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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 21 marzo 2016

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 21 marzo 2016.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Calabria, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Antimo Cesaro, Cirielli, Costa, D'Alia, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso de Caro, Dell'Orco, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Merlo, Migliore, Orlando, Pes, Picchi, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Rigoni, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scagliusi, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Tabacci, Tidei, Valeria Valente, Velo, Zanetti.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Calabria, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Antimo Cesaro, Cirielli, Costa, D'Alia, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso de Caro, Dell'Orco, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Merlo, Migliore, Orlando, Pes, Picchi, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Rigoni, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scagliusi, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Tabacci, Tidei, Valeria Valente, Velo, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 18 marzo 2016 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   GIGLI: «Disposizioni in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano» (3684);
   TURCO ed altri: «Introduzione degli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale e altre disposizioni in materia di tortura» (3685).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge VENITTELLI ed altri: «Modifiche alla legge 24 dicembre 2012, n. 228, in materia di modalità di pagamento e criteri di calcolo e di decorrenza degli interessi sulle somme dovute per gli aiuti di Stato dichiarati incompatibili con la normativa europea, concessi sotto forma di sgravio, nel triennio 1995-1997, in favore delle imprese operanti nei territori di Venezia e Chioggia» (3651) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Mognato e Rostellato.

Modifica del titolo di proposte di legge.

  La proposta di legge n. 3503, d'iniziativa del deputato CRIVELLARI, ha assunto il seguente titolo: «Modifiche al codice della navigazione e altre disposizioni per lo sviluppo del trasporto nella rete delle vie navigabili interne e del sistema dei servizi di informazione fluviale».

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  S. 1894. – Senatori DIRINDIN ed altri: «Istituzione della ‘Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie’» (approvata dal Senato) (3683) Parere delle Commissioni II, V e VII;
   II Commissione (Giustizia):
  LOCATELLI e PASTORELLI: «Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di adozione di minori da parte di persone conviventi non coniugate, anche dello stesso sesso, o di persone singole» (3655) Parere delle Commissioni I, III, V, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   VII Commissione (Cultura):
  MUCCI ed altri: «Modifiche alla legge 23 marzo 1981, n. 91, in materia di applicazione del principio di parità tra i sessi nel settore sportivo professionistico» (3312) Parere delle Commissioni I, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   VIII Commissione (Ambiente):
  PASTORELLI ed altri: «Disposizioni per la bonifica ambientale delle linee elettriche e di comunicazione fuori terra» (3628) Parere delle Commissioni I, V, IX (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali. 
   IX Commissione (Trasporti):
  CRIVELLARI: «Modifiche al codice della navigazione e altre disposizioni per lo sviluppo del trasporto nella rete delle vie navigabili interne e del sistema dei servizi di informazione fluviale» (3503) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, XI, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali. 
   XI Commissione (Lavoro):
  DE GIROLAMO: «Norme in materia di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione di disagio e altre disposizioni in materia di requisiti di idoneità psico-attitudinale del personale scolastico e sanitario» (3629) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   XII Commissione (Affari sociali):
  FOSSATI ed altri: «Disposizioni per la promozione e la diffusione dell'attività fisica delle persone anziane quale strumento di miglior salute e di invecchiamento attivo» (3528) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), VIII, IX e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  CARNEVALI ed altri: «Norme per la promozione del parto naturale e per la tutela della salute e del benessere della donna e del neonato» (3614) Parere delle Commissioni I, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  IORI ed altri: «Disposizioni in materia di rifiuto di trattamenti sanitari e direttive anticipate di trattamento» (3630) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   Commissioni riunite VII (Cultura) e IX (Trasporti):
  FICO ed altri: «Modifiche al testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, in materia di divieto di interruzioni pubblicitarie nelle trasmissioni destinate ai bambini e di partecipazione di minori alle trasmissioni pubblicitarie» (3613) Parere delle Commissioni I, II, V, X, XII e XIV.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 17 marzo 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della società Gestore dei servizi energetici (GSE) Spa, per l'esercizio 2014. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 366).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla X Commissione (Attività produttive).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 18 marzo 2016, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo – Sesta relazione sull'attuazione da parte dell'Ucraina del piano d'azione sulla liberalizzazione dei visti (COM(2015) 905 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Terza relazione sui progressi compiuti dal Kosovo nella realizzazione delle condizioni previste dalla tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti (COM(2015) 906 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare, a nome dell'Unione europea, sul progetto di decisione n. 1/2016 del comitato misto istituito nel quadro dell'accordo Interbus relativo ai servizi internazionali occasionali di trasporto di viaggiatori effettuati con autobus (COM(2016) 156 final), corredata dal relativo allegato (COM(2016) 156 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Prima relazione sulla ricollocazione e il reinsediamento (COM(2016) 165 final), corredata dai relativi allegati (da COM(2016) 165 final – Annex 1 a COM(2016) 165 final – Annex 7), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali).

  La Commissione europea, in data 18 marzo 2016, ha trasmesso un nuovo testo della relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea e al Comitato economico e sociale europeo – Relazione 2016 sul meccanismo di allerta (preparata conformemente agli articoli 3 e 4 del regolamento (UE) n. 1176/2011 sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici) (COM(2015) 691 final/2), che sostituisce il documento COM(2015) 691 final, già assegnato, in data 1o dicembre 2015, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

  Sono pervenute alla Presidenza dai competenti ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

RELAZIONE DELLA XIV COMMISSIONE SULLA RELAZIONE PROGRAMMATICA SULLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALL'UNIONE EUROPEA RIFERITA ALL'ANNO 2016, SUL PROGRAMMA DI LAVORO DELLA COMMISSIONE PER IL 2016 E SUL PROGRAMMA DI DICIOTTO MESI DEL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA (DOC. LXXXVII-BIS, N. 4-A)

Doc. LXXXVII-bis, n. 4-A – Risoluzioni

   La Camera,
   esaminati congiuntamente il Programma di lavoro della Commissione per il 2016 «È il momento di andare oltre l'ordinaria amministrazione» (COM(2015)610 final), la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2016 (Doc. LXXXVII-bis, n. 4) e il Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o gennaio 2016-30 giugno 2017);
   preso atto degli elementi di valutazione acquisiti nel corso dell'attività istruttoria svolta presso la XIV Commissione e dei pareri espressi dalle Commissioni in sede consultiva;
   premesso che:
    il Governo ha trasmesso la Relazione programmatica nel mese di dicembre 2015, entro i termini indicati dalla legge n. 234 del 2012, mettendo così il Parlamento nelle condizioni di fornire un contributo utile entro il primo semestre dell'anno cui sono riferiti i documenti programmatici, definendo una cornice strategica coerente per la politica europea del nostro Paese;
    le priorità individuate dalla Commissione Juncker – tra le quali l'Agenda per la migrazione, l'avvio del cosiddetto piano Juncker per la ripresa degli investimenti, l'Unione per l'energia, il completamento dell'Unione bancaria e l'avvio di una discussione sulla flessibilità per quanto concerne le regole di finanza pubblica – appaiono pienamente condivisibili e dimostrano l'intenzione di segnare una svolta rispetto alla precedente Commissione europea, concentrando le iniziative su alcune grandi questioni;
    alla individuazione di queste priorità ha contribuito in misura decisiva l'iniziativa di alcuni Paesi membri, tra i quali in primo luogo l'Italia, che ha ripetutamente segnalato l'esigenza di una azione più decisa da parte dell'Unione europea, con specifico riferimento, tra l'altro, alla necessità di recuperare tassi accettabili di crescita, al fine di realizzare effettivamente gli obiettivi della Strategia Europa 2020;
    nel contempo, l'esame dei documenti programmatici coincide con una fase particolarmente critica per l'Unione europea, da alcuni definita come il momento di maggiore difficoltà dall'avvio del processo di integrazione; basti pensare alla crisi greca, alla pressione migratoria sempre più forte alle frontiere, agli attacchi terroristici, alla questione Brexit, o all'instabilità che regna nel vicinato dell'UE;
    l'indicazione di obiettivi prioritari e non più rinviabili si accompagna inoltre alla evidente difficoltà della Commissione europea di proseguire con coerenza lungo le linee indicate, anche a causa delle resistenze e perplessità manifestate da alcuni Paesi membri; basti pensare alle difficoltà di avvio del programma di ricollocamento dei migranti per l'attuazione dell'Agenda sulla migrazione, alle iniziative unilaterali di numerosi Stati per la chiusura delle frontiere interne, ai contrasti che stanno segnando il completamento del progetto dell'Unione bancaria, e a talune contraddittorie pronunce delle Istituzioni europee relativamente ai progetti di collaborazione con i paesi fornitori in materia energetica;
    inoltre, la crisi economica soltanto parzialmente in via di soluzione, l'instabilità dei mercati finanziari e la concorrenza delle cosiddette economie emergenti, pongono l'Unione europea di fronte al centrale problema della crescita;
    occorre in primo luogo stimolare la crescita della domanda interna, innanzitutto attraverso un rilancio degli investimenti, perché economie mature come sono quelle europee non possono fondare le loro prospettive di sviluppo soltanto sulle esportazioni; bisogna a tal fine sostenere l'azione del Governo italiano affinché, accanto al Piano Juncker per incrementare gli investimenti nei settori strategici, si sperimentino ulteriori strumenti di sostegno alla crescita dell'Unione, anche ricorrendo a emissioni di debito congiunte (come eurobond e project bond europei);
    i pur auspicati e meritevoli tentativi della Banca centrale europea di stimolare gli investimenti mettendo a disposizione liquidità abbondante e a basso costo non hanno pienamente avuto il successo sperato. L'investimento privato ha bisogno, nella situazione presente, di essere trainato da un forte programma di investimento pubblico in infrastrutture materiali ed immateriali volto a incrementare la competitività dell'Europa nel contesto della competizione mondiale;
    sotto tale profilo la prevista revisione intermedia del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2014-2020 – come anche una revisione dell'attuale sistema UE delle risorse proprie, sulla base dei risultati del Gruppo di lavoro ad alto livello, presieduto da Mario Monti, che saranno presentati nel mese di giugno 2016 – costituiscono un'importante occasione per sostenere un'eventuale rimodulazione delle risorse, sulla base delle nuove priorità individuate;
    auspicato infine che il sessantesimo anniversario della stipula dei Trattati di Roma, che cadrà nel marzo 2017, possa offrire l'opportunità di verificare l'idoneità dell'attuale assetto dell'Unione europea e delle sue politiche a rispondere adeguatamente alle sfide e ai problemi che l'Europa ha di fronte, e che non possono essere affrontati dai singoli Stati ma richiedono necessariamente una risposta comune,

impegna il Governo:

   in tema di rilancio dell'integrazione europea e di funzionamento delle Istituzioni dell'Unione:
    a) a consolidare il proprio ruolo nel percorso di rilancio dell'integrazione politica europea, che sola può offrire una risposta ai problemi globali che l'Europa è chiamata a fronteggiare e ad insistere per il conseguimento dell'itinerario indicato nel documento dei cinque Presidenti per il completamento dell'unione economica e monetaria;
    b) ad adoperarsi affinché sia dato seguito alle proposte attualmente in discussione presso la Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo sul miglioramento del funzionamento dell'Unione sfruttando le potenzialità del Trattato di Lisbona, con particolare riferimento alla valorizzazione delle istituzioni parlamentari, sia per quanto concerne il Parlamento europeo sia per quanto riguarda i Parlamenti nazionali, e alla semplificazione dell'articolazione istituzionale dell'Unione; ciò anche al fine di concorrere utilmente al necessario recupero di consenso e legittimazione dell'Unione europea presso i cittadini;
    c) a continuare a promuovere, attraverso il dialogo annuale in sede di Consiglio, la tutela dello stato di diritto nell'UE e la difesa dei suoi valori fondamentali, nonché la conclusione del processo di adesione dell'Unione europea alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo;
   in tema di occupazione, crescita e investimenti:
    d) ad attivarsi, in riferimento all'attuazione del Fondo europeo per gli investimenti strategici di cui al cd. «piano Juncker», affinché siano potenziati gli investimenti del citato Piano, prevalentemente per finanziare progetti per infrastrutture, investimenti ambientali, Digital Agenda, investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione con il settore industriale privato, nonché il finanziamento a piccole e medie imprese e Mid-caps;
    e) ad attivarsi per una rapida conclusione dell’iter delle proposte in materia impiego, mobilità dei lavoratori e integrazione dei mercati del lavoro, ed a promuovere, nell'ambito della revisione di medio termine del quadro finanziario pluriennale dell'Unione, l'estensione dell'efficacia dell'Iniziativa europea per l'occupazione giovanile, in modo da assicurare continuità alle misure adottate a livello nazionale nell'ambito del Programma operativo nazionale «Iniziativa occupazione giovani»;
    f) a potenziare, nel quadro dell'Agenda per le nuove competenze per l'Europa, una forte alleanza sistemica tra scuola e mondo del lavoro, tra istruzione e formazione professionale, tra cultura generale e competenze specialistiche; ciò al fine di contrastare la disoccupazione giovanile attraverso un sistema educativo che permetta una integrazione dell'apprendimento in aula ed in azienda;
    g) a rilanciare il tema della ricerca e sviluppo in Europa attraverso sia un migliore coordinamento, sia con nuovi stanziamenti europei, da prevedere nel quadro della revisione intermedia del QFP, sia con l'indicazione di obiettivi correlati e vincolanti da parte degli Stati Membri;
    h) ad avviare una riflessione sulla possibilità di introdurre un sussidio europeo di disoccupazione, da finanziare tramite un rafforzato bilancio dell'UE o con l'individuazione di meccanismi ad hoc;
   in tema di mercato digitale:
    i) a proseguire nella Strategia per la crescita digitale 2014-2020, presentata dal Governo nel novembre 2014 al fine di recuperare il ritardo del nostro Paese rispetto allo scoreboard dell'Agenda digitale europea, adottando iniziative in materia di sviluppo delle tecnologie cloud per una completa virtualizzazione dei servizi e delle infrastrutture; di audiovisivo, di amministrazione digitale e di diffusione sul territorio degli accessi broadband;
    l) a promuovere l'adozione di misure volte ad assicurare un elevato livello comune per la sicurezza delle reti e delle informazioni, la definizione di standard comuni per favorire l'interoperabilità all'interno dell'Unione, la rimozione delle barriere che ancora ostacolano lo sviluppo dei mercati online, nonché la protezione dei consumatori su tali mercati, facendo corrispondere a ciò, in ambito nazionale, un impulso decisivo all'attuazione delle misure organizzative e strumentali che permettano ai cittadini di accedere online al complesso dei servizi pubblici, mediante il Sistema pubblico di identità digitale;
   in tema di politiche ambientali e sul clima:
    m) ad adoperarsi affinché l'Unione Europea sostenga con adeguate misure – nell'ambito delle politiche sul clima e relativamente al pacchetto sull'economia circolare – sistemi virtuosi di gestione del ciclo dei rifiuti, anche mediante l'introduzione di una tassazione sulle emissioni di carbonio, i cui proventi dovrebbero essere destinati al finanziamento di politiche ambientali;
    n) a attivarsi affinché la Commissione europea provveda a presentare le iniziative preannunciate in materia di protezione del suolo e della biodiversità;
    o) ad adoperarsi per la tempestiva adozione di tutte le misure attuative dell'Unione dell'energia, con particolare riguardo alla sicurezza degli approvvigionamenti del gas e dell'energia elettrica, in vista del dibattito politico previsto per il 6 giugno 2016 al Consiglio energia;
   in tema di mercato unico:
    p) a dare effettiva attuazione alla Strategia sulla rinascita industriale, da tempo delineata dalle Istituzioni europee, attraverso l'adozione di misure concrete, con particolare riguardo al settore manifatturiero e alla realizzazione del Piano d'azione per una siderurgia europea competitiva e sostenibile, anche rafforzando l'efficacia delle politiche a favore delle piccole e medie imprese;
    q) a sostenere l'adozione di una normativa europea nei termini prospettati dall'attuale articolo 7 della proposta di regolamento di cui alla comunicazione COM(2013)78, che prevede l'obbligo per fabbricanti e produttori di indicare la provenienza di origine per i prodotti non alimentari venduti nel mercato europeo;
   in tema di completamento dell'Unione economica e monetaria:
    r) a perseverare nella propria azione per una opportuna valorizzazione dei margini di flessibilità sia nella gestione dei conti pubblici e nelle politiche di investimento comuni, sia nell'applicazione delle regole riguardanti il saldo dei bilanci pubblici;
    s) ad adoperarsi, con specifico riferimento al sistema creditizio, per il completamento dell'Unione bancaria, con l'introduzione, nel più breve tempo possibile, del terzo pilastro della garanzia comune europea sui depositi bancari, in aggiunta ai due pilastri già attuati del meccanismo unico di vigilanza europea e del meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie;
    t) a promuovere, più in generale, una riflessione sul futuro della Unione Economica e Monetaria valorizzando adeguatamente e diffondendo presso i partner le proposte avanzate dal Governo italiano da ultimo sistematizzate nel documento «A Shared European Policy Strategy for Growth, Jobs and Stability»;
    in tema di politiche di difesa e sicurezza:
    u) ad attuare iniziative concrete per la prevenzione dell'estremismo radicale violento, sia promuovendo la cooperazione operativa tra autorità antiterrorismo dei Paesi dell'Unione europea, sia mediante iniziative di cooperazione pubblico/privato tra strutture di law enforcement, providers, nonché gestori dei social network al fine di limitare l'abuso dello spazio telematico per scopi di radicalizzazione;
    v) a perseguire la sicurezza delle frontiere facendosi parte attiva per la rapida approvazione della direttiva che consente alle Forze di Polizia l'accesso ai dati PNR (Passenger Name Record) dei passeggeri su tutti i voli intraeuropei;
    z) ad adoperarsi affinché l'Unione europea arrivi a dotarsi di una struttura di comando integrata e permanente che eserciti il raccordo con gli assetti militari di tutti i Paesi membri, in modo da garantire la rapida attivazione, in caso di necessità, di dispositivi militari; ciò prendendo spunto dalla positiva esperienza della missione Eunavfor Med «Sophia», che vede per la prima volta 22 Stati membri dell'Unione europea partecipare congiuntamente a un'operazione militare di interesse comune;
    aa) a sostenere, nell'ambito dell'Unione europea, le politiche volte a favorire lo sviluppo di convergenze delle industrie nazionali di produzione dei sistemi d'arma, in modo da promuovere la formazione di un'industria europea della difesa;
   in tema di politiche della migrazione:
    bb) a sostenere la necessità, nell'ambito del riesame di medio termine del Quadro Finanziario pluriennale (QFP) UE 2014-2020, di un rafforzamento, sia giuridicamente che finanziariamente, delle politiche comunitarie a favore del controllo e della gestione dei fenomeni migratori e della cooperazione verso l'area mediterranea, medio-orientale e subsahariana;
    cc) a valutare la possibilità di istituire presso la Presidenza del Consiglio una cabina di regia per un più efficace coordinamento delle azioni di ricerca in tema di migrazioni, che possa far convergere in un momento di riflessione unitaria i diversi progetti di ricerca avviati dal CNR e finanziati dai Ministeri dell'Ambiente, dell'Interno e della Salute sui temi dell'accoglienza, dell'integrazione e dell'inclusione sociale e culturale di rifugiati e migranti (MMS Mediterranean Migration Studies);
    dd) a sostenere l'impegno del governo italiano e della Commissione europea per riattivare il meccanismo di ricollocazione dei rifugiati in Europa e per giungere in tempi brevi alla revisione delle regole della Convenzione di Dublino che impongono ai profughi di chiedere asilo nei paesi di primo approdo;
    in tema di politiche del trasporto stradale, ferroviario e aereo:
    ee) a proseguire l'impegno, nell'ambito del «quarto pacchetto ferroviario», per la definizione e l'approvazione del «Pilastro politico», sulla base dei principi di apertura dei mercati dei servizi ferroviari e di reciprocità interna all'Unione europea, in modo da pervenire a un'adeguata disciplina degli obblighi di servizio pubblico, assicurare la trasparenza degli affidamenti diretti della gestione delle infrastrutture ferroviarie e l'indipendenza del gestore dell'infrastruttura stessa e definire misure che, sotto il profilo normativo e finanziario, favoriscano il rinnovo del materiale rotabile;
    ff) a sostenere, per quanto concerne il trasporto stradale, l'adozione di misure volte a una regolazione del settore dell'autotrasporto che tenga conto delle esigenze di riequilibrio intermodale e che assicuri la parità di trattamento e di condizioni per l'esercizio dell'attività di autotrasportatore in tutti gli Stati membri;
    gg) a sostenere interventi organici di contrasto al cabotaggio abusivo all'interno dell'Unione, così da prevenire iniziative dei singoli Stati membri non coordinate o, addirittura, contrastanti;
    hh) a sostenere, in tema di sharing economy nel trasporto di persone, le iniziative volte a regolamentare a livello europeo e a promuovere il car sharing e il car pooling;
    ii) a promuovere, in tema di efficienza dell'utilizzo dello spazio aereo e dei servizi a terra, misure che assicurino standard elevati di sicurezza, anche sotto il profilo informatico e favoriscano l'implementazione dell'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché una migliore protezione dei diritti dei passeggeri;
   in tema di politiche sanitarie:
    ll) ad adoperarsi, nel quadro dei programmi europei per la salute dei giovani e in materia di sanità pubblica, per prevedere specifici piani di intervento per la disabilità;
   sul rilancio del dibattito in Europa:
    mm) a continuare a promuovere, d'intesa con i Paesi che fanno parte dell'attuale trio di Presidenze e con gli altri Paesi potenzialmente «like minded», a cominciare dai Paesi fondatori, le necessarie iniziative, sia sul piano politico che su quello della informazione, affinché il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma venga adeguatamente valorizzato, adoperandosi per farne, oltre che un momento celebrativo, anche una tappa fondamentale nel percorso di riscoperta e rilancio della integrazione europea.
(6-00223) «Berlinghieri, Alli, Capua, Sberna».


