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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 54 di martedì 16 luglio 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9.

  VALERIA VALENTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 luglio 2013.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baretta, Cirielli, Epifani, Gregorio Fontana, Galan, La Russa e Sani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni.

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

  VALERIA VALENTE, Segretario, legge:
   FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:
   nuove norme per assicurare la sicurezza dei pedoni negli attraversamenti stradali (188) – alla IX Commissione (Trasporti);
   interventi per assicurare la tempestiva adozione e il rispetto degli strumenti urbanistici da parte di tutti i comuni (189) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   il trasferimento delle funzioni del pubblico registro automobilistico all'Agenzia delle entrate (190) – alla IX Commissione (Trasporti);
   nuove norme in materia di tassazione dei terreni (191) – alla VI Commissione (Finanze);
   misure per assicurare la trasparenza dei finanziamenti pubblici ai partiti (192) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   norme per assicurare l'omogeneità delle norme regionali in materia di reddito di cittadinanza (193) – alla XII Commissione (Affari sociali);
   interventi per evitare l'aumento della tassa sui rifiuti solidi urbani in provincia di Caserta (194) – alla VI Commissione (Finanze);
   la revisione della disciplina in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti (195) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   misure per contrastare il fenomeno dell'inquinamento acustico (196) – alla VIII Commissione (Ambiente);Pag. 2
   lo snellimento delle procedure burocratiche per l'avvio dei lavori edilizi (197) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   provvedimenti contro l'occupazione abusiva dei suoli demaniali (198) – alla VI Commissione (Finanze);
   interventi per ridurre i disservizi postali (199) – alla IX Commissione (Trasporti);
   norme per la tutela dei prodotti agroalimentari italiani (200) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
   l'ampliamento delle competenze dei giudici di pace (201) – alla II Commissione (Giustizia);
   MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede:
   la privatizzazione della RAI (202) – alle Commissioni riunite VII (Cultura) e IX Commissione (Trasporti);
   nuove norme in materia di pensioni di reversibilità, al fine di evitare abusi o indebiti vantaggi (203) – alla XI Commissione (Lavoro);
   l'introduzione di limiti alle donazioni di immobili in favore di persone fisiche o giuridiche straniere, nonché dei partiti e di altri enti pubblici o privati (204) – alla II Commissione (Giustizia);
   l'attribuzione al Ministero dell'economia e delle finanze degli adempimenti connessi alla gestione amministrativa del personale delle aziende private (205) – alla XI Commissione (Lavoro);
   misure per limitare gli anticipi sul pagamento di tasse e imposte (206) – alla VI Commissione (Finanze);
   GIUSEPPE SCIROCCO, da Genova, chiede una riforma organica del sistema previdenziale (207) – alla XI Commissione (Lavoro);
   MARIELLA CAPPAI, da Monserrato (Cagliari), chiede provvedimenti per ampliare la possibilità di detrarre le spese per l'acquisto di beni e servizi (208) – alla VI Commissione (Finanze);
   ANTONIO MINARDI, da Piane Crati (Cosenza), chiede:
   la reintroduzione del servizio di leva obbligatorio (209) – alla IV Commissione (Difesa);
   la revisione organica dell'intera Costituzione, ad eccezione delle parti relative ai princìpi fondamentali e al Presidente della Repubblica (210) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   MARINO SAVINA, da Roma, chiede:
   l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fondo di previdenza complementare «Sirio» (211) – alla XI Commissione (Lavoro);
   interventi per contrastare l'evasione fiscale da parte dei liberi professionisti (212) – alla VI Commissione (Finanze);
   interventi per contrastare il riciclaggio dei proventi di attività criminose da parte dei liberi professionisti che prestano la propria assistenza a persone indagate (213) – alla VI Commissione (Finanze);
   MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede nuove norme contro la corruzione (214) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia).

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Iniziative di competenza volte a garantire il funzionamento dell'ufficio postale di Pisticci Scalo (Matera) – n. 3-00001)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Burtone n. 3-00001, concernente iniziative di competenza volte a garantire il funzionamento dell'ufficio postale di Pisticci Scalo (Matera) (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).Pag. 3
  Il Viceministro dello sviluppo economico, Antonio Catricalà, ha facoltà di rispondere.

  ANTONIO CATRICALÀ, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevoli deputati, in merito ai disservizi registrati presso l'ufficio postale di Pisticci Scalo, in provincia di Matera, la società Poste Italiane ha evidenziato che la notte tra l'8 e il 9 marzo ultimi scorsi è stato perpetrato un furto che ha comportato il danneggiamento dei sensori dell'impianto di allarme della cassaforte e dell'armadio blindato per la custodia dei valori.
  La società ha precisato, altresì, che durante il periodo necessario al ripristino dei parametri di sicurezza, al fine di assicurare l'espletamento dei servizi e di ridurre, per quanto possibile, il disagio della clientela, tutta le attività del suddetto ufficio sono state trasferite presso il limitrofo ufficio di Pisticci paese – quindi, da Pisticci Scalo a Pisticci paese – distante circa 7 chilometri.
  Il fornitore designato al servizio postale universale ha, infine, riferito che lo scorso 11 aprile, al termine dei lavori, l'ufficio postale di Pisticci Scalo è stato riaperto al pubblico.
  Allo stato attuale, pertanto, lo svolgimento del servizio universale del predetto ufficio postale risulta del tutto regolare e non si riscontrano particolari criticità.

  PRESIDENTE. Il deputato Burtone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, io non posso che dichiararmi soddisfatto. Il Viceministro è sempre molto attento a queste problematiche. Ho avuto modo anche in Commissione di sottoporre alcune interrogazioni e ho visto la puntualità delle risposte.
  Debbo però ulteriormente sottolineare le difficoltà che sono presenti in questa realtà. Pisticci è uno dei comuni più importanti della Val Basento e punto di riferimento in un'area particolarmente significativa, in cui c’è un insediamento industriale. In quell'ufficio gravano le competenze di aree importanti. L'ufficio serve imprese, famiglie.
  Signor Viceministro, lei sa che nel sud la posta continua ad avere una funzione che non è solo quella bancaria – che ora si è ulteriormente allargata in altri settori –, ma è una funzione sociale, perché soprattutto punto di riferimento, ancora, delle popolazioni anziane che alla posta ritirano spesso la pensione – la pensione sociale il più delle volte –, alla posta depositano i loro risparmi.
  Io volevo quindi porre ulteriormente l'accento sulla necessità di potenziare questo ufficio postale che, tra l'altro, è in locali fatiscenti. C’è la necessità di organizzare al meglio i servizi, manca il bancomat.
  Vorrei sollecitare la sua attenzione – così come ha dimostrato nel passato – ad avere cura per questi servizi, soprattutto nel Mezzogiorno. La crisi ha ulteriormente posto problemi di sicurezza. Ecco perché, visto che c’è soprattutto una popolazione anziana interessata, sarebbe giusto e opportuno che Poste Italiane si adoperasse per porre condizioni di migliore sicurezza. Ci sono anche società private che, in questo senso, possono assicurarla.
  La ringrazio, quindi, per le cose che lei ha detto, specificatamente per questo ufficio postale. Pongo l'accento sulla necessità di attrezzare al meglio lo stesso, perché – le dicevo – presenta alcune carenze strutturali che bisogna superare. Io chiedo che il Governo controlli, svolga un'azione di monitoraggio di questa attività, perché continua ad essere un'attività anche di natura sociale. La ringrazio.

(Iniziative volte a contrastare la diffusione di farmaci contraffatti – nn. 3-00134 e 3-00205)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Binetti n. 3-00134 e Sanga n. 3-00205, concernenti iniziative volte a contrastare la diffusione di farmaci contraffatti, che, vertendo sullo stesso argomento, Pag. 4saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per la salute, Paolo Fadda, ha facoltà di rispondere.

  PAOLO FADDA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, considerata – come ha detto il Presidente – l'analogia delle interrogazioni oggi in esame degli onorevoli Binetti e Sanga, si risponde congiuntamente.
  Uno dei settori più delicati del sistema sanitario è senza dubbio quello segnalato dagli interroganti, ed è per questo che da tempo il Ministero della salute ha posto in essere una serie di iniziative per contrastare la contraffazione farmaceutica riguardante prodotti non fabbricati in conformità delle norme GMP (Good Manufacturing Practice), riconosciute a livello mondiale.
  I risultati ottenuti fino ad oggi hanno permesso di tenere sotto controllo il mercato nazionale. Tale risultato consegue all'attività già posta in essere da diversi anni da Impact Italia, di cui il Ministero della salute, i NAS, l'Aifa e l'ISS fanno parte. Ciò ha fatto sì che il fenomeno della contraffazione appaia pressoché inesistente: la percentuale dei farmaci contraffatti presenti nel nostro mercato è bassissima, anche grazie al sistema di tracciabilità del farmaco che consente il monitoraggio attraverso il bollino a lettura ottica di ogni singola confezione, nonché alle riferite attività di prevenzione e contrasto portate avanti da Impact Italia che ha promosso, inoltre, e promuove tuttora, una serie di iniziative divulgative di formazione e informazione, finalizzate a contrastare il fenomeno.
  Colgo l'occasione per comunicare che la direttiva 2011/62/UE, che introduce modifiche in chiave anticontraffattiva al codice farmaceutico europeo, è inserita nell'allegato B della «Legge di delegazione europea 2013», già votata al Senato e attualmente all'esame delle competenti Commissioni alla Camera dei deputati.
  Il recepimento di tale direttiva costituirà un'ulteriore occasione di significativa rilevanza ai fini del contrasto del fenomeno della contraffazione.
  Ricordo, inoltre, la Convenzione Medicrime del Consiglio d'Europa, che introduce norme di diritto penale applicabili nei casi di falsificazione di prodotti sanitari, e che, una volta recepita, potrà costituire un ulteriore strumento estremamente efficace nel contrasto di questo fenomeno.
  Le iniziative sopra descritte confermano l'attenzione che il Ministero della salute riserva alla tematica in questione, affinché episodi come quello che oggi è in esame siano gestiti con la massima efficacia, riducendo al minimo ogni possibile rischio per la salute pubblica.
  Nel merito della specifica questione relativa al farmaco Ozopulmin, si fa presente che l'Aifa aveva già avviato nel giugno 2011 un'attività condivisa e concordata con i NAS, dai cui esiti è scaturita la decisione di procedere al tempestivo ritiro del prodotto dal mercato a tutela dei consumatori.
  La conclusione dell'indagine sulla contraffazione del farmaco Ozopulmin conferma la capacità delle istituzioni di tutelare la salute pubblica e di perseguire efficacemente il crimine farmaceutico.

  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario e sono soddisfatta della risposta. Proprio perché condividiamo questa interrogazione insieme al collega Sanga, vorrei però distinguere un attimo i nostri due interventi. Quindi, se lui poi vorrà intervenire maggiormente sull'aspetto della contraffazione, a me in questo momento interessa sottolineare anche due aspetti che credo possano essere importanti, proprio perché rivolti al sottosegretario che con tanta attenzione si occupa sempre dei problemi della salute, soprattutto anche sul fronte di quelle che io potrei chiamare le «piccole cose».Pag. 5
  C’è in questa questione una catena virtuosa, che mi sembra interessante sottolineare, ed è quella che comincia dalle mamme che mettono le supposte contro la tosse ai bambini e sperimentano che queste supposte si rompono una, due, tre volte. Vanno in farmacia e protestano perché le supposte si rompono e, invece di trovare una specie di barriera, di ostilità di chi nega il fatto e di chi magari rimanda alla madre la responsabilità, il farmacista in questione (una farmacia romana) assume con serietà questa critica, la trasferisce alla casa farmaceutica (la quale probabilmente negherà la cosa perché altrimenti questa vicenda non sarebbe potuta andare avanti così per tanto tempo) e si rivolge, anche da questo punto di vista, ai competenti organismi, che saranno stati l'Istituto superiore di sanità o anche in questo caso concretamente la finanza e via dicendo. E c’è in questa catena di trasmissione virtuosa dell'informazione, che comincia dalle madri, quello che poi porta a evidenziare una frode così grave.
  Accanto a questa catena virtuosa c’è, invece, la catena viziosa che noi abbiamo già imparato in queste settimane a riconoscere: per esempio, abbiamo discusso la settimana scorsa il tema del rapporto tra l'industria di carattere strategico e la tutela della salute. Noi abbiamo parlato dell'Ilva, abbiamo parlato in altri momenti dell'amianto, abbiamo parlato in altri momenti della fabbrica dei rifiuti.
  Oggi c’è anche quest'altra industria strategica, che è quella delle case farmaceutiche, che è quella di quelle case farmaceutiche che, speculando sul nuovo livello di povertà delle famiglie e anche sul nuovo livello di responsabilità dei medici di medicina generale che suggeriscono l'uso dei generici rispetto ai farmaci griffati, speculando su questo, forniscono un prodotto che ha due caratteristiche gravi. Primo: è privo del principio attivo (e non c’è chi non vede che il principio attivo è esattamente l'elemento di costo del farmaco, è esattamente l'elemento qualificante) e, quindi, si elimina questo principio attivo e, per di più, si fornisce un prodotto che in qualche modo risulta dannoso proprio per quelle fasce più deboli e più fragili; nel caso specifico stiamo parlando di bambini e anche di bambini molto piccoli e della tosse dei bambini.
  Allora, credo che al Ministro della salute vadano rivolti due tipi di appelli. Uno è quello che riguarda l'educazione del paziente, che riguarda anche la consapevolezza della responsabilità che in questo caso ognuno ha nei confronti della salute propria, della propria famiglia e dei propri figli. L'altra è una sollecitazione a riconoscere sempre di più il valore delle farmacie che sono, molte volte, il primo filtro tra le famiglie e l'uso e il rapporto diretto con il farmaco.
  In terzo luogo – certamente in questo senso va la risposta fornita dal sottosegretario – occorre un'azione chiara, diretta, tempestiva, incisiva e senza – mi auguro con tutto il cuore – cedere (io non so che cosa sia successo), perché non basta solo ritirare il farmaco. Infatti lì c’è una malizia di struttura, c’è una malizia di pensiero, c’è una frode mentale che in qualche modo anticipa, precede e accompagna quella che è la frode materiale rivolta sul farmaco.

  PRESIDENTE. Onorevole Binetti, concluda.

  PAOLA BINETTI. Quindi ringrazio e mi auguro che in modo multidimensionale la nostra salute venga tutelata.

  PRESIDENTE. L'onorevole Sanga ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, anch'io vorrei anzitutto ringraziare il sottosegretario per la tempestività con cui ha dato seguito a questa interrogazione. Sono soddisfatto soprattutto per quanto attiene all'impegno che il sottosegretario ha dichiarato sull'intenzione di svolgere tutte le iniziative possibili per controllare il crimine farmaceutico, così come lui l'ha bene definito.
  Voglio ringraziare il sottosegretario anche perché su questo tema c'era molta Pag. 6attesa per la gravità, per le conseguenze che questo determinava. Lo dico soprattutto perché nel settore della contraffazione e dei farmaci c’è un riflesso diretto sulla salute dei cittadini e sottolineo in particolare questo aspetto che, in realtà, tuttavia non è l'unico. Certamente è il più delicato, è il più rilevante perché concerne la sicurezza delle persone, anche se il fenomeno presenta degli aspetti poliedrici, come abbiamo visto in questi anni.
  Abbiamo delle stime e delle analisi sul mercato del falso sia a livello nazionale che a livello mondiale. Secondo le analisi più recenti il mercato interno del falso, in generale, senza dunque considerare la quota di merci contraffatte che partono dall'Italia verso l'estero – solo il mercato interno – produce un fatturato di circa 7 miliardi di euro all'anno con un'ingente perdita per il bilancio dello Stato in termini appunto di mancato introito. E poi dietro questo mercato, dietro questo fenomeno c’è il grande fenomeno dello sfruttamento, il fenomeno del lavoro nero, il fenomeno del lavoro in condizioni disumane, come è stato riscontrato in tante situazioni che sono state fatte venire alla luce.
  Il fenomeno della contraffazione ha avuto poi in questi anni una evoluzione, una sua trasformazione. In passato riguardava soltanto generi di lusso, marchi e brand di grande richiamo, poi questo mercato si è orientato sulla realizzazione e sulla vendita di beni di largo consumo e attualmente, invece, riguarda beni che coprono un po’ tutto il mercato. E c’è un ruolo forte che viene giocato dal web nell'ambito della cosiddetta internazionalizzazione della contraffazione che sta presentando aspetti nuovi anche molto preoccupanti anche nel settore dei farmaci, sottosegretario. La vendita on line di farmaci contraffatti o pericolosi è un fenomeno che va affrontato con grande determinazione e con grande decisione anche a livello globale.
  In Italia sappiamo che le farmacie on line sono illegali. In più del 50 per cento dei casi le medicine reperite tramite Internet su siti illegali sono dichiarate medicine contraffatte. Ci sono rapporti qualificati che affermano come il 62 per cento dei farmaci acquistati on line siano o contraffatti o al di sotto degli standard richiesti. Quindi, se il mercato della contraffazione in genere presenta degli aspetti inquietanti per la salute del cittadino, per le attività delle imprese, per l'economia del Paese, per la questione della legalità di una comunità, la contraffazione del settore dei farmaci e dei medicinali è ancora più grave, ancora più devastante anche per le sue implicazioni che sono legate alla cura, alla salute e alla sicurezza dei cittadini.

(Iniziative volte a contrastare la discriminazione basata sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere in Russia – nn. 2-00108 e 3-00206)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Zan n. 2-00108 e all'interrogazione Scalfarotto n. 3-00206, concernenti iniziative volte a contrastare la discriminazione basata sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere in Russia (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  L'interpellanza e l'interrogazione, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.
  Chiedo al deputato Zan se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

  PRESIDENTE. Il Viceministro degli affari esteri, Lapo Pistelli, ha facoltà di rispondere.

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente e colleghi, il Governo innanzitutto ringrazia dell'interpellanza e dell'interrogazione, anche molto articolate, che sono state rivolte al Governo su questo tema per me molto delicato. Noi abbiamo seguito con costante attenzione sia l'iter sia l'approvazione, nella Federazione russa, della legge che Pag. 7testualmente vieta la diffusione di informazioni volte a formare nei minori orientamenti sessuali non tradizionali. L'entrata in vigore della normativa che si è recentemente perfezionata, rappresenta un vulnus per la libertà di manifestazione e di associazione della comunità LGBIT, ed apre probabilmente la strada ad altre limitazioni dei diritti umani, in particolare della libertà di espressione, in Russia. Questo provvedimento si inquadra – ahimè – in un più ampio novero di misure restrittive varate negli ultimi mesi nella Federazione russa, sulle quali abbiamo fatto stato di preoccupazione anche per i riverberi negativi che queste possono avere sullo strategico partenariato bilaterale tra Italia e Russia.
  Proprio a causa del suo carattere universale, riteniamo innanzitutto, come del resto anche gli interroganti chiedono, che la questione debba essere in prima istanza affrontata nell'ambito dei fori internazionali, da quelli del sistema onusiano a quello a noi più vicino, cioè quello dell'Unione Europea. A questo riguardo abbiamo condiviso la dichiarazione con cui l'Alto Rappresentante UE per la politica estera, miss Ashton, lo scorso 20 giugno, proprio la data in cui uno dei due strumenti di sindacato è stato presentato, ha stigmatizzato i profili altamente discriminatori del provvedimento evocato ed ha sottolineato, col nostro pieno consenso, la contrarietà alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, ricordando alla dirigenza russa il dovere di rispettare gli impegni che essa ha assunto in sede internazionale, a partire dal Consiglio d'Europa, in materia di non discriminazione, di libertà di espressione, di associazione e di assemblea. Da questo punto di vista a noi sembra che il binario dell'Unione europea possa essere quello più efficace e suscettibile di produrre qualche risultato, poiché l'Unione europea può iscrivere questi interventi di sensibilizzazione e di pressione nel quadro istituzionale e concettuale del partenariato strategico che l'Unione ha con la Russia, che prevede consultazioni regolari, specifiche e periodiche anche sul tema dei diritti umani.
  Per quanto invece riguarda i rapporti bilaterali, vorrei ricordare che, in occasione dell'ultima visita che il Ministro Bonino ha fatto a Mosca, il 15 giugno, ella ha sollevato l'argomento della protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nei colloqui con il Ministro Lavrov, che poi erano quelli dedicati alla vicenda siriana come primo capitolo della visita. Alla luce dei consolidati rapporti di amicizia italo-russi e della franchezza di opinioni che caratterizza in genere il dialogo tra questi due Paesi, il Ministro ha assicurato la disponibilità ad avviare un confronto trasparente ed aperto sul tema. Come capite questo non comporta evidentemente un'assicurazione sull'esito, ma è un tema che la diplomazia italiana non manca di far notare nei colloqui bilaterali che abbiamo con le autorità di Mosca. Non mancheremo perciò di proseguire questa azione di sensibilizzazione verso le autorità russe sul rispetto delle libertà fondamentali, associandoci a quella che altri partner europei stanno facendo. Segnalo che nei prossimi mesi avremo già alcuni appuntamenti bilaterali nella nostra agenda: una ministeriale esteri-difesa, che è prevista a Roma il 6 agosto, e il vertice intergovernativo – più importante – che sarà ospitato a Trieste il 26 novembre. Quindi continueremo a seguire questa vicenda anche nell'ambito delle occasioni bilaterali appena richiamate.
  In ambito europeo più generale, noi insistiamo in questa azione di sensibilizzazione della controparte russa, più in generale, fatemi dire, per attuare politiche mirate a un innalzamento degli standard di tutela dei diritti umani nel Paese.
  Stiamo soprattutto svolgendo un'attività che segue questo filo rosso, cioè contrastare il consolidamento di una qualsiasi, che per noi sarebbe erronea, contrapposizione fra Russia ed Unione europea sul principio tutto presunto della cosiddetta «diversità di valori» che noi riteniamo non sussistere e, invece, riteniamo che il principio di universalità ed indivisibilità dei diritti umani debba essere condiviso qua come là. Anche in ambito delle Nazioni Unite abbiamo fatto lo stesso tipo di Pag. 8operazione, cioè un'azione mirata di mediazione tra le iniziative che la Russia ha presentato, sempre nel solco del principio dei cosiddetti «valori tradizionali», al fine di smussarle e ridurne le principali criticità.
  Un'ultima considerazione, visto che in uno dei due testi, quello dell'onorevole Zan, si fa riferimento anche alle iniziative assunte dalla Germania di segnalazione nel vademecum per i turisti e coloro che frequentassero questo Paese. Rispetto all'obbligo di tutela dei cittadini omosessuali italiani che si recano invece in Russia, noi vogliamo ricordare questo: in linea generale, piaccia o non piaccia, è fatto obbligo allo straniero che visita un Paese diverso dal proprio di rispettarne le leggi e le normative interne. Le nostre sedi diplomatiche sono ovviamente sempre pronte a fornire assistenza a tutti i connazionali, però noi consigliamo alle cittadine e ai cittadini omosessuali la massima prudenza allorché si recano in Russia, perché la violazione di una disposizione normativa di un Paese straniero resta, infatti, tale a prescindere dal fondamento etico della norma contravvenuta – questo vale per la Russia come per qualsiasi altro Paese al mondo – rispetto al quale quindi è diritto e dovere del Governo rappresentare poi la propria posizione nei fori di dialogo e ai tavoli negoziali appositamente esistenti. Ma prima di arrivare a quello la nostra indicazione evidentemente è di avere comportamenti prudenti in questa materia.

  PRESIDENTE. L'onorevole Zan ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, signor Viceministro, non posso ritenermi del tutto soddisfatto della sua risposta, nonostante le sue argomentazioni siano state articolate e molto approfondite su questo tema. Ma non mi ritengo soddisfatto della risposta perché, soprattutto in questa fase in cui il Governo italiano sta affrontando con molte ombre il caso Shalabayeva, questo dimostra che la politica deve guardare ai diritti civili e ai diritti umani e deve anteporre questi ad ogni interesse economico ed industriale che il nostro Paese ha anche e soprattutto nei confronti di quei Paesi dove i diritti umani e civili vengono calpestati.
  Mi sarei aspettato francamente dal Ministro Bonino una dichiarazione forte di stigmatizzazione nei confronti della Russia dopo l'approvazione di questa legge fortemente omofoba che criminalizza le persone LGBIT, omosessuali e transessuali in quel Paese solo per il fatto della loro condizione personale. E noi che ci apprestiamo in questo Parlamento a discutere e, spero presto, ad approvare una legge contro l'omofobia, guardiamo – guardo principalmente – con grande stupore al silenzio del Ministro Bonino e della Farnesina da dove non sono venute né dichiarazioni di condanna né dichiarazioni di preoccupazione per le leggi omofobe russe. Almeno pubblicamente non le abbiamo sentite.
  E lei ricordava, signor Viceministro, del recente viaggio del Ministro Bonino in Russia dove ha incontrato il suo omologo Lavrov. Ma anche in quel caso, nonostante si sia fatta menzione di una violazione generica dei diritti umani, non si è entrato nello specifico di queste leggi omofobe; e mi sarei aspettato dal Ministro degli affari esteri una dichiarazione di condanna, visto anche il suo passato di militante per i diritti civili che, però, si è completamente assorbito ed è completamente sparito in questa sua attività di Ministro degli affari esteri.
  Devo dire che il fatto che, in questo Governo, uno dei leader che sostiene appunto il Governo delle larghe intese, Silvio Berlusconi, sia uno degli amici più stretti di Vladimir Putin, fa pensare che il silenzio di questo Governo sulle leggi omofobe sia legato anche ad una sorta di canale privilegiato nei confronti della Russia, un silenzio che viene, in qualche modo, giustificato da questa amicizia molto pericolosa.
  C’è la seria preoccupazione, signor Viceministro, che in Russia con questi provvedimenti si legalizzi l'omofobia. Vi è stato l'arresto dei militanti delle associazioni Pag. 9omosessuali che hanno manifestato dinanzi al Parlamento subito dopo l'approvazione di queste leggi, che, ricordiamo, sono state approvate a stragrande maggioranza, anzi, quasi all'unanimità; alla manifestazione di questi venti attivisti è seguito l'arresto degli stessi, quando questi attivisti sono stati aggrediti non solo dalla polizia, ma anche dai militanti di gruppi clericali della chiesa ortodossa.
  Amnesty International dice chiaramente che le nuove leggi approvate dal Presidente Putin, che criminalizzano gli omosessuali, sono un affronto alla libertà di espressione e un attacco ai diritti delle minoranze. Questo dimostra, ancora una volta, il disprezzo delle autorità russe verso gli obblighi internazionali e nazionali presi per la promozione dei diritti umani di tutte le persone. Anche la rivista geopolitica «Limes» ha ben sintetizzato con un titolo che la Russia non è un Paese per gay, perché negli scontri, appunto, come le dicevo, durante le manifestazioni pro gay, sono spesso gli attivisti per i diritti civili ad essere arrestati.
  Ecco che, allora – e qui concludo, signor Presidente –, per opporsi alla politica omofoba di Putin, ci vorrebbe un'altra politica, non quella che abbiamo visto finora da parte del Governo italiano: quella non del dire che le cose accadono a propria insaputa, ma quella, invece, di intervenire come Governo e come Ministero degli affari esteri per scoraggiare e per contestare con forza la politica omofoba del Governo Putin, che deve essere stigmatizzata con forza da questo Governo. Non ci possono essere balbettii, non ci possono essere timidezze: la Germania e altri Paesi hanno stigmatizzato con grande forza le leggi omofobe recentemente approvate dalla Russia, mentre l'Italia si è distinta, ancora una volta, per il proprio silenzio e per la propria indifferenza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Il deputato Scalfarotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Ricordo che ha cinque minuti.

  IVAN SCALFAROTTO. Signor Presidente, signor Viceministro Pistelli, io mi dichiaro soddisfatto, ma con una profonda preoccupazione e con un grande peso nel cuore: una preoccupazione e un peso che riguardano la Russia, ma non soltanto la Russia. La sensazione è che ci troviamo, signor Viceministro, in un momento in cui i diritti umani non se la passano particolarmente bene: abbiamo ancora tutti quanti negli occhi i recenti eventi turchi. Io continuo anche ad avere una preoccupazione profondissima per tutto ciò che sta accadendo in Ungheria, all'interno dell'Unione europea, dove un Governo membro dell'Unione continua a tenere una linea politica, anche di modifiche costituzionali, che sembra inconciliabile con l'appartenenza all'Unione europea.
  Mi riferisco ad una recente intervista anche di Martin Schulz allegata ad un noto quotidiano italiano, che diceva: sembra quasi più facile controllare un Paese che vuole diventare membro dell'Unione, piuttosto che un Paese che è già membro dell'Unione. Sembriamo essere così ficcanti quando arriva il momento di stabilire condizioni economiche, e così deboli e indifesi e incapaci di reagire quando, invece, ciò che viene messo a rischio sono le libertà dei nostri concittadini dell'Unione europea.
  E se ci sono preoccupazioni per questi Paesi, la preoccupazione per la Russia è massima: io lo dico anche da persona che ha vissuto e lavorato in Russia per molti anni e da persona omosessuale, peraltro. Mi chiedo io stesso se oggi potrei vivere e lavorare in Russia serenamente, con la mia famiglia, come è successo soltanto qualche anno fa, e temo che, forse, così non sarebbe. Il problema russo è molto ampio, come lei diceva.
  C’è un problema legato alla libertà degli organi di stampa e c’è un problema legato al fatto che noi, ancora oggi, ci chiediamo chi abbia ucciso Anna Politkovskaja; quindi, le libertà democratiche sono, veramente, messa a dura prova. Lei faceva anche un accenno alla vicenda dei cittadini italiani. È vero che, ovviamente, quando visitiamo altri Paesi per turismo Pag. 10siamo tenuti a rispettare quelle che sono le regole interne, qualsiasi sia il fondamento che queste regole hanno, però è anche vero che la Russia è un Paese particolare, è un Paese che ha cercato con forza il proscenio internazionale. Noi sappiamo che nel 2014 la Russia ospiterà i Giochi olimpici di Soci; allora, penso che ci siano situazioni nelle quali si può anche dire che un turismo che non arriva, e quindi un flusso di persone che non arrivano, più essere un danno per il Paese che organizza una manifestazione così importante. Ora non si può pensare di conservare lo spirito olimpico decoubertiniano e allo stesso tempo minacciare una parte dei turisti e delle persone che visiteranno quel Paese.
  Insomma, condivido con il collega Zan il fatto che probabilmente possiamo prendere delle posizioni un po’ più nette; certamente, i canali diplomatici li conosciamo e, sicuramente, il Governo sta facendo quanto deve per fare le dovute pressioni all'interno dell'Unione e della comunità internazionale; però credo e, veramente, faccio appello, in un certo senso, al track record, al passato del Ministro Bonino, che credo abbia una reputazione internazionale come persona attenta e appassionata rispetto ai diritti umani, per prendersi cura di tutto questo. Essere omosessuali in Russia, oggi, è veramente molto difficile. Chi si occupa dei diritti di quella minoranza, che non è una sparuta minoranza ma è una minoranza quantitativamente rilevante, lo fa a rischio della propria libertà e della propria incolumità personale. Questo comporta non soltanto una compressione del diritto di espressione e della libertà di manifestazione del pensiero, ma anche una compressione del diritto alla vita, a costruire relazioni sociali, a costruire il proprio amore e a perseguire il proprio progetto di vita. Penso che questo non possiamo accettarlo e mi aspetto dal nostro Governo che abbia una posizione di leadership, una posizione di avanguardia in questo senso e non soltanto che si accodi a quanto l'Unione europea e la comunità internazionale stanno facendo. Quindi, mi dichiaro soddisfatto ma l'aspetto ancora qui, Viceministro, per sapere come procede la cosa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative a salvaguardia del bilinguismo nella toponomastica della provincia autonoma di Bolzano.

  La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Capezzone, D'Alessandro, Lainati, Marazziti, Antonio Martino, Meta, Migliore, Molea, Peluffo, Rampelli e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Giorgia Meloni ed altri n. 1-00071, Alfreider, Bressa, Dellai, Kronbichler, Marguerettaz ed altri n. 1-00138 e Baldelli n. 1-00140 concernenti iniziative a salvaguardia del bilinguismo nella toponomastica della provincia autonoma di Bolzano (15,01).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Giorgia Meloni ed altri n. 1-00071, Alfreider, Pag. 11Bressa, Dellai, Kronbichler, Marguerettaz ed altri n. 1-00138 e Baldelli n. 1-00140 concernenti iniziative a salvaguardia del bilinguismo nella toponomastica della provincia autonoma di Bolzano (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta di martedì 9 luglio 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
  Avverto che è stata testé presentata la mozione Speranza, Brunetta, Dellai, Alfreider, Kronbichler, Marguerettaz ed altri n. 1-00144, il cui testo è in distribuzione e contestualmente sono state ritirate le mozioni Alfreider, Bressa, Dellai, Kronbichler, Marguerettaz ed altri n. 1-00138 e Baldelli n. 1-00140 (Vedi l'allegato A – Mozioni).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,05).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,25.

  La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,25.

Si riprende la discussione.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  WALTER FERRAZZA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputati, ribadendo la volontà del Governo di ridurre al minimo i contenziosi, e dunque il lavoro della Corte costituzionale, e continuare quindi il confronto con la provincia di Bolzano al fine di trovare una possibile mediazione che possa risolvere il problema relativo alla legge della provincia autonoma di Bolzano n. 15 del 20 settembre 2012, non solo nel pieno rispetto ma nella promozione...

  PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario...

  WALTER FERRAZZA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Prego.

  PRESIDENTE. Ecco. Non si sentiva, adesso si sente. Prego.

  WALTER FERRAZZA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Dicevo, nella promozione dell'autonomia speciale, in riferimento al dispositivo della mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-00071, si esprime parere favorevole, a condizione che dopo le parole «Alto Adige» venga aggiunto il seguente periodo: «e a proseguire la trattativa con la provincia autonoma di Bolzano per individuare le opportune soluzioni che, nel tener conto del necessario bilanciamento degli interessi, portino ad una soluzione condivisa del contenzioso».
  Per quanto riguarda la mozione Speranza, Brunetta, Dellai, Alfreider e Kronbichler n. 1-00144 si esprime parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alfreider. Ne ha facoltà.

