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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 16 dicembre 2015

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 16 dicembre 2015.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cimbro, Cirielli, Costa, Crippa, D'Alia, D'Ambrosio, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Manlio Di Stefano, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Galati, Garofani, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, La Russa, Lauricella, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Marotta, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Nicoletti, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Sereni, Speranza, Tabacci, Tofalo, Turco, Valeria Valente, Velo, Villecco Calipari, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Adornato, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Cicchitto, Cimbro, Cirielli, Costa, Crippa, D'Alia, D'Ambrosio, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Manlio Di Stefano, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Galati, Garofani, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, La Russa, Lauricella, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Marotta, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Sereni, Speranza, Tabacci, Tofalo, Turco, Valeria Valente, Velo, Villecco Calipari, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 4 dicembre 2015 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MAZZIOTTI DI CELSO ed altri: «Modifica all'articolo 38 della Costituzione per assicurare l'equità intergenerazionale nei trattamenti previdenziali e assistenziali» (3478).

  In data 7 dicembre 2015 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   TURCO ed altri: «Modifiche al decreto-legge 12 settembre 2014, n. 132, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 novembre 2014, n. 162, in materia di ammissione al patrocinio a spese dello Stato nei procedimenti di negoziazione assistita» (3479);
   BORGHI ed altri: «Istituzione del parco nazionale della Val Grande e delle Alpi Lepontine» (3480).

  In data 9 dicembre 2015 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   NASTRI: «Disposizioni per la concessione di voucher per l'acquisto di servizi per l'infanzia, di cui all'articolo 4 della legge 28 giugno 2012, n. 92, alle madri lavoratrici autonome o imprenditrici» (3482);
   VARGIU ed altri: «Istituzione della rete nazionale e delle reti regionali dei registri dei tumori» (3483).

  In data 10 dicembre 2015 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
   MARCON ed altri: «Istituzione del Dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta presso la Presidenza del Consiglio dei ministri» (3484).

  In data 11 dicembre 2015 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   MONCHIERO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul dissesto finanziario della Cassa di risparmio di Ferrara Spa, della Banca delle Marche Spa, della Banca popolare dell'Etruria e del Lazio – Società cooperativa e della Cassa di risparmio di Chieti Spa» (3485);
   GIANLUCA PINI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul dissesto finanziario della Cassa di risparmio di Ferrara Spa, della Banca delle Marche Spa, della Banca popolare dell'Etruria e del Lazio – Società cooperativa e della Cassa di risparmio di Chieti Spa» (3486).

  In data 14 dicembre 2015 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   NASTRI: «Modifica all'articolo 11 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, concernente le deduzioni agli effetti dell'imposta regionale sulle attività produttive» (3487);
   NASTRI: «Agevolazioni fiscali per incentivare la contrattazione di secondo livello» (3488);
   NASTRI: «Interpretazione autentica del comma 6 dell'articolo 51 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, concernente il diritto alle indennità e alle maggiorazioni di retribuzione spettanti ai lavoratori tenuti per contratto allo svolgimento delle attività lavorative in luoghi sempre variabili e diversi» (3489);
   AMATO ed altri: «Istituzione e disciplina del Registro nazionale e dei registri regionali dei tumori» (3490);
   CARRESCIA: «Disposizioni concernenti l'integrazione della composizione della Commissione medico-ospedaliera per il riconoscimento della dipendenza delle infermità da causa di servizio, di cui all'articolo 193 del codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e del Comitato di verifica per le cause di servizio, previsto dall'articolo 10 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 2001, n. 461» (3491);
   NASTRI: «Modifica all'articolo 49 del codice della navigazione in materia di sgombero e devoluzione di opere non amovibili nelle concessioni demaniali marittime» (3492).

  In data 15 dicembre 2015 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   NASTRI: «Disposizioni per la sicurezza nella regione Piemonte» (3493);
   ZAMPA: «Disposizioni in materia di personalità giuridica e statuto dei partiti politici, modifica al decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 13, e delega al Governo per la disciplina dello svolgimento delle elezioni primarie per la designazione dei candidati nei collegi plurinominali» (3494).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di disegni di legge.

  Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 9 dicembre 2015, ha trasferito alla Camera dei deputati, con il consenso del Presidente del Senato, il seguente disegno di legge, presentato dal Presidente del Consiglio dei ministri e dai Ministri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare al Senato della Repubblica il 4 dicembre 2015:
   «Conversione in legge del decreto-legge 4 dicembre 2015, n. 191, recante disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del Gruppo ILVA» (3481).

  Sarà stampato e distribuito.

Trasmissioni dal Senato.

  In data 10 dicembre 2015 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza la seguente proposta di legge:
   S. 859-1357-1378-1484-1553-B. – Senatore SCILIPOTI ISGRÒ; senatore FALANGA; senatori MOSCARDELLI ed altri; senatore STUCCHI; senatrice GINETTI: «Introduzione del reato di omicidio stradale e del reato di lesioni personali stradali, nonché disposizioni di coordinamento al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e al decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274» (approvata, in un testo unificato, dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato) (3169-B).

  In data 16 dicembre 2015 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
   S. 2145. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, recante misure urgenti per interventi nel territorio. Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe per la revisione della struttura del bilancio dello Stato, nonché per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa» (approvato dal Senato) (3495).

  Saranno stampati e distribuiti.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  LODOLINI ed altri: «Modifica al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di popolazione dei comuni e di fusione dei comuni minori» (3420) Parere delle Commissioni V, IX, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   II Commissione (Giustizia):
  SCOPELLITI: «Modifiche al codice civile e al codice di procedura penale, concernenti la sospensione e la decadenza dall'esercizio della responsabilità genitoriale nei riguardi di soggetti appartenenti ad associazioni per delinquere» (3389) Parere delle Commissioni I, V e XII.
   VIII Commissione (Ambiente):
  VIGNAROLI ed altri: «Modifica all'articolo 221 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di gestione dei rifiuti di imballaggio da parte dei produttori» (3185) Parere delle Commissioni I, V, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  LUPI: «Disposizioni concernenti il governo del territorio, l'uso razionale del suolo, la rigenerazione urbana e l'edilizia residenziale sociale. Deleghe al Governo per la definizione delle dotazioni territoriali essenziali e per il riordino e la semplificazione delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia» (3408) Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, IX, X, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  LODOLINI ed altri: «Istituzione del Parco nazionale del Monte Conero» (3425) Parere delle Commissioni I, V, VII, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   XII Commissione (Affari sociali):
  GASPARINI ed altri: «Disciplina delle attività funerarie, della cremazione e della conservazione o dispersione delle ceneri» (3189) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, X, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   Commissioni riunite II (Giustizia) e IX (Trasporti):

  S. 859-1357-1378-1484-1553-B. – Senatore SCILIPOTI ISGRÒ; senatore FALANGA; senatori MOSCARDELLI ed altri; senatore STUCCHI; senatrice GINETTI: «Introduzione del reato di omicidio stradale e del reato di lesioni personali stradali, nonché disposizioni di coordinamento al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e al decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274» (approvata, in un testo unificato, dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato) (3169-B) Parere delle Commissioni I e V.

Trasmissione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

  Il Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, con lettera in data 10 dicembre 2015, ha inviato – ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 7 gennaio 2014, n. 1, – la relazione sullo stato di avanzamento dei lavori di bonifica nel sito di interesse nazionale di Venezia – Porto Marghera, approvata dalla Commissione nella seduta del 10 dicembre 2015.

  Il predetto documento sarà stampato e distribuito (Doc. XXIII, n. 9).

Trasmissione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro.

  Il Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, con lettera in data 11 dicembre 2015, ha inviato – ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 30 maggio 2014, n. 82 – la relazione sull'attività svolta, approvata dalla Commissione nella seduta del 10 dicembre 2015.

  Il predetto documento sarà stampato e distribuito (Doc. XXIII, n. 10).

Trasmissione dal Sottosegretario di Stato agli affari esteri.

  Il Sottosegretario di Stato agli affari esteri, con lettera in data 3 dicembre 2015, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 6 febbraio 1992, n. 180, concernente la partecipazione dell'Italia alle iniziative di pace e umanitarie in sede internazionale, l'intenzione di concedere un contributo all'Istituto italo-latino americano (IILA) per la realizzazione di un progetto di formazione nella filiera del caffè a fini di reinserimento dei giovani sottratti alla criminalità organizzata.

  Questa comunicazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri).

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 3 dicembre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'EUR Spa, per l'esercizio 2013. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 339).

  Questi documenti sono trasmessi alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 3 dicembre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Istituto italiano di studi germanici (IISG), per gli esercizi 2013 e 2014. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 340).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 10 dicembre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (ISFOL), per gli esercizi 2013 e 2014. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 341).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dal Ministero dello sviluppo economico.

  Il Ministero dello sviluppo economico ha trasmesso un decreto ministeriale recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 27 novembre 2015, ai sensi dell'articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289.

  Questo decreto è trasmesso alla V Commissione (Bilancio), alla IX Commissione (Trasporti) e alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 14 dicembre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 2007, n. 38, la relazione sulla situazione della missione umanitaria, di stabilizzazione e di ricostruzione in Iraq, riferita all'anno 2014 (Doc. LIII, n. 3).

  Questa relazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) e alla IV Commissione (Difesa).

Trasmissione dal Ministero della difesa.

  Il Ministero della difesa ha trasmesso un decreto ministeriale recante variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 27 novembre 2015, ai sensi dell'articolo 6, comma 14, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.

  Questo decreto è trasmesso alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione di delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 10 dicembre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alle sottoindicate Commissioni:
   n. 55/2015 del 6 agosto 2015, concernente «Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443 del 2001) – Accordo per l’iter di definizione dell'intesa tra Governo e Provincia autonoma di Trento sulla realizzazione dell'autostrada A31 Valdastico nord – 2o lotto di completamento» – alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente);
   n. 63/2015 del 6 agosto 2015, concernente «Contratto di programma ANAS Spa 2015 e piano pluriennale degli investimenti 2015-2019» – alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente);
   n. 66/2015 del 6 agosto 2015, concernente «Accordo di programma per la messa in sicurezza e la bonifica del sito di interesse nazionale di Brindisi – Assegnazione di risorse a valere sulla programmazione 2014-2020 del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC)» – alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente);
   n. 93/2015 del 6 novembre 2015, concernente «Regione siciliana – Parziale riprogrammazione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2000-2006 e 2007-2013» – alla V Commissione (Bilancio);
   n. 94/2015 del 6 novembre 2015, concernente «Regione siciliana – Programma di azione e coesione 2014-2020 – Programma complementare – Prima assegnazione di risorse» – alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di risoluzioni del Parlamento europeo.

  Il Presidente del Parlamento europeo ha trasmesso il testo di diciannove risoluzioni approvate nella tornata dal 26 al 29 ottobre 2015, che sono assegnate, ai sensi dell'articolo 125, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, nonché, per il parere, alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), se non già assegnate alle stesse in sede primaria:
   Risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che abroga la direttiva 76/621/CEE del Consiglio relativa alla fissazione del tenore massimo in acido erucico negli oli e nei grassi destinati tali e quali al consumo umano nonché negli alimenti con aggiunta di oli o grassi e il regolamento (CE) n. 320/2006 del Consiglio relativo a un regime temporaneo per la ristrutturazione dell'industria dello zucchero (Doc. XII, n. 813) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea, del protocollo di modifica dell'accordo tra la Comunità europea e la Confederazione svizzera che stabilisce misure equivalenti a quelle definite nella direttiva 2003/48/CE del Consiglio in materia di tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi (Doc. XII, n. 814) – alla III Commissione (Affari esteri);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di direttiva del Consiglio che abroga la direttiva 2003/48/CE del Consiglio (Doc. XII, n. 815) – alla VI Commissione (Finanze);
   Risoluzione legislativa relativa alla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai pacchetti turistici e ai servizi turistici collegati, che modifica il regolamento (CE) n. 2006/2004 e la direttiva 2011/83/UE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la direttiva 90/314/CEE del Consiglio (Doc. XII, n. 816) – alle Commissioni riunite II (Giustizia) e X (Attività produttive);
   Risoluzione legislativa relativa alla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce misure riguardanti l'accesso a un’internet aperta e che modifica la direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica e il regolamento (UE) n. 531/2012 relativo al roaming sulle reti pubbliche di comunicazioni mobili all'interno dell'Unione (Doc. XII, n. 817) – alla IX Commissione (Trasporti);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 2011/16/UE per quanto riguarda lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale (Doc. XII, n. 818) – alla VI Commissione (Finanze);
   Risoluzione sulla crisi dell'Ebola: gli insegnamenti a lungo termine e come potenziare i sistemi sanitari nei Paesi in via di sviluppo per impedire crisi future (Doc. XII, n. 819) – alla III Commissione (Affari esteri);
   Risoluzione sulla misurazione delle emissioni nel settore automobilistico (Doc. XII, n. 820) – alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti);
   Risoluzione relativa alla posizione del Consiglio sul progetto di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2016 (Doc. XII, n. 821) – alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
   Risoluzione legislativa relativa alla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del protocollo n. 3 sullo statuto della Corte di giustizia dell'Unione europea (Doc. XII, n. 822) – alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   Risoluzione legislativa relativa alla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 1343/2011 relativo a talune disposizioni per la pesca nella zona di applicazione dall'accordo CGPM (Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo) (Doc. XII, n. 823) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1829/2003 per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare l'uso di alimenti e mangimi geneticamente modificati sul loro territorio (Doc. XII, n. 824) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai nuovi prodotti alimentari (Doc. XII, n. 825) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);
   Risoluzione sull'iniziativa dei cittadini europei (Doc. XII, n. 826) – alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l'Agenzia dell'Unione europea per la formazione delle autorità di contrasto (CEPOL) e abroga e sostituisce la decisione 2005/681/GAI del Consiglio (Doc. XII, n. 827) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla segnalazione e la trasparenza delle operazioni di finanziamento tramite titoli (Doc. XII, n. 828) – alla VI Commissione (Finanze);
   Risoluzione sul seguito dato alla risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2014 sulla sorveglianza elettronica di massa dei cittadini dell'Unione (Doc. XII, n. 829) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);
   Risoluzione sull'assegnazione da parte della Conferenza mondiale delle radiocomunicazioni, che si terrà a Ginevra dal 2 al 27 novembre 2015 (WRC-15), della banda dello spettro radio necessaria per sostenere il futuro sviluppo di una tecnologia satellitare per l'impiego di sistemi di monitoraggio globale dei voli (Doc. XII, n. 830) – alla IX Commissione (Trasporti);
   Risoluzione su una strategia dell'Unione europea per la regione adriatica e ionica (Doc. XII, n. 831) – alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 9 dicembre 2015, ha dato comunicazione, ai sensi della legge 9 gennaio 2006, n. 12, delle seguenti sentenze pronunciate dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nei confronti dello Stato italiano, divenute definitive nei mesi di luglio, settembre e ottobre 2015, che sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia nonché alla III Commissione (Affari esteri):
   sentenze divenute definitive nel mese di luglio 2015:
    sentenza del 14 aprile 2015, Chinnici (n. 2) n. 22432/03, in materia di espropriazioni. La Corte ha constatato la violazione dell'articolo 1 del Protocollo n. 1 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU), relativo alla protezione della proprietà, avendo ritenuto che l'indennizzo ottenuto dal ricorrente a livello interno per l'espropriazione subita non ha potuto porre rimedio alla perdita del bene, in quanto la somma concessa rispecchiava unicamente il valore venale del bene all'epoca dell'espropriazione oltre agli interessi, ma non la rivalutazione per l'inflazione (Doc. CLXXIV, n. 92) – alla VIII Commissione (Ambiente);
    sentenza del 7 aprile 2015, Cestaro n. 6884/11, in materia di tortura. La Corte ha ritenuto che vi è stata una violazione dell'articolo 3 della CEDU a causa di maltrattamenti che devono essere qualificati come «tortura» ai sensi di questa disposizione e a causa di una legislazione penale interna inadeguata rispetto all'esigenza di punire atti di tortura e sprovvista di effetti dissuasivi per prevenire efficacemente la loro reiterazione; la Corte ha quindi invitato lo Stato italiano a dotarsi di strumenti giuridici in grado di punire in maniera adeguata i responsabili di atti di tortura o di altri maltrattamenti (Doc. CLXXIV, n. 93) – alla II Commissione (Giustizia);
   sentenza divenuta definitiva nel mese di settembre 2015:
    sentenza del 14 aprile 2015, Contrada (n. 3) n. 66655/13, in materia di legalità dei reati e delle pene. La Corte, in considerazione del fatto che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è il risultato di un'evoluzione giurisprudenziale, ha affermato che non si poteva ritenere che fosse sufficientemente conosciuto al momento dei fatti e ha quindi constatato la violazione dell'articolo 7 della CEDU (Doc. CLXXIV, n. 94) – alla II Commissione (Giustizia);
   sentenze divenute definitive nel mese di ottobre 2015:
    sentenza del 21 luglio 2015, Schipani e altri n. 38369/09, in materia di diritto a un processo equo. La Corte ha constatato la violazione dell'articolo 6, paragrafo 1, della CEDU non avendo trovato nella sentenza contestata alcun riferimento alla richiesta di rinvio pregiudiziale formulata dai ricorrenti e alle ragioni per le quali è stato ritenuto che la questione sollevata non meritasse di essere trasmessa alla Corte di giustizia dell'Unione europea (Doc. CLXXIV, n. 95) – alla II Commissione (Giustizia);
    sentenza del 21 luglio 2015, Oliari e altri n. 18766/11 e 36030/11, in materia di riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso. La Corte ha condannato lo Stato italiano per la violazione dell'articolo 8 della CEDU, avendo accertato che la protezione giuridica attualmente offerta alle coppie dello stesso sesso in Italia non solo è incapace di provvedere ai bisogni fondamentali di una coppia impegnata in una relazione stabile, ma non è sufficientemente certa (Doc. CLXXIV, n. 96) – alla II Commissione (Giustizia);
    sentenza del 6 ottobre 2015, Quintiliani n. 9167/05 (Doc. CLXXIV, n. 97), e sentenza del 6 ottobre 2015, Pellitteri e Lupo n. 50825/06 (Doc. CLXXIV, n. 98), in materia di espropriazione indiretta. Constatano la violazione dell'articolo 1 del Protocollo n. 1 della CEDU relativo alla protezione della proprietà, poiché l'espropriazione indiretta si pone in contrasto con il principio di legalità, non assicurando un sufficiente grado di certezza giuridica – alla VIII Commissione (Ambiente);
    sentenza del 7 luglio 2015, Odescalchi e Lante della Rovere n. 38754/07, in materia di espropriazione. La Corte ha constatato la violazione dell'articolo 1 del Protocollo n. 1 della CEDU in relazione alla destinazione d'uso a verde pubblico di un terreno da parte del piano regolatore generale che ne imponeva il vincolo di inedificabilità assoluta in vista della sua espropriazione, in considerazione dell'eccessiva durata del divieto di costruire, che ha determinato un onere speciale ed eccessivo rompendo il giusto equilibrio che deve essere mantenuto tra le esigenze dell'interesse generale e la salvaguardia del diritto al rispetto dei beni (Doc. CLXXIV, n. 99) – alla VIII Commissione (Ambiente);
    sentenza del 16 luglio 2015, Akinibosun n. 9056/14, in materia di affidamento di minori. La Corte ha ritenuto che le autorità italiane, prevedendo come unica soluzione la rottura del legame familiare, non si siano adoperate in maniera adeguata e sufficiente per fare rispettare il diritto del ricorrente di vivere con la figlia, violando in tal modo il suo diritto al rispetto della vita privata e familiare sancito dall'articolo 8 della CEDU (Doc. CLXXIV, n. 100) – alla II Commissione (Giustizia).

