Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 19 dicembre 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 19 dicembre 2014.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Cecconi, Cicchitto, Cimbro, Cirielli, Colonnese, Costa, Dambruoso, De Girolamo, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Franceschini, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Velo, Vignali, Vito, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 18 dicembre 2014 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   LODOLINI ed altri: «Istituzione della figura professionale del tecnico di ecocardiografia» (2781);
   MINARDO: «Modifica all'articolo 42 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e altre disposizioni in materia di congedi e benefìci previdenziali in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili» (2782);
   VEZZALI: «Istituzione dell'insegnamento dell'educazione socio-affettiva nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado nonché nei corsi di studio universitari» (2783);
   ROSTAN ed altri: «Modifiche al codice civile e al codice di procedura civile per l'accelerazione del processo di esecuzione» (2784);
   OCCHIUTO: «Incentivo per favorire l'occupazione giovanile nelle regioni del Mezzogiorno mediante l'istituzione del buono per l'apprendistato» (2785);
   BINDI ed altri: «Delega al Governo in materia di misure per il sostegno in favore delle imprese sequestrate e confiscate sottoposte ad amministrazione giudiziaria e dei lavoratori da esse dipendenti, nonché di organizzazione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata» (2786).
  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

  La proposta di legge MARCO MELONI ed altri: «Disciplina dell'esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini italiani che si trovano temporaneamente all'estero» (1056) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Alfreider.

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

  La Corte dei conti – Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, con lettera in data 15 dicembre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, del regolamento per l'organizzazione delle funzioni di controllo della Corte dei conti, la deliberazione n. 18 del 2014 del 4 e 11 dicembre 2014, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione concernente il programma dei controlli sulla gestione delle amministrazioni dello Stato per il triennio 2015-2017.
  Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 16 dicembre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), per gli esercizi 2011 e 2012. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 216).
  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 18 dicembre 2014, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'esercizio del potere di adottare atti delegati conferito alla Commissione a norma del regolamento (CE) n. 1060/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, relativo alle agenzie di rating del credito (COM(2014) 743 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di comitato per il commercio di merci istituito dall'accordo di libero scambio tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, per quanto riguarda l'adozione delle norme relative all'amministrazione dei contingenti tariffari (COM(2014) 744 final), corredata dal relativo allegato (COM(2014) 744 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Valutazione finale del programma «Fiscalis 2013» (COM(2014) 745 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea rispetto alle proposte di emendamento all'allegato III della convenzione di Rotterdam (COM(2014) 746 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Parere della Commissione del 18.12.2014 sulla raccomandazione della Banca centrale europea per un regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 2532/98 sul potere della Banca centrale europea di irrogare sanzioni (C(2014) 9658 final), corredata dal relativo allegato (C(2014) 9658 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VI (Finanze).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, con comunicazione in data 18 dicembre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Comunicazione di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 16 dicembre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento, ai sensi dei commi 4, 5-bis e 6 del medesimo articolo 19, dei seguenti incarichi di livello dirigenziale generale nell'ambito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla VII Commissione (Cultura):
   alla dottoressa Maria Luisa Altomonte, l'incarico di direttore dell'Ufficio scolastico regionale per la Sicilia;
   alla dottoressa Delia Campanelli, l'incarico di direttore dell'Ufficio scolastico regionale per la Lombardia;
   al dottor Gildo De Angelis, l'incarico di direttore dell'Ufficio scolastico regionale per il Lazio;
   al dottor Marco Ugo Filisetti, l'incarico di direttore della Direzione generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica, nell'ambito del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali;
   al dottor Daniele Livon, l'incarico di direttore della Direzione generale per la programmazione, il coordinamento e il finanziamento delle istituzioni della formazione superiore, nell'ambito del Dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca.

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Ministro dello sviluppo economico, con lettera in data 11 dicembre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 537-bis del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale concernente le modalità di utilizzo dei contributi pluriennali relativi al programma navale per la tutela della capacità marittima della Difesa (128).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla IV Commissione (Difesa), che dovrà esprimere il prescritto parere entro l'8 gennaio 2015. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 29 dicembre 2014.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative volte a fronteggiare le criticità derivanti dall'allontanamento dei minori dalla famiglia di origine a seguito di provvedimenti dell'autorità giudiziaria – 2-00788

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   sono sempre più numerosi i casi citati dalle cronache che vedono coinvolti minori indifesi in vicende familiari che spesso terminano con episodi tragici;
   non ultimo il caso di Giulia I., vittima di una vicenda che si apre con l'avvio da parte della madre Barbara C. delle pratiche di separazione dal marito, proprio in conseguenza di comportamenti, ed in seguito di racconti, che lasciavano supporre il coinvolgimento della bambina in una serie di giochi erotici con persone adulte a lei vicine;
   da quel giorno la storia di Giulia I. è stata una storia di perizie mediche, consulenze tecniche, colloqui ed ancora esami, fino all'epilogo disposto dal tribunale dei minori di Roma, procedimento n. 4616/2012VG, che ha sottratto il minore alla madre, cui sarebbe stato impedito anche di poterla vedere;
   questo procedimento minorile è tuttora in corso, ma sono già lampanti i danni, forse irreparabili, subiti dalla bambina per la sua inopinata collocazione in comunità, senza poter vedere la madre;
   le cronache, come detto, sono da anni piene di questi errori, spesso drammatici, e sempre con conseguenze gravi: perché riguardano la parte più indifesa della popolazione, i bambini;
   i tribunali dei minori sono l'oggetto di un libro recentemente pubblicato da un avvocato matrimonialista di Rimini dal titolo «Come ai tempi di Erode»;
   l'autore parla di come in Italia il tribunale dei minori possa intervenire in qualsiasi momento sulla vita delle persone, senza che i diretti interessati sappiano con precisione le ragioni e i presupposti di quel che sta loro capitando e, dato che quasi tutti i provvedimenti assunti da quel tribunale sono «provvisori», non è possibile nemmeno ricorrere in appello;
   il caso, citato dall'autore, molto simile a quello di Giulia I., dimostra gli abusi che l'attuale giurisdizione minorile ha provocato e sta procurando. Nel caso di Giulia I. o in quelli citati in altri atti di sindacato ispettivo, i minori vengono sottratti per ordine di un giudice e «internati» in centri di affido con tempistiche e motivazioni spesso inusuali e non sorrette da evidenze e prove inconfutabili;
   spesso nei procedimenti minorili viene data una valenza scientifica a diagnosi di malattie inesistenti come la sindrome da alienazione genitoriale (pas) o altre diagnosi simili, sulle quali poi vengono basate le decisioni giudiziarie che strappano i bambini alle famiglie;
   purtroppo e di sovente nelle ordinanze dei tribunali non vengono acquisite direttamente e in maniera indipendente le informazioni sullo stato di salute e psicologico dei minori, sui loro bisogni, sui traumi causati dalle drammatiche modalità di allontanamento e sull'isolamento dalla figura materna, né vengono valutati i rischi che i minori corrono nella permanenza presso le case famiglia –:
   di quali elementi disponga in relazione a quanto sopra esposto e se intenda promuovere un monitoraggio per rilevare se vi sono casi analoghi e quale sia l'entità del fenomeno;
   se non ritenga di adottare iniziative di rango normativo volte ad eliminare le criticità esposte in premessa.
(2-00788) «Binetti, Dellai».


