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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 23 settembre 2016

TESTO AGGIORNATO AL 26 SETTEMBRE 2016

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 23 settembre 2016.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Braga, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Businarolo, Cancelleri, Caparini, Capelli, Casero, Castelli, Castiglione, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Cominelli, Costa, Culotta, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Epifani, Faraone, Fedi, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galati, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Migliore, Orlando, Paris, Pes, Picchi, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali, Zanetti, Zolezzi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 21 settembre 2016 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   FRAGOMELI e FOSSATI: «Disposizioni per la fusione dei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti» (4045);
   SCOTTO ed altri: «Modifiche al codice penale, al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, e altre disposizioni per il contrasto dell'intermediazione illecita e dello sfruttamento del lavoro nonché per il potenziamento dell'attività ispettiva» (4046);
   D'ALESSANDRO: «Istituzione della Giornata del Risorgimento italiano» (4047);
   CHIMIENTI ed altri: «Modifiche alle leggi 8 novembre 2000, n. 328, e 6 dicembre 1971, n. 1044, e al decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, in materia di requisiti e reclutamento del personale addetto ai servizi socio-assistenziali e agli asili-nido e del personale docente della scuola dell'infanzia» (4048).

  In data 22 settembre 2016 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   BUTTIGLIONE ed altri: «Istituzione di percorsi didattici e programmi di educazione all'affettività, all'integrazione e al rispetto delle differenze nelle scuole di ogni ordine e grado» (4049);
   BORGHESE e MERLO: «Princìpi per favorire l'integrazione degli studenti stranieri mediante la conoscenza della tradizione culturale europea attraverso l'insegnamento delle discipline storiche e letterarie nelle scuole di ogni ordine e grado» (4050);
   GINATO ed altri: «Introduzione dell'articolo 111-bis del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, recante la disciplina degli operatori bancari di finanza etica, nonché disposizioni per il sostegno di tale attività» (4051).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  Le seguenti proposte di legge sono state successivamente sottoscritte dalla deputata Fabbri:
   GNECCHI ed altri: «Disposizioni per la concessione di contributi previdenziali figurativi e di incrementi del trattamento di pensione per il riconoscimento dei lavori di cura familiare svolti dai genitori» (530);
   GNECCHI ed altri: «Modifiche all'articolo 11 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, in materia di perequazione automatica delle pensioni, e all'articolo 6 del decreto-legge 12 settembre 1983, n. 463, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 1983, n. 638, in materia di integrazione al trattamento minimo» (531);
   DAMIANO ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, e all'articolo 74 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, concernenti l'applicazione delle disposizioni in materia di forme pensionistiche complementari ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni» (533);
   GNECCHI ed altri: «Modifica all'articolo 13 della legge 30 marzo 1971, n. 118, concernente l'assegno mensile in favore degli invalidi civili» (637);
   GNECCHI ed altri: «Modifiche alla legge 3 dicembre 1999, n. 493, in materia di assicurazione contro gli infortuni domestici» (1486);
   DAMIANO ed altri: «Statuto delle attività professionali. Disposizioni per la promozione delle attività professionali autonome e del lavoro autonomo femminile, la regolazione dei rapporti di lavoro autonomo, la tutela della maternità, la previdenza e gli ammortizzatori sociali nonché delega al Governo in materia di pagamento e di garanzia dei crediti in favore dei lavoratori autonomi» (2017);
   DAMIANO ed altri: «Disposizioni in materia di riduzione dell'ammontare dei contributi previdenziali e assistenziali in caso di applicazione di contratti di solidarietà» (2066);
   DAMIANO ed altri: «Disposizioni per l'introduzione di elementi di flessibilità nell'accesso dei lavoratori al trattamento pensionistico» (2945);
   GNECCHI ed altri: «Modifiche all'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e all'articolo 1, comma 113, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, in materia di accesso al pensionamento e di decorrenza delle prestazioni pensionistiche» (2958);
   DAMIANO e GNECCHI: «Modifica all'articolo 1, comma 79, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, concernente la rideterminazione delle aliquote contributive per i lavoratori iscritti alla Gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, non iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria» (3281);
   GNECCHI ed altri: «Disposizioni per l'integrazione al trattamento minimo vitale dei trattamenti pensionistici calcolati esclusivamente con il sistema contributivo» (3497);
   DAMIANO ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, concernenti l'accesso anticipato al pensionamento per i lavoratori edili e per i lavoratori che svolgono lavori in altezza» (3600);
   DAMIANO ed altri: «Modifiche all'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, nonché ulteriori disposizioni di salvaguardia in materia di accesso al pensionamento e di decorrenza delle prestazioni pensionistiche» (3893).

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  SANGA ed altri: «Modifica all'articolo 5 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, in materia di retribuzione di incarichi conferiti dalle pubbliche amministrazioni a titolari di cariche elettive» (4011) Parere delle Commissioni II, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
  CAPELLI ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, in materia di incandidabilità per reati a sfondo sessuale» (4021) Parere della Commissione II e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
  GUIDESI ed altri: «Disposizioni concernenti il finanziamento e la realizzazione di edifici destinati all'esercizio dei culti ammessi» (4024) Parere delle Commissioni II, V, VIII, X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   II Commissione (Giustizia):
  GIORGIA MELONI ed altri: «Introduzione del reato di integralismo islamico» (3987) Parere delle Commissioni I, III e XII;
   VI Commissione (Finanze):
  PAGLIA ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153, alla legge 6 giugno 2016, n. 106, e altre disposizioni concernenti la disciplina delle fondazioni di origine bancaria e istituzione di un'Autorità di vigilanza sul Terzo settore» (3978) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII, VIII, XI, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   VII Commissione (Cultura):
  FUCCI e DISTASO: «Disposizioni per introdurre l'educazione all'igiene orale nelle scuole di ogni ordine e grado» (4001) Parere delle Commissioni I, V, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   VIII Commissione (Ambiente):
  SCUVERA ed altri: «Delega al Governo per la revisione della disciplina dell'utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura, di cui al decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99» (4013) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, X, XII, XIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   IX Commissione (Trasporti):
  BECHIS: «Modifica all'articolo 172 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di installazione di dispositivi di allarme atti a prevenire l'abbandono accidentale di bambini a bordo di veicoli e disposizioni per prevenire i rischi dell'amnesia dissociativa» (4019) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, XI, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   XII Commissione (Affari sociali):
  AMATO ed altri: «Disposizioni in materia di utilizzo della cannabis e dei suoi derivati per fini terapeutici» (3993) Parere delle Commissioni I, II, V, X, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
  GIGLI ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e altre disposizioni concernenti l'utilizzo della cannabis e dei suoi derivati per fini terapeutici» (4020) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   Commissioni riunite VI (Finanze) e XI (Lavoro):
  PAGLIA ed altri: «Disposizioni in materia di tutela dei lavoratori del settore bancario e assicurativo addetti al collocamento di prodotti finanziari presso la clientela al dettaglio» (3981) Parere delle Commissioni I, II, V, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Presidente del Senato.