Trasmissione dall'Autorità nazionale anticorruzione.

  Il Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, con lettera in data 3 dicembre 2015, ha trasmesso la segnalazione n. 8 del 2015, concernente le misure straordinarie di gestione, sostegno e monitoraggio delle imprese di cui all'articolo 32 del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 114 del 2014 – pubblicazione dei provvedimenti di nomina e di quantificazione dei compensi di amministratori ed esperti di nomina prefettizia.

  Questo documento è stato trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali), alla II Commissione (Giustizia) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dall'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza.

  L'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, con lettera pervenuta in data 11 dicembre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12, comma 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 luglio 2012, n. 168, il bilancio di previsione della medesima Autorità per l'anno 2016 e per il triennio 2016-2018, approvati in data 19 novembre 2015.

  Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali), alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettere in data 4 e 9 dicembre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Camini (Reggio Calabria), Cassano All'Ionio (Cosenza), Monesiglio (Cuneo), Monte Colombo (Rimini), Percile (Roma) e San Massimo (Campobasso).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Trasmissione dal Comando generale della guardia di finanza.

  Il Comando generale della guardia di finanza ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, di pertinenza dei centri di responsabilità «Guardia di finanza» e «Dipartimento delle finanze», autorizzate, in data 2 dicembre 2015, ai sensi dell'articolo 6, comma 14, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.

  Questi decreti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).

Comunicazioni di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 4 dicembre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 6 del medesimo articolo 19, dei seguenti incarichi di livello dirigenziale generale nell'ambito del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo:
   al dottor James Bradburne, l'incarico di direttore della Pinacoteca di Brera;
   al dottor Mauro Felicori, l'incarico di direttore della Reggia di Caserta;
   al dottor Eike Schmidt, l'incarico di direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze.

  Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla VII Commissione (Cultura).

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 11 dicembre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento al dottor Domenico Petruzzo, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, dell'incarico di livello dirigenziale generale di direttore dell'Ufficio scolastico regionale per la Toscana, nell'ambito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

  Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla VII Commissione (Cultura).

Richiesta di parere parlamentare su proposta di nomina.

  Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, con lettera in data 7 dicembre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 29 gennaio 1998, n. 19, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina dell'ingegner Paolo Baratta a presidente della Fondazione La Biennale di Venezia (60).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla VII Commissione (Cultura).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

  Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 17 E 18 DICEMBRE 2015

Risoluzioni

   La Camera,
   premesso che:
    il prossimo Consiglio europeo del 17 e 18 dicembre vedrà tra i punti all'ordine dei giorno i temi della gestione dei flussi migratori, della lotta contro il terrorismo, la discussione sull'Unione economica e monetaria, il completamento del mercato unico europeo a seguito della comunicazione della Commissione «Migliorare il mercato unico: nuove opportunità per cittadini e le imprese», il tema del referendum inglese sulla permanenza nella Ue;
    sul tema delle migrazioni e delle politiche europee per la migliore gestione dei flussi e l'accoglienza coordinata dei richiedenti asilo e dei profughi, il Parlamento ha già avuto modo di esprimere il suo consenso alla linea seguita dal Governo italiano, da ultimo con la risoluzione 6-00166 del 14 ottobre 2015, nella quale si invitava a un aumento degli stanziamenti per la collaborazione con i paesi dei Balcani Occidentali e del Vicinato meridionale nella gestione dei profughi, all'incremento dei fondi di cooperazione con l'Africa, in particolare all'interno dei processi di Khartoum e Rabat di dialogo con paesi di transito e di origine delle migrazioni, al potenziamento delle tre agenzie dell'Unione europea competenti (Frontex, EASO ed Europol) nonché al rafforzamento dello strumento europeo di vicinato (ENI) e del Fondo fiduciario regionale in risposta alla crisi siriana (fondo Madad);
    si ribadisce la decisa critica nei confronti dei Paesi europei che mettono in campo azioni contrastanti con i valori europei di accoglienza e solidarietà, incoerenti con le norme sul rispetto dei diritti umani, mentre eguale censura va mossa di fronte ad atteggiamenti che ostacolano, ritardano e rischiano di far fallire le decisioni assunte in ambito comunitario, sulla ricollocazione e reinsediamento dei profughi e dei richiedenti asilo e sulle forme, necessarie e doverose, di solidarietà europea nell'alleviare il peso gravante su alcuni stati membri, tra i quali il nostro, a seguito dell'eccezionale flusso di migranti, previste nell'Agenda europea sulla migrazione;
    è apprezzabile l'esito del vertice de La Valletta sull'immigrazione quale primo passo per la creazione di una maggiore sinergia tra le politiche di sviluppo e cooperazione, quelle migratorie e quelle di sicurezza anche se la dotazione del Trust Fund dedicato ai progetti nel continente africano è ancora insufficiente e poteva essere fatto uno sforzo maggiore da parte dei Paesi europei;
    va sottolineato il valore morale e politico delle iniziative italiane di soccorso in mare e di accoglienza nel Mediterraneo e confermata la necessità che la puntuale esecuzione degli obblighi in materia di identificazione dei richiedenti asilo sia accompagnata da una altrettanto puntuale esecuzione del piano di redistribuzione dei medesimi richiedenti asilo rimarcando l'inopportunità di procedure di infrazione contro l'Italia in tale ambito;
    è urgente prevedere la istituzione di una guardia costiera europea e di un sistema europeo di controllo e gestione della immigrazione con procedure comuni o almeno con una armonizzazione delle legislazioni in materia di identificazioni e respingimenti;
    un ulteriore tema al centro del prossimo Consiglio europeo sarà la lotta contro il terrorismo. I fatti di Parigi dimostrano come sia oggi più che mai necessario lavorare per un'Europa della sicurezza, che vada di pari passo con l'Europa dei diritti, sviluppando nuove regole e strumenti comuni di prevenzione, utilizzando al meglio tutte le nuove tecnologie e assicurando una maggiore cooperazione tra le forze di polizia;
    il prossimo Consiglio europeo sarà altresì dedicato ad aggiornare la discussione sui contenuti del Rapporto dei cinque Presidenti sulla riforma del sistema di governo dell'Unione economica e monetaria europea, rispetto al quale permangono gli impegni giù assunti dal Governo quanto alla promozione di una più efficace governance economica, l'implementazione di un mercato unico dotato di meccanismi di coordinamento fiscale e che possa essere il canale per la diffusione dell'innovazione, la creazione di un bilancio dell'Eurozona, il raggiungimento dell'Unione bancaria e l'efficace utilizzo delle risorse del Piano Juncker;
    parte essenziale di questa strategia è il perseguimento di una maggiore integrazione del mercato interno, in particolare per quello del lavoro, promuovendo la realizzazione di un sistema europeo di assicurazione contro la disoccupazione ciclica, complementare alla realizzazione delle riforme e tale da migliorare l'efficacia, l'impatto, e gli spillover positivi delle iniziative del singoli Stati, attenuando quelli negativi in caso di crisi;
    la comunicazione della Commissione sul mercato unico contiene importanti spunti per lo sviluppo delle imprese italiane e per la nostra economia, in particolare in tema di implementazione dalla Direttiva sui servizi di «sharing economy» e di rimozione delle discriminazioni nel mercato digitale;
    rimane altresì essenziale promuovere ogni iniziativa utile al completamento dell'Unione bancaria con l'obiettivo di rafforzare responsabilità degli enti creditizi e dei loro azionisti e stabilità finanziaria complessiva, ma anche di assicurare un sempre più adeguato flusso di finanziamenti in favore dell'economia reale ed una maggiore consapevolezza degli investitori al dettaglio riguardo il livello di rischio da assumere, perseguendo dunque, in vista dell'ormai imminente piena operatività del meccanismo di risoluzione unico (MRU), gli obiettivi della massima trasparenza e semplicità nella doverosa informativa dovuta ad azionisti ed investitori al dettaglio e della efficacia dell'azione di vigilanza svolta da ogni Autorità o ente preposti; peraltro il consolidamento dell'Unione bancaria richiede che il sistema creditizio italiano risolva il nodo dei volumi di sofferenza, chiudendo positivamente la trattativa con la UE per lo smobilizzo dei crediti deteriorati;
    gli attentati di Parigi, la crisi libica e quella siriana con le sue preoccupanti implicazioni hanno messo in evidenza la insufficienza di una Europa solo economica e la necessità di progressi verso l'unità politica e verso una comune politica estera e di difesa;
    la decisione della Gran Bretagna di sottoporre a referendum la sua appartenenza all'Unione europea rappresenterà un passaggio politico importante nel 2016, ed in questa prospettiva il Consiglio europeo discuterà le richieste trasmesse dal Primo Ministro Cameron ai partners. È necessario in questo quadro un atteggiamento di apertura e dialogo verso le domande britanniche ma anche di fermezza nell'impedire un annacquamento dell'Unione che ne comprometta le prospettive future.
   Tutto ciò premesso,
   la Camera dei deputati udite le comunicazioni del Governo le approva.
(6-00183) «Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider, Locatelli».


   La Camera,
  sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione del Consiglio Europeo del 17 e 18 dicembre 2015;
   premesso che:
    il Consiglio europeo si concentrerà sulle azioni da intraprendere in seguito agli attentati terroristici del 13 novembre 2015 e quindi per intensificare ancora di più la sua azione contro il terrorismo;
    farà il punto sull'attuazione delle decisioni adottate in risposta alla cosiddetta «crisi migratoria e dei rifugiati» e sugli ulteriori provvedimenti da adottare;
    discuterà la «relazione dei presidenti» sull'Unione economica e monetaria;
    esaminerà il completamento del mercato unico europeo in tutte le sue dimensioni, compreso l'Unione dell'energia, il mercato unico digitale e l'Unione dei mercati dei capitali;
    discuterà la situazione relativa al referendum sulla permanenza o l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea prima di adottare una proposta concreta nel prossimo febbraio,

impegna il Governo:

   in riferimento alla lotta al terrorismo:
    a presentare iniziative urgenti per impedire la vendita di armi ai Paesi responsabili di aver supportato direttamente o indirettamente Daesh e proporre in sede di Consiglio europeo una moratoria sulla vendita di armi e un embargo ai Paesi coinvolti direttamente o indirettamente nei conflitti o che sono sospettati di aver armato o finanziato gruppi terroristici;
    a proporre una iniziativa dell'Unione europea finalizzata ad interrompere i flussi di finanziamento a Daesh, prevedendo rigide sanzioni per gli Stati che finanziano direttamente o indirettamente il terrorismo o che facilitano, con legislazioni «opache», la raccolta di donazioni «private» destinate alle organizzazioni terroristiche;
    a suggerire l'adozione di atti vincolanti dell'Unione europea finalizzati a reprimere il commercio illegale che finanzia i gruppi terroristici, a cominciare da Daesh prevedendo sanzioni per gli Stati che permettono il contrabbando del petrolio e dei reperti archeologici trafugati;
    a proporre iniziative concrete per arginare il flusso dei foreign fighters soprattutto facendo pressioni sulla Turchia, a partire dalla pretesa che al confine tra Turchia e Siria venga dislocato un controllo internazionale della frontiera sotto mandato ONU e che la Turchia cessi immediatamente ogni forma di ostilità nei confronti delle milizie curde dello YPG/YPJ e dello HPG che stanno combattendo contro Daesh in Siria e Iraq;
    a supportare le proposte volte a promuovere attività di spionaggio mirato anche con forme di intelligence tradizionali a discapito di una sorveglianza di massa, scarsamente efficace e costosa, non solo in termini di diritti civili, proponendo in sede di Consiglio europeo attività coordinate tra le agenzie di intelligence degli Stati europei e aumentando i fondi ad esso destinati anche tagliando le ingenti spese per le campagne militari all'estero, costose e controproducenti;
    a sostenere con forza il dispiegamento di un grande piano europeo contenente misure per il dialogo interculturale e interreligioso contro l'emarginazione, e quindi per l'integrazione e contro l'odio, affinché si debellino le motivazioni e le radici che conducono alla radicalizzazione e al terrorismo;
   in riferimento alle politiche delle migrazioni:
    a promuovere l'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa per garantire «canali di accesso protetto e controllati» attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti per mettere fine alle stragi in mare e in terra, e quindi debellare il traffico di esseri umani e le prevedibili e evitabili tragedie in mare;
    a proporre un reale «diritto di asilo europeo», capace di superare il «regolamento di Dublino» che obbliga i migranti a richiedere asilo nel primo Paese comunitario che incontrano nel loro cammino. Un migrante dovrebbe avere il diritto di avere riconosciuto l'asilo in qualsiasi Paese, per poi essere libero di circolare all'interno dell'Europa;
    a vigilare sul rispetto del divieto di espulsioni collettive previsto dai protocolli addizionali alla CEDU, attraverso l'adozione di opportuni atti regolamentari e l'introduzione di procedure di monitoraggio indipendenti;
    a concedere con effetto immediato permessi di soggiorno per motivi umanitari che consentano la libera circolazione negli Stati dell'Unione europea e quindi avviare l'iter per la predisposizione di una normativa dell'Unione con la quale disciplinare il riconoscimento reciproco delle decisioni di riconoscimento della protezione internazionale tra gli Stati membri e a chiedere, in sede di Consiglio europeo, la regolarizzazione di tutti i migranti ancora senza documenti presenti in Europa;
    a promuovere il principio un'accoglienza dignitosa, dunque la chiusura di tutti i centri di detenzione per migranti sparsi in Europa;
    a implementare rapidamente il programma di ricollocamento, ad oggi dimostratosi un fallimento, affiancandolo alla creazione di adeguate strutture per l'accoglienza, assistenza, registrazione e screening delle persone in arrivo dal momento che i rifugiati idonei non hanno un luogo dove andare in attesa del trasferimento;
    a proporre la revisione della missione EUNAVFOR MED che rischia danni maggiori, come esposto in premessa: l'unico modo per contrastare il traffico di esseri umani e allo stesso tempo permettere ai rifugiati di essere protetti è quello di intervenire offrendo soluzioni possibili, attraverso programmi di reinsediamento, l'attivazione di procedure di ingresso protetto, visti e canali umanitari;
    a proporre in sede di Consiglio europeo la revisione dell'Accordo tra Unione europea e Turchia sulla gestione dei rifugiati, a partire dal ritiro dello stanziamento di 3 miliardi a favore della Turchia nonché a proporre l'immediata sospensione degli accordi – come i processi di Rabat e di Khartoum – con i Governi che non rispettano i diritti umani e le libertà;
    a programmare interventi di cooperazione allo sviluppo locale sostenibile nelle zone più povere, a partire dal continente africano, dove lo spopolamento e la migrazione sono endemici, e ad assumere iniziative per non consentire alle multinazionali di usare per interessi privati i programmi europei di aiuto allo sviluppo;
    a sostenere un grande piano di investimenti pubblici diretti dell'Unione europea per l'economia di pace, per il lavoro dignitoso e per la riconversione ecologica del continente africano;
   in riferimento all'Unione economica e monetaria:
    a sostenere nelle sedi comunitarie l'applicazione di una tassa europea sulle transazioni finanziarie, la separazione tra le banche commerciali e di investimento e un reale programma di investimenti europei che prevede anche l'emissione di eurobond;
    ad adoperarsi per l'adozione di misure concrete per ampliare il processo decisionale europeo in senso democratico attraverso un ruolo più incisivo del Parlamento europeo ed un migliore e più attivo coinvolgimento dei Parlamenti nazionali:
     a) il Parlamento Europeo deve avere poteri legislativi diretti e di indirizzo della politica economica;
     b) la Commissione deve diventare un governo eletto con politica fiscale, economica e sociale proprie;
     c) della BCE devono essere riviste in profondità statuto e finalità anche al fine di includere la disoccupazione come obiettivo da perseguire (come nello statuto della Federal Reserve);
    a sostenere come priorità del sistema di governance economica europea, il raggiungimento reale degli obiettivi posti dalla strategia Europa 2020;
    a promuovere il potenziamento della strumentazione e della dotazione finanziaria dell'Unione europea, finalizzato al sostegno dell'economia, attraverso l'adozione di misure e la sperimentazione di strumenti che svolgano una funzione anticiclica;
    a creare un fronte comune con i governi disponibili a porre con forza negli organismi della governance europea, il tema della revisione dei trattati europei, a partire dal fiscal compact, del tutto arbitrari ed assurdi, ottenendo la convocazione di una Conferenza europea per definire le necessarie modifiche;
    a promuovere una discussione in sede europea per ridurre la soglia di saldo commerciale eccessivo e per introdurre penalizzazioni analoghe a quelle previste per lo sforamento dei saldi obiettivo di finanza pubblica;
    a promuovere iniziative volte a contrastare l'evasione e l'elusione fiscale a livello europeo, e a garantire un maggior coordinamento dei sistemi fiscali nell'Unione europea, al fine di ridurne la dannosa concorrenza fiscale;
    a sostenere l'utilizzo di eurobond per far ripartire gli investimenti pubblici europei in infrastrutture e sulla green economy, nonché a sostenere la domanda aggregata in modo da rilanciare uno sviluppo sostenibile e l'occupazione;
    a sostenere, inoltre:
     a) l'attuazione di una dimensione sociale dell'Unione europea, incluso un meccanismo di reddito minimo garantito e un regime di indennità minima di disoccupazione per l'area dell'euro;
     b) l'inclusione del meccanismo europeo di stabilità (MES) nel diritto dell'Unione e un nuovo approccio nei confronti degli eurobond;
     c) una capacità di bilancio dell'area dell'euro in particolare per finanziare azioni anticicliche, riforme strutturali o parte della riduzione del debito sovrano;
   in riferimento al mercato unico:
    ad opporsi all'approvazione delle misure contenute nel documento della Commissione europea denominato Capital Markers Union;
    in considerazione dello storico accordo globale sul clima, COP 21 raggiunto a Parigi, ad assumere iniziative per limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi centigradi, e a proporre in sede di completamento del mercato unico, nell'ambito dell'unione dell'energia, l'adozione di azioni sempre più decise in termini di mitigazione, adattamento e finanza garantendo un forte sostegno con le necessarie risorse finanziarie alla riconversione delle imprese e al ristoro delle eventuali perdite e dei danni, al fine di velocizzare, in tutti i Paesi membri dell'Unione europea l'obbligata fase di transizione verso un'economia a bassa emissione di carbonio che contempli una quota crescente di energie rinnovabili e l'abbandono dei combustibili fossili, nonché rendere sostenibile a lungo termine il consolidamento e lo sviluppo ulteriore dell'obiettivo;
    inoltre, ad attivarsi nell'implementazione della strategia per l'Unione europea dell'energia affinché:
     1) gli Stati membri adottino opportune forme di fiscalità ambientale che rivedano le imposte sull'energia e sull'uso delle risorse ambientali nella direzione della sostenibilità, anche attraverso la revisione della disciplina delle accise sui prodotti energetici in funzione del contenuto di carbonio (carbon tax), al fine di accelerare la conversione degli attuali sistemi energetici verso modelli a emissioni basse o nulle, con particolare riferimento alle fonti rinnovabili;
     2) vengano rapidamente ridotti e quindi azzerati, i sussidi e i finanziamenti pubblici alle fonti fossili climalteranti che vengono elargiti annualmente, in particolare a partire da industrie del carbone, petrolio e gas;
     3) sia garantita, nell'ambito degli interventi comunitari per sostenere la povertà energetica e la vulnerabilità dei consumatori, una tariffazione elettrica equa e in grado di garantire le fasce più deboli dei consumatori;
    ad adoperarsi affinché, nell'iter di implementazione della strategia unica del mercato digitale:
     1) venga adottato un approccio basato sull'evidenza, la crescita economica e l'aumento dell'occupazione tenendo in debito conto le specificità del settore cinematografico e audiovisivo;
     2) sia incoraggiata la formazione di un quadro politico dell'Unione che sostenga la creatività, promuova gli investimenti nel settore della produzione e distribuzione di contenuti creativi in Europa e garantisca un compenso equo ed adeguato a tutti i relativi titolari di diritti e soggetti coinvolti:
     3) venga definito quanto prima un quadro normativo di armonizzazione fiscale che allinei le aliquote IVA dei prodotti digitali a quelle dei loro corrispettivi materiali ed in particolare nell'ipotesi dell’e-book;
     4) sia assicurato un coordinamento più efficace dello spettro radio e la definizione di criteri comuni a livello dell'Unione europea per l'assegnazione dello spettro a livello nazionale;
     5) si intervenga sul fronte dell'alfabetizzazione digitale e dell'inclusione digitale anche attraverso il finanziamento di nuovi programmi europei tesi ad introdurre nuove modalità didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado e soluzioni intelligenti basate sulle telecomunicazioni per affrontare le grandi sfide del futuro come la riduzione dei consumi energetici, il miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti e dei disabili (e-health), l'utilizzo dei servizi digitali pubblici (e-government);
     6) sia aumentato il plafond degli stanziamenti su ricerca e innovazione nel settore delle telecomunicazioni ed utilizzato lo strumento dell’equity-crowdfunding come fonte di cofinanziamento dei progetti europei per lo sviluppo;
   in riferimento al referendum nel Regno Unito:
    ad adoperarsi, nell'ambito della discussione sulle richieste del Regno Unito relative al proprio rapporto con l'Unione europea, affinché prevalgano le ragioni per un rafforzamento complessivo dell'Unione che ne porti ad un livello superiore l'unità sociale, politica ed economica attraverso una profonda ridefinizione delle sue regole e dei trattati che consentano all'Europa di dare risposte unitarie e condivise sui temi della crescita, del fenomeno immigratorio, della sicurezza cancellando le nefaste politiche basate sull'austerità e sugli interessi primari della finanza a scapito del benessere dei popoli ed evitando risposte frammentarie e unilaterali dei vari Stati membri, scongiurando nel contempo l'avvio di un pericoloso processo di disgregazione.
(6-00184) «Scotto, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Duranti, Daniele Farina, Fassina, Claudio Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Gregori, Kronbichler, Marcon, Melilla, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaratti, Zaccagnini».


