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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 37 di giovedì 20 giugno 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10,50.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Damiano, Dellai, Gregorio Fontana, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Pisicchio e Realacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Secondo quanto unanimemente convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo si procederà ora al seguito della discussione delle mozioni relative al rilancio dell'occupazione giovanile di cui al punto 3 dell'ordine del giorno. Nel frattempo il Comitato dei nove della Commissione ambiente potrà riunirsi per l'individuazione degli emendamenti da apportare al decreto-legge n. 1197, il cui seguito riprenderà in Aula orientativamente non prima delle ore 14, al fine di poterne concludere l'esame nella giornata odierna.
  Sospendo per 15 minuti la seduta per consentire la presenza del competente rappresentante del Governo.

  La seduta, sospesa alle 10,55, è ripresa alle 11,20.

Seguito della discussione delle mozioni Ascani, Rostellato, Calabria, Tinagli, Scotto, Prataviera, Giorgia Meloni, Alfreider ed altri n. 1-00070, Gregori, Rizzetto, Polverini ed altri n. 1-00034, Prataviera ed altri n. 1-00105 e Formisano ed altri n. 1-00106 concernenti misure per il rilancio dell'occupazione giovanile.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Ascani, Rostellato, Calabria, Tinagli, Scotto, Prataviera, Giorgia Meloni, Alfreider ed altri n. 1-00070 (Nuova formulazione), Gregori, Rizzetto, Polverini ed altri n. 1-00034 (Ulteriore nuova formulazione), Prataviera ed altri n. 1-00105 e Formisano ed altri n. 1-00106, concernenti misure per il rilancio dell'occupazione giovanile (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta del 17 giugno 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
  Avverto che sono state presentate le risoluzioni Di Salvo n. 6-00015 e Di Lello Pag. 2ed altri n. 6-00016. I relativo testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni e risoluzioni).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,22).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni e sulle risoluzioni presentate.

  JOLE SANTELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Ascani, Rostellato, Calabria, Tinagli, Scotto, Prataviera, Giorgia Meloni, Alfreider ed altri n. 1-00070, sia sul dispositivo che sulla parte motiva.
  Sulla mozione Gregori, Rizzetto, Polverini ed altri n. 1-00034 (Ulteriore nuova formulazione) il Governo chiede una riformulazione esclusivamente della parte del dispositivo relativa ai centri per l'impiego. Il testo del dispositivo recita «a potenziare ed armonizzare il ruolo dei centri per l'impiego, e di tutti gli strumenti per le politiche attive sul lavoro, su tutto il territorio nazionale, rafforzandone le prerogative e istituendo una figura professionale di consulenza in materia di politiche europee per l'occupazione, attivazione dei fondi specifici e orientamento mirato». La riformulazione sarebbe: «a rafforzare e coordinare gli strumenti per le politiche attive sul lavoro, anche al fine di riordinare sul territorio nazionale le competenze in materia di servizi per l'impiego».
  Per quanto riguarda la mozione Prataviera ed altri n. 1-00105 si chiede una riformulazione, con la cancellazione dell'ultimo inciso «senza priorità alcuna ai lavoratori/disoccupati del Mezzogiorno». In tal caso il parere sarebbe favorevole.
  Sulla mozione Formisano ed altri n. 1-00106 il Governo esprime parere favorevole, con le seguenti riformulazioni. In particolare, per la parte dispositiva, il Governo chiede una riformulazione con la cancellazione dal terzo capoverso del dispositivo della frase «per ottenere un aumento della dotazione del Fondo sociale europeo»; quindi il testo risulterebbe il seguente: «ad intervenire, in occasione del prossimo Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2013, dedicato proprio al tema dell'occupazione giovanile, per verificare la possibilità di stanziare ulteriori risorse (...)».
  In merito al quarto capoverso del dispositivo, il Governo propone la seguente riformulazione: «ad adoperarsi in tutte le sedi opportune, a partire dallo stesso Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2013 dedicato proprio al tema dell'occupazione giovanile per verificare la possibilità di stanziare ulteriori risorse...»; dunque sostanzialmente chiediamo la cancellazione del periodo «per ottenere un aumento della».
  In merito al secondo capoverso del dispositivo, dopo la frase «in particolare, in modo da ottenere un risultato quanto più rapido possibile e duraturo», il Governo propone l'inserimento della frase «anche in considerazione degli attuali limiti di bilancio», quindi eliminando l'inciso «pur nei limiti attuali del bilancio»; seguono le parole «ad adottare le iniziative» eliminando la parola «tutte».
  Infine, il Governo chiede la riformulazione del primo capoverso del dispositivo con l'aggiunta del termine «in particolare», per cui il testo risulterebbe «alle esigenze dei giovani, in particolare delle aree più svantaggiate».
  Il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Di Salvo n. 6-00015, purché il dispositivo sia riformulato in questi termini: «a valutare la possibilità, tenendo Pag. 3conto del quadro finanziario e della sperimentazione di una misura di contrasto alla povertà assoluta, attualmente in corso nelle dodici città con più di 250 mila abitanti, di predisporre un piano per la progressiva introduzione di una misura universale di reddito minimo».
  Il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Di Lello n. 6-0016, purché la lettera c) del dispositivo sia riformulata nel seguente modo: «a rafforzare e coordinare gli strumenti per le politiche attive sul lavoro, anche al fine di riordinare sul territorio nazionale le competenze in materia di servizi per l'impiego anche in virtù dell'attuazione della Youth Guarantee. Sarebbe così modificata l'attuale formulazione della lettera c) del dispositivo, che prevede:  “a potenziare ed armonizzare il ruolo dei centri dell'impiego resi inutili dalla riforma (...)”».

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Invito sempre chi interviene in dichiarazione di voto a dichiarare se accetta la riformulazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, credo sia ormai nelle coscienze di tutti il fatto che il problema dell'occupazione all'interno del nostro Paese e in Europa è prioritario e, soprattutto, quello della disoccupazione giovanile, che ormai ha raggiunto livelli insostenibili all'interno della nostra realtà nazionale; basti pensare che, negli ultimi due anni, la disoccupazione giovanile è passata dal 27 per cento al 40 per cento e, nelle aree del Mezzogiorno italiano, soprattutto in quelle aree più deboli, ha raggiunto ormai livelli insostenibili...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa: è possibile abbassare un po’ la voce, cortesemente, in rispetto a chi sta parlando ?

  LELLO DI GIOIA. Grazie, Presidente, per la sua gentilezza, ma riesco a parlare anche con questo brusio. Evidentemente, non sono interessati ai problemi che riguardano la disoccupazione giovanile.

  PRESIDENTE. Prego, vada avanti.

  LELLO DI GIOIA. Le dicevo, quindi, che in alcune aree del Mezzogiorno la realtà è drammatica: ormai, il tessuto sociale è «scollato»: un tessuto sociale che rischia, sempre più, di determinare conseguenze disastrose per la vita civile del nostro Paese. Ecco, perché noi abbiamo presentato questa risoluzione, tentando di dare un'impostazione nuova al sistema dell'occupazione attiva del nostro Paese; abbiamo fatto alcune considerazioni di merito, per esempio, come la sottosegretaria ha segnalato, riguardo all'attivazione, nel migliore dei modi, dei centri dell'impiego, ma abbiamo soprattutto cercato di individuare alcuni settori specifici, che riguardano una nuova occupazione nella microimpresa, dando la possibilità ai giovani, laureati o non laureati, a coloro i quali hanno voglia di fare, di costruire e di creare, perché questo Paese ha nei giovani delle risorse importanti per creare nuova occupazione giovanile.
  Però, a noi pare che il Governo non abbia dato – e non dia – risposte su quelli che possono essere questi nuovi sistemi, per esempio, costruire quelle condizioni per un venture capital, per dare possibilità di iniziative sulle start up, per creare quegli incubatori di impresa, che creano appunto le precondizioni per fare in modo che cresca l'impresa giovanile. Si avverte, quindi, la necessità di costruire questo nuovo sistema, di dare opportunità, di creare nuove opportunità all'interno di questo Paese, con delle agevolazioni fiscali, con condizioni che ci consentano di dare prospettive ai giovani.
  C’è un ultimo punto che non abbiamo inserito all'interno della nostra risoluzione, ma che riteniamo importante: è mai possibile che non si riesca – e qui lo chiedo al sottosegretario, che comunque è anche esperta di materia giuridica – a Pag. 4rivedere quella che può essere la questione del diritto fallimentare per le società di giovani ?
  Perché nel momento in cui una società di giovani fallisce questo giovane è, comunque, totalmente bollato per tutta la vita.
  Dobbiamo, quindi, cambiare il sistema, introducendo un sistema nuovo, che metta in condizione i giovani di poter creare il lavoro e di crearsi il lavoro. Questo significa essere una democrazia avanzata. In conclusione, dobbiamo fare in modo e dobbiamo chiedere al Governo di rivedere anche la sua posizione in ordine alla nostra risoluzione.
  Per questo motivo chiediamo fortemente al Governo di rivedere i pareri espressi e di fare in modo che sia un parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli Ministri del Governo, i deputati delle Minoranze Linguistiche voteranno a favore della mozione n. 1-00070 che, a loro nome, è stata firmata dal capogruppo Daniel Alfreider. Come ha affermato il Presidente del Consiglio Letta, nelle sue dichiarazioni programmatiche e come è stato ribadito nel vertice G8, il problema della disoccupazione giovanile è la dimensione più acuta della crisi economica e finanziaria che investe i Paesi dell'euro dell'Unione europea.
  L'OCSE sottolinea come il numero dei giovani fuori dal mercato del lavoro sia oggi quasi un terzo superiore a quello del 2007 e come tale numero sia destinato a salire ulteriormente nella maggior parte dei Paesi. In nove Paesi OCSE alla fine di marzo 2013 il tasso di disoccupazione giovanile era superiore al 25 per cento. Fra questi vi è l'Italia, con un livello, tra i giovani under 25, al 39 per cento. L'ISTAT ha tracciato un quadro drammatico, con livelli di disoccupazione record e con un tasso del 12,8 per cento, la più alta da 36 anni e, cioè, dall'inizio delle serie storiche, che per i giovani vola sopra il 40 sfiorando il 42.
  Presidente, non è possibile. Io non riesco a sentire niente...

  PRESIDENTE. Sì, ha ragione. Io chiedo ai deputati cortesemente di abbassare la voce.

  MAURO OTTOBRE. Non riesco a sentirmi neanche io. È impossibile.

  PRESIDENTE. Cortesemente, per rispetto di chi sta parlando e del tema che stiamo trattando stamattina, vi chiedo di prestare un po’ più di attenzione e di abbassare la voce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MAURO OTTOBRE. L'impegno del Governo, affinché tale tema fosse ritenuto una priorità del prossimo Consiglio europeo del 27 giugno, ha avuto un primo riconoscimento nella decisione dell'Unione europea di anticipare i fondi della garanzia dei giovani nel 2014 e 2015 e di concentrare l'uso dei fondi strutturali europei sull'occupazione giovanile. È un primo passo coerente con le decisioni già assunte per quel che riguarda i finanziamenti per sostenere le misure in ordine all'occupazione giovanile, nell'ambito del quadro finanziario pluriennale europeo per il periodo 2014-2020 e nella prospettiva della conclusione della procedura sui fondi europei ad ottobre 2013.
  È evidente che le decisioni che dovranno essere assunte in sede europea e in Italia dovranno avere un'impostazione strategica senza la quale, come è affermato nella mozione, non possono esservi solide prospettive di ripresa economica e di crescita. Da qui, la necessità che il Governo italiano, in occasione del prossimo Consiglio europeo, si impegni a individuare stanziamenti ulteriori rispetto ai 6 miliardi di euro già individuati, per sostenere l'offerta di lavoro stabile e programmi di elevata qualità, nonché di istruzione e di formazione ai fini della lotta alla disoccupazione giovanile. Sono i criteri Pag. 5in fase a cui, per fare riferimento al territorio della provincia autonoma di Trento, sono stati individuati nella disposizione di interventi normativi dei programmi a favore dell'occupazione giovanile.
  Il confronto ormai avviato fra il Governo e le parti sociali può essere considerato, come ha sostenuto il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, l'inizio di un percorso e la prossima legge di stabilità potrà individuare criteri e programmi. Occorre ricordare che la criticità della dimensione sistematica del problema della disoccupazione giovanile non può essere affrontata con misure che abbiano obiettivi esclusivamente congiunturali a costo zero. Il Governo ha assunto l'impegno ad orientare le risorse disponibili a favore dell'occupazione giovanile. Appare evidente, anche in ragione delle deboli previsioni relative alla crescita economica possibile, che l'individuazione delle risorse dovrà avvenire in termini straordinari. Il rispetto dei vincoli finanziari, che ha portato il nostro Paese alla chiusura della procedura del deficit eccessivo, deve costituire, anche sotto questo profilo, un'opportunità di un piano complessivo a sostegno della domanda di lavoro giovanile e di interventi strutturali a medio termine. È indispensabile intervenire sull'apprendistato, in particolare come strumento intermedio tra contratti a tempo determinato e contratti a tempo indeterminato, e operare con defiscalizzazioni o decontribuzioni per alcune tipologie di assunzione, così come è stato fatto in altri Paesi europei. Ma il piano di un'occupazione giovanile, che il Governo si è impegnato a definire entro giugno, almeno nelle sue linee generali, dovrà essere adeguato alla dimensione profonda della crisi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Meloni. Ne ha facoltà.

  GIORGIA MELONI. Signor Presidente, io considero estremamente importante il dibattito che si svolge questa mattina per due ordini di ragioni, per una questione di merito della questione che trattiamo e per un problema di metodo su come stiamo trattando questa vicenda. La questione di merito è il tema della disoccupazione giovanile e la consapevolezza che noi abbiamo che il problema dei giovani disoccupati non è più un problema che può essere affrontato semplicemente e unicamente con politiche di carattere nazionale, ma è un tema che riguarda l'Europa nel suo complesso, non solo perché chiaramente la questione non è presente solamente in Italia, anche se in Italia è particolarmente sentita, ma anche perché è evidente che, per quella idea di Europa che noi abbiamo, il richiamo alla solidarietà è un richiamo importante. Quando i giovani di uno degli Stati membri non riescono a trovare lavoro, questo problema non è un problema che può essere solamente della loro nazione di riferimento, ma è un problema che riguarda l'Unione nel suo complesso. Noi sappiamo che l'Europa può essere per i giovani sia una risorsa sia un pericolo. È una risorsa perché, tra le tante sfortune di essere giovani in questo tempo, c’è la fortuna di essere la prima generazione in massa europea, cioè una generazione che può facilmente viaggiare, conoscere altre lingue, altre culture e altri sistemi, e può fare di quella ricchezza un elemento di forza rispetto alle generazioni precedenti e utilizzare l'Europa a suo favore nel tema del ricambio generazionale e nel tema della formazione. Può essere un limite e una debolezza, particolarmente per i giovani italiani, perché l'Europa impone anche una concorrenza molto spietata sul mercato del lavoro, concorrenza rispetto alla quale non sempre i nostri ragazzi sono pronti. Penso ad esempio al tema dei tempi della formazione in Italia. Per diventare avvocati in Italia ci vogliono molti più anni di quanti ne occorrano per diventare avvocato in Spagna.

