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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 16 di mercoledì 15 maggio 2013

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bocci, Brunetta, Dambruoso, Dellai, Ferranti, Gregorio Fontana, Alberto Giorgetti, Pisicchio, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente trentotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali (A.C. 676-A) (ore 9,36).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 676-A: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali.
  Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 676-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, desidero esprimere rapidamente il voto favorevole della componente del Centro Democratico del gruppo Misto su questo provvedimento evidenziando come, sia la Pag. 2discussione sul testo originario, sia le modifiche che sono state introdotte hanno corrisposto sul piano del metodo e sul piano del merito ad una azione positiva. Sono convinto che questo provvedimento avrà effetti benefici, probabilmente limitati, ma che, certo, sono diretti a segnare un'inversione di tendenza. Ora, una delle questioni che si pongono, riguarda il futuro: noi oggi interveniamo con 40 miliardi di euro spalmati su due anni con riferimento ad un fatto che si è determinato nei rapporti tra la pubblica amministrazione e i prestatori d'opera privati che non sono stati pagati secondo tempi ragionevoli; si è così determinata una montagna di debito che può riproporsi anche per il futuro. Come evitare che questo accada ? La strada maestra è quella di passare ad una contabilità pubblica armonizzata con gli stessi criteri tra lo Stato, le regioni e gli enti locali. Quando c’è stata l'audizione del Ragioniere generale dello Stato, la sensazione che abbiamo avuto in Commissione è che ci sia una sorta di totale incapacità di prevedere questo coordinamento, tant’è che, a domande precise, le risposte erano alquanto ambigue, per non dire laconiche, come di chi non è nelle condizioni di esprimere il portato di un coordinamento necessario. Il Governo, nella persona del sottosegretario, conosce benissimo questo problema; credo che bisognerà porvi una grandissima attenzione.
  Ancora, con riguardo agli enti locali, occorre che si vada a costruire una struttura di bilanci che siano per cassa, evitando che il gonfiamento delle entrate diventi la giustificazione per richiedere forniture dall'esterno che poi non si è in condizioni di pagare. Questo è il limite di un bilancio per competenza che viene fissato sulla base di entrate che sono poi tutte da verificare. Questi sono due elementi che bisogna tenere presenti per evitare che in futuro si riproponga un fenomeno di questa portata.
   Non tutte le situazioni sono simili; io vengo da una recente esperienza al comune di Milano dove la struttura del bilancio, grazie anche alle azioni di risanamento che sono state introdotte, consentiva il pagamento in 45 giorni, però mi rendo conto che la situazione non è uguale nel resto del Paese.
  Mi auguro che, soprattutto le regioni meridionali, siano in condizione di dare una sterzata in positivo e che sappiano determinare una condotta che consenta davvero di pagare quegli onesti lavoratori che sono in rapporti di interesse con lo Stato per opere o per prestazioni che hanno fornito, evitando quello che è accaduto drammaticamente in questi ultimi tempi, e cioè che vi siano casi di imprese indotte al fallimento non perché non vi è l'equilibrio dei loro conti, ma perché lo Stato, che dovrebbe garantire il pagamento delle prestazioni ottenute, in realtà, non è in grado di mantenere la parola. Comunque, mi pare una cosa molto positiva e preannunzio il voto favorevole del mio gruppo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, noi abbiamo approvato qualche giorno fa il Documento di economia e finanza: i socialisti hanno «rilevato» con determinazione e con convinzione un Documento di economia e finanza che sostanzialmente raccontava la storia di un anno del vecchio Governo, senza tracciare assolutamente alcuna linea di sviluppo, di crescita del nostro Paese. Pur tuttavia, l'abbiamo approvato, per il semplice motivo che le dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio ci sollecitavano, ci intrigavano, pur avendo fatto un'esposizione molto generica, ma andavano a toccare quei punti che noi riteniamo essenziali per ridare fiato all'economia, ridare fiato e certezze alle famiglie, ridare un futuro ai tanti giovani che oggi sono in cerca di una collocazione nel mondo del lavoro.
  Ed oggi siamo qui ad approvare un decreto-legge importante, per il semplice motivo che uno Stato – come si è detto durante anche la discussione sulle linee generali – che non paga i propri fornitori, Pag. 3i propri clienti, è difficile che possa poi chiedere ad essi il rispetto di regole come quella, per esempio, di pagare i tributi.
  Siamo qui, come dicevo, ad approvare questo decreto-legge e noi, come socialisti, lo voteremo, pur conoscendone i limiti e pur avendo in Commissione speciale, durante la discussione, determinato alcune condizioni di positività che nel decreto iniziale non vi erano.
  È un decreto-legge che non incide notevolmente sull'indebitamento, perché in questo anno lo porteremo al 2,9 per cento, totalmente diverso da quello che il vecchio Governo aveva preventivato – come tutti quanti sappiamo – all'1,8 per cento, ma che non inciderà sull'indebitamento dei prossimi anni. Un decreto-legge che dovrebbe dare, appunto, ossigeno alla nostra economia e che dovrebbe, in buona sostanza, far aumentare il prodotto interno lordo, anche se io, a differenza di tanti altri, non sono tanto ottimista. Tuttavia, credo che sia importante che esso venga ad essere approvato e che immetta all'interno dell'economia del nostro Paese liquidità che non vada, come è stato sottolineato, alle banche, che hanno già avuto grossissimi privilegi in questi anni ed in quest'ultimo anno.
  Dicevo che abbiamo necessità di intervenire, anche se i 40 miliardi di euro di cui questo decreto-legge è portatore – spalmati su due anni – secondo noi sono insufficienti, anche se lo Stato ancora oggi non è in grado di andare a definire qual è la somma, la massa di debito, che esso ha nei riguardi dei fornitori, perché la Banca d'Italia li stima sui 90 miliardi di euro, mentre altri istituti parlano di 120 miliardi ed oltre.
  In buona sostanza non siamo ancora in grado di definire la massa di debito che le pubbliche amministrazioni e lo Stato centrale hanno nei riguardi dei propri fornitori.
  Noi, però, dobbiamo iniziare a ragionare di sviluppo, dobbiamo iniziare a ragionare di crescita, dobbiamo fare in modo che questo Governo, che ha assunto la responsabilità di fare in modo che il Paese esca dalla crisi, ponga alla nostra attenzione problemi e, quindi, interventi che possano determinare condizioni di sviluppo e di crescita del nostro Paese.
  Noi saremo qui, attenti, come socialisti, a valutare gli interventi che vengono ad essere posti alla nostra attenzione, e qui apro una parentesi: è di questa mattina la notizia che anche la Francia è entrata in recessione, come d'altronde anche la crescita della Germania, che doveva raggiungere lo 0,3 per cento oggi è allo 0,1 per cento. Quindi, abbiamo un problema che riguarda non soltanto il nostro Paese, ma l'intera area dell'Europa, e credo che vi sia la necessità di poter fare in modo che si intervenga con determinazione nei riguardi dell'Europa perché si incomincino a cambiare le politiche economiche e, quindi, si intervenga su quelli che possono essere gli interventi di crescita e di sviluppo dell'intera Unione europea.
  Dicevo, voteremo a favore di questo provvedimento anche con alcuni dubbi; ma comunque esso determina una serie di interventi positivi e, quindi, interventi che immettono all'interno del sistema una serie di liquidità.
  Vorrei sottolineare una cosa prima di concludere. Ieri è stato presentato, dal gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, un emendamento riguardante soprattutto le grandi regioni del sud ed è stato dato dal Governo un parere negativo perché non si era in grado di dare risposte, pur affermando che nel prossimo futuro ci potranno essere interventi di diversa natura.
  Noi crediamo che si debba intervenire rapidamente perché, nel momento in cui non si intervenga rapidamente, possiamo correre il rischio che queste regioni, pur di rispettare questo Patto di stabilità, non facciano interventi significativi per la crescita, per lo sviluppo di quelle aree. Credo che questo sia un elemento importante e soprattutto un elemento che debba essere preso in considerazione da parte del Governo perché si possa arrivare rapidamente ad una conclusione.
  In conclusione, quindi, noi voteremo a favore di questo decreto sperando che nei prossimi interventi che saranno posti alla Pag. 4nostra attenzione, come per esempio durante la discussione della sessione di bilancio, vi possano anche essere ulteriori elementi che possano aumentare le dotazioni ormai di 40 miliardi e portarle, a compimento, fino ai 90 o ai 120 miliardi come è stato stabilito.
  Io insieme ai socialisti – e qui, in conclusione, rivolgo un appello anche al Presidente – stiamo chiedendo da parecchio tempo che si possa costituire una componente nel gruppo Misto, ma a distanza di due mesi, anzi di tre mesi, non abbiamo ancora avuto risposta. Spero che a breve anche i socialisti possano essere sottogruppo e possano avere la possibilità di fare e dimostrare quelle che sono le proprie intenzioni politiche per la crescita e lo sviluppo di questa nostra realtà nazionale.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Gioia. Come lei sa, per la parte finale del suo intervento, la decisione è affidata alla Conferenza dei presidenti di gruppo. Ovviamente, farò di nuovo presente al Presidente questa sua richiesta, e mi auguro che la questione venga presa in esame.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, a noi piace molto il titolo di questo provvedimento. E forse solo per questo Fratelli d'Italia darà il suo voto favorevole alla conversione in legge del decreto-legge stesso, che recita nel suo titolo «Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione»: un intento nobile, importante e necessario in una nazione nella quale c’è un rapporto di disparità intollerabile tra uno Stato sempre solerte ad incassare i suoi crediti, o i suoi presunti crediti, anche per il mezzo dell'apposizione di pignoramenti e blocchi alle attività e ai beni dei contribuenti, e lo stesso Stato che viceversa è insopportabilmente lento ad onorare i propri impegni, tanto da mettere in difficoltà le aziende, le operatività economiche, tutti gli interessi che operano su commessa dello Stato e delle diverse emanazioni dello Stato.
  Ciò detto, noi abbiamo maturato delle perplessità per le troppe difficoltà di carattere operativo e metodologico che all'interno di questo decreto-legge sono inserite e che sono state denunciate nel corso delle audizioni cui ha dato luogo la Commissione speciale, e nel corso dei lavori della Commissione speciale prima e della Commissione bilancio poi. Difficoltà di carattere operativo che attengono ad un sistema contabile delle pubbliche amministrazioni inaffidabile, disomogeneo tra i diversi livelli dell'amministrazione, tanto da non saper dimensionare con certezza quale sia oggi il grado di esposizione finanziaria ed economica che le pubbliche amministrazioni nel loro complesso hanno nei confronti delle aziende creditrici. La Banca d'Italia parla di circa 90 miliardi, l'ISTAT parla di circa 100: con questo provvedimento si mette mano ad un pagamento di circa 40 miliardi dilazionati in due anni, e speriamo che ci arrivino per davvero.
  Le pubbliche amministrazioni poi sono apparse non attrezzate ad adempiere ai passaggi che in questo decreto-legge sono previsti. Mi chiedo e le chiedo, signor Presidente, quante per esempio delle pubbliche amministrazioni presunte debitrici abbiano comunicato al Ministero dell'economia e delle finanze la dimensione dei debiti maturati al 31 dicembre dello scorso anno: adempimento, questo, che doveva essere formalizzato entro il 30 aprile dello scorso anno. E ancora: quante di queste pubbliche amministrazioni si siano registrate alla piattaforma elettronica, cosa che avrebbe dovuto essere compiuta entro 20 giorni dall'emanazione del decreto-legge.
  Le esperienze precedenti, poi, sono assai deludenti, signor Presidente, in materia di rimborso dei debiti della pubblica amministrazione. Il Governo Monti stanziò due miliardi per pagare i propri creditori mediante l'emissione di titoli di Stato: a fronte di quei 2 miliardi sono stati emessi 15 milioni di titoli di credito a pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, Pag. 5modalità di pagamento per accedere alla quale era prescritta la necessità che i crediti – così come ribadito in questo provvedimento – fossero certificati. Ma la procedura della certificazione...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Corsaro. Onorevole Mauri, magari la cravatta la mettiamo fuori. Grazie.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Ma la procedura di certificazione – dicevo, signor Presidente – attiene alla competenza della pubblica amministrazione, e alle modalità di essa; ed è quindi sempre la burocrazia che ha il coltello dalla parte del manico nei confronti dei propri creditori.
  Ancora: il decreto legislativo del 9 novembre 2012 diede un termine di pagamento massimo di 60 giorni per quelle forniture che derivavano da contratti conclusi a decorrenza dal 1o gennaio di quest'anno. Siamo al 15 maggio; le chiedo, signor Presidente, e chiedo soprattutto al Governo: possiamo affermare con certezza che tutti i contratti che sono stati sottoscritti entro il 28 febbraio, essendo decorsi più di 60 giorni da oggi, sono già stati regolarmente pagati dalle pubbliche amministrazioni, o è lecito pensare che anche questo provvedimento costituisca un mattone alla casa delle parole al vento ?
  L'effetto complessivo di questo provvedimento prospettato dal Governo sulla ripresa economica è peraltro stato sovrastimato non per parola di Fratelli d'Italia, ma per parola dell'ISTAT e di Banca d'Italia, che hanno previsto un effetto assai inferiore a quello benefico iscritto anche nel documento di accompagnamento presentato dal Governo Monti, che si è occupato di redigere questo decreto-legge.
  Un decreto-legge che ha luci ed ombre: tra le luci vogliamo riconoscere il fatto che, per la prima volta, il Patto di stabilità non è più un moloch inamovibile, con l'esclusione nella misura di 5 milioni dei pagamenti dei propri debiti da parte delle pubbliche amministrazioni dal vincolo del Patto di stabilità e speriamo che questo sia l'inizio di un percorso di rinegoziazione della potestà nazionale nei confronti dell'Unione europea. Mentre noi discutiamo di queste cose, per esempio, Spagna e Francia hanno già imposto all'Europa uno slittamento dei propri termini di adeguamento al pareggio di bilancio.
  Altro elemento che abbiamo apprezzato: la statuizione dell'impignorabilità delle somme destinate al pagamento e noi su questo, più che sul particolare, ci soffermiamo a rilevare che sia un bene che questo Governo cominci a ragionare sul tema delle impignorabilità perché è un concetto a noi caro e auspichiamo di trovare il Governo insieme a noi quando depositeremo la nostra proposta di legge per l'impignorabilità della prima casa. Noi vogliamo che i cittadini siano messi in sicurezza dal rischio che la pubblica amministrazione gli vada ad aggredire il bene primario, cioè la casa nella quale vivono per ottenere il risarcimento dei propri crediti, in qualche caso ancora da accertare e da discutere. Così come la possibilità di compensare i crediti con i debiti tributari, anche se in questo caso rimane sempre il vincolo delle modalità per le quali si ottiene la certificazione necessaria. Vi è anche la definizione di tempi certi, cioè il fatto che le pubbliche amministrazioni entro 30 giorni dovranno pagare i debiti accertati.
  Ma ci sono, signor Presidente, anche parecchie ombre. Abbiamo già detto della farraginosità del sistema e dell'inadeguatezza della burocrazia della pubblica amministrazione e ribadite peraltro nel corso delle audizioni delle rappresentanze parlamentari, delle rappresentanze datoriali e imprenditoriali, da Rete Imprese Italia a Confindustria. Quanto al tema della presenza di alcune «norme bandiera» in questo decreto-legge, mi chiedo cosa voglia dire che si riconosce la possibilità ai fornitori di bloccare i lavori se i pagamenti scaduti superano il 15 per cento dell'opera commissionata; ma crediamo davvero che un singolo fornitore abbia nei confronti dello Stato una potestà contrattuale per la quale è in grado di stabilire e di bloccare l'erogazione dei propri servizi ? Normalmente si tratta di imprese che hanno Pag. 6investito la gran parte della propria attività per essere in grado di fornire allo Stato e alle pubbliche amministrazioni quelle prestazioni per cui sono costrette da norme non scritte, ma che rappresentano un capestro nella quotidianità delle imprese, a dover proseguire la loro formazione di servizi e la formazione di opere.
  Ancora, soprattutto, signor Presidente, una volta di più, nella definizione di questo decreto-legge, per finanziare ciò che è necessario si è perseguita ulteriormente la stessa logica che non è mai e che non è ancora quella di guardare alle sacche di dispersione di denaro pubblico ma che è sempre quella di andare ad individuare qualche rivolo nelle tasche dei cittadini e dei contribuenti per tirargli fuori i soldi che sono necessari per far apparire a quegli stessi contribuenti che quei quattrini gli vengono erogati nell'altra tasca. Abbiamo assistito a cose che sarebbero da ridere se non fossero rappresentate nelle più alte istituzioni; abbiamo pensato di andare a trovare i soldi per finanziare questo provvedimento, applicando una tassa sulla sigaretta elettronica, quasi che volessimo colpevolizzare gli italiani che cercano di smettere di fumare. Poi ci siamo accorti che la cosa era un po’ grossa e abbiamo virato sulle accise su birra e alcolici, per poi alla fine andarci a sedere sull'abbassamento del Fondo per la riduzione delle tasse.
  Siamo alle solite, cioè su quello che è necessario recuperare c’è sempre la possibilità di andare a chiedere i soldi agli italiani senza mai andare a vedere il dimensionamento della spesa pubblica per abbatterla e sui pochi tagli che sono inseriti in questa provvedimento, in questo decreto-legge che oggi ci apprestiamo a convertire in legge, ci è stata già una rincorsa a dire che, attenzione, comunque sono tagli temporanei, perché dovevamo giustificarli alla Ragioneria generale dello Stato ma nel prossimo provvedimento li rimetteremo a posto. Quanta paura nel dire che forse la scure sui finanziamenti a pioggia all'editoria è il caso che venga abbattuta e che non bisogna rassicurare che l'indomani li andremo a recuperare questi quattrini.
  Ci chiediamo, quando sarà l'avvio di una seria politica di contenimento della spesa pubblica che per noi è possibile solo con l'apposizione del tetto alla tassazione da mettere in Costituzione perché ci sia una responsabilizzazione di chi governa e che sappia, chi governa, che non può determinare la dimensione della spesa pubblica per un centesimo in più di quanto per legge può andare a chiedere agli italiani.
  Concludo, signor Presidente, nel dire che l'auspicio degli italiani è che questo Governo si voglia occupare dell'abbattimento della spesa pubblica e della fine di un percorso per cui si va sempre a mettere le mani nelle loro tasche, a partire dal decreto-legge sull'IMU che stiamo aspettando con molta attenzione e per il quale ci aspettiamo – lo dico ai rappresentanti del Governo – per davvero che non sia un'ennesima presa in giro per cui diciamo ai cittadini che gli restituiamo i soldi dell'IMU per poi andare a chiedere altri soldi – le accise sulla benzina, le accise sugli alcolici e quant'altro – per poter finanziare quegli interventi. Il sistema Italia non può più reggere così, signor Presidente, non può più reggere ad una tassazione del 44 per cento, non può più reggere un debito pubblico di 2 mila miliardi, non può più reggere una spesa pubblica di 700 miliardi.
  Soprattutto, l'Italia non può più aspettare, non può più aspettare che le forze che sostengono questo Governo eterogeneo trovino un compromesso tra le posizioni economiche di Brunetta e di Epifani, o di Monti e di Fassina, non può più aspettare che un pubblico ministero smetta di guardare dal buco della serratura e confonda l'Oriente con l'Occidente, dimenticando che a Oriente dell'Italia non c’è il Marocco, ma l'Egitto – che non sarà il Paese di Ruby, ma certamente quello di Mubarak – e non può più aspettare che un Ministro anteponga il tema della cittadinanza al rispetto delle leggi e alla tutela della sicurezza...

