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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 15 settembre 2017

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 15 settembre 2017.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alli, Amendola, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Catania, Causin, Antimo Cesaro, Chaouki, Cicchitto, Cirielli, Coppola, Costantino, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Migliore, Orlando, Palma, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Francesco Saverio Romano, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Sereni, Tabacci, Simone Valente, Valeria Valente, Velo, Vignali, Vignaroli, Zolezzi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 14 settembre 2017 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   FABBRI ed altri: «Istituzione del “Giorno dell'internato militare italiano”» (4640);
   LUIGI GALLO ed altri: «Modifiche all'articolo 4 del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2013, n. 112, in materia di accesso aperto all'informazione scientifica» (4641).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di proposte di inchiesta parlamentare.

  In data 14 settembre 2017 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di inchiesta parlamentare d'iniziativa dei deputati:
   COPPOLA ed altri: «Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 16 giugno 2016, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni statali e locali e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione» (Doc. XXII, n. 81).

  Sarà stampata e distribuita.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge BENI ed altri: «Abrogazione dell'articolo 10-bis del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, riguardante il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato» (853) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Fabbri.

  La proposta di legge GIUSEPPE GUERINI ed altri: «Delega al Governo per la modifica della disciplina dell'immigrazione e delle norme sulla condizione dello straniero» (2234) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Fabbri.

Ritiro di proposte di legge.

  In data 14 settembre la deputata Fabbri ha comunicato, anche a nome dei cofirmatari, di ritirare la seguente proposta di legge:
   FABBRI ed altri: «Istituzione della Giornata dell'internato militare italiano» (3786).

  La proposta di legge sarà pertanto cancellata dall'ordine del giorno.

Trasmissioni dal Senato.

  In data 14 settembre 2017 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza i seguenti disegni di legge:
   S. 2874. – «Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2016» (approvato dal Senato) (4638);
   S. 2875. – «Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2017» (approvato dal Senato) (4639).

  Saranno stampati e distribuiti.

Assegnazione di un progetto di legge a Commissione in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:
   XII Commissione (Affari sociali):
  FRANCESCO SAVERIO ROMANO: «Delega al Governo per la disciplina delle attività di primo soccorso in ambito civile e paramilitare» (4602) Parere delle Commissioni I, IV, V, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 11 settembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 13/2017 del 13 luglio-8 settembre 2017, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione concernente la gestione dei contratti di filiera nel settore agroalimentare (2004-2016).

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla XIII Commissione (Agricoltura).

Trasmissione dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

  Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha trasmesso un decreto ministeriale recante variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 19 luglio 2017, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Questo decreto è trasmesso alla V Commissione (Bilancio), alla XI Commissione (Lavoro) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dalla Ministra per i rapporti con il Parlamento.

  La Ministra per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 13 settembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66, le relazioni d'inchiesta dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo concernenti:
   l'incidente occorso a un aeromobile a Cima di Zocca di Valmasino (Sondrio) il 31 luglio 2015;
   l'incidente occorso a un aeromobile in prossimità aeroporto di Marina di Campo (Livorno) il 22 settembre 2014.

  Queste relazioni sono trasmesse alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissioni dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 13 settembre 2017, ha trasmesso la seguente relazione concernente il seguito dato dal Governo agli indirizzi definiti dalle Camere in merito a progetti di atti dell'Unione europea o atti preordinati alla formulazione degli stessi:
   Relazione concernente il seguito del documento finale delle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali) della Camera sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Istituzione di un pilastro europeo dei diritti sociali (COM(2017) 250 final) e sulla proposta di proclamazione interistituzionale sul pilastro europeo dei diritti sociali (COM(2017) 251 final) (atto Camera Doc. XVIII, n. 75).

  Questo documento è trasmesso alla XI Commissione (Lavoro) e alla XII Commissione (Affari sociali).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 13 settembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione in merito alla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilizzazione dello strumento di flessibilità per provvedere al finanziamento del Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile (COM(2017) 480 final).

  Questa relazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 11, 13 e 14 settembre 2017, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla necessità di escludere temporaneamente i derivati negoziati in borsa dall'ambito di applicazione degli articoli 35 e 36 del regolamento (UE) n. 600/2014 sui mercati degli strumenti finanziari (COM(2017) 468), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   Raccomandazione di decisione del Consiglio che autorizza l'avvio di negoziati per un accordo di libero scambio con la Nuova Zelanda (COM(2017) 469 final), corredata dai relativi allegato (COM(2017) 469 final – Annex 1) e documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto (SWD(2017) 290 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Raccomandazione di decisione del Consiglio che autorizza l'avvio di negoziati per un accordo di libero scambio con l'Australia (COM(2017) 472 final), corredata dai relativi allegato (COM(2017) 472 final – Annex 1) e documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto (SWD(2017) 292 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio che valuta in che misura gli Stati membri hanno adottato le misure necessarie per conformarsi alla direttiva 2013/40/UE relativa agli attacchi contro i sistemi di informazione e che sostituisce la decisione quadro 2005/222/GAI del Consiglio (COM(2017) 474 final), che è assegnata in sede primaria alla II Commissione (Giustizia);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sul fondo di garanzia per le azioni esterne e sulla relativa gestione nel 2016 (COM(2017) 488 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 14 settembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sulla relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Decima relazione finanziaria della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sul funzionamento del Fondo europeo agricolo di garanzia – Esercizio 2016 (COM(2017) 456 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento.

Comunicazione di nomina ministeriale.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 11 settembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento alla dottoressa Alessandra Dal Verme, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, dell'incarico di livello dirigenziale generale di ispettore generale capo dell'Ispettorato generale per gli affari economici, nell'ambito del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze.

  Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

  La Ministra per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 15 settembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, commi 1, lettera f), 5 e 6, della legge 7 agosto 2015, n. 124, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 169, concernente le Autorità portuali di cui alla legge 28 gennaio 1994, n. 84 (455).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla IX Commissione (Trasporti) e, per le conseguenze di carattere finanziario, alla V Commissione (Bilancio), nonché, d'intesa con il Presidente del Senato della Repubblica, alla Commissione parlamentare per la semplificazione. Le predette Commissioni dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 14 novembre 2017.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 14 settembre 2017, a pagina 6, seconda colonna, quinta e sesta riga, sostituire le parole «degli articoli 1 e» con le seguenti: «dell'articolo»;
  Trentunesima e trentaduesima riga sostituire le parole: «degli articoli 1 e» con le seguenti: «dell'articolo».