  DANIEL ALFREIDER. Signor Presidente, la Costituzione, all'articolo 6, tutela con apposite norme le minoranze linguistiche; all'articolo 116 stabilisce che il Friuli-Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, Pag. 12il Trentino Alto Adige-Südtirol e la Valle d'Aosta-Vallée d'Aoste, dispongono di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi Statuti speciali adottati con legge costituzionale; e all'articolo 3 afferma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. La Corte costituzionale, riferendosi ai principi di uguaglianza e non discriminazione, ha più volte ribadito come la tutela delle minoranze linguistiche sia un principio dell'ordinamento costituzionale.
  Non è a nostro giudizio contestabile la competenza esclusiva in materia di toponomastica della provincia autonoma di Bolzano. Con la legge 20 settembre 2012, n. 15, non vi è una negazione dei principi relativi al bilinguismo: abbiamo proposto al Governo di avviare opportuni colloqui con la provincia autonoma di Bolzano al fine di individuare una soluzione del contenzioso in ordine alla legge, e più in generale al fine di ridurre significativamente entro il 2014 i contenziosi oggi aperti fra Stato e autonomie dinanzi alla Corte costituzionale.
  La risposta del Governo, con il Ministro Delrio in Aula alla Camera a conclusione della discussione sulle linee generali sulle mozioni, è stata positiva all'apertura di colloqui con la provincia autonoma di Bolzano: è una scelta condivisa, in un rapporto di leale collaborazione. Il repertorio dei toponimi rappresenta lo strumento per la corretta denominazione del territorio della provincia di Bolzano e per la diffusione della conoscenza, della pronuncia, dell'uso, del significato, della tradizione e dell'origine dei toponimi stessi. Con la legge 20 settembre 2012 n. 15, si afferma che le denominazioni sono registrate nelle versioni in lingua tedesca, italiana e ladina, in quanto in uso in ciascuno di tali lingue.
  Nel comitato previsto nella legge provinciale n. 15 del 20 settembre 2012 è stata data pari dignità a tutti i gruppi linguistici, con due rappresentanti per ciascun gruppo, al di là della loro effettiva consistenza; ed è una legge votata nel consiglio provinciale di Bolzano da tutti e tre i gruppi linguistici.
  Sostenere, come si fa nella mozione a prima firma Meloni, che la legge in questione sia stata approvata dai soli consiglieri del gruppo linguistico tedesco non corrisponde al vero. Ad una visione obiettiva di tali problemi, infatti, emerge la conferma del fatto che in Alto Adige vi sia un modello di convivenza fra i diversi gruppi linguistici ed etnici che è, anche sotto questo profilo, un sistema reale, concreto, riconosciuto, apprezzato e sostenuto ormai da tutti i gruppi linguistici, ed è un riferimento in Italia e anche in Europa.
  Ora tenere sotto attacco tale modello è pretestuoso, aprire un confronto con il Governo significa sapersi assumere le proprie responsabilità e voler sostenere il dialogo affinché vi sia una soluzione politica e non una soluzione affidata a sentenze giudiziarie; evitare un contenzioso – come tra l'altro dimostra anche l'accordo Fitto-Durnwalder – è espressione di sensibilità e il tema della toponomastica è di altissima sensibilità politica e non può essere liquidato come una questione di legittimità formale. La chiave di lettura della convivenza tra i gruppi linguistici non è la traduzione, non è la traducibilità, ma è la comprensione. Auspichiamo che questa resti la regola di convivenza per il nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

  GIORGIA MELONI. Signor Presidente, signor sottosegretario, le dico subito che noi accoglieremo la proposta di riformulazione alla mozione presentata dal gruppo di Fratelli d'Italia sulla vicenda del bilinguismo, perché riteniamo che sicuramente il dialogo con la provincia di Bolzano possa essere utile, purché non si torni indietro sull'elemento centrale della mozione che abbiamo presentato, che è il tema del ricorso del Governo.Pag. 13
  Faccio mezzo passo indietro per raccontare o ricordare a me stessa di cosa stiamo parlando, anche rispetto a chi – ho sentito dire da qualcuno anche in quest'Aula – ritiene che questa sia una questione marginale e secondaria; sarà che per noi alcune cose ancora hanno un valore, sarà che per noi ancora ha un valore la difesa dell'identità, il rispetto della cultura e il rifiuto di ogni tentativo di prevaricazione. Purtroppo in questa vicenda ci sono tutte queste questioni.
  Di cosa stiamo parlando ? Parliamo del fatto che lo scorso settembre la giunta provinciale di Bolzano ha votato una legge provinciale con la quale, in buona sostanza, si vorrebbero porre le basi per superare, diciamo così, il bilinguismo nella provincia di Bolzano e arrivare alla progressiva cancellazione di tutti i toponimi di lingua italiana che in quel territorio sopravvivono. Ora, è giusto che i colleghi sappiano che nella provincia di Bolzano attualmente ci sono circa 120.000 toponimi in lingua tedesca e appena 8.500 toponimi di lingua italiana, che stanno lì e vengono utilizzati correntemente da quasi un secolo, il che non dovrebbe destare scalpore, giacché ci troviamo in territorio italiano, ma che evidentemente a qualcuno danno fastidio. Così la provincia autonoma di Bolzano, devo dire con mio grande dispiacere, rispondendo chiaramente a quelle spinte un po’ revanchiste che vorrebbero riportare indietro le lancette della storia, ha pensato bene di immaginare una legge che finalmente realizzerà uno dei tanti sogni più volte dichiarati dalla Südtiroler Volkspartei e cioè ridurre i toponimi di lingua italiana nella provincia di Bolzano – che ricordo, sommessamente, essere sempre territorio italiano – massimo a 500.
  Ora, qual è però il problema di tutta questa vicenda ? È che noi abbiamo uno statuto delle autonomie del 1972 che dice espressamente che in provincia di Bolzano deve essere difeso il principio del bilinguismo, che impone alla provincia di Bolzano il bilinguismo anche nei toponimi. Perché lo fa ? Guardi il paradosso Presidente, quando lo Stato italiano istituì lo Statuto dell'autonomia della regione Trentino Alto Adige, lo fece per difendere la minoranza tedesca in Italia, cioè la minoranza della comunità di lingua tedesca in Italia, a tutela di una minoranze, e guardi il paradosso, i rappresentanti di quella stessa comunità – che in Italia è una minoranza ma che sono una maggioranza a casa propria – oggi vorrebbero cancellare ogni diritto a tutelare la propria identità, cultura e specificità rispetto alla minoranza di lingua italiana.
  Guardi il paradosso: in quest'Aula, noi ci troviamo a dover discutere se valga, o non valga, la pena in Italia di difendere dei toponimi di lingua italiana e io, francamente, mi interrogo e vi interrogo sul motivo per il quale in quest'Aula, in questa nazione e in questo Stato, mentre noi ci poniamo il problema di difendere qualunque minoranza, giustamente, l'unica minoranza che non riusciamo a difendere è la minoranza della comunità di lingua italiana in Alto Adige.
  Allora, abbiamo semplicemente segnalato una criticità. Qual è l'elemento ? L'elemento è che questa legge provinciale della provincia di Bolzano è chiaramente incostituzionale perché cozza con un principio, inserito nello Statuto di autonomia, che prevede espressamente la tutela del bilinguismo. Noi sappiamo che lo Statuto di autonomia è una legge di rango costituzionale e, quindi, non può essere superata da una legge provinciale. Allora, correttamente, il Governo Monti presentò ricorso al cospetto della Corte costituzionale, impugnando questa legge provinciale, sostenendo due cose fondamentali: in primo luogo, che la provincia di Bolzano non ha la competenza per entrare nella toponomastica ufficiale di lingua italiana e, in secondo luogo, che i criteri individuati dalla provincia di Bolzano, e cioè l'uso, non sarebbero corretti perché, in buona sostanza, il giochino, francamente un po’ fastidioso, sarebbe che la maggioranza vince, cosa che è un tantino contraria – diciamo – alla nostra idea di tutela della cultura delle minoranze, quindi il Governo Monti contestò anche il fatto che si identificasse l'uso come strumento per poi Pag. 14scegliere quale toponimo mantenere. Ora, tutto normale e tutto giusto; il ricorso, presumibilmente, ha poche possibilità di non essere vinto, stanti proprio le carte che ho chiaramente sintetizzato in questi pochi minuti di cui dispongo, e l'unica possibilità di mantenere in vita questa legge sarebbe eventualmente avere un Governo connivente con questo, a mio avviso, vergognoso tentativo di sopruso, che ritiri, per interessi da vedere, il ricorso che ha presentato il Governo precedente presso la Corte costituzionale.
  Allora, la Südtiroler Volkspartei, che questo lo sa, quando si è trattato di chiudere gli accordi preelettorali, ha chiesto all'allora Presidente del Consiglio in pectore, Pierluigi Bersani, di dichiarare la propria disponibilità, in caso di vittoria di un Governo di centrosinistra, a ritirare quel ricorso e, in cambio di quella disponibilità, la SVP avrebbe siglato il proprio accordo elettorale con il centrosinistra, e pare che il centrosinistra si sia dichiarato favorevole. Questo è francamente straziante, signori, perché che l'interesse di un'intera comunità possa essere, ancora una volta, piegato ad un interesse di parte e di partito, e che in questa nazione non si riesca mai, soprattutto da parte – fatemelo dire – della sinistra italiana, a tentare di anteporre l'interesse complessivo della nazione agli interessi di parte, a me pare una cosa avvilente. E allora, per essere sicuri, abbiamo presentato una mozione nella quale si impegna il Governo a non ritirare questo ricorso.
  Ringrazio il sottosegretario per aver espresso un parere favorevole perché, invece, devo dire che i termini usati dalla mozione della stragrande maggioranza dei partiti mi sembrano termini che rischiano di essere un po’ più vaghi. Quindi, sono contenta che ci sia anche una mozione sulla quale il Governo esprime parere favorevole, che chiarisca che, in ogni caso, non si può ritirare il ricorso avverso una legge che è palesemente incostituzionale e che – aggiungo – è profondamente ingiusta nei confronti della comunità di lingua italiana che vive in Alto Adige e che questo Stato ha il dovere di tutelare, esattamente come ha stratutelato la comunità italiana di lingua tedesca.
  Si chiede troppo ? Io penso che non si chieda troppo e penso che, se oggi o domani, il Governo dovesse decidere di ritirare quel ricorso, sarebbe una vergogna perché una nazione che non riesce a tutelare i sui figli, la sua cultura e la sua identità non può definirsi tale e i toponimi e la cultura che sopravvivono nell'Alto Adige non sono solamente patrimonio degli italiani dell'Alto Adige, ma sono patrimonio di tutti gli italiani, da Milano fino a Lampedusa, molti dei quali, peraltro, soggiornano in quelle terre, portando ricchezza e benessere, e hanno il diritto a orientarsi in quelle terre, sul territorio dello Stato italiano, potendo parlare la loro lingua. Non ci sembra di chiedere tanto.
  Questo è il motivo per cui noi abbiamo presentato questa mozione.
  Ci auguriamo – e concludo, Presidente – che questo Governo voglia confermare quello che sembra dire oggi con il parere che dà alla nostra mozione, cioè che non piegherà ad un interesse di parte o di partito, ad un accordo elettorale tra pochi gli interessi di un'intera comunità che questo Stato ha il dovere di difendere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marguerettaz. Ne ha facoltà.

  RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Signor Presidente, per certi cognomi c’è la stessa difficoltà del leggere certi toponimi, visto che parliamo di questa materia.
  Io credo che la questione di cui stiamo dibattendo vada ben al di là della mera questione toponomastica. Io credo che la questione qui abbracci un tema ben più ampio ed importante, quale quello del rapporto tra lo Stato e le minoranze linguistiche. Quando parliamo di minoranze linguistiche io ho la sensazione che si contrappongano sempre due sentimenti diversi. C’è chi percepisce le minoranze Pag. 15linguistiche come una sorta di peso da sopportare, quindi se è un peso è chiaro che il ruolo dello Stato dovrà essere quello di controllare, di contrapporsi, di limitare al massimo i poteri di queste realtà. C’è invece fortunatamente chi percepisce queste minoranze linguistiche come una risorsa, una risorsa per il Paese tutto, per l'Italia intendo. Allora, se quest'altro è il sentimento, è chiaro che il ruolo dello Stato cambia decisamente. Non sarà più quello del controllo, della contrapposizione e della limitazione, bensì – ben più costruttivamente – quello di confrontarsi, di valorizzare, di cercare vie condivise.
  Ecco, noi apparteniamo, anche proprio per la nostra provenienza, chiaramente a coloro che ritengono che le minoranze linguistiche nel nostro Paese siano una risorsa, una grande risorsa, perché le autonomie speciali rappresentano sì un particolarismo linguistico, ma rappresentano altrettanto una storia, una cultura, una tradizione diversa. Dire diversa non vuol dire necessariamente, anzi proprio per niente, né migliore né peggiore, non è questo il problema, ma comunque si tratta di una realtà fondamentalmente diversa. È una diversità che, ad esempio, nella mia regione emerge in maniera lampante anche nei toponimi stessi della Valle d'Aosta. Vede, onorevole Meloni, lei conosce, credo bene, la Valle d'Aosta, visto che era anche candidata nella mia regione, e avrà scoperto come in Valle d'Aosta, a parte il capoluogo, che ha la versione bilingue Aosta e Aoste, di tutti gli altri settantatré comuni della valle e, dico di più, di tutte le centinaia di frazioni dei settantatré comuni della valle rimanente, non ve n’è uno che abbia un toponimo italiano. In Valle d'Aosta i toponimi italiani semplicemente non esistono. Ma questo perché ? Perché si è voluta fare un'azione contraria allo Stato italiano ? No, nulla di tutto ciò. Semplicemente perché in Valle d'Aosta i toponimi italiani non sono mai esistiti, non sono mai esistiti. Dico meglio: per un periodo della storia sono esistiti i toponimi in lingua italiana in Valle d'Aosta, nel periodo che va dal 1939 al 1946, quando – ricordiamo bene quei periodi – qualcuno impose l'italianizzazione dei nostri toponimi con dei risultati che sarebbero ridicoli, se non fossero tragici. Io non so quanti di voi riconoscerebbero La Thuile in un Porta Littoria o un Saint Vincent in San Vincenzo delle Terme o un Courmayeur in Cormaiore o un Villeneuve in Villanova Baltea e via dicendo.
  Quindi – dicevo – le minoranze linguistiche davvero possono rappresentare una grande risorsa per il nostro Paese, non solo per le caratteristiche che elencavo prima, la loro storia, la loro tradizione, la loro cultura, ma anche – permettetemi di dirlo – per una forma di autogoverno che hanno saputo applicare in tutti questi decenni e che tante volte ha dato delle risposte più efficaci e più efficienti rispetto a quelle che potevano provenire dallo Stato centrale. Certo, può succedere che si vada oltre. Io non so se queste è il caso. Come i colleghi avranno notato, non sono entrato nello specifico dell'argomento della mozione, ma può succedere.
  È successo anche alla Valle d'Aosta che si vada oltre quelle che sono le competenze riconosciute dalla Costituzione e dallo statuto speciale. Io, per quella che è stata la mia esperienza di amministratore regionale, posso dire che, tutte le volte che questo si è verificato, era sempre per un'attenzione degli amministratori locali a cercare semplicemente di governare meglio, mettendo a frutto, ripeto, qualche volta, magari, eccedendo le proprie competenze, tutto ciò che era in loro potere fare per governare meglio il proprio popolo e il proprio territorio.
  Qualche sospetto rispetto ad un atteggiamento contrario alle nostre realtà, che non va molto indietro nel tempo, perché si riferisce all'ultimo Governo, al Governo uscente – mi riferisco al Governo Monti – lo abbiamo avuto, per la verità. In quei 18 mesi di Governo Monti la nostra regione ha subito il più grande numero di impugnative da parte del Governo di disposizioni che essa aveva deliberato; viceversa, anche la regione ha dovuto difendersi presso la Corte per iniziative governative.Pag. 16
  Dicevo che questo può succedere, ma, se vi è un rapporto collaborativo, costruttivo, anche da parte del Governo centrale, il metodo non può essere, come diceva bene il mio collega Alfreider, quello dell'affidarsi in continuazione, con un'azione quasi meccanica, nelle mani della giustizia. Si tratta di riprendere un discorso politico: se è vero com’è vero che il Presidente Letta – glielo abbiamo riconosciuto tante volte in quest'Aula – al momento del suo insediamento ha dichiarato che le minoranze linguistiche sono una realtà da valorizzare, è chiaro che il metodo, per questa, come per tutte le altre questioni che dovessero porsi nel futuro, non può essere quello del mero ricorso. Si tratta, come mi sembra che entrambe le mozioni, alla fine, dicano, di trovare un tavolo di confronto politico, per trovare un accordo tra le parti. Onorevole Meloni, io, personalmente, non mi auguro che il ricorso vada davanti, non me lo auguro proprio, e la mozione non prevede necessariamente questo.
  Infatti, è chiaro che, se dal tavolo di confronto le parti, in questo caso gli amici della provincia autonoma di Bolzano e gli amici del Governo, troveranno un accordo che soddisfi entrambi, credo che, a quel punto, sia giusto e doveroso che il Governo ritiri il ricorso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Signora Presidente, egregi sottosegretari, care colleghe, cari colleghi, abbiamo esaurientemente spiegato nella discussione sulle linee generali, seppur quasi a esclusione del pubblico, le posizioni in materia della toponomastica nel Sud Tirolo. Abbiamo anche trovato un accordo così largo che quasi ci potremmo risparmiare di votare, perché la questione sembra chiarita e sembrano d'accordo quasi tutti.
  Il gruppo Fratelli d'Italia e il gruppo Popolo della Libertà hanno prima esplicitamente incitato il Governo a non ritirare il ricorso proposto alla Corte costituzionale contro la legge della provincia autonoma di Bolzano che – cito testualmente – «mira a cancellare i nomi italiani dalle principali località dell'Alto Adige». Questo non corrisponde a verità ! Nessuna legge provinciale mira a cancellare i nomi italiani dalle principali località dell'Alto Adige, e su questo mi sono spiegato. La mozione del PdL era espressione, più o meno, dello stesso disagio, che io chiamo italiano-nazionalista, e si poneva lo stesso obiettivo, sebbene senza quella affermazione grossolana e falsa citata sopra. Poi vi è, anzi, vi è stata, la mozione promossa su iniziativa dei colleghi della Südtiroler Volkspartei, nata, sostanzialmente, come antitetica rispetto a quella di Fratelli d'Italia.
  Era intesa inizialmente, e poco velatamente ad impegnare il Governo a ritirare il ricorso alla Consulta. Da tale, è poi diventata una mozione del richiamo ai buoni propositi. Si sono aggiunti come firmatari anche i colleghi del PD, di Scelta civica e rappresentanti delle minoranze linguistiche – altri rappresentanti, appunto e infine, oggi, anche il partito di Governo, il partito del Popolo delle libertà. Ho firmato nome di SEL, di Sinistra Ecologia Libertà, pure io.
  Abbiamo a che fare, insomma, con una mozione, come dire, assai ecumenica. Lamentosa nelle premesse – questo è vero – ma piena di buoni intenti e disposta ai compromessi nella parte dispositiva.
  Impegniamo il Governo, ad avviare – cito testualmente – opportuni colloqui con la provincia autonoma di Bolzano al fine di individuare una soluzione del contenzioso sulla toponomastica, di intesa con Bolzano, che provvederà ad apportare le modifiche alla contestata legge provinciale 20 settembre 2012 n. 15. Come vediamo, è una mozione molto soft, mite, cortese. E chi non potrebbe essere d'accordo ? Si è dichiarato d'accordo pure il Ministro Delrio, nella sua replica, seppure con alcune puntualizzazioni che, però, ci devono preoccupare. Ha annunciato l'intento del Governo – e fin qui tutto bene – di confermare, quindi di non ritirare, il ricorso Pag. 17alla Consulta contro la legge provinciale. Questo a me, e a noi di SEL, sta bene. Non dobbiamo aver paura di alcun pronunciamento della Consulta. Ho avuto modo nella discussione di spiegarlo: non c’è cosa più naturale e più logica che permettere che su un contenzioso di tale portata ed intensità si pronunci la Consulta, quale più autorevole interpretatrice sia della Costituzione che dello statuto di autonomia. Che essa ci porti il suo autorevole chiarimento ! La Consulta è il giudice delle leggi. Noi sudtirolesi abbiamo buoni motivi per fidarci della Corte costituzionale. In tante occasioni si è rivelata solida tutrice dei diritti autonomisti e delle minoranze.
  Il Ministro Delrio ha però fatto anche delle affermazioni, nel suo intervento, che devono lasciare perplessi. Perplessa di sicuro la parte tedesca in Sudtirolo. Ha testualmente dichiarato – cito – per «presupposta l'esistenza storica e l'obbligatorietà giuridica della toponomastica in lingua italiana, già introdotta al momento della loro entrata in vigore, in quanto precedentemente codificata dalla legislazione statale vigente, prevedendo e consentendo unicamente la reintroduzione ufficiale e l'utilizzazione su un piano di parità della toponomastica di lingua tedesca e ladina, in precedenza vietata e rimossa. Detto di brutto, il Ministro, a nome del Governo, sostiene l'intoccabilità della toponomastica fascista, così come imposta (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), dal «Prontuario dei nomi dell'Alto Adige» del 1923. Sono i nomi tradotti, così si dice, o meglio, per la gran parte inventati dall'ideologo fascista Ettore Tolomei. Su questa posizione il Governo non troverà d'accordo la popolazione di lingua tedesca e nemmeno me, con tutto che a casa mia mi danno dell'italofilo, ed è inteso come una bestemmia. Dirà il ministro Delrio: abbiamo convissuto con questa regolamentazione da novanta anni. È vero. Ma una cosa è rassegnarsi ad una situazione di fatto, un'altra cosa è dover dare, di iniziativa propria, ufficialità a questa situazione di fatto, ovvero dire con propria legge «sì» a qualcosa ritenuto un torto storico.
  Perciò torno sulla mia provocazione avanzata in discussione generale: la toponomastica in Sudtirolo è un problema irrisolvibile. E non è grave. Qualunque la soluzione fosse, toccherebbe la suscettibilità o di una parte o dell'altra. Sostengo che la risoluzione della questione non è affatto necessaria e men che meno urgente. Non risolve nessun problema. Diffonde solo discordia, di cui abbiamo già abbastanza. Meglio prendere atto che tra i tanti, dico tra i mille e uno punti risolti, risolti bene, della nostra autonomia, ce ne è rimasto uno non risolto. E che rimanga irrisolto. Che male c’è ? Perché non convivere con un problema, se la sua risoluzione crea problemi ben più grossi ? La toponomastica è un problema con cui dobbiamo pacificamente convivere.
  Sinistra Ecologia Libertà voterà a favore della mozione congiunta e dirà «no» alla mozione n. 1-00071 della collega Meloni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, con tutto il rispetto, mi verrebbe da dire che se l'atteggiamento dello Stato italiano fosse stato – recentemente, ma anche storicamente – quello che traspariva in parte dalle parole della collega Meloni, poco fa, noi avremmo oggi sui confini tra l'Italia e l'Austria, nella nostra regione del Trentino-Alto Adige, non un esempio internazionalmente riconosciuto di pace fra i gruppi linguistici, ma avremmo uno dei tanti, purtroppo non infrequenti, casi di conflitto all'interno della nostra Europa. Perché il valore che è in discussione qui è il valore importante della pace tra i gruppi linguistici in un'area di confine e non era affatto scontato che le cose andassero in questo modo.
  Abbiamo tanti altri esempi, purtroppo, in Europa, nel cuore dell'Europa, dove a partire da conflitti anche di tipo etnico e Pag. 18linguistico sono sortiti processi di conflitto che hanno portato anche a situazioni di grandissima instabilità. Dico in Europa perché l'Europa è, in realtà, un insieme di minoranze e si costruisce semmai proprio a partire dalla ricucitura dei suoi confini interni. Ed è questo che è avvenuto negli ultimi decenni nell'area intorno al confine del Brennero, è questo che è avvenuto nella realtà della provincia autonoma di Bolzano. È avvenuto cioè il superamento della violenza del nazionalismo o, possiamo dire, il superamento della violenza degli opposti nazionalismi. E una forma di violenza nazionalista è stata anche storicamente, gli esperti sono in questo assolutamente concordi, quella di procedere alla italianizzazione innaturale e forzata di tantissimi nomi che distinguevano luoghi storicamente denominati in maniera diversa. È avvenuto proprio questo nella provincia di Bolzano, nella regione del Trentino-Alto Adige: il superamento di una violenza nazionalista e la costruzione di un sistema di convivenza che certamente può e deve essere migliorato, ma che non può essere alterato; men che meno può essere alterato da forzature nazionaliste provenienti da fuori del territorio. La toponomastica è un terreno simbolico da questo punto di vista e dunque va trattato, a Bolzano come a Roma, con equilibrio, col dialogo, col rifiuto di ogni forzatura.
  Per questa ragione noi voteremo contro la mozione Meloni ed altri n. 1-00071, anche se i colleghi proponenti volessero accogliere i suggerimenti e le richieste modificative del Governo, e lo faremo perché vi è, in quella mozione, proprio, invece, un segno di tipo nazionalistico.
  Per noi il ricorso alla Corte è l’extrema ratio, la via maestra è quella appunto del dialogo, del confronto, della ricerca, dell'equilibrio.
  Voteremo invece, naturalmente, sì alla mozione che abbiamo anche sottoscritto, la mozione Speranza ed altri, perché punta proprio sul dialogo e sul confronto. Certamente, ci sono aspetti ulteriori da chiarire anche in questa norma, che, peraltro, non è stata adottata dalla giunta provinciale di Bolzano, è stata votata dal consiglio provinciale e non solamente con i voti dei partiti di lingua tedesca. Noi pensiamo che sia la strada del dialogo quella che serve e, dunque, vogliamo, con questa mozione, dare al Governo il mandato a recuperare questo dialogo e questo confronto.
  Vorrei terminare dicendo che noi siamo qui parlamentari impegnati a tutelare gli interessi nazionali, certamente sì. Ma l'interesse nazionale che dobbiamo tutelare quando pensiamo ad una realtà molto complessa, come quella del Trentino-Alto Adige, non è tanto l'interesse di un singolo gruppo linguistico, fosse anche quello italiano. No, l'interesse nazionale che dobbiamo tutelare è quello dell'equilibrio e della convivenza tra i gruppi linguistici e il pericolo dal quale dobbiamo rifuggire è quello di dare il nostro contributo al riemergere dello scontro fra gli opposti nazionalismi. Questa cifra mi pare sia molto presente nella mozione che abbiamo sottoscritto, mi pare che il valore nazionale ed europeo dell'autonomia del Trentino-Alto Adige stia qui, mi pare che la saggezza dimostrata in passato da autorevoli esponenti dello Stato italiano – vorrei citare Moro, Andreotti per esemplificare – la saggezza dimostrata dallo Stato italiano, da una classe dirigente illuminata è stata proprio quella di interpretare in questo modo europeo il tema dell'interesse nazionale che tutti quanti noi dobbiamo tutelare (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raffaele Fitto. Ne ha facoltà.

  RAFFAELE FITTO. Io vorrei esprimere a nome del gruppo del PdL una posizione che, per quanto ci riguarda, non nasce oggi intorno alle mozioni che discutiamo, ma nasce da diversi anni sulla base di un impegno e di un lavoro che abbiamo portato avanti. Lo abbiamo portato avanti anche per cercare di giungere a quei risultati, a quegli auspici che oggi impegnano il Governo in questa direzione.Pag. 19
  A me piace e preme quest'oggi richiamare alcuni passaggi fondamentali che hanno caratterizzato anche il nostro impegno al Governo e che hanno segnato in modo molto chiaro una sensibilità sul tema e una volontà precisa di individuare soluzioni che possano andare esclusivamente nell'interesse e nel rispetto della reciproca convivenza, della tutela e della salvaguardia delle minoranze linguistiche e della convivenza che, in tutti i territori del nostro Paese – e quindi in questo caso in Alto Adige – devono essere, per quanto ci riguarda, individuate come una priorità assoluta.
  Su questo ci siamo mossi quando abbiamo iniziato un percorso che è nato tra mille contrasti, lo ricordano molto bene gli amici del Südtiroler Volkspartei quando abbiamo iniziato un dialogo e un percorso istituzionale che vedeva il Governo di allora, degli anni 2008 e 2011, impegnato non in una contrapposizione strumentale, ma in un obiettivo chiaro di dialogo e di collaborazione per giungere a una soluzione.
  Tale percorso è nato sulla base di posizioni estreme che non potevamo condividere: le posizioni estreme erano quelle di chi immaginava che si potesse affrontare e risolvere il problema ribaltando il tema della tutela delle minoranze linguistiche e immaginando che il nostro territorio nazionale potesse avere una zona di salvaguardia differente dal resto del Paese. Questo noi non lo abbiamo potuto accettare in alcun modo e abbiamo lavorato con molta intensità e decisione per giungere, sulla base di un lavoro intenso, ad una soluzione che ha visto un accordo quasi definito, un accordo che non ha mai dimostrato, da parte nostra, un atteggiamento intollerante, anzi. Noi abbiamo sposato le ragioni e le esigenze del territorio giungendo quasi ad una definizione utile e positiva.
  L'abbiamo fatto fino a che siamo stati nelle condizioni di poterlo quasi chiudere ed è per questo che non posso non notare come, dopo la caduta del Governo Berlusconi, l'approvazione della legge provinciale n. 15 del 2012 non sia stato un atto utile a definire un percorso collaborativo. Questo io ho il dovere di dirlo per una ricostruzione storica e anche per una chiarezza indispensabile e necessaria.
  Ma ciò non toglie che noi, su questo tema, abbiamo un approccio analogo rispetto a quello che abbiamo avuto nel passato. L'approccio è quello di giungere ad una definizione che il rispetto del bilinguismo sia garantito a trecentosessanta gradi, ed è per questo che non possono essere immaginate soluzioni unilaterali ed è per questo che noi riteniamo che l'azione del Governo precedente, allorquando ha impugnato la legge provinciale, sia stata un'azione indispensabile e necessaria. Ed ecco perché noi facciamo nostre le parole del Ministro Delrio. Le sue parole per noi sono una garanzia: la garanzia che non ci possa essere su un tema delicato come il rispetto dei principi costituzionali, in assenza di una pronuncia della Corte costituzionale, una posizione che vada nella direzione di mettere in campo soluzioni che non siano nell'ambito dei principi costituzionali.
  La garanzia del non ritiro dell'impugnativa fino all'individuazione – per questo condividiamo la posizione del Governo – di una soluzione che possa trovare un punto di sintesi, per quanto ci riguarda, ci vede d'accordo. Ci vede d'accordo nell'esprimere un giudizio positivo anche sulla posizione del Governo. Per questo noi esprimeremo un voto favorevole alle mozioni per le quali il Governo ha indicato un parere favorevole.
  Lo vogliamo fare perché siamo convinti che ci sia bisogno di un rispetto interno e soprattutto di evitare scivolamenti che possano apparire più come occasioni di tematiche pre-elettorali anziché occasioni che, con grande equilibrio, possano affrontare una vicenda che nasce storicamente in questo Paese e che ha bisogno di rispetto, di moderazione e di prudenza proprio perché, chi conosce quei territori – e io lo posso dire per averli praticati per aver lavorato anche in funzioni istituzionali con la provincia e con il presidente Durnwalder – sa quanto sia mai necessario e indispensabile mantenere forte e Pag. 20chiara la posizione di rispetto istituzionale senza degenerare in questa direzione.
  Ecco perché non capisco la suddivisione e la differenza tra le diverse mozioni. Noi voteremo favorevolmente, come ho detto, per le mozioni per le quali, con le riformulazioni che il Governo ha indicato, non ci può che essere una posizione favorevole e positiva da parte nostra. E lavoreremo con l'auspicio che il tavolo, che viene auspicato, sia un tavolo all'interno del quale trovare le soluzioni che possano far rivivere un accordo quasi definito che non era la vittoria degli uni sugli altri ma che era, invece, un punto di sintesi necessario che tenesse insieme le diverse sensibilità.
  Ecco augurare e auspicare il rifinanziamento della legge n. 482 sulla tutela delle minoranze linguistiche, augurare la possibilità di recepire la carta delle minoranze linguistiche europea, auspicare un lavoro congiunto e mettere da parte le contrapposizioni merita e individua inevitabilmente un passo indietro di tutti per compierne uno insieme in avanti. Ecco perché noi abbiamo un approccio corretto, abbiamo un approccio che non è un approccio di contrasto perché siamo convinti e consapevoli che quelle minoranze linguistiche meritino il massimo del rispetto ma siamo altrettanto convinti che quel pezzo di territorio si trovi in Italia. Ecco cosa vuol dire immaginare una sintesi che possa condividere le diverse posizioni. E siamo convinti per le parole che abbiamo ascoltato dal Ministro, per l'approccio che si è avuto fino ad oggi e anche per lo sforzo che con il sottosegretario presente oggi in aula il Governo ha compiuto, che si possa andare avanti per la strada giusta e lo possiamo fare soprattutto evitando questa contrapposizione. Se il gruppo di Fratelli d'Italia dovesse recepire, come noi auspichiamo e ci auguriamo, la riformulazione del Governo noi, anche su quella mozione, indichiamo un voto favorevole perché siamo convinti che sia anche quello uno sforzo teso a individuare una maggiore condivisione di un percorso utile a far sì che quel territorio complessivamente possa compiere un passo in avanti.
  Ecco l'auspicio, le ragioni e l'impegno del gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fabiana Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, rinuncio all'intervento per accelerare i lavori dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianclaudio Bressa. Ne ha facoltà.

  GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, la mozione firmata dai colleghi Speranza, Brunetta, Dellai, Kronbichler, Alfreider e Marguerettaz fa esattamente il punto della situazione, però vale la pena riflettere in modo un po’ meno provinciale sul tema del bilinguismo.
  Nel suo discorso per l'insediamento della Convenzione per il futuro dell'Europa, nel febbraio del 2002, Romano Prodi ha definito l'Unione europea come un'unione di minoranze. Prodi portava in Europa la forza e l'attualità dell'articolo 6 della nostra Costituzione: «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche». Ma portava anche la sua esperienza di uomo di governo dell'Italia, un Paese che ha circa due milioni e mezzo di persone, poco meno del cinque per cento della popolazione, divisa in almeno 12 diversi gruppi linguistici. La Costituzione ricorre esclusivamente al criterio della lingua quale elemento distintivo delle minoranze etnico-nazionali, per la scelta ideale originaria di basare l'appartenenza allo Stato italiano sul criterio oggettivo della cittadinanza e dunque su una concezione civica e non etnica dell'appartenenza. L'intenzione del costituente è stata infatti nel senso di circoscrivere la tutela delle minoranze al fattore linguistico-culturale, Pag. 21eliminando ogni riferimento ad aspetti politico-nazionali o etnico-razziali. Per questo la mozione Meloni è sbagliata nelle sue premesse e mostra dei forti limiti politico-culturali ed è questo il motivo per cui noi non la voteremo.
  Tutta la storia del costituzionalismo moderno non è che la prosecuzione di una storia più antica: la storia del tentativo di sostituire all'odio, come verità del gruppo nazionale o religioso, la verità di una struttura simbolica, la legge, che esiste solo nella misura in cui i cittadini attribuiscono ad essa fiducia, credono in essa. Dal Sancta Sanctorum vuoto del tempio di Gerusalemme allo Stato senza sovranità di Kelsen, il pensiero umano ha continuato a cercare le soluzioni per sostituire alla materialità del potere di qualcuno l'astrattezza delle regole per tutti.
  La questione però indiscutibilmente si complica quando entra in gioco il concetto di minoranza tutelata, come nel caso di quella tedesca, di quella francese, di quella slovena, di quella ladina, perché questo presuppone il riconoscimento da parte dell'ordinamento giuridico che un gruppo sia meritevole di trattamento differenziato, in particolare in deroga al rispetto del principio di eguaglianza formale. La costante ricerca di equilibrio tra eguaglianza e differenza, tra tutela dei diritti individuali e salvaguardia delle caratteristiche linguistiche e culturali dei gruppi costituisce il fondamento giuridico della convivenza. Questa ricerca di equilibrio comporta un confronto continuo, un negoziato sui contenuti che diventa la normalità, per cui diventa difficile, se non sbagliato, distinguere tra regola ed eccezione. Questa dimensione negoziale ha delle conseguenze pratiche: nessun sistema di tutela delle minoranze funziona a lungo senza modifiche. Riconoscere il principio di differenza significa accogliere il principio di complessità. La sfida giuridica degli ordinamenti moderni è quella di combinare eguaglianza e differenza e questo comporta regole differenziate, ambiti di applicazione distinti, con diritti e garanzie mobili.
  Questa è la storia della tutela delle minoranze linguistiche in Italia, in cui certo è possibile si possano commettere anche degli errori. Questo significa però che, se non si deve avere timore del pronunciamento da parte della Corte costituzionale su temi così importanti e delicati, significa ancora di più: che il ruolo primario per rendere efficace ed attuare le norme sulle minoranze linguistiche è e non può che essere proprio delle assemblee legislative, perché si torna là da dove siamo partiti.
  Si sostituisce alla materialità del potere di qualcuno, l'astrattezza delle regole per tutti. Ed è fuori di dubbio che nel tempo presente, il tempo della trasformazione della nostra società in società pluriculturali e plurilinguistiche, si apre uno spazio di grande interesse per l'intreccio tra il diritto e la lingua. Seyla Benhabib, quando sostiene che la negoziazione dei dialoghi culturali complessi in una civiltà globale è ora il nostro destino, ha ragione. E questo vale per le minoranze linguistiche storiche, ma vale anche per le nuove minoranze linguistiche. Per questo è stato utile discutere questa mozione sul bilinguismo, al di là delle intenzioni dei proponenti, per sottolineare la forza e l'ineluttabilità del processo negoziale tra culture, istituzioni, ma, soprattutto, tra le persone, perché l'identità non è un fenomeno ristretto dai limiti di spazio e tempo, ma un processo, un viaggio che una persona compie nell'arco della sua vita.
  Uno scrittore sudtirolese, Zoderer, parla di una patria, di una heimat del primo respiro e di una patria della testa, cioè del tuo sviluppo culturale e del tuo viaggio culturale per crescere. E che l'abbia detto uno scrittore di lingua tedesca che, però, è italiano, deve farci riflettere e che il Parlamento rifletta su questo è importante e credo sia anche utile per il viaggio che ci attende sul tema cruciale del nuovo diritto di cittadinanza e su tutto quello che questo significa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Pag. 22il deputato De Menech. Ne ha facoltà.

