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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 5 di mercoledì 27 marzo 2013

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 15,05.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 25 marzo 2013.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che non vi sono deputati in missione a partire dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente due, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Nomina dei componenti la Commissione speciale per l'esame di atti del Governo e annunzio della sua costituzione.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito delle designazioni da parte dei gruppi parlamentari, la Commissione speciale per l'esame di atti del Governo risulta composta dai seguenti deputati:
   Gioacchino Alfano, Amici, Barbanti, Baretta, Benamati, Bernardo, Bobba, Boccia, Bressa, Buttiglione, Calabria, Cancelleri, Castelli, Causi, Cenni, Cominardi, Corsaro, Covello, Dell'Aringa, Di Salvo, Fassina, Ferranti, Giampaolo Galli, Giancarlo Giorgetti, Lainati, Legnini, Lenzi, Marazziti, Marchi, Marcon, Mariani, Pagano, Rostellato, Rughetti, Ruocco, Sorial, Tabacci, Taranto, Vignali e Zanetti.

  Comunico inoltre che nella seduta del 26 marzo 2013 la Commissione ha proceduto alla propria costituzione, che è risultata la seguente: presidente, Giancarlo Giorgetti; vicepresidenti, Pier Paolo Baretta e Girgis Giorgio Sorial; segretari, Enrico Zanetti e Alessandro Pagano.

Annunzio delle dimissioni del Ministro degli affari esteri e del conferimento ad interim del medesimo incarico al Presidente del Consiglio dei ministri.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 26 marzo 2013 la seguente lettera:
  «Onorevole Presidente,
  La informo che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dall'ambasciatore Giuliomaria Terzi di Sant'Agata dalla carica di Ministro degli affari esteri. Con il medesimo decreto il Presidente della Repubblica mi ha conferito l'incarico di reggere ad interim il predetto dicastero.
  Devoti ossequi. Firmato: Mario Monti».

Annunzio del conferimento dell'incarico di Viceministro a sottosegretari di Stato.

  PRESIDENTE. Comunico altresì che il Presidente del Consiglio dei ministri ha Pag. 2inviato, in data 27 marzo 2013, la seguente lettera:
  «Onorevole Presidente, informo la signoria vostra che, con decreto del Presidente della Repubblica in data odierna, adottato su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge del 23 agosto 1988, n. 400 delle deleghe di funzioni da me conferite quale Ministro ad interim degli affari esteri, è stato attribuito il titolo di Vice Ministro ai Sottosegretari di Stato presso il medesimo Dicastero dottoressa Marta Dassù e dottor Staffan de Mistura.
  Devoti ossequi. Firmato: Mario Monti».

Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle dimissioni del Ministro degli affari esteri preannunziate nel corso della informativa sulla vicenda dei militari italiani sottoposti a procedimento giudiziario in India.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Presidente Consiglio dei ministri sulle dimissioni del Ministro degli affari esteri preannunziate nel corso dell'informativa sulla vicenda dei militari italiani sottoposti a procedimento giudiziario in India.
  Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per dieci minuti ciascuno. In ragione dell'articolazione del gruppo Misto in componenti politiche, uno specifico tempo (tre minuti) è riservato a ciascuna di esse. Non sono previsti interventi a titolo personale.
  Analogamente a quanto già fatto nella seduta di ieri, ad un deputato in rappresentanza di coloro che hanno sottoscritto la domanda di autorizzazione alla costituzione di un gruppo (denominato «Fratelli d'Italia») ai sensi dell'articolo 14, comma 2 del Regolamento, sarà consentito, nelle more della decisione su tale domanda, la facoltà di svolgere un intervento per un tempo identico a quello assegnato alle componenti del gruppo Misto.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, senatore Mario Monti.

  MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, prendo la parola oggi in quest'Aula – e più tardi in quella del Senato – perché dopo le comunicazioni rese ieri alla Camera dal Ministro degli affari esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata, che ha ritenuto di presentare le sue dimissioni in Aula, è un preciso dovere istituzionale che il Presidente del Consiglio presenti al Parlamento e al Paese le valutazioni che hanno guidato l'azione del Governo nella vicenda che coinvolge i nostri due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, e che ha portato ad una grave crisi nei rapporti con l'India.
  Al di là dell'atto inconsueto delle dimissioni rassegnate in quest'Aula, sulle quali mi permetterò di tornare brevemente più avanti, visto che non ho avuto modo di sentirlo o di vederlo, mi permetto di rivolgere all'ex Ministro degli affari esteri il mio ringraziamento per l'attività svolta nell'ambito del Governo, in un periodo che è stato molto impegnativo e difficile per tutti gli affari interni ed internazionali.
  Accanto al dovere istituzionale, onorevole Presidente, al quale ho fatto cenno, avverto anche il dovere morale e politico di rivolgermi non solo a Massimiliano Latorre e a Salvatore Girone, ma a tutti i nostri soldati, alle forze dell'ordine, ai diplomatici, ai funzionari dello Stato e ai volontari che operano in missioni all'estero, in teatri lontani e in condizioni di rischio, per difendere l'incolumità dei nostri Pag. 3cittadini, l'interesse nazionale, i valori e l'onore della Repubblica italiana (Applausi).
  Vorrei, anzitutto, ricapitolare brevemente i fatti, ormai noti, che hanno determinato questa tragica vicenda, fino alle dimissioni del Ministro degli esteri. Il 15 e il 16 febbraio 2012 sono accaduti due fatti: le vite di due pescatori indiani del Kerala sono andate perdute, in un incidente le cui dinamiche sono ancora oggetto di verifica giudiziaria, e una nave battente bandiera italiana è stata fatta entrare, con motivazioni pretestuose, nel porto di Kochi. Qui ha avuto inizio il dramma umano, personale e professionale dei nostri due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che svolgevano, con abnegazione e indiscutibile professionalità, una missione di contrasto alla pirateria nell'Oceano Indiano, missione di contrasto riconosciuta dall'ONU come contributo alla sicurezza internazionale e a cui l'Italia dà un contributo rilevante.
  Il Governo ha subito protestato con fermezza per il vulnus creato dalla decisione indiana di bloccare una nave italiana protetta da militari italiani impegnati in azioni di contrasto alla pirateria in acque internazionali. Da quel 16 febbraio l'impegno mio personale e del Governo è stato assoluto. Il sottosegretario De Mistura è stato inviato nel Kerala per verificare personalmente il trattamento riservato ai due fucilieri di Marina, arrivando a frapporsi fisicamente al trasferimento di Latorre e Girone nella prigione ordinaria di Kochi e ottenendo un trattamento più consono al loro status.
  Allo stesso tempo, l'Italia ha sollecitato il sostegno dei nostri più autorevoli partner europei, americani, africani e asiatici e in ambito ONU, facendo leva sulle preoccupazioni per il grave rischio creatosi con un tale precedente per lo status dei militari coinvolti nelle operazioni di contrasto alla pirateria.
  Nel corso di quei mesi ho personalmente preso contatto più volte con il Primo Ministro indiano Singh e, in occasione di diverse riunioni bilaterali e multilaterali, come il G8 e il G20, ho tenuto a spiegare ai Paesi alleati e alla comunità internazionale la posizione italiana e a sollecitare il loro intervento di condanna nei confronti di un comportamento, quello delle autorità indiane, suscettibile di indebolire l'azione della comunità internazionale nell'attività di contrasto alla pirateria. Lo stesso messaggio ho dato personalmente al Segretario generale delle Nazioni Unite in occasione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Contemporaneamente, è stato obiettivo del Governo tentare di isolare questa vicenda dall'insieme complessivo dei rapporti bilaterali con l'India. La priorità dell'azione del Governo è stata, infatti, sempre quella di assicurare l'incolumità, la sicurezza e la dignità dei nostri due marò e di tutti i cittadini italiani che, molto numerosi, si trovano, per motivi personali o di lavoro in India, partner economico e commerciale di primaria importanza. Tale obiettivo è sempre stato la finalità fondamentale di ogni iniziativa del Governo.
  Consentitemi di respingere con forza qualsiasi illazione su possibili scambi o accordi riservati. Le valutazioni su possibili interessi economici non hanno condizionato l'obiettivo prioritario di tutela dei nostri connazionali. Abbiamo tessuto con pazienza una tela di relazioni con l'India che ha consentito di migliorare sensibilmente le condizioni dei nostri marò, sino ad ottenere il loro trasferimento a New Delhi, presso l'ambasciata d'Italia. Nessuna strategia di contrapposizione frontale, forse utile da prospettarsi a fini strumentali all'interno del nostro Paese, avrebbe portato a risultati diversi, perché si sarebbe scontrata con il dato di fatto che i nostri due fucilieri erano trattenuti nelle mani della giustizia indiana.
  L'intensa azione del Governo ha consentito di mantenere un dialogo difficile, ma costante, con New Delhi. Ad esito di tale progressivo miglioramento del contesto in cui si collocava la vicenda, il Governo italiano ha chiesto ed ottenuto due successivi permessi di rientro in Italia, ravvicinati e di durata prolungata, che sono stati oggetto di forti critiche sulla stampa indiana. Desidero sottolineare che Pag. 4si trattava di risultati concreti e tutt'altro che scontati. Per consentire ai due fucilieri di rientrare temporaneamente alle loro case in occasione delle festività natalizie, il Governo italiano richiese nel mese di dicembre un permesso alle autorità indiane. Analogo permesso speciale, questa volta di un mese, fu richiesto successivamente, ed ottenuto, per consentire ai nostri militari di partecipare alle elezioni politiche. In entrambi i casi il Governo e singolarmente i nostri due militari si sono formalmente impegnati, tramite affidavit al ritorno in India al termine del periodo stabilito. Si è trattato di impegni formali che il Governo ha assunto nei limiti dettati dal rispetto del nostro ordinamento costituzionale, nella consapevolezza della necessità di mantenere fede alla parola data e di salvaguardare la credibilità dell'immagine internazionale dell'intero Paese. Ricordo che fra i due permessi è intervenuta la sentenza della Corte suprema indiana del 18 gennaio, che accertava per la prima volta che i fatti si erano verificati al di fuori delle acque territoriali indiane e che sottraeva la giurisdizione del caso allo Stato del Kerala. Tuttavia, la Corte suprema negava la giurisdizione dello Stato di bandiera della nave e non faceva alcun cenno alla questione dell'immunità funzionale degli organi dello Stato.
  Al contrario, affermava la giurisdizione dell'Unione dell'India a giudicare i due fucilieri di Marina. In particolare, la Corte suprema, in maniera contraddittoria e senza adeguata motivazione, rivendicava l'esercizio di diritti sovrani di giurisdizione dell'India anche nella zona di mare dove si era verificato l'incidente, in contrasto con una norma della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, nota come UNCLOS.
  Tale Convenzione limita i poteri dello Stato costiero nella zona contigua, quella tra 12 e 24 miglia, a casi specifici, tra i quali non rientra l'incidente della navigazione. La questione veniva sempre dalla stessa sentenza sottoposta a una corte speciale in India, da costituirsi successivamente per giudicare i due marò. La Corte suprema indicava che la corte speciale avrebbe dovuto valutare, in prima battuta, se il caso dei due fucilieri di Marina dovesse essere affrontato dai due Governi nel quadro dell'UNCLOS, che fa riferimento, all'articolo 100, all'impegno degli Stati firmatari a cooperare nella lotta contro la pirateria. Su questa base, il Governo ha prontamente agito per avviare consultazioni con il Governo indiano che portassero all'apertura di una procedura arbitrale. In questo modo si sarebbe potuto sciogliere in una sede neutra e in modo oggettivo il punto giuridico più controverso, ovvero quello della giurisdizione competente a giudicare dei fatti.
  Alla nostra richiesta di avvio di consultazioni bilaterali su questo punto vi è stata, tuttavia, una chiusura da parte indiana. All'esito di una serie di riunioni, già riferite nella relazione letta ieri dall'ex Ministro Terzi, si constatò che da parte indiana non si era manifestata alcuna disponibilità neppure a comunicare le caratteristiche del costituendo tribunale ad hoc, con le conseguenti possibili variazioni di principi costituzionali e internazionali – variazioni o violazioni, immagino – che finivano per invalidare anche i termini dell’affidavit, affidavit che, voglio ricordarlo, espressamente collegava gli impegni assunti dall'Italia alla necessità di attuarli nell'ambito dei propri poteri costituzionali. Come vedete, onorevoli deputati, la verifica della compatibilità costituzionale non era pretestuosa, ma doverosa, anche e proprio alla luce degli impegni assunti dall'Italia.
  La nostra iniziativa è sempre stata volta a garantire il contesto nel quale andavano giudicati i due militari italiani: processo giusto, in tempi ragionevoli, con esclusione di pene incompatibili con il nostro sistema costituzionale (Commenti del deputato La Russa). Questa linea è sempre stata presente in tutte le fasi della vicenda, e quindi sia nella fase in cui è stata predisposta la nota verbale, poi trasmessa l'11 marzo, sia nella fase in cui, il 21 marzo, si è tenuta la riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica.Pag. 5
  Come ho appena ricordato, l'11 marzo gli indiani venivano da noi informati della richiesta di avviare consultazioni bilaterali ex articolo 100 dell'UNCLOS e che i due militari non avrebbero fatto rientro in India in pendenza dell'avvio di un processo di consultazioni tra Roma e New Delhi, anche a livello semplicemente informale, tra esperti giuridici dei due Paesi.
  Anche di questi sviluppi tenevamo al corrente il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon e l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri, Catherine Ashton.
  Si trattava quindi di una decisione in itinere destinata ad essere rivista alla luce delle auspicate consultazioni bilaterali e che quindi non avrebbe dovuto essere oggetto di precipitose dichiarazioni alla stampa che il Ministro Terzi ritenne invece di rilasciare, anticipando un risultato finale che non poteva ancora darsi per scontato.
  Contemporaneamente, la posizione indiana si irrigidiva, lasciando spazio a dichiarazioni aggressive sfociate poi nell'ingiunzione da parte della Corte suprema al nostro ambasciatore a New Delhi, che ne limitava in maniera inaccettabile la libertà di movimento, in palese violazione della convenzione di Vienna. È in questo frangente che New Delhi minacciava, da una parte, di ricorrere a misure ritorsive e, dall'altra, a partire dal 20 marzo, ci indirizzava segnali di disponibilità a risolvere la controversia in tempi brevi, sul presupposto del ritorno dei marò alla data prevista del 22 marzo.
  È in questa delicata situazione nella quale si rendeva più che mai necessario riscontrare la validità sul piano operativo dell'azione diplomatica impostata dal Ministro degli esteri di concerto con il resto del Governo, che ho deciso di assumere personalmente la responsabilità della condotta di questo tema nella fase cruciale e finale. Ho perciò indetto, il 20 e il 21 marzo, due riunioni del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, che si è riunito per analizzare la situazione alla luce di questi sviluppi.
  Il CISR, a fronte del grave acuirsi della crisi con l'India, nonché a fronte dell'indicazione da parte indiana di una disponibilità a riprendere in extremis un dialogo sulla base del rispetto dell’affidavit, ha chiesto al Ministro Terzi quali fossero gli elementi concreti di sostegno reale all'azione dell'Italia. Constatato che sussistevano rischi seri e oggettivi che l'Italia si trovasse isolata sul piano internazionale rispetto ad una crisi di gravi proporzioni con l'India, il CISR (il CISR è presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri; è composto dai Ministri degli affari esteri, della difesa, della giustizia, degli interni, dello sviluppo economico, dell'economia e delle finanze) unanimemente ha condiviso la necessità di verificare se, da parte indiana, si potessero ricevere assicurazioni formali su due aspetti fondamentali: primo, lo status e la dignità dei nostri marò al loro eventuale ritorno in India; secondo, l'esclusione della pena capitale dalla costituenda corte speciale.
  Altre assicurazioni, che rientravano nella stessa strategia di riapertura del dialogo, venivano esaminate, ma non considerate pregiudiziali come le prime due. Si trattava... (Commenti del deputato La Russa)

  PRESIDENTE. Per favore, lasciamo continuare.

  MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Si trattava, in particolare, dell'avvio della procedura arbitrale ex articolo 100 dell'UNCLOS, e del ripristino dell'immunità per il nostro ambasciatore. Quest'ultima assolutamente rilevante, tanto che l'Italia ha avanzato e continuerà ad avanzare tutti i passi necessari per riaffermare questo irrinunciabile principio, ma che nella fattispecie veniva risolta in re ipsa con il rientro dei marò entro la data prevista, conformemente alle assicurazioni fornite al Sottosegretario De Mistura dalle autorità indiane prima della sua partenza. Tali assicurazioni sono state ricevute per iscritto nel pomeriggio del 21 marzo e pertanto, sulla base di una dolorosa, responsabile ed encomiabile disponibilità Pag. 6dei marò, che hanno dato una ulteriore prova del loro esemplare attaccamento al loro Paese, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno fatto rientro in India accompagnati dall'inviato speciale, nel frattempo nominato, del Governo, del Presidente del Consiglio, De Mistura.
  Attualmente i due marò si trovano nella residenza dell'ambasciatore italiano. Si è trattato – credo che ciascuno possa coglierlo – di una decisione difficile e dolorosa, ma che ci è apparsa necessaria per garantire l'onorabilità del nostro Paese e dell'uniforme che i nostri militari indossano con giusto orgoglio e per consentire di riportare l'intera questione nell'alveo di una controversia puntuale tra due Stati sovrani, evitando che una contrapposizione sistemica potesse di fatto pregiudicare non solo il rapporto bilaterale tra Italia e India (Commenti dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Misto)...
  Posso continuare, onorevole Presidente ?

  PRESIDENTE. Per favore, lasciamo continuare il Presidente del Consiglio.

  IGNAZIO LA RUSSA. Pensi che non si possa leggere il giornale ?

  PRESIDENTE. Continui pure, Presidente.

  MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Quindi, posso continuare. Grazie.

  IGNAZIO LA RUSSA. Ma dica quello che vuole...

  PRESIDENTE. Presidente Monti, può proseguire ?

  MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Pur con la prudenza che deve accompagnare qualsiasi valutazione su un'azione che è ancora in corso, vorrei sottolineare quanto abbiamo conseguito in questi ultimi giorni. Abbiamo avviato un dialogo politico, abbiamo individuato un percorso verso una soluzione rapida, sia essa negoziata o per via giudiziale, reimpostando l'itinerario giudiziario. Abbiamo, infine, disinnescato stampa e opinione pubblica indiana a tutela dei nostri connazionali e delle nostre 483 imprese in India.
  Auspico che il prossimo Governo continui a sviluppare il dialogo fin qui delineato e possa così raccoglierne presto i frutti. Sarà anche opportuno verificare i meccanismi applicativi della normativa che disciplina le nostre attività di contrasto alla pirateria, eventualmente rivedendo la legislazione stessa per definire meglio in particolare la catena di comando delle operazioni.
  Questa è, onorevole Presidente, la puntuale ricostruzione dei fatti e del percorso che ha ispirato l'azione del Governo. Percorso ed azione che sono stati pienamente condivisi dall'allora Ministro Terzi di Sant'Agata, come da lui stesso in più occasioni pubblicamente affermato. Basta ripercorrere le numerose dichiarazioni rilasciate alla stampa in tal senso dal Ministro Terzi, non ultima la sua articolata intervista al quotidiano la Repubblica del 22 marzo, intitolata: «Non rischiano più la pena di morte, giusto lo strappo, non mi dimetto», nella quale, escludendo espressamente le proprie dimissioni, dimostrava di condividere la decisione assunta dal CISR nelle ore precedenti.
  Io desidero dire una parola sulle dimissioni del Ministro degli affari esteri. Sono rimasto stupefatto per ciò che il Ministro ha fatto e per ciò che il Ministro non ha fatto in connessione con le sue dimissioni. Ciò che ha fatto è aver reso note qui le sue dimissioni, senza alcuna informazione preventiva né al Capo dello Stato né al Presidente del Consiglio, ma soprattutto ciò che non ha fatto.
  Abbiamo tutti esperienza di funzionamento degli organi decisionali, di organi collegiali e sappiamo tutti che possono esistere all'inizio divergenze di punti di vista. Sappiamo tutti che è natura della collegialità pervenire a decisioni condivise.Pag. 7
  Sappiamo anche tutti che può essere al limite utilizzato lo strumento per indurre altri partecipanti alla decisione, o in questo caso il Presidente del Consiglio, a modificare la loro posizione; può anche essere utilizzato un preannuncio di dimissioni a meno che qualche cosa cambi.
  Signori, niente di questo è avvenuto, né alle riunioni del CISR, né alla riunione che si è svolta nel mio ufficio a Palazzo Chigi ieri mattina dalle 11 alle 13, alla presenza del Ministro della difesa, del Ministro degli affari esteri e in collegamento frequente, telefonico e via internet, con il Ministro della giustizia e con altri collaboratori.
  Abbiamo messo a punto il testo che i due Ministri, a nome del Governo, avrebbero presentato, e in particolare il Ministro degli affari esteri, qui ieri pomeriggio, come poi è avvenuto, e niente mi è stato detto dal Ministro degli affari esteri circa un suo dissenso e men che meno circa una sua intenzione di dimettersi.
  Questo lo dico perché, sulla base di questi fatti oggettivi, ho ragione di ritenere che l'obiettivo non fosse quello di modificare una decisione, alla quale il Ministro aveva consapevolmente partecipato con il suo lavoro, ma fosse quello più esterno di conseguire altri risultati che magari nei prossimi tempi diventeranno più evidenti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
  Vedete, e ho concluso, onorevole Presidente, onorevoli deputati, questo Governo che, lo dico nel modo più rispettoso, non vede l'ora di venire sollevato dall'incarico (Commenti dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), incarico che, nel novembre 2011, non ha sollecitato, come è noto a tutti, è stato il mondo politico che ha ritenuto troppo complicata la situazione per potersela cavare e ha chiesto (Commenti dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)... ha chiesto a questo Governo...

  MAURIZIO LUPI. Si è candidato lei ! Nessuno l'ha obbligata a candidarsi !

  PRESIDENTE. Lasciate finire !

  MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Nel novembre 2011... La invito a guardare il calendario ma mi permetto di concludere...

  MAURIZIO LUPI. Qui è in Parlamento ! Questo è il Parlamento, non è casa sua !

  PRESIDENTE. Lasciamo finire il Presidente del Consiglio per favore !

  MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Questo era solo per sottolineare che questo Governo, composto da persone indipendenti, ciascuna con la propria professionalità, è abituato a ricercare soluzioni (Commenti dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), a ricercare decisioni con la discussione e per questa ragione ho chiarito che avrebbe avuto ogni spazio il Ministro degli affari esteri, se avesse voluto, per insistere maggiormente su un corso d'azione se avesse dissentito dal corso d'azione che, viceversa, è stato concordato...

  PRESIDENTE. Presidente, continui prego.

  MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. E desidero manifestare tutta la mia gratitudine a ciascun membro di questo Governo, a cominciare dal Ministro Di Paola, anche per le dichiarazioni che ha reso ieri in quest'Aula.
  Ho concluso e voglio dire che l'occasione in cui ho potuto, a fianco del Ministro Di Paola, salutare, prima della loro partenza, i nostri marò, è stato di nuovo a Palazzo Chigi, quando sono venuti con il loro avvocato e hanno dato una grande testimonianza di onore, di rispetto per le stellette, come hanno detto, e di attaccamento al Paese. E nel rendere a loro sincero e profondo omaggio, desidero riferire a questo Parlamento una cosa che mi sono permesso di dire loro e che riguarda il Parlamento e che è la seguente.
  Quando abbiamo, il Ministro ed io, assicurato che per le loro persone, per le loro famiglie, il Governo italiano continuerà Pag. 8a prodigarsi in tutta la misura possibile, ci hanno detto, Massimiliano Latorre ci ha detto: signor Presidente, rispettiamo il Capo dello Stato, rispettiamo lei, rispettiamo il Ministro Di Paola ma siamo in una situazione in cui tutto in Italia sta cambiando. Io ho detto loro qualcosa che l'avvocato che li accompagnava ha particolarmente apprezzato, il Ministro lo ricorderà. Ho detto loro: effettivamente avete ragione, il Governo è dimissionario, il Presidente della Repubblica concluderà tra poco il suo mandato, il Parlamento per fortuna è stato appena eletto e avrà – è da auspicare – una vita quinquennale. Noi trasmetteremo ai nostri successori, nel passaggio delle consegne, tutta la grandissima attenzione che le vostre situazioni e le vostre famiglie meritano. E ho anche detto: io porterò il vostro caso in Parlamento perché il Parlamento non è solo l'organo più alto nel nostro sistema democratico, ma in questo momento anche il più durevole, e lì sarà custodita memoria...

  IGNAZIO LA RUSSA. Per questo ieri non c'eri !

  MARIO MONTI. ...di quanto la Repubblica italiana vi è grata e si impegna ad assistervi in tutti i modi ! Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, vorrei attirare la sua attenzione sugli articoli 59 e 60 del Regolamento che, a beneficio della mia memoria, perché a lei sicuramente non sono sfuggiti, mi permetto di leggere. Articolo 59, comma primo: «Se un deputato pronunzia parole sconvenienti oppure turba col suo contegno la libertà delle discussioni o l'ordine della seduta, il Presidente lo richiama nominandolo». Articolo 60, comma primo: «Dopo un secondo richiamo all'ordine avvenuto nello stesso giorno, ovvero, nei casi più gravi, anche indipendentemente da un precedente richiamo, il Presidente può disporre l'esclusione dall'Aula per il resto della seduta, se un deputato ingiuria uno o più colleghi o membri del Governo».
  Ho l'impressione che questo sia avvenuto qui, oggi, sotto i nostri occhi (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buttiglione, ne siamo al corrente.

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare il deputato Letta. Ne ha facoltà.

