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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 24 luglio 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 24 luglio 2014.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bressa, Brunetta, Camani, Caparini, Capezzone, Carinelli, Casero, Castiglione, Cicchitto, Costa, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Di Salvo, Epifani, Fedi, Fedriga, Ferranti, Fico, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Antonio Martino, Merlo, Meta, Miotto, Mogherini, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Vargiu, Velo, Vignali, Vito, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bressa, Brunetta, Camani, Caparini, Capezzone, Carinelli, Casero, Castiglione, Cicchitto, Costa, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Di Salvo, Epifani, Fedi, Fedriga, Ferranti, Fico, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Antonio Martino, Merlo, Meta, Mogherini, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Valeria Valente, Vargiu, Velo, Vignali, Vito, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 23 luglio 2014 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   D'ALESSANDRO: «Introduzione del titolo VI-bis del libro primo del codice civile, concernente la disciplina del patto civile di solidarietà» (2560);
   D'OTTAVIO: «Istituzione del riconoscimento di cavaliere della Liberazione» (2561).

  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   XI Commissione (Lavoro):
  TRIPIEDI ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, concernenti l'accesso anticipato al pensionamento per i lavoratori delle imprese edili e affini» (2494) Parere delle Commissioni I, V e XII.

   XII Commissione (Affari sociali):
  GALGANO ed altri: «Disposizioni per la rimozione delle barriere della comunicazione, per il riconoscimento della lingua dei segni italiana e della lingua dei segni italiana tattile e per la promozione dell'inclusione sociale delle persone sorde e sordo-cieche» (2135) Parere delle Commissioni I, II, III, V, VII, VIII, IX, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  VARGIU ed altri: «Disposizioni per l'assistenza delle persone affette da grave disabilita, prive del sostegno familiare» (2456) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Presidente del Senato.

  Il Presidente del Senato, con lettera in data 21 luglio 2014, ha comunicato che sono state approvate, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento del Senato, le seguenti risoluzioni della 1a Commissione (Affari costituzionali), che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013 per quanto riguarda l'istituzione di un controllore delle garanzie procedurali (COM(2014) 340 final) (Atto Senato Doc. XVIII, n. 70);
   risoluzione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma concernente le soluzioni di interoperabilità per le pubbliche amministrazioni europee, le imprese e i cittadini (ISA2) – L'interoperabilità come mezzo per modernizzare il settore pubblico (COM(2014) 367 final) (Atto Senato Doc. XVIII, n. 71).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  La Corte dei conti, con lettera in data 22 luglio 2014, ha trasmesso il volume III – Attendibilità delle misure contabili della relazione annessa alla decisione sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2013 (Doc. XIV, n. 2), di cui è stato dato annuncio nell’Allegato A al resoconto della seduta del 1° luglio 2014.

  Questa documentazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dall'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico.

  Il presidente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, con lettera in data 21 luglio 2014, ha trasmesso una segnalazione in merito ai sistemi semplici di produzione e consumo e alle reti private.
  Questa segnalazione è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive).

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 22 luglio 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 agosto 2013, n. 96, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante l'attuazione del regolamento (CE) n. 2173/2005 del Consiglio, del 20 dicembre 2005, relativo all'istituzione di un sistema di licenze FLEGT per le importazioni di legname nella Comunità europea, e del regolamento (UE) n. 995/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, che stabilisce gli obblighi degli operatori che commercializzano legno e prodotti da esso derivati (101).
  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla XIII Commissione (Agricoltura), nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del Regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere il prescritto parere entro il 2 settembre 2014. Essa è altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 13 agosto 2014.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 26 GIUGNO 2014, N. 92, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI IN MATERIA DI RIMEDI RISARCITORI IN FAVORE DEI DETENUTI E DEGLI INTERNATI CHE HANNO SUBITO UN TRATTAMENTO IN VIOLAZIONE DELL'ARTICOLO 3 DELLA CONVENZIONE EUROPEA PER LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI DELL'UOMO E DELLE LIBERTÀ FONDAMENTALI, NONCHÉ DI MODIFICHE AL CODICE DI PROCEDURA PENALE E ALLE DISPOSIZIONI DI ATTUAZIONE, ALL'ORDINAMENTO DEL CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIA E ALL'ORDINAMENTO PENITENZIARIO, ANCHE MINORILE (A.C. 2496-A)

A.C. 2496-A – Proposte emendative

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE AGLI ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE

ART. 8.
(Modifiche all'articolo 275 del codice di procedura penale).

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, secondo periodo, dopo la parola: carcere aggiungere le seguenti: tenuto conto della pericolosità del reo e che non sia recidivo ai sensi dell'articolo 99 del codice penale.
8. 210. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, secondo periodo, dopo la parola: carcere aggiungere le seguenti: tenuto conto della pericolosità del reo e che non sia recidivo ai sensi dell'articolo 99, primo comma, del codice penale.
8. 14. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, secondo periodo, dopo la parola: carcere aggiungere le seguenti: tenuto conto della pericolosità del reo e che non sia recidivo ai sensi dell'articolo 99, secondo comma, del codice penale.
8. 15. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, secondo periodo, dopo la parola: carcere aggiungere le seguenti: tenuto conto della pericolosità del reo e che non sia recidivo ai sensi dell'articolo 99, terzo comma, del codice penale.
8. 16. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, secondo periodo, dopo la parola: carcere aggiungere le seguenti: tenuto conto della pericolosità del reo e che non sia recidivo ai sensi dell'articolo 99, quarto comma, del codice penale.
8. 13. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, secondo periodo, dopo la parola: carcere aggiungere le seguenti: tenuto conto della pericolosità del reo.
8. 10. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, secondo periodo, sostituire la parola: tre con la seguente: uno.
8. 9. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, secondo periodo, sostituire la parola: tre con la seguente: due.
8. 8. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, terzo periodo, dopo le parole: agli articoli aggiungere la seguente: 317.
8. 205. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, terzo periodo, dopo le parole: agli articoli aggiungere la seguente: 319.
8. 202. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, terzo periodo, dopo le parole: 624-bis aggiungere la seguente: 625.
8. 209. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, terzo periodo, dopo le parole: 624-bis aggiungere la seguente: 628.
8. 208. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, terzo periodo, dopo le parole: 624-bis aggiungere la seguente: 648-bis.
8. 206. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, terzo periodo, dopo le parole: 624-bis del codice penale aggiungere le seguenti: ed ogni altro delitto punito con una pena massima uguale o superiore ai sei anni di reclusione.
8. 204. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, terzo periodo, dopo le parole: 624-bis del codice penale aggiungere le seguenti: ed ogni altro delitto punito con una pena massima superiore ai sei anni di reclusione.
8. 203. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, terzo periodo, dopo le parole: 624-bis del codice penale aggiungere le seguenti: all'articolo 73, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309.
8. 207. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, capoverso comma 2-bis, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Le disposizioni di cui al presente comma non si applicano ove ricorra l'esigenza cautelare prevista dall'articolo 274, lettera a) del codice di procedura penale.
8. 42. Ferraresi, Sarti, Colletti, Agostinelli, Bonafede, Businarolo, Turco.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. Il Governo, entro il 31 gennaio di ogni anno, presenta alle Camere una relazione contenente dati, rilevazioni e statistiche relativi all'applicazione, nell'anno precedente, delle misure cautelari personali, distinte per tipologie, con l'indicazione dell'esito dei relativi procedimenti, ove conclusi.
8. 45. Leone.

  Dopo l'articolo 8, aggiungere il seguente:
  8-bis. – (Modifiche all'articolo 656 del codice di procedura penale). – 1. Il comma 4-bis dell'articolo 656 del codice di procedura penale è sostituito dal seguente:
  «4-bis. Al di fuori dei casi previsti dal comma 9, lettera b), quando la residua pena da espiare, computando le detrazioni previste dall'articolo 54 della legge 26 luglio 1975, n. 354 e acquisendo gli elementi necessari che possano escludere l'attualità di collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva, di cui ai commi 1-bis e 1-ter dell'articolo 4-bis della stessa legge, non supera i limiti indicati dal comma 5, il pubblico ministero, prima di emettere l'ordine di esecuzione, previa verifica dell'esistenza di periodi di custodia cautelare o di pena dichiarata fungibile relativi al titolo esecutivo da eseguire, trasmette gli atti al magistrato di sorveglianza affinché provveda all'eventuale applicazione della liberazione anticipata e agli accertamenti di cui ai commi 1-bis e 1-ter dell'articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354. Il magistrato di sorveglianza provvede senza ritardo con ordinanza adottata ai sensi dell'articolo 69-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354. La presente disposizione non si applica nei confronti dei condannati per i delitti di cui all'articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, fatte salve le ipotesi di cui ai commi 1-bis e 1-ter nel caso di accertamento negativo in ordine all'attualità di collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva.».

  2. Al comma 9, lettera a), dell'articolo 656 del codice di procedura penale, dopo le parole: «all'articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni», sono aggiunte le seguenti: «fatte salve le ipotesi di cui ai commi 1-bis e 1-ter nel caso di accertamento negativo in ordine all'attualità di collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva,».
8. 01. Dambruoso.

ART. 9.
(Disposizioni di natura finanziaria).

  Sopprimerlo.
9. 1. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, alinea, sopprimere le parole: in 5.000.000 di euro per l'anno 2014,.

  Conseguentemente, al medesimo comma, sopprimere la lettera a).
9. 3. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 1, alinea, sopprimere le parole da: in 10.000.000 di euro fino a: anno 2016,.

  Conseguentemente, al medesimo comma, sopprimere la lettera b).
9. 4. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Sopprimere il comma 2.

  Conseguentemente, al comma 3, sopprimere le parole: ed alla adozione delle misure di cui al comma 2.
9. 5. Molteni, Caparini, Attaguile.

  Al comma 2, secondo periodo, sostituire le parole: al presente decreto con le seguenti: agli articoli 1 e 2 del presente decreto.
9. 300.(da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
(Approvato)

  Sopprimere il comma 3.
9. 6. Molteni, Caparini, Attaguile.

A.C. 2496-A – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    l'ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto è una struttura che occupa complessivamente 58.000 mq. Sono presenti 8 padiglioni (ciascuno dei quali composto da due piani), cucine, lavanderie, palazzina direzione, magazzini, caserma, palazzina alloggi, capannone lavorazioni e orto. La Commissione senatoriale per l'efficienza e l'efficacia del Servizio sanitario nazionale ne auspicava la trasformazione in istituto penitenziario ordinario dopo l'effettivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. Anche il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con una nota del 18 aprile 2013, ha manifestato chiaramente l'intenzione di procedere «alla trasformazione dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto in Casa di Reclusione, con eventuale sezione di Circondariale, e che, a tale scopo, sono già stati predisposti alcuni progetti di ristrutturazione e manutenzione della struttura». Il Provveditore dell'Amministrazione Penitenziaria per la Sicilia e i Direttori Generali del DAP (detenuti e trattamento, beni e servizi) hanno svolto un'accurata ricognizione sulla situazione strutturale dell'OPG di Barcellona Pozzo di Gotto traducendola in un progetto per una Casa di Reclusione per soggetti a medio-bassa pericolosità con annessa anche sezione femminile, sezione per minorati psichici, sezione per soggetti detenuti ai sensi dell'articolo 148 c.p. e sezione osservandi. Anche le Segreterie generali di tutte le organizzazioni sindacali di polizia penitenziaria e del comparto ministeriali si sono espresse, a più riprese, a favore della conversione e, a suo tempo, il consiglio comunale di Barcellona, a seguito di una riunione con i cittadini tenuta nell'aula consiliare, si espresse chiedendo con forza la trasformazione dell'OPG in istituto penale ordinario. Tale struttura garantirebbe un numero complessivo di 486 posti che renderebbero tale Istituto una struttura di assoluta avanguardia trattamentale nell'ottica di una soluzione, anche se parziale, del problema del sovraffollamento degli Istituti siciliani o, almeno, di un miglioramento della situazione attuale che presenta preoccupanti criticità,

impegna il Governo

a mettere in atto tutte le procedure necessarie per predisporre le condizioni idonee per la trasformazione dell'Ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto in Casa di Reclusione, così come già progettato dal Provveditore dell'amministrazione penitenziaria per la Sicilia e dai Direttori generali del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
9/2496-A/1Villarosa, D'Uva, Garofalo, Bosco.


   La Camera,
   premesso che:
    il personale civile penitenziario ha da sempre sofferto a causa di una politica sbagliata e inadeguata, a cominciare dalla cronica carenza di organico (circa 6.000 dipendenti in diminuzione costante) alla quale si fa fronte, da decenni, utilizzando centinaia di unità del Corpo di polizia penitenziaria, che si trovano, pertanto, a svolgere compiti non istituzionali. Non si dimentichi, a questo proposito, che il lavoro svolto negli istituti penitenziari – poco riconosciuto all'esterno e poco gratificante – è sempre in bilico tra le esigenze confliggenti della custodia e quelle del trattamento rieducativo e che lo svolgimento di queste mansioni risulta ancora più pesante se chi è chiamato a farlo non trova nell'espletamento dei suoi compiti neppure un riscontro morale e materiale;
    in effetti, oggi il personale del comparto Ministeri del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) del Ministero della giustizia è scarsamente gratificato rispetto ai dirigenti penitenziari e al Corpo di polizia penitenziaria, pur svolgendo le stesse mansioni e il più delle volte facendosi carico di enormi responsabilità;
    inoltre, all'interno delle carceri non vi sono elettricisti, idraulici, tecnici degli impianti di sicurezza, operatori informatici né, tanto meno, medici, operatori sanitari e psicologi del Corpo di polizia penitenziaria, il cui intervento tempestivo può evitare che una situazione di tensione o di grande disagio lavorativo si tramuti in crisi o, peggio ancora, in tragedia. Peraltro, i medici, gli operatori sanitari e gli psicologi di ruolo sono da qualche anno transitati nelle aziende sanitarie locali, ma si occupano esclusivamente dell'assistenza sanitaria e del supporto psicologico ai detenuti; nulla, invece, è stato previsto per il personale del Corpo di polizia penitenziaria, nonostante i gravi e allarmanti episodi di suicidi registrati negli ultimi anni;
    alla luce di quanto esposto, è opportuno che si proceda a un ampliamento dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria, recentemente istituiti per poche unità nell'ambito della banca dati DNA, al pari di quelli degli altri corpi delle Forze di polizia (Polizia dello Stato e Corpo forestale dello Stato), nei quali far confluire il personale di ruolo del comparto Ministeri del DAP del Ministero della giustizia migliorando l'organizzazione dell'intero «microcosmo» carcere, elevandolo al livello dei Paesi europei più avanzati che già hanno effettuato una scelta di questo tipo;
    rimane salvo il diritto di rimanere nel ruolo di appartenenza, seppure in esaurimento o in transito verso altre amministrazioni, per coloro che non intendano transitare nelle suddette nuove figure professionali;
    l'impatto economico della riforma è sostenibile con il bilancio del Ministero della giustizia, operando compensazioni di bilancio tra capitoli di spesa, e l'istituzione dei ruoli tecnici mirerebbe a sanare una situazione di evidente disparità e di malessere ormai dilagante tra il personale dell'Amministrazione penitenziaria, il quale si sente soggetto passivo di una continua, affannosa e perdente rincorsa sotto tutti gli aspetti che sono stati evidenziati. È, ormai, necessario affrontare il problema non nell'ottica dell'emergenza, bensì della stabilità, al fine di creare all'interno delle strutture penitenziarie un clima disteso e di collaborazione tra chi custodisce e chi è custodito,

impegna il Governo

ad adottare gli opportuni provvedimenti legislativi e regolamentari per istituire i ruoli tecnici per il personale civile del Dipartimento della polizia penitenziaria.
9/2496-A/2Catanoso Genoese.


