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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 22 aprile 2016

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 22 aprile 2016.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alli, Amendola, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Calabria, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Causin, Censore, Centemero, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cimbro, Cirielli, Costa, D'Alia, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso de Caro, Dell'Orco, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Epifani, Faraone, Fedi, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Galati, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Kronbichler, La Marca, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Migliore, Morassut, Nicoletti, Orlando, Palma, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scopelliti, Scotto, Sereni, Tabacci, Valeria Valente, Valentini, Velo, Vignali, Vignaroli, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 21 aprile 2016 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   VIGNALI: «Modifiche all'articolo 7 del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2013, n. 112, in materia di riconoscimento di un credito d'imposta e di esenzione dal pagamento dei compensi spettanti alla Società italiana autori ed editori per l'organizzazione di spettacoli musicali dal vivo di giovani artisti» (3769);
   ROCCELLA: «Modifiche alla legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di reati di surrogazione di maternità e di commercio di cellule e tessuti di origine umana nonché in materia di accesso alle informazioni sulle proprie origini» (3770);
   PILI: «Esenzione dalle tasse aeroportuali e addizionali nel territorio delle regioni insulari e abrogazione del comma 11 dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 2003, n. 350, in materia di addizionale comunale sui diritti di imbarco aeroportuali» (3771);
   CAPELLI ed altri: «Modifiche al codice civile, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani di crimini domestici» (3772).

  Saranno stampate e distribuite.

Trasmissioni dal Senato.

  In data 21 aprile 2016 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
  S. 2192. – «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (approvato dal Senato) (3773).

  Sarà stampato e distribuito.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge VEZZALI: «Introduzione dell'insegnamento dell'attività motoria nella scuola dell'infanzia» (3632) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Sbrollini.

Trasmissione dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 18 aprile 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5 della legge 9 luglio 1990, n. 185, la relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, riferita all'anno 2015 (Doc. LXVII, n. 4).

  Questa relazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri), alla IV Commissione (Difesa) e alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal Ministro dell'economia e delle finanze.

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 18 aprile 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto legislativo 15 dicembre 2014, n. 188, copia del decreto ministeriale 18 marzo 2016, recante rideterminazione dell'importo dell'onere fiscale minimo sulle sigarette e ripartizione dei prezzi di vendita delle sigarette ai quali si applica l'onere fiscale minimo, nonché della relativa relazione tecnica.
  Questa documentazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissione di delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 20 aprile 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alle sottoindicate Commissioni:
   n. 105/2015 del 23 dicembre 2015, concernente «Fondo integrativo speciale per la ricerca (FISR) 2014 e 2015 – Articolo 2, comma 1, lettera b), decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204: assegnazioni di risorse a progetti di ricerca» – alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura);
   n. 107/2015 del 23 dicembre 2015, concernente «Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443 del 2001) – Variante alla SS 639 nel territorio della provincia di Lecco ricompresa nei comuni di Lecco, Vercurago e Calolziocorte – Lotto San Gerolamo – Approvazione variante e assegnazione di risorse» – alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente);
   n. 108/2015 del 23 dicembre 2015, concernente «Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443 del 2001) – Adeguamento e messa in sicurezza della SS 131 «Carlo Felice», dal km 108+300 al km 209+500. Risoluzione nodi critici. 1o e 2o stralcio. Approvazione progetto definitivo» – alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente);
   n. 112/2015 del 23 dicembre 2015, concernente «Contratto di programma 2012-2016 parte investimenti tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana Spa – Aggiornamento 2015» – alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 19, 20 e 21 aprile 2016, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la comunicazione delle informazioni sull'imposta sul reddito da parte di talune imprese e succursali (COM(2016) 198 final), corredata dal relativo documento di accompagnamento – Documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto relativa alle potenzialità di una maggiore trasparenza in materia di imposte sui redditi (SWD(2016) 118 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze). La predetta proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 20 aprile 2016;
   Proposte di decisione del Consiglio relative rispettivamente alla firma, a nome dell'Unione europea, e all'applicazione provvisoria nonché alla conclusione del protocollo di adesione all'accordo commerciale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Colombia e il Perù, dall'altra, per tener conto dell'adesione dell'Ecuador (COM(2016) 173 final e COM(2016) 174 final), corredate dai rispettivi allegati (COM(2016) 173 final – da Annex 1 a Annex 18 e COM(2016) 174 final – da Annex 1 a Annex 18), che sono assegnate in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che deve essere adottata, a nome dell'Unione europea, in sede di Comitato misto SEE in merito a una modifica del protocollo 31 dell'accordo SEE sulla cooperazione in settori specifici al di fuori delle quattro libertà (programma ISA2) (COM(2016) 218 final), corredata dal relativo allegato (COM(2016) 218 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare, a nome dell'Unione europea, in sede di Comitato misto SEE in merito a una modifica del protocollo 31 dell'accordo SEE sulla cooperazione in settori specifici al di fuori delle quattro libertà (linea di bilancio 02.03.01) (COM(2016) 219 final), corredata dal relativo allegato (COM(2016) 219 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull'attuazione delle direttive 2004/23/CE, 2006/17/CE e 2006/86/CE che stabiliscono le norme di qualità e di sicurezza per i tessuti e le cellule umani (COM(2016) 223 final), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull'attuazione delle direttive 2002/98/CE, 2004/33/CE, 2005/61/CE e 2005/62/CE che stabiliscono norme di qualità e di sicurezza per il sangue umano e i suoi componenti (COM(2016) 224 final), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);
   Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che modifica l'elenco dei paesi terzi non cooperanti nella lotta contro la pesca INN a norma del regolamento (CE) n. 1005/2008 che istituisce un regime comunitario per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (COM(2016) 225 final), corredata dal relativo allegato (COM(2016) 225 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 539/2001 del Consiglio che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo (Ucraina) (COM(2016) 236 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell’Allegato A al resoconto della seduta del 18 aprile 2016, a pagina 4, prima colonna, righe dalla terzultima all'ultima, le parole da: «Parere» fino a: «regionali» si intendono soppresse.

