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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 16 giugno 2017

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: DDL N. 4220 E PDL N. 3891

Ddl n. 4220 – Disposizioni in materia di delitti contro il patrimonio culturale

Discussione generale: 8 ore e 30 minuti.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 28 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 22 minuti
 Partito Democratico 38 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 33 minuti
 Articolo 1 – Movimento Democratico
 e Progressista
31 minuti
 Alternativa Popolare – Centristi
 per l'Europa - NCD
31 minuti
 Lega Nord e Autonomie –
 Lega dei Popoli – Noi con Salvini
31 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
 Libertà - Possibile
31 minuti
 Civici e Innovatori 30 minuti
 Scelta Civica – ALA per la Costituente
 Liberale e Popolare - MAIE
31 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
30 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 31 minuti
 Misto: 31 minuti
  Conservatori e Riformisti 8 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti
  UDC-IDEA 6 minuti
  Alternativa Libera - Tutti insieme
  per l'Italia
5 minuti
  FARE! – Pri 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
3 minuti

Pdl n. 3891 – Tutela dei Corpi politici, amministrativi o giudiziari e dei loro singoli componenti

Discussione generale: 8 ore e 30 minuti.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici
Interventi a titolo personale 1 ora e 28 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 22 minuti
 Partito Democratico 40 minuti
 MoVimento 5 Stelle 33 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della Libertà –
 Berlusconi Presidente
32 minuti
 Articolo 1 – Movimento Democratico
 e Progressista
31 minuti
 Alternativa Popolare – Centristi
 per l'Europa – NCD
31 minuti
 Lega Nord e Autonomie –
 Lega dei Popoli – Noi con Salvini
31 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
 Libertà – Possibile
31 minuti
 Civici e Innovatori 31 minuti
 Scelta civica ALA per la Costituente
 liberale e popolare – MAIE
31 minuti
 Democrazia solidale – Centro
 Democratico
30 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza nazionale 30 minuti
 Misto: 31 minuti
  Conservatori e Riformisti 8 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti
  UDC-IDEA 6 minuti
  Alternativa Libera - Tutti insieme
  per l'Italia
5 minuti
  FARE! – Pri 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
3 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 16 giugno 2017.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alli, Amendola, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Causin, Centemero, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Coppola, Costa, Costantino, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Migliore, Nicoletti, Orlando, Pannarale, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Quartapelle Procopio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rostan, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Tabacci, Terzoni, Velo, Vignali, Zampa.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 15 giugno 2017 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   CRIVELLARI: «Disposizioni per il contrasto dei fenomeni dell'erosione costiera e della subsidenza, il recupero del dissesto idrogeologico e la valorizzazione del patrimonio ambientale, storico e culturale dei territori dei comuni del Delta del Po veneto e di Chioggia» (4549);
   ARTINI: «Modifica dell'articolo 164-bis delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile, in materia di infruttuosità dell'espropriazione forzata» (4550);
   ANDREA MAESTRI ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e altre disposizioni in materia di disciplina dell'immigrazione e condizione dello straniero. Ratifica ed esecuzione del capitolo C della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale, fatta a Strasburgo il 5 febbraio 1992» (4551);
   DE MARIA: «Modifica dell'articolo 656 del codice penale e altre disposizioni in materia di pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose» (4552);
   FERRARESI ed altri: «Introduzione dell'articolo 692-bis del codice penale e modifica all'articolo 380 del codice di procedura penale, in materia di estorsione per induzione» (4553).

  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:  
   I Commissione (Affari costituzionali):
  GITTI: «Disposizioni di principio in materia di valutazione della trasparenza, dell'efficienza e dell'integrità nelle pubbliche amministrazioni» (4513) Parere delle Commissioni V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   VI Commissione (Finanze):
  BERNARDO ed altri: «Disposizioni concernenti il trattamento fiscale delle operazioni di finanza islamica» (4453) Parere delle Commissioni I, II, V e XIV;
  BERNARDO e PELILLO: «Modifiche al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e altre disposizioni concernenti l'organizzazione delle agenzie fiscali» (4484) Parere delle Commissioni I, II, V, X, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XIII Commissione (Agricoltura):
  MASSIMILIANO BERNINI e GAGNARLI: «Disposizioni concernenti la competenza per l'esecuzione del controllo dei funghi epigei destinati alla vendita al dettaglio» (4426) Parere delle Commissioni I, V, VIII, X, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 15 giugno 2017, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che autorizza la Repubblica di Polonia a concludere con la Repubblica di Ucraina un accordo contenente disposizioni che derogano all'articolo 2, paragrafo 1, lettera d), e all'articolo 5 della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto, per quanto riguarda la manutenzione dei ponti stradali sul confine polacco-ucraino (COM(2017) 318 final), corredata dal relativo allegato (COM(2017) 318 final – Annex 1), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla VI Commissione (Finanze), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 13 giugno 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Consiglio regionale dell'Emilia Romagna.

  La Presidente del Consiglio regionale dell'Emilia Romagna, con lettera in data 15 giugno 2017, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 24, comma 3, e 25 della legge 24 dicembre 2012, n. 234, il testo di una risoluzione sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Un'iniziativa per sostenere l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare di genitori e prestatori di assistenza che lavorano (COM(2017) 252 final) e sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e che abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio (COM(2017) 253 final).

