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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 29 di mercoledì 5 giugno 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 15.

  VALERIA VALENTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 3 giugno 2013.
  (È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro per la coesione territoriale e il Ministro dell'economia e delle finanze.

(Orientamenti del Ministro della salute in merito all'individuazione di nuove modalità di compartecipazione alla spesa in ambito sanitario al fine di un più equo e complessivo ridimensionamento del sistema dei ticket – n. 3-00094)

  PRESIDENTE. La deputata Nicchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00094, concernente orientamenti del Ministro della salute in merito all'individuazione di nuove modalità di compartecipazione alla spesa in ambito sanitario al fine di un più equo e complessivo ridimensionamento del sistema dei ticket (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARISA NICCHI. Signora Ministro, in questa drammatica crisi che morde la vita di tante persone sarebbe inumano – non trovo altri aggettivi – richiedere il pagamento dei ticket previsti per il 2014. Abbiamo voluto prendere spunto dalle sue dichiarazioni rese alla stampa affinché sia il Parlamento a valutare la sua volontà e i suoi impegni.
  Noi siamo contrari a questo ulteriore salasso, perché l'attuale uso dello strumento dei ticket in sanità è inefficace e ingiusto: inefficace perché molte meno risorse di quelle previste sono entrate nelle casse dello Stato; ingiusto – evidentemente ingiusto –, perché il 17 per cento dei nostri cittadini non esenti non si è curato per mancanza di soldi. Altro che universalismo mitigato: qui si tratta di disuguaglianza.
  C’è stata anche una fuga verso il privato – e concludo – per chi ha avuto la possibilità di usare prezzi concorrenziali.
  Le chiediamo, signora Ministro – e con questo concludo –, se manterrà la promessa fatta di non aumentare i ticket e come intenda ottenere quegli ulteriori margini di risparmio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, premetto che, come è noto, la sentenza della Corte costituzionale n. 187 del 2012 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 17, comma 1, lettera d), del decreto legislativo n. 98 del 2011, che a suo tempo aveva descritto la necessità di introdurre misure di compartecipazione aggiuntiva a far data dal 2014.
  Conseguentemente il Governo, con il recente Documento di economia e finanza Pag. 2(Def del 2013), approvato dal Parlamento, ha preso atto dell'avvenuta cancellazione della norma sui ticket dall'ordinamento. Pertanto, in sede di predisposizione della legge di bilancio 2014-2016 occorrerà rideterminare il livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale per l'importo di 2 miliardi dal 2014.
  Il blocco del previsto aumento dei ticket a partire dal 2014 e l'insostenibilità, se non a rischio di pregiudicare l'erogazione, per qualità e quantità, dei servizi agli assistiti del Servizio sanitario nazionale, e di ulteriori tagli lineari alle risorse del Fondo sanitario nazionale, rende necessaria un'azione di razionalizzazione e riposizionamento della spesa sanitaria delle regioni, da orientare verso interventi più appropriati ed efficienti. Tale opera passa per un'attività di rafforzamento del monitoraggio in ordine all'appropriatezza delle prestazioni specialistiche rese all'interno degli ospedali e presso le strutture ambulatoriali del territorio, per l'attivazione delle aggregazioni funzionali territoriali e delle unità complesse di cure primarie, nonché della farmacia dei servizi e, più in generale, per un processo di razionalizzazione della rete di assistenza territoriale, per il potenziamento e l'ulteriore attivazione di centrali di acquisto regionali, soprattutto nelle regioni sottoposte a piani di qualificazione dei servizi e di rientro del debito, per la più ampia diffusione del metodo dei costi standard.
  È mio convincimento che occorra, in sintesi, proseguire sulla via del passaggio da una sanità caratterizzata dall'assistenza ospedaliera centralizzata a quella territoriale, incentivando l'assistenza domiciliare, la terapia del dolore, le cure palliative, nonché la continuità dell'assistenza sul territorio.
  Quanto all'elaborazione di nuove metodologie di compartecipazione alla spesa, che l'onorevole Nicchi ha inserito nella sua interrogazione ed alle quali quindi si richiamava, è mio convincimento che non si possa comunque prescindere, per evidenti ragioni di equità e adeguata distribuzione della compartecipazione, dal dato attuale dei cittadini esenti dal pagamento dei ticket, che si colloca al 50 per cento del complesso degli assistiti dal Servizio sanitario nazionale.
  Su questo tema intendo comunque rassicurare gli interroganti. Sono disponibile a ricercare, con l'ausilio del Parlamento, soluzioni condivise che risultino effettivamente idonee e adeguate per garantire forme nuove, purché eque, di compartecipazione alla spesa sanitaria, rammentando a tutti che il nostro orizzonte – e questo è molto importante per me – è la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale per le prossime generazioni.
  Mi avvio a concludere, dicendo che il risparmio strutturale in sanità lo si ottiene attraverso il contributo trasversale e quotidiano di tutti gli attori che sono impegnati nel sistema sanitario in Italia e, principalmente, delle regioni, che sono le vere protagoniste di questo processo. Ne consegue, pertanto, la necessità di condividere al più presto con le regioni la revisione del modello organizzativo, anche attraverso l'accelerazione del processo di razionalizzazione della rete di assistenza territoriale. Tali argomenti dovranno costituire una parte significativa del nuovo Patto della salute, così come è stato da me presentato nella giornata di ieri alle Commissioni competenti.

  PRESIDENTE. La deputata Nicchi ha facoltà di replicare.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, grazie Ministra, noi vigileremo sul suo impegno che qui ha preso e saremo pronti ad un confronto per la rimodulazione dell'attuale livello dei ticket proprio perché pensiamo che anche sul tema dell'assistenza specialistica ci sia da intervenire per garantire a tutte le fasce sociali le cure necessarie.
  Noi crediamo che il suo impegno di riorganizzare la rete ospedaliera e di investire sulle reti territoriali sia sicuramente condivisibile, ma sono obiettivi per i quali deve essere chiaro un punto, ossia Pag. 3che per ottenere un risparmio è necessario investire con risorse adeguate. Se non si ha chiara questa tempistica, ossia che prima si investe per ottenere risparmi, il risparmio di cui si parla rischia di tradursi nient'altro che in un taglio, un taglio che ha già falcidiato la sanità e che non è più sopportabile dal nostro sistema sanitario, a meno che non lo si voglia mettere in discussione nei suoi fondamenti.
  Noi combattiamo il modo strisciante con cui molte politiche di tagli, di riduzioni, di compartecipazione iniqua attaccano il sistema sanitario pubblico, che noi vogliamo finanziato dalla fiscalità generale. Vogliamo riconfermare questa scelta e scongiurare la possibilità di passare ad un sistema basato su più pilastri, uno per i poveri e uno per i ricchi, perché per noi il diritto alla salute è fondamentale e non può essere collegato alla capacità di spesa dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative per assicurare le risorse necessarie all'Istituto superiore di sanità, all'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani ed alle altre strutture preposte alla gestione delle emergenze sanitarie – n. 3-00095)

  PRESIDENTE. Il deputato Vargiu ha facoltà di illustrare l'interrogazione Capua n. 3-00095, concernente iniziative per assicurare le risorse necessarie all'Istituto superiore di sanità, all'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani ed alle altre strutture preposte alla gestione delle emergenze sanitarie (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi deputati e deputate, l'interrogazione che ho presentato ha come primo firmatario la collega Ilaria Capua, che oggi non è presente in Aula in questo momento per gravi motivi familiari. Mi ha dunque chiesto di illustrare l'interrogazione, che insieme abbiamo firmato e che pone un problema al Governo, che noi riteniamo essere di importanza fondamentale.
  Ci sono, in Italia, delle minacce che sono legate alla diffusività di alcuni agenti, soprattutto di carattere virale, che provengono da regioni molto lontane rispetto all'Italia e, per effetto della loro diffusività, minacciano l'incolumità sanitaria del nostro Paese.
  Ci sono stati dei casi, che sicuramente sono presenti alla mente di tutti coloro che sono in quest'Aula e che riguardano la SARS, che hanno portato...

  PRESIDENTE. Deputato, deve concludere.

  PIERPAOLO VARGIU. Le chiedo scusa, Presidente. Concludo velocemente sostenendo che vorremmo sapere dal Governo e conoscere quale sia la capacità di finanziamento degli istituti che effettuano il cordone sanitario nei confronti di questa possibile minaccia sanitaria per l'Italia.

  PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, per quanto riguarda questo specifico aspetto del quesito che mi è stato posto, segnalo che l'Istituto superiore di sanità, l'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma e le altre strutture preposte alla gestione delle emergenze sanitarie già beneficiano di risorse destinate alla loro specifica attività di ricerca, cura, valutazione e monitoraggio di natura biologica. Inoltre, ove si renda necessario, è già possibile prevedere, attraverso il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), all'avvio di progetti che contribuiscono ulteriormente ad intraprendere azioni volte a garantire la tutela della salute pubblica a fronte di situazioni di emergenza sanitaria.Pag. 4
  Mi attiverò comunque, nelle sedi competenti, affinché, in tempi brevi, possano essere individuate ulteriori risorse integrative rispetto a quelle già esistenti, per garantire la piena operatività delle strutture di alto isolamento presso l'Istituto Spallanzani, quale potenziale centro di riferimento anche a livello europeo. Questo per rispondere nel dettaglio all'interrogazione che mi è stata fatta proprio dall'onorevole Capua.
  Ringraziandovi per questa sollecitazione, ricordo anche gli interventi – lo diremo anche nell'interrogazione successiva – veramente tempestivi che sono stati messi in campo dal nostro Istituto superiore di sanità e dagli enti di ricerca vigilati dal Ministero.

  PRESIDENTE. Il deputato Vargiu ha facoltà di replicare, per due minuti.

  PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per i suoi chiarimenti, dei quali mi reputo soddisfatto.
  Prima di concludere vorrei però sottolineare, signor Ministro, che molto spesso la capacità di riuscire a creare un cordone sanitario che sia sufficiente soprattutto all'attività di prevenzione su argomenti di questo genere e che sia all'altezza di quello che lei stessa ha rilevato essere fondamentale per la tutela della salute del nostro Paese non è disgiunta dalla disponibilità di adeguate risorse economiche. Abbiamo degli scienziati che sono senz'altro in grado di esercitare, nel modo migliore, tale attività di prevenzione in raccordo con le autorità internazionali, però è estremamente importante che a queste strutture non manchino i finanziamenti.
  Quindi, in un momento che è così difficile per il reperimento delle risorse per la ricerca e per la possibilità di avere un cordone di sicurezza che sia quanto più efficiente possibile per la tutela della salute nel nostro Paese, gli interroganti si raccomandano che non abbia a mancare in nessun modo il sopporto finanziario a chi, oggi, si occupa di ricerca e di tutela della salute della popolazione.

(Iniziative in relazione ai recenti casi di infezione da nuovo Coronavirus riscontrati dalle autorità sanitarie della regione Toscana – n. 3-00096)

  PRESIDENTE. La deputata Elvira Savino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-00096, concernente iniziative in relazione ai recenti casi di infezione da nuovo Coronavirus riscontrati dalle autorità sanitarie della regione Toscana (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  ELVIRA SAVINO. Signor Presidente, signora Ministro, nei giorni scorsi il Ministero della salute ha confermato, attraverso i comunicati stampa del 31 maggio e del 1o giugno, il verificarsi in Toscana dei primi tre casi della Middle Est respiratory sindrome denominata, appunto, nuova SARS, patologia respiratoria causata da un nuovo coronavirus che è stata già riscontrata in alcuni Paesi europei ovvero in Germania, Regno Unito e Francia.
  L'interrogazione si pone l'obiettivo di conoscere le modalità di intervento da parte del Ministero della salute, al fine di fornire un'adeguata assistenza ai pazienti esposti ai rischi di gravi insufficienze respiratorie e di altri danni organici, e le iniziative che il Ministero della salute intenda porre in essere per impedire il rischio di una diffusione di questo tipo di virus sull'intero territorio nazionale, sia alla luce di questi tre casi conclamati, sia rispetto alle conoscenze circa la pericolosità di questo virus.

  PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, il 31 maggio 2013 il Ministero attraverso il sistema di allerta rapida dell'Unione europea ha notificato alle autorità comunitarie e all'Organizzazione mondiale della sanità un caso confermato in laboratorio di sindrome respiratoria da coronavirus.Pag. 5
  Il 2 giugno 2013 sono stati segnalati ulteriori due casi confermati. I sintomi più comuni nei pazienti con la patologia in questione sono una grave sindrome respiratoria acuta, con febbre, tosse e difficoltà respiratoria.
  I casi che si sono verificati nella stessa famiglia o in ambito ospedaliero suggeriscono la possibilità di una limitata trasmissione da persona a persona. Sono stati riscontrati, infatti, più focolai di casi in cui la trasmissione da persona a persona o è fortemente sospettata o confermata. Le modalità con cui la trasmissione si è verificata in tutti questi casi, sia respiratoria, per esempio con la tosse o gli starnuti, o a contatto, sono ancora sconosciute. La disponibilità di test sierologici e la possibilità di isolare il virus sono gli strumenti attualmente utilizzati per ampliare le conoscenze sulla diffusione del virus nella comunità.
  In ordine alle iniziative, è ovviamente fondamentale garantire la sorveglianza e il controllo dell'infezione, sia nelle aree ad oggi interessate da casi di infezione da nuovo coronavirus sia per i cluster di malattie respiratorie inusuali che si verificano in altri Paesi, anche non europei.
  Dopo l'identificazione del nuovo coronavirus, l'Organizzazione mondiale della sanità e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie hanno messo in atto la sorveglianza attiva per individuare i possibili casi e approfondire le conoscenze sul virus e hanno chiesto ai Paesi di fare altrettanto.
  In Italia, dal mese di gennaio 2013, è attiva una rete di sorveglianza delle gravi infezioni respiratorie acute (SARI) e delle sindromi da distress respiratorio acuto. È altresì attiva la rete nazionale per la gestione delle sindromi da insufficienza respiratoria acuta grave da polmoniti e da virus dell'influenza per l'eventuale utilizzo della terapia ECMO, che, come è noto, viene garantita presso gli ospedali di eccellenza che appartengono alla medesima rete, distribuiti su tutto il territorio nazionale.
  Il 16 maggio 2013 il Ministero ha diramato una circolare per la sorveglianza specifica dei casi possibili di nuovo coronavirus, grazie alla quale è aumentata l'attenzione da parte delle strutture sanitarie regionali e locali nei confronti di tale infezione. Proprio in attuazione di tale circolare la regione Toscana ha informato immediatamente il Ministero, con cui è costantemente in contatto.
  Tanto evidenziato, si assicura che la situazione allo stato è attentamente monitorata dal Ministero della salute e dall'Istituto superiore di sanità e tutte le informazioni vengono tempestivamente rese ai cittadini per il tramite del sito istituzionale del Ministero.
  Assicuro, inoltre, che ad oggi sono state già poste sotto sorveglianza circa sessanta persone che avevano avuto contatti con i tre casi registrati, tutte sono risultate negative ai controlli e godono attualmente di buona salute. Ritengo, pertanto, che la situazione sia allo stato sotto controllo e non desti particolari preoccupazioni. Abbiamo, inoltre, notizie minuto per minuto sulle condizioni dei pazienti ricoverati, che sono buone. Quindi, da questo punto di vista, mi sento veramente di rassicurare la cittadinanza tutta e il Parlamento che la questione in Toscana è sotto controllo.

  PRESIDENTE. La deputata Savino ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ELVIRA SAVINO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro a nome mio personale e del mio gruppo per questa risposta, della quale mi ritengo certamente soddisfatta, perché questo atto di sindacato ispettivo da me presentato mirava proprio a conoscere quali fossero gli orientamenti e le misure che il Ministero stava assumendo rispetto a questi tre casi verificatisi in Toscana.
  È evidente, quindi, che anche l'Italia risponde alle sollecitazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità sulla necessità di aumentare l'attenzione su questo virus, che ha determinato la nuova SARS, che sappiamo ha avuto origine negli Emirati Arabi e che, comunque, ha fatto diciotto vittime.
  Dunque, grazie per l'attenzione a questa emergenza. Apprezziamo questo monitoraggio Pag. 6sull'andamento del fenomeno, che ovviamente ne garantisce il controllo. Credo anche sia importante, come lei ha sottolineato, l'attenzione da parte del Ministero nel fornire assistenza alle persone contagiate e che si continui a effettuare questa costante sorveglianza del fenomeno, sia dal punto di vista clinico che dal punto di vista epidemiologico, come lei ha sottolineato, proprio al fine di evitare ingiustificati e inutili allarmismi nella popolazione (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

(Chiarimenti in merito all'utilizzo, per il finanziamento della cassa integrazione in deroga, delle risorse destinate alle regioni del sud nell'ambito del piano di azione e coesione – n. 3-00097)

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Lello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00097, concernente chiarimenti in merito all'utilizzo, per il finanziamento della cassa integrazione in deroga, delle risorse destinate alle regioni del sud nell'ambito del piano di azione e coesione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, onorevole Ministro, la ragione di questa interrogazione risiede nella preoccupazione che le già esigue risorse destinate al riequilibrio economico delle zone svantaggiate e alle politiche di coesione siano invece utilizzate per altre finalità.
  Come lei sa, il suo predecessore, nel 2012, concordò, all'interno della PAC, del Piano di azione e coesione, di destinare apposite risorse per il finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, fondi che, nella disponibilità delle regioni del Mezzogiorno, furono usati per rendere efficiente la spesa e per evitare che regioni come Campania, Sicilia, Calabria andassero in disimpegno. Attualmente, con il finanziamento degli ammortizzatori in deroga da parte di questo Governo risultano prelevati dal PAC ulteriori 288 milioni per finanziare ammortizzatori in deroga in tutta Italia; risorse che erano state destinate unicamente per cercare di alleggerire la grave situazione economica e sociale del Mezzogiorno d'Italia; gli assessori regionali hanno già preannunziato un ricorso alla Corte costituzionale.
  Nel contempo, dai dati del ministero da lei diretto, emerge un quadro di spesa certificata, sia FSE che FESR, estremamente preoccupante; insomma si rischia un combinato disposto di distrazione di risorse dal Sud ad altre destinazioni o di ritardi o incapacità della spesa.
  Preme sapere a me e ai deputati socialisti e ai cittadini del Mezzogiorno, quali azioni il Governo intenda assumere a tale riguardo per evitare il rischio di disimpegno e come intende rifinanziare il PAC.

  PRESIDENTE. Il Ministro Carlo Trigilia ha facoltà di rispondere.

  CARLO TRIGILIA, Ministro per la coesione territoriale. Signor Presidente, onorevole Di Lello, vorrei osservare che dal testo della sua interrogazione emerge una preoccupazione comprensibile ma credo non giustificata, cercherò di spiegarmi. Nel testo si afferma che con il finanziamento degli ammortizzatori in deroga da parte del Governo risultano prelevate anche parte delle somme presenti nel Piano di azione e coesione per un ammontare di 288 milioni, per gli ammortizzatori in deroga in tutta Italia. In effetti, il Piano di azione e coesione, nella terza ed ultima riprogrammazione dei programmi cofinanziati, prevede, quale primo pilastro di un insieme di misure anticicliche, il finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per le regioni Campania, Puglia, Calabria e Sicilia e individua risorse che ammontano a 288 milioni di euro per le politiche passive alle quali si aggiungono ulteriori risorse per le politiche attive, complessivamente 410 milioni.
  A questo riguardo è da segnalare che la legge di stabilità 2013 ha previsto tali risorse attivabili, appunto a seguito della riprogrammazione dei programmi cofinanziati, Pag. 7oggetto del Piano di azione e coesione; in realtà, il decreto-legge del Governo n. 54 del 21 maggio 2013, cui fa riferimento l'onorevole interrogante, all'articolo 4, si è limitato a fare espressamente salve le citate risorse (previste come già detto dalla legge di stabilità), mediante la riprogrammazione del Piano di azione e coesione, mantenendo il relativo vincolo di destinazione territoriale, questo è un punto importante: il vincolo di destinazione territoriale è stato mantenuto, così come si evince anche dalla lettura della relazione tecnica del decreto-legge.
  Peraltro, faccio rilevare che, in ogni caso, nel 2012 le quattro regioni in questione hanno assorbito 647 milioni su 2,150 miliardi, quindi per un totale di circa il 30 per cento, mentre oggi la cifra di 288 milioni su 2 miliardi equivarrebbe al 14 per cento. Quindi, ritengo che sicuramente il vincolo di destinazione sarà mantenuto.
  In ogni caso, vorrei rassicurare l'onorevole Di Lello che nel caso, a verifica, emergessero degli scostamenti rispetto a questi ammontari sarà mia cura cercare di intervenire per rimettere la situazione in ordine. Grazie.

  PRESIDENTE. Il deputato Di Lello ha facoltà di replicare.

  MARCO DI LELLO. Grazie Presidente, grazie onorevole Ministro. Ho il dovere di riporre in lei la mia fiducia e dunque sono convinto che lei vigilerà per evitare che ci sia effettivamente questa distrazione di risorse; d'altra parte, la preoccupazione non è solo mia, come le ho detto, è anche degli assessori regionali del Mezzogiorno che hanno già preannunziato un possibile ricorso alla Consulta che io credo non sarebbe utile a nessuno.
  È importante per noi mantenere il vincolo di destinazione; d'altra parte, come lei sa, in questo Paese, nonostante ci sia una legge che lo preveda, siamo da tre lustri ben oltre al di sotto del 41 per cento delle risorse da destinare al Mezzogiorno e nel frattempo la forbice si è allargata.
  Approfitto perché faccia anche lei una valutazione, se anche nel nuovo programma operativo 2013-2020 il Ministero non si possa adoperare per concentrare gli sforzi in pochi grandi interventi condivisi da Governo nazionale, regioni ed enti locali; e per rifinanziare il PAC onde evitare dispersioni e, peggio ancora, perdite di risorse, perché sappiamo bene che l'utilizzo dei fondi PAC serve anche per evitare il disimpegno per l'incapacità di spesa di diverse regioni.

(Chiarimenti in merito al mancato utilizzo degli idonei del recente concorso pubblico effettuato ai sensi del decreto-legge n. 83 del 2012, con riferimento alla selezione per titoli indetta con determinazione n. 4 del 2013 del titolare dell'ufficio speciale per la ricostruzione della città dell'Aquila – n. 3-00098)

  PRESIDENTE. Il deputato Vacca ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00098 concernente chiarimenti in merito al mancato utilizzo degli idonei del recente concorso pubblico effettuato ai sensi del decreto-legge n. 83 del 2012, con riferimento alla selezione per titoli indetta con determinazione n. 4 del 2013 del titolare dell'ufficio speciale per la ricostruzione della città dell'Aquila (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, signor Ministro, a quattro anni dal sisma aquilano, come lei ben sa, la ricostruzione deve ancora realmente avviarsi. Nel decreto-legge n. 83 del 2012, il cosiddetto «decreto sviluppo», è stata autorizzata l'assunzione a tempo indeterminato a partire da quest'anno di 300 unità di personale, con riserva del 50 per cento dei posti in favore del personale che avesse maturato esperienza lavorativa nella ricostruzione.
  Il reclutamento è avvenuto tramite concorso pubblico, e sulla base del convincimento che «solo l'assunzione a tempo indeterminato potesse assicurare al cratere aquilano l'impegno e le certezze che la ricostruzione richiede»: sono parole del Pag. 8suo predecessore; dando in questo modo priorità alle competenze e al merito, e superando lo stato di emergenza durante il quale il personale utilizzato era stato reclutato attraverso ordinanze del Presidente del Consiglio di carattere straordinario, in deroga alle vigenti normative sull'assunzione nelle pubbliche amministrazioni.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIANLUCA VACCA. Le selezioni si sono concluse a febbraio 2013.
  In data 12 marzo 2013 il commissario dell'Ufficio speciale della ricostruzione dell'Aquila, Paolo Aielli, ha indetto un'ulteriore selezione...

  PRESIDENTE. Deputato, deve concludere.

  GIANLUCA VACCA. Sì, concludo. Un'ulteriore selezione per 23 collaborazioni coordinate e continuative, ed altri enti locali hanno fatto lo stesso.
  Le chiediamo quindi quali siano le motivazioni per le quali le stesse risorse umane aggiuntive, oltre alle 300 del concorso, non siano state individuate tra le figure professionali presenti nella graduatoria dei 1.730 idonei, visto che i medesimi sono in possesso di ogni requisito richiesto....

  PRESIDENTE. Deputato, deve concludere.

  GIANLUCA VACCA. Sto finendo... Richiesto, dicevo, per lo svolgimento di attività all'interno degli uffici deputati alla ricostruzione post-sismica della città dell'Aquila.

  PRESIDENTE. Il Ministro per la coesione territoriale, Carlo Trigilia, ha facoltà di rispondere.

  CARLO TRIGILIA, Ministro per la coesione territoriale. Signor Presidente, il concorso pubblico al quale fanno riferimento gli onorevoli interroganti si è concluso con la pubblicazione delle graduatorie sulla Gazzetta Ufficiale del 12 febbraio 2013. Le procedure di assegnazione del personale ai vari uffici dislocati sul territorio aquilano sono state complesse, e ai primi di marzo erano appena avviate. A questo si aggiunga che per il personale selezionato con il suddetto concorso, prima di entrare nella piena operatività, era previsto un corso di formazione. A fronte di ciò, mi corre l'obbligo di evidenziare come permanga nei territori abruzzesi colpiti dal sisma l'esigenza di avviare con urgenza massima il processo di ricostruzione, anche attraverso l'esame rapido ed efficace delle istruttorie finalizzate alla valutazione delle richieste di contributo.
  Già alla data del 20 febbraio 2013, il Comune dell'Aquila ha informato l'Ufficio speciale (che è stato creato appunto per accelerare, come lei sa, il processo) in ordine alla giacenza di circa 1.400 pratiche di richiesta di contributi da esaminare. Nell'attesa del tempo necessario all'avvio dell'Ufficio speciale e alla formazione delle risorse umane attribuite, l'Ufficio per la città dell'Aquila ha valutato di dovere comunque provvedere prontamente alle attività di svolgimento di queste istruttorie.
  A tale scopo, ha ritenuto necessario costituire dei gruppi di istruttori in modo da poter esaminare nel suo complesso l'intera pratica di concessione del contributo; e per la costituzione di questi gruppi di istruttori ha previsto la collaborazione di professionisti ed esperti nel coordinamento delle istruttorie complesse, in grado quindi di organizzare e guidare i nuovi gruppi che si andavano formando.
  A tal fine, è stata bandita il 12 marzo 2013 la procedura pubblica con cui sono stati selezionati 23 esperti professionisti di comprovata esperienza e per questo immediatamente operativi.
  Credo allora che, alla luce di quanto appena detto, possa risultare chiara la ragione per cui non si è fatto ricorso immediatamente alla graduatoria degli idonei del concorso al quale fanno riferimento gli onorevoli interroganti; infatti, i requisiti per la partecipazione a questo Pag. 9concorso sono diversi da quelli previsti per la partecipazione alla procedura selettiva bandita il 12 marzo 2013, laddove è stata espressamente richiesta in questa procedura una specifica e qualificata esperienza professionale opportunamente declinata nell'avviso di selezione.
  Il motivo per cui, quindi, non si è fatto riferimento alla graduatoria è legato al fatto che era necessario reclutare un personale provvisoriamente con qualificazioni specifiche particolari in modo da procedere alla formazione del personale che era stato assunto con concorso.
  Resta fermo comunque l'impegno del capo dell'ufficio a reclutare dalla suddetta graduatoria nuovo personale appena se ne daranno le possibilità.

  PRESIDENTE. Il deputato Vacca ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, signor Ministro, non siamo assolutamente soddisfatti della risposta perché io qui ho un elenco di circa duecentocinquanta assunzioni, già fatte o che stanno per essere fatte, a partire dall'8 marzo in poi fino a qualche giorno fa, portate avanti non solo dal comune dell'Aquila ma anche da parte di altri comuni, province e altri enti locali e fatte sempre con lo stesso criterio, cioè in deroga alla normativa. Le posso citare il 9 aprile, la determina dell'ufficio speciale dell'Aquila con la quale vengono nominati sette coordinatori, sei di loro riconfermati e prorogati contemporaneamente anche come membri di una struttura speciale di alta consulenza, ricoprendo allo stesso tempo la carica di consulenti esterni e collaboratori interni all'ufficio speciale; oppure l'11 aprile, quando il comune dell'Aquila autorizza la proroga di 56 unità di personale assunte a tempo determinato nella fase di emergenza post sisma; oppure il 2 maggio, quando l'intesa fra comune, ufficio speciale e provincia dell'Aquila permette a centodieci lavoratori di Abruzzo Engineering di lavorare presso il comune dell'Aquila (sessanta unità) e presso la provincia (cinquanta unità), eccetera.
  Quindi oltretutto abbiamo saputo che sono stati presentati degli emendamenti al Senato che vanno sempre in questa direzione, cioè quella di agire in deroga alle leggi ordinarie dello Stato e continuare a perpetrare questa politica che sembra somigliare più alle logiche di clientelismo tipiche, che noi conosciamo bene. Quindi, noi ci auguriamo in realtà che il Governo si dimostri super partes rispetto a queste logiche opache, che sembrerebbero appunto il classico esempio di clientelismo nostrano, e faccia in modo che la ricostruzione avvenga sempre nell'ottica della trasparenza e della buona amministrazione, buona per tutti i cittadini e non soltanto per qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi in merito alle somme destinate a famiglie ed imprese da parte delle banche che hanno utilizzato i finanziamenti straordinari della Banca centrale europea del dicembre 2011 e del febbraio 2012 – n. 3-00099)

  PRESIDENTE. Il deputato Corsaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00099, concernente elementi in merito alle somme destinate a famiglie ed imprese da parte delle banche che hanno utilizzato i finanziamenti straordinari della Banca centrale europea del dicembre 2011 e del febbraio 2012 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, signor Ministro, tra il dicembre 2011 e il febbraio 2012, cioè esattamente nella fase congiunturale nel corso della quale la crisi finanziaria diventava sempre più una crisi economica, che toccava cioè l'economia reale e non solo la movimentazione dei flussi della finanza, la Banca centrale europea ha disposto due finanziamenti straordinari a favore del sistema bancario per iniettare nuova liquidità in misura superiore a 1.000 miliardi di euro. Una parte consistente di queste risorse, pari a circa 140 miliardi di euro, è stata Pag. 10convogliata nel corso del 2012 all'interno del circuito bancario nazionale italiano; faccio riferimento alla disponibilità di 24 miliardi di euro utilizzati da Banca Intesa, alla disponibilità di 10 miliardi utilizzati da Monte dei Paschi di Siena.
  Questi soldi sono stati indirizzati dalla Banca centrale europea esattamente con l'intento di sostenere l'economia reale, cioè le famiglie e le imprese, e non già viceversa di sostenere le risorse e le casse delle banche. Ad oggi non abbiamo ancora avuto contezza di quante di quelle risorse che sono entrate nelle casse delle banche italiane siano effettivamente state convogliate a sostenere le necessità di imprese e famiglie e quante invece siano state mantenute all'interno delle banche.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Fabrizio Saccomanni, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  FABRIZIO SACCOMANNI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevole Corsaro, riguardo alla sua domanda, premetto che la tensione sui mercati dei debiti sovrani, aggravatasi a partire dal 2011, ha determinato una pressione crescente per il settore bancario europeo, in particolare in termini di accesso ai mercati di finanziamento a lungo e medio termine. L'8 dicembre 2011, la BCE ha dichiarato che avrebbe erogato alle banche dell'area dell'euro finanziamenti a tre anni, mediante due operazioni straordinarie di rifinanziamento più a lungo termine, con piena aggiudicazione degli importi richiesti il 21 dicembre 2011 ed il 29 febbraio 2012.
  Come ella ha ricordato, l'importo complessivamente erogato al sistema bancario europeo attraverso queste due operazioni è stato pari a circa 1.019 miliardi di euro. I finanziamenti erogati dalla BCE agli istituti di credito italiani nelle due operazioni sono stati rispettivamente pari a 116 e a 139 miliardi. Tuttavia, tenuto conto della minore domanda di altre operazione a più breve termine, l'immissione netta di liquidità è stata pari a circa 60 e 80 miliardi nelle due operazioni. L'obiettivo principale era quello di ripristinare l'accesso alle fonti di finanziamento a medio e lungo termine da parte delle banche, ristabilendo le condizioni di liquidità ottimali, indispensabili per l'esecuzione della politica monetaria. In effetti, a seguito di tali operazioni, la liquidità immessa dall'eurosistema è aumentata considerevolmente, allentando le tensioni sui tassi di interesse di mercato, con riflessi positivi sul costo del credito alla clientela bancaria. Gli intermediari hanno sostituito la raccolta all'ingrosso con il rifinanziamento presso l'eurosistema, investendo parte dei fondi nei finanziamenti all'economia e, in parte, in titoli di Stato. La liquidità generata dalle due operazioni di rifinanziamento a tre anni ha comportato un pari aumento di fondi detenuti dalle banche sulla deposit facility presso l'eurosistema. Si è, pertanto, registrato un effetto positivo, che ha permesso il ripristino delle transazioni, il funzionamento dei mercati e, in prospettiva, la creazione dei presupposti per la rimozione degli ostacoli alla normalizzazione delle condizioni di offerta del credito.
  È indubbio che le attuali condizioni di accesso al credito da parte delle famiglie e delle imprese non sono facili, tuttavia ciò è dovuto anche al quadro macroeconomico e all'andamento congiunturale che ha avuto un impatto negativo sulla domanda di credito e ha peggiorato la percezione del rischio da parte delle banche.
  Va, peraltro, evidenziato che il sistema bancario italiano opera con un rapporto impieghi-depositi pari al 120 per cento. In assenza delle azioni intraprese dalla BCE, a fronte dell'inaridimento del mercato finanziario internazionale, la restrizione creditizia sarebbe stata di gran lunga superiore per le famiglie e le imprese.

  PRESIDENTE. Il deputato Corsaro ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, signor Ministro, devo dire che lei conferma tutte le peggiori premesse, nel senso che sostanzialmente ci conferma come queste risorse siano state utilizzate Pag. 11solo e soltanto dal sistema bancario per mettere in sicurezza se stesso e che nulla sia arrivato a beneficio delle imprese e delle famiglie.
  Ma, per motivare la mia insoddisfazione, farò riferimento alle parole citate quattro giorni fa dal governatore della Banca d'Italia, ente che, peraltro, le dovrebbe essere abbastanza noto, essendo lei stato il direttore generale della Banca d'Italia fino al 28 aprile scorso. Il governatore della Banca d'Italia, dopo aver sostenuto, leggo testualmente dalle sue considerazioni finali: «abbiamo mirato, prima di tutto, a sostenere la liquidità delle banche che, nell'area dell'euro, più che altrove, svolgono un ruolo preminente nel finanziamento dell'economia», cioè di fatto confermando quello che ha detto lei, nelle pagine successive, ha affermato, commentando la negatività delle proiezioni economiche del sistema nazionale: «Hanno inciso di più, per circa due punti, gli effetti della crisi di liquidità sul costo e sulla disponibilità del credito per il settore privato (...). Le prospettive della domanda interna dipendono anche dalle condizioni di accesso al credito. I prestiti alle imprese hanno rallentato nettamente (...). Sono diminuiti (...) anche i prestiti alle famiglie». Ora, sulla mancanza di questi prestiti, ove già non ci fosse il problema della disponibilità finanziaria, c’è anche un tema di costo perché – ricorda sempre il governatore della banca d'Italia – pochi giorni fa la banca centrale ha ulteriormente ribassato il costo del denaro, portandolo allo 0,50, il minimo storico.
  Le voglio ricordare, signor Ministro, una cosa che lei conosce bene perché, come ho ricordato, lei era il direttore generale della Banca d'Italia: il 26 marzo la Banca d'Italia – quindi lei, direttore generale – ha emesso un comunicato stampa in cui venivano comunicati i tassi effettivi globali medi, rilevati ai sensi della legge n. 108 del 1996. Cito, solo per esempio e per brevità: nell'apertura di credito in conto corrente, la soglia oltre la quale si considera il riferimento all'usura è del 18,2375.

