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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 16 marzo 2016

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 16 marzo 2016.

  Adornato, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Calabria, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cimbro, Ciprini, Cirielli, Costa, D'Alia, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dell'Orco, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fava, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Galati, Garavini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marotta, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Scotto, Sereni, Speranza, Tabacci, Tidei, Tofalo, Turco, Valeria Valente, Velo, Villecco Calipari, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Calabria, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cimbro, Ciprini, Cirielli, Costa, D'Alia, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dell'Orco, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fava, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Franceschini, Galati, Garavini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marotta, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Nicoletti, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Rosato, Domenico Rossi, Rossomando, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Scotto, Sereni, Speranza, Tabacci, Tidei, Tofalo, Turco, Valeria Valente, Velo, Villecco Calipari, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 15 marzo 2016 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   CASTIELLO: «Norme in materia di produzione biologica» (3674);
   GIUSEPPE GUERINI: «Modifica all'articolo 6 della legge 8 marzo 1989, n. 95, in materia di scelta degli scrutatori dei seggi elettorali» (3675);
   CRISTIAN IANNUZZI: «Modifiche alla legge 22 aprile 1941, n. 633, e altre disposizioni in materia di intermediazione e gestione dei diritti d'autore» (3676);
   ARTINI: «Norme in materia di difesa dello spazio cibernetico e istituzione del sistema nazionale di sicurezza cibernetica» (3677);
   BRIGNONE ed altri: «Modifica all'articolo 1 del decreto legislativo 15 gennaio 2016, n. 8, concernente la sanzione amministrativa pecuniaria per il reato di aborto clandestino» (3678).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di proposte di inchiesta parlamentare.

  In data 15 marzo 2016 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di inchiesta parlamentare d'iniziativa del deputato:
   CRISTIAN IANNUZZI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'attività, la gestione e il funzionamento della Società italiana degli autori ed editori» (Doc. XXII, n. 63).

  Sarà stampata e distribuita.

Modifica del titolo di proposte di legge.

  La proposta di legge costituzionale n. 3667, d'iniziativa dei deputati ANDREA MAESTRI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Disposizioni concernenti la disciplina del finanziamento di attività religiose e caritative della Chiesa cattolica e di altre confessioni religiose e del sostentamento del clero».

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge GIAMMANCO ed altri: «Norme in materia di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione di disagio» (1037) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Palmizio.

  La proposta di legge GADDA ed altri: «Norme per la limitazione degli sprechi, l'uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale» (3057) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Miotto.

Ritiro di sottoscrizioni a proposte di legge.

  I deputati Daga, Airaudo, Alberti, Artini, Baldassarre, Baroni, Basilio, Battelli, Bechis, Benedetti, Massimiliano Bernini, Nicola Bianchi, Franco Bordo, Brescia, Brugnerotto, Businarolo, Busto, Cancelleri, Castelli, Chimienti, Ciprini, Colletti, Colonnese, Cominardi, Corda, Costantino, Cozzolino, D'Ambrosio, De Lorenzis, De Rosa, Dell'Orco, Di Benedetto, Dieni, D'Incà, Duranti, Daniele Farina, Fava, Ferrara, Fico, Fratoianni, Frusone, Gagnarli, Gallinella, Giancarlo Giordano, Silvia Giordano, Grande, Grillo, Cristian Iannuzzi, Kronbichler, L'Abbate, Liuzzi, Lombardi, Lorefice, Mannino, Mantero, Marcon, Marzana, Matarrelli, Melilla, Micillo, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Parentela, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Paolo Nicolò Romano, Sannicandro, Scotto, Segoni, Sorial, Spadoni, Terzoni, Tofalo, Tripiedi, Turco, Vacca, Vignaroli, Zaratti e Zolezzi hanno comunicato di ritirare la propria sottoscrizione alla proposta di legge:
   DAGA ed altri: «Princìpi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico, nonché delega al Governo per l'adozione di tributi destinati al suo finanziamento» (2212).

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  ARTINI ed altri: «Istituzione del sistema nazionale di sicurezza cibernetica» (3544) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V, VI, VII, VIII, IX (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), X, XI e XIV.
  PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE ANDREA MAESTRI ed altri: «Disposizioni concernenti la disciplina del finanziamento di attività religiose e caritative della Chiesa cattolica e di altre confessioni religiose e del sostentamento del clero» (3667) Parere delle Commissioni V e XII.

   II Commissione (Giustizia):
  BINDI ed altri: «Disposizioni per la protezione dei testimoni di giustizia» (3500) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   X Commissione (Attività produttive):
  CANCELLERI ed altri: «Disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata» (3337) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettere dell'11 marzo 2016, ha trasmesso le note relative all'attuazione data agli ordini del giorno, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 18 novembre 2015: QUARTAPELLE PROCOPIO ed altri n. 9/3393-A/1, concernente il rafforzamento degli interventi di cooperazione allo sviluppo in favore della Repubblica libanese, MICILLO n. 9/3393-A/35, riguardante l'azione di sensibilizzazione sul Governo turco affinché favorisca il transito di aiuti umanitari verso la regione siriana del Rojava, SCAGLIUSI n. 9/3393-A/46, concernente lo stato di attuazione del progetto di cooperazione in Siria dell'Istituto Agronomico del Mediterraneo di Bari (IAMB).

  Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla III Commissione (Affari esteri) competente per materia.

Trasmissione dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

  Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettere in data 11 marzo 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, le relazioni, riferite, rispettivamente, agli anni 2014 e 2015, sull'attività svolta, sul bilancio di previsione e sulla consistenza degli organici dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) e dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), corredate dai rispettivi allegati.

  Queste relazioni sono trasmesse alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

  Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 14 marzo 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 14 luglio 1993, n. 238, la relazione sullo stato di attuazione dei contratti di programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana Spa, riferita al contratto di programma 2012-2014 – parte servizi e al contratto di programma 2012-2016 – parte investimenti, aggiornata al 31 dicembre 2014 (Doc. CXCIX, n. 3).

  Questa relazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 15 marzo 2016, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali nel settore della navigazione interna e che abroga la direttiva 96/50/CE del Consiglio e la direttiva 91/672/CEE del Consiglio (COM(2016) 82 final), corredata dai relativi allegati (COM(2016) 82 final – Annexes 1 to 3) e documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto (SWD(2016) 36 final), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla IX Commissione (Trasporti), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  La proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 96/71/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 1996, relativa al distacco dei lavoratori nell'ambito di una prestazione di servizi (COM(2016) 128 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata, in data 11 marzo 2016, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla XI Commissione (Lavoro), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), è altresì assegnata alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 15 marzo 2016.

Trasmissione dal Garante del contribuente per il Piemonte.

  Il Garante del contribuente per il Piemonte, con lettera in data 26 febbraio 2016, ha trasmesso la relazione sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale in Piemonte, riferita all'anno 2015, predisposta ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212.

  Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell’Allegato A al resoconto della seduta del 15 marzo 2016, a pagina 4, prima colonna, diciassettesima riga, dopo la parola: «VI,» si intende inserita la seguente: «IX,».

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 17 E 18 MARZO 2016

Risoluzioni

   La Camera,

   premesso che:
    il prossimo Consiglio europeo del 17 e 18 marzo vedrà tra i punti prioritari all'ordine del giorno il tema dei flussi migratori, la costruzione del consenso europeo sulle modalità di gestione dei rifugiati, il ripristino del normale funzionamento dello spazio Schengen e la piena attuazione del Piano d'azione Unione europea-Turchia, insieme alla definizione delle priorità per il semestre europeo 2016;
    la crisi umanitaria in Grecia, aggravata dall'avvicendarsi di decisioni unilaterali da parte di numerosi Stati membri per reintrodurre controlli alle frontiere, vede circa 13 mila persone in condizioni igieniche e sanitarie estreme alle frontiere con la Macedonia; un'emergenza umanitaria che, in assenza di interventi urgenti, potrebbe far preludere a nuovi sbarchi nel Mediterraneo, con ripercussioni per l'Italia, per i possibili cambi di rotte illegali indotti dal tentativo di ostacolare movimenti dalla Grecia verso l'Europa centrale e settentrionale e dal moltiplicarsi di sbarramenti alle frontiere interne all'Unione europea;
    il ritorno dei controlli alle frontiere interne non solo mette a rischio una delle principali conquiste dell'integrazione europea ma può avere effetti negativi sull'intera economia dell'Unione: secondo un'analisi di impatto della Commissione europea tale reintroduzione porterebbe a una perdita di almeno 18 miliardi di euro l'anno (circa lo 0,13 per cento della produzione annua dell'area Schengen), senza contare le più gravose conseguenze per le perdite dell'industria del turismo;
    l'accordo di Schengen sulla libera circolazione è uno dei principi fondanti dell'Unione che, qualora venisse messo in discussione, potrebbe far fallire l'intero progetto europeo; il suo immediato ripristino è tra gli impegni prioritari che su iniziativa del Governo italiano è stato inserito nelle conclusioni del Consiglio europeo dello scorso 18 e 19 febbraio;
    la Commissione europea è intenzionata a richiamare gli Stati membri dando un termine massimo di nove mesi (entro dicembre 2016) per interrompere le chiusure unilaterali e ritornare alla normalità; mentre, per affrontare l'emergenza umanitaria in Grecia, il Consiglio ha approvato lo stanziamento di 700 milioni di euro in tre anni (300 milioni nel 2016 e 200 rispettivamente per 2017 e 2018); una misura utile per fronteggiare gli interventi di prima accoglienza ma insufficiente se non accompagnata da una strategia di medio periodo;
    oltre agli interventi a livello europeo per fornire aiuti umanitari in collaborazione con le organizzazioni come l'UNHCR e la predisposizione di un rafforzamento dei controlli lungo le frontiere marittime del Mediterraneo (con la missione già operativa a comando italiano, EUNAVFORMED-SOPHIA), l'11 febbraio 2016 la Nato, su richiesta congiunta di Germania, Grecia e Turchia, ha avviato una missione navale nel Mar Egeo, con compito di ricognizione, monitoraggio, sorveglianza e contrasto al traffico dei migranti, in collegamento con Frontex e le guardie costiere nazionali – un'attività che sarà intensificata nelle sue modalità operative, secondo quanto recentemente annunciato dal segretario dell'Alleanza Jens Stoltemberg;
    per le dimensioni del fenomeno è necessario attuare la strategia globale e l'ampio spettro di misure già concordate e definite nell'Agenda sulla migrazione del maggio 2015, con particolare riferimento ai programmi di ricollocazione e reinsediamento di profughi e richiedenti asilo, in attuazione del principio di solidarietà, secondo un'equa redistribuzione fra tutti gli Stati; misure rallentate se non osteggiate da parte di alcuni paesi membri che si sono rifiutati di aderire ai programmi adottati dal Consiglio europeo nel settembre 2015 (al 15 febbraio 2016 la ricollocazione ha riguardato solo 295 persone dalla Grecia e 288 dall'Italia, mentre avrebbero dovuto esserne redistribuiti da Grecia e Italia 66.400 e 39.600 richiedenti asilo);
    l'Unione europea è una comunità di nazioni fondata sui principi di libertà, solidarietà e sussidiarietà. In ossequio al principio di sussidiarietà imponenti risorse sono state mobilitate nel passato e sono mobilitate nel presente per sostenere lo sviluppo delle aree più povere. Nel passato l'Italia ha usufruito largamente di queste politiche. Oggi siamo contributori netti per una cifra di circa 5,4 miliardi di euro. I problemi dell'immigrazione devono essere affrontati oggi con il medesimo spirito di solidarietà al quale nessuno può sottrarsi, in modo particolare quei paesi che hanno fruito e continuano a fruire di forti politiche di solidarietà a loro favore;
    occorre istituire entro giugno una Guardia costiera e di frontiera europea per rafforzare le frontiere esterne (in attuazione della proposta di regolamento (COM/2015/671)) e riformare il sistema di Dublino sul diritto di asilo; in tale direzione, la Commissione europea presenterà a breve una proposta di revisione del regolamento di Dublino e anche il Governo italiano ha annunciato di voler avanzare una sua proposta per incalzare l'esecutivo comunitario ad agire;
    inoltre, al fine di sottrarre ai trafficanti di esseri umani una parte di rifugiati che fuggono dalla guerra, occorre attuare i programmi con i paesi terzi (vertice sulla migrazione di La Valletta dell'11 e 12 novembre 2015) e favorire i canali legali; in tale direzione rileva il recente progetto pilota dell'Italia che ha aperto il primo corridoio umanitario, facendo arrivare 93 rifugiati siriani dal Libano; un buon esempio per un'efficace azione di contrasto alle attività illegali e alla tratta degli esseri umani;
    dobbiamo dare garanzie sulla nostra capacità di identificare i richiedenti asilo ed eventualmente di rinviare ai paesi di origine i non aventi diritto. Dobbiamo ottenere garanzie su di una equa redistribuzione dei veri profughi fra i diversi paesi europei. A questo fine serve una sorveglianza comune dei confini esterni dell'Unione, un diritto di asilo comune, accordi europei di rimpatrio con i paesi di origine dei flussi migratori, una più intensa cooperazione allo sviluppo per generare posti di lavoro nei paesi di origine dei flussi in modo da allentare la pressione migratoria;
    in tale contesto il recente vertice straordinario del 7 marzo scorso tra i 28 Paesi membri dell'Unione europea e la Turchia, sul piano di gestione comune per l'emergenza dei profughi (attivato nel summit dell'Unione europea-Turchia dello scorso 29 novembre 2015), rappresenta un dossier importante;
    è necessario un accordo tra l'Unione europea e la Turchia affinché quest'ultima si impegni nell'azione di contenimento dei flussi di migranti irregolari verso l'Europa, ma occorre anche garantire che la gestione dei rifugiati avvenga nel rispetto delle protezioni tutelate dal diritto internazionale; preoccupa il tentativo di accrescere il potere contrattuale turco nei confronti dell'Unione europea, anche alla luce della svolta autoritaria da parte di Erdogan e la violazione dei diritti civili e democratici e l'attacco alla libertà di stampa;
    abbiamo il dovere di aiutare la Turchia a far fronte all'emergenza umanitaria proseguendo in parallelo il negoziato sulla adesione della Turchia alla Unione europea, che comprende profili delicati e complessi sul tema dei diritti umani, delle libertà civili e dei diritti delle minoranze, oltre che la ancora irrisolta questione di Cipro;
    inoltre, il Consiglio europeo del 17 e 18 marzo discuterà anche delle priorità per il semestre europeo 2016, valuterà i progressi compiuti in merito alle principali iniziative volte a rafforzare il mercato unico ed esaminerà l'attuazione delle raccomandazioni specifiche per ciascun paese membro;
    il Consiglio europeo – adottando a gennaio le conclusioni sull'analisi annuale della crescita e la relazione 2016 sul meccanismo di allerta – ha condiviso le proposte della Commissione europea finalizzate a dare impulso all'occupazione, alla crescita e alla competitività mediante il rilancio degli investimenti, la prosecuzione delle riforme strutturali e la sostenibilità delle finanze pubbliche;
    i modesti tassi di crescita e gli ancora alti livelli di disoccupazione nell'eurozona testimoniano, tuttavia, oltre all'eccezionale prolungarsi della crisi, da ultimo collegata ad una prolungata bassa inflazione e all'indebolimento della domanda esterna dovuto al rallentamento delle economie emergenti, anche l'inadeguatezza del complessivo approccio delle politiche comunitarie per fronteggiare la recessione economica;
    la Banca centrale europea ha rafforzato il QE ed ha lanciato una nuova grande operazione TLTRO. La politica monetaria deve però collocarci in un più ampio policymix per essere pienamente efficace. Occorre pertanto sfruttare al meglio il tempo guadagnato grazie agli interventi della BCE per uno sforzo rinnovato per ridurre i debiti pubblici nazionali ed aumentare gli investimenti pubblici europei. In questa fase è solo un grande piano di investimenti pubblici europei che può migliorare radicalmente la nostra competitività e trainare anche l'investimento privato. Bisogna utilizzare l'occasione della revisione di mezzo termine del bilancio europeo per porre con energia la questione delle risorse proprie dell'Unione;
    alla crescente disaffezione al progetto europeo, certamente amplificata dalle problematiche collegate da un lato agli eccezionali flussi migratori e dall'altro alla persistenza di un elevato tasso di disoccupazione, occorre rispondere con una profonda riflessione sul futuro dell'Unione europea che deve essere rilanciata quale opportunità di crescita e di occupazione attraverso sforzi comuni per la competitività e la crescita e attraverso una maggiore condivisione dei rischi, come ribadito nel documento del Governo italiano «Una strategia europea condivisa per crescita, lavoro e stabilità» dello scorso febbraio;
    proprio su questi aspetti, il Governo italiano ha avviato da tempo un confronto continuo e costruttivo con la Commissione, finalizzato a consolidare a livello europeo l'azione di sostegno alla creazione di occupazione attraverso investimenti e riforme che cambino in modo strutturale le potenzialità del nostro paese rilanciandone la competitività e una gestione responsabile delle finanze pubbliche con l'obiettivo di ridurre progressivamente il debito pubblico;
    nella riunione del 7 marzo sui progressi conseguiti dagli Stati membri nell'attuazione dei documenti programmatici di bilancio per il 2016, l'Eurogruppo ha preso atto di una dinamica che vede il debito pubblico italiano stabilizzato già nel 2015 e in diminuzione a partire dal 2016;
    in attesa delle definitive valutazioni previste per il prossimo maggio, la Commissione europea ha rilevato l'8 marzo che la presenza di squilibri macroeconomici eccessivi e di un debito pubblico ancora elevato ma sostenibile nel medio-lungo periodo (come riconosciuto anche dal recente studio del centro di ricerca tedesco Stiftung Marktwirtschaft) non richiedono manovre correttive alla luce dell'ampia azione di riforma che ha riguardato il mercato del lavoro, le istituzioni, i crediti deteriorati e le sofferenze bancarie, la pubblica amministrazione, la giustizia e l'istruzione;
    grazie alle politiche economiche del Governo orientate alla crescita e alle riforme strutturali approvate e implementate, oggi l'Italia è un Paese più solido di quanto fosse prima dell'avvio del ciclo riformatore che deve essere proseguito con decisione,

impegna il Governo:

   a sostenere la roadmap della Commissione europea volta a ripristinare con urgenza il corretto funzionamento dell'Accordo sulla libera circolazione fra gli Stati, affinché sia applicato compiutamente il codice frontiere nello spazio Schengen;
   a sollecitare la Commissione europea, anche mediante la presentazione di una specifica proposta italiana, affinché si pervenga in breve tempo alla revisione del regolamento di Dublino, tappa imprescindibile per una soluzione condivisa circa le procedure per il diritto di asilo e una gestione comune dell'emergenza umanitaria, tale da alleviare i pesanti oneri attualmente a carico solo di alcuni Stati;
   ad accelerare, durante il semestre di presidenza olandese, l'implementazione di tutti gli strumenti contenuti nell'Agenda europea sulla migrazione, a partire da ricollocazione e resettlement fino all'istituzione di una guardia costiera e di frontiera europea per il coordinamento e la sorveglianza; delle frontiere esterne, nell'ambito di un nuovo quadro giuridico di rafforzamento e di assistenza agli Stati anche per le operazioni di rimpatrio, con l'ampliamento della gamma degli strumenti finanziari e delle risorse europee per tali scopi;
   ad adottare tutte le misure atte ad intensificare la lotta contro i trafficanti di esseri umani, anche in relazione all'apertura di nuove eventuali rotte e all'intensificarsi dei flussi migratori e dei punti di crisi;
   a promuovere una intesa fra l'Unione europea e Turchia che consenta di gestire l'emergenza migratoria, assicurando una piena attuazione delle misure già decise ed una piena tutela dei diritti dei richiedenti asilo;
   a continuare a promuovere nelle sedi europee l'adozione di politiche volte ad utilizzare pienamente i margini di bilancio per sostenere la ripresa, seppure attraverso una gestione responsabile, nella consapevolezza che un ritmo sostenibile di crescita e di creazione di posti di lavoro è il modo più efficace per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche;
   a favorire la promozione degli investimenti e l'attivazione di meccanismi anticiclici, ove possibile anche mediante la costituzione di una autonoma e adeguata capacità di bilancio europea e l'emissione di debito comune («eurobond»);
   ad adottare ogni iniziativa utile per rivitalizzare il mercato unico, volta a rimuovere gli ostacoli alla creazione dell'Unione dei mercati di capitali, superare la frammentazione del mercato dell'energia, e promuovere l'economia digitale e l'innovazione;
   a sostenere il rapido completamento dell'Unione bancaria, attraverso l'adozione di un sistema di condivisione dei rischi e di garanzia dei depositi che migliorerebbe significativamente la stabilità finanziaria, costituirebbe un valido supporto alla ripresa del mercato del credito e rafforzerebbe le prospettive di crescita economica;
   a promuovere lo sviluppo di strumenti comuni per facilitare aggiustamenti dei mercati del lavoro europei in caso di shock avversi, attraverso la costituzione di un fondo e di uno schema di assicurazione contro la disoccupazione ciclica.
(6-00214) «Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider, Locatelli».


   La Camera,
   premesso che:
    al punto I dell'ordine del giorno del prossimo consiglio europeo, in tema di immigrazione, vi è l'esame di « ulteriori misure per affrontare la crisi migratoria e dei rifugiati»;
    tale riunione fa seguito a numerose altre precedenti, tra cui il Consiglio europeo del 18-19 febbraio 2016 in cui si è « esaminato l'attuazione delle decisioni già assunte» e si è « discusso dell'esigenza di costruire un consenso europeo sulla migrazione»;
    dal fatto che ancora oggi si discute sulla necessità « di costruire un consenso europeo» discende il fallimento dell'Unione europea in merito alle politiche migratorie finora attuate, alla gestione dei confini esterni ma altresì alla sicurezza nella zona Schengen;
    nel mentre di tali riunioni ed intese verbali, nei fatti continuano a intensificarsi, per il mancato presidio dei confini comunitari, i flussi migratori irregolari verso l'Europa e il nostro paese sia nel Mediterraneo ma anche attraverso le rotte terrestri;
    secondo i dati forniti dal Ministero dell'interno, a fronte del numero degli sbarchi sulle nostre coste che sono stati nel 2013 42.925 e nel 2014 170,000, le richieste di asilo sono passate da 26,620 nel 2003 a 64.886 nel 2014, con un incremento del 144 per cento;
    in base ai dati forniti dalla Commissione nazionale d'asilo, se nel 2014 al 10 per cento dei richiedenti asilo veniva riconosciuto lo status di rifugiato, tale percentuale nel gennaio 2016 è scesa al 3 per cento a fronte del 66 per cento dei dinieghi, in altre parole dei richiedenti 190 erano profughi mentre 4.256 clandestini; la Direttiva 2008/115/CE dispone l'obbligo di incisive politiche sia nazionali che comunitarie di contrasto all'immigrazione clandestina e di un effettivo rimpatrio benché gli accordi di riammissione stipulati a livello di Unione europea siano solo 17;
    riguardo i dati dell'ufficio statistico europeo l'Italia, tra i paesi maggiormente coinvolti nel problema immigrazione, è quello che rimpatria meno immigrati clandestini: nel 2015 in Italia le espulsioni sono state 26.058 ma gli effettivi rimpatri 11.944 a fronte, ad esempio, dei 86.000 della Francia e dei 65.000 della Gran Bretagna;
    l'approccio prevalentemente umanitario abbracciato finora è controproducente, come dimostra anche il numero dei decessi a seguito di naufragi in mare che solo dall'inizio di quest'anno hanno raggiunto la cifra di oltre 410 persone con un aumento pari a 35 volte il numero di morti rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, e che sono passati da 600 nel 2013 a 3.500 nel 2014 dopo l'avvio di Mare Nostrum; indubbiamente la tratta clandestina di esseri umani, qualunque sia la rotta, è un business immorale e pericoloso per la sicurezza nazionale, nella misura in cui arricchisce soggetti criminali e va quindi scoraggiata e repressa in ogni modo;
    i trafficanti di esseri umani che organizzano tali viaggi hanno compreso e sfruttano a loro vantaggio proprio la confusione legislativa sia comunitaria che dei singoli Stati e il disordine degli attuali sistemi d'asilo e di espulsione nazionali;
    la rotta terrestre dai paesi medio orientali, da cui l'Italia registra un elevato numero di ingressi, è, notoriamente e da anni, alimentata dalla Turchia, la quale, sebbene secondo la Corte europea dei diritti umani e la Commissione UE presenti gravi carenze e violazioni in materia di tutela dei diritti umani, è stata tuttavia destinataria recentemente di ingenti risorse comunitarie – con richieste via via sempre maggiori – per l'accoglienza, ed è stata altresì oggetto di attenzione e interesse da parte della comunità europea per un suo ingresso nell'Unione;
    a dispetto degli impegni finanziari in suo favore, le autorità turche non sembrano aver in alcun modo migliorato il controllo delle proprie frontiere esterne, circostanza che rende dubbia l'efficacia del tentativo di fermare i flussi di migranti in uscita dalla Turchia corrispondendo al Governo di Ankara cifre di denaro. In questi primi mesi del 2016, sono giunti in Grecia dalla Turchia ben 126 mila migranti;
    esiste anzi il sospetto che l'attuale Governo turco manipoli i flussi migratori per ottenere contropartite dall'Unione europea, non solo economiche ma politiche;
    appare perciò inopportuno riaprire la questione dell'ingresso della Turchia nell'Unione europea nel momento in cui le autorità turche accentuano la repressione delle libertà di manifestazione e di stampa; la Turchia è altresì sospettata di aver tollerato il transito in entrambi i sensi di uomini e donne che sono andati ad arruolarsi nel sedicente Stato Islamico ed è inoltre alle prese con un gravissimo terrorismo interno, di incerta matrice politica, che dovrebbe indurre alla prudenza, anziché all'accoglimento della richiesta turca di liberalizzazione dei visti di ingresso in Europa;
    è innegabile che il nostro Paese debba tutelarsi rispetto al pericolo che flussi incontrollati di migranti possano comprometterne la sicurezza nazionale, anche per i pericoli di matrice terroristica, perfino in deroga al trattato Schengen e in linea con quanto stanno già attuando altri Paesi anche materialmente, tanto quelli comunitari facenti parte di tale area quanto quelli esterni ai confini dello spazio comune; è altrettanto evidente che, avendo l'Italia dei confini in maggior parte permeabili come quello marittimo, necessita di particolari misure di controllo e respingimento;
    Frontex è stata un fallimento eclatante e non promette nulla di buono neanche il proposito di coinvolgere l'Alleanza Atlantica nelle operazioni di salvataggio dei naufraghi nell'Egeo;
    esiste il rischio che si riattivino da un momento all'altro nuovi flussi lungo altre rotte, con coinvolgimento dell'Italia anche da Sud-Est;
    si esprime sempre interesse per la proposta, ventilata da più parti e da più tempo, di creare appositi campi in Nord Africa gestiti insieme alle maggiori organizzazioni internazionali competenti, in cui convogliare i migranti che aspirano al riconoscimento dello status di rifugiato, in modo da permettere ai funzionari incaricati dei Paesi dell'Unione europea di vagliarne le domande e concedere il diritto d'asilo soltanto a coloro ritenuti effettivamente meritevoli di protezione internazionale;
    con riguardo al II, punto all'ordine del giorno del Consiglio, si ricorda che la Commissione europea, nelle relazioni per paese con relativo esame della situazione macroeconomica degli Stati membri, ha individuato per l'Italia squilibri eccessivi;
    in particolare il giudizio del rapporto di Bruxelles sull'economia italiana è che l'Italia resta un «Paese sotto osservazione», innanzitutto per la mole del debito e la scarsa competitività, evidenziando altresì che «la modesta crescita e la debolezza strutturale italiane potrebbero avere rilevanti conseguenze sulle altre economie» e «impattare in modo avverso sulla ripresa europea e sul potenziale di sviluppo»; in altri termini il Rapporto disegna l'Italia come un Paese dalla ripresa lenta «che non è riuscito ancora a mettersi in sicurezza»;
    una prova di ciò è infatti data dall'aumento occupazionale registrato nell'ultimo anno a seguito della riforma del mercato del lavoro così detto jobs act; come evidenziato da una recentissima analisi del centro studi ImpresaLavoro su dati Inps, il 61 per cento del totale dei contratti di lavoro a tempo indeterminato attivati nel 2015 è assistito dall'esonero contributivo, quindi da interventi transitori ed estemporanei; fra tre anni, dunque, terminati gli incentivi, in mancanza di misure strutturali e organiche di riduzione del costo del lavoro, che possano agire in maniera incisiva sul cuneo fiscale, la flessibilità in uscita introdotta da questa maggioranza rischia di provocare una disoccupazione di massa;
    occorre, invero, per garantire un'occupazione stabile e di qualità, agire con maggiore forza sulla flessibilità in entrata, attraverso interventi per rendere il costo del lavoro uniforme e concorrenziale in ambito europeo; i dati Eurostat sul costo dei lavoro, infatti, ricordano che in Italia un'ora di lavoro costa mediamente ad un'impresa 28,3 euro, 4,3 euro in più della media UE (24,6 euro);
    tra le variabili che incidono negativamente sul costo del lavoro in termini di tempo, efficienza e risorse dedicate, vi sono anche gli eccessivi adempimenti burocratici connessi alla gestione amministrativa dei rapporti di lavoro;
    il rapporto di Bruxelles, inoltre, ha anche rilevato che «Fare business in Italia è significativamente più difficile rispetto alle altre principali economie europee»,
    l'alta tassazione cui le imprese sono sottoposte, che appare del tutto sproporzionata rispetto alla maggior parte degli altri Paesi della zona Euro, rappresenta dunque una delle principali minacce della competitività del sistema industriale italiano;
    la situazione economica italiana è ancora caratterizzata da un'alta instabilità finanziaria delle aziende; tra i principali aspetti che influenzano negativamente il potenziale di crescita e di competitività delle imprese italiane vi sono la scarsa innovazione, l'insufficienza del credito bancario, e la scarsa capacità di internazionalizzazione. Occorre, dunque, operare affinché si creino le condizioni per favorire un processo di innovazione e di sviluppo dell'apparato industriale del Paese, con particolare riferimento al settore manifatturiero, dove sono concentrate un gran numero di imprese che rappresentano l'eccellenza delle produzioni italiane;
    il potenziale imprenditoriale ancora non riesce ad esprimersi al meglio, anche per la carenza di iniziative normative dedicate alle piccole e medie imprese che sono l'ossatura dell'economia europea ed italiana. I 23 milioni di piccole imprese europee rappresentano, infatti, il 99 per cento delle imprese, il 67 per cento dei posti di lavoro e l'85 per cento di tutti i nuovi posti creati; occorre adottare politiche volte a creare un contesto favorevole al loro sviluppo, favorendo in primo luogo un più ampio e facile accesso ai finanziamenti attivati a livello europeo; anche con riguardo al settore agricolo, le imprese zootecniche ed il comparto lattiero-caseario sono da tempo in sofferenza;
    nell'ultimo anno si è assistito alla scomparsa di ben 66,000 stalle italiane con una media di una su cinque, con effetti drammatici sull'economia, sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale nonché sull'occupazione. Queste chiusure causano un aumento delle importazioni dall'estero di latte, infatti, per ogni milione di quintali di latte importato in più scompaiono 17 mila mucche e 1,200 occupati in agricoltura; i costi di produzione sono mediamente più elevati, di circa 5 centesimi di euro al litro, rispetto a quelli degli altri principali produttori europei, tra cui – in particolare – Francia e Germania;
    il settore lattiero caseario conta circa 34 mila imprese produttrici, la maggioranza delle quali di dimensioni ridotte in termini di produzione e capi di allevamento;
    la svolta nella politica economica dell'unione europea a favore della crescita e dell'occupazione sarebbe dovuta arrivare con l'attuazione del piano di investimenti per l'Europa, cosiddetto Piano Juncker che nell'arco di tre anni, avrebbe dovuto mobilitare 315 miliardi da investire in diversi settori, pubblici e privati, concentrandosi in particolare sulle piccole e medie imprese;
    la portata innovativa del Piano Juncker, da cui l'Europa avrebbe tratto l'opportunità di uscire dalla crisi economica, dopo essere stata per mesi al centro del dibattito politico, è attualmente scomparsa dall'agenda comunitaria, allontanando la possibilità di una effettiva ripresa economica;
    dal Fiscal Sustainability Report 2015 pubblicato dalla Commissione europea emerge che i maggiori rischi di instabilità economica e finanziaria per il nostro Paese risiedono nell'alto debito pubblico e nella grande quantità di sofferenze dei nostri istituti bancari;
    per quanto riguarda il debito pubblico, nonostante la stima di un ribasso del rapporto deficit/PIL da 133 per cento a 132,2 per cento nel 2016 fino a 130 per cento nel 2017, secondo lo stesso rapporto, questo si attesta comunque su livelli molto alti con il rischio di creare forti ripercussioni sulla capacità della nostra economia di poter reagire ad eventuali choc e «la lascia esposta a possibili aumenti dei rendimenti sovrani mentre limita anche lo spazio per la spesa pubblica produttiva a causa del considerevole «conto» degli interessi pari al 4,3 per cento del Pil nel 2015»;
    per quanto riguarda invece le sofferenze bancarie, «la quota di non performing loans nel settore bancario potrebbe rappresentare una fonte importante di rischi di passività a breve termine», nonostante il rapporto non ravvisi ancora simili rischi;
    al riguardo, il Ministero dell'economia e delle finanze ha dichiarato che il rapporto «conferma ancora una volta che i conti pubblici italiani non presentano rischi nel breve termine e sono in assoluto i più sostenibili di tutti nel lungo termine» e che l'Italia sia classificata «ad alto rischio» a causa del pesante debito pubblico che la rende più esposta in caso di shock esterni;
    l'Unione europea, però, è tornata esattamente sulle stesse criticità con il «rapporto di valutazione dei progressi sulle riforme strutturali, e sulla prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi», adottato l'8 marzo a Strasburgo, con il quale la Commissione europea ha inviato un vero e proprio « early warning» sui conti pubblici che riguarda, in particolar modo, il rispetto delle regole europee di bilancio;
    nel rapporto si legge che l'Italia sia uno dei cinque Paesi europei, assieme a Bulgaria, Croazia, Francia e Portogallo, a presentare degli «squilibri macroeconomici eccessivi» perché ha posto in essere «deviazioni significative» dal proprio percorso di riduzione del deficit o di avvicinamento all'obiettivo di medio termine al fine del pareggio strutturale del bilancio, nonostante rispetti un rapporto deficit/pil inferiore al 3 per cento (raggiunto peraltro soltanto quest'anno);
    la conseguenza sarà quindi l'applicazione della regola del debito che impone una riduzione a tappe forzate di un ventesimo all'anno della parte eccedente la soglia del 60 per cento: una misura, questa, che fa supporre reintroduzione di misure «lacrime e sangue» per poter raggiungere simili obiettivi;
    il vicepresidente responsabile per l'euro, Valdis Dombrovskis, ha infatti dichiarato che per l'Italia «c’è bisogno chiaro di riforme» per risolvere gli squilibri macroeconomici eccessivi, che riguardano «l'alto debito pubblico, la debole produttività, i problemi di competitività, i crediti deteriorati nel sistema bancario», inefficienze della Pubblica Amministrazione e ha poi continuato asserendo che «i paesi con squilibri macroeconomici eccessivi possono essere messi nel “braccio correttivo” in qualsiasi momento»;
    non si può quindi negare che la responsabilità di eventuali misure restrittive ricadenti sui cittadini, così come è stato durante i durissimi anni della crisi in cui anche le fasce più deboli, ingiustamente, hanno dovuto sopportare il peso di una tassazione vessatoria, sia totalmente imputabile al Governo che, nell'ultima manovra finanziaria di natura nettamente espansiva, forte di previsioni più ottimistiche che reali, ha puntato più ad attirare consensi elettorali che a sanare i conti pubblici;
    non appare, pertanto, ulteriormente rinviabile una diversa distribuzione del carico fiscale con l'introduzione di una flax tax che riduca il peso gravante su alcuni contribuenti e coinvolga nella contribuzione coloro che finora si sono sottratti al versamento delle imposte dovute per atti di elusione e/o evasione fiscale,