  Questo documento è trasmesso alla XI Commissione (Lavoro) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Richiesta di parere parlamentare su una proposta di nomina.

  Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 13 giugno 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del professor Massimo Deiana a presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna (111).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla IX Commissione (Trasporti).

Richieste di parere parlamentare su atti del Governo.

  La Ministra per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 15 giugno 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 9 luglio 2015, n. 114, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2014/87/Euratom che modifica la direttiva 2009/71/Euratom che istituisce un quadro comunitario per la sicurezza nucleare degli impianti nucleari (424).

  Questa richiesta, in data 15 giugno 2017, è stata assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) nonché, per le conseguenze di carattere finanziario, alla V Commissione (Bilancio), e, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del Regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea). Tali Commissioni dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 25 luglio 2017.

  La Ministra per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 15 giugno 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 31 della legge 28 luglio 2016, n. 154, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni concernenti il mercato interno del riso (425).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla XIII Commissione (Agricoltura) nonché, per le conseguenze di carattere finanziario, alla V Commissione (Bilancio), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 15 agosto 2017.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Elementi sull'applicazione della legge 22 giugno 2016, n. 112, per la deistituzionalizzazione e l'inclusione sociale delle persone sole con disabilità – 2-01825

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   in data 14 giugno 2016 è stata approvata in via definitiva la legge 22 giugno 2016, n. 112, «Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare», lungamente attesa e che promuove un processo concreto di deistituzionalizzazione aprendo una nuova prospettiva esistenziale per le persone con disabilità e per i loro familiari;
   il 10 novembre 2016 Stato e regioni hanno approvato il riparto dei fondi (90 milioni per il 2016). Il decreto attuativo è stato firmato il 23 novembre 2016 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 febbraio 2017 e entro il 20 aprile il Ministero del lavoro e delle politiche sociali avrebbe dovuto esaminare tutti i piani regionali e le regioni che hanno completato la fase istruttoria avrebbero dovuto ricevere le risorse;
   ai sensi dell'articolo 3, comma 2, della legge n. 112 del 2016, le modalità attuative per l'utilizzo delle risorse del Fondo erano da determinarsi con decreto interministeriale, previa intesa in Conferenza unificata, da emanare entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge, cioè entro il 24 dicembre 2016. Pur trattandosi di termine cosiddetto «ordinatorio», il Ministero del lavoro e delle politiche sociali aveva già in ottobre predisposto il decreto attuativo, inviato alla Conferenza unificata per l'intesa, accordata il 10 novembre. Il decreto è stato poi firmato il 23 novembre e pubblicato in Gazzetta ufficiale il 23 febbraio. Nelle more della pubblicazione, è stato richiesto alle regioni – a cui è rimessa l'attuazione sul territorio regionale – di predisporre gli atti di programmazione necessari, ai fini dell'esame del Ministero, entro la fine di febbraio. Le prime regioni per le quali l'esame istruttorio si è chiuso positivamente hanno già ricevuto le risorse, con erogazioni effettuate in aprile per oltre metà del budget complessivo. Sono in corso, con alcune regioni, ulteriori interlocuzioni e man mano si procede a ulteriori erogazioni: si confida che entro la fine del mese si possa procedere all'erogazione di tutte le risorse;
   ad oggi circa due terzi delle regioni hanno ottenuto i fondi previsti dalla legge e si auspica – come detto – di poter procedere presto all'erogazione di tutte le risorse;
   a undici mesi dall'approvazione della legge, tutti gli strumenti attuativi richiesti per renderla operativa sono stati approvati, compreso il necessario chiarimento sulle agevolazioni fiscali e tributarie previste all'articolo 6 della legge, a cominciare dal fatto che i beni e diritti conferiti in trust o gravati da vincoli di destinazione, o destinati a fondi speciali disciplinati da contratto di affidamento fiduciario, istituiti in favore delle persone con disabilità grave, sono esenti dall'imposta sulle successioni e donazioni;
   secondo gli ultimi dati Istat, si stima che il fenomeno della disabilità riguardi circa 3,2 milioni di individui, di cui 2 milioni e 500 mila anziani. Più alta la quota tra le donne, circa il 70 per cento contro il 30 per cento circa tra gli uomini. Un milione e 800 mila persone sono disabili gravi. Circa 540 mila hanno meno di 65 anni. Circa la metà dei disabili gravi con meno di 65 anni grava completamente sui familiari conviventi. Rispetto alle circa 52 mila persone che vivono sole, una quota del 19 per cento – pari a circa 10 mila persone – non può contare su alcun aiuto. La platea dei potenziali beneficiari della legge «Dopo di noi» è di circa 127 mila disabili, con meno di 65 anni privi di sostegno familiare, di cui circa 38 mila mancanti di entrambi i genitori e 89 mila con genitori anziani;
   la legge ha l'obbiettivo di favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l'autonomia delle persone con disabilità grave, e soprattutto la deistituzionalizzazione, l'autonomia e l'indipendenza una volta cessato il supporto familiare, o quando già si tratta disabili soli. Per questi ultimi è previsto il fondo pubblico di assistenza, con una dotazione triennale di 90 milioni di euro per il 2016, 38,3 milioni di euro per il 2017 e 56,1 milioni di euro dal 2018, che è gestito dagli enti locali. Per chi invece può ancora godere di un supporto familiare, sono previsti alcuni strumenti di tutela del patrimonio, con l'obiettivo di mettere a disposizione i fondi necessari a garantire il mantenimento dello standard di vita e di assistenza, una volta persi i genitori;
   la legge finanzia i progetti predisposti ed approvati dalle singole regioni per la costruzione di percorsi di emancipazione e di autonomia dalla famiglia finalizzati alla realizzazione di politiche abitative in piccole residenze che riproducano le condizioni abitative e relazionali delle famiglie e non prevede assolutamente alcun finanziamento cosiddetto «a pioggia»;
   l'articolo 7 della legge prevede «campagne informative al fine di diffondere la conoscenza delle disposizioni della presente legge e delle altre forme di sostegno pubblico previste per le persone con disabilità grave», in modo da consentire un più diretto ed agevole ricorso agli strumenti di tutela previsti per l'assistenza delle persone con disabilità prive del sostegno familiare. È, infatti, necessario individuare in maniera chiara e univoca i soggetti coinvolti nella gestione dei fondi e i rispettivi ruoli e stabilire le attività da mettere in atto in funzione del progetto di vita delineato dai genitori per il futuro dei propri figli –:
   quale sia ad oggi la effettiva applicazione della legge n. 112 del 2016, quali siano le regioni che abbiano già avviato i progetti di cui in premessa e con quali misure e modalità, nonché quali siano le regioni ancora non operative e per quali motivi;
   quali iniziative di competenza il Ministro abbia intrapreso in relazione a eventuali regioni inadempienti;
   se il Ministro abbia predisposto appositi strumenti per raccogliere tutti gli elementi utili ad una conoscenza approfondita del fenomeno e quando sia in grado di renderli noti, anche in previsione della prima relazione annuale al Parlamento prevista entro il 30 giugno di ogni anno, così come stabilito dall'articolo 8 della suddetta legge;
   se il Governo non ritenga urgente predisporre delle campagne informative anche attraverso i sistemi audiovisivi sulle opportunità offerte dalla legge.
(2-01825) «Carnevali, Casellato, Pes, Marrocu, D'Ottavio, Paola Bragantini, Rossomando, Carella, Giuditta Pini, Bergonzi, Carrescia, Cardinale, Casati, Miotto, Luciano Agostini, Cenni, Fregolent, Montroni, Carocci, Lenzi, Marchi, Romanini, Prina, Ventricelli, Lavagno, Cominelli, Cova, Stella Bianchi, Culotta, Piazzoni, Beni, Patriarca, D'Incecco, Paola Boldrini, Miccoli».