  Il Presidente del Senato, con lettera in data 20 settembre 2016, ha comunicato che la 1a Commissione (Affari costituzionali) del Senato ha approvato, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento del Senato, una risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1030/2002 che istituisce un modello uniforme per i permessi di soggiorno rilasciati a cittadini di paesi terzi (COM(2016) 434 final) (Atto Senato Doc. XVIII, n. 148).

  Questa risoluzione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 20 settembre 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria del Fondo di assistenza per i finanzieri (FAF), per l'esercizio 2014. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 442).

  Questi documenti sono trasmessi alla IV Commissione (Difesa), alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissioni dal Ministro dell'economia e delle finanze.

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 25 agosto 2016, ha trasmesso il Budget dello Stato rivisto, riferito all'anno 2016, predisposto dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato (Doc. CLVIII, n. 2-bis).

  Questo documento è stato trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 30 agosto 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 25, comma 1, del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 91, la relazione sui risultati del primo anno dell'attività di sperimentazione della tenuta della contabilità finanziaria sulla base della nuova configurazione del principio della competenza finanziaria (Doc. XXVII, n. 27).

  Questa relazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio).

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 19 settembre 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 17, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2014 dalla SACE Spa – Servizi assicurativi del commercio estero, con un riepilogo delle attività relative al periodo 2009-2013 (Doc. XXXV, n.1).

  Questa relazione è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive).

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 20 settembre 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 14, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione concernente l'impatto finanziario derivante dagli atti e dalle procedure giurisdizionali e di precontenzioso con l'Unione europea, riferita al secondo semestre 2015 (Doc. LXXIII, n. 8).

  Questo documento è trasmesso a tutte le Commissioni permanenti.

Trasmissione dal Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.

  Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 7 settembre 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 novembre 2012, n. 251, la prima relazione sullo stato di applicazione della normativa concernente la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo nelle società controllate da pubbliche amministrazioni non quotate in mercati regolamentati, riferita al periodo dal 12 febbraio 2013 al 12 febbraio 2016 (Doc. CCXLII, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali), alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissione dal Ministro della difesa.

  Il Ministro della difesa, con lettera in data 21 settembre 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, comma 5, della legge 20 marzo 1975, n. 70, la relazione sull'attività svolta, sul bilancio di previsione e sulla consistenza degli organici della Cassa di previdenza delle Forze armate, riferita all'anno 2015, corredata dai relativi allegati.

  Questa relazione è trasmessa alla IV Commissione (Difesa) e alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 21 e 22 settembre 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, i seguenti documenti concernenti progetti di atti dell'Unione europea, che sono trasmessi alle sottoindicate Commissioni:
   relazione concernente la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 531/2012 per quanto riguarda le norme sui mercati del roaming all'ingrosso (COM(2016) 399 final) – alla IX Commissione (Trasporti) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   relazione concernente la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sull'attribuzione a cittadini di paesi terzi o apolidi della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a beneficiare della protezione sussidiaria e sul contenuto della protezione riconosciuta, che modifica la direttiva 2003/109/CE del Consiglio, del 25 novembre 2003, relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo (COM(2016) 466 final) – alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   relazione concernente la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro dell'Unione per il reinsediamento e modifica il regolamento (UE) n. 516/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2016) 468 final) – alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   relazione concernente la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) e che abroga il regolamento (CEE) n. 1365/75 del Consiglio (COM(2016) 531 final) – alla XI Commissione (Lavoro) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   relazione concernente la proposta di decisione del Consiglio sulla posizione da adottare, a nome dell'Unione europea, in seno al gruppo di esperti sull'accordo europeo relativo alle prestazioni lavorative degli equipaggi dei veicoli addetti ai trasporti internazionali su strada (AETR) della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite (COM(2016) 541 final) – alla IX Commissione (Trasporti).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 21 e 22 settembre 2016, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Rafforzare la sicurezza in un mondo di mobilità: un migliore scambio di informazioni nella lotta al terrorismo e frontiere esterne più solide (COM(2016) 602 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);

  Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di sottocomitato per le questioni sanitarie e fitosanitarie istituito dall'accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Georgia, dall'altra (COM(2016) 613 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

  Proposta di decisione del Consiglio che stabilisce la posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di Consiglio generale dell'Organizzazione mondiale del commercio con riguardo alla richiesta degli Stati Uniti di una deroga dell'OMC per consentire agli Stati Uniti di accordare un trattamento preferenziale ai prodotti ammissibili originari del Nepal (COM(2016) 614 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

  Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di Organizzazione marittima internazionale nella 70ª e 71ª sessione del comitato per la protezione dell'ambiente marino, relativamente all'approvazione e adozione degli emendamenti all'allegato VI della convenzione MARPOL riguardanti la designazione e la presa d'effetto delle zone di controllo delle emissioni di ossidi d'azoto (NECA) del Mare del Nord e del Mar Baltico (COM(2016) 617 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

  Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che l'Unione europea deve adottare in sede di comitato misto UE-ICAO riguardo alla decisione relativa all'adozione di un allegato sulla gestione del traffico aereo del memorandum di cooperazione tra l'Unione europea e l'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile che stabilisce un quadro di cooperazione rafforzata (COM(2016) 621 final), corredata dal relativo allegato (COM(2016) 621 final – Annex 1) che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

  La Commissione europea, in data 21 e 22 settembre 2016, ha trasmesso i nuovi testi dei seguenti documenti, già assegnati, in data 14 e 15 giugno 2016, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni riunite VII (Cultura) e XI (Lavoro), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una nuova agenda per le competenze per l'Europa – Lavorare insieme per promuovere il capitale umano, l'occupabilità e la competitività (COM(2016) 381 final/2);

  Proposta di raccomandazione del Consiglio sull'istituzione di una garanzia per le competenze (COM(2016) 382 final/2);

  Proposta di raccomandazione del Consiglio sul Quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente, che abroga la raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2008, sulla costituzione del Quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente (COM(2016) 383 final/2) e relativi allegati (COM(2016) 383 final/2 – Annexes 1 to 6).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 22 settembre 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:

