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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 24 febbraio 2017

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: PDL N. 3772 ED ABB. E PDL N. 3500

Pdl n. 3772 ed abb. – Disposizioni in favore degli orfani di crimini domestici

Tempo complessivo: 16 ore, di cui:
• discussione generale: 8 ore;
• seguito dell'esame: 8 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 22 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 19 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 58 minuti 5 ore e 41 minuti
 Partito Democratico 44 minuti 1 ora e 38 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti 41 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
32 minuti 29 minuti
 Sinistra Italiana - Sinistra
 Ecologia Libertà
31 minuti 24 minuti
 Area Popolare - NCD – Centristi
 per l'Europa
31 minuti 23 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei
 Popoli – Noi con Salvini
31 minuti 21 minuti
 Civici e Innovatori 31 minuti 20 minuti
 Scelta Civica – ALA per la Costi-
 tuente Liberale e Popolare - MAIE
31 minuti 20 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
31 minuti 20 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 19 minuti
 Misto: 32 minuti 26 minuti
  Conservatori e Riformisti 9 minuti 6 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 8 minuti 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti 4 minuti
  UDC 3 minuti 3 minuti
  USEI-IDEA (Unione
  Sudamericana Emigrati Italiani)
3 minuti 3 minuti
  FARE! – Pri 2 minuti 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti 2 minuti

Pdl n. 3500 – Disposizioni per la protezione dei testimoni di giustizia

Tempo complessivo: 16 ore e 30 minuti, di cui:

• discussione generale: 8 ore;

• seguito dell'esame: 8 ore e 30 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatori 30 minuti

(complessivamente)

30 minuti

(complessivamente)

Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 45 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 19 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 17 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 46 minuti 5 ore e 33 minuti
 Partito Democratico 39 minuti 1 ora e 35 minuti
 MoVimento 5 Stelle 33 minuti 40 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
31 minuti 29 minuti
 Sinistra Italiana - Sinistra
 Ecologia Libertà
31 minuti 24 minuti
 Area Popolare - NCD – Centristi
 per l'Europa
31 minuti 22 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei
 Popoli – Noi con Salvini
30 minuti 20 minuti
 Civici e Innovatori 30 minuti 20 minuti
 Scelta Civica – ALA per la Costi-
 tuente Liberale e Popolare - MAIE
30 minuti 20 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
30 minuti 19 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 18 minuti
 Misto: 31 minuti 26 minuti
  Conservatori e Riformisti 8 minuti 6 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 8 minuti 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti 4 minuti
  UDC 3 minuti 3 minuti
  USEI-IDEA (Unione
  Sudamericana Emigrati Italiani)
3 minuti 3 minuti
  FARE! – Pri 2 minuti 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti 2 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 24 febbraio 2017.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alli, Amendola, Amici, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Caso, Castiglione, Catania, Causin, Antimo Cesaro, Cirielli, Colonnese, Coppola, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fauttilli, Fava, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Migliore, Monaco, Mucci, Nicoletti, Orlando, Pannarale, Pes, Picchi, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Francesco Saverio Romano, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Scagliusi, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sorial, Sottanelli, Tabacci, Terzoni, Tidei, Valeria Valente, Velo, Vignali.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 23 febbraio 2017 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   DURANTI: «Disposizioni per assicurare la conoscibilità degli atti internazionali stipulati dall'Italia» (4321);
   FABRIZIO DI STEFANO: «Modifiche alla legge 7 aprile 2014, n. 56, concernenti l'abrogazione della disciplina relativa all'elezione degli organi della provincia» (4322);
   QUARANTA: «Modifiche ai testi unici di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, e al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, nonché delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali» (4323);
   RICCIATTI ed altri: «Norme per il sostegno e lo sviluppo dell'artigianato artistico» (4324);
   CARUSO e FITZGERALD NISSOLI: «Istituzione della Giornata della solidarietà degli italiani nel mondo» (4325);
   MENORELLO ed altri: «Modifiche ai testi unici di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, e al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» (4326);
   BRUNETTA ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica, e alla legge 27 dicembre 2001, n. 459, in materia di diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero, nonché delega al Governo per la determinazione dei collegi circoscrizionali e uninominali» (4327).

  Saranno stampate e distribuite.

Ritiro di sottoscrizioni a proposte di legge.

  La deputata Fitzgerald Nissoli ha comunicato di ritirare la propria sottoscrizione alla proposta di legge:
   LA MARCA ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale degli italiani nel mondo» (3831).

Assegnazione di un progetto di legge a Commissione in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:

   VI Commissione (Finanze):
  «Delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo» (4302) Parere delle Commissioni I, II, V, VIII, IX, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Presidente del Senato.

  Il Presidente del Senato, con lettera in data 22 febbraio 2017, ha comunicato che la 8a Commissione (Lavori pubblici) del Senato ha approvato, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento del Senato, una risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1008/2008 recante norme comuni per la prestazione di servizi aerei nella Comunità (COM (2016) 818 final) (atto Senato Doc. XVIII, n. 183).

  Questa risoluzione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dall'Ufficio parlamentare di bilancio.

  Il Presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, con lettera in data 21 febbraio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 18, comma 4, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, il programma annuale delle attività del medesimo Ufficio relativo all'anno 2017.

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della sezione delle autonomie della Corte dei conti, con lettera in data 20 febbraio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, quinto comma, del decreto-legge 22 dicembre 1981, n. 786, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 1982, n. 51, e dell'articolo 7, comma 7, della legge 5 giugno 2003, n. 131, la relazione, approvata dalla Sezione stessa in data 30 gennaio-15 febbraio 2017, sulla gestione finanziaria degli enti locali per l'esercizio 2015 (Doc. XLVI, n. 6).

  Questa relazione è stata trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 23 febbraio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione in merito alla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2011/65/UE sulla restrizione dell'uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (COM(2017) 38 final), accompagnata dalla tabella di corrispondenza tra le disposizioni della proposta e le norme nazionali vigenti.

  Questa relazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 23 febbraio 2017, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sui progressi compiuti e sulle lacune tutt'ora esistenti nell'ambito della capacità europea di reazione alle emergenze (EERC) (COM(2017) 78 final), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
   Proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 479/2013 del Consiglio, del 13 maggio 2013, relativo all'esenzione dall'obbligo di dichiarazione sommaria di entrata e di uscita per le merci dell'Unione che transitano attraverso il corridoio di Neum (COM(2017) 79 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   Proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 216/2013 relativo alla pubblicazione elettronica della Gazzetta ufficiale dell'Unione europea (COM(2017) 87 final), che è assegnata in sede primaria alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   Proposte di decisione del Consiglio relative rispettivamente alla firma, a nome dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, e all'applicazione provvisoria nonché alla conclusione, a nome dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, del terzo protocollo aggiuntivo dell'accordo che istituisce un'associazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica del Cile, dall'altra, per tener conto dell'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea (COM(2017) 89 final e COM(2017) 95 final), corredate dai rispettivi allegati (COM(2017) 89 final – Annex 1 e COM(2017) 95 final – Annex 1), che sono assegnate in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

Trasmissione dal Consiglio regionale dell'Abruzzo.

