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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 26 ottobre 2016

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: DDL N. 4080 ED ABB.

Ddl n. 4080 e abb. – Disciplina del cinema e dell'audiovisivo

Tempo complessivo: 20 ore, di cui:
• discussione generale: 8 ore;
• seguito dell'esame: 12 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 30 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 18 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 50 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 42 minuti 8 ore
 Partito Democratico 33 minuti 1 ora e 46 minuti
 MoVimento 5 Stelle 35 minuti 1 ora e 13 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
32 minuti 49 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia Libertà
31 minuti 39 minuti
 Area Popolare (NCD-UDC) 30 minuti 30 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
31 minuti 33 minuti
 Scelta Civica verso Cittadini per l'Italia – MAIE 30 minuti 30 minuti
 Civici e Innovatori 30 minuti 26 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
30 minuti 26 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 28 minuti
 Misto: 30 minuti 40 minuti
  Conservatori e Riformisti 9 minuti 11 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 8 minuti 10 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 6 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudameri cana Emigrati Italiani) 3 minuti 4 minuti
  FARE! - Pri 2 minuti 3 minuti
  Movimento PPA – Moderati 2 minuti 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti 3 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 26 ottobre 2016.

  Adornato, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Cancelleri, Caparini, Carbone, Casero, Castiglione, Catania, Antimo Cesaro, Chaouki, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Gianni Farina, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gozi, Greco, Grillo, La Russa, Leva, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Palladino, Paris, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rossomando, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Scotto, Sereni, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Adornato, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Cancelleri, Caparini, Carbone, Casero, Castiglione, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Gianni Farina, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gozi, Greco, Grillo, Lorenzo Guerini, La Russa, Leva, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Giorgia Meloni, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Paris, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Scotto, Sereni, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Velo, Vignali, Villecco Calipari, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 25 ottobre 2016 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   MATARRELLI: «Disposizioni in materia di tutela degli animali» (4114);
   SANDRA SAVINO: «Disciplina delle medicine non convenzionali» (4115);
   PICCHI: «Modifica al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, in materia di procedura di opposizione alle domande di brevetto per invenzione industriale» (4116).
  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge REALACCI ed altri: «Disposizioni concernenti la certificazione ecologica dei prodotti cosmetici» (106) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Mongiello.

  La proposta di legge ZAMPA ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e altre disposizioni concernenti misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati» (1658) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Paola Bragantini.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):

  BRAMBILLA: «Modifica all'articolo 61 del codice penale, in materia di circostanza aggravante comune per i delitti commessi in danno di persone ricoverate presso strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali ovvero in danno di minori ospitati presso comunità familiari o socio-educative, nonché disposizioni concernenti la videosorveglianza presso le medesime strutture, gli asili nido e le scuole dell'infanzia» (4037) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII, XI, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   VII Commissione (Cultura):

  S. 1375. – Senatori PAGLIARI ed altri: «Modifica alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Festival Verdi di Parma e Busseto e del Roma Europa Festival» (approvata dal Senato) (4113) Parere delle Commissioni I e V.
   XI Commissione (Lavoro):

  PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE: «Carta dei diritti universali del lavoro. Nuovo statuto di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori» (4064) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate.

  Il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate, con lettera in data 26 ottobre 2016, ha trasmesso la Relazione sul sistema di identificazione e di prima accoglienza nell'ambito dei centri «hotspot», approvata nella seduta del 26 ottobre 2016 (DOC. XXII-bis n. 8), nonché le relazioni di minoranza (DOC. XXII-bis n. 8-bis e DOC. XXII-bis n. 8-ter).
  I predetti documenti saranno stampati e distribuiti.

Trasmissione dal Ministro dell'economia e delle finanze.

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 14 ottobre 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, terzo comma, della legge 7 novembre 1977, n. 882, la relazione sui rapporti tra l'Italia e il Fondo monetario internazionale, riferita al periodo dal 1o maggio 2015 al 30 aprile 2016 (Doc. CCXLIII, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) e alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 25 ottobre 2016, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sugli strumenti finanziari sostenuti dal bilancio generale a norma dell'articolo 140, paragrafo 8, del regolamento finanziario al 31 dicembre 2015 (COM(2016) 675 final), corredata dal relativo allegato (COM(2016) 675 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze);
   Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che autorizza i Paesi Bassi ad applicare un livello di tassazione ridotto all'energia elettrica erogata alle stazioni di ricarica dei veicoli elettrici (COM(2016) 677 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   Proposta di decisione del Consiglio che stabilisce la posizione da adottare, a nome dell'Unione europea, nell'ambito dei comitati pertinenti della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite per quanto riguarda le proposte di modifica dei regolamenti UN nn. 7, 16, 37, 44, 45, 46, 48, 53, 78, 80, 83, 86, 87, 99, 105, 107, 110, 121, 128 e 129, una proposta di un nuovo regolamento UN relativo agli impianti di trasformazione (retrofit) a doppia alimentazione dei motori di veicoli pesanti (HDDF-ERS), le proposte di modifica dei regolamenti tecnici mondiali UN nn. 15 e 16, le proposte di due nuovi regolamenti tecnici mondiali UN sulle procedure di misurazione per i veicoli a motore a due o tre ruote riguardanti rispettivamente determinati tipi di emissioni e la diagnostica di bordo e la proposta di una nuova risoluzione sulla specifica comune delle categorie di sorgente luminosa (R.E.4) (COM(2016) 684 final), corredata dal relativo allegato (COM(2016) 684 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti).

  La Commissione europea, in data 25 ottobre 2016, ha trasmesso un nuovo testo della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo a norma dell'articolo 294, paragrafo 6, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea riguardante la posizione del Consiglio in merito all'adozione di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2012/34/UE, che istituisce uno spazio ferroviario europeo unico, per quanto riguarda l'apertura del mercato dei servizi di trasporto nazionale di passeggeri per ferrovia e la governance dell'infrastruttura ferroviaria (COM(2016) 691 final/2), che sostituisce il documento COM(2016) 691 final, già assegnato, in data 25 ottobre 2016, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla IX Commissione (Trasporti), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 25 ottobre 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione del regolamento (CE) n. 767/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il sistema di informazione visti (VIS), l'impiego delle impronte digitali alle frontiere esterne e il ricorso ai dati biometrici nella procedura relativa alle domande di visto/valutazione REFIT (COM(2016) 655 final);
   Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla partecipazione dell'Unione al partenariato per la ricerca e l'innovazione nell'area del Mediterraneo (PRIMA) avviato congiuntamente da più Stati membri (COM(2016) 662 final);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione del regolamento (UE) n. 691/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai conti economici ambientali europei (COM(2016) 663 final);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio riguardante gli strumenti alternativi ai rating del credito esterni, la situazione del mercato dei rating del credito, la concorrenza e la governance nel settore dei rating del credito, la situazione del mercato dei rating degli strumenti finanziari strutturati e la fattibilità di un'agenzia di rating del credito europea (COM(2016) 664 final);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Verso una politica commerciale solida per l'Unione europea nell'interesse della crescita e dell'occupazione (COM(2016) 690 final);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Prima relazione sui progressi compiuti relativamente al nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi nell'ambito dell'agenda europea sulla migrazione (COM(2016) 700 final).

Trasmissione dal Consiglio regionale della Toscana.

  Il Consiglio regionale della Toscana, con lettere in data 21 ottobre 2016, ha trasmesso le relazioni conclusive della Commissione consiliare d'inchiesta in merito alla Fondazione Monte dei Paschi di Siena e alla banca Monte dei Paschi di Siena – I rapporti con la regione Toscana, approvate, rispettivamente, dal gruppo Partito democratico e dai gruppi SI-Toscana a Sinistra, Movimento 5 stelle e Lega Nord.
  Questi documenti sono trasmessi alla VI Commissione (Finanze).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

PROPOSTA DI LEGGE: ZAMPA ED ALTRI: DISPOSIZIONI IN MATERIA DI MISURE DI PROTEZIONE DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI (A.C. 1658-A)

A.C. 1658-A – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione:

  all'articolo 6, aggiungere, in fine, il seguente comma:
  3-bis. Dall'attuazione delle disposizioni del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

  all'articolo 12, al comma 1, lettera a), aggiungere, in fine, le seguenti parole: e alle risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo di cui all'articolo 1-septies del decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1990, n. 39, da riprogrammare annualmente.

  Conseguentemente, all'articolo 21, sopprimere il comma 1.

  All'articolo 14, al comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: All'attuazione delle disposizioni del presente comma, le amministrazioni interessate provvedono nei limiti delle risorse finanziarie, strumentali e umane disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sugli emendamenti 5.51, 5.52, 5.26, 6.50, 14.52 e 21.1, in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

sulle restanti proposte emendative.

A.C. 1658-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEG- GE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.
(Ambito di applicazione).

  1. I minori stranieri non accompagnati sono titolari dei diritti in materia di protezione dei minori a parità di trattamento con i minori di cittadinanza italiana o dell'Unione europea.
  2. Le disposizioni di cui alla presente legge si applicano ai minori stranieri non accompagnati, in ragione della loro condizione di maggiore vulnerabilità.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 1.
(Ambito di applicazione).

  Sopprimerlo.
1. 1. Rondini.

  Sopprimere il comma 1.
1. 50. Cirielli, Rampelli.

A.C. 1658-A – Articolo 2

ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 2.
(Definizione).

  1. Ai fini di cui alla presente legge, per minore straniero non accompagnato presente nel territorio dello Stato s'intende il minorenne non avente cittadinanza italiana o dell'Unione europea che si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato o che è altrimenti sottoposto alla giurisdizione italiana privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell'ordinamento italiano.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 2.
(Definizione).

  Sopprimerlo.
2. 50. Rondini.

A.C. 1658-A – Articolo 3

ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 3.
(Divieto di respingimento).

  1. Al testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, di seguito denominato «testo unico» sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) dopo il comma 1 dell'articolo 19 è inserito il seguente:
  « 1-bis. In nessun caso può disporsi il respingimento alla frontiera di minori stranieri non accompagnati»;
   b) al comma 4 dell'articolo 31, dopo le parole: «il provvedimento è adottato», sono inserite le seguenti: «a condizione comunque che il provvedimento stesso non comporti un rischio di danni gravi per il minore», ed è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il tribunale per i minorenni decide tempestivamente e comunque non oltre trenta giorni».

  2. Il comma 1 dell'articolo 33 della legge 4 maggio 1983, n. 184, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:
  « 1. Ai minori che non sono muniti di visto di ingresso rilasciato ai sensi dell'articolo 32 della presente legge che non sono accompagnati da almeno un genitore o da parenti entro il quarto grado, si applicano le disposizioni dell'articolo 19, comma 1-bis, del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286».

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 3.
(Divieto di respingimento).

  Sopprimerlo.
*3. 1. Rondini.

  Sopprimerlo.
*3. 50. Cirielli, Rampelli.

  Al comma 1, lettera a), capoverso comma 1-bis, aggiungere, in fine, le parole: salvo non sia disposto nel loro superiore interesse il loro riaffidamento ai familiari.
3. 51. Gregorio Fontana.

A.C. 1658-A – Articolo 4

ARTICOLO 4 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 4.
(Strutture di prima assistenza e accoglienza per i minori stranieri non accompagnati).

  1. All'articolo 19, comma 1, primo periodo, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) dopo le parole: «di prima accoglienza» sono inserite le seguenti: «a loro destinate»;
   b) le parole: «a sessanta giorni, alla identificazione» sono sostituite dalle seguenti: «a trenta giorni, alla identificazione, che si deve concludere entro dieci giorni,».

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 4 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 4.
(Strutture di prima assistenza e accoglienza per i minori stranieri non accompagnati).

  Sopprimerlo.

  Conseguentemente, all'articolo 21, sostituire le parole: dagli articoli 4 e 12 con le seguenti: dall'articolo 12.
4. 1. Rondini.

A.C. 1658-A – Articolo 5

ARTICOLO 5 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 5.
(Identificazione dei minori stranieri non accompagnati).

  1. Dopo l'articolo 19 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, è inserito il seguente:
  «Art. 19-bis. – (Identificazione dei minori stranieri non accompagnati). – 1. Nel momento in cui il minore straniero non accompagnato è entrato in contatto o è stato segnalato alle autorità di polizia, ai servizi sociali o ad altri rappresentanti dell'ente locale o dell'autorità giudiziaria, il personale qualificato della struttura di prima accoglienza svolge, sotto la direzione dei servizi dell'ente locale competente e coadiuvato, ove possibile, da organizzazioni, enti o associazioni con comprovata e specifica esperienza nella tutela dei minori, un colloquio con il minore volto ad approfondire la sua storia personale e familiare e a far emergere ogni altro elemento utile alla sua protezione, secondo la procedura stabilita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione. Al colloquio è garantita la presenza di un mediatore culturale.
  2. Nei casi fondati di dubbi relativi all'età dichiarata dal minore si applicano le disposizioni dei commi 3 e seguenti. In ogni caso, nelle more dell'esito delle procedure di identificazione, l'accoglienza del minore è garantita dalle apposite strutture di prima accoglienza per minori previste dalla legge e si applicano, ove ne ricorrano i presupposti, le previsioni di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 24.
  3. L'identità di un minore straniero non accompagnato è accertata dalle autorità di pubblica sicurezza, coadiuvate da mediatori culturali, alla presenza del tutore o del tutore provvisorio se già nominato, solo dopo che è stata garantita allo stesso minore un'immediata assistenza umanitaria. Qualora sussista un dubbio circa l'età dichiarata, questa è accertata in via principale attraverso un documento anagrafico, anche avvalendosi della collaborazione delle autorità diplomatico-consolari. L'intervento della rappresentanza diplomatico-consolare non deve essere richiesto nei casi in cui il presunto minore abbia espresso la volontà di chiedere protezione internazionale ovvero quando una possibile esigenza di protezione internazionale emerga a seguito del colloquio previsto dal comma 1. Tale intervento non è altresì esperibile qualora da esso possano derivare pericoli di persecuzione e nei casi in cui il minore dichiari di non volersi avvalere dell'intervento dell'autorità diplomatico-consolare. Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e il Ministero dell'interno promuovono le opportune iniziative, d'intesa con i Paesi interessati, al fine di accelerare l'espletamento degli accertamenti di cui al presente comma.
  4. Nel caso permangano dubbi fondati in merito all'età dichiarata da un minore straniero non accompagnato, la procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni o il giudice tutelare competente possono disporre esami socio-sanitari volti all'accertamento della stessa.
  5. Lo straniero è informato, con l'ausilio di un mediatore culturale, in una lingua che possa capire e in conformità al suo grado di maturità e di alfabetizzazione, del fatto che la sua età può essere determinata mediante l'ausilio di esami socio-sanitari, del tipo di esami a cui deve essere sottoposto, dei possibili risultati attesi e delle eventuali conseguenze di tali risultati, nonché di quelle derivanti da un suo eventuale rifiuto di sottoporsi a tali esami. Tali informazioni devono essere fornite, altresì, alla persona che, anche temporaneamente, esercita i poteri tutelari nei confronti del presunto minore.
  6. L'accertamento socio-sanitario dell'età deve essere svolto in un ambiente idoneo con un approccio multidisciplinare da professionisti, adeguatamente formati, e ove necessario in presenza di un mediatore culturale, utilizzando modalità meno invasive possibili e rispettose dell'età presunta, del sesso e dell'integrità fisica e psichica della persona. Non devono essere eseguiti esami socio-sanitari che possono compromettere lo stato psico-fisico della persona.
  7. Il risultato dell'accertamento socio-sanitario è comunicato allo straniero in modo congruente con la sua età, con la sua maturità e con il suo livello di alfabetizzazione, in una lingua che comprende, all'esercente la responsabilità genitoriale e all'autorità giudiziaria che ha disposto l'accertamento. Sulla relazione finale deve essere sempre indicato il margine di errore.
  8. Qualora, anche dopo l'accertamento socio-sanitario, permangano dubbi sulla minore età, questa è presunta ad ogni effetto di legge.
  9. Il provvedimento di attribuzione dell'età è notificato allo straniero e, contestualmente, all'esercente i poteri tutelari, ove nominato, e può essere impugnato in sede di reclamo ai sensi degli articoli 737 e successivi del codice di procedura civile. In caso di impugnazione, il giudice decide in via d'urgenza entro dieci giorni e ogni procedimento amministrativo e penale conseguente all'identificazione come maggiorenne è sospeso fino alla decisione. Il provvedimento è altresì comunicato alle Forze di polizia ai fini del completamento delle procedure di identificazione».

  2. All'attuazione delle disposizioni contenute nel presente articolo si provvede nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 5 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 5.
(Identificazione dei minori stranieri non accompagnati).

  Sopprimerlo.
5. 1. Rondini.

  Al comma 1, capoverso Art. 19-bis, sopprimere il comma 1

  Conseguentemente, al medesimo capoverso, comma 3, terzo periodo, sostituire le parole: di colloquio previsto dal comma 1 con le seguenti: di apposito colloquio.
5. 2. Centemero, Ravetto.

  Al comma 1, capoverso Art. 19-bis, comma 1, primo periodo, sostituire le parole da: il personale qualificato fino alla fine del periodo, con le seguenti: l'esercente la responsabilità genitoriale, in coordinamento con i servizi dell'ente locale e coadiuvato dal personale qualificato della struttura di accoglienza e, ove possibile, dalle organizzazioni specializzate, svolge un primo colloquio con il minore volto a conoscere la sua storia personale e familiare e a far emergere ogni altro elemento utile alla sua protezione, per l'avvio della procedura di determinazione del superiore interesse stabilita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione. Durante il colloquio è necessario informare il minore circa il diritto e le modalità dell'accesso alla protezione internazionale, nonché della possibilità ma anche delle conseguenze dei contatti con il consolato del suo paese.
5. 5. Centemero, Ravetto.

  Al comma 1, capoverso Art. 19-bis, comma 2, sostituire le parole: Nei casi fondati di dubbi con le seguenti: Nei casi di dubbi fondati.
5. 100. La Commissione.
(Approvato)

  Al comma 1, capoverso Art. 19-bis, comma 3, sopprimere il terzo e il quarto periodo.
5. 50. Cirielli, Rampelli.

  Al comma 1, capoverso Art. 19-bis, comma 4, sostituire le parole: o il giudice tutelare competente possono con la seguente: può.
5. 101. La Commissione.
(Approvato)

  Al comma 1, capoverso Art. 19-bis, comma 4, sostituire le parole: possono disporre con la seguente: dispongono.
5. 51. Cirielli, Rampelli.

  Al comma 1, capoverso Art. 19-bis, comma 6, primo periodo, sopprimere le parole: e ove necessario in presenza di un mediatore culturale,.

  Conseguentemente, al medesimo capoverso, medesimo comma, dopo il primo periodo, aggiungere il seguente: Un mediatore interculturale deve essere sempre presente in tutte le fasi della procedura.
5. 26. Centemero, Ravetto.

  Al comma 1, capoverso Art. 19-bis, comma 7, primo periodo, sostituire le parole: che comprende con le seguenti: che possa comprendere.
5. 53. Gregorio Fontana.
(Approvato)

  Al comma 1, capoverso Art. 19-bis, comma 8, dopo le parole: questa è presunta aggiungere le seguenti: a favore della minore età.
5. 27. Santerini.

  Al comma 1, capoverso Art. 19-bis, dopo il comma 9 aggiungere il seguente:
  10. Le operazioni di identificazione si concludono in ogni caso con il fotosegnalamento che, comunque, in caso di un minore, non comporta il suo inserimento nel sistema di identificazione dattiloscopica dell'Unione europea EURODAC (European Dactyloscopie)
5. 52. Cirielli, Rampelli.

A.C. 1658-A – Articolo 6

ARTICOLO 6 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 6.
(Indagini familiari).

  1. All'articolo 19, comma 7, secondo periodo, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, dopo le parole: «il Ministero dell'interno» sono inserite le seguenti: «, sentiti il Ministero della giustizia e il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale».
  2. Dopo l'articolo 19 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, sono aggiunti, in fine, i seguenti commi:
  «7-bis. Nei cinque giorni successivi al colloquio di cui all'articolo 19-bis, comma 1, se non sussiste un rischio per il minore straniero non accompagnato o per i suoi familiari, previo consenso informato dello stesso minore ed esclusivamente nel suo superiore interesse, l'esercente la potestà genitoriale, anche in via temporanea, invia una relazione all'ente convenzionato che attiva immediatamente le indagini.
  7-ter. Il risultato delle indagini di cui al comma 7 è trasmesso al Ministero dell'interno, che è tenuto ad informare tempestivamente il minore, l'esercente la responsabilità genitoriale, nonché il personale qualificato che ha svolto il colloquio di all'articolo 19-bis, comma 1.
  7-quater. Qualora siano individuati familiari idonei a prendersi cura del minore straniero non accompagnato, tale soluzione deve essere preferita al collocamento in comunità».

  3. Sino alla nomina di un tutore, i compiti relativi alla richiesta di permesso di soggiorno o di protezione internazionale possono essere svolti dal responsabile della struttura di prima accoglienza.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 6 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 6.
(Indagini familiari).

  Sopprimerlo.
6. 1. Rondini.

  Al comma 2, capoverso 7-bis, sostituire le parole: potestà genitoriale con le seguenti: responsabilità genitoriale.

  Conseguentemente:
    all'articolo 10, comma 1, lettera
a), sostituire le parole: potestà genitoriale con le seguenti: responsabilità genitoriale;
    all'articolo 14, comma 2, sostituire le parole: potestà genitoriale con le seguenti: responsabilità genitoriale;
    all'articolo 16, comma 1, capoverso 4-quater, sostituire le parole: potestà genitoriale con le seguenti: responsabilità genitoriale.
6. 100. La Commissione.
(Approvato)

  Al comma 2, capoverso 7-ter, sostituire le parole: che ha svolto il colloquio di cui al comma 1 dell'articolo 19-bis con le seguenti: della struttura di prima accoglienza.
6. 13. Centemero, Ravetto.

  Al comma 2, sopprimere il capoverso comma 7-quater.
6. 50. Costantino, Quaranta, D'Attorre, Duranti, Nicchi.

  Al comma 2, capoverso comma 7-quater, sostituire la parola: familiari con le seguenti:, sul territorio nazionale, familiari entro il quarto grado.
*6. 18. Costantino, Quaranta, D'Attorre, Duranti, Nicchi.

  Al comma 2, capoverso comma 7-quater, la parola: familiari con le seguenti:, sul territorio nazionale, familiari entro il quarto grado.
*6. 51. Andrea Maestri, Bechis, Artini, Baldassarre, Brignone, Civati, Matarrelli, Pastorino, Segoni, Turco.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  3-bis. Dall'attuazione delle disposizioni del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
6. 200. (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento)
(Approvato)

A.C. 1658-A – Articolo 7

ARTICOLO 7 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 7.
(Affidamento familiare).

  1. Dopo il comma 1 dell'articolo 2 della legge 4 maggio 1983, n. 184, e successive modificazioni, è inserito il seguente:
  « 1-bis. Gli enti locali promuovono la sensibilizzazione e la formazione di affidatari per favorire l'affidamento familiare dei minori stranieri non accompagnati, in via prioritaria rispetto al ricovero in una struttura di accoglienza.».

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 7 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 7.
(Affidamento familiare).

  Sopprimerlo.
7. 1. Rondini.

A.C. 1658-A – Articolo 8

ARTICOLO 8 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 8.
(Rimpatrio assistito e volontario).

  1. I provvedimenti di rimpatrio assistito di un minore straniero non accompagnato sono adottati dal tribunale per i minorenni competente.
  2. All'articolo 33 del testo unico sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) al comma 2-bis, al primo periodo, le parole: «dal Comitato di cui al comma 1» sono sostituite dalle seguenti: «dal tribunale per i minorenni competente» e il secondo periodo è soppresso;
   b) il comma 3 è sostituito dal seguente:
  « 3. All'attuazione delle disposizioni contenute nel presente articolo si provvede nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 8 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 8.
(Rimpatrio assistito e volontario).

  Sopprimerlo.
8. 1. Rondini.