  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Connettività per un mercato unico digitale competitivo: verso una società dei Gigabit europea (COM(2016) 587 final);

  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Il 5G per l'Europa: un piano d'azione (COM(2016) 588 final);

  Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulle attività della piattaforma dell'Unione europea per un finanziamento combinato nella cooperazione esterna (EUBEC) dall'agosto 2014 alla fine del 2015 (COM(2016) 600 final);

  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Rafforzare la sicurezza in un mondo di mobilità: un migliore scambio di informazioni nella lotta al terrorismo e frontiere esterne più solide (COM(2016) 602 final);

  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Legiferare meglio: risultati migliori per un'Unione più forte (COM(2016) 615 final).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Elementi ed iniziative in merito al sistema di finanziamento dei progetti di assistenza a favore delle vittime di tratta presentati dalle regioni – 2-01467

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, per sapere – premesso che:
   con riferimento a quanto previsto dal decreto legislativo 4 marzo 2014, n.  24, di attuazione della direttiva europea 2011/36/11E, relativa alla prevenzione e alla repressione della tratta di esseri umani, il Consiglio dei ministri, anche se con un ritardo di quattro anni, ha approvato in data 26 febbraio 2016 il testo definitivo del «piano nazionale contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani»;
   la regione Liguria, nella persona del suo presidente, Giovanni Toti, non ha presentato nei tempi stabiliti dal bando, la documentazione atta a richiedere i finanziamenti stanziati dal Governo per «Progetti di assistenza a favore delle vittime di tratta»;
   nella regione citata, i progetti di lotta alla tratta sono attivi dal 2000 attraverso un sistema integrato che coinvolge sia enti pubblici che realtà del terzo settore. Un intervento mirato, considerato d'eccellenza da parte del Parlamento europeo e dal Ministero della giustizia, che ha garantito un aiuto reale a più di 1600 donne in difficoltà e le ha aiutate a costruirsi una vita migliore;
   purtroppo, a causa della grave dimenticanza da parte della regione, tutti i progetti inerenti all'assistenza a favore delle vittime di tratta sono cessati nell'agosto 2016;
   il bando per l'assegnazione dei fondi – emanato dal Dipartimento per le pari opportunità il 10 giugno 2016 – risulta agli interpellanti essere in palese contraddizione con le previsioni del piano nazionale, poiché lo stesso ha perfino introdotto nuovi criteri di valutazione che si sono dimostrati inadeguati: su 28 progetti presentati, il dipartimento per le pari opportunità ne ha approvati e finanziati solo 18;
   inoltre, il piano nazionale, prevede un'azione anti-tratta coordinata per tutto il Paese, che andrà a penalizzare la gestione e l'autonomia della progettualità su base regionale andando ad inficiare i risultati raggiunti attraverso il bando;
   il problema, comunque, risulta travalicare i confini regionali; dai finanziamenti sono state escluse anche altre regioni, oltre alla Liguria, come il Piemonte, la Valle d'Aosta, la Sardegna e la parte orientale della Sicilia –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa;
   se non ritenga opportuno dover assumere iniziative volte ad individuare le risorse necessarie atte a finanziare tutti i progetti anti-tratta esclusi per via della mancata partecipazione al bando;
   se non ritenga di dover rivedere il sistema di finanziamento per bandi, optando per un sistema di servizi con una distribuzione territoriale dei fondi sulla base dell'entità del fenomeno suffragato da un attento monitoraggio dei risultati, come previsto dal piano nazionale licenziato a febbraio 2016.
(2-01467) «Pastorino, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pisicchio».


Chiarimenti in ordine al ruolo del Ministro dell'economia e delle finanze nel cambio del vertice di Monte dei paschi di Siena ed all'asserito coinvolgimento della banca d'affari Jp Morgan, nonché in ordine al processo di ricapitalizzazione ed iniziative di competenza relative a responsabilità degli amministratori – 2-01474

