Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 19 settembre 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 19 settembre 2014.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amici, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Carinelli, Casero, Castiglione, Catania, Cicchitto, Cirielli, Costa, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Di Salvo, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Galati, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Mannino, Marazziti, Mattiello, Merlo, Meta, Mogherini, Naccarato, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Sarti, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Vargiu, Velo, Vignali, Vito, Zanetti.

Trasmissione dal Senato.

  In data 18 settembre 2014 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
  S. 1533. – «Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013-bis» (approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1864-B).

   Sarà stampato e distribuito.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

  La proposta di legge n. 2611, d'iniziativa dei deputati FERRARESI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione, cessione e consumo della cannabis e dei suoi derivati».

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge FOSSATI ed altri: «Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della funzione sociale dello sport nonché delega al Governo per la redazione di un testo unico delle disposizioni in materia di attività sportiva» (1680) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Romanini.

  La proposta di legge SANI ed altri: «Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino» (2236) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Narduolo.

  La proposta di legge CENNI ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale per l'educazione alimentare e la prevenzione dei disturbi alimentari» (2403) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Romanini.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  TACCONI ed altri: «Modifiche alla legge 27 dicembre 2001, n. 459, in materia di esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini italiani residenti all'estero» (2413) Parere delle Commissioni II, III e V;
  PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE FEDRIGA ed altri: «Modifica all'articolo 4 della Costituzione, in materia di norme per l'attuazione del diritto al lavoro» (2583) Parere della XI Commissione.

   II Commissione (Giustizia):
  CIRIELLI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle responsabilità del mancato adeguamento degli istituti penitenziari e sul sovraffollamento delle carceri» (2559) Parere delle Commissioni I e V.

   III Commissione (Affari esteri):
  PORTA ed altri: «Destinazione dei proventi del diritto previsto dall'articolo 7-bis della tabella allegata al decreto legislativo 3 febbraio 2011, n. 71, al miglioramento dei servizi consolari e all'accelerazione dell'esame dei procedimenti di riconoscimento della cittadinanza italiana» (2550) Parere delle Commissioni I, V e VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria).

   VII Commissione (Cultura):
  MARCO MELONI ed altri: «Modifica all'articolo 142 del testo unico di cui al regio decreto 31 agosto 1933, n. 1592, concernente la soppressione del divieto di iscrizione contemporanea a diverse università, a diverse facoltà o scuole della stessa università e a diversi corsi di laurea o diploma della stessa facoltà o scuola» (2382) Parere delle Commissioni I e V;
  ANTIMO CESARO ed altri: «Istituzione di un Osservatorio permanente contro il bullismo, anche informatico, le discriminazioni e la violenza» (2534) Parere delle Commissioni I, V, IX, XI, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XI Commissione (Lavoro):
  DI SALVO: «Anticipo dell'età dell'accesso alla pensione di vecchiaia in favore delle lavoratrici madri» (1503) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e XII.

   XIII Commissione (Agricoltura):
  SEGONI ed altri: «Misure per la tutela dall'inquinamento dei territori di origine di prodotti agricoli e alimentari tutelati da denominazione di origine protetta o da indicazione geografica protetta» (2384) Parere delle Commissioni I, II, V, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Assegnazione del disegno di legge europea.

  A norma degli articoli 72, comma 1, e 126-ter, comma 1, del Regolamento, il seguente disegno di legge è assegnato, in sede referente, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
  S. 1533. – «Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013-bis» (approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1864-B) – Parere delle Commissioni I, II, V, VIII, XII e XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Assegnazione di una proposta di inchiesta parlamentare a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, la seguente proposta di inchiesta parlamentare è assegnata, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia):
  BRATTI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rispetto degli articoli 3 e 5 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali nelle attività giudiziarie e di polizia» (Doc XXII, n. 35) – Parere della V Commissione.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 18 settembre 2014, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull'attuazione, sui risultati e sulla valutazione globale dell'Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni (2012) (COM(2014) 562 final), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla firma e all'applicazione provvisoria dell'Accordo di partenariato economico (APE) tra gli Stati dell'Africa occidentale, l'ECOWAS e l'UEMOA, da una parte, e l'Unione europea e i suoi Stati membri, dall'altra (COM(2014) 576 final), corredata dai relativi allegati (COM(2014) 576 final da Annex 1 a Annex 8), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative per contrastare l'utilizzo dei cosiddetti richiami vivi nell'attività venatoria, anche al fine di evitare l'adozione di sanzioni da parte dell'Unione europea – 2-00678