  Nell’Allegato A ai resoconti della seduta del 21 aprile 2016, a pagina 5, prima colonna, seconda riga, dopo le parole: «dai deputati» deve intendersi inserita la seguente: «Carnevali,».

INTERPELLANZE URGENTI

Chiarimenti ed iniziative in ordine alla riorganizzazione delle strutture penitenziarie della Toscana – 2-01346

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, per sapere – premesso che:
   secondo quanto sembra evincersi dalla risposta all'interrogazione a risposta immediata in commissione del Sottosegretario onorevole Migliore, la permanenza di un istituto penitenziario nelle scuderie del complesso dell'Ambrogiana non è assolutamente in contrasto con la valorizzazione, o meglio dire tutela (articolo 9 della Costituzione), della parte nobile e l'inserimento della villa nel circuito delle ville medicee, poiché i due corpi di fabbrica, villa in senso stretto e zona detentiva, sono fisicamente distanti, e inoltre la manodopera potrebbe essere impiegata per i lavori manutentivi e di pulizia nel pieno rispetto dell'articolo 27 della Costituzione;
   se, da un lato, si sono risparmiate le risorse dell'appalto, pur pagando una penale di un certo rilievo, per ristrutturare l'ala che avrebbe dovuto accogliere le detenute della struttura di Empoli, che secondo le linee ministeriali doveva essere superata, dall'altro si perderanno comunque circa sette milioni e mezzo di euro spesi per adeguare la zona detentiva alla normativa vigente (l'ultimo oneroso lavoro – impianto riciclo aria – risale a pochi anni fa);
   se è vero che la popolazione detenuta toscana è sensibilmente scesa – e comunque la capienza regolamentare resta insufficiente – è altrettanto vero che molte carceri toscane, tra le quali quella fiorentina di Sollicciano, versano in condizioni difficili e al limite del disumano;
   nella relazione del Ministero sull'amministrazione della giustizia dell'anno 2015 nel paragrafo dedicato all’«edilizia penitenziario e di servizio», alle pagine 449/450, si legge «È proseguita l'attività istituzionale volta alla riqualificazione e valorizzazione del patrimonio demaniale in uso governativo all'amministrazione penitenziaria, con l'obiettivo di contrastare l'emergenza sovraffollamento e conferire adeguate condizioni di dignità e vivibilità ai ristretti ed agli operatori in carcere; (...) l'attività si è concentrata sull'incremento dei posti regolamentari in tutta Italia»;
   non risponde a criteri di economicità e di ragionevolezza mantenere il vicino carcere di Empoli per poche detenute e superare il complesso dell'Ambrogiana, che potrebbe ospitare almeno centocinquanta detenuti, considerando che la soppressione della struttura di Empoli consentirebbe di assorbirne il personale nella vicina Montelupo, mentre con il superamento della struttura dell'Ambrogiana, il personale di Montelupo sarebbe costretto a spostarsi a Firenze;
   nei documenti di programmazione ministeriale non vi è traccia della soppressione della struttura dell'Ambrogiana, idea emersa alla fine del 2014;
   la soppressione dell'istituto è, ad avviso degli interpellanti, irragionevole, antieconomica ed in piena controtendenza rispetto alle linee programmatiche ministeriali;
   un'eventuale prelazione di cessione del complesso demaniale che attualmente ospita l'ospedale psichiatrico giudiziario è vincolata alla presentazione di un accordo di programma da parte dell'ente interessato;
   nella struttura sono attualmente impiegati medici internisti con un contratto di diciotto ore settimanali (tre al giorno), in base a quanto disposto dalla legge n. 740 del 1970. Detto rapporto di lavoro è legato all'esistenza della struttura carceraria, con il venir meno della quale si verificherebbe la contestuale risoluzione del contratto di lavoro stipulato con il Ministero della giustizia, e la stessa sorte toccherebbe ai rapporti di lavoro in essere con i sei medici di guardia che coprono la vigilanza ventiquattrore su ventiquattro. Verrebbero altresì meno anche le convenzioni stipulate con la ex azienda sanitaria locale 11, ora azienda sanitaria locale Toscana centro, sui cosiddetti «sumaisti» e sul servizio di supporto psicologico operato da tre psicologi dell'ex azienda sanitaria locale 11, ora azienda sanitaria locale Toscana centro;
   ad oggi i lavoratori, sia della polizia penitenziaria sia della parte sanitaria, non hanno alcuna certezza sul loro futuro –:
   quali iniziative di competenza intendano porre in essere i Ministri interpellati, di concerto anche con gli altri Ministri ed enti competenti, per la tutela della professionalità e del posto di lavoro di tutti i lavoratori, sia sanitari sia della polizia penitenziaria, dell'attuale struttura detentiva di Montelupo Fiorentino e quali iniziative intenda porre in essere per salvaguardare le strutture di Montelupo Fiorentino e della vicina Empoli;
   quali siano le ragioni per le quali i Ministri interpellati reputino impossibile la convivenza di una struttura detentiva in un corpo del complesso mediceo con la presenza di altre attività destinate alla cittadinanza in un altro corpo del complesso, e dunque non reputi realizzabile la sinergia fra le due attività che potrebbe fare della struttura dell'Ambrogiana un'esperienza all'avanguardia nel reinserimento sociale dei detenuti secondo i canoni costituzionali;
   se il Governo ritenga compatibile il superamento della struttura detentiva dell'Ambrogiana con quanto indicato nella relazione del Ministero della giustizia sull'amministrazione della giustizia anno 2015 nel paragrafo dedicato all’«edilizia penitenziaria e di servizio», nel quale si sottolinea la necessità di implementare l'edilizia penitenziaria per far fronte alle condizioni dei carcerati;
   in quale sede sia stata espressa la manifestazione di volontà ufficiale del Governo di superare la struttura detentiva dell'Ambrogiana;
   quali siano gli accordi o gli intendimenti raggiunti con la regione Toscana e il comune di Montelupo Fiorentino sul futuro della struttura e in cosa consista l'eventuale accordo di programma raggiunto fra i suddetti enti, il Ministero della giustizia e l'Agenzia del demanio;
   quali rassicurazioni e garanzie il Ministro della giustizia e l'Agenzia del demanio abbiano ricevuto in merito alla capacità economica della regione Toscana e del comune di Montelupo Fiorentino per far fronte agli investimenti e ai progetti eventualmente presi in considerazione per il futuro della struttura ovvero se siano stati reperiti canali di finanziamento, anche privati, in grado di dare le suddette garanzie;
   quale cura il Governo e l'Agenzia del demanio stiano ponendo in essere per garantire la conservazione del complesso della Villa Medicea in vista del superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari;
   se si ritengano accettabili le condizioni delle vicine carceri di Sollicciano e Prato a tal punto da disporre il superamento di una struttura detentiva capiente, come quella di Montelupo Fiorentino, già pronta e ristrutturata a norma di legge.
(2-01346) «Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino, Pisicchio».