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   la produzione normativa del Governo Renzi in tema bancario si è rivelata particolarmente dinamica, ma ad avviso degli interpellati assolutamente inutile e dannosa, in particolare per gli effetti catastrofici prodotti sui risparmiatori e per la tenuta dell'intero sistema bancario; per non parlare dell'atteggiamento tenuto dall'Esecutivo sulla vicenda del Monte dei Paschi di Siena, che negli ultimi giorni ha conosciuto ulteriori sviluppi che hanno portato al cambio di vertice e alla nomina del nuovo amministratore delegato, il dottor Marco Morelli;
   la storia recente del Monte dei Paschi è caratterizzata da inchieste giudiziarie, perdite, operazioni finanziarie spericolate, suicidi molto dubbi, e, soprattutto, da rapporti molto poco trasparenti con il mondo politico, in particolare quello della sinistra. Un mix micidiale di fattori, quindi, che ha determinato una crisi, quella del Monte dei Paschi di Siena, che appare oggi in grado di coinvolgere l'intero sistema bancario italiano, nonché l'economia del nostro Paese;
   gli episodi degli ultimi giorni sono solo l'ultimo tassello di una trama di eventi inquietanti che sembrano non avere fine. Gli stessi criteri che hanno ispirato la nomina del nuovo amministratore delegato risultano ad oggi poco chiari; come evidenziano alcune recenti dichiarazioni del seguente tenore, «c’è una sola domanda che va fatta: il nuovo amministratore delegato di Monte dei Paschi è stato scelto dal ministro dell'Economia, maggiore azionista della banca col 4 per cento, o lo ha scelto Jp Morgan»;
   il dubbio in merito alla nomina del nuovo amministratore delegato – e agli interessi effettivi che tale investitura nasconde – sorge spontaneo alla luce del «prestito ponte» concesso ad MPS da 42 Morgan e da un consorzio di banche per ripulire i bilanci dalle sofferenze: un prestito garantito prevalentemente dallo Stato con le GACS e su cui Monte dei Paschi paga commissioni per centinaia di milioni di euro;
   notizie di stampa riportano di come si sia trattato di un cambio di vertice assolutamente repentino, nonché il racconto che lo stesso Fabrizio Viola ha fatto ai consiglieri d'amministrazione di Mps della telefonata ricevuta dal Ministro interpellato, che avrebbe riferito: «Alla luce delle perplessità espresse da alcuni investitori in vista del prossimo aumento di capitale e d'accordo con la Presidenza del Consiglio, riteniamo opportuno che lei si faccia da parte»;
   giovedì 8 settembre 2016 il consiglio di amministrazione di Montepaschi avrebbe dovuto riunirsi per un aggiornamento sui lavori del piano di messa in sicurezza dell'istituto. Fin dalla mattinata i consiglieri sono stati preallertati che non sarebbe stato un consiglio di amministrazione ordinario: Viola, amministratore delegato della banca dall'aprile del 2012, si presenterà a sorpresa dimissionario. Di fronte a una ventina di testimoni (consiglieri, collegio sindacale più i dirigenti ammessi al consiglio), Viola avrebbe spiegato le ragioni della sua decisione: la telefonata ricevuta dal Ministro interpellato, l'analoga telefonata ricevuta dal presidente Massimo Tononi, il contesto nel quale sono maturate;
   è evidente come sullo sfondo ci siano le tensioni ripetute con Jp Morgan, la banca d'affari Usa, consulente di Mps dal giugno scorso, che in tutta questa vicenda ha assunto un ruolo sempre più preponderante. «Diciamo che sono entrati in banca senza bussare», avrebbe raccontato uno dei più stretti collaboratori dell'ex amministratore delegato;
   tra l'altro, la scelta del nuovo amministratore delegato, nonostante si sia cercato di offrire un'apparenza di rispetto delle regole di governance di una grande società quotata, e quindi, di attivare il comitato nomine e un head hunter la selezione, è ricaduta proprio su Marco Morelli, sul cui nome c'era già il pieno consenso di Jp Morgan e delle banche d'affari coinvolte nel riassetto di Mps;
   è noto che nel mese di luglio 2016, il capo di JP Morgan Jamie Dimon ha incontrato a colazione il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Dimon, con Vittorio Grilli, capo per l'Europa, e regista dell'operazione, ha affossato il piano messo a punto dalla stessa JP Morgan insieme a Mediobanca. Gli stessi avrebbero argomentato che l'aumento di capitale, dopo gli otto miliardi di euro bruciati nel 2014 e 2015, apparirebbe quasi impossibile con lo stesso capo azienda;
   ed è così che sarebbe arrivata la chiamata del Ministro interpellato, a cui, come azionista del Monte del Paschi (con poco più del 4 per cento), è toccato il compito di comunicare a Viola che, su richiesta di alcuni investitori, deve farsi da parte, ovviamente sottolineando «con accordo del presidente del Consiglio». E, evidentemente e naturalmente, anche con il consulente americano JP Morgan, che nella vicenda ha assunto un ruolo centrale;
   sui rischi per le banche italiane nel caso in cui non si trovasse una soluzione per il Montepaschi e il risultato del referendum – che a sua volta sta condizionando non poco le vicende senesi – fosse negativo per la maggioranza di Governo, le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Renzi sono assolutamente contrastanti: a volte più rassicuranti, in altre occasioni meno;
   nelle stesse ore – e con tutta probabilità non è un caso – c’è anche l'intervento dell'ambasciatore degli Stati Uniti in Italia John Philips, il quale dichiara pubblicamente che «la vittoria del sì sarebbe una speranza per l'Italia, mentre se vincesse il no sarebbe un passo indietro». Normalmente gli ambasciatori americani non sono mai così espliciti, e tali dichiarazioni in merito al referendum costituzionale che si dovrà tenere nei prossimi mesi hanno rappresentato, a giudizio degli interpellati, un'ingerenza inaccettabile;
   anche in relazione al referendum, c’è quindi incertezza in merito ai tempi per la ricapitalizzazione di Mps; molto sembra essere legato alle tecnicalità dell'aumento stesso (aspetto assai delicato sul quale Viola si sarebbe scontrato più volte con Jp Morgan): se fosse senza diritto di opzione non si dovrebbero attendere le tre settimane della negoziazione dei diritti e quindi si potrebbe accelerare nella vendita delle nuove azioni. Di fatto si trasformerebbe l'aumento in una nuova ipo di Mps, rivolta prevalentemente a investitori istituzionali, a cominciare proprio dai quei due-tre fondi sovrani, soprattutto asiatici (e forse anche cinesi, già presenti in Mps con la Banca Centrale di Pechino), che avrebbero guardato con favore alle proposte di Jp Morgan;
   quello dei fondi sovrani sarebbe comunque un interesse ancora da confermare sulla base di un preciso piano industriale e finanziario. Sarà questo il lavoro su cui dovrà concentrarsi il nuovo amministratore delegato Marco Morelli, già a capo in Italia di Bofa-Merrill Lynch – una delle banche del consorzio di pre-garanzia dell'aumento capitanato da Jp Morgan e Mediobanca nonché ex vicedirettore generale di Mps dal 2006 al 2010 (all'epoca dell'acquisizione di Antonveneta, ovvero quando sono iniziati i guai per l'istituto senese) e prima ancora top banker proprio di Jp Morgan in Italia per oltre un decennio, Morelli, gradito al Governo Renzi, sarebbe quindi stato scelto perché più in linea con l'impostazione che le banche d'affari stanno dando all'operazione;
   nei giorni scorsi, dopo che il titolo Mps è crollato nuovamente, riducendo la capitalizzazione della banca a soli 586 milioni di euro, il Presidente del Consiglio ha dichiarato che: «ci sono tutte le condizioni perché l'aumento di capitale di Mps si possa fare e si possa chiudere il più presto possibile»;
   come detto, resta però profonda l'incertezza sui tempi e sulle modalità della ricapitalizzazione e sull'ipotesi di una revisione del piano originario; e sorge più di una perplessità in merito ai protagonisti (Jp Morgan e investitori cinesi) e ai numeri dell'aumento di capitale, e alle ricadute che questo avrà sui contribuenti (in relazione all'eventuale garanzia che lo Stato dovrà prestare) e, soprattutto, sugli azionisti e gli obbligazionisti di MPS, ovvero quei risparmiatori a cui si era rivolto lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri il 21 gennaio 2016 quando aveva dichiarato come fosse un «bell'affare» investire nella banca senese, «una banca che ha attraversato vicissitudini pazzesche ma che oggi è risanata, è un bel brand»: peccato che, dal «suggerimento» del presidente del Consiglio, il titolo MPS sia crollato da 75 a 19 centesimi (-75 per cento);
   sarà quindi necessario chiarire se, ai fini della ricapitalizzazione di MPS, si intenderà attivare gli strumenti del bail in, compreso l'azzeramento degli azionisti e obbligazionisti subordinati, e come l'Esecutivo intenderà tutelare i risparmiatori, a parere degli interpellati incoraggiati a loro volta dalle dichiarazioni dello stesso Presidente del Consiglio;
   in questo tragico quadro, si aggiungono anche diverse inquietanti dichiarazioni in merito al presunto «odore di massoneria» che emana da Montepaschi, denunciato da Ferruccio de Bortoli in un intervento alla Scuola di Politiche di Enrico Letta, nonché da Alessandro Profumo, presidente di Mps dal 2012 all'anno scorso; la stampa riporta che «per spolpare la banca, secondo l'analisi di Profumo, i vertici hanno condotto una gestione dissennata, fra dirigenti che aiutavano i soliti amici e dirigenti incapaci promossi per affiliazione». In poche parole, sempre la stessa storia, legata al groviglio funesto di interessi su cui il Governo ha il dovere di fare chiarezza una volta per tutte –:
   quale sia il ruolo che ha assunto il Ministro interpellato – quale rappresentante del primo socio di Mps – nel cambio al vertice della banca senese, se sia vera la notizia della telefonata rivolta all'ex amministratore delegato Fabrizio Viola riportata in premessa, e se ci sia stato e in quali termini un coinvolgimento nella scelta del nuovo board da parte di Jp Morgana;
   se il Ministro interpellato intenda chiarire tempi e modalità per la ricapitalizzazione di Mps, con riferimento all'importo, ai sottoscrittori che vi parteciperanno, alle garanzie che presterà lo Stato e all'eventuale applicazione dei meccanismi del bail-in, specificando in particolare se intenda rassicurare gli azionisti e obbligazionisti in merito al rischio di azzeramento delle rispettive posizioni;
   quali iniziative di vigilanza il Ministero dell'economia e delle finanze abbia intrapreso negli scorsi anni, in qualità di autorità di vigilanza sulle fondazioni bancarie ex decreto legislativo n.  153 del 1999, nei confronti della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e se non siano stati ravvisati comportamenti anomali da parte dei suoi amministratori;
   se non ritenga opportuno, in qualità di socio della banca, chiedere agli amministratori una relazione dettagliata sugli Npl (non performing loans) accumulati nel tempo dall'istituto e, in particolare, la lista dei debitori che non hanno ripagato il proprio debito richiedendo, per questi, informazioni circa le motivazioni per le quali il credito è stato concesso;
   se non ritenga opportuno, in qualità di socio della banca, assumere iniziative per sollevare l'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori per mala gestio, con richiesta del risarcimento del danno procurato ai portatori di interesse della banca.
(2-01474) «Brunetta, Laffranco, Occhiuto, Alberto Giorgetti».