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  PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, deve concludere.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Sarà perché sono di Milano, signor Presidente, ma veramente mi sarebbe piaciuto sentire una parola da parte del Ministro per l'immigrazione su quello che è successo nella mia città pochi giorni fa. Noi non crediamo – concludo Presidente – come Fratelli d'Italia, a questa maggioranza e a questo Governo, ma per il bene comune chiediamo a questo Governo e a questa maggioranza: provate a mostrare di crederci almeno voi !

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Borghesi, prego tutti i colleghi di abbassare un po’ la voce, in maniera che chi parla possa farlo in modo più tranquillo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, questo provvedimento molto atteso dal nostro sistema imprenditoriale, che sta soffrendo anche a causa dei ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, e molto atteso anche dall'opinione pubblica è, a nostro modo di vedere, un buon passo avanti, in quanto definisce una serie di regole e di procedure, volte ad accelerare il recupero dei crediti nei confronti delle amministrazioni, vantati da imprese e professionisti.
  Infatti, nell'attuale fase di crisi economica e finanziaria, l'ammontare dei crediti che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrazione, è un elemento rilevante di debolezza della struttura finanziaria delle imprese stesse, per le quali la discutibilità di liquidità rappresenta una delle condizioni necessarie per aumentare i piani di investimento e per migliorare le condizioni della gestione ordinaria.
  L'applicazione delle misure di questo decreto-legge porterà ad una crescita di 1,2 punti percentuali di PIL nel prossimo triennio e aumenterà l'indebitamento nel 2013 di mezzo punto di PIL, portando il rapporto deficit-PIL al 2,9 per cento.
  Questo provvedimento affronta e analizza, a nostro modo di vedere, diverse ed importanti problematiche, alle quali vengono date delle risposte concrete. Tra le altre, alcune delle misure introdotte dal decreto-legge prevedono l'esclusione per il 2013, dal Patto di stabilità interno, di pagamenti di debiti di parte capitale, al fine di consentire agli enti l'utilizzo di risorse proprie disponibili e di avanzi di amministrazione. È prevista l'istituzione di un fondo unico per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili. Si prevede poi un ampliamento del limite massimo al ricorso delle anticipazioni di tesoreria, cioè l'introduzione di meccanismi per favorire l'accelerazione dei pagamenti dei debiti accumulati dagli enti del Servizio sanitario nazionale e vengono introdotti meccanismi in grado di prevenire la formazione di crediti degli enti dei servizi sanitari regionali verso le rispettive regioni. A seconda poi delle diverse tipologie di credito delle imprese e della natura degli enti debitori, si definiscono le procedure ed i criteri da seguire per ottenere i pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni e vengono introdotte importanti disposizioni, dirette ad assicurare l'integrale ricognizione e la certificazione delle somme dovute dalle amministrazioni per somministrazioni, forniture e appalti. Vengono introdotte, ancora, misure di semplificazione e di detassazione delle cessioni dei crediti, nonché l'ampliamento della possibilità di compensazione dei crediti commerciali certificati con debiti fiscali, anche attraverso l'elevazione della soglia di compensazione tra crediti e debiti fiscali. Vi sono misure precauzionali, volte a contenere la spesa entro i limiti prefissati, mediante monitoraggi che consentano l'adozione di misure per la rimodulazione delle spese. Si stabilisce un ordine di priorità nel pagamento dei debiti, con priorità a quelli più antichi e non oggetto di cessioni pro soluto; al fine di dare un ulteriore impulso all'economia, è prevista poi l'impignorabilità e l'insequestrabilità delle somme destinate al pagamento dei debiti commerciali da parte delle pubbliche amministrazioni. Vengono Pag. 8dettagliati scadenze e tempi per l'effettuazione dei pagamenti da parte delle amministrazioni, prevedendo anche la responsabilità amministrativa a carico dei soggetti pubblici responsabili di ritardi nel rispetto degli adempimenti. Si introducono, inoltre, esenzioni per la cessione dei crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni per somministrazioni, forniture e appalti dall'imposta di registro e da quella di bollo.
  È regolamentata la compensazione, esclusivamente attraverso i servizi telematici dell'Agenzia delle entrate, di crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili nei confronti dello Stato, degli enti pubblici, delle regioni, degli enti locali, degli enti del Servizio sanitario nazionale in diverse fasi del procedimento tributario, come nei casi di accertamento con adesione, acquiescenza, definizione agevolata delle sanzioni, conciliazione giudiziale. Viene introdotta, inoltre, una disciplina transitoria per il pagamento della Tares, che permette di modificare la scadenza, il numero delle rate e il versamento del tributo, unitamente a provvedimenti di natura più pratica relativi alle procedure di riscossione. Ma, tra tutte le misure che vengono introdotte e che salutiamo con maggior favore è sicuramente quella dell'approvazione della norma relativa al Patto di stabilità verticale. Grazie a questa norma, infatti, si sbloccano ulteriori 2,1 miliardi per i pagamenti dei debiti in parte capitale a favore delle imprese da parte degli enti locali. Così come con favore non possiamo che giudicare i tempi rapidi previsti per lo sblocco dei pagamenti alle imprese, che saranno possibili grazie anche all'attuazione di queste misure. Questi sono i due elementi, a nostro modo di vedere, principali di questo decreto, che accogliamo positivamente.
  Come già ribadito nel corso dell'approvazione del Documento di economia e finanza, il nostro senso di responsabilità ci ha portato a non ostacolare e a non rallentare provvedimenti importanti come questo, provvedimenti che sono necessari per la nostra economia, per dare fiato e ossigeno al nostro sistema imprenditoriale che da troppi anni sta soffrendo una crisi senza precedenti e che, fino ad oggi, si è dovuto sobbarcare anche gli oneri dei ritardi nei pagamenti degli enti pubblici. Questo decreto ha, quindi, a nostro modo di vedere, in primis questa funzione essenziale: liberare risorse a favore di imprese che hanno già fornito i propri servizi e che rischiano ora il tracollo a causa di queste inaccettabili dilazioni. Abbiamo, quindi, con coscienza e con senso di responsabilità contribuito ai lavori della Commissione, avanzando proposte, che in parte hanno trovato il favore di questa maggioranza, e per questo non ci siamo sottratti al dibattito e al portare il nostro contributo per migliorare questo provvedimento.
  Qualcosa, forse, poteva essere fatto in più, come incentivare gli enti virtuosi che bene hanno amministrato le proprie risorse, introdurre ulteriori misure per meglio monitorare la spesa pubblica onde evitare la crescita esponenziale dell'indebitamento, prevedere sanzioni più aspre per chi non ha bene amministrato o per chi bene non amministrerà le risorse pubbliche in futuro, permettere, fin da subito, l'innalzamento della soglia di compensazione tra debiti e crediti fiscali. Si poteva essere più coraggiosi soprattutto su temi come la Tarsu e l'IMU, e su quest'ultima attendiamo di conoscere con impazienza gli ormai prossimi provvedimenti del nuovo Esecutivo per capire, nel concreto, la rotta che intende tenere. Così come attendiamo di conoscere con impazienza quale percorso il Governo intenda attuare sulle riforme costituzionali. Il lavoro fatto nella scorsa legislatura in tema di federalismo, se venisse realmente applicato, attraverso le procedure dei fabbisogni e dei costi standard, permetterebbe un efficace monitoraggio della spesa pubblica e ne eviterebbe una crescita senza controllo.
  Partiamo, comunque, dalla consapevolezza che la situazione attuale della nostra economia è grave. Il problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, sta assumendo dimensioni drammatiche e, purtroppo, sembra non essere destinato, almeno nel breve periodo, a miglioramenti. Pag. 9Il lavoro è il principale problema da affrontare e per questo creare le condizioni per fare impresa – e di conseguenza lavoro – deve essere la priorità di oggi. Stiamo assistendo, inoltre, ad un drammatico calo della domanda interna, ad un calo dei consumi delle famiglie, ad un calo della fiducia di famiglie ed imprese, ad un calo degli investimenti esteri, ad una diminuzione del reddito disponibile e ad un aumento della tassazione, che ha raggiunto livelli ormai insostenibili. Tutti gli indicatori volgono al peggio e non si vedono segnali di uscita dalla crisi nel breve periodo.
  In questo quadro, che si fa ogni giorno sempre più drammatico e delicato, si inserisce il provvedimento che oggi andremo ad approvare. Una boccata d'ossigeno per le aziende creditrici della pubblica amministrazione che può attenuare gli effetti di questa crisi e andare nella direzione di permettere, a queste aziende, di continuare a fare impresa e a mantenere posti di lavoro. Siamo consapevoli che il provvedimento che sta per essere approvato quest'oggi non è in toto il provvedimento che avremmo voluto, ma è un buon provvedimento.
  Siamo altresì consapevoli dell'urgenza con cui queste misure devono essere varate per aiutare il nostro sistema economico-produttivo. Ed è per questo che annunciamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.
  Prego sempre, per favore, di lasciare il banco del Governo. Signor relatore, la ringrazio.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, signori del Governo, io preannunzio il voto a favore di Sinistra Ecologia e Libertà al decreto-legge che ci apprestiamo a convertire. Ieri in discussione sulle linee generali l'onorevole Marcon e l'onorevole Melilla, per il nostro gruppo, hanno già fatto anche valutazioni sull'argomento, quindi io mi limito a quattro considerazioni, a dire perché noi pensiamo che questo decreto-legge contenga elementi positivi che meritano la sua approvazione. In primo luogo, per i suoi effetti sul sistema economico. Noi abbiamo 40 miliardi di euro di liquidità che vengono immessi nel sistema. Siamo convinti dell'effetto positivo, ricordiamoci però quello che il già presidente dell'ISTAT, oggi Ministro del lavoro, ha detto in tempo recente nelle audizioni in Commissione speciale: non sopravvalutiamo quell'impatto; parliamo di uno 0,5 di impatto che va quantificato e verificato nella sua effettiva concretezza.
  C’è un secondo elemento positivo ed è l'impegno che la pubblica amministrazione onora con le imprese. Il tema del rispetto dell'impegno non è soltanto un fatto di valore, ma è un fattore economico importante di fiducia e noi lo sottolineiamo come elemento positivo, perché vogliamo anche ricordarlo come elemento importante di rapporto da onorare tra lo Stato e i cittadini, tra lo Stato e le persone, quando si parla per esempio di diritti costituzionali che lo Stato ha l'impegno di rispettare. C’è un terzo elemento che ci fa considerare positivo il decreto-legge: il lavoro parlamentare in Commissione speciale ha effettivamente migliorato il decreto-legge; è stato importante il ruolo di chi è stato audito, è stato importante il ruolo della Commissione speciale, è stato importante il ruolo del Governo. L'ha fatto nonostante il decreto-legge abbia attraversato una terra di mezzo, tra il Governo vecchio che andava via, quello nuovo che si insediava, una Commissione speciale che istruiva il provvedimento, un'altra di bilancio che lo recuperava. È una valutazione positiva che va riconosciuta a tutti i soggetti che hanno lavorato. È una terra di mezzo in cui sono stati evidenti alcuni problemi. Io ne cito uno che – guardate – non è tecnico. Lo cito perché è un problema politico. Noi avevamo presentato alcuni emendamenti, mi riferisco all'inserimento nel decreto-legge del rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e anche dei contratti in scadenza della pubblica Pag. 10amministrazione, e su quegli emendamenti il Ministro Grilli ci aveva detto che l'estraneità di materia era superabile se gli emendamenti erano coperti, poi ci siamo trovati di fronte, nella terra di mezzo, ad un cambio rispetto a questa opinione. Sappiamo che il Governo si è impegnato entro venerdì a varare un decreto-legge sul rifinanziamento della cassa integrazione in deroga. Ripropongo il tema dei contratti della pubblica amministrazione. Dico adesso per allora: sia chiaro che se sono vere le ricostruzioni giornalistiche, sulla basi delle quali i finanziamenti di questi provvedimenti avvengono a carico del lavoro, cioè delle scarsissime risorse che oggi esistono sul lavoro, non va bene. Riproponiamo le coperture che avevamo già proposto in sede di Commissione speciale. Ma insisto: naturalmente il decreto-legge è migliorato. È migliorato perché sono state accolte le richieste di semplificazione, senza scadere in un punto molto delicato: la semplificazione non può corrispondere alla cancellazione delle regole e noi siamo riusciti nella definizione del decreto-legge a non cancellare regole importanti come il DURC, ma contemporaneamente a semplificare le procedure. È importante anche aver aperto il rubinetto del Patto di stabilità, ma su questo tema, onorevoli colleghi e signori del Governo, a noi spetta il compito non solo di commentare i guasti del Patto di stabilità. I guasti sono noti, il prezzo sociale della rigidità del Patto di stabilità è noto. È noto il fatto che da questo dipende il degrado sociale. Ieri ad Agrigento è crollato un altro soffitto di un'altra scuola. Il degrado delle strade è conosciuto.
  Però a noi non compete il fatto di commentarlo. Noi siamo i decisori, a noi compete il fatto di cambiare quel Patto di stabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle). Questo è un punto rispetto al quale non si può semplicemente continuare a commentare.
  Per questa ragione, siccome pensiamo che, anche relativamente al decreto di cui stiamo parlando, se non si interviene sul Patto di stabilità, i debiti di cui parliamo continueranno ad aumentare – e non soltanto quegli altri che dobbiamo ancora onorare – fino a quando non si distinguerà tra spese per investimenti produttivi e spese per interessi, noi abbiamo insistito molto sull'emendamento di cui ieri parlava l'onorevole Fratoianni, che riguardava, appunto, gli aumenti degli spazi di liquidità, non solo per gli enti locali, ma anche per le regioni.