  Sostituire il comma 1 con il seguente:
  1. Il provvedimento di rimpatrio assistito e volontario di un minore straniero non accompagnato è adottato, ove il ricongiungimento con i suoi familiari nel Paese di origine o in un Paese terzo corrisponda al superiore interesse del minore, dal tribunale per i minorenni competente, sentiti il minore e il tutore e considerati i risultati delle indagini familiari nel Paese di origine o in un
Paese terzo e la relazione dei servizi sociali competenti circa la situazione del minore in Italia.
*8. 50. Costantino, D'Attorre, Quaranta, Duranti, Nicchi.
(Approvato)

  Sostituire il comma 1 con il seguente:
  1. Il provvedimento di rimpatrio assistito e volontario di un minore straniero non accompagnato è adottato, ove il ricongiungimento con i suoi familiari nel Paese di origine o in un Paese terzo corrisponda al superiore interesse del minore, dal tribunale per i minorenni competente, sentiti il minore e il tutore e considerati i risultati delle indagini familiari nel Paese di origine o in un Paese terzo e la relazione dei servizi sociali competenti circa la situazione del minore in Italia.
*8. 51. Andrea Maestri, Bechis, Artini, Baldassarre, Brignone, Civati, Matarrelli, Pastorino, Segoni, Turco.
(Approvato)

A.C. 1658-A – Articolo 9

ARTICOLO 9 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 9.
(Sistema informativo nazionale dei minori stranieri non accompagnati. Cartella sociale).

  1. In attuazione dell'articolo 19, comma 5, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è istituito il Sistema informativo nazionale dei minori non accompagnati.
  2. In seguito al colloquio di cui all'articolo 19-bis, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, introdotto dalla presente legge, il personale qualificato, della struttura di accoglienza compila un'apposita cartella sociale, evidenziando elementi utili alla determinazione della soluzione di lungo periodo migliore nel superiore interesse del minore straniero non accompagnato. La cartella sociale è trasmessa ai servizi sociali del comune di destinazione e alla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni.
  3. La registrazione dei dati anagrafici e sociali dichiarati dal minore straniero non accompagnato è finalizzata a tutelare il suo superiore interesse e i suoi diritti e, in particolare, il suo diritto alla protezione.
  4. Si applicano le disposizioni dell'articolo 7 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.
  5. All'attuazione delle disposizioni contenute nel presente articolo si provvede nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 9 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 9.
(Sistema informativo nazionale dei minori stranieri non accompagnati. Cartella sociale).

  Sopprimerlo.
9. 1. Rondini.

A.C. 1658-A – Articolo 10

ARTICOLO 10 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 10.
(Permessi di soggiorno per minori stranieri per i quali sono vietati il respingimento o l'espulsione).

  1. Quando la legge dispone il divieto di respingimento o di espulsione, il questore rilascia il permesso di soggiorno:
   a) per minore età. In caso di minore straniero non accompagnato, rintracciato nel territorio nazionale e segnalato alle autorità competenti, il permesso di soggiorno per minore età è rilasciato, su richiesta dello stesso minore, direttamente o attraverso l'esercente la potestà genitoriale, anche prima della nomina del tutore ai sensi dell'articolo 346 del codice civile, ed è valido fino al compimento della maggiore età;
   b) per motivi familiari, per il minore di quattordici anni affidato, anche ai sensi dell'articolo 9, comma 4, della legge 4 maggio 1983, n. 184, e successive modificazioni, o sottoposto alla tutela di un cittadino italiano con lo stesso convivente, ovvero per il minore ultraquattordicenne affidato, anche ai sensi del medesimo articolo 9, comma 4, della legge n. 184 del 1983, e successive modificazioni, o sottoposto alla tutela di un cittadino straniero regolarmente soggiornante nel territorio nazionale o di un cittadino italiano con lo stesso convivente.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 10 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 10.
(Permessi di soggiorno per minori stranieri per i quali sono vietati il respingimento o l'espulsione).

  Sopprimerlo.
10. 1. Rondini.

A.C. 1658-A – Articolo 11

ARTICOLO 11 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 11.
(Elenco dei tutori volontari).

  1. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, presso ogni tribunale per i minorenni è istituito un elenco dei tutori volontari, a cui possono essere iscritti privati cittadini, selezionati e adeguatamente formati, da parte dei garanti regionali per l'infanzia e l'adolescenza, disponibili ad assumere la tutela di un minore straniero non accompagnato o di più minori, quando la tutela riguarda fratelli o sorelle. Appositi protocolli d'intesa tra i garanti regionali per l'infanzia e l'adolescenza e i presidenti dei tribunali per i minorenni sono stipulati per promuovere e facilitare la nomina dei tutori volontari. Nelle regioni in cui il garante non è ancora stato nominato, all'esercizio di tali funzioni provvede temporaneamente l'ufficio del Garante nazionale con il supporto di associazioni esperte nel settore delle migrazioni e dei minori.
  2. Si applicano le disposizioni di cui al libro primo, titolo IX, del codice civile.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 11 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 11.
(Elenco dei tutori volontari).

  Sopprimerlo.
11. 1. Rondini.

  Al comma 1, terzo periodo, aggiungere, in fine, le parole: e con il coinvolgimento degli enti locali, dei consigli degli ordini professionali e delle università.
11. 51. Fabbri.

  Al comma 1, terzo periodo, aggiungere, in fine, le parole:, degli enti locali, dei consigli degli ordini professionali e delle università.
11. 51.(Testo modificato nel corso della seduta) Fabbri.
(Approvato)

A.C. 1658-A – Articolo 12

ARTICOLO 12 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 12.
(Sistema di protezione per richiedenti asilo, rifugiati e minori stranieri non accompagnati).

  1. All'articolo 19 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) al comma 2, il primo periodo è sostituito dai seguenti: «I minori non accompagnati sono accolti nell'ambito del Sistema di protezione per richiedenti asilo, rifugiati e minori stranieri non accompagnati di cui all'articolo 1-sexies del decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1990, n. 39, ed in particolare nei progetti specificatamente destinati a tale categoria di soggetti vulnerabili. La capienza del Sistema è commisurata alle effettive presenze dei minori non accompagnati sul territorio nazionale»;
   b) dopo il comma 2, è inserito il seguente:
  « 2-bis. Nella scelta del posto, tra quelli disponibili, in cui collocare il minore, si deve tenere conto delle esigenze e delle caratteristiche dello stesso minore risultanti dal colloquio di cui all'articolo 19-bis, comma 1, in relazione alla tipologia dei servizi offerti dalla struttura di accoglienza. Le strutture nelle quali vengono accolti i minori stranieri non accompagnati devono soddisfare, nel rispetto dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, gli standard minimi dei servizi e dell'assistenza forniti dalle strutture residenziali per minorenni ed essere autorizzate o accreditate ai sensi della normativa nazionale e regionale in materia. La non conformità alle dichiarazioni rese ai fini dell'accreditamento comporta la cancellazione della struttura di accoglienza dal Sistema».
   c) al comma 3, primo periodo, dopo le parole: «il minore si trova» sono inserite le seguenti: «, fatta salva la possibilità di trasferimento del minore in un altro comune,» e sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, tenendo in considerazione prioritariamente il superiore interesse del minore».

  2. La rubrica dell'articolo 1-sexies del decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1990 n. 39 e successive modificazioni, è sostituita dalla seguente: «Sistema di protezione per richiedenti asilo, rifugiati e minori stranieri non accompagnati».

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 12 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 12.
(Sistema di protezione per richiedenti asilo, rifugiati e minori stranieri non accompagnati).

  Sopprimerlo.

  Conseguentemente, all'articolo 21, sostituire le parole: dagli articoli 4 e 12 con le seguenti: dall'articolo 4.
12. 1. Rondini.

  Al comma 1, lettera a), aggiungere, in fine, le seguenti parole: e alle risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo di cui all'articolo 1-septies del decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1990, n. 39, da riprogrammare annualmente.

  Conseguentemente, all'articolo 21, sopprimere il comma 1.
12. 200.(da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento)
(Approvato)

  Al comma 1, lettera b), capoverso comma 2-bis, primo periodo, sostituire le parole: dal colloquio di cui all'articolo 19-bis, comma 1 con le seguenti: da apposito colloquio individuale.
12. 7. Centemero, Ravetto.

  Al comma 1, lettera b), capoverso comma 2-bis, secondo periodo, aggiungere, in fine, le parole: senza discriminazioni rispetto ai minori italiani.
*12. 50. Costantino, Quaranta, D'Attorre, Duranti, Nicchi.

  Al comma 1, lettera b), capoverso comma 2-bis, secondo periodo, aggiungere, in fine, le parole: senza discriminazioni rispetto ai minori italiani.
*12. 51. Andrea Maestri, Bechis, Artini, Baldassarre, Brignone, Civati, Matarrelli, Pastorino, Segoni, Turco.

  Dopo l'articolo 12, aggiungere il seguente:
  Art. 12-bis – 1. Il comma 3-bis dell'articolo 19 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, è abrogato.
**12. 050. Costantino, Quaranta, D'Attorre, Duranti, Nicchi.

  Dopo l'articolo 12, aggiungere il seguente:
  Art. 12-bis – 1. Il comma 3-bis dell'articolo 19 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, è abrogato.
**12. 051. Andrea Maestri, Bechis, Artini, Baldassarre, Brignone, Civati, Matarrelli, Pastorino, Segoni, Turco.

A.C. 1658-A – Articolo 13

ARTICOLO 13 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 13.
(Misure di accompagnamento verso la maggiore età e misure di integrazione di lungo periodo).

  1. Al comma 1-bis dell'articolo 32 del testo unico, e successive modificazioni, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Il mancato rilascio del parere richiesto non può legittimare il rifiuto del rinnovo del permesso di soggiorno. Si applica l'articolo 20, commi 1, 2 e 3, della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni».
  2. Quando un minore straniero non accompagnato, al compimento della maggiore età, pur avendo intrapreso un percorso di inserimento sociale, necessita di un supporto prolungato volto al buon esito di tale percorso finalizzato all'autonomia, il tribunale per i minorenni può disporre, anche su richiesta dei servizi sociali, con decreto motivato, l'affidamento ai servizi sociali non oltre, comunque, il compimento del ventunesimo anno di età.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 13 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 13.
(Misure di accompagnamento verso la maggiore età e misure di integrazione di lungo periodo).

  Sopprimerlo.
*13. 1. Rondini.

  Sopprimerlo.
*13. 50. Cirielli, Rampelli.

  Sopprimere il comma 1.
13. 51. Cirielli, Rampelli.

  Sopprimere il comma 2.
13. 52. Cirielli, Rampelli.

A.C. 1658-A – Articolo 14

ARTICOLO 14 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 14.
(Diritto alla salute e all'istruzione).

  1. Al comma 1 dell'articolo 34 del testo unico è aggiunta, in fine, la seguente lettera:
   « b-bis) i minori stranieri non accompagnati, anche nelle more del rilascio del permesso di soggiorno, a seguito delle segnalazioni di legge dopo il loro ritrovamento nel territorio nazionale».

  2. In caso di minori non accompagnati, l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale è richiesta dall'esercente, anche in via temporanea, la potestà genitoriale o dal responsabile della struttura di prima accoglienza.
  3. Le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e le istituzioni formative accreditate dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano adottano opportune misure per favorire l'assolvimento dell'obbligo scolastico, ai sensi dell'articolo 21, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2015 n. 142, e formativo da parte dei minori stranieri non accompagnati, anche attraverso la predisposizione di progetti specifici che prevedano, ove possibile, l'utilizzo o il coordinamento dei mediatori culturali, nonché di convenzioni volte a promuovere specifici programmi di apprendistato.
  4. In caso di minori stranieri non accompagnati, i titoli conclusivi dei corsi di studio delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado sono rilasciati ai medesimi minori con i dati identificativi acquisiti al momento dell'iscrizione, anche quando gli stessi hanno compiuto la maggiore età nelle more del completamento del percorso di studi.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 14 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 14.
(Diritto alla salute e all'istruzione).

  Sopprimerlo.
14. 1. Rondini.

  Al comma 3, premettere le parole: A decorrere dal momento dell'inserimento del minore nelle strutture di accoglienza.

  Conseguentemente, al medesimo comma, sostituire le parole: adottano opportune con le seguenti: attivano le.
14. 50. Dadone, Dieni, Cecconi, Cozzolino, D'Ambrosio, Nuti, Toninelli.
(Approvato)

  Al comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: All'attuazione delle disposizioni del presente comma, le amministrazioni interessate provvedono nei limiti delle risorse finanziarie, strumentali e umane disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
14. 200.(da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento)
(Approvato)

A.C. 1658-A – Articolo 15

ARTICOLO 15 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 15.
(Diritto all'ascolto dei minori stranieri non accompagnati nei procedimenti).

  1. Dopo il comma 2 dell'articolo 18 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, sono inseriti i seguenti:
  « 2-bis. L'assistenza affettiva e psicologica dei minori stranieri non accompagnati è assicurata, in ogni stato e grado del procedimento, dalla presenza di persone idonee indicate dal minore, nonché di gruppi, fondazioni, associazioni od organizzazioni non governative di comprovata esperienza nel settore dell'assistenza ai minori stranieri e iscritti nel registro di cui all'articolo 42, previo consenso del minore, e ammessi dall'autorità giudiziaria o amministrativa che procede.
  2-ter. Il minore straniero non accompagnato ha diritto a partecipare per mezzo di un suo rappresentante legale a tutti i procedimenti giurisdizionali e amministrativi che lo riguardano e ad essere ascoltato nel merito. A tale fine è assicurata la presenza di un mediatore culturale».

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 15 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 15.
(Diritto all'ascolto dei minori stranieri non accompagnati nei procedimenti).

  Sopprimerlo.
15. 1. Rondini.

  Al comma 1, alinea, sostituire le parole: del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, con le seguenti: del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142,.

  Conseguentemente, al medesimo comma 1, capoverso comma 2-bis, dopo le parole: di cui all'articolo 42 aggiungere le seguenti: del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
15. 100. La Commissione.
(Approvato)

A.C. 1658-A – Articolo 16

ARTICOLO 16 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 16.
(Diritto all'assistenza legale).

  1. All'articolo 76 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentazioni in materia di spese di giustizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, e successive modificazioni, è aggiunto, in fine, il seguente comma:
  «4-quater. Il minore straniero non accompagnato coinvolto a qualsiasi titolo in un procedimento giurisdizionale ha diritto di essere informato dell'opportunità di nominare un legale di fiducia, anche attraverso il tutore nominato o l'esercente la potestà genitoriale ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 4 maggio 1983, n. 184, e successive modificazioni, e di avvalersi, in base alla normativa vigente, del gratuito patrocinio a spese dello Stato in ogni stato e grado del procedimento. All'attuazione delle disposizioni contenute nel presente comma si provvede nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 16 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 16.
(Diritto all'assistenza legale).

  Sopprimerlo.
16. 1. Rondini.

A.C. 1658-A – Articolo 17

ARTICOLO 17 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 17.
(Minori vittime di tratta).

  1. Al comma 2 dell'articolo 13 della legge 11 agosto 2003, n. 228, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Particolare tutela deve essere garantita nei confronti dei minori stranieri non accompagnati, predisponendo un programma specifico di assistenza che assicuri adeguate condizioni di accoglienza e di assistenza psico-sociale, sanitaria e legale, prevedendo soluzioni di lungo periodo, anche oltre il compimento della maggiore età».
  2. In caso di minori vittime di tratta si applicano, in ogni stato e grado del procedimento, le disposizioni dell'articolo 18, commi 2, 2-bis e 2-ter, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, e dell'articolo 76, comma 4-quater, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115 anche al fine di garantire al minore un'adeguata assistenza per il risarcimento del danno.
  3. All'attuazione delle disposizioni contenute nel presente articolo si provvede nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 17 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 17.
(Minori vittime di tratta).

  Sopprimerlo.
17. 1. Rondini.

  Al comma 1, sopprimere le parole da: prevedendo soluzioni fino alla fine del comma.
17. 50. Cirielli, Rampelli.

A.C. 1658-A – Articolo 18

ARTICOLO 18 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 18.
(Minori richiedenti protezione internazionale).

  1. Al decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) al comma 3 dell'articolo 13 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «In ogni caso si applicano le disposizioni dell'articolo 18, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142»;
   b) al comma 1 dell'articolo 16 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Per i minori stranieri non accompagnati si applicano le disposizioni dell'articolo 76, comma 4-quater, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115»;
   c) al comma 5 dell'articolo 26, dopo le parole: «Il tutore» sono inserite le seguenti: «, ovvero il responsabile della struttura di accoglienza ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 4 maggio 1983, n. 184, e successive modificazioni».

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 18 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 18.
(Minori richiedenti protezione internazionale).

  Sopprimerlo.
18. 1. Rondini.

A.C. 1658-A – Articolo 19

ARTICOLO 19 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 19.
(Intervento in giudizio delle associazioni di tutela).

  1. Le associazioni iscritte nel registro di cui all'articolo 42 del testo unico, e successive modificazioni, possono intervenire nei giudizi riguardanti i minori stranieri non accompagnati e ricorrere in sede di giurisdizione amministrativa per l'annullamento di atti illegittimi.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 19 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 19.
(Intervento in giudizio delle associazioni di tutela).

  Sopprimerlo.
19. 1. Rondini.

A.C. 1658-A – Articolo 20

ARTICOLO 20 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 20.
(Cooperazione internazionale).

  1. L'Italia promuove la più stretta cooperazione internazionale, in particolare attraverso lo strumento degli accordi bilaterali e il finanziamento di programmi di cooperazione allo sviluppo nei Paesi di origine, al fine di armonizzare la regolamentazione giuridica, internazionale e nazionale, del sistema di protezione dei minori stranieri non accompagnati, favorendo un approccio integrato delle pratiche per garantire la piena tutela del superiore interesse dei minori.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 20 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 20.
(Cooperazione internazionale).

  Sopprimerlo.
20. 1. Rondini.

A.C. 1658-A – Articolo 21

ARTICOLO 21 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 21.
(Disposizioni finanziarie).

  1. All'attuazione delle disposizioni previste dagli articoli 4 e 12 si provvede nell'ambito delle risorse del Fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati di cui all'articolo 23, comma 11, quinto periodo, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.
  2. All'articolo 48 della legge 20 maggio 1985, n. 222, dopo la parola: «rifugiati» sono inserite le seguenti: «e ai minori stranieri non accompagnati».
  3. Dall'attuazione delle disposizioni della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 21 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 21.
(Disposizioni finanziarie).

  Sopprimerlo.
21. 1. Rondini.

A.C. 1658-A – Articolo 22

ARTICOLO 22 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 22.
(Disposizioni di adeguamento).

  1. Entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo provvede ad apportare le modifiche necessarie ai regolamenti di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, e di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 dicembre 1999, n. 535.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 22 DELLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 22.
(Disposizioni di adeguamento).

  Sopprimerlo.
22. 1. Rondini.

A.C. 1658-A – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in titolo è frutto di un esame lungo, costruttivo e condiviso, seguito con attenzione dagli enti chiamati in prima linea ad affrontare l'accoglienza e la permanenza dei minori e dalle Associazioni impegnate in tal senso, che hanno offerto dati in ordine al fenomeno e alle problematiche esistenti;
    argomento delicato e urgente, a fronte del fenomeno in costante crescita della presenza di minori stranieri che giungono completamente soli nel nostro Paese, il resto adotta una serie di misure di protezione, in coerenza con i principi della Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo, della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza approvata dall'Italia con la legge n. 176 del 1991 e della Carta Europea dei diritti della persona, ed introduce una disciplina unitaria in materia ed omogenea su tutto il territorio nazionale;
    stante le ottime premesse – il riconoscimento e la protezione dei minori si espandono, in modo diversificato rispetto agli adulti, dalla prima accoglienza alle misure in materia di integrazione, salute e istruzione – sussiste il rischio che le numerose nuove misure in favore dei minori e gli intenti del testo risultino inficiati dalla mancanza di nuove risorse economiche per farvi fronte;
    non è peregrino voler scongiurare che un'operazione economicamente e forzatamente «neutra», a fronte della disposta assenza di nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica, rischi di disattendere gli obiettivi,

impegna il Governo:

   ad adottare al più presto, le iniziative, anche legislative, finalizzate ad incrementare le risorse del Fondo per i minori;

   ad adottare, per quanto di competenza, le misure idonee a garantire le risorse necessarie ai Comuni per la gestione dei minori non accompagnati.
9/1658-A/1Dadone.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame prevede che i provvedimenti di rimpatrio assistito di un minore straniero non accompagnato vengano adottati dal tribunale per i minorenni competente;
    il suddetto provvedimento, ove il ricongiungimento del minore con i suoi familiari nel Paese d'origine o in un paese terzo corrisponda al superiore interesse dello stesso, dovrebbe essere adottato sentendo il minore e il tutore e prendendo in considerazione i risultati delle indagini familiari nel paese d'origine o in un paese terzo e la relazione dei servizi sociali competenti circa la situazione del minore in Italia,

impegna il Governo

a prevedere, in successivi interventi normativi, che il tribunale per i minorenni, prima di adottare il provvedimento di rimpatrio assistito, sia tenuto ad ascoltare il minore stesso e il tutore, valutando anche i risultati delle indagini familiari nel paese di origine del minore.
9/1658-A/2Andrea Maestri, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento introduce modifiche alla normativa vigente in materia di minori stranieri non accompagnati con l'obiettivo di stabilire una disciplina unitaria organica a loro tutela, rafforzando gli strumenti di tutela già previsti dall'ordinamento e cercando di assicurare l'omogeneità nell'applicazione delle disposizioni in tutto il territorio nazionale;
    relativamente al sistema di protezione per richiedenti asilo, rifugiati e minori stranieri non accompagnati il provvedimento in oggetto dispone che nella scelta del posto, tra quelli disponibili, in cui collocare il minore, oltre a tenere conto delle esigenze e delle caratteristiche dello stesso minore si richiede che le strutture nelle quali vengono accolti i minori stranieri non accompagnati devono soddisfare gli standard minimi dei servizi e dell'assistenza forniti dalle strutture residenziali per minorenni ed essere autorizzate o accreditate ai sensi della normativa nazionale e regionale in materia,

impegna il Governo

a prevedere, anche in successivi interventi normativi, che il sistema di protezione sia predisposto a tutela dei minori stranieri non accompagnati senza discriminarli rispetto ai minori italiani.
9/1658-A/3Matarrelli, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    all'articolo 5, del presente provvedimento si valuta la possibilità che se sussistono fondati dubbi in merito all'età dichiarata da un minore straniero non accompagnato, la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, o il giudice tutelare competente, possono disporre esami socio-sanitari volti all'accertamento dell'età del minore;
    l'identificazione costituisce un presupposto essenziale affinché lo straniero minorenne possa beneficiare delle misure di protezione alle quali ha diritto in quanto minore: accedere alle strutture sanitarie diffuse sull'intero territorio nazionale, che offrano servizi e professionalità nonché competenze tecniche di natura medico sanitaria (pediatriche, neuropsichiatriche, psicologiche e radiologiche) necessarie;
    la mancanza di una sequenza procedurale e metodologica, uniforme e condivisa tra i diversi soggetti istituzionali coinvolti su tutto il territorio nazionale per una corretta valutazione dell'età anagrafica, ha determinato finora una grande variabilità di comportamenti assunti dai vari enti preposti e ha prodotto una serie di criticità particolarmente rilevanti che incidono sul diritto del minore ad essere riconosciuto come tale o viceversa;
    per quanto esposto si ritiene essenziale che ciascuna regione individui il presidio pubblico socio-sanitario competente per la procedura di accertamento dell'età,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della disposizione in premessa per valutare ulteriori iniziative normative volte a delegare l'attività di accertamento dell'età del minore a dei presidi socio-sanitari pubblici, appositamente individuati dalle regioni, e di uniformare le metodologie identificative a livello nazionale per il sistema di valutazione anagrafica dei soggetti minori coinvolti.
9/1658-A/4Plangger, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame introduce una serie di modifiche alla normativa vigente in materia di minori stranieri non accompagnati con la finalità di definire una disciplina unitaria organica che non solo rafforzi gli strumenti di tutela dei minori stranieri non accompagnati già garantiti dall'ordinamento, ma cerchi anche di assicurare maggiore omogeneità nell'applicazione delle disposizioni in tutto il territorio nazionale;
    l'articolo 20 del provvedimento prevede che l'Italia promuova la più stretta cooperazione internazionale, in particolare attraverso lo strumento degli accordi bilaterali e il finanziamento di programmi di cooperazione allo sviluppo nei Paesi di origine, al fine di armonizzare la regolamentazione giuridica, internazionale e nazionale, del sistema di protezione dei minori stranieri non accompagnati,

impegna il Governo

ad assumere ogni possibile iniziativa presso gli organismi internazionali affinché non solo venga promossa la protezione e l'assistenza dei minori stranieri non accompagnati o separati dalle proprie famiglie, ma se ne prevenga anche la separazione, individuando i minori che rischiano di diventare non accompagnati.