  ROGER DE MENECH. Gentile Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, l'Italia è il Paese delle differenze e lo Stato dovrebbe impegnarsi perché queste differenze debbano tutte essere riconosciute. Lo dico da deputato della provincia di Belluno. Infatti, nel territorio della provincia di Belluno, visto che parliamo di minoranze linguistiche, è insediata una popolazione di lingua ladina avente riferimenti storici e linguistici assai affini a quelle delle popolazioni vicine ladine dei territori della provincia di Bolzano e di Trento. Tale popolazione ha una dimensione territoriale di circa 58 mila residenti e 1.800 chilometri quadrati. Il 28 per cento della popolazione, quindi, dimensioni importanti, come dimostrano le delibere di trentanove consigli comunali della provincia di Belluno su sessantanove che hanno riconosciuto di essere in area ladina. Tre comuni di quest'area (Cortina, Livinallongo e Colle Santa Lucia) fanno parte proprio dall'area ladina ex asburgica, ancora oggi molto legata ai territori dei cugini di Trento e di Bolzano.
  Perché dico tutto ciò ? Perché l'Italia giusta è l'Italia che riconosce tutte le differenze. E, quindi, chiudo molto velocemente questo mio intervento a titolo personale augurandomi che, oltre alle mozioni di oggi – e ringrazio di questo per porre al centro il tema anche della specificità della provincia di Belluno – insieme ai cugini di Trento e di Bolzano, al Parlamento tutto e al Governo, visto che fra breve dovremo intraprendere anche l’iter per i numerosi referendum effettuati nella nostra provincia in questi ultimi anni, il Governo e il Parlamento riconoscano la specificità del territorio bellunese adottando, come è giusto per uno Stato, a territori omogenei trattamenti omogenei perché l'Italia diversa deve essere anche e soprattutto un'Italia giusta (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, per chiedere, se possibile, al Governo di riavere correttamente la riformulazione proposta alla nostra mozione.

  PRESIDENTE. Sta bene. Sottosegretario, prego, se può rileggere la riformulazione che propone alla mozione a prima firma del deputato Meloni.

  WALTER FERRAZZA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, dopo le parole: «Alto Adige», deve essere aggiunto: «e a proseguire la trattativa con la provincia autonoma di Bolzano per individuare le opportune soluzioni che, nel tener conto del necessario bilanciamento degli interessi, portino ad una soluzione condivisa del contenzioso».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Corsaro. Ne ha facoltà, per un minuto.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, la ringrazio anche per aver consentito questa precisazione del Governo, che aiuta ricordare a tutta l'Aula che la richiesta del Governo che Fratelli d'Italia accoglie è aggiuntiva e non sostitutiva all'impegno della mozione che abbiamo presentato, il cui disposto comincia e rimane con le parole: «impegna il Governo a non ritirare il ricorso proposto alla Corte costituzionale contro la legge della provincia di Bolzano che mira a cancellare i nomi italiani dalle principali località dell'Alto Adige».
  Questo perché sia chiaro a chi intende votare in un modo piuttosto che in un altro nei confronti della mozione di Fratelli d'Italia...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ... che questa mozione non demanda la decisione su un eventuale ritiro del ricorso da parte del Governo ad un'eventuale soluzione del Pag. 23tavolo con la provincia autonoma, ma rimane l'impegno del Governo fisso, quale che sia l'evoluzione del rapporto di quel tavolo, a non ritirare il ricorso. Perché il nostro intendimento, signor Presidente, e concludo...

  PRESIDENTE. Mi sembra chiaro, onorevole Corsaro.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. .... a differenza di quanto si è cercato di dire nel corso degli interventi che si sono succeduti, è quello di tutelare una minoranza e, nel caso specifico, è quella degli italiani.

  PRESIDENTE. È stato chiarissimo, grazie.
  Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite o non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-00071, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Benedetto, Dambruoso, Verini, Bargero, Di Lello, Plangger, Gitti, Baroni, Chaouki, Gribaudo, Galan, Biasiotti... Solo perché è il primo voto, Biasiotti... adesso chi si alza è perduto. Hanno votato tutti i colleghi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  514   
   Votanti  513   
   Astenuti  1   
   Maggioranza  257   
    Hanno votato
  73    
    Hanno votato
no  440).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Speranza, Brunetta, Dellai, Alfreider, Kronbichler, Marguerettaz n. 1-00144, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Gozi, Di Lello, Plangger, Scopelliti, Leone, Biondelli... Ci siamo ? Hanno votato tutti i colleghi ? Piccolo, per favore.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  512   
   Votanti  511   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  256   
    Hanno votato  505    
    Hanno votato no   6    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Burtone; Vendola ed altri; Francesco Sanna ed altri; Micillo ed altri: Modifica dell'articolo 416-ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico-mafioso (A.C. 204-251-328-923-A) (ore 16,25).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Burtone; Vendola ed altri; Francesco Sanna ed altri; Micillo ed altri: Pag. 24Modifica dell'articolo 416-ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico-mafioso.
  Ricordo che nella seduta del 15 luglio 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori sono intervenuti in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 204-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico nel testo della Commissione.
  Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 204-A ed abbinate).
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Ferraresi. Constato l'assenza del deputato Ferraresi, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare il deputato Costa. Ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA. Signora Presidente, devo dire che questo provvedimento è arrivato in Commissione Giustizia con un testo, anzi, con due testi, e ne è uscito con una formulazione profondamente trasformata. Le trasformazioni, lo dico con una certa soddisfazione, sono derivate dagli emendamenti predisposti dal gruppo del Popolo della Libertà. Dico ciò perché il nostro obiettivo, ed è un obiettivo che è presente laddove si debba procedere a delineare una nuova fattispecie penale, sempre, è quello di rendere questa fattispecie innanzitutto decifrabile dall'interprete, ma soprattutto tassativa. Cosa significa tassativa ? Significa che deve essere possibile distinguere ciò che lecito da ciò che è illecito. Deve essere chiaro che il legislatore è colui che deve porre in essere la norma e il magistrato deve semplicemente applicarla. Troppo spesso, laddove ci sono norme vaghe e generiche, questo principio si ribalta; il legislatore dà le linee generali ed il magistrato è chiamato ad interpretarle, chiamato ad interpretarle, e troppo spesso si erge, lui stesso, a legislatore.
  Non è possibile avere una giustizia a macchia di leopardo, è necessario avere una giustizia che parta da una norma chiara e ben decifrabile. Questo è stato lo spirito che ci ha animato nel predisporre gli emendamenti laddove, in particolare, abbiamo voluto incentrare, siccome si tratta di una norma particolarmente importante e particolarmente delicata, la nostra attenzione sull'elemento soggettivo, sull'elemento psicologico; abbiamo voluto che nell'ambito di questa norma ci fosse una parola, che alcuni hanno giudicato come superflua, come ridondante, e cioè il termine: consapevole. Noi vogliamo che nel momento in cui si pone in essere un comportamento che integra la condotta prevista dalla fattispecie ci sia consapevolezza nel soggetto che la pone in essere.
  Ci sia il dolo, ci sia la chiarezza che tutti gli elementi del reato sono integrati e sono presenti a chi lo pone in essere. Questo è l'elemento essenziale, non è possibile che poi l'assenza di consapevolezza si verifichi soltanto nell'ambito di un processo, perché ci sono troppe vite, ci sono troppe sensibilità, ci sono troppe storie che vengono logorate e vengono recise da un'interpretazione a macchia di leopardo delle nostre norme, salvo poi alla fine uscire da quello che è il percorso giudiziario con semplicemente tante scuse ma senza la possibilità poi di recuperare quello che si è perso in quelle peripezie giudiziarie.
  Abbiamo voluto anche ancorare la punibilità di questa norma non al momento del tentativo; c’è un articolo, articolo 56 del codice penale, che punisce il tentativo; ebbene noi abbiamo voluto che ci fosse una effettività di lesione dell'interesse protetto; ledere effettivamente l'interesse protetto significa non legarsi a semplici accordi, a semplici prese di contatto, a semplici vaghe promesse. Noi vogliamo che la punibilità sia a fronte di una lesione di un interesse, laddove c’è uno scambio politico elettorale effettivo, questo deve essere punito; la punibilità per i fatti Pag. 25precedenti potrà esserci solo esclusivamente come prevede il codice a titolo di tentativo.
  Abbiamo voluto fare questo perché ci fossero dei paletti chiari, ci fosse una tassatività che è richiesta dalla Costituzione, ma che troppo spesso il legislatore dimentica di porre in essere. Ho detto quello che abbiamo fatto nel lavoro della Commissione, dico quello che abbiamo fatto attraverso l'attività emendativa, un'attività emendativa minima in questa Aula che punta soprattutto a toccare due temi: il tema di delineare bene quella che è l'utilità prevista dalla norma perché si integri il reato, è quella di fare in modo che la pena prevista da questo reato sia una pena che sia coerente con il sistema delle pene del codice penale.
  Perché troppo spesso, anche in questo Parlamento, e faccio autocritica, anche con il voto del nostro gruppo, si sono fatte delle norme, delle norme penali, che incidevano particolarmente sulla pena e avevano una minore attenzione rispetto alla condotta punibile. Ebbene, noi con la nostra attività emendativa, abbiamo voluto intervenire su questo; sicuramente non è popolare fare un emendamento che individua una pena minore rispetto a quella stabilita dal testo, ma la pena che abbiamo individuato noi è nient'altro che la pena che avevano individuato i due relatori quando hanno presentato la loro proposta di legge. Poi c’è stato una sorta di escalation in Commissione, una sorta di salita di gradini in termini di pena edittale. Devo dire che molto probabilmente è fondamentale nel nostro sistema che la pena sia effettiva, più che essere edittalmente troppo alta, quindi abbiamo cercato di ritornare ad un sistema che sia coerente.
  Per quello che riguarda l'utilità, abbiamo voluto che fosse chiaro, ed era avvenuta la stessa cosa nel provvedimento della scorsa legislatura sul traffico di influenza, che l'utilità fosse un'utilità valutabile economicamente. Forse anche superfluo questo emendamento, e superfluo forse anche alla luce del parere della I Commissione (Affari Costituzionali), che non ha rilevato nulla su questo testo proprio perché ha fatto riferimento alla giurisprudenza che ritiene patrimonialmente valutabile l'utilità laddove questa sia scritta nell'ambito di una norma penale.
  Questa è stata la nostra attività, questo è stato il nostro obiettivo, noi vogliamo che i comportamenti penalmente criminosi vengano puniti, ma vogliamo fare in modo che ci siano delle norme chiare e intellegibili in modo tale che si conosca sin dall'inizio ciò che è illecito e ciò che lecito.
  Lo deve conoscere il cittadino, lo deve conoscere l'interprete: la norma la deve fare il legislatore, non la deve creare la giurisprudenza.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, intervengo con grande brevità perché abbiamo argomentato già nella giornata di ieri, in sede di dibattito sulle linee generali, gli elementi di innovazione, ma anche gli elementi di fragilità contenuti in questo provvedimento. Fragilità che non hanno nulla a che vedere con i minimi o i massimi edittali, o con le singole parole di questo articolato, in realtà di questo articolo unico; ma hanno semmai a che vedere con il quadro generale, di carattere geopolitico e normativo internazionale, in cui si svolge la lotta ai cartelli e alle organizzazioni criminali, ricompresi in Italia nell'articolo 416-bis del codice penale.
  Sinistra Ecologia Libertà voterà contro tutti gli emendamenti che sono stati presentati, ravvisandovi uno speculare tentativo di allargamento o restrizione dell'ambito di applicabilità del testo: tutti, ad eccezione dell'emendamento Colletti 1.52; proprio quella consapevolezza un po’ pelosa di cui parlava poc'anzi il collega Costa. Avremmo potuto votare anche a favore di qualche altro emendamento, ma questo testo – vorrei ricordarlo a tutti – è stato approvato all'unanimità in Commissione giustizia, e non pensiamo sia utile manometterlo in Aula per interessi di bottega (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 26

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Burtone. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, il dibattito che si è svolto qualche settimana fa sull'istituzione della Commissione nazionale antimafia ha messo in evidenza che, pur avendo subito la criminalità organizzata mafiosa alcuni colpi duri, processi, la cattura di importanti latitanti oggi al 41-bis, la mafia continua ad avere una forte capacità di infiltrazione nel tessuto economico-sociale, amministrativo e politico.
  Il business della droga, le estorsioni, il riciclaggio di denaro sporco con l'intento di inserirsi nell'economia legale, sono i settori ancora prevalenti. Certamente, però, non ci sfugge che uno dei settori più delicati, uno dei più sensibili rimane il rapporto tra mafia ed istituzioni. E l'intervento che tenteremo di varare al più presto ha questo obiettivo: incidere il bisturi nell'anello centrale, nel rapporto scellerato tra mafia e politica, nello scambio elettorale. Un patto scellerato che porta alla distorsione della vita democratica, all'indebolimento delle nostre istituzioni.
  Va chiarito subito che le norme in esame sono vigenti: apportiamo infatti delle modifiche. Sono le norme che furono varate nel 1992, la stagione dolorosissima delle stragi di Capaci e di Via d'Amelio. In quelle condizioni venne fuori una legislazione d'emergenza, sicuramente importante per affrontare quella brutale stagione, ma che ha dimostrato dei limiti: troppo ampi, infatti, sono stati i confini interpretativi dal punto di vista giudiziario. E i punti deboli, i punti di confine sono stati innanzitutto la prova dell'accordo tra l'organizzazione mafiosa e la politica, lo scambio di denaro, ma anche la necessità di provare l'utilizzo del metodo mafioso, la violenza nella ricerca del consenso.
  Le modifiche apportate in sede di Commissione, modifiche votate – lo voglio ricordare – all'unanimità, fanno pensare al superamento dei limiti che si sono manifestati. Le indicazioni che sono venute dalla Commissione non possono che essere condivise.
  Non portano che una sollecitazione ai colleghi di non insistere con degli emendamenti che probabilmente in questa fase non aggiungono un'importante accelerazione al processo nuovo legislativo, infatti viene varata una norma che vede l'importanza di penalizzare l'accordo non solo se c’è una dazione di denaro ma anche un'altra utilità, ed è importante sottolineare che la mafia è sì propensa ad avere denaro ma ha anche altre necessità: la promessa di appalti, di posti di lavoro, di notizie importanti che possono venire dalle istituzioni. Quindi un'innovazione legislativa sicuramente incidente su questo terreno, così come l'obiettivo importante e raggiunto di anticipare la soglia della punibilità. Nell'impegno consapevole delle due controparti nello scambio elettorale mafioso non può che essere sottolineato come un'innovazione legislativa che farà superare i limiti che oggi ancora ha il 416-ter, precisando che nella ricerca del consenso l'organizzazione mafiosa non ha bisogno di utilizzare subito la violenza perché con il proprio prestigio criminale può incidere, nel momento in cui sceglie un candidato, di cambiare le regole della dialettica democratica.
  Quindi, un invito ai colleghi ad approvare al più presto alcune modifiche che abbiamo voluto e che sono state portate avanti dalla Commissione giustizia all'unanimità. Questo può servire per punire severamente finalmente accordi che sviliscono la politica e che minacciano la democrazia, che rendono debolissime le nostre istituzioni. Certo, la responsabilità centrale rimane alla politica, il terreno è quello del rigore nelle scelte delle candidature perché la vera lotta alla mafia è sì un impegno per stroncare la diffusione della droga, incidere fortemente contro il riciclaggio, ma sappiamo – e lo vogliamo dire con forza – che è importante impedire che ci sia il condizionamento del cancro mafioso nelle nostre istituzioni democratiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 27

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, semplicemente per lasciare testimonianza di questo iniziale dibattito su questo provvedimento importante e centrale, un provvedimento che ha visto un'approvazione unanime da parte della Commissione giustizia e credo che questa sia la risposta migliore al fenomeno del contrasto alla criminalità organizzata che oggi trova compimento con questo provvedimento.
  Noi come gruppo della Lega non abbiamo presentato degli emendamenti e credo sia doveroso un ringraziamento al lavoro della Commissione, del presidente e dei relatori che hanno trovato sintesi e condivisione su un testo sicuramente apprezzabile, su un testo rispetto al quale se vi è stata una mediazione – io condivido le parole pronunciate ieri in Aula dal relatore Mattiello – questa mediazione non è stata al ribasso, anzi tutt'altro, è una mediazione che colma evidentemente alcune lacune di natura non solo normativa e legislativa ma anche quelle lacune più volte evidenziate dalla Corte di cassazione. Questo provvedimento si inserisce in un percorso sicuramente positivo e sicuramente meritorio intrapreso negli ultimi anni nella lotta e nel contrasto al fenomeno della criminalità organizzata. Tra l'altro, si tratta di un provvedimento richiesto dalla società civile in modo importante, a cui noi abbiamo aderito anche personalmente, anche singolarmente, da parte di alcuni deputati del gruppo Lega Nord.
  Voglio ricordare come questo provvedimento, però, si inserisce all'interno di un percorso intrapreso, qualche anno fa, dall'ex Ministro dell'interno, Roberto Maroni, con tutte le azioni, tra l'altro anche queste condivise, all'interno della Commissione, tra maggioranza e opposizione, di lotta alla criminalità organizzata, sia dal punto di vista della repressione – i numeri e i risultati a testimonianza di ciò ne sono la palese evidenza – sia per quanto riguarda il contrasto a quei fenomeni di criminalità organizzata anche in termini di lotta e di contrasto ai beni, attraverso la confisca e il sequestro dei beni della criminalità organizzata, che rappresentano un vero patrimonio, rispetto ai quali l'azione del Ministro Maroni, all'epoca, con la condivisione da parte di tutte le forze politiche, ha dato numeri e risultati importanti. Ancora: il codice unico antimafia, ancora: la costituzione dell'Agenzia nazionale per la confisca e il sequestro dei beni della criminalità organizzata, diramata poi anche sui territori con delle sedi distaccate, sono tutti elementi che hanno contribuito a dare una risposta importante dello Stato e della politica nei confronti di quei fenomeni di criminalità organizzata che non sono più presenti solo ed unicamente nel sud del Paese, ma che sono tristemente, purtroppo, presenti anche al nord, laddove vi è un sistema economico e produttivo importante e in cui la criminalità organizzata trova motivi e logiche di infiltrazione. Voglio ricordare, ancora, la normativa sull'anticorruzione: noi eravamo all'opposizione del Governo Monti, però, per senso di responsabilità e di condivisione, abbiamo ritenuto opportuno approvare e votare a favore della legge anticorruzione, all'interno della quale, già all'epoca, si inserì questo tipo di dibattito.
  Quindi, noi non abbiamo presentato emendamenti, condividiamo il testo, apprezziamo il lavoro che è stato fatto, crediamo che la soglia di punibilità del reato sia stata collocata ad un livello giusto ed opportuno, riteniamo rigide e severe le norme introdotte e crediamo che la tipizzazione della condotta sia tale e a tal punto determinata da non lasciare quegli spazi interpretativi né alla giurisprudenza, da un lato, né all'attività interpretativa dei magistrati, in modo tale da superare quella che è la volontà politica.
  Non voteremo – lo dico con estrema chiarezza e in modo estremamente fermo – e quindi voteremo contro quegli emendamenti che vanno nella direzione di ridurre le pene che riteniamo eque, proporzionali, severe, ma al contempo applicabili; crediamo però, al contempo, nello sforzo di coloro i quali hanno presentato Pag. 28degli emendamenti per dare un segnale di ulteriore punibilità di questa fattispecie. Mi riferisco, in modo particolare, agli emendamenti dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, che vanno nella direzione di inasprire ulteriormente le pene, credo per dare una dimostrazione di presenza e di forza della politica, ancora più accentuata rispetto a quanto contenuto nel provvedimento.
  Rimane, da parte nostra, la condivisione del fatto che questo provvedimento rappresenta un tassello importante, anzi fondamentale, anzi imprescindibile, in quella lunga e difficile, ma doverosa e necessaria lotta che quella buona politica, da un lato, e che il Paese, dall'altro lato, chiede per fronteggiare un fenomeno, il fenomeno della criminalità organizzata rispetto al quale si impongono scelte importanti, scelte difficili, scelte drastiche e credo che questa proposta di legge vada esattamente in quella direzione (Applausi).

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  STEFANO DAMBRUOSO, Relatore. Signor Presidente, anche a nome dell'altro relatore, il deputato Davide Mattiello...

  PRESIDENTE. Onorevole Dambruoso, bisogna che alzi il microfono perché non si sente nulla...

  STEFANO DAMBRUOSO, Relatore. Signor Presidente, invitiamo al ritiro di tutti gli emendamenti, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 1.12.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, nella discussione sulla modifica di questo articolo, abbiamo udito in Commissione vari esponenti, vari procuratori e anche vari professori.
  Ebbene, questo emendamento tende a recepire quanto consigliato dal procuratore Patrono in tutto e per tutto, ove chiedeva alla Commissione di riformulare l'articolo 416-ter nell'ottica di allargare le maglie di un reato che fino ad ora è apparso quasi indimostrabile e quasi inutile, nell'ottica di non riuscire a dimostrare nell'ambito del giudizio che lo scambio avvenisse non solo per denaro, ma anche per altre utilità. Qui si punisce non solo chi ottiene e non solo chi si accorda, ma anche chi chiede al mafioso di turno il procacciamento di voti. E proprio per questo, proprio perché riteniamo che nella lotta alla mafia bisogna allargare la punibilità, riteniamo che questo emendamento debba essere approvato da tutti. Però prima vorrei dire una cosa, una piccola questione: noi del MoVimento 5 Stelle interverremo adesso dai nostri banchi e non dai banchi del Comitato dei nove perché purtroppo tale Comitato, che è durato neanche cinque minuti in Commissione, si è rivelato totalmente inutile, perché si rischiava nella discussione di far barcollare questa eterogenea ma purtroppo molto simile, nei fatti e negli atti, maggioranza parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Capiamo benissimo che vi sia stato su questo tema un compromesso al ribasso all'interno della maggioranza parlamentare; siamo perplessi che anche Sinistra e Libertà faccia parte di questo compromesso al ribasso e sinceramente non me l'aspettavo. Su questi temi il MoVimento 5 Stelle non indietreggia. Non può e non si deve indietreggiare quando si combatte la mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e noi ci aspettiamo convintamente una presa di coscienza da parte di questa Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 29

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, io rimango sempre stupefatto quando sento alcuni interventi, anche perché questo dibattito noi l'abbiamo svolto in Commissione e tutte le forze politiche presenti in questo emiciclo hanno votato il testo base che abbiamo portato in Aula. Mi auguro che votino anche il provvedimento alla fine, che non ci siano astensioni, che non ci siano desistenze da questo sforzo che noi stiamo facendo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico). Se no non si spiega perché in Aula si arrivi con degli emendamenti che servono soltanto a catturare un po’ l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico), a far credere che c’è qualcuno che fa la lotta alla mafia meglio degli altri in questo emiciclo, qualcuno che è meno compromesso. Questo non è accettabile, soprattutto quando – ripeto – questo testo non l'hanno votato i singoli parlamentari o una singola forza politica, l'abbiamo votato tutti in Commissione, siamo giunti in quest'Aula con quel testo condiviso. Spero che lo spirito di quella Commissione e di questo testo non si disperda per qualcuno che, come dicevo all'inizio, forse ha più cara la bottega che i destini del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, il gruppo Fratelli d'Italia avrebbe voluto già in Commissione presentare un emendamento perché, per quanto ci riguarda, chiunque accetti consapevolmente il procacciamento di voti, addirittura con le modalità mafiose, di per sé, per quello che ci riguarda, meriterebbe già di essere punito senza bisogno di ulteriore scambio né di denaro né di altra utilità. Tuttavia, sono d'accordo con il collega Farina, una volta tanto. Credo che un lavoro importante svolto in Commissione su un tema così delicato, che veramente credo in buona fede trovi unito tutto il Parlamento, debba mantenere questa configurazione. Per cui abbiamo rinunciato a presentare emendamenti.
  Riteniamo il testo, nel suo complesso, equilibrato, capace di punire in maniera seria e severa un fenomeno preoccupante, che non è soltanto la mafia, ma è costituito dagli ammennicoli, dagli ambienti di contiguità, soprattutto quelli connessi alla politica e alla rappresentanza popolare, che poi hanno consentito, negli anni bui della Prima Repubblica, un grande rafforzamento e una penetrazione della mafia non soltanto nell'economia, ma nelle istituzioni.
  Per cui, oggi noi voteremo contro gli emendamenti presentati. In questo senso, riteniamo sia opportuno che, su temi così delicati, il Parlamento sia unito, al di là delle altre battaglie politiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti, Oliaro, Pagano... pregherei i deputati che stanno arrivando di affrettarsi ai propri posti. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  513   
   Votanti  499   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato
  98    
    Hanno votato
no  401).    

  (Il deputato Marco Meloni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 30

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 1.52. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, questo emendamento tende a sopprimere una sola parola, la parola «consapevolmente». Da un punto di vista tecnico-giuridico, non capisco perché sia stato aggiunto questo avverbio «consapevolmente». Infatti, già l'articolo in sé presume il dolo specifico. Ora noi vogliamo prevedere un dolo ancora più specifico della consapevolezza ? Ma questa fattispecie di reato non si integra con l'inconsapevolezza, e quindi questo avverbio è totalmente inutile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  A che serve ? Me lo dovreste spiegare, sinceramente, perché non si capisce. Anche altri colleghi, non della mia forza politica, mi hanno detto la stessa cosa. Quindi, davvero spieghiamoci per bene perché dovreste votare contro un emendamento sul quale anche voi, privatamente, mi avete detto di essere d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, ho ascoltato con la dovuta attenzione l'intervento di chi mi ha preceduto, che ha ritenuto di scambiare, visto che stiamo parlando di uno scambio, il «consapevolmente» come un avverbio addirittura inutile e addirittura legato a categorie come il dolo specifico, che mi sembra, almeno nella comune accezione di dolo specifico, abbia una diversa lettura.
  Deve essere molto chiaro e molto evidente che, intanto questo reato ha un senso, se l'interlocutore del mafioso sa esattamente che ha a che fare con un soggetto che usa lo strumento mafioso. Infatti, sarebbe gravissimo scambiare il semplice contatto con un soggetto che poi possa avere delle interfacce con soggetti tipo mafioso come un presupposto per questo tipo di responsabilità.
  Deve, cioè, essere ben chiaro ed evidente che quel «consapevolmente» ha un'efficacia importante. Cito l'intervento del relatore Dambruoso, puntuale su questo punto: è evidente che, se deve esservi punibilità, noi dobbiamo puntare non a creare processi, ma a individuare colpevoli. Il problema è estremamente chiaro.
  Il «consapevolmente» protegge la certezza che il soggetto che accetta il procacciamento – ma su questo diremo più avanti – è un soggetto che accetta un procacciamento consapevolmente mafioso. Ed il dolo è assolutamente generico. Generico significa che il soggetto ha semplice consapevolezza di agire in presenza di determinati presupposti oggettivi. Da questo punto di vista, quel «consapevolmente» rappresenta una grande conquista, che all'unanimità la Commissione giustizia ha condiviso, e che, sono convinto, sarà condiviso anche dall'Aula del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.52, parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giacomoni, Di Lello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  514   
   Votanti  509   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  255   
    Hanno votato
 147    
    Hanno votato
no  362).    

  (Il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario Pag. 31e che il deputato Cani ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 1.60.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Questo emendamento riassume in sé tutti gli emendamenti che sono stati presentati dopo e che voteremo dopo. Esso tende ad allargare le maglie di questo reato. Noi abbiamo, ad esempio, la locuzione «accetta». La locuzione «accetta» intende una passività del politico, a seguito di una offerta da parte del mafioso o dell'intermediario. Ebbene, spesso accade che non vi sia questa passività, bensì che il politico sia parte attiva nella richiesta di procacciamento di voti e quant'altro. Pertanto chiediamo, tra le tante modifiche, che si aggiunga l'espressione «si accorda», perché dimostra ancora di più la parità tra le due figure che commettono il reato. Ci sembra davvero una cosa di buonsenso, anche conoscendo – anche dai risvolti di indagini giudiziarie – quello che poi nella realtà succede. Perché diciamoci la verità: è vero, il marcio spesso proviene anche da elementi mafiosi, ma purtroppo il marcio proviene spesso anche direttamente dagli ambienti politici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. L'occasione che viene offerta da questo emendamento è ghiotta per poter chiarire e stabilire come vi sia una netta differenza in questa formulazione, certamente più garantista per certi versi, rispetto alla vecchia formulazione dell'articolo 416-ter. La parola che è scomparsa è la parola «promessa». Benché vi sia stata in qualche intervento in Aula una interpretazione, direi, creativa sulla scelta di eliminare la parola «promessa», lo strumento che si vorrebbe contrastare con l'emendamento in questione, è invece estremamente netto. «Accetta il procacciamento» significa che il soggetto che, ripeto, si interfaccia con il consapevole mafioso (consapevole per chi si interfaccia), deve accettare una forma concreta di attività del soggetto che è mediata – e in questo l'emendamento in questione offre una significativa chiave di lettura – da un articolo, che è l'articolo 56. La fattispecie, cioè, è ben determinata: ha una condotta concreta – accetta il procacciamento – e un tentativo, che ha un vantaggio rispetto alle insidie del mero patto astratto, cioè il tentativo richiede la idoneità degli atti. Quindi, siamo di fronte ad un meccanismo che non consente verbis di raggiungere l'obiettivo di indagare qualcuno solo perché basta la parola, ma obbliga chi deve indagare il soggetto, a verificare o l'accettazione di un procacciamento, che è un dato concreto di attività, oppure ad «accontentarsi» di un tentativo, che però deve essere idoneo.
  Quindi vedete come il mutamento letterale di «accetta il procacciamento» è certamente molto più garantista della promessa. Mi riferisco – ed ho concluso, Presidente – ad un'ipotesi che non è lontana dalla realtà. Perché non siamo più abituati ai processi in cui si raggiunge la prova con le indagini verso la responsabilità, ma ci stiamo abituando lentamente, soprattutto in questi processi, ma neanche tanto lentamente ormai, a soggetti che «collaborano» – tra virgolette – con la giustizia e quindi la cui parola ha l'efficacia mefitica e letale di attrarre chicchessia nell'ambito di vicende assolutamente eterogenee. Io penso a questo: il nuovo articolo 416-ter impedisce, nella sua struttura, che possa bastare la parola. Diventa indispensabile un riscontro oggettivo sia sotto la specie dell'accettazione di un concreto procacciamento, sia sotto l'aspetto del tentativo che deve essere idoneo. Da questo punto di vista, benché questo emendamento divida le due formule, dando così conferma di questa struttura, mi sembra che non possa intaccare un Pag. 32risultato così brillante, da questo punto di vista, raggiunto dalla fattispecie. Il mio parere è pertanto contrario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.60, parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brunetta, Di Lello, Catania, Moretti, Gregori, Dellai.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  512   
   Maggioranza  257   
    Hanno votato
 112    
    Hanno votato
no  400).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 1.53.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

  ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, mi scusi, non avevo capito che i colleghi non sarebbero intervenuti. Molto semplicemente noi votiamo contro questo emendamento, perché nella locuzione del testo base che abbiamo unanimemente votato, nel «chiunque accetta consapevolmente il procacciamento», è racchiusa ovviamente una condotta di accordo concluso; insomma è una norma scritta in modo tale da essere la più chiara possibile, e quello che connota la condotta, data la particolarità di quello che si vuole punire, è il fatto che tutto questo avvenga con le modalità dell'associazione a delinquere di stampo mafioso di cui all'articolo 416-bis. Quindi l'accordo potrebbe essere più astratto, mentre la formula «accetta il procacciamento» implica che già ovviamente nell'accettare ci sia l'accordo. Quindi da questo punto di vista è tecnicamente sicuramente più corretto e non lascia spazi, diciamo così, di impunità sotto questo profilo.
  Aggiungo soltanto, su qualcosa che è stato detto prima, che anche sull'elemento del dolo, dico sommessamente che nel testo base il dolo generico, che è quello previsto, anche qui è un dolo che garantisce di più la piena punibilità. Diverso sarebbe se fosse previsto un dolo specifico – lo dico per i colleghi del MoVimento 5 Stelle. In questo caso sicuramente sarebbe chiesto qualcosa di più e qui è esattamente il contrario.

  PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.53, parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sannicandro, Fitto, Gasbarra, Capua, Cassano, Verini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  511   
   Votanti  497   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  400).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 1.54. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Attualmente, con questa configurazione, il reato si consuma con l'effettiva dazione di denaro o altra utilità. Ebbene, nell'articolo relativo alla concussione, il reato si integra anche con la sola promessa di dazione indebita o di indebita utilità. Allora, perché in questo caso noi vogliamo andare a posporre il momento della commissione del reato, Pag. 33invece di parificarlo a tutte le altre fattispecie previste dal codice penale ? Forse, non so, perché ci sono troppi interessi in ballo o cosa ? Perché altrimenti il sistema non si capisce, non ha una sua omogeneità. Quindi, davvero, l'integrazione della fattispecie, secondo voi, è meglio metterla nell'effettiva dazione o basta solo la promessa di una dazione di denaro o la promessa di un appalto ? Quindi, il reato si consumerà dopo le elezioni, dopo che verrà fatta una determina dirigenziale o comunale o cosa ?
  Chiediamocelo, è davvero in questo caso... meno male che è arrivato il sottosegretario per farci intendere il perché del suo parere contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Anche qui, questo emendamento ben illustrato dal proponente, dimostra come la necessità addotta di aggiungere la parola «promessa» costituisca, nell'ambito della lettura di questa fattispecie, un sicuro indice di diversità rispetto a quello che era lo chassis originale dell'articolo 416-ter. È chiaro che la necessità di collegare anche una sanzione sicuramente importante – ma di questo diremo a proposito degli altri emendamenti – ad una condotta determinata, costituisca anche la risultante – me lo si faccia passare – del disagio istituzionale che tutti – credo – soffriamo allorquando pensiamo al concorso esterno in associazione di stampo mafioso, che è una norma di carattere giurisprudenziale. Cioè l'esigenza di dare tipicità a condotte di questo genere nasce proprio dalla difficoltà di avere per anni subito una norma che io reputo, dal punto di vista puramente, come posso dire, culturale, inaccettabile in un sistema quale il nostro, fondato sulla tipicità, sulla legalità e sulla certezza che il cittadino deve avere, di rispondere penalmente di un fatto che è prescritto e di cui abbia piena consapevolezza e che non deve essere creato dal giudice ma dal legislatore; una banalità che, però, ha falcidiato una serie di vittime a torto o a ragione, ma non è importante il risultato, è importante il principio. In un sistema di diritto costituzionale come il nostro risulta insopportabile che vi sia una norma che non è scritta dal legislatore.
  E allora, se questa è la premessa, la promessa, come è stata eliminata dall'ambito e dall'alveo dell'articolo 416-ter, ha una sua precisa ragione: restituire a questa fattispecie una certezza comportamentale, una condotta leggibile che abbia nella concretezza non solo della condotta ma anche della prova il suo leitmotiv, il suo motivo portante. Da questo punto di vista mi sembra che l'emendamento, benché ampiamente condiviso per via negativa, perché dimostra quello che noi abbiamo voluto fare, non possa essere votato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vazio. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO. Signor Presidente, innanzitutto io voglio esprimere un disagio a fronte di continui interventi svolti quasi a mettere in prima fila qualcuno che vuol sempre fare il primo della classe, rispetto a una battaglia sulla legalità, su un tema così delicato, come è il contrasto alle associazioni mafiose, e quasi a far rappresentare che il MoVimento 5 Stelle abbia la patente che, invece, altri gruppi politici, che si sono fatti carico in questo periodo di tempo di questa battaglia, non avrebbero.
  Tanto diciamo con chiarezza che il Partito Democratico e coloro che hanno firmato questa proposta di legge vogliono contrastare senza «se» e senza «ma» un fenomeno odioso e oggi mal regolato. Perché questa normativa va a superare anche un'esigenza di chiarificazione su una norma che chiara oggi non è, perché fa riferimento a richiami al 416-bis che oggi non è chiaro. Oggi noi consegniamo alla magistratura, e a coloro che si occuperanno di queste vicende odiose, un testo di legge chiaro. Ma dobbiamo sapere che l'accertamento di questo reato non sarà un Pag. 34percorso semplice e facile. E proprio per questo motivo abbiamo voluto che questo reato, in questa conformazione, fosse chiaramente definito. Infatti condire questo reato di «se», di promesse o di incertezze nella determinazione della sua configurazione, ci pareva portasse a indebolirlo. Ed è questa la ragione per la quale respingiamo tutti questi emendamenti volti a creare disagio nell'accertamento. Noi vogliamo punire una condotta chiara e vogliamo che venga dato un messaggio chiaro. Non si tratta con la mafia. Chi si candida deve sapere che chi tratta con la mafia e con questi sistemi viene punito, ma dobbiamo sapere che il messaggio è chiaro se chiara è la norma. Questa norma oggi è chiara e per questo noi riteniamo che non debbano essere frapposti dubbi o inserimenti che possono solo indebolirla. Ed è per questo motivo che noi riteniamo che questi emendamenti vadano respinti con chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, mi volevo collegare a quello che è già stato detto con chiarezza dal collega del PD. In realtà la tipologia della condotta espressa da questo emendamento è già punita dal decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957, che configura il reato di corruzione elettorale e, quindi, crediamo che, per un'esigenza di chiarezza su una norma delicata, il testo originario vada mantenuto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, semplicemente per riportare il dibattito in Aula su un piano che è utile per tutti i cittadini. Voglio semplicemente sottolineare che qui nessuno vuole fare il primo della classe ma vogliamo portare istanze che sono differenti e sono, secondo il nostro punto di vista, migliorative del testo attuale. Sono istanze che portano la voce di tanti cittadini con cui siamo stati in contatto continuo per tutta l'elaborazione del testo nei lavori della Commissione. Sono istanze che non portano avanti nessun interesse di bottega, perché in questa forza politica, in questo gruppo, non abbiamo alcun interesse di bottega né riguardo a questo provvedimento, né riguardo a tutti gli altri provvedimenti che vengono discussi in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie. È esaurito il suo tempo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.54, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carbone... Gnecchi... Stumpo... Catania... Abrignani... Martella... diamo il tempo al deputato Fantinati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  512   
   Maggioranza  257   
    Hanno votato
 113    
    Hanno votato
no  399).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Costa 1.8.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, ho avuto il piacere, con il collega Costa, di essere cofirmatario di questo emendamento, che in realtà è più la necessità di un chiarimento delle ragioni che per cui la parola «altra utilità» risulta correttamente assunta nell'ambito Pag. 35di questa norma, perché – e in questo devo dare atto che la relazione del collega Dambruoso è stata esemplare nel citare due recenti orientamenti del supremo collegio del 2011 – è evidente che l'altra utilità non può che essere un'altra utilità a sfondo, voglio usare questa espressione, patrimoniale.
  La giurisprudenza sul vecchio articolo 416-ter aveva chiarito, con grande difficoltà – perché, parliamoci chiaro: il denaro è denaro e l'interpretazione letterale non può consentire di dire che il denaro è qualche cosa di diverso – che per «denaro» del 416-ter si poteva intendere anche un'utilità patrimonializzabile. Voi capite bene che questo è uno sforzo che il diritto vivente ha consentito proprio per dare a questa norma un qualche spazio diverso dalla semplice pecunia. Allora, questa scelta – danaro o altra utilità – pone rimedio a questo impasse di carattere lessicale, cioè si dice finalmente che oltre al denaro è possibile anche un'altra utilità patrimoniale. In altre parole, si raccoglie il testimone della Cassazione, si comprende che è necessario includere anche un'altra utilità patrimoniale e raccogliendo quell'orientamento, si introduce l'altra utilità.
  Noi abbiamo proposto la specificazione di patrimoniale – ed è un emendamento che io mi accingo a ritirare, Presidente – perché anche nel parere della I Commissione è stato evidenziato che non vi è un difetto di tipicità nella semplice utilità proprio per questo imprimatur di carattere giurisprudenziale, cioè per questa impronta indelebile della Cassazione che, spiegando la parola denaro, ci dà l'idea di come anche l'altra utilità non possa che essere patrimoniale. Quindi, per ragioni letterali, per ragioni storiche, per ragioni direi interpretative che vengono dalla stessa Cassazione, è evidente che il Parlamento raccoglie, nelle sue formulazioni, gli input che vengono dal diretto vivente e dalla giurisprudenza, come è avvenuto in questo caso. Sicché danaro o altra utilità non può che essere altra utilità patrimoniale. Per queste ragioni io ritiro l'emendamento.

  PRESIDENTE. Allora l'emendamento è ritirato e quindi non si passa al voto.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Costa 1.10.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ribadire la necessità di ritirare l'emendamento per le stesse ragioni che ho prima esposto.

  PRESIDENTE. Sta bene e prendo atto che anche l'emendamento Costa 1.50 è ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 1.55.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, nelle scorse settimane c’è stata la requisitoria del processo «Minotauro», processo molto conosciuto in Piemonte, perché tendente ad accertare per la prima volta un bell'intreccio affaristico, lobbistico tra imprenditori, politici e ’ndrangheta. Ebbene, il procuratore Caselli ha detto che la mafia c’è perché c’è mercato per i suoi servizi. Ci sono tante persone che traggono vantaggio dall'esistenza della mafia, persone che non hanno nessun interesse a denunciarla, persone, politici e amministratori che la legge penale non può punire perché la loro colpa è l'opportunismo. Ora, sappiamo che questo processo si basava su moltissime risultanze, su moltissimi contatti tra politici, ’ndranghetisti, intermediari e quant'altro.
  Però ci chiediamo se, allora, forse c’è una volontà di non modificare la norma così da aiutare la magistratura inquirente a fare il proprio dovere, cioè quello di debellare le organizzazioni mafiose in Italia, ma, soprattutto, di debellare l'intreccio tra organizzazioni mafiose e politica. E tornando, però, più specificatamente a questo emendamento, esso tende ad aggiungere una locuzione che chiarifica la norma e, quindi, chiarifica anche la portata delle utilità o del denaro inerenti lo Pag. 36scambio elettorale politico-mafioso. Infatti, si aggiunge che l'utilità e il denaro valgono per sé o per altri, ovvero si è condannati anche se lo scambio riguarda un appalto ad esempio dato ad un'azienda infiltrata dalle organizzazioni mafiose, ma non infiltrata dal capo mandamento o da chi si è messo d'accordo con il politico di turno. È solo un emendamento chiarificatore, così che non ci sia il pericolo di una giurisprudenza restrittiva e di una giurisprudenza estensiva, così che sia chiaro per tutti cosa la norma va a punire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ermini. Ne ha facoltà.

  DAVID ERMINI. Signor Presidente, io voglio dire poche parole, perché credo che ormai la discussione su questi emendamenti abbia preso una cadenza abbastanza regolare. Mi associo naturalmente alle parole che i miei colleghi del Partito Democratico hanno già pronunciato. Certo, però, devo dire, Presidente, che mi trovo abbastanza a disagio. Dopo una votazione all'unanimità, io obiettivamente non mi aspettavo che nell'Aula si cominciassero e si continuassero a dare lezioni su come si fa la lotta alla mafia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Io faccio parte di un partito che credo non abbia bisogno, ma anche altri partiti hanno avuto parenti anche uccisi dalla mafia. Quindi, questo sentirci dare lezioni nel partito che aveva accolto nelle sue origini, nei partiti di origine, Pio La Torre e Piersanti Mattarella, obiettivamente non l'accetto, non mi va, non lo voglio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).
  E guardi, Presidente, io credo che noi siamo tutti qui a svolgere il nostro dovere di legislatori. Io sono stato, come tutti, molto contento del voto all'unanimità in Commissione. Il mio capogruppo in Commissione ieri, in un articolo su un giornale nazionale, riportava delle parole che dicevano: «Il testo approvato all'unanimità dalla Commissione giustizia della Camera è una risposta concreta alla domanda di giustizia e di impegno portata avanti dalla società civile contro la corruzione, una vera e propria peste che distrugge lo sviluppo, le risorse e l'economia del Paese». Queste sono parole di Don Ciotti e su questo io credo che dobbiamo e abbiamo l'obbligo di non darci lezioni a vicenda, ma di fare qualcosa di positivo per il nostro Paese e per andare avanti per combattere la mafia.
  Io non mi permetto, perché molti sono colleghi non solo onorevoli, ma anche nella professione, nella vita ordinaria, però vorrei semplicemente dire, ma lo dico molto sommessamente, che esistono anche le norme del concorso nel codice penale e del tentativo e, quindi, perché non lasciare alla magistratura naturalmente di interpretare se sia da applicare il tentativo, se sia da applicare il concorso ? Successivamente, avremo anche degli emendamenti che si occupano delle pene edittali, sia al minimo che al massimo e credo che sia giusto così, che ognuno, che ogni magistrato che affronta la lotta alla mafia abbia la possibilità e la capacità naturalmente di poter delineare e di valutare quale sia la fattispecie in concreto da applicare. Però lo dico con molta umiltà e molto sommessamente.
  Non abbiamo bisogno di lezioni, siamo qui per fare il bene del Paese e su questo io credo che dovremmo trovarci oggettivamente tutti d'accordo. Poi, i comizi li facciamo fuori, andiamo fuori, andiamo e raccontiamo quello che vogliamo e prendiamoci i voti che la gente ci vorrà dare, ma su questo obiettivamente lezioni non le accettiamo da nessuno. Per questo preannuncio voto contrario al presente emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, non accettiamo e rigettiamo al mittente Pag. 37qualsiasi accusa di voler fare comizi su un argomento così importante (Commenti), qual è la lotta alla mafia. Tutti i deputati qui presenti potranno chiedere a tutti i membri della Commissione giustizia il comportamento del MoVimento 5 Stelle sull'elaborazione del testo dell'articolo 416-ter. L'emendamento in questione riguarda semplicemente l'inserimento di una frase in più, di alcune parole che permettono di restringere la norma. Il riferimento all'utilità per sé o per altri è simile a quello che c’è per la concussione, in cui si specifica che il reato vale anche se l'utilità è per terzi.
  Ora, chiederei all'Aula di discutere gli emendamenti e di smetterla di focalizzarsi su argomenti che non c'entrano nulla, come presunti comizi sulla lotta alla mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, colleghi, onestà vorrebbe che si dichiarasse apertamente e si ricordasse che, in Commissione, non ci siamo affatto divisi nella maniera in cui oggi si sta dimostrando, abbiamo interloquito, anche intensamente, perché la questione è una questione anche tecnica, come il collega Sisto ha dimostrato. La divisione era soltanto su un modo più preciso di fare una norma che non desse adito ad equivoci. Questa è stata la divisione. Né mi ricordo che, in quella sede, sono stati proposti emendamenti eventualmente ripudiati, che, pertanto, si sono riproposti in quest'Aula.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 17,30)

  ARCANGELO SANNICANDRO. Quindi, quando qualcuno lamenta che si sta tentando di strumentalizzare questa questione, come al solito, credo che non sbagli. E sarebbe ora di finirla, abbiamo votato all'unanimità: o qualcuno era distratto oppure qualcuno è pentito, e lo dicesse chiaramente (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

  LAURA GARAVINI. Signor Presidente, intervengo per esprimere, da un lato, rammarico, perché effettivamente dopo che si è giunti ad un compromesso politico votato all'unanimità in Commissione giustizia è davvero un peccato che si sprechi un'occasione così bella, qual è quella che ci viene data oggi, di approvare all'unanimità un provvedimento così importante, è peccato che si voglia a tutti i costi giocare al più bravo della classe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dall'altro lato, è anche un'espressione di soddisfazione, perché, solo fino a sei mesi fa, era del tutto impensabile ritenere di approvare in quest'Aula l'articolo 416-ter, così come si è formulato in Commissione giustizia. Dunque, da un lato, anche una grande, una grande vittoria, alla quale noi oggi perveniamo.
   Ma vorrei svolgere anche un'ultima considerazione. Se proprio vogliamo fare a gara a chi è il più bravo a realizzare questa legge, allora portiamo questa gara al di fuori di qua, perché la legge, per quanto buona diventi, non è sufficiente a garantire liste pulite.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LAURA GARAVINI. Allora, rivolgo un appello a tutti i partiti, affinché le liste pulite si facciano e si garantiscano nei fatti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 38Colletti 1.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abbiamo votato tutti ? Terzoni, Polverini, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  516   
   Maggioranza  259   
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no  405.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Costa 1.51.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, per potersi occupare del tema della pena dei reati è indispensabile, innanzitutto, avere una legittimazione. Rammenterò all'Aula, a memoria, indipendentemente dalle persone che la occupano, che il PdL, nella passata legislatura, ha dato prova di grande capacità concreta di lotta alla mafia. I provvedimenti che il Governo guidato dal PdL ha posto in essere nei confronti delle mafie sono stati plurimi, i risultati eccezionali, mai visti per pervicacia, per tenacia, per impegno delle forze dell'ordine, e il Governo è stato capace di garantire questi obiettivi. La nostra legittimazione nasce da qui, da questo passaggio noi abbiamo titolo, in quanto abbiamo combattuto fortemente le mafie, di essere presenti in questo dibattito; perché è evidente che se qualcuno si permette, sia pur sulle agenzie, di ipotizzare che i parlamentari del PdL intendono annacquare questo provvedimento, chiunque faccia questo commette un falso ideologico, storico e letterale. Noi abbiamo sempre combattuto le mafie e nessuno si permetta di ipotizzare, neanche per un attimo, che ci sia una qualche debolezza nei confronti di questo fenomeno. Infatti, una cosa è il combattimento concreto della mafia, signor Presidente, altra cosa è la ricerca di un equilibrio normativo che consenta al sistema di essere funzionale, perché, lo insegnava anche un penalista certamente non di matrice appartenente alla nostra compagine come Pietro Nuvolone, la pena non è certamente astrattamente capace di inibire qualcuno alla realizzazione di condotte illecite; la maggior quantità di pena riempie la pancia, ma certamente non mette il sistema in condizioni automatiche di raggiungere i colpevoli; è soltanto un modo di rispondere alla piazza, ma non è un modo razionale di scrivere una norma penale capace di raggiungere un colpevole. La norma deve essere equilibrata, e questo è stato il nostro sforzo.
  Segnaliamo, signor Presidente, che questa norma, partendo dalla pena prevista dal primo comma dell'articolo 416-bis, è passata poi ad una formulazione da due a otto anni – quindi, una formulazione molto grave – per raggiungere poi, in Commissione, una pena da quattro a dieci anni. Ebbene, noi abbiamo molta fiducia nella magistratura capace di commisurare la pena esattamente tarandola sulle responsabilità, ma questa capacità di discrezionalità del giudice non va certamente mortificata, incrementando a dismisura la sanzione e, quindi, creando una norma che abbia un peso penale ma, sostanzialmente, non risponda ad una logica di equilibrio del sistema. Se questa è la prospettiva, discutere sulla pena diventa non un modo per annacquare le norme, ma un modo per renderle più efficaci.
  Preannuncio che ritirerò questo emendamento, perché non voglio neanche per un attimo, lo dico sinceramente, turbare il clima di unanimità che ha caratterizzato questo obiettivo. Noi dobbiamo essere uniti nell'ambito di questa lotta, ma dobbiamo essere consapevoli che non è caricando sulla sanzione che si raggiungono gli obiettivi. Indipendentemente dai comprensibili tentativi di appropriazione debita di un risultato che è della maggioranza, ma direi di tutto il Parlamento, non ho nulla da eccepire su chi cerca con la pancia di Pag. 39rispondere al diritto, però il Parlamento risponde alla pancia con una norma che è capace, certamente, di raggiungere gli obiettivi. Allora, ritiro l'emendamento, ma voglio sottolineare che questo obiettivo, raggiunto all'unanimità, anche se convinto di quello che ho scritto, non merita un voto che possa, neanche per un attimo, essere dissonante (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. A questo punto, l'emendamento Costa 1.51 è ritirato. Passiamo all'emendamento Costa 1.22.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. L'emendamento è di contenuto assolutamente analogo per contenuti e sistema e, quindi, lo ritiro.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 1.56.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Molto velocemente, noi qui aumentiamo di un anno il minimo edittale della pena, portandolo da cinque a dieci, il quale si raccorda con i seguenti emendamenti che dividono la pena edittale in base a un supposto tentativo e all'integrazione del reato con lo scambio di voti, da tre a sette, da sette a dodici, quindi per ordinare meglio la materia.

  PRESIDENTE. Non vedo richiesta di parola su questo emendamento.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.56, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Rossomando, Brunetta, Calabria...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: respinge (Vedi votazioni)

   Presenti e votanti  509   
   Maggioranza  255   
    Hanno votato  110    
    Hanno votato no  399    

  (La deputata Mogherini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Chiarelli 1.61.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, questo emendamento nasce proprio per evidenziare questo atteggiamento ostruzionistico e primatistico da parte del MoVimento 5 Stelle; qui non dobbiamo fare a gara a chi alza di più la pena, penso invece che dobbiamo fare a gara a chi fa meglio una legge e credo che in Commissione, così come diceva anche il collega Sannicandro, e ho apprezzato anche molto le parole del collega Farina, abbiamo lavorato tutti in un'unica direzione per fare una norma, per fare una legge, per consentire che questo articolo 416-ter fosse delineato nella sua interezza. Per cui io credo che sia pretestuoso oggi provare ad innalzare la pena su una sanzione che ritengo già abbastanza equa e uniforme a quello che è stato il dibattito in Commissione, per cui lo scopo era quello che ho innanzi evidenziato, per cui io ritiro il mio emendamento.

  PRESIDENTE. Purtroppo, onorevole Amoddio non posso darle la parola perché l'emendamento è stato ritirato. L'emendamento 1.62 onorevole Chiarelli ?

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Ritirato Presidente.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 1.59.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

Pag. 40

  ANDREA COLLETTI. Questo emendamento intende punire non solo chi materialmente procaccia i voti ma anche chi si adopera per procacciarli, ovvero colui che ideologicamente è anche connesso al reato; pertanto, tende ad allargare nella sfera di punibilità non solo, diciamo, la manovalanza ma anche coloro che pur non rientrando nel concorso collaborano con la manovalanza o la guidano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scalfarotto. Ne ha facoltà.

  IVAN SCALFAROTTO. Signor Presidente, anch'io non perdo occasione per ringraziare tutti i colleghi della Commissione giustizia per il lavoro fatto per questo articolo 416-ter; io voglio anche ricordare che moltissimi di noi, prima delle elezioni, avevano aderito ad una campagna dell'associazione Libera: avevamo indossato un braccialetto bianco impegnandoci ad approvare questo provvedimento entro 100 giorni e quindi mi pare che grosso modo ci siamo, il Parlamento ha risposto.
  Noi voteremo contro questo emendamento perché credo che una delle cose che stiamo cercando di fare è anche di legiferare con chiarezza, dando un occhio alla tecnica legislativa. Io con tutta franchezza vorrei invitare anche i colleghi ad un esame della chiarezza della lingua; «procacciare» è un verbo che dà proprio l'idea di fare una serie di cose che consentono di raccogliere un certo risultato, e questa serie di cose possono essere le più varie: incontri, promozione.
  «Procacciare» è un verbo ampio, molto ampio.
  Se penso allora a chi si adopera per procacciare, mi sembra che, proprio dal punto di vista semantico, andiamo a finire in una zona di assoluta indeterminatezza, ed anche in una formula che mi sembra leziosa, ridondante e che non aiuta l'interprete ad applicare una norma che mi pare molto chiara. «Procacciare» significa darsi da fare per trovare quei voti, e quindi «adoperarsi per darsi da fare» diventa una tautologia, una ripetizione che nulla aggiunge.
  Questo emendamento quindi, che si aggiunge secondo me già in modo pleonastico al lavoro fatto dalla Commissione, diventa veramente un intervento che il buon legislatore, che vuole tenere una buona tecnica e produrre una norma che sia facilmente applicabile, semplicemente comprensibile dall'interprete, dagli avvocati e anche dal cittadino, non dovrebbe approvare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, intervengo solo perché resti agli atti dei lavori dell'Aula la lettura di questo emendamento come una tecnica da «ansia da prestazione» normativa; dico ciò perché quando si vuole aggiungere alla parola «procaccia» o «a chi si adopera per procacciare», sostanzialmente non si fa altro che, con una sorta di stress di espressioni, caricare la parola «procacciamento» di contenuti che in qualche modo non le appartengono.
  Che cosa voglio dire ? Diceva bene prima un collega che ha preso la parola: vi sono istituti come il concorso, vi sono istituti di carattere generale che certamente non meritano neanche di essere scomodati; per cui qualche volta ritenere che con più parole, con più espressioni, con una tecnica normativa asfissiante si possa raggiungere il risultato, presupporrebbe la conoscenza di taluni istituti di parte generale. Il Parlamento è fatto per questo: chiunque può esprimere giustamente il proprio parere, le proprie opinioni; però sia ben chiaro che qualche volta non essere d'accordo con gli emendamenti non vuol dire non condividere il giusto spirito di attenzione verso un risultato, ma semplicemente invocare delle regole di tecnica che, come nella chimica, come nella geologia, esistono anche per il diritto. Mi sembra che da questo punto di vista l'emendamento dica più di quello che Pag. 41possa dire. Voterò contro (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Garavini, Di Lello, Madia, Oliverio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: respinge (Vedi votazioni).

   Presenti e votanti  507   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato  112    
    Hanno votato no  395.

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 1.57.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ricordare che la locuzione «si adopera per» era presente nella proposta di legge presentata dal PD a prima firma Sanna: così, tanto per ricordarsi in tema di tecnica giuridica e di sbagli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Premesso questo, poi, ovviamente, ognuno può cambiare idea. E parlando dell'emendamento di specie, esso recita così: «Chi chiede o chi promette il procacciamento di voti previsto dal primo comma, è punito con la reclusione da tre a sette anni». Con l'attuale formulazione, il politico che chiede al mafioso il procacciamento di voti rischia di non essere punibile.
  Vi sembra normale che il fatto di chiedere voti ad un mafioso non possa essere punito ? A noi non sembra normale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il significato di questo emendamento è tale per cui chi vota no, nei fatti, aiuta la collusione tra politica e mafia. Volete davvero combattere la collusione tra politica, mafia ed affari oppure no ? Se la volete combattere votate sì a questo emendamento e non fate solo parole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Amoddio. Ne ha facoltà.

  SOFIA AMODDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, premetto che qui parlo a nome del Partito Democratico: nessuno è a favore della mafia ma tutti i parlamentari, in particolare quelli del Partito Democratico, siamo a favore della legalità e la legalità presuppone anche il raziocinio delle norme oltre che l'espressione letterale ben fatta, da questo legislatore, che è l'intero Parlamento italiano.
  «Chi chiede o chi promette» sono espressioni da parte del MoVimento 5 Stelle che io rigetto totalmente. Nessuno qui vuole esentare dalla pena il politico che chiede, tant’è che il politico che chiede, nella formulazione già del primo comma dell'articolo «chiunque accetta consapevolmente il procacciamento di voti (...)», viene ugualmente punito, poi toccherà al giudice, nel caso concreto, stabilire se quella fattispecie che si determina concretamente è punibile o meno come per tutti i reati.
  Con le parole «chi chiede o chi promette» si allarga a dismisura la fattispecie penale comprendendo anche condotte non punibili; nel diritto penale esiste un principio sacrosanto che è il tentativo della fattispecie penale: un reato può essere consumato o tentato. Il reato è tentato quando si pongono in essere tutte quelle condotte punibili astrattamente dalla legge ma l'azione non si compie o l'evento non si verifica. Il semplice chiedere non è neanche un tentativo; quindi, rigettiamo totalmente questo emendamento perché la precedente fattispecie penale dello scambio politico-mafioso, che oggi viene modificata, Pag. 42con l'attuale formulazione, in precedenza era scarsamente determinata perché presupponeva il prezzo dello scambio che era solo in denaro e in molti casi concreti giudiziari non permetteva la punibilità. Questa nuova formulazione dell'articolo, come verrà in seguito votata, amplia in maniera certa, concreta e anche proporzionale, in ordine alla pena, la punibilità.
  Concludo, dicendo che la sede dove io svolgo l'attività politica in nome del Partito Democratico, di questo grande partito, dove io relaziono periodicamente alla città quanto avviene in Parlamento, è dedicata proprio a Pio La Torre ucciso dalla mafia. Ribadisco, quindi, che il Partito Democratico non è assolutamente a favore della mafia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA. Signor Presidente, il collega del MoVimento 5 Stelle ha un po’ provocato su questo tema e lo ha fatto dicendo «volete punire o non volete punire colui che chiede o promette il procacciamento di voti ?». Io dico che lo vogliamo punire, ma lo vogliamo punire sulla base delle norme del codice penale. L'articolo 56 del codice penale punisce il tentativo; ebbene, in questo caso chiarissimamente ci sarebbe una punibilità, qualora ci fossero atti idonei diretti in modo non equivoco a commettere il delitto, di cui all'articolo 416-ter, a titolo di tentativo.
  Il dibattito in Commissione e in quest'Aula è stato costruttivo; ognuno ha sostenuto le sue tesi, ma è chiaro che tutti quanti abbiamo un obiettivo. L'obiettivo è quello di fare in modo che venga punito colui il quale commetta degli atti che sono criminali. Non dobbiamo però fare in modo che la punibilità, sulla base di un reato consumato, venga anticipata in modo tale da andare a invadere un'ipotesi generale che è quella del tentativo. Dobbiamo distinguere le pene, dobbiamo distinguere le condotte, dobbiamo distinguere anche le punibilità.
  Questo è un elemento essenziale, un elemento essenziale di quello che noi abbiamo sostenuto nell'ambito della Commissione. Abbiamo fatto in modo che la pena venga applicata, nell'articolo 416-ter, ai soggetti che pongono in essere un reato consumato; non anticipiamo la punibilità al momento della promessa, quanto meno in termini di consumazione: la promessa sarà punita a titolo di tentativo. Diciamo che si tratta di un percorso sacrosanto di tutte quelle che sono le norme del codice penale.
  Questa è una battaglia che si è abbinata all'individuazione di tutta una serie di paletti, nell'ambito della norma, che consentono all'interprete di capire chiaramente ciò che è lecito e ciò che è illecito. Questo è un percorso che dovrebbe avvenire sempre quando si pongono in essere delle norme penali: non debbono essere vaghe, non debbono essere generiche, non debbono lasciare al giudice degli spazi e dei margini di manovra esagerati, altrimenti ci sarà una giustizia che nel tribunale A viene perseguita in un certo modo, nel tribunale B in un modo del tutto diverso. Non possiamo fare in modo che tutte le norme abbiano dei percorsi interpretativi delineati dalle Sezioni unite della Cassazione: deve essere il legislatore che si fa carico di individuare in modo chiaro quelli che sono i fatti da punire (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, solo per chiarire che è oggettivamente difficile individuare atti idonei ad accettare consapevolmente il procacciamento. Quello che voleva fare il MoVimento 5 Stelle con questo emendamento è cercare di garantire la punibilità e la sanzione prevista dall'articolo anche nel caso del tentativo, che invece – così com’è formulato – rischia di non trovare alcuna applicazione concreta nella realtà.
  Dal nostro punto di vista, è chiaro che una battaglia alla mafia attraverso questo Pag. 43articolo sarebbe più concretamente applicabile se l'articolo fosse chiaro anche con riguardo al tentativo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.57, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Savino, Giammanco, Di Lello, Calabria, Grassi, Grande...
  Dichiaro chiusa la votazione.

  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  504   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  391.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  (Il deputato Carocci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 1.58.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, questo emendamento inserisce un'aggravante nel momento in cui si prova l'effettivo scambio materiale di voti, così ritornando alla pena prevista dal precedente articolo 416-ter e, quindi, parificandola a quella prevista dall'articolo 416-bis.
  Inoltre, a tutti i colleghi che si riferivano al nostro voto favorevole in Commissione – come già dichiarato in sede di Commissione, dove alcuni colleghi non erano molto attenti – diciamo che il MoVimento 5 Stelle ha votato lì per puro spirito di servizio (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà), perché, sì, la norma è migliorativa, ma, di certo, non era così migliorativa come volevamo. In realtà, speravamo che qui in Aula i singoli parlamentari potessero avere un minimo di libertà di coscienza nel votare gli emendamenti dell'attuale opposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Inoltre, ricordo all'Aula che il compromesso politico su questa norma, compromesso al ribasso, è tra PdL, PD e Scelta Civica. Non è certo un compromesso a cui ha partecipato il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vi ricordo inoltre che l'idea del compromesso è un'idea che può avere una deriva molto pericolosa in tema di mafia. L'idea del compromesso nel 1992 ha portato alla trattativa dello Stato con la mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi moderiamo le parole anche dei compromessi e dei limiti dove vogliamo arrivare. Lo Stato deve dimostrare nella lotta alla mafia di essere forte, non di essere debole o succube.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picierno. Ne ha facoltà.

  PINA PICIERNO. Signor Presidente, io devo riconoscere che sono abbastanza sorpresa e anche un po’ dispiaciuta, devo dire, per i toni che sta assumendo questo dibattito, anche perché Presidente stiamo qui riproponendo nel merito alcune delle cose che abbiamo affrontato in maniera chiara in Commissione e in maniera unitaria si era deciso di superare gli emendamenti e le obiezioni di ciascuna parte politica per dare una risposta unitaria, forte e decisa a tutti quei cittadini – lo ricordo a quest'Aula: 270 mila cittadini – che hanno chiesto a questa Aula, a tutti, di rispondere in maniera efficace rispetto alla riforma che ci veniva chiesta del reato di scambio politico mafioso. Io capisco l'interesse che si può avere per i cinque minuti di celebrità, colleghi del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà). Capisco l'interesse alla polemica strumentale perché poi qualche blog deve riprendere i vostri interventi, ma quando questo viene fatto mettendo sotto Pag. 44i piedi cose serie e cose importanti come quelle di cui discutiamo oggi, io vi inviterei, come dire, a provare un po’ di sana vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà), perché le cose di cui discutiamo oggi sono cose serie. Il percorso che ha portato quest'Aula a questo punto è un percorso importante. Lo ricordavo ieri: quando volgiamo lo sguardo all'indietro per ricordare tutti i miglioramenti che ci sono stati nella legislazione antimafia, ci troviamo di fronte ad un dato inequivocabile, cioè che ogni miglioramento della legislazione antimafia si è avuta come reazione al sacrificio, all'omicidio di servitori dello Stato. È stato l'omicidio del generale Dalla Chiesa a permettere l'introduzione nel nostro ordinamento dell'articolo 416-bis e, dopo l'omicidio del generale Dalla Chiesa, vi ricorderete tutti che fu Pio La Torre a tipizzare in maniera efficace il fenomeno mafioso, definendo, come dicevo prima, alcune caratteristiche importanti dello stesso fenomeno. Come sappiamo, questo fatto costò la vita a Pio La Torre. Pio La Torre venne ammazzato il 30 aprile dello stesso anno, mentre si recava presso la sede del Partito Comunista, e ci vollero ancora morti. Prima si ricordavano le stragi e ci vollero proprio quelle stragi, onorevole Colletti, le stragi del 1992, per arrivare a parlare di reato di scambio politico mafioso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà). E fu esattamente la lezione di Giovanni Falcone che ci permise di cominciare a introdurre questi principi nel nostro ordinamento. Allora io vorrei qui ricordare a questa Aula, a voi colleghi del MoVimento 5 Stelle, la lezione di quei servitori dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà). Vorrei ricordare qui il nome di Pio La Torre, il nome del generale Dalla Chiesa, il nome di Giovanni Falcone, il nome di Paolo Borsellino, il cui anniversario della morte ricorrerà tra pochi giorni. Allora, io credo, Presidente, che poter approvare in tempi celeri, rapidi ed efficaci la tipizzazione del reato di scambio politico mafioso sia il modo migliore che abbiamo, che ha questa Aula, per ricordare la memoria di Paolo Borsellino, il cui anniversario della morte ricorrerà tra pochi giorni, e per dire basta a polemiche strumentali, che non fanno bene né a questa Aula né alla memoria di quegli uomini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, non entro nel merito di questo emendamento; entro nel metodo, nello stile e nello spirito di questa discussione. Noi abbiamo lavorato per tre mesi nel Paese, in quest'Aula, un gruppo di parlamentari, per raccogliere la sfida che ci ha lanciato Luigi Ciotti, che è stava sottoscritta, con la firma, da 300 mila italiani, che volevano che finalmente questo reato prevedesse che nello scambio elettorale tra il politico e il mafioso, ciò che contasse non fosse soltanto il denaro, ma anche la promessa, l'utilità, l'obbedienza. E il concetto chiave che noi abbiamo inserito in questa provvedimento, che da oggi diventa legge dello Stato, per la quale Luigi Ciotti ci ringrazia per il lavoro che abbiamo fatto, è proprio avere finalmente allargato questa fattispecie penale.
  In questi mesi abbiamo lavorato parecchio con alcuni parlamentari, anche del gruppo del MoVimento 5 Stelle, e con tutti gli altri gruppi politici siamo andati a parlare con la Presidente della Camera, chiedendo e ottenendo una rapida calendarizzazione; siamo andati a parlare con la presidente della Commissione giustizia, chiedendo e ottenendo una discussione in tempi celeri di questo provvedimento; abbiamo più volte incontrato Luigi Ciotti.
  Mi dispiace dirlo, ma l'onorevole Colletti, in questi mesi, non l'ho mai incontrato (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) ! Lo trovo oggi molto puntuale, molto pignolo, a difendere, come è giusto Pag. 45che sia, i suoi emendamenti. Non gli permetto, e non è tollerabile, che la difesa di un emendamento diventi un giudizio nei confronti della qualità di questo processo politico.
  La lotta alla mafia non ha bisogno di piccoli maestri (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico) ! Le chiedo, signor Presidente, di farlo capire all'Aula e, soprattutto, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: se questa proposta di legge sarà approvata, sarà una vittoria anche per loro (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico) ! Se ritengono che questo provvedimento rappresenti un compromesso come quello che fu fatto nel 1992, abbiano il coraggio e la lealtà di votare contro (Vivi applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, mi permetterò di usare un tono leggermente diverso dal brillantissimo intervento che mi ha preceduto, perché io sono convinto che i colleghi del MoVimento 5 Stelle, sostanzialmente, abbiano un forte spirito antimafia, esattamente come quello che noi portiamo in quest'Aula.
  E sono convinto che nel loro esordio nell'Aula parlamentare essi scambino – ma lo dico con grande sensibilità e con grande consapevolezza – la necessità di portare questo spirito antimafia nell'Aula con la necessità, comunque, di portarlo in modo critico. Credetemi, la lotta antimafia non è una lotta che ha colore, non ha colore (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia) !
  L'antimafia ci vede tutti fatalmente uniti verso un unico obiettivo, e ve lo dimostro che questo è un obiettivo comune, per cui le contrapposizioni non devono assolutamente esistere e il tentativo di conquistare la piazza su questa tematica è davvero senza senso.
  Chiedetevi: se vi fosse, per un solo attimo, un inciucio, come voi lo chiamate, tra i partiti di maggioranza, ma avremmo mai discusso di questa norma ? Il fatto stesso che oggi noi portiamo all'attenzione della comunità una nuova norma, certamente più incisiva, che aiuta a combattere la mafia, a differenza di una norma generica, ad amplissimo spettro, che non aveva la capacità di colpire puntualmente le condotte meritevoli di essere colpite, vi sembra questa una dimostrazione ininfluente di come davvero questo è un Parlamento che, compatto, vuole combattere la mafia ?
  Se vi fosse stato l'inciucio, noi non avremmo avuto una norma. Avere una norma e combattere per una norma dimostra esattamente l'opposto di quello che voi, in perfetta buona fede, sostenete.
  Aggiungo che una cosa è una norma che, in qualche modo, ha una sua tecnica, altra cosa sono i profili di questo emendamento, che vi dimostreranno, ancora una volta, come questo emendamento è addirittura limitativo rispetto alla portata della norma che noi abbiamo pensato di proporre all'attenzione della comunità. Voi specificate, in questo emendamento, che «la condotta porti materialmente ad uno scambio di voti in una competizione elettorale». Inizio dal perimetro, dal recinto della tipicità: voi dite «in una competizione elettorale». Bene, la norma che noi proponiamo è una norma che non ha un confine; parla semplicemente di accettazione del procacciamento, indipendentemente dal momento in cui questo si può verificare. E questo, in primo luogo. In secondo luogo, voi parlate di «portare materialmente ad uno scambio di voti», che è una delle condotte possibili nell'ambito di quello che è stato disegnato. Voglio dire, cioè: il vostro emendamento, lungi dall'aumentare – scusate –, depotenzia, decrementa, cioè, costituisce addirittura un minus, rispetto a quello che la norma vuole invece sostenere. Io mi permetto con Pag. 46molto garbo, pur dandovi atto della perfettissima buona fede nel combattere la mafia con strumenti che possono – nella democrazia parlamentare questo ci sta – essere o non essere condivisi, io vi invito – e lo dico con grande franchezza – su questi temi a dismettere ogni, anche ipotetica, forma di ostilità e ad unirvi a noi in questo tentativo di fare della politica un'arma contro la mafia (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Grazie. L'onorevole D'Ambrosio ha chiesto la parola per richiamo al Regolamento. A quale articolo si riferisce, onorevole D'Ambrosio ?

