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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 24 aprile 2015

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 24 aprile 2015.

  Aiello, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alli, Amendola, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Causin, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso de Caro, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galati, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lotti, Lupi, Lupo, Madia, Manciulli, Merlo, Migliore, Nicoletti, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sisto, Spadoni, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali, Vito, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 23 aprile 2015 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   FRANCESCO SAVERIO ROMANO ed altri: «Disposizioni in materia di esenzione dall'imposta municipale propria per i terreni agricoli situati nelle zone svantaggiate» (3066);
   ROSTELLATO: «Modifica all'articolo 3 della legge 15 gennaio 1991, n. 30, in materia di tenuta dei libri genealogici e dei registri anagrafici delle razze animali di interesse zootecnico» (3067);
   ALBANELLA: «Modifiche al decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, e al decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, in materia di regolamentazione delle attività svolte da call center e di tutela dell'occupazione nei casi di affidamento e successione degli appalti ad esse relativi» (3068);
   FORMISANO: «Disposizioni in materia di revoca dei vitalizi connessi con l'esercizio di cariche elettive a seguito di condanna penale definitiva» (3069);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE OTTOBRE: «Modifiche all'articolo 138 della Costituzione concernenti la procedura per l'approvazione delle leggi costituzionali» (3070);
   MARCO DI STEFANO: «Modifica dell'articolo 63 della legge 21 novembre 2000, n. 342, concernente le tasse automobilistiche per particolari categorie di veicoli» (3071).

  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   III Commissione (Affari esteri):
  S. 1335. – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di libero scambio tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 6 ottobre 2010» (approvato dal Senato) (3055) Parere delle Commissioni I, II, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII e XIV.

   IV Commissione (Difesa):
  BOLOGNESI ed altri: «Norme in materia di istituzione, organizzazione, gestione e controllo degli archivi militari» (2814) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), XI e XII.

   VI Commissione (Finanze):
  ROSTELLATO ed altri: «Modifica all'articolo 131 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, concernente la libertà di scelta dell'impresa di autoriparazione da parte dell'assicurato nell'ambito della disciplina dell'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile verso i terzi derivante dalla circolazione di veicoli e natanti» (2856) Parere delle Commissioni I, II, V, IX, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XI Commissione (Lavoro):
  GNECCHI ed altri: «Modifiche all'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e all'articolo 1, comma 113, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, in materia di accesso al pensionamento e di decorrenza delle prestazioni pensionistiche» (2958) Parere delle Commissioni I, V, VII, VIII, IX e XII.

   XII Commissione (Affari sociali):
  FUCCI ed altri: «Modifiche agli articoli 3-quinquies e 3-sexies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e altre disposizioni concernenti l'istituzione e le competenze dell'infermiere di famiglia» (2537) Parere delle Commissioni I, V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di sentenze della Corte costituzionale.

  La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria la seguente sentenza che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, è inviata alla VIII Commissione (Ambiente), nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):

  Sentenza n. 60 del 10 marzo – 16 aprile 2015 (Doc. VII, n. 438),
   con la quale:
    dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 29 della legge della regione Basilicata 30 aprile 2014, n. 7 (Collegato alla legge di bilancio 2014-2016), promossa, in riferimento agli articoli 3, 81, terzo comma, 97 e 117, secondo comma, lettera l), e terzo comma, della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri;
    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 10, commi 2, 3 e 4, della legge reg. Basilicata n. 7 del 2014, promossa, in riferimento all'articolo 117, primo e secondo comma, lettera s), della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri.

  La Corte costituzionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n.87, copia delle seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):

  con lettera in data 16 aprile 2015, Sentenza n. 59 del 10 marzo – 16 aprile 2015 (Doc. VII, n. 437),
   con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, della legge della regione Abruzzo 17 aprile 2014, n. 21 (Modifica alla legge regionale 31 luglio 2007, n. 32, recante «Norme regionali in materia di autorizzazione, accreditamento istituzionale e accordi contrattuali delle strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private» e modifica della legge regionale 18 dicembre 2012, n. 64):
   alla XII Commissione (Affari sociali);

  con lettera in data 17 aprile 2015, Sentenza n. 64 del 10 marzo – 17 aprile 2015 (Doc. VII, n. 439),
   con la quale:
    dichiara la illegittimità costituzionale dell'articolo 2, commi 4 e 5, della legge della regione Abruzzo 28 aprile 2014, n. 26 (Disposizioni regionali per il coordinamento della pianificazione paesaggistica con gli altri strumenti di pianificazione), nel testo originario, antecedente alla modifica apportata dall'articolo 1 della legge della regione Abruzzo 12 novembre 2014, n. 40 (Modifiche ed integrazioni all'articolo 2 della legge regionale 28 aprile 2014, n. 26, all'articolo 14 della legge regionale 25 ottobre 1996, n. 96, alla legge regionale 10 marzo 2008, n. 2 e ulteriori norme in materia di edilizia residenziale pubblica);
    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale della medesima legge reg. Abruzzo n. 26 del 2014, proposta – in riferimento all'articolo 123 della Costituzione, per violazione dell'articolo 86, comma 3, lettera a), dello statuto regionale 28 dicembre 2006 (Statuto della regione Abruzzo) – dal Presidente del Consiglio dei ministri:
   alla VIII Commissione (Ambiente);

  con lettera in data 17 aprile 2015, Sentenza n. 65 del 25 marzo – 17 aprile 2015 (Doc. VII, n. 440),
   con la quale:
    dichiara la illegittimità costituzionale dell'articolo 35, commi 4 e 5, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 (Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività), convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 24 marzo 2012, n. 27, nella parte in cui l'incremento della misura del concorso alla finanza pubblica è unilateralmente imposto alle regioni autonome Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste e Regione siciliana;
    dichiara estinti per rinunzia i giudizi relativi alle questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 35, comma 4, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 (Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività), convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 24 marzo 2012, n. 27, promossi dalle Province autonome di Trento e di Bolzano:
   alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze).

Trasmissione dal Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.

  Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 16 aprile 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66, la relazione d'inchiesta dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo concernente l'incidente occorso a un aeromobile presso l'aviosuperficie di Castel del Monte, nel comune di Andria, il 27 agosto 2014.
  Questa relazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Elementi ed iniziative volte a garantire il corretto svolgimento dell'accertamento dei requisiti fisici e psichici per il conseguimento della patente di guida – 2-00907

