Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 3 agosto 2016

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 3 agosto 2016.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Businarolo, Cancelleri, Caparini, Capelli, Casero, Castelli, Castiglione, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Costa, Culotta, D'Alia, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Formisano, Franceschini, Galati, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, La Russa, Lauricella, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Mazziotti di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Palladino, Paris, Piccoli Nardelli, Piepoli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Scopelliti, Scotto, Velo, Venittelli, Vignali, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Businarolo, Cancelleri, Caparini, Capelli, Casero, Castelli, Castiglione, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Costa, Culotta, D'Alia, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Formisano, Franceschini, Galati, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Lorenzo Guerini, Guerra, La Russa, Lauricella, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Paris, Piccoli Nardelli, Piepoli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Scopelliti, Scotto, Speranza, Tofalo, Velo, Venittelli, Vignali, Villecco Calipari, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 2 agosto 2016 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   CIVATI ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di depenalizzazione della coltivazione e della produzione della cannabis per uso personale» (4009);
   COCCIA: «Disposizioni per la promozione dell'educazione motoria e della pratica sportiva e per il riconoscimento delle professioni relative alle attività motorie e sportive» (4010);
   SANGA ed altri: «Modifica all'articolo 5 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, in materia di retribuzione di incarichi conferiti dalle pubbliche amministrazioni a titolari di cariche elettive» (4011);
   VACCA ed altri: «Modifiche all'articolo 2 della legge 30 dicembre 2010, n. 240, in materia di organi e articolazione interna delle università» (4012).

  Saranno stampate e distribuite.

Trasmissioni dal Senato.

  In data 2 agosto 2016 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
   S. 2217. – «Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo» (approvato dal Senato) (4008).

  Sarà stampato e distribuito.

Modifica del titolo di proposte di legge.

  La proposta di legge n. 3968, d'iniziativa dei deputati ROBERTA AGOSTINI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Modifica all'articolo 2 della legge 22 maggio 1978, n. 194, concernente le funzioni dei consultori familiari e disposizioni in materia di obiezione di coscienza, di verifica dell'attuazione delle norme sull'interruzione della gravidanza, nonché di sanzione amministrativa pecuniaria per il reato di aborto clandestino».

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge REALACCI ed altri: «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali nonché deleghe al Governo per la riforma del sistema di governo delle medesime aree e per l'introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ambientali» (65) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Bruno Bossio.

  La proposta di legge FEDRIGA e CAPARINI: «Modifiche all'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, in materia di ricongiunzione pensionistica» (225) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Simonetti.

  La proposta di legge ZAMPA ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e altre disposizioni concernenti misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati» (1658) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Carnevali.

  La proposta di legge MELILLA ed altri: «Modifica all'articolo 172 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di applicazione di dispositivi per prevenire l'abbandono di bambini a bordo dei veicoli» (2662) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Duranti.

  La proposta di legge SCAGLIUSI: «Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di adozioni internazionali» (3761) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Bonafede, Colletti, Del Grosso, Di Battista, Manlio Di Stefano, Ferraresi, Frusone, Grande, Sarti, Sibilia e Spadoni.

  La proposta di legge SCANU ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e altre disposizioni concernenti la sicurezza sul lavoro e la tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie professionali del personale delle Forze armate» (3925) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Marcon, Piccione e Richetti.

  La proposta di legge GIAMMANCO ed altri: «Norme in materia di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione di disagio» (3933) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Gelmini.

Ritiro di sottoscrizione a proposte di legge.

  La deputata Bruno Bossio ha comunicato di ritirare la propria sottoscrizione alla proposta di legge:
   LODOLINI ed altri: «Modifica al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di popolazione dei comuni e di fusione dei comuni minori» (3420).

Ritiro di proposte di legge.

  In data 2 agosto 2016 il deputato Civati ha comunicato, anche a nome degli altri firmatari, di ritirare la seguente proposta di legge:
  CIVATI ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di depenalizzazione dell'uso personale di sostanze stupefacenti» (3843).

  La proposta di legge sarà pertanto cancellata dall'ordine del giorno.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):
  LOCATELLI ed altri: «Modifiche alla legge 6 maggio 2015, n. 52, e delega al Governo per la definizione delle modalità di svolgimento delle prime elezioni della Camera dei deputati successive al 1o luglio 2016» (3986) Parere delle Commissioni V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

   II Commissione (Giustizia):
  AIELLO: «Introduzione dell'articolo 421-bis del codice penale, concernente il reato di associazione con finalità di gestione e controllo di attività della pubblica amministrazione» (3956) Parere delle Commissioni I, V, VIII e XI;
  AIELLO: «Introduzione dell'articolo 649-bis del codice penale, in materia di circostanza aggravante per taluni reati commessi al fine di limitare la libertà di opinione» (3957) Parere delle Commissioni I e VII;
  ANDREA MAESTRI ed altri: «Modifiche alla tabella A allegata all'ordinamento giudiziario, di cui al regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, relative alle circoscrizioni dei tribunali di Napoli e di Napoli Nord in Aversa, e alla tabella A allegata alla legge 21 novembre 1991, n. 374, relative a uffici del giudice di pace compresi nelle medesime circoscrizioni» (3996) Parere delle Commissioni I, V e XI.

   VI Commissione (Finanze):
  MORETTO ed altri: «Disposizioni per la cessione dei crediti di imposta maturati per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici mediante contratto di sconto con un intermediario finanziario» (3919) Parere delle Commissioni I, II, V, VIII e X.

   XI Commissione (Lavoro):
  PATRIZIA MAESTRI ed altri: «Modifica all'articolo 5 del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22, concernente la durata della nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego per i lavoratori stagionali» (3977) Parere delle Commissioni I, V, VII, X, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XII Commissione (Affari sociali):
  ROBERTA AGOSTINI ed altri: «Modifica all'articolo 2 della legge 22 maggio 1978, n. 194, concernente le funzioni dei consultori familiari e disposizioni in materia di obiezione di coscienza, di verifica dell'attuazione delle norme sull'interruzione della gravidanza, nonché di sanzione amministrativa pecuniaria per il reato di aborto clandestino» (3968) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 2 agosto 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, la relazione sull'attività svolta, sul bilancio di previsione e sulla consistenza degli organici del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), riferita all'anno 2015, corredata dai relativi allegati.

  Questa relazione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissioni dal Ministro dello sviluppo economico.

  Il Ministro dello sviluppo economico, con lettera del 25 luglio 2016, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data all'ordine del giorno Luigi DI MAIO n. 9/2617-A/6, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 9 aprile 2015, concernente il superamento della possibilità di delegare a soggetti privati lo svolgimento di ispezioni e/o revisioni presso società cooperative.

  La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive) competente per materia.

  Il Ministro dello sviluppo economico, con lettera in data 1o agosto 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 1985, n. 808, la relazione sullo stato dell'industria aeronautica, riferita all'anno 2015 (Doc. CCXXVI, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal Ministro dell'economia e delle finanze.

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 28 luglio 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9, comma 11, del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015, n. 125, la prima relazione sulle erogazioni effettuate in favore dei policlinici universitari gestiti direttamente da università non statali e dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù, aggiornata al primo trimestre 2016 (Doc. CCXLI, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera del 29 luglio 2016, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data alla risoluzione conclusiva QUARTAPELLE PROCOPIO ed altri n. 8/00186, accolta dal Governo ed approvata dalla III Commissione (Affari esteri) nella seduta del 14 giugno 2016, concernente l'impegno dell'Italia per il Fondo Globale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria.

  La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) competente per materia.

Trasmissione dal Vice Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  Il Vice Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 25 luglio 2016, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 6 febbraio 1992, n. 180, concernente la partecipazione dell'Italia alle iniziative di pace e umanitarie in sede internazionale, l'intenzione di concedere un contributo all'ente «Global Equality Fund» per attività a sostegno lotta contro le discriminazioni e le violenze nei confronti delle persone LGBTI.

  Questa comunicazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 2 agosto 2016, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'inclusione delle emissioni e degli assorbimenti di gas a effetto serra risultanti dall'uso del suolo, dal cambiamento di uso del suolo e dalla silvicoltura nel quadro 2030 per il clima e l'energia e recante modifica del regolamento (UE) n. 525/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a un meccanismo di monitoraggio e comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra e di comunicazione di altre informazioni in materia di cambiamenti climatici (COM(2016) 479 final), corredata dai relativi allegati (COM(2016) 479 final – Annexes 1 to 6), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle riduzioni annuali vincolanti delle emissioni di gas a effetto serra a carico degli Stati membri nel periodo 2021-2030 per un'Unione dell'energia resiliente e per onorare gli impegni assunti a norma dell'accordo di Parigi e recante modifica del regolamento (UE) n. 525/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ad un meccanismo di monitoraggio e comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra e di comunicazione di altre informazioni in materia di cambiamenti climatici (COM(2016) 482 final), corredata dai relativi allegati (COM(2016) 482 final – Annexes 1 to 4) e documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto (SWD(2016) 248 final), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla valutazione dell'attuazione della decisione n. 406/2009/CE a norma del suo articolo 14 (COM(2016) 483 final), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Valutazione ex post del programma europeo di monitoraggio della Terra GMES e della sua fase iniziale di operatività 2011-2013(COM(2016) 492 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 2 agosto 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio a norma dell'articolo 10 della decisione quadro 2008/841/GAI del Consiglio, del 24 ottobre 2008, relativa alla lotta alla criminalità organizzata (COM(2016) 448 final);
   Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva (UE) 2015/849 relativa alla prevenzione dell'uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo e che modifica la direttiva 2009/101/CE (COM(2016) 450 final);
   Relazione della Commissione – Controllo dell'applicazione del diritto dell'Unione europea – Relazione annuale 2015 (COM(2016) 463 final);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Bilancio e possibili prospettive per quanto riguarda la situazione di non reciprocità con taluni paesi terzi nel settore della politica dei visti (Seguito della comunicazione del 12 aprile) (COM(2016) 481 final).

Trasmissione dalla Fondazione Ugo Bordoni.

  Il Presidente della Fondazione Ugo Bordoni, con lettera in data 29 luglio 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, la relazione sull'attività svolta dalla medesima Fondazione nell'anno 2015 (Doc. CCVIII, n. 4).

  Questa relazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dal Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna.

  La Presidente del Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna, con lettera in data 29 luglio 2016, ha trasmesso il testo di una risoluzione recante osservazioni sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Un'agenda europea per l'economia collaborativa (COM(2016) 356 final).

  Questo documento è trasmesso alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dalla provincia autonoma di Bolzano.

  La difensora civica della provincia autonoma di Bolzano, con lettera in data 4 luglio 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2015 (Doc. CXXVIII, n. 45).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).

Richieste di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 1o agosto 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5 della legge 7 agosto 2015, n. 124, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante individuazione di procedimenti oggetto di autorizzazione, segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), silenzio assenso e comunicazione e definizione dei regimi amministrativi applicabili a determinate attività e procedimenti (322).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) e, per le conseguenze di carattere finanziario, alla V Commissione (Bilancio), nonché, d'intesa con il Presidente del Senato della Repubblica, alla Commissione parlamentare per la semplificazione. Le predette Commissioni dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 2 ottobre 2016.

  Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 2 agosto 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 7 ottobre 2014, n. 154, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2014/42/UE relativa al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato nell'Unione europea (323).

  Questa richiesta, è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla II Commissione (Giustizia) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del Regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea). Tali Commissioni dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 12 settembre 2016. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 23 agosto 2016.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

  Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

PROGETTO DI BILANCIO DELLA CAMERA DEI DEPUTATI PER L'ANNO FINANZIARIO 2016 (DOC. VIII, N. 8)

Doc. VIII, n. 8 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità, nell'ambito della sfera di autonoma determinazione ad essi riservata dal Regolamento della Camera, dell'adozione di ulteriori iniziative che contribuiscano al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
    1) uniformare il trattamento economico complessivo dei deputati agli standard europei orientato all'attribuzione di servizi finalizzati all'espletamento del mandato;
    2) azzerare immediatamente qualsiasi attribuzione spettante agli ex Presidenti della Camera equiparandoli, senza indugio alcuno, ai deputati cessati dal mandato;
    3) nella spesa per beni e servizi: a) utilizzare Consip per le procedure di gara e contratti; b) utilizzo di software open source; c) limitare allo stretto indispensabile il ricorso al cartaceo;
    4) integrare le attività delle Amministrazioni dei due rami del Parlamento per quanto riguarda la documentazione, pubblicazioni e libreria; informatica; gare e contratti; polo bibliotecario; rapporti internazionali; bilancio e finanza pubblica; garantendo un efficiente livello di svolgimento delle funzioni essenziali dell'apparato, specie di quelle di diretto supporto tecnico alle attività degli organi parlamentari, verificando l'eventuale esigenza di riqualificare il personale;
    5) attuare un piano di riforma degli schemi organizzativi dell'Amministrazione al fine di adeguare la struttura alle moderne esigenze funzionali ed esclusive dell'attività parlamentare;
    6) sospendere immediatamente la realizzazione di tutti gli eventi che non siano strettamente collegati alle finalità istituzionali a partire dagli eventi musicali, mostre, presentazioni di libri e convegni che non hanno stretta attinenza con l'attività legislativa;
    7) prevedere meccanismi concorsuali per le periodiche verifiche della professionalità e per l'avanzamento della carriera che preveda rigorosi quanto oggettivi parametri di valutazione;
    8) integrare il sistema degli scatti, subordinando gli stessi a giudizi positivi fondati su di un sistema di valutazione semplice basato su criteri oggettivi e trasparenti;
    9) recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001 in materia di mobilità pubblico-privato, che consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organismi internazionali o privati senza alcun costo per l'Amministrazione che potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti.
9/Doc. VIII, n. 8/1Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità, nell'ambito della sfera di autonoma determinazione ad essi riservata dal Regolamento della Camera, dell'adozione di ulteriori iniziative che contribuiscano al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
    nella spesa per beni e servizi: a) utilizzare Consip per le procedure di gara e contratti; b) limitare allo stretto indispensabile il ricorso al cartaceo.
9/Doc. VIII, n. 8/1. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    nel passaggio dal 2015 al triennio 2016-18 la spesa per il personale dipendente segna una drastica diminuzione a seguito della riduzione delle retribuzioni, della soppressione dell'istituto della monetizzazione delle festività soppresse non godute, del rinvio al 2017 della corresponsione dell'incremento dell'1 per cento delle retribuzioni tabellari e della proroga della mancata erogazione dell'adeguamento dei trattamenti economici all'indice ISTAT. Il capitolo 1010 Emolumenti per il personale passa dai 196,3 milioni di euro del 2015 ai 175,6 milioni di euro del 2016 (meno 10,5 per cento). Rispetto a tale ultima somma, nel 2017 la spesa scende ulteriormente a 161,9 milioni di euro (meno 7,8 per cento) quindi una diminuzione di 8,9 milioni nel 2016, di 16 milioni nel 2017 e di 6 milioni nel 2018. Conseguentemente è stata ridotta la previsione del capitolo 1015 (Contributi a carico del datore di lavoro) di 690 mila euro nel 2016 di 1,1 milioni di euro nel 2017 e di 195 mila euro nel 2018;
    l'effetto delle misure della deliberazione n. 102 del 2014 cesserà il 31 dicembre 2017;
    in vista di tale previsione di spesa del 2018 che segna un incremento di circa 5,6 milioni rispetto al 2017 (+3,4 per cento), attestandosi per altro ad un livello (167,5 milioni di euro) inferiore di oltre 70 milioni di euro rispetto alla spesa relativa all'anno 2012 (238,4 milioni di euro), ultimo anno della precedente legislatura (circa il 30 per cento in meno),

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di introdurre, in coerenza con gli indirizzi adottati dall'Ufficio di Presidenza, un adeguato sistema di valutazione del personale, in maniera tale che la progressione professionale dei dipendenti, anche con riferimento ai profili economici, venga collegata al superamento di verifiche periodiche della professionalità basate su criteri oggettivi e misurabili, in modo tale da garantire la massima trasparenza e meritocrazia.
9/Doc. VIII, n. 8/2Caparini, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    nel passaggio dal 2015 al triennio 2016-18 la spesa per il personale dipendente segna una drastica diminuzione a seguito della riduzione delle retribuzioni, della soppressione dell'istituto della monetizzazione delle festività soppresse non godute, del rinvio al 2017 della corresponsione dell'incremento dell'1 per cento delle retribuzioni tabellari e della proroga della mancata erogazione dell'adeguamento dei trattamenti economici all'indice ISTAT. Il capitolo 1010 Emolumenti per il personale passa dai 196,3 milioni di euro del 2015 ai 175,6 milioni di euro del 2016 (meno 10,5 per cento). Rispetto a tale ultima somma, nel 2017 la spesa scende ulteriormente a 161,9 milioni di euro (meno 7,8 per cento) quindi una diminuzione di 8,9 milioni nel 2016, di 16 milioni nel 2017 e di 6 milioni nel 2018. Conseguentemente è stata ridotta la previsione del capitolo 1015 (Contributi a carico del datore di lavoro) di 690 mila euro nel 2016 di 1,1 milioni di euro nel 2017 e di 195 mila euro nel 2018;
    l'effetto delle misure della deliberazione n. 102 del 2014 cesserà il 31 dicembre 2017;
    in vista di tale previsione di spesa del 2018 che segna un incremento di circa 5,6 milioni rispetto al 2017 (+3,4 per cento), attestandosi per altro ad un livello (167,5 milioni di euro) inferiore di oltre 70 milioni di euro rispetto alla spesa relativa all'anno 2012 (238,4 milioni di euro), ultimo anno della precedente legislatura (circa il 30 per cento in meno),

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere all'adozione del sistema di valutazione come definito dall'accordo sindacale concernente il Ruolo unico e lo Statuto unico dei dipendenti del Parlamento.
9/Doc. VIII, n. 8/2. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    tenuto conto dell'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/115,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità, nell'ambito della sfera di autonoma determinazione ad essi riservata dal Regolamento della Camera, di uniformare il trattamento economico complessivo dei deputati agli standard europei tenendo conto del fatto che, nelle esperienze dei Paesi comparabili al nostro, si registra la prevalente attribuzione di servizi finalizzati all'espletamento del mandato;

   a valutare l'opportunità di proseguire nell'attuazione dell'indirizzo di massimo contenimento delle spese per consulenze.
9/Doc. VIII, n. 8/3Caparini, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    tenuto conto dell'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/115,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità di proseguire nell'attuazione dell'indirizzo di massimo contenimento delle spese per consulenze.
9/Doc. VIII, n. 8/3. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    in virtù del principio di autonomia degli organi costituzionali l'attività amministrativa della Camera dei deputati è completamente sottratta agli ordinari controlli esterni a cui sono sottoposte le pubbliche amministrazioni;
    al fine di rafforzare la funzione di controllo, anche sulla scorta delle migliori esperienze straniere, con l'introduzione di uno specifico ruolo dell'Assemblea della Camera ora ridotta a semplice notaio;
    ad esempio, il Regolamento dell'Assemblea nazionale francese, all'articolo 16, comma 2, prevede che in ciascun anno della legislatura, tranne quello che precede lo scioglimento dell'Assemblea, all'inizio della sessione ordinaria l'Assemblea elegga una Commissione speciale di quindici membri, presieduta da un deputato d'opposizione, incaricata di «verificare ed appurare» i conti;
    né i Questori, né alcun altro membro dell'Ufficio di Presidenza possono far parte di tale Commissione;
    per realizzare il più volte annunciato «impegno a fare di Montecitorio la casa della buona politica» della Presidente della Camera e realizzare quei «tagli dei costi e maggiore trasparenza: la riforma dell'amministrazione della Camera va avanti con credibilità» tanto auspicati;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/117,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di elaborare un progetto volto all'ulteriore rafforzamento della funzione di controllo amministrativo interno.
9/Doc. VIII, n. 8/4Caparini, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    l'Amministrazione sta facendo fronte all'esigenza di razionalizzazione amministrativa aggiornando le procedure di lavoro e l'assetto organizzativo al fine di evitare sovrapposizioni di attività fra le diverse strutture e di conseguire ogni possibile sinergia operativa; nonostante ciò i servizi e gli uffici della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica continuano spesso a svolgere mansioni e funzioni ridondanti;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/118,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di procedere senza indugio alcuno all'accorpamento, alla razionalizzazione e alla riorganizzazione delle strutture amministrative, alla luce di compiti e funzioni ridondanti, al fine di adottare una gestione ispirata a criteri di maggiore efficienza, efficacia ed economicità.
9/Doc. VIII, n. 8/5Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    al fine di valorizzare gli strumenti tecnologici ed informatici utilizzandoli anche, per esempio, per la dematerializzazione della documentazione, per l'uso della posta elettronica certificata tra i Gruppi parlamentari servizi della Camera nonché tra i servizi stessi;
    nonostante i servizi informatici di comunicazione e condivisione siano già utilizzati sia a livello amministrativo che nelle comunicazioni con i deputati e i Gruppi parlamentari, si rende necessaria l'attivazione di ulteriori richieste e procedure amministrative e legislative;
    considerato l'ordine del giorno Caparini e altri 9/Doc. VIII, n. 6/119, con il medesimo obiettivo,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di prevedere la capillare diffusione degli strumenti informatici nelle attività del personale in modo da conseguire reali risparmi di spesa.
9/Doc. VIII, n. 8/6Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    al fine di valorizzare gli strumenti tecnologici ed informatici utilizzandoli anche, per esempio, per la dematerializzazione della documentazione, per l'uso della posta elettronica certificata tra i Gruppi parlamentari servizi della Camera nonché tra i servizi stessi;
    nonostante i servizi informatici di comunicazione e condivisione siano già utilizzati sia a livello amministrativo che nelle comunicazioni con i deputati e i Gruppi parlamentari, si rende necessaria l'attivazione di ulteriori richieste e procedure amministrative e legislative;
    considerato l'ordine del giorno Caparini e altri 9/Doc. VIII, n. 6/119, con il medesimo obiettivo,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di proseguire nella capillare diffusione degli strumenti informatici nelle attività amministrative.
9/Doc. VIII, n. 8/6. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    la retribuzione del personale è onnicomprensiva e l'istituto dello straordinario non è previsto. Inoltre, per quanto riguarda il lavoro festivo, sono state già adottate misure volte a limitare l'uso di personale nei giorni indicati;
    le ferie ordinarie sono a tutti gli effetti parte della retribuzione e a fronte di una modificazione del rapporto di lavoro deve corrispondere una ridefinizione degli obblighi del lavoratore;
    i riferimenti al lavoro pubblico sono azzardati in quanto la natura della prestazione richiesta è completamente diversa in termini di flessibilità;
    visto l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/120,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

   a valutare l'opportunità di:
    adottare interventi volti alla predisposizione di una corretta e razionale organizzazione del lavoro per ridurre drasticamente la richiesta di straordinari, e al contenimento del lavoro festivo;
    introdurre meccanismi incentivanti che siano in grado di assorbire il monte ore e i giorni di ferie non godute accumulati evitando, a tal fine, che i dipendenti svolgano turni di lavoro di sole 4 ore;
    definire un tetto massimo di ore, che concorrono al computo del monte ore, senza che questo vada in alcun modo a gravare sulla gestione del lavoro;
    introdurre meccanismi che evitino l'accumularsi di ore in eccedenza e di giorni di ferie non godute, compatibilmente con le esigenze di servizio.
9/Doc. VIII, n. 8/7Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    la retribuzione del personale è onnicomprensiva e l'istituto dello straordinario non è previsto. Inoltre, per quanto riguarda il lavoro festivo, sono state già adottate misure volte a limitare l'uso di personale nei giorni indicati;
    le ferie ordinarie sono a tutti gli effetti parte della retribuzione e a fronte di una modificazione del rapporto di lavoro deve corrispondere una ridefinizione degli obblighi del lavoratore;
    i riferimenti al lavoro pubblico sono azzardati in quanto la natura della prestazione richiesta è completamente diversa in termini di flessibilità;
    visto l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/120,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di attivare misure, anche sulla base della normativa vigente, al fine di ridurre l'accumulo di eccedenze orarie e di ferie non godute, anche prevedendo una diversa modalità di fruizione delle ferie accantonate a fine carriera in presenza di un interesse dell'Amministrazione e con il consenso del dipendente interessato.
9/Doc. VIII, n. 8/7. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    alcune funzioni tradizionalmente svolte all'interno della Camera nel corso degli anni hanno subito radicali cambiamenti;
    appare quindi opportuna una verifica generale dei compiti e delle funzioni interne svolte dai diversi dipendenti per verificare eventuali eccedenze di alcune figure e alcuni ruoli a discapito di altri;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc.VIII, n. 6/129,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere alla verifica dell'adeguatezza degli organici e alla loro riorganizzazione funzionale.
9/Doc. VIII, n. 8/8Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    alcune funzioni tradizionalmente svolte all'interno della Camera nel corso degli anni hanno subito radicali cambiamenti;
    appare quindi opportuna una verifica generale dei compiti e delle funzioni interne svolte dai diversi dipendenti per verificare eventuali eccedenze di alcune figure e alcuni ruoli a discapito di altri;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc.VIII, n. 6/129,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire senza indugio nella ricognizione dei fabbisogni organici.
9/Doc. VIII, n. 8/8. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    nonostante l'affermarsi delle nuove tecnologie, la diffusione dei più moderni strumenti informatici e l'introduzione della posta elettronica certificata, le spese relative per servizi di stampa degli atti parlamentari e di atti vari sono sempre più onerose;
    un migliore utilizzo delle tecnologie digitali non solo potrebbe determinare una maggiore produttività dell'apparato amministrativo, ma comporterebbe dei benefici economici di non poco conto:
    valutato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/130,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di utilizzare, da subito, il formato elettronico per la presentazione dei disegni di legge, degli ordini del giorno, degli emendamenti e degli atti di sindacato ispettivo.
9/Doc. VIII, n. 8/9Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    nonostante l'affermarsi delle nuove tecnologie, la diffusione dei più moderni strumenti informatici e l'introduzione della posta elettronica certificata, le spese relative per servizi di stampa degli atti parlamentari e di atti vari sono sempre più onerose;
    un migliore utilizzo delle tecnologie digitali non solo potrebbe determinare una maggiore produttività dell'apparato amministrativo, ma comporterebbe dei benefici economici di non poco conto:
    valutato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/130,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nella semplificazione delle modalità tecniche atte ad agevolare la presentazione in formato elettronico degli atti di iniziativa parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 8/9. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    l'articolo 79 del nuovo Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) circoscrive ai soli contratti lo speciale diritto di accesso riservato ai deputati;
    per tutte le delibere dell'Ufficio di Presidenza e per buona parte di quelle del Collegio dei Questori l'unica forma di pubblicità prevista è la pubblicazione intempestiva sul sito della Camera di una notizia sintetica nel Bollettino degli organi collegiali;
    lo speciale diritto di accesso in questione costituisce un fondamentale elemento di equilibrio del sistema amministrativo, in quanto controbilancia, almeno in parte, l'assenza di controlli amministrativi esterni;
    proprio perciò il diritto di accesso in questione non è subordinato ai presupposti cui soggiace il diritto di accesso ordinario, né a particolari limitazioni nella comunicabilità a terzi dei documenti acquisiti da parte del deputato;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/131,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di prevedere una forma diversa di pubblicità dei resoconti delle riunioni del Collegio dei Questori, che pur nella tutela della privacy e di ogni dato ritenuto sensibile, consenta di aumentare la trasparenza in merito alle delibere adottate.
9/Doc. VIII, n. 8/10Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    il Senato della Repubblica eroga servizi analoghi se non sovrapponibili a quelli necessari al funzionamento della Camera dei deputati;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/132,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

in coerenza con gli indirizzi per l'integrazione e/o unificazione delle attività e funzioni tra le amministrazioni del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, a valutare l'opportunità di procedere nell'opera di razionalizzazione, ottimizzazione e appropriatezza dei servizi, secondo criteri di efficienza, efficacia, appropriatezza ed economicità.
9/Doc. VIII, n. 8/11Caparini, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    il Senato della Repubblica eroga servizi analoghi se non sovrapponibili a quelli necessari al funzionamento della Camera dei deputati;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/132,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire il processo di integrazione funzionale secondo gli indirizzi approvati dall'Ufficio di Presidenza della Camera e dal Consiglio di Presidenza del Senato il 28 gennaio 2016.
9/Doc. VIII, n. 8/11. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    il software libero da diritti proprietari avrebbe un impatto decisivo sull'economia locale dell'innovazione, farebbe lavorare professionisti e imprese che oggi di fatto non hanno un mercato e non lo avranno fino a quando le politiche nel settore pubblico saranno orientate al software chiuso proposto da grandi e influenti produttori con relazioni consolidate, rapporti pluriennali con amministrazioni centrali e periferiche. Alcuni governi pensano che dobbiamo riprendere questo controllo e dare la possibilità al paese, alle industrie locali, ai giovani programmatori di poter avere un ruolo nello sviluppo tecnologico;
    l'Istat da cinque anni a questa parte è progressivamente migrato verso l’open source e, se nel 2003 Istat spendeva 1,2 milioni di euro l'anno in software proprietario, oggi spende meno della metà e sviluppa in proprio gli applicativi e i sistemi open di cui ha bisogno;
    nonostante sia scelta consolidata dell'Amministrazione quella di prediligere gli open source, fatti salvi i casi nei quali se ne rilevi l'indisponibilità, inadeguatezza o mancata convenienza economica;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/133,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di preferire l'utilizzo di un software libero da diritti proprietari.
9/Doc. VIII, n. 8/12Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    al fine di perseguire un radicale ridimensionamento dei costi è imprescindibile attuare progetto di riorganizzazione dei servizi e delle funzioni;
    per raggiungere la finalità di un dimezzamento delle spese di gestione è necessario definire i nuovi obiettivi istituzionali e, su di essi, tarare, definire piante organiche, ruoli, incarichi, organizzazione e retribuzioni;
    è di palmare evidenza che le manifestazioni, mostre e convegni, non fanno parte delle funzioni istituzionali di questa Camera con oneri accessori di gran lunga superiori a quelli di altri soggetti meno costosi e meglio attrezzati;
    malgrado l'approvazione dell'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 4/98 (nuova formulazione), accolto nella seduta del 24 luglio 2014 durante l'esame del bilancio interno 2014, agli eventi tenutisi se ne sono aggiunti altri, tra i quali ancora spiccano i concerti musicali delle bande militari, presentazioni di libri, mostre, interviste che evidentemente hanno poco o nulla a che fare con la missione della Camera dei deputati;
    la Camera dei deputati non è una università, né un museo, né un centro congressi e tantomeno un auditorium;
    al fine di conseguire apprezzabili risparmi economici sul complessivo costo dell'organo parlamentare gravante sul bilancio del Paese in una fase di seria difficoltà del sistema economico;
    questi costi non tengono conto della quota parte di personale e costi di struttura impegnati per la realizzazione di tali manifestazioni, mostre e convegni;
    considerato gli ordini del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/134, Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/135, e Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/136,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

   a valutare l'opportunità di prevedere, a decorrere dall'approvazione del presente provvedimento, la sospensione immediata della realizzazione di tutti gli eventi che non siano strettamente attinenti all'attività legislativa e alle finalità istituzionali della Camera, a partire dalla cancellazione di eventi musicali, mostre, presentazioni di libri e convegni;
   a valutare l'opportunità di procedere ad un'ampia revisione della disciplina dell'uso delle sale dei palazzi sede della Camera dei deputati diversi da Palazzo Montecitorio (Palazzo di vicolo Valdina, Nuova Aula dei gruppi parlamentari), al fine di attuare un'attenta selezione delle iniziative da realizzare con riguardo ai loro contenuti e costi.
9/Doc. VIII, n. 8/13Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    al fine di perseguire un radicale ridimensionamento dei costi è imprescindibile attuare progetto di riorganizzazione dei servizi e delle funzioni;
    per raggiungere la finalità di un dimezzamento delle spese di gestione è necessario definire i nuovi obiettivi istituzionali e, su di essi, tarare, definire piante organiche, ruoli, incarichi, organizzazione e retribuzioni;
    è di palmare evidenza che le manifestazioni, mostre e convegni, non fanno parte delle funzioni istituzionali di questa Camera con oneri accessori di gran lunga superiori a quelli di altri soggetti meno costosi e meglio attrezzati;
    malgrado l'approvazione dell'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 4/98 (nuova formulazione), accolto nella seduta del 24 luglio 2014 durante l'esame del bilancio interno 2014, agli eventi tenutisi se ne sono aggiunti altri, tra i quali ancora spiccano i concerti musicali delle bande militari, presentazioni di libri, mostre, interviste che evidentemente hanno poco o nulla a che fare con la missione della Camera dei deputati;
    la Camera dei deputati non è una università, né un museo, né un centro congressi e tantomeno un auditorium;
    al fine di conseguire apprezzabili risparmi economici sul complessivo costo dell'organo parlamentare gravante sul bilancio del Paese in una fase di seria difficoltà del sistema economico;
    questi costi non tengono conto della quota parte di personale e costi di struttura impegnati per la realizzazione di tali manifestazioni, mostre e convegni;
    considerato gli ordini del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/134, Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/135, e Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/136,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di un ulteriore intervento, dopo quelli già realizzati con la revisione della disciplina sull'utilizzo delle sale di rappresentanza della Camera recentemente approvata dal Collegio dei Questori, di razionalizzazione nella programmazione degli eventi presso le sale della Camera.
9/Doc. VIII, n. 8/13. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    le spese di manutenzione e valorizzazione del patrimonio immobiliare e mobiliare si confermano al di fuori di ogni valore di mercato con poste ingiustificabili;
    gli uffici della Camera dei deputati spesso svolgono servizi ed hanno mansioni e/o funzioni ridondanti;
    è evidente la necessità di accorpare, razionalizzare e riorganizzare le strutture amministrative alla luce di compiti e funzioni ridondanti al fine di raggiungere una gestione tesa a criteri di maggiore efficienza, efficacia ed economicità;
    il 2 e 3 luglio 1984 nell'Aula di Palazzo Montecitorio si è tenuta una conferenza sulle prospettive di riforma e ammodernamento promossa dal Presidente della Camera Nilde Iotti;
    ai lavori parteciparono i membri dell'Ufficio di Presidenza, i gruppi parlamentari, i deputati, i responsabili dei vertici amministrativi, i dipendenti, i rappresentati delle organizzazioni sindacali oltre ai giornalisti parlamentari al termine dei quali la Presidente Iotti individuò «una volontà comune di trovare criteri di organizzazione e di funzionamento degli apparati parlamentari capaci di assicurare le migliori condizioni di lavoro per i singoli e la più alta efficienza della struttura»;
    come documentato dal settimanale «Epoca» nove esperti della società di consulenza aderenti all'ASSCO vennero successivamente incaricati dall'Ufficio di Presidenza della Camera di effettuare un'indagine che, come si legge da un comunicato dell'ANSA del 2 giugno 1989, ha «accertato due linee di tendenza: la prima è che il personale di Montecitorio, funzionari, impiegati e commessi, nel suo insieme è di ottima qualità. Professionisti seri, preparati, corretti, che potrebbero benissimo figurare in qualunque azienda privata. La seconda linea di tendenza che emerge dall'indagine è che la macchina amministrativa, così com’è congegnata, risente di disfunzioni cumulate nel tempo, di sovrapposizioni di ruoli e di competenze fra i diversi uffici e servizi. Ma i super-esperti mettono soprattutto l'accento su un dato: il personale, se fosse utilizzato secondo criteri aziendali, potrebbe rendere assai meglio di come ha reso finora. Urgono rimedi»;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/137,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di individuare un advisor, comunque subordinatamente al completamento del processo di riforma costituzionale in itinere e alla valutazione della compatibilità finanziaria.
9/Doc. VIII, n. 8/14Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la configurazione del consigliere parlamentare come dirigente di un'amministrazione pubblica di eccellenza, con effettive responsabilità di gestione del personale e di risultato e con una specifica qualificazione, anche sotto il profilo delle competenze di merito, impone di affrontare la revisione di alcuni principi che ne caratterizzano lo status giuridico, al fine di adeguarli a tale ruolo, in coerenza con l'evoluzione della normativa esterna;
    una simile revisione appare ormai non più differibile, tenuto conto dell'evidente sperequazione che si è venuta a determinare nella disciplina dello stato giuridico dei consiglieri parlamentari;
    infatti, mentre sono stati recepiti nell'ordinamento interno alla Camera pressoché tutti gli istituti dell'ordinamento esterno miranti al contenimento delle retribuzioni, in linea con le più generali esigenze di riduzione della spesa pubblica, non altrettanto è stato fatto per molti altri importanti istituti che caratterizzano e qualificano il ruolo della dirigenza pubblica, malgrado la loro trasposizione non comporti oneri aggiuntivi per il bilancio interno e sia anzi in grado di assicurare un obiettivo arricchimento dell'Amministrazione in termini di professionalità e competenza del proprio personale dirigente;
    in particolare, si evidenzia la necessità che la definizione dello status complessivo dei consiglieri salvaguardi, in ogni momento della carriera, le esigenze di crescita professionale, di formazione e aggiornamento, di piena ed indipendente esplicazione del ruolo inerente allo specifico profilo professionale;
    ordini del giorno di contenuto analogo sono già stati accolti come raccomandazione nella seduta del 24 luglio 2014, in occasione dell'esame del progetto di bilancio interno della Camera dei deputati;
    ulteriori atti di indirizzo sono stati accolti dai Senatori Questori nella seduta del 24 settembre 2014, in occasione dell'esame del progetto di bilancio interno del Senato della Repubblica;
    a tuttora, non è stato dato seguito agli intendimenti presenti negli ordini del giorno appena richiamati;
    è in fase avanzata la definizione di uno status giuridico unico dei dipendenti dei due rami del Parlamento, anche sulla base della disposizione di cui all'articolo 40, comma 3, del progetto di revisione costituzionale già approvato dal Senato della Repubblica e dalla Camera dei deputati,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di intraprendere un percorso volto a recepire nell'ordinamento interno, anche nella prospettiva della creazione del ruolo unico, le disposizioni di cui all'articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sulla mobilità dei dirigenti pubblici verso realtà private o internazionali, relativamente al collocamento in aspettativa non retribuita con trattamento previdenziale a carico dell'ente di nuova destinazione (e, dunque, senza spese per la Camera), così da colmare una lacuna normativa che si protrae ormai da molti anni e da consentire il più proficuo arricchimento delle esperienze professionali dei consiglieri parlamentari, a beneficio della stessa Amministrazione della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 8/15Pisicchio, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    appare del tutto ingiustificabile il contributo all'associazione degli ex deputati inserita nel capitolo 1160 del bilancio della Camera dotato per 55.000 euro;
    l'associazione ex deputati potrebbe sostenersi attraverso il volontario contributo dei suoi associati che beneficiano di lauti vitalizi;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 6/15,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di eliminare totalmente i contributi destinati all'associazione degli ex parlamentari che appaiono del tutto inconferenti con la politica di contenimento e riduzione delle spese portata avanti dall'Amministrazione della Camera dei Deputati.
9/Doc. VIII, n. 8/16Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    le misure adottate per regolare il rapporto di lavoro tra deputato e collaboratori non hanno colmato il vuoto regolamentare, ad oggi, non esiste una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori; non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento, non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione, non vi è alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi fiscali e previdenziali, così come mancano completamente garanzie di trasparenza ed efficienza nella gestione dell'attività di assistenza al lavoro parlamentare;
    la mancata regolamentazione, in particolare sotto un profilo qualitativo, della figura professionale del collaboratore parlamentare, lascia quindi il rapporto di lavoro alla sola ed unica contrattazione fra le parti, con il rischio, ampiamente rilevato dai media e, da ultimo, dal rapporto 2014 dell'Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione (IRPA), titolato «I collaboratori dei parlamentari. Il personale addetto alla politica», di produrre distorsioni e irregolarità nel rapporto di lavoro;
    peraltro, sebbene vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia di sovente le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato e nonostante l'approvazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183 e relativi decreti attuativi consenta l'adozione di tipologie contrattuali più appropriate all'effettiva prestazione di lavoro resa dai collaboratori;
    in molti Paesi europei, la figura del collaboratore parlamentare è stata riconosciuta attraverso una chiara definizione e una puntuale e trasparente disciplina della materia, nella quale sono esplicitati le diverse configurazioni del rapporto di lavoro (natura autonoma o subordinata), i vari tipi contrattuali, i tetti finanziari e il numero massimo di collaboratori e tirocinanti per parlamentare, il responsabile dell'erogazione della retribuzione, nonché dei contributi fiscali e previdenziali, eventuali requisiti e incompatibilità, nonché le modalità di svolgimento e di risoluzione del rapporto di lavoro;
    il Parlamento Europeo il 28 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca le seguenti disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari: i deputati hanno diritto ad essere assistiti da collaboratori personali da loro liberamente scelti; il Parlamento copre le spese effettivamente sostenute per l'impiego degli assistenti; il Parlamento fissa le condizioni per l'esercizio di questo diritto; inoltre, con una decisione dell'Ufficio di Presidenza del Parlamento europeo del 19 maggio 2008 (GUCE C 159 del 13 luglio 2008) sono state adottate le Misure di attuazione dello Statuto, il cui Capitolo 5 è dedicato ai collaboratori personali dei deputati;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/104 che, analogamente agli numerosi diversi ordini del giorno presentati impegnava l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore Parlamentare;
    l'Ufficio di Presidenza è intervenuto, come richiesto, sulla questione dei collaboratori parlamentari, i quali si sono nel frattempo costituiti nell'Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari (AICP), che conta oggi più di cento iscritti tra i collaboratori di deputati appartenenti ai diversi gruppi parlamentari, e rappresenta un interlocutore credibile e affidabile per raccogliere indirizzi e suggerimenti orientati al miglioramento delle loro condizioni di lavoro e a un più corretto ed efficace funzionamento della macchina istituzionale,

invita l'Ufficio di Presidenza a valutare l'opportunità di:

   dare mandato al Collegio dei Questori affinché approfondisca, riferendo quanto prima all'Ufficio di Presidenza, i termini giuridici, economici, organizzativi e contabili di una disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore ispirata ai principi di cui alle premesse;
   ferma restando la massima tutela del diritto di privacy, assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, sia dato conoscere il numero complessivo di tali contratti, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti.
9/Doc. VIII, n. 8/17Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    le misure adottate per regolare il rapporto di lavoro tra deputato e collaboratori non hanno colmato il vuoto regolamentare, ad oggi, non esiste una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori; non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento, non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione, non vi è alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi fiscali e previdenziali, così come mancano completamente garanzie di trasparenza ed efficienza nella gestione dell'attività di assistenza al lavoro parlamentare;
    la mancata regolamentazione, in particolare sotto un profilo qualitativo, della figura professionale del collaboratore parlamentare, lascia quindi il rapporto di lavoro alla sola ed unica contrattazione fra le parti, con il rischio, ampiamente rilevato dai media e, da ultimo, dal rapporto 2014 dell'Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione (IRPA), titolato «I collaboratori dei parlamentari. Il personale addetto alla politica», di produrre distorsioni e irregolarità nel rapporto di lavoro;
    peraltro, sebbene vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia di sovente le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato e nonostante l'approvazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183 e relativi decreti attuativi consenta l'adozione di tipologie contrattuali più appropriate all'effettiva prestazione di lavoro resa dai collaboratori;
    in molti Paesi europei, la figura del collaboratore parlamentare è stata riconosciuta attraverso una chiara definizione e una puntuale e trasparente disciplina della materia, nella quale sono esplicitati le diverse configurazioni del rapporto di lavoro (natura autonoma o subordinata), i vari tipi contrattuali, i tetti finanziari e il numero massimo di collaboratori e tirocinanti per parlamentare, il responsabile dell'erogazione della retribuzione, nonché dei contributi fiscali e previdenziali, eventuali requisiti e incompatibilità, nonché le modalità di svolgimento e di risoluzione del rapporto di lavoro;
    il Parlamento Europeo il 28 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca le seguenti disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari: i deputati hanno diritto ad essere assistiti da collaboratori personali da loro liberamente scelti; il Parlamento copre le spese effettivamente sostenute per l'impiego degli assistenti; il Parlamento fissa le condizioni per l'esercizio di questo diritto; inoltre, con una decisione dell'Ufficio di Presidenza del Parlamento europeo del 19 maggio 2008 (GUCE C 159 del 13 luglio 2008) sono state adottate le Misure di attuazione dello Statuto, il cui Capitolo 5 è dedicato ai collaboratori personali dei deputati;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/104 che, analogamente agli numerosi diversi ordini del giorno presentati impegnava l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore Parlamentare;
    l'Ufficio di Presidenza è intervenuto, come richiesto, sulla questione dei collaboratori parlamentari, i quali si sono nel frattempo costituiti nell'Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari (AICP), che conta oggi più di cento iscritti tra i collaboratori di deputati appartenenti ai diversi gruppi parlamentari, e rappresenta un interlocutore credibile e affidabile per raccogliere indirizzi e suggerimenti orientati al miglioramento delle loro condizioni di lavoro e a un più corretto ed efficace funzionamento della macchina istituzionale,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di svolgere un ulteriore approfondimento in merito alla disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, sulla base dei principi di trasparenza e di contenimento delle spese dell'istituzione parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 8/17. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    la perdurante crisi socio-economica ed il persistere di anacronistici e vetusti privilegi, consolidano nell'opinione pubblica l'idea che i parlamentari non siano al servizio dei cittadini, bensì rappresentino una casta;
    l'istituto del vitalizio nasce, nel dopoguerra, con l'intento di consentire a deputati e senatori di poter svolgere il proprio mandato senza condizionamenti economici di alcun genere, garantiti dal fatto di poter rinunciare al proprio lavoro per svolgere l'attività politica perché coperti da una rendita per tutta la vita se non sono rieletti. Secondo questa logica, un parlamentare operaio poteva essere libero di votare una legge contro gli interessi della sua azienda, senza essere condizionato dal fatto che al termine della legislatura sarebbe tornato a lavorare nell'azienda. Purtroppo, però, il nobile fine si è perso e, nel tempo, il vitalizio è divenuto un vero e proprio privilegio, dovuto a una serie di fattori, come il fatto che prima del 2011 bastava essere stati parlamentari un solo giorno per acquisire il diritto all'assegno vitalizio, o il rapporto iniquo – tuttora vigente – tra i versamenti effettuati e l'ammontare che si percepisce (si versa l'8,6 per cento dell'indennità lorda per almeno cinque anni e si incassa dopo i 60 anni di età fino a quindici volte i contributi versati);
    per eletti e cittadini il principio alla base del trattamento pensionistico deve essere identico. Gli eletti altro non sono che persone al servizio dei cittadini elettori e, quindi, devono valere anche per loro le regole e i criteri imposti alla collettività dalla legge Fornero;
    a seguito di precedenti interventi, già dal 1o gennaio 2012 tutti gli assegni vitalizi dei parlamentari vengono calcolati con il metodo contributivo, ma con il sistema del pro rata, cioè solo per la parte di rendita maturata dopo il 31 dicembre 2011. Ciò vuol dire che i parlamentari cessati dal mandato e quelli in carica ma non al primo mandato, percepiscono – se già ultrasessantenni – o percepiranno alla maturazione del requisito anagrafico una consistente quota del vitalizio calcolato con le più vantaggiose regole del metodo retributivo;
    diverse sono le pronunce della Corte costituzionale, secondo cui «il legislatore può – al fine di salvaguardare equilibri di bilancio e contenere la spesa previdenziale – ridurre trattamenti pensionistici già in atto» e che (sentenze n. 446 del 2002, n. 361 del 1996, n. 240 del 1994 e n. 882 del 1988) riconoscendo di fatto che la prestazione «ben può subire gli effetti di discipline più restrittive introdotte non irragionevolmente da leggi sopravvenute»;
    la recente deliberazione dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati congiuntamente con il Consiglio di Presidenza del Senato della Repubblica ha previsto la cessazione dell'erogazione dei trattamenti previdenziali erogati a titolo di assegno vitalizio o pensione a favore dei deputati cessati dal mandato che abbiano riportato condanne in via definitiva;
    nonostante la suddetta deliberazione, nel raffronto tra previsioni 2014 e previsioni 2015 si nota che la voce Trattamento previdenziale dei deputati cessati dal mandato subisce un incremento di 920 mila euro (+ 0,67 per cento), in quanto nel 2014 la spesa ammontava a 136,900 milioni di euro e nel 2015 a 137,820 milioni di euro,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di abolire l'assegno vitalizio, riconoscendo una rendita calcolata con il sistema contributivo, al fine di armonizzare la rendita pensionistica dei parlamentari nazionali al trattamento riconosciuto a tutti i cittadini lavoratori, secondo il principio in virtù del quale ciascuno percepisce in base a quanto versato.
9/Doc. VIII, n. 8/18Caparini.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    gli interventi relativi allo status dei dipendenti di questa Amministrazione sono stati tesi al recepimento di istituti e limitazioni introdotti in relazione ai dipendenti e ai dirigenti delle amministrazioni centrali dello Stato;
    anche in relazione al trattamento retributivo delle carriere direttive dell'amministrazione parlamentare, la tendenza in corso è chiaramente nel senso dell'introduzione degli stessi limiti posti per la dirigenza pubblica delle amministrazioni centrali;
    a queste innovazioni tese a ridurre la specialità del rapporto di lavoro alle dipendenze delle Amministrazioni parlamentari dovrebbero essere accompagnati ad inquadramento dello status giuridico delle stesse figure professionali;
    in particolare, la figura del consigliere parlamentare è equiparabile al dirigente di una amministrazione pubblica, con effettive responsabilità di gestione del personale e di risultato e con una specifica qualifica, anche sotto il profilo delle competenze di merito;
    tale profilo di eccellenza necessita di una definizione del proprio status complessivo, salvaguardando, in ogni momento della carriera, le esigenze di crescita professionale, di formazione e di aggiornamento, nonché di piena e indipendente esplicazione del ruolo inerente allo specifico profilo professionale;
    l'inserimento di meccanismi di mobilità pubblico-privato, analoghi a quelli previsti per le figure dirigenziali delle amministrazioni centrali dello Stato consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organismi internazionali o privati senza alcun costo per l'Amministrazione, che ben potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 107,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sulla mobilità dei dirigenti pubblici relativamente al collocamento in aspettativa non retribuita, con trattamento previdenziale a carico dell'ente di nuova destinazione.
9/Doc. VIII, n. 8/19Caparini, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    a tal fine è indispensabile individuare un complesso di interventi su cui orientare prioritariamente le attività di competenza del Collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza;
    sono in avanzata fase di approfondimento le attività finalizzate alla definizione di un sistema di valutazione comune delle prestazioni del personale delle Amministrazioni di Camera e Senato, al quale sarà condizionata non solo l'attribuzione di misure incentivanti, ma anche la stessa percorrenza della carriera economica;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/109,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di integrare il sistema degli scatti, subordinando gli stessi a giudizi positivi fondati su di un sistema di valutazione semplice basato su criteri oggettivi e trasparenti.
9/Doc. VIII, n. 8/20Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    a tal fine è indispensabile individuare un complesso di interventi su cui orientare prioritariamente le attività di competenza del Collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza;
    sono in avanzata fase di approfondimento le attività finalizzate alla definizione di un sistema di valutazione comune delle prestazioni del personale delle Amministrazioni di Camera e Senato, al quale sarà condizionata non solo l'attribuzione di misure incentivanti, ma anche la stessa percorrenza della carriera economica;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/109,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere all'adozione del Sistema di valutazione definito nell'accordo sindacale che sarà sottoposto all'esame dell'Ufficio di Presidenza in tema di Statuto unico dei dipendenti del Parlamento.
9/Doc. VIII, n. 8/20. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la chiusura dei palazzi nelle giornate in cui non c’è attività legislativa consentirebbe di conseguire importanti risparmi;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/111,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere la chiusura dei palazzi della Camera nelle giornate prefestive diverse dal sabato ed eventualmente nei periodi di aggiornamento dei lavori parlamentari, ad eccezione della Biblioteca e della Sala Stampa.
9/Doc. VIII, n. 8/21Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    i deputati obbligatoriamente versano mensilmente, in un apposito fondo di solidarietà, una quota della propria indennità lorda, pari a 526,66 euro (il 4,5 per cento dell'indennità) destinata al sistema di assistenza sanitaria integrativa che eroga rimborsi, a fronte della presentazione di apposite fatture, per le spese sanitarie sostenute secondo quanto previsto da un apposito tariffario;
    l'assistenza sanitaria integrativa è estesa anche ai figli, coniuge o conviventi;
    le voci di spesa rimborsabili sono rappresentate per lo più da ricoveri, interventi chirurgici, odontoiatria, rimborsi per fisioterapia, analisi e accertamenti, rimborso del ticket;
    il Fondo è autonomo dal punto di vista finanziario, non grava quindi sul bilancio della Camera ma si regge sulla contribuzione dei singoli parlamentari. Ciò comporta però, una diversità nell'uso tra coloro i quali usufruiscono integralmente del Fondo e coloro che invece non ne beneficiano affatto o in maniera minima;
    considerato l'ordine del giorno Caparini 9/Doc. VIII, n. 6/112,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere che il versamento al fondo di cui in premessa sia a titolo facoltativo e non obbligatorio al fine di poter scegliere se usufruire o meno dell'assistenza sanitaria integrativa dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 8/22Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    il 24 luglio 2014, in sede di approvazione del Bilancio Camera consuntivo 2013 e previsionale per il 2014, sono stati accolti gli ordini del giorno Melilla 9/Doc. VIII, n.4/5 e Mannino 9/Doc. VIII, n.4/70, che impegnavano il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza, per quanto di rispettiva competenza, a procedere alla revisione dell'Allegato B;
    l'anno successivo, in occasione dell'approvazione del Bilancio Camera consuntivo 2014 e previsionale per il 2015, è stato accolto l'ulteriore ordine del giorno Mazziotti 9/Doc VIII, n.6/88, che invitava l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori, per le rispettive competenze, a procedere entro la fine dell'anno alla verifica dei nominativi inseriti nell'Allegato B, al fine di limitarne la composizione ai soli che, sulla base dei criteri già stabiliti con DUP n. 9 del 4 aprile 2013, articolo 2, comma 1, lettere b) e c), abbiano reale diritto a permanere nel medesimo Allegato B;
    l'incarico in capo al Collegio dei Questori di procedere ad una verifica sistematica per ciascuno dei nominativi inseriti nel cosiddetto «Allegato B» è stato, per l'appunto, fissato con la citata DUP n.9/2013, da attuarsi entro 15 giorni dall'approvazione della delibera medesima, nell'ottica di far chiarezza sui nominativi in esso inseriti e procedere alla riduzione della consistenza dell'allegato medesimo – come da previsione della delibera n.227/2013- tenendo conto dell'attività lavorativa effettivamente prestata dai soggetti inseriti e della continuità dei rapporti di lavoro nell'arco delle diverse legislature; ciò al fine di salvaguardare le competenze e le professionalità acquisite nel tempo;
    ad oggi, nonostante siano trascorsi ben 27 mesi, non risulta ancora alcun seguito ai predetti impegni,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di attuare, entro sessanta giorni dall'approvazione del presente provvedimento, quanto finora rinviato in merito alla «verifica sistematica per ciascuno dei nominativi inseriti nell'Allegato B (...) in modo da limitarne la composizione ai soli nominativi (...) per le cui prestazioni professionali sia stato manifestato concreto e attuale interesse», secondo i criteri già stabiliti nelle delibere citate in premessa e le indicazioni accolte con gli ordini del giorno ivi richiamati.
9/Doc. VIII, n. 8/23Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    il 24 luglio 2014, in sede di approvazione del Bilancio Camera consuntivo 2013 e previsionale per il 2014, sono stati accolti gli ordini del giorno Melilla 9/Doc. VIII, n.4/5 e Mannino 9/Doc. VIII, n.4/70, che impegnavano il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza, per quanto di rispettiva competenza, a procedere alla revisione dell'Allegato B;
    l'anno successivo, in occasione dell'approvazione del Bilancio Camera consuntivo 2014 e previsionale per il 2015, è stato accolto l'ulteriore ordine del giorno Mazziotti 9/Doc VIII, n.6/88, che invitava l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori, per le rispettive competenze, a procedere entro la fine dell'anno alla verifica dei nominativi inseriti nell'Allegato B, al fine di limitarne la composizione ai soli che, sulla base dei criteri già stabiliti con DUP n. 9 del 4 aprile 2013, articolo 2, comma 1, lettere b) e c), abbiano reale diritto a permanere nel medesimo Allegato B;
    l'incarico in capo al Collegio dei Questori di procedere ad una verifica sistematica per ciascuno dei nominativi inseriti nel cosiddetto «Allegato B» è stato, per l'appunto, fissato con la citata DUP n.9/2013, da attuarsi entro 15 giorni dall'approvazione della delibera medesima, nell'ottica di far chiarezza sui nominativi in esso inseriti e procedere alla riduzione della consistenza dell'allegato medesimo – come da previsione della delibera n.227/2013- tenendo conto dell'attività lavorativa effettivamente prestata dai soggetti inseriti e della continuità dei rapporti di lavoro nell'arco delle diverse legislature; ciò al fine di salvaguardare le competenze e le professionalità acquisite nel tempo;
    ad oggi, nonostante siano trascorsi ben 27 mesi, non risulta ancora alcun seguito ai predetti impegni,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità, ferma restando la prospettiva del superamento dell'allegato B, di sottoporre all'Ufficio di Presidenza entro la fine della legislatura una proposta di modifica della normativa vigente volta a ridurre la consistenza dell'allegato B alla delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 227/2012, in modo da tenere conto, in particolare, dell'attività lavorativa effettivamente prestata dai soggetti ivi ricompresi presso i Gruppi parlamentari o presso le segreterie dei deputati titolari di carica istituzionale interna nella presente o nella precedente legislatura, nonché, eventualmente, anche di una rimodulazione in termini maggiormente graduali degli obblighi di assunzione attualmente previsti nel passaggio tra legislature.
9/Doc. VIII, n. 8/23. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    le indennità d'ufficio sono state già ridotte del 10 per cento dal 1o febbraio 2012 (ex delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 174 del 30 gennaio 20120 e di un ulteriore 30 per cento a partire dalla legislatura in corso (deliberazione n. 4 del 2 aprile 2013,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di adeguare le indennità dei deputati agli standard europei.
9/Doc. VIII, n. 8/24Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    l'Ufficio di Presidenza della Camera lo scorso 7 maggio 2015 ha approvato la delibera n. 131 del 2015, volta alla soppressione parziale dei vitalizi ai condannati per reati di particolare gravità;
    ai sensi dell'articolo 1, comma 3, il condannato riabilitato può tornare a godere del vitalizio parlamentare trasformando in mera «sospensione», ovvero «cessazione temporanea», la revoca del vitalizio;
    dal novero dei reati è stato escluso l'abuso d'ufficio (articolo 323 c.p.);
    le misure di revoca (ovvero di sospensione) devono, di volta in volta, essere adottate dall'Ufficio di Presidenza con il rischio che le maggioranze politiche condizionino le decisioni,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità di voler provvedere alla modifica della delibera del 7 maggio 2015 prevedendo:
    a) la cessazione del vitalizio in modo automatico, senza ulteriore deliberazione da parte dell'Ufficio di Presidenza della Camera;
    b) l'abrogazione dell'articolo 1, comma 3, ovvero la possibilità per il condannato riabilitato di poter godere del vitalizio parlamentare;
    c) l'abrogazione dell'articolo 1, comma 4, al fine di impedire ai familiari superstiti di parlamentari condannati, deceduti prima dell'entrata in vigore della delibera, di continuare a percepire i vitalizi in regime di reversibilità;
    d) l'esclusione delle condanne per i reati d'opinione.
9/Doc. VIII, n. 8/25Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    nell'ambito del sistema contabile della Camera con la riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) è stata soppressa la previsione di un sistema di contabilità analitica, che, affiancato al sistema di contabilità finanziaria tuttora vigente, delineava un tipico sistema di contabilità duale;
    la previsione soppressa risultava coerente anche con la legge 31 dicembre 2009, n. 196, che ha introdotto una regolazione contabile unitaria per tutte le pubbliche amministrazioni;
    la soppressione del sistema contabile di tipo economico-finanziario da parte di uno dei rami del Parlamento rischia di far incorrere la Repubblica italiana nella violazione dei Trattati europei e degli impegni assunti in tale sede;
    la legge n. 196 del 2009 ha anche istituito, all'articolo 2, comma 5, il Comitato per i principi contabili delle amministrazioni pubbliche;
    l'autonoma decisione di assumere il parere di tale Comitato in ordine all'adeguatezza dei principi contabili adottati dal R.A.C., anche alla luce degli impegni verso l'Unione europea, non comprometterebbe in alcun modo l'autonomia costituzionale della Camera,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di richiedere al Comitato per i principi contabili un parere circa la coerenza e la compatibilità delle regole contabili contenute nel nuovo R.A.C. con il quadro normativo interno ed europeo in materia e a pubblicare tempestivamente sul sito internet della Camera dei deputati tale parere.
9/Doc. VIII, n. 8/26Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la legge 31 dicembre 2009, n. 196, ha introdotto una regolazione contabile unitaria per tutte le pubbliche amministrazioni volta ad assicurare l'armonizzazione dei conti pubblici a tutti i livelli di governo della Repubblica al fine di garantire la massima trasparenza;
    le disposizioni di tale legge costituiscono principi fondamentali del coordinamento della finanza pubblica, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, e sono anche finalizzate alla tutela dell'unità economica della Repubblica, ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione;
    l'articolo 52, comma 4, della predetta legge, recita: «Le disposizioni di cui alla presente legge sono applicate dalla Presidenza della Repubblica, dal Senato della Repubblica, dalla Camera dei deputati e dalla Corte costituzionale in quanto ritenute compatibili con la sfera di autonomia costituzionalmente riconosciuta a tali organi»;
    in tale contesto l'autonomia spettante agli organi costituzionali non può certo prescindere dal dettato normativo;
    la legge n. 196 del 2009, aggiornando la previgente normativa, conferma che il sistema contabile delle pubbliche amministrazioni italiane deve avere struttura duale, affiancando ad un sistema di contabilità finanziaria un sistema di contabilità economico-patrimoniale;
    con la riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) è stata soppressa la previsione di un sistema di contabilità analitica nell'ambito del sistema contabile della Camera in violazione delle previsioni dell'articolo 52, comma 4, legge n. 196 del 2009;
    la previsione soppressa era infatti conforme ai criteri introdotti per l'armonizzazione dei sistemi contabili ne settore pubblico dalla legge n.196 del 2009;
    allo stato attuale nessuno degli organi costituzionali ha attivato un sistema di contabilità duale (finanziaria ed economico-patrimoniale) presupposto della contabilità analitica,

invita, per le ispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di adottare tutte le iniziative da intraprendere per sanare la evidente situazione di illegittimità, sul piano interno, delle norme del nuovo Regolamento di amministrazione e contabilità, dovuta alla previsione di cui all'articolo 14 di tale Regolamento.
9/Doc. VIII, n. 8/27Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    è imprescindibile quanto improcrastinabile ridurre i costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2015 in percentuale sul totale di 949.413.670 euro incidono per il 27,89 per cento gli stipendi del personale (264.795.143), per il 27,06 per cento le pensioni del personale (256.876.628), per il 14,26 per cento i vitalizi per gli ex deputati (135.414.851), per il 13,52 per cento le indennità dei deputati in carica (128.407.832), per il 3,35 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.802.680), per il 3,32 per cento le imposte e tasse (31.511.874), per il 2,34 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (22.232.628), per l'1,75 per cento l'informatica (16.585.199), per l'1,28 per cento i trasporti (12.121.164), per l'1,24 per cento i servizi di informazione (11.797.847), per lo 0,70 per cento i servizi di pulizia (6.601.495), per lo 0,69 per cento le utenze (6.537.892), per lo 0,59 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.567.538), per lo 0,57 per cento altri servizi (5.384.383), per lo 0,31 per cento le locazioni e servizi accessori (2.902.678), per lo 0,30 per cento i servizi di facchinaggio (2.876.462), per lo 0,24 per cento i servizi di ristorazione (2.319.954), per lo 0,20 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (1.900.956), per lo 0,19 per cento altre spese (1.796.878), per lo 0,12 per cento le assicurazioni (1.106.640), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (757.116), per lo 0,01 per cento studi e ricerche (115.832);
    l'incidenza percentuale sul totale delle voci di spesa è del 41,33 per cento per la previdenza, del 28,04 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, del 10,72 per cento per l'amministrazione, del 6,76 per cento per le spese generali, del 5,27 per cento per la custodia, il mantenimento e la valorizzazione delle sedi, del 3,45 per cento per la documentazione, del 2,01 per cento per le attività per le relazioni esterne e dello 0,88 per cento per le attività internazionali;
    l'Ufficio di Presidenza della Camera nella XVI legislatura ha approvato la normativa di attuazione dell'articolo 4 del decreto-legge n. 98 del 2011 sulla temporaneità dei benefit delle alte cariche disponendo che le attribuzioni spettanti agli ex Presidenti per lo svolgimento delle loro attività politico-istituzionali valessero per un periodo di dieci anni dalla data di cessazione dalla carica di Presidente. Per quanto riguardava gli allora ex Presidenti i benefici vennero riconosciuti per un periodo di dieci anni a decorrere dall'inizio della XVII legislatura a condizione che avessero continuato ad esercitare il mandato nelle due precedenti legislature,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità, nell'ambito della sfera di autonoma determinazione ad essi riservata dal Regolamento della Camera, di azzerare immediatamente qualsiasi attribuzione spettante agli ex Presidenti della Camera, equiparandoli, senza indugio alcuno, ai deputati cessati dal mandato.
9/Doc. VIII, n. 8/28Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la pubblicità dei lavori parlamentari rappresenta un principio costituzionale di fondamentale importanza;
    la Camera dei deputati è impegnata da anni nel garantire la pubblicità di tali lavori nei tempi più veloci possibili, prevedendo la pubblicazione dei resoconti stenografici e sommari delle sedute dell'Assemblea in corso di seduta sul sito web;
    anche dal punto di vista della pubblicità degli organi collegiali (Collegio dei deputati questori ed Ufficio di Presidenza), negli ultimi anni è stato fatto qualche passo avanti, prevedendo – a decorrere dal settembre 2011 – la pubblicazione sul sito web della Camera dei deputati del Bollettino degli Organi collegiali (BOC), normalmente pubblicato mesi dopo lo svolgimento della seduta: un ritardo, ad avviso dei presentatori, inaccettabile;
    tuttavia, appare evidente come permangano tre ordini di problemi relativi alla pubblicità dei lavori degli Organi collegiali: in primo luogo il grave ritardo nella sua pubblicazione sul sito web; in secondo luogo, l'eccessiva sintesi del contenuto della resocontazione e, infine, la indisponibilità dei testi delle delibere dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    attivarsi nel senso di stabilire che i resoconti delle riunioni dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori siano integrali;
    approvare il verbale di tali riunioni in apertura della seduta successiva, in analogia a quanto avviene per il verbale dell'Assemblea;
    fare in modo che tali resoconti siano pubblicati sul sito web della Camera dei deputati al massimo entro cinque giorni dallo svolgimento della riunione dell'organo interessato;
    creare un database delle delibere dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori disponibile alla libera consultazione sul sito web della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 8/29Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    per prassi il progetto di bilancio preventivo e il rendiconto consuntivo della Camera dei deputati, predisposto dal Collegio dei Questori e deliberato dall'Ufficio di Presidenza, è inemendabile da parte dell'Assemblea, cui tali documenti sono comunque sottoposti per l'approvazione finale;
    alla luce di tale prassi, gli ordini del giorno, di fatto, rappresentano l'unico modo che i deputati hanno per incidere sulle scelte amministrativo-contabili della Camera dei deputati;
    dell'attuazione di tali atti di indirizzo che l'Assemblea rivolge al Collegio dei Questori e all'Ufficio di Presidenza, nell'ambito delle rispettive competenze, purtroppo non è dato sapere, se non in occasione dell'esame del successivo bilancio, quando in sede di Ufficio di Presidenza i deputati Questori dovrebbero dare conto dell'attuazione degli ordini del giorno;
    tale prassi, deplorevole ad avviso dei presentatori, estromette, peraltro, completamente i deputati che non siano membri dell'Ufficio di Presidenza, ai quali comunque non si può conculcare il diritto di presentare ordini del giorno e, se accolti o approvati, monitorarne la loro attuazione da parte degli organismi competenti,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di attivarsi al fine di istituire una apposita sezione del sito web della Camera dei deputati all'interno della quale i cittadini tutti possano seguire lo stato di attuazione degli ordini del giorno al bilancio interno che siano stati accolti dall'Ufficio di Presidenza e/o approvati dall'Assemblea della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 8/30Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Ufficio di Presidenza, con deliberazione n. 7 del 2013, ha abolito a decorrere dalla XVII legislatura, i fondi di rappresentanza attribuiti ai deputati titolari di cariche istituzionali interne;
    la suddetta deliberazione ha inoltre previsto che, con la medesima decorrenza, le spese di rappresentanza effettuate dai deputati aventi diritto siano rimborsate, nel limite degli stanziamenti dedicati ai suddetti fondi di rappresentanza, ai sensi della disciplina applicativa stabilita dal Collegio dei Questori in data 26 giugno 2013, d'intesa con il Presidente della Camera;
    la deliberazione n. 7 del 2013 consente ancora ai deputati Presidenti di Commissioni ed ai membri dell'Ufficio di Presidenza il rimborso di massimo 6.500 euro annui per: spese connesse a doni di rappresentanza; spese per la personalizzazione dei doni di rappresentanza; colazioni e pranzi di rappresentanza sostenute presso esercizi pubblici e/o per servizi di catering; spese per il noleggio di autoveicoli, taxi e carburante e spese per l'alloggio nei limiti previsti dalla normativa vigente con riferimenti ai viaggi di studio delle Commissioni permanenti;
    tali soggetti già godono di particolari benefici ed indennità connessi alla loro funzione;
    il fine di rappresentanza risulta essere particolarmente fumoso ed idoneo a prestarsi a facili abusi,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere alla integrale soppressione di tale forma di rimborso, circoscrivendo a casi eccezionali, da autorizzarsi previamente dalla Presidenza, l'ipotesi di rimborsi connessi alle spese di rappresentanza la cui documentazione giustificativa dovrà essere pubblicata sul sito istituzionale della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 8/31Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'opinione pubblica vi è una legittima e crescente insofferenza nei confronti del livello delle indennità dei deputati italiani;
    già dai primi mesi della presente legislatura la delegazione del gruppo del MoVimento 5 Stelle ha proposto all'intero Ufficio di Presidenza di estendere a tutti i deputati in carica il codice di comportamento della forza politica di appartenenza;
    tale codice di comportamento – al quale attualmente aderiscono spontaneamente tutti gli eletti del MoVimento 5 Stelle come condizione necessaria per la permanenza nella nostra forza politica – prevede che l'indennità parlamentare sia fissata in 5.000 euro lordi mensili, ai quali aggiungere un rimborso legato solo ed esclusivamente alle spese rendicontate formalmente sulla pagina personale del deputato sul sito web della Camera;
    tale rimborso dovrebbe sostituire tutte le altre voci di spesa presenti ed estranee all'indennità attualmente previste, ovvero: diaria di soggiorno, rimborso spese per l'esercizio del mandato, rimborso spese accessorie di viaggio, rimborso forfettario spese telefoniche;
    è auspicabile che i risparmi di spesa non riguardino solo il trattamento economico del personale dipendente, ma che anche quello dei parlamentari – diversamente da quanto avvenuto in questa legislatura in cui nessun taglio si è fatto al trattamento dei deputati – sia di esempio e stimolo a tali operazioni di risparmio;
    si tratterebbe senz'altro di una decisione che contribuirebbe a creare una spirale virtuosa che potrebbe dare un contributo determinante al riavvicinamento dei cittadini alle Istituzioni,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di stabilire che: a) l'indennità parlamentare ammonti a 5.000 euro mensili lordi, cui aggiungere un rimborso spese rigorosamente legato alla rendicontazione di quelle per l'esercizio del mandato; b) tale rimborso debba sostituire tutte le altre voci presenti ad esclusione dell'indennità parlamentare di cui alla lettera a); c) la rendicontazione dei rimborsi sia pubblicata sulla pagina personale istituzionale dei deputati presente sul sito web della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 8/32Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino, Paolo Nicolò Romano, Manlio Di Stefano, Rizzetto.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'opinione pubblica vi è una legittima e crescente insofferenza nei confronti del livello delle indennità dei deputati italiani;
    già dai primi mesi della presente legislatura la delegazione del gruppo del MoVimento 5 Stelle ha proposto all'intero Ufficio di Presidenza di estendere a tutti i deputati in carica il codice di comportamento della forza politica di appartenenza;
    per quanto riguarda le indennità erogate in relazione alla carica ricoperta (Presidente della Camera, Vicepresidente della Camera, Questore, Segretario di Presidenza, Presidente di Commissione parlamentare o di Giunta, Vicepresidente o Segretario di Commissione parlamentare o di Giunta, Presidente di Comitato o Delegazione parlamentare), tale codice prevede la integrale rinuncia;
    i deputati appartenenti al gruppo del MoVimento 5 Stelle, sin dal momento del loro insediamento nelle sopra indicate cariche, hanno provveduto spontaneamente e con propria richiesta a rinunciare all'erogazione di tali indennità di carica;
    si tratterebbe senz'altro di una decisione che contribuirebbe a creare una spirale virtuosa che potrebbe dare un contributo determinante al riavvicinamento dei cittadini alle Istituzioni,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sopprimere ogni indennità erogata ai deputati in relazione alla carica ricoperta.
9/Doc. VIII, n. 8/33Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione della Camera dei deputati è da alcuni anni impegnata in una costante opera di contenimento e riduzione della spesa;
    nonostante gli sforzi apprezzabili, molto di più si potrebbe fare al fine di contribuire alla creazione di una spirale virtuosa che potrebbe dare un contributo determinante al riavvicinamento dei cittadini alle Istituzioni;
    in particolare, nell'ambito di un simile contesto, appare del tutto stravagante la permanenza di alcuni contributi ad enti e istituzioni nazionali, inseriti nel capitolo 1160 del progetto di bilancio della Camera per il 2016;
    si tratta, in particolare, dei contributi: alla Fondazione Carlo Finzi (280.000 euro all'anno senza previsione di decurtazione, né eliminazione nei prossimi anni); altri contributi (55.0000 euro anche in questo caso senza previsione di decurtazione, né eliminazione nei prossimi anni), che in particolare risultano articolarsi in due contributi: uno destinato al rettore della chiesa di San Gregorio Nazianzieno e l'altro destinato all'associazione degli ex parlamentari. In particolare, quest'ultima associazione può essere ben sostenuta dai suoi associati che beneficiano di lauti vitalizi,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di eliminare totalmente, a decorrere dall'anno 2017, i contributi citati nella voce «altri contributi», che appaiono del tutto inconferenti con la politica di contenimento e riduzione delle spese portata avanti dall'Amministrazione della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 8/34Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'ambito di una più ampia rivisitazione del trattamento previdenziale dei deputati cessati dal mandato, è necessario privare di ogni beneficio pensionistico i deputati cessati dal mandato e condannati, in via definitiva, per taluni reati di particolare gravità sociale;
    ciononostante, l'Ufficio di Presidenza della Camera il 7 maggio 2015 ha approvato la delibera n. 131 gravemente lacunosa, volta alla soppressione parziale dei vitalizi. In particolare, l’«abrogazione» del vitalizio ai condannati per reati di particolare gravità è stato trasformato in mera «sospensione», ovvero «cessazione temporanea». Ai sensi dell'articolo 1, comma 3, di detta delibera infatti, il condannato definitivo, riabilitato (dopo almeno 3 anni dalla condanna), può nuovamente tornare a godere del vitalizio parlamentare. Inoltre, dal novero dei reati non solo è stato escluso l'abuso d'ufficio (articolo 323 c.p.), bensì tutti quelli non colposi che prevedono pene massime fino 6 anni (e non fino a 4 anni, come previsto dal decreto legislativo n. 235 del 2012). Ancora: le misure concrete di revoca (ovvero di sospensione) non sono automatiche, ma debbono «adottarsi» dall'Ufficio di Presidenza, di volta in volta, con il rischio che le maggioranze politiche possano condizionare le relative decisioni soggettive e, da ultimo, i familiari superstiti di parlamentari condannati, deceduti prima dell'entrata in vigore della delibera, continueranno a percepire i vitalizi,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di provvedere alla modifica della delibera del 7 maggio 2015 prevedendo:
    l'introduzione del reato di abuso d'ufficio nel novero di quelli la condanna definitiva ai quali inibisce la riscossione del vitalizio parlamentare;
    la cessazione del vitalizio parlamentare per i soggetti condannati in via definitiva a pene superiori a due anni di reclusione per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni;
    la cessazione del vitalizio in modo automatico, senza ulteriore deliberazione da parte dell'Ufficio di Presidenza della Camera;
    l'abrogazione dell'articolo 1, comma 3, ovvero della possibilità per il condannato riabilitato di poter godere del vitalizio parlamentare;
    l'abrogazione dell'articolo 1, comma 4, al fine di impedire ai familiari superstiti di parlamentari condannati, deceduti prima dell'entrata in vigore della delibera, di continuare a percepire i vitalizi in regime di reversibilità.
9/Doc. VIII, n. 8/35Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    ai sensi dell'articolo 15, comma 3, del Regolamento della Camera, è attribuito ai Gruppi parlamentari, per ciascun anno di legislatura, un contributo finanziario, unico e onnicomprensivo. L'ammontare del contributo è determinato dall'Ufficio di Presidenza, su proposta del Collegio dei Questori, in occasione dell'approvazione del progetto di bilancio annuale di previsione della Camera, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, del Regolamento di amministrazione e contabilità, tenendo conto delle esigenze funzionali dei Gruppi medesimi. Il contributo è ripartito tra i Gruppi in proporzione alla rispettiva consistenza numerica;
    il contributo unico e onnicomprensivo assicurato ai Gruppi parlamentari a carico del bilancio della Camera, di cui all'articolo 15, comma 3, secondo periodo, del Regolamento, è stato determinato per l'anno solare 2013 (dal 15 marzo al 31 dicembre) nella misura di 25,4 milioni di euro e per gli anni 2014, 2015, 2016, 2017 e 2018 sono stati previsti trasferimenti per circa 32 milioni di euro all'anno,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di ridurre il contributo ai Gruppi parlamentari nella misura del 20 per cento rispetto alle attuali previsioni.
9/Doc. VIII, n. 8/36Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il bilancio interno prevede uno stanziamento sia per il 2015 che per il 2016 di euro 8.450.000 per il rimborso di spese di viaggio ai deputati;
    non risultano chiari né i presupposti né la misura di tali rimborsi,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere che il meccanismo dei rimborsi delle spese di viaggio e dei biglietti erogati ai deputati – in via autonoma o per il tramite dell'agenzia viaggi interna – sia limitato ai soli spostamenti per i quali sia debitamente comprovata la diretta connessione con il mandato parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 8/37Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro, Alberti.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione della Camera, tradizionalmente, aggiorna con grande perizia un eccezionale archivio dei precedenti parlamentari, avendo anche cura di sistematizzarli e organizzarli in preziosi dossier;
    tuttavia, nessuna forma di pubblicità è ad oggi garantita per tali materiali;
    la pubblicazione di questo archivio rappresenterebbe senz'altro un utilissimo strumento di lavoro per tutta la «comunità parlamentare» (deputati, gruppi parlamentari e relativi collaboratori) e, del resto, non si capisce la ragione di tale riservatezza;
    anche la dottrina giuridica, in tempi recenti, ha manifestato una tendenza prevalente a riconsiderare il problema, ritenendo la segretezza non opportuna e confliggente con la necessità di rendere tracciabile e trasparente l'attività dell'istituzione, non solo per i deputati e i gruppi parlamentari, ma anche per gli studiosi del diritto parlamentare,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di provvedere alla pubblicazione sul sito internet istituzionale della Camera dei deputati o, quantomeno sul portale intranet, della banca dati dei precedenti parlamentari, con possibilità di accedervi da parte dei cittadini che ne facciano richiesta.
9/Doc. VIII, n. 8/38Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    importanti progressi sono stati compiuti nel settore dell'autorimessa della Camera dei deputati, dal momento che la spesa è passata da 759.000,00 euro del 2012, ai 675.000,00 del 2013 ai 400.000,00 del 2014, ai 250.000 del 2015, ai 210.000 previsti per il 2016;
    tuttavia, non è ancora sufficiente e appare assolutamente necessario procedere ad una ulteriore progressiva riduzione del parco automobili a disposizione della Camera dei deputati;
    nel programma settoriale per l'autorimessa per l'anno 2016 approvato dal Collegio dei Questori lo scorso 21 dicembre 2015 si legge, per esempio, che i 49 deputati aventi diritto hanno usufruito tra il dicembre 2014 e il novembre 2015 di ben 1.496 «servizi» verso l'aeroporto di Fiumicino, 5.579 «servizi» in sede (ovvero all'interno della città di Roma), nonché di 19 «servizi fuori sede» per un totale di 7.094 «servizi»;
    si tratta di cifre vergognose che contribuiscono ad allargare il fossato tra le Istituzioni e i cittadini: non esiste ragione perché un parlamentare non possa prendere un taxi a sue spese o una vettura privata per raggiungere l'Aeroporto di Fiumicino o per spostamenti all'interno della città di Roma,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere ad una progressiva riduzione dei costi che conduca alla definitiva soppressione dell'autorimessa della Camera dei deputati, ferma restando la disponibilità di una vettura per le esigenze strettamente istituzionali del Presidente della Camera, laddove questa non sia messa a disposizione da altre istituzioni come il Ministero dell'interno per i previsti servizi di scorta.
9/Doc. VIII, n. 8/39Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    in occasione dell'esame del bilancio interno per l'anno 2014, con l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 4/61 si chiedeva che fossero stipulate delle convenzioni con le varie opzioni di car sharing offerte dal mercato al fine di superare l'utilizzo delle cosiddette «auto blu» della Camera dei deputati;
    è opinione dei deputati firmatari che, una volta stipulate le convenzioni senza alcun onere per la Camera dei deputati, le spese legate all'utilizzo delle automobili in car sharing debbano essere a carico dei deputati utilizzatori;
    la Camera dei deputati da anni tiene transennato un ampio settore di Piazza del Parlamento non si sa bene a quale scopo,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    perseguire l'obiettivo di sostituire le autovetture di servizio, ad eccezione di quella del Presidente della Camera laddove questa non sia messa a disposizione dal Ministero dell'interno, con quelle messe a disposizione da servizi privati a carico dei deputati utilizzatori;
    contattare tutte le compagnie di car sharing, al fine di stipulare delle convenzioni e creare un'area di parcheggio su piazza del Parlamento, ripartendo lo spazio attualmente transennato tra le varie compagnie aderenti alla convenzione, senza che per i deputati sia prevista alcuna forma di precedenza rispetto agli altri utenti.
9/Doc. VIII, n. 8/40Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    nel bilancio interno della Camera dei deputati sono riportate annualmente le spese sostenute dalle Commissioni di inchiesta parlamentare istituite nel corso della legislatura;
    la voce riportata in bilancio, però, è esclusivamente quella della spesa di funzionamento annuo che corrisponde sempre in toto alla quota stabilita nell'atto costitutivo della stessa commissione di inchiesta approvato dalla Camera;
    quando si esamina una proposta di istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare, la quota di risorse prevista per il suo funzionamento, sovente è oggetto di polemica interna tra i gruppi parlamentari in sede di esame e, successivamente, è oggetto di polemica da parte dell'opinione pubblica e degli organi di stampa;
    tale situazione ha prodotto la conseguenza negativa che nell'individuare il finanziamento per il funzionamento di una commissione parlamentare di inchiesta non si tenga conto dell'attività che dovrà effettivamente svolgere, ma viga una sorta di pregiudizio negativo a priori;
    tale situazione potrebbe essere in parte modificata se le singole Commissioni di inchiesta potessero allegare al bilancio interno della Camera un rendiconto articolato delle spese sostenute nel corso dell'anno per la propria attività. Ciò, oltre ad aumentare la trasparenza, renderebbe manifesto l'uso di risorse impiegato nell'ambito della propria attività facendo venire meno per il futuro ogni forma di polemica all'atto di decidere la dotazione di una Commissione parlamentare di inchiesta,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere per le Commissioni parlamentari di inchiesta di futura istituzione la possibilità di riportare nel bilancio interno un rendiconto delle spese sostenute.
9/Doc. VIII, n. 8/41Cozzolino, Luigi Di Maio.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    tra le spese utilizzabili al fine del giustificativo del 50 per cento del rimborso inerente le spese per l'esercizio del mandato ci sono anche le somme versate al soggetto politico quale rimborso delle spese relative alla fornitura di servizi o prestazioni, escluse le erogazioni liberali deducibili o detraibili ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, recante testo unico delle imposte;
    la Camera dei deputati chiede al singolo deputato di dichiarare sotto la propria responsabilità che tali somme, versate e portate come giustificativo, non sono erogazioni liberali che godono delle suddette detrazioni fiscali;
    la Camera non ha né gli strumenti né la volontà per accertare l'infedeltà del deputato, pertanto sarebbe opportuno eliminare l'utilizzo delle somme versate al partito come giustificativo per accedere al rimborso inerente il rapporto eletto elettori, anche perché i servizi e le prestazioni rese dal soggetto politico all'eletto godono già degli ingenti finanziamenti pubblici;
    la stragrande maggioranza dei deputati, specialmente coloro che non hanno collaboratori, utilizzano tali erogazioni liberali, imposte dai loro rispettivi partiti, sia come giustificativo del 50 per cento del rimborso inerente il rapporto eletto-elettori che per le detrazioni fiscali previste dalla legge;
    il rimborso inerente il rapporto eletto elettori deve tornare pertanto alla sua funzione originaria: rimborsare le spese di segreteria e di rappresentanza del parlamentare e non palesarsi come un occulto e pertanto illecito finanziamento ai partiti politici,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di eliminare dalle voci di spesa, ai fini dei rimborsi inerenti l'esercizio del mandato, le somme versate al soggetto politico quale rimborso delle spese relative alla fornitura di servizi o prestazioni.
9/Doc. VIII, n. 8/42Paolo Nicolò Romano, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    i collaboratori dei deputati svolgono una funzione essenziale ai fini del buon andamento dei lavori parlamentari, eppure la loro figura professionale non è ancora riconosciuta;
    parliamo di profili con un'ottima formazione accademica e professionale che spesso, proprio nella sede per eccellenza della legalità, le istituzioni parlamentari, sono costretti ad accettare condizioni lavorative lesive della propria dignità e in aperto contrasto con gli articoli 3, 35 e 36 della Costituzione che tutela il lavoro e riconosce il diritto ad un'equa retribuzione e qualifica professionale;
    il problema del mancato riconoscimento professionale dei collaboratori parlamentari è ampiamente noto sia alle cronache giornalistiche che parlamentari,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di stipulare un protocollo di intesa con i rappresentati dell'Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari, al fine di strutturare un percorso idoneo alla soluzione delle problematiche connesse alla loro professione e per un migliore funzionamento delle attività e dei servizi da essi offerti alla Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 8/43Paolo Nicolò Romano, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    l'attività posta in essere da un deputato della Repubblica Italiana riveste un'importanza rilevante per il grado di responsabilità che essa comporta. Le sorti politiche, istituzionali, economiche e sociali di un Paese sono appese alla lucidità e alla buona amministrazione che ciascun soggetto portatore di interessi collettivi e detentore di posizione di vertice svolge quotidianamente;
    si avverte, pertanto, l'esigenza di assicurare alla politica ed alla guida del Paese soggetti idonei psichicamente alle nobili e importanti funzioni che un buon politico deve svolgere. L'allarmante consumo di droghe che interessa l'Europa e l'Italia in particolare deve costituire elemento di preoccupazione e di responsabilità da parte del legislatore;
    il Parlamento è spesso intervenuto sullo spinoso tema del consumo e del traffico delle droghe, cercando di trovare una soluzione al problema attraverso un sistema di norme volto a combattere la diffusione e il consumo di stupefacenti, prevedendo sanzioni anche penalmente rilevanti, nei confronti dei c.d. trasgressori. La politica, però, come al solito, «predica bene e razzola male». Com’è a molti noto, una trasmissione televisiva nazionale qualche tempo fa ha dimostrato, attraverso dei test a sorpresa, come un cospicuo numero di parlamentari risultasse consumatore di droghe pesanti, in particolare di cocaina;
    nel febbraio 2016 il senatore Lucio Barani, di professione medico, ha affermato che su 315 senatori, a suo giudizio, tra i 50 e 70 farebbero uso di droghe pesanti, anche nei bagni del Senato, circostanza verificabile dall'osservazione delle pupille miotiche o midriatiche, suggerendo altresì al Presidente del Senato di effettuare verifiche ambientali;
    le sostanze psicoattive modificano le condizioni psichiche del soggetto e ne alterano l'equilibrio psico-fisico. Le sostanze stimolanti come la cocaina conducono a delirio di persecuzione (il soggetto ben presto si convince di essere spiato, sorvegliato, perseguitato e minacciato) allucinazioni prevalentemente uditive, ma anche visive, tattili e olfattive, distacco dalla realtà, senso di onnipotenza, eccitazione, iperattività, attacchi di collera, pensiero incoerente e riduzione della capacità di autocritica, egocentrismo, insensibilità;
    esiste già nel nostro sistema legislativo una norma disciplinata dall'articolo 125 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 che, in nome della sicurezza sul lavoro, impone a particolari categorie di lavoratori (autisti, camionisti, addetti ai trasporti interni alle aziende, conducenti di treni, piloti, forze armate e di polizia), interessate allo svolgimento di attività pericolose e sensibili, l'obbligo di essere sottoposte al drug test all'assunzione e altri in forma periodica e a sorpresa, allo scopo di salvaguardare la salute stessa dei lavoratori e della collettività che usufruisce dell'attività posta in essere dai medesimi;
    risulta alquanto discutibile, per non dire scandaloso, che i deputati della Repubblica che dovrebbero dare il buon esempio rivestendo un ruolo di primaria importanza e responsabilità, le cui decisioni impattano in modo rilevante sulla collettività, facciano uso di droghe pesanti nell'esercizio delle loro funzioni. Gli stessi, in quanto cittadini, dovrebbero essere destinatari dei medesimi provvedimenti riservati alla gente «comune», non essendo più concepibile un trattamento preferenziale, soprattutto in considerazione della grande importanza sociale che assume il ruolo di parlamentare e dell'imprescindibile legame che unisce lo sviluppo di un Paese ad una sana politica;
    i parlamentari, tra l'altro, godendo dell'immunità, non possono essere sottoposti a controlli da parte dei cani antidroga;
    sarebbe invece assolutamente opportuno, per le ragioni spiegate, prevedere un sistema di controlli – dai costi assolutamente sostenibili, e da imputare a carico dei singoli deputati – volti a verificare attraverso i c.d. drug test, quali tra i parlamentari facciano uso di droghe pesanti;
    l'adozione di tale forma di controlli avrebbe un costo zero per il bilancio della Camera e sarebbe ad esclusivo onere del deputato. I risultati di controlli potrebbero essere pubblicati sulla scheda personale dei singoli deputati, sul sito della Camera, a garanzia del rapporto di trasparenza con i cittadini elettori,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    adottare provvedimenti, senza maggiori oneri per l'Amministrazione, volti a rendere ammissibili e obbligatori i controlli per verificare l'uso di droghe pesanti tra i parlamentari, attraverso l'utilizzo di specifici kit antidroghe da porre a totale carico economico degli esaminati, pubblicando i risultati sul sito della Camera, a garanzia del rapporto di trasparenza con i cittadini elettori;
    compiere periodicamente nei locali della Camera verifiche ambientali, in particolare nei luoghi di possibile assunzione (bagni), pubblicando sul sito della Camera le risultanze sotto forma di dati aggregati;
    consentire periodicamente controlli con cani antidroga innanzi gli accessi ai locali della Camera e all'interno degli stessi, previo accordo con i parlamentari che dovranno rinunciare momentaneamente all'immunità per le ispezioni specifiche.
9/Doc. VIII, n. 8/44Ciprini.