Iniziative volte ad evitare l'allocazione di un centro di permanenza per i rimpatri nella caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) – 2-01809

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   la caserma Andolfato è collocata nel centro abitato di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), a ridosso di insediamenti residenziali (anche di residenza agevolata) e commerciali insistenti oltre che in tenimento di Santa Maria Capua Vetere, anche nel limitrofo comune di Capua;
   come già segnalato dai funzionari della caserma con certificazione del 24 aprile 2017, la Caserma è infatti sita a circa 200 metri dal comune di Capua e nelle dirette vicinanze vivono circa 500 famiglie;
   all'interno della caserma Andolfato è stato allocato un centro di permanenza per i rimpatri. Il sito prescelto è non solo inopportuno, ma soprattutto inadeguato e contrastante con lo spirito e i principi della legge 13 aprile 2017, n. 46, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13; recante disposizioni urgenti per l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell'immigrazione illegale;
   in particolare, la scelta di tale sito è in netto contrasto con il dettato dell'articolo 19 del menzionato decreto-legge, il quale, appunto, detta i criteri per la localizzazione del centro di permanenza per i rimpatri precisando che: «La dislocazione dei centri di nuova istituzione avviene, sentito il presidente della regione interessata, privilegiando i siti e le aree esterne ai centri urbani che risultino più facilmente raggiungibili e nei quali siano presenti strutture di proprietà pubblica che possano essere, anche mediante interventi di adeguamento o ristrutturazione, resi idonei allo scopo, tenendo conto della necessità di realizzare strutture di capienza limitata idonee a garantire condizioni di trattenimento che assicurino l'assoluto rispetto della dignità della persona»;
   non si riesce dunque a comprendere come possa essere stata prescelta la caserma Andolfato, la quale non solo si trova all'interno del centro abitato, ma non è neppure «facilmente raggiungibile», non essendo vicina a stazioni, aeroporti civili o centri di imbarco;
   la cosa che preoccupa maggiormente è che tale situazione di fatto possa incidere sulla concreta fruizione dei diritti umani e dei requisiti di vivibilità ed igiene previsti dalla legge;
   nell'aprile del 2011, infatti, all'interno della caserma venne istituito un centro di identificazione ed espulsione, scelta, che immediatamente causò una vera e propria emergenza di ordine pubblico e di violazione dei diritti umani;
   tanto che nei primi di giugno dello stesso anno, il procuratore della Repubblica di S. Maria Capua Vetere, adottò un provvedimento di sequestro probatorio della struttura, in considerazione di accertati fatti eloquenti di devastazione che hanno reso oggettivamente inutilizzabile il Cie di S. Maria Capua Vetere, come ebbe modo di dichiarare pubblicamente il capo della procura di S. Maria Capua Vetere, in data 8 giugno 2011;
   pertanto, devono ritenersi noti i disordini che furono determinati dalla difficoltà di contenere gli immigrati all'interno della struttura, le ripetute violazioni dei diritti umani denunciate e la inidoneità della struttura stessa ad assolvere funzioni connesse alla ospitalità in condizioni accettabili;
   a ciò deve aggiungersi, che il piccolo territorio cittadino, così come in passato, non sarebbe in grado di gestire l'impatto di tale struttura che, peraltro, si trova nelle immediate vicinanze dell'area archeologica dell'antica Capua (sito di rilevanza nazionale) –:
   se e quali iniziative intenda adottare al fine di evitare la temuta allocazione del centro di permanenza per i rimpatri nel territorio sammaritano.
(2-01809) «Sgambato, Gelli, Cuomo, Ragosta, Bargero, Marantelli, Oliverio, Magorno, Pes, Mazzoli, Giovanna Sanna, Palma, Tino Iannuzzi, Rostellato, Zan, Paolo Rossi, Pagani, Miccoli, Carloni, Manfredi, Sbrollini, Paola Boldrini, Tartaglione, Giuliani, Incerti, Capozzolo, Berretta, D'Incecco, Impegno, Coccia, Rubinato, Beni, Amato, Famiglietti, D'Ottavio, Valiante, Manzi».