INTERPELLANZE URGENTI

Intendimenti riguardo alla rilevazione di contaminazione radioattiva ascrivibile all’«evento Chernobyl», nonché iniziative volte a prevedere l'obbligo di accertamenti radiometrici presso impianti produttivi e discariche – 2-01881

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   la legge che regolamenta lo smaltimento dei rifiuti radioattivi provenienti dalle lavorazioni industriali è il decreto legislativo n. 230 del 1995 che, all'articolo 157, regolamenta la sorveglianza radiometrica su materiali o prodotti semilavorati metallici in caso di attività di importazione, raccolta, deposito o che esercitano operazioni di fusione di rottami o altri materiali metallici di risulta a scopo industriale o commerciale, o di esercizio di attività di importazione di prodotti semilavorati metallici a scopo industriale o commerciale (obbligo di effettuare la sorveglianza radiometrica sui predetti materiali o prodotti, al fine di rilevare la presenza di livelli anomali di radioattività o di eventuali sorgenti dismesse, per garantire la protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione da eventi che possono comportare esposizioni alle radiazioni ionizzanti ed evitare la contaminazione dell'ambiente);
   per quanto riguarda le discariche di rifiuti il decreto ministeriale del 27 settembre 2010 sui criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica, modificato con decreto del 24 giugno 2015, non prevede obblighi di controllo radiometrico in fase di ingresso in discarica di rifiuti solidi urbani e speciali, pericolosi o meno;
   in Italia la normativa che regola la sicurezza nella gestione dei materiali e rifiuti radioattivi è la direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio, del 5 dicembre 2013, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti;
   nella direttiva si fa riferimento a stoccaggio e smaltimento di materiale radioattivo, ma non esiste un esplicito riferimento alla prevenzione di possibili abusi e illeciti o alla gestione di eventuali illeciti risalenti;
   in Italia esistono alcune realtà caratterizzate da inquinamento storico dove sono stati conferiti storicamente materiali e rifiuti anche transfrontalieri con tracciatura non precisa;
   esempi sono la discarica di rifiuti industriali definita «Collina dei veleni» nel sito di interesse nazionale di Mantova e l'Ilva di Taranto con l'annesso deposito di scorie radioattive a Statte;
   a Mantova, secondo la ricostruzione dell'ingegnere Paolo Rabitti, potrebbero essere finite perfino le diossine di Seveso, forse in parte combuste dentro lo storico inceneritore del polo chimico;
   la «collina dei veleni» ricade sotto la gestione della società Syndial, nata nel 2003 da Enichem, che è la società di Eni dedicata al risanamento ambientale. Nell'ambito delle attività industriali di Eni è possibile individuare la presenza di radionuclidi naturali per accrescimento di concentrazione dei radionuclidi naturali (Tenorm) legati a due processi industriali, la produzione di fertilizzanti con utilizzo della fosforite naturale e l'estrazione di idrocarburi per la presenza di radionuclidi naturali; rifiuti da tali attività non dovrebbero essere presenti nella collina per cui a norma di legge non vengono eseguiti dosaggi radiometrici, nel perimetro di 1.205 metri sottoposto recentemente a palancolatura per la necessità di procedere ad asportazione dei rifiuti in parte pericolosi;
   a Statte nel deposito dell'ex Cemerad sono contenuti oltre 8000 fusti contenenti materiale radioattivo. In parte provengono anche dall'Ilva di Taranto; in ripetute missioni della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti è emersa l'ipotesi che i rifiuti radioattivi provenienti dall'Ilva dipendano dall’«evento Chernobyl», parole di Vera Corbelli (attuale commissario alle bonifiche);
   i «filtri da evento Chernobyl» sarebbero quelli dei camini in funzione durante il disastro di Chernobyl e il successivo fall out, che avrebbe determinato passaggio di alti volumi di aria contaminata nelle ciminiere, nonostante la zona di Taranto sia fra le meno contaminate a livello nazionale tale da spingere a osservare altri siti industriali a livello nazionale (acciaierie, centrali e a carbone), dato che non risulta agli interpellanti;
   presso l'Ilva la sorveglianza epidemiologica ha documentato un eccesso di patologie oncologiche potenzialmente correlabili a esposizione a radiazioni (carcinoma tiroideo, per esempio). Nella relazione al Parlamento del 25 luglio 2016 dei commissari dell'Ilva Carrubba, Gnudi e Laghi si legge infatti che fra i circa 15.000 lavoratori dell'officina di carpenteria (CAP), fra il 2005 e il 2014, si sono riscontrati 29 casi di carcinoma della tiroide, patologia riferibile a esposizione a radiazioni, con un'incidenza molto maggiore rispetto alla popolazione generale italiana e tarantina. Il tempo di latenza (10-30 anni) riporta appunto a esposizioni relative a metà anni ’80, anni ’90. Dopo il 2014 non risultano altri casi;
   presso l'Ilva avviene il controllo radiometrico in ingresso di materiali ferrosi o prima del conferimento di rifiuti metallici in discariche interne, a norma di legge;
   non vengono controllati da un punto di vista radiometrico i rifiuti in uscita dal perimetro aziendale, inviati per esempio in provincia di Mantova e a Melilli (Siracusa), discarica oggetto dell'inchiesta «Piramidi»;
   l'archivio cartaceo di Statte è in corso di analisi da parte della Commissione d'inchiesta, dopo il sequestro del materiale avvenuto nel dicembre 2016; risultano verosimili sottrazioni di materiale documentale nel periodo di giacenza presso la ex Cemerad a Statte –:
   se i Ministri interpellati intendano verificare la presenza di contaminazione radioattiva ascrivibile all’«evento Chernobyl» in altri impianti nazionali similari all'Ilva di Taranto funzionanti nel 1986;
   se intendano assumere iniziative per prevedere l'obbligo di accertamenti radiometrici in uscita da discariche o impianti produttivi complessi e/o oggetto di illeciti e in entrata in tutte le discariche per rifiuti speciali su tutto il territorio nazionale.
(2-01881) «Zolezzi, Vignaroli, Daga, De Rosa, Busto, Micillo, Terzoni, Agostinelli, Alberti, Baroni, Basilio, Battelli, Benedetti, Massimiliano Bernini, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Brugnerotto, Businarolo, Cancelleri, Cariello, Carinelli, Caso, Castelli, Cecconi, Chimienti, Ciprini, Colletti, Cominardi».