  ENRICO LETTA. Onorevole Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, colleghi, il gesto a cui abbiamo assistito ieri, in quest'Aula, ha fatto macerie delle nostre istituzioni. È stato un gesto rispetto al quale non hanno guadagnato nulla i fucilieri Girone e Latorre e le loro famiglie, un gesto per il quale non ha guadagnato nulla il prestigio e l'orgoglio del nostro Paese, un gesto per il quale non hanno guadagnato nulla i militari italiani. Il collega Lapo Pistelli, ieri, ha ricostruito la posizione del nostro gruppo rispetto a tutta la vicenda e ovviamente mi rifaccio alle parole che ha espresso ieri in Aula. Ora però siamo qui con le macerie.
  Oggi è il tempo della ricostruzione e si parte da due punti di riferimento. Il primo è stato citato dal Presidente del Consiglio dei ministri più volte: per sette anni la missione faticosa del tenere insieme l'unità di questo Paese, del tenere alti l'orgoglio e l'identità nazionali, è stata la missione quotidiana, faticosa e difficile del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e Scelta Civica per l'Italia). In anni difficili, Pag. 9nei quali la lacerazione che il Paese ha vissuto ha portato a momenti complessi, faticosi, la missione dell'unità del Paese è sempre stato il punto fermo. Abbiamo ancora nella mente l'unità di questo Parlamento il 17 marzo del 2011 di fronte al discorso sull'unità del Paese che il Presidente Napolitano pronunciò nell'occasione del 150o anniversario dell'Unità d'Italia. Ci riconosciamo oggi ancora di più nelle parole del Capo dello Stato pronunciate ieri, punto di riferimento dal quale ripartire in questo momento.
  E l'altro grande punto di riferimento lo hanno dimostrato i fucilieri Latorre e Girone. Hanno dato una lezione di dignità al nostro Paese; hanno dato una lezione di dignità con il loro atteggiamento di obbedienza, ma con la loro richiesta di unità, disattesa clamorosamente proprio dal Ministro degli affari esteri nella giornata di ieri. Quei militari, Latorre e Girone, che hanno dimostrato di rappresentare tutti i militari italiani che in questi anni hanno dato del nostro Paese un'immagine all'estero in momenti difficili; quei migliaia di italiani che hanno raccontato che cosa vuol dire l'Italia nel mondo. L'Italia ha un debito nei confronti dei nostri soldati che in momenti di lacerazione e difficoltà nazionali, con un Parlamento diviso, hanno rappresentato tutti noi, nonostante le nostre divisioni. E ricordiamoci sempre che questo Parlamento, che non è un talk show televisivo, è un luogo nel quale si prendono le decisioni dalle quali dipendono la vita delle persone e la vita dei nostri militari, e ognuno di noi deve sentire fortemente la responsabilità sulle spalle in questo momento.
  Noi abbiamo davanti oggi la necessità, come ha detto il Presidente del Consiglio dei ministri, di lavorare a che il problema bilaterale della ricostruzione di un rapporto di agibilità tra l'Italia e l'India consenta di uscire da questa drammatica situazione. L'ha detto ieri il collega Pistelli: vi è la necessità di lavorare per una mediazione internazionale con l'obiettivo di riportare Latorre e Girone in Italia al più presto e, allo stesso tempo, di un atteggiamento di agibilità per i rapporti bilaterali tra il nostro Paese e l'India, per i tanti italiani che sono coinvolti. Atteggiamenti e sforzi che non possono esimerci dallo stigmatizzare l'atteggiamento del Governo indiano, che è stato un atteggiamento inaccettabile rispetto alle limitazioni di libertà del nostro ambasciatore Mancini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).
  Ma come è stato qui accennato, non possiamo non cogliere una lezione da questa vicenda. La sospensione degli accompagnamenti militari dei mercantili finché non saranno cambiate le regole è una scelta ineludibile alla quale noi facciamo oggi richiesta in modo definito e in modo chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non è possibile non fare così oggi con tutto quello che è successo, ne va di mezzo, non soltanto della vita e dell'incolumità dei nostri militari, ma ne va di mezzo anche del modo con il quale l'Italia affronta la politica internazionale. E su questo mi faccia usare una frase che, secondo me, dà l'idea di quale deve essere l'obiettivo di una politica estera italiana che sia una politica estera efficace. Proprio oggi cade l'anniversario della scomparsa di un grande economista che fu Ministro della difesa e Ministro degli esteri. Da Ministro della difesa gestì la missione Alba, la prima missione importante che il nostro Paese gestì guidandola, in una situazione appunto in cui, per la prima volta, fummo in una condizione di leadership internazionale. Diceva Nino Andreatta: «l'isolamento non fa rima con l'Italia». Questo obiettivo di politica estera di un Paese, il nostro, che fa dell'apertura, che fa del tentativo di allargamento delle relazioni il suo obiettivo principale, deve essere oggi sposato con politiche che cerchino di dare una politica estera all'Italia all'altezza delle sue tradizioni e che lavorino per essere in grado di affrontare le grandi novità che abbiamo davanti.
  Oggi il Governo ha dato ai Viceministri Dassù e de Mistura nuove responsabilità per i giorni che verranno. L'obiettivo del lasciare questo isolamento è sempre stato Pag. 10un obiettivo del nostro Paese e di questo Governo. È un obiettivo che, se al nostro partito saranno date responsabilità di Governo, porteremo avanti.
  Ma voglio passare a dire alcune parole chiare sulla gravità del comportamento del Ministro degli esteri ieri in quest'Aula. È stato un comportamento scorretto nei confronti del Governo e del suo Presidente del Consiglio, è stato un atteggiamento sleale verso il collega Ministro della difesa, al quale esprimo tutta la solidarietà per la situazione nella quale si è venuto a trovare nella giornata di ieri, esposto a una situazione intollerabile e ancora più insopportabile, me lo faccia dire, per la provenienza del Ministro della difesa dalle stesse Forze armate dalle quali vengono i due militari coinvolti in questa vicenda. È stato un atteggiamento irrispettoso verso il Presidente della Repubblica, è stato un atteggiamento odiosamente strumentale verso i fucilieri e le loro famiglie, le due persone alle quali più di tutte va in questo momento la nostra vicinanza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia).
  Viviamo un tempo, signora Presidente, in cui pare non esserci alcun limite alla decenza, la scena di ieri è stata così. Un tempo in cui la voglia di ribalta e di protagonismo porta a lacerare qualunque correttezza e decenza istituzionale. Ieri abbiamo visto insieme la vicenda del Ministro Terzi, e voglio cogliere questa occasione per darle tutto il nostro sostegno, signora Presidente, per le parole che ha espresso ieri nei confronti della indecente uscita dell'ex assessore Battiato della regione Sicilia (Applausi).
  Il rispetto per le istituzioni è un valore, non è un orpello antico e polveroso. In questi banchi si è fatta la storia italiana, si sono vissuti drammi e speranze, forse mai si è vissuta una caduta di dignità come quella cui abbiamo assistito ieri. Termino: con la scena di ieri il Ministro Terzi ha compiuto forse un passo in avanti verso l'ingresso in un prossimo Parlamento, ma quel che è certo è che chi ha fatto invece 100 passi indietro sono stati il prestigio e la dignità dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, signori deputati, le teatrali dimissioni dell'ex Ministro Terzi avvenute ieri in quest'Aula dimostrano, se ancora ve ne fosse bisogno, l'inadeguatezza totale di questo Governo tecnico che lei presiede, signor Presidente. Un Governo fallimentare dal punto di vista sociale: ricordiamo i tagli trasversali alla sanità, all'università e alla scuola pubblica. Fallimentare dal punto di vista economico: centinaia di imprese chiudono ogni giorno in Italia. Fallimentare dal punto di vista politico: avete messo in ginocchio gli italiani colpendo contemporaneamente lavoratori e pensionati e creando di fatto una nuova categoria, gli esodati (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega Nord e Autonomie e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Avete tutelato unicamente gli interessi della casta politica e finanziaria, un Governo e un Presidente del Consiglio forte con i deboli e debole con i forti, che coraggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Il suo si è dimostrato un Governo fallimentare anche in ambito internazionale, il suo motivo di vanto signor Presidente. L'altro ieri in quest'Aula ci ha ricordato la credibilità recuperata dall'Italia grazie al suo operato: eccoli qui i risultati.
  Lei, signor Presidente, è responsabile della scelta di Ministri inadeguati e di non essere stato in grado di garantire compattezza alla sua azione di Governo. E siete corresponsabili anche voi, colleghi del Popolo della Libertà e del Partito Democratico, voi che ieri avete definito la crisi indiana come l'8 settembre del Governo Monti e che avete attaccato il suo operato duramente, dimenticando che siete stati voi a sostenerlo, confermandone costantemente la fiducia (Applausi dei deputati del Pag. 11gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Ma adesso andiamo avanti, quello che ci interessa è una risoluzione positiva e nel minor tempo possibile per questa crisi internazionale. Il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle si mette a completa disposizione per supportare qualsiasi attività si rendesse necessaria a tale scopo. Noi ribadiamo che la trasparenza è il fondamento per la risoluzione di ogni conflitto e la base per tutelare sempre gli attori coinvolti. Per questo, a lei, signor Presidente del Consiglio, e da oggi Ministro degli affari esteri ad interim, chiediamo che entro una settimana siano pubblicati i seguenti documenti sul sito del Ministero degli affari esteri: decreto-legge n. 107 del 12 luglio 2011, riguardante le misure antipirateria; un documento che renda chiare e comprensibili le regole di ingaggio dei nostri militari a bordo di navi private; le prove che attestino che l'incidente che vede coinvolti i fucilieri della Marina sia avvenuto in acque internazionali; il documento del Ministero degli esteri indiano che il sottosegretario de Mistura sostiene di aver visionato e che dà garanzie sulla non applicabilità della pena di morte per i nostri militari; tutta la documentazione relativa all'accaduto, per conoscere dettagliatamente nello specifico chi c'era sulla nave e cosa ha fatto per tutelare i nostri fucilieri, qual è stata l'autorità che ha consentito l'inversione di rotta della Enrica Lexie, il nome, il cognome e il grado dell'autorità militare che ha ordinato ai nostri due fucilieri di scendere a terra.
  Senatore Monti, le sue valutazioni non possono essere sufficienti. Vogliamo nello specifico sapere se ci sono implicazioni tra la vicenda in questione e lo sblocco dell'accordo commerciale da 300 milioni di euro tra l'India e la WASS di Livorno, controllata da Finmeccanica, per la fornitura di siluri ad alta tecnologia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Concludiamo invitando il suo Governo, senatore Monti, al massimo impegno, affinché questa vicenda si concluda positivamente e rapidamente e venga tutelata la vita dei nostri fucilieri, la dignità delle loro famiglie, la memoria dei due pescatori indiani e l'onore del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, colleghi, ascoltando, signor Presidente del Consiglio, la sua comunicazione di oggi mi è venuto alla mente il dibattito che si è tenuto in quest'Aula il 7 dicembre 2012, quando il mio partito, attraverso il suo segretario, ha dichiarato conclusa la sua esperienza di Governo. Ebbene, mi ha confermato, la sua relazione di oggi, quella decisione di allora. Le dimissioni del Ministro Terzi hanno avuto un merito clamoroso: hanno detto la verità su questo Governo, e l'hanno detta davanti al Parlamento. Esse ci hanno comunicato un messaggio molto semplice: la tragedia dei nostri marò è figlia di un tradimento morale del mandato che questo Parlamento aveva assegnato al senatore Monti. Il Popolo della Libertà ha votato 55 volte la fiducia al suo Governo. Ieri Terzi ci ha detto in che mani le abbiamo poste, quelle 55 fiducie (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  La sua relazione di oggi è stata per metà grigia risposta burocratica e per l'altra metà uno scaricabarile inaccettabile.
  Il suo Governo è stato un fallimento, di questo fallimento la vicenda dei marò è l'emblema più grave e triste perché tocca direttamente la vita e gli affetti di due militari padri di famiglia e l'onore della nostra Patria (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di alcuni deputati del gruppo Misto).
  Il grido di dolore della signora Girone, il grido che dalla tribuna ha invaso ieri quest'Aula, ci invita a trovare soluzioni. Così come la bellissima lettera del fuciliere di Marina, Latorre: dobbiamo riportarli a Pag. 12casa ! Ma non può essere lei a farlo, non sarà lei senatore Monti a farlo. Le dimissioni di Terzi dicono la verità, quella verità secondo cui lei ha basato tutta la sua azione politica sull'azzardo morale, concetto che lei conosce benissimo, professor Monti. L'azzardo morale è una forma di opportunismo post contrattuale che può portare gli individui a perseguire i propri interessi a spese della controparte, nel nostro caso gli italiani.
  Ha sostenuto che grazie a lei l'Italia aveva ritrovato credibilità sul piano internazionale e tornava ad essere rispettata. Osa dirlo anche ora ? Alle mogli dei nostri soldati esiliati in India da sue decisioni ? Che credibilità rivendica professor Monti ? Sin dagli inizi lei, pur di affermare se stesso in una specie di sobrio delirio di onnipotenza, ha sostenuto che di vertice in vertice otteneva successi e difendeva gli interessi del nostro Paese; in realtà, appena appena esibendo una resistenza di facciata, si è piegato ai diktat prima del duo Merkel-Sarkozy poi semplicemente alla Germania padrona d'Europa, con noi proni a questo disegno di egemonia che porterà questo continente, se non si cambia registro, alla catastrofe. Quale credibilità ha avuto signor Presidente ? Lo abbiamo ahimè constatato durante questi tredici mesi di prigione dei nostri marò, altro che salire in politica, lei l'ha fatta sprofondare (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di alcuni deputati del gruppo Misto).
  Non è riuscito a mobilitare nessuna solidarietà, un appoggio, una qualsiasi parola positiva detta dall'Unione europea di cui siamo fondatori, non ho sentito grandi parole dalla signora Ashton, da nessun contesto internazionale ho sentito proferire parole su questa vicenda, non è stato in grado di trasformare le interessate carezze ricevute dai potenti Capi di Stato in moneta politica sonante nei confronti dell'India (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di alcuni deputati del gruppo Misto).
  Nelle cose decisive e concrete l'Italia, che versa contributi di uomini e di sangue nelle missioni militari di pace, è stata trattata come un paria, come un fuori casta, sia dall'India sia dal consesso delle Nazioni; questa è la sua credibilità, professor Monti ? Senatore Monti, lei ha cercato di costruire la sua fortuna politica e il suo prestigio mondiale basandosi sulla damnatio memoriae del Governo Berlusconi, del presidente Berlusconi. Ha sostenuto falsamente che la crescita dello spread fosse dovuta alla presenza di Berlusconi al Governo, inventandosi la bugia terroristica che senza di lei, nel novembre del 2011, sarebbero mancati i soldi per pagare gli stipendi agli statali e le pensioni: la teoria del baratro, del «senza di me il diluvio». Falso (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di alcuni deputati del gruppo Misto) !