Iniziative per prevenire e contrastare il radicamento della criminalità organizzata in Umbria – 2-00785

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   in Umbria e a Perugia è allarme ’ndrangheta: l'Umbria, considerata da sempre non a rischio rispetto al fenomeno mafioso, sta diventando terreno molto fertile per la proliferazione di questa forma di criminalità organizzata che sembra stia generando un vero e proprio inquinamento dell'economia locale, avvantaggiandosi della crisi economica e della ricaduta che questa ha sulle piccole e medie imprese;
   il 10 dicembre 2014 è partita un'importante operazione di polizia che ha interessato l'Umbria: «Estorsioni, minacce, intimidazioni e violenze nei confronti degli imprenditori locali, soprattutto del settore edile. Agivano così i 61 arrestati appartenenti a una vera e propria “holding criminale” collegata alla ’ndrangheta umbra che opera a Perugia da 6 anni e “interessata al mercato della green economy”, come ha spiegato il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Le cellule operavano prevalentemente nella zona del perugino, ma allungavano i loro tentacoli anche ad alcune province toscane, laziali, marchigiane, emiliane e lombarde, fino a sconfinare in Germania, ed erano legate alla cosca Farao-Marincola di Cirò Marina (Crotone), radicata anche nel Varesotto. I clan locali, però, tenevano contatti anche con la mafia albanese, soprattutto per quanto riguarda il traffico di droga e lo sfruttamento della prostituzione. Le forze dell'ordine, dopo aver arrestato i 61 membri dell'organizzazione, stanno procedendo con il sequestro di beni mobili e immobili che, si pensa, siano il frutto dell'attività malavitosa del clan, per un valore stimato che supera i 30 milioni di euro; le misure cautelari, emesse su richiesta della procura distrettuale antimafia di Perugia, considerano i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, bancarotta fraudolenta, truffa, trasferimento fraudolento di valori, con l'aggravante delle finalità mafiose, fino all'associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione. Un'organizzazione che si era “infiltrata nel tessuto economico locale”, come si legge in una nota dei Carabinieri del Ros che hanno condotto l'operazione “Quarto Passo”, mostrando quanto la malavita calabrese stia conquistando il territorio nazionale, dopo essersi ormai da anni stabilita anche nel nord Italia» (www.ilfattoquotidiano.it del 10 dicembre 2014);
   la coincidenza ha voluto che l'operazione di polizia cadesse proprio a seguito della conferenza tenutasi a Perugia il 28 novembre 2014 su «Mafia e droga, allarme Umbria. Espansione del fenomeno delle infiltrazioni nel territorio e collegamenti con le organizzazioni del narcotraffico» cui ha partecipato anche il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere Rosy Bindi;
   il fenomeno, dunque, non è dunque nuovo: già nella relazione annuale della direzione nazionale antimafia per il periodo 1o luglio 2011-30 giugno 2012, si legge quanto segue: «è (...) evidente l'elevata appetibilità che le aree del centro nord d'Italia, caratterizzate da contesti ricchi e sedi di importanti crocevia per lo spaccio delle sostanze stupefacenti (emblematico è, a tale proposito, il caso di Perugia) rivestono»;
   in effetti, pur se non paragonabile alle grandi città (Roma, Milano e Torino), il capoluogo perugino, con il suo relativo benessere e un'ampia popolazione universitaria, come emerge dal dossier «La droga in Umbria» del 2014 dell'associazione Libera, è una piazza interessante per le organizzazioni criminali che trovano nella città un mercato «ricco» per la cessione degli stupefacenti, ma anche per «avviare» altre attività illecite;
   come è evidenziato nella relazione della commissione d'inchiesta della regione Umbria su «Infiltrazioni mafiose in Umbria, metodologie di controllo, prevenzione e lotta alla criminalità organizzata» del 27 settembre 2012 «emerge con chiarezza che la situazione umbra manifesta i segni di infiltrazioni criminali di stampo mafioso nell'economia legale e si ricollega pienamente a quanto è affermato nell'ultima relazione della Direzione investigativa antimafia (DIA) (febbraio 2012), laddove si sottolinea che la nuova strategia delle organizzazioni criminali di stampo mafioso è l'espansione delle attività al di fuori del contesto territoriale del mezzogiorno, non nella forma classica del controllo pieno, di dominio, del territorio ma nella ricerca di impieghi ed attività utili al riciclaggio di enormi quantità di denaro liquido provenienti dal traffico di droga, armi ed esseri umani»;
   la criminalità organizzata, secondo la commissione d'inchiesta, agisce in Umbria non con le forme note dell'organizzazione mafiosa volta al controllo del territorio, quanto piuttosto «nel contesto di una finanziarizzazione dell'economia»;
   la relazione della commissione precisa che: «L'Umbria, sotto tale aspetto, non ha anticorpi sviluppati e un vigile controllo sociale nei confronti del fenomeno criminale mafioso, e nemmeno l'abitudine a tenere alta la guardia dell'attenzione e del sospetto. Perciò l'Umbria corre il rischio di essere un campo fertile in cui infiltrarsi, acquisire patrimoni, attività con forte flusso di cassa, per operare il riciclaggio dei proventi delle attività mafiose condotte in altre parti (audizione n. 1). Emerge dalle audizioni che l'assenza di comprovati fenomeni di radicamento ingenera nell'opinione pubblica, nelle organizzazioni sociali ed economiche e anche nel sistema istituzionale, un atteggiamento di sottovalutazione del fenomeno delle infiltrazioni malavitose. Di fronte alle inchieste giudiziarie che evidenziavano un fenomeno in espansione, davanti alle stesse segnalazioni giornalistiche, è prevalsa a lungo l'idea di considerarli episodi isolati, intrusioni in un contesto sano che restava totalmente refrattario all'infiltrazione. Alcuni dei soggetti auditi, pur senza giungere a posizioni negazioniste, hanno manifestato un'esplicita sottovalutazione del rischio di infiltrazione»;
   proprio nel 2011 si sono verificati numerosi eventi «sentinella» comprovanti infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto perugino: è nota l'operazione Apogeo del 14 settembre 2011 condotta nelle province di Perugia, Caserta, Ancona, Firenze, Padova e Pesaro nel corso della quale i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei carabinieri (Ros) e i militari del Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata (Gico) della Guardia di finanza di Perugia e Firenze hanno concluso un importante intervento nei confronti di un'organizzazione criminale dedita alla truffa aggravata, al riciclaggio, alla bancarotta fraudolenta, all'emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, con l'aggravante del metodo mafioso;