Iniziative di competenza volte a verificare la sicurezza idrogeologica a Genova anche in relazione a costruzioni realizzate ed in corso di realizzazione in aree esondabili – 2-01902

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   le alluvioni a Genova e in Liguria hanno provocato dal 1970 ottantadue vittime e danni ingentissimi; il 25 ottobre 2011 tredici decessi furono causati all'alluvione nelle Cinque Terre e in Val di Vara; il 4 novembre 2011 esondarono il Bisagno il Rio Fereggiano ed il Rio Mermi a Genova, causando la morte di 6 persone;
   secondo lo studio di Silvestro e altri (pubblicato su Natural Hazard 2016) la stima dei danni indica un numero probatorio che può arrivare fino a 18.000 persone ferite, 700 vittime, 230 milioni di euro di danni materiali, generati nel corso di un evento estremo simile alle precipitazioni dell'ottobre 2011 nelle Cinque Terre, se riversato su Genova e il Bisagno;
   alcune opere realizzate nell'ultimo quinquennio o in corso di realizzazione secondo gli interpellanti sono discutibili dal punto di vista della sicurezza idraulica e del rispetto dei problemi idrogeologici che affliggono la Val Bisagno;
   sulla foce del citato Rio Mermi è stato recentemente realizzato l'imponente edificio del Bricoman all'interno della piana alluvionale dello stesso Rio costringendone il corso in una sorta di «toboga»;
   alla confluenza tra il Bisagno e il torrente Geirat (Molassana) (esondazioni 2011-2014) è stato costruito un parcheggio interrato per più livelli, ad avviso degli interpellanti, senza alcuna considerazione della realtà idrica dell'area che è allagabile;
   sempre lungo il tratto terminale del torrente Geirato nelle ex aree della Boero è in costruzione un centro residenziale e commerciale che vede la realizzazione di alcuni piani, secondo quanto risulta agli interpellanti, al di sotto della quota di scorrimento del torrente medesimo, in area allagabile;
   l'opera di rifacimento della copertura del Bisagno secondo il citato studio di Silvestro non è propedeutica a sopportare una piena quale quelle verificatesi nelle ultime alluvioni (in concomitanza di un evento come quello delle Cinque Terre), ma la portata in transito di incidenza su Genova sarebbe circa il doppio di quella smaltibile a fine lavori;
   le opere di manutenzione nel territorio comunale di Genova appaiono carenti, con un pilone scalzato dell'autostrada nel corso del Bisagno in piena città; in Lungobisagno Dalmazia gli argini appaiono a rischio; il Ponte Feritore, in Valbisagno, appare avere i piloni praticamente sul vuoto e si notano briglie torrentizie sospese sul vuoto (in zona Staglieno);
   i lavori di messa in sicurezza del Fereggiano prevedono la realizzazione di uno scolmatore: il primo progetto presentato dall'assessore ai lavori pubblici, Crivello, era stato «bocciato» dal Consiglio superiore dei lavori pubblici nel 2014;
   in particolare, la portata di dimensionamento dell'opera era stata «definita in maniera convenzionale senza sviluppare un apposito studio idrologico riferito ai bacini idrografici di interesse»; inoltre, non teneva adeguatamente conto dei processi di cambiamento climatico in atto da diversi anni sul territorio ligure, tanto che «le stime del tempo di ritorno della portata di progetto definiscono in modo non sufficientemente preciso il rischio residuo di inondazione e, per incapacità dell'opera di scolmo, la portata in arrivo da monte»;
   da notizie di stampa di inizio 2017 sono stati intrapresi i lavori per la realizzazione, dello scolmatore secondo un nuovo progetto, con una serie di attività di scavo mediante piccole cariche di esplosivo nel tunnel in corrispondenza dell'attuale fronte, sotto le aree del padiglione specialità pronto soccorso e monoblocco dell'ospedale San Martino;
   i lavori hanno di sicuro procurato notevoli allarmi per le vibrazioni e il rumore. Questi sono stati finanziati dal comune di Genova con il contributo del «piano nazionale per le città» pari a 25 milioni di euro;
   il recente decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, per il programma «Italia sicura», ha poi permesso uno stanziamento di 5 milioni di euro (in sostituzione al contributo regionale previsto in precedenza) tale da raggiungere l'importo di 45 milioni di euro necessari alla realizzazione dell'opera; il termine dei lavori è previsto ad agosto 2018;
   i lavori di realizzazione della galleria sono attualmente completati al 25 per cento, mentre le opere di sostegno dello sbocco al mare sono al 45 per cento. I lavori delle opere di presa avranno inizio dalla fine del mese di giugno 2017;
   lo scolmatore del Fereggiano permette di convogliare a mare le acque di piena derivate dalle opere di presa collocate sui rii Fereggiano, Rovare e Noce; prende avvio dall'opera di presa sul rio Fereggiano e, dopo un'ampia curva di raggio 140 e 250 metri, si sviluppa in direzione nord-sud verso lo sbocco a mare collocato nei pressi dello stabilimento balneare Benvenuto, collegandosi alla porzione già realizzata del deviatore Fereggiano realizzato negli anni ’90. La costruzione dello scolmatore Fereggiano è costituita, in una prima fase, dall'adeguamento del tratto di galleria esistente, realizzata negli anni ’90 per 909 metri e dal suo successivo allungamento sino all'opera di presa per un totale di 3.717 metri. Il già citato studio di Silvestro pone seri dubbi sull'utilità di quest'opera –:
   se i Ministri interpellati non intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a eseguire verifiche sulla sicurezza idrogeologica a Genova in relazione alla manutenzione delle infrastrutture esistenti, ai manufatti realizzati e in corso di realizzazione in aree esondabili, alla sicurezza alluvionale post-operam dello scolmatore del Ferreggiano/Bisagno e alla eventuale necessità di opere alternative e di decostruzione;
   se non intendano verificare l'appropriatezza della destinazione dei fondi statali finora assegnati e spesi.
(2-01902) «Zolezzi, Busto, Daga, De Rosa, Micillo, Terzoni, Vignaroli, Battelli, Mantero, Simone Valente, Cecconi».