  E proprio per questo, le dico, abbiamo fatto bene il 7 dicembre, ancora una volta, a dire che la sua esperienza di Governo era conclusa. Senatore Monti, il tradimento nei confronti dei marò non è stato l'unico azzardo morale della sua presidenza. Lo confessò sobriamente lei stesso con cinico candore (gliel'ho ricordato due giorni fa, ma glielo ricordo un'altra volta), rivelandolo nella lettera al Corriere della Sera del 25 marzo, dove ha scritto testualmente, quasi esibendo una medaglia al merito della sinistra: «se non vi fossero stati quei voti a Scelta Civica, pervenuti in particolare dalla destra, la coalizione...», pensate, «...Pdl-Lega sarebbe ora in grado di formare il Governo e, dal 15 aprile, di eleggere il Presidente della Repubblica». Pensate, con la sua salita in campo ha rivendicato il merito, non di aver salvato l'Italia – a questa panzana ormai non crede più nessuno –, ma di aver salvato la sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di alcuni deputati del gruppo Misto) !
  Lei, che prima delle elezioni, un Partito popolare europeo alquanto confuso e masochista, aveva scelto come suo campione in Italia, rivendica ora il merito di aver fatto perdere il Partito popolare europeo Pag. 13in Italia, bella coerenza (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di alcuni deputati del gruppo Misto) ! Questa sua doppiezza morale non l'avevamo colta all'inizio.
  Ci siamo fidati, abbiamo creduto che la sua rivendicazione di favolosa credibilità, di cui si è ammantato entrando a Palazzo Chigi, fosse un normale espediente di marketing al servizio di una scusabile ambizione. Invece, dopo che ha finto di gradire la fiducia che le abbiamo dato su invito del Capo dello Stato, l'ha usata come sgabello per la sua carriera politica, disegnata sin dall'inizio per un disegno insieme oscuro e chiarissimo: oscuro per la qualità del suo piano, chiarissimo per la volontà di eliminare la componente di centrodestra dalla scena politica italiana, per metterla al servizio della sua ambizione.
  Un'ambizione che l'ha portata a decidere di umiliare il desiderio del nostro Paese di poter avere una ribalta planetaria con le Olimpiadi, che lei ha voluto cancellare persino nella speranza (Commenti), facendoci capire che il nostro ruolo futuro sarà solo da comprimari, ed ancora il tradimento della nostra amicizia con Israele votando per l'ingresso di uno Stato che ancora non c’è, quello palestinese, nel consesso delle Nazioni unite come sfregio a Gerusalemme (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Finalmente il suo metodo di governo solipsistico e presuntuoso ha trovato la sua nemesi nelle coraggiose dimissioni del Ministro Terzi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Lei ha ignorato la regola decisiva della politica che nei momenti di crisi coinvolge i sentimenti profondi della Nazione. Il suo metodo è stato burocratico, fatto di comunicazioni reticenti al Parlamento e dell'esibizione della sua sola persona come campione amato dal mondo. Dentro l'asprezza del confronto politico, che è necessario all'abilità nell'assumere iniziative forti e gravi in scenari drammatici dove c’è in ballo la vita e la libertà dei nostri connazionali, va praticato il metodo della concordia o armonia nazionale. L'errore dentro questa tragedia è stata una gestione senza coinvolgimento politico, senza ascolto del sentimento e del giudizio popolare.
  Occorre tornare al metodo della condivisione come al tempo dei rapimenti in Iraq e in Afghanistan. In quei drammatici frangenti, maggioranza e opposizione erano certo in forte conflitto, ma in scelte gravi ci fu condivisione e pienezza di comunicazione. E dire che appunto allora c'era un preciso e duro confronto tra centrodestra e centrosinistra.
  Mi rendo conto di avere usato un linguaggio forte, ma non è il momento oggi di usare la lingua caramellosa delle cerimonie, la sua lingua, ma quella della verità. Non provo nessun piacere, anzi mi addolora umanamente esprimere un giudizio drasticamente negativo sui comportamenti del suo Governo. È inevitabile: solo osservando gli errori si può imprimere un corso nuovo agli avvenimenti, e a questa vicenda, così che la tragedia possa risolversi.
  Per il resto, lei può anche dimettersi ora, visto che l'avrebbe fatto – a fatica dissuaso dal Presidente Napolitano – pur di occupare il massimo scranno al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Può dimettersi ora ! Può dimettersi ora ! La sua ambizione ha finito per nuocere allo stesso progetto di Scelta Civica e agli uomini che con lealtà e fiducia l'avevano seguita.
  Presidente Monti, si scusi con le famiglie dei marò, si scusi con gli italiani. Lei era sulla copertina di Time come l'uomo che doveva salvare l'Europa. La verità è che non è neppure riuscito a salvare se stesso (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Misto – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Signori Presidenti, colleghe e colleghi, le motivazioni, le modalità, il contesto temporale, le parole e i sottintesi che hanno accompagnato ieri le Pag. 14dimissioni del Ministro degli affari esteri annunciate in quest'Aula, hanno costituito una pagina poco edificante, una pagina triste se pensiamo ai rapporti tra le persone e gli operatori istituzionali, una pagina preoccupante se pensiamo agli effetti sulla vicenda specifica dei nostri due militari e sulla situazione generale. Quello del Ministro degli esteri è stato un gesto a scoppio studiatamente ritardato, che ha colto di sorpresa tutti iniziando dai Presidenti del Consiglio e della Repubblica, ma non – a quanto abbiamo visto ieri – i leaders del centrodestra.
  Un gesto che, soprattutto alla luce delle parole pronunciate in quest'Aula dall'ancora allora Ministro nei confronti dell'India, aggiunge confusione, inquietudine e preoccupazione in una vicenda già complicata, la vicenda dei nostri militari, una vicenda che, come hanno chiesto loro stessi, con le loro famiglie, con i vertici militari, con i rappresentanti sindacali che saluto qui nelle loro rappresentanze con rispetto e senza nessuna stucchevole tentazione di strumentalità, dovrebbe esigere da parte di tutti spirito di unità, nervi saldi, lucidità, requisiti che denotano il senso dello Stato e il rispetto degli interessi della nazione, requisiti che non abbiamo colto ieri nell'intervento del Ministro degli affari esteri, requisiti che invece, debbo dire, abbiamo ravvisato pienamente nell'intervento sofferto e dignitoso del Ministro della difesa, che ringraziamo in modo particolare (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
  Noi chiediamo su questa vicenda, come bene ha detto ieri il collega Rossi, che il Governo continui a concentrare la propria azione in modo sollecito e determinato per riportare i nostri militari in Italia attraverso tutte le procedure bilaterali e internazionali a disposizione, così come richiediamo che ci sia un'attenta ricognizione circa le regole che presiedono le attività delle nostre Forze armate in simili contesti, regole definite prima del suo Governo e che con tutta evidenza richiedono di essere riviste, soprattutto in ordine alla delicata questione della catena di comando.
  Non ci sfugge peraltro il significato politico di quanto accaduto ieri, un significato che noi collochiamo all'interno di una spirale che rischia di trascinare noi tutti ed il Paese verso una sorta di buco nero della ragionevolezza e del senso della politica. Abbiamo già una situazione piuttosto curiosa, poco fisiologica, data da un Governo in carica per gli affari correnti che risulta il bersaglio costante della polemica politica da parte di un nuovo Parlamento che dovrebbe invece dare vita ad un nuovo Governo, un tiro al bersaglio spesso proveniente da una parte politica, talvolta invece da fronti incrociati, un tiro al bersaglio bizzarro fino al punto da tradursi nella richiesta di dimissioni da parte di un Governo già dimissionario, o fino al punto da tradursi nell'idea che ieri sarebbe stato l'8 settembre del Governo Monti, quando invece semmai quello di ieri è stato l'8 settembre del principio di lealtà di un Ministro verso il suo Presidente del Consiglio.
  Questo concentrarsi di polemiche verso il Governo in carica e verso il suo Presidente, non è comprensibile da nessun punto di vista, in particolare a urne chiuse, anche se forse, ahimè, in fase di riapertura; non lo è soprattutto da parte delle forze politiche che hanno concorso a farlo nascere e a sostenerlo per un lungo tratto di strada. In particolare noi cogliamo la credibilità e l'autorevolezza riacquistate dal nostro Paese nel quadro internazionale, che è la premessa di ogni altra politica volta alla crescita e al lavoro, che dovrebbero essere non solo per noi, come sono, ma per tutti, un patrimonio comune della nostra nazione, la base di partenza per costruire il futuro e non invece il terreno delle recriminazioni, delle ostilità postume, finanche delle offese.
  In ogni caso noi ravvisiamo in quanto accaduto ieri e nel corollario delle prese di posizione che hanno accompagnato la vicenda, un ulteriore passo verso la rottura dei pur tenui rapporti di dialogo tra le forze politiche; si avvicina così pericolosamente uno scenario che noi riteniamo altamente lesivo degli interessi del Paese e del bene comune dei cittadini, la rottura di Pag. 15ogni possibilità di comporre un Governo solido, il conseguente rischio che l'elezione del Capo dello Stato avvenga fra qualche settimana con un criterio di assetto da combattimento piuttosto che secondo i principi di garanzia e di equilibrio, una campagna elettorale permanente – come abbiamo sentito – del tutti contro tutti e un voto con questa pessima e oscena legge elettorale.
  Quello che ancora più preoccupa, è una lacerazione dei rapporti politici ed istituzionali, che si accompagna e si intreccia con l'emergere di drammatiche questioni sociali, finanziarie, economiche e con la perdita, di nuovo, di quella credibilità internazionale faticosamente riacquistata, uno scenario da incubo che, oltretutto, manderebbe alle ortiche i duri sacrifici fatti dagli italiani in quest'ultimo periodo. Bisogna dunque fermarsi, finché ancora, forse, siamo in tempo; bisogna trovare un compromesso nobile, compiere uno sforzo sincero per ricercare, nelle condizioni politiche e numeriche date, una via d'uscita di responsabilità e di buon senso. Si prenda atto della realtà dei numeri in tutti i sensi e del preminente interesse della nazione. Si trovino le intese più ampie possibili tra le forze politiche disponibili, secondo uno schema il più possibile condiviso, che riguardi il Governo ovvero, se ciò non fosse possibile e condiviso, almeno l'ambito delle riforme costituzionali e la definizione dei criteri di comune condivisione e di garanzia per l'elezione del Capo dello Stato.
  Questo l'abbiamo detto al Capo dello Stato, l'abbiamo confermato con sincerità al Presidente incaricato, siamo pronti a ribadirlo di fronte ad ogni altra iniziativa che il Capo dello Stato dovesse ulteriormente assumere. Il sentiero certo è stretto, irto di ostacoli di ogni genere, carico anche di grande animosità, come abbiamo sentito poco fa. Tra parentesi, vorrei dire al collega Brunetta, che i leader di Scelta Civica per l'Italia non hanno nessun problema con il Presidente del Consiglio, che noi riconosciamo come nostro punto di riferimento e di cui siamo decisamente orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia). Il sentiero – dicevo – è stretto, ma noi, che ci siamo costituiti attorno al DNA della responsabilità verso il Paese, noi vogliamo ancora sperare che i margini esistenti non vengano mortificati e intendiamo operare con le forze responsabili in questa direzione.
  Infine, signori Presidenti, colleghe e colleghi, desidero dire che, per quanto attiene la valutazione del nostro gruppo parlamentare, noi riteniamo ineccepibile il comportamento del Presidente del Consiglio in questa vicenda. Il Presidente ha curato le necessarie sintesi tra istanze e preoccupazioni oggettivamente e legittimamente diverse, ha operato nell'interesse delle persone coinvolte, in modo non disgiunto – come è suo dovere costituzionale – dall'interesse della nazione, ha previsto ieri la presenza in Aula dei due Ministri competenti dei quali evidentemente aveva piena fiducia e con i quali aveva dettagliatamente concordato nelle ore immediatamente precedenti la comunicazione ed i contenuti della stessa. L'unico appunto che, semmai, possiamo rivolgerle, signor Presidente del Consiglio, è di non aver ritenuto di congedare lei stesso anzitempo un Ministro degli affari esteri che, con ogni evidenza, non era in grado di corrispondere alla delicatezza delle responsabilità del suo ufficio, in particolare in questa vicenda, ma comprendiamo le ragioni di prudenza che l'hanno condotta a soprassedere (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, colleghe e colleghi, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, innanzitutto vorrei rivolgere ai componenti del Governo un apprezzamento, che è quello legato alla presenza compatta del Governo in quest'Aula, che segna un gesto di deferenza e di rispetto nei confronti di questa istituzione.
  Le confesso che avrei preferito non fare questo intervento, perché lo sfregio che le istituzioni hanno ricevuto dal comportamento Pag. 16dell'ex Ministro Terzi rappresenta, per quanto ci riguarda, una ferita molto profonda.
  Ed è per questo motivo che non utilizzerò il tempo che mi è concesso, che è concesso al nostro gruppo, per prendere parti all'interno di una polemica che mi pare fin troppo sterile, né parti per lei contro chi l'accusa, né parti del Ministro contro altri che ne hanno rilevato la inconcludenza. Io penso che oggi si debba pensare alle istituzioni e si debba pensare all'utilizzo strumentale che è stato fatto delle istituzioni all'interno di quest'Aula, per candidarsi forse, per avere una futura missione politica che, io spero, sia ancora più breve di quella che l'ha riguardato come Ministro degli esteri.
  Devo dire che mi ha lasciato un po’ sconcertato il fatto che lei abbia voluto, seppure per formalità, ringraziare il Ministro Terzi. Certe volte i Ministri si giudicano anche da un singolo atto e io non avrei mai, sinceramente, atteso una parola di ringraziamento per chi ha messo in tale discredito il nostro Paese, il suo Governo e quest'Aula. Lo voglio dire anche al collega Brunetta. La mancanza di argomenti per coprire un piccolo complotto, come quello che è stato realizzato ieri in quest'Aula, non può tirare in campo una grande tragedia storica come quella del popolo palestinese (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Scelta Civica per l'Italia). Si riguardi quelle che sono le importanti parole che a questo scopo sono state dette dal Presidente Barack Obama, dalle più importanti istituzioni internazionali, anche da coloro i quali non hanno votato quell'ingresso all'interno dell'Assemblea delle Nazioni Unite.
  Quindi, mi consentirà di fare un ragionamento, privo di qualsiasi spirito polemico di parte, su quella che è stata l'ideologia di questa fase e di questa stagione politica, quella dei tecnici che lei ha incarnato, a un certo punto attribuendo alla funzione tecnica una funzione superiore a quella della politica (lo ha ribadito anche all'interno del suo speech iniziale). Nell'intervento dei due Ministri – certamente quello di Terzi è stato censurato e giustamente, ma io vorrei dare qualche indicazione critica anche nei confronti dell'intervento del Ministro Di Paola – si è percepito pesantemente che dietro ci potesse essere l'idea di una superiorità rispetto alla politica, ma poi a un certo punto, nel momento in cui c’è una difficoltà, la cosa che prevale è la propria condizione personale, nei confronti dell'opinione pubblica, rispetto a quello che è il proprio mandato. Insomma, non una responsabilità collettiva, ma l'idea che ci si debba, in qualche modo, salvare. E questo, a mio giudizio, rappresenta un'ulteriore lesione di quello che è lo spirito collegiale e anche il senso della continuità delle istituzioni, che un Governo deve rappresentare.