  Vi è una quarta ragione che ci fa dire di sì a questo decreto: esso determina una direzione di marcia diversa rispetto al passato. Ora, alcune forze politiche sostengono che noi possiamo approvare questo primo decreto per il risanamento che abbiamo alle spalle. Noi abbiamo un'opinione differente: pensiamo che questa scelta si potesse fare prima.
  Tutti sanno che l'Europa, di cui ovviamente sappiamo che occorre modificare l'impianto culturale e politico, ci dà dei saldi, ma le scelte per ottemperare a quei saldi le prende la politica nazionale. È, allora, importante decidere che la direzione di marcia impressa da questo decreto è una nuova direzione della politica economica, di fronte al fallimento di quella precedente.
  Infine, noi votiamo a favore del decreto. Ci saremmo astenuti, lo abbiamo detto ieri, se non fosse stata cancellata la penalizzazione per le risorse della cooperazione. Guardate, non è solo per la cosa in sé, per l'argomento, per il terreno, ma anche perché si potevano prendere risorse, per esempio, dall'aumento del tributo delle concessioni radiotelevisive, che avrebbe portato 105 milioni di euro, con i quali si copriva il Patto verticale delle regioni (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle). Quindi, non vi era solo un problema di non cancellare i fondi per la cooperazione, ma di possibilità di agire su un altro terreno.
  Infine, naturalmente, quando noi parliamo di coperture, non parliamo di questioni tecniche, ma di questioni politiche. Infatti, se è vero come è vero che la crisi ha il suo fondamento nella disuguaglianza tra le persone nei Paesi e tra i Paesi, il Pag. 11tema delle coperture, cioè del dove si prendono i soldi e quale deve essere la direzione di marcia della politica economica, è una questione essenzialmente politica.
  A seconda di dove si prendono i soldi, delle entrate del bilancio e delle uscite, si aumenta la disuguaglianza o si riduce la disuguaglianza. È per questo che, è pur vero, come dicevano ieri il presidente della Commissione e anche il Governo, con il Ministro Giovannini, quando la discussione è stata aperta, che questo argomento, quello della riforma fiscale, non è tema del decreto, ma è il nodo che ci troviamo di fronte, il nodo della redistribuzione della ricchezza e di come si finanzia quel progetto.
  Anche nel discorso che lo stesso Presidente Letta ha fatto al momento della fiducia, era presente il nodo delle risorse, di dove si prendono i soldi, se dalla patrimoniale, dalla tassazione sui grandi patrimoni, dalla rete finanziaria o dalla tassazione sulle concessioni radiotelevisive, se, insomma, si debba agire su quelle spese che riducono la disuguaglianza o su altre spese che, invece, la aumentano.
  Per questo noi abbiamo aperto ieri la discussione e la continueremo. Abbiamo notato accenti diversi nelle risposte dell'onorevole Causi e del Ministro Giovannini. Naturalmente, la nostra opinione la conoscete. Vi confermo il voto favorevole di Sinistra Ecologia Libertà e vi ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetti. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, il provvedimento su cui siamo chiamati ad esprimerci oggi è, forse, uno dei più sottovalutati degli ultimi anni, in un contesto in cui, peraltro, sono abbondati i provvedimenti, viceversa, sopravvalutati.
  Stiamo trasferendo 40 miliardi di euro di disponibilità finanziarie dalle casse del settore pubblico a quelle del settore privato, e lo stiamo facendolo non perché abbiamo chiesto all'Europa un aiuto che pagheremo in termini di limitazione di sovranità, ma perché abbiamo potuto pretendere dall'Europa la flessibilità che può essere concessa a chi, come noi, finalmente, ha saputo risanare i propri conti e creare le condizioni per uscire dalla procedura per deficit eccessivo.
  Un risultato eccellente che testimonia la bontà del lavoro svolto dal Governo uscente, pur tra le mille difficoltà di una crisi senza precedenti. Non vi è dubbio che il pudore, per non dire la vera e propria ritrosia nel celebrare la rilevanza economica di questo risultato ed il suo significato politico di discontinuità e di inversione di tendenza dopo sei lunghi anni consecutivi di austerità di bilancio, discenda dal poco tempo ancora passato da una campagna elettorale, a tratti surreale, in cui si è fatto a gara nell'accusare quello stesso Governo uscente delle peggiori inettitudini, anche nei punti di sua maggiore forza ed efficacia. Oggi tocchiamo tutti con mano come il rigore di bilancio può dare frutti, e sottolineiamo «può», perché – questo è vero – non è detto che accada, come in effetti non è accaduto in passato.
  L'austerità di bilancio e le politiche finanziarie restrittive non sono stati una novità degli ultimi diciotto mesi. È dal 2006 che, senza soluzione di continuità, l'Italia conosce esclusivamente politiche di incremento o, al massimo, mantenimento del livello di pressione fiscale e, parallelamente, politiche di più o meno ben congegnato contenimento della spesa. Dal 2006 si è cambiato registro dopo un quinquennio dove, viceversa, si è largheggiato male con la spesa e si sono fatte diminuzioni di pressione fiscale finanziate non passando attraverso le forche caudine di riforme strutturali, ma attraverso condoni che, inevitabilmente, quando esauriscono il loro gettito, poi ampliano il baratro del deficit. Si è cambiato registro dal 2006 per necessità ineludibile, non certo per divertimento, posto che tutti vorremmo poter essere generosi con la spesa e abbassare Pag. 12pure le tasse ai cittadini, ma non tutti siamo disposti a farlo a prezzo delle generazioni che vengono poi.
  Dal 2006 al 2008 abbiamo avuto l'austerità di bilancio del Governo Prodi che ha aumentato la pressione fiscale dal 40 per cento al 42,5 per cento e posto un primo freno alla crescita incontrollata della spesa.
  Dal 2008 al giugno 2011 abbiamo avuto l'austerità di bilancio del Governo Berlusconi che ha mantenuto costante la pressione fiscale senza diminuirla, ma neppure aumentandola e ha ulteriormente stretto i cordoni della spesa.
  A giugno 2011, con la definitiva esplosione della crisi dei conti pubblici a lungo negata, abbiamo avuto l'austerità da stato di emergenza che ha comportato l'assunzione di impegni con l'Europa di rientro immediato, e costretto il Governo Berlusconi a varare manovre che determinavano un nuovo balzo della pressione fiscale. E, infatti, la pressione fiscale oltre il 44 per cento a partire dal 2012, la troviamo già bella prevista nel Documento di economia e finanza approvato a settembre 2011 da quel Governo.
  Nel 2012, infine, abbiamo avuto l'austerità di bilancio del Governo Monti, che si è fatto carico di attuare e declinare, in aumenti delle imposte indirette piuttosto che dirette, l'impegno politico di bilancio di aumento della pressione fiscale già assunto dal Governo precedente e di avviare politiche non già di mero mantenimento dei livelli di spesa, bensì di loro vera e propria riduzione.
  Ora, in questa ininterrotta quanto necessitata serie di politiche di rigore dei conti succedutesi per tutti gli ultimi sei anni, quale è la principale differenza che ne marca anche evidentemente la diversa efficacia ? Proprio un provvedimento quale quello su cui oggi siamo chiamati ad esprimerci. Le politiche di austerità dei Governi precedenti hanno avuto come corollario altre politiche di austerità ancora maggiore. Quelle del Governo Monti hanno avuto come corollario un provvedimento con il quale, per la prima volta dopo 6 anni, si trasferiscono 40 miliardi di disponibilità finanziaria dalle casse del settore pubblico a quelle del settore privato. Con le parole possiamo fare qualsiasi altro tipo di valutazione, ma, se ci atteniamo invece ai fatti, non c’è altro da dire e molto, veramente molto, da riflettere.
  Dopo di che non vi è dubbio che anche questo provvedimento rimane pur sempre solo un primo passo e che altri ne serviranno, e toccherà al Governo attuale – a cui Scelta Civica non farà mancare il proprio leale supporto – di mostrare di saper fare altrettanto bene e, auspicabilmente, ancora meglio, anche sul fronte stesso del pagamento degli arretrati alla pubblica amministrazione. Perché, se è vero che 40 miliardi di euro che transitano dalla disponibilità finanziaria del settore pubblico a quella del settore privato sono una somma estremamente rilevante, è altrettanto vero che siamo a meno di metà dell'opera e, da questo punto di vista, auspichiamo che, nel mantenere la barra dritta sul contenimento della spesa, il Governo sappia ottenere dall'Europa il via libera per aumentare di un ulteriore 0,5 per cento di PIL il deficit anche sul 2014, così da proseguire il piano straordinario di pagamento dei debiti scaduti delle pubbliche amministrazioni nei confronti dei loro fornitori, non solo per i debiti di parte corrente, ma anche per quelli di parte capitale, assai più decisivi per il rilancio dell'economia.
  I numeri del DEF evidenziano, infatti, come sul 2014 possa sicuramente esservi spazio per proseguire in tal senso.
  C’è, però, anche un altro aspetto che riteniamo estremamente positivo di questo provvedimento: sono le norme che consentiranno di avviare un monitoraggio costante e sistematico nel tempo del livello dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti dei propri fornitori. In particolare, è stato utile il lavoro delle competenti Commissioni parlamentari, laddove hanno colto l'occasione del decreto per mettere a regime il monitoraggio dei debiti scaduti delle pubbliche amministrazioni nei confronti dei loro fornitori, con la previsione di un obbligo annuale di comunicazione di questi debiti e di un obbligo Pag. 13mensile di aggiornamento del quadro dei successivi pagamenti, il tutto per il tramite di un'apposita piattaforma elettronica. Un accorgimento, frutto di due emendamenti presentati dal gruppo Scelta Civica per l'Italia, che eviterà in futuro il riproporsi della surreale situazione in cui lo Stato non è nemmeno in grado di conoscere l'entità dei suoi debiti. E non è cosa da poco, perché è evidente che molta parte della farraginosità delle procedure che caratterizzano questo piano straordinario di pagamenti dei debiti, discende proprio dalla mancanza di dati in merito all'entità dei debiti da pagare e alla loro ripartizione tra le diverse pubbliche amministrazioni debitrici.
  In questo modo quando, auspicabilmente, si potrà procedere a ulteriori smaltimenti dei debiti arretrati, si potrà procedere in modo più celere e semplice. Senza contare che solo una gestione efficiente in capo allo Stato dei debiti delle pubbliche amministrazioni può consentire di arrivare quanto prima a una vera e propria generalizzazione della possibilità, per imprese e professionisti, di compensare tutti i loro debiti fiscali con quelli che, per loro, sono crediti commerciali di fornitura verso articolazioni di quello stesso Stato che li tassa.
  Anche questo è un aspetto da tenere presente, altrimenti sul tema delle compensazioni tra debiti fiscali e crediti commerciali dovremmo rassegnarci a giudicare grandi passi avanti anche quelli che, in fin dei conti, come anche in questo provvedimento, sono solo timidi ampliamenti. Come i contribuenti trasmettono ogni anno la loro dichiarazione dei redditi, le pubbliche amministrazioni trasmetteranno d'ora in poi, ogni anno, all'apposita piattaforma elettronica gestita dalla Ragioneria generale dello Stato, le loro dichiarazioni dei debiti e, come i contribuenti che non vi ottemperano tempestivamente sono sanzionati, altrettanto lo saranno i pubblici dirigenti che non ottempereranno tempestivamente a questo obbligo. La previsione di sanzioni di carattere personale per i dirigenti pubblici che omettono di adempiere agli obblighi di monitoraggio previsti dal decreto è, infatti, un altro importante elemento di qualificazione di una reale volontà di cambiare passo nella gestione delle procedure sottostanti al bilancio dello Stato e nell'accrescere la qualità e la trasparenza dell'informazione contabile del bilancio dello Stato.
  Scelta Civica auspica che questa piattaforma elettronica sia solo l'inizio di quella che deve diventare una vera e propria anagrafe della spesa, nella quale trovare, con facile fruibilità di ricerca, aggregazione e scomposizione dei dati, numerose informazioni importanti (solo a titolo di esempio, contratti relativi a condizioni di servizio, auto blu in carico, doppi incarichi della dirigenza). In questo modo, a fianco dell'anagrafe tributaria, che indaga le vite dei cittadini per meritorie finalità di contrasto all'evasione fiscale del settore privato, avremo, finalmente, anche un'anagrafe della spesa, che consentirà di fare altrettanto per non meno meritorie finalità di contrasto agli sprechi e alla corruzione del settore pubblico, perché lotta all'evasione fiscale nel settore privato e lotta agli sprechi e alla corruzione nel settore pubblico, non ci stancheremo mai di ripeterlo, sono due facce della stessa medaglia.
  Siamo convinti, vado a concludere, che pur con alcune sbavature su cui non ci ritroviamo – per tutte, cito l'assurda previsione di un obbligo per i contribuenti di inserire nella propria dichiarazione dei redditi un prospetto riepilogativo dei loro crediti liquidi ed esigibili verso la pubblica amministrazione, cosa a cui abbiamo, purtroppo inutilmente, cercato di opporci qui in Aula –, siamo convinti che le misure contenute in questo provvedimento, non solo contribuiranno a dare ossigeno al settore privato, come soltanto un'iniezione di 40 miliardi di euro può fare, dopo sei anni ininterrotti di politiche restrittive, alcune meglio congegnate altre peggio, ma contribuiranno anche a dare concreto avvio a un processo di crescente trasparenza del bilancio dello Stato e della spesa. Il gruppo Scelta Civica per l'Italia dichiara, Pag. 14quindi, il proprio voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, signori rappresentati del Governo, colleghe, colleghi, chiunque fra noi abbia consapevolezza della realtà del Paese e chiunque fra noi abbia amore per la buona politica, sa bene che siamo tutti chiamati alla riconquista di una condizione preliminare: il diritto della politica come tale e dei parlamentari in particolare, ad essere davvero ascoltati e considerati dall'opinione pubblica. Nessuno si consideri esente: vale per chi ha scelto le responsabilità dello stare in maggioranza e vale per chi ha scelto le responsabilità altrettanto importanti di attestarsi su una linea di opposizione al Governo. Tutti, centrodestra e centrosinistra, maggioranza e opposizione, cosiddetti vecchi e cosiddetti nuovi, tutti siamo giustamente sotto osservazione attenta e severa da parte dei cittadini. Dopo tante ferite, dopo tanti strappi, occorrono atti concreti di ricucitura, atti di sutura che diano credibilmente il senso di una pagina nuova. Questo provvedimento è l'esempio, è un buon esempio, delle cose che noi dobbiamo fare. Lo è per il tema, oggetto di un'attesa enorme a fronte della storica ingiustizia per cui lo Stato è velocissimo e, direi, scatenato quando si tratta di riscuotere, ed è invece lentissimo quando deve pagare. E lo è per le conseguenze sulle imprese, a maggior ragione in un momento di crisi. Io, ente pubblico, non pago te imprenditore e ti metto in difficoltà e magari queste difficoltà non ti consentono neppure di stare in regola con le altre scadenze fiscali e previdenziali e allora sei tre volte nei guai: una prima volta perché non ti ho pagato, una seconda volta perché non potrai partecipare a successive gare e una terza perché sarai sempre più esposto presso il sistema bancario. Il senso della beffa oltre che della violenza è enorme. Dinanzi a questo inaccettabile stato di cose abbiamo fatto un buon lavoro e il merito è proprio di questo Parlamento.