  PRESIDENTE. Deputato, dovrebbe concludere.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Negli scoperti senza affidamento, il 23,85 e così via.
  Signor Ministro, se le banche hanno la facoltà di comperare il denaro allo 0,50 per cento, vogliamo dire che se questi soldi vengono dati alle imprese e alle famiglie al 18,2, al 23,85, al 19,32 per cento, c’è qualcosa che non va ? Che c’è qualche cosa che funziona al limite dello strozzinaggio, al limite dello sfruttamento, al limite – lo dica lei, come vuole – comunque della delinquenza (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) ?

(Iniziative volte ad evitare meccanismi tali da premiare le amministrazioni territoriali meno virtuose a scapito di quelle virtuose, con particolare riferimento alle recenti determinazioni del Consiglio dei Ministri del 24 maggio scorso – n. 3-00100)

  PRESIDENTE. Il deputato Buonanno ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00100, concernente iniziative volte ad evitare meccanismi tali da premiare le amministrazioni territoriali meno virtuose a scapito di quelle virtuose, con particolare riferimento alle recenti determinazioni del Consiglio dei Ministri del 24 maggio scorso (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). Ne ha facoltà, per un minuto.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, signor Ministro, è un piacere che lei sia qui. La Lega le chiede, in maniera molto schietta: avete deliberato, nel Consiglio dei Ministri, la possibilità di dare – e li avete dati – all'Abruzzo 118 milioni di euro, alla Campania 287 milioni di euro, alla Calabria 411 milioni di euro, al Lazio 540 milioni di euro, al Molise 63 milioni di euro e alla Sicilia 500 milioni di euro. Il totale è di circa 2 miliardi di euro, che vanno a beneficio di quelle regioni che Pag. 12nella sanità continuano ad avere bilanci non adeguati, spese che non possono sostenere, debiti fuori bilancio. Una sanità che fa letteralmente paura per tanti aspetti, e voi ancora le date una mano.
  Nel frattempo, sempre con questo caro Governo, che lei rappresenta come Ministro dell'economia e delle finanze, riuscite anche a fare in modo che nei 5 miliardi complessivi che vanno ad aiutare tutte le regioni, anche quelle virtuose, possono partecipare ancora queste regioni. Cioè, in pratica le regioni che si comportano bene fanno la figura dei «pirla»; a quelle che, invece, si comportano male continuiamo a dare una mano. Complimenti per quello che voi gestite...

  PRESIDENTE. Deputato, deve concludere.

  GIANLUCA BUONANNO. ... con meritocrazia nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Fabrizio Saccomanni, ha facoltà di rispondere. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  FABRIZIO SACCOMANNI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, premetto che l'argomento oggetto dell'interrogazione richiederebbe una risposta articolata, con tempi di gran lunga superiori a quelli concessi dalla seduta odierna. Quindi, rispondo sinteticamente per alcuni punti.
  Circa la delibera del Consiglio dei Ministri del 24 maggio scorso, con cui è stato autorizzato il pagamento di somme spettanti a sei regioni, rilevo che tali somme sono comprese nel finanziamento del Servizio sanitario nazionale di esercizi pregressi, per la garanzia dei livelli essenziali di assistenza, e che la loro erogazione è subordinata alla verifica positiva degli adempimenti regionali. Mentre le regioni adempienti si sono viste regolarmente erogare le rispettive somme negli esercizi trascorsi, per le regioni oggetto del provvedimento gli importi in questione sono rimasti congelati presso lo Stato, in quanto subordinati al superamento, nell'ambito dei rispettivi piani di rientro, di una serie di inadempienze. Come verificato dai competenti tavoli di verifica, queste inadempienze risultano ora in gran parte superate e, pertanto, si è potuto procedere all'autorizzazione al pagamento di una quota delle somme precedentemente congelate.
  Veniamo al secondo punto. Per quanto concerne il decreto-legge n. 35 del 2013, attualmente in fase di conversione, si precisa che la finalità del citato decreto-legge è quella di rispondere all'annoso problema dei ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti dei creditori, e non quello di premiare le pubbliche amministrazioni meno virtuose. In particolare, il decreto-legge interviene sui fattori alla base di ritardi quali, con riferimento agli enti territoriali, i vincoli del Patto di stabilità interno e la carenza di liquidità. Nello specifico, per gli enti locali si prevede un ampliamento degli spazi finanziari, nell'ambito del Patto di stabilità interno, per il pagamento, nell'anno 2013, di debiti di parte capitale certi, liquidi ed esigibili al 31 dicembre 2012, per un importo complessivo di 5 miliardi. Si prevede, inoltre, la possibilità di richiedere alla Cassa depositi e prestiti un'anticipazione di liquidità dell'importo complessivo di 1 miliardo 800 milioni per ciascuno degli anni 2013 e 2014, da restituire nel periodo massimo di 30 anni, comprensive di interessi. Anche per le regioni si prevede la possibilità di richiedere anticipazioni di liquidità, che dovranno essere restituite nel periodo massimo di 30 anni, comprensive di interessi.
  Quindi, in conclusione, tanto maggiore sarà l'accesso alle anticipazioni, tanto maggiore sarà l'aggravio dei futuri bilanci regionali.
  Circa, poi, il terzo punto, la lamentata mancanza di costi e fabbisogni standard, si precisa che il finanziamento del Servizio sanitario nazionale che lo Stato garantisce viene ripartito da ormai oltre dieci anni tra le regioni non in base alla loro spesa, ma in base alla popolazione residente.Pag. 13
  Quindi, in tale stato di cose, non si ravvisano elementi di privilegio per le regioni di cui trattasi.
  Infine, in ordine ai disagi sociali segnalati per i lavoratori in cassa integrazione e per gli esodati, si fa presente che il 17 maggio il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto-legge recante interventi urgenti in tema di sospensione dell'imposta municipale propria e di rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, di proroga in materia di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni e di eliminazione degli stipendi dei parlamentari membri del Governo. Tale decreto-legge reca un primo ed immediato rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, in considerazione di alcuni fattori, quali la crisi occupazionale e l'esigenza di assicurare adeguata tutela del reddito dei lavoratori, che impongono il reperimento di risorse anche mediante la ridestinazione provvisoria di somme già stanziate per altri fini e al momento non utilizzate.

  PRESIDENTE. Il deputato Buonanno ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Ministro, mi fa piacere che risponda anche a quello che non le ho ancora chiesto, perché non ho avuto tempo di dirglielo. Lei, praticamente, risponde con qualcosa di già scritto, che le ha scritto un suo funzionario, e non sa neanche di cosa sto parlando.
  Però, come ex direttore generale...

  PRESIDENTE. Deputato Buonanno, la prego di attenersi alla risposta.

  GIANLUCA BUONANNO. Difatti, se lui mi risponde a qualcosa che non gli ho neanche chiesto...

  PRESIDENTE. Prego, vada avanti.

  GIANLUCA BUONANNO. ... penso che sia un veggente !
  Signor Ministro, in base a quello che è stato detto precedentemente sulla sanità, quello che noi le chiediamo è: lei ha mai sentito qualcuno del nord che va a farsi curare al sud ? Io no ! Quanti sono quelli del sud che vanno a farsi curare al nord ? Tantissimi ! Perché ? Perché, evidentemente, la sanità del nord funziona meglio di quella del sud e costa anche di meno. Allora, ci domandiamo perché le regioni del sud, oltre a essere meno capaci nell'ambito della sanità, sono anche meno capaci di far funzionare il bilancio della sanità ? Ci sono dei buchi enormi ! Non sono capaci di curare la gente e non sono capaci di spendere i soldi, li spendono molto male.
  Poi, sulla cassa integrazione, lei ha risposto in anticipo, ma la cassa integrazione in deroga, ad esempio, cos’è ? Niente, perché comunque non vi sono più i fondi. Poi, come ex direttore generale della Banca d'Italia, le dico, come banchiere amico di banchieri, ma non si vergogna di tutto quello che fanno le banche contro le aziende e contro i cittadini, con quello che combinano ogni santo giorno ? Dovete vergognarvi ! Le banche sono, per certi aspetti, come le associazioni a delinquere.

  PRESIDENTE. Deputato, la prego di non usare un linguaggio sconveniente.

  GIANLUCA BUONANNO. Quindi, lei, come ex responsabile della Banca d'Italia, dovrebbe perlomeno ammettere che bisogna cambiare il sistema bancario italiano, perché la gente non ne può più di quelli come lei, che hanno mandato al macero certe cose. Arrivederci !

(Iniziative in ordine all'annunciato piano straordinario per favorire l'accesso al credito – n. 3-00101)

  PRESIDENTE. Il deputato Gutgeld ha facoltà di illustrare l'interrogazione Martella ed altri n. 3-00101, concernente iniziative in ordine all'annunciato piano straordinario per favorire l'accesso al credito (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

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  ITZHAK YORAM GUTGELD. Signor Presidente, signor Ministro, l'oggetto dell'interrogazione è la ristrettezza del credito bancario che colpisce le nostre imprese da diversi mesi, il cosiddetto credit crunch, un fattore determinante per l'aggravarsi e il prolungarsi della recessione.
  Lei, signor Ministro, si è espresso recentemente a favore di due iniziative, con l'obiettivo di contrastare questo critico impedimento alla crescita: l'utilizzo dei fondi della Banca europea per gli investimenti e della Banca centrale europea a favore delle imprese attraverso le banche e il potenziamento del Fondo centrale di garanzia statale, sempre a favore della piccola e media impresa.
  L'obiettivo di questa interrogazione è di esprimere il pieno sostegno del Partito Democratico a queste meritevoli iniziative e di chiederle, appunto, dettagli e impegni concreti sui tempi, che speriamo saranno celeri, e sulle modalità di attuazione di questo annunciato piano straordinario per favorire l'accesso al credito della piccola e media impresa.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Fabrizio Saccomanni, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  FABRIZIO SACCOMANNI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, per quanto riguarda il ruolo della Banca europea per gli investimenti, premetto che questa ha firmato nel 2012 prestiti pari a 10,5 miliardi di euro a favore di piccole e medie imprese in Europa, per circa 200 mila piccole e medie imprese, che sono stati erogati attraverso i propri intermediari finanziari.
  Questi ultimi prestano direttamente alle piccole e medie imprese, erogando importi propri equivalenti alle risorse fornite dalla BEI a tassi di interesse e a condizione di durata assai favorevoli.
  Negli ultimi anni la BEI ha cercato di migliorare l'accesso delle piccole e medie imprese al credito, favorendo una maggiore flessibilità, snellendo le procedure e richiedendo maggiore trasparenza da parte dei propri intermediari finanziari.
  La BEI presta in Italia volumi rilevanti, quasi 7 miliardi di euro nel 2012, ed è attiva nel finanziamento delle piccole e medie imprese. In effetti, l'Italia è il maggior prenditore in questo campo, con 2,3 miliardi nel 2012, attraverso prestiti a intermediari finanziari locali che forniscono direttamente il credito alle imprese.
  Per il 2013, a seguito dell'aumento del capitale della Banca europea per gli investimenti, avvenuto nella seconda metà dell'anno precedente per un importo pari a 10 miliardi di euro, di cui l'Italia ha sottoscritto il 16 per cento, la disponibilità per investimenti e per le piccole e medie imprese, attraverso l'intermediazione del sistema bancario, è di circa 15 miliardi di euro per l'area dell'Unione europea.
  Per quanto riguarda, poi, il Fondo centrale di garanzia, l'altra misura a cui lei faceva riferimento, faccio presente che si tratta di uno strumento efficace nel garantire l'accesso delle imprese al finanziamento bancario senza prestazione di garanzie reali. La dotazione finanziaria ha ancora risorse disponibili per 1.600 milioni. Pertanto il suo rifinanziamento, non essendo una esigenza immediata, potrà essere valutato in sede di elaborazione della legge di stabilità.
  Un altro importante strumento finalizzato ad agevolare l'accesso delle piccole e medie imprese al credito, anch'esso già operativo, è rappresentato dal nuovo plafond piccole e medie imprese, messo a disposizione da Cassa depositi e prestiti nel 2012, con una dotazione di 10 miliardi.
  Sempre nell'ambito dell'attività della Cassa depositi e prestiti a sostegno delle piccole e medie imprese, va anche citato il Fondo italiano PMI che ne sostiene i programmi di investimento, al fine di favorirne la crescita e l'apertura al mercato dei capitali.
  Infine, la Cassa depositi e prestiti e la BEI hanno avviato una stretta collaborazione per studiare e creare ulteriori nuovi strumenti di debito a sostegno dell'accesso al credito, in particolare, a favore delle piccole e medie imprese.

Pag. 15

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Martella, per due minuti.

  ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, signor Ministro, la sua risposta ci soddisfa. Ci auguriamo che il Governo dia una rapida realizzazione agli strumenti annunciati e, ascoltando la sua risposta, mi auguro che il Governo sappia snellire le procedure che possono favorire l'accesso al credito e determinare quindi, da parte delle aziende, delle imprese, un accesso meno rigido. Questo sarebbe davvero molto importante.
  Come lei sa, Ministro, la crescita economica di un Paese dipende da una strategia complessa di interventi che deve evitare dispersioni e deve innescare meccanismi virtuosi, anche in questo caso.
  Di grandissima importanza è il provvedimento che approveremo oggi per lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione, che fornirà 40 miliardi di euro per le imprese, ma, noi pensiamo, non sia ancora un dato sufficiente. Nel 2013 hanno chiuso 31 mila aziende. C’è la necessità di interventi specifici per le micro, piccole e medie imprese.
  Mi limito ad alcune osservazioni – una l'ha già detta il collega Gutgeld nella sua illustrazione –: è necessario prevedere altre misure per favorire l'accesso al credito delle imprese, che oggi sono troppo dipendenti dalle banche; è necessario favorire le aggregazioni, favorire la patrimonializzazione, soprattutto di quelle imprese che sono più piccole; è necessario, poi, muoversi ancora di più sul terreno delle semplificazioni, meno burocrazia e più semplicità – non costa, ma produce un contesto imprenditoriale molto più utile – e poi è necessario avere più attenzione al costo del lavoro, ridurre i costi delle imprese, ma dare soprattutto più soldi in tasca ai lavoratori con redditi medio-bassi, per garantire la ripresa dei consumi e nuovi posti di lavoro.
  Infine, l'Italia ha una «tassa occulta», che è quella sulla competitività che deriva dell'inflazione e dal costo dei servizi, soprattutto quelli energetici. C’è bisogno di intervenire perché le nostre imprese possano competere alla pari con gli altri Paesi europei.
  Quindi, signor Ministro, ci soddisfa; la sua è una risposta che noi prendiamo come una risposta molto positiva per l'economia italiana, ma pensiamo anche che bisogna procedere lungo tutte queste priorità che ho cercato di indicare. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,54).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, voglio sottolineare come il nostro gruppo in questa legislatura e nelle precedenti sia sempre stato un forte sostenitore dell'utilità del question time, perché rappresenta un modo per esprimere in maniera decisa, forte ed immediata le questioni principali da parte di tutti i gruppi, maggioranza e opposizione, in un'interlocuzione diretta con il Governo.
  Oggi si è verificato un fatto, di cui il collega Buonanno è buon testimone, per cui le offese fatte al Ministro Saccomanni, che era qui a rispondere, sono state riprese immediatamente da lei – io per questo la ringrazio – e però sono state riprese da lei in una fase in cui siamo in diretta televisiva.
  Credo che, se vogliamo conservare lo strumento delle interrogazioni e del question-time, così come abbiamo sempre fatto, di cui noi – ripeto – siamo grandi sostenitori, bisogna che ci sia un senso di responsabilità da parte dei colleghi affinché utilizzino questi momenti davanti alla televisione perché siano positivi e non momenti per dire sciocchezze o utilizzare toni offensivi nei confronti del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

Pag. 16

  PRESIDENTE. La ringrazio e colgo l'occasione per ribadire che è il caso di mantenere un linguaggio consono in Aula durante la seduta.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione.

  La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Amici, Brunetta, Cirielli, Dambruoso, Damiano, Dellai, Ferranti, Gebhard, Lorenzin, Merlo, Migliore, Pisicchio, Realacci, Simoni, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 4 giugno 2013, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla V Commissione (Bilancio): S. 662 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali. Disposizioni per il rinnovo del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria» (A.C. 676-B) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XII e XIV.
  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza, con lettera in data 4 giugno 2013, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive): «Conversione in legge del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61, recante nuove disposizioni urgenti a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale» (A.C. 1139) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, XI, XII e XIV.
  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che il deputato Andrea Angelo Gibelli, proclamato il 4 giugno 2013, ha dichiarato di aderire al gruppo Lega Nord e Autonomie.

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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge, 8 aprile 2013, n. 35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali. Disposizioni per il rinnovo del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 676-B) (ore 16,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 676-B, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali. Disposizioni per il rinnovo del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 676-B)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Il relatore e presidente della V Commissione (Bilancio), deputato Francesco Boccia, ha facoltà di svolgere la relazione.

  FRANCESCO BOCCIA, Relatore. Signor Presidente, il disegno di legge già approvato dalla Camera e modificato dal Senato dispone la conversione del decreto-legge n. 35 del 2013, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali.
  Ricordo che in seconda lettura l'esame della Camera è limitato soltanto alle modifiche introdotte dal Senato.
  Preliminarmente, signor Presidente, non posso non osservare come nel corso dell'esame presso il Senato siano state introdotte numerose e sostanziali modifiche, alcune coerenti e che certamente rafforzano il provvedimento, altre non sempre coerenti con stringenti criteri di ammissibilità adottati da questo ramo del Parlamento.
  Signor Presidente, questo aspetto lo sottolineo perché è mia intenzione inviare poi una mia missiva personale al Presidente della Camera perché, essendo questo il primo provvedimento corposo di questa legislatura, non vorremmo ritrovarci nella condizione spesso verificatasi nei provvedimenti più complessi della scorsa legislatura, cioè che a criteri stringenti di ammissibilità definiti dal nostro Regolamento, in questo ramo del Parlamento, poi corrispondano criteri diversi e in alcuni casi profondamente diversi nel secondo ramo del Parlamento. Probabilmente sarebbe opportuno raccordarsi meglio quando i provvedimenti sono così complessi.
  Particolarmente significativa al riguardo è la disposizione introdotta al Senato, all'articolo 1 del disegno di legge di conversione, che esclude dall'elettorato attivo e passivo per il rinnovo del consiglio di presidenza della giustizia tributaria i componenti delle commissioni tributarie soprannumerari nonché i componenti della commissione tributaria centrale. Si tratta di una disposizione di cui la Commissione affari costituzionali ha chiesto la soppressione nel parere espresso sul testo del provvedimento proprio perché estranea al contenuto dello stesso.
  Venendo ora ai contenuti del decreto-legge, segnalo che, nel corso dell'esame presso il Senato, sono stati modificati gli articoli 1, 2, 6, 7, 10, 10-bis, 11 e 12 e sono Pag. 18stati introdotti cinque nuovi articoli: il 5-bis, il 10-ter, il 10-quater, 10-quinquies e il 10-sexies.
  Il nuovo testo del comma 4 dell'articolo 1 ripristina il testo originario del decreto-legge, eliminando la possibilità prevista per la procura regionale competente della Corte dei conti, nel testo approvato in prima lettura, di intervenire a titolo di accertamento anche al di fuori delle ipotesi di segnalazione dell'organo di controllo contabile.
  Il comma 13-bis dell'articolo 1 stabilisce, invece, che gli enti locali che ricevono anticipazioni di liquidità a valere sul Fondo anticipazioni di cui al comma 13 e che ricevono dalla regione o dalla provincia autonoma somme ad essi dovute sono tenuti – una volta estinti tutti i debiti per i quali è stata chiesta l'anticipazione di liquidità o per i quali sono state utilizzate le somme di provenienza regionale – ad utilizzare le somme residue per l'estinzione dell'anticipazione di liquidità alla prima scadenza di pagamento della rata prevista da contratto. La mancata estinzione dell'anticipazione entro il termine di cui sopra è rilevante ai fini della misurazione e della valutazione delle performance dei dirigenti responsabili e comporta, secondo la modifica, responsabilità dirigenziale e disciplinare.
  Il comma 17-bis dell'articolo 1, modificando l'articolo 5, comma 1-ter, del decreto-legge n. 138 del 2011 prevede che le disponibilità derivanti da specifiche autorizzazioni legislative di spesa iscritte nello stato di previsione del Ministero dell'interno siano versate in tesoreria non entro 30 giorni dalla richiesta dell'ente interessato, come previsto, ma «comunque e inderogabilmente» entro il citato termine, rendendo in questo modo vincolante l'obbligo del versamento in tesoreria e rafforzando quindi le certezze per le amministrazioni pubbliche.
  Il comma 17-ter dell'articolo 1 modifica, invece, l'articolo 6 al comma 15-bis del decreto-legge n. 95 del 2012 escludendo dalle variazioni compensative per cassa tra capitoli di spesa dei Ministeri i contributi in conto capitale assegnati dalla legge direttamente al comune beneficiario.
  Il comma 17-quater dell'articolo 1 dispone che agli enti locali che non hanno rispettato nel 2012 i vincoli del Patto di stabilità in conseguenza del pagamento di alcune tipologie di debito in conto capitale riconosciute come esigibili alla data del 31 dicembre 2012, ai sensi del comma 1, la sanzione comminata consistente nella riduzione del Fondo sperimentale di riequilibrio e del Fondo perequativo si applichi limitatamente all'importo non imputabile ai predetti pagamenti, fermo restando l'applicazione delle sanzioni residue.
  Il nuovo testo del comma 5 dell'articolo 2 consente, non solo al responsabile finanziario della regione, ma anche ad altra persona formalmente indicata dalla regione stessa di rilasciare la certificazione dei pagamenti effettuati e delle relative registrazioni contabili, una volta ricevuta l'anticipazione dallo Stato ed effettuato il pagamento.
  Il nuovo testo invece del comma 6, all'articolo 2...

  PRESIDENTE. Scusate, se è possibile ridurre un po’ il brusio per rispetto del presidente. Prego.

  FRANCESCO BOCCIA, Relatore. Grazie Presidente..., modifica la disciplina recata dal medesimo articolo 2, nel testo approvato dalla Camera, che individua le modalità di utilizzo del fondo per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, sezione regionale, prevedendo che le somme ricevute dalle regioni e dalle province autonome, già destinate in generale al pagamento dei residui passivi maturati nei confronti degli enti locali, siano prioritariamente destinate al pagamento dei residui di parte capitale.
  L'articolo 5-bis dispone invece che, senza aggravio dei potenziali oneri per l'Erario, per consentire l'integrale pagamento dei debiti della pubblica amministrazione maturati alla data del 31 dicembre, il Ministero dell'economia possa autorizzare la cessione di garanzie dello Stato a favore di istituzioni finanziarie Pag. 19nazionali, dell'Unione europea e internazionali. In proposito il Governo ha chiarito, nel corso dell'esame in sede referente, che la disposizione si riferisce a garanzie già in essere ed è volta a consentire la cessione in favore di istituzioni finanziarie nazionali, dell'Unione europea e internazionali.
  Il comma 01 dell'articolo 6 invece, modificando l'articolo 9, comma 3-bis, del decreto-legge n. 185 del 2008, prevede che le regioni, gli enti locali e gli enti del Servizio Sanitario Nazionale possano certificare per intero l'esigibilità non solo dei crediti relativi a somministrazioni, forniture e appalti, ma anche di quelli derivanti da prestazioni professionali.
  Il comma 1-ter dell'articolo 6 invece, che fa riferimento all'obbligo di destinare i pagamenti, ricevuti in forza del decreto in esame, in via prioritaria al pagamento dei debiti in favore dei rispettivi creditori, è stato modificato ai fini di precisare che i soggetti obbligati sono quelli inseriti nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione.
  Le modifiche fatte dal Senato al comma 9 dell'articolo 6, relativo alla responsabilità dei dirigenti, è stato integrato nel senso di prevedere che, in aggiunta alla comunicazione ai creditori, le pubbliche amministrazioni debbono pubblicare sui rispettivi siti Internet l'elenco completo dei debiti per i quali è stata effettuata la comunicazione, indicando l'importo e la data prevista per il pagamento. La mancata pubblicazione comporta la responsabilità dirigenziale e disciplinare.
  I commi 1 e 6 dell'articolo 7, in materia di utilizzo del fondo per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, sezione regionale, sono stati modificati al fine di prevedere invece che la ricognizione dei debiti riguardi anche le obbligazioni relative a prestazioni professionali riferite e disciplinate dal comma 1 e che le amministrazioni pubbliche debbano, anziché possano, debbano pertanto, come previsto dal testo licenziato dalla Camera, indicare la data prevista del pagamento per parte dei debiti ovvero per la totalità degli stessi.
  Il comma 9-bis dell'articolo 7, in materia di concessioni della garanzia dello Stato a favore di istituzioni finanziarie, è stato integrato precisando che nella relazione da allegare alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza si possa prevedere che tale completamento possa avvenire anche mediante la concessione, nel 2014, della garanzia dello Stato al fine di agevolare le concessioni dei relativi crediti a banche e ad altri intermediari finanziari, sempre nel rispetto dei saldi programmati di finanza pubblica.
  L'articolo 10, comma 2, lettera d), in materia di maggiorazioni Tares per le regioni Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta e nelle province autonome di Trento e Bolzano, è stato modificato nel senso di prevedere che nelle richiamate regioni e province autonome si applicherà la disciplina previgente al decreto-legge in esame in materia di maggiorazioni Tares, assicurando quindi per il 2013 il recupero al bilancio statale del gettito delle maggiorazioni Tares a valere sulle quote di compartecipazione ai tributi erariali.
  Il comma 2-ter dell'articolo 10, invece, è volto a consentire ai comuni di avvalersi, per la riscossione dei tributi, fino al 31 dicembre 2013, della società Equitalia e sue partecipate, nonché della società Riscossione Sicilia Spa.
  Il nuovo comma 4-bis dell'articolo 10 reca una novella al testo unico degli enti locali di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, al fine di prevedere che, nei casi in cui la dichiarazione di dissesto sia adottata nel corso del secondo semestre dell'esercizio finanziario, il consiglio dell'ente debba presentare al Ministero dell'interno, per la relativa approvazione, un'ipotesi di bilancio che garantisca l'effettivo riequilibrio entro l'esercizio successivo. Il successivo comma 4-ter dell'articolo 10 proroga, invece, al 2014 la possibilità di utilizzare i proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni in materia edilizia, per una quota non superiore al 50 per cento delle stesse, per il finanziamento di spese correnti e, per una quota non superiore ad un ulteriore 25 per cento, Pag. 20esclusivamente per spese di manutenzione ordinaria del verde, delle strade e del patrimonio comunale.
  Il comma 4-quater dell'articolo 10 novella i commi 380 e 381 della legge di stabilità per il 2013, rispettivamente in materia di gettito IMU e di deliberazione del bilancio di previsione degli enti locali. La novella al comma 380, lettera f), è volta a disporre che la riserva in favore dello Stato del gettito IMU sugli immobili rientranti nella categoria catastale D – che ricordiamo sono gli immobili adibiti a destinazione speciale, gli opifici, gli alberghi, le case di cura e gli ospedali, gli istituti di credito, i teatri – non si applichi con riferimento agli immobili ad uso produttivo posseduti dai comuni e che insistono nel rispettivo territorio, nonché ai fabbricati rurali ad uso strumentale ubicati nei comuni classificati montani o parzialmente montani, assoggettati all'imposta municipale propria delle province autonome di Trento e Bolzano. La novella prevede, inoltre, che le attività di accertamento e riscossione relative agli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo D siano svolte dai comuni ai quali spettano le maggiori somme derivanti dallo svolgimento delle predette attività.
  Al comma 381, la novella proroga dal 30 giugno 2013 al 30 settembre 2013 il termine per la deliberazione del bilancio di previsione degli enti locali precisando che, in caso di deliberazione successiva al 1o settembre, divenga facoltativa l'adozione della delibera consiliare per l'effettuazione della ricognizione sullo stato di attuazione dei programmi di cui all'articolo 193, comma 2, del testo unico degli enti locali. Infine, all'articolo 10-bis il nuovo testo reca una norma interpretativa del divieto di acquisto di immobili a titolo oneroso prevedendo che tale divieto non si applichi agli acquisti di immobili o terreni effettuati per pubblica utilità, nonché alle permute a parità di prezzo e alle operazioni di acquisto programmate da delibere assunte prima del 31 dicembre 2012 dai competenti organi degli enti locali.
  L'articolo 10-ter è volto a semplificare la procedura di esame del piano di riequilibrio pluriennale degli enti locali sopprimendo in particolare la previsione di una sottocommissione, composta da dipendenti dei Ministeri dell'interno e dell'economia e delle finanze, nell'ambito della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali operante presso il Ministero dell'interno di cui all'articolo 155 del TUEL, e disponendo che la trasmissione del medesimo piano alla sezione regionale di controllo della Corte dei conti avvenga direttamente da parte della commissione e non attraverso il competente capo dipartimento del Ministero dell'interno e il Ragioniere generale dello Stato, di concerto fra loro. Si elimina, inoltre, il controllo successivo da parte del Ministero dell'economia e delle finanze.
  L'articolo 10-quater attribuisce ai comuni un contributo corrispondente al gettito dell'IMU calcolato con riferimento agli immobili di proprietà. Infatti, per effetto dell'assoggettamento all'IMU anche degli immobili posseduti dai comuni sul proprio territorio, in sede di calcolo del gettito IMU gli uffici ministeriali avevano considerato anche la quota IMU che teoricamente l'ente locale avrebbe dovuto pagare a se stessa per gli immobili di sua proprietà.

  PRESIDENTE. Deputati, cortesemente, dovreste abbassare un po’ la voce.

  FRANCESCO BOCCIA, Relatore. Sebbene all'apparenza sembrava trattarsi di una mera partita di giro, tali risorse andavano in realtà ad incrementare le entrate teoriche dell'ente. Il contributo sarà, pertanto, ripartito in proporzione alle stime di gettito IMU relativo agli immobili posseduti dai comuni nel proprio territorio e comunicate dal Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Il comma 3 esclude dal computo del saldo rilevante ai fini del rispetto del Patto di stabilità interno per gli anni 2013 e 2014 il contributo assegnato a ciascun comune ai sensi del comma precedente.
  Infine, i commi 4 e 5 provvedono alla copertura parziale degli oneri recati dal Pag. 21comma 1, pari a 330 milioni di euro nel 2013 e a 270 milioni di euro nel 2014, attraverso la riduzione delle disponibilità del Fondo di rotazione per la concessione di anticipazione agli enti locali in situazioni di grave squilibrio finanziario. Le ulteriori risorse necessarie alla copertura degli oneri recati dal comma 1 sono poste a carico dell'articolo 1, comma 10, attraverso una riduzione delle risorse del Fondo per assicurare la liquidità per i pagamenti dei debiti delle amministrazioni pubbliche di 200 milioni di euro per il 2013 e di 200 milioni di euro per il 2014. Nello stesso tempo vengono apportate variazioni all'articolo 12, con un incremento della spesa per interessi di 7,3 milioni di euro nel 2014 e di 15,8 milioni di euro nel 2015, coperti attraverso un maggiore utilizzo dei fondi speciali dei Ministeri degli affari esteri e dell'istruzione, dell'università e della ricerca e una riduzione dell'autorizzazione di spesa relativa all'8 per mille nel 2015.
  L'articolo 10-quinquies interviene sul Fondo sperimentale di riequilibrio dei comuni, modificando i criteri di distribuzione tra gli enti locali della riduzione di 2 miliardi e duecentocinquanta milioni di euro per il 2013 di cui all'articolo 16, comma 6, del decreto-legge n. 95 del 2012. In particolare, viene corretta un'aporia tra i primi due periodi del richiamato comma 6. L'attuale formulazione del secondo periodo reca un erroneo riferimento all'ammontare complessivo dei tagli a carico degli enti locali per il 2013, indicando la cifra di due miliardi di euro anziché di due miliardi e duecentocinquanta milioni di euro, come correttamente stabilito al primo periodo. Si stabilisce, inoltre, un nuovo criterio per la ripartizione in proporzione alla media delle spese sostenute per consumi intermedi nel triennio 2010-2012 desunte dal Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici (SIOPE), fermo restando che la riduzione per abitante per ciascun ente non può assumere valore superiore al 250 per cento della media costituita dal rapporto fra riduzioni calcolate sulla base dei dati SIOPE 2010-2012, e la popolazione residente in tutti i comuni, per classe demografica.
  L'articolo 10-sexies reca disposizioni in tema di riparto per il 2013 del Fondo di solidarietà comunale, istituito a seguito della complessiva ridefinizione della destinazione del gettito rinveniente dall'IMU, effettuata dall'articolo 1, comma 380, della legge di stabilità 2013.
   L'articolo 11, comma 5-bis, reca modifiche al Patto di stabilità interno della regione Sardegna e, in particolar modo, la norma prevede che il Ministro dell'economia e delle finanze concordi con la regione Sardegna le modifiche da apportare al Patto di stabilità interno per la medesima regione. Il successivo comma 8-bis dell'articolo 11, relativo al patrocinio gratuito degli enti regionali, autorizza gli uffici legali delle regioni, ai fini del contenimento della spesa pubblica, ad assumere gratuitamente il patrocinio degli enti e delle agenzie regionali o degli organismi istituiti con legge regionale per l'esercizio di funzioni amministrative.
  Infine, signor Presidente, il Senato ha soppresso all'articolo 12, comma 3, lettera c-quinquies) il riferimento alle modalità di conseguimento dei risparmi da realizzare mediante riduzione per 12 milioni di euro annui a decorre dal 2015, dell'autorizzazione di spesa relativa alle indennità di servizio all'estero previste dall'articolo 171 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 5 gennaio 1967, lasciando maggiore autonomia al Ministero degli affari esteri nella individuazione delle concrete misure di risparmio.
  In conclusione, signor Presidente, esprimo una valutazione positiva sul provvedimento in esame, tanto atteso dagli operatori economici, in considerazione delle ingenti risorse finanziarie mobilitate, posto che esse daranno certamente un contributo significativo alla ripresa del sistema economico nazionale. È evidente che il dibattito sulle modifiche apportate al Senato, e in particolar modo sul complesso del provvedimento fatto in Commissione, è stato condizionato dal limitatissimo tempo che abbiamo avuto a disposizione, Pag. 22come del resto è limitato anche qui in Aula. Tuttavia, nel complesso, il provvedimento che aveva a suo tempo licenziato il Governo Monti ne esce, da queste modifiche parlamentari, fortemente rafforzato.
  È evidente che noi oggi abbiamo la necessità di licenziare il provvedimento e di prendere atto – probabilmente lo farà il Governo anche in sede di valutazione del lavoro fatto – che su alcuni temi, probabilmente, sarà opportuno ribadire che il Parlamento dovrà tornarci su. Ciò non è stato possibile farlo oggi in Commissione, per i motivi che ho già richiamato, ma sarà certamente possibile farlo in altri provvedimenti, che, in ogni caso, ci consentono di dire oggi con chiarezza che, dal momento della conversione di questo decreto-legge, ci saranno certezze per gli operatori e per i rapporti che oggi ci sono tra gli operatori e le amministrazioni pubbliche italiane.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
  È iscritto a parlare il deputato Stefano Borghesi. Ne ha facoltà, per trenta minuti.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'attuale fase di crisi economica e finanziaria l'ammontare dei crediti che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrazione è un elemento rilevante di debolezza della struttura finanziaria delle imprese, per le quali la disponibilità di liquidità rappresenta una delle condizioni necessarie per aumentare i piani di investimento e per migliorare le condizioni della gestione ordinaria. Questo provvedimento, è inutile negarlo, è molto, molto atteso dal nostro sistema imprenditoriale, che sta soffrendo anche a causa dei ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni. Questo è un provvedimento sicuramente molto atteso anche dall'opinione pubblica, in quanto rappresenta, a nostro modo di vedere, un buon passo avanti, definendo un insieme di procedure e di regole che sono volte ad accelerare il recupero dei crediti nei confronti delle amministrazioni vantati da imprese, cooperative e professionisti.
  Come abbiamo già avuto modo di ribadire in questo inizio di legislatura, il nostro senso di responsabilità ci ha portato anche a non ostacolare o a non rallentare provvedimenti molto importanti come questo, che noi reputiamo essere necessari per la nostra economia, per dare fiato e ossigeno al nostro sistema imprenditoriale, che sta soffrendo una crisi senza precedenti e che fino ad oggi, purtroppo, si è dovuto sobbarcare anche oneri dovuti ai ritardi nei pagamenti da parte degli enti pubblici.
  Fin dal giorno della votazione della fiducia e dell'insediamento di questo Governo, abbiamo ribadito con forza che noi avremmo sostenuto ogni provvedimento utile all'economia e alla ripresa del nord. Questo decreto ha quindi, in primis, questa funzione essenziale: liberare delle risorse a favore di imprese che hanno già fornito i propri servizi e che rischiano il tracollo a causa di queste dilazioni che ormai sono divenute inaccettabili.
  Sicuramente avremmo voluto che fosse fatto qualcosa di più: avremmo voluto che fossero incentivati gli enti virtuosi che bene hanno amministrato le proprie risorse; avremmo voluto delle ulteriori misure per un migliore monitoraggio della spesa pubblica, onde evitare una crescita esponenziale dell'indebitamento; avremmo voluto vedere sanzioni più aspre per chi non ha ben amministrato o per chi non amministrerà in futuro bene le risorse pubbliche. Si poteva essere più coraggiosi nei confronti di chi ha ben amministrato, come appunto gli enti virtuosi.
  Attendiamo, inoltre, con impazienza, l'avvio del percorso per arrivare alle riforme costituzionali, ricordando che il lavoro fatto nella scorsa legislatura in tema di federalismo fiscale, se venisse realmente applicato attraverso le procedure dei fabbisogni dei costi standard, permetterebbe un efficace monitoraggio della spesa pubblica e ne eviterebbe una crescita senza controllo.Pag. 23
  Partiamo, quindi, dalla consapevolezza che la situazione della nostra economia è grave. Il problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, sta assumendo dimensioni drammatiche.
  Il lavoro oggi è il principale problema che deve essere affrontato, e per questo creare le condizioni per fare impresa, e di conseguenza mantenere posti di lavoro, deve essere oggi la nostra priorità.
  Stiamo assistendo ad un ulteriore drammatico calo della domanda interna, ad un calo degli investimenti esteri, ad una diminuzione del reddito disponibile, ad un calo dei consumi delle famiglie. Tutti indicatori che, in questo momento, manifestano segni negativi e volgono al peggio e non si vedono ancora, in questo momento, segnali di uscita da questa crisi nel breve periodo.
  In questo quadro, che si fa ogni giorno sempre più drammatico, si inserisce appunto questo provvedimento, che oggi andremo ad approvare dopo il passaggio al Senato. L'avevamo già detto, è una boccata di ossigeno per le aziende creditrici della pubblica amministrazione che può, se non risolvere, almeno attenuare gli effetti di questa crisi e andare nella direzione di permettere a queste aziende di continuare a fare impresa e a mantenere i posti di lavoro.
  Siamo, altresì, consapevoli che il provvedimento che sta per essere approvato quest'oggi, non è il provvedimento che avremmo voluto in toto; siamo altresì, però, consapevoli dell'urgenza con cui queste misure devono essere varate per aiutare il nostro sistema economico e produttivo ed è per questo che, anche stavolta, non faremo mancare il nostro apporto.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rughetti. Ne ha facoltà.