Tempi e modalità di adozione del decreto ministeriale relativo al fondo a favore dei lavoratori ex Isochimica di Avellino, previsto dalla legge di stabilità per il 2016 – 2-01327

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   è stato istituito, nell'ambito della legge n. 208 del 2015, legge di stabilità per il 2016, per quanto concerne la soluzione della vertenza lavoratori ex Isochimica di Avellino, un fondo con una dotazione pari a 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018 finalizzato all'accompagnamento alla quiescenza, entro l'anno 2018, dei lavoratori di cui all'articolo 1, comma 117, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, che non maturino i requisiti previsti da tale disposizione;
   per i lavoratori indicati all'articolo 1, comma 117, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, le disposizioni previste si applicano anche a coloro che, in seguito alla cessazione del rapporto di lavoro, siano transitati in una gestione di previdenza diversa da quella dell'Inps, derogando al disposto dell'articolo 1, comma 115, della citata legge n. 190 del 2014 e che non abbiano maturato il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico nel corso degli anni 2015 e 2016;
   le risorse previste dal fondo dovranno essere ripartite tra i lavoratori sulla base di criteri e modalità stabiliti con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di stabilità per l'anno 2016;
   il termine previsto è stato pertanto superato e, considerati i precedenti che hanno interessato i lavoratori della Isochimica e l'attenzione sociale che si registra sul territorio rispetto a tale vertenza, è del tutto evidente l'attesa che riguarda l'emanazione del citato decreto per declinare operativamente la misura prevista dal legislatore;
   presso la prefettura di Avellino si è già costituito un tavolo tecnico con i soggetti istituzionali e le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori interessati e si sono svolti una serie di incontri finalizzati a risolvere suddetta questione;
   sarebbe stato opportuno che la convocazione del suddetto tavolo, anziché essere in prefettura, fosse stata direttamente in sede ministeriale –:
   quali siano le ragioni della mancata adozione del citato decreto ministeriale di applicazione della norma e quali iniziative intendano promuovere i Ministri interpellati affinché il provvedimento possa essere adottato in tempi rapidi al fine di evitare il perpetuarsi di una situazione di stallo che alimenta solo tensioni ed incertezze tra i lavoratori beneficiari.
(2-01327) «Famiglietti, Giorgio Piccolo, Lodolini, Bruno Bossio, Morani, Fanucci, Tartaglione, Tino Iannuzzi, Paris, D'Incecco, Zoggia, De Menech, Fabbri, Ermini, D'Ottavio, La Marca, Fedi, Fusilli, Zardini, Donati, Gianni Farina, Valiante, Ferrari, Bossa, Cuomo, Burtone, Albanella, Amato, Zappulla, Ventricelli, Bazoli, Beni, Gadda, Moretto, Covello, Fossati, Manzi, Manfredi, Richetti».


Iniziative normative relative al sistema delle cooperative, volte in particolare al rispetto del requisito della mutualità e alla tutela dei lavoratori del settore – 2-01344