   La Camera,
   premesso che:
    l'attività di un deputato riveste una importanza rilevante per la responsabilità che essa comporta. I deputati hanno il dovere di partecipare all'attività parlamentare con diligenza ed attivamente. Le sorti politiche, istituzionali, economiche e sociali di un Paese sono legate alle decisioni assunte dal deputato che si concretizzano in particolar modo tramite la partecipazione del deputato a tutti i lavori parlamentari e infine con l'espressione del voto in Assemblea ovvero nelle Commissioni competenti;
    particolarmente deplorevole è il fenomeno delle assenze dei deputati durante le sedute dedicate alle discussione generale dei provvedimenti. La discussione generale è infatti una fase fondamentale del processo legislativo, durante la quale ogni singolo deputato può acquisire e scambiare informazioni necessarie per un voto consapevole sul provvedimento;
    è noto che per il deputato il voto in aula è un attestato di partecipazione, quindi vale come «gettone di presenza» rimborsato dalla Stato, ma è altrettanto vero che anche la partecipazione all'attività parlamentare – indipendentemente dalla presenza di votazioni – costituisce una espressione fondamentale della funzione del parlamentare;
    sarebbe opportuno, per le ragioni spiegate, prevedere un sistema di rilevazione delle presenze anche durante la fase della discussione generale, ad esempio aprendo le votazioni, ai fini dell'attestazione della presenza, per ogni iscritto a parlare e prevedendo una percentuale di presenza alle votazioni ai fini dell'erogazione della diaria;
    l'adozione di tale forma di controlli avrebbe un costo zero per il bilancio della Camera, anzi migliorerebbe il confronto e la produttività del deputato,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di introdurre, nella fase della discussione generale dei provvedimenti, un idoneo ed efficace sistema di rilevazione delle presenze ai fini dell'accertamento della presenza e dell'erogazione della diaria, anche eventualmente aprendo delle votazioni ad hoc.
9/Doc. VIII, n. 8/45Ciprini, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    in attuazione dell'articolo 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196, recante «Norme in materia di promozione dell'occupazione», al fine di realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro nell'ambito dei processi formativi e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro, gli istituti di formazione possono promuovere tirocini formativi e di aggiornamento a favore dei giovani;
    attualmente l'Amministrazione della Camera dei deputati offre agli studenti universitari e post-universitari, che desiderano completare il proprio percorso di istruzione presso tale istituzione, periodi di stages a carattere formativo, completamente gratuiti, stipulati sulla base di singole e apposite convenzioni, che garantiscono la copertura assicurativa per l'intera durata del tirocinio ma che non assicurano la corresponsione di una giusta indennità ai tirocinanti che prestano la loro attività all'interno degli uffici della Camera;
    la legge n. 92 del 2012 ha apportato alcune modifiche sostanziali all'istituto dei tirocini formativi, attraverso l'introduzione di linee guida nazionali finalizzate a stabilire degli standard minimi uniformi in tutta Italia e ad evitare un uso distorto e illegittimo dei tirocini;
    tali linee-guida, pubblicate nel gennaio 2013 con il fine di facilitare gli adempimenti per i soggetti promotori, si muovono nel contesto del documento di lavoro «Un quadro per la qualità dei tirocini», adottato dalla Commissione europea il 18 aprile del 2012, che ha individuato nel tirocinio lo strumento fondamentale per l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, nonché nel contesto dell'Accordo Stato Regioni che ha dato luogo alle «Linee guida per la formazione nel 2010» e che dettano principi e criteri minimi, anche nel caso in cui il soggetto ospitante sia una pubblica amministrazione;
    gli standard minimi previsti dalle linee-guida prevedono il riconoscimento di una indennità minima per le attività svolte dal tirocinante e si applicano anche a tutti quegli interventi e iniziative che, a diverso titolo denominati, abbiano le medesime finalità e caratteristiche di un tirocinio formativo;
    il programma degli stages formativi intende avvicinare mondo accademico e mondo del lavoro offrendo ai tirocinanti coinvolti la possibilità di acquisire una conoscenza diretta e concreta del mondo del lavoro, anche nei confronti dell'attività svolta nell'ambito dell'Amministrazione della Camera dei deputati, al fine di agevolare le future scelte professionali,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di attivare, presso i Servizi e gli Uffici dell'Amministrazione della Camera dei deputati, previa pubblicazione di un apposito bando di selezione, un programma di attività di tirocinio formativo e di orientamento, destinato a neo-laureati particolarmente meritevoli e potenzialmente interessati ad intraprendere una carriera nell'ambito di tale contesto organizzativo, al fine di trasmettere conoscenze dirette dell'attività svolta dalla Camera, nel rispetto delle linee guida nazionali e fatto salvo il riconoscimento di una congrua indennità.
9/Doc. VIII, n. 8/46Spessotto, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    la Fondazione «Carlo Finzi» è stata istituita per concedere annualmente borse di studio ai figli di dipendenti della Camera dei deputati;
    il capitolo 1160 del Progetto di Bilancio per l'anno finanziario 2016, annovera tra i trasferimenti a titolo di contributi per borse di studio, un contributo annuale alla Fondazione Carlo Finzi, per un importo complessivo pari a 280 mila euro;
    tale contributo corrisposto a favore della Fondazione «Carlo Finzi» rappresenta l'unico contributo per borse di studio concesso dalla Camera;
    da Regolamento, la gestione della Fondazione è affidata al Tesoriere della Camera dei deputati, sotto la vigilanza di una apposita Commissione nominata dal Presidente della Camera, alla quale è sottoposto il rendiconto annuale della gestione stessa,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    a) apportare le necessarie modifiche regolamentari, in particolare con riferimento all'articolo 1 del suddetto Regolamento, al fine di aumentare la platea dei beneficiari delle borse di studio, estendendo la partecipazione all'assegnazione dei contributi intitolati alla memoria di Carlo Finzi, non solo ai figli dei dipendenti della Camera, ma a tutti gli studenti meritevoli, in possesso dei requisiti di cui all'articolo 3 del citato Regolamento;
    b) apportare le necessarie modifiche regolamentari, al fine di prevedere quale criterio ulteriore per la determinazione del punteggio volto all'assegnazione delle borse di studio «Carlo Finzi», la condizione economica e patrimoniale del nucleo familiare in base all'ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), prevedendo che costituisca titolo di preferenza l'appartenenza del concorrente a famiglie con ISEE più basso.
9/Doc. VIII, n. 8/47Spessotto, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    la raccolta differenziata, divenuta un obbligo di legge nell'ordinamento italiano con il decreto legislativo n. 22 del 1997, è un sistema di raccolta dei rifiuti che prevede, per ogni tipologia di rifiuto, una prima selezione da parte dei cittadini e che consente di raggruppare quelli urbani in base alla loro tipologia materiale, compresa la frazione organica umida, e di destinarli al riciclaggio, e quindi al riutilizzo di materia prima;
    lo scopo finale della raccolta differenziata è quello di ridurre quanto più possibile, la quantità di residuo non riciclabile da portare in discarica o da trattare con inceneritori o termovalorizzatori e, contemporaneamente, recuperare, mediante il riciclaggio dei rifiuti, tutte le materie prime riutilizzabili, che divengono così fonte di ricchezza e non più di inquinamento;
    differenziare gli scarti rappresenta un passo fondamentale per consentire l'attuazione di un corretto ciclo dei rifiuti, poiché consente di ridurre in maniera decisiva le quantità da avviare in discarica, consente di recuperare valore con la cessione delle materie prime «differenziate» e, di conseguenza, permette il riciclo e recupero dei materiali con un minore impiego di risorse naturali;
    da tempo la Camera dei deputati, attraverso il conferimento del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti a ditte esterne, promuove questo tipo di raccolta all'interno dei suoi Uffici: secondo i dati forniti dall'Amministrazione della stessa Camera, nell'ultimo anno, l'80 per cento del materiale differenziato e consegnato come rifiuto, sarebbe stato correttamente riciclato;
    il miglioramento della qualità della raccolta differenziata può fare la differenza sia in termini ambientali che economici e la mancata raccolta differenziata genera danni all'ambiente e all'economia, scaricandone i costi sulla comunità,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di introdurre, nei locali in cui si riuniscono le Commissioni parlamentari, e, qualora ciò non sia stato già attuato, ovunque siano collocati dei cestini all'interno della Camera dei deputati, un sistema di gestione e raccolta differenziata dei rifiuti, attraverso il posizionamento di appositi contenitori facilmente distinguibili per tonalità di colore differenti, al fine di promuovere tale raccolta, attraverso modalità più intuitive, anche nell'ottica di una riduzione dei costi dovuti ad errate modalità operative nella differenziazione dei rifiuti.
9/Doc. VIII, n. 8/48Spessotto, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    è sempre stringente l'esigenza di portare avanti la politica di spending review, in parte già avviata, delle spese correnti superflue che ancora sono presenti nel bilancio della Camera dei deputati, in modo da conseguire un risparmio reale, anche considerata la crisi economica in atto;
    secondo il Progetto di Bilancio della Camera dei deputati – Doc. VIII, n. 6, prospetto «Risorse da assegnare nell'esercizio del 2016. Elenco di programmi settoriali con relativa dotazione finanziaria» alla voce «Ristorazione» è attribuito un costo di ben 3.145.000 euro,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di adottare le necessarie iniziative volte ad eliminare la differenza per ogni pasto somministrato, tra il costo effettivamente sostenuto e il prezzo addebitato al singolo deputato, al fine di ridurre i costi del servizio di ristorazione dedicato ai deputati, che attualmente ricadono sulle casse dello Stato.
9/Doc. VIII, n. 8/49Sorial, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    nel progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016, al Capitolo 1045, «Manutenzioni ordinarie» per le attrezzature dei reparti, risultano appostati 45.000 euro;
    da giugno 2015 è a disposizione solo delle deputate e dei deputati uno «spazio bimbi», collocato presso Palazzo Theodoli – Bianchelli per l'accudimento dei figli di età compresa tra 0 e 6 anni;
    per adibire l'area a spazio bimbi è stato necessario un intervento di ristrutturazione di presunti 16.000 euro,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di garantire anche ai dipendenti della Camera dei deputati la possibilità di usufruire dello «spazio bimbi».
9/Doc. VIII, n. 8/50Carinelli, Dadone, Colonnese, Lorefice, Nesci, Di Vita, Spadoni, Silvia Giordano, Luigi Di Maio, Grillo, Businarolo, Castelli, Di Benedetto.


   La Camera,
   premesso che:
    l'esigenza di contenere i costi per il funzionamento delle istituzioni democratiche è sempre più avvertita dall'opinione pubblica come necessaria e doverosa, soprattutto in un momento nel quale tutti sono chiamati a fare sacrifici a causa della situazione economica generale del Paese;
    tale obiettivo deve essere perseguito riducendo nel complesso la spesa corrente, compresa quella per i trasferimenti ferroviari dei deputati con particolare riferimento al più costoso utilizzo della prima classe (business, executive o altro modo in cui viene solitamente declinata);
    come si legge nel Doc. VIII n. 8, Bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 (Capitolo 5 – Rimborso delle spese sostenute dai deputati per l'esercizio del mandato parlamentare), il rimborso per le spese di viaggio ai deputati è pari a 8.450.000 euro,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere il rimborso di trasferimenti ferroviari in seconda classe (economy class) per i deputati, salvo autonome e alternative scelte che comportino un maggior esborso da parte della Camera che sarà posto totalmente a carico del deputato.
9/Doc. VIII, n. 8/51Spadoni, De Lorenzis, Alberti, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    l'utilizzo dell'acqua pubblica, ovvero acqua del rubinetto, al posto dell'acqua minerale in bottiglia:
    favorisce la diminuzione della produzione dei rifiuti dovuti allo smaltimento/trattamento delle bottiglie ed è riconosciuta come buona pratica prioritaria in linea con le politiche virtuose e la «gerarchia» della gestione dei rifiuti prevista dall'articolo 4 della direttiva 98/2008 sui rifiuti;
    concorre a ridurre le spese dovute all'approvvigionamento di acqua da bere;
    qualora acquisita come buona pratica dalle amministrazioni darebbe un segnale importante alla cittadinanza;
    concorre al risparmio idrico della città di Roma;
    riduce il traffico delle arterie stradali e autostradali grazie al mancato trasporto di centinaia di migliaia di bottiglie di plastica;
    l'acqua è un bene comune e ridurre il suo spreco, dovuto spesso a rubinetteria non adeguata oppure agli scarichi dei water, rappresenta una pratica da perseguire,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    servire acqua pubblica in brocca durante le conferenze che vengono svolte nelle sedi della Camera dei deputati e durante la normale attività dei bar della Camera dei deputati;
    installare in tutte le toilette della Camera dei deputati sensori automatici per l'utilizzo dell'acqua dal rubinetto;
    installare in tutte le toilette della Camera dei deputati dispositivi frangi-flusso all'interno dei rubinetti delle toilette;
    installare in tutte le toilette della Camera dei deputati scarichi dei gabinetti con doppia portata per i water.
9/Doc. VIII, n. 8/52De Lorenzis, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    l'utilizzo del trasporto pubblico locale favorisce la diminuzione del traffico veicolare privato, del congestionamento stradale e di conseguenza la riduzione delle emissioni inquinanti, concorre in misura determinante al risparmio di una quota rilevante del bilancio familiare per le spese dovute all'acquisto e al mantenimento di una automobile;
    la Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici, COP 21 o CMP 11, si è tenuta a Parigi, Francia, dal 30 novembre al 12 dicembre del 2015. È stata la 21a sessione annuale della conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) del 1992 e la 11a sessione della riunione delle parti del protocollo di Kyoto del 1997. La conferenza ha negoziato l'accordo di Parigi, un accordo globale sulla riduzione dei cambiamenti climatici, il cui testo ha rappresentato un consenso dei rappresentanti delle 196 parti partecipanti. L'accordo diventerà giuridicamente vincolante, se ratificato da almeno 55 Paesi che insieme rappresentino almeno il 55 per cento delle emissioni globali di gas serra;
    ogni giorno ci sono dipendenti della Camera che utilizzano mezzi privati motorizzati per giungere sul posto di lavoro;
    se incentivati a utilizzare il trasporto pubblico locale, i dipendenti potrebbero favorirlo rispetto i propri mezzi motorizzati,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di provvedere alla stipula di un'apposita convenzione con Atac spa e Trenitalia spa per i dipendenti della Camera al fine di favorire l'utilizzazione dagli stessi del trasporto pubblico locale al posto dei mezzi privati motorizzati.
9/Doc. VIII, n. 8/53De Lorenzis.


   La Camera,
   premesso che:
    l'utilizzo di forme di mobilità sostenibili alternative all'uso esclusivo dell'auto privata favorisce la diminuzione del traffico veicolare privato, del congestionamento stradale e di conseguenza la riduzione delle emissioni inquinanti, concorre in misura determinante al risparmio di una quota rilevante del bilancio familiare per le spese dovute all'acquisto e al mantenimento di una automobile;
    il decreto interministeriale Mobilità sostenibile nelle aree urbane del 27 marzo 1998, ha introdotto la figura professionale del responsabile della mobilità. Gli enti pubblici con più di 300 dipendenti per unità locale e le imprese con complessivamente oltre 800 dipendenti devono individuare un responsabile della mobilità del personale che ha il compito tra gli altri, di adottare strumenti come il Piano spostamenti casa-lavoro (PSCL), con cui si favoriscono soluzioni di trasporto alternativo a ridotto impatto ambientale (car pooling, car sharing, bike sharing, trasporto a chiamata, navette ecc.) con lo scopo di raggiungere i seguenti obiettivi: ridurre l'uso dell'auto privata, favorendo la generale riduzione del traffico veicolare, il risparmio energetico, la contrazione delle emissioni inquinanti atmosferiche ed acustiche, la riduzione delle emissioni di gas serra, la riduzione dei fenomeni di congestione stradale, l'aumento della sicurezza stradale;
    la Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici, COP 21 o CMP 11, si è tenuta a Parigi, Francia, dal 30 novembre al 12 dicembre del 2015. È stata la 21a sessione annuale della conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) del 1992 e la 11a sessione della riunione delle parti del protocollo di Kyoto del 1997. La conferenza ha negoziato l'accordo di Parigi, un accordo globale sulla riduzione dei cambiamenti climatici, il cui testo ha rappresentato un consenso dei rappresentanti delle 196 parti partecipanti. L'accordo diventerà giuridicamente vincolante, se ratificato da almeno 55 Paesi che insieme rappresentino almeno il 55 per cento delle emissioni globali di gas serra;
    nei pressi della Camera dei deputati è presente un parcheggio di biciclette scoperto;
    l'ampliamento e la copertura dello stesso potrebbero indurre ad un maggior utilizzo della bicicletta al posto dei mezzi privati motorizzati e quindi a ridurre l'inquinamento atmosferico,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    provvedere ad ampliare il parcheggio delle biciclette di propria competenza, provvedendo alla copertura dello stesso;
    individuare il responsabile della mobilità che adotti tutte le misure previste dalla normativa vigente, come il Piano spostamenti casa-lavoro (PSCL), allo scopo di favorire soluzioni di trasporto alternativo a ridotto impatto ambientale.
9/Doc. VIII, n. 8/54De Lorenzis.


   La Camera,
   premesso che:
    per le sedute dell'aula è prevista, in caso di votazione, la pubblicazione delle presenze dei singoli deputati sul sito web della Camera dei deputati, estrapolabile dalle tabelle delle singole votazioni a margine del resoconto stenografico che accompagna ogni seduta;
    tale procedura non è invece prevista per le sedute di Commissione;
    la trasparenza delle operazioni in Commissione è altrettanto importante, considerato che tutti i provvedimenti vengono incardinati ed esaminati nelle rispettive Commissioni,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di rendere pubbliche sul sito web della Camera dei deputati le presenze dei Deputati nell'ambito delle sedute di tutte le Commissioni permanenti, bicamerali e d'inchiesta.
9/Doc. VIII, n. 8/55Gagnarli, Luigi Di Maio, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    per le sedute dell'aula è prevista, in caso di votazione, la pubblicazione delle presenze dei singoli deputati sul sito web della Camera dei deputati, estrapolabile dalle tabelle delle singole votazioni a margine del resoconto stenografico che accompagna ogni seduta;
    tale procedura non è invece prevista per le sedute di Commissione;
    la trasparenza delle operazioni in Commissione è altrettanto importante, considerato che tutti i provvedimenti vengono incardinati ed esaminati nelle rispettive Commissioni,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare le modalità di pubblicazione di riepiloghi periodici delle presenze dei deputati nell'ambito delle sedute delle Commissioni permanenti, bicamerali e di inchiesta.
9/Doc. VIII, n. 8/55. (Testo modificato nel corso della seduta) Gagnarli, Luigi Di Maio, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    durante l'esame del bilancio interno del 2013, è stato presentato ed accolto l'ordine del giorno n. 56 (dismissione dei fax), a prima firma Mannino;
    malgrado l'istituzione si sia formalmente impegnata a procedere in tale direzione l'obiettivo del totale superamento dello strumento appare lontano dall'essere raggiunto; si rende, pertanto, necessario acquisire i dati relativi all'utilizzo dei fax e di quali soggetti ne facciano attualmente uso,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere, entro il 31 dicembre dell'anno in corso, alla totale e definitiva dismissione dell'utilizzo dei fax nelle comunicazioni interne all'Amministrazione e, per quanto possibile, anche in quelle con l'esterno.
9/Doc. VIII, n. 8/56Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    durante l'esame del bilancio interno del 2013, è stato presentato ed accolto l'ordine del giorno n. 56 (dismissione dei fax), a prima firma Mannino;
    malgrado l'istituzione si sia formalmente impegnata a procedere in tale direzione l'obiettivo del totale superamento dello strumento appare lontano dall'essere raggiunto; si rende, pertanto, necessario acquisire i dati relativi all'utilizzo dei fax e di quali soggetti ne facciano attualmente uso,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di continuare a disincentivare l'uso del fax, in vista della sua eliminazione, e riferire all'Ufficio di Presidenza sui risultati conseguiti entro il 31 dicembre 2016.
9/Doc. VIII, n. 8/56. (Testo modificato nel corso della seduta) Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    il risparmio di carta è un elemento pilastro su cui si basa il processo di rinnovamento della pubblica amministrazione, nonché buona pratica che conferisce maggior eticità all'amministrazione che la attua,
    considerato che gli strumenti informatici messi a disposizione dalla Camera garantiscono l'accesso alle principali fonti di informazione, in linea con l'indirizzo di riduzione del materiale cartaceo,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sopprimere, a decorrere dal 1o gennaio 2017, le dotazioni cartacee dei quotidiani attualmente nelle disponibilità dei deputati titolari di incarico istituzionale.
9/Doc. VIII, n. 8/57Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    il risparmio di carta è un elemento pilastro su cui si basa il processo di rinnovamento della pubblica amministrazione, nonché buona pratica che conferisce maggior eticità all'amministrazione che la attua,
    considerato che gli strumenti informatici messi a disposizione dalla Camera garantiscono l'accesso alle principali fonti di informazione, in linea con l'indirizzo di riduzione del materiale cartaceo,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire con misure che disincentivino la richiesta delle dotazioni di quotidiani cartacei ancora nella disponibilità dei deputati titolari di incarico istituzionale.
9/Doc. VIII, n. 8/57. (Testo modificato nel corso della seduta) Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    l'adozione di formati selezionabili e ricercabili dei file informatici (con particolare riferimento ai pdf) costituisce una misura di razionalizzazione delle risorse e di diffusione delle conoscenze della documentazione;
    attesa la necessità di favorire questa opzione anche presso la Camera dei deputati,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    rendere, previa valutazione costi/benefici, il testo contenuto in tutti i file prodotti dall'Amministrazione della Camera selezionabile e ricercabile al fine di semplificarne il relativo utilizzo;
    supportare ulteriormente le iniziative volta a dematerializzare atti e documenti in favore di una integrale digitalizzazione degli stessi.
9/Doc. VIII, n. 8/58Mannino, Fraccaro, Luigi Di Maio, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    nel capitolo 1185 del Bilancio – Spese per attività internazionali (ex capitolo 190) lo stanziamento riferito sia alle delegazioni presso le assemblee parlamentari di organismi internazionali sia del Gruppo italiano presso l'Unione interparlamentare ammonta nel 2016 a euro 850 mila; le spese di missione di quest'ultimo soggetto, nel 2015, ammontano a circa 90.000 euro;
    malgrado l'attività dell'Unione interparlamentare sia strettamente connessa agli impegni parlamentari di natura internazionale, la governance della stessa ricade tra le competenze dell'Ufficio del cerimoniale della Presidenza della Camera e non del più pertinente Servizio per i rapporti internazionali, servizio presso il quale, tuttavia, vengono allocate le spese di missione;
    il mancato coordinamento ed armonizzazione delle attività, tra le delegazioni internazionali e l'Unione interparlamentare ha creato negli anni un'inutile duplicazione delle missioni e, conseguentemente, un ingiustificato spreco di risorse economiche,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di riordinare il settore dei rapporti internazionali ricollocando, anche amministrativamente, l'Unione interparlamentare all'interno del Servizio Rapporti Internazionali, al fine di razionalizzare le iniziative internazionali, e di prevedere, nel capitolo di bilancio 1185, un'apposita voce dedicata alle spese di missione dei gruppi d'amicizia dell'Unione interparlamentare ed ai protocolli di collaborazione.
9/Doc. VIII, n. 8/59Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici, COP 21, ha approvato l'accordo globale sul clima, per il contrasto al surriscaldamento del clima terrestre provocato dalle massicce emissioni in atmosfera di anidride carbonica;
    gli alberi sono i primi produttori di ossigeno del pianeta, hanno un ruolo fondamentale nel mitigare le emissioni e lo smog nelle grandi città;
    le capitali «globali» hanno dichiarato guerra allo smog piantando alberi;
    negli ultimi otto anni la sola città di New York ha piantato 1 milione di alberi con il dichiarato obiettivo di fronteggiare l'emergenza smog;
    il 30 maggio ultimo scorso, il primo ministro indiano Arvind Kejriwal, in occasione della Giornata mondiale dell'ambiente, ha annunciato l'intenzione del governo di piantare un milione di alberi per contrastare l'inquinamento e sostenere la biodiversità;
    il CNR attraverso l'istituto di biometeorologia di Bologna ha indicato un elenco di alberi cosiddetti «antismog»,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sostituire, compatibilmente con le misure di sicurezza ed in coordinamento gli uffici competenti di Roma Capitale e della sovraintendenza capitolina, le delimitazioni delle aree non carrabili, mobili e immobili, con alberi antismog.
9/Doc. VIII, n. 8/60Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la prospettiva di unificare i servizi sanitari, in un'ottica di contenimento dei costi, di ottimizzazione delle procedure e di miglioramento dei servizi offerti agli utenti è materia di negoziato in seno alle amministrazioni dei due rami del Parlamento. Tale prospettiva, connessa alle integrazioni funzionali tra le amministrazioni di Camera e Senato, è stata oggetto di discussione, in data 28 gennaio 2016, sia dell'Ufficio di Presidenza della Camera che del Consiglio di Presidenza del Senato,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità, viste le previsioni di aumento di spesa per il 2016 del capitolo 1105 (+ 14,18 per cento), di ridurre la spesa per i servizi medico-sanitari ai livelli delle previsioni definitive del 2015, valutando anche la fattibilità di possibili variazioni al contratto stipulato, al fine di conseguire i risparmi di spesa auspicati nel protocollo di intesa concernente il polo dei servizi sanitari, di prossima pubblicazione.
9/Doc. VIII, n. 8/61Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione della Camera dei deputati è costituita da 19 Servizi, 7 Uffici della Segretaria Generale, 6 incarichi individuali, oltre all'Avvocatura e all'Archivio storico;
    tale struttura amministrativa è sostanzialmente la medesima del periodo in cui i dipendenti erano quasi 2.000;
    attualmente il numero dei dipendenti è di poco superiore alle 1.200 unità;
    di fronte a tale riduzione del personale in servizio – con la prospettiva di ulteriori numerosi pensionamenti – appare indispensabile una riorganizzazione amministrativa, volta ad eliminare duplicazioni di strutture e di funzioni e a recuperare snellezza ed efficienza nell'azione di supporto all'attività parlamentare;
    un piano di riorganizzazione amministrativa, già più volte preannunciato nel passato, deve essere intrapreso con determinazione sin da subito, a prescindere dal cd. ruolo unico – comunque subordinato all'esito del prossimo referendum costituzionale – o da qualsiasi altra modalità di sinergia operativa con l'Amministrazione del Senato della Repubblica; anzi, qualora si dovesse in futuro arrivare a forme di condivisione di strutture e risorse umane tra le Amministrazioni dei due rami del Parlamento, tale condivisione sarà efficace solo nel caso in cui le due Amministrazioni si presenteranno a tale obiettivo con strutture organizzative non ridondanti;
    inoltre, in un contesto di riduzione delle risorse umane, appare non più procrastinabile l'attuazione di quanto previsto dall'articolo 40, comma 2, del Regolamento dei Servizi e del Personale, nella parte in cui prescrive, tra l'altro, che «la dotazione organica di ciascun livello, distintamente per ciascuna professionalità, è determinata con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, sentito il Comitato per gli affari del personale, ed è indicata in apposita tabella emanata con decreto del Presidente della Camera»;
    l'adozione della pianta organica consentirebbe, da un lato, un utilizzo efficiente delle dotazioni organiche e, dall'altro, una politica razionale di reclutamento del personale, subordinando le assunzioni alla verifica periodica della pianta organica; anche questo obiettivo è da perseguire sin da subito, a prescindere da eventuali sinergie con l'altro ramo del Parlamento,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    procedere senza ulteriore indugio, entro i prossimi 12 mesi, sulla base di criteri condivisi dall'Ufficio di Presidenza, ad una profonda riorganizzazione amministrativa che accorpi gli attuali Servizi e Uffici della Segreteria generale, riducendone il numero complessivo;
    procedere senza ulteriore indugio, previa verifica dei carichi di lavoro e sulla base di criteri condivisi dall'Ufficio di Presidenza, alla definizione della dotazione organica minima e massima per ciascun livello/qualifica professionale e per ciascuna struttura organizzativa.
9/Doc. VIII, n. 8/62Mannino, Fraccaro, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    al capitolo 3000 del bilancio preventivo per l'anno 2016 risulta una previsione di spesa complessiva per il trattamento previdenziale dei deputati cessati dal mandato di euro 135.360.000,00, di cui euro 82.500.000,00 per assegni vitalizi diretti da corrispondere ai deputati, euro 11.300.000,00 per pensioni dirette, euro 25.000.000,00 per assegni vitalizi di reversibilità, euro 200.000,00 per pensioni di reversibilità ed euro 16.000.000,00 per il rimborso delle relative quote al Senato;
    l'articolo 69 della Costituzione dispone che i membri del Parlamento ricevano un'indennità stabilita dalla legge. Ciononostante, attraverso l'adozione di regolamenti interni delle Camere si è istituito anche un regime speciale di tipo previdenziale per i deputati e i senatori;
    la corresponsione dell'assegno vitalizio è prevista per i deputati cessati dal mandato in epoca antecedente al 2012, nonché, con il sistema del pro rata, anche per coloro che in tale epoca avevano già maturato il relativo diritto, sono ancora in carica e non hanno ancora raggiunto l'età pensionabile;
    tra il versamento dei contributi e l'entità dell'assegno vi è una considerevole sproporzione, sussistendo un rapporto di 1 a 9 circa;
    a ciò si aggiunge che l'assegno vitalizio è cumulabile con la pensione, configurandosi così come un inaccettabile privilegio di cui godono i parlamentari;
    il mandato parlamentare non si configura come un «impiego» pubblico, bensì come l'esplicazione di una missione pubblica in rappresentanza della Nazione;
    è quindi opportuno che i deputati siano i primi a dare un segnale e siano chiamati anch'essi a fare delle rinunce rispetto a trattamenti economici che rappresentano privilegi insostenibili se confrontati;
    con gli emolumenti percepiti dai cittadini che rappresentano;
    è del tutto opportuno che i deputati tutti, anche quelli cessati dal mandato, contribuiscano al contenimento della spesa della Camera dei deputati,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sopprimere gli assegni vitalizi in corso di erogazione, nonché quelli da erogare, e di rideterminare gli importi dovuti secondo il sistema di calcolo contributivo, sulla base dei contributi effettivamente versati, in analogia con quanto previsto nell'ordinamento esterno per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
9/Doc. VIII, n. 8/63Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    al capitolo 3000 del bilancio preventivo per l'anno 2016 risulta una previsione di spesa complessiva per il trattamento previdenziale dei deputati cessati dal mandato di euro 135.360.000,00, di cui euro 82.500.000,00 per assegni vitalizi diretti da corrispondere ai deputati, euro 11.300.000,00 per pensioni dirette, euro 25.000.000,00 per assegni vitalizi di reversibilità, euro 200.000,00 per pensioni di reversibilità ed euro 16.000.000,00 per il rimborso delle relative quote al Senato;
    l'articolo 69 della Costituzione dispone che i membri del Parlamento ricevano un'indennità stabilita dalla legge. Ciononostante, attraverso l'adozione di regolamenti interni delle Camere si è istituito;
    anche un regime speciale di tipo previdenziale per i deputati e i senatori;
    la corresponsione dell'assegno vitalizio è prevista per i deputati cessati dal mandato in epoca antecedente al 2012, nonché, con il sistema del pro rata, anche per coloro che in tale epoca avevano già maturato il relativo diritto, sono ancora in carica e non hanno ancora raggiunto l'età pensionabile;
    tra il versamento dei contributi e l'entità dell'assegno vi è una considerevole sproporzione, sussistendo un rapporto di 1 a 9 circa;
    a ciò si aggiunge che l'assegno vitalizio è cumulabile con la pensione, configurandosi così come un inaccettabile privilegio di cui godono i parlamentari;
    il mandato parlamentare non si configura come un «impiego» pubblico, bensì come l'esplicazione di una missione pubblica in rappresentanza della Nazione;
    è quindi opportuno che i deputati siano i primi a dare un segnale e siano chiamati anch'essi a fare delle rinunce rispetto a trattamenti economici che rappresentano privilegi insostenibili se confrontati con gli emolumenti percepiti dai cittadini che rappresentano;
    è del tutto opportuno che i deputati tutti, anche quelli cessati dal mandato, contribuiscano al contenimento della spesa della Camera dei deputati,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere per gli assegni vitalizi in corso di erogazione e per quelli ancora da erogare la fissazione di un limite massimo che non superi l'importo lordo di 3.000 euro.
9/Doc. VIII, n. 8/64Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo 1025 del bilancio di previsione per il 2016 reca uno stanziamento di 2.500.000 euro con la voce «emolumenti per servizi di sicurezza» svolti da personale non dipendente;
    tali emolumenti consistono nelle indennità corrisposte ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche diverse dalla Camera (Vigili del fuoco, Vigili urbani, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di finanza) che prestano servizio con compiti che dovrebbero essere di sicurezza delle sedi e delle aree adiacenti;
    in particolare, il personale della Guardia di finanza è stato introdotto nel corso della XIII legislatura per svolgere funzioni che sino ad allora venivano svolte dai dipendenti in servizio presso le Commissioni di inchiesta;
    attualmente esso è composto da una struttura che svolge in prevalenza funzioni di custodia di archivi contenenti documentazione cartacea;
    le funzioni attualmente svolte dal personale della Guardia di finanza potrebbero essere nuovamente svolte dal personale in servizio così come è avvenuto sino alla XIII legislatura;
    i militari della Guardia di finanza potrebbero più utilmente svolgere le funzioni proprie del Corpo di appartenenza che, come tutte le forze dell'ordine, soffre una carenza di organico a fronte della necessità di potenziare, nel nostro Paese, la lotta all'evasione fiscale;
    l'assegnazione delle loro funzioni al personale in servizio potrebbe comportare un raffreddamento del capitolo 105,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di attribuire al personale dipendente dall'Amministrazione della Camera le funzioni attualmente svolte dal gruppo della Guardia di finanza operante presso l'Ufficio Commissioni di inchiesta, di vigilanza e controllo.
9/Doc. VIII, n. 8/65Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto legislativo n. 165 del 2001, recante norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, all'articolo 19, prevede che, nelle amministrazioni dello Stato, con il provvedimento di conferimento dell'incarico di funzione dirigenziale sia indicata la durata dell'incarico stesso, che deve essere correlata agli obiettivi prefissati e che, comunque, non può essere inferiore a tre anni, né eccedere il termine di cinque anni, introducendo con ciò la temporaneità degli incarichi dirigenziali;
    la temporaneità degli incarichi ha lo scopo di garantire il buon andamento, l'imparzialità e la terzietà dell'incarico svolto, evitando la cristallizzazione delle posizioni acquisite;
    consustanziale alla temporaneità degli incarichi è il principio di rotazione degli stessi, che non solo consente di conseguire un ampliamento e un arricchimento della professionalità dei dirigenti, ma assicura una professionalità flessibile;
    la preposizione ai Servizi della Camera dei deputati, soprattutto in tempi recenti è stata connotata da un sostanziale immobilismo che ha visto permanere gli stessi soggetti a capo del medesimo Servizio per un lasso di tempo troppo lungo e incompatibile con le esigenze summenzionate di buon andamento dell'attività dell'Amministrazione parlamentare;
    l'Ufficio di Presidenza ha introdotto per gli incarichi apicali di segretario generale e di vicesegretario generale il limite di durata di sette anni dell'incarico conferito, mentre ciò non è avvenuto per l'incarico di Capo servizio;
    con ordine del giorno al Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013, Fraccaro n. 9/ Doc. VIII, n. 2/58, accolto come raccomandazione e non del tutto attuato, si impegnavano il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza a valutare l'opportunità di approfondire il tema dell'eventuale introduzione di limiti di durata per tutti gli incarichi interni nell'ambito del processo di riorganizzazione amministrativa;
    l'introduzione del principio di temporaneità, con conseguente rotazione nelle posizioni funzionali ricoperte, appare funzionale a garantire imparzialità, buon andamento e flessibilità amministrativa,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di introdurre un limite di durata degli incarichi conferiti ai consiglieri Capi Servizio, auspicabilmente non inferiore a tre anni né superiore a cinque, in analogia con quanto avviene nell'ordinamento esterno, con conseguente rotazione degli incarichi medesimi.
9/Doc. VIII, n. 8/66Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    nel progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'esercizio finanziario 2016 è previsto uno stanziamento di 2.390.000 euro relativamente alle indennità di funzione dei dipendenti, emolumenti legati allo svolgimento di particolari incarichi;
    la sproporzione del numero degli incarichi sul totale dei dipendenti è particolarmente evidente per il personale di IV livello (documentaristi, tecnici e ragionieri) e V livello (consiglieri): secondo i dati disponibili, su 151 consiglieri, 140 percepiscono un'indennità; su 265 dipendenti di IV livello, 123 svolgono incarichi che comportano la corresponsione di un'indennità;
    è principio di diritto comune, nell'ordinamento esterno, quello per cui l'attribuzione di incarichi di funzione è collegata allo svolgimento di funzioni di particolare complessità, o di attività altamente specializzate, o caratterizzate da elevata autonomia ed esperienza, oppure da una prestazione di particolare valore e contenuto;
    l'attribuzione generalizzata di incarichi non appare rispondere a tali criteri;
    una razionalizzazione degli incarichi in essere, per il personale appartenente a tutti i livelli dell'amministrazione, sarebbe maggiormente rispondente ad un modello teso al recupero della meritocrazia e al conseguimento dei risultati e produrrebbe altresì risparmi di spesa per l'amministrazione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di razionalizzare gli incarichi attualmente attribuiti al personale dipendente sulla base delle funzioni che comportino effettivamente lo svolgimento di compiti di particolare responsabilità o complessità.
9/Doc. VIII, n. 8/67Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    ciascun parlamentare beneficia di un rimborso delle spese per l'esercizio del mandato;
    nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed  elettori;
    tale rimborso, di importo complessivo invariato rispetto al precedente contributo, è pari a 3.690 euro (dopo la riduzione di 500 euro del luglio 2010) ed è corrisposto direttamente a ciascun deputato con le seguenti modalità:
    per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate: collaboratori (sulla base di una dichiarazione di assolvimento degli obblighi previsti dalla legge, corredata da copia del contratto, con attestazione di conformità sottoscritta da un professionista); consulenze, ricerche; gestione dell'ufficio; utilizzo di reti pubbliche di consultazione di dati; convegni e sostegno delle attività politiche;
    per un importo pari al 50 per cento forfettariamente;
    l'attività del parlamentare trova nella pubblicità sistematica e completa delle spese sostenute nell'ambito della propria azione politica una delle principali garanzie della correttezza delle condotte realizzate;
    le necessità di trasparenza e rendicontazione sono ancor più stringenti ogniqualvolta disponga liberamente di spese con risorse pubbliche,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di deliberare affinché la totalità delle spese effettuate con le risorse percepite a titolo di «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» sia soggetta a sistematica e puntuale rendicontazione mensile da parte degli uffici della Camera che, verificata l'idoneità della documentazione a supporto delle spese rendicontate, ne curi la pubblicazione analitica nella pagina internet istituzionale di ciascun deputato.
9/Doc. VIII, n. 8/68Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    in un momento di complessiva revisione della spesa pubblica, l'Ufficio di Presidenza, con la delibera del 30 settembre 2014, n. 102, ha approvato disposizioni relative allo stato giuridico ed economico dei dipendenti in servizio presso la Camera dei deputati, introducendo misure sui trattamenti retributivi, mediante l'applicazione di un limite massimo retributivo, in sintonia con quanto previsto nell'ordinamento esterno;
    ragioni di equità intergenerazionale impongono di applicare tale limite anche ai trattamenti percepiti dai dipendenti in quiescenza,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di applicare un limite massimo anche al trattamento economico percepito dai dipendenti in quiescenza.
9/Doc. VIII, n. 8/69Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    dall'allegato al conto consuntivo per l'esercizio 2015 risulta una spesa di euro 303.373,33 liquidati ai deputati per assegni di fine mandato e di solidarietà, nonché di 141.240,21 euro a titolo di quote per assegni di fine mandato pagate al Senato, oltre alla spesa per interessi;
    a differenza di quanto avviene per i pubblici dipendenti, l'assegno di fine mandato, viene corrisposto automaticamente al termine del mandato parlamentare ed è pari all'80 per cento dell'importo mensile lordo dell'indennità, per ogni anno di mandato svolto;
    l'ammontare dell'assegno può avere un'entità variabile, passando, ad esempio, da circa 40 mila euro, per i deputati che hanno svolto il mandato per una sola legislatura, a circa 250 mila euro per chi è rimasto in carica trent'anni. Per i parlamentari di lungo corso, si tratta quindi di una liquidazione corposa, corrisposta secondo modalità che non trovano riscontro nell'ordinamento esterno per il trattamento di fine rapporto dei pubblici dipendenti;
    nel corso della legislatura, per contenere le spese della Camera, sono stati introdotti limiti massimi al trattamento economico dei dipendenti dell'Amministrazione parlamentare;
    in un contesto, quale quello attuale, in cui appare sempre più opportuno procedere al contenimento dei costi degli apparati pubblici e politici, è auspicabile che anche i deputati siano chiamati a fare la loro parte, dismettendo privilegi – qual è la corresponsione dell'assegno di fine mandato – oggi più che mai inaccettabili e anacronistici,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sopprimere l'assegno di fine mandato.
9/Doc. VIII, n. 8/70Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    dall'allegato al conto consuntivo per l'esercizio 2015 risulta una spesa di euro 303.373,33 liquidati ai deputati per assegni di fine mandato e di solidarietà, nonché di 141.240,21 euro a titolo di quote per assegni di fine mandato pagate al Senato, oltre alla spesa per interessi;
    a differenza di quanto avviene per i pubblici dipendenti, l'assegno di fine mandato viene corrisposto automaticamente al termine del mandato parlamentare ed è pari all'80 per cento dell'importo mensile lordo dell'indennità, per ogni anno di mandato svolto;
    l'ammontare dell'assegno può avere un'entità variabile, passando, ad esempio, da circa 40 mila euro, per i deputati che hanno svolto il mandato per una sola legislatura, a circa 250 mila euro per chi è rimasto in carica trent'anni. Per i parlamentari di lungo corso, si tratta quindi di una liquidazione corposa, corrisposta secondo modalità che non trovano riscontro nell'ordinamento esterno per il trattamento di fine rapporto dei pubblici dipendenti;
    nel corso della legislatura, per contenere le spese della Camera, sono stati introdotti limiti massimi al trattamento economico dei dipendenti dell'Amministrazione parlamentare;
    in un contesto, quale quello attuale, in cui appare sempre più opportuno procedere al contenimento dei costi degli apparati pubblici e politici, è auspicabile che anche i deputati siano chiamati a fare la loro parte, dismettendo privilegi – qual è la corresponsione dell'assegno di fine mandato – oggi più che mai inaccettabili e anacronistici,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    disciplinare l'assegno di fine mandato analogamente al trattamento di fine rapporto previsto nell'ordinamento esterno, anche con applicazione della medesima disciplina fiscale;
    conseguentemente, al fine di non gravare il bilancio interno con maggiori spese, prevedere una riduzione dell'indennità corrisposta ai parlamentari pari all'importo che la Camera dovrebbe versare per ciascuno ai fini dell'assegno di fine mandato.
9/Doc. VIII, n. 8/71Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo 1130 del bilancio preventivo della Camera dei deputati per l'esercizio 2016 prevede uno stanziamento di 350.000 euro per l'assicurazione infortuni e vita dei deputati;
    con apposita convenzione assicurativa, l'Amministrazione ha stipulato una polizza che prevede la copertura dei danni alla persona che possono verificarsi nei confronti dei deputati per tutta la durata del mandato parlamentare;
    gli oneri derivanti da tale convenzione sono sostenuti in parte dal «Fondo di solidarietà fra gli onorevoli deputati», e in parte dalla Camera;
    in particolare, dalle informazioni disponibili risulta che, in caso di morte, a fronte di un premio di 428.538,75 euro, 342.831,00 euro sono a carico del Fondo di solidarietà per i deputati, mentre 85.707,75 euro sono a carico dell'Amministrazione; in caso di infortunio, a fronte di un premio di 623.700,00 euro, 417.879,00 euro sono a carico del Fondo di solidarietà per i deputati, mentre 205.821,00 euro sono a carico dell'Amministrazione; in caso di invalidità permanente da malattia, a fronte di un premio di 151.200,00 euro, 101.304,00 euro sono a carico del Fondo di solidarietà per i deputati, 49.896,00 euro sono a carico dell'Amministrazione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere che gli oneri relativi alla predetta convenzione assicurativa siano integralmente sostenuti dai deputati.
9/Doc. VIII, n. 8/72Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo 1130 del bilancio preventivo della Camera dei deputati per l'esercizio 2016 prevede uno stanziamento di 350.000 euro per l'assicurazione infortuni e vita dei deputati;
    con apposita convenzione assicurativa, l'Amministrazione ha stipulato una polizza che prevede la copertura dei danni alla persona che possono verificarsi nei confronti dei deputati per tutta la durata del mandato parlamentare;
    gli oneri derivanti da tale convenzione sono sostenuti in parte dal «Fondo di solidarietà fra gli onorevoli deputati», e in parte dalla Camera;
    in particolare, dalle informazioni disponibili risulta che, in caso di morte, a fronte di un premio di 428.538,75 euro, 342.831,00 euro sono a carico del Fondo di solidarietà per i deputati, mentre 85.707,75 euro sono a carico dell'Amministrazione; in caso di infortunio, a fronte di un premio di 623.700,00 euro, 417.879,00 euro sono a carico del Fondo di solidarietà per i deputati, mentre 205.821,00 euro sono a carico dell'Amministrazione; in caso di invalidità permanente da malattia, a fronte di un premio di 151.200,00 euro, 101.304,00 euro sono a carico del Fondo di solidarietà per i deputati, 49.896,00 euro sono a carico dell'Amministrazione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere che i deputati possano decidere se beneficiare o meno di tale assicurazione e che, nel caso in cui intendano beneficiarne, provvedano a sostenere integralmente i relativi oneri.
9/Doc. VIII, n. 8/73Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino, Spessotto.


   La Camera,
   premesso che:
    le rappresentanze congiunte per il personale di Camera e Senato hanno di recente esaminato alcuni provvedimenti volti a disciplinare in maniera uniforme il rapporto di lavoro dei dipendenti delle Amministrazioni parlamentari e concernenti l'istituzione di un Ruolo unico dei dipendenti del Parlamento e l'approvazione di un conseguente Statuto unico;
    l'istituzione del Ruolo unico e l'adozione dello Statuto unico dei dipendenti delle Camere sono state inserite dal Parlamento all'interno del disegno di legge di riforma costituzionale (AC 2613-D), e, precisamente all'articolo 40, comma 3, che affida alle Camere, alla luce della profonda revisione delle attribuzioni del Senato, l'obiettivo di un'integrazione funzionale delle Amministrazioni parlamentari, prevedendo altresì che a tal fine venga istituito il ruolo unico dei dipendenti del Parlamento, formato dal personale di ruolo delle due Camere, che adottano uno statuto unico del personale dipendente;
    il legislatore ha quindi ritenuto di dover subordinare l'istituzione del Ruolo unico all'eventuale entrata in vigore della predetta legge di riforma costituzionale, sulla quale a breve saranno chiamati ad esprimersi i cittadini mediante referendum confermativo;
    tra le prerogative degli Uffici di Presidenza delle Camere non rientra, evidentemente, quella di introdurre nell'ordinamento giuridico norme che potrebbero porsi in contrasto con la volontà espressa dal Parlamento o con quella popolare,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di attendere l'esito del referendum confermativo sul disegno di legge di riforma costituzionale, prima di dar corso alla eventuale approvazione del Ruolo unico e all'adozione dello Statuto unico dei dipendenti del Parlamento, al fine di rispettare ogni più elementare principio di democrazia.
9/Doc. VIII, n. 8/74Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino, Spessotto.