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   i requisiti fisici e psichici per ottenere la patente di guida e per i successivi rinnovi alla scadenza, sono stabiliti dall'articolo 119 del codice della strada (decreto legislativo n. 285 del 1992, nuovo codice della strada);
   il decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992 è il regolamento di attuazione del codice della strada;
   il decreto legislativo n. 59 del 2011 ha recepito le direttive 2006/126/CE e 2009/113/CE concernenti la patente di guida;
   il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 30 novembre 2010 (requisiti psicofisici) ha recepito la direttiva 2009/112/CE, recante modifica della direttiva 91/439/CEE concernente la patente di guida;
   il comma 2 dell'articolo 119 prevede che l'accertamento dei requisiti fisici e psichici (con l'esclusione di alcuni casi specifici indicati nel comma quattro, sia effettuato dall'Ufficio dell'unità sanitaria locale territorialmente competente, cui sono attribuite funzioni in materia medico-legale. La norma peraltro consente che l'accertamento sia effettuabile anche da uno dei seguenti soggetti:
    a) un medico responsabile dei servizi di base del distretto sanitario;
    b) un medico appartenente al ruolo dei medici del Ministero della salute;
    c) un ispettore medico delle Ferrovie dello Stato;
    d) un medico militare in servizio permanente effettivo o in quiescenza;
    e) un medico del ruolo professionale dei sanitari della Polizia di Stato;
    f) un medico del ruolo sanitario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
    g) un ispettore medico del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
   a tale proposito, il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 31 gennaio 2011 ha stabilito le modalità di trasmissione della certificazione medica, attestante il possesso dei requisiti fisici e psichici necessari al conseguimento della patente di guida, rilasciata dai suddetti medici;
   l'articolo 119 del codice della strada consente che l'accertamento di idoneità sia effettuato dai medici sopra citati anche dopo aver cessato di appartenere alle amministrazioni e ai corpi di cui facevano parte, purché abbiano svolto l'attività di accertamento negli ultimi dieci anni o abbiano fatto parte delle commissioni mediche (di cui al quarto comma) per almeno cinque anni. Il quarto comma prevede invece che via sia la competenza delle commissioni mediche locali, costituite dai competenti organi regionali ovvero dalle province autonome di Trento e di Bolzano, per una serie di casi particolari in cui vi sono handicap fisici o patologie particolari o dubbi circa l'idoneità alla guida;
   per quanto riguarda i locali, la norma prevede che in tutti i casi l'accertamento sia effettuato nei gabinetti medici. Il regolamento di attuazione del codice della strada stabilisce, a tale proposito, (all'articolo 319, comma 5) che il medico accertatore effettui la visita medica di idoneità alla guida presso la struttura pubblica di appartenenza o comunque all'interno di gabinetti medici dotati delle attrezzature necessarie allo scopo;
   l'Allegato I al decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 30 novembre 2010 suddivide i conducenti in due gruppi: Gruppo 1 (categorie A, B, B+E delle sottocategorie A1 e B1) e Gruppo 2 (C, C+E, D, D+E e delle sottocategorie C1, C1+E, D1 e D1+E). L'Allegato I nella sezione «vista» al punto 1 prevede che: «il candidato al conseguimento della patente di guida (ovvero chi deve rinnovarla o ha l'obbligo di revisione ai sensi dell'articolo 128 del codice della strada) deve sottoporsi a esami appropriati per accertare la compatibilità delle sue condizioni visive con la guida di veicoli a motore. Dovranno essere valutati con particolare attenzione: acutezza visiva, campo visivo, visione crepuscolare, sensibilità all'abbagliamento e al contrasto, diplopia e altre funzioni visive che possono compromettere la guida sicura. Se c’è motivo di dubitare che la sua vista non sia adeguata, il candidato deve essere esaminato dalla commissione medica locale. Per i conducenti appartenenti al gruppo I che non soddisfano le norme riguardanti il campo visivo e l'acutezza visiva, il rilascio della patente può essere autorizzato da parte della commissione medica locale in “casi eccezionali”, correlati alla situazione visiva del conducente, ponendo limitazioni riguardo alla guida. In questi casi il conducente deve essere sottoposto a visita dalla commissione che verifica, avvalendosi di accertamenti da parte di medico specialista oculista anche l'assenza di altre patologie che possono pregiudicare la funzione visiva, fra cui la sensibilità all'abbagliamento, al contrasto, la visione crepuscolare, eventualmente avvalendosi anche di prova pratica di guida. La documentazione sanitaria inerente agli accertamenti posti a base del giudizio espresso dovrà restare agli atti per almeno cinque anni»;
   notizie di stampa riportavano la notizia di una complessa ed articolata attività di polizia tributaria, eseguita dalla guardia di finanza di Mondragone (Caserta), che ha consentito di accertare una vasta e diffusa evasione fiscale posta sistematicamente in essere da alcuni medici preposti al rilascio dei certificati richiesti dalla loro clientela per il conseguimento o il rinnovo delle patenti di guida;
   l'operazione di servizio, condotta dai finanzieri attraverso l'esecuzione di 11 verifiche fiscali, ha reso possibile il recupero a tassazione di compensi non dichiarati dai professionisti del settore operanti nella provincia di Caserta per circa due milioni di euro, nonché di oltre 92 mila euro di imposta regionale sulle attività produttive;
   la Guardia di finanza ha effettuato anche un'estesa attività di ricerca documentale di tutti i certificati rilasciati dai dottori della provincia nel periodo che va dal 2008 al 2011, acquisendo presso la motorizzazione civile provinciale quelli presentati a corredo delle pratiche relative al rilascio delle patenti e presso l'ufficio centrale operativo di Roma quelli inerenti ai rinnovi delle abilitazioni di guida;
   a seguito dell'acquisizione della certificazione sanitaria, la Guardia di finanza ha convocato i professionisti interessati a cui veniva chiesto di esibire copia della documentazione fiscale relativa ai compensi ricevuti a fronte delle visite mediche effettuate. Il riscontro di 94.000 posizioni ha consentito di accertare che oltre l'85 per cento dei casi, a seguito di prestazione sanitaria resa, non veniva rilasciata alcuna fattura o ricevuta fiscale da parte dei professionisti;
   in Italia ogni anno si rinnovano le patenti di circa 5 milioni di utenti;
   a seguito di un esposto presentato da un medico oculista alla procura della Repubblica di Trani (Barletta-Andria-Trani), i Nuclei antisofisticazione e sanità dell'Arma dei carabinieri hanno avviato un'inchiesta al fine di verificare se le visite per il rilascio e i rinnovi delle patenti vengano effettuate così come previsto dall'impianto normativo di riferimento, nonché accertare un eventuale business milionario in mano ai privati;
   in Puglia presso le asl è possibile procedere alle visite mediche finalizzate al rinnovo della patenti con il pagamento di un ticket di 22 euro e il pagamento di 30 euro di tasse;
   situazione analoga avviene presso le agenzie di pratiche automobilistiche, tra cui anche quelle Aci, e presso le scuole guida, con un costo che varia da 80 a 120 euro a prestazione;
   l'assessorato regionale alla salute nell'aprile del 2013 inviava una nota ai dipartimenti di prevenzione delle asl in cui indicava di verificare che i locali in cui si svolgono le visite abbiano i requisiti amministrativi, strumentali ed igienico-sanitari alla luce di quanto previsto per gli studi medici;
   da una stima fatta si evidenzia che dalle sole visite mediche le asl pugliesi potrebbero incassare circa 5,5 milioni di euro l'anno;
   il mancato incasso del ticket delle prestazioni per il rilascio dei certificati per il rinnovo e per le nuove patenti interessa tutto il territorio nazionale;
   secondo i dati Aci-Istat il 60 per cento degli incidenti stradali è imputabile a problemi di vista;
   le visite mediche per il rilascio dei certificati si svolgono nel retro delle autoscuole e delle agenzie, quindi in luoghi inidonei che non rispettano parametri di idoneità igienico-strutturali, strumentali e organizzativi. Inoltre, i professionisti che effettuano le visite si limitano a valutare soltanto il visus (acutezza visiva) e a inserire la correzione ottica dichiarata dal paziente;
   è praticamente impossibile che i locali strumentali o pertinenti delle agenzie e delle scuole guida possano considerarsi gabinetti medici dotati delle attrezzature necessarie allo scopo (articolo 319, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992, Allegato I del decreto ministeriale del 30 novembre 2010);
   la vicenda narrata in premessa pone due questioni di ordine generale: la prima riguarda la sicurezza stradale e l'incolumità delle persone; la seconda attiene al voluminoso giro di evasione fiscale che si genera, oltre al mancato incasso dei tributi locali da parte delle asl regionali –:
   se i Ministri interpellati siano a conoscenza di quanto illustrato in premessa;
   quali azioni urgenti i Ministri interpellati, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano porre in essere per contrastare, nonché sanare una situazione che rischia di produrre, da un lato, un evidente danno per lo Stato e per le regioni e, dall'altro, un aumento esponenziale del rischio di incidenti stradali causati da problemi di vista che i dati Aci-Istat evidenziano essere la causa maggiore.
(2-00907) «Pannarale, Zaratti, Melilla, Palazzotto».