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   l'articolo 45 della Costituzione afferma che «la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità»;
   è noto che la cooperazione è nata come salvagente per lavoratori senza tutele, ha avuto per decenni il ruolo sociale fondamentale di mitigare le distorsioni del sistema capitalista e rappresenta il primo atto con il quale i lavoratori assunsero coscienza di classe;
   oggi il mondo cooperativo ha un ruolo non secondario nell'economia italiana: da dati del 2013, le cooperative attive in Italia risultano essere circa 70.000, di cui 376 banche di credito cooperativo e 1.904 consorzi. Le 67.062 cooperative hanno generato, nell'anno, un valore della produzione pari a 90,7 miliardi di euro, mentre i consorzi 17,6 miliardi. Il valore della produzione stimato è pari all'8,5 per cento del prodotto interno lordo italiano;
   le coop di tipo A svolgono servizi socio-sanitari o educativi rivolti alla persona e quelle di tipo B operano in altri settori come il commerciale, agricolo o nei servizi. Queste ultime sono caratterizzate per impiegare una percentuale fissa di persone svantaggiate;
   secondo il rapporto Euricse del 2015, tra il 2008 e il 2013, in presenza di tassi di variazione del prodotto interno lordo negativi, le oltre 28.000 cooperative analizzate hanno registrato una crescita del 14 per cento del valore della produzione. In termini assoluti, l'incremento è stato di oltre dieci miliardi di euro, dai 72,2 del 2008, agli 82,4 del 2013;
   l'analisi per settore d'attività evidenzia che, tra le cooperative di primo grado, le attività più dinamiche sono state quelle della sanità e assistenza sociale, con una crescita sull'intero periodo del 31,1 per cento (ossia 1,5 miliardi di euro), e dell'agroalimentare, con un aumento del 22,6 per cento (+3,5 miliardi di euro). Leggermente inferiori, ma comunque oltre la media, sono risultati i tassi di crescita del commercio, con un apprezzabile +16,4 per cento (+4,1 miliardi di euro), e degli altri servizi +14,6 per cento (+1,3 miliardi di euro);
   le cooperative sono presenti in tutta Italia, ma permane, tuttavia, una forte disomogeneità rispetto alla dislocazione geografica del tessuto imprenditoriale cooperativo. Infatti, il 45 per cento delle cooperative agricole italiane è concentrato nel Nord Italia e da solo genera addirittura l'82 per cento del fatturato totale, contro il restante 18 per cento diviso quasi equamente tra Centro e Sud;
   tuttavia, l'originario spirito di solidarietà e mutualità una volta espresso dal sistema cooperativo è da tempo sempre più sacrificato alla logica del mercato, della competizione e del profitto, alla pari delle imprese di capitale e difatti non accennano a diminuire i fenomeni di sfruttamento del lavoro ad opera di alcune cooperative operanti nell'area industriale e commerciale sul territorio nazionale;
   sul «fenomeno» delle cooperative, che si ritiene molto positivo, si intreccia oggi, purtroppo, il sistema delle false cooperative, dette «spurie» (non legittime, non autentiche, false): queste imprese anomale hanno ben poco in comune con le cooperative. Esse inquinano il mercato, offrendosi a prezzi più bassi rispetto a quelle che agiscono correttamente rispettando i diritti di chi lavora: pagano meno i lavoratori, non adottano le misure di sicurezza nei posti di lavoro, spesso eludono il fisco, chiudendo e riaprendo le attività sotto un nuovo nome. I controlli, anche per l'inadeguatezza di organico di chi sarebbe tenuto a farli e per la carenza delle normative, sono rarissimi e le sanzioni insufficienti;
   le attività delle cooperative spurie sono di vario tipo: autotrasporto, logistica e facchinaggio, costruzioni ed infrastrutture, attività di consulenza e noleggi, servizi impropri nel ricco ed esteso settore della lavorazione delle carni ed agroalimentare;
   il lavoro nelle società cooperative ha caratteristiche particolari perché, nella definizione giuridica, una società cooperativa non ha fini di lucro ma persegue scopi mutualistici. La figura di riferimento è quella del socio lavoratore, che, in quanto tale, dovrebbe: a) versare la quota sociale; b) partecipare all'assemblea dei soci e alle altre istanze previste per assumere le decisioni comuni; c) partecipare alla divisione degli utili della cooperativa. La concreta esperienza ha portato a scoprire situazioni in cui spesso la cooperativa è un paravento rispetto a realtà di brutale sfruttamento, basate su retribuzioni inferiori ai minimi contrattuali, sulla riduzione delle tutele sociali, sulla precarietà del rapporto di lavoro, su alcune situazioni in cui i soci si trovano senza nessun diritto a partecipare alle decisioni e al capitale della cooperativa, con la sola possibilità di scegliere tra tale condizione e la disoccupazione. Infatti, alcune cooperative di produzione e lavoro sono state costituite con l'obiettivo di aggirare le leggi e i contratti di lavoro, nell'unica logica di ridurre i costi di produzione. In questo modo, sono stati negati i tradizionali obiettivi sociali delle cooperative e i soci lavoratori si sono trovati in una condizione peggiore non solo dei normali lavoratori dipendenti, ma anche degli altri lavoratori atipici, come quelli che hanno contratti a termine, perché avevano maggiori difficoltà nel ricorrere alla magistratura e non avevano nemmeno il diritto di organizzarsi sindacalmente;
   dunque le «false cooperative» approfittano di vuoti normativi e dell'assenza di controlli e agiscono sul mercato in modo scorretto su due piani: da un lato, attraverso il mancato rispetto dei contratti di lavoro e, dall'altro, dal punto di vista contributivo;
   sempre più spesso la costituzione di cooperative diventa anche veicolo per realizzare operazioni di esternalizzazioni con trasferimento di personale con il quale un'azienda decide di dare in appalto o in affidamento ad un'impresa esterna (spessissimo cooperativa) un determinato servizio in precedenza internalizzato, al fine di ottenere un risparmio in termini di costi, oppure allo scopo di ottenere maggiori margini di flessibilità gestionale e di adeguamento dei processi alle esigenze del business;
   recentemente, ad esempio, in Umbria, l'azienda Eskigel di Terni ha ipotizzato l'esternalizzazione della manodopera attraverso il ricorso alla forma di affidamento del servizio una società cooperativa, con l'effetto di indebolire il trattamento normativo e retributivo dei dipendenti (interrogazione n. 5-07430);