   l'organizzazione, che si presume collegata al clan dei Casalesi, anche in quel caso, aveva sede a Perugia. Risulta confermata la presenza della ’ndrangheta in provincia di Perugia e, dopo i fatti dell'indagine Apogeo, anche la presenza della camorra, con alcune evidenze anche nella provincia di Terni;
   dal rapporto Ecomafie 2014 emerge un quadro poco rassicurante sulla penetrazione delle associazioni criminali nel tessuto economico e sociale umbro;
   anche il problema della diffusione delle sostanze stupefacenti è strettamente collegato alla criminalità organizzata: la commissione regionale ha precisato che «La situazione umbra, specie nella zona urbana perugina, desta forte preoccupazione. Perugia è al centro di una rete di smercio che copre un'area molto più vasta della regione. La provenienza dei morti per overdose, in numero eccezionalmente elevato, indica che la dimensione del fenomeno abbraccia anche le regioni vicine. Questa caratteristica attira in Umbria, soprattutto a Perugia, organizzazioni criminali di varia provenienza, che si dividono il mercato. Nella relazione della Procura nazionale antimafia l'Umbria è segnalata per una presenza particolarmente numerosa di quelle che la DIA chiama mafie “alloctone”: albanesi, nigeriane, magrebine. È facile ipotizzare legami con le organizzazioni criminali che in Italia detengono tale mercato»;
   nei primi sei mesi del 2014 il bilancio dell'attività della Guardia di finanza del comando provinciale di Perugia è stato di otto chili tra hashish e marijuana, otto etti di cocaina e 661 grammi di eroina; finora sono state 14 le persone finite in manette per spaccio e 51 i denunciati;
   e infine, secondo l'ordinanza di custodia cautelare – in riferimento alla recente operazione di polizia del 10 dicembre 2014 –, «il Gip di Perugia scrive che sarebbe riduttivo definire l'associazione come “un'articolazione periferica della struttura criminale calabrese” ma si tratterebbe di “un'autonoma associazione composta da soggetti residenti in Umbria da oltre un decennio” che operano autonomamente ed in via esclusiva in Umbria, conservando sempre un “basso profilo” criminale, al fine di non attirare sull'organizzazione l'attenzione delle forze dell'ordine in un territorio, quale quello umbro, a torto ancora ritenuto da taluni “isola felice” ed invece in via di progressiva “mafizzazione”. Gli imprenditori, secondo quanto raccolto dalle indagini, erano spesso costretti a emettere false fatture per coprire pagamenti illeciti o addirittura cedere le proprie imprese agli indagati o a loro prestanome che, dopo aver “spolpato” l'azienda, ne provocavano la bancarotta fraudolenta. Vittime di truffa anche i fornitori di materiali edili i cui prodotti venivano poi rivenduti a ricettatori calabresi proprietari di imprese che li reimpiegavano per costruire edifici in Umbria, Toscana e Calabria. Una parte dell'organizzazione, che faceva capo a Francesco Pellegrino, rubava materiale edile e macchine operatrici nelle Marche, per rivenderle sul mercato legale o a ditte calabresi. I proventi delle attività illegali, si legge nella nota del Ros, “sono stati reimpiegati per acquistare beni immobili ed attività commerciali nel settore dell'intrattenimento e del fotovoltaico, anche intestati a prestanome”, per “dissimulare la reale riconducibilità dei beni alla cosca”. Beni che i militari dell'Arma hanno quantificato in 30 milioni di euro». (www.ilfattoquotidiano.it);
   il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, dopo essersi complimentato con i carabinieri, spiega come «questa operazione conferma gli interessi della criminalità organizzata verso la green economy»;
   ed infatti la Direzione nazionale antimafia nel proprio rapporto annuale rappresentava l'Umbria come crocevia della droga, terra di «integrazione criminale», campo di gioco per più etnie che intessono rapporti con «soggetti italiani residenti nella regione» per trattare affari illegali e «covo freddo» di camorra e ’ndrangheta, che reinvestono i capitali provento delle attività criminali, lavando in Umbria il denaro sporco;
   nell'agosto del 2013 la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo denunciò con un intervento alla Camera dei deputati le infiltrazioni nella «felice Umbria» delle organizzazioni malavitose e del narcotraffico;
   le recenti vicende di cronaca giudiziaria hanno dato ragione alla prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo facendo emergere, ad avviso degli interpellanti, una sostanziale sottovalutazione – anche da parte della politica nazionale nonché un'insufficiente attenzione – e conoscenza da parte delle istituzioni competenti del fenomeno e del suo impatto sulla società e nell'economia del territorio umbro che per le sue caratteristiche appare fortemente «appetibile» alle organizzazioni criminali –:
   se il Ministro interpellato sia al corrente dei fatti esposti e delle conclusioni della relazione della commissione d'inchiesta della regione Umbria su «Infiltrazioni mafiose in Umbria, metodologie di controllo, prevenzione e lotta alla criminalità organizzata» del 27 settembre 2012 e della relazione annuale 2014 della Direzione nazionale antimafia che evidenziano importanti elementi di fragilità e di esposizione al rischio infiltrazioni in Umbria, e se intenda promuovere, nell'ambito delle proprie competenze, azioni non solo di controllo e repressione del fenomeno, ma anche di prevenzione;
   quali iniziative, alla luce delle recenti vicende giudiziarie che coinvolgono sempre più spesso l'Umbria e la città di Perugia, il Ministro interpellato intenda adottare con urgenza, nell'ambito delle proprie competenze, per contribuire alla prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata in Umbria e per rafforzare l'azione di contrasto, anche con ulteriori strumenti di controllo e il coinvolgimento delle istituzioni locali, alla penetrazione e al radicamento delle associazioni criminali sul territorio della regione Umbria, in particolare nei settori degli investimenti immobiliari e commerciali, delle operazioni finanziarie e dei traffici illeciti di sostanze stupefacenti, scongiurando il rischio di inquinamento dell'economia locale e dell'illecito arricchimento delle organizzazioni malavitose e di una «mafizzazione» del territorio.
(2-00785) «Ciprini, Gallinella, Tripiedi, D'Uva, Dadone, Di Battista, Parentela, Benedetti, Massimiliano Bernini, Bechis, Cominardi, Chimienti, Baldassarre, Colletti, D'Ambrosio, Businarolo, Ferraresi, Villarosa».