   La Camera,
   premesso che:
    le comunicazioni rese dal Presidente del Consiglio alla vigilia dell'ennesimo, decisivo, Consiglio Europeo in cui dovranno essere deliberate le nuove politiche dell'Unione europea in materia di lotta al terrorismo, gestione del flussi migratori, futuro dell'integrazione europea, negoziati con il Regno Unito al fine di scongiurare il cosiddetto Brexit, ovvero l'uscita della Gran Bretagna dalla famiglia dell'Europa comunitaria, ed eventuale rinnovo delle sanzioni alla Russia;
    evidenziata la necessità di non abdicare ai nostri valori e di raccogliere conseguentemente la sfida lanciata alla libertà e sicurezza dei popoli europei da terroristi jihadisti non di rado nati nel nostro Continente ed in possesso della cittadinanza di uno Stato membro dell'Unione, e quindi in grado di circolare liberamente nell'area Schengen;
    sottolineata la sempre più pressante esigenza di rafforzare il presidio comune delle frontiere esterne dell'Unione europea e l'urgenza di porre finalmente in essere politiche serie di respingimento assistito dei migranti clandestini verso le loro terre d'origine, anche al fine di stabilire un'efficace deterrenza che scoraggi in qualche modo i flussi diretti dal Sud del Mediterraneo e dall'Asia verso il nostro Continente;
    apprezzato il tentativo fatto dal nostro Governo di sottrarre al Coreper il compito di decidere dell'eventuale proroga delle sanzioni contro la Federazione Russa, per dedicarvi una riflessione politica al più alto livello e cercare di far valere le argomentazioni della ragionevolezza nei confronti di chi intende tuttora isolare Mosca dal resto della comunità internazionale;
    evidenziando la gravità del momento storico, che è caratterizzato dalla presenza di una diffusa conflittualità, che ha altrettanti epicentri in Libia e nella regione a cavallo tra Siria ed Iraq;
    esprimendo preoccupazione per le voci, sempre più insistenti, che concernono l'avvio in Francia di preparativi per la conduzione di un'offensiva aerea contro i territori libici caduti nelle mani del Daesh;
    prendendo altresì atto delle modalità prescelte dal Governo del Regno Unito per rinegoziare a proprio vantaggio i termini della sua appartenenza all'Unione europea, come alternativa all'uscita pura e semplice dal consesso,

impegna il Governo:

   ad esigere l'adozione in ambito europeo di politiche di maggior rigore nei confronti dei flussi migratori illegali, incentrate sul più efficace controllo delle frontiere terrestri e marittime dell'Unione europea, anche con il rapido allestimento di corpi armati «federali» in grado di agire come guardia costiera comune; e la pratica più puntuale e diffusa dei respingimenti assistiti;
   a condizionare la concessione di eventuali aiuti pubblici europei ai Paesi in via di sviluppo alla loro disponibilità a riaccogliere i migranti economici clandestini che hanno raggiunto l'Europa;
    a proporre il ripristino dei controlli anche alle frontiere interne, sospendendo di fatto gli accordi di Schengen almeno per una fase transitoria e sperimentale di un triennio, allo scopo di creare maggiori ostacoli alla circolazione dei terroristi jihadisti entrati in possesso di cittadinanza degli Stati membri dell'Unione europea;
   a promuovere la causa della maggiore condivisione tra le agenzie europee d’intelligence dei dati sensibili in loro possesso ai fini del più efficace contrasto della specifica minaccia terroristica;
   a rinnovare e sostenere, comunque, qualsiasi proposta nell'ambito dell'imminente vertice europeo che tenda a sottrarre le spese per la sicurezza al calcolo dei traguardi di finanza pubblica da rispettare in base a quanto stabilito dagli Accordi di Maastricht;
   a dimostrare maggiore generosità nei confronti delle richieste fatte dalla Francia dopo gli attacchi del 13 novembre 2015 a Parigi, per concorrere alla distruzione del sedicente Califfato o quanto meno stabilire una credibile dissuasione nei suoi confronti, che ne convinca i vertici a non incoraggiare ulteriori attacchi all'Europa;
   ad osservare con attenzione la strategia negoziale che presceglierà il Governo britannico per modificare a proprio vantaggio alcuni assetti normativi europei di suo interesse, anche allo scopo di adottarne in futuro una analoga;
   a dimostrare fermezza in ambito europeo nei confronti dei tentativi che verranno fatti per rinnovare di almeno sei mesi le sanzioni dell'Unione europea alla Federazione russa, anche a costo di fare dell'Italia l'unico Paese ad opporvisi;
   qualora evitare il rinnovo delle sanzioni contro la Russia si riveli comunque impossibile, a perseguirne l'alleggerimento e la rimodulazione.
(6-00185) «Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini, Simonetti».


   La Camera,
   premesso che:
    in seguito agli attentati terroristici di Parigi del 13 novembre 2015 l'Unione europea deve intensificare ancora di più la sua azione contro il terrorismo e il Consiglio europeo, nella riunione del 17 e 18 dicembre 2015 discuterà il punto sull'attuazione delle decisioni adottate in risposta alla crisi migratoria e dei rifugiati e si accorderà su ulteriori orientamenti;
    il Consiglio europeo affronterà la discussione sulla relazione dei presidenti sull'Unione economica e monetaria e, a seguito della comunicazione della Commissione, affronterà l'obbiettivo di «Migliorare il mercato unico: nuove opportunità per i cittadini e le imprese», esaminerà il completamento del mercato unico europeo in tutte le sue dimensioni, tra le quali figura anche l'Unione dell'energia che è dotata di una politica lungimirante in materia di clima, mercato unico digitale e Unione dei mercati dei capitali;
    il primo ministro Cameron ha indicato i quattro ambiti in cui richiederà riforme per rispondere alle preoccupazioni del popolo britannico in merito all'appartenenza del Regno Unito all'Unione europea argomento quest'ultimo che verrà affrontato dal Consiglio europeo discutendo la situazione e affrontando alcune delle rimanenti questioni politiche prima che possa essere adottata una proposta concreta in febbraio;
    i capi di Stato o di governo si concentreranno tuttavia sulle sfide in materia di sicurezza cui è confrontata l'Unione europea e discuteranno un riesame della strategia europea in materia di sicurezza facendo il punto dei lavori in corso nella lotta al terrorismo;
    dall'inizio del 2013 le questioni della radicalizzazione e dei combattenti terroristi stranieri figurano regolarmente tra i punti all'ordine del giorno del Consiglio dell'Unione europea e del Consiglio europeo, i quali hanno sviluppato una risposta globale comprendente linee d'azione a livello sia interno che esterno ma soprattutto dopo gli attentati terroristici di Parigi del gennaio 2015, l'Unione europea ha deciso di rafforzare la sua risposta e di accelerare l'attuazione delle misure concordate;
    il 12 febbraio scorso i leader dell'Unione europea hanno tenuto un dibattito sulla via da seguire e hanno concordato una dichiarazione per orientare i lavori dell'Unione europea e degli Stati membri nei mesi successivi. In tale dichiarazione hanno chiesto misure specifiche, concentrate su tre settori di intervento:
     garantire la sicurezza dei cittadini;
     prevenire la radicalizzazione e tutelare i valori;
     cooperare con i partner internazionali;
    la dichiarazione dei leader dell'Unione europea si è basata sui lavori svolti dai ministri dell'interno, della giustizia, dell'economia e degli affari esteri nei mesi precedenti e già nel mese di giugno 2015 i capi di Stato e di governo dell'Unione europea hanno rilevato che la piena attuazione delle misure definite nella dichiarazione rappresentava ancora una priorità;
    nel giugno 2013 il Consiglio «Giustizia e affari interni» ha approvato una serie di proposte d'azione e il Consiglio ha inoltre invitato il coordinatore antiterrorismo a presentare una relazione sull'attuazione di queste misure nella sessione del dicembre 2013;
    nella relazione il coordinatore antiterrorismo ha individuato quattro settori in cui l'azione dell'Unione europea a sostegno degli sforzi degli Stati membri risulterebbe di particolare importanza:
     prevenzione;
     scambio di informazioni sull'individuazione e la rilevazione degli spostamenti;
     risposta sul piano della giustizia penale;
     cooperazione con i paesi terzi;
    nella riunione del Consiglio europeo dell'agosto 2014 gli Stati membri hanno chiesto una più rapida attuazione delle misure nei quattro settori prioritari summenzionati e una proposta relativa a ulteriori azioni;
    i ministri della giustizia e degli affari interni continuano a tenere discussioni periodiche sulla questione dei combattenti stranieri e, nel secondo semestre del 2014, hanno concordato sui seguenti punti:
     urgenza di mettere a punto la direttiva PNR dell'Unione europea, chiedendo al Parlamento europeo di adottare quanto prima la sua posizione sul progetto di direttiva;
     necessità di migliorare i controlli alle frontiere esterne dello spazio Schengen;
     necessità di migliorare la risposta giudiziaria e, in particolare, di aggiornare la decisione quadro sulla lotta al terrorismo;
     necessità di migliorare lo scambio di informazioni, evidenziando il ruolo di Europol ed Eurojust;
     varie azioni specifiche per accelerare l'attuazione delle misure esistenti;
    a seguito degli attentanti terroristici di Parigi del gennaio 2015, i ministri della giustizia e degli affari interni hanno rilasciato una dichiarazione comune che è servita da spunto per la dichiarazione dei leader dell'Unione europea del 12 febbraio, che chiedeva diverse misure interne tra cui:
     adozione di un quadro PNR dell'Unione europea;
     pieno utilizzo dell'attuale quadro Schengen, anche per controlli sistematici dei cittadini dell'Unione europea alle frontiere esterne;
     miglioramento della condivisione delle informazioni tramite Europol ed Eurojust;
     lotta al traffico illecito di armi da fuoco e al finanziamento del terrorismo;
     cooperazione con il settore di Internet per rimuovere contenuti estremisti;
     formulazione di efficaci controargomentazioni per prevenire la radicalizzazione;
    nella sessione del marzo 2015, i ministri hanno discusso l'attuazione delle misure concordate nelle recenti dichiarazioni. Si sono concentrati in particolare sui seguenti aspetti:
     applicazione rafforzata del quadro Schengen: i ministri hanno convenuto di attuare controlli sistematici basati su valutazioni dei rischi entro giugno 2015;
     contenuti Internet che promuovono l'estremismo violento o il terrorismo: hanno chiesto a Europol di istituire un'unità UE addetta alle segnalazioni su Internet entro luglio 2015;
     traffico di armi da fuoco: hanno invitato la Commissione ed Europol ad avanzare proposte sulle modalità con cui contrastare il traffico di armi da fuoco e migliorare lo scambio di informazioni e la cooperazione operativa;
     direttiva PNR dell'Unione europea: i ministri hanno convenuto di dialogare attivamente con il Parlamento europeo per compiere progressi decisivi nei prossimi mesi;
    nel maggio 2015 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno adottato nuove norme per prevenire il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Tali norme mirano a proteggere i cittadini e a salvaguardare il mercato interno dell'Unione europea facendo in modo che i sistemi finanziari dell'Unione europea non siano utilizzati a fini terroristici e per il riciclaggio di denaro;
    nell'ottobre 2015 il Consiglio ha altresì adottato conclusioni sul rafforzamento delle misure per combattere il traffico di armi da fuoco e i ministri hanno inoltre adottato conclusioni sul rafforzamento della risposta della giustizia penale alla radicalizzazione che porta al terrorismo e all'estremismo violento;
    nella sessione di dicembre i ministri degli affari interni hanno approvato il testo di compromesso concordato con il Parlamento europeo sulla proposta di direttiva UE sui dati PNR;
    nella sessione del 20 ottobre 2014 i ministri degli affari esteri hanno adottato la strategia dell'Unione europea in materia di antiterrorismo e combattenti stranieri incentrata su Siria e Iraq. Tale strategia presenta un approccio a largo raggio che copre numerosi settori prioritari di azione e un'ampia gamma di strumenti. I settori prioritari considerati comprendono:
     dimensione politica: sostenere le autorità irachene e l'opposizione moderata in Siria;
     prevenzione: collaborare con i paesi terzi da cui provengono i combattenti stranieri, creare capacità in materia di comunicazione strategica;
     perseguimento: migliorare la cooperazione con i paesi terzi per individuare le reti di reclutamento e i combattenti stranieri, rafforzare la sicurezza alle frontiere nei paesi intorno alla Siria e all'Iraq;
     protezione: creare capacità regionali in materia di sicurezza aerea e prevenire la fuoriuscita di armi dalla Siria e dall'Iraq;
     risposta: creare capacità nella regione per rispondere agli attacchi terroristici;
     dialogo con i principali partner: dialogare con i partner regionali e con gli altri partner principali e sostenere l'attuazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU da parte di tutti i paesi;
    a seguito degli attacchi terroristici di Parigi, nella sessione del 19 gennaio 2015, i ministri degli affari esteri hanno tenuto un dibattito su ulteriori azioni per contrastare il terrorismo e hanno convenuto che si dovrebbe agire al fine di:
     migliorare lo scambio di informazioni in materia di sicurezza con i paesi partner;
     rafforzare la cooperazione con i paesi arabi e del Mediterraneo;
     moltiplicare gli sforzi per far fronte ai conflitti aperti e alle crisi;
    a seguito degli attacchi terroristici di Parigi, nella sessione del 19 gennaio 2015 i ministri degli affari esteri hanno tenuto un dibattito su ulteriori azioni per contrastare il terrorismo e hanno convenuto che si dovrebbe agire al fine di:
     migliorare lo scambio di informazioni in materia di sicurezza con i paesi partner;
     rafforzare la cooperazione con i paesi arabi e del Mediterraneo;
     moltiplicare gli sforzi per far fronte ai conflitti aperti e alle crisi;
    il dibattito è proseguito nella sessione del Consiglio «Affari esteri» del 9 febbraio 2015, durante la quale i ministri hanno adottato conclusioni sulla lotta al terrorismo;
    in seguito ai recenti attentati di Parigi e Ankara, i leader del G20 hanno adottato una dichiarazione sulla lotta al terrorismo in occasione del vertice del 16 novembre 2015. Essi hanno sottolineato la necessità di affrontare:
     i canali di finanziamento del terrorismo;
     le condizioni che favoriscono il terrorismo, inclusi la radicalizzazione e il reclutamento;
     la minaccia rappresentata dal flusso crescente di combattenti terroristi stranieri;
    tali conclusioni sono servite da spunto alle discussioni svoltesi il 12 febbraio nella riunione informale dei capi di Stato e di governo dell'Unione europea. I leader dell'Unione europea hanno convenuto sull'esigenza di un'azione esterna volta, tra l'altro, a:
     rafforzare il dialogo con i paesi terzi sulle questioni relative alla sicurezza;
     promuovere la cooperazione con l'ONU e nell'ambito di altre iniziative globali e regionali;
     affrontare le crisi e i conflitti in corso;
    per quanto riguarda la strategia regionale relativa alla Siria e all'Iraq e alla minaccia rappresentata dal Daesh, il 16 marzo 2015 il Consiglio «Affari esteri» ha provveduto ad adottarla;
    dopo gli attentati terroristici di Parigi del 13 novembre 2015, la Francia ha chiesto agli Stati membri assistenza bilaterale ai sensi dell'articolo 42, paragrafo 7 del trattato sull'Unione europea (TUE). Nella sessione del 17 novembre i ministri della difesa dell'Unione europea hanno espresso sostegno unanime e disponibilità a contribuire. L'articolo 42, paragrafo 7 del TUE prevede che gli Stati membri dell'Unione europea sono tenuti a prestare «aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso» a qualsiasi paese che «subisca un'aggressione armata nel suo territorio». Ciò non pregiudica «il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri». È la prima volta che si fa ricorso all'articolo 42, paragrafo 7 del TUE,