   La Camera,
   premesso che:
    è opportuno che si proceda a un ampliamento dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria, recentemente istituiti per poche unità nell'ambito della banca dati DNA, al pari di quelli degli altri corpi delle Forze di polizia (Polizia dello Stato e Corpo forestale dello Stato), nei quali far confluire il personale di ruolo del comparto Ministeri del DAP del Ministero della giustizia migliorando l'organizzazione dell'intero «microcosmo» carcere, elevandolo al livello dei Paesi europei più avanzati che già hanno effettuato una scelta di questo tipo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di emettere provvedimenti legislativi e regolamentari per potenziare ulteriormente il ruolo tecnico per il personale civile del Dipartimento della polizia penitenziaria.
9/2496-A/2. (Testo modificato nel corso della seduta).  Catanoso Genoese.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile, all'articolo 5 detta una specifica disposizione relativa all'esecuzione delle pene detentive, delle misure cautelari, delle misure alternative e di sicurezza nei soggetti che abbiano compiuto da poco la maggiore età;
    il succitato articolo 5 prevede che le disposizioni dettate in materia di esecuzione dei provvedimenti limitativi della libertà personale nei confronti dei minorenni si applichino a tutti i soggetti sottoposti a sanzione che non abbiano ancora raggiunto il venticinquesimo anno di età e non più il ventunesimo,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di erogare maggiori risorse finanziarie e di personale da destinare agli istituti penitenziari minorili presso i quali saranno assegnati i soggetti sottoposti a sanzione che non abbiano ancora raggiunto il venticinquesimo anno di età;
   a predisporre interventi psico-pedagogici nel rispetto delle diverse età dei soggetti sottoposti a sanzione, volti a dare continuità ai percorsi rieducativi e contribuire al pieno recupero sociale degli stessi.
9/2496-A/3Zampa, Verini, Iori.


   La Camera,
   premesso che:
    l'attuale articolo 54, comma 1, della legge 26 luglio 1975, n. 354, prevede che il beneficio della «Liberazione anticipata» sia concesso al condannato a pena detentiva che ha dato prova di partecipazione all'opera di rieducazione;
    il conteggio della detrazione di quarantacinque giorni per ogni singolo semestre di pena scontata avviene solo dopo la sentenza definitiva con la reale possibilità che il condannato abbia espiato l'intera pena nelle more del giudizio senza usufruire del beneficio previsto dalla citata norma e maturando un diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, ex articolo 314 del Codice di Procedura Penale – con un conseguente esborso da parte dell'amministrazione;
    sarebbe opportuno anticipare il conteggio delle detrazioni previste dall'articolo 54, comma 1, della legge 26 luglio 1975, n. 354, sin dalla prima applicazione della misura cautelare, prevedendo l'istituto della «Liberazione anticipata» come causa di estinzione della pena. Conseguentemente, qualora l'indagato in custodia cautelare in carcere ovvero agli arresti domiciliari dovesse conseguire, per il perdurare del suo stato, il diritto alla detrazione prevista ex articolo 54 della legge 26 luglio 1975, n. 354, potrebbe chiedere la revoca immediata della misura in atto, evitando così l'illegittimo protrarsi della misura e il successivo risarcimento dovuto,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di modificare l'istituto della «Liberazione anticipata» nei termini illustrati in premessa così limitando i casi di richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione.
9/2496-A/4Dambruoso.


   La Camera,
   premesso che:
    attualmente vige il divieto di sospensione dell'ordine di esecuzione della pena, ai sensi del comma 9 dell'articolo 656 del Codice di Procedura Penale, per i condannati per i delitti di cui all'articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354. Tale norma non si riferisce solo ai reati di criminalità organizzata ma anche a ipotesi meno gravi, tant’è che prevede, ai commi 1-bis e 1-ter, che le misure alternative al carcere possono essere concesse «ai detenuti o internati per uno dei delitti ivi previsti, purché siano stati acquisiti elementi tali da escludere l'attualità di collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva». Questa valutazione viene affidata al magistrato o al tribunale di sorveglianza e, nel caso in cui conduca ad un accertamento negativo nel senso che non sussistono legami con la «criminalità organizzata, terroristica o eversiva», il detenuto o internato, ancorché condannato per uno dei delitti di cui all'articolo 4-bis dell'Ordinamento penitenziario, può avere accesso ad una misura alternativa alla detenzione e, quindi, guadagnare l'uscita dal carcere;
    il citato articolo 4-bis da un lato, quindi, impone l'esecuzione della pena in carcere e dall'altro concede il beneficio di uscirne fruendo di una misura alternativa. Per evitare tale incongruenza sarebbe opportuno anticipare la valutazione sull'attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva, come richiesto dai commi 1-bis e 1-ter dell'articolo 4-bis dell'Ordinamento penitenziario, prima che sia emesso l'ordine di esecuzione della pena ex articolo 656 del Codice di Procedura Penale e, se tale valutazione risulta negativa – nel senso che non vi sono in essere collegamenti di sorta – disporne la sospensione al fine di un'eventuale richiesta di misura alternativa; tale «anticipo di valutazione» è stato di recente previsto per il computo delle detrazioni della liberazione anticipata ex articolo 54 dell'Ordinamento penitenziario, dal nuovo comma 4-bis all'articolo 656 del Codice di Procedura Penale, introdotto dall'articolo 1, comma 1, lettera b), n. 1, del decreto legge 1o luglio 2013, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2013, n. 94,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di emendare l'articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, nei termini sopra descritti, al fine di «evitare l'inutile transito dal carcere» di coloro che ai sensi dei commi 1-bis e 1-ter del medesimo articolo possono accedere a misure alternative e, conseguentemente, per coerenza normativa e in conformità con il principio di non contraddizione dell'ordinamento giuridico, di modificare il comma 9, lettera a), dell'articolo 656 del Codice di Procedura Penale.
9/2496-A/5Mazziotti Di Celso, Dambruoso, Rabino.


   La Camera,
   premesso che:
    nel quadro attuale che caratterizza la situazione delle carceri italiane, assume particolare rilievo il ruolo degli agenti di polizia penitenziaria che, a causa della cronica carenza d'organico, si trovano costretti a lavorare in condizioni disumane, mal pagati, secondo turni massacranti, e, soprattutto, in assenza dei requisiti minimi di sicurezza;
    il sottodimensionamento dei ruoli della polizia penitenziaria continua ad aggravarsi in seguito ai blocchi delle assunzioni disposti nella pubblica amministrazione;
    gli articoli 6 e 7 del decreto-legge in esame dettano misure finalizzate ad una maggiore efficienza del personale dell'amministrazione penitenziaria;
    in particolare, l'articolo 6 aumenta la dotazione organica complessiva del Corpo di polizia penitenziaria da 44.406 a 44.610 unità, mentre l'articolo 7 detta disposizioni in materia di comando e distacco presso altre amministrazioni del personale dell'amministrazione penitenziaria;
    numerosi sono i giovani risultati idonei ai concorsi indetti per il reclutamento di allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria e ancora in attesa di essere arruolati;
    uno dei cosiddetti quattro pilastri sulla base dei quali era stato articolato il Piano carceri, in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza carceraria deliberata nel gennaio del 2010, e poi prorogata di anno in anno, era costituito dalla prevista assunzione di duemila nuovi agenti di Polizia Penitenziaria, a fronte dei cinquemila effettivamente mancanti,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di procedere, per l'anno 2014, in deroga alle disposizioni di cui al decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ed a quelle della legge 24 dicembre 2012, n. 228, ad ulteriori assunzioni di personale di polizia penitenziaria, attingendo altresì alle graduatorie degli idonei non vincitori dei concorsi.
9/2496-A/6Cirielli.


   La Camera,
   premesso che:
    i provvedimenti in materia di giustizia sin qui approvati dal Parlamento si sono concentrati esclusivamente sulla questione della deflazione della popolazione carceraria, intervenendo sull'aspetto della facilitazione della scarcerazione di soggetti condannati in via definitiva o sulla loro mancata incarcerazione ab initio;
    l'articolo 1 del decreto-legge in esame prevede addirittura rimedi di tipo risarcitorio in favore di detenuti e internati che siano stati sottoposti a trattamenti inumani o degradanti, in violazione dell'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU);
    il carattere strutturale e sistemico del sovraffollamento carcerario in Italia, contestatoci dalla Corte europea dei diritti umani, ci impone invece di agire attraverso interventi di natura strutturale;
    in particolare, per ovviare al malfunzionamento cronico del sistema penitenziario italiano molto potrebbe fare l'espiazione della pena dei detenuti di origine straniera, che ammontano ad un terzo dell'intera popolazione carceraria, nei propri Paesi di provenienza,

impegna il Governo

a valutare l'adozione degli opportuni provvedimenti finalizzati a consentire il trasferimento dei condannati stranieri nei propri Paesi di origine per l'esecuzione della pena, attraverso l'eventuale revisione del contenuto degli accordi già stipulati e la stipula di nuove convenzioni con i Paesi da cui provengono la maggior parte dei detenuti stranieri.
9/2496-A/7Corsaro.


   La Camera,
   premesso che:
    i provvedimenti in materia di giustizia sin qui approvati dal Parlamento si sono concentrati esclusivamente sulla questione della deflazione della popolazione carceraria, intervenendo sull'aspetto della facilitazione della scarcerazione di soggetti condannati in via definitiva o sulla loro mancata incarcerazione ab initio;
    l'articolo 1 del decreto-legge in esame prevede rimedi di tipo risarcitorio in favore di detenuti e internati che siano stati sottoposti a trattamenti inumani o degradanti, in violazione dell'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU);
    il carattere strutturale e sistemico del sovraffollamento carcerario in Italia, contestatoci dalla Corte europea dei diritti umani, ci impone invece di agire attraverso interventi di natura strutturale;
    in particolare, per ovviare al malfunzionamento cronico del sistema penitenziario italiano molto potrebbe fare l'espiazione della pena dei detenuti di origine straniera, che ammontano ad un terzo dell'intera popolazione carceraria, nei propri Paesi di provenienza,

impegna il Governo

a valutare l'adozione degli opportuni provvedimenti finalizzati a consentire il trasferimento dei condannati stranieri nei propri Paesi di origine per l'esecuzione della pena, attraverso l'eventuale revisione del contenuto degli accordi già stipulati e la stipula di nuove convenzioni con i Paesi da cui provengono la maggior parte dei detenuti stranieri.
9/2496-A/7. (Testo modificato nel corso della seduta).  Corsaro.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame introduce una serie di misure relative alla situazione carceraria;
    in particolare, con la sentenza-pilota Torreggiani contro Italia dell'8 gennaio 2013 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha certificato il malfunzionamento cronico del sistema penitenziario italiano accertando, nei casi esaminati, la violazione dell'articolo 3 della Convenzione a causa della situazione di sovraffollamento carcerario in cui i ricorrenti si sono trovati. Per questo la Corte ha deciso di applicare al caso di specie la procedura della sentenza pilota, ai sensi dell'articolo 46 della Convenzione, ed ha ordinato alle autorità nazionali di approntare, nel termine di un anno dalla data in cui la sentenza sarebbe divenuta definitiva, le misure necessarie che avessero effetti preventivi e compensativi e che garantissero realmente una riparazione effettiva delle violazioni della Convenzione risultanti dal sovraffollamento carcerario in Italia;
   la Corte europea dei diritti dell'uomo, con tale decisione, ha ingiunto allo Stato italiano di adeguarsi e di garantire «un ricorso o un insieme di ricorsi interni idonei ad offrire un ristoro adeguato e sufficiente per i casi di sovraffollamento carcerario, in conformità ai principi stabiliti dalla giurisprudenza della Corte»;
    a fronte di tale disposizione si vuole porre l'attenzione sulla paventata chiusura di due importanti strutture carcerarie presenti in Sardegna: nella riunione del 14 ottobre 2013 tenutasi a Cagliari, il provveditorato dell'amministrazione penitenziaria Sardegna ha annunciato la chiusura della casa circondariale di Iglesias, e con decreto del Ministro della giustizia 28 maggio 2014 si è disposta la soppressione della casa circondariale di Macomer (Nuoro); per quanto concerne il primo istituto citato in esso sono ospitati prevalentemente detenuti protetti ed è certamente uno dei pochi istituti dove i detenuti sono sottoposti alla cosiddetta «vigilanza dinamica», uno dei primi casi in Italia, in conformità alle direttive della Corte di giustizia di Strasburgo; per quanto invece concerne il secondo istituto, situato nella zona industriale di «BonuTrau», esso fu costruito negli anni ottanta e aperto come Casa mandamentale nel 1994, poi trasformato in carcere di massima sicurezza per terroristi islamici, con la realizzazione di una sezione speciale AS2, unica in Italia insieme con quella di Rossano Calabro per poter ospitare detenuti condannati per reati gravi;
    la possibile chiusura di quest'ultimo comporterebbe inoltre il trasferimento della popolazione carceraria, tutt'ora presente, presso il carcere calabro dove si verrebbe a creare una situazione di pericolosa concentrazione di soggetti condannati per reati di terrorismo, con conseguente pregiudizio per la sicurezza e completamente in antitesi con le disposizioni del presente decreto e con le ragioni ispiratrici che portarono alla realizzazione di due strutture carcerarie distinte e separate rispondenti a specifici criteri di sicurezza e isolamento;
    si tenga inoltre presente che i detenuti presso il carcere di Macomer sono prevalentemente sardi, per cui si verrebbe a creare un palese contrasto con il principio sancito dall'articolo 42 della legge n. 354 del 1975, che stabilisce che i trasferimenti dei detenuti devono essere disposti favorendo «il criterio di destinare i soggetti in istituti prossimi alla residenza delle famiglie». Principio tra l'altro confermato nel protocollo d'intesa tra il Ministero della Giustizia e la Regione Autonoma della Sardegna, firmato il 7 febbraio 2006, il quale ribadisce, in attuazione del principio generale di territorializzazione delle pene, l'impegno «a destinare e/o favorire il rientro in istituti della Sardegna dei detenuti di origine, residenza o interessi nel territorio sardo che aspirano a tale rientro, tenendo particolarmente conto del luogo di residenza del nucleo familiare»;
    sarebbe davvero paradossale, in una condizione che vede il nostro Paese in forte criticità per sovraffollamento delle carceri, pensare di chiudere ben due istituti penitenziari che si configurano come strutture sicuramente efficienti e con progetti sperimentali in atto, compromettendo ulteriormente il territorio sardo già duramente colpito da processi di deindustrializzazione, dalla chiusura e dal ridimensionamento di numerose attività della pubblica amministrazione e dai servizi resi dallo Stato, dalla crisi economica, dai recenti eventi calamitosi;
    con riferimento alla struttura di Macomer va inoltre considerato che al suo interno insiste l'unità cinofilia regionale della Polizia Penitenziaria e che tale ubicazione venne a suo tempo scelta in ragione della baricentricità geografica del sito;
    il decreto ministeriale del 28 maggio fonda la determinazione della chiusura su alcune valutazione del tutto erronee: 1) i posti letto infatti sono 92 e non 46; 2) le celle risultano ampie, conformi alla norma vigente in materia di detenzione carceraria, dotate di angolo cottura 3) non risponde al vero l'affermazione secondo la quale il carcere di Macomer sarebbe sprovvisto di mura di cinta, essendo invece esse presenti, recentemente ristrutturate, dotate di una altezza minima di 9 mt e di un circuito di telecamere di sicurezza orientate sia verso l'esterno che verso l'interno della struttura. Per tale ragione, ed anche in ragione del fatto che a Macomer sono stati trattati casi detentivi AS2 (detenuti legati alle vicende del terrorismo islamico), si può desumere la piena efficienza e la garanzia di massima sicurezza della struttura in questione;
    sembra che per il Ministero della giustizia la Sardegna conti solo quando si parla di isolamento, cioè di detenuti con regime speciale. Isolamento, per il Ministero, significa portare i criminali pericolosi in penitenziari dai quali sia quasi impossibile la fuga e ancora più difficili i collegamenti con l'esterno. Quindi, sembra non esserci alcun posto migliore di una terra con il mare intorno come la Sardegna;
    ci si riferisce, nello specifico all'articolo 2, comma 25, lettera f), della legge 15 luglio 2009, n. 94, che apporta delle modificazioni all'articolo 41-bis e in particolare prevede che al comma 2-quater sia premesso: «I detenuti sottoposti al regime speciale di detenzione devono essere ristretti all'interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari,...»,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di rivedere le decisioni in merito alla possibile chiusura degli istituti penitenziari sopra citati tenendo conto della specificità degli stessi e, più complessivamente delle ricadute che tali provvedimenti avrebbero sul tessuto sociale interessato, garantendo al contempo una gestione razionale del sistema carcerario sardo e con esso dell'intero sistema italiano.
9/2496-A/8Capelli, Piras.