9/1658-A/5Marzano, Mucci, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 11 dell'atto in epigrafe prevede che presso i tribunali ordinari, sia istituito un elenco di tutori volontari disponibili ad assumere la tutela di un minore straniero non accompagnato;
    all'elenco possono essere iscritti cittadini selezionati e formati dai Garanti regionali per l'infanzia e l'adolescenza, i quali possono collaborare con i tribunali ordinari mediante protocolli d'intesa per promuovere la nomina dei tutori volontari;
    ricordato che gli elenchi di affidatari e di tutori per i minori di età, non necessariamente stranieri, sono già stati istituiti in alcune realtà regionali come, ad esempio nelle Marche, Lazio, Puglia, Veneto;
   considerato che:
    appare opportuno che la selezione e la formazione dei tutori volontari sia uniforme sul territorio nazionale e che in particolare la fase formativa garantisca l'acquisizione di conoscenze sugli usi e sulle culture dei Paesi dai quali provengono prevalentemente i minori abbandonati per favorirne l'inserimento nel nuovo contesto socio-culturale in cui si verranno a trovare;
    è altresì opportuno che siano uniformi anche i criteri di selezione dei tutori medesimi in tutto il territorio nazionale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, d'intesa con le regioni, di definire specifiche linee guida per la selezione e per la formazione dei tutori volontari da parte dei Garanti regionali per l'infanzia.

9/1658-A/6Carrescia.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame introduce una serie di modifiche alla normativa vigente in materia di minori stranieri non accompagnati, con la finalità di definire una disciplina unitaria organica che al contempo rafforzi gli strumenti di tutela garantiti dall'ordinamento e cerchi di assicurare maggiore omogeneità nell'applicazione delle disposizioni in tutto il territorio nazionale;
    in particolare, l'articolo 5 introduce nel decreto legislativo n. 142 del 2015 un nuovo articolo 19-bis volto a disciplinare in maniera uniforme sul territorio nazionale la procedura di identificazione del minore, che costituisce il passaggio fondamentale per l'accertamento della minore età;
    la norma stabilisce che nei «casi fondati di dubbi» relativi all'età dichiarata dal minore e nel caso in cui, dopo gli accertamenti, permangano dubbi fondati in merito all'età dichiarata da un minore straniero non accompagnato, la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni o il giudice tutelare competente possano disporre esami socio-sanitari volti all'accertamento dell'età;
    tale accertamento socio-sanitario dell'età deve essere svolto in un ambiente idoneo con un approccio multidisciplinare da professionisti, adeguatamente formati e ove necessario in presenza di un mediatore culturale, utilizzando modalità meno invasive possibili e rispettose dell'età presunta, del sesso e dell'integrità fisica e psichica della persona;
    di fatto, l'identificazione di individui sprovvisti di documenti di riconoscimento – molti dei quali si auto-qualificano come «soggetti di età inferiore ai diciotto anni» – avviene spesso in maniera assai grossolana e non certificata. Nel solo 2014, sarebbero stati circa 14.000 i minori non accompagnati e non provvisti di documenti di identificazione personale che hanno raggiunto il nostro Paese attraverso i canali della immigrazione clandestina;
    una parte dei sedicenti minori provenienti dai flussi migratori che trovano rifugio nei centri di accoglienza tende successivamente ad allontanarsi dagli stessi e, talora, a far perdere le proprie tracce. In alcuni casi, tali individui si rendono responsabili di reati, che prevedono percorsi giudiziari differenti, qualora vengano commessi da soggetti in minore età;
    la determinazione della reale età anagrafica del soggetto a cui viene attribuito un reato commesso nel territorio italiano riveste pertanto importanza fondamentale ai fini della pena;
    purtroppo non esistono metodi scientifici univoci ed universali per l'accertamento dell'età anagrafica infra-diciottenne. La stessa comunità scientifica internazionale si interroga sull'argomento e fatica a trovare indicatori oggettivi, anche perché la maggior parte degli studi auxologici disponibili riguardano popolazioni giovanili con caratteristiche differenti rispetto a quelle degli attuali migranti;
    il provvedimento in esame, pur introducendo misure più stringenti, non rimuove in modo definitivo le situazioni sopra descritte, con il conseguente forte rischio di estendere garanzie giuridiche tipiche dei soggetti minori ad individui di età anagrafica di molto superiore ai diciottenni;
    qualora tali soggetti di identità incerta e di dubbia età anagrafica commettano un reato nel nostro Paese, è dunque frequente che vengano avviati a percorsi di detenzione e pena, di norma riservati a soggetti minorenni e condivisi dai minori di nazionalità italiana;
    nei carceri minorili italiani si verifica pertanto il rischio – concretizzatosi svariate volte nel carcere minorile di Quartucciu (Cagliari) – che venga condiviso il regime di restrizione di libertà tra soggetti di nazionalità italiana o comunitaria, di età sicuramente infradiciottenne e soggetti extracomunitari migranti, di identità ed età anagrafica incerta che, in fase di definitivo accertamento, hanno dimostrato età anagrafiche anche di molto superiore ai 18 anni;
    è del tutto evidente che tale commistione tra soggetti di età anagrafica talora assai differente, in ambienti ristretti quali quelli dei carceri minorili, non è certo favorevole alla salubrità sociale degli ambienti stessi, né alla loro prevalente funzione di riabilitazione, di rieducazione e di reinserimento,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di mettere in atto tutte le misure più opportune per rendere gli accertamenti socio-sanitari dell'età anagrafica dei minori non accompagnati e sprovvisti di documenti di identificazione i più approfonditi, esaustivi e severi possibili, ricorrendo agli esami radiologici non solo come extrema ratio, ma come procedura ordinaria.
9/1658-A/7Vargiu.


   La Camera,
   premesso che:
    in sede di approvazione del provvedimento inerente: «Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati» il cui obiettivo è quello di stabilire una disciplina unitaria relativa ai minori stranieri non accompagnati, rafforzando anche gli strumenti di tutela garantiti dall'ordinamento e, al contempo assicurando maggiore omogeneità nell'applicazione delle disposizioni in tutto il territorio nazionale si rileva che, il complesso delle disposizioni, rappresenta un unicum nell'ambito del contesto europeo essendo il nostro Paese il primo a legiferare in modo così organico;
    così, come stabilito dall'articolo 1, ai minori stranieri non accompagnati è riconosciuta la titolarità dei diritti in materia di protezione dei minori a parità di trattamento con i minori di cittadinanza italiana o dell'Unione europea: tale esigenza è dettata dalla particolare condizione di vulnerabilità di tali soggetti;
    di particolare rilievo è l'istituzione, all'articolo 9, presso il Ministero del lavoro di un sistema informativo nazionale dei minori non accompagnati con la conseguente compilazione della cartella sociale del minore straniero non accompagnato dove vengono evidenziati tutti gli elementi utili alla determinazione della soluzione, di lungo periodo, migliore nel superiore interesse. Tale cartella è trasmessa ai servizi sociali del comune di destinazione e alla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di integrare il Report di monitoraggio, che ha cadenza quadrimestrale ed è pubblicato sul sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, relativo ai minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio nazionale, realizzato in ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 33 del Testo Unico Immigrazione, dall'articolo 19, comma 5 del decreto legislativo n. 142 del 2015 nonché dagli articoli 2 e 5 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 535 del 1999, con i dati forniti dal nuovo sistema informatico nazionale dei minori al fine di avere un quadro completo sulla situazione di protezione del minore non accompagnato.
9/1658-A/8Mucci, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    l'attuale disegno di legge definisce il minore straniero non accompagnato come quel minorenne senza cittadinanza italiana, che per un qualsiasi motivo si trova in Italia, privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili. È evidente la condizione di fragilità in cui versano bambini o tutt'al più adolescenti che si trovano lontano dai Paesi in cui sono nati e dove, almeno in via di ipotesi, dovrebbero poter contare su di una rete di aiuti familiari e sociali;
    tra le specifiche disposizioni previste dall'attuale decreto di legge si stabilisce che nelle strutture di prima accoglienza siano previsti servizi speciali di accoglienza per loro, considerandoli come persone vulnerabili, con esigenze particolari, anche sotto il profilo sanitario, per cui vanno loro assicurate tutte le prestazioni necessarie in collaborazione con la ASL competente per territorio. La legge sottolinea come tali servizi garantiscano misure assistenziali particolari, compreso un adeguato supporto psicologico. Ora è facile prevedere come molti di loro possano presentare sintomi tipici della sindrome post-traumatica da stress, se si tiene conto non solo delle condizioni in cui sono vissuti negli ultimi anni nei loro paesi martoriati dalla guerra e dalla fame, ma anche delle condizioni specifiche del viaggio, in cui non di rado, soprattutto se si tratta di ragazze e perfino di bambine, c’è chi ha abusato di loro, a volte ripetutamente;
    prendersi cura di loro nello spirito stesso della norma che stiamo per approvare significa evitare, ogni volta che sia possibile, il ricorso ad istituzionalizzazioni di vario genere, per ricorrere invece ad affidamenti familiari, che facilitino l'iter della loro presa in carico sotto il profilo della tutela della salute e della loro stessa formazione scolastica e professionale. Non basta accogliere questi ragazzi e accoglierli bene; occorre metterli in condizione di diventare nei tempi opportuni autonomi e capaci davvero di prendere le migliori decisioni possibili per la loro stessa vita;
    la legge parla anche di una rete di tutori che volontariamente accettino di svolgere un ruolo di affiancamento per monitorare le loro esigenze in ingresso, ma anche quelle che si svilupperanno in itinere, fino a garantire che questi ragazzi raggiungano la maggiore età in condizione di far fronte alle sollecitazioni sociali ed economiche che la società porrà loro. Senza una buona autonomia economica non c’è vera libertà e senza un lavoro non c’è autonomia economica. È quindi fondamentale che questi ragazzi elaborino quanto prima, non appena saranno in condizione di farlo, un progetto di vita che li aiuti a capire non solo da dove vengono e dove stanno, ma soprattutto dove vogliono arrivare, ovviamente non solo in termini geografici, ma concretamente legati alla loro esistenza. Per far questo servono competenze, una relazione di aiuto qualificata, una rete di centri di formazione scolastica e professionale adeguata, un elevato profilo umano nei loro tutori;
    chiaramente si tratta di dare vita ad una rete di punti di riferimento in grado di collaborare tra di loro, di confrontarsi, con competenze multidisciplinari, diffusa sul territorio nazionale, proprio per evitare che si crei una concentrazione di situazioni problematiche, e favorire invece che dagli stessi territori arrivino proposte di inserimento concreto per questi ragazzi, valorizzando l'attuale norma dell'alternanza scuola-lavoro, per aiutarli a decidere cosa fare e come fare,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di creare, in affiancamento all'Osservatorio previsto dalla legge, sia pure a carattere sperimentale, strutture di supporto a cui possano fare riferimento i tutori, anche loro previsti dalla attuale norma, perché si possa realizzare il già sperimentato circuito del Tutorial System, con i tre passaggi del tutorato in ingresso, in itinere, e nel placement professionale. Non basta accogliere, occorre aiutare ad inserirsi stabilmente sul piano lavorativo.
9/1658-A/9Binetti, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la proposta in esame introduce modifiche alla normativa vigente in materia di minori stranieri non accompagnati per definire una disciplina organica sui minori stranieri non accompagnati, con il duplice obiettivo di rafforzare le garanzie per i minori nel rispetto delle convenzioni internazionali e di cercare di assicurare maggiore omogeneità nell'applicazione delle disposizioni in tutto il territorio nazionale, anche in considerazione dell'emergenza che i territori, in particolare i Comuni, si trovano a dover gestire in questo particolare periodo storico;
    la legge n. 381 dell'8 novembre 1991 (disciplina delle cooperative sociali), prevede benefici le cooperative che svolgono attività diverse – agricole, industriali, commerciali e di servizi – finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate, laddove per persone svantaggiate si considerano gli invalidi fisici, psichici e sensoriali, gli ex degenti di ospedali psichiatrici, anche giudiziari, i soggetti in trattamento psichiatrico, i tossicodipendenti, gli alcolisti, i minori in età lavorativa in situazioni di difficoltà familiare, le persone detenute o internate negli istituti penitenziari, i condannati e gli internati ammessi alle misure alternative alla detenzione e al lavoro all'esterno ai sensi dell'articolo 21 della legge 26 luglio 1975, n. 354;
    nella stragrande maggioranza dei casi vengono riportate esperienze estremamente positive in termini di formazione ed integrazione dei minori inseriti nelle cooperative sociali. Ma una volta divenuti maggiorenni essi perdono il diritto di essere avviati al lavoro, anche in ragione della loro difficoltà a dimostrare, nonostante la loro situazione di comprovata difficoltà, di rientrare nelle categorie di cui sopra,

impegna il Governo

ad individuare, nell'ambito delle proprie prerogative, delle misure che rimanendo nel solco e nello spirito della riforma in materia di minori stranieri non accompagnati che ci accingiamo ad approvare, permettano di non interrompere bruscamente percorsi integrativi e progetti come quelli esposti in premessa, che riguardino i minori stranieri non accompagnati anche dopo il compimento della maggiore età.
9/1658-A/10Giuseppe Guerini, Tentori, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    al minorenne straniero che entra in Italia, anche se in modo illegale, sono riconosciuti tutti i diritti garantiti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989;
    la citata Convenzione afferma, tra i suoi principi che in tutte le decisioni relative al minore deve essere considerato prioritariamente «il superiore interesse» del ragazzo;
    è bene ricordare, inoltre, che il minore è inespellibile;
    dall'inizio dell'anno al 21 ottobre, i minori non accompagnati arrivati in Italia sono 19,429, circa settemila in più rispetto all'intero anno scorso, ovvero il 15 per cento secondo l'Unhcr dei profughi sbarcati in Italia nel 2016;
    oltre 5 mila nei primi sei mesi del 2016 sono i minori «scomparsi» dalle strutture italiane;
    allo stato attuale sono numerosi i minori collocati in strutture d'emergenza, non dedicate a minori stranieri non accompagnati, senza adeguate informazioni e spazi di ascolto, mentre nelle città con alto numero di richieste, vi sono minori a cui non sono offerte strutture per il collocamento;
    le prassi delle singole questure nei confronti dei minori stranieri non accompagnati sono talvolta disomogenee sul territorio nazionale;
    i minori stranieri non accompagnati vivono una condizione di particolare vulnerabilità, inoltre, lunghe attese e indeterminatezza dello status giuridico possono nuocere alla salute psicofisica del minore;
    il Ministero dell'interno, in alcune recenti sperimentazioni, ha chiesto alle Prefetture di istituire presso le Questure dei tavoli privilegiati, con orari e giorni specifici, per le pratiche relative ai documenti dei minori stranieri non accompagnati; tale prassi sarà inserita nei Protocolli operativi per i nuovi centri istituiti dal Ministero,

impegna il Governo

ad intraprendere tutte le iniziative di propria competenza in modo che le questure possano istituire modalità specifiche e dedicate al rilascio dei permessi di soggiorno per i minori, finalizzate alla velocizzazione delle pratiche e alla salvaguardia dell'interesse del minore.
9/1658-A/11Santerini.


   La Camera,
   premesso che:
    la proposta in esame introduce modifiche alla normativa vigente in materia di minori stranieri non accompagnati per definire una disciplina organica sui minori stranieri non accompagnati, con il duplice obiettivo di rafforzare le garanzie per i minori nel rispetto dalle convenzioni internazionali e di cercare di assicurare maggiore omogeneità nell'applicazione delle disposizioni in tutto il territorio nazionale, anche in considerazione dell'emergenza che i territori, in particolare i Comuni, si trovano a dover gestire in questo particolare periodo storico;
    nelle more dell'approvazione della legge in esame, che, tra gli altri, sancisce il principio per il quale i minori stranieri non debbano in nessun caso essere accolti in strutture dove si vengano a trovare in situazioni di promiscuità con adulti, prima della scorsa estate, al fine di affrontare con tempestività agli arrivi sempre più consistenti e ravvicinati di minori stranieri non accompagnati nel territorio nazionale e per garantirne l'immediata accoglienza e protezione, nel decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, «Misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio», è stata votata una disposizione che ha modificato, integrandolo, con il nuovo comma 3-bis dell'articolo 19, il decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, «Attuazione della direttiva 2013/33/UE recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, nonché della direttiva 2013/32/UE, recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale», prevedendo la possibilità, nel caso di indisponibilità nelle strutture governative di prima accoglienza a fronte di arrivi consistenti e ravvicinati di minori stranieri non accompagnati, di accogliere i minori stranieri non accompagnati, solo quelli ultraquattordicenni, anche in deroga alla normativa regionale, in strutture temporanee attivate dal Prefetto, la cui capienza viene fissata in cinquanta posti per ciascuna struttura;
    la permanenza dei minori in tali strutture, secondo la normativa in vigore, deve essere limitata al tempo strettamente necessario al trasferimento nelle strutture dello SPRAR dedicate ai minori o nelle strutture attivate dai comuni,

impegna il Governo

ad attivarsi, per quanto nelle sue proprie prerogative, al fine di garantire l'effettiva temporaneità della permanenza dei minori stranieri non accompagnati nelle strutture di cui al comma 3-bis del decreto legislativo n. 142 del 2015.
9/1658-A/12Zampa.


   La Camera,
   premesso che:
    al testo in esame concernente «Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e altre disposizioni concernenti misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati» le modifiche apportati in sede di Commissione hanno in una certa misura migliorato la proposta di legge nell'interesse al sostegno e protezione dei minori stranieri non accompagnati;
    tuttavia, si segnala che il testo, precisamente all'articolo 4 (Strutture di prima assistenza e accoglienza per i minori stranieri non accompagnati), così come modificato dopo i pareri delle Commissioni, nulla prevede – oltre al servizio di prima assistenza di offerta di beni e di servizi necessari a soddisfare i bisogni primari – fa necessità di accogliere i minori, già provati psicologicamente a causa del precedente vissuto, in strutture medio-piccole al fine di monitorare meglio le necessità individuali di ciascuno di loro e prevedere quindi un supporto mirato per ogni eventuale situazione che si possa presentare,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di individuare precisi criteri al fine di inserire i minori stranieri non accompagnati in strutture idonee che possano ospitare non più di dieci minori con l'obiettivo finalizzato a un monitoraggio che consenta al personale preposto all'accoglienza strumenti adeguati alla singola esigenza del minore stesso, ciò anche al fine dell'inclusione sociale di ognuno di loro.
9/1658-A/13Brignone.


   La Camera,
   premesso che:
    stando ai dati in possesso del Parlamento, al 31 luglio si contavano 12.360 minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle nostre coste; il 7 ottobre il numero sale 19.429;
    il fenomeno, evidentemente, sta assumendo dimensioni sempre più consistenti e presenta i tratti di una vera e propria tragedia nella tragedia: stiamo parlando, infatti, di minorenni privi di ogni affidabile figura adulta di riferimento, esposti ad abusi e a vessazioni di ogni genere;
    tra i punti deboli del sistema italiano di accoglienza dei minori non accompagnati, come evidenziato da diverse organizzazioni umanitarie, c’è quello delle procedure di identificazione e di accertamento dell'età;
    il progetto di legge in epigrafe è diretto a porre rimedio a tale deficit, anche attraverso una razionalizzazione del sistema di accertamento dell'età;
    un ruolo fondamentale, in tale senso, è svolto dai mediatori culturali, che devono garantire un corretto dialogo tra le autorità italiane e il presunto minore non accompagnato e contribuire a circoscrivere il più possibile il ricorso a strumenti di accertamento di tipo sanitario, al fine di garantire l'efficienza, l'efficacia e le finalità umanitarie del nostro sistema di protezione dei diritti fondamentali;
    il fenomeno migratorio è destinato ad assumere dimensioni sempre più ampie e drammatico;
    conseguentemente, il problema della identificazione corretta dei presunti minori non accompagnati assumerà un rilievo sempre maggiore,

impegna il Governo

a prendere in considerazione la possibilità di fare quanto di propria competenza perché nel sistema italiano di alta formazione sia incentivata la ulteriore istituzione di corsi specificamente dedicati alla formazione dei mediatori culturali, con particolare riferimento alle competenze culturali e linguistiche aggiornate rispetto ai principali paesi di provenienza dei flussi migratori.
9/1658-A/14Gregorio Fontana, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la proposta in esame introduce modifiche alla normativa vigente in materia di minori stranieri non accompagnati per definire una disciplina organica sui minori stranieri non accompagnati, con il duplice obiettivo di rafforzare le garanzie per i minori nel rispetto delle convenzioni internazionali e di cercare di assicurare maggiore omogeneità nell'applicazione delle disposizioni in tutto il territorio nazionale, anche in considerazione dell'emergenza che i territori, in particolare i Comuni, si trovano a dover gestire in questo particolare periodo storico;
    tutto l'impianto della legge che ci accingiamo a votare è ispirato al principio del rispetto e della preminenza del superiore interesse del minore;
    a seguito dell'incremento degli arrivi via mare durante il 2014, dell'ulteriore aumento nell'anno 2015 e considerata la conseguente crescita anche del dato relativo ai minori non accompagnati, il Ministero dell'interno ha predisposto un progetto per il «Miglioramento della capacità del territorio italiano di accogliere minori stranieri non accompagnati»;
    nell'ambito di tale progetto sono state individuate strutture ad alta specializzazione dedicate all'accoglienza di minori stranieri non accompagnati, con il quale è stata avviata la sperimentazione di un sistema di prima accoglienza qualificato durante il quale devono essere svolte attività a tutela dei MSNA, tenendo in considerazione primaria il superiore interesse del minore, con la previsione della partecipazione di partner (UNHCR, IOM, Save the Children, CRI e ANCI) con il compito di supportare le attività degli operatori in ragione dei rispettivi mandati;
    oltre a prevedere un lavoro di analisi dei bisogni e affiancamento a favore degli operatori delle strutture di prima accoglienza da parte delle tre agenzie, è stata predisposta la redazione di procedure operative standard quale strumento pratico finalizzato alla standardizzazione delle azioni e delle procedure operative per la valutazione del superiore interesse del minore durante la permanenza nelle strutture di prima accoglienza, sempre partendo dalla formulazione del principio del «Superiore Interesse del Minore», di cui all'articolo 3 comma 1 della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1982 Convention on the Rights of the Child («CRC»), in accordo con il «General comment No. 14 (2013) on the right of the child to have his or her best interests taken as a primary consideration» del Committee on the Rights of the Children e seguendo il contenuto del recente documento predisposto congiuntamente da UNHCR e UNICEF «Safe and Sound» dell'ottobre 2014;
    si è, in tal modo, sviluppato uno strumento-guida, che serve ad accompagnare l'operatore nello svolgimento di attività durante la permanenza dei minori non accompagnati nelle strutture di prima accoglienza e, in particolare, nell'individuazione delle azioni più idonee da svolgere a favore del minore attraverso la valutazione del suo superiore interesse;
    la valutazione del superiore interesse del minore è rappresentata dal fatto che punto di arrivo di tale procedura è la scelta di una soluzione «duratura»;
    si è trattato a nostro avviso di un esempio di best practice nella collaborazione tra Stato e associazioni e operatori,

impegna il Governo

in sede di applicazione coordinata della normativa in esame, a garantire, nell'ambito delle sue proprie prerogative, anche tramite pratiche come quella esposta in premessa, una loro applicazione uniforme e, per quanto possibile, tracciata, informata alla prevalenza del superiore interesse del minore anche per fornire strumenti atti a rendere quanto più possibile efficace e professionale il fondamentale apporto degli operatori e di tutti i soggetti coinvolti nella gestione dei minori stranieri non accompagnati.
9/1658-A/15Tentori.