   La Camera,
   premesso che:
    la relazione programmatica dell'Italia all'Unione europea è stata prevista dalla legge n. 234 del 2012 all'articolo 13, comma 1 volto a prescrivere che il Governo presenti alle Camere, entro il 31 dicembre dell'anno precedente, una relazione comprendente: gli orientamenti e le priorità che il Governo intende perseguire in tema di integrazione europea, in relazione ai profili istituzionali e a ciascuna politica dell'Unione europea, con particolare e specifico rilievo per le prospettive e le iniziative relative alla politica estera e di sicurezza comune e alle relazioni esterne dell'Unione europea; gli orientamenti che il Governo ha assunto o intende assumere in merito a specifici progetti di atti normativi o a documenti di consultazione dell'Unione europea ed inoltre le strategie di comunicazione e di formazione del Governo in merito all'attività dell'Unione europea e alla partecipazione italiana all'Unione europea;
    per prassi parlamentare la Relazione programmatica viene esaminata congiuntamente al Programma di lavoro della Commissione europea e al programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea istituendo la «sessione europea di fase ascendente» che si impone pertanto come uno degli elementi principali dell'intervento del Parlamento nella definizione della politica europea nazionale. La relazione programmatica dell'Italia all'Unione europea, corredata degli indirizzi parlamentari derivanti dalla discussione condivisa all'interno delle istituzioni è pertanto volta a definire una cornice strategica coerente per la politica europea del nostro Paese;
    si riconosce la necessità di istituire una «sessione europea di fase ascendente» che fornisca uno strumento al Parlamento per esercitare l'azione di indirizzo ex ante degli obiettivi del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea dando voce ai reali bisogni del popolo italiano in sede unionale;
    la lentezza nella calendarizzazione, la discussione dilazionata e poco approfondita e l'estrema generalizzazione e fumosità della descrizione delle politiche contenuta nella relazione programmatica tendono ad annullare la portata innovativa dell'analisi dei documenti in esame, privando nella sostanza il Parlamento di un utile e profondamente necessario strumento di indirizzo e di coinvolgimento dei cittadini italiani, attraverso i loro rappresentanti, nella vita politica dell'UE;
    perché il Parlamento ampli il suo ruolo nella definizione delle politiche europee, come sembrerebbe imprescindibile al fine di iniziare un percorso di risanamento del deficit democratico dell'UE, è necessario che il Governo adempia sistematicamente e con le tempistiche adeguate agli obblighi informativi e di coinvolgimento del Parlamento previsti dalla legge n. 234 del 2012. La condivisione delle decisioni con i rappresentanti dei cittadini, eletti dal popolo, nella definizione delle politiche da promuoversi in sede di Unione europea è funzionale ad uno sviluppo equilibrato dell'Unione affinché essa sia il luogo ove si sviluppino i diritti sociali e trovi così completa esplicazione l'Europa sociale dei cittadini. La maggiore condivisione, il consolidamento del coordinamento tra Parlamento e Governo e il coinvolgimento attivo di tutte le componenti del primo nella formazione delle politiche europee dovrebbe in primo luogo esplicarsi in una maggiore informazione e condivisione da parte del Governo delle linee decisionali che si definiscono in forma preventiva, ovvero durante i negoziati che si svolgono a livello europeo, ancor più in ragione del fatto che questi negoziati avvengono in ampia misura in sedi informali o prive di pubblicità;
    al contempo sarebbe essenziale rafforzare il raccordo e la cooperazione tra il Parlamento nazionale, il Governo e gli europarlamentari italiani, in particolare attraverso la Rappresentanza permanente presso l'UE e avvalendosi degli strumenti di collegamento previsti dai Regolamenti di ciascuna Camera;
    il contesto e la congiuntura macroeconomica globale, che continua ad avere pesanti ripercussioni sull'economia del nostro continente, impongono all'UE la necessità di ridiscutere la propria politica economica e con essa le fondamenta su cui costituire il concetto stesso di Unione oltre agli obiettivi primari che ci si prefiggono attraverso la messa in condivisione delle politiche economiche su scala continentale. Per rispondere a queste sfide epocali, e nel disperato tentativo di migliorare una situazione estremamente complessa, segnata da una crescita troppo lenta anche nel 2015 e da piaghe irrisolte (disoccupazione, soprattutto giovanile, scarsi investimenti) è stato presentato il report «Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa», noto come report dei 5 presidenti. L'obiettivo del documento è quello di definire la nuova governance economica nella zona euro, creare un maggior coordinamento e sviluppare meccanismi per far convergere le politiche economiche dell'Unione. A tal fine viene previsto un percorso in tre fasi: la prima, che non necessita la modifica dei Trattati, intende promuovere la convergenza delle politiche fiscali completando l'Unione finanziaria e rafforzando la responsabilità democratica. Nella seconda fase, di completamento dell'Unione monetaria, si prevede la definizione di benchmark comuni, l'istituzione di un Tesoro per l'area euro e la creazione di un Ministro delle Finanze «europeo» che, senza apportare benefici reali comporterebbe un'ulteriore perdita del controllo democratico sulle decisioni di politica economica degli Stati membri, in particolare quelli appartenenti alla zona euro. Infine la fase finale (entro il 2025) prevede profonde modifiche di governance attraverso la revisione dei Trattati. Tra le modifiche di breve periodo si intende inoltre;
    l'unione economica e fiscale delineata nel report dei 5 presidenti non risolverebbe le asimmetrie macroeconomiche e gli squilibri generati dall'introduzione della moneta unica in Paesi con caratteristiche e dinamiche economiche molto diverse tra loro. Inoltre una unione fiscale non appare una ipotesi credibile nemmeno nel lungo periodo, per la resistenza dimostrata dagli Stati Membri a condividere i rischi o ad adottare misure efficaci contro l'elusione fiscale delle multinazionali;
    in ragione dell'urgente necessità di rilanciare gli investimenti nell'UE, che, dopo il picco del 2007 e, complice la crisi finanziaria prima ed economica poi, si è contratto in modo significativo, in particolare in alcuni paesi (Italia -25 per cento, Portogallo -36 per cento, Spagna -38 per cento, Irlanda -39 per cento e Grecia -64 per cento), con una parimenti preoccupante contrazione degli investimenti pubblici in alcuni Stati membri, in primo luogo Italia, la Commissione europea ha presentato nel novembre 2014 il Piano di investimenti per l'Europa (comunicazione COM(2014)903), che si prefigge l'obiettivo di favorire la mobilitazione di «almeno 315 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi» nel triennio 2015-2017. Il piano si articola su tre pilastri: il primo consiste nell'istituzione stessa del fondo (Regolamento (UE) 2015/1017), il secondo si compone di una serie di misure volte ad assicurarne l'effettiva destinazione all'economia reale mentre il terzo pilastro consiste nel miglioramento del contesto regolamentare nell'UE in senso favorevole ad ulteriori investimenti. Nonostante le indicazioni e i proclami iniziali, ad oggi in Italia sono stati finanziati solamente grandi opere, infrastrutture dannose e ad alto impatto ambientale. L'intero Piano Juncker risulta peraltro deludente, come registra lo stesso OCSE in un report sull'economia del nostro continente;
    la gestione dei flussi migratori si pone da sempre come questione complessa, in considerazione della pluralità di elementi da tenere in considerazione nella sua gestione e da contemperare nelle scelte ad essi connesse. La definizione di politiche migratorie certe e credibili diviene ancora più pressante ed irrinunciabile in ragione del continuo aggravarsi della situazione internazionale, come dimostrano i dati forniti dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) che quantificano in oltre un milione i migranti giunti nell'UE nel 2015, superando di quattro volte il numero registrato nel 2014, senza peraltro accennare a miglioramenti se si considera che nei primi mesi del 2016 già 146.000 migranti hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l'Europa, di cui circa 137.000 sulla rotta Turchia-Grecia, con un numero di morti che supera i 450;
    il crescere dei flussi dei rifugiati e richiedenti asilo è dovuto in larga parte all'incapacità della comunità internazionale di dare una soluzione a conflitti complessi, quali in primo luogo in Siria e di Libia, associati alla destabilizzazione di altri Stati di notevole rilevanza geopolitica;
    la Commissione europea, con la pubblicazione nel maggio e nel dicembre 2015 di due comunicazioni, ha adottato l'agenda europea sulla migrazione, evidenziando l'esigenza di una migliore gestione della migrazione e sottolineando al contempo come quella migratoria sia una responsabilità condivisa. In questo contesto sono state approvate due successive decisioni del Consiglio Giustizia e Affari Interni e del Consiglio europeo, nel quale si è stabilito di ricollocare 160.000 richiedenti asilo dai Paesi maggiormente sottoposti alla pressione migratoria verso quelli con maggiori disponibilità o meno coinvolti dai flussi. Ad alcuni mesi dalle predette decisioni sulle ricollocazioni, già di per se insufficienti, i numeri dei richiedenti asilo effettivamente ricollocati sono del tutto irrisori. Nonostante successive pressioni e denunce susseguitesi negli ultimi mesi ad oggi continuano ad essere solo 300 i richiedenti asilo ricollocati dall'Italia;
    l’aquis di Schengen, i Trattati e le successive modifiche e convenzioni collegate, hanno istituito nel tempo un sistema volto ad abolire le frontiere interne sostituendole con un'unica frontiera esterna, individuando in tal modo un territorio dove viene garantita la libera circolazione delle persone. Entro tale spazio si applicano regole e procedure comuni in materia di visti, soggiorni brevi, richieste d'asilo e controlli alle frontiere. Queste norme, ma soprattutto la libertà di circolazione da esse garantita, rappresentano una delle maggiori conquiste dell'UE, uno dei pilastri della condivisione su cui si poggia l'Unione stessa. Negli ultimi mesi, a causa della pressione migratoria e di scontri di natura politica che vedono contrapporsi alcuni Stati membri, si assiste ad un moltiplicarsi della sospensione dei menzionati accordi, che si traducono in unilaterali chiusure delle frontiere nazionali. Sei dei ventisei paesi membri dello spazio Schengen (la Germania, l'Austria, la Slovenia, la Francia, e dopo gli attentati di Parigi e dall'inizio del 2016 anche Svezia e Danimarca) hanno reintrodotto controlli temporanei alle frontiere;
    il 15 ottobre 2015 la commissione europea ha presentato un Piano d'Azione congiunto tra l'UE e la Turchia che mira a rafforzare le frontiere esterne dell'Unione nel contrastare l'arrivo di migranti, incluso una maggiore cooperazione per quanto concerne i migranti che non necessitano di protezione internazionale, ed al contempo ad aiutare la Turchia nella gestione dell'emergenza rifugiati. Il Piano, che si articola in due parti a loro volta suddivise in una serie di azioni specifiche, è corredato di un aiuto straordinario di 3 miliardi. Al contempo si è stabilito di rilanciare il processo di adesione della Turchia all'Unione europea e di promuovere il dialogo di alto livello attraverso incontri più frequenti e strutturati, compresa l'organizzazione di due vertici all'anno. Il piano d'azione è stato siglato il 29 novembre da UE e Turchia prevedendo, a partire dal giugno 2016, la piena operatività dell'accordo di riammissione. L'UE e la Turchia si prefiggono infine di completare il processo di liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi nello spazio Schengen entro ottobre 2016;
    nell'ultima riunione congiunta tra UE e Turchia del 7 marzo 2016 si è poi convenuto di sviluppare i principi di cooperazione ivi definiti: far rientrare, a spese dell'UE, tutti i nuovi migranti irregolari che hanno attraversato la cosiddetta «rotta balcanica»; far sì che, per ogni siriano che la Turchia riammette dalle isole greche, un altro siriano sia reinsediato dalla Turchia negli Stati membri dell'UE, nel quadro degli impegni esistenti; accelerare l'attuazione della tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti con tutti gli Stati membri in vista della soppressione dell'obbligo del visto per i cittadini turchi al più tardi entro la fine del giugno 2016; accelerare l'erogazione, per assicurare il finanziamento di una prima serie di progetti entro la fine di marzo, dei 3 miliardi di EUR inizialmente stanziati e prendere una decisione in merito a un ulteriore finanziamento destinato allo strumento per i rifugiati siriani; prepararsi alla decisione di aprire quanto prima nuovi capitoli dei negoziati di adesione sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo dell'ottobre 2015; collaborare con la Turchia in eventuali sforzi comuni volti a migliorare le condizioni umanitarie all'interno della Siria in modo da consentire alla popolazione locale e ai rifugiati di vivere in zone più sicure. L'accordo è stato successivamente siglato al termine del Consiglio europeo del 18 marzo;
    appare necessario un profondo ripensamento delle politiche europee e degli obiettivi che l'UE intende perseguire, discostandosi da stringenti e miopi vincoli di bilancio per ripensare politiche economiche ma soprattutto sociali solidaristiche, che includano il complesso ambito delle politiche migratorie e dei richiedenti asilo, rimodulando la solidarietà sia verso l'esterno di coloro che intendono travalicare i confini esterni dell'unione, sia all'interno tra gli Stati membri;
    la «Strategia per il mercato unico digitale» (COM(2015)192) presentata dalla Commissione UE il 6 maggio scorso si fonda su 3 pilastri: 1) Migliorare l'accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa per i consumatori e le imprese; 2) Creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi e 3) Massimizzare il potenziale di crescita dell'economia digitale. La Strategia si compone inoltre di 16 iniziative chiave;
    tra le proposte e le iniziative definite nella predetta strategia particolarmente interessanti risultano: 1) la proposta di creare un quadro normativo a livello europeo sul diritto d'autore in grado di affrontare in maniera efficace le sfide proposte dalla rivoluzione digitale e la proposta di regolamento volta a garantire la portabilità transfrontaliera dei contenuti nel mercato interno; 2) la proposta della Commissione tesa a rafforzare le tutele legislative in favore dei consumatori digitali con un focus particolare sui contratti con i consumatori per la fornitura di contenuti digitali e le vendite a distanza; 3) l'annunciata revisione della direttiva sui servizi di media audiovisivi (2010/13/UE) che rivestirà un ruolo fondamentale nella ridefinizione normativa dello scenario europeo dei media; 4) la proposta di ridurre gli oneri amministrativi che derivano alle imprese dai diversi regimi IVA affinché anche i venditori di beni materiali verso altri Paesi possano trarre vantaggio dal meccanismo elettronico di registrazione e pagamento unici ed una soglia di IVA comune per sostenere le start-up più piccole che vendono online;
    nella Relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sullo stato del mercato europeo del trasporto stradale, presentata ad aprile 2014, la Commissione europea ha segnalato l'esigenza di un intervento normativo in materia di autotrasporto, volto a migliorare le condizioni di lavoro degli autisti e ad intensificare i controlli su strada. Le profonde problematiche del settore hanno assunto negli ultimi anni i caratteri di una vera e propria crisi strutturale, ulteriormente aggravata dall'espandersi di pratiche di dumping sociale e salariale che hanno alterato il mercato e le regole della libera concorrenza e che hanno penalizzato fortemente – nell'ambito UE – Paesi come l'Italia, in cui le imprese devono sopportare alti costi di esercizio;
    tra le priorità delle Istituzioni dell'Unione europea per l'anno 2016 figura la conclusione del Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP), l'accordo commerciale tra Unione europea e Stati Uniti d'America che prevede la creazione di una zona di libero scambio con l'abbattimento dei dazi doganali e la rimozione del maggior numero di ostacoli, tariffari e non tariffari, agli investimenti. Tale accordo, lungi dal recare eguali vantaggi alle imprese e ai consumatori di entrambi i continenti, evidenzia più di una criticità con particolare riferimento al mantenimento delle tutele sociali, alla qualità dei prodotti, specialmente quelli di qualità certificata e, più in generale, all'intero sistema agricolo europeo, considerata la diversità degli assetti legislativi;
    a tutt'oggi non si assiste ad alcuna evoluzione della normativa unionale in materia di etichettatura dei prodotti agroalimentari e che pertanto la legge 4/2011, che dispone l'obbligo di indicazione dell'origine, continua a restare inapplicata per incompatibilità con le disposizioni comunitarie;
    la politica di vicinato, con riferimento ai recenti accordi tra Unione europea e Paesi della sponda sud del Mediterraneo, non tiene nella giusta considerazione le esigenze delle economie agricole degli Stati membri rivieraschi, in particolare dell'Italia, e l'agricoltura, come dimostra la conclusione del recente accordo con la Repubblica tunisina, appare sempre più come «merce di scambio» per favorire la stabilizzazione politica dei Paesi partner, stabilizzazione che tuttavia potrebbe essere alternativamente conseguita mediante specifici programmi di aiuto, anche a sostegno dei settori agricoli locali, da iscriversi nell'ambito del partenariato euro mediterraneo;
    la crisi politica tra l'Ucraina e la Russia, partner strategico dell'Unione, ha evidenziato la debolezza della politica estera europea che utilizza strumenti di politica commerciale per risolvere controversie di natura politica con grave nocumento, ancora una volta, per le economie agricole europee, in particolare del nostro Paese per il quale il mercato russo rappresenta un fondamentale sbocco commerciale,