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   i cosiddetti «richiami vivi» sono uccelli che vengono catturati in maniera non selettiva in «roccoli» e «prodine» mediante reti da uccellagione a maglie molto sottili, quasi invisibili;
   tali tecniche non solo sono vietate dalla direttiva dell'Unione europea n. 2009/147/CE (cosiddetta direttiva uccelli) ma sono pratiche, ad avviso degli interpellanti, incivili, con le quali migliaia di piccoli uccelli migratori, dopo aver affrontano un lunghissimo viaggio dal nord Europa, giunti in Italia, vengono catturati e tenuti in condizioni igieniche, etologiche e fisiologiche barbare e crudeli, sottoposti a massicce cure ormonali allo scopo di aumentare le loro capacità canore per essere utilizzati come «richiami vivi» per l'uccisione di altri animali selvatici;
   la direttiva vieta di uccidere deliberatamente alcune specie di uccelli espressamente contemplate, mentre autorizza la caccia di talune specie a condizione che i metodi di caccia utilizzati rispettino alcuni basilari principi, quali il divieto di caccia durante il periodo della migrazione o della riproduzione, divieto di metodi di cattura in massa o non selettiva;
   l'articolo 9 della direttiva prevede che gli Stati membri possano derogare ai divieti a condizione che non vi siano soluzioni alternative soddisfacenti e che tali deroghe siano giustificate:
    a) nell'interesse della salute e della sicurezza pubblica, nell'interesse della sicurezza aerea, per prevenire gravi danni alle colture, al bestiame, ai boschi, alla pesca e alle acque, per la protezione della flora e della fauna;
    b) ai fini della ricerca e dell'insegnamento, del ripopolamento e della reintroduzione, nonché per l'allevamento connesso a tali operazioni;
    c) per consentire in condizioni rigidamente controllate e in modo selettivo la cattura, la detenzione o altri impieghi misurati di determinati uccelli in piccole quantità;
   ai sensi della legge n. 157 del 1992, l'esercizio delle deroghe previste dalla direttiva sono esercitate, sentito l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), dalle regioni nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 9 su richiamato, ma le deroghe che troppo facilmente sono state concesse da alcune regioni, oltre che palesemente illegittime e non conformi alla normativa, sono anche contrarie ai continui pareri negativi dell'Ispra che, ancora il 24 maggio 2013, si era detto sfavorevole alla riapertura dei «roccoli» per la stagione 2013/2014, sottolineando invece la necessità di attuare metodi alternativi quali l'allevamento degli uccelli in cattività e rilevando la totale assenza di dati certi sul fabbisogno di richiami vivi per i cacciatori;
   la Commissione europea, con lettera del febbraio 2014, ha formalmente aperto una procedura di infrazione e ha messo in mora la Repubblica italiana (procedura n. 2014/2006) contestando il mancato rispetto degli articoli 8 e 9 della direttiva, richiamando l'esigenza di controllare l'operato delle regioni nell'applicazione delle normativa;
   le misure nel frattempo messe in atto sia in sede di approvazione della legge europea per il 2014 sia in sede di conversione in legge del decreto-legge n. 91 del 2014 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 116 del 2014) non sono sufficienti;
   se, infatti, l'articolo 16 del sopradetto decreto-legge n. 91 del 2014, nel testo presentato dal Governo, sembrava andare nella giusta direzione con il divieto esplicito di catturare gli uccelli selvatici ai fini di richiamo, pur mantenendo aperta la possibilità di derogare a tale divieto ai sensi dell'articolo 19-bis della legge n. 157 del 1992, il testo approvato dal Senato della repubblica e convertito in legge è molto meno vincolante, con il solo riferimento generico alla possibilità di deroga e il rimando a un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da applicarsi entro un anno, che regolerà la materia;
   il documento della Commissione europea fa innanzitutto notare che le deroghe concesse da varie regioni non sono state oggetto di un controllo costante e tempestivo dello Stato e che non è stato tenuto conto di quanto prevede la direttiva circa la valutazione, tra le altre cose, di soluzioni alternative alla concessione della deroga. La Commissione europea sottolinea che vi sono alternative valide ai richiami vivi, come richiami a bocca o tutt'al più richiami di allevamento, alternative ampiamente utilizzate da molte regioni italiane e da tutti gli altri Stati membri ad eccezione dell'Italia –:
   quali iniziative il Ministro interpellato intenda adottare per affrontare risolutamente il problema dei «richiami vivi», che sono in totale antitesi con la biologia, l'etologia, l'ecologia e la fisiologia degli uccelli, per rispondere alla procedura di messa in mora n. 2014/2006 della Commissione europea ed evitare le pesanti sanzioni che ne deriverebbero a carico di tutti i contribuenti, e per conformare la legislazione italiana in materia al senso etico della maggior parte dei cittadini italiani e per rendere vincolante, oltre che obbligatorio, il parere dell'Ispra.
(2-00678) «Tacconi, Pisicchio».