  PRESIDENTE. Deputati, ancora una volta chiedo di abbassare la voce.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 11,40)

  GIORGIA MELONI. È evidente che su un mercato che non è più un mercato nazionale questo comporta e può comportare per i ragazzi italiani una debolezza. Allora bene ha fatto il Presidente Letta a chiedere che la questione della disoccupazione giovanile venisse trattata prioritariamente nel prossimo Consiglio europeo e bene hanno fatto le colleghe dei due principali partiti della maggioranza, cioè Anna Ascani e Annagrazia Calabria, a immaginare che su questo si dovesse depositare una mozione che coinvolgesse tutti i partiti politici e segnatamente i giovani parlamentari di tutti i partiti politici presenti in Parlamento, perché il tema del metodo può essere anche qui un tema importante. Io penso fosse giusto che l'Italia si ponesse come nazione capace di fare da capofila sulla vicenda della disoccupazione giovanile. Penso che fosse giusto perché noi dobbiamo dirci che, se è vero che la questione della disoccupazione giovanile è questione che riguarda tutta l'Europa, dobbiamo avere anche il coraggio di ammettere che riguarda l'Italia in particolar modo. È vero che la disoccupazione giovanile c’è ovunque, ma è vero che noi siamo la terza nazione in Europa con il più alto tasso di disoccupazione giovanile. È vero che c’è la crisi economica, ma è vero anche che quella crisi impatta prevalentemente sui giovani. Noi dobbiamo chiederci perché accade. Allora, vedete colleghi, io penso che sia arrivato il tempo in Italia di aprire un contenzioso tra le generazioni. Non penso che noi dobbiamo genericamente chiedere conto ai nostri padri e ai nostri nonni del perché abbiamo ereditato l'Italia che abbiamo ereditato. Penso però che dobbiamo chiedere a chi – vogliamo – dire se ne è approfittato ? Di rimettere un po’ le cose a posto, perché se oggi ogni ragazzo che nasce in Italia nasce con 40 mila euro di debito sulle spalle, accumulato da chi in anni nei quali i soldi c'erano ha pensato bene di vivere parecchio al di sopra delle proprie possibilità, fregandosene di chi avrebbe pagato il costo di quelle scelte, oggi noi non possiamo dirci: va bene è andata così e quindi non c’è niente che si possa fare. In questa nazione sopravvivono privilegi intollerabili, in questa nazione sopravvivono disuguaglianze intollerabili e penso che quelle disuguaglianze e quei privilegi non si possano vendere come qualcosa di acquisito.
  Io ho già tante volte, in quest'Aula, fatto l'esempio delle «pensioni d'oro», perché qualcosa non funziona se noi abbiamo avuto un sistema per cui si andava in pensione a 58 anni, quando non a 29 anni, quando non con 15 anni di contributi, e si prendevano le pensioni e si continuano a prendere pensioni, in alcuni casi, assolutamente spropositate, a fronte di intere generazioni che non avranno mai una pensione decente e lavoreranno tutta la vita per pagare i privilegi di qualcun altro.
  Penso si debba avere il coraggio di metterci mano, penso che si debba dire che qualcosa non ha funzionato, se vi è stata una parte del mercato del lavoro che ha avuto e ha, ancora oggi, tutte le garanzie del caso e vi è qualcuno su cui è stato interamente scaricato il peso della flessibilità.
  Allora noi dobbiamo provare a metterci mano, ma dobbiamo partire dalla necessità di riequilibrare i diritti tra le generazioni. Nella scorsa legislatura, quando ero Ministro della gioventù, ho provato a proporre di introdurre in Costituzione il principio dell'equità tra generazioni, e cioè stabilire che nessuna generazione può scaricare il costo delle sue scelte sulla generazione successiva.
  Tale proposta fu approvata alla Camera all'unanimità, fu un bel segnale; poi, curiosamente, si arenò al Senato, perché proponevamo anche di abbassare l'età per l'ingresso in Parlamento, e quindi, chiaramente, i senatori non sono stati molto d'accordo con la nostra proposta. Però, penso che bisogna ripartire da lì e dalle responsabilità che vi sono.
  Citavo il tema delle pensioni: guardate, non è questione afferente agli anni Ottanta o agli anni Novanta, semplicemente. Nello Pag. 7scorso Governo Prodi, nell'ultimo Governo Prodi, quando, cioè, Enrico Letta era Ministro e aveva anche un importante incarico di Governo, il Governo scelse di «bruciare» oltre dieci miliardi di euro per abbattere lo scalone pensionistico che era stato previsto dalla riforma Maroni.
  Cioè, per impedire che la gente andasse in pensione a sessant'anni, noi, nel 2006 – non venti anni fa, ma nel 2006, quando già era evidente il tema della crisi economica, quando già era evidente il problema della discriminazione delle giovani generazioni – abbiamo scelto di prendere 10 miliardi di euro, e invece di utilizzarli per abbattere il cuneo contributivo e per consentire a qualche giovane di entrare nel mercato del lavoro, abbiamo usato quei soldi per impedire che la gente, invece che a 58 anni, andasse in pensione a sessant'anni. Delle responsabilità vi sono, anche recenti.
  Nella scorsa legislatura noi abbiamo tentato di dare dei segnali con il Governo Berlusconi e sono contenta perché ritrovo molte delle cose che abbiamo fatto anche nella mozione bipartisan, condivisa, che è stata portata all'attenzione di quest'Aula.
  Penso al tema di una formazione più efficiente, che possa rendere i ragazzi italiani maggiormente competitivi. Penso alla riforma del contratto di apprendistato, che è la finestra ideale di ingresso nel mercato del lavoro, perché è un contratto a tempo indeterminato, perché è un contratto decontribuito, perché è un contratto che ti insegna un lavoro, ma ti offre anche tutti i diritti e le garanzie dalle quali, spesso, i giovani italiani sono esclusi.
  Penso al tema dell'orientamento, penso al fatto che noi abbiamo, per primi, negoziato con l'Europa la possibilità di utilizzare i fondi europei non utilizzati nelle regioni dell'ex Obiettivo 1 per il credito di imposta per chi assumeva giovani sotto i 35 anni. Anche su questo, non abbiamo trovato l'Europa molto solidale e disponibile, al tempo.
  Penso che solo il Ministero della gioventù, che era un Ministero senza portafoglio, stanziò oltre 300 milioni di euro per tentare di combattere la disoccupazione giovanile, penso alla detassazione delle imprese giovanili di nuova costituzione. È stato fatto un grande lavoro, ma, chiaramente, molto altro vi è ancora da fare.
  E fin quando non capiamo che questa è una priorità, e non semplicemente una banale dichiarazione di intenti per cui i giovani sono importanti, i giovani sono il futuro, e senza la capacità di affrontare un riequilibrio di diritti, che in questa nazione bisogna avere il coraggio di affrontare, noi non andiamo da nessuna parte.
  Quindi, sono molto contenta di questa mozione, perché racconta una cosa importante, anche per metodo, dicevo: racconta che noi abbiamo la capacità, su alcune questioni, di trovare un terreno comune, un terreno condiviso. Racconta anche della capacità di una nuova generazione di trovare più facilmente delle sintesi, anche se...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  GIORGIA MELONI. ...il fatto che la mozione sia stata firmata da quasi tutti – concludo, signor Presidente – under 35 potrebbe trarre in inganno. È un po’ come quando, l'altra volta, sulla Convenzione di Istanbul, mi lamentavo perché erano intervenute quasi solo le donne.
  Anche qui, capiamoci: non è che il problema della disoccupazione giovanile sia un problema che riguarda i giovani italiani; riguarda l'Italia, riguarda l'Europa nel suo complesso, e riguarda, soprattutto, quelli che dovrebbero sentirsi la responsabilità di avere sottratto diritti a questi ragazzi per avere dei privilegi. E penso che dovrebbe essere loro a proporre una bella mozione bipartisan per dire come restituiscono ai giovani italiani quello che in questi decenni è stato tolto loro.
  Dicevo, però, che si tratta di un segnale importante e spero possa essere il preludio di altre iniziative e battaglie comuni. Vi faccio un esempio: noi abbiamo il problema della disoccupazione e abbiamo il problema della precarietà. Il motivo per cui la flessibilità diventa precarietà, in Italia, è che chi ha un contratto di lavoro flessibile viene trattato come un paria, come un figlio di un Dio minore: tu hai un Pag. 8contratto di lavoro flessibile e nessuna banca ti concederà, per esempio, un mutuo per poterti comprare una casa. Nella scorsa legislatura noi abbiamo dato vita a un fondo di garanzia di 50 milioni di euro per aiutare le giovani coppie di precari...

  PRESIDENTE. Deve concludere, ha finito il suo tempo.

  GIORGIA MELONI. ...ad avere un mutuo – concludo – garantendo per loro conto. Abbiamo scoperto dopo qualche mese, grazie alle associazioni di consumatori, che le banche si guardano bene dal raccontare ai ragazzi di questa opportunità che lo Stato ha messo a loro disposizione, come al solito utilizzando i soldi dello Stato per fare i loro interessi. Penso che questo sia un esempio delle tante altre battaglie che questo Parlamento deve fare per cercare di fare in modo che questa nazione riesca a restituire ai suoi figli quello che gli ha tolto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Grazie, Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