   La Camera,
   premesso che:
    l'instabilità politica e le innumerevoli crisi dei Paesi del Mediterraneo hanno determinato negli ultimi anni un repentino quanto notevole aumento degli sbarchi di persone sulle nostre coste, con la presenza di numerosi minori non accompagnati;
    questa situazione, che non tende ad attenuarsi, ha determinato notevoli problemi organizzativi e finanziari, specie per i comuni costituenti sedi portuali di sbarco o di smistamento dei migranti (cd. hotspot);
    con particolare riferimento al profilo finanziario si evidenzia l'insufficienza di risorse per la copertura economica dell'accoglienza dei minori e quindi il rischio di creare, come già avvenuto in passato a carico dei summenzionati comuni, debiti fuori bilancio (o passività pregresse) e crisi di liquidità per anticipazioni delle somme relative a spese soggette a contributo ministeriale;
    una delle principali criticità riscontrate dai comuni è insita nel sistema di accoglienza ed ha a che fare con il rapporto tra il flusso di immigrati nelle comunità educative e l'insufficiente o totale mancanza di disponibilità economica delle risorse da destinare al pagamento delle stesse;
    i gestori delle comunità lamentano, infatti, notevoli ritardi da parte dei comuni nel pagamento delle rette, circostanza che inevitabilmente influisce sulla qualità e sulla quantità dei servizi offerti;
    in aggiunta, la necessità di reperire risorse nei bilanci comunali si scontra ogni anno con le minori entrate e con i vincoli alla spesa pubblica derivanti dal patto di stabilità interno e dall'obbligo del pareggio di bilancio;
    la dotazione del Fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati di cui all'articolo 23, comma 11, quinto periodo, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, risulta insufficiente rispetto al fabbisogno, via via crescente, e incerta nei tempi di erogazione;
    in questo scenario, quindi, tutto il peso delle responsabilità grava sui servizi sociali comunali, atteso che le competenze relative all'accoglienza e all'assistenza dei minori stranieri non accompagnati, ed i relativi costi, sono attribuiti ai servizi sociali in applicazione dell'articolo 23 lettera c) del decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 24 luglio 1977;
    infine si rileva che il menzionato Fondo, in virtù di una erronea interpretazione, garantisce all'ente locale un contributo statale di 45 euro pro die capite, contributo che non è equiparato all'ammontare complessivo della spesa sostenuta per l'accoglienza esclusiva dei minori stranieri all'interno delle comunità educative;
    ne consegue che le comunità educative che non siano disposte ad accettare detto importo massimo possono agire in giudizio per ottenere sentenze di condanna al pagamento, con la conseguente creazione di ulteriori debiti fuori bilancio e relativo aggravamento di spese per l'ente,

impegna il Governo

a prevedere nella prossima legge di bilancio una adeguata dotazione del Fondo nazionale che tenga in considerazione le problematiche esposte in premessa.

9/1658-A/16Duranti, Costantino, Quaranta, Palazzotto, Vico, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    l'instabilità politica e le innumerevoli crisi dei Paesi del Mediterraneo hanno determinato negli ultimi anni un repentino quanto notevole aumento degli sbarchi di persone sulle nostre coste, con la presenza di numerosi minori non accompagnati;
    questa situazione, che non tende ad attenuarsi, ha determinato notevoli problemi organizzativi e finanziari, specie per i comuni costituenti sedi portuali di sbarco o di smistamento dei migranti (cd. hotspot);
    con particolare riferimento al profilo finanziario si evidenzia l'insufficienza di risorse per la copertura economica dell'accoglienza dei minori e quindi il rischio di creare, come già avvenuto in passato a carico dei summenzionati comuni, debiti fuori bilancio (o passività pregresse) e crisi di liquidità per anticipazioni delle somme relative a spese soggette a contributo ministeriale;
    una delle principali criticità riscontrate dai comuni è insita nel sistema di accoglienza ed ha a che fare con il rapporto tra il flusso di immigrati nelle comunità educative e l'insufficiente o totale mancanza di disponibilità economica delle risorse da destinare al pagamento delle stesse;
    i gestori delle comunità lamentano, infatti, notevoli ritardi da parte dei comuni nel pagamento delle rette, circostanza che inevitabilmente influisce sulla qualità e sulla quantità dei servizi offerti;
    in aggiunta, la necessità di reperire risorse nei bilanci comunali si scontra ogni anno con le minori entrate e con i vincoli alla spesa pubblica derivanti dal patto di stabilità interno e dall'obbligo del pareggio di bilancio;
    la dotazione del Fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati di cui all'articolo 23, comma 11, quinto periodo, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, risulta insufficiente rispetto al fabbisogno, via via crescente, e incerta nei tempi di erogazione;
    in questo scenario, quindi, tutto il peso delle responsabilità grava sui servizi sociali comunali, atteso che le competenze relative all'accoglienza e all'assistenza dei minori stranieri non accompagnati, ed i relativi costi, sono attribuiti ai servizi sociali in applicazione dell'articolo 23 lettera c) del decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 24 luglio 1977;
    infine si rileva che il menzionato Fondo, in virtù di una erronea interpretazione, garantisce all'ente locale un contributo statale di 45 euro pro die capite, contributo che non è equiparato all'ammontare complessivo della spesa sostenuta per l'accoglienza esclusiva dei minori stranieri all'interno delle comunità educative;
    ne consegue che le comunità educative che non siano disposte ad accettare detto importo massimo possono agire in giudizio per ottenere sentenze di condanna al pagamento, con la conseguente creazione di ulteriori debiti fuori bilancio e relativo aggravamento di spese per l'ente,

impegna il Governo

a prevedere nella prossima legge di bilancio una adeguata dotazione del Fondo nazionale che tenga in considerazione le problematiche esposte in premessa compatibilmente con le risorse della finanza pubblica.

9/1658-A/16. (Testo modificato nel corso della seduta)  Duranti, Costantino, Quaranta, Palazzotto, Vico, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    l'instabilità politica e le innumerevoli crisi dei Paesi del Mediterraneo hanno determinato negli ultimi anni un repentino quanto notevole aumento degli sbarchi di persone sulle coste del nostro Paese, con la presenza di numerosi minori non accompagnati;
    le attuali proposte della Commissione europea per rimediare all'evidente fallimento del «sistema Dublino» introducono un sistema correttivo per la ripartizione equa delle responsabilità tra Stati che, tuttavia, riproduce esattamente gli elementi fallimentari dei meccanismi temporanei di ricollocazione già in uso e prevedono a carico dei richiedenti asilo una serie di obblighi (e conseguenti sanzioni in caso di violazione) per limitare gli spostamenti all'interno dell'area degli Stati membri; si introducono, dunque, nuovi complicati meccanismi burocratici, mantenendo in piedi un sistema che nel tempo si è dimostrato inefficace, costoso e che produce irregolarità;
    il quadro emergente dalle proposte presentate e dagli atti approvati dalle istituzioni europee nell'ultimo anno è desolante e manifesta tutta l'incapacità dell'Unione europea a far fronte ad un numero elevato, ma certo non insostenibile – come invece si vuole spesso rappresentare in maniera drammatica – di arrivi;
    questo fallimento deriva da molteplici fattori, uno dei quali è certamente rappresentato dall'ostinazione con cui gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione europea continuano a voler disciplinare gli spostamenti di persone in un territorio che si vuole, al tempo stesso, privo di controlli alle frontiere interne;
    occorrerebbe prendere atto del mutamento dei contesti globali e del fatto che molte persone scappano da guerre, carestie, effetti dei cambiamenti climatici, eventi che molto spesso l'occidente – e quindi anche l'Unione europea – ha spesso creato, o quantomeno aggravato anche con la sola inerzia;
    l'Europa continua ad affrontare un fenomeno tanto delicato, quale quello migratorio, fondamentalmente con una mera previsione diretta e indiretta di quote/flussi;
    la questione migratoria non può essere rimessa alla gestione di singoli Paesi «volenterosi», ma deve riguardare tutti le parti coinvolte nell'Unione;
    è assolutamente ingiusto che alcuni Paesi dell'Unione europea, dopo aver assunto impegni chiari e precisi circa l'accoglienza e la ricollocazione dei migranti, pur non avendovi ottemperato, percepiscano e continuino a percepire stanziamenti europei, spesso impiegati per il rilancio del territorio;
    è fondamentale che il nostro Paese si faccia promotore di una posizione forte rispetto alla debolezza/superficialità dell'approccio europeo nei confronti della questione migranti, al fine di promuovere un'efficace riforma del regolamento «Dublino III», demolire il rigido e dannoso sistema quote/flussi e per far sì che i Paesi riluttanti all'accoglienza dei migranti non possano continuare a beneficiare di aiuti europei,

impegna il Governo:

   a proporre una riforma del sistema di asilo europeo e dell'accoglienza, anche con riferimento a quella dei minori, tesa a superare radicalmente l'attuale impostazione – inefficace, costosa e che produce irregolarità – e del regolamento 604/2013 (Dublino III), che pure caratterizza la corrente proposta della Commissione europea, in grado di superare il meccanismo delle quote/flussi;
   in caso di mancato recepimento di tali proposte, a porre il veto sul progetto di bilancio 2017 dell'Unione europea.
9/1658-A/17Scotto, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Duranti, Daniele Farina, Fassina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Gregori, Kronbichler, Marcon, Martelli, Melilla, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaratti, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    il superamento delle quote destinate alla regione Sardegna per il riparto dei migranti, compresi i minori, confermano di fatto la determinazione del Governo di utilizzare l'isola in un vero e proprio campo di isolamento per evitare tensioni ai confini con gli altri Stati;
    tali trasferimenti che sono palesemente irrazionali e irragionevoli raggiungono costi esorbitanti senza giustificazione alcuna;
    i migranti con manifestazioni di ogni genere, bloccando strade cittadine e arterie di primaria importanza, hanno ribadito la contrarietà all'essere isolati e reclusi di fatto in Sardegna avendo l'ambizione di giungere verso altre mete;
    tutto questo continuerà a provocare tensioni di ogni genere anche con le Forze dell'ordine;
    la Sardegna come ha dichiarato la stessa prefettura di Cagliari non è più in grado di fronteggiare la richiesta di accoglienza anche in considerazione della sempre meno adeguata gestione delle strutture preposte, con particolare riferimento a quelle dei minori;
    la decisione di utilizzare di fatto la Sardegna come un campo di isolamento è in palese violazione di tutte le disposizioni internazionali;
    si mira a creare una vera e propria barriera fisica che isoli gli immigrati dal resto del continente e impedisca loro di muoversi nel territorio nazionale con troppa facilità;
    con il fenomeno dei migranti sbarcano in Sardegna anche le società continentali alla conquista di appalti e denari;
    alle spalle dell'accoglienza anche nell'isola si affaccia il grande affare delle società legate al giro romano e non solo;
    a Sassari e Cagliari si registrano appalti anomali e inadeguati con i quali vengono esperite pseudo evidenze pubbliche per selezionare soggetti destinati all'accoglienza di migranti;
    si tratta di pseudo «appalti» assegnati a cooperative di Roma, Macerata, Potenza, Bari;
    bastano due appartamenti in affitto, trasformati non si sa come in residenza per accoglienza, per fare l'affare;
    si tratta di società dai nomi più strani che si fanno assegnare dieci migranti, ovvero 350 euro al giorno per trenta giorni. Diecimila euro al mese. Per appartamenti affittati a meno di mille euro. Guadagno pulito come nessuna rendita può garantire. Pasti acquistati con catering a pochi euro al giorno;
    l'elenco di queste società o cooperative è lunghissimo;
    sino ad arrivare a Sassari dove a farla da padrona è un raggruppamento temporaneo d'impresa legato a filo doppio con la grande rete di Buzzi e compagni;
    a vincere l'affidamento sassarese è infatti la Senis Hospes e Tre Fontane (Roma). È quest'ultima, la Tre Fontane soc. coop, ad essere finita nell'elenco sotto osservazione del decreto del prefetto di Roma Gabrielli (n. 203314 del 21 luglio scorso) diramato nei giorni scorsi e che sarà al centro dei provvedimenti da adottare domani sulla gestione di Roma Capitale;
    la Tre Fontane è una Società cooperativa incaricata di gestire il sito di Valledoria, stabile scelto dagli amici di Buzzi per stipare gente e guadagnare a piene mani insieme ai compagni di viaggio della Senis Hospes di Potenza e Bari;
    si tratta di Società ben informate che ricercano immobili autorizzati per alloggiare massimo 20 persone e poi ne stivano 5 volte tanto;
    tutto questo avviene nel pieno dell'illegalità, fuori da qualsiasi parametro di sicurezza;
    prima di giugno 2016 molte prefetture operavano con gare «volanti» con il massimo ribasso, poi è arrivata la disposizione ministeriale: procedere con offerta economicamente vantaggiosa;
    in questo ultimo caso sono entrati in campo parametri di valutazione che hanno proiettato ai vertici delle graduatorie proprio le società di Roma capitale, grazie alle «esperienze» poi finite sotto inchiesta;
    su questa tragedia si registrano soggetti intenti a lucrare che sbarcano in Sardegna per impiantare qui i propri affari;
    il Governo deve valutare immediatamente quanto sta avvenendo considerato che, se fossero veri i dati delle prefetture, in Sardegna starebbero orbitando non meno di 3.000 migranti in strutture simili per quasi 40 milioni di euro di guadagni;
    un giro di solidarietà e affari che va setacciato per separare la vera accoglienza dal malaffare,

impegna il Governo:

   a valutare la necessità di interrompere questo flusso irrazionale e irragionevole di migranti e un numero rilevante di minori in Sardegna considerate le affermazioni della stessa prefettura di saturazione del sistema di accoglienza, in particolare per i minori, e che gli stessi migranti considerano l'isola un campo di isolamento teso ad impedire loro di muoversi verso altre regioni e altri Stati;
   a fornire un quadro esaustivo dell'organizzazione dell'accoglienza in Sardegna, con particolare riferimento ai minori, compresi gli affidamenti e le graduatorie delle gare d'appalto per tali gestioni che risultano ancor oggi non rese pubbliche da alcune prefetture;
   ad impedire che società coinvolte a vario titolo nelle indagini di Mafia Capitale possano operare in Sardegna e non solo e venga stabilita una puntuale verifica di questo fenomeno migratorio di società teso solo a speculare sul dramma dell'immigrazione.
9/1658-A/18Pili, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    il disegno di legge «Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e altre disposizioni concernenti misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati» all'articolo 14 (Diritto alla salute e all'istruzione) recita «Le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e le istituzioni formative accreditate dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano adottano opportune misure per favorire ... minori stranieri non accompagnati, anche attraverso ... Convenzioni volte a promuovere specifici programmi di apprendistato»;
    che sarebbe utile a corollario di dette attività la possibilità di permettere stage-tirocini formativi a corollario delle attività di apprendistato,

impegna il Governo

a valutare le possibilità di individuare, nel rispetto delle normative di settore, idonee norme per individuare modalità di realizzazione di stage-tirocini formativi presso aziende o enti, a corollario delle succitate attività formative.
9/1658-A/19Taricco, Paolo Rossi, Amato, Romanini, Ventricelli, Palese.


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Chiarimenti e iniziative in ordine alla requisizione di alcune strutture ricettive nelle province di Verona e di Ferrara ai fini dell'accoglienza di immigrati – 3-02577

   FEDRIGA, MOLTENI, GUIDESI, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, INVERNIZZI, PAGANO, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la prefettura di Verona, con un provvedimento di «pubblica utilità», ha requisito con proprio decreto dal 30 ottobre 2016 al 31 gennaio 2017 l'Hotel Cristallo al fine di alloggiarvi immigrati richiedenti protezione internazionale;
   secondo quanto dichiarato da Antonello Panuccio, sindaco di Castel d'Azzano, il comune interessato, sembra che tale decisione sia stata presa dalla prefettura senza avvisare o consultare il comune e che non sia stata addirittura concordata neanche con la proprietà dell'immobile;
   il sindaco, infatti, sembra ne sia venuto a conoscenza solo con il ricevimento del decreto di requisizione, poiché fino ad allora ne era del tutto all'oscuro;
   non è ancora noto quanti saranno gli immigrati assegnati dalla prefettura alla predetta struttura alberghiera, anche se pare potrebbero essere più di 200;
   non è peraltro ancora nota la nazionalità degli immigrati che verranno ospitati nell'Hotel Cristallo, né e se abbiano presentato domanda di protezione;
   l'Hotel Cristallo consta di 93 camere e si trova alle porte del paese, a poca distanza da Verona e ad appena cinque minuti di macchina dalla Fiera ed infatti, per i giorni di Fieracavalli, la più importante manifestazione del settore in programma dal 10 al 13 novembre 2016, sembra ci fossero state già delle prenotazioni;
   ovviamente tale forzatura della prefettura ha suscitato da subito le legittime e numerose proteste anche della cittadinanza;
   è del tutto incomprensibile, a parere degli interroganti, in base a quali disposizioni normative la prefettura abbia provveduto a requisire l'Hotel Cristallo nel comune di Castel d'Azzano, ovvero le ragioni per le quali non abbia provveduto, ai sensi dell'articolo 11, comma 2, del decreto legislativo n. 142 del 2015, ad informarne preventivamente il sindaco, al fine di concordare e valutare l'opportunità della scelta con lo stesso e con la cittadinanza;
   è notizia di ieri quella della requisizione di un'altra struttura, l'ostello di Gorino, da parte del prefetto di Ferrara, per destinarla sempre all'accoglienza di profughi –:
   se e quali urgenti provvedimenti di competenza intenda adottare contro la requisizione delle strutture citate in premessa e se tali requisizioni siano state decise in raccordo con il Ministero dell'interno, considerati i pesanti effetti delle stesse sulla proprietà privata. (3-02577)


Iniziative di competenza volte alla revisione della decisione di trasferire le risorse della Società per la gestione di attività s.p.a. (Sga) al fondo Atlante 2, in favore di interventi per lo sviluppo delle regioni meridionali – 3-02578

   TAGLIALATELA, CIRIELLI, MAIETTA, NASTRI, RIZZETTO, RAMPELLI, LA RUSSA, GIORGIA MELONI, PETRENGA e TOTARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la Società per la gestione di attività s.p.a. (Sga) è la bad bank utilizzata nel 1997 nell'ambito dell'operazione di salvataggio del Banco di Napoli, alla quale al momento del fallimento di una delle più antiche istituzioni creditizie d'Italia furono trasferite le sofferenze bancarie con lo scopo di recuperare i rispettivi crediti;
   negli anni la Società per la gestione di attività s.p.a. (Sga) ha accumulato riserve di utili per alcune centinaia di milioni di euro, formatesi grazie proprio all'attività di recupero e gestione dei crediti deteriorati, tanto che al 31 dicembre 2014 aveva 484 milioni di euro tra cassa e disponibilità liquide, più altri 238 milioni di euro alla voce crediti;
   con il decreto-legge 3 maggio 2016, n. 59, recante «Disposizioni urgenti in materia di procedure esecutive e concorsuali, nonché a favore degli investitori in banche in liquidazione», è stato disposto il passaggio del pacchetto azionario della Società per la gestione di attività s.p.a. (Sga) al Ministero dell'economia e delle finanze;
   in esito alle recenti deliberazioni adottate dal consiglio di amministrazione e dall'assemblea della Società per la gestione di attività s.p.a. (Sga), ad oggi la società risulta essere il primo azionista del fondo Atlante 2, il nuovo veicolo ideato per sostenere i salvataggi delle banche italiane e, in particolare, l'imminente intervento in favore del Monte dei Paschi di Siena, di cui sottoscriverà una quota pari a 450 milioni di euro;
   il Banco di Napoli era il più grande istituto bancario del Mezzogiorno ed è evidente che le risorse recuperate dalla Società per la gestione di attività s.p.a. (Sga) originano per la maggior parte proprio da quei territori –:
   se non ritenga di assumere le iniziative di competenza volte a rivedere la decisione di trasferire le risorse della Società per la gestione di attività s.p.a. (Sga) al fondo Atlante 2, destinandole in favore di interventi per lo sviluppo economico e culturale delle regioni meridionali.
(3-02578)


Iniziative volte a tutelare i cittadini e a salvaguardare l'economia del settore ortofrutticolo nelle zone interessate dall'invasione della cimice asiatica – 3-02579

   SANDRA SAVINO, MILANATO, ALBERTO GIORGETTI e RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   in alcune regioni del Nord si registra una situazione di emergenza dovuta all'invasione di cimici asiatiche, insetto particolarmente infestante, il cui nome scientifico è halyomorpha halys, proveniente da Cina, Giappone, Taiwan e Corea;
   la cimice asiatica è un insetto polifago, attacca qualsiasi tipo di raccolto tra luglio e settembre e, non avendo antagonisti naturali nel territorio, si moltiplica velocemente deponendo le uova anche due volte l'anno; inoltre, da adulto è in grado di volare per lunghe distanze alla ricerca del cibo e sverna come adulto in edifici o in cassette e anfratti riparati;
   a questi fattori si aggiunge la temperatura di questo autunno, particolarmente caldo, che favorisce la loro diffusione e sopravvivenza; questi insetti non resistono ad una temperatura inferiore ai 10 gradi;
   con l'abbassarsi della temperatura si avvicina alle case alla ricerca del caldo, determinando grandi disagi alla popolazione che è costretta a tenere porte e finestre chiuse per evitare di ritrovarsi i muri delle case ricoperti di milioni di esemplari di queste cimici;
   le cimici, come già successo con le cosiddette zanzare tigri, sono giunte in Italia seguendo le rotte commerciali, in imballaggi di cartone o contenitori di legno, o attraverso i trasporti passeggeri;
   questi insetti costituiscono un grave pericolo per la tenuta del tessuto agricolo locale, sia per la frutticoltura che per l'orticoltura, ma non rappresenterebbe direttamente un pericolo per la salute degli esseri umani e degli animali;
   le prime segnalazioni delle cimici asiatiche sono state raccolte qualche anno fa, nel 2012, in Emilia-Romagna, ma in questi giorni il fenomeno ha raggiunto dimensioni estremamente preoccupanti, soprattutto nelle campagne di Friuli Venezia Giulia e Veneto;
   la cimice asiatica rappresenta soltanto l'ultimo in ordine temporale dei parassiti inediti arrivati in Italia: dalla popillia japonica alla drosophila suzukii, dal dryocosmus kuriphilus alla xylella sono solo alcuni esempi di nuove specie che hanno provocato danni all'agricoltura nazionale per cifre molto ingenti –:
   quali iniziative intenda assumere al fine di arginare la situazione di emergenza determinata dall'invasione della cimice asiatica, per tutelare i cittadini e salvaguardare l'economia del settore ortofrutticolo delle zone interessate ed evitare che anche in questo caso ci si trovi ad affrontare situazioni estreme, come già successo nel caso di altri parassiti infestanti giunti da oltre confine. (3-02579)


Elementi in merito all'attuazione del comma 622 dell'articolo 1 della legge di stabilità per il 2016 in materia di destinazione di risorse a favore delle rappresentanze diplomatiche e degli uffici consolari – 3-02580

   BUENO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   la legge di stabilità per il 2016 (legge 28 dicembre 2015, n. 208), all'articolo 1, commi da 621 a 623, ha previsto alcuni interventi mirati ad incrementare la tariffa dei diritti consolari e ha disposto alcune autorizzazioni di spesa per le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari;
   da tempo si sente l'esigenza, manifestata da più parti, di modificare i criteri di gestione finanziaria degli uffici italiani all'estero, prevedendo la possibilità che la riscossione dei diritti consolari possa confluire direttamente in fondi di gestione presso le singole sedi diplomatico-consolari in modo da poter essere reinvestite nelle stesse. Pertanto, in molte occasioni, si è cercato, con specifiche proposte emendative, di creare un fondo speciale presso le rappresentanze diplomatiche e consolari al quale destinare le risorse derivanti dai diritti consolari riscossi, purtroppo senza esito positivo;
   tali fondi potrebbero finanziare direttamente molte delle attività degli istituti diplomatico-consolari, dal personale, gravato dalla mole di lavoro arretrato, agli immobili che necessitano di manutenzione, alle attività di assistenza alle comunità di italiani ivi residenti;
   il comma 622 dell'articolo 1 della legge di stabilità per il 2016 ha parzialmente recepito l'obiettivo degli emendamenti presentati negli ultimi anni dall'interrogante, destinando due milioni di euro per l'anno 2016 alle rappresentanze diplomatiche ed agli uffici consolari per specifiche tipologie d'intervento;
   in particolare, il comma 622 dell'articolo 1 della legge di stabilità per il 2016 ha disposto che i due milioni di euro dovessero essere stanziati per la manutenzione degli immobili, per le attività di istituto, su iniziativa della rappresentanza diplomatica o dell'ufficio consolare interessati, e per l'assistenza alle comunità di italiani residenti nella circoscrizione consolare di riferimento;
   vista l'importanza di questo stanziamento che rappresenta un primo passo nella direzione da tempo auspicata, si spera che venga confermato da ulteriori interventi normativi –:
   se il Ministro interrogato intenda fornire dettagli sull'attuazione del comma 622 dell'articolo 1 della legge di stabilità per il 2016, chiarendo quali siano stati i criteri di ripartizione e, di conseguenza, i destinatari dei fondi stanziati per il 2016 tra le varie rappresentanze diplomatiche.
(3-02580)


Chiarimenti relativi alla posizione italiana in merito alla questione palestinese e al conflitto arabo-israeliano – 3-02581