  ANGELO RUGHETTI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, onorevole sottosegretario, io vorrei intanto ringraziare il relatore, il Presidente Boccia, per il lavoro che ha fatto anche in occasione della seconda lettura della Commissione della Camera; vorrei inoltre ringraziare tutti i componenti della Commissione, che hanno lavorato molto bene su questo provvedimento molto importante.
  Io penso che questo decreto-legge sia un atto di civiltà, un primo atto di civiltà che rimette dentro il binario della correttezza e della lealtà il rapporto tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione, un rapporto che è stato minato dalla incapacità della pubblica amministrazione di pagare lavori realizzati e prestazioni già eseguite; una incapacità che ha generato un vulnus profondo e ha provocato un danno maggiore di quello economico, perché ha messo in discussione l'elemento determinante che deve legare lo Stato con i cittadini, che è l'elemento della fiducia e della affidabilità. Non mantenere fede agli impegni assunti determina ancora una volta il degrado della considerazione che si ha della pubblica amministrazione, e ancora una volta tutto ciò che è pubblico viene considerato negativo, non affidabile e improduttivo. In considerazione del fatto che poi la pubblica amministrazione è una faccia della medaglia delle istituzioni, il mancato adempimento delle obbligazioni giuridiche formalmente contratte, determina il deterioramento della credibilità delle istituzioni, e la credibilità delle istituzioni è un valore in sé, che va difeso a tutti i costi, e per questo penso che questo decreto-legge sia un atto politico di assoluto valore nonostante alcuni limiti che esso contiene.
  Un atto politico che rimette le cose a posto, ma al quale siamo giunti per una serie di motivazioni che questo decreto non risolve. Non le risolve perché il compito di questo decreto e dei vincoli che erano alla base della sua costruzione non hanno consentito di intervenire sulle cause che hanno determinato il sorgere dei debiti commerciali della pubblica amministrazione. Infatti la Commissione europea ha autorizzato il pagamento di debiti pregressi che abbiano un effetto limitato sul deficit di quest'anno e a condizione che si trattasse di debiti scaduti e non di nuova spesa, di conseguenza con questo decreto non si è intervenuti sulle regole del Patto Pag. 24di stabilità interno, che sono alla base dell'insorgere di una parte consistente di questo debito commerciale.
  È questa la causa centrale sulla quale occorrerà che il Parlamento, presto, intervenga per uscire da una situazione assurda in cui si trovano...

  PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di abbassare il tono della voce, non riesco neanche io a sentire il deputato. Grazie.

  ANGELO RUGHETTI. Grazie Presidente. Nel 2014 tutti i comuni italiani andranno in avanzo finanziario e contribuiranno a migliorare i conti pubblici della Repubblica per un valore pari a 4 miliardi e mezzo di euro, nonostante un taglio di risorse, ancora definito in questo decreto, di 2 miliardi e duecentocinquanta milioni.
  Lo ripeto: un saldo da migliorare di 4 miliardi e mezzo, e un taglio di 2 miliardi 250 milioni. È come se a una famiglia si chiedesse di migliorare il saldo in banca, ma allo stesso tempo si riducesse lo stipendio del capofamiglia. Per raggiungere questo obiettivo, per i comuni non c’è altra strada che la riduzione degli investimenti, perché la spesa corrente dei comuni è una spesa rigida, che i tagli continui ai trasferimenti hanno di fatto ridotto all'essenziale. Ecco allora che per stare dentro i vincoli del Patto di stabilità non si fanno più manutenzioni straordinarie, non si fanno più opere pubbliche, non si fanno più lavori pubblici; ed i risultati sono evidenti. Da un lato infatti le nostre città, i nostri comuni, stanno diventando sempre più brutti, degradati, non curati: le nostre comunità non sono in grado di competere con le città europee e mondiali sotto tanti aspetti; dall'altro il Patto di stabilità ha prodotto effetti pesantissimi sull'economia reale: in cinque anni la spesa per investimenti dei comuni è scesa mediamente del 23 per cento, e in alcune regioni la media raggiunge punte del 35 per cento, soprattutto nel Mezzogiorno. In termini assoluti ciò vuol dire cinque miliardi l'anno in meno di spesa produttiva, che si trasformava in scuole, asili, strade, opere idrauliche, che vogliono dire lavoro e fatturato che non ci sono più.
  È un danno notevolissimo, perché consentire ai comuni di spendere, vuol dire alimentare un circuito virtuoso su tutto il territorio nazionale; vuol dire dare lavoro a migliaia di imprese, artigiani, a decine di migliaia di lavoratori. E tutti sappiamo cosa vuol dire questo adesso, in tutto il Paese; e soprattutto in alcune regioni dove il sistema pubblico deve competere con sistemi organizzati di illegalità, che oggi sono diventati gli unici «interlocutori liquidi», e che quindi con la crisi continueranno a far crescere i loro profitti e a poter svolgere una concorrenza sleale nei confronti delle imprese oneste.
  Gli effetti distorsivi del Patto di stabilità mettono in evidenza l'importanza della trattativa con la Commissione europea su nuove forme di flessibilità sull'interpretazione dei Trattati: non possiamo continuare a vivere dentro un sistema regolato da norme contabili ragionieristiche, e poi avere imprese che chiudono. L'economia reale deve prevalere sulla virtualità contabile; e questo non vuol dire tornare alla spesa allegra che ha generato i «PIGS», ma vogliamo che l'Italia possa ricominciare ad avere una politica di investimenti pubblici, non solo per sostenere la domanda e la crescita, ma per migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini, per migliorare i sistemi infrastrutturali, per migliorare la qualità delle strutture educative, delle scuole e degli asili dei nostri figli.
  Il lavoro parlamentare fatto in queste settimane sia alla Camera che al Senato ha prodotto alcuni risultati che vanno sottolineati, ma che mettono in evidenza la necessità di fare un lavoro di ricostruzione del sistema della finanza territoriale. I miglioramenti riguardano sicuramente l'ampliamento degli spazi finanziari a disposizione dei comuni e delle province, grazie alle risposte date ai comuni virtuosi, che potranno ricevere spazi finanziari per 1 miliardo.
  Un'altra risposta importante è stata data grazie all'ampliamento del patto di stabilità regionale incentivato. Con questa Pag. 25norma è stato elevato ad 1,2 miliardi lo spazio che le regioni cederanno ai comuni, ed è stato eliminato il vincolo di utilizzare queste risorse solo per far fronte ai residui passivi.
  Il paradosso, ed il segnale evidente della condizione di assoluta confusione in cui siamo, è che sommando gli effetti contabili e finanziari di queste norme, si produce un risultato superiore all'obiettivo del Patto di stabilità assegnato al comparto dei comuni. In sostanza, quindi, il comparto nel 2013 avrà una manovra espansiva, cioè potrà spendere più soldi dello scorso anno. Ma se andiamo a prendere la situazione di ogni comune, avremo effetti diversi o opposti: ci saranno infatti alcuni comuni che avranno un nuovo obiettivo molto ampio, e quindi potranno tornare a spendere, mentre ci saranno comuni che dovranno caricarsi il peso della manovra. Questo non è corretto ! È necessario intervenire con una norma ricognitiva, che faccia un'opera di redistribuzione degli oneri e degli spazi finanziari; così come è necessario aumentare la disponibilità finanziaria dei comuni.
  Da quanto mi risulta, i comuni hanno chiesto alla Cassa depositi e prestiti 6 miliardi, a fronte di un fondo di 4 miliardi: l'incremento da 4 a 6 non comporterebbe effetti negativi sul deficit, ed avrebbe invece effetti molto positivi sull'economia reale. È quindi auspicabile ed urgente un intervento integrativo dell'Esecutivo che vada in questa direzione, perché in caso contrario i debiti scaduti al 31 dicembre 2012 saranno pagati solo nel 2014, e purtroppo la ricostruzione del meccanismo procedurale fatta nel decreto-legge non consentirà neanche ai comuni di mettere risorse proprie.
  L'altra questione che il decreto-legge non risolve, e che è una questione decisiva per il nostro Paese, riguarda il cosiddetto credit crunch. Ci sono oggi migliaia di imprese che non hanno possibilità di accedere al credito; e questo comporta effetti assurdi: abbiamo imprese che non possono più partecipare a gare pubbliche, o che potrebbero aumentare i fatturati ma non hanno disponibilità finanziaria per fare investimenti.
  Io penso che questa sia la vertenza nazionale e, così come accade quando un'azienda è in crisi, il Governo deve assumere questo tema e trovare una soluzione insieme agli istituti di credito in modo trasparente, anche con operazioni e misure straordinarie, intanto mettendo subito in cantiere il pagamento di tutti i debiti che saranno catalogati e certificati alla fine dell'attuazione di questo decreto-legge ma soprattutto individuando quali ostacoli oggettivi e concreti non consentono alle banche di fare credito e quali soluzioni possano essere individuate per sopperire a questo ostacolo. Su questo tema nessuna prova deve rimanere intentata perché è una questione che ha una gravità assoluta, alla quale in qualche modo occorrerà dare una risposta.
  Concludo con una richiesta al Governo: troppe volte, per troppi anni, abbiamo visto norme bellissime e leggi che creano tante aspettative ma poi alla prova dei fatti abbiamo dovuto constatare che per qualche motivo le leggi non hanno prodotto i fatti sperati. Questa volta non possiamo sbagliare ed è quindi necessario che il Governo accompagni gli enti territoriali nell'attuazione di questo decreto-legge, monitorando gli effetti e vedendo come agire se si dovessero creare degli ingorghi. Dalle richieste di liquidità che sono pervenute dagli enti ed in particolare da alcune regioni si potrebbe già intravedere il rischio che i fondi non si trasformino in pagamenti.
  L'invito che rivolgo al Governo è di non considerare il lavoro terminato con la conversione in legge del decreto-legge ma di vigilare affinché tutto il processo vada a buon fine. In tempi di crisi lasciare risorse liquide dentro i cassetti della pubblica amministrazione sarebbe un delitto, nessuno capirebbe e nessuno deve difendere eventuali comportamenti negligenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 26

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, l'iter di questo provvedimento denuncia, ove ci fosse bisogno una volta di più, la necessità di riformare le modalità di adozione dei provvedimenti da parte del Parlamento perché la decretazione da parte del Governo ha posto ancora una volta le Camere in una situazione di discrasia: siamo passati da un percorso – quello della legislatura precedente – in cui sostanzialmente si era seguita la strada di un monocameralismo non formale in cui provvedimenti venivano adottati solo dalla prima Camera di lettura e la seconda, per affrettare i tempi, non faceva altro che ratificare quello che arrivava dall'altro ramo del Parlamento, ad una fase come questa in cui fintamente le Camere sono coinvolte ma con l'assoluta...

  PRESIDENTE. Cortesemente, invito ancora una volta ad abbassare il tono della voce.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ... con l'assoluta inapplicabilità di intervento da parte dell'eventuale terza lettura, come, nel caso di specie di questo decreto-legge, capita alla Camera dei deputati.
  Siamo infatti a poche ore dalla scadenza del decreto-legge e quindi occorre provvedere in via emergenziale alla sua conversione e ciò ha di fatto reso nulla la terza fase di lettura da parte della Camera che ha ricevuto dal Senato un provvedimento che, già da noi considerato farraginoso e scarsamente appetibile per le imprese che dovrebbero trarne beneficio, è ancora più indigesto nel contenuto; anche perché – questo è un altro tema, signor Presidente, che sottopongo alla sua valutazione – una volta di più abbiamo appreso come siano troppo radicalmente differenti i criteri di ammissibilità degli emendamenti tra l'uno e l'altro ramo del Parlamento. Ciò che non è possibile presentare e depositare nelle fasi dibattimentali alla Camera dei deputati è viceversa e secondo un'interpretazione regolamentare assai più lasca consentito ai nostri colleghi al Senato che, anche in questo provvedimento, hanno inserito nella seconda lettura delle argomentazioni che non sarebbe stato consentito aggiungere secondo le regole che ci si è dati alla Camera dei deputati e per le quali con riferimento agli argomenti che vengono addotti con le procedure di discussione in Commissione e in Aula e di emendamento del testo presentato dal Governo vi deve essere assolutamente attinenza al contenuto del provvedimento, cosa che non è avvenuta. Ma in più, anche nel merito, talune delle modifiche che sono state portate dal Senato francamente non tranquillizzano rispetto alla credibilità di questo sistema. Ne cito solo una: la posizione del nuovo articolo 5-bis che sostanzialmente limita o consente al Ministero dell'economia e delle finanze di cedere, in modo peraltro letteralmente neanche chiaramente esplicitato, le garanzie dello Stato a favore di istituzioni finanziarie nazionali, dell'Unione europea e internazionali, senza definire criteri, modalità e livello di contabilizzazione per quanto riguarda l'amministrazione della spesa pubblica di queste operazioni che verrebbero fatte in accompagnamento.
  Insomma, per concludere, signor Presidente, permangono, ribadendo quanto abbiamo avuto modo di esprimere, come gruppo di Fratelli d'Italia, in sede di dichiarazione di voto, in prima lettura, tutti i dubbi rispetto alla farraginosità del sistema, che è stata individuata in questo provvedimento, la difficoltà per le aziende di poter adempiere il percorso che è stato dato – difficoltà che è stata peraltro certificata anche dalle espressioni imprenditoriali che sono state coinvolte in fase dibattimentale e sono state audite dalla Commissione Bilancio della Camera – e permangono dei dubbi rispetto alla reale capacità della pubblica amministrazione di determinare e sancire con precisione quale sia l'entità complessiva dei debiti che la pubblica amministrazione ha assunto nei confronti delle imprese fornitrici.
  Le diverse modalità di registrazione contabile e l'assoluta discrasia tra livelli Pag. 27legislativi differenti pongono l'amministrazione pubblica in condizione di non conoscere quali e quanti siano realisticamente i debiti che le diverse emanazioni territoriali hanno complessivamente assunto nei confronti di imprese che hanno reso alla pubblica amministrazione beni e servizi.
  In più, ribadiamo l'elemento di forte criticità nel ricordare come, già nell'ultimo anno della passata legislatura, un provvedimento teso ad agevolare il pagamento dei crediti vantati dalle imprese che avevano fornito beni e servizi nei confronti della pubblica amministrazione, abbia, di fatto, prodotto un livello di pagamenti nei confronti delle imprese assai inferiore rispetto a quello per il quale quel provvedimento era stato scritto.
  Insomma, tutto ciò ci fa credere che quella supposta migliore performance dei dati economici, quella presunta spinta alla ripresa dell'economia, che accompagnava la relazione del Governo a questo testo, sia molto difficile da realizzare e – una volta di più – corriamo il rischio di dare il via a quello che, probabilmente sarà, l'ennesimo provvedimento bandiera, privo di un'effettiva realizzabilità.
  Pur tuttavia, come già ci eravamo espressi in sede di prima lettura, nell'auspicio che anche uno solo dei creditori dello Stato sia messo in condizione, per effetto dell'entrata in vigore di questa legge, di potere vedere soddisfatto il proprio credito, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà a favore della conversione definitiva del decreto in legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zanetti. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, già in occasione dell'approvazione in prima lettura alla Camera, abbiamo avuto modo di sottolineare come il provvedimento su cui torniamo ad esprimerci sia uno dei più sottovalutati degli ultimi anni.
  È dal 2006 che l'Italia conosce esclusivamente politiche di bilancio restrittive e improntate al rigore. Non è dalla fine di novembre 2011 che questo accade, non è da diciotto mesi, ma è ininterrottamente da quasi sette anni. E l'eredità di un lontano passato, cui dopo una troppo breve parentesi di moderata attenzione, si è assommato il passato più recente; quello che ha portato, tra il 2001 e il 2006, ad una crescita della spesa pubblica corrente da 475 a 662 miliardi di euro, ben 187 miliardi in più, giustificati solo in esigua parte dalle dinamiche demografiche e di invecchiamento della popolazione; quello che ha regalato effimere riduzioni di pressione fiscale perché finanziate, non con riforme strutturali, ma con condoni che, esaurito il loro gettito una tantum, hanno lasciato voragini nel conto economico dello Stato. In questi ultimi sette anni, non c’è stato Governo e relativa maggioranza che non abbiano dovuto fare i conti con una realtà sempre più difficile.
  Dal 2006 al 2008, abbiamo avuto l'austerità di bilancio del Governo Prodi, che ha aumentato la pressione fiscale dal 40 al 42,5 per cento, e posto un primo freno alla crescita incontrollata della spesa. Dal 2008 al giugno 2011, abbiamo avuto l'austerità di bilancio del Governo Berlusconi, che ha mantenuto costante la pressione fiscale, senza diminuirla, ma neppure aumentandola fino a giugno, e ha ulteriormente stretto i cordoni della spesa.
  A giugno 2011, con la definitiva esplosione della crisi dei conti pubblici a lungo negata, abbiamo avuto l'austerità da Stato di emergenza, che ha comportato l'assunzione di impegni con l'Europa di rientro immediato e costretto il Governo Berlusconi a varare manovre che determinavano un nuovo balzo della pressione fiscale, seppure a partire dal successivo 2012. Basta, infatti, leggere l'ultimo Documento economico e finanziario del Governo Berlusconi, approvato il 22 settembre 2011, dopo le due manovre estive e gli impegni assunti in sede europea, per vedere che già allora risultava prevista, per il 2012, una pressione fiscale del 44,07 per cento per il 2013 e del 44,84 per cento per il 2014.Pag. 28
  Nel 2012, infine, abbiamo avuto l'austerità di bilancio del Governo Monti, che si è fatto carico di attuare e declinare, in aumenti delle imposte indirette piuttosto che delle imposte dirette, l'impegno politico e di bilancio, di aumento della pressione fiscale, già assunto dal Governo precedente, oltre che farsi carico di avviare politiche non già di mero mantenimento dei livelli di spesa bensì di loro vera e propria riduzione. Sul punto basta ricordare che per il 2012 la minore spesa corrente a bilancio, che risulta dal DEF 2013, approvato recentemente, rispetto a quella che si prevedeva nell'aggiornamento del DEF di settembre 2011, è di ben 13 miliardi. E sul 2013 questo differenziale di minore spesa sale a oltre 16 miliardi, per poi superare i 23 nel 2014.
  Oggi il tempo, che è sempre galantuomo, ci consente di toccare con mano come ci sia rigore e rigore. Quello del Governo Prodi ha lasciato come eredità la necessità di altro rigore da parte del Governo Berlusconi. Quello del Governo Berlusconi ha lasciato come eredità la necessità di altro rigore da parte del Governo Monti. Quello del Governo Monti ha lasciato come eredità un provvedimento – questo – con cui si trasferiscono 40 miliardi, in due anni, di risorse finanziarie dalle casse pubbliche al settore privato nonché l'uscita dell'Italia dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo, grazie alla quale è possibile cercare di negoziare politiche espansive per circa una decina di miliardi. 40 miliardi di finanza e 10 miliardi di spazio economico a favore del settore privato, dopo quasi sette anni di provvedimenti a senso unico verso il settore pubblico. Non è male come eredità.
  Il punto, ora, è non dilapidare questa eredità. Per quanto riguarda la decina di miliardi di spazio economico di manovra, lo vedremo presto, sperando che il buon senso prevalga. Siamo tutti d'accordo sull'opportunità di interventi sull'IMU, ma è del tutto evidente che se andremo a concentrare una mole di risorse eccessiva rispetto al totale delle risorse spendibili avremo, forse, italiani con la casa detassata ma avremo sicuramente anche italiani senza altra prospettiva che starsene a casa. Senza contare che poco senso ha abbattere, fino magari ad azzerare, l'IMU sull'abitazione principale, se prima non si reintroducono equiparazioni doverose per situazioni similari, prima fra tutte l'equiparazione al trattamento per l'abitazione principale di quelle case che vengono concesse in uso gratuito dai genitori ai figli o dai figli ai genitori, perché il proprio parente di primo grado in linea retta la utilizzi come propria abitazione principale.
  Nel nostro programma, noi di Scelta Civica, prevedevamo il ripristino di queste equiparazioni e il raddoppio di tutte le detrazioni esistenti, arrivando così ad esentare totalmente oltre il 50 per cento delle abitazioni principali, nella più ampia accezione dovuta, appunto, alle equiparazioni, e oltre il 75 per cento dei nuclei familiari con almeno due figli. Costo dell'operazione più o meno, poco più, diciamo, di due miliardi di euro. Tanti, ma la metà di quattro e la metà della metà degli otto che ci vorrebbero se, addirittura, ragionassimo di restituzioni di quanto versato nel 2012. Tanti, ma non così tanti da non lasciare lo spazio principale a quelli che devono essere, appunto, i veri interventi principali. La priorità deve essere il lavoro e questo vuol dire cuneo fiscale per i lavoratori e IRAP per le imprese, molto prima di altro e molto prima anche dell'IVA.
  Vedremo presto se il Governo agirà secondo una visione armonica oppure si rassegnerà a mettere insieme una mera sommatoria algebrica di interventi di riduzione fiscale.
  In questo secondo caso, il timore è che, in termini di effetti sulla crescita sui consumi, si avrà una sommatoria algebrica pari a zero, e non ce lo possiamo permettere. Visione armonica significa, ad esempio, discutere di riforma della tassazione immobiliare a tutto tondo, e non soltanto con riguardo a singoli comparti, quali l'IMU e la TARES; temi che Scelta Civica riprenderà e svilupperà con convinzione nel corso dell'esame per la conversione in legge dei prossimi decreti fiscali, Pag. 29sia quello già approvato dal Governo sia quello che il Governo si è impegnato ad approvare entro il 31 agosto prossimo.
  Per quanto riguarda, invece, la quarantina di miliardi di finanza dal pubblico ai fornitori della pubblica amministrazione, riteniamo che questo provvedimento, pur con tutti i suoi limiti, rappresenti un buon veicolo di utilizzo della possibilità che è stata offerta dagli ennesimi sacrifici chiesti agli italiani, evidentemente messi, una volta tanto, a frutto sul serio.
  Di questo provvedimento ci soddisfano anche le norme che Scelta Civica, in particolare, ha fortemente voluto in materia di monitoraggio a regime dei debiti scaduti della pubblica amministrazione e dei relativi tardivi pagamenti; monitoraggio che avrà luogo mediante apposite comunicazioni telematiche ad una piattaforma centralizzata a cura delle pubbliche amministrazioni interessate, con sanzioni per i dirigenti inadempienti.
  Mai più, quindi, incresciose situazioni di totale ignoranza dell'ammontare dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, ma, soprattutto, porte spalancate ad una futura implementazione di una vera e propria anagrafe della spesa, man mano che la volontà politica e la capacità di attuazione tecnica spingessero verso un ampliamento graduale e costante degli obblighi informativi.
  Auto blu, doppi incarichi dirigenziali, condizioni contrattuali di fornitura: tutto potrà essere censito, se vi sarà la volontà politica e la capacità attuativa, e potrà esserlo con modalità tali da consentire agevoli aggregazioni e disaggregazioni dei dati. Senza l'anagrafe tributaria e i tanti, anzi, francamente troppi obblighi di comunicazione telematica che gravano sui contribuenti e sulle partite IVA in particolare, l'Agenzia delle entrate non avrebbe mai potuto raggiungere i livelli di efficacia nell'azione di contrasto all'evasione fiscale che, seppure ancora insoddisfacenti, non sono nemmeno paragonabili a quelli mille volte più scadenti di sette o otto anni fa.
  Allo stesso modo, senza una vera anagrafe della spesa la Corte dei conti non potrà mai diventare quell'agenzia delle uscite che serve al Paese per contrastare con pari efficacia l'altra faccia della medaglia dei mali dell'Italia, cioè gli sprechi e la corruzione nel settore pubblico.
  Serve volontà politica e capacità attuativa, dicevamo: la volontà politica di continuare su questa strada e la capacità di attuare concretamente le disposizioni che dovessero opportunamente intraprenderla. Governo e Parlamento dovranno fare la loro parte, ma, ad esempio, anche la Ragioneria generale dello Stato deve cambiare passo.
  Scelta Civica rimane, infatti, convinta che il cambiamento del Paese cominci con il rinnovamento della classe politica, ma non possa esaurirsi in esso, anche perché l'inadeguatezza dei flussi informativi sottostanti al bilancio dello Stato ed alla conseguente capacità di monitoraggio a livello centrale delle dinamiche di spesa, in tempi possibilmente quasi reali, non si riverberano solo sulla minore efficienza in termini di contrasto agli sprechi e alla corruzione nel settore pubblico.
  Un effetto ulteriore che queste storiche carenze determinano è rappresentato dai profili di talvolta eccessiva rigidità del Patto di stabilità interno, tanto che, sempre più spesso, molti amministratori locali arrivano a bollarlo sprezzantemente come «Patto di stupidità». La rigidità del Patto di stabilità interno non dipende da diktat europei, ma proprio dalla nostra incapacità di monitorare e conoscere in modo adeguato le dinamiche di spesa delle singole amministrazioni.
  Se conosci puoi essere flessibile, se non conosci, al punto da non sapere nemmeno quanti sono i debiti – figuriamoci il resto ! – ti ritrovi per forza costretto a moltiplicare oltre il necessario i paletti preventivi nella ripartizione interna del Patto di stabilità complessivo. Anche questo è un costo sociale, figlio dell'inefficienza, che non ci possiamo più permettere.
  Vi sono, poi, due aspetti del provvedimento su cui riteniamo opportuno spendere qualche considerazione ulteriore in ragione della loro novità per quest'Aula, in quanto frutto delle modifiche apportate al Senato al testo che la Camera aveva licenziato Pag. 30in prima lettura. Il primo è il tema della giustizia tributaria e il secondo è quello della proroga della possibilità per gli enti locali di avvalersi di Equitalia.
  Quanto al primo punto, Scelta Civica auspica che il Governo e le altre forze politiche siano quanto prima consapevoli della necessità di non ricordarsi della giustizia tributaria solo per adattamenti normativi alle regole di nomina del suo organo di autogoverno centrale.
  È necessaria quanto prima una riforma seria della giustizia tributaria, che passi attraverso la creazione di una vera magistratura specializzata, con formazione però non soltanto giuridica, bensì anche economica, in ragione della peculiarità del diritto tributario.
  In questi anni l'attenzione del legislatore si è concentrata sempre e soltanto sull'accrescimento dell'efficienza in materia di accertamento e riscossione, mentre nulla è stato fatto per tenere la giustizia tributaria al passo con questi processi di efficientizzazione. Uno Stato che pensi esclusivamente all'accertamento fiscale e alla riscossione dei tributi e mai alla giustizia dice molto del suo modo di intendere il rapporto tra contribuente ed erario.
  Scelta Civica ritiene che una riforma della giustizia tributaria, nel senso anzidetto della professionalizzazione e specializzazione del ruolo di giudice tributario, sia improcrastinabile. Per questo Scelta Civica lavorerà per accrescere l'effettività di questa prospettiva, già in occasione della discussione del disegno di legge delega per la riforma del sistema fiscale.
  Il secondo punto è quello della proroga della possibilità per i comuni di avvalersi di Equitalia per la riscossione dei propri tributi. Questa è la prova di quanta propaganda a buon mercato venga fatta attorno alla questione Equitalia: nessuno in campagna elettorale la vuole, salvo poi che si deve arrivare addirittura a prorogare la possibilità di avvalersene, pena il rischio che numerosi enti locali saltino.
  Scelta Civica ritiene che un ente di riscossione pubblica come Equitalia sia mille volte preferibile a una miriade di concessionari locali. Il punto su cui si deve intervenire – e con decisione, sia chiaro – sono gli attuali aggi riconosciuti ad Equitalia e alcuni poteri in materia di riscossione coattiva. È il contenuto della riscossione, non il contenitore, il problema, oggi !
  Da questo punto di vista Scelta Civica ritiene fondamentale dare quanto prima seguito agli ottimi indirizzi che, proprio in materia di riscossione, sono stati recentemente licenziati all'unanimità dalla Commissione finanze della Camera con una apposita risoluzione. Tra questi, in particolare, quello con il quale si intende procedere ad una ridefinizione, nel senso di un ridimensionamento, del perimetro entro il quale le contestazioni fiscali elevate nei confronti dei contribuenti siano accompagnate dall'obbligo di versare il 30 per cento delle maggiori imposte richieste, anche se il contribuente fa ricorso e sia ancora in pendenza di giudizio di primo grado. Le statistiche ufficiali del contenzioso tributario ci dicono infatti che, quando il contribuente presenta ricorso, l'Agenzia delle entrate e la generalità degli enti impositori (Equitalia, comuni, regioni eccetera) hanno ragione piena davanti alle commissioni tributarie meno del 40 per cento delle volte. Il restante 60 per cento si divide tra vittorie piene dei contribuenti, giudizi intermedi – ossia sostanzialmente pareggi in cui viene data ragione un po’ all'uno, un po’ all'altro – e situazioni in cui il processo si estingue per situazioni varie, quali, ad esempio, anche condoni sopravvenuti.
  Né si deve pensare che queste statistiche siano il frutto dell'abilità dei contribuenti e dei loro difensori nell'aggirare pretese legittime, ricorrendo magari ad astuzie procedurali, perché nei documenti ufficiali del MEF si legge in modo chiaro come, se si prendono in considerazione i soli contenziosi che vengono decisi per ragioni di merito – non quindi per cavilli procedurali –, le vittorie piene dei contribuenti diventano addirittura più numerose di quelle degli enti impositori.
  Con questi numeri diventa logico chiedersi a quanto ammontino le somme che Pag. 31ogni anno vengono fatte, comunque, versare ai contribuenti in attesa di giudizio, e che magari dopo un anno o due devono essere restituite a cittadini e imprese, lasciandoli però, nel mentre, ulteriormente, quanto immotivatamente, a corto di liquidità preziosissima in un periodo non facile come questo.
  Un'interrogazione in questo senso è stata anche presentata proprio oggi al MEF in Commissione finanze. Senza polemica, dobbiamo dire che il MEF un numero non ce lo ha voluto fare. Si è limitato a produrre una rielaborazione delle statistiche ufficiali, curata dalle Agenzie delle entrate, finalizzata ad enfatizzare al massimo le percentuali di successo dell'Agenzia stessa. Tra l'altro – nota di colore – in alcune tabelle l'Agenzia evidenzia tra le vittorie pure i giudizi intermedi, ossia, come abbiamo spiegato, i pareggi (quindi, la «x» vale come vittoria).
  Due anni fa, in occasione dell'entrata in vigore della disciplina sugli accertamenti esecutivi, il Consiglio nazionale dei commercialisti aveva stimato tra 1 e 2 miliardi l'ammontare medio annuo della liquidità sottratta ai contribuenti che all'esito dei contenziosi poi deve essere restituita. L'interrogazione chiedeva appunto al MEF stesso di procedere ad una quantificazione più precisa grazie al maggior dettaglio di dati di cui dispone.
  Rimane il fatto che gli esiti dei contenziosi tributari confermano che un atto di contestazione fiscale è oggi ancora lontano da potere giustificare una presunzione di colpevolezza del contribuente. La riscossione frazionata del 30 per cento in pendenza di giudizio è un male in parte necessario – questo dobbiamo dircelo con chiarezza –, ma con questi risultati e in tempi di crisi di liquidità come questi deve essere necessariamente limitata alle contestazioni più gravi e non applicata a tutte, come accade ora.
  Non ci dilunghiamo oltre, avendo toccato tutti i punti su cui ci pareva opportuno richiamare l'attenzione in questa ulteriore occasione di dibattito, su un provvedimento che, come detto in apertura, riteniamo essere il primo segnale tangibile di inversione di tendenza, un'inversione di tendenza, appunto, dopo sette anni ininterrotti di politiche di bilancio restrittive, che fino all'arrivo del Governo Monti erano state capaci di produrre solo altre politiche di bilancio ancora più restrittive (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Marilena Fabbri. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Signor Presidente, intervengo su questo provvedimento in particolare dal punto di vista degli enti locali.
  Tante ovviamente sono le pubbliche amministrazioni coinvolte positivamente da questo intervento del Governo che oggi andiamo ad approvare, ma ritengo di sottolineare il punto di vista degli enti locali soprattutto per specificare alcuni aspetti perché, se per la pubblica amministrazione il pareggio di bilancio è un obbligo a partire dai provvedimenti di legge del 2012, per gli enti locali il pareggio di bilancio e la veridicità del bilancio sono un obbligo di legge dal 1990.
  Questo lo sottolineo perché la situazione nella quale oggi ci troviamo, cioè quella di autorizzare gli enti locali e le pubbliche amministrazioni ad adempiere agli obblighi commerciali con le imprese non deriva, per quanto riguarda gli enti locali, a seguito di un atteggiamento inadempiente o inefficiente nella gestione della pubblica amministrazione, ma da provvedimenti di carattere contabile e finanziario che, a partire dalla metà degli anni Duemila, hanno iniziato a rallentare, se non poi fermare, la capacità di pagamento dei debiti.
  Ricordo, infatti, che a metà degli anni Novanta, quelle che sono state le cosiddette riforme Bassanini introdussero una serie di provvedimenti e anche di indicatori di efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione e di buon andamento della pubblica amministrazione e tra questi indicatori c'era anche quello di migliorare ogni anno la propria capacità di pagamento rispetto agli impegni di Pag. 32spesa presi proprio nel bilancio di competenza.
  Questo lo sottolineo perché, come è già stato anche evidenziato da alcuni colleghi precedentemente, questo provvedimento rende giustizia alla capacità di buon andamento e di buon funzionamento della pubblica amministrazione e rende giustizia nei confronti dei debiti maturati verso le imprese, ma soprattutto risulta essere un palliativo e un provvedimento non esaustivo, se si limita esclusivamente ad autorizzare il pagamento dei 40 miliardi di debiti ormai regressi e non è il punto di partenza verso una serie di provvedimenti che vanno a modificare le cause che hanno generato questa situazione e, quindi, il Patto di stabilità interno ed i vincoli contabili e finanziari che impediscono di fatto alle pubbliche amministrazioni ed agli enti locali in particolare di pagare il dovuto nei confronti dei propri fornitori e dei propri creditori.
  Credo, inoltre, e voglio sottolineare il fatto che gli enti locali devono essere considerati un partner nell'organizzazione e nella gestione dell'economia nazionale e non un soggetto subalterno. Questo non lo diciamo per un punto di vista politico diverso, ma lo dice la Costituzione. Gli enti locali e la pubblica amministrazione sono un'articolazione della Repubblica e sono soggetto paritario nella gestione degli interessi dei nostri cittadini e devono ritornare ad essere chiamati ad un tavolo di discussione insieme al Governo alla pari, per definire quelle che sono le priorità del Paese e anche sicuramente gli obiettivi finanziari che il nostro Paese nel suo complesso deve essere chiamato a rispettare.
  Auspico, quindi, che questo provvedimento, che va a tamponare una situazione che è stata generata da provvedimenti governativi del nostro Paese, sia il punto di partenza per una svolta nel rapporto fra Stato e enti locali e territorio e vadano anche a rivedere i limiti del Patto di stabilità.
  In particolare auspico che con uno dei primi provvedimenti, come già più volte è stato detto anche in questa Aula da esponenti del Governo e non solo, si vada a modificare il Patto di stabilità, in particolare per quanto riguarda gli investimenti. A mio avviso, una priorità assoluta è quella della messa in sicurezza, l'abbattimento delle barriere architettoniche e le norme antisismiche per gli edifici pubblici, ma in particolare per gli edifici scolastici. Ci sono priorità che non possono sottostare a limiti contabili e finanziari. Ci sono priorità che uno Stato si deve dare per non contare i morti successivamente e le ultime calamità del nostro Paese ci dimostrano che ci sono provvedimenti che non aspettano gli equilibri di bilancio, ma che vanno immediatamente programmati e realizzati.
  Il secondo provvedimento è quello relativo al dissesto idrogeologico. Come dicevo prima, l'Emilia-Romagna, lo ha dimostrato in questi ultimi mesi, è stata coinvolta dal terremoto, dalla tromba d'aria, dal dissesto idrogeologico. Una regione che comunque ha continuato ad investire nonostante le difficoltà di questi anni sulla sismica, sul dissesto idrogeologico, ma non è stata immune dai danni che questi hanno determinato.
  Mi avvio a concludere, ma vorrei sottolineare che ritengo questo provvedimento solamente il punto di inizio di un cambiamento culturale e politico che vede gli enti locali, le regioni e le province sedere attorno ad un tavolo per definire gli obiettivi prioritari di bilancio contabile, ma anche le priorità politiche che questo Paese richiede per rispondere alle esigenze organizzative, e non solo, dei suoi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,20).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono Pag. 33da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 676-B)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, presidente della Commissione bilancio, deputato Francesco Boccia.