   ad oggi, sono tuttora innumerevoli le segnalazioni di sindacati ed operatori del settore che lamentano patologie sistemiche in seno al mondo cooperativistico, tanto sul piano della tutela dei diritti dei lavoratori, quanto per quello che riguarda le problematiche che ne derivano da un punto di vista della concorrenza, laddove il pur legittimo favor legis a vantaggio delle cooperative non può e non deve alimentare incongruenze rispetto alle rigide normative europee in tema di concorrenza;
   il fenomeno della cooperazione ha però assunto caratteri anomali non solo dal punto di vista del trattamento previsto in materia di lavoro e di governance della cooperativa non più rispondente allo spirito mutualistico originario, ma soprattutto dal punto di vista del rapporto e legame che, nel corso degli anni, si è venuto a creare tra il mondo economico che ruota intorno, in particolare modo, alle grandi cooperative e il mondo della politica; dirigenti delle cooperative che entrano in politica o ex politici rimasti senza occupazione che sono diventati dirigenti delle cooperative e/o delle organizzazioni della Lega coop o Confcooperative: il caso più recente e vistoso è, a esempio, quello dell'attuale presidente della regione Umbria, Catiuscia Marini, assunta come direttore di Lega Coop Umbria nel 2007 dopo aver fatto il sindaco di Todi e la dirigente dell'Anci, prima di essere eletta al Parlamento europeo e attualmente in aspettativa da Legacoop;
   è evidente che questa permeabilità delle classi dirigenti tra due ambiti che dovrebbero rimanere separati rappresenta una questione economica ma anche democratica, di trasparenza ed imparzialità dell'amministrazione e delle istituzioni assai rilevante, poiché tale legame può dar vita, a parere degli interpellanti, a fenomeni di «conflitto d'interessi» con dirigenti e management di cooperative che hanno ricoperto o ricoprono tuttora incarichi istituzionali;
   persino il giornalista Claudio Lattanzi nel libro I padrini dell'Umbria, pubblicato da Intermedia edizioni, stigmatizza tale fenomeno: «A livello generale, il caso delle coop rappresenta il più grande e generalizzato conflitto d'interessi che l'Italia del dopoguerra abbia conosciuto seppur i media nazionali siano poco inclini a mettere in evidenza questa realtà che è caratterizzata da rapporti organici tra i vertici nazionali del Partito democratico e universo coop e, a livello regionale, da una simbiosi ricorrente tra le amministrazioni locali di sinistra e questa realtà economico-associativa» (pagina 147);
   anche nel settore pubblico ed in particolare negli enti locali e nelle aziende sanitarie locali, da diversi anni si ricorre all'appalto esterno, principalmente da parte degli enti locali, dove, a causa di tagli di bilancio o di vincoli come il patto di stabilità e del blocco del turn over, molti servizi che prima erano svolti da uffici pubblici con proprio personale dipendente, ad esempio i lavori di pulizia e manutenzione del verde pubblico ed anche la manutenzione dei sistemi informatici o il lavoro di segreteria o anche i servizi di portierato e vigilanza, sono affidati a personale esterno; negli ospedali spesso per una parte del personale infermieristico e del servizio del 118 si ricorre a cooperative di personale;
   non è un mistero, come riferito dal giornalista Lattanzi, che alcune cooperative «esercitano in vari settori della vita cittadina in virtù di un rapporto privilegiato con l'amministrazione municipale» (pagina 179);
   a Terni, per tornare alla realtà umbra, la super cooperativa Actl che riunisce più cooperative, attiva in numerosi campi, da quello dell'assistenza sociosanitaria al turismo fino alla cultura, gestendo per numerosi anni alcuni importanti servizi sociosanitari del comune, è guidata da Sandro Corsi, esponente e dirigente del Partito democratico ternano;
   inoltre, l'attuale normativa riserva loro particolari trattamenti e agevolazioni senza che, a fronte delle mutazioni in atto, vi sia un conseguente adeguamento nelle tutele e nella verifica delle effettive condizioni mutualistiche; basti pensare che la vigilanza sulle stesse cooperative se associate è affidata direttamente alle stesse Legacoop, Aggi e Confcooperative;
   si assiste sovente ad alcune situazioni poco chiare, come quelle legate a cooperative che dichiarano fallimento alla fine di ogni anno, per poi ricostituirsi cambiando denominazione e sede sociale;
   è nota anche l'inchiesta e il processo tuttora in corso della procura della Repubblica presso il tribunale di Roma che ha smascherato un giro di malaffare che coinvolgeva seriamente cooperative sociali che da anni collaboravano con il comune;
   persino il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, in audizione in Commissione d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, sollecitando una riflessione sul ruolo delle cooperative ha affermato: «C’è da chiedersi se alla luce delle agevolazioni fiscali di cui beneficiano le cooperative, della simpatia di cui gode l'intero ambiente e dei controlli sicuramente meno penetranti rispetto agli altri operatori economici non sia il caso di fare una riflessione sulla legislazione complessiva»;
   parrebbe pertanto opportuno, a distanza di molti anni dagli ultimi interventi legislativi in materia, soffermarsi su un'attenta analisi rispetto al sistema cooperativistico, ponendo l'attenzione sulla necessità di garantire la tutela dei diritti dei lavoratori del settore, oltre che un'accurata analisi relativa alle ipotesi di violazione del regime di concorrenza tra le aziende –:
   quali iniziative, di tipo normativo, intenda adottare il Governo al fine di rafforzare i controlli in ordine al rispetto del requisito della mutualità delle cooperative, tutelare i lavoratori del settore e attuare una reale politica nazionale di contrasto agli abusi derivanti dall'uso distorto della pratica delle «esternalizzazioni» aziendali, nonché al fine di elidere rapporti tra il mondo economico-cooperativo e il mondo politico, in modo tale da evitare conflitti di interesse tra incarico politico-istituzionale e la carica di amministratore e/o dirigente di società cooperativa o consorzio di cooperative, affinché l'assegnazione di servizi, somministrazioni o appalti con le pubbliche amministrazioni risponda a requisiti di trasparenza e piena tutela dell'interesse pubblico.
(2-01344) «Ciprini, Tripiedi, Cominardi, Chimienti, Lombardi, Dall'Osso, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, D'Incà, D'Uva, Ferraresi, Fico, Fraccaro, Gagnarli, Gallinella, Luigi Gallo, Grande, L'Abbate, Lupo, Marzana, Nesci, Parentela, Pesco, Petraroli, Pisano, Ruocco, Sarti, Scagliusi, Sibilia, Sorial, Spadoni, Vacca, Simone Valente, Vignaroli, Villarosa».