  ANIELLO FORMISANO. Grazie Presidente. Inizio esprimendo ringraziamenti per il parere favorevole che in buona sostanza è stato dato dal sottosegretario Santelli sulla nostra mozione, ovviamente con delle modifiche che accettiamo perché sono perfettamente compatibili con il ragionamento che sviluppiamo nella nostra mozione, mozione che è presentata in un momento particolare della nostra vita nazionale, dove dei dati ci fanno capire quanto grave e quanto drammatica sia la situazione: siamo al 40,5 per cento di disoccupazione giovanile, con alcune zone del Sud in cui il dato è al 50 per cento. Si tratta di una situazione che ovviamente non è solo italiana. È una situazione che in zona euro ci vede in compagnia anche di altri Paesi, ma che probabilmente qui da noi ha assunto forme e toni ancor più gravi, forse anche in considerazione di alcune riforme che qualche anno fa lo Stato italiano e il Parlamento hanno provveduto a fare, determinando una situazione, sconosciuta fino ad allora che, in qualche modo, ha comportato il passaggio dell'età pensionabile drammaticamente dai 57 ai 67 anni. Non perché in assoluto non fosse giusto rivedere il nostro sistema pensionistico, ma perché in una situazione di particolare gravità nazionale e magari anche ultra nazionale, si è inserita una ulteriore situazione di difficoltà che di fatto ha bloccato il turnover lavorativo. E la nostra mozione – ringraziando tutti gli altri partiti, movimenti e gruppi che da altri punti di vista esaminano la difficoltà in cui siamo – pone l'accento in particolare su una idea, quella della «staffetta generazionale», che in qualche modo forse ci può aiutare in una situazione di difficoltà simile, pari a quella che descrivevo prima. «Staffetta generazionale» che peraltro non nasce adesso – qualche spunto l'abbiamo ritrovato nella discussione che abbiamo avuto all'atto dell'insediamento di questo Governo già nelle parole che a tal proposito ha pronunciato il premier Enrico Letta –, ma che, in qualche modo, trova già qualche fondamento culturale della nostra elaborazione. Già nella «legge Treu» del 1997 si faceva riferimento ad una ipotesi del genere. A noi preme in qualche modo dire che, insieme con tutti gli altri provvedimenti che sono all'esame del Governo, questo ci sembra un elemento che in qualche modo possa dare un impulso maggiore e più rapido per risolvere questa drammatica situazione: revisione della «legge Fornero», che ha creato il blocco del turnover e «staffetta generazionale», e qui si può chiedere un contributo a tutti quegli italiani che sono in via di esaurimento della loro vita lavorativa attiva, se ciò può servire in qualche modo ad aiutare i propri figli per sbloccare una situazione drammatica. Oggi un lavoratore, al culmine della sua esperienza lavorativa, ha un costo più o meno doppio rispetto a quello di un giovane assunto per la prima volta. Se questo dato è vero – ed è vero –, probabilmente, come diceva chi mi ha preceduto, facendo riferimento alla solidarietà che in situazioni di difficoltà Pag. 9deve venir fuori in tutta la sua capacità di dare una mano quando c’è necessità, in modo che fra generazioni ci si dia una mano, questo aspetto – devo dire con piacere che anche il ministro Giovannini in qualche modo ha fermato la sua attenzione su questo aspetto rispetto a tutti gli altri che servono per incentivare lo sblocco di questa situazione drammatica – questo aspetto, ripeto, secondo noi in qualche modo è sufficientemente rapido e probabilmente dà una mano ulteriore a risolvere la situazione che stiamo vivendo.
  Ho ascoltato con attenzione le correzioni e le modifiche che il Governo propone alla mozione di Centro Democratico. Credo che siano tutte compatibili, come dicevo in apertura di ragionamento, con lo spirito che impregna la nostra mozione, per cui le accettiamo senza alcun problema. Voteremo a favore della nostra mozione e di tutte le altre mozioni che in qualche modo vanno in questa direzione, ringraziando il Governo, che ci dà l'opportunità, in un momento particolare della nostra vita nazionale, di affrontare con serietà, così come mi auguro continueremo a fare fino alla fine di questa giornata lavorativa, un problema che è il problema dei problemi. Guardate, noi pensiamo che più dell'IVA o dell'IMU, probabilmente la disoccupazione, ed in particolare quella giovanile, debbano diventare il faro su cui l'attività del Governo, ma anche l'attività del Parlamento e delle forze politiche, si debbano cimentare nelle prossime ore e nelle prossime settimane. O ne veniamo fuori in modo tale da creare la svolta rispetto alla situazione di drammaticità che stiamo vivendo, o continueremo a discutere di cose che hanno minore impatto sociale sui cittadini e sugli italiani.
  Il problema del lavoro, il problema del lavoro giovanile, è il problema dei problemi e su questo, se stamattina facciamo un buon lavoro, probabilmente aiutiamo le generazioni che verranno dopo di noi a recuperare un po’ di fiducia nel loro futuro, atteso che se non c’è fiducia probabilmente non c’è neanche un progresso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, noi annunciamo il nostro voto favorevole a tutte le altre mozioni sin qui discusse e presentate. Vorrei però un fare un appunto che riguarda la nostra mozione, citando inizialmente alcuni dati: nel 2012, 75 milioni di persone giovani sono risultate in tutto il mondo fuori dal mercato del lavoro, 4 milioni in più rispetto al 2007. Di questi si registra la carenza di posti di lavoro regolari e stabili, il che impedisce alle nuove generazioni di pianificare il proprio futuro, ma non solo, li relega a una perenne condizione adolescenziale di dipendenza dalle proprie famiglie.
  Detto questo, noi abbiamo presentato questa mozione per sanare un piccolo incidente di percorso, così lo definiamo, fatto dal Ministro durante l'audizione in V Commissione (Bilancio). Il Ministro Carlo Trigilia, Ministro per la coesione territoriale, ha parlato di destinare un miliardo di euro di fondi dell'Unione europea in favore del lavoro dei giovani, ma specificando che questi fondi saranno solo per il Sud del Paese, non lasciando supporre alcun cambio di rotta nelle strategie occupazionali. Il Ministro, nel corso dell'audizione parlamentare, ha anche illustrato l'obiettivo del Governo di creare 50 mila posti di lavoro nuovi grazie alla decontribuzione e condizioni per ulteriori 100 mila giovani di avvicinarsi all'attività di impresa attraverso tirocini, incentivi all'imprenditorialità o alla formazione di cooperative, ma soltanto parlando delle regioni Campania, Calabria e Puglia.
  Proprio per questo, noi non accettiamo la riformulazione consigliataci dal Governo e proprio per questo invitiamo il Governo a sanare, attraverso il proprio parere favorevole rispetto alla nostra mozione, quel piccolo incidente di percorso del Ministro nella sua audizione, considerando l'articolo 3 della Costituzione, che tutti i cittadini non hanno differenza di aree, ma sono uguali nel bene e nel male Pag. 10(Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lara Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signora Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, il 27 e 28 giugno si terrà il Consiglio europeo, dove verrà affrontato anche il tema della disoccupazione giovanile.
  Riteniamo che con questa mozione, sottoscritta da tutti gli under 35 di tutti i gruppi parlamentari, la politica italiana stia dando un segnale di responsabilità nei confronti di una generazione che oggi più di altre sta pagando questa crisi economica in termini di prospettiva.
  In vista del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, il fatto che alcune proposte partano proprio da noi e soprattutto in maniera trasversale e costruttiva significa chiamare anche tutte le forze europee ad un impegno per la costruzione di misure contro quella che non è solo una piaga sociale, ma una vera e propria emergenza.
  Negli ultimi tempi, però, anche la politica si è spesso riempita la bocca della parola «giovani», ma raramente si è occupata in concreto dei nostri problemi e del fatto che ai giovani oggi si sta negando la cosa più preziosa: la speranza. Senza speranza non c’è futuro e si creano veri e propri buchi generazionali. C’è spiaciuto, anzi ci ha fatto profondamente indignare, essere additati come choosy dall'ex Ministra Fornero (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Definirci con così sprezzante cinismo significa non conoscere il mondo giovanile, significa non sapere cosa vuol dire vivere in una perenne fase di precarietà, in cui parole come «stabilità» e «certezza» sono un lusso che i giovani non potranno mai permettersi. Significa non conoscere l'umiliazione che si prova nel sapere sfruttate le proprie competenze o nei continui dinieghi quando si chiedono finanziamenti in banca per comprarsi un auto o per provare a costruirsi qualcosa.
  Ma sarebbe scorretto per tutti ridurre il problema della disoccupazione giovanile a un problema generazionale. Per quanto amaro sia vivere sulla propria pelle questa condizione di svantaggio, l'assenza di lavoro per 3,6 milioni di giovani nell'area euro è un dato che deve allarmare l'intera Comunità. Eliminare dalla realtà produttiva la forza che fisiologicamente è portatrice di una visione nuova, che indiscutibilmente ha la maggiore familiarità con le nuove tecnologie, che strutturalmente è votata a mettersi in gioco è un errore che condannerà non solo quella forza, ma l'intero sistema.
  Se si guarda ad alcuni importanti eventi storici o anche economici possiamo notare come il comune denominatore sia spesso quello della giovane età degli attori. Non penso solo alle «Primavere arabe», ma anche alla nostra storia repubblicana, costruita sulle idee, sulle speranze e sul sangue di molti ventenni e trentenni. Penso ancora agli albori della new economy di qualche anno fa e allo sviluppo dei social network nella realtà più recente. Ma penso anche all'Europa che perde uno dei più potenti motori dell'integrazione: i nativi europei, le generazioni che sono state cresciute e educate all'idea di Europa unita, le generazioni che hanno beneficiato del progetto Erasmus e dei voli low cost per spostarsi da un angolo all'altro dell'Europa.
  Certo, essere giovani – solo giovani – non basta, bisogna anche essere preparati, avere dedizione e credere nelle proprie capacità. E non basta ancora: bisogna avere delle guide, dei maestri da superare, abbiamo necessità di riferimenti con i quali confrontarci. Senza l'apporto concreto delle giovani generazioni alle realtà produttive e culturali si continueranno a perpetrare dei modelli non più validi per la realtà che viviamo. Senza il riconoscimento umano ed economico di chi si affaccia al mondo del lavoro spegneremo la fiamma più autentica del rinnovamento.
  Altre realtà, altri Paesi più giovani e dinamici continueranno a rivoluzionare tecnologie ed approcci all'economia. L'Europa si condanna a guardare, a lucidare i Pag. 11gioielli di famiglia accumulati negli anni floridi, privandosene poco alla volta per sostenere l'immagine di antica dignità. Per questo è necessario ripartire da un investimento straordinario su quel vasto capitale umano che ha tanta energia ma poche opportunità per esprimerla. Tante nozioni ma poche esperienze: una generazione che magari conosce i principi matematici che permettono di far funzionare una bussola, ma non è in grado di usarla per tracciare una mappa. Abbiamo più volte sentito parlare dei NEET, ragazzi che non svolgono alcuna attività, non studiano e non lavorano: il 13 per cento circa di giovani compresi tra i 15 e i 29 anni, giovani che appaiono totalmente privi di fiducia nel loro avvenire.
  Badate bene, colleghe e colleghi, che la fiducia nel futuro non è uno stato d'animo, ma un sentimento che si costruisce quotidianamente attraverso tante piccole e grandi vittorie, così come le sconfitte. La fiducia, però, si conquista anche mettendosi alla prova, correndo i propri rischi, stimolando soluzioni alternative a problemi ricorrenti ed è questo quello che alle giovani generazioni è mancato di più: lo spazio per provare, per rischiare, per rilanciare, lo spazio per far pratica nel mondo, lo spazio dei maestri e degli allievi.
  Viviamo spesso il lavoro come un'esperienza temporanea ed estemporanea, qualcosa che si esaurisce in un spazio così breve ed incerto che non ha alcuna prospettiva. Che senso ha, allora, coltivare duramente un campo se non si vedrà mai arrivare la stagione dei frutti ? Abbiamo scambiato la precarietà per flessibilità. Molti imprenditori hanno inteso i contratti di ingresso nel mondo del lavoro – stage, contratti a termine e apprendistati – semplicemente come un modo per sfruttare manodopera a basso costo, spegnendo e deprimendo competenze che le scuole e le università hanno faticosamente costruito. Negli ultimi anni questa logica si è rafforzata anche presso le istituzioni e le pubbliche amministrazioni, nelle cancellerie e nelle aule dei tribunali, dove giovani precari vengono usati. Penso ai giovani ricercatori senza borsa; penso ai giovani professionisti che vengono invitati a lavorare gratuitamente per province e comuni in cambio di una menzione nel proprio curriculum. Un modo miope di intendere la formazione e il capitale umano nelle attività economiche: piccoli imprenditori ingordi che hanno inteso risparmiare qualche spicciolo nel presente ipotecando però il futuro, nella convinzione che il vento gli sarebbe stato sempre a favore. Ma tant’è: il vento ha fatto un altro giro.
  E la crisi è anche questo: non aver saputo, per tanto, troppo tempo valorizzare i talenti migliori. Le classi dirigenti di questo Paese hanno lasciato che migliaia di giovani istruiti e formati lasciassero l'Italia per cercare la dignità del lavoro altrove. Abbiamo dimenticato che il lavoro e lo sviluppo sono un fatto collettivo, che riguarda storie diverse e generazioni diverse. Abbiamo tutti dimenticato la generosità di insegnare e l'umiltà di imparare, ma non è sufficiente analizzare il fenomeno e individuare responsabilità. La missione di questa generazione non è mangiare quella dei padri, ma provare a ricostruire insieme ad essi dalle macerie. Veniamo pertanto alle misure concrete.
  Innanzitutto bisogna predisporre, per garantire l'autonomia delle persone e della loro dignità, uno strumento che assicuri la effettiva tutela dei diritti delle persone sui luoghi di lavoro, che impedisca a chi cerca un lavoro di essere ricattato con stipendi da fame o con promesse di future assunzioni. Per questo ci siamo da tempo fatti portatori del reddito minimo garantito e non accettiamo la riformulazione, perché riteniamo sbagliato ricondurre il reddito minimo ad una sperimentazione di contrasto alla povertà assoluta. Infatti, per noi il reddito minimo garantito non è un contrasto alla povertà assoluta, ma una misura che incide positivamente e immediatamente sulla vita dei cittadini e, in particolar modo, su quella dei giovani. Una misura che ha un costo relativamente basso, ma che garantirebbe il duplice vantaggio di tutelare i diritti fondamentali che la nostra Carta sancisce e rilanciare la fiducia nel futuro: la sicurezza di avere Pag. 12una rete di salvataggio nei periodi di difficoltà. In più, sarebbe senz'altro una misura che contribuirebbe a rilanciare i consumi, per usare un vecchio schema economico. La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, la Carta di Nizza, definisce il reddito minimo come un diritto sociale fondamentale. In questi anni sono state sperimentate tante misure di sostegno e di rilancio all'economia, alle imprese e al sistema bancario. In ossequio a quanto sostenuto finora, potremmo anche sperimentare una misura che aiuti immediatamente anche le persone.
  Una seconda misura concreta è la traduzione legislativa delle indicazioni fornite dalla Commissione europea con il Youth Employment Package. Il Consiglio europeo ha stanziato sei miliardi per il periodo 2014-2020 allo scopo di sostenere le misure di occupazione giovanile. È sicuramente importante stanziare più fondi per incentivare la buona occupazione, la formazione di alto livello nonché la mobilità a fini di studio e di lavoro, ma un approccio serio al fenomeno comporta che venga affrontato in una logica olistica. Se non ci saranno imprese avanzate non sapremo come impiegare studenti e professionisti brillanti.
  Care colleghe e cari colleghi, oggi siamo chiamati ad un compito più ambizioso: consideriamo questi fondi come un incentivo a tutto il sistema produttivo. Attraverso il contrasto al lavoro precario, aiuteremo le imprese a produrre qualità. Gli forniremo lo strumento più innovativo e rivoluzionario per il rilancio delle proprie attività: giovani motivati e ben ricompensati per il loro impegno. Aiuteremo le nostre imprese a tornare ad avere un lungo respiro, a pensare al futuro senza ipotecare il presente. Ernest Hemingway diceva: «Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno. Ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi». Quello che faremo oggi – aggiungo io – dipende da come immagineremo il domani (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, l'importanza del tema avrebbe meritato un approfondimento anche attraverso l'esposizione di una serie di dati. Per brevità e per evitare di tediare l'Assemblea, chiedo tuttavia di poterli allegare al testo che consegnerò scritto e chiedo pertanto l'autorizzazione a consegnare un testo scritto, rimandando a questa parte.
  Il problema della disoccupazione affligge oggi pesantemente l'Unione europea. Se la disoccupazione in generale costituisce un grave problema sociale, l'ambito giovanile della disoccupazione costituisce un problema nel problema. Vi sono certo differenze significative tra gli Stati membri dell'Unione. Il dato italiano, per quanto ancora distante dal 60 per cento della Grecia e dal 56 per cento della Spagna, è tuttavia allarmante se comparato con quello di Germania ed Austria, in cui i tassi di disoccupazione si collocano attorno al 7 per cento. Nel nostro Paese infatti, il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e 24 anni raggiunge il 41,9 per cento e dobbiamo pensare che era soltanto il 35,9 nel primo trimestre del 2012. La crescita è diffusa in tutte le ripartizioni territoriali e riguarda soprattutto la componente maschile e le regioni meridionali, dove l'elevatissimo tasso di disoccupazione, riguardante oltre la metà della forza lavoro giovanile, si inserisce in un contesto già profondamente segnato dal disagio economico e sociale. È facile prevedere che tale situazione possa, in tempi non lontani, acuire i rischi di tensione e di conflittualità. È vero che questa cifra drammatica non tiene conto dei giovani inseriti nel percorso scolastico e nelle università. Complessivamente infatti, nella classe tra i 15 e i 24 anni il numero delle persone in cerca di occupazione è pari all'11,5 per cento della popolazione di questa fascia d'età. Tuttavia, per quanto ridimensionato nel riferirlo alla popolazione generale di pari età, il dato resta non di meno drammatico ed identifica una Pag. 13delle principali cause dell'attuale disagio sociale.
  Il ritardo nell'attuazione di politiche attive del lavoro in Italia si ripercuote sul numero dei giovani che non lavorano né frequentano alcun corso di istruzione o formazione. Si tratta di quella categoria ad alto rischio che con un ormai conosciuto acronimo in lingua inglese è stata identificata come NEET (Not in Education, Employment or Training), ossia giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione o formazione. Estendendo la fascia di NEET all'arco tra i 15 e i 29 anni, il fenomeno interessa in Italia 2 milioni 250 mila giovani, che fanno attestare l'Italia tra i Paesi con la più alta quota di NEET.
  Proprio partendo da questa generale visione critica, i responsabili delle decisioni politiche dell'Unione hanno iniziato a concentrare la loro attenzione sul fenomeno. L'importanza assegnata a questo tema è tale oggi da essere diventata una delle flagship delle politiche economiche ed occupazionali proposte dalla Commissione europea. Infatti, la difficoltà sempre maggiore a trovare lavoro e l'impossibilità ormai a trovare un lavoro stabile e regolare, sta privando un'intera generazione di fiducia e prospettive per il proprio futuro, relegando i giovani in condizioni di permanente insicurezza e fragilità, in una prolungata dipendenza economica dalle famiglie d'origine.
  Nel confronto con gli altri Paesi europei, più che il dato dei disoccupati, ciò che caratterizza in senso negativo l'Italia è tuttavia l'arretratezza delle politiche messe in atto per risolverlo. Molteplici infatti sono state le critiche mosse a livello europeo nei confronti del nostro Paese, a cui viene da più parti addebitata una risposta non adeguata alla sfida della disoccupazione. Non che non siano stati effettuati tentativi per contrastare la disoccupazione giovanile: negli ultimi 15 anni sono state infatti sperimentate misure di tutti i tipi, quali contratti di formazione, aumenti della flessibilità in entrata e in uscita, incentivi, decontribuzioni, sgravi fiscali, ed altro. Questi interventi però, oltre a risultare alquanto disordinati per improvvisazione, mancanza di visione generale e carenza di coordinamento, si sono rivelati abbastanza inefficaci per contrastare un fenomeno che, anche a causa della situazione economica generale, continua a peggiorare di giorno in giorno. Alcuni limiti dell'intervento italiano possono essere così sintetizzati.
  È mancata innanzitutto una capacità di anticipare i fenomeni attraverso studi di previsione in grado di stimolare la domanda di nuovi lavori da parte del sistema produttivo, orientandola verso settori in generale espansione, quali energie rinnovabili, ambiente, la cosiddetta green economy, servizi sanitari e sociali, istruzione e formazione, e, specificamente in Italia, verso alcune tipologie di lavoro manifatturiero, verso l'industria della cultura e del turismo.
  Non è stata incentivata la formazione delle corrispondenti competenze da parte del sistema educativo, per non parlare del ritardo clamoroso in cui versa l'insegnamento della matematica e delle materie tecniche. È mancata un'adeguata valorizzazione della formazione professionale, fino ai livelli di istruzione superiore e un serio collegamento tra la formazione professionale e l'apprendistato.
  Più in generale, è da registrare una pressoché totale mancanza di raccordo tra il sistema scolastico e il mondo del lavoro, con un sistema formativo incapace di gestire in modo efficace la transizione tra scuola e lavoro.
  La riforma Fornero ha puntato molto sull'apprendistato, ma per farlo decollare non bastano incentivi fiscali o normativi, occorre un faticoso lavoro organizzativo ad ogni livello e servono, ovviamente, investimenti.
  Le politiche di incentivazione a favore dell'occupazione giovanile sono state inefficaci e solo ora si comincia a discutere seriamente di detassazione e decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato di under 29.
  Brilla, inoltre, l'assenza di efficaci meccanismi di riqualificazione a favore di chi Pag. 14ha perso il lavoro e, infine, non si è sufficientemente coordinato il problema dell'uscita al momento del pensionamento con l'ingresso delle nuove generazioni nel sistema produttivo.
  Vorrei, però, sottolineare due aspetti, che bastano da soli ad indicare l'inadeguatezza del nostro approccio alla disoccupazione giovanile. È significativo, infatti, che gli interventi fin qui effettuati, già di per sé scoordinati e di proporzioni non esaltanti, non abbiano previsto una valutazione ex post dei risultati degli interventi, non permettendo quindi valutazioni di efficacia, o più probabilmente di inefficacia, dell'intervento stesso.
  Infine, occorre considerare la nota più dolente della situazione italiana: i servizi per l'impiego, ossia l'insieme di strutture pubbliche e private che dovrebbero aiutare i giovani, anche se non solo loro, ad inserirsi nel mercato del lavoro. Su cento giovani in cerca di occupazione, solo venti in Italia si rivolgono ai servizi per l'impiego, e tra i laureati la percentuale scende sotto il 10 per cento.
  In sintesi, sul fronte dell'occupazione giovanile il nostro mercato occupazionale lascia trasparire una quasi assoluta carenza di governance. Fortunatamente è ora cresciuta anche la consapevolezza che tutte le politiche pubbliche, sia a livello nazionale che locale, dovrebbero concentrarsi su questo obiettivo. In altre parole, la lotta alla disoccupazione giovanile dovrebbe diventare l'obiettivo politico centrale, certamente di questo Governo, ma anche dei Governi che li seguiranno, non essendo immaginabile una soluzione del problema nel breve periodo.
  Il Ministro Giovannini ha annunciato a maggio un pacchetto di misure contro la disoccupazione giovanile, modifiche della riforma Fornero, staffetta generazionale e marcia verso la youth guarantee esplicitamente raccomandata dall'Unione europea.
  Rimando al testo scritto per i primi due punti. L'unica misura di respiro strategico mi sembra, tuttavia, essere proprio la garanzia per i giovani, la youth guarantee. Si tratta di misure per garantire a ogni giovane un'offerta di lavoro, apprendistato, tirocinio o proseguimento degli studi entro quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'uscita dalla scuola.
  Il prossimo Consiglio europeo dovrebbe dedicare un'attenzione particolare a questo tema, anche a seguito delle sollecitazioni e delle iniziative adottate al riguardo da diversi Paesi, tra cui, in particolare, l'Italia.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  GIAN LUIGI GIGLI. È sulla base di queste considerazioni che, a nome di Scelta Civica per l'Italia, annunciamo il nostro convinto voto a favore della mozione presentata dall'onorevole Ascani. Non ne abbiamo presentate di nostre, condividendone interamente il testo. Aderiremo anche a tutte le altre mozioni, auspicando che quella della Lega voglia accogliere le raccomandazioni presentate per una riformulazione dal Governo.
  Siamo convinti, con il Presidente Letta, che, intervenendo alla quadrilaterale dei Ministri del lavoro e delle finanze, ha significativamente affermato che: o sapremo con l'Europa dare risposte alle attese dei giovani o i giovani volteranno le spalle all'Europa, mettendo a rischio l'idea stessa di integrazione europea, fino eventualmente a determinare il prevalere degli euroscettici nelle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo che si terranno nel 2014. Oggi sta a noi far sì che questa inquietante profezia possa non avverarsi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Calabria. Ne ha facoltà.

