti solo con riferimento alle zone in emergenza rifiuti. Nel testo originale si parlava di zone in emergenza, senza definire di quale emergenza di trattasse. Ebbene, non è assolutamente apprezzabile il fatto, comunque, che vengano ancora dati incentivi per l'incenerimento: noi dovremmo andare verso politiche del tipo: zero rifiuti, dove il rifiuto viene praticamente valorizzato, dove viene fatto di tutto per riuscire a separare ciò che si può mantenere e ciò che invece è da smaltire in altro modo.
  Un altro articolo che assolutamente non apprezzo è l'articolo 57 che praticamente rinvia la Tobin tax a ottobre, ma in realtà neanche la Tobin tax ci piace. Noi abbiamo utilizzato questa occasione per proporre una nuova tassazione imposta sulle rendite finanziarie create nell'arco delle 48 ore, in pratica le rendite finanziarie «mordi e fuggi», quelle che si realizzano giocando in Borsa, giocando sui mercati; sono quelle rendite finanziarie che vengono praticamente create a scapito delle aziende che invece vogliono investire in modo corretto. Ebbene, questi proventi sono tassati in Italia solo al 20 per cento ed è veramente irrispettoso verso la gente che lavora, verso la gente che magari ha un'impresa e che paga fino al 70 per cento di tasse. Ebbene, non è giusto che queste rendite siano tassate solo al 20 per cento. Abbiamo presentato un emendamento con Pag. 478il quale chiedevamo che venissero tassate almeno al 25 per cento, ma «logicamente» non è stato approvato; abbiamo presentato ancora un ordine del giorno, ma neanche questo è stato accettato. Questo mi rattrista moltissimo. Spero che un giorno in Italia le cose cambieranno, un giorno magari si potrà fare un po’ più di giustizia sulla tassazione, su certi proventi.
  Signor Presidente, un altro articolo che non apprezzo e anzi, mi scusi, ma mi fa proprio schifo, è l'articolo 30. Mi scusi per questa espressione, ma non riesco a trattenermi perché l'articolo 30 è veramente indegno, è indegno di quest'Aula. L'articolo 30 modifica il testo unico dell'edilizia e sopprime una parola sola, la parola «sagoma». Viene così a sopprimere il rispetto della sagoma negli interventi di ristrutturazione riferiti alla demolizione e ricostruzione dell'intero stabile. In pratica, una norma così era già stata varata a livello regionale in Lombardia e i cittadini non l'hanno assolutamente apprezzata; non l'hanno apprezzata perché, anche qui, dalla sera alla mattina si sono visti spuntare degli stabili all'interno di cortili; in zone dove c'erano fabbricati bassi, piccoli, pochi mesi dopo si sono viste costruire delle torri. Sì, perché, in pratica, con questa soppressione della parola «sagoma» dal testo unico per l'edilizia si dà la possibilità a chiunque, a qualsiasi proprietario di un immobile, di demolirlo, ricostruirlo, cambiarne la forma, senza neanche il tramite del permesso di costruire. In pratica, il comune viene del tutto esautorato del suo potere di controllo sulle costruzioni. Gli equilibri urbanistici verranno stravolti in quanto chi vorrà andare in comune a discutere il proprio progetto ? Ormai, tutti potranno demolire, ricostruire e ricostruire come vogliono; sono veramente triste per il fatto che il Ministro Lupi è venuto a difendere questo articolo addirittura presso le Commissioni congiunte. Sì, perché il Ministro Lupi ci ha parlato di sostegno all'edilizia, ci ha parlato di sviluppo economico, ma l'edilizia è un ambito troppo delicato. L'edilizia è un ambito importantissimo per il nostro Paese, troppo famiglie sono legate all'edilizia, tantissime, e l'edilizia non va sostenuta in questo modo barbaro; l'edilizia va sostenuta con il rispetto dei cittadini, dello Stato, e del nostro patrimonio edile.
  Poteva essere valorizzata incentivando meglio la riqualificazione energetica, come prevedono – ma non si sa fino a quando – le norme recate dal cosiddetto decreto ecobonus. Abbiamo un patrimonio edile vecchissimo che può essere rinnovato, e poteva essere questa la strada verso la quale andare: rinnovare l'esistente, ma in modo rispettoso dell'ambiente e dei cittadini. Togliere il vincolo della sagoma per le opere di ristrutturazione con demolizione e ricostruzione dell'intero stabile è una scelta barbara che non tiene conto dei cittadini, di quei cittadini che vedranno piano piano demolire quell'equilibrio urbanistico che esiste nelle nostre città, città caratterizzate...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  DANIELE PESCO. ... città caratterizzate – ricordo al riguardo il titolo di un libro – da complessità e diversità. Un equilibrio che forse verrà compromesso da una diversità spropositata, perché ognuno farà come vorrà, e non è giusto, perché il comune, tramite i propri uffici urbanistici, è chiamato a dire la sua, è chiamato a fare in modo che venga rispettata l'urbanistica delle città, dei paesi, del territorio. Purtroppo non sarà più così. Non sarà più così a causa di una norma che va contro l'equilibrio, contro l'urbanistica, contro la possibilità di ognuno di apprezzare il paese in cui vive. Mi avvio a concludere, Presidente, veramente con tantissima tristezza e tantissimo rammarico. Noi avremmo sicuramente adottato misure diverse, se avessimo avuto la possibilità di varare leggi per lo sviluppo economico. Avremmo certo fatto altre cose, avremmo approvato leggi innovative, magari per ricostituire la filiera dei boschi...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  DANIELE PESCO. Allora concludo, Presidente.

Pag. 479

  PRESIDENTE. La ringrazio. Colleghi, apprezzata la necessità di una breve pausa tecnica, sospendo la seduta fino alle 4,05.

  La seduta, sospesa alle 4, è ripresa alle 4,05.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzo. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA RIZZO. Signor Presidente, gentili colleghi, il decreto-legge la cui approvazione ci viene imposta oggi è l'emblema della malapolitica italiana. Qualunque cittadino provasse ad avventurarsi nella lettura di questo testo intuirebbe subito che dietro la selva di riferimenti normativi si vogliono nascondere trucchi, tranelli, scambi politici e regali clientelari, che sarebbero facilmente individuabili in leggi di settore, che disciplinassero organicamente una materia, e che quindi necessiterebbero di una elaborazione più meditata, trasparente e partecipata.
  In questo genere di decreti-legge, invece, per i quali non a caso si è coniata la definizione omnibus, si trova di tutto: vengono introdotte miriadi di modifiche ai più disparati settori, dal fisco all'ambiente, dalla ricerca alla giustizia. Modifiche che a volte sono minimali, ma che spesso, pur apparentemente piccole, sono vere e proprie controriforme di settore. Oppure vengono introdotte deroghe, sospensioni, distinzioni, che servono per rendere inefficaci quelle leggi. In questo decreto-legge, ad esempio, ci sono centinaia di piccole grandi norme che derogano alle leggi sulla sicurezza ambientale, sulla salute, sulla giustizia e sulla tutela dei beni culturali e del paesaggio: sono state introdotte delle deroghe e delle modifiche che, dietro il pretesto della semplificazione normativa, demoliscono le normative organiche di tutela, normative delle quali il nostro Paese aveva impiegato decenni a dotarsi.
  Farò subito un esempio concreto; ma mi si lasci evidenziare che, se da una parte, dietro il pretesto dell'urgenza, si fanno «passare», con decreto-legge, peraltro sottoposto a voto di fiducia, norme che non hanno assolutamente nulla di urgente ed il cui inserimento in un decreto-legge è pertanto gravemente incostituzionale, e contribuisce ad esautorare questo Parlamento, dall'altra, dietro il pretesto della semplificazione, si smantellano le tutele ai beni primari, costituzionalmente protetti, quali sono appunto la salute, l'ambiente e il paesaggio.
  Ma c’è qualcosa di ancora più profondo e culturalmente sbagliato nell'impostazione e nello spirito di questo decreto, e cioè l'idea che sull'altare di un frainteso sviluppo economico si possano sacrificare questi beni primari; più precisamente, dalle norme che esporrò, è evidente la radicata e becera convinzione che i vincoli posti a tutela dell'ambiente e del paesaggio siano un freno, un ostacolo allo sviluppo economico, e vadano perciò aboliti. È evidente che se questa convinzione è lo sfondo culturale, dietro le quinte si muovono gli interessi economici di quelle lobby che approfittano della crisi, delle larghe intese e della decretazione d'urgenza per aggirare le tutele e poter fare ciò che vogliono del nostro territorio.
  Basti leggere l'articolo 39 del decreto-legge, «Disposizioni in materia di beni culturali»: «Al Codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni: a) all'articolo 106, comma 2, la parola: “soprintendente” è sostituita dalla seguente: “Ministero”; b) all'articolo 146, al comma 4, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “Qualora i lavori siano iniziati nel quinquennio, l'autorizzazione si considera efficace per tutta la durata degli stessi e, comunque, per un periodo non superiore a dodici mesi.”; al comma 5, secondo periodo, le parole: “e, ove non sia reso entro il termine di novanta giorni dalla ricezione degli atti, si considera favorevole” sono sostituite dalle seguenti: “ed è reso nel rispetto delle previsioni e delle prescrizioni del piano paesaggistico, entro il termine di quarantacinque giorni dalla ricezione degli atti, decorsi i quali l'amministrazione competente provvede sulla domanda di autorizzazione”; al comma 9, Pag. 480i primi tre periodi sono sostituiti dal seguente: “Decorso inutilmente il termine di cui al primo periodo del comma 8 senza che il soprintendente abbia reso il prescritto parere, l'amministrazione competente provvede sulla domanda di autorizzazione”».
  Ebbene, un cittadino si domanderebbe che cosa c’è scritto in questa norma astrusa. È molto semplice: questo insieme di norme derogano alla cosa più importante di tutto il Codice dei beni culturali, e cioè l'autorizzazione paesaggistica, quel nulla osta che consente di edificare in presenza di un bene paesaggistico tutelato. Ebbene, il decreto-legge «del fare» cosa propone in questa materia ? Con la scusa di dimezzare i tempi per il rilascio delle autorizzazioni e raddoppiarne il periodo di validità, rende di fatto assai più semplice costruire in violazione delle tutele paesaggistiche. Viene di fatto abolita anche la conferenza di servizi, che costringeva la soprintendenza a dare il suo parere vincolante entro un tempo certo, e in questo modo il parere della soprintendenza può essere aggirato, viene di fatto abolito.
  Ci domandiamo: a chi giova questa norma ? Sblocca i cantieri che rischiavano di vedersi negata l'autorizzazione paesaggistica ? Davvero volete raccontarci che lo sviluppo di questo Paese passa attraverso la distruzione dei nostri beni culturali protetti dalla Costituzione ? E tutto questo, oltre che indecente sarebbe anche urgente tanto da giustificare un decreto e giustificare la sua sottoposizione a un voto di fiducia ?
  Ma consentitemi di citare un'altra norma che riguarda il settore di competenza della mia commissione (la Commissione difesa) e che ritengo scandalosa. Si tratta dell'articolo 48 (Modifiche al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66), «Art. 537-ter (Cooperazione con altri Stati per i materiali di armamento prodotti dall'industria nazionale) -1. Il Ministero della difesa, nel rispetto dei principi, delle norme e delle procedure in materia di esportazione di materiali d'armamento di cui alla legge 9 luglio 1990, n. 185, e successive modificazioni, d'intesa con il Ministero degli affari esteri, può svolgere per conto di altri Stati esteri con i quali sussistono accordi di cooperazione o di reciproca assistenza tecnico-militare, e tramite proprie articolazioni, attività di supporto tecnico-amministrativo per l'acquisizione di materiali di armamento prodotti dall'industria nazionale anche in uso alle Forze armate e per le correlate esigenze di sostegno logistico e assistenza tecnica, richiesti dai citati Stati, nei limiti e secondo le modalità disciplinati nei predetti accordi. 2. Con regolamento adottato, ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro della difesa di concerto con il Ministro degli affari esteri e il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, è definita la disciplina esecutiva e attuativa delle disposizioni di cui al presente articolo. 3. Le somme percepite per il rimborso dei costi sostenuti per le attività di cui al comma 1, sono versati all'entrata del bilancio dello Stato per essere integralmente riassegnati ai fondi di cui all'articolo 619».
  Ancora una volta il cittadino che dovesse leggere una norma così astrusa si domanderebbe che cosa ha letto. Glielo spieghiamo noi. In quella norma il Governo Letta, il Governo PD-PdL (e non, attenzione, il Parlamento) ha deciso che il Ministero della Difesa (o ancor peggio le sue articolazioni) potranno svolgere l'attività di mercanti d'armi, di mediatori nella vendita di armamenti, anzi meglio di «piazzisti» per le aziende italiane produttrici di armi. Al di là delle questioni di principio, che ci vedono fermamente contrari a questa vergogna e cioè che il nostro Paese non solo produca e utilizzi e venda armamenti, ma addirittura ne promuova l'acquisto da parte di altri Paesi,, aggiungiamo anche altre considerazioni e cioè il tatto che questa norma consentirà a degli organismi di promanazione politica, quali sono i ministeri, di favorire di fatto alcune aziende rispetto ad altre, generando così una mostruosa macchina clientelare, con tutto ciò che ne conseguirà in termini di corruzione e alterazione del mercato. Anche Pag. 481in questo caso l'uso del decreto sottoposto peraltro a voto di fiducia, impossibile da sviscerare, discutere e modificare, si dimostra uno strumento di aggiramento delle dinamiche democratiche, al servizio di politiche clientelari e distorsive del mercato.
  In questo modo, non solo non si produrrà sviluppo, ma si aggraveranno quelle dinamiche che hanno prodotto, nel nostro Paese, distruzione del patrimonio ambientale, corruzione della classe dirigente e una iniqua distribuzione delle ricchezze.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Currò. Ne ha facoltà.

  TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente, Governo, deputati, da questo decreto ci si aspettava una condivisione maggiore che evidentemente non c’è stata. La causa principale di questa mancanza risiede soprattutto ed ancora una volta nella natura stessa del provvedimento: quella decretazione che ancora una volta esclude il Parlamento da scelte ragionate, discusse e condivise con tempi auspicabilmente ragionevoli ma dovuti ai criteri sacri della democrazia. Quella democrazia che richiede, oggi più che mai, una partecipazione diffusa dei rappresentanti del popolo ma che cause, troppo spesso ritenute di forza maggiore, riconducono a lavori estenuanti di Commissioni che a loro volta troppo spesso devono giocare di rimbalzo col muro di gomma dei rappresentanti governativi.
  È una prassi che non vede questo Governo responsabile, ma che nei decenni si è diffusa vieppiù nell'esercizio del governo del Paese. Se a questo malcostume del metodo, poi si aggiunge il merito, è ancora più evidente che questi decreti sono delegati a svolgere le presunte funzioni miracolistiche che per loro natura non possono assolvere. Dovendo comprendere tutto e il contrario di tutto, i decreti siffatti prestano con facilità il fianco a interessi di bottega, di parte, essendo i contenuti partoriti prima nelle stanze solo governative poi disputati negli equilibri politici delle Commissioni che, non di rado, diventano astrusi giochi politici. In questo quadro, ritengo che l'interesse principale, quello che siamo chiamati a rappresentare con la massima cura, quello dei cittadini, diventa secondario. Si scambiano, ancora una volta, le priorità e salta l'ordine degli addendi democratici.
  A questa prassi, concorrendo le circostanze necessarie di tempi e disponibilità partitiche, dovrà essere posto un freno e sostituita in tempi rapidi dalla più ampia partecipazione delle Camere alle scelte governative, secondo quanto previsto dalla Costituzione e dai regolamenti.
  Fatta questa doverosa premessa, il merito del provvedimento non è a mio avviso soddisfacente. Ad esempio, sono state, ancora una volta, aumentate le accise sui carburanti, una tassa ultrademocratica considerati i criteri di mobilità interna che questo Paese ha scelto nel tempo di assecondare e l'assoluta sordità dei Governi che si sono succeduti sulla possibilità di un piano per la mobilità interna, che prevedesse fonti energetiche alternative per l'autotrazione e politiche alternative e sostenibili per il trasporto delle merci e gli spostamenti urbani e interurbani dei cittadini. Riguardo questo aumento, il sottoscritto aveva proposto, ad esempio, un emendamento all'articolo 61 per reperire altrove, con un aggiornamento aumentato delle aliquote di riscossione sulle concessioni per le cosiddette newslot, le macchine mangiasoldi che fanno arricchire smisuratamente i concessionari del gioco, facendo degenerare sempre maggiori fette della cittadinanza del Paese, risucchiata nel vortice di innumerevoli forme di ludopatia.
  Avremmo voluto che a rimpolpare le casse statali, per tutta una serie di investimenti previsti nel decreto, fossero, invece che i soliti noti cittadini costretti a svenarsi sempre più per un pieno di benzina o gasolio, coloro che su certi vizi, indotti dalla disperazione della crisi, hanno creato e continuano a consolidare ricchezze smisurate. Questo ritenevo fosse più etico, signor Presidente ed egregi colleghi. Più moralmente percorribile che Pag. 482non la solita vecchia tassa sul bisogno della mobilità di individui e famiglie.
  Inoltre, avrei posto maggiormente l'accento su investimenti dedicati all'annosa questione del ponte sullo Stretto. Laddove, sempre per il reperimento dei fondi da destinare ad investimenti infrastrutturali, si fa esplicito riferimento per la copertura finanziaria ad una rimodulazione dell'accordo col General contractor che porta nel fondo la cospicua cifra di 235 milioni, senza però contemplare alcun specifico investimento per una mobilità sostenibile nell'area medesima dello Stretto, che in questo momento, come mai prima, avrebbe l'urgenza di importanti stanziamenti, seppur contenuti rispetto alla cifre previste per la costruzione dell'inutile opera faraonica, nell'attraversamento pubblico operato dalle ferrovie provvedendo quantomeno al rifacimento degli approdi sulle due sponde siculo-calabre, al rinnovo totale dei mezzi nautici con relativa formazione e nuove assunzioni di personale.
  Per non parlare poi di vari ed eventuali investimenti che l'intera Sicilia necessiterebbe nell'intero comparto ferroviario, o anche nelle infrastrutture portuali, di quelli che potrebbero diventare i principali nodi commerciali e turistici di riferimento magari per l'intero Mediterraneo.
  È normale che un semplice decreto omnibus come questo non potesse avere un disegno di sviluppo generale per la ripresa economica della Sicilia o dell'intero Paese, o dare una boccata d'ossigeno all'intero Meridione, per esempio, ma al contrario ha potuto limitarsi a prevedere interventi spot, peraltro subordinandoli, come troppo spesso accade, ad una procedura burocratica, alcune volte farraginosa, laddove proprio la semplificazione per l'accesso ai fondi avrebbe richiesto stanziamenti di pronto utilizzo.
  È in una chiave costruttiva, quindi, che sprono il Governo per il futuro e prima di procedere di nuovo con decreti o provvedimenti d'urgenza, se proprio dovrà, a confrontarsi con le reali esigenze dei territori, provando a modulare la spesa pubblica, per necessità contenuta e risicata date le esigenze dei tempi, indirizzandola a piccole o medie realizzazioni infrastrutturali che, anche inaspettatamente, potrebbero determinare un ciclo virtuoso per le economie locali, per la qualità della vita dei luoghi e, quindi, dei cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, per la seconda volta questo Governo pone la fiducia su un proprio decreto e non sono passati nemmeno quasi 100 e più dal suo insediamento. Non si è capaci nemmeno di creare un'intesa comune tra le forze di maggioranza, vista la mole degli emendamenti proposti, e i deputati che le sostengono. Tra questi banchi ci sono tantissimi giovani, che si sono fatti portavoce di quasi 9 milioni di italiani e verso i quali siete stati indifferenti, blindati tra i vostri privilegi.
  Non si è all'altezza nemmeno di garantire agli italiani un futuro ma nemmeno un presente e adesso questi portavoce sono qui a fare sentire la voce di questi nove milioni di italiani per portare la loro richiesta di rilanciare questo Paese verso uno sviluppo sostenibile e voi continuate con la vostra sordità ad arroccarvi a difesa di un sistema ormai fallito ma che continuate a tenere in vita, perché è l'unica possibilità per la vostra esistenza.
  Noi abbiamo partecipato con responsabilità e profondo rispetto delle regole e delle istituzioni che spesso vengono calpestate e usate a scudo per singoli. Il nostro impegno è stato finalizzato ad elaborare solo proposte, proposte utili per migliorare questo decreto, senza la pressione di difendere gli interesse di lobby, ma solo per la tutela dei diritti dei cittadini: il diritto al lavoro, il diritto allo studio, il diritto alla casa. Il MoVimento 5 Stelle, con il proprio costante impegno nelle Commissioni (ci abbiamo impiegato tre notti e quattro giorni) ha elaborato una grande mole di emendamenti (circa 500), troppo pochi per la vastità degli ambiti che ha investito questo decreto e addirittura Pag. 483meno della metà rispetto alla maggioranza. Poi, alla fine ci è stato chiesto di ridurli e li abbiamo ridotti a 80 in Commissione e poi addirittura a 8 in Aula per agevolare, appunto, il lavoro e la discussione, ma questo confronto in Aula perlomeno non è avvenuto.
  È questa la vostra tanto sventolata responsabilità, ci chiediamo ? Sento spesso utilizzare indegnamente la volontà di voto degli italiani per legittimare figure politiche, corrotte e condannate, ma mai per rispettare le indicazioni politiche proposte dalla minoranza.
  Mi soffermo sull'etichetta che il Governo ha posto su queste decreto, battezzandolo come «decreto del fare». Ma, mi chiedo se la sua denominazione nasce con lo stesso principio per il quale questa maggioranza si impegna ad acquistare armi da guerra come gli F-35, per esempio, facendoli passare come strumenti di pace o, addirittura, come elicotteri di salvataggio. Allora, utilizzando la stessa logica di questa maggioranza deduco che questo decreto, in realtà, è un decreto dell'ozio e dell'oziare, perché vuole mantenere tutto come è.
  Si continuano a difendere i doppi e tripli incarichi, anziché estendere la possibilità di cumularli oltre quello previsto dalla normativa vigente e anzi lo si estende. Si inibisce la «spending review» sulle auto blu, le società pubbliche quotate e le loro controllate. Si continua a sostenere le emittenti locali, sottraendo risorse alla banda larga, per esempio. Si depotenzia la lotta alla corruzione, eliminando la possibilità per le pubbliche amministrazioni di segnalare casi non limpidi all'organo dell'anticorruzione, delegandola al Dipartimento della funzione pubblica. Si trascura il costante aggravio del potere di acquisto di salari e stipendi, anzi si aumentano le accise sulla benzina, raggiungendo livelli inaccettabili di tassazione con gravissime ricadute sulle economia della famiglia e delle attività produttive. Si dimentica per l'ennesima volta la valorizzazione e la tutela del prodotto made in Italy, in un momento di profonda crisi economica e di un avanzato processo di delocalizzazione di attività esistenti sul territorio nazionale.
  Si rifinanziano grandi opere, sottraendo risorse alle opere necessarie per garantire i servizi minimi ai cittadini. Si persiste a sostenere una precarietà del lavoro, qualificando uno stage come tale, con un riconoscimento economico insufficiente anche per pagare le spese essenziali di alloggio. A questo punto cito brevemente una storia indiana, che mi è venuta in mente mentre questa maggioranza approvava o bocciava i nostri emendamenti. È come se in ognuno di noi ci fossero due lupi. Uno è buono, non fa male, vive in armonia con tutto, non si offende, quando gli si rivolge un'offesa, combatterà soltanto quando sarà giusto farlo e nel modo giusto. Risparmia tutte le energie per la giusta lotta. Mentre c’è un altro lupo pieno di odio. La minima cosa lo fa impazzire. Combatte contro chiunque, ogni momento, per nessun motivo. Non riesce a pensare, perché la sua rabbia e il suo odio sono smisurati. La sua è una rabbia disperata, perché non è in grado di cambiare nulla. A volte è difficile vivere con questi due lupi dentro di sé, perché entrambi cercano di dominare lo spirito di ognuno. A questo punto della storia un bambino chiedeva al nonno: quale dei due vince ? La risposta fu: quello a cui si dà da mangiare.
  Questa immagine la proietto al nostro Paese all'interno del quale, analogamente, ci sono i due tipi di cittadini: uno è onesto, rispetta le regole, vive in armonia con il prossimo e accetta la punizione quando compie un atto in conflitto con la legge. Egli combatterà soltanto quando vengono calpestati i diritti propri e quelli dei più deboli. Risparmia le proprie risorse, mettendole a disposizione con un equa tassazione a servizio dei meno abbienti. Mentre l'altro è disonesto, corrotto, assettato di denaro. Ogni opportunità di business lo rende cinico, parassita di risorse pubbliche. Non rispetta le regole, calpesta i diritti ed usa tutto a proprio vantaggio. La sua sete di denaro e di potere lo induce a distruggere il territorio, contaminare l'ambiente, consumare risorse naturali. La sua Pag. 484avidità è così smisurata, che non è in grado di migliorare nulla ma solo distruggere. Ormai il periodo di crisi che stiamo attraversando ha reso impossibile la convivenza di queste due anime, perché entrambe cercano di controllare il Paese. La prima per proteggerlo, la seconda per sfruttarlo fino all'osso e oltre.
  La domanda è: quale dei due questo Governo vuole sostenere con il decreto «del fare» ? Noi crediamo che con questo decreto si dia da mangiare all'anima disonesta. Il Movimento 5 Stelle con i propri emendamenti ha chiaramente sostenuto la prima anima, presentando la riduzione dei contributi CIP6 per esempio per assimilate ed inceneritori, per sostenere le fonti rinnovabili e non gli inceneritori; vincolare gli incentivi aziendali contro le delocalizzazioni, per sostenere le imprese locali, che producono sul territorio nazionale e non quelle che utilizzano manodopera a basso costo in altri Paesi del mondo.
  Abbiamo presentato emendamenti per il sostegno delle piccole e medie imprese, ove versare eccedenze degli stipendi dei politici, per sostenere quelle imprese e non quelle più strutturate, che sopravvivono spesso con ingenti risorse pubbliche. Più trasparenza della Cassa depositi e prestiti, per sostenere la corretta gestione della stessa; Tobin tax su day trading, per sostenere il lavoratore e non la speculazione finanziaria; no alla deregulation sulle sagome degli edifici demoliti, per sostenere le regole e non l'abuso edilizio; ricalibrare l'IVA su servizi portuali, per sostenere le attività del settore e non agevolare mezzi di lusso; pagamento degli stagisti del Ministero della giustizia, per sostenere la dignità del lavoro e non lo sfruttamento dei giovani laureati. Concludo: questo decreto non rilancia l'economia ma mantiene lo status quo di un sistema che non è più in grado di garantire una coesione socio-economica per il Paese. Per quanto esposto, esprimo il mio voto contrario a questo decreto, così come alla fiducia a questo Governo ed alla sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Cariello, la fiducia l'abbiamo già votata.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Signor Presidente, la versione definitiva del decreto cosiddetto «del fare», su cui siamo chiamati ad esprimerci oggi, è composta da 85 articoli, che spaziano dalle bonifiche ambientali alla deroga ai limiti di spesa per gli enti che si occupano di Expo, dai finanziamenti alle piccole e medie imprese all'Agenda digitale, dalle borse di studio allo sblocco dei cantieri, dalle disposizioni in materia di trapianti all'obbligo di concordato preventivo. Più che un decreto omnibus, sembra un'accozzaglia di materie !
  Abbiamo provato in tutti i modi a dialogare con il Governo affinché accogliesse alcune delle nostre istanze. Su più di 400 emendamenti, come hanno ricordato tanti colleghi, ne abbiamo, infine, selezionati otto: otto punti qualificanti che avrebbero migliorato il testo. Ma al Governo, evidentemente, non interessa affatto licenziare norme utili al Paese.
  Estendere la riduzione dei CIP6 anche agli inceneritori, togliere la scandalosa deregulation sulle sagome degli edifici demoliti e ricostruiti, favorire il pagamento degli stagisti del Ministero della giustizia, aprire un fondo di sostegno alle piccole e medie imprese, rendere più aperta e democratica la gestione della Cassa depositi e prestiti, rivedere la Tobin tax per colpire il day trading, ricalibrare l'IVA sui servizi portuali, vincolare, infine, gli incentivi per i nuovi macchinari al mantenimento dei livelli occupazionali e delle strutture produttive sul territorio nazionale, penalizzando, in questo modo, la delocalizzazione.
  Non ci sembra di avere fatto proposte impresentabili, ma lo sono, invece, alcune delle norme introdotte nel decreto. Mi riferisco, ad esempio, all'articolo 29-bis, che vuole rendere nuovamente possibile cumulare i mandati monocratici degli enti locali con il mandato parlamentare e con gli incarichi di Governo. Questa norma non solo sembra essere in aperto contrasto Pag. 485con la normativa recentemente introdotta e immediatamente «interpretata», ma confligge palesemente con il sentimento generale dell'opinione pubblica.
  In un momento in cui il sistema economico nazionale vive una reale difficoltà, privo di sbocchi a breve termine, con un debito pubblico che ha recentemente raggiunto il 130 per cento del PIL, questa norma riduce ulteriormente il già bassissimo grado di fiducia dei cittadini nel nostro sistema politico-istituzionale.
  Come già denunciato, è penoso registrare che, ancora una volta, i partiti hanno preferito preservare i privilegi di pochi a discapito dell'interesse nazionale e del buon senso. Detto ciò, io mi chiedo quale sia l'attinenza di questa disposizione con l'intento dichiarato del decreto, un decreto che ha come titolo «Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia». Cosa c'entra la possibilità di cumulare i mandati con il rilancio dell'economia ?
  Il MoVimento 5 Stelle viene spesso tacciato, dalla maggioranza, di incompetenza. Noi vorremmo poter dire lo stesso dell'agire della maggioranza. Temo, però, che nel vostro caso non si possa nemmeno parlare di incompetenza, ma, a quanto pare, di malafede, di interessi personali. Ma torniamo al tema principale del decreto, o meglio, a quello che dovrebbe essere il tema principale: il rilancio dell'economia.
  L'economia, sì, la scienza che studia l'allocazione di risorse scarse tra usi alternativi al fine di massimizzare la soddisfazione dei bisogni individuali e collettivi. Il concetto di risorse scarse è oggi più che mai comprensibile a tutti i cittadini. Sul come allocare le risorse per il benessere dei cittadini, invece, vi sono due interpretazioni: quella del Governo e della maggioranza tutta, che si preoccupa per le emittenti televisive, e quella del MoVimento 5 Stelle, che tenta di tutelare la capacità di spesa degli italiani, drasticamente ridotta negli ultimi anni.
  In merito, vorrei raccontarvi cosa è accaduto durante l’iter di approvazione di questo decreto. Il Governo ha proposto, come copertura finanziaria, tra le altre cose, l'utilizzo della quota dell'8 per mille destinata allo Stato, l'aumento delle accise sui carburanti e i tagli ai finanziamenti statali alle emittenti private locali.
  Quali provvedimenti, tra questi, interessano maggiormente i bisogni collettivi ? Credo che interessino i bisogni dei cittadini gli aumenti del costo sulla benzina e i tagli ai fondi dell'8 per mille che, ricordo, dovrebbero essere destinati a fini sociali.
  Il MoVimento 5 Stelle si è preoccupato, quindi, di trovare coperture sostitutive all'aumento delle accise e all'uso dell'8 per mille. Abbiamo proposto, tra le varie, di aumentare i canoni sulle concessioni televisive per le emittenti private nazionali.
  Ricordo che l'attuale normativa prevede che il canone corrisponda all'l per cento del fatturato. Considerato che in questo momento i cittadini comuni stanno stringendo la cinghia, tartassati dalle tasse, spesso con un lavoro precario e magari con figli a carico disoccupati, e con una prospettiva di pensionamento che si allontana sempre di più, grazie alle passate ed alle recenti iniziative delle larghe intese che governano il nostro Paese, non ci sembra strano andare a riscuotere fondi da parte di imprese che negli ultimi anni si sono invece arricchite utilizzando una concessione statale.
  E mi rivolgo ai cittadini. Perché evidentemente parlare al Governo ed alla maggioranza è opera inutile, considerando la predisposizione al dialogo che hanno dimostrato negli ultimi mesi. Mi rivolgo ai cittadini quindi, e chiedo cosa sia più importante per loro ! Tutelare le emittenti televisive o essere tassati ulteriormente ogni qual volta fanno il pieno alla pompa di benzina ? I partiti, tutti, si sono preoccupati di trovare coperture finanziarie alternative, solo ed esclusivamente per scongiurare i tagli alle emittenti locali. È quindi questa la priorità per il Paese ? Secondo loro sì. Tanto è vero che infine ci sono riusciti – riescono sempre a trovare soldi per le loro pratiche clientelari –, e vorrei raccontare ai cittadini come ci sono riusciti: verranno sottratte risorse ai fondi accantonati a favore del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, verrà ridotto Pag. 486il fondo finalizzato ad escludere dall'ambito di applicazione dell'IRAP alcune categorie ed è stata prevista una riduzione dei fondi per il completamento del Piano nazionale per la banda larga. Lo so, vi fanno paura l'informazione libera e la cittadinanza informata.
  Il MoVimento 5 Stelle aveva proposto (in un emendamento prima, ed in un ordine del giorno poi) di rimodulare la tassazione sulle rendite finanziarie, al fine di penalizzare coloro che utilizzano la finanza non come strumento di supporto all'attività di impresa, ma come strumento di mera speculazione. La speranza era che si potessero liberare risorse da ridistribuire all'economia reale, quella che interessa la maggioranza dei cittadini.
  Vorrei richiamare la vostra attenzione anche su un altro punto: durante l'ultima nottata in Commissione, approfittando della stanchezza generale, il Governo ha inserito un ulteriore emendamento al decreto, che è quello della nomina del commissario per la spending review. Un ulteriore milione di euro che va al nuovo commissario, e mi chiedo, visto che tra un po’ dovremo anche votare per la composizione del Fiscal Council, che comunque avrà al suo interno esperti di economia e si occuperà comunque di finanza pubblica, se non sarebbe stato il caso, per evitare quella ulteriore spesa di un milione di euro, di dare, anche, tra i vari compiti, quello per la spending review. E siccome ho sentito spesso in questa Aula che è importante il peso che hanno le parole, vorrei ricordare come i relatori hanno presentato questo nuovo commissario per la spending review, dicendo, appunto, che per la spending review è necessario che vi sia una figura esterna alla politica. Ecco, questa è la grande differenza tra noi e voi: questa vostra idea del politico. Noi ci chiediamo come sia possibile che un Ministro non sia in grado di decidere all'interno del proprio Ministero quali siano i tagli possibili, quali siano gli sprechi. Non si capisce come un Ministro non abbia la possibilità, non abbia a cuore l'interesse di tutta la nazione, tagliando, quindi, le spese inutili, e abbia invece degli interessi particolari, per cui è necessario un commissario o una badante per i tagli, per la spending review.
  Prima ho accennato alla situazione insostenibile del debito pubblico. Se aggiungiamo il PIL in caduta libera – meno 2,4 nel primo semestre e un probabile meno 3 a fine anno – ci rendiamo conto che la situazione attuale è pericolosamente paragonabile a quella del 1992, quando l'allora Presidente del Consiglio Giuliano Amato si presentò in televisione per annunciare una manovra finanziaria di 90.000 miliardi...

  PRESIDENTE. Deve concludere onorevole Caso.

  VINCENZO CASO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, colleghi deputati, Governo, mi sembra di sentire sempre lo stesso giro infinito di parole. È come se rivivessi sempre la stessa scena, perché, Presidente, da quando siamo in quest'Aula la maggior parte dei lavori che abbiamo portato sono decreti-legge; tra l'altro, tutti affiancati da quella blindatura che piace al nostro Governo e che è assecondata dalla maggioranza. Paradossalmente potrei anche ripetere lo stesso discorso che feci, per esempio, sul decreto-legge n. 54 e potrei farlo perché quello che sta avvenendo è esattamente una fotocopia di quello che ogni settimana per ogni decreto-legge siamo costretti a vivere: testi blindati e quindi poteri della Camera sminuiti e diktat governativi che guai a non rispettare, altrimenti... altrimenti la fiducia.Pag. 487
  Ammetto che il decreto-legge n. 69 si presentava come un decreto-legge effettivamente necessario, perché è vero che il rilancio dell'economia deve essere la priorità ed è vero che risulti quindi un'emergenza, ma non basta un titolo per rendere una norma risolutiva. Infatti, molte delle norme contenute nel decreto-legge n. 69 sono inaccettabili e, invece di risolvere un'emergenza, l'aumentano.
  Per questo voglio ripetere, anche in questa dichiarazione di voto, alcune delle assurdità che abbiamo riscontrato in questo testo e che ci portano a votarlo con un parere contrario. Per esempio, potrei citare l'articolo 30 in cui, con l'abolizione della parola «sagoma», le ristrutturazioni intese come interventi di demolizione e ricostruzione di interi stabili possono addirittura non tener conto della vecchia forma dell'edificio. L'articolo 56, che noi avevamo cercato di migliorare con un emendamento dal forte contenuto economico, tassava la speculazione fatta tramite gli strumenti speculativi e avrebbe coperto un terzo dell'attuale copertura il finanziaria. Ma potrei citare anche il famoso ingresso – come diceva il mio collega Caso – di un nuovo costo nel carrozzone politico: il commissario per la spending review, una persona, quindi, nominata per vigilare sui tagli che verranno fatti ai costi della politica e mi chiedo e se in questa attività di controllo sui tagli questo commissario taglierà anche se stesso, lo vedremo. Oppure potrei parlare dell'aumento delle imposte sui carburanti, a cui noi ci siamo opposti, però mancavano le coperture e quindi abbiamo trovato come coprire questo milione di euro per quattro anni per il commissario per la spending review, ma non siamo riusciti invece a trovarli per frenare o non generare questo aumento a carico dei cittadini.
  E, infine, vorrei evidenziare il finanziamento dei CIP6, con tanto di incenerimento, e la non volontà di bloccare il fenomeno della delocalizzazione.
  Insomma, vedo tanti problemi ma zero soluzioni. A questo va aggiunto un altro elemento. Ho partecipato ad alcuni momenti dei lavori della Commissione referente e il ritornello che spesso sentivo rispetto ai nostri emendamenti diceva più o meno questo: «Sì, va bene ma...». A cosa fa riferimento il vostro «ma» ? Sarà forse un «ma lo ha presentato il MoVimento 5 Stelle» ? Con i «se» e con i «ma» non si fa la storia; gli intervalli di tempo tra i «se» e i «ma» dovrebbero servire a rimuginare sugli errori fatti e commessi. Ma qui gli intervalli non bastano e ci vorrebbe una macchina del tempo per tornare indietro di decenni e cambiare gli errori commessi dalla vecchia politica. Mi chiedo se il contenuto di un emendamento va bene perché non votarlo ? Perché se così fosse; anzi, così è, perché il PdL lo ha proprio affermato in questa seduta – e sarà agli atti – che avrebbe votato, anche in discordanza con il parere del Governo, pur di andare contro il nostro lavoro, nostro del MoVimento 5 Stelle.
  Allora, abbiamo il dovere di farlo sapere. Dovremmo avere il coraggio, e noi lo abbiamo, di dire al popolo italiano che il Parlamento che ha eletto dialoga analizzando esclusivamente il presentatore dell'atto in caso di esame di emendamenti e di ordini del giorno e, in particolare, se il gruppo del presentatore sta agevolando la loro visione del buon svolgimento dei lavori d'Aula. Quindi, non quella democratica, dal mio punto di vista. Quindi, un illusorio dialogo basato su preconcetti derivanti da campagne elettorali o da titoli di giornale. Noi del MoVimento 5 Stelle ovviamente non utilizzeremmo mai questo modo di agire e continueremo ad analizzare le proposte di tutti nel loro merito.
  Signor Presidente, negli altri interventi che ho fatto in questa Assemblea ho lanciato un appello al Governo, l'ho lanciato anche alla Camera, chiedevo di stupirci con il mio ordine del giorno chiedevo una maggiore trasparenza sull'Expo. Però questo non è avvenuto perché il parere non è stato favorevole e l'Aula non l'ha votato favorevolmente. E adesso voglio fare un ulteriore appello, questa volta alle coscienze di tutti i presenti o anche degli assenti in quest'Aula.
  Da quando siamo qui al Parlamento ho notato che questa sede ha una facilità, Pag. 488permette facilmente di allontanarsi dai cittadini. Il mio appello, invece, vista la natura del mio gruppo parlamentare che è quella di rimanere in contatto con i cittadini, di parlare con loro e, quindi, di condividere con loro i problemi anche se non li viviamo in prima persona, ci permette poi di arrivare in quest'aula e fare quello che stiamo facendo cioè opporci a un decreto-legge che non condividiamo assolutamente e difendere la Costituzione. Allora, il mio appello è alle coscienze dei deputati; il mio invito è quello di uscire fuori da questo Palazzo, di andare a parlare con ragazze madri, disoccupati, con le persone che sono in prigione e con quelli che lavorano nelle carceri, con studenti, con pensionati, cassintegrati, con tutti i cittadini e ascoltare i loro problemi nel senso di ascolto uditivo ma anche di sentirli usando un termine anglosassone direi to feel. E allora se dopo averli ascoltati non li sentite allora dal mio appello alle vostre coscienze io passo a un invito, a un esame della coscienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Signor Presidente, senza usare tanti giri di parole, mi pare che il Governo per mezzo del varo di questo decreto del fare oggi in esame, abbia inteso parlare solo di aria fritta.
  Il testo licenziato dal Governo, almeno nei suoi intenti, impegnerebbe quest'ultima a dare una spinta all'economia attraverso un'ottantina di misure: alcune sembrerebbero a prima vista di buon senso, altre palesemente discutibili, altri infine sostanzialmente ripropongono meramente provvedimenti già adottati dal Governo Monti.
  A quanto pare infatti da noi in Italia è inveterata abitudine rifare tutto quanto fatto dai Governi precedenti ribaltando le carte, invece di intervenire con miglioramenti come si fa in tutti i Paesi dove vige una maggiore civiltà parlamentare e di Governo.
  Il bilancio complessivo invece è evidentemente deludente. L'impatto del decreto riteniamo sarà davvero molto modesto se non controproducente e di certo non contribuirà, come invece spesso viene sbandierato dai riflettori dei media e dai rappresentanti del Governo, a rilanciare lo sviluppo del Paese.
  Non può non sottolinearsi che a tale risultato si è pervenuti facendone ancora una volta l'abuso dell'ormai ben oleata prassi strumentale della decretazione d'urgenza; da tempo il Governo tende, infatti, ad abusare del decreto-legge. Basta pensare al fenomeno della reiterazione, censurato diciassette anni fa dalla Corte costituzionale, oppure a quello dell'adozione in mancanza dei requisiti di necessità e urgenza, con una sentenza del 2007 che non è riuscito a fermare.
  Come ha rilevato la Corte costituzionale, una simile tendenza altera i caratteri della forma di Governo e ha una ricaduta negativa sull'esercizio della funzione legislativa da parte delle Camere, senza contare che il Governo si rafforza a scapito del Parlamento sull'intero fronte degli strumenti normativi di cui dispone.
  La circostanza che la maggioranza parlamentare, in sede di conversione, avalli sistematicamente le iniziative governative, non modifica i termini della questione. La prassi della decretazione d'urgenza costituisce comunque una forzatura del disegno costituzionale relativa ai compiti del legislativo e dell'esecutivo. Piuttosto richiede che ci si soffermi sulle ragioni della remissività della maggioranza rispetto all'Esecutivo, quale appunto il ricorso alla questione di fiducia, mediante il quale il Governo si assicura che il decreto che ha emanato sia convertito dalle Camere e soprattutto, com’è ovvio, pone la fiducia sui decreti più rilevanti, molti dei quali in materia economica e finanziaria. Un simile utilizzo dello strumento dei decreti-legge consente al Governo di conseguire un duplice risultato: da un lato l'immediata e visibile attuazione del programma di Governo, dall'altro il forzoso compattamento della maggioranza, ottenuto per mezzo della questione di fiducia. Soprattutto, Pag. 489date le attuali proporzioni quantitative e qualitative del fenomeno, l'espediente di ricorrere alla decretazione d'urgenza per rimediare alla lentezza del procedimento finisce col creare un problema più grave di quello che risolve. I fattori esplosi vanno a sommarsi agli elementi ormai strutturali costituiti dal massiccio ricorso ai decreti-legge ed alla sostanziale inosservanza delle regole costituzionali, tipicamente il ricorso alla decretazione d'urgenza in assenza dei requisiti di straordinarietà, necessità ed urgenza.
  Ciascun fattore presenta profili di criticità, ma il problema maggiore nasce dalla loro combinazione, che ne amplificata l'impatto negativo sul ruolo delle Camere. Tutto ciò è specialmente evidente quando il Governo, in sede di conversione di un decreto dal contenuto disomogeneo, come quello in discussione quest'oggi, pone la questione di fiducia. L'abuso di tale possibilità concessa al Governo infatti restringe fino quasi ad annullarli gli spazi dell'opposizione, visto che allora tutta la partita deve forzosamente giocarsi in un brevissimo lasso di tempo. Inoltre, pregiudica la libertà di scelta dei parlamentari della maggioranza, che sono costretti a votare in blocco ed uniti il testo presentato.
  A ciò, come benzina sul fuoco, si è aggiunta la necessità di affrontare l'emergenza determinata dalla grave crisi economica e finanziaria in atto. In definitiva, si registra una preoccupante progressione quantitativa e qualitativa della decretazione d'urgenza in danno delle prerogative del Parlamento.
  In merito alle possibili soluzioni, riteniamo pertanto necessario che si agisca al più presto tanto sul piano tecnico, modificando i Regolamenti parlamentari con totale imparzialità, quanto su quello politico, sperimentando nuove modalità di azione o semplicemente rispettando di fatto i ruoli assegnati alle diverse istituzioni.
  Quanto al travagliato iter parlamentare del decreto in esame, preme ricordare che dei 500 emendamenti inizialmente presentati dal MoVimento 5 Stelle, frutto di giornate intere di incessante lavoro, vittime di estorsione e del testo gioco al ribasso dettato dal Governo, alla fine avevamo presentato solo otto-nove punti qualificanti di modifica al decreto del fare, punti che avrebbero migliorato un testo a nostro giudizio pressoché impresentabile. Al Governo, però, evidentemente non interessava affatto licenziare norme utili al Paese e con la scusa della tattica parlamentare, del numero elevato di emendamenti da discutere in Aula e dell'urgenza nel dover approvare il provvedimento prima della pausa estiva, ha pensato bene di fare leva sulla maggioranza, ponendo la spada di Damocle della questione di fiducia.
  Devo purtroppo constatare come questo gioco al ribasso sugli emendamenti stia pericolosamente diventando una prassi anche per quelle poche – ripeto: poche – proposte di legge di iniziativa parlamentare in discussione. Tanto per citarne una, la tanto sbandierata proposta contro l'omofobia arriverà in aula completamente depotenziata nei suoi scopi e nel suo spirito: infatti, nonostante ci fosse una maggioranza di fatto assicurata tra MoVimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia e Libertà e Partito Democratico sulla proposta originale, si è preferito negoziare continuamente al ribasso, non accettando di fatto alcun elemento migliorativo, con la promessa che ciò verrà fatto invece in aula. Da tempo ormai non crediamo più alle promesse dei nostri colleghi, ma non vediamo l'ora di essere presto sbugiardati, se ne avrete finalmente il coraggio.
  Tornando al decreto in esame, tra i punti da noi proposti, sui quali riteniamo nessun passo indietro dovrebbe compiersi, ricordiamo ad esempio quello del pagamento degli stagisti del Ministero della giustizia, l'apertura di un fondo di sostegno alle piccole e medie imprese in cui poter versare le eccedenze degli stipendi dei parlamentari, rendere più aperta la gestione della Cassa depositi e prestiti, rivedere la Tobin tax per colpire il day trading. Con questi provvedimenti il decreto del fare crediamo sarebbe stato almeno presentabile.Pag. 490
  Al Ministro Franceschini, poi, che troppo facilmente accusava che gli emendamenti presentati erano troppi e che non avrebbero consentito di riuscire ad esaminare tutto in tempo, rispondiamo che a questa Camera non dovrebbe interessare la mera contabilità degli emendamenti presentati o approvati, bensì soltanto le modifiche concrete e qualitative della legge, tendendo per quanto possibile all'unico fine che quest'Aula dovrebbe prefiggersi ovvero il bene della collettività.
  Il MoVimento 5 Stelle esprime, pertanto, la sua più profonda contrarietà perché questo merito impedisce al Parlamento di fare una discussione vera e di merito sul decreto. Quanto alle criticità rilevate nel testo, per non essere ridondante e ribadire quanto già ampiamente sottolineato dai miei colleghi del MoVimento 5 Stelle, mi sono presa solo la briga di analizzare in particolare due dei tanti provvedimenti licenziati dal Governo. Riduzione di 500 milioni di euro nei costi delle bollette elettriche: quando ho letto questa notizia sono rimasta perplessa perché la cifra mi sembrava bassa, a non avevo fatto il conto dell'impatto sulla singola famiglia. Ci ha pensato Il Corriere della Sera: per il 2013, ogni famiglia spenderà 5 euro in meno all'anno e dal 2014 saranno ben 10 euro in meno all'anno. A quelli di voi che hanno poco autocontrollo una raccomandazione: quando andrete a fare la spesa, forti di questo maggiore reddito, non eccedete con alimenti tipo aragosta e caviale perché sono nocivi per la salute.
  Passiamo adesso allo stanziamento di 100 milioni di euro annui per la ristrutturazione degli edifici scolastici. In Italia ci sono oltre 73 mila scuole. Non che abbiano tutte bisogno di essere sistemate, ma una buona parte sì, diciamo 50 mila ? Quanto stanziato dal Governo rappresenta una cifra di ben duemila euro per ogni scuola, cifra con la quale possono comprarci al massimo la carta igienica visto che da tempo le famiglie degli alunni devono provvedere anche a quella.
  Siamo, insomma, davanti alla solita politica degli annunci e delle elemosine di Stato, come quella per esempio della social card. Quello che tuttavia nella procedura di varo di tale decreto tende a non essere immediatamente colto è che la maggior parte delle coperture del decreto, che è stimato costare la non proibitiva cifra di 600 milioni di euro in un decennio, deriva dall'estensione della Robin tax alle imprese minori, cioè da aggravi di imposta. Qui c’è qualcosa che non quadra. Per rilanciare lo sviluppo della nostra economia sarebbe servito ben altro, una profonda e sincera autoanalisi accompagnato da un altrettanto sincero ravvedimento operoso da parte del Governo. Sarebbero stati ciò che il nostro Paese pretende e ha bisogno veramente perché si rilanci lo sviluppo. Dunque, riteniamo con tutta franchezza che nel complesso gli ottanta punti presi in considerazione dal decreto siano praticamente tutti irrilevanti per agevolare realmente lo sviluppo. In questo tragico momento non occorre inventare l'acqua calda, ma agire. Si badi, importante agire sì con tempestività, ma ancora di più agire anzitutto nel rispetto del dettato costituzionale non contravvenendo alla funzione normativa parlamentare con profonda consapevolezza e responsabilità, virtù oggi pressoché abbandonate anche purtroppo dalle stesse istituzioni. Ciò allo scopo di arginare il tremendo e generale declino del nostro Paese, delle imprese, del lavoro è il crescente stato di povertà in cui sta precipitando. Purtroppo sembra che tutto ciò non interessi più di tanto il Governo dell'inciucio che invece è molto preso dalle riforme istituzionali che, così come ipotizzate, mettono a rischio il nostro impianto costituzionale e la nostra piena democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, prima vorrei davvero con tutto il mio sdegno farle notare una piccola cosa che, però, è una grandissima cosa. In Commissione affari sociali ho incontrato il Pag. 491Ministro Lorenzin, e il Ministro Lorenzin, una volta esposto il problema che adesso le esporrò, ha chiesto di far sentire la mia voce a lei al fine di passare il messaggio alla dottoressa onorevole Boldrini al fine di risolvere la situazione. Io trovo assolutamente intollerabile che qui, nel Parlamento italiano, in un luogo chiuso dietro di me si possa fumare. Io, una volta che finisco l'intervento e ci sono quattro o cinque computer, se volessi collegarmi non posso, perché lì la gente fuma. Se voglio andare in bagno e faccio la fila e la coda per andare in bagno, a parte il fatto che lì respiro il fumo passivo, poi entro in bagno e le persone fumano in bagno a porta chiusa.
  È assolutamente uno schifo e, quindi, le chiedo di far sì che qui sia vietato fumare, come in tutta Italia. Ho lavorato undici anni per le aziende private e tutte le volte, se qualcuno voleva fumare, doveva uscire. E, in alcune aziende, per fumare doveri timbrare il badge in uscita e se avevi un numero di timbrature superiore a un certo limite, ti veniva decurtato lo stipendio. Quindi, davvero, faccia sentire la mia voce, perché è una situazione che non tollero più, non tollero più.
  Comunque, adesso, svolgerò la mia dichiarazione di voto.
  Gentile Presidente, onorevoli colleghi, in un contesto di crisi economica come quello attuale è sicuramente opera ardua riuscire a trovare soluzioni fattive e quanto mai pratiche, ma la difficoltà sembra essere, in questo consesso, trovare sinergia ovvero far sì che anche l'opposizione possa essere valutata nel merito e nella sostanza e non solamente nelle forme diverse in quanto partecipative nel fare politica.
  Triste ed amareggiato sembrano oggi il tempo e l'aria di quest'Assemblea che, se pur nobile, resta un voto di fiducia, mortificando ogni intervento costruttivo e migliorativo proposto da tutte quelle rappresentanze che non possono in nessun caso sostenere un Governo di coalizione PdL e, come piace dire a noi, PD meno L. Vede, poi, un piccolo appunto. Ieri, sono stato schernito dalle persone che sono sedute alla mia destra, che, poi, effettivamente, dovrebbero rappresentare la sinistra, che sono al Governo con la destra: questa cosa mi lascia davvero sbalordito.
  Vede, questo è un incubo per noi, è un incubo nuovamente vedersi ripresentare lo spettro della fiducia del Governo in occasione di ogni decreto importante, che meriterebbe il protagonismo della dialettica e si ritrova il mero protagonismo del Governo e della maggioranza creata ad hoc, che lo sostiene. Per questo risulta arduo intervenire, sapendo di muovere aria e nulla di più. Vorremmo davvero che si muovessero le coscienze di tutti i colleghi, deputati e membri del Governo, con il pensiero volto a presentare il bene comune, il bene delle proprie regioni, delle proprie città, dei cittadini, dell'Italia e per l'Europa. Quest'ultima non soggiogata dal volere teutonico, ma indipendente, equidistante e, finalmente, l'Unione europea delle banche e dei banchieri no. Dico no ! E faccendieri da quella dei popoli e delle nazioni sotto un comune slogan: uniti nella diversità.
  Un decreto quello del fare che avrebbe potuto ed avrebbe dovuto lasciare l'occasione per fare, fare di più, fare meglio, ma le cui ali sono state nuovamente tarpate dalla fiducia del Governo Letta, Alfano e Berlusconi. Proposte relative alle tematiche delle politiche sociali, del lavoro, delle attività produttive, della giustizia, delle infrastrutture avrebbero meritato una riflessione. Anche in questa nobile Aula avrebbero meritato un confronto, anche in virtù di una democrazia partecipativa dei cittadini, come accade negli enti locali minori, dove si possono apporre osservazioni a dati di interesse collettivo, come, ad esempio, il piano regolatore generale. A volte, sarebbe il caso di interpellare, anche per le vie brevi, la cittadinanza, per ricevere suggerimenti che, sedendo in questo luogo, per molte ore e qualcuno da lungo tempo, a volte, non è permesso di evitare alcune sfumature che, fuori da questi luoghi, appaiono palesi.
  Non si comprende affatto come si possa rimanere silenti davanti a questa situazione, come si possa evitare il confronto, Pag. 492base fondante della democrazia, al fine di cercare ogni via per rinsaldare una maggioranza che, siamo quasi certi, voglia andare avanti ancora a lungo. Ma questo non è modo, il PAN prevede sempre un affrontare le tematiche di interesse collettivo, questo metodo svilisce il ruolo dei deputati, dalle Commissioni, dagli uffici che supportano l'attività legislativa, da quelli interni a Montecitorio a quelli dei gruppi parlamentari, ai collaboratori diretti di noi deputati; anche se sembrerò, e lo sono, ripetitivo, gli atti presentati per il bene del Paese devono essere oggetto di confronto. Il fatto che le tematiche e le proposte non siano state affatto valutate, che ogni atto migliorativo sia stato rigettato mi vede costretto, a malincuore, davanti alle prospettive che si sarebbero potute perseguire per il bene dei cittadini, che questo Governo sembra dimenticare, ad esprimere il mio voto contrario al decreto «del fare», fare poco.
  E infine, davvero, le chiedo gentilmente di farsi portavoce della mia voce con la Presidente al fine che qui dietro smettano di fumare le sigarette; almeno fumino qualcos'altro, e entrino qua dentro con il sorriso.