   Diciamoci la verità – lo dico con un sorriso e nessuno si offenderà –, il testo del decreto-legge approvato dal precedente Governo era pienamente soddisfacente e non bisognoso di miglioramento quasi solo nel titolo: Pagamenti alle imprese. Ma purtroppo larga parte del testo era deludente. Tempi lunghi, trentacinque passaggi burocratici che potevano scoraggiare; rischio di esclusione delle piccole imprese; margini troppo ampi lasciati alla discrezionalità amministrativa; spazio strettissimo per la certificazione e, quindi, per il valore anche bancario dei crediti; spazio quasi nullo per la compensazione che, invece, è la via maestra: se la mia impresa ha un credito, fammelo scalare dalle tasse. Dinanzi a questo le Commissioni coinvolte, dapprima la Commissione speciale, poi la V Commissione (bilancio) e via via le altre Commissioni che si sono attivate a loro volta per dare osservazioni e pareri, inclusa quella che ho l'onore di presiedere, hanno fatto un ottimo lavoro di cui va dato merito a tutti, a partire dai relatori Bernardo e Causi, dal presidente Boccia che ringrazio. Non abbiamo risolto tutto, è evidente, ma abbiamo migliorato molto.
  Cito cinque cose decisive. Primo, sulla certificazione c’è stata una grande opera di chiarezza e di semplificazione. Non ti certificano ? Arriva il commissario per provvedere.
  Secondo: sulla compensazione sarebbe facile per me ricordare qui le accuse di irresponsabilità quando il mio partito propose il tema per primo. Ora il tema sta diventando norme, ed è una buona notizia per tutti. Sulla compensazione – dicevo – è passata una soluzione ragionevole di allargamento: hai un credito ed hai un corrispondente debito fiscale pregresso ? Si pareggiano. Si fa zero a zero, come accade in tutti i Paesi civili.
  Terzo, non è stata introdotta nessuna nuova tassa e meno che mai per via surrettizia. I cittadini non ce lo avrebbero perdonato e non ci avrebbero perdonato un metodo sbagliato e superato, quello per Pag. 15il quale si usano i provvedimenti come un autobus in cui far salire di tutto e di più.
  Quarto, c’è il monitoraggio e questo è un punto decisivo. Abbiamo sancito il principio per cui non ci sarà il noto meccanismo «passata la festa, gabbato lo santo». Abbiamo inserito un meccanismo che ci consentirà di vedere davvero se la norma funziona, quale sarà il flusso dei pagamenti, se vi saranno anomalie o aspetti da correggere.
  Infine, quinto ed importantissimo, un largo uso dello strumento telematico per garantire trasparenza debito per debito e, quindi, credito per credito, riducendo lo spazio della discrezionalità amministrativa, quella per cui si pagano prima gli «amici».
  Colleghe e colleghi, l'attesa è grande fuori di qui. Guai se si generasse il meccanismo illusione-disillusione, con una grande aspettativa presto delusa e tradita. Abbiamo la coscienza a posto: abbiamo fortemente migliorato il provvedimento, abbiamo posto le condizioni per seguirlo passo dopo passo e migliorarlo ancora. Possiamo dirlo con orgoglio ai cittadini, alle imprese, al mondo produttivo che abbiamo ascoltato con attenzione, dall'agricoltura al commercio, dall'artigianato ai servizi, alla grande impresa. Tutti, votando «sì», possiamo uscire oggi a testa alta, nessuno può sentirsi sconfitto e nessuno vincitore solitario o prevaricatore rispetto agli altri.
  È una buona pagina, scriviamone altre presto e bene insieme. Con queste ragioni, esprimo dunque con grande convinzione il voto favorevole del gruppo Il Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Sorial, torno a pregare per favore tutti di abbassare un po’ il tono della voce: siamo molti e francamente c’è tanta confusione. Se qualcuno ha esigenza di parlare in modo particolare può sempre uscire dall'Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente e onorevoli colleghi, siamo qui a votare oggi per il disegno di legge di conversione del decreto-legge inerente allo sblocco dei saldi dei debiti delle pubbliche amministrazioni, quindi lo sblocco dei debiti che queste hanno alimentato ed hanno in qualche modo avuto negli ultimi anni. Abbiamo sentito ieri una viva discussione in merito a dei punti fondamentali: cito, per esempio, la discussione sull'articolo 6, la discussione sull'articolo 9, l'articolo 12 sulla copertura finanziaria del disegno di legge. Una viva discussione, quella che è stata fatta anche ieri, sintomo di forti criticità ancora presenti nel testo ed a cui non si è trovata una soluzione unanime o, forse, questa soluzione non è stata presa in piena considerazione per questioni meramente politiche o di orgoglio di singoli gruppi o di singoli parlamentari, dimenticandosi di tener conto dell'oggettiva importanza delle soluzioni proposte. La discussione ed il dibattito di ieri sono stati solo il punto di sosta, il pit stop di un lungo percorso svolto all'interno della Commissione speciale prima e poi dalla Commissione bilancio. In queste due Commissioni il Movimento 5 Stelle si è presentato senza blocchi mentali, rivolto alle tematiche prese in oggetto, come ha sempre fatto fin dal più piccolo consiglio comunale dove si trovava, fino alla più grande regione che amministra, ed è ora qui a dare un senso in questo Paese a questa politica talvolta cieca davanti a problemi ad alta visibilità.
  Durante questo percorso il Movimento 5 Stelle nelle Commissioni ha collaborato fin da subito portando soluzioni concrete a problemi reali, probabilmente e sicuramente impressionando molto bene in talune situazioni anche i più scettici nei nostri confronti e collezionando fin da subito i complimenti di tutti quei colleghi più oggettivi e meno orgogliosi e chiusi nelle loro logiche di partito.
  Abbiamo presentato soluzioni reali come l'utilizzo di titoli di pagamento alternativi, abbiamo presentato soluzioni reali in merito alla questione del DURC e in merito a tante altre questioni.Pag. 16
  Abbiamo ascoltato anche la discussione di ieri, molto politica, penso che sarete concordi con me. Oggettivamente, infatti, già nei giorni scorsi erano state avanzate delle forti critiche negli interventi fatti dai colleghi di vari partiti in merito non solo all'impianto del disegno di legge, ma anche alle tematiche che sono state trattate – qualcuna infilata proprio in «zona Cesarini» – e quelle che sono state tralasciate.
  Noi riteniamo che, innanzitutto, questa sia solo un'azione, una questione una tantum e purtroppo non rientri all'interno di una visione strategica – uso una parola che tanto mi piace – per le risoluzioni di problemi strutturali ben più grandi.
  Infatti, innanzitutto siamo in una situazione e in una condizione per cui lo Stato, per cui noi tutti parlamentari della Repubblica italiana, rappresentanti lo Stato stesso, non sappiamo a quanto ammonta – e siamo nel 2013 – il reale valore del debito accumulato dalle pubbliche amministrazioni nei confronti delle aziende.
  Ho sentito gli interventi che sono stati svolti anche adesso dai colleghi prima di me che ancora una volta riflettono tante criticità, ossia, per l'appunto, il problema della mancanza di un dato certo, la mancanza di azioni chiare per la certificazione, le criticità nella registrazione alla piattaforma elettronica e tante altre.
  Quindi, a prescindere da queste criticità, abbiamo capito che i discorsi sono certi e le votazioni sono altre; dunque, sappiamo bene come voterete, sappiamo le criticità di questo decreto, i tagli che verranno fatti, i non tagli e, quindi, i soldi regalati e con questo mi riferisco allo scandaloso taglio fatto a tutti i comparti dei ministeri pur non tagliando su opere strutturali di cui la legittimità è discussa attualmente in sede giudiziaria e la cui utilità era discutibile ancor prima di prendere tale impegno.
  Quindi, queste criticità sono in qualche modo sintomo di tutto quello che è successo, ma, purtroppo, non saranno sintomo del vostro voto. Ritengo, infatti, che questo Parlamento non sia in grado di parlare d'Europa finché pensiamo che parlare d'Europa voglia dire far bella figura con l'Europa mostrando un bel vestito costituito da colate di cemento fatte ad hoc per attirare eventuali non pervenuti investitori esteri, ma poi il proprio cittadino urla dalla disperazione perché non ha da mangiare. E, come ricordato da un mio collega ieri, un biglietto per l'Expo gratuito non risolve il problema del lavoro. Per non parlare di chi poi dovrà in qualche modo comprarlo questo biglietto per entrare in fiera e, forse, in tasca qualche soldo non ce l'avrà.
  Signori, ho dispiacere, ho rammarico, però anche compassione nei confronti di chi pensava di poter risolvere tanti problemi. C’è chi viene qua oggi a fare retoriche su chi ama il Paese, ma finora si è comportato come chi tradisce il proprio partner, lo Stato, rassicurandolo a parole, al telefono, in Aula, ma continuando poi a portare avanti i propri interessi dietro le sue spalle. È ingiusto. È un provvedimento che sblocca un flusso di pagamenti da una parte, ma che, dall'altra parte, non si impegna realmente ed esplicitamente a bloccare la pressione fiscale. Non si impegna in modo chiaro e netto a ridurre la spesa corrente, a ridurre gli sprechi, a ridurre dei costi certi che potevano dare una copertura reale. Quando il Movimento 5 Stelle, nei lavori di Commissione, presenta degli emendamenti – vi ricordo, per esempio, quelli sulle aziende passate in giudicato, sulla copertura finanziaria, sull'ordine cronologico nazionale, sul taglio della spesa corrente, sull'utilizzo dei rimborsi elettorali a garanzia di prestiti per le piccole e medie imprese e le micro imprese – non è perché i deputati del Movimento 5 Stelle si inventano le cose, ma perché sono i cittadini che ve lo chiedono e riportano con noi quelle che sono le soluzioni ai loro problemi reali.
  Abbiamo infatti creduto fino all'ultimo di poter cambiare in meglio e continuare a cambiare in meglio questo disegno di legge, tant’è che, fino a qualche ora fa, mentre seguivamo i vostri discorsi in Aula, abbiamo continuato a ragionare sui vari emendamenti, a ragionare su come si Pag. 17potessero migliorare, e voi sapete bene dove si sarebbe potuto ulteriormente migliorare.
  Infatti sì, con questo disegno di legge ci indebiteremo, troveremo 40 miliardi di euro a fronte di uno 0,5 per cento di rapporto deficit-PIL, ma, se si analizza la situazione nel merito, senza ulteriori pagamenti ad oggi è a rischio la capacità di riuscire poi a giugno a incominciare a pagare le aziende. I soldi molto probabilmente poi, quelli che verranno sbloccati e pagati, finiranno in circoli viziosi strani, aziende colluse, passate in giudicato e quant'altro. Noi non ce lo auguriamo, auspichiamo che sia completamente differente la realtà, ma, purtroppo, la situazione è critica. In Commissione poi, varie volte, da esponenti di rilievo dei partiti è stato detto che questi sono soldi dello Stato.
  No, signori ! Chiedetelo alla gente, ai cittadini, agli imprenditori, perché questi soldi non sono soldi dello Stato, perché se io lavoratore autonomo, se io azienda, se io consorzio presto un servizio per qualsiasi committente, richiedere di essere pagato per il lavoro svolto non è un piacere, è un diritto avere il corrispettivo del lavoro svolto. E se questo non succede, vuol dire che un mio diritto, un principio sociale, un principio etico, un principio di giustizia normale, è stato alienato e questo non è concepibile in uno Stato. Così vi chiedo, signori, cosa succederà quando arriverà quel giorno in cui i 40 miliardi di euro saranno terminati...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. ...e ci sarà ancora la fila di imprenditori e di lavoratori che richiederanno il pagamento delle proprie prestazioni svolte per gli enti locali, per le regioni, quindi, secondo una giusta «mappa mentale», per lo Stato. Sappiamo bene che quel giorno arriverà. Cosa direte a quelle aziende ? Cosa direte a quel lavoratore che, con in mano un valido certificato di pagamento e con tutti i requisiti per ottenere il pagamento del proprio credito, non verrà pagato ? Magari sarà un'azienda in crisi, con dipendenti da pagare da mesi, un'azienda che si trova in una congiuntura economica fatale, senza che lo Stato abbia mai pensato e proposto una visione di uscita dalla crisi reale, strutturale, valida... cosa direte loro ?
  E non rispondetemi che verrà pagato o preparato un ulteriore pagamento, non ditelo nemmeno perché manca la credibilità, non siete credibili, ma siete sicuramente ingiusti. Questi soldi sono soldi dei cittadini, sono soldi delle piccole e medie imprese, sono soldi delle aziende, non sono soldi dello Stato.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Devo chiudere: velocemente, tra le proposte che avevamo indicato, i ministeri dovevano tagliare nella propria spesa corrente, prima di tagliare sul programma del ministero stesso, e lo avevamo fatto per evitare – come invece vuole essere fatto – di tagliare su quelle politiche che dovrebbero aiutare i cittadini.
  Il Movimento 5 Stelle riconosce da sempre l'importanza del tessuto industriale italiano e della piccola e media impresa, che è la vittima sacrificale delle gravi mancanze delle politiche degli ultimi anni. Così come riconosciamo ciò, ci battiamo per l'importanza di una visione ben definita per le politiche del lavoro, politiche sociali attualmente a bassissimi livelli storici, e continueremo a batterci per ciò.