impegna il Governo

   ad intervenire presso le competenti sedi dell'Unione europea al fine di:
    ripensare e rimodulare i principi del regime dell’austerity, ridiscutendo i vincoli posti dal Fiscal Compact, come richiesto attualmente dalla maggioranza degli Stati membri, in primo luogo l'anacronistico e deleterio vincolo del 3 per cento nel rapporto deficit-PIL, e a sostituire i target numerici con obiettivi macroeconomici e sociali basati su indicatori qualitativi che tengano conto del benessere sociale dei cittadini e che siano capaci di misurare lo sviluppo economico integrando nell'analisi fattori ambientali e sociali, al fine di ottenere margini di flessibilità oltre i miseri punti percentuali attualmente in discussione e poter in tal modo attuare politiche macroeconomiche necessarie a rilanciare le economie dei Paesi membri definite sulla base delle peculiarità degli stessi e accrescere gli investimenti utili al benessere dei cittadini;
    intraprendere ogni iniziativa atta al superamento di una moneta comune non permeabile alle differenti specificità economiche dei Paesi facenti parte dell'Eurozona attraverso l'avvio di negoziati per lo smantellamento concordato e controllato della moneta unica o in alternativa, qualora non si trovi un accordo in tal senso, a prevedere nei Trattati una procedura mirante a introdurre il diritto di recedere unilateralmente dalla partecipazione alla moneta unica e pertanto a riacquisire la piena sovranità monetaria, l'autonomia fiscale e monetaria degli Stati membri;
    rendere obbligatoria per tutti gli Stati membri l'adozione di politiche di sostegno economico delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa, mediante l'istituzione di strumenti come il reddito di cittadinanza, convogliandovi risorse attualmente destinate a progetti e programmi che dimostrano di non avere l'impatto desiderato;
    impegnarsi affinché l'UEM (Unione Economica e Monetaria) non si limiti ad essere uno sterile sistema di regole ma sostenga, nel quadro del bilancio dell'Unione, lo sviluppo e la coesione sociale in coerenza con i principi di uguaglianza e solidarietà tra gli Stati membri affrontando gli squilibri, le divergenze strutturali e le emergenze finanziarie direttamente connesse all'Unione monetaria, in un'ottica di cooperazione e solidarietà, senza compromettere le sue funzioni tradizionali di finanziamento delle politiche comuni;
    opporsi all'istituzione di un Ministro del tesoro europeo che, ferme restando le attuali norme dell'Unione, non potrebbe far altro che rendere ancora più stringenti i vincoli di bilancio e che renderebbe ancor più complesso, nell'assenza della disponibilità di politica monetaria, prendere decisioni coerenti di politica economica necessarie a far ripartire la crescita, orientandola verso i settori più bisognosi;
    ridefinire e ridiscutere il quadro europeo relativo alle regole bancarie e di credito, rivedendo in primo luogo norme deleterie e lesive dei diritti dei cittadini quali la disciplina del bail-in (direttiva 2014/59/UE), le regole in materia di requisiti patrimoniali degli enti creditizi, misure a sostegno dell'erogazione del credito per le PMI; promuovere l'attuazione, nel più breve tempo possibile, del terzo pilastro dell'unione bancaria ovvero la garanzia comune europea sui depositi bancari, in aggiunta ai due pilastri già attuati del meccanismo unico di vigilanza europea e del meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie ed infine ad associare alle predette misure meccanismi di condivisione dei rischi e di emissioni di debito congiunte quali eurobond e project bond;
    definire misure di sostegno agli investimenti sia nazionali che europei forieri di reale sviluppo, dirette in primo luogo alle PMI (che costituiscono il perno fondante del nostro tessuto produttivo, confermandosi come primo e principale motore di crescita anche in tempi di crisi) e apportino benefici di lungo periodo ai cittadini europei attraverso il finanziamento di progetti con un reale ritorno per la popolazione. Al contempo ci si assicuri che, non potendo più sottrarsi alla partecipazione al FEIS, i finanziamenti del fondo non continuino ad essere indirizzati unicamente a grandi aziende e grandi opere, peraltro di dubbio valore aggiunto e alto impatto ambientale, ma siano indirizzati ad opere o infrastrutture che per essere attuate necessitano del coinvolgimento del finanziamento pubblico;
    contribuire al processo volto ad apportare modifiche all'assetto istituzionale europeo al fine di accrescere la partecipazione dei cittadini europei, attraverso i rispettivi centri di rappresentanza, alle decisioni da prendersi a livello di UE. Al contempo rendere più tempestiva, efficace e incisiva la partecipazione del Parlamento alla definizione delle politiche europee attraverso una condivisione reale delle scelte politiche nazionali da promuovere in sede di Unione europea e non continuare a relegare i rappresentanti dei cittadini democraticamente eletti a meri ratificatori di decisioni governative;
    richiedere immediata attuazione delle decisioni del Consiglio che hanno stabilito il ricollocamento di un totale di 160.000 migranti al fine di ottenere una più equa ripartizione del peso della crisi migratoria e dei richiedenti asilo tra gli Stati membri dell'Unione europea, rivedendo al contempo i criteri di selezione dei migranti da ricollocare e ampliando le metodologie sottostanti la scelta dei paesi di destinazione al fine di contemperare necessità di carattere personale, umano e sociale oltre che economico;
    concordare la sistematizzazione e l'istituzionalizzazione del sistema delle ricollocazioni al fine di renderlo effettivo ed efficace nel lungo periodo, ponendo inoltre le basi per politiche comuni sull'immigrazione, creando canali legali e protetti per far raggiungere l'Unione europea a coloro che ne hanno diritto ed istituendo strutture sicure, gestite in ottemperanza dei diritti umani e del diritto internazionale, nei paesi di transito. Promuovere al contempo azioni coordinate volte a combattere le radici e le motivazioni alla base dei flussi migratori, combattendo l'instabilità politica ed economica, le violazioni dei diritti umani e la povertà;
    subordinare l'attivazione, la gestione e l'esistenza dei centri, o approcci, hotspot, all'effettiva attuazione delle ricollocazioni dei richiedenti asilo;
    proteggere gli Accordi e l’acquis di Schengen e le libertà ad esso connesse, impegnandosi affinché la chiusura delle frontiere torni ad essere una misura puramente residuale legata a situazioni gravi e contingenti e non un mezzo per ricatti reciproci tra Stati membri dell'UE, che penalizzano maggiormente proprio chi per la situazione di debolezza nella quale versa necessita di protezione e aiuto. In questo contesto si promuova un dialogo con tutti gli Stati membri affinché l’acquis di Schengen venga sviluppato e la libertà di circolazione e quella di stabilimento vengano garantite senza alcuna eccezione e senza limitazione dei diritti ad esse connessi;
    adoperarsi affinché in sede europea si provveda rapidamente ad attuare quanto previsto dall'accoglimento della mozione 1-00605 del 18 dicembre 2014, ovvero l'impegno a revisionare l'Accordo Dublino III (Regolamento n. 604/2013) tra l'altro istituendo punti adibiti alla richiesta d'asilo direttamente nei paesi di transito, nonché corridoi umanitari per questi ultimi;
    opporsi all'applicazione degli accordi con la Turchia e ad interrompere il flusso degli aiuti economici sino a quando la Turchia non applichi un pieno rispetto dei principi democratici e dei diritti umani stabiliti dalle convenzioni internazionali siglate per il loro rispetto, incluso l'articolo 38 della Direttiva 2013/32/UE sia nei confronti dei migranti che dei cittadini Turchi, cessi qualsiasi tipo di violenza nei confronti delle minoranze (religiose, linguistiche), ripristini integralmente la libertà di stampa e prenda una chiara posizione nei confronti del terrorismo internazionale e dei problema dei foreign fighters;
    giungere alla conclusione del negoziato sulla semplificazione dell'accettazione di alcuni documenti pubblici nell'UE e sull'eliminazione delle relative formalità di autenticazione, volto ad agevolare la libertà di circolazione e di stabilimento per cittadini ed imprese attraverso la riduzione dei costi e dei tempi attualmente necessari per l'autenticazione dei documenti pubblici da presentare presso uno Stato membro diverso da quello in cui sono stati rilasciati;
    identificare misure concrete volte ad attuare la protezione dei dati e lo scambio e il trattamento dei dati personali all'interno di procedimenti promossi davanti alle autorità giudiziarie e di polizia, con l'intento di bilanciare il massimo grado di protezione con la necessità di assicurare un processo decisionale efficiente;
    promuovere una revisione del quadro normativo europeo in materia di diritto d'autore che tenda ad una sempre maggiore armonizzazione sostanziale degli istituti relativi valorizzando e rafforzando le eccezioni e limitazioni ai diritti esclusivi, in particolare quanto risultano funzionali al progresso della ricerca scientifica e tecnica ed all'esercizio di diritti costituzionalmente riconosciuti quali il diritto di critica e discussione;
    rafforzare la protezione dei consumatori negli scambi digitali, rafforzando per tal via il commercio elettronico, come autorevolmente suggerito dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, definendo norme di protezione omogenee negli scambi offline e online;
    promuovere una riforma del sistema dei media audiovisivi che valorizzi la produzione di contenuti europei e ponga le imprese dell’internet economy europee in grado di competere con gli OTT d'oltreoceano;
    prevedere una revisione complessiva del sistema fiscale a livello europeo per le società operanti su internet e, in particolare gli Over The Top, al fine di contrastare efficacemente l'elusione fiscale e prevenire fenomeni distorsivi della concorrenza nel mercato unico;
    promuovere le misure necessarie volte a favorire la parità di trattamento dei lavoratori e il miglioramento delle condizioni occupazionali e sociali nel settore del trasporto merci su strada – tra cui l'introduzione di un salario minimo garantito in tutti gli Stati dell'Unione europea, forme di contrasto alle frodi fiscali e sociali, nonché misure di miglioramento dei livelli di formazione e competenze degli autotrasportatori – con particolare riferimento al raggiungimento di un'armonizzazione sociale tra gli Stati membri dell'UE, anche in relazione ai tempi di guida, ai periodi e alla qualità del riposo;
    nel rispetto della libera circolazione delle merci nei Paesi dell'UE, intraprendere ogni iniziativa utile volta a contrastare operazioni di cabotaggio illegali e regimi occupazionali iniqui che possano generare forme di dumping sociale nel settore dell'autotrasporto merci, garantendo allo stesso tempo un'applicazione uniforme in tutta Europa delle norme in materia di sicurezza e accesso al mercato dell'autotrasporto nell'Unione europea;
    il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) si articoli su assetti legislativi quanto più omogenei, preveda forti tutele per l'agricoltura comunitaria, escluda la regolamentazione dei beni fondamentali, quali la gestione del servizio idrico integrato e i servizi pubblici locali e non comporti un abbassamento degli standard nazionali di protezione ambientale, di sicurezza dei lavoratori, di tutela occupazionale, nonché delle normative di sicurezza e di salute pubblica;
    si pubblichino integralmente i testi del TTIP e si rendano trasparenti i relativi negoziati al fine di dare la possibilità ai cittadini europei di formarsi un'opinione chiara e successivamente si indicano votazioni consultive e ci si accerti che tutti i parlamenti nazionali autorizzino la ratifica del trattato al fine di prendere una decisione realmente condivisa e favorevole per i cittadini europei;
    la normativa comunitaria in materia di etichettatura si evolva verso il riconoscimento dell'obbligo di indicazione dell'origine nelle etichette dei prodotti agroalimentari;
    si riveda la politica di vicinato con i Paesi del Nord Africa e si individuino specifici programmi di sostegno alla stabilizzazione politica dei Paesi in questione che comunque prescindano dalla conclusione di ulteriori accordi che dispongano l'ingresso, senza dazi e senza contingenti, nel territorio unionale, di prodotti agroalimentari, spesso vere e proprie eccellenze di molti territori europei e italiani in particolare quali olio e agrumi;
    si individuino adeguati strumenti, diversi da quelli di politica commerciale, per gestire e risolvere controversie di natura prettamente politica.
(6-00224) «Battelli, Nesci, Petraroli, Luigi Di Maio, Fraccaro, Vignaroli».