   La Camera,
   premesso che:
    le motivazioni di necessità ed urgenza dell'intervento – come richiamate nella relazione illustrativa del disegno di legge di conversione del decreto-legge – nascono dall'esigenza di dare compiuta attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo che, nella sentenza-pilota dell'8 gennaio 2013 (causa Torreggiani e altri contro Italia, ricorsi 43517/09 più altri riuniti) ha stabilito che la situazione di sovraffollamento carcerario italiano è suscettibile di violare l'articolo 3 della CEDU;
    in tale sede, i giudici europei hanno stabilito che l'Italia dovesse, entro il termine di un anno dalla data di definitività della sentenza stessa (28 maggio 2013), adottare le misure necessarie che avessero effetti preventivi e compensativi e che garantissero realmente una riparazione effettiva delle violazioni della Convenzione risultanti dal sovraffollamento carcerario in Italia, ingiungendo e che detto termine è quindi spirato il 28 maggio 2014;
    l'articolo 1, comma 1, del decreto-legge in esame inserisce nell'ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975) l'articolo 35-ter attraverso il quale si attivano rimedi risarcitori a favore di detenuti e internati per violazione dell'articolo 3 della CEDU;
    risulta indispensabile che i criteri per la determinazione del quantum delle previsioni risarcitorie, disposte dal provvedimento in esame, siano pienamente rispondenti ai principi stabiliti dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nella richiamata sentenza dell'8 gennaio 2013 (causa Torreggiani e altri contro Italia, ricorsi 43517/09 più altri riuniti) ed al principio di proporzionalità di matrice costituzionale;
    la Corte europea dei diritti dell'uomo ha, in tale sede, rilevato che «la violazione del diritto dei ricorrenti di beneficiare di condizioni detentive adeguate non è la conseguenza di episodi isolati, ma trae origine da un problema sistemico risultante da un malfunzionamento cronico proprio del sistema penitenziario italiano, che ha interessato e può interessare ancora in futuro numerose persone»,

impegna il Governo

a valutare ed eventualmente ad intervenire affinché i criteri per la determinazione del quantum delle previsioni risarcitorie, disposte dal provvedimento in esame, siano pienamente rispondenti ai principi stabiliti dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nella richiamata sentenza dell'8 gennaio 2013 (causa Torreggiani e altri contro Italia, ricorsi 43517/09 più altri riuniti) ed al principio di proporzionalità di matrice costituzionale.
9/2496-A/9Agostinelli.


   La Camera

impegna il Governo

a valutare ed eventualmente ad intervenire affinché i criteri per la determinazione del quantum delle previsioni risarcitorie, disposte dal provvedimento in esame, siano pienamente rispondenti ai principi stabiliti dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nella richiamata sentenza dell'8 gennaio 2013 (causa Torreggiani e altri contro Italia, ricorsi 43517/09 più altri riuniti) ed al principio di proporzionalità di matrice costituzionale.
9/2496-A/9. (Testo modificato nel corso della seduta).  Agostinelli.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame è finalizzato a dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (causa Torreggiani contro Italia 8 gennaio 2013) che prevede, in caso di violazione dell'articolo 3 CEDU, oltre alla migliore riparazione possibile costituita dalla rapida cessazione della violazione del diritto a non subire trattamenti inumani e degradanti (rimedio preventivo già introdotto con il decreto-legge n. 146 del 2013, convertito in legge n. 10 del 2014), un rimedio «compensativo», cioè «un ricorso in grado di consentire alle persone incarcerate in condizioni lesive della loro dignità di ottenere una qualsiasi forma di riparazione per la violazione subita»;
    l'articolo 8 del decreto modifica l'articolo 275 del codice di procedura penale, comma 2-bis, sui criteri di scelta delle misure cautelari, in modo da limitare il ricorso alla custodia cautelare. La disposizione introduce infatti il divieto di applicazione della custodia cautelare in carcere o quella degli arresti domiciliari nel caso in cui il giudice ritenga che con la sentenza possa essere concessa la sospensione condizionale della pena. Viene altresì introdotto il divieto della misura della sola custodia cautelare in carcere qualora il giudice ritenga che, all'esito del giudizio, la pena detentiva da eseguire non sarà superiore a tre anni;
    il fine della custodia cautelare in carcere non può dipendere da un giudizio prognostico – altamente caratterizzato da soggettività – sul quantum della pena, in quanto le basi della custodia cautelare sono altre,

impegna il Governo

a rendere noto il numero di indagati in custodia cautelare in carcere usciti durante la vigenza del decreto in esame e il numero di indagati che usciranno con le modifiche apportate all'articolo 8 del medesimo decreto, con obbligo di riferire alle Commissioni parlamentari competenti ogni sei mesi.

9/2496-A/10Colletti.


   La Camera

impegna il Governo

a rendere noto il numero di indagati in custodia cautelare in carcere usciti durante la vigenza del decreto in esame e il numero di indagati che usciranno con le modifiche apportate all'articolo 8 del medesimo decreto, con obbligo di riferire alle Commissioni parlamentari competenti ogni sei mesi.
9/2496-A/10. (Testo modificato nel corso della seduta).  Colletti.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge n. 92 del 26 giugno 14 è finalizzato a dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (causa Torreggiani contro Italia 8 gennaio 2013) che prevede, in caso di violazione dell'articolo 3 CEDU, oltre alla migliore riparazione possibile costituita dalla rapida cessazione della violazione del diritto a non subire trattamenti inumani e degradanti (rimedio preventivo già introdotto con il decreto-legge n. 146 del 2013, convertito in legge n. 10 del 2014), un rimedio «compensativo», cioè «un ricorso in grado di consentire alle persone incarcerate in condizioni lesive della loro dignità di ottenere una qualsiasi forma di riparazione per la violazione subita»;
    non può tuttavia non porsi il problema da un lato delle rilevanti ricadute sulla funzionalità degli uffici (in particolare di quelli di sorveglianza ma anche dei tribunali civili, oggi investiti, come si dirà fra breve, di una nuova competenza) dall'introduzione di questa ulteriore azione giurisdizionale, potenzialmente esperibile da un numero elevatissimo di soggetti, né ci si può esimere dall'osservare che solo una rigorosa perimetrazione degli ambiti applicativi e una corretta procedimentalizzazione del rimedio possono garantire quella effettività che la stessa Corte europea richiede come requisito indispensabile ad evitare la condanna dell'Italia per trattamento disumano e degradante;
    ancora una volta si ribadisce che al dramma del sovraffollamento carcerario non può porsi ripetutamente mano con strumenti più o meno straordinari e di natura compensativa, di tutela cioè meramente riparatoria «ex post» (quando il pregiudizio al diritto del singolo si è ormai verificato) ma, preventivamente, con strumenti deflativi e organizzativi che assicurino una carcerazione non in contrasto con il principio di umanità (la revisione del sistema sanzionatorio, l'incentivazione delle misure alternative, le soluzioni premiali e l'adeguamento delle strutture penitenziarie),

impegna il Governo

a fare chiarezza sulle reali risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente per gli interventi indicati nel provvedimento all'esame.
9/2496-A/11Castelli.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge n. 92 del 26 giugno 14 è finalizzato a dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (causa Torreggiani contro Italia 8 gennaio 2013) che prevede, in caso di violazione dell'articolo 3 CEDU, oltre alla migliore riparazione possibile costituita dalla rapida cessazione della violazione del diritto a non subire trattamenti inumani e degradanti (rimedio preventivo già introdotto con il decreto-legge n. 146 del 2013, convertito in legge n. 10 del 2014), un rimedio «compensativo», cioè «un ricorso in grado di consentire alle persone incarcerate in condizioni lesive della loro dignità di ottenere una qualsiasi forma di riparazione per la violazione subita»;
    non può tuttavia non porsi il problema da un lato delle rilevanti ricadute sulla funzionalità degli uffici (in particolare di quelli di sorveglianza ma anche dei tribunali civili, oggi investiti, come si dirà fra breve, di una nuova competenza) dall'introduzione di questa ulteriore azione giurisdizionale, potenzialmente esperibile da un numero elevatissimo di soggetti, né ci si può esimere dall'osservare che solo una rigorosa perimetrazione degli ambiti applicativi e una corretta procedimentalizzazione del rimedio possono garantire quella effettività che la stessa Corte europea richiede come requisito indispensabile ad evitare la condanna dell'Italia per trattamento disumano e degradante;
    ancora una volta si ribadisce che al dramma del sovraffollamento carcerario non può porsi ripetutamente mano con strumenti più o meno straordinari e di natura compensativa, di tutela cioè meramente riparatoria «ex post» (quando il pregiudizio al diritto del singolo si è ormai verificato) ma, preventivamente, con strumenti deflativi e organizzativi che assicurino una carcerazione non in contrasto con il principio di umanità (la revisione del sistema sanzionatorio, l'incentivazione delle misure alternative, le soluzioni premiali e l'adeguamento delle strutture penitenziarie),

impegna il Governo

a reperire urgentemente le risorse finanziarie necessarie per risolvere il problema della carenza di organico dell'amministrazione penitenziaria.
9/2496-A/12Sorial.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge n. 92 del 26 giugno 2014 è finalizzato a dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (causa Torreggiani contro Italia 8 gennaio 2013) che prevede, in caso di violazione dell'articolo 3 CEDU, oltre alla migliore riparazione possibile costituita dalla rapida cessazione della violazione del diritto a non subire trattamenti inumani e degradanti (rimedio preventivo già introdotto con il decreto-legge n. 146 del 2013, convertito in legge n. 10 del 2014), un rimedio «compensativo», cioè «un ricorso in grado di consentire alle persone incarcerate in condizioni lesive della loro dignità di ottenere una qualsiasi forma di riparazione per la violazione subita»;
    non può tuttavia non porsi il problema da un lato delle rilevanti ricadute sulla funzionalità degli uffici (in particolare di quelli di sorveglianza ma anche dei tribunali civili, oggi investiti, come si dirà fra breve, di una nuova competenza) dall'introduzione di questa ulteriore azione giurisdizionale, potenzialmente esperibile da un numero elevatissimo di soggetti, né ci si può esimere dall'osservare che solo una rigorosa perimetrazione degli ambiti applicativi e una corretta procedimentalizzazione del rimedio possono garantire quella effettività che la stessa Corte europea richiede come requisito indispensabile ad evitare la condanna dell'Italia per trattamento disumano e degradante;
    ancora una volta si ribadisce che al dramma del sovraffollamento carcerario non può porsi ripetutamente mano con strumenti più o meno straordinari e di natura compensativa, di tutela cioè meramente riparatoria «ex post» (quando il pregiudizio al diritto del singolo si è ormai verificato) ma, preventivamente, con strumenti deflativi e organizzativi che assicurino una carcerazione non in contrasto con il principio di umanità (la revisione del sistema sanzionatorio, l'incentivazione delle misure alternative, le soluzioni premiali e l'adeguamento delle strutture penitenziarie),

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di valorizzare con apposite norme la figura dell'educatore penitenziario e la sua specificità professionale.
9/2496-A/13Rostellato.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge n. 92 del 26 giugno 14 è finalizzato a dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (causa Torreggiani contro Italia 8 gennaio 2013) che prevede, in caso di violazione dell'articolo 3 CEDU, oltre alla migliore riparazione possibile costituita dalla rapida cessazione della violazione del diritto a non subire trattamenti inumani e degradanti (rimedio preventivo già introdotto con il decreto-legge n. 146 del 2013, convertito in legge n. 10 del 2014), un rimedio «compensativo», cioè «un ricorso in grado di consentire alle persone incarcerate in condizioni lesive della loro dignità di ottenere una qualsiasi forma di riparazione per la violazione subita»;
    non può tuttavia non porsi il problema da un lato delle rilevanti ricadute sulla funzionalità degli uffici (in particolare di quelli di sorveglianza ma anche dei tribunali civili, oggi investiti, come si dirà fra breve, di una nuova competenza) dall'introduzione di questa ulteriore azione giurisdizionale, potenzialmente esperibile da un numero elevatissimo di soggetti, né ci si può esimere dall'osservare che solo una rigorosa perimetrazione degli ambiti applicativi e una corretta procedimentalizzazione del rimedio possono garantire quella effettività che la stessa Corte europea richiede come requisito indispensabile ad evitare la condanna dell'Italia per trattamento disumano e degradante;

    ancora una volta si ribadisce che al dramma del sovraffollamento carcerario non può porsi ripetutamente mano con strumenti più o meno straordinari e di natura compensativa, di tutela cioè meramente riparatoria «ex post» (quando il pregiudizio al diritto del singolo si è ormai verificato) ma, preventivamente, con strumenti deflativi e organizzativi che assicurino una carcerazione non in contrasto con il principio di umanità (la revisione del sistema sanzionatorio, l'incentivazione delle misure alternative, le soluzioni premiali e l'adeguamento delle strutture penitenziarie),

impegna il Governo

ad intraprendere tutte le iniziative necessarie a favorire l'utilizzo dei tanti padiglioni penitenziari esistenti che al momento risultano chiusi per mancanza di manutenzione o personale.
9/2496-A/14Gallinella.


   La Camera

impegna il Governo

a valutare tutte le iniziative necessarie a favorire l'utilizzo dei tanti padiglioni penitenziari esistenti che al momento risultano chiusi per mancanza di manutenzione o personale.
9/2496-A/14. (Testo modificato nel corso della seduta).  Gallinella.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge n. 92 del 26 giugno 14 è finalizzato a dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (causa Torreggiani contro Italia 8 gennaio 2013) che prevede, in caso di violazione dell'articolo 3 CEDU, oltre alla migliore riparazione possibile costituita dalla rapida cessazione della violazione del diritto a non subire trattamenti inumani e degradanti (rimedio preventivo già introdotto con il decreto-legge n. 146 del 2013, convertito in legge n. 10 del 2014), un rimedio «compensativo», cioè «un ricorso in grado di consentire alle persone incarcerate in condizioni lesive della loro dignità di ottenere una qualsiasi forma di riparazione per la violazione subita»;
    non può tuttavia non porsi il problema da un lato delle rilevanti ricadute sulla funzionalità degli uffici (in particolare di quelli di sorveglianza ma anche dei tribunali civili, oggi investiti, come si dirà fra breve, di una nuova competenza) dall'introduzione di questa ulteriore azione giurisdizionale, potenzialmente esperibile da un numero elevatissimo di soggetti, né ci si può esimere dall'osservare che solo una rigorosa perimetrazione degli ambiti applicativi e una corretta procedimentalizzazione del rimedio possono garantire quella effettività che la stessa Corte europea richiede come requisito indispensabile ad evitare la condanna dell'Italia per trattamento disumano e degradante;
    ancora una volta si ribadisce che al dramma del sovraffollamento carcerario non può porsi ripetutamente mano con strumenti più o meno straordinari e di natura compensativa, di tutela cioè meramente riparatoria «ex post» (quando il pregiudizio al diritto del singolo si è ormai verificato) ma, preventivamente, con strumenti deflativi e organizzativi che assicurino una carcerazione non in contrasto con il principio di umanità (la revisione del sistema sanzionatorio, l'incentivazione delle misure alternative, le soluzioni premiali e l'adeguamento delle strutture penitenziarie),

impegna il Governo

a valutare l'esigenza di assumere educatori esperti nelle discipline pedagogiche, formative, educative, in applicazione dell'articolo 27 della Costituzione e della legge «Gozzini» sull'ordinamento penitenziario.
9/2496-A/15Ciprini.


   La Camera

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di assumere educatori esperti nelle discipline pedagogiche, formative, educative, in applicazione dell'articolo 27 della Costituzione e della legge «Gozzini» sull'ordinamento penitenziario.
9/2496-A/15. (Testo modificato nel corso della seduta).  Ciprini.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, alla cui violazione intende porre rimedio il decreto in esame, recita: «Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti»;
    in diversi casi – i più noti riguardano i fatti della scuola Diaz e del carcere genovese di Bolzaneto durante lo svolgimento a Genova del G8 del 2001 – non è stato possibile individuare alcuni dei responsabili di violenze e torture nei confronti di manifestanti e detenuti,

impegna il Governo

ad adottare provvedimenti tesi ad introdurre norme in materia di impiego dell'uniforme e di identificabilità del personale delle Forze di polizia impiegato in servizi di ordine pubblico, in particolare istituendo l'obbligo generale per tutto il personale delle Forze di polizia di indossare le prescritte uniformi, stabilendo che sulle stesse siano apposti elementi cifrati visibili a distanza che consentano l'immediata identificazione dello stesso personale.
9/2496-A/16Artini.