impegna il Governo:

   ad adoperarsi in vista del prossimo Consiglio europeo del 17-18 marzo per lo stabilimento di un efficace blocco navale al limite delle acque territoriali degli stati sorgente, con il compito di effettuare il respingimento dei barconi dei migranti verso le loro coste;
   ad attivarsi in ambito europeo per l'effettivo rispetto della direttiva sui rimpatri e degli accordi di riammissione stipulati anche a livello comunitario, nonché per ottenere le adeguate risorse finanziarie onde procedere ai respingimenti e rimpatri;
   ad adottare iniziative per negare, parallelamente, ulteriori fondi alla Turchia fintantoché non si avranno prove tangibili di un suo impegno concreto a ridurre il deflusso dei migranti dal proprio territorio nazionale verso la Grecia;
   ad adottare iniziative per non inserire nel pacchetto di incentivi con il quale si ipotizza di coinvolgere lo Stato turco nel controllo dei flussi migratori la predisposizione di una corsia privilegiata per la trattazione della sua all'adesione all'Unione europea o la liberalizzazione dei visti, alla quale osterebbe comunque l'evidente compromissione dei diritti di libertà in atto in quel Paese;
   a promuovere, in tutte le sedi opportune la creazione nei Paesi di partenza di appositi campi in cui convogliare i migranti al fine di realizzare sul posto la verifica dell'eventuale sussistenza dei criteri richiesti dai Paesi dell'Unione europea per essere ammessi alla concessione del diritto d'asilo;
   a migliorare l'occupabilità, la competitività delle imprese italiane e la produttività dell'economia italiana attraverso l'introduzione di una flat-rate del costo del lavoro, per standardizzarlo alla media europea;
   ad intensificare le misure di sburocratizzazione degli oneri amministrativi correlati all'attività imprenditoriale, al fine di rendere le imprese italiane maggiormente competitive a livello europeo;
   ad agire in tutte le opportune sedi europee affinché le politiche dell'Unione europea a sostegno dell'innovazione si traducano in un approccio concreto e sistemico a favore dell'industria italiana, ed in particolare del manifatturiero, che punti, da un lato a sostenere le eccellenze italiane, autentiche espressioni del « made in Italy», e dall'altro a favorire il ricambio generazionale all'interno delle aziende, a sostegno della crescita e dell'occupazione;
   a promuovere a livello europeo un clima più favorevole alle piccole e medie imprese che consenta di sfruttare al meglio il potenziale che le stesse sono in grado di esprimere, adottando in loro favore specifiche iniziative per un più ampio ed agevole accesso ai finanziamenti europei;
   a sollecitare nelle opportune sedi europee la ripresa del piano degli investimenti per l'Europa, assicurandosi che nel piano sia data priorità alla realizzazione delle opere che a livello di ciascuno Stato membro siano ritenute strategiche per la reale ripresa degli investimenti a supporto dell'economia reale;
   a ridisegnare il sistema fiscale italiano, mediante l'introduzione di una aliquota fiscale unica al 15 per cento con la previsione per le persone fisiche di una deduzione fissa su base familiare che ne garantisca la progressività ed agevoli le fasce a minor reddito.
(6-00215) «Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghese, Bossi, Busin, Caparini, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini, Simonetti».


   La Camera,
   sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione del Consiglio europeo del 17 e 18 marzo 2016 premesso che:
    il Consiglio europeo del 17 e 18 marzo 2016 discuterà ulteriori misure per affrontare la crisi migratoria e dei rifugiati;
    sotto tale profilo si evidenzia che in questi mesi le proposte dell'Unione europea e la relativa gestione di quella che è stata denominata «crisi dei migranti» appare fortemente sbagliata e potenzialmente rischia di demolire definitivamente le già deboli fondamenta democratiche dell'Europa stessa;
    il prossimo Consiglio Europeo si riunirà per decidere nuovamente la sorte dei migranti, dopo il vertice avuto con la Turchia lo scorso 7 marzo. Tra le altre cose all'ordine del giorno si deciderà sulla ratifica dell'ulteriore finanziamento alla Turchia di 3 miliardi di euro come incentivo per impedire ai migranti di lasciare la Turchia e raggiungere i Paesi europei attraverso la Grecia; sulla messa a punto di un piano di identificazione e schedatura dei migranti presso hot-spots situati nelle isole greche, gestiti congiuntamente da funzionari greci e turchi; e si discuterà sull'individuazione di procedure per l'espulsione dei migranti che non siano ritenuti idonei di ricevere protezione verso la Turchia entro 48 ore dal loro arrivo in Grecia;
    è da quando è stata fondata l'Unione europea che si parla di flussi migratori in Europa e lo si è fatto applicando esclusivamente leggi restrittive che hanno alimentato la «clandestinità» delle persone;
    il fenomeno delle migrazioni non può essere fermato poiché come osservato in questi anni le migrazioni sono inarrestabili e sbarrando la strada al flusso di persone si alimenta soltanto l'agonia di scappa da guerre, persecuzioni, carestie, cambiamenti climatici e si sostiene il business delle organizzazioni criminali che lucrano su questi drammi;
    l'unica soluzione da intraprendere adesso sarebbe quella di istituire dei corridoi umanitari per agevolare l'arrivo in sicurezza di chi decide di scappare dalla sua terra e stabilire la possibilità di ottenere visti umanitari, che consentano anche il passaggio nei Paesi di transito, in luoghi attrezzati vicini alle zone di fuga;
    oggi dopo aver rinforzato le frontiere, aumentato i controlli, installato telecamere, eretto muri e attivato qualsiasi altro dispositivo di chiusura, l'Unione europea si avvia a varare il più grande piano di deportazione mai concepito dalla fine della seconda guerra mondiale, ultimo tassello di una sciagurata politica securitaria e di chiusura che i governi d'Europa praticano da mesi, in spregio a qualsiasi principio umanitario e in barba agli stessi Trattati europei;
    la preoccupazione dei mesi passati su un accordo tra l'Unione e la Turchia, che prevedesse l'inserimento di quest'ultima nella lista dei «Paesi sicuri» per dare una frenata al flusso dei rifugiati è diventata realtà;
    accordo che si è consumato in cambio di denaro, sei miliardi di euro, chiudendo un occhio sul rispetto dei diritti umani, sulla repressione delle libertà fondamentali, nonché sulla forte repressione anti-curda che il governo Turco ha messo in piedi negli ultimi mesi, radendo al suolo intere città, come Cizre o interi quartieri come Sur a Diyarbakir, addirittura dimenticando le gravi responsabilità di quest'ultimo nel supporto a Daesh;
    come del resto ribadito più volte in questi giorni da ONU, UNHCR, e Consiglio d'Europa, i ritorni forzati e automatici in Turchia dei migranti, compresi i rifugiati provenienti da Siria, Iraq, Afghanistan e altri Paesi, previsti dall'accordo che l'Unione europea si accinge a siglare con il Governo di Ankara, sono illegali e saranno inefficaci;
    sono illegali perché contravvengono a quanto stabilito dalle Convenzioni internazionali sui diritti umani che proibiscono l'espulsione collettiva degli stranieri. L'accordo violerebbe anche il diritto a richiedere l'asilo riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, e non rispetterebbe neanche le garanzie contenute nella Convenzione sui rifugiati dell'Onu del 1951, in cui è riconosciuto che per richiedere l'asilo, i rifugiati possono violare le leggi sull'immigrazione;
    con riferimento all'inefficacia dell'accordo nel fermare i flussi verso l'Europa appare evidente che appena l'accordo entrerà in funzione, i rifugiati siriani e degli altri Paesi troveranno altre vie per raggiungere i Paesi dell'Unione europea;
    il Consiglio europeo esaminerà, inoltre, l'attuazione delle raccomandazioni specifiche per Paese e discuterà le priorità per il semestre europeo 2016. In tale contesto, la Presidenza dei Paesi Bassi riferirà sui progressi compiuti in merito alle principali iniziative volte a rafforzare il mercato unico;
    sotto tale profilo si evidenzia che lo scorso 26 febbraio è stato pubblicato il documento dei servizi tecnici della Commissione avente a oggetto la «Relazione per Paese relativa all'Italia 2016, comprensiva dell'esame approfondito sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici». Al riguardo il Parlamento UE nella risoluzione del 25 febbraio scorso ha chiesto espressamente «che siano profusi ulteriori sforzi per sostenere la ripresa, stimolare la convergenza verso gli Stati che registrano i risultati migliori e correggere gli squilibri macroeconomici, anche aumentando la produttività e promuovendo gli investimenti»;
    nella Relazione sul meccanismo di allerta la Commissione aveva evidenziato che l'Italia rientrava tra i paesi che avrebbero potuto richiedere approfondimenti ulteriori (le cosiddette in-depth review). Per quanto riguarda la valutazione dei progressi dell'Italia nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per Paese del 2015 è rilevato, in particolare, che gli obiettivi della spending review sono stati ridimensionati; l'abolizione dell'imposta sulla prima casa non è in linea con le raccomandazioni del Consiglio di spostare la pressione fiscale dai fattori produttivi ai consumi e agli immobili; inoltre, non è stato dato seguito alla revisione dei valori catastali e delle agevolazioni fiscali. Inoltre, è evidenziato come il debito pubblico estremamente elevato rappresenti un notevole onere economico e una fonte di vulnerabilità per l'Italia. La posizione competitiva rimane debole. Entrambi gli squilibri sono aggravati dalla persistente debolezza della crescita e della dinamica della produttività. Il consistente stock di crediti deteriorati grava sui bilanci delle banche e il tasso elevato di disoccupazione di lunga durata frena la crescita futura. La crisi, inoltre, ha aggravato la dinamica della produttività e le prospettive rimangono poco incoraggianti. Infine, permangono carenze a livello delle politiche, in particolare nel campo della tassazione e della lotta alla corruzione;
    come noto, negli scorsi giorni, la Commissione europea ha inviato all'Italia, e ad altri Paesi a rischio di sforo significativo degli obiettivi di bilancio, una lettera in cui si chiede di fare altre riforme. La missiva mette in evidenza la situazione, senza esprimere giudizi e senza richiedere una manovra di finanza pubblica, ma afferma che l'esecutivo si aspetta da Roma entro il 15 aprile dettagliate misure di risanamento e che la flessibilità venga usata per aumentare gli investimenti. Il deficit strutturale, che è stato pari all'1 per cento nel 2015, dovrebbe peggiorare secondo i conti fatti da Bruxelles all'1,7 per cento del Pil nel 2016, allontanando così la prospettiva di un pareggio strutturale. La lettera, firmata dal vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e del commissario agli affari monetari Pierre Moscovici, e indirizzata al Ministro dell'economia Pier Carlo Padoan, nota che i segnali puntano a una violazione nel 2015 e nel 2016 delle regole sul debito, vale a dire di quella norma che prevede una riduzione del passivo di un ventesimo all'anno su tre anni. «Alla luce di questo quadro sarà quindi importante per l'Italia assicurare che le misure necessarie per rispettare il percorso di aggiustamento raccomandato per raggiungere l'obiettivo di medio termine (il pareggio di bilancio) vengano annunciate e dettagliate in modo credibile entro il 15 aprile ovverosia la data entro la quale il Governo deve presentare il nuovo piano di stabilità e il nuovo programma nazionale di riforme, inclusi nel Documento di economia e finanza 2016;
    alla valutazione del percorso verso l'obiettivo di bilancio è legata la risposta da parte della Commissione sulla flessibilità e chiaramente si vogliono porre tutte le condizioni per accertarsi che vi siano correzioni prima di concedere nuovi margini. Inoltre, si precisa che se verrà concessa nuova flessibilità dovrà essere usata davvero per gli investimenti e non certo per interventi che non abbiano natura strutturale come peraltro accaduto, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, con l'ultima Legge di stabilità 2016 che pullula di interventi a carattere micro settoriale e scevri di qualsiasi valore anticiclico per il rilancio dell'economia;
    i rischi, dunque, permangono: di una procedura per debito eccessivo e della richiesta di una manovra di circa 3 miliardi di euro, senza dimenticare che in presenza di tassi di crescita modesta e di una inflazione a livelli eccezionalmente bassi, anche le recenti misure straordinarie messe in atto dalla Banca Centrale Europea rischiano di rivelarsi insufficienti se non accompagnate da massicce dosi di spesa anticiclica. Del resto, quando si interrompe il ruolo della Banca Centrale, comincia quello delle banche private, degli investitori, delle imprese, dei consumatori e, soprattutto dello Stato chiamato innanzitutto a rilanciare gli investimenti pubblici per cui occorre individuare subito piani realizzabili credibilmente;
    in tale contesto appare, inoltre, opportuno avviare una seria riflessione sul ruolo di indipendenza della Banca Centrale europea. Del resto suscita perplessità anche solo il fatto che i Governi degli Stati Europei si siano abituati a lasciare che siano le Banche Centrali a regolare il ciclo economico, con una riduzione dei tassi di interesse quando l'economia entra in una fase di ristagno e con un loro aumento quando si surriscalda. Il compito dei governi, in questa visione, rimane solo quello di non far correre eccessivamente deficit e debito pubblico. Ma questa divisione dei compiti funziona solo fino a quando le banche centrali possono influenzare l'attività economica. Quando i tassi di interesse raggiungono lo zero, la politica monetaria diventa inefficace. Dovrebbe essere la politica fiscale a entrare in azione a questo punto, ma i governi, avendo interiorizzato il timore di squilibrare i conti pubblici sono riluttanti a farlo. Le economie allora ristagnano per un'austerità «stupida». Il caso è esemplificato in modo particolarmente evidente dall'Eurozona, con il suo Patto di stabilità che pone freni all'uso della leva fiscale dei governi,

impegna il Governo

   in riferimento alle ulteriori misure per affrontare la crisi migratoria e dei rifugiati:
    a promuovere l'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa per garantire «canali di accesso legali e controllati» attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti per mettere fine alle stragi in mare e in terra, e quindi debellare il traffico di esseri umani;
    a proporre un reale «diritto di asilo europeo», capace di superare il «regolamento di Dublino» che obbliga i migranti a richiedere asilo nel primo Paese comunitario che incontrano nel loro cammino, posto che un migrante dovrebbe avere il diritto di avere riconosciuto l'asilo in qualsiasi Paese, per poi essere libero di circolare all'interno dell'Europa;
    ad assicurare iniziative per concedere con effetto immediato permessi di soggiorno per motivi umanitari che consentano la libera circolazione negli Stati dell'Unione europea e quindi avviare l'iter per la predisposizione di una normativa dell'Unione con la quale disciplinare il riconoscimento reciproco delle decisioni di riconoscimento della protezione internazionale tra gli Stati membri e a chiedere, in sede di Consiglio europeo, la regolarizzazione di tutti i migranti ancora senza documenti presenti in Europa;
    a regolamentare il funzionamento degli hot-spots nel rispetto della normativa vigente in materia di asilo assicurandosi che non diventino centri di detenzione amministrativa e monitorando che siano sempre garantiti al migrante i propri diritti e la corretta informazione;
    a vigilare sul rispetto del divieto di espulsioni collettive previsto dai protocolli addizionali alla CEDU, attraverso l'adozione di opportuni atti regolamentari e l'introduzione di procedure di monitoraggio indipendenti;
    a promuovere il principio un'accoglienza dignitosa, dunque la chiusura di tutti i centri di detenzione per migranti sparsi in Europa, e a proporre un piano europeo straordinario per l'accoglienza dei profughi;
    a implementare rapidamente il programma di ricollocamento, ad oggi dimostratosi un fallimento, affiancandolo alla creazione di adeguate strutture per l'accoglienza e l'assistenza delle persone in arrivo;
    a proporre in sede di Consiglio europeo la cancellazione dell'Accordo tra Unione europea e Turchia sulla gestione dei rifugiati, a partire dal ritiro dello stanziamento di 3 miliardi di euro e il blocco di qualsiasi altro finanziamento a favore della Turchia nonché a proporre l'immediata sospensione degli accordi – come i processi di Rabat e di Khartoum – con i Governi che non rispettano i diritti umani e le libertà;
    a programmare interventi di cooperazione allo sviluppo locale sostenibile nelle zone più povere, a partire dal continente africano, dove lo spopolamento e la migrazione sono endemici, e ad assumere iniziative per non consentire alle multinazionali di usare per interessi privati i programmi europei di aiuto allo sviluppo;
    a sostenere un grande piano di investimenti pubblici diretti dell'Unione europea per l'economia di pace, per il lavoro dignitoso e per la riconversione ecologica del continente africano;
    ad affrontare, in ambito europeo il problema della insularità per le isole maggiori, eventualmente articolando gli interventi sulla flessibilità in materia di aiuti in considerazione dei flussi migratori, dei processi di spopolamento, della piena inclusione all'interno del sistema delle reti europee, materiali e immateriali;
   in riferimento al semestre europeo, occupazione, crescita, competitività e mercato unico:
    ad avviare una seria riflessione sul ruolo di indipendenza della Banca centrale europea, valutando la possibile soluzione di una politica fiscale espansiva finanziata dalla Banca Centrale stessa, che può assumere la forma di helicopter money, ovvero di un assegno alle famiglie firmato dalla Banca Centrale, come già proposto a suo tempo da diversi economisti, o di un programma di spesa pubblica finanziato con la creazione di moneta, in modo tale da evitare di creare nuovo debito ed effetti inflazionistici irrilevanti;
    a creare un fronte comune con i Governi europei disponibili per porre con forza il tema della revisione dei Trattati europei, a partire dal fiscal compact, attivando ogni iniziativa finalizzata alla convocazione di una Conferenza europea per definirne le necessarie modifiche;
    a proporre un Green New Deal continentale (ovverosia un piano europeo per l'occupazione) che stanzi almeno 1.000 miliardi di euro con risorse pubbliche di carattere aggiuntivo rispetto a quelle già stanziate durante il precedente semestre europeo al fine di rispondere alla domanda di occupazione di circa 5-6 milioni di persone disoccupate o inoccupate in tutta Europa, promuovendo una revisione dell'attuale politica dell'austerità sostenendo l'utilizzo di eurobond per attuare un piano straordinario di investimenti pubblici in infrastrutture, green economy, agricoltura biologica e multifunzionale, riassetto idrogeologico dei territori, valorizzazione non speculativa del patrimonio artistico, potenziamento dell'istruzione e della ricerca pubblica, messa in sicurezza degli edifici scolastici, asili nido, riqualificazione delle città, efficienza energetica degli immobili, innovazione tecnologica e agenda digitale, con particolare riguardo alle aree territoriali in maggiore difficoltà come il Mezzogiorno;
    a sostenere l'attuazione di una dimensione sociale dell'Unione europea, incluso un meccanismo di reddito minimo garantito e un regime di indennità minima di disoccupazione per l'area dell'euro;
    a rifiutare il piano Schauble di una stretta sui titoli di stato e per estendere gli stessi principi dalle barche (il bail-in) agli Stati e al rapporto fra le prime e i secondi: in caso di crisi, prima di consentire qualunque salvataggio, paghino i creditori. Non dovrebbero – secondo questo piano – più potersi aprire reti di sicurezza per i titoli di Stato senza il sacrificio dei risparmiatori e degli investitori;
    a respingere la proposta di un Ministro unico del tesoro per la zona euro così come viene oggi avanzata;
    a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a chiedere la revisione del bail-in che destabilizza non solo le banche italiane ma anche quelle tedesche sospendendolo fino a quando non vi sia una piena garanzia europea sui depositi, o comunque prevedendo una fase di transizione e la sua non retroattività;
    a sostenere nelle sedi comunitarie l'applicazione di una tassa europea sulle transazioni finanziarie, la separazione tra le banche commerciali e di investimento;
    ad adoperarsi per l'adozione di misure concrete per ampliare il processo decisionale europeo in senso democratico attraverso un ruolo più incisivo del Parlamento europeo ed un migliore e più attivo coinvolgimento dei Parlamenti nazionali;
    a sostenere come priorità del sistema di governance economica europea, il raggiungimento reale degli obiettivi posti dalla strategia Europa 2020;
    a promuovere iniziative volte a contrastare l'evasione e l'elusione fiscale a livello europeo, e a garantire un maggior coordinamento dei sistemi fiscali nell'Unione europea, al fine di ridurne la dannosa concorrenza fiscale;
    a definire una politica industriale a livello europeo che agevoli innanzitutto la transizione verso consumi drasticamente ridotti di combustibili fossili, nonché ad assumere iniziative, in considerazione dello storico accordo globale sul clima COP 21, per limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi centigradi, proponendo in sede di completamento del mercato unico, nell'ambito dell'unione dell'energia, l'adozione di azioni sempre più decise in termini di mitigazione, adattamento e finanza garantendo un forte sostegno con le necessarie risorse finanziarie alla riconversione delle imprese e al ristoro delle eventuali perdite e dei danni, al fine di velocizzare, in tutti i Paesi membri dell'Unione europea l'obbligata fase di transizione verso un'economia a bassa emissione di carbonio che contempli una quota crescente di energie rinnovabili e l'abbandono dei combustibili fossili, nonché rendere sostenibile a lungo termine il consolidamento e lo sviluppo ulteriore dell'obiettivo;
    ad attivarsi nell'implementazione della strategia per l'Unione europea dell'energia affinché gli Stati membri adottino opportune forme di fiscalità ambientale che rivedano le imposte sull'energia e sull'uso delle risorse ambientali nella direzione della sostenibilità, anche attraverso la revisione della disciplina delle accise sui prodotti energetici in funzione del contenuto di carbonio (carbon tax), al fine di accelerare la conversione degli attuali sistemi energetici verso modelli a emissioni basse o nulle, con particolare riferimento alle fonti rinnovabili; vengano rapidamente ridotti e quindi azzerati, i sussidi e i finanziamenti pubblici alle fonti fossili climalteranti che vengono elargiti annualmente, in particolare a partire da industrie del carbone, petrolio e gas; e, infine, sia garantita, nell'ambito degli interventi comunitari per sostenere la povertà energetica e la vulnerabilità dei consumatori, una tariffazione elettrica equa e in grado di garantire le fasce più deboli dei consumatori;
    ad attivarsi al fine di promuovere la massima informazione e sensibilizzazione della cittadinanza in relazione ai contenuti del TTIP e in particolare ai rischi e ai vantaggi di un eventuale accordo TTIP per l'Italia comparativamente ad altri Stati europei; alle ragioni e motivazioni del dissenso e della critica nei confronti degli accordi di libero commercio e circolazione delle merci dei critici di tali politiche, e in particolare della galassia associativa e movimentista «per un'altra globalizzazione»; agli effetti che un eventuale entrata in vigore del TTIP avrebbe sui nostri rapporti politici e diplomatici con altri partner commerciali quali i cosiddetti Paesi BRICS (Brasile-Russia-India-Cina e Sudafrica);
    ad adoperarsi affinché, nell'iter di implementazione della strategia unica del mercato digitale venga adottato un approccio basato sull'evidenza, la crescita economica e l'aumento dell'occupazione tenendo in debito conto le specificità del settore cinematografico e audiovisivo; sia incoraggiata la formazione di un quadro politico dell'Unione che sostenga la creatività, promuova gli investimenti nel settore della produzione e distribuzione di contenuti creativi in Europa e garantisca un compenso equo ed adeguato a tutti i relativi titolari di diritti e soggetti coinvolti; sia definito quanto prima un quadro normativo di armonizzazione fiscale che allinei le aliquote IVA dei prodotti digitali a quelle dei loro corrispettivi materiali ed in particolare nell'ipotesi dell’e-book; sia assicurato un coordinamento più efficace dello spettro radio e la definizione di criteri comuni a libello dell'Unione europea per l'assegnazione dello spettro a livello nazionale; si intervenga sul fronte dell'alfabetizzazione digitale e dell'inclusione digitale anche attraverso il finanziamento di nuovi programmi europei tesi ad introdurre nuove modalità didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado e soluzioni intelligenti basate sulle telecomunicazioni per affrontare le grandi sfide del futuro come la riduzione dei consumi energetici, il miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti e dei disabili (e-health), l'utilizzo dei servizi digitali pubblici (e-government); sia aumentato il plafond degli stanziamenti su ricerca e innovazione nel settore delle telecomunicazioni e utilizzato lo strumento dell’equity-crowdfunding come fonte di cofinanziamento dei progetti europei per lo sviluppo.
(6-00216) «Scotto, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Duranti, Daniele Farina, Fassina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Gregori, Kronbichler, Marcon, Martelli, Melilla, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaratti, Zaccagnini».