   PALAZZOTTO, SCOTTO, AIRAUDO, FRANCO BORDO, COSTANTINO, D'ATTORRE, DURANTI, DANIELE FARINA, FASSINA, FAVA, FERRARA, FOLINO, FRATOIANNI, CARLO GALLI, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, KRONBICHLER, MARCON, MARTELLI, MELILLA, NICCHI, PAGLIA, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, RICCIATTI, SANNICANDRO e ZARATTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il 18 ottobre 2016 è stata approvata dal comitato esecutivo dell'Unesco, con l'astensione dell'Italia, una risoluzione incentrata sulle restrizioni imposte dallo Stato di Israele sulla Spianata delle moschee e sulla città vecchia di Gerusalemme;
   le restrizioni imposte al libero accesso alla moschea – formalmente gestita dalla Giordania, ma di fatto gestita da Israele – e nella città vecchia di Gerusalemme rappresentano il simbolo dei soprusi che il popolo palestinese subisce dalle autorità israeliane;
   le ulteriori restrizioni decise da Israele a ottobre del 2015, così come i danneggiamenti provocati ai siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'Unesco e il moltiplicarsi degli insediamenti illegali dei coloni in Cisgiordania e Gerusalemme Est, non fanno altro che aumentare la tensione e sono alla base della nuova ondata di violenze esplose in Israele e nei Territori occupati palestinesi nell'ultimo periodo;
   in data 20 ottobre 2016, mentre si trovava a Bruxelles per il Consiglio europeo, il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, rilasciava una intervista a Rtl in cui dichiarava in merito: «È una vicenda allucinante, ho chiesto al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale di vederci subito al mio ritorno a Roma. È incomprensibile, inaccettabile e sbagliato. Ho chiesto espressamente ieri ai nostri di smetterla con queste posizioni. Non si può continuare con queste mozioni finalizzate ad attaccare Israele e se c’è da rompere su questo l'unità europea, che si rompa pure»;
   ad opinione degli interroganti ad essere «allucinanti, incomprensibili e inaccettabili» sono le parole del Presidente del Consiglio dei ministri, il quale critica la risoluzione dell'Unesco e minaccia finanche l'unità europea, ma non trova mai le parole per criticare le continue violazioni dei diritti umani da parte del Governo di Israele nei confronti del popolo palestinese;
   le parole del Presidente del Consiglio dei ministri sembrerebbero contraddire la posizione storicamente espressa dal nostro Paese in tutti i consessi internazionali, quindi non è chiaro se il nostro Paese sia ancora equidistante tra le parti;
   mentre si moltiplicano gli insediamenti illegali di Israele è quanto mai necessario riconoscere formalmente lo Stato di Palestina, anche alla luce della mozione n. 1-00745 approvata il 27 febbraio 2015 alla Camera dei deputati –:
   se non intenda il Ministro interrogato chiarire la posizione italiana in merito alla questione palestinese e al conflitto arabo-israeliano, specificando come intenda dare attuazione alle mozioni approvate in Parlamento il 27 febbraio 2015, che impegnano il Governo a promuovere il riconoscimento dello Stato di Palestina come impulso alla ripresa dei negoziati di pace.
(3-02581)


Iniziative di competenza volte ad una riconsiderazione della decisione assunta in sede Unesco con la recente approvazione di una risoluzione finalizzata «a tutelare il patrimonio culturale della Palestina e il carattere distintivo di Gerusalemme Est» – 3-02582

   PARISI, SOTTANELLI e RABINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   nell'aprile 2016 l'Unesco ha inserito nell'elenco degli atti da discutere una risoluzione, presentata da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan e sostenuta dall'Autorità palestinese, finalizzata a «tutelare il patrimonio culturale della Palestina e il carattere distintivo di Gerusalemme Est»;
   la presentazione dell'atto ha da subito sollevato vivaci polemiche nel contesto internazionale poiché nei fatti nega il legame simbolico tra l'ebraismo e il Monte del Tempio e il Muro del Pianto, individuando un legame pressoché esclusivo tra il patrimonio culturale di Gerusalemme Est e l'Islam, tanto da indicare i luoghi santi della Città Vecchia con la sola denominazione araba;
   il 13 ottobre 2016, dopo uno slittamento di alcuni mesi dovuto alle tensioni in Medio Oriente e Turchia, il consiglio esecutivo dell'Unesco ha approvato la risoluzione con il voto favorevole di 26 Paesi a fronte di sei voti contrari e ventisei astensioni. Tra i 26 rappresentanti che hanno espresso voto favorevole risulta esserci un solo Paese europeo, la Russia. Usa, Gran Bretagna, Germania, Estonia, Lituania e Paesi Bassi hanno respinto l'atto, mentre tra i componenti del consiglio esecutivo astenutisi c’è anche la rappresentante italiana Vincenza Lomonaco;
   il 18 ottobre 2016, senza necessità di una seconda votazione, la risoluzione è stata definitivamente adottata dall'Unesco. A seguito della decisione il capo del consiglio esecutivo Michael Worbs, rappresentante della Germania, e la direttrice generale dell'agenzia Irina Bokova hanno manifestato perplessità e per i tempi della discussione e per i contenuti dell'atto;
   anche in passato l'Unesco ha approvato risoluzioni che nella sostanza disconoscevano il legame tra Gerusalemme e l'ebraismo, causando tensioni e fratture all'interno del consesso e nelle relazioni internazionali;
   il Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi ha preso le distanze dalla decisione assunta dal consiglio esecutivo dell'Unesco –:
   cosa intenda fare il Governo presso l'Unesco perché sia riconsiderata la decisione assunta. (3-02582)


Iniziative volte a favorire un confronto, anche in sede Unesco, rispettoso di tutte le identità culturali e religiose radicate a Gerusalemme – 3-02583

   FIANO, QUARTAPELLE PROCOPIO, CARROZZA, CASSANO, CENSORE, CHAOUKI, CIMBRO, GIANNI FARINA, FEDI, GARAVINI, LA MARCA, MANCIULLI, MONACO, NICOLETTI, PINNA, PORTA, RIGONI, ANDREA ROMANO, SERENI, SPERANZA, TACCONI, TIDEI, ZAMPA, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il 18 ottobre 2016 il consiglio esecutivo dell'Unesco ha approvato a maggioranza il rinnovo di una risoluzione che mira «alla salvaguardia del patrimonio culturale della Palestina e il carattere distintivo di Gerusalemme Est»;
   tale documento fa anche riferimento ai luoghi sacri sulla collina della Città Vecchia di Gerusalemme senza alcun cenno ai loro legami con la religione ebraica, utilizzando esclusivamente i loro nomi islamici. Ad esempio, il «Muro del Pianto» o «Muro Occidentale», venerato dagli ebrei, è stato descritto con il nome arabo del piazzale circostante, «Al-Buraq», e solo successivamente con l'appellativo «Western Wall». Anche il riferimento al «Monte del Tempio» ebraico è effettuato solo con il termine arabo «Haram Al Sharif»;
   la risoluzione, sostenuta dall'Autorità palestinese e presentata da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan, è stata approvata con 24 voti favorevoli, 6 contrari e 26 astenuti, tra cui l'Italia, in continuità con i precedenti pronunciamenti;
   su tale orientamento si sono pronunciati il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro interrogato, evidenziando la necessità di segnare una netta discontinuità di giudizio con quanto espresso nella risoluzione Unesco, in linea con le radici del contesto storico e coerentemente con la storica amicizia con lo Stato di Israele;
   la complessa e delicata ricerca di una pace possibile, secondo la nota formula di «due popoli, due Stati», non può certo prescindere dal riconoscimento della specificità dello Stato di Israele, l'unica democrazia dell'area, e della sua millenaria tradizione e cultura –:
   quale sia stata la linea politica finora seguita dall'Italia e quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di favorire un confronto, anche in sede Unesco, rispettoso di tutti i popoli, le culture e le tradizioni religiose che vedono in Gerusalemme le loro radici, i loro luoghi di culto e di identità e della verità storica, utile alla futura approvazione di una nuova risoluzione fedele a questi principi. (3-02583)


Chiarimenti in merito all'effettiva autorizzazione del transito e dell'esportazione di armamenti dall'Italia verso l'Arabia Saudita – 3-02584

   SPADONI, FRUSONE, MANLIO DI STEFANO, RIZZO, DI BATTISTA, BASILIO, SCAGLIUSI, CORDA, GRANDE, PAOLO BERNINI, SIBILIA, TOFALO e DEL GROSSO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   l'inchiesta della trasmissione de Le Iene, andata in onda il 23 ottobre 2016, sulla provenienza delle armi impiegate dall'Arabia Saudita per bombardare lo Yemen, smentisce palesemente le dichiarazioni del Ministro della difesa, Roberta Pinotti, secondo cui le bombe non sarebbero italiane e che transiterebbero solamente su richiesta della Germania;
   tuttavia, sempre da quanto si apprende nel corso della citata trasmissione, in risposta a un'interrogazione parlamentare al Bundestag, il Governo federale tedesco ha affermato di non aver avanzato al Governo italiano alcuna richiesta di autorizzazione al transito verso l'Arabia Saudita di bombe prodotte dalla Rwm Italia;
   le immagini trasmesse evidenziano senza alcun dubbio che i numeri di matricola e codice delle bombe inesplose sono di provenienza italiana (peraltro anche inspiegabilmente identici); inoltre, si evince chiaramente che i caccia sauditi transitano come voli di stato inglesi, nonostante sia presente anche la sigla dell'aviazione militare di Ryad;
   ad oggi non sono stati ancora forniti i dati necessari per sapere quante e quali armi usate dall'Arabia Saudita nei suoi feroci bombardamenti sullo Yemen (che hanno causato oltre 10.000 morti, 30.000 feriti e oltre tre milioni di sfollati interni) siano state prodotte nei due stabilimenti Rwm di Domus Novas e Vicenza;
   il Parlamento europeo ha adottato il 25 febbraio 2016 una risoluzione sullo Yemen, che richiama la necessità di porre fine alla guerra in corso nel pieno rispetto della legge internazionale umanitaria, e un emendamento (votato da 359 voti favorevoli e 212 contrari), che esorta gli Stati dell'Unione europea a sospendere immediatamente tutti i trasferimenti di armi o altre forme di sostegno militare all'Arabia Saudita;
   molte organizzazioni umanitarie e alcune agenzie dell'Onu hanno accusato l'Arabia Saudita di crimini di guerra perpetrati anche con bombe italiane;
   il titolare dell'autorizzazione all'esportazione degli armamenti, in base a quanto previsto dalla legge n. 185 del 1990, è il Ministro interrogato e, a parere degli interroganti, proprio nello spirito del dettato di questa legge, l'Italia non dovrebbe consentire il transito e l'esportazione di armamenti verso l'Arabia Saudita, adeguandosi, in tal modo, anche alla citata risoluzione del Parlamento europeo –:
   se il Governo abbia o meno autorizzato il transito e l'esportazione di armamenti dall'Italia verso l'Arabia Saudita, Paese in evidente stato di conflitto armato.
(3-02584)


Orientamenti in ordine alle ipotesi di revisione progettuale dell'autostrada A33 Asti-Cuneo – 3-02585

   MONCHIERO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'annosa ed irrisolta vicenda dell'autostrada A33, Asti-Cuneo, emblematica delle difficoltà che il Paese incontra nella realizzazione di interventi strutturali, è tornata recentemente alla ribalta della pubblica opinione a seguito di alcune proposte elaborate da Confindustria di Cuneo;
   pensata decenni fa, intrapresa su iniziativa dell'Anas, successivamente affidata ad una società concessionaria compartecipata, con quota di minoranza, dal medesimo ente, l'opera è rimasta incompiuta per la mancata realizzazione di due lotti centrali, 2.5 e 2.6, ed è concretamente inutilizzabile;
   con le conferenze dei servizi, svoltesi il 14 marzo e il 19 aprile 2012, venne concordata tra enti locali, concessionario ed Anas una sostanziale modifica al lotto 2.5, che riduceva sensibilmente il costo dell'opera, ma da allora nessun atto concreto è stato compiuto;
   la mancata realizzazione dell'opera è stata oggetto di reiterati atti di sindacato ispettivo a firma dell'interrogante e dell'onorevole Rabino, a cui hanno fatto seguito, da parte dei Ministri interrogati e dello stesso Presidente del Consiglio dei ministri, ampie rassicurazioni circa la volontà di dare soluzione al complesso problema;
   il protrarsi della sostanziale situazione di stallo ha indotto la sezione cuneese di Confindustria a proporre una revisione del progetto che, eliminando la galleria sotto la collina di Verduno, comporterebbe una sensibile riduzione del costo complessivo dell'opera;
   risulta che tale ipotesi sia stata illustrata dai vertici dell'associazione degli industriali cuneesi direttamente allo stesso Ministro interrogato, alimentando così la speranza di una rapida conclusione dei lavori, ma che non sia stata tradotta in atti conseguenti, non solo, ma che da parte ministeriale sia giunta la controproposta di realizzare il tunnel con una sola canna, ipotesi che a molti pare contraddittoria con la definizione stessa di autostrada;
   onde evitare che queste diverse ipotesi, aldilà delle intenzioni dei proponenti, vengano a rappresentare un ulteriore elemento di confusione, si ritiene indispensabile che l'accordo raggiunto nella citata conferenza dei servizi svoltasi nel 2012 costituisca la base della revisione del contratto a suo tempo stipulato con il concessionario;
   poiché su questo terreno non risulta che negli ultimi mesi siano stati compiuti atti risolutivi, si continua a ritenere ineludibile o la revisione consensuale del contratto o la rescissione del medesimo –:
   quali siano gli orientamenti sulle varie ipotesi di revisione progettuale e quali atti siano stati compiuti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dalla società concessionaria per giungere al superamento dell'attuale situazione di stallo che si protrae da tempo immemorabile.
(3-02585)


Iniziative per l'inserimento del settore delle costruzioni nel Piano nazionale di Industria 4.0 e per un adeguato coinvolgimento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nell'ambito della relativa struttura di governance – 3-02586

   GAROFALO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 21 settembre 2016 è stato presentato a Milano, dal Presidente del Consiglio dei ministri, il Piano nazionale Industria 4.0;
   all'interno di questo contenitore, con il disegno di legge di bilancio, si strutturerà quella che può diventare – per il nostro Paese – una grande occasione di rilancio dell'economia produttiva, ma anche di modernizzazione delle politiche pubbliche;
   infatti, non si tratta solo di un segnale che va nella direzione della ripresa di una politica industriale, per troppi anni assente dall'orizzonte dei Governi che si sono succeduti. Questi, interamente assorbiti da obiettivi pressanti di contenimento del deficit e di rifinanziamento del debito e incoraggiati in questa direzione dagli indirizzi provenienti da Bruxelles, hanno potuto – e in parte voluto – prestare ben poca attenzione all'economia reale. Oggi il Piano nazionale Industria 4.0 può rappresentare il momento della svolta;
   tuttavia c’è un secondo aspetto, non meno importante: questo piano – superando correttamente l'ottica dei percorsi «settoriali» – può rappresentare il primo esempio di una nuova generazione di interventi pubblici che nascono da una visione d'insieme dell'economia italiana produttiva e colloca l'intervento pubblico sul segmento decisivo dei fattori abilitanti;
   è dunque molto importante, ai fini del successo del Piano nazionale di Industria 4.0, forse decisivo ai fini del pieno conseguimento dei risultati attesi, che la logica settoriale – cacciata dalla porta – non si insinui nuovamente rientrando dalla finestra: il piano non può riguardare solo la manifattura, e neanche la sola industria, ma deve considerare a tutti gli effetti (a partire dalla definizione di dettaglio degli interventi del disegno di legge di bilancio) un settore fondamentale per l'economia produttiva del Paese come quello delle costruzioni, che vale il 10 per cento del prodotto interno lordo, che ha la più fitta rete di interdipendenze settoriali e che è interessato da processi importantissimi di ristrutturazione e di innovazione;
   desta pertanto preoccupazione il fatto che nella presentazione del piano sia stata delineata anche la sua struttura di governance e che di essa non faccia parte il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti –:
   quali iniziative il Ministro interrogato abbia intrapreso o intenda intraprendere per rimarcare, con azioni concrete, non tanto la propria presenza, quanto quella dell'intero settore delle costruzioni – che ha sempre avuto nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il principale referente governativo – in quello che auspicabilmente diventerà il centro pulsante della nuova politica industriale del Paese.
(3-02586)


MOZIONI FEDRIGA ED ALTRI N. 1-01287, DADONE ED ALTRI N. 1-01401, ANDREA MAESTRI ED ALTRI N. 1-01405, CARNEVALI, BINETTI, ABRIGNANI, MONCHIERO ED ALTRI N. 1-01406, RAMPELLI, PALESE ED ALTRI N. 1-01409 E RAVETTO ED ALTRI N. 1-01411 CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO DEI CITTADINI COLPITI DALLA CRISI ECONOMICA, ANCHE IN RELAZIONE ALLE RISORSE ATTUALMENTE DESTINATE ALL'ACCOGLIENZA DEI MIGRANTI EXTRACOMUNITARI

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    dal 2008 è presente una gravissima crisi economica internazionale che ha colpito in modo particolare anche alcuni Paesi dell'area dell'Unione europea. L'attuale congiuntura economica, superiore, per intensità, durata e diffusione nei mercati globali a quella del 1929, ha investito anche il nostro Paese;
    dal dicembre 2011 i Governi che si sono succeduti hanno inasprito le azioni fiscali contro le imprese e di conseguenza contro i lavoratori, con la scusa dell'imminente default e la necessità e l'urgenza di intervenire al fine di trovare la giusta stabilità nei conti;
    una crisi provocata dalle banche e dalla finanza sta distruggendo l'economia reale e sta mettendo in ginocchio la gente comune, colpita da manovre economiche che aumentano la pressione fiscale diretta ed indiretta e causano l'aumento indiscriminato dei prezzi, anche dei prodotti di prima necessità, con una significativa perdita di potere di acquisto da parte delle famiglie;
    la crisi economica ha avuto origine dal crollo dei mutui sub-prime dell'estate 2007 e il conseguente fallimento a catena di alcune banche di affari (la più importante la Lehman Brothers, quarta banca americana) che senza alcuna regolamentazione e per giunta con la copertura ufficiale delle agenzie private di certificazione attuavano una leva finanziaria di 1 a 30;
    gli esperti hanno individuato da subito tra le cause principali della crisi economica il fallimento di un modello di mercato senza regole nel quale le istituzioni hanno abdicato al loro ruolo di garanti rispetto al potere esercitato dalla finanza e dalla grande industria. Un cancro diffuso in tutti i settori ma che vede il concentrarsi delle sue metastasi proprio in quelle operazioni speculative messe in atto dalle agenzie di intermediazione finanziaria;
    la tanto decantata autoregolamentazione del mercato si è dimostrata totalmente incapace di mantenere il sistema su binari funzionanti;
    il sistema finanziario e monetario, sempre più deregolamentato e sottratto ai controlli, ha minato ogni forma di governance dando così origine ad una serie di bolle finanziarie e fagocitando i settori industriali, commerciali e agricoli produttivi;
    il tessuto imprenditoriale, costituito in Italia per più del 95 per cento da piccole e medie imprese, ha risentito e continua a risentire del fenomeno del credit crunch, un fenomeno che ha portato alla chiusura di molte imprese che non hanno ricevuto dagli istituti di credito il necessario e, in questo periodo, vitale supporto finanziario per il proprio ciclo produttivo;
    i dati forniti dal Governo sulla ripresa economica del nostro Paese sono notoriamente ottimistici e si scontrano con un'evidente realtà di diffuso disagio sociale;
    il nostro è il Paese con l'imposizione fiscale più alta nell'area dell'Unione europea, condizione che spinge molte imprese a delocalizzare verso Paesi vicini come la Svizzera, l'Austria, la Slovenia, la Slovacchia, la Francia e, nell'area extra-Unione europea, la Serbia;
    nella fase di congiuntura economica che ha investito il nostro Paese i Governi che si sono succeduti hanno adottato una politica di contenimento dei costi che ha generato tagli ingenti ai finanziamenti diretti agli enti locali, con conseguente difficoltà da parte delle amministrazioni comunali nella gestione degli interventi diretti ai servizi ai cittadini secondo standard di qualità, efficienza ed efficacia;
    i continui flussi migratori verso il nostro Paese di cittadini stranieri provenienti dai Paesi extracomunitari determinano una serie di problemi in campo assistenziale, nell'area socio-sanitaria e in quella più ampia e complessa dell'integrazione;
    le risorse impiegate dai comuni e dalle loro associazioni per i servizi erogati ai cittadini stranieri rappresentano circa il 3 per cento della spesa sociale complessiva, per un valore di circa 190 milioni di euro. Tra i vari tipi di azioni a sostegno degli immigrati, al primo posto in termini di spesa vi sono gli interventi e i servizi, dove confluisce circa il 40 per cento delle risorse. Gli interventi specifici offerti dai comuni per l'integrazione sociale dei soggetti a rischio coinvolgono ogni anno circa 160 mila utenti. Inoltre, circa il 35 per cento della spesa destinata all'area immigrazione è impiegato dai comuni per la gestione di strutture residenziali, che accolgono circa 12 mila ospiti con una spesa media di circa 3.200 euro l'anno per utente;
    in un anno circa 4 mila soggetti beneficiano del pagamento di rette per il soggiorno in strutture di tipo privato, con una spesa media di circa 3.600 euro l'anno per assistito. A questo tipo di supporto si deve aggiungere la gestione delle aree attrezzate per i nomadi. Le risorse rimanenti sono erogate sotto forma di contributi in denaro (29,2 per cento della spesa per immigrati), principalmente finalizzati alla copertura dei costi per l'alloggio (oltre 24 mila beneficiari) e all'integrazione del reddito (quasi 20 mila beneficiari). Considerata l'esigenza dei comuni di far fronte alle necessità per la messa a punto di servizi specifici diretti a far fronte all'impatto sociale dovuto al crescente fenomeno della presenza di cittadini extracomunitari, basti pensare a titolo d'esempio alla tutela dei minori stranieri non accompagnati, è necessario che si sviluppi un intervento strutturale per la condivisione di responsabilità ed oneri tra amministrazione centrale e autonomie locali. In questa particolare fase di congiuntura economica e di tagli alle risorse degli enti locali, si ha il dovere di strutturare delle forme di sostegno per i comuni nella messa a punto di servizi specifici in una logica di standardizzazione nazionale degli interventi, secondo modelli di collaborazione già sperimentati con successo in alcuni settori delle politiche sociali;
    nell'affrontare il tema legato alle immigrazioni sarebbe corretto operare nel rispetto del tradizionale valore dell'ospitalità che da sempre contraddistingue il popolo italiano e l'Europa. Questo significa che il buon padrone di casa deve essere aperto in modo solidale ad aiutare chi in difficoltà richiede ospitalità, facendo in modo che l'ospite venga trattato al pari dei propri familiari. Questo aspetto della tradizione europea trova i suoi limiti propri nel numero delle persone che si riescono e si possono ospitare. È inutile, improduttivo, disumano ospitare più persone di quelle che si riesce ad accogliere destinandole a vivere nelle difficoltà e nel disagio, minando allo stesso tempo il bene dei componenti della propria famiglia. Questo elementare principio che appartiene alla cultura classica dovrebbe far ben comprendere come sia impossibile non determinare un numero massimo di presenze di extracomunitari nel territorio italiano;
    l'irresponsabile condotta delle politiche messe in atto per gestire l'enorme flusso migratorio verso il nostro Paese rischia di creare un impatto sociale ingestibile, alimentando l'ingiustizia che vivono i cittadini italiani in condizioni estreme di disagio e di emergenza abitativa nel trovarsi a constatare come il Governo abbia soluzioni immediate per far fronte ai problemi di vitto e alloggio degli extracomunitari che sbarcano sulle coste italiane;
    i risultati delle politiche in tema di accoglienza, adottate da questo Governo, denotano, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, un vero e proprio fallimento;
    i dati degli arrivi di immigrati nel nostro Paese clandestinamente con le navi (solo via mare 153.842 ingressi nel 2015 e per i primi tre mesi del 2016 già 19.932, con un aumento del 50 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015) e della mancata attivazione degli strumenti di respingimento ed espulsione previsti dall'ordinamento nazionale e da quello comunitario (articoli 10 e 13 del decreto legislativo n. 286 del 1998 e della direttiva 2008/115/CE) evidenziano come il fenomeno immigratorio abbia assunto ormai la dimensione di una vera e propria invasione programmata del territorio italiano;
    il sistema di accoglienza, a seguito anche delle ultime modifiche apportate con il decreto legislativo n. 142 del 2015, si articola in un sistema complesso che, oltre alla primissima accoglienza nei cosiddetti hotspot, si distingue in «prima accoglienza» assicurata nelle strutture governative di cui all'articolo 9, in «seconda accoglienza» nelle strutture di cui all'articolo 14 e, nei casi di emergenza e di indisponibilità nelle precedenti strutture, in quelle di cui all'articolo 11 (CAS), che dovrebbero essere temporanee ma che di fatto sono diventate le più numerose ed utilizzate, registrando all'11 aprile 2016 139.215 presenze su un totale di 168.750 immigrati accolti nel sistema di accoglienza;
    chiunque arriva nel nostro Paese, indipendentemente dalla nazionalità e dalle modalità di ingresso, può presentare, in qualsiasi momento e senza limiti di tempo o preventivo controllo di ammissibilità, una domanda di protezione internazionale che di fatto blocca qualsiasi procedura di espulsione e il mantenimento gratuito del richiedente fino alla conclusione della procedura d'esame della domanda, che dura in media circa nove mesi;
    alla presentazione della domanda di protezione internazionale il richiedente asilo nelle strutture di accoglienza ha diritto, secondo quanto previsto già dalla circolare del Ministero dell'interno dell'8 gennaio 2014, ad una serie di servizi comprensivi di pulizia dei locali e lavanderia, erogazione dei pasti, prodotti per l'igiene personale, vestiario adeguato alla stagione, una ricarica telefonica di 15 euro all'ingresso, assistenza linguistica e culturale, sostegno socio-psicologico, assistenza sanitaria, «orientamento al territorio» e un pocket money di euro 2,5 al giorno per le spese personali;
    lo Stato corrisponde agli enti gestori delle strutture di accoglienza in media 35 euro al giorno per ogni richiedente ospitato e spesso si registrano situazioni di mancanza di meccanismi di controllo e monopoli da parte di associazioni e cooperative che gestiscono, anche in diverse province e regioni, numerosi centri di accoglienza e in alcuni casi senza partecipare ad alcun bando, ma per assegnazione diretta da parte delle prefetture;
    tale giro di denaro ha creato un vero e proprio business intorno al fenomeno migratorio;
    secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2016, fino ad aprile, di tutte le domande di asilo solo al 3 per cento dei richiedenti è stato riconosciuto lo status di rifugiato;
    pare che il fallimento della procedura di ricollocazione (decisioni n. 2015/1523 del Consiglio del 14 settembre 2015 e n. 2015/1601 del Consiglio del 22 luglio 2015) – che avrebbe dovuto comportare il trasferimento presso altri Paesi europei in totale di 160.000 richiedenti asilo di nazionalità siriana, irachena ed eritrea, di cui 39.600 dall'Italia – sarebbe da ricondurre anche al fatto che nel nostro Paese giungono, sempre in maggior numero, «richiedenti asilo» ivoriani, senegalesi e gambiani, nazionalità non indicate nel programma di ricollocazione e con i cui Stati l'Italia non ha attivato accordi di identificazione e riammissione;
    dall'avvio del piano di ricollocamento cosiddetto Junker gli Stati membri dell'Unione europea hanno rinviato in Italia, a fronte dei 580 ricollocati in Germania, Romania, Francia, Portogallo, Finlandia e Olanda, ben 1.101 immigrati irregolari, ossia circa il doppio. Nei primi sette mesi del piano pare siano 23.468 gli immigrati clandestini rintracciati nello spazio europeo che, secondo quanto dispone «Dublino III» (regolamento n. 604/2013), devono essere riammessi in Italia e di conseguenza le richieste in tal senso avanzate sono 4.219 dalla Germania, 4.704 dalla Svizzera, 1.921 dalla Francia e 1.669 dall'Austria;
    dunque, sebbene lungo la rotta ovest dei Balcani la situazione sembra risolta grazie alla volontà e alle iniziative dei Paesi posti su tale confine a difesa del proprio territorio a fronte dell'inerzia dell'Unione europea, perdurando però il massiccio arrivo di immigrati, agevolato dal permeabile confine marittimo italiano, sei Paesi dell'Unione europea, ossia Germania, Francia, Austria, Belgio, Svezia e Danimarca, chiederanno alla Commissione europea di prolungare di sei mesi, a partire dalla metà di maggio 2016, i controlli alle loro frontiere;
    secondo i dati forniti da Frontex, dopo la chiusura della rotta cosiddetta balcanica gli arrivi via mare nel nostro Paese a marzo 2016 sono stati 9.600, oltre il doppio rispetto a febbraio, con un incremento anche dall'Egitto;
    secondo i dati dell'ufficio statistico europeo, l'Italia è tra i Paesi maggiormente coinvolti nel problema immigrazione, quello che rimpatria meno immigrati clandestini: nel 2015 in Italia le espulsioni sono state 26.058, ma gli effettivi rimpatri 11.944, a fronte, ad esempio, degli 86.000 della Francia e dei 65.000 della Gran Bretagna;
    i sindaci nel loro ruolo di primi cittadini sentono il peso delle diffuse problematiche sociali che colpiscono direttamente il territorio amministrato, quali la disoccupazione giovanile, le difficoltà economiche dei residenti anziani, l'emergenza abitativa delle famiglie e l'aumento esponenziale di situazioni e condizioni di povertà, e si sentono abbandonati dall'amministrazione centrale nella risoluzione diretta a tali problematiche;
    è doveroso porre la giusta attenzione all'inarrestabile continua richiesta di aiuto da parte degli amministratori locali che cercano di trovare soluzioni all'ingiustizia, che vede, da un lato, il Governo destinare ingenti risorse economiche per la presa in carico dei cittadini extracomunitari e, dall'altro, una diffusa disattenzione per il disagio sociale dei cittadini italiani;
    molti sindaci hanno avviato ufficialmente un processo di democrazia partecipata per farsi supportare con un mandato ufficiale dai cittadini per proporre, con forza, al Governo di stornare almeno in parte le risorse economiche destinate all'accoglienza dei cittadini extracomunitari per destinarle ad aiuti concreti alla comunità cittadina che soffre,