   La Camera,
   premesso che:
    i numeri relativi al sovraffollamento delle carceri è un dato non pubblicato e reso difficile da monitorare con tempestività e precisione;
    infatti è solo attraverso appositi dossier delle organizzazioni sindacali del comparto pubblico che veniamo a conoscenza che nelle carceri italiane sono detenute 67.437 persone, contro una capienza regolamentare di 45.281;
    queste cifre valgono al nostro Paese il primato europeo per sovraffollamento carcerario, oggi pari al 140 per cento;
    l'Italia è anche il secondo Paese in Europa per numero di detenuti imputati non ancora giudicati colpevoli in via definitiva. Nel nostro Paese, infatti, le persone carcerate in attesa di giudizio sono il 44 per cento del totale dei detenuti;
    ma anche questi dati non sono resi pubblici on-line, nonostante siano di forte interesse generale,

impegna il Governo

a porre in essere tutte le misure idonee a monitorare con tempestività e completezza il drammatico fenomeno del sovraffollamento delle carceri e quello dei suicidi e tentati suicidi, anche organizzando una specifica banca dati pubblicata on-line sui siti istituzionali, che aggiorni almeno mensilmente il dato in questione.
9/2496-A/17Dell'Orco, Ferraresi.


   La Camera,
   premesso che:
    le cure mediche all'interno delle carceri sono scarse e inefficienti (tranne alcuni episodi, vedi la questione dell’ex Ministro Cancellieri e della signora Ligresti) e quotidianamente sono segnalate attese di mesi per interventi chirurgici e ogni tipo di prestazione, per non parlare di visite prenotate fuori dal carcere da mesi che saltano all'ultimo momento per mancanza degli agenti che dovrebbero garantire la scorta;
    nella sola Toscana nel 2012 i detenuti malati superavano il 70 per cento. Le patologie più comuni sono i disturbi psichici (26 per cento), le malattie dell'apparato digerente (19,3 per cento), quelle infettive e parassitarie (12,5), come epatiti e tubercolosi. Frequenti anche problemi osteoarticolari, bronco-pneumopatie croniche ostruttive, metaboliche e del ricambio, come il diabete mellito, che dipendono dal tipo di dieta e dall'assenza di movimento, mentre le malattie dell'apparato cardio-vascolare colpiscono classi di età più bassa che all'esterno. Circa il 25 per cento degli «ospiti» dei penitenziari della Penisola, poi, sono tossicodipendenti, e 500 disabili che vivono in condizioni penose;
    le malattie più diffuse risultano la scabbia, l'Hiv, la sifilide. Le condizioni igieniche, spesso, sono spaventose e capita che l'amministrazione non abbia i soldi per distribuire il sapone o gli stracci per pulire le celle, di conseguenza i detenuti provvedono con i loro indumenti,

impegna il Governo

a porre in essere tutte le iniziative, anche legislative, idonee a migliorare lo stato delle cure e della prevenzione sanitaria all'interno delle carceri italiane.
9/2496-A/18Baroni.


   La Camera

impegna il Governo

a porre in essere tutte le iniziative, anche legislative, idonee a migliorare lo stato delle cure e della prevenzione sanitaria all'interno delle carceri italiane.
9/2496-A/18. (Testo modificato nel corso della seduta).  Baroni.


   La Camera,
   premesso che:
    il lavoro potrebbe rappresentare per i carcerati non solo un modo di trascorrere il tempo in modo proficuo ma anche la copertura di alcuni servizi utili alla società;
    nel 2013, tuttavia, i detenuti che avevano il permesso di svolgere un lavoro di cosiddetta «pubblica utilità» erano soltanto 301, mentre quelli sanzionati per violazione del codice della strada 4.264 e quelli adibiti a un lavoro esterno 563. Insomma una piccola percentuale della popolazione penitenziaria, non più ampia dell'8 per cento e pari a un detenuto su tredici;
    con il decreto legge n. 78 del 2013 si è regolamentata la possibilità di svolgere lavoro all'esterno del carcere per i detenuti, estendendo la possibilità di lavori di pubblica utilità per soggetti in stato di detenzione, anche tossicodipendenti e cercando di coinvolgere enti statali e locali, associazioni di volontariato e «non profit»;
    tuttavia ad oggi non si registra ancora nessun aumento significativo della popolazione carceraria coinvolta in lavori esterni e di pubblica utilità,

impegna il Governo

a porre in essere tutte le iniziative, anche legislative, idonee ad aumentare il numero dei ristretti coinvolti in lavori di pubblica utilità e adibiti a lavori esterni e a rendere noto il loro numero attraverso pubblicazioni periodiche dei dati sui siti istituzionali.
9/2496-A/19De Lorenzis.


   La Camera,
   premesso che:
    il presente decreto nasce dall'esigenza di dare compiuta attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, in particolare nella sentenza dell'8 gennaio 2013 – causa Torreggiani e altri contro Italia; in questa sede, i giudici europei, peraltro richiamando la propria giurisprudenza già intervenuta in materia, hanno stabilito che la situazione di sovraffollamento carcerario è suscettibile di violare l'articolo 3 della CEDU; i giudici europei hanno stabilito, quindi, che il nostro Stato dovesse, entro il termine di un anno dalla data di definitività della sentenza stessa, istituire un rimedio o un insieme di rimedi idonei a garantire una riparazione adeguata del danno sofferto a causa della sottoposizione a un trattamento detentivo contrario al citato articolo 3 della CEDU;
    le norme introdotte dal provvedimento in esame fissano una specifica misura risarcitoria, disponendo che il giudice possa concedere al richiedente una riduzione della pena detentiva ancora da scontare pari a un giorno per ogni dieci durante i quali il trattamento è stato tale da violare l'articolo 3 della CEDU;
    per la terza volta in un anno il Governo forza la mano per affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri e, come nelle precedenti iniziative, anche in questa occasione viene sottolineata l'urgenza dell'adozione della misura senza tuttavia prendere, nemmeno questa volta, provvedimenti in merito alla definitiva soluzione dei problemi che ostacolano il trattamento dignitoso di coloro che sono sottoposti all'applicazione di misure carcerarie;
    è infatti evidente che non sia sufficiente che il problema del sovraffollamento venga affrontato sul piano del rimedio risarcitorio sia per l'ormai imminente scadenza dei termini della nota sentenza Torreggiani contro Italia (CEDU 8.1.2013), che per le pressioni in tal senso provenienti da più parti (motivate da ragioni etiche ed umanitarie, ma anche finalizzate a ripristinare il rispetto della legalità all'interno degli istituti di pena): è appena il caso di osservare che ormai dal 2006, anno in cui venne promulgato il provvedimento di indulto noto come «indultino» (legge 31 luglio 2006, n. 241) il sovraffollamento delle carceri è un dato costante, e nulla è stato fatto per affrontare la questione con la dovuta ponderazione e sistematicità. Dal 2002 al 2006 il numero di detenuti nelle strutture penitenziarie è aumentato e, salvo decrescere nel 2007 a causa del provvedimento di indulto, ha sempre segnato un andamento crescente;
    i dati illustrati indicano la necessità di un radicale cambio di strategia e del mutamento del quadro normativo di riferimento,

impegna il Governo

ad assumere iniziative normative di riqualificazione degli immobili che possano essere adibiti a istituti di pena in modo da creare ambienti che tutelino la dignità umana anche ove sia stata disposta l'applicazione di una misura carceraria.
9/2496-A/20De Rosa.


   La Camera

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di iniziative normative di riqualificazione degli immobili che possano essere adibiti a istituti di pena in modo da creare ambienti che tutelino la dignità umana anche ove sia stata disposta l'applicazione di una misura carceraria.
9/2496-A/20. (Testo modificato nel corso della seduta).  De Rosa.


   La Camera,
   premesso che:
    sia lo sconto di pena che il «risarcimento» non potranno essere automatici, poiché presuppongono l'accertamento delle condizioni che li legittimano;
    secondo stime sommarie verranno aperte circa 50.000 istruttorie per verificare quanti giorni ogni detenuto ha passato in spazi minori di 7 metri quadri e la verifica spetterà ai giudici di sorveglianza,

impegna il Governo

ad adottare tutte le misure idonee ad agevolare l'operato dei giudici di sorveglianza alla luce dell'ingente mole di lavoro di cui sopra.
9/2496-A/21Cominardi.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 4 novella l'articolo 97-bis delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, adottate con decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271 recante «Modifiche alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale» disponendo quale regime generale che a seguito del provvedimento che sostituisce la misura della custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari, l'imputato raggiunga senza accompagnamento delle forze di polizia presso il luogo di esecuzione degli arresti domiciliari,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di definire con apposito provvedimento criteri oggettivi, ulteriori rispetto a quanto oggi previsto dal comma 2 dell'articolo 97-bis citato in premessa, in base al quale il giudice possa disporre che l'imputato possa raggiungere senza accompagnamento il luogo di esecuzione della misura oppure prescrivere l'accompagnamento dell'imputato dalla casa circondariale a luogo di esecuzione degli arresti domiciliari.
9/2496-A/22Zolezzi.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 1, attraverso la modifica alla legge 26 luglio 1975, n. 354, ha inteso disporre rimedi risarcitori conseguenti alla violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali nei confronti di soggetti detenuti o internati nei confronti di soggetti detenuti o internati,

impegna il Governo

a valutare anche di prevedere per quei soggetti detenuti o internati di cui in premessa, oltre a rimedi economici di cui all'articolo 1 richiamato, forme di sostegno sociale e psicologico al fine di ridurre quanto più possibile le conseguenze del pregiudizio sofferto.
9/2496-A/23Terzoni.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame introduce una serie di misure finalizzate a risarcire i detenuti che soffrono o hanno sofferto un disagio causato dalla difficile situazione in cui versano le carceri italiane;
    la situazione problematica delle strutture carcerarie del nostro Paese e l'assenza di una efficace politica del sistema della giustizia in Italia comporta conseguenze preoccupanti sul sistema giudiziario, sulla credibilità delle istituzioni, sulla certezza del diritto e della pena, con il verificarsi di situazioni paradossali in cui le carceri sono sovraffollate, senza che i criminali più pericolosi siano effettivamente assicurati alla giustizia;
    con la sentenza-pilota Torreggiani dell'8 gennaio 2013 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha certificato il malfunzionamento cronico del sistema penitenziario italiano accertando, nei casi esaminati, la violazione dell'articolo 3 della Convenzione a causa della situazione di sovraffollamento ed ha ordinato alle autorità nazionali di approntare le misure necessarie per garantire una riparazione effettiva delle violazioni della Convenzione risultanti dal sovraffollamento carcerario in Italia. La Corte EDU, con tale decisione, ha ingiunto allo Stato italiano di adeguarsi e di garantire «un ricorso o un insieme di ricorsi interni idonei ad offrire un ristoro adeguato e sufficiente per i casi di sovraffollamento carcerario, in conformità ai principi stabiliti dalla giurisprudenza della Corte»;
    al di là delle misure risarcitorie andrebbero individuate e rese facilmente attuabili forme di impegno volontario per coinvolgere i detenuti, anche attraverso meccanismi di riduzioni della pena commisurati all’ impegno sociale prestato,

impegna il Governo:

   a prevedere il riconoscimento, l'incentivazione e l'istituzionalizzazione delle forme di impegno volontario finalizzate ad interventi per la tutela dell'ambiente e del territorio, sulla base delle numerose esperienze in atto da molti anni in molte strutture penitenziarie;
   a prevedere riduzioni della pena in base alla spontanea adesione ai progetti di volontariato sociale e ambiente da parte dei detenuti.
9/2496-A/24Segoni.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame è finalizzato a dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (causa Torreggiani contro Italia 8 gennaio 2013) che prevede, in caso di violazione dell'articolo 3 CEDU, oltre alla migliore riparazione possibile costituita dalla rapida cessazione della violazione del diritto a non subire trattamenti inumani e degradanti (rimedio preventivo già introdotto con il decreto-legge n. 146 del 2013, convertito in legge n. 10 del 2014), un rimedio «compensativo», cioè «un ricorso in grado di consentire alle persone incarcerate in condizioni lesive della loro dignità di ottenere una qualsiasi forma di riparazione per la violazione subita»;
    non può tuttavia non porsi il problema da un lato delle rilevanti ricadute sulla funzionalità degli uffici (in particolare di quelli di sorveglianza ma anche dei tribunali civili, oggi investiti, di una nuova competenza) dall'introduzione di questa ulteriore azione giurisdizionale, potenzialmente esperibile da un numero elevatissimo di soggetti, né esimersi dall'osservare che solo una rigorosa perimetrazione degli ambiti applicativi e una corretta procedimentalizzazione del rimedio possono garantire quella effettività che la stessa Corte europea richiede come requisito indispensabile ad evitare la condanna dell'Italia per trattamento disumano e degradante;
    ancora una volta si ribadisce che al dramma del sovraffollamento carcerario non può porsi ripetutamente mano con strumenti più o meno straordinari e di natura compensativa, di tutela cioè meramente riparatoria ex post (quando il pregiudizio al diritto del singolo si è ormai verificato) ma, preventivamente, con strumenti deflativi e organizzativi che assicurino una carcerazione non in contrasto con il principio di umanità (la revisione del sistema sanzionatorio, l'incentivazione delle misure alternative, le soluzioni premiali e l'adeguamento delle strutture penitenziarie);
    l'articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000 n. 445 al comma 1 disciplina l'autenticazione delle sottoscrizioni di qualsiasi istanza o dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà da produrre agli organi della pubblica amministrazione nonché ai gestori di servizi pubblici;
    il comma 2 del citato articolo riguarda in particolare i casi di presentazione a soggetti diversi da quelli indicati al comma 1 o a questi ultimi al fine della riscossione da parte di terzi di benefici economici, l'autentica deve essere redatta da un notaio, cancelliere, segretario comunale, dal dipendente addetto a ricevere la documentazione o altro dipendente incaricato dal Sindaco;
    non è infrequente che un detenuto, titolare di un conto corrente ed unico intestatario, non abbia delegato alcuno ad operare sullo stesso e non possa quindi gestire e disporre delle proprie risorse, in evidente contraddizione con il principio di umanità sopra indicato;
    nel caso in cui venga eseguita un'ordinanza di custodia cautelare, nessun parente o persona di fiducia può operare sul conto corrente dei detenuti senza cointestatari;
    non è possibile porre all'incasso assegni che siano stati consegnati ai detenuti prima della loro carcerazione o eseguire altre operazioni ordinarie, senza avere l'autentica della firma da parte dei soggetti indicati al comma 2, ossia notai, cancellieri, segretari comunali, dipendenti addetto a ricevere la documentazione o altro dipendente incaricato dal Sindaco,

impegna il Governo

a introdurre il potere di autentica della firma del detenuto da parte del direttore della struttura carceraria per attribuire la delega sui conti correnti del detenuto, in pieno rispetto del principio di umanità nella permanenza all'interno della struttura.
9/2496-A/25Businarolo.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame è finalizzato a dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (causa Torreggiani contro Italia 8 gennaio 2013) che prevede, in caso di violazione dell'articolo 3 CEDU, oltre alla migliore riparazione possibile costituita dalla rapida cessazione della violazione del diritto a non subire trattamenti inumani e degradanti (rimedio preventivo già introdotto con il decreto-legge 146/2013, convertito in legge 10/2014), un rimedio «compensativo», cioè «un ricorso in grado di consentire alle persone incarcerate in condizioni lesive della loro dignità di ottenere una qualsiasi forma di riparazione per la violazione subita»;
    non può tuttavia non porsi il problema da un lato delle rilevanti ricadute sulla funzionalità degli uffici (in particolare di quelli di sorveglianza ma anche dei tribunali civili oggi investiti di una nuova competenza) dall'introduzione di questa ulteriore azione giurisdizionale, potenzialmente esperibile da un numero elevatissimo di soggetti, né esimersi dall'osservare che solo una rigorosa perimetrazione degli ambiti applicativi e una corretta procedimentalizzazione del rimedio possono garantire quella effettività che la stessa Corte europea richiede come requisito indispensabile ad evitare la condanna dell'Italia per trattamento disumano e degradante. Ancora una volta si ribadisce che al dramma del sovraffollamento carcerario non può porsi ripetutamente mano con strumenti più o meno straordinari e di natura compensativa, di tutela cioè meramente riparatoria «ex post» (quando il pregiudizio al diritto del singolo si è ormai verificato) ma, preventivamente, con strumenti deflativi e organizzativi che assicurino una carcerazione non in contrasto con il principio di umanità (la revisione del sistema sanzionatorio, l'incentivazione delle misure alternative, le soluzioni premiali e l'adeguamento delle strutture penitenziarie);
    di concerto con il Ministero della difesa e bloccando la partenza dei volontari in ferma prefissata quadriennale interforze e facendo rientrare quelli attualmente in servizio, si potrebbe attingere alle graduatorie degli idonei non vincitori dei concorsi tramite lo scorrimento delle graduatorie medesime,