Elementi in ordine alla razionalizzazione dell'attività delle autorità indipendenti, con particolare riferimento alla sede dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – 2-00786

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 febbraio 1998, adottato in attuazione della legge n. 481 del 1995, recante norme per la concorrenza e la regolazione dei servizi di pubblica utilità, ha individuato nella città di Napoli la sede dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
   l'articolo 22 del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 114 del 2014, è intervenuto in materia di razionalizzazione dell'attività delle autorità indipendenti, prevedendo, tra l'altro, nel testo iniziale, che entro il 30 settembre 2014 il Ministero dell'economia e delle finanze individuasse uno o più edifici contigui da adibire a sede comune di diverse autorità indipendenti, tra le quali l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
   la disposizione, prefigurando una sede comune per diverse autorità indipendenti, aveva suscitato numerose preoccupazioni in ordine alle conseguenze che ciò avrebbe comportato sull'operatività delle autorità che hanno sede in città diverse da Roma, quali l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico e l'Autorità di regolazione dei trasporti;
   nel corso della conversione del sopradetto decreto-legge, la citata disposizione è stata, perciò, riformulata nel senso di prevedere che le autorità indipendenti, ivi compresa l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, gestiscano i propri servizi logistici nel rispetto di una serie di criteri volti ad una loro razionalizzazione;
   in particolare, risulta, allo stato, richiesto che le autorità indipendenti individuino la loro sede in un edificio di proprietà pubblica o in uso gratuito ovvero in locazione a condizioni più favorevoli rispetto a quelle degli edifici demaniali; concentrino gli uffici nella sede principale, salvo che per oggettive esigenze di diversa collocazione; abbiano una spesa complessiva per sedi secondarie, rappresentanza, trasferte e missioni non superiore al 20 per cento della spesa complessiva; garantiscano, infine, una presenza effettiva del personale nella sede principale non inferiore al 70 per cento del totale su base annuale;
   nel citato articolo 22 del decreto-legge n. 90 del 2014 è stato, inoltre inserito un comma aggiuntivo con cui si prevede che le diverse autorità garantiscano il rispetto dei criteri entro un anno dall'entrata in vigore della legge di conversione e, quindi, entro l'11 agosto 2015;
   appare chiaro che l'intenzione del legislatore, nel modificare, in sede di conversione, il testo dell'articolo 22 del decreto-legge n. 90 del 2014, è stata quella di mantenere la sede delle autorità indipendenti nelle città in cui tale sede è stata individuata e di richiedere, per condivisibili esigenze di razionalizzazione, il potenziamento della sede principale, contestualmente alla riduzione delle dimensioni delle sedi secondarie e al contenimento delle relative spese;
   per quanto riguarda in modo specifico l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si è, invece, assistito ad un progressivo ampliamento della sede secondaria di Roma, sia per quanto concerne il numero del personale in essa operante, sia per quanto riguarda la rilevanza delle attività in essa svolte, a discapito della sede principale di Napoli, il che contrasta, oltre che con la normativa da ultima intervenuta (decreto-legge n. 90 del 2014), nel testo risultante dalla conversione in legge, ma anche con le previsioni contenute nella legge n. 481 del 1995, recante la disciplina generale sulle autorità di regolazione dei servizi di pubblica utilità, e con la legge n. 249 del 1997, istitutiva dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, soprattutto laddove trovasse conferma l'ipotesi di iniziative in corso volte al trasferimento a Roma della sede principale dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni –:
   quale sia lo stato di attuazione delle disposizioni del comma 9 dell'articolo 22 del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 114 del 2014, con specifico riferimento alla sede principale dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nella prospettiva di garantire un potenziamento di tale sede, sia per quanto concerne il numero del personale ivi operante, sia per quanto riguarda la rilevanza delle attività in essa svolte, in conformità con i criteri dettati dalle citate disposizioni;
   quali informazioni abbia in ordine ad eventuali iniziative dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni finalizzate a trasferire a Roma la sede principale dell'Autorità stessa e, in tal caso, quali comportamenti intenda adottare per assicurare il mantenimento della sede principale dell'Autorità nella città di Napoli.
(2-00786) «Valeria Valente, Carloni, Cinzia Maria Fontana».