impegna il Governo:

   ad utilizzare il potenziale ed estendere il mandato, le risorse e le capacità dell'Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea al fine del miglior coordinamento e della migliore efficacia dell'azione di contrasto realizzabile dai Paesi membri;
    a proporre e sostenere in sede europea la creazione di appositi protocolli di scambio di informazioni tra intelligence dei Paesi dell'Unione europea, finalizzati anche alla creazione di un tavolo di confronto permanente sul tema del terrorismo e a proporre e favorire la creazione di un organismo che possa improntare la propria azione sul modello di quanto realizzato nel nostro Paese dal Comitato di analisi strategica antiterrorismo;
    a investire la Commissione europea ed il Consiglio dell'Unione europea della missione di istituire nuovi e più efficaci protocolli, la cui applicazione divenga effettiva, al fine di rafforzare la capacità di adottare standard e protocolli comuni di reazione e cyber difesa, anche per il tramite dell'Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell'informazione;
    a proporre di apprestare un più efficace contrasto ai foreign fighters, anche perseguendo un maggiore coordinamento e uno scambio di informazioni con i partner europei;
    a proporre l'organizzazione di un tavolo negoziale sulla crisi in Siria che riunisca i rappresentanti dei Governi di Siria, Russia, Stati Uniti, Iran e dell'Unione europea allo scopo di elaborare un percorso per la stabilizzazione del Paese, eventualmente anche attraverso la promozione di una collaborazione tra gli attori già impegnati nel contrasto dell'ISIS nel territorio siriano, volto al raggiungimento di un accordo tra le fazioni siriane sul futuro assetto istituzionale della Siria nel dopoguerra, finalizzato anche alla riduzione del fenomeno dei foreign fighters;
    ad incentivare i Paesi dell'Unione europea ad adoperarsi per bloccare il flusso illecito di armi e «foreign fighters» verso la Libia, sia tramite un rafforzamento in tal senso della sorveglianza marittima, sia tramite iniziative di collaborazione con i Paesi confinanti con la Libia allo scopo di assicurare un maggiore controllo dei confini;
    a proporre una maggiore armonizzazione delle procedure tra le varie istituzioni che indagano sul fenomeno terroristico.
(6-00186) «Turco, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni».


   La Camera,
   sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione ordinaria del Consiglio europeo del 17 e 18 dicembre 2015;
   visto l'ordine del giorno della riunione del Consiglio europeo di dicembre che prevede che i Capi di Stato e di Governo discutano della lotta al terrorismo a seguito degli attentati terroristici di Parigi del 13 novembre 2015, la crisi migratoria e dei rifugiati per fare il punto sull'attuazione delle decisioni adottate e definire ulteriori strategie per il futuro, il completamento dell'Unione economica e monetaria, il completamento del mercato unico europeo in tutte le sue dimensioni incluso l'unione dell'energia e infine il referendum nel Regno Unito;
   premesso che:
    appena dopo i tragici fatti parigini i ministri dell'interno dei Paesi dell'Unione europea si sono riuniti e hanno sostanzialmente concordato di rafforzare la lotta contro il terrorismo jihadista attraverso un maggiore controllo delle frontiere esterne, il blocco dei contenuti trasmessi dagli estremisti su Internet, nonché sulla necessità di migliorare il sistema di raccolta dati che i viaggiatori forniscono alle compagnie aeree (il cosiddetto PNR);
    la presenza di combattenti stranieri (foreign terrorist fighters), spesso definiti come «volontari stranieri», si è palesata tragicamente soprattutto tra le file dei miliziani ribelli che si oppongono alle truppe governative siriane. Questi combattenti, spesso giovanissimi, provengono in massima parte dall'Europa e sono nati nei Paesi dell'Unione europea, figli di immigrati storici integrati in Europa da decenni;
    la via del reclutamento passa soprattutto attraverso il web e consiste in un processo capillare di indottrinamento, selezione, fidelizzazione e invio nel Califfato, gestito da rappresentanti dell'Islam radicale non più attraverso la frequentazione di moschee radicali (già sotto sorveglianza), ma anche nelle carceri, nelle palestre o alle manifestazioni;
    è bene comunque ricordare, tra l'altro, che quando si parla di terrorismo, il nemico è sostanzialmente da cercare in casa e non necessariamente in ambienti islamici o religiosi. Secondo Europol, infatti, meno dell'1 per cento degli attentati terroristici nei Paesi dell'Unione europea è stato compiuto in nome di un dio, mentre è stata principalmente l'ideologia politica o una rivendicazione secessionista ad armare la mano degli attentatori in circa 5300 attacchi – pianificati, tentati o riusciti – censiti in Europa tra il 2006 e il 2013;
    sempre più sovente emerge il tema della connessione tra elementi della criminalità organizzata, anche italiana, ed alcune organizzazioni terroristiche di matrice islamica che si esplica nel transito delle droghe verso l'Europa dall'Asia minore e dal vicino Oriente, nel contrabbando delle opere d'arte antiche e nella tratta degli esseri umani, fattori che si legano alle rotte del traffico illegale delle armi. Il problema nella fase attuale è la ricerca di meccanismi che ne indeboliscano la trama;
    l'8 dicembre 2015 i negoziatori del Parlamento Europeo, del Consiglio e della Commissione sono giunti a un primo accordo nell'ottica dell'elaborazione di una prima direttiva europea in materia di sicurezza cibernetica (cybersecurity) con la finalità di «migliorare le capacità di risposta e la cooperazione tra gli Stati Membri» e «[...] richiedere ai fornitori di servizi essenziali quali energia, trasporti, servizi bancari e sanitari e ai fornitori di servizi digitali essenziali quali i motori di ricerca e i fornitori di servizi di cloud computing di adottare misure di sicurezza adeguate e di segnalare eventuali incidenti alle autorità nazionali». In attesa dell'approvazione della suddetta direttiva sarebbe opportuno e auspicabile elaborare fin da subito un piano europeo per la protezione della sicurezza cibernetica evitando, tuttavia, il proliferare di sistemi di sorveglianza di massa dell'attività svolta dai cittadini online e salvaguardando, per tal via, i diritti fondamentali degli stessi quali a titolo esemplificativo, privacy e libertà di espressione;
    i flussi migratori sono da sempre un fenomeno di difficile gestione e i recenti numeri li rendono di ancor più complessa gestione, anche in considerazione del collegamento con il terrorismo internazionale. Negli ultimi 15 anni oltre 31.000 persone hanno perso la vita cercando di raggiungere l'Europa. Di questi, 24.000 nel Mar Mediterraneo. Nello stesso periodo l'Unione europea ha speso 11,3 miliardi di euro per procedere a espulsione di migranti irregolari, a fronte dei 16 miliardi di euro spesi dai migranti per raggiungerla;
    attraverso due successive decisioni del Consiglio giustizia e affari interni e del Consiglio europeo nel corso del 2015 si è stabilito di ricollocare 160.000 richiedenti asilo dai Paesi maggiormente sottoposti alla pressione migratoria verso quelli con maggiori disponibilità o meno coinvolti dai flussi. Ad alcuni mesi dalle decisioni i numeri dei richiedenti asilo effettivamente ricollocati sono del tutto irrisori;
    l'Unione europea, su proposta della Commissione, si è impegnata a sostenere le iniziative della Turchia nei confronti dell'emergenza rifugiati con un aiuto straordinario di 3 miliardi. Al contempo si è stabilito di rilanciare il processo di adesione della Turchia all'Unione europea e di promuovere il dialogo di alto livello attraverso incontri più frequenti e strutturati, compresa l'organizzazione di due vertici all'anno;
    risultano ancora in essere sanzioni nei confronti della Russia, con pesanti conseguenze sul nostro made in Italy stimate in oltre 1,5 miliardi di euro, una riduzione delle esportazioni valutata nell'11,6 per cento rispetto al 2014, pari a circa 1,25 miliardi di euro, ed inoltre nel settore agroalimentare italiano fra agosto e ottobre 2015 si è registrata una riduzione delle esportazioni pari a circa 33,4 milioni di euro. Un danno grandissimo al made in Italy, perché sono stati colpiti sia prodotti che sono soggetti all'embargo, sia non direttamente soggetti all'embargo ma che comunque hanno avuto una riduzione dell'export;
    il rinnovo delle sanzioni economiche nei confronti della Russia, approvate formalmente il 22 giugno 2015 nella riunione dei ministri degli esteri in Lussemburgo fino al 31 gennaio 2016, dovranno essere ridiscusse a breve. In merito, come si apprende da agenzie di stampa, il Governo italiano sembra premere affinché la decisione sul rinnovo possa essere discussa a livello politico in una delle riunioni ministeriali o dai Capi di Stato e di Governo al Consiglio europeo, anziché dai rappresentanti diplomatici dei Ventotto e senza discussione come era previsto che succedesse al Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) del 9 dicembre 2015, benché, in quanto organo del Consiglio dell'Unione europea, esso svolga un ruolo fondamentale nell'elaborazione delle politiche dell'Unione europea, dato che gran parte dei negoziati tra gli Stati membri sulle decisioni da prendere si svolge al suo interno;
    risulta, tra l'altro, che gli Stati Uniti stiano esercitando pressioni presso tutti i governi europei per il rinnovo delle sanzioni contro la Russia, dopo che il 25 novembre 2015 il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva deciso di estendere quelle imposte oltre Atlantico. Tale richiesta si prefigura come palese ingerenza negli affari interni europei;
    dall'inizio del conflitto in Yemen l'entità degli aiuti umanitari stanziati dall'Unione europea e dagli Stati membri supera i 200 milioni di euro. Secondo stime dell'Onu, circa l'80 per cento degli abitanti dello Yemen non ha un accesso sufficiente a generi di prima necessità. In questo stato di cose appare insensato che, contestualmente all'invio di aiuti umanitari, si autorizzi altresì l'esportazione e la vendita, in quelle stesse zone, di bombe e altro armamento, in ultima analisi destinati ad aumentare le sofferenze di quel popolo;
    nelle conclusioni adottate dal Consiglio affari esteri e relazioni internazionali sullo Yemen il 16 novembre 2015, in linea di continuità con quanto già affermato il 20 aprile 2015, si ribadisce la forte preoccupazione dell'Unione europea per l'impatto delle ostilità in corso, gli attacchi indiscriminati contro le infrastrutture civili, le strutture sanitarie, le scuole e gli impianti idrici, i porti e gli aeroporti, nonché per l'uso di edifici civili a scopi militari, il presunto uso di munizioni a grappolo, le lotte sul terreno tra fazioni rivali e l'interruzione di servizi essenziali sulla popolazione civile, in particolare i bambini, le donne e altri gruppi vulnerabili;
    con la legge n. 118 del 2013 l'Italia ha ratificato il Trattato sul commercio delle armi dell'ONU, entrato in vigore a dicembre 2014, vincolandosi in tal modo agli impegni ivi contenuti. Tra le altre obbligazioni, il Trattato (Arms Trade Treaty – ATT) all'articolo 6 comma 3, prevede il divieto di autorizzare il trasferimento di armi convenzionali nel caso in cui, in fase di valutazione della richiesta, vi sia conoscenza che i materiali potrebbero essere utilizzati per commettere crimini contro l'umanità, violazioni delle convenzioni di Ginevra del 1949 o attacchi diretti a obiettivi o soggetti civili. L'Unione europea ha supportato e coadiuvato l'ONU nel processo negoziale che ha portato alla firma del predetto trattato e, attraverso la decisione del consiglio 2013/768/PESC finanzia il supporto tecnico necessario ad implementare l'accordo stesso per gli Stati che lo richiedano;
    l'Unione europea da lungo tempo promuove il controllo sulle esportazioni di armi. Nel 1998 è stato sottoscritto da tutti gli Stati dell'Unione un protocollo mirante a stabilire i principi da rispettarsi nell'esportazione di armi, incluso la produzione di un report annuale che ciascuno Stato membro deve stilare sui proventi e sulle destinazioni della vendita di armi. Il protocollo è stato poi rafforzato ed esteso nel suo campo di applicazione attraverso la posizione comune 2008/944/PESC e due decisioni del Consiglio 2009/1012/PESC e 2012/711/PESC;
    nel luglio 2015 è stato presentato il report «Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa» che mira a creare un coordinamento più stretto delle politiche economiche, sviluppare meccanismi concreti per coordinare e far convergere le politiche economiche e infine modificare la governance economica nella zona euro. Si prevede un percorso in tre fasi: la prima, senza modificare i trattati, intende promuovere la convergenza delle politiche fiscali completando l'Unione finanziaria e rafforzando la responsabilità democratica. Nella seconda fase, di completamento dell'Unione monetaria, si prevede l'istituzione di benchmark comuni e l'istituzione di un Tesoro per l'area euro. Infine la fase finale (entro il 2025) che prevede profonde modifiche di governance attraverso la revisione dei Trattati;
    l'unione fiscale non risolverebbe le asimmetrie macroeconomiche e gli squilibri generati dall'introduzione della moneta unica in Paesi con caratteristiche e dinamiche economiche molto diverse tra loro. Inoltre una unione fiscale non appare una ipotesi credibile nemmeno nel lungo periodo, per la resistenza dimostrata dagli Stati Membri a condividere i rischi o ad adottare misure efficaci contro elusione fiscale delle multinazionali;
    la creazione del Ministro delle finanze «europeo» causerebbe un'ulteriore cessione di sovranità nazionale all'Europa e perdita del controllo democratico sulle decisioni economiche;
    urge la necessità di politiche «anticicliche» efficaci per uscire dalla crisi, per combattere la disoccupazione, nonché la povertà che ormai è a livelli record, e per rilanciare la crescita e gli investimenti. Questi ultimi però richiedono ingenti investimenti pubblici che mal si conciliano con le politiche di austerità;
    le attuali regole del Patto di stabilità, rafforzandosi nel fiscal compact impediscono agli Stati di realizzare i necessari investimenti pubblici a sostegno dell'economia reale e della domanda interna, che risultano impraticabili per via dei vincoli di bilancio;
    le priorità imposte dal fiscal compact, quali ad esempio il pareggio di bilancio, contraddistinto da sciagurate politiche di austerità o riforme strutturali deleterie, nonché da privatizzazioni e dalla svendita del patrimonio pubblico, come ad esempio il fondo privatizzazioni in Grecia e la riforma delle banche popolari in Italia. A tutto ciò si aggiunge la volontà di attrarre investimenti privati – ad esempio attraverso il FEIS (cosiddetto Piano Juncker) – e l'ulteriore sviluppo dei mercati finanziari – come l'iniziativa CMU – che avranno quale unica conseguenza quella di ritardare la ripresa economica e, aumentando le ineguaglianze socio-economiche, non risolveranno i problemi di disoccupazione e di povertà;
    il 25 febbraio è stato presentato a Bruxelles il cosiddetto Pacchetto unione dell'energia, ovvero la Comunicazione della Commissione (COM(2015) 80 final) «Una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici». La Comunicazione definisce 15 punti di azione attraverso i quali raggiungere gli obiettivi di «migliorare la sicurezza, la sostenibilità e la competitività dell'approvvigionamento energetico». La strategia continua a essere incentrata sui combustibili fossili, mantiene il nucleare come elemento del mix energetico e non esplora appieno il potenziale dell'energia rinnovabile;
    il 25 febbraio scorso è stata altresì presentata a Bruxelles la Comunicazione COM(2015)82 final «Raggiungere l'obiettivo del 10 per cento di interconnessione elettrica. Una rete elettrica europea pronta per il 2020» volta a fissare gli obiettivi per l'interconnessione elettrica tra gli Stati membri senza però analizzare appieno l'impatto economico ambientale che la connessione comporterebbe;
    autorevoli ricerche, citate tra l'altro dalla Deutsche Bank, stimano che, oltre all'indubbio valore di sostenibilità ambientale, le fonti di energia rinnovabile hanno anche un potenziale economico rilevante. Infatti mentre il costo dell'energia elettrica continua a salire, quello dell'energia solare scende, con entrambi i trend che sembrerebbero confermati per gli anni a venire. A fronte di ciò, però, l'Unione europea continua a investire le risorse disponibili in energie non rinnovabili;
    nell'ottobre 2014 i leader dei 28 Paesi membri dell'Unione hanno raggiunto un accordo sul pacchetto energia e clima che prevede per il 2030: il taglio delle emissioni di CO2 del 40 per cento rispetto ai livelli del 1990 e una quota del raggiungimento del 27 per cento di produzione da fonti energetiche rinnovabili, entrambi target vincolanti a livello dell'Unione, mentre resta indicativo l'obiettivo del 27 per cento in materia di efficienza energetica,