Iniziative di competenza volte ad accertare le responsabilità sulla vicenda del cedimento di un viadotto sulla A19 Palermo-Catania e per garantire interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria della rete stradale e autostradale in Sicilia – 2-00932

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   venerdì 10 aprile 2015 un movimento franoso ha investito almeno due piloni del viadotto Hymera al chilometro 61 tra gli svincoli di Scillato e Tremonzelli sulla A19 in direzione Catania;
   le conseguenze, ad oggi accertate, consistono nell'abbattimento dei due piloni che sorreggono un segmento del viadotto che si è «adagiato» sulla corsia dell'autostrada in direzione Palermo. Ad oggi non vi è certezza se anche questa corsia sia stata danneggiata;
   il piano previsto dall'Anas, Protezione civile e regione siciliana per l'abbattimento di entrambe le campate e la loro ricostruzione prevede 18 mesi di lavori e un costo di 30 milioni di euro;
   la frana che ha investito i piloni della A19 è attiva dal 2005 nel territorio del comune di Caltavuturo e da allora la frana ha continuato il suo movimento verso valle;
   una relazione, redatta dal servizio geologico e geofisico della regione siciliana, metteva in guardia sui rischi di una frana che sin dal 2005 aveva fatto intuire il suo potenziale distruttivo. Nel rapporto si parla di una rilevante massa di terreno che era venuta giù distruggendo la strada provinciale Scillato-Caltavuturo, uno «scivolamento» di un fronte lungo 200 metri e largo 250. Testualmente si legge che il piede di quella frana «si estende fino al fiume Hymera, sotto l'autostrada». L'unico intervento fatto allora fu l'abbattimento di alcuni alberi di pino;
   quello che è accaduto probabilmente si sarebbe potuto evitare solo se si fosse dato seguito alle dieci indagini geologiche commissionate dalla ex provincia di Palermo e scomparse nel nulla. Quei sondaggi sono costati 30 mila euro e i lavori, iniziati nell'ottobre 2005, furono consegnati nel giugno 2006 e non hanno prodotto una relazione tecnica conclusiva, ma dimostrano comunque i ritardi degli organi competenti per interventi sia sulla sede stradale che sul piano del dissesto idrogeologico, visto che da quelle indagini in poi non è stato posto in essere nessun atto per limitare il pericolo;
   nel 2007 il comune di Caltavuturo chiese invano alla provincia di Palermo di inserire fra le priorità i lavori di rifacimento della viabilità locale e di consolidamento del fronte franoso;
   nel 2008 il consiglio provinciale di Palermo bocciò un ordine del giorno che impegnava la giunta a intervenire sul versante pericoloso;
   il 25 giugno 2013 il comune di Caltavuturo ha segnalato all'assessorato regionale al territorio tre frane che hanno segnato il territorio negli ultimi anni (in contrada Favarella, Olivazzo e Arancitello);
   in data 13 marzo 2015 il comune di Caltavuturo (Palermo) segnalava alla prefettura di Palermo, al comando polstrada Sicilia occidentale, a polstrada Palermo, alla protezione civile regionale, al commissario della provincia regionale di Palermo, il pericolo frane sulla strada provinciale n. 24 scillato-caltavuturo;
   in data 23 marzo 2015 il comune di Caltavuturo ritrasmetteva nota sulla situazione della frana alla presidenza della regione siciliana e all'assessorato infrastrutture e trasporti regionale;
   in data 28 marzo 2015 il giornale on-line delle Madonie madonielive.com pubblicava con corredo fotografico l'aumento dell'attività del fronte franoso;
   in data 29 marzo 2015, a seguito di nuovi smottamenti e alla chiusura parziale della strada provinciale n. 24, il consiglio comunale di Caltavuturo tornava a chiedere interventi urgenti;
   così come riportato da siti di informazione quali madoniepress.it e esperonews.it in data 4 aprile 2015 il movimento verso valle della frana aveva distrutto la sede stradale della strada provinciale n. 24, raggiungendo circa 50 metri dalle sedi dei piloni della A19;
   dalla sequenza degli articoli appare evidente come tra il giorno 30 marzo 2015 e l'8 aprile 2015 il movimento di discesa della frana fosse aumentato di velocità. Il tutto a poche decine di metri dalla sede dei piloni del viadotto Hymera sulla A19 Palermo-Catania;
   malgrado questi alert, la frana di Caltavuturo ha continuato a far danni sino a un mese fa, travolgendo la provinciale e fino al 10 aprile 2015 quando ha colpito il pilone della A19 che ha tagliato a metà la Sicilia;
   risulta pertanto chiaro come ci sia stato sia un errore nei ritardi degli interventi di messa in sicurezza sia una chiara e colpevole sottovalutazione della situazione;
   la chiusura dell'autostrada A19 tra Scillato e Tremonzelli ha, di fatto, interrotto i collegamenti tra la parte orientale e occidentale dell'isola;
   la viabilità alternativa, anche a causa del crollo della strada provinciale n. 24, è stata caricata sulla strada statale n. 643 di Polizzi e sulla strada statale 120;
   entrambe le arterie sono assolutamente inadeguate alla funzione assegnata anche a causa di smottamenti, frane, caduta massi e avvallamenti che limitano velocità e sicurezza;
   da servizi radiotelevisivi e giornalistici si può chiaramente calcolare in oltre 80 minuti per tratta l'aumento del tempo di percorrenza per raggiungere Palermo da Catania e viceversa;
   ancora peggiore la situazione per i veicoli di massa superiore alle 3,5 tonnellate che dovranno utilizzare le autostrade A18 (Messina-Catania) e A20 (Messina-Palermo);
   dalle notizie fino ad ora giunte il ripristino, seppure parziale, della circolazione su unica corsia non potrà avvenire prima di almeno 5/6 mesi;
   lo stato disastroso delle infrastrutture viarie in Sicilia è testimoniato da numerosi precedenti, anche eclatanti;
   in data 21 maggio 2009 il viadotto Geremia II sulla strada statale n. 626 del Salso che collega Caltanissetta a Gela subiva il distacco del giunto, per crollare in data 28 maggio 2009;
   in data 2 febbraio 2013 il viadotto «Verdura» sulla strada statale n. 115 Agrigento-Sciacca collassava;
   in data 7 luglio 2014 il viadotto Petrulla sulla strada statale n. 626 nel tratto Licata-Ravanusa collassava. A seguito del crollo si accertava una condizione di rischio e instabilità anche sul viadotto «Salso» della stessa strada n. 626;
   in data 30 dicembre 2014 il viadotto Scorciavacche della strada statale n. 189 Palermo-Agrigento, inaugurato ma mai collaudato, collassava per «carenze strutturali e costruttive», come riportato dalla relazione della commissione ispettiva istituita dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   in data 6 giugno 2014 il «servizio vigilanza enti» dell'assessorato mobilità e infrastrutture della regione siciliana produceva una relazione sullo stato delle autostrade gestite dal Consorzio per le autostrade siciliane nel quale evidenti apparivano le condizioni drammatiche e di mancanza di sicurezza;
   in particolare, nella relazione si sottolinea: mancanza di segnaletica orizzontale e verticale; disfunzioni e malfunzionamenti negli impianti di ventilazione delle gallerie; carenza delle colonnine di soccorso, manto stradale deformato, assenza manto stradale drenante; ritardi nelle opere di messa in sicurezza anche a causa della mancanza di approvazione dei bilanci 2012, 2013 e 2014;
   in data 12 marzo 2015 la regione siciliana con delibera n. 76 procedeva con una prima individuazione delle situazioni di rischio sulla mobilità a seguito delle precipitazioni del febbraio 2015. Da tale relazione si evince, per limitarsi alle situazioni di maggior rischio, che:
    a) per quanto riguarda la provincia di Agrigento, sono state individuate le seguenti situazioni di rischio: relativamente alla strada statale n. 640, scivolamento e colamento; relativamente alla strada provinciale n. 8 di Butera, voragini e frane con interdizione alla viabilità; relativamente alla strada provinciale n. 37 crollo del ponte S. Carlo in territorio del comune di Caltabellotta; relativamente alla strada provinciale 3B smottamenti e frane; relativamente alla strada statale n. 115 esondazioni presso ponte Verdura; relativamente alla strada provinciale n. 26, frana con distruzione della sede stradale nel territorio di S.G. Gemini;
    b) per quanto riguarda la provincia di Caltanissetta risultano: relativamente alla strada provinciale n. 8 voragine e frana, con interruzione viabilità nel territorio di Butera; relativamente alla strada statale n. 121 frane e smottamenti nel tratto Marianopoli-S. Caterina; relativamente alla strada provinciale n. 7, strada provinciale n. 26 e strada statale n. 191 nel territorio di Mazzarino, danni e allagamenti; relativamente alla strada provinciale n. 12 di Niscemi, colate di fango e smottamenti; relativamente alla strada statale n. 190 nel comune di Sommatino, frane; relativamente alla strada provinciale di Sutera-Campofranco, smottamenti; inoltre, caduta massi e movimenti franosi si registrano sulle strade provinciali 48, 49A, 49B, 81, 193, 197, 163, 248, 19, 43, 44, 6, 33, 243, 42, 252, 146, 37, 101, 46, 26, 13, 126, 191;
    c) per quanto riguarda la provincia di Messina si registrano: relativamente alla strada statale n. 116 smottamenti; relativamente alla strada provinciale n. 10 frana; con riferimento alla strada provinciale n. 85 grave condizione di dissesto; con riferimento alla strada provinciale n. 27 frana e smottamenti; relativamente alla strada provinciale n. 25, crollo massi, interdetta alla viabilità;
    d) per quanto riguarda la provincia di Palermo si rilevano: relativamente alla strada provinciale n. 26 frana nel territorio di Cafalà Diana; relativamente alla strada provinciale n. 110 cedimento sede viaria; relativamente alla strada statale n. 188 caduta massi e interdizione alla viabilità; relativamente alla strada statale n. 114 frana e smottamento; relativamente alla strada provinciale n. 7 smottamenti e frane nel territorio di piana degli albanesi; relativamente alla strada regionale n. 13 di Santa Cristina Gela, voragini e crolli; relativamente alla strada provinciale n. 9-bis caduta massi; relativamente alla strada statale n. 113 comune di Trabia, cedimento manto stradale; relativamente la strada provinciale n. 18, che collega Palermo a piana degli albanesi è chiusa al traffico ormai da mesi proprio a causa dei lavori di manutenzione che però non sono ancora stati completati, mentre la strada provinciale n. 34, seconda e unica alternativa che permette di collegare la piana degli albanesi con Palermo, è già interessata da altri cedimenti e smottamenti;
    e) per quanto riguarda la provincia di Trapani si registrano: in relazione alla strada statale n. 113 all'altezza di Alcamo, caduta massi; in relazione alla strada statale n. 118 Salemi, frane e smottamenti;
   con la stessa delibera n. 76 la regione siciliana stanziava 49 milioni di euro per il ripristino delle situazioni di rischio sulla mobilità, ma nel marzo 2015, la direzione infrastrutture della provincia di Palermo redigeva un calcolo sui costi per la messa in sicurezza della viabilità nel territorio provinciale. Da tale documento risulta che le opere necessarie ammontano a: 19 milioni di euro per l'area del partinicese, 70 milioni di euro per l'area delle alte Madonie, 40 milioni di euro per l'alto corleonese, 2 milioni di euro per l'area di Termini Imerese, 27 milioni per le basse Madonie, 12 milioni per l'area del lercarese, 35 milioni per l'area del basso corleonese;
   si evince, pertanto, l'assoluta inadeguatezza delle risorse ad oggi stanziate dalla regione siciliana per l'intera regione;
   a seguito delle misure in stabilità sui fondi della politica agricola comune non impegnati alla data del 30 settembre 2014, si registra come con questa misura si siano perse le risorse per interventi per mitigazione del rischio idrogeologico;
   con la stessa misura non risultano più disponibili ulteriori risorse per diverse centinaia di milioni per opere relative alla viabilità: tra queste, 57 milioni di euro per la mobilità provinciale e 7 milioni di euro per interventi per la sicurezza stradale;
   in data 12 aprile 2015, il Giornale di Sicilia riporta che la spesa per il ripristino delle condizioni di sicurezza ammonterebbe a 650 milioni di euro;
   la viabilità secondaria su strada provinciale è spesso fondamentale per i percorsi casa-lavoro, nonché per raggiungere in modo rapido le vie principali, anche per motivi di pubblica sicurezza e in caso di emergenza. Pertanto, la condizione drammatica delle strade provinciali è fonte di enormi disagi per intere comunità;
   a titolo di esempio, si richiama la situazione sulla strade SP 2, Partinico-San Cipirrello fondamentale per raggiungere gli istituti scolastici di Partinico dai comuni dell'area limitrofa e la strada provinciale 4 Corleone-San Cipirrello che è stata ripristinata dagli abitanti del comprensorio in modo non conforme pur di poter raggiungere i propri appezzamenti di terreno;
   identica situazione, con frane non segnalate, avvallamenti e rischi, si vive sulla strada provinciale n. 20 San Giuseppe Jato-Monreale e la strada provinciale n. 34 San Giuseppe Jato-Piana degli Albanesi, come denunciato dai sindaci della zona, che hanno chiesto interventi urgenti senza, però, ottenere riscontri positivi da regione e provincia per mancanza di fondi;
   il lungo elenco di crolli, situazioni di rischio e di degrado della rete stradale in Sicilia dimostra lo stato di abbandono e di incuria in cui versano centinaia di strade urbane, extraurbane e autostrade che avrebbero bisogno di manutenzione ordinaria e straordinaria al fine di eliminare ogni situazione di rischio per i viaggiatori;
   purtroppo, si deve invece prendere atto di come nessun intervento viene programmato e realizzato neanche quando ci sono dei chiari segnali di pericolo, come nel caso del viadotto Hymera sulla A19 Palermo-Catania richiamato in premessa, dove un movimento franoso in atto già da tempo si avvicinava sempre di più dalla montagna ai piloni dell'autostrada;
   probabilmente, la situazione siciliana non è tanto diversa da quella di altre regioni e, se si facesse una seria mappatura della rete stradale nazionale, ci si accorgerebbe che la situazione è disastrosa in gran parte del Paese ed è per questo che, a parere degli interpellanti, è giunto il tempo di aprire una riflessione sulle inefficienze e sulla gestione dei lavori delle grandi e piccole infrastrutture, delle ordinarie manutenzioni, dei collaudi, degli interventi straordinari –:
   se il Governo non intenda intervenire, per quanto di competenza, per accertare le responsabilità sulla vicenda del cedimento del viadotto Hymera sulla A19 Palermo-Catania, specialmente in relazione alla sottovalutazione del rischio già accertato e denunciato alle autorità competenti circa un movimento franoso in atto dal 2005 e intensificatosi negli ultimi giorni fino a giungere ad una distanza di circa 50 metri dai piloni ceduti;
   se il Governo non intenda avviare un attento monitoraggio sullo stato dei collegamenti stradali al fine di stanziare le risorse necessarie per effettuare gli interventi più urgenti di manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade, come quelle descritte in premessa;
   se il Governo intenda utilizzare, almeno in parte, le risorse della programmazione europea 2014/2020 per consentire agli enti locali di avere gli strumenti finanziari necessari per effettuare interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade autostrade e, in particolare, delle strade extraurbane che, specialmente in Sicilia, si trovano oggi in pessime condizioni, sono interessate da cedimenti e smottamenti e rappresentano un serio rischio per l'incolumità dei cittadini e delle cittadine.
(2-00932) «Scotto, Palazzotto».