   La Camera,
   esaminati congiuntamente il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2016 – «È il momento di andare oltre l'ordinaria amministrazione» (COM(2015)610 final) e relativi allegati, la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2016 (Doc. LXXXVII-bis, n. 4) e, infine, il Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1 gennaio 2016-30 giugno 2017) e preso atto degli elementi acquisiti nel corso dell'istruttoria svolta presso la XIV Commissione Politiche dell'Unione europea e dei pareri espressi dalle Commissioni in sede consultiva, rilevato che:
    il punto di partenza del Programma di lavoro sono le dieci priorità politiche individuate dalla Commissione Europea ovverosia: il rilancio dell'occupazione, della crescita e degli investimenti, un mercato unico del digitale connesso, un'Unione dell'energia resiliente con politiche lungimiranti in materia di cambiamenti climatici, un mercato interno più profondo e più equo con una base industriale più solida, un'Unione economica e monetaria più profonda e più equa; un accordo di libero scambio realistico ed equilibrato con gli USA; uno spazio di giustizia e di diritti fondamentali basato sulla reciproca fiducia; verso una nuova politica della migrazione; un ruolo più incisivo a livello mondiale; un'Unione di cambiamento democratico;
    sulla base di queste priorità, il programma di lavoro per il 2016 ha presentato 23 iniziative fondamentali. Con questo nuovo programma di lavoro, la Commissione aggiorna l'elenco delle iniziative per il 2016, definendo le iniziative che realizzerà l'anno prossimo a partire dalle basi poste nel 2015, attraverso: un'agenda per le nuove competenze per l'Europa; un nuovo inizio per i genitori che lavorano; un pacchetto sull'economia circolare; la revisione del quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2020; le prossime tappe per un futuro europeo sostenibile; la strategia per il mercato unico digitale; un pacchetto sull'Unione dell'energia; un pacchetto sulla mobilità dei lavoratori; il follow-up della strategia sul mercato unico; un piano d'azione europeo in materia di difesa; un piano d'azione sull'Iva; un pacchetto sulla tassazione delle società; una strategia spaziale per l'Europa; un pilastro di diritti sociali; un sistema europeo di garanzia dei depositi bancari; il completamento dell'Unione bancaria; il follow-up della strategia su commercio e investimenti; l'attuazione dell'agenda europea sulla sicurezza; una migliore gestione della migrazione; un pacchetto sulla gestione delle frontiere; il quadro post-Cotonou; lo sviluppo delle capacità nel settore sicurezza; il contributo della Commissione alla strategia globale; la proposta per un accordo interistituzionale su un registro obbligatorio per la trasparenza;
    particolare rilievo assume, peraltro, il programma della Commissione europea REFIT per controllare l'adeguatezza e l'efficacia della regolamentazione. Al riguardo, si evidenzia come REFIT, nell'ottica della Commissione europea persegua l'obiettivo di riesaminare la normativa in vigore per garantire che continui a essere adatta allo scopo e dia i risultati auspicati, mantenendo il corpus giuridico dell'Unione europea snello e funzionante, eliminando gli oneri superflui e adeguando la normativa vigente senza compromettere gli obiettivi politici dell'Unione. In particolare, 13 azioni REFIT dovrebbero contribuire a iniziative fondamentali, come la semplificazione delle regole applicabili ai finanziamenti UE o il riesame della normativa sulla tassazione e sull'energia (allegato I del programma). Saranno inoltre avviate 27 nuove azioni REFIT con l'obiettivo, ad esempio, di valutare la normativa UE nel settore marittimo, ridurre gli oneri degli appalti pubblici per le piccole e medie imprese, agevolare la conformità con il quadro REACH e assicurare che la legislazione sulla salute e la sicurezza sia funzionale e venga attuata (allegato II);
    in buona sostanza, le novità principali rispetto al Programma di lavoro della Commissione europea per il 2015 riguardano essenzialmente le azioni relative a immigrazione, sviluppo di un mercato unico digitale, sostenibilità energetica, sviluppo di competenze, sviluppo di un piano di tassazione e azioni sull'Iva;
    eppure, il progetto europeo sta soffrendo una crisi senza precedenti e gli eventi dell'ultimo anno – tra cui la crisi greca, la pressione migratoria sempre più forte alle frontiere Unione europea, gli attacchi terroristici e, infine, l'instabilità politica che regna nel vicinato dell'Unione europea – hanno ulteriormente acuito l'insufficienza delle politiche europee attuate sino ad oggi in risposta alla recessione economica e alla disoccupazione sempre più dilagante tanto da essere considerate inadeguate dai cittadini europei che di conseguenza mettono sempre più spesso in discussione il valore aggiunto della loro appartenenza all'Unione. Non a caso, davanti all'intensità e alla durata eccezionale della crisi cresce sempre più il consenso verso proposte populiste che fanno prevalere gli interessi nazionale sul bene comune;
    ciò dovrebbe imporre con maggiore forza, al netto delle previsioni contenute nel complesso corpus di documenti riguardanti il Programma dell'Unione europea per il 2016, il tema della revisione in profondità sia delle politiche economiche dell'austerity portate avanti dagli organismi dirigenti dell'eurozona, sia dell'attuale politica e gestione da parte dell'Unione europea di quella che è stata denominata «crisi dei migranti»: crisi che potenzialmente rischia di demolire definitivamente le già deboli fondamenta democratiche dell'Europa stessa;
    sotto tale profilo si evidenzia come il recentissimo accordo raggiunto dall'Unione europea con la Turchia sulla gestione dei migranti, insieme all'illusione di risolvere la crisi economica con la politica monetaria, rappresentino dei segnali eccezionalmente preoccupanti per il futuro del progetto europeo;
    il testo di tale accordo fa rabbrividire. Dal 20 marzo tutti coloro che giungeranno in Grecia irregolarmente dovrebbero essere riaccompagnati in Turchia così da scoraggiare ogni viaggio attraverso l'Egeo che parta dalle coste limitrofe, turche e non. Ankara accetterebbe di accogliere tutti gli espulsi siano essi rifugiati o migranti per motivi economici. Ma la cosa veramente orribile è il fatto che per ciascuno dei migranti che la Turchia accoglie, la Turchia stessa potrà inviare un migrante siriano che si trova nei suoi confini nell'Unione europea. Un vero e proprio mercato delle persone, con l'aggravante che tre miliardi di euro giungeranno sin da subito nel bilancio dello Stato Turco riaprendo nel contempo, dopo anni e anni di blocco, la discussione sul cosiddetto capitolo 33, ossia quello relativo alle questioni di budget che regoleranno l'adesione della Turchia all'Europa;
    la preoccupazione dei mesi passati su un accordo tra l'Unione e la Turchia, che prevedesse l'inserimento di quest'ultima nella lista dei «paesi sicuri» per dare una frenata al flusso dei rifugiati è diventata realtà: accordo che si è consumato in cambio di denaro chiudendo un occhio sul rispetto dei diritti umani, sulla repressione delle libertà fondamentali, nonché sulla forte repressione anti-curda che il governo turco ha messo in piedi negli ultimi mesi, radendo al suolo intere città come Cizre o interi quartieri come Sur a Diyarbakir, addirittura dimenticando le gravi responsabilità di quest'ultimo nel supporto a Daesh;
    i 28 membri del Consiglio europeo hanno trovato, comunque, l'unanimità su tale questione e hanno dato tuttavia mandato al Presidente Donald Tusk di iniziare una trattativa con il primo ministro turco Ahmet Davutoglu per definire meglio i contorni dei negoziati che, in ogni caso, saranno ancora assai lunghi e faticosi da raggiungere perché non si potrà non ridiscutere anche della chiusura delle frontiere in Bulgaria e in Macedonia e di come tali chiusure inevitabilmente apriranno il problema di nuovi flussi di migranti verso l'Italia;
    sulla predetta accelerazione del processo di integrazione della Turchia pesa altresì non solo il dramma migranti, che ancora una volta non si risolve con una politica europea integrata di assimilazione sostenibile, ma invece attraverso un mercimonio inaccettabile della storia dell'Europa dell'euro: pesa su tale situazione anche la perdurante crisi da deflazione che nessuna manovra della Bce riesce ancora a superare o a contemperare;
    la politica dei tassi negativi è destinata ad allargare il divario tra risparmiatori ricchi e risparmiatori poveri e tutto il comportarsi della Bce non può che suonare che come il dibattersi del banchiere centrale europeo in una situazione disperata e impossibile da risolvere con le sole manovre monetarie. È invece ciò che si continua a fare incapaci di comprendere che l'attuale politica economica deve essere immediatamente sostituita da una rapida modifica dei trattati e dei vincoli di bilancio;
    la rapidità con cui si è raggiunto l'accordo iniquo e disumano sui migranti contro il quale Amnesty International ha già levato alta ma inascoltata la sua voce dimostra invece che solo la violenza, la forza e la brutalità possono smuovere le coscienze e le decisioni dei premier europei e delle tecnocrazie che di fatto li dominano;
    bisogna prendere definitivamente atto che le recenti misure straordinarie messe in atto dalla Banca centrale europea rischiano di rivelarsi insufficienti se non accompagnate da massicce dosi di spesa anticiclica;
    che bisogna avviare urgentemente una seria riflessione sul ruolo di indipendenza della Banca Centrale europea. Del resto suscita perplessità anche solo il fatto che i Governi degli Stati Europei si siano abituati a lasciare che siano le banche centrali a regolare il ciclo economico, con una riduzione dei tassi di interesse quando l'economia entra in una fase di ristagno e con un loro aumento quando si surriscalda. Il compito dei governi, in questa visione, rimane solo quello di non far correre eccessivamente deficit e debito pubblico. Ma questa divisione dei compiti funziona solo fino a quando le banche centrali possono influenzare l'attività economica. Quando i tassi di interesse raggiungono lo zero, la politica monetaria diventa inefficace. Dovrebbe essere la politica fiscale a entrare in azione a questo punto, ma i governi, avendo interiorizzato il timore di squilibrare i conti pubblici sono riluttanti a farlo. Le economie allora ristagnano per un'austerità che, ad avviso dei sottoscrittori della presenta risoluzione, può essere definita «stupida». Il caso è esemplificato in modo particolarmente evidente dall'Eurozona, con il suo Patto di stabilità che pone freni all'uso della leva fiscale dei governi;
    è di pochi giorni fa una clamorosa dichiarazione di Peter Praet, executive board member e chief economist della Banca centrale europea ove si afferma che la BCE non ha esaurito le sue riserve e potrebbe ricorrere alla «Helicopter Money» e distribuire denaro al pubblico se le altre misure dovessero fallire. La «Helicopter Money» – o QE for People – è stata sempre invocata del resto da diversi economisti e la dichiarazione di Peter Praet è un'ammissione implicita che ci troviamo in una fase di crisi da domanda e non da offerta di credito. Invece di aumentare l'offerta di credito alle banche e alle imprese il QE for People agirebbe sul lato della domanda dei consumatori. Questo avverrebbe con distribuzione di denaro ai cittadini, o direttamente sui conti correnti, o tramite tagli di imposta finanziati da emissioni di danaro della BCE. Tutte le politiche della BCE hanno finora sostanzialmente puntato su una crescita a debito. Ma nessuna famiglia, nessun imprenditore si indebita in una situazione di recessione o stagnazione,