  Il Presidente del Consiglio regionale dell'Abruzzo, con lettera in data 22 febbraio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 25 della legge 24 dicembre 2012, n. 234, il testo di una risoluzione recante le osservazioni del medesimo Consiglio regionale sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente l'applicazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno, che istituisce una procedura di notifica dei regimi di autorizzazione e dei requisiti relativi ai servizi, e che modifica la direttiva 2006/123/CE e il regolamento (UE) n. 1024/2012 relativo alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno (COM(2016) 821 final).

  Questo documento è trasmesso alla II Commissione (Giustizia), alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Garante del contribuente per la Puglia.

  Il Garante del contribuente per la Puglia, con lettera in data 24 gennaio 2017, ha trasmesso la relazione sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale in Puglia, riferita all'anno 2016, predisposta ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212.

  Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Comunicazioni di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 20 febbraio 2017 ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento alla dottoressa Annalisa Pacifici, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, dell'incarico di livello dirigenziale generale di vice capo del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, nell'ambito del Ministero della giustizia.

  Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla II Commissione (Giustizia).

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 20 febbraio 2017 ha trasmesso la comunicazione concernente la revoca dell'incarico di livello dirigenziale generale, conferito al dottor Renato Grimaldi, di direttore della Direzione generale per il coordinamento delle politiche di coesione, nell'ambito del Ministero della giustizia.

  Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla II Commissione (Giustizia).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Chiarimenti e iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, in relazione alla vicenda della morte del manager di Monte dei Paschi di Siena, David Rossi – 2-01669

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   in risposta all'atto di sindacato ispettivo n.  2-01068, il Sottosegretario per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, affermò «La Procura di Siena ha precisato, difatti, come alcun collegamento fosse emerso: tra il decesso del Rossi e i fatti di insider trading per i quali la procura della Repubblica di Siena procedeva nell'ambito del fascicolo a carico di Briamonte Michele, sottoposto a misura cautelare interdittiva; in relazione agli ipotizzati rapporti tra il Rossi ed il Ministero dell'interno; in relazione all'asserito collegamento tra il Rossi e le società Mens Sana Basket S.p.A. e A.C. Siena S.p.A.», senza specificare la tipologia di collegamenti riscontrati e comunque oggetto di quesiti al Ministro dell'interno, che non ha risposto in modo soddisfacente;
   Il Fatto Quotidiano pubblica il 9 dicembre 2016 l'articolo «Mps, morte di David Rossi: «Perizia ipotizza il suicidio del manager» con le parole, del legale della famiglia Rossi, secondo il quale la perizia «sposa l'ipotesi del suicidio, perché, non sono state trovate evidenze della presenza di terze persone», seppur «esclude in modo categorico la dinamica per cui Rossi si sarebbe seduto sul davanzale della finestra prima di cadere ed esclude che le lesioni nella parte anteriore del corpo siano state provocate dalla caduta». Si tratta di concetti ribaditi da altre testate giornalistiche (Corriere della Sera «perché non c’è conferma che nell'ufficio della vittima ci fossero altre persone» – La Nazione «I dubbi derivano soprattutto dal fatto che le indagini non sono state condotte quando avrebbero dovuto esserle»;
   il 2 febbraio 2017 vengono presentate nuove istanze di parte dei legali della famiglia Rossi, come riporta AgenzialmPress.it, a firma C. Lamorte: «Istanza per acquisire nuovi elementi – I fazzolettini rinvenuti con il sangue nell'ufficio di Rossi qualora non fossero andati distrutti, (...) i tabulati telefonici non in formato excel, eventuali video delle altre telecamere dentro e fuori Rocca Salimbeni e l'audio del 118. Sono gli elementi per i quali i legali difensori dei familiari dell'ex capo comunicazione di Mps hanno presentato istanza d'acquisizione. La richiesta è stata fatta nel mese di dicembre ma ad ora non abbiamo ricevuto risposta»;
   il giornalista d'Oltralpe Pierre Jovanovic, sul suo blog ha ricostruito con dovizia di particolari la vicenda. Oltre a quanto evidenziato nell'atto ispettivo citato, cui il Governo ha risposto in modo non soddisfacente, dall'analisi di quanto pubblicato da Jovanovic, emergono ulteriori informazioni agghiaccianti. Dalle foto pubblicate, sono evidenti anomalie e incompatibilità con la ricostruzione effettuata dagli organi inquirenti: dalla ferita lacero-contusa del cranio, agli ematomi sugli arti, alla camicia di ottima fattura, lacerata e strappata. Il video pubblicato oltre a far scaturire interrogativi circa la sua origine, versione e perché esistano diverse versioni, evidenzia manomissione digitale dell'area relativa all'ingresso del vicolo, dove in più occasioni si scorgono ombre di soggetti che stazionano o si protendono verso il vicolo come a verificare le condizioni del Rossi; compaiono proiezioni di luci di stop e fari di svariati automezzi, tali da delineare la presenza di un veicolo parcheggiato davanti l'ingresso del vicolo, in un punto in cui risulta quantomeno sospetta la presenza, alla luce degli eventi;
   Montepaschi è coinvolta in diverse vicende quanto meno dubbie:
    a) acquisizione di Antonveneta, nulla secondo gli interpellanti in quanto caratterizzata da un vizio di autorizzazione, visto che il costo finale di circa 17 miliardi di euro è macroscopicamente difforme dal prezzo di acquisto di 9 miliardi originariamente autorizzato con delibera 154 del 17 marzo 2008 di Bankitalia a firma Mario Draghi;
    b) il verbale ispettivo di Bankitalia e la «Nota di approfondimento trasmessa al Ministro dell'economia e delle finanze (...) in relazione all'audizione del 29 gennaio 2013, tenuta dal Ministro presso le Commissioni riunite finanze di Camera e Senato» nei quali si contestavano numerose irregolarità e difficoltà patrimoniali, in seguito alle attività di vigilanza (L'Inkiesta, 26 gennaio 2013);
    c) dissimulazioni in bilancio causate dal «mandate agreement» del derivato Alexandria sottoscritto con Nomura (come evidenziato con evidenziato con l'interrogazione 4-10147 tuttora senza risposta) estinto anticipatamente con ulteriori passività per la banca su sollecitazione di Draghi, divenuto nel frattempo presidente della BCE, mentre doveva esserne fatta valere l'inefficacia per illiceità della causa, visto che conteneva accordi circa la dissimulazione di debiti all'interno dei bilanci di MPS;
   gli interpellanti non comprendono come sia possibile che la procura di Siena abbia potuto istruire di propria iniziativa un processo per «divulgazione dei dati personali costituiti dal contenuto delle mail in assenza di un consenso validamente espresso dall'interessato» contro la vedova Tognazzi e il giornalista Vecchi, quando la stessa ha richiesto l'archiviazione per il suicidio di Rossi, senza verificare le palesi anomalie riscontrate, al punto da rischiare una ulteriore archiviazione a distanza di 3 anni «perché non c’è conferma che nell'ufficio della vittima ci fossero altre persone», quando sarebbe bastato acquisire tutti i video di sorveglianza e «triangolare» i telefoni dei presenti all'interno della banca con i soggetti palesemente apparsi nell'unico video recuperato, comunque manomesso in quanto incompleto;
   andrebbe approfondita la mancata raccolta di tutte le informazioni necessarie a dirimere le evidenti e palesi anomalie intercorse nelle indagini sulla morte di David Rossi, personaggio chiave del management di MPS, al fine di rassicurare i cittadini italiani circa l'efficienza della giustizia italiana, sanando situazioni che agli interpellanti appaiono, nei fatti, lesive dell'immagine di tutta la magistratura –:
   se intendano:
    a) adoperarsi, per quanto di competenza, affinché ogni elemento utile a chiarire la vicenda che sia in possesso del Governo sia fornito alla magistratura;
    b) valutare i presupposti per promuovere l'avvio di iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari coinvolti;
    c) assumere iniziative di competenza per tutelare la Nazione e la stabilità economica, oltre che i risparmi dei cittadini italiani truffati dalle vicende che hanno visto il crollo di ogni valore mobiliare connesso alla banca MPS, alla luce delle imposizioni patrimoniali che la Banca centrale europea sta pretendendo dall'istituto, per il quale lo Stato sta intervenendo a proprie spese e a proprio rischio, a garanzia dei diritti costituzionali;
    d) verificare, per quanto di competenza, ogni collegamento di Mps e David Rossi con il Ministero dell'interno, alla luce di quanto sopra evidenziato.
(2-01669) «Pesco, Alberti, Tripiedi, Villarosa, Cominardi, Di Vita, Ciprini, Baroni, Dall'Osso, Brescia, Di Benedetto, Basilio, Lupo, De Lorenzis, Corda, D'Incà, Brugnerotto, Della Valle, Crippa, Castelli, D'Ambrosio, Nesci, Parentela, Massimiliano Bernini, Gagnarli, L'Abbate, Gallinella, Lorefice, De Rosa, Mannino, Daga, Terzoni, Carinelli, Del Grosso, Sibilia, Grande, Di Battista, Manlio Di Stefano, Spadoni, Sarti, Dadone, Chimienti, Petraroli, Caso, Cecconi».