   La Camera,
   premesso che:
    la valorizzazione del personale e la valutazione della qualità del lavoro devono essere alla base di una genuina meritocrazia;
    per esigenze di buona amministrazione è opportuno garantire la formazione del personale, la rotazione degli incarichi e il loro conferimento mediante procedure comparative,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere per la nomina a Segretario Generale, a Vicesegretario generale, a Capo Servizio e a Capo Ufficio della Segreteria generale, un sistema di call, la fissazione di un termine per manifestazioni d'interesse e un procedimento di valutazione comparativa.
9/Doc. VIII, n. 8/75Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il progressivo rafforzamento, operato in giurisprudenza, dell'istituto dell'autodichia trova origine nel principio di indipendenza e sovranità parlamentare;
    sulla scorta di un orientamento giurisprudenziale consolidato a favore dell'autodichia, i Regolamenti emanati dalla Camera dei deputati per la tutela giurisdizionale degli atti di amministrazione hanno competenza esclusiva anche in relazione alle controversie insorte con i dipendenti;
    difatti lo stesso Giudice delle leggi, dalla sentenza n. 154 del 1985 in poi (n. 120/2014), ha sempre affermato che i regolamenti parlamentari, sui quali si fonda l'autodichia, sono fonti normative di rango primario e dunque sostanzialmente parificate alle leggi ordinarie, in quanto dispiegano la loro efficacia nella sfera di azione interna alle assemblee legislative, riservata alla loro autonomia per ragioni di garanzia dell'indipendenza delle assemblee stesse;
    d'altronde, nell'attuale assetto ordinamentale, gli organi giurisdizionali interni a Camera e Senato hanno altresì competenza esclusiva sulle controversie affidate alla loro cognizione, con particolare riferimento ai procedimenti di primo e secondo grado;
    si osserva, in particolare, che gli organi giurisdizionali, di primo e secondo grado, previsti dai regolamenti parlamentari, sono stati ritenuti idonei a soddisfare le condizioni di imparzialità e indipendenza previste dall'articolo 6 della CEDU, così come interpretato dalla sentenza Savino ed altri contro Italia, tenuto conto altresì che l'attuale preclusione all'accesso del sindacato di legittimità;
    nella forma del ricorso straordinario ai sensi dell'articolo 111, settimo comma, della Costituzione e dell'articolo 360, quarto comma, del codice di procedura civile, è da ritenersi costituzionalmente illegittima, sotto il profilo della menomazione o turbativa del potere giurisdizionale, con conseguente ingiustificato trattamento differenziato (articolo 3, primo comma, della Costituzione);
    è quanto afferma la Suprema Corte di Cassazione a Sezioni unite, in via subordinata, nel ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato nei confronti del Senato della Repubblica nel ricorso-ordinanza del 18 novembre 2014 iscritto al n. 1/2015 del ruolo ricorsi per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, già dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 137/2015 e già discusso nel merito dalla Consulta all'udienza pubblica del 19 aprile 2016, Rel. Prof. Amato, la cui decisione si presume debba essere prossimamente depositata;
    e, all'esito della discussione del 19 aprile 2016, parrebbe proprio questo il punto di equilibrio per rendere compatibile il principio dell'autodichia con il controllo di legalità anche degli Organi costituzionali da parte del Giudice di legittimità. In effetti, il carattere chiuso e circoscritto del sistema di autodichia della Camera dei deputati precluderebbe la possibilità del ricorso straordinario che, invece, il settimo comma dell'articolo 111 della Costituzione riconosce nei confronti di ogni sentenza, non impugnabile altrimenti; garanzia questa che costituisce proiezione del principio di eguaglianza, e non sarebbe suscettibile di una deroga per la giurisdizione degli organi di autodichia di Camera e Senato;
    difatti, riconoscendo che i giudici istituiti con i decreti presidenziali soddisfano le esigenze di precostituzione, imparzialità ed indipendenza, richieste dall'articolo 6 della CEDU e dall'articolo 108, secondo comma, della Costituzione, ricorrerebbe, comunque, la possibilità di gravame per la violazione dell'articolo 111, settimo comma, della Costituzione;
    l'autodichia, dunque, impedendo l'intromissione di organi esterni nella gestione amministrativa degli organi costituzionali, avrebbe la funzione di tutelarne l'interesse costituzionale all'indipendenza, ciò comporterebbe però l'inevitabile sacrificio di altri principi costituzionalmente garantiti, in particolare quelli relativi alla tutela giurisdizionale;
    occorre dunque trovare un sistema che dia ai cittadini che lavorano nelle nostre Istituzioni, in particolare Camera e Senato, una garanzia dei loro diritti ed interessi legittimi;
    d'altronde, proprio in tal senso, sembra andare il recentissimo decreto del Presidente della Repubblica che – parrebbe in risposta diretta all'ingiustificata violazione dei principi costituzionalmente garantiti in materia di rapporti di lavoro, ed in particolar di quelli in essere con il c.d. personale «Decretato» – ha disposto la stabilizzazione di tutti i precari del Quirinale che hanno superato i 36 mesi di servizio anche non continuativi, in applicazione dell'articolo 5, comma 4-bis, d.lgs. n.368/2001 e della sentenza Mascolo della Corte di giustizia dell'Unione europea del 26 novembre 2014 in cause riunite C-22/13, C-61/13, C-62/13, C-63/13 e C-418/13 (sentenza Mascolo, punto 55; punti 59-61), anche alla luce del principio di leale cooperazione con le Istituzioni comunitarie di cui all'articolo 4, comma 4, del Trattato di Lisbona;
    il Presidente della Repubblica, proprio in ragione dell'autodichia dell'Organo costituzionale, ha precisato di aver applicato la normativa interna e i principi europei per stabilizzare il personale precario del Quirinale, pur non essendo obbligato a farlo, lanciando un chiaro e inequivocabile segnale, anche alla Camera e al Senato, che il rapporto tra poteri dello Stato e, nel caso di specie, tra Presidenza della Repubblica e giurisdizione nazionale devono essere leali nel rapporto interno e rispetto alle fonti del diritto costituzionale ed europeo;
    il Presidente della Repubblica, che è stato l'Estensore dell'ordinanza n. 207/2013 del 18 luglio 2013 con cui la Corte costituzionale ha disposto il rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia Ue accolto dalla sentenza Mascolo dei Giudici di Lussemburgo, ha preso altresì atto che la stessa Corte costituzionale con la sentenza dell'11 dicembre 2015 n.260 (Pres. Cartabia, Est. Sciarra) ha dato esplicita applicazione alla citata sentenza Mascolo della Corte di Giustizia, rilevando che secondo la Corte europea le ragioni oggettive costituiscono il punto di equilibrio tra il diritto dei lavoratori alla stabilità dei rapporti e le peculiari esigenze del settore in cui essi operano, consentendo così, con la declaratoria di incostituzionalità di una norma del 2013 che impediva ogni tutela antiabusiva, la stabilizzazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato dei dipendenti pubblici delle Fondazioni di produzione musicale, per vizio genetico del termine apposto al contratto di assunzione;
    un ulteriore segnale volto alla censura del precariato nei rapporti di lavori della pubblica amministrazione giunge recentemente dalla Corte costituzionale con un comunicato stampa in data 12 luglio 2016 con il quale «ha stabilito l'illegittimità costituzionale della normativa che disciplina le supplenze del personale docente e del personale amministrativo tecnico e ausiliario (articolo 4, co. 1 e 11 della L. 3 maggio 1999, n. 124) nella parte in cui autorizza in violazione della normativa comunitaria il rinnovo potenzialmente illimitato di contratti di lavoro a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti nonché di personale amministrativo»;
    è necessario riportare codesta Camera dei Deputati nei ranghi tracciati dalla Carta Costituzionale e dai Trattati Comunitari, dei quali risultiamo essere tra i primi firmatari;
    il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati della Repubblica italiana – Repubblica Italiana cofirmataria del Trattato di Lisbona – mediante la consueta prassi amministrativa interna in materia di rapporti di lavoro con il personale a «Decreto» e/o «Decretato» viola i principi sanciti dalla Cedu e dalla Corte di Giustizia UE;
    il Giudice delle leggi ed il Presidente della Repubblica italiana condividendo l'orientamento espresso dalla Corte di giustizia europea e in ottemperanza ai principi sanciti dall'articolo 117 , primo comma, della Costituzione hanno espressamente tracciato la linea politico-istituzionale dalla quale codesta Camera dei Deputati non potrà prescindere nella discussione che avrà quale ordine del giorno la stabilizzazione e dunque la regolarizzazione dei rapporti di lavoro in essere con il c.d. personale a «Decreto» ovvero «Decretato» al fine di porre rimedio ad una prassi evidentemente illegittima in uso ormai da anni all'interno delle più alte Istituzioni della Repubblica;
    l'autodichia della Camera dei Deputati può e deve avere già il suo filtro di legalità interna, tutte le volte in cui essa viene esercitata nel rispetto della Costituzione e della normativa europea, i cui Trattati penetrano nell'ordinamento interno anche per quanto riguarda gli Organi costituzionali attraverso il parametro dell'articolo 117, primo comma, della Costituzione,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di provvedere alla regolarizzazione – e dunque alla stabilizzazione – delle posizioni lavorative del personale a «Decreto» ovvero «Decretato» nel Ruolo Unico e conseguentemente di provvedere all'adeguamento della pianta organica secondo i requisiti e le esigenze che la Camera vorrà individuare sulla scorta di ciò che è già stato realizzato dal Quirinale.
9/Doc. VIII, n. 8/76Caparini.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 15, comma 3, del Regolamento, introdotto nel settembre del 2012, prevede che sia assicurato annualmente a ciascun Gruppo un contributo finanziario a carico del bilancio della Camera, unico e onnicomprensivo, secondo modalità stabilite dall'Ufficio di Presidenza. In particolare i contributi assegnati al Gruppo misto sono determinati avendo riguardo al numero e alla consistenza delle componenti politiche in esso costituite, in modo tale da poter essere ripartite fra le stesse in ragione delle esigenze di base comuni e della consistenza numerica di ciascuna componente;
    tale contributo è stato determinato, per gli anni 2014, 2015, 2016 e 2017, in complessivi 32 milioni di euro annui; si tratta di un importo che – ad avviso del presentatore – è ancora troppo elevato, sia in considerazione della attuale congiuntura economica, sia con riferimento allo stato dei conti pubblici, al cui risanamento anche la Camera è chiamata a partecipare. Negli ultimi anni lo sforzo compiuto in tal senso ha consentito di produrre notevoli risparmi e riduzioni di spesa, con conseguente considerevole incidenza sulla dotazione;
    appare opportuno proseguire in questo percorso virtuoso anche nei prossimi anni, e ciò in prospettiva di una complessiva situazione economica del Paese che non mostra segni di stabile e strutturale miglioramento,

invita, ciascuno per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di disporre una riduzione, pari almeno al 10 per cento rispetto agli attuali importi, del contributo ai Gruppi di cui in premessa.
9/Doc. VIII, n. 8/77Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    gli eventi che, ogni anno, si tengono nelle sale dei palazzi, sede della Camera dei deputati, (Montecitorio; San Macuto, Palazzo di vicolo Valdina, Nuova Aula dei Gruppi parlamentari) hanno raggiunto numeri ragguardevoli;
    la maggior parte delle iniziative a carattere istituzionale si svolgono presso Palazzo Montecitorio e la Nuova Aula dei Gruppi parlamentari, mentre le sale del Complesso di Santa Maria in Campo Marzio a Vicolo Valdina sono attualmente sede prevalente di mostre;
    in quest'ultimo edificio troviamo la sala del Refettorio conventuale, più conosciuta come Sala del Cenacolo, il cui spazio è destinato a manifestazioni culturali, così come la sala dell'antica Sacrestia;
    le destinazioni così come sopra riportate hanno determinato una disponibilità residuale per iniziative che possono provenire sia dai Gruppi Parlamentari che dai singoli deputati;
    questi ultimi, visto anche il venir meno delle tre sale ubicate nei Palazzi Marini, per convegni ed iniziative possono disporre solo della Sala del Refettorio a San Macuto, e, quando vi è disponibilità, di alcune sale istituzionali a Palazzo Montecitorio,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità, alla luce di una maggiore presenza di personale ausiliario esterno a palazzo Valdina, di incrementare la disponibilità delle sale del Complesso di Santa Maria in Campo Marzio a Vicolo Valdina per le iniziative dei gruppi parlamentari connesse all'attività parlamentare, contemperando le esigenze relative a mostre e convegni.
9/Doc. VIII, n. 8/78Pisicchio, Alfreider, Artini, Matteo Bragantini, Bueno, Formisano, Locatelli, Merlo, Palese, Mucci, Schullian, Borghese, Lo Monte, Marguerettaz, Marzano, Pastorelli, Prodani, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera dei deputati ha avviato ormai da alcuni anni un percorso di progressiva equiparazione dello status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari alla dirigenza delle amministrazioni centrali dello Stato;
    in particolare, sono stati introdotti limiti retributivi e ulteriori modifiche allo status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari, da ultimo mediante la deliberazione n. 102 del 30 settembre 2014 dell'Ufficio di Presidenza, cui ha fatto seguito il Decreto presidenziale n. 824 del 6 ottobre successivo; la sostanziale equiparazione promossa in queste sedi risulta tuttavia incompleta e parziale, non comprendendo anche le opportunità di crescita professionale e aggiornamento – da tempo riconosciute per le figure professionali omologhe, come appunto i dirigenti delle amministrazioni centrali dello Stato – costituite dalla possibilità di accedere ad aspettative non retribuite al fine di compiere esperienze al di fuori dell'amministrazione parlamentare, senza oneri per il bilancio interno;
    sono stati accolti come raccomandazioni diversi ordini del giorno presentati in tal senso nell'ambito dell'approvazione annuale del bilancio (si vedano, ex multis, gli ordini del giorno 9/Doc. VIII, n. 6/7, 9/Doc. VIII, n. 6/81, 9/Doc. VIII, n. 6/82, 9/Doc. VIII, n. 6/107, 9/Doc. VIII, n. 6/108);
    a tuttora, non è stato dato seguito agli intendimenti presenti negli ordini del giorno appena richiamati,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di intraprendere un percorso volto alla trasposizione nelle norme interne relative allo status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari delle disposizioni già esistenti nell'ordinamento generale, relativamente alla dirigenza delle amministrazioni centrali dello Stato, con particolare riferimento all'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001 in materia di mobilità pubblico-privato, al fine di consentire, senza costi per l'Amministrazione della Camera, significative esperienze per coloro che risultassero idonei anche in organismi internazionali o privati.
9/Doc. VIII, n. 8/79Boccadutri, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    il settore dei rapporti internazionali alla Camera dei deputati ha avuto, negli ultimi anni, una grande espansione, arrivando a comprendere una serie di attività tra loro molto eterogenee: dai rapporti bilaterali con gli altri parlamenti all'attività dell'Unione Interparlamentare (UIP), dalla partecipazione alle Conferenze internazionali ai programmi di Twinning, dall'Assemblea Parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo (AP-UpM) alle Delegazioni parlamentari presso le Organizzazioni internazionali (Consiglio d'Europa, NATO, OSCE e InCE);
    all'interno delle attività internazionali le delegazioni hanno una natura specifica in quanto la loro istituzione non discende da un atto unilaterale interno al Parlamento, ma dall'adesione ad un Trattato internazionale, che ne prevede la costituzione e ne stabilisce le funzioni e i poteri;
    le Delegazioni partecipano in modo permanente ai lavori delle Assemblee parlamentari di riferimento, elaborando indirizzi politici attraverso risoluzioni e raccomandazioni ai Paesi membri;
    esse hanno quindi una specifica e riconosciuta soggettività che le distingue dalla restante attività internazionale della Camera, che si può invece qualificare in senso lato come «diplomazia parlamentare»;
    l'attività delle Delegazioni è inoltre formalmente legata a quella delle Commissioni permanenti, come previsto dall'articolo 125 del Regolamento della Camera, e la loro stessa struttura ne ricalca l'impianto;
    è stato avviato dagli Uffici di Presidenza di Camera e Senato un processo di riassetto amministrativo che dovrebbe opportunamente rivolgersi anche al settore dei rapporti internazionali, che si presenta oggi articolato in modo non unitario e secondo criteri non omogenei;
    appare opportuno, ai fini della trasparenza e della conoscibilità delle spese, prevedere un autonomo capitolo di bilancio relativo alle Delegazioni internazionali permanenti, analogamente a quanto è stato per le Commissioni bicamerali con la riforma del bilancio posta in essere nel 2015;
    appare opportuno, ai fini di una migliore funzionalità istituzionale, che tale specificità venga gestita da una struttura appositamente dedicata, analogamente a quanto avviene per l'attività afferente alle relazioni con l'Unione europea, la quale, presentando anch'essa caratteristiche non omogenee rispetto alle altre attività internazionali, viene da tempo gestita da una struttura specifica,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di distinguere, sotto il profilo della struttura amministrativa e dei rispettivi capitoli di spesa, l'attività delle Delegazioni parlamentari permanenti presso Consiglio d'Europa, NATO, OSCE ed InCE dalla restante attività internazionale;
   a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative di riordino relative al settore dei rapporti internazionali.
9/Doc. VIII, n. 8/80Nicoletti, Manciulli, Martella, Centemero, Bergamini, Aiello, Kronbichler, Santerini, Alli.


   La Camera,
   premesso che:
    il settore dei rapporti internazionali alla Camera dei deputati ha avuto, negli ultimi anni, una grande espansione, arrivando a comprendere una serie di attività tra loro molto eterogenee: dai rapporti bilaterali con gli altri parlamenti all'attività dell'Unione Interparlamentare (UIP), dalla partecipazione alle Conferenze internazionali ai programmi di Twinning, dall'Assemblea Parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo (AP-UpM) alle Delegazioni parlamentari presso le Organizzazioni internazionali (Consiglio d'Europa, NATO, OSCE e InCE);
    all'interno delle attività internazionali le delegazioni hanno una natura specifica in quanto la loro istituzione non discende da un atto unilaterale interno al Parlamento, ma dall'adesione ad un Trattato internazionale, che ne prevede la costituzione e ne stabilisce le funzioni e i poteri;
    le Delegazioni partecipano in modo permanente ai lavori delle Assemblee parlamentari di riferimento, elaborando indirizzi politici attraverso risoluzioni e raccomandazioni ai Paesi membri;
    esse hanno quindi una specifica e riconosciuta soggettività che le distingue dalla restante attività internazionale della Camera, che si può invece qualificare in senso lato come «diplomazia parlamentare»;
    l'attività delle Delegazioni è inoltre formalmente legata a quella delle Commissioni permanenti, come previsto dall'articolo 125 del Regolamento della Camera, e la loro stessa struttura ne ricalca l'impianto;
    è stato avviato dagli Uffici di Presidenza di Camera e Senato un processo di riassetto amministrativo che dovrebbe opportunamente rivolgersi anche al settore dei rapporti internazionali, che si presenta oggi articolato in modo non unitario e secondo criteri non omogenei;
    appare opportuno, ai fini della trasparenza e della conoscibilità delle spese, prevedere un autonomo capitolo di bilancio relativo alle Delegazioni internazionali permanenti, analogamente a quanto è stato per le Commissioni bicamerali con la riforma del bilancio posta in essere nel 2015;
    appare opportuno, ai fini di una migliore funzionalità istituzionale, che tale specificità venga gestita da una struttura appositamente dedicata, analogamente a quanto avviene per l'attività afferente alle relazioni con l'Unione europea, la quale, presentando anch'essa caratteristiche non omogenee rispetto alle altre attività internazionali, viene da tempo gestita da una struttura specifica,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di verificare se ricorrano i presupposti, da un lato, per assicurare una diversa e più specifica evidenza nei documenti di bilancio alle spese sostenute per le attività delle delegazioni presso le assemblee parlamentari internazionali e, dall'altro lato, per operare un rafforzamento e adeguamento delle strutture amministrative preposte al supporto documentale, procedurale e organizzativo delle attività medesime.
9/Doc. VIII, n. 8/80. (Testo modificato nel corso della seduta) Nicoletti, Manciulli, Martella, Centemero, Bergamini, Aiello, Kronbichler, Santerini, Alli.


   La Camera,
   premesso che:
    in sede di approvazione del progetto di bilancio interno per il 2014 e per il 2015, sono stati accolti due ordini del giorno che invitavano l'Ufficio di presidenza a valutare l'opportunità di approvare di un piano di azioni positive per le dipendenti ed i dipendenti (ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/91, approvato il 24 luglio 2014, e n. 9/Doc. VIII, n. 6/89, approvato il 5 agosto 2015);
    in attuazione dei predetti ordini del giorno, il Comitato per le pari opportunità, al termine di un'accurata istruttoria, svolta con la fattiva collaborazione dell'amministrazione della Camera, ha predisposto nel mese di dicembre 2015 una proposta di piano di azioni positive;
    il piano è ispirato alle best practice che si sono affermate in altre organizzazioni, pubbliche e private, e nelle istituzioni europee, ferma restando la consapevolezza della specificità del lavoro parlamentare, che non trova riscontri all'esterno;
    esso risulta pienamente in linea con le più recenti politiche delle pubbliche amministrazioni in materia di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, come emergono dal disegno di legge di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, recentemente approvato dalla Camera (legge 7 agosto 2015, n. 124);
    in particolare, l'articolo 14 prevede l'adozione da parte delle pubbliche amministrazioni di misure organizzative volte a sperimentare nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa;
    il predetto articolo dispone altresì che le pubbliche amministrazioni procedono, al fine di conciliare i tempi di vita e di lavoro dei dipendenti, a stipulare convenzioni con asili nido e scuole dell'infanzia e a organizzare servizi di supporto alla genitorialità, aperti durante i periodi di chiusura scolastica;
    sarebbe altresì opportuno considerare diverse e più razionali modalità di organizzazione dei lavori parlamentari, che tengano conto delle esperienze degli altri Parlamenti,

invita l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità di:
    procedere tempestivamente all'adozione del piano di azioni positive;
    considerare prioritarie, nell'ambito del piano, le misure volte a dare attuazione ai principi di cui all'articolo 14 della legge 7 agosto 2015, n. 124 in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche;
    presentare, in occasione dell'adozione del prossimo bilancio interno, una relazione sullo stato di attuazione del piano di azioni;
    valutare, congiuntamente agli altri organi competenti in tema di organizzazione dei lavori parlamentari, le misure occorrenti sul piano dell'organizzazione dei lavori che abbiano come effetto un utilizzo più economico delle risorse umane e strumentali.
9/Doc. VIII, n. 8/81Valeria Valente.


   La Camera,
   premesso che:
    in sede di approvazione del progetto di bilancio interno per il 2014 e per il 2015, sono stati accolti due ordini del giorno che invitavano l'Ufficio di presidenza a valutare l'opportunità di approvare di un piano di azioni positive per le dipendenti ed i dipendenti (ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/91, approvato il 24 luglio 2014, e n. 9/Doc. VIII, n. 6/89, approvato il 5 agosto 2015);
    in attuazione dei predetti ordini del giorno, il Comitato per le pari opportunità, al termine di un'accurata istruttoria, svolta con la fattiva collaborazione dell'amministrazione della Camera, ha predisposto nel mese di dicembre 2015 una proposta di piano di azioni positive;
    il piano è ispirato alle best practice che si sono affermate in altre organizzazioni, pubbliche e private, e nelle istituzioni europee, ferma restando la consapevolezza della specificità del lavoro parlamentare, che non trova riscontri all'esterno;
    esso risulta pienamente in linea con le più recenti politiche delle pubbliche amministrazioni in materia di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, come emergono dal disegno di legge di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, recentemente approvato dalla Camera (legge 7 agosto 2015, n. 124);
    in particolare, l'articolo 14 prevede l'adozione da parte delle pubbliche amministrazioni di misure organizzative volte a sperimentare nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa;
    il predetto articolo dispone altresì che le pubbliche amministrazioni procedono, al fine di conciliare i tempi di vita e di lavoro dei dipendenti, a stipulare convenzioni con asili nido e scuole dell'infanzia e a organizzare servizi di supporto alla genitorialità, aperti durante i periodi di chiusura scolastica;
    sarebbe altresì opportuno considerare diverse e più razionali modalità di organizzazione dei lavori parlamentari, che tengano conto delle esperienze degli altri Parlamenti,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di procedere tempestivamente in sede di Ufficio di Presidenza all'esame del Piano di azioni positive, trasmesso alla Presidenza dal Comitato per le pari opportunità, al fine di valutare le iniziative e le misure in esso previste.
9/Doc. VIII, n. 8/81. (Testo modificato nel corso della seduta) Valeria Valente.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80, in attuazione di una delega contenuta nel cd. Jobs act, prevede un significativo ampliamento della possibilità di fruire del congedo parentale, oltre ad una serie ulteriore di misure di tutela della genitorialità;
    le predette misure, valide per la generalità delle lavoratrici e dei lavoratori, possono trovare applicazione al personale della Camera dei deputati, in virtù dell'autonomia costituzionalmente garantita all'organo, solo previo apposito recepimento;
    appare dunque opportuno procedere al recepimento delle predette misure nell'ordinamento della Camera dei deputati, al fine di garantire che anche le dipendenti ed i dipendenti della Camera possano fruire degli istituti di tutela della genitorialità alle stesse condizioni previste in via generale per tutti le lavoratrici ed i lavoratori;
    nel corso dell'esame del bilancio interno 2015 è stato approvato un ordine del giorno che invitava Ufficio di Presidenza ad adottare iniziative volte al recepimento delle nuove misure di tutela della genitorialità (9/Doc. VIII, n. 6/90 accolto come raccomandazione nella seduta del 5 agosto 2015,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa di sua competenza volta a favorire il recepimento delle misure contenute nel decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80, recante misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro, nell'ordinamento della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 8/82Valeria Valente.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80, in attuazione di una delega contenuta nel cd. Jobs act, prevede un significativo ampliamento della possibilità di fruire del congedo parentale, oltre ad una serie ulteriore di misure di tutela della genitorialità;
    le predette misure, valide per la generalità delle lavoratrici e dei lavoratori, possono trovare applicazione al personale della Camera dei deputati, in virtù dell'autonomia costituzionalmente garantita all'organo, solo previo apposito recepimento;
    appare dunque opportuno procedere al recepimento delle predette misure nell'ordinamento della Camera dei deputati, al fine di garantire che anche le dipendenti ed i dipendenti della Camera possano fruire degli istituti di tutela della genitorialità alle stesse condizioni previste in via generale per tutti le lavoratrici ed i lavoratori;
    nel corso dell'esame del bilancio interno 2015 è stato approvato un ordine del giorno che invitava Ufficio di Presidenza ad adottare iniziative volte al recepimento delle nuove misure di tutela della genitorialità (9/Doc. VIII, n. 6/90 accolto come raccomandazione nella seduta del 5 agosto 2015,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di recepire le misure contenute nel decreto legislativo n. 80 del 2015 nell'ambito del processo di armonizzazione dello stato giuridico ed economico del personale della Camera e del Senato, una volta istituito il Ruolo unico dei dipendenti del Parlamento e definito il relativo Statuto unico.
9/Doc. VIII, n. 8/82. (Testo modificato nel corso della seduta) Valeria Valente.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Ufficio di Presidenza della Camera nel quadro della scelta di diminuzione delle spese ha deciso, a decorrere da questa legislatura, di abolire i fondi di rappresentanza attribuiti ai deputati titolari di cariche istituzionali interne;
    la suddetta deliberazione ha previsto un rimborso delle spese di rappresentanza effettivamente fatte a favore dei titolari di cariche interne aventi diritto nel limite degli stanziamenti previsti;
    nel bilancio preventivo 2016 si prevede uno stanziamento massimo di 250 mila euro,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di una significativa diminuzione di tale stanziamento.
9/Doc. VIII, n. 8/83Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano.


   La Camera,
   premesso che:
    il Bilancio interno prevede uno stanziamento nel 2016 di 8.060.000 euro, in meritoria diminuzione di 390.000 euro rispetto all'anno scorso, che copre i viaggi aerei dei deputati,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere che il meccanismo delle spese di viaggio sia limitato ai soli spostamenti tra Roma e il luogo di residenza o la circoscrizione di elezione e, per tutti i casi diversi, di limitare i rimborsi dei viaggi solo a quelli connessi al mandato istituzionale e nei limiti degli stanziamenti previsti.
9/Doc. VIII, n. 8/84Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano.


   La Camera,
   premesso che:
    l'inquinamento dell'aria derivante dal traffico automobilistico è un fenomeno preoccupante;
    il contributo alla riduzione delle emissioni di CO2 deve vedere l'impegno di tutti, a partire dalle istituzioni pubbliche;
    l'utilizzo di veicoli elettrici migliora la qualità dell'aria;
    nella città di Roma i veicoli elettrici hanno consistenti riduzioni del costo per l'accesso alla ZTL,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di ridurre l'uso delle macchine ad alimentazione tradizionale utilizzate a fini istituzionali e di servizio dalla Camera e di prediligere l'utilizzo di veicoli elettrici.
9/Doc. VIII, n. 8/85Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    lo spreco alimentare nei Paesi sviluppati, come l'Italia, è un fatto intollerabile soprattutto in considerazione delle fasce sempre più estese di povertà ed emarginazione sociale,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di predisporre opportune iniziative affinché gli alimenti e le bevande invenduti e non utilizzati dai bar e dalle mense dei dipendenti e dei deputati della Camera possano essere donati ad associazioni del volontariato che gestiscono mense popolari per i poveri di Roma.
9/Doc. VIII, n. 8/86Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la discussione dei documenti relativi al Bilancio interno si svolge in grave ritardo;
    l'anno scorso si è svolta il 5 agosto, addirittura nel 2013 si svolse a novembre;
    quest'anno si svolge alla fine di luglio e ciò contrasta con il principio della buona amministrazione che vuole che un bilancio preventivo si discuta all'inizio dell'anno interessato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di presentare per la discussione in Assemblea, il progetto di bilancio della Camera entro il 31 dicembre dell'anno precedente o almeno entro il mese di febbraio dell'anno di riferimento.
9/Doc. VIII, n. 8/87Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la discussione dei documenti relativi al Bilancio interno si svolge in grave ritardo;
    l'anno scorso si è svolta il 5 agosto, addirittura nel 2013 si svolse a novembre;
    quest'anno si svolge alla fine di luglio e ciò contrasta con il principio della buona amministrazione che vuole che un bilancio preventivo si discuta all'inizio dell'anno interessato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a concludere l'esame del conto consuntivo e della nota di variazione al bilancio di previsione entro il termine del 31 marzo, previsto dall'articolo 2, comma 5, del Regolamento di Amministrazione e contabilità, in modo da consentirne la sollecita discussione in Assemblea sulla base delle decisioni di competenza della Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
9/Doc. VIII, n. 8/87. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione delle spese va perseguita in tutti i modi che non limitino le prerogative della funzione parlamentare;
    un aspetto importante riguarda la riduzione costante dei supporti cartacei, anche di quelli riguardanti gli atti di sindacato ispettivo e le iniziative legislative utilizzando sempre la posta elettronica in formato Word al fine di non essere ricopiato, ma semplicemente revisionato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di eliminare, ai fini del contenimento dei costi, il lavoro di reintroduzione al computer dei supporti cartacei, prevedendo che le procedure relative agli atti di sindacato ispettivo nonché alle proposte di legge abbiano inizio dal file formato Word che li contiene e che deve essere trasmesso all'ufficio competente a cura del deputato primo firmatario, anche generalizzando l'uso della firma digitale.
9/Doc. VIII, n. 8/88Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione delle spese va perseguita in tutti i modi che non limitino le prerogative della funzione parlamentare;
    un aspetto importante riguarda la riduzione costante dei supporti cartacei, anche di quelli riguardanti gli atti di sindacato ispettivo e le iniziative legislative utilizzando sempre la posta elettronica in formato Word al fine di non essere ricopiato, ma semplicemente revisionato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nella semplificazione delle modalità tecniche atte ad agevolare la presentazione in formato elettronico degli atti di iniziativa parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 8/88. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera sviluppa una intensa e fondamentale relazione con gli studenti e le scuole italiane;
    si tratta di una attività che avvicina i giovani alla conoscenza del Parlamento e contribuisce a contrastare un racconto qualunquistico e demagogico di diffamazione della democrazia e della politica istituzionale;
    occorre rafforzare quest'impegno in un legame forte con il mondo della scuola di tutti i gradi e delle università italiane,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di destinare risorse aggiuntive per aumentare le iniziative di coinvolgimento degli studenti e degli insegnanti sulla base di efficaci progetti di comunicazione e di didattica civile e per produrre materiale informativo sull'attività del Parlamento e sulla conoscenza della Costituzione.
9/Doc. VIII, n. 8/89Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera sviluppa una intensa e fondamentale relazione con gli studenti e le scuole italiane;
    si tratta di una attività che avvicina i giovani alla conoscenza del Parlamento e contribuisce a contrastare un racconto qualunquistico e demagogico di diffamazione della democrazia e della politica istituzionale;
    occorre rafforzare quest'impegno in un legame forte con il mondo della scuola di tutti i gradi e delle università italiane,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nelle iniziative formative volte alla promozione e alla valorizzazione della cultura parlamentare e della Costituzione presso i giovani e gli studenti, nei limiti delle compatibilità finanziarie.
9/Doc. VIII, n. 8/89. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    per i deputati in carica è obbligatoria l'iscrizione al fondo per l'Assistenza sanitaria integrativa con la trattenuta sulla propria indennità mensile di una somma decisa dal Collegio dei Questori (attualmente di 526,66 euro);
    al fondo ASI accedono anche gli ex deputati con un contributo inferiore, su base però volontaria, e in caso di rinuncia non possono reiscriversi;
    il fondo ASI è in attivo e si regge sull'autofinanziamento mutualistico di deputati ed ex deputati; le prestazioni sanitarie rimborsabili sono circostanziate in un Regolamento;
    in questa legislatura il Collegio dei Questori ha abolito dalle prestazioni le spese di soggiorno sostenute per trattamenti termali;
    vi potrebbero essere anche altre prestazioni da considerare non appropriate,

invita il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di un approfondimento sulla possibilità di eliminare le prestazioni non appropriate alla funzione mutualistica del Fondo.
9/Doc. VIII, n. 8/90Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    per i deputati in carica è obbligatoria l'iscrizione al fondo per l'Assistenza sanitaria integrativa con la trattenuta sulla propria indennità mensile di una somma decisa dal Collegio dei Questori (attualmente di 526,66 euro);
    al fondo ASI accedono anche gli ex deputati con un contributo inferiore, su base però volontaria, e in caso di rinuncia non possono reiscriversi;
    il fondo ASI è in attivo e si regge sull'autofinanziamento mutualistico di deputati ed ex deputati; le prestazioni sanitarie rimborsabili sono circostanziate in un Regolamento;
    in questa legislatura il Collegio dei Questori ha abolito dalle prestazioni le spese di soggiorno sostenute per trattamenti termali;
    vi potrebbero essere anche altre prestazioni da considerare non appropriate,

invita il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di realizzare un'analisi in ordine alla tipologia delle prestazioni attualmente erogate dal Fondo per l'assistenza integrativa dei deputati, al fine di una loro complessiva revisione.
9/Doc. VIII, n. 8/90. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la partecipazione puntuale all'attività istituzionale della Camera è un dovere inderogabile di ogni deputato;
    il mandato parlamentare non si esaurisce nella presenza alle sedute della Camera e delle Commissioni, ma si sviluppa in una necessaria attività nel territorio per un rapporto virtuoso con i cittadini, le associazioni, gli enti locali e le comunità in cui il parlamentare è stato eletto;
    un parlamentare deve anche partecipare alla vita del partito o movimento che lo ha candidato sia a livello locale che nazionale, anche per sostenere la partecipazione politica dei cittadini come stabilisce la Costituzione;
    né possono essere sottovalutate le fasi di studio e di riflessione culturale e politica necessarie alla valutazione e alla predisposizione delle proposte legislative, di indirizzo, di controllo e di sindacato ispettivo proprie di una funzione parlamentare;
    insomma l'attività di un parlamentare è complessa e non può certo essere ridotta alle sole votazioni svolte nelle sedute della Camera;
    ciononostante sono ripetute le campagne di stampa e televisive volte a strumentalizzare le immagini dell'Aula vuota durante le discussioni generali senza votazioni, o ad esaltare le assenze clamorose di quei deputati scarsamente presenti alle votazioni che sono solo una esigua minoranza rispetto alla maggioranza che fa il suo dovere;
    queste rappresentazioni qualunquistiche e infondate del lavoro parlamentare devono essere respinte da una informazione che l'ufficio stampa della Camera deve svolgere in modo completo e tempestivo per difendere l'autorevolezza del Parlamento;
    deve essere comunque stigmatizzato il comportamento di quei pochi deputati che senza giustificazione, nei casi stabiliti dalla Camera, non partecipano alle sedute della Camera;
    è prevista nei casi di assenze ingiustificate la sanzione della decurtazione dei trattamenti di diaria,

invita per quanto di rispettiva competenza il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di individuare le forme più idonee per pubblicizzare i dati completi della presenza dei deputati, valorizzare l'insieme dell'attività parlamentare non oggetto di votazioni, penalizzare il fenomeno delle assenze ingiustificate dei deputati, eventualmente con una decurtazione non limitata al solo trattamento della diaria, ma anche in modo proporzionato ad altre componenti del trattamento economico del deputato per una questione di equità nei confronti di chi svolge il proprio dovere, ma soprattutto per rafforzare l'autorevolezza politica e istituzionale della Camera dei deputati e contrastare ogni fenomeno di assenteismo dai lavori dell'Aula e dalle sue votazioni.
9/Doc. VIII, n. 8/91Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la partecipazione puntuale all'attività istituzionale della Camera è un dovere inderogabile di ogni deputato;
    il mandato parlamentare non si esaurisce nella presenza alle sedute della Camera e delle Commissioni, ma si sviluppa in una necessaria attività nel territorio per un rapporto virtuoso con i cittadini, le associazioni, gli enti locali e le comunità in cui il parlamentare è stato eletto;
    un parlamentare deve anche partecipare alla vita del partito o movimento che lo ha candidato sia a livello locale che nazionale, anche per sostenere la partecipazione politica dei cittadini come stabilisce la Costituzione;
    né possono essere sottovalutate le fasi di studio e di riflessione culturale e politica necessarie alla valutazione e alla predisposizione delle proposte legislative, di indirizzo, di controllo e di sindacato ispettivo proprie di una funzione parlamentare;
    insomma l'attività di un parlamentare è complessa e non può certo essere ridotta alle sole votazioni svolte nelle sedute della Camera;
    ciononostante sono ripetute le campagne di stampa e televisive volte a strumentalizzare le immagini dell'Aula vuota durante le discussioni generali senza votazioni, o ad esaltare le assenze clamorose di quei deputati scarsamente presenti alle votazioni che sono solo una esigua minoranza rispetto alla maggioranza che fa il suo dovere;
    queste rappresentazioni qualunquistiche e infondate del lavoro parlamentare devono essere respinte da una informazione che l'ufficio stampa della Camera deve svolgere in modo completo e tempestivo per difendere l'autorevolezza del Parlamento;
    deve essere comunque stigmatizzato il comportamento di quei pochi deputati che senza giustificazione, nei casi stabiliti dalla Camera, non partecipano alle sedute della Camera;
    è prevista nei casi di assenze ingiustificate la sanzione della decurtazione dei trattamenti di diaria,

invita per quanto di rispettiva competenza il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di approfondire le modalità di pubblicità dei dati relativi alla presenza dei deputati e l'adeguatezza delle attuali misure di penalizzazione delle assenze ingiustificate, nonché possibili forme di valorizzazione dell'insieme dell'attività parlamentare dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 8/91. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    i trattamenti (indennità e servizi) dei parlamentari sono stati diminuiti negli ultimi anni nel quadro delle difficoltà economiche generali, della necessità di risparmiare la spesa pubblica e per corrispondere alla giusta richiesta dell'opinione pubblica di eliminare privilegi ancora più ingiustificati in un momento di grave crisi sociale che ha modificato in peggio le condizioni economiche dei cittadini;
    le indennità parlamentari sono state diminuite del 10 per cento nel 2006 e una seconda volta nel settembre 2011, dal 2007 sono stati bloccati gli adeguamenti derivanti dall'aggancio alle retribuzioni dei magistrati con un notevole risparmio della spesa della Camera; tale blocco è stato confermato da allora ogni anno, e anche per il prossimo triennio;
    sono state operate in questi ultimi anni varie scelte di risparmio e trasparenza tra cui: l'eliminazione dei rimborsi dei viaggi all'estero, il rimborso delle spese di trasporto per gli ex parlamentari, la riduzione dei rimborsi delle spese telefoniche, la rendicontazione di 1845 euro mensili del rimborso delle spese per l'esercizio del mandato parlamentare, la riforma del regolamento dei vitalizi con l'aumento dell'età pensionabile a 65 anni e il passaggio al sistema contributivo a partire da questa legislatura, la revoca dei vitalizi per i parlamentari condannati, l'eliminazione del rimborso per le spese di apparecchiature informatiche per gli uffici dei deputati dalla prossima legislatura;
    la Camera ha approfondito in questi anni i rapporti con gli altri Parlamenti degli Stati europei per armonizzare i trattamenti (le indennità e i servizi) riservati ai parlamentari con l'obiettivo di evitare uno scostamento tra quelli italiani e quelli degli altri grandi Paesi europei,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa volta all'armonizzazione a livello europeo del costo complessivo dei trattamenti riservati ai parlamentari in termini di indennità e servizi con l'obiettivo del contenimento della spesa e della massima trasparenza.
9/Doc. VIII, n. 8/92Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    i collaboratori parlamentari contribuiscono in modo spesso essenziale all'esercizio del mandato del membro del Parlamento, attraverso il supporto all'attività legislativa, di comunicazione e di segreteria;
    parliamo di profili con un'ottima formazione accademica e professionale che spesso, proprio nella sede per eccellenza della legalità, le Istituzioni parlamentari, sono costretti ad accettare condizioni lavorative lesive della propria dignità e in aperto contrasto con gli articoli 3, 35 e 36 della Costituzione, che tutela il lavoro e riconosce il diritto ad un'equa retribuzione e qualifica professionale;
    nelle passate legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative ai rapporti che intercorrono tra i parlamentari e i loro collaboratori, cercando di circoscrivere gli abusi, ma senza intervenire con una disciplina organica, indispensabile per colmare un vuoto regolamentare nei confronti di una figura che è normata nella quasi totalità degli stati democratici e nell'Unione europea;
    il Parlamento europeo, infatti, già dal 25 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari;
    un passo incoraggiante sembrava essere stato compiuto in sede di approvazione del Bilancio interno della Camera dei deputati lo scorso anno, con l'accoglimento dell'ordine del giorno 9/DOC.VIII, n. 6/87 a prima firma Di Salvo, in cui si dava mandato al Collegio dei Questori di approfondire, «riferendo quanto prima all'Ufficio di Presidenza, i termini giuridici, economici, organizzativi e contabili di una disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore» nonché di «assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, sia dato sapere il numero complessivo di tali contratti, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti»;
    appare ormai non più procrastinabile giungere ad una definizione e regolamentazione della figura del collaboratore parlamentare, azione invocata anche dall'opinione pubblica e dagli organi di stampa,

invita l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità di:
    avviare, di concerto con le associazioni di rappresentanza costituite dai collaboratori parlamentari a partire dall'Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari (AICP), un percorso che consenta la regolamentazione di tale figura, anche al fine di impedire il perpetrarsi di situazioni di abuso;
    definire, onde consentire la massima trasparenza ed efficienza nell'utilizzo delle risorse pubbliche, un progetto di riforma dell'attuale sistema basato sul rimborso delle spese per l'esercizio del mandato, considerando come modello di riferimento quello applicato nel Parlamento europeo e individuando, a tal fine, una specifica voce di bilancio cui siano destinate idonee risorse.
9/Doc. VIII, n. 8/93Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    i collaboratori parlamentari contribuiscono in modo spesso essenziale all'esercizio del mandato del membro del Parlamento, attraverso il supporto all'attività legislativa, di comunicazione e di segreteria;
    parliamo di profili con un'ottima formazione accademica e professionale che spesso, proprio nella sede per eccellenza della legalità, le Istituzioni parlamentari, sono costretti ad accettare condizioni lavorative lesive della propria dignità e in aperto contrasto con gli articoli 3, 35 e 36 della Costituzione, che tutela il lavoro e riconosce il diritto ad un'equa retribuzione e qualifica professionale;
    nelle passate legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative ai rapporti che intercorrono tra i parlamentari e i loro collaboratori, cercando di circoscrivere gli abusi, ma senza intervenire con una disciplina organica, indispensabile per colmare un vuoto regolamentare nei confronti di una figura che è normata nella quasi totalità degli stati democratici e nell'Unione europea;
    il Parlamento europeo, infatti, già dal 25 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari;
    un passo incoraggiante sembrava essere stato compiuto in sede di approvazione del Bilancio interno della Camera dei deputati lo scorso anno, con l'accoglimento dell'ordine del giorno 9/DOC.VIII, n. 6/87 a prima firma Di Salvo, in cui si dava mandato al Collegio dei Questori di approfondire, «riferendo quanto prima all'Ufficio di Presidenza, i termini giuridici, economici, organizzativi e contabili di una disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore» nonché di «assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, sia dato sapere il numero complessivo di tali contratti, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti»;
    appare ormai non più procrastinabile giungere ad una definizione e regolamentazione della figura del collaboratore parlamentare, azione invocata anche dall'opinione pubblica e dagli organi di stampa,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di svolgere un ulteriore approfondimento in merito alla disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, sulla base dei principi di trasparenza e di contenimento delle spese dell'Istituzione parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 8/93. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Scotto, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    è ormai consuetudine corrente, da parte di numerose società concessionarie di trasporto pubblico, prevedere meccanismi di premi fedeltà per i propri clienti;
    questi meccanismi solitamente garantiscono sconti e viaggi gratuiti per i fruitori del servizio, e, nel caso della Camera dei deputati, per gli stessi deputati, benché il costo del trasporto sia a carico dell'Istituzione;
    i deputati, spesso, provvedono autonomamente, grazie anche ai più moderni sistemi di prenotazione on-line, all'acquisto dei biglietti aerei e ferroviari, peraltro senza tenere conto di eventuali offerte di voli di compagnie concorrenti, più economici;
    alcune società di trasporto già prevedono meccanismi di convenzione con società ed enti pubblici e privati, che riconoscono meccanismi di sconto, parametrati al fatturato annuo, all'ente convenzionato, come per esempio Trenitalia,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di procedere ad una convenzione precisa con le principali compagnie aeree e ferroviarie, al fine di prevedere tariffe agevolate per la Camera dei deputati, eliminando la partecipazione ai meccanismi dei premi di fedeltà, che potrebbero essere automaticamente riutilizzati dalla Camera stessa per ottenere una sensibile diminuzione dei costi.
9/Doc. VIII, n. 8/94Melilla, Scotto, Marcon, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano.


   La Camera,
   premesso che:
    è ormai consuetudine corrente, da parte di numerose società concessionarie di trasporto pubblico, prevedere meccanismi di premi fedeltà per i propri clienti;
    questi meccanismi solitamente garantiscono sconti e viaggi gratuiti per i fruitori del servizio, e, nel caso della Camera dei deputati, per gli stessi deputati, benché il costo del trasporto sia a carico dell'Istituzione;
    i deputati, spesso, provvedono autonomamente, grazie anche ai più moderni sistemi di prenotazione on-line, all'acquisto dei biglietti aerei e ferroviari, peraltro senza tenere conto di eventuali offerte di voli di compagnie concorrenti, più economici;
    alcune società di trasporto già prevedono meccanismi di convenzione con società ed enti pubblici e privati, che riconoscono meccanismi di sconto, parametrati al fatturato annuo, all'ente convenzionato, come per esempio Trenitalia,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di procedere ad ogni ulteriore verifica in merito alla possibilità di ottenere condizioni più favorevoli mediante la rinegoziazione delle convenzioni in essere con le principali compagnie aeree e ferroviarie.
9/Doc. VIII, n. 8/94. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Scotto, Marcon, Carlo Galli, Nicchi, Giancarlo Giordano.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Isle, Istituto per la documentazione e gli studi legislativi, è nato all'interno della Camera dei deputati per iniziativa dei suoi componenti;
    da oltre cinquant'anni diffonde in Italia e all'estero gli studi sulla legislazione e le istituzioni parlamentari attraverso la rivista scientifica Rassegna Parlamentare e la Scuola di Scienza e Tecnica della Legislazione che contribuisce significativamente alla formazione di esperti nel drafting legislativo;
    si richiama l'attenzione dei Deputati Questori e dell'Ufficio di Presidenza sull'opportunità di prevedere, per il futuro, un contributo all'Istituto, cosicché l'ISLE oltre ad offrire la partecipazione a titolo gratuito, come avviene attualmente, di un funzionario per ciascun Gruppo parlamentare al corso annuale della Scuola, possa svolgere anche vere e proprie funzioni di formazione nell'interesse della Camera stessa,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di riconsiderare le decisioni prese riguardo al contributo all'Istituto citato in premessa con lo scopo di garantirne la sopravvivenza negli anni futuri.
9/Doc. VIII, n. 8/95Pisicchio, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    l'uso di telefoni cellulari, smartphone e computer portatili da parte dei deputati è sempre più diffuso;
    sempre più frequentemente molti deputati sono costretti a raccogliere dal pavimento i propri personal computer, tablet, smartphone, oltre a documenti e fascicoli vari, a causa del poco attrito e all'inclinazione dei pianali delle postazioni in Aula, che per la loro conformazione ne facilitano lo scivolamento,

invita il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di acquistare tappetini antiscivolo da applicare alle postazioni dei deputati in Aula.
9/Doc. VIII, n. 8/96Cristian Iannuzzi.


   La Camera,
   premesso che:
    i collaboratori parlamentari contribuiscono in modo spesso essenziale all'esercizio del mandato del membro del Parlamento, attraverso il supporto all'attività legislativa, di comunicazione e di segreteria;
    nelle passate legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra parlamentari e i loro collaboratori, cercando di circoscrivere gli abusi, ma senza intervenire con una disciplina organica, indispensabile per colmare un vuoto regolamentare nei confronti di una figura che è normata nella quasi totalità degli Stati democratici e nell'Unione europea;
    il Parlamento europeo, infatti, già dal 25 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari;
    un passo incoraggiante sembrava essere stato compiuto in sede di approvazione del bilancio lo scorso anno, con l'accoglimento dell'ordine del giorno 9/Doc.VIII, n. 6/87 a prima firma Di Salvo, in cui si dava mandato al Collegio dei Questori di approfondire, «riferendo quanto prima all'Ufficio di Presidenza, i termini giuridici, economici, organizzativi e contabili di una disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore» nonché di «assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, sia dato sapere il numero complessivo di tali contratti, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti»;
    al momento a questi impegni non risulta essere stato dato seguito;
    appare ormai essenziale giungere ad una definizione e regolamentazione della figura del collaboratore parlamentare, azione invocata anche dall'opinione pubblica e dagli organi di stampa,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    avviare, di concerto con le associazioni maggiormente rappresentative costituite dai collaboratori parlamentari, un percorso che consenta la regolamentazione di tale figura, anche al fine di impedire il perpetrarsi di situazioni di abuso;
    definire, onde consentire la massima trasparenza ed efficienza nell'utilizzo delle risorse pubbliche, un progetto di riforma dell'attuale sistema basato sul rimborso delle spese per l'esercizio del mandato, prendendo come modello quello applicato nel Parlamento europeo e individuando a tal fine una specifica voce di bilancio cui siano destinate idonee risorse.
9/Doc. VIII, n. 8/97Di Salvo, Piazzoni, Patrizia Maestri, Simoni, Rostellato, Arlotti, Colaninno, Narduolo.


   La Camera,
   premesso che:
    i collaboratori parlamentari contribuiscono in modo spesso essenziale all'esercizio del mandato del membro del Parlamento, attraverso il supporto all'attività legislativa, di comunicazione e di segreteria;
    nelle passate legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra parlamentari e i loro collaboratori, cercando di circoscrivere gli abusi, ma senza intervenire con una disciplina organica, indispensabile per colmare un vuoto regolamentare nei confronti di una figura che è normata nella quasi totalità degli Stati democratici e nell'Unione europea;
    il Parlamento europeo, infatti, già dal 25 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari;
    un passo incoraggiante sembrava essere stato compiuto in sede di approvazione del bilancio lo scorso anno, con l'accoglimento dell'ordine del giorno 9/Doc.VIII, n. 6/87 a prima firma Di Salvo, in cui si dava mandato al Collegio dei Questori di approfondire, «riferendo quanto prima all'Ufficio di Presidenza, i termini giuridici, economici, organizzativi e contabili di una disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore» nonché di «assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, sia dato sapere il numero complessivo di tali contratti, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti»;
    al momento a questi impegni non risulta essere stato dato seguito;
    appare ormai essenziale giungere ad una definizione e regolamentazione della figura del collaboratore parlamentare, azione invocata anche dall'opinione pubblica e dagli organi di stampa,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di svolgere un ulteriore approfondimento in merito alla disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, anche avvalendosi del contributo delle associazioni maggiormente rappresentative costituite da collaboratori parlamentari, sulla base dei principi di trasparenza e di contenimento delle spese dell'Istituzione parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 8/97. (Testo modificato nel corso della seduta) Di Salvo, Piazzoni, Patrizia Maestri, Simoni, Rostellato, Arlotti, Colaninno, Narduolo.