  FRANCESCO BOCCIA, Relatore. Signor Presidente, confermo le riflessioni fatte in sede di relazione. Gli aspetti che hanno caratterizzato questo decreto-legge sono stati già pienamente illustrati. Penso che sia stato fatto un eccellente lavoro, il migliore possibile, pertanto lascio la parola al Governo.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

  ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ringrazio anch'io veramente i lavori delle Commissioni, che sono stati particolarmente celeri relativamente a questa terza lettura. Faccio mie le considerazioni svolte dal Presidente e relatore, onorevole Boccia, nel merito delle modifiche che sono state apportate al Senato sul provvedimento.
  Il Governo giudica complessivamente il risultato, l'esito di questa letture, come un miglioramento significativo del testo, su cui peraltro anche le modifiche del Senato hanno evidenziato alcuni aspetti su cui sarà opportuno riflettere sia da parte del Governo che ovviamente delle Camere, in merito ad alcuni temi che sono stati origine anche di ulteriori necessità di riflessione questa mattina in Commissione bilancio, ma che credo debbano anche animare, diciamo così, le iniziative che verranno prese dal Governo nei prossimi tempi, ma anche ovviamente discusse in sede parlamentare, vista la rilevanza delle vicende.
  La prima riguarda più in generale il tema delle cessioni di garanzia dello Stato in merito a questi debiti. Vorrei rappresentare – perché è stata una questione affrontata in modo vigoroso oggi in Commissione e molto discussa anche al Senato – qual è «l'interpretazione autentica» che dà il Governo oggi all'articolo 5-bis, recante la cessione di garanzia dello Stato a favore delle istituzioni finanziarie. Vorrei lasciare a verbale questo intervento per poter chiarire che, seppur con un testo che probabilmente meriterebbe ulteriore manutenzione – e ci riserviamo di farlo in altro provvedimento – l'iniziativa della garanzia dello Stato a favore di istituzioni finanziarie è un'iniziativa che ha un preciso perimetro.
  In particolar modo, vorremmo chiarire che la finalità della norma è sostanzialmente quella di consentire, tramite la cessione delle garanzie dello Stato, il rifinanziamento del sistema finanziario accedendo a risorse messe a disposizione in condizioni particolarmente favorevoli dalla BEI e/o da altre istituzioni finanziarie comunitarie e internazionali. La formulazione ampia riferita a istituzioni finanziarie nazionali, comunitarie e internazionali si impronta ai noti principi dell'Unione europea di non discriminazione, di tutela della concorrenza e dei mercati.
  Ciò premesso, venendo alle richieste di chiarimenti, in ordine ai profili di eventuali quantificazione di oneri non considerati all'interno del decreto, vorremmo precisare che la disposizione può operare solo sulla base di norme che già prevedono la garanzia dello Stato e, quindi, potrebbe avere effetto solo relativamente a crediti già assistiti dalla garanzia dello Stato. La norma perciò non consente la concessione di nuove garanzie, ma solo la cessione delle medesime garanzie dello Stato previste dalla legge. Confermiamo altresì che la cessione non opererebbe automaticamente, ma sarebbe rimessa alla valutazione dell'amministrazione sulla base di due precise condizioni. La prima, che non Pag. 34determini un aggravio dei potenziali oneri dello Stato garante rispetto all'ambito della garanzia già concessa; la seconda, che sussistano motivate, documentate esigenze economico-finanziarie sia sotto il profilo dell'interesse erariale che del soggetto che richiede la cessione della garanzia già concessa. Pertanto, dovendo operare la norma sulla base delle suddette condizioni, non dovrebbe né incrementare i rischi di escussione delle garanzie dello Stato né comportare rischi di riclassificazione delle garanzie stesse come debito pubblico. Tenevo a precisare questo, signor Presidente, perché è stato un punto non di secondo piano il confronto oggi in Commissione su questo tema.
  La seconda considerazione è in merito agli interventi che si sono fatti relativamente al tema del Patto di stabilità nei comuni, all'utilizzo degli oneri derivanti comunque da interventi che sostanzialmente richiamano a spese che dovrebbero essere classificate e utilizzate quasi esclusivamente con riferimento ad entrate classificate e utilizzate in conto capitale e che vengono di fatto declassificate e utilizzate ancora per parte corrente. Questo è un altro tema su cui il Governo ha espresso tutte le riserve del caso durante la seconda lettura, ritenendo che questo fosse un passaggio complessivamente di deroga rispetto a quelli che sono principi contabili che abbiamo deciso di affermare già nella scorsa legislatura, ma che riteniamo debbano essere per così dire riaffermati e discussi anche in questa legislatura. Continuiamo a parlare di corretto utilizzo della spesa, di corretto utilizzo delle risorse derivate dalle entrate e, quindi, della possibilità di ottenere un equilibrio corretto per quello che riguarda gli enti locali, eppure si tende a proseguire con dinamiche che con la scusa dell'emergenza del pagamento di questi debiti, che sono indubbiamente una necessità, consentono anche l'utilizzo di questo tipo di interventi. Per quello che riguarda l'altro aspetto, che è quello della deroga alle sanzioni...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa. Vi chiedo di abbassare, ancora una volta, la voce.

  ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'altro tema è quello della deroga alle sanzioni in merito a quelle che erano le regole di funzionamento del Patto di stabilità per il 2012. Questo è un altro argomento su cui il Senato ha deciso di intervenire richiamando alla necessità, per così dire, di straordinaria emergenza legata al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, ma il Governo ritiene che ogni deroga che riguardi anche la delegittimazione delle sanzioni in materia di Patto di stabilità e il funzionamento connesso all'indebolimento delle norme che riguardano il perimetro complessivo delle autonomie degli enti locali relativamente agli obiettivi di bilancio nazionali siano passaggi che mettono in discussione gli elementi fondanti con cui intendiamo continuare a lavorare per migliorare le condizioni complessive delle finanze pubbliche, identificare idonei risparmi di spesa e puntare anche alla qualificazione della spesa attraverso il riconoscimento della virtuosità.
  Concludo, signor Presidente, per dire che questi sono stati gli elementi dibattuti su cui il Governo ha tenuto a precisare ancora una volta, in sede di replica, la propria posizione. A parte questi elementi, il testo complessivamente al nostro esame è stato, noi riteniamo, migliorato in modo significativo.
  Ribadiamo il nostro impegno nel cercare – speriamo – di potere liberare degli spazi che ci consentano di far fronte ai debiti della pubblica amministrazione che restano in sospeso e che rappresentano ancora un punto di domanda rilevante sul futuro delle aziende e anche sulla credibilità dei rapporti fra Stato centrale e aziende.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,25).

  WALTER VERINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, mi raccomando solo di essere breve.

Pag. 35

  WALTER VERINI. Signor Presidente, ho chiesto la parola per i fatti gravi che questa mattina sono avvenuti nella città di Terni, dove durante una pacifica manifestazione dei lavoratori delle acciaierie e delle istituzioni locali ci sono stati degli scontri. Vi è stato un comportamento delle forze di polizia grave, inspiegabile ed immotivato. Era una manifestazione pacifica, a difesa del posto di lavoro, in una città che è con il cuore in gola per il futuro delle acciaierie, che è uno dei settori strategici – lo sappiamo bene – del nostro Paese. Durante questa manifestazione, proprio in piazza Dante, davanti alla stazione, nel luogo dove sorge la pressa da 12.000 tonnellate a simboleggiare il lavoro che rappresenta quella città, ci sono stati degli scontri dove il sindaco della città Di Girolamo e i lavoratori sono stati feriti. Il sindaco è stato anche portato al pronto soccorso.
  Come hanno già chiesto la collega Sereni e gli altri colleghi umbri, noi chiediamo urgentemente al Ministro dell'interno di venire in Aula a riferire. Sappiamo dell'indagine che il Comitato centrale ispettivo del Ministero dell'interno ha disposto per capire come fatti così gravi siano potuti avvenire. In un momento di così grave esasperazione sociale, di così grave difficoltà per il mondo del lavoro, occorrono responsabilità, occorrono nervi saldi, occorre professionalità democratica. Noi vogliamo sapere come tutto questo sia potuto accadere, anche per evitare che episodi di questo genere possano accadere di nuovo e questo tanto più in una città che, come ha ricordato – e ho finito – lo stesso sindaco Di Girolamo, è da sempre in prima fila, democraticamente e pacificamente, per difendere il lavoro, come quando gli operai, nel 1944, andarono in fabbrica e dormirono in fabbrica per evitare...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  WALTER VERINI. ... che i nazisti minassero quella fabbrica simbolo del lavoro, di una terra e di tutto il nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Siccome mi era stato chiesto l'intervento per non più di un minuto su una questione particolare, se siamo d'accordo gli ulteriori interventi sull'ordine dei lavori, per concludere ciò che stavamo facendo, li rinvierei alla fine della seduta (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo per portare a conoscenza dell'Aula l'episodio gravissimo che è successo questa notte a Pinerolo, dove un commerciante, un barista, per difendere il proprio lavoro è stato brutalmente assassinato da due delinquenti che lo stavano derubando. Chiediamo l'intervento del Ministro dell'interno per far luce e chiarezza sull'episodio e perché questo non possa più avvenire, perché è una delle tante morti inutili che in questo Paese sta avvenendo per mancanza di tutela dei cittadini e per mancanza di sicurezza. Vorremmo chiarezza totale dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, anche noi ci associamo alle parole dell'onorevole Verini, perché come umbri ci teniamo a precisare che innanzitutto mandiamo gli auguri di guarigione ai feriti che ci sono stati. Ci sembra strana questa azione di violenza riguardante una manifestazione che era partita pacifica per esprimere dei problemi sul settore, perché a breve ci sarà una vertenza in tal senso.
  E quindi chiediamo anche noi con forza, magari quanto prima, che il Ministro dell'interno venga a riferire sullo Pag. 36svolgimento dei fatti e verifichi anche chi sono i responsabili, nel caso ci fossero, sulla gestione della sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Si riprende la discussione.

(Esame articolo unico – A.C. 676-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 676-B), approvato dalla Camera (Vedi l'allegato A – A.C. 676-B) nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 676-B).
  Avverto che gli emendamenti presentati sono riferiti agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 676-B) e all'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 676-B).
  Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 676-B).

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Intendete intervenire o in maniera collaborativa andiamo avanti con la seduta ? Direi che è il caso.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, collaborativa, però non doveva darla a nessuno la parola. Comunque in maniera collaborativa posticipiamo.

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, vorrei ricordare che il Regolamento le dà piena facoltà di dare la parola su interventi come quelli che abbiamo adesso sentito o di rimetterli alla fine della seduta, senza dipendere dalla benevolenza di nessuno.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti la deputata Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, l'emendamento che ho presentato dispone la soppressione del comma 2 dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione. Tale comma è stato inserito nel disegno di legge in oggetto nel corso del suo esame al Senato. La questione è stata dibattuta in seno al Comitato per la legislazione e, nell'ambito del parere espresso dall'organo esso ha formato oggetto di un'apposita condizione soppressiva. Si tratta di una tematica piuttosto seria. Vi ricordo, infatti, che, mentre il decreto-legge nel suo complesso contiene una serie di interventi che incidono sulla disciplina, in massima parte di carattere speciale, in materia di pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione e di finanza degli enti territoriali, la disposizione di cui chiedo la soppressione interviene a disporre l'esclusione dei componenti soprannumerari delle commissioni tributarie dall'elettorato attivo e passivo per le elezioni per il rinnovo del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria.
  Si tratta, dunque, ictu oculi di una disposizione palesemente estranea rispetto al contenuto del decreto-legge al quale non risulta avvinta né da un nesso materiale né da un nesso funzionale. In proposito, non si può sottacere che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 22 del 2012, ha dichiarato costituzionalmente illegittimo l'articolo 2, comma 2-quater, del decreto-legge n. 225 del 2010, recante disposizioni in materia di proroga di termini, nella parte in cui aveva introdotto i commi 5-quater e 5-quinquies, primo periodo, nell'ambito dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992 n. 225 (Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile).

Pag. 37

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,35)

  FRANCESCA BUSINAROLO. Le anzidette disposizioni, infatti, avevano introdotto una normativa a regime del tutto slegata da contingenze particolari, inserita tuttavia nella legge di conversione di un decreto-legge denominato «proroga di termini previsti da disposizioni legislative ed interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie», determinando la commistione e la sovrapposizione nello stesso atto normativo di oggetti e finalità eterogenei in ragione di presupposti a loro volta eterogenei. In tale occasione, la Corte costituzionale aveva dichiarato l'illegittimità di tale disposizione in quanto in contrasto con l'articolo 77 della Costituzione. La situazione al nostro esame non è tanto dissimile da quella che ha dato origine alla sentenza n. 22.
  Inoltre, la norma in tema di rinnovo del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria è stata inserita, non nel testo del decreto-legge, bensì in quello del disegno di legge di conversione che è strumento normativo a contenuto vincolato in quanto dovrebbe essere volto unicamente a disporre, appunto, la conversione in legge del decreto-legge che ne forma oggetto. Sono consapevole che i termini a disposizione del Parlamento per la conversione in legge del decreto-legge non consentiranno di tener conto della condizione formulata dal Comitato per la legislazione, né di accogliere l'emendamento che ho predisposto. Ho ritenuto, tuttavia, doveroso procedere alla sua presentazione al fine di rendere edotta l'Aula della gravità della questione che la norma di natura sostanziale inserita dal Senato nel disegno di legge di conversione pone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, la relazione del presidente Boccia e la replica del sottosegretario Giorgetti hanno posto sulla linea corretta la discussione conclusiva attorno a questo decreto-legge. Personalmente, invito i presentatori a ritirare gli emendamenti presentati, mi pare siano solo due, e anche quello illustrato adesso dalla collega Businarolo con riferimento ad un emendamento che sarebbe stato ispirato dal Comitato per la legislazione. Tuttavia non si può non cogliere l'occasione per svolgere alcune rapide riflessioni. Nelle more di una riforma istituzionale complessiva sarebbe bene che il percorso parlamentare in doppia lettura fosse meglio coordinato; mi rivolgo al Presidente perché secondo me questa è una competenza diretta della Presidenza di operare perché, di intesa con il Senato, non ci sia questa doppia lettura così farraginosa e mal coordinata; non è pensabile che il rigore legislativo sia di competenza di una Camera sola e che l'interpretazione dell'estraneità della materia rispetto al testo originario sia troppo elastica o strumentale, come ha dimostrato or ora l'intervento della collega del MoVimento 5 Stelle.
  Oggi licenziamo finalmente il decreto-legge n. 35 del 2013, al limite della sua decadenza, tant’è che non si possono approvare emendamenti per non modificare il testo. Evviva ! Il nostro voto è favorevole anche se nel testo approvato dal Senato ci sono alcune modifiche che non vanno nella stessa direzione del miglioramento. In questo senso interpreto le parole del sottosegretario Giorgetti come un auspicio; in realtà, non ho trovato, in tutte le modifiche adottate dal Senato, quella sensazione di miglioramento a cui lei, sottosegretario, faceva cenno. In particolare, mi corre l'obbligo di ricordare che all'articolo 1, comma 17, l'intervento per i comuni sul Patto di stabilità, tendente ad escludere dallo stesso i debiti di parte capitale già pagati nel corso del 2012 rappresentano un'operazione totalmente approssimativa. In sostanza, si tratta di una riduzione delle sanzioni previste a carico dei comuni che non hanno rispettato il Patto; essa opera sul 2012, e quindi in chiave retroattiva, e Pag. 38dà un'indicazione che il Patto di stabilità non si supera con un disegno complessivo ma con furbizie parziali; inoltre, la riduzione delle sanzioni incide sulla premialità prevista per i comuni cosiddetti virtuosi. Così, poiché si fa riferimento, nel giudizio dato dal Governo, al fatto che non incide sui saldi di finanza pubblica ma è un'operazione interna, possiamo dire che le minori sanzioni attribuite ai comuni che non hanno ottemperato al rispetto del Patto di stabilità vengono pagate con un attingimento ai fondi per la premialità dei comuni che, invece, ottemperano al patto. Mi sembra una contraddizione che sarebbe stato meglio evitare.
  Ancora, sottosegretario, le sue parole in ordine al problema della cessione della garanzia dello Stato mi hanno tranquillizzato fino ad un certo punto. Mi riferisco all'articolo 5-bis. Io considero che questa norma, e infatti al Senato, se non ricordo male, lei aveva espresso parere negativo, è una norma ambigua che sarebbe bene modificare con un altro provvedimento perché se fosse operativa, sulla base di una discrezionalità ampia e generica, si scaricherebbe sul debito, con evidenti conseguenze negative sulla finanza pubblica. Se invece non è operativa, come sostanzialmente lei ha dichiarato essere, allora è inutile perché se non è operativa non serve e quindi sarebbe stato meglio evitarla. Quindi, l'invito che le faccio è che nel prossimo provvedimento lei la tolga.
  All'articolo 10, comma 2-ter, ai comuni si consente di avvalersi, fino al 31 dicembre, di Equitalia e delle società partecipate; ma è la stessa Equitalia o è un'altra ? Perché nell'ultimo anno abbiamo assistito ad una propaganda di natura elettorale, ma al di sopra delle righe, che identificava in Equitalia lo strumento del male.
  Ora, qui, invece, vedo che c’è una proroga fino al 31 dicembre di Equitalia e delle società partecipate. Che cosa ne consegue, se vogliamo essere seri ? Che da tutto il polverone su Equitalia non si è pensato alle conseguenze negative sui bilanci comunali. Se i comuni avessero dovuto subentrare immediatamente, adesso, dal 1o di luglio, mettendo in atto i crediti fiscali accertati, come avrebbero fatto a scaricarli sui loro bilanci ? Sarebbe stato impossibile e ne sarebbero usciti totalmente sommersi, e, quindi, adesso c’è l’escamotage di far riferimento ad una proroga.
  Io aggiungo che questa non può essere materia da «polverone elettorale», ma richiede un'impostazione seria, come ha fatto recentemente la Commissione finanze della Camera, che ha richiamato un atteggiamento di carattere generale. Infatti, se è così va bene, ma se l'idea di fondo è che ogni comune si fa la sua Equitalia mi pare che andremo incontro ad un disastro di carattere generale che sarebbe bene evitare. Da ultimo, l'altra chicca che il Senato ci ha regalato riguarda l'articolo 10, comma 4-ter, che proroga al 2014...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Tabacci. Mi segnalano problemi di audio: non credo che dipenda dal suo microfono, credo dipenda in parte dal brusio di sottofondo, che chiederei ai colleghi di limitare al massimo.

  BRUNO TABACCI. La ringrazio, Presidente, ma va messo nel conto, perché sono argomenti abbastanza complicati. Dicevo della proroga al 2014 e della possibilità di utilizzare i proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni in materia edilizia per il finanziamento di spese correnti. Questo andare contro corrente è compiere una scelta che è sbagliata, perché se noi continuiamo ad indicare per i bilanci comunali l'idea che la spesa corrente si sostiene con entrate straordinarie, che sono legate ad altre entità, ad altri fatti, non si aiuta gli amministratori a crescere. Questo è sbagliato, è sbagliato profondamente, e dà l'indicazione che in fondo la gestione della spesa corrente con entrate che siano coerenti, autonome, continuative – da qui il tema dell'autonomia impositiva – non è un optional. Bisogna qualificare la spesa degli enti locali andando con decisione verso l'autonomia impositiva, e qui credo che si debba recuperare la rimodulazione dell'IMU, che è un'imposta comunale Pag. 39e federale per eccellenza. È lì che si può andare verso il tema del risanamento dei bilanci comunali. Tuttavia, invece di andare in quella direzione si va verso la prosecuzione dell'esperienza di scarsa qualità della spesa, come quando si finanzia, appunto, la spesa corrente con entrate straordinarie. Questa parte che è stata introdotta, che non c'entrava nulla con il pagamento dei debiti ai fornitori dello Stato e degli enti locali (questi famosi 40 miliardi di euro), non dà l'indicazione che questo è un Paese che ha capito come si esce dalla crisi, ma dà l'indicazione e la sensazione di una confusione istituzionale che giunge ai livelli del parossismo.
  Per cui, Presidente, sarà bene che ci si metta nella condizione di meglio coordinarci con il Senato, per evitare che la doppia lettura, che i Costituenti hanno voluto come una garanzia, diventi una forma di confusione insopportabile.

  PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire sul complesso delle proposte emendative presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCESCO BOCCIA, Relatore. Signor Presidente, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, per le ragioni che ho esposto nel mio intervento sul complesso delle proposte emendative, ritiro l'emendamento soppressivo del comma 2 dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione, al fine di consentire la presentazione di un ordine del giorno sul punto, del quale sarò cofirmataria. Auspico che per il futuro il Governo dimostri una maggiore sensibilità e una maggiore attenzione per questioni come quelle che ho posto, le quali non attengono soltanto alla buona qualità della legislazione, ma alla stessa legittimità costituzionale delle disposizioni che approviamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 10-quater.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. L'emendamento è volto a evidenziare come a fronte di un contributo palesemente sovrastimato per il 2014, di 270 milioni di euro, inserito all'articolo 10, con cui si intende attribuire ai comuni il corrispettivo del gettito IMU riferito agli immobili di loro proprietà, ci sarebbe lo spazio per poter assegnare un contributo di 200 milioni di euro a quegli enti virtuosi così come riconosciuti dal decreto-legge n. 98 del 2011. L'emendamento mira a ristabilire un principio molto semplice ma che purtroppo molto spesso viene ignorato, e cioè che chi ha bene amministrato le risorse pubbliche dovrebbe essere premiato e non ricevere un trattamento peggiore di chi non le ha amministrate in maniera virtuosa.
  Dobbiamo purtroppo registrare che oltre l'80 per cento dei fondi previsti da questo decreto è andato a comuni non virtuosi, e che quindi anche stavolta chi ha risparmiato non è stato premiato, mentre invece chi ha più speso più ha ricevuto. Gli enti virtuosi, soprattutto del nord, hanno potuto usufruire degli spazi finanziari previsti da questo decreto, ma essendo virtuosi, appunto, potranno procedere con i pagamenti attraverso risorse proprie di cassa risparmiate grazie ad una gestione accurata e responsabile che ha portato avanzi di amministrazione, mentre invece gli enti non virtuosi accederanno ai fondi della Cassa depositi e prestiti.
  È evidente che dovrebbe esserci un differente trattamento di queste diverse situazioni e ci dispiace che il provvedimento Pag. 40che andremo ad approvare non tenga conto di questo aspetto per noi fondamentale, perché solo grazie all'introduzione del principio di una reale responsabilità degli amministratori, potremmo evitare lo sperpero delle risorse pubbliche, grazie. (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 10.quater.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Pilozzi, Farina Daniele, Gitti, Leone, Turco, Brunetta, Di Lello, Catania...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  530   
   Votanti  528   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  265   
    Hanno votato   17    
    Hanno votato no   511.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Ha chiesto di parlare il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie Presidente. Mi scusi, è veramente increscioso questo atteggiamento, alla mia sinistra, per non fare nomi, ci sono persone che continuano a votare per due, per un altro deputato, per deputati non presenti, per prendere la quota che gli spetta in base alla votazione. (Commenti)
  È scandaloso. Grazie. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, immagino sullo stesso argomento, il deputato Romele. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, siccome gli occhi li abbiamo tutti, anche noi per guardare chi ci guarda, e siccome qui di voti strani non se ne fanno, quel signore con la barba, col ricciolo...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  GIUSEPPE ROMELE. ... guardi meglio, perché qui non c’è nessuno che vota di traverso.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signora Presidente, penso sia diventato inaccettabile questo triste spettacolo che si ripete regolarmente ad ogni seduta. Intanto è la Presidenza che deve richiamare in casi di questo tipo: se c’è qualche collega che vuol dare una mano alla Presidenza, è inutile che faccia queste dichiarazioni per avere l'agenzia Ansa che esce ogni giorno fuori dall'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Che faccia piuttosto i nomi di chi non è presente, e il voto è valido: a questo punto aiuterà l'Aula, e non aiuterà soltanto se stesso per andare una volta in più su qualche agenzia.

  MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Non darò la parola a nessun altro, a meno che non appartenga a gruppi diversi rispetto a quelli che hanno già parlato.

  MAURIZIO BIANCONI. Signora Presidente, a me sembra che invece di chiedere i nomi al collega del MoVimento 5 Stelle – nomi che evidentemente non può fare, perché nessuno fa quello che dice lui, essendo esiguissimo il numero delle persone, dei colleghi che non hanno dato le firme, e non essendoci alcuna utilità a Pag. 41dare il voto –, sarebbe l'ora forse che fosse preso il suo nome per essere richiamato a dovere, perché è chiaro che sta usando questo sistema per andare sulla stampa e farsi pubblicità, dando l'esempio di quello che pensa il MoVimento 5 Stelle di questa istituzione: la sfrutta, e basta (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. I deputati e le deputate sanno che il sistema delle minuzie è stato introdotto perché c'era una cattiva abitudine, che noi non vogliamo riprenda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tuttavia, credo che sia giusto che non si usi questo tema in maniera propagandistica (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Lega Nord e Autonomie), per cui non darò la parola a nessuno: se ci sono casi specifici i rappresentanti di qualsiasi gruppo sono pregati di rivolgersi alla Presidenza indicando i nomi.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 676-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 676-B).
  Il deputato Sorial ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/676-B/9, per cinque minuti.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, colleghi e colleghe, intervengo per parlare dell'ordine del giorno, e non a fare campagne elettorali o propagandistiche, come è stato dichiarato su altri temi che hanno introdotto in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Grazie mille, grazie, grazie. L'ordine del giorno che abbiamo presentato mi porta a fare un piccolo flashback a quando (Commenti dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)...

  PRESIDENTE. Per favore ! Prego.

  MAURIZIO BIANCONI. Vado via (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Prosegua, deputato Sorial, perché perde il suo tempo. Era un consiglio.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie, signora Presidente. Se potrà aggiungermi qualche secondo alla fine mi farà una cortesia.
  Per quanto riguarda l'ordine del giorno, ci tocca fare un po’ un flashback a quando eravamo in quest'Aula a discutere del decreto-legge n. 35 del 2013, e a parlare delle coperture finanziarie di quel decreto-legge. In quella sede avevamo detto, giusto per i lavori della V Commissione (bilancio), che eravamo purtroppo abbastanza amareggiati del fatto che si regalassero 12 milioni di euro all'Expo, e come richiesto anche dal Governo allora, non si andava a toccare il comparto ministeriale dell'istruzione. Questo è un flashback relativo a qualche settimana fa.
  Oggi invece quello che succede è che l'articolo 10-quater del decreto-legge, come ci arriva dal Senato, non fa altro che inserire, a causa di un incremento di spesa per interessi di 7 milioni nel 2014 e di circa 16 milioni nel 2015, una riduzione: va quindi a toccare il Fondo speciale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per l'anno 2014.
  Questo mi porta un po’ a ragionare sul fatto che in data 5 maggio 2013, quindi giusto un mese fa, sia qua, ma anche in una nota trasmissione televisiva dove molti dei nostri colleghi vanno a fare propaganda, il Presidente del Consiglio Letta, alla domanda: promette che questa volta non ci saranno tagli per la cultura, la scuola e la ricerca ? Ha risposto: mi prendo l'impegno, se ci saranno dei tagli mi dimetto.
  Io voglio capire un attimo se il Governo della Camera è lo stesso Governo del Senato, perché qui i casi sono due: o al Senato vogliono fare un brutto scherzo al Presidente del Consiglio e quindi in qualche modo ufficializzare qui le sue dimissioni, Pag. 42oppure il Presidente del Consiglio ha cambiato idea o sui tagli al Ministero, oppure sulla Presidenza del Consiglio stessa, in questo caso dovrebbe «riferire» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e sono sicuro che riferirà. Però, dato che poi ci saranno risposte sicure dei miei colleghi in questa seduta in merito a questo ordine del giorno, non mi sta bene che mi venga detto che ciò serve per i comuni, per andare a risanare il minor gettito dell'IMU e cose di questo genere, perché non ha senso che noi continuiamo a «coprirci» facendo campagna elettorale e propagandistica sull'IMU, e poi andiamo di nascosto a togliere fondi a comparti molto importanti e non a toglierli a opere strategiche.
  Quindi con questo ordine del giorno, visto e considerato che è anche prevista all'interno del decreto-legge che arriva dal Senato una riduzione dell'autorizzazione di spesa relativa all'otto per mille nel 2015, noi chiediamo un impegno concreto del Governo perché in questa sede, un mese e mezzo fa, attraverso i lavori della Commissione speciale, avevamo regolamentato proprio l'autorizzazione all'utilizzo dell'otto per mille. Allora se i nostri lavori un giorno valgono, il giorno dopo vengono rimessi in discussione, il terzo giorno non se ne fa più niente, allora voglio capire qual è l'utilità di stare a lavorare e discutere su temi importanti, e poi per decisioni politiche che vengono avallate in televisione, si decide di fare una cosa invece che l'altra.
  Quindi, quello che sto chiedendo è di impegnare il Governo a individuare – e non sto chiedendo le dimissioni, perché a questo punto si potrebbe fare anche questo, ma noi siamo molto più concreti e molto più ottimisti – ad individuare, in occasione della sessione di bilancio, risorse finanziarie alternative da destinare alla copertura della maggiore spesa di cui all'articolo 10-quater cui facevo riferimento prima, «affinché possano essere ripristinate le risorse destinate al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e per salvaguardare gli stanziamenti connessi all'otto per mille», perché è un po’ vergognoso che – l'ho già detto in questa sede – vengano destinati dei fondi, vengano creati dei regolamenti, e poi il Governo decida un po’ a sua discrezione come utilizzarli per le proprie leggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Currò ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/676-B/10, per cinque minuti.

  TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente, rinuncio all'illustrazione.

  PRESIDENTE. Il deputato Barbanti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/676-B/11, per cinque minuti.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, colleghi, Ministri, sottosegretari, impiegherò molto meno di cinque minuti. L'articolo 5-bis del decreto-legge che stiamo per approvare, è l'esempio di come un articolo non dovrebbe essere redatto, è oscuro, impreciso e superfluo; non sono ben chiari gli ambiti di applicazione, i criteri di realizzazione e le conseguenze che l'attuazione dello stesso potrebbe comportare, non tanto e non solo ai fini dell'invarianza dei saldi di bilancio. Inoltre è alquanto discutibile la modalità con la quale questo emendamento è stato presentato e fatto approvare al Senato, ed ora passa alla Camera con la solita scusa dell'urgenza e dell'emergenza. Anche qui, per il futuro, cerchiamo di non far pesare questa cosa soprattutto sull'iter delle leggi.
  Capite bene, cari colleghi, che decisioni che abbiano un impatto di tale portata non possono esimere il Parlamento dal mettersi di fronte alle sue responsabilità, soprattutto per rispetto verso i cittadini che lo hanno eletto.
  Chiediamo, quindi, trasparenza verso il Parlamento e, soprattutto, verso i cittadini.
  L'ordine del giorno che abbiamo presentato ha proprio questo fine: impegnare il Governo a riferire al Parlamento ogni qual volta intenda avvalersi degli strumenti messi a disposizione dall'articolo Pag. 435-bis e, comunque, a richiedere un parere vincolante alle Commissioni competenti.
   Stiamo chiedendo trasparenza e rispetto delle prerogative di sovranità del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Castelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/676-B/12.

  LAURA CASTELLI. Signora Presidente, anche questo ordine del giorno nasce a corollario dei lavori che oggi abbiamo svolto in Commissione e a seguito di quelle mancate risposte che in Commissione non abbiamo avuto.
  Dunque, noi, con questo ordine del giorno, vorremmo che il Ministro competente si impegnasse affinché fosse redatto un documento legislativo, un provvedimento, che possa definire le modalità attuative di questo articolo, perché ci sono troppi risvolti che non sono chiari e noi non ce la sentiamo proprio di avallare questo articolo senza sapere come verrà utilizzato.
  Dunque, chiediamo un atto ufficiale, o un documento che ci servirà per capire meglio le modalità attuative (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Prodani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/676-B/14.