Chiarimenti in merito alla fissazione della data delle elezioni comunali del 2017 – 2-01671

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   nel corso dell'anno 2017 dovrà tenersi il regolare svolgimento delle consultazioni per l'elezione diretta dei sindaci e dei consigli comunali delle elezioni amministrative per gli enti locali che devono rinnovare i propri organi;
   la data delle elezioni deve tenersi in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno;
   le sottoscrizioni delle candidature e le relative autenticazioni possono essere disposte entro i centottanta giorni precedenti il termine fissato per la presentazione delle candidature; pertanto, si è già entro i termini di raccolta delle sottoscrizioni per la presentazione delle candidature;
   il Ministero dell'interno non ha ancora provveduto a fissare la data delle elezioni –:
   per quale ragione il Ministro interpellato non abbia ancora provveduto a fissare la data per lo svolgimento delle consultazioni per l'elezione diretta dei sindaci e dei consigli comunali per il 2017, e quando intenda procedere in tale senso.
(2-01671) «De Girolamo, Occhiuto».


Iniziative di competenza volte a dare piena attuazione alla direttiva europea 2008/63/CE relativa al mercato dei terminali nel campo delle telecomunicazioni – 2-01600

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   attualmente, alcuni internet service provider italiani non rilasciano ai propri clienti le loro credenziali di registrazione/autenticazione come i dati di registrazione VoIP, ID ed ogni ulteriore utile parametro di configurazione, così imponendo, di fatto, l'utilizzo obbligatorio dei loro apparati di proprietà;
   al contrario, già oggi, nelle connessioni su rete mobile 3G/4G, i vari operatori rilasciano i parametri di configurazione e connessione alle loro reti mobili, e pubblicano i dati degli A.P.N. e altri: può quindi essere impostato per la navigazione internet qualsiasi apparato, anche diverso da quello proprietario fornito dall'operatore;
   ne consegue che, ad ogni cambio di contratto, l'utente del servizio è costretto a cambiare il proprio apparato hardware, rispedendo il vecchio al precedente operatore, aspettando l'arrivo del nuovo e dovendo poi provvedere alla sua installazione, con esborsi di tempo e/o denaro;
   inoltre, l'esborso mensile dovuto al comodato d'uso, a pagamento nella gran parte dei casi, e la «blindatura» del firmware che equipaggia gli apparati dell'ISP, le cui modifiche sono anch'esse a pagamento in molti casi, limitano ulteriormente la piena accessibilità e sana concorrenza per una tecnologia, come quella relativa all'accesso su rete fissa che potrebbe invece costituire un importante volano di sviluppo socioeconomico del territorio e della popolazione italiana, come previsto dall'Agenda digitale italiana in attuazione dell'Agenda digitale europea;
   tutto ciò limita drasticamente la libertà di scelta degli utenti, impossibilitati ad utilizzare apparati diversi da quelli dati in comodato d'uso, e costituisce una significativa barriera non tariffaria alla libera concorrenza tra i diversi operatori;
   il problema risulta sentito anche in altri ordinamenti, tanto che recentemente il Governo federale tedesco ha depositato una proposta di legge (Drucksache 18/6280 dell'8 ottobre 2015) per risolverlo;
   nelle premesse della citata proposta si legge, tra l'altro, che «spesso gli utenti non hanno la possibilità di scegliere liberamente il Router da essi utilizzato», che «ciò è dovuto al fatto che alcuni gestori di rete del collegamento a banda larga consentono esclusivamente l'utilizzo dell'apparecchio da loro prestabilito», che «alla base di tale prassi viene posto il punto di vista che la rete di telecomunicazioni pubblica finisca solo in un punto che sarebbe da individuare dopo un'interfaccia per il collegamento di apparecchi e che per questo motivo l'apparecchio proprio dell'offerente per motivi funzionali farebbe parte della rete» e che «tuttavia questa gestione non è compatibile con il mercato dei terminali completamente liberalizzato ai sensi della Direttiva 2008/63/CE del 20 giugno 2008 riguardante la concorrenza sul mercato dei terminali nel campo delle telecomunicazioni»;
   infatti, come evidenziano i proponenti, nella motivazione circa l'articolo 1 del progetto di legge federale sopra richiamato, «se i gestori di rete stessi fossero in grado di stabilire fin nell'ambito dei clienti finali la portata della loro rete, allora potrebbero stabilire alla fine anche al di là della portata del loro obbligo di tolleranza del collegamento di dispositivi di telecomunicazione» e «ciò porterebbe ad ostacolare la libera concorrenza, cosa che contraddirebbe lo scopo della Direttiva 2008/63/CE» –:
   se quanto riportato in premessa trovi conferma;
   quale sia l'orientamento del Governo in merito alla questione e alle sue ripercussioni sull'Agenda digitale e sul digital divide;
   se il Governo condivida la valutazione espressa dall'Esecutivo della Repubblica federale tedesca, in riferimento all'identica situazione che si verifica nel mercato tedesco, circa la incompatibilità dell'attuale gestione degli apparati terminali «con il mercato dei terminali completamente liberalizzato ai sensi della direttiva 2008/63/CE del 20 giugno 2008», già attuata con il decreto legislativo n. 198 del 2010, e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda adottare per dare più completa attuazione alla citata direttiva;
   in ogni caso, se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, anche nell'ambito del prossimo disegno di legge in materia di concorrenza, al fine di prevedere il divieto per gli internet service provider di imporre ai clienti apparati di loro proprietà per le offerte internet fibra/VDSL2 e tecnologie simili o derivate.
(2-01600) «Catalano, Quintarelli, Galgano, Monchiero».