Iniziative volte a ridurre gli aggravi economici derivanti dagli aumenti dei canoni sui passi carrai disposti da Anas S.p.A. – 2-00937

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   i passi carrai, ai sensi dell'articolo 22 del codice della strada, rientrano nella fattispecie degli «accessi e diramazioni» e consistono in interventi sull'infrastruttura viaria che consentono immissioni di veicoli da e verso un'area privata laterale e che, come tali, esulano dall'uso ordinario della strada, concretandone un uso eccezionale che deve, quindi, essere assentito, mediante un apposito provvedimento, dall'ente proprietario della strada interessata;
   se l'accesso o la diramazione insistono sulla rete stradale di interesse nazionale la competenza è della società Anas spa, ai sensi dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 143 del 1994, richiamato anche dall'articolo 7, comma 2, del decreto-legge n. 138 del 2002, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 178 del 2002;
   ai sensi della legge n. 449 del 1997, cioè a partire dal lontano 1998, sono iniziati, in base a particolari tabelle e coefficienti di calcolo, gli aumenti unilaterali da parte della società Anas spa del canone sui passi carrai, che hanno comportato aggravi discrezionali al punto che, in alcune regioni, in particolare in Veneto, sono arrivati anche all'8.000 per cento;
   così, privati ed imprese i cui accessi insistono su strade statali si sono ritrovati a dover pagare altissimi canoni di concessione verificandosi in tal modo una disparità di trattamento non solo con chi ha accessi su strade non statali ma anche tra cittadini delle diverse regioni;
   infatti, il comma 8 del citato articolo 27 del codice della strada, di cui al decreto legislativo n. 285 del 1992, prevedeva che nella determinazione della somma da versare all'ente rilasciante si dovesse tenere conto delle soggezioni che derivano alla strada o all'autostrada, del valore economico risultante dal provvedimento e del vantaggio che il beneficiario ricava dal provvedimento stesso;
   questi criteri sono stati tradotti in una formula matematica, la cui applicazione è suscettibile di produrre canoni di diverso importo, in funzione dei fattori che la formula stessa prende in considerazione (tipologia di accesso, larghezza geometrica, importanza della strada e altro): tali criteri sono stati approvati unilateralmente dal consiglio di amministrazione della società Anas;
   a seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 133 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, l'articolo 16-bis del citato decreto-legge prevede che, per gli accessi esistenti su strade affidate alla gestione di Anas spa, a decorrere dalla 1o gennaio 2015 non è più dovuta alcuna somma fino al rinnovo dell'autorizzazione. Si stabilisce, inoltre, che le somme dovute e non corrisposte al 31 dicembre 2014, in base alla disciplina in vigore fino a tale data, sono ridotte nella misura del 70 per cento, a condizione che il versamento avvenga in un'unica soluzione ovvero nella misura del 40 per cento in nove rate annuali, oltre agli interessi legali;
   tale previsione, comunque, nulla può di fronte agli importi altissimi cui devono far fronte i cittadini e gli imprenditori della regione Veneto i quali entro fine aprile 2015 dovranno corrispondere gli arretrati dovuti per importi che, in alcuni casi, si aggirano anche intorno ai 150/200 mila euro. Una vera catastrofe che, in una situazione di già grave crisi economica, si sta abbattendo su famiglie ed imprese e che sarà destinata, a meno di un tempestivo intervento, non solo a compromettere definitivamente gli aspetti legati alla vita famigliare ma anche a segnare in modo definitivo le attività imprenditoriali;
   in tal senso, il difensore civico di Padova nella sentenza del 16 dicembre 2009, rilevando che «la legge n. 449 del 1997 attribuisce inevitabilmente ad ANAS un potere assoluto nell'adeguare le proprie entrate legittimando quest'ultima a pretendere dai titolari delle concessioni l'aumento dei canoni», ha affermato che: «È altresì necessario sottolineare come, se da un lato corrisponde al vero che il potere di autodeterminazione dei canoni attribuito ad ANAS trovi la propria legittimazione in una disposizione normativa statale (...), dall'altro lato è altrettanto evidente come, le situazioni sopra descritte, presentino notevoli aspetti di vessatorietà, iniquità nonché di contrasto con i principi fondamentali dell'ordinamento giuridico»; tale giudizio è stato poi condiviso dal difensore civico della regione Veneto –:
   quali urgenti iniziative intenda adottare il Ministro interpellato al fine di evitare che cittadini ed imprese, destinatari delle cartelle di pagamento relative agli arretrati, i cui importi sono stati stabiliti in modo unilaterale dall'Anas spa, subiscano gravi pregiudizi personali ed economici;
   se non intenda assumere iniziative, nelle opportune sedi di competenza, al fine di pervenire ad una sospensione delle riscossioni in attesa di una tempestiva definizione della questione, anche alla luce delle puntuali osservazioni dei difensori civici di cui sopra con particolare riferimento ai rilievi relativi al contrasto con i principi fondamentali dell'ordinamento giuridico.
(2-00937) «Prataviera, Matteo Bragantini, Caon, Pisicchio».


Iniziative di competenza volte a verificare la sicurezza e la solidità strutturale della galleria La Franca lungo la strada statale 77 Foligno-Civitanova Marche – 2-00929

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   come riportato da diversi organi di stampa, al centro di forti polemiche è la questione della galleria La Franca, lunga un chilometro, sulla strada statale 77 Foligno-Civitanova Marche, tra l'Umbria e le Marche, con apertura al traffico prevista nei prossimi mesi, in quanto, secondo alcune testimonianze di lavoratori che hanno prestato servizio nella realizzazione del tunnel, la stessa sarebbe stata costruita con materiali scadenti e non sarebbe del tutto sicura;
   nei giorni scorsi, infatti, un operaio che ha lavorato alla realizzazione della galleria La Franca ha asserito che all'interno del tunnel si registrerebbero seri problemi di sicurezza a causa della scarsità di cemento nell'opera. Secondo la sua testimonianza, al fine di risparmiare tempo, costi e materiali adoperati, in alcuni punti della galleria non ci sarebbe cemento a sufficienza per reggere il peso e l'intera struttura, che si trova in una zona altamente sismica, potrebbe crollare;
   l'operaio ha denunciato il fatto in un'intervista andata in onda il 12 aprile 2015 durante la trasmissione Report su Rai 3, in cui riassume le modalità di intervento nella realizzazione del tunnel mettendo in guardia circa le possibili conseguenze: «Qui cemento non ce n’è, ci sono 10 centimetri e invece dovrebbero essercene minimo 40. (...) Ai miei figli dico sempre di non passarci». L'operaio ha evidenziato i difetti strutturali: «Questa è a volta della galleria, l'arcatura, queste sono le spalle, che devono tenere lo sforzo, ma qua cemento non ce n’è. Non c’è lo spessore e quindi può cascare. Essendo una zona sismica, trema, si rompe, e tristo chi passa sotto». E inoltre: «Sopra la volta c’è anche un problema di vuoti, che si creano quando costruisci ma dovrebbero essere riempiti con un cemento alleggerito. Non l'abbiamo messo, perché costa. Tutto per risparmiare, perché le bolle del materiale sono state fatte, per forza sono state fatte». «Tutto quel tratto è fatto male, ma la galleria è la peggiore che ho fatto. Io ai miei figli dico sempre di non passarci perché è pericoloso. Meglio la strada vecchia che questa nuova»;
   successivamente, un altro operaio ha confermato: «L'ho visto con i miei occhi, a mio avviso la copertura finale era striminzita, era povera. Poca copertura dello spessore del cemento, non c'era la copertura necessaria. Dovrebbero esserci dai 50 ai 60 centimetri di spessore, e invece sulla galleria di spessore ce ne erano a volte dai 12 ai 20 centimetri. Infatti si vedono tutte crepe e cemento. Addirittura su un allargo, una piazzola di sosta all'interno della galleria, dal tetto della galleria al soffitto ci stavano una trentina di metri, perché c'erano un vuoto enorme che non penso sia stato riempito»;
   il presidente dimissionario dell'Anas, Pietro Ciucci, ha minimizzato le accuse del primo operaio sostenendo che si tratta di «una denuncia anonima priva di riscontri» ed ha difeso la totale legalità nell'esecuzione dei lavori: «Sulla galleria La Francia, in corso di costruzione nell'ambito dei lavori di realizzazione del Quadrilatero Marche-Umbria, la qualità e la quantità dei materiali utilizzati (calcestruzzo, ferro, centine) risulta ben superiore rispetto a quanto previsto dal progetto esecutivo, e senza alcun aumento dei costi, trattandosi di corrispettivo per lavori “a corpo”. Peraltro nell'ambito dei protocolli di legalità sottoscritti dalla nostra società Quadrilatero con le prefetture di Macerata e Perugia, sono stati adottati controlli specifici sulla qualità del calcestruzzo condotti dal Gruppo Interforze e tesi a garantire la completa tracciabilità ed originalità delle forniture. Già lo scorso anno è stata inoltre effettuata un'indagine georadar su circa il 25 per cento dell'opera, ispezionando complessivamente 240 metri per ciascuna canna. Da tale indagine non è emersa alcuna criticità in merito a sottospessori né a vuoti a tergo dei rivestimenti. Ad ogni buon fine, come previsto dalle procedure Anas in caso di denunce anonime, è stata disposta l'estensione di tali verifiche tramite tecnologia georadar sull'intera galleria e le relative attività sono iniziate già nella giornata di oggi, alla presenza delle telecamere di Report. Quanto all'invito dell'operaio a non “passare” su quel tratto in quanto sarebbe pericoloso, va precisato che l'opera non è stata completata né collaudata e quindi non è ancora aperta al traffico, per cui desta stupore che si dia credito ad affermazioni prive di qualsiasi fondamento e di così enorme gravità»;
   pertanto, dopo la segnalazione della trasmissione Report, l'Anas, pur anticipando che fino a questo momento i test sono stati costantemente e correttamente eseguiti e non hanno mai dato riscontro di eventuali pericoli, ha già inviato dei tecnici per un'ulteriore ispezione sulla galleria e nei prossimi giorni si sapranno i risultati dei nuovi controlli;
   se le testimonianze rese dagli operai che hanno lavorato nella galleria La Franca risultassero veritiere, si sarebbe di fronte ad una situazione gravissima non solo sul piano del rispetto della legalità, ma anche per quanto riguarda la sicurezza dei cittadini –:
   quali urgenti iniziative intenda adottare affinché si faccia la massima chiarezza sui controlli e sul collaudo dei lavori già realizzati e di quelli che devono ancora essere conclusi, dal momento che tali controlli sono affidati ad un team interno della stessa stazione appaltante;
   essendo la strada statale 77 un asse viario fondamentale per il progetto Quadrilatero e quindi per il potenziamento infrastrutturale del territorio interessato, se non ritenga necessario ottenere adeguate garanzie circa la sicurezza e la solidità strutturale dell'opera, rimuovendo immediatamente, previa accurata verifica, qualunque ostacolo alla stessa ed escludendo senza ombra di dubbio che la galleria sia stata realizzata utilizzando meno cemento del necessario o lasciando vuoti che avrebbero dovuto essere riempiti;
   dal momento che, secondo la disciplina vigente sugli appalti, i controlli sono affidati alla cosiddetta «alta sorveglianza» della stessa stazione appaltante, se non sia opportuno assumere iniziative per modificare la normativa affidando i controlli ad un organo terzo, in modo da garantire verifiche certe e super partes, essendo in gioco la sicurezza dei cittadini.
(2-00929) «Galgano, Mazziotti Di Celso, Catania, Vezzali».