impegna il Governo

   in riferimento alla politica della migrazione;
    a promuovere una politica migratoria in grado di mettere fine alla disastrosa situazione umanitaria creatasi in Grecia e nei Balcani e di garantire il diritto alla protezione internazionale sancito dalle normative europee e dalla Convenzione di Ginevra;
    a promuovere una politica che dica basta ai respingimenti verso i Paesi di origine e di transito e garantisca a tutti i migranti l'accesso a una piena e chiara informazione sulla possibilità di chiedere protezione internazionale;
    a promuovere l'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa per garantire «canali di accesso legali e controllati» attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti per mettere fine alle stragi in mare e in terra, e quindi debellare il traffico di esseri umani;
    a proporre un reale «diritto di asilo europeo», capace di superare il «regolamento di Dublino» che obbliga i migranti a richiedere asilo nel primo Paese comunitario che incontrano nel loro cammino. Un migrante dovrebbe avere il diritto di avere riconosciuto l'asilo in qualsiasi Paese, per poi essere libero di circolare all'interno dell'Europa;
    a concedere con effetto immediato permessi di soggiorno per motivi umanitari che consentano la libera circolazione negli Stati dell'Unione europea e quindi avviare l’iter per la predisposizione di una normativa dell'Unione con la quale disciplinare il riconoscimento reciproco delle decisioni di riconoscimento della protezione internazionale tra gli Stati membri e a chiedere, in sede di Consiglio europeo, la regolarizzazione di tutti i migranti ancora senza documenti presenti in Europa;
    a regolamentare il funzionamento degli hotspots nel rispetto della normativa vigente in materia di asilo assicurandosi che non diventino centri di detenzione amministrativa e monitorando che siano sempre garantiti al migrante i propri diritti e la corretta informazione;
    a vigilare sul rispetto del divieto di espulsioni collettive previsto dai protocolli addizionali alla CEDU, attraverso l'adozione di opportuni atti regolamentari e l'introduzione di procedure di monitoraggio indipendenti;
    a promuovere il principio un'accoglienza dignitosa, dunque la chiusura di tutti i centri di detenzione per migranti sparsi in Europa e a proporre un piano europeo straordinario per l'accoglienza dei profughi;
    a implementare rapidamente il programma di ricollocamento, ad oggi dimostratosi un fallimento, affiancandolo alla creazione di adeguate strutture per l'accoglienza e l'assistenza delle persone in arrivo;
    a proporre in sede di Consiglio europeo la profonda revisione dell'Accordo tra Unione europea e Turchia sulla gestione dei rifugiati, a partire dal ritiro dello stanziamento di 3 miliardi e il blocco di qualsiasi altro finanziamento a favore della Turchia nonché a proporre l'immediata sospensione degli accordi – come i processi di Rabat e di Khartoum – con i Governi che non rispettano i diritti umani e le libertà;
    a programmare interventi di cooperazione allo sviluppo locale sostenibile nelle zone più povere, a partire dal continente africano, dove lo spopolamento e la migrazione sono endemici, e ad assumere iniziative per non consentire alle multinazionali di usare per interessi privati i programmi europei di aiuto allo sviluppo;
    a sostenere un grande piano di investimenti pubblici diretti dell'Unione europea per l'economia di pace, per il lavoro dignitoso e per la riconversione ecologica del continente africano;
    ad affrontare, in ambito europeo il problema della insularità per le isole maggiori, eventualmente articolando gli interventi sulla flessibilità in materia di aiuti in considerazione dei flussi migratori, dei processi di spopolamento, della piena inclusione all'interno dei sistema delle reti europee, materiali e immateriali;
   in riferimento all'Unione economica e monetaria:
    ad avviare urgentemente una seria riflessione sul ruolo di indipendenza della Banca centrale europea, valutando la possibile soluzione di una politica fiscale espansiva finanziata dalla Banca centrale stessa, che può assumere la forma di helicopter money, ovvero di un assegno alle famiglie firmato dalla banca centrale, come già proposto a suo tempo da diversi economisti, o di un programma di spesa pubblica finanziato con la creazione di moneta, in modo tale da evitare di creare nuovo debito ed effetti inflazionistici irrilevanti;
    a creare un fronte comune con i governi europei disponibili per porre con forza il tema della revisione dei Trattati Europei, a partire dal Fiscal Compact, attivando ogni iniziativa finalizzata alla convocazione di una Conferenza europea per definirne le necessarie modifiche;
    a rifiutare il Piano Schäuble di una stretta sui titoli di Stato e per estendere gli stessi principi dalle banche (il bail-in) agli Stati e al rapporto fra le prime e i secondi: in caso di crisi, prima di consentire qualunque salvataggio, paghino i creditori. Non dovrebbero – secondo questo Piano – più potersi aprire reti di sicurezza per i titoli di Stato senza il sacrificio dei risparmiatori e degli investitori;
    a respingere la proposta di un Ministro unico del tesoro per la zona euro così come viene oggi avanzata;
    a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a chiedere la revisione del bail-in che destabilizza non solo le banche italiane ma anche quelle tedesche sospendendolo fino a quando non vi sia una piena garanzia europea sui depositi, o comunque prevedendo una fase di transizione e la sua non retroattività;
    a sostenere nelle sedi comunitarie l'applicazione di una tassa europea sulle transazioni finanziarie, la separazione tra le banche commerciali e di investimento;
   in riferimento all'occupazione alla crescita e agli investimenti:
    a proporre un Green New Deal continentale (ovverosia un Piano europeo per l'occupazione) che stanzi almeno 1.000 miliardi di euro con risorse pubbliche di carattere aggiuntivo rispetto a quelle già stanziate durante il precedente semestre europeo al fine di rispondere alla domanda di occupazione di circa 5-6 milioni di persone, tra quelle (nell'Unione europea risultano essere 26,5 milioni i disoccupati) disoccupate o inoccupate in tutta Europa, promuovendo una revisione dell'attuale politica dell'austerità sostenendo l'utilizzo di eurobond per attuare un piano straordinario di investimenti pubblici in infrastrutture, green economy, agricoltura biologica e multifunzionale, riassetto idrogeologico dei territori, valorizzazione non speculativa del patrimonio immobiliare, demaniale e artistico, potenziamento dell'istruzione e della ricerca pubblica, messa in sicurezza degli edifici scolastici, asili nido, riqualificazione delle città, efficienza energetica degli immobili, innovazione tecnologica e agenda digitale, con particolare riguardo alle aree territoriali in maggiore difficoltà come il Mezzogiorno;
    a sostenere l'attuazione di una dimensione sociale dell'Unione europea, incluso un meccanismo di reddito minimo garantito e un regime di indennità minima di disoccupazione per l'area dell'euro;
    a implementare le iniziative e programmi a livello di Unione europea, nonché la loro attuazione a livello nazionale, al fine di rendere concreto l'obiettivo della Strategia Europa 2020 la quale prevede l'innalzamento al 75 per cento del tasso di occupazione della popolazione tra i 20 e i 64 anni abbia un lavoro entro la fine del decennio garantendo al contempo un alto livello di protezione del lavoratore e dei suoi diritti;
    in riferimento al mercato unico digitale connesso:
    ad adoperarsi affinché, nell'iter di implementazione della strategia unica del mercato digitale venga adottato un approccio basato sull'evidenza, la crescita economica e l'aumento dell'occupazione tenendo in debito conto le specificità del settore cinematografico e audiovisivo; sia incoraggiata la formazione di un quadro politico dell'Unione che sostenga la creatività, promuova gli investimenti nel settore della produzione e distribuzione di contenuti creativi in Europa e garantisca un compenso equo ed adeguato a tutti i relativi titolari di diritti e soggetti coinvolti; sia definito quanto prima un quadro normativo di armonizzazione fiscale che allinei le aliquote Iva dei prodotti digitali a quelle dei loro corrispettivi materiali ed in particolare nell'ipotesi dell’e-book; sia assicurato un coordinamento più efficace dello spettro radio e la definizione di criteri comuni a livello dell'Unione europea per l'assegnazione dello spettro a livello nazionale; si intervenga sul fronte dell'alfabetizzazione digitale e dell'inclusione digitale anche attraverso il finanziamento di nuovi programmi europei tesi ad introdurre nuove modalità didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado e soluzioni intelligenti basate sulle telecomunicazioni per affrontare le grandi sfide del futuro come la riduzione dei consumi energetici, il miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti e dei disabili (e-health), l'utilizzo dei servizi digitali pubblici (e-government); sia aumentato il plafond degli stanziamenti su ricerca e innovazione nel settore delle telecomunicazioni e utilizzato lo strumento dell’equity-crowdfunding come fonte di cofinanziamento dei progetti europei per lo sviluppo;
   in riferimento all'Unione dell'energia resiliente e le politiche in materia di cambiamenti climatici:
    a definire una politica industriale a livello europeo che agevoli innanzitutto la transizione verso consumi drasticamente ridotti di combustibili fossili, nonché ad assumere iniziative, in considerazione dello storico accordo globale sul clima COP 21, per limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi centigradi, proponendo in sede di completamento del mercato unico, nell'ambito dell'unione dell'energia, l'adozione di azioni sempre più decise in termini di mitigazione, adattamento e finanza garantendo un forte sostegno con le necessarie risorse finanziarie alla riconversione delle imprese e al ristoro delle eventuali perdite e dei danni, al fine di velocizzare, in tutti i Paesi membri dell'Unione europea l'obbligata fase di transizione verso un'economia a bassa emissione di carbonio che contempli una quota crescente di energie rinnovabili e l'abbandono dei combustibili fossili, nonché rendere sostenibile a lungo termine il consolidamento e lo sviluppo ulteriore dell'obiettivo;
    in considerazione dell'accordo raggiunto in sede di Conferenza internazionale sul clima COP21 per limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi centigradi:
     a) a definire una efficace politica industriale e nuovi modelli d'investimento a livello europeo che consentano di accelerare la transizione verso consumi drasticamente ridotti di combustibili fossili;
     b) ad assumere iniziative vincolanti, proponendo in sede di completamento del mercato unico, nell'ambito dell'unione dell'energia, l'adozione di azioni sempre più decise in termini di mitigazione, adattamento e finanza garantendo un forte sostegno con le necessarie risorse finanziarie alla riconversione delle imprese e al ristoro delle eventuali perdite e dei danni, al fine di velocizzare, in tutti i Paesi membri dell'Unione europea l'obbligata fase di transizione verso un'economia a bassa emissione di carbonio che contempli una quota crescente di energie rinnovabili e l'abbandono dei combustibili fossili, nonché rendere sostenibile a lungo termine il consolidamento e lo sviluppo ulteriore dell'obiettivo;
     c) ad avviare fin da subito un graduale ma rapido programma di azzeramento dei sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili, dirottando le corrispondenti risorse liberatesi verso le fonti rinnovabili, programmi e progetti a basse emissioni e resilienti ai cambiamenti climatici, nonché per il sostegno alla «green economy»;
     d) a promuovere strategie di sviluppo e investimenti pubblici e privati per attivare tutte le sinergie tra i finanziamenti allo sviluppo e quelli a favore del clima;
    ad attivarsi nell'implementazione della strategia per l'Unione europea dell'energia affinché gli Stati membri adottino opportune forme di fiscalità ambientale che rivedano le imposte sull'energia e sull'uso delle risorse ambientali nella direzione della sostenibilità, anche attraverso la revisione della disciplina delle accise sui prodotti energetici in funzione del contenuto di carbonio (carbon tax), al fine di accelerare la conversione degli attuali sistemi energetici verso modelli a emissioni basse o nulle, con particolare riferimento alle fonti rinnovabili; vengano rapidamente ridotti e quindi azzerati, i sussidi e i finanziamenti pubblici alle fonti fossili climalteranti che vengono elargiti annualmente, in particolare a partire da industrie del carbone, petrolio e gas; e, infine, sia garantita, nell'ambito degli interventi comunitari per sostenere la povertà energetica e la vulnerabilità dei consumatori, una tariffazione elettrica equa e in grado di garantire le fasce più deboli dei consumatori;
   in riferimento all'accordo di libero scambio con gli Stati Uniti:
    ad attivarsi al fine di promuovere la massima informazione e sensibilizzazione della cittadinanza in relazione ai contenuti del TTIP e in particolare ai rischi e ai vantaggi di un eventuale accordo TTIP per l'Italia comparativamente ad altri Stati europei; alle ragioni e motivazioni del dissenso e della critica nei confronti degli accordi di libero commercio e circolazione delle merci dei critici di tali politiche, e in particolare della galassia associativa e movimentista «per un'altra globalizzazione»; agli effetti che un eventuale entrata in vigore del TTIP avrebbe sui nostri rapporti politici e diplomatici con altri partner commerciali quali i cosiddetti Paesi BRICS (Brasile-Russia-India-Cina e Sudafrica);
   in riferimento all'Unione di cambiamento democratico:
    ad adoperarsi per l'adozione di misure concrete per ampliare il processo decisionale europeo in senso democratico attraverso un ruolo più incisivo del Parlamento europeo ed un migliore e più attivo coinvolgimento dei Parlamenti nazionali;
    a sostenere come priorità del sistema di governance economica europea, il raggiungimento reale degli obiettivi posti dalla strategia Europa 2020.
(6-00225) «Kronbichler, Scotto, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Duranti, Daniele Farina, Fassina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Gregori, Marcon, Martelli, Melilla, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaratti, Zaccagnini».