   La Camera,
   premesso che:
    la necessità di una riforma del funzionamento dell'Amministrazione interna ispirata a criteri di funzionalità ed efficienza non può essere disgiunta dall'apporto di risorse umane e di competenze all'organico dell'Istituzione, che negli ultimi anni ha visto sensibilmente diminuire il numero di consiglieri parlamentari in servizio,

invita, per quanto di rispettiva competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di verificare le esigenze di struttura dell'Amministrazione interna e, ove se ne ravvisi la necessità, di bandire un concorso pubblico per consigliere parlamentare e per documentarista a copertura dei posti che verranno reputati necessari.
9/Doc. VIII, n. 8/98Baldelli.


   La Camera,
   premesso che:
    la necessità di una riforma del funzionamento dell'Amministrazione interna ispirata a criteri di funzionalità ed efficienza non può essere disgiunta dall'apporto di risorse umane e di competenze all'organico dell'Istituzione, che negli ultimi anni ha visto sensibilmente diminuire il numero di consiglieri parlamentari in servizio,

invita, per quanto di rispettiva competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere tempestivamente a bandire un concorso, anche secondo le modalità previste nella deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 28 gennaio 2016, recante indirizzi per l'istituzione del Ruolo unico dei dipendenti del Parlamento, come puntualizzate nel testo di deliberazione di istituzione del Ruolo unico oggetto di un accordo sindacale da sottoporre prossimamente alla deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, tenendo in debita considerazione i fabbisogni organici dell'Amministrazione della Camera dei deputati con prioritario riferimento alle professionalità di consigliere parlamentare e documentarista.
9/Doc. VIII, n. 8/98. (Testo modificato nel corso della seduta) Baldelli.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera dei deputati ha avviato ormai da alcuni anni un percorso di progressiva equiparazione dello status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari alla dirigenza delle amministrazioni centrali dello Stato;
    in particolare, sono stati introdotti limiti retributivi e ulteriori modifiche allo status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari, da ultimo mediante la deliberazione n. 102 del 30 settembre 2014 dell'Ufficio di Presidenza, cui ha fatto seguito il Decreto Presidenziale n. 824 del 6 ottobre successivo; la sostanziale equiparazione promossa in queste sedi risulta tuttavia incompleta e parziale, non comprendendo anche le opportunità di crescita professionale e aggiornamento – da tempo riconosciute per le figure professionali omologhe, come appunto i dirigenti delle amministrazioni centrali dello Stato – costituite dalla possibilità di accedere a aspettative non retribuite al fine di compiere esperienze al di fuori dell'amministrazione parlamentare, senza oneri per il bilancio interno,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di intraprendere un percorso volto alla trasposizione nelle norme interne relative allo status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari delle disposizioni già esistenti nell'ordinamento generale relativamente alla dirigenza delle amministrazioni centrali dello Stato, con particolare riferimento all'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001 in materia di mobilità pubblico-privato, al fine di consentire – senza costi per l'Amministrazione della Camera – significative esperienze per coloro che risultassero idonei anche in organismi internazionali o privati.
9/Doc. VIII, n. 8/99Bernardo, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    c’è una buona politica che lotta contro la corruzione e si oppone concretamente agli sprechi a tutti i livelli, cominciando da quanto sta nelle sue mani;
    la Camera ha apportato significativi tagli al suo bilancio, con un risparmio netto di parecchie decine di milioni, che ammontano a 270 milioni di euro dal 2013 al 2016;
    il risparmio effettuato chiama in causa tutta una serie di comportamenti virtuosi, intervenendo su tutte le voci del bilancio, a cominciare dal personale, che si è ridotto in pochissimo tempo da circa 1.900 dipendenti a poco più di 1.200 persone;
    molti dipendenti sono andati in pensione e non ci sono state nuove assunzioni, con la conseguenza immediata che il lavoro si è andato ridistribuendo sulle spalle di quanti sono rimasti in servizio;
    è opportuno non spingersi oltre su questo fronte, anche per rispetto nei confronti del personale e per non incidere sulla qualità del lavoro fatto dagli Uffici di diretta collaborazione con i parlamentari;
    dove invece si possono realizzare ulteriori risparmi è sotto il profilo del modello organizzativo dei lavori della Camera, prevedendo:
    giorni di lavoro concentrati e orari più chiari, sul modello del Parlamento europeo;
    una digitalizzazione più avanzata dei lavori parlamentari, per realizzare risparmi sui tempi e sul materiale cartaceo prodotto, eventualmente introducendo dei monitor sui banchi cui compaiono emendamenti e testi da votare, riformulazioni, situazione degli iscritti a parlare, valutazioni o indicazioni relative alla tempistica di voto e di intervento, senza dover stampare il materiale o affidarsi alle «voci d'Aula»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    procedere ad una valutazione dei carichi di lavoro del personale dipendente e ad una analisi del livello qualitativo dei servizi erogati, con particolare riferimento a quelli che hanno diretto riferimento al lavoro parlamentare;

    riconsiderare il modello organizzativo dei lavori parlamentari nei termini e secondo le modalità esposte in premessa.
9/Doc. VIII, n. 8/100Binetti, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    c’è una buona politica che lotta contro la corruzione e si oppone concretamente agli sprechi a tutti i livelli, cominciando da quanto sta nelle sue mani;
    la Camera ha apportato significativi tagli al suo bilancio, con un risparmio netto di parecchie decine di milioni, che ammontano a 270 milioni di euro dal 2013 al 2016;
    il risparmio effettuato chiama in causa tutta una serie di comportamenti virtuosi, intervenendo su tutte le voci del bilancio, a cominciare dal personale, che si è ridotto in pochissimo tempo da circa 1.900 dipendenti a poco più di 1.200 persone;
    molti dipendenti sono andati in pensione e non ci sono state nuove assunzioni, con la conseguenza immediata che il lavoro si è andato ridistribuendo sulle spalle di quanti sono rimasti in servizio;
    è opportuno non spingersi oltre su questo fronte, anche per rispetto nei confronti del personale e per non incidere sulla qualità del lavoro fatto dagli Uffici di diretta collaborazione con i parlamentari;
    dove invece si possono realizzare ulteriori risparmi è sotto il profilo del modello organizzativo dei lavori della Camera, prevedendo:
    giorni di lavoro concentrati e orari più chiari, sul modello del Parlamento europeo;
    una digitalizzazione più avanzata dei lavori parlamentari, per realizzare risparmi sui tempi e sul materiale cartaceo prodotto, eventualmente introducendo dei monitor sui banchi cui compaiono emendamenti e testi da votare, riformulazioni, situazione degli iscritti a parlare, valutazioni o indicazioni relative alla tempistica di voto e di intervento, senza dover stampare il materiale o affidarsi alle «voci d'Aula»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nell'opera di ricognizione dei carichi di lavoro dei dipendenti e nelle attività già in corso di massima diffusione dei supporti digitali e informatici per lo svolgimento delle attività parlamentari.
9/Doc. VIII, n. 8/100. (Testo modificato nel corso della seduta) Binetti, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera ha apportato significativi tagli al suo bilancio, con un risparmio netto di parecchie decine di milioni, che ammontano a 270 milioni di euro dal 2013 al 2016;
    è opportuno che la politica di risparmio non incida sulla qualità del lavoro dei parlamentari e sulla loro capacità di accedere a tutte le fonti informative disponibili, ivi comprese quelle che consentono di esaminare l'evoluzione delle vicende per periodi prolungati;
    con riferimento alle agenzie di stampa, sono in corso di sostituzione le vecchie banche dati; il precedente Telpress Tasca, permetteva ricerche fino ad un anno indietro, consentendo a ciascuna ricerca di esaminare un ampio lasso di tempo;
    presso la biblioteca fino ad alcuni anni fa era presente la DEA ANSA, che consentiva ricerche sul database della suddetta agenzie, dal 1981 ad oggi; tale collegamento risulta essere attualmente soppresso o di difficile accesso ai parlamentari,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

   a valutare l'opportunità di:
    prevedere, in relazione alle banche dati contenenti le agenzie di stampa, che almeno una postazione per gruppo possa effettuare ricerche relativamente ad un lasso di tempo di almeno un anno;

    consentire l'accesso alla DEA ANSA, prevedendo una o più postazioni consultabili da parte dei parlamentari.
9/Doc. VIII, n. 8/101Pagano, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    le spese correnti per l'anno finanziario 2016 riferibili all'espletamento del mandato di parlamentare dei membri della Camera, comprensivo di indennità e rimborsi a vario titolo ammontano a oltre 145 milioni di euro;
    negli ultimi anni si è assistito a numerosi dibattiti in ordine alla necessità di ridurre gli importi sia delle indennità sia dei rimborsi spese corrisposte ai deputati;
    sul piano normativo, nello scorso triennio si sono susseguiti interventi volti sia a ridurre le dotazioni economiche dei Gruppi parlamentari, sia ad abolire il meccanismo dei rimborsi elettorali pubblici ai partiti politici;
    nella complessiva riduzione dei cosiddetti costi della politica, appare necessario e doveroso intervenire, al fine di contenere anche le spese connesse all'espletamento del mandato parlamentare, attraverso l'applicazione di un meccanismo che permetta di legare tali importi all'andamento dei principali fattori macroeconomici nel Paese e, di conseguenza, alla reale situazione economica nella quale versa l'Italia, abolendo costosi quanto anacronistici privilegi;
    un simile impianto permetterebbe, peraltro, di mutuare dal settore privato il principio della redistribuzione della ricchezza generata dalla stessa azienda sulla base dei risultati di gestione conseguiti, fissando, anche rispetto all'attività svolta dai parlamentari, il principio della corrispondenza di tale attività ai reali bisogni del Paese e alla realtà economica rispetto alla quale opera, e remunerando lo svolgimento della stessa attività secondo il principio dell'efficienza di tale gestione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori,

a valutare l'opportunità di individuare i fattori macroeconomici ai quali parametrare le somme corrisposte ai parlamentari a titolo di indennità e di rimborso spese, e, conseguentemente, di rideterminare tali importi.
9/Doc. VIII, n. 8/102Giorgia Meloni, Rampelli.


   La Camera,
   premesso che:
    negli anni scorsi la Camera ha avviato un processo di riduzione delle tirature degli atti parlamentari che ha portato ad un consistente abbattimento del volume complessivo di stampa, procurando notevoli risparmi;
    è necessario affiancare al processo di dematerializzazione un investimento in termini di informatizzazione e di sviluppo tecnologico, al fine di mantenere elevati il livello di tempestività e di qualità della pubblicità dei lavori parlamentari, anche ottenendo maggiori servizi per gli utenti,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di incrementare il processo di implementazione dei servizi informatici, predisponendo un'unica applicazione in grado di mettere a sistema e razionalizzare tutta la documentazione della Camera dei deputati, garantendo un accesso semplice e immediato, al fine di potenziare tempestività e pubblicità dei lavori parlamentari.
9/Doc. VIII, n. 8/103Occhiuto, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    gli interventi relativi allo status dei dipendenti di questa amministrazione sono stati tesi al recepimento di istituti e limitazioni introdotti in relazione ai dipendenti e ai dirigenti delle amministrazioni centrali dello Stato;
    anche in relazione al trattamento retributivo delle carriere direttive dell'amministrazione parlamentare, la tendenza in corso è chiaramente nel senso dell'introduzione degli stessi limiti posti per la dirigenza pubblica delle amministrazioni centrali;
    a queste innovazioni tese a ridurre la specialità del rapporto di lavoro alle dipendenze delle amministrazioni parlamentari dovrebbero essere accompagnati ad inquadramento dello status giuridico delle stesse figure professionali;
    in particolare, la figura del consigliere parlamentare è equiparabile al dirigente di una amministrazione pubblica, con effettive responsabilità di gestione del personale e di risultato e con una specifica qualifica, anche sotto il profilo delle competenze di merito;
    tale profilo di eccellenza necessita di una definizione del proprio status complessivo, salvaguardando, in ogni momento della carriera, le esigenze di crescita professionale, di formazione e di aggiornamento, nonché di piena e indipendente esplicazione del ruolo inerente allo specifico profilo professionale;
    l'inserimento di meccanismi di mobilità pubblico-privato, analoghi a quelli previsti per le figure dirigenziali delle amministrazioni centrali dello Stato consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organismi internazionali o privati senza alcun costo per l'amministrazione, che ben potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sulla mobilità dei dirigenti pubblici relativamente al collocamento in aspettativa non retribuita, con trattamento previdenziale a carico dell'ente di nuova destinazione.
9/Doc. VIII, n. 8/104Laffranco, Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    le spese correnti per l'anno finanziario 2016 riferibili all'espletamento del mandato di parlamentare dei membri della Camera, comprensivo di indennità e rimborsi a vario titolo ammontano a oltre 145 milioni di euro;
    a queste si sommano più di 190 milioni di euro per le spese previdenziali corrisposte in favore dei deputati cessati dal mandato;
    nel corso della sua recente audizione innanzi alla Commissione affari costituzionali il Presidente dell'INPS ha sottolineato come il costo dei duemilaseicento assegni in pagamento sia superiore di 150 milioni rispetto ai contributi versati;
    secondo l'istituto pensionistico applicando le regole del sistema contributivo all'intera carriera contributiva dei parlamentari la spesa per vitalizi si ridurrebbe del quaranta per cento, scendendo a 118 milioni con un risparmio di circa 76 milioni di euro l'anno,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori,

a valutare l'opportunità di adottare misure volte a ricalcolare in base al metodo contributivo anche gli assegni già in pagamento e ad erogarli nell'importo così rideterminato, nonché a elevare a dieci anni il limite temporale minimo di esercizio del mandato parlamentare necessario per conseguire il diritto alla pensione.
9/Doc. VIII, n. 8/105Cirielli, Giorgia Meloni.


(Inammissibile)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative di competenza in relazione alla vicenda di un cittadino, detenuto nel carcere di Madonna del Freddo a Chieti, affetto da fibromialgia – 3-02444

   MELILLA, DANIELE FARINA, AIRAUDO, FRANCO BORDO, COSTANTINO, D'ATTORRE, DURANTI, FASSINA, FAVA, FERRARA, FOLINO, FRATOIANNI, CARLO GALLI, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, KRONBICHLER, MARCON, MARTELLI, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, RICCIATTI, SANNICANDRO, SCOTTO, ZACCAGNINI e ZARATTI. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
   Fabrizio P. è un pianista di 47 anni, di Chieti, malato di fibromialgia. La fibromialgia, o sindrome di Atlante, porta dolori muscolari fortissimi, insonnia, spossatezza e scarsa produzione di serotonina;
   dall'11 giugno 2016 è rinchiuso nel carcere di Madonna del Freddo a Chieti con l'accusa di coltivazione di cannabis;
   essendo malato di fibromialgia, Fabrizio P. assumeva a scopo terapeutico la marijuana. A detta del suo avvocato, da quando è in carcere le condizioni di salute dello stesso sono enormemente peggiorate: è molto dimagrito, non riesce a dormire e non può assumere alcune terapia sostitutiva. Rifiuta i medicinali a base di oppiacei per intolleranza, peraltro certificata da anni. Dunque, i medicinali a base di cannabinoidi sarebbero l'unico rimedio efficace per la sua patologia;
   è stato presentato un ricorso per il differimento della pena che è attualmente al vaglio del magistrato di sorveglianza di Pescara; inoltre, è stata depositata anche una relazione medico-legale dal dottor Giambattista Montini che dimostrerebbe la manifesta incompatibilità con il regime carcerario –:
   se il Ministro interrogato non intenda intervenire immediatamente sulla delicatissima situazione del signor Fabrizio P., considerati sia i gravissimi problemi di salute, sia la manifesta incompatibilità con il regime carcerario, che rischiano di mettere seriamente a repentaglio la sua vita. (3-02444)


Misure a favore dei produttori italiani di frumento, con particolare riferimento alle quotazioni di mercato del grano – 3-02445

   RUSSO, CATANOSO, FABRIZIO DI STEFANO e RICCARDO GALLO. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi oltre centomila agricoltori hanno manifestato in diverse piazze italiane (Palermo, Potenza, Termoli e Bari) per la «giornata in difesa del grano italiano», promossa da Coldiretti; poco prima, anche i coltivatori aderenti alla Cia e a Confagricoltura avevano organizzato sit-in e presidi in varie città d'Italia (ad Alessandria e a Torino, dove è stato regalato il pane in piazza Castello);
   nel giro di pochi mesi le quotazioni del grano duro destinato alla pasta hanno perso il 43 per cento del valore: si pagano appena 18 centesimi per un chilo, mentre si registra un calo del 19 per cento del prezzo del grano tenero destinato alla panificazione; in questo caso si scende addirittura a 16 centesimi al chilo. Si tratta di prezzi largamente al di sotto dei costi produttivi, che determinano perdite fino al 50 per cento sulla scorsa campagna di commercializzazione;
   senza un'inversione di marcia sui prezzi pagati agli agricoltori e senza un freno immediato alle importazioni «spregiudicate» dall'estero, il rischio che si corre è quello di una progressiva marginalizzazione della produzione di grano, in un Paese che, paradossalmente, esporta il 50 per cento della pasta che produce;
   a rischio non ci sono solo la produzione di grano, i lavoratori in essa occupati e l'indotto della filiera, ma anche un territorio di due milioni di ettari, il 15 per cento del territorio nazionale, a rischio desertificazione;
   il mercato del grano, caratterizzato da un eccesso di offerta ormai strutturale, è inquinato da comportamenti di tipo speculativo e anticoncorrenziale, che danneggiano i produttori; all'origine della crisi ci sono però anche alcune scelte di politica agricola, dal disaccoppiamento degli aiuti dell'Unione europea (slegati dalla produzione 10 anni fa, con l'aggravante di aver cristallizzato una distribuzione dei sussidi che premia poche grandi aziende), allo smantellamento degli altri due pilastri della politica europea: il sostegno alle esportazioni e la protezione alle frontiere, con clausole di salvaguardia sempre più difficili da attivare;
   il Ministro interrogato ha già annunciato l'attivazione di diverse misure, tra cui la moratoria dei mutui, lo studio di un'assicurazione sul reddito, una contrattualistica più trasparente tra agricoltori e industria, una commissione unica nazionale per la fissazione dei prezzi e l'immediata applicazione di un piano cerealicolo, le cui risorse siano dedicate unicamente alle imprese che usano esclusivamente grano italiano;
   le misure annunciate rischiano, però, di essere insufficienti e tardive, considerato il livello di sofferenza raggiunto nelle campagne –:
   quali siano e con quali tempi le iniziative urgenti che il Ministro interrogato intende portare avanti volte a superare la grave crisi che attanaglia i produttori italiani di frumento e come si intenda, in particolare, intervenire per garantire una più equa redistribuzione del valore e ottenere la massima trasparenza nella formazione del prezzo, sostenendo così la redditività degli agricoltori e un sistema produttivo che genera ricchezza, occupazione e salvaguardia ambientale. (3-02445)


Misure a favore dei militari della riserva selezionata, in considerazione delle disposizioni del decreto legislativo n. 8 del 2014 – 3-02446

   BARADELLO e PIEPOLI. – Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:
   il 28 gennaio 2014 è stato emanato il decreto legislativo n. 8 che equipara i militari della riserva selezionata a quelli della riserva di complemento, abbassando i limiti massimi di età per l'impiego all'estero;
   appaiono evidenti le differenze oggettive, di preparazione e di motivazione che esistono tra i riservisti della selezionata e quelli di complemento;
   secondo il citato decreto legislativo 28 gennaio 2014, n. 8, per gli ufficiali superiori l'età massima è di 56 anni, mentre prima era di 62. Anche per gli ufficiali inferiori l'età è stata abbassata sensibilmente;
   in questo modo buona parte di questo personale esperto (medici, architetti, ingegneri, giornalisti, avvocati, ed altro), che fanno parte con professionalità, prestanza fisica e orgoglio della riserva selezionata, vengono di fatto messi da parte;
   vengono ingiustamente colpiti tanti che vivono la divisa del riservista della selezionata come uno dei momenti più alti e più vivi di essere italiano;
   ma oltre a questo, va anche persa tutta la preparazione, che il Ministero della difesa ha profuso con corsi specialistici e onerosi (ad esempio, con Psyops e Cimic), e l'esperienza maturata nei teatri operativi;
   molti ufficiali della riserva selezionata sono in questa situazione, mentre il momento storico richiede invece che tutte le forze specializzate, preparate e con esperienza nei teatri operativi, vengano messe a disposizione;
   appare, quindi, auspicabile un ripensamento per quel che riguarda i limiti di età, dato che ripristinare il precedente limite non comporterebbe alcuna spesa per lo Stato ed anzi le risorse impiegate in passato dal Ministero della difesa per la formazione continuerebbero ad essere utilizzate al meglio –:
   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per porre rimedio ad una situazione inspiegabile per le persone coinvolte e che va a grave detrimento, in un momento storico così delicato, di tutto il settore della difesa, privato di importanti risorse. (3-02446)


Chiarimenti in merito al coinvolgimento dell'Italia in relazione alle operazioni aeree statunitensi contro i militanti dell'Isis in Libia – 3-02447

   MOSCATT, AIELLO, PAOLA BOLDRINI, BOLOGNESI, BONOMO, D'ARIENZO, FONTANELLI, FUSILLI, GALPERTI, LORENZO GUERINI, LACQUANITI, LODOLINI, MARANTELLI, SALVATORE PICCOLO, PAOLO ROSSI, SCANU, STUMPO, VALERIA VALENTE, VILLECCO CALIPARI, ZANIN, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. – Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:
   a quanto si apprende da notizie di stampa in data 1o agosto 2016 il Governo di unità libico ha chiesto ed ottenuto operazioni aeree statunitensi contro i militanti dell'Isis a Sirte. Tale richiesta è stata annunciata dal Premier al Serraj in conferenza stampa;
   da tali dichiarazioni sembrerebbe abbia chiesto direttamente agli Stati Uniti l'intervento aereo;
   gli attacchi sono iniziati a Sirte lunedì 1o agosto 2016;
   inoltre, nel corso dell'audizione – svoltasi il 26 luglio 2016 presso le Commissioni riunite e congiunte esteri e difesa di Camera e Senato – del Ministro interrogato con il Ministro Gentiloni, si è appreso del suo incontro con il Vice Primo ministro libico al Majbiri, nel corso del quale le è stata manifestata la difficile situazione a Sirte, ove la lotta contro il Daesh sta provocando numerosi morti e feriti libici –:
   se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti, nell'ambito delle sue competenze, su quale sia il coinvolgimento attuale e futuro del nostro Paese nelle azioni aeree portate avanti dagli Usa. (3-02447)


Elementi e iniziative in ordine a notizie di stampa relative alla presenza in Kosovo di campi di addestramento organizzati dallo Stato islamico – 3-02448

   GIORGIA MELONI, RAMPELLI, CIRIELLI, LA RUSSA, MAIETTA, NASTRI, PETRENGA, RIZZETTO, TAGLIALATELA e TOTARO. – Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:
   il settimanale l'Espresso ha riportato la notizia che in Kosovo esisterebbero ben cinque campi di addestramento organizzati dallo Stato islamico, nei quali «gli aspiranti jihadisti di etnia albanese, oltre a studiare l'arabo e il Corano, imparano a maneggiare le armi, si esercitano col tiro e apprendono nei boschi le tecniche di guerriglia», il tutto sotto la supervisione di alcuni ex militanti dell'Uck, l'esercito di liberazione albanese accusato di terrorismo e legami con la criminalità organizzata;
   l'Espresso riporta informazioni citate dall'agenzia russa Sputnik, secondo le quali i principali campi allestiti dallo Stato islamico sarebbero a Ferizaj, Gjakovica e Dečani, mentre altri più piccoli sarebbero stati individuati a Prizren e Pejë;
   il Kosovo è tuttora una nazione sotto tutela della Nato, nella quale risiedono migliaia di militari dell'Alleanza atlantica, e uno dei campi dell'Isis sorgerebbe proprio nelle vicinanze di Camp Bondsteel, attualmente la più grande e costosa base americana mai costruita al di fuori degli Stati Uniti dalla guerra del Vietnam, nel quale vivono circa settemila persone;
   stando all'articolo citato, «a Camp Bondsteel secondo una versione mai smentita, ha lavorato anche Lavdrim Muhaxheri, il comandante della famigerata “brigata balcanica” al servizio del califfo, noto per le sue atrocità (come le esecuzioni postate su Facebook raccontate da l'Espresso). E per la base Usa sarebbe passato pure Blerim Heta, un kamikaze che poi si è fatto saltare in aria a Bagdad»;
   il Kosovo si trova nel cuore d'Europa, dista poche centinaia di chilometri dall'Italia e sul suo territorio sono stanziati anche numerosi militari italiani –:
   di quali informazioni sia in possesso rispetto ai fatti esposti in premessa, in quali attività siano impiegati i militari italiani dispiegati in Kosovo e quali iniziative intenda assumere rispetto alla radicalizzazione di uno Stato che si trova nel cuore dell'Europa. (3-02448)


Iniziative di competenza per rendere pubblica la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, nonché per garantire un'adeguata informazione sulla costruzione del deposito nazionale unico per i rifiuti radioattivi – 3-02449

   LATRONICO. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
   da parecchi mesi trapelano dagli organi di stampa una serie di indiscrezioni sull'individuazione di possibili siti su cui costruire il futuro deposito nazionale, inseriti nella Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), che dovrà essere approvata dai Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico e la cui pubblicazione, prevista per il settembre 2015, è slittata a data da destinarsi;
   l'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea, con Portogallo e Grecia, che ancora non si è dotato di un deposito nazionale per le scorie nucleari e radioattive che ogni giorno vengono prodotte da ospedali e fabbriche. Secondo quanto riportato da organi di informazione, i territori potenzialmente idonei a ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari si trovano nel Sud della Puglia, in alcune aree della Basilicata ionica e del Molise, in qualche zona costiera della Campania, del Lazio e della Toscana, mentre sono escluse per ragioni economiche Sardegna e Sicilia e altre tre regioni – Marche, Umbria ed Emilia-Romagna – a causa del rischio sismico;
   sono trascorsi 12 anni da quando nel novembre 2003 uno «Studio per la localizzazione di un sito per il deposito nazionale centralizzato per i rifiuti radioattivi» realizzato dalla Sogin individuò come territorio idoneo ad ospitare tale deposito il sito di Scanzano Ionico in Basilicata. Per il sito di Scanzano Ionico ci furono tali proteste che il progetto venne prima abbandonato e poi rinviato a data da destinarsi e la critica maggiore che fu rivolta allora ai decisori pubblici fu quella di aver deciso senza il coinvolgimento della popolazione locale;
   la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee è pronta ed è il risultato di un lavoro che in base a 28 criteri di localizzazione individuati dall'Ispra (16 quelli esclusivi: dal rischio sismico a quello idrogeologico, dall'altitudine maggiore di 700 metri sul livello del mare alla vicinanza eccessive a coste, centri urbani e grandi vie di comunicazione, fino alla pendenza superiore al 10 per cento del terreno) ha portato ad escludere più del 99,9 per cento del territorio italiano. Quando verrà resa nota la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, si avvierà un processo di consultazione pubblica che durerà mesi durante i quali si attenderanno le autocandidature dei siti potenziali e si svolgeranno ulteriori approfondimenti fino all'individuazione del sito;
   qualora i vari passaggi previsti per il coinvolgimento della popolazione dovessero fallire, sarà il Consiglio dei ministri ad avere l'ultima parola sulla scelta del sito;
   nonostante la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee e i relativi studi sulle aree potenzialmente idonee effettuati dalla Sogin siano ancora coperti da segreto di Stato e la popolazione lucana sia allarmata sulla base solo di indiscrezioni trapelate tramite organi di stampa, molti comuni dei territori interessati si sono dichiarati comuni denuclearizzati –:
   se il Ministro interrogato non ritenga quanto prima di assumere le iniziative di competenza per rendere pubblica la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), nonché per tranquillizzare la popolazione e gli amministratori locali informandoli sullo stato procedurale reale della costruzione del deposito nazionale unico per i rifiuti radioattivi. (3-02449)


Iniziative di competenza volte a bonificare i terreni siti in contrada Manganelli a Molfetta (Bari), nonché a porre definitivamente rimedio alle continue inondazioni da parte dei reflui urbani – 3-02450

   MATARRESE, PIEPOLI, VARGIU e DAMBRUOSO. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si evince dagli organi di informazione, 40 mila metri quadrati di terreni agricoli, ubicati in contrada Manganelli a Molfetta, sono stati sommersi ancora una volta da reflui urbani provenienti, secondo quanto riferito da esponenti del Wwf, dai depuratori di Ruvo e di Terlizzi;
   le osservazioni dei rappresentanti del Wwf, oggetto di un esposto presentato in procura, riferiscono di un vero e proprio «disastro ambientale con gravi conseguenze igienico-sanitarie e inquinamento della falda acquifera»;
   la causa sarebbe ascrivibile all'ostruzione dell'emissario del canale delle acque reflue provenienti dai depuratori dei comuni di Ruvo e di Terlizzi. La predetta ostruzione sarebbe stata individuata vicino alcune abitazioni in contrada Manganelli e sarebbe causata dalla fitta vegetazione e dalla mancata manutenzione ordinaria e straordinaria del canale di scarico;
   lo stato di fatto rappresenterebbe un chiaro problema non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista igienico-sanitario, in quanto i reflui hanno invaso oliveti e interi campi coltivati i cui prodotti potrebbero subire pericolose contaminazioni prima di essere rivenduti ai consumatori –:
   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda adottare affinché sia possibile bonificare l'area, nonché porre un definitivo rimedio al problema infrastrutturale individuato al fine di eliminare le continue inondazioni dei campi coltivati da parte dei reflui urbani, che attualmente sono causa di rilevanti problematiche non solo per l'ambiente, ma anche per la salute dei cittadini. (3-02450)


Iniziative di competenza in ordine alla situazione della gestione dei rifiuti a Roma – 3-02451

   BINETTI e BUTTIGLIONE. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
   è accertato che a Roma sono presenti tra le 200 e le 300 tonnellate di rifiuti a terra. Tale grave situazione è stata denunciata dall'Ama che ha inserito questa stima nel piano operativo inviato il 27 luglio 2016 al sindaco ed all'assessore all'ambiente della capitale;
   la situazione dei rifiuti nella città eterna è gravissima e costituisce, proprio per il ruolo che riveste Roma, una vera e propria emergenza nazionale;
   in tale contesto è necessaria un'azione immediata ed un progetto a lungo termine che possano affrontare la gravità del momento e predisporre misure che ne impediscano il ripetersi in futuro;
   Roma ha dunque bisogno di un piano rifiuti che utilizzi tutte le energie e le misure disponibili, nel pieno rispetto della legalità e della trasparenza;
   notizie di stampa indicano che, dopo le dimissioni del presidente del consiglio di amministrazione di Ama, il nuovo assessore all'ambiente del comune di Roma (che aveva già svolto le funzioni di consulente dell'Ama nella precedente giunta e sul quale è in corso una fortissima contestazione da parte delle opposizioni per questioni che vanno chiarite con imprescindibile urgenza) sia impegnato nell'individuazione di un tecnico esperto nella gestione dei rifiuti;
   lo stesso assessore della nuova giunta capitolina ha comunque negato l'ipotesi di un commissariamento dell'azienda;
   il fatto che attualmente non ci sia un presidente del consiglio di amministrazione crea, tra l'altro, grandi problemi operativi alla stessa Ama, soprattutto in una situazione di degrado ambientale come quello che coinvolge oggi la città;
   occorre sottolineare come proprio la scorsa settimana, il Ministro interrogato ha invitato il sindaco della capitale a procedere, d'intesa con lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, alla soluzione del problema dei rifiuti, per tutelare i cittadini e giungere ad un pieno ripristino dello stato dei luoghi in modo da ripulire completamente la città;
   la gravissima situazione in cui versa Roma, nella circostanza, costituisce un caso di enorme rilievo nazionale ed internazionale –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere, a seguito della gravissima situazione che si è venuta a creare con quella che gli interroganti ritengono una vera e propria emergenza rifiuti nella capitale, per individuare le misure finalizzate al definitivo superamento delle attuali criticità, evitando dunque che tornino a verificarsi situazioni del genere. (3-02451)


Chiarimenti in merito a presupposti e garanzie relative alla decisione dell'Associazione degli enti previdenziali privati di investire nel fondo «Atlante 2», a sostegno del salvataggio di Monte dei Paschi di Siena – 3-02452

   MOLTENI, FEDRIGA, GIANCARLO GIORGETTI, GUIDESI, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GRIMOLDI, INVERNIZZI, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
   l'ultima notizia riguardante il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena, partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, è il contributo degli enti previdenziali privati con 500 milioni di euro ad Atlante 2;
   l'indicazione, tutta politica, arriva ufficialmente dall'invito dell'Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati) di «sostenere l'iniziativa Atlante 2» per il salvataggio bancario, dopo la richiesta del Governo di immettere, appunto, 500 milioni di euro;
   secondo quanto riportato a mezzo stampa, la decisione dell'Adepp di investire nel fondo Atlante 2, attesa da qualche settimana, è stata formalizzata al termine dell'assemblea straordinaria dei vertici degli enti, che era stata convocata subito dopo l'incontro del 21 luglio 2016 tra una delegazione dell'associazione, guidata dal presidente Alberto Oliveti (Cassa dei medici), con il Presidente del Consiglio dei ministri Renzi ed il Ministro interrogato;
   è evidente quanto spinosa sia la questione per il Ministero dell'economia e delle finanze, considerato il duplice ruolo di azionista del Monte dei Paschi di Siena (4,024 per cento) e, insieme al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di vigilante sulla gestione delle casse private;
   è altrettanto evidente che il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena mette mano alle pensioni dei liberi professionisti, per cui detta operazione contraddice i «principi di prudenzialità» cui dovrebbero attenersi le scelte di investimento degli istituti medesimi, al fine di garantire «che l'attività sia coerente con il profilo di rischio e con la struttura temporale delle passività da esso detenute, in modo tale da assicurare l'equilibrio finanziario, nonché la sicurezza, la redditività e la liquidabilità degli investimenti», come ricorda un documento pubblicato sul sito della stessa associazione che riassume tutte le normative cui sono sottoposti gli enti associati;
   la pericolosità dell'operazione è sita nella mancanza totale di chiarezza in merito a che titolo e con quali garanzie verrà fatto l'investimento –:
   quali chiarimenti intenda fornire in ordine al palese conflitto di interesse che, ad avviso degli interroganti, contorna l'operazione di cui in premessa e se e quali promesse siano state avanzate dal Governo per convincere l'Adepp a sostenere siffatta operazione. (3-02452)


Chiarimenti in merito alla determinazione del valore complessivo di cessione delle sofferenze di Monte dei Paschi di Siena – 3-02453

   PESCO, VILLAROSA, RUOCCO, ALBERTI, FICO, PISANO, CASTELLI e GRILLO. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
   da fonti stampa si apprende che il Monte dei Paschi di Siena stia predisponendo una cessione delle sofferenze con tre distinte operazioni:
    a) una tranche senior da 6 miliardi di euro per la quale verrà chiesto l'intervento della garanzia pubblica «Gacs»;
    b) una tranche definita «mezzanine» da 1,6 miliardi di euro riservata al fondo Atlante al quale verrà attribuito anche un corrispondente warrant;
    c) una tranche junior da 1,6 miliardi di euro a lunga scadenza da assegnare in opzione agli attuali soci;
   in particolar modo, da quanto si apprende da fonti stampa e dalle dichiarazioni dei principali esponenti del Monte dei Paschi di Siena, il valore complessivo della cessione sembrerebbe esser pari al 33 per cento del relativo valore nominale;
   è doveroso precisare che la cessione delle sofferenze di Carife, Banca Etruria, Banca Marche e Carichieti, in base ai parametri disposti dalle istituzioni dell'Unione europea, fu effettuata al 17,6 per cento del relativo valore nominale. Successivamente, in seguito alle verifiche effettuate dai consulenti indipendenti della Banca d'Italia, il valore di cessione delle sofferenze fu «ridefinito» al 22,4 per cento del relativo valore nominale. Se i parametri di valutazione utilizzati oggi per Monte dei Paschi di Siena fossero stati applicati alle sofferenze delle 4 banche, si sarebbero ottenuti 1.309 milioni di euro in più (900 circa secondo le valutazioni definitive) che avrebbero diminuito considerevolmente il peso delle perdite a danno dei risparmiatori;
   da approfondite analisi dei bilanci societari delle «4 banche» e di Monte dei Paschi di Siena emerge, poi, che i valori delle sofferenze con garanzia ipotecaria sono maggiormente favorevoli per le 4 banche: in media, le 4 banche espongono sofferenze con garanzia ipotecaria in misura pari al 56,50 per cento delle sofferenze complessive, contro il 44 per cento di Monte dei Paschi di Siena (dati al 31 dicembre 2015). Tale dato, di rilevante incidenza ai fini della valutazione dello stato patrimoniale e finanziario della banca, getta un forte sospetto sull'attuale manovra (politica) su Monte dei Paschi di Siena. Delle due l'una: o si riconosce un'eccessiva (ed errata) sottovalutazione delle sofferenze delle quattro banche, con tutte le note e pregiudizievoli conseguenze sulle tasche dei risparmiatori; o, in alternativa, si è ora di fronte ad una (voluta) sopravvalutazione delle sofferenze di Monte dei Paschi di Siena al fine di scongiurare «a tutti i costi» l'avvio della procedura di risoluzione, esponendo però a grossi rischi i soggetti chiamati ad intervenire nell'acquisto delle obbligazioni (tra cui anche enti di natura previdenziale);
   il sospetto si rafforza anche in considerazione delle dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Consiglio dei ministri Renzi in merito alle presunte responsabilità politiche sull'attuale crisi di Monte dei Paschi di Siena, attribuite dal Presidente del Consiglio dei ministri a una «parte della sinistra, romana e senese, impicciona e incapace sia a livello territoriale che nazionale», che spingerebbe pertanto l'attuale classe politica di Governo (appartenente a quella stessa sinistra) verso una «doverosa» azione di salvataggio di Monte dei Paschi di Siena;
   a parere degli interroganti il sospetto di una precisa volontà politica sulla questione Monte dei Paschi di Siena diventa quasi una certezza se invece si considerano gli incontri a cena tra il Presidente del Consiglio dei ministri Renzi e l'amministratore delegato di JP Morgan, Jamie Dimon. Si rammenta che già in passato (precisamente nel 2008, anno in cui era direttore generale del Ministero dell'economia e delle finanze Vittorio Grilli, oggi capo della divisione corporate and investment banking per Europa, Medioriente, Africa di JP Morgan) la banca Usa ha investito 490 milioni di euro nel prestito obbligazionario convertibile, il famoso «Fresh 2008» da 960 milioni di euro, che, insieme con l'aumento di capitale da 5 miliardi di euro, era servito a finanziare l'operazione Antonveneta. Ad oggi, invece, il piano di salvataggio riserverebbe un ruolo chiave a Jp Morgan quale banca capofila dell'aumento di capitale, per una cifra che potrebbe essere intorno ai 3 miliardi di euro, dello stesso Monte dei Paschi di Siena, necessario dopo la pulizia dei crediti –:
   quali siano le ragioni ed i parametri in base ai quali si ritenga corretto il valore complessivo di cessione delle sofferenze di Monte dei Paschi di Siena, pari al 33 per cento del relativo valore nominale, considerato che le «migliori» sofferenze di Carife, Banca Etruria, Banca Marche e Carichieti (per qualità di garanzia) sono state valutate quasi la metà, così determinandone l'avvio della procedura di risoluzione e le pregiudizievoli conseguenze sui risparmiatori. (3-02453)


MOZIONI MANLIO DI STEFANO ED ALTRI N. 1-01331, GIANLUCA PINI ED ALTRI N. 1-01333, CAPEZZONE ED ALTRI N. 1-01334, RAMPELLI ED ALTRI N. 1-01335, SCOTTO ED ALTRI N. 1-01336, ROSATO, LUPI, MONCHIERO, LOCATELLI ED ALTRI N. 1-01337, ARTINI ED ALTRI N. 1-01338 E BRUNETTA ED ALTRI N. 1-01339 SULLE LINEE DELLA POLITICA EUROPEA ED ESTERA DELL'ITALIA ALLA LUCE DELLE RECENTI EMERGENZE INTERNAZIONALI