Intendimenti in merito alla validità degli atti adottati dall'ex commissario straordinario dell'autorità portuale di Catania, Cosimo Indaco, alla luce del conflitto di interessi rilevato con delibera dell'Anac n. 378 del 2016 – 2-01347

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   il signor Cosimo Indaco è stato nominato, ai sensi e per gli effetti della legge 28 gennaio 1994, n. 84, «Riordino della legislazione in materia portuale», commissario straordinario dell'autorità portuale di Catania, con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 13 ottobre 2015. Questa nomina consegue alle analoghe e precedenti nomine a commissario straordinario avvenute con decreti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 22 settembre 2014, n. 383, e del 9 aprile 2015, n. 120;
   nei citati decreti di nomina vengono attribuiti al commissario straordinario, signor Cosimo Indaco, i poteri e le competenze ordinariamente attribuiti al presidente dell'autorità portuale. L'interessato risulta essere socio non amministratore (nominato con atto 13 maggio 2013) della società di spedizioni doganali «Angelo Perez di Cosimo Indaco & c. snc», che opera nel porto di Catania, come da visura camerale del 21 settembre 2015;
   in ragione dell'evidente conflitto d'interessi, con note del 6 ottobre 2015 e del 20 gennaio 2016 alcuni parlamentari del gruppo MoVimento 5 Stelle, insieme ad una deputata della Regione siciliana, hanno chiesto all'Anac di verificare la sussistenza di una presunta situazione di inconferibilità/incompatibilità ai sensi del decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, e sul punto è stata presentata anche un'interrogazione del gruppo del MoVimento 5 Stelle al Ministro interpellato;
   più precisamente, in tale atto gli interroganti ritenevano che potesse sussistere una situazione d'inconferibilità, come delineata all'articolo 4 del decreto legislativo n. 39 del 2013, che stabilisce: «A coloro che, nei due anni precedenti, abbiano svolto incarichi e ricoperto cariche in enti di diritto privato o finanziati dall'amministrazione o dall'ente pubblico che conferisce l'incarico ovvero abbiano svolto in proprio attività professionali, se queste sono regolate, finanziate o comunque retribuite dall'amministrazione o ente che conferisce l'incarico, non possono essere conferiti: omissis b) gli incarichi di amministratore di ente pubblico, di livello nazionale, regionale e locale»;
   il presidente dell'Anac, Raffaele Cantone, con delibera 378 del 6 aprile 2016, ha dato riscontro alle note suddette, precisando che:
    a) il signor Cosimo Indaco, in funzione del ruolo ricoperto e dei poteri conferiti dalla legge n. 84 del 1994, è senza dubbio un amministratore di un ente pubblico secondo la definizione fornita all'articolo 1, comma 2, lettera l), del decreto legislativo n. 39 del 2013;
    b) l'attività professionale di spedizioniere doganale del signor Cosimo Indaco, svolta attraverso la società di spedizioni doganali «Angelo Perez di Cosimo Indaco & c. snc», che opera nel porto di Catania, rientra senza dubbio nel concetto di attività professionali regolate dall'autorità portuale di Catania, così come richiamato dall'articolo 4 del decreto legislativo n. 39 del 2013;
    c) per ritenersi però verificata la fattispecie di inconferibilità del citato articolo 4 del decreto legislativo n. 39 del 2013 è necessario che l'attività professionale debba essere regolata dall'amministrazione che conferisce l'incarico e nel caso di specie l'amministrazione che ha conferito l'incarico non è stata l'autorità portuale, ma il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ragion per cui non risulta essersi perfezionata la fattispecie prospettata all'articolo 4 del decreto legislativo n. 39 del 2013;
    d) nel caso in esame si ritiene, tuttavia, integrata un'ipotesi di conflitti di interessi che non trova espressamente il suo riferimento in una norma di legge; l'incompatibilità in esame non è quindi di tipo formale ma «materiale» tra la carica di presidente dell'autorità portuale e quella di socio di una società la cui attività è regolata dalla stessa autorità. Tale situazione di interferenza è di natura tale da influenzare l'esercizio indipendente, imparziale e obiettivo della funzione pubblica rivestita, non sanabile con il solo dovere di astensione previsto dal legislatore (articolo 6-bis della legge n. 241 del 1990, così come introdotto dalla legge n. 190 del 2012);
    e) rimette, infine, alla valutazione dell'amministrazione vigilante, la validità degli atti e/o provvedimenti adottati dal signor Cosimo Indaco, nella situazione di interferenza sopra descritta;
   l'interpretazione dell'Anac riguardo al sopra citato articolo 4, nella parte in cui non ritiene sussistente la situazione d'inconferibilità laddove l'incarico consegua ad una nomina proveniente dall'amministrazione vigilante, desta, ad avviso degli interpellanti, non poche perplessità per l'evidente conseguenza dell'inapplicabilità dell'articolo 4 alla maggior parte degli enti pubblici, sia nazionali che locali, i cui amministratori sono nominati proprio dalle amministrazioni vigilanti;
   tale interpretazione sembra porsi in evidente contrasto con il principio sotteso alla norma ovvero impedire che «la titolarità d'interessi privati possa porsi in conflitto con l'esercizio imparziale delle funzioni pubbliche affidate» (legge n. 190 del 2012) ed evitare d'inficiare, anche in maniera generalizzata, la validità degli atti e/o provvedimenti adottati, come per l'appunto l'Anac medesima ha rilevato nel caso del signor Cosimo Indaco e dell'autorità portuale di Catania; al fine di prevenire queste conseguenze il decreto legislativo n. 39 del 2013 prevede anche conseguenze sanzionatorie per il soggetto che ha proceduto al conferimento d'incarico dichiarato inconferibile ovvero l'inibizione, per un certo periodo di tempo, a fare altre nomine;
   la delibera dell'Anac rileva, comunque, una situazione di conflitto d'interesse non sanabile con la mera astensione nell'adozione degli atti di competenza poiché tale conflitto è da considerarsi generalizzato e permanente e il signor Cosimo Indaco, in qualità di presidente dell'autorità portuale di Catania con i suoi provvedimenti interviene, anche in maniera generalizzata, sull'attività della società «Angelo Perez di Cosimo Indaco & c. snc», nella quale lo stesso è portatore di interessi specifici;
   i recenti fatti di cronaca giudiziaria, noti come «trivellopoli», che hanno coinvolto gravemente diversi esponenti del Governo, mettono in luce quanto le autorità portuali rappresentino uno snodo nevralgico per i biechi interessi delle potenti lobby del petrolio e dalle intercettazioni è emerso l'interesse a volere illegittimamente pilotarne le nomine; in tal senso appare necessario che nell'esercizio della cosiddetta «delega Madia» in materia di trasparenza e prevenzione della corruzione, riguardo alle autorità portuali, non si proceda ad alcun intervento legislativo volto a indebolire gli obblighi di trasparenza di questi enti, come appare agli atti in esame alle Commissioni parlamentari, ma si rimuova piuttosto ogni elemento di opacità, anche potenziale, che sia funzionale ad eventi corruttivi di ogni genere;
   dalla delibera dell'Anac consegue una rilevante responsabilità riguardo alla nomina del signor Cosimo Indaco, peraltro rimasta indiscussa anche a seguito di precedenti segnalazioni e interrogazioni del MoVimento 5 Stelle, inviate anche al Ministro interpellato, responsabilità che, a giudizio degli interpellanti, si configura rilevante in termini politici per non avere condotto un'adeguata e preliminare verifica delle condizioni di assenza di conflitto d'interesse, verifica che avrebbe evitato il conseguente danno all'amministrazione riguardo alla compromissione generalizzata della validità degli atti e/o provvedimenti adottati dal signor Cosimo Indaco;
   risulta agli interpellanti che l'incarico del signor Cosimo Indaco sia scaduto il 13 aprile 2016 e che con decreto del 15 aprile 2016 il comandante del porto di Catania, Nunzio Martello, sia stato nominato il nuovo commissario straordinario dell'autorità portuale –:
   se e quali iniziative il Ministro interpellato intenda intraprendere riguardo alla validità degli atti e/o provvedimenti adottati dal signor Cosimo Indaco, alla luce della sussistenza di un conflitto d'interessi generalizzato e permanente come descritto dall'Anac.
(2-01347) «Grillo, Dell'Orco, Cancelleri, Di Benedetto, Di Vita, Lupo, Mannino, Nuti, D'Uva, Lorefice, Marzana, Rizzo, Villarosa, De Lorenzis, D'Incà».