impegna il Governo:

   a) a promuovere con gli altri Capi di Stato e di Governo la concentrazione delle risorse dell'Unione destinate alla lotta al terrorismo per migliorare la sicurezza interna dei cittadini europei attraverso il potenziamento sia delle reti di intelligence nazionale che del coordinamento e della collaborazione tra reti di intelligence, anche formando corpi d’élite, incluso a livello di Unione europea, che utilizzino appieno e sviluppino le capacità tecnico-operative attuali;
   b) a impegnarsi per concordare modalità efficaci per rafforzare le frontiere esterne dell'Unione, inclusa quella italiana, in modo da massimizzare la sicurezza senza ledere in alcun modo i diritti delle persone e preservando al contempo la libertà di circolazione interna all'Unione. In particolare vanno affinate le misure atte a rendere efficaci i controlli, incluso ciò che concerne i flussi migratori in entrata;
   c) ad attivarsi, con coerente severità, nelle opportune sedi, per la costruzione di una rete di intelligence che monitori le rotte dei traffici illeciti che finanziano il terrorismo internazionale al fine di definire efficaci azioni operative transnazionali;
   d) a proporre l'elaborazione di un piano europeo per la sicurezza cibernetica quale utile strumento per il contrasto al terrorismo internazionale nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini europei quali privacy e libertà di espressione, come riconosciuti nella Carta dei diritti dell'Unione europea e dalla giurisprudenza, anche recente, della Corte di giustizia dell'Unione;
   e) a definire un piano d'azione condiviso con gli altri Stati membri volto a contrastare il radicalismo e la propaganda jihadista attraverso il coinvolgimento attivo dei Paesi in cui si incentra il radicalismo e degli attori internazionali maggiormente interessati, quali la Lega Araba e l'Unione Africana, stabilendo con questi piani rivolti a uno sviluppo sostenibile di lungo periodo per questi Paesi miranti in primo luogo a incrementare il benessere sociale e la diffusione della cultura;
   f) a rappresentare nel consesso europeo la necessità di monitorare il movimento dei foreign terrorist fighters attraverso controlli effettivi delle frontiere e l'attivazione di sistemi di rilevazione che evidenzino le criticità e i «buchi» nel sistema delle norme di sicurezza e nell'emissione dei documenti di viaggio;
   g) ad attivarsi per l'adozione di norme comuni per il congelamento immediato di fondi o altri asset finanziari o risorse economiche di individui, gruppi o enti che finanziano, direttamente o indirettamente i foreign terrorist fighters;
   h) ad attivarsi in sede europea per sbloccare l’impasse relativo all'approvazione della direttiva sul Passenger name record (PNR) per la registrazione dei passeggeri sui voli nell'area Schengen i cui dati personali dovranno essere utilizzati esclusivamente per le finalità connesse a indagini penali o a operazioni di intelligence criminale, nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di tutela della privacy;
   i) a ridiscutere e definire un piano concreto da stilare sulla base dell'esperienza degli ultimi mesi, inteso a rendere efficaci le ricollocazioni già stabilite dai precedenti Consigli europei e a rivedere i criteri di selezione dei migranti da ricollocare e i presupposti su cui questi vengono mandati in altri Stati membri;
   j) a promuovere in sede europea quanto previsto dall'accoglimento della mozione n. 1-00605 del 18 dicembre 2014, ovvero l'impegno a revisionare l'accordo di Dublino III (regolamento n. 604/2013) tra l'altro istituendo punti adibiti alla richiesta d'asilo direttamente sui territori di partenza dei migranti, nonché corridoi umanitari per questi ultimi;
   k) a promuovere in sede europea l'adozione di norme per l'utilizzo di visti di ingresso per motivi umanitari;
   l) a richiedere all'Unione europea di farsi garante dei diritti posti a fondamento dell'Unione stessa nella predisposizione e gestione dei centri, o approcci, hotspot, e i relativi funzionari di supporto;
   m) a fare in modo che gli accordi dell'Unione con i Paesi di transito e di origine dei migranti siano incentrati sulla costituzione di un rapporto dialettico e collaborativo e non creino nuovi ostacoli per coloro che necessitano di protezione internazionale. Al contempo, a evitare di stringere accordi con Paesi che non hanno istituzioni democratiche o che violano i diritti umani. In questa chiave è altresì necessario potenziare le relazioni diplomatiche sia dell'Unione europea che degli Stati membri, per fronteggiare la crisi;
   n) a riavviare il progetto di creazione di un efficace Sistema europeo comune di asilo;
   o) a farsi promotore in sede europea della proposta di condizionare i tre miliardi di euro di aiuti alla Turchia a: 1) l'avvio di una missione dell'Unione europea in ambito PSDC tesa al monitoraggio della frontiera turco/siriana al fine di assicurare che effettivamente non vi sia passaggio del foreign fighters e l'esecuzione dell'embargo sulle armi e della compravendita di petrolio con Daesh; 2) l'immediato cessate il fuoco nei confronti dei curdi e delle loro organizzazioni, nonché la fine della repressione poliziesca nelle città del Kurdistan turco; 3) la riapertura del negoziato e del dialogo di pace con il PKK; 4) l'avvio di una inchiesta indipendente sulle stragi di Soruc (21 Luglio 2015), Ankara (10 ottobre 2015) e dell'assassinio del Presidente dell'Ordine degli avvocati di Diyarbakir Tahir Elci (28 novembre 2015) assicurando alla giustizia mandanti, complici ed esecutori; 5) la riapertura dei valichi tra la Turchia e la regione siriana del Rojava al fine di far affluire, sotto controllo internazionale, il necessario aiuto umanitario alla popolazione siriana;
   p) a promuovere e sostenere iniziative finalizzate alla revoca del reiterato regime di sanzioni alla Russia in scadenza a gennaio 2016, per evitare che vengano colpiti ancora più duramente gli interessi nazionali;
   q) ad attivarsi perché sia adottato ogni intervento necessario, in sede europea, al fine di garantire maggiori risorse per risarcire le imprese e i produttori europei danneggiati dall'embargo russo, prevedendo misure eccezionali per fronteggiare la situazione congiunturale venutasi a creare;
   r) ad attivare tutti gli opportuni canali diplomatici affinché l'alleato americano receda da ogni tipo di pressione o ingerenza in ordine a decisioni che devono essere assunte esclusivamente in ambito europeo, quali quelle che riguardano il regime sanzionatorio nei confronti della Russia;
   s) a stabilire in sede di Consiglio europeo le modalità per dare piena attuazione all'articolo 6, comma 3, del Trattato sul commercio delle armi dell'ONU (Arms Trade Treaty – ATT) e in particolare ad applicarle in connessione al conflitto in Yemen, prescrivendo in tal modo il divieto di autorizzare il commercio, il transito e il trasferimento di armi convenzionali come bombe o missili verso gli Stati coinvolti in conflitti, sui quali prolifera il terrorismo internazionale o a rischio di guerra civile, individuati come a rischio dall'ONU;
   t) a promuovere una normativa più puntuale, stringente ed efficace che renda effettivo per tutti gli Stati membri lo «stop» totale alla vendita di armi ai Paesi in conflitto o a quelli direttamente o indirettamente legati al terrorismo internazionale;
   u) ad interpretare l'articolo 7 del Trattato sul commercio delle armi dell'ONU considerando che il potenziale impatto di ogni trasferimento di armamenti alla coalizione a guida sunnita mette in pericolo la pace e la sicurezza e che le armi possano essere usate per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto internazionale umanitario o dei diritti umani;
   v) a porre in essere ogni iniziativa affinché l'UEM (Unione economica e monetaria) non si limiti ad essere uno sterile sistema di regole ma sostenga, nel quadro del bilancio dell'Unione, lo sviluppo e la coesione sociale in coerenza con i principi di uguaglianza e solidarietà tra gli Stati membri affrontando gli squilibri, le divergenze strutturali e le emergenze finanziarie direttamente connesse all'Unione monetaria, in un'ottica di cooperazione e solidarietà, senza compromettere le sue funzioni tradizionali di finanziamento delle politiche comuni;
   w) a promuovere le opportune modifiche al fine di accrescere il controllo democratico delle decisioni prese nell'Eurozona;
   x) ad attuare ogni iniziativa volta a arrestare le attuali fallimentari politiche neoliberiste e di austerità, che si basano sulla svendita di asset strategici e di rilevante utilità sociale, ovvero le politiche di privatizzazione, e sull'assurdo assunto che politiche di austerità possano rilanciare l'economia di un Paese;
   y) a intraprendere ogni iniziativa atta al superamento di una moneta comune che non sia permeabile alle differenti specificità economiche dei Paesi facenti parte dell'Eurozona attraverso l'avvio di negoziati tra i Paesi dell'Eurozona per lo smantellamento concordato e controllato della moneta unica o in alternativa, qualora non si trovi un accordo in tal senso, a prevedere nei trattati una procedura mirante a introdurre il diritto di recedere unilateralmente dalla partecipazione alla moneta unica e pertanto a riacquisire la piena sovranità monetaria, l'autonomia fiscale e monetaria degli Stati membri;
   z) a intraprendere ogni iniziativa volta a superare i vincoli posti dal fiscal compact, in primo luogo l'anacronistico e deleterio vincolo del 3 per cento nel rapporto deficit-PIL e a sostituire i target numerici con obiettivi macroeconomici e sociali basati su indicatori qualitativi che tengano conto del benessere sociale dei cittadini e che siano capaci di misurare lo sviluppo economico integrando nella analisi fattori ambientali e sociali, quali il Genuine Progress Indicator (GPI) o il benessere equo e sostenibile (BES), così come già previsto nella mozione n. 1/00951 a prima firma Busto, al fine di rilanciare l'economia del Paese, nonché aumentare l'occupazione, e infine sospendere la partecipazione dell'Italia al Meccanismo europeo di stabilità finanziaria (EMS);
   aa) a sostenere in sede europea l'obbligatorietà, per tutti i Paesi membri, di adottare politiche di sostegno economico delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa, mediante l'istituzione di strumenti come il reddito di cittadinanza;
   bb) ad attivarsi per la ridiscussione dell'obiettivo minimo di efficienza energetica da raggiungere entro il 2030, innalzandolo ad almeno il 30 per cento, incrementando significativamente il numero delle riqualificazioni energetiche degli edifici pubblici;
   cc) nell'ambito delle prerogative a esso riservate, a impegnarsi per rimandare il raggiungimento dell'obiettivo minimo di interconnessione dell'energia elettrica tra gli Stati fissato al 10 per cento alla previa creazione di adeguate reti di trasmissione dell'energia prodotta localmente, al fine di favorire la programmazione di impianti di generazione distribuita da fonti energetiche rinnovabili e di smart grid;
   dd) ad agire, per quanto di competenza, al fine di escludere espressamente la possibilità di concedere qualsiasi forma di incentivazione, inclusi gli aiuti di Stato, alla produzione di energia da fonti non rinnovabili e contestualmente a riaffermare il divieto di qualsiasi pratica di fracking per l'estrazione di gas.
(6-00187) «Battelli, Luigi Di Maio, Fraccaro, Nesci, Petraroli, Vignaroli, Crippa, Brescia, Del Grosso, Di Battista, Manlio Di Stefano, Grande, Scagliusi, Sibilia, Spadoni, Basilio, Paolo Bernini, Corda, Frusone, Tofalo, Cariello, Caso, Castelli, D'Incà, Sorial, Nicola Bianchi, Carinelli, De Lorenzis, Dell'Orco, Liuzzi, Paolo Nicolò Romano, Spessotto».