Intendimenti in ordine alla crisi idrica del Ticino anche a tutela dell'omonimo Parco – 2-01907

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   secondo i dati del Consorzio del Ticino dei 264 metri cubi al secondo che entrano nel fiume, ne restano appena 14 dopo i prelievi destinati all'agricoltura, quota imposta da una normativa del 2010 al di sotto della quale si rischia il collasso: infatti, il livello di 14 metri cubi al secondo corrisponde al deflusso minimo vitale (Dmv);
   importante riduzione di portata sarebbe determinata dalla bassa affluenza di acqua che si riversa dalla Svizzera nel lago Maggiore, causata da una siccità ormai cronica e dalla scarsità dei ghiacciai ritiratisi e dalla mancanza di nevicate nel periodo invernale, che in questi giorni ha raggiunto il minimo storico di 44,2 metri cubi, record che supera quello negativo del 2006 che corrispondeva a 50,8 metri cubi;
   il parco del Ticino, come riportato da organi di stampa, lancia l'allarme: si sta verificando uno svuotamento molto accelerato del lago Maggiore che si abbassa di quasi 10 centimetri al giorno, contro i 4-5 centimetri degli anni scorsi;
   in base alla misurazione effettuata a Sesto Calende, 10 centimetri corrispondono a 20 milioni di metri cubi, esattamente a 20 miliardi di litri: dati preoccupanti considerando che si è solo alla fine di luglio;
   se i ritmi di uscita si manterranno sulle cifre suesposte, si metteranno a rischio l'ecosistema del parco e l'agricoltura, entrambi già in forte sofferenza;
   il parco del Ticino chiede l'aumento del livello di regolazione massima del lago Maggiore, che ora è a 1 metro, con deroga a 1,25. La richiesta è di portarlo a metri 1,50 al di sopra dello zero idrometrico di Sesto Calende, appena possibile alle prossime auspicabili piogge, che corrisponderebbe a 52 milioni di metri cubi di acqua in più, in modo da avere una riserva idrica provvidenziale per l'ecosistema, l'agricoltura e le attività produttive;
   si richiama l'interpellanza n.  2-01245 sottoscritta da 32 deputati del Partito Democratico e la relativa risposta del Governo in cui si descriveva la cosiddetta sperimentazione –:
   come il Ministro interpellato intenda procedere per porre rimedio alla crisi idrica del Ticino, tutelando il parco riconosciuto dall'Unesco come riserva della biosfera e salvaguardando flora e fauna di quell'ecosistema che annovera 50 specie già in condizioni di rischio, e quali siano i risultati della sperimentazione messa in atto.
(2-01907) «Scuvera, Ferrari, Prina, Zardini, Gasparini, Falcone, Garavini, La Marca, Braga, De Maria, Arlotti, Bratti, Giuseppe Guerini, Marantelli, Narduolo, Iori, Bergonzi, Gianni Farina, Cinzia Maria Fontana, Lorenzo Guerini, Cassano, Casati, Misiani, Camani, Carra, Rampi, Sbrollini, Terrosi, Bombassei, Quintarelli, Preziosi».


Iniziative anche normative volte alla valorizzazione del parco archeologico di Velia in provincia di Salerno – 2-01918

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, per sapere – premesso che:
   nelle date del 18 e del 19 giugno 2017 è divampato un incendio nel parco archeologico di Elea-Velia colpendo un luogo di natura e cultura che appartiene alla comunità locale e all'intera Umanità essendo patrimonio dall'Unesco;
   Elea (Velia) è stato un grande polo culturale dell'antichità, la scuola eleatica fu molto importante nella storia della filosofia e i suoi principali esponenti furono Parmenide, Zenone e Melisso di Samo. Ad Elea soggiornarono anche i filosofi Senofane e Leucippo. Fino almeno al 62 d.C. operò una fiorente scuola medica e di Velia furono i due grammatici Stazio (padre del più noto poeta latino) e Palamede (II sec. d.C.);
   l'incendio ha colpito il centro del sito, ha richiesto l'intervento di un elicottero della Forestale e, soprattutto, non si è trattato di un caso isolato;
   stante la vastità dell'incidente è doveroso che si accertino le responsabilità, non solo degli autori del rogo ma anche di chi ha il compito di creare a Elea-Velia un'area protetta;
   nella zona si sono sviluppati incendi periodici, l'ultimo a settembre 2016, con il fuoco che ha divorato completamente la punta del promontorio raggiungendo sia l'insediamento medievale che quello antico, colpendo non solo la macchia mediterranea ma anche ulivi secolari;
   Elea-Velia è un sito che vede di anno in anno, di rogo in rogo, compromesso il suo equilibrio e la sua unicità di eccezionale valore;
   Velia richiederebbe – così come specificato dall'Unesco – una conservazione dell'ambiente considerato nella sua interezza e ciò non avviene, trascurando cura e progettazione del paesaggio; inoltre, l'aspetto naturalistico ed archeologico restano scarsamente valorizzati e promossi;
   successivamente all'incendio, così come nei giorni antecedenti, il sito ha riaperto con gli antiquarium della Cappella palatina, della Chiesa di S. Maria e della Masseria Cobellis, chiusi per mancanza di personale;
   il sito di Velia è relegato dietro al ponte della ferrovia, totalmente scollegato dal contesto, irraggiungibile dalla stazione ferroviaria e con una segnaletica pessima;
   all'interno del sito le zone di sosta sono costituite da panchine di legno divelte;
   il sito internet istituzionale della Soprintendenza durante i giorni di chiusura totale non ha indicato che il parco archeologico era temporaneamente chiuso;
   il parco archeologico di Velia non interagisce con i siti archeologici della Civitella, di Roccagloriosa, di Sacco a Sapri;
   il sito archeologico aspetta da dodici anni che venga applicata una legge che è stata dedicata allo stesso: la legge regionale n. 5 del 2005 che ha istituito, attorno al perimetro del parco, una zona di riqualificazione paesistico ambientale in relazione alla quale la Soprintendenza e i comuni di Ascea e Casalvelino avrebbero dovuto redigere un piano particolareggiato di riqualificazione che ancora non è stato redatto –:
   se non ritenga di assumere le iniziative normative necessarie all'adozione di politiche culturali comuni, così come attuate a Pompei, intese non solo come organizzazione di eventi ma come strumento di formazione del contesto sociale, capace di produrre percorsi virtuosi di crescita individuale e collettiva, anche da un punto di vista economico.
(2-01918) «Valiante, Borghi, Capozzolo, Ragosta, La Marca, Mongiello, Famiglietti, Marantelli, Giovanna Sanna, Mariani, Ginefra, Tullo, Fiorio, Ferrari, Ferro, Luciano Agostini, Carra, Marroni, Fedi, D'Incecco, Di Lello, Bargero, Castricone, Fioroni, Fusilli, Cuomo, Boccia, Grassi, Marco Di Maio».