  ARIS PRODANI. Signora Presidente, colleghi deputati, presentiamo questo ordine del giorno, firmato peraltro da numerosi esponenti della X Commissione (attività produttive), perché riteniamo colga un aspetto fondamentale e sia una precisa risposta ad un'urgente necessità di molte aziende.
  Il varo del decreto-legge sui pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni rappresenta solo l'inizio di una serie di misure che dovrebbero permettere di incrementare i consumi, la produzione e, di conseguenza, l'occupazione, al fine di salvaguardare il sistema imprenditoriale che rappresenta il cuore produttivo del Paese.
  Il provvedimento serve a immettere liquidità nel sistema economico e a far ripartire più rapidamente la domanda, già dalla metà dell'anno corrente. Sappiamo bene che le imprese, in questa fase di crisi economica, sono messe a dura prova a causa della forte contrazione della domanda interna e a causa della chiusura del sistema finanziario e bancario.
  Nel testo è stata approvata una norma che consente ai comuni di continuare ad avvalersi di Equitalia fino al 31 dicembre 2013. Tale norma consente, quindi, di superare la scadenza del 30 giugno prossimo, a decorrere dalla quale la società Equitalia e le società per azioni dalla stessa partecipata, dovrebbero cessare la loro funzione, secondo quanto stabilito dall'articolo 7, lettera gg-ter), del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70.
  Chiediamo, pertanto, che il Governo si impegni ad adottare un opportuno provvedimento, al fine di prevedere una sospensione delle cartelle esattoriali di pagamento a favore delle imprese che vantino crediti certificati dalla pubblica amministrazione, qualora la somma iscritta a ruolo sia inferiore o pari al credito vantato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Marcon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/676-B/13.

  GIULIO MARCON. Signora Presidente, signori del Governo, già alcune settimane fa, noi avevamo opposto in sede di conversione del decreto-legge qui alla Camera, un problema relativamente alla copertura di questo decreto. Si prevedeva di sottrarre 12 milioni alla cooperazione per finanziare il decreto-legge. In quel caso, siamo riusciti ad evitare questo taglio alla cooperazione, però vediamo che, nel passaggio dalla Camera al Senato e poi dal Senato alla Camera, altre coperture sono state individuate, che sono egualmente preoccupanti e, per noi, egualmente gravi.
  Queste sono, in particolare, i 6,7 milioni tolti al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e un aumento Pag. 44della copertura attraverso, sostanzialmente, la riduzione dei fondi utilizzabili per l'8 per mille, arrivando alla somma di 35,8 milioni. Eravamo partiti da 22,5 milioni e siamo arrivati oggi a 35,8 milioni, che vengono tolti alla gestione statale dell'8 per mille.
  Consideriamo questo molto grave e, pertanto, noi presentiamo un ordine del giorno che è simile a quello presentato dal collega Sorial, del MoVimento 5 Stelle, affinché nel primo provvedimento di carattere finanziario, che la Camera e il Senato dovranno discutere e convertire in legge, sia previsto il ripristino di questi fondi e, quindi, sia possibile tornare alla situazione ex ante rispetto a questo decreto e, quindi, ripristinando i 6,7 milioni al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e riportando ai fondi di gestione statale dell'8 per mille la somma originaria, come già tra l'altro la discussione sul regolamento sull'8 per mille aveva chiesto di fare al nostro Governo e, cioè, di non togliere più fondi all'8 per mille per esigenze di finanza pubblica.
  Quindi, l'ordine del giorno si pone questi obiettivi e chiediamo alla Camera di votarlo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

  ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Giammanco n. 9/676-B/1, che viene accolto.
  Il parere è altresì favorevole sugli ordini del giorno Fiorio n. 9/676-B/2 e Di Stefano n. 9/676-B/3.
  Per quanto riguarda l'ordine del giorno Gallo n. 9/676-B/4, propongo la seguente riformulazione: nella parte motiva, mantenere solo i primi due capoversi ed espungere gli altri e lasciare immutata la parte dispositiva dell'ordine del giorno. Se così riformulato, il Governo esprime parere favorevole.
  Identica riformulazione è richiesta per l'ordine del giorno Catanoso n. 9/676-B/5. Quindi, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Catanoso n. 9/676-B/5, a condizione che si acceda allo stesso tipo di riformulazione.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Bargero n. 9/676-B/6, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo ad intervenire, compatibilmente con il quadro complessivo di finanza pubblica, quanto prima possibile attraverso un'iniziativa normativa (...). Se così riformulato, il Governo esprime parere favorevole.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fabbri n. 9/676-B/7.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cicu n. 9/676-B/8, con una proposta di riformulazione che preveda, nel secondo capoverso della parte dispositiva, il mantenimento solo delle seguenti parole: «a individuare, nel caso in cui l'accordo non venga raggiunto nei tempi stabiliti, idonee misure compensative in termini di fabbisogno e di indebitamento netto». Se così riformulato, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cicu n. 9/676-B/8.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Sorial n. 9/676-B/9, in tema di 8 per mille.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Currò n. 9/676-B/10.
  Sull'ordine del giorno Barbanti n. 9/676-B/11, propongo una riformulazione, con l'eventuale parere favorevole, che riprenda le questioni che abbiamo già più volte posto in Commissione e che il Governo ha ribadito in quest'Aula. Pertanto, si propone di riformularne il dispositivo nel senso di impegnare il Governo a presentare una relazione annuale al Parlamento per l'attivazione delle operazioni di cessioni di garanzie per il pagamento dei suddetti debiti. Se così riformulato, il parere è favorevole. In caso contrario, invito al ritiro dell'ordine del giorno in esame; altrimenti, il parere è contrario.Pag. 45
  Sull'ordine del giorno Castelli n. 9/676-B/12, propongo di riformularne il dispositivo nel senso di impegnare il Governo a valutare gli effetti applicativi della norma, riservandosi eventuali provvedimenti legislativi volti a riformulare per chiarire (...). Se così riformulato, il parere è favorevole.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Di Salvo n. 9/676-B/13.
  Quanto all'ordine del giorno Prodani n. 9/676-B/14, propongo di riformularne il dispositivo nel senso di impegnare il Governo ad adottare un eventuale provvedimento al fine di prevedere una sospensione delle cartelle esattoriali di pagamento (...). Se così riformulato, il parere è favorevole.
  Con riferimento, infine, all'ordine del giorno Faenzi n. 9/676-B/15, ne propongo una riformulazione del dispositivo nel senso di impegnare il Governo a valutare la possibilità che i comuni colpiti da eventi alluvionali nel 2012 e per cui sia stato dichiarato lo stato di emergenza possano modificare la scadenza e il numero delle rate di versamento del tributo (...). Se così riformulato, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Procediamo adesso alla votazione degli ordini del giorno.
  Per gli ordini del giorno che hanno avuto parere favorevole, chiedo ai proponenti se intendano insistere per la votazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Giammanco n. 9/676-B/1, Fiorio n. 9/676-B/2 e Di Stefano n. 9/676-B/3, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Gallo n. 9/676-B/4, Catanoso n. 9/676-B/5 e Bargero n. 9/676-B/6, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fabbri n. 9/676-B/7, accettato dal Governo.

  ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi sono sbagliato con riferimento all'ordine del giorno Cicu n. 9/676-B/8. Nella riformulazione mi ero dimenticato di precisare che, nel secondo capoverso del dispositivo, al termine, rimangono le parole: «a decorrere dall'esercizio in corso».

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cicu n. 9/676-B/8, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Sorial n. 9/676-B/9 e Currò n. 9/676-B/10, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Barbanti n. 9/676-B/11 e Castelli n. 9/676-B/12, accettati dal Governo, purché riformulati.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ?

  ADRIANO ZACCAGNINI. Per un richiamo al Regolamento prima della votazione, se possibile, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Di quale votazione ? Si stanno accogliendo tutti gli ordini del giorno e non vi è alcuna votazione, per il momento. Sta bene, procediamo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Salvo n. 9/676-B/13, accettato dal Governo.Pag. 46
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Prodani n. 9/676-B/14, accettato dal Governo, purché riformulato.

  ARIS PRODANI. Signor Presidente, chiedo gentilmente se sia possibile rileggere la proposta di riformulazione.

  PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Giorgetti.

  ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Prodani n. 9/676-B/14, a condizione che il dispositivo sia riformulato, sostituendo le parole: «ad adottare un opportuno provvedimento» con le seguenti: «a valutare l'eventuale emissione di un provvedimento». È una formulazione meno ultimativa, ovviamente.

  PRESIDENTE. Accetta la riformulazione, deputato Prodani ?

  ARIS PRODANI. No, signor Presidente, insistiamo per la votazione.

  PRESIDENTE. Il parere del Governo, quindi, senza riformulazione, se non ho capito male, è contrario, vero sottosegretario Giorgetti ?

  ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

  RAFFAELLO VIGNALI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Per dichiarazione di voto ?

  RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, sono anche io un firmatario di questo ordine del giorno. Vorrei chiedere al Governo se non si potesse riconsiderare il parere, perché in questo caso si chiede che, per le aziende che hanno con lo Stato un credito superiore a quanto certificato in sede di accertamento fiscale e che hanno a loro carico delle cartelle di Equitalia, si sospendano tali cartelle. Mi sembra una norma di civiltà assoluta (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie) !
  Noi abbiamo imprese che stanno chiudendo perché non riescono a pagare le tasse. Sappiamo che cosa succede con Equitalia: le sanzioni si moltiplicano e, alla fine, queste imprese chiudono, essendo creditrici dello Stato.
  Questo, francamente, credo sia un lusso che non ci possiamo permettere mai, tanto meno in una situazione come questa, quando anche solo un posto di lavoro è prezioso.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, vorrei semplicemente concordare sulle cose che diceva il collega Vignali e richiedere al Governo un ripensamento. Certo, su questi temi ci vorrebbe un atto legislativo che metta in piedi una possibilità che la norma sia efficace, ma già il chiedere al Governo che ci sia un lavoro in tal senso sembra un atto di buonsenso. Quindi, anche noi chiediamo al Governo di evitare questa votazione e di ripensare il suo parere.

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, è per confermare anche da parte mia la richiesta al Governo di ripensare su questo ordine del giorno, che anche noi peraltro abbiamo firmato. Ci sembra un tema importante che consente di chiedere una attenta riflessione.

  PRESIDENTE. Sullo stesso argomento avrebbe chiesto la parola l'onorevole Benamati, Pag. 47ma credo che si associ alle parole già dette dai colleghi del suo gruppo. Ha già parlato l'onorevole Rosato.

  GIANLUCA BENAMATI. Mi scusi Presidente, ma sono firmatario. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Lo dicevo solo perché il Governo, penso che stia raccogliendo la vostra sollecitazione. Non vorrei cogliere...

  GIANLUCA BENAMATI. Si, ma gradirei che la mia sollecitazione rimanesse agli atti.

  PRESIDENTE. Prego, ha facoltà di intervenire.

  GIANLUCA BENAMATI. Vorrei precisare, capisco la posizione del Governo, e far notare che la compensazione è già uno strumento in questo caso presente nel decreto. Siamo in una fattispecie in cui, in presenza di una cartella con un debito minore di quello che è il credito dell'azienda, chiediamo semplicemente che il Governo valuti la possibilità di sospendere questa cartella.
  Quindi, anche io rivolgo un pressante appello al Governo, come firmatario, a valutare questa rimodulazione o a ripensare sostanzialmente al giudizio che ha espresso.

  PRESIDENTE. Intanto che il Governo ci pensa, sullo stesso argomento ha chiesto di intervenire il deputato Marazziti. Successivamente darò la parola ai deputati Di Gioia e Cera.
  Prego, deputato Marazziti.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, volevo porre all'attenzione del Governo il fatto che anche nella Commissione speciale, nel lavoro preliminare all'approvazione del disegno di legge, c'era stata una certa convergenza sul fatto che, essendo al centro del disegno di legge il tentativo di agevolare le imprese e di agevolare la ripresa, questa situazione, e cioè la presenza di un maggiore credito rispetto al debito erariale, era stata considerata seriamente come una eccezione da farsi, e quindi anche noi chiederemmo al Governo di riconsiderare la possibilità di accogliere almeno l'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il deputato Di Gioia.

  LELLO DI GIOIA. Presidente, noi non soltanto chiediamo di poter rivedere il parere, che tutti i colleghi hanno già sottolineato con dovizia di particolari, ma vorremmo anche sottoscrivere questo ordine del giorno perché riteniamo che sia un dato giusto e quindi chiediamo ai firmatari di poter sottoscrivere il loro ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il deputato Angelo Cera.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, vorrei intervenire sulla stessa scia degli altri colleghi. Mi pare ovvio ed opportuno che il Governo ripensi un po’ il giudizio dato sull'ordine del giorno, perché le verità purtroppo sono amare per toccare questo tasto. Per cui, a titolo personale, io sottoscrivo l'ordine del giorno del collega del MoVimento 5 Stelle.

  STEFANO BORGHESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi diamo la parola al Governo, che avrebbe avuto la precedenza... chiedo scusa...

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, anche noi, per chiedere al Governo un ripensamento, in quanto riteniamo che questo ordine del giorno debba essere accolto, perché prevedere una sospensione delle cartelle esattoriali nei confronti di chi ha un debito verso la pubblica amministrazione che è minore rispetto al credito vantato alla stessa, pensiamo sia un atto che debba essere preso in seria considerazione.

Pag. 48

  PRESIDENTE. Adesso, veramente, la parola al sottosegretario Giorgetti.

  ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo rapidamente.
  Il tema è ben noto al Governo ed è chiaro che noi abbiamo affrontato un dibattito molto approfondito sull'argomento sia in Commissione, sia in sede di Commissione speciale, sia nei lavori alla Camera e poi al Senato.
  Abbiamo raggiunto un punto di equilibrio anche sulle formule di allargamento del testo alla cosiddetta compensazione, che raccoglie lo stesso principio, fondamentalmente, anche se non parliamo direttamente di Equitalia. Lo abbiamo fatto, signor Presidente, all'interno di un perimetro che era quello di un meccanismo che consentisse comunque l'onere complessivo dei 40 miliardi di euro. Sappiamo molto bene che abbiamo un limite che non ci consente oggi di poter determinare dei processi di automatismo su questo argomento, altrimenti sforeremmo e altrimenti ci potremmo trovare nelle condizioni, come Governo, di dover riaffrontare un argomento delicato, che è il tema sostanzialmente del rispetto degli obiettivi di bilancio europei, che sappiamo essere, in qualche modo, il tema di dibattito politico.
  Allora il Governo, ribadendo questo tipo di linea, afferma anche che – nei prossimi giorni credo – lo strumento più idoneo per discutere di questo argomento sia la delega fiscale dove noi intendiamo operare, in cui si andranno a rivedere anche tutte le procedure e, con buona probabilità, anche le procedure che riguardano la riscossione, aspetto di assoluta delicatezza su cui c’è una piena sensibilità da parte nostra.
  Vorrei anche dare l'informazione che, per quello che ci riguarda, sull'aspetto delle compensazioni e su quanto concerne il 2012, noi sappiamo molto bene che i crediti che sono in questo momento in disponibilità e compensabili da parte delle aziende nei confronti dell'erario sono una quantità assolutamente ridotta. Quindi, anche dal punto di vista degli effetti concreti rispetto al decreto, così come abbiamo portato elementi nel dibattito della Commissione, parliamo di una quantità eventuale assolutamente ridotta. Detto questo, con le adeguate precisazioni ci rendiamo conto della sensibilità e del dibattito aperto all'interno delle forze politiche e, pertanto, sullo specifico ordine del giorno il Governo si rimette all'Aula.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Prodani n. 9/676-B/14, sul quale il Governo si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carbone, Malpezzi, Farina, Pilozzi, Nicchi, Di Lello... Mi pare che tutti i colleghi hanno votato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  531   
   Votanti  528   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  265   
    Hanno votato   528.    
  (La Camera approva – Applausi – Vedi votazioni).

  Passiamo all'ordine del giorno Faenzi n. 9/676-B/15.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Faenzi n. 9/676-B/15, accettato dal Governo, purché riformulato.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 676-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

Pag. 49

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, il disegno di legge di conversione approda qui nell'Aula in terza lettura.
  Noi come socialisti siamo profondamente convinti del voto che esprimeremo quest'oggi, perché siamo altrettanto convinti che questi 40 miliardi, che sono spalmati in due anni, immettono nel circuito una serie di finanze che possono fare in modo che si riprenda l'attività produttiva del nostro Paese.
  Siamo anche convinti che tutto quello che è accaduto al Senato modificando tutta una serie di articoli, soprattutto l'articolo 5 e l'articolo 10, secondo il nostro punto di vista non va nella direzione giusta e quindi abbiamo delle perplessità, come d'altronde hanno sottolineato una serie di colleghi, sia nella discussione sulle linee generali sia all'interno della Commissione.
  Però oggi siamo chiamati, con grande responsabilità, ad approvare questo provvedimento perché, come dicevo, questi 40 miliardi innescano circuiti virtuosi per il rilancio dell'economia e della produttività. Siamo anche dell'avviso che bisogna in buona sostanza fare in modo che si possa in tempi rapidi poter fare un censimento dei reali redditi che le pubbliche amministrazioni hanno e che fino ad oggi non siamo ancora in grado di poter quantificare.
  Per questo sollecitiamo il Governo, come è stato anche sottolineato, come dicevo in precedenza, sia in Commissione che in Assemblea, di poter far in modo che nei prossimi mesi o nelle prossime settimane si possa determinare la quantificazione di quelli che sono i redditi che la pubblica amministrazione ha e che vi possano essere atti consequenziali, ovvero, come per esempio è stato già definito nella prima lettura, che nella legge di stabilità si possano inserire i debiti definitivi della pubblica amministrazione, il che potrebbe quindi rilanciare definitivamente l'economia e la crescita del nostro Paese.
  Per questi motivi noi socialisti pensiamo con grande forza e con determinazione che questa è la strada giusta da intraprendere perché si possa fare in modo che nel prossimo futuro il nostro Paese possa uscire dalle difficoltà oggettive in cui oggi siamo. Voglio sottolineare, e concludo, che questo provvedimento è stato modificato in alcune parti che riteniamo appunto non estremamente significative, ma che altre parti significative vanno a migliorare totalmente il provvedimento iniziale presentato dal Governo uscente, cioè dal Governo Monti. Per queste ragioni esprimiamo il voto favorevole del gruppo socialista alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Plangger. Ne ha facoltà.

  ALBRECHT PLANGGER. Signora Presidente, cari colleghi e colleghe, è nostra opinione che il provvedimento per il pagamento dei debiti scaduti da parte della pubblica amministrazione sia un atto dovuto che finalmente inizia ad affrontare la situazione drammatica in cui versano piccole e medie imprese per responsabilità dello Stato. Dover legiferare per consentire alle imprese di vedere riconosciuti i propri crediti evidenza la gravità della situazione.
  Come rappresentanti delle autonomie, riteniamo importanti le modifiche al provvedimento da noi sostenute alla Camera in prima lettura e introdotte al Senato con proposte emendative da noi presentate. Sono tre i nostri punti essenziali: in primo luogo il fatto che non si applichi alle province autonome di Bolzano e Trento, alle regioni Friuli-Venezia Giulia e Valle d'Aosta il meccanismo relativo alla TARES introdotto con il provvedimento. La nostra proposta di modifica ci permette di continuare ad applicare il nostro sistema di gestione dei rifiuti, preserva l'invarianza del gettito per lo Stato e consente alle autonomie speciali di salvaguardare le proprie competenze in materia di finanza locale, assicurando allo stesso tempo l'introito alle casse dello Stato con un meccanismo specifico.
  Non meno importante è l'ampliamento delle deroghe al divieto di acquisto a titolo oneroso di immobili per gli enti locali in Pag. 50vigore per l'anno 2013. La modifica proposta dal Consorzio dei comuni della provincia di Bolzano trova la sua attuazione nell'interpretazione autentica contenuta nella nuova formulazione dell'articolo 10-bis. I comuni che hanno i conti in regola devono poter lavorare e poter creare lavoro in questo momento di crisi.
  Di particolare rilievo, infine, è l'esclusione dei fabbricati rurali ad uso strumentale presenti nei comuni classificati montani o parzialmente montani, dalla riserva allo Stato del gettito derivante dall'aliquota ridotta dello 0,2 per cento. La provincia autonoma di Bolzano ha legiferato in materia, autorizzando i nostri comuni ad introdurre aliquote per specifiche categorie di fabbricati rurali ed è dunque evidente che tale gettito debba essere di competenza dei comuni.
  In materia ambientale e di raccolta dei rifiuti e in ordine alla finanza locale intendiamo tutelare le nostre competenze che rappresentano un modello e un indirizzo di governo che lo Stato non deve porre in discussione ma, al contrario, promuovere, giacché è esempio anche per le regioni ordinarie. Non intendiamo tornare indietro a quindici anni fa. Le nostre scelte hanno tutelato l'ambiente e la nostra politica ambientale finora ci ha consentito di tenere il passo con i nostri vicini in Svizzera e Austria.
  Ribadisco come parlamentare ciò che ha dimostrato la mia esperienza di sindaco per vent'anni. Come autonomie, abbiamo un modello di governo che funziona, che garantisce, attraverso l'autonomia finanziaria, le istanze del territorio e, nel contempo, il gettito allo Stato: è su questa prospettiva che occorre continuare. Per queste ragioni, come minoranza linguistica esprimiamo un voto favorevole a questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, noi abbiamo esposto in sede di discussione sulle linee generali gli elementi di forte dubbio sulla possibilità che questo provvedimento nella sua conversione riesca a sortire gli effetti benefici che erano stati immaginati dal Governo nella sua relazione di presentazione, non solo perché storicamente analoghi provvedimenti non hanno dato un positivo riscontro in termini di accelerazione di pagamenti dei crediti maturati dai fornitori della pubblica amministrazione, ma anche perché le modalità con le quali si è determinata la formalizzazione di questo successivo decreto sono talmente farraginose, burocratizzate e talmente coinvolgenti diversi livelli di pubblica amministrazione in modo sproporzionato rispetto alle strutture informatiche della stessa pubblica amministrazione che ragionevolmente facciamo fatica a credere che per davvero 40 miliardi potranno essere facilmente messi a disposizione dei creditori.
  Tuttavia, siccome l'obiettivo di dare un inizio di soddisfazione alle giuste ragioni dei tanti imprenditori che hanno prestato servizi e ceduto beni alla pubblica amministrazione è primario, riteniamo che, quand'anche una parte minore, come purtroppo è già stato in provvedimenti analoghi precedenti, possa essere messa a disposizione del mercato, sia importante non bloccare questo flusso di pagamenti rispetto a creditori che sono vessati da uno Stato sempre molto, troppo veloce ad esigere i propri crediti e molto labile a memorizzare i debiti che devono essere pagati a chi presta l'opera nei suoi confronti. Quindi, in ragione della maggiore urgenza di queste giuste motivazioni, Fratelli d'Italia vota a favore della conversione del decreto-legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Nel perdurare di questa gravissima crisi, che ormai ci accompagna dal 2009 ed è la più lunga crisi che il nostro Paese vive dal 1929, una crisi che si manifesta adesso in modo drammatico nella forma di mancanza di liquidità, il famoso credit crunch, e che rischia di Pag. 51produrre un danno permanente al nostro settore produttivo, un danno non rimediabile neanche da un ciclo economico favorevole, è chiaro che provvedimenti di questo tipo non possono che essere visti con positività e con il nostro favore. Però, lasciateci fare alcune considerazioni. Anzitutto, è poco quanto stanziato. Si parla di 40 miliardi spalmati su due anni che rappresentano meno di metà delle stime più favorevoli di quanto dovuto dalla pubblica amministrazione alle aziende private.
  Sono stime che risalgono ormai a novembre del 2011 e che secondo appunto le previsioni – non abbiamo ancora il dato definitivo – più realistiche e peggiori quindi rappresentano un terzo, solo un terzo di quanto dovuto dallo Stato, dalla pubblica amministrazione al settore privato.
  Lasciateci dire anche che troviamo profondamente ingiusto che a beneficiare di questo provvedimento siano quei comuni «imprudenti», comuni con debiti fuori bilancio, con dissesti conclamati, con una gestione costantemente deficitaria. E proprio per questo ci rammarica che non siano stati accolti i nostri emendamenti, che andavano essenzialmente in tre direzioni: la direzione di comunque favorire gli enti periferici e quindi non distogliere i fondi a loro destinati, favorire le piccole e medie imprese e favorire gli enti virtuosi. Gli enti virtuosi appunto: soprattutto quando abbiamo proposto il finanziamento dal 13 al 25 per cento delle somme direttamente spendibili da parte di quei comuni che avevano disponibilità di cassa. Vorrei ricordare a tal proposito che in Veneto dei 328 milioni di cui beneficerà la regione per questo provvedimento, solo 2 sono relativi a mancanza di liquidità, quindi la stragrande maggioranza dei nostri comuni e la nostra stessa regione – le nostre regioni del nord – sono con cassa positiva.
  Io personalmente posso portare la mia esperienza: ho fatto l'assessore per dieci anni in due diversi comuni dell'alto vicentino e, nonostante il patto di stabilità, i miei fornitori, i fornitori del mio comune e dei miei comuni mai hanno atteso più di 60 giorni il pagamento delle loro fatture. Basta semplicemente tarare gli impegni su quelli che sono i vincoli e gli obiettivi, anche se assurdi, anche se ingiusti, posti dallo Stato. Ma essere giudiziosi ed essere rispettosi delle leggi e rispettosi degli obiettivi posti – anche quando, come dicevo prima, assurdi e completamente ingiusti – non paga in questo Paese. Fare i primi della classe non paga e a rimetterci sono gli amministratori onesti, i comuni virtuosi e i loro cittadini, che si vedono distolta un'importante parte di spesa pubblica.
  Detto questo e con queste riserve, non faremo comunque mancare il nostro voto favorevole. Lo facciamo per i nostri lavoratori – che, lo voglio ricordare, si stima abbiano perso in 500 mila il loro lavoro nel solo settore manifatturiero nel 2009 – e per le nostre aziende, che altrimenti rischierebbero di fallire o di andare in ulteriore difficoltà. Aggiungo che voteremo a favore di qualsiasi provvedimento che vada nella direzione di favorire l'impresa e chi ci lavora, in particolare le medie e piccole imprese del nord di questo Paese, alle quali affidiamo le residue speranze di crescita futura, sia in termini di PIL sia in termini occupazionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. Signor Presidente, colleghi e colleghi, signori del Governo, il voto a favore del disegno di legge che qui esprimiamo a nome del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà contiene insieme un atto di responsabilità e una chiara posizione di critica.
  L'atto di responsabilità è il nostro voto a favore verso un provvedimento che attendevamo da tempo e che, se fosse giunto nel momento giusto, avrebbe impresso al nostro sistema economico un effetto di slancio che ancora oggi non ha. Il momento giusto non riguarda questo Governo, da poco insediato, anche se in verità riguarda – lo dico senza alcuna Pag. 52polemica, ma come dato oggettivo e politico – la stessa maggioranza di quello che l'ha immediatamente preceduto. Quel Governo, il Governo Monti, ha adottato la più vecchia delle politiche: quella dei due tempi, prima il risanamento dei conti e poi lo sviluppo, prima l'austerità – non solo imposta dall'Europa monetaria, ma pienamente condivisa – e poi la crescita. Abbiamo conosciuto sulla viva pelle della maggioranza degli italiani la prima. Stiamo ancora aspettando invano la seconda. Quell'esperienza si è chiusa con tutti gli indicatori economici e sociali peggiori rispetto a come si era aperta poco più di un anno prima.
  Adesso la pubblica amministrazione paga i propri debiti alle imprese sbloccando 40 miliardi di euro di liquidità, che vengono immessi nel sistema economico.
  Diciamo: bene, era finalmente ora, ma non possiamo non aggiungere che si poteva e si doveva farlo prima, nel tempo giusto. E qual è il tempo giusto ? Non è come può essere quello dei due tempi. Dentro la lunga crisi, la logica dei due tempi ha agito come un grande inganno. Siamo rimasti fermi al primo tempo della partita, il secondo non si è mai giocato. A dirlo allora eravamo quasi soli e fuori da quest'Aula; oggi le nostre parole di allora sono in sintonia con quelle arrivate dopo dal Fondo monetario internazionale e dal Governatore della BCE.
  Se ricordo questo passaggio, dentro il quale colloco la vicenda del provvedimento oggi da approvare, è per un fatto politico. Il fatto politico è la necessità, l'urgenza di una netta svolta nella politica economica dell'Italia. Non la vedo, malgrado questo provvedimento che potrà per un po’ ridare fiato alle imprese. Esso è qualcosa di necessario, ma di insufficiente se solo abbiamo in mente il quadro delle questioni entro cui non possiamo non collocarlo. Ecco dov’è la nostra posizione critica. Pure nel dire «sì» al disegno di legge che stiamo approvando, navighiamo nelle acque burrascose del sesto anno di crisi e l'Italia, che l'ha iniziata in condizioni pari a quelle di quasi tutti gli altri Paesi europei, conoscerà quest'anno una recessione al 2 per cento, mentre nell'area dell'Euro è di poco sopra lo zero. La Borsa chiude in un anno con più 35 per cento, ma l'OCSE e l'ISTAT ci dicono, con il crudo linguaggio dei numeri, che in fatto di aumento delle disuguaglianze e della povertà siamo nella zona Euro oramai ai primi posti. I nostri investimenti, a sei anni dalla crisi, sono sotto lo zero. La nostra spesa pubblica è sotto lo zero. Le esportazioni sul filo dello zero. Di politica industriale in questo Paese non si parla più.
  Abbiamo ascoltato con interesse e impegno, poche settimane fa, il discorso del Presidente Letta e ne siamo rimasti delusi, per un motivo assai semplice, che non riguarda ovviamente la persona e la capacità del Presidente del Consiglio, riguarda la politica che orienta la sua inedita maggioranza. Il tema di fondo, quello da cui partire se veramente vogliamo parlare di crescita, e io aggiungo di crescita compatibile e sostenibile, se non vogliamo ripetere lo schema di gioco del suo predecessore, che posticipava di sei mesi in sei mesi una ripresa che non è mai arrivata, è uno solo: il tema delle risorse. Occorrono per l'Italia delle serie ed immediate politiche macroeconomiche, sul ruolo dello Stato, nella redistribuzione, nelle politiche dell'occupazione e del lavoro. Vogliamo essere concreti. Occorre un rilancio shock della nostra economia, adesso, subito. Occorrono 50 miliardi di euro veri, cioè risorse nuove, non messe da una parte dopo essere state tolte dall'altra, come è anche per questo provvedimento che ci apprestiamo ad approvare. Risorse nuove. Dove reperire allora quelle risorse da immettere subito nell'economia reale per contrastare la recessione del nostro Paese ? La notizia di stamattina, emersa da un report dell'agenzia di rating Standard and Poor's, è che le banche italiane hanno tolto, in meno di un anno, 44 miliardi di euro di finanziamenti alle nostre imprese, nel mentre, come ho ricordato, la Borsa è cresciuta, nello stesso periodo, del 35 per cento.
  Se l'economia tedesca è al riparo dalla crisi è anche perché la terza banca tedesca, Pag. 53il corrispettivo della nostra Cassa depositi e prestiti, ha un capitale pubblico di 500 miliardi di euro, sostiene crediti e investimenti di imprese e aziende. Se l'indice di recessione dell'economia francese è solo di poco sopra lo zero, dunque ben lontano dal nostro 2 per cento, è anche perché vengono dati segnali politici, come quello di Hollande di immettere 40 miliardi di euro per la crescita attraverso l'istituzione della Banca pubblica di investimenti. Sono risorse nuove. La nostra Cassa depositi e prestiti, con il suo patrimonio di 230 miliardi di euro derivante dalla gestione del risparmio postale degli italiani, anziché finanziare gli investimenti degli enti locali, produce utili per gli azionisti privati. In dieci anni il dividendo è stato superiore al 10 per cento. Anziché utilizzare il risparmio degli italiani per investirlo nella direzione di un modello di sviluppo sociale che guarda alle imprese e al territorio, come avviene, appunto, in Francia e in Germania, si assecondano i meccanismi di una finanza che mai si è liberata della propria anima nera speculativa.
  Questa è la prima cosa da fare, la cosa giusta che va fatta subito: far diventare la nostra Cassa Depositi e Prestiti il fulcro di politiche neokeynesiane, come risposta alla recessione; ci vuole una decisione e una volontà politica. E ci vuole una decisione e una volontà politica anche per riaprire il capitolo dei capitali scudati, passando dall'attuale 5 per cento alla media europea, ben più alta e più giusta, di quei centocinquanta miliardi di euro di capitali italiani che giacciono improduttivi nella banche svizzere. Così, bisogna riaprire il capitolo della tassazione del patrimonio e della rendita finanziaria; basterebbe portare l'Italia alla media europea per dirottare così risorse nuove verso una tassazione a saldo zero per tutti quelli che guadagnano meno di mille euro al mese; stiamo parlando, in Italia, di più di dieci milioni di cittadini, in gran parte di giovani e donne.
   L'altro elemento per noi negativo è relativo alle coperture e in particolare riguarda l'utilizzo di circa 6,7 milioni di euro dal 2014 che erano destinati al Fondo speciale del MIUR e una riduzione di spesa da 20 a 35,8 milioni di euro sulla quota statale dell'8 per mille a decorre dal 2015. Il Governo faccia bene i calcoli e vedrà che con queste tre mosse la nostra economia darà, dopo quasi una decina d'anni di stagnazione, segnali di ripresa, di inversione della rotta rispetto alla crisi. Ma per fare bene i calcoli, questo tipo di calcoli, occorre una volontà politica; occorre rovesciare la logica che i soldi non ci sono e che dunque l'unico modo per reperire risorse sia quello di sottrarli ad altri settori vitali del Paese come è stato fatto fino a qui.
  Noi, del gruppo Sinistra Ecologia Libertà, ci batteremo affinché si possa aggredire la crisi percorrendo un'altra strada (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà.