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    il 27 febbraio 2015 alla Camera dei deputati si è svolto un ampio e utile dibattito a seguito delle comunicazioni del Governo in materia di politica estera italiana, con conseguente presentazione di risoluzioni da parte dei gruppi parlamentari;
    tuttavia, è trascorso circa un anno e mezzo da allora e a livello internazionale si sono susseguiti una serie di tragici accadimenti, purtroppo con molte vittime, che hanno stravolto il quadro generale e, pur con diversa intensità rispetto agli altri partner europei, anche il nostro Paese assiste alla crescente instabilità del vicinato, alla crisi migratoria, all'acuirsi della minaccia terroristica, alle riemergenti turbolenze finanziarie;
    come è stato piuttosto evidente in questi anni, la politica estera italiana ha cercato sostanzialmente di mantenere per lo più alcuni punti fermi adottati negli ultimi decenni: il contributo al processo di integrazione europea, la partecipazione all'Alleanza Atlantica, il ruolo nelle Nazioni Unite (per il solo 2017 ha ottenuto di poter sedere nel Consiglio di sicurezza come membro non permanente di turno, avendolo dovuto dividere con l'Olanda, la qual cosa dice molto sul «peso» internazionale dell'Italia), la presenza nel «gruppo di testa» delle maggiori potenze industrializzate, ancorché in qualità di media potenza;
    come si accennava, questo scenario è da qualche tempo in pieno mutamento e motivo costante di riflessione globale sulla tenuta nel tempo di questi capisaldi ma anche sulla loro stessa natura; si è in presenza, infatti, di una mutevolezza degli equilibri verso una direzione sempre più multipolare, dimensione nella quale il nostro Paese fatica a definire una coerente strategia di politica estera;
    si tratta evidentemente di sfide che, per ottenere una risposta efficace, devono essere affrontate necessariamente a livello europeo;
    il nostro Paese, alla ricerca di una nuova governance economica, ha provato a spingere per una ridefinizione delle priorità e della strategia complessiva dell'Unione europea a favore di una maggiore flessibilità nelle politiche di bilancio nazionali; tuttavia, come è noto, ha dovuto fare i conti con tre ostacoli principali: l'eccessivo rigorismo della Germania e di altri Paesi (guarda caso gran parte dei quali non mediterranei) con poca propensione a accettare nuovi meccanismi di solidarietà; l'esplodere di altre emergenze, quali la crisi migratoria e l'ondata di attacchi terroristici in Europa, di fatto diventate più prioritarie relegando in secondo piano le strategie di riforma economica; lo scarso ruolo propulsivo delle istituzioni europee, in particolare della Commissione europea;
    in tal senso, di fronte all'inasprirsi della crisi di fiducia all'interno dell'Unione europea (l'esito della «Brexit» rischia di essere solo un primo tassello) e all'incapacità delle sue istituzioni di darvi una risposta adeguata, occorrerebbe rilanciare l'avvio di una più ampia riforma della stessa per ridarle legittimità e consentire un approfondimento dell'integrazione fra i Paesi dell'eurozona;
    in ordine alla crisi migratoria, la definizione di politiche migratorie certe e credibili diviene ogni giorno più pressante e irrinunciabile in ragione del continuo aggravarsi della situazione internazionale, come dimostrano i dati forniti dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni, che quantificano in oltre un milione i migranti giunti nell'Unione europea nel 2015, superando di quattro volte il numero registrato nel 2014, senza peraltro accennare a miglioramenti. Che si tratti di un problema sistemico, al quale è necessario dare una risposta complessiva e di lungo periodo, lo dimostra anche il complicarsi della crisi migratoria derivante dalla diversificazione delle rotte e dei mezzi attraverso i quali i migranti giungono nell'Unione europea. Si arriva non più e non solo via mare attraverso la rotta mediterranea, ma anche, ad esempio, via terra attraverso la cosiddetta rotta balcanica. È, inoltre, comprovato che la rete di illegalità che gestisce questo ignobile traffico di esseri umani alimenti l'instabilità e il rischio di infiltrazione terroristica;
    peraltro, è noto che il crescere dei flussi dei rifugiati e richiedenti asilo è dovuto in larga parte all'incapacità della comunità internazionale di dare una soluzione a conflitti complessi, quali in primo luogo in Siria e Libia, associati alla destabilizzazione di altri Stati di notevole rilevanza geopolitica;
    il 15 ottobre 2015 la Commissione europea ha presentato un piano d'azione congiunto tra l'Unione europea e la Turchia, che mira a rafforzare le frontiere esterne e a gestire il flusso migratorio sia regolare che irregolare, ed è corredato di un aiuto straordinario di 3 miliardi di euro. In cambio di tale aiuto, si è stabilito di rilanciare il processo di adesione della Turchia all'Unione europea. Quest'ultima, infatti, ha acquisito ufficialmente lo status di Paese candidato all'adesione nel 2005 ed in virtù di questo riceve dall'Unione europea ingenti finanziamenti volti alla convergenza socio-economica con gli altri Stati membri. Solo nell'attuale settennio programmatico 2014-2020 si tratta di 4,5 miliardi di euro per IPA II, di cui 1,5 miliardi di euro specificamente destinati a stabilizzare lo stato di diritto e migliorare il livello dei diritti umani e delle libertà fondamentali a essi connesse. Appare, pertanto, evidente la necessità di subordinare e condizionare i predetti aiuti a un effettivo rispetto e miglioramento di questi diritti e libertà, oltre che ai principi su cui l'Unione europea si basa;
    a tal proposito, nell'accordo siglato tra l'Unione europea e la Turchia a marzo 2016, si è concordato di far rientrare, a spese dell'Unione europea, tutti i nuovi migranti irregolari che hanno attraversato la cosiddetta «rotta balcanica»; far sì che, per ogni siriano che la Turchia riammette dalle isole greche, un altro siriano sia reinsediato dalla Turchia negli Stati membri dell'Unione europea, nel quadro degli impegni esistenti; accelerare l'attuazione della tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti con tutti gli Stati membri in vista della soppressione dell'obbligo del visto per i cittadini turchi al più tardi entro la fine di giugno 2016; accelerare l'erogazione, per assicurare il finanziamento di una prima serie di progetti entro la fine di marzo 2016, dei 3 miliardi di euro inizialmente stanziati e prendere una decisione in merito a un ulteriore finanziamento destinato allo strumento per i rifugiati siriani; prepararsi alla decisione di aprire quanto prima nuovi capitoli dei negoziati di adesione sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo dell'ottobre 2015; collaborare con la Turchia in eventuali sforzi comuni volti a migliorare le condizioni umanitarie all'interno della Siria in modo da consentire alla popolazione locale e ai rifugiati di vivere in zone più sicure;
    tuttavia, le drammatiche e tragiche vicende turche degli ultimi giorni legate al fallito «golpe» rischiano palesemente di far naufragare questi intenti, poiché è evidente, al di là dell'inevitabile ricorso alla vituperata e sempre adottata realpolitik, che occorrerà dare risposte urgenti alle azioni ritorsive e antidemocratiche (che ricordano molto da vicino le famigerate «purghe staliniane») che il Presidente Erdogan sta ferocemente adottando, non ultima la proposta di ripristinare la pena di morte in Europa, quello stesso luogo politico e economico nel quale la Turchia vorrebbe entrare; nel frattempo, si sta appunto assistendo a una vera e propria epurazione di massa di proporzioni notevoli: a oggi, risultano sospesi quasi diecimila agenti di polizia, oltre tremila magistrati, 100 agenti dei servizi segreti, 15.200 insegnanti e 492 imam allontanati. Le persone arrestate, militari soprattutto, sono salite a 9.322, ma sono numeri destinati a modificarsi purtroppo;
    la Siria dal 15 marzo 2011 vive una terribile guerra per procura alimentata da terroristi provenienti da 89 Paesi, dove, finora, sono morte più di 250.000 persone tra civili e militari;
    sul territorio siriano si sono sviluppate, grazie anche al supporto logistico, finanziario e di armamenti, le organizzazioni terroristiche di Jhabbat al-Nusra, filiale di al-Qaeda in Siria, e il sedicente Stato islamico (Daesh);
    la situazione di stallo con il Parlamento di Tobruk e l'incapacità di Al Sarraj, l'uomo che la «comunità internazionale» ha scelto come nuovo capo del «Governo nazionale libico», di essere un soggetto credibile per la popolazione e la ricostruzione del Paese richiedono un profondo ripensamento della strategia finora adottata dall'Italia in un Paese strategicamente chiave per il futuro di tutta l'area mediterranea;
    il fallimento di Al Sarraj dimostra che l'unica via per il riconoscimento di un interlocutore nazionale credibile sia rappresentato da libere elezioni che l'Onu dovrebbe promuovere, in seguito ad un patto tra le parti e attraverso un cessate il fuoco generalizzato, per promuovere un processo realmente democratico includente e popolare;
    l'Alleanza atlantica, sorta sul concetto di «difesa collettiva», ha, con l'implosione dell'Unione sovietica nel 1991 e lo scioglimento del Patto di Varsavia, perso il motivo alla base della sua esistenza e si è trasformata, con l'adozione del nuovo concetto strategico della Nato, da strumento di «difesa» ad aggressore, come dimostrano le guerre di Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Somalia, Sudan, Libia, Siria, Ucraina. Queste guerre della Nato hanno finito per rendere ancora più insicuro il pianeta, destabilizzando intere aree e funzionando da straordinario propellente, sul quale hanno prosperato i vari terrorismi di matrice religiosa e settaria. Il sistema «di sicurezza» della Nato espone l'Italia a gravissimi rischi, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, violando la Costituzione (articolo 11) e trattati internazionali fondamentali, come il Trattato di non proliferazione nucleare;
    in ordine agli esiti del recente vertice Nato tenutosi a Varsavia, occorre sottolineare che l'Alleanza atlantica viveva già un momento estremamente delicato in merito alle tensioni e minacce sia sul suo fianco est che su quello sud. Dal «fianco est» la stessa scelta di tenere il vertice nella capitale polacca è stata certamente percepita dalla Russia come dimostrazione che l'agenda dell'Unione europea e della Nato hanno messo questo fronte come il principale sul quale impegnarsi. La permanente instabilità in Ucraina, le condizioni per un negoziato di pace tra il Governo ucraino e le regioni secessioniste, delineate con l'accordo «Minsk II», appaiono ancora difficili da soddisfare. Ciò conferisce al conflitto ucraino un profilo di «conflitto congelato» ai confini dell'Europa, che si associa alla perdurante instabilità della stessa scena politica di Kiev. Tale situazione costituisce un fattore permanente di attrito con la Russia, con la quale da due anni perdura un rapporto segnato da tensioni e provocazioni che è ormai in parte indipendente dalla situazione in Ucraina;
    il progressivo isolamento economico, politico e diplomatico tra la Russia e i Paesi dell'Unione europea e delle altre forze occidentali indebolisce il fronte comune che la comunità internazionale deve invece costituire al fine di intraprendere le necessarie azioni di contrasto ai fenomeni terroristici;
    nell'ottica di allargare la cooperazione extra Unione europea, il quadro risulta particolarmente grave se si considera che, ad esempio, non risulta allo stato esistente alcuna forma di coinvolgimento e/o cooperazione tra i servizi di intelligence dei Paesi dell'Unione europea con quelli russi, collaborazione che, come più sopra accennato, appare indispensabile soprattutto per prevenire nuovi attentati da parte di gruppi jihadisti;
    in ordine alla minaccia terroristica, le modalità con le quali si sono susseguiti gli ultimi tragici attentati di matrice jihadista destano grande preoccupazione soprattutto in considerazione del fatto che gruppi organizzati e armati (ma anche i cosiddetti «lupi solitari») riescono, ormai, a muoversi con estrema facilità e in tutta tranquillità nella capitali europee, mettendo in esecuzione delle vere e proprie operazioni militari e bypassando, con apparente semplicità, le misure di protezione in atto;
    già all'indomani dei tragici fatti di Parigi del novembre 2015, i Ministri dell'interno dei Paesi dell'Unione europea si sono riuniti e hanno concordato di rafforzare la lotta contro il terrorismo jihadista attraverso un maggiore controllo delle frontiere esterne, il blocco dei contenuti trasmessi dagli estremisti su internet, nonché sulla necessità di migliorare il sistema di raccolta dati che i viaggiatori forniscono alle compagnie aeree (il cosiddetto pnr). Al contempo, si discute da tempo in merito ad una direttiva europea in materia di sicurezza cibernetica (cybersecurity);
    la presenza di combattenti stranieri (foreign terrorist fighters), spesso definiti come «volontari stranieri», si è palesata tragicamente soprattutto tra le file dei miliziani ribelli che si oppongono alle truppe governative siriane. Questi combattenti, spesso giovanissimi, provengono in massima parte dall'Europa e sono nati nei Paesi dell'Unione europea, figli di immigrati storici integrati in Europa da decenni;
    la via del reclutamento passa soprattutto attraverso il web e consiste in un processo capillare di indottrinamento, selezione, fidelizzazione e invio nel califfato, gestito da rappresentanti dell'Islam radicale non più solo attraverso la frequentazione di moschee radicali (già sotto sorveglianza), ma anche nelle carceri, nelle palestre o alle manifestazioni;
    al contempo, è bene comunque ricordare che il terrorismo islamico o religioso rimane ancora minoritario. Le ragioni o radici vanno ricercate in una pluralità di motivazioni, incluse quelle dell'ideologia politica o di una rivendicazione secessionista. Pertanto, oltre a combattere la radicalizzazione religiosa, risulta irrinunciabile migliorare collegamenti di intelligence che permettano di fermare qualsiasi tipologia di terrorismo;
    sempre più sovente emerge il tema della connessione tra elementi della criminalità organizzata, anche italiana, ed alcune organizzazioni terroristiche di matrice islamica che si esplica nel transito delle droghe verso l'Europa dall'Asia minore e dal vicino Oriente, nel contrabbando delle opere d'arte antiche e nella tratta degli esseri umani, fattori che si legano alle rotte del traffico illegale delle armi. Il problema nella fase attuale è la ricerca di meccanismi che ne indeboliscano la trama;
    il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle, anche in sede istituzionale, ha da tempo evidenziato quali possano essere le strade da percorrere per cercare di combattere definitivamente i fenomeni terroristici, ritenendo innanzitutto necessario interrompere ogni possibile canale di finanziamento a questi gruppi e, nello specifico, all'Isis, e, conseguentemente, ridimensionare i rapporti istituzionali e commerciali con quei Paesi, come Arabia Saudita, Qatar e Turchia, che hanno dimostrato di averlo sostenuto;
    in tal senso, diviene di fondamentale importanza bloccare, contestualmente, l'esportazione di armi verso i Paesi del Golfo che fomentano guerre e instabilità politica attraverso la corretta e immediata applicazione in tutti gli Stati membri dell'Unione europea del protocollo mirante a stabilire i principi da rispettarsi nell'esportazione di armi, rafforzato ed esteso attraverso la posizione comune 2008/944/PESC e due decisioni del Consiglio 2009/1012/PESC e 2012/711/PESC, così come del Trattato sul commercio delle armi dell'Onu (Arms trade treaty-Att) già ratificato dall'Italia e supportato dall'Unione europea;
    nell'ultimo anno è, infatti, triplicata la vendita di armi italiane all'estero e sono aumentate le forniture verso Paesi in guerra: in particolare, quelle verso l'Arabia Saudita che, alla testa di una coalizione sunnita, partecipa alla guerra in Yemen, motivo per il quale il Parlamento europeo ha chiesto un embargo sulla vendita di armamenti. Cresce anche l'intermediazione finanziaria delle principale banche italiane nel traffico di armi, Intesa e Unicredit, e tra i piccoli istituti coinvolti compare ancora la Banca popolare dell'Etruria;
    la relazione annuale del Governo italiano sull’export militare italiano 2015 mostra un aumento del 200 per cento per le autorizzazioni all'esportazione definitiva di armamenti, il cui valore complessivo è salito a 7,9 miliardi di euro dai 2,6 miliardi di euro del 2014; il valore dell’export di armi «made in Italy» verso l'Arabia Saudita autorizzato nel 2015 è salito a 257 milioni di euro dai 163 milioni di euro del 2014. Un aumento del 58 per cento attribuibile in gran parte alle tonnellate di bombe aeree prodotte nello stabilimento sardo di Domusnovas della Rwm Italia s.p.a. e spedite via aerea e navale da Cagliari tra le proteste e le denunce – anche alla magistratura – di parlamentari e pacifisti;
    a ciò si aggiunge il forte incremento del valore delle esportazioni di armi italiane verso l'Arabia Saudita che rientrano tra i programmi intergovernativi di cooperazione militare, saliti nel 2015 a 212 milioni di euro dai 172 milioni di euro del 2014. Il principale programma riguarda i cacciabombardieri Eurofighter usati ogni giorno dalla Royal Saudi air force nei suoi raid in Yemen. La fornitura, iniziata anni fa, riguarda l'Italia non solo per la sua partnership industriale nel consorzio europeo (con Finmeccanica), ma anche perché questi aerei, assemblati negli stabilimenti inglesi della Bae system, vengono consegnati facendo scalo all'aeroporto bolognese di Caselle. Nonostante la legge n. 185 del 1990 vieti anche il transito di armi destinate a Paesi in guerra. In questi giorni, inoltre, è stato reso noto l'accordo tra Leonardo Finmeccanica e un Paese del Medio Oriente, presumibilmente l'Arabia Saudita, per la fornitura dei nuovi droni Falco Evo;
    anche le forniture belliche italiane verso gli altri Paesi che partecipano alla guerra in Yemen a fianco dei sauditi sono proseguite o aumentate: gli Emirati arabi uniti si confermano il principale cliente mediorientale (con 304 milioni di euro come l'anno prima), mentre c’è stato un forte incremento di vendite al Bahrain (da 24 a 54 milioni di euro) e soprattutto al Qatar (da 1,6 a 35 milioni di euro). Il Kuwait, nel 2015 ancora tra i clienti minori, è destinato a scalare la classifica dopo la firma, poche settimane fa, di un contratto multimiliardario sottoscritto alla presenza della Ministra Pinotti per la fornitura di 28 cacciabombardieri prodotti da Finmeccanica;
    si tratta, dunque, di un vero e proprio boom di export verso tutti i Paesi in guerra, a cominciare da un clamorosa new entry: l'Iraq; finora, infatti, questo Paese mai comparso tra i clienti italiani nell'epoca post Saddam, esordisce nel 2015 con vendite per 14 milioni di euro (armi leggere e munizioni, quindi Beretta). È da registrare anche un'impennata di vendite: verso la Turchia (da 53 a 129 milioni di euro), che bombarda i curdi fuori e dentro i suoi confini con gli elicotteri T129 costruiti su licenza Finmeccanica, e verso il Pakistan (da 16 a 120 milioni di euro) in perenne conflitto con talebani, indipendentisti baluci e con l'India (anch'essa con forniture belliche italiane in aumento da 57 a 85 milioni di euro, nonostante la crisi dei marò e la guerra contro la ribellione contadina naxalita). Nel 2015 sono incrementate, inoltre, le vendite all'Egitto pre-caso Regeni (da 32 a 37 milioni di euro), comprese le armi leggere e i lacrimogeni usati dalla polizia del Cairo nelle repressioni di piazza. Insomma, l'Italia, con il suo fiorente commercio delle armi, continua a esportare insicurezza e destabilizzazione,

impegna il Governo:

   a promuovere una riflessione sulla sostanziale e incontrovertibile inadeguatezza delle politiche promosse, degli interessi tutelati e dell'impianto istituzionale dell'Unione europea nel rispondere alle necessità e ai bisogni reali dei cittadini europei, innescando in tal modo il rifiuto dell'unità e della messa in comunione delle politiche;
   in ordine alle questioni legate alla lotta al terrorismo:
    a) a promuovere la concentrazione delle risorse dell'Unione europea destinate alla lotta al terrorismo per migliorare la sicurezza interna dei cittadini europei attraverso il potenziamento delle reti di intelligence nazionale e l'armonizzazione dei quadri normativi relativi all’intelligence, favorendo, altresì, la collaborazione in tal senso con la Federazione russa e con i Paesi del Nord Africa, al fine di utilizzare appieno le capacità tecnico-operative attuali;
    b) ad attivarsi per concordare modalità efficaci per rafforzare le frontiere esterne dell'Unione europea, inclusa quella italiana, in modo da massimizzare la sicurezza senza ledere in alcun modo i diritti delle persone e preservando, al contempo, la libertà di circolazione interna all'Unione europea, in particolare affinando le misure atte a rendere efficaci i controlli, inclusi quelli concernenti i flussi migratori in entrata;
    c) ad attivarsi, nelle opportune sedi, per la costruzione di una rete di intelligence che monitori le rotte dei traffici illeciti che finanziano il terrorismo internazionale, al fine di definire efficaci azioni operative transnazionali;
    d) a proporre l'elaborazione di un piano europeo per la sicurezza cibernetica quale utile strumento per il contrasto al terrorismo internazionale nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini europei quali privacy e libertà di espressione, come riconosciuti nella Carta dei diritti dell'Unione europea e dalla giurisprudenza, anche recente, della Corte di giustizia dell'Unione europea;
    e) a definire un piano d'azione condiviso con gli altri Stati membri volto a contrastare il radicalismo e la propaganda jihadista attraverso il coinvolgimento attivo dei Paesi in cui si incentra il radicalismo e degli attori internazionali maggiormente interessati, quali la Lega araba e l'Unione africana, favorendo l'avvio di piani per uno sviluppo sostenibile di lungo periodo miranti, in primo luogo, a incrementare il benessere sociale e la diffusione della cultura;
   in ordine alla crisi migratoria:
    a) ad assumere iniziative per istituire un'agenzia internazionale per i richiedenti asilo direttamente nei territori di transito e partenza, superare il regolamento di Dublino e concordare con i Paesi di provenienza e transito un piano comune di gestione dei flussi migratori, anche nell'ottica di prevenzione della criminalità;
   in ordine alle sanzioni alla Russia:
    a) a promuovere e sostenere iniziative finalizzate alla revoca del reiterato regime di sanzioni alla Russia per evitare che vengano colpiti ancora più duramente gli interessi nazionali;
   in relazione alla crisi turca:
    a) ad attivarsi affinché sia sospeso l'accordo siglato tra la Turchia e l'Unione europea in relazione ai migranti e contestualmente siano sospesi sia gli aiuti economici da esso previsti sia il processo di liberalizzazione dei visti ivi definito, sino a quando la Turchia: 1) non rispetterà pienamente e integralmente i diritti umani sanciti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e stabiliti dalle altre convenzioni internazionali siglate, incluso l'articolo 38 della direttiva 2013/32/UE, sia nei confronti dei migranti che dei cittadini turchi; 2) non cesserà qualsiasi tipo di violenza nei confronti delle minoranze (religiose, linguistiche e altre); 3) non ripristinerà integralmente la libertà di stampa e garantirà piena libertà di espressione e di manifestazione delle idee; 4) non prenderà una chiara posizione nel confronti del terrorismo internazionale e del problema dei foreign fighters;
    b) ad adoperarsi perché siano sospesi l'accordo di pre-adesione all'Unione europea firmato nel 2005 con la Turchia e, contestualmente, gli aiuti a esso connessi;
    c) a promuovere, in sede Nato, una necessaria e opportuna riflessione sulla permanenza della Turchia nell'Alleanza atlantica;
    d) a condannare senza reticenze le iniziative di repressione e di guerra nel Kurdistan turco operato dal regime di Erdogan e a richiedere un immediato cessate il fuoco tra le parti, nonché la liberazione dei prigionieri politici incarcerati per la professione delle proprie idee e la ripresa delle trattative di pace unilateralmente interrotte con il Pkk;
   in ordine alla situazione di guerra nella Repubblica araba di Siria:
    a) a riconoscere e ripristinare le relazioni diplomatiche con la Repubblica araba siriana; a condannare gli atti di terrorismo compiuti ai danni della popolazione siriana; a intervenire nelle sedi internazionali, quali Onu e Unione europea, affinché sia rispettata la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu n. 2170 che prevede misure per ostacolare ogni tipo di supporto, finanziamento e armamento ai terroristi dello Stato islamico (Daesh), nei confronti del fronte terroristico Jabhat al-Nusra e del flusso di terroristi in Siria e in Iraq; a dissociarsi e a contribuire, in sede europea, alla rimozione delle inique sanzioni economiche alla Repubblica araba siriana;
   in ordine alla situazione in atto in Libia:
    a) ad agire, in sede Onu, per arrivare ad un processo di riconciliazione che consenta l'indizione in Libia, di libere elezioni in un arco di tempo determinato;
    b) a supportare e ad individuare, come soggetti referenti per la ricostruzione del Paese e per la gestione dei flussi migratori, le attuali amministrazioni locali libiche;
   in ordine alle questioni riguardanti la Nato:
    a) a sottoporre al Parlamento un'agenda per il progressivo disimpegno dell'Italia da tutte le azioni della Nato in aperto contrasto con la lettera e lo spirito dell'articolo 11 della Costituzione; a comunicare al comandante in carica in Europa della Nato l'indisponibilità a consentire l'utilizzo del territorio italiano per il deposito e transito di armi nucleari, batteriologiche e chimiche;
    b) ad attivarsi nelle sedi internazionali affinché i Paesi membri della Nato siano inclusi nella ripartizione delle quote dei flussi migratori;
    c) a salvaguardare la sacralità dell'articolo 11 della Costituzione, secondo il quale «L'Italia ripudia la guerra», utilizzando le Forze armate esclusivamente per difendere i confini nazionali e per missioni in ambito Onu che non si configurino come missioni di guerra mascherate;
   in ordine all’export delle armi in particolare nel Medioriente:
    a) ad assumere iniziative finalizzate a interrompere immediatamente la vendita di armi all'Arabia Saudita e agli altri Paesi della coalizione sunnita che partecipano ai bombardamenti in Yemen, nel rispetto della legge n. 185 del 1990;
    b) a promuovere una rigorosa applicazione della posizione comune firmata da tutti gli Stati europei nel 2008 che prevede il divieto di vendita di armi e di finanziamenti per Paesi – come Arabia Saudita, Qatar e Paesi del Golfo – che alimentano guerre civili o sostengono anche indirettamente il terrorismo.
(1-01331)
(Nuova formulazione) «Manlio Di Stefano, Castelli, Frusone, Battelli, Del Grosso, Di Battista, Grande, Scagliusi, Sibilia, Spadoni, Basilio, Paolo Bernini, Corda, Rizzo, Tofalo, Baroni, Luigi Di Maio, Fraccaro, Petraroli, Vignaroli».


   La Camera,

impegna il Governo:

   in ordine alle questioni legate alla lotta al terrorismo:
    a) a promuovere la concentrazione delle risorse dell'Unione europea destinate alla lotta al terrorismo per migliorare la sicurezza interna dei cittadini europei attraverso il potenziamento delle reti di intelligence nazionale e l'armonizzazione dei quadri normativi relativi all’intelligence, favorendo, altresì, la collaborazione in tal senso con la Federazione russa e con i Paesi del Nord Africa, al fine di utilizzare appieno le capacità tecnico-operative attuali;
    b) ad attivarsi per concordare modalità efficaci per rafforzare le frontiere esterne dell'Unione europea, inclusa quella italiana, in modo da massimizzare la sicurezza senza ledere in alcun modo i diritti delle persone e preservando, al contempo, la libertà di circolazione interna all'Unione europea, in particolare affinando le misure atte a rendere efficaci i controlli, inclusi quelli concernenti i flussi migratori in entrata;
   in ordine alla situazione in atto in Libia:
    a) ad agire, in sede Onu, per arrivare ad un processo di riconciliazione che consenta l'indizione in Libia, di libere elezioni in un arco di tempo determinato;
    b) a supportare e ad individuare, come soggetti referenti per la ricostruzione del Paese e per la gestione dei flussi migratori, le attuali amministrazioni locali libiche;
(1-01331)
(Nuova formulazione) (Testo risultante dalla votazione per parti separate) «Manlio Di Stefano, Castelli, Frusone, Battelli, Del Grosso, Di Battista, Grande, Scagliusi, Sibilia, Spadoni, Basilio, Paolo Bernini, Corda, Rizzo, Tofalo, Baroni, Luigi Di Maio, Fraccaro, Petraroli, Vignaroli».


   La Camera,
   premesso che:
    la conduzione della politica estera è responsabilità del Governo, ma il Parlamento può esprimere degli indirizzi ai quali improntarla, anche al di fuori delle circostanze nelle quali il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale rende proprie comunicazioni alle Camere su problemi o questioni più o meno contingenti;
    l'ambiente internazionale si presenta estremamente dinamico, fattore che contribuisce ad acuire la necessità di un confronto più frequente tra Governo e Parlamento in merito alle scelte fondamentali della politica estera;
    nel breve volgere di pochi mesi, sono numerose le novità intervenute in scacchieri di grande rilevanza per il nostro Paese;
    in Turchia, ad esempio, è fallito un tentativo di colpo di Stato, al quale l'esecutivo locale sta reagendo con una massiccia campagna repressiva, che sta assumendo le forme di un'epurazione di massa nei confronti di militari, magistrati, accademici, insegnanti e giornalisti, con sospetti abusi nei confronti di coloro che sono stati imprigionati e l'eventualità di una reintroduzione della pena di morte per i responsabili di quanto è accaduto;
    tali sviluppi in atto in Turchia costituiscono una palese smentita di quanto il Governo di Ankara asserisce essere stato fatto per agevolare l'ingresso del proprio Paese nell'Unione europea ed un giusto motivo per bloccare la continuazione delle trattative finalizzate a questo esito;
    la sospensione dei finanziamenti erogati dall'Unione europea per preparare la Turchia alla sua accessione all'Europa comunitaria sembra conseguentemente opportuna, anche come leva per cercare di condizionarne il comportamento liberticida. A considerazioni analoghe si presta anche la prosecuzione del programma che prevede la concessione di fondi alla Turchia in cambio del suo impegno a controllare i flussi migratori diretti verso il continente europeo;
    proseguono nel frattempo le ostilità in Siria e nelle regioni irachene ancora soggette al cosiddetto Stato Islamico, che tuttavia sta perdendo terreno, mentre sono sempre presenti altre forze più o meno riconducibili all'Islam politico radicale e al jihadismo, che combattono il legittimo governo siriano e cercano l'attivo supporto dei Paesi occidentali;
    in Libia, fatica intanto ad affermarsi la cosiddetta soluzione unitaria ed inclusiva, che dovrebbe portare l'Esecutivo diretto da Fayez al Serraj ad assumere il pieno controllo del Paese, con l'appoggio politico e militare delle Nazioni Unite ed alcuni Stati, occidentali e non;
    la Russia continua ad esser sottoposta ad un regime sanzionatorio piuttosto incisivo, che ha comportato l'adozione di contromisure specifiche da parte di Mosca, in ragione dell'annessione della penisola di Crimea e del conflitto in atto nel Donbass, mentre gli Stati Uniti ne cercano la collaborazione per porre fine al conflitto in atto in Siria e più in generale stabilizzare il Medio Oriente;
    alla Russia, incredibilmente, è tornata a guardare la stessa Turchia, che ha evidente necessità di evitare la completa compromissione della propria industria turistica e dei propri obiettivi di geopolitica energetica;
    proprio la strategia adottata da Mosca nei confronti della Turchia dopo l'abbattimento del jet russo che aveva sconfinato nei cieli turchi nel novembre 2015 costituisce interessante termine di paragone rispetto alla scelta europea di elargire fondi al Governo di Ankara affinché trattenga sul proprio territorio i migranti irregolari in fuga dall'Asia centro-meridionale e dal Medio Oriente;

    l'Alleanza Atlantica, fulcro della politica di sicurezza nazionale del nostro Paese dal 1949 ad oggi, ha iniziato a mostrare finalmente interesse per il cosiddetto fronte sud, anche se permane troppo forte la pressione esercitata al suo interno dal raggruppamento baltico, che sta imponendo alla Nato un pericoloso ritorno alla contrapposizione frontale con la Russia;

    il futuro dell'Unione europea è stato messo in dubbio dalla scelta degli elettori britannici che in un libero referendum si sono espressi in favore del «Brexit», ovvero l'uscita del Regno Unito dall'Europa comunitaria;

    proprio il voto britannico dovrebbe spingere l'Europa ad avviare una riflessione profonda sulle cause della disaffezione dei cittadini comuni nei suoi confronti, tra le quali tuttavia gli effetti dell'evidente supremazia tedesca, delle scelte finora troppo timide nel controllo dei flussi migratori illegali e dell'austerità hanno certamente svolto un ruolo importante, se non decisivo;

    i flussi migratori che il nostro Paese fronteggia derivano da una molteplicità di fattori, tra i quali primeggiano la forte instabilità ai confini dell'Europa, l'utilizzo della leva migratoria da parte di Stati e poteri informali in chiave strategica, per ottenere benefici o vantaggi politici, e la stessa crescita economica dell'Africa, che ha generato le risorse indispensabili a finanziare la mobilità di un crescente numero di persone;

    intensità e velocità raggiunti dai flussi migratori non sono compatibili con il mantenimento a lungo termine degli equilibri sociali interni ai Paesi europei;

    mentre è impossibile negare soccorso ed assistenza a chi davvero fugge da persecuzioni politiche o dalla guerra, appare conseguentemente necessario ribadire che le frontiere dell'Unione europea restano chiuse ai migranti irregolari che tentano di accedervi per ragioni economiche;

    la collaborazione degli Stati attraverso i quali passano migranti è indispensabile per poter procedere ad una scrematura preventiva in loco che permetta di individuare le persone che realmente possano aspirare alla tutela internazionale, isolandole dalle altre;

    i flussi migratori si stanno confermando altresì come una delle vie di accesso all'Europa per aspiranti terroristi jihadisti e persone comunque incaricate di compiere attentati sul nostro continente;

    la sicurezza europea è altresì minacciata gravemente dai giovani musulmani europei che la propaganda jihadista è riuscita a radicalizzare in questi anni, come hanno dimostrato le indagini condotte dopo gli attentati contro Charlie Hebdo, il Bataclan, l'aeroporto di Zaventem e, da ultimo, la Promenade des Anglais a Nizza;

    è quindi di grandissima importanza estendere la collaborazione con i Paesi le cui intelligence sono risultate finora più efficaci nel monitoraggio dei gruppi jihadisti, anche al di fuori dell'Alleanza Atlantica e dell'Unione europea, come la Russia ed alcuni Stati nord-africani, fra i quali spicca il Marocco, il cui Governo tra l'altro conduce da anni un programma di formazione controllata degli imam, interessante anche nella prospettiva del controllo delle moschee sorte nella nostra penisola;

    negli Stati Uniti d'America è in corso una campagna elettorale per determinare chi, tra Hillary Clinton e Donald Trump, succederà a Barack Obama alla guida del Paese. Ciascun candidato ha una propria visione dei rapporti tra il proprio Paese ed il resto del mondo che non spetta in questa fase ad alcun esponente dell'Esecutivo italiano di giudicare, sia perché ciò rappresenterebbe un'illegittima interferenza negli affari interni di un'altra nazione, sia per gli effetti che potrebbero conseguire all'eventuale sconfitta del candidato nei confronti del quale si sia manifestata una preferenza,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per avviare nell'Unione europea una profonda riflessione sugli errori che hanno convinto i cittadini britannici a votare in favore dell'uscita del Regno Unito dall'Europa comunitaria, approfittando della maggiore influenza che la nuova situazione sta regalando al nostro Paese per condurre un'azione più incisiva contro gli eccessi regolatori e la pratica di un'austerità che sta impoverendo molti Stati membri;
   a rivedere in profondità le proprie relazioni con la Turchia, condannando energicamente la repressione in atto dopo il fallito tentativo di colpo di Stato ed esigendo in sede europea il blocco dei negoziati per l'accessione dello Stato turco all'Unione europea nonché di tutti programmi ed accordi che comportino l'elargizione di fondi al Governo di Ankara;
   a continuare la propria azione finalizzata alla sollecita rimozione delle sanzioni alla Federazione Russa, evitando tuttavia in futuro i ripensamenti che hanno contraddistinto in passato l'esplicitazione della posizione di dissenso italiana, prima formalizzata e poi ritrattata in almeno una circostanza;
   a ribadire che gli Stati Uniti e l'Alleanza Atlantica rimangono il perno della nostra politica di sicurezza;
   a perseguire, contestualmente, all'interno della Nato un riequilibrio delle sue priorità, che ne sposti il fuoco di attenzione dall'Est europeo al Mediterraneo, agendo quindi contro il radicalizzarsi della contrapposizione con la Russia, che ha caratterizzato le ultime decisioni assunte anche in occasione del Summit di Varsavia, malgrado tra Stati Uniti e Federazione russa si sia stabilita un'importante cooperazione nella lotta al sedicente Stato Islamico e per porre fine alla guerra civile in corso in Siria;
   a condizionare conseguentemente alcune scelte italiane in ambito Nato all'esigenza di non contribuire all'aggravamento delle tensioni con la Federazione russa, imponendo ad esempio alcune restrizioni alle regole d'ingaggio stabilite per le unità militari italiane che vengono rischierate a ridosso della Federazione russa o nei pressi di dove operano le Forze armate di quest'ultima;
   a proseguire la partecipazione italiana, alla campagna militare in atto contro il cosiddetto Stato Islamico;
   sul fronte «interno» della lotta al terrorismo transnazionale di matrice jihadista, ad accrescere la collaborazione tra i servizi informativi e di sicurezza italiani e quelli dei Paesi europei, dei membri della Nato non europei, di altri Paesi «amici», come la Federazione Russa, e di alcuni Stati della Sponda Sud del Mediterraneo, alcuni dei quali si sono dimostrati in grado di prevedere meglio di altri l'effettuazione di alcuni attentati;
   in relazione al conflitto in atto in Siria, a proseguire sulla strada del ristabilimento di rapporti con il legittimo Governo di Damasco e ad evitare di offrire qualsiasi genere di sostegno a gruppi radicali delle più varie estrazioni, alcuni dei quali hanno vantato rapporti diretti con al Qaeda, malgrado recenti operazioni che appaiono ai firmatari del presente atto «cosmetiche» di rebranding siano state intraprese per farlo dimenticare, come nel caso del sanguinario fronte al Nusra;
   in rapporto alla crisi in corso in Libia, proseguire nello sforzo teso a far prevalere una soluzione unitaria, che permetta di tutelare al meglio i nostri interessi nazionali, avviando al contempo un processo di riconciliazione con l'Egitto, ferma restando l'urgenza di ottenere una versione credibile su quanto accaduto allo sfortunato Giulio Regeni;
   in materia di contrasto all'immigrazione illegale, ad esigere in tutte le competenti sedi internazionali l'adozione di politiche che rendano chiaro come nell'Unione europea non ci sia spazio per i migranti economici irregolari, effettuando respingimenti militarmente assistiti e operando affinché vengano creati nei Paesi di transito centri nei quali operare la selezione dei veri profughi meritevoli di ottenere tutela internazionale nell'Unione europea;
   ad evitare che membri del Governo dichiarino le proprie preferenze nella corsa alla Casa Bianca di qui all'8 novembre, anche allo scopo di predisporsi alla collaborazione con chiunque succederà a Barack Obama il 20 gennaio 2017.
(1-01333) «Gianluca Pini, Giancarlo Giorgetti, Fedriga, Picchi, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Rondini, Saltamartini, Simonetti».


   La Camera,
   premesso che:
    da anni si assiste a una sequenza spietata di atti terroristici perpetrati da organizzazioni fondamentaliste islamiste, per un verso contro obiettivi e vittime occidentali, e per altro verso contro altri innocenti cittadini nel mondo arabo. L'elenco è ormai pressoché interminabile: dalle Due Torri a Madrid, da Londra a Copenaghen, da Parigi a Bruxelles, da Nizza alla Germania, dai turisti occidentali in Asia a quelli in Africa, fino al sacrilego atto di Rouen, con l'uccisione di un sacerdote, nel corso di una messa, sull'altare, dinanzi ai suoi fedeli;
    appare francamente inadeguato il tentativo di derubricare questi eventi, di volta in volta evocando l'irrilevanza del fattore religioso, oppure appellandosi a patologie mentali degli attentatori, oppure enfatizzando la reazione di panico (quasi fosse un sentimento inopportuno e fuori luogo) dell'opinione pubblica occidentale;
    occorre chiamare le cose con il loro nome. Purtroppo, in questo momento storico, nel mondo islamico sembrano prevalere il pensiero e l'azione di chi interpreta in modo violento, dogmatico e fondamentalista quel credo religioso. Quei gruppi, e il relativo « network» del terrore, si sono dati un obiettivo di lungo periodo – apertamente proclamato – e cioè la realizzazione di un grande califfato; nel cammino verso quel disegno di oppressione, perseguono intanto due strade intermedie: la semina di terrore attraverso azioni criminali diffuse (dirottamento ed esplosione di aerei, autobombe, attacchi suicidi in strade e aeroporti, assassinii plurimi anche in forme altamente simboliche e altro) e anche la destabilizzazione attraverso l'immigrazione di massa, peraltro con un forte rischio (finora largamente sottovalutato) di infiltrazioni fondamentaliste;
    finora, purtroppo, al di là di testimonianze molto minoritarie e marginali, non si è assistito a una dissociazione esplicita, di massa, inequivocabile, da parte del cosiddetto mondo musulmano «moderato». Da troppe parti e in troppi ambienti, prevale invece un silenzio inquietante;
    c’è un punto di fondo, «ideologico», che va messo a fuoco. Gli architetti del terrore non vogliono «solo» la nostra morte: rifiutano ogni altra legge ad eccezione della sharia, interpretata nel senso più violento ed estremista; rifiutano ogni distinzione tra religione e Stato; negano qualunque differenza tra peccato e reato; negano i diritti delle donne; negano il diritto stesso all'esistenza delle persone omosessuali; considerano alla stregua di una pratica perversa e decadente – quindi da punire – lo stile di vita occidentale; disprezzano la libertà, la democrazia, lo stato di diritto, i fondamenti stessi della civiltà occidentale, il lascito che viene da migliaia di anni di storia e tradizioni, passando per Atene, Roma e Gerusalemme;
    occorre dunque, prima di ogni altra cosa, una piena consapevolezza del quadro in cui ogni azione internazionale e nazionale deve inserirsi,

impegna il Governo:

   sul piano internazionale, a sostenere attivamente e anche a partecipare alle missioni internazionali volte a sradicare militarmente (in Medio Oriente e in Africa) Isis e le altre organizzazioni fondamentaliste, posto che dalla Siria alla Libia, i gruppi terroristici sfruttano da anni il vuoto e l'arretramento occidentale per avere basi logistiche, per gestire pezzi di territorio e lucrosi traffici petroliferi, per addestrare uomini, per ottenere supporto economico e logistico anche da entità statuali nel mondo arabo e che quindi una chiara sconfitta militare di Isis è una precondizione essenziale anche per evitare un più facile reclutamento di altri militanti estremisti, i quali saranno meno orientati ad aderire ad una causa perdente, sconfitta, battuta;
   sul piano interno, ad affiancare alla doverosa attività di sicurezza e intelligence, già in atto, alcune iniziative chiare ed esplicite ed in particolare quelle volte a pervenire: a) da un lato, alla chiusura immediata delle moschee irregolari, di ogni luogo di culto irregolare e senza controlli, e quindi l'apertura solo di moschee e luoghi di culto autorizzati e controllati, dove si predichi necessariamente in italiano; b) dall'altro, a una svolta in materia di immigrazione, ponendo fine ad una logica di accettazione senza limiti, e vincolando l'accettazione – come accade da anni in altri Paesi occidentali – a flussi rigorosamente predeterminati sia nella quantità di persone accoglibili, sia nella loro tipologia, in base a numeri e profili concretamente compatibili con le esigenze del mercato del lavoro (settore per settore), in modo che chi arriva possa essere positivamente assorbito e messo al lavoro, considerato che una diversa linea di accoglienza senza limiti, senza prospettive di sistemazione e di occupazione, sarebbe un fattore di caos, e anzi un favore ai trafficanti di esseri umani e agli eventuali infiltratori di cellule del terrore.
(1-01334) «Capezzone, Palese, Altieri, Bianconi, Chiarelli, Ciracì, Corsaro, Distaso, Fucci, Latronico, Marti».


   La Camera,
   premesso che:
    l'intensificarsi degli attacchi terroristici da parte di gruppi di matrice islamica o da parte di singoli soggetti variamente ispirati dall'ideale jihadista costringe l'Italia e l'Europa a confrontarsi con le complessità di uno scenario internazionale che vede numerosi punti caldi e testimonia al contempo l'incapacità della comunità internazionale di risolvere i conflitti in atto attraverso processi di pacificazione politica;
    a sud dell'Europa sono nate forze regionali di grandissima influenza, oltre che di grandissima capacità finanziaria, che stanno indebolendo il ruolo europeo nello scenario internazionale;
    un ulteriore fattore di debolezza del «vecchio continente» è certamente da rinvenire nel fatto che la politica estera comune dell'Unione fatica a trovare visioni e posizioni condivise rispetto non solo alle modalità degli interventi ma anche rispetto alle priorità politiche;
    un esempio emblematico di questo è rappresentato dall'enorme flusso di denaro stanziato dall'Unione europea in favore della Turchia per congelare la rotta balcanica, frutto della prioritarizzazione solo di alcune Nazioni dell'Unione e che suscita enormi perplessità ora che il Presidente turco sta avviandosi di fatto a una gestione autoritaria del proprio potere;
    il fallito «golpe», infatti, è stato solo un utile pretesto per una ulteriore stretta rispetto ai diritti umani e una vastissima campagna poliziesca che ha portato in carcere quasi diecimila persone, sta dando luogo alla chiusura di università e giornali e all'intimidazione di tutti i rappresentanti dei maggiori poteri istituzionali quali la magistratura e le forze di difesa, i quali a migliaia stanno subendo arresti e limitazioni di ogni genere all'esercizio dei loro diritti e della loro libertà di pensiero e personale;
    la reintroduzione della pena di morte è solo l'esempio più clamoroso dell'attuale distanza tra la Turchia del Presidente Erdogan e i princìpi e diritti fondamentali sui quali poggia l'Unione europea, alla quale deve necessariamente fare seguito un atteggiamento di intransigenza da parte dell'Europa, anche e soprattutto con riferimento al processo di adesione all'Unione europea che la Turchia afferma di voler continuare a perseguire;
    la Turchia, inoltre, intrattiene una politica estera assai ambigua rispetto al fondamentalismo islamico e ai Paesi che lo sostengono e finanziano, nel cui quadro si colloca la sua collaborazione con l'Arabia saudita nel sostegno alla variegata opposizione siriana, e che appare, anch'essa, del tutto incompatibile con la lotta che l'Europa deve condurre contro simili organizzazioni;
    all'interno dell'Unione europea, con la decisione della Gran Bretagna di non farne più parte, stanno emergendo con sempre maggiore chiarezza segni di scontento e disaffezione che potrebbero dare l'avvio a un processo di sgretolamento dell'intero progetto europeo se non si interviene con tempestività e chiarezza al fine di rilanciare l'Unione e le sue istituzioni e avviare un percorso che conduca a una loro maggiore democratizzazione;
    occorre riscrivere i Trattati istitutivi e tutti quelli di maggiore rilevanza, garantendo attraverso di essi il pieno rispetto dei fondamenti della democrazia, il primato dei popoli sulle esigenze finanziarie, il rispetto e la tutela delle capacità economiche e produttive delle singole Nazioni e la gestione unitaria di servizi strategici come l'energia o la difesa;
    l'attuale assetto e l'attuale gestione dell'Unione europea, che, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'hanno resa schiava della tecnocrazia, vittima dello strapotere delle banche e delle lobby dei poteri forti, e l'hanno sottomessa al primato della finanza sulla politica e al gigantismo della Germania, segnano una distanza eclatante rispetto agli ideali dei padri fondatori, che sognavano un'unificazione politica e sociale del continente europeo che potesse scongiurare future guerre e cementare una comunione di ideali tra i suoi abitanti;
    gli errori commessi dalla comunità internazionale nell'approccio ai movimenti di rivolta popolare che hanno interessato il Medio Oriente e il Nord Africa a partire dalla fine del 2010, diventati noti come la «Primavera araba», hanno prodotto conseguenze devastanti sull'assetto di quell'area e hanno dato l'avvio a una situazione di instabilità, dalla quale alcuni di quegli Stati non sono ancora riusciti a uscire;
    mentre, infatti, in Tunisia c’è una seppur difficile transizione verso la democrazia, e in Egitto i militari si sono ripresi il potere dopo una breve parentesi di governo dei Fratelli Musulmani, in Libia, Yemen e Siria infuria la guerra;
    in Libia, nonostante l'accordo firmato nel dicembre 2015 in Marocco dai rappresentanti del Congresso di Tripoli e della Camera di Tobruk al fine della formazione di un governo di accordo nazionale sotto l'egida delle Nazioni Unite, e i progressi in atto nella lotta contro l'Isis, la situazione rimane critica;
    la Libia è una nazione di importanza strategica per il Mediterraneo e l'Italia deve svolgere un ruolo prioritario nella sua pacificazione, unica via per controllare i flussi migratori che dalle coste libiche si riversano sul territorio nazionale;
    l'inadeguatezza dimostrata sinora dai Governi italiani in ordine alla problematica dell'immigrazione irregolare impone un tempestivo cambio di rotta e una più concreta e decisa presa di posizione nell'ambito dell'Unione, per ora solo interessata a controllare i flussi in entrata nelle altre Nazioni europee;
    in Siria, dove a partire dal 2011 la guerra ha causato circa 280 mila morti e milioni di profughi e di sfollati, continua a essere sistematicamente violato da tutte le parti in conflitto l'accordo per il cessate il fuoco faticosamente raggiunto nell'ambito dei colloqui di Ginevra dello scorso mese di marzo;
    alla già drammatica situazione delle popolazioni si aggiunge il peso delle sanzioni introdotte nel 2011 e che rendono impossibile qualunque trasferimento di denaro, anche a favore delle associazioni che si trovano sul territorio per programmi di aiuto e assistenza, e che hanno costretto alla chiusura aziende e reparti ospedalieri, e bloccato l'attività di centrali elettriche e acquedotti, a causa dell'impossibilità di procurarsi un qualche pezzo di ricambio o la benzina;
    al contrario, le sanzioni non hanno affatto frenato il traffico clandestino di armi e hanno determinato la creazione di un diffuso commercio di contrabbando;
    la coalizione internazionale promossa contro Daesh nel settembre 2015 e che ha dato l'avvio a raid aerei contro l'Isis non sta dando i risultati attesi e, nonostante alcune sconfitte, il califfato continua a controllare quasi il quaranta per cento del territorio siriano, la maggior parte della frontiera con l'Iraq nell'est, Raqqa e una parte di Aleppo nel nord, e Palmira nel centro;
    nel quadro della lotta allo Stato islamico occorre ripensare la strategia globale di alleanze, includendo Nazioni come la Russia e l'Iran, il cui ruolo potrebbe rivelarsi determinante nella regione ma che sono finora state volutamente marginalizzate dall'Europa;
    occorre ripensare le sanzioni imposte alla Russia che, oltre a danneggiare enormemente l'economia nazionale, rischiano di spingere quella Nazione verso pericolose alleanze in materia di politica internazionale;
    attualmente Daesh è l'organizzazione terroristica più pericolosa al mondo che può contare – secondo alcune stime di intelligence – su circa duecentomila miliziani sparsi in tutto il mondo e ottomila foreign fighters dislocati tra la Siria e l'Iraq, oltre ad avere cellule strutturate e preparate in numerosi altri Paesi, anche molto vicini all'Italia o nei quali abbiamo importanti interessi economici;
    in Libia, infatti, il gruppo Ansar Al Sharia, ex costola di Al Qaeda ora confluita nell'Isis, controlla parte del territorio ed è diventata una seria minaccia anche per chi controlla i giacimenti petroliferi della nazione;
    in Egitto è presente il gruppo Wilayat Sinai, responsabile dell'abbattimento dell'aereo civile russo nell'ottobre 2015, nelle Filippine si trova Abu Sayyaf, una delle organizzazioni più violente e banditesche del radicalismo islamico principalmente impegnata nei sequestri di persona, in Nigeria è tristemente noto il gruppo di Boko Haram colpevole di numerosi massacri e del rapimento avvenuto nel 2014 di circa duecento studentesse, e altre fazioni ben organizzate sono presenti in Libano, Yemen, Turchia e Tunisia;
    a queste si aggiungono le «cellule» prettamente europee, come quelle presenti in Belgio e in Francia, la cui altissima pericolosità è stata messa sotto gli occhi di tutto il mondo durante gli attentati di Bruxelles e Parigi;
    infine, è notizia delle ultime ore che in Kosovo esisterebbero ben cinque campi di addestramento dell'Isis, il più grande dei quali si troverebbe nelle immediate vicinanze di una base della Nato nella quale sono impiegati anche reparti italiani, fatto che rivela la crescente radicalizzazione che sta avendo luogo nel paese balcanico;
    la elevata diffusione di organizzazioni vicine all'Isis dimostra in maniera evidente da un lato come sia ormai inadeguato credere di poter fermare l'avanzata del Califfato solo attraverso un intervento nella zona siro-irachena e, dall'altro, la necessità di stroncare gli appoggi finanziari dei quali godono i jihadisti, primi tra tutti quelli che provengono dall'Arabia saudita e dal Qatar;
    in questo quadro vanno riviste anche le politiche commerciali, che dovranno essere improntate alla chiusura delle relazioni con le Nazioni che, a qualunque titolo, sostengono il Califfato e la scia di violenza e di terrore che lascia dietro di sé, e gli accordi che regolano la vendita di armi e munizioni;
    la minaccia terroristica che deriva all'Europa dal fondamentalismo islamico continua ad acuirsi e impone il potenziamento dello strumento militare che, invece, negli ultimi anni ha subito continue riduzioni di bilancio che non riconoscono il fatto che la difesa è una risorsa strategica;
    in occasione del vertice di Varsavia la Nato ha diffuso una nota di documentazione con i numeri su quanto spendono per la Difesa i governi dell'Alleanza dalla quale emerge come nel prossimo anno la funzione Difesa scenderà del 4 per cento e nel 2018 di un ulteriore 0,7 per cento, dopo aver stanziato per l'anno in corso 19,9 miliardi di euro, a fronte di 39,8 miliardi destinati al settore difesa dalla Francia e 37,1 miliardi dalla Germania,

impegna il Governo:

   ad impegnarsi, in ogni sede internazionale, affinché si provveda alla pacificazione dei conflitti in atto, con particolare attenzione alla situazione in Libia, rispetto alla quale l'Italia deve riappropriarsi di un ruolo di primo piano, anche intervenendo a sostegno delle azioni militari contro le basi dello Stato islamico site in quel territorio;
   ad esprimere una ferma posizione di condanna rispetto alla repressione in atto in Turchia, adoperandosi per il congelamento del processo di adesione di quello Stato all'Unione europea, almeno fino al momento in cui non torni a rispettare le regole fondamentali della democrazia;
   a promuovere l'avvio di un processo di riforma delle istituzioni che governano l'Unione europea, al fine di garantire maggiore democraticità al suo interno;
   ad assumere iniziative volte a potenziare il settore della difesa, riconoscendone il ruolo strategico e destinando ad esso maggiori stanziamenti;
   ad adottare iniziative per mettere in atto una maggiore e più incisiva attività di collaborazione tra le forze di intelligence in ambito europeo ed extraeuropeo, coinvolgendo tutte le Nazioni che contrastano l'Isis e le sue diverse articolazioni, e realizzando un servizio nazionale militare di volontari per le emergenze, formato da reparti periodicamente addestrati, aggregati a reparti già esistenti su base regionale e composti da cittadini italiani che intendano mettere la propria disponibilità al servizio della Nazione, con il compito prioritario della difesa della Patria, sancito dall'articolo 52 della Costituzione;
   a promuovere l'avvio di un processo in ambito europeo che sia volto all'inclusione di tutte le Nazioni che siano già impegnate o disponibili a impegnarsi nel contrasto all'espansione dello Stato islamico, tra le quali anche la Russia e l'Iran;
   in tale quadro, a sostenere in ambito europeo la necessità della cessazione delle sanzioni nei confronti della Russia;
   a chiudere ogni relazione commerciale con gli Stati che sostengono a qualunque titolo l'Isis e gli altri gruppi del fondamentalismo islamico, e ad interrompere le forniture di armi e munizioni attualmente in essere verso gli stessi Stati;
   ad assumere iniziative normative volte a realizzare una più efficace azione di prevenzione della diffusione del radicalismo islamico sul territorio nazionale, se del caso prevedendo l'introduzione di un reato specifico, e ad impedire l'afflusso di finanziamenti per centri culturali e moschee da parte di Stati che sostengono lo Stato islamico e il terrorismo jihadista;
   ad elaborare e mettere in atto interventi mirati a risolvere la problematica del costante flusso migratorio che interessa le coste italiane, a tal fine sollecitando nelle sedi opportune l'avvio della terza fase della missione EunavforMed.
(1-01335) «Rampelli, Cirielli, La Russa, Maietta, Giorgia Meloni, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro».