Intendimenti sulla proroga della sospensione degli adempimenti tributari per i cittadini di Lampedusa e sull'utilizzo dei fondi destinati ad un piano di interventi per l'isola – 2-01926

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 febbraio 2011 e del 7 aprile 2011, è stato dichiarato lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa;
   per il territorio di Lampedusa, la successiva ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri (n. 3947 del 16 giugno 2011), disponeva la sospensione dei termini di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, ivi compresa la quota a carico dei lavoratori dipendenti;
   la sospensione «concessa ai datori di lavoro privati ed ai lavoratori autonomi, anche del settore agricolo, ed ai liberi professionisti e committenti tenuti al versamento dei contributi alla Gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge n.  335 dell'8 agosto 1995, operanti nel territorio dell'isola di Lampedusa» esclude solamente il settore pubblico;
   il termine del periodo di sospensione, inizialmente fissato al 16 dicembre 2011, è stato successivamente prorogato di anno in anno, con altrettanti decreti, fino alla data del 15 dicembre 2017;
   il 7 agosto 2017 l'Agenzia delle entrate ha comunicato, tramite provvedimento pubblicato sul proprio sito (prot. n.  157040/2017), che entro il 31 gennaio del 2018 i cittadini di Lampedusa, che hanno usufruito della sospensione dal 2011 al 2017, devono presentare le ultime sette dichiarazioni dei redditi, e quindi pagare le tasse che per sette anni il Governo aveva congelato, con l'unica agevolazione probabile della rateizzazione (sulla base, probabilmente di 120 rate);
   è una decisione ad avviso degli interpellanti sconsiderata che rischia di cadere sulla testa e sulle vite degli abitanti di Lampedusa e che sembra dimenticare i caotici mesi successivi al 2011, anno in cui l'unico punto d'arrivo dei migranti in fuga da Libia e Tunisia (decine di migliaia di profughi sfuggiti alle conseguenze della Primavera araba) erano proprio le coste lampedusane, «assediate» a ritmo continuo dagli sbarchi;
   un'emergenza che ha cancellato per tantissimo tempo (più di 3 anni) la florida stagione turistica locale, prima fonte di reddito per i cittadini lampedusani;
   per questo motivo l'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva concesso la sospensione delle imposte ai cittadini dell'isola per un anno con possibilità di proroga, che poi è avvenuta puntualmente come si auspicava già allora, in attesa di una soluzione definitiva in favore dei cittadini;
   quest'anno, però, il provvedimento dell'Agenzia delle entrate è arrivato a sorpresa in piena estate, con scadenza fissata a 5 mesi;
   il Governo è tornato praticamente a «battere cassa» all'improvviso e a tentare di riscuotere le somme pregresse in un'unica soluzione o al massimo con una rateizzazione che, dopo sette anni di proroghe, non agevola di certo gli abitanti di Lampedusa;
   alla luce della crisi del settore turistico degli anni successivi al 2011 è impensabile richiedere la rendicontazione ed il pagamento immediato delle precedenti annualità. È inconcepibile che i cittadini di Lampedusa paghino le tasse degli ultimi 7 anni, come avessero beneficiato di misure speciali, quando si è trattato, in ultima analisi, di misure minime necessarie per far fronte all'emergenza;
   l'Agenzia delle entrate ha precisato che «il termine per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi è stato fissato con provvedimento del direttore delle Entrate al 31 gennaio 2018 per consentire ai contribuenti di avere un congruo lasso di tempo per preparare le dichiarazioni relative a 7 anni» e che «questo provvedimento è analogo ai precedenti», quindi, «qualora sia stabilita dalla legge un'ulteriore proroga dei versamenti, l'Agenzia delle Entrate di conseguenza emanerà un nuovo provvedimento che stabilirà nuove scadenze per la trasmissione delle dichiarazioni dei redditi»;
   si apprende dalla stampa che il Viceministro dell'economia e delle finanze, Enrico Morando, poche settimane fa, si sarebbe detto disponibile soltanto alla rateizzazione del pregresso partendo da una base di 120 rate, escludendo qualsiasi altra forma di incentivo;
   sulla questione, rimane controversa e poco chiara anche la destinazione dei fondi per effettuare lavori di risanamento del territorio di Lampedusa, stanziati dal Governo Berlusconi a seguito dell'emergenza esplosa nel 2011 (26 milioni di euro), lavori mai realizzati dagli Esecutivi successivi, nonché quella dei fondi stanziati dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), circa 20 milioni di euro destinati anch'essi al «piano di interventi per l'isola di Lampedusa» –:
   se il Governo non intenda adottare le opportune iniziative per prevedere un'ulteriore proroga della scadenza, ad oggi fissata al 15 dicembre 2017, del termine del periodo di sospensione degli adempimenti tributari dovuti dai cittadini di Lampedusa, i quali hanno usufruito del congelamento degli importi dovuti dal 16 giugno 2011 in poi a seguito dell'emergenza sbarchi, e se non intenda, altresì, fare chiarezza sull'impiego dei fondi stanziati dal Governo Berlusconi nel 2011 e dal Cipe nel piano di interventi per l'isola di Lampedusa, dei quali risultano agli interpellanti impegnati solo 500mila euro per uno studio del Ministero dell'economia e delle finanze, ma per nessun progetto esecutivo.
(2-01926) «Giammanco, Brunetta».


Chiarimenti e intendimenti in merito a conti e depositi cosiddetti «dormienti» e al Fondo per l'indennizzo dei risparmiatori vittime di frodi finanziarie – 2-01927