   La Camera,
   udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri,
   premesso che:
    il 17 e 18 marzo 2016, nella riunione del Consiglio europeo si discuteranno ulteriori misure per affrontare la crisi migratoria e dei rifugiati; anche nell'ultima riunione del Consiglio, tenutasi il 18 e 19 febbraio 2016, i leader dell'Unione europea hanno discusso dell'esigenza di costruire un consenso europeo sulla migrazione;
    il 2015 ha segnato una impennata nei flussi migratori verso l'Europa. I primi dati relativi al 2016 sembrano confermare il trend in crescita. Lo stesso Consiglio europeo è giunto alla conclusione che, in risposta alla crisi migratoria cui deve far fronte l'Unione europea, l'obiettivo deve essere Tullio di contenere rapidamente i flussi, proteggere le nostre frontiere esterne, ridurre la migrazione irregolare e salvaguardare l'integrità dello spazio Schengen;
    la questione migratoria rappresenta un annoso problema che l'Unione europea non ha mai affrontato in maniera seria, approfondita e risolutiva. L'Europa ha colpevolmente dato priorità alle questioni relative alla frontiera est, dimostrando cecità nel mancato coinvolgimento della Russia quale alleata preziosa per pacificare i Paesi del Mediterraneo, continuando ad insistere sulle sanzioni, controproducenti per la convivenza pacifica e dannose per l'economia e le imprese anzitutto del nostro Paese;
    l'Italia, per la sua posizione geografica, porta d'ingresso in Europa, è da anni meta di un forte Continuo flusso migratorio, ed è stata spesso abbandonata a se stessa nella gestione di operazioni assai onerose (rivelatesi comunque controproducenti) quali «Mare Nostrum» e «Triton»;
    anche la missione EUNAVFOR MED riporta risultati comunque limitati dal fatto che non è ancora stata avviata la fase 3 dell'operazione, che prevede la possibilità di arrestare gli scafisti e di sequestrare o affondare le barche direttamente sulle coste di partenza e sullo stesso territorio libico;
    in buona sostanza, tutte le iniziative e le misure poste in essere fino ad oggi per fronteggiare il fenomeno migratorio non hanno avuto esiti positivi, registrando di fatto il fallimento di una politica europea comune delle migrazioni; siamo quindi ancora lontani dal raggiungimento degli obiettivi che lo stesso Consiglio europeo ha fissato, quantomeno sulla carta. Lo dice di fatto lo stesso Consiglio europeo. Lo dice il Governo italiano, che in audizione presso il Comitato Schengen, nella persona del Sottosegretario Gozi, ha manifestato insoddisfazione per la scarsa implementazione dell'accordo di ottobre, e per il mancato rispetto degli impegni da parte dell'Unione europea. Lo dicono i numeri; in particolare quelli relativi ai rimpatri, alle riallocazioni, all'immigrazione irregolare;
    è quantomeno necessario uno sforzo comune per rafforzare la gestione delle frontiere esterne dell'Europa, a fronte di un flusso migratorio irregolare che nel 2015 è aumentato di circa 7 volte rispetto a quello del 2014. Secondo Frontex, infatti, nel 2015, sono stati rilevati 1,83 milioni di attraversamenti irregolari di migranti alle frontiere esterne UE, a fronte dei 283,500 dell'anno precedente;
    per quanto riguarda l'attuazione dei programmi di ricollocazione stabiliti dal Consiglio dello scorso autunno, merita rilevare che all'11 marzo 2016 sono state redistribuite dalla Grecia verso gli altri Stati membri 569 richiedenti asilo, su 66.400 previsti dai programmi di relocation; dall'Italia sono stati riallocati 368 richiedenti asilo a fronte di un impegno di 39.600. Tale lentezza nell'attuazione dei programmi di relocation sconta infatti le resistenze da parte di molti Stati membri, alcuni dei quali si sono addirittura rifiutati di aderire al programma; 
   l'Europa deve inoltre prendere atto dei dati non confortanti che provengono dalle misure adottate dalla Turchia nell'ambito del Piano d'azione che tale Stato terzo ha convenuto con l'Unione europea, segnatamente nei settori dell'accesso al mercato del lavoro turco da parte dei rifugiati, e della condivisione di informazioni con l'Unione europea-Turchia; nel novembre 2015 il Consiglio europeo, nell'ambito di un accordo più generale Unione europea-Turchia ha deciso lo stanziamento aggiuntivo di 3 miliardi per il sostegno ai rifugiati siriani da parte della Turchia. Lo stanziamento è ripartito in 1 miliardo a carico del bilancio dell'Unione europea e 2 miliardi a carico dei bilanci nazionali. La quota italiana, dovrebbe essere pari ad una quota del'11,25 per cento corrispondente a circa 225 milioni di euro;
    tuttavia, considerato il flusso ancora troppo elevato di migranti che giungono in Grecia dalla Turchia, sono evidentemente necessari ulteriori sforzi da parte della Turchia nell'attuazione del Piano per frenare i flussi e contrastare il traffico di migranti e la tratta di esseri umani; nei primi due mesi 2016 sono già 132 mila gli arrivi in Grecia, e le associazioni non governative continuano a denunciare l'azione della Turchia, che utilizzerebbe dei fondi europei per la costruzione di campi isolati per i rifugiati con il solo fine di rispedirli in patria. Centinaia di rifugiati e richiedenti avrebbero riferito di essere rimasti incatenati per giorni, di essere stati picchiati e alla fine di essere stati rimandati nei paesi da cui erano fuggiti;
    i centri d'accoglienza turchi descritti nel piano d'azione funzionerebbero quindi di fatto come dei centri di detenzione, senza prevedere alcun sostegno concreto ai profughi, né strumenti di prevenzione del flusso di migranti irregolari verso l'Unione europea. Si rendono pertanto necessari ulteriori misure per garantire l'efficace attuazione del piano d'azione, valutando la possibilità di introdurre meccanismi in grado di vincolare lo stanziamento di fondi alla garanzia che la stessa Turchia rispetti i diritti umani e i termini del Patto;
    in questi mesi difficili, persino lo spirito di Schengen è stato messo fortemente in discussione soprattutto da quei Paesi, come quelli del Nord Europa, che hanno proposto la sospensione di 2 anni delle disposizioni del Trattato, se non addirittura lo smantellamento dell'intero impianto per la libera circolazione;
    la libera circolazione delle persone all'interno dello Spazio Schengen è una conquista e un valore fondamentale dell'Occidente ed una sua contrazione, se non addirittura eliminazione, comprometterebbe il concetto stesso di Unione europea. Rimane tuttavia sconcertante, da questo punto di vista, la mancanza di una strategia comune dei Paesi dell'area Schengen volta a fronteggiare l'emergenza immigrazione e la conseguente reazione a livello dei singoli Stati: il caso dell'Italia (vedasi ad esempio i casi del ripristino dei controlli a Ventimiglia o al Brennero) in questo senso è emblematico;
    non si ritiene strategicamente corretto limitare l'esercizio del diritto alla libera circolazione dei cittadini europei solo perché non si è in grado di fronteggiare il grande problema dei flussi migratori. La chiave, quindi, non è mettere in discussione Schengen ma, piuttosto, valutare il potenziamento dei controlli delle frontiere esterne a Schengen;
    tra l'altro l'ipotetica chiusura dello spazio Schengen da parte dei singoli Stati europei non farebbe altro che esporre ulteriormente l'Italia ai flussi migratori e alla gestione in assoluta solitudine degli stessi; è evidente infatti che, non potendosi ergere muri sulle nostre coste, l'Italia, di fatto, si troverebbe da sola a fronteggiare il regolamento Dublino III (principio dello Stato di primo approdo);
    senza dimenticare che il danno in termini economici sarebbe ingente per ogni singolo Paese: una recente ricerca di France Strategie ha dimostrato, ad esempio, che la chiusura dello spazio di libera circolazione europeo per la Francia, avrebbe un costo diretto di 1 o 2 miliardi di euro a breve termine, per arrivare fino a 10 miliardi (pari a mezzo punto di Pil) lungo termine. Per il resto dell'Unione europea, in cui alcuni Paesi anche strutturalmente propensi al commercio estero, l'impatto potrebbe raggiungere cifre astronomiche (oltre i 100 miliardi di euro) pari a circa 0,8 punti percentuali di Pil da qui al 2025. Il calo si registrerebbe in settori nevralgici, che hanno da sempre giovato dello spazio Schengen: la frequentazione turistica, l'impatto sui lavoratori frontalieri e il settore del trasporto merci. Il calcolo, oltretutto, non comprende i costi per il bilancio pubblico di una reintroduzione dei controlli doganali. Sul lungo termine, sempre secondo la ricerca, «la generalizzazione dei controlli permanenti sarebbe equivalente a una tassa del 3 per cento sul commercio tra Paesi della zona (Schengen), che diminuirebbe quindi strutturalmente del 10 o 20 per cento. A questo si aggiungerebbero eventuali effetti sull'investimento estero e la mobilità dei lavoratori»;
    piuttosto che mettere in discussione Schengen si ritiene necessario non solo potenziare i controlli alle frontiere esterne auspicabilmente anche mediante la creazione di una guardia frontiera comune Schengen, ma anche potenziare il sistema dei rimpatri e, in questa direzione, far sì che l'Europa diventi protagonista degli accordi di rimpatrio con i Paesi africani, non limitandosi a rimandarne la negoziazione ai singoli Stati europei;
    alla luce di ciò è urgente ed improcrastinabile l'implementazione di una politica migratoria europea comune e coerente, che affronti i temi del controllo delle frontiere e della stabilità e sviluppo dei Paesi di origine e di transito, e che contempli interventi mirati per contrastare gli scafisti in partenza dalla Libia e dalla Tunisia, unitamente a interventi di carattere umanitario per garantire, a chi ne ha diritto, di ricevere assistenza in Africa e accoglienza in Europa. Tali questioni devono necessariamente entrare a far parte dell'agenda europea per la migrazione dell'anno 2016;
    occorre una maggiore condivisione delle responsabilità con gli altri Paesi europei per scongiurare il rischio di nuovi attacchi terroristici nel continente nonché, per quanto concerne la spartizione delle responsabilità, la necessità di modificare il sistema di Dublino poiché superato, inefficace e ingiusto per i paesi di sbarco e per i richiedenti asilo;
    il Consiglio europeo del 17 e 18 marzo esaminerà altresì l'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese e la presidenza dei Paesi Bassi riferirà sui progressi compiuti in merito alle principali iniziative volte a rafforzare il mercato unico. Con riferimento al primo punto, il debito pubblico italiano, al di là delle dichiarazioni del ministro Padoan, continua ad aumentare, in spregio a tutte le raccomandazioni dell'Europa al nostro paese;
    se il debito non imbocca un sentiero di riduzione, nessuna possibilità di fare deficit può essere concessa all'Italia e salta l'intera struttura della Legge di stabilità, che proprio sul deficit si regge;
    il Ministro Padoan ha inviato all'Europa un documento di 8 ineccepibili punti, ma di strategie su come tagliare il debito pubblico non vi è traccia. In Italia viviamo come se il debito non ci fosse, e se qualcuno ha avanzato proposte nel tempo, queste proposte sono state lasciate cadere;
    nel suo Rapporto sulla sostenibilità delle finanze pubbliche di gennaio, la Commissione europea si è soffermata sull'alto debito pubblico dell'Italia e mette in mora il Governo. Non solo il livello è troppo alto, «già al 133 per cento nel 2015», ma continuerà a crescere fino al 2020. E ancora: «Per far scendere – come dovrebbe fare l'Italia per rispettare i parametri europei – il debito al 110 per cento nel 2026, in condizioni economiche normali, ci vuole un avanzo strutturale costante e invariato al 2,5 per cento fino, al 2026». Questa frase contiene in sé già due criticità: innanzitutto, la congiuntura economica italiana, europea, e internazionale, come rilevato da tutti gli istituti di previsione, volge al peggio nei prossimi anni, quindi l'ipotesi «in condizioni economiche normali» contemplata dalla Commissione sappiamo già essere irrealizzabile. Ma se anche così fosse, l'avanzo primario degli ultimi quattro trimestri in Italia è stato pari all'1,5 per cento del Pil. Ben lontano, quindi, dal 2,5 per cento che chiede l'Europa. D'altronde, la Commissione, sempre nel Rapporto, pone proprio questo tema: quello del 2,5 per cento fino al 2026 «potrebbe essere un avanzo primario relativamente alto da mantenere per 10 anni»;
    l'Italia, inoltre, è in grave difficoltà anche per quanto riguarda il rapporto deficit/Pil: le stime di crescita su cui si basano i conti del governo, infatti, sono tutte da rivedere. Dato l'andamento della congiuntura internazionale, la crescita reale del Pil nel 2016 non sarà dell'1,6 per cento previsto dal Governo, ma al massimo dell'1,6 per cento (dato Ocse). Forse addirittura più bassa, tra 0,7 per cento e 0,8 per cento;
    per calcolare il tasso di crescita nominale, che è quello che conta ai fini del rispetto dei parametri UE, a questo numero si aggiunge il tasso di inflazione, che nel 2016 non sarà dell'1 per cento previsto dal Governo, ma secondo gli ultimi numeri pubblicati dall'Istat, raggiungerà a stento lo zero, o sarà addirittura negativo. Pertanto, la crescita nominale dell'Italia nel 2016 non sarà del 2,6 per cento inserito dal Governo nella Nota di aggiornamento al Def, ma tra lo 0,6 per cento e l'1 per cento. Meno della metà e addirittura fino a quattro volte inferiore rispetto alle previsioni del Governo;
    allo stesso modo, la Germania viene ogni anno richiamata dalla Commissione europea per l'eccessivo surplus della bilancia commerciale, vale a dire la netta prevalenza delle esportazioni sulle importazioni;
    oggi un minimo sforamento del rapporto deficit/Pil oltre il 3 per cento espone gli Stati alla pubblica deplorazione, senza possibilità di appello, mentre il surplus della bilancia commerciale viene considerato elemento di virtuosità. Al contrario, mentre un rapporto deficit/Pil eccessivo produce conseguenze tendenzialmente solo per il paese che lo genera, i surplus commerciali hanno effetti negativi devastanti sulle economie di tutti gli Stati dell'area monetaria unica;
    mentre con le monete nazionali, infatti, a un aumento eccessivo del surplus commerciale di un paese seguiva sempre la rivalutazione della sua moneta, che significava un riequilibrio quasi automatico della bilancia commerciale; con la moneta unica lo Stato che consegue il surplus gode dei benefici derivanti da quest'ultimo, mentre il costo della rivalutazione della moneta ricade su tutti i paesi dell'area unica;
    se per adempiere alle raccomandazioni della Commissione europea la Germania reflazionasse – cioè diminuisse la pressione fiscale, aumentasse la domanda interna, quindi i consumi, gli investimenti, i salari, le importazioni e, di conseguenza, la crescita, per la Germania e per gli altri paesi – questo creerebbe un virtuoso clima di crescita, aumenterebbe di quel tanto che basta il tasso di inflazione, e si ridurrebbe il divario tra Bund e titoli di altri debiti sovrani. Tutta l'economia dell'area euro tornerebbe, così, sostenibile;
    quanto alle iniziative volte al rafforzamento del mercato unico, si rende sempre più necessario in Europa un grande piano di investimenti, un New deal europeo, che vada oltre il Piano Juncker da trecento miliardi e ne triplichi le risorse fino a mille miliardi, freschi, approfittando dei bassi tassi di interesse, che rimarranno tali almeno nel medio periodo, e utilizzando la garanzia della Banca europea degli investimenti (Bei), In questo modo, l'Europa non solo uscirebbe finalmente dalla crisi, ma troverebbe uno slancio che dalla creazione della moneta unica non ha mai avuto, diventando competitiva anche rispetto alle altre economie mondiali, e migliorerebbero anche le performance della Bce, con i suoi Quantitative easing, in quanto la politica monetaria tornerebbe a trasmettersi all'economia reale;
    per quanto riguarda invece il riferimento al crollo dei mercati borsistici e alla crisi del sistema bancario, va rilevato che il quadro normativo nazionale, nel dare applicazione alle disposizioni europee in materia di «salvataggi bancari», anche anticipandone di fatto l'entrata in vigore, si è rivelato confuso e particolarmente oneroso per i risparmiatori; un approccio mirato, con l'applicazione del bail-in solo a strumenti provvisti di un'espressa clausola contrattuale, e un adeguato periodo transitorio avrebbero consentito alle banche di emettere nuove passività espressamente assoggettabili a tali condizioni;
    la BRRD contiene una clausola che ne prevede la revisione, da avviare entro giugno 2018. È auspicabile che questa occasione sia ora sfruttata, facendo tesoro dell'esperienza, per meglio lineare la disciplina europea con gli standard internazionali;
    una soluzione di livello europeo a questo problema è tra i pilastri dell'unione bancaria che si vorrebbe introdurre: è la garanzia comune sui depositi, una sorta di «prestatore di ultima istanza» per cui i depositi bancari sono garantiti «dalla piena fede e dal credito dell'Unione europea», su cui però pesa il veto del Governo tedesco;
    sarebbe quindi necessario cercare alleanze tra i partner europei per far cadere il veto tedesco sulla garanzia europea comune sui depositi bancari. In un colpo solo si risolverebbe il problema delle banche e si riuscirebbe a evitare la vendita in blocco di titoli di Stato italiani, con le conseguenze drammatiche che abbiamo già avuto modo di conoscere sull'economia e la democrazia italiana;

impegna il Governo:

   1) nell'ambito delle misure per affrontare la crisi migratoria e dei rifugiati, ad adottare ogni iniziativa volta a promuovere un'azione incisiva a livello europeo per fronteggiare il fenomeno migratorio, attraverso operazioni in grado di controllare i flussi dei profughi in fuga dalla guerra e dalla repressione politica, e di contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, sollecitando con forza un impegno fattivo e responsabile degli Stati dell'Unione europea volto a:
    a) sollecitare un intervento decisivo dell'Unione europea per potenziare i controlli alle frontiere esterne, che fornisca adeguato sostegno agli Stati membri in prima linea, attraverso l'intensificazione dei controlli di frontiera sia in mare che a terra nel Mediterraneo meridionale, sul Mar Egeo e lungo la «rotta balcanica», anche con la creazione di una Guardia costiera e di frontiera europea;
    b) colmare le lacune nella gestione delle frontiere esterne, con particolare riferimento alle carenze nel funzionamento degli hotspot, per garantire l'identificazione, la registrazione e il rilevamento delle impronte digitali in maniera sistematica e completa, adottando misure per contrastare il rifiuto di registrazione;
    c) potenziare il sistema dei rimpatri, assicurando la ricollocazione e il rimpatrio dei migranti, e la costituzione di hotspot nei Paesi di provenienza, definendo un approccio comune europeo per la gestione del flusso dei rifugiati e dei migranti economici;
    d) offrire concretezza ed efficacia al Piano di azione UE-Turchia, affinché la Turchia implementi effettivamente gli obiettivi del Piano, assicurando: la registrazione dei migranti; una maggiore capacità di intercettazione da parte della guardia costiera turca; l'accesso dei profughi sotto protezione temporanea ai servizi pubblici, inclusi l'educazione, la sanità e l'inserimento nel mercato del lavoro; la collaborazione con Bulgaria e Grecia al fine di prevenire la migrazione irregolare lungo i confini comuni terrestri; una maggiore cooperazione per quanto riguarda la riammissione dei migranti irregolari provenienti dalla Turchia. A tal fine, valutare la possibilità di introdurre meccanismi in grado di vincolare lo stanziamento di fondi alla garanzia che la stessa Turchia rispetti i diritti umani e i termini del Patto;
    e) stipulare accordi economici bilaterali da parte dell'Europa con i paesi di origine e di transito per interrompere i flussi migratori e per il rimpatrio dei clandestini, anche attraverso lo sviluppo di una politica di cooperazione volta a sostenere lo sviluppo economico e l'occupazione in questi territori;
    f) fornire aiuti economici ai paesi di origine e di transito legati ad un'efficace lotta alla migrazione clandestina e alle organizzazioni criminali che la sostengono;
    g) contribuire a migliorare le condizioni nei campi profughi, al fine di ridurre l'elevato numero di rifugiati che tentano di sbarcare in Europa alla ricerca di condizioni di vita migliori;
    h) aumentare la ricezione da parte degli Stati membri delle minoranze religiose perseguitate, in particolare i cristiani e yazidi, e creare zone cuscinetto protette militarmente per difendere queste popolazioni nei paesi colpiti da conflitti;
    i) predisporre un piano di accoglienza dei profughi in tutti i paesi europei in modo proporzionato in base alle loro dimensioni, popolazione e PIL;
    j) rivedere le clausole del Regolamento di Dublino III per coinvolgere tutti gli Stati dell'Unione europea nella gestione dei richiedenti asilo e dei migranti che varcano i confini europei, in particolare nelle attività di accoglienza e di identificazione, superando l'attuale principio del «Paese di primo approdo»;
    k) garantire un sistema che regoli la concessione del diritto di asilo secondo standard e procedure comuni in tutti i paesi e il coordinamento nella raccolta delle domande dei richiedenti, per permettere agli aventi diritto di raggiungere i paesi di accoglienza in modo sicuro, prevenendo ogni abuso del sistema con la presentazione di domande di asilo multiple da parte di una sola persona;
    l) neutralizzare i mezzi degli «scafisti», implementando le azioni volte alla distruzione e al sequestro di tutte le infrastrutture logistiche di trafficanti di esseri umani;
    m) avviare, nei tempi più brevi possibili, la fase dell'operazione EUNAVFOR MED, che autorizza l'ispezione e il sequestro e la distruzione delle imbarcazioni, anche sul territorio libico, sospettate di essere utilizzate per il traffico illecito dei migranti o per la tratta di esseri umani, valutando attentamente, se ciò non fosse possibile, l'utilità del proseguimento a tempo indeterminato della attuale Fase 2;
    2) nell'ambito delle misure per favorire occupazione, crescita e competitività, ad adottare ogni iniziativa a livello europeo volta a:
   a) chiarire le misure di politica economica che intende mettere in atto ai fini della necessaria correzione dei conti pubblici italiani, onde evitare l'apertura di una procedura di infrazione nei confronti del nostro paese;
   b) stimolare la Germania alla reflazione, finalizzata a ridurre il suo eccessivo surplus della bilancia commerciale che danneggia tutti gli altri paesi dell'eurozona e provoca squilibri troppo ampi tra i paesi;
    3) nell'ambito dell'Unione economica e monetaria, ad assumere in sede europea ogni iniziativa volta a:
   a) modificare la direttiva sul bail-in, e identificare con precisione le passività bancarie chiamate a sopportare le perdite, escludendo quelle emesse prima dell'entrata in vigore delle nuove norme, per evitare la retroattività di queste ultime, e a predisporre strumenti eccezionali di intervento nel caso in cui si ha percezione che il sacrificio di azionisti e creditori derivante dall'applicazione del bail-in metta a repentaglio la stabilità dell'intero sistema;
    b) disporre una garanzia europea comune sui depositi bancari, in quanto è necessaria, in una unione monetaria, quale è l'Eurozona, la condivisione dei rischi, e tutto quanto ne consegue in termini di sacrifici richiesti ai governi e ai cittadini, non può che procedere di pari passo con la condivisione delle garanzie che quei rischi stessi servono a coprire, anche per far fronte a episodi di «panico finanziario»;
    c) richiedere un intervento della Commissione europea per vigilare sulla corretta e uniforme applicazione della direttiva sul ball-in nei vari Stati membri, e garantire certezza giuridica e condizioni di parità tra banche, che spesso operano in diversi Paesi dell'Unione europea.
(6-00217) «Brunetta, Ravetto, Occhiuto».


   La Camera,
   premesso che:
    il Consiglio europeo sarà incentrato su due temi fondamentali quali quello della migrazione e quello relativo alle politiche da adottare prioritariamente nel corso del semestre europeo, con particolare riguardo alle iniziative da intraprendere per un miglioramento dei dati relativi all'occupazione, crescita e competitività. Nell'ambito di tale semestre, il Consiglio europeo esaminerà l'attuazione delle raccomandazioni specifiche per Paese per il semestre europeo 2016;
    per quanto riguarda il tema della migrazione:
     il 7 marzo scorso, in un vertice tra i capi di governo degli Stati membri e il primo ministro turco, è stata raggiunta un'intesa di massima per un accordo Ue-Turchia;
     l'accordo, ancora parziale e su cui i 28 Stati membri dell'Unione Europea si pronunceranno tra il 17 e 18 marzo, prevede che, a partire dall'inizio di giugno, la Turchia si prenda carico di tutti i migranti definiti «economici» (che non hanno diritto alla protezione internazionale) che sono arrivati in Grecia dopo aver attraversato illegalmente la frontiera; inoltre, saranno rimandati indietro, a spese dell'Unione europea, anche i profughi che avrebbero diritto alla protezione internazionale (inclusi i siriani in fuga dalla guerra), ma che sono approdati illegalmente nelle isole greche dell'Egeo partendo dalle coste turche;
    i richiedenti asilo rinviati dalle isole greche in Turchia saranno accolti nei campi profughi gestiti dalle agenzie ONU e finanziati dall'Unione europea e per ogni siriano riportato in Turchia, l'Unione europea si impegna ad accogliere in un suo Stato membro, applicando i programmi volontari di reinsediamento, un altro rifugiato siriano, prelevandolo direttamente proprio dai campi profughi turchi;
    tale misura dovrebbe bloccare il traffico di esseri umani, rendendo vani gli ingressi irregolari nell'Unione europea;
    la Turchia si impegna anche a riprendere sul suo territorio tutti i migranti che saranno salvati o comunque recuperati nel mar Egeo dalle navi di Frontex, l'Agenzia UE per le frontiere esterne, e da quelle della missione NATO di supporto;
    come emerge anche dal comunicato emesso dal Consiglio dell'Unione Europea al termine del vertice del 7 marzo, l'Unione Europea sta andando verso l'adozione di una politica di gestione dei flussi migratori confusa e pericolosa;
    infatti, mentre riguardo alla ricollocazione ci si limita a invitare gli Stati membri ad accelerare il processo, sul versante della collaborazione con la Turchia si prospetta l'adozione di un meccanismo che, allo stesso tempo, viola la normativa UE e rischia di aggravare alcuni degli aspetti più critici emersi fino a oggi;
    il fatto che l'accordo preveda il ricollocamento in Turchia di profughi siriani sbarcati «irregolarmente» sulle coste della Grecia, sembra implicare che tali profughi saranno respinti a prescindere dal fatto che presentino o intendano presentare una domanda di asilo;
    poiché, data la situazione di conflitto in Siria, tutti i profughi siriani devono essere considerati intrinsecamente titolari del diritto allo status di rifugiato o, quantomeno, di persona ammissibile alla protezione sussidiaria, il loro respingimento in Turchia rappresenterebbe una palese violazione della direttiva 2011/95/UE;
    la misura prevista dall'accordo UE-Turchia, inoltre, non funzionerebbe da elemento di dissuasione rispetto al ricorso ai trafficanti e ai viaggi per mare, i quali, al contrario, potrebbero essere persino incentivati dalla stessa Turchia, che potrebbe disfarsi, tramite il reinsediamento, di metà dei siriani finora oggi accolti, mettendo in mare l'altra metà, dato che per ogni siriano sbarcato irregolarmente in Grecia e riammesso in Turchia, un siriano verrebbe reinsediato dalla Turchia alla UE;
    l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha espresso la sua apprensione per la condizione dei rifugiati che, stando al testo dell'accordo, dalla Grecia dovrebbero essere rimandati in Turchia. «Sono profondamente preoccupato su qualsiasi accordo che comporterebbe un ritorno indiscriminato di tutti, senza la salvaguardia delle protezioni garantite dal diritto internazionale, quindi un ritorno indiscriminato di tutte le persone che arrivano in Grecia» ha affermato l'alto commissario Filippo Grandi, il quale, inoltre, ha sottolineato che un individuo che richiede asilo può essere restituito ad uno Stato terzo solo se la responsabilità per la valutazione della sua domanda d'asilo è assunta dal Paese terzo e l'individuo in questione deve essere protetto dal respingimento e deve essere in grado di cercare e nel caso in cui sia riconosciuto avente diritto, di godere di asilo in conformità con gli standard internazionali accettati, avendo dunque accesso completo ed efficace all'educazione, al lavoro, all'assistenza sanitaria e all'assistenza sociale;
    appare dunque evidente che, quanto stabilito nell'accordo UE-Turchia, contrasta con le norme internazionali in materia di rispetto dei diritti umani e contraddice nella sostanza i valori fondamentali dell'Unione europea, oltre a non rispettare quanto previsto da regolamenti e normative della stessa UE in tema di diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo;
    tale accordo, inoltre, sarebbe stretto con un Paese, la Turchia, il cui governo risulta lontano dal rispetto degli standard di protezione internazionali, come dimostrato dalla continua persecuzione della minoranza curda, scarsamente rispettoso dei diritti umani e di quelli della libertà di stampa e di informazione;
    tale governo, per di più, per mettere in atto le misure di gestione dei migranti ha richiesto all'Unione Europea un finanziamento di ben 6 miliardi di euro, il doppio di quanto già concesso dalla UE, ha chiesto l'accelerazione delle procedure (a fine giugno invece che a ottobre-novembre) sulla liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi che viaggiano nell'area Schengen e una nuova accelerazione delle procedure di ingresso della Turchia nell'Unione europea;
    appare dunque evidente l'intenzione di Ankara di porre l'UE di fronte a un ricatto, puntando evidentemente a ottenere i massimi vantaggi politici ed economici sfruttando la drammatica crisi umanitaria;
    per quanto riguarda il tema del semestre europeo:
     l'8 marzo la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione che sintetizza i risultati delle 26 relazioni per Paese elaborate di recente, inclusi gli esami approfonditi della situazione macroeconomica per 18 Stati membri: Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria;
     gli esami approfonditi hanno lo scopo di comprendere meglio la situazione macroeconomica in quei Paesi che, nella relazione sul meccanismo di allerta del 2016, sono identificati come aventi possibili squilibri macroeconomici. Tali esami contribuiscono a stabilire l'esistenza di squilibri, la loro gravità, e l'eventuale necessità di avviare la procedura per gli squilibri eccessivi;
     al fine di semplificare l'applicazione della procedura per gli squilibri macroeconomici, nel 2016 la categorizzazione degli squilibri macroeconomici è stata ridotta da sei a quattro categorie: mancanza di squilibri, squilibri eccessivi e squilibri eccessivi accompagnati da azioni correttive;
     la Commissione ha concluso che nell'economia italiana sono stati individuati squilibri eccessivi, la cui entità non è però grave sino al punto di richiedere l'avvio dell'apposita procedura prevista in caso di squilibri eccessivi;
     tale comunicazione è giunta al termine di un lungo periodo di incertezza sullo stato dei dati macroeconomici del Paese, ed è stata inviata al governo italiano a causa di difficoltà riscontrate da quest'ultimo nel rispettare le regole di bilancio;
     nella comunicazione, la Commissione ha rilevato potenziali rischi di violazione delle norme sulla riduzione del debito pubblico nel 2015 e nel 2016;
     nella comunicazione, la Commissione non si è spinta sino al punto di chiedere un'ulteriore manovra di finanza pubblica ma auspica che, entro il 15 aprile, il nostro Paese adotti dettagliate misure di risanamento dei conti pubblici;
     la prima parte della comunicazione è dedicata a una descrizione analitica della situazione delle finanze pubbliche italiane. È stato rilevato in quella sede che le stime fanno emergere una potenziale violazione dei vincoli comunitari relativi alle regole sul debito per il biennio 2015 e 2016, ovvero della norma che prevede una riduzione del passivo di un ventesimo all'anno su tre anni;
     la regola sulla riduzione del debito citata, è quella in base alla quale ogni Paese si impegna a ridurre il proprio debito pubblico eccedente il 60 per cento del Pil a un ritmo medio di un ventesimo all'anno, introdotta con il Regolamento europeo 1177 del 2011, uno degli atti che costituiscono il cosiddetto six pack;
     la Commissione prosegue ricordando la sua valutazione preliminare non completamente positiva fatta alla legge di stabilità 2016, pubblicata a fine 2015. Anche in questo frangente si evidenzia il rischio che il progetto di bilancio è a rischio di deviazione significativa rispetto al cammino tracciato verso il pareggio delle finanze pubbliche;
     gli stessi conti pubblici del 2015, ad avviso della Commissione, mostrano uno scostamento rispetto alle previsioni che però hanno necessità di future conferme. Esse potranno giungere solo all'atto della pubblicazione dei dati definitivi;
     nella comunicazione si ribadisce infatti che, nel mese di maggio, le istituzioni UE daranno la propria valutazione definitiva sulla legge di stabilità 2016;
     si ricorda che il progetto di bilancio presentato dal ministero dell'economia contiene forme di flessibilità di bilancio, la cui compatibilità con il rispetto della disciplina comunitaria appare alla Commissione ancora controversa;
     in conclusione della comunicazione la Commissione europea, pur non giungendo a chiedere esplicitamente una nuova manovra di finanza pubblica per il 2016, ritiene comunque importante per l'Italia assicurare misure necessarie per rispettare il percorso di aggiustamento raccomandato dall'Unione europea per raggiungere l'obiettivo di medio termine ovvero il pareggio di bilancio, aggiungendo che le ulteriori misure di aggiustamento della finanza pubblica siano annunciate e dettagliate in modo esauriente dal Governo entro il 15 aprile;
     la data indicata dalla Commissione è quella entro la quale il governo deve presentare il nuovo piano di stabilità e il nuovo programma nazionale di riforme, inclusi nel Documento economico e finanziario;
     in questo modo sarà possibile per la Commissione tenere in conto la pubblicazione delle previsioni di primavera, che saranno alla base della valutazione del rispetto italiano degli obblighi contenuti nelle norme del Patto di Stabilità e di Crescita;
     la conclusione della comunicazione della Commissione europea sembra far emergere un legame tra la richiesta di presentazione delle misure per il futuro da inserire nel prossimo piano di stabilità e l'eventuale grado di concessione delle richieste di flessibilità di bilancio nel 2016 avanzate dal Governo,