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Salve Presidente. Grazie innanzitutto per la parola. Allora, più che un richiamo al Regolamento, per prassi...

  PRESIDENTE. Le chiedevo qual è l'articolo...

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. È un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Appunto, le chiedevo a quale articolo del Regolamento si riferisce.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. All'articolo 43, relativamente alle questioni degli interventi sul richiamo al Regolamento o per l'ordine del giorno: lei ci dice sempre, per prassi, di rivolgerci alla Presidenza, e non ai colleghi. Guardando l'intervento, prima, della collega che si riferiva direttamente a noi, la cosa non ci dispiace; non ci sono problemi da questo punto di vista perché ci piace il confronto, schietto, aperto. Però volevo ricordare anche una cosa: io non provengo dalla Campania, provengo dalla Puglia e conosco benissimo tutte le problematiche del Sud d'Italia dove davvero abbiamo il confronto con la mafia, ma non la mafia quella oramai con la pistola in mano, ma quella che si è insinuata all'interno del tessuto sociale dei cittadini. Allora, quando qualcuno parla della mancanza dei colleghi del Movimento 5 Stelle all'interno delle feste o di quelli che sono, diciamo così, gli eventi, le manifestazioni, per ricordare persone molto importanti che purtroppo ci hanno lasciato, nella lotta alla mafia, io adesso invece voglio ricordare a tutte queste persone che, così come sono presenti in quegli eventi e manifestazioni, sono sempre però anche presenti in tutti quegli eventi e manifestazioni di campagna elettorale in cui quelle persone così poco trasparenti sono sempre presenti e mai pubblicamente i colleghi prendono...

  PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio, è un richiamo al Regolamento.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. ... e mai i colleghi prendono le distanze – ho terminato, Presidente – pubblicamente da queste persone. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ricapitoliamo: abbiamo degli interventi a titolo personale, ma c’è la richiesta da parte dell'onorevole Dambruoso di intervenire, più che come relatore, a nome del gruppo Scelta civica, per il tempo a sua disposizione. Poi passeremo a tutta una serie di interventi a titolo personale. Segnalo poi che ha chiesto la parola per fatto personale l'onorevole Colletti, ma la parola per fatto personale, la diamo al termine della seduta. La ringrazio. Onorevole Dambruoso, prego.

  STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. Onorevole Dambruoso, mi deve scusare. Prima di lei, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, intervengo solo per confermare che il nostro gruppo, ovviamente conoscendo una diversità di opinioni e di vedute in materia di contrasto della criminalità, spesso si avvicina con sospetto, in certi momenti, quando governa il centrosinistra, ai lavori della II Commissione (Giustizia). Pag. 47Onestamente io devo riconoscere, come ho detto, che la norma è stata scritta così bene nell'inasprire e dare maggiori poteri alle forze di polizia e alla magistratura nel contrastare la mafia che, oggettivamente, sarebbe stato anche sufficiente non prevedere alcuno scambio. Di per sé già la prima parte del reato come è stato costruito andava benissimo e per quanto ci riguarda avremmo potuto presentare un emendamento per prevedere che altra utilità patrimoniale ma anche semplicemente l'aver accettato la promessa di voti raccolti con metodo mafioso costituisca reato.

  PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di fare silenzio.

  EDMONDO CIRIELLI. Ma la norma è stata scritta bene, ci è sembrata coerente. La cosa che sorprende, onestamente, è che parlamentari che hanno partecipato a questi lavori, poi in Aula abbiano cambiato idea e accusino gli altri parlamentari di non avere libertà di coscienza. Sembra più facile immaginare che abbiano lavorato in Commissione, ma fuori dalla Commissione qualcuno abbia loro detto di cambiare idea.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, perché poi parlerà in dichiarazione di voto per Scelta Civica per l'Italia il capogruppo.

  PRESIDENTE. Allora dovrebbe essere gentile, onorevole Dambruoso, dovrebbe parlare prima il capogruppo, perché gli interventi a titolo personale vengono dopo la dichiarazione di voto del gruppo.

  STEFANO DAMBRUOSO. Come dice lei, Presidente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gitti. Ne ha facoltà.

  GREGORIO GITTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, distinguo la nostra dichiarazione di voto in due parti: una di natura interpretativa della norma, visto che nel dibattito molti interventi hanno sottolineato, hanno voluto quasi anticipare una lettura, un'interpretazione che è evidente...

  PRESIDENTE. Onorevole Gitti, mi scusi, forse nella confusione non ho capito. Non vorrei che lei stesse facendo una dichiarazione di voto finale.

  GREGORIO GITTI. E infatti. Non posso farla qui ?

  PRESIDENTE. No, volevo semplicemente dire che in questo momento siamo alle dichiarazioni di voto sull'emendamento Colletti 1.58.

  GREGORIO GITTI. E quindi non ho titolo per farla ?

  PRESIDENTE. No, onorevole Gitti, lei ne ha titolo, ma se l'onorevole Dambruoso vuole intervenire sull'emendamento Colletti 1.58 può farlo, e trasferiamo il tutto alla dichiarazione di voto finale. Siamo ancora alle dichiarazioni di voto a titolo personale sull'emendamento Colletti 1.58.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, colleghi, volevo semplicemente ricordare a chi ha parlato prima del Comitato dei nove che comunque questa collusione e corruzione non ce le siamo inventate noi. La Corte dei conti le quantifica in 60 miliardi di euro e il MoVimento 5 Stelle fino a questo momento qui non c’è stato. Quindi che sia chiaro: non sono cose che ci inventiamo, sono cose che succedono ed esistono, quindi non esiste parlare del MoVimento 5 Stelle come di un movimento che fa spot o altro. Stiamo parlando di cose reali, dichiarate già dalla Corte dei conti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 48

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, intervengo solo per riportare un paio di dati della realtà. Sappiamo benissimo che i lavori in Commissione circa quattro giorni fa erano arrivati ad uno stallo. In ventiquattr'ore la pacificazione è stata ritrovata a seguito di un compromesso raggiunto tra PD e PdL. In Commissione noi abbiamo votato favorevolmente perché riteniamo che il testo sia un buon punto di partenza e perché riteniamo sia un successo il fatto che sia uno di quei provvedimenti che segue l’iter parlamentare normale, arriva in questa Aula e viene discusso. Conseguentemente riteniamo però che sia nostro diritto provare a migliorare ulteriormente, in una discussione all'interno di questa Aula, l'elaborazione di un testo che riteniamo essere un buon punto di partenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Per cui non abbiamo niente di cui vergognarci, è fuori luogo il riferimento a nomi che non voglio ripetere, perché non c'entrano niente con l'emendamento e dovrebbe vergognarsi, invece, chi ha dimenticato la funzione di quest'Aula, che è il cuore pulsante della democrazia, in cui si discute.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ermini. Ne ha facoltà.

  DAVID ERMINI. Mi atterrò a titolo personale proprio all'emendamento, perché capisco i colleghi che dicono che sono qui, signor Presidente, per migliorare la legge. Bene, io ritengo che l'ultimo emendamento che stiamo esaminando, l'emendamento 1.58, sia tutt'altro che un miglioramento della legge. Lo dico senza spirito polemico, perché quando si chiede l'approvazione di una norma in cui si dice che «l'accordo di cui ai commi precedenti porti materialmente ad uno scambio di voti» sappiamo che diventa una prova diabolica, una prova impossibile. Qualsiasi avvocato vorrebbe un capo di imputazione con questa norma, perché essendo la prova diabolica e impossibile l'assoluzione sarebbe certa. Allora, io chiedo agli amici del MoVimento 5 Stelle di ritirare l'emendamento proprio perché è inutile e va contro lo spirito che, secondo me, giustamente invece loro hanno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Solo per prendere atto, nel votare anch'io contro questo emendamento, che dai banchi del MoVimento 5 Stelle c’è la consapevolezza che questo Parlamento sia il cuore pulsante della democrazia, visto che qualcuno ha avuto il coraggio di definirlo «tomba maleodorante» (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Rughetti, D'Incà, Scalfarotto, Buttiglione, Liuzzi, Vignali, Cassano, Latronico, L'Abbate, Bosco...
  Dichiaro chiusa la votazione.

  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  421   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
  98    
    Hanno votato
no  323).

  (La deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Avverto che, consistendo il testo unificato delle proposte di legge in un solo Pag. 49articolo, non si procederà alla votazione dello stesso ma direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 204-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 204-A ed abbinate).
  L'onorevole Chiarelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/204-A/1.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, il provvedimento che stiamo per approvare detta modifiche all'articolo 416-ter...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Chiarelli. Colleghi, grazie.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che stiamo per approvare detta modifiche all'articolo 416-ter del codice penale in tema di voto di scambio e vuole, in un certo qual modo, colpire in misura più efficace questo fenomeno del voto di scambio. È chiaro che il provvedimento tende anche, per chi ha esperienza di diritto e, in particolare, di diritto penale, a colmare la lacuna del concorso esterno in associazione mafiosa. Devo fare un plauso al presidente della Commissione ma a tutti i componenti della Commissione giustizia per avere elaborato questo testo e per aver cercato, in un certo qual modo, di trasformare il delitto di cui all'articolo 416-ter, cosiddetto delitto fantasma, in una fattispecie concreta e di ampia applicazione. Tuttavia non va dimenticato che certamente occorre comunque punire i reati ma, allo stesso modo, si deve evitare il rischio di introdurre nell'ordinamento fattispecie penali non determinate al fine di evitare un'eccessiva discrezionalità applicativa da parte dell'organo giudicante.
  Per tale ragione mi preme sottolineare che, nella pratica delle corti, l'articolo 416-ter per genesi ha una collocazione sistematica e finalità all'ipotesi del concorso esterno, come dicevo prima. Noi dobbiamo, con questa norma, impegnare il Governo soprattutto per i prossimi provvedimenti affinché ci sia un confine di interpretazione e, quindi, in un terreno dove ci sia il manifestarsi di conflittualità, si eviti la conflittualità tra i settori legislativo e giudicante. Non posso dimenticare anche per gli operatori del diritto che l'applicazione contrasta due principi che costituiscono l'asse portante del nostro diritto penale: il principio di legalità e quello di tassatività. Per cui l'ordine del giorno nel quale chiedo l'impegno del Governo a valutare l'opportunità che, sin dai prossimi interventi in materia, anche per evitare poi dibattiti in Aula o diatribe su questioni così importanti che non dovrebbero avvenire, di riflettere sulla necessità di elaborare in modo più tassativo le fattispecie penali, rispettando il principio della determinatezza, che vincola, da un lato, il legislatore ad una descrizione quanto più possibile precisa del fatto di reato e, dall'altro, impone al giudice un'interpretazione che riflette il tipo descrittivo così come legalmente configurato. Perché, caro Presidente e signori colleghi, troppe volte lasciamo alla discrezionalità del giudice la possibilità di poter valutare senza obiettività.
  Inoltre volevo solo riferire, interloquire, rispondere al collega Bonafede su una situazione che lui vive al Sud e conosce perfettamente: il tema dell'ambiente e delle campagne elettorali. Penso che su questo tema non abbiamo confronto perché noi le campagne elettorali le facciamo, le facciamo a viso aperto, ci mettiamo la faccia a differenza di loro che non si vedono e che vengono solo rappresentati da altri e non sappiamo neanche dove esistono e come esistono (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. L'onorevole Rossomando ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/204-A/3.

Pag. 50

  ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno sostanzialmente chiediamo che a seguito dell'approvazione di questa norma si effettui un monitoraggio con cadenza almeno biennale circa l'iscrizione di procedimenti e di eventuali condanne con questo titolo di reato, per poter acquisire dati statistici utili a valutare l'efficacia della norma, le criticità e la diffusione del fenomeno.
  Allora io spendo poche parole, signor Presidente e colleghi, un po’ a completamento e tenendo conto del dibattito di oggi nell'Aula. Vedete, quando scriviamo una norma, indipendentemente da cosa ci ha animato a scriverla, poi la norma ha una vita autonoma, viene interpretata e, soprattutto se parliamo di norma penale, parliamo di condotte che devono essere provate in un processo che conduce poi ad una pronuncia di assoluzione o di condanna. Quindi il tema dell'efficacia della norma è un tema quanto mai attuale e che poi diventa politico, non solo tecnico, quando sono norme che vogliono colpire in questo caso non soltanto l'infiltrazione e l'espansione delle associazioni di stampo mafioso, ma le collusioni con la società, con la politica e con le collettività. Quindi è molto importante.
  Tutto quello che si è cercato di fare oggi – e il dibattito oggi in Aula forse non lo ha reso appieno – è quello di trovare non accordi sulla minore o maggiore incisività, ma accordi e discussioni su una norma scritta bene, che sia poi efficace quando si celebrano i processi. Perché poi la norma stigmatizza condotte che devono essere provate e tutta la discussione di introdurre l'utilità – da lì si era partiti – è esattamente su questo punto, perché i processi in corso ci dicono che non si riesce a provare questo tipo di collusioni. Abbiamo messo ordine in una condotta tipicizzata, lasciando il concorso dove deve stare, il tentativo dove deve stare e addirittura scrivendola in modo tale che comunque chi fa parte dell'associazione di stampo mafioso, nel caso ha un reato in più che concorre con il reato che oggi abbiamo scritto. Quindi è una norma lineare. Ecco perché l'ordine del giorno è quanto mai utile e necessario se ci sta a cuore l'efficacia dei processi, perché scrivere una norma e abbandonarla al suo destino più in forma di proclama che come norma non è utile a nessuno.
  Concludo, perché io credo che lo spirito di oggi, anche in una nuova stagione di politica sulla giustizia – questo mi preme dirlo –, una politica per l'efficacia della giustizia e per la piena legalità, è quello di avere una politica antimafia che si misuri davvero sui risultati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/204-A/2.

  LAURA GARAVINI. Signor Presidente, intervengo per illustrare brevemente l'ordine del giorno a mia prima firma, a nome del Partito Democratico, con il quale chiediamo al Governo e impegniamo il Governo all'approvazione in tempi rapidi del reato di autoriciclaggio. Questo dibattito oggi ci ha in qualche modo portato la prova di come l'iniziativa della società civile, l'iniziativa della campagna «Riparte il futuro» abbia sortito davvero effetti molto positivi, molto concreti, tant’è che – lo ricordavo prima – nella precedente legislatura più volte ci eravamo resi artefici del tentativo di introdurre nel codice penale la rettifica dell'articolo 416-ter, che oggi andiamo ad approvare, e purtroppo in più occasioni ci eravamo visti costretti a ritirare i nostri emendamenti, proprio perché non era ancora maturata quella volontà politica che invece oggi ci consente di approvare, mi auguro all'unanimità, questo provvedimento. C’è da augurarsi che quanto avvenuto oggi in materia di 416-ter ci possa accompagnare e si possa realizzare anche in vista dell'approvazione di altri urgenti interventi.
  Penso, per esempio, appunto, all'adozione nel codice penale dell'autoriciclaggio. Ecco che con questo ordine del giorno impegniamo il Governo ad applicarlo in tempi rapidi dal momento che è già stato posto all'ordine del giorno al Senato un Pag. 51provvedimento che, analogamente al 416-ter, comporterebbe una piccola rettifica del codice penale e, però, andrebbe a dotare la nostra legislazione di un provvedimento importante, attraverso il quale potremmo contrastare efficacemente i fenomeni di riciclaggio e, in particolare, quei fenomeni particolarmente frequenti in virtù dei quali esponenti della criminalità organizzata, nella misura in cui utilizzano i proventi dei loro reati, vuoi che sia per spaccio di sostanze stupefacenti, vuoi che sia per commerci di armi od altro, non risultano essere reato, proprio perché nel nostro Paese, a differenza di tanti altri Paesi anche a livello europeo ed internazionale, non sussiste ancora questa forma di reato.
  Dunque, ci auguriamo e siamo certi che il Governo esprimerà il suo voto favorevole a questo nostro ordine del giorno e non possiamo che augurarci che, analogamente a quanto successo per il 416-ter, anche in materia di autoriciclaggio si proceda celermente all'approvazione all'unanimità del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare per illustrare gli ordini del giorno presentati. Qual è il parere del Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo ha letto con attenzione i tre ordini del giorno proprio in una giornata importante in cui la Camera si appresta a votare una norma tanto invocata e tanto richiesta, anche dalla stessa giurisprudenza, quale quella del 416-ter. Non dimentichiamoci, infatti, che si tratta di una norma che va a colmare un vuoto legislativo, perché esisteva, ma così come configurata non copriva una punibilità di determinati fatti. In questo momento, riteniamo che l'attenzione del Governo sia particolarmente concentrata nei confronti di tutte queste iniziative contro la criminalità e contro la mafia.
  Riteniamo, pertanto, di esprimere parere favorevole per tutti e tre gli ordini del giorno, quello Rossomando n. 9/204-A/3 per quanto riguarda il monitoraggio con cadenza almeno biennale, quello Chiarelli n. 9/204-A/1 che, tra l'altro, va nel senso di una tipizzazione che è quella per la quale oggi la Commissione giustizia ha approvato all'unanimità la norma del 416-ter, proprio per la necessità di tipizzare una condotta che non era tipizzata e, quindi, in linea con il principio di tassatività e, inoltre, questo Garavini n. 9/204-A/2 in materia di autoriciclaggio, un reato del quale, sia in dottrina che in giurisprudenza, ma anche nel dibattito politico, spesso si parla. E, quindi, anche su questo sarà cura del Governo riflettere e intervenire, anche se, come ha detto l'onorevole Garavini, già al Senato è iniziato l’iter in materia di autoriciclaggio.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Chiarelli n. 9/204-A/1, Garavini n. 9/204-A/2 e Rossomando n. 9/204-A/3, accettati dal Governo.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 204-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, abbiamo già detto molto nel corso di questo dibattito, comunque il gruppo di Fratelli d'Italia esprime soddisfazione per il lavoro svolto in Commissione e in Aula. Si porta avanti il chiarimento di una norma che, per la verità, in passato ha provocato molte indagini e spesso anche molti arresti, ma poche condanne. In realtà, oggi si ampliano le condotte soggette a punibilità, inserendo giustamente la locuzione «altre utilità» nello scambio politico-mafioso, come è logico che sia.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Cirielli. Onorevole Pini, gentilmente, contribuiamo tutti, grazie. Vale anche per tutti gli altri, grazie. Prego.

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  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, non si preoccupi, siamo abituati, c’è un po’ di confusione in Aula, ma sono convinto che, nella sostanza, il Parlamento – oggi, questo ramo del Parlamento – sia unito nell'approvare una norma importante, una norma che è fatta con molto equilibrio: se, da un lato, puntualizza e tipicizza il reato dello scambio politico-mafioso a fini elettorali, dall'altro lato, allarga il range della punibilità. Mi sembra un lavoro ben svolto e, come ho avuto già modo di dire nel corso degli interventi, il gruppo di Fratelli d'Italia auspica un'azione di contrasto sempre più efficace; auspica anche un'effettività della pena, perché, purtroppo, nonostante le pene edittali molto alte, sappiamo che per un insieme di normative, alla fine, poi, la pena effettivamente scontata è assai residuale.
  Ma oggi facciamo un passo in avanti nella lotta contro la mafia. Avremmo preferito una maggiore severità nell'individuazione della condotta: per noi, accettare da un mafioso consapevolmente la promessa di voti che si sa raccolti con metodo mafioso, di per sé, dovrebbe già essere un fatto di reato. Ma oggi si fa un passo in avanti. Per questo motivo, noi sosterremo con forza e voteremo convintamente l'approvazione di questa modifica dell'articolo 416-ter.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Attaguile. Ne ha facoltà.

  ANGELO ATTAGUILE. Signor Presidente, la modifica della normativa sullo scambio elettorale politico-mafioso, in particolare, dell'articolo 416-ter, di cui oggi si discute in Aula dopo l'esame in Commissione, che in molti, anche i cittadini tramite un'espressa petizione popolare, ormai chiedevano, ha visto l'appoggio e il contributo della Lega Nord e Autonomie, con l'impegno e l'attenzione dimostrati sempre da parte di questo gruppo.
  Signor Presidente, il testo unificato all'esame dell'Assemblea novella questo stesso articolo 416-ter del codice penale sotto un duplice profilo: da un lato, accentua la distinzione tra il delitto di scambio elettorale politico-mafioso e la fattispecie di associazione mafiosa, di cui all'articolo 416-bis risalente alla normativa del 1992, anche attraverso una differenziazione dell'entità della pena, dall'altro lato, mediante una diversa formulazione della fattispecie, ne estende l'applicabilità anche a situazioni che prima sfuggivano alle maglie del dettato legislativo. Infatti, in merito alla fattispecie penale in esame, si ricorda che questa è volta a modificare un reato introdotto nel 1992 e che per la sua infelice formulazione è stato scarsamente applicato, preferendosi, al suo posto, l'applicazione della creazione di un istituto nuovo, del cosiddetto concorso esterno in associazione di stampo mafioso.
  La modifica legislativa, in sostanza, è volta a sostituire l'attuale formulazione dell'articolo 416-ter del codice penale, che disciplina la fattispecie dello scambio elettorale politico-mafioso. Inoltre, in questa modifica legislativa, il concetto di «altra utilità» – reato del nuovo articolo 416-ter – appare sufficientemente determinato alla luce dell'utilizzazione del nomen iuris nella definizione di altre fattispecie delittuose, nonché nella qualificazione civilistica del contratto illecito, determinandosi così il suo contenuto di vantaggio e profitto di natura economico-patrimoniale.
  Nello specifico, si arriva a una formulazione condivisa in Commissione della fattispecie penale che, rispondendo pienamente al principio di determinatezza, punisce, senza lasciare alcuna lacuna, lo scambio elettorale politico-mafioso: «Chiunque accetta consapevolmente il procacciamento di voti con le modalità previste dal terzo comma dell'articolo 416-bis in cambio dell'erogazione di denaro o di altra utilità è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. La stessa pena si applica a chi procaccia voti con le modalità indicate al primo comma». Come detto, con questa fattispecie si risponde all'esigenza dalla quale è scaturita, anche nella società civile, quella forte richiesta di modifica dell'attuale formulazione dell'articolo 416-ter, tra cui quella promossa Pag. 53anche da iniziative tipo i «braccialetti bianchi». La fattispecie, quindi, che risulterebbe dall'approvazione dell'attuale testo in discussione, prevede che la controprestazione possa essere qualunque utilità a favore della mafia. La nuova formulazione proposta, inoltre, viene incontro al rilievo della differenza tra le condotte previste dal primo e dal secondo comma che si riferiscono rispettivamente al politico e al mafioso, considerato che nel secondo non si prevede più la promessa di procacciamento di voti ma, addirittura, il solo procacciamento.
  A questo proposito, è utile fare presente che la fase della promessa di procacciamento e della relativa accettazione della promessa sarà punita a titolo anche di tentativo. La nuova formulazione della fattispecie è sufficientemente determinata prevedendo che le condotte punite siano, da un lato, l'accettazione consapevole del procacciamento di voti e, dall'altro, il procacciamento dei voti; non viene lasciata, quindi, alcuna discrezionalità al magistrato nell'individuare la condotta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Claudio Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, in passato le buone leggi di contrasto alla mafia sono state spesso una risposta necessaria a una violenza subita, a un'umiliazione, a un furto di verità, a una aggressione, alla morte. Per la prima volta questa legge, che è una buona legge, non è una risposta a un lutto, ma è una sfida; una sfida che è nata fuori di qui, è nata per merito di Luigi Ciotti, come molte altre sfide che la buona politica ha saputo raccogliere in questi anni; è nata con uno sforzo di verità e di coerenza al quale hanno prestato faccia e firma centinaia di migliaia di cittadini chiedendoci di modificare l'articolo 416-ter del codice penale; è nata con l'impegno di molti candidati e, oggi, di più di trecento parlamentari, deputati e senatori, che hanno dato vita a questo intergruppo dei «braccialetti bianchi» e si sono assunti, con una solennità di cui sentivamo un po’ la mancanza in questi luoghi e in queste Aule, l'impegno formale e sostanziale a far diventare questo precetto, questa intuizione finalmente legge entro cento giorni.
  Ci ricordava la Boccassini che quando si consuma un reato di scambio elettorale tra un politico e un mafioso è la democrazia ad essere inquinata, non soltanto il voto. Vorrei ricordare la vicenda dell'assessore Zambetti e dei suoi duecentomila euro pagati per ottenere, in cambio, quattromila voti e appartenere, in tal modo, alle grazie, ai favori e ai voti del clan Morabito e del clan Mancuso a Milano. Vorrei ricordare il modo in cui venne celebrata da uomini di quel clan la resa senza condizioni di questo candidato poi eletto in quello scambio elettorale; uno dei mafiosi intercettati disse: «Ce l'abbiamo in pugno». Ecco, in questa espressione c’è la fine, c’è la morte della politica; «Ce l'abbiamo in pugno» è il modo in cui la politica diventa subalterna a Cosa nostra, è la scelta di fare in modo che la politica sia soltanto un luogo di obbedienza dovuta e quei duecentomila euro pagati erano soltanto un argent de poche. Dietro quello scambio, lo abbiamo detto qualche minuto fa, c'era l'obbedienza, c'era un patto di scambio più completo, più complessivo che riguardava i destini, non riguardava soltanto i voti e i denari.
  Perché obbedire in quel caso, per esempio, ci spiegarono i giudici, voleva dire promettere, promettere corsie privilegiate e preferenziali per gli appalti milionari che si sarebbero celebrati per l'Expo di Milano del 2015. Ed era ingenuo, ed è per questo che siamo intervenuti con questa legge, pensare di monetizzare lo scambio tra il politico e il mafioso; quanto vale, in termini di moneta corrente, la partecipazione ad una multiservizi, acqua, rifiuti, luce e strade ? Quanto valeva, in termini di moneta corrente, la possibilità di disporre dell'azienda sanitaria locale che per numero di utenti e per quantità di appalti mossi dalla più importante della Lombardia, quella di Pavia, che fu al centro di un Pag. 54grande scandalo mafioso appena un paio di anni fa ? Il GIP dell'inchiesta Zambetti ce lo disse in quell'occasione, la finalità principale della ’ndrangheta e parliamo di ’ndrangheta, ma parliamo di mafie, è quella di entrare nella vita politica, nella vita istituzionale, nella vita commerciale ed economica, di entrarci da protagonista, e lo scambio elettorale è il biglietto da visita, è la ragione del possesso, dell'obbedienza dovuta e ricevuta con la quale si diventa protagonisti della vita politica e istituzionale del Paese. Perché l'obbedienza è un patto che è convenuto a tutti, onorevoli colleghi, signor Presidente, è convenuta, e conviene alla cosca che promette voti, è convenuta al politico che si vende e che ottiene consenso, che ottiene protezione, che ottiene la garanzia di carriere certe.
  In vent'anni oltre 200 comuni in Italia sono stati sciolti per mafia, vorrei ricordare cosa ci spiegarono i commissari quando venne scelto il comune di Reggio Calabria pochi mesi fa, il primo capoluogo di provincia ad essere sciolto, ci dissero: ci risulta che 41 dirigenti e funzionari di questo comune siano imparentati, a vario titolo, con esponenti delle cosche mafiose; ci risulta che 9 consiglieri comunali siano collusi con le cosche mafiose; ci risulta che quando venne vietato, per ragioni di ordine pubblico, dal questore il funerale di un boss mafioso, andarono in 5 mila a quel funerale, avendo alla testa il presidente del consiglio comunale. Quel patto continua, signor Presidente, è questa la ragione, e mi permetta di dire, di aggiungere, l'orgoglio e la soddisfazione con cui stiamo per licenziare finalmente questa legge. Nel 2012, 102 consiglieri regionali, a vario titolo, sono stati inquisiti, il 10 per cento degli eletti. Come rispondere ? Ci si può affidare a quelle schegge di coraggio civile che stanno nell'imprenditoria, nella politica, nelle istituzioni o nelle professioni, ma esiste anche, ed esiste ancora, il dovere della buona politica, è esistito in questi mesi fuori da qui, nella raccolta puntuale, pedante, tenace di centinaia di migliaia di firme per sostenere questo disegno di legge, è esistito in questa Aula per quello che ricordavo prima e al netto delle nostre discussioni di qualche minuto fa: centinaia di parlamentari si sono riconosciuti in questa Aula, l'esibizione di quel braccialetto era una scelta di campo e, siccome la battaglia contro la mafia si fa anche con gesti simbolici forti, accanto a quel braccialetto c’è stata questa legge, che abbiamo chiesto ed ottenuto dalla sensibilità di tanti in questa Aula, dalla Presidenza dell'Assemblea, alla presidenza della Commissione che potesse essere calendarizzata, discussa e approvata rapidamente.
  Forse, mi suggeriva un amico magistrato, bisognerebbe avere il coraggio di abolire il termine «antimafia», perché abbiamo finito per indossare tutti e troppo spesso questa parola, questo termine come un abito della festa che va comodo su ciascuno di noi, che sta bene addosso a tutti. La lotta alla mafia in questo Paese oggi anzitutto ha bisogno di leggi concrete, di scelte concrete, meno furore e buoni uffici normativi. Leggi come questa, ci eravamo impegnati a discuterle e ad approvarla in cento giorni, qualche giorno in più è passato, signor Presidente, ma credo che questa attesa ne sia valsa la pena (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gitti. Ne ha facoltà.

  GREGORIO GITTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Scelta Civica per l'Italia ha prodotto uno sforzo importante nel processo di identificazione della fattispecie penale che stiamo discutendo...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Gitti. Potrei pregare tutti di lasciare gentilmente che l'onorevole Gitti possa parlare ? Magari, se abbiamo delle riunioni da fare, le possiamo fare fuori dall'Aula.