  E in questo senso le voglio anche dire, affrontando un tema un po’ più spinoso, che normalmente non viene affrontato in queste sedi ma a latere, che c’è un problema anche riguardante da dove vengono queste professionalità, perché è del tutto evidente che il Ministro Terzi era al vertice della diplomazia italiana. Ha rappresentato il nostro Paese prima nell'Assemblea delle Nazioni Uniti e poi presso gli Stati Uniti d'America. Io le voglio dire che forse bisognerebbe iniziare – e questo sicuramente è un messaggio che indirizzo al prossimo Governo che si insedierà – a parlare di concetti come novità, trasparenza e responsabilità anche all'interno degli apparati dello Stato, che spesso sono – mi lasci dire – bloccati da rendite di posizione che si sono affermate nel tempo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle). E siccome la diplomazia è un corpo dello Stato fondamentale e se al vertice di questa diplomazia – ed è per questo che credo che lei l'abbia scelto – c'era una figura come Giuliomaria Terzi di Sant'Agata, con il suo comportamento, che denota anche il carattere dell'uomo, mi lasci dire che forse va messa una mano un po’ più profonda per scoprire, evidentemente, Pag. 17come si costruiscono carriere e possibilità anche di intervento al vertice dei poteri dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico). Questo è necessario per la politica ed è necessario anche per tutti gli apparati dello Stato, proprio perché abbiamo a cuore che ci sia, all'interno del nostro Paese, una fedeltà e una lealtà alle istituzioni indiscutibile e i gesti – non solamente le parole – che hanno caratterizzato gli interventi di ieri – me lo lasci dire – hanno un po’ sconcertato questi corpi dello Stato.
  Io penso che bisogna anche dare dei messaggi in questo senso di compattezza ed è per questo motivo che io ritengo che le parole del Presidente della Repubblica siano state le più opportune e credo che lei a quelle si sia ispirato nel momento in cui ha convocato qui anche tutto il Governo. Mi lasci anche dire una nota culturale. Io ho sentito una retorica patriottarda insopportabile nei discorsi di ieri, che non ha giovato alla causa di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Certo ce ne era una à la carte, già molto apprezzata dai banchi di centrodestra, quella dell'ex Ministro Terzi. Ma mi lasci dire, Ministro Di Paola, che anche la sua è una retorica patriottarda e un po’ paternalista rispetto a quella che in questo momento era la necessità di risoluzione e anche di affrontare nel miglior modo possibile una crisi che coinvolge persone e relazioni fra Stati. Allora, vede, io penso che sia necessario, come lei ha giustamente detto, dare tutte le garanzie alle persone di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre per un giusto processo e che questa tragicommedia però abbia anche rintracciabili delle responsabilità. Io in questo penso vi sia stata una mancanza di autocritica, perché non credo che il suo intervento di oggi abbia chiarito quei punti che sono meno chiari rispetto ad una serie di passaggi, da quelli che hanno ordinato il ritorno del nostro convoglio nei porti del Kerala, fino a come si gestirà adesso la situazione, che anche da parte nostra richiedono una trasparenza ed una capacità di comunicazione al nostro Paese e alle istituzioni internazionali più pronte. Quindi, credo che in questo senso sia opportuno e necessario anche che iniziamo a ridefinire quali sono i compiti di una politica estera. Che cos’è la politica estera ? È l'antico maneggio sotterraneo delle oscure complicità fra diplomatici o è l'esibizione della forza militare nelle nostre missioni all'estero e, quindi, in questo senso un rapporto legato solamente alla presenza del nostro Paese in armi ? Oppure è la necessità di rivedere una serie di leggi, a partire da quel decreto-legge missioni del 2011, che ha introdotto questa catena di insopportabili inconcludenze e che, mi associo al collega Letta, deve essere interrotta immediatamente qualsiasi presenza dei nostri militari sui convogli ? Allora dia anche segni concreti in questo senso, dia i segni di un Governo che ha capito che ci sono stati dei problemi e che non era semplicemente l'eccentricità di un servitore dello Stato, che non si è dimostrato fino in fondo fedele e leale, quello che caratterizzerà da ora in avanti anche il suo breve operato, perché talvolta si recupera, così come si perde l'onorabilità in un intervento, anche il prestigio con degli atti concreti che possono essere rapidi e assolutamente necessari. È per questo vede che noi, quando lei iniziò il suo mandato, mettendo al centro quasi la religione del prestigio internazionale, vogliamo che si riappropri almeno di questa, perché quel prestigio internazionale è il prestigio del nostro Paese e quel prestigio internazionale deve essere riguadagnato non sui banchi di una contrapposizione polemica, ma nei confronti dell'intero Paese e dell'intera comunità internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, Pag. 18fino a pochi giorni fa la sconcertante vicenda giudiziaria dei nostri marò costituiva soltanto un problema di politica internazionale, seppur di notevole gravità, concernendo i rapporti bilaterali del nostro Paese con una potenza estera. Con la decisione di trattenere in Italia i marò in licenza elettorale prima e poi rinviarli a Delhi, la questione ha assunto ora un profilo politico interno se possibile ancora più serio. Ieri infatti in questo ramo del Parlamento abbiamo appreso i termini in cui la crisi va adesso inquadrata.
  Si è scoperto, infatti, che il Ministro degli affari esteri, Terzi, ha subito la decisione di restituire i due militari al tribunale speciale che dovrà giudicarli, mentre, dal lato opposto, il Ministro della difesa ha ripetutamente dichiarato di condividere la scelta fatta dal Governo nella sua collegialità.
  Ergo, un Governo diviso, un Governo pieno di contraddizioni, un Governo lacerato; lacerato tra componenti del Governo e lacerato sulle decisioni da assumere. Lei, Presidente Monti, dichiarando di non essere a conoscenza – cosa che ha ripetuto oggi in quest'Aula – delle dimissioni del suo Ministro degli affari esteri, ha palesato la sua incapacità di gestire il suo Governo.
  Se è vero che le dimissioni del Ministro Terzi l'hanno colta di sorpresa e l'hanno colta impreparato, ciò è la dimostrazione della sua e della vostra approssimazione, di un Presidente del Consiglio che non ha e che non aveva il polso della situazione. Un fatto gravissimo, che conferma che oggi il Paese è allo sbando, governato, sia pure per gli affari di ordinaria amministrazione, da un Governo confuso, e quindi un Governo dannoso.
  Scaricare, come ha fatto poc'anzi, tutte la responsabilità sul Ministro Terzi, sostenere che le dimissioni del Ministro Terzi possano essere riferite a fatti esterni rispetto alle vicende di merito e attribuire le dimissioni a vicende di natura politica non le fa onore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Non fa onore a un leader politico, visto che si è appena presentato in una campagna elettorale come leader di una forza politica, e non fa, soprattutto, onore a un Capo di Governo attualmente in carica.
  Con questa vicenda, questa triste, tragica e drammatica vicenda, tale per le vostre responsabilità, si è aperta una ferita pericolosa, che infetta tanto i rapporti tra le due amministrazioni che rappresentano la proiezione del nostro Paese nel mondo quanto e soprattutto le relazioni tra i Corpi militari e il Governo che ne determina le modalità di impiego.
  In altre parole, per la vostra irresponsabilità rischia di andare in frantumi una parte fondamentale dell'architettura istituzionale dello Stato. Il suo doveva essere un Governo di alto profilo: si è rivelato un Governo capace di mettere le istituzioni di questo Paese l'una contro l'altra, creando un danno irreparabile al Paese.
  Nelle Forze armate si respira aria di sedizione: si dice e ben si capisce il perché. Esiste, infatti, una regola non scritta in tutti gli eserciti degni di questo nome: nessuno va lasciato mai indietro. Voi non solo avete lasciato indietro due nostri valorosi uomini, a cui va, ovviamente, il nostro pensiero e la nostra vicinanza. Li avete scaricati a un tribunale speciale straniero, ponendo a rischio la loro vita.
  È un nuovo 8 settembre, come è stato più volte detto ieri e anche oggi, sotto tutti i punti di vista. Un pasticcio straordinario nel quale iniziamo a pensare che il vostro comportamento non sia solo dettato da colpa, ma anche da dolo.
  Esprimiamo, ancora una volta, sinceramente e in modo prostrato, tutta la nostra solidarietà alle famiglie dei marò che attraversano questo difficilissimo momento e manifestiamo la nostra vicinanza a tutti i militari italiani, ma non possiamo esimerci, ovviamente, dal trarre, alla luce di quanto accaduto e alla luce di quanto lei è venuto a dire in quest'Aula, le nostre valutazioni sull'insieme di questa esperienza di Governo tecnico, che volge, fortunatamente, al termine.
  Lo facciamo perché non tutti, anche in questo Parlamento, sono completamente convinti che da questo sentiero, ovvero dal Pag. 19Governo dei tecnici, ci si debba allontanare al più presto. Il Governo dei tecnici ha fallito, ha miseramente fallito, portandosi dietro una crisi economica, una crisi sociale, ma anche e soprattutto una crisi di rappresentanza democratica drammatica, e la vicenda dei marò è solo l'ultimo esempio, l'ultimo tassello in ordine temporale.
  Signor Presidente del Consiglio, lei aveva ricevuto la missione di restituire credibilità internazionale al nostro Paese, sfruttando le credenziali del suo talento accademico e spendendo a suo vantaggio la vasta rete di rapporti da lei costruita in anni di assidua frequentazione dei salotti che contano in Europa ed oltreoceano.
  Cosa resta, alla fine, di tutto questo, oggi ? Si guardi attorno, Presidente del Consiglio, e guardi anche come sono composte le nuove Camere. Vedrà davanti a sé solo rovine, risentimento e disagio sociale diffuso, cui oggi si aggiunge la crisi del patto che lega lo Stato ai suoi servitori più preziosi.
  Il Paese la condanna. Il Paese la censura. Noi della Lega non la critichiamo da ieri, ma dal principio stesso della sua esperienza di Governo nella quale abbiamo riconosciuto sin da subito i germi di una crisi del principio democratico di rappresentatività, dalle conseguenze potenzialmente irreparabili. Avevamo ragione noi e torto coloro che l'hanno appoggiata.
  Abbiamo denunciato i suoi errori e le sue incapacità mano a mano che diventavano palesi, quotidianamente e sistematicamente, non per un tornaconto di natura elettorale o per puro opportunismo, come altri hanno fatto in tempi successivi.
  Oggi sarebbe troppo facile e, forse, banale per noi della Lega sparare a zero su questo Governo. Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. E sarebbe scontato ricordare al Parlamento e all'opinione pubblica, che vi ha osannato e sostenuto e che oggi vi scarica miseramente: noi l'avevamo detto ! La Lega l'aveva detto: questo Governo avrebbe fatto danni, e danni avete fatto.
  E oggi che la barca dei tecnici affonda, e affonda portandosi dietro, con la triste vicenda dei marò, un marchio di infamia sul Paese, tutti scappano, tutti si allontanano, tutti prendono le distanze da questo Governo, dopo averlo fatto però nascere, dopo averlo sostenuto e dopo avergli consentito di produrre danni.
  Sedici mesi fa noi della Lega abbiamo visto lungo, siamo stati lungimiranti, abbiamo ascoltato le corde del Paese reale, il Paese vero, quello fatto di imprese, di imprenditori, di artigiani, di sacrifici, di economia vera. E questo Paese chiedeva risposte diverse da quelle che voi avete dato. Noi abbiamo cercato di essere interpreti di queste esigenze e voi non ci avete ascoltato.
  Da ciò si deve trarre un insegnamento e mi auguro che possa servire per l'immediato futuro, per l'evoluzione dei prossimi scenari politici, dove serve un governo, qualunque esso sia, un governo politico – perché può esistere un governo di politici competenti, perché la supremazia dei tecnici rispetto alla politica viene sconfessata esattamente da questo Governo – e dove, indipendentemente dal nostro ruolo la voce della Lega, la voce di saggezza e di sano realismo della Lega deve essere ascoltata e tenuta in considerazione.
  Concludo. Signor Presidente, le chiediamo il primo gesto di serietà e di responsabilità per il bene del Paese: si scusi con il Paese tutto e tolga il disturbo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e Il Popolo della LibertàBerlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, Signor Presidente del Consiglio, c’è un disagio crescente nell'intervenire in questa Aula e nel considerare la incomunicabilità crescente tra i diversi protagonisti della vita politica italiana anche su questo fatto, dove avrebbe dovuto soccorrere un principio di razionalità, di fronte al fatto che, come è stato ricordato, la sentenza della Pag. 20Corte suprema indiana del 18 gennaio aveva affermato che il fatto era avvenuto in acque internazionali.
  E qui c’è una domanda alla quale non abbiamo ancora saputo dare una risposta: ma chi ha dato l'ordine alla nave di entrare nelle acque indiane ? Il Governo o l'armatore ? E questo comporta una conseguenza molto semplice: che questa legislazione è totalmente carente e dovrebbe esserci un soprassalto di responsabilità nell'indicare una revisione della legislazione, delle procedure della catena di comando, di fronte alla necessaria protezione dagli attacchi della pirateria marittima.
  E invece questa è nata male, su prerogative che vedevano gli armatori interessati a non farsi carico del problema, sia in termini di responsabilità, sia in un'ottica di contenimento delle spese. È nata male per la persistente rivalità tra militari delle Forze armate e sicurezza privata. È nata male perché i responsabili della Marina Militare hanno implementato un sistema la cui architettura procedurale non ha previsto casi come quello che è accaduto al largo dell'India, domande che dovevano farsi in quanto professionisti esperti e responsabili.
  Questo è il fatto di fronte al quale il Parlamento balbetta, perché evidentemente vuole nascondere le sue responsabilità. È ingiudicabile quello che è avvenuto ieri. Io sono stato colto ovviamente di sorpresa, ma non tutta l'Aula è stata colta di sorpresa, il che aggrava ancora di più quello che è avvenuto: dimissioni date a freddo, senza che il Presidente del Consiglio ne fosse a conoscenza e neppure il Presidente della Repubblica, cosa ancora più grave, che dice di un precedente, che è nella sostanza irreparabile e che immagino avrà fatto ridere il mondo.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  BRUNO TABACCI. Ho concluso. Vorrei, però, semplicemente ricordare al collega Brunetta, che parla di prestigio internazionale, che noi nel 2011 abbiamo passato un anno orribile. Ho ancora davanti agli occhi le immagini del G20 di Cannes e di quel fuori onda che legava un'affermazione del Presidente del Consiglio allora in carica, che riteneva di essere perseguitato nel suo Paese e riferita al Presidente Obama. Sono cose che hanno lasciato uno sconcerto internazionale. Ma è mai possibile che in un Paese democratico come l'Italia il Presidente del Consiglio possa ritenersi perseguitato ? Quella è stata una caduta di prestigio rilevante, a cui è difficile pensare di porre rimedio e queste sono le conseguenze nelle quali ci siamo trovati oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Centro Democratico, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia) !
  Ma ho l'impressione che il Parlamento – è vero che da poco gli italiani hanno votato e ne hanno eletto uno nuovo – non stia marciando nella direzione giusta e di questo mi dispiace molto come vecchio parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Centro Democratico, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