  ANNAGRAZIA CALABRIA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, la mozione cui abbiamo convintamente Pag. 15aderito in vista del prossimo Consiglio europeo del 27 e 28 giugno impegna il Governo a intraprendere una serie di iniziative che riteniamo fondamentali per contribuire a uscire dalla grave situazione che è stata finora descritta e che, di fatto, inficia il livello di civiltà di quella che dovrebbe essere una democrazia matura.
  Chiediamo all'Esecutivo di sottolineare con forza a tutti i nostri partner europei la necessità improrogabile di stanziare ulteriori risorse nell'ambito del Fondo sociale europeo per il finanziamento di iniziative che agiscano tanto sul fronte occupazionale vero e proprio, quanto su quello formativo, nella convinzione che una crescente e più mirata formazione, maggiormente tarata sulle richieste provenienti dal mondo del lavoro, sia una condizione indispensabile e improrogabile per agevolare e facilitare l'incontro fra domanda e offerta. Abbiamo bisogno che si crei quel crescente collegamento e quel raccordo sempre più stretto tra scuola, università e lavoro, che è incentivato dalle strategie del Fondo sociale europeo, e per farlo, come sappiamo, servono finanziamenti e coperture adeguate.
  Dobbiamo poter puntare sull'apprendistato, sviluppando regole e target comuni per le professioni, nonché sistemi di riconoscimento degli apprendistati svolti all'estero e, per farlo, chiediamo l'entrata in vigore, entro l'estate, dell'Alleanza europea per l'apprendistato.
  Dobbiamo poter sostenere il diritto allo studio. Chiediamo anche che vengano adeguatamente sostenuti e rafforzati i programmi europei per la mobilità, con particolare attenzione ai programmi Eures ed Erasmus for all che, per quanto riguarda il nostro Paese, vanno maggiormente incentivati nelle università per mezzo di campagne di comunicazione mirate e informazioni sempre più chiare e capillari per gli studenti.
  Delle risorse già sono state stanziate dall'Europa, ma non possiamo aspettare ancora per utilizzarle: ne abbiamo bisogno ora o qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di spiegare a tanti giovani disoccupati che dovranno attendere fino al 2014 per poter godere dei benefici derivanti dall'impiego della quota parte spettante all'Italia dei complessivi 6 miliardi di euro, conteggiata in circa 400 milioni di euro, stanziati per la Youth employment initiative. Fondamentale in questo contesto è la youth guarantee, la garanzia per i giovani fino a 25 anni, che lasciano la scuola o si ritrovano disoccupati e per i quali, entro quattro mesi, verrà offerto un lavoro, una formazione o un apprendistato. Per questo abbiamo chiesto al Premier e all'Esecutivo di battersi per consentire un anticipo nell'utilizzo dei fondi. Non accetteremo che le risorse ottenute dall'Europa vengano sprecate o, peggio ancora, non utilizzate. In effetti, bisognerebbe allocare i fondi prevedendo una puntuale programmazione, un monitoraggio, una verifica e, in questo caso, forse, anche una riprogrammazione.
  Onorevoli colleghi, l'Italia non spende larga parte dei soldi del cofinanziamento, cioè quelli anticipati dall'Italia stessa e che, oggi, rischiano di scomparire, perché fra due anni scadrà il quadro finanziario 2007-2015.
  Non è il luogo né il caso di stilare classifiche tra le emergenze, ma, certo, sappiamo tutti di essere davanti a un dramma storico e generazionale. Per questo, chiediamo anche di premere, affinché vengano introdotti meccanismi che premino e sanzionino i Paesi membri in base all'utilizzo delle risorse e al conseguimento degli obiettivi stabiliti, nonché la previsione di una revoca delle risorse stesse, se non utilizzate.
  Esortiamo, infine, il Governo Letta ad un'azione incisiva decisa e coraggiosa sul piano nazionale, mettendo in campo tutte le misure necessarie per realizzare, al più presto, progressi concreti e apprezzabili. Ci riferiamo, in primis, al doveroso abbassamento del cuneo fiscale sul lavoro, un peso che soffoca le aziende, che le costringe a delocalizzare, laddove non le condanna a chiudere. Ci riferiamo, dunque, alla possibilità di ricorrere alla defiscalizzazione totale per le assunzioni dei giovani a tempo indeterminato da parte Pag. 16delle imprese e a ogni altra iniziativa che possa alleviare il peso della disoccupazione giovanile.
  Signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, questa mozione è il frutto di una presa di coscienza da parte di tutti i gruppi parlamentari, che hanno compreso come su questa vera emergenza sociale non possono esserci maggioranze variabili. Non possono, infatti, esserci maggioranze variabili su un tema che erode il tessuto sociale e che investe la coesione sociale, quando il rischio che corriamo è un vero e proprio conflitto generazionale.
  Il senso dell'impegno che, oggi, il Governo prende di fronte al Parlamento, e più ancora di fronte a tutti i giovani italiani, significa che il Governo deve far valere le sue ragioni, significa che guidare il rilancio dell'economia e creare nuova occupazione, credere nella cooperazione tra gli Stati e chiedere, così come si è fatto per il salvataggio di altri Paesi e delle banche europee, di partecipare al salvataggio del proprio Paese vuol dire amare l'Europa ed evitare che i giovani perdano fiducia nei confronti delle istituzioni europee. Infatti, quello che rischiamo oggi è che non solo vi sia una generazione che chiederà i conti per tutta la vita a noi dirigenti politici, ma anche un inesorabile allontanamento dalla costruzione europea.
  Consentitemi un accenno a quello che accade, qui, entro i nostri confini, dove la disoccupazione giovanile è al 40,5 per cento, al 51,9 per cento al sud, dove i NEET, not in education, employment or training, sono 2 milioni, il 20 per cento fra i 15 e i 24 anni, con una mancanza di formazione e di occupazione che costa all'Italia 500 milioni di euro a settimana per mancata crescita. Vi risparmio il paragone con gli altri Paesi dell'eurozona, perché sarebbe impietoso.
  Avrete letto tutti la lettera pubblicata su La Stampa del giovane che raccontava dell'emorragia di saperi, di speranze e di energie che sta dissanguando la terra in cui siamo nati e in cui vorremmo continuare a vivere, lettera a cui il Presidente Letta ha ritenuto doveroso rispondere e ha assicurato l'impegno a mettercela tutta, cercando di fare il possibile per restituire una speranza a chi non riesce più neanche solo a immaginare il proprio domani.
  Vedete, voler evitare la cosiddetta fuga di cervelli non significa che, una volta abbattute le barriere territoriali, bisogna erigerne altre di tipo culturale; significa, piuttosto, rendere l'Italia attraente e ricca di opportunità e crescita professionale per i giovani italiani e non italiani; significa, anche, creare le condizioni affinché le persone possano tornare.
  Per fare questo occorre molto impegno, laddove si è dimenticato che esiste la parola competitività, la parola competenza. In Italia, solo il 20 per cento dei giovani è laureato e non c’è più il desiderio di imparare un mestiere, eppure, quanto avremo bisogno di un po’ di quell'intelligenza delle mani, come diceva Don Bosco.
  L'Italia è un Paese che deve ricominciare a investire sulle competenze, perché è solo attraverso le competenze che oggi si misura e si valuta il merito. Oggi, esiste una generazione di giovani cinesi o indiani – tanto per citarne alcuni – con cui dobbiamo competere e, se non si ricomincia a investire sull'educazione, sulla formazione e sulla cultura, saremo sempre destinati a rimanere indietro.
  Ma le colpe non sono di questo o di quel Governo: le colpe sono di un'intera generazione, che prima ha preteso diritti che non si poteva permettere e poi ha scaricato il costo sui figli, finanziando le riforme, specie negli anni Ottanta, con il debito pubblico. Si è andati avanti con i falsi invalidi, i baby pensionati, le pensioni d'oro, finché il debito pubblico non è diventato il terzo debito del mondo.
  Il nostro è un Paese nel quale, se si vuole riconoscere un diritto a qualcuno, è necessario toglierlo a qualcun altro e la politica, di fronte a questo compito così difficile, ha ben presto perso il coraggio di decidere e l'Italia è diventata il Paese nel quale tutti sono abbastanza bravi ad impedire agli altri di fare qualcosa, ma nessuno è sufficientemente bravo da fare qualcosa nonostante tutti gli altri. Poiché la politica aveva perso il coraggio di decidere Pag. 17o non riusciva a superare i veti incrociati delle organizzazioni di interessi e dei sindacati, è tornata di moda la concertazione, una trattativa che si svolge a porte chiuse, in stanze chiuse, tra il Governo e alcune parti sociali, ma che ha ad oggetto i diritti di tutti, anche quelli dei giovani, che, però, non sono mai stati fatti sedere al tavolo delle trattative. Così, quando si è trattato di ridurre i diritti, l'unico comune denominatore che ha cementato le diverse organizzazioni di interesse è stato l'egoismo generazionale.
  Inoltre, onorevoli colleghi, il nostro welfare è ammalato di egualitarismo, tollera la discriminazione generazionale, ma fa fare carriera solo per anzianità e mai per merito, con il che si distruggono gli ascensori sociali e le speranze di una vita migliore. È un welfare gerontocratico e ottuso perché ci sono migliaia di corsi di laurea che producono, ogni anno, milioni di disoccupati.
  Consentitemi un cenno alla cosiddetta controriforma Fornero, una riforma che ha riflettuto una mentalità consociativa di altri tempi, una controriforma che ha favorito i contratti di lavoro a tempo determinato senza incoraggiare i contratti a tempo indeterminato.
  Insomma, il welfare va riformato in nome dell'equità generazionale, ma perché si comincino a fare le riforme generazionalmente compatibili è necessario che anche i giovani comincino a riflettere sul passato. Come dimostra la sessantottina epopea dei padri, loro hanno avuto tanto perché hanno trovato il coraggio di impegnarsi.
  Per questo è indispensabile che le nuove generazioni tornino alla politica, perché, come ricordava Talleyrand – e lo dimostra il nostro sistema di welfare –, «se non vi occupate della politica sarà la politica ad occuparsi di voi».
  C’è molto disincanto, c’è disaffezione, c’è privazione delle prospettive, ma a vent'anni o a trent'anni non si può abdicare, non si può rinunciare: a vent'anni e a trent'anni si può, si deve, bisogna combattere. Bisogna coltivare i propri talenti, non bisogna rinunciare ai propri sogni, bisogna credere nelle proprie capacità, ma in questi tempi con una buona dose di realismo in più. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto la deputata Gessica Rostellato. Ne ha facoltà.

  GESSICA ROSTELLATO. Grazie, signora Presidente. Colleghi deputati, a causa della crisi che ha colpito il nostro Paese, la disoccupazione è fortemente aumentata e colpisce tutte le fasce della popolazione.
  Oggi siamo qui per votare una mozione che vuole contrastare la disoccupazione giovanile, non perché questa fascia sia stata più colpita di altre, ma perché il problema della disoccupazione giovanile e dell'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro è stato rimandato per fin troppo tempo. In questi anni ci si è sempre riempiti la bocca di belle parole, ma il problema è sempre stato accantonato e passato di mano in mano ai Governi successivi, senza cercare una soluzione, perché c'era sempre qualcosa di più urgente da fare.
  Ricordiamo che ogni individuo, nel corso della vita, si trova nella necessità di soddisfare cinque tipi di bisogni: i bisogni fisiologici, che sono i bisogni primari quali il cibo, l'acqua, il sonno, da cui dipende la stessa sopravvivenza; il bisogno di sicurezza, che fa riferimento alla ricerca di una stabilità; il bisogno di appartenenza; il bisogno di stima; infine, il bisogno di realizzazione, che corrisponde alla fase più elevata dello sviluppo dell'individuo e che riguarda l'esigenza di sviluppare pienamente le proprie potenzialità nel contesto sociale e lavorativo.
  L'essere umano ha bisogno di realizzarsi anche attraverso il lavoro e togliere questa possibilità significa togliere anche la gioia di vivere.
  La precarietà e l'assenza del lavoro hanno portato alla creazione di una nuova specie di giovane: il giovane inerte. È davvero un controsenso se si pensa che il Pag. 18giovane è nell'età più vigorosa della propria vita e che ora si ritrova privato della forza.
  Ci ritroviamo giovani che non credono più nel futuro, NEET, immobili, rassegnati, sospesi, condannati a consumare senza agire, resi incapaci di inserirsi e intervenire attivamente nel mondo del lavoro, che se ne vanno all'estero nella speranza di trovare il lavoro tanto sognato, perché lo Stato non ha investito nel loro futuro. Uno Stato che non pensa ai propri giovani è uno Stato che non pensa al proprio futuro.
  Noi giovani del Parlamento pensiamo che sia arrivata l'ora che lo Stato si prenda qualche impegno serio per le nuove generazioni e per questo abbiamo sottoscritto la mozione Ascani n. 1-00070 e voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto il deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Colleghi, sottosegretario Santelli, io non voglio ripetermi rispetto a quanto già detto un paio di giorni fa inerentemente a queste due mozioni e comunque ricordo la mozione Gregori, che noi abbiamo firmato come MoVimento 5 Stelle e che è stata ampiamente condivisa da gran parte di questo Parlamento.
  Ritorniamo a sottolineare comunque l'importanza di dare un occhio di riguardo al lavoro giovanile, che a tutti gli effetti è stato svilito negli ultimi tempi. I nostri giovani non hanno più nessun tipo di speranza nel futuro, ricordavano i miei colleghi che precedentemente hanno usato questo acronimo, i NEET, not in education, employment or training. Questi ragazzi non hanno più nessun tipo di fiducia e non hanno neanche più fiducia nelle istituzioni, perché evidentemente, se parte di questi giovani non vanno neanche più a votare, è inutile che le forze politiche si lamentino che un italiano su due non arriva più ad andare al voto.
  Stamattina tra l'altro in Commissione Lavoro abbiamo audito Italia lavoro, che amplia questa platea, nel senso che non parla soltanto dei cosiddetti NEET, ma anche di coloro che hanno tra i trenta e i trentacinque anni, ovvero stiamo notando che questa platea sta notevolmente aumentando. Quindi non si parla più soltanto di lavoro giovanile e il MoVimento 5 Stelle deve comunque guardare anche a queste persone: tutte le forze politiche devono guardare a queste persone.
  Tutte le forze politiche devono guardare a queste persone, perché se è vero che si tratta soprattutto di giovani (ricordo che i NEET sono quasi un 23 per cento degli inoccupati, di coloro che hanno perso le speranze), i quali non riescono più ad avere alcun tipo di possibilità, è anche vero che vi sono i quarantenni, i cinquantenni, i sessantenni, le vittime della manovra Fornero. Perché come ricorda qualche mio più illustre collega, quella Fornero è una manovra, non è una riforma: si riforma un qualche cosa che va ad essere migliorato.
  Chiaramente noi siamo assolutamente d'accordo con questa (come ricordava l'onorevole Meloni) condivisione bipartisan da parte di tutto il Parlamento, e non soltanto di coloro che hanno meno di 35 anni. Ad esempio anch'io (non ho più 35 anni, ne ho qualcuno in più) ho firmato volentieri queste due mozioni, le abbiamo firmate molto volentieri.
  La riformulazione da parte del Governo noi l'accettiamo con riserva, nel senso che abbiamo posto una particolare attenzione verso i centri per l'impiego. Noi accettiamo questa riformulazione e daremo voto favorevole, con una preoccupazione e un'indicazione: che quanto arriverà in termini di fondi in Italia per poi essere delocalizzati alle regioni vengano effettivamente controllati, nel senso che quei fondi devono essere assolutamente destinati a ciò di cui stiamo parlando, non a qualche altro scopo. Preannunzio quindi voto favorevole alle mozioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Speranza. Ne ha facoltà.