Iniziative di competenza volte a salvaguardare i livelli produttivi ed occupazionali degli stabilimenti della ex Merloni spa presenti in Umbria e Marche – 2-01452

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   si apprende da notizie di stampa che la J.P. Industries, fondata nel 2012 dall'imprenditore Giovanni Porcarelli che ha rilevato dalla procedura di amministrazione straordinaria i complessi aziendali della ex Antonio Merloni spa, sta avviando la procedura di mobilità per 400 dei suoi 684 dipendenti (619 gli operai), riassunti dalla ex azienda fra Umbria e Marche e distribuiti nelle fabbriche di Fabriano e Gaifana, proprio mentre, dopo sei anni di attesa, l'accordo di programma per la reindustrializzazione delle aree umbro-marchigiane colpite dalla crisi dell'ex Merloni stava per diventare operativo, con 26 milioni di euro a disposizione delle due regioni;
   una parte rilevante delle risorse dell'accordo di programma, circa 9 milioni di euro, soro destinati per il comparto ex Merloni, mentre 2,6 milioni sono stati accantonati dalle regioni Umbria e Marche per cofinanziare un grande progetto di ricerca e sviluppo della Jp che, qualora andasse in porto, otterrebbe 10-15 milioni di contributo pubblico. Tutte risorse, però, a cui J.P. Industries non può accedere finché non si risolve lo strascico di contenzioso con le banche;
   la notizia dell'avvio della procedura di mobilità per circa il 60 per cento dei dipendenti della J.P. Industries ha destato stupore sia tra i sindacati sia tra le istituzioni locali, tanto più se si considerano i tanti sforzi compiuti in favore di questa azienda dalle due regioni che si sono peraltro attivate presso il Ministero dello sviluppo economico per spingere verso la risoluzione dei problemi dell'ex Merloni che, negli ultimi tempi, non sembrava lontanissima ed è per questo che non ci si attendeva un'iniziativa come quella della messa in mobilità;
   l'azienda ricorda che in media dal 2012, anno in cui ha iniziato la propria attività, ci sono sempre stati 480 lavoratori in cassa integrazione guadagni straordinaria e che il piano industriale di fatto non è mai decollato, soprattutto, secondo i vertici della J.P. Industries, per le conseguenze del contenzioso nato dal ricorso delle banche creditrici contro l'acquisizione della ex Merloni;
   nella comunicazione dell'avvio della procedura di mobilitazione trasmessa ai Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico e alle parti sociali, l'imprenditore Porcarelli addita gli strascichi del contenzioso promosso dalle banche creditrici della ex Merloni e le mutate condizioni del mercato degli elettrodomestici come principali cause della situazione in cui versa l'azienda;
   contro la vendita della Merloni in amministrazione straordinaria avevano fatto ricorso otto banche (da Mps e Unicredit a Veneto Banca), che tutte insieme vantavano crediti per 170 milioni di euro, sostenendo che fosse troppo basso il prezzo di acquisto da parte della J.P. Industries (12,2 milioni invece dei 54 stimati), e sia il tribunale di Ancona sia la corte d'appello avevano dato ragione agli istituti di credito. La Corte di Cassazione però ha ribaltato la sentenza e per l'azienda si è aperta la strada di una transazione con le banche, rimasta tuttavia sulla carta;
   il titolare della J.P. Industries Porcarelli ha affermato che, non potendo far ricorso «a risorse finanziarie provenienti dal mondo bancario», sono saltati «gli investimenti programmati» e sono cresciute le difficoltà nell'instaurare «rapporti duraturi con clienti e fornitori». A ciò si è aggiunta «la crisi del mercato di settore» e il «mutamento della domanda». Porcarelli sostiene altresì che non esiste alcun segnale di ripresa all'orizzonte, ma anzi una situazione negativa «definitiva e strutturale» che impone scelte di «efficientamento produttivo» e rende indispensabile una ristrutturazione con riduzione del personale;
   i rappresentanti sindacali del territorio hanno definito «irricevibile» la decisione della J.P. di mettere in mobilità 400 dipendenti e «inaccettabile e intollerabile» l'intento del titolare dell'azienda «che di fatto cancella tutto quello fatto finora e fa tornare la fabbrica nella condizione di partenza e assoluta instabilità del 2012». I sindacati hanno altresì chiesto alla regione Marche di «agire nei confronti dell'imprenditore perché ritiri la procedura anche in ragione delle disponibilità pubbliche di cui J.P. già beneficia» –:
   se il Governo intenda attivarsi per fare chiarezza su quanto sta avvenendo in questa complessa vicenda riguardante la ex Merloni, nonché sulle motivazioni che ha o indotto i vertici della J.P. Industries ad avviare la procedura di mobilità per 400 suoi dipendenti;
   quali urgenti iniziative intenda adottare il Governo, anche attraverso un'azione sinergica con le regioni e le istituzioni locali interessate, al fine di salvaguardare il futuro della ex Merloni, scongiurare l'apertura della procedura di mobilità, tutelare gli interessi dei lavoratori, nonché rilanciare lo sviluppo della fascia appenninica, già fortemente penalizzata in termini di lavoro e opportunità dalla crisi economica in atto.
(2-01452) «Galgano, Monchiero».