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   il decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2007, n. 116, regolamento di attuazione del comma 345 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n.  266, definisce «dormienti», i seguenti rapporti contrattuali:
    a) deposito di somme di denaro, effettuato presso l'intermediario con l'obbligo di rimborso;
    b) deposito di strumenti finanziari in custodia ed amministrazione;
    c) contratto di assicurazione di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 7 settembre 2005, n.  209, in tutti i casi in cui l'assicuratore si impegna al pagamento di una rendita o di un capitale al beneficiario ad una data prefissata, in relazione ai quali non sia stata effettuata alcuna operazione o movimentazione ad iniziativa del titolare del rapporto o di terzi da questo delegati, escluso l'intermediario non specificatamente delegato in forma scritta, per il periodo di tempo di 10 anni decorrenti dalla data di libera disponibilità delle somme e degli strumenti finanziari di cui all'articolo 2, comma 1;
   si prevede altresì per l'intermediario l'obbligo di comunicazione di conti/polizze dormienti verso il titolare/sottoscrittore, limitatamente all'invio di una raccomandata all'ultimo indirizzo conosciuto;
   è previsto inoltre che decorso il termine di 180 giorni dalla comunicazione, il rapporto verrà estinto e le somme ed i valori relativi a ciascun rapporto verranno devoluti al fondo istituito dal comma 345 della legge n. 266 del 2005 per indennizzare i risparmiatori che sono rimasti vittime di frodi finanziarie e che hanno sofferto un danno ingiusto. Il fondo è alimentato con tali risorse previo versamento al bilancio dello Stato;
   gli esiti dell'invio della raccomandata sono spesso infruttuosi, viene quindi spontaneo chiedersi per quale motivo non si è provveduto ad estendere l'obbligo dell'intermediario alla verifica periodica dell'esistenza in vita e della variazione di residenza dei titolari dei rapporti dormienti, anche attraverso l'autorizzazione l'accesso informatico dell'intermediario all'anagrafe residenti;
   l'IVASS nel report di agosto 2017, ha evidenziato, per le polizze vita, circa 4 milioni di posizioni potenzialmente dormienti, per una somma assicurata pari a 190 miliardi di euro;
   in base alle dichiarazioni del presidente dell'IVASS Salvatore Rossi la stima delle polizze dormienti risulta invece pari a 4 miliardi di euro. Vista la notevole differenza dei dati, sarebbe opportuno fare chiarezza;
   l'istituto bancario Intesa San Paolo al 31 marzo 2017 ha pubblicato l'elenco dei rapporti dormienti dell'anno 2016;
   la singola banca, per il 2016, presenta un numero di posizioni dormienti pari a circa 17.000 correntisti;
   nel campo di applicazione del regolamento rientrano tutti gli istituti bancari, gli intermediari finanziari, le imprese di assicurazione, le società di intermediazione, le società di gestione del risparmio, Poste Italiane. Si deduce che gli importi versati annualmente dagli intermediari allo Stato con imputazione al capitolo n. 3382 del capo X, siano cumulati negli anni per importi misurati in miliardi di euro;
   l'articolo 6 del citato decreto in merito alla vigilanza ed al sistema dei controlli stabilisce solo che «le competenti autorità di vigilanza effettuano controlli per verificare l'esatto adempimento del presente regolamento da parte degli intermediari» senza nessuna previsione in merito a oneri e sanzioni per coloro che non rispettano gli obblighi relativi al versamento allo Stato delle polizze scadute;
   le richieste di accesso al Fondo per l'indennizzo dei risparmiatori che hanno subito una frode o un danno ingiusto non sono state soddisfatte, in quanto il Ministero dell'economia e delle finanze, a quanto consta agli interpellanti, ha avuto modo di precisare nella nota del 29 giugno 2017 relativa alla richiesta di accesso al Fondo da parte dei risparmiatori e clienti della società GD Consulting che non sono stati definiti ancora i presupposti, le procedure ed i criteri per il riconoscimento degli indennizzi che verranno stabiliti con un decreto ad hoc solo ex post rispetto all'accertamento delle risorse del Fondo conti dormienti il cui ammontare è soggetto alla decurtazione degli importi da rimborsare ai titolari dei conti dormienti che ne abbiano fatto richiesta. In realtà, dovrebbe essere già conclusa l'attività di accertamento dei rapporti rispetto ai quali, ai sensi dell'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2007, n.  116, il termine si sia compiuto alla data di entrata in vigore del medesimo regolamento e la relativa comunicazione sia stata effettuata entro i termini di legge, mentre ad oggi non risulta quantificato e comunicato alcun dato –:
   quale sia l'esatto ammontare, dettagliato per causale, tipologia di investimento finanziario, società, dei versamenti effettuati con imputazione al capitolo n. 3382 del capo X del bilancio dello Stato, dall'anno 2008 ad oggi o su ogni altro capitolo sul quale gli intermediari abbiano versato importi riferiti a rapporti finanziari dormienti;
   quale sia il dettaglio annuale della destinazione di spesa degli importi al capitolo 3382 di cui sopra o di ogni altro capitolo riferito alla raccolta dei versamenti degli intermediari riferiti a rapporti finanziari dormienti;
   quali siano l'ammontare e la causale delle risorse destinate, a Consap dal 2009 ad oggi per il fondo per le vittime dei crack finanziari e per le restituzioni agli aventi diritto sui rapporti dormienti;
   quali siano l'ammontare e il dettaglio delle ulteriori spese effettuate tramite le risorse versate nel capitolo di bilancio dello Stato 3382 dal 2008 ad oggi e su ogni altro capitolo eventualmente utilizzato per il medesimo fine;
   di quali elementi disponga il Governo circa il rispetto integrale dell'obbligo degli intermediari per il versamento allo Stato degli importi riferiti ai rapporti dormienti;
   quali siano l'ammontare ed il dettaglio delle posizioni finanziarie-assicurative dormienti ex ante ed ex post al 27 ottobre 2007 rimaste in carico agli intermediari;
   quanti e quali controlli siano stati disposti dall'Ivass e dalla Banca d'Italia o da parte di altre autorità nella verifica del rispetto dell'obbligo di versamento allo Stato degli importi riferiti rapporti dormienti;
   se il Governo ritenga di assumere iniziative per introdurre opportune sanzioni in merito agli obblighi stabiliti dalla legge per gli intermediari circa i rapporti dormienti ed il relativo versamento allo Stato;
   se il Governo intenda assumere iniziative per concedere agli intermediari l'accesso informatico alle banche dati anagrafiche per consentire un rapido accertamento dello stato in vita e della residenza dei titolari dei rapporti di cui sopra;
   se si intendano assumere iniziative per definire obblighi più restrittivi per gli intermediari per rendere più efficace la comunicazione di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2007, n.  116, verso il titolare del rapporto e eventuali eredi;
   a decorrere da quale data saranno esigibili le somme destinate al Fondo per soddisfare le richieste di indennizzo dei risparmiatori che hanno subito una frode o un danno ingiusto.
(2-01927) «Pesco, Sibilia, Villarosa, Alberti, Castelli, Fico, Pisano, Ruocco, Cariello, Brugnerotto, Caso, D'Incà, Sorial, Agostinelli, Baroni, Basilio, Battelli, Benedetti, Massimiliano Bernini, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Businarolo, Busto, Cancelleri, Carinelli, Cecconi, Chimienti, Ciprini».