Elementi in merito alla decisione dell'Aifa di vietare, in via cautelativa, l'utilizzo di due lotti del vaccino antinfluenzale Fluad e iniziative per evitare situazioni di allarme ingiustificato – 2-00770

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   l'Agenzia italiana del farmaco ha recentemente vietato l'utilizzo di due lotti del vaccino antinfluenzale Fluad di Novartis Vaccines and Diagnostics s.r.l, dopo che si sono verificati alcuni decessi;
   la decisione è stata presa, esclusivamente a titolo cautelativo, a seguito delle segnalazioni degli eventi avversi gravi o fatali che si sono verificati in concomitanza temporale con la somministrazione di dosi di vaccino provenienti dai due lotti 142701 e 143301 del vaccino antinfluenzale;
   l'Agenzia italiana del farmaco è in attesa di disporre degli elementi necessari per valutare un eventuale nesso di causalità e, in particolare, di disporre degli elementi necessari, tra i quali l'esito degli accertamenti sui campioni già prelevati;
   l'Agenzia italiana del farmaco ha, quindi, invitato i pazienti che abbiano in casa confezioni del vaccino Fluad a verificare sulla confezione il numero di lotto e, se corrispondente a uno di quelli per i quali è stato disposto il divieto di utilizzo, a contattare il proprio medico per la valutazione di un'alternativa vaccinale;
   l'ente regolatorio ha specificato che gli eventi ad esito fatale hanno avuto esordio entro le 48 ore dalla somministrazione delle dosi dei due lotti del vaccino, mentre l'ultimo decesso è avvenuto a distanza di tre giorni dalla somministrazione del vaccino stesso;
   secondo Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale: «Non è giustificabile l'allarmismo generalizzato, si tratta di un evento circoscritto» ed ha aggiunto: «Il nostro obiettivo è la salvaguardia dei cittadini, ma non è giustificabile l'allarmismo generalizzato. Invitiamo tutti gli operatori sanitari e i cittadini a controllare l'eventuale presenza nei frigoriferi dei lotti di vaccino anti-influenzale a rischio. I medici di medicina generale di questo Paese sono stati avvertiti, ma non deve diffondersi il panico» –:
   quali informazioni siano state acquisite finora sullo specifico lotto di vaccino incriminato e in che misura si intenda procedere nei confronti delle famiglie degli anziani deceduti;
   in che modo si intenda procedere per evitare tra gli anziani e i soggetti fragili un allarmismo che li distolga dal mettere in atto una pratica positiva, come quella della vaccinazione, sempre e solo dopo che il farmaco sia stato opportunamente testato.
(2-00770) «Dellai, Binetti».


Elementi in merito alla spesa sostenuta dallo Stato per la somministrazione dei vaccini antinfluenzali e chiarimenti in relazione all'efficacia degli stessi e a eventuali reazioni avverse, con particolare riferimento al vaccino Fluad – 2-00772