Iniziative volte alla soluzione della questione del passaggio delle «grandi navi» a Venezia – 2-01472

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   il 13 luglio 2016 l'Unesco ha prodotto un documento in cui si sottolinea la condizione di forte rischio, specialmente ambientale, cui risulta esposta la città di Venezia;
   una situazione di Venezia, che è da ritenersi gravissima sotto numerosi aspetti (peraltro sottolineati nello stesso documento Unesco) come quello del rischio ambientale derivante dai lavori di realizzazione del Mo.S.E., dal transito grandi navi e dall'annosa necessità di bonificare l'area di Porto Marghera;
   come si fa notare anche nel documento dell'Unesco, la città è immersa in uno degli ecosistemi più complessi e fragili in assoluto, il quale risulta sempre più compromesso da dinamiche di sfruttamento fortemente invasive e pericolose, come il transito quotidiano delle grandi navi passeggeri e commerciali all'interno della laguna e della città stessa che da anni mette a repentaglio la città e l'ecosistema circostante;
   si ricorda che, anche a seguito della dell'incidente della nave Costa Concordia davanti all'isola del Giglio nel gennaio del 2012, il Governo Monti, con il decreto ministeriale «Clini-Passera» del 2 marzo 2012 aveva stabilito il divieto per il passaggio delle navi superiori alle 40 mila tonnellate, ma sospendendolo – (nell'articolo 3 «disposizioni transitorie») in attesa della definizione di soluzioni alternative che avrebbero dovuto essere individuate «dall'Autorità marittima, con proprio provvedimento» invitando la stessa autorità a mitigare i rischi attuali con l'adozione di misure specifiche «d'intesa con il Magistrato delle acque di Venezia e l'Autorità portuale»;
   nel 2013, il Governo Letta aveva previsto una serie di misure: dal 1o gennaio 2014 doveva essere vietato il passaggio nel Canale dei traghetti, con conseguente riduzione del 25 per cento dei transiti davanti a San Marco e del 50 per cento delle emissioni inquinanti; dal 1o gennaio 2014 doveva essere ridotto fino al 20 per cento, (rispetto al 2012) il numero delle navi da crociera di stazza superiore alle 40 mila tonnellate abilitate a transitare per il Canale della Giudecca; dal 1o novembre 2014 doveva essere definitivamente precluso il transito delle navi crocieristiche superiori a 96 mila tonnellate di stazza lorda;
   l'applicazione effettiva del «decreto Clini-Passera» viene prorogata più volte, mentre i progetti vengono esaminati dalle varie commissioni, compresa quella VIA che li boccia praticamente tutti, finché l'applicazione del decreto viene definitivamente sospesa riportando il limite di tonnellaggio per le navi in transito nella laguna alle originarie 96 mila unità;
   fino ad oggi nessuna soluzione è stata trovata: dal 2012 nulla è cambiato, si continua a rinviare ulteriormente ogni decisione, e a Venezia le navi continuano a passare a pochi metri dal palazzo Ducale e dalla Basilica di San Marco;
   il limite delle 96 mila tonnellate che sarebbe dovuto scattare dal 2015 è stato di fatto annullato dalla sentenza del TAR del Veneto del gennaio 2015 –:
   se il Governo non reputi urgente assumere iniziative per prevedere – nelle more dell'individuazione di soluzioni condivise e alternative a quelle attuali – il divieto di navigazione per le imbarcazioni di stazza lorda superiore a 40 mila tonnellate nel Canale di San Marco e nel Canale della Giudecca, come peraltro già previsto dal decreto «Clini-Passera» del 2 marzo 2012 ma mai attuato;
   se non si intenda attivarsi fin da subito al fine di prevedere un «numero chiuso» circa l'accesso delle grandi navi da crociera, nelle more di una rapida decisione che porti ad escludere definitivamente il transito delle grandi navi nel canale di San Marco e nel canale della Giudecca;
   se non si ritenga opportuno valutare tutte le opzioni alternative presentate da istituzioni, organismi scientifici, società civile, comitati – senza preclusione alcuna e con principi di imparzialità ed oggettività – avendo ben presente il rispetto di alcune condizioni fondamentali, quali: la preclusione ad ogni manomissione dell'ecosistema lagunare, il limite delle emissioni in atmosfera e dell'inquinamento acustico, il divieto a qualsiasi soluzione atta a produrre moti ondosi che danneggino le fondamenta della città e l'ecosistema lagunare nel suo complesso.
(2-01472) «Marcon, Zaratti, Pannarale, Franco Bordo, Pellegrino, Giancarlo Giordano, Folino, Scotto».