  GREGORIO GITTI. Grazie, signor Presidente. Stavo dicendo che il nostro gruppo ha partecipato con grande impegno all'identificazione della fattispecie penale Pag. 55di cui stiamo discutendo, e che va in approvazione. Lo ha fatto con l'importante apporto del relatore, di Stefano Dambruoso; lo ha fatto con tutti i membri della Commissione giustizia.
  Vorrei dividere il mio intervento in due parti: una prima parte di ricostruzione analitica, se vogliamo anche dal punto di vista tecnico, poiché ho ascoltato alcune voci che cercavano di condizionare quella che potrebbe essere l'interpretazione che ovviamente è affidata alla giurisprudenza, quindi alla fase di interpretazione e applicazione della pena da parte dei giudici. Mi sembra quindi importante lasciare nei lavori preparatori traccia di quello che è stato lo sforzo ricostruttivo da parte dei legislatori.
  L'accettazione presuppone logicamente, prima ancora che giuridicamente, la proposta. La proposta accettata, come è chiaro in base ai principi generali del diritto dei contratti, dà luogo appunto ad una fattispecie contrattuale. Il contratto che ha per oggetto lo scambio del voto verso un'utilità economico-patrimoniale è un contratto illecito. Il contratto illecito e la sua prova è il fatto giuridicamente rilevante che viene alla luce nella nuova norma che stiamo approvando: non altra materialità, non l'esecuzione del contratto, ma la prova che è stata accettata una proposta.
  Che significato ha invece l'uso dell'avverbio «consapevolmente» che, in modo un po’ ingenuo, è stato fatto oggetto di qualche emendamento e anche di qualche discussione ? L'uso dell'avverbio «consapevolmente» non va legato alla specializzazione del dolo, cioè al criterio di imputazione della fattispecie penale: l'avverbio «consapevolmente» si lega al concetto giuridico della accettazione, quindi qualifica la volontà contrattuale. Per essere ancora più preciso, l'avverbio elide la rilevanza dell'errore sull'identità della persona o sulle qualità della persona dell'altro contraente; questa precisazione consente anche di chiudere il perimetro sistematico della norma. L'altro contraente deve essere mafioso; ma la sua identità, cioè la sua affiliazione all'associazione mafiosa, deve essere nota al politico, così come la qualità di eventuale «procuratore» dell'associazione mafiosa stessa.
  Da questo punto di vista, dunque, la fattispecie penale indica un legame fra i formanti giuridico-civilistici del contratto illecito e i formanti legati al criterio di imputazione e di identificazione della fattispecie penale. Stiamo dunque fornendo una fattispecie maggiormente solida, maggiormente precisa. Non si può dunque confondere la consapevolezza come un ulteriore requisito richiesto alla fattispecie penale a titolo di dolo.
  Chiarito questo, intendo sottolineare il significato politico. Lo faccio avendo qui vicino alcuni tra i deputati più impegnati nella lotta per la legalità.
  Mi riferisco all'onorevole Andrea Vecchio e all'onorevole Schirò Planeta, i quali hanno testimoniato, anche recentemente, un impegno, che è stato un impegno di sapore e di profondità politica per una testimonianza che Scelta Civica ha dato di discontinuità rispetto a qualunque contiguità e a qualunque pressione, che venissero dalle cosche e dalle associazioni mafiose nella regione siciliana e non solo.
  Da questo punto di vista, Scelta Civica ha rappresentato, fin dalla sua nascita, un forte impegno nei confronti del contrasto alla criminalità organizzata e, in questo senso, è felice oggi di aver contribuito a scrivere e ad approvare una pagina giuridica fondamentale e a scolpire una fattispecie penale che, in tempi stretti, siamo riusciti a creare – lo ribadisco – con il nostro contributo fondamentale. Lo ribadisco con orgoglio e lo ripeto a coloro i quali hanno fatto cadere, in quest'Aula, un distinguo, spesso sottolineato in modo strumentale: non c’è spazio per questa strumentalità, ma vogliamo ribadire l'unitarietà di azione politica di tutte le forze parlamentari. In questo senso, Scelta Civica si iscrive a pieno titolo e ribadisce con forza, davanti al Paese, il proprio impegno per la legalità (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA. Signor Presidente, io penso che quella che andiamo a concludere attraverso il voto finale, sia una pagina di maturità di questo Parlamento, o della grandissima parte di questo Parlamento, e anche una prova di correttezza reciproca tra le forze politiche perché è ovvio – e risulta dai verbali e dagli atti – che noi siamo partiti da posizioni differenti, non perché avessimo interessi differenti, ma perché avevamo delle prospettive diverse per affrontare questa materia dal punto di vista penalistico. Partivamo da norme che – diciamo – erano, con la loro complessità, finalizzate chiaramente a proteggere determinati interessi degni di essere tutelati dal codice penale ed era necessario, secondo il Popolo della Libertà, far fronte a queste situazioni cercando di ritagliare – prima, il collega Gitti ha parlato di «scolpire» – la norma.
  Ebbene, io penso che questa norma veramente sia stata scolpita e siano stati individuati dei paletti molto importanti attraverso i quali sicuramente ci si potrà ben orientare. E devo dire – e lo dico in questa sede – che c’è stata da parte dei relatori, ma anche da parte delle altre forze politiche, una disponibilità al dialogo. Noi ci rendiamo conto che, molto probabilmente, questa norma avrebbe potuto diventare legge a prescindere dal contributo del Popolo della Libertà e devo, quindi, riconoscere che la disponibilità al dialogo ha portato ad avere un testo, non soltanto condiviso, ma un testo, dal nostro punto di vista, migliore.
  Quindi, devo anche respingere con la stessa nettezza le dichiarazioni di chi oggi ha affermato che, con i nostri emendamenti, puntavamo ad annacquare il testo. Io penso che il concetto di annacquare sia un concetto svilente per chi – come noi – ha cercato di portare avanti gli emendamenti con delle motivazioni. Lo ha fatto ritagliandoli sulla fattispecie, cercando di argomentare le ragioni di questi emendamenti, cercando di far seguire a queste proposte emendative un filo conduttore che è partito dal primo giorno dell'esame in Commissione e si è articolato fino ad oggi.
  E anche il gesto di responsabilità, per mantenere la compattezza che era partita dal voto finale in Commissione, del ritiro dei nostri emendamenti è finalizzato semplicemente a far rimanere nei verbali della Camera che il nostro contributo si sarebbe esteso, se fossimo stati noi magari con numeri diversi, anche ad andare ad individuare la fattispecie sotto il profilo dell'utilità patrimoniale o andando a meglio ponderare le pene edittali.
  Però questo è stato un lavoro importante, perché quando si pone mano alla disciplina del codice penale bisogna riconoscere che un termine, una parola o un inciso sono assolutamente rilevanti. Bisogna cercare di soppesare le parole, perché ogni termine può avere significati che possono determinare degli equivoci, possono determinare diverse interpretazioni giurisprudenziali, possono portare gli interpreti ad incorrere in errori interpretativi. Quindi è fondamentale la riflessione, che è partita con il lavoro in Commissione attraverso l'audizione di esperti, che ci hanno riportato anche con la mente al 1992, momento in cui nacque il 416-ter.
  Dopo il 1992, un paio d'anni dopo, diciamo che 416-ter venne quasi riassorbito dall'interpretazione giurisprudenziale del 416-bis attraverso il concorso esterno. Ci potevano essere delle lacune normative e queste lacune normative sono state interpretate attraverso la disciplina del concorso esterno. Oggi si arriva a disciplinare meglio, anche alla luce dell'esperienza, anche alla luce delle pronunce giurisprudenziali, questa fattispecie. Si disciplina meglio estendendola, oltre allo scambio di denaro, attraverso lo scambio di altra utilità, un'utilità che sia, come detto prima, suscettibile di una valutazione economica. Questo lo ha detto la giurisprudenza, questo lo ha detto il relatore, questo lo ha detto la I Commissione nel suo parere.
  Ma c’è di più: è importante individuare in modo preciso il momento di consumazione Pag. 57di questo reato. E anche sotto questo profilo abbiamo cercato di non far mancare il nostro contributo, cercando di modulare il percorso partendo dalla disciplina di ordine generale del codice penale del tentativo e portandola avanti fino alla consumazione attraverso questa norma. Abbiamo inciso secondo noi efficacemente e non in termini superflui sull'elemento soggettivo, perché quel termine consapevolmente ha un'accezione sicuramente giuridica, ma anche tende ad indicare in modo evidente quella che è la volontà del legislatore.
  La volontà del legislatore è di punire quelle situazioni che sono veramente lesive dell'interesse protetto. Il legislatore punta ad evitare degli equivoci, ad evitare processi che finiscano nel nulla, ad evitare errori di interpretazione. Ebbene con tutto questo siamo arrivati ad un percorso che ci ha soddisfatto. Il Popolo della Libertà ha votato compattamente in Commissione per il mandato al relatore e il Popolo della Libertà voterà questa norma. Questa norma ha ancora secondo noi dei risvolti che possono essere migliorati che fanno parte del bagaglio emendativo che è stato ritirato dai nostri deputati, ma sicuramente è un punto alto di compromesso. Anche io ritengo gratuite alcune osservazioni e alcune critiche che ci sono state riservate, ma soprattutto ritengo gratuite e sbagliate alcune conclusioni che si sono volute trarre da parte di altri gruppi. L'obiettivo è un obiettivo univoco, che non ha colore politico; è un obiettivo che è stato raggiunto attraverso una prova di grande maturità soprattutto per persone, per uomini, che hanno sensibilità diverse, che partono da storie diverse, che partono da programmi elettorali diversi, che partono da un diverso modo anche di concepire la produzione e la genesi di una norma penalistica.
  Quindi, questo è sicuramente un elemento particolarmente importante, che dimostra come il Parlamento, se si cerca il compromesso, si cerca l'intesa e si evitano le barricate, possa ottenere dei risultati proficui, non nell'interesse delle forze politiche, ma nell'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Micillo. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MICILLO. Signor Presidente, deputati, il mio auspicio è che la modifica dell'articolo possa superare l'esame dell'Assemblea qui riunita, per dare un segnale forte di ripresa nel Paese. Un'attività, un appalto, un lavoro assegnato senza criteri di meritevolezza, di evidenza pubblica, di requisiti, di idoneità o quant'altro, contribuisce ad allargare le piaghe di un'Italia che parte della politica tenta di fasciare.
  L'esempio di modifica dell'articolo 416-ter, avviato con l'esame in Commissione il 28 maggio 2013 e concluso l'11 luglio 2013, è un esempio di condivisione politica, che deve diventare totem di una nuova politica, l'ultimo tentativo che questo Parlamento può coltivare per rilanciare la sua attività...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Micillo. Colleghi, gentilmente. Prego.

  SALVATORE MICILLO. ... svuotata di ogni significato concreto per l'Italia, diventato un ente notificatore di trattati, decreti e fiducie governative. Lavorare insieme è possibile, a patto che chi ricopre un ruolo di opposizione, come il MoVimento 5 Stelle, non si ritrovi ad essere continuamente...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Micillo. Il Governo dovrebbe ascoltare, perché siamo nella fase delle dichiarazioni di voto, gentilmente.

  SALVATORE MICILLO. Lavorare insieme è possibile, a patto che chi ricopre un ruolo di opposizione, come il MoVimento 5 Stelle, non si ritrovi ad essere continuamente respinto nelle proprie proposte: gli emendamenti erano proposte.Pag. 58
  Oggi si vota sulla proposta di legge per la modifica dell'articolo 416-ter del codice penale in materia di scambio elettorale politico-mafioso. Nessuno si metta l'anima in pace, come avessimo risolto tutti i problemi ! La vigilanza deve essere sempre altissima sul problema della corruzione in Italia, favorita dalla politica con cattive leggi o interventi legislativamente morbidi.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 19,13)

  SALVATORE MICILLO. Il MoVimento 5 Stelle esprime il suo voto positivo alla proposta di modifica, pur restando salde le criticità sollevate in fase di discussione della proposta. Eravamo favorevoli all'introduzione dell'estensione del combinato denaro-scambio-politico-elettore anche ad altre attività, come può essere un appalto, un lavoro, un contratto o promozione o altro ancora, ma non accettiamo che chi agisca in quest'ottica possa farla franca dimostrando o convincendo, magari con l'ausilio di avvocati pagati profumatamente, che non fosse consapevole di quanto stesse facendo.
  Più che una modifica, abbiamo alleggerito la coscienza di corruttori e di pavidi cittadini, fornendogli l'alibi al malefatto. E che dire della pena ? Come ho precedentemente esposto in Assemblea nel corso del mio intervento, non posso non focalizzare l'attenzione sul fatto che la formulazione normativa, così come proposta all'interno del novellato articolo 416-ter, pone degli importanti interrogativi, sui quali bisogna necessariamente porre l'attenzione.
  Tali interrogativi e dubbi riguardano, come appunto già ho detto nella mia precedente discussione, l'apposizione dell'inciso «consapevolmente» prima dell'esposizione della fattispecie delittuosa e la sostanziale depenalizzazione del reato. Certo, avrei voluto vedere numeri diversi all'interno della nuova formulazione: non avrei voluto vedere quel 10 e, soprattutto, non avrei voluto quel 4.
  Questi numeri così bassi hanno troppa assonanza con le recenti proposte normative che abbiamo discusso in Assemblea e che quotidianamente leggo negli organi di stampa riferibili a quel politico o a quell'altro. Non avrei neanche voluto vedere quel tentativo di rendere ancora più difficoltosa per il pubblico ministero la possibilità di provare il comportamento delittuoso, soprattutto del politico.
  Un'estrema caratterizzazione del comportamento criminale e delittuoso mal si concilia con la necessità di legalità e trasparenza che questo Paese deve necessariamente ottenere e raggiungere. A fronte di questo tipo di criticità, tuttavia, devo esprimere il nostro più totale appoggio e la nostra grande soddisfazione per l'aggiunta dell'inciso «altra utilità», che rappresenta, come già detto, un indiscusso passo avanti.
  Una volta tanto il Parlamento, che esercita le sue funzioni costituzionali e non è ridotto a mero ratificatore della volontà governativa, è la prova provata che quando esiste la volontà condivisa, allora è possibile anche far funzionare gli organi istituzionali dello Stato secondo le funzioni che effettivamente gli spettano. Ed è proprio questo passo avanti, questo recepimento di istanze assolutamente diffuse nella collettività, questo voler considerare anche «altre utilità» che il politico può mercanteggiare in cambio di voti, che ci spinge a manifestare la nostra volontà di votare in senso positivo al presente testo unificato di legge, nonostante tutto e nonostante i punti deboli che ho più volte esposto. Trattasi infatti di un allargamento dello spettro di azione della norma il quale, se messo sul piatto della bilancia e contrapposto all'ammorbidimento della pena e alla caratterizzazione del dolo per il politico, comporta un inevitabile spostamento dell'ago del misuratore verso quel piatto che contiene al suo interno l'allargamento dell'ambito di azione della fattispecie delittuosa. Troppo alto è infatti l'impegno elettorale delle mafie e troppi sono, ad oggi, i canali di collegamento istituzionale di cui godono le cosche mafiose per accedere al controllo della spesa pubblica, degli enti locali, canali funzionali al passaggio dalla fase parassitaria, a Pag. 59quella di piena integrazione delle mafie nei mercati economici e nei sistemi produttivi locali. Troppo inquinati sono ad oggi i luoghi della democrazia rappresentativa. Senza parlare del gioco di potere, di alleanze, del quale ormai le mafie sono protagoniste anche in campo internazionale.
  Pertanto, nonostante tutto questo, nonostante il nostro rammarico, ci sentiamo di votare positivamente in virtù del risultato raggiunto in Commissione giustizia, ed oggi in Assemblea. Sentiamo il dovere comunque di dover apprezzare e valutare in maniera del tutto positiva il fondamentale allargamento della fattispecie criminosa e pertanto l'aggiunta dell'inciso «altre utilità». Trattasi di una conquista troppo grande per non essere abbracciata. Tutto ciò, tuttavia, non deve assolutamente essere interpretato come una propensione del Movimento 5 Stelle a scendere a patti con chi intende depenalizzare i reati come quello del caso di specie. Stiamo solo dando attuazione ad un importante percorso politico, concluso in tempi relativamente brevi, il quale ha portato finalmente a cristallizzare, all'interno di una norma giuridica, una istanza ormai troppo sentita e diffusa per essere oltre tempo taciuta.
  Basta con il gioco al ribasso del procacciamento di voti, sfruttando la miseria occupazionale. Basta, soprattutto in un momento come questo, nel quale i giovani hanno il deserto davanti. Compito della politica è arginare il deserto, obbligando l'inclinazione del disonesto a giocare a carte scoperte ed in modo chiaro.
  Dal mese di febbraio, nel quale abbiamo aderito, ancora prima di sederci su questi banchi, alla campagna «Riparte il futuro» e poi da quel 7 maggio quando Luigi Ciotti è stato al Senato, la macchina della modifica dell'articolo 416-ter si è messa in moto e in modo celere. In ben 278 parlamentari abbiamo guardato per un lasso di tempo nella stessa direzione. Voglio darne merito a Don Ciotti. Non capita spesso, quasi mai, di raggruppare tanti politici intorno ad un obiettivo ed in una maniera così trasversalmente costruttiva, come è avvenuto con «Riparte il futuro», segno che, se la società civile e, con essa, esponenti credibili ci credono davvero, possono operare dall'esterno quel sindacato ispettivo e vigilanza civica insieme sulle attività parlamentari. Benvenuta modifica all'articolo 416-ter (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Da mesi assistiamo in tv e sui giornali, nei lanci di agenzia che dettano gli umori parlamentari, a confederazioni, sigle industriali, note associazioni, sindacati, convinti che il loro impegno e il dovere di rappresentanza degli iscritti coincide con la visibilità che ricevono i propri comunicati stampa o interventi pubblici. Prendete esempio da «Riparte il futuro !», gli dico oggi; prendete esempio da chi ci ha messi davanti al fatto compiuto di indicarci, articolo alla mano, e proposta di modifica, come potevamo intervenire per superare una ingiusta restrizione che finiva col favorire ulteriormente la corruzione, ma pure la cattiva politica.
  Ieri il collega Sanna del Pd giustamente ha definito «mafiosi che simulano la politica» coloro che scendono a queste contrattazioni, ed è vero pure il contrario «politici che simulano i mafiosi»: incutere il timore per riceverne un vantaggio.
  In un'ottica come questa la campagna lanciata da Don Luigi Ciotti con «Riparte il Futuro» – 273 mila firme – assume un senso particolare, quello di cogliere il disagio che avvolge l'Italia. Superato l'esame di oggi – e sono sicuro che avverrà a pieni voti – il nuovo articolo 416-ter sarà legge, per poi passare all'esame forse più duro, la sua applicabilità a livello probatorio.
  Non campiamo di rendita su questo risultato fino alla fine della legislatura ma si sappia cogliere, tutti insieme, in uno spirito reale di collaborazione, questo esempio, perché faccia scuola nella politica e collaudarlo per altre iniziative tese a migliorare da subito, e non fra sei o sette mesi o in future legislature, qualche altro articolo di legge dietro cui prosperano altri illeciti affari.
  Si individui da subito un nuovo argomento su cui intervenire per rilanciare Pag. 60l'economia malata del Paese. I riflettori su questo obiettivo stanno per spegnersi perché è giunto al capolinea del voto, ma non si spenga la speranza che un'altra Italia è possibile se solo la politica tornasse ad essere speranza di un cambiamento positivo per la gente, svolgendo un ruolo propositivo e senza pregiudiziali di confronto.
  Infine, volevo ringraziare, a nome del MoVimento 5 Stelle, il grandissimo lavoro fatto da Don Luigi Ciotti in tutti questi anni. Lo ringraziamo quando ha asciugato le lacrime di dolore dei familiari vittime della criminalità, lo ringraziamo quando aiuta le associazioni a riappropriarsi dei beni confiscati. Lo ringraziamo quando è il tramite tra politica e il territorio e li convince ogni giorno che resistere è possibile. Grazie, Don Luigi Ciotti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Speranza. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SPERANZA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è veramente per me un piacere e un orgoglio poter fare questa dichiarazione di voto a nome del gruppo del Partito Democratico. Voglio dirlo subito in premessa: al di là delle bandiere, oggi è veramente un bel giorno per tutti noi, un giorno importante e positivo per il Parlamento italiano.
  Intanto grazie, grazie veramente, ai tanti che si sono impegnati, alla II Commissione (Giustizia), ai relatori, a tutti coloro che hanno creduto in questo provvedimento e grazie soprattutto, voglio dirlo con forza, a tutte le realtà organizzate che si battono su ogni territorio per affermare il principio di legalità. Grazie in modo particolare a Libera e al gruppo Abele (Applausi) e grazie, grazie di cuore a Don Luigi Ciotti. Grazie ancora ai nostri «braccialetti bianchi», grazie, e ancora a quei 270 mila cittadini. È anche merito vostro. Dal gruppo del PD va il ringraziamento, uno per uno, perché il risultato che oggi si ottiene è anche frutto della vostra iniziativa.
  Guardate, voglio dirlo con franchezza: ogni miglioramento che c’è stato in questi lunghi anni, ogni piccolo passo avanti nelle normative per la lotta alle mafie, è stato frutto di un sacrificio tremendo di un servitore dello Stato, un sacrificio fatto spesso di sangue, fatto di conflitti enormi. Basta ricordare per almeno un istante la storia di questo Paese, l'assassinio di Dalla Chiesa nel 1982 a cui si deve l'apertura di una riflessione vera che porta finalmente all'articolo 416-bis. E ancora la morte di Pio La Torre, sì, la morte di Pio La Torre, ucciso barbaramente mentre si recava alla sede del suo partito, il Partito comunista italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E ancora. Si ricomincia a parlare di scambio politico mafioso dopo il 1992, dopo le morti di Falcone e di Borsellino. Voglio ricordarlo, Borsellino, perché tra qualche giorno, il 19 luglio, sarà l'anniversario della sua morte (saranno 21 anni). Ed io penso che Falcone meglio di ogni altro aveva capito una cosa, aveva capito che l'utilità che la mafia raccoglie dalla politica non è solo il denaro. L'utilità che la mafia raccoglie dalla politica è fatta di appalti, è fatta di informazioni, è fatta di posti di lavoro, è fatta di concessioni. Lo aveva capito già allora, nel 1992, il nostro Giovanni Falcone, e invece quell'Aula, in quell'anno, non ebbe la forza per approvare una norma come quella che Falcone voleva.
  Oggi finalmente con questa riforma, con la riforma che stiamo per approvare dell'articolo 416-ter si raggiunge questo obiettivo. E allora diciamocelo, diciamocelo con forza, con chiarezza: questa di oggi è una vittoria per la politica, è una vittoria per tutti noi, è un riscatto che ci fa finalmente trovare nuova sintonia con i cittadini.
  Guardate, Borsellino diceva una frase fortissima, sulla quale penso che dobbiamo tutti saper riflettere. Diceva Borsellino che «politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio e questi due poteri – diceva Borsellino – o si fanno la guerra o si mettono d'accordo». Io penso che con questo provvedimento noi confermiamo Pag. 61ancora una volta che alla mafia vogliamo fare la guerra e con questo provvedimento facciamo un passo importante per vincere proprio quella guerra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Allora, guardate, diciamocelo, c’è un pezzo d'Italia bellissima, un pezzo d'Italia di cui dobbiamo saper essere orgogliosi. L'Italia che lavora tutti i giorni, spesso nel silenzio, in quei terreni confiscati alle mafie, l'Italia che ogni giorno combatte denunciando le estorsioni, l'Italia che lavora nelle associazioni per la legalità, l'Italia di quegli studenti antimafia che tanti cortei e tante iniziative hanno fatto in tutti i pezzi della nostra penisola. È l'Italia di chi non si rassegna, di chi non è indifferente, di chi si indigna, di chi crede che un Paese diverso si può fare e noi oggi, con questo voto, siamo qui a dire che siamo all'altezza di quella sfida e siamo pronti su questo terreno a far vincere la politica.
  Io penso, allora, che il testo che oggi approviamo contribuirà davvero a rompere quel legame politica-mafia. Certo, un testo non basta, ci sarà bisogno ancora di tanto. Ma per la prima volta si offre uno strumento concreto alla battaglia di tutti i giorni, non solo di quelle persone e di quelle associazioni, ma – io penso – si dà uno strumento concreto alla magistratura e alle forze dell'ordine, cui va il ringraziamento per il lavoro straordinario che compiono a servizio di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  
Io penso, guardate – e concludo – che la legalità, questa parola bellissima, la legalità sia il vero e proprio presupposto morale della ricostruzione del Paese. Sì, presupposto morale della ricostruzione di questo Paese; è una battaglia che è la vera e propria premessa della politica.
  Permettetemi di dirlo, che errore sarebbe stato dividersi su questo. Oggi non ci sono bandiere, oggi non ci sono parzialità, c’è solo il senso dello Stato e la voglia di affermare la legalità nel nostro Paese.
  Voglio concludere con un'ultima frase bellissima che ci chiama in causa, una frase di Falcone. Diceva Falcone: «La mafia non è affatto invincibile, la mafia è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto – continuava Falcone – bisogna rendersi conto che si può vincere, ma non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni». E io penso che oggi, proprio da questo punto di vista, approvando questa riforma, abbiamo fatto la nostra parte e siamo stati all'altezza di questa lezione. Ed è per questo che annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto. Ha chiesto di intervenire per un ringraziamento la presidente della Commissione giustizia, l'onorevole Donatella Ferranti. Prego Presidente.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Pochissimi minuti soltanto per ringraziare, innanzitutto, i relatori, l'onorevole Dambruoso e l'onorevole Mattiello, per un lavoro serio e un impegno prezioso, di costruzione preziosa che hanno fatto nell'ambito della Commissione; per ringraziare poi tutti i colleghi della Commissione giustizia, perché hanno messo un impegno particolare nei lavori di questa Commissione, che ci ha consentito con un alto senso di responsabilità e un'attività costruttiva quotidiana di arrivare a portare in Aula questo testo, sostanzialmente condiviso, un testo che ha un forte significato politico, nei tempi del calendario fissato dall'Aula, appena dopo due mesi dall'insediamento della Commissione giustizia.
  E un ringraziamento veramente sentito va al personale della segreteria della Commissione giustizia che per noi rappresenta un supporto prezioso e quotidiano che non finiremo mai di ringraziare, anche per la sua alta professionalità (Applausi).

Pag. 62

(Coordinamento formale – A.C. 204-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 204-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 204-251-328-923-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Sannicandro... onorevole Verini... onorevole Tidei... onorevole Cassano... onorevole Turco... onorevole Causi... onorevole Galan... onorevole Giacomelli....
  Dichiaro chiusa la votazione.

  Comunico il risultato della votazione:
  «Modifica dell'articolo 416-ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico-mafioso» (A.C. 204-251-328-923-A):

   Presenti e votanti  503   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato  503    

  Sono in missione 45 deputati.

  La Camera approva (Vivi applausi) (Vedi votazioni).

  (I deputati Sisto e Marti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,32).

  PRESIDENTE. Avverto che il seguito della discussione della mozione concernente iniziative normative per la sospensione del pagamento della rata relativa al 2013 del finanziamento pubblico ai partiti avrà luogo nella seduta di domani, mercoledì 17 alle ore 16.

Annunzio di un'informativa urgente del Governo (ore 19,34).

  PRESIDENTE. Avverto che, alle ore 20 di oggi, avrà luogo un'informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia. Poiché ci sono diverse richieste per interventi di fine seduta e poiché abbiamo trentacinque minuti, possiamo anticipare ad ora gli interventi di fine seduta.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,35).

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Signor Presidente, intanto sono veramente contenta di poter fare questo intervento dopo questo bellissimo voto, perché credo che in quest'aula sia doveroso ricordare proprio oggi – non è esattamente l'anniversario, però lo è stato la settimana scorsa, quindi sono questi i giorni – la figura umana dell'avvocato Giorgio Ambrosoli, assassinato a Milano l'11 luglio 1979 (Applausi). È stato assassinato semplicemente perché aveva svolto il suo dovere, per avere espresso fino in fondo la sua professione, senza lasciarsi intimorire dalle pressioni e dalle minacce.
  Lo sappiamo tutti, la vicenda ci è chiara: era stato nominato dal Governatore della Banca d'Italia come commissario liquidatore della Banca privata italiana, quella banca portata al crack dagli affari sporchi di Michele Sindona, e aveva Pag. 63accettato di servire lo Stato mettendosi davvero a disposizione in questo servizio e vedendo in questo servizio la forma più alta e vera di concreta azione politica. Ecco, è così che noi dobbiamo ricordare l'avvocato Ambrosoli, come il simbolo di chi svolge laicamente il proprio dovere, trasformando in gesto eroico la quotidianità limpida degli atti, atti e azioni che vengono portati avanti con integrità, responsabilità e professionalità. È questo il messaggio politico che ci dà Ambrosoli. La politica era per l'avvocato Ambrosoli espressione della coscienza civile, la lotta agli abusi e alle discriminazioni, il rispetto del diritto, a qualunque costo e qualunque cosa succeda (Applausi).

  GIUSEPPE GUERINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE GUERINI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente in realtà per chiedere un sollecito, una risposta ad un'interrogazione a risposta scritta che ha presentato con me il collega Antonio Misiani l'11 giugno 2013, all'attenzione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Nello specifico l'interrogazione a risposta scritta è la n. 4-00799, presentata l'11 giugno 2013 e quindi solleciterei cortesemente una risposta da parte del Ministero, anche perché è una vicenda che è ancora in corso, una vertenza di lavoro ancora in corso e quindi sarebbe molto utile poter avere una risposta in tempi rapidi.

  PAOLA BRAGANTINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLA BRAGANTINI. Signor Presidente, sono qui a sollecitare il Governo e in particolare il Viceministro Guerra a rispondere ad un'interrogazione ed è l'urgenza dei fatti a suggerirmelo. La scorsa domenica 14 luglio, a notte fonda, quattro ragazzi sono stati aggrediti da un gruppo di uomini, sono stati circondati in un luogo isolato e col favore del buio sono stati ripetutamente colpiti con calci, pugni e colpi di cinghia. Quando sono stati trovati e portati all'ospedale, si è potuto constatare come in particolare i colpi inferti con la cinghia abbiano causato ferite tali da imporre 20 giorni di prognosi. Il tutto è avvenuto nel parco del Valentino, luogo noto storicamente a Torino per essere il parco degli innamorati, delle famiglie, un luogo di migliaia e migliaia di passeggiate lungo il fiume. Oltre alla violenza, di per sé sempre odiosa, è la motivazione che ha scatenato questo assalto che ci deve indurre ad un momento di riflessione. Le vittime hanno raccontato di essere stati inseguiti dai loro aggressori che, tirando loro oggetti, gridavano alla loro volta tutto quel campionarie disgustoso di insulti che la fantasia umana è riuscita ad inventare per definire in modo negativo le persone omosessuali. L'aggressione deliberata è avvenuta infatti al termine di una festa organizzata nel parco, in un locale pubblico, nel corso del quale era prevista l'elezione di mister gay Piemonte. Non dobbiamo mai sottovalutare questi episodi, che sono segnali di crepe ancora profonde nella nostra società. Il pregiudizio, la discriminazione, la violenza verbale e poi anche fisica verso chi può sembrare a qualcuno diverso da noi, ma non lo è.
  Per questo vorrei sollecitare qui il Governo e noi tutti ad agire sul fronte della lotta all'omofobia, in particolare rispetto ai provvedimenti legislativi contro l'omofobia, di cui già le Commissioni competenti si stanno occupando, ma anche rispetto ad un piano nazionale di azione, di prevenzione e di informazione da approntare e promuovere in tempi rapidi in collaborazione con scuole e associazioni. Non sarà una legge a far scomparire la violenza e il pregiudizio, ma sarà una legge a far comprendere che il livello di attenzione da parte dello Stato è alto e che, se Pag. 64è vero che ogni violenza va messa al bando, è ancor più vero che la discriminazione...

  PRESIDENTE. Concluda.

  PAOLA BRAGANTINI. ... la rende ancora più odiosa. Inoltre, potrà e dovrà essere una legge a mettere in chiaro che la discriminazione e il pregiudizio hanno tanti volti, non sempre facilmente riconoscibili. A volte una parola o un atteggiamento possono essere anche più taglienti e dolorosi di una cinghia come quella usata l'altra sera dai delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  KHALID CHAOUKI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare un'interrogazione sul tema delle discriminazioni, ma ne approfitto per ribadire anche a quest'Aula come Partito Democratico che, anche qui, alla luce di quello che è successo lo scorso weekend sollecitiamo, come hanno fatto i nostri colleghi al Senato, le dimissioni del Vicepresidente del Senato Roberto Calderoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Crediamo che quello che ha fatto Calderoli non sia una semplice battuta o una pagliacciata o semplicemente un folklore, come troppe volte si è detto, ma è frutto di una strategia ben studiata per cercare di recuperare qualche consenso per un partito che recentemente ha perso parecchio e che cerca, attraverso il linguaggio del razzismo e della xenofobia, di recuperare dei voti scimmiottando magari altre formazioni europee o cercando di fare una gara al ribasso con Forza Nuova qui in Italia.
  Allora chiediamo davvero che ci sia una dimissione irrevocabile per dimostrare se Calderoli davvero si è pentito come ha detto nell'Aula del Senato. Dimostri questo attraverso le sue dimissioni e, poi, magari ne approfitti per spiegare a tutta l'Italia che ha cambiato idea, che il suo movimento ha finalmente cambiato parere. E non possiamo più permetterci il lusso di far passare queste gravi offese perché poi cosa diremo ad un ragazzo di una scuola di provincia quando questo si permetterà di offendere un compagno di classe perché nero, giallo o rosso ? Cosa diremo, noi che abbiamo lottato contro il razzismo fuori dagli stadi, a chi, invece, continua ad esercitare un razzismo dentro le istituzioni ? Questo per noi è inaccettabile. E, allora, prima le critiche, poi le offese, poi gli insulti e le minacce e addirittura i cappi come è successo a Pescara.
  Il miglior modo di Calderoli per scusarsi è, appunto, quello di dimettersi. Ribadiamo qui, insieme a più di 200 mila firme di italiani, che siamo vicini a Cécile Kyenge, sosteniamo il Premier Letta nel chiedere le dimissioni di Calderoli e non ci fermeremo finché non si dimetterà perché solo in questo modo ridaremo dignità alle nostre istituzioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  LELLO DI GIOIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, per sollecitarle due questioni. Una prima questione riguarda un'interrogazione che abbiamo presentato al Ministro dell'economia e delle finanze per spiegarci come mai Finmeccanica – e questo risale a circa tre mesi e mezzo fa – abbia incrementato il numero del comitato di sorveglianza, portandolo da tre a cinque, e affidando incarichi a persone sicuramente brave, con curriculum particolarmente importanti, ma che hanno oltre venti incarichi pubblici. Mi pare una cosa quanto mai strana in un momento particolare della vita economica, sociale e politica del nostro Paese. Sarebbe opportuno, appunto, che il Ministero ci desse una risposta. La seconda questione riguarda questa istituzione.
  Signor Presidente, io ho grande stima di lei, l'ho sottolineato anche qualche giorno fa in un intervento che riguardava appunto l'Ilva, ma riferendomi alla lettera che lei ha inviato all'amministratore delegato Pag. 65di FIAT. Non è concepibile che a distanza di venticinque giorni dalla sua convocazione di due Commissioni bicamerali regolarmente costituite, con una lettera che lei ha ricevuto dal Presidente del Senato, è stata bloccata questa convocazione e, ancora ad oggi, non si hanno notizie di quando e come convocare queste Commissioni. È una questione che ha sicuramente dei risvolti di carattere politico, ma credo che noi dobbiamo guardare alla funzionalità delle istituzioni e quello che sta accadendo non mi pare che vada nella direzione di far funzionare le istituzioni.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LELLO DI GIOIA. Io la prego, signora Presidente, dal momento che la convocazione spetta a lei, d'intesa con il Presidente del Senato, di fare in modo che queste Commissioni, che sono regolarmente costituite, si possano rapidamente insediare e cominciare a lavorare per il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano – Liberali per l'Italia).

  PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia, ha ragione. Io ho chiesto al Presidente Grasso le sue valutazioni e mi auguro quanto prima di chiudere questo capitolo.

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, intervengo per unirmi all'onorevole Di Gioia: la non convocazione della Commissione di controllo sull'attività degli enti gestori della previdenza pubblica penso sia un problema. Oggi l'INPS, qui alla Camera, ha presentato il suo rapporto, ha mostrato i suoi dati, ci ha fatto vedere come l'INPS oggi rappresenti quasi la totalità del welfare italiano, lo contenga. Che ci sia un ostacolo, noi sappiamo che la Presidenza della Camera si è adoperata perché non ci fosse, però, che venga mantenuto un ostacolo per l'insediamento di una Commissione bicamerale che ha la funzione di controllare gli enti gestori della previdenza pubblica, io penso sia un problema. Penso sia un problema che l'onorevole Di Gioia ha sottolineato, penso che sia un problema del Parlamento, perché si tratta non di una commissione qualunque, ma di una commissione di vigilanza.
  Che non ci sia la vigilanza penso che debba essere un problema che preoccupi tutto il Parlamento, quindi, mi unisco anche a quanto detto prima. Ho ascoltato le sue parole, sono certa che sarà la sua sollecitudine importante da questo punto di vista. Quindi, mi unisco a quelle parole precedenti per invitare tutta la Camera ad occuparsi di questo problema, ad occuparsi e a preoccuparsene.

  PRESIDENTE. Onorevole Di Salvo, le assicuro che quanto prima questa questione verrà conclusa. Io me ne rammarico e più volte l'ho sollecitata, le assicuro.