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   Fluad è un vaccino somministrato per prevenire l'influenza negli anziani, di età pari o superiore a 65 anni, specialmente in soggetti con un maggior rischio di complicazioni associate, ad esempio, a malattie croniche come diabete, disturbi cardiovascolari e respiratori;
   il 27 novembre 2014, l'Agenzia italiana del farmaco ha sospeso l'utilizzo di due lotti del vaccino antinfluenzale Fluad, a seguito delle segnalazioni di quattro eventi avversi gravi o fatali, verificatisi in concomitanza temporale con la somministrazione di dosi provenienti dai due lotti 142701 e 143301 del vaccino prodotto dalla Novartis Vaccines and Diagnostics srl;
   fino al 27 novembre 2014, erano stati segnalati tre decessi avvenuti tra il 7 e il 18 novembre 2014;
   il 12 novembre 2014 è morto Ivo Mingozzi di 68 anni, un quarto d'ora dopo l'iniezione del vaccino, per arresto circolatorio;
   il 16 novembre 2014 è morto un uomo di 87 anni, 48 ore dopo la somministrazione, per un problema dei centri nervosi: encefalite;
   entrambi non avevano patologie gravi, ma solo uno era affetto da patologie comuni quali glicemia e tiroidite;
   il 18 novembre 2014 è deceduta Rosa Zara di 79 anni, di San Felice del Molise, che aveva fatto il vaccino il 14 novembre ed è arrivata in ospedale il 17 in stato comatoso per poi decedere il giorno successivo;
   il 29 novembre 2014 l'Agenzia italiana del farmaco informa che le morti segnalate alla Rete nazionale di farmaco vigilanza sono aumentate a 13 e i lotti ritirati dal commercio sono passati da 2 a 6 per un totale di 1.357.399 dosi;
   dei tredici decessi segnalati al Responsabile di farmacovigilanza otto sono avvenuti nelle 24 ore successive alla somministrazione del vaccino e otto per problemi cardiovascolari;
   le segnalazioni dei decessi provengono da sei regioni: Sicilia (2); Molise (1); Puglia (2); Toscana (2); Emilia Romagna (2); Lombardia (2); Lazio (1);
   l'Agenzia italiana del farmaco sottolinea che il provvedimento emanato, che dispone il divieto di utilizzo dei lotti del medicinale Fluad, sia stato assunto a scopo esclusivamente cautelativo, a seguito di segnalazioni pervenute all'Agenzia dalla Rete nazionale di farmacovigilanza;
   l'Agenzia italiana del farmaco ha ammesso che, nei casi in questione, sono state riportate reazioni avverse, successivamente alla somministrazione del vaccino, ma, al momento, non è certo se si trattasse di una casualità, o se vi sia un nesso con la vaccinazione. Bensì, un quadro completo potrà essere fornito solo dopo aver analizzato tutti gli elementi di contesto, tra i quali, ad esempio, lo stato di salute dei pazienti, la loro età ed eventuali patologie da cui erano affetti;
   nonostante ciò, l'Agenzia italiana del farmaco rinnova in ogni caso l'invito, a chi si sia già sottoposto a vaccinazione con uno dei lotti oggetto del divieto di utilizzo, a contattare il proprio medico curante e invita chiunque abbia in casa un vaccino Fluad a verificare sulla confezione se il numero del lotto corrisponda a uno dei due lotti oggetto di divieto;
   il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco, Luca Pani, ha dichiarato agli organi di stampa che: «Continua ad esserci una concomitanza temporale tra il vaccino e il momento del decesso, ma non c’è un rapporto causa-effetto»;
   la Novartis ha ribadito la bontà dei suoi prodotti: «I vaccini antinfluenzali sono sicuri ed efficaci. Abbiamo subito avviato una revisione preliminare dei lotti interessati», confermando la qualità e la conformità del Fluad;
   nell'ottobre 2012, tuttavia, già il Ministro della salute pro tempore Balduzzi fermò tre milioni di dosi per quattro vaccini Novartis, tra cui lo stesso Fluad;
   il 29 novembre 2014 il Ministro interpellato accusa alcune asl di aver segnalato, alla Rete nazionale di farmacovigilanza, il decesso dopo la somministrazione della vaccinazione con il prodotto Fluad con un ritardo di quindici giorni;
   l'ultimo bollettino, del pomeriggio di lunedì 1o dicembre 2014, conta complessivamente 19 decessi di pazienti anziani su cui fare chiarezza, distribuiti in 7 regioni –:
   a quanto ammonti il costo sostenuto dallo Stato italiano per l'acquisto di 3,5 milioni di dosi di Fluad;
   quale sia stata la spesa totale sostenuta dallo Stato italiano nel 2013 e nel 2014 per tutti i vaccini antinfluenzali, quali siano i tipi di vaccino acquistati, quanti siano i lotti acquistati e da quali aziende farmaceutiche;
   sulla base di quale letteratura scientifica l'Agenzia italiana del farmaco abbia valutato l'efficacia della vaccinazione antinfluenzale nella prevenzione delle epidemie influenzali del virus di sottotipo A(H3N2), circolante nel periodo compreso tra settembre 2013 e gennaio 2014, in particolare nella popolazione con età superiore agli 80 anni;
   quale sia stato l'esito della relazione che l'azienda Novartis avrebbe dovuto produrre entro le ore 13 del 1o dicembre 2014;
   quale sia stato l'esito della discussione del caso al Comitato europeo per la farmacovigilanza (Prac) dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema), che è iniziata lunedì 1o dicembre 2014 e la cui conclusione è prevista per giovedì 4 dicembre 2014;
   se l'Agenzia italiana del farmaco abbia disposto in precedenza verifiche sui lotti 142701 e 143301 del vaccino antinfluenzale Fluad e se siano state riscontrate presenze di sostanze nocive per la salute;
   per quale motivo il divieto «cautelativo» sia stato disposto dall’ Agenzia italiana del farmaco solo il 27 novembre 2014 se i primi casi di decessi sospetti sono avvenuti tra il 12 e il 18 novembre 2014, con un ritardo dunque di dieci giorni;
   tenuto conto che il vaccino Fluad viene somministrato in particolare ad anziani ultrasessantacinquenni con malattie croniche, se sul vaccino antinfluenzale Fluad della Novartis siano state effettuate analisi e ricerche sugli effetti della vaccinazione in relazione alla diverse malattie croniche quali, ad esempio, diabete, disturbi cardiovascolari e respiratori.
(2-00772) «Silvia Giordano, Grillo, Baroni, Cecconi, Dall'Osso, Di Vita, Lorefice, Mantero, Manlio Di Stefano, Di Battista, Sibilia, Del Grosso, Grande, Spadoni, Scagliusi, Basilio, Paolo Bernini, Corda, Frusone, Rizzo, Tofalo, Ferraresi, Bonafede, Businarolo, Agostinelli, Colletti, Sarti, Turco, Spessotto, Terzoni».


Chiarimenti in merito alle nuove procedure di alienazione degli immobili di proprietà dei comuni, degli enti pubblici, anche territoriali, e degli istituti autonomi per le case popolari, oggetto dell'intesa sancita in sede di Conferenza unificata il 16 ottobre 2014 – 2-00764

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   nella riunione del 16 ottobre 2014, la Conferenza unificata ha sancito l'intesa, prevista dall'articolo 3, comma 1, del decreto-legge n. 47 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 80 del 2014, sullo schema di decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, recante la definizione di procedure di alienazione degli immobili di proprietà dei comuni, degli enti pubblici territoriali, nonché degli istituti autonomi per le case popolari, comunque denominati;
   dalle notizie fornite da vari organi di stampa e televisivi, si evince che il provvedimento, tra le altre misure: introduce il meccanismo della vendita all'asta degli immobili, tenuto conto dei valori rilevati, per la medesima fascia e zona, dall'Agenzia delle entrate – Osservatorio del mercato immobiliare; prevede che all'assegnatario venga riconosciuto il diritto di prelazione nell'acquisto a seguito dell'espletamento delle procedure d'asta; consente la vendita in blocco degli immobili fatiscenti;
   i sindacati degli inquilini hanno manifestato viva preoccupazione per le possibili ripercussioni che l'applicazione delle norme previste potrebbero determinare nei complessi delle case popolari, in particolare per l'introduzione del meccanismo della vendita all'asta e hanno chiesto il ritiro del sopradetto provvedimento;
   risulta che già alcune regioni, nella fattispecie la Campania e il Lazio, hanno avanzato rilevi critici e richiesto il ritiro del provvedimento e il suo riesame nella Conferenza unificata;
   il 2 novembre 2014, in una intervista al Corriere della sera, il Ministro interpellato aveva annunciato la firma del decreto per il giorno successivo, lunedì 3 novembre 2014;
   si sono svolte, successivamente a quella data, numerose manifestazioni, organizzate dall'unione inquilini e da altre organizzazioni sindacali rappresentative degli assegnatari per richiedere la non pubblicazione del decreto e la sua ridiscussione;
   l'agenzia ADN Kronos il 15 novembre 2014 ha dato notizia che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha emanato una nota di rettifica in cui, tra l'altro, si afferma che «non vi è alcun decreto attuativo» ma che, in accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze con la Conferenza unificata, si «sta lavorando al testo di un decreto attuativo del cosiddetto Piano casa che prevede, per gli enti proprietari in accordo con le regioni, la possibilità di messa in vendita degli alloggi di edilizia popolare la cui manutenzione sia economicamente onerosa», aggiungendo in particolare che «il decreto permetterà agli inquilini di poter acquistare l'alloggio in cui vivono con diritto di prelazione e a condizioni vantaggiose» –:
   se il sopraddetto comunicato del 15 novembre 2014 prefiguri un ritorno del decreto alla Conferenza unificata per un ulteriore approfondimento;
   se l'affermazione contenuta nel sopraddetto comunicato, secondo cui agli assegnatari sarebbe riconosciuto il diritto di prelazione, prefiguri una modifica sostanziale nelle procedure di vendita, con la rinuncia al meccanismo dell'asta pubblica e l'inserimento della preventiva richiesta all'assegnatario dell'esercizio del diritto di prelazione;
   se verrà esplicitamente, in ogni caso, previsto per gli assegnatari, in possesso dei requisiti della permanenza nell'edilizia residenziale pubblica, qualora non potessero esercitare il sopraddetto diritto di prelazione, il diritto a rimanere nell'alloggio in cui risiedono.
(2-00764) «Morassut, De Maria».