  ANDREA ROMANO. Signor Presidente, colleghi deputati, il provvedimento che oggi finalmente discutiamo, in versione definitiva, rappresenta un elemento di continuità non solo formale fra due esperienze di Governo: l'esperienza dell'Esecutivo che è stato guidato da Mario Monti e quella del Governo che oggi è presieduto da Enrico Letta. Sono due Governi, lo sappiamo, profondamente diversi per natura, per legittimazione politica, per contesto storico; eppure, sono due Governi che hanno in comune qualcosa che non è la ricerca, per ragioni di emergenza, di un clima di concordia tra forze politiche che rimangono diverse e distanti, un clima di concordia, tra l'altro, che, come è del tutto naturale, è facilmente esposto alla dialettica politica; no, quello che lega il Governo Monti e il Governo Letta è la ricerca pragmatica di soluzioni concrete a problemi reali. Oggi, finalmente, noi licenziamo una soluzione concreta ad un problema che è drammaticamente reale ovvero il venir meno di una delle condizioni basilari che sostengono qualunque patto di Pag. 54cittadinanza: il pagamento del debito contratto per l'acquisto di un bene o di un servizio. Questa è una condizione a cui, troppo spesso, si è sottratta la pubblica amministrazione italiana fino ad accumulare, al termine del 2011, un debito che è pari a circa 90 miliardi di euro nei confronti di chi produce beni e servizi.
  Nel corso di questo ventennio gli italiani hanno ascoltato dalla politica tutto e il contrario di tutto, intorno ai temi dell'impresa e della produzione di lavoro e valore; vi sono state aree politiche che hanno impugnato e che ancora impugnano i valori dell'impresa come una spada ideologica ma che hanno fatto ben poco per rendere concretamente più facile il produrre valore e lavoro. Ve ne sono state altre che, invece, hanno ritenuto possibile, e ancora ritengono possibile, il ritorno in Italia di politiche industriali promosse dallo Stato e capaci di sostituire la libera iniziativa imprenditoriale. Ecco, signor Presidente, noi invece riteniamo che il miglior modo per agevolare chi produce valore e lavoro non è la rinascita miracolosa di politiche industriali legate ad un'altra epoca della storia italiana ed europea, e anche ad altri livelli di debito pubblico, ma la creazione di un ambiente favorevole all'attività di impresa, nello spirito dell'articolo 41 della nostra Costituzione. Un ambiente favorevole all'attività di impresa, innanzitutto, è un ambiente nel quale i debiti si pagano velocemente, anche quando quei debiti sono contratti dalla pubblica amministrazione.
  Ecco perché Scelta Civica sostiene con convinzione il provvedimento che finalmente licenziamo oggi, tanto più urgente di fronte alla crisi di liquidità delle imprese e alla difficoltà di accesso al credito. Vi sono state in passato altre misure legislative che avevano questo stesso obiettivo, ma tutte hanno scontato pesanti limiti di efficacia, sia per la grande quantità di casi di esenzione dietro ai quali potevano nascondersi le pubbliche amministrazioni sia per l'assenza di sanzioni per le amministrazioni inadempienti. Forse il provvedimento che discutiamo oggi non è perfetto, certamente non esaurisce la massa dei debiti che è stata accumulata dalla pubblica amministrazione – come pure sarà indispensabile fare al più presto –, ma esso introduce alcune positive discontinuità rispetto al passato. Ne voglio citare due, tra le più rilevanti: la prima discontinuità è la previsione precisa di una responsabilità disciplinare e amministrativa per quelle amministrazioni che non producano un elenco completo dei debiti da onorare e da comunicare alle imprese creditrici. La seconda discontinuità riguarda l'introduzione di un regime di monitoraggio continuo, ad opera delle stesse pubbliche amministrazioni e attraverso la stessa piattaforma elettronica che è stata introdotta, sui debiti scaduti nei confronti dei fornitori.
  Si tratta di una misura dovuta all'intervento di Scelta Civica, in particolare ad una proposta del collega Zanetti, con la quale, di fatto, si compie un passo fondamentale verso la parità di diritti tra contribuenti e pubblici amministratori. Infatti, così come i contribuenti devono presentare ogni anno la dichiarazione dei redditi, i dirigenti della pubblica amministrazione dovranno dichiarare ogni anno quali debiti commerciali sono scaduti, con sanzioni amministrative e personali in caso di inadempimento. È una misura che renderà più efficace il monitoraggio della spesa e più rapida l'adozione di provvedimenti di pagamento come quello che discutiamo oggi, ma soprattutto è una misura che realizzerà le basi per quella che dovrà essere un’«agenzia delle uscite», per combattere sprechi e inefficienze e che dovrà affiancarsi all'Agenzia delle entrate, allo scopo di rendere il bilancio dello Stato finalmente ispirato a criteri di trasparenza e di responsabilità.
  Voglio infine ricordare una modifica tra le più efficaci apportate al Senato al testo del decreto: l'articolo 7, per effetto di una modifica apportata dalla Commissione bilancio del Senato – che, tra l'altro, Scelta Civica aveva proposto già alla Camera –, inserisce finalmente la categoria dei professionisti tra quelle categorie che hanno diritto ad ottenere la certificazione dei propri crediti, potendo così accedere Pag. 55anch'essi a quella possibilità di compensazione da cui in precedenza erano esclusi.
  In conclusione, signor Presidente, Scelta Civica legge in questo provvedimento non solo un atto di buonsenso con il quale lo Stato risponde finalmente all'emergenza creditizia e di liquidità del sistema delle imprese, ma anche un primo e significativo passo lungo quel percorso di riforme che questo Governo dovrà rapidamente avviare, come ha ricordato il Presidente del Consiglio davanti a questa Camera dei deputati lo scorso 29 aprile. Ciò se vorrà, il Governo, non tanto sopravvivere, ma soprattutto rispondere alle emergenze economiche e sociali con provvedimenti rapidi ed incisivi di riforma (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge di conversione arriva all'esame della Camera in terza lettura attraverso importanti e significative modifiche apportate dal Senato. Il decreto, che è coinciso con l'avvio della legislatura in un momento direi politicamente storico, che non ha precedenti, essendo l'esame iniziato lo scorso 17 aprile nella Commissione speciale, giunge in prossimità della scadenza naturale entro cui occorre la necessaria conversione, cioè entro venerdì prossimo 7 giugno, e conferma come sia stata rilevante e massima l'attenzione e l'impegno che i rappresentanti delle diverse formazioni politiche ci hanno messo, sia nell'epoca in cui abbiamo lavorato come espressione e membri della Commissione speciale sia successivamente come componenti della V Commissione.
  Il provvedimento, al seguito degli interventi emendativi approvati dal Senato, completa pertanto un quadro complessivo di misure a favore delle imprese e degli enti locali, definendo un importante e atteso insieme di regole e di procedure per accelerare il pagamento dei debiti pregressi delle amministrazioni pubbliche nei confronti di imprese, cooperative e professionisti per un importo complessivo di 40 miliardi di euro, da erogare nell'arco dei prossimi 12 mesi, tra il 2013 e il 2014, a cui si aggiungono misure sulla fiscalità degli enti territoriali.
  Si tratta di disposizioni che nel loro complesso costituiscono senza dubbio un valido presupposto in grado di garantire una boccata di ossigeno alle imprese, all'economia e all'occupazione. Trattasi del primo provvedimento da qualche anno a questa parte che il Governo propone e che il Parlamento trasforma in termini espansivi.
  Qualche mese fa la Banca d'Italia nel corso di un'indagine presentata al Parlamento, aveva stimato in circa 90 miliardi di euro l'ammontare dei debiti in capo alla Pubblica Amministrazione nei confronti del sistema delle imprese.
  Altri istituti come la Cgia di Mestre, invece, hanno recentemente sostenuto che potrebbero oscillare tra i 120/130 miliardi di euro, i debiti complessivi della P.A. verso le imprese fornitrici, in considerazione che i dati rilevati dall'Istituto di via Nazionale, non valutano gli importi che le piccole e microimprese devono incassare dallo Stato centrale, dalle regioni e dagli enti locali e che coinvolgono centinaia di migliaia di commercianti, di artigiani e di piccoli imprenditori che forniscono materiali o servizi o che eseguono manutenzioni o ristrutturazioni in moltissimi comuni, nelle scuole o negli ospedali. A queste imprese, secondo l'Associazione degli artigiani di Mestre, non viene riconosciuta nemmeno la dignità statistica.
  A mio parere, a prescindere dalle note metodologiche utilizzate da Bankitalia o dalla Associazione degli artigiani di Mestre, ritengo che in una fase economica storica e recessiva contraddistinta da una pesante congiuntura, il decreto-legge che oggi approviamo in via definitiva in terza lettura, sia da valutare positivamente e aggiungo con uno sguardo di ottimismo per il futuro.Pag. 56
  Ci si domanda se si poteva fare di più e meglio. Non vi è dubbio che ogni intervento normativo sia perfettibile e migliorabile. Ma in un contesto attuale quale quello in cui vive il nostro Paese, con le imprese e i cittadini che ogni giorno affrontano mille difficoltà finanziarie e burocratiche, con un sistema di procedure e di vincoli così anelastici, con i limiti imposti dai Patti di stabilità, dal fiscal compact e dalle regole di finanza pubblica che non consentono margini d'intervento, ritengo onorevoli colleghi, che il Governo e il Parlamento abbiano fatto ogni sforzo possibile per venire incontro alle imprese.
  In un quadro decisionale comunitario coincidente con l'uscita dalla procedura di infrazione di deficit eccessivo, risultato raggiunto grazie ai sacrifici compiuti dagli italiani, questo provvedimento colleghi, rappresenta anche una risposta all'Europa che nel recente passato ha in troppe occasioni dimostrato un esagerato pregiudizio nei confronti del nostro Paese, ipotizzando una diffidenza nelle nostre capacità di risanamento dei conti pubblici e nell'azione di interventi adeguati per una solida ripresa economica.
  Nel merito del provvedimento, le modifiche che ci giungono dal Senato, completano una serie di esigenze e di necessità rivelatesi del tutto necessarie. A partire, ad esempio, dall'equiparazione dei professionisti – atto fortemente richiesto dalle categorie –, entrati nel novero, esattamente come le piccole e medie imprese, proprio come gli altri soggetti titolari di crediti nei confronti della pubblica amministrazione, senza ogni altro ragionevole dubbio.
  Per continuare con le nuove disposizioni relative alle sanzioni per i dirigenti che ostacolano la procedura della certificazione dei debiti, o quelle relative all'allentamento del Patto di stabilità per gli enti che sforano a causa di tali debiti.
  Una norma certamente importante riguarda la possibile garanzia dello Stato per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.
  Ricordo ancora fra i correttivi introdotti il rinvio al 30 settembre dell'approvazione dei bilanci preventivi degli enti locali, l'esenzione dell'IMU sugli immobili di categoria D di proprietà comunale, con oneri pari a 600 milioni di euro, di cui 330 milioni nel 2013 e 270 milioni di euro nel 2014. Disposizione resasi necessaria per rimborsare i sindaci, dopo il pasticcio creato nel 2012.
  E infine l'introduzione nell'articolo 11 delle norme che consentono l'applicazione al nuovo regime regolatore dei rapporti finanziari tra lo Stato e la regione Sardegna secondo quanto enunciato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 118 del 2012, in termini di maggiore conformità al quadro legislativo vigente in tema di Patto di stabilità interno, in relazione al profilo specifico della necessità di garantire l'equilibrio tra fabbisogno ed indebitamento netto.
  Gli interventi concordati tra la maggioranza e il Governo si inquadrano in un più ampio processo di riforma del Patto di stabilità e della tassazione del fisco immobiliare, in modo da evitare come accaduto nel 2012 che le incognite di finanza pubblica, possano costare caro agli enti locali, già com’è noto in enorme difficoltà.
  Concludo auspicando che con questo provvedimento si apra una stagione nuova per l'intero Paese. Una fase di concordia e di pacificazione nazionale come ha detto in quest'Aula il nostro Presidente Brunetta, fra le forze di maggioranza che sostengono il Governo, il sistema delle imprese e delle forze sindacali.
  Sono certo che il decreto-legge, inserendosi evidentemente nel contesto più ampio dei provvedimenti che il Governo intenderà assumere nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, per cercare di determinare un'inversione di tendenza rilevante rispetto ad una congiuntura così complicata come quella attuale, rappresenti un segnale di discontinuità con il passato in modo da evitare che in futuro il problema si riproponga in questi termini.
  È stata la responsabilità delle forze di maggioranza a consentire una proficua collaborazione con il Governo per apportare le importanti modifiche approvate dal Senato, in particolare per i debiti pregressi Pag. 57delle pubbliche amministrazioni che sono rimasti fuori dai 40 miliardi di euro inizialmente mobilitati dal provvedimento.
  Questo provvedimento è l'esempio, un buon esempio, di ciò che possiamo fare, delle risposte vere che possiamo dare alla giusta richiesta di concretezza proveniente dal mondo delle imprese, dalle amministrazioni pubbliche e dai cittadini: ciò, nel rispetto delle prerogative del Governo e del Parlamento, perché è un provvedimento che passa senza voti di fiducia.
  È evidente che bisogna proseguire in questa direzione, come sollecitato dai relatori del provvedimento, sia alla Camera che al Senato, per ampliare il plafond di 40 miliardi messo a disposizione dal Governo tra il 2012 e il 2014, con l'obiettivo di risolvere l'emergenza debiti verso le imprese.
  I 40 miliardi di euro, mediante il ricorso all'emissione di titoli di Stato, rappresentano un indicatore fondamentale ed importante a cui questo Governo e la maggioranza intendono certamente dare seguito, e costituiscono la risposta rispetto a questioni strategiche che provengono dal passato: il debito pubblico, il limite complessivo del rapporto deficit/PIL del 3 per cento ed infine il pareggio di bilancio in sede europea.
  Sono convinto che questo decreto-legge abbia dimostrato come la politica, quando s'impegna con tenacia dando prova di efficienza e serietà, possa certamente riacquistare autorevolezza e prestigio nel proprio lavoro legislativo e parlamentare nei confronti dell'opinione pubblica. Proseguendo in tale direzione, auspico che nelle prossime settimane il Parlamento affronti rapidamente gli interventi necessari a far uscire il nostro Paese e l'Europa dal manto insopportabile di una crisi economica senza precedenti, che prosegue per il sesto anno consecutivo, affinché – come dicevo prima – possa avviarsi una nuova stagione di politiche europee per la crescita e per l'occupazione, soprattutto quella giovanile, a cui il nostro Governo, anche attraverso le proposte del Popolo della Libertà, e il nostro Paese possono finalmente fornire un contributo determinante. Dichiaro quindi a nome del mio gruppo il voto favorevole sul decreto-legge, le cui finalità, oltre a quelle previste dalle disposizioni nel suo interno, concorreranno a riavvicinare la politica ai cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tommaso Currò. Ne ha facoltà.

  TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente, signori Ministri, colleghi deputati, il MoVimento 5 Stelle si dichiara favorevole al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, ed auspica anzi che tali debiti siano sanati nel più breve tempo possibile. Esprimerà pertanto un voto favorevole all'intero impianto del decreto-legge.
  È noto a tutti che i 40 miliardi stanziati dal dispositivo di legge non sono sufficienti alla completa copertura del debito. Ci preme osservare che in Senato è stato inserito l'articolo 5-bis, col quale si cerca di ampliare la disponibilità finanziaria per pagare ulteriori debiti rispetto all'iniziativa del Governo, nella quale si poneva il limite di 40 miliardi. Con tale modifica dell'articolato, non si è voluto attendere un ulteriore decreto-legge con il quale affrontare tutte le problematiche connesse al restante debito della pubblica amministrazione, come da noi auspicato nell'ordine del giorno presentato in sede di prima approvazione in questa Camera.
  L'articolo 5-bis dispone che il Ministero dell'economia e delle finanze possa autorizzare la cessione di garanzie dello Stato a favore di istituzioni finanziarie nazionali, dell'Unione europea ed internazionali. Così come formulato, questo articolo ha destato non poche perplessità: in particolare, non risultava chiaro sulla base di quale normativa italiana o europea lo Stato potesse eseguire la cessione di garanzia. Inoltre non era specificato quali fossero le circostanze che consentono al Ministero di autorizzare la cessione.Pag. 58
  A questi dubbi il Governo in Commissione bilancio non ha, a nostro avviso, portato sufficienti elementi di chiarimento. Inoltre, nessun chiarimento è stato portato dal Governo in merito a quali fossero le istituzioni finanziarie dell'Unione europea a cui la norma fa riferimento.
  Evidenziamo anche che pareri di esperti del settore riportati da organi di stampa specializzati hanno esposto analisi tecniche differenti rispetto alle delucidazioni fornite dal Governo in sede referente della Commissione V (bilancio). Questo a conferma della poca chiarezza con cui l'articolo era evidentemente stato formulato.
  Prendiamo atto oggi che il sottosegretario Giorgetti è venuto in questa sede a esplicare meglio le circostanze che ruotano e orbitano attorno appunto all'istituto della cessione di garanzia e lo apprezziamo. In futuro auspichiamo che il Governo, nell'attuazione della norma, informi il Parlamento ogni volta che faccia uso dell'articolo 5-bis e delle esigenze economico-finanziarie che giustificheranno il Ministero dell'economia e delle finanze ad autorizzare alla cessione di garanzia, in modo da assicurare la trasparenza dovuta al Parlamento in quanto organo di controllo oltre che di indirizzo sull'Esecutivo.
  Auspichiamo, in aggiunta, che quanto disposto dall'articolo 4-ter in materia di copertura della spesa corrente, anche con l'impiego di oneri di urbanizzazione, sia in futuro modificato come proposto da un nostro disegno di legge in materia di consumo di suolo e tutela del paesaggio.
  Per concludere, ribadisco la piena disponibilità del MoVimento 5 Stelle a voler portare a termine l'iter di questo decreto-legge, affinché tutto il sistema italiano della produzione si possa giovare di questo strumento per venir fuori finalmente da questa crisi epocale che lo attanaglia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giampaolo Galli. Ne ha facoltà.

  GIAMPAOLO GALLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è difficile immaginare un singolo provvedimento che sia altrettanto efficace per attenuare l'intensità della crisi; 40 miliardi – peraltro assolutamente dovuti – alle imprese: mai nella storia della Repubblica si è attuato un provvedimento espansivo di tale entità. Esprimiamo dunque una grande soddisfazione per questo risultato, anche se nella sua attuale formulazione – lo ha già ricordato l'onorevole Rughetti – per noi questo provvedimento è perfettibile, sia perché 40 miliardi sono solo una parte del totale del debito, che è stimato in 90 miliardi, sia perché su alcune questioni di fondo avremmo voluto avere dei principi che avessero agevolato il pagamento a favore delle imprese, per quello che riguarda il tema del silenzio-assenso, per quello che riguarda il tema delle compensazioni, di cui abbiamo parlato anche oggi, e per quello che riguarda gli aspetti procedurali.
  Nella nostra parte politica, ma credo anche nelle altre, e comunque sicuramente in quelle di maggioranza, è prevalso un criterio di prudenza dettato dalla considerazione che un decreto-legge con evidente requisiti di necessità e urgenza, è operativo fin dalla data della sua emanazione. Non potevamo correre il rischio di bloccare l'operatività delle amministrazioni in attesa della conversione in legge del decreto-legge, avremmo generato confusione e comunque un ritardo di ulteriori due mesi che non sarebbe stato accettabile. Ricordo al riguardo che le prime importanti scadenze operative erano quelle del 30 aprile e del 15 maggio.
  Nell'iter di approvazione del decreto-legge abbiamo interagito strettamente con il Governo e ovviamente con la Ragioneria generale dello Stato, che è e rimane una struttura di assoluta eccellenza nel panorama delle amministrazioni pubbliche italiane. Il Governo ha nominato un nuovo capo della Ragioneria generale nella figura di un validissimo dirigente della Banca d'Italia, e a Daniele Franco voglio qui rivolgere i migliori auguri di Pag. 59buon lavoro, aggiungendo l'auspicio che egli sappia avviare a soluzione i complessi problemi che questo stesso provvedimento ha portato alla luce. L'accumulo dei debiti della pubblica amministrazione, e il fatto stesso che non si conosca l'ammontare di tali debiti, ci dice quanto c’è da fare per migliorare la nostra contabilità pubblica e ci dice anche quanto siano potenzialmente distorte le nostre informazioni sulle politiche pubbliche che andiamo attuando. Con tutta evidenza negli anni scorsi abbiamo speso di più di quanto non risulti dai documenti contabili.
  Con tutta evidenza, i tagli fatti negli anni passati, pur rilevanti, sono stati meno efficaci di quanto pensassimo.
  Concludo, registrando tre cose, che dobbiamo assolutamente fare. In primo luogo, occorre monitorare – è già stato ricordato da altri – il flusso dei pagamenti alle imprese: auspichiamo che il Ministero dell'economia e delle finanze sia in grado di comunicare tempestivamente quanto è stato effettivamente pagato alle imprese. In secondo luogo, se il monitoraggio rivelerà l'esistenza di problemi o di ritardi, il Governo sia pronto ad assumere i necessari provvedimenti correttivi, se necessario, tornando in Parlamento. Non possiamo permetterci un risultato nullo, o anche solo mediocre: sarebbe intollerabile. In terzo luogo, come ho già detto, 40 miliardi non bastano, così come non bastano i 7,5 miliardi appostati per il pagamento dei debiti in conto capitale, che si stima stiano attorno ai 20 miliardi. Dobbiamo, dunque, prevedere – come già si è impegnato a fare il Governo – una fase due, verosimilmente con il prossimo aggiornamento al documento di economia e finanza. Anche a questo serve il monitoraggio della fase che si sta aprendo adesso.
  Auspico, dunque, che la Camera approvi rapidamente il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 676-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 676-B, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Carnevali, D'Ambruoso, Galgano, Dellai...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

  S. 676-B – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali. Disposizioni per il rinnovo del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria» (Già approvato dalla Camera e modificato dal Senato):

   Presenti e votanti  508   
   Maggioranza  255   
    Hanno votato  508.    
  (La Camera approva – Applausi – Vedi votazioni).

  (I deputati Genovese e Sisto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione delle mozioni Airaudo, Castelli ed altri n. 1-00048, Costa ed altri n. 1-00033, Allasia ed altri n. 1-00064, Vitelli ed altri n. 1-00066, Speranza ed altri n. 1-00068, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00069, in merito alla realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione (ore 19,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Airaudo, Castelli ed altri n. 1-00048, Costa Pag. 60ed altri n. 1-00033, Allasia ed altri n. 1-00064, Vitelli ed altri n. 1-00066, Speranza ed altri n. 1-00068 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00069, in merito alla realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta di martedì 4 giugno 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  ROCCO GIRLANDA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, approfitto per ricordare, sul tema della linea ferroviaria Torino-Lione, le principali tappe del progetto e le motivazioni che spingono il Governo a continuare a considerare strategica tale infrastruttura, per gli innegabili benefici che comporta.
  Il 29 gennaio 2001 è stato stipulato a Torino un accordo tra Italia e Francia per la realizzazione di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione, ratificato dal Parlamento francese, nonché da quello italiano.
  In base all'accordo furono avviate e proseguite, come è noto, le conseguenti azioni propedeutiche, quali la creazione della società LTF per la realizzazione degli studi e dei lavori preliminari della parte comune italo-francese, nonché quelle connesse alla predisposizione e alla realizzazione dei relativi progetti.
  Il 30 gennaio 2012 è stato firmato a Roma un ulteriore Accordo tra il Governo italiano e quello francese a integrazione del predetto atto del 2001, il quale mira, in particolare, a disciplinare la costruzione e la futura gestione della sezione transfrontaliera della parte comune italo-francese dell'opera. Lo stesso Accordo contiene anche la disciplina della costituzione e del funzionamento del promotore pubblico, che avrà poi la qualifica di gestore della sezione transfrontaliera della parte comune italo-francese.
  La realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione ha la finalità di facilitare gli spostamenti delle persone e il trasporto delle merci attraverso l'arco alpino, in una prospettiva di sviluppo sostenibile finalizzata a favorire le modalità di trasporto più rispettose dell'ambiente. Sotto tale profilo, lo sfruttamento del potenziale rappresentato dalla modalità ferroviaria diventa essenziale.
  Il collegamento ferroviario in esame si colloca nella tratta strategica del corridoio mediterraneo della rete transeuropea Ten-T, costituendone una porzione del progetto prioritario Lione-Trieste-Budapest-confine ucraino, al centro degli assi di comunicazione tra il nord e il sud d'Europa. Il progetto mira a conseguire una sensibile riduzione dei tempi di viaggio per il traffico passeggeri e a fornire una risposta efficace e sostenibile, dal punto di vista ambientale, al significativo incremento della domanda di trasporto merci sull'arco alpino.
  La realizzazione del progetto comporta innegabili benefici in termini di: dimezzamento dei tempi di percorrenza per i passeggeri (da Torino a Chambéry si passa da 152 a 73 minuti); incremento della capacità nel trasporto merci, portata da 1.050 a 2.050 tonnellate, e lunghezza fino a 750 metri per treno, con costi di esercizio, quindi, quasi dimezzati; riduzione del numero di camion sulla strada nel delicato ambiente alpino; trasformazione della linea esistente in metropolitana di valle, a servizio dei residenti; riduzione degli incidenti stradali e dei connessi costi sociali; riduzione annuale di emissione di gas serra (a regime, 3 milioni di tonnellate equivalenti di anidride carbonica, corrispondente alla CO2 di una città 300 mila abitanti); creazione di nuovi posti di lavoro (più di 1.000 le persone direttamente impegnate in Italia nella realizzazione della nuova linea, con un rapporto di 1 a 3 di occupati indiretti).
  Lo schema di disegno di legge per la ratifica dell'Accordo stipulato il 30 gennaio 2012, sta per essere presentato al Consiglio dei Ministri, al fine dell'approvazione. Numerose sono state finora le Pag. 61azioni promosse dal Governo per garantire un rapido avanzamento fisico e procedurale del progetto, con la sua sostenibilità economica-finanziaria, tra le quali si ricordano: l'autorizzazione di spesa, prevista dall'articolo 1 della legge n. 228 del 2012, pari a 60 milioni di euro per il 2013, 100 milioni per il 2014, 680 milioni per il 2015 e a 150 milioni di euro ciascuno per gli anni dal 2016 al 2029, per una dotazione finanziaria complessiva di 2.940 milioni di euro, ridotta, peraltro, a 2.816 a seguito delle riduzioni di spesa operati con i provvedimenti legislativi intervenuti successivamente; la delibera CIPE del 26 ottobre 2012 che ha confermato, sia pure con una diversa modulazione annuale, lo stanziamento di 10 milioni di euro quale prima tranche del totale delle assegnazioni per le opere compensative atte a favorire l'insediamento territoriale della linea ferroviaria in esame, previsto dalla delibera CIPE del 23 marzo 2012. Ricordo, peraltro, che il citato Accordo tra Italia e Francia del 30 gennaio 2012, rinvia all'approvazione di un successivo protocollo addizionale separato, al fine di permettere l'avvio dei lavori definitivi della parte comune italo-francese, tenendo conto, in particolare, della partecipazione definitiva dell'Unione europea al progetto.
  Relativamente ai punti che sono parte della mozione, preme particolarmente indicare il punto della mozione Airaudo, Castelli ed altri n. 1-00048, relativo ad accertare che l'asse 6 non è previsto, dall'Europa, ad alta velocità/alta capacità. Si fa presente che il collegamento ferroviario in esame si colloca nella tratta strategica del corridoio mediterraneo della rete transeuropea Ten-T, costituendo una porzione del progetto prioritario Lione-Trieste-Budapest-confine ucraino (PP6), al centro degli assi di comunicazione tra il nord e il sud d'Europa. Il progetto mira a conseguire una sensibile riduzione dei tempi di viaggio per il traffico passeggeri e a fornire una risposta efficace e sostenibile, dal punto di vista ambientale, al significativo incremento della domanda di trasporto merci sull'arco alpino.
  Detto progetto non è, in effetti, secondo le previsioni europee, un percorso cosiddetto ad alta velocità. Tuttavia, il Regolamento UE C-650 sulle reti Ten-T, in fase di approvazione, richiede, e quindi impone, anche per le linee non ad alta velocità, l'adeguamento a precisi standard, che la linea storica attuale, pur tenendo conto dei lavori di ammodernamento già eseguiti, non consente di soddisfare. Passo adesso ad esprimere il parere sulle mozioni presentate.
  Il Governo esprime parere contrario su tutti i capoversi del dispositivo della mozione Airaudo, Castelli ed altri n. 1-00048, ed esprime parere favorevole su tutti i capoversi dei dispositivi delle mozioni Costa ed altri n. 1-00033, Allasia ed altri n. 1-00064, Vitelli ed altri n. 1-00066 e Speranza ed altri n. 1-00068.
  Per quanto riguarda, infine, la mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-00069, il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo. Con riferimento al secondo capoverso del dispositivo, il Governo esprime parere favorevole, purché riformulato nel seguente modo: «ad assumere iniziative normative urgenti volte a consentire ai comuni e alla provincia interessati alla realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, di realizzare gli interventi di riqualificazione del territorio anche in deroga ai limiti del Patto di stabilità interno e, in una fase successiva, alla valutazione della zona a burocrazia zero (zona franca) per la porzione di territorio insistente sulla tratta internazionale». Il Governo esprime parere favorevole sul terzo e quarto capoverso del dispositivo, mentre esprime parere favorevole sul quinto capoverso del dispositivo, purché riformulato nel senso di aggiungere, dopo la parola: «opere», la seguente: «compensative», e sopprimendo, dopo la parola «preventivo», le seguenti parole: «non vincolante». Il Governo esprime, infine, parere favorevole sul sesto e sul settimo capoverso del dispositivo.

  PRESIDENTE. Signor sottosegretario, le chiedo un chiarimento: quando fa riferimento esplicitamente ad un parere favorevole Pag. 62sul dispositivo, vi è un parere contrario sulle premesse ?

  ROCCO GIRLANDA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. No, signor Presidente. Il parere è favorevole su tutta la mozione.

  PRESIDENTE. Sta bene.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Meloni, che dovrà anche dire se accetta la riformulazione proposta dal Governo per una parte del dispositivo della mozione, a sua prima firma, n. 1-00069. Ne ha facoltà.

  GIORGIA MELONI. Signor Presidente, espliciterò nel corso di questa dichiarazione di voto anche l'accoglimento o meno da parte di Fratelli d'Italia delle proposte di riformulazione che il sottosegretario ha formulato. La questione che noi discutiamo in quest'Aula, e che Fratelli d'Italia ha cercato di rappresentare all'interno della sua mozione, riguarda due grandi questioni, che devono camminare insieme e che sono per noi di estrema importanza.
  Da una parte, vi è la grande questione della modernizzazione delle infrastrutture nazionali, dall'altra, vi sono i temi della tutela dell'ambiente, della salute e dell'equità sociale. La TAV è chiaramente un'opera strategica per il nostro futuro. Vale la pena ricordare che l'Italia deteneva in materia uno dei tanti primati industriali andati persi nel corso del tempo. Purtroppo, quasi nessuno lo ricorda, ma l'alta velocità nasce in Italia. Era il 1936 quando il treno ETR 200 viaggiò da Firenze a Milano a 165 chilometri orari, con punte di 203 chilometri orari, ed erano gli anni Settanta quando fu varata la prima linea ad alta velocità: era la famosa direttissima Firenze-Roma, che raggiungeva i 250 chilometri orari.
  Poi, da allora, noi abbiamo progressivamente trasferito questa leadership, in particolare alla Francia, se è vero come è vero che le nuove linee ad alta velocità sono arrivate in Italia solamente a metà degli anni Duemila. La sfida, oggi, dopo avere ritardato di circa un quarto di secolo sugli altri Stati nazionali europei, è quella di riguadagnare quella leadership e quella competitività, che non vuole dire solamente riguadagnarla sul tema delle capacità tecnologiche.
  Noi dobbiamo tornare competitivi anche per quello che riguarda la partecipazione alle scelte da parte delle comunità locali, rispetto dell'ambiente, velocità di realizzazione, attenzione per gli aspetti socio-economici, qualità di realizzazione dell'opera, decoro, estetica, impatto paesaggistico. Dobbiamo, cioè, sentire l'ambizione di primeggiare a tutto tondo come abbiamo fatto per secoli. E questo è quello che chiediamo ai soggetti attuatori, è quello che chiediamo al Governo, alla regione, agli enti territoriali, a Trenitalia.
  Ovviamente noi abbiamo bisogno di inserirci nella TAV, di inserirci con il collegamento su rotaia Torino-Lione nel progetto di rete ferroviaria transeuropea che punta a migliorare gli scambi nel riequilibrio modale dei trasporti e che vuole colpire l'obiettivo dell'Unione europea di spostare il 30 per cento del trasporto merci su rotaia entro il 2030 ed il 50 per cento entro il 2050.
  Ne abbiamo bisogno perché, vedete, queste grandi infrastrutture vengono definite «capitale fisso sociale»: «capitale fisso» perché sono inamovibili – ne beneficeranno anche le generazioni a venire –, «capitale sociale» perché ne beneficia l'intera società. Quando noi costruiamo strade, ferrovie, porti, aeroporti, investiamo nel futuro, lasciamo in eredità una dotazione perenne che avrà bisogno solamente di essere ammodernata, di essere manutenuta, ma lasciamo qualcosa alle generazioni che verranno dopo di noi.
  E ne abbiamo bisogno perché abbiamo troppo spesso sentito dire che i prodotti italiani sono competitivi fino al cancello della fabbrica, intendendo con questo che Pag. 63quando escono dal cancello della fabbrica perdono competitività a causa degli altissimi costi che ha trasportarli, per colpa di reti stradali e ferroviarie che sono assolutamente e totalmente obsolete. Ovviamente, con la Torino-Lione ci verrà consentito di agganciarsi all'alta velocità francese e i nostri prodotti potranno arrivare tempestivamente sui mercati nord-europei.
  E sono tanti altri i benefici di questa opera, lo sappiamo: avremmo un incremento della capacità nel trasporto, con costi di esercizio abbattuti del 50 per cento, una sensibile diminuzione di quegli oltre 600 mila TIR che transitano sulle strade ogni anno e che secondo l'Agenzia europea per l'ambiente producono danni ambientali per circa 15 miliardi di euro ogni anno; avremo la possibilità di affrontare la tratta Torino-Lione, di percorrerla in meno di 2 ore, contro le 4 di oggi; da Milano si potrà arrivare a Parigi in 4 ore contro le 7 di oggi; avremo un importante incremento occupazionale di circa duemila lavoratori per la durata dei cantieri, più altre 4 mila persone indirettamente occupate. Insomma, moltissimi benefici.
  Questi benefici, però, non possono farci ignorare le esigenze del territorio e le esigenze delle popolazioni che ospiteranno il passaggio di questa importante e moderna infrastruttura. Fratelli d'Italia non intende trascurare quelle esigenze, come abbiamo ampiamente scritto nella nostra mozione, ma non vogliamo neanche che quelle esigenze possano rappresentare un alibi per rimanere al palo. Un alibi per arrestare un processo che per noi, in ogni caso, è un processo da considerarsi irreversibile.
  Allora, chiediamo al Governo e agli enti competenti che ciascun intervento eseguito sia effettuato nel rispetto del decoro, tutelando le popolazioni e i suoli, salvaguardando i beni immateriali; chiediamo che siano previste misure di compensazione ambientale, di ripristino e di riqualificazione dei territori violati, anche per difendere la vocazione turistica e agricola, cioè chiediamo interventi a regola d'arte come la migliore tradizione italiana ci ricorda. Chiediamo di intensificare le visite sul territorio, di informare periodicamente le popolazioni e gli enti interessati sull'andamento dei lavori. Chiediamo e accettiamo, Sottosegretario Girlanda, la riformulazione che il Governo propone, perciò la possibilità di derogare dal Patto di stabilità per la provincia e i comuni interessati e, successivamente, di prevedere una zona franca cioè una zona a burocrazia zero, e chiediamo di istituire un organismo di monitoraggio – anche qui accettiamo la riformulazione – che metta in relazione i comuni interessati con lo Stato e la regione e sottoponga la stesura delle opere direttamente cantierizzabili al loro parere preventivo.
  Vorremmo, però, Sottosegretario – lei è persona molto sensibile su questi temi – che le misure di compensazione da destinare ai territori interessati fossero certe e fossero garantite o dal Governo o da un organismo ad hoc, perché non accada quello che troppo spesso è accaduto in situazioni simili, e cioè, che le popolazioni locali, dopo aver subito l'impatto dei lavori, non hanno mai visto i fondi e le opere che pure erano stati promessi dagli accordi di programma.
  In questo senso, sarebbe giusto che le compensazioni avvenissero prima della costruzione dell'opera o, comunque, contestualmente alla costruzione della parte più invasiva dell'opera, come quando si costruiscono nuovi quartieri nelle città: le opere di urbanizzazione devono essere costruite prima delle case che poi si mettono a frutto e si vendono. Almeno per le infrastrutture che vengono finanziate dallo Stato cerchiamo di fare sì che questo principio possa funzionare.
  Poi ci chiediamo come si possa dimostrare ai cittadini coinvolti dalla costruzione che l'opera può essere un vantaggio anche per loro. Noi crediamo che uno degli strumenti possa essere impegnare Trenitalia ad investire parte dei ricavi che otterrà dall'alta velocità nell'ammodernamento delle tratte tradizionali e periferiche, per intenderci quelle sulle quali viaggia la gran parte dei pendolari. Infatti, gli investimenti che lo Stato fa sulla TAV sono Pag. 64investimenti importanti e importanti saranno i ricavi per Trenitalia. Trenitalia ha sempre detto che ammodernare queste tratte non è economico, perché sono tratte particolari, nelle quali i viaggiatori non sono costanti, e che quindi è impossibile potenziarne le percorrenze. Però, signor sottosegretario, la logica della ferrovia di lusso da una parte e dall'altra parte delle carrozze arrugginite, sudice e cariche di pendolari, modello carri bestiame, negli orari di punta è una logica che non può funzionare in una nazione civile. Allora noi chiediamo al Governo di promuovere un accordo affinché una parte dei profitti venga destinata al miglioramento delle linee locali.
  Mi avvio verso la conclusione, signor Presidente. Io credo questo: coinvolgere le popolazioni, gli enti locali, i comitati e le persone che in buona fede difendono il diritto alla salute ed alla vivibilità – che è un compito che questo Governo ha e che tutti abbiamo – è anche un modo per togliere terreno sotto ai piedi a quei professionisti della protesta, che in Val di Susa cercano solamente un'altra scusa per giocare a fare i rivoluzionari. «NO TAV» o «No Global», chiamateli come vi pare, le facce sono sempre le stesse. Ma io penso che l'Italia non possa essere ostaggio di quattro figli di papà che giocano a fare gli alternativi e che, guarda caso, quasi mai vivono da quelle parti e che nulla hanno a che fare con le popolazioni.