Iniziative di competenza volte a scongiurare la prospettata chiusura del punto nascita di Vipiteno, in provincia di Bolzano – 2-01448

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   il punto nascita dell'ospedale di Vipiteno è destinato ad essere chiuso entro la data del 31 ottobre 2016 come deliberato dalla giunta della provincia autonoma di Bolzano del 12 luglio 2016. Il reparto di maternità dell'ospedale di Vipiteno (Bolzano) rappresenta una vera e propria eccellenza italiana nell'ambito dell'assistenza alla nascita;
   presso il punto nascita di Vipiteno viene erogata un'assistenza rispettosa della fisiologia e dei diritti fondamentali della persona umana, con una grande attenzione verso la relazione mamma-bambino. I bisogni della donna e del neonato, insieme al rispetto e alla cura ottimale di entrambe, sono l'obiettivo di tutto il personale medico, ostetrico e infermieristico. Per questo motivo molte donne provenienti da altre regioni scelgono di andare a partorire presso il punto nascita del presidio ospedaliero di Vipiteno;
   eppure questo reparto sta per chiudere a causa dei tagli sanitari. Ma se chiuderà questo reparto l'Italia perderà un'eccellenza unica nel suo genere;
   per comprendere la qualità della cura erogata si deve evidenziare che in questo ospedale:
    1) il diritto alla libera autodeterminazione della donna viene rispettato, consentendo alle partorienti di scegliere autonomamente la modalità di parto che preferiscono;
    2) il diritto alla salute delle donne viene protetto tramite la riduzione dei medicinali e dell'uso di apparecchiature cliniche, senza con ciò perdere di vista la salute e la sicurezza di madre e bimbo. Si ricorda che l'Oms – Organizzazione mondiale della sanità raccomanda un livello di cure più basso possibile compatibilmente con la sicurezza;
    3) la dignità della donna è rispettata tramite la limitazione allo stretto indispensabile dei clisteri, della tricotomia del pube e rispettando la sua privacy, come raccomandato dall'Oms;
    4) il diritto all'integrità fisica viene realizzato tramite la riduzione delle episiotomie di routine e delle misure per indurre il parto. Anche il tasso di tagli cesarei è di gran lunga più basso della media nazionale;
    5) i diritti del neonato vengono rispettati praticando il taglio ritardato del cordone ombelicale, il sostegno all'allattamento, garantendo una cura amorevole e un contatto immediato con i genitori (il cosiddetto processo del «bonding»), accogliendo la nuova famiglia, padri e fratellini inclusi, in un ambiente confortevole e ospitale;
    6) le infermiere affiancano le neo-mamme sostenendole nell'allattamento. La nursery viene gestita come rooming-in, consentendo alla mamma di tenere il neonato con sé in camera giorno e notte, potendo però affidarlo in qualunque momento alle infermiere del nido;
    7) per il sostegno all'allattamento materno il reparto ha ottenuto già nel 2002 il riconoscimento dell'Unicef come «ospedale amico del bambino» ed è stato nuovamente certificato dall'Unicef nel 2015;
    8) il modello di cura è improntato ad un'ostetricia moderna che tende al miglioramento continuo, al servizio della donna, per valorizzare le competenze fisiologiche di madre e bambino, rispettandone i diritti, la cultura e i valori;
    9) il reparto maternità di Vipiteno realizza pienamente le azioni 1 e 5 suggerite, in occasione della Prima giornata nazionale della salute della donna del 22 aprile 2016, dal tavolo 1 «Sessualità, fertilità e salute materna» e confluita nelle direttrici di azione del Manifesto della salute della donna, promossa dal Ministero della salute, in particolare: «Promuovere la medicina della felicità quale integrazione tra conoscenze mediche e dialogo comunicativo (medicina narrativa) ed equità, per una medicina centrata sulla donna»;
   il programma del Ministero della salute, attraverso l'accordo Stato-regioni del 2010, promuove misure volte a sviluppare modelli di ri-organizzazione della rete dei servizi per raggiungere una maggiore appropriatezza nell'assistenza al percorso nascita, con una riduzione dei tagli cesarei e di ogni altra pratica lesiva dell'integrità psico-fisica della donna e del neonato;
   il punto nascita di Vipiteno possiede i requisiti previsti dall'accordo Stato-regioni, in particolare raggiunge il numero di 500 parti all'anno e può garantire la presenza attiva, 24 ore su 24, 365 giorni l'anno, di quattro figure mediche: ostetrica, ginecologo, anestesista e pediatra, come si evince dal calendario di copertura dei turni già inviato dall'ospedale di Vipiteno alla provincia autonoma di Bolzano;
   la giunta comunale di Vipiteno si è occupata della prossima chiusura del reparto nascite affermando che comporterebbe una limitazione estrema dell'offerta sanitaria e della qualità della vita nell'Alta Val d'Isarco;
   la giunta della provincia autonoma, ad avviso della giunta comunale di Vipiteno, avrebbe ignorato la richiesta di mantenere il punto nascite dell'ospedale di Vipiteno espressa da migliaia di cittadini oltre che dalla risoluzione votata all'unanimità da parte di tutti i consigli comunali dell'Alta Val d'Isarco;
   la giunta ripete nuovamente i molti argomenti che sono a favore del mantenimento del reparto nascite:
    nel 2014 la soglia minima delle 500 nascite prevista in Italia è stata sfiorata con 488 parti;
    dall'inizio del 2016 sono già venuti al mondo 280 bambini nell'ospedale di Vipiteno e quindi la soglia minima di 500 parti verrà agevolmente superata, conseguentemente non servirà un'autorizzazione eccezionale da parte del Ministero;
   il fatto che molti nascituri provengano da altri comprensori è la prova della qualità e la fiducia che esprime questo reparto;
   secondo il direttore medico dell'ospedale di Vipiteno tutti gli standard di sicurezza e strutturali che il Ministero della salute richiede sono assicurati. I medici specializzati per anestesia, ginecologia e pediatria, come anche il servizio di ostetricia, sono confermati e per questo non ha senso indicare come ultimo termine il 29 luglio 2016;
   la distanza tra Vipiteno e Bressanone supera i 30 chilometri. Inoltre le distanze delle valli laterali dall'ospedale di Bressanone arrivano a 70 chilometri. Ad esempio, anche Merano è distanziata da Bolzano di soli 20 chilometri;
   in considerazione dell'elevata qualità del reparto nascite di Vipiteno, la quasi totalità delle abitanti dell'Alta Val d'Isarco ha o partorito nel loro ospedale, mentre, nel 2015, 193 donne provenienti da Val d'Isarco, Bassa Atesina, Val Pusteria e Val Sarentino hanno messo al mondo il proprio figlio nell'ospedale di Vipiteno. Questa è la prova che le mamme a Vipiteno si sentono assistite in modo eccellente dal punto di vista della qualità e della sicurezza. Detto questo, è incomprensibile che tutte queste persone non possano più scegliere l'ospedale di Vipiteno solamente a causa di un ordine dall'alto;