Iniziative di competenza volte a chiarire l'efficacia delle disposizioni di attuazione della normativa europea in materia di commercializzazione di bevande analcoliche e succhi di frutta – 2-01643

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   in data 5 marzo 2013 la Commissione europea ha richiesto informazioni alle autorità italiane sulla disciplina contenuta nei commi 16, 16-bis e 16-ter dell'articolo 8 del decreto-legge n. 158 del 2012 (EU PILOT 4738/2013/ENTR) rilevando, tra l'altro, che facendo riferimento al succo naturale, senza più far riferimento alle altre alternative di succo «concentrato», «liofilizzato» o «sciroppato», la normativa introduceva un'indebita limitazione della materia prima utilizzabile, non riscontrabile nella normativa europea di riferimento (direttiva 2001/112/UE);
   al fine di far fronte ai rilievi mossi dalla Commissione europea, in base ai quali le bevande analcoliche con il nome di uno o più frutti devono essere commercializzate con un contenuto di succo naturale non inferiore al 20 per cento e per rispondere ai rilievi formulati, l'articolo 17 della legge 30 ottobre 2014, n. 161 (legge europea 2013-bis), ha innovato la disciplina sulla produzione di bevande vendute con il nome dell'arancia a succo;
   il citato articolo 17, comma 1, prevede che le bevande analcoliche prodotte in Italia e vendute con il nome dell'arancia a succo, o recanti denominazioni che a tale agrume si richiamino, devono avere un contenuto di succo di arancia non inferiore a 20 grammi per 100 centilitri o dell'equivalente quantità di succo di arancia concentrato o disidratato in polvere;
   tale limite si applica esclusivamente alle bevande commercializzate nel mercato nazionale, mentre ne sono escluse quelle destinate al mercato degli altri Stati dell'Unione europea o degli altri Stati contraenti l'Accordo sullo spazio economico europeo, nonché quelle verso Paesi terzi;
   lo stesso articolo, al comma 3, stabilisce che tale obbligo entri in vigore a decorrere dal dodicesimo mese successivo al perfezionamento, con esito positivo, della procedura di notifica alla Commissione europea ai sensi della direttiva 98/34/CE, di cui dare notizia mediante pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana;
   la norma tecnica è stata notificata alla Commissione europea, tramite l'ufficio centrale di notifica del Ministero dello sviluppo economico, e il periodo di «stand still» risulta essere terminato il 5 gennaio 2015, senza alcuna reazione da parte della Commissione europea;
   poiché la richiamata direttiva europea non prevede necessariamente l'emanazione di un provvedimento esplicito da parte della Commissione europea, è da ritenersi che, decorsi inutilmente i termini, sia possibile dare attuazione alla norma tecnica di cui al citato articolo 17 della legge n. 161 del 2014 –:
   se intenda valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa utile a confermare la piena efficacia delle citate disposizioni della legge europea 2013-bis, dando notizia, mediante pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, dell'esito positivo della procedura di notifica alla Commissione europea come previsto dal comma 3 dell'articolo 17 della legge 30 ottobre 2014, n. 161.
(2-01643) «Oliverio, Sani, Antezza, Anzaldi, Battaglia, Berlinghieri, Boccadutri, Bonomo, Bruno Bossio, Burtone, Capone, Carra, Currò, Dal Moro, Di Gioia, Falcone, Famiglietti, Ferrari, Fiorio, Fusilli, Garofani, Ginoble, Iacono, Tino Iannuzzi, Lodolini, Losacco, Manciulli, Marrocu, Pierdomenico Martino, Mongiello, Montroni, Nardi, Pagani, Palma, Piccione, Salvatore Piccolo, Pinna, Rigoni, Sanga, Taricco, Terrosi, Tentori, Venittelli, Vico».


Chiarimenti in merito alla sussistenza dei presupposti per l'adozione di un provvedimento di chiusura dello stabilimento ILVA di Taranto, a tutela della salute pubblica – 2-01630