  PRESIDENTE. Ha terminato il tempo a disposizione, onorevole Giorgia Meloni.

  GIORGIA MELONI. Concludo, signor Presidente. Nulla hanno a che fare con le popolazioni, che invece protestano pacificamente e civilmente, pretendendo solo ascolto.
  Noi abbiamo bisogno di ascoltare quelle popolazioni e abbiamo bisogno di ribadire – e ribadiamo con il nostro voto – questo concetto e cioè che riconosciamo l'importanza strategica della TAV, esattamente come i legittimi interessi delle popolazioni dell'area, e che le due dimensioni non sono antitetiche, ma anzi possono e devono convivere insieme, quello su cui vorremmo che il Governo si impegnasse (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, come dicevo ieri, trovo singolare che con il crescere della disoccupazione nel nostro Paese, soprattutto quella giovanile, oggi ci si fermi qui, non per migliorare l'infrastruttura, ma per bloccarne i lavori.
  Se questo sia possibile o meno, non entro nel merito della questione. Trovo comunque fuori tempo massimo qualunque obiezione, dopo che per quasi vent'anni si è discusso e si è arrivati ad una soluzione conveniente per tutti. Ma gli irriducibili non si smentiscono mai ed oggi portano dati e numeri distorti nel tentativo di contrastare lo sviluppo della Val di Susa.
  Le discussioni sul progetto e le modifiche che hanno tenuto conto della necessità dei valligiani sono state fatte a tempo debito. Ricordo la battaglia della Lega, dieci anni fa, per far sì che il tracciato fosse totalmente in galleria. Ricordo le battaglie della Lega in questi anni perché ci fosse la massima trasparenza su appalti, lavori e cantieristica. Ricordo le battaglie perché un territorio, quello della Val di Susa, non fosse svenduto, ma fosse parte integrante del progetto. Ricordo la battaglia sull'autonomia della valle.
  Siamo convinti di quello che abbiamo fatto e siamo certi di essere arrivati ad un progetto che tiene in considerazione lo sviluppo della Val di Susa ed il futuro dei valsusini. Loro continueremo ad ascoltare, i valsusini, e nessuno altro. Non ci interessa l'opinione degli anarchici torinesi o di altre città che fino ad ieri non sapevano neanche che Annibale fosse passato in Val di Susa per attraversare le Alpi. Non ci interessano i professionisti del «no», che manifestano in lungo e in largo per il Pag. 65Paese, da Vicenza a Messina, con il solo scopo di creare tensioni ed impedire lo sviluppo del Paese, ignorando i benefici che le opere possono portare ai cittadini.
  Credo che i cittadini oggi abbiano chiari quali siano stati gli impegni assunti in questi anni, quali i Governi che hanno operato in maniera trasparente per realizzare questa opera ma soprattutto credo che nel territorio piemontese sia chiaro che gli enti locali a tutti i livelli hanno operato in una situazione spesso complicata, senza mai cedere ad atteggiamenti purtroppo molte volte violenti di un movimento che nel corso del tempo ha cambiato faccia, un movimento che ha avuto grandi meriti negli anni che hanno preceduto l'istituzione dell'Osservatorio presieduto dall'architetto Virano, un movimento che ha posto delle questioni che peraltro sono state in molti casi, direi nella stragrande maggioranza, accolte in sede di predisposizione del progetto, un movimento che oggi è costituito solo in minima parte dalla gente della Val di Susa. Di fronte all'accusa di una mancanza di dialogo chiediamo: è colpa delle istituzioni ? No, la responsabilità è di quegli amministratori e di quei sindaci che hanno scelto la piazza molto spesso violenta invece delle sedi dove c'era confronto e dove si stava costruendo il nuovo progetto per l'attraversamento dell'Italia con il Corridoio 5.
  Tutto ciò che si doveva fare è stato fatto dalle istituzioni. Sono lieto che oggi ci sono alcuni in questo Parlamento che rivendicano con forza il diritto al dialogo ma vorrei sottolineare che il dialogo con le istituzioni locali, con il Governo e con questo Parlamento è stato avviato tanto tempo fa. Ma guardiamo un po’ i numeri, inopinabili soprattutto: dell'Osservatorio Torino-Lione in questi anni, dal 2006 al 2013, ci sono state 204 sedute di confronto, 10 gruppi di lavoro e oltre 300 audizioni di cui 65 internazionali, 7 riunioni con i tavoli istituzionali di Palazzo Chigi che hanno definito gli obiettivi e i tempi dell'Osservatorio. Sono state considerate 11 alternative al tracciato e alla fine è stato individuato il corridoio migliore anche sulla base del suggerimento dei comitati locali raggruppati in cinque ambiti territoriali omogenei.
  Il progetto è costituito da un tunnel di base di 57 chilometri che trasformerà l'attuale tratto di valico in una linea di pianura. I benefici saranno alla portata di tutti: 5 mila chilometri di nuove linee; consolidamento della competitività dei Paesi del sud Europa, Francia, Spagna e Italia, in particolare della pianura padana; riequilibrio dell'offerta tra ferrovie e strada per il trasporto merci; trasferimento di quasi 40 milioni di tonnellate di merce da qui al 2035 con trasporti mezzi tradizionali, trasporto combinato, strada ferroviaria; carico di 700 mila camion all'anno sui vagoni speciali con la Torino-Lione; dimezzamento dei tempi di percorrenza per i passeggeri; incremento della capacità dei trasporti merci, portandoli da mille a 2 mila tonnellate, con costi di esercizi quasi dimezzati e riduzione del numero di camion su strada nel delicato ambiente alpino che oggi conta circa 60 mila passaggi l'anno. Entro il 2030 il 30 per cento delle merci sulle tratte a lunga percorrenza dovrà essere trasportato su un aviotreno, un obiettivo ambizioso che, unito allo sviluppo di automobili a carburanti a basso impatto ambientale mira ad abbattere il 60 per cento di emissione di gas serra entro i prossimi 30 anni; trasformazione della linea esistente in metropolitana di valle al servizio dei residenti e riduzione degli incidenti stradali e connessi costi sociali; riduzione annuale di emissione di gas serra. Ricordo che parte del traffico su gomma tra Italia e Francia ormai transita per Ventimiglia con il risultato che la Riviera sta diventando una delle aree più inquinante della costa mediterranea. I francesi vorrebbero ricorrere al contingentamento ma le regole europee lo rendono praticamente impossibile. Non dimentichiamo la creazione di nuovi posti di lavoro: più di mille le persone direttamente impiegate in Italia nella realizzazione della nuova linea, con un rapporto di uno a tre di occupati indiretti nell'indotto e l'anticipazione degli interventi ambientali.Pag. 66
  Oggi siamo arrivati al dunque, a tirar le somme. Fortunatamente la stragrande maggioranza dell'assemblea parlamentare qui presente è totalmente favorevole alla TAV. Ciò nonostante vorrei fare alcune considerazioni di carattere geo-economico e finanziario e, come dirò in seguito, anche sotto l'aspetto fiscale che certamente induce a ritenere in modo convincente, come più volte ho ribadito, che la TAV costituisce un investimento strategico per il futuro del nostro Paese in termini di maggiore competitività, di abbattimento delle distanze, di prospettive di sviluppo. Senza la TAV l'Italia rischia un distacco dall'Europa e questa opera è fondamentale per lo sviluppo commerciale e industriale del nostro Paese.
  Occorre puntare su due aspetti sul quale la Lega Nord e Autonomie spinge da sempre: la trasformazione della valle in una zona franca, il che favorirebbe una rapida integrazione in aree del contesto europeo ed una serie di interventi di natura fiscale per valorizzarne la vocazione turistica, anche in funzione di riequilibrio ed integrazione rispetto alla TAV, abbattendo il carico fiscale sia nei confronti delle famiglie sia nei confronti di aziende della zona piemontese direttamente coinvolte dalla realizzazione dell'opera infrastrutturale.
  La nostra proposta è una riflessione: vuole portare l'Esecutivo ad impegnarsi per garantire misure di defiscalizzazione a favore della Val di Susa e dei comuni direttamente coinvolti dalla realizzazione della TAV Torino-Lione, istituendo appunto una zona franca nell'area interessata, un impegno rappresentato da un provvedimento legislativo ad hoc che sicuramente nei prossimi giorni presenteremo, che stabilisca interventi di natura fiscale per salvaguardare e valorizzare la vocazione turistica e commerciale, una funzione di riequilibrio in parallelo alla cantierizzazione dell'opera; la trasformazione della Val di Susa in zona franca contribuirebbe positivamente ad un veloce coordinamento all'interno dell'area europea che si costruisce non soltanto con politiche rigorose di bilancio ma anche mostrando i vantaggi che possono giungere a integrazione.
   Mi permetto di chiudere esprimendo solidarietà alle forze dell'ordine che sono impegnate costantemente ogni giorno per mantenere l'ordine pubblico in Valle. Solidarietà ai lavoratori minacciati, aggrediti dai no TAV, costantemente; solidarietà a tutti i politici minacciati costantemente dai no TAV come il senatore del PD, Stefano Esposito e, in ultimo, solidarietà nei confronti del procuratore della Repubblica di Torino Giancarlo Caselli, che costantemente è oggetto di attacchi da parte del movimento no TAV (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Giorgio Airaudo per le prossime volte.

  PRESIDENTE. Però qui c'era scritto Stefano.

  GIORGIO AIRAUDO. Ci tengo al mio nome e per questo glielo ricordo.

  PRESIDENTE. Sì, ha ragione. Gli uffici prendano nota, scusandosi !

  GIORGIO AIRAUDO. No niente, si figuri. Nel corso della discussione ci è stato chiesto conto del perché dall'opposizione si sia scelto di portare questo tema all'attenzione dell'aula. Di nuovo questo tema secondo qualcuno. La risposta, onorevoli colleghi, sta nelle richieste della mozione stessa: abbandonare l'opera perché non serve, non è più una linea ad alta velocità/capacità – unica cosa su cui il Governo ci ha confortato – e dentro la crisi che stiamo vivendo vanno utilizzate tutte le risorse per creare più occupazione possibile mantenendo servizi e coesione sociale. Ma è bene fare un passo indietro perché questa opera viene dal passato. Nel 1991, quando ci fu la spinta decisiva per la partenza del progetto, Sergio Pinifarina Pag. 67che presiedeva il comitato promotore per la Torino-Lione presentò uno studio che motivava le ragioni dell'opera (tutte queste cose le trovate ampiamente documentate da un amplissimo servizio sulla Stampa di Torino) dicendo che in quell'anno, il 1991, quella linea aveva trasportato 1,5 milioni di passeggeri e 10,2 tonnellate di merci e che, quindi, la nuova linea sarebbe stata indispensabile perché nel 1997 la linea Torino-Lione si sarebbe saturata con 4,5 milioni di passeggeri e 24 milioni di tonnellate di merce. Invece lo scorso anno 2013 i passeggeri sono stati 750 mila, la metà di quelli che Pininfarina aveva documentato e contato per quella sede nell'anno di quella ricerca e le merci sono state 3,4 milioni di tonnelate. Per essere sinceri tra di noi, se dovessimo decidere oggi, nessuno con buonsenso e poche risorse – le poche risorse che noi abbiamo – farebbe più questo investimento.
  E un'opera che viene del passato, da un gigantismo industriale oramai esaurito, da uno sviluppo non più ripetibile, che immagina merci che non ci sono e non ci saranno più e anche da consumi e mobilità delle persone e delle merci che sono in forte e radicale cambiamento.
  Solo ieri pomeriggio, mentre noi discutevamo, l'Indesit del gruppo Merloni ha dichiarato 1.400 esuberi in tre anni nel nostro Paese perché non produrrà più in Italia i prodotti della gamma media e bassa. Una settimana fa la KTM, che è diventata proprietaria della Cagiva che produceva 10 mila moto Husqvarna a Varese, ha detto che trasferirà quell'azienda, che chiuderà, in Austria con lo scippo del marchio. Queste aziende non chiudono o vengono trasferite per un problema di trasporti e/o di velocità delle consegne. O si pensi alla Fiat in Italia a cui è stato dedicato da quest'Aula molto meno tempo di quello che ha dedicato alla TAV, come ci avete dimostrato, quando forse qualche impegno in più andava dedicato, se si voleva garantire e mantenere l'occupazione.
  La FIAT in Italia non è andata in crisi perché riceve in ritardo i componenti o consegna in ritardo gli automezzi, visto che in Italia si producono, negli ultimi anni, tra le 350 mila e le 450 mila vetture. Non cresceranno con la Torino-Lione e sarebbe meglio, appunto, farsi rassicurare dalla FIAT di Marchionne, invece di continuare ad accontentarsi delle conferme di progetti che non trovano nessun impegno scritto con nessun Governo da molti anni e che vedono i lavoratori subire una pesantissima cassa integrazione. Mirafiori di Torino quest'anno, la grande Mirafiori che ricordo a tutti voi vale 14 mila addetti, con gli enti centrali, ha lavorato tre giorni al mese ed ha prodotto 22 mila vetture in un anno, vetture che non hanno bisogno di essere trasportate con l'alta velocità, perché non è necessaria. E non credo che neanche il deputato Vitelli, visti gli ingombri speciali dei suoi prodotti, dei suoi buoni prodotti, ci comunicherà che in futuro passeranno dalla gomma alla rotaia.
  Questa è un'opera che ha visto gravi incompetenze previsionali ed errori tecnici, vent'anni di progetti, correzioni, sviste e approssimazioni sono lì a dimostrarlo. Questa è un'opera che dal 2007 viene considerata un'infrastruttura convenzionale e non ad alta velocità/capacità. Ciò si rinviene anche dalla prima pagina della richiesta di finanziamento all'Europa firmata dal Ministero delle infrastrutture.
  Quanto alle ragioni ambientali mi limito, fuori da ogni demagogia e propaganda, a citare uno studio del Politecnico di Torino sul progetto definitivo presentato da LTF e realizzato per la comunità montana sull'inquinamento atmosferico dovuto alle polveri fini, le PM10, e presentato il 28 maggio 2013 alla conferenza dei servizi convocata dalla regione Piemonte, alla presenza di LTF e su cui non vi sono state obiezioni. I valori di questo studio dimostrano chiaramente un bilancio ambientale dell'opera fortemente negativo, rispetto ad un parametro determinante per la qualità dell'aria quale il PM10: le emissioni evitate sono minime rispetto a quelle prodotte dai cantieri. Neanche nel 2050 verranno compensate le emissioni di PM10 dovute ai lavori di 12 anni nel cantiere, cioè neanche in Pag. 68trent'anni si raggiungerà, fatte 100 le emissioni che produrrà il cantiere di polveri fini, il 10 per cento del recupero di quelle emissioni passando dalla gomma alla rotaia.
  Su questa opera i Governi che si sono succeduti e la politica hanno smarrito e sottovalutato il consenso, il coinvolgimento, la partecipazione delle popolazioni nei processi decisionali e formali. Ho apprezzato che l'onorevole Balduzzi riconosca che in futuro errori così clamorosi su questo tema non si debbano ripetere, ma lì questi errori sono stati fatti. Ed io non vedo nella nostra aula nessun Cavour, che peraltro è consegnato alla storia, e se proprio devo pensare ad un piemontese che con il suo pensiero ci può aiutare in questo periodo difficile penso all'idea di democrazia di Norberto Bobbio, che ci chiedeva di essere democratici sempre in allarme in una democrazia imperfetta, ma sostenendo saldi principi, pena la decadenza delle istituzioni, più che a un conte dell'Ottocento.
  La nostra solidarietà ai lavoratori dell'ordine pubblico è piena, anche perché quegli agenti stanno supplendo ai nostri limiti, stanno supplendo ai nostri limiti perché se un'opera pubblica diventa un problema di ordine pubblico lì la politica ha fallito, lì la politica non è stata capace di esercitare consenso, direzione, orientamento, soluzione (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle). E non ci si può nascondere dietro ad agenti a cui dare la nostra solidarietà, solidarietà che io mi aspetto venga confermata da quest'Aula quando proveremo a rimuovere il blocco dei contratti del pubblico impiego e i bassi stipendi che diamo a questi lavoratori e a queste lavoratrici, perché la solidarietà a parole vale la metà (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).
  Sono 24 i comuni della val di Susa che hanno depositato con delibera formale il ricorso al TAR del Lazio contrari all'opera. Ieri molti di questi amministratori, vista la nostra discussione, ci hanno chiesto di essere ascoltati e noi nelle prossime settimane li inviteremo, li inviteremo qui a Roma per proseguire un confronto attraverso i gruppi parlamentari, aperto a tutti i deputati che sono interessati e disponibili a discutere, ad argomentare, ad ascoltare ancora un'altra volta, perché questa è la democrazia.
  Noi vi chiediamo di votare la nostra mozione per fermare un'opera ormai inutile, ormai vecchia, un'opera che impegnerà risorse che possono essere utilizzate meglio per i cittadini, per rafforzare la coesione di questo Paese e per avere quella svolta economica e del lavoro che quel cantiere e quell'opera non darà. Al massimo, come si dice, qualcuno costruisce le proprie fortune propagandistiche, in verità non molto fortunate in quella valle. (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitelli. Ne ha facoltà.

  PAOLO VITELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia sta attraversando una delle più gravi crisi del dopoguerra, forse la più grave. Il prodotto interno lordo ha perso sette punti dal 2008, perderà purtroppo ancora un punto e mezzo nel 2013 e non è detto che riesca a crescere nel 2014. Vi è un solo modo di invertire la rotta: dare lavoro al Paese. Ma se il lavoro non c’è, non è facile inventarlo. Possiamo casomai creare un clima più favorevole al lavoro riducendo il cuneo fiscale, riducendo la rigidità del sistema, facilitando l'occupazione dei giovani, aumentando la produttività e, soprattutto, favorendo una maggiore intesa e una maggiore flessibilità nei rapporti fra imprese e sindacato. Tutte queste sono iniziative che fanno parte del programma di Governo, condivise da tutti i partiti, recepite con positività dell'opinione pubblica.
  Se vogliamo, però, che il sistema reagisca in fretta, l'economia riparta subito o quasi subito, ci sono solo tre modi per portare lavoro in Italia nell'immediato futuro. Il primo: immettere liquidità nel Pag. 69sistema in modo da dare ai cittadini i soldi per acquistare i beni e i servizi e alle imprese i soldi per fare investimenti, ma la BCE non è orientata a stampare carta moneta in quanto ha, come obiettivo primario, il controllo dell'inflazione, per cui a tal fine risulta virtuosa, anzi doverosa, l'immissione nel sistema dei 40 miliardi di euro a breve termine che rappresentano parte del debito che la pubblica amministrazione ha con le imprese. Secondo: promuovere le esportazioni in modo da cercare il lavoro in quei mercati più prosperi che sono pronti ad acquistare. L'Italia è relativamente ben equipaggiata per questo obiettivo, ma ha urgente bisogno di strumenti che aiutino anche le piccole e medie aziende ad esportare. A titolo di esempio, siamo uno dei pochi Paesi dell'Unione europea che non garantisce con facilità alle aziende l'accesso ad un sistema assicurativo sui crediti derivanti dalle esportazioni delle piccole e delle medie imprese. Terzo: seguire la vecchia regola di Keynes di creare domanda e, quindi, lavoro con la spesa pubblica e, in particolare, con investimenti in infrastrutture. Tutti i Paesi al mondo usano questa leva appena la loro economia rallenta. Noi italiani possiamo usarla ben poco perché non possiamo finanziare la spesa pubblica con soldi pubblici che non ci sono, né possiamo aumentare il debito pubblico che è già oltre il 130 per cento del valore del PIL.
  Ebbene, in questo contesto in cui occorre rilanciare le grandi opere pubbliche, ne abbiamo una in cantiere già in gran parte finanziata dall'Italia e con una probabile copertura dell'Europa per il 40 per cento: il collegamento ferroviario Torino-Lione. Al di là di tutte le motivazioni tecniche ed economiche di cui si è discusso e si discute ancora – qualche volta è difficile da analizzare – vorrei soffermarmi, seppur sommariamente, sugli oggettivi vantaggi, anche strategici, di quest'opera. I benefici che ne derivano sono: più capacità di trasporto per ogni treno, più velocità di trasporto, meno consumo di energia, meno inquinamento atmosferico, meno autotreni per le strade alpine, più occupazione per i prossimi dieci anni e anche dopo, ricaduta economica positiva per il territorio attraversato dalla TAV attraverso i contributi compensativi.
  Ma tutto questo potrebbe non bastare. Occorre, infatti, che il Governo mantenga aperto il dialogo con le istituzioni locali e i movimenti associativi del territorio. Essi, in quanto espressione di una volontà popolare, hanno avuto un ruolo positivo nello stimolare una revisione del progetto, nel farlo migliorare, nel modificare il tracciato, nel raccomandare la tutela della salute e dell'ambiente. Diamo merito a questi movimenti per il positivo lavoro svolto, ma, nel contempo, chiediamo che il Governo imponga una tolleranza zero verso ogni atto di criminalità organizzata, verso ogni finalità eversiva, verso ogni violenza nei confronti delle persone che lavorano nei cantieri.
  Con questa raccomandazione al Governo esprimiamo il nostro voto favorevole alla mozione. Che si proceda tempestivamente alla ratifica da parte del Parlamento del Trattato internazionale fra Italia e Francia per la realizzazione della TAV Torino-Lione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Enrico Costa. Ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA. Signor Presidente, colleghi, il dibattito che si è svolto ieri è stato molto interessante ed appassionante, come lo sono stati anche gli interventi che mi hanno preceduto. Si sono svolte tesi, avanzate riserve, motivate le rispettive posizioni; si è entrati nel merito tecnico delle opere, si sono evidenziate le ragioni storiche, economiche ed ambientali di ciascuna scelta. Due sono tra le principali ragioni che stanno alla base dell'assenza di credibilità che il nostro Paese ha dall'esterno: la burocrazia immensa che avvolge ogni idea prima che si trasformi in realtà e la possibilità, sempre ed in ogni momento incombente, che ogni decisione, anche la più meditata, approfondita, ponderata, possa essere ribaltata. È sufficiente Pag. 70una nuova maggioranza, un nuovo assetto di Governo per rimettere tutto in discussione, per travolgere lavori ed istruttorie pluriennali; se a questo aggiungiamo la pesantissima burocrazia che insiste su ogni opera pubblica, possiamo ben comprendere i ritardi.
  Pertanto, colleghi, prima ancora di toccare altri aspetti, vorrei toccare un punto preliminare ed assorbente: gli impegni si mantengono ! Si mantengono perché il nostro Paese, in caso contrario, ne subirebbe un contraccolpo pesantissimo sotto il profilo della credibilità. Ebbene, il tema della TAV è da molti anni all'ordine del giorno; si sono fatte scelte, si sono riviste, si sono aperte riflessioni con gli enti locali e con tutti coloro che avanzavano riserve. Se ne sono monitorati gli effetti, si sono ridotti gli impatti e, dopo tutto questo, si è presa una decisione definitiva, si sono assunti impegni internazionali, si sono avviati i lavori.
  E se oggi il Parlamento è chiamato, ancora una volta, a ribadire con forza la sua posizione è perché qualcuno, oltre a non condividere il percorso avviato, sta cercando con strumenti inaccettabili di bloccarlo. E, occorre riconoscerlo, quando questa mozione è stata presentata, eravamo all'inizio della legislatura, non si era ancora insediato il Governo e si intendeva ribadire, con forza, la strada imboccata. Oggi, il dispositivo presentato da noi, dopo gli interventi tempestivi, puntuali ed efficaci del vicepremier Alfano e del Ministro Lupi, appare del tutto aderente alle scelte dell'Esecutivo. Infatti, lo Stato, si è fatto sentire. Il Governo e lo Stato hanno fatto sentire la loro presenza non solo per dimostrare la ferma volontà di lavorare alla realizzazione dell'opera, ma pure, e soprattutto, per respingere fermamente ogni tentativo di boicottaggio o, peggio, ogni azione illegale, violenta, vile. L'accorrere immediato dei due Ministri dopo l'attentato notturno di metà maggio, la visita del Ministro Lupi, primo responsabile dell'infrastruttura a visitare il cantiere, non sono solo gesti simbolici, ma atti concreti. Ed in questa occasione un grazie lo dobbiamo alle forze dell'ordine che svolgono un servizio di ordine pubblico encomiabile (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Riflettiamo, colleghi. È accettabile che lo Stato sia costretto a dedicare tanti sforzi, tante energie, tante risorse, per difendere da possibili attacchi violenti il cantiere di un'opera pubblica di tale rilevanza ? È giusto e legittimo esprimere in ogni sede le critiche, anche le più accese, contro le decisioni assunte, ma è essenziale, ed è bene che tutti facciano sentire la loro voce in quest'Aula, respingere nel modo più fermo ogni forma violenta di opposizione. Nelle ultime occasioni la procura della Repubblica ha addirittura ipotizzato il reato di tentato omicidio. Occorre isolare i violenti, e tutte le forze politiche in quest'Aula dovrebbero essere unite. La politica deve farsi sentire e non alimentare questi atteggiamenti.
  Ora, veniamo al merito. Per il PdL, questa deve essere la legislatura del rilancio economico del Paese, della ripresa dello sviluppo economico e occupazionale. Il commercio mondiale è sempre stato un motore di crescita per i Paesi che lo hanno saputo valorizzare. I flussi in import ed export delle economie di tutto il mondo necessitano di infrastrutture di trasporto, dai porti alle reti ferroviarie, competitive ed efficienti.
  La maggiore efficienza dei porti del nord Europa sottrae da anni ai nostri porti, frenati dalla burocrazia doganale e dalla carenza di infrastrutture, importanti volumi di merci e le relative tasse portuali e, quindi, ci sottrae una crescita potenziale. L'augurio è che tutto il Parlamento converga sul ruolo strategico delle infrastrutture e dei trasporti, come già avvenuto nella scorsa legislatura con il voto unanime del 20 ottobre 2010. La Torino-Lione è una delle opere strategiche più importanti nel piano che prevede il collegamento tra loro di tutti i Paesi d'Europa e l'Europa ai Paesi dell'altra sponda del Mediterraneo, secondo il disegno strategico proposto in Europa dal Governo Berlusconi, Pag. 71che ha portato la Commissione europea alla deliberazione fondamentale del 19 ottobre 2011.
  Le prime deliberazioni dell'Europa sulle reti ferroviarie, secondo il progetto Delors, risalgono al 1995. L'ultima, innovata proprio dall'Italia con il progetto presentato dal Presidente Berlusconi, è stata approvata il 19 ottobre 2011. La pesantissima crisi economica ha cambiato l'assetto geo-economico del mondo e rende ancora più determinanti economicamente i flussi delle merci in arrivo dalle nuove fabbriche del mondo: l'est asiatico, il Brasile, l'India, la Russia, l'Africa.
  Oggi il 70 per cento di quei flussi, a causa degli insufficienti collegamenti e alcuni ritardi nelle attività dei porti, arriva ai porti dei Paesi del nord Europa. Negli ultimi anni, anche per questo motivo, la nostra economia è cresciuta meno. Imperativo del Paese e obiettivo di questo Governo è uscire dalla crisi, avendo operato scelte che ci consentiranno di crescere più di quanto siamo cresciuti negli ultimi 15 anni. Per raggiungere questi obiettivi è necessario recuperare il tempo perduto e portare avanti la realizzazione dei Corridoi europei. Essere dentro il passaggio delle merci vuol dire prendere una fetta più grande di merci e di trasporti, perché tutto ciò porta con sé entrate fiscali e più lavoro trasportistico e logistico.
  Per raggiungere questi obiettivi è strategico realizzare la TAV Torino-Lione. I Governi ci hanno lavorato molto nelle sedi internazionali per ottenere le migliori condizioni per il nostro Paese. Le ipotesi alternative alla Torino-Lione taglierebbero fuori dello sviluppo il Piemonte, regione culla dell'industrializzazione e terra di centri di ricerca a livello mondiale. Abbiamo bisogno di nuovi motori che spingano la nostra economia a livello medio europeo. Questi nuovi motori possono essere l'energia, le infrastrutture di trasporto, la logistica e il turismo. Dobbiamo lavorare a questi obiettivi con forza e determinazione. Ce lo chiedono i giovani in cerca di lavoro ed i tanti ai margini del processo produttivo. La politica migliore è quella che sa compiere scelte importanti assumendosi le responsabilità di fronte al Paese. Il Governo questa scelta la vuol fare, per dare al Paese e al nostro Piemonte un futuro importante e ricco di opportunità di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.

  IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, troppo spesso, durante la discussione in quest'Aula, ho sentito pronunciare la parola «la TAV». Questo mi è sufficiente per capire il grado di preparazione di tanti dotti commentatori. Sì, perché non stiamo parlando della «trena» ad alta velocità. Voglio infatti ricordare ai colleghi che il segmento della linea ferroviaria Torino-Lione è incluso nell'asse 6, uno dei trenta assi transeuropei TEN-T core network approvati nella decisione di europea n. 661/2010/UE del Parlamento e del Consiglio europeo del 7 luglio 2010.
  Con questa decisione si sottolinea che la linea ferroviaria in questione non è ad alta velocità e neppure ad alta capacità, ed è classificata dall'Unione europea come linea convenzionale. Ricordo, inoltre, che la linea storica Torino-Modane è già un segmento della medesima direttrice, che già stata riammodernata con una spesa pari a circa 400 milioni di euro e che oggi viene utilizzata solo per un nono della sua capacità. Nella mozione dell'onorevole Costa si apprende di un aumento importante dei flussi di merci a livello mondiale. Il dato, fosse anche supportato da una fonte attendibile – cosa che evidentemente non è – sarebbe comunque inutile. Per sostenere una tratta da Torino a Lione occorre, infatti, esaminare i dati storici del traffico su quella direttrice, non su scala globale. Dati alla mano, ci accorgiamo di uno spaventoso calo, ed il primo pensiero va sicuramente alla crisi economica.
  Leggiamo, invece, che questa decrescita del trasporto delle merci avviene con un ritmo pressoché costante dai primi anni Pag. 72del duemila, periodo ben lontano da ogni minima percezione rispetto a quanto oggi accade. Nonostante questo inequivocabile dato di fatto, i proponenti dell'opera continuano a dare dimostrazione di un imbarazzante livello di preparazione tecnica e soprattutto di scarso buon senso. «Pensi di scavare l'alveo di un fiume ? Prima o poi l'acqua scorrerà», dichiarava un membro dell'Osservatorio tecnico, ospite di un convegno al Politecnico di Torino il 4 novembre 2011 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  LTF, società responsabile del progetto della tratta internazionale dell'opera si esprime invece secondo previsioni del traffico merci che nulla hanno a che vedere con la ragione umana.
  Considerato, lo ricordiamo, un trend di decrescita che dura da più di un decennio, LTF proietta verso l'alto e nel futuro numeri assurdi, è così che afferma che nel 2053 il traffico su ferrovia sarebbe pari a più di 15 volte il traffico attuale: una crescita esponenziale troppo lontana dai modelli fisici ed economici che regolano la realtà.
  L'aspetto comico di tutta questa faccenda diventa ridicolo quando si scopre che questa crescita così accentuata è messa in correlazione ad una supposta continua crescita del PIL per i prossimi anni.
  Stiamo dicendo, insomma, che, in controtendenza rispetto al pensiero economico internazionale ed in barba al puro buonsenso, i proponenti dichiarano che il periodo che verrà non potrà essere altro che prospero e felice.
  Informiamo allora quelle 365 mila piccole e medie imprese che hanno chiuso nel 2012, quegli imprenditori che ogni giorno non vedono alternativa se non il suicidio, tutti quei padri che non sanno più come sfamare i loro figli. Ecco la crescita è già qui !
  Con queste assurdità a difesa solo di grandi interessi state calpestando la dignità dei cittadini. Avete dalla vostra un sistema dell'informazione che mai racconterà le verità tecniche oggettive celate dietro a questa grande opera inutile che vi ostinate a definire «strategica».
  Ma avete letto l'analisi costi/benefici ? Un'opera comporta un investimento stratosferico che vedrebbe, secondo i proponenti, una redditività minima. Vedremo un pareggio, infatti, solo nel 2072.
  Una persona qualsiasi, purché razionale e non in conflitto di interessi, si interrogherebbe immediatamente ed immediatamente si darebbe una risposta: quantomeno stiamo parlando di un'opera che non è prioritaria.
  Sull'analisi costi/benefici, qualche mese fa presso il Politecnico di Torino la dottoressa Maffii, membro dell'Osservatorio tecnico è intervenuta con qualche dichiarazione alquanto imbarazzante per i proponenti: «L'analisi costi/benefici soffre di un eccesso di ottimismo» e «si ha una tendenza per le opere di questo tipo a sottostimare i costi e a sovrastimare i benefici».
  Notizia ancora più sconcertante arriva quando la dottoressa ci parla del fattore incidentalità: senza il peso di questo fattore, il bilancio costi/benefici non sarebbe più, come dichiarato, leggermente positivo ma andrebbe in perdita. Si, abbiamo proprio capito bene: togliendo i benefici della riduzione degli incidenti stradali, l'opera, anche secondo i proponenti, è inutile o meglio economicamente dannosa.
  Nell'analisi costi/benefici i benefici dell'opera vengono calcolati a partire dal 2023 ma il progetto definitivo prevede 12 anni per la costruzione del tunnel di base, che non è ancora partito. Emerge quindi un ennesimo gravissimo errore di valutazione.
  Sapete poi che questa analisi costi/benefici non riguarda il tanto conclamato progetto per fasi, ma l'opera nella sua interezza ? Qualche gentile collega potrebbe spiegarmi come si fa a parlare del progetto attuale utilizzando l'analisi costi/benefici di un'altra idea di opera ?
  Ma se allora l'analisi non va bene, un'analisi costi/benefici non esiste ! O almeno non per questo progetto ! È allora di cosa stiamo parlando ?Pag. 73
  Data la notevole mancanza di rigore scientifico in tutto l'iter fin qui esposto, il cittadino si aspetterebbe quantomeno un piano finanziario completo ben definito.
  Cosa abbiamo oggi ? Il classico slogan: «L'Europa pagherà il 40 per cento» che è una falsità ! L'Europa pagherà fino al 40 per cento, il che significa che è stato individuato un tetto massimo di finanziamento oltre il quale mai si andrà. Detto questo è comprensibile come l'Europa debba ancora valutare la priorità della nuova Torino-Lione per poi formulare una proposta definitiva per il finanziamento.
  Staremo a vedere se seguirà il modello dell'indipendente, già citata analisi della Corte dei Conti francese, oppure le fantasiose proiezioni – strano a dirsi ! – dei proponenti.
  Mi permetto inoltre di segnalare agli autori della mozione «pro-TAV» una divertente incomprensione: realizzare un progetto «per fasi» non significa assolutamente ridurre i costi ! Pare infatti ovvio che anche la spesa sarà sostenuta «per fasi».
  Mi permetto di indignarmi quando ripercorro le vostre parole: «La non realizzazione della TAV, ritenuta strategica per prima dall'Europa, oltre a indebolire l'efficienza della rete europea, escluderebbe il Piemonte dal flusso degli scambi economici e commerciali del futuro, con pesanti e durature conseguenze sul piano economico e sociale». Parole prive di ogni fondamento, e che mirano, come al solito, ad alimentare la già alta disinformazione sul tema.
  Come ultimo, ma non meno importante argomento, parlerò di una comunità che è quella valsusina, che per venti anni è stata derisa, mistificata e combattuta sui giornali, in televisione e in questa stessa Aula. In Valsusa troviamo le radici profonde del Governo Letta, là dove da sempre PD e PdL vivono in armonia, uniti da un grande interesse strategico quale è la grande opera inutile: il voto di oggi ne sarà la conferma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Girando per la valle non troverete black bloc o anarco-insurrezionalisti, ma solo uomini di ogni età e ceto sociale informati e che dedicano larga parte della loro vita alla difesa di un territorio e del futuro dei propri figli. A loro va un abbraccio e un enorme ringraziamento per tutto ciò che hanno portato avanti in questi anni, per le coscenze che hanno risvegliato, per il forte senso di partecipazione che ci hanno trasmesso. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  A nome del gruppo parlamentare alla Camera del MoVimento 5 Stelle chiedo a gran voce un serio confronto sui dati di progetto, che coinvolga tecnici indipendenti e cittadini. Tutti, più informati, potremo essere in grado di giudicare oggettivamente l'utilità della nuova linea Torino-Lione, lasciando da parte una volta per tutte slogan ridondanti e privi di ogni significato.
  Annuncio che il gruppo parlamentare alla Camera del MoVimento 5 Stelle darà voto favorevole alla mozione Airaudo, Castelli ed altri n. 1-00048, che richiede l'abbandono di questo disastro per l'economia e per l'ambiente. Esprimerà invece voto contrario alle mozioni Costa ed altri n. 1-00033, Allasia ed altri n. 1-00064, Vitelli ed altri n. 1-00066, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00069 e Speranza ed altri n. 1-00068, che ripropongono tesi distanti dalla realtà e non basate su dati scientifici, difese esclusivamente dai proponenti e dalla stessa triste classe politica che per decenni abbiamo imparato a conoscere, quella stessa che è inequivocabilmente responsabile del tracollo economico e morale di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Silvia Fregolent. Ne ha facoltà.