  PRESIDENTE. Onorevole Dall'Osso, le dico la franca verità, frequento raramente lì dietro, quindi non so dirle qual è la situazione. Certamente in qualunque luogo pubblico non si fuma ed eventualmente ci sono sale riservate ai fumatori. Come lei sa, al piano Aula abbiamo da una parte un corridoio dove si può fumare o meno. Indubbiamente lei mi ha fatto presente una questione che le dico francamente non conoscevo, ma che ovviamente non posso che trasferire alla Presidente, al fine di fare in modo che anche dietro possa accadere quello che accade davanti e cioè che ci sia una parte riservata ai fumatori e il resto della parte riservate invece ai non fumatori.

  ERNESTO CARBONE. C’è già, Presidente.

  PRESIDENTE. Allora, se c’è già, bisogna che sia rispettata, come è rispettata al piano Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, per la seconda notte, ieri per illustrare i nostri ordini del giorno e oggi con le dichiarazioni di voto, siamo in quest'Aula con i colleghi del MoVimento 5 Stelle con l'intento di richiamare l'attenzione del Parlamento, del Governo e del Presidente Napolitano sul grave attacco alla Costituzione che si sta per consumare in questo palazzo. I colleghi del partito unico, PD PdL e Scelta Civica ci accusano con l'intento dispregiativo di fare ostruzionismo; io mi rivolgo proprio a loro, anzi mi rivolgo a lei, visto che loro non ci sono: quand’è che opporsi con ogni mezzo nel rispetto della legalità a quelle che si ritengono essere scelte scellerate è diventato un comportamento disdicevole da liquidare con disprezzo ? Certo, essendo vent'anni che sono abituati a non contrapporsi a Berlusconi, evidentemente ai colleghi del PD la parola opposizione forse risultata un po’ strana. Se i pigiabottoni, pardon, i colleghi del partito unico, si sforzassero di cogliere il senso di quello che stiamo facendo si renderebbero conto che stiamo portando avanti una battaglia per difendere anche il loro ruolo in Parlamento.
  Da quando sono entrato in quest'Aula, pochi mesi or sono, ho visto veramente di tutto, ma francamente non credevo che il partito unico avesse il coraggio, anche così alla luce del sole, di stuprare la Carta della Costituzione, attentando così alle fondamenta stesse della democrazia del nostro Paese. Mi devo evidentemente ricredere, non c’è mai limite al peggio. E diciamolo chiaramente: questo decreto «del far finta di fare» è un'accozzaglia di norme ad personam scritte per gli amici degli amici. Sappiamo benissimo che il circo mediatico al soldo dei partiti tramite gli scandalosi finanziamenti editoriali si farà portavoce del partito unico e racconterà che il MoVimento 5 Stelle vuole bloccare le riforme, Pag. 493non vuole far approvare provvedimenti importanti, vuole affossare gli investimenti e gli interventi a favore delle imprese contenuti nel decreto «del fare nulla».
  Ma la realtà è un'altra: il gruppo del MoVimento 5 Stelle, ragazze e ragazzi di trent'anni – qualcuno di più, tipo io –, di cui sono orgoglioso di essere prima amico e poi collega, sta portando avanti una dura battaglia in difesa della Costituzione. Sappiamo che sarà una battaglia durissima e che siamo soltanto all'inizio. Vi avvertiamo: siamo solo all'inizio. Guardando i miei amici questa mattina li ho visti stanchi, ma sempre più determinati a non cedere nemmeno di un passo e felici di per lottare ora dopo ora in difesa della Costituzione.
  Mentre noi in quest'Aula ci stiamo trastullando con il decreto del «farei ma non faccio», fuori i cittadini lottano giorno dopo giorno per arrivare a fine mese, e nel palazzo qui a fianco il Governo sta studiando ora per ora la miglior strategia per riuscire nell'evidente intento di distruggere l'impianto costituzionale cambiando in maniera surrettizia le regole del gioco democratico. Noi del MoVimento 5 Stelle stiamo lottando con tutte le nostre forze per difendere la Costituzione e ci auguriamo che i colleghi ancora liberi e pensanti di altri gruppi si uniscano a noi.
  Credo sia utile ricordare a tutta l'Aula la bellezza, l'attualità e le sfide lanciate dalla nostra Costituzione, e mi permetto di farlo con le parole di Calamandrei: I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Ma se non abbiamo i mezzi ? Allora, nella nostra Costituzione c’è un articolo, che è il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l'avvenire davanti a voi. Dice così: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese». È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi, dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell'articolo 1 (L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro) corrisponderà alla realtà.
  Perché fino a che non c’è la possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare nemmeno democratica, perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto ma soltanto una uguaglianza di diritto è una democrazia puramente formale. Non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società. Allora, voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Questo lavoro avete da compiere ! Questo lavoro vi sta dinanzi !
  Ma non è una Costituzione immobile che abbiamo fissato in un punto fermo, è una Costituzione che apre le vie dell'avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria, perché per rivoluzionaria, nel linguaggio comune, s'intende qualche cosa che sovverte violentemente, ma è una Costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa società in cui può accadere che, anche quando ci sono le libertà giuridiche e politiche queste siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche, dall'impossibilità per alcuni cittadini di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che, se fosse sviluppata in un regime di Pag. 494perequazione economica, potrebbe anche contribuire al progresso della società.
  Però, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l'indifferenza alla politica. L'indifferentismo politico è una malattia dei giovani.
Per fortuna Calamandrei non può assistere all'indecente spettacolo di uomini delle istituzioni che, anziché difendere ed alimentare la Costituzione, al contrario, proprio in queste ore, studiano come piegarla ai propri fini.
  «La politica è una brutta cosa», dice ancora Calamandrei. «Che me ne importa della politica»...

  PRESIDENTE. Onorevole Mantero, le chiedo scusa: ovviamente devo dire anche a lei, e ricordare anche a lei, che ci troviamo nella fase delle dichiarazioni di voto sul decreto-legge recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia. Ora, certamente Calamandrei sarà utilissimo, però la pregherei di intervenire, magari ogni tanto, anche sull'argomento all'ordine del giorno; altrimenti, sarei costretto ad intervenire, come sto facendo.

  MATTEO MANTERO. Le considerazioni espresse fanno parte delle mie motivazioni di voto; comunque, vengo a considerazioni più «tecniche» (avevo il testo di scorta !).
  L'emanazione del provvedimento in esame, che abbiamo cercato con una pregiudiziale di respingere, è stata inopportuna. Ambizioso, nonché non corrispondente al contenuto, il titolo: corto il respiro, scarsi gli obiettivi iniziali e, a fronte delle energie e del tempo spesi per l'esame, anche i risultati.
  In un contesto economico così difficile, il decreto-legge del far finta di fare avrebbe dovuto contenere solo norme dirette al rilancio economico, ovvero a semplificazioni. Invece è stata un'occasione per: annullare o prorogare alcune norme della spending review; far rivivere una società in house del Ministero dei beni culturali recentemente soppressa, l'Arcus Spa; escludere determinate categorie di società pubbliche dalla riduzione o eliminazione delle auto blu; rinviare di un altro anno la possibilità di ridurre le spese per gli immobili detenuti in locazione; ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi.
  Inoltre, è stato istituito un Comitato interministeriale ed un Commissario, al costo di 150 mila euro quest'anno e del doppio per il 2014 e il 2015, più altri 200 mila euro per il 2016, per vigilare sulla spending review. Quindi, spendiamo dei soldi per vigilare sulla spending review.
  Le suddette novità introdotte nel testo sono uno scherno verso la realtà sociale ed economica in cui cerca di sopravvivere la gran parte dei cittadini.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MATTEO MANTERO. Posso concludere tornando a Calamandrei ?

  PRESIDENTE. Come si può concludere meglio un intervento se non citando Calamandrei, onorevole Mantero ? Prego.

  MATTEO MANTERO. Calamandrei semplicemente dice (questa è una frase che conosciamo tutti): «Se voi volete andare in pellegrinaggio nei luoghi dove è nata la Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle case dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».
  Gentili colleghi, la Costituzione si può, e in alcuni casi si deve anche cambiare. Infatti i padri costituenti, nella loro saggezza d'altri tempi, hanno inserito in modo lungimirante le istruzioni per introdurre modifiche parziali rimanendo nella cornice della Costituzione stessa.Pag. 495
  Il partito unico queste istruzioni non le ha capite, non le ha lette o più semplicemente se ne frega !

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MATTEO MANTERO. Ho quasi concluso.
  Vuole cambiarla senza l'indispensabile contributo dell'opposizione e senza il consenso dei cittadini, che ne sono i veri custodi, e per raggiungere questo scopo vuole stravolgere l'articolo 138.
  L'articolo 138 è la porta blindata a difesa di tutti gli altri articoli...

  PRESIDENTE. Onorevole Mantero, deve concludere.

  MATTEO MANTERO. Sì, ho concluso.

  PRESIDENTE. Magari può consegnare, se vuole, il testo, così...

  MATTEO MANTERO. Lo consegno.
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Onorevole Mantero, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorefice. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, colleghi deputati, Il decreto-legge «del fare» aveva l'ambizione di dare un spinta all'economia attraverso 80 punti programmatici: alcuni discutibili, in realtà, che sostanzialmente ripropongono provvedimenti già adottati dal Governo Monti. Il bilancio è deludente, poiché l'impatto del decreto-legge sarà molto modesto e non contribuirà a rilanciare lo sviluppo.
  Ma cosa comprende il provvedimento in questione ? Comprende alcune norme «sblocca cantieri», che in sostanza autorizzano il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a sborsare circa 2 miliardi per il completamento di varie opere infrastrutturali, quali per esempio la metropolitana di Roma, la tangenziale milanese, l'autostrada Ragusa-Catania. Ebbene, su quest'ultima vorrei spendere giusto due parole: quando iniziarono i lavori per questo tratto autostradale io non ero ancora nata.
  Oggi di anni ne ho 33, vorrei che almeno i miei nipoti riuscissero a vedere conclusi i lavori, ma poi mi rendo conto che forse il mio è solo un sogno. Nella mia terra mancano ancora ferrovie decenti e per andare da Palermo a Siracusa impiego nove ore di treno: nel frattempo, però, si parla di Ponte sullo Stretto, un'opera inutile per la quale, come per la Tav, non si tiene conto del fatto che gli italiani non la vogliono. Per non parlare di quelle opere infrastrutturali previste, ma in realtà non necessarie, anzi dannose ! In un momento di austerità come l'attuale, si continuano a premiare l'inefficienza e la malagestione; basti pensare ai nuovi stanziamenti a favore dell'ANAS per interventi straordinari su ponti e viadotti, nonché sulla rete stradale gestita dalla stessa.
  Il rilancio dell'economia passerebbe attraverso la semplificazione, ad esempio delle norme portuali o di quelle edilizie. Si semplifica anche la gestione di cave, pozzi e rifiuti, notoriamente gestiti da noti gentiluomini. Ma il massimo della semplificazione è la predisposizione di un piano nazionale per le zone a «burocrazia zero». Tutto ciò, mentre il ritardo dell'economia italiana viene ormai unanimemente addossato essenzialmente ai ritardi della pubblica amministrazione.
  L'altra parola magica del decreto è «digitale». Si parte da un'idea di base, che sarebbe ottima: assegnare una casella di posta elettronica certificata, la cosiddetta PEC, a chiunque la richieda. Peccato, però, che la richiesta sia legata a quella di una carta d'identità elettronica, un pezzetto di plastica che ricorda molto le tipiche card dei supermercati, che incomprensibilmente è rilasciata solo da pochi comuni. Inoltre il rilascio della PEC è solo una facoltà e non un obbligo, quindi è presumibile Pag. 496che non la richiederà chi deve ricevere multe, provvedimenti giudiziari o altra corrispondenza sgradita. Poi ci sono le assicurazioni, potranno continuare a tirare per le lunghe per gli indennizzi su incidenti, i rimborsi sanitari e le prestazioni dei fondi pensione.
  Il decreto prevede anche una task force composta da 30 magistrati ordinari assegnati alle sezioni civili della Corte di Cassazione; 400 giudici non togati mandati in soccorso delle Corti di Appello; un numero imprecisato di giovani laureati in Giurisprudenza «meritevoli» che affiancheranno i giudici civili nell'ambito di stage, naturalmente non retribuiti.
  Per l'università e la sanità è previsto quasi niente. Istruzione e salute oggi sono quasi un privilegio e ribadendo le parole di ieri, quelle della mia dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno, se proprio volessi essere sospettosa, potrei dire che una cosa del genere è stata voluta, poiché un popolo malato e ignorante è più facilmente gestibile.
  È previsto un aumento dell'aliquota delle accise su benzina e gasolio per autotrazione, che produrrà nel 2014 un gettito di 75 milioni di euro. Noi ci chiediamo: ma non esisteva altra modalità di reperimento di copertura, tra le voci di spesa ? Crediamo di sì ! In realtà, non solo lo crediamo, ma i colleghi delle Commissioni bilancio e finanze hanno proposto coperture alternative: ebbene, indovinate un po’ ? Le avete ignorate, o persino non le avete ascoltate. I nostri emendamenti sono stati ampiamente discussi tra l'indifferenza e il disinteresse totale. Quanto tuttavia non viene immediatamente colto è che la maggior parte delle coperture del decreto, che costerà circa seicento milioni di euro in 10 anni, deriva da aggravi d'imposta applicati alle imprese minori.
  Altra «chicca» contenuta nel decreto è la sanzione a carico della pubblica amministrazione che ritarda nel concludere un procedimento. Sono 30 euro al giorno, con un massimo di 2.000 euro, importo non cumulabile con risarcimenti per altri tipi di danni.
  L'intero Paese è giunto letteralmente al collasso, e chi ne pagherà le conseguenze ? Noi lo sappiamo e siamo sicuri che anche voi lo sapete.
  Altra lacuna riguarda il credito. Un accesso più facile per le piccole e medie imprese che investono in nuovi macchinari, anche con il contributo della Cassa depositi e prestiti, è una mossa interessante. Tuttavia, il Fondo manca di fondi: ci vogliono tra i 2 e i 3 miliardi che verranno stanziati solo con la legge di stabilità. E bisogna chiedersi se questo è tutto quello che il Governo intende fare, mentre da tempo circolano proposte interessanti per intervenire sulle banche, estraendo dai bilanci crediti ormai inesigibili e partite incagliate per sempre, in cambio di una sostanziosa apertura dei rubinetti a famiglie e imprese.
  Ciò che colpisce è che non ci sia nulla per ridurre davvero la spesa pubblica corrente.
  Quindi, con una trovata di marketing, si enfatizzano separatamente i piccoli aspetti positivi ed eventualmente si concentrano quelli negativi in una botta sola, come un solo grosso costo. Il Governo aveva detto che non avrebbe mai usato la fiducia per far «passare» i provvedimenti. Ebbene, proprio l'altro giorno ha posto la fiducia sul decreto del fare, pur di non discutere gli otto dei ben cinquecento emendamenti da noi presentati.
  Abbiamo presentato degli emendamenti per chiedere il miglioramento del decreto; poi ci è stato chiesto di ridurne il numero, allora abbiamo presentato solo quelli con priorità più alta, ma anche questi non sono stati accettati. Avevamo trovato coperture alternative, non accolte purtroppo.
  Per il primo anno, le coperture previste dal decreto si potevano trovare con la rinuncia ai rimborsi elettorali dei partiti, che invece si intascano 91 milioni di euro. Il testo di questo decreto è impresentabile. Ci vogliono far credere che questo decreto serva a qualcosa, ma non serve a niente, se non a fare gli interessi di questa o quella persona. Ad essere tassati sono sempre i soliti. Non si arresta la strage delle imprese. Non viene affrontato il nodo Pag. 497della spesa pubblica, anzi sembra che con questo decreto sia destinata ad aumentare; l'eccesso di tassazione colpisce tanto le imprese quanto i consumatori. La norma che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe dare una mano a cittadini e imprese è inaccettabile. Non fate finta di non saperlo ! Tutto il decreto è inaccettabile !
  Il MoVimento 5 Stelle contesta, senza mezzi termini, il tentativo del Governo di utilizzare costantemente la decretazione d'urgenza, come è stato fatto dall'inizio della legislatura fino ad ora.
  È l'ennesima dimostrazione della marginalizzazione e della mortificazione del ruolo del Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Grazie Presidente. Colleghi, mi rivolgo a voi che avete il decoro di essere presenti e collaborare ai lavori di quest'Aula, seppure ridotti a semplici formalità.
  In queste lunghe e sfibranti ore in cui la Camera è stata riunita, molti dei deputati delle forze di maggioranza hanno rilasciato dichiarazioni che sono ovviamente state fedelmente riportate dai mezzi di stampa. La pochezza di tali interventi lascia di stucco ed induce a sentimenti di compassione prima ancora che di rabbia.
  Mi riferisco a coloro che hanno l'ardire di diffondere note stampa secondo le quali il MoVimento 5 Stelle oggi starebbe sottoponendo il Parlamento ad un surplus di costi irragionevoli. Ne esistono addirittura le stime: pare che questo immondo e riprovevole esercizio di democrazia messo in opera dal MoVimento 5 Stelle stia costando 150 mila euro.
  Vede, Presidente, rimango esterrefatto e quasi intenerito da una tale magistrale interpretazione di quel detto popolare secondo cui sarebbe più visibile la pagliuzza nell'occhio altrui che non la trave nel proprio.
  Questi signori, tanto solerti quando si tratta di fregiarsi del titolo di onorevoli, dimenticano la assai poco onorevole corsa al finanziamento dei partiti di cui fanno parte e che loro stessi si sono affrettati a sostenere attraverso il voto in quest'Aula.
  Questi paladini della parsimonia sono gli stessi colleghi che hanno approvato l'erogazione di 91 milioni di euro per il finanziamento ai propri partiti e che oggi ci chiamano ad approvare un decreto indirizzato all'impulso dell'economia del Paese del valore di appena 85 milioni.
  Sono più i soldi che a fine mese si intascheranno i partiti che non quelli che verranno destinati ai cittadini !
  Questo excursus, Presidente, altro non vuole essere se non una difesa di quello che sta avvenendo in queste ore. Per rifarmi a quanto detto dalla Presidente Boldrini e che condivido «Il Parlamento è il cuore della democrazia, in alternativa non c’è nulla, c’è la dittatura.» Queste sue parole non possono che esprimere al meglio quello che è lo spirito di questa iniziativa, portata avanti con fatica da me e dai mie colleghi del MoVimento 5 Stelle. L'usurpazione delle prerogative parlamentari non può definirsi in altra maniera, se non dittatura. L'accentramento di due dei poteri dello Stato in capo all'unico organo esecutivo è una distorsione di una gravità pazzesca che, per tutto questo tempo, è stata tollerata fino a renderla un'abitudine. Questo Paese e le sue istituzioni si sono abituate ad una dittatura governativa.
  Se si aggiunge il dichiarato intento di aggredire anche l'indipendenza del potere giudiziario, direi che il regime appare splendidamente delineato. Fortunatamente ancora in teoria, considerati certi scampoli di democrazia che vengono lasciati in vita. Tutto ciò che possiamo fare noi cittadini eletti da altri cittadini come noi è opporci con tutte le nostre forze a che questo vile disegno giunga a compimento. Ed è proprio questo che stiamo facendo, Presidente !
  Stiamo portando avanti ogni giorno, con tutti i mezzi di cui disponiamo, un tentativo di ripristino delle prerogative del Parlamento perché si possa giungere ad un definitivo riequilibrio di quella suddivisione Pag. 498dei poteri finemente teorizzata in seno all'illuminismo francese ed oggi così bistrattata.
  La vicenda del decreto che oggi siamo chiamati a ratificare, ahimè, non fa eccezione. Sotto il vessillo dell'emergenza economica è stato posto al vaglio di questo Parlamento un decreto onnicomprensivo, povero di misure efficaci e peraltro finanziate dall'ennesimo aumento delle accise sui carburanti. Il nostro movimento – quello dei cittadini – si era posto l'obbiettivo di migliorarlo, proponendo 500 emendamenti e lavorando poi alacremente al fine di ridurne il più possibile il suo numero. Ciò ovviamente non è apparso in alcun modo accettabile al Governo che, per tutta risposta, ha provveduto a porre il voto di fiducia sull'intero provvedimento.
  Il testo giunto oggi al voto è uno specchietto per le allodole, un banner pubblicitario per un Governo che finge di interessarsi dei cittadini e delle condizioni critiche in cui versano per dedicarsi essenzialmente al perseguimento di propri interessi. Ora le chiedo, Presidente: serve davvero derogare alla riduzione delle auto blu in favore di alcune società pubbliche quotate ? E risponde alle esigenze di necessità ed urgenza – che dovrebbero giustificare il ricorso alla decretazione d'urgenza – ripristinare la possibilità del cumulo delle cariche elettive ?
  Mi piacerebbe poter dire che gli esempi di distorsione presenti in questo decreto siano soltanto questi, ma direi un'assurdità. Il testo è pieno di criticità che ora andrò ad elencare, ancora una volta convinto di farlo nell'esercizio di una mia facoltà in quanto rappresentante dei cittadini regolarmente eletto e in ossequio a quel mandato che sento gravare sulle mie spalle.
  Il diritto allo studio. La frenesia che ha connotato l'emissione di questo decreto ha ovviamente portato ad una esigua se non inesistente ponderazione. La scarsa attenzione dedicata ai lavori delle Commissioni congiunte e agli apporti che il MoVimento 5 Stelle si è prodigato a fornire in seno ad esse e la conseguente mancata approvazione degli emendamenti in quella sede prodotti ha portato all'emissione di due norme: gli articoli 59 e 59-bis. Le stesse disciplinano materie che la riforma del Titolo V della Costituzione ha riservato alla competenza regionale e pertanto è facile intuire che verranno sospettate di incostituzionalità e quanto prima abrogate. Queste norme dispongono l'istituzione di borse di studio per studenti meritevoli, che però saranno normate ed erogate direttamente dal MIUR, secondo dei criteri individuati già nell'articolo 59.
  Per quanto riguarda l'articolo 60, due emendamenti approvati in sede referente hanno introdotto dei criteri di finanziamento delle università che stravolgono l'attuale sistema e presentano notevoli problematiche. La nuova formulazione dell'articolo 60 prevede, infatti, che la parte premiale del finanziamento alle università, attribuita dall'ANVUR, passi da un minimo del 20 per cento a un massimo del 30 per cento sul totale prevedendo, al contempo, che l'eventuale e conseguente riduzione dei finanziamenti per le università possa essere anche del 5 per cento annuo. Per non voler pensar male – rischiando, comunque, di esser nel giusto –, quel che serve evidenziare in questo caso sono le conseguenze di tale provvedimento: con il modificare i requisiti di finanziamento, legandoli ai risultati di ricerche e classifiche già stilate, è chiaro che s'intende unicamente colpire alcuni enti già definiti, andando a discapito delle università del centro-sud e dei piccoli atenei ed acuendone il distacco con gli altri atenei.
  Sulla cultura, per le parti di competenza della Commissione cultura, le criticità più rilevanti si riscontrano nella previsione di cui all'articolo 11, il quale, da un lato proroga per il periodo d'imposta 2014 la disciplina della tax credit e, dall'altro, interviene sulla stessa previsione, dimezzando il limite massimo di spesa a 45 milioni di euro, di fatto decurtando l'agevolazione del 50 per cento rispetto a quella prevista per il 2013, laddove, è evidente, il beneficio sarebbe stato da estendere anche alle imprese produttrici di Pag. 499prodotti fonografici che svolgano questa attività in maniera prevalente e continuativa e che effettuino le spese relative a strutture situate nel territorio italiano.
  Allo stesso modo è da stigmatizzare l'approvazione di un emendamento che introduce l'articolo 39-bis nel «decreto del fare». La modifica approvata dalle Commissioni abroga le disposizioni della spending review che disciplinano la messa in liquidazione della società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo, ARCUS SpA, riportando nell'ambito dell'ordinaria gestione del Ministero per i beni e le attività culturali le attività finora svolte dalla società stessa. Tale provvedimento rispondeva ad esigenze di razionalizzazione e faceva seguito alla perdita di credibilità dell'azienda, dopo le vicende legate anche al restauro di uno dei palazzi di Propaganda Fide.
  Le disposizioni erano destinate a determinare significativi risparmi di spesa, in quanto sopprimevano la società Arcus Spa, a totale partecipazione pubblica, riportando nell'ambito dell'ordinaria attività di gestione del Ministero per i beni e le attività culturali le attività finora demandate ad essa.
  Attività produttive: questo Governo ha più volte speso parole di attenzione nei confronti delle PMI; per questo ci rimane impossibile comprendere perché sia stata abrogata la disposizione che riservava il 30 per cento dell'importo del Fondo di garanzia a favore dei Confidi, i quali hanno la funzione di sostenere le medie imprese con garanzie integrative, al fine di ampliare la loro capacità di ottenere finanziamenti bancari destinati all'attività aziendale. Ci è poi impossibile astenerci dal segnalare la soppressione della disposizione che prevede che una quota non inferiore all'80 per cento delle disponibilità finanziarie del Fondo delle PMI sia riservata ad interventi non superiori a cinquecentomila euro d'importo massimo garantito per singola impresa; previsione finalizzata al superamento delle difficoltà di accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese.
  Come non capiamo che senso abbia estendere alle PMI che operano nel campo delle energie rinnovabili la Robin tax, laddove vi era la grande occasione di estenderla agli istituti bancari senza danneggiare le piccole e medie imprese. Sull'edilizia scolastica, pur accogliendo con favore l'autorizzazione di spesa di 150 milioni volta all'attuazione di misure urgenti di riqualificazione e messa in sicurezza delle strutture scolastiche statali, appare incomprensibile il reperimento delle suddette risorse giacenti in un conto corrente finora ignorato e originariamente destinate alla ricerca applicata. Da quanto tempo quelle somme languivano in attesa di assegnazione ? La loro funzione originaria era forse priva di meritevolezza ? Infine per quanto riguarda gli esteri...

  PRESIDENTE. Onorevole Cecconi, la prego di concludere.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, concludo e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Onorevole Cecconi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, ringrazio i colleghi e sempre i cittadini che continuano a seguirci da casa. A proposito di cittadini, Rossella Rufolo, Caterina e Giovanni mi scrivono: il continuo uso, anzi abuso del ricorso al voto di fiducia di questo Governo dimostra ancora una volta come questa classe politica si mostra con supponenza e arroganza verso i cittadini negando di fatti una discussione sui temi contenuti nel decreto tra i rappresentanti dei cittadini stessi. A voi dell'opinione altrui non interessa nulla, di questo Parlamento non interessa nulla, di questo Paese e del suo popolo non interessa nulla. Per voi la politica è parassitare, fare Pag. 500carriera, vivere sulla pelle della gente, ma questa gente è stanca di portarvi sul groppo.
  Vi manderemo a casa tutti e questo non lo dice Beppe Grillo, lo dicono Rossella, Caterina e Giovanni. Poi ho altri interventi dei cittadini. Io non sono stata brava come i colleghi che hanno preparato le dichiarazioni di voto perché sono persa nelle carte in questi giorni, carte che leggo di qualunque tipo, perché cerco veramente di mettere il massimo dell'impegno in questa attività, come credo anche molti di voi qui dentro.
  Ma questo decreto e questa attività all'interno di questo Parlamento mi portano continuamente a pormi degli interrogativi, delle domande, perché credo che la conoscenza cui è arrivato oggi l'uomo dopo migliaia di anni di apprendimento deriva dal farsi delle domande e dal darsi delle risposte soddisfacenti. Perché se la risposta non è soddisfacente l'essere umano continua a chiedere e a domandarsi. Allora io veramente mi sono chiesta l'atteggiamento di questo Governo e di questa maggioranza, un atteggiamento che sembra un atteggiamento di opposizione all'opposizione, una cosa incredibile. Non capisco veramente da cosa derivi un atteggiamento di chiusura, opposizione, rigetto nei confronti di qualunque proposta del MoVimento 5 Stelle. L'apice di questa riflessione è proprio la richiesta del voto di fiducia posta praticamente subito, quindi prima che noi iniziassimo l'ostruzionismo solo dopo che quella che chiamiamo mediazione non era andata bene. Allora io non ho capito, perché non c'erano tempi stretti. Il decreto si poteva discutere tranquillamente in Aula ed avere il tempo ancora di andare al Senato.
  Allora a me questo è sembrato veramente un atto di forza, a me è sembrato un atto di forza e un atto di prepotenza. Un atto anche di scherno nei confronti del MoVimento 5 Stelle, come per dire: voi tanto non contate niente, noi abbiamo i numeri, chiediamo il voto di fiducia, lo otteniamo, e qual è il problema ? Andiamo avanti.
  Abbiamo veramente detto fiumi di parole su questo decreto e abbiamo detto fiumi di parole sull'uso della decretazione d'urgenza, ma sembrano parole vuote, veramente. I cittadini fuori da qui ci stanno alimentando, ci stanno facendo crescere; stanno veramente inducendo una maturazione, una consapevolezza politica.
  Però, lo stesso non sta succedendo qui dentro. Allora mi sono chiesta, ancora una volta, perché. Forse, non lo so, ma forse una risposta me la sto riuscendo a dare. Voi, politici di lungo corso, che avete fatto tanti anni questa esperienza, usate la parola «mediazione», una parola che molti di voi, in confronti anche informali, qui, in queste Aule, ci portano sempre avanti, con quel venire da noi con la pacca sulla spalla e dire: «Se voi volete ottenere i vostri risultati, dovete mediare, dovete mediare. È importante la mediazione e dovete contrattare, perché è normale, perché nella politica, altrimenti, non si ottiene niente».
  Io li ascolto i colleghi quando parlano, perché, anche se sembra che noi siamo supponenti, in realtà vogliamo imparare, vogliamo capire, vogliamo andare in fondo al problema. Fino all'altro ieri un collega mi diceva così e io ho pensato e ripensato. E poi ho pensato a quando una collega, Laura Castelli, che in questo momento non è in Aula, una persona molto grintosa, molto energica, che, a volte, può risultare anche antipatica ad alcuni per un atteggiamento estremamente determinato che ha, ha mediato. Lei ha mediato nel Comitato dei nove, lei ed altri miei colleghi.
  Allora vi è un problema su cosa si intende per mediazione, su cosa intendiamo noi del MoVimento 5 Stelle e cosa intende il Governo, cosa intende la maggioranza, ma, soprattutto, cosa intende la vecchia politica per mediazione. Vi sono delle persone che io stimo di questo Parlamento, che non fanno parte del MoVimento 5 Stelle – non ci crederete, ma ci sono persone che noi stimiamo per il lavoro e l'impegno che loro mettono – che credono in quella parola, mediazione, ma ci credono in un modo diverso.
  Allora vi è un inghippo, si blocca qualcosa, vi è un problema. L'inghippo deriva Pag. 501dal fatto che, per troppo tempo, nella nostra politica è andato instaurandosi un meccanismo di applicazione della politica in cui non si è mediato più tra i modi di raggiungere un obiettivo, tra diverse modalità, che erano la destra e la sinistra, faccio un esempio. Non sono un politologo, ma immagino che fosse questo.
  Quindi, diversi ideali per raggiungere lo stesso obiettivo. Quale doveva essere l'obiettivo ? Qual è l'obiettivo di questo Parlamento ? L'obiettivo doveva essere l'interesse del cittadino, migliorare la vita del cittadino. Semplificando, ma puntualizzando, applicare la Costituzione, perché la Costituzione ci dice quali sono i diritti principali. La Costituzione ci dice: guarda, politico, tu tra vent'anni rispetto a quando mi hanno scritta, nel 1950, nel 1960, nel 1970, avrai sempre me. Leggimi, guardami e capirai dove devi andare.
  Quelli dovevano essere gli obiettivi che la politica si doveva prefiggere e che non ha mai raggiunto, perché, quando il collega ha letto l'articolo della Costituzione citato da Calamandrei, noi possiamo dire con certezza che, dopo 70 anni, questo articolo non è stato mai applicato.
  Allora non è mai troppo citare la Costituzione in una dichiarazione di voto su un decreto «del fare» che dovrebbe avere come obiettivo proprio il raggiungere quelli che sono i dettami della Costituzione, cioè rendere la vita del cittadino migliore. Infatti, se la politica non raggiunge questo obiettivo, non serve assolutamente a nulla.
  Io mi sono interrogata su questo: mediare, mediare per raggiungere l'obiettivo, mediare per raggiungere il miglioramento della vita del cittadino. Allora mediamo, allora il MoVimento 5 Stelle media: lo abbiamo fatto e non arriviamo al risultato.
  Allora non è il problema della mediazione. Il problema è che non si può mediare il risultato, ma si può mediare il modo di arrivare al risultato. Allora, se io devo raggiungere un obiettivo e devo collegare due città, Catania e Ragusa, posso decidere se farlo con una strada, posso decidere se farlo con una ferrovia, posso decidere se farlo con i cavalli, posso decidere se farlo con delle piste ciclabili: è questo il modo di selezionare e di mediare. Però devo raggiungere il risultato. Il risultato non è fare contento l'amico fuori, oppure perché ho preso un impegno con Tizio, oppure perché siccome nella scorsa legislatura ho finanziato per Caio quel pezzo di opera, devo continuare a finanziargli quel pezzo di opera e i decreti diventano dei modi per aiutare, finanziarie, completare, opere che poi nella vita dei cittadini non hanno mai un risultato positivo, non ricadono positivamente nella vita del cittadino. Ed è questo il metro di giudizio. Come faccio a capire se una legge è positiva, è buona per la comunità ? Capendo che tipo di risultato ho per il cittadino. Allora io mi chiedo: ma per il cittadino, per la vita di ciascuno di noi – guardate, non si può mentire di fronte a queste cose; non è un problema di parte politica; è un problema di razionalità – a cosa serve ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi ? Qual è il giovamento per la vita di un cittadino di questo punto del decreto-legge ? Qualcuno me lo sa spiegare ? Qualcuno me lo sa spiegare con sincerità, con razionalità, con decenza, con attinenza alla Costituzione ? Scusate se mi accaloro, però... (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'unico problema è che sono rimasti 15 secondi.

  GIULIA GRILLO. Sì, Presidente. Sono contenta che almeno qualcuno dei colleghi degli altri partiti qui presenti mi abbia ascoltato. Io rinnovo però in questo momento la stima e la fiducia che ho nell'essere umano, e anche in voi, colleghi. Spero davvero che almeno due delle parole che ciascuno di noi ha detto stasera, almeno due di queste, rimangano impresse e aiutino anche voi a capire il percorso che abbiamo davanti in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Volevo dirle che io l'ho ascoltata con molta attenzione Pag. 502e siccome penso che una questione fosse riferita alla Presidenza che segnalava che negli interventi si andava fuori tema, volevo specificare che non mi riferivo al citare articoli della Costituzione, ci mancherebbe altro; mi riferivo al fatto – e spesso e volentieri sono intervenuto su questo – che parecchi degli oratori chiamavano in causa il dibattito che riguarda il disegno di legge costituzionale. Quindi riguardo alla Costituzione, ci mancherebbe altro, e sono assolutamente d'accordo con lei e non mi permetterei mai di interrompere un discorso per questo. Il tema della discussione della modifica dell'articolo 138 della Costituzione si farà nel momento appropriato e comunque siamo stati tolleranti anche su questo. In ogni modo, la ringrazio. Aveva chiesto di parlare l'onorevole Spadoni, che però credo sia nella delegazione che è in Palestina. Quindi, passiamo oltre.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tacconi. Ne ha facoltà.

  ALESSIO TACCONI. Illustre ed irriducibile signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, rappresentanti del Governo, ma soprattutto movimentisti di tutto il mondo, dopo una serie così lunga di interventi siamo consapevoli che alcune delle cose che andremo a dire da qui in avanti saranno già state dette. Tuttavia, secondo il nostro parere, mai come in questa occasione è importante ribadire i concetti chiave che accompagnano la condotta politica del MoVimento 5 Stelle nel licenziare, attraverso il voto finale che segue la fiducia incassata un paio di giorni fa da questo Governo delle larghe intese, il disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto del fare, che rappresenta l'ulteriore, ma purtroppo, ahimè, con estrema probabilità, non l'ultimo, provvedimento governativo di necessità è urgenza.
  Vale la pena ricordare in questa sede, come il potere di adottare decreti-legge da parte del Governo può essere esercitato, secondo quanto previsto dalla Costituzione italiana, quando ricorrano tre presupposti: i casi straordinari (legati dunque a circostanze eccezionali ed imprevedibili) di necessità (non essendo possibile provvedere con strumenti legislativi ordinari) e di urgenza (che rende indispensabile produrre immediatamente quegli effetti). Eppure, la storia parlamentare recente e, in questo ultimo caso, dimostra come, delle tre condizioni che in realtà andrebbero lette in maniera unitaria come una sola condizione, a prevalere sia esclusivamente l'urgenza.
  Infatti, secondo le intenzioni dell'Esecutivo, all'interno di questo provvedimento dovrebbe essere previsto un lungo elenco di misure urgenti che dovrebbero finalmente favorire il rilancio del Paese. Come purtroppo tutto il Paese non ha potuto fare a meno di notare, nelle ultime ore il corretto svolgimento dei lavori parlamentari, che dovrebbero avere luogo in casi come questo, è stato calpestato dall'apposizione della questione di fiducia, che ha fatto in modo che tutti gli emendamenti presentati da maggioranza e opposizione siano istantaneamente stati cancellati da un colpo di spugna di questo Esecutivo di chiaro stampo presidenziale, malgrado il MoVimento 5 Stelle – proprio per facilitare i lavori in Aula e contribuire a una serena continuazione dei lavori parlamentari – avesse accettato di mantenere, discutere e votare per l'inserimento solo di alcune delle proposte di emendamento, quelle per noi più importanti per il miglioramento della vita dei cittadini italiani.
  Perché, signori del Governo, è di fondamentale importanza far capire ai cittadini, che con estremo interesse guardano da fuori i lavori di questa Assemblea, come quelli che si svolgono al Senato, che le decine di emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle in tutti gli ambiti di cui andavano a occuparsi avevano come unico obiettivo finale il miglioramento del decreto-legge stesso, per assicurare alla cittadinanza, alle micro, piccole, medie e grandi imprese, al territorio, ai servizi sociali e ai cittadini il miglior futuro possibile in questi momenti così difficili per il Paese intero.
  Dopo settimane di intenso lavoro in tutte le Commissioni, nottate passate a Pag. 503discutere e spesso anche molto animatamente su decine di emendamenti, attraverso la questione di fiducia, si è chiusa la porta al dialogo e al miglioramento del testo stesso. Il carattere omnibus anche di quest'ultimo decreto-legge risulta con evidenza considerando le materie trattate. Dalle disposizioni sulle infrastrutture relative allo sblocco di numerosi cantieri e alla sicurezza stradale alle semplificazioni in edilizia, alle misure relative alle imprese, alla nuova governance dell'agenda digitale, dalla donazione degli organi alla semplificazione fiscale, dalla gestione delle acque sotterranee al pacchetto relativo all'efficienza del sistema giudiziario e alla definizione del contenzioso civile.
  Questo insieme di misure, così varie, potrebbe essere considerato un tentativo di scardinare un sistema normativo ormai superato, non al passo con i tempi e soprattutto inadeguato per fronteggiare velocemente l'attuale crisi economica. In realtà, essendo privo di sistematicità e di un reale contenuto innovativo, finisce per essere solo il contenuto di un decreto del «fare finta di fare».
  Nel dettaglio, in un contesto economico così difficile, il decreto-legge del fare avrebbe dovuto contenere solo norme dirette al rilancio economico, ovvero a semplificazioni. Invece è stato occasione per il Governo per annullare o prorogare alcune norme della spending review, far rivivere una società in house del Ministero dei beni e delle attività culturali recentemente soppressa (l'Arcus Spa), escludere determinate categorie di società pubbliche dalla riduzione o eliminazione delle auto blu, rinviare di un altro anno la possibilità di ridurre le spese per gli immobili detenuti in locazione, ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi.
  Infatti, il decreto-legge n. 138 del 2011 aveva disposto l'incompatibilità del mandato parlamentare nonché degli incarichi di Governo con la carica di sindaco, con precisione, con tutte le cariche elettive monocratiche, sindaci e presidenti di provincia, ad esempio, negli enti locali a partire da 5.000 abitanti. Ora l'emendamento approvato sopprime le incompatibilità solo per gli enti locali con un numero di abitanti compreso tra 5.000 e 15.000. Ma questo non la rende meno inopportuna. Viene spacciata, in rubrica, per norma di interpretazione autentica, che oltre ad essere falsa è fattispecie normativa che non dovrebbe comparire in un decreto-legge, stante la natura specifica dell'interpretazione autentica che necessita di effettiva impossibilità di applicazione della norma o di contenziosi per potervi ricorrere. Senza contare che l'interpretazione autentica è norma che ha effetto retroattivo. Tristemente, possiamo andare avanti con questo elenco di nefasti provvedimenti.
  Con questo decreto si introducono modifiche a recenti provvedimenti in materia di anticorruzione, legge n. 190 del 2012, e al decreto legislativo sulle incompatibilità ed i conflitti di interesse della pubblica amministrazione, decreto legislativo n. 39 del 2013. Viene accentrato molto potere nella Presidenza del Consiglio, nel Dipartimento della funzione pubblica e al Ministro della pubblica amministrazione che possono interpretare con circolari le disposizioni di legge e del decreto legislativo. È sparita anche la possibilità per le pubbliche amministrazioni di segnalare casi non limpidi all'organo dell'anticorruzione. Potrà farlo solo il Dipartimento della funzione pubblica. Inoltre è stato istituito un Comitato interministeriale ed un commissario al costo di 150 mila euro quest'anno e del doppio per il 2014 e il 2015; più altri 200 mila euro per il 2016, per vigilare sulla spending review.
  Le suddette novità, introdotte nel testo, sono uno scherno verso la realtà sociale ed economica in cui cerca di sopravvivere la gran parte dei cittadini e delle imprese. Sono uno scherno al dettato costituzionale sulla decretazione d'urgenza, al Regolamento della Camera, al criterio di ammissibilità degli emendamenti diversamente applicato a seconda del nome e del peso ponderato dei presentatori.
  Come già accennato questo decreto-legge recava fin dall'origine l'ambizioso Pag. 504titolo di disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia. Ci siamo ritrovati, invece, al suo interno: ulteriori nuove norme sulla governance dell'Agenda digitale. Ora abbiamo una cabina di regia, un commissario straordinario, una struttura di missione, un tavolo consultivo permanente, un'agenzia ad hoc ma non è ancora chiaro chi comanda, abbiamo norme infarcite di preamboli, programmi e procedure, ma mancano azioni concrete, pianificazioni e strategie; vi abbiamo trovato l'indennizzo da ritardo nei procedimenti amministrativi, fermo restando che è un breve esperimento per le imprese e talmente farraginoso da far desistere anche i più tenaci e testardi; e poi l'acquisto della cittadinanza da parte dello straniero nato e residente nel nostro Paese fino alla maggiore età non viene semplificato. Il testo introduce una disposizione semplicemente irragionevole; dispone un obbligo ad agire per gli ufficiali di stato civile in favore dello straniero ma se essi contravvengono non solo non incorrono in sanzioni ma procurano involontariamente un beneficio ancora migliore per il medesimo soggetto.
  Signor Presidente, vorrei come ultimo appunto fare alcuni brevi considerazioni sulle disposizioni previste in questo decreto-legge per quanto riguarda le imprese miste italiane-straniere e il partenariato pubblico e privato. Bene, in un contesto nel quale diverse forze politiche e il Governo stesso convengono sull'esigenza di una riforma di sistema nel settore della cooperazione allo sviluppo non appaiono comprensibili le ragioni che spingono l'Esecutivo a modificare la legge n. 49 del 1987, novellando l'articolo 7 della stessa attraverso l'articolo 7 del decreto in oggetto.

  PRESIDENTE. Onorevole Tacconi, concluda.

  ALESSIO TACCONI. Finisco e aggiungendone ex novo uno nuovo, con l'articolo 8 dello stesso decreto-legge, considerato che stiamo parlando di un decreto-legge che prevede disposizioni di urgenza volte al rilancio dell'economia e che, quindi, non affronta direttamente la riforma dell'attuale legge sulla cooperazione internazionale, come invece sarebbe necessario.
  Sarebbe opportuno inoltre che in tale materia...

  PRESIDENTE. So che appaio particolarmente... però purtroppo.

  ALESSIO TACCONI. Concludo questa frase.

  PRESIDENTE. Concluda e poi magari consegni il testo della sua dichiarazione di voto.