Chiarimenti in ordine ai gravi fatti occorsi il 3 giugno 2017, in occasione della proiezione della finale di Champions League in Piazza San Carlo a Torino – 2-01824

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   nella serata di sabato 3 giugno 2017, in occasione della proiezione su un maxischermo della finale di Champions League, si è verificato, in piazza San Carlo a Torino, un gravissimo episodio di ordine pubblico;
   tale episodio ha causato il ferimento di migliaia di cittadini: si sono registrati 1.527 feriti medicati negli ospedali, 50 ricoveri e 4.000 segnalazioni alle forze dell'ordine;
   secondo le prime ricostruzioni, ad oggi al vaglio degli inquirenti, l'episodio sarebbe stato causato da un falso allarme bomba che avrebbe causato una improvvisa evacuazione della zona. La procura ha aperto un'inchiesta per procurato allarme;
   gli organi di informazione riportano che la gravità dell'episodio sarebbe stata notevolmente aggravata: da moltissime bottiglie di vetro presenti in piazza San Carlo le cui schegge hanno causato ferite; dalla presenza di venditori abusivi di bevande ed alcolici; dalla mancanza di vie di esodo visibili, sicure ed efficaci che hanno creato un effetto «imbuto» nella fuga; da controlli non capillari agli ingressi della piazza che hanno permesso, ad esempio, la presenza di centinaia di ultrà già soggetti a «daspo»; da una logistica incomprensibile dell'evento dove era presente soltanto un maxischermo (e non due come nelle precedenti occasioni), che ha facilitato l'afflusso massiccio dei cittadini verso una unica direzione e che ha poi reso conseguentemente difficile l'accesso dei soccorsi;
   sempre secondo fonti di informazione, l'amministrazione comunale non avrebbe emanato la consueta ordinanza, d'obbligo per questo tipo di eventi, che prevede il divieto di mettere in vendita e di somministrare alcolici in recipienti di vetro;
   tale episodio appare ancor più grave in relazione ai numerosi attentati ad opera del terrorismo internazionale che stanno colpendo in tutta Europa prevalentemente eventi di massa o luoghi centrali ed affollati delle metropoli;
   nei prossimi mesi sono in programma nelle piazze e nei luoghi pubblici di Torino numerose manifestazioni di ogni tipologia che attireranno centinaia di visitatori –:
   quali siano state le dinamiche che hanno causato l'episodio richiamato in premessa e se la mancanza di adeguate precauzioni di carattere amministrativo, logistico e di pubblica sicurezza abbia aggravato il bilancio dei feriti.
(2-01824) «Fregolent, Giorgis, Paola Bragantini, Boccuzzi, Damiano, D'Ottavio, Cinzia Maria Fontana, Bonomo, Rossomando, Mattiello, Falcone».


Intendimenti in ordine agli sviluppi della vertenza che interessa la General Electric di Sesto San Giovanni (Milano) – 2-01793