Pag. 19

  ROBERTO SPERANZA. Signor Presidente, colleghi, voglio subito ringraziare tutte le deputate e i deputati che oggi ci hanno permesso di fare questa discussione. Voglio dirlo subito con grande chiarezza: penso che noi abbiamo estremo bisogno, all'avvio di questa legislatura, di dirci fino in fondo quali sono le priorità. Penso che la discussione di oggi ci serva esattamente a questo; e vedete, nella nostra attività politica, nell'attività che abbiamo compiuto tutti quanti per arrivare a rappresentare il Paese, come fa ciascuno dei nostri parlamentari, siamo chiamati spesso a delle scelte: lo hanno fatto i nostri deputati che prima erano sindaci, consiglieri regionali, che hanno svolto attività nell'associazionismo, nelle organizzazioni di categoria.
  In tutte queste attività, cari colleghi, c’è una domanda che spesso ci facciamo. Penso che la discussione di oggi deve servirci per rispondere a quella domanda. La domanda, dal mio punto di vista, è appunto con quali occhi noi guardiamo alle questioni, qual è il punto di vista che decidiamo di assumere, qual è la nostra impostazione prioritaria rispetto alle questioni. Penso che la discussione di oggi ci serve tutti assieme a costruire questa risposta; e vorrei che l'intero Parlamento, il nostro Governo come sta iniziando a fare, dica con chiarezza oggi questo: che il punto di vista prevalente della nostra attività politica quotidiana dev'essere il punto di vista delle giovani generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  In un tempo di crisi, in un tempo difficile, in un tempo drammatico non si può che partire da lì. Vorrei dirlo utilizzando un termine forse arcaico, il termine di «classe»: oggi le classi non esistono più, ma se c’è una classe generale sulla quale noi dobbiamo investire, perché da lì passa il futuro del Paese, questa classe è esattamente rappresentata dalle giovani generazioni.
  Una generazione arrabbiata, e una generazione – penso – che giustamente chiede di più e maggiore protagonismo. Una generazione che non riesce ad esempio a smettere di essere figlia: perché essere figlio è bellissimo, ma è altrettanto bello essere padre. Oggi viviamo una situazione drammatica, in cui invece c’è una generazione che riesce ad essere soltanto figlia: una generazione che non riesce a fare un mutuo, una generazione che non riesce ad avere contratti diversi di quelli a 60 giorni, in cui al cinquantottesimo non sei ancora nelle condizioni di sapere se qualche giorno dopo sarai o non sarai sul posto di lavoro.
  Allora guardate, lo dico con fermezza, noi abbiamo parole chiare, la nostra Costituzione dice che c’è una Repubblica fondata sul lavoro, la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dice che ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione, ma quando le parole sono così chiare e i fatti sono invece così drammatici, si rischia una rottura tra una generazione e le istituzioni democratiche.
  Le parole nei nostri testi sono chiare ma i fatti purtroppo sono diversi e li abbiamo ascoltati stamattina: la disoccupazione giovanile al 40 per cento, 7 milioni di precari, siamo i terzi in Europa dopo Grecia e Spagna, dati ancora più drammatici per le giovani donne e soprattutto per i giovani del Mezzogiorno, dove si arriva ad una quota di disoccupazione giovanile che supera largamente il 50 per cento. Allora io dico che noi dobbiamo cambiare strada, ad esempio avendo il coraggio di dirci alcune cose sul diritto allo studio; sì, il diritto allo studio significa cosa noi decidiamo di investire per le giovani generazioni e dobbiamo dire che è uno scandalo, non esistono mezze parole, se in Italia solo il 7 per cento degli studenti ha una borsa di studio, il 25 per cento in Francia, il 30 per cento in Germania. Ancora, negli ultimi cinque anni, dobbiamo dircelo, -11 per cento di investimento in questo settore mentre in Francia +25 per cento e in Germania +18 per cento.
  Allora guardate voglio dirlo con nettezza, su questo campo, su questo terreno, Pag. 20non basta un aggiustamento, non basta una moderata revisione, serve un cambiamento radicale ed è un cambiamento radicale che noi chiediamo con forza e con grinta a questo nostro Governo. Siamo contenti che per la prima volta, grazie all'impegno del Presidente Enrico Letta, anche il G8 abbia detto parole chiare e anche il Presidente Obama abbia segnato questa centralità, ora abbiamo bisogno di fatti concreti che riavvicinino una generazione alle istituzioni. Il prossimo Consiglio europeo, da questo punto di vista, può pesare e può contare. Dobbiamo dirlo, 6 miliardi sono pochi, pochissimi se spalmati in tanti anni. Dobbiamo fare di più, dobbiamo concentrarci perché si investa in maniera più forte, in tante occasioni in quest'Aula abbiamo chiesto di invertire questo ciclo di rigore e di austerità, e se c’è un punto di partenza di questo cambio, di questa inversione, non può che essere l'attenzione vera, concreta, forte alle giovani generazioni.
  Dobbiamo appunto rimettere al centro quel punto di vista, ripartire da una generazione che rischia di non farcela più, per questo noi proponiamo – lo faremo anche nelle prossime ore – di defiscalizzare il lavoro dei giovani, proponiamo la decontribuzione del lavoro dei giovani, proponiamo un nuovo investimento nella formazione e ancora un incentivo per la mobilità internazionale, per dare più forza all'Erasmus e agli altri strumenti che da questo punto di vista ci possono aiutare.
  Concludo, signor Presidente, voglio ringraziarli ancora i nostri deputati under 35, ringraziarli in maniera trasversale, tutti (Applausi). Io penso che dobbiamo guardarci dritto negli occhi e dirci con coraggio che questo Paese si può cambiare e che questo cambiamento può partire proprio da una generazione che per la prima volta è molto presente in quest'Aula e può pesare. A proposito di giovani generazioni, voglio alzare lo sguardo per un istante e pensare ai ragazzi che in queste ore a Gezi Park, a Istanbul, in tutta la Turchia, compiono una grande battaglia per i diritti e per la libertà (Applausi). Quella è la nostra battaglia. Diceva Kennedy che la felicità è la possibilità di poter sviluppare al meglio il proprio talento.
  Guardiamoci, parliamoci ! Io penso che questa possibilità ci sia, sia concreta, e che anche la nostra presenza con delle nostre delegazioni al Consiglio europeo del 27 e del 28 significhi proprio voler rimettere al centro questi temi e aprire una nuova stagione per le giovani generazioni in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, io esprimerò voto favorevole sulla mozione, a parte per alcune provocazioni irricevibili: un pezzo del Paese, purtroppo, ha una maggiore urgenza sul tema e guai a coloro che pensano di dividere in parti uguali tra disuguali.
  La disoccupazione aumenterà – sono dati ISTAT – fino al 12,3 per cento e rischia di aumentare anche in presenza di una presumibile e auspicabile crescita del prossimo anno perché, purtroppo, in particolare nel settore della trasformazione, assorbirà di fatto la cassa integrazione, collocata in questo Paese in misura assolutamente diseguale. Anche quella giovanile aumenterà ed è per questo che io credo che il Governo debba avere un po’ di coraggio, e so quanto il Presidente Letta quanto sia attento su tale questione. Secondo me, nel nostro Paese, con il 40 per cento dei giovani che sta a casa e che non ha la possibilità di esprimersi, è arrivato il tempo di discutere se non sia il caso di introdurre anche argomenti come i mini-job. Praticamente, in Germania, l'introduzione di questi e di altri strumenti ha consentito di ribaltare completamente il dato della disoccupazione. Questo potrebbe aiutare la lotta all'emersione, intercetterebbe anche le questioni che ho sentito riprendere sul reddito minimo. Ci vuole un po’ più di coraggio, ci vuole un po’ più di voglia di rispondere concretamente a quella che è un'emergenza vera nel nostro Paese.Pag. 21
  Se stiamo ancorati allo schema ideologico, se pensiamo di poter proteggere sempre chi un lavoro già ce l'ha, secondo me, faremmo un errore che, per questo Paese, potrebbe essere esiziale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gregori. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Signor Presidente, volevo intanto ringraziare tutti i colleghi che hanno dato il loro contributo per queste due magnifiche mozioni. Oggi, in questo Parlamento, apriamo, secondo me, una nuova storia, una storia importante: stiamo contrastando la fase più drammatica del nostro Paese e dei nostri giovani. Quindi, ringrazio ancora tutti e faccio ancora un appello unitario a queste mozioni affinché si possa uscire da questa situazione. Questo è un inizio per poi andare avanti anche con delle proposte di legge che già sono depositate in Commissione lavoro e lavorare ancora tutti insieme aiutando chi è fuori da questo palazzo e ha il diritto al lavoro e ad un futuro certo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Come da prassi, gli atti di indirizzo saranno posti in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ascani, Rostellato, Calabria, Tinagli, Scotto, Prataviera, Giorgia Meloni, Alfreider ed altri n. 1-00070 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Cesa, Vargiu, Bratti si affretti, Vecchio, Gasbarra, Di Lello, Vacca, Gregori, Verini, Bombassei, Sannicandro; intanto aspettiamo che anche l'onorevole Amici possa votare... è arrivata la tessera.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  504   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato  504.

  (La Camera approva – Applausi – Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gregori, Rizzetto, Polverini ed altri n. 1-00034 (Ulteriore nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo e in quanto non assorbita dalla precedente votazione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Paris, Cassano, Petraroli, Calabria, Vecchio, Cecconi, Magorno, D'Alessandro, Paola Bragantini... c’è ancora qualcuno che non riesce a votare ? Mi pare di no.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  506   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato  506.    
  (La Camera approva – Applausi – Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Prataviera ed altri n. 1-00105. Non avendo i presentatori accettato la riformulazione proposta, il parere del Governo deve intendersi contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 22

  Cassano, Luigi Di Maio, Oliaro, Vargiu... Stumpo... non mi pare ci siano più colleghi che non hanno votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  503   
   Votanti  399   
   Astenuti  104   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato   11    
    Hanno votato no  388.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Formisano ed altri n. 1-00106, come riformulata su richiesta del Governo e in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gasbarra, Ricciatti, Magorno, ancora Ricciatti... se non ci sono altri che non riescono a votare...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  507   
   Votanti  405   
   Astenuti  102   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  367    
    Hanno votato no   38.    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Prima di passare al voto della prossima risoluzione, ha chiesto la parola la rappresentante del Governo. Prego, sottosegretario Santelli.

  JOLE SANTELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, sulla risoluzione Di Salvo ed altri n. 6-00015, visto che abbiamo provato con i colleghi a formulare delle riformulazioni, ma abbiamo ancora delle problematiche tecniche e ci occorre un approfondimento ulteriore, chiederei alla collega Di Salvo la possibilità di ritirarla in questa sede per approfondirla ulteriormente e riproporla al più presto.

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Sì, accetto sottosegretario.

  PRESIDENTE. Quindi la risoluzione Di Salvo ed altri n. 6-00015 è ritirata.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Di Lello ed altri n. 6-00016, come riformulata su richiesta del Governo e per le parti non assorbite.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Sannicandro, Di Maio, Vargiu, Carbone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  503   
   Votanti  393   
   Astenuti  110   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  393.    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  Raccogliendo gli orientamenti che abbiamo chiesto di esprimere al presidente della Commissione ambiente, sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14,30 con il seguito della discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 43 del 2013 (A.C. 1197).

Pag. 23

  La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 14,45.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Biancofiore, Bocci, Boccia, Brunetta, Cicchitto, Cirielli, Dambruoso, Di Lello, Formisano, Pisicchio, Sani, Santelli, Simoni, Speranza e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 14,46).

  PRESIDENTE. Devo informare l'Aula che, in conseguenza della prosecuzione dei lavori della Commissione ambiente sul disegno di legge di conversione di cui stiamo discutendo, è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo alle ore 15,15. Quindi, i lavori dell'Aula riprenderanno al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.

Sull'ordine dei lavori (ore 14,47).

  PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, volevo dire due parole per ricordare Adriano Bompiani, che è morto pochi giorni fa, due giorni fa, precisamente, all'età di 90 anni. Era nato a Roma il 19 febbraio 1923. Era professore emerito dell'Università Cattolica del Sacro Cuore ed è stato un clinico, un ostetrico, un ginecologo, uno scienziato che ha contribuito fattivamente a costruire tutto il percorso di quella che è stata l'attività bioetica in Italia.
  È stato, di fatto, il primo presidente del Comitato nazionale di bioetica, al punto tale da essere un punto di riferimento in quello che è il crocevia, oggi particolarmente interessante, in cui la bioetica, la biogiuridica e la biopolitica intercettano le domande più importanti e più attuali del dibattito culturale contemporaneo.
  Docente universitario dal 1964, ha insegnato prima presso la cattedra di fisiologia e di patologia della riproduzione umana a Milano, poi, dal 1969 al 1996, ha diretto l'istituto di clinica ostetrica e ginecologica dell'Università Cattolica presso il Policlinico Gemelli, dove ha fondato la scuola di ostetricia e ginecologia.
  È stato eletto senatore nel 1976 e ha operato a difesa e promozione dei valori fondamentali di tutti gli aspetti della vita, a cominciare, soprattutto, dalla tutela della vita fin dal suo nascere. Ha protetto la cultura che riguarda la salute delle donne in tutti i modi possibili e immaginabili, interessandosi della creazione di servizi adeguati che potessero rispondere alle esigenze di una maternità sicura.
  Si è sempre battuto a favore di punti nascita che potessero garantire alla madre e al bambino le condizioni migliori, più alte e più sicure di qualità di vita e di dignità della vita. È stato presidente della Commissione sanità al Senato e presidente della Commissione per la pubblica istruzione dal 1987 al 1990. Sotto il Governo Amato è stato Ministro per gli affari sociali: credo che sia stato il primo Ministro per gli affari sociali della nostra storia.
  È stato anche, come ricordavo prima, il primo presidente del Comitato nazionale di bioetica. È stato anche tra i fondatori di quello che è il Comitato internazionale di bioetica. A lui si deve il contributo italiano più interessante rispetto a quella che è stata la Convenzione di Oviedo, che è la Convenzione sui diritti dell'uomo e la biomedicina.Pag. 24
  Ha collaborato alla redazione e all'elaborazione di documenti importanti, che, in qualche modo, costituiscono tuttora un punto di riferimento. Posso soltanto ricordare che l'ultimo documento su cui stava lavorando, pochi giorni fa, proprio prima di morire, è stato un documento che riguardava il tema della bioetica e l'autismo. Tale tema a lui sembrava particolarmente interessante proprio per tutelare la dignità della vita delle persone diverse, andando oltre quella che è la percezione che spesso si ha del bambino autistico, per interessarsi anche alla sorte del giovane autistico e dell'adulto autistico. Questo lo dico per dire fino a che punto si è sempre interessato anche della salute mentale e dello sviluppo complessivo di quella che è la condizione di equilibrio e di integrazione sociale di una persona.
  La sua battaglia per i diritti umani ha coperto a trecentosessanta gradi tutto il fronte di quei nodi cruciali in cui si potrebbe immaginare che la vita è sottoposta a un'aggressione. Per lui il tema della tutela della vita dal concepimento fino alla morte naturale è stato una sorta di filo conduttore che lo ha attraversato completamente.
  Mi piace ricordarlo qui dentro, perché mi piace ricordarlo anche in un momento in cui la società civile, completamente, concretamente, il modo accademico e l'università incontrano il mondo della politica, in una sinergia virtuosa che trasferisce, da un lato, conoscenze e competenze specifiche e, dall'altro, assorbe una visione più generale e più ampia dei problemi che abbiano davvero come punto di riferimento il bene comune. Per questo lo ricordo e, peraltro, credo che veramente le donne gli debbano molto (Applausi).

  PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

  La seduta, sospesa alle 14,50, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 576 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015. Trasferimento di funzioni in materia di turismo e disposizioni sulla composizione del CIPE (Approvato dal Senato) (A.C. 1197).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1197: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015. Trasferimento di funzioni in materia di turismo e disposizioni sulla composizione del CIPE.

  (Per l'articolo unico nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato vedi l'allegato A – A.C. 1197. Per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge ed all'articolo unico del disegno di legge di conversione vedi l'allegato A – A.C. 1197).

(Posizione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 1197)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il coordinamento dell'attività di Governo, Dario Franceschini. Ne ha facoltà.