  ALESSIO TACCONI. Sarebbe opportuno che in tale materia si mantenga un metodo di lavoro consultivo degli attori rilevanti della società civile, che pure da anni collaborano con le istituzioni, affinché venga approvato un testo di legge condiviso e che regolamenti in modo innovativo il settore della cooperazione internazionale.
  Per chiudere, per tutti questi motivi, preannuncio il mio voto contrario a questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Grosso. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. L'ostruzionismo del MoVimento 5 Stelle sul «decreto del fare» è uno spettacolo indecoroso, scrive in una nota il vicecapogruppo del PdL alla Camera, Maria Stella Gelmini. Il Parlamento ha il diritto e il dovere di discutere qualsiasi proposta di legge così come il dovere di approvare speditamente leggi fondamentali per la ripresa italiana come il decreto del fare e a seguire tutte le altre iniziative che consentono al sistema Italia di uscire dalla crisi.
  Secondo l'ex Ministro dell'istruzione, l'ostruzionismo dei deputati del MoVimento 5 Stelle «ha il solo scopo di perdere e far perdere ancora più tempo ad un'Italia che soffre già di un architettura istituzionale nemica delle decisioni e della Pag. 505velocità» (e sappiamo che di velocità, di tunnel e di neutrini la Gelmini se ne intende !).
  Questa dichiarazione del deputato Gemini ci dovrebbe far sorridere per l'inconsistenza dimostrata. Forse il nostro caro onorevole dimentica che il Parlamento è il luogo in cui discutere ed approvare provvedimenti per il bene comune.
  A tal proposito volevo riportare le forti critiche che sono state sollevate non dal MoVimento 5 Stelle sui provvedimenti partoriti dal tandem PD-PdL, ma dalla Conferenza dei rettori italiani che, dopo essere venuta a conoscenza che è stato approvato nelle Commissioni della Camera un emendamento al cosiddetto «decreto del fare», relativo all'introduzione di un programma nazionale per il sostegno degli studenti capaci e meritevoli, testuali parole, dichiara che, pur condividendo la necessità di intervenire su un problema scoperto e più volte sottolineato dalla stessa CRUI, allo scopo di rendere il sistema del diritto allo studio più efficiente, appare assolutamente non condivisibile l'utilizzo a tal fine di fondi già destinati alle università, peraltro relativi alla quota premiale sui risultati della valutazione della ricerca appena resi noti.
  È prevista, infatti, una correlata riduzione del fondo di finanziamento ordinario delle università pari al 20 per cento della suddetta quota premiale. Le conseguenze di tale intervento sulle università, già in attesa dell'indispensabile recupero del taglio di 300 milioni per l'anno in corso, congiuntamente con il brusco innalzamento della stessa quota premiale al 20 per cento (dall'attuale 13,5 per cento) prevista da un altro emendamento, sono a questo punto facilmente prefigurabili e senza dubbio drammatiche.
  Ma la Conferenza dei rettori italiani non è l'unica a lamentarsi di ciò che avete inserito in questo decreto; infatti la Conferenza delle regioni e delle province autonome in un documento evidenzia i problemi relativi all'emendamento approvato dalla Camera dei deputati che introduce nuove norme in materia di diritto allo studio universitario. Dichiarano che l'emendamento è da ritirare, in quanto crea le condizioni per una confusione normativa e di gestione, tale da mettere a rischio le attuali garanzie che gli studenti hanno finora riconosciute. Le nuove norme introdotte, infatti, oltre ad invadere la competenza esclusiva delle regioni in materia, comportano due distinti sistemi di diritto allo studio, quello «ministeriale» e l'altro «regionale», con un doppio canale di finanziamento, facendo credere che ci siano più risorse, quando in realtà ce ne sarebbero meno. Per concludere, è il «preconcetto» che si scorge dietro l'emendamento all'articolo 59 ad essere sbagliato.
  Anche il coordinamento studentesco Link è molto critico con il «decreto del fare». Queste sono testualmente le dichiarazione del coordinatore: «Apprendiamo con estrema preoccupazione che è stato approvato un emendamento al «decreto del fare» che, in caso di approvazione, restringerebbe in maniera netta la platea di studentesse e studenti che potranno accedere alle borse di studio. Il cosiddetto programma nazionale di sostegno agli studenti capaci e meritevoli prevederà l'erogazione di borse di studio per studenti che rispondono a requisiti molto stringenti, simili a quelli del «decreto Profumo», contestato da migliaia di studenti nel febbraio scorso. Auspichiamo che, anziché creare un sistema parallelo a quello esistente, svuotando il fondo nazionale per il diritto allo studio, il Parlamento provveda a riformare il diritto allo studio e il Governo a rifinanziarlo almeno ai livelli degli altri Paesi europei».
  Diciamola tutta: avete scontentato tutti e siete riusciti nella titanica impresa di far parlare con un'unica voce la Conferenza dei rettori, la Conferenza delle regioni e delle province autonome e le associazioni studentesche. Noi del MoVimento 5 Stelle avevamo avanzato le stesse identiche critiche in sede di Commissione; eravamo pronti in Parlamento a presentare i nostri emendamenti correttivi a questa norma. Vi siete chiesti per quale motivo abbiamo presentato tanti emendamenti ? Non viene il dubbio che, forse, i nostri emendamenti Pag. 506sono necessari a causa del disastro che avete proposto e che risponde alle esigenze del Paese ?
  Concludo con una frase molto breve: è il caso che forse, invece di andare avanti come dei treni, vi fermiate a riflettere per il bene del Paese; dovreste restituire al Parlamento le funzioni dettate dalla Costituzione, in nome della dignità del mandato che il popolo italiano ha consegnato a tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, le cose da fare in questo Paese martoriato per tanto, troppo tempo dal malgoverno sono innumerevoli. C’è da ricostruire un'intera nazione, ma in questo decreto che si definisce del fare si è optato per iniziative che niente hanno a che vedere con le vere esigenze del Paese. Non vi è l'ombra, ad esempio, di iniziative mirate alla messa in sicurezza sismica dell'intero territorio nazionale, a cominciare dalle aree a rischio più elevato ed, in particolare, dal patrimonio architettonico italiano di particolare pregio artistico e storico, unico al mondo.
  Le autorità di bacino distrettuali competenti in merito al dissesto idrogeologico, previste con il decreto legislativo n. 152 del 2006, non sono ancora istituite. Le autorità di bacino preesistenti sono state prorogate indefinitamente, ma sono state svuotate delle loro prerogative e delle risorse sia economiche che di personale. Questa è l'ennesima prova che su queste tematiche non esiste una vera prevenzione e pianificazione, ma solo interventi di emergenza dopo le catastrofi che si ripetono periodicamente.
  La scuola pubblica, nostro punto di eccellenza in passato, viene smantellata giorno dopo giorno. Non si possono sottrarre ulteriori risorse economiche alla scuola pubblica per indirizzarle verso il settore privato. La scuola è il nostro futuro, non possiamo permettere che il Paese venga ingessato impedendo alle giovani menti di potersi evolvere con spirito critico e libertà. La fascia di popolazione che ha un reddito tale da permettersi un insegnamento privato lo faccia, ma non si tolga la possibilità di farlo a chi non ha risorse economiche. I giovani sono il motore di una nazione. Se il motore è ingolfato, la nazione non avanza.
  Decreto del fare, il nome è bellissimo, ma decreto del fare cosa ? Per l'Italia o per l'Europa e la finanza internazionale ? Vogliamo uscire dalla prigione Euro prima ci stritoli ? Ad ottobre è stata prevista una manovra bancaria che ci costerà 35 miliardi di euro, ben 10 miliardi più di quella già sanguinosa fatta dal Governo Monti. Innumerevoli aziende italiane, come ad esempio FIAT e Indesit, dopo aver ricevuto innumerevoli aiuti di Stato, comprensivi di finanziamento a fondo perduto, stanno ora delocalizzando la produzione per sfruttare nuovi aiuti sempre dalla UE e, quindi, sempre con i nostri soldi e così portano conoscenze e capacità create in Italia in Paesi esteri senza nemmeno mostrare un primo segno di riconoscenza all'Italia stessa. La richiesta riguarda l'eventuale sussistenza della possibilità di ottenere da parte lo Stato almeno un parziale rimborso di quanto elargito negli anni.
  Cari colleghi, cosa serve ? Quali discorsi volete sentire ? Che parole dobbiamo usare ? In che modo dobbiamo farvi capire che gli italiani non hanno più pazienza ? Non abbiamo più voglia di chiacchiere. Bene, si chiama decreto del fare, perché non fate ? Perché non vi confrontate con il popolo sovrano ? Perché non sentite che cosa provano quei milioni di persone che dovreste rappresentare ? Siete inconcludenti, la gente è stanca delle false promesse. Il Governo, come era prevedibile, è tornato sui propri passi e nel provvedimento finale non compare in maniera assoluta un tetto massimo allo stipendio dei manager. Questo è uno schiaffo morale a tutti i cittadini che sono costretti a vivere con pochi euro al mese. Come potete fare questo al popolo ? Come potete ignorare la sua volontà ? Come potete fare questo a Pag. 507voi stessi e ai vostri figli ? La storia si ricorderà di voi. Volete veramente finire nei libri di storia ed essere ricordati per la bassezza di questa politica ?
  Presidente, in questo decreto del fare ci sono pagine e pagine ampollose, vuote e inutili. Si fa prima ad elencare ciò che non c’è. Non esiste nessun dispositivo, norma o progetto di legge che dichiara e garantisca che verrà rispettato il decreto del precedente Governo Monti varato lo scorso aprile che annunciava l'immediato pagamento di 40 miliardi di euro alle PMI, alcune delle quali in attesa di essere saldate da trenta mesi. Ci si rimette a Saccomanni. Non esiste nessun dispositivo, norma o progetto di legge che prenda atto e parli dell'esistenza della povertà in Italia e si occupi dello stato di indigenza di quasi dieci milioni di italiani proponendo uno straccio di idea che vada a migliorare l'esistenza di questi nostri concittadini, né di un grammo, né di un euro.
  Non esiste nessun dispositivo, norma o progetto di legge che parli di investimenti da parte dello Stato, al fine di produrre lavoro e occupazione e, quindi, mostrando e dimostrando come avviene e si verifica la ripresa. Non esiste neppure menzione dell'annoso problema dell'IVA, perché, come stabilito, la decisione è inviata al 15 settembre. Non esiste, come dicevo, neppure menzione della spada di Damocle dell'IVA al 22 per cento. Non viene neppure menzionata e, quindi, sottoposta all'attenzione pubblica, la necessità di varare un piano strategico socio-economico relativo alla costituzione del varo di un piano preventivo del reddito di cittadinanza per cercare di arginare, contenere e affrontare l'enorme disagio sociale che esploderà il prossimo autunno.
  Non esiste alcun dispositivo o norma di legge che abbatta agli esorbitanti costi della burocrazia statale, della politica istituzionale, tesa ad arginare la voragine dei conti pubblici che aumenta. Non esiste nessun riferimento alla necessità impellente di varare una nuova legge elettorale, poiché è stato precedentemente stabilito di affidare un mandato di esplorazione costitutiva ad uno specifico comitato di saggi, composto da 38 membri, che dovranno esprimersi in materia entro e non oltre il 30 novembre 2014.
  Non esiste nessun riferimento, dispositivo, norma o legge che affronti la necessità inderogabile di affrontare, in sede parlamentare ed esclusiva, la gestione del sistema bancario italiano. Non esiste neppure un riferimento né un'analisi, né un dato, né un'informazione relativa ai 2.356 enti statali inutili, che assorbono ogni anno la spesa corrente di circa 40 miliardi di euro senza produrre alcun risultato, alcun effetto, nessuna soluzione, se non per gli assunti e le loro famiglie. Non esiste nessun dispositivo, riferimento o norma di legge che vari un piano lavoro, al fine di aggredire la malapianta della disoccupazione italiana.
  Non esiste nessun dispositivo, riferimento o norma di legge che affronti il problema del costo esorbitante dello Stato – circa 3 miliardi di euro l'anno – derivante dalle sovvenzioni nei confronti dell'editoria, della comunicazione mediatica, di enti culturali che esistono soltanto sulla carta. Non esiste alcun dispositivo, riferimento o norma di legge che affronti e si occupi del sistema turistico alberghiero dell'Italia, considerato un settore strategico trainante dell'economia nazionale.
  Gli otto emendamenti del MoVimento 5 Stelle parlavano, invece, di tutto ciò. Invito, anche se sono pochi i deputati, tutti i deputati di ogni partito a fare la propria dichiarazione di voto sul decreto del fare, in quest'Aula e dinanzi al Paese. E voglio sapere da loro: perché non vogliono varare un reddito di cittadinanza ? Perché non vogliono abolire le fondazioni bancarie ? Perché non vogliono dividere il sistema bancario tra banche d'affari e speculative e banche commerciali creditizie ? Perché non vogliono neppure intaccare il problema della disoccupazione ? Perché non vogliono investire risorse dello Stato per rilanciare l'economia ? Perché non si vogliono occupare della povertà ? Perché non vogliono investire nel turismo, nella cultura e nell'istruzione ? So già che su tutto ciò ci sarà soltanto un macabro silenzio.Pag. 508
  «Il mio Governo si distinguerà per il fatto che non procederà, come gli altri governi che mi hanno preceduto, a suon di fiducia, perché la trasparenza del dibattito in Aula sarà il motore principale del mio Esecutivo»: così aveva dichiarato Enrico Letta presentando il suo nuovo Governo il giorno della sua nascita. Affermazione prontamente smentita dai fatti.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Infine, mi complimento con i colleghi del PD – i restanti colleghi del PD –, che hanno riportato al potere il presidente del PdL, l'hanno trasformato da sconfitto alle elezioni a padrone del Governo e padre ricostituente e ora pretendono di combattere con lui la mafia, la corruzione, l'evasione, il falso in bilancio, il voto di scambio, il riciclaggio, le prescrizioni, l'omofobia, magari, modificare il «porcellum» e, persino, il Kazakistan. Già che ci siamo, perché non anche la prostituzione minorile ? È come portare al Governo Rocco Siffredi e fargli scrivere la legge contro la pornografia in qualità di esperto tecnico, signor Presidente. Come diceva Victor Hugo: «C’è gente che pagherebbe per vendersi» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Abbiamo citato anche Calamandrei, abbiamo ancora del tempo davanti, sicuramente possiamo fare di meglio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marta Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, come è ovvio, questo decreto-legge è opera del Governo, eppure la cosiddetta arte della politica, il concetto stesso di democrazia e di rappresentanza istituzionale – intesa, quest'ultima, nell'accezione puramente dialettica del termine – impone che esso venga approvato dal Parlamento tutto, e non dalla sola maggioranza, benché porre la questione di fiducia sia un compromesso, seppure legittimo, da dover considerare almeno inopportuno, soprattutto alla luce di questa particolare fase storica in cui un clima di distensione e di buon senso risulterebbe indispensabile per le sorti del Paese.
  Passando dal Parlamento, implicitamente, tale decreto-legge richiedeva il parere ed il contributo politico delle Commissioni, che, nella persona di chi le compone, hanno lavorato intensamente, con l'ovvio scopo di facilitarne l'assestamento con nuove e diverse opinioni, criticità ed eventuali miglioramenti, come da prassi in ogni Paese democratico. Nonostante ciò e volendo prescindere dalla qualità dell'apporto tecnico e politico con cui ognuno di noi è stato in grado di contribuire per il raggiungimento di un obiettivo tanto complesso quanto importante, pur tuttavia si è scelto di porre la questione di fiducia. Eppure risulta sempre più difficile distogliere l'attenzione dal fatto che, se un Governo riceve la proposta di oltre cinquecento emendamenti da parte di una delle principali forze politiche del Paese, sia pure di opposizione, la richiesta di eliminarli pressoché tutti risulti quantomeno discutibile, ben poco distensiva ed anzi contraddistinta da un atteggiamento provocatorio tutt'altro che celato.
  È vero, Presidente, prendere atto di quanto estremo sia il disagio in cui versa il Paese ci impone una seria riflessione collettiva, spingendoci nella direzione di dover assolvere ad obblighi ed esigenze in tempi più che stretti; l'Italia è un malato grave che necessita di cure certo veloci e nessuno, credo, vorrà ignorare che il dinamismo e l'intraprendenza sono, in questo momento così difficile, la medicina più appropriata.
  Detto ciò, riteniamo pretestuoso partire dall'assunto che porre la questione di fiducia sia una decisione atta a spingere il Paese verso questo sentiero virtuoso: dopotutto è per prima la saggezza popolare a rammentarci quanto la ponderatezza, il senno e la concertazione siano strumenti fondamentali ai fini di un esito positivo di qualsiasi vicissitudine.Pag. 509
  Un paio, solamente un paio degli oltre cinquecento emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle sarebbero stati accolti e, forse, in cambio di ciò, il Governo ha pensato di poter ottenere il nostro voto favorevole, evitando magari il fardello oneroso di dover ricorrere ad una questione di fiducia che, ribadisco, in considerazione soprattutto del clima in cui versa in queste ore il Parlamento, risulta sempre di più una palese forzatura, il frutto di una strategia politica tanto ovvia quanto dannosa per le sorti di questa istituzione e della nazione che rappresentiamo.
  In virtù di queste considerazioni e della stima che debbo e voglio accordare a molti miei colleghi, oggi presenti in Aula, perché le difficoltà possano venir meno nel futuro più prossimo, non posso esimermi dal porre alcune domande, con la speranza che non cadano nel vuoto, rimanendo di fatto inascoltate. Quanto è opportuno discutere di un tema tanto importante quanto delicato quale la riforma costituzionale proprio nel mese di agosto, autoprivandoci, inspiegabilmente, del tempo e dell'attenzione necessari perché si possa procedere a quelle analisi serie ed approfondite che il caso richiede ? Fino a quando la politica, tutta la politica, continuerà a rivolgere le proprie armi, magari anche inconsapevolmente, contro i cittadini che rimarcano in modo sempre più ostinato il proprio diritto alla partecipazione che deve essere fondamento di ogni democrazia compiuta ?
  In conclusione, stando a quanto detto sopra, mi chiedo, non senza una punta di moderata ironia, fino a che punto le responsabilità di questo ostruzionismo ad oltranza sia da imputare al Movimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stefano. È assente.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupo. Ne ha facoltà.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, colleghi, inizialmente avevo scritto un discorso ben preciso, però poco fa ascoltando la collega Giulia ho riflettuto parecchio. Questo decreto-legge in realtà non ci piace, non ci piace per niente perché è ovvio che sia così.
  Ciò non perché noi, in qualità di MoVimento 5 Stelle, vogliamo realmente abbattere quella che è un'istituzione come questa, il Parlamento, o perché non ci piacciano le metodiche di lavoro al di là del fatto che, secondo noi, alcune sono assolutamente sbagliate. Non è questo, è che ci siamo resi conto che realmente esso non apporta delle migliorie per il nostro Paese, che realmente non è utile ai nostri cittadini. Giulia ha detto delle parole molto interessanti. Noi non abbiamo difficoltà a comunicare con le altre forze politiche, assolutamente. A me fa piacere confrontarmi con colleghi che la pensano differentemente da come la penso io, e credo che ciò sia la base della democrazia, perché se tutti la pensassimo in un'unica maniera non avrebbe neanche senso stare qui. Però mi auguro – spero, più che altro – che le altre persone la pensino un pochino come me, non per quanto riguarda il concetto in sé, ma che almeno siano disposte a dialogare e a prendere qualcosa dal mio punto di vista, che forse non sarà il punto di vista di un esperto politico, poiché io sono un tecnico, sono una persona che si è laureata in una materia di natura scientifica che ha fatto un percorso da precario nella ricerca, e quindi magari non avrò quel modo e quel ragionamento politico o di natura giurisprudenziale che magari, all'interno di queste Aule, sarebbe più consono, però potrei essere più utile nel far comprendere quella che è la precarietà dei ricercatori. Potrei essere utile a far comprendere a quest'Aula che mangiare OGM o distruggere l'economia dell'agricoltura attraverso gli OGM è una follia per un Paese come il nostro.
  Noi, qui dentro riportiamo le voci dei cittadini. Forse, alle volte, i colleghi hanno un po’ esagerato, perché bisogna sempre mettersi la mano un pochino sulla coscienza nel sottolineare questa cosa. Infatti, non siamo gli unici che riportiamo le Pag. 510voci dei cittadini qua dentro: ognuno di noi rappresenta un tot di persone; però noi, ultimamente, siamo stati molto nelle piazze. È una cosa che mi ha colpito, perché anche se io ho sempre fatto volontariato, il fatto di stare proprio di fronte ad una piazza intera mi ha permesso di toccare con mano la disperazione. Infatti, molto spesso lavorando, e lavorando tanto, perché quando si lavora veramente si sta otto ore sul proprio posto di lavoro, non si esce mai, dopodiché c’è la famiglia, non ci si rende conto di cosa sta succedendo attorno. Io me ne sono dovuta rendere conto, sono stata in mezzo a delle persone che mi hanno fermata, mi hanno toccata e mi hanno detto: ho perso il lavoro; devo mantenere la mia famiglia; sono disperato; cioè condizioni che qua dentro dovrebbero far riflettere parecchio, perché le persone non arrivano più a comprarsi le cose da mangiare. Non stiamo parlando, come diceva Giulia, anche se è interessantissimo, del fatto che con il decreto del fare adesso, nei comuni dai 5 mila ai 15 mila abitanti, il sindaco può fare anche il parlamentare, che è meraviglioso e sono felice per lui che riesca a condurre entrambe le vite, perché io mi domando, da quando sono qua dentro, chi abbia una vita, visto che i ritmi di lavoro sono sconvolgenti, e io sono abituata a lavorare veramente tanto. Vogliamo veramente concentrarci su quello che è il bene del Paese ? Ribadisco che comprendo che possiamo dare fastidio, che abbiamo un atteggiamento scontroso in determinate circostanze, che forse abbiamo le mani un pochino più libere e ci sentiamo con le spalle un po’ più coperte perché abbiamo questi cittadini che ci parlano ogni giorno, che ci scrivono e che ci spingono a trovare delle soluzioni reali, però vi chiedo un attimo di riflettere, perché il tempo di fare errori – e ne abbiamo fatti – è passato.
  Ora dobbiamo veramente costruire qualcosa, o ci troveremo delle macerie: ma delle macerie dalle quali non ci riprenderemo mai e poi mai ! Quando sono qui, e penso alla possibilità di migliorare questo Paese, non lo penso per me stessa, perché ho 35 anni: obiettivamente sono stata precaria fino adesso, sono 10 anni nella ricerca; la pensione non so neanche se la vedrò mai, non è una cosa che mi compete, che mi interessa oramai. So che lavorerò fino a quando avrò possibilità di farlo, ma mio figlio deve veramente ritrovarsi in questo Stato così distrutto e devastato ? Dobbiamo continuare a fare decreti-legge da ratificare ? Siete esautorati dal vostro potere ! I parlamentari ! È un mestiere meraviglioso, questo: vi dà la possibilità di migliorare magari qualcosa che non è stato fatto in maniera del tutto corretta. Potete dire la vostra !
  Al di là del fatto che c’è una destra, c’è una sinistra, c’è un in intendimento di centro, quello che volete; ma in questo momento avete la possibilità, realmente, di fare qualcosa, qualcosa di utile. Il nostro non è più un tentativo di farvi comprendere come farlo: lo potete fare ! Potete prendervene il merito ! Potete fare quello che volete !
  Sembra una cosa assurda, questa, perché il MoVimento 5 Stelle non nasce per rimanere nella politica, non ha l'intenzione di rimanere nella politica: nasce per risvegliare la politica. È difficile riuscire a far capire questo concetto, perché in una situazione come questa, per arrivare a questo posto di lavoro bisogna materialmente scendere a parecchi compromessi con se stessi; mentre invece vi ritrovate un tot di persone che all'improvviso, senza aver mai fatto gavetta, entrano qui e provano a dirvi che state sbagliando: comprendo che è qualcosa che non si può accettare ! Lo comprendo ! Però continuo a domandarmi perché non ascoltiate almeno un minimo.
  Il decreto-legge «del fare», in un contesto economico così difficile, avrebbe dovuto contenere solo norme dirette al rilancio economico, ovvero a semplificazioni; invece è stata l'occasione per annullare o prorogare alcune norme della spending review; far rivivere una società in house del Ministero dei beni culturali recentemente soppressa; escludere determinate categorie di società pubbliche dalla riduzione o eliminazione delle auto blu.

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  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LOREDANA LUPO. Rinviare di un altro anno la possibilità di ridurre le spese per gli immobili detenuti in locazione... gli esodati ? Le persone senza lavoro ? Il reddito di cittadinanza ? Ma cosa dobbiamo fare ? Li lasciamo morire ? È ovvio che non possiamo accettare questo sistema ! Quindi vi chiedo di aiutarci.
  Perché il concetto è questo: voi siete più bravi di noi a fare questa azione. Noi possiamo dirvi la strada, e aiutarvi in questo; ma voi siete incredibili dal punto di vista tecnico. Sfruttate questa cosa e fatela insieme al Governo ! Non accettate il fatto che il Governo vi chieda semplicemente di ratificare ! Riprendetevi il vostro potere !

  PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

  LOREDANA LUPO. Vi ringrazio per la cortese attenzione, e mi scuso se mi sono accalorata un po’ tanto, ma abbiamo lavorato veramente tanto su questi argomenti e siamo stanchi anche noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ci mancherebbe solo che si scusi: siamo qui per questo, quindi...
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo. Il provvedimento che ci accingiamo a votare è l'ennesimo esempio di quanto questo Governo ahimè sia inconcludente, fittizio e, di quanto allo stesso tempo questo decreto sia stato strumentale. Un provvedimento che, come recita lo stesso titolo, aveva il compito di dare disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia nazionale, ormai sappiamo arenata in una crisi sempre più nera, dandole una sterzata positiva, e che invece altro non è che un decreto omnibus, per non dire un minestrone di disposizioni che diranno tutto ma non faranno nulla.
  Eppure lo avete chiamato decreto del fare, nel pieno rispetto dello stile che contraddistingue gli ultimi decenni della politica italiana e che assegna ai decreti, specialmente a quelli urgenti, nomi pieni di appeal, ma vuoti di sostanza. Penso ad esempio ai famosi provvedimenti «Salva Italia», «Crescitalia» che poi, nei fatti, non hanno ancora né salvato né fatto crescere alcunché, se non la crisi che stiamo vivendo. E così, seguendo la stessa scia, questo decreto che non fa, ma dice di fare, anziché fare qualcosa intervenendo, ad esempio, con dispositivi mirati e concreti per risolvere i problemi dell'inquinamento o legati alla salute, va proprio a modificare tra il testo unico ambientale, introducendo, ad esempio, tra gli impianti scarsamente inquinanti quelli di essiccazione di materiale vegetale prodotto da imprese agricole. Non solo, quindi, si va a modificare un testo di fondamentale importanza con un decreto le cui implicazioni potrebbero essere consistenti, ma lo si modifica andando in una direzione sbagliata, pensando di incentivare le imprese agricole aumentando la potenza degli impianti a biomasse, metano, biogas e biodiesel alimentati con materiale vegetale. Ma mi chiedo se sia realmente stato analizzato l'impatto sull'ambiente e sulla salute che un impianto da 3MW potrebbe avere.
  Poteva anche andarci peggio, considerato che nel parere proposto dal relatore in Commissione agricoltura si era pensato di spingersi ancora oltre con le modifiche al Testo unico ambientale aumentando, ad esempio, il numero dei capi di bestiame negli allevamenti a impatto ambientale scarsamente significativo, senza pensare minimamente alle conseguenze in termini di impatto ambientale, considerando l'aumento dei relativi consumi di gestione negli allevamenti.
  A proposito di questo, mi è sembrata una proposta molto grave e incomprensibile, considerando che gli allevamenti intensivi sono un sistema ormai da disincentivare per la loro insostenibilità e perché gli animali ormai considerati beni di consumo, l'unica loro importanza è data Pag. 512dal valore economico della loro carne o selezionati per produrre più latte possibile, animali sfruttati al massimo durante i loro pochi anni o mesi di età, galline ammassate in gabbie anguste per cui siamo anche in infrazione con l'Unione europea ma della legge europea magari parleremo un'altra volta. E quindi ci auguriamo vivamente che una simile proposta non trovi poi spazio nell'altro ramo del Parlamento né in nessun altro atto successivo del Governo.
  Questo decreto poi va anche ad intaccare il decreto legge n. 81 del 2008, garanzia di sicurezza e diritti dei lavoratori. E non è l'unica chicca che la maggioranza ha cercato di inserire nel decreto-legge in esame e che comunque temiamo ribusserà d'altra porta. Nello stesso parere in Commissione, infatti, aveva proposto, sempre modificando il testo unico in materia ambientale, di andare a definire il «digestato da non rifiuto» toccando, ovviamente in maniera sbagliata, e non certo nella sede opportuna, la complessa tematica delle biomasse. Il digestato da prodotti agricoli, non da sottoprodotti o scarti, è contro la nostra concezione perché i prodotti agricoli vanno all'alimentazione prima umana e poi animale e non vogliamo neanche che venga utilizzato tal quale come ammendante, senza che prima ne vengano stabilite, con apposito decreto del Mipaaf, che aspettiamo da più di un anno, le caratteristiche e le modalità di impiego, viste le complicazioni che potrebbe dare a livello igienico sanitario.
  Beh, non sono proprio questi gli interventi che ci saremmo aspettati per un comparto, l'agricoltura, in controtendenza rispetto alla crisi nera a cui ho accennato poco fa; un comparto che registra un segno positivo in termini di occupazione e di export dei prodotti nazionali. Un comparto che abbia bisogno di interventi strutturali concreti, non certo di mere operazioni di facciata come quelle che abbiamo visto in questo decreto che lascia, di fatto, fuori da tutti gli interventi più importanti un settore primario, dimenticandosi del valore dei nostri prodotti agricoli, invidiati in tutto il mondo.
  L'accusa di ostruzionismo sterile mossa nei nostri confronti è inconcepibile, vedo molto più sterile e inconcludente probabilmente il sentirsi legati in un'improbabile maggioranza.
  I 2.200 emendamenti presentati sul provvedimento indicano che il provvedimento è carente e disorganico. Il «giochino» consisteva nel licenziare rapidamente il «decreto del fare», perché – citando l'onorevole Franceschini – il Ferragosto è vicino, il calendario è pieno: decreti, leggi europee riforme costituzionali, bisogna fare presto ! Proprio la riforma costituzionale, prima delle ferie, zitti zitti, in punta di piedi, come siamo abituati negli ultimi anni !
  Questa seduta fiume diventerà un fiume in piena anche dopo, se è necessario difendere la Costituzione. È pertanto impensabile, per noi del MoVimento 5 Stelle, riuscire ad esprimere un voto favorevole su questo decreto, non fosse altro che per l'ultimo colpo arrivato con l'apposizione della questione di fiducia, che ha impedito anche la minima possibilità di migliorare il testo. Esprimendo quindi il nostro voto nettamente contrario, scongiuriamo che questo Governo inizi a seguire il trend dei due Esecutivi che lo hanno preceduto, sopravvivendo a colpi di decreti e fiducie, ma francamente, una controtendenza in questo contesto ci pare davvero difficile da attuare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, colleghi deputati, membri del Governo, per la seconda volta in pochi mesi ci ritroviamo a votare un provvedimento passato per una votazione fiduciaria. Una pratica che avremmo volentieri evitato, specie per un atto importante, come quello che stiamo esaminando. Mi correggo: un atto che sarebbe dovuto essere importante, volto a rilanciare la nostra economia nazionale, e che invece consta di oltre 80 articoli che vertono sul qualsiasi materia, Pag. 513mettendo le mani in pasta ovunque. Mi correggo di nuovo: non ovunque. Non certo, nel comparto che negli ultimi anni ha dimostrato di avere una forza sorprendente, andando a segnare una crescita, laddove tutto il resto sembra affondare. Sto parlando dell'agricoltura, la Cenerentola di questo provvedimento, che pure, nel primo trimestre del 2013, ha mostrato segni di grande vitalità, grazie ad una variazione tendenziale del PIL del +0,1 per cento e ad un aumento degli occupati dipendenti complessivi, pari allo 0,7 per cento, in netta controtendenza rispetto agli altri comparti.
  Eppure, nessuna disposizione concreta è stata presa a sostegno del settore primario, nemmeno il suo inserimento nel Fondo di garanzia, rimaneggiato dall'articolo 1 di questo provvedimento. In tutto il resto degli oltre 80 articoli, l'agricoltura entra di striscio e spesso per aspetti non strettamente legati a quella che è la sua natura. Parlo, ad esempio, degli incentivi ai serricoltori per il consumo del gasolio usato nel riscaldamento delle serre, la cui copertura prevede, tra l'altro, una riduzione proprio alle risorse economiche dedicate al comparto agricolo. Una misura che potremmo anche condividere nel merito, ma non certo nel modo in cui questo tema è stato affrontato nel decreto, tra le altre cose, introducendo in extremis nello stesso articolo la riconversione degli zuccherifici in impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
  Oppure parlo della modifica introdotta dal testo unico ambientale, relativa agli impianti di essiccazione di materiale vegetale impiegato dalle imprese agricole. In entrambi i casi – guarda la coincidenza ! –, interventi che hanno a che fare con impianti di produzione di energia e che non vanno a toccare minimamente il comparto agricolo nella sua sostanza. A proposito di energia, ma quando decideremo di puntare verso il risparmio energetico, anziché su questi impianti che avete definito scarsamente inquinanti, ma sappiamo benissimo, alla fine, quali sono le conseguenze per la salute dei cittadini ?
  Ma mi riferisco anche ai lavoratori dell'agricoltura, sempre più spesso giovani che stanno inventando, o forse solo riscoprendo, in una società ormai satura di consumo e consumismo, un modo di vivere diverso, un modo di vivere a contatto con la terra. L'occupazione giovanile in agricoltura segna un vero e proprio record, con un incremento di oltre il 9 per cento per i giovani under 35 e, allo stesso tempo, sempre seguendo la stessa linea di tendenza, sale il numero degli iscritti agli istituti professionali agricoli e agli istituti tecnici di agraria. Un aumento che supera il 42 per cento per l'anno scolastico 2012-2013. Dall'ultimo rapporto Excelsior Unioncamere emerge inoltre che grazie al turnover generazionale in agricoltura saranno 200 mila i posti di lavoro a disposizione dei giovani nei prossimi anni.
  Segnali importanti, troppo importanti, che non possono e non devono essere trascurati da un Paese che ha necessità di rilanciarsi magari partendo proprio dal settore agricolo, ma che invece restano completamente ignorati da questo decreto. Nessun segnale è stato inserito per incentivare le giovani generazioni ad occuparsi di agricoltura, ad esempio modificando l'articolo 66 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, in ambito di concessione di terreni agricoli. Prevedere delle agevolazioni per i giovani agricoltori, da soli o in associazione, strutturando gli appositi canoni di locazione dei terreni, non certo mettendoli in vendita, come l'articolo prevede in fondo, sarebbe certo una strada vincente.
  Al contrario, mettere in vendita la terra pubblica significa alienarla, significa darla in pasto a chi su quella terra ci vuole speculare. Magari per costruirci un bell'impianto di produzione di energia alternativa, o un bel parco eolico (in Calabria siamo abituati ai parchi eolici dei quali la criminalità organizzata ha approfittato sicché, ora, ci ritroviamo con delle pale eoliche che girano da sole, addirittura senza nemmeno essere collegate alla rete elettrica).Pag. 514
  Quindi, mettere in vendita la terra pubblica significa farla scomparire dal nostro patrimonio, significa considerarla quella che effettivamente è, vale a dire un bene comune. Il nostro Paese ha bisogno di giovani, ha bisogno della terra, ha bisogno di giovani che coltivino la terra, ha bisogno di raggiungere una sovranità alimentare, intesa come il diritto dei popoli a un cibo salubre, culturalmente appropriato, prodotto attraverso metodi sostenibili ed ecologici, in forza del loro diritto a definire i propri sistemi agricoli e alimentari.
  Insomma, avremmo voluto vedere in questo provvedimento un impegno concreto per il rilancio del comparto agricolo, anche nella sua dimensione di piccola e microimpresa. Ma quella che noi immaginiamo essere una priorità, per garantire al nostro Paese un futuro migliore, è completamente disattesa. È necessario portare avanti un programma di Governo e io, visto che è presente in Aula l'onorevole Boccia, ne approfitto per chiedergli se può riferire a sua moglie, che è Ministro dell'agricoltura, di fare veramente qualcosa a favore del nostro settore primario. È necessario portare avanti, un programma di Governo, che si ponga l'obiettivo di sviluppare l'enorme potenzialità dell'agricoltura nazionale, attraverso strategie mirate di sviluppo e adeguate agevolazioni fiscali, che tengano conto dei costi di produzione e delle conseguenze negative della speculazione finanziaria sulle materie prime.
  A niente di tutto questo si accenna, anche solo lontanamente, in questo decreto. A niente di tutto questo è stato dato spazio attraverso le molte proposte emendative di merito presentate da noi, del MoVimento 5 Stelle, e per queste ragioni non possiamo che ribadire il nostro voto nettamente contrario a questo «decreto del fare», «del fare poco ma fare proprio male».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, colleghi deputati, membri del Governo, quello che ci accingiamo a votare, dopo aver trascorso in quest'Aula oltre due giorni ininterrottamente, è l'ennesimo sopruso di questo Governo. Nonostante il testo non ci convincesse minimamente sin dall'inizio, abbiamo provato in ogni modo a lavorare al suo miglioramento, insieme a tutti gli altri gruppi parlamentari. Ciò è evidente dalla straordinaria quantità di emendamenti presentati e poi trasformati in ordini del giorno. Stiamo parlando di oltre 2 mila proposte emendative riferite a 86 articoli.
  Questo dovrebbe bastare per far rendere conto a chi ci ascolta da casa, dalle piazze, dal web, di quanto questo provvedimento, se non del tutto sbagliato, sicuramente necessitava di una buona revisione e di una attenta riflessione. Invece, blindato attraverso il voto di fiducia, questo decreto non fa altro che gettare fumo negli occhi dei nostri concittadini. Pochi i contenuti realmente necessari al rilancio dell'economia, moltissime le misure di facciata. Ma cosa si poteva pretendere da un decreto che al suo interno contiene 86 articoli che toccano, in maniera necessariamente non approfondita, 86 temi diversi ? Oltretutto, tante sono le disposizioni che, oltre a non risolvere nulla, potrebbero essere dannose per i cittadini italiani e per i lavoratori italiani. Penso, come ho già ribadito nei miei due interventi precedenti, alla sicurezza dei lavoratori che operano in ambito agricolo. Questo decreto, infatti, tenta di alleggerire le maglie di un testo, quello del decreto legislativo n. 81 del 2008, il testo unico per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, che fino a questo momento è servito a garantire sicurezza e diritto ai lavoratori, in particolare ai lavoratori agricoli e stagionali. Alleggerire le maglie di questo decreto potrebbe significare andare a ledere quei diritti acquisiti con anni di battaglie fuori e dentro il Parlamento. È ovvio che questo non è, e non sarà, l'unico danno che questo decreto potrebbe causare Pag. 515e che – ma ci auguriamo vivamente non accada – potrebbe essere addirittura peggiorato nel passaggio al Senato.
  Come i colleghi che mi hanno preceduto, non posso trascurare il fatto che da questo importante provvedimento – forse il più importante per le sorti del nostro Paese dopo il documento di programmazione economica e finanziaria – il comparto agricolo e il settore primario tutto siano completamente ignorati. Nessun intervento per il rilancio della nostra agricoltura, per la valorizzazione di quei prodotti DOC e biologici che il mondo ci invidia ma che noi non siamo capaci di tutelare. Ricordo all'Aula che l'Italia detiene il più alto numero di produzioni agroalimentari di qualità registrate in Europa. Sono ben 219. Inoltre, abbiamo il biologico che fa registrare un più 10 per cento di fatturato ed il PIL cresce solo in agricoltura. Infatti, secondo alcune associazioni di categoria, questo settore nel primo trimestre 2013 è il solo che fa segnare un aumento del valore aggiunto in termini sia congiunturali, con un più 4,7 per cento, sia tendenziali, con un più 0,1 per cento, mentre nel 2012 tale valore si è attestato su un più 2,2 per cento.
  Anche l'export dei prodotti agroalimentari è in assoluta controtendenza con la domanda interna in flessione, facendo registrare un aumento del 7 per cento dall'inizio dell'anno delle esportazioni e che spinge l'agroalimentare verso il record storico di 34 miliardi di fatturato. Questi dati assolutamente positivi si riflettono in un incremento dell'occupazione nel settore primario, con oltre l'8,5 per cento delle assunzioni di giovani sotto i 35 anni di età al primo trimestre 2013 e, nello stesso periodo, un aumento delle assunzioni complessivo dello 0,7 per cento.
  In questo quadro, il decreto del fare sarebbe stata un'ottima occasione per affermare questo trend positivo che avrebbe contribuito al rilancio di tutta l'economia nazionale, e invece nulla. Nessuna manovra che preveda un alleggerimento delle imposizioni fiscali per gli agricoltori, che li renda più liberi da provvedimenti quali l'IMU rurale – questione ancora non risolta – o che si ponga il problema degli altissimi costi di produzione che danneggiano l'agricoltura abbattendosi su di essa come un pesante macigno, né agevolazioni per l'accesso al credito, soprattutto per i giovani agricoltori, o locazioni delle terre demaniali. Manca completamente inoltre una visione sull'agricoltura italiana, una pianificazione di lungo periodo. Mi riferisco ad esempio ad un progressiva conversione dell'agricoltura tradizionale, che prevede un largo impiego di prodotti chimici, in un'agricoltura che sia rispettosa dell'ambiente e della salute umana, quindi che sia sostenibile.
  Quest'ultima mia affermazione non è una farneticazione ecoterrorista o uno spot elettorale.
  Basta leggere l'ultimo Rapporto nazionale pesticidi nelle acque del 2013 dell'ISPRA, che, per chi non lo conoscesse, è l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, non un rotocalco di gossip.
  Ebbene, l'ente ha pubblicato l'evoluzione della contaminazione e dell'inquinamento idrico sulla base dei dati raccolti a partire dal 2003. Lo studio testimonia un preoccupante aumento della frequenza di pesticidi nei campioni delle acque italiane superficiali e sotterranee. Se nel biennio 2007-2008 sono state individuate 118 diverse tipologie di prodotti fitosanitari, nel 2010 la cifra sale a 166 e per quest'anno le stime sono anche peggiori ! Superano i livelli massimi di pesticidi consentiti per le acque potabili il 34,4 per cento delle acque superficiali analizzate e il 12,3 per cento di quelle sotterranee.
  E poi vi è la questione della castanicoltura italiana (la coltivazione dei castagni) in ginocchio a causa di fitopatie importate per mancanza di controlli fitosanitari alle frontiere, la selvicoltura che non viene rilanciata e che fornirebbe, tra l'altro, la materia prima, legno o la pasta di cellulosa, che attualmente importiamo da Paesi europei ed extraeuropei, le produzioni nazionali di agrumi, di nocciole e così via, l'itticoltura, che risentono della concorrenza e della globalizzazione.Pag. 516
  E queste, non sono emergenze ? Non sono questioni che richiederebbero un'immediata azione in controtendenza ? Che mondo vogliamo lasciare alle generazioni future ? Che acqua ? Che aria ? Che suolo ? Vi ricordate cosa diceva quel proverbio indiano ? Il mondo non lo abbiamo in eredità dai nostri padri, lo abbiamo in prestito dai nostri figli !
  Ma di queste tematiche urgenti e preminenti nel decreto del fare non c’è alcuna traccia ! Ma ritorniamo alle questioni politiche. Non posso, colleghi deputati, non fare, infine, anche una riflessione su quanto è accaduto in queste ore; ore in cui la maggioranza e il Governo hanno impedito al Parlamento di lavorare in maniera costruttiva.
  Sì, perché non siamo noi del MoVimento 5 Stelle ad aver impedito al Parlamento di lavorare: è stato il Governo e questa maggioranza a farlo, impedendoci di apportare il nostro contributo ad un atto che dovrebbe essere la base per il rilancio della nostra economia, e quindi condiviso con tutte le forze politiche.
  Noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo esercitato e continuiamo ad esercitare l'unico strumento di cui spesso le opposizioni dispongono in Parlamento: fare sentire la nostra voce, senza stancarci di urlare la nostra indignazione, la nostra voglia di cambiare, la nostra voglia di essere qui, perché nove milioni di italiani ce l'hanno chiesto e non possiamo deluderli.
  Quei nove milioni che ci chiedono di non cedere, che in queste ore non hanno perso una sola parola di quanto stiamo dicendo in quest'Aula e che stanno continuando a diffondere sul web le nostre idee e la nostra voce. Quei nove milioni ai quali abbiamo promesso di non piegarci ad un sistema che non accettavamo dall'esterno...

  PRESIDENTE. Deputato Bernini, concluda.

  MASSIMILIANO BERNINI. ...e che, ancor meno – concludo, signor Presidente – accettiamo adesso che siamo qui, dove tocchiamo con mano il modo arrogante di agire di questa maggioranza e di questo Governo, che hanno partorito un decreto guazzabuglio con tutto e niente.
  È fin troppo evidente, quindi, che esprimeremo ed esprimerò un voto contrario su questo decreto del fare, non avendo avuto in alcun modo la possibilità di dare il nostro contributo per un concreto miglioramento del testo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, sono le sette; quindi, questa volta posso dire correttamente: buongiorno. Cari colleghi, questa corsa all'adozione dei decreti mi spiace. Poi parleremo anche del testo, perché noi, per esempio, in sede di Commissione, ma in tutte le Commissioni, stiamo lavorando anche a cose interessanti, che ci piacerebbe portare in Aula.
  Ma il sistema del decreto, che passa davanti a tutto, ci impedisce anche di contribuire con lo studio che stiamo facendo insieme ai colleghi. Nella Commissione agricoltura, per esempio, abbiamo affrontato e dovremo risolvere il problema delle mozzarelle di bufala, del DOP della mozzarella di bufala. Stiamo lavorando sui castagni, abbiamo deciso di approfondire anche la lotta alla contraffazione alimentare, che è il cuore dei prodotti italiani.
  Tutte queste cose staranno lì, non si sa per quanto tempo, fintanto che tutti questi decreti che partorisce il Governo e che forse partorirà ancora in futuro non finiranno, perché così in questa maniera non ci permettono di lavorare. E quindi questa è la preoccupazione più grossa di questo sistema.
  Poi nel «decreto del fare», nello specifico, che all'inizio nasce con 86 articoli, che poi tra bis e ter diventano oltre 100, che si divide tra gli aiuti alle imprese, le semplificazioni, il ritoccare qualcosa sulla giustizia, viene inserito di tutto, come i miei colleghi hanno precedentemente spiegato. Pag. 517E questo mi rattrista ancora di più, perché magari nel passato uno ha lavorato a testi importanti, come al decreto n. 81 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, oppure al testo unico ambientale del 2006. Quindi, con un decreto si vanno a toccare degli articoli all'interno di questi testi, che magari sono il frutto anche di lavori e studi di anni, con un sistema che depotenzia e rischia anche di danneggiare soprattutto l'ambiente e i cittadini italiani, fatto tutto con una certa fretta, con una certa urgenza, che impedisce anche molte volte di andare ad approfondire il sistema e di controbattere, perché è possibile emendare fino all'ultimo secondo, e poi dopo bisogna andare a discutere in Aula. Quindi è un sistema che personalmente non mi piace per nulla. Non so se potremo lavorarci insieme, ci sarà la possibilità anche di cambiare questo modo di lavorare.
  Detto questo, io voglio fare un appunto diretto al testo. Chi conosce le dinamiche parlamentari sa bene che questa alternanza tra maggioranza e opposizione porta sempre a situazioni paradossali. In passato, infatti, gli attuali sostenitori di questa nuova coalizione che governa il Paese hanno svolto una volta per uno negli anni il ruolo di opposizione, anche con discussioni lunghe come facciamo noi. Noi lo chiamiamo «costruzionismo» perché non è un qualcosa con cui vogliamo far perdere tempo a tutti questi deputati, ma è un messaggio che vogliamo dare agli italiani e anche a noi stessi, perché bisogna, per fare le cose bene insieme, lavorare insieme, anche rispettandoci. L'impegno di queste notti, di questi giorni che tutti hanno dimostrato, mi auguro che servirà a qualcosa, perché noi non ci arrenderemo finché avremo le forze.
  Oggi sembra, però, che sia il MoVimento 5 Stelle il nemico da sconfiggere, perché – almeno i fatti ci dicono questo – qualsiasi cosa esca dal MoVimento 5 Stelle deve essere, a prescindere, quasi bocciata, perché è del MoVimento 5 Stelle. L'ascolto alle problematiche passa oltre, insomma: «è del MoVimento 5 Stelle e quindi bisogna dire di no». Noi siamo qui per difendere la nostra voce, la voce dei nove milioni dei cittadini che ci hanno mandato qui, che continuamente ci contattano, che ci chiedono «ma come mai succedono queste cose». Poi c’è anche il problema dell'informazione che non riusciamo a fare uscire, perché televisione e giornali non sono «i nostri» (possiamo dire così, tra virgolette) e quindi passano delle informazioni che non sono corrette. Oggi, sul giornale di questa notte, leggevo che il MoVimento 5 Stelle si era ritirato da questo ostruzionismo – così è stato definito – perché doveva parlare con Letta. Posso assicurare che non è così, lo sapete anche voi, però sui giornali si leggono anche queste cose.
  È inquietante – e qui mi rivolgo a tutti coloro i quali hanno fatto convintamente delle battaglie per difendere le prerogative, il ruolo e la centralità del Parlamento, e che adesso, forse con un pizzico di imbarazzo, sono costretti ad assistere in silenzio alla deriva autoritaria che si vuole imporre – che le disposizioni transitorie dell'articolo 154 del Regolamento della Camera, vengano messe seriamente in discussione, proprio adesso, quando abbiamo di fronte la più ampia maggioranza parlamentare di tutti i tempi. Qualcuno di noi è stato ripreso dalla Presidenza, ai sensi dell'articolo 59 del Regolamento, per aver paventato il rischio di inutilità del Parlamento per la paradossale ragione che il Movimento 5 Stelle si sta battendo proprio per riaffermare la sovranità di questa istituzione. Questa grandiosa istituzione, dico io, per la quale milioni di persone sono anche morte nel passato è, ricordo, una Repubblica parlamentare che qualcuno, anche magari utilizzando le modifiche future al Regolamento della Camera, vorrebbe trasformare in un presidenzialismo. Questo non ci piace per nulla e quindi noi saremo qui, anche per combattere questo tipo di idea, di passaggio, che si vuole fare.
  In questo senso è anche il nostro impegno di questi giorni, che poi continuerà, magari, per forza nel futuro, a questo punto, perché si vuole anche andare a cambiare la Costituzione con dei sistemi che non sono previsti dalla Costituzione Pag. 518stessa. Tutti gridano allo scandalo per il nostro presunto ostruzionismo – che io chiamo invece «costruzionismo» – a questo provvedimento, che avremmo voluto semplicemente esaminare con tempi e con modi diversi, anche perché è molto ampio e abbraccia vari aspetti.
  Stiamo parlando del classico provvedimento omnibus, di per sé inammissibile nel nostro ordinamento giuridico e che, quando l'attuale maggioranza era all'opposizione, giudicava incostituzionale e usava tutti gli strumenti possibili per renderne difficile l'approvazione, come stiamo facendo noi adesso. Invito ogni singolo deputato a riflettere nel merito e non a guardare lo schieramento di appartenenza e le esigenze di tenere in piedi a tutti i costi il Governo.
  Il decreto del fare è composto da oltre 100 articoli, come ho detto. Siete davvero convinti che siano tutti importanti e che abbiano il carattere d'urgenza, come previsto dall'articolo 77 della Costituzione ? E l'omogeneità del provvedimento, che così tante volte in questa stessa Aula è stata invocata per censurare le decine di decreti che sono stati varati negli scorsi anni, è davvero irrilevante ?
  La sentenza n. 22 del 2012 della Corte costituzionale afferma che la semplice immissione di una disposizione nel corpo di un decreto-legge oggettivamente o teleologicamente unitario non vale a trasmettere per ciò solo alla stessa il carattere di urgenza proprio delle altre disposizioni, legate tra loro dalla comunanza di oggetto e finalità. Ai sensi del secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione che regola i presupposti per l'esercizio, senza delega, della potestà legislativa da parte del Governo, riguardante il decreto-legge nella sua interezza, inteso come insieme di disposizioni omogenee per la materia e per lo scopo, l'inserimento di norme eterogenee all'oggetto o alla finalità del decreto spezza il legame logico e giuridico tra la valutazione fatta dal Governo dell'urgenza e il provvedimento.
  Questo è per dire che in questo provvedimento «del fare», che comunque era nato anche magari – io voglio essere anche tranquillo – con tutta la volontà di fare le cose, è stato inserito di tutto e di più, e quindi questo carattere d'urgenza a nostro avviso non può essere definito tale.
  La suprema Corte, quindi, altro non fa che esplicitare ciò che sarebbe ovvio e che è improntato al semplice buon senso di un legislatore corretto e rispettoso delle istituzioni. Quindi, noi ci sentiamo, come gruppo MoVimento 5 Stelle, rispettosi delle istituzioni, e quindi ci sentiamo in imbarazzo, ci dispiace anche molto quando ci viene detto che noi non vogliamo far lavorare il Parlamento. No, noi lo vogliamo far lavorare, vogliamo dare potere, il giusto potere, al Parlamento, quello che adesso non c’è più, perché stiamo rispettando la Costituzione. Quindi, invito a riflettere tutti i deputati, gli altri deputati che dicono questo, che non è assolutamente vero.
  Accorcio un po’ perché altrimenti vado fuori tempo.
  Su questo decreto – come hanno detto i miei colleghi – ci sarebbe piaciuto vedere altro. Noi, con gli emendamenti, che poi non sono passati, e poi con gli ordini del giorno a seguire, abbiamo voluto mettere all'interno delle cose nuove, delle cose che potevano in qualche modo trasformare questo decreto «di tutto un po’» in qualcosa di meglio, a nostro avviso. E io – come ho già detto – sono membro della Commissione agricoltura e ho a cuore molto questo settore, e avrei voluto vedere, per il comparto agricolo, un maggiore impegno nella lotta contro la contraffazione e nella tutela sia delle imprese agricole che del settore della pesca, perché comunque sia il settore primario è il settore che ci dà da mangiare e in un futuro, se non avremo più questo comparto, dovremo dipendere dagli altri, e già oggi è difficile fidarsi del cibo che viene dall'estero, perché non viene fatto con le stesse garanzie di sicurezza e...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FILIPPO GALLINELLA. Vi ringrazio e spero che le mie parole possano aprirvi gli occhi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, membri del Governo, colleghi deputati, Zagrebelsky ha detto qualche giorno fa che si fa finta di vivere nella normalità della vita democratica e, infatti, come già abbiamo sentito, molti dei nostri interventi mirano a sottolineare l'importanza della Costituzione e il fatto che per la maggior parte dei casi, nel modus operandi di queste varie legislature che si sono succedute, questa non viene rispettata. E giusto perché le cose siano chiare, a proposito dei decreti-legge volevo ricordare il riferimento ad essi nell'articolo 77, secondo comma, della Costituzione italiana. Forse non a tutti è noto che questo articolo recita che: «Quando, in casi straordinari di necessità ed urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni».
  A ben vedere da un bel po’ di tempo non è più vero che debbano ricorre casi straordinari di necessità ed urgenza, in quanto i decreti-legge sono emanati non certo per fronteggiare ipotesi imprevedibili in cui sia indispensabile intervenire con urgenza, con la consapevole condiscendenza di tutti gli attori istituzionali (Governo, Parlamento, eccetera) ma sono emanati come via di fuga per fare il bello e il cattivo tempo. Noi del MoVimento 5 Stelle, nonostante abbiamo sostenuto sin dall'inizio di questa legislatura la centralità del Parlamento e del lavoro nelle Commissioni, purtroppo abbiamo dovuto adattarci a questo modo di lavorare. E ancora, a parte questo, noi del MoVimento 5 Stelle avremmo voluto arrivare al voto finale di questo provvedimento con uno spirito ben diverso, con uno spirito di soddisfazione, per quanto limitata chiaramente, derivante dall'aver potuto portare avanti un lavoro di condivisione e collaborazione, miglioramento del testo in esame, prendendosi il tempo necessario.
  Abbiamo più volte dimostrato che, se un lavoro va nella direzione degli interessi e delle utilità collettivi, siamo più che disponibili a favorirlo, al contrario di quanto scorrettamente colleghi degli altri gruppi parlamentari hanno sostenuto. Nel caso di questo decreto-legge non è stato possibile. E comunque l'abbiamo visto anche per quanto riguarda i decreti-legge precedenti. È stata una strada tortuosa e difficile quella che ha caratterizzato la vita di questo decreto-legge che oggi stiamo votando, e questi ostacoli che abbiamo trovato sono stati apposti da una maggioranza non disposta ad alcuna collaborazione. Credo non serva ricordare quale sia stato l'atteggiamento nei confronti degli emendamenti proposti dal MoVimento 5 Stelle: lo hanno già ricordato diversi miei colleghi. La maggioranza ha di fatto blindato il testo cedendo a poche modifiche.
  Allora pazientemente abbiamo provveduto a fornire degli ordini del giorno e per quanto riguarda noi deputati della Commissione agricoltura del MoVimento 5 Stelle, abbiamo avuto modo di vederli accolti. Una risposta positiva da parte del Governo che potrebbe sembrare un barlume di interesse per l'unico settore che nei fatti e nelle righe di questo provvedimento, ma anche negli ultimi anni, è stato completamente dimenticato, cioè quello dell'agricoltura. E in quest'ambito, ad esempio, è stata accolta la nostra richiesta di estensione alle microimprese (e ai settori agricoltura e pesca), del credito agevolato per i macchinari, con intervento limitato alle piccole e medie imprese; di verifica degli effetti applicativi del provvedimento riguardante il decreto legislativo n. 81 del 2008 in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro in agricoltura, nonché la richiesta di rivedere la disciplina della vendita delle terre agricole e a vocazione agricola per disporne l'affidamento e la locazione a favore di giovani agricoltori.
  Tuttavia, nonostante l'accoglimento dei nostri ordini del giorno, non possiamo nemmeno dichiararci soddisfatti. Come dicevo prima, avremmo voluto una collaborazione Pag. 520più diretta ed esplicita, ma ancora una volta, in senso costruttivo, cerchiamo di sperare che, a farsi carico delle questioni su cui abbiamo voluto porre l'attenzione, sia un cenno del tanto nominato scongelamento da parte del Governo.
  Chiaramente adesso abbiamo intenzione di mantenere alta la guardia sui fatti, come ancora la manteniamo alta sulla questione OGM. Anche qui il percorso è stato tutt'altro che lineare; si era partiti con una mozione condivisa da più gruppi parlamentari, all'ultimo è stata cambiata, ora si sta attendendo che il decreto interministeriale emanato all'ultimo diventi effettivo. E, a tal proposito, voglio ricordare che il decreto entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e nel frattempo la fioritura di mais MON810 seminato è una minaccia incombente, come la conseguente contaminazione di coltivazioni non OGM. Quindi dicevo che tale decreto interministeriale entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e vigileremo su questo.
  Tornando al «decreto del fare» è anche sorprendente che, leggendo le dichiarazioni del Ministro De Girolamo, essa sembra ritenersi pienamente soddisfatta dalle piccole modifiche introdotte dal decreto stesso.
  Io direi al Ministro e al Governo che noi ci saremmo comunque aspettati di più: ci saremmo aspettati più coraggio nell'inserimento dell'agricoltura in questo zibaldone di disposizioni che alla fine non cambieranno di una virgola lo status quo del settore.
  Non dimentichiamo che questo decreto è indubbiamente superficiale, come ho già detto altre volte: si tende a risolvere con un colpo di mano magari una problematica che richiede approfondimenti, che richiede riforme strutturali, che richiede una visione diversa. È paradossale come il provvedimento in esame, che si pone l'obiettivo di intervenire a sostegno dell'economia nazionale, non contenga di fatto alcuna disposizione di rilievo per il comparto primario nonostante questo sia l'unico settore – ancorché in un momento di gravissima crisi economica – che registra segnali positivi in termini di occupazione e di export del «made in Italy». Questi segnali positivi, infatti, non sono affiancati da una politica di sostegno e anzi, sulle spalle del settore agricolo italiano, pesano tuttora non pochi problemi. Potrei citare la questione dell'IMU in agricoltura, controversa e non ancora completamente risolta, potrei citare l'aumento dei costi di produzione, potrei citare il fenomeno della contraffazione agroalimentare che sta compromettendo l'agricoltura tradizionale e biologica nazionale ed è un fenomeno che occupa, se avete voglia di andare a dare un'occhiata, tutti i giorni la cronaca, in merito appunto a questo argomento. Sarebbe quindi auspicabile un rilancio del comparto agricolo nell'immediato futuro, anche nella sua dimensione di piccola e micro impresa, e questa dovrebbe diventare una priorità del programma di Governo, in piena sinergia con il Parlamento (quindi ricordiamoci sempre che il programma di Governo è in piena sinergia con il Parlamento e ricordiamoci che noi siamo una Repubblica parlamentare); questo dovrebbe avvenire in considerazione della necessità di sviluppare l'enorme potenzialità dell'agricoltura nazionale, con questo piano basato su mirate strategie di crescita e adeguate agevolazioni fiscali che tengano conto dell'aumento costante dei costi di produzione e delle conseguenze negative della speculazione finanziaria sulle materie prime.
  Sempre relativamente agli ordini del giorno proposti da noi della Commissione agricoltura, volevo comunque citare anche le modifiche al testo unico in materia ambientale, che vanno a toccare un contesto delicato e dalle complesse implicazioni e conseguenze, per introdurre modifiche che potrebbero comprometterne la bontà. Queste modifiche non si inseriscono pienamente in una riflessione sulla lotta all'inquinamento e sulla tutela della salute. Come già ho ricordato nei miei precedenti interventi, se dei cambiamenti al testo unico vanno apportati, non è certo questa l'occasione giusta per farlo.Pag. 521
  Tra tutte le modifiche introdotte mi vorrei soffermare proprio su quella che riguarda più da vicino il comparto agricolo, cioè l'aumento della potenza degli impianti di essiccazione di materiale vegetale impiegato da imprese industriali. Anche su questo ordine del giorno, accettato dal Governo, vigileremo ancora e vedremo se sarà possibile uno spiraglio di collaborazione. Spingeremo anche affinché si attivi una revisione di quanto già approvato in materia di biogas/biomasse nel settore agricolo, alla luce di una verifica di quali siano i reali danni che può arrecare un impianto per la produzione di energia – che sia biodiesel, biogas, metano, gasolio – della potenza di 1 MW. Tutto questo, tutte queste riflessioni mi servono per ribadire la contrarietà al provvedimento in esame ed io mi auguro che riusciamo anche appunto a trovare il coraggio di smettere di usare questo modus operandi imperante nella nostra legislatura e purtroppo anche nella nostra Repubblica parlamentare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, gentili colleghe ed egregi colleghi, abbiamo impiegato due lunghi giorni, una maratona democratica di 48 ore, per scoprire finalmente che la Presidenza comprende quello che è il nostro stato d'animo mentre ci sforziamo di renderci utili per l'intero Paese e per difendere la Costituzione italiana. Cito testualmente: «Il Parlamento è il cuore della democrazia. In alternativa non c’è nulla, c’è la dittatura». Bene, buongiorno. Abbiamo finalmente lo stesso identico modo di osservare quello che ci accade attorno. Perché, sapete, talvolta ci sembra di vivere in una realtà parallela alla vostra o forse è la vostra che è costruita in maniera parallela alla verità.
  Se siamo qui da 48 ore è perché, a nostro modestissimo parere, il Parlamento è il cuore della democrazia, della nostra democrazia italiana perché in alternativa abbiamo il nulla, perché in alternativa abbiamo la dittatura. Già, la dittatura, quella del Governo e dei suoi decreti da votare volta per volta con slanci di fiducia incondizionata: 630 parlamentari, qui, insomma, che ci stanno a fare ? Scaldano sedie ? Noi, non so gli altri, ma noi non siamo venuti qui per far numero né per garantire numeri a qualcuno o per dare man forte a chi ci garantisce qualcosa in cambio. Siamo qui per portare il nostro contributo per migliorare il Paese; 500 emendamenti, divenuti 80, ristretti ad 8. Più di così, anzi meno di così non avremmo mai potuto fare. Lasciare monco al 100 per cento un decreto governativo imperfetto per stessa ammissione dei partiti di maggioranza sarebbe stato un delitto per gli italiani, un delitto che, purtroppo, qualcuno non si è preoccupato di commettere.
  Ogni ulteriore spiegazione della dichiarazione di voto alla luce dei fatti è superflua e dopo che non ci avete concesso la benché minima possibilità di svolgere il nostro ruolo di opposizione costruttiva, vi chiediamo cortesemente di smetterla con questa storiella dell'ostruzionismo. Basta, davvero, ditelo ai vostri giornali, ai vostri giornalisti, alle vostre Tv ed alle vostre radio. Basta, non vi crede più nessuno. Cos’è l'ostruzionismo ? Ignorare le istanze di chi ha raccolto alle elezioni il 25 per cento non è ostruzionismo ? Far finta che non esistono emendamenti e, quindi, suggerimenti, consigli e migliorie, cos’è ? Come lo chiamate voi ? Democrazia, confronto, dialogo o dittatura della maggioranza ? Anzi no, anche la maggioranza in Parlamento ha visto bocciati i suoi emendamenti. Siamo dunque nell'era della dittatura governativa. È questa la Terza Repubblica che sognate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Praticamente un incubo per ogni uomo dotato di senno e spirito critico, insomma di carattere. Un ostruzionismo che il nostro straordinario Ministro Zanonato bolla come un modo per farsi conoscere. Ma per favore, conoscere da chi ? Da quella gente che ci incontra quotidianamente nelle piazze e che voi non ascoltate più se non nelle anacronistiche feste dell'unità o nei Pag. 522più moderni talent show di Maria De Filippi ? Un ostruzionismo che, a dire del Ministro Zanonato, nasconderebbe una mancanza di un'idea di sviluppo e crescita. Wow ! A saperla l'idea di sviluppo e crescita idealizzata dal Ministro monocolore Zanonato. A proposto, il mix tra bianco, rosso e blu è il grigio ? Sono mesi che attendiamo ad esempio un piano nazionale dell'acciaio dal Governo come stabilito dalla legge approvata da questo Parlamento. Dov’è nei fatti l'idea di sviluppo e crescita del Governo ? Il Ministro manca ai suoi impegni e cerca la toppa nell'offesa dell'avversario politico. Mi ha convinto, Ministro, leggerò i suoi giornali.
  Mi torna alla mente un discorso di qualche lustro fa. Cito: pensiamo troppo e sentiamo poco, ci serve umanità, bontà e gentilezza. Senza queste qualità, la vita è violenza e l'umanità è perduta. A coloro che mi odiano io dico non disperate, l'avidità che ci comanda è solamente un male passeggero. L'amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano, l'odio degli uomini scompare assieme ai dittatori, alla dittatura governativa ed il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo. E qualsiasi mezzo usino, anche lo sconsiderato uso della fiducia, la libertà non può essere soppressa. Combattiamo per un mondo nuovo che dia a tutti gli uomini un lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere. Mentivano, non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo.
  Allora, viva il Governo libero ! Libero di porre questioni di fiducia quotidianamente. Noi combatteremo per mantenere quelle promesse, almeno le nostre. Con questa maratona democratica di 48 ore abbiamo proprio voluto riportare centralità, importanza e senso a quest'Aula. Abbiamo voluto ridarle quel valore che i nostri padri costituzionali le hanno donato sin dal primo giorno. Padri costituzionali sbugiardati con i fatti nascosti e realizzati all'oscuro degli italiani da chi a quella tradizione si rifà come il Partito Democratico.
  Padri costituzionali ignorati, dimenticati, abbandonati e, spesso, sbeffeggiati da chi a quella tradizione non si è mai rifatto come l'altra faccia della medesima medaglia, chiamata PdL. Tra il 1997 e il 1998, gli amici di una vita ci misero ben un anno e mezzo e qualche crostata a casa di Gianni Letta per comprendere che non sarebbero mai riusciti ad apportare modifiche condivise alla Costituzione. Oggi, invece, sono più che sufficienti un paio d'ore nel solleone agostano, mentre l'intero Paese è al mare e mentre l'opinione pubblica è assopita dopo un anno di lavoro. Che strano: quando c'era da alimentare lo stucchevole teatrino della politica, l'intero Paese poteva attendere, oggi, invece, non può più attendere e deve necessariamente – necessariamente, mah ! – apportare queste modifiche costituzionali in tutta fretta.
  Questa maggioranza, di un arcobaleno monocromo, ha difatti presentato una modifica in deroga all'articolo 138 della Costituzione italiana: il 138 è l'articolo che blinda la stessa Costituzione da modificazioni selvagge. È l'articolo che permette di mantenere la Costituzione integra, di mantenere l'identità del nostro sistema istituzionale. L'articolo 138 serve a preservare la Costituzione.
  Questo decreto del fare, signor Presidente, non è altro che collegato alla modifica dell'articolo 138 della Costituzione. La moratoria richiesta nella Summer school del PdL sui temi etici è collegata alla modifica dell'articolo 138 della Costituzione. L'ennesima fiducia sul cosiddetto decreto ecobonus – quella fiducia che non chiederemo mai, per citare il Presidente Letta – che verrà posta tra domani e domenica (stando a ciò che racconta il Corsera del Governo) è collegata alla modifica dell'articolo 138 della Costituzione.
  La nostra opposizione nasce e cresce come ruolo e forza di costruzione. La nostra opposizione è collaborazione ai lavori ed alle attività concrete del Governo. L'unico interesse è il benessere e il Pag. 523futuro dei cittadini. Un benessere che non migliorerà con una modifica della Costituzione, di cui si parla da anni, ma che non c’è mai stata. Per noi, opposizione o maggioranza che sia, il faro rimane uno e semplicemente uno: il bene della nostra terra. E non quel vostro stucchevole teatrino della politica che avete portato avanti a stento negli ultimi vent'anni e a cui ormai, per vostra immensa sfortuna, non crede più nessuno. Qui, qui c’è l'Italia: lì siete rimasti voi, solo voi. Capite da che parte stare, capite chi oggi è partigiano della Costituzione, e sta dalla parte del sangue e dell'onore sacrificato sull'altare della patria da chi ha lottato duramente per dotarci di una Costituzione da difendere. Sempre se davvero l'amate e la rispettate questa Costituzione. E come detto in precedenza, signor Presidente, il mio voto al decreto «del fare» non potrà che essere contrario, perché da democratico sono contrario alla dittatura del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole L'Abbate. Io apprezzo moltissimo il tentativo di dimostrare la connessione tra il decreto «del fare» e la modifica dell'articolo 138. Diciamo che l'accetto come incidentale come ho fatto in tutti gli altri interventi, perché so quanto questa battaglia sia legata anche a quello. Pregherei, ovviamente, anche gli oratori che verranno, da adesso fino alla fine del dibattito, di tenere conto che è un'incidentale e non è il punto principale dell'intervento, perché, altrimenti, come ho già spiegato precedentemente, sarei costretto ad intervenire.