Esiti dell'ispezione ministeriale effettuata presso la sede di Genova del Registro italiano navale in relazione alle procedure adottate per la certificazione della sicurezza delle navi – 2-00787

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   il Registro italiano navale (Rina) ha una storia di oltre 150 anni, occupa quasi 4.000 persone, di cui oltre 1000 solo su Genova, e impiega una percentuale di laureati, di età media inferiore ai 40 anni, del 75 per cento;
   il 12 ottobre 2014 la trasmissione televisiva Report ha reso pubbliche alcune intercettazioni – già apparse nel 2012 – che metterebbero in dubbio l'operato del Registro italiano navale nell'ambito dei rapporti con Fincantieri, in relazione all'attività di certificazione delle navi;
   a seguito di tale servizio giornalistico, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in data 14 ottobre 2014, ha istituito un'apposita commissione ministeriale per verificare se vi siano state irregolarità in merito alle procedure seguite dal Registro italiano navale per il rilascio delle attestazioni e certificazioni per la sicurezza del naviglio nazionale;
   il 23 e 24 ottobre 2014 è avvenuta l'ispezione da parte della commissione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti presso gli uffici del Registro italiano navale nella sede di Genova;
   nel mese di novembre 2014, alcune testate giornalistiche di settore hanno riportato la notizia che gli ispettori avrebbero verificato l'attività del Registro italiano navale, confermando la regolarità delle procedure adottate dalla società per certificare la sicurezza delle navi rispetto ai fatti contestati;
   l'amministratore delegato del Registro italiano navale, Ugo Salerno, si è detto a conoscenza della questione sollevata poiché era di dominio pubblico da almeno due anni: la telefonata trasmessa da Report, in particolare, era stata acquisita e ritenuta non importante dai magistrati nell'ambito del «processo Concordia» –:
   se il Governo non ritenga doveroso rendere pubblici gli esiti di detta ispezione, i cui risultati sono al momento trapelati solo da indiscrezioni giornalistiche;
   quali siano le risultanze riportate dalla commissione deputata ai controlli e se dalla medesima siano emersi elementi di conferma delle presunte irregolarità o se, al contrario, sia stata confermata la correttezza dell'operato del Registro italiano navale rispetto ai fatti contestati.
(2-00787) «Biasotti, Palese».


Iniziative finalizzate a evitare la perdita del diritto del contribuente alla detrazione degli interessi passivi sui mutui per meri ritardi nei relativi adempimenti fiscali – 2-00768

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   il decreto ministeriale 30 luglio 1999, n. 311, «Regolamento recante norme per l'individuazione delle modalità e delle condizioni cui è subordinata la detrazione degli interessi passivi in dipendenza di mutui contratti per la costruzione dell'abitazione principale», prevede all'articolo 1:
    «1. Gli interessi passivi e relativi oneri accessori, nonché le quote di rivalutazione dipendenti da clausole di indicizzazione, pagati a soggetti residenti nel territorio dello Stato o di uno Stato membro della Comunità europea, ovvero a stabili organizzazioni nel territorio dello Stato di soggetti non residenti, in dipendenza di mutui garantiti da ipoteca e contratti per la costruzione dell'unità immobiliare da adibire ad abitazione principale si detraggono, ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e fino alla concorrenza del suo ammontare, per un importo pari al 19 per cento dell'ammontare complessivo non superiore a 5 milioni di lire. Per abitazione principale si intende quella nella quale il contribuente dimora abitualmente. 2. La detrazione di cui al comma 1 si applica relativamente ai contratti di mutuo stipulati, a partire dal 1o gennaio 1998, ai sensi dell'articolo 1813 del codice civile, ed assistiti da ipoteca, e compete limitatamente agli interessi e relativi oneri accessori, nonché alle quote di rivalutazione dipendenti da clausole di indicizzazione riferibili all'importo del mutuo effettivamente destinato alla costruzione dell'immobile. 3. La detrazione è ammessa a condizione che i lavori di costruzione abbiano inizio nei sei mesi antecedenti o successivi alla data di stipula del contratto di mutuo da parte del soggetto che sarà il possessore a titolo di proprietà o altro diritto reale dell'unità immobiliare da costruire e che quest'ultima sia adibita ad abitazione principale entro sei mesi dal termine dei predetti lavori»;