impegna il Governo:

   in merito al tema della migrazione:
    ad opporsi al meccanismo di ricollocamento in Turchia dei profughi giunti in Grecia irregolarmente ma aventi diritto d'asilo;
    ad opporsi alla concessione alla Turchia di ulteriori fondi oltre ai 3 miliardi di euro già concessi;
    a richiedere l'attivazione di un meccanismo per la verifica degli standard di accoglienza che la Turchia riserva ai profughi sul proprio territorio;
    a subordinare l'eventuale accelerazione del processo di adesione della Turchia all'Unione europea al rispetto completo e verificabile da parte della Turchia dei diritti umani e delle libertà di espressione, di stampa e di informazione;
   in merito al tema del semestre europeo:
    a proporre misure per rendere strutturali i provvedimenti già adottati con la legge di stabilità 2015, i quali mirano alla riduzione del cuneo fiscale per consentire la prosecuzione del buon andamento della misura adottata e dei benefici già ottenuti grazie ad esso. Provvedimento che dà diritto, per un solo triennio, alla decontribuzione fiscale posta a carico del datore di lavoro, pari a 8.063 euro annui. La sua trasformazione in norma stabile si propone al fine di aumentare l'occupazione con la forma del contratto a tempo indeterminato e, conseguentemente, il gettito fiscale corrispondente all'aumento degli occupati;
    a proporre ulteriori provvedimenti in ambito previdenziale per il miglioramento dell'attuale sistema pensionistico, in particolare per favorire il ricambio generazionale nel mondo del lavoro, diminuendo i requisiti anagrafici necessari per avere diritto alla pensione e facilitare l'entrata nel mondo del lavoro degli attuali giovani disoccupati e inoccupati, che hanno raggiunto una quota pari a quasi il 40 per cento consentendo con il pagamento delle imposte derivanti dal reddito da occupazione, la sostenibilità del sistema previdenziale;
    a proporre iniziative volte a conseguire politiche che riducano i canoni di locazione degli immobili, poiché essi presentano ampie variabilità sul territorio nazionale;
    a proporre l'adozione di azioni che abbiano l'effetto di far diminuire la costosità relativa di tutte le produzioni pubbliche legata alle mancate innovazioni di processo. Infatti il settore pubblico non innova, anche laddove l'innovazione non richiede investimenti di particolare entità. Ciò riguarda anche le situazioni nelle quali il servizio offerto dallo Stato si articola su centri di produzione distribuiti sul territorio quali sono ad esempio la scuola, la sanità, la giustizia, la polizia, gli uffici delle entrate, e altri ancora. Queste strutture di produzione possono essere analizzate con le tecniche statistiche della stima di funzioni di produzione o di funzioni di costo;
    a proporre iniziative volte a innalzare il livello degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo rendendo essenziale il ruolo delle istituzioni universitarie e degli enti pubblici di ricerca e ad adottare misure di semplificazione normativa in grado di superare l'attuale ostacolo rappresentato dall'eccesso di incombenze burocratiche da assolvere, anche in ambito universitario, al fine di aumentare l'attrattività del sistema di studio e ricerca italiano nei confronti di ricercatori e investitori stranieri;
    a proporre una accelerazione dei tempi di adozione di una normativa comunitaria avente ad oggetto la fiscalità ambientale, al fine di raggiungere con la maggior celerità possibile gli obiettivi della Cop21.
(6-00218) «Baldassarre, Artini, Bechis, Segoni, Turco, Andrea Maestri, Civati».


   La Camera

impegna il Governo

   in merito al tema della migrazione:
    a mantenere il meccanismo per la verifica degli standard di accoglienza che la Turchia riserva ai profughi sul proprio territorio;
    a ribadire l'obbligo nel processo di adesione della Turchia all'Unione europea del rispetto completo e verificabile da parte della Turchia dei diritti umani e delle libertà di espressione, di stampa e di informazione;
   in merito al tema del semestre europeo:
    a valutare la possibilità di proporre misure per rendere strutturali i provvedimenti già adottati con la legge di stabilità 2015, i quali mirano alla riduzione del cuneo fiscale per consentire la prosecuzione del buon andamento della misura adottata e dei benefici già ottenuti grazie ad esso;
    a proporre iniziative volte a innalzare il livello degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo rendendo essenziale il ruolo delle istituzioni universitarie e degli enti pubblici di ricerca e ad adottare misure di semplificazione normativa in grado di superare l'attuale ostacolo rappresentato dall'eccesso di incombenze burocratiche da assolvere, anche in ambito universitario, al fine di aumentare l'attrattività del sistema di studio e ricerca italiano nei confronti di ricercatori e investitori stranieri;
    a proporre una accelerazione dei tempi di adozione di una normativa comunitaria avente ad oggetto la fiscalità ambientale, al fine di raggiungere con la maggior celerità possibile gli obiettivi della Cop21.
(6-00218)
(Testo modificato nel corso della seduta come risultante dalla votazione per parti separate) «Baldassarre, Artini, Bechis, Segoni, Turco, Andrea Maestri, Civati».


   La Camera,
   in vista del Consiglio Europeo del 17-18 marzo 2016, premesso che:
    le possibili scelte di alcuni Stati e la chiusura dei confini sulla rotta balcanica possono fatalmente indirizzare il flusso di migranti e profughi verso l'Italia;
    è ovviamente necessario, nonostante l'esito interlocutorio del recente vertice, raggiungere un'intesa con la Turchia, ma senza delegare alla sola Turchia la soluzione del problema;
    il cuore del problema resta legato al conflitto in Siria, con effetti potenzialmente dirompenti sui flussi migratori, e un impatto diretto devastante sull'Italia e in particolare sulla Puglia;
    la campagna russa di bombardamenti in Siria (di cui Vladimir Putin ha l'altro giorno annunciato la riduzione, in vista del ritiro delle forze russe) non è stata mirata – purtroppo – solo contro Isis, ma prevalentemente contro gli avversari del dittatore Assad. Per questo, il tragico «rubinetto» di profughi e migranti è rimasto (e temiamo sia destinato a rimanere) aperto. Migliaia di persone, comprensibilmente, fuggono: sia da Isis, sia da Assad, sia dai bombardamenti. E anche per la Russia il dividendo politico è altissimo: mantenere al potere Assad, e accrescere la pressione migratoria sull'Europa;
    il Governo tedesco, nei mesi scorsi, ha dato il segnale sbagliato, parlando di un'accoglienza senza limiti. Successivamente ha fatto seguito una correzione di rotta, ma il segnale è stato dato, contribuendo a determinare un flusso oggettivamente enorme,

impegna il Governo:

   a lavorare per un vero e totale rispetto del cessate il fuoco, in particolare affinché non proseguano e non riprendano i bombardamenti non indirizzati contro Isis;
   a far tesoro della determinazione soprattutto inglese a creare almeno un paio di zone protette dentro la Siria (tutelate sia da uomini in campo che da una no fly zone) dove i siriani possano stare, dove i bambini possano andare a scuola, dando una concreta speranza ai cittadini siriani di poter tentare di vivere una vita quasi normale almeno in alcune parti del loro territorio, in attesa che progressivamente si allarghi lo spazio della pacificazione, ed evitando di indurli a intraprendere il rischioso viaggio verso l'Europa;
   a convincere tutti gli attori a concentrare le operazioni militari solo contro l'Isis;
   ricondotta la situazione entro binari meno emergenziali, a considerare come via ordinaria di gestione del fenomeno migratorio la linea del Canada e dell'Australia di indicare anno per anno non solo quanti, ma anche quali tipologie di lavoratori possano realisticamente essere accolti dall'Italia. In questo modo, si può avere una ragionevole speranza che chi arriva sia ben assorbito dal mercato del lavoro, con benefici sia per loro sia per gli italiani;
   oltre questi limiti fisiologici, in presenza, a quel punto, del rischio concreto di un'ondata assolutamente incontrollabile e ingestibile per l'Italia, a considerare l’extrema ratio anch'essa prevista dalla politica australiana, dei respingimenti.
(6-00219) «Palese, Ciracì, Marti, Distaso, Bianconi, Fucci, Capezzone, Altieri, Latronico, Chiarelli, Corsaro».


   La Camera

impegna il Governo

   a proseguire l'impegno per un vero e totale rispetto del cessate il fuoco, in particolare affinché non proseguano e non riprendano i bombardamenti non indirizzati contro Isis;
   a valutare le reali possibilità di creare zone protette dentro la Siria dove i siriani possano stare, dove i bambini possano andare a scuola, dando una concreta speranza ai cittadini siriani di poter tentare di vivere una vita quasi normale almeno in alcune parti del loro territorio, in attesa che progressivamente si allarghi lo spazio della pacificazione, ed evitando di indurli a intraprendere il rischioso viaggio verso l'Europa;
   a convincere tutti gli attori a concentrare le operazioni militari contro l'Isis.
(6-00219)
(Testo modificato nel corso della seduta come risultante dalla votazione per parti separate) «Palese, Ciracì, Marti, Distaso, Bianconi, Fucci, Capezzone, Altieri, Latronico, Chiarelli, Corsaro».


   La Camera,
   premesso che:
    l'Europa si trova oggi di fronte due drammatiche emergenze: tra loro in aperto contrasto. Da un lato il flusso di immigrati che provengono dalle martoriate terre del Medio Oriente, oltre il «normale» flusso di coloro che sono solo alla ricerca di una vita migliore: provenienti dai Paesi non belligeranti. Dall'altro un sistema economico sostanzialmente bloccato, che non riesce a garantire una diffusione del benessere sociale e risorse aggiuntive sufficienti per far fronte all'inserimento dei profughi;
    a tutto ciò si aggiunga la lentezza dei processi decisionali, conseguenza del prevalere degli interessi nazionali che, a loro volta, perseguono l'illusione di poter scaricare su altri – i Paesi più vicini ai teatri di guerra – l'onere di un'assistenza che è resa obbligatoria dall'esistenza di Trattati internazionali. Illusioni che rischiano di minare alla radice il Trattato di Schengen che è la grande porta posta a presidio di uno sviluppo, in senso comunitario, dell'intera Europa. Minarne le basi significherebbe mettere in discussione l'intero processo dell'Unità europea. E vanificare in uno spazio temporale limitato, anni ed anni di impegno comune. Impegno indispensabile per garantire all'area vasta dell'Europa di poter competere ad armi pari con le nuove potenze di un mondo sempre più globalizzato;
    preoccupazioni, come si vede, ben fondate. È pertanto necessario far il possibile per evitare che quella porta si chiuda definitivamente. Specie nel momento in cui il ritiro delle truppe russe dalla Siria apre uno spiraglio per la sconfitta dei militanti dell'Isis e fa crescere le speranze per una soluzione pacifica del conflitto. Nelle more che questo processo si possa compiere è, quindi, necessario affrontare l'emergenza, superando anguste visioni nazionaliste. Mettendo in comune le risorse necessarie. Distribuendo i richiedenti asilo, che hanno titolo, tra i vari Paesi europei, al fine di ripartirne il costo relativo. Costo non solo economico, per le conseguenze che una cattiva gestione del fenomeno possono avere sugli equilibri politici complessivi di ciascun Paese. Com’è dimostrato dalla recente tornata elettorale nella stessa Germania. Il Paese – è bene non dimenticarlo – più solido dell'intera Unione europea;
    preoccupazioni non dissimili vanno esplicitate nel caso della Libia, la cui confusa situazione politico-militare genera allarme ed inquietudine. Siamo di fronte ad un Paese dilaniato da una sorda lotta intestina tra opposte fazioni, di cui non è facile decifrare il relativo codice politico. Pesano rancori ancestrali e faide tribali. Su cui innestano fenomeni di tipo religioso, legati alla complessa storia dell'Islam. A loro volta nutriti da un antico degrado economico e culturale. Una miscela esplosiva in cui il peso del malessere sociale, diffuso soprattutto tra le nuove generazioni, fa da detonatore al fenomeno dei foreign fighter. Le milizie provenienti non solo dal Mondo arabo, ma dalla stessa Europa. Dove gli immigrati di seconda generazione hanno ripudiato i valori ai quali sono stati educati;
    se historia è magistra vitae, è necessario non dimenticare gli errori del passato. È stato Barack Obama a ricordare recentemente le leggerezze compiute. Rimproverando ai francesi ed agli inglesi la loro scarsa visione e conoscenza dei problemi, L'intervento voluto soprattutto da Cameron e da Sarkozy, per giungere alla defenestraziorre di Gheddafi, senza alcun progetto per il «dopo», hanno reso ancor più drammatica una situazione che non era certo idilliaca. Ma aveva, comunque, il vantaggio di garantire una relativa stabilità. Ed è sorprendente che debbano essere gli Stati Uniti a ricordare alla più antica cultura politica europea che non si entra in guerra solo per fare la guerra. Ma ponendosi, fin dall'inizio, l'obiettivo che si intende perseguire;
    in quel frangente, invece, si è operato al buio. Colpa degli altri, che non risparmiano, tuttavia, il Governo italiano pro-tempore che non ha avuto il coraggio e la determinazione necessaria per opporsi, con tutti i mezzi a sua disposizione, a quella brutta avventura. Purtroppo anche in quel caso ha prevalso un atteggiamento che è ritornante nella nostra storia nazionale: voler partecipare alle spoglio dell'eventuale bottino, nel presupposto errato di una facile vittoria su cui costruire una specifica area d'influenza. Non è stato così. Non poteva essere così. E solo un malcelato eurocentrismo culturale, ancor prima che politico, poteva far pendere il pendolo a favore di una soluzione che non teneva conto delle caratteristiche effettive di quel mondo;
    compiuto un primo disastro, l'importante è ora non perseverare nell'errore. Occorre evitare qualsiasi lintervento militare a semplice ricasco di chi non ha compreso la lezione. Se intervento dovrà esservi per evitare che l'Isis possa prevalere, esso dovrà essere richiesto dal Governo colà in carica. Le cui divisioni, tuttavia, rendono quanto mai complesso il perseguimento di un simile obiettivo. Ma non esistono scorciatoie. Per quanto faticoso possa essere quel processo, l'Europa non può indossare la maschera dell'invasore a favore di questa o di quella fazione. Deve avere una legittimazione. Ed essa non può che essere data dal Governo libico, dopo ampia discussione nelle sedi di carattere internazionale. L'Onu, la Nato e via dicendo. Nell'attesa è necessario frenare ogni possibile impazienza, che rischia solo di rendere ancora più difficile la ricerca di una soluzione in grado di dare stabilità nel tempo a quel Paese;
    ma il secondo corno del dilemma – come indicato in precedenza – è la situazione economica e sociale dell'Europa. Soprattutto il suo relativo malessere produttivo su cui pesa l'incognita di un «ristagno secolare»: antica profezia economica, che risale agli anni ’30, ma è stata recentemente rinverdita da Larry Summers, l'ex Segretario del Tesoro americano. Di nuovo in procinto di occupare una posizione di primo piano nella futura Amministrazione. Se questi pericoli sono adombrati per una società, come quella americana, che cresce ad un ritmo doppio dell'Europa, ci si chiede cosa dovremmo dire noi europei, se rassegnarsi fin dall'inizio, senza tentare alcuna reazione;
    per fortuna, un economista come Mario Draghi, non solo la pensa diversamente. Ma opera affinché questa prospettiva sia scongiurata. Le ultime decisioni della BCE, prese nonostante l'opposizione di una parte del board, dimostrano quale è la strada da seguire. Quelle misure «non convenzionali», assunte nel campo della politica monetaria, stanno ad indicare come la via dell'innovazione sia una strada obbligata. E come l'ortodossia e la conservazione siano, oggi, il vero nemico da battere. Ma per vincere questa battaglia i soli sforzi della BCE non bastano. Anzi, se la Banca centrale, rimarrà isolata, il rischio vero è quello di un avvitamento della crisi. Per averne la dimostrazione basta guardare agli andamenti del mercato. Non tanto ai movimenti di carattere finanziario che sono sempre più svincolati dai processi reali dell'economia. Essi hanno ormai una logica tutta propria in cui il fervore speculativo – che è elemento essenziale dell'agire economico – rischia di trasformarsi in una negativa patologia;
    pochi minuti dopo l'annuncio delle nuove misure, assunte dalla BCE, il dollaro si era fortemente rivalutato nei confronti dell'euro. Conseguenza prevedibile. La maggiore liquidità immessa sul mercato doveva dar luogo a movimenti di capitale alla ricerca di un approdo più sicuro. Sennonché quel movimento è durato meno di un'ora. Trascorso quel termine ed aggiustata la mira, il trend si è completamente rovesciato. Il dollaro si è nuovamente svalutato e a distanza di una settimana vale circa 3 punti in meno rispetto a quel punto di minimo. Dal maggior valore dell'euro proverranno, di conseguenza, maggiori effetti deflattivi sull'economia europea, che annulleranno, in larga misura, i benefici voluti da Mario Draghi. Renderanno, infatti, meno competitive le nostre esportazioni, mentre faranno diminuire ulteriormente i prezzi delle materie prime importate e degli altri prodotti industriali. Risultato finale, come ha certificato proprio in questi giorni l'Istat, l'ulteriore caduta dei prezzi interni. Il segno più evidente della persistente deflazione;
    perché questo sia avvenuto, è facile da spiegare. In Europa esiste un'incoerenza profonda della politica economica. La BCE punta tutte le sue carte su una ripresa del processo inflazionistico, verso un target del 2 per cento. Le politiche di bilancio, invece, persistono nel segno dell’austerity. Hanno cioè un contenuto deflazionistico. Quest'evidente contrasto tra i due indirizzi determina la stasi dell'economia. È come se il treno europeo fosse guidato da due motrici che vanno, ciascuna, in direzioni opposte. Nelle migliori delle ipotesi il convoglio rimane fermo. Nelle peggiori rischia di deragliare e finire in una scarpata;
    la conseguenza principale di quest'asimmetria si ripercuote inizialmente sui sistema bancario. Gli Istituti di credito hanno grandi difficoltà ad impiegare l'abbondante liquidità di cui dispongono. La domanda di prestiti, da parte delle aziende – solo un po’ meno dai privati – langue per la ristrettezza del mercato interno e per le difficoltà di esportare, anche a causa di una moneta troppo forte. Se quei fondi tornano, come in passato, ad essere depositati presso la BCE, sono sottoposti ad un interesse negativo. Va quindi da sé che i margini di intermediazione si restringono, salvo accentuare il profilo puramente finanziario, che comporta laute provvigioni. Aumentano pertanto le sofferenze, mentre si restringono gli utili che dovrebbero garantire adeguate riserve di capitale. Nel frattempo la circolazione si blocca;
    fosse solo un problema dei sistema bancario. Ma dietro le banche è l'esercito dei risparmiatori: in Italia più numeroso che altrove. Oggi avere un capitale a propria disposizione rappresenta più un problema, che una risorsa. I tassi d'interesse sono inesistenti. Alla fine dell'anno i costi della gestione del conto corrente sono superiori ai possibili proventi finanziari. Investire nel titoli di stato – la vecchia rendita dei bot people – è un'operazione che garantisce poco o nulla. Non rimane allora che avventurarsi su operazioni a maggior rischio, ma simili operazioni richiedono conoscenze specifiche, se non sì vuol divenire preda di gestori, a volte, inaffidabili. Comunque, anche quando va bene, questo significa portare acqua al grande mulino della finanza internazionale, i cui rendimenti hanno un effetto di «spiazzamento» rispetto alla tradizionale attività economica. Ed ecco allora che il ciclo si avvita su se stesso;
    eppure, nonostante ciò il risparmio aumenta. C’è qualcosa di irrazionale in quanto succede. Ma solo in apparenza. Non si risparmia per avere un giusto rendimento sul proprio capitale, ma come barriera all'incertezza del futuro. Non potendo conoscere quel che succederà domani, si accumulano risorse – anche se non rendono – per far fronte alle possibili emergenze. Ma risparmiando, si consuma meno. Quindi ristagno della domanda effettiva, come ha insegnato Keynes, è totale cul de sac per l'intera economia, in una perversa spirale. Che deve essere interrotta se si vogliono combattere realmente i fenomeni sui quali ci siamo soffermati e dare quella speranza di futuro che è l'antidoto reale contro ogni becero populismo,

impegna il Governo:

   ad orientare la sua iniziativa politica, in seno al prossimo Consiglio europeo, secondo quanto argomentato in premessa;
   in particolare:
    a sollecitare un intervento comunitario per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori, ripartendo il relativo carico tra i diversi Paesi, dopo aver elaborato una politica comune per il rimpatrio di coloro che non godono dello status di rifugiati;
    a richiedere la revisione immediata del «regolamento di Dublino» che impone ai Paesi di prima accoglienza tutti gli oneri relativi alla gestione dei migranti presenti sui propri territori;
    ad evidenziare la necessità che venga celermente data piena attuazione all'Agenda europea sui migranti;
    ad evitare ogni avventura in Libia, che non sia la conseguenza di esplicita richiesta del Governo legittimo, dopo aver compiuto tutti passi necessari negli organismi internazionali: Onu, Nato e via dicendo;
    a sollevare il tema, presso la Commissione europea, dell'intima coerenza della politica monetaria, evitando che sia solo la BCE a spingere per una politica di sviluppo, oggi impedita dal prevalere di misure conservative in tema di bilancio pubblico, rilancio degli investimenti e realizzazione delle necessarie riforme dei mercati e delle istituzioni, volte ad un rilancio della competitività della produzione di ciascun Paese;
    a sviluppare tutte le necessarie alleanze affinché si isolino le posizioni più oltranziste, seppur motivate da considerazioni – se non da privilegi – di carattere nazionale per riaffermare quello spirito comunitario che rappresenta l'unica garanzia per la sopravvivenza dell'Europa in un mondo sempre più globalizzato, in cui o si rimane parte di un'area integrata, economicamente, politicamente e militarmente, oppure si è, inevitabilmente, destinati all'emarginazione e all'irrilevanza.
(6-00220) «Abrignani, D'Alessandro, Faenzi, Galati, Mottola, Parisi, Francesco Saverio Romano».


   La Camera

impegna il Governo

   ad orientare la sua iniziativa politica, in seno al prossimo Consiglio europeo, secondo quanto argomentato in premessa;
   in particolare:
    a ribadire la necessità di attuare gli accordi relativi alla gestione dei flussi migratori, ripartendo il relativo carico tra i diversi Paesi, dopo aver elaborato una politica comune per il rimpatrio di coloro che non godono dello status di rifugiati;
    a proseguire la sua azione volta alla revisione del «regolamento di Dublino» che impone ai Paesi di prima accoglienza tutti gli oneri relativi alla gestione dei migranti presenti sui propri territori;
    a riaffermare la necessità che venga celermente data piena attuazione all'Agenda europea sui migranti;
    ad evitare ogni avventura in Libia, che non sia la conseguenza di esplicita richiesta del Governo legittimo, dopo aver compiuto tutti passi necessari negli organismi internazionali: Onu, Nato e via dicendo;
    a risollevare il tema, presso la Commissione europea, dell'intima coerenza della politica monetaria, evitando che sia solo la BCE a spingere per una politica di sviluppo, oggi impedita dal prevalere di misure conservative in tema di bilancio pubblico, rilancio degli investimenti e realizzazione delle necessarie riforme dei mercati e delle istituzioni, volte ad un rilancio della competitività della produzione di ciascun Paese;
    a sviluppare tutte le necessarie alleanze affinché si isolino le posizioni più oltranziste, seppur motivate da considerazioni – se non da privilegi – di carattere nazionale per riaffermare quello spirito comunitario che rappresenta l'unica garanzia per la sopravvivenza dell'Europa in un mondo sempre più globalizzato, in cui o si rimane parte di un'area integrata, economicamente, politicamente e militarmente, oppure si è, inevitabilmente, destinati all'emarginazione e all'irrilevanza.
(6-00220)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Abrignani, D'Alessandro, Faenzi, Galati, Mottola, Parisi, Francesco Saverio Romano».


   La Camera,
   sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione ordinaria del Consiglio europeo del 17 e 18 marzo 2016, visto l'ordine del giorno della riunione del Consiglio europeo che prevede la discussione di misure per affrontare la crisi migratoria e dei rifugiati ed al contempo l'esame dell'attuazione delle raccomandazioni specifiche per Paese e le priorità per il Semestre europeo 2016, riferendo sui progressi compiuti in merito alle principali iniziative volte a rafforzare il mercato unico,
   premesso che:
    la gestione dei flussi migratori si pone da sempre come questione complessa, in considerazione della pluralità di elementi da tenere in considerazione nella sua gestione e da contemperare nelle scelte ad essi connesse. La definizione di politiche migratorie certe e credibili diviene ancora più pressante ed irrinunciabile in ragione del continuo aggravarsi della situazione internazionale, come dimostrano i dati forniti dall'organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) che quantificano in oltre un milione i migranti giunti: nell'Unione europea nel 2015, superando di quattro volte il numero registrato nei 2014, senza peraltro accennare a miglioramenti se si considera che nei primi mesi del 2016 già 146.000 migranti hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l'Europa, di cui circa 137.000 sulla rotta Turchia-Grecia, con un numero di morti che supera i 450;
    il crescere dei flussi dei rifugiati e richiedenti asilo è dovuto in larga parte all'incapacità della comunità internazionale di dare una soluzione a conflitti complessi, quali in primo luogo in Siria e in Libia, associati alla destabilizzazione di altri Stati di notevole rilevanza geopolitica;
    la Commissione europea, con la pubblicazione nel maggio e nel dicembre, 2015 di due comunicazioni, ha adottato l'agenda europea, sulla migrazione, evidenziando l'esigenza di una migliore gestione della migrazione e sottolineando al contempo come quella migratoria sia una responsabilità condivisa. In particolare il pacchetto approvato si concentra su 4 ambiti: ridurre gli incentivi alla migrazione irregolare, salvare vite e garantire la sicurezza delle frontiere esterne, definire una forte politica in materia di asilo e definire una nuova politica di migrazione legale;
    attraverso due successive decisioni del Consiglio giustizia e affari interni e del Consiglio europeo, nel corso del 2015 si è stabilito di ricollocare 160.000 richiedenti asilo dai Paesi maggiormente sottoposti alla pressione migratoria verso quelli con maggiori disponibilità o meno coinvolti dai flussi. In particolare il 25 giugno 2015 il Consiglio europeo ha stabilito che tutti gli Stati membri partecipassero al reinsediamento di 20.000 persone bisognose di protezione internazionale. Il successivo 20 luglio 2015 il Consiglio ha adottato le conclusioni che dettano le specifiche del ricollocamento e la divisione delle quote per Paese, sulla base di criteri oggettivi e numerici, che poco tengono in considerazione la componente umana delle migrazioni stesse;
    ad alcuni mesi dalle predette decisioni sulle ricollocazioni, già di per se insufficienti, i numeri dei richiedenti asilo effettivamente ricollocati sono del tutto irrisori. La relazione sui progressi compiuti in Grecia, Italia e nei Balcani occidentali, pubblicata dalla Commissione europea il 15 dicembre 2015 certifica che «La prima ricollocazione ha avuto luogo il 9 ottobre con 19 eritrei trasferiti in Svezia. Da allora sono state effettuate altre 125 ricollocazioni. L'Italia ha individuato altri 186 candidati alla ricollocazione e ha presentato 171 richieste di ricollocazione ad altri Stati membri. Fino ad oggi, soltanto dodici Stati membri hanno messo a disposizione dei posti per la ricollocazione, impegnandosi ad accogliere 1041 persone. Diciannove Stati membri hanno nominato funzionari di collegamento per coadiuvare il processo sul campo. Gli Stati membri devono aumentare in modo sostanziale il loro impegno e abbreviare i tempi di risposta per accelerare il funzionamento del meccanismo». Nonostante successive pressioni e denunce susseguitesi negli ultimi mesi ad oggi continuano ad essere solamente 300 i richiedenti asilo ricollocati dall'Italia, come dichiarato anche dallo stesso sottosegretario all'interno Domenico Manzione durante un'audizione presso la Commissione Diritti umani del Senato della Repubblica;
    l’acquis di Schengen, i Trattati e le successive modifiche e convenzioni collegate, hanno istituito nel tempo un sistema volto ad abolire le frontiere interne sostituendole con un'unica frontiera esterna, individuando in tal modo un territorio dove viene garantita la libera circolazione delle persone. Entro tale spazio si applicano regole e procedure comuni in materia di visti, soggiorni brevi, richieste d'asilo e controlli alle frontiere. Queste norme, ma soprattutto la libertà di circolazione da esse garantita, rappresentano una delle maggiori conquiste dell'Unione europea, uno dei pilastri della condivisione su cui si poggia l'Unione stessa. Negli ultimi mesi, a causa della pressione migratoria e di scontri di natura politica che vedono contrapporsi alcuni Stati membri, si assiste ad un moltiplicarsi della sospensione dei menzionati accordi, che si traducono in unilaterali chiusure delle frontiere nazionali. Sei dei ventisei Paesi membri dello spazio Schengen (la Germania, l'Austria, la Slovenia, la Francia, e dopo gli attentati di Parigi e dall'inizio del 2016 anche Svezia e Danimarca) hanno reintrodotto controlli temporanei alle frontiere;
    il 15 ottobre 2015 la Commissione europea ha presentato un Piano d'Azione congiunto tra l'Unione europea e la Turchia mira a rafforzare le frontiere esterne dell'Unione nel contrastare l'arrivo di migranti, incluso una maggiore cooperazione per quanto concerne i migranti che non necessitano di protezione internazionale, ed al contempo ad aiutare la Turchia nella gestione dell'emergenza rifugiati. Il piano, che si articola in due parti a loro volta suddivise in una serie di azioni specifiche, è corredato di un aiuto straordinario di 3 miliardi. Al contempo si è stabilito di rilanciare il processo di adesione della Turchia all'Unione europea e di promuovere il dialogo di alto livello attraverso incontri più frequenti e strutturati, compresa l'organizzazione di due vertici all'anno. Il Piano d'azione è stato siglato il 29 novembre da UE e Turchia prevedendo, a partire dal giugno 2016, la piena operatività dell'accordo di riammissione. L'Unione europea e la Turchia si prefiggono infine di completare il processo di liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi nello spazio Schengen entro ottobre 2016;
    nell'ultima riunione congiunta tra UE e Turchia del 7 marzo 2016 si è poi convenuto di sviluppare i principi di cooperazione ivi definiti: far rientrare, a spese dell'Unione europea, tutti i nuovi migranti irregolari che hanno attraversato la (cosiddetta «rotta balcanica»; far sì che, per ogni siriano che la Turchia riammette dalle isole greche, un altro siriano sia reinsediato dalla Turchia negli Stati membri dell'Unione europea, nel quadro degli impegni esistenti; accelerare l'attuazione della tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti con tutti gli Stati membri in vista della soppressione dell'obbligo del visto per i cittadini turchi al più tardi entro la fine del giugno 2016; accelerare l'erogazione, per assicurare il finanziamento di una prima serie di progetti entro la fine di marzo, dei 3 miliardi di euro inizialmente stanziati e prendere una decisione in merito a un ulteriore finanziamento destinato allo strumento per i rifugiati siriani; prepararsi alla decisione di aprire quanto prima nuovi capitoli dei negoziati di adesione sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo dell'ottobre 2015; collaborare con la Turchia in eventuali sforzi comuni volti a migliorare le condizioni umanitarie all'interno della Siria in modo da consentire alla popolazione locale e ai rifugiati di vivere in zone più sicure;
    il 15 gennaio, in ottemperanza della nuova procedura istituita nel contesto del semestre europeo in base a cui la raccomandazione per la zona euro precede le raccomandazioni specifiche per Paese, il Consiglio ECOFIN ha approvato il progetto di raccomandazione sulla politica economica della zona euro. Le priorità individuate sono: sostenere la ripresa, promuovere la convergenza, favorire la correzione degli squilibri macroeconomici e migliorare la capacità di aggiustamento. Si raccomandano altresì riforme dei mercati del lavoro, dei prodotti e dei servizi, coniugate a politiche di bilancio che rispettino pienamente il Patto di stabilità e crescita, con l'obiettivo di un orientamento aggregato della politica di bilancio sostanzialmente neutro nella zona euro nel 2016 nonché al fine di ridurre il debito pubblico nel 2017. Nelle raccomandazioni si fa inoltre esplicito riferimento alla necessità di risolvere il problema dei prestiti in sofferenza delle banche e migliorare le procedure di insolvenza. Infine la Commissione auspica che la zona attui il completamento dell'Unione economica e monetaria;
    l'8 marzo la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione che sintetizza i risultati delle 26 relazioni per Paese, inclusi gli esami approfonditi della situazione macroeconomica dei 18 Stati membri, inclusa l'Italia che ricade nella categoria di Paesi con squilibri eccessivi, che nella relazione sul meccanismo di allerta del 2016 sono identificati come aventi possibili squilibri macroeconomici. Tali esami contribuiscono a stabilire l'esistenza di squilibri, la loro gravità, e l'eventuale necessità di avviare la procedura per gli squilibri eccessivi;
    l'analisi approfondita sull'Italia rivela una serie di debolezze di lungo periodo. In primo luogo la Commissione evidenzia come il livello della disoccupazione giovanile, nonché dei giovani che non studiano né lavorano sia estremamente l'alto nel nostro Paese. Si pone altresì l'accento sull'iniqua tassazione sul lavoro che, nella visione dell'esecutivo europeo contribuisce ai seri problemi di produttività dell'Italia, insieme al debito pubblico eccessivo che, seppure in diminuzione, decresce con eccessiva lentezza. Permane nonostante alcune azioni in merito, preoccupazione per le inefficienze nel campo della giustizia. Infine vengono evidenziati i problemi del settore bancario, date dal moltiplicarsi delle sofferenze e da una eccessiva esposizione sul debito pubblico,