  PRESIDENTE. Onorevole Sorial, la prego di concludere.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Concludo, grazie Presidente. Per tutti questi motivi, pur considerando che la tematica è una tematica fondamentale e sperando in questa miglioria, noi ci asterremo dal voto perché non siamo favorevoli a quella metodologia e a quelle criticità dell'impianto del disegno di legge. Non votiamo contro solo perché speriamo con grande cuore Pag. 18che questi fondi arrivino realmente all'economia reale, nelle tasche dei cittadini: è questo che non ci fa votare contro, ma le criticità di questo disegno di legge non ci fanno votare a favore.

  PRESIDENTE. Onorevole Sorial, sta un minuto abbondante oltre il tempo.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie. Questa nostra speranza è rappresentata dalla solidarietà che abbiamo nei confronti dei cittadini, ma non nei vostri, signori colleghi, che finora avete ritenuto di essere competenti e capaci, ma l'impianto del disegno di legge e le coperture trovate non lo dimostrano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Signor Presidente, questo non è il decreto-legge dei tagli alla cooperazione allo sviluppo o all'editoria o alle energie rinnovabili o all'8 per mille, come è apparso a volte in questi giorni fuori di qui. Questo è il decreto-legge sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese, su cui il Partito Democratico voterà a favore.
  Certo, abbiamo dovuto trovare un po’ al volo una copertura per il Patto di stabilità verticale, ma si tratta di cifre contenute: 17 milioni di euro nel 2014, 70 milioni di euro nel 2015; si tratta di cifre provvisorie che vanno ripristinate con la legge di stabilità – per la cooperazione allo sviluppo lo abbiamo già fatto ieri – e si tratta di una quantità modestissima rispetto ai 40 miliardi di euro stanziati. E nessun cedimento del Parlamento alle lobbies: il Partito Democratico non ha ostacolato la tassa sulle sigarette elettroniche; il problema si è registrato tra il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero della salute.
  Quindi, questo è il decreto-legge sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese: è il provvedimento più atteso dal Paese insieme al rifinanziamento della cassa integrazione, il primo provvedimento di questa legislatura. Parliamo di debiti che vanno ben oltre i 40 miliardi di euro stanziati, intanto però si mettono a disposizione risorse ingenti – 40 miliardi di euro – nel 2013 e 2014 e si fa il monitoraggio per i successivi provvedimenti.
  Parliamo e interveniamo su un problema drammatico sul piano economico e della legalità. Le imprese falliscono, chiudono, chiedono il concordato preventivo perché i loro crediti non vengono pagati; e, in primo luogo, paga tardi o non paga la pubblica amministrazione, ed esse cadono con l'usura o con altre modalità nella rete delle organizzazioni criminali mafiose che non hanno problemi di liquidità. Questo avviene sempre più, sempre più anche al nord e ancor più per le piccole imprese.
  Quindi, questo è il primo provvedimento di segno espansivo per immettere liquidità nell'economia e aiutare la ripresa economica ed è anche il primo provvedimento antimafia e mi auguro che ci permetta di interrompere quella triste catena di fallimenti, chiusure di azienda, perdite di posti di lavoro e anche, cosa ancor più triste, suicidi di imprenditori e lavoratori.
  Bisogna anche dire come si è arrivati al punto di gravità così fortemente evidenziato da tutto il mondo delle imprese: mentre si formava questo gigantesco debito il Partito Democratico, per anni, ha lanciato l'allarme, ha chiesto di recepire la direttiva comunitaria e di affrontare il problema, ma è stato inascoltato dal Governo per tutti i primi anni della scorsa legislatura, fino alla fine del 2011. Il motivo era di non far emergere tutto, nel suo complesso, il debito pubblico.
  Il Governo Monti ha detto «sì» al recepimento della direttiva europea, ha fatto i primi stanziamenti e provvedimenti, con molta burocrazia e pochi effetti. Poi, all'inizio di questa legislatura, vi è stata una presa in carico adeguata del problema dal Governo Monti e ora dal Governo Letta. Un tema, questo, che era in testa alle proposte della campagna elettorale del Pag. 19Partito Democratico e negli otto punti proposti, successivamente, da Bersani per un Governo di cambiamento.
  Siamo orgogliosi del fatto che le misure adottate oggi vadano oltre le promesse elettorali; succede poche volte, è la nostra serietà e credibilità. Prima in Commissione speciale, poi in Commissione bilancio abbiamo lavorato unitariamente per due obiettivi: porre le premesse per i successivi provvedimenti in modo da eliminare al più presto lo stock pregresso ed evitare che se ne formi uno nuovo; questo vuol dire mettere mano ad una riforma complessiva del Patto di stabilità interno e valutare come usare la Cassa depositi e prestiti. Non è stato detto esplicitamente negli emendamenti presentati e approvati in Commissione e poi in questa sede, ma si valuterà.
  Occorre, inoltre, far sì che questa sia la volta buona, davvero, per i pagamenti e, quindi, è necessario migliorare il decreto-legge per renderlo più efficace: semplificazioni, compensazioni sono state le parole chiave. Abbiamo evitato una china del dibattito iniziale che poteva portare ad affossare il decreto-legge che invece va approvato e migliorato. È ciò che abbiamo fatto. Lo abbiamo migliorato sul versante dei comuni, con lo spazio per quelli virtuosi, con il riconoscimento per i piccoli comuni, perché sono compresi gli enti dissestati e anche quelli commissariati per mafia, perché abbiamo recepito gli accordi in sede di Conferenza Stato-regioni e autonomie locali, per la distribuzione degli spazi tra i comuni e per il Patto di stabilità verticale.
  Ancora, lo abbiamo migliorato sul versante delle imprese: si sono ampliati gli spazi per la compensazione con i debiti fiscali, si è chiarito l'aspetto del DURC con certezza per le imprese e anche per il pagamento dei contributi dovuti, tutti i meccanismi di certificazione sono stati migliorati, si è semplificato il più possibile senza complicazioni ulteriori come a volte è stato proposto.
  Non è stato possibile introdurre il silenzio assenso; un atto, in questo caso, la pubblica amministrazione lo deve fare e, alla fine, garantisce di più le imprese, sia su chi lo deve fare che sui tempi, il commissario ad acta, nonostante l'apparente barocchismo.
  Si sono ridotti gli atti di attuazione del decreto-legge, c’è più trasparenza e pubblicazione dei dati e dei provvedimenti; è previsto anche l'eventuale intervento sostitutivo dello Stato se vi è inadempienza da parte dell'ente competente e poi è prevista la possibilità fino al 31 dicembre 2015 di sospendere lavori, servizi e forniture se l'ammontare delle rate di acconto per le quali non sia stato emesso il certificato o il titolo di spesa raggiunge il 15 per cento e non più il 25 per cento dell'importo netto contrattuale.
  Ancora, è prevista la ricognizione permanente dei debiti contratti dalla pubblica amministrazione e, quindi, vi è la massima attenzione sul problema. A favore di imprese e cittadini è anche la modalità prevista per il pagamento dell'acconto IMU: 50 per cento sulla base delle aliquote del 2012 e, con la seconda rata, il saldo annuale che tiene conto delle aliquote pubblicate sul sito del federalismo fiscale entro il 16 ottobre.
  Una semplificazione richiesta dalle associazioni di impresa, che noi abbiamo accolto. Su IMU e Tares ci sarà una valutazione più complessiva nei prossimi provvedimenti annunciati dal Governo. Tutto dovrà essere oggetto di riesame e di rivisitazione. Si sono fatte scelte importanti sulle coperture finanziarie: abbiamo affermato il principio che su istruzione, università e ricerca non si taglia più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! È una netta scelta, politica, di priorità, e sul versante degli investimenti, cioè la parte di spesa più penalizzata nella riduzione di spesa di questi anni, abbiamo affermato una priorità: l'Expo, che non è solo una questione di immagine internazionale – che pur conta –, è anche una scelta importante per il rilancio degli investimenti e affronta un tema, l'agroalimentare, che, in questa fase della globalizzazione, è cruciale per il futuro del mondo. Porterà turismo e opportunità per l'intero Paese. E poi sarà importante la Pag. 20«fase due»: il censimento e la legge di stabilità, per chiudere la partita dello stock pregresso complessivamente, e qui, probabilmente, entrerà in gioco ancora di più il ruolo della Cassa depositi e prestiti.
  È un primo provvedimento, per la crescita, per ridare ossigeno alle imprese, all'economia, all'occupazione, con una visione strategica, guardando all'Europa. Diciamo «sì» al rigore, ma occorrono politiche per lo sviluppo, la crescita e l'occupazione. Bisogna modificare le politiche europee di questi anni: l'Europa deve fare politica per investimenti e occupazione; certo, non finanza allegra, soprattutto in Italia, perché il debito pubblico è ad un livello altissimo (ieri è arrivato il nuovo record). Dobbiamo affrontare le prossime scadenze, che per noi sono: la cassa integrazione; l'IMU; il Patto di stabilità interno; l'edilizia (siamo di fronte ad un crollo del mercato immobiliare, occorre un piano industriale innovativo); gli esodati; i precari della pubblica amministrazione; la riduzione delle tasse per le imprese ed il lavoro; la lotta all'evasione fiscale, alla corruzione, al riciclaggio, alla criminalità organizzata, che sono anche queste questioni cruciali per lo sviluppo. Noi speriamo che si possano affrontare con uno spirito unitario al servizio del Paese, con rigore e determinazione, per favorire la crescita.
  Aggiungo: attenzione alle questioni del credito. Non si risolve con l'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, tema che comunque andrà affrontato, anche se non in questa sede, ma in una sede propria. Tuttavia, il tema del credito comunque c’è, per la liquidità delle imprese. Dopo che le banche hanno usato i finanziamenti della BCE per l'acquisto dei titoli di Stato – con tassi che così sono stati più contenuti, quindi interesse generale – e per la patrimonializzazione delle banche, per rispettare gli accordi di Basilea, è ora che riprendano ad erogare credito, in particolare alle piccole e medie imprese, e occorre un'azione del Governo affinché questo accada realmente.
   Concludo, dicendo che il Governo Letta ha iniziato bene il suo percorso, ha dimostrato capacità di dialogo con il Parlamento. Il vasto consenso – nessun voto contrario è stato dichiarato – che si registra su questo provvedimento, oltre a rafforzare la convinzione del gruppo del Partito Democratico per un voto favorevole al provvedimento, è di buon auspicio per la sua rapida approvazione al Senato, e anche per i prossimi importanti appuntamenti al servizio del Paese per il lavoro, la crescita, la ripresa economica, l'avvio dall'uscita della recessione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 676-A)

  PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 676-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 676-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lotti, Rubinato, Rughetti, Morani, Giammanco, Cecconi, Dellai, Fregolent, Invernizzi, Bernardo, Santanchè, Vitelli, Fratoianni, Pagano, Aiello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio Pag. 21finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali» (676-A).

   Presenti  557   
   Votanti  450   
   Astenuti  107   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  450    
    Hanno votato no    0    

  (La Camera approva – Applausi – Vedi votazioni).
  (La deputata Palma ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Sospendo la seduta che riprenderà alle 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Baretta, Brunetta, Casero, Cirielli, Dellai, Fassina, Ferranti, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Migliore, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente trentotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro per l'integrazione e il Ministro dello sviluppo economico.

(Iniziative in ambito nazionale ed europeo per il rilancio del settore della pesca – n. 3-00050)

  PRESIDENTE. Il deputato Andrea Causin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00050 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ANDREA CAUSIN. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il settore della pesca, soprattutto quello della piccola pesca, vive la più grave crisi della storia, determinata anche dalla presenza di competitor aggressivi nell'Adriatico, come Slovenia, Croazia, Svezia, poi Spagna e Francia, e da una caduta di prezzi della domanda, con riflessi immediati sulla redditività delle imprese e sull'occupazione. A fronte di un aumento crescente del consumo pro capite di pesce, si registra una drastica riduzione della quantità di pescato, che unitamente ai continui rialzi del prezzo del carburante, hanno prodotto in Italia una grave crisi del settore. Le dimensioni della flotta, il numero di pescatori imbarcati, la produzione e i ricavi economici, segnano valori continuamente in calo, compreso quelli delle catture e conseguentemente anche quelli dei ricavi. Oltre al depauperamento delle risorse marine e alla moria di molluschi dalle cause ancora sconosciute, che rendono minimo lo stock ittico dell'alto Adriatico, si segnala anche l'adozione delle normative europee.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANDREA CAUSIN. A questo si accompagna una forte attività di impresa frammentata durante l'anno, il fermo pesca e le giornate perse dovute al cattivo tempo e alle stagioni sempre più corte. Per tale ragione chiediamo al Governo quali iniziative Pag. 22intenda adottare, anche a livello europeo, per rilanciare il settore della pesca in Italia.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  NUNZIA DE GIROLAMO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le prospettive del settore della pesca italiana sono strettamente connesse alle decisioni che saranno a breve assunte in ambito comunitario. Entro il mese di giugno, infatti, è prevista la definizione della riforma della politica comune della pesca; al riguardo il Consiglio dei ministri dell'agricoltura e della pesca dell'Unione, svoltosi proprio ieri a Bruxelles ed al quale ho partecipato, ha dato mandato alla presidenza di turno irlandese per la ripresa del negoziato con il Parlamento europeo, proprio con l'obiettivo di chiedere l'intesa nel mese di giugno, in modo da consentire alla riforma di entrare in vigore il 1o gennaio 2014. L'obiettivo della riforma è quello di rafforzare le misure di protezione degli stock ittici e dell'ecosistema marino, salvaguardando gli assetti sociali ed economici delle comunità costiere più legate alla pesca come quella italiana.
  Alla definizione della riforma farà seguito, come peraltro già in programma, la rivisitazione della normativa comunitaria che regola la pesca nel Mediterraneo. In settembre entrerà nel vivo il negoziato sul nuovo Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e l'Italia ha come obiettivo prioritario la conferma anche per gli anni futuri – cioè dal 2014 al 2020 – dell'ammontare delle risorse finanziarie, pari a 424 milioni di euro, assegnate al nostro Paese per il periodo di programmazione che si chiude quest'anno.
  Ma già il citato Consiglio dei ministri dell'agricoltura e della pesca dell'Unione europea di ieri, ha portato a risultati di sicuro interesse: non poche questioni tecniche sono state risolte. Sulla delicata questione dell'obbligo di sbarco di tutte le catture, incluse quelle sotto taglia minima, sono stati confermati i margini di flessibilità necessari per conseguire, assieme all'obiettivo di sostenibilità ambientale, anche la praticabilità delle nuove regole. Inoltre, su proposta dell'Italia, sono state fissate nuove scadenze e strumenti di attuazione.
  Occorre inoltre lavorare per il mantenimento degli interventi di gestione della flotta da pesca, come il fermo temporaneo e l'arresto definitivo dell'attività, per l'ammodernamento dei pescherecci in funzione della sicurezza di navigazione, per la diminuzione dei consumi di carburante, e di conseguenza in favore di una riduzione dei rischi di inquinamento. Particolare attenzione sarà anche rivolta alla piccola pesca costiera, in considerazione della forte incidenza di questa sulla flotta italiana, quasi per l'80 per cento.
  Venendo alle questioni di carattere strettamente nazionale, vorrei precisare che è necessario migliorare il rapporto delle imprese di pesca con il mercato. L'incidenza delle importazioni sul totale dei consumi interni di prodotti della pesca è arrivato ormai al 70 per cento: in queste condizioni esistono importanti spazi per far crescere la percentuale di valore aggiunto a vantaggio delle imprese. I dati dimostrano che negli ultimi anni, pur a fronte della contrazione dell'offerta, i prezzi alla produzione sono rimasti sostanzialmente stabili, e non si è verificata una traslazione verso il basso dell'incremento dei costi di impresa, rappresentati in primo luogo dal gasolio.
  Attraverso il miglioramento del rapporto fra imprese di pesca e mercato e adeguate iniziative di corretta informazione ai consumatori potrà essere conseguita una valorizzazione della produzione ittica della nostra flotta e delle zone di pesca del nostro Paese. La realizzazione di queste iniziative potrà essere sostenuta con le specifiche misure previste nella recente riforma dell'organizzazione comune di mercato dei prodotti di pesca che, accogliendo una precisa richiesta avanzata Pag. 23dall'Italia, ha deciso di vedere anche l'assetto normativo in materia di etichettatura.
  Altro snodo è quello del rilancio e del rafforzamento delle imprese per favorire la concentrazione e agevolare il loro accesso al credito, così come dare rilevanza agli strumenti di tutela sociale di recente introduzione e alla cassa integrazione guadagni in deroga e il riconoscimento alla tutela delle donne in maternità e dei marittimi in paternità.
  Gli obiettivi nazionali saranno raggiunti innanzitutto attraverso un'efficace attuazione del programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura 2013-2015, che prevede un insieme di interventi sia a tutela dell'ecosistema marino che a difesa della concorrenzialità e competitività delle imprese di pesca italiane.

  PRESIDENTE. Il deputato Causin ha facoltà di replicare.

  ANDREA CAUSIN. Signor Presidente, signor Ministro, ringrazio della risposta, mi dichiaro parzialmente soddisfatto in virtù del numero importante di misure che prevede il suo Ministero e che credo che siano azioni strategiche per dare anche un po’ di prospettiva a un settore importante che conta oggi 60 mila addetti diretti e molti addetti indiretti.
  È un settore che però ha perso il 37 per cento dell'occupazione negli ultimi dieci anni e siccome ci riferiamo a località di mare e a piccole marinerie, insomma anche a contesti sociali, economici e culturali che rischiamo di disperdere come patrimonio italiano, particolare attenzione chiedo che il Ministro ponga alla questione del rapporto con l'Europa perché tutte le normative in chiave europea sono state determinate dal peso dei Paesi che hanno grandi flotte, quindi quando si parla di regole e di pescato ci si riferisce alle grandi flotte dei mari del Nord.
  Io chiedo che ci sia una grande attenzione, perché il tema della pesca in Italia non è soltanto un tema economico ma è anche un tema sociale e culturale.