  ANDREA FERRO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA FERRO. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, prendo la parola per informare l'Aula del gravissimo fatto di cronaca avvenuto questa notte ad Ardea, città del litorale laziale, nel sud della provincia di Roma. Sono state date alle fiamme due auto in sosta, auto utilitarie, di proprietà del fratello e del nipote di Luigi Centore, affermato giornalista locale che, appena una settimana fa, più o meno alla stessa ora della notte, aveva visto la propria macchina – anch'essa un'utilitaria, una FIAT «Panda» – divorata dalle fiamme mentre era parcheggiata davanti alla sua casa, la casa dove vive insieme alla sua famiglia.
  Proprio Luigi Centore, insieme a un gruppo di cittadini onesti e coraggiosi, alcuni iscritti ai partiti, in particolare al Partito Democratico, ma anche a associazioni, singoli cittadini, conduce da anni una difficile battaglia per fare luce su opache iniziative realizzate in località Salzare, Pag. 66sui terreni sottoposti al vincolo che si riferisce agli usi civici, sui quali sono stati realizzati, nel corso degli anni e in tempi recenti, numerosi abusi edilizi e notevoli operazioni urbanistiche di evidente natura speculativa.
  Questi episodi, sulle cui dinamiche sono in corso indagini delle autorità competenti e di cui il giornalista ha personalmente informato il comando generale dell'Arma dei carabinieri, oltre a gettare nel terrore e nell'insicurezza gli abitanti di Ardea, rappresentano un chiaro tentativo di condizionare le vicende locali e di intimidire e ostacolare quanti vogliono vederci chiaro sullo sviluppo delle aree in questione, facendo della lotta all'illegalità e alla criminalità organizzata, purtroppo sempre più diffusa e radicata ad Ardea e in tutto il litorale sud del Lazio, non solo in provincia di Roma, un principio inderogabile e non negoziabile. Pertanto, in attesa di assumere anche da parte mia iniziative come un'interrogazione che sarà presentata da qua a qualche ora e altre iniziative utili in merito al tema degli usi civici che riguardano quella zona, rispetto all'abusivismo edilizio e rispetto alla certezza dei diritti dei cittadini in quella zona, ritengo doveroso sollecitare una più incisiva iniziativa da parte delle forze dell'ordine e della magistratura, affinché i colpevoli siano rapidamente fermati e consegnati alla giustizia, ripristinando in città un clima di maggiore sicurezza e serenità per tutti i cittadini.

  PRESIDENTE. Deputato Ferro, concluda.

  ANDREA FERRO. Infine, a Luigi Centore, alla sua famiglia e agli altri protagonisti di questa brutta pagina di cronaca, non possono e non devono mancare il sostegno e la solidarietà del Parlamento e delle altre istituzioni democratiche del nostro Paese. Vedete colleghi, signora Presidente, in provincia di Roma, soprattutto, nel litorale sud, ma non solo, in grandi comuni della cinta dell'area metropolitana romana, si vive ormai da anni una situazione di difficoltà.

  PRESIDENTE. Deputato Ferro, concluda.

  ANDREA FERRO. Credo che il Parlamento non solo debba saperlo ma tutte le istituzioni se ne debbano rendere conto e stare vicino ai cittadini che fanno della vita democratica e della lotta all'illegalità un punto determinante della propria vita e della propria passione politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, ora, il deputato Andrea Colletti. Prendo atto che non intende intervenire.

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signora Presidente, colleghi, cambio leggermente l'origine del mio intervento in base a quanto appena enunciato dal mio collega che ha detto che nella notte sono saltate in aria due autovetture o più autovetture. Io ricordo, signora Presidente, che questa mattina, alle ore 10, non due autovetture ma due ragazzini sono saltati in aria bruciati e dilaniati da un padre violento. Chiedo, quindi, alla Presidenza di unirsi a questo cordoglio, non dubito che questa cosa verrà fatta, e di prendere posizione, immediatamente, perché troppo spesso, oramai, le colpe di padri e di madri si riversano sui figli.
  Chiudo immediatamente in quanto non vorrei perdere il discorso del Ministro Alfano per nessuna ragione al mondo.

  ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signora Presidente, questa notte a Foggia, sotto la propria abitazione, è stata incendiata la macchina del segretario provinciale del PdL, nonché consigliere comunale, Franco Landella. Nella stessa nottata Foggia è stato oggetto Pag. 67di ulteriori attentati ad ambienti e ristoranti. A Franco Landella va il mio abbraccio di amicizia e di solidarietà e soprattutto vorrei ricordare alle forze dell'ordine che Foggia è una città che va tenuta sotto controllo. La dimostrazione di ciò è che, in questo caso, sono stati oggetto di attenzione sia la politica che le attività produttive. Per cui chiediamo di avere un occhio particolare sulla città di Foggia.

  SOFIA AMODDIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SOFIA AMODDIO. Io volevo sollecitare attraverso la Presidenza, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca perché in data 8 maggio 2013, ben 16 deputati abbiamo sottoscritto l'interrogazione a risposta scritta riguardante alcuni nodi interpretativi concernenti la possibilità per i dirigenti degli istituti scolastici statali di stipulare convenzioni con le cooperative sociali di tipo B per l'affidamento del servizio di pulizia degli immobili degli istituti scolastici di ogni ordine e grado. A tutt'oggi non abbiamo ricevuto ancora nessuna risposta. Si tratta della interrogazione n. 4-00390.
  E sempre brevissimamente sollecito la risposta, questa volta del Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, all'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00169; riguarda un caso molto importante: una nube tossica ha stanziato sul territorio di Melilli, in provincia di provincia di Siracusa, per oltre mezza giornata in data 18 maggio 2013, provocando gravi danni alla salute della popolazione. Abbiamo chiesto al Ministro di avviare un'indagine conoscitiva volta a valutare con certezza le conseguenze sanitarie e ambientali di questa popolazione che risiede nel polo industriale più grande d'Europa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, io sollecito la Presidenza a che, quando in questa Aula si parlerà di TAP, di un gasdotto che attraversa diversi Paesi, tra cui la Grecia, l'Albania per arrivare, appunto, in Italia, l'atto di ratifica del patto trilaterale che coinvolge appunto Grecia, Italia e Albania, venga discusso oltre in Commissione attività produttive e affari europei, anche in Commissione ambiente in analogia con quanto fatto al Senato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Giulia Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente Boldrini, solamente per associarci al sollecito dell'insediamento della Commissione bicamerale di controllo sugli enti di previdenza e assistenza. Presidente, lei come sa gli enti di previdenza e assistenza negli ultimi anni sono stati oggetto anche di importanti inchieste da parte della magistratura, per la modalità di gestione dei patrimoni immobiliari e finanziari, anche noi del MoVimento 5 Stelle con la deputata Lombardi, abbiamo presentato un'interpellanza importante sull'Enasarco; oggi ne ho depositata anch'io una molto importante sull'Enpam.
  Ci sono dei quesiti, delle interrogazioni che non possono più attendere e questo ritardo sinceramente in un momento in cui c’è così una grande attenzione, perlomeno giudiziaria, su questi enti sinceramente ci lascia molto perplessi, noi prendiamo in parola il suo impegno e la settimana prossima, di lunedì, faremo un nuovo intervento per vedere se finalmente si sarà fatto qualcosa di serio per avviare appunto l'istituzione della Commissione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, solamente per rispondere al collega del PD che è voluto intervenire in questa Aula, che oltretutto non è il luogo predisposto, sul caso Calderoli, Vicepresidente del Senato. Vi voglio ricordare, anzi invito i colleghi del PD a mettere un punto Pag. 68su questa strumentalizzazione, quando il Vicepresidente ha voluto scusarsi e chiarire le sue affermazioni; si è scusato pubblicamente (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) è ha chiarito quello che probabilmente in modo errato ha voluto dire. Io voglio ricordare però ai colleghi del PD e mi auguro che l'indignazione non sia soltanto verso le parole che qualche avversario politico dice, ma siano anche verso i fatti.
  Mi domando perché nessun collega del Partito Democratico si sia alzato per quell'atto indegno, che ha leso la dignità di 400 mila cittadini, con il voto del Partito Democratico, e li ha ridotti alla povertà; questi si chiamano esodati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie): forse perché quella dignità è di povera gente, e non di persone che girano in auto blu ! Mi domando perché il Partito Democratico non si indigna verso quello che loro hanno votato con l'IMU e l'aumento su tutte le tasse, che hanno fatto chiudere le imprese e lasciato per strada dei cittadini. Quella non è dignità ? Non è la dignità dei cittadini che lasciate per strada senza lavoro e senza pensione (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia) ? La dignità è solo dei potenti ? Vi domando: la dignità è solo dei potenti ? Non ho visto raccolte di firme lanciate per difendere queste persone; anzi, nella scorsa legislatura ho visto braccia alzate del Partito Democratico che votavano il dramma di queste persone !
  Invito quindi a non strumentalizzare delle parole per le quali il Vicepresidente si è scusato; e magari guardare in casa propria, perché quando si parla di dignità si parla anche della vita che possono affrontare i cittadini comuni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

Informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia (ore 20,02).

  PRESIDENTE. Avrà ora luogo lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia.
  Dopo l'intervento del Ministro dell'interno interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
  Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno Angelino Alfano.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Presidente del Consiglio dei ministri proprio in quest'Aula il 5 luglio ha annunciato un'indagine sulla vicenda che ha interessato l'espulsione della signora di nazionalità kazaka Alma Shalabayeva, e ha detto che avrebbe personalmente seguito la vicenda.
  Al termine di quella indagine interna, il Governo ha potuto dire alcune cose, e cioè la regolarità formale del procedimento e la sua base legale, che sono state accertate e convalidate da quattro distinti provvedimenti di autorità giudiziarie di Roma: procura della Repubblica del tribunale dei minorenni il 30 maggio, giudice di pace il 31 maggio, procura della Repubblica presso il tribunale e procura della Repubblica per i minorenni il 31 maggio. A questi provvedimenti è da aggiungere l'indagine avviata dalla procura di Roma nei confronti della signora Alma Shalabayeva, al cui ambito appartiene il provvedimento di dissequestro del giudice del riesame concernente il denaro e la memory card sequestrati alla signora.
  Tuttavia, nel dire questo il Governo il 12 luglio si rese conto che restava grave la mancata informativa al Governo sull'intera vicenda, che comunque presentava sin dall'inizio elementi e caratteri non ordinari. Questo aspetto è stato oggetto di un'apposita indagine affidata proprio da me, dal Ministro dell'interno, al Capo della polizia al fine di accertare responsabilità connesse a questa mancata informativa.
  Oggi l'esito dell'inchiesta interna mi è stata consegnata dal Capo della polizia. Insieme al Presidente del Consiglio, prima che partisse per Londra dove ha avuto un Pag. 69incontro con David Cameron, abbiamo valutato quale fosse la strada migliore per rendere pubblico l'esito di questa inchiesta, l'esito di questo lavoro affidato al capo del Dipartimento di pubblica sicurezza; e abbiamo convenuto che la via migliore per rendere pubblico l'esito dell'inchiesta interna del capo del Dipartimento di pubblica sicurezza, nonché Capo della polizia, che la strada migliore fosse il Parlamento. Per cui sono qui, in rappresentanza del Governo, nell'espressione della mia funzione di Ministro dell'interno, con profondo rispetto per quest'Aula e per il Parlamento a cui per primo abbiamo voluto consegnare gli esiti degli accertamenti condotti dal Capo della polizia.
  Sono stato alle ore 18 al Senato, adesso sono qui per dire come e perché sia potuto accadere che i livelli governativi non fossero informati delle procedure e dell'esistenza delle operazioni di espulsione e per dire come fare perché ciò non accada mai più, per dire anche che, da quando è stato evidente il caso, numerosi, direi molto numerosi, interventi sono stati compiuti dal Governo italiano, dal Ministero degli affari esteri e dal sottoscritto, come Ministro dell'interno, presso le autorità kazake a protezione di quei diritti inviolabili dell'uomo, che in una nazione e in un Paese come il nostro non possono mai essere violati e devono essere sempre difesi e protetti. Quindi, vi è stata una serie di azioni svolte dopo il fatto per assicurare anche la difesa legale alla signora in Kazakistan e dal Kazakistan e per fare sì che vi fosse la certezza che nulla fosse in violazione dei diritti dell'uomo lì. Ritenendo non bastevole tutto questo, oggi il Governo ha deciso, per il tramite del Ministro degli affari esteri, di convocare nelle prossime ore l'ambasciatore del Kazakistan per ricevere tutti i chiarimenti e fin da ora il Governo si mette a disposizione del Parlamento per ogni aggiornamento e per fare sì che il Parlamento venga sempre informato dello sviluppo di questa delicata vicenda. Oggi – dicevo – è stata consegnata la relazione. Questa relazione consta di due parti, una parte di ricostruzione squisitamente cronologica, che per ragioni di trasparenza riteniamo subito dopo conclusa questa informativa di mettere sul sito Internet del Ministero dell'interno, unitamente alla seconda metà, che sarà quella della quale mi gioverò per una rappresentazione dei fatti che sia espressa con le parole della relazione stessa. Quindi da questo momento in poi apro le virgolette e ciò che sto per dire al Parlamento è esattamente il contenuto della relazione, una relazione che – voglio ribadire – è stata affidata al Capo del dipartimento della pubblica sicurezza e che ha come scopo – aveva ed ha avuto come scopo – quello di capire come sia potuto accadere che i livelli governativi non fossero informati dell'esistenza e delle procedure di espulsione, come sia potuto accadere che né il Ministro dell'interno né il Ministro degli affari esteri né il Ministro della giustizia né il Presidente del Consiglio fossero informati di tutto questo.
  Apro le virgolette: «Le ricerche del latitante kazako Ablyazov Mukhtar hanno preso l'avvio nel territorio nazionale il 28 maggio su input dell'ambasciatore Adrian Yelemessov. Il processo messo in moto da questa informazione si esaurisce in una fase operativa di polizia giudiziaria consistente in due perquisizioni nella villa di Casal Palocco indicata come nascondiglio del latitante, nel sequestro di denaro, materiale elettronico e di un passaporto, nella denuncia per il reato di falso a carico di Shalabayeva Alma, senza che il Mukhtar fosse rintracciato. Dall'operazione di polizia giudiziaria scaturisce poi un procedimento di natura amministrativa relativo all'espulsione della moglie del latitante.
  L'incarico affidato allo scrivente è quello di accertare la mancata informativa al Governo sull'intera vicenda che, pur essendo pienamente regolare», e queste virgolette sono tratte dal comunicato ufficiale di Palazzo Chigi, «presentava sin dall'inizio elementi e caratteri non ordinari». E qui si chiudono le virgolette all'interno del virgolettato del prefetto Pansa.
  «Tale incarico quindi è volto essenzialmente ad individuare dove si è fermato il flusso informativo ascendente. È evidente Pag. 70che in ordine alla prima parte della vicenda andrà verificato anche se tutti i funzionari di polizia coinvolti fossero a conoscenza che il ricercato kazako fosse anche un dissidente politico nel suo Paese. È altrettanto necessario che, in ordine alla parte amministrativa dell'intera vicenda, vengano verificate le modalità esecutive dell'espulsione che, al di là della loro chiara legittimità, evidenziano caratteri non ordinari.
  In primo luogo va ribadito che in nessuna fase della vicenda, fino al momento dell'esecuzione dell'espulsione con la partenza della donna con la bambina, i funzionari italiani hanno avuto notizia alcuna sul fatto che Ablyazov, marito della cittadina kazaka espulsa, fosse un dissidente politico fuggito dal Kazakistan e non un pericoloso ricercato in più Paesi per reati comuni. In nessun momento è pervenuta o è stata individuata negli archivi di polizia informazione che rilevasse lo status di rifugiato dello stesso Ablyazov. Anzi, la documentazione fornita dall'ambasciatore kazako, diplomatico ufficialmente accreditato presso il Governo italiano, lo segnalava come elemento collegato alla criminalità organizzata ed addirittura al terrorismo internazionale.
  In secondo luogo, va evidenziato che, nel corso dell'intera istruttoria e della consultazione di tutta la documentazione fornita, non risulta che Shalabayeva Alma o i suoi difensori abbiamo mai presentato o annunciato domanda di asilo pur avendone la possibilità. Né è risultato che la citata cittadina kazaka abbia mostrato o affermato di possedere un permesso di soggiorno rilasciato da Paesi Schengen, cosa che hanno fatto i difensori solo in sede di ricorso contro il provvedimento.
  Al riguardo, è opportuno evidenziare che quando per la prima volta Shalabayeva Alma viene condotta presso l'ufficio immigrazione, cioè la mattina del 29 di maggio, essa era in compagnia del cognato che, all'atto della verifica della sua condizione di straniero in Italia, affermava di essere titolare di un permesso di soggiorno lettone, quindi rilasciato da Paese Schengen. Nella circostanza veniva verificata la fondatezza della affermazione e lo straniero veniva rilasciato: il tutto accadeva alla presenza della signora Shalabayeva Alma, che avrebbe potuto anch'essa rivendicare la titolarità di analogo documento.
  Per inciso, va rilevato che risultano infondate le affermazioni riportate dagli organi di stampa secondo le quali il citato Seraliyev Bolat sarebbe stato percosso durante l'irruzione riportando ferite al volto. Infatti, il citato Seraliyev alle ore 19,20 del 30 di maggio si è recato presso l'ospedale Aurelia Hospital, dove ha riferito che alle ore 23 del 29 maggio aveva subito una aggressione presso la propria abitazione, cioè nella villa di Casal Palocco, riportando lesioni giudicate guaribili in cinque giorni.
  Si precisa che il predetto è stato fotosegnalato alle ore 18 del giorno 29 maggio e non presentava alcuna lesione facciale e che l'intervento presso la villa di Casal Palocco è avvenuto nella notte tra il 28 e il 29. La ripetizione della perquisizione, invece, è avvenuta il giorno 31.
  La ricostruzione della vicenda, esposta cronologicamente sopra e convalidata nelle sue fasi dalle competenti autorità giudiziarie, fa ritenere che la prima parte di essa abbia seguito correttamente tutti i circuiti informativi sia discendenti che ascendenti, cioè dal Ministero all'organo procedente e viceversa. La seconda parte, invece, si è fermata nella fase ascendente ad un livello che non ha coinvolto le strutture di diretta collaborazione del Ministro, cui competeva informarlo.
  Dalla ricostruzione dell'intera vicenda e dalle dichiarazioni acquisite dal vicecapo della polizia vicario, prefetto Alessandro Marangoni, dal vicedirettore generale della Pubblica sicurezza e direttore centrale della Polizia criminale prefetto Francesco Cirillo, da quelle del prefetto Alessandro Valeri, capo della Segreteria del Dipartimento della pubblica sicurezza, da quelle del prefetto Gaetano Chiusolo, direttore centrale anticrimine, e da quelle del questore di Roma, Fulvio Della Rocca, è possibile ricostruire la seguente cronologia.Pag. 71
  La mattina del giorno 28 maggio l'ambasciatore kazako a Roma Adrian Yelemessov, cerca di contattare inutilmente il Ministro dell'interno, cioè il sottoscritto.
  Nella stessa giornata il predetto diplomatico si reca presso la Questura di Roma – squadra mobile, dove fornisce le indicazioni necessarie per la cattura del latitante kazako Ablyazov Mukhtar, sottolineandone la pericolosità.
  La sera dello stesso 28 maggio l'ambasciatore fornisce le medesime informazioni al Capo di gabinetto del Ministro dell'interno ed al prefetto Alessandro Valeri, capo della Segreteria del Dipartimento della pubblica sicurezza.
  Quest'ultimo contatta il dirigente della squadra mobile che conferma di essere già stato informato e di aver avviato tutte le conseguenti attività.
  Il prefetto Valeri informa anche il prefetto Cirillo, cui fa capo l'Interpol e che svolge tutte le attività già prima descritte e che sono indicate in un apposito allegato dentro la relazione.
  Lo stesso prefetto Valeri informa il prefetto Gaetano Chiusolo, che a sua volta attiva il Servizio centrale operativo della polizia di Stato, che ha come compito quello di coordinare e seguire le attività delle squadre mobili.
  Della circostanza viene informato anche il vicecapo vicario prefetto Marangoni.
  L'attivazione duplice delle ricerche del latitante da parte dell'ambasciatore kazako avrà esito negativo e dallo stesso prefetto Valeri verrà data comunicazione al Gabinetto del Ministro dell'interno.
  A quel momento, come peraltro nei giorni successivi, non era sorto neanche il dubbio che il ricercato fosse un oppositore politico del Governo kazako e che potesse essere oggetto di ritorsioni.
  La vicenda che attiene al trattenimento e all'allontanamento dal territorio nazionale di Shalabayeva Alma sembra aver assunto una dimensione rilevante per le autorità diplomatiche kazake. In effetti, le procedure di espulsione di Shalabayeva Alma sono state seguite, come è corretto che sia, dalle autorità consolari kazake, che sono state solerti nel fornire tutte le indicazioni necessarie all'esecuzione del provvedimento di espulsione e a rilasciare i documenti necessari per l'espatrio sia di Shalabayeva Alma che della sua bambina Ablyazov Alia.
  Il coinvolgimento delle autorità diplomatiche kazake non si è però limitato a questa fase, ma si è anche sostanziato nell'allertare l'ufficio procedente alla massima attenzione per motivi di sicurezza, fino a giungere a mettere a disposizione un volo privato dedicato al trasporto delle due cittadine kazake, da Roma ad Astana, capitale del Kazakistan. Anche in questa fase, come sottolinea lo stesso dirigente dell'Ufficio immigrazione della questura di Roma nella sua relazione del 3 giugno, non era pervenuta alcuna informazione che segnalasse rapporti di parentela della donna con un «dissidente politico kazako».
  Il citato funzionario, primo dirigente della Polizia di Stato, dottor Maurizio Improta, ha dichiarato, come si rileva dall'accluso allegato n. 20, di non aver informato alcuno dei suoi superiori del volo diretto per l'allontanamento della donna, non essendogli stato specificato dal consigliere dell'Ambasciata kazaka che il volo fosse appositamente stato predisposto per la stessa.
  Infatti il funzionario testualmente riferisce (da questo momento fino a nuovo avviso sono parole del funzionario dottor Maurizio Improta): «In ordine all'aereo con cui la donna è stata rimpatriata, va precisato che il 30 maggio, quando ho chiesto la certificazione dell'identità kazaka della donna, il diplomatico presente in ufficio, consigliere Khassen, mi chiese come l'avremmo rimpatriata qualora il provvedimento fosse stato convalidato dal giudice. Nella circostanza spiegai che il rimpatrio sarebbe avvenuto dopo la convalida e anche dopo che fossero pervenuti i nulla osta da parte delle autorità giudiziarie competenti. Spiegai che, non essendoci volo diretto per il Kazakistan, avremmo utilizzato la tratta Roma Mosca – Mosca Astana.
  Nella circostanza il consigliere Khassen ebbe a dirmi che probabilmente, entro Pag. 72qualche giorno, ci sarebbe stato un volo diretto da Ciampino. Lo stesso raccomandava massima cautela perché nel cambio di aereo a Mosca ci sarebbe stato il rischio che uomini armati, pagati dal marito latitante, avrebbero potuto tentare la liberazione della donna. D'altra parte gli alert sulla pericolosità del soggetto rendevano plausibile tale affermazione. Non diedi seguito alla richiesta, essendo necessaria la convalida e l'acquisizione dei lasciapassare.
  Il giorno dopo, quando lo stesso Khassen venne a consegnare i lasciapassare richiesti, conseguentemente alla convalida del trattenimento presso il CIE, il consigliere Khassen mi comunicò che il citato volo da lui precedentemente segnalato era in partenza proprio quel pomeriggio intorno alle ore 17. Comunicò che sul volo erano presenti sia lui che il console kazako e che quindi potevamo anche decidere di effettuare l'espulsione senza scorta, anche perché a bordo c'era personale di volo femminile. Sulla base di questa affermazione non emergeva che il volo fosse stato preso appositamente per il rimpatrio. A questo punto, dopo avere acquisito gli ulteriori nulla osta, incaricavo l'assistente Laura Scipioni di portare i lasciapassare a Ponte Galeria e insieme al personale che parla la lingua russa di accompagnare la signora a Ciampino.
  Nella circostanza, stante le precedenti segnalazioni, chiedo alla squadra mobile e alla Digos, nelle persone dei dirigenti di coadiuvare ai fini della sicurezza, con il proprio personale, il trasporto all'aeroporto della Shalabayeva. Non mi risulta che la donna abbia rappresentato all'assistente Laura Scipioni, che parla inglese correttamente, la volontà di chiedere asilo. Non mi risulta che abbia rivolto analoga richiesta all'altro personale, compreso quello che parla la lingua russa. In aeroporto la donna e la sua bambina vengono consegnate, precisamente sotto la scaletta del citato aereo, al console kazako e all'altro diplomatico. In effetti, la consegna alle autorità consolari, invece di avvenire alla discesa dell'aereo in Astana è stata effettuata, sempre alle autorità consolari, in partenza da Roma. Non ho comunicato preventivamente ai miei superiori l'uso del volo Roma-Astana, non avendo alcuna possibilità di comprendere che fosse stato l'aeromobile noleggiato appositamente per l'occasione. Non mandando il personale in missione per la scorta della donna non avevo necessità di chiedere ulteriore autorizzazione». Si chiude così il virgolettato del funzionario Improta e ricomincia il virgolettato del prefetto Pansa, del capo della Polizia.
  «Va anche detto che le richieste formulate dalla Shalabayeva Alma sulla volontà di essere espulsa verso la Repubblica Centrafricana difficilmente potevano essere accolte, se si considera che si tratta di un Paese per il quale l'UNHCR sconsiglia i rimpatri forzati. Si ritiene opportuno a questo punto ricostruire i singoli passaggi del flusso informativo, che non è pervenuto all'attenzione del Ministro dell'Interno.
  In primo luogo, va precisato che il canale informativo che fa confluire le notizie necessarie al Ministro dell'interno è di norma il Capo di Gabinetto del Ministro o direttamente il Capo della Polizia oppure i loro sostituti. Gli uffici sui quali si concentra il flusso informativo che fa riferimento al Capo di Gabinetto è l'Ufficio del Gabinetto del Ministro dell'interno; quello che fa riferimento al Capo della Polizia è la segreteria del Dipartimento della pubblica sicurezza.
  È evidente che non tutte le informazioni sono portate a conoscenza del Ministro in quanto sono preventivamente selezionate in ordine di importanza e rilevanza. Tale valutazione compete ai vertici dei citati uffici che, sulla base dell'esperienza, della prassi, delle esigenze, delle circostanze contingenti e del contesto generale, classificano le informazioni secondo un ordine di priorità a cui sono collegati comportamenti conseguenti.
  Per quanto concerne le espulsioni, ai sensi della normativa vigente le stesse, che sono predisposte con provvedimenti dei prefetti, non vengono assolutamente segnalate al Ministro che ne può prendere tutt'al più cognizione periodica sul piano Pag. 73meramente statistico. Nel caso in esame, è evidente che nella prassi non esisteva obbligo di informazione al Ministro sia perché si trattava di un'espulsione ordinaria sia perché non vi era né evidenza né consapevolezza che il marito della espulsa fosse un dissidente, sicché nessuna informazione è stata data al Ministro.
  Va di converso detto che l'attenzione di un altro Paese così evidente e tangibile attraverso l'impegno diretto del proprio ambasciatore e l'utilizzo di un volo non di linea per il rimpatrio delle due cittadine kazake avrebbe dovuto rappresentare elemento di attenzione tale da far valutare l'opportunità di portare l'evento a conoscenza del Ministro stesso. In effetti, la verifica fatta dallo scrivente, come prima riferito, porta a ritenere che si è data importanza alla sola ricerca del latitante, che è stata attentamente seguita e comunicata nel suo esito negativo il 29 maggio dai vertici del Dipartimento della pubblica sicurezza al Gabinetto del Ministro.
  È mancata in quel momento però l'attenzione ad una verifica puntuale e completa su tutto il rapporto innescato dalle autorità diplomatiche kazake che, avendo coinvolto direttamente il Gabinetto del Ministro, avrebbero dovuto essere seguite in tutte le fasi del loro rapporto con gli organismi territoriali a cui è demandata la mera operatività.
  Non è stata seguita per niente dal Dipartimento della pubblica sicurezza la fase relativa all'espulsione della moglie del ricercato a cui gli organi territoriali hanno attribuito un mero valore di ordinarietà burocratica, come si evince anche dal tipo di coinvolgimento della prefettura di Roma che ha predisposto il provvedimento di espulsione la cui richiesta è pervenuta ordinariamente, via fax, e senza sollecitazioni o particolari avvertimenti.
  Il punto nodale della ricostruzione quindi è comprendere perché si sia fermato il flusso informativo che fino ad un certo punto ha coinvolto la segreteria del Dipartimento e il Gabinetto del Ministro e nella fase conclusiva si sarebbe bloccato al livello di uffici territoriali. In effetti, il questore di Roma, sentito dallo scrivente nell'ambito della disposta inchiesta amministrativa, afferma di non avere dato direttamente informazione al Dipartimento della pubblica sicurezza nelle varie fasi dell'attività svolta dai suoi uffici, perché consapevole che lo stesso Dipartimento fosse direttamente informato dagli stessi uffici della questura.
  Su questo punto si è soffermata l'attenzione dello scrivente in quanto anche qui emerge la differente gestione delle due fasi della vicenda: quella delle ricerche del latitante e quella dell'espulsione della moglie. Dagli atti assunti si ha precisa informazione della correttezza del flusso informativo sino a quando si acclara l'esito negativo delle ricerche di Ablyazov. Per quanto riguarda le fasi successive, il prefetto Valeri ha memoria solo delle informazioni relative alla fase di polizia giudiziaria, ma non ricorda quando ha appreso dell'espulsione della donna e delle modalità esecutive dell'espulsione stessa.
  Il dirigente dell'ufficio immigrazione, che ha mantenuto i rapporti con gli organi investigativi territoriali (Squadra mobile e DIGOS), non ha attivato canali autonomi di informazione né nei confronti del questore né del Dipartimento della pubblica sicurezza, non avendo percepito la straordinarietà delle modalità con cui l'espulsione è stata eseguita.
  In termini conclusivi, emerge che il Dipartimento della pubblica sicurezza non ha seguito in tutte le sue fasi il processo stimolato dalle autorità diplomatiche kazake, che avrebbero voluto investirne direttamente il Ministro ma che erano riuscite a raggiungere solo il suo Capo di Gabinetto. Lo stesso Dipartimento della pubblica sicurezza ha seguito l'evolversi delle iniziative dei diplomatici kazaki solo fino ad un certo punto, come se dovesse rispondere al Gabinetto del Ministro solo relativamente alla cattura del latitante e non dell'insieme dell'operazione.
  Tanto si rassegna per i provvedimenti che la signoria vostra intenderà adottare”. Chiuse le virgolette.
  I provvedimenti. Onorevoli colleghi, dicevo in premessa che sono, siamo qui a rendere conto del come e del perché si sia Pag. 74mai potuto verificare che l'intero livello politico del Governo non fosse informato di questa storia. E siamo qui a dire che, essendo uno Stato di diritto che ha a cuore i diritti inviolabili dell'uomo, questo Governo ha revocato, come voi sapete, il provvedimento di espulsione in ragione di elementi nuovi sopravvenuti dopo le decisioni amministrative che lo hanno determinato. Questo è tipico di uno Stato di diritto, perché non ci si impunta sulle decisioni e se arriva materia nuova l'autorità pubblica è in grado di assumere una decisione, anche di revoca di un proprio provvedimento.
  E, inoltre, abbiamo seguito dal giorno in cui si è verificato il fatto ad oggi, come dicevo in premessa, ciò che si è svolto in Kazakistan per assicurare il rispetto dei diritti dell'uomo, che la libertà della signora fosse assicurata e che l'assistenza legale fosse assicurata. Quest'azione continuerà. Ma vi è una grande questione aperta, quella relativa a come impedire che una vicenda di questo genere non abbia mai più ad accadere. In riferimento a questo comunico di avere accettato, con dispiacere – perché lo considero un grande funzionario e l'ho sempre considerato un mirabile uomo delle istituzioni – le dimissioni del mio Capo di Gabinetto, il prefetto Procaccini, e di avere proposto l'avvicendamento del capo della segreteria del Dipartimento della pubblica sicurezza.
  Inoltre, per quanto riguarda le competenze che non sono specificamente mie, e cioè la riorganizzazione generale del Dipartimento di pubblica sicurezza – come a voi non sfuggirà e a coloro che seguono le tematiche della sicurezza non sfuggirà – che ha vissuto negli ultimi anni momenti molto delicati, se non drammatici, io ho chiesto e ho ottenuto dal capo del Dipartimento della pubblica sicurezza e dal prefetto Alessandro Pansa, capo della polizia, di avere consegnata quanto prima una riorganizzazione generale del Dipartimento di pubblica sicurezza perché tutto ciò non abbia mai più ad accadere: una riorganizzazione generale a cominciare dalla direzione centrale dell'immigrazione. Attendo questo piano di riorganizzazione e sono certo che il prefetto Pansa farà del suo meglio per assicurare che sia efficace e tale da scongiurare che questi episodi abbiano a ripetersi.
  Ecco perché io concludo così questa mia informativa, non prima, però, di avere ribadito ai 100 mila poliziotti, che da mane a sera si impegnano per assicurare il buon diritto dei nostri concittadini e sicurezza sul nostro territorio, la ferma vicinanza delle istituzioni repubblicane e del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico).