   La Camera,
   premesso che:
    gli attentati terroristici di Parigi, ideati e compiuti da cittadini regolarmente residenti sul territorio europeo, e che all'interno dello stesso circolavano liberamente, mostrano ancora una volta quanto il contrasto al terrorismo – che si muove su scala europea – non possa che avvenire a livello europeo;
    il terrorismo che attualmente minaccia gli Stati ed i cittadini europei è di matrice islamica e trova il proprio fondamento ideologico, ma anche spesso finanziario e operativo, all'interno dell'autoproclamatosi Stato Islamico dell'Iraq e della Siria (Isis). L'Isis ad oggi, a seguito del vuoto di potere che si è creato nel Paese dopo l'intervento occidentale contro il regime di Gheddafi, ha conquistato anche alcune città libiche, avvicinandosi sempre di più alle coste italiane e moltiplicando le minacce all'Italia e ad altri Paesi europei;
    il terrorismo rappresenta una minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità di ciascun Paese, ma soprattutto ai diritti e alla libertà dei suoi cittadini. Gli attentatori radicali islamici, che sono spesso kamikaze, sono animati dalla volontà di arrecare distruzione e morte in maniera indiscriminata, coinvolgendo ogni fascia della popolazione, ogni ambiente, ogni simbolo del cosiddetto stile di vita occidentale. Il terrorismo è un atto criminale ingiustificabile in qualsiasi circostanza;
    malgrado le accresciute misure di sicurezza a livello nazionale, europeo e internazionale, nonché la crescente cooperazione tra i Paesi europei ed extra europei, la minaccia terroristica in territorio europeo rimane altissima, come gli allarmi e le operazioni di polizia che si susseguono in tutte le principali città europee, a cominciare da Bruxelles, in cui risiedevano molti degli attentatori di Parigi, dimostrano;
    inoltre, la minaccia posta dai cittadini europei radicalizzati, molti dei quali sono anche foreign fighters, ovvero si sono recati all'estero per addestrarsi e combattere tra le fila dell'Isis, è destinata a persistere nei prossimi anni. Per rispondere efficacemente a tale problematica occorrono un approccio globale e un impegno a lungo termine. Per questo, la responsabilità di combattere il terrorismo non può spettare ai soli Stati membri. L'Unione europea può e deve svolgere un ruolo di primo piano, data la natura europea e al contempo transfrontaliera della minaccia;
    la lotta contro lo stato islamico, per essere forte e credibile, richiede leadership. E la leadership richiede la capacità e la responsabilità di prendere decisioni, anche quando sono difficili. Una caratteristica che l'Europa, soprattutto sul fronte internazionale, non sembra mostrare;
    l'unica decisione di politica estera di un qualche significato presa dall'Europa è stata quella di farsi del male da sola, colpendo la Federazione russa con le sanzioni. Opporsi alle sanzioni non significa acquiescenza nei confronti di quanto avvenuto in Ucraina e in Crimea, ma non era quella la risposta in un tale momento di crisi;
    il Consiglio europeo del 17-18 dicembre 2015, deve essere l'occasione per rilanciare l'azione del nostro Paese e dell'intera Europa sul fronte della lotta al terrorismo e sul piano internazionale in generale, soprattutto con riguardo allo scenario mediterraneo e mediorientale;
    con riferimento ai provvedimenti che il Governo intende adottare in tema di sicurezza per far fronte alla minaccia del terrorismo, quali il bonus degli 80 euro alle Forze dell'ordine e il bonus di 500 euro ai neo-diciottenni, finanziati come sempre in deficit, si rileva come questi rappresentino l'ennesimo sperpero di denaro pubblico, volto più ad acquisire il consenso che alla soluzione dei problemi, in questo caso rappresentati dalla minaccia terroristica;
    si rende quanto mai urgente un programma operativo volto a dare più sicurezza al popolo italiano, una sicurezza che tuteli libertà e necessità di reagire a un pericolo incombente, che cerca di insediarsi tra noi e vuole colpirci;
    a tal fine è necessario prevedere ulteriori misure in tema di sicurezza dei cittadini e di difesa del territorio, nonché stanziamenti economici immediati per il rinnovo dei contratti del comparto sicurezza-difesa. Attualmente gli organici delle Forze di polizia sono largamente al di sotto delle piante organiche, e i recenti provvedimenti di riforma della pubblica amministrazione non risolvono questa contrazione di forze che sta portando alla chiusura di numerosi uffici sul territorio e all'impoverimento della presenza dello Stato a difesa dei cittadini, in un momento di massimo pericolo;
    all'azione delle forze dell'ordine va poi affiancata una determinante azione di intelligence, che è necessario rafforzare, in particolare a livello europeo, attraverso lo scambio delle informazioni, anche per sorvegliare con la massima attenzione e continuità tutti i possibili luoghi di aggregazione dei terroristi;
    sul fronte della politica economica, si rileva un nuovo sprofondamento della congiuntura economica internazionale (Double dip) per cui non solo peggiora il Pil, ma aumenterà anche la disoccupazione, aumenteranno le spese per cassa integrazione e ammortizzatori sociali, peggioreranno ancor di più la produttività e la competitività, il debito pubblico continuerà ad aumentare, saranno necessarie nuove misure restrittive e l'Italia finirà nuovamente nel circolo vizioso fatto di aumento delle tasse, riduzione dei consumi, stagnazione e deflazione, che abbiamo già vissuto e ci auguravamo non tornasse;
    in questo quadro assolutamente oscuro e per niente incoraggiante – che si conosceva ancor prima degli attacchi di Parigi, ma che probabilmente da questi ultimi verrà peggiorato, come già successo con il caso Volkswagen – il Governo persevera a finanziare tutte le spese in deficit, come intende fare anche per la riduzione delle tasse, nel disprezzo delle norme di contabilità tanto italiane quanto europee,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni iniziativa volta a promuovere un'azione incisiva a livello europeo per fronteggiare la minaccia terroristica, sollecitando con forza un fattivo impegno degli Stati dell'Unione europea volto a rafforzare le frontiere esterne dell'Unione, attraverso l'intensificazione dei controlli di frontiera sia in mare che a terra nel Mediterraneo meridionale, sul Mar Egeo e lungo la «rotta balcanica»;
   a sollecitare un intervento decisivo dell'Unione europea volto ad affrontare la situazione alle frontiere esterne, fornendo adeguato sostegno agli Stati membri in prima linea, assicurando la ricollocazione e il rimpatrio dei migranti, e la costituzione di punti di crisi (hotspot) nei Paesi di provenienza, definendo un approccio comune europeo per la gestione del flusso dei rifugiati e dei migranti economici;
   a prendere posizione, e a farsi promotore di un intervento militare internazionale volto a contrastare l'ISIS, attraverso l'impiego di azioni mirate, sotto l'egida delle Nazioni Unite, coinvolgendo gli Stati Uniti, l'Europa, la Russia e i Paesi arabi;
   ad adottare ogni iniziativa a livello europeo volta ad implementare lo scambio di informazioni, evidenziando il ruolo di Europol ed Eurojust, e a prevedere una migliore e più efficace condivisione delle informazioni tra i diversi servizi di intelligence degli Stati membri;
   a potenziare nella misura necessaria le operazioni di intelligence per sorvegliare con la massima attenzione e continuità tutti i possibili luoghi di aggregazione dei terroristi e i centri di possibile radicalizzazione dei cittadini e residenti europei di fede musulmana;
   ad adottare iniziative, anche a livello europeo, volte a rafforzare il ruolo dell’intelligence, incrementando e velocizzando il reclutamento di esperti, individuati nell'ambito accademico e scientifico, in grado di contribuire a inquadrare le nuove minacce alla sicurezza. È necessario anche un rafforzamento delle garanzie funzionali, per evitare che il timore di conseguenze giudiziarie scoraggi le pratiche di infiltrazione o di prevenzione necessarie allo svolgimento del lavoro di intelligence;
   al fine di un generale contrasto allo Stato islamico e alla sua attività di propaganda e reclutamento online, a farsi promotore a livello europeo ed internazionale di accordi con gli operatori delle telecomunicazioni per rendere più rapidi i tempi di rimozione dei messaggi che l'Isis diffonde sul web, segnalare tempestivamente i casi di propaganda o minaccia a sfondo terroristico, nonché di vendita online di beni di ogni genere da parte dello Stato Islamico, così come a chiudere in tempi rapidissimi i canali di finanziamento online a cui l'Isis fa ricorso;
   a ridiscutere nell'ambito dell'Unione europea e a riconsiderare la posizione dell'Italia con riguardo alle sanzioni comminate alla Federazione russa perché controproducenti per la convivenza pacifica e dannose per l'economia anzitutto del nostro Paese, e ad adoperarsi affinché questo esempio sia seguito da un numero crescente di Paesi, riconoscendo alle parti implicate nel conflitto il diritto alla propria identità nazionale e all'autodeterminazione, al fine di raggiungere un accordo unanime che porti all'annullamento delle sanzioni in vigore contro la Federazione russa;
   a sollecitare ogni utile iniziativa dell'Unione europea volta a distinguere i profughi che scappano dalle guerre dai clandestini, che devono essere immediatamente espulsi. L'Italia in particolare deve giungere, nel quadro di una intesa europea, al varo di misure che consentano l'espulsione effettiva e rapida di chi entra illegalmente nel Paese. Ciò comporta la cessazione di ogni attività di trasporto di coloro che, non essendo profughi, sono da considerare clandestini che non hanno diritto all'ingresso. A tal fine è possibile introdurre misure per rendere più efficiente e veloce il lavoro delle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, anche aumentando il numero delle commissioni di selezione delle domande e prevedendo un rafforzamento del loro organico;
   ad offrire, come richiesto dalla stessa Europa, una cornice legale più solida alle attività negli hotspot, in particolare per permettere l'uso della forza per la raccolta delle impronte, prevedendo di trattenere più a lungo i migranti che rifiutano di farsi registrare;
   a promuovere ogni iniziativa a livello europeo volta a potenziare e valorizzare l'azione delle Forze dell'ordine dedite alla sicurezza dei cittadini, e, in particolare nella propria attività di governo, a prevedere stanziamenti economici immediati per il rinnovo dei contratti del comparto sicurezza-difesa, imposto anche dalla sentenza della Corte costituzionale del giugno scorso, nonché risorse per il riordino delle carriere e per il potenziamento degli organici delle Forze di polizia e del Corpo dei vigili del fuoco;
   a promuovere in ambito europeo e a realizzare nell'ambito della propria attività di Governo ulteriori misure in tema di sicurezza dei cittadini e di difesa del territorio quali:
    a) un maggiore impiego delle forze armate nella vigilanza di obiettivi fissi e nel controllo del territorio interno e nelle zone di confine, potenziando le operazioni in corso;
    b) dotare le Forze di polizia di armi non letali, per fornire una maggiore libertà di movimento, nell'attuazione delle loro azioni repressive nei confronti dei fenomeni criminali;
    c) realizzare un piano organico di controllo del territorio, introducendo procedure e strumenti di controllo più efficaci. Si pensi ad esempio all'assenza di metal detector nelle stazioni e nelle metropolitane italiane, alla presenza di migliaia e migliaia di varchi nel sistema del trasporto pubblico privi di qualsiasi forma di vigilanza, ai rischi che si corrono non soltanto dove ci sono obiettivi sensibili ma nelle aree particolarmente affollate, anche incoraggiando l'uso delle videocamere di sorveglianza a favore delle Forze dell'ordine;
    d) iniziative volte a prevedere la revoca della cittadinanza ai foreign fighters e a tutti i terroristi neo jihadisti, intervenendo per fare in modo che la cittadinanza venga revocata a chiunque abbia partecipato, a qualunque titolo, ad azioni riconducibili all'Isis e, in generale, al terrorismo di matrice jihadista;
    e) iniziative volte all'istituzione dell'albo-registro pubblico delle moschee e dell'Albo nazionale degli imam per regolamentare il crescente fenomeno della diffusione di moschee e per disciplinare la figura dell'imam.
(6-00188) «Brunetta, Vito, Bergamini, Ravetto, Garnero Santanchè, Gregorio Fontana, Occhiuto, Giacomoni, Russo».


   La Camera,
   udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla riunione del Consiglio europeo dei 17 e 18 dicembre 2015;
   premesso che:
    gli attentati di Parigi hanno messo in evidenza i rischi derivanti dall'impegno nella lotta al fondamentalismo islamico cui si trova esposta l'Europa;
    l'innalzamento dei livelli di sicurezza nel nostro Paese è un primo passo doveroso ma non esaustivo dell'impegno che l'Italia deve assumere nel contrasto al terrorismo di matrice islamica;
    in questo ambito appare di particolare rilievo la nostra posizione nello scenario internazionale e nelle iniziative di stabilizzazione che si stanno adottando al fine di tentare di risolvere le crisi istituzionali e sociali che stanno devastando numerosi Paesi;
    per quanto attiene al tema delle migrazioni, a partire dalla scorsa estate le rotte del Mediterraneo orientale e quella del cosiddetto corridoio balcanico hanno creato una pressione senza precedenti per Paesi come Grecia e Ungheria, confrontando con l'emergenza immigrazione anche Paesi dell'Unione che sin qui non si erano mai trovati direttamente interessati dalla questione;
    il coinvolgimento di un maggior numero di paesi dell'Unione nella gestione dell'emergenza immigrazione ha messo in luce la diversità di approccio da parte dei singoli Stati membri e ha determinato, da parte di alcuni di essi, la disapplicazione di regole, e trattati;
    le precedenti riunioni del Consiglio europeo, con riferimento al tema delle migrazioni hanno messo in luce la necessità di agire in particolare su tre aspetti chiave, individuati nelle procedure di ricollocazione e reinsediamento, in quelle relative al rimpatrio, riammissione e reintegrazione, e nelle politiche relative alla cooperazione con i paesi di origine e di transito;
    in merito alla tematica dei rimpatri il Consiglio europeo ha definito una politica per i migranti che non sono legittimati ad entrare nell'Unione, è stata sottolineata l'esigenza di accelerare i negoziati sulla riammissione con i paesi di origine e di transito, e si è concordato di rafforzare i poteri di Frontex per contribuire al rimpatrio dei migranti illegali;
    ciononostante in Italia gli stranieri entrati illegalmente e rimpatriati ammontano a poche migliaia a fronte di quasi centomila ingressi nei primi mesi di quest'anno;
    nello scorso mese di giugno il Consiglio europeo ha approvato la creazione di strutture hot spot («punti di crisi») negli Stati membri maggiormente interessati dall'afflusso di migranti, al fine di garantire la loro registrazione e identificazione;
    secondo quanto decise dalla nuova Agenda europea sulle migrazioni in questi centri si dovrà procedere, entro tre giorni dall'arrivo dei migranti, a verificare se questi potranno presentare la domanda di protezione internazionale o se dovranno essere avviate procedure di espulsione e rimpatrio;
    proprio ieri, 15 dicembre, il primo vicepresidente della Commissione dell'Unione europea ha evidenziato che l'Italia «sul fronte degli hotspot è ancora indietro. È necessario sapere chi ha diritto a restare e chi no, Frontex sta aiutando, ma resta ancora molto da fare sul fronte dei rimpatri»;
    in Europa nel 2015 le prime tre nazionalità che hanno attraversato illegalmente il confine sono siriani, afgani kosovari, che coprono circa i tre quarti degli ingressi nell'area Schengen, mentre i primi tre Paesi dai quali provengono gli immigrati che arrivano in Italia sono Gambia, Senegal e Nigeria, a dimostrazione della fortissima incidenza dei migranti economici sul nostro territorio nazionale;
    le politiche di ricollocazione deliberate in ambito europeo prescindono completamente dalla questione dei migranti economici;
    l'operazione navale «Eunavfor Med», nata con l'ambizioso scopo di combattere il traffico di esseri umani via mare, rimane ancora confinata nell'ambito di regole d'ingaggio che consentono le sole attività di abbordaggio, ispezione e sequestro delle imbarcazioni sempre e solo in acque internazionali;
    la tabella di marcia prevista dal documento per il completamento dell'Unione economica e monetaria prevede, tra gli altri obiettivi, l'applicazione rafforzata della procedura per gli squilibri macroeconomici e una maggiore capacità di vincolo del processo di convergenza,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni iniziativa, anche normativa, necessaria al potenziamento delle attività di contrasto al terrorismo in ambito nazionale ed internazionale, e, in questo ambito, a garantire alle forze dell'ordine e di sicurezza tutti gli equipaggiamenti e le strumentazioni a tal fine necessari;
   a promuovere e sostenere ogni iniziativa volta al potenziamento delle frontiere esterne dell'Unione, nonché all'adozione di misure rispetto all'immigrazione che siano condivise dalla totalità degli Stati membri, nel quadro di una strategia unitaria;
   a proporre iniziative per rendere più incisiva l'azione della missione «Eunavfor Med», affinché si possa davvero realizzare un efficace contrasto al traffico di esseri umani, nonché ad attivarsi in ambito internazionale affinché il varo di ogni missione internazionale preveda il contestuale impegno in favore dei profughi in quei Paesi;
   a realizzare con sollecitudine gli adempimenti richiesti dall'Unione europea con riferimento alla creazione degli hot spot e alle procedure di identificazione di tutti i migranti finalizzate alla loro ricollocazione o eventuale rimpatrio;
   a sostenere nel prossimo Consiglio europeo in ogni sede di confronto dell'Unione, la richiesta di revisione del sistema di Dublino, al fine di garantire nelle politiche dell'Unione relative ai controlli alle frontiere, all'asilo e all'immigrazione una equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario, come prevista dall'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
   a sollecitare la rapida conclusione degli accordi di riammissione con i Paesi di provenienza dei migranti al fine di rendere più agevoli le procedure di rimpatrio di coloro che non hanno diritto a misure di protezione, e ad applicare le stesse in ambito nazionale, a tal fine, ove necessario, anche rifinanziando l'apposito capitolo di spesa;
   ad adoperarsi affinché le procedure di ricollocamento cessino di avere carattere eccezionale ma assumano una valenza strutturale che permetta l'equa ripartizione dei migranti tra i Paesi europei e, contestualmente, a porre con forza il tema dei migranti economici e delle politiche che devono essere realizzate per combattere le cause profonde della migrazione irregolare;
   a sostenere ogni iniziativa adottata in ambito europeo volta alla risoluzione della crisi siriana e alla formazione di un Governo di unità nazionale in Libia;
   con riferimento agli obiettivi posti per il completamento dell'Unione economica e monetaria a promuovere l'inserimento di misure di flessibilità in ambito economico volta a consentire ai Paesi che attraversino deficit economici di rilievo di garantire la ripartenza dalle proprie economia.
(6-00189) «Cirielli, La Russa, Taglialatela, Rampelli, Maietta, Totaro, Giorgia Meloni, Nastri».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative volte a tutelare la grappa italiana, con particolare riferimento al rispetto dell'obbligo di imbottigliamento nella zona di produzione – 3-01895

   CATANIA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la grappa è una bevanda spiritosa italiana ad indicazione geografica registrata nell'allegato III del regolamento (CE) n. 110/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 gennaio 2008 relativo alla definizione, alla designazione, alla presentazione, all'etichettatura e alla protezione delle indicazioni geografiche delle bevande spiritose e che abroga il regolamento (CEE) n. 1576/89 del Consiglio;
   all'articolo 20 del suddetto regolamento è previsto che, entro il 20 febbraio 2015, per ogni indicazione geografica registrata nell'allegato III, gli Stati membri presentino una scheda tecnica alla Commissione europea;
   il decreto n. 5389 del 1o agosto 2011 del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 228 del 30 settembre 2011) contiene appunto la scheda tecnica della «grappa» e prevede che tale denominazione sia «esclusivamente riservata all'acquavite di vinaccia ottenuta da materie prime ricavate da uve prodotte e vinificate in Italia, distillata ed imbottigliata in impianti ubicati sul territorio nazionale»;
   tuttavia, l'obbligo di imbottigliamento nella zona di produzione non ha mai trovato applicazione poiché, sin dal 2011, il Ministero continua ad emettere decreti di differimento dell'entrata in vigore di tale obbligo a causa di alcune perplessità avanzate dalla Commissione europea;
   la previsione è fortemente voluta dai produttori allo scopo di offrire la necessaria tutela ad un prodotto simbolo del made in Italy alimentare che, qualora esitato sfuso, rischia di essere snaturato, in quanto, oltre all'imbottigliamento, all'estero sono consentite importanti operazioni di vera e propria elaborazione, quali l'edulcorazione, la refrigerazione, la filtrazione e la diluzione della grappa, per citarne alcune, che rischiano di alterare le caratteristiche e la qualità dell'acquavite nazionale. Basti pensare, con riguardo alla diluizione, che ad una partita di grappa esportata sfusa a 80 gradi viene consentita la diluizione con un volume equivalente di acqua, ottenendo un volume doppio di quello spedito. Il paradosso è che seppure tutte le suddette operazioni sono effettuate fuori dal territorio italiano, il prodotto finito ottenuto all'estero può continuare a fregiarsi dell'indicazione geografica «grappa»;
   inoltre, l'indicazione geografica «grappa» è sottoposta ad un altissimo rischio di contraffazione, ad esempio nel caso di miscelazione con generica acquavite di vinaccia non italiana o altri distillati dai costi decisamente inferiori. Nel primo caso, la contraffazione non è riscontrabile dal punto di vista analitico, perché la matrice organica della materia prima è identica e pertanto non si può garantire l'autenticità del prodotto per il consumatore finale;
   i pronunciamenti della Corte di giustizia in materia di denominazioni di origine dei vini e dei prodotti agricoli e alimentari, come la sentenza sui vini Rioja e quelle sul Prosciutto di Parma ed il Grana padano, hanno chiarito come la misura relativa al confezionamento nella zona d'origine sia del tutto legittima, laddove sia introdotta allo scopo di salvaguardare la qualità, garantire l'origine e assicurare il controllo;
   lo stesso Parlamento, attraverso una risoluzione approvata dalla Commissione agricoltura e produzione agroalimentare del Senato della Repubblica in data 29 ottobre 2014 (n. 7-00138), ha impegnato il Governo «ad attivarsi nelle competenti sedi europee per la tutela delle indicazioni geografiche delle bevande spiritose anche mediante l'ausilio dell'obbligo di imbottigliamento nel luogo di origine ove necessario» –:
   quali iniziative intenda promuovere per tutelare l'acquavite nazionale e al fine di dare applicazione alla disposizione prevista dalla scheda tecnica della grappa, di cui al decreto ministeriale n. 5389 del 2011, relativamente all'obbligo di imbottigliamento nella zona di produzione.
(3-01895)