   La Camera,
   preso atto della relazione della XIV commissione sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2016 «È il momento di andare oltre l'ordinaria amministrazione» (COM(2015)610 final), sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2016 (DOC LXXXVII-bis n. 4) e sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o gennaio 2016-30 giugno 2017);
   premesso che:
    è una procedura annuale di vera e propria «sessione europea di fase ascendente» che consente potenzialmente al Parlamento di esprimersi nella definizione delle linee di azione politica europea del nostro Paese articolata intorno a grandi obiettivi e linee di intervento prioritarie;
    l'utilità di una sessione di questo tipo è strettamente correlata alla sua tempestività, alla luce del fatto che i processi decisionali europei sono organizzati in maniera strutturata e rispondono ad una sequenza ordinata. Quest'anno, diversamente dallo scorso, la relazione programmatica è stata consegnata nei termini, quindi il Parlamento ha ora la possibilità di dare indicazioni che potranno essere accolte;
    il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2016 ha individuato, anche per quest'anno – alla luce dei fatti incalzanti quali la crisi greca, la pressione migratoria alle frontiere UE, gli attacchi terroristici e l'instabilità nei paesi confinanti – le dieci priorità sulle quali puntare, già indicate negli orientamenti politici presentati dal Presidente Junker nel luglio 2014;
    le dieci priorità del Presidente Juncker affrontano problemi quali il rilancio dell'occupazione, la crescita economica e la carenza di investimenti, la crisi dei rifugiati, i cambiamenti climatici e la pressione sulle risorse naturali, la mancanza di fiducia sul ruolo dell'Europa nel nuovo ordine mondiale che sta emergendo;
    il programma prevede, inoltre, un esame della legislazione vigente e preannuncia delle nuove iniziative da intraprendere nel 2016, non figuranti, però, ancora nel programma all'esame. Prevede che, 17 proposte attualmente in sospeso, dovranno essere adottate in tempi brevi dai colegislatori e che 20 proposte siano da ritirare o modificare, perché non più rilevanti, bloccate o non abbastanza ambiziose. Le proposte saranno ritirate nell'arco di sei mesi, a partire da aprile 2016. Annuncia, infine, l'abrogazione di 28 norme non più attuali e presenta un elenco della nuova legislazione UE che entrerà in vigore nel prossimo anno;
    la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2016 riassume gli obiettivi prioritari del nostro Paese, gli orientamenti generali del Governo e le azioni dell'UE che esso considera prioritarie, nonché le iniziative che il Governo intende assumere per dare continuità agli obiettivi perseguiti nel corso del semestre italiano di Presidenza. È strutturata in cinque parti dove vengono definiti gli impegni che il Governo intende assumere sulle questioni istituzionali e macroeconomiche, le priorità da adottare nel quadro delle politiche orizzontali, quali le politiche per il mercato unico e la competitività, e settoriali;
    il programma dei 18 mesi delle tre presidenze olandese, slovacca e maltese, riprende la struttura dell'Agenda strategica adottata dal Consiglio europeo del 27 giugno 2014. Si compone di 5 capitoli, che riguardano tra i temi principali, l'occupazione, crescita e competitività, libertà, sicurezza, giustizia e l'Unione come attore forte sulla scena mondiale;
    per quanto riguarda il problema occupazionale, il Programma di lavoro della Commissione evidenzia che, secondo i dati Eurostat, il tasso di disoccupazione italiano (11,3 per cento), rilevato a novembre 2015, è il più alto d'Europa (9,1 per cento). L'introduzione del così detto jobs act è intervenuta sulla flessibilità in uscita, non certo in entrata, e la decontribuzione che l'accompagna è una misura temporanea. Il fatto che il 61 per cento dei contratti a tempo indeterminato è garantito dall'esonero contributo è, dunque, la conferma del rischio di una disoccupazione di massa nel 2018, finendo con l'incrementare il gap con gli altri Paesi europei;
    il tasso di disoccupazione di lunga durata europeo è in diminuzione (4,3 per cento) a fronte di quello italiano attestato al 6,2 per cento. È necessario, pertanto, agire con maggiore forza sulla flessibilità in entrata, attraverso interventi di livellamento del costo del lavoro in ambito europeo, per renderlo uniforme e concorrenziale;
    riguardo al tema delle politiche della migrazione nel Programma di lavoro la Commissione evidenzia che la priorità più urgente in questo momento è far fronte alla crisi dei rifugiati e che tale priorità, viste le condizioni di povertà, guerra e instabilità nel vicinato dell'Unione, è destinata a «rimanere in cima all'agenda politica per alcuni anni»;
    fra le principali iniziative che la Commissione intende assumere entro la fine del 2016, il Programma annovera, tra le altre: la revisione del sistema di Dublino sull'asilo e il rafforzamento del ruolo dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO); l'impegno a rendere «pienamente e rapidamente operativo» il Piano d'azione sul rimpatrio; una proposta relativa a un sistema strutturato di reinsediamento dei rifugiati;
    in base ai dati forniti dalla Commissione nazionale d'asilo, se nel 2014 al 10 per cento dei richiedenti asilo veniva riconosciuto lo status di rifugiato, tale percentuale nel gennaio 2016 è scesa al 3 per cento a fronte del 66 per cento dei dinieghi, in altre parole dei richiedenti 190 erano profughi mentre 4.256 clandestini;
    riguardo i dati dell'ufficio statistico europeo l'Italia, tra i paesi maggiormente coinvolti nel problema immigrazione, è quello che rimpatria meno immigrati clandestini: nel 2015 in Italia le espulsioni sono state 26.058 ma gli effettivi rimpatri 11.944 a fronte, ad esempio, dei 86.000 della Francia e dei 65.000 della Gran Bretagna;
    indubbiamente il nostro Paese deve essere in grado di tutelarsi rispetto al pericolo dei flussi incontrollati di immigrati clandestini che rischiamo di comprometterne la sicurezza nazionale, anche alla luce dei pericoli di matrice terroristica;
    è altrettanto evidente che, avendo l'Italia dei confini in maggior parte permeabili come quello marittimo, necessita di particolari misure di controllo e respingimento;
    Frontex è stata un fallimento eclatante e non promette nulla di buono neanche il proposito di coinvolgere l'Alleanza Atlantica nelle operazioni di salvataggio dei naufraghi nell'Egeo;
    esiste il rischio che si riattivino da un momento all'altro nuovi flussi lungo altre rotte, con coinvolgimento dell'Italia anche da Sud-Est;
    si esprime sempre più interesse ed apprezzamento per la proposta, ventilata da più parti e da più tempo, di creare appositi campi in Nord Africa in cui convogliare gli immigrati clandestini che aspirano al riconoscimento dello status di rifugiato, in modo da permettere ai funzionari incaricati dei Paesi dell'Unione europea di vagliarne le domande e concedere il diritto d'asilo soltanto a coloro che hanno i requisiti per poter accedere alla protezione internazionale;
    nella relazione programmatica il Governo italiano avrebbe intenzione di proseguire il proprio impegno per una migliore gestione della crisi migratoria, secondo una strategia improntata alla valorizzazione dei principi di responsabilità, solidarietà, leale collaborazione e fiducia reciproca. Si impegnerà per «sensibilizzare» le istituzioni dell'UE e gli Stati membri sulla necessità di una riforma della politica in materia di asilo, riforma che potrebbe proprio essere tesa alla creazione di campi nei paesi di provenienza degli immigrati clandestini;
    in tema di agricoltura, nella relazione programmatica il Governo rende nota oltre la sua intenzione di dare il suo contributo al processo di semplificazione della PAC insistendo sulla necessità che siano adottate le modifiche regolamentari già avviate nel corso del 2015 in tema di pagamenti diretti e ribadendo al contempo l'esigenza prioritaria di non ridurre le risorse finanziarie destinate alla Politica agricola comune anche di voler produrre il massimo impegno, soprattutto nelle sedi internazionali, per garantire la tutela delle produzioni di qualità italiane, che soffrono di fenomeni di usurpazione, evocazione e imitazione;
    la metà della spesa degli italiani è anonima per colpa della contraddittoria normativa comunitaria che obbliga a indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l'ortofrutta fresca ma non per quella trasformata, per le uova, ma non per i formaggi, per il miele ma non per il latte o per la pasta. Il risultato è che gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano un pacco di pasta su tre, due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta come pure la metà delle mozzarelle;
    la Francia sta preparando misure a livello nazionale per arrivare a un'etichettatura completa e trasparente dei prodotti e ha comunicato alla UE che intende procedere in tal senso, in attesa di una decisione dell'Unione. La stessa cosa è auspicabile la predisponesse anche il Governo italiano in quanto siamo stati tra i promotori della battaglia sulla trasparenza dell'etichetta a difesa dei produttori e dei consumatori;
    il Governo dovrebbe, oltre alla priorità già indicate nella relazione programmatica, inserire anche la necessità di inserire in etichetta la provenienza della materia prima utilizzata per i prodotti alimentari, in particolare del latte utilizzato per la produzione di prodotti lattiero caseari;
    a supporto dell'importanza della provenienza dei prodotti abbiamo i dati della consultazione pubblica, promossa dal Ministero delle politiche agricole, che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015, che ha chiarito inequivocabilmente che il 96,5 per cento degli italiani sono interessati a conoscere l'origine delle materie prime dei prodotti e che sono anche disposti a spendere di più per avere la certezza dell'origine della provenienza del prodotto;
    in un difficile momento di crisi bisogna portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e della verità per combattere la concorrenza sleale e rispondere alle reali esigenze dei consumatori; il prodotto Made in Italy per potersi definire tale deve essere italiano dal campo allo scaffale per garantire ai consumatori finali oltre alla qualità anche la tracciabilità e la provenienza della materia prima;
    fare business in Italia è significativamente più difficile rispetto alle altre principali economie europee, l'alta tassazione cui le imprese sono sottoposte, che appare del tutto sproporzionata rispetto alla maggior parte degli altri Paesi della zona Euro, rappresenta dunque una delle principali minacce della competitività del sistema industriale italiano;
    sul tema delle politiche per l'impresa segnala l'intenzione di rilanciare la politica industriale e di favorire – anche a livello europeo – l'integrazione delle politiche per l'impresa in tutte le politiche che impattano sulla competitività;
    per fare un esempio di competitività e concorrenza sleale a livello europeo, riportiamo il caso della multinazionale del latte francese Lactalis che è il principale gruppo lattiero europeo e in Italia è proprietario di marchi come Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani e Cademartori, e che controlla, quindi, un terzo del nostro mercato – incassando dai consumatori italiani 1,4 miliardi di euro – operando in regime di quasi semi-monopolio;
    in Spagna prima, e in Francia poi, in situazione nelle quali si sono rilevati comportamenti scorretti nel pagamento del latte si è arrivati a condannare le principali industrie lattiero-casearie. In Francia, infatti, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha multato per un importo di 193 milioni di euro 11 industrie lattiero-casearie, tra le quali, appunto, Lactalis, Laita, Senagral e Andros's Novandie per pratiche anticoncorrenziali dopo che era intervenuto anche l'Antitrust iberico che aveva annunciato multe per un totale di 88 milioni di euro a gruppi come Danone (23,2 milioni), Corporation Alimentaria (21,8 milioni), Gruppo Lactalis Iberica (11,6 milioni);
    sarebbe opportuno che anche nel nostro Paese, onde evitare evidenti casi di squilibrio contrattuale tra le parti che determinano un abuso di posizione economica sul mercato, si procedesse ad un maggior controllo delle pratiche di concorrenza sleale e di abuso di posizione dominante al fine di evitare regimi di semi monopolio che danneggiano le nostre imprese,

impegna il Governo:

   a rendere obbligatoria l'indicazione in etichetta dell'origine dell'ingrediente primario, a seguito degli esiti della consultazione pubblica ed in virtù dell'articolo 39 del regolamento UE 1169/2011, al fine di tutelare i consumatori e gli operatori della filiera in quanto è importante dare la massima trasparenza;
   ad attivarsi in ambito europeo per l'effettivo rispetto della direttiva sui rimpatri e degli accordi di riammissione stipulati anche a livello comunitario, nonché per ottenere le adeguate risorse finanziarie onde procedere ai respingimenti e rimpatri;
   a promuovere, in tutte le sedi opportune, la creazione nei Paesi di partenza di appositi campi in cui convogliare gli immigrati clandestini al fine di realizzare sul posto la verifica dell'eventuale sussistenza dei criteri richiesti dai Paesi dell'Unione europea per essere ammessi alla concessione del diritto d'asilo;
   ad accelerare le misure di sburocratizzazione degli oneri amministrativi correlati all'attività imprenditoriale, al fine di ridurre gli inutili aggravi sul costo del lavoro e, al contempo, ridare maggiore competitività alle imprese italiane per renderle concorrenziali in ambito europeo;
a promuovere in ambito europeo l'adozione di una flat-rate del costo del lavoro, per livellarlo alla media europea, al fine di aumentare l'occupabilità.
(6-00226) «Fedriga, Gianluca Pini, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Picchi, Rondini, Saltamartini, Simonetti».