  GIUSEPPE L'ABBATE. È tutto collegato !

  PRESIDENTE. No, onorevole L'Abbate, siamo qui da dodici ore e ho spiegato per dodici ore che il collegamento è ideale con tutto, anche con l'astronomia. Però stiamo parlando del decreto «del fare», come sappiamo. La ringrazio. Vale per gli oratori che verranno dopo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Buongiorno, signor Presidente, deputati colleghi, in queste ore, abbiamo assistito nuovamente all'ennesima macchina del fango contro il MoVimento 5 Stelle, con numerose dichiarazioni di esponenti del Governo e della maggioranza volte ad attribuirci la responsabilità del ricorso alla fiducia, quando, in realtà, fin dal principio, dall'avvio dell'esame di questo decreto-legge, è stata chiara la volontà del Governo e della maggioranza di arrivare al voto di fiducia. Lo si è visto da come sono stati condotti i lavori parlamentari, a partire dalla discussione nelle Commissioni o, meglio, dalla non discussione nelle Commissioni. Chiedo ai deputati colleghi, se hanno avuto modo di approfondire, nelle loro Commissioni di appartenenza, la complessa mole di articoli presenti nel decreto-legge.
  Rispondo io: no, non è stato possibile, e lo dico non con intenti di mera critica strumentale perché qui è in gioco la democrazia del nostro Paese, il ruolo e le funzioni del Parlamento su cui tutti noi dobbiamo prestare la massima attenzione. Porto ad esempio quanto è accaduto nella mia Commissione, la IX Commissione (Trasporti) dove, pur a fronte di numerose disposizioni di interesse della Commissione di cui faccio parte, quali le norme relative alle infrastrutture materiali e immateriali, ai trasporti, alla nautica e alle telecomunicazioni, non si è avuto un solo giorno di dibattito, a meno che non si voglia considerare tale la relazione introduttiva del relatore o lo show del Ministro Lupi venuto ad esprimere il parere del Governo sul testo. Non un solo giorno, lo ripeto, è stato dedicato alla discussione del provvedimento nella nostra Commissione, impedendoci così di evidenziare le numerose criticità presenti. Noi saremmo, quindi, gli irresponsabili ostruzionisti ? Siamo noi a fare ostruzionismo ? Siete voi ad avere impedito con pratiche ostruzionistiche che il provvedimento seguisse il regolare iter di approvazione.Pag. 524
  Come ho già detto in occasione del mio intervento in Commissione, questo modo di procedere non solo è poco serio, ma svilisce il ruolo dello stesso Parlamento e in particolare delle sue Commissioni parlamentari, chiamate a svolgere un'importante funzione di analisi e di istruttoria dei provvedimenti legislativi, in particolare di quelli di origine governativa, a salvaguardia e garanzia dei principi democratici alla base dei processi decisionali della nostra Repubblica. Quindi, non accettiamo la morale da nessuno in quest'Aula, non accettiamo critiche da chi opera in maniera sleale stravolgendo la normale prassi parlamentare.
  Non mi si venga a dire che è normale prassi convocare riunioni notturne delle Commissioni, riunirsi riservatamente con il Governo per concordare le modifiche, procedere con continui rinvii delle votazioni e accantonamenti degli emendamenti o correndo ai ripari su decisioni prese per pressappochismo e incompetenza come, non ultimo, il caso eclatante che ha riguardato le correzioni apportate in extremis all'articolo 10 sulla liberalizzazione dell'accesso alla rete Internet tramite tecnologia wi-fi. Altro che liberalizzazione, se non fossimo intervenuti noi rischiavate di danneggiare definitivamente il wi-fi nel nostro Paese.
  Gli obblighi imposti con le vostre modifiche ai gestori di connessione wireless, parliamo di bar, ristoranti e alberghi, erano addirittura più gravosi di quelli del vituperato decreto Pisanu. Costringere i gestori ad assegnare, temporaneamente, un indirizzo IP per tracciare i MAC Address dei device degli utenti che accedono alla rete wireless mantenendo contestualmente anche un registro informatico di queste connessioni non solo avrebbe rappresentato un impegno gravoso per i piccoli e medi esercenti pubblici ma, come hanno evidenziato anche autorevoli esperti, era anche tecnicamente improponibile.
  Insomma, un disastro annunciato che abbiamo evitato che si abbattesse sul Paese grazie al nostro intervento perché se fossero malauguratamente passate le vostre modifiche avreste costretto alla chiusura tutti gli attuali punti di accesso wireless in Italia, che è già molto in ritardo rispetto a molti altri Paesi, e anche rispetto a molti altri Paesi in via di sviluppo o comunque più arretrati sotto altri punti di vista del nostro.
  Mi fermo qui perché purtroppo di norme inutili, contraddittorie e pericolose è pieno questo decreto «del fare» o meglio «del fare poco e male». Chiaramente, come ho detto all'inizio, immediata è partita la macchina del fango del partito unico, del PD più e meno «L» contro il MoVimento 5 Stelle, reo di aver chiesto l'accoglimento di ben otto nostri emendamenti, lo ripeto, otto emendamenti, non ottocento come ho sentito dire da alcuni rappresentanti del Governo per giustificare la questione di fiducia.
  Bene, questi otto emendamenti sono stati considerati dal Governo irricevibili e per questo motivo additati strumentalmente come un'opposizione irresponsabile e velleitaria. Ma andiamo a vedere quali sono questi emendamenti di cui stiamo parlando e se davvero erano inaccettabili perché, secondo me, ma suppongo anche secondo moltissimi cittadini italiani sembrano tutti emendamenti di buonsenso. Questi sono gli emendamenti che sono stati giudicati irricevibili dal Governo: il primo è quello che chiede la riduzione dei contributi per i CIP6 per le assimilate e gli inceneritori; per il Governo è irricevibile pur essendo noto che l'Italia è l'unico Paese al mondo che concede incentivi alla produzione di energia elettrica dagli inceneritori. Il secondo emendamento è quello che incentiva le aziende a non delocalizzare all'estero; per il Governo è irricevibile perché non rappresenta una priorità incentivare le produzioni nazionali a rimanere nel nostro territorio, per dare lavoro ai nostri lavoratori. Il terzo emendamento è quello che sostiene il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese attraverso i risparmi prodotti dai tagli degli ingenti costi della politica.
  Per il Governo è irricevibile, perché è nota la sua contrarietà ai tagli ai costi della politica. Quarto emendamento: parliamo Pag. 525dell'emendamento per permettere l'erogazione diretta dei finanziamenti da parte della Cassa e depositi e prestiti, che gestisce i risparmi degli italiani, evitando che transitino per le banche. Per il Governo è irricevibile, pur comportando un risparmio per lo Stato di centinaia di milioni di euro l'anno.
  Quinto emendamento: parliamo dell'emendamento per una Tobin tax, per intenderci la tassa sulle transazioni finanziarie, per colpire le attività speculative del trading day. Per il Governo è irricevibile, perché non è una priorità la lotta alla speculazione finanziaria. Sesto emendamento: parliamo dell'emendamento per evitare la deregulation sulla riedificazione di immobili demoliti e ricostruiti. Per il Governo è irricevibile, perché la speculazione edilizia è più importante della tutela del nostro paesaggio. Settimo emendamento: parliamo dell'emendamento per la rimodulazione dell'IVA sui servizi portuali. Per il Governo è irricevibile, perché non va bene incentivare le imprese del settore nautico, riducendo l'IVA al 10 per cento, poiché preferisce sostenere i ricchi possessori di yacht togliendo loro la tassa di possesso. Ottavo emendamento, infine: parliamo dell'emendamento per il pagamento degli stagisti impiegati dal Ministero della giustizia. Per il Governo è irricevibile, perché gli stagisti non meritano nessuna retribuzione per il lavoro svolto presso gli uffici giudiziari.
  Ecco, queste sono le otto proposte emendative considerate irricevibili dal Governo e per cui siamo tacciati di essere un'opposizione irresponsabile e velleitaria. Ebbene, sappiate, esponenti del Governo dei Letta e del partito unico del PD più e meno «L», che noi del MoVimento 5 Stelle continueremo ad essere irresponsabili e velleitari ogni qual volta farete voi ostruzionismo ad un regolare dibattito parlamentare, ogni qual volta tenterete voi, con i vostri comportamenti irresponsabili di esautorare il Parlamento delle sue prerogative costituzionali, ogni qual volta voi sminuirete l'attività delle istituzioni legislative riducendole ad una mera funzione consultiva e di ratifica di atti normativi del Governo. Ebbene, per la democrazia del nostro Paese continueremo ad essere orgogliosamente irresponsabili e velleitari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, colleghi, il complesso degli ordini del giorno presentati in merito al decreto in oggetto, come abbiamo visto, ha spaziato su moltissimi temi, essendo gli stessi temi affrontati dalla norma per la cui approvazione il Governo ha ritenuto opportuno chiedere la fiducia a questa Assemblea. Tale opportunità, noi la contestiamo fortemente, e contestiamo ancora di più le spiegazioni strumentali e infondate che riguardano una presunta impossibilità di dialogo con il gruppo di cui faccio parte, quello del MoVimento 5 Stelle.
  Il nostro è stato un atteggiamento responsabile, che ha cercato di mediare fra la necessità di una corretta evoluzione dei lavori parlamentari e quella ancora più imprescindibile che riguarda il rispetto dei milioni di italiani che noi siamo stati chiamati a rappresentare in questo Parlamento, che chiedono al Governo e a questo Parlamento una presa di posizione forte per il cambiamento, una qualche dimostrazione che la classe politica, responsabile dello sfacelo in cui versa il Paese, abbia finalmente cominciato a capire le proprie responsabilità, e la necessità di porsi in posizione di ascolto di fronte alla cittadinanza tutta, che chiede a gran voce un cambio di rotta, un dialogo con le forze politiche, un segnale di cambiamento.
  Purtroppo, anche il cosiddetto decreto «del fare», come abbiamo illustrato in questi giorni di discussione sia in Commissione che in quest'Aula, contiene una serie di interventi normativi che non presentano nessuna coerenza interna, nessuna logica, che non fanno intravedere nessun piano di lavoro, nessun obiettivo Pag. 526concreto. I circa 400 emendamenti che avevamo individuato non sono stati motivati da una volontà di ostruire i lavori parlamentari, ma dalla reale necessità di apportare le dovute correzioni a questa macedonia legislativa.
  Ci è stato chiesto di ridurli, e lo abbiamo fatto, siamo stati disponibili a ritirare la maggior parte delle nostre pur giuste richieste di modifica del decreto in oggetto, nella speranza che su alcuni punti che riteniamo fondamentali, quelli rappresentati dagli otto emendamenti che eravamo disposti a presentare e a votare, avremmo avuto la possibilità di un dialogo, di un confronto, una possibilità di esprimere le ragioni delle nostre proposte. Ma neanche questo nostro atteggiamento, che possiamo senza timore definire di responsabilità, ha ricevuto alcun segnale di riconoscimento. Non solo questo Governo ha posto la fiducia al decreto in oggetto, ma da parte di esponenti delle forze politiche che compongono questa più che eterogenea maggioranza, abbiamo sentito affermare che la necessità di porre la fiducia era da attribuirsi all'ostruzionismo del MoVimento 5 Stelle.
  È falso, e lo sanno benissimo anche coloro che affermano il contrario.
  La necessità del voto di fiducia risiede nella stessa natura di inconsistenza che pervade il decreto-legge in oggetto, e negli equilibri precari tra le forze protagoniste del più palese e sfacciato inciucio attuato dai partiti, che si sono presentati in campagna elettorale ai propri elettori in netta contrapposizione fra loro, ma poi non hanno esitato, in perfetta sintonia, a mettere in essere l'unico modo che gli è rimasto per rimanere aggrappati alle proprie poltrone, per ritardare la propria scomparsa, mantenendo uno status quo e un modus operandi che sono la causa principale della tragedia economica e sociale in cui versa il nostro Paese, e palesando così, in modo completamente evidente, la somiglianza fra loro e la distanza che li separa dalla società...
  Abbiamo per questo deciso, signor Presidente, di ripresentare buona parte delle nostre proposte di modifica attraverso lo strumento dell'ordine del giorno, perché, anche se tale strumento ha una forza minore degli emendamenti, ci tenevamo a ribadire le innumerevoli incongruenze, furberie, pasticci, che riempiono il decreto-legge cosiddetto «del fare».
  Crediamo in questo modo di essere riusciti a dimostrare che con questo decreto-legge si continua a fare poco e a fare male, e in qualche caso, a fare solo gli interessi dei soliti noti, interessi che nulla hanno a che vedere con quelli del Paese.
  Abbiamo voluto dare la possibilità ai componenti di questa Assemblea, inoltre, attraverso la votazione dei nostri ordini del giorno, di lanciare un seppur minimo segnale della volontà di rivendicare il proprio ruolo, usurpato negli ultimi anni da una prassi legislativa anticostituzionale che la svuota delle sue prerogative. Purtroppo dobbiamo constatare che i colleghi non hanno saputo cogliere questa occasione, e che, invece di analizzare nel merito le indicazioni che abbiamo sottoposto e votarle di conseguenza, pensando unicamente, come dovrebbe essere, al bene del Paese, non sono riusciti ad uscire fuori dagli schemi e dalle logiche di alleanze e di inciuci.
  È questo il motivo per cui, anche di fronte a una totale, ma il più delle volte parziale, accettazione da parte del Governo delle indicazioni suggerite, abbiamo chiesto all'Assemblea di volersi esprimere. Ricordiamo che buona parte delle proposte da noi presentate erano state dichiarate condivisibili da membri di questa maggioranza esponenti della compagine di Governo, e che addirittura alcune di esse erano delle riproposizioni di emendamenti di questa maggioranza, o punti programmatici dei partiti che la compongono. Ma come ormai gli italiani hanno potuto tristemente constatare, i programmi con cui hanno chiesto il voto le forze che sostengono questo Governo poco o nulla hanno a che fare con le azioni, una volta che sono stati eletti.
  Ora, Presidente, siamo chiamati ad esprimere il nostro parere sul complesso del provvedimento in oggetto, un provvedimento che abbiamo provato, purtroppo, pare, per lo più inutilmente, a migliorare, a rendere coerente, a trasformare in uno Pag. 527strumento capace di dare risposte concrete, nonostante la confusione che genera il suo occuparsi di tutto e di più, senza però riuscire a suggerire nessuna soluzione concreta ai problemi reali di cui soffre il nostro Paese.
  E quale parere possiamo esprimere, di fronte all'atteggiamento intransigente di questo Governo, che non vuole accettare nessuna indicazione di indirizzo, e che, dopo aver impedito di emendare il provvedimento ponendo la fiducia, ha trasformato la maggior parte delle richieste formulate attraverso gli ordini del giorno in mere raccomandazioni, che come sappiamo, al pari degli ordini del giorno, non si negano a nessuno; o almeno, ancora non si negano a nessuno, perché, come ricordava il collega Di Maio, anche quest'ultima possibilità di espressione da parte delle opposizioni di fronte alle improprie azioni legislative del Governo, si vuole eliminare in sede di approvazione del nuovo Regolamento di questa Assemblea.
  Ma la partita che stiamo giocando in quest'Aula non riguarda solamente l'approvazione di un decreto del «tanto per fare finta di fare», che sia chiaro. La nostra battaglia si rivolge contro una strategia complessiva di svuotamento delle prerogative generali che la Costituzione attribuisce al Parlamento, e che non si riassume solo nella prassi ormai consolidata che vede il Governo attore della fase propositiva e legislativa, e le Camere chiamate solamente ad avallare quanto deciso da quest'organo.
  Il motivo principale per cui siamo disposti a continuare a passare giorno e notte in Aula riguarda un vero e proprio tentativo di colpo di Stato che si sta cercando di perpetrare, approfittando del periodo estivo. Ma non è questa l'occasione per affrontare questo argomento, anche se la sua assoluta gravità giustificherebbe tale digressione dall'oggetto del nostro intervento.
  Tornando al provvedimento in oggetto ci chiediamo: ma cosa dovremmo approvare, Presidente, un puzzle fatto di pezzi che non si incastrano fra di loro, ma piuttosto fanno il gioco di interessi particolari ? Ne potremmo citare molti, come quelli dell'industria mortale dell'incenerimento e dell'inquinamento ambientale, come quelli della casta di funzionari indicati ad personam da questo e dai precedenti Governi, come quelli di consorzi per la costruzione di opere impossibili da realizzare, in combutta con le parti malate di pubbliche amministrazioni, come quelli dei soliti privilegiati.
  No, signor Presidente, non possiamo dare la nostra approvazione a una norma che, piuttosto che provare a risolvere la gravissima situazione economica e sociale in cui versa il nostro Paese, evitando una tragedia che purtroppo si materializza sempre più incombente al nostro orizzonte, si prende gioco degli italiani, provando a far passare una accozzaglia di misure incoerenti fra di loro e ininfluenti al fine della ripresa economica, come se fosse la panacea per i mali del Paese.
  Ho ricevuto in queste ore una lettera di un architetto, di un artigiano dell'arte che con la sua opera ha dato lustro internazionale al nostro Paese: voglio leggerne qui i passaggi finali, perché secondo me danno meglio di quanto potrei fare io la misura della disperazione provocata da modi di agire politici che non danno risposte ai problemi reali della gente e che sono ben rappresentati da questo ennesimo decreto del «fare finta di fare»: «La mutazione da homo sapiens sapiens a homo habilis è qualcosa da allontanare con forza, ma se le azioni saranno disattese si creeranno le circostanze atmosferiche affinché ciò avvenga in modo naturale. La mutazione arriverà con l'aria e con la terra. Non colpirà solo noi, si estenderà a dismisura creando i giorni dell'ira. Di certo se subiremo la mutazione conserveremo comunque l'abilità di costruire strumenti. L’habilis si serviva dei chopper per sopravvivere. Noi faremo di meglio, l’habilis lavorerà dentro di noi con lo stesso istinto di sopravvivenza e forgerà strumenti magnifici atti a mantenere la difesa della vita. Il pensiero poi sarà circoscritto e fissato in modo patologico al mantenimento strategico di soluzioni estreme per continuare a sperimentare i cinque sensi e altro, come il respirare serenamente. L’habilis era in Pag. 528grado di distinguere i propri nemici ed era in grado di neutralizzarne gli effetti nefasti. Aveva memoria e ricordando il male subito agiva di conseguenza. Dopo milioni di anni d'evoluzione umana non si sono cancellate le condizioni primarie che hanno garantito la continuazione dell'esistenza della specie. L’habilis è già apparso, come ombra, altre volte nella storia umana e continua a farlo, basta guardarsi intorno, per essere veggenti basta guardarsi indietro. È sufficiente la vista di una sezione del cervello umano, basta considerare che ha come base il cervello rettiliano che oggi trasmette costantemente un segnale di grande pericolo.
  Risvegliando l'istinto bestiale, escogiteremo soluzioni estreme e dal momento che da necessità si farà virtù potremo esportare le opere artigianali da noi prodotte diventando così primi nel mondo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MASSIMO ENRICO BARONI. La nostra sarà una missione di pace ! Non fateci diventare delle bestie». Ebbene, signor Presidente...

  PRESIDENTE. No, ebbene purtroppo no. Deve concludere.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Spero che la disperazione e la determinazione che trasudano da queste parole possano servire a farci riflettere su quello che stiamo facendo, e sulle conseguenze e le responsabilità delle nostre azioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Bianchi. È l'ultimo intervento, perché, com’è noto, sospenderemo per la pausa tecnica e riprenderemo alle ore 9.
  Prego onorevole Bianchi, ha facoltà di parlare.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, gentili colleghi, nonostante molti ordini del giorno siano stati accolti dal Governo sicuramente non possiamo anzi rifiutiamo categoricamente di dire d'essere soddisfatti, anche perché sappiamo che il valore di un ordine del giorno è praticamente pari a zero.
  Vorrei spiegare a chi ci ascolta o a chi guarderà il video come si sono svolti i lavori, relativi a questo decreto, quindi farò un piccolo e velocissimo riassunto.
  Arriva alla Camera un decreto detto decreto «del fare», decreto-legge del 21 giugno 2013 n. 69; viene distribuito in tutte le Commissioni (la I e la V in fase referente, mentre le altre in sede consultiva) e nel frattempo il legislativo coordinato dai deputati inizia il faticoso e molto, molto pesante lavoro emendativo del testo. Si arriva alla consegna, con un totale di circa 2.200 emendamenti di tutti i gruppi, quindi sia maggioranza che opposizione.
  La stragrande maggioranza degli emendamenti è del Partito Democratico. Solo il nostro gruppo ne ha presentati circa 500. Poi, dopo uno strano algoritmo impostoci dai presidenti, siamo scesi a ottanta, poi a otto e, infine, il Ministro Franceschini ci ha proposto di accettarne solo due, tra l'altro li sceglievano loro, quindi due che per noi contavano sicuramente meno. Ovviamente, a questo gioco al ribasso noi non ci stiamo. E quindi Franceschini, al suo secondo intervento in Aula, chiede la seconda fiducia al Governo.
  Ricordo, anche perché in politica si tende ad avere la memoria molto, molto corta, che il Primo Ministro Letta, durante il suo primo discorso, espresse chiaramente la sua contrarietà al ricorso alla fiducia; secondo lui il Parlamento doveva ovviamente ritornare ad avere la sua centralità legislativa. Tutte parole al vento: come abbiamo visto, alla prima occasione sono state tutte dimenticate. Una piccola considerazione mi viene da fare: sono stati presentati 2.200 emendamenti, la maggior parte dal Partito Democratico, quindi significa che questo decreto, che è arrivato dal Governo, qualche problema lo avesse: non era sicuramente scritto in modo appropriato. Allora, mi chiedo: perché questa ottusità nel respingere la stragrande maggioranza degli emendamenti e poi arrivare a porre la questione di fiducia ? Perché questa ottusità da parte del Governo ?Pag. 529
  Anch'io, mi sento inoltre in dovere di spiegare il perché di questo ostruzionismo. La strategia di questa strana maggioranza delle larghe intese è quella di riformare l'articolo 138 della Costituzione: ecco il perché del blocco dei lavori. Cerchiamo di sensibilizzare l'opinione pubblica e informare il più possibile tutti i cittadini. Pensiamo che una modifica così importante abbia bisogno di un'ampia discussione.
  Adesso mi chiedo e vi chiedo: è normale convocare in fretta e furia la Commissione affari costituzionali di sabato e domenica, il 27 e il 28 luglio, appunto per elaborare una modifica costituzionale ? Anche un bambino capirebbe che c’è qualcosa qui che non quadra.
  Ritornando al nostro decreto, la parte più efficace di esso è, a mio parere, il nome conferitogli: decreto «del fare», una mossa mediaticamente indovinata, che nasconde abilmente il non fare contenuto nel provvedimento. Mi viene quasi da pensare che, se avessero messo come nome il decreto «dei soldi», mediaticamente sarebbe passato il messaggio che il Governo regalava i soldi. Sono infatti molteplici i settori e i campi, nei quali questo Governo ha deciso di intervenire. L'ha fatto, a nostro giudizio, in maniera poco seria e attraverso l'adozione di azioni che concretamente, nel lungo periodo, non produrranno alcun effetto positivo per l'economia del nostro Paese. Vado velocemente a spiegare il perché della presentazione del mio ordine del giorno e cosa volevo evidenziare al Governo. In sede di esame di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 giugno 2013 n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, stiamo parlando di misure urgenti per il rilancio dell'economia, l'articolo 18 reca misure volte a sbloccare cantieri, prevedere opere di manutenzione del territorio e istituire un fondo per piccoli comuni. Nello specifico, il comma 4 del medesimo articolo introduce misure volte a garantire la prosecuzione e quindi realizzazione dei lavori relativi al corridoio tirrenico meridionale A12, Appia e Bretella autostradale Cisterna-Valmontone. Quindi, stiamo parlando di una disposizione urgente, ma, in realtà, andiamo a dare soldi per lo sviluppo di una strada, il proseguimento della realizzazione di una strada.
  Le associazioni ambientaliste hanno espresso forti perplessità e contrarietà alla realizzazione del corridoio tirrenico meridionale A12 e nello specifico, appunto, la tratta Cisterna-Valmontone, denunciando la possibile devastazione di ben due riserve naturali, quella di Decima Malafede e la riserva statale del litorale romano, caratterizzate da primaria importanza per la fauna e l'avifauna stanziale e migratoria e dall'erosione di migliaia di ettari coltivati nell'agro pontino, con ricadute ovviamente sul mercato ortofrutticolo.
  Quindi, a questo punto io chiedevo al Governo di rivalutare l'ipotesi di sospendere la realizzazione di questo corridoio e nello specifico, appunto, della tratta Cisterna-Valmontone. Ovviamente, non è stata recepita questa mia richiesta di ordine del giorno anche perché, comunque, questa infrastruttura presenta diverse criticità. Come ho già detto, diverse testate hanno riportato la notizia in modo molto, molto negativo. Si sono creati comitati per il «no» a questa struttura, che solo una politica sorda non può oppure non vuole ascoltare per appoggiare le lobby del cemento, quel cemento insensato che noi tanto animatamente cerchiamo di combattere.
  Adesso vorrei fare un paio di considerazioni in merito all'ambiente...

  PRESIDENTE. Diciamo una.

  NICOLA BIANCHI. Una ?

  PRESIDENTE. Ha un paio di minuti.

  NICOLA BIANCHI. In un paio di minuti un paio ne facciamo allora... Il MoVimento 5 Stelle mette sicuramente al primo posto l'ambiente, anche perché una società che non vede uno sviluppo ecocompatibile ed ecosostenibile è una società che nega il proprio futuro ai propri figli e questo è gravissimo per noi ed è inconcepibile e inammissibile.
  Un'altra piccola considerazione: noi siamo venuti qui, nella massima istituzione, Pag. 530con uno spirito costruttivo. Ci troviamo a confrontarci all'interno delle Commissioni con tutti gli altri rappresentanti dei partiti. Ebbene, in questo decreto non ci è stata data questa possibilità, anche perché noi, come MoVimento 5 Stelle non votiamo a prescindere una parte politica o l'altra ma siamo qui per ascoltare e recepire le idee, siamo qui portavoce dei cittadini che ci danno e ci dettano le istanze che vogliono che la massima istituzione discuta. Il Parlamento deve ritornare ad avere la sua centralità ed è per questo...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  NICOLA BIANCHI. ...adesso mi avvio a concludere. Ed è per questo che comunque il MoVimento 5 Stelle voterà sempre e comunque le idee e non la parte politica.
  Mi accingo a concludere. Per concludere innanzitutto voglio evidenziare l'incapacità dei presidenti della I e della V Commissione e, quindi, anche del Governo nell'organizzare e gestire al meglio i lavori di Commissione, in quanto questi ultimi si sono svolti principalmente durante l'orario notturno. Le decisioni sulla «carne viva» della società sono state quindi prese in orari in cui la lucidità mentale sicuramente non era al massimo. Molte volte le votazioni non venivano neanche «contate» e si ripetevano votazioni solo perché diversi componenti della maggioranza si dimenticavano di alzare la mano e, quindi, andavano sotto su alcuni provvedimenti.
  Ritornando al decreto, posso affermare che con esso continuate a mettere delle pezze perché non prevede nessuna programmazione futura, manca di una visione di insieme e non risolve i problemi che persistono, non trovando soluzioni all'altezza. Quindi, per tutte le ragioni enunciate dichiaro il mio voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Essendo giunti alle ore 8, dovremmo sospendere, per una pausa tecnica, lo svolgimento degli interventi per dichiarazioni di voto finale, che riprenderanno alle ore 9.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 25 luglio 2013, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla II Commissione (Giustizia):
   S. 896. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o luglio 2013, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena» (approvato dal Senato) (1417) – Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XII.

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
  Essendo giunti alle ore 8, sospendiamo per una pausa tecnica lo svolgimento degli interventi per dichiarazione di voto finale, che riprenderanno alle ore 9.

  La seduta, sospesa alle 8 di venerdì 26 luglio 2013, è ripresa alle 9,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Marantelli, Pannarale e Vargiu sono in missione a decorrere dalla ripresa della seduta.Pag. 531
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa delle dichiarazioni di voto finale – A.C. 1248-A/R)

  PRESIDENTE. Avrà ora luogo lo svolgimento dei residui interventi per dichiarazione di voto finale.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, sull'articolo 8 del Regolamento: vorrei sapere se è necessaria la presenza di qualcuno dei relatori in Aula al fine del regolare svolgimento della seduta.

  PRESIDENTE. Sì, eravamo convinti che ci fosse il vicepresidente della Commissione affari costituzionali Toninelli, che in realtà stanno andando a cercare. Dunque, stiamo cercando di reperire uno dei relatori, un vicepresidente di Commissione o un presidente di Commissione. Va detto che siamo in una fase di dichiarazione di voto finale per cui non è strettamente richiesta la presenza di un relatore, però è chiaro che, se una forza politica ne fa richiesta, ne prendo atto. Lo stiamo cercando, sospendo la seduta per dieci minuti.

  La seduta, sospesa alle 9,10, è ripresa alle 9,30.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, intervengo sempre sull'articolo 8, e vorrei porgere le mie scuse alla Presidenza per ciò che è successo ieri. Vi è stato uno scontro con il collega Giachetti, che in quel momento presiedeva la seduta, nel quale abbiamo affermato che non aveva richiamato all'ordine un collega del PdL e con ciò abbiamo purtroppo tratto in inganno anche il collega La Russa. Avendo poi letto il resoconto stenografico, come gruppo volevamo porgere le nostre scuse al collega Giachetti che purtroppo non credo sia presente in questo momento.

  PRESIDENTE. Ha fatto il turno di notte.

  ANDREA COLLETTI. Sì, lo sappiamo. Mi sarebbe piaciuto rivolgermi direttamente a lui nelle sue funzioni di Presidente.
  Inoltre, circa il problema della firma apposta agli ordini del giorno, successivamente mi piacerebbe avere un confronto con i funzionari per sapere se si tratta di una tecnicalità o se davvero il termine per apporre le firme è scaduto e non permette la discussione in caso di assenza del primo firmatario. Comunque, grazie della pazienza.

  PRESIDENTE. In riferimento all'ultima sua richiesta, si tratta di una prassi costante. Saranno poi gli uffici che potranno fornire ulteriori chiarimenti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ivan Catalano. Ne ha facoltà.

  IVAN CATALANO. Signor Presidente, colleghi, con il presente intervento per dichiarazione di voto vorrei raccontare come abbiamo vissuto questa settimana di lavoro per licenziare il decreto-legge in esame.
  I lavori sono iniziati appena venuti a conoscenza, tramite i servizi della Camera, dell'arrivo del decreto-legge dal Governo. La Commissione di cui faccio parte, la IX, tramite la sua segreteria in modo efficiente Pag. 532ci ha comunicato gli articoli di nostra competenza e subito ci siamo dati da fare.
  Preso il testo abbiamo dato uno sguardo al primo degli articoli che ci riguardava, il numero 10. Il titolo era promettente e dava le basi per lo sviluppo del wi-fi libero. Peccato che quel testo, invece, nascondeva aberrazioni anche tecniche che tutti gli addetti ai lavori, sia all'interno sia all'esterno del Parlamento, hanno rilevato.
  Andando avanti, personalmente ho seguito gli articoli 24 e 25. Il 24 è uno sfregio all'Europa, uno sfregio alla concorrenza, ma anche al pubblico; esso bypassa completamente la mai nata autorità dei trasporti e incentra nelle mani del Ministro (sempre dei trasporti) la libertà di approvare la proposta di canone di accesso all'infrastruttura ferroviaria prendendo la proposta del gestore, ovvero RFI, e approvandola d'ufficio.
  La modifica, con l'ultima bozza del decreto-legge, su cui Governo ha chiesto la fiducia, è addirittura peggiore di come era nata originariamente.
  L'articolo 25 sembrava innocuo. Studiando le ricorsività dei riferimenti normativi citati, invece, ci siamo accorti che era successo un caos immenso. Sotto il Governo Monti sono stati trasferiti uomini e funzionari dell'IVCA, l'ispettorato di vigilanza concessioni autostradali, una partecipata di ANAS Spa, in capo al Ministero, con un atto alquanto discutibile, inserito all'interno della spending review. Questi uomini, trasferiti al Ministero, ora si chiedono per quale motivo sono lì, dato che con questo trasferimento doveva nascere un'agenzia di controllo e di vigilanza analoga, soppressa dopo pochi mesi e sostituita da una struttura di controllo e vigilanza che ormai potrebbe essere benissimo accorpata nell'autorità dei trasporti, in quanto ricopre parte delle sue competenze.
  Ma gli articoli che lasciano veramente sgomenti dal punto di vista infrastrutturale sono il 18 e il 19. In sede di audizione il Ministro Lupi addirittura si è dichiarato inconsapevole di quali saranno le opere che beneficeranno degli sgravi fiscali per la realizzazione delle stesse tramite project financing. Addirittura il Ministro ha detto che questo è stato fatto volutamente, perché ormai il pubblico deve attrarre investimenti privati per realizzare le opere. Egli ha affermato che verificherà tutto, sia gli esiti dell'articolo 18 che è nello «sblocca cantieri», sia quello che noi definiamo una delega in bianco, ovvero il 19, ogni sei mesi.
  Approfittando di questa promessa ho voluto, con un emendamento al testo che poi è stato approvato, far divenire questo un impegno istituzionale, quindi richiamare il Ministro a relazionare in Parlamento ogni sei mesi sui decreti che dovrà emettere grazie al decreto-legge «del fare». Il gruppo dei deputati del MoVimento 5 Stelle nella Commissione trasporti ha presentato ben 30 emendamenti in prima analisi, molti dei quali soppressivi altri invece propositivi.
  Lo spirito che ci ha mosso e che spesso non viene compreso è stato quello di porre rimedio al testo, secondo quello che è il nostro parere ma anche il parere della società che noi quotidianamente interpelliamo grazie agli strumenti informatici in nostro possesso. Questi emendamenti noi volevamo discuterli insieme agli altri presentati dai nostri colleghi, sia della maggioranza sia delle altre opposizioni, e non presentarli come ostruzione ai lavori. Non abbiamo proposto cambi di sintassi o spostamenti di virgole, che sono i casi tipici di emendamenti ostruzionistici, oppure riformulazioni al testo per poi dire la medesima cosa.
  Quando è arrivata la prima richiesta di contingentamento abbiamo dovuto scegliere nel merito e con sofferenza cosa decidere di portare sempre in discussione. Ripeto, per noi si tratta di discutere e non di trattare: se avessimo voluto trattare per fare ostruzionismo, ce ne saremmo fregati di contingentare gli emendamenti ed avremmo presentato direttamente 500 emendamenti originali.
  Dunque, da questi trenta emendamenti che abbiamo presentato siamo stati costretti a sceglierne dodici, poi con la seconda richiesta di contingentamento da Pag. 533dodici siamo scesi a cinque: considerando che siamo in sette a lavorarci, due di noi hanno dovuto rinunciare a delle proposte emendative. Scegliere un emendamento tra quelli presentati da ognuno di noi, che si reputi veramente importante per migliorare il testo, è stato veramente difficile. Poi è arrivata una notizia choc: nel complesso dei cinquanta emendamenti contingentati che abbiamo dovuto presentare ne dovevamo scegliere otto, ma di questi otto addirittura la maggioranza era disposta a sceglierne due o tre da valutare.
  Signori, noi non ragioniamo così, non siamo mercanti di emendamenti, non vogliamo trattare i singoli emendamenti o le singole proposte di legge al di fuori del merito. Non siamo bambini che discutono dicendo «tu mi dai questo e noi ti diamo quello», noi vogliamo discutere nel merito delle cose che andiamo a trattare. Pensate che abbiamo anche valutato tutti gli emendamenti della maggioranza e ve ne erano alcuni su cui noi avremmo potuto esprimere addirittura un parere favorevole.
  Abbiamo anche collaborato affinché sull'emendamento riferito all'articolo 20 riguardante la riduzione del 30 per cento relativo alle sanzioni amministrative si prendesse la strada della discussione e della correzione al testo che volevamo fare con l'originaria proposta di legge presentata dallo stesso onorevole Meta in Commissione trasporti. Inserire mezza giornata prima della scadenza degli emendamenti una proposta emendativa che convertiva in emendamento una proposta di legge, la quale proposta di legge, nella stessa seduta della Commissione, andava a trattare gli emendamenti alla stessa riferiti, lo abbiamo ritenuto un colpo basso, ma abbiamo comunque contribuito a rendere la proposta accettabile e ad inserire all'interno dell'emendamento quelle che erano le nostre proposte emendative riferite alla proposta di legge.
  Questo, più dei precedenti, è stato un decreto della frenesia più che del fare: tutti hanno voluto metterci qualcosa e ci sono riusciti alla fine. Volevo fare una battuta: i famosi 6 mila campanili di cui all'articolo 18 alla fine sono stati inseriti da noi, cioè dal Parlamento intero con 6 mila campanilismi all'interno del decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se si leggono gli emendamenti all'articolo 18 ogni deputato ha proposto un'opera importante per il proprio territorio, quindi più campanilismo di così si muore.
  Signor Presidente, concludo dichiarando il voto contrario sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 69 del 2013, come licenziato dalle Commissioni in sede referente con l'atto n. 1248-A/R sui cui il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Invito però i colleghi deputati a non avere preconcetti sul nostro modo di agire e a cercare di fare uno sforzo di più per comprenderlo. Con gli ordini del giorno vi abbiamo dimostrato che vogliamo entrare nel merito dei testi, delle proposte emendative e delle questioni. Molti dei nostri ordini del giorno, anzi pressoché tutti, rappresentano un quinto degli emendamenti che volevamo apportare al testo; di questo quinto, molti ordini del giorno sono stati rivalutati dal Governo ed approvati dall'Assemblea, in alcuni casi inoltre alcuni ordini del giorno approvati dal Governo senza riformulazione sono poi stati approvati dall'Assemblea. Due di questi ordini del giorno, uno a mia prima firma e l'altro presentato dalla mia collega Mucci, erano emendamenti al testo. Quindi, se fossimo andati avanti nella discussione come volevamo, utilizzando la seduta fiume non per dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno ma per discutere gli emendamenti che avevamo presentato al testo, magari qualche emendamento propositivo e di buonsenso sarebbe stato accolto per migliorare il testo.
  Quindi, la prossima volta inviterei i colleghi a valutare la possibilità di usare sedute fiume per analizzare gli emendamenti proposti dal nostro gruppo parlamentare. Chiaramente non pretendiamo che vengano tutti accolti perché noi siamo amanti della discussione. Noi vogliamo discutere e non avere la presunzione che i nostri emendamenti vengano accolti.Pag. 534
  Nella discussione parlamentare può succedere che un emendamento dell'opposizione venga accolto perché nel merito è costruttivo, oppure che un emendamento della maggioranza venga bocciato perché nel merito non è veramente costruttivo. Tutto ciò fa parte del dibattito parlamentare. Quindi, noi non vogliamo che la fase di dibattito sia trasformata in una ostruzione al procedere dei lavori, bensì in un fattore costruttivo per il miglioramento del testo.
  Presidente, le volevo chiedere quanto tempo mi era rimasto.

  PRESIDENTE. Le è rimasto un minuto.

  IVAN CATALANO. Concludo dicendo che preferiremmo utilizzare l'Aula per lavori costruttivi e per discutere progetti di legge. I decreti-legge sono uno strumento di cui questo Governo e i Governi precedenti hanno abusato negli ultimi vent'anni. Vogliamo riportare al centro il Parlamento, come sottolineato dalla Presidente Boldrini al momento dell'elezione alla Presidenza. Ci auguriamo, quindi, che questo possa avvenire.
  Non vogliamo che la nostra Costituzione venga offesa ulteriormente, ne vogliamo il pieno rispetto e la garanzia della stessa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, gentili colleghi, gentili colleghe, il decreto-legge «del fare» rappresenta il primo atto organico del Governo PD-PdL, finalizzato, in teoria, come afferma il titolo del provvedimento, al rilancio dell'economia. Il provvedimento suggella la strana alleanza PD-PdL, con il richiamo, forse involontario, proprio al modello comunicativo di quel Governo «del fare» così caro all'ex Premier, nelle cui mani è sorto il Governo Letta. Ma per fare cosa ?
  Da un primissimo e sommario esame del provvedimento emerge il classico decreto all'italiana, tanto vituperato dalle opposizioni che si sono alternate quanto attuato dalle medesime quando sono state al Governo. Si tratta di un provvedimento omnibus, privo di omogeneità, e già per questo chiaramente illegittimo sotto il profilo costituzionale, così come stabilito, da ultimo, con la sentenza n. 22 del 2012 della Corte costituzionale, la quale ritiene illegittimo il decreto-legge qualora il suo contenuto non rispetti il vincolo della omogeneità. E questo decreto-legge è tutto tranne che omogeneo: un Picasso, con tutto il rispetto per l'artista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Inoltre, all'interno del decreto-legge si trovano anche norme cosiddette ordinamentali, che intervengono sul quadro normativo generale e per le quali sono palesemente assenti i requisiti di necessità e urgenza, che dovrebbero caratterizzare la decretazione ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione. Ricordiamo cosa dice l'articolo 77: «Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. Quando, in casi straordinari di necessità e urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni. I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti».
  Quindi, la Costituzione dà al Governo il potere di intervenire velocemente in caso di bisogno, quando non può seguire la procedura legislativa dettata dall'articolo 72 della Costituzione, che potrebbe far perdere tempo prezioso. In questi casi il Consiglio dei ministri, secondo l'articolo 92 della nostra Costituzione, può emanare decreti-legge, che valgono come fossero delle leggi, appunto, anche senza l'autorizzazione del Parlamento. Se il Parlamento, quindi, decide di non convertirlo, Pag. 535cioè di trasformarlo in legge, oppure non vota entro sessanta giorni, il decreto-legge perde efficacia sin dall'inizio.
  È come se non fosse mai stato emanato e, quindi, tutte le azioni fatte dai pubblici poteri per attuarlo sono illegittime e, se hanno causato danni, chi li ha subìti ha il diritto ad un risarcimento. Quindi, dopo questa introduzione di diritto costituzionale, andiamo al dunque.
  Ecco, colleghi, il Paese si trova in uno stato di necessità e urgenza e un decreto sembrerebbe lo strumento più adatto per dare le risposte che gli italiani stanno aspettando da tempo, ma questo Governo, con tale provvedimento, mostra esclusivamente l'impellenza di dover dire di aver fatto qualcosa di buono e in tempi brevi, invece ha solamente prodotto un decreto farsa che non solo non ascolta questo Parlamento, ma non offre neanche una soluzione alle disperate richieste della nostra nazione.
  Vorrei riassumere e ricordare all'Aula l'epopea di questo decreto, come hanno fatto i miei colleghi. Nelle Commissioni affari costituzionali e bilancio riunite sono stati presentati 2.200 emendamenti, di cui cinquecento del MoVimento 5 Stelle. Tramite un algoritmo inventato dai Presidenti di Commissione tutti i gruppi hanno ridotto gli emendamenti e noi ne abbiamo presentati circa ottanta. Da qui abbiamo lavorato per tre notti e tre giorni, senza che sia stata approvata quasi nessuna modifica importante, anzi, è capitato di vedere Presidenti che nemmeno alzavano la testa per guardare e contare i voti favorevoli, contrari e gli astenuti, a prescindere, sugli emendamenti dell'opposizione. È stato decisamente mortificante.
  Successivamente ci hanno richiesto di ridurre il numero di emendamenti presentati, da cinquecento a ottanta, per poi magari, forse, vederne approvati due o tre, e ormai sono diventati famosi questi due o tre emendamenti. In prima istanza abbiamo chiesto le coperture non ancora pervenute dalla Ragioneria generale dello Stato. Due giorni fa, anzi ormai tre, abbiamo proposto otto emendamenti, dei cinquecento da approvare, per poter procedere senza dover mettere la fiducia, e invece loro hanno offerto di sceglierne loro stessi due o tre. Ovviamente, rappresentando noi il 25 per cento, non potevamo accettare anche questa ennesima riduzione e questo atteggiamento di sufficienza nei nostri confronti. Il Governo ha così chiesto la fiducia, finale di un film scontato, con una trama prevedibile e con una sceneggiatura abbastanza deludente, un film già visto, come quei sequel di cui nessuno sente la necessità, fatti per incassare soldi dalla pubblicità e rilanciare attori che altrimenti sarebbero dimenticati.
  Ciò che trovo davvero singolare è come i rappresentanti del Governo, a parole dicano che una delle priorità di questo Paese sia l'agenda digitale e lo sviluppo della banda larga in relazione alle richieste europee, ma invece poi, con questo decreto del «fare», taglino 20 milioni di euro proprio per questo settore. In favore di cosa poi ? Delle televisioni. Per fortuna sono rimasti invariati i circa 100 milioni di euro che il Ministero ha stanziato per i bandi per le regioni del sud Italia, dove si era già concentrata l'azione dei precedenti Governi contro il digital divide.
  Secondo la FIOM è gravissimo aver deciso di ridurre fondi già stanziati per l'estensione della banda larga. Si tratta di una decisione incomprensibile e incoerente. Tutti gli organismi internazionali, infatti, legano agli investimenti per la realizzazione di una rete a banda larga e al superamento del digital divide un aumento del prodotto interno lordo. La stessa Unione europea, d'altra parte, ha indicato nell'azzeramento del digital divide il primo obiettivo della cosiddetta agenda digitale. In un momento difficile come questo, oltre a non agire con sufficiente determinazione per colmare il gap con altri Paesi più avanzati, il Governo italiano, in sostanza, decurta gli investimenti in un settore strategico per questo Paese il cui sviluppo è destinato ad avere forti ripercussioni sulla crescita e sull'occupazione.
  La nostra azione di questi giorni è una denuncia dell'esautoramento del Parlamento, Pag. 536costretto a parlare sempre e soltanto di decreti, e anche della schifezza che si vuole fare tra qualche giorno, prima delle vacanze estive, ovvero il processo di modifica della Costituzione e dell'articolo 138.
  Non vi sono solo i decreti però che scavalcano l'attività del Parlamento. In questi giorni è in discussione il Regolamento Agcom riguardo il diritto d'autore delle comunicazioni elettroniche, anch'esso nella migliore tradizione italiota dei Governi balneari, cioè prima delle ferie estive. Il Presidente Agcom, nelle Commissioni riunite cultura e trasporti ha dichiarato che l'Autorità avrebbe lasciato il posto al Parlamento in materia, ma che comunque, entro due settimane, avrebbe varato il Regolamento. Atteggiamento abbastanza curioso. Pur di assicurarsi il consenso intorno al Regolamento e per evitare la levata di scudi della società civile avvenuta nel corso della precedente legislatura e consiliatura, i consiglieri non hanno esitato in pubblico a mostrarsi concilianti, collaborativi, salvo poi lavorare nel più stretto riserbo e discrezione tra le loro mura per fare esattamente la stessa cosa di quello che il consiglio precedentemente aveva deciso di non fare. La consultazione pubblica dovrebbe essere di 60 giorni, esattamente come lo scorso anno, con i media in serie e l'opinione pubblica spensierata e distratta sotto l'ombrellone, dando ai partecipanti alla consultazione in realtà solo 30 giorni, ovvero i giorni di settembre.
  Leggendo la prima bozza del Regolamento, esso appare squilibrato. Due articoli su promozione e contenuti legali e tutti gli altri 17 sul contrasto alla pirateria informatica, mentre Cardani aveva detto cose totalmente diverse in Commissione. Altre criticità sono le misure repressive previste: rimozione selettiva e disabilitazione dell'accesso non distinte, non si capisce quando ricorrere all'uno o all'altra con assoluta discrezionalità dell'Agcom; ma la questione più spinosa, e qui ritorno anche al discorso della Costituzione, riguarda sicuramente la competenza in materia di rimozione di materiale illegale, non considerata. L'Agcom continua caparbiamente ad andare avanti senza che il Parlamento possa agire, quindi ci ritroviamo nella solita immobilità e nella solita esautorazione dei compiti di quest'Aula. Ebbene anche con l'AGCOM si vuole fare la stessa cosa tramite la discussione della modifica costituzionale dell'articolo 138.
  Il Parlamento deve riacquistare la sua dignità, la sua centralità e il suo ruolo legislativo. Questo decreto omnibus è un ennesimo schiaffo a chi come noi lotta con tutti mezzi e le forze per mettere delle pezze ai decreti governativi che delegittimano il lavoro di questa Assemblea. Il Parlamento deve ritornare a fare il Parlamento e il Governo a fare quello che gli è stato chiesto di fare, ovvero il Governo. Quindi noi del MoVimento 5 Stelle non accettiamo quello che è stato scritto sui giornali e detto in televisione, noi siamo qui per lavorare, siamo stati mandati dai cittadini in quest'aula, siamo pronti, ci mettiamo tutta la nostra volontà e tutte le nostre forze, con i nostri uffici legislativi, che hanno lavorato giorno e notte per creare e proporre gli emendamenti, per creare gli ordini del giorno. Lo abbiamo fatto con ogni decreto, l'abbiamo fatto con il decreto dell'emergenza ambientale, lo abbiamo fatto con questo «decreto del fare», lo faremo con l'Ecobonus e continueremo sempre a farlo. Quindi io chiedo che venga nuovamente ristabilito il ruolo centrale di questo Parlamento e che il M5S sia ascoltato; noi chiediamo semplicemente di essere ascoltati in virtù del nostro 25 per cento guadagnato alle elezioni. Ho concluso Presidente. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Michele dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Grazie Presidente. Ancora una volta siamo costretti a votare contro un provvedimento del Governo e non per una questione di principio né per abitudine da posizione precostituita, noi non ci affidiamo a ruoli prestabiliti, non siamo abituati al cosiddetto teatrino della politica. Il nostro compito è Pag. 537rompere gli schemi e fare emergere la verità e rendere il sistema comprensibile a tutti cittadini. I cittadini si fidano di noi perché sanno, checché ne dica la propaganda di regime, che non abbiamo padroni, che non siamo costretti, come ad esempio i nostri colleghi di SEL, Lega e Fratelli d'Italia, l'opposizione a corrente alternata, a chinare la testa (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle). Che non abbiamo alle spalle lobby che ci sussurrano nelle orecchie. Noi siamo i loro portavoce, il compito che ci siamo dati è portare nel palazzo la voce dei cittadini, ma anche di contro portare ai cittadini la voce del palazzo. Il nostro compito è innanzitutto osservare, studiare e riferire, ma non solo. Noi siamo qui anche per incidere nella vita del Paese, perché non possiamo più attendere il Messia.
  Anche nel seguire questo provvedimento, dunque, abbiamo osservato scrupolosamente il nostro mandato, di portare a galla la verità dei fatti, fare da portavoce fuori e dentro il palazzo ed incidere nella politica del Paese e questo percorso ci porta con coscienza, come dicevo, a votare contro per due ordini di motivi di metodo e di merito. Noi valutiamo i fatti e i fatti sono questi, viene presentato l'ennesimo calderone di decretazione d'urgenza. Siamo contrari già di per sé all'abuso dei decreti che spodestano il Parlamento e dunque i cittadini del potere legislativo, ma soprattutto siamo contrari ai decreti-legge nella forma omnibus, minestroni indigesti, in cui, tra qualche ingrediente buono e ampiamente pubblicizzato e strombazzato sulla stampa, si nascondono innumerevoli ingredienti guasti.
  Inoltre, come evidenziato anche da una parte dell'avvocatura italiana, questo è interessante, il provvedimento potrebbe essere viziato da illegittimità costituzionale, in quanto si ricorre alla decretazione di necessità e urgenza, ma contemporaneamente si rinvia l'efficacia di alcune sue norme a 30 giorni dopo l'entrata in vigore della legge di conversione.
  In pratica, il Governo ha implicitamente ammesso l'assenza della condizione di urgenza e di necessità indispensabile perché sia giustificata l'adozione di un simile provvedimento, così come chiaramente espresso nella giurisprudenza della Corte costituzionale. Questo calderone – altra falsità – ci viene propinato come la pozione magica per l'economia, quando sappiamo bene che con il fiscal compact abbiamo le mani legate perché il pareggio di bilancio non permette grandi manovre e questi provvedimenti sono solo il gioco delle tre carte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Premesso tutto ciò, ci siamo comunque messi d'impegno per distinguere il buono dal marcio e per rendere migliore il testo con un assiduo lavoro emendativo in Aula e in Commissione. Anche qui, però, il nostro ruolo è stato svilito non solo con un uso alquanto arbitrario dell'inammissibilità degli emendamenti, ma anche con una gestione disinvolta – se così si può dire – delle procedure di discussione e di votazione degli emendamenti. Con una lettera alla Presidente Boldrini, abbiamo infatti denunciato che ci è capitato di vedere i presidenti di Commissione che non alzavano neppure la testa per contare i voti favorevoli, contrari e astenuti sugli emendamenti, ma che davano direttamente l'esito coincidente con i pareri dei relatori. Della serie: facciamo questa procedura perché la dobbiamo fare, ma dei vostri pareri e delle vostre manine alzate non ci importa niente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ci è stato dato degli «irresponsabili» ma noi abbiamo fatto semplicemente il nostro lavoro di parlamentari e abbiamo tentato di emendare un testo che ritenevamo non adeguato al compito che si prefiggeva. È vero che abbiamo presentato oltre 500 emendamenti, ma nessuno di questi era inutile, almeno a nostro avviso. Ci siamo resi disponibili a evidenziarne soltanto otto di questi, le questioni più importanti, ma il Governo non è interessato a quanto abbiamo da dire. Il ministro Franceschini addirittura ha affermato in Aula che se il tema è costruire un percorso che consenta all'Assemblea di esprimersi in tempi ragionevoli sui singoli emendamenti Pag. 538è un conto, se invece il tema è l'accoglimento di un certo numero di emendamenti la cosa cambia. In pratica, Franceschini ha detto che «se volete chiacchierare, fate pure, mettiamoci d'accordo sui tempi e noi faremo finta di starvi ad ascoltare» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma qui di fare un dibattito vero e di entrare seriamente nel merito dei singoli provvedimenti non se ne parla. Si è addirittura avuto il coraggio di addurre ipotetiche questioni di copertura dei nostri emendamenti, proprio da quello stesso Governo che ha avuto il coraggio di presentare un decreto-legge di rilancio dell'economia senza coperture finanziarie certe, che ha dovuto far tornare una seconda volta il provvedimento in Commissione bilancio per trovare alla fine, con grande fatica, le coperture. Tra l'altro, in questo contesto, mentre il Governo Letta impazziva per trovare le coperture finanziarie che citavo, il ministro Brunetta si dibatteva su un problema importantissimo per il Paese, ossia sul numero dei ministri che dovrebbe avere il Pdl. Se queste sono le priorità e i problemi dell'Italia, povera Italia !
  In questo contesto è arrivata la fiducia, la seconda fiducia, di quello stesso Governo che in sede di dichiarazioni programmatiche avrebbe affermato che non vi avrebbe fatto ricorso. Tuttavia, questa fiducia non è stata posta, come si vuole far credere, per colpa dei cattivi e irresponsabili parlamentari del MoVimento 5 Stelle. No, cari signori, prova ne è stata invece la nostra estrema disponibilità, per cui da oltre 500 emendamenti, come già hanno detto circa cento volte i miei colleghi, siamo invece passati prima a 50 e poi addirittura solo a 8 questioni fondamentali. La nostra disponibilità però è stata irrilevante, perché questa fiducia non serve tanto a tacitare l'opposizione, ma pure la stessa maggioranza, ed è un segno evidente di debolezza del Governo. Il Presidente del Consiglio sa bene che la maggioranza rischiava di dividersi su molti punti e solo per citarne uno, che ha fatto sudare il ministro Lupi, potremmo parlare della deregulation sulle costruzioni edilizie.
  Ecco, questa è la verità dei fatti sul metodo usato dal Governo, ma se ci addentriamo maggiormente sulle questioni di merito, ce n’è ancora di più belle. Si riproduce il vecchio sistema delle classi, che difende in tutti i modi lo status quo e non accetta di ridurre i propri benefit e privilegi. Per far questo ci si avvale di ogni mezzo possibile, arrivando persino, in barba allo stato di disagio del Paese, ad addossare le colpe di provvedimenti ingiustificabili a meri errori di trascrizione dei funzionari della Camera. Sto parlando dell'articolo 12-bis, (comma 1, lettera a), a proposito del quale la Commissione Bilancio si accorge casualmente, come denuncia la stampa, che nel testo coordinato è stato inserito un «non» che contraddice la volontà espressa dalla Commissione e che sfortunatamente esclude gli amministratori delle società non quotate che svolgono servizi di interesse generale anche di rilevanza economica, come Poste, Ferrovie dello Stato e ANAS, dal tetto massimo degli stipendi applicato ai manager pubblici.
  Il fatto strano è che non si risolve semplicemente con una correzione, ma si conclude con un: «Pazienza sarà per la prossima volta !».
  Il fatto ancora più assurdo è che il Governo replica e contraddice la Commissione stessa, rivelando che non si tratta di un mero errore di trascrizione, ma si tratterebbe di un provvedimento fortemente innovativo, perché in tal modo il trattamento economico dei manager sarà determinato dal Ministro dell'economia e delle finanze secondo criteri che tengano conto dei risultati aziendali.
  Sarebbe bello poterci credere, ma il fatto è che la versione del Ministero si sono dimenticati di aggiungerla al testo del decreto. Si tratta di un altro errore ? Dovremmo credere sulla fiducia al Governo sul fatto che saranno applicati principi meritocratici agli stipendi dei loro amici nelle aziende controllate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?Pag. 539
  Vogliamo poi parlare dell'altro regalino alla casta ? Mi riferisco naturalmente al cosiddetto «salvapoltrona», una norma contenuta all'articolo 29-bis, riguardante l'eliminazione dell'incompatibilità dei sindaci con incarichi di Governo. La cosa scandalosa è che il provvedimento, che ha nomi e cognomi, con incredibile sfacciataggine è stato fatto passare come una misura di contenimento della spesa pubblica. Vorrei che qualcuno del Governo avesse il coraggio di fare un bilancio per dire quanto abbiamo risparmiato con questa operazione e quanto invece abbiamo perso in credibilità istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Vorrei aggiungere ora qualcosa sulle coperture finanziarie di questo provvedimento, sempre le stesse. Mi riferisco, ad esempio, all'aumento delle accise su benzina e gasolio, tanto per essere originali. Naturalmente non si parla di evasione fiscale, slot machine, abolizione delle province, stipendi parlamentari, costi della Camera, spese militari e tanto meno di opere infrastrutturali inutili, anzi, lo scopo principale è sbloccare i cantieri, indipendentemente dall'utilità. L'importante è «fare», o meglio «far finta di fare qualcosa di utile».
  Per non parlare poi delle ultime coperture trovate al provvedimento, quelle dell'articolo 61, su cui si è tanto arrovellata la Commissione bilancio. La discussione si è concentrata su come evitare il taglio dei fondi alle televisioni locali, su cui possiamo anche essere d'accordo, ma qui il gioco delle tre carte per la copertura finanziaria ha dato il suo meglio !