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   nel 2014 l'azienda francese Alstom Power annunciò la cessione dello stabilimento di Sesto San Giovanni alla americana General Electric (GE). L'operazione venne autorizzata dall'Antitrust europeo nell'agosto 2015 e nel novembre successivo avvenne la cessione per un ammontare di 8,5 miliardi di euro;
   due mesi dopo, però, la GE annunciò un piano di ristrutturazione che prevedeva 6.500 esuberi in tutta Europa, di cui 236 a Sesto;
   prima che avvenisse l'acquisto da parte della GE, gli operai rimasti erano 350; di questi, 85 se ne andarono, gli altri invece decisero di resistere occupando lo stabilimento a partire dal 27 settembre 2016;
   la direzione di GE decise di chiudere lo stabilimento adducendo motivi di ristrutturazione aziendale, nonostante il bilancio fosse in attivo, trasferendo la produzione in Polonia, con una perdita dal punto di vista della qualità del prodotto e un contemporaneo risparmio sul monte salari;
   esito negativo ha avuto l'incontro svoltosi 13 aprile 2017 presso il Ministero dello sviluppo economico per decidere le sorti dello stabilimento di Sesto, messo appunto in discussione dalla nuova proprietà americana;
   l'azienda ha confermato di voler avviare i licenziamenti collettivi;
   il giorno successivo, 14 aprile, al Ministero, durante un incontro tra i rappresentanti della GE, il sindaco di Sesto Monica Chittò insieme all'assessore Virginia Montrasio, e Fulvio Matone in rappresentanza della regione Lombardia, incontro presieduto dal responsabile della unità di gestione delle vertenze del Ministero dello sviluppo economico, Giampietro Castano, rappresentanti dell'azienda hanno aggiornato le parti istituzionali e sindacali in merito al processo di individuazione di un soggetto in grado di reindustrializzare il sito di Sesto. In quell'occasione, GE ha confermato di avere in atto una trattativa per cedere lo stabilimento ad un operatore internazionale del settore, comunicando la volontà di aprire una procedura di licenziamento collettivo. Il tavolo è stato quindi aggiornato al 21 aprile, quando la stessa multinazionale ha comunicato invece di non voler avviare la procedura di licenziamento collettivo, confermando la prosecuzione dell'interlocuzione con il possibile soggetto industriale interessato allo stabilimento di Sesto. Le istituzioni hanno accolto favorevolmente la decisione dell'azienda, ribadendo la necessità di mantenere a Sesto la produzione industriale, poiché condizione necessaria per la prosecuzione del confronto fra le parti;
   il 22 aprile la GE ha inviato alle lavoratrici e ai lavoratori di Sesto una intimazione a chiudere il presidio permanente e a lasciare i locali della fabbrica, prospettando anche azioni legali. Tutto questo, mentre è in corso presso il Ministero dello sviluppo economico un tavolo di trattativa che vede coinvolte le istituzioni, assieme all'amministrazione di Sesto. Queste lettere arrivano a distanza di due settimane dall'incontro al Ministero dello sviluppo economico, durante il quale la Viceministro Bellanova e le parti avevano concordato un percorso ben preciso, con l'impegno da parte di GE di coinvolgere un advisor per identificare un investitore per l'aerea di Sesto. Tutto ciò, dunque, appare agli interpellanti come una provocazione rispetto all'impegno delle istituzioni, che da un anno e mezzo stanno lavorando assieme alle organizzazioni sindacali per trovare una positiva soluzione per far ripartire la produzione nello stabilimento –:
   se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se non intenda convocare un nuovo tavolo di confronto con la proprietà e le rappresentanze sindacali, affinché il percorso avviato possa proseguire, un percorso in relazione al quale gli interpellanti esprimono solidarietà e vicinanza alla lotta dei lavoratori della GE, nonché pieno appoggio all'amministrazione comunale, che da subito si è impegnata per una positiva soluzione della vertenza, al fine di far rimanere prioritari la tutela dei diritti dei lavoratori che operano in questo settore, nonché il rilancio delle aziende sul territorio nazionale.
(2-01793) «Cimbro, Laforgia, Carlo Galli, Vezzali, Scanu, Murer, Placido, Andrea Maestri, Gianni Farina, Ricciatti».


Iniziative per introdurre la prescrizione dell'attività fisica nei percorsi sanitari di prevenzione, cura e riabilitazione – 2-01835