Iniziative di competenza per garantire un corretto svolgimento delle elezioni dei consigli metropolitani – 2-00681

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   tra pochi giorni migliaia di consiglieri e di sindaci dei comuni interessati dalla costituzione delle città metropolitane parteciperanno all'elezione dei consigli metropolitani che avranno il compito di redigere lo statuto delle città metropolitane, come previsto dalla legge n. 56 del 2014;
   le democrazie costituzionali prevedono elezioni libere e plurali garantendo l'effettiva possibilità di scegliere tra diverse proposte nell'ambito del procedimento elettorale, ancorché costituente;
   è necessario conoscere le diverse indicazioni di indirizzo statutario proposte dalle liste e dai candidati;
   definire la composizione del consiglio metropolitano che ha il compito di redigere lo statuto attraverso elezioni di secondo grado costituisce un limite per la partecipazione democratica dei cittadini, già oggi distanti dalle istituzioni attraverso una marcata astensione elettorale;
   ridurre la partecipazione al processo costituente della città metropolitana, da parte dei consiglieri e dei sindaci dei comuni coinvolti, alla sola manifestazione di voto, limita e preclude l'esercizio della potestà affidata al corpo elettorale a cui appartiene di determinare la formazione della volontà nella definizione dello statuto della città metropolitana;
   l'esercizio del diritto di voto non può essere assoggettato a limiti e modalità di espressione da parte della legge ordinaria, oltre quelli previsti dalla Costituzione (ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della Costituzione);
   la circolare del Ministero dell'interno n. 32 del 2014 sulla legge 7 aprile 2014, n. 56, recante «Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni. Elezioni di secondo grado dei consigli metropolitani, dei presidenti delle province e dei consigli provinciali nelle regioni a statuto ordinario. Linee guida per lo svolgimento del procedimento elettorale», all'articolo 9 informa che «la legge n. 56/2014 non detta delle norme in materia di propaganda elettorale; per la particolarità e limitatezza del corpo elettorale, non può ritenersi applicabile la disciplina della propaganda elettorale tramite pubbliche affissioni di cui la legge n. 212/56 e successive modificazioni, tesa a rendere note le liste e i candidati di tutto il corpo elettorale che partecipa alle elezioni dirette. Si ritiene, pertanto, di non dover dettare particolari prescrizioni sulle forme di propaganda elettorale, tanto più che i candidati sono nella quasi totalità (fatti salvo “consiglieri provinciali uscenti”) sindaci o consiglieri in carica, nei confronti dei quali opera il divieto di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle in forma impersonale, di cui l'articolo 9 della legge 22 febbraio 2000, n. 28. Detti candidati, da cittadini, possono compiere attività di propaganda al di fuori delle proprie funzioni istituzionali, sempre che, a tal fine, non vengano utilizzati mezzi, risorse personale e strutture assegnati alle pubbliche amministrazioni per lo svolgimento delle proprie competenze»;
   questo tipo di disposizione, con l'accezione assolutamente ambigua secondo la quale sarebbe ammessa soltanto una comunicazione «in forma impersonale», contrasta con il diritto di informazione, di trasparenza e di partecipazione democratica dei cittadini, dei candidati e degli elettori;
   questo tipo di dispositivo assunto attraverso circolare sta generando discriminazioni tra liste e candidati, tant’è che persino il sito web del comune capoluogo della città metropolitana di Milano, alla luce della circolare sopradetta, ha tratto la seguente indicazione operativa: «Pertanto visto che questo sito è promosso dal comune di Milano qualunque commento o post pubblicati dai candidati al consiglio metropolitano verrà prontamente cancellato»;
   questo non giustifica un'interpretazione della legge n. 56 del 2014 preclusiva del diritto ad una partecipazione informata al processo elettorale, peraltro in netto contrasto con le regole sulla par condicio stabilite dalla legge n. 28 del 2000 –:
   cosa intenda fare il Governo per quanto di competenza:
    a) per garantire e tutelare il diritto fondamentale di informazione e libertà di espressione e per evitare possibili strumentalizzazioni del flusso di informazioni da parte di terzi;
    b) per garantire il rispetto e l'applicazione della legge n. 28 del 2000 sulla par condicio;
    c) per favorire un processo deliberativo frutto dell'interazione positiva tra i candidati e il corpo elettorale.
(2-00681) «Dambruoso, Mazziotti Di Celso».