  PRESIDENTE. Deputato Dell'Orco, deve concludere.

  MICHELE DELL'ORCO. La copertura di 20 milioni di euro è stata trovata dai fondi per la banda larga. Vi dice qualcosa il binomio TV-rete ? In pratica si taglia sui fondi per sanare il digital divide al centro-nord per dare risorse alle TV, in spregio al fatto che tali risorse erano necessarie a sanare il divario digitale italiano nei confronti dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Sarebbero ancora molte le cose da passare in rassegna, tuttavia concludo dicendo che non possiamo votare a favore di un provvedimento che scontenta tutti. Sono critici i sindacati, l'avvocatura, gli ambientalisti, le regioni, insomma tutti.
  Per cosa dovremmo votare ? Per il nuovo rinvio dell'aumento dell'IVA ? Certo siamo contenti, ma non è con questi provvedimenti di incertezze e continui rinvii che il Governo può pensare di recuperare la fiducia dei mercati e riattivare l'economia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Mi richiamo agli articoli 8 e 9 del Regolamento, che disciplinano il funzionamento dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati. A distanza di tante ore dall'inizio del dibattito, che per noi del MoVimento 5 Stelle è essenziale per la difesa della Costituzione, sentiamo di dovere un sentito ringraziamento a tutto l'Ufficio di Presidenza, soprattutto in una situazione in cui, per uno stallo dovuto alla maggioranza, manca uno dei Vicepresidenti che dovrebbe collaborare con la Presidenza.
  Questa mancanza potrebbe rivelarsi come una lesione dei diritti dell'opposizione, tuttavia, grazie alla Presidente e ai Vicepresidenti, che si sono prodigati affinché questo dibattito andasse avanti con le giuste dinamiche, abbiamo potuto esprimere le nostre opinioni in un'Assemblea che ha funzionato non solo grazie ai Regolamenti, ma anche allo spirito di dedizione di tutto l'Ufficio di Presidenza e anche di tutto il personale, che ringraziamo veramente, in quanto ci rendiamo conto di come lo stiamo provando anche a livello fisico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato, intervengo giusto per fare una precisazione. Sicuramente, esprimo il mio apprezzamento al Pag. 540personale della Camera e ai i Vicepresidenti, che hanno fatto il loro lavoro e nient'altro, però, non è il caso di abusare dei richiami al regolamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, colleghi, siamo dei semplici portavoce – lo hanno detto anche i colleghi che mi hanno preceduto – siamo fondamentalmente un ponte tra i cittadini e queste istituzioni, questi palazzi. Siamo quegli interlocutori che i cittadini hanno cercato per anni, senza, purtroppo, avere la possibilità di contare su qualcuno che, veramente, portasse la loro voce in questi edifici.
  Proviamo a fare un po’ di chiarezza per gli italiani che sono fuori. Cos’è un decreto-legge ? Le sue caratteristiche sono definite dagli articoli 76 e 77 della nostra Carta costituzionale. Nell'articolo 76 si dice che il Governo non ha il potere di legiferare, salvo casi eccezionali, per un tempo limitato e su materie e oggetti ben definiti. Inoltre, l'articolo 77 dice che queste norme devono presentare un carattere di necessità ed urgenza. Quindi, ci si aspetterebbe, in quest'aula, di trovare delle norme redatte dal Governo su un argomento specifico proprio in casi eccezionali, invece questa è la settima volta in poco più di cento giorni. Allora, mi chiedo, voi l'avete letta la Costituzione ? Il Governo la conosce ? Ma sì, sono domande retoriche, è ovvio ! È ovvio che voi la conoscete la Costituzione, altrimenti come fareste a violarla (Applausi dei deputati del gruppo del Movimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Deputato, si rivolga con rispetto al Governo.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, la cosa grave è che queste domande sono veramente retoriche ! È una cosa inaudita, scandalosa ed inaccettabile ! Fondamentalmente, quando il Governo vara un decreto omnibus, è evidente che accade qualcosa in conflitto con quanto appena detto riguardo alla Carta costituzionale. Poi si usano queste locuzioni latine, un po’ da giurista, per nascondere la verità: omnibus ! Che cosa vuol dire omnibus ? Vuol dire – traducendo – che, fondamentalmente, il decreto tratta un po’ tutto o, quanto meno, molte cose; si potrebbe, quindi, definire – come hanno detto i miei colleghi – un pot-pourri, un coacervo, una macedonia, un fritto misto, un'accozzaglia, un calderone, insomma un insieme disomogeneo e disordinato di norme. La maggior parte di queste norme – è evidente, non lo diciamo soltanto noi – non ha alcun carattere né di necessità né di urgenza (quindi, rafforzando il carattere incostituzionale del provvedimento). Perché si inseriscono tante materie in questo provvedimento, contrariamente a quanto dice la Costituzione ? Fondamentalmente, per dare l'impressione ai cittadini a casa che ci si occupi un po’ di tutti i loro problemi. Ma questa, ovviamente, è soltanto una sensazione superficiale, mascherata da decine di articoli e da molte centinaia di emendamenti. Perché il titolo di questo provvedimento reca la dicitura «disposizioni urgenti» ? Se abbiamo appena detto che il decreto-legge è proprio adottato in condizioni di urgenza ! La risposta è ovvia: perché è uno spot, una pubblicità, una vetrina. E i partiti sono bravissimi con il marketing, con i teatrini della TV e con le interviste sapientemente costruite ! Sanno vendersi, in sostanza.
  Il decreto, quindi, assolve ad una duplice funzione. La prima è illudere gli italiani, distrarli, come accaduto già sette volte. Avete assuefatto una parte degli italiani e li avete addormentati, li avete assopiti, disabituati alla partecipazione ! La seconda funzione di un decreto è intasare il calendario del Parlamento, per poter giustificare l'adozione di ulteriori provvedimenti, come i decreti-legge. È, insomma, un cane che si morde la coda, un abuso: avere una corsia preferenziale in modo che il Governo possa far approvare i propri disegni di legge ! Questo provvedimento è incostituzionale, esattamente come la legge elettorale che voi non avete cambiato in sette anni.Pag. 541
  Abbiamo cercato di migliorare, nonostante tutto, questo decreto. Come ricordavano i miei colleghi, siamo partiti da 500 emendamenti, poi siamo arrivati a qualche decina e, alla fine, il Governo ha deciso di non accettare neanche otto emendamenti, su mille e duecento, ovvero neanche lo 0, 66 per cento dei nostri contributi.
  Ma andiamo nel merito del decreto. Il decreto è quello che non fissa il tetto degli stipendi ai super manager pubblici, mentre il Paese praticamente vive una condizione drammatica di disoccupazione; è il decreto degli stagisti gratuiti nei tribunali; è il decreto che fa attendere agli esodati ancora un po’; è il decreto che non fa trasparenza sull'uso della Cassa depositi e prestiti; è il decreto che dà ancora incentivi alle aziende per mettere i dipendenti in cassa integrazione e delocalizzare; è il decreto che permette di cementificare di più, assassinando ancora il territorio ed il paesaggio; è il decreto che non permette a noi di creare un fondo per le piccole e medie imprese dove vorremmo restituire i soldi degli italiani agli italiani. È un decreto che non consente neanche di tassare gli speculatori finanziari; è un decreto che resuscita enti pubblici soppressi; è un decreto che regala le auto blu ai dirigenti pubblici mentre il Paese muore di fame. Insomma, è un decreto che permette ancora ai politici di accumulare doppi e tripli incarichi e conseguenti stipendi; è un decreto che nomina un commissario – pagato lautamente – per controllare la revisione della spesa; è un decreto che prevede la stesura successiva di cinquantanove decreti attuativi; è un decreto che uccide la cultura, che è già moribonda in questo Paese, ed è anche il decreto che in qualche modo incentiva gli inceneritori. Scusate se dico inceneritori, ma siamo in Europa ed in Europa, quando bruci i rifiuti, li incenerisci. Noi in Italia, invece, li termovalorizziamo, cioè valorizziamo il calore della combustione. Ecco, se valorizzare non significasse dare i soldi sarei portato a credere che, quando io uso la mia automobile e metto un uovo sul cofano, con il calore del motore ovviamente l'uovo si cuoce e preparo una frittata: allora dovrei chiamare la mia automobile termovalorizzatore. Eppure, non vedo molta gente dire: «devo prendere il termovalorizzatore per recarmi al lavoro». Anche a casa, quando vicino al camino acceso metto una griglia con della carne che pertanto si cuoce, sto valorizzando il calore. Avete mai detto: «cara, stasera per cena accendiamo il termovalorizzatore per una serata romantica» ? E se prendessi il bucato e lo mettessi a stendere al sole per asciugarlo allora starei ancora termovalorizzando, eppure non ho mai sentito dire: «ehi Mario, hai visto che bella giornata di termovalorizzatore ?».
  Allora signori, cominciamo a chiamare le cose con il proprio nome, ce lo chiede l'Europa: gli impianti dove si inseriscono i rifiuti sono inceneritori. Se proprio volete dargli un nome diverso, qualificante, chiamateli cancrogeneratori. Questi deputati sono anche termovalorizzatori perché scaldano le poltrone. E questo decreto lo chiamiamo con il suo nome: un decreto inutile. Ora qualcuno potrà pensare, pertanto, che la stortura di questo Paese sia che il Governo decide e il Parlamento ratifica. Ebbene, non è così, siamo fortunati: è molto peggio. Gli interessi che contano, cioè quelli che contano i soldi, insomma gli interessati, suggeriscono ciò di cui hanno bisogno e i loro scendiletto – i ministri, i politici – scrivono quasi come si faceva alle elementari, sotto dettatura. Il Parlamento ratifica con qualche modifica quando va bene, altrimenti, come ora, si fida. Una dittatura governativa al servizio dei poteri finanziari, che certamente non perseguono gli interessi dei cittadini.
  E come lo abbiamo approvato questo insieme di norme ? Lavorando di notte. Che bravi, penseranno gli italiani, questi instancabili parlamentari ! I colleghi in Commissione non votavano perché alcuni erano così stremati da addormentarsi. Quando erano svegli il presidente approvava o respingeva gli emendamenti senza neanche guardare le mani alzate dei presenti, alcuni uscivano mentre parlavano al telefono, altri giocavano al telefono durante la discussione. Ecco, in queste condizioni Pag. 542ci chiediamo se possano mai essere partorite leggi di qualità, che servono veramente ai cittadini italiani. Io credevo che il problema, cioè uno dei problemi – a parte la classe dirigente, gli scandali giudiziari – del nostro Paese fosse come venivano scritte le leggi, cioè che fossero incomprensibili ai cittadini e che i cittadini per sapere cosa puoi fare o non puoi fare e come lo devi fare dovessero essere affiancati quotidianamente da almeno un professionista. Invece, il problema è che il potere legislativo in questo paese è al servizio di altri, che non sono gli italiani. Per questo diciamo che siamo qui a difendere la Costituzione. Essa va difesa da questi partiti perché vogliono modificarla in quanto incapaci di adattarsi alle richieste della società civile. Allora, cercano di imporre alla società civile una dittatura governativa, un'oligarchia, anche formale.
  Mentre gli altri Paesi (la Germania, la Svizzera, gli Stati Uniti) dimostrano che con il coinvolgimento attivo della popolazione informata si fanno scelte migliori anche dal punto di vista economico, i partiti vogliono trincerarsi ancora dietro la delega a pochi per trattare gli italiani come sudditi. E come si cambia la Costituzione ? Applicando l'articolo 138, cioè i saggi vogliono fondamentalmente semplificare.
  Lo ripeto ancora una volta in quest'Aula. La sovranità appartiene al popolo, e in definitiva, Presidente, la crisi sono i partiti, questi partiti. La crisi, come l'emergenza, è generata di proposito per giustificare il modo di agire e legittimare l'esistenza dei partiti stessi come risolutori dei problemi che hanno creato. Concludo, Presidente. Loro non si arrenderanno mai, noi neppure. Per questo, con estremo orgoglio, con infinita fierezza, mi dichiaro contrario al testo in votazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, gentili colleghi, con questo mio intervento parlerò di buoni propositi, ma di cattivi risultati. Faccio riferimento all'articolo del decreto «del fare» che ha voluto apportare alcune modifiche al concordato preventivo in bianco, che era uno strumento introdotto nel 2012 per consentire alle imprese in difficoltà di accedere ad uno strumento di emersione anticipata della crisi e di salvaguardare così il patrimonio dall'aggressione dei creditori con la massima tempestività, depositando cioè al tribunale una domanda prenotativa.
  Questo strumento veniva usato attraverso domande dirette soltanto a rinviare il momento del fallimento, quando lo stesso non fosse più evitabile, e a proteggere il patrimonio aziendale dalle azioni esecutive e cautelari dei creditori.
  Il decreto ora dispone che l'impresa depositi con la domanda iniziale in bianco anche l'elenco dei suoi creditori, nonché risponda ad alcuni obblighi informativi con cadenza periodica almeno mensile soprattutto in merito alla situazione finanziaria. La presentazione della domanda produce una serie di effetti benefici per il debitore. Infatti, dalla data della pubblicazione del ricorso nel registro delle imprese, fino al momento in cui il decreto di omologazione del concordato diventa definitivo, i creditori per titolo o causa anteriore al deposito non possono iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari sul patrimonio del debitore. I creditori poi non possono acquistare diritti di prelazione con efficacia rispetto ai creditori concorrenti, salvo che vi sia autorizzazione del giudice, e sopratutto le ipoteche giudiziarie iscritte nei 90 giorni che precedono la data della pubblicazione del ricorso nel registro delle imprese sono inefficaci.
  Se poi il debitore è una società, sino all'omologazione non si applicano le norme in tema di riduzione del capitale per perdite e in tema di riduzione del capitale al di sotto del minimo legale, non operando le cause di scioglimento della società per riduzione o perdita del capitale sociale. Tutto ciò spinge il tribunale ad assumere posizioni rigide.Pag. 543
  Ma ecco i cattivi risultati. Con questo decreto si vogliono ora tamponare questi effetti distorsivi causati dalle modifiche apportate nel 2012, a seguito delle quali sono proliferate le procedure di concordato preventivo che hanno notevolmente rallentato anche il lavoro delle cancellerie fallimentari dei tribunali, con accumulo di lavoro sul personale e sui giudici ad essi dedicati.
  Faccio presente che in Commissione giustizia sono state auditi anche i sindacati dei lavoratori presso le cancellerie. Hanno fatto presente in maniera molto chiara che sono oberati di lavoro e che sono sottodimensionati dal punto di vista numerico. Pur tuttavia, non considerando queste loro segnalazioni, queste stesse cancellerie ora vengono caricate anche di ulteriori mansioni relative agli obblighi informativi. Il decreto, infatti, dispone una serie di obblighi informativi che nella prassi degli ultimi mesi venivano richiesti solo a discrezione del giudice.
  La pubblicazione di documenti depositati dal ricorrente non fornirà uno strumento utile ai creditori (mi dispiace), i quali non potranno comunque procedere con azioni esecutive e cautelari individuali e sarebbero molto più tutelati dal controllo svolto dal commissario giudiziale, come abbiamo chiesto noi. Noi chiedevamo la nomina obbligatoria del commissario giudiziale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Prevedere maggiori obblighi informativi con una prefissata periodicità per le imprese che presentano domanda di concordato e non prevedere, invece, la nomina obbligatoria di un controllore evidenza una contraddizione.
  Inoltre, per quanto riguarda la documentazione da depositare in sede di domanda di ammissione alla procedura di concordato in bianco, per consentire un controllo anche sulla situazione patrimoniale ed economica, dovrebbe essere inclusa anche la situazione economica e patrimoniale aggiornata alla data del deposito, al momento già oggetto di richiesta da parte di molti tribunali.
  Il deposito immediato della situazione patrimoniale ed economica fornirebbe senz'altro una garanzia del fatto che la contabilità del soggetto richiedente l'ammissione alla procedura sia aggiornata e meno contraffatta. Va comunque rilevato che tale situazione patrimoniale di per sé fornisce parziali informazioni sulla bontà della proposta per i creditori, in quanto i valori contabili sono, come è noto, dei valori storici e non valori di liquidazione e pertanto non corrispondenti al valore di presumibile realizzo delle poste ai fini della definizione del piano di concordato.
  Rimane aperto il problema relativo alle previsioni del pagamento del compenso del commissario giudiziale a titolo di acconto: nel caso in cui la procedura fosse dichiarata inammissibile, per qualunque motivo, prima ancora del deposito della domanda e del piano, il compenso del commissario non troverebbe una copertura in termini di risorse. Va valutato attentamente se e come disporre l'obbligo del versamento di un deposito cauzionale, una cauzione pro expensis, al fine di sostenere le spese di giustizia necessarie al controllo degli stadi iniziali della procedura e garantire, pertanto, un serio fronte contro l'abuso dello strumento. La nomina obbligatoria del commissario giudiziale risponde ad un'esigenza riscontrata nell'esperienza di questi ultimi mesi. Non rispondere a questa necessità significa far solo finta di lottare contro gli abusi per tutelare i soliti furbetti.
  Signori, entrando qui in Parlamento sapevamo che avremmo dovuto lottare contro un sistema talmente male ingranato che è ormai oliato alla perfezione. Noi vorremmo farvi capire che per migliorare davvero l'Italia si potrebbe anche partire da qui. Mi dispiace che nessuno mi stia seguendo, ma sto dicendo dei concetti molto importanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputata, vada avanti cortesemente.

  FRANCESCA BUSINAROLO. In questi lunghi giorni di battaglia avete potuto Pag. 544testare la nostra preparazione e la nostra caparbietà. Dal canto nostro siamo stati fermi, coerenti, uniti verso un unico obiettivo: tutelare la nostra Costituzione da un attacco inaudito che intende piegarla al volere di questo strano Governo delle grandi intese, che tanto larghe non sono, anzi sono molto strette e purtroppo cieche. Noi oggi usciremo a testa alta da questo palazzo, e voi ? (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico: Anche noi !).

  PRESIDENTE. Deputati, cortesemente, non è il caso (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Deputati, deputati non c’è bisogno di urlare.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, siamo arrivati ormai alla fine dell'iter legislativo di uno dei provvedimenti più incomprensibili della recente storia parlamentare: lo abbiamo chiamato decreto «del fare finta di fare», decreto «del fare finta di fare tutto, per fare niente».
  Eppure quando il testo originario con i suoi 84 articoli, poi lievitati a 86, era approdato in Commissione, abbiamo provato, per il rispetto che dobbiamo al ruolo di portavoce dei cittadini e alla funzione di parlamentari della Repubblica, a prendere sul serio quanto proposto dal Governo. Abbiamo lavorato nelle Commissioni, prodotto pareri di minoranza, relazioni, formulato emendamenti, sempre con spirito costruttivo nella convinzione che anche il più scellerato dei decreti meriti comunque un vaglio accurato e responsabile da parte dell'opposizione parlamentare.
  Da qui il tentativo, poi purtroppo naufragato – e non certo per nostra responsabilità – di venire incontro alla richiesta del Governo di ridurre ad un numero minimo gli emendamenti da portare in Aula, con l'unico obiettivo di provare a mitigare alcune disposizioni del tutto irricevibili che si ripercuoteranno gravemente sui diritti dei cittadini.
  Ma in ultima istanza c’è stato un dialogo negato anche su quest'ultima manciata di emendamenti qualificanti che avevamo proposto quale presidio, baluardo, per salvare quel poco, pochissimo che si poteva salvare.
  Allora, in sede di dichiarazione di voto finale, il voto che annunciamo è necessariamente e fortemente contrario. Non può che esserlo perché insieme ai colleghi della II Commissione abbiamo studiato approfonditamente i 23 articoli componenti il titolo III di questo decreto, un titolo – quello dedicato alla giustizia – ambiziosamente ma anche un po’ ipocritamente battezzato «Misure per l'efficienza del sistema giudiziario e la definizione del contenzioso civile», che nella migliore delle ipotesi andrebbe direttamente stralciato dal decreto.
  Come più volte è stato ricordato anche recentemente in quest'Aula, la materia della giustizia non è argomento da normarsi attraverso lo strumento del decreto-legge, così come è impensabile che un combinato disposto così articolato che si propone di ridisegnare, da un lato, le modalità di accesso al processo civile e, dall'altro lato, il dispiegarsi della funzione giurisdizionale, sia stato sottoposto all'attenzione della Commissione giustizia soltanto in via consultiva piuttosto che nell'opportuna sede referente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma tant’è, ormai anche le Commissioni stanno entrando in quella sorta di procedimento meramente burocratico a cui si vuole ridurre l'iter parlamentare.
  Ancor di più c’è da rammaricarsi che un decreto sul quale è stato scelto di porre addirittura la fiducia non abbia potuto cedere il passo, perlomeno sulle delicate questioni della giustizia civile, alla proposizione di uno o più disegni di legge governativi ad hoc, utili ad un esame approfondito, fruttuoso ma soprattutto efficace delle molteplici questioni che si sono volute sollevare con l'atto posto in votazione. Tanto più che lo stesso elevatissimo numero di soggetti auditi in Commissione giustizia, ciascuno portatore al dibattito di istanze di grande importanza Pag. 545per i cittadini che quotidianamente si rivolgono al sistema giudiziario, ha dimostrato ai commissari di opposizione e di maggioranza che l'esame del testo avrebbe preteso tempi di studio e valutazione infinitamente più elevati rispetto a quelli effettivamente concessi. Ma al «fare bene» si è prediletto il «fare male e in fretta» e in questo «fare in fretta» il Parlamento ha scelto di convertire in legge un testo che sulla giustizia civile – ma non solo – ha creato veri e propri mostri giuridici e numerosi non sensi.
  Altri colleghi hanno parlato e parleranno dello scandalo degli stagistici tirocinanti, giovani neolaureati che saranno reclutati dal Ministero della giustizia negli uffici del processo sostanzialmente per definire l'enorme mole dei procedimenti arretrati a costo zero, senza alcun compenso, senza nemmeno alcuna copertura assicurativa sugli infortuni e senza neanche un adeguamento alle timide e certamente insufficienti garanzie sui tirocini formativi previsti – pensate un po’ – dalla legge Fornero; almeno quella avrebbe dato un minimo di garanzia.
  E mi chiedo come possiamo andare a dire ad imprenditori e a datori di lavoro di non sfruttare i giovani precari quando poi il Governo lo fa all'interno di un settore nevralgico del Paese come quello della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Io stesso ho avuto modo di illustrare un ordine del giorno sulla mediazione obbligatoria, un istituto bocciato dalla Consulta appena un anno fa in quanto obbligatorio, oneroso e recante conseguenze sulle decisioni assunte in sede giudiziale che il Governo, all'articolo 84 di questo decreto, ha riproposto con le medesime caratteristiche di obbligatorietà, onerosità e pregiudizio per le decisioni processuali.
  Per non parlare della semplificazione della motivazione della sentenza civile, apposta all'unico scopo – lo abbiamo già denunciato – di impedire alle parti di impugnare la sentenza e poter ricorrere in appello, un plateale schiaffo al diritto alla difesa sancito dall'articolo 24 della Costituzione.
  Cosa dire ancora della nuova figura del giudice ausiliario, sancita nei dieci articoli ad essa dedicati dal primo capitolo del titolo III ? Quattrocento nuovi giudici minori assunti con compensi mortificanti, provvisoriamente, esternamente e per decreto ministeriale, giammai per concorso pubblico. Mancano i soldi, certo, ma soprattutto la volontà di fare riforme che non siano comunque e sempre a costo zero. Questi i giudici dovrebbero occuparsi di definire non meno di novanta procedimenti all'anno a duecento euro a sentenza, lo ripeto, duecento euro a sentenza: diciamole queste cose agli italiani ! Un'inedita e preoccupante sorta di «cottimizzazione» della funzione del giudice.
  Ma è ancora più preoccupante, sotto il profilo della coerenza alla norma, se si va a vedere chi dovrebbero essere, secondo il Governo, coloro che andranno a ricoprire questa innovativa funzione: notai, magistrati in pensione, magistrati onorari, professori universitari, ricercatori, avvocati, questi ultimi con un limite per l'accesso fissato a sessant'anni, limite che viene inspiegabilmente elevato a settantacinque per tutte le altre categorie. Vale a dire che gli avvocati dopo i sessant'anni non possono più dare il loro contributo alla giustizia, mentre i notai, i magistrati in pensione, loro sì. Un giorno forse il Ministro ci farà il favore di spiegarci questo mistero che nessuno – e dico nessuno – è ancora riuscito a comprendere, nemmeno in Commissione giustizia.
  Continuano a dirci che mancano i soldi, però questi soldi mancano sempre per le priorità, non mancano per gli F 35, non mancano per i partiti; avevamo chiesto semplicemente di congelare la rata del finanziamento pubblico e vi siete opposti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E qualcuno suole obiettare a riguardo che i partiti sono al centro della democrazia, quindi a questi soldi non possono rinunciare, perché sono al centro della democrazia e ne garantiscono il funzionamento. E la giustizia, allora, la giustizia non è al centro della democrazia ? E i salari della gente, quelli non sono al centro della democrazia ? I mutui dei Pag. 546cittadini, sono o non sono al centro della democrazia ? I diritti dei cittadini sono al centro della democrazia e tutti sanno che, in un momento di crisi economica, più forte è la crisi, minore è la capacità dei cittadini di tutelare i propri diritti. Se è così, vuol dire che andiamo dritti verso una crisi di cui i telegiornali parlano come crisi economica, ma che, in realtà, è effettivamente sempre di più una crisi democratica.
  Insomma, secondo la logica del decreto-legge, io Governo, io Paese ho bisogno di giudici, quindi chiamo alcuni operatori del diritto e li pago fino a un massimo di ventimila euro l'anno per fare i giudici: in altre parole, sottopago persone competenti, che tanto di questi tempi accettano qualsiasi cosa. In questa non-logica, il MoVimento 5 Stelle aveva almeno proposto che venissero esclusi i soggetti che non hanno bisogno di soldi, come i giudici o i notai a riposo. È inutile dire che questa proposta non è stata presa in considerazione. Quanto tempo ho ancora, signor Presidente ?

  PRESIDENTE. Ha finito, deputato Bonafede, si avvii alla conclusione.

  ALFONSO BONAFEDE. Sta bene, signor Presidente. Insomma, anche su questo capitolo vi è stato un non-dialogo a senso unico, nel quale ci siamo scontrati contro un muro di indifferenza innalzato dal Governo e contro una maggioranza impermeabile nei fatti a valutare anche suggerimenti dettati dal più banale buon senso.
  Per queste ragioni, ribadisco il voto contrario al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, mi auguro davvero che restare in quest'Aula praticamente senza interruzioni da due giorni serva almeno a fare qualcosa che sembra un po’ caduta in disuso qui: riflettere.
  Noi ci ritroveremo tra poche ore a votare l'ennesimo decreto che, citando Quagliariello, ci porta decisamente alla deriva rispetto a quel famoso patto tra politica e cittadini che si ha la presunzione di voler riscrivere. Siamo infatti di fronte ad un decreto sconclusionato rispetto al quale la nostra opposizione, attraverso la proposta di emendamenti, è stata del tutto scavalcata da una scelta forse fin troppo facile per il Governo, il solito voto di fiducia. Voglio ricordare che di fronte ad un Governo che non vuole sentire, il ruolo delle minoranze di opposizione diventa ancora più importante all'interno di una democrazia, perché noi siamo qui a rappresentare interessi che sembrano ormai dimenticati: stiamo parlando dell'esclusivo interesse di ogni cittadino.
  Ecco dunque perché ci ritroviamo in Aula a lottare per i cittadini: perché essi non meritano un sistema che, a guardarlo oggi, suscita scandalo e profonda inciviltà. Io mi chiedo: ma perché non utilizziamo e non utilizzate piuttosto tutte queste energie, solo per fare un esempio, per riformare la legge elettorale, ovviamente nelle sedi opportune, e cioè le Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato, invece di istituire comitati dei saggi o commissioni speciali ad hoc ? A cosa servono allora le Commissioni affari costituzionali ? Sono sette anni che questo Paese ha bisogno di una riforma seria della legge elettorale. Il MoVimento 5 Stelle crede che gli obiettivi di questo Governo, nel rispetto di tutti quei cittadini che vi hanno votato, dovrebbero essere ben altri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Guardando questo decreto, che reca il titolo di disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, troviamo al suo interno disposizioni che nulla hanno a che fare con tale fine. Vengono annullate o prorogate alcune norme sulla spending review, istituendo, per vigilare su quest'ultima, un Comitato interministeriale ed un Commissario al costo di 150 mila euro quest'anno Pag. 547e del doppio per il 2014 e il 2015, più altri 200 mila euro per il 2016. Dunque Bondi non aveva svolto al meglio il proprio incarico ? Qualunque sia la risposta, voi disfate tutto e ricominciamo daccapo, tanto c’è tempo !
  Viene poi ripristinata, cosa gravissima, la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi: dunque, l'attuale Viceministro ai trasporti ed alle infrastrutture, sindaco di Salerno nonché grande cementificatore delle opere incompiute e degli ecomostri vi ringrazia e vi invita a Salerno a ritmo di babbà: stiamo parlando di Vincenzo De Luca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Come se non bastasse (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Deputati qui non funziona a chi urla di più, se c’è qualche problema disponete degli interventi per richiamo al Regolamento; le regole qui garantiscono la seduta dell'Aula (Commenti della deputata Bellanova). Deputata Bellanova, le ricordo che, se si sta violando qualche regola, lei ha a disposizione gli interventi per richiamo al Regolamento; qui le regole garantiscono il dibattito, non funziona che chi urla di più censura altri ! (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Prosegua, deputata Sarti. (Dai banchi del gruppo Partito Democratico si urla: Vergognati !).

  GIULIA SARTI. Mi devo vergognare perché parlo di Vincenzo De Luca ?

  PRESIDENTE. Prosegua, deputata Sarti.

  GIULIA SARTI. Complimenti, colleghi, complimenti ! Se queste sono le persone che volete difendere.
  Come se non bastasse sono stati inseriti 35 articoli inerenti la riforma della giustizia civile, un tema di estrema complessità dato che tutti sappiamo che è più di venti anni che il corretto funzionamento della giustizia italiana viene ripetutamente lacerato da leggi e provvedimenti ad personam o ad personas. Solo per citarne alcuni ricordiamo nel 2002 la depenalizzazione del falso in bilancio, la legge sulle rogatorie internazionali, nel 2003 in tema di immunità parlamentari il lodo Schifani dichiarato incostituzionale nel 2004. Poi il secondo tentativo nel 2008 con il cosiddetto lodo Alfano, dichiarato incostituzionale nel 2009. Poi, ancora, per arrivare alla legge sul legittimo impedimento nel 2010, abolita definitivamente con il referendum del 2011. Poi l'ex Cirielli nel 2005, l'indulto nel 2006 e potremmo continuare all'infinito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Si è trattato di un dibattito su temi non rivolti a riformare la giustizia, ma piuttosto rivolti all'andamento dei processi a favore di alcuni o di tanti, non si capisce. Ci avete raccontato che il motivo dell'inserimento di questi 35 articoli sarebbe quello di favorire gli investimenti esteri in Italia, accorciando i tempi delle lungaggini del contenzioso. Sembrerebbe tutto estremamente semplice. A questo punto, la domanda però sorge spontanea: come mai abbiamo perso vent'anni quando bastavano questi bellissimi 35 articoli ? Forse, cari colleghi, il problema è un altro. Di fronte ad una situazione italiana a dir poco sconfortante, servirebbe davvero essere onesti. Invece no, oggi il Governo sceglie per riformare i problemi della giustizia di non seguire l’iter legislativo proprio di una vera democrazia, che discute i problemi a fondo rendendo partecipi i cittadini dei cambiamenti che intende fare per il Paese.
  No, il Governo sceglie di continuare ad esercitare egli stesso il potere legislativo attraverso la pratica della decretazione d'urgenza. In questo modo il Parlamento, unico e vero strumento di democrazia diretta, viene pressoché totalmente spodestato dei suoi doveri, ma soprattutto dei suoi diritti. Ebbene, la soluzione oggi prospettata per risolvere i problemi e accorciare i tempi del contenzioso civile sarebbero questi 35 articoli, a cui l'opposizione ha presentato centinaia di emendamenti ? Pag. 548Secondo noi, anzitutto, non si sostituiscono gli strumenti propri del Parlamento con la decretazione d'urgenza.
  Ma entriamo nel merito. Nel testo iniziale addirittura venivano inseriti degli articoli che avrebbero comportato dei danni gravissimi. Sto parlando, ad esempio, dell'articolo 80, che disciplinava una competenza ad hoc per i tribunali di Milano, Roma e Napoli per tutte le cause aventi come parti società con sede all'estero. Questo avrebbe comportato un enorme aggravio del carico lavorativo di tali tribunali. Quello che sfugge è dove fosse ravvisabile un incentivo agli investimenti esteri in Italia.
  Per fortuna, ci si è accorti subito, anche grazie alle corpose audizioni, dell'errore e si è giunti ai ripari con la soppressione di tale articolo. Ciò nonostante, l’iter di questo decreto-legge è stato estremamente complesso e frettoloso. Infatti, le scadenze della decretazione d'urgenza non hanno consentito un vero contributo da parte delle forze parlamentari, costrette a tempi indegni, che hanno impedito di ragionare seriamente sul suo contenuto. Siamo arrivati – parlo della Commissione giustizia – perfino ad audire venti persone nella stessa giornata. Nella Commissione bilancio, riunita in seduta notturna insieme alla Commissione giustizia, spesso il presidente non guardava nemmeno le alzate di mano durante le votazioni, a simbolo che l'opinione dell'opposizione non aveva tanta importanza, veniva data attenzione solo agli emendamenti della maggioranza.
  Il pacchetto giustizia del decreto-legge «del fare», su cui la Commissione si è potuta esprimere soltanto in sede consultiva, come ha ricordato precedentemente il mio collega, tenta di risolvere i problemi, impedendo ai cittadini di accedere alla giustizia, con grave violazione dell'articolo 24 della Costituzione. Torna – come dicevamo – l'obbligatorietà della mediazione, ancora una volta a pagamento. Quando poi il cittadino accede in tribunale, il giudice è obbligato a proporre una soluzione conciliativa con possibilità, in caso di fallimento del tentativo, di ordinare al cittadino, fino al secondo grado di giudizio, di tornare presso un istituto di conciliazione. Nel caso in cui il cittadino non voglia accettare, rischia pesantissime conseguenze sulla decisione finale.
  Non viene fatto alcun importante investimento nel settore e, per diminuire il carico giudiziario a costo zero, il decreto-legge «del fare» assume a prezzi mortificanti giudici, notai, magistrati, avvocati, anche a riposo, e si affida altresì a giovani stagisti, prevedendo un'irrisoria indennità invece di prevedere un sacrosanto compenso.
  A fronte di quanto sopra esposto il nostro voto, signori, non può che essere contrario a questo provvedimento. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. In ogni caso, ricordo a tutti i deputati che non è consentito utilizzare espressioni lesive nei confronti di altri deputati, membri del Governo o persone soggetti esterni a quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare per un richiamo all'articolo 8 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, l'articolo 8 del Regolamento dice che il Presidente della Camera rappresenta la Camera. Qualche minuto fa i colleghi che sono seduti quasi di fronte a me in questo momento, hanno ingiuriato la Presidenza perché, quando la mia collega chiedeva se si dovesse vergognare, i colleghi non hanno detto «Sì, avevamo questo diverbio con la collega», ma hanno additato lei e quindi, in qualche modo, hanno additato tutti i parlamentari presenti in quest'Aula. Quindi, secondo me questo è un motivo più che fondato per un richiamo formale e nominale. La ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 549

  PRESIDENTE. Onorevole De Lorenzis, questo, ovviamente, è un aspetto che ravviso io e su cui decido io poi cosa fare.

  ANDREA DE MARIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA DE MARIA. Signor Presidente, non abbiamo particolari appunti da fare a lei rispetto alla conduzione della mattinata (Commenti), però vorremmo dire che le affermazioni che abbiamo sentito sul sindaco De Luca...

  PRESIDENTE. Deputati... Mi scusi, onorevole De Maria, un attimo e le faccio concludere l'intervento. Deputati, qui non funziona che chi urla di più ha il sopravvento su chi sta parlando. Prego, onorevole De Maria.

  ANDREA DE MARIA. Stavo dicendo che le affermazioni che abbiamo sentito sul sindaco De Luca sono inaccettabili e invitiamo i colleghi del MoVimento 5 Stelle al giusto rispetto per i presenti e per gli assenti a questa seduta.

  ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, l'articolo del Regolamento a cui mi riferisco è quello del buonsenso. Per l'ennesima volta bisogna richiamare chi cita persone assenti che non possono assolutamente difendersi. Per cui, una volta per tutte, anche questa è decenza. Cerchiamo di evitare applausi nei confronti di chi poi non è nelle condizioni, perché assente, di potersi difendere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. La ringrazio, è esattamente il richiamo che ho fatto prima.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, questo è l'ennesimo decreto-legge del «fare come vi pare», non per l'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che, vi ricordo, non è fatto solo dalla maggioranza di chi governa.
  Il Parlamento esiste per rappresentare tutti, almeno quelli che ancora hanno la forza, la voglia, lo stomaco, per votare. Il Paese è nel Parlamento, proprio quello che voi continuate ad ignorare, a boicottare, a delegittimare. Avete posto l'ennesima questione di fiducia, perché non avete il coraggio del confronto, della ricerca del consenso, della condivisione, al di là delle parti. Vi sentite legittimati dall'alto a fare, appunto, come vi pare.
  Questo è il gioco delle parti a cui ci obbligate, ma non potete a lungo far credere che il MoVimento5 Stelle sappia solo fare ostruzionismo perché non sa fare proposte. Abbiamo presentato anche questa volta centinaia di emendamenti, tutti regolarmente rigettati dopo la disponibilità nostra a ridurli a qualche decina pur di riuscire a collaborare nell'interesse generale e quindi a modificare questo decreto-legge in meglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Con questo Governo non vi è alcuno spazio di collaborazione, l'abbiamo già visto; è troppa la presunzione di un blocco politico che si ritiene al di sopra di ogni altro organo democratico, tanto da ritenersi esso stesso la larga intesa, legittimata a rappresentare un presunto interesse nazionale che giustifica tutto. Allora vi suggerisco, anche in questa anomala situazione di intervento obbligato, qualche idea che a voi sfugge o che intenzionalmente ignorate perché in altre faccende affaccendati. Volete fare ? Se l'intenzione di questa legge fosse il far ripartire l'economia, già in altre occasioni vi abbiamo detto, e abbiamo insistito, che per questo obiettivo il Paese ha bisogno di risorse fresche, di sgravi fiscali alle imprese da lavoro dipendente, di finanziamenti da parte del sistema bancario, di reddito di cittadinanza.Pag. 550
  Lo sapete bene che alcuni provvedimenti sarebbero semplicemente possibili, dovrebbero essere in agenda da tempo, ma non vi entrano, perché i privilegi di pochi non si toccano. Privilegi ormai insostenibili, parassitari, vergognosi e, in ultima istanza, immorali.
  Partiamo allora, innanzitutto, con il dare noi l'esempio, senza il quale nessun provvedimento, nessun sacrificio che si richiede ai cittadini è poi credibile. Rinunciare al finanziamento pubblico ai partiti, rivedere tutti gli esorbitanti stipendi dei cosiddetti, chiamati con un anglicismo di moda, «manager», le pensioni d'oro che ipocritamente dite di non poter toccare, quando il diritto al conseguimento dell'età pensionabile lo avete violato, mettendo nel panico e nella precarietà milioni di lavoratori. Le infrastrutture inutili, le pazze spese militari, questo è fare.
  La logica sulle infrastrutture che fate finta di considerare strategica per rilanciare l'economia italiana, sapete benissimo che non regge ai fatti, figlia com’è di un modello di sviluppo esponenziale che non esiste più da anni e che mai più tornerà. Lo sapete benissimo che la TAV non serve perché le merci viaggiano anche su rotte alternative, su quelle già esistenti o anche su nuove, ma meno devastanti e costose, più compatibili. Sapete benissimo che di autostrade non c’è più un'ulteriore necessità, che l'automobile, simbolo di libertà degli anni ’60, oggi si è trasformata in una gabbia che imprigiona e strozza per traffico e costi, che il trasporto su gomma anche per le merci va superato.
  A casa mia, in provincia di Modena, la cosiddetta virtuosa regione Emilia Romagna vuole fare un'autostrada cispadana, assolutamente anacronistica, un corridoio inquinante che taglia in mezzo i paesi, il cui costo di un miliardo e 400 milioni ricadrà su tutti noi e sul nostro futuro prossimo ed il cui obiettivo è fatto imperscrutabile. Sapete benissimo che ciò che giustifica queste opere non è l'interesse del Paese, ma solo quello dei costruttori a cui voi continuate a dare corda e, soprattutto, le nostre risorse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Sapete benissimo che gli F35 sono un acquisto sconsiderato sia per il loro costo che per la loro reale inutilità. Pretendere di essere credibili quando si dice che per amare la pace occorre armare la pace con cacciabombardieri è un'impresa che richiede una grande fiducia in se stessi, con la presunzione che sia anche corrisposta. In un contesto internazionale in cui la pace si costruisce con politiche di sostegno alla cooperazione, alla mediazione dei conflitti, al riconoscimento dei diritti, a smetterla di voler comandare a casa di altri, gli F35 sono strumenti inutili, utili eventualmente in un contesto di scontro globale, di dimostrazione muscolare, di minaccia. Il loro presunto obiettivo di deterrenza non impedisce in alcun modo di trovarci dentro a conflitti come in Iraq o in Afghanistan, perché ce li andiamo a cercare noi i conflitti, o di vederci eventualmente obiettivo di terroristi internazionali.
  Spese inutili, costi che si sommano a costi, privilegi per pochi e le risorse per gli italiani non si trovano. Siamo fieri quando di fronte all'evidenza della nostra denuncia non trovate di meglio da fare che darci dei populisti. Mi chiedo sempre se mai voi vi poteste riavere come da un lungo oblio, risvegliare, rivedere le vostre scelte. Ma voi non lo farete, piuttosto stracciate il Parlamento, la democrazia, vi chiudete a riccio, come già fate per salvare il vostro diritto presunto al potere. Volete credere e far credere che siete i salvatori della patria, che siete l'ultima spiaggia, l'ultima speranza, che siete il Governo del fare e ponete la fiducia: non c’è neppure più un confronto sulle scelte, un legittimo e auspicabile confronto sulle idee tra una maggioranza ed una opposizione. Noi siamo all'arrocco aristocratico di fronte alla richiesta di democrazia, di giustizia e di cambiamento che sale e monta. Sappiamo dalla storia come finiscono queste situazioni.
  Volete fare allora ? Un paio di suggerimenti operativi piccoli, piccoli, ma che tocchiamo con mano tutti i giorni, che toccano i cittadini ed una gloriosa categoria di lavoratori: gli agricoltori. Volete Pag. 551rilanciare l'economia facendo nascere nuove imprese ? Nel settore della gestione dei rifiuti c’è un mare da esplorare, un continente da scoprire. Basterebbe fare una cosa molto semplice: dare applicazione finalmente e seriamente, senza i soliti sotterfugi e rimandi, alle norme europee che in tema di rifiuti stabiliscono che la priorità è rappresentata dal recupero e dal riutilizzo delle merci definite rifiuto, che le discariche devono chiudere e gli inceneritori essere gradualmente spenti.
  Siamo invece il Paese delle discariche, anche improvvisate e illegali, e il nord è riempito di inceneritori, meravigliose ciminiere, che ammorbano la pianura Padana e che mandano in fumo miliardi, tra costi di costruzione, merci incenerite, contributi e sussidi. Ma su discariche e inceneritori ci sono gli interessi delle multiutility, di finti manager garantiti dal monopolio dei servizi, falsi imprenditori privati con la garanzia del sussidio del pubblico, stipendi milionari gettati nel nulla da servizi superati, pesantemente inquinanti, ma dal grosso e grasso guadagno. Non si tratta di servizi per i cittadini trattati come sudditi, senza possibilità di scelta, ma obbligati a pagare i costi di imposte parassitarie.
  C’è un mondo potenziale di imprenditori del riutilizzo, del recupero, del riciclaggio, come già in altri Paesi, che non aspetta altro che il Governo sposti gli obiettivi, dalla rendita del monopolio a quella del mercato, che i cosiddetti rifiuti li faccia diventare occasione di lavoro e di rispetto per l'ambiente. Ma voi non lo fate. Poi c’è un altro mondo, troppo spesso sottovalutato e ignorato: il mondo agricolo che, oltre a produrre il cibo per soddisfare il bisogno primario al nutrimento, nel nostro meraviglioso Paese ci regala prodotti unici al mondo. A qualcuno è venuto in testa che oltre a produrre il cibo, l'agricoltura italiana dovesse anche produrre energia elettrica o carburanti. Si sono dati incentivi per l'energia prodotta da biomasse, fonte cosiddetta rinnovabile, con il risultato che il mais, il granoturco, ora finisce nel digestore a biogas e non ad alimentazione degli animali.
  Nel mio paese hanno chiuso un vecchio zuccherificio e la Comunità europea, per compensare agricoltori ed industria, ha fatto arrivare in conto capitale una cinquantina di milioni di euro affinché vi fosse una riconversione produttiva finalizzata allo sviluppo del settore agricolo. L'ex impresa saccarifera, fatti due conti, ha scelto di investire nella costruzione di un inceneritore a biomasse per produrre elettricità. Due conti semplici: un finanziamento pubblico a fondo perduto per la costruzione e successivamente, con l'entrata in funzione, i sussidi che generosamente lo Stato riconosce per le fonti rinnovabili e che lo Stato intanto preleva dalle tasche dei cittadini con le bollette. Questi impianti hanno una resa energetica ridicola, attorno al 20 per cento, e addirittura gli inceneritori non riescono neppure a comprare la biomassa dagli agricoltori italiani perché troppo costosa e si riducono – tutti lo sanno – a bruciare biomasse di scarto rifiuto (materiale importato nel nostro caso): 50 milioni di soldi pubblici per creare 15 posti di lavoro, efficienza complessiva zero, anzi negativa, soldi gettati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Come se in questo momento nel Paese ci fosse la necessità di produrre nuova energia elettrica a costi fuori mercato.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  VITTORIO FERRARESI. Si tratta di progetti sostanzialmente fallimentari. Volete fare ? Smettete di fare come vi pare e iniziate quindi a misurarvi con il Paese reale.
  Il nostro voto su questo decreto-legge non può che essere favorevole, ma anche «no».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turco. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Ringrazio il Presidente Di Maio e ne approfitto per fargli Pag. 552i complimenti per come gestisce in maniera impeccabile e imparziale l'Assemblea.

  PRESIDENTE. La prego, deputato Turco, vada avanti.

  TANCREDI TURCO. Colleghe deputate e colleghi deputati, rappresentanti del Governo, con questo intervento annuncio il mio voto contrario al decreto-legge del «fare», per le molteplici ragioni che mi portano inesorabilmente a questa scelta, una lunga, quasi infinita, serie di motivi che questa notte mi sono cimentato ad elencare.
  Non voterò favorevolmente perché con questo decreto-legge si vuole intervenire su molteplici tematiche estremamente complesse e tra loro eterogenee, con provvedimenti inorganici che non fanno altro che complicare e peggiorare questo Paese portando ad una maggiore confusione ed incertezza normativa. Non voterò favorevolmente perché il metodo, ormai consueto, di porre la questione di fiducia sul decreto-legge impedisce al Parlamento di avere una discussione vera e di merito ed un confronto serio tra le varie forze politiche. Infatti, si tratta di un decreto-legge dal nome pomposo ma in cui in realtà si celano solo modeste misure e manca il taglio alle imposte, indispensabile per un vero rilancio dell'economia. Voterò «no» perché questo decreto-legge è un minestrone di provvedimenti disparati, inutili e raffazzonati alla bell'e meglio. Voterò «no» perché non si riesce mai concretamente a ridurre la spesa pubblica, mentre si continuano a chiedere sacrifici ai cittadini. È più facile.
  È più facile rinviare le misure necessarie a risolvere la crisi del Paese e tirare a campare di mese in mese, magari in attesa del 30 luglio e di una sentenza in particolare.
  Voterò «no» perché questo è un provvedimento iniquo, contrario agli interessi reali del Paese, che non è in grado di risolvere i problemi, dove per l'ennesima volta si trattano materie complesse diverse tra loro in maniera disorganica, aumentando, invece di risolvere, il disorientamento nelle imprese e nei cittadini. Questo è un decreto che, invece di semplificare, complica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Voterò «no» perché questo decreto si presenta con l'ambizione di fornire una spinta all'economia, ma sono solo parole, perché l'impatto del decreto sarà molto modesto e non contribuirà a rilanciare lo sviluppo, in quanto privo di quelle riforme strutturali capaci di risolvere la crisi.
  Voterò «no» perché tra i tanti difetti di questo decreto figura anche un emendamento per consentire, tramite l'istituzione di un commissario ad acta, che gli ex zuccherifici siano esenti dalla riconversione in ambito agricolo. Ciò comporta imporre impianti inaccettabili sul territorio, come le mega-centrali a biomasse proposte in passato. Sul tema si è pronunciata in maniera chiara la Corte costituzionale, ed ora il problema ritorna.
  Voterò «no» perché si è puntato sul contratto di apprendistato, che non funziona e non può certo risolvere i problemi legati alla disoccupazione; perché per l'ambiente propone semplificazioni atte a favorire combustibili fossili e la costruzione di infrastrutture per i trasporti in perdita; perché il ridimensionamento di Equitalia finge di risolvere il problema dell'asimmetria fra Stato e contribuenti senza arrivare al nocciolo del problema.
  Voterò «no» perché alcune delle agevolazioni per l'acquisto di macchinari non sono altro che un incentivo in favore di chi è scaltro nel districarsi nell'apparato normativo, ma non certo per tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Voterò «no» perché questo decreto è solo fumo, non aiuta le zone colpite dal terremoto – lacuna gravissima –; perché su un tema fondamentale come la sicurezza sul lavoro, in particolare rispetto ai lavoratori occupati nei cantieri mobili, in alcuni casi si arriva addirittura ad aumentare le condizioni di rischio.
  Voterò «no» perché la deregolamentazione sulle concessioni edilizie finirà col mettere a rischio il paesaggio dei centri Pag. 553storici italiani, in aggiunta alla mancanza di fondi destinati al dissesto idrogeologico del nostro territorio.
  Voterò «no», in questo caso con particolare gusto, perché il MoVimento 5 Stelle aveva presentato otto-nove emendamenti di minima modifica al decreto, che avrebbero ovviamente migliorato un testo pressoché impresentabile. Tra questi vi erano emendamenti riguardanti: il pagamento degli stagisti del Ministero della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); l'apertura di un fondo di sostegno per le piccole e medie imprese in cui poter versare le eccedenze degli stipendi dei parlamentari; rendere più aperta la gestione della Cassa depositi e prestiti; rivedere la Tobin Tax per colpire il day trading.
  Venendo al settore della giustizia, settore che più mi sta a cuore per motivi professionali, voterò «no» perché dopo la bocciatura della mediazione da parte degli utenti e della Corte costituzionale il Governo ci riprova. Sarà nuovamente obbligatorio per i litiganti comparire davanti ad un mediatore che non ha alcun potere di dirimere le controversie, ma solo il compito di esortare le parti ad un compromesso. Si crea conseguentemente solo una giustizia sempre più appannaggio dei più ricchi o di chi può permettersela in quanto la presenza di istituti di mediazione privata rende impossibile l'esercizio del controllo effettivo dell'imparzialità e indipendenza del mediatore, con la conseguenza che lo Stato delega, di fatto, ai privati l'amministrazione della giustizia.
  Riguardo a questo argomento leggerò ora anche una parte di un comunicato dell'OUA, l'Organismo unitario dell'avvocatura italiana: La mancata presenza obbligatoria dell'avvocato nello svolgimento dei procedimenti di mediazione costituisce una grave lesione del diritto di tutela legale, soprattutto in materie di particolare complessità, quali divisioni ereditarie, colpa medica, patti di famiglia, diritti reali e altro ancora, con la conseguenza che le parti sono esposte ai rischi di una rinuncia inconsapevole ai diritti sottesi ed ai relativi pregiudizi, non solo economici e patrimoniali. Appare invero evidente che prevedere la sottoscrizione necessaria degli avvocati delle parti in calce al verbale di conciliazione ai fini dell'omologa dell'accordo non è affatto sufficiente a rimediare alla mancata assistenza dell'avvocato nell'intero procedimento, appare anzi contraddittoria rispetto alla premessa.
  Manca la regolamentazione della competenza per territorio, con riferimento al luogo presso cui incardinare il procedimento, con la conseguenza di poter indurre la controparte a non comparire solo perché la partecipazione sarebbe ingiustamente onerosa. La materia successoria ed immobiliare, oltre che i patti di famiglia, non possono essere oggetto di media conciliazione, perché l'esito positivo e, dunque, il verbale, quand'anche omologato, non può avere la stessa efficacia di un titolo giudiziale, con la conseguenza di addossare alle parti oneri ulteriori.
  Neppure i diritti sottesi alla colpa medica ovvero alla diffamazione, per il loro profilo segnatamente morale, devono essere assoggettati alla media conciliazione, che semmai si attaglia alle sole vertenze di impresa e, comunque, a quelle meramente economiche. Non si comprende anche perché non siano state espressamente comprese le controversie recentemente rimesse alla competenza funzionale del tribunale delle imprese, le quali, stante la ritenuta idoneità della media conciliazione alla rapida definizione delle controversie civili, parrebbero le più titolate nel procedimento e risolverebbero in via diretta – non solo mediata – uno dei problemi, ovvero la competitività delle aziende, che la normativa si pone come obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).
  L'esigenza di un sistema di metodi alternativi di risoluzione delle controversie non può andare a scapito dei diritti scaturenti dall'articolo 24 della Costituzione. Non può conseguentemente essere condivisa la previsione secondo cui il giudice impone alle parti di adire la media conciliazione, addirittura indicando l'organismo in qualsiasi fase del giudizio.Pag. 554
  Inoltre, la previsione di soli 400 giudici onorari è largamente insufficiente per lo smaltimento delle cause d'appello; occorre, quindi, un intervento anche sulle cause di primo grado, non solo per quelle in appello.
  Bisogna incentivare anche la giovane avvocatura ed escludere i magistrati, gli avvocati dello Stato e i notai in pensione, che già percepiscono la loro pensione. Il compenso previsto è basso e, conseguentemente, è difficile che sia appetibile, con ovvie conseguenze sulla qualità.
  Quindi – e concludo – se qualcuno ancora non l'avesse capito, preannuncio il mio voto contrario a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, richiamo l'articolo 37, nel quale si dice che i rappresentanti del Governo, che non fanno parte della Camera, hanno diritto e, se richiesti, obbligo di assistere alle sedute dell'Assemblea e delle Commissioni.
  Quindi, atteso che, più volte, in quest'aula, si richiamano i colleghi a non disturbare coloro che sono al banco del Governo, mi chiedo se si possa, per analogia, applicare tale norma quando i ministri e i sottosegretari sono impegnati in conversazioni private al telefono: tale fattispecie appare riconducibile a quella disposizione allo stesso modo, perché essi non sono attenti allo svolgimento della seduta.