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   la ricerca scientifica degli ultimi anni ha dimostrato come la pratica regolare di esercizio fisico costituisca un fattore decisivo per il mantenimento di un buono stato di salute e per la prevenzione di numerose malattie croniche, con particolare riferimento alle patologie cardiovascolari;
   l'istituzione del corso di laurea triennale in «Scienze motorie e sportive» e del corso specialistico in «scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate» dimostra come l'interesse verso il movimento corretto sia sempre maggiore proprio per le sue strettissime relazioni con la salute e il benessere dell'individuo;
   secondo le linee guida elaborate dall'Organizzazione mondiale della salute definite «Strategia sull'attività fisica per la regione europea 2016-2020», l'inattività fisica è divenuta tra i principali fattori di rischio per la salute: nella regione europea dell'Organizzazione mondiale della sanità l'inattività è ritenuta responsabile ogni anno di un milione di decessi (il 10 per cento circa del totale) e di 8,3 milioni di anni persi al netto della disabilità; a livello collettivo, l'inattività non solo ha un pesante impatto negativo in forma di costi diretti per il sistema sanitario, ma ha anche un elevato costo indiretto in termini di aumento dei congedi per malattia, delle inabilità al lavoro e delle morti precoci. Si calcola che per una popolazione di dieci milioni di persone per metà insufficientemente attive, il costo dell'inattività sia di 910 milioni di euro l'anno;
   alla luce di tali considerazioni, si è consolidata negli anni l'idea di introdurre la possibilità per il personale sanitario di prescrivere ai pazienti l'esercizio fisico come farmaco e di affidare alla figura professionale del laureato in scienze motorie la sua somministrazione in luoghi adeguati e sicuri; in base a questo orientamento, persone con disabilità stabilizzata da eventi patologici e persone con malattie cardiovascolari verrebbero assistite e monitorate da laureati in scienze motorie opportunamente formati e con la supervisione del personale sanitario all'interno di palestre funzionali al trattamento terapeutico;
   a livello nazionale emerge che alcune regioni hanno già avviato dei percorsi di sensibilizzazione diretti ad educare i cittadini a svolgere esercizio fisico per evitare l'insorgenza di malattie croniche ma solo poche regioni hanno avviato una sperimentazione effettiva che preveda l'attività fisica come farmaco;
   a livello regionale, l'Emilia Romagna è stata capofila di un progetto promosso e finanziato dal Ministero della salute volto a sperimentare programmi di prescrizione di attività fisica attraverso la costruzione di percorsi assistenziali integrati al cui interno i centri di medicina dello sport delle Aziende Usl svolgono un ruolo centrale; già nel 2004, attraverso la delibera della giunta regionale Emilia-Romagna n. 775 del 26 aprile 2004 concernente il «Riordino delle attività di medicina dello sport che indicava tra i compiti dei servizi di medicina dello sport presenti in ogni azienda Usl la promozione dell'attività fisica nella popolazione generale e il recupero funzionale di soggetti affetti da patologie croniche, l'Emilia Romagna risulta tra le prime regioni ad essersi impegnata nella lotta alla sedentarietà e nella promozione di stili di vita attivi;
   altro caso emblematico si ritrova in Umbria dove a Perugia pazienti obesi diabetici sono stati inclusi in un percorso di cura che prevede anche un'attività fisica strutturata di gruppo; tale modello è risultato così positivo da essere inserito tra le migliori pratiche europee riconosciute per la prevenzione e la cura del diabete; giova segnalare anche il caso dalla regione Piemonte, dove lo scorso dicembre 2016 è stata presentata una proposta di legge che rende agevole la prescrizione dell'esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia da praticare in strutture pubbliche e private, accreditate dalle Asl per favorire la guarigione o il recupero di migliori condizioni di benessere psico-fisico;
   nonostante i positivi esempi sopra citati, rimane il fatto che l'introduzione dell'esercizio fisico nella pratica clinica nonché l'individuazione dei ruoli e delle professionalità chiave come attori principali della prescrizione e somministrazione richiedono la strutturazione di concreta modalità organizzative all'interno delle quali possano avvenire sia la prescrizione di attività fisica adattata alle caratteristiche dell'individuo, sia la sua somministrazione tutorata grazie a percorsi terapeutici che permettano il raggiungimento dei livelli di attività prescritta;
   attualmente, questa tipologia di attività alternativa all'uso del farmaco risulta molto frammentaria e variegata; se da un lato, le regioni si sono rivelate sensibili al tema della promozione dell'attività sportiva e in linea con le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della salute, dall'altro lato non tutte sono state in grado di far partire i progetti di sperimentazione, ciò comportando una disarmonia e un mancato coordinamento infraregionale; sarebbe auspicabile, pertanto, un raccordo a livello ministeriale e statale che renda omogenee le diffuse esperienze regionali al fine di individuare un comune modello di sperimentazione da mettere successivamente a regime;
   gli obiettivi sarebbero quindi duplici: selezionando i progetti e integrandoli fra di loro, si potrebbe dar vita ad un piano generale d'insieme che individui una disciplina comune; individuando progetti sperimentali efficaci, potrebbero realizzarsi programmi regionali sostenibili sul piano organizzativo ed economico –:
   se non ritenga indispensabile assumere iniziative per realizzare e mettere a regime un modello organizzativo su base nazionale per la prescrizione dell'attività fisica a persone con fattori di rischio o affette da patologie, coinvolgendo i medici dello sport, gli specialisti di riferimento e i laureati in scienze motorie;
   se non intenda assumere iniziative per avviare a livello nazionale un'implementazione di strutture o palestre della salute che siano adeguatamente funzionali alla somministrazione di attività fisica adattata e che siano concepite per promuovere l'esercizio fisico non soltanto ai fini della prevenzione ma soprattutto il trattamento di malati cronici.
(2-01835) «Simone Valente, Di Benedetto, Marzana, Brescia, D'Uva, Luigi Gallo, Vacca, Nesci, Silvia Giordano, Colonnese, Grillo, Lorefice, Mantero, Agostinelli, Alberti, Baroni, Basilio, Battelli, Benedetti, Massimiliano Bernini, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brugnerotto, Businarolo, Busto, Cancelleri, Cariello, Carinelli, Caso».