Chiarimenti e iniziative di competenza in ordine all'assunzione e alla gestione di personale delle società partecipate in relazione a vicende occorse nella regione Umbria – 2-01811

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   la società «Foligno Impresa Lavoro Sviluppo s.p.a.», ora società a responsabilità limitata in liquidazione, a totale partecipazione pubblica, è stata costituita a fine anni ’90 quale «incubatore di impresa». Nel 2001/2002, il comune di Foligno ha affidato alla stessa servizi di manutenzione, dopo aver riacquistato tutte le quote in possesso dei privati;
   l'indebitamento complessivo della società, al 31 dicembre 2013, ammontava a 4.788.091 euro; il debito con l'erario e con gli istituti previdenziali per tributi e contributi sociali, non pagati, a 1.460.218;
   in conseguenza della perdita superiore ad un terzo del capitale sociale, che si è ridotto al di sotto del minimo stabilito dall'articolo 2327 del codice civile, con delibera dell'assemblea straordinaria dei soci del 18 marzo 2014 da società per azioni è stata trasformata in società a responsabilità limitata;
   dal bilancio Fils srl 2015 risulta che la perdita di esercizio 2015 è di 500.777 euro; i debiti ammontano ad 4.892.055 euro di cui 3.618.622 euro esigibili entro l'esercizio successivo ed 1.273.433 esigibili oltre l'esercizio successivo;
   a seguito di perdite registrate nel 2012, 2013, 2014 e 2015, il 28 giugno 2016 la società è stata messa in liquidazione. La normativa vigente, infatti, dispone la messa in liquidazione delle società con perdite nell'ultimo triennio;
   attualmente lavorano in Fils 36 dipendenti: 24 operai e 12 amministrativi di cui alcuni provenienti da altra società partecipata (Foligno Nuova Spa in liquidazione) e con problemi di salute;
   nel piano industriale del 2014 è stato evidenziato lo squilibrio tra personale operaio e impiegatizio, che la società «non può più sopportare»;
   l'articolo 1, commi 563-568, della legge n. 147 del 2013 (legge di stabilità 2014) ha previsto la mobilità del personale fra società partecipate delle pubbliche amministrazioni, anche senza il consenso del lavoratore;
   in particolare, il comma 564 ha disposto che le pubbliche amministrazioni controllanti le società partecipate devono adottare atti di indirizzo volti a favorire prima di avviare nuove procedure di reclutamento di risorse umane da parte delle medesime società, l'acquisizione del personale con le suddette procedure, ma, a quanto consta agli interpellanti, nel caso della società Fils ciò non è avvenuto;
   i successivi commi hanno disposto che: 1) le società controllate dalle pubbliche amministrazioni che rilevino eccedenze di personale sono tenute, in relazione alle esigenze funzionali, e in caso di spese di personale pari o superiori al 50 per cento delle spese correnti, ad inviare un'informativa preventiva alle rappresentanze sindacali operanti presso la società, indicando il numero, la collocazione aziendale ed i profili professionali del personale eccedentario; 2) entro 10 giorni dal ricevimento dell'informativa si procede, a cura dell'ente controllante, alla riallocazione totale o parziale del personale eccedentario nell'ambito della stessa società mediante il ricorso a forme flessibili di gestione del tempo di lavoro, ovvero presso altre società controllate dal medesimo ente; 3) per la gestione delle eccedenze di personale delle società controllate, gli enti controllanti e le stesse società possono concludere accordi collettivi con i sindacati per realizzare trasferimenti in mobilità dei dipendenti in esubero presso altre società dello stesso tipo anche operanti fuori del territorio regionale della società interessata dalle eccedenze; 4) le società partecipate possono farsi carico, per non più di tre anni, di una quota (non superiore al 30 per cento) del trattamento economico del personale interessato dalla mobilità, nell'ambito del e proprie disponibilità di bilancio;
   l'articolo 28, lettera t), del decreto legislativo 18 agosto 2016, n. 175, ha abrogato l'articolo 1, commi da 563 a 568 e da 568-ter a 569-bis della citata n. 147 del 2013;
   l'articolo 25 del medesimo decreto prevede che entro sei mesi dall'entrata in vigore le società a controllo pubblico effettuano una ricognizione del personale in servizio, per individuare eventuali eccedenze. L'elenco del personale eccedente, con l'indicazione dei profili posseduti, è trasmesso alla regione competente secondo modalità stabilite da un decreto ministeriale ancora da emanare. Le regioni formano e gestiscono l'elenco dei lavoratori dichiarati eccedenti e agevolano processi di mobilità in ambito regionale. Decorsi ulteriori sei mesi, le regioni trasmettono gli elenchi dei lavoratori dichiarati eccedenti e non ricollocati all'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Fino al 30 giugno 2018, le società a controllo pubblico, salvo particolari deroghe, non possono procedere a nuove assunzioni a tempo indeterminato se non attingendo ai suddetti agli elenchi, con le modalità definite dall'emanando decreto;
   con delibera 21 maggio 2014 il consiglio di amministrazione di Afam, di cui il comune di Foligno risulta essere socio al 83,68 per cento ha approvato di procedere alla formazione di una graduatoria da cui attingere per eventuali assunzioni, in caso di necessità;
   Vus spa, altra società partecipata al 49 per cento dal comune di Foligno, ha indetto una procedura aperta per l'appalto del «servizio di raccolta e trasporto, di frazione di rifiuti solidi urbani, nei comuni serviti dalla Valle Umbra Servizi s.p.a.». L'appalto è stato suddiviso in 2 lotti: il primo relativo ai comuni del dipartimento di Foligno, il secondo per i comuni del dipartimento di Spoleto; l'importo complessivo dell'appalto è di 198.000,00 euro oltre Iva, per la durata di tre mesi. La gara del lotto 2 relativa al dipartimento di Spoleto è stata aggiudicata alla Sicaf di Spoleto, mentre la gara relativa al lotto di Foligno è risultata deserta; pertanto la Vus, per l'affidamento del servizio del lotto 1, ha effettuato una procedura negoziata che è stata aggiudicata alla Sicaf di Spoleto. Il contratto è stato stipulato il 2 gennaio 2014;
   a quanto consta agli interpellanti, in concomitanza del suddetto appalto, la Sicaf avrebbe assunto nuovo personale;
   sarebbe opportuno chiarire per quale motivo, in una situazione di esubero, sia stato assunto nuovo personale prima ancora di collocare quello in eccedenza –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa;
   quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, per tutelare il personale eccedente della società partecipata in liquidazione ed agevolare i processi di mobilità, in ambito regionale, così come previsti dall'articolo 25 del decreto legislativo n. 175 del 2016;
   se non sia opportuno assumere iniziative normative per prevedere sanzioni per le società partecipate che assumono ulteriore personale qualora quello in servizio sia già in eccedenza.
(2-01811) «Galgano, Monchiero».