impegna il Governo

al fine di incrementare l'efficienza delle carceri, a disporre, reperendone opportune risorse finanziarie, che l'Amministrazione penitenziaria, alla luce di quanto previsto dagli articoli 6 e 7 del decreto legge n. 92 del 2014, proceda per l'anno 2014, in deroga alle previsioni normative contenute nel decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ed a quelle della legge 24 dicembre 2012, n. 228, ad ulteriori assunzioni di personale di polizia penitenziaria, per un totale di 1000 unità, anche attraverso le misure indicate in premessa.
9/2496-A/26Ferraresi.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame è finalizzato a dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (causa Torreggiani contro Italia 8 gennaio 2013) che prevede, in caso di violazione dell'articolo 3 CEDU, oltre alla migliore riparazione possibile costituita dalla rapida cessazione della violazione del diritto a non subire trattamenti inumani e degradanti (rimedio preventivo già introdotto con il decreto-legge 146/2013, convertito in legge 10/2014), un rimedio «compensativo», cioè «un ricorso in grado di consentire alle persone incarcerate in condizioni lesive della loro dignità di ottenere una qualsiasi forma di riparazione per la violazione subita»;
    non può, tuttavia, non porsi il problema da un lato delle rilevanti ricadute sulla funzionalità degli uffici (in particolare di quelli di sorveglianza ma anche dei tribunali civili, oggi investiti, come si dirà fra breve, di una nuova competenza) dall'introduzione di questa ulteriore azione giurisdizionale, potenzialmente esperibile da un numero elevatissimo di soggetti, né esimersi dall'osservare che solo una rigorosa perimetrazione degli ambiti applicativi e una corretta procedimentalizzazione del rimedio possono garantire quella effettività che la stessa Corte europea richiede come requisito indispensabile ad evitare la condanna dell'Italia per trattamento disumano e degradante;
    ancora una volta si ribadisce che al dramma del sovraffollamento carcerario non può porsi ripetutamente mano con strumenti più o meno straordinari e di natura compensativa, di tutela cioè meramente riparatoria «ex post» (quando il pregiudizio al diritto del singolo si è ormai verificato) ma, preventivamente, con strumenti deflativi e organizzativi che assicurino una carcerazione non in contrasto con il principio di umanità (la revisione del sistema sanzionatorio, l'incentivazione delle misure alternative, le soluzioni premiali e l'adeguamento delle strutture penitenziarie),

impegna il Governo

a valutare l'opportunità d'intervenire, anche con idonee misure normative, al fine provvedere all'emissione di uno specifico provvedimento volto a reperire le necessarie risorse finanziarie per l'edilizia penitenziaria prevedendo, nel rispetto della normativa vigente, la realizzazione di nuove strutture solo ove necessario e, con priorità, l'ampliamento, la ristrutturazione e l'ammodernamento di quelle già esistenti, che siano adattabili, assicurando anche l'attuazione dei piani e dei programmi a tal fine previsti, evitando il ricorso a procedure straordinarie in deroga alla normativa sugli appalti di lavori pubblici.
9/2496-A/27Turco.


   La Camera

impegna il Governo

a valutare l'opportunità d'intervenire, anche con idonee misure normative, al fine provvedere all'emissione di uno specifico provvedimento volto a reperire le necessarie risorse finanziarie per l'edilizia penitenziaria prevedendo, nel rispetto della normativa vigente, la realizzazione di nuove strutture solo ove necessario e, con priorità, l'ampliamento, la ristrutturazione e l'ammodernamento di quelle già esistenti, che siano adattabili, assicurando anche l'attuazione dei piani e dei programmi a tal fine previsti, evitando il ricorso a procedure straordinarie in deroga alla normativa sugli appalti di lavori pubblici.
9/2496-A/27. (Testo modificato nel corso della seduta). Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame è finalizzato a dare impropria attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (causa Torreggiani contro Italia 8 gennaio 2013) che prevede, in caso di violazione dell'articolo 3 CEDU, oltre alla migliore riparazione possibile costituita dalla rapida cessazione della violazione del diritto a non subire trattamenti inumani e degradanti (rimedio preventivo già introdotto con il decreto-legge 146/2013, convertito in legge 10/2014), un rimedio «compensativo», cioè «un ricorso in grado di consentire alle persone incarcerate in condizioni lesive della loro dignità di ottenere una qualsiasi forma di riparazione per la violazione subita»;
    in particolare, l'articolo 2 detta disposizioni (al comma 1) transitorie per l'applicazione della nuova disciplina risarcitoria introdotta all'articolo 1, stabilendo che tale risarcimento possa essere richiesto, entro sei mesi dall'entrata in vigore del presente decreto, al Tribunale distrettuale da coloro che abbiano già espiato la propria pena detentiva o che non si trovino più in custodia cautelare in carcere in condizioni di violazione dei richiamati principi comunitari; nonché (al comma 2 e sempre entro il medesimo lasso temporale) da coloro che abbiano già presentato un ricorso alla CEDU su cui la Corte non si sia ancora espressa circa la ricevibilità e, indicando (al comma 3) per tale ultima previsione il presupposto di ammissibilità della richiesta sia l'indicazione della data di presentazione del ricorso a Strasburgo. Mentre, infine, il comma 4 dell'articolo prescrive che solo nei casi delle richieste presentate ai sensi dei commi 2 e 3 la cancelleria del giudice adito debba informare senza ritardo il Ministero degli affari esteri nel termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto-legge;
    nella convinzione che al dramma del sovraffollamento carcerario non si possa metter ripetutamente mano con strumenti più o meno straordinari e di natura compensativa, di tutela cioè meramente riparatoria «ex post» (quando il pregiudizio al diritto del singolo si è ormai verificato) ma, altresì sia necessario agire preventivamente, con strumenti deflativi e organizzativi che assicurino una carcerazione non in contrasto con il principio di umanità (la revisione del sistema sanzionatorio, l'incentivazione delle misure alternative, le soluzioni premiali e l'adeguamento delle strutture penitenziarie),

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della norma citata in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a prevedere che la disposizione per cui, all'articolo 2, il Ministero degli affari esteri debba essere informato senza ritardo in base alle richieste risarcitorie formulate ai sensi dei commi 2 e 3 del medesimo articolo, valga altresì nei casi di cui al comma 1.
9/2496-A/28Bonafede.


   La Camera,
   premesso che:
    con il lavoro svolto dai Governo ed in particolare dal Ministro della giustizia, il Consiglio d'Europa nei primi giorni di giugno, ha valutato positivamente i miglioramenti della situazione nelle carceri italiana dopo la condanna subita dal nostro Paese nel 2013;
    in particolare sono state apprezzate le misure, anche strutturali, adottate, tese a risolvere il problema del sovraffollamento con un conseguente calo importante e continuo della popolazione carceraria e l'aumento dello spazio vitale ad almeno 3 metri quadrati a detenuto;
    l'organismo europeo ha apprezzato anche le misure contenute nel decreto-legge in esame e si è riproposto di rianalizzare la situazione che si determinerà entro il giugno 2015;
    lo stesso Ministro Orlando, giustamente soddisfatto per il riconoscimento di Strasburgo sul lavoro fatto, ha dichiarato «C’è ancora molto da fare. Avere risolto le urgenze, le emergenze non significa in alcun modo aver ancora un sistema penitenziario all'altezza della civiltà del nostro Paese»;
    il tema complessivo del sistema carcerario va inquadrato nella più complessa esigenza di riformare la giustizia;
    molte delle strutture carcerarie del nostro Paese che sono state realizzate nel passato versano in condizioni obsolete, e questo rende ancor più difficile anche il lavoro del personale teso a garantire la sicurezza e il recupero sociale dei detenuti;
    la realizzazione di nuovi istituti penitenziari si scontra con le esigenze di finanza pubblica e per questa ragione, nel cosiddetto «decreto liberalizzazioni» (decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1), l'articolo 43 prevede il Project financing per la realizzazione di infrastrutture carcerarie ed in particolare al comma 2 recita «al fine di assicurare il perseguimento dell'equilibrio economico-finanziario dell'investimento al concessionario è riconosciuta, a titolo di prezzo, una tariffa per la gestione dell'infrastruttura e per i servizi connessi, a esclusione della custodia, le cui modalità sono definite al momento dell'approvazione del progetto, e da corrispondersi successivamente alla messa in esercizio dell'infrastruttura realizzata ai sensi del comma 1. È a esclusivo rischio del concessionario l'alea economico-finanziaria della costruzione e della gestione dell'opera. La concessione ha durata non superiore a venti anni»,

impegna il Governo

a valutare di dare seguito a quanto previsto dall'articolo 43 del decreto n. 1 del 2012, attraverso una procedura di evidenza pubblica, al fine di realizzare almeno una nuova struttura penitenziaria per valutarne e sperimentarne la realizzazione e la gestione.
9/2496-A/29Tullo, Carbone, Basso, Marantelli.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 1, comma 1, del decreto-legge inserisce nell'ordinamento penitenziario l'articolo 35-ter attraverso il quale si attivano rimedi risarcitori a favore di detenuti e internati per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;
    la nuova disposizione prevede un abbuono di un giorno di pena residua per ogni 10 giorni durante i quali vi è stata la citata violazione, oppure la liquidazione di una somma di 8 euro per ogni giorno trascorso in carcere in «condizioni inumane e degradanti» se il residuo di pena da espiare non permette l'attuazione della citata detrazione percentuale o quando il periodo detentivo trascorso in violazione dell'articolo 3 CEDU sia stato inferiore a 15 giorni;
    l'adozione di questa misura non comporterà un decongestionamento delle carceri, che deve essere perseguito prevedendo misure e strumenti alternativi e maggiormente incisivi;
    alcuni Paesi hanno sperimentato metodi alternativi per consentire sconti di pena ai detenuti reclusi ottenendo il duplice obiettivo del reinserimento sociale del condannato e del decongestionamento delle carceri,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di prevedere nuove sperimentazioni finalizzate a decongestionare le carceri italiane attraverso sconti di pena a fronte di attività lavorative svolte all'interno delle carceri in cui il condannato deve scontare la pena come indicato nelle premesse;
   mutuando la possibilità per il giudice di ricorrere, al momento della condanna, ad una soluzione alternativa al carcere rappresentata, di fatto, dal lavoro di pubblica utilità, prevista dal decreto-legge n. 146 del 2013, si potrebbe prevedere un abbuono di un giorno di pena ogni 10 giorni di lavoro svolto gratuitamente all'interno del carcere per i detenuti che devono scontare pene non superiori ai tre anni.
9/2496-A/30Schirò.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'ambito della applicazione delle norme previste dal presente decreto-legge in particolare per quanto riguarda le disposizioni transitorie di cui all'articolo 2 che vanno ad interessare la declinazione dell'articolo 35-ter, legge 26 luglio 1975, n. 354, occorre una maggiore chiarezza;
    si corre, infatti, il serio rischio che possano venire a determinarsi situazioni di discrezionalità con criteri di valutazione difformi circa il mancato rispetto dell'articolo 3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali,

impegna il Governo

ad intervenire, con atto che riterrà più opportuno, affinché vengano adottati criteri uniformi su tutto il territorio nazionale che garantiscano il rispetto del principio della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali onde evitare trattamenti differenti che diverrebbero discriminatori e pertanto lesivi delle prerogative costituzionali.
9/2496-A/31Leva, Massa.


   La Camera,
   premesso che:
    sulla questione carceraria, il 7 ottobre 2013, il Presidente della Repubblica ha trasmesso alle Camere un messaggio importante in cui si esprimeva grande preoccupazione per le gravi criticità che emergevano all'epoca in materia di trattamento dei detenuti;
    la famosa sentenza Torreggiani ha chiaramente censurato il sistema penitenziario italiano ed è stata richiamata chiaramente anche nella nostra giurisprudenza costituzionale;
    in particolare, la Corte costituzionale (sentenza 22 novembre 2013) ha affermato, nella motivazione, la gravità della situazione di sovraffollamento derivante dal malfunzionamento cronico proprio del sistema penitenziario italiano;
    la Consulta, richiamandosi alla citata sentenza Torreggiani, ha ritenuto che il carattere inderogabile del principio dell'umanità del trattamento rende necessaria «la sollecita introduzione di misure specificamente mirate a farla cessare»;
    allo scopo di ridurre il sovraffollamento ed approntare misure organiche atte a soddisfare le richieste della CEDU e della nostra Corte Costituzionale sono intervenuti i decreti-legge n. 78 del 2013 e n. 146 del 2013 e la legge n. 67 del 2014;
    in particolare, il decreto-legge n. 146 del 2013 ha previsto, in relazione ai diritti dei detenuti, tra le altre importanti disposizioni, l'istituzione presso il Ministero della giustizia del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale;
    il provvedimento in esame torna sulla questione del sovraffollamento carcerario, pur senza entrare direttamente nel merito della questione del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale di cui al punto precedente;
    tale figura, istituita per la prima volta in Svezia nel 1809 con il compito principale di sorvegliare l'applicazione delle leggi e dei regolamenti da parte dei giudici e degli ufficiali, nella seconda metà dell'Ottocento si è trasformata in un organo di controllo della pubblica amministrazione e di difesa del cittadino contro ogni abuso;
    esistono inoltre garanti regionali, provinciali e comunali che ricevono segnalazioni sul mancato rispetto della normativa penitenziaria, sui diritti dei detenuti eventualmente violati o parzialmente attuati e si rivolgono all'autorità competente per chiedere chiarimenti o spiegazioni, sollecitando gli adempimenti o le azioni necessarie;
    per lo svolgimento dell'incarico, ai tre componenti del Garante nazionale, non verranno corrisposte indennità o emolumenti, fermo restando il diritto al rimborso delle spese vive sostenute per l'espletamento del mandato, riferite in particolare alle trasferte sul territorio nazionale;
    si prevede inoltre che ciascun componente effettuerà un massimo di 2 trasferte mensili sul territorio nazionale, per un totale complessivo annuo di 60 trasferte,

impegna il Governo

a dare seguito alla disposizione di cui all'articolo 7 del decreto-legge n. 146 del 2013, valutando di valorizzare e potenziare quanto più possibile i poteri del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, strumento fondamentale per la garanzia del rispetto della normativa penitenziaria ed in particolare per la tutela dei diritti dei detenuti da ogni possibile abuso.
9/2496-A/32Fitzgerald Nissoli, Santerini.