(Interventi)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Emanuele Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Signor Ministro, onorevoli colleghi, siamo qui questa sera per commentare una vicenda sulla quale il nostro giudizio è durissimo, sulla quale nessuna scusante sarà sufficiente, sulla quale noi cerchiamo risposte certe e definitive. Siamo qui questa sera, di fronte al Paese intero, chiamati a giudicare quegli adempimenti e la ricostruzione redatta dal capo della polizia, prefetto Pansa, che lei ci ha qui letto, sugli avvenimenti che hanno portato il 31 maggio scorso all'indebita e gravissima e anche drammatica espulsione dal nostro Paese di Alma Shalabayeva, moglie di un dissidente kazako e della sua bambina di cinque anni.
  Prima di qualsiasi giudizio politico o tecnico sulla ricostruzione che qui abbiamo ascoltato, noi sentiamo il dovere di dire che questa vicenda rimarrà una pesante macchia nella storia della difesa dei diritti umani del nostro Paese e per la quale, personalmente, come italiano, ho provato vergogna e rabbia. Quanto è accaduto in un Paese civile non dovrebbe accadere.
  Dalla relazione Pansa, che lei ha letto, si evincono certamente due elementi fondamentali. Il primo è la certificazione della mancata informazione sua e dei Pag. 75vertici del Governo da parte dei funzionari del Ministero dell'interno e della polizia di Stato sull'evolversi della vicenda mentre erano in corso le varie fasi, fatto gravissimo, che hanno portato all'espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia. Il secondo è l'esistenza, nella narrazione che ci è stata letta, di criticità e anomalie gravi e di domande ancora aperte sulla gestione degli avvenimenti. Per entrambi questi aspetti è necessario che vi siano delle conseguenze che lei ha già parzialmente qui anticipato su chi si è reso responsabile di tale gestione.
  Ma il succo della vicenda che non può non colpire le nostre coscienze è che l'Italia ha riconsegnato al Kazakistan – Paese nel quale, secondo Amnesty International, non vi è alcuna garanzia della tutela dei diritti umani e dove è costantemente praticata la tortura sui prigionieri – la moglie di un dissidente del regime di quel Paese e la sua figlia minorenne, le quali sono in realtà in possesso, come dimostra l'evolversi degli avvenimenti, di uno status evidentemente disconosciuto ai nostri uffici al momento del fermo della signora che avrebbe dovuto impedire il loro espatrio che, invece, è avvenuto. E questo è forse l'aspetto più grave del nostro comportamento: il fatto che siamo venuti meno al dovere previsto da numerose sentenze di tribunali internazionali e numerosi Trattati internazionali di verificare sempre le conseguenze di un eventuale rinvio di persone verso il loro Paese di provenienza, prima di espatriare.
  Preoccupa e colpisce anche, signor Ministro, colleghi, Presidente, che le autorità diplomatiche del Kazakistan, che è il Paese che ho prima descritto circa la deficienza di livello democratico che testimoniano le organizzazioni internazionali, abbiano potuto trovare le autorità consolari di quel Paese immediata udienza e compiacenza presso le nostre strutture, senza che i nostri funzionari siano stati in grado di verificare fino in fondo la reale condizione delle persone coinvolte e sulle quali le autorità diplomatiche di quel Paese chiedevano a noi una rapida espulsione ed, in particolare, della drammatica e inaccettabile condizione dell'espulsione di una minore, una bambina di cinque anni. Noi non siamo la succursale di alcun Paese e non prendiamo ordini da alcun Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  L'annullamento del decreto di espulsione della Shalabayeva, decretato dal Governo, è un atto di giustizia doveroso. Rimane pur tuttavia aperta, tra le molte domande che ci rimangono aperte, la domanda sul perché i documenti che hanno consentito oggi, nei giorni scorsi, al Governo questa decisione di annullamento di quell'atto ingiusto non fossero già a nostra disposizione nel momento in cui fu presa, invece, la scelta relativa all'espulsione. Il Partito Democratico non parteciperà a una speculazione politica su questa vicenda. Noi prendiamo atto oggi del documento che lei qui ha letto. Lo valuteremo e lo esamineremo con attenzione per analizzare ogni passaggio e ne daremo una valutazione finale. Il nostro interesse, come partito, è che il nostro Paese e la sua credibilità internazionale recuperino il danno di immagine subito da questi avvenimenti. Il nostro interesse è che quanto è successo non possa mai più avvenire. Per ciò serve che chi ha avuto responsabilità di ogni grado nella gestione ne paghi le debite conseguenze e che tutto ciò che è possibile fare ad ogni livello per riportare in Italia Alma Shalabayeva e sua figlia, ingiustamente riportate nel loro Paese, non sia lasciato intentato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, Ministro e deputati, oggi non è facile parlare al Governo, perché in realtà in questo Paese il Governo non c’è. Il vostro Esecutivo è un Esecutivo contrario alle scelte del Paese, imposto dalle decisioni di un Presidente semipresidenzialista, appoggiato da una schiera di personaggi obbligati alla più ottusa ubbidienza. Il vostro Pag. 76sarebbe un Esecutivo ridicolo se non si occupasse di cose serie, composto da personaggi incoscienti, non informati ed assenti.
  L'articolo 95 della Costituzione sottolinea che i Ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei Ministri ed individualmente degli atti dei loro dicasteri. Questo è previsto dalla nostra Costituzione, se ancora ha un valore. Ma questo sarebbe possibile in un Paese normale, nella normalità delle istituzioni e nella precisa definizione dei loro poteri e delle loro responsabilità, nella corretta applicazione delle norme costituzionali. Ma questo è il Paese dei contrari. Questo è un Paese dove gli F-35 servono per fare la pace. Da noi il Governo non c’è e se c’è non è informato, e se non è informato non agisce e non decide e se non agisce e non decide permette che qualcun altro agisca e decida per suo conto. I Ministri non sono Ministri, sono facenti funzione ed il loro campione è proprio il facente funzione di vice primo Ministro e Ministro dell'interno. Ed è proprio lei, Ministro, che vogliamo allontanare dai suoi uffici e dalle sue non responsabilità.
  La vicenda del rapimento di Stato di una giovane donna e madre, esule politica, fuggita dal suo Paese e rifugiata nella città del papa Francesco è emblematica, vergognosamente ed insopportabilmente emblematica dell'assenza totale del Governo. Il primo Ministro, dedito all'apologia degli scalpellini medievali, non sa cosa avviene dentro e fuori le mura di quella che fu definita caput mundi e che da voi è stata oggi ridotta a capitale degli intrighi e dei sotterfugi più oscuri. Il Ministro dell'interno non sa che dai palazzi del suo Ministero sono usciti nottetempo, come i ladri di una volta, una cinquantina di poliziotti, una quindicina di automezzi, un paio di vicequestori, sei o sette ispettori, tutti incaricati di portare a termine l'assalto di una villetta a Casalpalocco, circondarla e occuparla, per catturare non il Mullah Omar, ma la signora Shalabayeva e la sua bambina, pericolose dinamitarde mascherate da profughe e rifugiate.
  Le cose che ci dice oggi è che tutto questo è avvenuto all'insaputa del Ministro dell'interno. A sua insaputa si è consumato un piccolo colpo di Stato. A sua insaputa dai suoi uffici sono uscite le direttive, i fax, le telefonate che hanno coordinato la marcia notturna di mezzi militari che hanno attraversato e riattraversato Roma. E sempre a sua insaputa si è parcheggiato un aereo austriaco in paziente attesa, si sono allertati i meccanici dell'aeroporto, si sono predisposti il controllo ed il rifornimento dello stesso aereo con alcune centinaia di litri di cherosene, si è pianificato il volo e si è proceduto all'identificazione delle passeggere. Ora il punto da chiarire è soltanto: se il Governo non c’è, compresi i membri coinvolti, sempre a loro insaputa, come il Ministro Cancellieri e il Ministro Bonino, non sapevano nulla, se il Governo dunque non ha disposto o predisposto nulla, chi ha dato l’input a questa operazione vergogna ? Quale Governo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà) ? Quello del satrapo Kazako, che si è affrettato a ringraziare, o quello del cavaliere brianzolo, che si è affrettato ad espatriare, anche se purtroppo solo temporaneamente ?
  O – come sembrerebbe – l'operazione vergogna è stata pianificata dai due personaggi in questione, amicissimi tra loro, amici degli stessi amici comuni ed ambedue amiconi di quel tale Paolo Scaroni, padre, padrone e padrino dell'ENI, che ultimamente sembra il vero Ministro degli esteri. Italia, Kazakistan, ENI, Nazarbayev, Berlusconi e Scaroni. Scaroni, pregiudicato per tangenti, prescritto per inquinamento territoriale ed indagato per tangenti internazionali, dinamico e brillantissimo manager da sei milioni di euro all'anno: anche lui all'oscuro di tutto ? Berlusconi ha per lui sentimenti di affetto, di stima, di ammirazione, di comprensione e forse di invidia nei confronti del dittatore kazaco: anche lui all'oscuro di tutto ?

Pag. 77

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Basta !

  CARLO SIBILIA. E Nazarbayev, capo indiscusso di un Paese pieno, strapieno di petrolio e gas: anche lui all'oscuro di tutto ? Mi rivolgo a voi tutti, deputati della Repubblica: ridiamo valore a questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà). Vi chiediamo, in un sussulto di dignità, di riprendervi le vostre funzioni di rappresentanti del popolo.
  Non ci si può fidare di un Ministro dell'interno che, all'oscuro di tutto e di tutti i coinvolgimenti dei suoi più alti collaboratori, minaccia che molte teste dovranno cadere. Non ci si può fidare di un Ministro dell'interno che, come uno Schettino qualunque, scarica le sue responsabilità sui suoi sottoposti (Commenti dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Non si scaricano le proprie responsabilità sui subalterni, non si lasciano scoperti e senza difesa quegli uomini dello Stato abituati a lavorare in silenzio e ad obbedire agli ordini superiori. In pace o in guerra, in mare o in terra, nello sport come nella vita, chi ha un posto di comando ne assume gli onori, le responsabilità ed i doveri. È una questione di onore, signor Ministro dell'interno. Uno Schettino mostrato al mondo è già troppo. Il Ministro dell'interno è il Ministro della sua polizia. Se il Ministro della polizia non sa cosa fa la sua polizia (Commenti dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) è indegno di esercitare un incarico così delicato...

  PRESIDENTE. Concluda.

  CARLO SIBILIA. ... e va immediatamente rimosso ! Vado a conclusione.

  PRESIDENTE. Concluda, è scaduto il tempo. Prego, concluda.

  CARLO SIBILIA. Vado a conclusione. Io dico che adesso è il caso che voi sentiate la vostra responsabilità perché questa volta tutti i membri del Governo l'avete fatta grossa (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio innanzitutto reagire ad un'immagine che stiamo dando in questo Parlamento perché rivendico a questo Governo e ai Governi precedenti di aver reso l'Italia sede di rifugiati, di dissidenti, dei dissidenti che venivano dall'Unione Sovietica, dei dissidenti che venivano dal Terzo Mondo (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Noi abbiamo esercitato questo ruolo e io respingo, quindi, il masochismo che caratterizza alcuni interventi che ci sono stati ed esprimo anche la mia solidarietà al Governo nel suo complesso e al Ministro dell'interno, onorevole Alfano (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), nel senso che noi reagiamo a questo tentativo di fare un'operazione nella quale l'Italia viene colpita al di là di un fatto grave con il quale ci dobbiamo misurare !
  Ma se andiamo a vedere le cose, vediamo anche che questo dittatore kazako ha parlato con mezzo mondo. Ha parlato con Obama, ha parlato con Barroso, con la Merkel, con Cameron (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Quindi, non capisco il tipo di cervellotico processo che qua viene fatto. Detto questo, vengo al punto e il punto è costituito da due elementi. Non solo su questo caso, ma a regime, il Ministro dell'interno non può dotarsi di una propria privata agenzia Pinkerton all'interno del Ministero. Ha un filtro nel Ministero che ci ha rappresentato il Ministro Alfano, un filtro costituito solitamente, in primo luogo dal Capo della polizia, poi dal capo di gabinetto, che si Pag. 78misura con la serie infinita di episodi che passa per il Ministero e che comunica al Ministro dell'interno i fatti con i quali il Ministro medesimo si deve misurare. Ebbene, in questa circostanza ciò non è avvenuto, complicato probabilmente anche dal fatto che, purtroppo, non c'era un Capo della polizia in campo e questo secondo me ha complicato notevolmente le cose.
  E, quindi, è sancito, è verificato che c’è stato un blocco di flusso informativo dalla struttura burocratica al Ministro che non aveva altri strumenti per conoscere il rilievo politico della vicenda che era in corso. E questo taglia la testa al toro a molte speculazioni e anche all'operazione di killeraggio fatta dal giornale la Repubblica che ha tolto la sua fiducia al Governo e ha colto questa occasione per tirare una botta su un elemento di contraddizione. Voglio, però, anche aggiungere, onorevole Ministro, alla luce della sua relazione, che è mancato un flusso informativo anche sotto di lei, fra le strutture burocratiche e la magistratura perché non è stata mai chiara e chiarita la doppia figura di una personalità la quale era contemporaneamente ricercata dall'Interpol per reati comuni ed era un esule o un oppositore politico.
  La doppiezza di questa figura non è emersa nel lavoro burocratico, né in quello giudiziario, per cui non è emersa neanche agli occhi della magistratura, che ha convalidato i procedimenti per quattro volte. Questo ci deve fare riflettere sul fatto che c’è stato un meccanismo complicato, atipico, con degli elementi negativi che, però, hanno riguardato sia l'assenza di un flusso informativo nei confronti del Ministro sia delle contraddizioni all'interno della struttura burocratica e dalla struttura alla magistratura. E questo è un dato con il quale noi ci dobbiamo assolutamente misurare.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FABRIZIO CICCHITTO. Va anche – lo dico con franchezza – severamente condannata quella sorta di delega che è stata data all'ambasciata del Kazakistan per quello che riguarda l'aereo. Questo è un punto sul quale si dovrà andare ulteriormente a fondo.
  Concludo per dire che, quindi, il nodo politico – e noi su questo ci esprimiamo in modo esplicito – rappresentato dall'assenza di responsabilità del Ministro dell'interno, del Ministro degli affari esteri, degli altri eventuali ministri che sono stati sfiorati da questa vicenda, a nostro avviso, è chiarissimo e per questo noi qui, oggi, in questa sede, e nel caso in cui si debbano votare delle mozioni di sfiducia, confermiamo la nostra fiducia al Governo, confermiamo la nostra fiducia al Ministro dell'interno.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FABRIZIO CICCHITTO. Dopo di che, questa vicenda, che ha dei punti di contraddizione, ha un'altra faccia della medaglia: il cambio di quadro politico determinato dal fatto che un giornale molto importante ha tolto la sua fiducia a questo Governo...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FABRIZIO CICCHITTO. ... e questo può avere dei riflessi politici che, evidentemente, movimenteranno ulteriormente la dialettica politica del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, anche noi abbiamo seguito contrariati e sconcertati quello che è accaduto; anche noi prendiamo atto dell'informativa, signor Ministro, che lei ha voluto rendere a quest'Aula e al Senato e prendiamo atto Pag. 79dei contenuti della relazione del Capo della polizia, di cui lei ha dato conto.
  Noi non siamo tra coloro i quali avevano chiesto le dimissioni sue o di altri: e questo non perché apparteniamo a questa maggioranza e neanche perché esse – le dimissioni – avrebbero potuto o potrebbero mettere a rischio la tenuta del Governo che sosteniamo. Se noi ci convincessimo che membri del Governo hanno adottato comportamenti non all'altezza dei propri doveri, noi non esiteremmo ad assumere posizioni rigorose ed inflessibili, poiché riteniamo che la credibilità sia una componente integrante e sostanziale dei requisiti di esistenza di un Governo.
  Noi abbiamo chiesto, chiediamo e ci aspettiamo chiarezza assoluta e risposte precise sui fatti, sul contesto nel quale questi fatti sono accaduti e sulle eventuali responsabilità di tipo politico e di tipo tecnico. Sono troppe, infatti, le questioni aperte e inquietanti. Innanzitutto, il lato umanitario – è stato già ricordato –, che ha coinvolto una donna con una minore; poi, i tempi e i modi incredibilmente inusuali di questo rimpatrio.
  Ma anche, vorrei aggiungere, l'apparente, incredibile assenza di informazioni incrociate tra i vari apparati dello Stato a fronte, peraltro, di notizie giornalistiche che riferiscono di una sorta di viavai attorno alle persone rimpatriate ed alla loro abitazione di persone più o meno legate, si dice, ai servizi segreti di altri Paesi. Sullo sfondo uno Stato, il Kazakistan, al centro di inquietanti dubbi in tema di democrazia, di rispetto dei diritti umani, di trasparenza nelle attività economiche e finanziarie; uno Stato che, pare, si è potuto avvalere quasi a sportello dei nostri servizi di sicurezza, con l'avvallo dell'autorità giudiziaria, per cercare di riportare a casa un oppositore politico tutelato, sembra, da altro Paese europeo.
  Prendiamo atto, dunque, signor Ministro, della sua informativa basata su una relazione del Capo della polizia e prendiamo atto che essa, a quanto abbiamo appreso, conferma il fatto, e non ne vogliamo e ne possiamo dubitare, che le autorità di Governo, le persone che compongono il Governo, non erano a conoscenza dei fatti. Noi approfondiremo, naturalmente, nei prossimi giorni tutta questa vicenda e valuteremo anche se il Parlamento avrà necessità di ulteriori elementi e, soprattutto, sarà, credo, necessario capire come sia potuto accadere che nessun ufficio giudiziario e nessun apparato di sicurezza si sia preoccupato di verificare, magari anche per il tramite dei nostri servizi informativi, quanto asserito dalle autorità del Kazakistan.
  Cinismo e ingenuità sono ambedue attitudini non compatibili con gli apparati di sicurezza di una democrazia e di un Paese civile. Abbiamo, dunque, fatto una brutta figuraccia che non può e non deve ripetersi. Abbiamo fiducia, confidiamo che il Governo saprà trovare il modo di portare fino in fondo la ricostruzione dei fatti, che è incominciata oggi con la sua apprezzata relazione, e troverà il modo di concorrere alla ricerca assoluta e totale della verità e della chiarezza. Insieme, siamo certi che il Governo vorrà disporre quanto necessario per evitare che simili figuracce le facciamo un'altra volta (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signora Presidente, signor Ministro, le dico subito che non intendiamo utilizzare questo spazio e questa discussione per entrare nel merito dell'azione del suo Governo, ci saranno altri luoghi ed altri tempi. Ci interessa ragionare su quello che è accaduto e, in questo senso, devo confessare di ritenere la sua relazione assolutamente insufficiente.
  Lei non era stato invitato ad incontrarci per assicurarci che ciò che è accaduto non accadrà mai più, ma per spiegarci come sia stato possibile che tutto questo sia accaduto. Il titolo della sua informativa potrebbe essere, in modo Pag. 80molto lapidario: «a mia insaputa». Ma, «a mia insaputa», è un'espressione ed è una prosa che è impropria per un Ministro, soprattutto per un Ministro che ha responsabilità della sicurezza di 60 milioni di italiani.
  A sua insaputa, ma non a insaputa del Governo kazako che aveva già affittato un aereo, che lo teneva fermo su una pista con i motori accesi, come un fotogramma di Casablanca, ancor prima che il decreto di espulsione venisse firmato; un'espulsione, e ci sembra evidente, plastica nella sua progressiva definizione, che è stata voluta ed è stata pianificata in Kazakistan, con una cessione imbarazzante di sovranità del nostro Paese nei confronti del signor Nazarbayev. Anche a insaputa, mi permetta di ricordarlo, dell'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione. L'articolo 19 recita che in nessun caso – in nessun caso, lo ripeto – può disporsi l'espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di opinioni politiche. Alma Shalabayeva è la moglie di un dissidente politico, e la certezza che la sua incolumità sarebbe stata messa a rischio attraverso questo atto di deportazione è una certezza alla quale non poteva sfuggire nemmeno il Governo italiano.
  Una violazione grossolana e manifesta di questo articolo prezioso per l'incolumità di tutti i cittadini, non soltanto dei dissidenti e degli oppositori. L'ignoranza sulle circostanze che lei ci ha ricordato di fronte al rischio di esporre una donna e una bambina alla violazione dei più elementari diritti umani per un Governo non può essere considerata una giustificazione; non abbiamo ascoltato una sola parola se non imbarazzante e abbastanza, come dire, superficiale sul Kazakistan, che è un Paese governato da un satrapo eletto da 24 anni consecutivamente ad ogni scadenza con una percentuale che oscilla tra il 94 e il 97 per cento.
  Io ho ascoltato da parte vostra in questo Parlamento, quando si è trattato di valutare e giudicare la bontà dei processi elettorali che portavano Mubarak o Ali alla Presidenza della Tunisia o dell'Egitto, forti motivate preoccupazioni, ma di fronte a un Paese in cui per 24 anni un signore governa con una percentuale di questo tipo, non una parola, sembra quasi che si tratti di Disneyland, possibile che non ci sia stato un dubbio su quale destino avremmo costretto a vivere questa donna e questa figlia attraverso questa deportazione e su un Paese che è stato più volte pesantemente censurato dalle organizzazioni per i diritti umani per ciò che in quel luogo accade !
  Un'espulsione che è stata fatta a insaputa dei nostri servizi di sicurezza, che hanno più volte spiegato di non aver mai saputo nulla né prima né durante né dopo; un'espulsione che è stata fatta all'insaputa del consigliere diplomatico della Farnesina presso il Viminale che ha spiegato di non essere stato mai informato.
  Perché questa inchiesta interna, signor Ministro, non è stata ordinata l'11 giugno scorso dopo che un'interrogazione del nostro gruppo, a firma di Alessandro Zan, aveva posto al Governo gli stessi interrogativi ai quali lei oggi, con un mese e mezzo di ritardo, ci sta rispondendo ? Perché questa interrogazione è stata cacciata come polvere sotto il lembo di un tappeto senza affrontare, un mese e mezzo fa, le ragioni di una scandalo diplomatico internazionale che metteva a repentaglio la vita di una donna e di una bambina di sei anni (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle) ?
  C’è un'ombra di pesante opacità su questa vicenda, sul suo comportamento signor Ministro, e adesso, lo dico con assoluta franchezza, cercare di sacrificare un'intera linea di comando per salvare se stesso è un comportamento politicamente non encomiabile anche perché in questa linea di comando noi ricordiamo che ci sono funzionari e dirigenti della Questura di Roma che hanno lavorato in modo eccellente quando si è trattato di andare a Pag. 81combattere la mafia in questi anni con risultati di assoluta eccellenza, scaricare interamente su questa linea di comando la responsabilità di ciò che oggi fa capo politicamente a questo Esecutivo, ci sembra un comportamento, ripeto, non encomiabile, non c'ha convinti signor Ministro, credo che vi resti una sola cosa da fare: fare in modo che questa donna, questa bambina possano essere al più presto restituite alla libertà e riportate in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, signor Ministro, vede, per fortuna il suo discorso è durato poco più di venti minuti, se fosse durato mezz'ora probabilmente la colpa sarebbe stata della bambina (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle), perché ci risulta quasi incredibile, dalla relazione che lei ci ha fatto, dove nessuno ha colpe, però c’è un capo di gabinetto che si dimette, un altro alto funzionario che lei, per usare le sue parole «verrà probabilmente avvicendato». Io onestamente non sono avvezzo al burocratese ma della relazione del capo della polizia Pansa non ho capito assolutamente nulla se non che c’è stato un gioco estremo allo scaricabarile, se non che qui le responsabilità si sono volute limitare a pochi funzionari di un solo Ministero, quando in realtà qui c’è anche un altro Ministero che ci risulta pesantemente coinvolto in tutta la vicenda, che è quello degli Affari esteri. Mi dispiace che il Ministro Bonino non sia presente oggi in Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).
  Già oggi abbiamo svolto un question-time in Commissione, e lei, Ministro, sa benissimo la stima che ho nei confronti del Ministro Bonino; però la sua assenza, il suo silenzio sono abbastanza significativi del fatto che qui si sia voluto picchiare solo ed esclusivamente, come ricordava prima il collega Fava, sulle parti più operative ma deboli nei confronti del sistema dell'apparato, dimenticando invece quelle che sono le responsabilità politiche: responsabilità politiche, non solo responsabilità burocratiche o di alti dirigenti o di alti funzionari.
  Tutte le parole che lei ha detto oggi sarebbero state credibili se fossero state dette il 4, il 5 o il 6 giugno: non oggi, perché c’è una data scolpita nella memoria, che è il 2 di giugno, data in cui il Ministro Bonino ha ammesso di averla informata di questi fatti. Ci deve allora spiegare il perché, al di là della relazione burocratica, nessuno si è indignato, nessuno si è mosso per andare a riprendere queste persone in Kazakistan, se non dopo che noi, insieme ad altri gruppi, ma noi abbiamo portato all'interno dell'Aula la settimana scorsa, con un question-time, la questione; ed abbiamo costretto il Presidente Letta ad aprire questo tipo di indagine.
  Non è credibile quello che ci viene detto oggi: non è credibile proprio per l'assenza di tempi. Non è credibile che solo ed esclusivamente ci sia stato un passaggio... Leggo testualmente quello che lei ha detto, che forse è la parte più grave: «C’è stata una mancanza di flussi informativi ascendenti». Bene: e quelli discendenti ? Perché a questo punto ci sorge un dubbio, che è quello più grave di tutti ! Perché è chiaro che c’è stata l'assenza del Governo italiano in questa fase. È chiarissimo: l'avete ammesso voi ! Noi non eravamo informati, lei non era informato, il Ministro degli esteri non era informato, il Presidente del Consiglio dei ministri non era informato ! Bene; e allora, quella fase discendente da dove è arrivata ? Dal Governo kazako ? È già abbastanza imbarazzante e svilente essere nelle mani di burocrati, ma quando questi burocrati sono addirittura stranieri, diventa un qualcosadi Pag. 82inaccettabile, per qualsiasi tipo di Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà) !
  Le ribadiamo allora: va bene, abbiamo preso atto di questa relazione burocratica del prefetto Pansa, che non dice assolutamente nulla, che non assegna colpe a nulla, salvo poi evidentemente scatenare guerre interne al Viminale. Che non erano quelle che cercavamo, anzi: noi cercavamo, e cerchiamo, le responsabilità politiche in questo caso; e come responsabilità politiche ribadiamo anche qui in Aula una domanda: il ruolo della Farnesina. Perché è sempre stato detto: c’è stato un errore ! Oddio, un errore: non si sono accorti, dopo aver mandato 50 persone in una casa a cercare un pericoloso latitante, che quella signora e quella bambina erano la moglie e la figlia. Stiamo scherzando ? Abbiamo dei dilettanti alla Farnesina, o abbiamo della gente che vuole prenderci in giro ? Perché una terza possibilità non c’è ! Non è possibile che un alto funzionario della Farnesina risponda – non un funzionario qualsiasi, un alto dirigente, scusate, della Farnesina – con un fax che non si è accorto perché mancava il cognome da nubile. Bugia, perché oggi è venuto fuori un altro documento dove il cognome da sposata... Va bene: lo smentirà nella prossima relazione.
  Però il dato è politico: qui c’è stato un silenzio vostro, pur sapendo le cose. Perché, ripeto, è ammissione stessa del Ministro Bonino che voi eravate a conoscenza di questi fatti dal 2 giugno. Indignarsi adesso e cercare di andare a riprendere questa persona è solo un esercizio di ipocrisia, punto e basta (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ignazio La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, grazie di avermi dato la parola. Io non vorrei trovarmi questa sera nei panni del Ministro dell'interno, perché mi rendo conto che quello che è successo lo ha obbligatoriamente portato oggi a fare il cireneo, a venire in Aula e a difendere una situazione indifendibile. È venuto in Aula, costretto dalla volontà del Parlamento, che con interrogazioni, con un'azione di richiesta, vuole avere notizie vere su quello che è successo, e non ha potuto, non ha voluto o non ha saputo pretendere che a fianco a lui ci fosse il Presidente del Consiglio, che secondo noi è egualmente responsabile di questa vicenda.
  Non ha voluto, potuto o saputo pretendere che a fianco a lui ci fosse il Ministro degli esteri, o almeno il sottosegretario ai servizi segreti.
  No, io vedo plasticamente in questo momento, anche se prima c'era il Ministro per i rapporti con il Parlamento, la fotografia della fine di questo Governo, dove non è fisicamente presente nessuno che non sia sostanzialmente del partito del Ministro dell'interno. È un dato di fatto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e MoVimento 5 Stelle). Io per quello non infierirò contro di lei e sulla sua relazione che è, in tutto, evidente. Caro Zanonato, scusa se non ti ho citato. Non infierirò perché è stato già detto tutto. Un dato è evidente, onorevole Vicepresidente del Consiglio, c’è un pezzo mancante per forza di cose nella sua relazione. Io mi rifiuto di credere che gli uomini della nostra polizia di Stato non siano quei solerti funzionari che tante volte insieme a lei mi è toccato difendere da accuse ingiuriose che sono venute da altre parti politiche. C’è un pezzo mancante. Quale non posso dirlo io, forse avrebbe potuto dircelo il Governo. Sicuramente a chiunque salta agli occhi che quelli che lei chiama elementi non ordinari in questa vicenda sono elementi macroscopicamente non ordinari: un ambasciatore che si trasforma in un poliziotto e viene a indicare un latitante, un console che mostra – con sue parole – una solerzia mai vista prima (si è mai visto un console che a tutti i costi vuole Pag. 83riprendere a casa sua un clandestino in Italia qualunque sia il reato e la signora non aveva commesso reati e men che meno la bambina ?), un aereo predisposto, ma già pronto. Poi guarda caso, proprio oggi pomeriggio partiamo ? Che fortunata coincidenza. Anzi vorrei dirle che, siccome c’è personale che parla la lingua russa, non c’è bisogno neanche che l'accompagnate, datecelo pure sotto l'aereo che al resto ci pensiamo noi. Sembra una consegna di un ostaggio a qualcuno che ha il diritto di pretenderlo, anziché un'espulsione come voi ci avete detto fino a questo momento. E allora, prendo atto, onorevole Ministro. Non vorrei essere nei suoi panni e capisco la sua personale sofferenza di doversi caricare sulle spalle il peso di tutta questa vicenda, ma io non posso concordare con i provvedimenti che lei ci ha annunziato: revocato il provvedimento di espulsione. Naturalmente questo significa che, tempo poco, rivedremo qui la signora e la bambina, che il Kazakistan si scuserà e ce li rimanderà con lo stesso aereo privato con cui è venuto a prenderseli. Ma se non siete riusciti a liberare i due marò, come sperate di far tornare i due kazakistani (Commenti) ? Onorevole Ministro, resta aperta – lei ha detto – la vicenda di come mai è accaduto e come fare a non farlo più accadere. Questa è un'altra partita. La vedremo in un'altra occasione, non la vedremo oggi. Oggi ci interessa dire che questo Governo non ha la nostra fiducia. Non lei, signor Ministro, ma il Governo nel suo complesso, si è dimostrato non solo inadeguato, ma diviso, come plasticamente dimostra la composizione di oggi. E allora lo dico a chi ha parlato prima di me: non una mozione di sfiducia ad un Ministro, che rafforza i Governi, ed è sempre stato così. La mozione di sfiducia a un singolo Ministro è un modo per aiutare il Governo. Vi invito e vi sfido con noi, che non abbiamo da soli i numeri, a chiedere la sfiducia dell'intero Governo e noi saremo in prima linea (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Ministro, la ricostruzione che lei ha letto non mi ha per nulla convinto. Anzi, sono ancora più allarmato dalla dinamica di questa vicenda, che può essere riassunta così: un qualsiasi ambasciatore avrebbe potuto innestare un processo decisionale di questa portata ? Un qualsiasi ambasciatore no, ma l'ambasciatore di un Paese ricco come il Kazakistan, con il più grande deposito di gas che esista sulla Terra, forse sì, perché è evidente che disponeva di complicità istituzionali che, così come sono state ricostruite, appaiono del tutto imbarazzanti.
  Ho sentito La Russa che ha fatto una ricostruzione sulla quale non si può non convenire: la scenetta descritta sull'aereo che era già pronto dice molto. Ma non è per caso che noi abbiamo scambiato la Farnesina con i rapporti internazionali dell'Ente idrocarburi (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie) ? Mattei ha fatto la politica estera dell'ENI, però io credo che bisogna stare molto attenti.
  Pini, che, tra l'altro, nei giorni scorsi aveva organizzato, forse tra i primi, perché è molto informato, un'interrogazione sul punto specifico, ha detto delle cose sulle quali non si può non convenire. La mia conclusione è molto semplice: è chiaro che si tratta di una figuraccia sesquipedale.
  Io non credo che lei possa chiamarsi fuori. La sua linea difensiva mi è parsa così debole da non sapere che cosa augurarmi. Io non so se augurarmi che lei non sapesse o che abbia fatto finta di non sapere, perché qui si pone una questione istituzionale che è di una profondità drammatica. Non basta la rimozione del capo di gabinetto, è di tutta evidenza.
  Se la catena di comando si è mossa in questi termini su un caso che anche ictu oculi non poteva non apparire di straordinaria rilevanza sul terreno della politica internazionale, ma di che cosa stiamo parlando ? Ha fatto bene a ricordare le Pag. 84tradizioni italiane, ma qui le nostre tradizioni sono sbiancate di fronte alla realtà di questo caso.

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  BRUNO TABACCI. Quindi, la mia conclusione è che la ricostruzione non solo non mi ha convinto, ma mi lascia sbalordito, e credo che questa vicenda non possa chiudersi così (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Centro Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, signor Ministro, la relazione che ci ha letto racconta questa vicenda come se fosse una vicenda di ordinaria amministrazione; invece, è tutto fuorché ordinaria, compresa la rapidità della procedura di espulsione: un record assoluto, quanto ai tempi.
  È una vicenda incredibile ! Il primo aspetto incredibile è: quaranta persone per catturarne una. Non trovano questa persona e allora prelevano la moglie e la figlia: come a dire che l'uno vale le altre, ma il problema è che, forse, le altre sono utilissimo strumento di pressione proprio perché non si è trovato l'uno. Di questa vicenda voglio sottolineare l'anomalia, la grave anomalia dei comportamenti, sia della parte italiana sia della parte kazaka.
  Però, della parte kazaka io non sono stupita, perché chi ama la democrazia, il rispetto dei diritti umani, le libertà individuali, non sceglie il Kazakistan come Paese in cui vivere. Forse chi vuole fare gli affari sì. Allora, quaranta persone per catturarne una. Ma che tipo di persona è ?
  Un criminale internazionale ? Non lo sappiamo, ma noi abbiamo due certezze. Noi lo sapevamo: questo è un ex ministro dell'energia, dell'industria e del commercio. Persona sconosciuta ? Non credo: energia ! E poi, sicuramente è un rifugiato, riconosciuto nel Regno Unito e a cui lo status di rifugiato non è mai stato revocato dal 2009.

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  PIA ELDA LOCATELLI. Ho già esaurito il tempo ?

  PRESIDENTE. Prego.

  PIA ELDA LOCATELLI. Cose strane, perché il reato sulla testa della moglie pende, ma non si considera la possibilità di richiedere la protezione in Italia in conformità con la normativa europea, così come è assolutamente anomalo, in totale difformità con le prassi della UE e del nostro Paese, l'uso dell'aereo. Ma tutto quanto è stato gestito in modo non professionale, non limpido. Ma il problema è: possibile che in nessuno sia scattato il campanello di allarme parlando di Kazakistan, perché la Corte europea non consente l'estradizione in Kazakistan, in quanto la persecuzione giudiziaria è spesso usata per eliminare la dissidenza politica. Noi, forse ineffabili, esprimiamo un giudizio severo, molto severo su questi comportamenti e ci riserviamo di valutarne le conseguenze. Ma è certo che questa vicenda ha gettato un gravissimo discredito a livello internazionale sul nostro Paese e ce ne dispiace, perché noi amiamo il nostro Paese. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Partito socialista italiano e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.

Annunzio del conferimento del titolo di Viceministro ad un sottosegretario di Stato (ore 21,14).

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inviato, in data odierna, la seguente lettera:

  «Onorevole Presidente,
  Informo la S.V. che con decreto del Pag. 85Presidente della Repubblica, in data 15 luglio 2013, adottato su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei ministri a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge del 23 agosto 1988, n. 400, della delega di funzioni conferita dal Ministro dell'interno, è stato attribuito il titolo di Viceministro al sottosegretario di Stato presso il medesimo dicastero, senatore dottore Filippo Bubbico».
  Firmato: Enrico Letta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 17 luglio 2013, alle 15:

  1. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16)

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Cozzolino ed altri n. 1-00110 e Migliore ed altri n. 1-00145 concernenti iniziative normative per la sospensione del pagamento della rata relativa al 2013 del finanziamento pubblico ai partiti.

  La seduta termina alle 21,15.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Meloni G. e a n. 1-71 rif. 514 513 1 257 73 440 51 Resp.
2 Nom. Moz. Speranza e a n. 1-144 512 511 1 256 505 6 51 Appr.
3 Nom. T.U. pdl 204 e abb.-A - em. 1.12 513 499 14 250 98 401 50 Resp.
4 Nom. em. 1.52 514 509 5 255 147 362 50 Resp.
5 Nom. em. 1.60 512 512 257 112 400 50 Resp.
6 Nom. em. 1.53 511 497 14 249 97 400 50 Resp.
7 Nom. em. 1.54 512 512 257 113 399 49 Resp.
8 Nom. em. 1.55 516 516 259 111 405 50 Resp.
9 Nom. em. 1.56 509 509 255 110 399 49 Resp.
10 Nom. em. 1.59 507 507 254 112 395 49 Resp.
11 Nom. em. 1.57 504 504 253 113 391 49 Resp.
12 Nom. em. 1.58 421 421 211 98 323 49 Resp.
13 Nom. TU pdl 204 e abb.-A - voto finale 503 503 252 503 45 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.