Pag. 25

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il coordinamento dell'attività di Governo. Signor Presidente, davvero non avrei voluto fare in Aula il mio primo intervento da Ministro per i rapporti con il Parlamento in un'occasione come questa. Stiamo affrontando – lo ricordo – la conversione di un decreto-legge del precedente Governo in materia di emergenze ambientali, che è stato modificato dal Senato sicuramente in tempi lunghi. Io non ho titolo per difendere l'altra Camera, ma devo onestamente ricordare che, rispetto a questo decreto-legge, la prima parte dei sessanta giorni per la conversione sono stati inevitabilmente consumati per la nascita del Governo, dai voti di fiducia e dalla costituzione delle Commissioni parlamentari.
  Arriva sicuramente tardi alla Camera, con poco tempo a disposizione, è stato oggetto del confronto tra le forze politiche in quest'Aula, in Commissione e anche fuori dall'Aula. È evidente che un decreto-legge che riguarda le emergenze ambientali non si può rischiare di non convertirlo.
  Sono stati fatti diversi tentativi di apertura in questi giorni, anche se può essere apparsa una perdita di tempo, ma sono stati fatti poiché è il primo decreto-legge di una legislatura che comincia e che avrà molte occasioni in cui confrontarsi e in cui scoprire, in una legislatura segnata da molti elementi di novità, i rapporti maggioranza-Governo, maggioranza-opposizione. Sono state date diverse disponibilità di apertura da parte del Governo e dei gruppi di maggioranza, in queste ultime ore in particolare. Prima è arrivata una proposta – penso che sia meglio che sia tutto trasparente in quest'Aula, non che ci siano trattative esterne e poi trattative ufficiali – da parte del gruppo MoVimento 5 Stelle di trasformare i punti condivisi di modifica, non essendoci i tempi concreti per modificare il provvedimento, e metterli in una proposta di legge firmata dai gruppi parlamentari, evidentemente per firmare le intenzioni di modifica condivise, da calendarizzare in Aula (questo ieri sera).
  Questa mattina è stato comunicato che questa proposta non era più sufficiente e che sarebbe stato indispensabile – è stato comunicato alla Conferenza dei presidenti di gruppo – modificare in alcune parti condivise il decreto-legge. È stato detto espressamente così ed è evidente che per modificare il decreto-legge, in questi tempi, serve una condivisione sui punti da modificare.
  Successivamente c’è stato il Comitato dei nove, sono stati individuati quattro punti, introdotti dal Senato, di possibile modifica, condivisi da tutti i gruppi parlamentari; il Governo ha dato la propria disponibilità anche a modificare un provvedimento, a cui teneva molto, inserito in sede di conversione al Senato, rinunciandovi.
  Successivamente sono state aggiunte nuove richieste non condivise, concentrate su alcune opere su cui è legittima la discussione: il Valico dei Giovi, il Brennero, le opere di compensazione sulla TAV, tutte oggetto di legittimo dibattito e scontro politico, ma chiaramente non condivise e come condizione per far cessare l'ostruzionismo.
  Allora, siccome non è stato sufficiente neppure questo, l'annuncio è stato che, se non ci fossero state queste condizioni, non poteva più essere mantenuto l'impegno, già comunicato al Senato, che il decreto-legge sarebbe stato inviato questa sera. Il Senato, in una riunione non facile dei presidenti di gruppo, a cui ho partecipato, ha fissato la conversione di questo decreto-legge, in caso di modifica da parte della Camera, per il pomeriggio di lunedì (il decreto-legge scade martedì), ma è stato comunicato che, senza queste modifiche aggiuntive e non condivise, il MoVimento 5 Stelle non avrebbe condiviso l'impegno a mantenere l'approvazione del decreto-legge entro questa sera.
  Io conosco le tattiche parlamentari. Avrei voluto personalmente anche evitare il voto di fiducia, perché credo che si debba fare uno sforzo tutti, perché i ruoli si alternano in Aula tra maggioranza e opposizione, com’è naturale.Pag. 26
  Ma credo che si debba fare tutti uno sforzo per riportare il voto di fiducia il più vicino possibile alla sua natura costituzionale, ossia di verificare l'esistenza del rapporto fiduciario Governo-Parlamento e, durante la legislatura, quando vi è la necessità, chiedere il voto di fiducia per verificare se il Governo dispone ancora della fiducia del Parlamento; e non invece, come è avvenuto nel tempo, semplicemente uno strumento per accorciare i tempi di approvazione dei provvedimenti, in particolare della conversione dei decreti-legge.
  Chi è qui da più di una legislatura sa bene che, a turno, tutti quelli che si sono succeduti nell'Esecutivo hanno dovuto utilizzare o contrastare, a seconda dei ruoli, questo meccanismo decreto-legge, ostruzionismo, qualche volta maxiemendamento, voto di fiducia per fare in tempo.
  Il rapporto fiduciario tra Governo e Parlamento, e la sua verifica con voto di fiducia, non è legato ad un accorciamento dei tempi: qui serve davvero una modifica regolamentare. Non è un modo per accorciare i tempi.
  Tra le tante novità di questa legislatura, mi è anche capitato in queste ore di sentirmi chiedere, da alcuni gruppi di minoranza, di mettere la fiducia. Sono tante le novità, è capitata anche questa.
  Allora, io spero che ci saranno le modifiche regolamentari su cui so che le due Camere stanno lavorando, che risolvano questo problema: decretazione d'urgenza - garanzie per il Governo di avere un'approvazione, entro tempi certi, dei propri provvedimenti, senza dovere ricorrere allo strumento della decretazione d'urgenza.
  So anche che c’è la dialettica parlamentare, però di fronte alle emergenze e alle urgenze di questo decreto, credo che tutte le tattiche e le convenienze debbano fermarsi. Qui dentro ci sono le emergenze di Piombino, ci sono le emergenze dei terremoti de L'Aquila, dell'Emilia, del Molise, ci sono le emergenze ambientali della Sicilia, della Campania, della Puglia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia); è stato inserito al Senato un primo risarcimento sul gravissimo sinistro del porto di Genova; c’è il risarcimento e la compensazione dei comuni per la TAV (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Lasciate finire...

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il coordinamento dell'attività di Governo. Allora, credo che di fronte a queste cose, di fronte a queste emergenze – lo dico a tutti, lo dico a me stesso e lo dico, in particolare, ai parlamentari del MoVimento 5 Stelle – ogni convenienza e ogni tattica debbano fermarsi, debbano passare in secondo piano (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... Grazie... E debbano passare in secondo piano, come sono passate in secondo piano, anche le resistenze di questo Governo e mie personali ad utilizzare il voto di fiducia come un modo per accorciare i tempi. Di fronte a queste emergenze la priorità assoluta è convertire questo decreto.
  Per questi motivi, appositamente autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia – Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... Non capisco se applaudite perché siete contenti, perché siete talmente imprevedibili...

  PRESIDENTE. Fate finire il Ministro ! Per favore, colleghi !

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il coordinamento dell'attività di Governo. ...pongo la fiducia sull'articolo unico del disegno di legge di conversione in legge...

  PRESIDENTE. Colleghi !

Pag. 27

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il coordinamento dell'attività di Governo. ...del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per l'Expo 2015, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
  Aggiungo il mio rammarico, perché si sarebbe potuto utilmente modificarlo in alcuni punti e ottenerne l'approvazione, anche da parte del Senato, entro la giornata di lunedì (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

  PAOLO GRIMOLDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Grazie, signor Presidente. Vede, signor Ministro, il suo tentativo di scaricare la colpa sulla minoranza è assolutamente infondato (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia), perché, se queste emergenze erano per lei così fondamentali, come noi pensiamo lo siano, non mettevate dentro al provvedimento la riforma delle camere di commercio, piuttosto che le questioni del CIPE (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia). E soprattutto c'erano degli emendamenti, per esempio sul terremoto, di cui si poteva discutere: è responsabilità della maggioranza se gli emendamenti sono stati resi inammissibili e non si è potuto neanche discutere nel merito delle questioni (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia).
  Quindi, non ci venga a raccontare che è colpa nostra. Se ci tenevate, pensavate nei tempi e nei modi a portare avanti il provvedimento e senza infilarci dentro, tra l'altro, cose pro domo esclusivamente della nuova compagine governativa, tipo l'accorpamento del Ministero del turismo con quello dei beni culturali. Che cosa c'entra questo con le emergenze, mi scusi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia) ?

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, gentili colleghi, volevo spiegare per bene come erano andate le cose, perché non ho sentito frasi reali e corrette.
  Allora, noi abbiamo portato delle richieste stamattina in Conferenza dei presidenti di gruppo. È da vent'anni, o forse più, che c’è un utilizzo massiccio dei decreti-legge omnibus, questi famosi decreti-legge omnibus che racchiudono migliaia di argomentazioni completamente differenti dal testo originario, tra l'altro, aggiunte dal Senato, senza tempi di riflessione e con il «condizionamento» da parte della Camera.
  Le tattiche parlamentari non le conosciamo bene noi, le conoscono bene altri qua dentro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Potete dire tutto quello che volete, ma i terremotati dell'Emilia sanno benissimo quanto noi siamo attenti a questo tema. Noi abbiamo fatto una donazione importantissima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi abbiamo donato oltre 400 mila euro ai terremotati dell'Emilia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Andate a ricontrollare i nostri emendamenti ai vari decreti-legge: vi vorrei ricordare che abbiamo affrontato i debiti sulla pubblica amministrazione, abbiamo affrontato l'IMU, ora stiamo affrontando il DL emergenze, poi avremo il «decreto del fare». Quindi, di cosa stiamo parlando ? Chi volete prendere in giro ? Non si prendono in giro le persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).Pag. 28
  Noi stamattina, in Conferenza dei presidenti di gruppo, eravamo rimasti d'accordo che saremmo andati in Commissione e poi al Comitato dei nove a parlare di abrogazioni condivise. Non abbiamo chiesto niente all'interno del Comitato dei nove. Ci sono state presentate tre proposte di soppressione, non richieste da noi: presentate, non richieste da noi.
  Noi abbiamo presentato altre due richieste di soppressione. Nessun passo indietro da parte del Comitato dei nove, nessun passo indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Da due siamo scesi a una: nessun passo indietro. Da una siamo scesi a mezza: nessun passo indietro.
  Le tattiche parlamentari qua dentro noi non le conosciamo, voi le conoscete benissimo e non prendiamo in giro gli italiani (Vivi e reiterati applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Per favore, per favore ! Continuiamo con i lavori.

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Dai banchi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si grida: È finita, è finita !). Colleghi, per favore ! Prego, deputata Di Salvo.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, martedì, quando abbiamo discusso e votato il decreto sull'IMU e sulla cassa integrazione, nella dichiarazione di voto che ho svolto a nome di Sinistra Ecologia Libertà, avevo già allora posto un problema, quello che ci ricorda spesso il Presidente della Repubblica riguardo all'omogeneità dei decreti-legge e al fatto che sia sbagliato inserire in decreti-legge argomenti così estranei. È questa la richiesta che noi abbiamo fatto appena il decreto-legge sulle emergenze ambientali è arrivato in Aula, ossia che, appunto, venissero fatte le soppressioni necessarie per ripulire il decreto, in modo che fosse attinente alle emergenze ambientali di cui portava il nome.
  La discussione successiva è stata diversa. Noi siamo arrivati ad oggi in una situazione che è quella che qui in Aula si sta rappresentando. Io, intanto, come prima considerazione, voglio dire che Sinistra Ecologia Libertà non ha chiesto il voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Lo dico, perché il Ministro Franceschini non ha nominato, diciamo, ha genericamente detto che è stato chiesto dall'opposizione il voto di fiducia: io voglio dire che non lo ha chiesto Sinistra Ecologia Libertà (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Seconda cosa. Noi abbiamo chiesto, invece, di votare in Aula alcuni emendamenti, in particolare, di poter discutere in Aula delle compensazioni sull'alta velocità, sulla TAV, che non condividiamo. Ma voglio anche dire che noi non abbiamo chiesto il voto di fiducia, perché la discussione che si è innescata in questi giorni ha fatto sì che, oggi, eravamo arrivati ad un punto in cui il decreto di cui stiamo parlando era migliorato rispetto alla situazione di ieri. Il fatto di porre la fiducia vuol dire fare un passo indietro.
  La fiducia viene posta sul testo arrivato dal Senato, ignorando, quindi, tutto il lavoro che è stato fatto in queste ore e in questi giorni e che aveva portato non a ripulire totalmente il decreto, ma a ripulirlo – scusate questo termine – in parte. Naturalmente, non era una situazione che a noi soddisfaceva del tutto, anzi, c’è un punto, soprattutto – quello della compensazione sulla TAV –, che avremmo voluto poter discutere in quest'Aula, dicendo come la pensiamo e presentando in quest'Aula, all'opinione dell'Aula, il nostro emendamento soppressivo.
  La fiducia ci impedisce di fare questo. Per questa ragione, noi non l'abbiamo chiesta e, francamente, come sanno i colleghi del MoVimento 5 Stelle, abbiamo chiesto anche a loro di valutare questa considerazione e, cioè che, in questo modo, il decreto che viene varato è un decreto peggiore di quello che si potrebbe varare senza la fiducia. Ma, ormai, mi pare che la cosa sia risolta in questo Pag. 29modo. Ci tenevo a precisare la nostra posizione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, avendo maturato, nel corso degli anni passati, una sorta di simpatia personale per la figura dell'attuale Ministro per i rapporti con il Parlamento, io mi auguro che lui non si sia fatto troppo male in questo improvvido tentativo di arrampicarsi sugli specchi per dare una parvenza di dignità alla richiesta della posizione del voto di fiducia su questo decreto, perché è veramente «caduto male» (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e MoVimento 5 Stelle). È scivolato, portandosi dietro i cocci degli specchi.
  Perché non c’è giustificazione, signor Ministro, rispetto alla circostanza che lei rappresenta una maggioranza numericamente non comparabile ad alcun'altra nella storia della Repubblica e si arrende dopo tre ore, quattro ore ? Le prime quattro ore di opposizione parlamentare nella storia della legislatura. Quando cominceremo a fare sul serio dove scapperete, signor Ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e MoVimento 5 Stelle) ? Dove andrete a nascondervi quando si comincerà davvero ad entrare nel merito delle questioni che ponete in modo raffazzonato e sconclusionato, come avete fatto in questo decreto, utilizzando lo strumento della decretazione d'urgenza per inserire, come è stato ricordato negli interventi che hanno preceduto il mio, dei temi che di urgenza non hanno veramente neanche il lontano sentore (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e MoVimento 5 Stelle) ?
  Lei è Ministro per i rapporti con il Parlamento, quindi, ha un vantaggio rispetto ai componenti di questa Camera: lei può anche passeggiare per il centro di questa splendida città ed entrare anche nelle Aule del Senato. Se il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha la convinzione che sia in iter parlamentare un decreto così fondamentale, così ineludibile per le sorti della nazione, non dico al cinquantaduesimo, ma, magari, al quarantaduesimo o al trentaduesimo giorno di stazionamento in una delle Camere senza che si sia avuto il tempo per trasferirlo nell'altra Camera, prende, va al Senato e dice: cosa state facendo, che, poi, non abbiamo il tempo per convertirlo alla Camera (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e MoVimento 5 Stelle) ?
  La verità è un'altra. La verità è un'altra, signor Ministro, diciamola tutta, visto che lei ha voluto affrontarci in modo un po’ troppo arrogante per la figura che ha fatto.
  La verità è che voi, degni figli del «governaccio» Monti, avete cercato e avete pensato di poter replicare il sistema di totale e completa elusione del confronto all'interno delle Aule parlamentari, utilizzando solo e soltanto il sistema della decretazione d'urgenza e poi convertendo il decreto-legge con l'apposizione della fiducia. Quante volte lei, lei, signor Ministro Franceschini, su temi assai più dibattuti, ha denunciato la maggioranza politica della passata legislatura perché stava facendo ricorso alla decretazione d'urgenza, ma almeno lì si trattava nelle Commissioni, si discuteva; qui ci sono Commissioni che non hanno nemmeno potuto esprimere il parere su questo decreto-legge. O voi prima decidete di affrontare il tema della riforma delle istituzioni con l'auspicato, anche da parte nostra, superamento del bicameralismo perfetto, oppure, finché le regole del Parlamento sono queste, mettetevi in testa che potete avere anche la maggioranza numerica di questo mondo, perché avete messo insieme il diavolo e l'acqua santa, ma sempre di qui dovete venire a passare e sempre tramite il voto della Camera e del Senato sullo stesso testo dovete far passare i vostri provvedimenti.
  È solo la prima occasione, signor Ministro, e lei è scivolato, ha fatto una figura che personalmente mi dispiace perché ho stima nei suoi confronti e quindi mi spiace Pag. 30che a lei sia capitato di fare questa figura barbina in nome e per conto di un Governo che, oggettivamente, già mostra la corda prima ancora di cominciare la sua esile esistenza; ci auspichiamo che nel corso di questo proficuo fine settimana mettiate mano al testo dei Regolamenti parlamentari e prendiate buona nota di come dovervi comportare d'ora in avanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, non voglio in questa occasione cedere alle provocazioni, le ultime quelle fatte dal collega Corsaro che, evidentemente, non ha seguito il percorso, invece, molto corretto e trasparente che questa maggioranza e il Governo hanno fatto per lavorare intorno a questo provvedimento e su cui abbiamo dato tutte le dimostrazioni possibili – il Ministro Franceschini lo ha riepilogato – per dire che noi avevamo l'intenzione di modificare questo decreto-legge andando incontro a quelli che sono stati i percorsi che sono stati definiti nella Conferenza dei presidenti di gruppo, per migliorarlo, ma, aggiungo, anche per dare un segnale istituzionale al Senato di un modo diverso di rapportarsi. Il nostro gruppo, lo ha detto il presidente Speranza, anche in altre occasioni, ha convocato una riunione con gli uffici di Presidenza e i gruppi di Camera e Senato per definire un percorso di maggiore collaborazione istituzionale corretta; fin quando abbiamo questo bicameralismo bisogna che almeno con la responsabilità dei gruppi politici ci siano atteggiamenti diversi rispetto al percorso dei provvedimenti di legge.
  Tuttavia, voglio entrare nel merito di due questioni; la prima è relativa al MoVimento 5 Stelle e alla sua opposizione che io definisco inutile perché una opposizione può essere utile o inutile; è utile quando è finalizzata a cambiare un provvedimento, ad ottenere dei risultati, ad entrare nel merito delle questioni, è inutile quando tutto ciò non serve a nulla, o meglio non serve a nulla rispetto ai lavori parlamentari, ma serve unicamente a coprire problemi politici di quel movimento che sono tutti fuori da quest'Aula, sono completamente fuori da quest'Aula e non hanno nulla a che vedere con i terremotati, non hanno nulla a che vedere con le emergenze ambientali, non hanno nulla a che vedere con i lavoratori di Piombino o di Trieste, hanno solo a che vedere con le loro beghe interne (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia) ! E allora sulle loro beghe interne noi stiamo costruendo un percorso parlamentare di questo decreto-legge che viene leso nella sua credibilità. Allora penso che se c’è qualcosa che ci sta a cuore è che tra maggioranza e opposizione ci siano rapporti costruttivi, a noi sta a cuore, perché le modifiche che sono state concordate oggi nel Comitato dei nove, erano modifiche su cui il nostro gruppo si ritrovava. Avremmo fatto anche di più, avremmo anche inserito emendamenti migliorativi del testo se il percorso parlamentare lo avesse consentito; tuttavia, riteniamo che il rapporto tra maggioranza e opposizione si verifica e si può concretizzare quando c’è un interlocutore che ha voglia di discutere, quando c’è un interlocutore che mantiene i patti, quando c’è un interlocutore che nel merito delle questioni è disponibile ad un accordo.
  Questo noi non l'abbiamo trovato. Io sono un ottimista e mi auguro che nel futuro questo cambi e quindi ci consenta un atteggiamento di tipo diverso, perché molti provvedimenti devono ancora passare per quest'Aula: decreti-legge e progetti di legge, di iniziativa parlamentare e di iniziativa governativa, e mi auguro che ci possa essere un percorso che veda veramente maggioranza e opposizione interessati ai problemi degli italiani, non interessati ai propri problemi interni di partito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dellai. Ne ha facoltà.