(Iniziative per facilitare l'accesso al credito delle imprese agricole e il ricambio generazionale nel settore, anche mediante il pieno utilizzo dei fondi comunitari destinati ai piani di sviluppo rurale – n. 3-00051)

  PRESIDENTE. La deputata Cenni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliverio n. 3-00051, concernente iniziative per facilitare l'accesso al credito delle imprese agricole e il ricambio generazionale nel settore, anche mediante il pieno utilizzo dei fondi comunitari destinati ai piani di sviluppo rurale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  SUSANNA CENNI. Signor Presidente, signora Ministro, mentre noi siamo qui, l'Istituto nazionale di economia agraria INEA questo pomeriggio approfondisce la dimensione delle nostre imprese agricole; vedremo cosa ci dirà. Intanto sappiamo alcune cose molto bene: sono ben note la fragilità di questo sistema ed è noto che questo sistema richiede supporto per il dimensionamento d'impresa, per l'aggregazione, per l'innovazione, per il ricambio generazionale e per l'ingresso di donne imprenditrici.
  Ci sono indirizzi comunitari che ci accompagnano verso un graduale abbandono al sostegno sui prezzi, ci sono mercati più competitivi e globalizzati, c’è una scarsa affidabilità e copertura degli strumenti sui rischi agricoli. Ci sono però anche nuove potenzialità e c’è un'attenzione rinnovata ai temi del cibo, della salubrità, della filiera produttiva e delle garanzie sulla salubrità del cibo.
  Si può crescere ancora in questo settore, alcuni dati sull'occupazione ce lo stanno dicendo, ma occorrono investimenti e una domanda di credito in una fase di stretta; sono quindi a chiederle quali siano le iniziative del Governo in materia di accesso al credito, fondi di rotazione, controgaranzie, accesso alla terra e semplificazione.

Pag. 24

  PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  NUNZIA DE GIROLAMO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono pienamente consapevole del fatto che l'agricoltura italiana stia attraversando una fase di grande difficoltà che sta mettendo a dura prova la tenuta delle imprese, nonostante i dati ISTAT di queste ore ci dicano che questo comparto segna misure positive. Tale situazione è ancora più grave per le aziende condotte dai giovani imprenditori, a causa delle note problematiche di accesso al credito.
  Per alleviare questa situazione di disagio intendo sfruttare al meglio la possibilità offerta dal negoziato sulla politica agricola comune in corso a livello comunitario, nel cui contesto è stato evidenziato il ruolo strategico e l'importanza di investire sui giovani, sia per il futuro dell'agricoltura europea che per la società in generale. Sono infatti fiduciosa che dal quadro complessivo degli interventi che saranno approvati nel contesto della riforma, possano uscire misure adeguate, combinando opportunamente la possibilità offerta sia dal primo che dal secondo pilastro della Politica agricola comune (PAC).
  D'altro canto tutti sappiamo che negli anni passati le misure attuative per favorire l'accesso al credito non hanno dati i risultati sperati, basti pensare al fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura, istituito con la finanziaria del 2007, attraverso cui si puntava a ridurre il costo delle garanzie rilasciate in favore dei giovani agricoltori a fronte di finanziamenti erogati dagli istituti di credito, la cui operatività è risultata nettamente inferiore alle aspettative.
  D'altronde, misure più incisive per affrontare la crisi nel senso auspicato dagli onorevoli interroganti, non possono essere attivate a causa di un aspetto regolamentare particolarmente rigido sopratutto nei confronti delle aziende che versano in situazioni di difficoltà finanziaria.
  Per questo, per favorire il ricambio generazionale e le politiche in favore dei giovani dell'agricoltura, dobbiamo puntare sugli strumenti attivabili nel contesto della Politica agricola comune. Alcuni di questi sono ormai consolidati, anche se troppo spesso utilizzati in maniera poco selettiva e, di conseguenza, scarsamente efficaci.
  Faccio riferimento, ad esempio, alla misura del primo insediamento dei giovani agricoltori, previsto dai programmi di sviluppo rurale, a carico della quale sono stati erogati consistenti finanziamenti negli anni passati, così come la maggioranza del contributo per la realizzazione degli investimenti produttivi, se realizzati da giovani agricoltori.
  A queste possibilità, offerte alla politica di sviluppo rurale, che saranno confermate nel contesto della programmazione 2014-2020, oggi se ne aggiungono altre, a cui ritengo si debba guardare con grandissima attenzione. Mi riferisco, in particolare, alla possibilità di garantire una maggiorazione del 25 per cento dell'importo del valore medio degli aiuti diretti dei singoli agricoltori per un periodo di cinque anni nel caso di imprese agricole condotte da giovani imprenditori. Tra l'altro, sono reduce da una riunione del Consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Unione europea, in cui si è discusso proprio della vicenda dei giovani agricoltori e, in particolare, dell'obbligatorietà, o meno, di prevedere questa maggiorazione degli aiuti diretti a livello dei singoli Stati membri.
  Ebbene, indipendentemente dalla posizione che, alla fine del negoziato, sarà assunta dal Consiglio dei ministri dell'agricoltura e dal Parlamento europeo, vi dico, sin da ora, che intendo prevederne l'applicazione. In questa direzione, intendo rilanciare il meccanismo già normativamente previsto, ma non portato all'attuazione, della vendita e della locazione dei terreni demaniali in favore dei giovani agricoltori.
  Chiudo, tornando sulle problematiche relative all'accesso al credito. Su questo punto, penso sia necessario intervenire con decisione, sfruttando ogni possibilità che ci Pag. 25è offerta dalla normativa comunitaria, nella consapevolezza che, nella fase post 2013, vi possa essere più spazio per intervenire sia sull'accesso al credito, che sulla gestione delle crisi, su cui dovremmo concentrare la nostra attenzione, sia in termini di strumenti attivabili, che di copertura finanziaria.

  PRESIDENTE. L'onorevole Oliverio ha facoltà di replicare, per due minuti.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, innanzitutto un augurio di buon lavoro al Ministro De Girolamo e la conferma della disponibilità del gruppo del Partito Democratico ad un deciso impegno per rilanciare il settore agricolo e agroalimentare, quale occasione di crescita, così come confermano i dati diffusi stamani dall'ISTAT. Nella risposta del Ministro troviamo elementi di soddisfazione per gli impegni assunti, specialmente in sede europea, che spero possano essere di sollievo ai tanti agricoltori, oggi costretti a subire una politica ostile delle banche.
  Sotto la banca, in Italia, l'impresa agricola crepa. Noi, signora Ministro, continueremo su questo tema ad incalzarla anche con atti parlamentari. L'agricoltura viene considerata dalle banche un settore ad alto rischio e a bassa redditività. Per questo, le imprese agricole incontrano insormontabili ostacoli nell'accesso al credito. Il fenomeno si è particolarmente accentuato nel 2012: la riduzione del credito è stata del 22 per cento, il valore delle erogazioni è sceso al livello più basso dal 2008. Si è passati da 2,73 miliardi di euro nel 2011 a 2,11 miliardi nel 2012.
  Tutto ciò ha portato ad avere, nel primo trimestre del 2013, un saldo tra nuove iscrizioni e chiusure di imprese, pari a oltre 13 mila unità. La Coldiretti evidenzia la presenza di circa 16 mila imprese in difficoltà e uno stock di 4,2 miliardi di sofferenze. Questi dati confermano l'importanza del credito, non solo come strumento di espansione delle imprese, ma anche come mezzo di sostentamento dell'attività stessa. Sono a rischio migliaia di posti di lavoro, una mattanza silenziosa di aziende in tutto il Paese, che non possono nemmeno delocalizzare la loro attività. Quando una azienda agricola chiude, muore davvero, ma l'Italia – ho concluso, signor Presidente – è maglia nera in Europa anche per il maggior rialzo dei tassi, mentre negli altri Paesi UE diminuiscono e in Germania crollano. Un'indagine poi della Confartigianato rivela che a Crotone il danaro costa il doppio rispetto a Bolzano. Signor Presidente, occorre un impegno comune. La buona politica, quella del Partito Democratico, è impegnata in questa direzione.
  Crediamo e confidiamo veramente che il Governo Letta farà il necessario per voltare pagina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Oliverio.

(Iniziative per favorire il riconoscimento della cittadinanza, in particolare alla luce del principio dello ius soli – n. 3-00052)

  PRESIDENTE. L'onorevole Nazzareno Pilozzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Migliore n. 3-00052, concernente iniziative per favorire il riconoscimento della cittadinanza, in particolare alla luce del principio dello ius soli (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, signora Ministro, ribadisco, a nome del gruppo Sinistra Ecologia Libertà, piena solidarietà al Ministro per le dichiarazioni xenofobe e razziste rilasciate nei suoi confronti, che destano preoccupazione rispetto ad un clima che strumentalmente si vuole esasperare a danno delle politiche di convivenza civile e di integrazione.
  Il diritto di cittadinanza è una priorità in uno Stato democratico. Bisogna attuare l'articolo 3 della Costituzione che stabilisce il fondamentale principio di uguaglianza. La disciplina italiana in materia di cittadinanza ne fonda l'attribuzione per lo più sullo ius sanguinis e, pertanto, acquistano Pag. 26il diritto di cittadinanza italiana alla nascita coloro che abbiano almeno un genitore italiano e solo in via residuale il nostro ordinamento riconosce anche il criterio dello ius soli, prevedendo una procedura farraginosa che coinvolge troppe amministrazioni pubbliche.
  La cittadinanza non può continuare a costituire un privilegio da elargire discrezionalmente, ma deve poter essere il naturale coronamento dell'aspirazione del richiedente. Chiedo di conoscere le iniziative che il Governo intende avviare per facilitare il riconoscimento della cittadinanza, in particolare prevedendo interventi sulla materia, incentranti la disciplina sul principio dello ius soli (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Il Ministro per l'integrazione, Cécile Kyenge, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  CÉCILE KYENGE, Ministro per l'integrazione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, inizialmente colgo l'occasione per ringraziare quanti hanno avuto espressioni di solidarietà nei miei confronti.
  L'interrogazione tratta una tematica a mio avviso di estrema importanza per la società italiana, oggetto di ripetuti richiami del Presidente della Repubblica, e che è al centro dell'interesse dell'opinione pubblica. Tale attenzione è giustificata dal fatto che l'Italia è uno dei Paesi europei a maggiore presenza di stranieri regolarmente residenti i quali, all'inizio del 2011, superavano i 5 milioni. Anche i minori stranieri residenti sono in continuo aumento, essendo passati da circa 130 mila nel 2001, a quasi un milione nel gennaio 2011, circa il 22 per cento della popolazione straniera complessiva. I nati da entrambi i genitori stranieri residenti hanno costituito, nel 2011, oltre il 13 per cento del totale delle nascite in Italia. Negli ultimi anni il numero degli alunni stranieri nella scuola italiana è aumentato, e oggi sono più di 700 mila. Le più alte incidenze negli ordini scolastici inferiori, che continuano a crescere di anno in anno, testimoniano l'avanzamento delle seconde generazioni, caratterizzate prioritariamente dai bambini stranieri nati nel nostro Paese e, in parte residuale, dai bambini in età prescolare, giunti in Italia per ricongiungimento familiare.
  Per molti di questi stranieri l’iter per l'acquisto della cittadinanza risulta particolarmente lungo e complesso. Nel 2010 circa 40 mila stranieri hanno ottenuto la cittadinanza italiana, mentre quasi 150 mila istanze erano ancora in via di definizione. Tra queste, solo un terzo riguardavano la richiesta di concessione della cittadinanza per matrimonio. Questi dati dimostrano che è opportuno almeno riconsiderare, a legislazione vigente, il tema della cittadinanza, in un'ottica di semplificazione delle procedure, e la riforma della cittadinanza, in tal senso, rappresenta un'esigenza concreta, diffusa, indifferibile e, al tempo stesso, una possibilità di crescita per l'Italia.
  All'inizio di questa legislatura sono state già presentate numerose proposte di legge sulla cittadinanza, da esponenti di varie forze politiche. Come ho avuto modo di affermare in questi giorni, ritengo che una modifica dell'attuale normativa possa avvenire in un quadro di graduale e positiva apertura e confronto con tutte le forze politiche. Il mio contributo sarà in linea con gli indirizzi concordati a livello di Governo, d'intesa con il Ministro dell'interno e con il Ministro della giustizia e nell'ambito delle competenze che mi saranno delegate dal Presidente del Consiglio.
  Confido che il Parlamento inizi a breve ad affrontare la riforma della cittadinanza, avendo cura di trovare adeguate soluzioni ai molteplici aspetti della vicenda. La questione del vivere insieme tra persone differenti assume una diversa fisionomia in relazione alle diverse sensibilità, ma non ci si può sottrarre a una riflessione profonda sui diritti di coloro che vivono e lavorano in questo Paese, aderendo ai principi e ai valori della nostra Costituzione.
  Auspico pertanto che il costruttivo confronto tra le forze politiche presenti in Pag. 27Parlamento possa dare risposte concrete alle loro legittime aspettative e, come Ministro per l'integrazione, intendo seguire con particolare attenzione i lavori parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Pilozzi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, apprezziamo il Ministro per le parole e gli impegni presi. Ci auguriamo che tali proponimenti siano fatti propri da tutto il Governo e da tutta la maggioranza. Ricordiamo che il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà ha già depositato, come tra l'altro ha detto il Ministro, una proposta di legge sulla cittadinanza, la n. 250 del 15 marzo, che va nella direzione del riconoscimento del principio dello ius soli e del superamento dello ius sanguinis, ma abbiamo già depositato anche una proposta di legge in tema di diritto di asilo, un tema che da oltre sessanta anni attende di essere attuato, così come prescritto dall'articolo 10 della Costituzione repubblicana. Il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà ribadisce con forza tutto il proprio impegno contro qualsiasi privazione dei diritti fondamentali delle persone. Ci batteremo in Parlamento e nel Paese al fianco delle tante associazioni impegnate sulle tematiche dell'immigrazione, affinché vengano rimossi tutti gli ostacoli che limitano la possibilità di giungere ad una società interculturale e ad una società aperta, come la storia dell'Italia, ponte sul Mediterraneo tra culture differenti, merita (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Intendimenti del Ministro per l'integrazione con riguardo all'introduzione dello ius soli nell'ordinamento italiano e all'abrogazione del reato di immigrazione clandestina – n. 3-00053)

  PRESIDENTE. Il deputato Nicola Molteni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00053, concernente intendimenti del Ministro per l'integrazione con riguardo all'introduzione dello ius soli nell'ordinamento italiano e all'abrogazione del reato di immigrazione clandestina, (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, Ministro, mi rivolgo anche agli ascoltatori di Radio Padania che ci stanno ascoltando. Con questa interrogazione, Ministro, noi poniamo al centro del dibattito un tema che per noi è fondamentale, il tema della lotta e del contrasto all'immigrazione clandestina, cui è collegato un altro tema centrale, che è quello della sicurezza dei cittadini, sicurezza che oggi è sempre più inficiata da episodi di criminalità, spesso collegati anche a fenomeni di immigrazione clandestina. Noi siamo preoccupati, siamo allarmati, signor Ministro, per tre ordini di fattori.
  In primo luogo, per i fatti gravissimi che si sono verificati in questi giorni, prima a Castagneto Carducci e poi a Milano. Le ricordiamo che a Milano, in zona Niguarda, un delinquente, un assassino e non un pazzo, come qualcuno ha voluto definirlo, ha ucciso tre persone a picconate ed altrettante persone sono state mandate in ospedale. Non abbiamo udito dalle sue parole alcun segno di sdegno, di indignazione, di censura e di condanna nei confronti di questi fatti.
  Signor Ministro, con questa interrogazione le chiediamo inoltre, visto che in questi giorni lei ha annunciato alcune politiche di smantellamento nei confronti del contrasto all'immigrazione clandestina, che pronunci delle parole di sdegno e di indignazione verso questi fatti e le chiediamo se, a fronte di questi fatti, lei crede che la priorità oggi per il nostro Paese sia implementare le misure di accoglienza e di integrazione oppure rafforzare le misure di contrasto all'immigrazione clandestina (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Il Ministro per l'integrazione, Cécile Kyenge, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