impegna il Governo

   a) a richiedere immediata attuazione delle decisioni del Consiglio che hanno stabilito il ricollocamento di un totale di 160.000 migranti al fine di ottenere una più equa ripartizione del peso della crisi migratoria e dei richiedenti asilo tra gli Stati membri dell'Unione europea, rivedendo al contempo i criteri di selezione dei migranti da ricollocare e ampliando le metodologie sottostanti la scelta dei Paesi di destinazione al fine di contemperare necessità di carattere personale, umano e sociale oltre che economico;
   b) a concordare la sistematizzazione e l'istituzionalizzazione del sistema delle ricollocazioni al fine di renderlo effettivo ed efficace nel lungo periodo, creando inoltre le basi per politiche comuni sull'immigrazione, creando canali legali e protetti per far raggiungere l'Unione europea ai migranti e ai richiedenti asilo ed istituendo strutture sicure, gestite in ottemperanza dei diritti umani e del diritto internazionale, nei Paesi di transito;
   c) a subordinare l'attivazione, la gestione e l'esistenza dei centri, o approcci, hotspot, all'effettiva attuazione delle ricollocazioni dei richiedenti asilo;
   d) a proteggere gli Accordi e l’acquis di Schengen e le libertà ad esso connesse, impegnandosi affinché la chiusura delle frontiere torni ad essere una misura puramente residuale legata a situazioni gravi o contingenti e non un mezzo per ricatti reciproci tra Stati membri dell'Unione europea, che penalizzano maggiormente proprio chi per la situazione di debolezza nella quale versa, necessita di protezione e aiuto. In questo contesto si promuova un dialogo con tutti gli Stati membri affinché l’acquis di Schengen venga sviluppato e la libertà di circolazione e quella di stabilimento vengano garantite senza alcuna eccezione e senza limitazione dei diritti ad esse connessi;
   e) ad adoperarsi affinché in sede europea si provvede rapidamente ad attuare quanto previsto dall'accoglimento della mozione n.1-00605 del 18 dicembre 2014, ovvero l'impegno a revisionare l'accordo Dublino III (regolamento n. 604/2013) tra l'altro istituendo punti adibiti alla richiesta d'asilo direttamente nei Paesi di transito, nonché corridoi umanitari per questi ultimi;
   f) a promuovere azioni coordinate volte a combattere le radici e le motivazioni alla base dei flussi migratori, combattendo l'instabilità politica ed economica, le violazioni dei diritti umani e la povertà;
   g) a opporsi alla conclusione di qualsiasi ulteriore accordo con la Turchia, incluso quello promosso nell'ultimo vertice, interrompendo gli aiuti economici già in essere, sino a che la Turchia non rispetti pienamente ed interamente i diritti umani stabiliti dalle convenzioni internazionali siglate per i loro rispetto incluso l'articolo 38 della direttiva 2013/32/UE sia nei confronti dei migranti che dei cittadini Turchi, cessi qualsiasi tipo di violenza nei confronti delle minoranze (religiose, linguistiche e altro), ripristini integralmente la libertà di stampa e prenda una chiara posizione nei confronti del terrorismo internazionale e del problema dei foreign fighters;
   h) ad accertarsi, nel contesto dei fondi erogati alla Turchia, che si mantenga un elevato livello di trasparenza e di accountability dei partner che gestiranno i fondi in loco al fine di evitare che gli stessi vengano gestiti da gruppi o associazioni in violazione dei diritti umani fondamentali: al contempo, a impegnarsi affinché vi sia un controllo e monitoraggio costante dei criteri di assegnazione dei predetti fondi, dei soggetti che li gestiranno e che parteciperanno all'implementazione dei progetti e alle azioni sul territorio nonché del livello di indirizzo e controllo che manterrà l'Italia sulle risorse da essa erogate;
   i) ad attivarsi per definire una strategia europea volta a favorire una crescita inclusiva, atta a migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini europei attraverso politiche occupazionali incisive ed inclusive che mirino in primo luogo a combattere la disoccupazione giovanile e alla creazione di posti di lavoro ad alto potenziale di conoscenza. Al contempo, a promuovere politiche di welfare, servizi universali di assistenza e politiche di sostegno al reddito quali l'istituzione del reddito di cittadinanza, nonché di salari dignitosi attraverso la previsione di un salario minimo, e di ogni misura idonea a sconfiggere l'oramai insostenibile livello di disuguaglianza sociale;
   j) a intraprendere ogni iniziativa volta a ridiscutere il patto di stabilità e crescita e gli stringenti vincoli posti dal Fiscal Compact, in primo luogo l'anacronistico e deleterio vincolo del 3 per cento nel rapporto deficit-Pil, e a sostituire i target numerici con obiettivi macroeconomici e sociali basati su indicatori qualitativi che tengano conto del benessere sociale dei cittadini e che siano capaci di misurare lo sviluppo economico integrando nella analisi dei fattori ambientali e sociali, quali il Genuine Progress Indicator (GPI) o il benessere equo e sostenibile (BES), così come già indicato nella mozione n.1/00951 a prima firma Busto, che mirino a rilanciare l'economia del Paese, all'aumento dell'occupazione e in generale ad un miglioramento del benessere diffuso dei cittadini europei e del welfare;
   k) a porre in essere ogni iniziativa affinché l'UEM (unione economica e monetaria) non si limiti ad essere uno sterile sistema di regole ma sostenga, nel quadro del bilancio dell'Unione, lo sviluppo e la coesione sociale in coerenza con i principi di uguaglianza e solidarietà tra gli Stati membri affrontando gli squilibri, le divergenze strutturali e le emergenze finanziarie direttamente connesse all'Unione monetaria, in un'ottica di cooperazione e solidarietà, senza compromettere le sue funzioni tradizionali di finanziamento delle politiche comuni;
   l) ad attuare ogni iniziativa volta ad arrestare le attuali fallimentari politiche neoliberiste e di austerità, che si basano sulla svendita di asset strategici e di rilevante utilità sociale, ovvero le politiche di privatizzazione, e sull'assurdo assunto che politiche di austerità possano rilanciare l'economia di un Paese. Al contempo, a definire politiche per gli investimenti che promuovano la ricerca, lo sviluppo e sostengano le PMI che rappresentano il reale e principale motore del tessuto produttivo italiano ed europeo;
   m) a intraprendere ogni iniziativa atta al superamento di una moneta comune che non sia permeabile alle differenti specificità economiche dei Paesi facenti parte dell'Eurozona attraverso l'avvio di negoziati tra i Paesi dell'Eurozona per lo smantellamento concordato e controllato della moneta unica o, in alternativa, qualora non si trovi un accordo in tal senso, a prevedere nei trattati una procedura mirante a introdurre il diritto di recedere unilateralmente dalla partecipazione alla moneta unica e pertanto a riacquisire la piena sovranità monetaria, l'autonomia fiscale e monetaria degli Stati membri.
(6-00221) «Battelli, Luigi Di Maio, Fraccaro, Nesci, Petraroli, Vignaroli, Dell'Orco».


   La Camera,
   udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla riunione del Consiglio europeo del 17 e 18 marzo 2016, premesso che:
    nel vertice straordinario tra Unione europea e Turchia in tema di immigrazione svoltosi a Bruxelles lo scorso 7 marzo si è tentato inutilmente di giungere ad un accordo sulla gestione comune dell'emergenza profughi, e la questione è stata, di fatto, rinviata al Consiglio europeo previsto per i prossimi 17 e 18 marzo;
    a fronte dell'aspettativa europea di un rinnovato impegno della Turchia per contenere i flussi di profughi che, attraverso il suo territorio, stanno raggiungendo la Grecia e lungo la rotta balcanica i Paesi del Nord Europa, i rappresentanti turchi hanno chiesto l'aumento da tre a sei miliardi di euro dei fondi stanziati in loro favore dall'Unione, un accesso più veloce ai visti Schengen per i cittadini turchi e un processo accelerato per la sua richiesta di adesione;
    sui negoziati hanno pesato anche le recenti iniziative promosse dal Governo di Erdogan per censurare la libertà di stampa nel Paese, elemento principale dell'identità europea e principio non negoziabile;
    in quanto Paese candidato, infatti, la Turchia deve rispettare gli standard più alti per quanto riguarda la democrazia, e con essa il rispetto delle libertà fondamentali, a cominciare da quelle di espressione e associazione;
    il comunicato emesso al termine del vertice sembra prospettare un'adesione degli Stati membri dell'Unione europea alle richieste del Governo turco, posto che menziona sia l'impegno ad accelerare la liberalizzazione dei visti in loro favore, sia quello volto all'erogazione, entro la fine di marzo, dei tre miliardi di euro già stanziati, sia, infine, cita la possibilità di «prendere una decisione in merito a un ulteriore finanziamento»;
    nel corso del vertice si è anche discusso del ripristino degli accordi di Schengen per la libera circolazione, in seguito alla richiesta avanzata dagli Stati membri durante la riunione informale del 25 e 26 gennaio scorsi tra i Ministri della giustizia e degli affari interni dell'Unione europea alla Commissione di preparare il quadro pratico e giuridico per l'attivazione dell'articolo 26 del codice Schengen, in base al quale è possibile per uno o più Stati membri estendere i controlli alle frontiere interne fino a due anni;
    attualmente sono già sei i Paesi dell'area Schengen che hanno reintrodotto i controlli alle frontiere interne, Danimarca, Francia, Germania, Austria, Norvegia e Svezia;
    la possibile sospensione delle regole di Schengen rappresenterebbe un grave fallimento dell'Europa, e penalizzerebbe ulteriormente i Paesi che hanno lunghi tratti di costa come l'Italia o la Grecia;
    al contrario, occorre proseguire con la creazione degli hotspot e la redistribuzione e il rimpatrio dei migranti irregolari, due questioni rispetto alle quali si stanno registrando pesanti battute d'arresto;
    stando ai dati forniti dalla Commissione europea, dallo scorso mese di settembre ad oggi, cioè in oltre cinque mesi, sono state ricollocate in tutto appena 885 persone e sono stati messi a disposizione dagli Stati in tutto 3.412 posti, e alcuni Stati non si sono offerti di ricollocare nemmeno un singolo richiedente asilo;
    negli scorsi giorni la stessa Commissione ha fissato un obiettivo di ricollocamento di almeno seimila persone al mese, pena, secondo il commissario Ue all'immigrazione, il collasso di tutto il sistema;
    prima ancora di poter ricollocare i rifugiati, tuttavia, è necessario che siano attivati tutti gli hotspot previsti per la loro identificazione e registrazione, ma anche su questo piano si continuano a registrare ritardi;
    dal giugno del 2015, quando il Consiglio europeo ha approvato la creazione degli hot spot («punti di crisi») negli Stati membri maggiormente interessati dall'afflusso di migranti, l'Italia non ha ancora completato la loro realizzazione e messa in funzione;
    l'articolo 78, comma 3, del Trattato sull'Unione europea prevede che «Qualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati. Esso delibera previa consultazione del Parlamento europeo», e tale previsione legittima l'Unione ad adottare soluzioni di emergenza rispetto alla crisi in atto;
    la gestione dell'emergenza immigrazione e le conseguenti politiche di ricollocazione come attualmente realizzate in ambito europeo prescindono completamente dal tema dei migranti cosiddetti economici, questione che, invece, impatta fortemente sul nostro territorio nazionale, rispetto al quale i primi tre Paesi di provenienza degli immigrati sono Gambia, Senegal e Nigeria;
    il perdurare dei conflitti in Libia e in Siria impedisce una riduzione della pressione migratoria;
    una concreta politica di contrasto alla migrazione irregolare e al traffico di esseri umani non può prescindere dalla creazione di una frontiera comune europea costantemente presidiata da forze dell'Unione;
    il generico appello contenuto nella bozza di conclusioni del prossimo Consiglio europeo a continuare gli sforzi rispetto alla creazione e alla operatività degli hot spot, e per il sostegno alla Grecia nella gestione della crisi umanitaria dovuta alla crisi migratoria, appare oltremodo generico a fronte di una situazione di drammatica emergenza che ogni giorno costa vite umane e che sta dimostrando tutti i limiti dell'Unione europea in materia di visioni, strategie e politiche comuni,

impegna il Governo:

   a realizzare con sollecitudine gli adempimenti richiesti dall'Unione europea con riferimento alla creazione degli hot spot e alle procedure di identificazione di tutti i migranti finalizzate alla loro ricollocazione o eventuale rimpatrio;
   ad adoperarsi affinché nell'ambito delle trattative con la Turchia sia chiesto in ogni sede il rispetto della democrazia e con essa della libertà di stampa, e ad impegnarsi affinché siano inviati rappresentanti dell'Unione europea in sede permanente presso i campi profughi allestiti sul territorio turco al fine di verificare il rispetto dei diritti umani all'interno degli stessi;
   a mantenere un livello di massima allerta rispetto alla minaccia terroristica sul suolo nazionale, a tal fine potenziando le forze dell'ordine e di sicurezza, sia sotto il profilo delle dotazioni organiche sia sotto quello degli equipaggiamenti;
   ad adottare ogni iniziativa, anche normativa, necessaria al potenziamento delle attività di contrasto al terrorismo in ambito nazionale ed internazionale, e a promuovere un maggiore coordinamento in materia tra gli Stati membri;
   ad adoperarsi affinché si giunga all'adozione di procedure uniformi su tutto il territorio europeo per quanto attiene alla gestione delle richieste d'asilo e all'espulsione dei migranti economici irregolari;
   a promuovere e sostenere ogni iniziativa volta al potenziamento delle frontiere esterne dell'Unione, nonché all'adozione di misure rispetto all'immigrazione che siano condivise dalla totalità degli Stati membri, nel quadro di una strategia unitaria;
   a sostenere nel prossimo Consiglio europeo in ogni sede di confronto dell'Unione, la richiesta di revisione del sistema di Dublino, al fine di garantire nelle politiche dell'Unione relative ai controlli alle frontiere, all'asilo e all'immigrazione una equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario, come previsto dall'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
   a sollecitare la rapida conclusione degli accordi di riammissione con i Paesi di provenienza dei migranti, al fine di rendere più agevoli le procedure di rimpatrio di coloro che non hanno diritto a misure di protezione, e ad applicare le stesse in ambito nazionale, a tal fine, ove necessario, anche rifinanziando l'apposito capitolo di spesa;
   ad adoperarsi affinché le procedure di ricollocamento cessino di avere carattere eccezionale, ma assumano una valenza strutturale che permetta l'equa ripartizione dei migranti tra i Paesi europei e, contestualmente, a porre con forza il tema dei migranti economici e delle politiche che devono essere realizzate per combattere le cause profonde della migrazione irregolare;
   a sostenere ogni iniziativa adottata in ambito europeo volta alla risoluzione della crisi siriana e alla formazione di un governo di unità nazionale in Libia.
(6-00222) «Cirielli, Rampelli, Giorgia Meloni, La Russa, Maietta, Nastri, Petrenga, Taglialatela, Totaro».


   La Camera

impegna il Governo:

   a realizzare con sollecitudine gli adempimenti richiesti dall'Unione europea con riferimento alla creazione degli hot spot e alle procedure di identificazione di tutti i migranti finalizzate alla loro ricollocazione o eventuale rimpatrio;
   ad adoperarsi affinché nell'ambito delle trattative con la Turchia sia chiesto in ogni sede il rispetto della democrazia e con essa della libertà di stampa, e ad impegnarsi affinché siano inviati rappresentanti dell'Unione europea in sede permanente presso i campi profughi allestiti sul territorio turco al fine di verificare il rispetto dei diritti umani all'interno degli stessi;
   a mantenere un livello di massima allerta rispetto alla minaccia terroristica sul suolo nazionale, a tal fine potenziando le forze dell'ordine e di sicurezza, sia sotto il profilo delle dotazioni organiche sia sotto quello degli equipaggiamenti;
   ad adottare ogni iniziativa, anche normativa, necessaria al potenziamento delle attività di contrasto al terrorismo in ambito nazionale ed internazionale, e a promuovere un maggiore coordinamento in materia tra gli Stati membri;
   a proseguire nella sua azione volta all'adozione di procedure uniformi su tutto il territorio europeo per quanto attiene alla gestione delle richieste d'asilo e all'espulsione dei migranti economici irregolari;
   a proseguire le iniziative volte al potenziamento delle frontiere esterne dell'Unione, nonché all'adozione di misure rispetto all'immigrazione che siano condivise dalla totalità degli Stati membri, nel quadro di una strategia unitaria;
   a ribadire la necessità nel prossimo Consiglio europeo in ogni sede di confronto dell'Unione, di revisione del sistema di Dublino, al fine di garantire nelle politiche dell'Unione relative ai controlli alle frontiere, all'asilo e all'immigrazione una equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario, come previsto dall'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
   a sollecitare la rapida conclusione degli accordi di riammissione tra Unione europea e i Paesi di provenienza dei migranti, al fine di rendere più agevoli le procedure di rimpatrio di coloro che non hanno diritto a misure di protezione, e ad applicare le stesse in ambito nazionale;
   a ribadire la necessità che anche attraverso la revisione del regolamento di Dublino le procedure di ricollocamento cessino di avere carattere eccezionale, ma assumano una valenza strutturale che permetta l'equa ripartizione dei migranti tra i Paesi europei e, contestualmente, a porre con forza il tema dei migranti economici e delle politiche che devono essere realizzate per combattere le cause profonde della migrazione irregolare;
   a proseguire la sua azione e a sostenere ogni iniziativa adottata in ambito europeo volte alla risoluzione della crisi siriana e alla formazione di un governo di unità nazionale in Libia.
(6-00222)
(Testo modificato nel corso della seduta come risultante dalla votazione per parti separate) «Cirielli, Rampelli, Giorgia Meloni, La Russa, Maietta, Nastri, Petrenga, Taglialatela, Totaro».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative di competenza volte a consentire il rientro a Cagliari del mosaico dell'Orfeo rinvenuto nel quartiere di Stampace nel 1762, provvedendo alla sua piena valorizzazione – 3-02109

   VARGIU. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   le vestigia della Sardegna romana rappresentano uno dei segni più importanti della storia antica dell'Isola e, in particolare, appare fondamentale la valorizzazione (anche ai fini di nuovo sviluppo economico) del periodo di sicuro splendore che la città di Cagliari ha conosciuto in epoca romana, diventando la capitale della provincia di Sardegna e Corsica;
   l'importanza della città romana è ancora oggi certificata dalla persistenza di grandi opere edilizie urbane, quali l'Anfiteatro, la Villa di Tigellio, il mausoleo di Attilia Pomptilla;
   appaiono davvero straordinarie anche le necropoli riconducibili a tale periodo storico: una localizzabile a Tuvixeddu, in continuità con quella punica, un'altra disposta nell'area ricompresa tra le chiese di San Lucifero, San Saturnino e San Bardilio e la terza nell'area dell'odierno Viale Regina Margherita, riservata ai marinai della classis misenensis;
   l'importanza dei ritrovamenti archeologici di epoca romana consolida la convinzione che sia utile trovare «elementi narrativi» che possano supportare la comunicazione di merito e la promozione dell'immagine culturale e turistica della città di Cagliari;
   le vestigia della città romana appaiono peraltro ubiquitariamente disposte al di sotto dell'intero centro cittadino e riemergono costantemente ogni qual volta vengono disposti scavi nelle aree prospicienti il porto di Cagliari, in particolare nel quartiere di Stampace;
   le testimonianze archeologiche di epoca romana rappresentano pertanto un significativo biglietto da visita della storia remota della città di Cagliari e possono dunque contribuire in modo rilevante alla costruzione della identità culturale ed economica della città;
   appare assai importante, sotto il profilo mediatico e comunicativo, individuare «elementi simbolici» che possano rapidamente consentire l'identificazione dell'immagine della città con la sua ricchezza culturale del tempo passato;
   oltre tre secoli or sono, in maniera quasi casuale, nel corso di attività agricole in un terreno prospiciente la Chiesa dell'Annunziata, nel quartiere cagliaritano di Stampace, emerse un mosaico pavimentale policromo, delle dimensioni di circa 9 per 6,5 metri, di grande pregio e qualità, che riconsegnò ai ricercatori una splendida immagine di Orfeo intento a suonare la lira, circondato da una moltitudine di animali;
   secondo il canonico Spano che scrive in merito nel Bollettino archeologico sardo del novembre del 1858, tale meraviglia ritrovata attirò immediatamente l'occhiuta attenzione dei piemontesi che, nel 1762, diedero incarico all'intendente generale, cavalier Gemiliano Deidda, di disporre il trasferimento in terraferma del manufatto;
   prima di disporre il trasporto in Piemonte (che avvenne nel successivo 1763), per incarico delle autorità, il mosaico venne integralmente e fedelmente riprodotto in un disegno dal pittore Domenico Colombino;
   la deportazione dell'Orfeo a Torino inferse purtroppo danni clamorosi al manufatto, che venne diviso in varie spedizioni separate, alcune delle quali andarono perdute o irrimediabilmente danneggiate, con sparizione di alcune delle scene che erano originariamente raffigurate nel mosaico;
   attualmente, la parte «salvata» del mosaico, comunque di straordinario interesse e bellezza, è esposta presso il Museo archeologico di Torino, divisa in quattro frammenti, il più grande dei quali raffigura Orfeo e la sua lira e ha dimensioni di circa 163 per 259 centimetri;
   tale immagine di Orfeo è considerata una delle più belle raffigurazioni di tale personaggio mitologico e, conseguentemente, è stata esposta nella celebre mostra su Costantino e il suo editto, allestita nel Palazzo Reale di Milano sino al marzo 2013 e, successivamente, a Roma presso il Colosseo e la Casa Iulia;
   il rilancio dell'immagine di Cagliari, capitale italiana della cultura per il 2015, passa decisamente attraverso il recupero delle ricchezze artistiche e archeologiche indebitamente sottratte all'isola dai suoi dominatori;
   in particolare, l'Orfeo della Villa di Tigellio ha tutte le carte in regola per contribuire alla caratterizzazione dell'offerta museale cittadina, potendo diventare in prospettiva una delle icone della Cagliari romana –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere per consentire il rientro a Cagliari, la valorizzazione e la piena fruizione in adeguato ambiente espositivo del mosaico dell'Orfeo rinvenuto nel quartiere cagliaritano di Stampace nel 1762 ed attualmente esposto nel Museo archeologico di Torino. (3-02109)


Iniziative in autotutela in relazione alla dichiarazione di illegittimità della disposizione che, con riferimento alla procedura di abilitazione scientifica nazionale, prevede che la commissione esaminatrice deliberi a maggioranza dei quattro quinti dei componenti – 3-02110

   PIEPOLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   chi ha partecipato alla procedura di «abilitazione scientifica nazionale» per il conseguimento dell'idoneità alla funzione di professore universitario di prima e seconda fascia (per i settori concorsuali di rispettivo interesse) nelle tornate 2012 e 2013, pur avendo riportato 3 giudizi favorevoli su 5, è stato dichiarato non idoneo in applicazione di una norma (articolo 8, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 222 del 2011) che così disponeva: «la commissione delibera a maggioranza dei quattro quinti dei componenti»;
   con la recente sentenza n. 470 del 5 febbraio 2016, il Consiglio di Stato, sezione VI, ha confermato la sentenza del Tar Lazio, sezione III-bis, n. 13121 del 20 novembre 2015 con cui era stato dichiarato «illegittimo l'articolo 8, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 222 del 2011, secondo il quale la Commissione delibera a maggioranza dei quattro quinti dei componenti, anziché a maggioranza dei componenti», con la conseguenza che «il giudizio reso collegialmente non può che considerarsi favorevole, con conseguente conseguimento dell'abilitazione a professore di prima fascia da parte dell'interessato»;
   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, come è noto, pur convenendo sul fatto che l'annullamento della norma regolamentare in questione da parte del Consiglio di Stato non possa essere limitato alle sole fattispecie particolari ma abbia efficacia per tutti, ritiene che tale efficacia non riguardi i provvedimenti antecedenti all'annullamento, in particolare per quel che riguarda quei candidati che non abbiano presentato ricorso in tempo utile;
   appare opportuno che il Ministero proceda in urgente autotutela disponendo il riconoscimento del regime derivante dal suddetto annullamento giurisdizionale nei confronti di tutti coloro che sono stati giudicati non idonei (nonostante 3 giudizi positivi su 5) alla luce di una norma dichiarata illegittima e per questo annullata;
   l'applicazione della maggioranza semplice conseguente all'annullamento della norma regolamentare illegittimamente restrittiva amplierebbe ragionevolmente lo spettro degli idonei e in tal senso garantirebbe una migliore scelta, in linea con l'interesse pubblico sotteso alla procedura in questione;
   il sopra citato riconoscimento in via di autotutela, dunque, nel porsi in linea con il suddetto interesse pubblico, non pregiudicherebbe alcuna posizione di terzi, trattandosi di una procedura non concorsuale ma di mera abilitazione;
   oltre a garantire parità di trattamento a tutti coloro che si sono già sottoposti alla procedura e che, se non si vedessero estesi gli effetti dell'annullamento della norma in questione, dovrebbero sottoporvisi nuovamente nelle tornate future – con la conseguente alea del giudizio di un'ulteriore commissione – l'amministrazione scongiurerebbe altresì il rischio di vedersi esposta a sicure iniziative giudiziali e azioni risarcitorie degli interessati esclusi dall'applicazione degli effetti dell'annullamento ex tunc ed erga omnes della regola della maggioranza dei quattro quinti dei componenti –:
   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per risolvere in tempi rapidi una questione che riguarda molti studiosi dichiarati non idonei solo per un cavillo formale e per mera mancanza di ricorso, restituendo, invece, uguaglianza e giustizia al mondo della ricerca già positivamente valutato ed evitando, inoltre, all'amministrazione cause e condanne a risarcimenti altrimenti inevitabili. (3-02110)


Iniziative di competenza volte ad assicurare il rispetto, in ambito scolastico, dell'istituto della famiglia come riconosciuto dall'articolo 29 della Costituzione – 3-02111

   BORGHESI, FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   un asilo comunale di Milano (per la precisione quello di via Toce, quartiere Isola) ha deciso di non ricordare la «festa del papà», tradizionalmente in programma il 19 marzo;
   questo per non turbare la sensibilità dei cosiddetti «genitori arcobaleno» (gli interroganti, pertanto, presumono che a maggio non sarà festeggiata neppure la festa della mamma);
   molti genitori ovviamente hanno protestato per questa decisione, chiamando in causa i rappresentanti delle istituzioni e apostrofando questa decisione come «scandalosa»;
   l'assessorato all'educazione del comune di Milano ha chiarito di non aver mai dato disposizioni relative a feste per le giornate del papà e della mamma e che si tratta di iniziative gestite in base alla discrezione, alla libertà didattica e alla sensibilità delle educatrici;
   più che decisione «scandalosa», ad avviso degli interroganti, appare solo uno dei tanti atteggiamenti paradossali del politically correct, che soprattutto in asili e scuole elementari trova molto riscontro;
   di esempi se ne sono avuti tanti negli ultimi tempi, dal divieto dei simboli natalizi (presepe, canti, recite) per «non offendere le altrui sensibilità religiose», ai menù differenziati nel «rispetto delle altrui culture gastronomiche»; dai corsi di lingua araba o rumena destinati agli alunni italiani per «meglio integrarsi con i compagni stranieri», quando invece dovrebbe essere il contrario e cioè corsi intensivi di lingua italiana per i bimbi stranieri al fine di favorirne l'integrazione;
   senza ancora alcuna normativa generale in materia, la prassi burocratica si sta adeguando al nuovo corso; nei moduli scolastici, infatti, i due genitori non vengono più definiti «madre e padre», bensì «genitore 1» e «genitore 2» –:
   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di assicurare il rispetto della Costituzione che, ai sensi dell'articolo 29, riconosce la famiglia quale nucleo fondamentale della società, contrastando con forza qualsiasi deriva ideologica strumentalmente celata dietro l'autonomia scolastica.
(3-02111)