impegna il Governo:

1) a sostenere l'iniziativa dei sindaci finalizzata ad un riconoscimento ufficiale delle vittime della crisi economica, mettendo in atto le dovute iniziative per la presa in carico di questa particolare categoria, stornando parte delle risorse necessarie da quelle destinate all'assistenza degli extracomunitari richiedenti protezione umanitaria.
(1-01287) «Fedriga, Grimoldi, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Giancarlo Giorgetti, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini, Simonetti».


   La Camera,
   premesso che:
    la crisi finanziaria dei subprime – prestiti ad alto rischio finanziario da parte degli istituti di credito in favore di clienti a forte rischio debitorio – scoppiata alla fine del 2006 negli Stati Uniti ha avuto gravi conseguenze sull'economia mondiale, in particolar modo nei Paesi sviluppati del mondo occidentale, innescando un periodo di crisi economia mondiale denominato «la grande recessione»;
    la crisi inizia a produrre i primi evidenti effetti nei primi mesi del 2007;
    nella prima metà del 2008 le principali economie del globo, ivi comprese quelle dei Paesi europei, subiscono un forte rallentamento con un aumento improvviso dell'inflazione;
    una delle cause principali della crisi economica è il fallimento di un sistema finanziario deregolamentato, terreno fertile per bolle speculative, che dopo un'ondata di euforia finanziaria creano il panico, come nel più classico dei «Minsky moment»;
    l'attuale Governo, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, ha costantemente sovrastimato gli effetti delle sue politiche, dimostrando anche scarsa competenza nel riconoscere correttamente la situazione macroeconomica in cui si trovava il Paese, a titolo di esempio il documento di economia e finanza 2014 iniziava con una informazione parziale e pericolosamente fuorviante su una presunta chiusura della fase recessiva italiana nel terzo trimestre 2013. In realtà, come indicato dalla relazione di minoranza al documento in questione a prima firma Castelli, ci si trovava di fronte a una recessione a «doppia v» (double-dip recession), ovvero una situazione, in cui a un lungo periodo di recessione, segue una ripresa illusoria che prelude una seconda recessione;
    dal Governo Monti 2011, tutti gli Esecutivi che si sono succeduti, ivi compreso l'attuale, hanno puntato su deleterie politiche di austerity che hanno innescato un inasprimento della pressione fiscale verso aziende e cittadini, distruggendo l'economia reale. Tale politica di contenimento dei costi ha generato ingenti tagli ai finanziamenti diretti agli enti locali, con conseguenti difficoltà per le amministrazioni comunali di mantenere degli standard di qualità accettabile nell'erogazione dei servizi al cittadino, ivi compresi i servizi minimi essenziali;
    come emerge dal rapporto Caritas 2016, il numero degli italiani indigenti è aumentato di molto; infatti, il numero di persone che nel 2012 si rivolgono alla Caritas, rispetto al 2008, è quasi quadruplicato;
    i continui flussi migratori verso il nostro Paese di cittadini stranieri in cerca di un «rifugio» o di una «opportunità» sono aumentati negli ultimi anni, stando al XXV rapporto Caritas, dal 2014 al 2015, gli stranieri residenti in Italia sono aumentati dell'1,9 per cento, passando da 4 milioni e 922 mila a poco più di 5 milioni;
    quella che i firmatari del presente atto di indirizzo giudicano evidente incapacità del Governo nell'inquadrare correttamente la situazione economico-sociale che si è delineata nel mondo, in Europa e nel nostro Paese, una fallimentare condotta nella gestione e risoluzione delle problematiche, le difficoltà legate al progressivo e costante impoverimento dei cittadini italiani che si sono mal combinate con le emergenze connesse all'accoglienza degli stranieri suscitando strumentalizzazioni filo-razziste e filo-populiste vessatorie nei confronti degli immigrati, rischiano di generare una inutile «guerra tra poveri» i cui beneficiari risulteranno essere, da un lato, il Governo, che avrà una scusa pronta per innalzare le imposte o ridurre i servizi erogati sul territorio, siano essi destinati agli stranieri o meno, e, dall'altro, le forze politiche che cavalcheranno l'ondata di razzismo per ottenere qualche «zerovirgola» in più nei sondaggi elettorali;
    l'incapacità della cosiddetta «maggioranza» nel compenetrarsi nella drammatica situazione in cui vive la maggioranza dei cittadini si esplica, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, anche nell'incapacità, dimostrata in questi giorni in questa sede, di dare il buon esempio tramite una riduzione delle indennità che i componenti del Parlamento ricevono mensilmente,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi, anche in sede europea, affinché le ricadute dell'emergenza immigrazione siano rese sostenibili attraverso un'equa e solidale distribuzione delle responsabilità che tale emergenza comporta tra tutti i Paesi aderenti all'Unione europea;
2) al fine di arginare l'impoverimento provocato dalla recessione e dalle politiche di austerity nonché a scongiurare un'iniqua «guerra tra poveri», ad assumere iniziative per introdurre il reddito di cittadinanza con un supporto economico mensile congruo per i soggetti disoccupati, inoccupati, nonché lavoratori precari e percettori di trattamenti minimi di quiescenza, anche valutando di adottare le proposte già presentate dal Gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle.
(1-01401) «Dadone, Brescia, Lombardi, Cecconi, Cozzolino, D'Ambrosio, Dieni, Nuti, Toninelli, Cariello, Brugnerotto, Caso, Castelli, D'Incà, Sorial, Colonnese, Lorefice».


   La Camera,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi, anche in sede europea, affinché le ricadute dell'emergenza immigrazione siano rese sostenibili attraverso un'equa e solidale distribuzione delle responsabilità che tale emergenza comporta tra tutti i Paesi aderenti all'Unione europea.
(1-01401) (Testo risultante dalla votazione per parti separate) «Dadone, Brescia, Lombardi, Cecconi, Cozzolino, D'Ambrosio, Dieni, Nuti, Toninelli, Cariello, Brugnerotto, Caso, Castelli, D'Incà, Sorial, Colonnese, Lorefice».


   La Camera,
   premesso che:
    il rapporto dell'Ufficio statistico dell'Unione europea, Eurostat, in occasione della «Giornata mondiale contro la povertà», ha diffuso la notizia che l'Italia e la Grecia sono gli Stati europei dove il rischio povertà è maggiormente aumentato negli ultimi sette anni. Tra il 2008 e il 2015, nel nostro Paese, la percentuale delle persone a rischio povertà è salita dal 25,5 per cento al 28,7 per cento. Stesse conclusioni contenute nel rapporto Caritas 2016 su povertà ed esclusione sociale presentato nella medesima occasione del 17 ottobre 2016;
    i dati sulla povertà in Italia nel 2015, diffusi nel mese di luglio 2016 dall'Istat, riferiscono di 4 milioni e 600 mila individui che vivono in una condizione di povertà assoluta: la forma più grave di indigenza, quella di chi non riesce ad accedere a quel paniere di beni e servizi necessari per una vita dignitosa. Questo dato è il peggiore dal 2005 ad oggi. Le situazioni più difficili sono quelle vissute dalle famiglie del Mezzogiorno, dalle famiglie con due o più figli minori, dalle famiglie di stranieri, dai nuclei il cui capofamiglia è in cerca di un'occupazione o è operaio e dalle nuove generazioni;
    l'ultima indagine sui bilanci delle famiglie, pubblicata dalla Banca d'Italia a dicembre 2015 (con dati riferiti al 2014) riporta di quanto i lunghi anni di crisi stiano incidendo sulla disponibilità economica delle famiglie, condizionandone anche la fiducia e la propensione al consumo. Considerando il dato oggettivo della concentrazione dei lavoratori immigrati nelle fasce poco qualificate, emerge un significativo divario tra stranieri e italiani nelle disponibilità economiche. Il reddito medio annuo è di circa 31 mila euro per una famiglia italiana e 18 mila per una straniera. Oltre a incidere negativamente sui percorsi di integrazione sociale, la povertà delle famiglie straniere determina – e giustifica a chi vuol creare sterili conflitti – una forte concentrazione di esse tra i maggiori beneficiari dei provvedimenti destinati alle famiglie meno abbienti, come il bonus degli 80 euro che riguarda i redditi medio-bassi (8 mila-24 mila euro annui) o il « bonus elettrico» e il « bonus gas» a sostegno delle famiglie in condizione di disagio economico. Pur con un impatto complessivamente basso sulla spesa pubblica, anche questa «concorrenza» delle famiglie straniere su questo tipo di provvedimenti alimenta malumori e «paure» nell'opinione pubblica;
    sono sempre più numerosi i cittadini non comunitari che ogni anno diventano italiani: da meno di 50 mila nel 2011 a quasi 159 mila nel 2015. Anche in base a questo dato, diversi studi hanno già dimostrato come la componente straniera oggi in Italia, costituita soprattutto da persone in età lavorativa, offra un apporto positivo e prezioso alle casse pubbliche. È noto l'apporto più che proporzionale dei lavoratori attivi di origine straniera al sistema previdenziale italiano. Anche per questo motivo, poiché negli ultimi anni sono aumentati i richiedenti la protezione internazionale, si dovrebbe agire per sveltire le procedure e accorciare i tempi di accoglimento o di diniego delle domande, così da mettere tali persone in condizione di accedere a tutte quelle opportunità possibili solo in una condizione regolare, come lavorare o avere un'abitazione;
    l'accoglienza dei profughi è preciso dovere costituzionale e rispetto del diritto internazionale: la Repubblica italiana con il terzo e quarto comma dell'articolo 10 della Costituzione, garantisce a tutti i cittadini stranieri, ai quali siano stati negati i diritti e le libertà democratiche nei loro Paesi, di poter esercitare tali diritti nel territorio dello Stato italiano, grazie al diritto di asilo. Mentre la definizione di status di rifugiato è entrato nel nostro ordinamento con l'adesione dell'Italia alla Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951; 
    i diritti umani, quindi, non sono negoziabili, ma da quando il tema dell'immigrazione è divenuto centrale nel dibattito politico e mediatico, per alcuni partiti, l'impatto della presenza degli stranieri sulle casse pubbliche, e in particolare sul sistema del welfare, è stato lo strumento per aumentare il proprio consenso, alimentando a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo in modo pericoloso e politicamente irresponsabile il conflitto sociale e la contrapposizione tra italiani autoctoni da una parte e italiani extra-Unione europea e migranti dall'altra e facendo leva sulle sofferenze di alcune classi sociali in difficoltà; 
    nel «Rapporto sull'economia dell'accoglienza» del 2015 del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, si legge che «... il costo medio giornaliero per migrante a cui far riferimento è pari a 30 euro oltre Iva. Pertanto i costi della gestione ordinaria dell'accoglienza si attestano nel range di 30-35 euro per gli adulti e di 45 euro per i minori accolti dai Comuni, costi nettamente inferiori a quelli sostenuti durante l'emergenza Nord Africa pari a 46 euro per gli adulti e ai 75 euro per i minori. Quindi in una situazione “ordinaria” come quella attuale, che ha avuto punte di emergenza assoluta quanto a persone sbarcate e accolte, i costi sono stati drasticamente ridotti rispetto all'emergenza del 2011». Si legge, inoltre, che «... il costo per la gestione dell'accoglienza viene in gran parte riversato sul territorio sotto forma di stipendi a operatori, affitti e consumi e, in ogni caso, rappresenta una piccolissima percentuale, quantificabile nello 0,14 per cento, della spesa pubblica nazionale complessiva»;
    le risorse destinate alle politiche finalizzate all'accoglienza e all'inclusione sociale dei cittadini stranieri comprendono gli interventi pubblici destinati a supportare la prima accoglienza dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati e le iniziative finalizzate a favorirne l'inserimento abitativo, scolastico, economico e sociale. Le principali fonti di finanziamento che supportano queste attività sono:
     i fondi gestiti dalla direzione generale dell'immigrazione e delle politiche sociali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
     il Fondo europeo per l'integrazione dei cittadini di Paesi terzi (FEI) 2007-2013;
     i fondi che finanziano il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR);
     il Fondo europeo per l'asilo (FER) 2008-2013;
     le risorse messe a disposizione dal PON «Sicurezza Sud 2007-2013 per la promozione di progetti di inclusione sociale dei migranti»;
    a questi si aggiungono, per il periodo 2011-2012, gli stanziamenti predisposti per la cosiddetta «Emergenza Nord-Africa», dichiarata il 12 febbraio 2011 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in seguito alla ripresa (dopo circa due anni di sbarramento delle rotte del mare, conseguenza degli accordi italo-libici) degli arrivi di cittadini migranti provenienti dai Paesi coinvolti dalle cosiddette «primavere arabe». Se non venissero stanziati per i profughi, i fondi europei verrebbero a mancare, e verrebbero meno anche cospicue entrate per ampie categorie di imprese italiane;
    il disegno di legge di bilancio per il 2017, annunciato come una manovra «sociale», riserva alle politiche sociali sette miliardi in tre anni, di cui un miliardo e novecento milioni (lo 0,110 per cento del Prodotto interno lordo) già nel 2017 sono impegnati solo per l'intervento sulle pensioni (senza riuscire a impedire che una parte degli interessati rimarrà in condizioni di povertà, mentre altri beneficeranno di trattamenti assistenziali senza averne bisogno), mentre alle famiglie con figli sarà destinato l'importo irrisorio di seicento milioni di euro in tutto (lo 0,042 per cento del Prodotto interno lordo), da suddividere ulteriormente tra vari bonus, come voucher per pagare il nido, escludendo le disoccupate o le inoccupate che hanno smesso di cercare lavoro (quindi in prevalenza donne del Meridione) e che sono quelle che ne avrebbero altrettanto bisogno per essere supportate nella ricerca di un impiego, o risorse aggiuntive per chi ha figli fino a 3 anni, ignorando l'evidenza che più i figli crescono maggiori sono i costi da affrontare. Una sproporzione nella distribuzione delle risorse tra chi ha già smesso di lavorare e chi è in età da lavoro, sui giovani, sulle donne e sui capofamiglia;
    come affermato da Chiara Saraceno, sociologa della famiglia e da 30 anni studiosa della povertà, «Questo governo ha accentuato gli aspetti di frammentazione, individualistici, la separazione in categorie. E non ha realizzato una politica coerente. Esattamente quello che viene rimproverato al sistema di welfare italiano a livello internazionale»;
    eppure una soluzione che potrebbe contribuire a risolvere i conflitti sociali, ridurrebbe l'intensità della povertà e interverrebbe in modo equo e senza alcuna discriminazione sulle malconce economie familiari italiane c’è già e si chiama reddito minimo garantito. Tutti i Paesi dell'Europa, che dal 1992 chiede ai membri di introdurlo, tranne Italia e Grecia, hanno adottato da tempo forme di reddito minimo garantito per consentire ai loro cittadini più deboli di vivere una vita dignitosa: i disoccupati che non trovano un nuovo impiego, ma anche chi non riesce a riemergere dallo stato di bisogno nonostante abbia un lavoro,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per stanziare, nel prossimo disegno di legge di bilancio, ulteriori risorse volte a sostenere l'economia e la ripresa economica di tutti i nuclei familiari residenti nel territorio italiano in difficoltà, senza introdurre elementi di discriminazione;
2) ad assumere iniziative per prevedere forme di sostegno e di aiuto finanziario alle donne con o senza figli, alle donne disoccupate e ai giovani senza occupazione alla ricerca di un primo impiego;
3) a prevedere in tempi brevi, un'iniziativa normativa sul reddito minimo garantito, come richiesto dall'Unione europea, coerente con le forme già adottate dagli altri Paesi membri.
(1-01405) «Andrea Maestri, Civati, Brignone, Matarrelli, Pastorino, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco».