   la chiusura del reparto nascite dell'ospedale di San Candido non ha risolto il problema legato al personale medico dell'ospedale di Brunico. C’è da aspettarsi che l'eventuale chiusura del reparto di Vipiteno non risolverà i problemi dell'ospedale di Bressanone. Il rischio è quello che in futuro sia l'Alta Val d'Isarco, che la Val d'Isarco non avranno un reparto nascite funzionale né a Vipiteno, né a Bressanone. A causa della vicinanza di Vipiteno a Innsbruck c’è la reale possibilità che il personale medico e paramedico scelga di spostarsi oltre il confine e quindi che le aziende sanitarie dell'Alto Adige perderanno anche queste risorse;
   il dibattito sulla chiusura dei punti nascita e/o sul loro numero, a detta dell'interpellante non è solo questione di parti più o meno sotto la soglia di 500/anno. Il problema andrebbe affrontato da un'altra angolazione, il parto non è una malattia, ma un fatto naturale: Organizzazione mondiale della sanità (Oms) su «La prevenzione e l'eliminazione dell'abuso e della mancanza di rispetto delle donne durante l'assistenza al parto nelle strutture ospedaliere». Tale dichiarazione evidenzia quali siano i trattamenti che le donne subiscono durante l'assistenza al parto e in particolare: «l'abuso fisico diretto, la profonda umiliazione e l'abuso verbale, procedure mediche coercitive o non acconsentite (inclusa la sterilizzazione), la mancanza di riservatezza, la carenza di un consenso realmente informato, il rifiuto di offrire un'adeguata terapia per il dolore, gravi violazioni della privacy, il rifiuto di ricezione nelle strutture ospedaliere, la trascuratezza nell'assistenza al parto con complicazioni altrimenti evitabili che mettono in pericolo la vita della donna, la detenzione delle donne e dei loro bambini nelle strutture dopo la nascita connessa all'impossibilità di pagare. Inoltre, adolescenti, donne non sposate, donne in condizioni socio-economiche sfavorevoli, donne appartenenti a minoranze etniche, o donne migranti e donne affette da HIV sono particolarmente esposte al rischio di subire trattamenti irrispettosi e abusi». L'Oms evidenzia che l'abuso e la mancanza di rispetto nell'assistenza al parto violano i diritti umani delle donne, quali enunciati nelle dichiarazioni universali. In particolare i maltrattamenti durante il parto violano il diritto costituzionale alla salute delle donne e dei bambini. Si ritiene che nessun obiettivo di salute, sia individuale che pubblica, possa essere raggiunto. Nel nostro Paese negli ultimi anni si è assistito a una progressiva medicalizzazione dell'evento nascita con un incremento del tasso dei tagli cesarei non giustificato sul piano clinico e con effetti potenzialmente dannosi sulla salute a breve e a lungo termine delle madri e dei bambini, come affermato dalla più recente dichiarazione dell'Oms sul numero di tagli cesarei;
   da alcuni mesi è nata nel nostro Paese la campagna #Bastatacere, che per la prima volta in Italia parla di «violenza ostetrica», una tipologia di violenza contro le donne, già classificata da legislazioni di Paesi dell'America latina e che consiste nell'appropriazione del corpo e del processo riproduttivo delle donne da parte del personale medico attraverso trattamenti disumani e degradanti e la medicalizzazione del processo del travaglio e del parto. Tali abusi producono la perdita di autonomia della donna e della capacità di decidere liberamente del proprio corpo e della propria sessualità con conseguenze sulla qualità della vita;
   la nascita, nonostante la contrazione dei nati, rimane la causa più frequente di ricovero nelle strutture sanitarie italiane. Promuovere e validare percorsi di buone pratiche per l'assistenza prenatale, intrapartum e postnatale sono aspetti cruciali della pratica ostetrica e una priorità di salute pubblica. A partire dalle indicazioni contenute nel Progetto obiettivo materno infantile del 2000 fino all'Accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010: Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e della appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo, il Paese ha cercato di favorire la riorganizzazione e l'integrazione dei servizi territoriali a ospedalieri con l'obiettivo di migliorare l'appropriatezza delle cure perinatali;
   va considerata la prossima scadenza del 29 luglio 2016 per la richiesta di deroghe rispetto alle chiusure di punti nascita da parte della provincia autonoma di Bolzano –:
   se la Ministra interpellata sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa, se non intenda approfondire le motivazioni che portano alla chiusura del centro nascita di Vipiteno considerato d'eccellenza, e se non intenda intraprendere tutte le iniziative di competenza affinché il centro, in sinergia con la provincia autonoma, mantenga il servizio offerto;
   se la Ministra non intenda assumere iniziative per appurare il perfetto funzionamento del reparto e l'elevata qualità della cura erogata;
   se la Ministra riconosca o meno al suddetto centro un particolare valore per il lavoro svolto e l'approccio umanizzante e di cura che viene praticato per la madre, il neonato e tutta la famiglia nel momento della nascita;
   se la Ministra interpellata non ritenga di chiarire le scelte operate nella redazione delle linee guida intrapartum relative al parto fisiologico;
   quali iniziative la Ministra interpellata intenda assumere per privilegiare centri che lavorano per un approccio umanizzante della nascita come quello di Vipiteno, tenuto conto che, a seguito della campagna mediatica #BastaTacere, è emerso un quadro allarmante di abusi nel parto e di violenza ostetrica riferito dalle donne, di cui il caso dell'Ospedale Riuniti di Reggio Calabria è uno dei più evidenti;
   se non ritenga la Ministra interpellata di assumere ogni iniziativa di competenza al fine di garantire la permanenza di punti nascita seppure al di sotto di 500 parti/anno (anche se questo non è il caso del centro nascita di Vipiteno che supera la soglia dei 500 parti/anno) e in deroga ad alcuni parametri e standard individuati dall'accordo raggiunto in seno alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le regioni del 16 dicembre 2010, qualora ubicati in aree critiche quali quelle dei territori montani o quelle segnate da frammentazione territoriale, o da particolari caratteristiche orografiche, o distanti da altre strutture ostetrico/ginecologiche di livello superiore;
   se, all'interno di un avviato processo di razionalizzazione dei centri nascita e di una riduzione della loro presenza, non si ritenga di riflettere maggiormente su questa decisione e non si intenda mantenere una diffusione sul territorio più capillare;
   se la Ministra interpellata non reputi opportuno specificare, nel processo di razionalizzazione dei centri nascita in Italia, se sia presente in parallelo un forte investimento nell'aggiornamento delle linee guida e nella formazione degli operatori sanitari, in modo che all'accorpamento dei centri corrisponda un incremento dei livelli assistenziali volti a personalizzare il momento della nascita e a realizzare una cura rispettosa e di qualità, determinante per la buona riuscita del parto e per la salute prossima e futura del neonato e della madre.
(2-01448) «Zaccagnini, Kronbichler, Scotto».