Iniziative di competenza in relazione alla crisi dello stabilimento della Saeco di Gaggio Montano (Bologna), con particolare riferimento alla tutela dei livelli occupazionali – 3-01896

   CAPELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   dal 2009 Philips ha acquisto il marchio Saeco e l'azienda che dal 1981 opera nella zona di Gaggio Montano, in provincia di Bologna;
   per il paese di Gaggio Montano la Saeco Philips equivale a ciò che era la Fiat per molte realtà italiane. Non si tratta di una mera azienda, ma di un'impresa che fornisce lavoro, e quindi reddito, ad un'intera comunità;
   quindi, quando si parla di esuberi in realtà come queste si crea un vero e proprio problema sociale che non può essere ignorato dalla politica, sia locale sia nazionale;
   la situazione della Saeco di Gaggio Montano è difficile da tempo. Infatti, già dalla fine del 2012 la multinazionale olandese Philips aveva posto la questione degli esuberi, a causa della contrazione del mercato, pur non attuando di fatto la minaccia di licenziamenti;
   nei giorni scorsi, però, la situazione è precipitata, avendo il 26 novembre 2015 Philips annunciato 243 esuberi di lavoratori della Saeco di Gaggio Montano;
   si tratta di un numero rilevante di lavoratori minacciati di licenziamento: poco meno della metà dei 558 lavoratori impiegati nello stabilimento gaggese;
   fonti sindacali affermano che la scelta della multinazionale olandese dipenda dalla volontà di spostare la produzione dall'Italia alla Romania, nazione considerata da Philips più adatta agli investimenti rispetto al nostro Paese;
   dati forniti dai sindacati, infatti, fanno notare come la Philips abbia fatto produrre alla Saeco di Gaggio Montano solo 130 mila macchine, mentre all'estero, in particolare in Romania, la produzione ha raggiunto quota 400 mila;
   appare, quindi, chiaro che la presunta crisi di produzione sostenuta da Philips per giustificare gli esuberi non esiste, altrimenti la produzione sarebbe calata ovunque, cosa che non è;
   la decisione di Philips apre una crisi che riguarda l'intera vallata, con il rischio di colpire in maniera «mortale» l'occupazione nella zona dell'appennino bolognese;
   infatti, intere famiglie dipendono dalla Saeco di Gaggio Montano, come fatto pubblicamente osservare dai sindaci dell'unione di comuni dell'appennino bolognese e dell'unione dei comuni dell'alto Reno, che si sono immediatamente schierati in difesa dei lavoratori a rischio licenziamento;
   il Ministro interrogato, il 1o dicembre 2015, ha annunciato che contatterà Philips per affrontare la situazione della Saeco di Gaggio Montano, convocando un tavolo per evitare che si perdano 243 posti di lavoro;
   si tratta di un'assicurazione importante ed apprezzabile, ma che è solo un primo, sia pure importante, passo in difesa di un'intera zona del nostro Paese minacciata dalle scelte di una multinazionale –:
   quali ulteriori iniziative, oltre a quelle annunciate, intenda intraprendere, per quanto di competenza, il Ministro interrogato per evitare la concretizzazione della minaccia dei licenziamenti annunciati da Philips, licenziamenti che, come detto, creerebbero una vera «bomba» sociale, mettendo in crisi tutto il sistema produttivo delle zone interessate e gettando nella disperazione intere famiglie che dal lavoro in Saeco dipendono per il loro reddito. (3-01896)


Iniziative per la definizione di un piano industriale che permetta la continuità produttiva presso lo stabilimento della Saeco di Gaggio Montano (Bologna) – 3-01897

   FABBRI, BENAMATI, BOLOGNESI, DE MARIA, LENZI, MONTRONI, ZAMPA, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. —Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Saeco s.r.l., azienda leader nel settore della produzione di macchine automatiche per caffè, nasce nel 1981 in Italia, a Gaggio Montano nei pressi di Bologna;
   Saeco, in più di 30 anni, ha prodotto più di 100 brevetti depositati, con frequenza di 10/15 nuovi progetti brevettati ogni anno attraverso 6 laboratori di ricerca, di cui uno certificato vde;
   dal 2009 la società viene acquisita dalla multinazionale olandese Royal Philips electronics;
   in data 26 novembre 2015 l'azienda annuncia senza preavviso formale di volere ridurre la forza lavoro di 243 unità su 558 dipendenti, con ciò provocando comprensibilmente l'immediata proclamazione dello stato di agitazione da parte dei sindacati;
   la suddetta decisione aziendale mette a rischio non solo un notevole numero di posti di lavoro, ma anche il futuro dello stabilimento e dell'intera comunità locale, che sarebbe colpita duramente da un così drastico e improvviso calo dei livelli occupazionali;
   Gaggio Montano è un comune dell'alto appennino bolognese, area già colpita duramente dalla deindustrializzazione, e l'impatto del ventilato provvedimento sarebbe devastante per tutta l'area dell'alto e medio Reno;
   il 2 dicembre 2015 si è tenuto un incontro, convocato dall'assessore alle attività produttive della regione Emilia-Romagna, Palma Costi, tra l'azienda e i sindacati, che però non ha dato spiragli positivi sulla vicenda degli esuberi;
   vista la complessità e la delicatezza della vicenda, la dimensione multinazionale della proprietà e la particolarità del territorio coinvolto nella crisi, si è deciso in tempi brevi di allargare il confronto sul piano nazionale e nella giornata del 3 dicembre 2015 il presidente della regione Stefano Bonaccini ha affrontato la questione con il Ministro interrogato, per valutare l'imminente convocazione di un tavolo ministeriale –:
   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato sui fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare per arrivare alla definizione di un piano industriale che permetta la continuità produttiva, salvaguardando le ricadute occupazionali e minimizzando l'impatto socio-economico sulla comunità locale.
(3-01897)


Iniziative volte a evitare la chiusura dello stabilimento della Montefibre di Acerra e a garantire una piena tutela dei lavoratori interessati dalla crisi del sito produttivo – 3-01898

   DI LELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   sembra si stia consumando l'ultimo atto nell'area industriale di Acerra, che un tempo ospitava gli stabilimenti del colosso della chimica italiana, visto il fallimento del piano per il rilancio dell'ex Montefibre;
   a nulla sono servite le rassicurazioni e le promesse nei 10 anni di cassa integrazione e sacrifici: in questi giorni un'altra fetta dell'area industriale del napoletano rischia di chiudere i cancelli ed oltre 500 lavoratori rimarranno a casa;
   la Montedison fibre, dopo aver costretto i suoi dipendenti a lavorare a contatto con l'amianto fino a maggio 2004 (anno di chiusura dello stabilimento), lascia Acerra, «svendendo» rami aziendali ad altre 4 società;
   si ricorda che la Montefibre è un'industria chimica e tessile di rilievo europeo che è stata allocata sul territorio di Acerra, in area Asi, nel 1976. Tale azienda faceva parte del gruppo Montedison, nel 1984 passò ad Enimont e nel 1991, a seguito del fallimento di quest'ultima, le attività di Montefibre spa passarono sotto il controllo dell’Enichem, che le conferì alla controllata Enichem fibre;
   con un accordo tra Ministero e azienda si decise di assorbire i lavoratori Snia fibre nello stabilimento di Acerra, con incentivi all'esodo per gli operai presenti ed accompagnamento alla pensione. Il Governo pro tempore mise a disposizione circa tre miliardi di lire per la costruzione di un nuovo impianto denominato Nifa (Nuovo impianto filati Acerra), per favorire l'operazione; l'impianto venne realizzato in tempi brevi e le maestranze Snia pro tempore vennero in pochi anni riassorbite dal processo produttivo;
   poi nel 1996 vi fu l'acquisizione del gruppo Montefibre, controllata Enichem, da parte del gruppo Orlandi Finlane, a fronte di un investimento di 200 miliardi di lire;
   nel 2000 la Montefibre s.p.a. ha differenziato le sue attività dividendo Acerra in Ngp spa e Montefibre. Di fatto, lato chimico/energetico (DMT-Poly-CTE) e lato tessile Fiocco e IMFRA. Nel frattempo l'azienda ha smantellato gli impianti, in particolare, il Nifa è stato trasferito in un paese dell'Est europeo. Questo impianto è stato costruito per permettere l'inserimento degli ex lavoratori della Snia viscosa di San Giovanni a Teduccio;
   nel 2003 la Montefibre s.p.a., mediante un'operazione di scissione parziale, conferiva alla nascente società Ngp il ramo d'azienda relativo alla produzione polimero-poliestere con annessi servizi, quali: centrale termoelettrica, impianto biologico trattamento reflui e impianto di produzione utilities dello stabilimento di Acerra; alla Montefibre rimaneva la proprietà degli impianti fili e fiocco. Il personale relativo agli impianti scissi veniva conferito ad Ngp;
   nel gennaio 2004 Ngp s.p.a. annuncia la fermata e la dismissione dell'impianto Dmt del sito di Acerra (Napoli), espellendo dal ciclo produttivo circa 200 lavoratori diretti. La proprietà Orlandi ha dichiarato di dismettere il reparto Dmt e voler sostituire l'alimentazione della polimerizzazione con acido tereftalico, meno costoso e più facilmente reperibile sul mercato. Il tutto in 15-18 mesi, mettendo i lavoratori in cassa integrazione guadagni straordinaria;
   due anni più tardi la società ha stretto un accordo con la spagnola La Seda de Barcelona e accetta la proposta di acquisto, da quest'ultima avanzata, del settore poliestere; nel biennio 2006-2008 Monteforte s.p.a. è entrata al 50 per cento nel capitale della cinese Jilin Jimont fiber co. ltd;
   da allora un sistema molto complesso di aziende si è riunito sotto il nome di Montefibre spa, vista, non solo, la differenziazione delle attività produttive, ma anche la cessione ad altre società di rilevanti rami di azienda;
   sta di fatto che diversi stabilimenti, tra cui Simpe s.p.a. e Ngp (società nata da uno spin off della stessa Montefibre), sono stati dichiarati falliti e sono state avviate le procedure di cassa integrazione per diverse decine di unità lavorative, ma a nulla sono serviti gli incontri con il Governo, le organizzazioni sindacali e i piani di rilancio;
   a nulla è servito anche l'annuncio, nel luglio del 2009, dell'accordo tra la regione Campania ed una serie di aziende, circa 20, tra cui la Montefibre, per la realizzazione del polo aerospaziale. Le lungaggini nella realizzazione di quest'ultimo, che, forse, avrebbe potuto cambiare la situazione, si intrecciano, da un lato, con le proteste dei lavoratori per il mancato pagamento della cassa integrazione e per il mancato decollo dell'accordo di programma e, dall'altro, con una gestione fallimentare della multinazionale, tanto che nel gennaio 2012 la La Seda de Barcelona annuncia la dismissione definitiva dell'impianto Simpe;
   la situazione gestionale si aggrava sempre più e accrescono le preoccupazioni dei lavoratori, i quali, non solo, sono costretti a scontare la totale inefficacia dei vari accordi via via sottoscritti, ma, nel dicembre del 2013, con la sospensione in borsa delle azioni della Montefibre, sono costretti a subire gli effetti nefasti della conseguente dichiarazione di messa in liquidazione –:
   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato, per gli aspetti di propria competenza, abbia intenzione di porre in essere al fine di tutelare le centinaia di lavoratori che, a breve, si troveranno senza occupazione in un territorio già difficile, sia per quanto riguarda la prospettiva lavorativa, sia per quanto riguarda lo stato di degrado ambientale, scongiurando l'ennesima chiusura di sedi produttive che fanno capo a società multinazionali, che, per far quadrare i bilanci, a volte preferiscono delocalizzare, anziché trovare soluzioni ad un prosieguo dell'attività.
(3-01898)


Elementi e iniziative in relazione ad attività di stoccaggio e movimentazione di gasolio nel porto di Napoli – 3-01899

   TAGLIALATELA, CIRIELLI, MAIETTA, NASTRI, RAMPELLI, LA RUSSA, GIORGIA MELONI e TOTARO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   da notizie in possesso degli interroganti risulta che la società Garolla srl, titolare di una concessione per la gestione nel porto di Napoli di un impianto di stoccaggio di oli vegetali, realizzato su aree del demanio marittimo in forza degli atti concessori 133/5143 del 2007 e 152/7293 del 2014, sarebbe stata autorizzata dal Ministero dello sviluppo economico al cambio di destinazione di alcuni serbatoi allo stoccaggio di gasolio, per una capacità pari a oltre duemila tonnellate e alla movimentazione dello stesso gasolio attraverso le banchine 32, 43, 44 e 45;
   tale iniziativa appare agli interroganti di dubbia legittimità in quanto violerebbe l'articolo 15 del decreto ministeriale del 31 luglio 1934, il quale, con riferimento a porti quale quello di Napoli dotati di «bacini portuali separati e riservati esclusivamente al traffico dei liquidi infiammabili e combustibili», vieta la costruzione di stabilimenti e depositi costieri di oli minerali e loro derivati sulle altre calate;
   inoltre, l'iniziativa appare agli interroganti essere stata adottata in violazione anche dell'indirizzo approvato con riferimento all'ultimo piano regolatore del porto di Napoli, che prevede la delocalizzazione del traffico petrolifero al di fuori del porto, e della vigente ordinanza 28/89 della capitaneria di porto del compartimento marittimo di Napoli, che impone alle navi che trasportano prodotti liquidi infiammabili o combustibili di utilizzare esclusivamente gli ormeggi a tal fine espressamente previsti, tutti ubicati nella cosiddetta darsena petroli nella zona est del porto –:
   se le informazioni riportate in premessa corrispondano al vero e, se del caso, quali iniziative intenda assumere in merito. (3-01899)


Iniziative per l'adozione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di cui al comma 2 dell'articolo 6 del decreto-legge n. 145 del 2013, in materia di digitalizzazione delle piccole e medie imprese – 3-01900

   ALLASIA, FEDRIGA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il 19 novembre 2014 è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, che stabilisce lo schema standard di bando e le modalità di erogazione dei contributi previsti dall'articolo 6, comma 1, del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145 (cosiddetto decreto destinazione Italia), convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, per la digitalizzazione delle imprese;
   i contributi, assegnati tramite la concessione di un voucher di importo fino a 10.000 euro, sono destinati alle micro, piccole e medie imprese per sostenere l'acquisto di software, hardware o servizi per la digitalizzazione dei processi aziendali e l'ammodernamento tecnologico;
   l'articolo 8 del citato decreto ministeriale rinvia ad un decreto direttoriale la definizione dei moduli da utilizzare per presentare la domanda di accesso al contributo e dei termini di apertura dello sportello telematico, oltre che l'indicazione del riparto su base regionale delle risorse finanziarie disponibili;
   per poter procedere all'apertura dei termini per la presentazione delle domande, oltre che alla fornitura delle informazioni di dettaglio e della modulistica, bisogna tuttavia attendere l'adozione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, che, come previsto dall'articolo 6, comma 2, del suddetto decreto-legge n. 145 del 2013, deve stabilire l'ammontare dell'intervento nella misura massima di 100 milioni di euro;
   il Ministero dell'economia e delle finanze, dopo oltre un anno dall'emanazione del decreto da parte del Ministero dello sviluppo economico e a quasi oltre due anni dall'entrata in vigore dell'incentivo con decreto-legge, non ha ancora provveduto alla copertura finanziaria del provvedimento, lasciando inapplicata l'agevolazione fiscale di cui al citato articolo 6, comma 1, del decreto-legge n. 145 del 2013 –:
   se il Ministro interrogato intenda procedere, nel più breve tempo possibile, all'adozione del decreto ministeriale di cui al comma 2 dell'articolo 6 del decreto-legge n. 145 del 2013, considerato il fatto che l'emanazione dello stesso è determinante ai fini della concessione dei voucher per la digitalizzazione delle piccole e medie imprese. (3-01900)


Iniziative di competenza volte a evitare nuove crisi bancarie e a tutelare i piccoli risparmiatori – 3-01901