   La Camera,
   premesso che:
    sulla questione carceraria, il 7 ottobre 2013, il Presidente della Repubblica ha trasmesso alle Camere un messaggio importante in cui si esprimeva grande preoccupazione per le gravi criticità che emergevano all'epoca in materia di trattamento dei detenuti;
    la famosa sentenza Torreggiani ha chiaramente censurato il sistema penitenziario italiano ed è stata richiamata chiaramente anche nella nostra giurisprudenza costituzionale;
    in particolare, la Corte costituzionale (sentenza 22 novembre 2013) ha affermato, nella motivazione, la gravità della situazione di sovraffollamento derivante dal malfunzionamento cronico proprio del sistema penitenziario italiano;
    la Consulta, richiamandosi alla citata sentenza Torreggiani, ha ritenuto che il carattere inderogabile del principio dell'umanità del trattamento rende necessaria «la sollecita introduzione di misure specificamente mirate a farla cessare»;
    allo scopo di ridurre il sovraffollamento ed approntare misure organiche atte a soddisfare le richieste della CEDU e della nostra Corte Costituzionale sono intervenuti i decreti-legge n. 78 del 2013 e n. 146 del 2013 e la legge n. 67 del 2014;
    in particolare, il decreto-legge n. 146 del 2013 ha previsto, in relazione ai diritti dei detenuti, tra le altre importanti disposizioni, l'istituzione presso il Ministero della giustizia del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale;
    il provvedimento in esame torna sulla questione del sovraffollamento carcerario, pur senza entrare direttamente nel merito della questione del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale di cui al punto precedente;
    tale figura, istituita per la prima volta in Svezia nel 1809 con il compito principale di sorvegliare l'applicazione delle leggi e dei regolamenti da parte dei giudici e degli ufficiali, nella seconda metà dell'Ottocento si è trasformata in un organo di controllo della pubblica amministrazione e di difesa del cittadino contro ogni abuso;
    esistono inoltre garanti regionali, provinciali e comunali che ricevono segnalazioni sul mancato rispetto della normativa penitenziaria, sui diritti dei detenuti eventualmente violati o parzialmente attuati e si rivolgono all'autorità competente per chiedere chiarimenti o spiegazioni, sollecitando gli adempimenti o le azioni necessarie;
    per lo svolgimento dell'incarico, ai tre componenti del Garante nazionale, non verranno corrisposte indennità o emolumenti, fermo restando il diritto al rimborso delle spese vive sostenute per l'espletamento del mandato, riferite in particolare alle trasferte sul territorio nazionale;
    si prevede inoltre che ciascun componente effettuerà un massimo di 2 trasferte mensili sul territorio nazionale, per un totale complessivo annuo di 60 trasferte,

impegna il Governo

a valutare di valorizzare e potenziare quanto più possibile i poteri del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, strumento fondamentale per la garanzia del rispetto della normativa penitenziaria ed in particolare per la tutela dei diritti dei detenuti da ogni possibile abuso.
9/2496-A/32. (Testo modificato nel corso della seduta).  Fitzgerald Nissoli, Santerini.


   La Camera,
   premesso che:
    con le disposizioni del decreto-legge in esame attraverso l'introduzione dell'articolo 1, si introducono rimedi di tipo risarcitorio in favore di detenuti e internati sottoposti a pene e trattamenti inumani e degradanti, in violazione articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;
    a causa del sovraffollamento carcerario, l'Italia è stata condannata varie volte dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (sentenze Sulejmanovic, Torreggiani e altri), con riferimento alla mancanza di spazio vitale nelle celle. Nei casi sopracitati i ricorrenti si trovavano in celle di circa 3 metri quadrati, laddove il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti aveva indicato in 7 metri quadrati la superficie auspicabile delle celle;
    nonostante l'adozione di altri decreti-legge, (decreto-legge n. 78 del 2013 e decreto-legge n. 146 del 2013) in materia carceraria, il problema del sovraffollamento carcerario persiste. Infatti la capienza degli istituti è sostanzialmente migliorata (49.461 posti al 30 giugno 2014) a seguito di interventi di ristrutturazione di padiglioni esistenti e degli interventi legislativi sopra citati, e si registra una diminuzione delle presenze, fino ad arrivare ai 58.092 detenuti di oggi. Si stima, tuttavia, che il sovraffollamento sia pari al 17 per cento;
    il Brasile, che ha il quarto sistema carcerario più popoloso al mondo, ha introdotto sistemi di autogestione delle carceri gestite attraverso associazioni e cooperative sociali con alcune esperienze di eccellenza nello stato del Minas Gerais, all'interno dei programmi APAC. Questi sistemi, oltre a registrare un abbassamento della recidiva fino al solo 15 per cento – mentre come è noto, al di la di alcune esperienze di eccellenza in Italia, nel nostro Paese supera il 65 per cento –, hanno comportato un abbattimento rilevante dei costi di gestione, fino a oltre il 70 per cento. Si tratta non solo di un modello di recupero, ma di una modalità alternativa di espiazione della pena, che snellisce il lavoro della polizia penitenziaria e stabilisce un patto educativo nel quale la riabilitazione viene anticipata nella stessa esecuzione della pena, come parte integrante. Gli stessi detenuti «recuperandi» e le associazioni di volontariato hanno in mano le chiavi delle celle e diventano corresponsabili della sicurezza, in un'ottica di autogestione che ha migliorato sensibilmente le condizioni di vita nelle carceri, ridotto il livello di incidenti e violenza, accresciuto l'autostima e il desiderio di reinserimento sociale,

impegna il Governo

a verificare l'opportunità di introdurre, nel sistema penitenziario, sperimentazioni che possano ispirarsi al modello suddetto, al fine di creare un sistema più efficace dal punto di vista economico, più umano nell'esecuzione della pena, più utile alle necessità di reinserimento sociale, allo scopo, nel tempo, di predisporre misure innovative e di radicale miglioramento del sistema di detenzione e riabilitazione in Italia.
9/2496-A/33Marazziti, Sberna, Gigli.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 1, comma 2, del presente decreto aggiunge al comma 4 dell'articolo 68 della legge sull'ordinamento penitenziario n. 354 del 1976 la possibilità che i magistrati che esercitano funzioni di sorveglianza possano altresì avvalersi, con compiti meramente ausiliari nell'esercizio delle loro funzioni, di assistenti volontari individuati sulla base dei criteri indicati nell'articolo 78 della stessa legge n. 354 del 1976, la cui attività non può essere retribuita;
    il suddetto articolo 78 prescrive che gli assistenti volontari debbano essere persone idonee all'assistenza e all'educazione autorizzate a frequentare gli istituti penitenziari allo scopo di partecipare all'opera rivolta al sostegno morale dei detenuti e degli internati, e al futuro reinserimento nella vita sociale;
    al terzo comma del suddetto articolo 78 viene chiaramente previsto che tale attività non possa essere retribuita;
    si è potuto osservare come gravi criticità investano non soltanto la questione del sovraffollamento delle carceri ed il trattamento conseguente che i detenuti ricevono, ma anche la carenza di personale di servizio sociale ed educativo dedicato al reinserimento nella vita sociale;
    si trascura di prevedere l'ampliamento del personale dedicato al reinserimento dei detenuti nonché a potenziare e valorizzare i ruoli professionali di cui all'articolo 83 (assistenti sociali ed educatori);
    sarebbe opportuno, a nostro avviso, oltre a queste misure, potenziare anche la presenza del personale retribuito e delle professionalità appropriate;
    non risultano operanti efficienti strutture di coordinamento tra la magistratura, le strutture e il personale per la continuità della presa in carico dei detenuti che entrano e soprattutto che escono dal carcere, o che accedono alle misure penali non detentive,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di adoperarsi, anche con atti di natura normativa, a valorizzare e potenziare quanto più possibile il personale dedicato all'accompagnamento e al reinserimento sociale dei detenuti, in particolare per quanto riguarda i percorsi di recupero e le misure alternative al carcere;
   a valutare l'opportunità di aprire un tavolo tecnico interministeriale che preveda la partecipazione di enti locali, terzo settore e volontariato, al fine di potenziare nonché aprire nuovi percorsi di recupero e misure alternative al carcere.
9/2496-A/34Santerini, Marazziti, Sberna.


   La Camera,
   premesso che:
    nel rispetto delle pari opportunità;
    affinché non ci siano discriminazioni tra condannati;
    perché la giustizia sia realmente uguale per tutti;
    perché il diritto alla difesa venga garantito,

impegna il Governo

a garantire avvocati di ufficio che possano avvalersi di tecnici che conoscano la lingua dei segni al fine di fornire una adeguata e dignitosa difesa alle persone sorde, in tutti i tribunali italiani.
9/2496-A/35Argentin, Sberna.


   La Camera,
   esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante «disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile»;
   preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati, e a screditare il lavoro quotidiano delle forze dell'ordine;
   rilevato che, a causa di siffatta normativa e del continuo consequenziale aumento dei reati registrati negli ultimi tre anni, risulta necessario garantire e rafforzare il controllo del territorio da parte delle forze di polizia, ed in particolare all'arma dei carabinieri, affinché le persone non più sottoposte alle misure di sicurezza e alla detenzione in carcere, ma socialmente pericolose, possano commettere altri reati nonché al fine di contenere il conseguente diffuso allarme sociale nell'opinione pubblica;
   preso atto che da tempo gli organici dell'arma dei carabinieri risultano essere, rispetto agli organici previsti dalle rispettive piante, vacanti anche a causa delle norme afferenti il contenimento della spesa del personale,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative al fine di destinare ulteriori risorse finanziare all'arma dei carabinieri così da consentire, attraverso l'aumento delle piante organiche o comunque la piena copertura delle esistenti, un maggiore e più puntuale controllo del territorio determinato dalle norme del presente decreto-legge.
9/2496-A/36Matteo Bragantini.


   La Camera

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative al fine di destinare ulteriori risorse finanziare all'arma dei carabinieri così da consentire, attraverso l'aumento delle piante organiche o comunque la piena copertura delle esistenti, un maggiore e più puntuale controllo del territorio determinato dalle norme del presente decreto-legge.
9/2496-A/36. (Testo modificato nel corso della seduta).  Matteo Bragantini.


   La Camera,
   esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, «recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile»;
   preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati, e a screditare il lavoro quotidiano delle forze dell'ordine;
   rilevato che a causa di siffatta normativa risulta necessario garantire e rafforzare il controllo del territorio da parte delle forze di polizia, ed in particolare della polizia di Stato, affinché le persone non più sottoposte alle misure di sicurezza, ma socialmente pericolose, possano commettere altri reali nonché al fine di contenere il conseguente diffuso allarme sociale nell'opinione pubblica; preso atto che da tempo gli organici della polizia di Stato risultano essere, rispetto agli organici previsti dalle rispettive piante, vacanti anche a causa delle norme afferenti il contenimento della spesa del personale,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative al fine di rendere disponibili le risorse necessarie per garantire e rafforzare il controllo del territorio da parte delle forze di polizia, per l'esecuzione delle espulsioni e per le attività connesse e consequenziali comprese ulteriori dotazioni di uomini e mezzi, anche in deroga alle vigenti disposizioni in materia di turn over e limitazione delle assunzioni del comparto.
9/2496-A/37Borghesi.


   La Camera

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative al fine di rendere disponibili le risorse necessarie per garantire e rafforzare il controllo del territorio da parte delle forze di polizia, per l'esecuzione delle espulsioni e per le attività connesse e consequenziali comprese ulteriori dotazioni di uomini e mezzi, anche in deroga alle vigenti disposizioni in materia di turn over e limitazione delle assunzioni del comparto.
9/2496-A/37. (Testo modificato nel corso della seduta).  Borghesi.


   La Camera,
   esaminato il disegno di legge teso a convenire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, «recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile»;
   preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati, e a screditare il lavoro quotidiano delle forze dell'ordine;
   rilevato che a causa di siffatta normativa risulta necessario garantire e rafforzare il controllo del territorio da parte delle forze di polizia, ed in particolare della polizia locale, affinché le persone non più sottoposte alle misure di sicurezza e alla detenzione in carcere, ma socialmente pericolose, possano commettere altri reati nonché al fine di contenere il conseguente diffuso allarme sociale nell'opinione pubblica;
   preso atto che da tempo gli organici delle forze di polizia locale risultano essere, rispetto agli organici previsti dalle rispettive piante, vacanti anche a causa delle norme afferenti il contenimento della spesa del personale,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative al fine di destinare ulteriori risorse finanziare affinché si consenta alle amministrazioni comunali di far fronte ad un maggiore e più puntuale controllo del territorio determinato dalle norme del presente decreto-legge attraverso l'aumento delle piante organiche o comunque la piena copertura delle esistenti.
9/2496-A/38Attaguile.


   La Camera

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative al fine di destinare ulteriori risorse finanziare affinché si consenta alle amministrazioni comunali di far fronte ad un maggiore e più puntuale controllo del territorio determinato dalle norme del presente decreto-legge attraverso l'aumento delle piante organiche o comunque la piena copertura delle esistenti.
9/2496-A/38. (Testo modificato nel corso della seduta).  Attaguile.


   La Camera,
   esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, «recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile»;
   preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati, e a screditare il lavoro quotidiano delle forze dell'ordine;
   preso atto che da un lato i detenuti vengono «premiati» con provvedimenti come il presente decreto-legge mentre nessun investimento viene fatto per gli agenti di polizia penitenziaria, impegnati quotidianamente a lavorare in condizioni estremamente difficili e spesso esposti ad aggressioni da parte dei detenuti, come riportano notizie di stampa;
   preso atto che da tempo gli organici della polizia penitenziaria risultano essere, rispetto agli organici previsti dalle rispettive piante, vacanti anche a causa delle norme afferenti il contenimento della spesa del personale,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per destinare ulteriori risorse finanziare affinché consenta al Ministero della giustizia di far fronte al maggior carico di lavoro determinato dalle norme del presente decreto-legge, attraverso l'aumento delle piante organiche della polizia penitenziaria o comunque la piena copertura delle esistenti.
9/2496-A/39Allasia.


   La Camera

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per destinare ulteriori risorse finanziare affinché consenta al Ministero della giustizia di far fronte al maggior carico di lavoro determinato dalle norme del presente decreto-legge, attraverso l'aumento delle piante organiche della polizia penitenziaria o comunque la piena copertura delle esistenti.
9/2496-A/39. (Testo modificato nel corso della seduta).  Allasia.


   La Camera,
   esaminato il disegno di legge teso a convenire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, «recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile»;
   preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati, e a screditare il lavoro quotidiano delle forze dell'ordine;
   rilevato che circa il 40 per cento dei detenuti negli istituti penitenziari italiani è rappresentato da stranieri e che se quest'ultimi scontassero la pena nei Paesi di origine il problema del sovraffollamento carcerario, pretesto per i continui e recenti provvedimenti cosiddetti «svuota carceri» o «indulti mascherati», non sussisterebbe,

impegna il Governo

a far scontare ai detenuti stranieri la pena nei Paesi di origine, dando attuazione agli accordi esistenti ed attivandone di nuovi laddove non stipulati con gli Stati da cui provengono tali detenuti e a stanziare gli opportuni fondi al fine di dame esecuzione.
9/2496-A/40Busin.


   La Camera

impegna il Governo

a far scontare ai detenuti stranieri la pena nei Paesi di origine, dando attuazione agli accordi esistenti ed attivandone di nuovi laddove non stipulati con gli Stati da cui provengono tali detenuti e a stanziare gli opportuni fondi al fine di dame esecuzione.
9/2496-A/40. (Testo modificato nel corso della seduta).  Busin.


   La Camera,
    esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante «disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile»;
    preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezza dei cittadini;
    rilevato che sia stato condannato per un delitto non colposo e ne commette un altro non deve poter consentire all'imputato di poter accedere alla non applicazione della misura della custodia cautelare in carcere,

impegna il Governo

ad adottare un provvedimento, anche a carattere di urgenza, che introduca l'applicazione della misura della custodia cautelare in carcere ove commettano un delitto non colposo a coloro che sia stata applicata la recidiva prevista dall'articolo 99 del codice di procedura penale.
9/2496-A/41Caon.


   La Camera

impegna il Governo

ad adottare un provvedimento, anche a carattere di urgenza, che introduca l'applicazione della misura della custodia cautelare in carcere ove commettano un delitto non colposo a coloro che sia stata applicata la recidiva prevista dall'articolo 99 del codice di procedura penale.
9/2496-A/41. (Testo modificato nel corso della seduta) Caon.


   La Camera,
    esaminato il disegno d legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante «disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile»;
    preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati, e a screditare il lavoro quotidiano delle forze dell'ordine;
    rilevato che a causa di siffatta normativa risulta necessario garantire e rafforzare il controllo del territorio da parte delle forze di polizia, affinché le persone sottoposte alla detenzione domiciliare siano, di fatto, obbligate a rimanere presso il proprio domicilio a scontare la pena, così da non consentire, sia l'aumento della criminalità che un diffuso allarme sociale nell'opinione pubblica;
    considerato che attraverso la riduzione consistente del «servizio scorte» si consentirebbe un'ulteriore aumento delle forze di polizia presenti sul territorio, così da contrastare l'aumento endemico di criminalità causato dalla «liberazione» anticipata dei detenuti,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per ridurre considerevolmente il «servizio scorte» così da permettere che un maggior numero di personale della polizia di Stato possa presidiare il territorio in modo da consentire, attraverso maggiori controlli, che effettivamente i detenuti scontino la pena residua presso il proprio domicilio.
9/2496-A/42Caparini.