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  CÉCILE KYENGE, Ministro per l'integrazione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il deputato Molteni chiede di conoscere molteplici intendimenti del Ministro per l'integrazione in merito ad eventuali modifiche della legge sulla cittadinanza, all'abrogazione del reato di immigrazione clandestina, alla chiusura dei CIE, dove – faccio notare – si può restare privati della libertà personale fino a diciotto mesi, nonché chiede di conoscere se si tratta di priorità del mio Ministero. Sono domande molto complesse e, pur nella limitatezza dei rigorosi tempi assegnati, desidero fare inizialmente presente che riguardano temi istituzionali di diretta competenza del Ministro dell'interno e del Ministro della giustizia, con i quali ho iniziato a collaborare, in un clima sereno e costruttivo. Da parte mia, posso solo affermare in questa Aula che talune mie dichiarazioni sono state ampiamente e rapidamente strumentalizzate nel corso dei primi giorni del mio incarico governativo. Oggi in Italia esiste, tra le altre, la grande questione della presenza degli immigrati e della loro integrazione nel tessuto sociale. È una questione ineludibile a cui una democrazia moderna e avanzata non dovrebbe sottrarsi.
  Piuttosto, ricordo che per i vari tipi di centri si spendono in via diretta 200 milioni di euro e molti altri vengono spesi per le attività connesse. Un tale impegno finanziario dovrebbe richiedere una particolare e costante attenzione sulla qualità e sull'efficacia della spesa, al di là degli slogan, che creano facili consensi, ma anche solchi e diffidenza tra gli abitanti del nostro Paese.
  Le persone abbandonano i loro affetti e le loro famiglie per fuggire dalla miseria, dalle guerre, dallo sfruttamento, alla ricerca di lavoro e di tranquillità. Altre sono ormai in Italia da molti anni, da decenni, e conducono la loro esistenza al pari degli italiani, condividendo gli stessi problemi della vita quotidiana, spesso aggravati dalla condizione di essere straniero. È troppo facile e non è vero che esiste un'equivalenza tra immigrazione e reati, ormai nessuno studio statistico qualificato avvalora questa tesi. Si delinque e occorre, giustamente, punire, indipendentemente dal colore della pelle e dalle origini.
  Piuttosto, si deve fare estrema attenzione a non fomentare odi e a non speculare sul grande dolore delle famiglie colpite da gravissimi eventi delittuosi. Dobbiamo ritornare a porre al centro della politica la persona. Tornando alla memoria dei recenti fatti di cronaca, esprimo le mie profonde e sentite condoglianze ai familiari delle vittime e mi unisco al cordoglio dell'Italia migliore (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Il deputato Nicola Molteni ha facoltà di replicare, per due minuti.

  NICOLA MOLTENI. Signor Ministro, noi avremmo voluto, però, delle parole di censura e di condanna molto più nette e molto più ferme. Prendiamo atto della solidarietà che ha mostrato, però avremmo voluto che, nell'imminenza dei fatti, lei condannasse i fatti che si sono verificati. Ha chiesto solidarietà per lei: ci saremmo attesi solidarietà imminente, nell'imminenza dei fatti, anche per le tragiche vittime di quegli episodi, brutti, che hanno portato alla morte di tre persone.
  Signor Ministro, lei vuole una società multietnica, vuole una società multirazziale. Questo modello di società ha fallito, questo modello di società ha portato odio sociale, questo modello di società ha portato criminalità (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà), questo modello di società ha portato a maggiore immigrazione clandestina. Non lo dice la Lega, signor Ministro, lo dicono i dati: il filo consequenziale è il filo diretto che esiste tra la criminalità e la delinquenza e l'immigrazione clandestina.
  Signor Ministro, lei vuole smantellare le politiche di sicurezza, di lotta e di contrasto all'immigrazione clandestina, ma noi non glielo consentiremo – il reato di immigrazione clandestina è un reato che Pag. 29esiste in altri Paesi, è un reato che è stato legittimato da una sentenza della Corte costituzionale, la n. 250 del 2010 – così come, per la cittadinanza, non le consentiremo di modificare una delle poche norme giuridiche esistenti che funzionano nel nostro Paese.
  La cittadinanza, caro Ministro, non è lo strumento per arrivare all'integrazione, ma è l'approdo finale di un processo di integrazione. Prima ci si integra e poi si chiede la cittadinanza. È evidente – lei lo sa benissimo – che tutti i minori stranieri presenti nel nostro Paese godono esattamente degli stessi diritti dei bambini italiani: il diritto all'assistenza, il diritto alla salute, il diritto all'istruzione. Non un diritto viene meno.
  Con la cittadinanza si attribuisce un solo diritto, il diritto di voto. Questa è la logica per cui voi – abbiamo sentito prima i colleghi di SEL – volete a tutti i costi il passaggio dallo ius sanguinis allo ius soli...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  NICOLA MOLTENI. ...per creare nuove sacche di voto, per compensare i voti che state perdendo (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  NICOLA MOLTENI. La Lega, questo fine settimana – concludo – sarà in piazza, con migliaia di gazebo, per raccogliere le firme per far sentire il sentimento dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Molteni.

(Intendimenti del Ministro per l'integrazione con riferimento ai limiti ed alle modalità relativi all'eventuale introduzione dello ius soli nell'ordinamento italiano – n. 3-00054)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00054, concernente intendimenti del Ministro per l'integrazione con riferimento ai limiti ed alle modalità relativi all'eventuale introduzione dello ius soli nell'ordinamento italiano (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi, all'atto dell'insediamento il Ministro per l'integrazione ha fissato come primo obiettivo – lo abbiamo ascoltato anche nelle sue considerazioni – la conquista dello ius soli come conseguimento immediato della cittadinanza per gli stranieri nati in Italia.
  Poi c’è stata la battuta sulla revisione dei centri di identificazione ed espulsione. Al riguardo, vorrei precisare che basta dichiarare le proprie generalità per uscire dai CIE, quindi sarebbe facile anche interrompere il rischio di diciotto mesi di detenzione – chiamiamola così – o di custodia. Poi c’è stata la richiesta di abrogazione del reato di immigrazione clandestina, su cui, magari, a seguito della sua risposta, mi intratterrò.
  Intanto vorrei sapere se queste proposte sono condivise dalla maggioranza.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  FABIO RAMPELLI. Poi vorrei sapere se c’è stato – noi ci siamo distratti – casomai un qualche trasferimento di delega da un Ministro all'altro, proprio perché sia la competenza relativa al diritto di cittadinanza sia la competenza relativa al reato di immigrazione clandestina non mi risulta, non ci risulta, che siano ascrivibili al Ministero che lei dirige.

  PRESIDENTE. Il Ministro per l'integrazione, Cécile Kyenge, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  CÉCILE KYENGE, Ministro per l'integrazione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'interrogazione del collega Rampelli pone una duplice domanda. La prima è relativa al percorso che il Ministro per l'integrazione intende attuare per l'introduzione dello ius soli in materia di cittadinanza. Pag. 30La seconda riguarda l'ambito di competenza del Ministro per l'integrazione.
  Mi sia consentito iniziare da quest'ultimo aspetto che è stato, mio malgrado, oggetto di iniziale fraintendimento e strumentalizzazione, insieme ad una parziale e forse voluta incomprensione del fenomeno. Infatti, tengo a precisare che mi è chiaro, fin dall'inizio dell'esperienza governativa, il riparto delle competenze ministeriali. Sul punto desidero rassicurare l'onorevole Rampelli che nessuna invasione di campo era ed è nelle mie intenzioni. Anzi, con i colleghi Ministri dell'interno e della giustizia ho un ottimo rapporto di collaborazione e di scambio di opinioni. L'intendimento del Governo è quello di non fare mancare l'ampio impegno ai lavori del Parlamento nel momento in cui – e io mi auguro a breve – inizi l'esame dei numerosi disegni di legge presentati sulla cittadinanza.
  Le mie dichiarazioni sono sempre state dedicate in favore del principio generale dell'acquisto della cittadinanza in base alla nascita sul territorio nazionale e non ho mai fatto riferimento ad una specifica soluzione. Peraltro, secondo me, potrebbero già essere semplificate, utilizzando le vigenti leggi, le attuali procedure che hanno ingolfato gli uffici pubblici, imponendo ad esempio il diffuso uso dei collegamenti informatici. Ciò costituirebbe un primo significativo risultato per iniziare ad uscire dall'attuale situazione.
  In termini generali esiste il rilevante tema sociale della cittadinanza. È una problematica comune ai maggiori Paesi europei e ciascuno sta cercando di trovare aggiornate soluzioni. A tale riguardo richiamo l'attenzione sull'analisi dell'OCSE, che invita ad approfondire il problema senza rigidità e pregiudizi, lontano da schemi ideologici. Peraltro, un recentissimo studio della Scuola superiore di Sant'Anna di Pisa, una delle eccellenze universitarie nazionali, ha dimostrato la fragilità dei vari aspetti del sistema italiano dell'immigrazione con la necessità di rivederlo compiutamente. In Italia, comunque, la presenza degli stranieri riguarda circa il 10 per cento della popolazione residente e da questo dato dell'ISTAT non si può ormai prescindere.
  A mio avviso, è buona amministrazione giungere ad una nuova legislazione, in cui il Parlamento individui nuove e adeguate regole e principi. Vi ringrazio per l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Il deputato Fabio Rampelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, signor Ministro, se è possibile, la sua risposta mi preoccupa ancora di più, fermo restando che, se lei eseguirà il suo mandato in maniera ragionevole, avrà Fratelli d'Italia dalla sua parte, perché non abbiamo alcuna intenzione di erigere steccati ideologici, ma semmai di abbattere qualche steccato ideologico, dietro il quale ci sembra sia un po’ schierata lei e forse anche una parte del suo Governo.
  L'occasione è comunque utile per ribadire che, per quello che ci riguarda, sarebbe improprio rivedere la legge sul diritto di cittadinanza, interpretandola come strumento di facilitazione dell'integrazione. Un conto, infatti, sono le norme per regolamentare l'immigrazione e altro sono, a integrazione avvenuta, le norme per l'acquisizione dei diritti politici, civili e sociali.
  Lei, Ministro, ha fatto un «frullato», ha mischiato un po’ tutto. Noi siamo fanatici dell'integrazione, l'integrazione tra i popoli, l'integrazione culturale, ma riteniamo errore imperdonabile conferire la cittadinanza italiana automatica, come fosse un biglietto da obliterare, un certificato da ritirare mettendosi in fila all'ufficio postale.
  La nascita sul suolo italiano come requisito per riconoscere la cittadinanza italiana è doppiamente avvilente. Intanto ci rifletta anche un po’ su. Infatti non è detto che un bambino figlio di genitori stranieri da adulto tenga maggiormente alla cittadinanza italiana rispetto a quella del Paese di cui è originaria la famiglia.Pag. 31
  Il che non ci sembra una questione secondaria, anzi, dare la cittadinanza con lo ius soli - e qualcuno dovrebbe spiegarci perché in Europa non lo addotta quasi nessuno – sarebbe un'imposizione odiosa, una sorta di forma di razzismo al contrario, un'ostentazione di superbia con la quale uno Stato dice: mi sento superiore a quello da cui proviene la tua famiglia e quindi ti concedo il privilegio di diventare mio cittadino.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  FABIO RAMPELLI. Ecco, mi pare di capire che il tempo è scaduto quindi, Ministro, le chiedo di cessare questo pregiudizio ideologico e di voler ragionare intorno alla possibilità di avere una riforma del diritto di cittadinanza, però lontano mille anni luce rispetto a delle consuetudini che hanno portato male al nostro Paese ed hanno tutt'altro che favorito l'integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Chiarimenti in merito alla nomina del direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale e alla trasparenza della relativa procedura – n. 3-00055)

  PRESIDENTE. Il deputato Danilo Toninelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00055, concernente chiarimenti in merito alla nomina del direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale e alla trasparenza della relativa procedura (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, signor Ministro questa interrogazione vuole fare luce sulla questione dell'Agenzia per l'Italia digitale, ente deputato all'attuazione dell'agenda digitale. Ebbene, signor Ministro, a distanza di circa un anno l'Agenzia è nata come misura urgente e non riesce di fatto a decollare e si sono verificate alcune stranezze. Ad esempio, non c’è il curriculum del direttore, non ci sono i curricula dei 200 candidati al bando, non è stata pubblicata la graduatoria. Sul sito appaiono solo i profili dei dirigenti che in alcuni casi non sembrerebbero adeguati rispetto al ruolo da ricoprire. In più vi è il fatto che, secondo quanto riportato dalla stampa, la Corte dei conti avrebbe ritirato lo statuto dell'Agenzia, per questioni legate ai costi. Ciò desta non pochi perplessità se pensiamo che questo ente avrebbe dovuto comportare un risparmio addirittura di 60 miliardi di euro l'anno ed essere per tutti un esempio di trasparenza grazie alla digitalizzazione della pubblica amministrazione e alla conseguente alfabetizzazione informatica della popolazione. Per questo chiediamo al signor Ministro e al Governo se e come intendono rimediare alla mancata trasparenza in ordine alla procedure e alla scelta finale del direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale nonché della dirigenza dell'Agenzia medesima, in particolare nel caso in cui i profili risultassero inadeguati.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, carissimi onorevoli, caro onorevole Toninelli, l'agenda digitale recentemente varata dal Parlamento su iniziativa del Governo Monti, assume un valore strategico, ribadisco, per consentire all'Italia di affrontare la nuove sfide tecnologiche ed economiche ed intendo quindi dedicare ogni sforzo per la sua attuazione. Restano tre minuti, quindi non approfondisco il punto, lo farò nella risposta successiva.
  Mi soffermo sulla parte dell'interrogazione che riguarda la nomina del direttore generale della nuova Agenzia digitale. Intanto, bisogna premettere che il decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito nella legge 7 agosto 2012, n. 134, all'articolo 21, secondo comma, ne ha disciplinato la nomina entro i 60 giorni successivi previo avviso pubblico da parte del Presidente del Consiglio, di concerto con i Ministri della pubblica amministrazione, dell'istruzione, dell'economia e dello sviluppo Pag. 32economico, tra persone di particolare e comprovata qualificazione professionale in materia di innovazione tecnologica e in possesso di una documentata esperienza di elevato livello nella gestione dei processi di innovazione.
  La selezione del direttore generale si è articolata secondo l'iter descritto nella documentazione che consegno, che mi è stata fornita dal capo di gabinetto del Ministro dell'istruzione e che deposito, e che lei potrà consultare. Secondo la predetta documentazione, l'avviso di selezione è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 17 settembre 2012 e sui siti delle citate amministrazioni, nel rispetto del principio di trasparenza pubblica.
  Il Ministero dell'istruzione, in virtù della delega conferita ha svolto le funzioni di supporto alla procedura di selezione, raccogliendo 239 candidature pervenute, corredate dei relativi curricula. Non risulta che sia stato frapposto alcun ostacolo all'istanza di accesso all'elenco dei candidati ed ai curricula, ossia tutti li potevano vedere. Alla luce di un primo esame delle candidature pervenute, è stato concordato tra il Presidente del Consiglio dei ministri ed i Ministri concertanti di svolgere un ulteriore approfondimento attraverso colloqui conoscitivi individuali con una rosa più ristretta di candidati.
  Nell'ambito di tale rosa è stato scelto l'ingegner Agostino Ragosa in considerazione della conoscenza del settore e delle esperienze maturate desumibili dal curriculum vitae che è compreso nella documentazione che deposito agli atti.
  Circa l'adozione dello statuto dell'Agenzia per l'Italia digitale chiarisco che il testo, già definito, è stato depositato alla Corte dei conti per errore, successivamente è stato ritirato ed è stato sottoposto al competente ufficio centrale di bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri. In conclusione, ribadisco il mio pieno impegno per l'attuazione dell'agenda digitale.