Iniziative volte ad assicurare la vendita degli strumenti finanziari sequestrati confluenti nel Fondo unico giustizia, al fine di consentire il reperimento delle risorse necessarie allo sblocco della contrattazione nel comparto sicurezza – 2-00680

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   in data 25 marzo 2014, nel corso di un incontro con i sindacati della polizia di Stato, il Ministro dell'interno ha assunto l'impegno di sollecitare, in tempi brevi, il Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione per l'avvio del tavolo del rinnovo contrattuale bloccato, ormai, dal 2009, nonché di procedere all'approvazione di una legge delega per il riordino delle carriere, reperendo nuove risorse;
   solo qualche giorno fa, il 3 settembre 2014, a margine dei lavori del Senato della Repubblica sulla legge delega di riforma della pubblica amministrazione, a proposito dei rinnovi contrattuali per i dipendenti pubblici, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione ha affermato che: «in questo momento di crisi le risorse per sbloccare i contratti a tutti non ci sono» e che, pertanto, gli stipendi degli statali resteranno bloccati anche nel 2015;
   nelle ultime ore il Ministro dell'interno ha riferito che: «ci sono le condizioni per lo sblocco degli stipendi delle forze di polizia», ma da ricostruzioni giornalistiche emerge come i costi dell'operazione – che ammonterebbero a 800 milioni di euro per lo sblocco dal 2015 – sono impossibili da stanziare entro il 31 dicembre 2014. Segnali positivi in questa direzione sono stati espressi anche dal Ministro della difesa e dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, ma il nodo da sciogliere resta quello delle coperture;
   sul sito di Equitalia Giustizia, tra i dati patrimoniali del Fondo unico giustizia al 30 giugno 2014, risultano 1.429.074.952 euro di risorse liquide – di cui 415.280.000 euro di risorse sequestrate «anticipate» allo Stato da Equitalia Giustizia, ai sensi dell'articolo 2, comma 7, del decreto-legge n. 143 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 181 del 2008 – e 2.057.923.085 euro di risorse non liquide, costituite da deposito titoli, gestioni patrimoniali, gestione collettiva del risparmio, contratti assicurativi e mandati fiduciari. I decreti del Presidente del Consiglio dei ministri finora emanati per la riassegnazione delle risorse liquide hanno sempre previsto la destinazione del 48 per cento al Ministero dell'interno, del 48 per cento al Ministero della giustizia e del 2 per cento all'entrata del bilancio dello Stato e, ad oggi, le somme versate complessivamente da Equitalia Giustizia ammontano a 809.625.837 euro, cifra notevolmente inferiore alla reale disponibilità patrimoniale del Fondo unico giustizia. Sul punto, già in data 13 febbraio 2014, nel corso della seduta n. 173 della Camera dei deputati, il Viceministro dell'economia e delle finanze, in risposta all'interpellanza urgente n. 2-00361, ha spiegato che gli ostacoli che impediscono l'integrale sfruttamento delle risorse del Fondo (...) sono stati ampiamente verificati in seno ad un tavolo tecnico coordinato lo scorso anno dal Ministero dell'economia e delle finanze, all'esito del quale si è convenuto sull'impossibilità di una utilizzazione proficua delle risorse finanziarie del Fondo unico giustizia mediante l'alienazione della relativa componente titoli. Il tema della vendibilità dei titoli sequestrati impatta, da un lato, con la necessità di tutelare le posizioni giuridiche soggettive degli imputati non condannati con sentenza definitiva – quindi rientriamo nel campo delle somme sequestrate e non confiscate – e, dall'altro, con quella di verificare le modalità di restituzione delle somme ricavate dalla vendita dei titoli già sequestrati, nel caso di dissequestro. Estremamente complessa appare, a monte, la stessa selezione dei titoli vendibili e la determinazione del prezzo di vendita, di talché è stata ipotizzata la vendita dei soli titoli quotati, considerato che, per quelli non quotati, la congruità del prezzo di vendita sarebbe contestabile per definizione, con conseguenti elevati rischi di contenzioso, in caso di successivo dissequestro. Da ultimo, deve precisarsi che la normativa vigente (articolo 6, comma 21-quinquies, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010, e articolo 10, comma 21, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011) ha subordinato la possibilità di vendita degli strumenti finanziari sequestrati all'adozione di un successivo decreto del Presidente del Consiglio, che ne avrebbe dovuto determinare termini e modalità. Tale decreto, per tutte le difficoltà operative, che sono state sopra menzionate e che riguardano le norme contenute nella legge, non è ancora stato attuato»;
   appare evidente agli interpellanti che la vendita di titoli e prodotti finanziari già oggetto di confisca, oggi confluiti nel Fondo unico giustizia sotto la voce generica di «risorse non liquide», potrebbe contribuire in modo significativo al reperimento delle risorse necessarie allo sblocco dei contratti del comparto sicurezza –:
   a che punto siano i lavori per l'adozione del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dagli articoli 6, comma 21-quinquies, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, e 10, comma 21, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011;
   quali determinazioni si intendano assumere per assegnare nel più breve tempo possibile le citate risorse del Fondo unico giustizia al Ministero dell'interno – come previsto dall'articolo 2, comma 7, del decreto-legge 16 settembre 2008, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2008, n. 181 – e consentire a quest'ultimo lo sblocco degli stipendi delle forze di polizia.
(2-00680) «Dambruoso, Mazziotti Di Celso, Bombassei, Capua, Catania, Causin, Cimmino, Matarrese, Molea, Monchiero, Oliaro, Rabino, Sottanelli, Vargiu, Vitelli».