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   in data 27 settembre 2016 il sindaco di Taranto ha inviato una lettera al Ministro della salute, chiedendo di sapere se, attraverso i propri organismi scientifici di controllo, l'Ilva allo stato attuale possa continuare a produrre e se questa produzione – in mancanza delle prescrizioni relative alla autorizzazione integrata ambientale – sia dannosa per la salute dei cittadini e, conseguentemente, quali iniziative possano/debbano essere assunte in sede locale;
   in data 4 ottobre 2016 il presidente della regione Puglia Michele emiliano, insieme con il direttore del dipartimento promozione della salute, Giovanni Gorgoni, il commissario dell'AReS Giancarlo Ruscitti e il dirigente del dipartimento di epidemiologia della regione Lazio, Francesco Forastiere, ha presentato alla stampa lo studio epidemiologico sugli effetti delle esposizioni ambientali sulla popolazione residente a Taranto, Massafra e Statte, in cui si sono approfonditi gli effetti a lungo termine delle emissioni industriali per lo stato di vita, i ricoveri, l'incidenza per i tumori e la mortalità;
   la conclusione del citato rapporto così reca: «l'esposizione continuata agli inquinanti dell'atmosfera emessi dall'impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si traducono in eventi di malattia e morte. Le metodologie adottate hanno permesso di quantificare i rischi di malattia e morbosità derivanti dalle esposizioni recenti e passate e hanno permesso di escludere il ruolo di confondimento di possibili fattori esterni. Lo stato dell'ambiente e della salute della popolazione deve essere continuamente monitorato per meglio valutare i cambiamenti temporali e garantire interventi di prevenzione e una adeguata assistenza sanitaria»;
   in data 4 ottobre 2016 il sindaco di Taranto, in riferimento allo studio epidemiologico sopracitato, ha dichiarato a mezzo stampa che: «I dati epidemiologici appaiono molto gravi. Se il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, non risponde alla nostra lettera in cui chiediamo di sapere se ci sono pericoli attuali per la popolazione, abbiamo già pronta la bozza dell'ordinanza di chiusura dell'Ilva»;
   in data 4 novembre 2016 il sindaco di Taranto rispondendo a delle domande dei giornalisti dichiarava che «il silenzio della Lorenzin non possa che interpretarlo in maniera positiva: non c’è nessun pericolo. C’è una situazione da massima allerta ma non da ordinanza. Del resto, – conclude – sarebbe allucinante non intervenire se ci fosse una situazione di rischio per i cittadini»;
   ancora oggi non risulta agli interpellanti che sia giunta al sindaco di Taranto la risposta alla lettera inviata, pertanto il sindaco rimane ancora in attesa di una risposta dal Ministro interpellato –:
   se il Ministro interpellato abbia risposto alla lettera del sindaco di Taranto e quali siano i contenuti di tale risposta ovvero, in caso negativo, quali siano le motivazioni della mancata risposta;
   se intenda chiarire in quale caso il sindaco di Taranto può emanare un'ordinanza per la chiusura dello stabilimento dell'Ilva a tutela della salute pubblica.
(2-01630) «De Lorenzis, Lorefice, Nesci, Grillo, Silvia Giordano, Mantero, Colonnese, Di Vita, Brescia, L'Abbate, Cariello, Scagliusi, Cecconi».


Intendimenti del Governo in merito all'adozione di misure tese a migliorare i servizi di farmaco-vigilanza e farmaco-sorveglianza veterinaria – 2-01648

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   «l’European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption» (ESVAC), nella sua ultima relazione sul consumo di farmaci veterinari, indica l'Italia come terzo Paese europeo per consumo di farmaci veterinari in Europa;
   nella relazione annuale al Piano nazionale integrato 2015 vengono indicate tutte le attività svolte per verificare la tracciabilità del farmaco veterinario e l'uso corretto negli animali da reddito e da compagnia;
   la relazione indica un livello minimo di controlli/annuo diversificato a secondo delle strutture interessate per verificare la tracciabilità del farmaco prima di arrivare all'utilizzatore finale e questa relazione indica in: attività commercio ingrosso una ispezione/annua, farmacie e parafarmacie controlli/annui pari al 33 per cento, ditte produttrici di medicinali veterinari e attività di vendita al dettaglio e all'ingrosso una ispezione/annua;
   inoltre, la relazione indica un livello minimo di controlli/annuo pari al 33 per cento per gli allevamenti di animali da reddito senza detenzione di scorte, mentre deve essere fatto un controllo/annuo per gli allevamenti zootecnici di animali da reddito con scorta di farmaci veterinari;
   nella tabella 1 della «Relazione annuale al Piano nazionale integrato 2015» appare evidente come gli allevamenti «con scorte» risultino in percentuale tra lo 0,5 per cento e il 5 per cento degli allevamenti italiani effettivamente presenti sul territorio con controlli quasi sempre al di sopra dell'80 per cento degli allevamenti/anno. Mentre gli allevamenti «senza scorte», che risultano il 95-98 per cento degli allevamenti, vengono controllati solo nel 5-20 per cento dei casi. Questo dato indica che i controlli sulla corretta tracciabilità del farmaco veterinario e sull'uso corretto dei farmaci veterinari risultano estremamente deficitari, in quanto vanno ad interessare un numero ridottissimo di allevamenti e di animali da reddito;
   dalla relazione annuale al Piano nazionale integrato non vengono identificati i criteri di scelta degli allevamenti di animali da reddito senza scorte che vengono controllati annualmente, in quanto è previsto solo il 33 per cento annuo di ispezioni in questi allevamenti. Questo fatto potrebbe portare ad andare a verificare annualmente sempre le stesse aziende zootecniche, lasciando sfuggire la tracciabilità dei farmaci veterinari negli altri allevamenti;
   la relazione annuale al Piano nazionale integrato indica che il mancato raggiungimento del numero minimo di controlli dipende «da carenze croniche di personale veterinario ed amministrativo e da difficoltà di riorganizzazione territoriale». In Italia risultano assunti circa 6.500 medici veterinari pubblici dipendenti e altri circa 1.500 medici veterinari assunti come convenzionati dalle regioni con un patrimonio zootecnico composto da circa 5.800.000 capi bovini, 400.000 capi bufalini, 8.600.000 capi suini, 6.700.000 capi ovini. In Francia, con una popolazione identica a quella italiana, risultano assunti circa 900 medici veterinari pubblici dipendenti, con un patrimonio zootecnico composto da circa 19 milioni di capi bovini, 13 milioni capi suini, 7 milioni di capi ovini. In Germania con una popolazione di circa 83 milioni di persone si hanno circa 1.200 veterinari pubblici dipendenti assunti dai singoli Lander che vigilano su un patrimonio zootecnico di 12,6 milioni di capi bovini, 28 milioni di suini e circa 1,6 milioni di capi ovini;
   nella seduta del 24 gennaio 2017 la Camera dei deputati ha approvato una mozione sul tema dell'antibiotico resistenza. Fra gli indirizzi approvati, c’è l'impegno a garantire maggiore tracciabilità e controllo dei farmaci veterinari nelle aziende zootecniche di animali da reddito –:
   se il Ministro interpellato non ritenga che la tracciabilità del farmaco veterinario negli allevamenti di animali da reddito «senza scorte» sia troppo bassa, visto che i dati indicano che si arrivi a verificare solo 25.832 (21 per cento) allevamenti bovini su 122.557 senza scorte e 4.990 (7 per cento allevamenti di capi suini su 67.972, mentre sono stati controllati 5.564 (89 per cento) allevamenti bovini con scorte su 6.269 e 1.024 (85 per cento) allevamenti di suini con scorte su 1.206, e che a queste verifiche sfuggono il numero maggiore di aziende zootecniche e il maggior numero di capi;
   se tutti gli allevamenti senza detenzione di scorte siano stati controllati almeno una volta ogni tre anni (secondo l'obbiettivo minimo previsto) e se le aziende senza detenzione di scorte controllate rappresentino almeno il 40 per cento degli animali da reddito a seconda delle specie ogni anno;
   se il Ministro interpellato, anche alla luce di questi dati, non ritenga sia necessaria una migliore organizzazione dei servizi di farmaco-vigilanza e farmaco-sorveglianza veterinaria, vista la diversa consistenza del numero di veterinari pubblici dipendenti assunti in Italia rispetto a quello di altri Stati.
(2-01648) «Cova, Malpezzi, Senaldi, Crimì, De Menech, Zanin, Paola Bragantini, Carnevali, Casati, Romanini, Brandolin, Becattini, Bergonzi, Borghi, Fragomeli, Lenzi, Coppola, Preziosi, Bazoli, Lacquaniti, Manzi, Capozzolo, Crivellari, Richetti, Paola Boldrini, Taranto, Moscatt, Tinagli, Dallai, Cardinale, La Marca, Miotto, Zan, Paolo Rossi, Mauri, Gasparini».