Pag. 31

  LORENZO DELLAI. Signor Presidente, noi interveniamo certamente a sostegno della decisione annunciata dal Ministro, ma non con molto entusiasmo nel partecipare al clima di tifoseria che si è espresso quest'oggi. Pensiamo che, in fin dei conti, dobbiamo riconoscere che, pur con modalità diverse, tutti stiamo qui a rappresentare gli interessi degli italiani. Piuttosto, condividiamo il rammarico con il quale il Ministro Franceschini prima ha dato l'annuncio del voto di fiducia, un rammarico che noi crediamo sia stato sincero, perché in tutti questi giorni con sincerità il Governo, sostenuto dalla maggioranza, ha inteso dire: no, non vogliamo porre la questione di fiducia, per le molte ragioni che prima il Ministro richiamava. In verità, anche noi avevamo e abbiamo espresso numerose riserve sul modo con il quale questo decreto è stato concepito, lavorato e trasformato al Senato e portato in termini non sicuramente positivi all'attenzione della Camera. Avevamo espresso riserve sulla disomogeneità dei contenuti e sui tempi che non hanno consentito alla Camera di fare il lavoro per il quale esiste un'Aula parlamentare, tanto che abbiamo più volte richiamato la necessità che anche da questa ennesima esperienza potesse prendere spunto nuovo il lavoro di rifacimento e adeguamento dei Regolamenti parlamentari. Infatti, è meglio prevedere tempi e modalità diverse, più efficienti nella trattazione dei vari argomenti piuttosto che utilizzare la forma del decreto d'urgenza per far fronte ad urgenze oggettive.
  Il MoVimento 5 Stelle, in particolare, ha posto sostanzialmente una questione di principio nelle riunioni della Conferenza dei capigruppo, certamente insieme ad altre legittime tattiche di tipo politico. Ha posto delle questioni di principio che sostanzialmente riguardavano il fatto di utilizzare la vicenda di questo decreto per dare un segnale a noi stessi, al Senato, al Governo, che per il futuro non si può proseguire così. Inizialmente questa questione di principio, che passava attraverso la necessità di modificare questo decreto pur nei tempi molto ristretti che abbiamo a disposizione, era stata non accolta dalla maggioranza, compresi noi, perché eravamo preoccupati che alla fine si arrivasse alla decadenza del decreto. Quindi avevamo detto, pur ritenendo valide le loro ragioni: proponiamo soluzioni diverse alla modifica del decreto; ed ecco tutte le varie ipotesi come gli ordini del giorno, il disegno di legge e così via.
  A me pare che, invece, questa mattina si era aperto uno spiraglio positivo, ed ecco il rammarico che deriva dal fatto che questo spiraglio poi si è chiuso. Lo spiraglio positivo era che la maggioranza e il Governo avevano accettato proprio la questione di principio posta dal MoVimento 5 Stelle e dunque si erano dichiarati disponibili a modificare, entro certi limiti, qui alla Camera, questo decreto, previo accertamento al Senato che, sì, vi era la disponibilità, sia istituzionale che politica, ad esaminare in terza lettura il provvedimento entro i termini che evitassero la decadenza del decreto stesso. Dunque, ecco perché si è poi condiviso di stralciare alcune norme che il Senato aveva introdotto, certo norme condivise, ma la condivisione nello stralcio è cosa diversa dalla condivisione nell'inserimento di nuove norme. Si era convenuto stamattina di verificare quali dei contenuti introdotti dal Senato oltre il testo originario si fosse tutti d'accordo di togliere, e ne erano stati individuati tre o quattro, anche significativi sul piano simbolico; vorrei citare – la citava prima indirettamente il Ministro – la questione dell'accorpamento del Ministero del turismo, che evidentemente era nelle priorità del Governo.
  Ebbene, si era accettato di togliere quei contenuti.
  A me sembrava, a noi sembrava, che questo sarebbe stato, al di là dei contenuti delle singole norme, un segnale molto importante proprio per invertire una tendenza e per richiamare tutti quanti al maggiore rispetto dei tempi e delle modalità di lavoro delle nostre Commissioni e dell'Aula. Era certamente un compromesso, ma talvolta richiedere il «tutto e subito» porta a rifiutare dei compromessi che sarebbero stati, come in questo caso, Pag. 32io penso, molto, molto positivi. E dunque vorrei chiudere da dove ho incominciato, cioè dal rammarico. Anche noi condividiamo il rammarico del ministro e del Governo, il rammarico perché questo possibile spiraglio di intesa su un nuovo metodo è stato rifiutato e condividiamo che comunque, a questo punto, ripeto con rammarico, non esiste alternativa rispetto alla decadenza del decreto con tutti i contenuti universalmente ritenuti necessari ed importanti, non esiste alternativa all'apposizione del voto di fiducia.
  Io penso, al di là ripeto delle tifoserie che non ci appassionano moltissimo, che si sia persa un'occasione importante e positiva per stabilire un metodo più corretto nei nostri lavori (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   SIMONE BALDELLI. Onorevole Presidente, io sono in questo ramo del Parlamento da una legislatura e poco più e ho avuto l'occasione di iniziare la mia esperienza parlamentare all'opposizione organizzando proprio l'ostruzionismo contro la maggioranza e ho vissuto, forse ormai potrei dire decine se non qualche centinaio di volte, scene come questa, in cui il Governo porre la fiducia, i gruppi di opposizione intervengono per lamentare l'esproprio del Parlamento, la mancanza di dibattito, la forzatura del Governo e i gruppi di maggioranza intervengono a difesa di questa scelta del Governo perché il Governo ne ha facoltà, perché la Costituzione lo permette e per le tante ragioni che spingono un Governo a porre la fiducia.
  In questo quadro, Presidente, ci sono due elementi assai atipici. Il rammarico del Governo, che pure condivido, e che il ministro Franceschini ha tracciato con grande chiarezza in quest'Aula, perché in questo caso non è vero, come è stato detto, che la fiducia si mette per far prima. Infatti quando il MoVimento 5 Stelle ha legittimamente avviato una pratica ostruzionistica in questa Aula, conti alla mano, chi ha un minimo di esperienza parlamentare ha pensato subito: «adesso il Governo mette la fiducia», perché, nell'imminenza della scadenza del decreto, la certezza della conversione può esser data soltanto da una posizione della questione di fiducia all'inizio dell'esame del provvedimento. Ma questo non è accaduto se non oggi.
  L'altro rammarico, che pure condivido, è quello dell'onorevole Di Salvo, che ha detto una cosa giusta; ha correttamente detto: peccato che è stata posta la fiducia, noi non l'abbiamo chiesta, perché questo fa venir meno la possibilità da parte, almeno del gruppo di Sel di discutere e votare i propri emendamenti, non di scrivere i decreti, non di essere maggioranza, ma di esprimere la propria posizione in questa Aula legittimamente e porre in votazione le proprie proposte. Questo non è stato possibile perché il Governo, viste le circostanze, visto che ben due tentativi di mediazione, di incontro, sono andati a vuoto è stato costretto a porre la questione di fiducia, in un percorso che definiremo tutti insieme. E questo è il risultato dell'ostruzionismo che io mi rendo conto possa essere un'esperienza anche vivace, esaltante specie agli inizi, però è una pratica rispetto alla quale poi si paga un prezzo: che il Governo è costretto a porre la questione di fiducia, perché paradossalmente siamo ancora, Presidente, in una disciplina transitoria del nostro Regolamento per cui l'articolo 154 è in vigore da ben sedici anni – alla faccia della disciplina transitoria !- per cui i decreti non possono essere discussi con i tempi di tutti gli altri provvedimenti, non sono contingentabili e quindi un solo gruppo può paralizzare quando vuole, se vuole, con il pretesto che vuole, l'attività del Parlamento.
  È allora chiaro, onorevole Presidente, che c’è da fare una riflessione sul Regolamento, una riflessione sulla differenza di criteri di ammissibilità tra Camera e Senato; Pag. 33ed ancora, una riflessione sui tempi con i quali ciascuna Camera esamina un decreto a fronte dell'altra.
  Anche questa poteva essere una battaglia che veniva imposta e vinta anche attraverso l'azione dei colleghi del MoVimento 5 Stelle; si è persa, secondo me sbagliando, questa occasione, perché in Conferenza dei presidenti di gruppo si era avanzata un'ulteriore proposta, cioè quella di approvare le norme condivise. Lo dico perché l'onorevole Grimoldi, che è deputato attento, ha citato due norme, quella del Ministero del turismo e quella delle camere di commercio: guarda caso proprio due norme che sarebbero state espunte dal testo che sarebbe andato al Senato e che il Senato avrebbe approvato, grazie al fatto che il Ministro Franceschini si era fatto portavoce proprio con il Senato della volontà della Conferenza dei presidenti di gruppo della Camera di approvare il testo del decreto-legge così come modificato a seguito dei lavori svolti in Commissione.
  Signor Presidente, ora la situazione è data. Riuniremo nuovamente la Conferenza dei presidenti di gruppo. Spero con grande serenità e responsabilità individueremo un percorso per questo decreto-legge, che ci permetta di convertirlo nei tempi previsti. La questione di fiducia è stata posta dal Governo. Resta, Onorevole Presidente, da condividere non solo il rammarico del Ministro Franceschini, ma anche quello di un'opposizione che con responsabilità avrebbe voluto discutere i propri emendamenti. C'erano i tempi per farlo, facendo intervenire i colleghi per illustrarli, per discuterli, come un Parlamento democratico fa. È di tutta evidenza che se il Governo avesse voluto comprimere la discussione, noi questo dibattito sulla fiducia posta dal Ministro Franceschini ci saremmo ritrovati a farlo mercoledì mattina, e non oggi, alla fine della settimana (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).
  SIMONE BALDELLI. Onorevole Presidente, io sono in questo ramo del Parlamento da una legislatura e poco più e ho avuto l'occasione di iniziare la mia esperienza parlamentare all'opposizione organizzando proprio l'ostruzionismo contro la maggioranza e ho vissuto, forse ormai potrei dire decine se non qualche centinaio di volte, scene come questa, in cui il Governo pone la fiducia, i gruppi di opposizione intervengono per lamentare l'esproprio del Parlamento, la mancanza di dibattito, la forzatura del Governo e i gruppi di maggioranza intervengono a difesa di questa scelta del Governo perché il Governo ne ha facoltà, perché la Costituzione lo permette e per le tante ragioni che spingono un Governo a porre la fiducia.
  In questo quadro, Presidente, ci sono due elementi assai atipici. Il rammarico del Governo, che pure condivido, e che il ministro Franceschini ha tracciato con grande chiarezza in quest'Aula, perché in questo caso non è vero, come è stato detto, che la fiducia si mette per far prima. Infatti quando il MoVimento 5 Stelle ha legittimamente avviato una pratica ostruzionistica in questa Aula, conti alla mano, chi ha un minimo di esperienza parlamentare ha pensato subito: «adesso il Governo mette la fiducia», perché, nell'imminenza della scadenza del decreto, la certezza della conversione può esser data soltanto da una posizione della questione di fiducia all'inizio dell'esame del provvedimento. Ma questo non è accaduto se non oggi.
  L'altro rammarico, che pure condivido, è quello dell'onorevole Di Salvo, che ha detto una cosa giusta; ha correttamente detto: peccato che è stata posta la fiducia, noi non l'abbiamo chiesta, perché questo fa venir meno la possibilità da parte, almeno del gruppo di Sel di discutere e votare i propri emendamenti, non di scrivere i decreti, non di essere maggioranza, ma di esprimere la propria posizione in questa Aula legittimamente e porre in votazione le proprie proposte. Questo non è stato possibile perché il Governo, viste le circostanze, visto che ben due tentativi di mediazione, di incontro, sono andati a vuoto è stato costretto a porre la questione di fiducia, in un percorso che definiremo tutti insieme. E questo è il risultato dell'ostruzionismo che io mi rendo conto possa essere un'esperienza anche vivace, esaltante specie agli inizi, però è una pratica rispetto alla quale poi si paga un prezzo: che il Governo è costretto a porre la questione di fiducia, perché paradossalmente siamo ancora, Presidente, in una disciplina transitoria del nostro Regolamento per cui l'articolo 154 è in vigore da ben sedici anni – alla faccia della disciplina transitoria !- per cui i decreti non possono essere discussi con i tempi di tutti gli altri provvedimenti, non sono contingentabili e quindi un solo gruppo può paralizzare quando vuole, se vuole, con il pretesto che vuole, l'attività del Parlamento.
  È allora chiaro, onorevole Presidente, che c’è da fare una riflessione sul Regolamento, una riflessione sulla differenza di criteri di ammissibilità tra Camera e Senato; Pag. 33ed ancora, una riflessione sui tempi con i quali ciascuna Camera esamina un decreto a fronte dell'altra.
  Anche questa poteva essere una battaglia che veniva imposta e vinta anche attraverso l'azione dei colleghi del MoVimento 5 Stelle; si è persa, secondo me sbagliando, questa occasione, perché in Conferenza dei presidenti di gruppo si era avanzata un'ulteriore proposta, cioè quella di approvare le norme condivise. Lo dico perché l'onorevole Grimoldi, che è deputato attento, ha citato due norme, quella del Ministero del turismo e quella delle camere di commercio: guarda caso proprio due norme che sarebbero state espunte dal testo che sarebbe andato al Senato e che il Senato avrebbe approvato, grazie al fatto che il Ministro Franceschini si era fatto portavoce proprio con il Senato della volontà della Conferenza dei presidenti di gruppo della Camera di approvare il testo del decreto-legge così come modificato a seguito dei lavori svolti in Commissione.
  Signor Presidente, ora la situazione è data. Riuniremo nuovamente la Conferenza dei presidenti di gruppo. Spero con grande serenità e responsabilità individueremo un percorso per questo decreto-legge, che ci permetta di convertirlo nei tempi previsti. La questione di fiducia è stata posta dal Governo. Resta, Onorevole Presidente, da condividere non solo il rammarico del Ministro Franceschini, ma anche quello di un'opposizione che con responsabilità avrebbe voluto discutere i propri emendamenti. C'erano i tempi per farlo, facendo intervenire i colleghi per illustrarli, per discuterli, come un Parlamento democratico fa. È di tutta evidenza che se il Governo avesse voluto comprimere la discussione, noi questo dibattito sulla fiducia posta dal Ministro Franceschini ci saremmo ritrovati a farlo mercoledì mattina, e non oggi, alla fine della settimana (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata subito al piano Aula, al fine di stabilire il prosieguo dei nostri lavori.

  RICCARDO NUTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà; per trenta secondi, perché dobbiamo avviare subito la Conferenza dei presidenti di gruppo.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, sarò veramente brevissimo. Volevo dire che in questo Parlamento mi sono abituato subito a comprendere che l'azione migliore è quella delle prese in giro: si dice una cosa e se ne fa un'altra. Vorrei andare subito al sodo. Vorrei chiedere: cosa vale di più ? Queste finte emergenze, che tra qualche giorno nel vostro decreto-legge cosiddetto «del fare» dichiarerete prioritarie per il Paese (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. No ! No ! No, non così però !