  GIORGIA MELONI. Signor Presidente, è stato ricordato più volte il caso dei nostri marò, detenuti da oltre un anno in India in piena violazione del diritto internazionale. È purtroppo il frutto dell'inadeguatezza di questo Governo. È sotto gli occhi di tutti che l'Italia ha pagato l'errore del Governo tecnico e lo ha pagato tanto in termini di debolezza nei confronti dei poteri economici e finanziari, tanto più in termini di scarso peso in sede internazionale ed europea.
  Ci vorrebbero ore per ripercorrere la lunghissima catena di errori e di pressappochismo che hanno caratterizzato l'operato del Governo su questa vicenda, a partire dall'atteggiamento tenuto fin dall'inizio, quando il Governo ha dichiarato formalmente che l'India stava trattenendo senza alcun diritto due propri militari ma, a fronte di questa violazione palese e dichiarata al cospetto del mondo, decideva Pag. 21di tenere un atteggiamento remissivo: praticamente un chihuahua da salotto, che abbaia rumorosamente, ma si guarda bene dal rischiare di mordere.
  È un atteggiamento molto diverso da quello tenuto da ben altre Nazioni in situazioni ben più gravi di quella occorsa alla nave Enrica Lexie. Il riferimento è alla tragedia del Cermis, quando un soldato straniero, del quale non abbiamo mai neanche conosciuto il nome, uccise decine di italiani. È un riferimento puramente voluto: non si trattava neanche di acque internazionali, si trattava di suolo italiano.
  Eppure l'Italia aveva argomenti molto convincenti da far valere. L'ho chiesto più volte fin dall'inizio. Il Governo italiano avrebbe dovuto chiedere immediatamente la convocazione del consiglio della NATO per denunciare un atto di ostilità nei confronti dell'Italia e pretendere una presa di posizione comune, esattamente come avrebbe dovuto porre la questione in sede europea e chiedere l'adozione di sanzioni commerciali, qualora l'India si fosse ostinata nella violazione del diritto internazionale a danno di uno degli Stati membri dell'Unione, perché noi non facciamo parte della NATO semplicemente per mandare i nostri ragazzi a morire in Afghanistan o per prestare il nostro territorio alle basi americane e non facciamo parte dell'Unione europea semplicemente per farci dare ordini dalla Banca centrale europea e dalla Commissione (Applausi di deputati del gruppo Misto e dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Lega Nord e Autonomie) ! Noi facciamo parte di organismi sovranazionali per poter contare sulla loro disponibilità nei momenti di difficoltà ed è esattamente quello che avremmo dovuto fare...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  GIORGIA MELONI. ... e qualcuno spieghi a quel genio di Michael Mann, portavoce della Ashton, che ha dichiarato che l'UE non fa parte della disputa legale tra Italia e India, che l'Unione non è soggetto terzo tra Italia e India, giacché, a differenza dell'Italia, l'India non fa parte dell'Unione europea e, a differenza dell'Italia, l'India non versa miliardi di euro nelle casse dell'Unione europea ogni anno.
  Allora noi chiediamo che venga fatto adesso quello che non è stato fatto finora e chiediamo che ciascuno si prenda le proprie responsabilità nella gestione vergognosa di questa vicenda.
  Sto per concludere, signor Presidente.
  Abbiamo apprezzato le dimissioni del Ministro Terzi, a cui va dato atto di essere stato l'unico ad avere un estremo sussulto di dignità istituzionale, ma è un esempio che altri dovrebbero seguire. Vede, Presidente Monti, l'articolo 59 della Costituzione italiana dice che possono essere nominati senatori a vita quei cittadini che, cito testualmente, «abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti»; ecco, noi crediamo che per la sua condotta Lei sia incompatibile con le caratteristiche che si richiedono ad un senatore a vita e per questo chiediamo la sua rinuncia immediata ad un titolo che non merita (Applausi di deputati del gruppo Misto e dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,47).