Elementi ed iniziative in ordine alle operazioni in titoli derivati effettuate dal Ministero dell'economia e delle finanze, anche al fine di garantirne la piena trasparenza – 2-00940

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   in un servizio di Filippo Barone della trasmissione «La Gabbia», andato in onda il 15 gennaio 2014, l'intervistato Gioele Magaldi, gran maestro del Grande Oriente d'Italia, ha denunciato le relazioni tra politica e massoneria (approfondite in un libro intitolato «Massoni», edizioni Chiarelettere, uscito a novembre 2013), citando tra gli altri, oltre ai più alti vertici istituzionali, anche il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, il Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi e il direttore della direzione del debito pubblico Maria Cannata;
   non risultano agli interpellanti notizie di stampa di denunce, diffide o atti similari nei confronti di Gioele Magaldi per le affermazioni riportate nel suo libro e in seguito all'intervista citata;
   l'articolo 18, secondo comma, della Costituzione proibisce le associazioni segrete;
   la dottoressa Maria Cannata nel 1980 ha vinto un concorso per funzionario statistico ed è stata assegnata a una divisione definita «osservatorio economico e finanziario» dove, a partire dal 1983, ha cominciato a studiare dinamiche e composizione del debito pubblico. Nel 1992 il neo direttore generale del Tesoro Mario Draghi (Governatore della Banca d'Italia e Presidente della Banca centrale europea poi) ha chiamato a capo del nuovo servizio primo l'economista Francesco Giavazzi, il quale, in un momento decisivo per la ridefinizione dei ruoli istituzionali tra Tesoro e Banca d'Italia, l'ha nominata responsabile dell'ufficio incaricato dell'analisi del mercato del debito pubblico e dell'elaborazione degli scenari di emissione sul mercato domestico. Contemporaneamente, è stata coinvolta nelle definizione delle metodologie statistiche di classificazioni delle poste contabili in numerosi gruppi di lavoro internazionali, soprattutto in ambito comunitario per l'attuazione della procedura di controllo dei disavanzi eccessivi. Nel biennio 1997-1998 le è stato conferito invece l'incarico di seguire per il Ministero dell'economia e delle finanze tutte le fasi di preparazione all'introduzione dell'euro nel 1999. A fine 2000, è arrivata la nomina a direttore generale del debito pubblico;
   le risposte alle interpellanze urgenti n. 2-00910 e n. 2-00765 del 24 marzo 2015 e del 29 novembre 2014, all'interrogazione a risposta immediata n. 3-01198 del 2 dicembre 2014, all'interrogazione con risposta immediata in Assemblea dell'11 febbraio 2015, n. 3-01297, sono da considerarsi assolutamente insoddisfacenti e contraddittorie;
   la richiesta di accesso agli atti sui contratti derivati presentata dai deputati del Movimento 5 Stelle appartenenti alle Commissioni bilancio e finanze, ricevuta dal Ministero dell'economia e delle finanze il 27 gennaio 2015, ha ottenuto in risposta un diniego da parte della dottoressa Maria Cannata. A tale diniego i deputati hanno già opposto ricorso alla Commissione preposta il 17 marzo 2015, provvedendo a riformulare e inviare contemporaneamente una nuova richiesta di accesso agli atti, senza aver ricevuto ad oggi alcun riscontro;
   nell'interpellanza urgente n. 2-00910 discussa nella seduta n. 401 venivano contestate le considerazioni contenute nella memoria depositata dalla dottoressa Cannata durante l'indagine conoscitiva svolta alla Camera dei deputati in Commissione finanze sui derivati. Al contempo, è stata anche evidenziata la mancanza di dati finanziari e tecnici che possano permettere una attenta valutazione del portafoglio derivati oggi in possesso dello Stato italiano, risultando totalmente insufficienti i dati forniti visto che, tra l'altro, inspiegabilmente non sono neanche disponibili i dati aggregati dei flussi finanziari sul sito di Banca d'Italia a partire dall'ultimo trimestre del 2013;
   nella stessa interpellanza, si sono sollevati seri dubbi sulla gestione del portafoglio derivati, sottoscritti con gli specialisti di titoli di Stato che, oltre ad essere gli unici autorizzati ad acquistare titoli di Stato sul mercato primario sono gli stessi che (grazie ai derivati sottoscritti con lo Stato) incassano interessi riferiti a tassi fissi a lungo termine ben superiori ai rendimenti dei titoli di Stato collocati sul mercato a tasso variabile con scadenze inferiori, sollevando negli interpellanti dubbi più che legittimi sui conflitti di interesse che legano questi specialisti ad altre banche, che hanno partecipazioni dirette o indirette nelle banche centrali, che a loro volta nominano il Comitato di Basilea (che ha deciso l'inasprimento dei coefficienti patrimoniali), oltre che nelle stesse agenzie di rating, alcune sotto a processo a Trani;
   in ordine allo stesso tema sorgono dubbi negli interpellanti su conflitti di interessi e mancanza di trasparenza anche per quanto asserito dalla dottoressa Cannata: «Potersi avvalere di un gruppo di banche impegnate a sottoscrivere con continuità, in ogni condizione di mercato, le aste di emissione dei titoli, nonché a sostenere il mercato secondario regolamentato con una presenza costante in quotazione su una molteplicità di titoli, ha dimostrato tutta la sua importanza durante i momenti peggiori della crisi: nonostante le difficoltà, le aste del tesoro sono sempre state coperte. Ciò ha comportato una tenuta che ha talora sorpreso il mercato stesso, sostenendo la domanda, e ciò è stato possibile perché con gli specialisti è stata instaurata una relazione di lungo periodo (...) L'appartenenza agli specialisti è stata generalmente considerata un prerequisito informale per essere ammessi all'operatività in strumenti derivati (...) giustificate dal rating molto elevato della controparte o dal fatto che la stessa svolgesse un ruolo rilevante nel finanziamento della pubblica amministrazione in generale (..)... Le banche controparti swap della Repubblica, per neutralizzare, o almeno mitigare, il rischio di credito emergente dall'esposizione positiva attesa delle posizioni» (in riferimento alla citata nuova regolamentazione prudenziale imposta agli istituti di credito da Basilea III) «si trovarono pressate a ridurre tale esposizione: ciò poteva avvenire o riducendo l'impegno a sottoscrivere regolarmente le aste dei titoli di Stati nei momenti più critici (cioè quando mancavano investitori finali disponibili ad assorbire l'offerta e quindi i titoli sarebbero rimasti nel portafoglio delle banche), oppure attraverso l'acquisto di CDS, Il problema fu che nel corso del 2011 la percezione del rischio Italia andò via via sempre crescendo, riflettendosi proprio sulle quotazioni dei CDS e generando un circolo vizioso (...)»;
   il tutto a conferma che le stesse banche che indirettamente partecipano al comitato di Basilea tramite le banche centrali, di cui alcune sono socie, hanno la possibilità di sfruttare gli stessi parametri di patrimonializzazione decisi dal comitato per minacciare gli stati di non acquistare titoli sovrani orientandoli così verso l'acquisto di derivati quali gli stessi credit default swap, come sopra citato dalla dottoressa Cannata;