  PRESIDENTE. La ringrazio, signor Ministro. Devo purtroppo dirle che per le procedure del question time non è possibile consegnare e lasciare agli atti documenti che però, volendo, può far avere, per le vie brevi, direttamente al deputato Danilo Toninelli che ha facoltà di replicare per due minuti.

  DANILO TONINELLI. Signor Ministro, prendiamo atto del suo impegno a dare importanza e attuazione all'agenda digitale ma non possiamo per nulla essere soddisfatti delle sue risposte perché non c’è stata alcuna risposta al nostro quesito.
  Sono troppi oramai gli anni che in Italia si sente parlare di digital divide, sono troppi gli anni in cui in Italia si susseguono Governi che si dimenticano della digitalizzazione della pubblica amministrazione e della conseguente alfabetizzazione informatica della popolazione di ogni età. È ormai risaputo che un'uscita dal digital divide porterebbe a pesanti punti di PIL in più, ossia eviterebbe continui tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse che stanno strangolando l'economia del Paese.
  È ovvio, quindi, che alla notizia della creazione dell'Agenzia per l'Italia digitale abbiamo detto «finalmente»; finalmente perché l'Agenzia ha compiti e destini fondamentali come la diffusione delle reti di nuova generazione per l'erogazione di servizi ai cittadini, ma se poi vediamo che manca la pubblicazione del curriculum del direttore, fatto che non ci permette neppure di sapere se effettivamente questo direttore possieda le necessarie e idonee clearance di sicurezza internazionali necessari per quel ruolo; se vediamo che mancano i curriculum dei partecipanti al bando, se vediamo che gli unici curriculum pubblicati solo quelli dei dirigenti e se vediamo che da essi, a nostro parere, non ci sono competenze sufficienti per i ruoli ricoperti, ci chiediamo se davvero questo Governo abbia intenzione di fare un vero passo avanti verso la trasparenza e soprattutto verso l'efficienza senza le quali l'Italia non può ripartire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 33

(Iniziative per garantire la piena operatività dell'Agenzia per l'Italia digitale, con particolare riferimento all'emanazione dei decreti attuativi per l'agenda digitale – n. 3-00056)

  PRESIDENTE. Il deputato Palmieri ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-00056, concernente iniziative per garantire la piena operatività dell'Agenzia per l'Italia digitale, con particolare riferimento all'emanazione dei decreti attuativi per l'agenda digitale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, signor Ministro, come è noto, nella scorsa legislatura noi come Camera e anche i Governi della Repubblica si sono per così dire «applicati» al tema dell'agenda digitale. Nei due decreti-legge «crescita» di giugno e di ottobre 2012, il Governo Monti ha tentato, per così dire, una sintesi con l'Agenzia per l'Italia digitale, con una serie di misure di e-government e a favore delle start up e dell'economia digitale.
  Ora però siamo ad un punto morto perché l'Agenzia non è tuttora in grado di operare. Addirittura il Governo ha dovuto ritirarne lo statuto. Inoltre, i troppi decreti attuativi previsti, cosa che noi avevamo denunciato, io personalmente assieme agli altri colleghi nella scorsa legislatura, di fatto bloccano l'agenda digitale nel nostro Paese. Quindi, la domanda è quando saranno effettivamente espletati e resi pubblici questi decreti attuativi e che fine farà l'Agenzia.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, l'agenda digitale è stata definita da un insieme di norme introdotte dai decreti-legge n. 83 e n. 179 del 2012. I predetti decreti hanno previsto l'emanazione di trentotto decreti attuativi che investono le competenze di diversi Ministeri interessati. Il Ministero dello sviluppo economico è coinvolto in dieci di questi decreti, due hanno completato il loro iter e sono in vigore. Il regolamento per l'individuazione degli interventi a carico degli operatori di telecomunicazioni per evitare interferenze è stato approvato dal Consiglio di Stato ed è imminente l'attuazione. Lo statuto dell'Agenzia per l'Italia digitale è stato definito e poi ritirato dall'ufficio bilancio non competente cui era stato inviato per errore come ho spiegato poco fa, ma è già stato di nuovo trasmesso per la registrazione e dovrebbe essere adottato a pochissimo.
  Restano, per quel che riguarda il mio Ministero, sei decreti attuativi, per i quali l'iter è ancora in corso, che mi impegno a far emanare nel tempo più breve possibile. Due si riferiscono ad interventi di rimodulazione delle strutture e delle dotazioni del Ministero, anche con riferimento al personale coinvolto. Gli altri quattro richiedono un concerto tra diversi Ministeri, ma sono relativi ad aspetti attuativi specifici dell'agenda digitale: riguardano le modalità per agevolare i pagamenti con moneta elettronica e specifiche tecniche delle operazioni di scavo delle infrastrutture. Stiamo lavorando ancora sull'adozione di un accordo quadro di collaborazione con la BEI e la Cassa depositi e prestiti e altri investitori istituzionali per il finanziamento dei grandi progetti di sistema collegati con l'agenda digitale.
  Concludo soltanto con una considerazione: è importante che l'agenda digitale faccia riferimento ad un unico soggetto, ad un unico Ministero, perché in una situazione in cui esistono le competenze incrociate è inevitabile che si sovrappongano competenze e una serie di procedure, con il rischio anche di grossi ritardi.

  PRESIDENTE. Il deputato Palmieri ha facoltà di replicare per due minuti.

  ANTONIO PALMIERI. Signor Ministro, sono un po’ confuso dopo la sua risposta, perché mi sembra di capire che lei in qualche modo, per così dire, contesti l'impostazione Pag. 34che il Governo Letta sembrava aver dato rispetto al tema dell'agenda digitale, cioè la scelta di non avere una figura unica delegata al tema, che per sua natura è diffusa tra tanti Ministeri (si pensi solo a tutte le competenze che riguardano la pubblica amministrazione), mentre lei adesso, nella chiusura del suo intervento, richiama la necessità di una figura unificante che abbia la guida politica di questo. Quindi, mi sembra di capire – sempre andando per via deduttiva – che vi sia un cambio di direzione, per così dire, nell'azione del Governo e che, quindi, a breve dovremo aspettarci la nomina di un responsabile politico unico su questa materia. Attendiamo di vedere se ho capito bene oppure no.
  Sul resto della risposta io mi «limito», ma insomma, è chiaro che il 60-80 per cento dei decreti attuativi ancora da mettere in campo sono tanti, anche perché sono passati più di sei mesi. Allora da questo punto di vista evidentemente l'invito è a fare presto e a fare bene, tenendo conto che non stiamo parlando più del futuro, ma qui stiamo parlando del presente del nostro Paese che, a differenza del paradiso, non può più attendere. Allora sotto questo versante noi confermiamo l'impegno, per quanto riguarda il Popolo della Libertà, a stare vigilanti su questa materia, come abbiamo fatto nel corso della scorsa legislatura. Io la invito in modo particolare ad aggiungere due temi ai tanti che sono sul tappeto: il primo è il tema dell’e-commerce. Noi avevamo proposto delle misure, nella nostra proposta di legge, che il Governo Monti ha ritenuto di non prendere in considerazione. Il secondo tema è quello di educare le nostre aziende ad un uso corretto dell'economia digitale e dell'Internet.
  Con questi auspici, io mi taccio e spero che ci rivedremo presto con delle buone notizie da parte sua, non tanto per noi, quanto per le nostre aziende e l'economia digitale in generale in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

(Iniziative per stimolare la ripresa dell'economia e lo sviluppo del Meridione, con particolare attenzione alla ripartizione tra le singole regioni degli obiettivi del patto di stabilità interno – n. 3-00057)

  PRESIDENTE. Il deputato Pisicchio ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-00057, concernente iniziative per stimolare la ripresa dell'economia e lo sviluppo del Meridione, con particolare attenzione alla ripartizione tra le singole regioni degli obiettivi del Patto di stabilità interno (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  PINO PISICCHIO. Onorevole Presidente e signor Ministro, i criteri che governano il Patto di stabilità, allineando gli obiettivi di competenza che concernono i progetti di spesa a quelli di cassa che riguardano invece le risorse disponibili, hanno determinato un sensibile ridimensionamento delle possibilità di intervento delle regioni, anche sul piano dell'azione volta a stimolare l'economia del territorio. In Puglia, per esempio, i nuovi criteri arrivano a sottrarre fino a mezzo miliardo di euro di spesa rispetto allo scorso esercizio.
  Chiedo di sapere allora quali opportuni interventi il Governo intenda assumere, coerentemente con il proprio programma, per favorire un'azione di crescita del territorio, con particolare riferimento all'economia e allo sviluppo del Mezzogiorno.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, si tratta di una materia prevalentemente di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze, ma rispondo secondo elementi che mi sono stati comunicati da quel Ministero: in attuazione dell'articolo 1, comma 449, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, la ripartizione degli obiettivi dell'anno 2013 è stata definita dalla Conferenza Stato-regioni nella seduta del 24 gennaio scorso. Per riequilibrare la ripartizione della spesa pro capite delle regioni, Pag. 35il Patto di stabilità interno delle regioni a statuto ordinario dovrebbe svolgere, oltre alla funzione di contenimento della spesa complessiva che le è propria, anche una funzione redistributiva. Tuttavia, considerato che l'articolo 18 della legge n. 42 del 2009 ha previsto un apposito strumento, il Patto di convergenza, che persegue l'obiettivo della convergenza dei costi e dei fabbisogni standard tra i diversi livelli di governo, non è stato finora ritenuto opportuno attribuire funzioni redistributive al Patto di stabilità interno.
  Per quanto di più stretta competenza del mio Ministero, al fine di accelerare l'utilizzo dei fondi strutturali e stimolare così la spesa delle regioni e delle province autonome in investimenti, è stata prevista l'istituzione di un apposito Fondo di compensazione per gli interventi volti a favorire lo sviluppo che consenta di scomputare dal Patto di stabilità interno un miliardo di euro negli anni 2012, 2013 e 2014. Da ultimo, il decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, in fase di conversione, ha previsto un ampliamento dell'esclusione dal Patto di stabilità delle risorse di cofinanziamento nazionale ai fondi strutturali per 800 milioni di euro per l'anno 2013. Resta aperto il tema di un allentamento dei vincoli di compatibilità finanziaria per favorire lo sviluppo economico anche mediante la rinegoziazione con l'Europa delle condizioni riguardanti la possibilità di effettuare nuovi investimenti per la crescita e la riconsiderazione dell'inclusione del Fondo centrale di garanzia nell'ambito del Patto di stabilità. In tale quadro, il Governo è pronto ad ascoltare le proposte del Parlamento al fine di una futura evoluzione di questa importantissima vicenda.

  PRESIDENTE. Il deputato Pisicchio ha facoltà di replicare per due minuti.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, la ringrazio e ringrazio il Ministro per la sua argomentata risposta rammentando a me stesso che la questione posta tocca il processo di sviluppo nel suo insieme. In verità, apparirebbe forse opportuna, come veniva anche ricordato, una perequazione tra le possibilità di spesa delle regioni che, alla stregua dell'attuale impostazione, denuncerebbero condizioni alquanto diseguali. Si pensi che, tanto per fare un esempio, per alcune regioni come l'Umbria, ma anche il Molise, i progetti di spesa calcolati pro capite raggiungono 616 e 826 euro, mentre la Puglia, ma anche il Veneto e la Lombardia, così non faccio solo una sottolineatura meridionalista, sono attestate rispettivamente intorno ai 327, 321 e 322 euro, dando così accesso al principio in base al quale per il cittadino pugliese, veneto o lombardo si potrebbe spendere fino a un terzo di quanto viene speso per il cittadino residente in altre regioni.
  Occorre peraltro sottolineare che questo quadro – ed è stato ricordato anche questo, mi fa piacere – si svolge all'interno, non di vincoli finanziari posti dall'Europa, bensì da norma nazionale che andrebbe riletta alla luce di queste evidenze. Credo, infine, che l'azione del Governo debba avere come priorità assoluta l'occupazione e lo sviluppo e debba farsi facilitatrice per un intervento di riequilibrio che non può più coniugarsi con un'idea astratta ed autodepressiva di austerità, ma debba consentire anche agli enti locali di fare da lievito alla ripresa.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sui lavori della Camera (ore 15,52).

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata stabilita la seguente organizzazione dei lavori:

  Venerdì 17 maggio (ore 10, con eventuale prosecuzione pomeridiana)
   Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 734 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 marzo 2013, n. 24, recante disposizioni urgenti in materia sanitaria (Approvato dal Senato – Scadenza: 25 maggio 2013).

Pag. 36

  Lunedì 20 maggio (dalle ore 17, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
   Seguito dell'esame del disegno di legge n. 734 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 marzo 2013, n. 24, recante disposizioni urgenti in materia sanitaria (Approvato dal Senato – Scadenza: 25 maggio 2013).

   Martedì 21 maggio (ore 9,30 ed eventualmente al termine delle comunicazioni del Governo) (con votazioni)
   Seguito dell'esame del disegno di legge n. 734 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 marzo 2013, n. 24, recante disposizioni urgenti in materia sanitaria (Approvato dal Senato – Scadenza: 25 maggio 2013).
  (ore 15)

  Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 22 maggio 2013.

  Lunedì 27 maggio (dalle ore 16, con eventuale prosecuzione notturna)
   Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 118 ed abbinate – Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, fatta a Istanbul l'11 maggio 2011 (ove conclusa dalla Commissione).

  Discussione sulle linee generali di eventuali ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalla Commissione.

  Martedì 28 maggio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)  
   Seguito dell'esame della proposta di legge n. 118 ed abbinate – Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, fatta a Istanbul l'11 maggio 2011 (ove conclusa dalla Commissione).

  Seguito dell'esame di eventuali ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalla Commissione.

  Mercoledì 29 maggio (antimeridiana/pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
   Esame di mozioni sull'avvio del percorso delle riforme costituzionali.

  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) e di interpellanze urgenti potrà avere luogo rispettivamente il mercoledì (dalle ore 15) ed il giovedì.
  L'organizzazione dei tempi per le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri e la discussione delle proposte di legge di ratifica n. 118 ed abbinate sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 16 maggio 2013, alle 10,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 15,55.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLE COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 22 MAGGIO 2013 E DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 118 ED ABB.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 22 maggio 2013

Tempo complessivo per la discussione e per le dichiarazioni di voto: 3 ore.

Governo 30 minuti
Interventi a titolo personale 10 minuti
Gruppi 2 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 32 minuti
 MoVimento 5 Stelle 20 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 15 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 15 minuti
 Lega Nord e Autonomie 13 minuti
 Fratelli d'Italia 13 minuti
 Misto: 13 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze linguistiche 5 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 3 minuti

Pdl n. 118 e abb. - Ratifica della Convenzione di Istanbul

Tempo complessivo: 8 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti Pag. 38
Interventi a titolo personale 1 ora e 18 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 37 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 38 minuti
 MoVimento 5 Stelle 50 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
47 minuti
 Scelta civica per l'Italia 34 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 32 minuti
 Lega Nord e Autonomie 27 minuti
 Fratelli d'Italia 24 minuti
 Misto: 25 minuti
  Centro Democratico 9 minuti
  Minoranze linguistiche 9 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 7 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 676-A - voto finale 557 450 107 226 450 24 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.