  DEBORAH BERGAMINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DEBORAH BERGAMINI. Poche ore fa il leader di un movimento che ha suoi rappresentanti seduti in questo Parlamento ha attaccato duramente alcuni parlamentari ed ex parlamentari, definendoli «padri puttanieri della Patria». Ora io, e sicuramente non solo io, ho apprezzato moltissimo la prontezza e la fermezza con la quale Lei ieri ha difeso e tutelato Pag. 22l'onorabilità del Parlamento a seguito delle parole dell'ex assessore regionale siciliano, Franco Battiato. Le chiederei pertanto, proprio in ossequio al principio che Lei giustamente ieri ha portato avanti, ovvero che ogni critica è legittima e deve essere rispettata – e certo non è questo Parlamento ad avere paura delle critiche, che però non debbono sconfinare nell'insulto –, di mostrare analoga fermezza e prontezza nel difendere l'onorabilità di questo Parlamento anche in questa occasione. Grazie.

  PRESIDENTE. La seduta è tolta ed auguro a tutti voi una buona Pasqua.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Martedì 2 aprile 2013, alle 15:
  Discussione della relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 (Doc. LVII-bis, n. 1).

  La seduta termina alle 16,50.

Pag. 23

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA RELAZIONE AL PARLAMENTO PREDISPOSTA AI SENSI DELL'ARTICOLO 10-BIS, COMMA 6, DELLA LEGGE 31 DICEMBRE 2009, N. 196 (DOC. LVII-BIS, N. 1)

Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 (Doc. LVII-bis n. 1)

Tempo complessivo: 3 ore.

Relatori 30 minuti
Governo 20 minuti
Interventi a titolo personale 24 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 46 minuti
 Partito Democratico 30 minuti
 MoVimento 5 Stelle 17 minuti
 Il Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
16 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 12 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 11 minuti
 Lega Nord e Autonomie 10 minuti
 Misto: 10 minuti
  Centro Democratico 4 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  MAIE-Movimento Associativo italiani
  all'estero
2 minuti