   La Camera,
   premesso che:
    il rapporto dell'Ufficio statistico dell'Unione europea, Eurostat, in occasione della «Giornata mondiale contro la povertà», ha diffuso la notizia che l'Italia e la Grecia sono gli Stati europei dove il rischio povertà è maggiormente aumentato negli ultimi sette anni. Tra il 2008 e il 2015, nel nostro Paese, la percentuale delle persone a rischio povertà è salita dal 25,5 per cento al 28,7 per cento. Stesse conclusioni contenute nel rapporto Caritas 2016 su povertà ed esclusione sociale presentato nella medesima occasione del 17 ottobre 2016;
    i dati sulla povertà in Italia nel 2015, diffusi nel mese di luglio 2016 dall'Istat, riferiscono di 4 milioni e 600 mila individui che vivono in una condizione di povertà assoluta: la forma più grave di indigenza, quella di chi non riesce ad accedere a quel paniere di beni e servizi necessari per una vita dignitosa. Questo dato è il peggiore dal 2005 ad oggi. Le situazioni più difficili sono quelle vissute dalle famiglie del Mezzogiorno, dalle famiglie con due o più figli minori, dalle famiglie di stranieri, dai nuclei il cui capofamiglia è in cerca di un'occupazione o è operaio e dalle nuove generazioni;
    l'ultima indagine sui bilanci delle famiglie, pubblicata dalla Banca d'Italia a dicembre 2015 (con dati riferiti al 2014) riporta di quanto i lunghi anni di crisi stiano incidendo sulla disponibilità economica delle famiglie, condizionandone anche la fiducia e la propensione al consumo. Considerando il dato oggettivo della concentrazione dei lavoratori immigrati nelle fasce poco qualificate, emerge un significativo divario tra stranieri e italiani nelle disponibilità economiche. Il reddito medio annuo è di circa 31 mila euro per una famiglia italiana e 18 mila per una straniera. Oltre a incidere negativamente sui percorsi di integrazione sociale, la povertà delle famiglie straniere determina – e giustifica a chi vuol creare sterili conflitti – una forte concentrazione di esse tra i maggiori beneficiari dei provvedimenti destinati alle famiglie meno abbienti, come il bonus degli 80 euro che riguarda i redditi medio-bassi (8 mila-24 mila euro annui) o il « bonus elettrico» e il « bonus gas» a sostegno delle famiglie in condizione di disagio economico. Pur con un impatto complessivamente basso sulla spesa pubblica, anche questa «concorrenza» delle famiglie straniere su questo tipo di provvedimenti alimenta malumori e «paure» nell'opinione pubblica;
    sono sempre più numerosi i cittadini non comunitari che ogni anno diventano italiani: da meno di 50 mila nel 2011 a quasi 159 mila nel 2015. Anche in base a questo dato, diversi studi hanno già dimostrato come la componente straniera oggi in Italia, costituita soprattutto da persone in età lavorativa, offra un apporto positivo e prezioso alle casse pubbliche. È noto l'apporto più che proporzionale dei lavoratori attivi di origine straniera al sistema previdenziale italiano. Anche per questo motivo, poiché negli ultimi anni sono aumentati i richiedenti la protezione internazionale, si dovrebbe agire per sveltire le procedure e accorciare i tempi di accoglimento o di diniego delle domande, così da mettere tali persone in condizione di accedere a tutte quelle opportunità possibili solo in una condizione regolare, come lavorare o avere un'abitazione;
    l'accoglienza dei profughi è preciso dovere costituzionale e rispetto del diritto internazionale: la Repubblica italiana con il terzo e quarto comma dell'articolo 10 della Costituzione, garantisce a tutti i cittadini stranieri, ai quali siano stati negati i diritti e le libertà democratiche nei loro Paesi, di poter esercitare tali diritti nel territorio dello Stato italiano, grazie al diritto di asilo. Mentre la definizione di status di rifugiato è entrato nel nostro ordinamento con l'adesione dell'Italia alla Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951; 
    i diritti umani, quindi, non sono negoziabili, ma da quando il tema dell'immigrazione è divenuto centrale nel dibattito politico e mediatico, per alcuni partiti, l'impatto della presenza degli stranieri sulle casse pubbliche, e in particolare sul sistema del welfare, è stato lo strumento per aumentare il proprio consenso, alimentando a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo in modo pericoloso e politicamente irresponsabile il conflitto sociale e la contrapposizione tra italiani autoctoni da una parte e italiani extra-Unione europea e migranti dall'altra e facendo leva sulle sofferenze di alcune classi sociali in difficoltà; 
    nel «Rapporto sull'economia dell'accoglienza» del 2015 del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, si legge che «... il costo medio giornaliero per migrante a cui far riferimento è pari a 30 euro oltre Iva. Pertanto i costi della gestione ordinaria dell'accoglienza si attestano nel range di 30-35 euro per gli adulti e di 45 euro per i minori accolti dai Comuni, costi nettamente inferiori a quelli sostenuti durante l'emergenza Nord Africa pari a 46 euro per gli adulti e ai 75 euro per i minori. Quindi in una situazione “ordinaria” come quella attuale, che ha avuto punte di emergenza assoluta quanto a persone sbarcate e accolte, i costi sono stati drasticamente ridotti rispetto all'emergenza del 2011». Si legge, inoltre, che «... il costo per la gestione dell'accoglienza viene in gran parte riversato sul territorio sotto forma di stipendi a operatori, affitti e consumi e, in ogni caso, rappresenta una piccolissima percentuale, quantificabile nello 0,14 per cento, della spesa pubblica nazionale complessiva»;
    le risorse destinate alle politiche finalizzate all'accoglienza e all'inclusione sociale dei cittadini stranieri comprendono gli interventi pubblici destinati a supportare la prima accoglienza dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati e le iniziative finalizzate a favorirne l'inserimento abitativo, scolastico, economico e sociale. Le principali fonti di finanziamento che supportano queste attività sono:
     i fondi gestiti dalla direzione generale dell'immigrazione e delle politiche sociali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
     il Fondo europeo per l'integrazione dei cittadini di Paesi terzi (FEI) 2007-2013;
     i fondi che finanziano il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR);
     il Fondo europeo per l'asilo (FER) 2008-2013;
     le risorse messe a disposizione dal PON «Sicurezza Sud 2007-2013 per la promozione di progetti di inclusione sociale dei migranti»;
    a questi si aggiungono, per il periodo 2011-2012, gli stanziamenti predisposti per la cosiddetta «Emergenza Nord-Africa», dichiarata il 12 febbraio 2011 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in seguito alla ripresa (dopo circa due anni di sbarramento delle rotte del mare, conseguenza degli accordi italo-libici) degli arrivi di cittadini migranti provenienti dai Paesi coinvolti dalle cosiddette «primavere arabe». Se non venissero stanziati per i profughi, i fondi europei verrebbero a mancare, e verrebbero meno anche cospicue entrate per ampie categorie di imprese italiane;
    il disegno di legge di bilancio per il 2017, annunciato come una manovra «sociale», riserva alle politiche sociali sette miliardi in tre anni, di cui un miliardo e novecento milioni (lo 0,110 per cento del Prodotto interno lordo) già nel 2017 sono impegnati solo per l'intervento sulle pensioni (senza riuscire a impedire che una parte degli interessati rimarrà in condizioni di povertà, mentre altri beneficeranno di trattamenti assistenziali senza averne bisogno), mentre alle famiglie con figli sarà destinato l'importo irrisorio di seicento milioni di euro in tutto (lo 0,042 per cento del Prodotto interno lordo), da suddividere ulteriormente tra vari bonus, come voucher per pagare il nido, escludendo le disoccupate o le inoccupate che hanno smesso di cercare lavoro (quindi in prevalenza donne del Meridione) e che sono quelle che ne avrebbero altrettanto bisogno per essere supportate nella ricerca di un impiego, o risorse aggiuntive per chi ha figli fino a 3 anni, ignorando l'evidenza che più i figli crescono maggiori sono i costi da affrontare. Una sproporzione nella distribuzione delle risorse tra chi ha già smesso di lavorare e chi è in età da lavoro, sui giovani, sulle donne e sui capofamiglia;
    come affermato da Chiara Saraceno, sociologa della famiglia e da 30 anni studiosa della povertà, «Questo governo ha accentuato gli aspetti di frammentazione, individualistici, la separazione in categorie. E non ha realizzato una politica coerente. Esattamente quello che viene rimproverato al sistema di welfare italiano a livello internazionale»;
    eppure una soluzione che potrebbe contribuire a risolvere i conflitti sociali, ridurrebbe l'intensità della povertà e interverrebbe in modo equo e senza alcuna discriminazione sulle malconce economie familiari italiane c’è già e si chiama reddito minimo garantito. Tutti i Paesi dell'Europa, che dal 1992 chiede ai membri di introdurlo, tranne Italia e Grecia, hanno adottato da tempo forme di reddito minimo garantito per consentire ai loro cittadini più deboli di vivere una vita dignitosa: i disoccupati che non trovano un nuovo impiego, ma anche chi non riesce a riemergere dallo stato di bisogno nonostante abbia un lavoro,

impegna il Governo:

1) a valutare la possibilità di stanziare, nel prossimo disegno di legge di bilancio, ulteriori risorse volte a sostenere l'economia e la ripresa economica di tutti i nuclei familiari residenti nel territorio italiano in difficoltà, senza introdurre elementi di discriminazione;
2) a proseguire nelle politiche di sostegno e di aiuto finanziario in favore delle categorie più bisognose.
(1-01405)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Andrea Maestri, Civati, Brignone, Matarrelli, Pastorino, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco».


   La Camera,
   premesso che:
    la crescita in Italia è tornata positiva nel 2014, ha accelerato nel 2015 e si sta rafforzando nel 2016: le revisioni al rialzo recentemente operate dall'Istat sui dati annuali del prodotto interno lordo 2014 e 2015 hanno determinato a consuntivo un'evoluzione dell'economia italiana più positiva di quanto rilevato, non solo in termini di prodotto ma ancor più in termini di occupazione (588.000 occupati in più ad agosto 2016 rispetto a febbraio 2014);
    il ritmo della ripresa, tuttavia, è rallentato dalla durezza della doppia e profonda recessione che ha caratterizzato il periodo 2009-2013 e ulteriori ostacoli sono rappresentati dal peggioramento delle prospettive di crescita a livello internazionale, che rispetto alle attese risultano modeste, diseguali e caratterizzate da significativi rischi al ribasso;
    in particolare, l'Eurozona appare esposta al rischio di prolungata bassa crescita più di altre regioni nonostante le politiche monetarie non convenzionali e fortemente espansive messe in atto dalla Banca centrale europea, anche a causa del più avanzato invecchiamento demografico, del ridotto tasso di innovazione, dell'incertezza sulla governance dell'area, di persistenti squilibri macroeconomici, che si associano a tassi di interesse e d'inflazione su livelli storicamente assai contenuti e prossimi allo zero, tutti fattori che stanno rallentando il processo di recupero dei livelli di prodotto nazionale pre-crisi;
    è di tutta evidenza come, una fase negativa di tali dimensioni e durata abbia profondamente inciso su contesto sociale del Paese, aggravando la condizione delle fasce sociali già più deboli e delle aree territoriali economicamente meno dinamiche, che storicamente già scontavano un gap infrastrutturale e del tessuto produttivo;
    il Governo, fin dal suo insediamento, ha caratterizzato la sua azione con una strategia orientata al rilancio degli investimenti, pubblici e privati e, in modo particolare, al sostegno dei consumi interni, attraverso l'aumento del reddito disponibile delle famiglie e la riduzione della pressione fiscale, scesa dal 43,6 del 2013 al 42,1 del 2016 (al netto del bonus degli 80 euro), fattori chiave assieme all'ambizioso programma pluriennale di riforme strutturali, che sta contribuendo a migliorare la competitività del sistema;
    il Governo, in questi anni per far fronte alla crisi e per arginare il rischio povertà che riguarda circa un terzo della popolazione, e che, ad eccezione del 2014, negli ultimi anni ha registrato una costante crescita ha messo in campo una serie di provvedimenti volti al sostegno del reddito e dell'inclusione sociale delle fasce più deboli della popolazione, alla conciliazione dei tempi tra lavoro e famiglia, alla condivisione delle responsabilità genitoriali, al contrasto della povertà estrema in particolare di quella infantile;
    in particolare, la legge di stabilità 2016 (legge n. 208 del 2015) ha previsto una serie di interventi per il contrasto alla povertà mediante l'istituzione di un fondo strutturale con una dotazione di 600 milioni di euro per l'anno 2016 e di 1.000 milioni di euro a decorrere dall'anno 2017 e l'adozione di uno o più provvedimenti di riordino della normativa in materia di strumenti e trattamenti, indennità, integrazioni di reddito e assegni di natura assistenziale o comunque sottoposti alla prova dei mezzi, anche rivolti a beneficiari residenti all'estero, finalizzati all'introduzione di un'unica misura nazionale di contrasto alla povertà, correlata alla differenza tra il reddito familiare del beneficiario e la soglia di povertà assoluta;
    inoltre, con il decreto interministeriale del 26 maggio 2016 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 166 del 18 luglio 2016) il sostegno per l'inclusione attiva, sussidi economico che comprende una componente di servizi alla persona destinato ai nuclei familiari con figli minori o disabili, o donne in stato di gravidanza in situazione di difficoltà e già sperimentato nelle città più grandi del Paese, è stato completamente ridisegnato ed esteso a tutto il territorio nazionale. La misura, attiva dal 2 settembre 2016, è finanziata con 750 milioni di euro per l'anno in corso. Ed ancora, la legge di stabilità 2015 (legge n. 190 del 2014) ha previsto il « bonus bebé» pari a 960 euro annuo per ogni figlio nato o adottate dal 1o gennaio 2015 al 31 dicembre 2017 raddoppiato in caso di Isee sotto i 7.000 euro; la concessione di buoni per l'acquisto di beni e servizi a favore dei nuclei familiari con quattro o più figli, la carta famiglia volta all'accesso a beni e servizi a tariffe scontate; ha prorogato per il 2016 i voucher per la fruizione di servizi di baby sitting per la madre lavoratrice, al termine del congedo di maternità e in alternativa al congedo parentale, ovvero, un contributo per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati, da utilizzare negli undici mesi successivi al congedo obbligatorio, per un massimo di sei mesi; è stato costantemente finanziato il fondo per le non autosufficienze;
    parimenti, sul fronte occupazionale, l'azione del Governo si è caratterizzata attraverso una coraggiosa rivisitazione dei principali istituti lavoristici, affiancando ad una profonda revisione delle tipologie contrattuali, con l'eliminazione delle forme più precarizzanti, alla maggiore equità sociale tramite l'universalizzazione degli strumenti di sostegno al reddito per chi è disoccupato (ampliamento della base dei beneficiari della «Naspi», semplificazione dell'accesso alla «Discoll», assegno di disoccupazione involontaria (ASDI), una volta conclusa la «NASPI», per i soggetti più svantaggiati), al ridisegno delle politiche attive per il lavoro, attraverso l'istituzione dell'Agenzia nazionale, in coordinamento con i servizi per l'impiego operanti sul territorio, e la stipula dei patti di servizio personalizzato, un significativo impegno finanziario finalizzato al rilancio dell'occupazione stabile, attraverso la decontribuzione per le nuove assunzioni;
    il complesso delle misure portate avanti dal Governo per ridurre il divario sociale e per rilanciare l'economia del Paese è stato affrontato, in chiave anticiclica, pur nel rispetto dei vincoli di bilancio e dei parametri di stabilità europei e nonostante si sia dovuta affrontare, spesso senza il dovuto sostegno internazionale, la sfida dei flussi migratori dai teatri di guerra, sempre più virulenti, e dalle aree più arretrate del mondo;
    sotto la spinta determinante dell'Italia, anche memore del proprio passato migratorio, l'Europa ha accettato la dimensione duratura, e chiaramente sovra-nazionale, dei flussi migratori in atto, e la conseguente necessità di trovare una soluzione unitaria che, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e della normativa europea, consenta di dare una risposta adeguata all'arrivo sul suolo dei Paesi europei di un numero elevato di richiedenti protezione internazionale;
    tuttavia, nonostante la predisposizione della cosiddetta «Agenda Juncker», l'Europa non è riuscita fino ad oggi a gestire il fenomeno in maniera unitaria e solidale, in coerenza con il principio di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità fra gli Stati membri (ai sensi dell'articolo 80 del Trattato di Lisbona), sotto la spinta «egoistica» dei Paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia), lasciando il nostro Paese e la Grecia a dover farsi carico del salvataggio e dell'accoglienza di flussi crescenti di migranti;
    un tale sforzo deve fare i conti con la mancanza di risultati concreti nell'attuazione delle strategie europee in tema di migrazione: la riforma del regolamento «Dublino III», in favore di un sistema europeo di gestione delle domande di asilo, più volte annunciata dall'Esecutivo comunitario, è ferma ai tavoli di un negoziato che stenta a partire; sono falliti i programmi comunitari già adottati, come la relocation dei rifugiati (dei 160 mila previsti dall'impegno del 2015 da trasferire in due anni, è stato ricollocato appena il 3,5 per cento da Italia e Grecia) per la persistente opposizione dei Paesi del gruppo di Visegrad e di Paesi che progressivamente alzano muri e sospendono l'accordo di libera circolazione di Schengen; è ancora non applicata la proposta italiana del Migration compact per la quale non sono state ancora impegnate risorse europee atte a far decollare gli accordi con i Paesi africani di maggiore flusso e transito;
    su tali temi strategici, alcuni primi segnali positivi emergono dal documento conclusivo della prima sessione di lavori del Consiglio europeo del 20-21 ottobre, segnali a cui dovranno corrispondere atti concreti;
    al 24 ottobre di quest'anno, il numero dei migranti sbarcati in Italia si è attestato a 153.450, contro i 139.712 del 2015 e i 152.100 del 2014, a dimostrazione della natura ormai strutturale del fenomeno migratorio negli ultimi anni, ma che in questi ultimi mesi e settimane ha visto una vera e propria impennata che rischia di mettere in difficoltà la macchina dell'accoglienza e che richiede una risposta solidale dell'intera Europa;
    come ricordato anche dal capo dipartimento delle libertà civili del Ministero dell'interno, in occasione della recente audizione al comitato Schengen, l'Unione europea impone un monitoraggio costante e ossessivo dei flussi di immigrazione, ma poi non rispetta i patti, poiché ad oggi solo 1.318 ricollocamenti sono stati fatti, poiché le richieste di disponibilità di posti avanzate dall'Italia non trovano risposta. La Spagna ne ha dati 13, la Germania che ne aveva promessi 500 al mese ne ha accolti 20;
    come evidenziato, sempre nella stessa audizione, non tutti i comuni si sono impegnati nell'accoglienza; infatti solo 2.600 su 8 mila hanno dato la loro disponibilità creando grande disomogeneità, con aggregazioni imponenti e l'esclusione di un numero importante di centri abitati. Anche l'ultimo rapporto Caritas pubblicato in occasione della Giornata internazionale contro la povertà ha evidenziato come «L'obiettivo di una redistribuzione più equa a livello nazionale non appare al momento implementabile, soprattutto in quelle regioni che non intendono in alcun modo accogliere nuovi migranti, pur avendo numeri molto al di sotto di quelli registrati in altre regioni». E l'attuale situazione, anche se migliore rispetto all'anno scorso, «è frutto anche della reticenza ad accogliere da parte di moltissimi comuni (circa il 75 per cento) che oggi sul proprio territorio non hanno nemmeno un centro»;
    dall'ultimo rapporto annuale 2015 del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati Sprar, si evince, infatti, come sia fondamentale il ruolo degli enti locali come protagonisti del sistema pubblico di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Sono 29.761 le persone accolte nello Sprar nel 2015. I progetti hanno messo a disposizione 21.613 posti di accoglienza con una rete di 376 enti locali titolari di progetto (339 comuni, 29 province e 8 unioni di comuni) per circa 800 comuni coinvolti nell'accoglienza. Oltre il 40 per cento delle presenze si è registrato nel Lazio (22,4 per cento del totale nazionale con 2.500 posti su Roma) e in Sicilia (20,1 per cento), seguite da Puglia (9,4 per cento) e Calabria (8,9 per cento). Il numero di minori stranieri non accompagnati accolti nei progetti dello Sprar sono stati 1.640 su una rete attiva di 977 posti. I progetti Sprar hanno erogato complessivamente 259.965 servizi. Tali servizi riguardano principalmente l'assistenza sanitaria (20,7 per cento), la formazione (16,6 per cento), le attività multiculturali (15 per cento), l'alloggio (14,9 per cento), l'istruzione/formazione (10,9 per cento) e l'inserimento scolastico dei minori (9,5 per cento). L'assistenza sanitaria rimane stabilmente la prima prestazione necessaria, ma il 2015 vede un peso più rilevante delle attività volte all'inserimento socio-lavorativo, mentre negli anni precedenti rivestivano maggiore peso i servizi riconducibili alle prime fasi di presa in carico dei beneficiari;
    la netta predominanza di strutture a carattere straordinario, rispetto al sistema ordinario dello Sprar, sta mettendo in difficoltà la tenuta complessiva del sistema e solo una tutela reale dei comuni aderenti allo Sprar con garanzie certe può incentivare le amministrazioni ad aderire;
    tuttavia, a fronte dell'immane sforzo che il nostro Paese affronta per la gestione del fenomeno migratorio, non può essere sottaciuto che la presenza e l'integrazione degli stranieri rappresenta allo stesso tempo anche un forte elemento di dinamicità ed opportunità di crescita economica;
    come dimostrato dal «Rapporto annuale sull'economia dell'immigrazione», predisposto dalla Fondazione Leone Moressa, con il patrocinio dell'Organizzazione internazionale per la migrazione e il Ministero degli affari esteri e la cooperazione internazionale, l'apporto economico al Paese del lavoro degli stranieri si traduce in quasi 11 miliardi di contributi previdenziali pagati ogni anno, in 7 miliardi di euro di Irpef versata, in oltre 550 mila imprese straniere che producono ogni anno 96 miliardi di valore aggiunto, mentre la spesa destinata agli immigrati è invece pari al 2 per cento della spesa pubblica italiana, ovvero 15 miliardi di euro,

impegna il Governo:

1) a proseguire nel rafforzamento degli strumenti di contrasto della povertà e del disagio sociale, a cominciare dal prossimo disegno di legge di bilancio, favorendo, per quanto di propria competenza, una rapida conclusione dell’iter parlamentare dell'esame del disegno di legge di delega che introduce il reddito minimo come misura nazionale fondata sull'inclusione attiva;
2) a valutare l'opportunità di predisporre interventi di incentivazione, anche finanziaria, nei confronti delle amministrazioni comunali che aderiscono al Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati;
3) a valutare la possibilità di sperimentare, d'intesa con le amministrazioni comunali interessate, nuove forme di gestione dei servizi di accoglienza ed assistenza che vedano un maggiore coinvolgimento e la partecipazione più attiva dei migranti stessi;
4) a rafforzare il sistema degli ammortizzatori sociali a favore dei lavoratori coinvolti in crisi aziendali nei settori e nei territori maggiormente colpiti dalla crisi economica;
5) a potenziare, con adeguate risorse, gli interventi a favore delle politiche attive di ricollocamento e a favore dei centri per l'impiego, al fine di renderli sempre più efficaci nell'azione di sostegno ai disoccupati nella ricerca di occupazione.
(1-01406) «Carnevali, Binetti, Abrignani, Monchiero, Beni, Burtone, Chaouki, Gadda, Gelli, Giuseppe Guerini, Moretto, Patriarca, Gnecchi, Fiano, Cinzia Maria Fontana, Vico, Piccione».