   La Camera,
   premesso che:
    lo scenario geopolitico attuale è in costante mutamento e l'instabilità regna sovrana. Secondo il Global Peace Index, nel 2016, il relativo indice ha subito un deterioramento dello 0,53 per cento rispetto all'anno precedente;
    guerre e conflitti hanno registrato una recrudescenza. Il numero totale dei conflitti è salito drasticamente, dai 31 del 2010 si è passati ai 40 del 2015. Anche il costo economico globale dei conflitti è rilevante. Nel 2015 è stato di 13,6 miliardi di dollari e rappresenta il 13,3 per cento dell'attività economica mondiale (prodotto mondiale lordo), ovvero 11 volte la dimensione degli investimenti diretti esteri a livello globale;
    secondo il rapporto annuale Global Trends dell'UNHCR, nel 2015 sono state 65,3 milioni le persone costrette ad abbandonare la propria casa, ossia il più alto numero dall'indomani della seconda Guerra mondiale. Di queste 21,3 milioni sono rifugiati, 40,8 milioni sfollati interni e 3,2 milioni richiedenti asilo. I bambini rappresentano il 51 per cento circa del totale;
    sempre secondo il citato rapporto, nel 2015 sono state 12,4 milioni le persone costrette ad abbandonare per la prima volta la propria abitazione a causa di un conflitto o di persecuzioni e la maggioranza di essi sono sfollati interni (8,6 milioni);
    nello stesso anno, le vittime degli attacchi terroristici sono aumentate dell'80 per cento e soltanto 69 Paesi al mondo non hanno registrato eventi di terrorismo all'interno del proprio territorio;
    il terrorismo è quindi un fenomeno globale e i terribili attacchi che hanno sconvolto l'Europa negli ultimi mesi sono la prova che la guerra è arrivata fin dentro le nostre società;
    oggi possiamo dire che abbiamo un fronte interno ed uno esterno ed è quest'ultimo che ha scatenato il corso degli eventi che ci hanno portato ai tragici eventi dei nostri giorni, anche in casa nostra;
    una guerra, oramai globale, iniziata dall'amministrazione nord americana Bush con l'attacco all'Afghanistan nell'ambito della «guerra al terrorismo», risposta sbagliata agli attentati dell'11 settembre 2001, continuata con la sciagurata invasione dell'Iraq nel 2003 e protratta con l'intervento militare in Libia;
    l'esperienza delle campagne militari in Afghanistan, Iraq e Libia mostra che aver intrapreso guerre senza avere un progetto politico condiviso con le forze e le popolazioni locali sul futuro è stata una prassi che ha peggiorato e non migliorato la sicurezza globale, e soprattutto ha condannato il popolo afghano, iracheno e libico alla follia distruttiva della violenza e del terrore che oggi si estende dal Medio Oriente all'Africa e attraversa il Mediterraneo e arriva fino al cuore dell'Europa;
    lo scenario attuale mostra che, in Afghanistan, i Talebani oggi sono in grado di operare in circa l'80 per cento del Paese e controllando larghe porzioni di territorio si sono imposti con un proprio ruolo di primo piano nel sud e nell'est del Paese, mentre l'ascesa di Daesh è sempre più evidente ed è diventata una valida alternativa, seducente e determinata nella forte e preoccupante instabilità politica dello Stato;
    a distanza di 13 anni dall'invasione USA, oggi l'Iraq è occupato per un considerevole pezzo del suo territorio da Daesh, seppur con importanti perdite degli ultimi mesi, e ora quel Paese rappresenta la calamita di tutte le destabilizzazioni regionali, Siria in primis fra tutte, mentre la Libia è un pantano con la presenza di centinaia di milizie, con un governo d'unità nazionale capeggiato da Fayez al Sarraj in rotta con Tobruk e osteggiato dal potente generale Khalifa Haftar, prossimo al fallimento e con una preoccupante presenza di Daesh;
    in Libia in queste ore sono ripresi i bombardamenti statunitensi su richiesta del Governo di al Sarraj, mettendo in imbarazzo la Francia che formalmente appoggia il governo di unità nazionale ma che di fatto con la sua presenza in territorio libico è al fianco del generale Haftar, con l'obiettivo di consolidare i suoi interessi energetici e di estendere la sua presenza sotto il Sahel;
    la lotta a Daesh in Libia, così come avvenuto in Siria, oltre a registrare il conflitto tra le varie milizie regionali, segue la logica fin qui seguita delle guerre per procura, lanciate in questo caso in base alle promesse di accordi economici petroliferi;
    la guerra ha travolto Stati e frontiere e ha inasprito la storica rivalità tra il mondo sunnita e sciita all'interno dell'Islam, all'ombra delle ambizioni commerciali, finanziarie e geopolitiche delle grandi potenze mondiali che credevano di creare nuove democrazie e che, in realtà, hanno prodotto solo maggiore instabilità che oggi mette a repentaglio tutta l'umanità;
    in questo quadro di devastazione e macerie in cui sono stati ridotti Paesi come la Siria, l'Iraq, lo Yemen, la Libia e l'Afghanistan, appare chiaro come il «Califfato» abbia deciso, con gli attacchi di Parigi e Bruxelles e poi con la rivendicazione degli atti emulativi di Nizza e Monaco, di radicalizzare lo scontro, ipotizzando una reazione occidentale e con il probabile obiettivo di infiammare una sollevazione anti-islamica dettata dall'emotività e quindi moltiplicare i proseliti anche in Europa;
    oggi non ci si può permettere di dare forza a questo scontro e ogni ipotesi, anche guardando all'esperienza di 15 anni di guerra al terrore, va fermata sul nascere e sostituita con una diversa idea di società e di convivenza universale, fondata sugli stessi valori che sono stati brutalmente attaccati in Francia: libertà, uguaglianza, fratellanza;
    questa idea deve partire dalla messa in discussione del modello di sviluppo che si arricchisce con la produzione e vendita di armi che alimentano la spirale di violenza e terrore che imperversa alle porte, nel Mediterraneo e nel vicino Oriente, e che poi si reprime con nuove armi e nuove guerre;
    negli ultimi cinque anni, mentre il Medio oriente bruciava, contemporaneamente cresceva del 30 per cento l’export di armi verso i Paesi dell'area medio orientale e del Nord Africa. Dalle relazioni inviate dal Governo alle Camere si evince che nel quinquennio 2010-2014 la meta principale delle armi italiane è stato il Medio Oriente. Secondo l'ultima relazione trasmessa nel 2015 le autorizzazioni all'esportazione degli armamenti italiani è aumentata del 200 per cento rispetto all'anno precedente, passando da 2,6 miliardi a 7,9 miliardi di euro, registrando un vero e proprio boom. Ad esempio le transazioni autorizzate con l'Arabia Saudita sono passate dai 163 milioni di euro del 2014 ai 257 milioni del 2015;
    queste armi sono state vendute in Medio Oriente e attraverso la «triangolazione» con Paesi «nostri alleati», ma anche «alleati e finanziatori del Daesh», sono arrivati nelle mani dei terroristi e quindi si è al paradosso che combattiamo contro le armi che noi stessi abbiamo venduto in Medio Oriente;
    secondo l'Unodc, l'agenzia dell'Onu che si occupa di criminalità e droga, il 90 per cento dei traffici illegali di armi proviene dal commercio legale. Frutto della triangolazione o dell'aver armato gruppi che poi cambiano alleanze, come avvenuto in Iraq e Siria. La legge italiana lo vieterebbe, ma nei fatti, una volta che sono vendute ad acquirenti ufficiali, ad esempio le Monarchie del Golfo, possono facilmente finire nelle mani sbagliate, ovvero i gruppi terroristici;
    secondo l'Istituto universitario di alti studi internazionali e dello sviluppo che ha condotto la ricerca Small Arms Survey, Daesh ha avuto disponibilità di armi provenienti dall'Arabia Saudita e la stessa accusa grava sul Qatar. A quest'ultimo Emirato è bene ricordare che dal 2012 al 2014 l'Italia ha esportato armi per 146 milioni di euro e 35 milioni soltanto nel 2015. Il committente era quindi il Paese che per David Cohen, vicesegretario Usa al Tesoro con delega per il terrorismo e l’intelligence finanziaria, ha «un habitat permissivo che consente ai terroristi di alimentarsi». Queste dichiarazioni venivano rese a marzo del 2014, mentre a luglio dello stesso anno il Qatar, che ospita l'avveniristico quartier generale Usa in Medio Oriente di Al Udeid, inviava una commessa da 11 miliardi agli Usa in armamenti, inclusi elicotteri Apache, batterie di Patriot e missili anticarro Javelin;
    oltre a rifornire di armi i vari gruppi ribelli o apertamente terroristici, i Paesi sunniti del Golfo, come il Qatar, Arabia Saudita e Kuwait – quest'ultimo sempre, secondo David Cohen, definito «l'epicentro del finanziamento dei gruppi terroristi in Siria» – formalmente nostri alleati nella coalizione anti-Daesh, in maniera più o meno indiretta, hanno finanziato attraverso donazioni i gruppi islamici dell'opposizione siriana, inclusi quelli estremistici come Al Nusra e Daesh;
    oggi Daesh, così come altre milizie e organizzazioni dell'arcipelago jihadista, ha in mano pozzi di petrolio, opere d'arte e anche caveau di banche conquistate nel conflitto, ma per arrivare fino a questo punto ha sfruttato le capacità di riciclaggio della finanza del Golfo e quindi ha beneficiato di donazioni «private» provenienti soprattutto dai Paesi del Golfo e transitate dal Kuwait;
    il sistema bancario del Kuwait – ossia il Paese che ha firmato un memorandum d'intesa sulla difesa con il nostro Paese l'11 settembre 2015, e che ha siglato un accordo per l'acquisizione di 28 caccia Eurofighter da un consorzio europeo in cui Finmeccanica, di cui il Ministero dell'economia e delle finanze è il principale azionista, avrà una commessa da 4 miliardi di euro, la più grande commessa mai ottenuta dall'azienda italiana – ha norme antiriciclaggio poco trasparenti e permette anche l’hawala, il trasferimento di denaro, anche all'estero, da individuo a individuo senza alcuna tracciabilità;
    in questi mesi è stata da più parti documentata la responsabilità del Governo turco e delle forze di intelligence turche nell'aver permesso che membri di Daesh e di altri gruppi jihadisti entrassero in Turchia e potessero muoversi liberamente nel Paese, così come sono note le responsabilità della Turchia nell'aver aperto i valichi di frontiera ai terroristi; nell'aver permesso il rifornimento di armi, munizioni e supporto logistico;
    la Turchia quindi, alleato e membro della Nato, ha favorito in questi anni il passaggio di migliaia di foreign fighter europei, aprendo quella che è stata denominata come l’«autostrada della jihad» mentre al tempo stesso conduceva una «guerra sporca» contro le organizzazioni curde in Siria e in Iraq, che sono tra le poche forze che hanno causato una serie di sconfitte a Daesh e che hanno dato vita ad un'esperienza di convivenza pacifica tra curdi, arabi, assiri, caldei, aramaici, turcomanni, armeni, ceceni e altre minoranze;
    la stessa Turchia, che ha vissuto ore drammatiche durante il tentativo di golpe, poi fallito e al successivo contro-Golpe voluto dal presidente Erdogan che ha prodotto decine di migliaia di arresti e purghe a tutti i livelli dello Stato;
    i numeri dell'ondata repressiva scatenata in Turchia dalle autorità di Governo hanno allarmato l'Europa e gli Stati Uniti, che dalla solidarietà espressa al presidente turco e al Governo sono rapidamente passati alla preoccupazione per il rispetto dei diritti umani, a partire dalla possibilità che venga reintrodotta la pena di morte;
    immediatamente alla fine del golpe si è assistito a disumane scene di vendetta di piazza ed episodi di giustizia arbitraria, mentre da più parti è stata espressa profonda preoccupazione per la deriva autoritaria imposta al Paese dalle massime autorità turche al Governo del Paese man mano che venivano mostrate all'opinione pubblica mondiale le foto dei militari arrestati seminudi, legati mani e piedi, ammassati per terra;
    da mesi, come documentato dagli atti più volte portati all'attenzione della Camera dei deputati, il Governo turco ha iniziato una guerra contro le opposizioni democratiche e le minoranze presenti nel Paese; ha imposto il coprifuoco in numerose città dell'Anatolia del Sud Est (Kurdistan Bakur), colpendo i suoi stessi civili, provocando migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati; ha fatto arrestare e incriminare giornalisti, giudici ed oppositori di ogni tipo;
    le misure repressive post-golpe, gestite direttamente dal presidente Recep Tayyip Erdoğan, stanno facendo scivolare il Paese velocemente verso un regime oppressivo e mettono a rischio la stabilità della Turchia stessa;
    la Turchia oggi non è un Paese sicuro e l'accordo Unione europea-Turchia sui rifugiati (o pseudo tale, in quanto sotto il profilo giuridico deve considerarsi alla stregua di una decisione dei Capi di Stato e di Governo e non un vero e proprio accordo dell'Unione europea) vìola gravemente il diritto europeo e tradisce i fondamenti democratici ispirati alla tradizionale tutela dei diritti umani nell'Unione europea e in Italia;
    quanto emerge dall'applicazione concreta di questo pseudo accordo è che in cambio di denaro si esternalizzano le frontiere dell'Unione europea, chiudendo gli occhi sul rispetto dei diritti umani, sulla repressione delle libertà fondamentali, nonché sulla forte repressione anti-curda che il Governo turco sta mettendo in piedi negli ultimi mesi, addirittura dimenticando le gravi responsabilità di quest'ultimo nel supporto a Daesh appena citate;
    oggi l'Unione europea viene addirittura ricattata dal Governo turco, che minaccia di far saltare l'accordo se non verranno soddisfatte le sue richieste e quindi non si approvi il suo regime. È preoccupante che lo stesso modello di «accordo» con la Turchia si sta poi nei fatti applicando con le peggiori dittature del mondo: l'Egitto, l'Eritrea, il Sudan, la Somalia, il Gambia, solo per citarne alcune;
    oggi occorrerebbe istituire corridoi umanitari per agevolare l'arrivo in sicurezza di chi decide di scappare dalla sua terra e stabilire la possibilità di ottenere visti umanitari, che consentano anche il passaggio nei Paesi di transito, in luoghi attrezzati vicini alle zone di fuga; invece sorgono muri in tutta Europa. Come un tempo esisteva la Cortina di ferro, in Ungheria e Croazia oggi i muri assumono la forma fisica di rete metallica e filo spinato, mentre in Francia, Austria, Svezia e Germania vengono chiamati «momentanea sospensione di Schengen», che di fatto ripristinano le frontiere;
    anche l'Europa non è immune al mutato scenario geopolitico che mette a repentaglio la conquistata pace, l'affermazione della democrazia e la tutela dei diritti umani; in Europa oramai il dibattito politico è dominato da connotati fortemente nazionalistici e a tratti esplicitamente xenofobi, da veleni ideologici, da paure indotte, dagli stessi rigurgiti nazionalisti che hanno alimentato il consenso degli antieuropeisti britannici durante la campagna sul «Brexit»;
    le decisioni della NATO prese all'ultimo vertice tenuto a Varsavia devono ritenersi le più importanti dalla fine della guerra fredda soprattutto per una serie di misure politiche e militari preventive nei confronti della Russia; una delle principali questioni trattate al vertice di Varsavia riguarda il parziale superamento di un accordo stipulato con la Russia nel 1997, in cui si stabiliva che l'alleanza atlantica non può mantenere le proprie truppe da combattimento in modo permanente nei Paesi a est della Germania, a meno che le condizioni di sicurezza degli Stati alleati non siano in pericolo. Evidentemente, i rappresentanti dei Paesi dell'alleanza atlantica considerano cambiate queste condizioni, e nei fatti programmano delle azioni militari lungo quello che viene già chiamato «fronte orientale»;
    il vertice di Varsavia ha anche segnato una importante novità nelle relazioni NATO-Unione europea con la pubblicazione del primo comunicato congiunto tra la NATO, attraverso il segretario generale, Jens Stoltenberg, e l'Unione europea, nelle persone del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, con l'intento di annunciare il nuovo piano strategico di partnership;
    in questi anni poco o nulla è stato fatto per tagliare i canali tra Daesh, la galassia jihadista e i suoi Stati finanziatori. Nulla è stato fatto per svuotare il Medio Oriente di un po’ di armi né per supportare le richieste di democrazia che nascevano dalle primavere arabe e dalle esperienze positive di convivenza tra i popoli che emergevano nel vicino oriente che, al contrario, sono state brutalmente attaccate dalla follia distruttiva della violenza e del terrore. Di contro, si è prestato colpevolmente – per interessi – il fianco a piccoli conflitti che sono cresciuti fino a diventare, nel tempo, incontrollabili;
    Daesh è un cancro e va estirpato, si vuole incutere terrore, suscitare una risposta repressiva e dimostrare così la non praticabilità della democrazia e l'inadeguatezza dei principi democratici, liberali e laici su cui si fonda l'Europa;
    è bene non dimenticare che i terroristi delle recenti stragi di Parigi e Bruxelles sono nati e cresciuti nelle città occidentali, in Europa, e che oltre alla repressione occorre una nuova grande opera di prevenzione. Sarebbe necessario lavorare sulle periferie trascurate, e sempre più dimenticate dalle istituzioni, che sono il luogo dove attecchiscono le parole dei predicatori dell'odio in assenza dello Stato;
    occorre per questo avere cura delle comunità e promuovere il dialogo interculturale e interreligioso, fermando i predicatori d'odio da qualunque parte vengano, compresa la cultura del razzismo e il rischio di una crescente islamofobia. Si hanno a disposizione le «armi» del diritto e della democrazia per impedire che le società alzino muri invalicabili che producano discriminazioni e divisioni, e conducano a quanto sta drammaticamente accadendo al di là del Mar Mediterraneo e nel vicino Oriente;
    non è più rimandabile l'avvio nel nostro Paese di una strategia di contro-radicalizzazione mediante la formazione di operatori qualificati e una campagna di prevenzione che coinvolga la società civile e le istituzioni a tutti i livelli, partendo dalle scuole, vero primo livello dell'integrazione nella società, per l'individuazione del disagio e la prevenzione del rischio di radicalizzazione dei ragazzi e con l'obiettivo di creare una vera e propria rete sociale che, partendo proprio dalla scuola, coinvolga famiglie, associazionismo, istituzioni e accompagni i bambini, sin dai primi anni di vita, nel loro percorso di sviluppo del pensiero critico;
    bisogna invece intervenire nelle aree di crisi per trovare soluzioni di pace, senza alimentare ulteriori guerre, o sostenere nuovi e vecchi dittatori e senza sostenere le posizioni di organizzazioni terroristiche, promuovendo concretamente i processi di composizione dei conflitti e le transizioni democratiche con la società civile, il dialogo tra le diverse comunità,

impegna il Governo:

   a sostenere la composizione della storica questione mediorientale e del conflitto israelo-palestinese, dando attuazione alle mozioni votate in Parlamento il 27 febbraio 2015, a partire dal riconoscimento dello Stato di Palestina come impulso alla ripresa dei negoziati di pace;
   con specifico riferimento alla Siria, a promuovere con gli altri partner internazionali la ricostruzione delle aree liberate dalla presenza dello Stato Islamico nel Rojava e nel resto del nord della Siria, facendo sì che la Turchia apra le frontiere per permettere il passaggio dei convogli umanitari, al contempo favorendo il dialogo tra le forze democratiche del Paese e gli attori regionali, lavorando per la ripresa dei negoziati di pace e quindi la road map tracciata dal vertice di Vienna a cui devono essere invitate anche le altre parti in conflitto, le istituzioni autonome del Rojava-Siria del nord e le Forze siriane democratiche (SDF);
   con riferimento all'Iraq, a favorire la composizione di un governo inclusivo che non discrimini le minoranze non-sciite del Paese;
   a intraprendere urgenti iniziative per impedire la vendita di armi ai Paesi responsabili di aver supportato direttamente o indirettamente Daesh e a proporre in sede europea e nei consessi internazionali una moratoria sulla vendita di armi e un embargo ai Paesi coinvolti direttamente o indirettamente nei conflitti o che sono sospettati di aver armato o finanziato gruppi terroristici;
   ad assumere iniziative, anche in collaborazione con gli altri partner internazionali, per interrompere i flussi di finanziamento a Daesh, prevedendo rigide sanzioni per gli Stati che finanziano direttamente o indirettamente il terrorismo o che facilitano, con legislazioni «opache», la raccolta di donazioni «private» destinate alle organizzazioni terroristiche;
   ad adoperarsi per impedire insieme alla comunità internazionale il commercio illegale che finanzia i gruppi terroristici, a cominciare da Daesh, prevedendo sanzioni per gli Stati che permettono il contrabbando del petrolio;
   ad arginare il flusso dei foreign fighters soprattutto assumendo ogni utile iniziativa nei confronti della Turchia e a chiedere che al confine tra Turchia e Siria venga dislocato un controllo internazionale della frontiera sotto mandato ONU e che la Turchia cessi immediatamente ogni forma di ostilità nei confronti delle milizie curde dello YPG/YPJ e dello HPG che stanno combattendo contro Daesh in Siria e Iraq;
   a riconoscere formalmente le istituzioni autonome della Rojava-Siria del Nord;
   ad adoperarsi con tutti i mezzi a propria disposizione affinché riprenda il processo di pace tra Turchia e Pkk e affinché quest'ultimo sia cancellato dalla lista delle organizzazioni terroristiche internazionali;
   ad avviare un'azione diplomatica nei confronti della Turchia, finalizzata al rispetto dei diritti umani, delle minoranze e dello Stato di diritto;
   a promuovere attività di spionaggio mirato anche con forme di intelligence tradizionali a discapito di una sorveglianza di massa, scarsamente efficace e costosa, non solo in termini di diritti civili, promuovendo attività coordinate tra le agenzie di intelligence degli Stati europei e aumentando i fondi ad esso destinati, anche riducendo le ingenti spese per le campagne militari all'estero, costose e controproducenti;
   a promuovere misure per il dialogo interculturale e interreligioso contro l'emarginazione, e quindi per l'integrazione e contro l'odio, avviando una vera strategia di contro-radicalizzazione, affinché si debellino le motivazioni e le radici che conducono alla radicalizzazione e al terrorismo;
   a sostenere la revoca dell'accordo Unione europea-Turchia per contrarietà al diritto europeo, alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, all'articolo 10, terzo comma, della Costituzione italiana e più in generale ai principi fondamentali della nostra civiltà giuridica e della nostra tradizione democratica e a promuovere l'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa per garantire «canali di accesso legali e controllati» attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti per mettere fine alle stragi in mare e in terra, e quindi debellare il traffico di esseri umani;
   a sostenere, in sede europea, tutte le iniziative tese alla cancellazione o in subordine, all'alleggerimento significativo delle sanzioni dell'Unione europea nei confronti della Federazione russa;
   a chiedere in sede europea un approfondimento sulla partnership strategica tra Unione europea-NATO come definita dall'ultimo vertice di Varsavia, chiedendo che non ci debba essere mai una sovrapposizione della NATO e dell'Unione europea nella risoluzione dei conflitti, a partire dall'Ucraina e nel rapporto con la Russia;
   a lavorare per la stabilizzazione della Libia, coinvolgendo gli altri partner europei e membri della NATO, scongiurando ulteriori azioni militari e soprattutto con l'obiettivo di limitare gli interessi strategici stranieri in terra libica che sono alla base della destabilizzazione del Paese;
   ad adoperarsi per la ricomposizione della crisi in Tunisia, coinvolgendo i Paesi dell'Unione europea per la predisposizione di un programma di aiuti economici finalizzati alla stabilizzazione del Paese;
   a mettere in atto tutte le iniziative diplomatiche a disposizione per favorire la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba, a partire dalla rimozione totale del «bloqueo», anche in considerazione degli accordi bilaterali sottoscritti dal nostro Paese il 13 luglio 2016 sul trattamento del debito di Cuba, attuativi dell'intesa multilaterale firmata a Parigi il 12 dicembre del 2015 da Cuba e da 14 Paesi creditori;
   a valutare iniziative diplomatiche finalizzate alla restituzione a Cuba della base navale statunitense di Guantanamo.
(1-01336) «Scotto, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Duranti, Daniele Farina, Fassina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Gregori, Kronbichler, Marcon, Martelli, Melilla, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaratti, Zaccagnini».


   La Camera,

impegna il Governo:

   con riferimento all'Iraq, a favorire la composizione di un governo inclusivo che non discrimini le minoranze non-sciite del Paese;
   a promuovere misure per il dialogo interculturale e interreligioso contro l'emarginazione, e quindi per l'integrazione e contro l'odio, avviando una vera strategia di contro-radicalizzazione, affinché si debellino le motivazioni e le radici che conducono alla radicalizzazione e al terrorismo;
   a mettere in atto tutte le iniziative diplomatiche a disposizione per favorire la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba, a partire dalla rimozione totale del «bloqueo», anche in considerazione degli accordi bilaterali sottoscritti dal nostro Paese il 13 luglio 2016 sul trattamento del debito di Cuba, attuativi dell'intesa multilaterale firmata a Parigi il 12 dicembre del 2015 da Cuba e da 14 Paesi creditori.
(1-01336)
(Testo risultante dalla votazione per parti separate) «Scotto, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Duranti, Daniele Farina, Fassina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Gregori, Kronbichler, Marcon, Martelli, Melilla, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaratti, Zaccagnini».


   La Camera,
   premesso che:
    i tanti segnali di incertezza, di tensione o di vera e propria crisi internazionale che caratterizzano il 2016, con un acuirsi nelle ultime settimane, richiedono il massimo grado di razionalità e di responsabilità nella lettura degli accadimenti e nella prospettazione delle possibili azioni di ricomposizione, pena il rischio di accentuare gli effetti nefasti di quella che autorevolmente è stata definita una sorta di «tempesta perfetta»: a livello internazionale è in atto da tempo una tendenza negativa, di inedita intensità, che sottolinea la crisi di ogni ordine mondiale precedente e regolato da super potenze, nonché l'assenza di nuovi paradigmi o comuni punti di intesa, la risorgenza di pulsioni nazionalistiche o unilateralistiche e una crescente sfiducia delle opinioni pubbliche e delle classi dirigenti nella possibilità di una gestione comune delle sfide economiche e di sicurezza, come confermano fenomeni tra loro assai differenti ma tutti in vario modo dirompenti quali la Brexit, la mancata gestione europea dell'immigrazione o il dilagare del terrorismo;
    si esprime una forte preoccupazione per alcuni atteggiamenti della Russia e della Cina che ripropongono antiche tentazioni egemoniche con iniziative unilaterali ovvero con un multilateralismo muscolare che rischiano di rendere più fragile l'intero ordine internazionale;
    l'ormai cronica emergenza umanitaria legata alle migrazioni, la guerra siriana, il difficile processo di ricostruzione delle istituzioni libiche, gli attentati jihadisti in Europa e in oriente, il voto per la Brexit e più in generale la crisi del progetto di integrazione europea e il dilagare dei populismi, il tentativo di golpe in Turchia, lo stallo in cui versa il processo di pace israelo-palestinese, sono tutte minacce intrecciate che, da un lato rendono il Mediterraneo un crocevia di tensioni globali, insicurezza, terrorismo, crisi regionali, dall'altro, possono comportare l'indebolimento della risposta europea;
    in un contesto di tali complessità, l'unica reale prospettiva di incidenza per un Paese come l'Italia è quella di operare per il rafforzamento della rule of law a livello internazionale, nonostante la crisi delle istituzioni internazionali, nella prospettiva di realizzare un ordine mondiale basato sul rispetto dei diritti umani, sulla libertà e pari dignità dei popoli, sulla risoluzione democratica e pacifica delle controversie e su di una più equa distribuzione delle risorse; a tal fine l'Italia è impegnata a consolidare e a qualificare le alleanze e le coalizioni internazionali di cui fa parte, in primis l'Unione europea, la Nato e l'Onu, in continuità con la tradizione delle strategie internazionali perseguite dall'Italia, nel rispetto della lettera e dello spirito dell'articolo 11 della nostra Costituzione, che ricordiamo essere strutturato su tre parti armoniche e d'insieme: il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; il consenso a limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri pace e giustizia tra le nazioni, la promozione del multilateralismo sotto forma delle organizzazioni internazionali rivolte a pace e giustizia;
    per quanto attiene il rilancio del progetto europeo, dopo l'esito del referendum nel Regno Unito, è indispensabile affrontare quanto prima alcune questioni di fondo riguardanti le istituzioni comunitarie e alcuni meccanismi economici, quali il rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo, consolidando le sue funzioni legislative in tutti gli ambiti di azione dell'Unione e formalizzando il suo potere di nomina del presidente della Commissione europea, o la questione della revisione del patto di stabilità e del fiscal compact;
    l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea apre per il continente una nuova fase, caratterizzata da incognite e incertezze, ma anche da nuove speranze fondate sull'esistenza di un patrimonio comune di valori, idee e tradizioni che ci unisce come europei e dal quale ripartire per un rilancio del progetto europeo. L'Unione europea dovrà continuare ad essere per i suoi cittadini un sogno di pace e di reciproca comprensione, di speranza della dignità umana, di libertà, democrazia, certezza del diritto, solidarietà e di umanismo. Questi valori sono il vero capitale per il nostro futuro comune, nella ferma convinzione che l'Unione europea rimane la migliore risposta alle sfide di oggi. Ciò implica una svolta nella politica economica europea, sulla quale anche il Fmi, nonché le opinioni pubbliche europee e il Parlamento europeo hanno aperto una riflessione critica nel senso che il rigore che deve riguardare la spesa pubblica corrente non può essere esteso agli investimenti, pubblici e privati; di qui la necessità di mettere in campo nuovi strumenti quali gli eurobond e di rimettere in discussione le caratteristiche del patto di stabilità e del fiscal compact;
    occorre proseguire nel sostegno alla strategia per rafforzare l'Unione europea e la sua azione esterna e di sicurezza di fronte alle sfide del XXI secolo, promossa dall'Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini. Da questo punto di vista, se da un lato la Brexit implica la perdita di uno Stato membro, con una rilevante dimensione militare, dall'altro, apre nuove opportunità e pone nuove esigenze per il rafforzamento della difesa europea;
    il vertice dei Capi di Stato e di Governo della Nato, che si è tenuto a Varsavia l'8-9 luglio 2016, ha affrontato un contesto molto delicato per la sicurezza euro-atlantica, caratterizzato da tensioni con la Russia sul «fianco est» e da una crisi migratoria e dal terrorismo internazionale jihadista, entrambi alimentati da crisi e conflitti, sul «fianco sud»;
    nell'ambito del difficile, ma indispensabile dialogo con la Russia, le pur necessarie misure dissuasive devono essere affiancate dal compimento di ogni sforzo per salvaguardare il rapporto di cooperazione con tale Paese, quale partner per la composizione delle crisi nel vicinato comune, nel bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente, mantenendo e rafforzando un approccio di fermezza e dialogo. Questa linea, insieme ferma e dialogante, deve puntare a favorire il superamento delle tendenze unilateralistiche e dunque aggressive presenti nella strategia del Governo russo;
    nell'ambito del cosiddetto «fianco sud», il medesimo vertice ha quindi accolto le richieste dell'Italia sulla necessità di contribuire a promuovere stabilità e sicurezza nel vicinato e in particolare nel Mediterraneo. A tale proposito è da menzionare che la nuova missione navale Sea Guardian sostituirà l'attuale Active Endeavour, con un ampio mandato per assolvere lo spettro completo di compiti associati alla sicurezza marittima, e inoltre che, per supportare l'Europa nell'affrontare la crisi migratoria, la Nato non solo continuerà ad assistere Grecia, Turchia e Frontex nell'Egeo ma potrà fornire supporto logistico, capacità di intelligence, ricognizione e sorveglianza, all'operazione UE Eunavfor Med Sophia;
    in occasione del medesimo vertice di Varsavia è stata sottoscritta una Dichiarazione congiunta Ue-Nato, che lo stesso Segretario generale della Nato ha definito «storica», per garantire una più stretta cooperazione tra le due organizzazioni su temi sensibili come le minacce ibride, la cyber-sicurezza e la sicurezza marittima, lo scambio di informazioni e le esercitazioni comuni;
    sulla gestione dei flussi migratori, l'Italia, per collocazione geografica e per vocazione umanitaria e culturale, rappresenta il primo punto di riferimento per il sud del mondo e per la stessa Europa, un ruolo che svolge con generosità e intelligenza;
    oltre ad aver utilmente portato la sensibilità e l'attenzione della Nato sul Mediterraneo, nell'ultimo vertice di Varsavia, l'Italia ha coerentemente perseguito negli ultimi anni una politica di sensibilizzazione di tutta l'Unione europea al tema del governo delle migrazioni fino a proporre un piano complessivo, sia di misure immediate sia di medio lungo periodo per uscire dall'emergenza denominato « migration compact», fondato su un partenariato strategico con i Paesi africani del Sahel e dell'Africa subsahariana, che rappresentano le principali sorgenti dell'emigrazione da quel continente;
    importante tappa di questo processo è stata la prima Conferenza ministeriale Italia-Africa del 18 maggio 2016, organizzata dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con la partecipazione di oltre 40 Ministri dei Paesi africani di numerosi ambasciatori e rappresentanti di organizzazioni internazionali presenti e operanti in Africa;
    i recenti e drammatici episodi verificatisi in Europa, nei Paesi del Medio Oriente e in Asia, hanno evidenziato l'innalzamento della minaccia terroristica di matrice jihadista. In particolare, gli attentati terroristici in Francia, ideati e compiuti da cittadini regolarmente residenti sul territorio europeo e che all'interno dello stesso circolavano liberamente, mostrano ancora una volta quanto il contrasto al terrorismo internazionale va realizzato in maniera unitaria senza far distinzione tra sicurezza interna ed esterna;
    il terrorismo rappresenta una minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità di ciascun Paese, ma soprattutto ai diritti e alla libertà dei suoi cittadini e malgrado le accresciute misure di sicurezza a livello nazionale, europeo e internazionale, nonché la crescente cooperazione tra i Paesi europei ed extra europei, la minaccia terroristica in territorio europeo rimane altissima e sembra destinata a persistere nei prossimi anni;
    nel Medio Oriente e adesso anche in Francia Daesh ha messo nel mirino i cristiani vittime di assassini e di persecuzioni; specie in Francia l'integralismo islamico sta attaccando in varie forme gli ebrei parte dei quali stanno tornando in Israele; la determinazione nel colpire con una forte carica simbolica le altre religioni ha come obiettivo di generare una guerra di religione; gli interventi dei leader religiosi musulmani e del Papa hanno dato prova di grande equilibrio e lungimiranza nell'evitare questa trappola;
    l'azione di destabilizzazione militare portata avanti dal Daesh, in primo luogo in Siria, in Iraq e in Libia si affianca all'opera di proselitismo attraverso la rete e in particolare i social media alimentando il mito della sua presunta forza vincente. Un'opera che, per essere contrastata e sconfitta, necessita di una decisa azione non solo sul piano militare, che sta già conseguendo costanti e decisi successi, ma richiede un coinvolgimento delle comunità musulmane e dei Paesi islamici e un impegno sul piano sociale e culturale; per altro verso è indispensabile che le comunità musulmane non solo si esprimano in modo netto contro il terrorismo e si adoperino attivamente e pubblicamente per un contrasto alla radicalizzazione, isolando e denunciando i fiancheggiatori del terrorismo presenti al proprio interno, ma, come ha fatto il rettore di Al Azhar, contrappongano ad esso la interpretazione pacifica dell'Islam;
    da questo punto di vista, è sicuramente chiara, anche a fronte dei risultati ottenuti sul terreno, la necessità di rafforzare la coalizione che combatte contro Daesh in Iraq e Siria e a cui l'Italia partecipa con un ruolo di primo piano, tra l'altro sia con l'addestramento dei soldati e della polizia iracheni, sia con il coordinamento del gruppo internazionale di contrasto alle attività di finanziamento di Daesh; sia potenziando il sistema di collaborazione e di condivisione delle intelligence nonché di specifiche iniziative di investimento nella cybersecurity; ma altrettanto chiara deve essere una strategia di relazioni internazionali che porti a rimuovere alcune ambiguità e connivenze che caratterizzano l'azione di alcuni Paesi dell'area medio orientale;
    con il decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, convertito dalla legge n. 43 del 2015 il nostro Paese ha dato, all'indomani degli attentati alla rivista parigina Charlie Hebdo, una prima concreta ed efficace risposta alla minaccia del terrorismo jihadista e al contrasto del fenomeno dei foreign fighters attraverso la repressione dell'arruolamento e dell'organizzazione di trasferimenti con finalità di terrorismo, così come la repressione dell'istigazione e dell'apologia all'attentato terroristico sempre con l'aggravante dell'utilizzo di strumenti telematici o informatici, per arrivare alle intercettazioni preventive in caso di indagini sul terrorismo;
    le iniziative in corso sotto l'egida delle Nazioni Unite per promuovere il dialogo diretto fra le parti e la riconciliazione nazionale, mettere fine all'emergenza umanitaria e contrastare la presenza di gruppi jihadisti nelle regioni meridionali del Paese, devono consentire di porre fine all'intervento militare della coalizione di Paesi arabi richiesto dal Governo legittimo dello Yemen;
    pieno sostegno va assicurato da parte italiana alla piena attuazione delle varie risoluzioni e prese di posizione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, tra cui la risoluzione n. 2216, per l'avvio di una transizione politica. In questo contesto è necessario che tutte le parti rispettino gli obblighi del diritto internazionale umanitario e, in particolare, l'incolumità dei civili e del personale umanitario;
    la chiara condanna del golpe militare in Turchia, espressa dall'Italia e da tutta l'Europa, non può impedire un giudizio fermo e coerente di indisponibilità a giustificare vendette, epurazioni, violazioni dello Stato di diritto o limitazioni degli spazi democratici, tutte azioni incompatibili con il rispetto dei diritti umani e i pilastri della civiltà giuridica europea che la Turchia si è impegnata a rispettare con la firma della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU). Tali azioni repressive indiscriminate rischiano, oltre che di peggiorare il contesto democratico del Paese – in prospettiva – e comprometterne la stabilità, di pregiudicare indefinitamente le prospettive della sua adesione all'Unione europea. Non è in alcun modo accettabile l'adozione di quelle misure repressive messe in atto in queste ultime settimane dal Governo turco, che, ben oltre i responsabili reali o presunti del golpe hanno colpito decine di migliaia di giudici, giornalisti, docenti, avvocati, responsabili unicamente di essere sospettati di scarsa lealtà verso il partito al potere. Tutto questo, pur tenendo in considerazione i danni provocati dalla incoerente ed intermittente politica di alcuni Stati membri nei confronti del processo di adesione della Turchia alla Unione europea;
    nei giorni successivi al fallito golpe per rovesciare il Presidente della Turchia Racep Tayyp Erdoğan, e precisamente il 22 luglio il segretario generale del Consiglio d'Europa Thorbjørn Jagland ha ricevuto una comunicazione ufficiale dal Governo turco, nella quale le autorità di Ankara annunciano la volontà di derogare alla CEDU. La possibilità di deroga è prevista dall'articolo 15 della Convenzione. Questo dà facoltà agli Stati che ne sono parte di sospendere temporaneamente l'applicazione di alcuni diritti «in caso di guerra o in caso di altro pericolo pubblico che minacci la vita della nazione», e di prendere le misure necessarie per far fronte all'emergenza;
    lo stesso articolo 15 della CEDU prevede dei limiti a tale sospensione innanzitutto di tempo, ma anche che esistano dei diritti assolutamente inderogabili quali il diritto alla vita e la proibizione della tortura; a tale proposito preoccupano le intenzioni espresse dal Governo turco di ripristinare la pena di morte che la Turchia ha abolito in tutte le circostanze aderendo alla CEDU e in particolare al Protocollo n. 13;
    la Turchia, per la sua posizione strategica nell'area del Mediterraneo e per il ruolo che rappresenta all'interno della Nato e non ultimo per il ruolo nella gestione dei migranti che fuggono dalle guerre del Medioriente, non può essere una democrazia dimidiata, ma deve rafforzare lo Stato di diritto interno e la salvaguardia dei diritti umani; al tempo stesso le recenti prese di posizione polemiche espresse dal presidente Erdogan testimoniano un'assoluta mancanza di conoscenza dei princìpi fondativi della Costituzione della Repubblica italiana ai quali non solo non intendiamo rinunciare ma pensiamo possano essere riferimento anche fuori dai confini del nostro Paese;
    con la Conferenza di Roma del 2015, gli accordi di Skirat e la risoluzione n. 2259 delle Nazioni Unite e soprattutto con l'insediamento a Tripoli del Governo di accordo nazionale nel marzo di quest'anno, la situazione in Libia, anche grazie alla tenace determinazione del nostro Paese che ha coinvolto con successo la gran parte della comunità internazionale, ha cominciato a conoscere una svolta in direzione della stabilizzazione;
    a questo percorso di coinvolgimento internazionale l'Italia ha affiancato immediatamente quello per un rafforzamento del consenso intralibico al Governo Sarraj attraverso il coinvolgimento delle istituzioni locali e di quelle che governano le risorse petrolifere e una paziente opera di tessitura diplomatica finalizzata alla massima inclusione nel processo di stabilizzazione delle tribù e delle fazioni ancora in campo;
    l'Italia ha lavorato e continuerà a lavorare per l'integrità territoriale della Libia in ragione del fatto che una eventuale divisione del Paese aumenterebbe il conflitto interno strumentalizzato e strumentalizzabile da altre potenze regionali, e che solo una Libia unita può rappresentare una garanzia di stabilità per la popolazione libica e un interlocutore credibile e affidabile per l'Africa e per il Mediterraneo;
    l'insediamento del Governo Sarraj con l'avallo delle Nazioni Unite ha determinato le condizioni per l'arretramento di Daesh a Sirte, passato in un anno a controllare da 9000 a 20 chilometri quadrati di territorio grazie alla battaglia che vede protagoniste le milizie di Misurata insieme alla Petroleum Facilities Guard e, da ultimo, anche con il sostegno aereo a obiettivi mirati assicurato dagli Stati Uniti, su richiesta dello stesso Governo di accordo nazionale come previsto anche dalla risoluzione n. 2259 del Consiglio di sicurezza; la risoluzione n. 2259 delle Nazioni Unite, approvata all'unanimità dai membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu il 23 dicembre 2015, con particolare riferimento al capoverso n. 12, legittima il rapido intervento in Libia degli Stati membri dell'ONU in risposta alle minacce terroristiche alla sicurezza di tale Paese e a sostegno del nuovo Governo libico impegnato a sconfiggere ISIL ed ogni suo alleato, e ciò sulla base della richiesta espressa da parte del Governo di accordo nazionale in tale senso e che è pervenuta nei giorni scorsi, come dichiarato dal Governo Sarraj, al fine di ottenere sostegno alle forze locali presenti sul terreno, per eliminare la minaccia terroristica rappresentata da Daesh, per il pieno successo dell'Accordo politico sulla Libia e per preservare la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale del Paese;
    l'Italia ha ospitato ripetutamente riunioni dei sindaci libici a dimostrazione di una strategia volta al coinvolgimento delle comunità e della società civile locali nel processo di stabilizzazione, di capacity building e di riconciliazione nazionale in Libia;
    l'insieme delle diverse situazioni di tensione ed i significativi impegni che vedranno nel prossimo futuro l'Italia protagonista negli organismi internazionali quali, l'organizzazione del Vertice G7 nel 2017 in Sicilia, la partecipazione in qualità di membro non permanente al Consiglio di sicurezza dell'ONU nel 2017, l'organizzazione del prossimo vertice sui Balcani occidentali che si terrà in Italia nell'estate del 2017, la presidenza dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) per l'anno 2018, designazione votata all'unanimità dai 57 Paesi membri, sono tutti passaggi che richiedono uno sforzo unitario del Paese e che confermano la necessità di una visione improntata sul consolidamento delle nostre alleanze strategiche,

impegna il Governo:

   a proseguire, nello spirito di Ventotene, nell'azione di cambiamento dell'Europa contribuendo a renderla più umana, più giusta, più vicina ai bisogni reali dei cittadini, più coesa e fortemente radicata nei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità, a tal fine facendosi promotore – anche in vista dei 60 anni dal Trattato di Roma – di una grande iniziativa per mettere al centro proposte in favore di una nuova governance europea, soprattutto istituzionale e costituzionale, per superare la situazione di stallo e di debolezza dell'Europa, aggravata dall'esito del referendum britannico, con interventi capaci di rinnovare il progetto europeo, accrescere la legittimità democratica e recuperare il consenso dei cittadini;
   a proseguire e a potenziare il ruolo dell'Italia nelle sedi europee quale interlocutore propositivo e propulsivo, affinché il processo di integrazione europea sia contraddistinto da nuove politiche improntate alla crescita, agli investimenti, all'occupazione e alla promozione della cultura;
   a imprimere una rinnovata funzione guida dell'Unione europea sulla scena internazionale, rafforzando la sua autonomia strategica e potenziando le sue capacità operative attraverso il rilancio della prospettiva di una Difesa comune;
   a rendere rapidamente operativo, sulla scia delle proposte italiane, il migration compact europeo, come parte del superamento di fatto del sistema dell'asilo basato sugli Accordi di Dublino, con l'impegno a reperire nuove risorse e diverse fonti di finanziamento comunitarie, tali da rendere efficaci gli accordi di cooperazione e di partenariato con i Paesi terzi e africani, in particolare con quelli di origine e di maggiore transito di flussi migratori e di rifugiati;
   a proseguire nel sostegno, nel quadro delle misure volte a favorire il superamento delle ragioni strutturali dell'immigrazione di tipo economico ed ambientale, a forme di partenariato e di collaborazione economica e sociale, da affiancare agli interventi tipici della cooperazione internazionale, finalizzate alla individuazione di filoni di intervento in cui siano coinvolti gli operatori economici nazionali e dei paesi di destinazione;
   a proseguire nell'azione di orientamento dell'azione dell'Alleanza Atlantica in supporto delle missioni portate avanti dal nostro Paese e dall'Unione europea per il controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo centrale, per il soccorso in mare degli immigrati, per la prevenzione e la repressione dei traffici illeciti gestiti dalle organizzazioni criminali, anche quali forme di destabilizzazione e di finanziamento del terrorismo internazionale;
   a valutare la possibilità di farsi promotore di una nuova strategia di relazioni internazionali volta a orientare e favorire il superamento di comportamenti omissivi o, addirittura, collusivi con il terrorismo internazionale e l'estremismo violento da parte di alcuni Paesi dell'area medio orientale;
   a continuare nell'impegno di contrasto a Daesh all'interno della coalizione internazionale contro il terrorismo;
   a portare avanti le iniziative di collaborazione e condivisione delle intelligence, a livello europeo e transatlantico e con i Paesi della regione, per prevenire e scongiurare la minaccia terroristica nei nostri territori, dedicando una specifica attenzione ed eventuali investimenti per il potenziamento della cybersecurity;
   a proseguire nell'azione di contrasto del radicalismo e del fanatismo religioso, attraverso il costante coinvolgimento delle comunità islamiche presenti nel nostro Paese e delle diverse confessioni religiose, per la definizione di una vera e propria strategia nazionale, in linea con gli indirizzi definiti in sede comunitaria, dedicando una specifica attenzione alla formazione dei diversi operatori impegnati nella sicurezza nazionale, con particolare riguardo per coloro che svolgono la loro funzione all'interno delle strutture carcerarie o nei centri di accoglienza;
   a confermare, in raccordo con gli altri Paesi dell'Unione e con le istituzioni comunitarie, il giudizio di netta condanna per il golpe ed il tentativo di destabilizzazione della Turchia, quale alleato strategico in un'area di primaria importanza geopolitica, al contempo ribadendo l'indisponibilità a tollerare reazioni non compatibili con la civiltà giuridica europea;
   a perseverare nello sforzo di giungere a una definitiva conciliazione nazionale tra le diverse fazioni attive e operanti in Libia promuovendo un dialogo continuo e a trecentosessanta gradi che non escluda nessuno ma che tenga fermi due obiettivi fondamentali: il rafforzamento del Governo di accordo nazionale e l'integrità territoriale della Libia;
   a portare le questioni relative all'implementazione di una strategia di capacity building per la Libia all'attenzione delle istituzioni comunitarie e più precisamente dell'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea, al fine di giungere ad una politica europea sulla Libia che sia univoca e senza ambiguità;
   a continuare a sostenere quanto il Governo di accordo nazionale farà per contrastare Daesh, anche nel solco di quanto previsto dalla risoluzione n. 2259 del Consiglio di sicurezza;
   a svolgere, in tutte le sedi diplomatiche opportune, qualsiasi iniziativa volta a una rapida attuazione degli accordi di Minsk, in modo da rendere sicura la stabilità statuale dell'Ucraina e al fine di ripristinare normali relazioni economiche e commerciali fra l'Italia e la Russia;
   anche in vista dei molteplici appuntamenti internazionali che vedranno un ruolo centrale per il nostro Paese, a proseguire nell'azione di consolidamento e di rilancio delle alleanze e delle coalizioni internazionali cui partecipa l'Italia.
(1-01337) «Rosato, Lupi, Monchiero, Locatelli, Cicchitto, Quartapelle Procopio, Carrozza, Cassano, Chaouki, Censore, Cimbro, Gianni Farina, Fedi, Garavini, Garofani, La Marca, Manciulli, Monaco, Moscatt, Nicoletti, Pinna, Porta, Rigoni, Andrea Romano, Sereni, Speranza, Tacconi, Tidei, Villecco Calipari, Zampa, Dambruoso, Alli».