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, non riesco.

  PRESIDENTE. Prego, concluda.

  RICCARDO NUTI. O gli aiuti alle imprese ? Cosa vale di più, queste finte emergenze o la ricostruzione dei comuni terremotati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per trenta secondi.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Signor Presidente, in trenta secondi dico solo che noi in Comitato dei nove, visto che ero relatore, abbiamo provato ad accettare tutte le proposte che ci venivano fatte. Ci siamo riuniti due volte perché c’è stata un'apertura del MoVimento Pag. 345 Stelle: prima sul disegno di legge su cui eravamo disposti a costruire; poi sugli emendamenti che abbiamo condiviso, perché quegli emendamenti erano tutti firmati (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), erano tutti firmati anche da voi (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) i quattro, i tre emendamenti proposti, e abbiamo fatto un'ulteriore proposta...

  PRESIDENTE. Onorevole Bratti, concluda. Il tempo è terminato.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Quindi, è bene che il vicepresidente di gruppo riporti la verità quando dice (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Per favore ! Siamo in un'Aula, in un'Assemblea parlamentare ! Per favore !

  DAVIDE BARUFFI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE BARUFFI. Signor Presidente, volevo ringraziare tutti i presidenti di gruppo, per aver cercato fino alla fine uno spazio per migliorare il provvedimento. Era migliorabile: con rammarico dico che si è arrivati alla fiducia. Prendo atto che questa è una strada obbligata, che mette in sicurezza non false emergenze, mette in sicurezza risposte reali a emergenze reali che non abbisognano dell'elemosina del MoVimento 5 Stelle, ma dei provvedimenti che Parlamento e Governo devono assumere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

  La seduta, sospesa alle 16,45, è ripresa alle 17.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo testé svoltasi, si è convenuto che, dopo la posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 1197 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto, ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015 (Approvato dal Senato – scadenza: 25 giugno 2013), nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, la votazione per appello nominale avrà inizio domani alle ore 11, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 9,30.
  Seguirà l'esame degli ordini del giorno, il cui termine di presentazione è fissato alle ore 19 di oggi. Le dichiarazioni di voto finale avranno luogo a partire dalle ore 14 con ripresa televisiva diretta. Seguirà la votazione finale.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 21 giugno 2013, alle 9,30:

  Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 576 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, Pag. 35in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015. Trasferimento di funzioni in materia di turismo e disposizioni sulla composizione del CIPE (Approvato dal Senato) (C. 1197).
  – Relatore: Bratti.

  La seduta termina alle 17,05.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO GIAN LUIGI GIGLI SULLE MOZIONI CONCERNENTI MISURE PER IL RILANCIO DELL'OCCUPAZIONE GIOVANILE

  GIAN LUIGI GIGLI. Il problema della disoccupazione affligge oggi pesantemente l'UE. Se la disoccupazione in generale costituisce un grave problema sociale, l'ambito giovanile della disoccupazione costituisce un problema nel problema.
  Sono infatti stimati in ben 5.7 milioni i giovani privi di lavoro nell'UE, dei quali 3.6 milioni nell'area dell'Euro, mentre il tasso di disoccupazione ha superato il 23.5 in UE e il 24 per cento in area Euro.
  Vi sono certo differenze significative tra gli Stati membri dell'UE. In tutti i paesi, tuttavia, la disoccupazione dei giovani ha risentito dei cambiamenti del PIL in misura maggiore rispetto alla disoccupazione generale.
  In tale contesto drammatico, il dato Italiano, per quanto ancora distante dal 60 per cento della Grecia e dal 56 per cento della Spagna, è tuttavia allarmante, se comparato con quello di Germania e Austria, Paesi in cui i tassi di disoccupazione si collocano attorno al 7 per cento. Nel nostro Paese, infatti, il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni raggiunge il 41,9 per cento (era il 35,9 per cento nel primo trimestre 2012). La crescita è diffusa in tutte le ripartizioni territoriali e riguarda soprattutto la componente maschile e le regioni meridionali, dove l'elevatissimo tasso di disoccupazione, riguardante oltre la metà della forza lavoro giovanile, si inserisce in un contesto già profondamente segnato dal disagio economico e sociale. È facile prevedere che tale situazione possa in tempi non lontani acuire i rischi di tensioni e conflittualità.
  È vero che questa cifra drammatica non tiene conto dei giovani inseriti nel percorso scolastico e nell'università. Complessivamente, infatti, nella classe tra 15 e 24 anni il numero delle persone in cerca di occupazione raggiunge 696.000 unità (+65.000 rispetto a un anno prima), pari all'11,5 per cento della popolazione di questa fascia di età (12,8 per cento per i maschi e 10,2 per cento per le femmine).
  Tuttavia, benché ridimensionato nel riferirlo alla popolazione generale di pari età, il dato resta nondimeno drammatico ed identifica una delle principali cause dell'attuale disagio sociale.
  Il ritardo nell'attuazione di politiche attive del lavoro in Italia si ripercuote sul numero dei giovani che non lavorano né frequentano alcun corso di istruzione o formazione.
  Si tratta di quella categoria ad alto rischio che con un ormai conosciuto acronimo in lingua inglese è stata identificata come NEET, «not in employment, education or training», ossia giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione.
  Se nel 2009, anno di inizio della crisi, i NEET erano il 19,5 per cento, in due anni, nel 2011, sono cresciuti di oltre tre punti percentuali, raggiungendo il 22,7 per cento.
  Dilatando l'osservazione alla fascia di età tra 15-29 anni, meglio rappresentativa della realtà del mondo del lavoro italiano, il fenomeno interessa due milioni e 250mila giovani che fanno attestare l'Italia tra i paesi con la più alta quota di NEET. In Italia, per giunta, la condizione di NEET è, rispetto agli altri paesi, più legata al fenomeno dello scoraggiamento: sono di meno quelli che cercano attivamente lavoro e molti di più quelli che rientrano nelle forze di lavoro potenziali.Pag. 36
  Il fenomeno risente negativamente dell'abbandono scolastico. Specificatamente in Italia circa 800 mila giovani, pari al 18 per cento del totale, hanno lasciato prematuramente gli studi. Nel mezzogiorno quasi la metà dei ragazzi che abbandonano la scuola lo fa senza aver trovato una occupazione.
  Il dato sui NEET è particolarmente allarmante in quanto spia di un disagio estremo, prima di tutto psicologico, che diventa particolarmente acuto se si considera che tra tutti i NEET, l'8,8 per cento è costituito da laureati che, quindi, non possono neppure accedere ad un livello più alto di formazione per potersi rimettere in gioco.
  Trascorrere dei periodi di tempo come NEET può condurre all'isolamento, all'insicurezza, alla criminalità, ad avere problemi di salute fisica e mentale. Ognuna di queste conseguenze implica un costo sociale. Pertanto appartenere al gruppo NEET non costituisce solo un problema individuale ma anche un problema per le società e l'economia nel suo complesso, basti pensare ai costi per le finanze pubbliche, come l'indennità di disoccupazione, gli assegni familiari, oppure ai costi per le risorse.
  Proprio partendo da questa generale visione critica, i responsabili delle decisioni politiche dell'UE hanno iniziato a concentrare la loro attenzione sui NEET.
  L'importanza assegnata a questo tema è tale oggi da essere diventata una delle flagship delle politiche economiche e occupazionali proposte dalla Commissione europea.
  Infatti, la difficoltà sempre maggiore a trovare lavoro e l'impossibilità ormai a trovare un lavoro stabile e regolare sta privando un'intera generazione di fiducia e prospettive per il proprio futuro, relegando i giovani in condizioni di permanente insicurezza e fragilità e in una prolungata dipendenza economica dalle famiglie di origine.
  Nel confronto con gli altri Paese Europei, più che il dato dei disoccupati, ciò che caratterizza in senso negativo l'Italia è tuttavia l'arretratezza delle politiche messe in atto per risolverlo. Molteplici, infatti, sono state le critiche mosse a livello europeo nei confronti del nostro paese a cui viene da più parti addebitata una risposta non adeguata alla sfida della disoccupazione.
  Non che non siano stati effettuati tentativi, per contrastare la disoccupazione giovanile. Negli ultimi 15 anni sono state infatti sperimentate misure di tutti i tipi, quali contratti di formazione, aumenti della flessibilità, in entrata e in uscita, incentivi, decontribuzioni, sgravi fiscali, eccetera.
  Questi interventi però, oltre a risultare alquanto disordinati per improvvisazione, mancanza di visione generale e carenza di coordinamento, si sono rivelati abbastanza inefficaci per contrastare un fenomeno che, anche a causa della situazione economica generale, continua a peggiorare di giorno in giorno.
  Alcuni limiti dell'intervento italiano possono essere così sintetizzati.
  È mancata innanzitutto una capacità di anticipare i fenomeni attraverso studi di previsione, in grado di stimolare la domanda di nuovi lavori da parte del sistema produttivo, orientandola verso settori in generale espansione, quali energie rinnovabili, ambiente (green economy), servizi sanitari e sociali, istruzione e formazione, e – specificamente in Italia – verso alcune tipologie di lavoro manifatturiero e neo-artigianale, verso le industrie della cultura e del turismo.
  Non è stata incentivata la formazione delle corrispondenti competenze da parte del sistema educativo, per non parlare del ritardo clamoroso in cui versa l'insegnamento della matematica e delle materie tecniche.
  È mancata un'adeguata valorizzazione della formazione professionale, fino ai livelli di istruzione superiore ed un serio collegamento tra la formazione professionale e l'apprendistato.
  Più in generale è da registrare una pressoché totale mancanza di raccordo tra il sistema scolastico e il mondo del lavoro, Pag. 37con un sistema formativo incapace di gestire in modo efficace la transizione scuola-lavoro.
  La riforma Fornero ha puntato molto sull'apprendistato. Ma per farlo decollare non bastano incentivi fiscali o normativi. Occorre un faticoso lavoro politico-organizzativo ad ogni livello e servono investimenti.
  Le politiche di incentivazione a favore dell'occupazione giovanile sono state inefficaci. Solo ora si incomincia a discutere seriamente di detassazione e decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato di under 29.
  Brilla l'assenza di efficaci meccanismi di riqualificazione a favore di chi ha perso il lavoro.
  Infine, non si è sufficientemente coordinato il problema dell'uscita al momento del pensionamento con l'ingresso delle nuove generazioni nel sistema produttivo.
  Vorrei però sottolineare due aspetti che bastano ad indicare da soli l'inadeguatezza del nostro approccio alla disoccupazione giovanile.
  È significativo, infatti, che gli interventi sin qui effettuati, già di per se scoordinati e di proporzioni non esaltanti, non abbiano previsto una valutazione ex-post dei risultati degli interventi, non permettendo quindi valutazioni di efficacia (o più probabilmente di inefficacia) dell'intervento stesso.
  Infine, occorre considerare la nota più dolente della situazione italiana: i servizi per l'impiego, ossia l'insieme di strutture pubbliche e private che devono aiutare i giovani (anche se non solo loro) a inserirsi nel mercato del lavoro. Su cento giovani in cerca di occupazione, solo venti in Italia si rivolgono ai servizi per l'impiego, rispetto a 50 circa in Gran Bretagna e 77 in Germania. Fra i laureati, la percentuale italiana scende sotto il 10 per cento.
  In sintesi, sul fronte dell'occupazione giovanile il nostro mercato occupazionale lascia trasparire una quasi assoluta carenza di governance.
  Fortunatamente è ora cresciuta anche la consapevolezza che tutte le politiche pubbliche, sia a livello nazionale che locale dovrebbero concentrarsi su questo obiettivo.
  In altre parole la lotta alla disoccupazione giovanile DOVREBBE DIVENTARE L'OBIETTIVO POLITICO CENTRALE di questo GOVERNO e dei governi che gli seguiranno, non essendo immaginabile una soluzione del problema nel breve periodo.
  Il ministro Giovannini ha annunciato a maggio un pacchetto di misure contro la disoccupazione giovanile:
   modifiche della riforma Fornero;
   staffetta generazionale;
   marcia verso la Youth Guarantee esplicitamente raccomandata dalla UE.

  1. MODIFICHE DELLA RIFORMA FORNERO

  Riduzione dell'intervallo tra un contratto a tempo determinato e l'altro, alleggerimento dei vincoli sulle causali, semplificazione dell'apprendistato. Queste misure dovrebbero presumibilmente essere incluse nel decreto del Governo previsto per venerdì prossimo.

  2. STAFFETTA GENERAZIONALE

  Questa seconda linea di intervento ha ricevuto diverse critiche e presenta difficoltà nel reperimento della copertura finanziaria necessaria.
  Lo strumento potrebbe essere rivitalizzato a costi inferiori, intervenendo per rendere più accessibile l'Istituto del ricongiungimento oneroso dei contributi previdenziali, reso particolarmente gravoso per i lavoratori dalla Legge 122/2010, che ha portato alla rinuncia da parte dei beneficiari di tale opportunità, a causa della indisponibilità per molti lavoratori delle rilevanti cifre richieste, con conseguente allungamento dei tempi per la maturazione della pensione.

Pag. 38

  3. YOUTH GARANTEE

  L'unica misura di respiro strategico sembra essere proprio la «garanzia giovani». Si tratta di misure per garantire a ogni giovane un'offerta di lavoro, apprendistato, tirocinio o proseguimento degli studi entro quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'uscita dalla scuola.
  Il prossimo Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2013 dovrebbe dedicare un'attenzione particolare a questo tema, anche a seguito delle sollecitazioni e delle iniziative adottate al riguardo da diversi Paesi, tra cui in particolare l'Italia;
  È sulla base di queste considerazione che, a nome di Scelta Civica, annunciamo il nostro convinto voto a favore della mozione presentata da molti giovani deputati.
  Siamo infatti convinti della opportunità di impegnare il Governo a ottenere dall'Europa la possibilità di spendere in soli due anni i fondi originariamente previsti per l'arco di tempo 2014-2020; a ottenere il rifinanziamento immediato degli stessi fondi alla scadenza; a utilizzare i fondi residui del PON, almeno per le regioni del Sud; a riconvertire sull'occupazione giovanile anche i fondi strutturali europei non spesi o spesi male.
  Tutto ciò insieme potrà liberare un ammontare di risorse significative per spezzare il cerchio che sembra paralizzare le iniziative a favore dell'occupazione giovanile.
  Si tratta certamente di un impegno ambizioso per il breve periodo. Ma come progetto da realizzare gradualmente metterebbe finalmente a disposizione del Paese un punto fermo attorno al quale incominciare a riorganizzare il triangolo «impresa-scuola-lavoro», in modo da avere più crescita, più occupazione e nuovi profili professionali da offrire ai nostri giovani.
  Due soli avvertimenti.
  Nel passato molte risorse sono state bruciate, specie al Sud, sull'altare di una formazione per i giovani che è servita solo a creare carrozzoni e clientele politico sindacali, creando ben pochi posti di lavoro, se non quelli dei formatori, spesso improvvisati.
  Se non vogliamo favorire una nuova ondata di lavori cosiddetti socialmente utili occorrerà vigilare da subito affinché la progettazione degli interventi formativi sia effettuata in stretto raccordo con le reali possibilità di nuovo lavoro e affinché sia monitorato fin dall'inizio il reale outcome del prodotto in termini occupazionali.
  In secondo luogo, non va sottovalutato il rischio che l'assenza di adeguate risposte da parte dell'Unione europea alimenti anche nelle giovani generazioni la disaffezione, già ampiamente diffusa, nei confronti delle istituzioni europee e possa minare la fiducia nel progetto dell'integrazione europea, aggiungendosi al rischio socio-politico già evidenziato dalla fase recessiva.
  Il presidente Letta, intervenendo alla quadrilaterale dei Ministri del lavoro e delle finanze di Italia Germania, Francia e Spagna, ha significativamente affermato che o sapremo con l'Europa dare risposte alle attese dei giovani o i giovani volteranno le spalle all'Europa, mettendo a rischio l'idea stessa di integrazione europea, fino eventualmente a determinare il prevalere degli euroscettici nelle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo che si terranno nel 2014.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Ascani e a 1-70 n.f. 504 504 253 504 45 Appr.
2 Nom. Moz. Gregori e a 1-34 u.n.f. 506 506 254 506 45 Appr.
3 Nom. Moz. Prataviera e a 1-105 503 399 104 200 11 388 45 Resp.
4 Nom. Moz. Formisano e a 1-106 rif. 507 405 102 203 367 38 45 Appr.
5 Nom. Ris. Di Lello e a 6-16 rif. 503 393 110 197 393 45 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.