   La Camera,
   esaminati il Programma di lavoro della Commissione per il 2016 – «È il momento di andare oltre l'ordinaria amministrazione» (COM(2015)610 final), il Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o gennaio 2016-30 giugno 2017) – Portare avanti l'agenda strategica, elaborato dalle future presidenze neerlandese, slovacca e maltese (15258/15) e la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2016 (Doc. LXXXVII-bis, n. 4);
   premesso che:
    le dieci priorità del Presidente Juncker – che rappresentano il mandato politico della Commissione Juncker e la base sulla quale è stata nominata – affrontano le grandi sfide sulle quali l'UE è chiamata attualmente a confrontarsi, tra cui il rilancio dell'occupazione, la crescita economica e la carenza di investimenti, la crisi dei rifugiati, i cambiamenti climatici e la pressione sulle risorse naturali, la mancanza di fiducia sul ruolo dell'Europa nel nuovo ordine mondiale che sta emergendo;
    il programma di lavoro, che consta di una Comunicazione e di sei allegati, illustra innanzitutto le principali iniziative che l'Esecutivo europeo intende avviare nel 2016 relativamente, tra le altre, alle priorità concernenti un nuovo impulso all'occupazione alla crescita e agli investimenti, un mercato unico digitale connesso, un mercato unico più profondo e più equo con una base industriale più solida, un'Unione economica e monetaria più profonda e più equa, un accordo realistico e equilibrato di libero scambio con gli Stati Uniti (TTIP);
    per favorire occupazione, sviluppo e inclusione sociale, la Commissione intende promuovere gli investimenti nel capitale umano lungo tutto l'arco della vita, che si tratti di formazione professionale, istruzione superiore, competenze digitali e di alta tecnologia;
    nella relazione programmatica per il 2016, il Governo italiano intende perseguire il rafforzamento degli interventi di politica attiva diretti a favorire l'occupazione e la crescita, in particolare a sostegno dell'occupazione giovanile e dell'inserimento lavorativo dei disoccupati di lunga durata e dei soggetti con maggiori difficoltà di inserimento lavorativo;
    il programma di lavoro specifica che la realizzazione di un mercato unico dei capitali, del finanziamento e del risparmio svolgerà un ruolo fondamentale per rimuovere gli ostacoli agli investimenti ed aiutare le imprese a crescere in tutto il mercato unico;
    per quanto riguarda invece la fiscalità, la Commissione preannuncia la presentazione di un piano d'azione sull'IVA che dovrebbe illustrare le prossime tappe per l'introduzione di un regime definitivo, efficiente e a prova di frode;
    in materia di fiscalità la Relazione programmatica del Governo ipotizza la presentazione di proposte di modifica della direttiva IVA in tema di aliquote normali e ridotte;
    le priorità del Programma del trio di Presidenza in materia economico-finanziaria comprendono, tra l'altro, la proposta di regolamento sulla riforma strutturale del settore bancario (COM(2014)43), che mira alla separazione delle attività finanziarie più rischiose delle banche da quelle di intermediazione tradizionale; l'attuazione del meccanismo di risoluzione unico delle crisi bancarie, entrato in vigore con l'approvazione del regolamento (UE) n. 806/2014, che, al fine di limitare l'impatto sui bilanci pubblici degli interventi di salvataggio delle banche in crisi (cosiddetto bail-out), introduce il principio per cui la ricapitalizzazione degli istituti di credito è affidata in primo luogo ad azionisti, obbligazionisti e creditori delle banche stesse (cosiddetto bail-in); la proposta di regolamento che istituisce il sistema europeo di garanzia dei depositi bancari fino a 100 mila euro (COM(2015)586);
    altra priorità della Commissione europea per il 2016 è il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP), l'accordo commerciale tra Unione europea e Stati Uniti che prevede la creazione di una zona di libero scambio tra le due parti, generando nuove opportunità economiche in termini di creazione di posti di lavoro e di crescita mediante un maggiore accesso al mercato e una migliore compatibilità normativa;
    una delle priorità alle quali prestare maggiore attenzione è quella di superare la crisi di fiducia nel progetto europeo che sta emergendo in ampi settori dell'opinione pubblica degli Stati membri,

impegna il Governo:

   1) nell'ambito delle misure per affrontare la crisi migratoria e dei rifugiati, ad adottare ogni iniziativa volta a promuovere un'azione incisiva a livello europeo per fronteggiare il fenomeno migratorio, attraverso operazioni in grado di controllare i flussi dei profughi in fuga dalla guerra e dalla repressione politica, e di contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, sollecitando con forza un impegno fattivo e responsabile degli Stati dell'Unione europea volto a:
    a) sollecitare un intervento decisivo dell'Unione europea per potenziare i controlli alle frontiere esterne, che fornisca adeguato sostegno a tutti gli Stati membri in prima linea, attraverso l'intensificazione dei controlli di frontiera sia in mare che a terra nel Mediterraneo meridionale, sul Mar Egeo e lungo la «rotta balcanica», anche con la creazione di una Guardia costiera e di frontiera europea;
    b) colmare le lacune nella gestione delle frontiere esterne, con particolare riferimento alle carenze nel funzionamento degli hotspot, per garantire l'identificazione, la registrazione e il rilevamento delle impronte digitali in maniera sistematica e completa, adottando misure per contrastare il rifiuto di registrazione;
    c) potenziare il sistema dei rimpatri, assicurando la ricollocazione e il rimpatrio dei migranti, e la costituzione di hotspot nei Paesi di provenienza, definendo un approccio comune europeo per la gestione del flusso dei rifugiati e dei migranti economici;
    d) offrire concretezza ed efficacia al Piano di azione UE-Turchia, affinché la Turchia implementi effettivamente gli obiettivi del Piano, assicurando: la registrazione dei migranti; una maggiore capacità di intercettazione da parte della guardia costiera turca; l'accesso dei profughi sotto protezione temporanea ai servizi pubblici, inclusi l'educazione, la sanità e l'inserimento nel mercato del lavoro; la collaborazione con Bulgaria e Grecia al fine di prevenire la migrazione irregolare lungo i confini comuni terrestri; valutare la possibilità di introdurre meccanismi in grado di vincolare lo stanziamento di fondi alla garanzia che la stessa Turchia rispetti i diritti umani e i termini del Patto; l'inclusione dell'Italia fra i Paesi da sostenere, assieme a Grecia e Turchia, andando oltre le previsioni del Consiglio europeo del 17 e 18 marzo 2016;
    e) stipulare accordi economici bilaterali da parte dell'Europa con i Paesi di origine e di transito per interrompere i flussi migratori e per il rimpatrio dei clandestini, anche attraverso lo sviluppo di una politica di cooperazione volta a sostenere lo sviluppo economico e l'occupazione in questi territori;
    f) fornire aiuti economici ai paesi di origine e di transito legati ad un'efficace lotta alla migrazione clandestina e alle organizzazioni criminali che la sostengono;
    g) contribuire a migliorare le condizioni nei campi profughi, al fine di ridurre l'elevato numero di rifugiati che tentano di sbarcare in Europa alla ricerca di condizioni di vita migliori;
    h) aumentare la ricezione da parte degli Stati membri delle minoranze religiose perseguitate, in particolare i cristiani e gli yazidi, e creare zone cuscinetto protette militarmente per difendere queste popolazioni nei paesi colpiti da conflitti;
    i) predisporre un piano di accoglienza dei profughi in tutti i Paesi europei in modo proporzionato in base alle loro dimensioni, popolazione e PIL;
    j) modificare le clausole del Regolamento di Dublino III per coinvolgere tutti gli Stati dell'Unione europea nella gestione dei richiedenti asilo e dei migranti che varcano i confini europei, in particolare nelle attività di accoglienza e di identificazione, superando l'attuale principio del «Paese di primo approdo»;
    k) garantire un sistema che regoli la concessione del diritto di asilo secondo standard e procedure comuni in tutti i paesi e il coordinamento nella raccolta delle domande dei richiedenti, per permettere agli aventi diritto di raggiungere i paesi di accoglienza in modo sicuro, prevenendo ogni abuso del sistema con la presentazione di domande di asilo multiple da parte di una sola persona;
    l) neutralizzare i mezzi degli «scafisti», implementando le azioni volte alla distruzione e al sequestro di tutte le infrastrutture logistiche di trafficanti di esseri umani;
    m) avviare, nei tempi più brevi possibili, la fase dell'operazione EUNAVFOR MED, che autorizza l'ispezione e il sequestro e la distruzione delle imbarcazioni, anche sul territorio libico, sospettate di essere utilizzate per il traffico illecito dei migranti o per la tratta di esseri umani, valutando attentamente, se ciò non fosse possibile, l'utilità del proseguimento a tempo indeterminato della attuale Fase 2;
   2) nell'ambito delle misure per favorire occupazione, crescita e competitività, ad adottare ogni iniziativa a livello europeo volta a:
    a) chiarire le misure di politica economica che intende mettere in atto ai fini della necessaria correzione dei conti pubblici italiani, onde evitare l'apertura di una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese;
    b) stimolare la Germania alla reflazione, finalizzata a ridurre il suo eccessivo surplus della bilancia commerciale che danneggia tutti gli altri paesi dell'eurozona e provoca squilibri troppo ampi tra i paesi;
   3) nell'ambito dell'Unione economica e monetaria, ad assumere in sede europea ogni iniziativa volta a:
    a) modificare la direttiva sul bail-in, e identificare con precisione le passività bancarie chiamate a sopportare le perdite, escludendo quelle emesse prima dell'entrata in vigore delle nuove norme, per evitare la retroattività di queste ultime, e a predisporre strumenti eccezionali di intervento nel caso in cui si ha percezione che il sacrificio di azionisti e creditori derivante dall'applicazione del bail-in metta a repentaglio la stabilità dell'intero sistema;
    b) istituire al più presto una garanzia europea comune sui depositi bancari, in quanto è necessaria, in una unione monetaria, quale è l'Eurozona, la condivisione dei rischi, e tutto quanto ne consegue in termini di sacrifici richiesti ai governi e ai cittadini, non può che procedere di pari passo con la condivisione delle garanzie che quei rischi stessi servono a coprire, anche per far fronte a episodi di «panico finanziario»;
    c) richiedere un intervento della Commissione europea per vigilare sulla corretta e uniforme applicazione della direttiva sul bail-in nei vari Stati membri e garantire certezza giuridica e condizioni di parità tra banche, che spesso operano in diversi Paesi dell'Unione europea;
    d) introdurre forme rafforzate di smaltimento delle sofferenze bancarie, al fine di far ripartire il credito alle imprese;
    e) varare un grande piano di investimenti, un New deal europeo, che vada oltre il Piano Juncker da trecento miliardi e ne triplichi le risorse fino a mille miliardi, approfittando dei bassi tassi di interesse, che rimarranno tali almeno nel medio periodo, e utilizzando la garanzia della Banca europea degli investimenti (Bei), in modo da far uscire l'Europa finalmente dalla crisi, con uno slancio che dalla creazione della moneta unica non ha mai avuto, diventando al contempo competitiva anche rispetto alle altre economie mondiali, e migliorando anche le performance della BCE, con i suoi Quantitative easing, in quanto la politica monetaria tornerebbe a trasmettersi all'economia reale;
   4) nell'ambito dell'Unione politica a:
    a) mettere al centro del dibattito sulle prospettive dell'UE l'obiettivo di una sempre più stretta integrazione in un'Unione politica, intesa quale tappa verso la mèta degli Stati Uniti d'Europa;
    b) promuovere un'iniziativa politica volta a superare problemi vecchi e nuovi, attraverso l'introduzione di strumenti innovativi;
    c) impostare una economia europea che, pur non dimenticando una gestione rigorosa e solida dei conti pubblici, privilegi maggiormente la crescita e la creazione di posti di lavoro, riparando i guasti di troppi anni di austerità;
    d) rafforzare la legittimità democratica delle principali istituzioni europee (Parlamento, Consiglio europeo, Consiglio dell'Unione europea, Commissione europea), anche attraverso meccanismi di funzionamento delle istituzioni europee più snelli ed efficaci;
    e) ridurre gli oneri regolatori gravanti su cittadini, imprese e pubblica amministrazione;
    f) perseguire un modello di gestione dei debiti sovrani basato anche sulla facoltà di emettere titoli di debito propri con i quali finanziare politiche europee a sostegno della crescita e anche di contrasto a crisi di natura più squisitamente sociale e politica.
(6-00227) «Occhiuto, Elvira Savino».