Intendimenti del Governo in merito all'inserimento della valutazione multidimensionale geriatrica nei livelli essenziali di assistenza (Lea) – 2-01670

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   tutti, cittadini e professionisti di area sanitaria hanno salutato con soddisfazione la recente approvazione dei nuovi livelli essenziali di assistenza, attesa da oltre 15 anni;
   in particolare, le persone affette da una malattia rara, definita da precisi parametri di incidenza epidemiologica, hanno visto finalmente riconosciuto il loro status di pazienti con esigenze particolari e possono ora contare su nuovi modelli di assistenza. Anche tutta la vasta operazione a favore delle vaccinazioni gratuite e disponibili per tutti, bambini ed anziani, è stata salutata molto positivamente, anche perché accompagnata da un'opportuna azione di sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Analogamente, è apparsa molto positiva la disponibilità di nuove terapie innovative, che permettono una sperimentazione scientificamente controllata;
   una categoria di pazienti è invece rimasta delusa da questa revisione dei livelli essenziali di assistenza: sono gli anziani, considerati nel loro status di anziani e non come portatori di patologie particolari. L'indice di vecchiaia dice che in Italia nel 2016 c'erano 161,4 anziani ogni 100 giovani, mentre l'indice di dipendenza strutturale, che rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva su quella attiva dice che in Italia nel 2016 c'erano 55,5 individui a carico, ogni 100 persone che lavorano. Ma di un certo interesse è anche l'indice di ricambio della popolazione attiva, che rappresenta il rapporto percentuale tra la fascia di popolazione che sta per andare in pensione (55-64 anni) su quella che sta per entrare nel mondo del lavoro. In Italia nel 2016 l'indice di ricambio è stato di 126,5 e significa che la popolazione in età lavorativa è molto anziana;
   in questo contesto socio-demografico il riconoscimento del ruolo della visita geriatrica e della valutazione multidimensionale geriatrica costituisce un segno di reale attenzione ai bisogni degli anziani. Sono persone che si muovono lungo una frontiera in cui, da un lato, c’è la loro fragilità, pressoché fisiologica, non ancora patologica, ma dall'altro lato non si trova un'unica concreta malattia; c’è piuttosto un convergere di malattie diverse che rendono un paziente altamente complesso, sia sotto il profilo diagnostico che per gli aspetti terapeutici che potrebbero seguire. Nelle strutture ospedaliere, negli ambulatori di geriatria, c’è una pressione enorme per accedere alla valutazione multidimensionale geriatrica e questa visita consente di evitare il moltiplicarsi di interventi scollegati tra di loro, a cui non segue un effettivo confronto, con la condivisione dei dati e delle decisioni, nel team dei curanti;
   la visita geriatrica con valutazione multidimensionale avrebbe meritato di essere inserita nei livelli essenziali di assistenza non solo per facilitare la vita degli anziani, ma anche per restituire alla medicina la sua visione unitaria del paziente, andando oltre l'approccio centrato sulla malattia, per recuperare una visione che ponga l'anziano al centro del servizio sanitario nazionale. I livelli essenziali di assistenza sono le prestazioni e i servizi che il servizio sanitario nazionale deve garantire a tutti i cittadini, con le risorse pubbliche, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket). Per scoprire cosa garantisca agli anziani bisogna andare a cercare negli articoli 3, lettera h), nell'articolo 21, commi 2, 3, 4, e negli articoli 23 e 27 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che è stato registrato dalla Corte dei conti e che a breve sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale;
   sorprendentemente i livelli essenziali di assistenza allargando tanto lo spettro delle prestazioni di base, non prevedono la valutazione multidimensionale e neppure la visita geriatrica –:
   se il Governo non ritenga di assumere iniziative per inserire quanto prima questa specifica prestazione nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza, in occasione della revisione che dovrebbe avvenire nell'arco del prossimo anno, come risposta a bisogni reali espressi dai cittadini e facilmente ricavabili dal quadro demografico del Paese.
(2-01670) «Binetti, Pisicchio, Buttiglione, De Mita, Cera».


Elementi e iniziative relativi allo stato di attuazione del piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, anche alla luce di recenti episodi di intolleranza – 2-01651