Misure a sostegno del settore dei call center e dell'azienda Almaviva, anche al fine di tutelarne i livelli occupazionali – 2-01336

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   Almaviva Contact è un'azienda leader di mercato nell’outsourcing di servizi crm (customer relationship management) per aziende private ed enti pubblici, aiuta i propri clienti a sviluppare una strategia customer experience di successo, con circa 10.000 lavoratori con sedi localizzate in Italia (Palermo, Catania, Roma, Rende, Napoli e Milano) e all'estero (Brasile, Cina e Tunisia), di cui 6.000 in Sicilia, ove ha stabilito anche la sede legale;
   l'azienda, negli ultimi 3 anni, in più occasioni ha evidenziato la presenza di oltre 2.000 esuberi di lavoratori dipendenti sulle due sedi palermitane, minacciando l'intera tenuta occupazionale, con effetto domino su tutti e 6.000 i lavoratori siciliani;
   la disciplina non adeguata degli ultimi anni concernente il sistema delle telecomunicazioni in materia di cambi d'appalto, gare al massimo ribasso e la mancata applicazione dell'articolo 24-bis del decreto-legge n. 83 del 2012 sulle delocalizzazioni hanno danneggiato ulteriormente tale settore e, di conseguenza, il tessuto occupazionale già povero del territorio siciliano;
   risulta difatti che a dicembre 2015 Almaviva ha perso la gara Enel (a causa di un massimo ribasso sul costo del lavoro) dove sono attualmente impiegati 500 lavoratori, a vantaggio di un'altra azienda con sede in Calabria e capitale sociale di 20.000 euro, che non ha ancora assunto le risorse da utilizzare;
   un passo avanti è stato fatto, attraverso l'approvazione della legge 28 gennaio 2016, n. 11, «Deleghe al Governo per l'attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture», che ha previsto modifiche alla disciplina in materia di cambi d'appalto, prevedendo che gli appalti siano assegnati in base al criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo;
   un piano industriale di rilancio per i siti di Palermo, che preveda la riqualificazione dei lavoratori sulle nuove tecnologie attraverso l'utilizzo dei fondi di pertinenza regionale (legge n. 236 del 1993), potrebbe aprire nuovi scenari con l'acquisizione di ulteriori quote di mercato e invertire l'attuale trend negativo del settore;
   la mancanza di una sede unica che possa contenere tutti i lavoratori di Palermo (5.000 tra dipendenti e collaboratori a progetto) scongiurerebbe il possibile ridimensionamento aziendale di Almaviva;
   il 31 maggio 2016 scadranno i contratti di solidarietà e da articoli di stampa si legge che l'azienda si stia riorganizzando in via Cordova, dove vorrebbe far spostare tutti i lavoratori. Risulta però che gli uffici possano ospitare solo circa 1.000 postazioni per 2.500 lavoratori circa;
   inoltre, ad alimentare le preoccupazioni, vi è la notizia dello spostamento della sede legale a Roma e la disdetta del contratto di affitto della storica sede di via Marcellini;
   l'azienda ha convocato le organizzazioni sindacali di tutti i siti in contemporanea su tutti i siti il 21 marzo 2016 per comunicare l'apertura delle procedure di licenziamento collettivo;
   l'apertura dello stato di crisi per i call center della Sicilia potrebbe consentire l'accesso a fondi di supporto con carattere straordinario per la risoluzione positiva della vertenza;
   la possibilità di utilizzare i contratti d'area, il possibile inserimento della «clausola Morese» nei contratti d'appalto, le risorse per le aree di crisi (come per Bluetec a Termini Imerese con le risorse Invitalia) potrebbero dare nuove prospettive a tutti i lavoratori del settore oltre che a quelli di Almaviva;
   inoltre, il cambio di inquadramento da parte dell'Inps da settore industria a settore terziario ha comportato anche la modifica dell'accesso agli ammortizzatori sociali, con pesanti ripercussioni economiche su salari già esigui, e l'introduzione di elementi di incertezza sulla copertura dei fondi in deroga;
   da articoli di stampa risulta che il Sottosegretario allo sviluppo economico ha convocato per il 13 aprile 2016 le parti sociali per affrontare la vertenza Almaviva, prevedendo altresì per il 18 aprile 2016 la convocazione del tavolo tecnico sulla crisi dei call center;
   appare urgente e improcrastinabile affrontare e risolvere la questione legata al mantenimento dell'occupazione su un territorio già gravemente svantaggiato come quello della Sicilia, con revisione del sistema degli ammortizzatori sociali di settore –:
   quali opportune iniziative intendano assumere, anche in previsione dei prossimi incontri già annunciati, a tutela dell'intero settore dei call center e dell'azienda Almaviva al fine di tutelare i livelli occupazionali.
(2-01336) «Piccione, Gasparini, Casellato, Massa, Pierdomenico Martino, Capone, Lauricella, Berretta, Lattuca, Taricco, Mongiello, Petrini, Cova, Mattiello, Giovanna Sanna, Chaouki, Tentori, Iacono, Rubinato, Minnucci, Giuseppe Guerini, Braga, Gribaudo, Romanini, Porta, Incerti, Martella, Boccadutri, Falcone, Pinna, Gnecchi, Paola Boldrini, Anzaldi, Arlotti».