Iniziative di competenza in merito alla classificazione delle zone disagiate e marginali ai fini di un'adeguata dislocazione di servizi e presidi sanitari – 2-01905

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, per sapere – premesso che:
   dei 301338 chilometri quadrati dell'Italia il 42 per cento è collinare, il 33 per cento montuoso (75 per cento);
   questa orografia racconta di un Paese ricco di zone marginali, disagiate;
   il deficit di collegamenti incrementa disagi e marginalità;
   oltre un terzo di italiani vive nelle città maggiori, dove attività e servizi concentrano le risorse;
   vi sono poi le «megalopoli policentriche», cioè i centri abitati situati sulle arterie principali, che formano una rete di rapporti, economie, servizi;
   residuano le zone collinari e montane, con paesi «lontani da tutto» e con popolazione più anziana;
   non si fa l'apologia delle zone disagiate, ma si discute delle competenze di coordinamento della Presidenza del Consiglio, nonché delle materie proprie del Ministro per la salute. Né si parla di «sindacato di territorio», che, se non integrato da una cornice valoriale, impoverisce questa problematica, riducendola nei confini delle rivendicazioni sull'efficienza dei servizi e sui miglioramenti che sarebbero necessari nei territori interessati;
   la questione coinvolge i principi fondanti della Repubblica e il principio europeo di coesione territoriale;
   l'articolo 3 della Costituzione sancisce la «pari dignità sociale» e «l'eguaglianza dinanzi alla legge» e riguarda ogni genere di status (soggettivo e oggettivo). Ovunque la persona viva ha diritto alla pari dignità e all'eguaglianza dinanzi alla legge. Ciò che ha un cittadino di Milano o di Poggibonsi, per i livelli di servizi sanitari essenziali di assistenza, deve essere eguale a quello che può avere un cittadino di Bibbiena-Arezzo o di Santa Sofia-Forlì;
   si arriva allo stesso risultato anche da altro verso, visto che fra le «condizioni sociali» che non escludono la pari dignità e l'eguaglianza c’è anche il luogo di residenza;
   inoltre, fra i diritti fondamentali della persona, l'articolo 16 della Costituzione prevede la libertà di andare e risiedere dove si vuole;
   comunque si affronti la questione, si evidenziano problematiche fondamentali per la vastità del territorio interessato, per il numero e la qualità dei servizi per i cittadini, per i principi in gioco (articoli 3, 16, 32 della Costituzione). Infine, la natura dinamica della Carta (articolo 3, comma 2) sancisce l'azione della Repubblica per la rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. A ciò si aggiunga il principio europeo di coesione, cioè di riequilibrio delle aree, che si estende a servizi e diritti;
   invece, con riguardo ad alcune strutture essenziali, come ad esempio le piste per elisoccorso, è stata ridefinita la loro dislocazione sul territorio, diviso in zone teoricamente sostenibili, che hanno comportato per gli interpellanti un peggioramento di servizi sanitari; infatti molte strutture inserite naturalmente in zone marginali e disagiate vengono riclassificate, riaccorpate, per essere «annichilite» sotto il profilo della marginalità ed essere poi, per effetto della «razionalizzazione delle prestazioni» impoverite, dismesse, quando magari erano stati investiti cospicui fondi per migliorarle;
   la forza del linguaggio burocratico piega alle necessità di bilancio la sostanza dell'assistenza sanitaria e dei diritti costituzionali, secondo l'erronea convinzione che il risparmio sia lo scopo di una buona politica manageriale sanitaria. Questa corsa al risparmio e al depotenziamento di strutture in zone disagiate e marginali, apre talvolta le porte all'intervento privato, che gioca sul bisogno lasciato insoddisfatto, e che spesso si pone l'obiettivo di lucrare sulla situazione avvalendosi dello smantellamento di servizi pubblici e offrendo strutture e servizi a pagamento, per altro fonte di spese per la sanità pubblica, in quanto convenzionati;
   il problema emerge da alcune vicende, annose e note, quali ad esempio quella relativa all'ospedale di Bibbiena-Arezzo, unico presidio ospedaliero nella valle cieca del Casentino, là dove l'Arno ha le sue sorgenti, le montagne incombono, le strade sono fra le più pericolose d'Italia e solo un trenino collega la valle in tempi biblici;
   si tratta di un ospedale ristrutturato con spese ingenti, ma del quale molti servizi sono stati smantellati (fra i quali un punto nascita di eccellenza della provincia); l'ospedale dovrebbe essere accorpato con un ospedale della valle del Tevere, che si trova cioè in un altro bacino con altre montagne e passi da valicare; l'ospedale di Bibbiena-Arezzo non ha infatti avuto il riconoscimento di ospedale in zona marginale, col pretesto, secondo gli interpellanti, della presenza nell'area di una pista di elisoccorso; potrebbe quindi aversi nell'area un probabile intervento del privato, con un programma di alti profitti;
   se si considera che la spesa sanitaria in Italia è fra le più basse d'Europa e che gli sprechi si annidano nella superfetazione burocratica autoreferenziale e in continua riorganizzazione per scopi propri o per obbiettivi politici, negli sprechi in medicinali, macchinari non utilizzati, incuria, interessi privati prevalenti, non si comprende perché non si garantisca l'esercizio del diritto costituzionale alla salute dei cittadini delle zone disagiate e marginali;
   per la prima volta nella storia del Paese la vita media si è abbassata di ben 6 mesi, a causa della povertà incombente per la grave crisi economica, la risoluzione dei servizi sanitari nelle zone disagiate aggrava la situazione, mentre una presenza adeguata di servizi sanitari sul territorio incentiverebbe il ripopolamento delle zone disagiate e disincentiverebbe gli esodi;
   infine, la perdurante ondata migratoria, pone i centri sanitari dinanzi a nuove sfide anche per l'assistenza ai migranti;
   secondo la normativa, nelle zone disagiate e marginali, gli ospedali dovrebbero rendere almeno queste prestazioni: a) un reparto di 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri; b) un reparto di chirurgia elettiva in cui siano effettuati interventi con ricovero giornaliero o plurigiornaliero; c) un pronto soccorso medico, con un organico medico interamente dedicato all'emergenza; d) la possibilità di eseguire indagini radiologiche con trasmissione di immagini collegate all'ospedale più vicino; e) un servizio per il trasporto di pazienti dall'ospedale di zona disagiata all’«hub» o allo «spoke» più vicini; f) la presenza di una emoteca –:
   quali iniziative di competenza urgenti il Governo intenda adottare al fine di ottemperare al combinato disposto degli articoli 3, 16 e 32 della Costituzione, nonché al principio europeo di coesione territoriale, rispetto al cosiddette «necessità» di bilancio per le zone marginali e disagiate, prevedendo che le zone disagiate e marginali siano classificate tenendo conto delle concrete necessità in modo tale che si possa rispondere alle esigenze delle comunità di tali territori con presidi sanitari ad hoc, non consentendo accorpamenti e suddivisioni meramente teorici e altri espedienti organizzativi, che si rivelano per gli interpellanti, contrari all'effettivo perseguimento dei fini costituzionali della tutela del diritto alla salute.
(2-01905) «Bianconi, Pisicchio».