  PRESIDENTE. Preciso che il richiamo al Regolamento dovrebbe essere attinente alla fase procedurale, altrimenti apriamo un dibattito dottrinale, più che altro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, intendo svolgere talune considerazioni prima di esprimermi sul contenuto di questo decreto «del fare», ribattezzato in vari modi, che non voglio neanche ripetere, per rispetto delle orecchie dei deputati qui presenti (alcuni presenti addirittura anche stanotte, sinceramente mi stupisce la loro resistenza). Sto divagando, Presidente. Torniamo al decreto «del fare».
  Un altro decreto, un ulteriore decreto ! Il decreto, tutti lo sapete, è un atto del Governo, titolare del potere esecutivo. Naturalmente, tale deroga alla tripartizione dei poteri è sancita dalla Costituzione, quindi nulla da dire ! Ma, come si dice, «l'occasione fa l'uomo ladro», e allora ecco l'abuso di uno strumento, che dovrebbe essere utilizzato solo in determinati casi. Non starò qui ad elencarvi i requisiti previsti dall'articolo 77, quindi la straordinaria necessità ed urgenza (beh, l'ho appena fatto).
  Come dicevo, «l'occasione fa l'uomo ladro» e l'Esecutivo, negli anni, ha fatto sempre intendere che vuole legiferare, ritenendo piuttosto elastici i requisiti previsti dall'articolo 77. Basta ricordare la prassi della reiterazione dei decreti – addirittura un decreto è stato reiterato 23 volte – fino all'intervento della Corte costituzionale, con la sentenza n. 360 del 1996, che ha posto finalmente un argine definitivo alla prassi della reiterazione.
  Quindi, già con questo abuso della decretazione d'urgenza la prassi si è allontanata vistosamente dall'impianto del costituente, che aveva pensato al decreto-legge quale strumento straordinario per fronteggiare solamente i casi imprevedibili. Se per voi la situazione attuale è uno straordinario caso d'urgenza, allora dovete semplicemente fare mea culpa perché in questa urgenza ci avete cacciato voi, con anni di politica che definisco «allegra» solo per non essere richiamato !
  Un altro caso di lenta, ma inesorabile erosione da parte dell'Esecutivo a discapito del legislativo, l'abbiamo avuta con le deleghe bifasiche attraverso le quali il Governo viene, con la stessa legge, delegato entro un certo termine a disporre una nuova disciplina, ed entro un termine più Pag. 555lungo ad adottare decreti integrativi e correttivi, nel rispetto dei medesimi principi e criteri direttivi della delega principale.
  Il problema è che, se non si indicano le ragioni, lo scopo e i limiti dell'intervento integrativo e correttivo, si assiste ad una delega indefinita, che va a regalare un potere legislativo che l'Esecutivo non deve avere.
  Oltre che a questi classici casi di esautorazione del potere legislativo, assistiamo poi, e lo abbiamo visto sulla nostra pelle, a dei giochi politici conditi da ritardi e fiducie che fanno sì di non accettare nessun emendamento, soprattutto dell'opposizione, anzi esclusivamente dell'opposizione.
  A questo punto ci chiediamo: che fine farà il Parlamento ? Da una parte il potere legislativo gli viene sottratto con gli strumenti e gli abusi dell'Esecutivo di cui sopra, e dall'altra non ha nemmeno il potere di modificare un testo governativo. Oltre il danno la beffa ! Che poi il Governo abbia anche l'iniziativa legislativa ce ne siamo accorti con il disegno di legge sul finanziamento ai partiti, quel marchingegno che nulla toglie ai partiti, che in tanti sono passati dal via ritirando parecchi milioni. E ce ne siamo accorti con quell'emendamento, a firma di alcuni deputati del PdL – è una notizia molto recente – che, in caso di finanziamento illecito ai partiti, prevede non più il carcere, ma una sanzione amministrativa pecuniaria. È come se si cancellasse «mani pulite» con un enorme, gigantesco, vergognoso colpo di spugna.
  Ma veniamo agli emendamenti, alle criticità del testo...

  PRESIDENTE. Scusi se la interrompo. È possibile liberare i banchi del Governo ? Scusi, deputata Centemero, se è possibile... Prego, vada avanti, deputato Frusone.

  LUCA FRUSONE. Grazie. Ma veniamo agli emendamenti, alle criticità del testo e alla dichiarazione di voto.
  Mi scuso anche se il preludio del mio intervento è stato piuttosto ampio. Come hanno già detto molti dei miei colleghi, noi le modifiche le abbiamo messe sul tavolo, modifiche che ritengo migliorative, e di molto, del testo originale. Infatti, tale testo aveva e ha delle criticità enormi. Si parla di Agenda digitale: ne vogliamo parlare ? Commissario straordinario, struttura di missione, cabina di regia, tavolo consultivo, ma questa Agenda digitale pare solo fumo negli occhi.
  Possiamo parlare anche dell'articolo 48, volendo. Con questo articolo si trasforma il Ministero della difesa in un mercante d'armi, che va a mediare nella vendita di armamenti. A questo punto ci chiediamo: ma è normale che un'istituzione possa favorire, di fatto, alcune aziende rispetto ad altre, creando così una sorta di rete di fiducia ? E sappiamo che tutto ciò può sfociare in casi di corruzione e comunque in una alterazione del mercato.
  Sull'articolo 39, poi, vogliamo spendere qualche parola: esso va a modificare il codice dei beni culturali e del paesaggio. Vi risparmio tutte le modifiche, perché effettivamente sono contorte e non di facile interpretazione. Ma cosa va a fare questo articolo del decreto «del fare» ? Intanto dimezza i tempi per l'autorizzazione e quindi sarà anche più facile costruire in violazione delle tutele paesaggistiche. La sovrintendenza non è più costretta a dare il suo parere e voi su questa cosa ci mettete la fiducia: fidarsi è bene e non fidarsi... Lo sapete.
  Ma sapete che vi dico ? Più leggo questo decreto, più penso agli emendamenti che il nostro gruppo ha proposto e che sono stati tutti bocciati, più mi rendo conto che l'ostruzionismo lo state facendo voi ! Bloccate questo Paese, bloccate ogni opportunità per migliorarlo, ci costringete a presentare degli ordini del giorno per cose che sono così banalmente salutari per il Paese che non si può non inserirli.
  C'era, per esempio, il mio ordine del giorno che parlava del corridoio tirrenico meridionale A12 Appia. Cosa cercavamo di fare ? Semplicemente fermare un'opera inutile, l'ennesima, ed utilizzare quei miliardi previsti per l'opera, in parte già spesi nonostante non ci sia stata neanche Pag. 556la posa della prima pietra, per migliorare la viabilità di una strada conosciuta come la più pericolosa d'Italia e per buttare giù un piano di mobilità serio e sostenibile.
  Chi pensa che quell'autostrada sia necessaria dovrebbe fare un giro sui regionali che collegano la capitale con le province laziali, la tratta Cassino-Roma, Viterbo-Roma, e tutte le altre. Ognuna di queste è in lizza per il premio Caronte, carri bestiame che spostano pendolari come merci senza valore; aria condizionata presente di inverno mentre d'estate funziona benissimo il riscaldamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); e mille altri problemi che potrebbero essere risolti se si allocassero fondi destinati alle opere inutili.
  Come al solito vi indichiamo la luna e voi guardate il dito. Ma c’è un altro problema di fondo. Come detto prima state mortificando il Parlamento. Lo ricordo, magari a qualcuno scappa il concetto. Infatti, nonostante il Parlamento sia l'unico organo eletto dal popolo – vorrei dire direttamente, ma con il porcellum mi risulta difficile – ormai non può fare nulla. Assiste inerte alle fiducie su decreti che fanno pena, soggiace alla tirannia del Governo e tra po’ dovrà anche sopportare l'atto Camera n. 1359 con il Comitato per le riforme costituzionali, che in realtà desta in noi più di qualche dubbio. Anzi siamo molto perplessi. Ricordiamo che l'articolo 138 è l'ultimo baluardo della rigidità della nostra Costituzione e, riallacciandomi a quel contenitore vuoto definito decreto «del fare», ci troveremo di fronte all'ennesimo momento in cui il Parlamento manifesterà la sua inerzia voluta e comandata.
  Sinceramente siamo preoccupati. Se non abbiamo più la possibilità di esprimerci come legislatori, che camminano nel mondo di tutti i giorni per tirare fuori leggi da comportamenti consuetudinari e dalle esigenze reali dei cittadini, vuol dire che le decisioni vengono prese esclusivamente nelle stanze del potere. Ci avviciniamo così al pensiero di Hobbes e alla sua teoria dell'assolutismo politico, secondo la quale il sovrano è al di sopra delle leggi che egli stesso pone. In realtà, è una storia sentita, anzi permettetemi: mi sembra patetico che chi ci accusa di bloccare i lavori poi blocca i lavori del Parlamento per un solo uomo.
  Ma ritorniamo a questa concezione politica, da cui deriva una concezione giuspositivistica secondo cui unico possibile diritto è la legge del sovrano, che determina il giusto e l'ingiusto. Tale giuspositivismo ha nel tempo concesso la supremazia della politica sul diritto, perché, quando la politica non ha dei limiti, essa stessa si fa creatrice di diritto assoluto, trasformandolo in mero strumento di potere, senza badare all'etica, senza badare a valori intrinseci riconosciuti da tutti.
  Noi stessi in Italia siamo stati testimoni di questa débâcle del diritto e dei diritti essenziali di fronte alla politica. È paradossale che io debba parlare oggi. Dovevo parlare a cavallo tra il 25 e il 26 luglio, una data che forse non dice molto a tanti, ma nel 1943 (quindi esattamente settant'anni fa) cessava il mandato previo arresto del Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia e duce del fascismo Mussolini. Tre anni dopo nacque un'Assemblea costituente che partorì l'attuale costituzione. Quest'Assemblea, conscia del rischio che può derivare dallo strabordare di un potere sull'altro, ha creato dei paletti essenziali per uno Stato moderno, paletti che vengono superati giorno dopo giorno, decreto dopo decreto, fare dopo disfare.
  Noi non possiamo renderci partecipi di tutto questo, non possiamo permettere che un Governo si incoroni sovrano, relegando il Parlamento ad un ruolo di passacarte, fiducia dopo fiducia. Non possiamo stare zitti di fronte ad un tentativo di costituzione di una oligarchia governativa.
  È di fronte alle fiducie, di fronte gli abusi perpetrati da questo Governo a danno dal Parlamento che noi non possiamo tacere, non dobbiamo tacere. Dobbiamo mettere in campo tutto quello che abbiamo, dobbiamo denunciare tutto il marciume presente nel decreto «del fare», accozzaglia di norme utili a pochi, e tutte Pag. 557le occasioni perse con il rifiuto dei nostri emendamenti, che invece erano utili a molti.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  LUCA FRUSONE. Concludo. Quindi dico che non ci siamo proprio ed è per questo che noi non possiamo che votare contro il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, senza crescita e coesione l'Italia è perduta. La riduzione fiscale senza indebitamento sarà un obiettivo continuo e a tutto campo. Anzitutto quindi ridurre le tasse sul lavoro, in particolare su quello stabile e quello per i giovani neoassunti. Poi, una politica fiscale della casa che limiti gli effetti recessivi in un settore strategico come quello dell'edilizia, includendo incentivi per ristrutturazioni ecologiche e affitti e mutui agevolati per giovani coppie.
  E poi bisogna superare l'attuale sistema di tassazione della prima casa, elaborare insieme, Governo e Parlamento, e applicare rapidamente una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti. Misure ulteriori dovrebbero essere il pagamento di parte dei debiti delle amministrazioni pubbliche, l'allentamento del Patto di stabilità interno, la rinuncia all'inasprimento dell'IVA, l'aumento della dotazione del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese e del Fondo di solidarietà per i mutui.
  La società della conoscenza e dell'integrazione si costruisce sui banchi di scuola e nelle università. Dobbiamo dare entusiasmo e mezzi idonei agli educatori, che in tante classi volgono il disagio in speranza, e dobbiamo ridurre il ritardo rispetto all'Europa nelle percentuali di laureati e nella dispersione scolastica. In Italia c’è una nuova questione sociale segnata dall'aumento delle diseguaglianze.
  Dobbiamo poi ricordarci che l'Italia migliore è un'Italia solidale ed è per questo che il Governo non può che valorizzare la rete di protezione dei cittadini e dei loro diritti con misure tese al miglioramento dei servizi, da quelli sanitari a quelli del trasporto pubblico, locale e pendolare, con una particolare attenzione per i disabili e i non autosufficienti.
  Bene, queste sono parti del discorso fatto dal Presidente del Consiglio Letta quando, il 29 aprile scorso, ha chiesto la fiducia alla Camera, illustrando le priorità del Governo. Ora fatemi capire, perché forse mi manca un passaggio: tutte queste fantastiche iniziative, tutti questi nobili obiettivi dove sono finiti ? Quali avete portato avanti e cosa avete raggiunto ? O meglio, riformulo la domanda: perché nel decreto «del fare» non sono presenti, non dico tutti, ma almeno una parte di quei meravigliosi punti ? Nel decreto «del fare» leggiamo, ad esempio, del pasticcio sul tetto agli stipendi dei manager, che avete voluto mantenere alto senza porre più il limite dei 300 mila euro, salvando così di fatto i vertici di ANAS, Poste e Ferrovie dello Stato, in un modo così ambiguo da lasciare anche una scappatoia al tetto di altri manager.
  Leggiamo delle aziende farmaceutiche, che, una volta avuta l'autorizzazione di messa in commercio di un farmaco, possono continuare a tardare nella presentazione della domanda di classificazione dei farmaci, continuando così a vendere, nel caso, anche farmaci salvavita che se classificati sono del tutto gratuiti, ma se non classificati sono del tutto a carico del cittadino, del malato, che per avere i benefici potrà arrivare anche a pagare 4 mila euro ogni tre settimane. Questo perché ? Perché l'unica conseguenza che grava sull'azienda farmaceutica, in caso di mancata richiesta di classificazione del farmaco, è una semplice annotazione da parte della AIFA sul proprio sito ufficiale.
  Capirete che questo provvedimento è blando, superficiale e del tutto fuori luogo rispetto alla gravità di quello che sta accadendo. Voi lo capirete, ne sono convinta, lo capirete prima o poi, ma sono io Pag. 558a non capire determinate cose. Perché il Governo non ha voluto controllare e non permettere la speculazione delle lobby farmaceutiche, che lucrano sulla disperazione dei malati e dei loro familiari ? Spiegatemelo, lo sto chiedendo da due giorni e ancora non ho avuto risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Avevo presentato anche un ordine del giorno al riguardo, dove non chiedevo altro al Governo che di impegnarsi a non permettere alle case farmaceutiche di arricchirsi ancora di più sulle spalle di coloro che, pur di accedere a quel farmaco così costoso, sono disposti anche a ricorrere all'usura, e purtroppo la cronaca ce lo dimostra.
  Chiedo per quale motivo il mio ordine del giorno è stato ritirato, l'ho chiesto due volte, anche in questo caso, senza risposta. Per farvi capire che il mio ordine del giorno non era niente di allucinante, lo voglio leggere: «Premesso che l'articolo 44, commi 4-ter e 5-ter, prevede che, in caso di mancata presentazione entro 30 giorni dal rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio del medicinale di cui al comma 3, l'AIFA sollecita l'azienda titolare della relativa autorizzazione all'immissione in commercio a presentare la domanda di classificazione di cui al comma 1 entro i successivi 30 giorni; decorso inutilmente tale termine viene data informativa nel sito istituzionale dell'AIFA e viene meno la collocazione nell'apposita sezione di cui al comma 5; premesso che la previsione che del superamento del termine previsto per la presentazione della classificazione del farmaco salvavita sia data informativa sul sito istituzionale dell'AIFA risulta essere blanda ed inefficace, impegna il Governo – questo è il mio ordine del giorno – a prevedere anche con successivi atti di natura legislativa l'assunzione di azioni significative ed efficaci nei confronti di aziende farmaceutiche che ritardano volutamente la presentazione della domanda di classificazione, in particolare quando queste si riferiscono ai farmaci salvavita».
  Niente di impegnativo eppure hanno espresso un invito al ritiro, è stato votato in Aula e tutti hanno votato contro tranne, devo dire, SEL e MoVimento 5 Stelle.
   Ora, è fin troppo chiaro che il voto del MoVimento 5 Stelle sarà del tutto negativo su questo decreto che non voglio neanche più chiamare «del fare». Ma perdonatemi se insisto: in questo decreto che fine hanno fatto i mutui agevolati per le giovani coppie di cui il Presidente del Consiglio ha tanto voluto parlare qui quando è venuto a chiedere la fiducia ? E dei precari ? E delle piccole e medie imprese ? E i provvedimenti per gli insegnanti di ruolo e non, e per gli educatori in genere ? I provvedimenti per la scuola, per l'università, per la sanità ? I provvedimenti per l'Italia solidale, di cui voi del Governo avete tanto parlato ?
  Dite sempre che siamo noi a farvi perdere tempo perché facciamo qualcosa che ormai non vedevate più da tempo, ossia semplice opposizione. Ma voi che non avete neanche il problema dei voti, voi che avete la maggioranza, perché non fate questi provvedimenti ? Non erano forse queste le vostre priorità ? Evidentemente lo sono state quando vi serviva la fiducia o comunque quando avevate semplicemente i riflettori su di voi, ma ora ? Ora qual è la vostra priorità ?
  Sì, lo so, è una domanda inutile, sembra abbastanza chiaro in questi giorni: per voi la priorità adesso è la riforma costituzionale, tanto da provvedere immediatamente, anche in Commissione affari costituzionali, a forzare l'ordine dei lavori. Si deve discutere assolutamente prima di tutto la riforma costituzionale, prima della pausa estiva, subito, immediatamente, poi, dopo, con calma, tutto il resto, tanto che fretta c’è, mica l'Italia è in crisi !
  Quanto avremmo apprezzato questa solerzia, questa grinta, per la riforma scolastica, per la riforma sanitaria; ma invece no, tutto può andare con calma, tutto può essere rimandato, tutto, tutto con tranquillità tranne la riforma costituzionale e la sua discussione in Aula.
  Come ha scritto ieri Luca De Carolis su il Fatto Quotidiano, stravolgere la Costituzione viene prima di tutto.Pag. 559
  È chiaro che ci opporremo come stiamo già facendo, con tutte le nostre forze. Non vi permetteremo di modificare la nostra Costituzione e il fatto di dire che non si andrà in vacanza a noi non preoccupa. Non vi permetteremo di modificarla in questo modo e soprattutto in due giorni, molto probabilmente da un comitato, oltretutto ristretto, di 42 parlamentari.
  Smettetela di sottovalutarci e soprattutto smettetela di prendere in giro il popolo italiano.
  Ora, per far capire meglio ai cittadini che cos’è il decreto «del fare» lo voglio illustrare meglio. Questo decreto «del fare» è stato un'occasione per: annullare o prorogare alcune norme della spending review, far rivivere una società in house del Ministero dei beni culturali recentemente soppressa, l'Arcus spa, escludere determinate categorie di società pubbliche dalla riduzione ed eliminazione delle auto blu, rinviare di un altro anno la possibilità di ridurre le spese degli immobili detenuti in locazione, ripristinare la possibilità di cumulare l'attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi. E direi al PD che mi sconvolgerei e vergognerei molto più di questo fatto piuttosto che di nominare qualcuno non presente in Aula. Inoltre, è stato istituito un comitato interministeriale ed un commissario al costo di 150 mila euro quest'anno e del doppio per il 2014 e il 2015, più altri 200 mila euro per il 2016, per vigilare sulla spending review.
  Le suddette novità introdotte nel testo sono uno scherno verso la realtà sociale ed economica in cui cerca di sopravvivere la gran parte dei cittadini e delle imprese. Sono uno scherno al dettato costituzionale sulla decretazione d'urgenza, al Regolamento della Camera, al criterio di inammissibilità degli emendamenti, diversamente applicato a seconda del nome e del peso ponderato dei presentatori.
  Questo decreto-legge recava fin dall'origine l'ambizioso titolo di «Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia». Ci siamo invece ritrovati ulteriori nuove norme sulla governance e l'Agenda digitale. Ora abbiamo una cabina di regia, un commissario straordinario, una struttura di missione, un tavolo consultivo permanente, un'agenzia ad hoc, ma non è ancora chiaro chi comanda. Abbiamo norme infarcite di preamboli, programmi e procedure, ma manca un'azione completa, pianificazioni e strategie. L'indennizzo da ritardo nei procedimenti amministrativi, fermo restando che è un breve esperimento per le imprese, è talmente complicato da far desistere anche i più tenaci e testardi. L'acquisto della cittadinanza da parte dello straniero nato e residente nel nostro Paese fino alla maggiore età non viene semplificato. Il testo introduce una disposizione semplicemente irragionevole, dispone un obbligo ad agire per gli ufficiali di stato civile in favore dello straniero, ma se essi vi contravvengono non solo non incorrono in...

  PRESIDENTE. Deve concludere, deputata.

  SILVIA GIORDANO. No, mi sa che mi deve togliere la parola perché i danni di questo decreto...

  PRESIDENTE. Allora le tolgo la parola.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cristian Iannuzzi. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   CRISTIAN IANNUZZI. Signor Presidente, colleghi, da diversi anni ormai si succedono Governi di ogni colore politico, che all'inizio del mandato, con lo spirito tipico dei colonizzatori, hanno sentito il disperato bisogno di stravolgere tutto quanto fatto dall'Esecutivo precedente per ridisegnarlo con norme più o meno complesse, riforme che, all'atto pratico, non hanno trovato abbastanza tempo e risorse per essere realizzate.
  Il «decreto del fare» non si sottrae a questa logica. Per la parte relativa allo sviluppo digitale, malgrado entusiastici annunci e comunicati stampa, leggendo il testo del decreto-legge ci si accorge di avere a che fare con una legge alquanto deludente, se non proprio dannosa. Nonostante le parole fiduciose del nostro Pag. 560Primo Ministro, che al suo insediamento annunciava che l'Agenda digitale sarebbe stata un'occasione per far rinascere i settori industriali e della ricerca nel nostro Paese, gli articoli che in questo decreto-legge si occupano del digitale sono pochi e nessuno di essi è idoneo a far superare lo stallo in cui si trova l'innovazione italiana.
  Per l'Agenda digitale nel 2012 fu istituita una cosiddetta cabina di regia, composta da quattro ministri, con relativi conflitti di competenza e duplicazioni, naturalmente. Con il «decreto del fare» ora il Governo aggiunge un altro componente al tavolo della cabina di regia. Il Presidente del Consiglio istituisce altre due figure: il tavolo permanente per l'innovazione e l'Agenda digitale italiana, composto da esperti in materia di innovazione tecnologica e da esponenti delle imprese private e dell'università, e un'apposita struttura di missione, con a capo il commissario di Governo per l'attuazione dell'Agenda digitale, il cosiddetto Mr. Agenda digitale.
  Visti però gli scarsi poteri di coordinamento effettivo assegnati a questa figura, senza alcun potere effettivo se non la moral suasion derivante dalla sua fama, non è difficile credere che le iniziative di questo commissario resteranno imbrigliate nel coordinamento fra i diversi uffici legislativi e i conflitti istituzionali tra i vari e diversi soggetti della cabina di regia. Tra l'altro, come se non bastasse, non è stato ancora approvato lo statuto dell'Agenzia digitale.
  D'altronde, parliamo di una lungimiranza dei Governi di centrodestra e di centrosinistra negli ultimi vent'anni che ha portato a cambiare per ben quattro volte, almeno fino ad ora, il nome e le competenze dell'autorità incaricata di occuparsi del digitale: da AIPA, a CNIPA, a Digitpa, fino all'Agenzia per l'Italia digitale.
  Bene, o meglio, male. Ora farò una breve analisi degli articoli di questo decreto-legge relativi alla parte di competenza della Commissione di cui faccio parte, la IX, trasporti e telecomunicazioni.
  L'articolo 18 istituisce l'ennesimo stanziamento in favore di ANAS Spa per i suoi interventi straordinari di manutenzione di porti, viadotti e gallerie della rete stradale sotto la sua gestione. Tra i cantieri che questo decreto-legge sblocca c’è il corridoio tirrenico meridionale, A12-Appia, e la bretella autostradale Cisterna – Valmontone, che minaccia il reticolo idrografico del basso Lazio e provoca l'erosione di migliaia di ettari coltivati nell'Agro Pontino.
  Con l'articolo 19 il Ministro ci chiede una delega in bianco, senza che sia chiaro, pare neanche al Governo (probabilmente vogliono farcelo credere), quanti e quali siano i beneficiari della norma contenuta al comma 3.
  Gli articoli 22 e 23 avrebbero come obiettivo dichiarato quello di aumentare la produttività dei porti e rilanciare la nautica da diporto e del turismo nautico. La realtà, invece, come al solito, è che si semplifica la vita ai ricchi e ai noleggi di lusso, si incentiva l'evasione fiscale e si premia chi, per non risultare proprietario di imbarcazioni di lusso, ha preferito costituire una società.
  Il MoVimento 5 Stelle in Commissione aveva presentato una proposta alternativa per rilanciare la nautica nei porti turistici italiani, proponendo di sottoporre i servizi turistici portuali all'aliquota IVA ridotta del 10 per cento, come già accade nei Paesi limitrofi al nostro come la Croazia e la Francia. Ciò avrebbe consentito a molte imbarcazioni di tornare a frequentare le nostre località marittime. Ovviamente il nostro emendamento non è stato approvato, forse perché non garantiva alcuna lobby e alcuna categoria legata ai partiti di maggioranza.
  L'articolo 24 esautora l'Autorità di regolazione per i trasporti da quelle che sono le sue funzioni di definizione di canoni e tariffe, lasciando al Ministro dei trasporti la possibilità di approvare da solo il canone di accesso alle infrastrutture ferroviarie proposto dal gestore.
  Con l'articolo 25 non si recepisce quanto introdotto dal Governo Monti e sostenuto anche da questo Esecutivo. Ricordiamo che la scorsa legislatura è stata istituita l'Autorità di regolazione per i Pag. 561trasporti, sulla carta chiamata a svolgere compiti che ora il «decreto del fare» conferisce al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
  Mentre tuttavia il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti firmava questo decreto, due settimane dopo ne firmava un altro con cui venivano istituite le figure della Authority per i trasporti, individuando i nomi dei componenti dell'Autorità secondo la solita logica della spartizione delle poltrone, degna della stessa politica di cui ormai molti italiani si sono abituati, ma naturalmente non noi. Dimostrazione questa che, avallando queste politiche, cari colleghi della maggioranza, siete voi che rappresentate la vera antipolitica in questo Paese.
  Noi del MoVimento 5 Stelle nell'ambito del trasporti abbiamo presentato oltre trenta emendamenti razionali e di buonsenso, sperando di trovare nella istituzione parlamentare il fulcro del confronto politico e, dunque, di confrontarci con le altre forze politiche sul contenuto dei provvedimenti.
  Ci siamo trovati invece, in questi pochi mesi di legislatura, ad avere a che fare con modalità politiche, o meglio logiche politiche, del tutto estranee al buonsenso e al sano confronto che ci si aspetterebbe dalle istituzioni parlamentari. Esempio ne è il mio ordine del giorno n. 9/1248-AR/239 che ho presentato al «decreto del fare», relativo alla posta elettronica certificata. Il mio ordine del giorno andava a correggere una problematica che, se non risolta, potrebbe creare grossi problemi all'utilizzo della PEC da parte dei cittadini. Infatti, secondo l'attuale normativa si stabilisce che il documento informatico trasmesso per via telematica, quindi l’e-mail di posta elettronica certificata, si intende spedito dal mittente se inviato dal proprio gestore, consegnato al destinatario e reso disponibile all'indirizzo elettronico da questi dichiarato. Quindi, viene affidato ad una presunzione di consapevolezza della comunicazione il valore giuridico che ora è tipicamente assegnato alla raccomandata cartacea.
  Nella posta elettronica tradizionale, però, l'accertamento dell'avvenuta consegna è contestuale alla conoscenza della stessa da parte del cittadino, mentre allo stato attuale per la posta elettronica certificata, e quindi per il domicilio digitale, non avviene lo stesso.
  Con l'ordine del giorno che avevamo presentato il MoVimento 5 Stelle chiedeva al Governo di intervenire con provvedimenti idonei ad assicurare la certezza della ricezione della comunicazione elettronica. In che modo ? Utilizzando come data valida ai fini legali la data dell'apertura della casella di posta da parte del destinatario. Si trattava quindi di una proposta molto ragionevole ma la maggioranza ha deciso, sorprendentemente, di votare contro l'ordine del giorno in questione.
  Ma la cosa che sorprende maggiormente, signor Presidente, è il fatto che l'ordine del giorno da me presentato ricalcava esattamente un emendamento della maggioranza, per la precisione del Partito Democratico, che si sarebbe dovuto discutere in quest'Aula se il Governo non avesse posto la questione di fiducia sul provvedimento. Dunque, la maggioranza vota a favore o contro gli ordini del giorno non perché ne condivide o meno il contenuto, ma semplicemente in base al fatto che siano stati presentati da una forza politica di opposizione; o peggio, probabilmente i colleghi deputati della maggioranza votano senza conoscere neanche il contenuto degli ordini del giorno che vengono presentati in quest'Aula, senza cioè responsabilità.
  Questa logica, come abbiamo dimostrato in quest'Aula, non appartiene al MoVimento 5 Stelle né dovrebbe appartenere ad alcuna forza politica seria e responsabile.
  Signor Presidente, questo decreto omnibus non ci piace. Non ci è stato permesso di discuterlo, di emendarlo e quindi di migliorarlo. Continua a non piacerci, al contrario lo riteniamo, così com’è, in larga parte peggiorativo rispetto alla normativa Pag. 562vigente. Per questo motivo, noi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  CRISTIAN IANNUZZI. Signor Presidente, colleghi, da diversi anni ormai si succedono Governi di ogni colore politico, che all'inizio del mandato, con lo spirito tipico dei colonizzatori, hanno sentito il disperato bisogno di stravolgere tutto quanto fatto dall'Esecutivo precedente per ridisegnarlo con norme più o meno complesse, riforme che, all'atto pratico, non hanno trovato abbastanza tempo e risorse per essere realizzate.
  Il «decreto del fare» non si sottrae a questa logica. Per la parte relativa allo sviluppo digitale, malgrado entusiastici annunci e comunicati stampa, leggendo il testo del decreto-legge ci si accorge di avere a che fare con una legge alquanto deludente, se non proprio dannosa. Nonostante le parole fiduciose del nostro Pag. 560Primo Ministro, che al suo insediamento annunciava che l'Agenda digitale sarebbe stata un'occasione per far rinascere i settori industriali e della ricerca nel nostro Paese, gli articoli che in questo decreto-legge si occupano del digitale sono pochi e nessuno di essi è idoneo a far superare lo stallo in cui si trova l'innovazione italiana.
  Per l'Agenda digitale nel 2012 fu istituita una cosiddetta cabina di regia, composta da quattro ministri, con relativi conflitti di competenza e duplicazioni, naturalmente. Con il «decreto del fare» ora il Governo aggiunge un altro componente al tavolo della cabina di regia. Il Presidente del Consiglio istituisce altre due figure: il tavolo permanente per l'innovazione e l'Agenda digitale italiana, composto da esperti in materia di innovazione tecnologica e da esponenti delle imprese private e dell'università, e un'apposita struttura di missione, con a capo il commissario di Governo per l'attuazione dell'Agenda digitale, il cosiddetto Mr. Agenda digitale.
  Visti però gli scarsi poteri di coordinamento effettivo assegnati a questa figura, senza alcun potere effettivo se non la moral suasion derivante dalla sua fama, non è difficile credere che le iniziative di questo commissario resteranno imbrigliate nel coordinamento fra i diversi uffici legislativi e i conflitti istituzionali tra i vari e diversi soggetti della cabina di regia. Tra l'altro, come se non bastasse, non è stato ancora approvato lo statuto dell'Agenzia digitale.
  D'altronde, parliamo di una lungimiranza dei Governi di centrodestra e di centrosinistra negli ultimi vent'anni che ha portato a cambiare per ben quattro volte, almeno fino ad ora, il nome e le competenze dell'autorità incaricata di occuparsi del digitale: da AIPA, a CNIPA, a Digitpa, fino all'Agenzia per l'Italia digitale.
  Bene, o meglio, male. Ora farò una breve analisi degli articoli di questo decreto-legge relativi alla parte di competenza della Commissione di cui faccio parte, la IX, trasporti e telecomunicazioni.
  L'articolo 18 istituisce l'ennesimo stanziamento in favore di ANAS Spa per i suoi interventi straordinari di manutenzione di ponti, viadotti e gallerie della rete stradale sotto la sua gestione. Tra i cantieri che questo decreto-legge sblocca c’è il corridoio tirrenico meridionale, A12-Appia, e la bretella autostradale Cisterna – Valmontone, che minaccia il reticolo idrografico del basso Lazio e provoca l'erosione di migliaia di ettari coltivati nell'Agro Pontino.
  Con l'articolo 19 il Ministro ci chiede una delega in bianco, senza che sia chiaro, pare neanche al Governo (probabilmente vogliono farcelo credere), quanti e quali siano i beneficiari della norma contenuta al comma 3.
  Gli articoli 22 e 23 avrebbero come obiettivo dichiarato quello di aumentare la produttività dei porti e rilanciare la nautica da diporto e del turismo nautico. La realtà, invece, come al solito, è che si semplifica la vita ai ricchi e ai noleggi di lusso, si incentiva l'evasione fiscale e si premia chi, per non risultare proprietario di imbarcazioni di lusso, ha preferito costituire una società.
  Il MoVimento 5 Stelle in Commissione aveva presentato una proposta alternativa per rilanciare la nautica nei porti turistici italiani, proponendo di sottoporre i servizi turistici portuali all'aliquota IVA ridotta del 10 per cento, come già accade nei Paesi limitrofi al nostro come la Croazia e la Francia. Ciò avrebbe consentito a molte imbarcazioni di tornare a frequentare le nostre località marittime. Ovviamente il nostro emendamento non è stato approvato, forse perché non garantiva alcuna lobby e alcuna categoria legata ai partiti di maggioranza.
  L'articolo 24 esautora l'Autorità di regolazione per i trasporti da quelle che sono le sue funzioni di definizione di canoni e tariffe, lasciando al Ministro dei trasporti la possibilità di approvare da solo il canone di accesso alle infrastrutture ferroviarie proposto dal gestore.
  Con l'articolo 25 non si recepisce quanto introdotto dal Governo Monti e sostenuto anche da questo Esecutivo. Ricordiamo che la scorsa legislatura è stata istituita l'Autorità di regolazione per i Pag. 561trasporti, sulla carta chiamata a svolgere compiti che ora il «decreto del fare» conferisce al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
  Mentre tuttavia il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti firmava questo decreto, due settimane dopo ne firmava un altro con cui venivano istituite le figure della Authority per i trasporti, individuando i nomi dei componenti dell'Autorità secondo la solita logica della spartizione delle poltrone, degna della stessa politica di cui ormai molti italiani si sono abituati, ma naturalmente non noi. Dimostrazione questa che, avallando queste politiche, cari colleghi della maggioranza, siete voi che rappresentate la vera antipolitica in questo Paese.
  Noi del MoVimento 5 Stelle nell'ambito del trasporti abbiamo presentato oltre trenta emendamenti razionali e di buonsenso, sperando di trovare nella istituzione parlamentare il fulcro del confronto politico e, dunque, di confrontarci con le altre forze politiche sul contenuto dei provvedimenti.
  Ci siamo trovati invece, in questi pochi mesi di legislatura, ad avere a che fare con modalità politiche, o meglio logiche politiche, del tutto estranee al buonsenso e al sano confronto che ci si aspetterebbe dalle istituzioni parlamentari. Esempio ne è il mio ordine del giorno n. 9/1248-AR/239 che ho presentato al «decreto del fare», relativo alla posta elettronica certificata. Il mio ordine del giorno andava a correggere una problematica che, se non risolta, potrebbe creare grossi problemi all'utilizzo della PEC da parte dei cittadini. Infatti, secondo l'attuale normativa si stabilisce che il documento informatico trasmesso per via telematica, quindi l’e-mail di posta elettronica certificata, si intende spedito dal mittente se inviato dal proprio gestore, consegnato al destinatario e reso disponibile all'indirizzo elettronico da questi dichiarato. Quindi, viene affidato ad una presunzione di consapevolezza della comunicazione il valore giuridico che ora è tipicamente assegnato alla raccomandata cartacea.
  Nella posta tradizionale, però, l'accertamento dell'avvenuta consegna è contestuale alla conoscenza della stessa da parte del cittadino, mentre allo stato attuale per la posta elettronica certificata, e quindi per il domicilio digitale, non avviene lo stesso.
  Con l'ordine del giorno che avevamo presentato il MoVimento 5 Stelle chiedeva al Governo di intervenire con provvedimenti idonei ad assicurare la certezza della ricezione della comunicazione elettronica. In che modo ? Utilizzando come data valida ai fini legali la data dell'apertura della casella di posta da parte del destinatario. Si trattava quindi di una proposta molto ragionevole ma la maggioranza ha deciso, sorprendentemente, di votare contro l'ordine del giorno in questione.
  Ma la cosa che sorprende maggiormente, signor Presidente, è il fatto che l'ordine del giorno da me presentato ricalcava esattamente un emendamento della maggioranza, per la precisione del Partito Democratico, che si sarebbe dovuto discutere in quest'Aula se il Governo non avesse posto la questione di fiducia sul provvedimento. Dunque, la maggioranza vota a favore o contro gli ordini del giorno non perché ne condivide o meno il contenuto, ma semplicemente in base al fatto che siano stati presentati da una forza politica di opposizione; o peggio, probabilmente i colleghi deputati della maggioranza votano senza conoscere neanche il contenuto degli ordini del giorno che vengono presentati in quest'Aula, senza cioè responsabilità.
  Questa logica, come abbiamo dimostrato in quest'Aula, non appartiene al MoVimento 5 Stelle né dovrebbe appartenere ad alcuna forza politica seria e responsabile.
  Signor Presidente, questo decreto omnibus non ci piace. Non ci è stato permesso di discuterlo, di emendarlo e quindi di migliorarlo. Continua a non piacerci, al contrario lo riteniamo, così com’è, in larga parte peggiorativo rispetto alla normativa Pag. 562vigente. Per questo motivo, noi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, colleghi deputati, io e il deputato Sibilia, con il quale ero in missione a Gerusalemme, in Palestina, siamo tornati proprio per potere esprimere il nostro dissenso al decreto-legge «del fare» perché, in un contesto economico così difficile, il decreto-legge «del fare» avrebbe dovuto contenere solo norme dirette al rilancio economico, ovvero a semplificazioni.
  Invece, è stato un'occasione per annullare o prorogare alcune norme della spending review, far rivivere una società in house del Ministero dei beni culturali recentemente soppressa, l'Arcus Spa, escludere determinate categorie di società pubbliche dalla riduzione o eliminazione delle auto blu, rinviare di un altro anno la possibilità di ridurre le spese per gli immobili detenuti in locazione, ripristinare la possibilità di cumulare le attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi.
  Il decreto-legge n. 138 del 2011, come tutti quanti si ricorderanno bene, aveva disposto l'incompatibilità del mandato parlamentare, nonché degli incarichi di Governo, con la carica di sindaco, con precisione con tutte le cariche elettive monocratiche – sindaci e presidenti di provincia, ad esempio – negli enti locali a partire da 5 mila abitanti.
  Ora, l'emendamento approvato sopprime le incompatibilità solo per gli enti locali con un numero di abitanti compreso tra 5 mila e 15 mila, ma questo non lo rende meno inopportuno. Viene spacciata in rubrica per norma di interpretazione autentica che, oltre ad essere falsa, è fattispecie normativa che non dovrebbe comparire in un decreto-legge, stante la natura specifica dell'interpretazione autentica, che necessita di effettiva impossibilità di applicazione della norma o contenziosi per potervi ricorrere, senza contare che l'interpretazione autentica è norma che ha effetto retroattivo.
  Inoltre, è stato istituito, come tutti quanti ricorderanno, un comitato interministeriale e un commissario al costo di 150 mila euro, 300 milioni del vecchio conio, quest'anno e del doppio per il 2014 e il 2015, più altri 200 mila euro per il 2016, al fine di vigilare sulla spending review.
  Le suddette novità introdotte nel testo sono uno scherno verso le realtà sociali ed economiche in cui cerca di sopravvivere la gran parte dei cittadini e delle nostre imprese. Sono uno scherno al dettato costituzionale sulla decretazione d'urgenza, al Regolamento della Camera, al criterio di ammissibilità degli emendamenti, diversamente applicato a seconda del nome e del peso ponderato dei presentatori.
  Questo decreto-legge – lo ripeto – recava sin dall'origine l'ambizioso titolo «Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia». Ci siamo ritrovati ulteriori nuove norme sulla governance dell'Agenda digitale. Ora abbiamo una cabina di regia, un commissario straordinario, una struttura di missione, un tavolo consultivo permanente, un'Agenzia ad hoc, ma non è ancora chiaro chi comanda. Abbiamo norme infarcite di preamboli, programmi e procedure, ma mancano azioni concrete, pianificazioni e strategie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  L'indennizzo da ritardo nei procedimenti amministrativi, fermo restando che è un breve esperimento per le imprese, è talmente farraginoso da far desistere anche i più tenaci e i più testardi. L'acquisto della cittadinanza da parte dello straniero nato e residente nel nostro Paese fino alla maggiore età non viene semplificato. Il testo introduce una disposizione semplicemente irragionevole, dispone un obbligo ad agire per gli ufficiali di stato civile in favore dello straniero, tuttavia, se essi vi contravvengono, non solo non incorrono in sanzioni, ma procurano involontariamente un beneficio ancora migliore per il medesimo soggetto.Pag. 563
  Non vi è decreto-legge, da almeno due anni a questa parte, che non contenga la parola «rilancio dell'economia» o la parola taumaturgica «digitale» o «elettronico», che non rimaneggi o modifichi in parte le procedure, ma senza produrre risultati apprezzabili. In particolare, in materia di innovazione e digitalizzazione, le norme masticano tali profili da molti anni.
  Per dire, il codice dell'amministrazione digitale risale al 2005, ma di proroga in proroga, di modifica in modifica non si approda a nulla. Le premesse, come le conclusioni, rimangono le stesse: il nostro Paese è in coda, dopo Cipro – ci siamo volati oggi con l'aereo sopra Cipro – e la Lituania, nella classifica europea dell'amministrazione on line.
  31 miliardi è il peso degli oneri amministrativi che grava sulle imprese, stima coincidente di Confindustria. A 1,3 miliardi ammonta la spesa della pubblica amministrazione per incarichi e consulenze nel 2011, dati della funzione pubblica, spesa stabile nel tempo nonostante le velleità di valorizzazione delle professionalità interne alle amministrazioni e la normativa che alla fine ne ha imposto una riduzione. Quindi si configura una vera e propria violazione delle disposizioni sul contenimento della spesa pubblica, ex decreto-legge n. 78 del 2010 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  In particolare, con l'articolo 29-bis, nell'interpretazione autentica in ordine all'incompatibilità tra sindaco e parlamentare – vorrei porre l'attenzione su questa disposizione – è stata introdotta una nuova norma con un emendamento, cosiddetto bipartisan, contro il quale hanno protestato gli stessi compagni di partito dei presentatori – pensate la contraddizione –, che si è preso la briga di ripristinare la possibilità di cumulare le attività di sindaco con il mandato parlamentare e anche con gli incarichi governativi. Il decreto-legge n. 138 del 2011 aveva disposto l'incompatibilità del mandato parlamentare nonché degli incarichi di Governo con le cariche elettive monocratiche, sindaci e presidenti di provincia ad esempio, negli enti locali a partire da 5 mila abitanti. Ora, l'emendamento approvato rende possibile il doppio, triplo, incarico per gli enti locali con un numero di abitanti compreso tra cinquemila e quindicimila, ma questo non lo rende meno inopportuno. Viene spacciata in rubrica per norma di interpretazione autentica, cosa che, oltre ad essere un falso, è fattispecie normativa che non dovrebbe comparire in un decreto-legge stante la natura specifica dell'interpretazione autentica che necessita di effettive impossibilità di applicazione della norma o di contenziosi per potervi ricorrere, senza contare che l'interpretazione autentica, quella vera, è norma che ha effetto retroattivo. Bene, ho riletto la stessa parte che avevo già letto, ma nessuno se ne è accorto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  L'articolo 47-bis, sulla Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, modifica la composizione della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, riducendone i componenti da 12 a 10, vanno via un professore universitario e un dirigente pubblico, mentre i quattro magistrati che ne fanno parte potranno essere scelti anche tra quelli in quiescenza; i due professori di ruolo in materie giuridiche vengono ridotti a uno, viene soppressa la partecipazione di un dirigente statale o degli altri enti pubblici. Rimane la norma vigente in base alla quale la Commissione delibera a maggioranza dei presenti, ma viene soppressa la norma che imponeva la presenza di almeno sette componenti per la validità delle deliberazioni. Viene sanzionata, con la decadenza dalla carica, l'assenza di componenti per tre sedute successive. La Commissione sarà rinnovata con le nuove regole e i nuovi componenti sopra indicati entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge. Appare lodevole l'intento di sanzionare le assenze, altrettanto non può dirsi della soppressione del numero legale valido per deliberare e comunque delle modifiche della composizione. Perché è sempre Pag. 564così a ridosso dei rinnovi ? Perché è sempre così a ridosso dei rinnovi ? Sorgono legittimi sospetti quando la ratio non è intellegibile. I suggeritori della norma hanno qualcosa da dirci per chiarire al riguardo ? Saremmo ben felici di essere illuminati e magari anche ritirare l'emendamento soppressivo, tanto ormai abbiamo posto la fiducia.
  L'articolo 49, proroga il differimento di termini in materia di spending review – vorrei anche parlare di questo articolo...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Ho ancora un minuto, giusto signor Presidente ?

  PRESIDENTE. No, ha tre secondi.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Allora concludo solo citando il Manzoni, dato che stiamo qui battagliando: «Oh giornate del nostro riscatto ! Oh dolente per sempre colui Che da lunge, dal labbro d'altrui, Come un uomo straniero, le udrà ! Che a’ suoi figli narrandole un giorno, Dovrà dir sospirando: «io non c'era»; Che la santa vittrice bandiera Salutata quel dì non avrà». Viva la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie presidente per avermi dato la parola. Io lo so che potrebbe essere strano cominciare un discorso così, però volevo ringraziare tutti miei colleghi che mi hanno dato una grande dimostrazione di competenza e di forza, discutendo nelle loro dichiarazioni di voto finale tutto l'esame del decreto-legge «del fare». Li ringrazio per questo e perché è bello lottare per la Costituzione, per la democrazia e per la pace in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Signor Presidente, allora il MoVimento 5 Stelle ha da subito denunciato l'enorme forzatura costituzionale derivante da questo provvedimento legislativo all'esame. Il MoVimento 5 Stelle è stato l'unico a presentare la questione di costituzionalità relativa a questo provvedimento in quanto assolutamente sprovvisto dei requisiti minimi previsti dalla Costituzione per procedere con il metodo della decretazione d'urgenza. Non solo siamo di fronte ad un provvedimento del tutto eterogeneo – si passa dal gasolio per le serre, agli interventi stradali e finanziari – ma assolutamente sprovvisto anche dell'elemento dell'urgenza. Come avrete letto vi sono molte norme che entrano in vigore a tre-sei mesi dall'entrata in vigore del decreto-legge, e allora dov’è l'urgenza ? Di che urgenza stiamo parlando ? Dov’è l'organicità del provvedimento che la Corte costituzionale nel 2012, ed anche recentemente, ha previsto come elementi indefettibili per dichiarare la legittimità dello strumento della decretazione d'urgenza ? Dove sono queste necessità ? Ma questa maggioranza messa di fronte all'evidente forzatura costituzionale ha votato contro la nostra pregiudiziale di costituzionalità con ciò avvalorando la nostra sensazione che questa maggioranza si identifichi con il Governo, dimenticando la sacra funzione parlamentare dei deputati della Repubblica, che saremmo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Si tratta ancora una volta di esautorare il Parlamento delle sue funzioni legislative, che non si riducono soltanto ad una mano alzata od un bottone pigiato, ma nella fase della presa di coscienza dei provvedimenti e nel diritto di ogni eletto ad apportare idee e modifiche ai testi legislativi. C'eravamo già passati quando il Governo e la maggioranza hanno tenuto in ostaggio il Parlamento per circa un mese, un mese e mezzo, senza costituire le Commissioni permanenti, non so se vi ricordate quell'episodio, perché si volevano gestire le presidenze delle Commissioni stesse come premio di consolazione per i mancati incarichi di Governo. Spesso succede anche questo nella nostra Repubblica. Ed ancora, in questi giorni, abbiamo assistito alla volontà, alla protervia della maggioranza e del Governo di voler modificare la Pag. 565Costituzione più bella del mondo a ferragosto, incredibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Perché dico incredibile, perché hanno deciso di delegare le riforme costituzionali ad un comitato nominato dai partiti, al quale vorreste che noi, il MoVimento 5 Stelle, affidassimo una delega in bianco. Già abbiamo rifiutato una volta, quando Bersani veniva a piangere in cinese dal nostro capogruppo, lo faremo ancora naturalmente (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  È tutta qui la vostra riforma costituzionale ? Vi faccio i complimenti, complimenti per la competenza. Questo decreto è un'altra offesa costituzionale e si è avuto l'ardire di definirlo «decreto del fare», ma il verbo fare come è noto è moralmente neutro, si può fare del bene e si può fare una rapina. Analizzando il testo si scopre, purtroppo, di essere di fronte alla seconda fattispecie. Si aumenta l'utilizzo delle auto blu all'articolo 49, salta il tetto massimo di 300 mila euro all'anno per i manager delle aziende pubbliche (erano veramente troppo pochi, in realtà, bisogna aumentarli, era necessario). Si passa l'Autorità anticorruzione ad un organismo indipendente al controllo della Presidenza del consiglio e del Ministero per la pubblica amministrazione e la semplificazione, cioè sarebbe come mettere la volpe alla guardia delle galline.
  Si trasformano i punti di costa più belli dei nostri paesaggi in lottizzazioni urbanistiche, consentendo che ogni tenda possa essere trasformata in uno chalet, da affittare al miglior offerente e qui mi riferisco all'articolo 41 (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle).
  Ve lo ripeto perché questa è una fase importante. Si trasformano i punti di costa più belli dei nostri paesaggi – dove dovremmo andare a trovare le nostre risorse per il futuro – in lottizzazioni urbanistiche consentendo che ogni tenda possa trasformarsi in uno chalet, magari facendo un favore a Briatore. Si regalano – ovviamente, a carico degli italiani – altri due miliardi e mezzo ai poveri petrolieri per aiutarli nella loro opera meritoria di bruciare i rifiuti (perché giustamente abbiamo fatto poco in questo periodo), attraverso il meccanismo, previsto all'articolo 5, dell'ennesima proroga del famigerato CIP6, quel contributo che si doveva dare sulle bollette dell'elettricità di ognuno di noi per lo sviluppo delle energie alternative, ma non dell'incenerimento dei rifiuti, come è stato fatto ad esempio per l'inceneritore di Acerra, altrimenti nessuno avrebbe costruito un impianto che non conviene. Tutto questo, grazie a voi del PD e del PdL, naturalmente (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle).
  Si consente di continuare a gonfiare la bolla immobiliare di questo Paese, permettendo ai poveri costruttori, non solo di non pagare l'IMU sui loro palazzi invenduti, ma anche di poterli lasciare irrealizzati per cinque anni in attesa che i prezzi tornino a salire: un po’ di speculazione non fa mai male. Insomma, è drammatico il problema del fabbisogno abitativo degli italiani, mentre d'altra parte, si tagliano i fondi per le pulizie nelle scuole. In più, visto che si parlava di emergenza, avevamo proposto di abbassare i termini del prepensionamento per le persone che avevano avuto contatti con l'amianto durante il loro lavoro e questo non è stato accolto, giustamente perché non è urgente dare sicurezza a persone malate magari di patologie ad esse correlate e dare un futuro a loro e ai loro figli. Questa è l'opera del Governo che sta creando queste situazioni: persone malate che devono purtroppo andare a lavorare perché non ce la fanno più.
  Penso che la realtà è questa e voglio concludere con un messaggio di speranza perché la cosa importante è riuscire a instaurare un dialogo con tutte le parti coinvolte – il PD e il PdL – e come non farlo nella maniera più bella possibile, dedicando bellezza, dedicando una poesia di un famosissimo poeta napoletano. Non sono napoletano, ma di Avellino e quindi mi scuserete per l'accento che magari non è esattamente perfetto. La poesia è di Salvatore di Giacomo e la vorrei dedicare a tutti deputati in aula. Cito testualmente: Pag. 566«Strunz» ... «Strunz ch’ arravugliat’ staj, n'goppa a nu marciapiede dint a na sfera e sole»...

  PRESIDENTE. Allora, deputato ...

  CARLO SIBILIA. «Nù muscuglione» ... È per...

  PRESIDENTE. Deputato Sibilla, se lei continua con questa citazione, la devo interrompere, semplicemente per una ragione. Lei può citare quello che vuole, ma ci sono dei termini che non possiamo utilizzare qui dentro perché li usa la letteratura.

  CARLO SIBILIA. Mi censurerò ...

  PRESIDENTE. Quindi, fermo restando, che lei ha a disposizione ancora un minuto e 30 secondi, la invito a tenere un intervento rispettoso dell'Aula in cui siede.