  SILVIA FREGOLENT. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, innanzitutto un grazie non formale a tutti coloro che, tra ieri ed oggi, hanno voluto approfondire questo importante argomento mediante la presentazione di mozioni. Pag. 74La mozione presentata dal Partito Democratico pone con forza la richiesta al Governo di fare scelte concrete e politiche serie per incentivare il trasporto di merci da gomma a ferro.
  Il trasporto merci e il transito di persone ha fatto grandi intere civiltà nel passato, nel presente e continuerà ad essere il motore di popoli nel futuro. Ancora oggi, nonostante la crisi economica, l'economia del nostro Paese non è sprofondata nel baratro più totale grazie alla domanda di esportazione dei nostri prodotti verso i Paesi stranieri. Dobbiamo capire e comprendere se vogliamo, alla stregua dei Paesi europei più avanzati, soprattutto a quelli che si affacciano sulle Alpi, procedere al transito di merci con trasporto su rotaia o, come avviene oggi, su gomma.
  È inutile ricordare che in tutti questi anni di dolorose manovre economiche, i vari governi che si sono succeduti hanno continuato a contribuire con milioni di euro al trasporto su gomma, senza che nessuno parlasse di priorità di investimenti. Possibile che se ne parli solo quando si vuole potenziare una ferrovia ?
  Il TAV Torino-Lione è utile per l'interscambio economico tra l'Italia e l'ovest europeo, in particolare Francia, Spagna e Gran Bretagna, che è secondo solo a quello con l'area tedesca, ed è in crescita nonostante la crisi. Nel 2011, infatti, gli scambi sono stati dell'ordine di 150 miliardi; se si considerano le relazioni commerciali dirette con la sola Francia, persino nel 2012 le esportazioni sono aumentate del 3 per cento.
  Non si tratta di beni immateriali ma di autoveicoli, macchinari industriali, abbigliamento, metalli, articoli in materie plastiche, medicinali e preparati farmaceutici. Il volume totale nel 2011 è stato di 42 milioni di tonnellate, superiore a quello che è transitato in Svizzera in 40 milioni di tonnellate. Il numero di merci ora elencate, se non fatte transitare su una moderna linea ferroviaria, con adeguate politiche trasportistiche, non hanno come alternativa la vecchia ferrovia con il vecchio tunnel del Fréjus, bensì l'autostrada, con colonne di Tir. Infatti, seppure sono stati compiuti lavori di adeguamento, ultimati nel 2011, questi consentono per qualche anno ancora un servizio penalizzato, in attesa del nuovo tunnel di base, e non eliminano di certo i problemi di fondo della linea storica che sono l'eccessiva pendenza ed il ridotto modulo ferroviario (due motrici, lunghezza massima 550 metri, carico massimo 1.150 tonnellate). Per questo il trasporto delle merci attraverso il tunnel storico del Fréjus costa quasi il 50 per cento in più e non è certo un caso che tutti gli altri valichi ferroviari alpini si stiano rinnovando con tunnel di base alla quota pianura.
  Quindi la questione non è, come qualche comico ama gridare alle piazze italiane provocando l'ilarità degli istanti, se bisogna far viaggiare la mozzarella o una scatoletta di tonno a 300 chilometri orari, ma come far viaggiare quelle merci. Ad oggi viaggiano in autostrada, con Tir, che inquinano, producono emissioni di anidride carbonica e sono sicuramente più energivori del treno e lo saranno sempre più. Infatti, quello che mi sorprende non sia stato sottolineato con altrettanta forza dai promotori del «no», in questa fase, mentre noi stiamo parlando, è che c’è un raddoppio della galleria autostradale di 13 chilometri, la stessa lunghezza del tratto italiano del tunnel di base, che si sta appunto scavando nella stessa montagna del tunnel geognostico e che sarà pronta fra meno di un anno. Questa galleria autostradale non sta producendo alcuna contestazione né segnalazione di presunte devastazioni ambientali, contestazioni che non sono venute neppure quando da galleria di servizio – come era previsto in origine – è diventata per volere del Governo Monti e Hollande una galleria di esercizio.
  Il Partito Democratico chiede al Governo di operare per il tunnel autostradale un reale contingentamento del valore del traffico merci ai dati attuali, pena l'invasione della Val di Susa di Tir e in questo caso sì, la devastazione ambientale della Valle sarebbe garantita.Pag. 75
  Molti degli interventi che abbiamo sentito in quest'Aula dal fronte del «no» ci sembrano per la verità riferiti più al primo progetto, quello approvato dalla legge obiettivo del 2001, piuttosto che a quello definitivo presentato da LTF a Roma il 29 gennaio 2013. Già, perché il primo progetto, del tutto inadeguato, è stato modificato dalla caparbietà di quelle comunità locali della valle disponibili al dialogo, che direttamente o indirettamente, attraverso i loro esperti, sono stati partecipi di un confronto continuo durante l'intero processo di definizione del progetto all'interno dell'Osservatorio Torino-Lione che, dal 12 dicembre 2006 al 29 gennaio 2013, ha visto riunirsi in 204 sedute, con dieci gruppi di lavoro, 300 audizioni, di cui 65 internazionali, nel cui ambito sono state considerate 11 alternative di tracciato e infine è stato individuato il corridoio migliore.
  Il progetto della nuova linea, assolutamente realistico, sarà attuato per fasi ed è stato studiato in tutti i minimi dettagli. In questa prima fase si realizzerà l'opera chiave: il tunnel di base, da Susa-Bussoleno a Saint Jean de Maurienne, lungo 57 chilometri, 45 chilometri in territorio francese e 12 soli, per l'appunto, in territorio italiano.
  In questa fase, fino al 2035, la Val di Susa non è toccata da nessun'altra opera, utilizzando la linea storica fino alla saturazione della sua capacità. Pertanto vorrei rassicurare i colleghi che l'amianto era presente nel Monte Musiné, ossia nel progetto del 2001, e non nel massiccio dell'Amben, presente nel progetto definitivo e presente nel tunnel autostradale che si sta scavando in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Tra l'altro questi dati sono ovviamente disponibili perché vengono dalle carte geologiche regionali e da ARPA Piemonte – sezione amianto.
  La TAV è utile per creare posti di lavoro, per questo è stata valutata positivamente dal maggior sindacato italiano, la CGIL, che, per voce del suo segretario generale, Susanna Camusso, ha sostenuto che il Paese ha un bisogno disperato di investimenti, come la TAV, per favorire l'occupazione. Solo chi non conosce la realtà occupazionale in provincia di Torino, può ritenere irrilevanti i mille posti di lavoro diretto nei cantieri per dieci anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e almeno due o tre mila nell'indotto, con un effetto che può valere quasi un punto di prodotto lordo regionale, oltre ai centocinquanta o duecento posti lavoro permanenti in Val di Susa. Da alcuni colleghi sono stati indicati come motori della volontà di realizzare l'opera interessi specifici del PD, con le cooperative vincitrici di appalti e, inoltre, è stata denunciata la possibile infiltrazione della criminalità organizzata. Forse, i colleghi ignorano che è stato costituito un gruppo interforze TAV, denominato GITAV, costituito dalla direzione investigativa antimafia e da tutte le strutture dello Stato predisposte al contrasto della criminalità organizzata, che hanno il compito di vigilare sulle società vincitrici di appalti, in modo da evitare infiltrazioni mafiose e che controllano pertanto la bontà dell'aggiudicazione degli appalti stessi.
  Per questi motivi e per altri che sono contenuti nella nostra mozione, noi daremo ovviamente parere favorevole sulla mozione che vede come primo firmatario il presidente Speranza.
  Mi permetta di concludere, signor Presidente, con un pensiero ai lavoratori del cantiere di Chiomonte, alle forze dell'ordine, ai magistrati, ai sindaci dei comuni che si sono rifiutati di adottare il pensiero unico del «no», rischiando continue minacce rivolte a loro e ai loro cari (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Un dibattito come quello avvenuto in quest'Aula, in Val di Susa potrebbe essere garantito, come è accaduto in un recente passato, solo con un dispiego folle di forze dell'ordine, non degno di un Paese dove il libero pensiero è stato frutto di una dura lotta contro il pensiero unico di una dittatura e voluto dai Padri costituenti con il voto della sua grande Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 76

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bruno. Ne ha facoltà, per due minuti.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, ho trovato convincenti sia le argomentazioni del Governo, sia quelle dei colleghi di maggioranza sulla questione che stiamo dibattendo, per cui non mi soffermerò su questi aspetti. Invece, vorrei un attimo riflettere su alcuni argomenti contenuti nelle mozioni, che sono contrari alla realizzazione dell'opera. In particolare, ho visto alcuni argomenti presentati nella mozione dei colleghi di Sel. Per la verità, non condivido l'impianto, lo trovo troppo pieno di fervore antagonista e capisco anche che si riferisce a un proprio elettorato di riferimento, per cui va bene così, ma dentro c’è una questione che, secondo me, il Parlamento e il Governo non dovrebbero sottovalutare, che riguarda la coerenza tra le opere pubbliche che realizziamo nel nostro Paese – e questa è una grande opera pubblica – con le altre politiche, in particolare con le politiche dei trasporti.
  Il problema di queste opere è se è oggettivamente utile realizzare quest'opera con questo investimento, allorquando noi seguiamo una politica dei trasporti che, nel sistema di vantaggi e svantaggi tra il trasporto su ferro, o il trasporto su gomma, privilegia chiaramente altri vettori.
  Non lo dico io: una personalità «non eversiva» del nostro Paese, in un'altra sala del nostro Parlamento, qualche ora fa, l'amministratore delegato, ingegnere Moretti, sosteneva che, se non si rivede la politica di incentivi e di disincentivi con riguardo alla politica dei trasporti – lui si riferiva in particolare agli interporti, ma ha citato anche lo stesso trasporto su ferro, di cui stiamo parlando – forse un problema esiste. Ecco, io pur votando per come verrà indicato dalla maggioranza e dal Governo, invito il Governo e il Parlamento a riflettere su questa questione, che è vitale per rendere competitiva l'Italia. Forse gli amici di Sel e le altre mozioni che sollevavano questa questione tutti i torti nello specifico non li hanno.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Ora passiamo ai voti.
  Avverto che, ove venisse approvata la mozione Airaudo, Castelli ed altri n. 1-00048, risulterebbero precluse tutte le altre mozioni all'ordine del giorno, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo della mozione Speranza ed altri n. 1-00068.
  Dico anche ai colleghi che dopo i voti sulle mozioni c’è ancora un altro voto. Così vi organizzate e non fuggite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Airaudo, Castelli ed altri n. 1-00048, non accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Frusone, Malpezzi, Dellai, Magorno, Brunetta... presidente, che succede stasera ? Hanno votato tutti i colleghi ? No, Binetti. Ecco, anche Binetti ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  490   
   Votanti  489   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  245   
    Hanno votato  130    
    Hanno votato no   359.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Costa ed altri n. 1-00033, accettata dal Governo.Pag. 77
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rampi, Piepoli, Latronico, Malpezzi, Brunetta, Colonnese, Dellai di nuovo. Avete votato tutti ? Sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  488   
   Votanti  487   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato  358    
    Hanno votato no  129.    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Allasia ed altri n. 1-00064, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Daniele Farina, Dellai, D'Ambruoso, Di Lello, Catania, Raciti, Lattuca. Hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  487   
   Votanti  483   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  242   
    Hanno votato  353    
    Hanno votato no   130.    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vitelli ed altri n. 1-00066, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dellai, Basilio, Petraroli, Lotti, Colletti, Balduzzi, Marzano. Hanno votato tutti ? Basilio. A posto ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  485   
   Votanti  484   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato  356    
    Hanno votato no  128.    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Speranza ed altri n. 1-00068, per le parti non assorbite, considerato che, a seguito dell'approvazione della mozione Costa ed altri n. 1-00033, risultano assorbiti parzialmente il primo e il quarto capoverso del dispositivo e risulta assorbito per intero il quinto capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Famiglietti, Ricciatti, Di Salvo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  484   
   Votanti  482   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  242   
    Hanno votato  354    
    Hanno votato no  128    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-00069, nel testo riformulato, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 78

  Tancredi, Rotta, Gozi, Boccuzzi, Daniele Farina, Madia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  475   
   Votanti  463   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  332    
    Hanno votato no  131.    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  (I deputati Invernizzi e Madia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ed annunzio della sua convocazione. (ore 20,35).

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi i deputati Michele Anzaldi, Renato Brunetta, Luca D'Alessandro, Paola De Micheli, Roberto Fico, Francesco Saverio Garofani, Mariastella Gelmini, Gero Grassi, Giorgio Lainati, Mirella Liuzzi, Mario Marazziti, Pierdomenico Martino, Gennaro Migliore, Bruno Molea, Dalila Nesci, Matteo Orfini, Vinicio Giuseppe Guido Peluffo, Pino Pisicchio, Fabio Rampelli, Silvia Velo.
  Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Alberto Airola, Massimo Bitonci, Paolo Bonaiuti, Lello Ciampolillo, Vincenzo Cuomo, Federico Fornaro, Vittorio Fravezzi, Maurizio Gasparri, Gianni Pietro Girotto, Salvatore Margiotta, Claudio Martini, Augusto Minzolini, Laura Puppato, Raffaele Ranucci, Paolo Romani, Maurizio Rossi, Salvatore Francesco Scalia, Antonio Fabio Maria Scavone, Renato Schifani, Francesco Verducci.
  Comunico, inoltre, che, d'intesa con il Presidente del Senato, la Commissione è convocata per giovedì 6 giugno prossimo, alle ore 14,30, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Nomina dei componenti del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica e annunzio della sua convocazione (ore 20,36).

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ai sensi dell'articolo 30, comma 1, della legge 3 agosto 2007, n. 124, i deputati Lorenzo Dellai, Claudio Fava, Roberto Speranza, Angelo Tofalo, Rosa Maria Villecco Calipari.
  Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte dello stesso Comitato i senatori Felice Casson, Vito Claudio Crimi, Giuseppe Esposito, Bruno Marton, Giacomo Stucchi.
  Comunico, inoltre, che, d'intesa con il Presidente del Senato, il Comitato è convocato per giovedì 6 giugno prossimo, alle ore 13,30, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Dimissioni del deputato Andrea Angelo Gibelli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni del deputato Andrea Angelo Gibelli. Comunico che in data 4 giugno 2013 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Andrea Angelo Gibelli:

  «Onorevole Presidente,
  Le comunico ai sensi dell'articolo 15, comma 1 del Regolamento della Giunta Pag. 79delle elezioni, che, in data 20 marzo 2013, sono stato nominato Segretario generale della Giunta della Regione Lombardia.
  Manifesto con la presente la volontà di proseguire nello svolgimento dell'incarico affidatomi, che richiede un impegno esclusivo, tale da non consentirmi il contemporaneo esercizio del mandato parlamentare.
  Per le ragioni sopra illustrate, rassegno le mie dimissioni dalla carica di deputato, pregandola di volerne dare, nella prima seduta utile, annuncio all'Assemblea, per le determinazioni conseguenti.
  L'occasione mi è gradita per formularle i migliori auguri di buon lavoro e porgerle i miei più cordiali saluti.
  Firmato: Andrea Gibelli».

  Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1 del Regolamento, la votazione avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
  Se nessuno chiede di intervenire, indìco la votazione segreta mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni del deputato Gibelli.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  462   
   Votanti  447   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  224   
    Voti favorevoli  402    
    Voti contrari  45    
  (La Camera approva – Vedi votazioni)

Proclamazione di un deputato subentrante.

  PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'accettazione delle dimissioni dal mandato parlamentare del deputato Andrea Angelo Gibelli, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 5 giugno 2013 – ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati (decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957) – che il candidato che, nell'ordine progressivo della lista n. 7 – Lega Nord nella V Circoscrizione Lombardia 3, segue immediatamente l'ultimo degli eletti, risulta essere Guido Guidesi.
  Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la V Circoscrizione Lombardia 3, Guido Guidesi.
  Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Annunzio del conferimento del titolo di Viceministro a sottosegretari di Stato.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato in data 4 giugno 2013 la seguente lettera:
  «Onorevole Presidente,

  informo la S.V. che con decreti del Presidente della Repubblica in data odierna, adottati su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, delle deleghe di funzioni conferite dal Ministro dell'economia e delle finanze, è stato attribuito il titolo di Viceministro ai Sottosegretari di Stato presso il medesimo Dicastero, onorevole dottor Luigi Casero e onorevole dottor Stefano Fassina.
Firmato: Enrico Letta».

  Comunico che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inviato in data 4 giugno 2013 la seguente lettera:

  «Onorevole Presidente,

  informo la S.V. che con decreti del Presidente della Repubblica in data odierna, adottati su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei Pag. 80ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, delle deleghe di funzioni conferite dal Ministro dello sviluppo economico, è stato attribuito il titolo di Viceministro ai Sottosegretari di Stato presso il medesimo Dicastero, dottor Carlo Calenda e professor Antonio Catricalà.
  Firmato: Enrico Letta».

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,40).

  FRANCO BORDO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

  FRANCO BORDO. Signora Presidente, cari colleghi, vorrei richiamare l'attenzione del Parlamento e del Governo sulla grave situazione in cui sta versando la nostra agricoltura.
  Oggi, nella giornata mondiale decretata dalle Nazioni Unite per l'ambiente, giornata decretata appunto per ricordare, per celebrare e per attivare politiche attive contro il surriscaldamento del pianeta, vedo una mancanza di intervento da parte del Governo rispetto a questo grave problema.
  Abbiamo regioni del nord Italia che sono piegate dal flagello del maltempo, in modo particolare le aziende agricole...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bordo. Se i colleghi che escono, legittimamente, facessero anche un poco silenzio, sarebbe meglio.

  FRANCO BORDO. Tutto il settore agricolo, dai seminativi ai trapianti, all'ortofrutta ed al foraggio, non è in questo momento messo in condizioni di garantire al nostro Paese quella produzione che è stata garantita negli anni passati.
  Chiedo con forza che il Governo intervenga al più presto a sostenere i nostri agricoltori, un comparto che prevede un impiego di circa un milione di dipendenti ufficiali di tutto il nero indotto, purtroppo, in questo settore. Chiedo che venga attivato il Fondo di solidarietà nazionale nella misura necessaria per dare risposte alle aspettative ed ai bisogni delle imprese agricole danneggiate. Chiedo anche che il Governo si attivi urgentemente per richiedere la misura 126 del Programma di sviluppo rurale all'Unione europea, che riguarda nello specifico il ripristino del potenziale agricolo danneggiato dalle calamità naturali. Tutte le regioni sono coinvolte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie, ha terminato il suo tempo, onorevole.

  LARA RICCIATTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, sempre per due minuti.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, questo pomeriggio gli operai Indesit hanno marciato verso il quartier generale di Fabriano (Ancona), nelle Marche. I sindacati hanno già dichiarato lo stato di agitazione: quattro ore di sciopero in tutti gli stabilimenti. Questo perché la Indesit ha comunicato ieri ed oggi un piano di riorganizzazione per gli anni 2013-2016, piano che avrà un forte impatto sull'occupazione. Lo hanno chiamato «Piano di salvaguardia e razionalizzazione dell'assetto di Indesit Company in Italia», ma si tradurrà in una delocalizzazione in Turchia ed in Polonia con conseguenti esuberi, 1.425 per la precisione. Di questi le Marche vedranno 400 unità a Fabriano e 230 a Comunanza, mentre 540 saranno a Caserta. La decurtazione di 25 dirigenti e 150 impiegati di staff completerà il riassetto.
  Quello che si sta facendo, insomma, è lo smantellamento di un altro pezzo di industria in Italia e, per quanto riguarda le Marche, un tradimento del rapporto impresa-territorio. Il piano Indesit è l'ennesimo colpo alla drammatica situazione Pag. 81occupazionale marchigiana. Riteniamo che questi fatti descrivano un'imbarazzante assenza di programmazione della politica industriale e di sostegno all'occupazione. Le Marche hanno – o meglio avevano – un tessuto produttivo di piccole e medie imprese, che sono state strozzate dalla crisi economica. La mancanza di misure di sostegno ha semidistrutto l'economia marchigiana. Permettere ora alla proprietà di delocalizzare, nonostante in passato si fosse impegnata a non farlo, significa non prendersi cura del lavoro e dei più deboli, cioè di coloro che pagheranno con i licenziamenti scelte industriali sbagliate ed irresponsabili.
  Questo configura una fuga dalle responsabilità di Governo, che altri Paesi europei non hanno dimostrato e che noi, invece, in Italia osserviamo costante in tanti territori. Insomma, il modello FIAT, Marchionne docet (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PATRIZIA TERZONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, sempre per due minuti.

  PATRIZIA TERZONI. Signora Presidente, colleghi deputati, sono qui per prendere la parola anch'io sul caso Indesit Company. Vorrei mettervi anch'io a conoscenza di quello che sta succedendo per l'ennesima volta nel nostro Paese in ambito lavorativo, in particolar modo in un'azienda che riguarda la mia città, Fabriano.
  Ancora una volta, infatti, assistiamo ad una azienda che, dopo avere ricevuto finanziamenti da parte dello Stato italiano, sta delocalizzando all'estero, gettando nello sconforto migliaia di famiglie e provocando una forte depressione, al livello occupazionale e sociale, di intere aree che già stanno subendo le conseguenze della crisi economica.
  Mi riferisco alla notizia data nella giornata di ieri dalla nuova dirigenza della Indesit Company dei 1.425 esuberi tra Fabriano, Comunanza e Caserta.
  Come MoVimento 5 Stelle abbiamo più volte denunciato, anche a livello locale, attraverso i nostri consiglieri comunali, la strada che si stava intraprendendo, raccogliendo però indifferenza e scherno, a partire dai sindaci sino alla presidenza della regione Marche.
  Ora ci ritroviamo di fronte al fatto assodato: la nuova dirigenza ha deciso che produrre in Italia non è più conveniente e quindi le produzioni saranno spostate in Polonia e in Turchia dove da diversi anni ormai lavoratori italiani altamente specializzati sono mandati a trasmettere le proprie conoscenze ai lavoratori del posto. Un dato assodato che però non è arrivato in modo inatteso. Da tempo i segnali sono chiari e le responsabilità evidenti. Tra il 2011 e il 2012 Indesit Company ha sostenuto elevatissimi costi per investimenti a dir poco discutibili e che non stanno portando a ritorni, scelte scellerate che l'azienda ha attuato e le cui conseguenze ora vengono fatte ricadere sulla vita di migliaia di famiglie che non sono solo quelle toccate direttamente dall'individuazione degli esuberi sopraelencati ma anche di tutto l'indotto.
  Oggi qui non vogliamo parlare dell'opportunità di attivare il sistema degli ammortizzatori sociali. L'obiettivo da ora dovrà essere far rimanere il lavoro in Italia soprattutto quando queste scelte vengono prese da aziende che godono di buona salute. Non è un caso che ancora ieri le quotazioni dei titoli in borsa hanno visto un ulteriore rialzo, seguendo un trend positivo che risale ormai all'agosto 2012, periodo nel quale il valore delle azioni è più che triplicato. Quindi pensiamo che sia il caso di iniziare ...

  PRESIDENTE. Onorevole ha finito il suo tempo. Non sono stata io a toglierle la parola, nel senso che non sono stata io a spegnerle il microfono, è stato un automatismo tecnico, mi dispiace che non abbia finito la frase. Può comunque consegnare, sulla base dei criteri costantemente seguiti, l'intervento scritto per la Pag. 82verbalizzazione, che sarà pubblicato in calce al resoconto, così che resti agli atti nella sua interezza.

  DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà per due minuti.

  DALILA NESCI. Signora Presidente, mercoledì 9 aprile, nella seduta n. 8, ho presentato l'interrogazione n. 4-00184 a risposta scritta, firmata da altri 36 deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle. La questione sottoposta all'attenzione dei Ministri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, riguarda la realizzazione di un rigassificatore nell'area del porto di Gioia Tauro, su proposta della società LNG Medgas Terminal S.r.l.. Nell'atto di sindacato ispettivo, si ripercorre l'iter del progetto rilevando la mancanza delle polizze fideiussorie previste per legge a garanzia del piano industriale della LNG Medgas. Si è persino dimenticato di cancellare dal piano alcune annotazioni riguardo a perplessità sui posti di lavoro potenziali. Tradotto in termini spiccioli, nel piano industriale di LNG Medgas, sottoposto all'attenzione del Comitato portuale, c’è scritto che i posti di lavoro promessi sembrano troppi. E questo lo ha scritto qualcuno che ha letto e valutato il piano ritenendolo inattuabile nella sua interezza, se vogliamo «gonfiato». Viene da dire che potrebbe trattarsi delle solite cose all'italiana, ma dobbiamo considerare che l'impianto in argomento dovrebbe essere realizzato in Calabria, in un'area peraltro già talmente inquinata da potersi definire la pattumiera d'Italia: inceneritore, biomasse, discarica. Aggiungiamo la «’ndrangheta spa», talmente addentrata nei traffici del porto di Gioia Tauro, da avere intimato all'imprenditore De Masi di lasciare il suo deposito container. Netto il linguaggio criminale: a colpi di kalashnikov.
  Rispetto alla realizzazione del rigassificatore, grazie al decreto sviluppo 2012, è divenuto eventuale anche il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, parere già due volte negativo per seri motivi di sicurezza ambientale, ed ora rimesso al silenzio assenso. Ad oggi, nonostante i venti giorni previsti per chiarire le questioni sollevate dalla citata interrogazione, i Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non hanno risposto. Non vorremmo pensare che si tratti di una latitanza istituzionale di fatto, e che in fondo dell'estrema periferia dell'Italia non importi più di tanto. La Calabria è già stata ridotta a terra di affari da predatori che spesso arrivano da fuori prendendo finanziamenti pubblici e poi scappano. Il Governo deve garantire ai cittadini, in fretta, prima di tutto la trasparenza delle procedure. Sollecito dunque una pronta risposta alla mia interrogazione n. 4-00184 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DONATELLA AGOSTINELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, sempre per due minuti.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signora Presidente, anche io intervengo per una sollecitazione della risposta ad una interrogazione presentata, a cui ancora non abbiamo ricevuto risposta. Con atto n. 4-00324 del 29 aprile 2013, la sottoscritta ha chiesto ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, specifiche notizie in merito agli arbitrati concessi dal Ministero al signor Edoardo Longarini, ex concessionario dei piani di ricostruzione post-bellica di Ancona, Ariano Irpino e Macerata.
  Sottolineo che non si tratta di un problema locale, ma di un problema di assoluta rilevanza nazionale. E esigo, anzi esigiamo noi deputati che abbiamo sottoscritto questa interrogazione una risposta. Dovete, anzi dobbiamo alla collettività una risposta perché, in un'epoca di gravissima crisi economica come quella che stiamo vivendo, è veramente inconcepibile che i soldi pubblici siano diventati veramente una miniera a cui attingere senza fondo. Si tratta di un contenzioso che viene Pag. 83quantificato in 1,5 miliardi di euro circa, una vicenda scandalosa. Ripeto: una vicenda scandalosa. L'arbitrato Longarini rappresenta infatti in Europa un primato: 1,5 miliardi di euro, 3 mila miliardi di vecchie lire pari al costo degli ammortizzatori sociali per 500 mila lavoratori per un anno e mezzo. Il tutto ad una persona che ha riportato pesanti condanne, confessato la corruzione di eminenti funzionari dello Stato. Il tutto grazie ad un intreccio che coinvolge politici, funzionari e manager pubblici e privati. Quell'intreccio di complicità che solo in questo caso affiderebbe ad una persona l'entità di dieci anni del costo del finanziamento pubblico ai partiti, il tutto – concludo – ignorando una legge dello Stato che afferma che nulla è dovuto all'ex concessionario dei piani di ricostruzione. Auspichiamo una risposta e l'auspichiamo presto in nome della collettività (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. La Presidenza, in merito al sollecito di interrogazioni presentate, ne darà comunicazione al Governo.

  EMANUELE PRATAVIERA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, ho chiesto la parola per annunciare un'interrogazione della quale spero che anche lei si faccia portavoce nei confronti, in particolare, del Governo. Mi riferisco ad una notizia apparsa nella rete, una delle tante che circolano ormai da anni sui cosiddetti privilegi della casta, sugli sprechi della casta, della pubblica amministrazione e così via. Mi riferisco ad una notizia che avuto un apprezzamento da parte di centinaia e centinaia di persone, ma la cui veridicità, la cui fondatezza va provata. In particolare, mi riferisco al presunto acquisto di 6.540 auto blu entro metà del mese prossimo con una cifra, presunta, di circa 133 milioni e 294 mila euro. Questa era una notizia che – ripeto – si trova nella rete, è una delle tante, ma è anche una di quelle notizie che non possono lasciare indifferenti proprio perché centinaia di persone credono a questo fatto. Ed è chiaro che se fosse vero ci lascia indignati perché in un momento come questo, nel momento in cui particolarmente le amministrazioni pubbliche locali non sono nella condizione nemmeno di acquistare uno spillo è chiaro che lascia il segno. Quindi, la prego signor Presidente di assecondare anche questa mia richiesta e di farsi anche lei portavoce nei confronti del Governo di questa mia annunciata interrogazione (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Solo per chiarezza, le interrogazioni le dovete presentare perché la Presidenza non può sostituirsi in questo esercizio di un vostro diritto di sindacato ispettivo, però ovviamente abbiamo raccolto la sollecitazione.

  SABRINA CAPOZZOLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SABRINA CAPOZZOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho potuto seguire l'iter del decreto-legge n. 35 in maniera diretta in Commissione finanze, quindi so bene lo sforzo che è stato fatto per raggiungere questo obiettivo, che peraltro il Paese aspettava da tempo. Purtroppo l'ultima votazione non mi ha vista presente perché sono dovuta uscire per una comunicazione importante e poco piacevole che riguarda la mia città. Volevo però approfittare per poter dichiarare il mio voto favorevole al decreto-legge n. 35 perché credo che fosse giusto. Quindi ringrazio la Presidenza per avermi permesso che questo potesse rimanere agli atti come testimonianza.

  MARTA LEONORI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 84

  MARTA LEONORI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, come sapete il 9 e 10 giugno si svolgeranno le elezioni amministrative e i ballottaggi in molte città, fra cui 14 capoluoghi di provincia, oltre a Roma e ai suoi municipi. Si tratta di elezioni importanti, ma che rischiano di essere colpite da forte astensionismo, un astensionismo che abbiamo già conosciuto purtroppo tutti noi e che rischia di essere aggravato da un motivo tecnico: molti elettori hanno infatti esaurito gli spazi presenti sulla tessera elettorale per la registrazione del voto e si stanno recando a rinnovarla. Nonostante le aperture straordinarie degli uffici, si stanno creando, in particolare in alcuni municipi di Roma, file interminabili che arrivano fino a 400 o 500 persone e che recano grandi disagi a chi deve rinnovare la tessera. Sarebbe grave se, per motivi burocratici, per una cattiva organizzazione o per carenza di personale, molti cittadini si trovassero nell'impossibilità di votare. Si tratterebbe di un colpevole allontanamento dei cittadini dalle istituzioni.
  Mi appello quindi al Governo e in particolare al Ministro dell'interno perché si impegni a trovare una soluzione, anche straordinaria, perché non venga impedito a molti cittadini di esprimere la propria volontà e di scegliere i propri rappresentanti.

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola, è una nota in merito a quello che è successo prima sul richiamo al Regolamento. Vorrei sapere se è possibile che la Presidenza inviti i colleghi deputati a sfilare la tessera dei loro colleghi assenti. In questo modo non avremmo più il verificarsi di certi eventi incresciosi.

  PRESIDENTE. Questo lo possiamo fare nel momento in cui si sta svolgendo una votazione. È stato fatto in altre fasi. Ricordo che, tramite i Segretari di Presidenza, se si chiede di togliere le schede dei deputati che non sono seduti al proprio posto questo viene fatto. Ricordo anche che ormai i deputati che non hanno consegnato le minuzie sono molto pochi. Comunque nel momento della votazione, se qualcuno lo chiede, i deputati segretari sono invitati a farlo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 6 giugno 2013, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 21.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO PATRIZIA TERZONI SULL'ORDINE DEI LAVORI

  PATRIZIA TERZONI. Oggi qui non voglio parlare dell'opportunità di attivare il sistema degli ammortizzatori sociali.
  L'obiettivo è e dovrà essere da qui in poi far rimanere il lavoro in Italia, soprattutto quando queste scelte vengono prese da aziende che godono di buona salute. Non è un caso che ancora ieri le quotazioni dei titoli in borsa hanno visto un ulteriore rialzo seguendo un trend positivo che risale ormai dall'agosto 2012, periodo nel quale il valore delle azioni è più che triplicato. Qui pensiamo che sia il caso di iniziare a parlare di risarcimento. Se proprio vogliono andarsene che se ne vadano ma lasciando qui in Italia sedi, capannoni, mezzi di produzione, macchine, progetti perché non è roba loro, ma frutto del lavoro e dell'intelligenza collettiva e alla collettività deve rimanere. Introducendo quindi il concetto di danno alla comunità. Possiamo gestire noi le Pag. 85fabbriche, senza le esigenze e le ingordigie dei consigli di amministrazione, si può produrre nel rispetto dei lavoratori e dell'ambiente garantendo a tutti un lavoro e un reddito dignitoso, tutto ciò si chiama «redistribuzione».
  Colleghi deputati, in questo momento nelle aziende interessate c’è un comprensibile clima di smarrimento e timore in quanto i numeri diffusi sono eclatanti e ognuno teme per il proprio posto di lavoro. Una tattica ben studiata per evitare tensioni tra i lavoratori e l'azienda ma che come ben capite crea uno stato di lotta interna tra i lavoratori stessi. Tutto questo è inaccettabile e in questo momento il MoVimento 5 Stelle esprime solidarietà ai dipendenti della Indesit Company di Fabriano, Comunanza e Caserta e chiede alla Presidente della Camera di attivarsi per organizzare un tavolo di confronto al quale invitare dirigenza della Indesit Company, Ministero delle Attività Produttive, sindacati, politici coinvolti a vari livelli e rappresentanti dei lavoratori per instaurare un rapporto di collaborazione che possa portare a una soluzione diversa da quella paventata.

Pag. 86

  VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 676-B – em. 10-quater.2 530 528 2 265 17 511 37 Resp.
2 Nom. odg 9/676-B/14 531 528 3 265 528   36 Appr.
3 Nom. Ddl 676-B – voto finale 508 508   255 508   36 Appr.
4 Nom. Moz. Airaudo e a. 1-48 490 489 1 245 130 359 35 Resp.
5 Nom. Moz. Costa e a. 1-33 488 487 1 244 358 129 35 Appr.
6 Nom. Moz. Allasia e a. 1-64 487 483 4 242 353 130 35 Appr.
7 Nom. Moz. Vitelli e a. 1-66 485 484 1 243 356 128 35 Appr.
8 Nom. Moz. Speranza e a. 1-68 484 482 2 242 354 128 35 Appr.
9 Nom. Moz. Meloni G. e a. 1-69 rif. 475 463 12 232 332 131 35 Appr.
10 Segr Dimissioni del deputato Gibelli 462 447 15 224 402 45 35 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.