Misure per ristabilire priorità e merito in relazione alla mobilità territoriale dei docenti, con particolare riferimento ai docenti immessi in ruolo, nella fase B del piano straordinario di assunzioni e da graduatoria di merito, anche al fine di salvaguardare i motivi familiari – 3-02112

   CENTEMERO e OCCHIUTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la legge 13 luglio 2015, n. 107, all'articolo 1, comma 108, prevede per l'anno scolastico 2016/2017 un piano straordinario di mobilità territoriale e professionale su tutti i posti vacanti dell'organico dell'autonomia, rivolto ai docenti assunti a tempo indeterminato entro l'anno scolastico 2014/2015 e che tale personale partecipi, a domanda, alla mobilità per tutti gli ambiti territoriali a livello nazionale, in deroga al vincolo triennale di permanenza nella provincia, di cui all'articolo 399, comma 3, del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, per tutti i posti vacanti e disponibili inclusi quelli assegnati in via provvisoria nell'anno scolastico 2015/2016 ai soggetti di cui al comma 96, lettera b), ossia i soggetti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, assunti ai sensi del comma 98, lettere b) e c);
   il suddetto comma 108 prevede inoltre che successivamente, i docenti di cui al comma 96, lettera b), ossia i soggetti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, assunti a tempo indeterminato a seguito del piano straordinario di assunzioni ai sensi del comma 98, lettere b) e c), e assegnati su sede provvisoria per l'anno scolastico 2015/2016, partecipano per l'anno scolastico 2016/2017 alle operazioni di mobilità su tutti gli ambiti territoriali a livello nazionale, ai fini dell'attribuzione dell'incarico triennale;
   viene inoltre precisato, sempre dal comma 108 dell'articolo 1 della legge n. 107 del 2015, che limitatamente all'anno scolastico 2015/2016, i docenti assunti a tempo indeterminato entro l'anno scolastico 2014/2015, anche in deroga al vincolo triennale sopra citato, possono richiedere l'assegnazione provvisoria interprovinciale e che tale assegnazione possa essere disposta dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nel limite dei posti di organico dell'autonomia disponibili e autorizzati;
   la legge n. 107 del 2015, ai commi 95-114, dispone un piano straordinario di mobilità per l'anno scolastico 2015/2016 e, in particolare, al comma 96, lettere a) e b), ai sensi dell'articolo 399 del decreto legislativo n. 297 del 1994, dispone l'assunzione in ordine di:
    a) soggetti iscritti a pieno titolo nelle graduatorie del concorso pubblico per titoli ed esami a posti e cattedre bandito con decreto direttoriale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 82 del 24 settembre 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 75 del 25 settembre 2012, per il reclutamento di personale docente per le scuole statali di ogni ordine e grado;
    b) i soggetti iscritti a pieno titolo, alla data di entrata in vigore della presente legge, nelle graduatorie ad esaurimento del personale docente di cui all'articolo 1, comma 605, lettera c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, esclusivamente con il punteggio e con i titoli di preferenza e precedenza posseduti alla data dell'ultimo aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento, avvenuto per il triennio 2014-2017;
   l'ipotesi di contratto nazionale integrativo concernente la mobilità del personale docente, educativo ed ata per l'anno scolastico 2016/2017 sottoscritto a Roma il 10 febbraio 2016 dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con le organizzazioni sindacali e al vaglio del Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione prevede, nella parte relativa al personale docente, che soggetti del piano straordinario di mobilità per 2017/2018 siano distintamente:
    a) i docenti assunti a tempo indeterminato con sede definitiva, compresi gli insegnati di sostegno, e quelli immessi in ruolo senza sede definitiva, che partecipano alla operazioni di trasferimento insieme ai docenti con sede definitiva, in deroga al triennio (docenti immessi in ruolo entro l'anno scolastico 2014/2015);
    b) i docenti immessi in ruolo nelle prime due fasi del piano straordinario di assunzioni 2015/2016 senza sede definitiva, che vengono considerati nella fase A del piano straordinario di mobilità, considerandoli come fuori sede, e partecipano ai trasferimenti nell'ambito della provincia sui posti residuali dopo i trasferimenti sulla provincia e prima della mobilità interprovinciale;
    c) i docenti immessi in ruolo nelle fasi B e C del piano straordinario di assunzioni che partecipano alla mobilità su ambito territoriale e con priorità per i docenti assunti da graduatoria ad esaurimento, rispetto a graduatoria concorsuale, che partecipano alla fase B e alla fase C del piano di mobilità straordinaria con preventivo accantonamento dei posti nella provincia di nomina provvisoria;
   l'ipotesi di contratto nazionale integrativo concernente la mobilità del personale docente, educativo ed ata per l'anno scolastico 2016/2017 prevede, all'articolo 6, dunque, quattro fasi, che individuano precedenze e priorità:
    a) la fase A:
     1) gli assunti entro l'anno scolastico 2014/2015 con assegnazione su scuole su tutti i posti vacanti e disponibili nonché su quelli degli assunti nelle fasi B e C del piano assunzioni le 2015/2016 provenienti da graduatorie ad esaurimento. Questi docenti possono anche fare domanda su province diverse da quelle di titolarità;
     2) gli assunti nell'anno scolastico nelle fasi zero e A del piano straordinario di assunzioni 2015/2016, che otterranno sede definitiva in una scuola degli ambiti provinciali in cui hanno ottenuto quella provvisoria, utilizzando anche i posti vacanti e disponibili per la mobilità, e che potranno anche partecipare alla mobilità territoriale, nelle modalità della fase D;
    b) la fase B:
     1) gli assunti entro l'anno scolastico 2014/2015 che potranno spostarsi in ambiti di province diverse, ma sempre con titolarità sulla scuola e nel limite dei posti vacanti e disponibili in ciascun ambito compresi quegli degli assunti in fase B e C del piano straordinario di assunzioni 2015/2016;
     2) gli assunti nell'anno scolastico 2015/2016 delle fasi B e C del piano straordinario di assunzioni provenienti da graduatorie di merito del concorso 2012, indicando gli ambiti territoriali della provincia. Questi docenti possono utilizzare la mobilità territoriale in fase D;
    c) la fase C:
     1) i docenti assunti in fase B e C del piano straordinario di assunzioni, provenisti da graduatorie ad esaurimento, partecipano alla mobilità territoriale. I docenti verranno assegnati ad un abito territoriale;
    d) la fase D:
     1) gli assunti nell'anno scolastico 2015/2016 da fasi zero e A del piano straordinario di assunzioni e nelle fasi B e C provenienti da graduatorie di merito del concorso 2012, in deroga al vincolo triennale, che possono partecipare alla mobilità su posti vacanti e disponibili in ciascun ambito dopo le fasi precedenti;
   dall'ipotesi di contratto nazionale integrativo concernente la mobilità del personale docente per l'anno scolastico 2016/2017 si evince che tra i docenti assunti nel piano straordinario di assunzioni per il 2015/2016 la priorità, nella mobilità territoriale al di fuori della provincia di assegnazione provvisoria, viene assegnata agli assunti da graduatorie ad esaurimento, a cui è assegnata la precedenza rispetto ai docenti assunti da graduatoria di merito del concorso. In particolare per i docenti assunti in fase B da graduatoria di merito la modalità con cui si assegna la sede con mobilità straordinaria, ossia a partire dalla provincia di servizio anziché da provincia di scelta del docente, ovvero da quelle rientranti nelle regioni in cui si è svolto il concorso, appare passibile e oggetto di contenzioso per disparità di trattamento. Il comma 108 dell'articolo 1 della legge n. 107 del 2015 aveva inoltre previsto che il piano straordinario di mobilità territoriale e professionale fossero utilizzati tutti posti vacanti e disponibili dell'organico dell'autonomia compresi i posti del potenziamento;
   il piano straordinario di assunzioni, come si è potuto leggere in molte testate nazionali e riviste specializzate nel settore scuola, ha inoltre comportato molte difficoltà ai docenti che hanno spesso assunto incarichi a tempo indeterminato lontano dalle famiglie, in moltissimi casi già costituite vista l'età media dei docenti italiani;
   per il personale docente è inoltre prevista la possibilità, in fase successiva alla mobilità e all'assegnazione a sede scolastica, di essere utilizzati o di essere assegnati con assegnazione provvisoria a sede diversa da quella in cui si è trasferiti. Tutto questo al di là dei diritti riconosciuti al personale docente, potrebbe compromettere seriamente la continuità didattica per gli studenti;
   gli uffici scolastici territoriali saranno oggetto di una consistente mole di lavoro che riguarderà tutti i trasferimenti dei docenti immessi in ruolo nell'anno scolastico 2015/2016 e di chi immesso in ruolo in anni antecedenti volesse chiedere il trasferimento, tutto questo con personale limitato –:
   quali provvedimenti intenda adottare affinché non si creino disservizi ed effetti negativi per gli studenti che vedano compromessa la continuità didattica, per ristabilire priorità e merito rispetto ai docenti, soprattutto quelli immessi in ruolo nella fase B del piano straordinario di assunzioni e da graduatoria di merito del concorso e per salvaguardare i motivi familiari, con particolare riferimento alla possibilità di ricorrere agli strumenti dell'utilizzo e dell'assegnazione provvisoria per l'anno scolastico 2016/2017. (3-02112)


Iniziative volte a favorire la riconversione dei distributori tradizionali di benzina e gasolio prossimi alla dismissione in distributori di metano e gpl – 3-02113

   PIZZOLANTE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   secondo affermazioni rilasciate il 24 luglio 2015 dal dottor Alessandro Gilotti, allora presidente dell'Unione Petrolifera, riprese da numerose agenzie di stampa e, più estesamente, dal mensile Quattroruote nel numero del mese di agosto 2015, le stazioni di servizio per l'erogazione di carburanti «tradizionali» – benzina e gasolio – sarebbero troppo numerose e poco redditizie, essendo «i volumi erogati dagli impianti molto bassi, mentre le royalties sui prodotti venduti che le società petrolifere devono pagare a quelle autostradali sono spesso altissime». Secondo i dati riportati da Gilotti, infatti, si sarebbe verificato un crollo vertiginoso delle vendite in autostrada (-54 per cento dal 2007) che avrebbe reso superfluo un numero considerevole di stazioni di servizio attualmente operanti;
   il 31 dicembre 2015, inoltre, sono in scadenza circa 300 concessioni di aree di servizio autostradali (230 delle quali non prorogabili), rispetto alle quali le compagnie petrolifere non hanno manifestato alcun interesse;
   alle concessioni in scadenza non prorogabili e non rinnovate dalle compagnie vanno aggiunte le circa 3.000 stazioni tecnologicamente obsolete e non coerenti con i principi della sicurezza stradale situate lungo la rete viaria ordinaria che, in conseguenza di un accordo tra gestori, Assopetroli e Unione Petrolifera, dovrebbero essere prossimamente dismesse;
   in data 31 marzo 2014 è stato adottato il decreto, di concerto tra il Ministro dell'interno e il Ministro dello sviluppo economico, «Modifiche ed integrazioni all'allegato A al decreto del Presidente della Repubblica 24 ottobre 2003, n. 340, recante la disciplina per la sicurezza degli impianti di distribuzione stradale di g.p.l. per autotrazione» (14A02767), che autorizza negli impianti di rifornimento multi-prodotto la presenza contemporanea di carburanti liquidi e gassosi, metano e gpl, e la possibilità di erogare questi ultimi anche in modalità self-service;
   negli anni passati la società Autostrade si è espressa ripetutamente a favore dell'integrazione nelle aree di servizio di erogatori di diverse tipologie di carburante, incluso gpl e metano. In particolare, già in occasione di un incontro avvenuto nel 2005 presso la regione Emilia-Romagna con i sindaci delle città di Piacenza e Bologna – in rappresentanza anche dei comuni di Parma, Reggio Emilia e Modena – l'amministratore delegato dottor Castellucci ha assunto l'impegno di inserire nei bandi di gara per le concessioni degli impianti di carburante lungo l'autostrada A1, l'obbligo di erogazione di metano e gpl nelle aree di servizio in cui è prossima la scadenza delle concessioni;
   il decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, prevede un «fondo per la razionalizzazione della rete di distribuzione dei carburanti destinato anche alla erogazione di contributi per la chiusura e contestuale trasformazione da impianti di distribuzione di carburanti liquidi in impianti di distribuzione esclusiva di metano o di gpl per autotrazione». Tali fondi, dunque, dovrebbero incentivare lo smantellamento dei distributori tradizionali di benzina e gasolio in favore della riconversione in distributori di metano e gpl;
   il fondo in oggetto è previsto dal decreto legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, che, all'articolo 6, istituisce «presso la cassa conguaglio gpl il fondo per la razionalizzazione della rete di distribuzione dei carburanti, nel quale confluiscono i fondi residui disponibili nel conto economico avente la medesima denominazione, istituito ai sensi del provvedimento Cip n. 18 del 12 settembre 1989, e successive integrazioni e modificazioni»;
   il decreto legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, prevedeva l'integrazione per gli anni 1998, 1999 e 2000, attraverso «un contributo calcolato su ogni litro di carburante per autotrazione (benzine, gasolio, gpl e metano) venduto negli impianti di distribuzione, pari a lire tre a carico dei titolari di concessione o autorizzazione e una lira a carico dei gestori, da utilizzare per la concessione di indennizzi, per la chiusura di impianti, ai gestori e ai titolari di autorizzazione o concessione, secondo le condizioni, le modalità e i termini stabiliti dal Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato con proprio decreto»;
   ciò avveniva in considerazione della gravosità dell'onere finanziario necessario a incentivare adeguatamente la ristrutturazione della rete distributiva. Analogamente, anche per la legge 9 agosto 2013, n. 98, il relativo decreto del Ministro dello sviluppo economico del 19 aprile 2013 stabiliva che «il fondo è integrato attraverso un contributo a carico dei titolari di autorizzazione e dei gestori degli impianti di distribuzione carburanti della rete ordinaria, articolato in una componente fissa ed in una componente variabile, della seguente misura: – componente fissa a carico dei soggetti titolari di impianti pari a 100 euro e pari a 2.000 euro per gli impianti dichiarati incompatibili; – componente variabile per tutti gli impianti calcolata su ogni litro di carburante per autotrazione (benzina, gasolio e gpl) venduto sulla rete ordinaria nell'anno 2013 nella misura di 0,0015 euro a carico dei soggetti titolari di impianti e di 0,0005 euro a carico dei gestori»;
   vi è la concreta possibilità che numerose stazioni di servizio autostradali vengano dismesse nei prossimi mesi, o perché non più sufficientemente redditizie per le compagnie che le gestiscono o perché le relative concessioni non sono più rinnovabili –:
   se non ritenga opportuno incentivare ulteriormente la riconversione di tali stazioni in impianti di erogazione di metano e gpl per autotrazione, coerentemente alle indicazioni citate in premessa, prevedendo nuove misure per incrementare adeguatamente il fondo predisposto ad hoc, laddove necessario di concerto con le regioni e le concessionarie autostradali. (3-02113)


Chiarimenti in ordine al funzionamento del fondo di previdenza del clero secolare e dei ministri di culto delle confessioni religiose diverse dalla cattolica – 3-02114

   COMINARDI, CIPRINI, CHIMIENTI, DALL'OSSO, LOMBARDI e TRIPIEDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il fondo di previdenza del clero secolare e dei ministri di culto delle confessioni religiose diverse dalla cattolica, istituito quale fondo unico con la legge 22 dicembre 1973, n. 903, costituisce una forma previdenziale compatibile con l'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia ed i superstiti e, con altre forme di previdenza sostitutive, esclusive o esonerative. Il fondo di previdenza sopra richiamato eroga, infatti, la pensione di vecchiaia, la pensione di invalidità e la pensione ai superstiti, per un totale di 13.788 pensioni erogate (dato di consuntivo 2014);
   nonostante il rapporto iscritti/pensionati sia sempre ben superiore all'unità (1,45 nel 2015), la gestione è costantemente in passivo, riportando risultati economici annuali negativi compresi tra i 56 e i 115 milioni di euro nel periodo 2002-2015 ed un disavanzo patrimoniale di oltre 2,2 miliardi di euro nel solo 2015. La ragione risiede fondamentalmente nello squilibrio tra contributi versati e prestazioni erogate (nel 2015 il rapporto contributi/prestazioni è di 1 a 3). Come riportato dal quotidiano on line repubblica.it, articolo del 17 luglio 2015, dal titolo «Inps, il fondo del clero in rosso perenne: disavanzo patrimoniale a 2,2 miliardi», emerge che se i pensionati del clero vedessero ricalcolati i loro assegni con il metodo contributivo, oltre il 60 per cento delle pensioni subirebbe una decurtazione superiore al 50 per cento e non ci sarebbero soggetti che avrebbero un vantaggio dal ricalcolo; è inoltre rilevato che l'Inps in una nuova «puntata» della sua operazione trasparenza «Inps a porte aperte», chiarisce le regole previste per la composizione e l'effettivo funzionamento dei maggiori fondi speciali gestiti dall'istituto. Ciò significa che, di fatto, secondo gli interroganti, tutti i partecipanti al fondo ricevono un assegno che supera i contributi;
   il fondo ha anche altre peculiarità: non è stato interessato dalla riforma pensionistica «Monti-Fornero»; i contributi non sono commisurati ad un'aliquota percentuale della retribuzione o del reddito, ma sono dovuti in misura fissa; il sistema di calcolo delle pensioni non è né retributivo, né contributivo o misto, bensì a prestazioni definite in somma fissa. Ancora l'Inps ricorda che circa il 72 per cento dei quasi 14.000 pensionati del fondo risulta titolare di altre pensioni da gestioni diverse, il cui valore medio è di 1.000 euro lordi mensili. Circa 1.000 pensionati di questo fondo ricevono una seconda pensione di importo superiore ai 2.000 euro lordi;
   gli interroganti evidenziano che, ai sensi degli articoli 6 e 21 della legge n. 903 del 1973, il fondo sarebbe alimentato dal contributo annuo obbligatoriamente dovuto da ogni iscritto, nonché dal contributo dello Stato italiano che, con decreto del 7 ottobre 2014 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, è stato aumentato, a decorrere dal 1° gennaio 2013, da euro 7.693.286,34 a euro 7.924.084,93;
   la stessa Corte dei conti ha evidenziato le criticità sottese all'insostenibilità del fondo di previdenza per il clero secolare e per i ministri del culto delle confessioni diverse dalla cattolica –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e, nel caso, se non ritenga opportuno fornire un quadro particolareggiato riguardo sia agli importi minimi e massimi delle pensioni erogate, suddivise per scaglioni, ed eventualmente al numero di pensioni cumulate con altre, sia all'ammontare delle pensioni erogate agli ordinari militari, quali gli arcivescovi, che per legge vengono equiparati ad un generale di corpo d'armata con il relativo vitalizio accordato ai militari di quel rango. (3-02114)


Elementi ed iniziative in ordine alla richiesta della Fincantieri relativa al riconoscimento in favore dei lavoratori dello stabilimento di Riva Trigoso del trattamento di cassa integrazione ordinaria – 3-02115

   PASTORINO, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI, MATARRELLI, SEGONI e TURCO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   in un atto di sindacato ispettivo svoltosi il 10 marzo 2016 presso l'XI Commissione (lavoro pubblico e privato) riguardante lo stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso, il rappresentante del Governo ha sostenuto che «dalle informazioni acquisite dalla direzione territoriale competente, non risulta essere stata presentata alla direzione provinciale dell'Inps alcuna istanza volta al riconoscimento in favore dei lavoratori dello stabilimento di Riva Trigoso del trattamento di cassa integrazione ordinaria»;
   questa risposta è stata fornita agli interroganti nonostante numerose fonti di stampa avessero riportato la notizia che, dal 7 marzo 2016, a seguito del fallimento delle trattative con le rappresentanze sindacali su un complesso di misure alternative, erano iniziate tredici settimane di cassa integrazione ordinaria nello stabilimento, che coinvolgeranno, fino al 5 giugno 2016, un massimo di trentacinque dipendenti. Questo provvedimento, nei fatti, sta interessando quindici lavoratori;
   fonti di stampa successive alla risposta data all'atto di sindacato ispettivo in Commissione, confermano quanto sopra esposto. Si riporta testualmente la notizia che «si è svolto un nuovo picchetto alla portineria di Fincantieri indetto dai Cobas». «Con il presidio, che si aggiunge al blocco dello straordinario, a cui aderisce anche Fiom, i lavoratori protestano contro l'apertura della cassa integrazione, iniziata il 7 marzo 2016 e destinata a proseguire sino alla fine di giugno 2016. Al momento sono ancora quindici gli operai a casa»;
   inoltre, Confindustria Genova, già con nota del 4 febbraio 2016, comunicava (a Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil), ai sensi e per gli effetti della procedura di cui all'articolo 14 del decreto-legge 14 settembre 2015, n. 148, che Fincantieri spa-stabilimento di Riva Trigoso avrebbe dovuto procedere «con carattere d'urgenza alla contrazione dell'attività produttiva delle proprie maestranze, a favore delle quali viene richiesto l'intervento della cassa integrazione guadagni» a causa di una «carenza di commesse di lavoro». Il testo di questa nota riporta le modalità attuative del provvedimento come effettivamente messe in atto a far data dal 7 marzo 2016;
   il livello di produzione e del carico di lavoro dello stabilimento di Riva, attuali e in prospettiva, in particolare a seguito delle nuove e importanti commesse del programma navale 2015 (cosiddetta «legge navale» approvata dal Parlamento circa un anno fa), risultano decisamente elevati: testimonianze dei sindacati riferiscono che in alcuni reparti è stato pure chiesto ai lavoratori di non usufruire delle ferie, tale la mole di lavoro;
   paradossalmente, secondo i dati a consuntivo 2015, ben il 55 per cento delle lavorazioni di scafo e allestimento viene appaltato a ditte esterne;
   l'applicazione della cassa integrazione appare incongrua a fronte dell'attuale livello di produzione dello stabilimento di Riva e delle sue prospettive a 5 anni –:
   se il Ministro interrogato non intenda svolgere ogni verifica di competenza in ordine ai fatti riportati in premessa, cui il Governo non sembra aver riservato adeguata attenzione anche in occasione della precedente risposta all'atto di sindacato ispettivo sopra citato, per chiarire quali passi concreti abbia intenzione di muovere rispetto alle scelte industriali dell'impresa, salvaguardando la massima produttività dello stabilimento di Riva Trigoso e il diritto al lavoro dei suoi dipendenti.
(3-02115)


Iniziative volte a verificare l'utilizzo dello strumento dei cosiddetti voucher, in vista di una riconsiderazione della relativa disciplina finalizzata in particolare a rafforzare le procedure di tracciabilità delle prestazioni – 3-02116

   DAMIANO, GNECCHI, ALBANELLA, ARLOTTI, BARUFFI, BOCCUZZI, CASELLATO, DI SALVO, CINZIA MARIA FONTANA, GIACOBBE, GRIBAUDO, INCERTI, PATRIZIA MAESTRI, MICCOLI, PARIS, GIORGIO PICCOLO, ROTTA, SIMONI, TINAGLI, ZAPPULLA, MARTELLA e BINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   secondo i dati dell'Osservatorio sul precariato dell'Inps, nei primi undici mesi del 2015 sono stati venduti 102,4 milioni di buoni da 10 euro, il 67,5 per cento in più rispetto al corrispondente periodo del 2014, con punte del 97,4 per cento in Sicilia, dell'85,6 per cento in Liguria e dell'83,1 per cento e dell'83 per cento rispettivamente in Abruzzo e in Puglia. Dati davvero impressionanti se confrontati con la media dei 500 mila dei primi anni di utilizzazione di tali contratti. Si allarga ancora, dunque, quella che il presidente dell'istituto previdenziale ha definito «la nuova frontiera del precariato»;
   per di più, molto probabilmente, tali dati risultano ampiamente sottostimati, rispetto alle ore lavorate, laddove si considerino i noti limiti alla tracciabilità delle effettive prestazioni lavorative;
   lo stesso Ministro interrogato ha manifestato l'intenzione di voler monitorare con grande attenzione e rigore l'utilizzo di tale tipologia contrattuale;
   l'impennata dell'utilizzo dei voucher, nati secondo le intenzioni originarie del legislatore per favorire l'emersione del lavoro irregolare, rischia di trasformarsi – soprattutto a seguito delle innumerevoli modifiche normative che ne hanno notevolmente ampliato l'ambito di applicazione – in un abuso dello strumento, che contribuisce a diffondere il lavoro precario, «cannibalizzando» i contratti regolari;
   i lavoratori che usufruiscono dei voucher non hanno alcun diritto né tutele minime, tenuto conto che non si matura il trattamento di fine rapporto, non si maturano ferie, non si ha diritto alle indennità di malattia e di maternità né agli assegni familiari, non si matura il diritto al sussidio di disoccupazione;
   inoltre, l'ammontare del voucher (dieci euro) ha perso parte del suo valore, rispetto al momento in cui il lavoro accessorio è stato varato;
   a parere degli interroganti, l'uso distorto dei voucher entra in contraddizione con gli obiettivi di stabilizzazione del lavoro, che il cosiddetto Jobs act si è posto, penalizzando in particolare i giovani under 35, che, secondo il centro studi Datagiovani, rappresentano ormai più della metà degli occasionali (54,1 per cento) –:
   alla luce della radicale trasformazione e diffusione dello strumento dei voucher, quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di approfondire l'analisi di tale tipologia contrattuale, in vista di una riconsiderazione della sua disciplina finalizzata, nell'immediato, a rafforzare le procedure di tracciabilità delle prestazioni e, in prospettiva, a ricondurre l'istituto ai suoi connotati originari dell'occasionalità e accessorietà delle prestazioni, a tal fine promuovendo la costituzione di tavoli di monitoraggio a livello regionale, con il coinvolgimento delle parti sociali. (3-02116)


Chiarimenti in ordine alla disponibilità dei fondi statali non ancora trasferiti alla regione Campania finalizzati all'occupazione dei cosiddetti precari Bros – 3-02117

   TAGLIALATELA, LA RUSSA, NASTRI, RAMPELLI, MAIETTA, PETRENGA, CIRIELLI, GIORGIA MELONI e TOTARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nel mese di luglio 2009 fu sottoscritta alla prefettura di Napoli un'intesa interistituzionale tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la regione Campania, la provincia e il comune di Napoli, attraverso la quale venivano stanziati 20 milioni di euro: 10 milioni finanziati dal Governo ed altri 10 stanziati dalla regione;
   l'intesa aveva quale obiettivo quello di realizzare azioni dirette all'avviamento al lavoro della platea di disoccupati di lunga durata già destinatari in passato di interventi per la riqualificazione delle proprie competenze attraverso i progetti Isola e Bros;
   la totale assenza di progetti da parte della regione Campania ha determinato la spesa di gran parte dei fondi (12,5 milioni di euro) trasformati in sostegno al reddito per gli ex corsisti e per il rilascio del libretto formativo che, comunque, non rispondeva ai criteri definiti in sede di intesa interistituzionale;
   successivamente, la giunta regionale della Campania con proprio atto deliberativo ha previsto nel piano regionale straordinario per il lavoro una misura dedicata ai cosiddetti precari Bros, con una copertura finanziaria di 10 milioni di euro di fondi regionali;
   la misura di che trattasi fu recepita nel bando «Più sviluppo più lavoro» ed in particolare della linea di intervento 1, esplicitamente dedicata a questo bacino in quanto riconosciuto dalle convenzioni del 26 giugno 2006 e del 14 aprile 2008 (tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali, regione Campania, provincia e comune di Napoli) ai sensi della deliberazione della giunta regionale n. 342 del 29 febbraio 2008;
   il comune di Napoli e la provincia di Napoli, a seguito di confronto, hanno elaborato linee di intervento per avviare progetti occupazionali per i lavoratori Bros che, nel frattempo, hanno ottenuto di poter avere una qualificazione nel settore ambientale di tutti i soggetti interessati, attraverso work experience effettuate in collaborazione con imprese operanti nel settore ambientale;
   il percorso di definizione dei progetti fu sospeso per la decisione della precedente amministrazione regionale di puntare esclusivamente sul bando «Più sviluppo più lavoro» per la collocazione dei lavoratori del progetto Bros;
   oggi, il comune di Napoli, alimentando notevoli aspettative, ha ripreso quei progetti focalizzando la propria attenzione in particolare sul settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti speciali per avviare al lavoro la platea dei soggetti coinvolti nel progetto Bros;
   tale scelta presuppone la possibilità effettiva di poter utilizzare le risorse residue della predetta intesa interistituzionale del luglio 2009 pari a circa 7,5 milioni di euro non ancora trasferiti alla regione Campania, fondi finalizzati all'occupazione dei Bros –:
   se siano ancora effettivamente disponibili i fondi statali di cui in premessa che risulterebbero non ancora trasferiti alla regione Campania finalizzati all'occupazione dei soggetti interessati dal progetto Bros, il cui trasferimento fu sancito dalla già citata intesa interistituzionale del luglio 2009. (3-02117)


Chiarimenti in merito alla nomina dell'avvocato Andrea Gentile a consigliere d'amministrazione dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano – 3-02118

   SCOTTO, NICCHI, GREGORI, AIRAUDO, FRANCO BORDO, COSTANTINO, D'ATTORRE, DURANTI, DANIELE FARINA, FASSINA, FAVA, FERRARA, FOLINO, FRATOIANNI, CARLO GALLI, GIANCARLO GIORDANO, KRONBICHLER, MARCON, MARTELLI, MELILLA, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, RICCIATTI, SANNICANDRO, ZARATTI, ZACCAGNINI e MARTELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere. Premesso che:
   la Fondazione Irccs «Istituto nazionale dei tumori», istituita nel 1928, svolge, in coerenza con la programmazione nazionale e regionale, l'attività di assistenza sanitaria e di ricerca biomedica e sanitaria, di tipo clinico e traslazionale, confermandosi, in questo, come centro di riferimento nazionale, ponendosi quale polo di eccellenza per le attività di ricerca pre-clinica, traslazionale e clinica, e di assistenza;
   fra gli obiettivi costantemente perseguiti, riveste un ruolo centrale l'attività di informazione ai cittadini per la prevenzione e la cura delle patologie oncologiche. Parimenti di rilievo è l'attività di formazione e qualificazione permanente delle risorse umane, così come la funzione di centro innovatore nel campo nell'organizzazione e gestione dei servizi sanitari;
   l'Istituto è il maggior polo di oncologia pediatrica in Italia e il secondo in Europa e l'unico Centro per la cura dei tumori nel nostro Paese autorizzato al trapianto di fegato;
   l'Istituto nazionale dei tumori ha la sede centrale a Milano e gestisce tutti gli altri istituti similari, comprese le fondazioni, ed ha un movimento di denaro di portata rilevante;
   dopo l'annuncio del prossimo ingresso nel Governo quale Sottosegretario allo sviluppo economico del senatore Antonio Gentile, si apprende da organi di stampa la nomina da parte del Ministro interrogato del figlio di Gentile, Andrea, avvocato penalista, a consigliere d'amministrazione dell'Istituto nazionale tumori di Milano;
   Andrea Gentile avrà l'incarico tra qualche settimana, prima comunque delle elezioni comunali a Cosenza, e, oltre il prestigio, usufruirà dei 31 mila e 500 euro all'anno fino al 2018 di remunerazione;
   il Ministro interrogato aveva solo un nome da proporre nel consiglio di amministrazione dell'istituto e il prescelto è stato proprio il figlio del Sottosegretario che, adesso, aspetta solo di essere nominato Vice Ministro;
   nell'ambiente medico sono in tanti a considerarla «inopportuna» e prova dell'impropria ingerenza della politica negli ospedali, attraverso scelte che finiscono con l'ignorare la salvaguardia dell'eccellenza e della ricerca, fra le quali: «Non posso dire che la mossa mi stupisca – dichiara Pier Mannuccio Mannucci, fino a dicembre 2015 direttore scientifico della Fondazione Policlinico – Il Ministro Lorenzin non è nuovo a questi giochi. L'Ncd è un partito debole, per questo tende a mettere i suoi uomini anche là dove dovrebbero stare dei tecnici. A prescindere dal fatto che siano capaci o meno». È vero che «un solo consigliere non può fare chissà quali danni», tuttavia Mannucci non nasconde il suo disappunto: «Una persona così discussa in un posto in ogni caso delicato non può che amareggiare»; Maurizio Mari, direttore generale della Fondazione Cerba e braccio destro di Umberto Veronesi, ha dichiarato sul punto: «Non entro nel merito delle competenze di Gentile che personalmente non conosco, io critico la nomina legata a questioni di partito per questo tipo di posizioni: queste persone si ritrovano ad amministrare un ospedale, non a definire le politiche generali come potrebbe fare un assessore, che non deve essere necessariamente un tecnico»; il noto oncologo Alberto Scanni, primario emerito del Fatebenefratelli, non si discosta di molto e parla di «mancanza di buon gusto». In seguito ha commentato: «Se questo è il modo in cui cambiano i tempi non siamo messi bene. In Lombardia abbiamo fior di personaggi importanti nel campo. Se proprio vogliamo andare a cercare qualcuno fuori mi aspetto una persona con un pedigree nella sanità di tutto rispetto e al riparo da qualsiasi critica. E non mi sembra questo il caso»;
   persino il segretario regionale del Partito democratico in Lombardia, Alessandro Alfieri, ha dichiarato con riferimento alla nomina di Andrea Gentile: «Il suo curriculum parla da sé, dove sono le competenze richieste per ricoprire questo ruolo? Questa scelta è un grave errore che la Lombardia non si può accollare» –:
   quali ragioni abbiano indotto il Governo ad una scelta ad avviso degli interroganti così insensatamente lottizzatrice e familistica come quella di nominare l'avvocato Andrea Gentile nel consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale dei tumori, considerato che il figlio del potente Sottosegretario calabrese del Nuovo centrodestra Antonio Gentile non ha praticamente alcuna competenza medica né esperienza manageriale particolarmente significativa nel settore medico, nonostante la presenza in Italia di personalità di prestigio internazionale, maturate in seno alla comunità scientifica, scavalcate da una scelta che, con tutta evidenza, sembra fatta appositamente per concedere un incarico prestigioso a un rappresentante del partito del Ministro interrogato. (3-02118)


TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE: GADDA ED ALTRI; GALATI; MONGIELLO ED ALTRI; CAUSIN ED ALTRI; FAENZI ED ALTRI; SBERNA ED ALTRI; MANTERO ED ALTRI; NICCHI ED ALTRI: DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA DONAZIONE E LA DISTRIBUZIONE DI PRODOTTI ALIMENTARI E FARMACEUTICI A FINI DI SOLIDARIETÀ SOCIALE E PER LA LIMITAZIONE DEGLI SPRECHI (A.C. 3057-3163-3167-3191-3196-3237-3248-3274-A)

A.C. 3057-A – Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo 1.