Iniziative di competenza volte ad incrementare i collegamenti ferroviari, anche in ambito ultraregionale, da e per la Puglia – 2-01830

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   anche con l'entrata in vigore dell'orario estivo dei trasporti ferroviari per la Puglia annunciato in questi giorni da Trenitalia, sembra arrivare l'ennesima batosta che colpisce il trasporto ferroviario regionale e che rende la Puglia sempre più isolata, come a tal proposito è ben evidente dalle prese di posizione di sindacati, amministratori locali ed istituzioni regionali;
   il presidente della regione Puglia, nella giornata del 31 maggio 2017, ha inviato una nota all'amministratore delegato di Trenitalia, con la quale ha chiesto un incontro per discutere del tema dei collegamenti ferroviari tra la Puglia e Roma;
   si è sottolineato al riguardo che il sistema economico regionale pugliese non può prescindere da un'integrazione nel network multimodale europeo del trasporto passeggeri, mentre i processi di infrastrutturazione del sistema ferroviario sono necessariamente lenti e complessi e, nel caso della Puglia, ricadono nelle regioni confinanti (Campania per la linea Napoli-Bari e Molise per l'Adriatica) e, quindi, non sono direttamente governabili dalla regione Puglia, meritando un interessamento strategico di rilevanza nazionale;
   con lo scopo di assicurare comunque al proprio tessuto territoriale ed economico un approccio di governance multimodale, la Puglia ha sostenuto con 100 milioni di euro l'intervento di infrastrutturazione della linea alta capacità/alta velocità Bari-Napoli, imprimendo un'accelerazione alla risoluzione del «collo di bottiglia» della linea ferroviaria Adriatica;
   per la regione Puglia è irrinunciabile allacciarsi alle reti di trasporto trans europee, in particolare per quanto riguarda la competitività dell'offerta ferroviaria, in quanto questa contribuisce ad irrobustire tutte le opportunità che i mercati possono offrire con collegamenti rapidi ed efficaci agli utenti;
   nell'immediato, sarebbe necessario ridurre l'attuale divisione tra Roma e Foggia, in particolare durante le ore del mattino, risultando urgente prevedere un nuovo collegamento tra le due città tale da garantire l'arrivo di un convoglio nella capitale intorno alle 9,30 del mattino;
   i pugliesi lamentano una scarsa offerta di treni per la capitale, peraltro sempre colmi e sostituiti da una rete di autobus triplicata negli ultimi anni;
   numerosi parlamentari pugliesi hanno avuto diversi incontri con Trenitalia con promessa di almeno un treno in più verso Roma, mai realizzata, oltre alla disponibilità di un collegamento notturno ed uno di primo mattino per la Capitale;
   l'ultimo treno da Roma per la Puglia parte alle ore 18, il primo per Roma arriva alle ore 11,20;
   il PON infrastrutture e reti 2014-2020, presentato dal Governo pro tempore nel 2015 persegue il riequilibrio modale, favorendo il decongestionamento delle aree metropolitane e del sistema autostradale e ha l'obiettivo di rafforzare l'integrazione fra il sistema di trasporto locale e regionale, la rete nazionale e le grandi direttrici europee e transeuropee Ten-T. Tale piano è stato approvato dalla Commissione europea con decisione C(2015) 5451 del 29 luglio 2015 ed interviene nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e prevede investimenti, cofinanziati dall'Unione europea, per 1.843.733.334 euro in tre settori, tra cui quello delle infrastrutture ferroviarie;
   far rientrare già da subito tra gli interventi di ordine prioritario del predetto PON 2014-2010 anche l'obiettivo del rafforzamento e dell'ampliamento della rete ferroviaria pugliese, promosso dal presidente della regione Puglia, potrebbe rappresentare una delle possibili soluzioni atte a soddisfarlo –:
   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla rilevante questione del potenziamento competitivo e di ambito ultra-regionale del sistema ferroviario pugliese;
   se il Governo non intenda farsi parte attiva nell'ambito dell'iniziativa promossa dal presidente della regione Puglia di avviare un confronto tra la regione medesima e Trenitalia, al fine di favorire l'individuazione delle soluzioni più appropriate, tra cui le possibili opzioni di incremento dei collegamenti regionali con Roma.
(2-01830) «Mongiello, Massa, Grassi, Cera, Marroni, Vico, Chaouki, Ventricelli, Dambruoso, Mariano, Pelillo, Boccia, Palma, Sannicandro, Capone, Valiante, Monaco, Distaso, Taranto, D'Ottavio, Duranti, Carra, Famiglietti, Carella, Fucci, Matarrelli, Di Gioia, Ginefra, Michele Bordo, Buttiglione, Galati, Binetti».


Iniziative volte ad accelerare la riassegnazione dei tributi percepiti dai consolati italiani all'estero in relazione alle domande di riconoscimento della cittadinanza – 2-01829