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   la Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (nota come «Convenzione di Istanbul») è stata adottata dal Consiglio d'Europa l'11 maggio 2011 ed è entrata in vigore il 1o agosto 2014, a seguito del raggiungimento del prescritto numero di dieci ratifiche;
   l'Italia ha svolto un ruolo importante in questo percorso, essendo stata tra i primi Paesi europei a fare propria la Convenzione, ratificandola con la legge 27 giugno 2013, n. 77;
   la Convenzione è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. La Convenzione stabilisce inoltre un chiaro legame tra l'obiettivo della parità tra i sessi e quello dell'eliminazione della violenza nei confronti delle donne, promuovendo, innanzitutto la cultura del rispetto tra i generi in ogni dimensione della vita, a partire dalla scuola;
   l'articolo 14 della Convenzione di Istanbul prevede tra i suoi obiettivi, l'inclusione nei programmi scolastici dei temi della parità tra i sessi, dei ruoli di genere non stereotipati, della violenza di genere;
   con il decreto-legge n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, è stato istituito il piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 luglio 2015;
   una delle finalità del piano nazionale contro la violenza di genere riguarda proprio l'adeguata formazione del personale della scuola sul contrasto della violenza e della discriminazione di genere e la promozione, nella programmazione didattica curricolare ed extracurriculare delle scuole di ogni ordine e grado, incluse le scuole dell'infanzia, della sensibilizzazione, dell'informazione e della formazione degli studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un'adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo (come disposto dall'articolo 5, comma 2, lettera c), del decreto-legge n. 93 del 2013);
   l'articolo 1, comma 16, della legge n.  107 del 2015 (cosiddetta «buona scuola») di riforma del sistema nazionale di istruzione prevede che «il piano triennale dell'offerta formativa» debba assicurare «l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche» relative proprio al piano nazionale sopracitato;
   è stato costituito un tavolo tecnico per l'elaborazione delle linee guida per l'attuazione dell'articolo 1, comma 16, della legge n. 107 del 2015 con DD n. 1140 del 30 ottobre 2015;
   è opportuno inoltre ricordare, in questo contesto, che il 30 gennaio 2013 il Ministro del lavoro e delle politiche sociali pro tempore ed il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca pro tempore hanno siglato un protocollo d'intesa, che istituisce la «Settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione», da tenersi nel mese di ottobre. Tutte le scuole di ogni ordine e grado sono coinvolte in iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione rivolte agli studenti, ai genitori e ai docenti sulla prevenzione e il contrasto di ogni forma di violenza e di discriminazione;
   anche alcune regioni hanno approvato apposite norme in materia, come la regione Toscana (legge sulla cittadinanza di genere n. 16 del 2009), che perseguono l'obiettivo del raggiungimento di una piena parità di genere nella vita sociale, culturale ed economica, evidenziando il carattere trasversale delle politiche di genere rispetto all'insieme delle politiche pubbliche regionali, con particolare riferimento ai settori dell'istruzione, delle politiche economiche, della sanità, della comunicazione e della formazione;
   la Commissione cultura della Camera dei deputati il 7 febbraio 2017 ha adottato il testo base della proposta di legge «Introduzione dell'educazione di genere nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale di istruzione»;
   proprio in base a tali normative alcune scuole di ogni ordine e grado hanno previsto progetti didattici e percorsi educativi inerenti alla costruzione sociale dell'identità di genere e ai modelli di ruolo maschile e femminile;
   tutto questo grazie alla professionalità di insegnanti preparati e coscienziosi che, nel rispetto delle leggi vigenti, educano bambini e bambine a rispettarsi fin dalla prima infanzia, a non crescere dentro a stereotipi ed a diventare cittadini e cittadine liberi;
   si stanno verificando sul territorio nazionale alcuni gravi episodi di intolleranza nei confronti di questi processi educativi, e in ordine di tempo, ciò è accaduto recentemente a Siena con il progetto didattico, preventivamente condiviso, con i genitori degli alunni, inaugurato dall'asilo comunale «Monumento», che è stato oggetto di una interrogazione in consiglio comunale della Lista civica di minoranza «Uniti per Siena», atto del tutto legittimo, ma purtroppo strumentalizzato per attaccare le insegnanti;
   a seguito del clamore mediatico sollevato da tale atto consiliare Forza Nuova ha appeso uno striscione offensivo ed emanato un relativo comunicato stampa in cui si accusavano le istituzioni politiche e culturali di liquidare le diversità e non «salvaguardare il sano sviluppo delle persone nel contesto familiare»;
   Forza Nuova è ripetutamente protagonista di episodi e manifestazioni pubbliche contro il rispetto di diritti e differenze di genere;
   solo pochi giorni fa si è resa infatti protagonista del «funerale d'Italia» per avversare una unione civile celebrata fra due uomini a Cesena: unione civile riconosciuta dalla legge n. 76 del 2016. Tale iniziativa è stata annunciata con l'affissione di alcuni finti manifesti funebri con i nomi degli sposi: ritenuti colpevoli di aver decretato «la fine della nostra civiltà, delle nostre tradizioni, della famiglia naturale come unico cardine della nostra società»;
   è in atto da tempo, soprattutto da parte di settori estremisti del mondo associazionistico e politico di destra, richiamandosi ad una fantomatica ed inesistente teoria «gender», una campagna diffamatoria nei confronti dei contenuti della legge n.107 del 2015 che si pone l'obiettivo di educare alla parità tra i sessi e alle uguali opportunità (recepimento delle linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità per l'educazione sessuale nelle scuole) –:
   se il Governo sia a conoscenza di quelli che gli interpellanti giudicano gravi episodi di intolleranza e diffamazione che riguardano le istituzioni scolastiche e gli insegnanti che stanno portando avanti progetti in coerenza con l'articolo 5, comma 2, lettera c), del decreto-legge n. 93 del 2013 e l'articolo 1, comma 16, della legge n.  107 del 2015;
   quali iniziative urgenti intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di contrastare e prevenire tali atti;
   quale sia attualmente lo stato di attuazione dell'articolo 1, comma 16, della legge n. 107 del 2015 e del piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere citato in premessa, anche alla luce del lavoro già svolto dagli appositi tavoli tecnici.
(2-01651) «Cenni, Realacci, Murer, Zampa, Carloni, Rocchi, Gnecchi, Roberta Agostini, Albini, Zan, Carocci, Dallai, Malisani, Valiante, Scuvera, Marchi, Fontanelli, De Maria, Beni, Parrini, Laforgia, Ghizzoni, Romanini, Pes, Castricone, Tullo, Fiano, Fiorio, Cuperlo, Lattuca, Capozzolo, Fossati, Giuliani, Braga, Mariani, Cinzia Maria Fontana, Albanella».


Iniziative in ordine al ruolo dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e ai criteri di accreditamento delle associazioni assegnatarie di risorse, anche alla luce di recenti notizie di stampa – 2-01672