A.C. 3057-A – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione:

  All'articolo 8 sostituire il comma 2 con il seguente:
  2. La partecipazione al Tavolo non dà luogo alla corresponsione di compensi, gettoni, emolumenti, indennità o rimborsi di spese comunque denominati.

  All'articolo 9 sostituire il comma 1 con il seguente:
  1. Il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale di cui all'articolo 45 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, garantisce che, nell'ambito delle ore di trasmissione destinate all'informazione, ai sensi del citato articolo 45, comma 2, lettera b), un adeguato numero delle medesime ore sia finalizzato alla promozione di comportamenti e di misure volti a ridurre gli sprechi alimentari, energetici e di altro genere.
   dopo il comma 5 aggiungere il seguente:
  5-bis. Dall'attuazione delle disposizioni di cui ai commi 2, 3 e 5 del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono alle attività ivi previste nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.

  All'articolo 11, comma 3, sostituire le parole: del Fondo rifinanziato ai sensi dell'articolo 1, comma 639, della citata legge n. 208 del 2015 con le seguenti: della dotazione del Fondo di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, come rifinanziato ai sensi dell'articolo 1, comma 639, della legge 28 dicembre 2015, n. 208.

  All'articolo 12, comma 3, sostituire le parole: Agli oneri derivanti dal comma 2 si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di conto capitale per gli anni 2017 e 2018 con le seguenti: Agli oneri derivanti dal comma 2, pari a 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni, per gli anni 2017 e 2018, dello stanziamento del fondo speciale di conto capitale.

  Conseguentemente, al medesimo articolo 12, dopo il comma 3 aggiungere il seguente:
  3-bis. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

  All'articolo 16, apportare le seguenti modifiche:
   al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: delle eccedenze alimentari gratuitamente cedute con le seguenti: dei beni gratuitamente ceduti, ivi incluse le derrate alimentari;
   al comma 5, lettera a), numero 1), dopo le parole: altri prodotti aggiungere le seguenti:, da individuare con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze,;
   al comma 6, lettera a), sostituire le parole: gli altri prodotti con le seguenti: altri prodotti, da individuare con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze,;
   dopo il comma 6, inserire il seguente:
  6-bis. Il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Tavolo permanente di coordinamento di cui all'articolo 8, con proprio decreto, da emanare entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, individua, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, gli altri prodotti destinati a fini di solidarietà sociale senza scopo di lucro, di cui all'articolo 13, comma 2, del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, e all'articolo 6, comma 15, della legge 13 maggio 1999, n. 133, come modificati dalla presente legge.;
   sopprimere il comma 7.

  Conseguentemente, sostituire la rubrica del medesimo articolo 16 con la seguente: Disposizioni in materia di cessione gratuita di derrate alimentari, di prodotti farmaceutici e di altri prodotti a fini di solidarietà sociale.
  e, con la seguente condizione:
   all'articolo 16, comma 1, secondo periodo, sostituire le parole da: qualora il valore dei beni fino alla fine, con le seguenti: Qualora il valore complessivo dei beni gratuitamente ceduti nel corso del medesimo mese non sia superiore a 15.000 euro.

  Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sugli emendamenti 2.53, 3.10, 3.18, 3.58, 3.64, 3.65, 3.66, 3.67, 3.68, 4.50, 6.52, 7.52, 7.53, 9.56, 9.57, 9.61, 11.51, 11.52, 11.53, 11.54, 11.55, 11.56, 11.64, 16.58, 16.61, 17.50, 17.51 e sugli articoli aggiuntivi 8.051 e 15.050, in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

sulle restanti proposte emendative.

A.C. 3057-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Capo I

FINALITÀ E DEFINIZIONI

Art. 1.
(Finalità).

  1. La presente legge persegue la finalità di ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici e di altri prodotti, attraverso la realizzazione dei seguenti obiettivi prioritari:
   a) favorire il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale, destinandole in via prioritaria all'utilizzo umano;
   b) favorire il recupero e la donazione di prodotti farmaceutici e di altri prodotti a fini di solidarietà sociale;
   c) contribuire alla limitazione degli impatti negativi sull'ambiente e sulle risorse naturali mediante azioni volte a ridurre la produzione di rifiuti e a promuovere il riuso e il riciclo al fine di estendere il ciclo di vita dei prodotti;
   d) contribuire al raggiungimento degli obiettivi generali stabiliti dal Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, adottato ai sensi dell'articolo 180, comma 1-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e dal Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare previsto dal medesimo Programma e alla riduzione della quantità dei rifiuti biodegradabili avviati allo smaltimento in discarica;
   e) contribuire ad attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione dei consumatori e delle istituzioni sulle materie oggetto della presente legge, con particolare riferimento alle giovani generazioni.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 1 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 1.
(Finalità).

  Al comma 1, alinea, sopprimere la parola:, farmaceutici.

  Conseguentemente:
   al medesimo comma, sopprimere la lettera b);
   all'articolo 13, capoverso «Art. 1»:
    sopprimere le parole:
, di prodotti farmaceutici
    alla rubrica, sopprimere le parole:, farmaceutici
   sopprimere l'articolo 15;
   all'articolo 16:
    comma 5, lettera a), sopprimere il numero 1);
    comma 6, lettera
a), sopprimere le parole: i prodotti farmaceutici nonché;
    alla rubrica, sopprimere le parole:, dei prodotti farmaceutici;
    al titolo del Capo III, sopprimere le parole:, farmaceutici
    al titolo del Testo unificato, sopprimere le parole: e farmaceutici.
1. 50. Rondini.

  Al comma 1, lettera d), sostituire la parola: riduzione con la seguente: fine.
1. 7. Zolezzi, De Rosa, Busto, Daga, Mannino, Micillo, Terzoni, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Mantero, Gagnarli.

  Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
   d-bis) favorire un'educazione alimentare che privilegi un ridotto impatto sull'ambiente e sulle risorse naturali, con particolare attenzione ad ottenere una sostanziale riduzione dei consumi di alimenti di origine animale considerati gli effetti negativi su salute e ambiente ad essi associati.
1. 51. Busto, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Mantero, Gagnarli, Baroni, Colonnese.

  Al comma 1, dopo la lettera e), aggiungere la seguente:
   e-bis) contribuire alla riduzione degli sprechi promuovendo la transizione verso Sistemi Agroalimentari Locali Sostenibili (SALS.)

  Conseguentemente, all'articolo 2, comma 1, dopo la lettera g), aggiungere la seguente:
   g-bis). Ai fini della presente legge si intende per Sistemi Agroalimentari Locali Sostenibili (SALS) filiere corte di produzione, trasformazione, distribuzione e consumo del cibo territorialmente circoscritte, caratterizzate da elevate valenze di sostenibilità ambientale diretta (valorizzazione della naturale fertilità dei suoli, agricoltura a basso impatto ambientale) e sistemica (riduzione dei trasporti e dei gas climalteranti, promozione della biodiversità: corridoi ecologici, valorizzazione razze e varietà locali e da conservazione, tutela del territorio).
1. 52. Cimbro.

A.C. 3057-A – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 2.
(Definizioni).

  1. Al fine della presente legge si intendono per:
   a) «operatori del settore alimentare»: i soggetti pubblici o privati, operanti con o senza fini di lucro, che svolgono attività connesse ad una delle fasi di produzione, confezionamento, trasformazione, distribuzione e somministrazione degli alimenti;
   b) «soggetti cessionari»: gli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche e solidaristiche e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività d'interesse generale anche mediante la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale nonché attraverso forme di mutualità, compresi i soggetti di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460;
   c) «eccedenze alimentari»: i prodotti alimentari, agricoli e agro-alimentari che, fermo restando il mantenimento dei requisiti di igiene e sicurezza del prodotto, sono, a titolo esemplificativo e non esaustivo: invenduti o non somministrati per carenza di domanda; ritirati dalla vendita in quanto non conformi ai requisiti aziendali di vendita; rimanenze di attività promozionali; prossimi al raggiungimento della data di scadenza; rimanenze di prove di immissione in commercio di nuovi prodotti; invenduti a causa di danni provocati da eventi meteorologici; invenduti a causa di errori nella programmazione della produzione; non idonei alla commercializzazione per alterazioni dell'imballaggio secondario che non inficiano le idonee condizioni di conservazione;
   d) «spreco alimentare»: l'insieme dei prodotti alimentari scartati dalla catena agroalimentare per ragioni commerciali o estetiche ovvero per prossimità della data di scadenza, ancora commestibili e potenzialmente destinabili al consumo umano o animale e che, in assenza di un possibile uso alternativo, sono destinati a essere smaltiti;
   e) «donazione»: cessione di beni a titolo gratuito;
   f) «termine minimo di conservazione»: la data fino alla quale un prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione. Gli alimenti che hanno superato tale termine possono essere ceduti ai sensi dell'articolo 4, garantendo l'integrità dell'imballaggio primario e le idonee condizioni di conservazione;
   g) «data di scadenza»: la data che sostituisce il termine minimo di conservazione nel caso di alimenti molto deperibili dal punto di vista microbiologico oltre la quale essi sono considerati a rischio e non possono essere trasferiti né consumati.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 2 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 2.
(Definizioni).

  Al comma 1, alla lettera a), premettere la seguente:
   0a) alimento o prodotto alimentare: qualsiasi sostanza o prodotto trasformato, parzialmente trasformato o non trasformato, destinato ad essere ingerito, o di cui si prevede ragionevolmente che possa essere ingerito, da esseri umani.
2. 15. Nicchi, Gregori, Zaccagnini, Zaratti, Pellegrino.

  Al comma 1, lettera a), sostituire le parole: degli alimenti con le seguenti: dei prodotti alimentari, agroalimentari e agricoli.
2. 50. Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Lorefice, Colonnese, Mantero, Gagnarli, Baroni.

  Al comma 1, lettera b), sostituire le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatori.

  Conseguentemente:
   all'articolo 3:

    comma 1:
    sostituire le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatori;
    sostituire le parole: soggetto cessionario con le seguenti: soggetto donatore;
    comma 2, sostituire le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatori;
    comma 5, sostituire, ovunque ricorrano, le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatori;
    all'articolo 4, comma 3, sostituire le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatori;
    all'articolo 14, comma 1, sostituire le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatori;
    all'articolo 16, comma 7, sostituire le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatori.
2. 51. Fiorio.

  Al comma 1, lettera b), sostituire le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatari.

  Conseguentemente:
   all'articolo 3:

    comma 1:
    sostituire le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatari;
    sostituire le parole: soggetto cessionario con le seguenti: soggetto donatario;
    comma 2, sostituire le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatari;
    comma 5, sostituire, ovunque ricorrano, le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatari;
    all'articolo 4, comma 3, sostituire le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatari;
    all'articolo 14, comma 1, sostituire le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatari;
    all'articolo 16, comma 7, sostituire le parole: soggetti cessionari con le seguenti: soggetti donatari.
2. 51.(Testo modificato nel corso della seduta) Fiorio.
(Approvato)

  Al comma 1, lettera b), dopo le parole: soggetti cessionari”: aggiungere le seguenti: gli enti pubblici e.
2. 52. Capone, Patriarca, Grassi, Fossati.

  Al comma 1, lettera b), dopo le parole: soggetti cessionari”: aggiungere le seguenti: gli enti pubblici nonché.
2. 52.(Testo modificato nel corso della seduta) Capone, Patriarca, Grassi, Fossati.
(Approvato)

  Al comma 1, lettera b), dopo le parole: enti privati aggiungere le seguenti: che siano iscritti nell'elenco istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in apposita sezione dedicata agli enti che effettuano, a fini di beneficenza, distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari e di altri prodotti, e che siano.

  Conseguentemente, alla medesima, lettera, dopo le parole: atti costitutivi aggiungere le seguenti: ove sia espressamente indicata la beneficenza.
2. 53. Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Lorefice, Mantero, Baroni, Colonnese, Gagnarli.

  Al comma 1, lettera g), aggiungere, in fine, le parole:; essa è indicata con giorno, mese ed anno ed include le condizioni di conservazione in base alle quali è stata determinata.
2. 54. Grillo, Silvia Giordano, Di Vita, Lorefice, Mantero, Baroni, Colonnese, Gagnarli.

A.C. 3057-A – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Capo II

MISURE DI SEMPLIFICAZIONE PER LA CESSIONE GRATUITA DEGLI ALIMENTI A FINI DI SOLIDARIETÀ SOCIALE E PER LA LIMITAZIONE DEGLI SPRECHI ALIMENTARI

Art. 3.
(Cessione gratuita delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale).

  1. Gli operatori del settore alimentare possono cedere gratuitamente le eccedenze alimentari a soggetti cessionari i quali possono ritirarle direttamente o incaricandone altro soggetto cessionario.
  2. I soggetti cessionari di cui al comma 1 devono destinare le eccedenze alimentari ricevute, idonee al consumo umano, a favore di persone indigenti.
  3. Le cessioni di eccedenze alimentari sono destinate prioritariamente al consumo umano.
  4. Le eccedenze alimentari non idonee al consumo umano possono essere cedute per il sostegno vitale di animali e per la destinazione ad autocompostaggio o a compostaggio di comunità con metodo aerobico.
  5. È consentita la cessione a titolo gratuito delle eccedenze di prodotti agricoli in campo o di prodotti di allevamento idonei al consumo umano ed animale ai soggetti cessionari. Le operazioni di raccolta o ritiro dei prodotti agricoli effettuate direttamente dai soggetti cessionari o da loro incaricati sono svolte sotto la responsabilità di chi effettua le attività medesime, nel rispetto delle norme in materia di igiene e sicurezza alimentare.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 3 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 3.
(Cessione gratuita delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale).

  Al comma 1, sostituire le parole: possono cedere con la seguente: cedono.
3. 10. Vignaroli, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Mantero, Gagnarli.

  Al comma 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo: La cessione avviene nel rispetto di idonee procedure di confezionamento, trasporto, distribuzione, deposito e utilizzo e nel rispetto della filiera corta e a chilometro zero.
3. 50. Lorefice, Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Mantero, Baroni, Colonnese, Gagnarli.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. I soggetti cessionari di cui al comma 1 sono legittimati al trasporto, alla distribuzione e all'uso delle eccedenze alimentari previa registrazione annuale di tale attività presso l'amministrazione comunale competente ove ha la propria sede legale o ove svolge la propria attività principale. All'atto del rinnovo annuale gli enti devono dichiarare l'utilizzo delle eccedenze alimentari. Nel caso di falsa comunicazione è prevista una sanzione amministrativa da 500 euro a 5000 euro.
3. 18. Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino.

  Al comma 2, dopo le parole: devono destinare aggiungere le seguenti:, in forma gratuita.
3. 51. Rondini.
(Approvato)

  Al comma 2, dopo le parole: consumo umano, aggiungere la seguente: prioritariamente.

  Conseguentemente, sopprimere il comma 3.
3. 52. Moretto.
(Approvato)

  Al comma 3, sostituire le parole: al consumo umano con le seguenti: all'alimentazione umana degli indigenti.
3. 53. Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Lorefice, Mantero, Baroni, Colonnese, Gagnarli.

  Al comma 4, dopo le parole: non idonee al consumo umano aggiungere le seguenti:, nonché il rifiuto o scarto alimentare relativo a tutte le fasi di produzione e non destinabile al consumo umano,
3. 5. Nicchi, Gregori, Zaccagnini, Zaratti, Pellegrino.

  Al comma 4, dopo le parole: possono essere cedute aggiungere le seguenti: purché idonee.
3. 4. Nicchi, Gregori, Zaccagnini, Zaratti, Pellegrino.

  Al comma 4, dopo le parole: per il sostegno vitale di animali aggiungere le
seguenti
: , purché non comportino pericoli per la salute di questi ultimi,.
3. 54. Vignaroli, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Mantero, Gagnarli.

  Al comma 4, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Per le finalità previste dal presente comma, possono partecipare anche i consorzi agrari costituiti in società cooperative, disciplinate dalle disposizioni degli articoli 2511 e seguenti del codice civile, per la trasformazione delle eccedenze alimentari non idonee al consumo umano, in compostaggio in ambito rurale attraverso processi di metanizzazione, al fine di ripristinare e di mantenere la fertilità organica dei suoli, nonché di recuperare e di valorizzare residui di natura organica, in particolare gli scarti provenienti dalle colture agricole biologiche e dalle deiezioni zootecniche.
3. 55. Faenzi.

  Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:
  4-bis. Gli alimenti che presentano irregolarità di etichettatura che non siano riconducibili alle informazioni relative alla data di scadenza o alle sostanze o prodotti che provocano allergie e intolleranze, possono essere ceduti ai soggetti donatari.
3. 56.(Testo corretto) Fiorio.
(Approvato)

  Al comma 5, aggiungere, in fine, le parole:, nonché delle norme in tema di sicurezza sul lavoro, di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni.
3. 57. Gagnarli, Mantero, Colonnese, Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Lorefice, Baroni.

  Aggiungere, in fine, i seguenti commi:
  6. In ossequio a quanto previsto ai commi 1, 2, 3 e 4, i punti vendita al dettaglio di prodotti alimentari con superficie superiore a 400 metri quadrati sono tenuti a cedere gratuitamente le eccedenze alimentari a soggetti cessionari i quali possono ritirarle direttamente o incaricandone altro soggetto cessionario.
  7. Chi viola la previsione di cui al comma 6 è punito con una sanzione amministrativa pecuniaria compresa tra 600 euro e 6000 euro.
3. 58. Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. Gli operatori che somministrano alimenti di cui al comma 1 devono, in caso di richiesta, confezionare per consumo umano o per il sostegno vitale di animali, quanto non consumato all'interno dell'esercizio di somministrazione. In caso di mancato confezionamento e consegna è prevista una sanzione amministrativa da 100 euro a 1000 euro.
3. 59. Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute è introdotto a decorrere dal 2016 un contributo straordinario a carico dei produttori di bevande analcoliche con zuccheri aggiunti o con edulcoranti, o con oltre 20 mg di caffeina in ragione di 7,16 euro per ogni 100 litri immessi sul mercato. Il decreto disciplina le modalità attuative del contributo e destina il ricavato ai Comuni che prevedono agevolazioni fiscali nonché pubblicità gratuita sul sito internet comunale in apposito spazio dedicato all'economia circolare per gli esercizi commerciali del settore alimentare che somministrino prodotti alla spina per oltre il 50 per cento. Con il medesimo decreto viene individuata una tassazione per i cibi che contengano oltre il 2 per cento di grassi saturi.
3. 60. Zolezzi, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Terzoni, Mantero, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Parentela, Gagnarli.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute è introdotto a decorrere dal 2016 un contributo straordinario a carico dei produttori di bevande analcoliche con zuccheri aggiunti o con edulcoranti, o con oltre 20 mg di caffeina in ragione di 7,16 euro per ogni 100 litri immessi sul mercato. Il decreto disciplina le modalità attuative del contributo, e destina il ricavato ai Comuni che prevedono agevolazioni fiscali e pubblicità gratuita sul sito internet comunale in apposito spazio dedicato all'economia circolare per gli esercizi commerciali del settore alimentare che si riforniscono per oltre l'80 per cento da fornitori nel raggio provinciale. Con il medesimo decreto viene individuata una tassazione per i cibi che contengano oltre il 2 per cento di grassi saturi.
3. 61. Zolezzi, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Terzoni, Mantero, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Parentela, Gagnarli.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute è introdotto a decorrere dal 2016 un contributo straordinario a carico dei produttori di bevande analcoliche con zuccheri aggiunti o con edulcoranti, o con oltre 20 mg di caffeina in ragione di 7,16 euro per ogni 100 litri immessi sul mercato. Il decreto disciplina le modalità attuative del contributo e destina il ricavato ai Comuni che prevedono agevolazioni fiscali nonché pubblicità gratuita sul sito internet comunale in apposito spazio dedicato all'economia circolare per gli esercizi commerciali del settore alimentare che pratichino l'autocompostaggio dei rifiuti organici. Con il medesimo decreto viene individuata una tassazione per i cibi che contengano oltre il 2 per cento di grassi saturi.
3. 62. Zolezzi, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Terzoni, Mantero, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Parentela, Gagnarli.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute è introdotto a decorrere dal 2016 un contributo straordinario a carico dei produttori di bevande analcoliche con zuccheri aggiunti o con edulcoranti, o con oltre 20 mg di caffeina in ragione di 7,16 euro per ogni 100 litri immessi sul mercato. Il decreto disciplina le modalità attuative del contributo e destina il ricavato, in quota parte al Fondo di cui al comma 2 dell'articolo 11. Con il medesimo decreto viene individuata una tassazione per i cibi che contengano oltre il 2 per cento di grassi saturi. Le maggiori entrate previste dal presente comma fatta salva la quota destinata al finanziamento del Fondo di cui al comma 2 dell'articolo 11 sono destinate all'adeguamento dei livelli essenziali di assistenza.
3. 63. Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Mantero, Gagnarli.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. I Comuni, anche in forma associata, nell'ambito delle iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti, di cui alla lettera b) del comma 1 dell'articolo 18-bis del decreto legislativo 2 aprile 2006 n. 152, al fine di favorire la filiera locale del riuso e di agevolare le donazioni di cui alla presente legge, possono individuare idonei centri di raccolta per il deposito temporaneo dei beni alimentari destinati alla cessione gratuita. Per tali finalità il Fondo istituito dall'articolo 11, comma 2, della presente legge è incrementato di ulteriori 10 milioni per ciascun anno del triennio 2016-2018. Alla copertura degli oneri del presente comma si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.
3. 64. Grillo, Silvia Giordano, Di Vita, Lorefice, Mantero, Baroni, Colonnese, Gagnarli.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. Al fine di favorire la filiera locale del riuso e di agevolare le donazioni di cui alla presente legge, il Fondo istituito dall'articolo 11, comma 2, della presente legge è incrementato di ulteriori 10 milioni per ciascun anno del triennio 2016-2018, a favore dei Comuni che prevedono agevolazioni fiscali e pubblicità gratuita sul sito internet comunale in apposito spazio dedicato all'economia circolare per gli esercizi commerciali del settore alimentare che si riforniscono per oltre l'80 per cento da fornitori nel raggio provinciale. Alla copertura degli oneri del presente comma si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.
3. 65. Zolezzi, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Terzoni, Mantero, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Parentela, Gagnarli.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. Al fine di favorire la filiera locale del riuso e di agevolare le donazioni di cui alla presente legge, il Fondo istituito dall'articolo 11, comma 2, della presente legge è incrementato di ulteriori 10 milioni per ciascun anno del triennio 2016-2018, a favore dei Comuni che prevedono agevolazioni fiscali nonché pubblicità gratuita sul sito internet comunale in apposito spazio dedicato all'economia circolare per gli esercizi commerciali del settore alimentare che somministrino prodotti alla spina per oltre il 50 per cento. Alla copertura degli oneri del presente comma si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.
3. 66. Zolezzi, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Terzoni, Mantero, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Parentela, Gagnarli.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. Al fine di favorire la filiera locale del riuso e di agevolare le donazioni di cui alla presente legge, il Fondo istituito dall'articolo 11, comma 2, della presente legge è incrementato di ulteriori 10 milioni per ciascun anno del triennio 2016-2018, a favore dei Comuni che prevedono agevolazioni fiscali nonché pubblicità gratuita sul sito internet comunale in apposito spazio dedicato all'economia circolare per gli esercizi commerciali del settore alimentare che pratichino l'autocompostaggio dei rifiuti organici. Alla copertura degli oneri del presente comma si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.
3. 67. Zolezzi, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Terzoni, Mantero, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Parentela, Gagnarli.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, i punti vendita della grande distribuzione organizzata con superficie dedicata alla vendita superiore a 250 metri quadrati sono tenuti a conferire gratuitamente ai soggetti cessionari e donare a fini di solidarietà sociale i prodotti alimentari edibili a qualunque titolo ritirati dalla vendita, purché perfettamente idonei all'alimentazione umana, e nel rispetto dei criteri e delle modalità di cessione di cui alla presente legge.
3. 68. Nicchi, Gregori, Zaratti, Pellegrino, Zaccagnini.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. Le regioni favoriscono accordi di collaborazione, anche attraverso l'adozione di proprie linee guida settoriali: a) per incentivare, riguardo i prodotti ortofrutticoli, accordi di conferimento tra le organizzazioni agricole e gli enti del terzo settore; b) per favorire la riduzione degli scarti alimentari con particolare riguardo all'industria e alla grande distribuzione; c) per la raccolta e la distribuzione gratuite di beni e di generi alimentari non commerciabili, ma ancora commestibili, nonché di altri beni non alimentari agli enti del terzo settore, per le finalità di cui al presente articolo.
3. 7. Nicchi, Gregori, Zaccagnini, Zaratti, Pellegrino.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. Il processo di cessione gratuita delle eccedenze alimentari, nel rispetto del principio della rotazione, è reso tracciabile in conformità all'articolo 18 del regolamento 178/2002/CE, trasparente e pubblico. A tal fine con il decreto di cui all'articolo 11 della presente legge il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali definisce le modalità di trasmissione e pubblicità delle informazioni della cessione. Con il medesimo decreto sono definite le modalità per rendere trasparente e pubblico il processo di cessione, prevedendo che i Comuni territorialmente competenti, anche in forma associata, predispongano sui siti istituzionali una sezione dedicata, denominata «economia circolare», ove sono indicati, anche al fine di favorire domanda e offerta nel rispetto del principio di rotazione, gli operatori del settore alimentare e i soggetti cessionari come definiti all'articolo 2 della presente legge. I soggetti cessionari predispongono sui propri siti web apposita sezione dedicata all'economia circolare ove pubblicano tutte le cessioni ricevute e le relative destinazioni finali. La mancata pubblicazione di tali informazioni comporta l'esclusione da qualsiasi beneficio di legge.
3. 69. Mantero, Grillo, Silvia Giordano, Di Vita, Lorefice, Baroni, Colonnese, Gagnarli.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. Al comma 1 dell'articolo 255 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, dopo le parole: «rifiuti pericolosi,» sono aggiunte le seguenti: «ovvero rifiuti alimentari e di cucina prodotti da ristoranti, servizi di ristorazione e punti vendita al dettaglio, con superficie superiore a 400 metri quadrati, ancora destinabili all'alimentazione umana,».
3. 17. Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma:
  6. Gli scarti organici provenienti dall'industria alimentare e dalla lavorazione agroalimentare, lavorati solamente meccanicamente a freddo in impianti autorizzati ai sensi della normativa nazionale ed europea, al fine di favorire il loro recupero possono essere impiegati nella ricetta per la produzione di biometano.
3. 70. Stella Bianchi.

A.C. 3057-A – Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 4.
(Modalità di cessione delle eccedenze alimentari).