   La Camera,
   premesso che:
    la crescita in Italia è tornata positiva nel 2014, ha accelerato nel 2015 e si sta rafforzando nel 2016: le revisioni al rialzo recentemente operate dall'Istat sui dati annuali del prodotto interno lordo 2014 e 2015 hanno determinato a consuntivo un'evoluzione dell'economia italiana più positiva di quanto rilevato, non solo in termini di prodotto ma ancor più in termini di occupazione (588.000 occupati in più ad agosto 2016 rispetto a febbraio 2014);
    il ritmo della ripresa, tuttavia, è rallentato dalla durezza della doppia e profonda recessione che ha caratterizzato il periodo 2009-2013 e ulteriori ostacoli sono rappresentati dal peggioramento delle prospettive di crescita a livello internazionale, che rispetto alle attese risultano modeste, diseguali e caratterizzate da significativi rischi al ribasso;
    in particolare, l'Eurozona appare esposta al rischio di prolungata bassa crescita più di altre regioni nonostante le politiche monetarie non convenzionali e fortemente espansive messe in atto dalla Banca centrale europea, anche a causa del più avanzato invecchiamento demografico, del ridotto tasso di innovazione, dell'incertezza sulla governance dell'area, di persistenti squilibri macroeconomici, che si associano a tassi di interesse e d'inflazione su livelli storicamente assai contenuti e prossimi allo zero, tutti fattori che stanno rallentando il processo di recupero dei livelli di prodotto nazionale pre-crisi;
    è di tutta evidenza come, una fase negativa di tali dimensioni e durata abbia profondamente inciso su contesto sociale del Paese, aggravando la condizione delle fasce sociali già più deboli e delle aree territoriali economicamente meno dinamiche, che storicamente già scontavano un gap infrastrutturale e del tessuto produttivo;
    il Governo, fin dal suo insediamento, ha caratterizzato la sua azione con una strategia orientata al rilancio degli investimenti, pubblici e privati e, in modo particolare, al sostegno dei consumi interni, attraverso l'aumento del reddito disponibile delle famiglie e la riduzione della pressione fiscale, scesa dal 43,6 del 2013 al 42,1 del 2016 (al netto del bonus degli 80 euro), fattori chiave assieme all'ambizioso programma pluriennale di riforme strutturali, che sta contribuendo a migliorare la competitività del sistema;
    il Governo, in questi anni per far fronte alla crisi e per arginare il rischio povertà che riguarda circa un terzo della popolazione, e che, ad eccezione del 2014, negli ultimi anni ha registrato una costante crescita ha messo in campo una serie di provvedimenti volti al sostegno del reddito e dell'inclusione sociale delle fasce più deboli della popolazione, alla conciliazione dei tempi tra lavoro e famiglia, alla condivisione delle responsabilità genitoriali, al contrasto della povertà estrema in particolare di quella infantile;
    in particolare, la legge di stabilità 2016 (legge n. 208 del 2015) ha previsto una serie di interventi per il contrasto alla povertà mediante l'istituzione di un fondo strutturale con una dotazione di 600 milioni di euro per l'anno 2016 e di 1.000 milioni di euro a decorrere dall'anno 2017 e l'adozione di uno o più provvedimenti di riordino della normativa in materia di strumenti e trattamenti, indennità, integrazioni di reddito e assegni di natura assistenziale o comunque sottoposti alla prova dei mezzi, anche rivolti a beneficiari residenti all'estero, finalizzati all'introduzione di un'unica misura nazionale di contrasto alla povertà, correlata alla differenza tra il reddito familiare del beneficiario e la soglia di povertà assoluta;
    inoltre, con il decreto interministeriale del 26 maggio 2016 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 166 del 18 luglio 2016) il sostegno per l'inclusione attiva, sussidi economico che comprende una componente di servizi alla persona destinato ai nuclei familiari con figli minori o disabili, o donne in stato di gravidanza in situazione di difficoltà e già sperimentato nelle città più grandi del Paese, è stato completamente ridisegnato ed esteso a tutto il territorio nazionale. La misura, attiva dal 2 settembre 2016, è finanziata con 750 milioni di euro per l'anno in corso. Ed ancora, la legge di stabilità 2015 (legge n. 190 del 2014) ha previsto il « bonus bebé» pari a 960 euro annuo per ogni figlio nato o adottate dal 1o gennaio 2015 al 31 dicembre 2017 raddoppiato in caso di Isee sotto i 7.000 euro; la concessione di buoni per l'acquisto di beni e servizi a favore dei nuclei familiari con quattro o più figli, la carta famiglia volta all'accesso a beni e servizi a tariffe scontate; ha prorogato per il 2016 i voucher per la fruizione di servizi di baby sitting per la madre lavoratrice, al termine del congedo di maternità e in alternativa al congedo parentale, ovvero, un contributo per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati, da utilizzare negli undici mesi successivi al congedo obbligatorio, per un massimo di sei mesi; è stato costantemente finanziato il fondo per le non autosufficienze;
    parimenti, sul fronte occupazionale, l'azione del Governo si è caratterizzata attraverso una coraggiosa rivisitazione dei principali istituti lavoristici, affiancando ad una profonda revisione delle tipologie contrattuali, con l'eliminazione delle forme più precarizzanti, alla maggiore equità sociale tramite l'universalizzazione degli strumenti di sostegno al reddito per chi è disoccupato (ampliamento della base dei beneficiari della «Naspi», semplificazione dell'accesso alla «Discoll», assegno di disoccupazione involontaria (ASDI), una volta conclusa la «NASPI», per i soggetti più svantaggiati), al ridisegno delle politiche attive per il lavoro, attraverso l'istituzione dell'Agenzia nazionale, in coordinamento con i servizi per l'impiego operanti sul territorio, e la stipula dei patti di servizio personalizzato, un significativo impegno finanziario finalizzato al rilancio dell'occupazione stabile, attraverso la decontribuzione per le nuove assunzioni;
    il complesso delle misure portate avanti dal Governo per ridurre il divario sociale e per rilanciare l'economia del Paese è stato affrontato, in chiave anticiclica, pur nel rispetto dei vincoli di bilancio e dei parametri di stabilità europei e nonostante si sia dovuta affrontare, spesso senza il dovuto sostegno internazionale, la sfida dei flussi migratori dai teatri di guerra, sempre più virulenti, e dalle aree più arretrate del mondo;
    sotto la spinta determinante dell'Italia, anche memore del proprio passato migratorio, l'Europa ha accettato la dimensione duratura, e chiaramente sovra-nazionale, dei flussi migratori in atto, e la conseguente necessità di trovare una soluzione unitaria che, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e della normativa europea, consenta di dare una risposta adeguata all'arrivo sul suolo dei Paesi europei di un numero elevato di richiedenti protezione internazionale;
    tuttavia, nonostante la predisposizione della cosiddetta «Agenda Juncker», l'Europa non è riuscita fino ad oggi a gestire il fenomeno in maniera unitaria e solidale, in coerenza con il principio di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità fra gli Stati membri (ai sensi dell'articolo 80 del Trattato di Lisbona), sotto la spinta «egoistica» dei Paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia), lasciando il nostro Paese e la Grecia a dover farsi carico del salvataggio e dell'accoglienza di flussi crescenti di migranti;
    un tale sforzo deve fare i conti con la mancanza di risultati concreti nell'attuazione delle strategie europee in tema di migrazione: la riforma del regolamento «Dublino III», in favore di un sistema europeo di gestione delle domande di asilo, più volte annunciata dall'Esecutivo comunitario, è ferma ai tavoli di un negoziato che stenta a partire; sono falliti i programmi comunitari già adottati, come la relocation dei rifugiati (dei 160 mila previsti dall'impegno del 2015 da trasferire in due anni, è stato ricollocato appena il 3,5 per cento da Italia e Grecia) per la persistente opposizione dei Paesi del gruppo di Visegrad e di Paesi che progressivamente alzano muri e sospendono l'accordo di libera circolazione di Schengen; è ancora non applicata la proposta italiana del Migration compact per la quale non sono state ancora impegnate risorse europee atte a far decollare gli accordi con i Paesi africani di maggiore flusso e transito;
    su tali temi strategici, alcuni primi segnali positivi emergono dal documento conclusivo della prima sessione di lavori del Consiglio europeo del 20-21 ottobre, segnali a cui dovranno corrispondere atti concreti;
    al 24 ottobre di quest'anno, il numero dei migranti sbarcati in Italia si è attestato a 153.450, contro i 139.712 del 2015 e i 152.100 del 2014, a dimostrazione della natura ormai strutturale del fenomeno migratorio negli ultimi anni, ma che in questi ultimi mesi e settimane ha visto una vera e propria impennata che rischia di mettere in difficoltà la macchina dell'accoglienza e che richiede una risposta solidale dell'intera Europa;
    come ricordato anche dal capo dipartimento delle libertà civili del Ministero dell'interno, in occasione della recente audizione al comitato Schengen, l'Unione europea impone un monitoraggio costante e ossessivo dei flussi di immigrazione, ma poi non rispetta i patti, poiché ad oggi solo 1.318 ricollocamenti sono stati fatti, poiché le richieste di disponibilità di posti avanzate dall'Italia non trovano risposta. La Spagna ne ha dati 13, la Germania che ne aveva promessi 500 al mese ne ha accolti 20;
    come evidenziato, sempre nella stessa audizione, non tutti i comuni si sono impegnati nell'accoglienza; infatti solo 2.600 su 8 mila hanno dato la loro disponibilità creando grande disomogeneità, con aggregazioni imponenti e l'esclusione di un numero importante di centri abitati. Anche l'ultimo rapporto Caritas pubblicato in occasione della Giornata internazionale contro la povertà ha evidenziato come «L'obiettivo di una redistribuzione più equa a livello nazionale non appare al momento implementabile, soprattutto in quelle regioni che non intendono in alcun modo accogliere nuovi migranti, pur avendo numeri molto al di sotto di quelli registrati in altre regioni». E l'attuale situazione, anche se migliore rispetto all'anno scorso, «è frutto anche della reticenza ad accogliere da parte di moltissimi comuni (circa il 75 per cento) che oggi sul proprio territorio non hanno nemmeno un centro»;
    dall'ultimo rapporto annuale 2015 del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati Sprar, si evince, infatti, come sia fondamentale il ruolo degli enti locali come protagonisti del sistema pubblico di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Sono 29.761 le persone accolte nello Sprar nel 2015. I progetti hanno messo a disposizione 21.613 posti di accoglienza con una rete di 376 enti locali titolari di progetto (339 comuni, 29 province e 8 unioni di comuni) per circa 800 comuni coinvolti nell'accoglienza. Oltre il 40 per cento delle presenze si è registrato nel Lazio (22,4 per cento del totale nazionale con 2.500 posti su Roma) e in Sicilia (20,1 per cento), seguite da Puglia (9,4 per cento) e Calabria (8,9 per cento). Il numero di minori stranieri non accompagnati accolti nei progetti dello Sprar sono stati 1.640 su una rete attiva di 977 posti. I progetti Sprar hanno erogato complessivamente 259.965 servizi. Tali servizi riguardano principalmente l'assistenza sanitaria (20,7 per cento), la formazione (16,6 per cento), le attività multiculturali (15 per cento), l'alloggio (14,9 per cento), l'istruzione/formazione (10,9 per cento) e l'inserimento scolastico dei minori (9,5 per cento). L'assistenza sanitaria rimane stabilmente la prima prestazione necessaria, ma il 2015 vede un peso più rilevante delle attività volte all'inserimento socio-lavorativo, mentre negli anni precedenti rivestivano maggiore peso i servizi riconducibili alle prime fasi di presa in carico dei beneficiari;
    la netta predominanza di strutture a carattere straordinario, rispetto al sistema ordinario dello Sprar, sta mettendo in difficoltà la tenuta complessiva del sistema e solo una tutela reale dei comuni aderenti allo Sprar con garanzie certe può incentivare le amministrazioni ad aderire;
    tuttavia, a fronte dell'immane sforzo che il nostro Paese affronta per la gestione del fenomeno migratorio, non può essere sottaciuto che la presenza e l'integrazione degli stranieri rappresenta allo stesso tempo anche un forte elemento di dinamicità ed opportunità di crescita economica;
    come dimostrato dal «Rapporto annuale sull'economia dell'immigrazione», predisposto dalla Fondazione Leone Moressa, con il patrocinio dell'Organizzazione internazionale per la migrazione e il Ministero degli affari esteri e la cooperazione internazionale, l'apporto economico al Paese del lavoro degli stranieri si traduce in quasi 11 miliardi di contributi previdenziali pagati ogni anno, in 7 miliardi di euro di Irpef versata, in oltre 550 mila imprese straniere che producono ogni anno 96 miliardi di valore aggiunto, mentre la spesa destinata agli immigrati è invece pari al 2 per cento della spesa pubblica italiana, ovvero 15 miliardi di euro,

impegna il Governo:

1) a proseguire nel rafforzamento degli strumenti di contrasto della povertà e del disagio sociale, a cominciare dal prossimo disegno di legge di bilancio, favorendo, per quanto di propria competenza, una rapida conclusione dell’iter parlamentare dell'esame del disegno di legge di delega che introduce il reddito di inclusione come misura nazionale di contrasto alla povertà;
2) a valutare l'opportunità di predisporre interventi di incentivazione, anche finanziaria, nei confronti delle amministrazioni comunali che aderiscono al Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati;
3) a valutare la possibilità di sperimentare, d'intesa con le amministrazioni comunali interessate, nuove forme di gestione dei servizi di accoglienza ed assistenza che vedano un maggiore coinvolgimento e la partecipazione più attiva dei migranti stessi;
4) a valutare la possibilità di rafforzare il sistema degli ammortizzatori sociali a favore dei lavoratori coinvolti in crisi aziendali nei settori e nei territori maggiormente colpiti dalla crisi economica;
5) a valutare la possibilità di potenziare, con adeguate risorse, gli interventi a favore delle politiche attive di ricollocamento e a favore dei centri per l'impiego, al fine di renderli sempre più efficaci nell'azione di sostegno ai disoccupati nella ricerca di occupazione.
(1-01406)
(Testo modificato nel corso della seduta)  «Carnevali, Binetti, Abrignani, Monchiero, Beni, Burtone, Chaouki, Gadda, Gelli, Giuseppe Guerini, Moretto, Patriarca, Gnecchi, Fiano, Cinzia Maria Fontana, Vico, Piccione».


   La Camera,
   premesso che:
    la crisi economica che dal 2008 affligge gran parte dell'economia mondiale ha colpito in modo particolarmente duro la nostra Nazione che arranca in una lenta e debolissima ripresa;
    i dati sulla disoccupazione, ripuliti degli effetti «dopati» delle politiche una tantum di sostegno all'occupazione varate dal Governo, continuano ad essere drammatici, il prodotto interno lordo è lontano dalle ottimistiche previsioni dell'Esecutivo, mentre le grandi imprese puntano sempre più sulla delocalizzazione per tagliare i costi di produzione, determinando un ulteriore aumentò della disoccupazione;
    l'eccessiva tassazione che grava su famiglie e imprese, infatti, mentre spinge le seconde a produrre all'estero, impoverisce le prime, creando il pericoloso vortice di indebitamento eccessivo e disperazione che sta martoriando le fasce sociali più deboli;
    nel luglio 2016 ha lanciato l'allarme sul numero di italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta, arrivato a quattro milioni e 598 mila persone, evidenziando che il peggioramento registrato nell'ultimo anno è dovuto principalmente all'aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con quattro componenti (da 6,7 del 2014 a 9,5 per cento) e soprattutto delle coppie con due figli (da 5,9 a 8,6 per cento), e alla crescente diffusione del fenomeno anche nelle regioni settentrionali;
    su queste famiglie grava anche l'impossibilità di fruire di servizi pubblici essenziali quali gli asili nido e le scuole, la disponibilità di abitazioni a canone sociale, o l'assistenza sanitaria, a causa del fatto che nelle graduatorie sono sistematicamente superati da cittadini stranieri;
    il progressivo indebitamento di famiglie e imprese non è bilanciato da una maggiore disponibilità all'erogazione del credito da parte degli istituti bancari, i quali, anzi, nonostante le immissioni di liquidità a basso costo da parte della Banca centrale europea, applicano criteri sempre più restrittivi nell'accesso a mutui e prestiti;
    è notizia di questi giorni che secondo uno studio realizzato dalla Cgia sui contribuenti italiani fedeli al fisco grava una pressione fiscale «reale» che per l'anno in corso si attesta al 49 per cento, superiore di oltre sei punti a quella ufficiale e «del tutto ingiustificato rispetto alla qualità e alla quantità dei servizi pubblici erogati»;
    gli enti locali si trovano in crescente difficoltà, stretti tra gli onerosi trasferimenti in favore dell'amministrazione centrale dello Stato cui si trovano costretti ad adempiere e il tentativo di mantenere l'erogazione dei servizi pubblici essenziali in favore dei propri cittadini vessati dalla perdurante crisi economica;
    in questo desolante quadro si inserisce la questione relativa all'accoglienza dei migranti, che grava pesantemente proprio sugli enti locali, lasciati soli ad affrontare le conseguenze economiche e sociali di una immigrazione incontrollata;
    in base ai dati riportati nel documento programmatico di bilancio del Ministero dell'economia e delle finanze la spesa per affrontare l'emergenza immigrati nel 2015 è triplicata rispetto alla media 2011-2013, passando da 1,3 miliardi a 3,3 miliardi di euro, a fronte di contributi europei che si sono fermati a 120 milioni di euro, e per il 2016 si prevede che la spesa complessiva arriverà a circa quattro miliardi;
    di questa spesa la quota più significativa riguarda le strutture di accoglienza, che ne assorbono oltre la meta, con un aumento superiore al dieci per cento negli ultimi due anni, mentre resta stabile la spesa per i soccorsi in mare che si attesta su «appena» un quarto del totale, un miliardo di euro l'anno;
    secondo i dati forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze la spesa pro capite nelle strutture di accoglienza è pari a 32,5 euro al giorno, i costi per i richiedenti asilo e rifugiati ammontano a 35 euro giornalieri, mentre i minori hanno un costo medio di 45 euro al giorno;
    se si moltiplicano queste somme per i numeri della cosiddetta accoglienza, nella quale il solo sistema di protezione per i rifugiati e richiedenti asilo copre più di ventiseimila persone, senza contare tutti gli altri ospitati nelle diverse strutture, e gli oltre diecimila minori non accompagnati, è facile comprendere la qualità e la quantità delle ripercussioni che si abbattono su settori come alloggi o scuole;
    in base ai dati diffusi dall'Alto commissariato dell'ONU per i rifugiati, nei primi nove mesi di quest'anno sono arrivati irregolarmente in Italia 131.702 nuovi migranti;
    il fallimento del piano di ricollocamento dei migranti, deliberato in sede europea ma che dall'inizio ha dimostrato tutti i suoi limiti con i numerosi Stati che si sono avvalsi della clausola cosiddetta opt out per non doverli accogliere, condanna l'Italia, e in particolar modo le sue articolazioni territoriali, a gestire quotidianamente centinaia di migliaia di persone e il conseguente rilevantissimo impatto economico e sociale;
    una gestione nazionale del fenomeno migratorio che sia responsabile non può prescindere, dalla tutela in primissimo luogo delle proprie comunità locali,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per ridestinare parte delle risorse attualmente destinate alla gestione del fenomeno migratorio in favore degli enti locali;
2) a individuare un limite massimo e inderogabile di spesa complessiva da destinare all'accoglienza dei migranti irregolari che giungono sulle coste italiane;
3) ad assumere iniziative per prevedere la concessione di sgravi fiscali in favore dei soggetti residenti nei comuni che ospitano centri di accoglienza di qualunque natura per migranti;
4) a promuovere le modifiche normative necessarie affinché le cooperative e tutti gli enti gestori incaricati dell'accoglienza e dell'assistenza dei migranti soggiacciano ad un obbligo di dettagliata rendicontazione delle spese;
5) a promuovere la chiusura di tutti i centri di accoglienza che ospitano più di cinquanta persone;
6) ad assumere iniziative per prevedere la concessione di un bonus finanziario in favore dei comuni che promuovono interventi concreti di sostegno alle famiglie e di incentivo alla natalità, di assistenza alle persone con disabilità e agli anziani, e di lotta contro la povertà;
7) ad assumere le iniziative necessarie, per quanto di competenza, affinché l'effettiva residenza in un comune costituisca titolo preferenziale nell'accesso ai servizi pubblici sociali dallo stesso erogati;
8) adottare iniziative in sede europea per un aumento delle risorse stanziate in favore dell'Italia per la gestione del fenomeno migratorio;
9) ad assumere iniziative in ambito europeo per una gestione realmente condivisa dell'emergenza immigrazione al fine di ridurre l'impatto sull'Italia.
(1-01409) «Rampelli, Palese, Cirielli, Maietta, Petrenga, Taglialatela, Giorgia Meloni, La Russa, Nastri, Rizzetto, Totaro, Distaso, Latronico».


   La Camera,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative in sede europea per un aumento delle risorse stanziate in favore dell'Italia per la gestione del fenomeno migratorio;
2) ad assumere iniziative in ambito europeo per una gestione realmente condivisa dell'emergenza immigrazione al fine di ridurre l'impatto sull'Italia.
(1-01409)
(Testo risultante dalla votazione per parti separate) «Rampelli, Palese, Cirielli, Maietta, Petrenga, Taglialatela, Giorgia Meloni, La Russa, Nastri, Rizzetto, Totaro, Distaso, Latronico».


   La Camera,
   premesso che:
    in Italia – secondo i più recenti dati Istat – vivono in uno stato di povertà 1 milione e 582 mila famiglie, un totale di quasi 4,6 milioni di individui. Si tratta del numero più alto dal 2005 ad oggi; e si tratta, parlando di povertà assoluta, della forma più grave di indigenza, quella di chi non riesce ad accedere a quel paniere di beni e servizi necessari per una vita dignitosa;
    le situazioni più difficili sono quelle vissute dalle famiglie del Mezzogiorno, dalle famiglie con due o più figli minori, dai nuclei il cui capofamiglia è in cerca di un'occupazione o operaio e dalle nuove generazioni. Un elemento inedito, messo in luce nell'ultimo rapporto su povertà ed esclusione sociale della Caritas, che stravolge il vecchio modello di povertà italiano, è che, oggi, la povertà assoluta risulta inversamente proporzionale all'età, diminuisce all'aumentare di quest'ultima. La persistente crisi del lavoro ha infatti penalizzato (o meglio, sta ancora penalizzando) soprattutto giovani e giovanissimi in cerca «di una prima/nuova occupazione» e gli adulti rimasti senza un impiego;
    oggi il fenomeno ha quindi un'estensione diversa e riguarda anche giovani coppie con più figli, cinquantenni che hanno perso il lavoro, padri e madri separati, anche e soprattutto al Nord;
    accanto al disagio di coloro che in modo transitorio, persistente (o nei casi più gravi cronico), sperimentano delle difficoltà legate alla mancanza di reddito e/o di lavoro, coesistono le situazioni più estreme vissute da chi, costretto a fuggire dal proprio Paese, soggiorna in Italia in condizioni drammatiche;
    in particolare, gli ultimi dati diffusi parlano di una vera e propria impennata degli sbarchi di migranti che segna – per il momento – il 2016 come anno record per numero di arrivi: con 153.450 arrivi si registra infatti il 10 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2015 e si supera di 1.300 persone il totale segnato lo stesso periodo del 2014, che, alla fine, raggiungendo quota 170.000, diventò l'anno con il maggior numero di arrivi;
    di recente, il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento per l'immigrazione del Ministero dell'interno, audito dal Comitato Schengen ha dichiarato che «l'accoglienza ci costa 1 miliardo e 200 milioni l'anno, ampiamente sotto quello che migranti che vivono nel nostro Paese e lavorano legittimamente ci restituiscono sotto forma di Pil». Il Ministro dell'economia Pier Carlo Padoan aveva invece dichiarato in precedenza che «al netto dei contributi dell'Unione europea», il costo dell'accoglienza «è attualmente stimato a 2,6 miliardi di euro per il 2015, previsto a 3,3 miliardi per il 2016 e a 3,8 miliardi per il 2017»;
    a fronte dei dati contraddittori offerti da Ministero dell'interno e Ministero dell'economia e delle finanze, il rapporto fornito dal Centro Studi ImpresaLavoro, ci offre ulteriori e allarmanti dati: secondo ImpresaLavoro «il conto complessivo degli ultimi 6 anni supera gli 11 miliardi di euro, con una progressione impressionante: spenderemo nel 2016 cinque volte la cifra impegnata nel 2011, con un esborso per le casse dello Stato che arriverà a 4,1 miliardi su base annua»;
    i costi di gestione del fenomeno migratorio sono generati dall'emergenza che cresce esponenzialmente ogni anno, dall'aumento degli sbarchi, dalla faticosa gestione dei centri, dalla lentezza con cui il nostro sistema esamina le richieste di asilo e dispone gli eventuali rimpatri;
    in ogni caso, il contributo dell'Europa si ferma a 110 milioni di euro su base annua: erano 94 milioni nel 2011, sono arrivati a 160 nel 2014, e sono scesi a 112 nel 2016 (a fronte di un contributo alla Turchia di ben 3 miliardi di euro);
    dinnanzi alla situazione drammatica in cui versa il Paese, e considerate le migliaia di famiglie di cittadini italiani che vivono in condizioni di povertà, il Governo continua ad accettare di farsi carico del soccorso e dell'accoglienza dei migranti, in cambio di maggiore flessibilità, da parte dell'Unione europea. Una contropartita pagata a caro prezzo, visto che l'Italia spende molto di più di quanto riceve, e offre ai partner europei l'idea di poter diventare un «hot spot continentale» in cambio di un po’ di flessibilità;
    l'Italia continua a sostenere il peso della gestione del fenomeno migratorio, senza avere riguardo per i presentatori del presente atto di indirizzo dei pesanti oneri finanziari che ne conseguono, in particolare quelli gravanti sui comuni esposti alle conseguenze delle politiche di accoglienza – che destinano sempre meno risorse alle politiche sociali – e senza curarsi dei gravosi oneri sociali che ne derivano;
    d'altra parte, è assai carente l'implementazione di politiche sociali in grado di prevenire ed abbattere le condizioni di povertà; scarsa è l'attenzione dedicata alle politiche per la famiglia – necessarie anche per fronteggiare la crisi demografica, che ha effetti negativi soprattutto nel medio e lungo termine –; si rilevano inoltre misure di contrasto alla disoccupazione giovanile per nulla efficaci; per non parlare di alcuni e specifici aspetti strutturali che caratterizzano negativamente il nostro Paese: mancano politiche e interventi specifici che contemplino una buona e piena occupazione femminile, l'adozione di misure fiscali e monetarie a sostegno dei figli, misure di conciliazione tra lavoro e responsabilità di cura per donne e uomini, l'accesso ai servizi socio-educativi per la prima infanzia, l'adozione di misure per prevenire, rallentare e prendere in carico la non autosufficienza;
    con riferimento al disegno di legge di bilancio di prossima presentazione alle Camere, l'impegno preso dal Ministro Poletti di aumentare già dall'anno prossimo lo stanziamento (fino a 1,5 miliardi di euro) per avviare un piano nazionale contro l'indigenza assoluta, sembra essere slittato al 2018,

impegna il Governo:

1) ad adottare con urgenza politiche di crescita adeguate a superare l'attuale situazione economica che ha causato l'impoverimento delle famiglie italiane e a prevedere una significativa ristrutturazione delle politiche per l'inclusione sociale e per il contrasto alla povertà, a partire da una maggiore attenzione alla primaria difesa della famiglia e dei bisogni della persona, attraverso una strategia integrata che assicuri un'interazione positiva delle misure economiche, sociali e dell'occupazione, garantendo adeguate risorse all'interno del prossimo disegno di legge di bilancio;
2) ad adottare ogni iniziativa volta a richiedere ed ottenere un impegno fattivo e responsabile degli Stati dell'Unione europea per l'applicazione piena del principio di solidarietà tra gli Stati membri nella condivisione delle politiche di accoglienza, alla luce dell'assoluta inefficacia dei programmi di relocation finora attuati, con particolare riferimento al contributo economico da parte dell'Unione europea;
3) ad intraprendere ogni iniziativa volta a far sì che i comuni abbiano risorse e mezzi sufficienti per far fronte alle questioni legate all'accoglienza dei migranti;
4) a rivalutare le misure di intervento, con particolare riferimento alle risorse impiegate, nella gestione del fenomeno migratorio, alla luce del bilancio complessivo delle politiche sociali implementate dal Governo, al fine di prevedere una più equa distribuzione delle risorse disponibili.
(1-01411) «Ravetto, Gelmini, Gregorio Fontana, Occhiuto, Garnero Santanchè, Giammanco, Biancofiore».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).