Intendimenti del Governo circa gli interventi di riforma necessari a fronteggiare la crisi economica – 2-00676

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze per sapere – premesso che:
   secondo l'Ocse, l'Italia nel 2014 registrerà una contrazione del prodotto interno lordo dello 0,4 per cento, dimostrando di essere in recessione e di ottenere il peggior risultato tra i Paesi del G7;
   anche per il 2016 la stima dell'Ocse del prodotto interno lordo italiano è negativa, nonostante sia prevista nel 2015 una possibile timida ripresa dello 0,1 per cento (+1,1 per cento la precedente stima);
   già i primi giorni del mese di agosto 2014 l'Istat aveva certificato il calo del prodotto interno lordo dello 0,2 per cento, dato peggiore da 14 anni a questa parte;
   l'agenzia di rating Standard & Poor (S&P) ha confermato di recente la criticità della situazione economica del nostro Paese, tagliando le stime del prodotto interno lordo, portandole a zero dal precedente +0,5 per cento previsto a giugno 2014 e spiegando che i ritardi nella realizzazione delle riforme strutturali annunciate fino ad oggi dal Governo «hanno impedito una risalita della fiducia di imprese e investimenti»;
   nel suo rapporto Standard & Poor parla dell’«incapacità» dell'Italia di uscire dalla recessione nel corso del 2014 e spiega di aver sovrastimato alcuni fattori nelle sue precedenti stime come, in particolare, le misure di stimolo annunciate nel mese di marzo 2014 dal Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, come gli 80 euro, che «non hanno avuto alcun effetto sui modelli di spesa»; infatti, da tali provvedimenti Standard & Poor stimava inizialmente un impatto positivo sulla crescita italiana pari allo 0,3 per cento del prodotto interno lordo, mentre ora dichiara che appare «più plausibile» soltanto uno 0,1 per cento;
   per quanto riguarda l'eurozona, il prodotto interno lordo è stato rivisto al ribasso, sceso dall'1,2 allo 0,8 per cento dagli analisti dell'agenzia Standard & Poor che hanno individuato questi tre fattori alla base dei segnali di debolezza della zona dell'euro: «la crescita degli scambi mondiali abbastanza modesta; gli investimenti delle aziende che hanno mostrato solo piccoli segnali di ripresa; le sofferenze dell'Italia diventate più pronunciate»;
   a causa di una politica di grandi annunci e pochi fatti, il nostro Paese sembra ormai versare, dunque, in una stagnazione economica che, di fatto, non solo rende l'Italia fanalino di coda del G7, ma anche una minaccia per l'eurozona stessa, come sottolineato da Standard & Poor –:
   se il Governo sia consapevole della situazione in cui versa il nostro Paese, anche alla luce dei deludenti risultati delle politiche messe finora in atto, risultati che si potevano già toccare con mano nell'impoverimento crescente degli italiani e che sono stati tristemente confermati dagli analisti internazionali, e in che modo intenda giustificare le stime fatte precedentemente sulla crescita del prodotto interno lordo che appaiono palesemente errate e sulla base delle quali è stata costruita la politica economica di questo Governo;
   con quali misure il Governo intenda intervenire in merito alla drammatica situazione in cui versa il nostro Paese, sia in sede nazionale, attuando le tanto annunciate riforme strutturali, che in sede europea, anche in considerazione del ruolo centrale che il semestre italiano di Presidenza dell'Unione europea conferisce al nostro Paese e che non sembra aver dato finora i risultati sperati.
(2-00676) «Sorial, Castelli, Caso, Brugnerotto, Cariello, Colonnese, Currò, D'Incà, Pesco, Ruocco, Cancelleri, Barbanti, Alberti, Pisano, Villarosa, Luigi Gallo, Brescia, Marzana, D'Uva, Di Benedetto, Vacca, Simone Valente, Battelli, Da Villa, Crippa, Prodani, Della Valle, Fantinati, Mucci, Vallascas, Luigi Di Maio».


Iniziative finalizzate a sostenere le esportazioni italiane, alla luce delle contromisure commerciali deliberate dalla Federazione russa in risposta alle sanzioni europee connesse alla crisi ucraina – 2-00675