   all'articolo 2:
    «1. Il diritto alla detrazione viene meno a partire dal periodo d'imposta successivo a quello in cui l'immobile non è più utilizzato per abitazione principale; non si tiene conto delle variazioni dipendenti da trasferimenti per motivi di lavoro. 2. La mancata destinazione ad abitazione principale dell'unità immobiliare entro sei mesi dalla data di conclusione dei lavori di costruzione della stessa comporta la perdita del diritto alla detrazione e da tale data decorre il termine per la rettifica della dichiarazione dei redditi da parte dell'amministrazione finanziaria. 3. La detrazione non spetta se i lavori di costruzione dell'unità immobiliare non sono iniziati nei sei mesi antecedenti o successivi alla data di stipula del contratto di mutuo; la detrazione non spetta, altresì, se i detti lavori non sono ultimati entro il termine stabilito dalla concessione edilizia per la costruzione dell'immobile o in quello successivamente prorogato e da tale data inizia a decorrere il termine per la rettifica della dichiarazione dei redditi da parte dell'amministrazione finanziaria. Il diritto alla detrazione non viene meno se i termini previsti nel precedente periodo non sono rispettati per ritardi imputabili esclusivamente all'amministrazione comunale nel rilascio delle abilitazioni amministrative richieste dalla vigente legislazione edilizia»;

   all'articolo 3:
    «1. Per fruire della detrazione di cui all'articolo 1 è necessario conservare ed esibire o trasmettere anche in copia, a richiesta degli uffici finanziari, le quietanze di pagamento degli interessi passivi relativi al mutuo, il contratto di mutuo ipotecario dal quale risulti che lo stesso è assistito da ipoteca e che è stato stipulato per la costruzione dell'immobile da destinare ad abitazione principale, le abilitazioni amministrative richieste dalla vigente legislazione edilizia, nonché copia delle fatture o ricevute fiscali comprovanti le spese effettivamente sostenute per la costruzione dell'immobile stesso»;
   la circolare 28 settembre 2012, n. 38/E, dell'Agenzia delle entrate, avente per oggetto chiarimenti relativi all'articolo 2, comma 1, 2, 3 e 3-bis, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16 (cosiddetto «decreto semplificazioni fiscali e tributarie»), convertito, con modificazioni, dalla legge 26 aprile 2012, n. 44, introduce una particolare forma di ravvedimento operoso (cosiddetto remissione in bonis) volto ad evitare che, mere dimenticanze relative a comunicazioni ovvero, in generale, ad adempimenti formali non eseguiti tempestivamente, precludano al contribuente, in possesso dei requisiti sostanziali richiesti dalla norma, la possibilità di fruire di benefici fiscali o di regimi opzionali;
   secondo l'interpretazione dell'Agenzia delle entrate, la previsione in esame, in presenza di alcuni presupposti di natura sostanziale, intende «salvaguardare il contribuente in buona fede e la sua scelta di assolvere l'adempimento richiesto tardivamente»;
   alcuni cittadini interessati dall'accensione di un mutuo di lungo periodo per la ristrutturazione della propria abitazione si sono visti negare il diritto alla detrazione degli interessi passivi sul sopraddetto mutuo poiché non avevano completato, nei sei mesi dalla data di conclusione dei lavori, il passaggio di residenza nell'abitazione sopraddetta –:
   se il ravvedimento operoso (cosiddetto remissione in bonis), come citato dalla circolare sopraddetta dell'Agenzia delle entrate possa applicarsi anche nel caso specifico suesposto e, diversamente, cosa si intenda fare per scongiurare che quei cittadini titolari di mutuo perdano il diritto di detrarre gli interessi passivi per meri ritardi procedurali.
(2-00768) «Fragomeli, Ermini, Carnevali, Grassi, Fanucci, Crimì, Boccadutri, Giuseppe Guerini, Miccoli, Patriarca, Lodolini, Zampa, Arlotti, Luciano Agostini, Lattuca, Chaouki, Carra, Colaninno, Galperti, Tentori, Francesco Sanna, Preziosi, Marantelli, Sanga, Dallai, Marchi, Guerra, Manfredi, Andrea Romano, Albini, Giovanna Sanna».


Iniziative volte a garantire l'erogazione dei fondi destinati ai comuni dell'Irpinia e della Lucania colpiti dal sisma del 1980 – 2-00756

I)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   il 23 novembre 2014 ricorre il trentaquattresimo anno dal terribile terremoto che nel 1980 devastò Irpinia e Lucania e che costò la vita a circa 3.000 persone;
   l'opera di ricostruzione ha sicuramente rappresentato una delle criticità più evidenti della storia repubblicana, anche in considerazione dei risultati della commissione parlamentare d'inchiesta presieduta dal Presidente Scàlfaro;
   ancora oggi risultano non liquidate risorse giacenti in favore dei comuni colpiti dal sisma e stanziate ai sensi della delibera CIPE n. 37 del 2006;
   si tratta di oltre 200 milioni di euro non ancora liquidati che sarebbero fondamentali per la chiusura del processo di ricostruzione;
   lo sblocco di queste risorse, già presenti nel bilancio dello Stato e bloccate da meccanismi burocratici più volte denunciati dagli amministratori locali, consentirebbero anche una boccata di ossigeno al comparto edilizio che, negli ultimi anni, soprattutto nei comprensori in questione, ha visto crollare il numero di imprese e di lavoratori;
   con l'ordine del giorno, n. 9/1865-A/94, del 20 dicembre 2013, presentato dal primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo, ed accolto dal Governo, si impegnava l'Esecutivo pro tempore a sbloccare, d'intesa con le amministrazioni interessate, le risorse giacenti ex lege n. 219 del 1981, finalizzate alla ricostruzione post sisma dei comuni irpini e lucani –:
   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per lo sblocco delle risorse di cui in premessa e per consentire la chiusura, definitiva, del processo di ricostruzione post sisma a 34 anni di distanza.
(2-00756) «Famiglietti, Martelli, Paris, Tartaglione, Giuliani, Carra, Folino, Villecco Calipari, Ragosta, Giorgis, Berlinghieri, Ferranti, Gasparini, Amendola, Scanu, Marroni, Mariano, Salvatore Piccolo, Palma, Crimì, La Marca, Covello, Magorno, Valiante, Carloni, Gianni Farina, Migliore, Capozzolo, Anzaldi, Coppola, Roberta Agostini, Epifani, Valeria Valente, Fedi, Battaglia, Ginefra».