   La Camera

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per ridurre considerevolmente il «servizio scorte» così da permettere che un maggior numero di personale della polizia di Stato possa presidiare il territorio in modo da consentire, attraverso maggiori controlli, che effettivamente i detenuti scontino la pena residua presso il proprio domicilio.
9/2496-A/42. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
    esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile;
    preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati;
    rilevato che a causa di siffatta normativa risulta necessario garantire e rafforzare il controllo del territorio da parte delle Forze di polizia, ed in particolare all'Arma dei carabinieri, affinché le persone sottoposte alla detenzione presso il domicilio siano, di fatto, obbligate a rimanere presso la propria dimora a scontare la pena, così da non consentire, sia l'aumento della criminalità che un diffuso allarme sociale nell'opinione pubblica;
    preso atto che al fine di consentire in modo capillare il controllo del territorio è necessario dotare di ulteriori mezzi sia di trasporto che di difesa della Forze di polizia in parola,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per destinare ulteriori risorse finanziare all'Arma dei carabinieri così da consentire una maggiore dotazione di mezzi di trasporto e di difesa al fine di consentire un maggior e più capillare controllo del territorio determinato dalle norme della presente legge.
9/2496-A/43Grimoldi.


   La Camera

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per destinare ulteriori risorse finanziare all'Arma dei carabinieri così da consentire una maggiore dotazione di mezzi di trasporto e di difesa al fine di consentire un maggior e più capillare controllo del territorio determinato dalle norme della presente legge.
9/2496-A/43. (Testo modificato nel corso della seduta) Grimoldi.


   La Camera,
   esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia di diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale calle disposizioni di attuazione all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile;
   preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla acutezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati;
   preso atto che da tempo gli organici delle Forze dell'ordine risultano essere, rispetto agli organici previsti dalle rispettive piante, vacanti anche a causa delle norme afferenti il contenimento della spesa del personale,

impegna il Governo

a riformare l'intera disciplina sulle pene detentive non carcerarie affinché siano applicate solo ai reati con una pena edittale inferiore nel massimo ad un anno di reclusione.
9/2496-A/44Guidesi.


   La Camera

impegna il Governo

a riformare l'intera disciplina sulle pene detentive non carcerarie affinché siano applicate solo ai reati con una pena edittale inferiore nel massimo ad un anno di reclusione.
9/2496-A/44. (Testo modificato nel corso della seduta) Guidesi.


   La Camera,
   esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile;
   preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati, e a screditate il lavoro quotidiano delle Forze dell'ordine;
   rilevato che a causa di siffatta normativa risulta necessario garantire e rafforzare il controllo del territorio da parte delle Forze di polizia, affinché le persone sottoposte alla detenzione domiciliare siano, di fatto, obbligate a rimanere presso il proprio domicilio a scontare la pena, così da non consentire, sia l'aumento della criminalità di un diffuso allarme sociale nell'opinione pubblica;
   considerato che attraverso la riduzione consistente del «servizio scorte» si consentirebbe un ulteriore aumento delle Forze di polizia presenti sul territorio, così da contrastare l'aumento endemico di criminalità causato dalla «liberazione» anticipata, dei detenuti,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per ridurre considerevolmente il «servizio scorte» così da permettere che un maggior numero di personale dell'Arma dei carabinieri possa presidiare il territorio in modo da consentire, attraverso maggiori controlli, che effettivamente i detenuti scontino la pena residua presso il proprio domicilio.
9/2496-A/45Invernizzi.


   La Camera

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per ridurre considerevolmente il «servizio scorte» così da permettere che un maggior numero di personale dell'Arma dei carabinieri possa presidiare il territorio in modo da consentire, attraverso maggiori controlli, che effettivamente i detenuti scontino la pena residua presso il proprio domicilio.
9/2496-A/45. (Testo modificato nel corso della seduta) Invernizzi.


   La Camera,
    esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile»;
    preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati;
    rilevato che per consentire la modifica dell'attuale sistema processuale occorre stanziare risorse finanziarie al fine di consentire la definitiva implementazione del processo cosiddetto telematico, anche, ed in particolar modo, nel settore penale,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per destinare ulteriori risorse finanziare atte a consentire la definitiva implementazione all'utilizzo del solo processo cosiddetto telematico, anche, ed in particolar modo, nel settore penale.
9/2496-A/46Marcolin.


   La Camera

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per destinare ulteriori risorse finanziare atte a consentire la definitiva implementazione all'utilizzo del solo processo cosiddetto telematico, anche, ed in particolar modo, nel settore penale.
9/2496-A/46. (Testo modificato nel corso della seduta) Marcolin.


   La Camera,
    esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile»;
    preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezza dei cittadini;
    preso atto che vi sono diverse norme e convenzioni che consentono, al fine di perseguire l'obbiettivo di far scontare effettivamente la pena, di poter procedere a far scontate la pena presso i Paesi di origine dei soggetti stranieri presenti nel sistema carcerario italiano;

impegna il Governo

a considerare la necessità di incidere sul sovraffollamento carcerario proseguendo ed ulteriormente sviluppando la politica di sottoscrizione di accordi bilaterali con i Paesi di provenienza dei detenuti stranieri, con riferimento ai Paesi da cui provengono complessivamente quasi il 40 per cento dei detenuti stranieri, al fine di consentire che i medesimi condannati nel nostro Paese possano scontare la pena nel loro Paese di origine.
9/2496-A/47Gianluca Pini.


   La Camera

impegna il Governo

a considerare la necessità di incidere sul sovraffollamento carcerario proseguendo ed ulteriormente sviluppando la politica di sottoscrizione di accordi bilaterali con i Paesi di provenienza dei detenuti stranieri, con riferimento ai Paesi da cui provengono complessivamente quasi il 40 per cento dei detenuti stranieri, al fine di consentire che i medesimi condannati nel nostro Paese possano scontare la pena nel loro Paese di origine.
9/2496-A/47. (Testo modificato nel corso della seduta) Gianluca Pini.


   La Camera,
    esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile»;
    preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati;
    rilevato che occorre, al fine di non consentire ulteriori misure «mascherate» di indulto o similari, che di fatto, da un lato, provocano grave allarme sociale, e dall'altro lato, denotano come lo Stato non è in grado di eseguire concretamente le pene inflitte, modificare l'attuale sistema processuale che non consente una giustizia in temi rapidi, certi e ragionevoli;
    rilevato che per consentire la modifica dell'attuale sistema processuale occorre stanziare ulteriori risorse finanziarie,

impegna il Governo

ad assumere le opportune iniziative al fine di valutate l'opportunità di introdurre un sistema volto a prevedere una «sorta di garanzia» da patte di alcuni soggetti predeterminati, anche in termini di responsabilità personale, che la misura disposta dell'esecuzione della pena sia effettivamente scontata presso domicilio.
9/2496-A/48Prataviera.


   La Camera

impegna il Governo

ad assumere le opportune iniziative al fine di valutate l'opportunità di introdurre un sistema volto a prevedere una «sorta di garanzia» da patte di alcuni soggetti predeterminati, anche in termini di responsabilità personale, che la misura disposta dell'esecuzione della pena sia effettivamente scontata presso domicilio.
9/2496-A/48. (Testo modificato nel corso della seduta) Prataviera.


   La Camera,
   esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia di diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale calle disposizioni di attuazione all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile;
   preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla acutezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati;
   preso atto che da tempo gli organici delle forze dell'ordine risultano essere, rispetto agli organici previsti dalle rispettive piante, vacanti anche a causa delle norme afferenti il contenimento della spesa del personale,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per destinare ulteriori risorse finanziarie affinché consenta al Ministero della giustizia di far fronte al maggior carico di lavoro determinato dalle norme della presente proposta di legge, attraverso l'aumento delle piante organiche o comunque la piena copertura delle esistenti.
9/2496-A/49Rondini.


   La Camera

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per destinare ulteriori risorse finanziarie affinché consenta al Ministero della giustizia di far fronte al maggior carico di lavoro determinato dalle norme della presente proposta di legge, attraverso l'aumento delle piante organiche o comunque la piena copertura delle esistenti.
9/2496-A/49. (Testo modificato nel corso della seduta) Rondini.


   La Camera,
    esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile»;
    preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati;
    rilevato che a causa di siffatta normativa risulta necessario garantire e rafforzare il controllo del territorio da parte delle forze di polizia, ed in particolare della polizia locale, affinché le persone sottoposte alla detenzione presso il domicilio siano, di fatto, obbligate a rimanere presso la propria dimora a scontare la pena, così da non consentire, sia l'aumento della criminalità che un diffuso allarme sociale nell'opinione pubblica;
    preso atto che al fine di consentire in modo capillare il controllo del territorio è necessario dotare di ulteriori mezzi sia di trasporto che di difesa le forze di polizia in parola,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative, anche con la modifica del patto di stabilità interno, per destinare ulteriori risorse finanziare affinché si consenta alle amministrazioni comunali di far fronte ad un maggiore e più puntuale controllo del territorio determinato dalle norme della presente legge, attraverso una maggiore dotazione di mezzi di trasporto e difesa destinati ai propri corpi di polizia.
9/2496-A/50Simonetti.


   La Camera

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative, anche con la modifica del patto di stabilità interno, per destinare ulteriori risorse finanziare affinché si consenta alle amministrazioni comunali di far fronte ad un maggiore e più puntuale controllo del territorio determinato dalle norme della presente legge, attraverso una maggiore dotazione di mezzi di trasporto e difesa destinati ai propri corpi di polizia.
9/2496-A/50. (Testo modificato nel corso della seduta) Simonetti.


   La Camera,
   esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile;
   preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabii, alla sicurezza dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati;
   rilevato che a causa di siffatta normativa risulta necessario garantire e rafforzare il controllo del territorio da parte delle forze di polizia, ed in particolare della polizia di Stato, affinché le persone sottoposte alla detenzione presso il domicilio siano, di fatto, obbligate a rimanere presso la propria dimora a scontare la pena, così da non consentire, sia l'aumento della criminalità che un diffuso allarme sociale nell'opinione pubblica;
   preso atto che al fine di consentire in modo capillare il controllo del territorio è necessario dotare di ulteriori mezzi sia di trasporto che di difesa le forze di polizia in parola;

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per destinare ulteriori risorse finanziare alla polizia di Stato così da consentire una maggiore dotazione di mezzi di trasporto e di difesa al fine di consentire un maggior e più capillare controllo del territorio determinato dalle norme della presente legge.
9/2496-A/51Fedriga.


   La Camera

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per destinare ulteriori risorse finanziare alla polizia di Stato così da consentire una maggiore dotazione di mezzi di trasporto e di difesa al fine di consentire un maggior e più capillare controllo del territorio determinato dalle norme della presente legge.
9/2496-A/51. (Testo modificato nel corso della seduta) Fedriga.


   La Camera,
   esaminato il disegno di legge teso a convertire in legge il decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subìto un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile;
   preso atto che il decreto-legge di cui sopra rappresenta, a partire dal decreto-legge «Severino» del 22 dicembre 2011, n. 211, l'ennesimo provvedimento emergenziale teso a consolidare un atteggiamento «arrendista» che continua a provocare danni, ormai irreparabili, alla sicurezze dei cittadini, come attesta il forte e continuo aumento dei reati, e a screditare il lavoro quotidiano delle forze dell'ordine;
   considerato che il controllo delle persone che scontano la pena presso il loro domicilio può anche essere svolto attraverso l'impiego di strumenti atti al controllo a distanza,

impegna il Governo

ad assumere lo opportune iniziative al fine di valutare l'opportunità di intensificare e portare a regime, o comunque ripristinare, misure che consentano, attraverso l'adozione di strumenti atti al controllo a distanza, la verifica che l'esecuzione della pena sia effettivamente scontata presso il proprio domicilio.
9/2496-A/52Giancarlo Giorgetti.


   La Camera

impegna il Governo

ad assumere lo opportune iniziative al fine di valutare l'opportunità di intensificare e portare a regime, o comunque ripristinare, misure che consentano, attraverso l'adozione di strumenti atti al controllo a distanza, la verifica che l'esecuzione della pena sia effettivamente scontata presso il proprio domicilio.
9/2496-A/52. (Testo modificato nel corso della seduta) Giancarlo Giorgetti.


PROGETTO DI BILANCIO DELLA CAMERA DEI DEPUTATI PER L'ANNO FINANZIARIO 2014 (DOC. VIII, N. 4)

Doc. VIII, n. 4 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

(Tutti gli ordini del giorno formulati in termini prescrittivi, con la formula «impegna a», sono stati considerati ammissibili ritenendosi accolta la formula sostitutiva «invita a valutare l'opportunità»).

   La Camera,
   premesso che:
    le misure adottate nelle scorse legislature dagli organi competenti di Camera e Senato in materia di disposizioni relative a rapporti professionali che intercorrono tra parlamentari e loro collaboratori, non sono risultate sufficienti a colmare il vuoto regolamentare nei confronti della figura del collaboratore parlamentare;
    ad oggi, non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento, non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione, non vi è alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi e non vi è alcun elemento di trasparenza; non vi è una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori. In assenza di indicazioni specifiche, rimane irrisolto il problema del ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite Iva e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia, molto spesso, le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato;
    nella seduta n. 112 del 6 novembre 2013 nella quale si è discusso e approvato il Documento di bilancio interno della Camera dei deputati DOC.VIII, n. 2 sono stati accolti cinque ordini del giorno (n. 38. Boccadutri; n. 54. Chaouki; n. 69. Cozzolino; n. 83. Mannino; n. 89. Speranza, Brunetta, Dellai) che impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore parlamentare. Nonostante tali richieste, ad oggi, non risulta che l'Ufficio di Presidenza sia intervenuto sulla questione dei collaboratori parlamentari;
    nella XVI legislatura, la Camera dei deputati approvò la proposta di legge C. 5382, concernente la disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento ed i loro collaboratori; tale proposta di legge venne trasmessa al Senato il 4 ottobre 2012; tuttavia, la fine anticipata della legislatura non permise la sua discussione ed eventuale approvazione da parte di questo ramo del Parlamento;
    in molti Paesi europei, nonché al Parlamento europeo, nel corso degli anni, la figura del collaboratore parlamentare è stata riconosciuta e maggiormente definita. Tale riconoscimento ha permesso di disciplinare la materia in modo chiaro e trasparente definendo le diverse configurazioni del rapporto di lavoro, il responsabile dell'erogazione della retribuzione, i tetti finanziari, il numero massimo di collaboratori, la disciplina per la stipulazione del contratto, per le modalità di svolgimento e risoluzione del rapporto di lavoro, per le garanzie del lavoratore e per l'assistenza e la previdenza,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori:

   a disciplinare tempestivamente, in maniera completa e organica il rapporto fra deputato e collaboratore, tenuto conto delle esigenze di bilancio della Camera dei deputati e ricorrendo alle soluzioni individuate dai principali Paesi europei e dal Parlamento europeo, non mancando di aumentare il livello di trasparenza assumendo le opportune iniziative affinché i dati relativi ai collaboratori e al tipo di contratto, nel rispetto delle norme sulla privacy, siano pubblicati nel sito internet della Camera;
   a dare piena attuazione agli impegni assunti con l'approvazione degli ordini del giorno, al Documento di bilancio interno della Camera dei deputati 9/DOC.VIII, n. 38. Boccadutri; n. 54. Chaouki; n. 69. Cozzolino; n. 83. Mannino; n. 89. Speranza, Brunetta, Dellai;
   a creare una voce di bilancio vincolata e riservata esclusivamente a quei parlamentari che intendono avvalersi di collaboratori.
9/Doc. VIII, n. 4/1Sbrollini.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Isle, Istituto per la documentazione e gli studi legislativi è nato all'interno della Camera dei deputati per iniziativa dei suoi componenti;
    da oltre cinquant'anni diffonde in Italia e all'estero gli studi sulla legislazione e le istituzioni parlamentari attraverso la rivista scientifica «Rassegna Parlamentare» e la Scuola di scienza e tecnica della legislazione che contribuisce significativamente alla formazione di esperti nel drafting legislativo,

impegna l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

in occasione della discussione del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2014, a riconsiderare la misura del contributo concesso nell'anno 2014 a questo istituto e a garantirne la sopravvivenza negli anni futuri.
9/Doc. VIII, n. 4/2Pisicchio, Schullian.