   dubbi sulla gestione del debito pubblico sorgono negli interpellanti anche per quanto riportato dall'Ufficio parlamentare di bilancio che nel Focus 3/9 febbraio 2015 riporta: «Altre informazioni che potrebbe essere importante rendere pubbliche sono quelle relative al modello di pricing utilizzato dal Dipartimento del Tesoro: in particolare, se utilizza un unico modello o più modelli, come vengono valutati i rischi delle diverse operazioni, se si avvale di personale specializzato o si appoggia a terzi». Non solo: anche la Corte dei conti, con la delibera n. 25/2008/G, esprime perplessità sul tutt'altro che trasparente mondo dei contratti derivati: la sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato – «Risultanze del controllo sulla gestione dei debiti accollati al bilancio dello Stato contratti da FF.SS., RFI, TAV e ISPA per infrastrutture ferroviarie e per la realizzazione del sistema Alta velocità», al paragrafo 7 «Analisi economico-giuridica dei contratti ereditati – Mancata rappresentazione degli effetti economici nel bilancio dello Stato» riporta «La decisione di “swappare” a brevissima distanza quei prestiti, rimodulandone completamente lo schema di indebitamento, dovrebbe avere vanificato e reso inattendibile quel rapporto dal momento che, fin dall'inizio, l'adozione degli swap ha concretato un maggior costo. Nel 2006 le esposizioni in termini di flussi negativi ammontano a 81.437.959, nel 2007 ad euro 34.266.643 e nel 2008 ad euro 10.344.902 per un netting allo stato attuale complessivamente negativo per euro 126.049.504. I fatti esposti sarebbero ulteriore indizio della sommarietà scarsa coerenza delle analisi di sostenibilità finanziaria delle scelte adottate. Altre perplessità emergono dall'esame dei contratti swap stipulati in data 3 marzo 2005 con efficacia a decorrere dal 2026. È difficile comprendere in base a quali valutazioni si sia scelto di rinunciare nel 2005 ad un tasso variabile accettando, sin da quella data, tassi fissi dopo 20 anni rispettivamente pari a 5,48 al 4,8375. Sorprende altresì la circostanza per cui, per un importo nazionale simile ed in cambio di un tasso variabile sostanzialmente identico, DEPFA accordi un tasso fisso di 4,835 e Morgan Stanley di 5,48. In assenza dichiarata di procedure concorsuali per la scelta del miglior prestatore di servizi finanziari, la circostanza lascia perplessi in ordine alla economicità trasparenza delle scelte adottate», confermando quanto fin qui sottolineato sull'opacità di questi contratti conclusi lontano dai riflettori dei mercati regolamentati, ma con gli stessi attori che vi operano e che quindi in possesso di canali privilegiati per ulteriori profitti a discapito dei semplici e comuni investitori e risparmiatori;
   appaiono evidenti e significativi inoltre i maggiori oneri a carico dello Stato nel pagamento dei derivati, visto il divario tra tasso medio ponderato dei contratti derivati, poco inferiore al 4,40 per cento annuo dichiarato dalla dottoressa Cannata nella sua memoria, e il rendimento medio ponderato all'ultima asta di Bot annuali, che per i sottoscrittori è risultato pari allo 0,013 per cento) a tutto danno dei cittadini che si vedono quasi azzerato il rendimento sulla forma di risparmio più comune, che per mezzo di questi contratti derivati sottoscritti bilateralmente e fuori dai mercati regolamentati viene trasferito alle banche specialiste in titoli di Stato –:
   se il Ministero dell'economia e delle finanze sia al corrente delle accuse mosse contro la dottoressa Cannata in ordine a presunte affiliazioni a società massoniche e se non ritenga opportuno intervenire per tutelare l'onorabilità e la trasparenza delle istituzioni da essa rappresentate e, in particolare, della direzione generale del debito pubblico, ufficio strategico ai fini della gestione delle risorse finanziarie dello Stato;
   se non intenda, al fine di confermare l'attendibilità e la correttezza dell'operato della dottoressa Cannata e per confutare le evidenze riportate in premessa, pubblicare i dati dativi all'ammontare dei flussi complessivi trimestrali dei derivati per l'anno 2014 e primo trimestre 2015, o meglio ad una data il più possibile vicina all'attualità, comprensivi dei contratti di opzione e di eventuali clausole di estinzione anticipata di tutti i contratti derivati sottoscritti dallo Stato italiano, oltre ad indicare i motivi del ritardo della pubblicazione degli stessi dati come desumibile dal sito della Banca d'Italia nelle pagine riferite ai conti finanziari;
   se non intenda indicare la quantificazione aggiornata del dato di mark to market dell'intero portafoglio derivati al 31 marzo 2015 e ad altra data più recente;
   quali siano le probabilità di un recupero del 50 per cento dell'attuale mark to market negativo, ovvero quali siano le probabilità di un suo peggioramento del 30-40 e 50 per cento;
   quale sia la perdita massima attesa statistica del portafoglio derivati con probabilità del 95 per cento;
   come si spieghi che per quanto concerne gli interest rate swap cosiddetti di copertura che incidono per il 7,71 per cento sul portafoglio abbiano un mark to market positivo di 643 milioni di euro così come riportato in audizione dalla dottoressa Cannata;
   se sia stato istituito un fondo rischi per la copertura dei rischi connessi alle clausole di chiusura anticipata;
   se sia stato istituito un fondo rischi specifico come prevedono i principi contabili in relazione ai flussi attesi connessi ai derivati «irs di durata» come definiti;
   se sia stato istituito ed a quanto ammontasse il fondo rischi per la copertura della perdita del derivato Morgan Stanley;
   quale sia l'ammontare del rischio di credito che verrebbe restituito allo Stato nel momento in cui venisse concesso il collaterale così come previsto dalla legge di stabilità 2015, articolo 1, comma 133;
   chi siano i responsabili dei derivati ex interest rate swap e se il Governo intenda procedere nei confronti degli stessi visto le evidenze riportate dalla delibera della Corte dei conti citata in premessa;
   quanto siano costate le 2 clausole di chiusura anticipata esercitate nel giugno e dicembre 2014 come riportato nella audizione della dottoressa Cannata;
   quanto siano costate le circa venti clausole di chiusura anticipata esercitate negli ultimi anni così come indicato durante l'audizione della dottoressa Cannata;
   se esista un monitoraggio quantitativo sui rischi connessi alle altre clausole di chiusura anticipata ancora in essere;
   se il Ministero dell'economia e delle finanze, in ordine all'effetto leva, sia ricorso alla vendita di swaption per quali valori e con quale tra le finalità ipotizzate nell'audizione della dottoressa Cannata, se swaption di nozionale incrementale, con la quale si cede alla controparte il diritto di aumentare il nazionale di un interest rate swap preesistente a fronte dell'incasso di un premio o swaption di cancellazione, con i quali si cede alla controparte il diritto di cancellare un interest rate swap preesistente a fronte dell'incasso di un premio;
   se il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'economia e delle finanze, ciascuno per le proprie competenze, intendano assumere provvedimenti immediati in relazione alla totale mancanza di trasparenza, o quantomeno competenza, ad avviso degli interpellanti, dimostrata dai rappresentanti del Governo medesimo chiamati a rispondere in suo nome e conto, provvedendo a fornire finalmente dati corretti fino ad oggi negati anche ai parlamentari delle Commissioni bilancio e finanze, che avevano chiesto di accedere a tutti gli atti collegati ai contratti derivati e creditizi sottoscritti e, in caso contrario, se intendano palesare in modo dettagliato quali siano concretamente i «rischi speculativi» (infondati per gli interpellanti) ai quali è stato solo brevemente fatto riferimento in Commissione finanze dalla dottoressa Cannata durante l'indagine conoscitiva che potrebbero generarsi da un'eccessiva trasparenza;
   come mai tra tutte le posizioni comprese nel portafoglio dei derivati dello Stato non vi sono neanche una di tipo cap e di tipo collar;
   alla luce di quanto esposto, quali siano le ragioni della reticenza del Governo, del Ministro interrogato e dei suoi Sottosegretari di Stato e dirigenti, nel fornire le copie dei contratti derivati sottoscritti dal (o in nome e per conto del) Ministero dell'economia e delle finanze unitamente alla decisione di non costituirsi parte civile nel processo istruito presso la procura di Trani avverso alle agenzie di rating Standard&Poor's e Fitch.
(2-00940) «Pesco, Ruocco, Cancelleri, Alberti, Villarosa, Dadone».