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro degli affari esteri, il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   in data 7 agosto 2014 il Governo della federazione russa ha approvato una risoluzione per implementare il presidential executive order n. 560 del 6 agosto 2014 sull'adozione di speciali misure economiche, per la quale viene bandita, per un anno, l'importazione di una serie di prodotti agricoli, materie prime e prodotti alimentari da quei Paesi che hanno imposto sanzioni economiche contro la popolazione e le compagnie russe a seguito della nota crisi ucraina. Tra questi compaiono, assieme a Canada, Australia, Stati Uniti d'America e Norvegia, anche i membri dell'Unione europea, inclusa chiaramente l'Italia;
   tra le merci bandite figurano: frutta, vegetali, carni, pesce, latte ed altri prodotti caseari;
   secondo il documento «Federazione Russa, analisi delle esportazioni italiane» dell'Italian trade agency, pubblicato nel febbraio 2014, il settore dei beni di consumo made in Italy, nello specifico il segmento agroalimentare e delle bevande, rappresenta, da solo, il 10 per cento del mercato italiano e, in particolare, le vendite di pasta nel 2013 avrebbero visto un incremento pari al 28,8 per cento, il caffè del 21,7 per cento, il latte e derivati del 45 per cento e l'olio d'oliva del 25,1 per cento rispetto al 2012;
   secondo un'indagine pubblicata da La Stampa il giorno 8 agosto 2014, anche alcune tra le aziende italiane di eccellenza verrebbero danneggiate dalle ritorsioni commerciali russe: tra tutti, il consorzio del parmigiano reggiano vedrebbe crollare i propri introiti, stando almeno ai dati relativi alle esportazioni nel 2013, in cui si sarebbe raggiunto un fatturato pari a 5,8 milioni di euro; lo stesso dicasi per l'Associazione industriali delle carni e dei salumi che stima, sempre secondo l'articolo sopra citato, danni fino a 55 milioni di euro;
   da un'analisi di Coldiretti effettuata su dati Istat, le vendite all'estero di pecorino e fiore sardo risulterebbero in aumento del 20 per cento nel primo quadrimestre del 2014, facendone i prodotti più esportati tra gli alimentari made in Italy. Secondo quanto riporta il quotidiano L'Unione Sarda, nel solo 2013, i quintali di formaggio inviati a Mosca sarebbero stati 1.700, per un valore di 1,5 milioni di euro. Il pecorino romano, invece, passato dal 2011 al 2013 da 4,8 a 8,2 euro al chilogrammo, superando per la prima volta la quotazione di 8 euro del parmigiano reggiano a 12 mesi di stagionatura (anch'esso, come noto, tra le più apprezzate eccellenze della gastronomia nostrana), potrebbe subire un calo negli acquisti futuri in Russia se, durante il periodo che interesserà il blocco, il consumo del sopradetto prodotto dovesse sostituirsi, nelle abitudini locali, con altri provenienti da Paesi differenti;