  1. Le cessioni di cui all'articolo 3 sono consentite anche oltre il termine minimo di conservazione, purché siano garantite l'integrità dell'imballaggio primario e le idonee condizioni di conservazione.
  2. Le eccedenze alimentari, nel rispetto dei requisiti di igiene e sicurezza e della data di scadenza, possono essere ulteriormente trasformate in prodotti destinati in via prioritaria all'alimentazione umana o al sostegno vitale di animali.
  3. I prodotti finiti della panificazione e i derivati degli impasti di farina prodotti negli impianti di panificazione che non necessitano di condizionamento termico, che, non essendo stati venduti o somministrati entro le ventiquattro ore successive alla produzione, risultano eccedenti presso le rivendite di negozi, anche della grande distribuzione, i produttori artigianali o industriali, la ristorazione organizzata, inclusi gli agriturismi, e la ristorazione collettiva, possono essere donati a soggetti cessionari.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 4 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 4.
(Modalità di cessione delle eccedenze alimentari).

  Al comma 2, aggiungere, in fine, le parole: e i prodotti trasformati devono essere ceduti ai consumatori e agli utilizzatori finali in forma gratuita.
4. 50. Rondini.

A.C. 3057-A – Articolo 5

ARTICOLO 5 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 5.
(Requisiti e conservazione delle eccedenze alimentari per la cessione gratuita).

  1. Gli operatori del settore alimentare che effettuano le cessioni di cui all'articolo 3, comma 1, e all'articolo 4, devono prevedere corrette prassi operative al fine di garantire la sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti, in conformità a quanto stabilito dal regolamento (CE) 852/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, e dall'articolo 1, comma 236, della legge 27 dicembre 2013, n. 147. Essi, secondo quanto previsto dalla legge 25 giugno 2003, n. 155, sono responsabili del mantenimento dei requisiti igienico-sanitari dei prodotti alimentari fino al momento della cessione.
  2. Ai fini della cessione di cui agli articoli 3 e 4, gli operatori del settore alimentare operano una selezione degli alimenti in base ai requisiti di qualità e igienico-sanitari, nel rispetto delle norme vigenti.
  3. Gli operatori del settore alimentare adottano le misure necessarie per evitare rischi di commistione o di scambio tra i prodotti destinati ai diversi impieghi previsti dagli articoli 3 e 4.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 5 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 5.
(Requisiti e conservazione delle eccedenze alimentari per la cessione gratuita).

  Al comma 1, sostituire il secondo periodo con il seguente: Essi sono responsabili del mantenimento dei requisiti igienico-sanitari dei prodotti alimentari fino al momento della cessione, a partire dal
quale si applicano le disposizioni di cui alla legge 25 giugno 2003, n. 155.
5. 50. Fiorio.
(Approvato)

  Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
  4. Ai sensi di quanto disposto dall'articolo 1, comma 236, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, entro 3 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministero competente provvede a predisporre i manuali nazionali di corretta prassi operativa, in conformità alle garanzie speciali previste dall'articolo 8 del Regolamento (CE) n. 852/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, e successive modificazioni. Tali manuali, validati dal Ministero della salute, hanno l'obiettivo di rendere più agevole, per le organizzazioni riconosciute non lucrative di utilità sociale che effettuano, a fini di beneficenza, distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari, ceduti dagli operatori del settore alimentare, inclusi quelli della ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica, nonché i citati operatori del settore alimentare che cedono gratuitamente prodotti alimentari, il mantenimento di un corretto stato di conservazione, trasporto, deposito e utilizzo degli alimenti, ciascuno per la parte di competenza.
5. 51. Gagnarli, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Mantero, Baroni.

A.C. 3057-A – Articolo 6

ARTICOLO 6 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 6.
(Modifica al decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n. 571).

  1. All'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n. 571, è aggiunto, in fine, il seguente comma:
  «Qualora siano stati confiscati prodotti alimentari idonei al consumo umano o animale, l'autorità di cui al primo comma ne dispone la cessione gratuita a enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche e solidaristiche e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività d'interesse generale anche mediante la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale nonché attraverso forme di mutualità, compresi i soggetti di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460».

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 6 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 6.
(Modifica al decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n. 571).

  Al comma 1, capoverso, dopo le parole: cessione gratuita aggiungere le seguenti: a enti pubblici e.
6. 50. Patriarca, Capone, Fossati, Carnevali.

  Al comma 1, capoverso, dopo le parole: cessione gratuita aggiungere le seguenti: a enti pubblici nonché.
6. 50.(Testo modificato nel corso della seduta) Patriarca, Capone, Fossati, Carnevali.
(Approvato)

  Al comma 1, capoverso, dopo le parole: enti privati aggiungere le seguenti: che siano iscritti nell'elenco istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in apposita sezione dedicata agli enti che effettuano, a fini di beneficenza, distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari e di altri prodotti, e che siano.

  Conseguentemente, al medesimo capoverso, dopo le parole: atti costitutivi aggiungere le seguenti: ove sia espressamente indicata la beneficenza.
6. 52. Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Mantero, Lorefice, Baroni, Colonnese, Gagnarli.

  Al comma 1, capoverso, aggiungere, in fine, le parole:; è altresì disposta la cessione gratuita, di cui al presente articolo, anche agli enti pubblici, purché perseguano le medesime finalità senza scopo di lucro.
6. 51. Mantero, Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Lorefice, Baroni, Colonnese, Gagnarli.

  Al comma 1, capoverso, dopo le parole: cessione gratuita aggiungere le seguenti: a enti pubblici nonché.
6. 51.(Testo modificato nel corso della seduta) Mantero, Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Lorefice, Baroni, Colonnese, Gagnarli.
(Approvato)

A.C. 3057-A – Articolo 7

ARTICOLO 7 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 7.
(Modifica alla legge 27 dicembre 2013, n. 147).

  1. All'articolo 1, comma 236, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, le parole: «Le organizzazioni riconosciute non lucrative di utilità sociale ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460,» sono sostituite dalle seguenti: «Gli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche e solidaristiche e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività d'interesse generale anche mediante la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale nonché attraverso forme di mutualità, compresi i soggetti di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460».

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 7 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 7.
(Modifica alla legge 27 dicembre 2013, n. 147).

  Al comma 1, dopo le parole: sono sostituite dalle seguenti: ” aggiungere le seguenti: Gli enti pubblici e.
7. 50. Capone, Patriarca, Grassi, Fossati, Carnevali.

  Al comma 1, dopo le parole: sono sostituite dalle seguenti: ” aggiungere le seguenti: Gli enti pubblici nonché.
7. 50.(Testo modificato nel corso della seduta) Capone, Patriarca, Grassi, Fossati, Carnevali.
(Approvato)

  Al comma 1, dopo le parole: enti privati aggiungere le seguenti: che siano iscritti nell'elenco istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in apposita sezione dedicata agli enti che effettuano, a fini di beneficenza, distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari e di altri prodotti, e che siano.

  Conseguentemente, al medesimo comma, dopo le parole: atti costitutivi aggiungere le seguenti: ove sia espressamente indicata la beneficenza.
7. 52. Colonnese, Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Mantero, Lorefice, Baroni, Gagnarli.

  Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole: e che siano iscritti in un'apposita sezione dell'elenco istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
7. 53. Nicchi, Gregori, Zaratti, Pellegrino.

  Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole:, nonché gli enti pubblici che perseguono, senza scopo di lucro, le medesime finalità.
7. 51. Mantero, Baroni, Colonnese, Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Lorefice, Gagnarli.

  Al comma 1, dopo le parole: sono sostituite dalle seguenti: ” aggiungere le seguenti: Gli enti pubblici nonché.
7. 51.(Testo modificato nel corso della seduta) Mantero, Baroni, Colonnese, Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Lorefice, Gagnarli.
(Approvato)

A.C. 3057-A – Articolo 8

ARTICOLO 8 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 8.
(Tavolo di coordinamento).

  1. Ai fini di cui all'articolo 58 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, le funzioni e la composizione del Tavolo permanente di coordinamento, di seguito denominato «Tavolo», di cui al decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali del 17 dicembre 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 22 febbraio 2013, sono integrate secondo i seguenti criteri:
   a) il Tavolo svolge i seguenti compiti:
    1) formulazione di proposte e pareri relativi alla gestione del Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti e delle erogazioni liberali di derrate alimentari, di beni e servizi, nonché a progetti innovativi finalizzati alla limitazione degli sprechi;
    2) formulazione di proposte per lo sviluppo di iniziative di informazione e di sensibilizzazione alla donazione e al recupero di eccedenze alimentari nonché per la promozione e la conoscenza degli strumenti, anche di natura fiscale, in materia di erogazioni liberali;
    3) formulazione di proposte per la definizione di provvedimenti relativi a specifici incentivi per i soggetti coinvolti nella donazione, nel recupero e nella distribuzione di derrate alimentari e nella donazione di denaro, beni e servizi;
    4) svolgimento di attività di monitoraggio delle eccedenze e degli sprechi alimentari;
    5) promozione di progetti innovativi e studi finalizzati alla limitazione degli sprechi alimentari e all'impiego delle eccedenze alimentari, con particolare riferimento alla loro destinazione agli indigenti;
   b) il Tavolo è composto da:
    1) tre rappresentanti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ad uno dei quali è attribuito il compito di presiedere i lavori;
    2) due rappresentanti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
    3) un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze;
    4) un rappresentante del Ministero della salute;
    5) un rappresentante del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
    6) quattro rappresentanti designati dalle associazioni comparativamente più rappresentative della distribuzione;
    7) un rappresentante di ognuno degli enti ed organismi caritativi iscritti nell'Albo istituito presso l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) ai fini dell'assegnazione dei prodotti alimentari;
    8) tre rappresentanti designati dalle associazioni comparativamente più rappresentative della trasformazione, anche artigianale, e dell'industria agroalimentare;
    9) due rappresentanti designati dalle associazioni comparativamente più rappresentative della somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, di cui uno in rappresentanza della ristorazione collettiva;
    10) due rappresentanti designati dalle associazioni agricole;
    11) due rappresentanti designati dalle regioni e dalle province autonome;
    12) due rappresentanti dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI);
    13) due rappresentanti designati dalle associazioni comparativamente più rappresentative dei mercati agroalimentari all'ingrosso;
    14) un rappresentante della cooperazione agricola.

  2. La partecipazione al Tavolo è a titolo gratuito e non deve determinare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 8 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 8.
(Tavolo di coordinamento).

  Al comma 1, lettera a), numero 2), dopo le parole: iniziative di informazione e aggiungere le seguenti: di educazione alimentare a scuola.
8. 50. Cimbro.

  Al comma 1, lettera a), numero 3), sostituire le parole: distribuzione di derrate alimentari e nella donazione di denaro, beni e servizi con le seguenti: cessione delle eccedenze alimentari.
8. 51. Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Mantero, Lorefice, Baroni, Colonnese, Gagnarli.

  Al comma 1, lettera a), dopo il numero 5) aggiungere il seguente:
   6) formulazione di proposte per favorire la messa in rete e l'aggregazione delle iniziative e dei soggetti pubblici e privati che distribuiscono derrate alimentari agli indigenti in territori omogenei.
8. 52. Rondini.

  Al comma 1, lettera a), dopo il numero 5) aggiungere il seguente:
   6) formulazione di proposte per favorire la messa in rete e l'aggregazione delle iniziative promosse da soggetti pubblici e privati che distribuiscono derrate alimentari agli indigenti su base territoriale.
8. 52.(Testo modificato nel corso della seduta) Rondini.
(Approvato)

  Al comma 1, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
   a-bis.) Le attività relative ai compiti di cui alla lettera a) del presente comma sono rese pubbliche nei siti internet istituzionali dei Ministeri e dei soggetti componenti il Tavolo e sono oggetto di un'apposita relazione annuale inviata alle competenti Commissioni parlamentari.
8. 53. Lorefice, Baroni, Colonnese, Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Mantero,Gagnarli.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
   1-bis.) Le attività del Tavolo sono rese pubbliche nel sito internet del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e costituiscono oggetto di una relazione annuale alle Camere.
8. 53.(Testo modificato nel corso della seduta) Lorefice, Baroni, Colonnese, Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Mantero,Gagnarli.
(Approvato)

  Al comma 1, lettera b), sostituire il numero 5) con il seguente:
   5) due rappresentanti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di cui uno facente parte del Comitato Tecnico Scientifico per l'implementazione del Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti.
8. 54.(Testo corretto) Nicchi, Gregori, Zaratti, Pellegrino.
(Approvato)

  Al comma 1, lettera b), dopo il numero 5) aggiungere il seguente:
   5-bis) un rappresentante del Ministero dello sviluppo economico;
8. 55. Donati.
(Approvato)

  Al comma 1, lettera b), sopprimere il numero 7).
8. 56. Mantero, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Baroni, Colonnese, Gagnarli.

  Al comma 1, lettera b), dopo il numero 14) aggiungere il seguente:
   15) un rappresentante delle organizzazioni del terzo settore impegnate in attività di prevenzione degli sprechi alimentari e di redistribuzione.
8. 57. Cimbro.

  Al comma 1, lettera b), dopo il numero 14), aggiungere il seguente:
   15) un rappresentante dell'ordine dei tecnologi alimentari.
8. 58. Lorefice, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Mantero, Gagnarli.

  All'articolo 8 sostituire il comma 2 con il seguente:
  2. La partecipazione al Tavolo non dà luogo alla corresponsione di compensi, gettoni, emolumenti, indennità o rimborsi di spese comunque denominati.
8. 200. (Da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
(Approvato)

  Dopo l'articolo 8 aggiungere il seguente:

Art. 8-bis.
(Divieto di vendita di taluni prodotti alimentari tramite distributore automatico).

  1. È vietata la vendita tramite distributore automatico di prodotti alimentari dei quali non sia possibile la lettura dell'etichetta prima di procedere all'acquisto.
8. 050. Busto, Mannino, Mantero, Baroni, Colonnese, Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Lorefice, Gagnarli.

  Dopo l'articolo 8 aggiungere il seguente:

Art. 8-bis.
(Monitoraggio degli sprechi alimentari).

  1. Al fine di contribuire a una maggiore conoscenza di dati sullo spreco alimentare nella filiera agro-alimentare e in particolare nella grande distribuzione organizzata, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, in collaborazione con l'istituto nazionale di statistica, con proprio decreto da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, individua a livello nazionale modalità uniformi di quantificazione, rendicontazione e monitoraggio dei dati relativi alla donazione di beni alimentari invenduti, al fine della loro acquisizione, nonché i soggetti della filiera tenuti a fornire le informazioni necessarie.
8. 051. Nicchi, Gregori, Zaccagnini, Zaratti, Pellegrino.

A.C. 3057-A – Articolo 9

ARTICOLO 9 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 9.
(Promozione, formazione e misure preventive in materia di riduzione degli sprechi).

  1. Nell'esecuzione del contratto di servizio, la RAI – Radiotelevisione italiana Spa, ai sensi dell'articolo 45, comma 2, lettera b), del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, assicura un numero adeguato di ore di trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate all'informazione e alla sensibilizzazione su comportamenti e misure idonei a ridurre sprechi alimentari, energetici o di altro genere.
  2. Al fine di promuovere modelli di consumo e di acquisto improntati a criteri di solidarietà e di sostenibilità nonché di incentivare il recupero e la redistribuzione per fini di beneficenza, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con i Ministeri del lavoro e delle politiche sociali, della salute e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, promuove campagne nazionali di comunicazione dei dati raccolti in tema di recupero alimentare e di riduzione degli sprechi, anche al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica e le imprese sulle conseguenze negative degli sprechi alimentari, con particolare attenzione ai temi del diritto al cibo, dell'impatto sull'ambiente e sul consumo di risorse naturali e alle possibili misure per il contrasto degli sprechi medesimi.
  3. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e con il Ministero della salute, promuove campagne informative al fine di incentivare la prevenzione della produzione di rifiuti alimentari, anche con specifico riguardo a pratiche virtuose nelle attività della ristorazione che consentano ai clienti l'asporto dei propri avanzi di cibo.
  4. Per ridurre gli sprechi alimentari nel settore della ristorazione, concorrendo altresì al raggiungimento degli obiettivi del Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, le regioni possono stipulare accordi o protocolli d'intesa per promuovere comportamenti responsabili e pratiche virtuose volti a ridurre lo spreco di cibo e per dotare gli operatori della ristorazione di contenitori riutilizzabili, realizzati in materiale riciclabile, idonei a consentire ai clienti l'asporto dei propri avanzi di cibo.
  5. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentiti i Ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali, della salute e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, promuove, presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, percorsi mirati all'educazione a una sana alimentazione e a una produzione alimentare ecosostenibile, nonché alla sensibilizzazione contro lo spreco degli alimenti e sugli squilibri esistenti a livello nazionale e internazionale nell'accesso al cibo.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 9 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 9.
(Promozione, formazione e misure preventive in materia di riduzione degli sprechi).

  All'articolo 9:
   sostituire il comma 1 con il seguente:

  1. Il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale di cui all'articolo 45 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, garantisce che, nell'ambito delle ore di trasmissione destinate all'informazione, ai sensi del citato articolo 45, comma 2, lettera b), un adeguato numero delle medesime ore sia finalizzato alla promozione di comportamenti e di misure volti a ridurre gli sprechi alimentari, energetici e di altro genere.
9. 200. (Da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
(Approvato)

  Al comma 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo: All'interno dei programmi televisivi dedicati alla cucina e al cibo sia previsto che gli avanzi alimentari siano donati.
9. 50. Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. A partire dalla data di entrata in vigore della presente legge su tutti i prodotti alimentari e bevande contenenti un alto livello di acidi grassi saturi, grassi animali, zuccheri e sali liberi, nonché olio di palma, potenzialmente dannosi per la salute, in particolare quelli destinati al consumo da parte di minori, deve essere riportata, in modo chiaro e leggibile, la dicitura «l'uso eccessivo di questo prodotto può provocare obesità o gravi patologie».
9. 51. Mantero, Silvia Giordano, Baroni, Colonnese, Di Vita, Grillo, Lorefice, Gagnarli, Busto.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis A partire dalla data di entrata in vigore della presente legge su tutti i prodotti alimentari contenenti olio di palma, deve essere riportata, in modo chiaro e leggibile, la dicitura «questo prodotto contiene olio di palma, l'assunzione eccessiva può essere dannosa per la salute.»
9. 52. Mantero, Silvia Giordano, Baroni, Colonnese, Di Vita, Grillo, Lorefice, Gagnarli, Busto, Tripiedi.

  Dopo il comma 1, aggiungere seguente:
  1-bis. È fatto divieto di pubblicizzare sulle reti televisive pubbliche e private a carattere nazionale o locale, nelle ore destinate ai pasti, prodotti alimentari e bevande contenenti un alto livello di acidi grassi saturi, grassi animali, zuccheri e sali liberi, nonché olio di palma.
9. 53. Silvia Giordano, Baroni, Colonnese, Di Vita, Grillo, Lorefice, Mantero, Gagnarli, Busto.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. È fatto divieto di pubblicizzare sulle reti televisive pubbliche e private a carattere nazionale o locale, nelle fasce orarie di programmazione destinate ai minori, prodotti alimentari e bevande contenenti un alto livello di acidi grassi saturi, grassi animali, zuccheri e sali liberi, nonché olio di palma.
9. 54. Silvia Giordano, Baroni, Colonnese, Di Vita, Grillo, Lorefice, Mantero, Gagnarli, Busto.

  Al comma 2, aggiungere, in fine, le parole: anche attraverso la diffusione dell'utilizzo di prodotti agroalimentari ecologici, a base preferibilmente vegetale, provenienti da filiera corta e a chilometro utile.
9. 55. Busto, Grillo, Di Vita, Mantero, Lorefice, Silvia Giordano, Baroni, Colonnese, Gagnarli.

  Al comma 4, sostituire la parola: possono con le seguenti: sono tenute a.
9. 56. Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino.

  Al comma 4, aggiungere il seguente periodo: Tali iniziative possono essere promosse nel sito Internet dei comuni interessati.
9. 100. La Commissione.
(Approvato)

  Sostituire il comma 5 con il seguente:
  5. A partire dall'anno scolastico 2016/2017 è introdotto nelle scuole di ogni ordine e grado, il codice di educazione alimentare, avente la finalità di promuovere la conoscenza dei modelli di consumo alimentare sani, ecosostenibili e responsabili, nonché di contrastare lo spreco dei prodotti alimentari e gli squilibri esistenti a livello nazionale e internazionale nell'accesso al cibo. Con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentiti il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e le organizzazioni sindacali di categoria più rappresentative a livello nazionale, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite le modalità attuative previste dal presente comma.
9. 57. Faenzi.

  Al comma 5, sostituire le parole: Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentiti i Ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali, con le seguenti: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, sentiti i Ministeri dell'istruzione, dell'università e della ricerca,
9. 58. Rondini.

  Al comma 5, sostituire le parole da: sentiti i Ministeri fino a: della salute con le seguenti: di concerto con il Ministero della salute, sentiti i Ministeri delle politiche agricole, alimentari e forestali.
9. 59. Fiorio.
(Approvato)

  All'articolo 9, dopo il comma 5, aggiungere il seguente:
  5-bis. Dall'attuazione delle disposizioni di cui ai commi 2, 3 e 5 del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono alle attività ivi previste nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.
9. 201. (Da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
(Approvato)

  Dopo il comma 5, aggiungere il seguente:
  6. Alla lettera f) del comma 2 dell'articolo 2 del decreto legislativo 20 febbraio 2004, n. 51, le parole: «o somministrati» sono soppresse.
9. 60. Mantero, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Gagnarli.

  Dopo il comma 5, aggiungere il seguente:
  6. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nell'ambito delle azioni volte a ridurre gli sprechi alimentari promuove lo sviluppo dei sistemi agroalimentari locali e sostenibili capaci di garantire una significativa riduzione di tali sprechi (minore necessità di standardizzazione delle produzioni, maggiore prossimità tra produzione e consumo, maggiore riconoscibilità dell'origine del prodotto – e dunque del valore attribuito – da parte degli operatori e dei consumatori).
9. 61. Cimbro.

A.C. 3057-A – Articolo 10

ARTICOLO 10 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 10.
(Misure volte a ridurre gli sprechi nella somministrazione degli alimenti).

  1. Il Ministero della salute, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, predispone linee di indirizzo rivolte agli enti gestori di mense scolastiche, comunitarie e sociali, al fine di prevenire e ridurre lo spreco connesso alla somministrazione degli alimenti, anche tenendo conto di quanto previsto all'articolo 4, commi da 5 a 5-quinquies, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 10 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 10.
(Misure volte a ridurre gli sprechi nella somministrazione degli alimenti).

  Al comma 1, sostituire le parole: Il Ministero della salute con le seguenti: Il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali di concerto con il Ministero della salute.
10. 50. Rondini.

  Al comma 1, dopo la parola: scolastiche, aggiungere le seguenti: aziendali, ospedaliere.
10. 51. Russo.
(Approvato)

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  2. All'articolo 4, comma 5-bis del decreto legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, dopo le parole: «oli vegetali» sono aggiunte le seguenti: «di palma e grassi vegetali idrogenati,».
10. 52. Mantero, Lorefice, Silvia Giordano, Baroni, Colonnese, Gagnarli, Di Vita, Grillo.

A.C. 3057-A – Articolo 11

ARTICOLO 11 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 11.
(Rifinanziamento del fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti e istituzione di un fondo nazionale per progetti innovativi finalizzati alla limitazione degli sprechi e all'impiego delle eccedenze).

  1. Il fondo di cui all'articolo 58, comma 1, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, come rifinanziato dall'articolo 1, comma 399, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, è rifinanziato nella misura di 2 milioni di euro per l'anno 2016.
  2. Nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è istituito un fondo, con una dotazione di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018, destinato al finanziamento di progetti innovativi, anche relativi alla ricerca e allo sviluppo tecnologico nel campo del confezionamento dei prodotti alimentari, finalizzati alla limitazione degli sprechi e all'impiego delle eccedenze, con particolare riferimento ai beni alimentari e alla loro destinazione agli indigenti, nonché alla promozione della produzione di imballaggi riutilizzabili o facilmente riciclabili, anche in riferimento alla compostabilità degli stessi e al loro concreto riutilizzo. Tali progetti possono prevedere il coinvolgimento di volontari del Servizio civile nazionale. Le modalità di utilizzo del fondo sono definite con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
  3. Agli oneri derivanti dal presente articolo, pari a 3 milioni di euro per l'anno 2016 e a 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018, si provvede, per l'anno 2016, mediante corrispondente riduzione del Fondo rifinanziato ai sensi dell'articolo 1, comma 639, della citata legge n. 208 del 2015 e, per gli anni 2017 e 2018, mediante corrispondente riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 11 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 11.
(Rifinanziamento del fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti e istituzione di un fondo nazionale per progetti innovativi finalizzati alla limitazione degli sprechi e all'impiego delle eccedenze).

  Sopprimere il comma 1.

  Conseguentemente:
    al comma 2, primo periodo, sostituire le parole:
1 milione di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018 con le seguenti: 3 milioni di euro per il 2016 e 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018;
   alla rubrica, sopprimere le parole: Rifinanziamento del Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti e”.
11. 50. Mantero, Grillo, Silvia Giordano, Baroni, Colonnese, Di Vita, Lorefice, Gagnarli.

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:
  1-bis. Al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) all'articolo 15, comma 1, dopo la lettera i-novies) è aggiunta la seguente:
   «i-decies) le erogazioni liberali in denaro al Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti, di cui all'articolo 58, comma 1, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, effettuate mediante versamento bancario o postale ovvero secondo altre modalità stabilite con apposito decreto del Ministro dell'economia e delle finanze»;
   b) all'articolo 78, dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:
  «1-bis. Dall'imposta lorda si detrae, fino a concorrenza del suo ammontare, un importo pari al 19 per cento dell'onere di cui all'articolo 15, comma 1, lettera i-decies)»;

  1-ter. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, è istituito il marchio di riconoscimento delle donazioni alimentari riservato alle imprese che effettuano erogazioni liberali pari ad almeno 10.000 euro o all'1 per cento dell'utile di impresa al Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti di cui al comma 1.
11. 51. Marazziti.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. Nell'ambito dei bandi di gara relativi al Fondo di cui all'articolo 58, comma 1, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, è consentito il rimborso forfettario delle spese sostenute dalle organizzazioni caritatevoli per un importo non superiore al 5 per cento del valore dei prodotti assegnati agli stessi enti.
11. 52. Moretto.

  Al comma 2, primo periodo, sostituire le parole: 1 milione con le seguenti: 2 milioni.

  Conseguentemente, al comma 3:
   sostituire le parole:
pari a 3 milioni di euro per l'anno 2016 e a 1 milione di euro con le seguenti: pari a 4 milioni di euro per l'anno 2016 e a 2 milioni di euro;
   sostituire le parole da: del Fondo per interventi strutturali fino alla fine del comma, con le seguenti: lineare delle dotazioni finanziarie di parte corrente, iscritte a legislazione vigente in termini di competenza e di cassa, nell'ambito delle spese rimodulabili, di cui all'articolo 21, comma 5, lettera b), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, delle missioni di spesa di ciascun Ministero, ad esclusione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
11. 53. Rondini.

  Al comma 2, primo periodo, sostituire le parole: 1 milione con le seguenti: 2 milioni.

  Conseguentemente, al comma 3:
   sostituire le parole:
pari a 3 milioni di euro per l'anno 2016 e a 1 milione di euro con le seguenti: pari a 4 milioni di euro per l'anno 2016 e a 2 milioni di euro;
   sostituire le parole da: del Fondo per interventi strutturali fino alla fine del comma, con le seguenti: dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2016-2018, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
11. 54. Rondini.

  Al comma 2, primo periodo, sostituire le parole: 1 milione con le seguenti: 2 milioni.

  Conseguentemente, al comma 3, sostituire le parole: pari a 3 milioni di euro per l'anno 2016 e a 1 milione di euro con le seguenti: pari a 4 milioni di euro per l'anno 2016 e a 2 milioni di euro.
*11. 55. Rondini.

  Al comma 2, primo periodo, sostituire le parole: 1 milione con le seguenti: 2 milioni.

  Conseguentemente, al comma 3, sostituire le parole: pari a 3 milioni di euro per l'anno 2016 e a 1 milione di euro con le seguenti: pari a 4 milioni di euro per l'anno 2016 e a 2 milioni di euro.
*11. 56. Russo.

  Al comma 2, primo periodo, dopo la parola: campo aggiungere le seguenti: della shelf life dei prodotti e.
11. 57. Russo.
(Approvato)

  Al comma 2, primo periodo, dopo la parola: eccedenze aggiungere le seguenti: come definite all'articolo 2 della presente legge.
11. 58. Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Mantero, Lorefice, Baroni, Colonnese, Gagnarli.
(Approvato)

  Al comma 2, primo periodo, dopo la parola: indigenti, aggiungere le seguenti: nonché, in tema di educazione alimentare, a promuovere le diete alimentari caratterizzate dal consumo di prodotti di origine vegetale, in considerazione dei forti impatti sulle risorse naturali connessi al consumo di carne,.
11. 59. Busto, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Grillo, Mantero, Lorefice, Baroni, Gagnarli.

  Al comma 2, primo periodo, sostituire le parole da: anche in riferimento alla compostabilità fino a: di volontari del con le seguenti: e a progetti di.
11. 60. Patriarca.
(Approvato)

  Al comma 2, ultimo periodo, dopo le parole: del fondo aggiungere le seguenti: nel rispetto dei principi della trasparenza e dell'evidenza pubblica.
11. 61. Colonnese, Lorefice, Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Mantero, Baroni, Gagnarli.

  Al comma 2, ultimo periodo, dopo le parole: alimentari e forestali, aggiungere le seguenti: sentito il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
11. 62. Gregori, Nicchi, Zaratti, Pellegrino.

  Al comma 2, ultimo periodo, dopo le parole: alimentari e forestali, aggiungere le seguenti: anche sulla base di criteri elaborati dal Comitato Tecnico Scientifico per l'implementazione del Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti,.
11. 63. Nicchi, Gregori, Pellegrino, Zaratti.

  Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
  2-bis. Al fine di realizzare un efficace monitoraggio sui dati relativi allo spreco alimentare nella filiera agroalimentare, con il decreto di cui al comma 2, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, in collaborazione con l'istituto Nazionale di Statistica, individua a livello nazionale modalità uniformi di acquisizione, quantificazione, rendicontazione e monitoraggio dei dati relativi alla donazione dei beni alimentari invenduti con indicazione dei soggetti della filiera obbligati a fornire le informazioni delle cessioni. Le informazioni sono rese pubbliche attraverso l'istituzione di una banca dati.
11. 64. Lorefice, Baroni, Colonnese, Silvia Giordano, Grillo, Di Vita, Mantero, Gagnarli.

  All'articolo 11, comma 3, sostituire le parole: del Fondo rifinanziato ai sensi dell'articolo 1, comma 639, della citata legge n. 208 del 2015 con le seguenti: della dotazione del Fondo di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, come rifinanziato ai sensi dell'articolo 1, comma 639, della legge 28 dicembre 2015, n. 208.
11. 200. (Da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
(Approvato)