Iniziative volte al controllo e alla trasparenza delle procedure di nomina e del funzionamento della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS – 2-00942

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   come già segnalato nell'interrogazione a risposta orale a prima firma Daga, la «Relazione dell'Unione sulla lotta alla corruzione» 2014 stigmatizza il ritardo dell'Italia nella lotta alla corruzione e all'infiltrazione delle organizzazioni criminali, soprattutto per quanto riguarda i grandi appalti; nell’iter decisionale di approvazione delle opere, dei piani e dei programmi, le procedure ambientali (VIA-VAS) costituiscono un momento nevralgico e di particolare delicatezza, anche per la possibilità per il pubblico di partecipare alla decisione secondo quanto previsto dalla Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale (convenzione di Aarhus); per la valutazione dei progetti, degli studi ambientali e delle osservazioni pervenute da enti, associazioni e singoli cittadini, è istituita la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS, con nomina del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (articolo 8, decreto legislativo n. 152 del 2006 e articolo 12 del decreto-legge n. 91 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 116 del 2014);
   la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS esamina praticamente tutte le opere e i piani di rilevante interesse che vengono proposte dallo Stato o da privati in Italia, per un valore complessivo di diverse decine di miliardi di euro ogni anno, costituendo uno snodo delle politiche economiche e ambientali dell'intero Paese; la Commissione per le opere lineari può decidere sui tracciati, chiedendo e/o suggerendo e/o imponendo varianti di percorso, con conseguenze sul valore degli immobili e delle proprietà; il piano triennale per la prevenzione della corruzione 2014-2016 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare evidenzia a pagina 28, nella parte dedicata all'analisi dei rischi di corruzione, che le procedure di VIA-VAS nazionali sono connotate da rischi in relazione: alla discrezionalità delle decisioni; alla portata economica delle scelte; alla capacità di pressione di gruppi interessati alla decisione; nonostante tali criticità il piano sopra richiamato non assegna valori, ad avviso degli interpellanti, adeguati di rischio alle varie fasi decisionali connesse alla valutazione di impatto ambientale e alla valutazione ambientale strategica e fa riferimento, come misure da intraprendere, soprattutto alle modalità di nomina dei membri della commissione e alla sottoscrizione di auto-certificazioni relative al profilo del conflitto di interessi e allo status del singolo membro rispetto ad eventuali situazioni che possono determinare condizioni di inconferibilità dell'incarico;
   già nel mese di dicembre del 2014, nell'interrogazione a risposta immediata in Commissione a prima firma Zolezzi, venivano poste al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una serie di questioni relative alla composizione della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS e al suo rinnovo, dato che il mandato degli attuali commissari risulta scaduto dal luglio 2014;
   l'analisi dei curricula disponibili sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dei membri uscenti e una breve analisi di fatti di cronaca che hanno coinvolto membri della Commissione paiono confermare le preoccupazioni citate nel piano triennale, anche se in quest'ultimo non sono rintracciabili le informazioni che, pur essendo di facile reperibilità, sono qui riportate;
   i soggetti su cui emergono elementi preoccupanti sono segnalati nella sopracitata interrogazione Daga ripresa dall'articolo de Il Fatto Quotidiano del 20 marzo 2015;
   a quanto riferito nell'interrogazione si aggiunge quanto riportato nell'esposto depositato all'attenzione, tra gli altri, del procuratore generale di Roma Pignatone e dell'Autorità nazionale anticorruzione in cui emergono elementi su molti altri esponenti della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS attualmente in carica, come riportato anche dall'articolo de l'Espresso del 7 aprile 2015;
   infine, emergono in questi giorni altri elementi relativi ad un altro commissario Xavier Santiapichi, avvocato, entrato nella Commissione nel 2008, riconfermato nel 2011. Il suo curriculum è visibile sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
   sempre sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è visibile un altro suo curriculum;
   dai curricula emerge il suo ruolo di consulente di ecologia mentre difende ancora Deco, del gruppo Di Zio. Deco è, di fatto, il monopolista dei rifiuti in Abruzzo, oggetto anche di inchieste con il coinvolgimento di parlamentari; dai curricula e da varie sentenze della giustizia amministrativa risulta che ha difeso o è stato consulente delle seguenti società di rifiuti, tutte con grossi problemi di giustizia: Bracciano Ambiente, Terracina Ambiente, Latina Ambiente: in cui è socia Unendo, il cui patron, Francesco Colucci, è stato arrestato a Milano nell'inchiesta della bonifica ex Sisal; da notare che nella stessa inchiesta di Milano è stato arrestato Luigi Pelaggi, già capo di gabinetto della Prestigiacomo nonché collega in Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS di Santiapichi (poi sostituito nel 2014); Consorzio Gaia: 333 milioni di euro di debiti; De Vizia Transfer;
   tra l'altro nel 2014, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare gli ha fatto un contratto nell'ambito del Pon nazionale per dare supporto alle regioni per le procedure di valutazione di impatto ambientale;
   ha sottoscritto almeno due verbali della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS su altrettanti impianti di rifiuti: uno è quello della Basento Ambiente: secondo quanto riportato anche dall'articolo de l'Espresso già citato anche questo Castellano ha avuto problemi con la giustizia –:
   se il piano triennale per la prevenzione della corruzione 2014-2016 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con le sue scarne indicazioni, sia adeguato rispetto alla prevenzione della corruzione e dell'infiltrazione presso uno snodo centrale delle grandi opere e piani e programmi nazionali quale la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS;
   se le informazioni relative ai membri della Commissione citati siano state verificate e se non risultano in contrasto con le normative, con particolare riferimento al decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013 n. 62 «Regolamento recante il codice di comportamento dei dipendenti pubblici», alla legge n. 190 del 2012 «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione», nonché alle norme generali relative all'onorabilità di consulenti al servizio della pubblica amministrazione in un settore così delicato, in considerazione del fatto che sono scelti direttamente dal Ministro interpellato con proprio decreto senza selezione pubblica;
   quali forme di monitoraggio sui membri e sulle decisioni della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS siano state svolte sotto il mandato del Ministro interpellato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sulla base degli obblighi previsti dall'articolo 1 commi 9 e 10 per la gestione pro-attiva da parte delle amministrazioni pubbliche della prevenzione della corruzione; se siano state svolte ad esempio forme di verifica, anche a campione, delle dichiarazioni rilasciate circa l'inconferibilità e il conflitto di interessi nonché degli incarichi professionali dei membri nei momenti appena successivi al termine dell'incarico oppure se siano previste forme periodiche di controllo, anche con l'ausilio delle banche dati delle forze dell'ordine, per verificare i requisiti di onorabilità dei candidati e dei membri nominati e per prevenire rischi di infiltrazione della criminalità organizzata;
   se sia opportuno che una persona per la quale è stato richiesto il rinvio a giudizio per turbativa d'asta ricopra proprio il ruolo di responsabile per l'attuazione della norma anti corruzione nel Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
   quali misure di trasparenza intendano adottare sul normale funzionamento della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS, come, a mero titolo di esempio, la pubblicizzazione delle sedute della commissione e dell'ordine del giorno, la possibilità di fare audizioni pubbliche, l'attuazione delle norme già esistenti ma mai attuate sulle inchieste pubbliche, per le procedure di valutazione di impatto ambientale (articolo 24, comma, 6 del decreto legislativo n. 152 del 2006);
   quali forme di trasparenza e di pubblicità intenda dare alle modalità di scelta dei prossimi membri della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS, anche alla luce delle norme generali concernenti la pubblica amministrazione e delle numerose sentenze della Corte costituzionale e della Corte di giustizia dell'Unione europea sull'accesso agli incarichi pubblici in ruoli di tale responsabilità, come, a mero titolo di esempio, avvisi pubblici per la raccolta dei curricula;
   quali criteri intenda adottare per la comparazione dei curricula, come i punteggi per pubblicazioni scientifiche, uso del citation index e altro e se tali criteri non ritenga debbano essere resi pubblici prima dell'espletamento della selezione;
   se non ritenga che sia meglio privilegiare il ricorso a tecnici già inseriti in strutture pubbliche quali Ispra e agenzie regionali, Consiglio nazionale delle ricerche, università, scegliendo fra coloro che non svolgono la libera professione.
(2-00942) «Daga, Busto, De Rosa, Mannino, Micillo, Terzoni, Zolezzi, Vignaroli, Spessotto, Benedetti, Colletti, Vacca, Nicola Bianchi, Brescia, Carinelli, Crippa, Da Villa, De Lorenzis, Della Valle, Dell'Orco, Di Benedetto, D'Uva, Fantinati, Luigi Gallo, Liuzzi, Lupo, Marzana, Nesci, Petraroli, Paolo Nicolò Romano, Simone Valente, Vallascas».