   PAGLIA e SCOTTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   è oramai noto che la crisi bancaria che ha coinvolto negli ultimi anni i quattro istituti di credito, Banca Marche, Cassa di risparmio di Ferrara, Popolare Etruria e CariChieti e per i quali il Governo, dopo una lunga fase di amministrazione controllata e con l'ausilio dell'intero sistema bancario italiano, è intervenuto, discende da alcune concause che fanno da denominatore comune: incessanti perdite da capogiro, operazioni discutibili e crediti in forte sofferenza, concessi spesso con inoculata facilità;
   è ancora lungo l'elenco delle altre banche attualmente commissariate da Banca d'Italia: Bcc di Terra d'Otranto, Istituto per il credito sportivo, Cassa di risparmio di Loreto, Popolare dell'Etna, Popolare delle province calabre, Banca Romagna cooperativa, Bcc irpina, Banca padovana, Cassa rurale di Folgaria, Credito trevigiano, Banca di Cascina, Banca brutia;
   il Commissario europeo ai servizi finanziari Jonathan Hill ha dichiarato attraverso la stampa che i quattro istituti di credito, avviati alla procedura di risoluzione della crisi con il meccanismo recentemente varato, «vendevano alla gente prodotti inadatti ai clienti che probabilmente non sapevano cosa stessero comprando» e questo ha avuto «conseguenze personali per alcune persone in Italia», aggiungendo che «questo apre una questione più ampia di tutela dei consumatori»;
   si registra la presenza nel sistema di quasi 200 miliardi di euro di sofferenze che stanno in «pancia» alle banche italiane, il cui nodo è infatti nel valore. Le banche hanno già svalutato in media del 50 per cento i prezzi delle loro sofferenze. Per evitare nuove perdite le banche dovrebbero vendere appunto a 50 le loro sofferenze, ma i compratori non vanno oltre 20. I tempi di recupero sono talmente lunghi e aleatori che il possibile compratore per garantirsi un margine di profitto offre prezzi molti bassi. «La bad bank serve proprio a questo in realtà – dice Lea Zicchino di Prometeia –. A costituire un floor per i prezzi che consenta di creare un mercato che non c’è»;
   in tale scenario il 3 dicembre 2015 il neo presidente delle nuove banche nate dal suddetto salvataggio, Roberto Nicastro, ha dichiarato di voler diramare un sondaggio al fine di valutare il gradimento di una soluzione che contemplerebbe la loro cessione allo scopo di accorparle ad altre, essendo nel frattempo arrivate diverse manifestazioni di interesse in tal senso da altri istituti di credito ed operatori di private ed equity;
   l'istituto del «salvataggio interno», bail in, prevede che gli oneri del salvataggio di una banca in crisi gravino sui creditori interni in misura direttamente proporzionale al grado di rischiosità degli strumenti sottoscritti. Si parte dagli azionisti e dai titolari di altri strumenti assimilabili al capitale (come le azioni risparmio e le obbligazioni convertibili), per proseguire con gli obbligazionisti sempre secondo il grado di rischiosità (pagano prima i titolari di bond subordinati e poi quelli senior). Solo in ultima istanza, poi, potranno essere chiamati a rispondere anche i titolari di depositi per la parte eccedente la somma coperta dal fondo interbancario di garanzia: 100 mila euro. Ufficialmente la data di partenza è il 1o gennaio 2016;
   sussiste la necessità inderogabile di dare stabilità al sistema bancario e restituire immediatamente la massima fiducia a risparmiatori e investitori –:
   quali iniziative il Governo intenda adottare ai fini di evitare il possibile verificarsi di nuove crisi bancarie e, soprattutto, il loro pesante ripercuotersi sui piccoli investitori. (3-01901)


Iniziative di competenza per l'eventuale revoca dell'incarico al governatore della Banca d'Italia e al presidente della Consob – 3-01902

   PESCO, ALBERTI, FICO, PISANO, RUOCCO e VILLAROSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi anni sono accaduti diversi eventi legati alle gestioni di diversi istituti di credito e alla vigilanza attuata dalla Banca d'Italia e dalla Consob che destano notevoli perplessità tra i cittadini;
   nella fattispecie, la Banca d'Italia e il Governo hanno assunto atti ed iniziative sulla base delle disposizioni di cui al capo II del titolo IV del decreto legislativo n. 180 del 2015, rubricato «Riduzione o conversione di azioni, di altre partecipazioni e di strumenti di capitale» (il decreto legislativo n. 180 del 2015 recepisce le direttive europee in materia di risoluzione delle crisi bancarie e di bail-in). Il suddetto capo II a sua volta rinvia alle disposizioni di cui alla sezione III del capo IV del titolo IV del medesimo decreto legislativo rubricata «Bail-in», che entrerà in vigore il 1o gennaio 2016;
   l'ultima crisi bancaria, che ha investito Cassa di risparmio di Ferrara s.p.a., Banca delle Marche s.p.a., Banca popolare dell'Etruria e del Lazio - Società cooperativa e Cassa di risparmio di Chieti s.p.a, prima commissariate e poi trasformate in nuove banche mediante un'operazione che, a detta degli interroganti, assomiglia molto ad un esproprio di fatto ai danni dei vecchi azionisti e obbligazionisti subordinati, ha suscitato uno sconvolgimento dei mercati e una generale perdita di fiducia dei cittadini nei confronti del sistema bancario e finanziario soprattutto – guarda caso – verso tutte le banche di piccole dimensioni in linea con le richieste del Governatore delle Banca centrale europea che più volte si è espresso a favore di uno snellimento del numero di banche presenti sul territorio nazionale;
   difatti, il Governatore della Banca centrale europea sostiene la necessità di procedere ad una riduzione del numero delle banche, in particolar modo delle banche locali. A giudizio degli interroganti una gestione non sana e prudente e le crisi bancarie si evitano non favorendo le grandi banche – circostanza quest'ultima distorsiva della concorrenza – e, sulla base di quanto asserito, alla luce delle recenti indagini della magistratura, sarebbe opportuno correggere il deficit di vigilanza predisponendo misure finalizzate ad un corretto controllo della sana e prudente gestione degli istituti di credito;
   il Governo ha, inoltre, posto in essere azioni che, a giudizio degli interroganti, hanno sottratto, a molti cittadini, risorse economiche depositate presso istituti di credito di loro fiducia, probabilmente inconsapevoli che tale fiducia fosse mal riposta, screditando di fatto il settore bancario, tra l'altro in un momento particolare in cui i risparmiatori spaventati dal bail-in (prelievo forzoso) non hanno molta contezza su come mettere al sicuro i propri risparmi;
   il Governo, di fatto, sta addebitando le colpe solo sugli operatori del settore bancario e sugli investitori, tralasciando il fatto che Consob è responsabile dei controlli sui prospetti informativi dei prodotti offerti dagli istituti e delle relazioni degli istituti nei confronti dei mercati mobiliari, mentre Banca d'Italia avrebbe dovuto vigilare sulla sana e prudente gestione degli stessi. Gli organi di vigilanza dispongono in autonomia dei più ampi poteri discrezionali, ad avviso degli interroganti palesemente disattesi nel commissariamento dei quattro istituti di credito;
   il 13 dicembre 2015, a seguito degli accadimenti di cui sopra, anche il direttore generale della Banca d'Italia in una trasmissione televisiva ha ammesso pubblicamente qualche colpa asserendo in merito alla vigilanza che: «È una funzione che la legge ci ha assegnato da un po’ di anni e inizialmente l'abbiamo svolta con timidezza. Con il tempo abbiamo iniziato a capire che dovevamo investire di più nella tutela del cliente e nell'educazione»;
   il commissariamento è uno degli strumenti di vigilanza usati dalla Banca d'Italia e ultimamente la stessa istituzione è stata protagonista di diverse vicende che hanno fatto comprendere come spesso possa, a giudizio degli interroganti, avere fini diversi dalla tutela del sistema bancario: ne è la prova il fatto che molti istituti di credito sono stati penalizzati dall'azione dei commissari, come nei casi dell'amministrazione straordinaria intrapresa dalla Banca d'Italia nei confronti di Bene Banca Credito Cooperativo di Bene Vagienna, che ha comportato anche lo spostamento di liquidità dalla banca piemontese alla Banca Popolare di Vicenza. Così come il commissariamento della Banca Popolare di Spoleto, in quanto oltre alla vendita della banca umbra al Banco Desio per decisione dei commissari, il Consiglio di Stato ha disposto l'annullamento dello stesso commissariamento per eccesso di potere e per difetto di istruttoria, svolta a quanto pare in modo superficiale dal Ministero dell'economia e delle finanze; sullo stesso commissariamento sono in atto indagini da parte della procura della Repubblica di Spoleto nei riguardi di commissari e dei funzionari della Banca d'Italia tra cui lo stesso Governatore Ignazio Visco;
   ad oggi le banche discrezionalmente commissariate dalla Banca d'Italia sono 16 e ci si chiede se anche le restanti 12 avranno lo stesso epilogo di Cassa di risparmio di Ferrara s.p.a., di Banca delle Marche s.p.a., di Banca popolare dell'Etruria e del Lazio - Società cooperativa e di Cassa di risparmio di Chieti s.p.a, e soprattutto se probabilmente verranno acquisite dalle grandi banche, così come indicato dal Governatore della Banca centrale europea –:
   se si intendano assumere con urgenza le iniziative di competenza per la revoca dell'incarico al Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, e per la revoca dell'incarico di presidente della Consob affidato a Giuseppe Vegas. (3-01902)


Elementi in relazione al rispetto dei presupposti formali e sostanziali per l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto-legge n. 183 del 2015, recante disposizioni urgenti per il settore creditizio – 3-01903

   BRUNETTA e OCCHIUTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   con il decreto-legge 22 novembre 2015, n. 183, il Governo ha adottato disposizioni urgenti per il settore creditizio e, in particolare, per fornire soluzione alla crisi di quattro banche in amministrazione straordinaria: Banca Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Carichieti;
   l'operazione di salvataggio prevede la creazione di quattro società per azioni aventi per oggetto lo svolgimento dell'attività di ente-ponte con l'obiettivo di mantenere la continuità delle funzioni essenziali, precedentemente svolte dalle medesime banche e, quando le condizioni di mercato saranno adeguate, cedere a terzi le partecipazioni al capitale o i diritti, le attività o le passività acquistate, in conformità con le disposizioni del decreto legislativo 16 novembre 2015, n. 180;
   le perdite patrimoniali sono state coperte azzerando capitale e bond subordinati e versando, inoltre, 1,7 miliardi di euro di capitali messi a disposizione dal neonato Fondo di risoluzione. Ulteriori 1,8 miliardi di euro il Fondo li ha messi per patrimonializzare le nuove banche. Il salvataggio ammonta complessivamente quindi a 3,6 miliardi di euro (pari a quasi la metà dei profitti totali che le banche italiane prevedono di contabilizzare nel 2015), interamente versati da più istituti al Fondo di risoluzione gestito da Banca d'Italia;
   il Governo ha richiamato l'urgenza di tale provvedimento, in quanto dal 1o gennaio 2016 entrerà in vigore la regola europea del bail-in, che prevede, in caso di dissesto di un istituto di credito e conseguente salvataggio, un costo anche per i correntisti con un deposito superiore ai 100.000 euro;
   se, da un lato, dunque, l'operazione si è resa necessaria per evitare l'applicazione delle nuove regole europee, dall'altro, occorre mettere in luce che la crisi dei quattro istituti di credito avrebbe potuto essere gestita seguendo un percorso diverso. Infatti, le banche avevano proposto di perseguire un piano di salvataggio volontario con fondi versati interamente dal sistema bancario nazionale; meccanismo che non avrebbe pesato in alcun modo su nessuna categoria: correntisti, azionisti e proprietari di bond;
   a questa soluzione, secondo quanto affermano il Ministro interrogato e Banca d'Italia, si sarebbe opposta la Commissione europea, ravvisando la fattispecie di «aiuti di Stato», malgrado non fosse previsto nessun intervento di capitali pubblici. Decisione che appare molto discutibile, dal momento che, a partire dal 2008, la crisi finanziaria ha generato un'espansione senza precedenti degli aiuti di Stato a favore delle banche. Tra il 1o ottobre 2008 e il 1o ottobre 2015, la Commissione europea ha adottato 450 decisioni di autorizzazioni di aiuti pubblici nazionali a favore delle banche. Si tratta di Germania, Francia, Inghilterra, Portogallo, Irlanda e Spagna che hanno beneficiato maggiormente dell'apertura europea agli aiuti di Stato. E appena nello scorso ottobre l'Unione europea ha dato il via libera all'ennesimo salvataggio nazionale di una banca tedesca, la HSH Nordbank di Amburgo;
   senza dubbio la proposta dello stesso Ministro interrogato di una «misura umanitaria volta a tutelare le fasce deboli di cittadini» che hanno perso i loro risparmi è stata a giudizio degli interroganti un implicito riconoscimento di responsabilità del Governo, che ha deciso di percorrere la strada del «Fondo di risoluzione nazionale» piuttosto che quella del «fondo interbancario di tutela dei depositi», e di chi doveva vigilare. Tanto più che al «fondo interbancario» è tornato il governo per finanziare il «Fondo di Solidarietà» di 100 milioni di euro istituito in un secondo momento per il ristoro degli obbligazionisti subordinati delle banche fallite;
   alla luce delle vicende riportate, l'obiettivo è innanzitutto quello di fare chiarezza: bisogna quindi verificare innanzitutto che gli istituti pubblici di vigilanza, Banca d'Italia e Consob, abbiano svolto correttamente e coerentemente il loro ruolo di garanzia per i risparmiatori, accertando le responsabilità e gli eventuali reati commessi dai consigli di amministrazione, dai direttori generali delle banche coinvolte e dai revisori dei conti, nonché dalle società di certificazione, che avrebbero certificato bilanci evidentemente in dissesto. Ma è, altresì, necessario chiarire la posizione del Governo alla luce degli interessi e dei conflitti di interesse in esso presenti, anche in riferimento alla normativa di cui alla legge n. 215 del 2004;
   è pertanto necessario verificare le fasi tecniche e i passaggi che hanno anticipato l'approvazione del decreto-legge n. 183 del 2015, i cui rilievi lasciano intravedere, ad avviso degli interroganti, ampi margini di opacità che hanno già innescato processi degenerativi;
   in particolare, tornando alle responsabilità dell'Esecutivo, va rilevato che la legge n. 215 del 2004 (recante «Norme in materia di risoluzione dei conflitti di interessi») è molto chiara in merito agli obblighi di astensione in capo ai membri del Governo. Il riferimento è al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, il cui padre è stato per anni consigliere, e poi vice presidente, della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio (di cui lo stesso Ministro sarebbe azionista), ma anche al Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, in quanto andrebbe chiarita la posizione del padre, Tiziano Renzi, in merito ai rapporti finanziari intrattenuti con l'ex presidente della medesima banca;
   secondo quanto disposto dall'articolo 3 della medesima legge, è evidente, secondo gli interroganti, la sussistenza di un obbligo di astensione da parte del Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento Boschi e dello stesso Presidente del Consiglio dei ministri Renzi nell'adozione del decreto-legge n. 183 del 2015, data «l'incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio» di «parenti entro il secondo grado» –:
   se, in relazione all'approvazione, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro interrogato, del decreto-legge n. 183 del 2015 recante «Disposizioni urgenti per il settore creditizio», da parte del Consiglio dei ministri n. 93 del 22 novembre 2015, risulti che siano stati rispettati tutti i presupposti formali e sostanziali previsti dalle normative richiamate in premessa. (3-01903)


Iniziative volte a rafforzare le politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno, anche attraverso l'attivazione di strumenti di monitoraggio degli obiettivi raggiunti – 3-01904

   DORINA BIANCHI, BOSCO, CALABRÒ, CERA, D'ALIA, GAROFALO, MAROTTA, MINARDO, MISURACA, PAGANO e SCOPELLITI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la legge di stabilità per il 2016, nel corso del suo iter parlamentare, si sta caratterizzando per un incisivo e costruttivo intervento del Parlamento;
   questo dato fa giustizia di tanti luoghi comuni sull'irrilevanza del Parlamento e su un presunto eccessivo e patologico protagonismo del Governo. Luoghi comuni che pure hanno avuto ampio corso nella stampa in questi ultimi mesi;
   ciò che viene ribadito è invece niente altro che il forte radicamento della democrazia parlamentare nel nostro Paese;
   ma ciò su cui occorre soffermare l'attenzione è che – pur nel difficile contesto in cui avviene l'approvazione di una legge di questo rilievo, contesto nel quale inevitabilmente trovano un loro legittimo spazio anche istanze territoriali e parziali – ciò che sta emergendo progressivamente sono anche alcune linee di politica economica di valenza generale, che irrobustiscono l'ispirazione originaria della manovra, decisamente orientata a rimettere in moto il motore della crescita dell'economia;
   per il gruppo di Area Popolare uno dei motivi maggiori di soddisfazione è la progressiva caratterizzazione di una politica nazionale per il Mezzogiorno d'Italia, cioè il recupero del Sud all'agenda della crescita del Paese;
   quella che il Parlamento sta affermando è una chiara volontà di aprire una fase nuova nella quale non si tratta più di sussidiare una parte del Paese, ma piuttosto di mettere in moto nuovi meccanismi che facciano dell'economia meridionale un elemento di traino e di impulso alla crescita dell'intero Paese, in un contesto economico internazionale e globale attraversato da profondi mutamenti;
   l'introduzione di un credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive nelle regioni del Mezzogiorno (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo); l'estensione fino al 2017 dell'esonero contributivo alle assunzioni a tempo indeterminato in favore ai datori di lavoro privati operanti nelle stesse regioni; e soprattutto la misura innovativa di un meccanismo di quote riservate alle piccole e medie imprese del Sud su tutti gli incentivi statali: si tratta di tre misure che contribuiscono a qualificare la legge di stabilità per il 2016;
   Area Popolare, che ha ideato o sostenuto con convinzione queste misure, lo ha fatto nella consapevolezza che si tratta di una solida base di partenza, ma non di un punto di arrivo. Si tratta di interventi su cui il Governo sarà chiamato, nei prossimi mesi, a costruire una vera e propria politica economica di medio termine, come tassello necessario di quella agenda mediterranea che l'Italia ha ospitato e promosso con efficacia e credibilità con la Conferenza MED 2015 della scorsa settimana;
   in particolare, occorre saldare interventi di carattere intersettoriale, come quelli appena citati, con politiche industriali di settore che valorizzino le potenzialità economiche del Mezzogiorno nella logistica, nel turismo, nelle energie rinnovabili (con un'attualità resa ancora più marcata dagli esiti dalla COP 21 di Parigi), nella rigenerazione urbana e nell'economia digitale;
   inoltre, si tratta di saper saldare politiche industriali più efficaci e politiche infrastrutturali, con una visione moderna e orientata al futuro di tutto il sistema della viabilità nell'area baricentrica del bacino del Mediterraneo;
   in questo contesto appare indelebilmente marcato da pregiudizio ideologico il rifiuto di prendere anche semplicemente in considerazione il recupero, in chiave di crescita economica diffusa, di un'idea progettuale audace come quella del Ponte sullo Stretto di Messina; occorre prendere atto, anche qui con soddisfazione, che questo rifiuto pregiudiziale non appartiene alla cultura degli uomini che compongono questo Governo –:
   attraverso quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda valorizzare questi indirizzi normativi – ma ricchi di valenza politica più generale – riguardanti il ruolo, attuale e potenziale, del Mezzogiorno nelle politiche per la crescita, anche attraverso l'attivazione di meccanismi di monitoraggio dell'attuazione delle misure e del raggiungimento degli obiettivi perseguiti dalle nuove norme. (3-01904)