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   la legge di bilancio 2017, all'articolo 1, comma 429, ha stabilito che a partire dall'anno 2017 sia riassegnato il 30 per cento dei versamenti effettuati per la domanda di riconoscimento di cittadinanza italiana (pari a 300 euro) allo stato di previsione della spesa dell'esercizio in corso del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Tali risorse devono essere trasferite agli uffici dei consolati di ciascuna circoscrizione consolare che hanno operato la percezione del predetto contributo, in proporzione delle percezioni realizzate. Tali somme sono destinate al rafforzamento dei servizi consolari per i cittadini italiani residenti o presenti all'estero, con priorità per la contrattualizzazione di personale locale da adibire, sotto le direttive e il controllo dei funzionari consolari, allo smaltimento dell'arretrato riguardante le pratiche di cittadinanza presentate presso i medesimi uffici consolari;
   tale misura si è resa necessaria per fronteggiare le gravi difficoltà di accesso ai servizi consolari che incontrano i nostri connazionali e chiunque voglia usufruire di tali servizi, soprattutto nei Paesi del Sud America dove i tempi di attesa degli appuntamenti e del trattamento delle pratiche si sono allungati al punto da vanificare in molti casi il diritto ad ottenere in tempi ragionevoli una risposta da parte della pubblica amministrazione;
   nel corso del 2016, a testimonianza della situazione di disagio degli utenti, è stata presentata ad esponenti di Governo una petizione sottoscritta da diverse migliaia di concittadini nella quale si chiedeva di operare un intervento specifico e mirato al fine di frenare la spirale delle ormai insostenibili attese e di superare la situazione di emergenza che si è determinata. Altre iniziative di sollecitazione e protesta si sono succedute nei mesi successivi;
   il meccanismo di riassegnazione prima al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e poi ai consolati delle percezioni del tributo collegato alle domande di riconoscimento di cittadinanza è complesso e tale da proiettare nel tempo i suoi effetti, in quanto la rendicontazione delle percezioni da parte dei consolati avviene, per ogni cadenza trimestrale, a distanza di due mesi dalla scadenza del trimestre, dopodiché è necessario attendere i tempi di assegnazione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale –:
   quali iniziative il Ministro interpellato ritenga di adottare al fine di accelerare i tempi di assegnazione al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale delle risorse previste dalla legge di bilancio 2017 e in quali tempi lo stesso Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ne potrà disporre in modo che gli stessi consolati possano effettivamente utilizzare tali risorse al fine di fronteggiare una situazione di emergenza non più sostenibile.
(2-01829) «Porta, Albanella, Malisani, Preziosi, La Marca, Capozzolo, Casellato, Fedi, Garavini, Misiani, Petrini, Rampi, Baruffi, Scuvera, Moscatt, Malpezzi, Magorno, Manzi, Lodolini, Patriarca, Peluffo, Berretta, Aiello, Boccadutri, Sberna, Paris, Vezzali, Salvatore Piccolo, Ribaudo, Giuditta Pini, Minnucci, Cassano, Fitzgerald Nissoli, Piepoli, Schirò, Pinna, Tacconi».


Iniziative di competenza in ordine al rispetto della normativa sui criteri di composizione, anche con riguardo all'equilibrio di genere, degli organi di amministrazione delle società a partecipazione pubblica, in particolare alla luce della vicenda della Sacal s.p.a. – 2-01834

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:
   la Sacal spa è a capitale misto, il cui 54,72 per cento delle azioni è detenuto da enti pubblici e il rimanente da investitori privati;
   la recente operazione della procura della Repubblica di Lamezia Terme denominata «Eumenidi» ha svelato che gestori della società erano e sono sottoposti a indagini per varie ipotesi di reato;
   per conseguenza tutti gli indagati si sono dimessi dai propri incarichi;
   l'ultima assemblea dei soci Sacal ha nominato i cinque componenti che nel prossimo triennio faranno parte del consiglio di amministrazione, ovvero il dottor Arturo De Felice, l'ingegner Manlio Guadagnuolo, il dottor Marziale Battaglia, i signori Renato e Adele Caruso;
   il designato dottor De Felice è stato successivamente eletto presidente della società;
   la designazione effettuata in rappresentanza del socio pubblico regione Calabria sembra – a parere degli interpellanti – essersi svolta in contrasto con le regole di cui si è dotata la regione stessa con proprio regolamento, vigente, approvato il 17 marzo 2013 e secondo il quale, ex articolo 4, «le nomine e le designazioni di cui all'articolo 1 sono effettuate previa pubblicazione di un avviso sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria e sul sito istituzionale della Regione», non avvenuta nel caso di specie;
   ulteriore violazione sembrerebbe ravvisarsi nella composizione di genere del nuovo consiglio d'amministrazione, in quanto la legge n. 120 del 12 luglio 2011 e il regolamento attuativo di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 novembre 2012, n. 251, prescrivono per le società controllate da pubbliche amministrazioni che «la nomina degli organi di amministrazione e di controllo, ove a composizione collegiale, sia effettuata secondo modalità tali da garantire che il genere meno rappresentato ottenga almeno un terzo dei componenti di ciascun organo»;
   in difformità da quanto previsto, nella fattispecie, i tre rappresentanti dei soci pubblici appartengono, tutti, al genere maschile;
   l'articolo 4, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 251 del 2012, prevede, quindi, che in caso di inosservanza delle suddette norme, il Presidente del Consiglio dei ministri o il Ministro delegato per le pari opportunità, diffidino la società a ripristinare l'equilibrio tra i generi entro sessanta giorni e, in caso di perdurante inadempienza, decorso inutilmente un nuovo termine di pari lunghezza, «i componenti dell'organo sociale interessato decadono e si provvede alla ricostituzione dell'organo nei modi e nei termini previsti dalla legge e dallo statuto» –:
   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con gli enti territoriali interessati, il Governo intenda assumere in ordine al pieno rispetto della normativa vigente con riguardo all'organizzazione di Sacal e di analoghe realtà.
(2-01834) «Nesci, Dieni, Parentela, Cecconi, Cozzolino, Dadone, D'Ambrosio, Toninelli, Dell'Orco».