I)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 dicembre 2003 si è proceduto alla costituzione ed all'organizzazione interna dell'Unione nazionale antidiscriminazioni razziali presso il dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri;
   oltre a produrre in proprio controversi strumenti, come il libretto per le scuole messo a punto con la consulenza soltanto di associazioni LGBT, stampato e poi ritirato, l'Unione nazionale antidiscriminazioni razziali assegna fondi ragguardevoli a numerose associazioni;
   ad una di queste, l'Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale (Anddos), sono stati assegnati 55 mila euro grazie a un bando con cui il 4 novembre 2016 complessivi 999.274 euro sono stati attribuiti a una serie di soggetti tra cui diverse associazioni Lgbt, quali Arcigay, Arcigay Roma, Arcilesbica Roma, Lista Lesbica italiana, MIT, Gay Center, e altre;
   sul sito dell'associazione «culturale» Anddos si precisa che: «I circoli Anddos sono luoghi sicuri, pensati per il tuo benessere, dove potrai condividere esperienze, trovare accoglienza, manifestare appieno la tua sessualità»;
   il 19 febbraio 2017 il programma televisivo «Le Iene» ha mostrato con immagini inequivocabili cosa avveniva realmente nei locali di questa associazione «culturale», con vere e proprie orge e proposta di prestazioni sessuali a pagamento all'interno di centri massaggi, cosiddette «dark rooms» e «glory holes» per soddisfare quello che appare agli interpellanti un mondo di perversione degno di una bolgia dantesca che va oltre ogni immaginazione;
   per le presunte attività culturali, questa associazione, oltre a essere finanziata con fondi pubblici, godrebbe di privilegi fiscali in quanto assimilata ad un ente no profit;
   infine, sempre secondo il citato servizio de Le Iene, Francesco Spano, direttore dell'Unione nazionale antidiscriminazioni razziali e finanziatore di un'associazione coinvolta in un giro di prostituzione mascherata da associazione culturale, sarebbe stato anche in palese conflitto d'interessi, risultando socio della stessa, con tessera stipulata il 18 marzo 2016, nonché legato alla stessa al punto da presenziare all'inaugurazione della nuova sede il 10 giugno 2016;
   per l'oggettiva gravità dei fatti, malgrado il «silenziatore» messo sulla vicenda dalla grande stampa prima delle sue dimissioni, il direttore dell'Unione nazionale antidiscriminazioni razziali, messo di fronte all'evidenza ha rimesso l'incarico il 20 febbraio 2017;
   appare anche evidente che, se quanto mostrato nel servizio fosse vero, anche solo in parte, non si potrebbe continuare a finanziare con i fondi della Presidenza del Consiglio un ente macchiatosi di un comportamento, ad avviso degli interpellanti, non solo squallido, ma anche in contrasto con la legge con cui sono state chiuse le cosiddette case di tolleranza (legge Merlin) –:
   se al Presidente del Consiglio consti quanto sopra esposto;
   quali siano le motivazioni e il percorso che hanno portato alla selezione del direttore dell'Unione nazionale antidiscriminazioni razziali, ora dimissionario, se e da chi sia stata proposta la candidatura e come sia stata decisa la scelta dello stesso;
   quali siano i requisiti richiesti per ricevere le sovvenzioni, i criteri seguiti nella scelta delle associazioni da finanziare e le verifiche effettuate sull'uso dei fondi assegnati;
   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per evitare che risorse degli italiani vengano spese per organizzazioni come quella citata, anche in considerazione dell'elusione fiscale che, ad avviso degli interpellanti, di fatto deriva dalla sua attività e dallo sfruttamento della prostituzione che sembra caratterizzarla;
   se non si ritenga opportuno assumere iniziative per riconsiderare, alla luce di quanto accaduto, le competenze dell'Unione nazionale antidiscriminazioni razziali, un ufficio che, anche con il direttore precedente, rimosso per un infortunio di altra natura, secondo gli interpellanti, ha dimostrato, più che di occuparsi di lotta alla discriminazione, di essere una fonte di ingiustificato drenaggio di enormi quantità di denaro pubblico e di propaganda ideologica;
   se non si ritenga opportuno assumere iniziative per sospendere immediatamente l'erogazione dello stanziamento ad Anddos e rimuovere tale associazione dall'elenco di quelle finanziabili dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, verificando la corretta erogazione dei fondi anche in relazione a bandi del passato;
   se l'Anddos, oltre a ricevere fondi dalla Presidenza del Consiglio, sia anche accreditato come ente formativo da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, abilitato come tale ad entrare in contatto con i ragazzi delle scuole.
(2-01672) «Gigli, Baradello, Fitzgerald Nissoli, Sberna, Dellai, Rubinato, Falcone, Calabrò, Menorello, Binetti, De Mita, Marguerettaz».


Chiarimenti in merito al numero delle discariche tuttora non conformi alla normativa e alla giurisprudenza dell'Unione europea in materia di gestione dei rifiuti nonché in merito all'ammontare delle multe comminate all'Italia – 2-01668

L)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   con una prima sentenza, nel 2007, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha dichiarato che l'Italia era venuta meno, in modo generale e persistente, agli obblighi relativi alla gestione dei rifiuti stabiliti dalle direttive relative ai rifiuti, ai rifiuti pericolosi e alle discariche di rifiuti;
   nel 2013, la Commissione europea ha ritenuto che l'Italia non avesse ancora adottato tutte le misure necessarie per dare esecuzione alla sentenza del 2007. In particolare, 218 discariche ubicate in 18 delle 20 regioni italiane non erano conformi alla direttiva «rifiuti»; inoltre, 16 discariche su 218 contenevano rifiuti pericolosi in violazione della direttiva «rifiuti pericolosi»; infine, l'Italia non aveva dimostrato che 5 discariche fossero state oggetto di riassetto o di chiusura ai sensi della direttiva «discariche di rifiuti»;
   nel corso della causa c-196/13, la Commissione europea ha affermato che, secondo le informazioni più recenti, 198 discariche non erano ancora conformi alla direttiva «rifiuti» e che, di esse, 14 non erano conformi neppure alla direttiva «rifiuti pericolosi». Inoltre, sarebbero rimaste due discariche non conformi alla direttiva «discariche di rifiuti»;
   nella sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 2 dicembre 2014, la Corte è arrivata alla conclusione che l'Italia non ha adottato tutte le misure necessarie a dare esecuzione alla sentenza del 2007 e che è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza del diritto dell'Unione europea. Di conseguenza, la Corte ha condannato l'Italia a pagare una somma forfettaria di 40 milioni di euro. La Corte di giustizia dell'Unione europea ha rilevato poi che l'inadempimento perdura da oltre sette anni e che, dopo la scadenza del termine impartito, le operazioni sono state compiute con grande lentezza; un numero importante di discariche abusive si registra ancora in quasi tutte le regioni italiane. Essa considera quindi opportuno infliggere una penalità decrescente, il cui importo è ridotto progressivamente in ragione del numero di siti che saranno messi a norma, conformemente alla sentenza, computando due volte le discariche contenenti rifiuti pericolosi. L'imposizione su base semestrale consente di valutare l'avanzamento dell'esecuzione degli obblighi da parte dell'Italia. La prova dell'adozione delle misure necessarie all'esecuzione della sentenza del 2007 deve essere trasmessa alla Commissione europea prima della fine del periodo considerato. La Corte ha condannato quindi l'Italia a versare altresì una penalità semestrale a far data dal 2 dicembre 2014 e fino all'esecuzione della sentenza del 2007. La penalità è calcolata, per quanto riguarda il primo semestre, a partire da un importo iniziale di 42.800.000 euro. Da tale importo sono detratti 400.000 euro per ciascuna discarica contenente rifiuti pericolosi messa a norma e 200.000 di euro per ogni altra discarica messa a norma. Per ogni semestre successivo, la penalità è calcolata a partire dall'importo stabilito per il semestre precedente, detraendo i predetti importi in ragione delle discariche messe a norma in corso di semestre;
   l'Italia ha pagato 40 milioni di euro come multa forfettaria e 39.800.000, 33.400.000, 27.800.000 euro come multe relative al primo, secondo e terzo semestre successivo alla sentenza;
   il 2 dicembre 2016 è scaduto il quarto semestre successivo alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea in merito alla causa c-196/13 –:
   quale sia l'ammontare della quarta multa semestrale relativa alla causa c-196/13 e quale sia il numero delle discariche ancora non conformi alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 2 dicembre 2014.
(2-01668) «Mannino, De Rosa, Busto, Daga, Micillo, Terzoni, Zolezzi, Cecconi».