   La Camera,
   premesso che:
    gli ultimi mesi hanno visto un rapido mutamento della situazione politica internazionale, con il verificarsi di eventi che avranno un forte impatto sulle relazioni tra gli Stati e la sicurezza internazionale;
    l'esito del referendum sull'uscita del Regno Unito dall'Unione europea impone un radicale ripensamento sull'attuale modello di governance dell'Unione europea, ormai dimostratosi incapace di produrre politiche condivise dai popoli europei, ed evidenzia l'improcrastinabile necessità di abbandonare l'attuale approccio quasi esclusivamente economicistico per rilanciare politiche volte al perseguimento anche di quegli obiettivi generali, come, ad esempio, la lotta contro l'esclusione sociale e le discriminazioni, la promozione della giustizia e della protezione sociale, che erano stati definiti dal Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, il cui processo di ratifica si è purtroppo arrestato nel 2009;
    in vista della «Brexit», il rilancio di un percorso verso l’«Europa di popoli» appare una questione di sopravvivenza per l'Unione europea e tale percorso passa anche attraverso la realizzazione di una vera e propria politica estera comune, per ottenere la quale appare sempre più necessaria anche la creazione di uno strumento militare comune e concretamente impiegabile nella risposta rapida alle crisi;
    il recente colpo di stato in Turchia, nel corso del quale sono morte circa 290 persone e ne sono state ferite circa 2.000, e la successiva campagna repressiva lanciata dal Governo turco, con l'arresto di oltre 18.000 persone, licenziamenti di massa, chiusura di tv, radio e giornali e una ormai sistematica repressione del dissenso e della libertà di espressione, costringe l'Unione europea e la NATO a confrontarsi rispettivamente con un partner e un Paese membro che ha adottato delle politiche ormai evidentemente incompatibili con i valori democratici su cui si basano le due principali organizzazioni internazionali occidentali; ciò comporta l'esigenza di riconsiderare le politiche adottate dall'Unione europea e dalla NATO nei confronti della Turchia, nonostante i vantaggi strategici, veri o presunti, che il mantenimento dello status quo nei rapporti con il governo turco comporterebbe riguardo alla gestione della crisi migratoria e dei conflitti in Siria e Iraq; a questo proposito appare fondamentale che anche l'Italia si assuma la responsabilità di partecipare alla definizione e implementazione di nuove e più adeguate politiche nell'ambito dell'Unione europea e NATO nei confronti della Turchia, con l'obiettivo di contrastare la deriva autoritaria dell'attuale governo turco e di prevenire possibili minacce derivanti, ad esempio, da eventuali ritorsioni che la Turchia potrebbe adottare nei confronti dei Paesi membri dell'Unione europea e della NATO;
    NATO e Unione europea si trovano anche a dover gestire un periodo di gravi tensioni con la Russia, originate dalla crisi in Ucraina che ha visto l'illegittima annessione della Crimea da parte della Federazione russa; anche in questo caso le posizioni delle due organizzazioni internazionali sono vicine ma diverse, poiché corrispondono a interessi strategici ed economici dei Paesi che ne fanno parte che non sono perfettamente coincidenti; ciò è dovuto, da un lato, alla preponderante influenza degli Stati Uniti nella definizione delle politiche della NATO e, dall'altro all'esigenza dei Paesi europei di mantenere relazioni amichevoli con la vicina Russia rispetto alla quale sussistono enormi interessi economici e dalla quale provengono strategici approvvigionamenti di idrocarburi; risulta, dunque, di grande importanza la condotta di una politica europea nei confronti della Russia che sia quanto più possibile unitaria e indipendente da quella della NATO, seppure con essa coordinata, allo scopo di perseguire una distensione delle relazioni con Mosca, così da favorire una soluzione pacifica e condivisa della crisi in Ucraina e prevenire l'emergere di altre crisi come quella che in futuro potrebbe riguardare la regione artica;
    la drammatica serie di attentati di matrice jihadista che continuano a colpire l'Europa dimostra come le misure di sicurezza, anche straordinarie, adottate dai Paesi europei non siano sufficienti a scongiurare una minaccia derivante da persone spesso radicalizzatesi nel segreto delle proprie mura di casa, e in grado di colpire in ogni momento e con i più svariati metodi; appare dunque sempre più urgente affrontare il problema alla radice, cioè contrastando la vasta opera di proselitismo condotta dalle organizzazioni islamiste mediante una efficace campagna di propaganda;
    similmente anche il problema delle migrazioni di massa, che, nonostante le diverse misure adottate negli anni dai Paesi europei, non accennano a diminuire e continuano a provocare migliaia di vittime all'anno, dovrebbe essere affrontato più a monte, intercettando i flussi nei Paesi di transito con l'apertura di corridoi umanitari per i profughi e avviando politiche volte a sostenere il rilancio economico dei paesi dai quali partono i cosiddetti migranti economici;
    la stabilizzazione della Libia rappresenta un altro obiettivo da perseguire con forza, anche allo scopo di poter finalmente gestire adeguatamente i flussi migratori, e a questo proposito è necessario contrastare le iniziative che favoriscono una dissoluzione della Libia in diverse entità statuali, come, ad esempio, il sostegno militare fornito da alcuni paesi a milizie che non dipendono dal Governo di accordo nazionale insediato a Tripoli;
    la vastità degli impegni che l'Italia ha assunto e continuerà ad assumersi per contribuire alla gestione delle diverse crisi internazionali impone, tuttavia, una sorta di razionalizzazione di tali impegni, con particolare riguardo alle missioni militari, allo scopo di concentrare le risorse nazionali principalmente sulle problematiche che maggiormente impattano sugli interessi nazionali; a questo proposito, ad esempio, sarebbe necessario prevedere un prossimo ritiro del contingente italiano presente in Afghanistan ininterrottamente dal 2002, cedendo ad altri il comando del Training Advise Assist Command – West (TAAC-W) e l'onere di proseguire l'addestramento delle forze afghane nella zona Herat,

impegna il Governo:

   in ordine al terrorismo transnazionale di matrice jihadista:
    a) a elaborare e proporre un piano nazionale di contro-propaganda impiegando i canali già disponibili, come la scuola e i mass-media, per contrastare in tempi brevi gli effetti dell'attività propagandistica condotta dall'ISIS e da altri gruppi jihadisti, a valutare l'avvio di programmi di dialogo e avvicinamento interculturale rivolti ai giovani immigrati e cittadini europei, anche tramite specifici programmi da condurre nelle scuole e nelle università e a valutare iniziative di facilitazione all'inserimento sociale sfruttando anche risorse già disponibili quali, ad esempio, il sistema del servizio civile nazionale italiano e analoghi sistemi di altri Paesi europei;
    b) a incrementare gli sforzi in ambito internazionale per il contrasto ai flussi di finanziamento dei gruppi terroristici, con particolare riguardo alla cooperazione con i Paesi islamici per l'interruzione dei proventi riconducibili a donazioni esterne, l'utilizzo del sistema finanziario internazionale e lo sfruttamento di asset economici e risorse di qualsiasi genere;

   in ordine alla crisi migratoria:
    a) a promuovere in sede di Unione europea l'istituzione del visto umanitario comunitario con validità per tutta l'area Schengen ed emettibile in uno Stato terzo;
    b) a proporre in sede di Unione europea e in collaborazione con l'Alto Commissariato dell'ONU per i Rifugiati l'istituzione, nei Paesi di transito che presentano sufficienti condizioni di sicurezza, di «uffici per le migrazioni» dove potranno essere valutati i singoli casi e assegnati visti umanitari e documenti di viaggio temporanei che consentano ai migranti di impiegare mezzi di trasporto legali verso l'Europa;
    c) a promuovere una politica europea volta a consentire, successivamente all'istituzione degli «uffici per le migrazioni» sopracitati, la possibilità per i migranti richiedenti asilo, valutata favorevolmente la domanda di asilo, di raggiungere il territorio del Paese membro accogliente attraverso servizi di trasporto (aereo, marittimo e terrestre) legali, anche a spese dello stesso migrante, con il fine ultimo di salvare migliaia di vite, di distruggere alla base il business dei trafficanti di esseri umani e di ridurre in maniera organizzata la pressione ai confini dell'Europa, nonché il rischio di infiltrazioni terroristiche;
    d) a promuovere in ambito internazionale programmi volti al rilancio economico dei Paesi democratici dai quali originano i principali flussi di migranti economici;

   in ordine alla situazione in Turchia:
    a) ad avanzare, anche in vista dell'assunzione, da parte italiana, nel 2018, della presidenza dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, la proposta dell'invio di osservatori dell'OSCE in Turchia per monitorare la condotta dei processi a carico delle persone accusate di aver preso parte al tentato colpo di Stato del 15 luglio 2016;
    b) a proporre in sede di Consiglio europeo di subordinare l'implementazione degli impegni assunti con la dichiarazione Unione europea-Turchia del 18 marzo 2016, in particolare alla revoca delle restrizioni sui visti per i cittadini turchi in viaggio nell'Unione europea, alla interruzione della campagna repressiva avviata dal Governo turco in seguito al tentativo di colpo di Stato del 15 luglio 2016, alla scarcerazione delle oltre 8.300 persone incarcerate senza nessuna accusa formale a loro carico, nonché al consenso da parte del Governo turco ad accettare che i processi alle circa 9.680 persone arrestate con l'accusa di aver preso parte al suddetto tentativo di colpo di Stato siano sottoposti al monitoraggio di osservatori dell'OSCE;
    c) a rivalutare l'opportunità della presenza in Turchia di una batteria del sistema missilistico da difesa aerea SAMP/T del 4o reggimento artiglieria contraerei «Peschiera» e di circa 130 militari italiani impegnati nell'ambito della missione NATO «Attive Fence»;
    d) a sollevare in sede NATO, visti i recenti avvenimenti in Turchia, la questione relativa all'opportunità di mantenere presso la base aerea di Incirlik le bombe nucleari statunitensi schierate quale deterrente nucleare NATO secondo il sistema «a doppia chiave»;

   in ordine alla crisi in Libia:
    a) a ribadire il pieno supporto dell'Italia al Consiglio presidenziale libico e al governo presieduto da Fajez al-Serraj, e a sostenere con forza, in ambito internazionale, l'esigenza di una soluzione unitaria per la Libia;
    b) a opporsi politicamente alle iniziative di sostegno militare condotte da altri Paesi a favore delle milizie del generale Khalifa Haftar, anche se volte al contrasto di gruppi terroristici, ribadendo che il Governo di accordo nazionale, riconosciuto dall'ONU, è l'unico titolare del diritto all'uso della forza militare in Libia ed è l'unico che può autorizzare operazioni militari di Paesi esteri in territorio libico;

   in ordine alla situazione in Afghanistan:
    a) ad avviare consultazioni con gli alleati della NATO allo scopo di elaborare un percorso di disimpegno dell'Italia dalla partecipazione alla missione Resolute Support, nell'ottica di una più equa redistribuzione tra gli alleati degli oneri e dei rischi derivanti dal mantenimento degli impegni internazionali assunti dalla NATO;

   in ordine all'uscita del Regno Unito dall'Unione europea:
    a) a favorire un percorso di riscrittura dei trattati dell'Unione europea rispettoso della scelta dei cittadini britannici e a proporre agli Stati membri una riforma dell'attuale modello di governance dell'Unione europea, ora incentrato sugli accordi intergovernativi e sull'attribuzione quasi esclusiva del diritto di iniziativa legislativa all'organo esecutivo, ovvero la Commissione europea, allo scopo di conferire il pieno diritto di iniziativa legislativa al Parlamento europeo in quanto istituzione rappresentativa dei cittadini europei, rispettando così anche il principio fondamentale della separazione dei poteri;
    b) a valutare la predisposizione di un programma di sostegno per i cittadini italiani che lavorano nel Regno Unito da attivare nel caso essi si trovino costretti a rientrare permanentemente in Italia a causa di misure adottate dal Governo britannico conseguentemente all'uscita del Regno Unito dall'Unione europea;

   in ordine alla sicurezza e difesa europea:
    a) ad adoperarsi, anche nell'ottica di una, revisione del «trattato di Dublino», affinché l'Italia e gli altri Paesi membri dell'Unione europea diano seguito al punto 6 del testo delle Conclusioni finali approvato dalla Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) svoltasi a l'Aja dal 6 all'8 aprile 2016, relativi al rafforzamento delle capacità militari di risposta rapida dell'Unione europea e, in particolare, alla messa in pratica degli articoli 42, paragrafo 6 (cooperazione strutturata permanente) e 44 (implementazione della politica di sicurezza e difesa comune tramite missioni condotte da un gruppo di Stati membri) del Trattato sull'Unione europea, nonché alla definizione e adozione di nuove soluzioni per il superamento delle problematiche politiche e tecniche che attualmente ostacolano l'impiego operativo dei «Battlegroups» dell'Unione europea;
    b) a dare impulso ad una maggiore integrazione nelle politiche di difesa europea allo scopo di ottimizzare in un'ottica di complementarietà le capacità, sia operative, sia industriali, già disponibili tra i diversi Stati membri dell'Unione europea, nonché a favorire in questo stesso ambito il ricorso da parte di altri Paesi europei all'impiego di strutture e asset italiani, che rappresentano un'eccellenza o non hanno eguali in Europa, come, ad esempio, la Scuola di volo di Galatina e la FACO di Cameri;

   in ordine ai rapporti con la Russia:
    a) a promuovere un processo di distensione delle relazioni tra NATO e Russia, favorendo il dialogo attraverso il Consiglio NATO-Russia e misure di de-escalation quali, ad esempio, esercitazioni antiterrorismo congiunte;
    b) a promuovere un dialogo internazionale sull'Artico al fine di comporre pacificamente i contenziosi relativi alla definizione dei confini delle aree di sfruttamento delle risorse della regione artica, nonché a elaborare politiche comuni per la preservazione dell'ambiente.
(1-01338) «Artini, Baldassarre, Bechis, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino, Segoni, Turco».


   La Camera,

impegna il Governo:

   in ordine al terrorismo transnazionale di matrice jihadista:
    a) a incrementare gli sforzi in ambito internazionale per il contrasto ai flussi di finanziamento dei gruppi terroristici, con particolare riguardo alla cooperazione con i Paesi islamici per l'interruzione dei proventi riconducibili a donazioni esterne, l'utilizzo del sistema finanziario internazionale e lo sfruttamento di asset economici e risorse di qualsiasi genere;

   in ordine alla crisi in Libia:
    a ribadire il pieno supporto dell'Italia al Consiglio presidenziale libico e al governo presieduto da Fajez al-Serraj, e a sostenere con forza, in ambito internazionale, l'esigenza di una soluzione unitaria per la Libia.
(1-01338)
(Testo risultante dalla votazione per parti separate) «Artini, Baldassarre, Bechis, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino, Segoni, Turco».


   La Camera,
   premesso che:
    scenari di crisi incombono sul mondo occidentale e sul nostro Paese: in particolare, il jihadismo in fase di attacco globale è una realtà di orrore e morte per i popoli del Medio Oriente, dell'Africa e anche della stessa Europa, come dimostrano i recenti tragici episodi di Parigi, Bruxelles, Nizza, colpendo in maniera indiscriminata bambini, donne, uomini, tra cui diversi nostri connazionali;
    il terrorismo è un atto criminale ingiustificabile in qualsiasi circostanza, e rappresenta una minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità di ciascun Paese, ma soprattutto ai diritti e alla libertà dei suoi cittadini;
    il terrorismo che attualmente minaccia il mondo occidentale è di matrice islamica e trova il proprio fondamento ideologico, ma anche spesso finanziario e operativo, all'interno dell'autoproclamatosi Stato Islamico dell'Iraq e della Siria (Isis). L'Isis ad oggi, a seguito del vuoto di potere che si è creato nel paese dopo l'intervento occidentale contro il regime di Gheddafi, ha conquistato anche alcune città libiche, avvicinandosi sempre di più alle coste italiane e moltiplicando le minacce all'Italia e ad altri Paesi europei;
    negli ultimi giorni a Sirte, in Libia, a soli 300 chilometri dalle coste italiane, alcuni obiettivi strategici sono stati colpiti da raid aerei degli Stati Uniti, su richiesta del governo di unità nazionale guidato da Fayed al Sarraj, per «negare ai jihadisti dello Stato islamico un covo sicuro in Libia da cui potrebbero attaccare l'America e i suoi alleati». Le operazioni potranno proseguire nei prossimi giorni;
    da parte sua, il Governo italiano si è affrettato ad esprimere pieno sostegno all'intervento Usa, volto «a contribuire a ristabilire la pace e la sicurezza in Libia», negando di fatto il proprio coinvolgimento, e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni ha dichiarato che il Governo è pronto a «valutare» eventuali richieste di utilizzo di basi militari da parte di Washington. Anche in questo caso, però, è risultata evidente la totale irrilevanza del Governo italiano nello scenario politico internazionale, finanche nel contesto mediterraneo, dove è presente in prima linea la nostra Marina nelle operazioni quotidiane di salvataggio in mare dei migranti;
    i recenti attacchi terroristici hanno scosso profondamente gli animi, e richiamato con forza la necessità di un nuovo approccio alla lotta al terrorismo; diversi sono gli attentati ideati e compiuti da cittadini regolarmente residenti sul territorio europeo, e che all'interno dello stesso circolavano liberamente: ciò dimostra ancora una volta quanto il contrasto al terrorismo non possa che avvenire innanzitutto a livello europeo ed internazionale;
    malgrado le accresciute misure di sicurezza a livello nazionale, europeo e internazionale, nonché la crescente cooperazione tra i Paesi europei ed extra europei, la minaccia terroristica rimane altissima, come gli allarmi e le operazioni di polizia che si susseguono in tutte le principali città europee;
    inoltre, la minaccia posta dai cittadini europei, o comunque appartenenti a stati del mondo occidentale, radicalizzati, molti dei quali sono anche foreign fighters, che si sono recati all'estero per addestrarsi e combattere tra le fila dell'Isis, è destinata a persistere nei prossimi anni. Per rispondere efficacemente a tale problematica occorrono un approccio globale e un impegno a lungo termine;
    per questo, la responsabilità di combattere il terrorismo non può spettare ai soli Stati. L'Unione europea e la comunità internazionale devono svolgere un ruolo di primo piano, data la natura transfrontaliera della minaccia;
    ma in questo quadro drammatico, si constata l'impotenza dell'Europa, che non ha una politica estera unitaria e chiara, e l'incapacità del Governo del nostro Paese di incidere con efficacia, a partire dalla crisi libica e dalle ultime operazioni di portata internazionale. Si assiste sgomenti a una escalation che finora ha trovato i leader europei uniti nella retorica ma incapaci di coordinare qualsiasi strategia di tutela della sicurezza interna e di attacco al santuario del terrore di Al Baghdadi in Medio Oriente. Il prevalere di miopi interessi particolari o personalismi senza capacità di leadership aumenta la disaffezione quando non una vera e propria ostilità verso le istituzioni europee;
    tra l'altro il Presidente del Consiglio dei ministri ha trattato in Europa per il ruolo dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, attualmente ricoperto da Federica Mogherini, che ha ben poca incisività rispetto alle politiche dell'Unione europea, sarebbe stato con tutta probabilità più opportuno e vantaggioso per il nostro Paese avere tra i propri rappresentanti un membro interno alla Commissione di peso, che magari avrebbe caratterizzato il proprio mandato per efficacia e incisività dell'Italia in seno all'Unione;
    anche la conquista di un seggio non permanente all'interno del Consiglio di Sicurezza dell'Onu per il 2017 assume per l'Italia il sapore di una sconfitta, se il risultato finale, ovvero la «condivisione» del seggio con l'Olanda, viene letto alla luce di quelle che erano le premesse iniziali;
    la lotta contro lo stato islamico, per essere forte e credibile, richiede leadership. E la leadership richiede la capacità e la responsabilità di prendere decisioni, anche quando sono difficili. Una caratteristica che l'Europa, soprattutto sul fronte internazionale, non sembra mostrare;
    l'unica decisione di politica estera di un qualche significato presa dall'Europa è stata quella di farsi del male da sola, colpendo la Federazione russa con le sanzioni, controproducenti per la convivenza pacifica e dannose per l'economia e le imprese anzitutto del nostro Paese. Opporsi alle sanzioni non significa acquiescenza nei confronti di quanto avvenuto in Ucraina e in Crimea, ma, alla luce dei dati emersi e delle conseguenze che hanno fatto seguito all'applicazione delle misure, il bilancio dello strumento introdotto è certamente negativo; la questione avrebbe quindi richiesto una valutazione maggiormente ponderata e approfondita, considerando soluzioni alternative;
    in questi mesi difficilissimi, continuando ad insistere sulle sanzioni, l'Unione europea ha quindi perseverato nella propria cecità di fronte al mancato coinvolgimento della Russia quale alleata preziosa per pacificare i Paesi del Mediterraneo;
    i sottoscrittori del presente atto esprimono grande apprezzamento per la risoluzione approvata il 28 aprile 2016 dall'Assemblea nazionale francese, con cui si è chiesto di cancellare le sanzioni dell'Unione europea contro la Federazione russa. Risoluzione molto simile nei contenuti agli atti di indirizzo presentati da Forza Italia, in particolare nell'ultimo anno;
    da svariati mesi, infatti, Forza Italia in Parlamento chiede al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al suo Governo di farsi promotore di una iniziativa nel senso della cancellazione delle sanzioni, come primo fondamentale passo per il disgelo e per costruire l'unità contro il terrorismo, anche alla luce della situazione geopolitica attuale, in cui la minaccia del terrorismo islamico può essere combattuta solo da una grande coalizione internazionale che sotto l'egida dell'Onu metta insieme Europa, Cina, Paesi arabi, Federazione russa e Stati Uniti, coinvolgendo, in particolare, il ruolo di questi ultimi nel favorire processi di pace nel mondo;
    in questa situazione drammatica in cui il fronte anti terrorismo e anti Isis è diviso, compito attuale dell'Italia è in continuità con la sua missione storica di ponte tra USA, Nato e Russia, che nella fedeltà anche operativa alle scelte della alleanza cui apparteniamo, sappia creare condizioni di intesa e dialogo sfruttando gli ambiti OCSE e il Consiglio dei 20 creato a Pratica di Mare;
    la responsabilità dell'Italia è anzitutto quella di rispettare la sua tradizionale attitudine ad essere un ponte di pace con la Federazione russa, sulla scia di quanto realizzato a seguito degli accordi di Pratica di Mare, nati su impulso del Presidente Silvio Berlusconi, consentendo, nel 2002, una partnership strategica tra Nato e Federazione russa; ma troppo lontano è quel ruolo di protagonisti che portò il nostro Paese ad essere artefice e ospite del momento più alto e collaborativo tra i Paesi della Nato e la Federazione russa;
    in ogni caso, davanti a questo drammatico scenario internazionale, sembra ormai ineludibile per i Paesi europei impegnarsi per lo sviluppo di un'effettiva politica di difesa e sicurezza comune, in un quadro di collaborazione con le alleanze atlantiche; sono innumerevoli le opportunità che possono derivare dall'integrazione europea della difesa, con particolare riferimento alla costituzione di asset operativi e addestrativi comuni, finalizzati ad una piena interoperabilità, nonché alla promozione di sinergie industriali finalizzate alla ricerca, allo sviluppo e alla produzione di programmi comuni sulla base di accordi di cooperazione o di cooperazione rafforzata;
    le azioni dell'Islam jihadista e la minaccia terroristica sono indissolubilmente legate al tema dei flussi migratori indiscriminati che interessano l'Italia e l'intera Europa. La lotta al terrorismo non può infatti prescindere da una corretta gestione del fenomeno migratorio: l'Italia, per la sua posizione geografica, porta d'ingresso in Europa, è da anni meta di un forte e continuo flusso migratorio, ed è stata spesso abbandonata a se stessa nella gestione di operazioni assai onerose (rivelatesi comunque controproducenti), quali «Mare Nostrum» e «Triton»;
    anche la missione EUNAVFOR MED riporta risultati comunque limitati dal fatto che non è ancora stata avviata la fase 3 dell'operazione, che prevede la possibilità di arrestare gli scafisti e di sequestrare o affondare le barche direttamente sulle coste di partenza e sullo stesso territorio libico. La fase 3, che però presuppone il consenso del governo costiero interessato, è fondamentale, perché permetterebbe di entrare nelle acque territoriali libiche, combattendo in maniera efficace gli scafisti responsabili del traffico illegale di clandestini. Rimanere bloccati alla fase 2 significa che il Governo libico è ancora fermo, e che il nostro Paese rischia di continuare a sostenere una missione che è in grado solo di alimentare l'immigrazione clandestina;
    in buona sostanza, tutte le iniziative e le misure poste in essere fino ad oggi per fronteggiare il fenomeno migratorio non hanno avuto esiti positivi, registrando di fatto il fallimento di una politica europea comune delle migrazioni; siamo quindi ancora lontani dal raggiungimento degli obiettivi che lo stesso Consiglio europeo ha fissato, quantomeno sulla carta. Lo dice di fatto lo stesso Consiglio europeo. Lo dice il Governo italiano, che più di una volta ha manifestato insoddisfazione per la scarsa implementazione dell'accordo dello scorso ottobre 2015, e per il mancato rispetto degli impegni da parte dell'Unione europea. Lo dicono i numeri: in particolare quelli relativi ai rimpatri, alle riallocazioni, all'immigrazione irregolare;
    è quantomeno necessario uno sforzo comune per rafforzare la gestione delle frontiere esterne dell'Europa, a fronte di un flusso migratorio irregolare che nel 2015 è aumentato di circa 7 volte rispetto a quello del 2014. Secondo Frontex, infatti, nel 2015, sono stati rilevati 1,83 milioni di attraversamenti irregolari di migranti alle frontiere esterne dell'Unione europea, a fronte dei 283.500 dell'anno precedente;
    in questi mesi difficili, persino lo spirito di Schengen è stato messo fortemente in discussione: posto che non si ritiene strategicamente corretto limitare l'esercizio del diritto alla libera circolazione dei cittadini europei solo perché non si è in grado di fronteggiare il grande problema dei flussi migratori, si ritiene necessario potenziare il controllo delle frontiere esterne a Schengen, nonché il sistema dei rimpatri e, in questa direzione, far sì che l'Europa diventi protagonista degli accordi di rimpatrio con i Paesi africani, non limitandosi a demandarne la negoziazione ai singoli Stati europei;
    alla luce di ciò è urgente ed improcrastinabile l'implementazione di una politica migratoria europea comune e coerente, che affronti i temi del controllo delle frontiere e della stabilità e sviluppo dei Paesi di origine e di transito, e che contempli interventi mirati per contrastare gli scafisti in partenza dalla Libia e dalla Tunisia, unitamente a interventi di carattere umanitario per garantire, a chi ne ha diritto, di ricevere assistenza in Africa e accoglienza in Europa;
    occorre una maggiore condivisione delle responsabilità con gli altri Paesi europei per scongiurare il rischio di nuovi attacchi terroristici nel continente nonché, per quanto concerne la spartizione delle responsabilità, la necessità di modificare il sistema di Dublino poiché superato, inefficace e ingiusto per i paesi di sbarco e per i richiedenti asilo;
    per quanto riguarda l'attuazione dei programmi di ricollocazione stabiliti dal Consiglio dello scorso autunno, merita rilevare che il numero totale di persone ricollocate all'11 luglio 2016 è limitato a 3.056 (2 213 dalla Grecia e 843 dall'Italia), considerando anche la Croazia, che per la prima volta ha aderito al programma. Ciò significa che si è ancora molto lontani dall'obiettivo fissato dalla Commissione di ricollocare 6.000 persone al mese;
    pertanto, è evidente che gli Stati membri ancora non adempiono agli impegni assunti a norma delle decisioni del Consiglio sulla ricollocazione. Tale lentezza nell'attuazione dei programmi di relocation sconta infatti le resistenze da parte di molti Stati, alcuni dei quali si sono addirittura rifiutati di aderire al programma;
    il dato è particolarmente grave, in particolare alla luce dei continui sbarchi sulle coste del nostro Paese: solo nell'ultimo fine settimana di luglio sono stati circa 5500 i migranti tratti a bordo dalle navi del dispositivo di sicurezza che pattuglia le acque del Mediterraneo;
    l'Europa deve inoltre prendere atto dei dati non confortanti che provengono dalle misure adottate dalla Turchia nell'ambito del Piano d'azione che tale Stato terzo ha convenuto con l'Unione europea: in ogni caso, su tale fronte, lo scenario, oggi, appare notevolmente mutato, a seguito del tentativo di colpo di Stato perpetrato nella notte tra il 15 e il 16 luglio 2016, quando una parte dell'esercito turco ha cercato di rovesciare il presidente Recep Tayip Erdogan e il Governo in carica;
    al fallimento del golpe ha fatto seguito la durissima reazione del Governo, che ha proceduto con migliaia di arresti e sospensioni dai pubblici uffici, fino a dichiarare la possibilità di ripristino della pena di morte;
    dopo le iniziali dichiarazioni dei leader internazionali a favore del ristabilito ordine democratico a golpe fallito, a partire dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e dall'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, il Consiglio dei 28 ministri degli esteri, riunito a Bruxelles, ha esortato la Turchia al rispetto dei valori democratici e dello Stato di diritto, ribadendo che la loro violazione o la reintroduzione della pena di morte escluderebbe lo Stato turco dalla procedura di adesione all'Unione europea;
    il segretario di Stato americano, Kerry, ha richiamato la responsabilità della Turchia come membro NATO di fronte alle migliaia di arresti e alle misure restrittive adottate nella pubblica amministrazione, nelle forze armate e nei media;
    l'accordo raggiunto tra i 28 leader europei e la Turchia (in base a quanto stabilito nell'accordo negoziato nella missione in Turchia del vicepresidente Timmermans e del commissario per l'allargamento Hahn) per la gestione dei migranti prevede: il respingimento dei migranti in Turchia (per ogni profugo siriano che viene rimandato in Turchia dalle isole greche un altro siriano verrà trasferito dalla Turchia all'Unione europea, attraverso dei canali umanitari); la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi, a partire dal 10 giugno 2016; aiuti economici alla Turchia attraverso il versamento da parte dell'Unione europea di 3 miliardi di euro, già approvati nel vertice di novembre 2015, per la gestione dei campi profughi, e la mobilitazione «fino a un massimo di altri 3 miliardi entro fine 2018», ma solo dopo che i primi 3 miliardi saranno spesi; l'adesione della Turchia all'Unione europea;
    le istituzioni internazionali, in primis quelle europee, non possono ignorare i numeri degli arresti e delle sospensioni dai pubblici uffici registrati ad oggi, e hanno l'obbligo di vigilare ed agire per la tutela dello stato di diritto, della libertà di stampa e dei diritti umani;
    sul piano della politica economica, la politica seguita nell'Eurozona e più in generale nell'Unione europea, a trazione tedesca e all'insegna della pura austerità, non solo non ha prodotto i risultati sperati, visto l'aggravarsi di tutti i problemi finanziari, dal deficit di bilancio al debito pubblico, ma ha alimentato una spirale deflazionistica che rende estremamente preoccupanti le prospettive future;
    la reazione alla «Brexit», specie quella italiana, non si è mostrata al momento ancora costruttiva; di certo, è evidente la necessità di una svolta politica ed economica tra gli Stati che compongono l'Unione. Oggi le istituzioni europee non reggono perché incapaci di cambiare politiche che hanno dimostrato il loro fallimento in termini di crescita economica e, di conseguenza, in termini di benessere sociale;
    il Governo italiano avrebbe dovuto da tempo dare seguito alla proposta francese di restituire una dimensione politica all'eurozona, con un Governo e un Parlamento comuni. Ciò avrebbe cambiato le carte in tavola nell'Unione europea; non più l'imbuto voluto dalla Germania, fatto di controlli sempre più stringenti; cessioni progressive di sovranità; «compiti a casa»; asfissia dei Paesi con alto debito pubblico e difficoltà di governance; ricatti politici e dei mercati finanziari. Ma una nuova unione in cui davanti a tutto c’è la politica e la responsabilità;
    l'Italia, tuttavia, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo è rimasta immobile. Il Presidente del Consiglio non ha saputo decidere se fare asse con la Francia, e magari la Spagna, oppure sottostare, anche in questa occasione, alla linea di Angela Merkel, in cambio di un po’ di flessibilità e di possibilità di fare deficit, al fine di ottenere facile consenso;
    per quanto riguarda, gli aspetti della politica macroeconomica, è difficile negare che oggi l'Europa non soffra di una carenza di domanda e che sia necessario uno stimolo fiscale che supporti la politica monetaria; in particolare, ciò che ha inciso più negativamente sulla funzionalità dell'Unione, è stato il surplus delle partite correnti della bilancia dei pagamenti (netta prevalenza delle esportazioni sulle importazioni) dell'economia tedesca, che ha cominciato a essere tale con l'avvento dell'euro, e che da allora ha avuto un andamento crescente, in particolare negli anni della crisi. Ma in un'unione monetaria, il surplus di uno o più paesi produce più danni dell'eccesso di deficit di altre economie dell'Unione;
    l'Europa a trazione tedesca non ha quindi volutamente colto, sbagliando, questo punto. E le misure per fronteggiare la crisi che ne sono derivate non hanno fatto altro che peggiorare la situazione, piuttosto che risolverla, e la politica del «sangue, sudore e lacrime» implementata negli anni della crisi dall'Europa a trazione tedesca è stato un tragico (e con tutta probabilità, non casuale) errore;
    non solo, in parallelo con l'adozione di misure di politica economica sbagliate, in Europa si è voluto procedere, sotto pressione tedesca, con sempre più stringenti cessioni di sovranità, presentate, guarda caso, come necessarie e indispensabili per far fronte all'emergenza; sono proprio degli anni della crisi, infatti, il Six Pack, il Fiscal Compact, e il Two Pack, tutte modifiche intervenute sull'originario trattato di Maastricht, tra l'altro attraverso strumenti legislativi inadeguati e, secondo alcuni, illegittimi, che hanno ulteriormente squilibrato il sistema europeo, stravolgendone l'impianto iniziale. Modifiche che oggi più che mai bisogna sospendere, per tornare all'impianto originale. Magari completandolo con le quattro unioni (bancaria, inclusa la garanzia comune europea sui depositi; economica, che significa Eurobond; politica e di bilancio) da troppo tempo solo discusse e mai davvero implementate,

impegna il Governo:

   a rilanciare l'azione del nostro Paese e dell'intera Europa sul fronte della lotta al terrorismo e sul piano internazionale in generale, soprattutto con riguardo allo scenario mediterraneo e mediorientale, attraverso una collaborazione politico-strategica con la Federazione russa, coinvolgendo anche gli Stati Uniti, sulla scia di quanto fatto con gli accordi di Pratica di Mare nel 2002;
   ad implementare la propria azione a livello internazionale ed europeo, affrontando con decisione i temi della lotta al terrorismo internazionale e della gestione del fenomeno migratorio attraverso un contributo fattivo ed incisivo in qualità di futuro membro del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per il 2017, nonché nell'ambito della prossima presidenza del G7 e della futura presidenza OSCE assegnata al nostro Paese per il 2018, agevolando un clima di maggiore distensione internazionale, di dialogo e di collaborazione, e lavorando in particolare per un riavvicinamento della Federazione russa al G7, seguendo una logica inclusiva;
   a riconsiderare nell'ambito dell'Unione europea la posizione dell'Italia con riguardo alle sanzioni comminate alla Federazione russa perché controproducenti per la convivenza pacifica e dannose per l'economia anzitutto del nostro Paese, nonché ad adoperarsi affinché questo esempio sia seguito da un numero crescente di Paesi, al fine di raggiungere un accordo unanime che porti all'annullamento delle sanzioni in vigore contro la Federazione russa – anche valutando l'ipotesi di esercitare sul punto il proprio diritto di veto – per agevolare un positivo coinvolgimento di quest'ultima nella lotta al terrorismo internazionale e nelle operazioni portate avanti nel Mediterraneo;
   a rendersi disponibile a meccanismi di informazione e consultazione permanente con gli organi parlamentari che coinvolgano le forze politiche di maggioranza e di opposizione, per trattare nel merito situazioni di crisi gravi ogni volta che queste si presentano e che favoriscano, senza sostituirsi alle competenze dell'Assemblea plenaria, il confronto e la discussione delle iniziative del Governo e delle proposte delle opposizioni;
   ad operare in ambito NATO per sostenere e promuovere azioni efficaci contro il terrorismo internazionale, e per stimolare il dibattito e la riflessione sulle nuove priorità geopolitiche, alla luce dell'attuale e drammatico scenario internazionale;
   a chiarire quanto prima la strategia e il coinvolgimento dell'Italia nei confronti della crisi libica, a fronte della recente operazione portata avanti dagli Stati Uniti su richiesta del Governo libico di unità nazionale;
   a promuovere ogni iniziativa in ambito europeo volta a dare impulso a concrete iniziative per la crescita della dimensione di difesa comune europea;
   nell'ambito delle misure per affrontare la crisi migratoria e dei rifugiati, ad adottare ogni iniziativa volta a promuovere un'azione incisiva a livello europeo per fronteggiare il fenomeno migratorio, sulla scia di quanto già indicato, a seguito dell'approvazione della risoluzione di Forza Italia n. 6-00251, sollecitando con forza un impegno fattivo e responsabile degli Stati dell'Unione europea, in linea con il Migration Compact, volto a stipulare accordi economici bilaterali da parte dell'Europa con i Paesi di origine e di transito per interrompere i flussi migratori e per il rimpatrio dei clandestini, anche attraverso lo sviluppo di una politica di cooperazione volta a sostenere lo sviluppo economico e l'occupazione in questi territori;
   a sollecitare un intervento decisivo volto a rafforzare le frontiere esterne dell'Unione, attraverso l'intensificazione dei controlli di frontiera sia in mare che a terra nel Mediterraneo meridionale, sul Mar Egeo e lungo la «rotta balcanica», fornendo adeguato sostegno agli Stati membri in prima linea assicurando la ricollocazione e il rimpatrio dei migranti, e la costituzione di punti di crisi (hotspot) nei Paesi di provenienza, definendo un approccio comune europeo per la gestione del flusso dei rifugiati e dei migranti economici;
   a promuovere in sede europea opportuni interventi volti a garantire un sistema che regoli la concessione del diritto di asilo secondo standard e procedure comuni in tutti i Paesi, rivedendo altresì le clausole del regolamento di «Dublino III» per coinvolgere tutti gli Stati dell'Unione europea nella gestione dei richiedenti asilo e dei migranti che varcano i confini europei;
   ad intervenire nelle opportune sedi per porre in essere nel più breve tempo possibile l'inizio della fase 3 della missione EUNAVFOR MED, che permetterà di entrare nelle acque territoriali libiche per impedire le partenze dei barconi e contrastare più efficacemente il traffico di esseri umani, valutando altresì, ove ciò non fosse praticabile in tempi ragionevolmente brevi, la possibilità della sospensione dell'attuale fase 2;
   ad adottare ogni iniziativa a livello europeo volta ad implementare lo scambio di informazioni, per sorvegliare con la massima attenzione e continuità tutti i possibili luoghi di aggregazione dei terroristi, evidenziando il ruolo di Europol ed Eurojust, e a prevedere una migliore e più efficace condivisione delle informazioni tra i diversi servizi di intelligence degli Stati membri, insieme ad un anti-terrorismo cibernetico contro la propaganda dell'ISIS; ad adottare iniziative volte a rafforzare lo stesso ruolo dell’intelligence, incrementando e velocizzando il reclutamento di esperti, individuati nell'ambito accademico e scientifico, in grado di contribuire a inquadrare le nuove minacce alla sicurezza;
   al fine di un generale contrasto allo Stato islamico e alla sua attività di propaganda e reclutamento online, a farsi promotore a livello europeo ed internazionale di accordi con gli operatori delle telecomunicazioni per rendere più rapidi i tempi di rimozione dei messaggi che Daesh diffonde sul web, segnalare tempestivamente i casi di propaganda o minaccia a sfondo terroristico, nonché di vendita online di beni di ogni genere da parte di Daesh, così come a chiudere in tempi rapidissimi i canali di finanziamento online a cui l'Isis fa ricorso;
   nel ribadire la ferma condanna per ogni tentativo di sovvertimento dell'ordine democratico in Turchia, alleato strategico in un'area di primaria importanza geopolitica, ad agire all'interno delle istituzioni dell'Unione europea nei confronti del Governo turco per: ribadire nelle sedi opportune la tutela e il rafforzamento dello stato di diritto, della libertà di stampa e dei diritti umani; intervenire con ogni mezzo, affinché non venga ripristinata la pena di morte; vigilare, affinché il processo in corso non favorisca il rafforzamento di Daesh nella regione; offrire concretezza agli accordi con la Turchia sui migranti, verificando l'utilizzo dei fondi già erogati e di quelli da erogare entro il 2018, e valutando la possibilità di introdurre meccanismi in grado di vincolare lo stanziamento di fondi alla garanzia che la stessa Turchia rispetti i diritti umani e i termini del patto;
   ad assumere ogni opportuna iniziativa tesa a progredire nell'unione politica dell'area euro di pari passo con le unioni bancaria, economica e di bilancio, onde evitare il progressivo allontanamento dei cittadini nei confronti delle politiche dell'Unione europea e scongiurare una deriva tecnocratica che cancelli, di fatto, lo spirito dell'Europa delle origini, comportando, tra l'altro, la progressiva perdita di sovranità dei singoli Stati nazionali;
   a stimolare la riflessione delle istituzioni europee, anche alla luce del risultato del referendum sulla permanenza del Regno Unito all'interno dell'Unione europea, al fine di promuovere iniziative volte a cambiare le politiche che hanno dimostrato il loro fallimento in termini di crescita economica e, di conseguenza, in termini di benessere sociale.
(1-01339) «Brunetta, Carfagna, Archi, Valentini, Occhiuto, Vito».


   La Camera,

impegna il Governo:

   ad implementare la propria azione a livello internazionale ed europeo, affrontando con decisione i temi della lotta al terrorismo internazionale e della gestione del fenomeno migratorio attraverso un contributo fattivo ed incisivo in qualità di futuro membro del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per il 2017, nonché nell'ambito della prossima presidenza del G7 e della futura presidenza OSCE assegnata al nostro Paese per il 2018, agevolando un clima di maggiore distensione internazionale, di dialogo e di collaborazione, e lavorando in particolare per un riavvicinamento della Federazione russa al G7, seguendo una logica inclusiva;
   a rendersi disponibile a meccanismi di informazione e consultazione permanente con gli organi parlamentari che coinvolgano le forze politiche di maggioranza e di opposizione, per trattare nel merito situazioni di crisi gravi ogni volta che queste si presentano e che favoriscano, senza sostituirsi alle competenze dell'Assemblea plenaria, il confronto e la discussione delle iniziative del Governo e delle proposte delle opposizioni;
   ad operare in ambito NATO per sostenere e promuovere azioni efficaci contro il terrorismo internazionale, e per stimolare il dibattito e la riflessione sulle nuove priorità geopolitiche, alla luce dell'attuale e drammatico scenario internazionale;
   a chiarire quanto prima la strategia e il coinvolgimento dell'Italia nei confronti della crisi libica, a fronte della recente operazione portata avanti dagli Stati Uniti su richiesta del Governo libico di unità nazionale;
   a promuovere ogni iniziativa in ambito europeo volta a dare impulso a concrete iniziative per la crescita della dimensione di difesa comune europea;
   nell'ambito delle misure per affrontare la crisi migratoria e dei rifugiati, ad adottare ogni iniziativa volta a promuovere un'azione incisiva a livello europeo per fronteggiare il fenomeno migratorio, sulla scia di quanto già indicato, a seguito dell'approvazione della risoluzione di Forza Italia n. 6-00251, sollecitando con forza un impegno fattivo e responsabile degli Stati dell'Unione europea, in linea con il Migration Compact, volto a stipulare accordi economici bilaterali da parte dell'Europa con i Paesi di origine e di transito per interrompere i flussi migratori e per il rimpatrio dei clandestini, anche attraverso lo sviluppo di una politica di cooperazione volta a sostenere lo sviluppo economico e l'occupazione in questi territori;
   ad adottare ogni iniziativa a livello europeo volta ad implementare lo scambio di informazioni, per sorvegliare con la massima attenzione e continuità tutti i possibili luoghi di aggregazione dei terroristi, evidenziando il ruolo di Europol ed Eurojust, e a prevedere una migliore e più efficace condivisione delle informazioni tra i diversi servizi di intelligence degli Stati membri, insieme ad un anti-terrorismo cibernetico contro la propaganda dell'ISIS; ad adottare iniziative volte a rafforzare lo stesso ruolo dell’intelligence, incrementando e velocizzando il reclutamento di esperti, individuati nell'ambito accademico e scientifico, in grado di contribuire a inquadrare le nuove minacce alla sicurezza;
   al fine di un generale contrasto allo Stato islamico e alla sua attività di propaganda e reclutamento online, a farsi promotore a livello europeo ed internazionale di accordi con gli operatori delle telecomunicazioni per rendere più rapidi i tempi di rimozione dei messaggi che Daesh diffonde sul web, segnalare tempestivamente i casi di propaganda o minaccia a sfondo terroristico, nonché di vendita online di beni di ogni genere da parte di Daesh, così come a chiudere in tempi rapidissimi i canali di finanziamento online a cui l'Isis fa ricorso;
   nel ribadire la ferma condanna per ogni tentativo di sovvertimento dell'ordine democratico in Turchia, alleato strategico in un'area di primaria importanza geopolitica, ad agire all'interno delle istituzioni dell'Unione europea nei confronti del Governo turco per: ribadire nelle sedi opportune la tutela e il rafforzamento dello stato di diritto, della libertà di stampa e dei diritti umani; intervenire con ogni mezzo, affinché non venga ripristinata la pena di morte; vigilare, affinché il processo in corso non favorisca il rafforzamento di Daesh nella regione; offrire concretezza agli accordi con la Turchia sui migranti, verificando l'utilizzo dei fondi già erogati e di quelli da erogare entro il 2018, e valutando la possibilità di introdurre meccanismi in grado di vincolare lo stanziamento di fondi alla garanzia che la stessa Turchia rispetti i diritti umani e i termini del patto;
   ad assumere ogni opportuna iniziativa tesa a progredire nell'unione politica dell'area euro di pari passo con le unioni bancaria, economica e di bilancio, onde evitare il progressivo allontanamento dei cittadini nei confronti delle politiche dell'Unione europea e scongiurare una deriva tecnocratica che cancelli, di fatto, lo spirito dell'Europa delle origini, comportando, tra l'altro, la progressiva perdita di sovranità dei singoli Stati nazionali.
(1-01339)
(Testo risultante dalla votazione per parti separate) «Brunetta, Carfagna, Archi, Valentini, Occhiuto, Vito».