   secondo l'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, la decisione del Governo russo potrebbe addirittura determinare un calo del 25 per cento dell’export italiano in Russia e, sulla base dei ricavi relativi ai dati del 2013, i settori interessati potrebbero registrare un danno di circa 100 milioni di euro;
   secondo quanto riportato da un editoriale de Il Sole 24 Ore del 31 agosto 2014, la risposta del Cremlino alle nuove sanzioni concordate dall'Unione europea non tarderà a produrre i suoi effetti. Certo, le contromisure russe non andrebbero ad assumere i connotati di sanzioni ufficiali, ma potrebbero essere, almeno formalmente, semplici iniziative di carattere economico tese a colpire le partnership commerciali con l'Unione europea e l'Italia risulterà, dato l'enorme bagaglio di eccellenze che fino ad oggi le ha consentito di primeggiare sul difficile e fruttuoso mercato russo, tra i Paesi maggiormente danneggiati. A partire dal 1o settembre 2014, infatti, in accordo con le dichiarazioni del luglio 2014 di Medvedev, il Paese ha cessato di esportare pelli per il mercato europeo con conseguenti ripercussioni nell'industria conciaria italiana che si avvale di materie prime importate dall'estero;
   l'Unione europea ha varato delle contromisure – e ne sta valutando di ulteriori – atte a sostenere il mercato europeo agroalimentare e le stesse dovrebbero contribuire ad arginare le sicure perdite, quantomeno fino al mese di ottobre 2014;
   il tema proposto dal Governo per l'Expo 2015 riguarderà la nutrizione del pianeta, nella sottintesa volontà di contribuire a promuovere le eccellenze italiane nel mondo, esaltando la qualità dei prodotti alimentari italiani;
   tra le molte eccellenze, il mercato italiano può vantare un'insuperabile offerta alimentare e, tra le principali attività artigiane, spicca, in Europa e nel mondo, l'industria conciaria e, più in generale, il made in Italy è simbolo di qualità ed unicità nonché di tradizione e storia, e tale marchio rappresenta e deve continuare ad imporsi come una garanzia nel mondo tanto dal punto di vista alimentare che manifatturiero –:
   se e quali misure il Governo intenda adottare per tutelare e sostenere l'economia italiana alla luce delle pesanti contromisure che il Governo russo si appresta ad applicare in risposta alle sanzioni europee che, con ogni evidenza e più di ogni altro Paese dell'Unione – causa il crollo delle esportazioni – andranno a penalizzare l'Italia, colpendo gravemente settori strategici dell'economia nazionale quali l'abbigliamento, l'artigianato di lusso e svariate produzioni alimentari, specialmente in una fase economica – quella attuale – particolarmente deflattiva e a ridosso di un evento di portata internazionale quale il sopra citato Expo 2015.
(2-00675) «Grande, Manlio Di Stefano, Di Battista, Sibilia, Del Grosso, Spadoni, Scagliusi, Villarosa, Benedetti».