  CARLO SIBILIA. Assolutamente, io pensavo di dedicare delle parole importanti e per questo l'ho fatto però ...

  PRESIDENTE. Non c’è bisogno di ironizzare. Lei intende andare avanti con l'intervento ?

  CARLO SIBILIA. Si, signor Presidente, vado avanti.

  PRESIDENTE. Con questo tono ?

  CARLO SIBILIA. No, signor Presidente, io ...

  PRESIDENTE. Benissimo, allora se vuole concludere, le ho già raccomandato quale tono e quali termini non utilizzare.

  CARLO SIBILIA. Benissimo, signor Presidente. Non ripeterò la parola in napoletano, non lo dirò più, perché mi avete censurato anche...

  PRESIDENTE. Vada avanti, deputato Sibilia.

  CARLO SIBILIA. «Nù muscuglione t’ gir attuorn’ e t’ canta na ninna nanna, e tu t'adduorm» ... bip.

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Sibilia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, colleghi deputati, colleghi del Governo, ieri durante il voto di fiducia chiesto dal Governo sul decreto vi parlai di come questo stesso Governo per coprire i propri vizi abbia deciso di aumentare la tassazione sui cittadini. Dico ciò a bassa voce perché penso che non vogliano si sappia in televisione, infatti in quella sede non lo dicono mai. Nell'intanto non hanno neanche rinunciato ai rimborsi elettorali, mentre vanno dicendo che questi giovani cittadini del MoVimento 5 Stelle, che hanno fatto raccolte di firme, che hanno fatto il V-Day, campagne di informazione proprio per abolire i rimborsi elettorali...

  PRESIDENTE. Deputati, se permettete richiamo io al silenzio, grazie.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. ... questi deputati del MoVimento 5 Stelle, Presidente, secondo loro, con il loro serio lavoro in Aula, avrebbero fatto slittare la discussione sul decreto-legge, il decreto-legge per la finta azione del Governo sui rimborsi elettorali, voluta dalla pesante e goffa intesa a cui accennavo ieri. Un'intesa che si muove come un Marranghino, un personaggio del folclore lucano che si presenta con un aspetto goffo, particolarmente basso di statura, con i mustacchi, un grosso pancione ed una grande testa. Il Marranghino ha un aspetto bonario che lo rende talmente simpatico che anche quando si diverte a fare dei piccoli rumori in casa o a muovere il letto ai dormienti la sua presenza non infastidisce nessuno.
  Questo Governo, a differenza del Marranghino, non è uno spiritello burlone che si diverte a scherzare, ridere o a giocare con le persone, ma causa danni. Infatti, nella pesantezza del continuo rinvio delle Pag. 567azioni importanti come l'abrogazione dell'IMU, la creazione del reddito di cittadinanza, la diminuzione della tassazione sui cittadini e sulle imprese – azioni che noi vogliamo e che ormai abbiamo anche suggerito con provvedimenti legislativi concreti, operativamente fattibili anche a livello finanziario – in questo clima di pesantezza, nel frattempo, in modo truffaldino, i Bonnie e Clyde citati ieri, capipartito dell'illegalità, si intascano 91 milioni di euro di rimborsi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Sappiamo tutti, però, che Bonnie e Clyde avevano un complice, un certo Henry Methvin. Sino al giugno del 1930, la storia dei due malviventi rimase una storia di azioni sparute, con brevi periodi fuori e dentro la prigione, finché lui non uccide un negoziante durante una rapina e inizia la fuga della coppia. Ecco, negozianti, commercianti, popolo, gente comune, che strana sensazione, Presidente, i Bonnie e Clyde del Parlamento in questi anni hanno ucciso i lavoratori delle piccole e delle grandi aziende italiane. Hanno ucciso i giovani ed i pensionati, creando una guerra tra poveri, degna del peggior regime dell’«Alfanistan», della peggiore dittatura della «Lettania». Con la complicità di questo terzo signore, il complice Methvin, Bonnie e Clyde ampliarono la loro azione a lungo raggio su vari obiettivi e mirando ad ottenere refurtiva della più disparata specie, adottando una strategia a larga intesa, detta omnibus, e non contenti di applicare questa strategia, si apprestarono a voler modificare le regole del quieto vivere, come se dei delinquenti qualunque decidessero se, come e quando andare in carcere. Anche questa una strana analogia.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (Ore 12)

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Presidente, fare delle riforme costituzionali d'estate, sembra un'ennesima palla passata all'emittente LA7 – strano – perché dopo l’omnibus mattutino, potremmo citare la trasmissione «In Onda estate», dove Luca Telese vi direbbe: d'estate l'informazione italiana va in vacanza, ma le notizie no. Difatti, negli ultimi anni i Governi hanno sempre lavorato di più in una quindicina di giorni tra luglio ed agosto di quanto avessero fatto nell'intero resto dell'anno, producendo leggi tali da produrre maxi-stangate sulla testa dei cittadini che tornavano a settembre spesso indaffarati con il rientro al lavoro, sperando che l'azienda vi fosse ancora, e indaffarati per la preparazione del rientro a scuola dei figli.
  Attenzione però signorina PD-Bonnie Parker, giovani PdL Clyde Barrow, Mediaset potrebbe arrabbiarsi, non favorite la concorrenza, soprattutto in questi giorni, in cui siete indaffarati con altro.
  Invito tutti i colleghi, dopo tutti gli interventi che ho sentito oggi, ad avere rispetto sia per i presenti – come è stato chiesto – sia per gli assenti, ma anche per i defunti e i deceduti, per quella povera gente, lavoratori e pensionati, per i giovani, che avete cancellato dal nostro Stato, costringendoli ad andare all'estero per le condizioni infami che avete creato in questo Paese, dove clientelarismo e corruzione hanno il colore degli stessi scranni che riscaldate ipocritamente ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).
  Presidente, alcune persone hanno ucciso con la non politica, con l'oligarchia: ormai è diventata mera e la più vile «dittatura del principino». Vi chiedo, colleghi, di portare rispetto non per i presenti o per gli assenti dall'Aula – come se questo fosse l'ombelico del mondo italico – ma per quelle persone che qua non vengono nemmeno rappresentate e per quelli che non ci sono, perché ormai il Presidente Pertini si sarà attorcigliato con un doppio carpiato dopo le nefandezze che avete commesso in questi anni qui dentro.
  Presidente, vorrei solo che il nostro Paese, degno di uno dei migliori libri di Silvano Agosti – bresciano come me – diventasse una Kirghisia, non un Alfanistan o una Lettania . Non ve ne rendete Pag. 568conto voi – soprattutto voi – ma ormai vi siete abituati tutti a non vivere. Al posto dell'Alfanistan o della Lettania vorrei una Kirghisia dove ogni essere che viene al mondo non si atrofizzi dopo poco nella dipendenza, ma cresca e si sviluppi nella libertà della propria espressione e della propria partecipazione.
  Il Paese che vogliamo e che otterremo, Presidente, sarà un Paese dove i bambini non stanno seduti in aule chiuse, ma giocano nei parchi ed imparano in maniera naturale e duratura, perché lo desidereranno. Completamente diverso rispetto a quello che succede, anche in questi giorni, in una scuola della mia città, dove i bambini sono costretti a giocare su un lastrone di cemento, perché il parco della scuola è gravemente inquinato dal PCB della Caffaro, azienda che ha potuto distruggere l'ambiente cittadino, con la compiacenza di destra e di sinistra, dell'amministrazione di PD e PdL (non li indico nemmeno, perché tanto lo sappiamo come funziona). Il soldo, per queste persone, vale più della salute ! Che violenza queste persone hanno avuto il coraggio di commettere nei confronti di questi bambini e della cittadinanza ! Ipocriti: non conta nulla ora far finta di voler risolvere un problema che voi stessi avete creato ! Vogliamo trasformare questo Paese in un luogo dove ognuno possa gestire il proprio destino, dove la serenità permanente non sia un'utopia, ma un bene reale e comune.
  Per questo, Presidente, per questo Governo, per questi «Bonnie e Clyde», ribadisco il voto contrario al «decreto del rubare», perché crediamo in un Paese, in un sogno meraviglioso elementare di chi ha capito che l'essere umano è il bene più prezioso dei capolavori (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle). Solo con questa consapevolezza, Presidente, si può iniziare a costruire un mondo migliore, a misura d'uomo e non di «omini» (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, ben trovata ! Oggi avrei voluto preparare un bel discorso, misurato, forbito, pieno di riferimenti sul perché questo «decreto del fare» (cosa, non si sa !) sia davvero pessimo. Poi però mi sono chiesto se serva davvero a qualcosa prepararsi un discorso, se convenga sprecare tempo e risorse per parlare a chi è sordo, oppure peggio, a chi non ha la minima voglia di ascoltare in quest'Aula ! Crediamo di no !
  D'altra parte, i cagnolini si ammaestrano lentamente, partendo dalle basi, dal dare la zampa, dal premere un bottone; non si inizia subito a filosofeggiare. Quindi, mi sono detto che sarebbe stato meglio non prepararsi nulla e fare uscire solo ciò che intimamente sento e che ho scritto proprio in questi minuti, in queste poche righe (dai banchi del gruppo del Partito democratico si grida «facci sognare»).

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi. Prego deputato, prosegua il suo intervento.

  ANDREA COLLETTI. Ho presentato un emendamento – giustamente dichiarato inammissibile dalla Presidenza, ma lo sapevo già – in cui finanziavo la Presidenza della Repubblica con 70 mila euro. Lo finanziavo al fine di contrattualizzare un docente di diritto costituzionale che potesse vagliare la costituzionalità dei decreti-legge. Eh sì, perché ci sono dei requisiti per poter firmare un decreto-legge, è la Costituzione che lo dice, e allora colui che firma ed emana questi decreti-legge deve ricordarsi che la penna con la quale firma la deve intingere nell'inchiostro della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ed invero, ed invece, l'attuale Presidente della Repubblica, che in realtà funge anche da Presidente del Consiglio dei ministri e forse anche da capo indiscusso del PD e del PdL, dovrebbe rileggersi questo libello, è proprio qui, glielo possiamo anche regalare (mostra Pag. 569copia della Costituzione) e capire che non siamo una monarchia costituzionale con a capo re Giorgio I, ma siamo in una Repubblica parlamentare.

  PRESIDENTE. No, però lei non può parlare così del Presidente della Repubblica, lei lo sa questo. Ne abbiamo già discusso in altre occasioni. (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia).

  ANDREA COLLETTI. Perché no ? È scritto nella Costituzione: Repubblica parlamentare.

  PRESIDENTE. Sì, però lei sa che non può chiamare in ballo il Presidente della Repubblica e anche questo fa parte del Regolamento.

  ANDREA COLLETTI. Allora non lo chiamerò.

  PRESIDENTE. D'accordo, la ringrazio di questa cortesia.

  ANGELO CERA. Non è cortesia !

  ANDREA COLLETTI. Allora non lo chiamerò, dirò l'innominabile. (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civila per l'Italia). E noi rimarremo qui giorno e notte per... (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civila per l'Italia).

  PRESIDENTE. Lo abbiamo già richiamato. Ho già richiamato il collega Colletti a non tirare in ballo il Presidente della Repubblica, l'ho esortato a non farlo. Prego continui.

  ANDREA COLLETTI. Grazie Presidente. Ed allora, invece di fare ogni tanto un monito con il ditino alzato, l'innominato dovrebbe ogni tanto anche guardarsi allo specchio e ricordo... (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civila per l'Italia).

  PRESIDENTE. Se lei continua io sono costretta a toglierle la parola!

  ANDREA COLLETTI. Mi perdoni, non ho nominato nessuno (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia), mi scusi, non ho nominato nessuno, ho solo citato un libro che dovrebbe conoscere, un personaggio delle favole, quasi. Ad ogni modo non lo nominerò più, non si preoccupi, non so neanche chi sto nominando in realtà, quindi non posso nominare chi non ho nominato......

  PRESIDENTE. Continui in un modo appropriato.

  ANDREA COLLETTI. Ebbene, già nel marzo 2012, ho letto un richiamo al precedente Governo all'uso della fiducia solo per giustificabile necessità per tutelare le prerogative del Parlamento ed ha assicurato una stretta sorveglianza dei presupposti per l'emanazione di ulteriori decreti-legge. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ora forse dovremmo far rileggere queste dichiarazioni a tutta l'Aula ma anche a tutte le istituzioni. E qui mi richiamo a un'altra citazione: «siamo ormai al Governo che espropria il Parlamento, compresa la sua maggioranza, così non si può andare avanti, in pratica siamo al sostanziale commissariamento del Governo e del Parlamento» lo dice l'illustre esponente democratico Gianclaudio Bressa, non noi. E quindi questo commissariamento va bene quando c’è un vostro Governo e va male quando c’è un Governo degli altri ? Questa si chiama ipocrisia istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora, noi siamo qui, da quarantott'ore, forse di più, saremo qui anche dopo per tutelare anche i parlamentari della maggioranza affinché si rendano conto che possono anche non essere solo dei meri passacarte, altrimenti che ci stanno a fare qui ?

  PRESIDENTE. Però perché bisogna sempre passare per questo tipo di considerazioni ? Pag. 570I parlamentari sono qui per svolgere le loro funzioni, ognuno in un modo che ritiene opportuno, d'accordo ? Ognuno nel proprio modo, non c’è bisogno sempre di sottendere...

  ANDREA COLLETTI. Mi perdoni, Presidente, ma non si può criticare in questa Aula, a quanto pare ?

  PRESIDENTE. Si, ma...

  ANDREA COLLETTI. E allora mi faccia criticare...

  PRESIDENTE. Si, però sono ore e ore di critiche in questo senso. La prego.

  ANDREA COLLETTI. E ce le meritiamo tutte le critiche ! (Vivi Commenti).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, lasciamo concludere. Prego, vada avanti e si astenga per quanto possibile da questo tipo di considerazioni.

  ANDREA COLLETTI. Dalle critiche non mi posso astenere e neanche dalle considerazioni, visto che siamo qui per questo, per fare le nostre considerazioni e valutazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ebbene, porre la questione di fiducia è la dimostrazione della divisione di questa maggioranza. Forse i colleghi del Partito Democratico dovrebbero pensare meno al congresso e di più al bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore lasciatelo concludere. Colleghi, per favore, comportatevi in un modo adeguato a quest'Aula (Il deputato Fiano si avvicina ai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Onorevole Fiano, la prego, la prego, ritorni...

  EMANUELE FIANO. Se me lo dice lei, sì.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fiano. Colleghi, per favore, abbiate la compiacenza (Commenti)... Non è un bello spettacolo, posso assicurarvi. Basta ! Basta ! D'accordo, basta !

  ANGELO CERA. Presidente, lei è inadeguata !

  PRESIDENTE. La richiamo all'ordine, onorevole Cera ! Cera, la richiamo all'ordine ! Si contenga ! Siamo alle dichiarazioni di voto, adesso, è in corso una dichiarazione di voto, può continuare per favore ? Continui !

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente (Commenti).

  PRESIDENTE. Colleghi, vi prego, lasciamo continuare l'intervento.

  ANDREA COLLETTI. Dopo questo indecente teatrino, spero di avere il tempo che mi è stato sottratto da alcune «lievi» proteste (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Allora, possiamo lasciare continuare ? Prego, vada avanti.

  ANDREA COLLETTI. Ebbene, ho una proposta da fare al Governo. Che il Governo magari, anche con dei decreti-legge, pensi forse a fare un decreto-legge sul congresso del PD o di Forza Italia 2.0 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) e faccia meno decreti-legge per il Paese, visto che ogni volta che fa un decreto-legge fa solo danni.
  Ed ora, anche collegato al nostro comportamento qui sul decreto del fare al nostro ostruzionismo (o «costruzionismo»), vorrei dire che, se davvero credete che potete modificare la Costituzione a vostro uso, abuso e consumo, allora forse non avete capito che noi saremo qui, giorno e notte, a difendere la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento Pag. 5715 Stelle – Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
  E la forza di essere qui ogni giorno a lottare per la nostra Carta costituzionale e per la nostra Repubblica (Commenti) ci è data dal fatto che lottiamo per una causa giusta, perché ci mettiamo passione nelle cose che facciamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Non ci fermeremo e non indietreggeremo mai per il bene del Paese, della collettività e della Repubblica italiana (Commenti) !
  E per ultimo vorrei dire: caro Matteo, vinciamo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, il mio è un richiamo al Regolamento, precisamente sull'articolo 60, comma 3. Nel mentre, mi devo congratulare con il collega del MoVimento 5 Stelle, perché è riuscito ad ottenere, dalla parta di sinistra dell'emiciclo, esattamente la reazione che si era predeterminato di conseguire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Vorrei segnalare, onorevole Presidente, che l'unico punto del Regolamento della Camera dei deputati in cui è citato il Presidente della Repubblica dice testualmente che il Presidente della Camera, nell'esercizio evidentemente del governo dell'Aula, può proporre la censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo da due a quindici giorni di seduta, se un deputato fa appello alla violenza, provoca tumulti o trascorre a minacce o a vie di fatto verso qualsiasi collega o membro del Governo o usa espressioni ingiuriose nei confronti delle istituzioni o del Capo dello Stato.
  Ora, bisogna che ci intendiamo, anche per sapere se veramente all'interno del Parlamento c’è una censura preventiva rispetto ad alcuni atti o ad alcune figure, che pure nella quotidianità della politica hanno un peso e un rilievo sostanziale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È assolutamente fuori di dubbio, onorevole Presidente, che non solo nei compiti istituzionali del Presidente della Camera, ma nell'interesse di tutti i parlamentari per la tutela della credibilità delle istituzioni, si debba stigmatizzare, colpevolizzare e sanzionare chiunque manchi di rispetto con atti e con pronunciamenti ingiuriosi nei confronti del Capo dello Stato, e siamo i primi a difendere e tutelare la sacralità delle istituzioni. Ma citare in un'argomentazione politica le posizioni assunte o più ancora le dichiarazioni virgolettate del Capo dello Stato, che, giustamente e legittimamente, nella quotidianità politica, non fa mancare la sua voce, il suo peso e la sua determinante sensibilità, credo che non possa essere espunto dalla corretta quotidiana valutazione e confronto politico tra le parti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e MoVimento 5 Stelle) !
  Quindi, bisogna che ci chiariamo, signora Presidente, una volta per tutte, se c’è qualcuno che ha diritto a non essere citato, ma che quotidianamente fa parte della politica con le sue legittime argomentazioni, e ci deve essere spiegato perché, e, se è così, la prego di indire puntualmente la convocazione di una Commissione per la modifica del Regolamento, in cui si scriva che il Presidente della Repubblica non può essere nominato, perché questo non fa parte dell'attuale Regolamento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Credo che la Presidenza abbia agito correttamente, lei vada a vedere il resoconto e poi faremo le dovute conclusioni.

  RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, semplicemente vorrei richiamare la Pag. 572Presidente all'articolo 59 del Regolamento e alla possibilità di richiamare nominalmente chi insulta o provoca altri deputati. Noi non possiamo nemmeno citare la parola «congresso» quando invece dalla parte sinistra dell'emiciclo sono arrivati (Commenti)...

  PRESIDENTE. No, per favore, basta ! Forza, continui, onorevole Fraccaro.

  RICCARDO FRACCARO. Ci sono arrivati insulti come «fascisti» e «provocatori». Quindi, la invito, la prossima volta, a stigmatizzare questi interventi e a richiamare nominalmente i deputati che provocano in questo modo, anche per facilitare la discussione tra di noi.

  PRESIDENTE. Appunto, dovremmo tutti collaborare a raggiungere l'obiettivo di facilitare la discussione tra di noi. Tutti dovremmo lavorare a questo scopo.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, non vorrei richiamarmi al Regolamento, ma lo faccio. Comprendo che quest'Aula sta andando avanti da molti giorni e da molte ore con l'esame di un provvedimento che è stato contingentato e sul quale abbiamo deliberato la seduta fiume unicamente per l'ostruzionismo di una forza politica, che tende a bloccare il lavoro di questo Parlamento, perché non è interessata a quello che vi accade. Sottolineo che il richiamo al rispetto del Regolamento deve valere per tutti i gruppi, per il nostro, ma anche per il loro: ci si attenga ai temi di questo decreto, in cui non ci sono né congressi né Presidente della Repubblica, ma ci sono temi che riguardano il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Sostengo che la Presidenza abbia agito nel rispetto del Regolamento, anche con la sapienza – quando parlo di Presidenza, mi riferisco al suo lavoro, ma anche a quello degli altri Vicepresidenti che sono intervenuti – di portare a termine quello per cui noi siamo qui: ovvero approvare i provvedimenti che servono al Paese. Altri hanno altri interessi: noi saremo qui fino alla fine per fare quello per cui siamo venuti qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, mi richiamo all'articolo 116, comma 3, e all'articolo 85, comma 7, del Regolamento: già ho avuto modo di richiamare questi due aspetti del Regolamento, che sono violati per prassi dalla Presidenza della Camera da varie legislature; credo che abbia iniziato a «violare» il regolamento il Presidente Violante.
  In base all'attuale Regolamento, in sede di dichiarazione di voto, è possibile per ogni gruppo esprimere una dichiarazione di voto o si può intervenire in dissenso; ai tempi della Presidenza di Napolitano il dissenso consisteva semplicemente nel dire voterò «no» o «sì» rispetto al gruppo.
  Cari colleghi, vedo che molti si richiamano al Regolamento in modo pedissequo, ma se ci rivolgiamo tutti al Regolamento in modo pedissequo, lo dobbiamo fare sempre. Chiedo formalmente alla Giunta del Regolamento che si torni al Regolamento. Sidney Sonnino diceva «si torni allo Statuto», io dico si torni al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, preliminarmente vorrei che fosse messo in rilievo l'apprezzamento per l'impegno che hanno profuso i due relatori, i componenti delle Commissioni I e V, il personale tutto. In maniera determinante Pag. 573ognuno, nel proprio ruolo e nelle proprie funzioni, ha consentito di portare a termine il decreto «del fare».
  Questo è un provvedimento fortemente atteso dal Paese, dal mondo produttivo, dal mondo delle professioni, dalle famiglie, e che è stato varato da tutte e due le Commissioni con il concorso molto collaborativo di tutti i gruppi, compresi quelli dell'opposizione.
  Il provvedimento ha una struttura portante di tre titoli: il primo riguarda le infrastrutture e la crescita, perché il Paese ha bisogno di crescita; il secondo riguarda lo snellimento delle procedure burocratiche; il terzo riguarda il mondo della giustizia, in particolare il processo civile.
  Le disposizioni contenute nel provvedimento risultano condivisibili e coerenti, sia con i saldi e i vincoli di finanza pubblica, sia nel sostenere il tessuto socio-economico nazionale, per rafforzare le prospettive future dell'economia italiana, avvolta dalla morsa di una crisi economica che probabilmente è la più grave dalla fine della Seconda guerra mondiale.
  Il provvedimento si inserisce all'interno di una serie di altri provvedimenti varati dal Governo in questi due mesi, indirizzati tutti a far riprendere l'economia. I contenuti sono diversi e ci sono stati ricordati in questa maratona dell'Assemblea dove, signor Presidente e onorevoli colleghi, ci sono stati tanti richiami al Regolamento, ma forse il richiamo più opportuno sarebbe quello ad un articolo, quello del buon senso, perché con il buonsenso si riesce a governare quest'Assemblea e anche le istituzioni, cosa che è un po’ carente negli ultimi tempi.
  Credo che si tratti di contenuti fortemente attesi dal Paese: il cosiddetto decreto omnibus, così ribattezzato da tutti, prevede il Fondo di garanzia per le piccole e le medie imprese, anche allargato ai professionisti; il ripristino della cosiddetta legge Sabatini; la possibilità dell'anticipo del 10 per cento per le imprese che hanno contratti in corso con la pubblica amministrazione a seguito di procedure di appalto; la semplificazione in materia fiscale; le nuove norme fortemente volute e sostenute dal mio gruppo, dal PdL, su Equitalia, che vanno incontro a coloro che si trovano in difficoltà finanziarie, dando la possibilità di un'ampia rateizzazione.
  Inoltre, si disciplina la procedura di trasferimento dei beni demaniali agli enti territoriali, colmando in maniera opportuna un vuoto che durava da più di due anni, attraverso una disciplina rigorosa perché se ne possa dare attuazione; la riduzione dell'accisa sul gasolio per il mondo agricolo; le disposizioni per l'accelerazione delle procedure di utilizzo dei fondi comunitari. Anche qui, vi è un problema per le regioni dell’«obiettivo 1», per cui come Paese rischiamo di perdere alla fine dell'anno circa 6 miliardi di euro proprio per i ritardi, proprio perché questo sistema va completamente rivoluzionato. Il decreto-legge contiene delle misure che vanno verso un'accelerazione della spesa per poter cercare di ridurre, per quanto possibile, il pericolo di perdere risorse comunitarie.
  Quanto previsto per l'Agenda digitale è un'ulteriore spinta a ciò che era stato creato e predisposto anche dai Governi precedenti, in particolare dal Governo Berlusconi e dal Ministro della funzione pubblica dell'epoca, l'attuale capogruppo del PdL Brunetta.
  Con i provvedimenti in favore dei comuni, dei piccoli comuni, che sono anche il motore dell'economia, si cerca di dare la possibilità di concedere dei contributi a seimila piccoli campanili.
  Desidero evidenziare quanto suggerito dal collega Tabacci in merito all'Expo 2015. Vi è un'assoluta novità nel decreto-legge: il comune di Milano potrà utilizzare la tassa di soggiorno per finanziare la Milano 2015 city operations, che rappresenta il piano per l'immagine turistica della città e del Paese.
  Il provvedimento prevede anche un corposo numero di norme per il rilancio di infrastrutture, edilizia e urbanistica, tutte indirizzate a stimolare la ripresa del settore edilizio, e interventi riguardanti il Piano nazionale per la sicurezza stradale. È previsto anche che chi è multato per Pag. 574infrazioni automobilistiche avrà uno sconto del 30 per cento se provvederà al pagamento entro cinque giorni.
  Sono previsti poi interventi importanti per il sistema Paese, il sistema portuale, la sanità, con l'ulteriore provvedimento in via di definizione del fascicolo elettronico, fondamentale per il mantenimento e per il controllo dei livelli essenziali di assistenza, compito riferito esclusivamente alle competenze dello Stato. Ancora, vi sono interventi sull'università e sul problema che riguarda le borse di studio.
  Infine, vi è un grande intervento di rivisitazione del processo civile. Come sappiamo tutti, nel nostro Paese per riuscire ad ottenere un giudizio dalla giustizia civile i tempi sono veramente biblici e questo si riflette anche in maniera negativa sull'economia.
  Sostanzialmente – e mio avvio alla conclusione del mio intervento – il nostro giudizio è positivo e per questo voteremo convintamente questo provvedimento, che soprattutto è importante per il Paese. Dichiaro, pertanto, il nostro voto convinto a favore, con l'auspicio di riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati attraverso la sua attuazione (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signora Presidente, noi abbiamo la massima comprensione di tutto quello che è accaduto in questi giorni ed in questo momento anche in quest'Aula, però non possiamo non dico accettare ma neppure consentire che passi così quello che era il richiamo dei colleghi del Partito Democratico relativamente alle dichiarazioni di voto.
  Tra le varie modifiche del Regolamento, che comunque si vogliono fare, e alcune anche a nostro avviso sono indispensabili e utili per la macchina amministrativa, non consentiamo che si possa dire – o perlomeno se lo si vuole fare, bisogna dirlo, cioè ce lo dite, così noi ci organizziamo – che le dichiarazioni di voto debbano essere regolamentate. Non possiamo essere nemmeno liberi di utilizzare parole quali «congresso» o «innominato» o altro. Senz'altro il contesto della parola è importante, ma non è possibile né accettabile ogni volta che si possa dire una qualsiasi parola e che dall'altra parte si levino delle urla assurde. Questo non è accettabile, per lo meno è consentito all'interno di una normalità di quella che dovrebbe essere la discussione e quindi il termine dei lavori in maniera pacifica, considerato che siamo tutti quanti un po’ sotto stress (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Signora Presidente, ritorno sul «decreto del fare», visto che comunque a quello ci dovevamo attenere. A sentire il «decreto del fare», i cittadini possono pensare che stiamo – stiate – facendo un qualche cosa per il loro bene, come un buon padre di famiglia. Ma io mi chiedo: chi è il buon padre di famiglia ? Il buon padre di famiglia è quel genitore che, di fronte alla sofferenza di un figlio, fa egli stesso dei sacrifici, rinuncia a tante cose, anche se è in difficoltà e fa di tutto per dare tutto l'aiuto possibile ai propri figli in difficoltà.
  Quindi mi chiedo, e vi chiedo: possiamo paragonare questa politica, questi atti al buon padre di famiglia ? Mi dispiace, Presidente, ma per noi del MoVimento 5 Stelle questo non è essere padri di famiglia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi e i vostri partiti – e quindi mi riferisco ai padri – continuate a ingozzarvi di privilegi, nel più assoluto disinteresse per tutti i generi di sofferenze della gente – e sento che riparte di nuovo l'urlo libero – e cioè i figli, gente che ormai è giunta a gridare quasi quotidianamente tutta la sua rabbia alle porte di questo edificio, suscitando in voi un'unica reazione: l'indifferenza. Indifferenza che raggiunge il suo apice in quelli che sono i vostri comportamenti qui in Parlamento, alla faccia anche di coloro che vi pagano pure, perché ricordiamo sempre che siamo pagati dai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).Pag. 575
  Voi con il vostro «decreto del fare», con cui non avete voluto fare le cose che veramente andavano fatte, e noi nella nostra piccola parte, magari, abbiamo fatto un mare di proposte in tal senso. A tale proposito, signora Presidente, mi rivolgo al Ministro De Girolamo, pur se non è presente, mi rivolgerò quindi a lei davvero con tutta la modestia e la delicatezza possibile, però lei ha dichiarato che noi abbiamo tentato di ricattare la maggioranza per far passare i nostri emendamenti. Signora Presidente, le nostre proposte sono di gran lunga migliorative e la nostra opposizione e ostruzione parlamentare, fatta nell'interesse degli italiani, non è come lei, il Ministro De Girolamo, ha definito, e cioè una lungaggine, lei che ha peraltro definito addirittura «opportuno» l'utilizzo ripetuto della fiducia, magari per tornare subito a casa, anche se si votavano cose che non andavano assolutamente fatte o che comunque non sortiranno alcun effetto.
  Presidente, al capezzale del malato Italia ci sono due medici, che in questo caso sono il Partito Democratico e il Popolo della Libertà che compongono questa «strana maggioranza», notoriamente anche di dubbia competenza, che inoltre litiga continuamente sulla cura da somministrare mentre il malato muore, così come spiegano queste centinaia, se non migliaia, di emendamenti che sono stati depositati per questo decreto-legge. Questa maggioranza addirittura non era d'accordo sullo stesso decreto-legge, però poi, per far procedere i lavori in qualche modo, ne ha ritirati e ha ridotto a pochi questi emendamenti.
  Mi chiedo perché non entrare nel merito degli stessi. È evidente il perché, Presidente: quando i capi chiamano, tutti si accucciano. Questo un po’ perché una gran parte di voi ha il terrore di andare a casa e di non essere rieletto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Purtroppo, Presidente, parlo ormai indifferentemente di voi, senza fare distinzione partitiche, poiché la scoperta che abbiamo fatto noi del MoVimento 5 Stelle entrando qui – non che prima non lo pensassimo, però adesso ne abbiamo la certezza – è stata quella di capire che non esiste nessun bipolarismo. Voi siete un unicum che prende l'aspetto di un finto sistema bipolare, contrapposto quando si alza il sipario del teatrino. Si tratta di una sceneggiata, un inganno per gli italiani, che così pensano di poter scegliere tra due partiti diversi.
  Addirittura fino a ieri sera si potevano ascoltare alcuni dei presenti in quest'Aula litigare furiosamente ovunque, sui giornali, in televisione, mentre oggi, come sempre, si vota insieme. Non solo, ma anche si prospettano ai cittadini ricette miracolose per la risoluzione dei problemi del Paese, che non si capisce perché poi non applicano visto che loro governano il Paese, magari anche nello stesso decreto-legge «del fare».
  Tutto questo, Presidente, oramai è un inganno che si concretizza, per fare un esempio, a proposito del decreto-legge «del fare», nell'abolizione dei tetti massimi degli stipendi dei manager pubblici. Questo è il vostro modo di fare, ad esempio, la spending review. Oppure per le favole che ci avete raccontato – e in questo caso stendiamo un velo pietoso – sul fattaccio del Kazakistan.
  Se applicassimo il vostro modo di fare politica alla storia di Pinocchio, il naso di chi è presente in quest'Aula e di chi ci sta di fronte crescerebbe così tanto da non permetterci, Presidente, di essere presenti in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Mi chiedo, Presidente, dov’è il pareggio di bilancio ? Stiamo rispettando il 3 per cento dello sforamento ?
  Presidente, di nuovo sento qualche voce che si alza.

  PRESIDENTE. Vada avanti, non si preoccupi, continui pure.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Ancora mi chiedo: perché dobbiamo comprare per forza gli F-35 ? Perché non volete recuperare i quasi 100 miliardi di euro di evasione fiscale delle lobbies delle slot machines ?Pag. 576
  Presidente, su questo so di toccare un tasto delicato perché l'evasione fiscale, questo oramai mostro mitologico, sempre presente all'interno della campagna elettorale, e anche questa volta scomparso all'interno di ogni atto di questa maggioranza, ancora una volta ci rende davvero incomprensibile ogni atto che non vada a comprendere l'evasione fiscale come una delle priorità, ad esempio, anche dello stesso decreto-legge «del fare».
  Quando parliamo della svendita dei beni pubblici, mi chiedo: una volta vendute tutte le società e gli immobili pubblici, quando cioè vi sarete mangiati anche questi soldi, che cosa accadrà ? Vi ponete questo problema ?
  Il finanziamento pubblico ai partiti, quando vi intervistano qui, dite che va eliminato, però poi, invece, qui dentro, in Parlamento, fate di tutto per mantenerlo in vita. La dimostrazione è quello che sta accadendo in Commissione, dove state rimandando di fatto la discussione sul finanziamento ai partiti, che era stata approvata all'unanimità, con l'urgenza, con tutti voi, pur di portare con 2 ore e 25 minuti di sola discussione il disegno di legge costituzionale davanti allo stesso finanziamento pubblico ai partiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Certo, Presidente, non è colpa forse di questa maggioranza, soprattutto se andiamo a guardare la professata incapacità di alcuni dei suoi esponenti, visti i risultati e vista la loro presenza pluridecennale su questi banchi. Ma il capro espiatorio ormai di queste loro colpe è divenuta la Costituzione, per cui ora ne volete addirittura modificare alcune parti in quel modo che vi dicevo.
  Il problema ora l'avete individuato nella Carta redatta dai padri costituenti, ma di essi oggi qui non troveremmo neanche un gene nei vostri DNA, un DNA, quello del PdL – termino, signor Presidente –, pronto ad anteporre gli interessi di una persona, in caso di condanna, agli interessi del Paese. Come reagirebbe il DNA dei nostri padri costituenti rispetto al DNA del PD adesso, quando vi sarà la condanna di questa persona ? Vi aspettiamo al varco, vedremo cosa farete nel caso in cui ci sarà la condanna di questa persona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Termino, signor Presidente.
  Presidente, mi consenta di ringraziare tutti i dipendenti e i lavoratori presenti qui alla Camera, costretti a turni estenuanti per quello che noi abbiamo definito il nostro «costruzionismo», costretti, nel corso degli anni, anche ad ascoltare, osservare e subire ogni atto che sia uscito da questa...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Termino, signor Presidente. Dicevo: ogni atto che sia uscito da questa nostra splendida cattedrale. A voi, a tutti, a lei Presidente, rivolgo il mio abbraccio per tutte queste notti passate in sofferenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, molto gentile.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Signor Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, il Partito Democratico voterà a favore dell'approvazione del decreto-legge «del fare», un decreto-legge per la crescita della nostra economia. Il nostro sarà un voto favorevole per le misure contenute nel decreto-legge, per il contesto di provvedimenti del Governo in cui questo decreto si inserisce, e anche per le modalità con cui è avvenuto il confronto parlamentare, rigorosamente rispettoso della Costituzione e dei Regolamenti parlamentari. Parto da quest'ultimo aspetto. Veniamo da giorni in cui il MoVimento 5 Stelle... non vogliamo chiamarlo ostruzionismo ? Allora, diciamo che ha utilizzato tutti gli strumenti parlamentari per ritardare il più Pag. 577possibile l'approvazione del decreto-legge. Un atteggiamento non condivisibile né per il merito di questo decreto, né per come si è svolto il confronto, né per la questione per cui si vuole evitare che il Parlamento possa decidere nei prossimi giorni. Ciò che ha approvato il Senato, e ora è all'esame della Camera, per le procedure di approvazione di riforme costituzionali, non è un colpo di Stato o un attentato alla Costituzione. È pienamente nel solco dei principi di fondo dell'articolo 138 della Costituzione per affrontare i problemi di funzionamento delle istituzioni di cui si sente l'esigenza di innovazione da più di vent'anni. Un testo approvato sulla base di mozioni approvate dal Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma di questo parleremo quando quella legge costituzionale sarà all'esame di quest'Aula.
  Così come non è un colpo di Stato la posizione della questione di fiducia da parte del Governo. Nella scorsa legislatura, quando il Partito Democratico era all'opposizione, eravamo noi a sfidare il Governo Berlusconi proponendo di ridurre a poche decine i nostri emendamenti sui singoli provvedimenti purché il Governo non mettesse la fiducia. Il Governo la metteva ugualmente perché, a nostro avviso, temeva che uno o due emendamenti venissero approvati nonostante la larga maggioranza di cui, almeno all'inizio della legislatura, disponeva sulla carta. Ora è avvenuto invece che è stato il Governo a proporre all'opposizione di ridurre gli emendamenti, non a 8 o a 2, ma quasi a un centinaio. A quelle condizioni non avrebbe messo la fiducia. E voi, colleghi del MoVimento 5 Stelle, avete rifiutato, perdendo un'occasione e dimostrando di assumere atteggiamenti solo demagogici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non si può dire «o ci accogliete un tot di emendamenti, o ne manteniamo centinaia» ! L'esito su ogni emendamento non può che essere il frutto del confronto parlamentare perché la maggioranza è responsabile di tutto il provvedimento, non di una sola parte, anche dei 22, non 1, ma 22 emendamenti proposti dal MoVimento 5 Stelle e approvati in Commissione e anche, ad esempio, di quella parte sul DURT, emendamento del MoVimento 5 Stelle, accolto dal Governo, dai relatori e poi dalla maggioranza, che è un'ulteriore complicazione per le imprese, e che ora anche il vostro leader disconosce (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Spero che il Senato cancelli questa norma perché in effetti è sbagliata. Sul confronto in Commissione certo abbiamo avuto tempi stretti, ma tutti gli emendamenti segnalati dai gruppi sono stati esaminati e votati, votati più che regolarmente.
  La maggioranza era sempre presente in numero sufficiente, certo non si può chiedere alla maggioranza di votare a favore di ciò che non condivide. Quindi non si raccontino favole sul lavoro in Commissione e sulle mani alzate.
  Detto questo del confronto parlamentare, il nostro voto favorevole è motivato dal contesto e dal merito del provvedimento. Il Governo ha portato avanti con coerenza in questi mesi il programma con cui si è presentato alle Camere, sia per le riforme costituzionali e la riforma della politica, sia per affrontare la crisi economica e sociale. Cosa ha fatto e proposto il Governo sulla crisi ? Il decreto-legge sui pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese, il decreto legge sul rifinanziamento della cassa integrazione, la sospensione del pagamento IMU sulla prima casa per la prima rata in attesa di una sua riforma – di una riforma dell'IMU –, il decreto-legge sulle detrazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di efficienza energetica degli edifici, quello per i problemi dell'ILVA, quello per l'occupazione e per non far scattare il punto in più dell'IVA e questo decreto-legge. E contestualmente un'azione in Europa per far cambiare le sue politiche, perché operi concretamente per lo sviluppo, la crescita, l'occupazione, il lavoro.
  E vengo a questo decreto-legge. Un decreto-legge che insieme ad alcuni dei provvedimenti che ho richiamato, è anche una concreta ripresa di politiche industriali Pag. 578che non si vedevano più dal Governo Prodi. Non voglio richiamare qui le tante semplificazioni vere e immediate che non hanno bisogno di altri provvedimenti di attuazione e che sono un elemento fondamentale di questo provvedimento, né voglio soffermarmi sulla riforma di parti rilevanti della giustizia civile, una questione fondamentale per la competitività del Paese. Su questi aspetti, semplificazione e giustizia civile, voglio però sottolineare che molte modifiche apportate all'originario decreto-legge, tante, a dimostrazione che non era blindato, sono avvenute sulla base del lavoro delle Commissioni di merito. Sostanzialmente è stato coinvolto tutto il Parlamento, altro che dittatura del Governo. Molte proposte delle Commissioni sono state accolte, per altre si vedrà nei prossimi provvedimenti.
  Voglio qui però sottolineare ancora una volta le misure per la crescita, sostegno alle imprese, miglioramento dell'accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, potenziamento del Fondo centrale di garanzia, riattivazione della legge Sabatini per i finanziamenti a tasso agevolato, per l'acquisto dei macchinari, impianti e attrezzature, rifinanziamento dei contratti di sviluppo, maggiore liberalizzazione nel settore energetico per gas e carburanti, riduzione dei costi in bolletta, riduzione dell'accisa sul gasolio da serra, rafforzamento della cooperazione allo sviluppo e all'internazionalizzazione, misure per l'accelerazione nell'utilizzo dei fondi europei, Agenda digitale e diffusione delle tecnologie digitali, misure per i porti e la nautica.
  E poi le infrastrutture: si opera su due versanti, il migliore utilizzo delle risorse pubbliche, utilizzando al meglio quelle già stanziate per opere immediatamente cantierabili, immettendo risorse nuove soprattutto per l'edilizia scolastica e per i piccoli comuni e poi creando condizioni più favorevoli per fare più opere in partenariato con il privato; a questo serve la defiscalizzazione, per opere utili, secondo noi indispensabili per il Paese. Ovviamente su ognuna il giudizio può essere specifico da parte delle forze politiche. E per la crescita sono fondamentali anche le misure contenute nel decreto per le l'università e la ricerca.
  Il decreto-legge è stato cambiato, migliorato dalle Commissioni di merito; non diciamo che è perfetto, auspico che il Senato possa riesaminare questioni come le pulizie nelle scuole, il DURT, da non confondere con il DURC, ed anche i tetti agli stipendi dei manager, ma il complesso dei cambiamenti è positivo e il Partito Democratico ha dato un contributo essenziale, sulla giustizia, sulle semplificazioni ambientali e urbanistiche, sulle infrastrutture, sull'università, sugli interventi per gli studenti capaci e meritevoli, sugli aspetti energetici compreso e il CIP 6 e gli inceneritori, cambiato grazie a noi – perché voi non l'avreste fatto cambiare per la vostra rigidità –, sulla disciplina per la cooperazione con altri Stati per i materiali di armamento prodotti dall'industria nazionale, sull'eliminazione del taglio alle risorse per le emittenti locali.
  Infine, voglio sottolineare un aspetto che rischia di passare troppo inosservato. Le semplificazioni relative a lavoro, fisco e appalti. Abbiamo migliorato il decreto-legge sul versante della sicurezza del lavoro e sul DURC, tenendo insieme tutele, legalità e semplificazione, ma soprattutto abbiamo prodotto due grandi innovazioni. La prima è l'avvio del superamento del massimo ribasso negli appalti, partendo dagli aspetti relativi a lavoro e sicurezza. La seconda è la tracciabilità piena dei pagamenti IVA tra soggetti attivi e passivi. Non stiamo parlando di cosette, ma di elementi essenziali per la legalità, la concorrenza leale, la fedeltà fiscale.
  Ho richiamato aspetti che dimostrano che parlare del «decreto del fare» non è uno slogan, ma una cosa concreta. Qui c’è stato soltanto un fare finta di fare, quello del MoVimento 5 Stelle, che ha fatto finta di voler migliorare il provvedimento, ma ha scelto in quest'Aula l'unica modalità di azione parlamentare che impediva, di fatto, qualsiasi cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico). Non è la prima volta, visto che a far finta di cambiare il MoVimento 5 Stelle è Pag. 579ormai un artista ed ha il brevetto della demagogia e delle provocazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Concludo, ribadendo il convinto voto del Partito Democratico a favore del decreto-legge «del fare» e delle misure che contiene per il rilancio dell'economia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

(Coordinamento formale – A.C. 1248-A/R)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1248-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico...

  IGNAZIO ABRIGNANI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputato Abrignani, non ho il suo nome tra gli iscritti a parlare e ho già indetto la votazione. A che titolo vuole intervenire ?

  IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, siccome Lei ha detto adesso che la Presidenza, come previsto all'articolo 90, si intende autorizzata alla correzione formale, mi permetto di sottolineare, personalmente, che nella Presidenza il gruppo del Popolo della Libertà non è rappresentato. Pertanto, personalmente, rispetto a questa autorizzazione, volevo esprimere una posizione contraria, sollevando il problema che nella Presidenza il mio gruppo non è rappresentato e mi auguro che ciò avvenga presto (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Onorevole Abrignani, anche io me lo auguro ed è chiaro che c’è anche un questore del gruppo del Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente. A questo punto, mi permetta di terminare.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge 1248-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Cassano, Barretta, Rampelli, Marco Meloni, Lenzi, Lupo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Conversione in legge del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia» (1248-A/R):

   Presenti e votanti  480   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato  344    
    Hanno votato no  136    
  (La Camera approva).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia – Vedi votazioni).

  Avverto che alle ore 18 è convocata la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo per definire l'ordine dei lavori a partire dalla giornata di domani.
  Ha chiesto di parlare il Presidente della I Commissione affari costituzionali. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza per la I Commissione. Presidente, soltanto pochi istanti per ringraziare tutti i parlamentari, nessuno Pag. 580escluso, di maggioranza ed opposizione, che con il loro impegno, diurno e notturno, hanno dato modo affinché questo provvedimento potesse vedere la luce. Ancora una volta mi consentirà un ringraziamento ai funzionari, che sono stati non partecipi ma protagonisti come i parlamentari, di questa performance che non esito a definire importante in momento decisivo del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Sull'ordine dei lavori (ore 13.05).

  RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Presidente, come lei saprà, poiché era presente, durante la seduta fiume il collega Toninelli aveva denunciato delle supposte scorrettezze avvenute in seno alla I Commissione affari costituzionali. In particolare, si era proceduto ad anticipare l'esame del disegno di legge costituzionale sull'istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali, rinviando invece l'esame del progetto di legge n. 664, che era stato iscritto in un giorno precedente.
  Noi chiediamo che prima di procedere con l'esame in sede di I Commissione, proprio per la delicatezza della materia, si riunisca la Giunta per il Regolamento.
  Mi richiamo inoltre all'articolo 8 del Regolamento e al suo ruolo, che sta svolgendo egregiamente, di supervisore della correttezza dei lavori parlamentari. Poiché in Commissione vi è un clima molto teso per le problematiche inerenti le riforme costituzionali che stanno esplodendo in questi giorni, e soprattutto per la delicatezza del tema, chiedo di essere presente in Commissione al fine di garantire che i lavori procedano nel rispetto delle regole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La questione mi è nota e ho già chiesto al presidente Sisto di fornire tutti gli elementi per valutare se investire o meno del problema la Giunta per il Regolamento. La problematica mi è già chiara, è già stata sollevata, e ho formalizzato la richiesta al presidente della I Commissione. Mi dia il tempo di poter fare le dovute valutazioni.

  RICCARDO FRACCARO. Una replica velocissima...

  PRESIDENTE. Non possiamo fare questo scambio, per favore, penso di aver già risposto.
  Ha chiesto di parlare il deputato Zanetti. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, veniamo fuori da una seduta fiume estremamente faticosa nel corso della quale il MoVimento 5 Stelle ha dato luogo ad una condotta sicuramente legittima dal punto di vista dei regolamenti parlamentari, quanto altrettanto inutile rispetto al perseguimento di obiettivi di lavoro che dovrebbero stare alla base della presenza di tutti in quest'Aula.
  In particolare, però, ho sentito ripetutamente, in molti interventi – che vi assicuro ascoltiamo, forse meno di quanto vorreste, ma più di quanto credete – il refrain delle centinaia e centinaia di emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle, tutti sdegnosamente rifiutati.
  Vorrei ricordare che perlomeno un emendamento del MoVimento 5 Stelle è stato approvato, invece, non certo da Scelta Civica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 13,04)

  ENRICO ZANETTI. Purtroppo, è stato approvato con la distrazione grave di PD e PdL ed è il famoso emendamento che avrebbe dovuto introdurre il documento unico di responsabilità contributiva, un Pag. 581emendamento talmente opportuno, valido e centrato che il vostro stesso leader si è affrettato a disconoscere.
  A questo punto, credo anche che vi dobbiate porre il dubbio che talvolta i vostri emendamenti, tutto sommato, non li andiamo a rigettare solo per tutelare dalla vostra approssimazione e fretta il Paese, ma anche, forse, per evitarvi brutte figure a livello personale (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
  Detto questo, però, siccome ho sentito richiamare l'episodio del DURC anche nella relazione del Partito Democratico, lo ribadisco, e vado a chiudere, il Partito Democratico quell'emendamento lo ha votato, nonostante noi di Scelta Civica abbiamo cercato, in tutti i modi, di spiegare a quel gruppo e al PdL che era un errore.
  Quindi, francamente, ritrovarmelo oggi nella loro relazione non mi aggrada più di tanto. Vorremmo avere dei compagni di maggioranza che sappiano fare – e chiudo mi perdoni – qualcosa di meglio che parlare di evasione e di sopravvivenza quando sono di fronte a Confcommercio e il giorno prima non ascoltarci quando vanno, invece, ad approvare provvedimenti assolutamente pericolosi proprio per l'attività (Applausi dei deputati del gruppo di Scelta Civica per l'Italia)...

  PRESIDENTE. Grazie.

  DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, richiamandomi a quanto appena detto dal collega Fraccaro, chiedo che venga convocata immediatamente la Giunta per il Regolamento e, finché la Giunta per il Regolamento non si esprime sulla richiesta di supposte irregolarità avvenute all'interno della I Commissione affari costituzionali, non venga in nessun modo convocata alcuna Commissione, e questo nel rispetto del nostro Regolamento. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Toninelli. Come lei può immaginare, avendo risposto al collega Fraccaro, trenta secondi fa, il Presidente, io non posso che rimettermi alla risposta del Presidente. La ringrazio (Commenti). Con calma. Se io ho risposto o non ho risposto, lo stabilisco io. Non lo stabilite voi.

  KHALID CHAOUKI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Signor Presidente, intervengo in quest'Aula per ricordare che, ieri mattina, l'oppositore del partito di sinistra in Tunisia, Mohamed Brahmi, è stato vilmente assassinato con 14 colpi di pistola. Capo di un partito all'opposizione, il deputato Mohamed Brahmi è stato ucciso nei pressi della sua abitazione a Tunisi con una dinamica molto simile a quella che portò all'uccisione, sei mesi fa, di un altro leader dell'opposizione, Chokri Belaïd.
  Allora, è stato per quest'ultima vicenda tragica che noi siamo qui, come Partito Democratico, a richiamare la nostra attenzione e la nostra paura per il precipitare della situazione politica in quei Paesi.
  Abbiamo seguito con molta vicinanza il periodo delle rivolte. Crediamo ci debba essere altrettanta attenzione a seguire quella che, purtroppo, rischia di destabilizzare un percorso, un processo di democratizzazione che, come ha dimostrato e testimoniato una recente delegazione guidata dall'onorevole Amendola del PD in Egitto e come quello che sta succedendo anche in Tunisia in questi giorni, rischia di deviare questo processo di stabilità verso cui si stavano avviando questi Paesi.
  Quindi, come richiameremo anche in Commissione affari esteri più tardi, chiediamo che l'Italia rimanga molto attenta e vicina al susseguirsi delle vicende in Tunisia e in Egitto, ma crediamo che sia altrettanto importante che questi Paesi, la Tunisia in particolare, accelerino il processo di scrittura della Costituzione e l'indizione di nuove elezioni (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).

Pag. 582

  MARCO RONDINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, volevo far notare ai colleghi, all'Assemblea, che, da diversi giorni, qui davanti, manifestano i parenti e alcune persone affette da quelle patologie che nutrivano grosse speranze nelle cure con le staminali.
  Nonostante la manifestazione si sia comunque svolta in maniera molto, molto pacifica – loro stazionano qui davanti alla Camera da oltre 48 ore – oggi scopriamo che a queste persone e ai loro familiari – tra cui vi sono anche dei disabili – viene impedito l'accesso all'unico bagno di servizio a disposizione dei disabili. Inoltre, gli viene impedita la possibilità di recarsi alla colonnina per caricare le sedie, con le quali si spostano, nonché i cellulari. Poiché questa manifestazione si sta svolgendo in maniera pacifica, bisogna accertarsi che queste persone possano proseguire la loro manifestazione, se si svolge in maniera pacifica, e non impedire loro di manifestare. Con questa manifestazione pacifica, semplicemente, essi chiedono fortemente al Ministro della salute di essere finalmente ascoltati su una questione importante, rispetto alla quale non ci sembra assolutamente che il Ministro della salute Lorenzin abbia mai dimostrato sino ad ora la sensibilità giusta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, qualche settimana fa è stata incendiata la macchina di un nostro sindaco di Melendugno, in provincia di Lecce; l'altra notte è stata incendiata la macchina di un nostro consigliere comunale di Foggia. Credo non sia un caso che in pochi giorni ci siano stati attentati nei riguardi di rappresentanti delle istituzioni e del Partito socialista italiano, a cui ovviamente va la nostra piena solidarietà. Credo che ci debba essere più attenzione da parte delle forze dell'ordine.
  Detto questo, mi corre l'obbligo – e pregherei il Presidente di essere attento, come al solito d'altronde – di sottolineare che da qualche giorno su Facebook vi sono delle minacce chiare nei confronti dei dipendenti e dei funzionari della Camera dei deputati, che svolgono con dignità, professionalità ed impegno il loro lavoro. Credo che ci debba essere da parte di questa Camera – e da parte della Presidente della Camera – un impegno chiaro e forte nel tutelare i funzionari e i dirigenti di questa istituzione. Mi pare che fino ad oggi non vi sia stato un atto chiaro che vada in questo senso.

  PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia, come lei forse avrà seguito, la Presidente, anche attraverso comunicazioni pubbliche, è intervenuta su questo tema. Ovviamente, non posso che prendere atto e ribadire gli impegni presi dalla Presidenza, trasferendo questa sua ulteriore sollecitazione alla Presidente, che è già sufficientemente sensibile all'argomento, rispetto al quale si è già adoperata. Comunque, la ringrazio molto e, ovviamente, concordo con lei riguardo alla situazione che stiamo vivendo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aiello. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO AIELLO. Signor Presidente, intendo ricollegarmi a quanto detto dal collega Rondini. Sono qui da quattro giorni quei ragazzi che stanno rifiutando anche la somministrazione di cure. Voglio chiedere alla Presidenza della Camera di farsi carico di ciò, facendo rispettare ciò che in quest'Aula è stato votato: mi riferisco alla garanzia della sperimentazione, che sarebbe dovuta partire il 1o luglio. Siamo quasi al 1o agosto e questo ancora non avviene. Occorre garantire l'imparzialità da parte del comitato scientifico. Mi pare che questo fino ad oggi non sia stato possibile, dal momento che i componenti di quel comitato sono delle persone che si sono già espresse contro questa sperimentazione.
  Ora rimane un problema: Presidente, chiedo a lei di intervenire perché uno di loro ieri è finito in ospedale rifiutando le Pag. 583cure e minaccia di morire qui davanti alla Camera. Allora, è necessario l'intervento immediato per la somministrazione e l'assistenza da parte della Protezione civile a sostegno di questi ragazzi che ieri sera hanno dormito per terra, sono carozzati, sono persone che hanno una malattia rara e stanno solo chiedendo una sperimentazione, stanno chiedendo il rispetto di quello che quest'Assemblea ha votato all'unanimità. La Ministra deve prendere atto di quello che ha votato l'Assemblea e loro debbono essere ascoltati perché si tratta di cure compassionevoli e su questo bisogna andare avanti. Però, poiché è una protesta pacifica, bisogna garantire loro l'assistenza perché si tratta di persone che sono affette da una malattia rara e sono qui da quattro giorni senza mangiare, né bere, né dormire. Tre volte è intervenuto il 118. Garantiamo un'assistenza attraverso la Protezione civile. Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Aiello, lei sa che la Presidenza della Camera, e la Presidente in modo particolare, anche attraverso il collega Vargiu che si è adoperato insieme a lei, ha seguito la vicenda. Poi arriva un momento rispetto al quale l'attuazione delle leggi che la Camera vota ovviamente dipende dai soggetti istituzionali a questo preposti. È del tutto evidente che questa sua sollecitazione noi la trasferiremo immediatamente al ministro Lorenzin affinché si attivi nei limiti delle possibilità perché, concordo con lei, che, soprattutto la situazione nella quale si trovano a manifestare con il caldo e le condizioni che abbiamo di fronte, è una condizione che deve essere assolutamente tenuta sotto controllo. La ringrazio molto.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Grazie Presidente. Volevo riprendere la questione sollevata dal collega Rondini e dal collega Aiello riguardo alla manifestazione dei disabili che c’è qui davanti a Montecitorio ormai da qualche giorno. Ringraziamo intanto la Presidenza di essersi fatta carico della richiesta dei cittadini e di aver ricevuto nella giornata di ieri i manifestanti per chiarire la questione, perlomeno venire a conoscenza del perché sono qui davanti da giorni a manifestare. Allo stesso modo credo che ognuno di noi abbia ricevuto via mail una serie di richieste che loro stanno avanzando al Parlamento e al Ministero: chiediamo che la Presidenza si faccia avanti nei confronti del Ministero della salute perché vengano ricevuti e perlomeno abbiano la possibilità di esporre al Ministero della salute le questioni da loro sollevate. Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Buttiglione, chiedo scusa: è sullo stesso argomento ? Bene.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente, per unirmi alla richiesta che si dia il massimo aiuto e sostegno umanitario ai disabili che manifestano, ma anche per rivendicare la l'onorabilità di esimi scienziati che fanno parte di una commissione ai quali non si può dire che non sono abilitati a giudicare nelle materie di loro competenza per un presunto pregiudizio. La scienza è una cosa seria, la scienza ha dei protocolli definiti attraverso i quali si verifica se una cura può funzionare o non può funzionare e illudere delle persone dando loro la certezza che possano funzionare cure che non sono state sperimentate è una cosa che fa male al cuore, su cui ognuno di noi dovrebbe fare una riflessione approfondita. Non si può fondare il rapporto con delle persone malate sulla menzogna. Io ho parlato con queste persone e so che è difficile parlare con chi ha una speranza che per lui è diventata una certezza ma che non ha consistenza e basi. Vi ricordate il caso Di Bella ? Vi ricordate quanti casi abbiamo avuto nella storia italiana di persone le quali hanno millantato, talvolta in buona fede, talvolta in malafede, di avere fatto delle scoperte scientifiche prodigiose che non sono state poi confermate dai fatti ? E la sperimentazione scientifica non è una cosa alla quale è possibile ammettere tutti.Pag. 584
  Ciò proprio perché, non sapendo se quello che facciamo farà bene o farà male, con una buona possibilità che possa fare male, prima di diffonderlo all'universo mondo, devi sperimentare su di un numero limitato di casi. Queste sono le regole della scienza, non in Italia, ma in tutto il mondo.
  Allora, con grande solidarietà per le persone malate, noi abbiamo il dovere di venire loro incontro dentro la verità e di rispettare l'autonomia della scienza (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buttiglione. Chiedo scusa, solo per dare ordine ai nostri lavori. È iscritta a parlare l'onorevole Di Vita e volevo sapere se sul medesimo argomento. Allora, le chiederei, siccome ci sono altre persone sul medesimo argomento, chiudiamo questo argomento e poi interverrà lei. La ringrazio.
  L'onorevole Gigli, presumo sia sullo stesso argomento e poi abbiamo l'onorevole Giordano, sempre sullo stesso argomento. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Anche io, da parte mia, desidero aggiungere una parola, perché purtroppo si sta montando qui un caso, non so per quali interessi e per quali motivazioni. Una cosa è certamente l'assistenza a persone che sono in difficoltà, nella libera espressione delle loro manifestazioni, e questo ovviamente è un atto dovuto; un'altra cosa è invece l'utilizzazione di queste persone per bypassare non solo le esigenze di un corretto metodo scientifico – questo purtroppo lo abbiamo già bypassato, perché la stessa sperimentazione che abbiamo ammesso ha saltato le tappe preliminari richieste dal metodo scientifico –, ma oggi questo stesso strumento di pressione viene utilizzato per riuscire a saltare addirittura quello che pure questo Parlamento aveva in qualche maniera concesso e ciò è veramente disdicevole.
  La prima cosa che qui si intende saltare è la trasparenza che la scienza richiede: la sperimentazione non è ancora potuta partire perché il professor Vannoni, ad oggi, non ha ancora reso pubblico il famoso protocollo e, se questo protocollo non viene reso pubblico, manca la premessa per poter effettuare qualunque sperimentazione.
  Anche se ci si appella al fatto che nel comitato scientifico non siano rappresentate alcune persone, il comitato scientifico deve solo garantire la correttezza del protocollo, non dire se i dati sono probanti o non probanti. I dati saranno probanti se il risultato ci sarà. Allora, da questo punto di vista, occorre avere la forza di dire «basta».
  L'invito che io rivolgo alla Presidenza è di trasmettere al Ministro della salute la richiesta che se, entro una data determinata, che non può andare oltre il 1o agosto, il professor Vannoni non deposita il protocollo, si chiuda con questa storia, con coraggio, dicendo che è un'enorme bufala che disonora l'Italia.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  È iscritto a parlare sul medesimo argomento l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

  ROBERTO RAMPI. Presidente, credo che le due questioni vadano tenute divise: nel merito abbiamo già fatto un ampio dibattito e abbiamo approvato – peraltro all'unanimità – un provvedimento che va rispettato esattamente nel suo contenuto, un provvedimento che va assolutamente verso l'attenzione per i malati.
  Invece, quello che oggi credo sia giusto sollecitare, naturalmente sull'attuazione di quel provvedimento, è il Governo affinché – come lei ha ricordato, a questo punto spetta a loro – provveda.
  Inoltre c’è un aspetto di umanità e di rispetto per chiunque manifesta, in particolare per chi lo fa in condizioni ovviamente più difficile di altri, visto il grado di sofferenza. Credo che da questo punto di vista sia corretto il richiamo a dare tutti gli strumenti perché questa cosa venga fatta in maniera dignitosa, tutelando la vita delle persone. So che la Presidenza della Camera ha già incontrato queste Pag. 585persone: credo sia importante sollecitare in quest'Aula che anche il Governo li incontri al più presto.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rampi.
  Rispondo a lei e anche a tutti i colleghi che sono intervenuti: io ovviamente ho consentito che si sviluppasse un dibattito, che non poteva e non aveva minimamente la possibilità di diventare un'appendice ad un dibattito che si è già svolto e alle deliberazioni che il Parlamento, ovviamente, ha preso.
  Ho accettato e, ovviamente, ho consentito la parola a tutti, perché il tema che è stato posto in origine è quello delle condizioni nelle quali i manifestanti sono in questo momento e su questo ho assicurato che la vigilanza, nei limiti delle competenze e delle possibilità della Camera, sarà assicurata.
  Per il resto, il Ministro avrà la possibilità di verificare, attraverso anche gli atti parlamentari, il dibattito che si è svolto qui dentro, e quello è un argomento che in questo momento è fuori dalla nostra disponibilità, perché noi lo abbiamo già affrontato.
  Con questo abbiamo chiuso questo argomento. Chiedo scusa all'onorevole Di Vita alla quale do la parola, poi concludiamo con l'onorevole Giordano.

  GIULIA DI VITA. Signor Presidente, abbiamo appreso con grande preoccupazione dai giornali la presunta conferma della preparazione di un attentato nei confronti del PM Di Matteo, che come tutti sappiamo è uno dei magistrati di punta nel processo in corso sulla trattativa tra la mafia e lo Stato. A quanto si apprende, pare che 15 chili di esplosivo avrebbero già raggiunto Palermo. Questa conferma arriva pochi mesi dopo altre due lettere di minacce, recapitate in procura sempre ai danni di Di Matteo, che annunciavano la decisione da parte degli amici romani di Matteo (intendendo Messina Denaro) di eliminare il magistrato. Adesso perfino l'ombra di Totò Riina, dal suo 41-bis, parrebbe esserci dietro tutto questo.
  Stiamo assistendo da troppo tempo ad un’escalation inusuale di minacce, non solo ai danni del PM Di Matteo, ma anche degli altri magistrati coinvolti sia nel processo sulla trattativa Stato-mafia che in altri processi ulteriormente delicati. Mi riferisco per esempio a Del Bene, Tartaglia e Vaccaro.
  Non possiamo assolutamente stare a guardare. Il livello di protezione per il PM Di Matteo è stata innalzato al massimo, ma così non è ancora per gli altri magistrati. Come disse Borsellino ventiquattro ore prima della sua morte, sarà la mafia ad uccidermi, ma saranno altri ad averlo permesso.
  Alla luce di tutto questo, riteniamo che oggi più che mai sia dovere dello Stato intervenire prontamente e far sentire la propria presenza con tutti gli strumenti a disposizione. Per questo chiediamo che il Governo venga a riferire urgentemente in Parlamento circa le misure di protezione che si intendono adottare a sostegno dei magistrati in pericolo, a tutela non solo della loro incolumità, ma della ricerca della verità.
  Rinnoviamo la nostra solidarietà al PM Di Matteo e ci auguriamo che il frutto del suo lavoro e di tutti coloro impegnati nella stessa attività possa andare a compimento a beneficio della Nazione intera senza dover offrire in cambio tragici sacrifici estremi. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Di Vita, ovviamente anche la Presidenza si associa alla solidarietà nei confronti del dottor Di Matteo e di tutti i magistrati che sono impegnati, in particolare, in posizioni così difficili. Ovviamente noi trasmetteremo al Governo la sua richiesta. Mi permetto semplicemente di segnalare che il tema della protezione, soprattutto la protezione dei magistrati, è un argomento che bisogna capire in che modo può trovare uno sviluppo pubblico parlamentare, perché indubbiamente ha dei limiti che sono – penso – evidenti a tutti.
  Comunque senz'altro trasferiremo al Governo questa sua richiesta. Al momento Pag. 586l'ultimo iscritto a parlare è l'onorevole Giordano. Prego.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, cito Wikipedia. Reati estinti per prescrizione: Ostaglio, prescritto nel 2010. Condanne in primo grado: «Stipendi d'oro», condannato in primo grado dalla Corte dei conti di Napoli nel 2010 a pagare 23.000 euro. Diffamazione aggravata ai danni di Marco Travaglio: condannato in primo grado dal tribunale di Napoli nel maggio 2013 a un risarcimento di 1.000 euro. Procedimenti in corso: MCM, truffa e falso. Reato prescritto nel 2013. Ancora: Sea Park, corruzione, truffa aggravata, truffa, falso, associazione a delinquere e concussione. Poi: termovalorizzatore di Salerno – nomina project manager, peculato.
  Questa è la persona che prima il PD stava difendendo – non dico il nome, perché a quanto pare non si può dire –, però sappiate che è il rappresentante della mia città e di Salerno.

  PRESIDENTE. Ci sono altri che intendono intervenire ? No.
  Bene, a questo punto, avverto che alle ore 18 è convocata – come ha già ricordato la Presidente – la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo per definire l'ordine dei lavori a partire dalla giornata di domani. Sospendo quindi la seduta, che riprenderà al termine della predetta riunione.

  La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 19,55.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che si è appena svolta, si è convenuto che l'esame del disegno di legge n. 1310 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, recante disposizioni urgenti per il recepimento della direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell'edilizia per la definizione delle procedure d'infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale (Approvato dal Senato – scadenza: 4 agosto 2013) sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di lunedì 29 luglio, con discussione sulle linee generali nella mattina a partire dalle ore 11,30 ed il seguito dell'esame dal pomeriggio della stessa giornata (con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni a partire dalle ore 15).
  Si è altresì convenuto all'unanimità che la discussione sulle linee generali del disegno di legge costituzionale n. 1359 – Istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali (Approvato dal Senato) avrà luogo da giovedì 1o agosto ed il seguito dell'esame, con votazioni, da venerdì 6 settembre, per concludersi entro lunedì 9 settembre, con tempi contingentati che la Presidenza stabilirà in modo ampio.
  La Conferenza dei presidenti di gruppo tornerà a riunirsi lunedì pomeriggio per definire l'ulteriore organizzazione delle giornate di martedì 30 e mercoledì 31 luglio e per predisporre il calendario dei lavori per il mese di agosto.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 29 luglio 2013, alle 11,30:

  (ore 11,30, con votazioni a partire dalle ore 15)

  Discussione del disegno di legge:
   S. 783 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, recante disposizioni urgenti per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell'edilizia per la definizione Pag. 587delle procedure d'infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale (Approvato dal Senato) (C. 1310).

  La seduta termina alle 20.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO STEFANIA COVELLO IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DEL SUO ORDINE DEL GIORNO N. 28 PRESENTATO AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1248-A/R

  STEFANIA COVELLO. Onorevoli Colleghi ! Il motivo per il quale presento, insieme all'Onorevole Giampaolo Galli, questo ordine del giorno, è unicamente dettato dalla importanza di rendere più efficiente ed accessibile l'istituto del «concordato in bianco» per le imprese, cercando di stimolare l'interesse degli intermediari creditizi verso questa forma di salvataggio degli imprenditori in crisi ma onesti che vivono questa difficoltà finanziaria che non può dipendere certo dal loro comportamento. Il decreto-legge n. 69 del 2013 oggi votato ha, a nostro avviso, solo parzialmente risposto alle citate esigenze, l'impegno richiesto al Governo va, quindi, in tal senso cercando di contemperare le diverse esigenze, parallele ma non configgenti, di debitori e creditori. È vero che l'istituto del concordato è stato pensato dal Legislatore con lo scopo di far tornare in bonis l'impresa in difficoltà (e questa è la sua finalità principale), ma è anche vero che l'istituto necessita di una rivisitazione per stimolare le banche ad attuare quel finanziamento ponte che nelle more del piano di risanamento possa dotare l'impresa di quei mezzi finanziari necessari per avviare la suddetta procedura concorsuale. Ed è per questo motivo che si giustifica la necessaria prededucibilità del credito della banca derivante dalla erogazione del finanziamento ponte, che se da un lato tutela maggiormente la banca, dall'altro rende possibile e reale l'intervento bancario in quei casi in cui la diffidenza verso l'impresa in crisi che ha chiesto l'avvio di una procedura concorsuale, spingerebbe chiunque a non offrire provvidenze finanziarie di alcun tipo. La prededucibilità pone in sicurezza la fiducia, accordata all'imprenditore che cerca un percorso virtuoso di risanamento, da parte dei creditori finanziari e non finanziari che intendono accompagnare tale determinazione, ovviamente, nel reciproco interesse. L'allungamento, pur esiguo, dei termini per l'esercizio della revocatoria, invece, vuoi cercare di scoraggiare inutili, a tal punto, tentativi dilatori tesi alla messa in sicurezza del patrimonio e degli interessi di imprenditori che non meritano di essere «salvati». Pertanto questa proposta di modifica normativa che noi chiediamo, ha il duplice scopo di rendere concretamente realizzabile l'istituto del concordato in bianco e nel contempo scongiurare qualsiasi forma, anche implicita, di esercizio abusivo dell'attività creditizia da parte della banca. D'altra parte lo stesso «sistema banche» ha sottolineato più volte come lo strumento, che noi riteniamo necessario in situazioni di particolare gravità «finanziaria», del concordato «in bianco» si presti a tattiche dilatorie, strumentali solo a porre in sicurezza interessi e beni del debitore; quanto proposto, quindi, va esattamente a rispondere anche a tale esigenza. La ratio della modifica normativa che si vuole introdurre è quella di semplificare, rendendola più efficiente, una procedura volta a ripristinare il normale funzionamento di quelle imprese che oggi purtroppo si trovano in dissesto finanziario a causa del momento difficile che il paese sta attraversando. Si auspica ci possa essere la massima condivisione politica su questo ordine del giorno cosicché le imprese possano trarre maggior beneficio.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALI DEI DEPUTATI VINCENZO CASO, MANTERO MATTEO E ANDREA CECCONI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1248-A/R

  VINCENZO CASO. Grazie Presidente. La versione definitiva del decreto cosiddetto «del fare», su cui siamo chiamati ad esprimerci oggi, è composto da 85 articoli Pag. 588che spaziano dalle bonifiche ambientali, alla deroga ai limiti di spesa per gli enti che si occupano di EXPO, dai finanziamenti alle piccole e medie imprese all'agenda digitale, dalle borse di studio allo sblocco dei cantieri, dalle disposizioni in materia di trapianti all'obbligo di concordato preventivo.
  Abbiamo provato in tutti i modi a dialogare con il governo affinché accogliesse alcune delle nostre istanze. Su più di 400 emendamenti ne abbiamo, infine, selezionati otto: otto punti qualificanti che avrebbero migliorato il testo. Ma al Governo, evidentemente, non interessa affatto licenziare norme utili al Paese.
  Estendere la riduzione del Cip 6 anche agli inceneritori, togliere la scandalosa deregulation sulle sagome degli edifici demoliti e ricostruiti, favorire il pagamento degli stagisti del ministero della Giustizia, aprire un fondo di sostegno alle Pmi in cui poter versare le eccedenze degli stipendi dei parlamentari, rendere più aperta e democratica la gestione della Cassa depositi e prestiti, rivedere la Tobin Tax per colpire il day trading, ricalibrare l'Iva sui servizi portuali, vincolare infine gli incentivi per i nuovi macchinari al mantenimento dei livelli occupazionali e delle strutture produttive sul territorio nazionale, penalizzando così la delocalizzazione.
  Non ci sembra di aver fatto proposte impresentabili, ma lo sono alcune delle norme introdotte nel decreto. Per esempio, l'articolo 29-bis vuole rendere nuovamente possibile cumulare i mandati monocratici degli enti locali con il mandato parlamentare e con gli incarichi di Governo. Questa norma non solo sembra essere in aperto contrasto con la normativa recentemente introdotta e immediatamente «interpretata», ma confligge palesemente con il sentimento generale dell'opinione pubblica.
  In un momento in cui il sistema economico nazionale vive una reale difficoltà, privo di sbocchi a breve termine, con un debito pubblico che ha recentemente raggiunto il 130 per cento del PIL, questa norma riduce ulteriormente il già bassissimo grado di fiducia dei cittadini nel nostro sistema politico-istituzionale. Come già denunciato, è penoso registrare che, ancora una volta, i partiti hanno preferito preservare i privilegi di pochi a discapito dell'interesse nazionale e del buon senso.
  Detto ciò io mi chiedo quale sia l'attinenza di questa disposizione con l'intento dichiarato del decreto, un decreto che ha come titolo «disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia». Cosa c'entra la possibilità di cumulare i mandati con il rilancio dell'economia ? Il MoVimento 5 Stelle viene spesso tacciato, dalla maggioranza, di incompetenza. Noi vorremmo clic lo stesso dell'agire della maggioranza. Temo, però, che nel vostro caso non si possa nemmeno parlare di incompetenza ma, a questo punto, di malafede.
  Ma torniamo al tema principale del decreto, o meglio, quello che dovrebbe essere il tema principale: il rilancio dell'economia.
  L'economia...si. La scienza che studia l'allocazione di risorse scarse tra usi alternativi al fine di massimizzare la soddisfazione dei bisogni individuali e collettivi. Il concetto di risorse scarse è oggi più che mai comprensibile a tutti i cittadini. Sul come allocare le risorse per il benessere dei cittadini, invece, ci sono due interpretazioni: quella del governo e della maggioranza tutta che si preoccupa per le emittenti televisive e quella del MoVimento 5 Stelle che tenta di tutelare la capacità di spesa degli italiani. Dai dati dell'Eurostat relativi al 2011, risulta inferiore del 5,9 per cento rispetto ai Paesi di Eurolandia ed è fortemente più bassa di quella dei nuclei familiari tedeschi e francesi, rispettivamente del 18,8 per cento e dell'11,9 per cento.
  In merito, vorrei raccontarvi cosa è successo durante l'iter di approvazione di questo decreto.
  Il Governo ha proposto, come copertura finanziaria, tra le altre cose, la quota dell'8 per mille destinata allo Stato, l'aumento delle accise sui carburanti e i tagli ai finanziamenti statali alle emittenti private. Quali provvedimenti, tra questi, interessano maggiormente i bisogni collettivi ? Pag. 589Credo che interessino i bisogni dei cittadini gli aumenti del costo sulla benzina e i tagli a fondi dell'8 per mille che, ricordo, dovrebbero essere destinati a fini sociali.
  Il MoVimento 5 Stelle si è preoccupato, quindi, di trovare coperture sostitutive all'aumento delle accise e all'uso dell'8 per mille. Abbiamo proposto di aumentare i canoni sulle concessioni televisive per le emittenti private.
  Ricordo che l'attuale normativa prevede che il canone corrisponda all'l per mille del fatturato. Considerando che in questo momento i cittadini comuni stanno stringendo la cinghia, tartassati dalle tasse, spesso con un lavoro precario e magari con figli a carico disoccupati (per non parlare di chi rinuncia ad averne), e con una prospettiva di pensionamento che si allontana sempre di più, grazie alle passate ed alle recenti iniziative delle larghe intese che governano il nostro Paese, non ci sembra strano andare a riscuotere fondi da parte di imprese che negli ultimi anni si sono arricchite utilizzando una concessione statale.
  E mi rivolgo ai cittadini. Perché evidentemente parlare al governo ed alla maggioranza è opera inutile, considerando la predisposizione al dialogo che hanno dimostrato negli ultimi mesi. Mi rivolgo ai cittadini quindi, e chiedo cosa sia più importante per loro ! Tutelare le emittenti televisive o essere tassati ulteriormente ogni qual volta fanno il pieno alla pompa di benzina ? I partiti, tutti, si sono preoccupati di trovare coperture finanziarie alternative solo ed esclusivamente per scongiurare i tagli alle emittenti locali. È quindi questa la priorità per il paese ? Secondo loro si ! Tanto è vero che infine ci sono riusciti, riescono sempre a trovare soldi per le loro pratiche clientelari, e vorrei raccontare ai cittadini come ci sono riusciti: verranno sottratte risorse ai fondi accantonati a favore del ministero del lavoro e delle politiche sociali; verrà ridotto il fondo finalizzato ad escludere dall'ambito di applicazione dell'IRAP, le persone fisiche esercenti le attività commerciali, ovvero arti e professioni, che non si avvalgono di lavoratori dipendenti o assimilati con dotazioni minime di beni strumentali; è stata prevista una Riduzione dei fondi Per il completamento del Piano nazionale banda larga lo so, vi fanno paura l'informazione libera e la cittadinanza informata.
  Il MoVimento 5 Stelle aveva proposto (in un emendamento prima ed in un ordine del giorno poi di rimodulare la tassazione sulle rendite finanziarie al fine di penalizzare coloro che utilizzano la finanza non come strumento di supporto all'attività di impresa ma come strumento di mera speculazione. La speranza era che si potessero liberare risorse da redistribuire all'economia reale. Quella che interessa la maggioranza dei cittadini.
  Vorrei richiamare la vostra attenzione anche su un altro punto. Durante l'ultima nottata in Commissione, approfittando della stanchezza generale, il governo ha inserito un ulteriore emendamento al decreto. Da un lato l'articolo 49 rimanda i provvedimenti della spending review, dall'altro si è pensato di nominare un nuovo commissario straordinario, l'ennesimo di questo governo, a cui demandare il taglio della spesa pubblica. Le due cose sembrano in contraddizione solo a me ? Inoltre faccio presente che questo signore guadagnerà all'incirca un milione di euro. La revisione della spesa pubblica è fondamentale, gli sprechi vanno tagliati e siamo d'accordo Ma a noi sembra che si aggiungano sprechi per combattere sprechi.
  Siamo nel regno dell'assurdo. Individuare e tagliare la spesa dovrebbe essere compito principe del Ministro del Tesoro. E invece, presto, nomineremo altri esperti, i membri del Fiscal Council, e presumo dovremo pagare altri stipendi d'oro. I soldi per la casta ci sono sempre mentre quando si parla di sanità e scuola, guarda caso, si parla di sacrifici e di mancanza di risorse.
  Prima ho accennato alla situazione insostenibile del debito pubblico, se aggiungiamo il PIL in caduta libera, meno 2,4 nel primo semestre e un probabile meno 3 a fine anno, ci rendiamo conto che la situazione Pag. 590attuale è pericolosamente paragonabile a quella del 1992 quando l'allora presidente del consiglio, Giuliano Amato, si presentò in televisione per annunciare una manovra finanziaria di 90.000 miliardi di lire, l'introduzione dell'ICI, il prelievo forzoso dei conti correnti e la svalutazione della lira del 7 per cento.
  Oggi non possiamo svalutare la moneta perché abbiamo ceduto uno dei due strumenti fondamentali di politica economica all'unione europea, la nostra sovranità monetaria. Inoltre, nel 1992 il nostro sistema produttivo era ancora in piedi, non c'erano state le privatizzazioni selvagge di imprese vitali per lo sviluppo del Paese, come Telecom, la disoccupazione era sotto controllo. Era un'altra Italia, che si poteva forse ancora permettere una mazzata fiscale mai vista prima. Oggi non è possibile continuare a tassare chi ha sempre pagato, le finanze delle famiglie, dei lavoratori, delle piccole e medie imprese sono agli sgoccioli. Non sono loro a dover pagare le inefficienze d'asse politica. E nonostante ciò si persevera a governare per decreti, esautorando il parlamento del potere legislativo affidatogli dalla nostra carta costituzionale. Decreti che, mascherati dal rilancio dell'economia sono invece completamente vuoti. Smettetela di nascondere la testa sotto la sabbia. Non sono questi i provvedimenti che servono ai cittadini, come fate ad avere ancora una visione così miope e così arcaica della nostra economia ? Ancora per voi, basata principalmente sul cemento. Gli Italiani meritano delle risposte. Dov’è un vero piano industriale per il nostro Paese ? Dove un piano energetico e per l'agricoltura ? Ci dovete ancora spiegare come faremo a pagare gli interessi crescenti sul debito ! Ancora una volta ci avete chiesto la fiducia, ma noi, vi diciamo che non siete meritevoli di questa fiducia e vi preghiamo di cambiare direzione prima che sia, davvero, troppo tardi.

  MATTEO MANTERO. Grazie Presidente, per la seconda notte siamo nuovamente qui in questa aula ieri illustrando i nostri ordini del giorno oggi per le dichiarazioni di voto finale in quest'aula con i mie colleghi del MoVimento 5 Stelle con l'intento di richiamare l'attenzione del Parlamento, del Governo e del Presidente Napolitano al grave attacco alla Costituzione che si sta per consumare in questo palazzo.
  I colleghi del partito unico PD-PDL-Scelta Civica ci accusano con intento dispregiativo di fare ostruzionismo, ecco io mi rivolgo proprio a loro e chiedo: quando è che opporsi con ogni mezzo, nel rispetto della legalità, a quelle che si ritengono essere scelte scellerate è diventato un comportamento disdicevole da liquidare con disprezzo ? Certo essendo vent'anni che nessuno si contrappone a Berlusconi posso capire che qualcuno in casa PD provi un forte fastidio anche solo a sentir nominare una parola ormai mitologica in quest'aula: opposizione !
  Se i pigia bottoni, pardon i colleghi, del partito unico si sforzassero di cogliere il senso di quello che stiamo facendo si renderebbero conto che stiamo portando avanti una battaglia per difendere anche il loro ruolo in parlamento !
  Da quando sono entrato in quest'aula, pochi mesi or sono, ho visto veramente di tutto ma francamente non credevo che il partito unico avesse il coraggio, così alla luce del sole, di stuprare la Carta Costituzionale attentando così alle fondamenta stesse della Democrazia del nostro Paese. Mi devo evidentemente ricredere, non c’è mai fine al peggio.
  Diciamolo chiaramente: questo decreto del «fare finta di fare» è un'accozzaglia di norme ad personas scritte per gli amici e per gli amici degli amici.
  Sappiamo benissimo che il circo mediatico, al soldo dei partiti tramite lo scandalo dei finanziamenti editoriali, si farà portavoce del partito unico e racconterà che il MoVimento 5 Stelle vuole bloccare le riforme, non vuole far approvare provvedimenti importanti, vuole affossare gli inesistenti interventi a favore delle imprese contenuti nel decreto del «fare nulla».
  Ma la realtà è un'altra: il gruppo del MoVimento 5 Stelle, ragazze e ragazzi di Pag. 59130 anni, di cui sono orgoglioso di essere prima amico e poi collega, sta portando avanti una dura battaglia in difesa della Costituzione ! Sappiamo che sarà una battaglia durissima e che siamo soltanto all'inizio ! Guardando i miei amici questa mattina li ho visti stanchi ma sempre più determinati a non cedere nemmeno di un passo e felici di lottare ora dopo ora in difesa della Costituzione !
  Mentre noi in quest'aula ci stiamo trastullando con il decreto del «farei ma non faccio», fuori i cittadini lottano giorno dopo giorno per arrivare a fine mese, e nel palazzo qui a fianco, il Governo sta studiando ora per ora la miglior strategia per riuscire nell'evidente intento di distruggere l'impianto costituzionale cambiando in maniera surrettizia le regole del gioco democratico.
  Noi del MoVimento 5 Stelle stiamo lottando con tutte le nostre forze per difendere la Costituzione e ci auguriamo che i colleghi ancora liberi e pensanti di altri gruppi si uniscano a noi.
  Credo sia utile ricordare a tutta l'aula la bellezza, l'attualità e le sfide lanciate dalla nostra Costituzione, mi permetto di farlo con le parole di Calamandrei.
  «I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi».
  Eh ! E se non hanno i mezzi ?
  Allora nella nostra costituzione c’è un articolo che è il più importante di tutta la costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l'avvenire davanti a voi. Dice così: «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppò della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
  È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell'articolo 1 «l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro» corrisponderà alla realtà.
  Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale. Non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società. E allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere ! Quanto lavoro vi sta dinanzi !
  Ma non è una Costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una costituzione che apre le vie verso l'avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria, perché per rivoluzione nel linguaggio comune s'intende qualche cosa che sovverte violentemente, ma è una costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa società in cui può accadere che, anche quando ci sono, le libertà giuridiche e politiche siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche dalla impossibilità per molti cittadini di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anche essa contribuire al progresso della società.
  Però, vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Pag. 592Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l'indifferenza alla politica, l'indifferentismo politico che è...una malattia dei giovani.
  Per fortuna Calamandrei non può assistere all'indecente spettacolo di uomini delle istituzioni che invece di difendere ed alimentare la costituzione, al contrario, proprio in queste ore, studiano come piegarla ai propri fini.
  Riprendo con la citazione: «La politica è una brutta cosa», «che me ne importa della politica»: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà, di quei due emigranti, due contadini, che traversavano l'oceano su un piroscafo traballante.
  Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l'altro stava sul ponte e si accorgeva che c'era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio «Ma siamo in pericolo ?», e questo dice «Se continua questo mare, il bastimento fra mezz'ora affonda». Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz'ora affonda !». Quello dice «Che me ne importa, non è mica mio !». Questo è l'indifferentismo alla politica.
  È così bello, è così comodo, è vero ? È così comodo ! La libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica ! Eh, lo so anch'io...ci sono ! Il mondo è così bello vero ? Ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica ! La politica non è una piacevole cosa.
  Però la libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent'anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica. La Costituzione, vedete, è l'affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l'affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. È la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo.
  Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione ! Dietro a ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta.
  Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti.
  Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione.
  Colleghi, la Costituzione si può ed in alcuni casi si deve cambiare, infatti i Padri Costituenti, nella loro saggezza d'altri tempi, hanno inserito in modo lungimirante le istruzioni per poterla cambiare all'interno della costituzione stessa.
  Il partito unico queste istruzioni non le ha capite, non le ha lette o più semplicemente se ne frega ! Vuole cambiarla senza l'indispensabile contributo dell'opposizione e senza il consenso dei cittadini, che Pag. 593ne sono i veri custodi, e per raggiungere questo scopo vuole stravolgere l'articolo 138.
  L'articolo 138 è la porta blindata a difesa di tutti gli altri articoli e il partito unico, al posto di usare la chiave come fanno le persone oneste, vuole scardinare la porta a difesa della Costituzione come il ladro fa con il piede di porco !
  Il colpo di Stato perfetto, perché a questo stiamo assistendo, avviene in modo apparentemente legale, nel silenzio e nella solennità delle istituzioni opportunamente colonizzate da personaggi che agiscono in contrasto con gli interessi del Paese.
  Il cambiamento della Costituzione discusso ieri in Commissione Affari Costituzionali in sole due ore per poter essere votato in aula, in tutta fretta, il primo di agosto, senza neppure la possibilità di emendarlo, con gli italiani in ferie e con la stampa e le televisioni di Stato asservite e mute, è un colpo di Stato annunciato. E i colpi di Stato vanno combattuti, in nome della democrazia.
  Ricordiamoci che la Costituzione, come disse qualcuno, è ciò che ci siamo dati nel momento in cui eravamo sobri, a valere per i momenti in cui siamo sbronzi.
  Tutti sappiamo che quando si è sbronzi è buona norma evitare di mettersi al volante, a maggior ragione credo sia buona norma evitare di andare a sedersi negli scranni e votare !
  Beh in questo momento c’è parecchia gente sbronza...quindi nel confermare il mio voto contrario a questo provvedimento suggerisco ai colleghi confusi dall'alcol di uniformarsi al mio voto contrario.

  ANDREA CECCONI. Grazie Presidente. Presidente, colleghi deputati, mi rivolgo a voi che avete il decoro di essere presenti e collaborare ai lavori di quest'aula, seppure ridotti a semplici formalità.
  In queste lunghe e sfibranti ore in cui la Camera è stata riunita, molti dei deputati delle forze di maggioranza hanno rilasciato dichiarazioni che sono ovviamente state fedelmente riportate dai mezzi di stampa. La pochezza di tali interventi lascia di stucco ed induce a sentimenti di compassione prima ancora che di rabbia.
  Mi riferisco a coloro che hanno l'ardire di diffondere note stampa secondo le quali il movimento cinque stelle oggi starebbe sottoponendo il parlamento ad un surplus di costi irragionevoli. Ne esistono addirittura le stime: pare che questo immondo e riprovevole esercizio di democrazia messo in opera dal MoVimento 5 Stelle stia costando 150 mila euro !
  Vede, Presidente, rimango esterrefatto e quasi intenerito da una tale magistrale interpretazione di quel detto popolare secondo cui sarebbe più visibile la pagliuzza nell'occhio altrui che non la trave nel proprio.
  Questi signori, tanto solerti quando si tratta di fregiarsi del titolo di Onorevoli, dimenticano la assai poco onorevole corsa al finanziamento dei partiti di cui fanno parte e che loro stessi si sono affrettati a sostenere attraverso il voto in quest'aula.
  Questi paladini della parsimonia sono gli stessi colleghi che hanno approvato l'erogazione di 91 milioni di euro per il finanziamento ai propri partiti e che oggi ci chiamano ad approvare un decreto indirizzato all'impulso dell'economia del Paese del valore di appena 85 milioni.
  Sono più i soldi che a fine mese si intascheranno i partiti che non quelli che verranno destinati ai cittadini !
  Questo excursus, Presidente, altro non vuole essere se non una difesa di quello che sta avvenendo in queste ore. Per rifarmi a quanto detto dalla Presidente Boldrini e che condivido «Il Parlamento è il cuore della democrazia, in alternativa non c’è nulla, c’è la dittatura.» Queste sue parole non possono che esprimere al meglio quello che è lo spirito di questa iniziativa portata avanti con fatica da me e dai miei colleghi del MoVimento 5 Stelle. L'usurpazione delle prerogative parlamentari non può definirsi in altra maniera se non dittatura. L'accentramento di due dei poteri dello stato in capo all'unico organo esecutivo è una distorsione di una gravità pazzesca che per tutto questo tempo è stata tollerata fino a renderla un'abitudine. Pag. 594Questo paese e le sue istituzioni si sono abituate ad una dittatura governativa !
  Se si aggiunge il dichiarato intento di aggredire anche l'indipendenza del potere giudiziario, direi che il regime appare splendidamente delineato. Fortunatamente ancora in teoria, per certi scampoli di democrazia che vengono lasciati in vita. Tutto ciò che possiamo fare noi cittadini eletti da altri cittadini come noi è opporci con tutte le nostre forze a che questo vile disegno giunga a compimento. Ed è proprio questo che stiamo facendo, Presidente ! Stiamo portando avanti ogni giorno, con tutti i mezzi di cui disponiamo, un tentativo di ripristino delle prerogative del parlamento perché si possa giungere ad un definitivo riequilibrarsi di quella suddivisione dei poteri finemente teorizzata in seno all'illuminismo francese ed oggi così bistrattata.
  La vicenda del decreto che oggi siamo chiamati a ratificare, ahimè, non fa eccezione. Sotto il vessillo dell'emergenza economica è stato posto al vaglio di questo Parlamento un decreto onnicomprensivo, povero di misure efficaci peraltro finanziate dall'ennesimo aumento delle accise carburanti.
  Il nostro movimento – quello dei cittadini – si era posto l'obiettivo di migliorarlo, proponendo 500 emendamenti e lavorando poi alacremente al fine di ridurne il più possibile il numero. Ciò ovviamente non è apparso in alcun modo accettabile al governo che, per tutta risposta, ha provveduto a porre il voto di fiducia sull'intero provvedimento.
  Il testo giunto oggi al voto è uno specchietto per le allodole, un banner pubblicitario per un governo che finge di interessarsi dei cittadini e delle condizioni critiche in cui versano per dedicarsi essenzialmente dei propri interessi.
  Ora le chiedo, Presidente, serve davvero derogare alla riduzione delle auto blu in favore di alcune società pubbliche quotate ?
  E risponde alle esigenze di necessità ed urgenza – che dovrebbero giustificare il ricorso alla decretazione d'urgenza – ripristinare la possibilità del cumulo delle cariche elettive ?
  Mi piacerebbe poter dire che gli esempi di distorsione presenti in questo decreto siano soltanto questi, ma direi un'assurdità.
  Il testo è pieno di criticità che ora andrò ad elencare, ancora una volta convinto di farlo nell'esercizio di una mia facoltà in quanto rappresentante dei cittadini italiani regolarmente eletto ed in ossequio a quel mandato che sento gravare sulle mie spalle.
  Diritto allo studio. La frenesia che ha connotato l'emissione di questo decreto ha ovviamente portato ad una esigua se non inesistente ponderazione. La scarsa attenzione dedicata ai lavori di commissione e agli apporti che ivi il MoVimento 5 Stelle si è prodigato a fornire e la conseguente mancata approvazione degli emendamenti in quella sede prodotti ha portato all'emissione di due norme: gli articoli 59 e 59-bis. Le stesse vanno a disciplinare materie che la riforma del Titolo V ha riservato alla competenza regionale e che, pertanto, è facile intuire verranno marchiate di incostituzionalità e quanto prima abrogate. Queste norme dispongono l'istituzione di borse di studio per studenti meritevoli, ma saranno normate ed erogate direttamente dal MIUR secondo dei criteri individuati già nell'articolo 59.
  Per quanto riguarda l'articolo 60, due emendamenti approvati in Commissione hanno introdotto dei criteri di finanziamento delle università che stravolgono l'attuale sistema e presentano notevoli problematiche. La nuova formulazione dell'articolo 60 prevede, infatti, che la parte “premiale” del finanziamento alle università, attribuita dall'ANVUR, passi da un minimo del 20 per cento a un massimo del 30 per cento sul totale, prevedendo al contempo che l'eventuale e conseguente riduzione dei finanziamenti per le università possa essere anche del 5 per cento annuo.
  Per non voler pensar male (rischiando comunque di esser nel giusto) quel che serve evidenziare qui sono le conseguenze di tale provvedimento: modificare i requisiti di finanziamento legandoli ai risultati di ricerche e classifiche già stilate, è chiaro che s'intende unicamente colpire alcuni enti già definiti, Pag. 595andando a discapito delle università del centro – sud e dei piccoli atenei ed acuendone il distacco con altri atenei.
  Per le parti di competenza della commissione Cultura le criticità più rilevanti si riscontrano nella previsione di cui all'articolo 11, il quale, da un lato proroga per il periodo d'imposta 2014 la disciplina del tax credit e dall'altro interviene sulla stessa previsione, dimezzando il limite massimo di spesa a 45 milioni di euro, di fatto decurtando l'agevolazione del 50 per cento rispetto a quella prevista per il 2013, laddove, è evidente, il beneficio sarebbe stato da estendere anche alle imprese produttrici di prodotti fonografici che svolgano questa attività in maniera prevalente e continuativa e che effettuino le spese relative a strutture situate nel territorio italiano.
  Allo stesso modo è da stigmatizzare l'approvazione di un emendamento che introduce l'articolo 39-bis al decreto del fare. La modifica approvata in commissione abroga le disposizioni della spending review che disciplinano la messa in liquidazione della Società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo – ARCUS spa – riportando nell'ambito dell'ordinaria gestione del Ministero per i beni e le attività culturali le attività finora svolte dalla Società. Tale provvedimento rispondeva ad esigenze di razionalizzazione, e faceva seguito alla perdita di credibilità dell'azienda dopo le vicende legate anche al restauro di uno dei palazzi di Propaganda Fide. Le disposizioni erano destinate a determinare significativi risparmi di spesa, in quanto sopprimevano la società ARCUS spa, a totale partecipazione pubblica, riportando nell'ambito dell'ordinaria attività di gestione del Ministero per i beni e le attività culturali le attività finora demandate ad essa;
  Attività produttive. Questo Governo ha più volte speso parole di attenzione nei confronti delle PMI; per questo ci rimane impossibile comprendere perché sia stata abrogata la disposizione che riservava il 30 per cento dell'importo del Fondo di garanzia a favore dei Confidi, i quali hanno la funzione di sostenere le medie imprese con garanzie integrative, al fine di ampliare la loro capacità di ottenere finanziamenti bancari destinati all'attività aziendale. Ci è poi impossibile astenerci dal segnalare la soppressione della disposizione che prevede che una quota non inferiore all'80 per cento delle disponibilità finanziarie del Fondo del PMI sia riservata ad interventi non superiori a cinquecentomila euro d'importo massimo garantito per singola impresa; previsione finalizzata al superamento delle difficoltà di accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese.
  Come non capiamo che senso abbia estendere alle PMI che operano nel campo delle energie rinnovabili la Robin tax, laddove vi era la grande occasione di estenderla agli istituti bancari senza danneggiare le medie imprese.
  Edilizia scolastica. Pur accogliendo con favore l'autorizzazione di spesa di 150 milioni volta all'attuazione di misure urgenti di riqualificazione e messa in sicurezza delle strutture scolastiche statali, appare incomprensibile il reperimento delle suddette risorse giacenti in un conto corrente finora ignorato e originariamente destinate alla ricerca applicata. Da quanto tempo quelle somme languivano in attesa di assegnazione ? ! La loro funzione originaria era forse priva di meritevolezza ? !
  Esteri. Riteniamo che la modifica al Codice dell'ordinamento militare contenuta nell'articolo 48 sia inaccettabile. Tra le altre cose, prevede che la Difesa possa «svolgere per conto di Stati esteri attività di supporto tecnico-amministrativo ovvero contrattuale per l'acquisizione di materiali di armamento prodotti dall'industria nazionale». Questo, ai nostri occhi, rischia solo di trasformare la difesa della sicurezza nazionale in mera difesa degli interessi dell'industria bellica nazionale in quanto faciliterebbe la vendita di armi italiane a governi con i quali è difficile costruire rapporto di intermediazione, in quanto instabili e coinvolti in conflitti interni;
  Ambiente. Sul tema emergenza rifiuti nella Provincia di Roma, il decreto prevede l'ampliamento dei poteri commissariali, aggiungendo una serie di prerogative ai sensi dell'articolo 2 dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio del 6 settembre 2011, Pag. 596n. 3963, tra cui provvedere all'individuazione, alla progettazione ed alla successiva realizzazione di uno o più siti di discarica per lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti dai comuni di Roma, Fiumicino, Ciampino e dallo Stato della Città del Vaticano. Il MoVimento 5 Stelle non può che opporsi all'ennesimo approccio emergenziale in tema di smaltimento dei rifiuti, piaga che affligge tanti territori italiani. Il commissariamento non può essere la soluzione, determina sprechi di risorse e soprattutto impedisce una seria programmazione a lungo termine del ciclo dei rifiuti, contribuendo persino al sopraggiungere di ulteriori e più gravi stati emergenza. Oltretutto risale ad appena un mese fa l'approvazione, sempre a seguito dell'apposizione della fiducia, del cosiddetto decreto emergenze, anch'esso pieno di commissariamenti costosissimi, alcuni dei quali volti alla soluzione di altre emergenze rifiuti. Ci auguravamo che venisse recepita la posizione del movimento al riguardo ma siamo costretti a registrare la completa indifferenza al tal riguardo da parte della maggioranza.
  Giustizia. Per quanto riguarda le disposizioni contenute nel «Titolo III in materia di Misure per l'efficienza del sistema giudiziario e la definizione del contenzioso civile», sappiamo che lo stato della giustizia italiana versi in condizioni pressoché disastrose. Lungi da noi voler negare tale evidenza. È, oltretutto, noto che l'eccessiva durata dei processi abbia un costo non solo sociale ma anche economico altissimo e che giunga persino a scoraggiare gli investimenti di capitali esteri nel nostro paese. Ciò non toglie, però, che si tratti di materie di straordinaria rilevanza e dal carattere eminentemente programmatico che quindi avrebbero dovuto essere stralciate dal cosiddetto “decreto del fare” al solo scopo di convergere in disegni di legge da sottoporre all'esame del Parlamento nelle forme ordinarie, rispettose della funzione legislativa che la Costituzione riconosce al Parlamento;
  Trasporti. L'articolo 18 istituisce un fondo da indirizzato allo sblocco di cantieri che si trovino in una fase di stallo per motivi finanziari. E sin qui nulla quaestio. Le difficoltà di comprensione sorgono leggendo il novero delle opere infrastrutturali contenute in questo articolo le quali sono ben lungi dall'essere necessarie. Alcune sono persino dannose. Un esempio su tutti riguarda il corridoio tirrenico meridionale A12 – Appia e bretella autostradale Cisterna Valmontone, che minaccia il reticolo idrografico del basso Lazio e provoca l'erosione di migliaia di ettari di terreno coltivati nell'Agro pontino. Di qui la constatazione che l'inefficienza e la mala gestione continuino ad essere premiate, malgrado la congiuntura economica ci imponga un rigido controllo della spesa. Il riferimento è all'ennesimo stanziamento in favore di Anas per i interventi di manutenzione di ponti, viadotti e gallerie della rete stradale gestita da ANAS che si assumono essere «straordinari» ma che tali non sono.
  Qui mi fermo Presidente, certo di aver sufficientemente spaziato tra le tematiche del decreto del fare e di averne evidenziato a sufficienza le distorsioni. Siamo dinanzi ad un provvedimento caotico e disomogeneo, frettoloso ed incoerente rispetto ai dichiarati intenti. Nel complesso non si dimostrerà, ne sono persuaso, un provvedimento capace di far fronte alle molteplici emergenze che interessano il paese e che esso stesso si propone di andare a sanare.
  Credo invece che, salvo qualche isolata soluzione condivisibile, il testo sia privo della capacità di invertire la deriva drammatica intrapresa dall'economia del nostro Paese a che, anzi, correrà il rischio di andare a peggiorare le condizioni della fasce di popolazione meno agiate e maggiormente gravate dall'attuale condizione economica.
  È per tali ragioni che ritengo di negare il mio voto favorevole a questo testo.
  Grazie.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1248-AR - odg 9/3 492 487 5 244 415 72 51 Appr.
2 Nom. odg 9/1248-AR/9 496 464 32 233 113 351 50 Resp.
3 Nom. odg 9/1248-AR/10 499 466 33 234 112 354 50 Resp.
4 Nom. odg 9/1248-AR/11 499 498 1 250 144 354 48 Resp.
5 Nom. odg 9/1248-AR/12 499 498 1 250 147 351 48 Resp.
6 Nom. odg 9/1248-AR/15 rif. 495 489 6 245 151 338 47 Resp.
7 Nom. odg 9/1248-AR/18 494 487 7 244 172 315 47 Resp.
8 Nom. odg 9/1248-AR/36 499 498 1 250 21 477 46 Resp.
9 Nom. odg 9/1248-AR/37 497 495 2 248 21 474 46 Resp.
10 Nom. odg 9/1248-AR/42 501 498 3 250 118 380 46 Resp.
11 Nom. odg 9/1248-AR/45 502 401 101 201 65 336 45 Resp.
12 Nom. odg 9/1248-AR/47 501 501 251 17 484 45 Resp.
13 Nom. odg 9/1248-AR/50 508 507 1 254 50 457 45 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/1248-AR/60 509 509 255 152 357 45 Resp.
15 Nom. odg 9/1248-AR/62 505 505 253 134 371 45 Resp.
16 Nom. odg 9/1248-AR/92 507 507 254 130 377 45 Resp.
17 Nom. odg 9/1248-AR/148 507 474 33 238 119 355 44 Resp.
18 Nom. odg 9/1248-AR/157 509 506 3 254 151 355 43 Resp.
19 Nom. odg 9/1248-AR/159 513 513 257 133 380 43 Resp.
20 Nom. odg 9/1248-AR/160 514 512 2 257 132 380 44 Resp.
21 Nom. odg 9/1248-AR/161 513 478 35 240 97 381 43 Resp.
22 Nom. odg 9/1248-AR/162 510 494 16 248 131 363 43 Resp.
23 Nom. odg 9/1248-AR/164 rif. 516 509 7 255 393 116 43 Appr.
24 Nom. odg 9/1248-AR/165 515 515 258 134 381 43 Resp.
25 Nom. odg 9/1248-AR/166 515 515 258 130 385 43 Resp.
26 Nom. odg 9/1248-AR/167 509 506 3 254 148 358 44 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/1248-AR/168 512 497 15 249 97 400 43 Resp.
28 Nom. odg 9/1248-AR/169 509 504 5 253 97 407 43 Resp.
29 Nom. odg 9/1248-AR/171 511 477 34 239 113 364 43 Resp.
30 Nom. odg 9/1248-AR/173 rif. 507 503 4 252 380 123 43 Appr.
31 Nom. odg 9/1248-AR/174 503 499 4 250 395 104 43 Appr.
32 Nom. odg 9/1248-AR/175 510 494 16 248 131 363 43 Resp.
33 Nom. odg 9/1248-AR/176 503 502 1 252 144 358 43 Resp.
34 Nom. odg 9/1248-AR/178 506 458 48 230 102 356 43 Resp.
35 Nom. odg 9/1248-AR/179 503 502 1 252 107 395 43 Resp.
36 Nom. odg 9/1248-AR/180 505 505 253 145 360 43 Resp.
37 Nom. odg 9/1248-AR/181 504 503 1 252 153 350 43 Resp.
38 Nom. odg 9/1248-AR/182 506 472 34 237 98 374 43 Resp.
39 Nom. odg 9/1248-AR/183 505 504 1 253 145 359 43 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/1248-AR/184 507 504 3 253 143 361 43 Resp.
41 Nom. odg 9/1248-AR/185 511 510 1 256 152 358 43 Resp.
42 Nom. odg 9/1248-AR/186 502 501 1 251 150 351 43 Resp.
43 Nom. odg 9/1248-AR/187 rif. 509 504 5 253 409 95 43 Appr.
44 Nom. odg 9/1248-AR/189 508 499 9 250 146 353 43 Resp.
45 Nom. odg 9/1248-AR/190 509 509 255 152 357 43 Resp.
46 Nom. odg 9/1248-AR/191 514 514 258 154 360 43 Resp.
47 Nom. odg 9/1248-AR/192 506 506 254 103 403 43 Resp.
48 Nom. odg 9/1248-AR/193 505 505 253 141 364 43 Resp.
49 Nom. odg 9/1248-AR/194 504 504 253 137 367 43 Resp.
50 Nom. odg 9/1248-AR/195 499 498 1 250 129 369 44 Resp.
51 Nom. odg 9/1248-AR/196 498 481 17 241 129 352 43 Resp.
52 Nom. odg 9/1248-AR/197 rif. 502 496 6 249 379 117 43 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. odg 9/1248-AR/198 498 466 32 234 121 345 43 Resp.
54 Nom. odg 9/1248-AR/199 499 496 3 249 148 348 43 Resp.
55 Nom. odg 9/1248-AR/201 501 499 2 250 148 351 43 Resp.
56 Nom. odg 9/1248-AR/202 498 494 4 248 383 111 43 Appr.
57 Nom. odg 9/1248-AR/204 498 467 31 234 122 345 43 Resp.
58 Nom. odg 9/1248-AR/205 501 500 1 251 148 352 43 Resp.
59 Nom. odg 9/1248-AR/206 500 493 7 247 363 130 43 Appr.
60 Nom. odg 9/1248-AR/207 499 496 3 249 151 345 43 Resp.
61 Nom. odg 9/1248-AR/208 494 494 248 129 365 43 Resp.
62 Nom. odg 9/1248-AR/209 495 495 248 98 397 43 Resp.
63 Nom. odg 9/1248-AR/210 495 488 7 245 358 130 43 Appr.
64 Nom. odg 9/1248-AR/211 494 490 4 246 145 345 43 Resp.
65 Nom. odg 9/1248-AR/212 495 446 49 224 372 74 43 Appr.
INDICE ELENCO N. 6 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. odg 9/1248-AR/213 489 487 2 244 153 334 44 Resp.
67 Nom. odg 9/1248-AR/214 490 490 246 99 391 43 Resp.
68 Nom. odg 9/1248-AR/216 486 472 14 237 131 341 43 Resp.
69 Nom. odg 9/1248-AR/217 478 478 240 139 339 43 Resp.
70 Nom. odg 9/1248-AR/218 483 463 20 232 318 145 43 Appr.
71 Nom. odg 9/1248-AR/219 491 485 6 243 368 117 43 Appr.
72 Nom. odg 9/1248-AR/220 479 479 240 140 339 43 Resp.
73 Nom. odg 9/1248-AR/221 474 444 30 223 104 340 43 Resp.
74 Nom. odg 9/1248-AR/222 471 471 236 134 337 43 Resp.
75 Nom. odg 9/1248-AR/223 483 478 5 240 348 130 43 Appr.
76 Nom. odg 9/1248-AR/224 475 472 3 237 128 344 43 Resp.
77 Nom. odg 9/1248-AR/225 472 471 1 236 123 348 43 Resp.
78 Nom. odg 9/1248-AR/226 472 452 20 227 324 128 43 Appr.


INDICE ELENCO N. 7 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. odg 9/1248-AR/228 475 450 25 226 340 110 43 Appr.
80 Nom. odg 9/1248-AR/229 473 431 42 216 302 129 43 Appr.
81 Nom. odg 9/1248-AR/230 473 444 29 223 93 351 43 Resp.
82 Nom. odg 9/1248-AR/231 475 470 5 236 322 148 43 Appr.
83 Nom. odg 9/1248-AR/232 474 470 4 236 328 142 43 Appr.
84 Nom. odg 9/1248-AR/233 471 460 11 231 352 108 43 Appr.
85 Nom. odg 9/1248-AR/234 479 471 8 236 331 140 43 Appr.
86 Nom. odg 9/1248-AR/235 475 469 6 235 365 104 43 Appr.
87 Nom. odg 9/1248-AR/236 477 466 11 234 335 131 43 Appr.
88 Nom. odg 9/1248-AR/237 477 438 39 220 317 121 43 Appr.
89 Nom. odg 9/1248-AR/238 473 438 35 220 96 342 43 Resp.
90 Nom. odg 9/1248-AR/239 473 471 2 236 123 348 42 Resp.
91 Nom. odg 9/1248-AR/240 473 473 237 124 349 42 Resp.
INDICE ELENCO N. 8 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 102)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nom. odg 9/1248-AR/241 478 478 240 125 353 42 Resp.
93 Nom. odg 9/1248-AR/242 471 434 37 218 306 128 42 Appr.
94 Nom. odg 9/1248-AR/243 467 467 234 119 348 42 Resp.
95 Nom. odg 9/1248-AR/244 469 438 31 220 89 349 42 Resp.
96 Nom. odg 9/1248-AR/245 463 463 232 119 344 42 Resp.
97 Nom. odg 9/1248-AR/246 462 450 12 226 120 330 42 Resp.
98 Nom. odg 9/1248-AR/247 456 455 1 228 133 322 42 Resp.
99 Nom. odg 9/1248-AR/248 465 465 233 139 326 42 Resp.
100 Nom. odg 9/1248-AR/249 464 455 9 228 299 156 42 Appr.
101 Nom. odg 9/1248-AR/251 460 452 8 227 340 112 42 Appr.
102 Nom. Ddl 1248-AR - voto finale 480 480 241 344 136 40 Appr.