Iniziative di competenza per evitare il ridimensionamento del centro di meccanizzazione postale di Sesto Fiorentino (Firenze) – 2-01339

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   Poste Italiane è una società per azioni di proprietà dello Stato italiano che tramite il Ministero dell'economia e delle finanze detiene circa il 60 per cento del capitale sociale ed è posta sotto il controllo e la vigilanza del Ministero dello sviluppo economico;
   Poste Italiane è tra le più grandi aziende italiane di servizi (operativa nel settore postale, finanziario, assicurativo e nella telefonia mobile), con oltre 135 mila addetti di cui circa 10 mila dipendenti in Toscana e con una relazione semestrale presentata il 31 luglio 2015 che ha segnato un utile netto di 435 milioni di euro;
   il centro di meccanizzazione postale di Sesto Fiorentino (Firenze), che occupa attualmente 650 persone, cui si aggiunge un notevole indotto occupazionale pari a 200 addetti, per un totale di circa 850 occupati, è il più importante sito industriale postale della Toscana;
   il piano industriale di Poste Italiane prevede una riduzione dei centri di meccanizzazione postale presenti in Italia, che passeranno dagli attuali 16 a 10, pertanto il centro di meccanizzazione postale di Sesto Fiorentino verrebbe declassato a semplice centro prioritario entro il 2017, con conseguente drastica riduzione del personale e rilevanti ripercussioni sociali sul territorio;
   l'amministratore delegato Francesco Caio ha annunciato importanti investimenti nel settore della logistica di Poste Italiane;
   il centro di meccanizzazione postale di Sesto Fiorentino è situato in una posizione strategica dal punto di vista logistico: è, infatti, vicino ad opere infrastrutturali importanti quali l'aeroporto, la ferrovia e l'autostrada ed a poca distanza dal porto di Livorno, tra i più rilevanti centri di smistamento commerciale ed industriale dell'intera regione Toscana;
   il centro di meccanizzazione postale è inoltre geograficamente posto all'interno dell'area industriale della Piana Fiorentina, una tra le più importanti d'Italia, ad alta densità di insediamenti infrastrutturali, industriali, commerciali e produttivi e che dà occupazione a circa 22.000 persone;
   a parere degli interpellanti vi sono quindi tutte le condizioni perché il sito di Sesto Fiorentino svolga un ruolo cardine nel piano industriale di Poste Italiane come polo logistico, in virtù delle sue caratteristiche di posizionamento geografico e della potenziale capacità di costituire uno snodo centrale nella rete infrastrutturale sopra descritta –:
   se i Ministri interpellati non ritengano doveroso ed urgente verificare i fatti sopra esposti ed assumere iniziative, per quanto di competenza, per evitare il ridimensionamento del centro di meccanizzazione postale di Sesto Fiorentino, al fine di sventare gravi danni all'occupazione e ad uno dei sistemi industriali più importanti del territorio, impegnandosi per una riconversione del sito postale che vada nella direzione di sviluppare le sue potenziali capacità logistiche.
(2-01339) «Becattini, Cardinale, Albini, Bargero, Montroni, Vico, Taranto, Senaldi, Dallai, Rocchi, Benamati, Borghi, Bini, Garavini, Galperti, Mariani, Carnevali, Bergonzi, Casati, Miotto, Patriarca, Peluffo, Piccoli Nardelli, Zampa, D'Incecco, Anzaldi, Gelli, Nardi, Cenni, Castricone, Colaninno, Fontanelli, Marco Di Stefano».