   La Camera,
   premesso che:
    i dipendenti della Camera sono da qualche tempo al centro di una serie di attacchi mediatici che tendono a svalutarne l'immagine, il ruolo e la competenza professionale, anche attraverso la diffusione, peraltro strumentale, di dati inesatti e incompleti;
    l'Ufficio di Presidenza sta per adottare una serie di misure riguardanti il livello delle retribuzioni nel quadro della più generale esigenza di contenimento della spesa pubblica;
    a prescindere dalle singole misure adottate, tuttavia, occorre in ogni caso preservare e salvaguardare l'immagine pubblica dei dipendenti della Camera e il ruolo essenziale che essi svolgono a supporto dell'istituzione parlamentare in termini di imparzialità, competenza, impegno e disponibilità;
    tale compito spetta, oltre che ai vertici amministrativi e alle organizzazioni sindacali, ciascuno per la propria parte, soprattutto agli stessi organi di direzione politica dell'istituzione,

invita l'Ufficio di Presidenza

a tutelare in ogni sede, anche per via legale, oltre che attraverso l'Ufficio stampa, l'immagine e la reputazione dei dipendenti della Camera.
9/Doc. VIII, n. 4/3Pisicchio, Schullian.


   La Camera,
   premesso che:
    i risultati in termini di gestione del bilancio interno illustrati dal Consiglio dei deputati Questori ben rappresentano la determinazione con cui si sta perseguendo l'obiettivo di contenere le spese anche al fine di concorrere al rilancio della crescita del Paese;
    tuttavia occorre constatare come alla luce dei dati e della struttura del bilancio interno nonostante gli sforzi la spesa complessiva sia destinata inevitabilmente ad aumentare, ciò in quanto la Camera, così come il Senato, a differenza delle altre amministrazioni pubbliche, reca nel proprio bilancio anche i capitoli di spesa connessi ai trattamenti previdenziali dei deputati cessati dal mandato e del personale di ruolo, capitoli il cui andamento nel tempo è crescente – come è normale che sia – e soggetto a molteplici variabili, quali l'aspettativa di vita, il tasso di inflazione, il tasso di sostituzione degli eletti per ogni legislatura, l'anzianità degli ex deputati, il trend dei pensionamenti dei dipendenti, eccetera;
    le suddette voci di spesa – che rappresentano, tecnicamente, degli oneri inderogabili, ossia aggregati di spesa rigidi e in linea di principio incomprimibili in quanto costituiti da diritti acquisiti, fanno sì che la Camera si configuri ad oggi come una specie di fondo chiuso – posta la tendenziale invarianza della dotazione nel medio periodo – al cui interno la spesa previdenziale – in attesa del pieno dispiegarsi degli effetti del nuovo sistema contributivo per il calcolo della pensione che già si applica ai deputati e al personale – è destinata ad aumentare in termini nominali, così come del resto accade in tutti gli enti previdenziali pubblici;
    in questa situazione, la Camera si troverebbe, nel prossimo futuro, in una situazione di forte difficoltà, poiché a differenza di un'amministrazione dello Stato, non potrebbe nell'immediato ridurre ancora e in modo significativo le proprie spese azionando, ad esempio, la leva dei pensionamenti e traslando conseguentemente il complesso dei relativi oneri sugli enti previdenziali; l'auspicabile prosecuzione del processo di riduzione della dotazione organica ha già prodotto e produrrà senz'altro consistenti risparmi di spesa, ma tale processo trova un limite nell'esigenza di salvaguardare la funzionalità dell'Amministrazione e di rinnovare il corpo amministrativo attraverso una ripresa, seppur limitata e selettiva, dei reclutamenti;
    in queste circostanze – che sono difficilmente comprensibili da parte dell'opinione pubblica e oscure persino agli «addetti ai lavori» – oggi ci si trova nel paradosso per cui tutti gli sforzi fatti sul piano del contenimento delle spese non possono essere adeguatamente apprezzati, poiché in larga parte sterilizzati da un contestuale aumento di altre spese obbligatorie, quali quelle di natura previdenziale, la cui iscrizione nel medesimo bilancio non consente nemmeno una agevole comparazione con altre realtà istituzionali;
    rilevata, pertanto, la necessità di individuare soluzioni tecniche che rendano più facilmente valutabili da parte dall'opinione pubblica le politiche di rigore adottate nella gestione del bilancio interno e le ulteriori misure di razionalizzazione della spesa che potranno essere previste nel prossimo futuro;
    la riforma costituzionale all'esame del Senato, che già prevede l'integrazione funzionale delle amministrazioni parlamentari, potrebbe determinare, anche attraverso un'espressa previsione in tal senso, un ulteriore rafforzamento dei presupposti per la costituzione di un ente previdenziale unico e comune a entrambi i rami del Parlamento, provvisto di una propria dotazione finanziaria e di autonomia contabile,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

ad avviare un confronto con i rappresentanti dell'altro ramo del Parlamento e finalizzato a verificare la possibilità di istituire un Ente previdenziale unico e comune – avente una propria dotazione finanziaria e autonomia contabile e gestito in modo collegiale sulla base degli indirizzi dettati d'intesa dai rappresentanti delle Istituzioni interessate – nel quale far confluire, in apposite gestioni separate, le poste di bilancio relative ai versamenti contributivi e alle prestazioni previdenziali erogate al personale delle rispettive amministrazioni e ai deputati e ai senatori, poste che verrebbero pertanto espunte dai bilanci interni, consentendo in tal modo di evidenziare, distinte con chiarezza e immediatezza, le spese effettive per l'assolvimento delle funzioni istituzionali e quelle connesse ai trattamenti previdenziali.
9/Doc. VIII, n. 4/4Boccia.


   La Camera,
   premesso che:
    la delibera dell'Ufficio di Presidenza 22/2013, sulla scia delle precedenti deliberazioni 227/2012 e 9/2013 ha provveduto a fissare, nell'ambito della nuova regolamentazione della contribuzione ai Gruppi parlamentari, con l'istituzione del contributo unificato, nuovi criteri in relazione alla disciplina del personale dei gruppi stessi inseriti nell'Allegato «B» di cui alle precedenti delibere dell'Ufficio di Presidenza n. 299/2001 e 284/2006 e di quella del Collegio dei Questori del 19 aprile 2006;
    tale lavoro ha consentito di ridurre considerevolmente i nominativi inseriti all'interno del suddetto allegato, come indicato dall'Ufficio di Presidenza nella citata delibera 9/2013, partendo dalla manifestazione di volontà dagli stessi espressa con l'invio del proprio curriculum, tenendo conto, quindi, dei soli nominativi di cui siano noti i dati personali e professionali;
    nella seduta dell'Ufficio di Presidenza del 14 maggio 2013 diversi membri raccomandavano il mantenimento, nell'Allegato «B», di quei nominativi che risultassero già assunti presso i Gruppi parlamentari nell'attuale legislatura;
    si determina, di conseguenza, per essi la permanenza nell'elenco «de quo» anche al termine della legislatura attuale, in linea con le indicazioni all'attività che il Collegio dei Questori era chiamato a svolgere ai sensi della predetta delibera n. 9/2013;
    preme rilevare come il compito affidato dall'Ufficio di Presidenza al Collegio dei Questori sia stato inteso come il tentativo di riformare in generale le modalità di contribuzione ai Gruppi parlamentari e, in particolare, in relazione alla questione di specie, andare verso una progressiva riduzione del numero dei nominativi inseriti nell'Allegato «B», limitandone la composizione – come si è detto – «ai soli nominativi di cui siano noti i dati personali e professionali», ciò che è stato puntualmente fatto e ratificato dall'Ufficio di Presidenza con la citata delibera n. 22/2013;
    la medesima delibera chiedeva al Collegio dei Questori di procedere ad ulteriore riduzione tenendo conto di quelle figure «per le cui prestazioni professionali sia stato manifestato concreto e attuale interesse»;
    a distanza di soli pochi mesi dall'inizio della legislatura in corso tale verifica non poteva che essere parziale; a distanza però di oltre un anno, le puntuali verifiche poste in essere dagli uffici, su indicazione del Collegio dei Questori, consentono un quadro più chiaro che, nell'intento di una concreta valorizzazione delle professionalità inserite nell'Allegato «B», permetta una ulteriore revisione tesa ad una maggiore qualificazione del personale appartenente al medesimo Allegato «B» nell'ottica di una progressiva attuazione delle indicazioni ricevute dall'Ufficio di Presidenza;
    nel prendere in considerazione i criteri sulla cui base procedere nell'attuazione delle indicazioni fornite al Collegio dei Questori dall'Ufficio di Presidenza, si ritiene opportuno, pertanto, ricomprendere nell'Allegato «B» anche quelle figure che, già ivi inserite, siano nell'attuale legislatura in posizione di decreto presso le segreterie dei membri dell'Ufficio di Presidenza, dei Presidenti di Commissioni, Giunte, Comitati, Organi Giurisdizionali e Delegazioni presso le Assemblee internazionali presso la Camera dei deputati,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori:

   ad approvare con propria delibera un aggiornamento dell'Allegato «B» che ricomprenda al proprio interno tutte le figure professionali che, già facenti parte del precedente elenco, abbiano in essere un contratto di lavoro o di collaborazione a qualunque titolo presso i Gruppi parlamentari, ovvero si trovino in posizione di decreto, presso le segreterie dei membri dell'Ufficio di Presidenza, dei Presidenti di Commissioni, Giunte, Comitati, Organi Giurisdizionali e Delegazioni presso le Assemblee internazionali presso la Camera dei deputati;
   a dare mandato agli Uffici, previa puntuale verifica presso i Gruppi parlamentari e presso i competenti servizi dell'Amministrazione, di redigere un Allegato «B» aggiornato, predisposto sulla base dei criteri sopra indicati.
9/Doc. VIII, n. 4/5Melilla, Paglia, Pannarale.


   La Camera,
   premesso che:
    la delibera dell'Ufficio di Presidenza 22/2013, sulla scia delle precedenti deliberazioni 227/2012 e 9/2013 ha provveduto a fissare, nell'ambito della nuova regolamentazione della contribuzione ai Gruppi parlamentari, con l'istituzione del contributo unificato, nuovi criteri in relazione alla disciplina del personale dei gruppi stessi inseriti nell'Allegato «B» di cui alle precedenti delibere dell'Ufficio di Presidenza n. 299/2001 e 284/2006 e di quella del Collegio dei Questori del 19 aprile 2006;
    tale lavoro ha consentito di ridurre considerevolmente i nominativi inseriti all'interno del suddetto allegato, come indicato dall'Ufficio di Presidenza nella citata delibera 9/2013, partendo dalla manifestazione di volontà dagli stessi espressa con l'invio del proprio curriculum, tenendo conto, quindi, dei soli nominativi di cui siano noti i dati personali e professionali;
    nella seduta dell'Ufficio di Presidenza del 14 maggio 2013 diversi membri raccomandavano il mantenimento, nell'Allegato «B», di quei nominativi che risultassero già assunti presso i Gruppi parlamentari nell'attuale legislatura;
    si determina, di conseguenza, per essi la permanenza nell'elenco «de quo» anche al termine della legislatura attuale, in linea con le indicazioni all'attività che il Collegio dei Questori era chiamato a svolgere ai sensi della predetta delibera n. 9/2013;
    preme rilevare come il compito affidato dall'Ufficio di Presidenza al Collegio dei Questori sia stato inteso come il tentativo di riformare in generale le modalità di contribuzione ai Gruppi parlamentari e, in particolare, in relazione alla questione di specie, andare verso una progressiva riduzione del numero dei nominativi inseriti nell'Allegato «B», limitandone la composizione – come si è detto – «ai soli nominativi di cui siano noti i dati personali e professionali», ciò che è stato puntualmente fatto e ratificato dall'Ufficio di Presidenza con la citata delibera n. 22/2013;
    la medesima delibera chiedeva al Collegio dei Questori di procedere ad ulteriore riduzione tenendo conto di quelle figure «per le cui prestazioni professionali sia stato manifestato concreto e attuale interesse»;
    a distanza di soli pochi mesi dall'inizio della legislatura in corso tale verifica non poteva che essere parziale; a distanza però di oltre un anno, le puntuali verifiche poste in essere dagli uffici, su indicazione del Collegio dei Questori, consentono un quadro più chiaro che, nell'intento di una concreta valorizzazione delle professionalità inserite nell'Allegato «B», permetta una ulteriore revisione tesa ad una maggiore qualificazione del personale appartenente al medesimo Allegato «B» nell'ottica di una progressiva attuazione delle indicazioni ricevute dall'Ufficio di Presidenza;
    nel prendere in considerazione i criteri sulla cui base procedere nell'attuazione delle indicazioni fornite al Collegio dei Questori dall'Ufficio di Presidenza, si ritiene opportuno, pertanto, ricomprendere nell'Allegato «B» anche quelle figure che, già ivi inserite, siano nell'attuale legislatura in posizione di decreto presso le segreterie dei membri dell'Ufficio di Presidenza, dei Presidenti di Commissioni, Giunte, Comitati, Organi Giurisdizionali e Delegazioni presso le Assemblee internazionali presso la Camera dei deputati,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità, fermo restando l'obiettivo del superamento dell'Allegato B, di procedere alla revisione dell'allegato stesso entro la XVII legislatura.
9/Doc. VIII, n. 4/5. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Paglia, Pannarale.


   La Camera,
   premesso che:
    la discussione dei documenti relativi al bilancio interno della Camera nella XVI legislatura e in questa legislatura si è svolta sempre con grande ritardo, e comunque non prima del mese di luglio se non addirittura a novembre (bilancio 2013);
    sarebbe un principio di buona amministrazione discutere il bilancio previsionale sul finire dell'anno precedente a quello interessato dal progetto di bilancio;
    anche quest'anno discutiamo del bilancio di previsione per l'anno 2014 a fine luglio rendendo così in larga misura ininfluente ogni orientamento dell'Assemblea che si discostasse dal documento in discussione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di presentare, per la discussione in Aula, il bilancio annuo di previsione entro il 31 dicembre dell'anno precedente o perlomeno entro i primi due mesi dell'anno a cui si riferisce il bilancio previsionale.
9/Doc. VIII, n. 4/6Melilla, Paglia, Pannarale.


   La Camera,
   premesso che:
    la discussione dei documenti relativi al bilancio interno della Camera nella XVI legislatura e in questa legislatura si è svolta sempre con grande ritardo, e comunque non prima del mese di luglio se non addirittura a novembre (bilancio 2013);
    sarebbe un principio di buona amministrazione discutere il bilancio previsionale sul finire dell'anno precedente a quello interessato dal progetto di bilancio;
    anche quest'anno discutiamo del bilancio di previsione per l'anno 2014 a fine luglio rendendo così in larga misura ininfluente ogni orientamento dell'Assemblea che si discostasse dal documento in discussione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di concludere l'esame del conto consuntivo e della nota di variazione al bilancio di previsione entro il termine del 31 marzo previsto dall'articolo 2, comma 5, del Regolamento di amministrazione e contabilità, in modo da consentirne la sollecita discussione in Assemblea sulla base delle decisioni di competenza della Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
9/Doc. VIII, n. 4/6. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Paglia, Pannarale.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Ufficio di Presidenza ha deliberato l'indirizzo di recedere dai contratti di locazione dei Palazzi Marini; tale indirizzo è stato assunto conformemente a quanto statuito dall'articolo 2-bis del decreto-legge n. 120 del 2013, «Facoltà di recesso delle pubbliche amministrazioni da contratti di locazione»;
    nell'ambito di tali Palazzi è collocato un ristorante self-service ad uso dei dipendenti della Camera e dei gruppi; in esso prestano la propria attività circa 50 dipendenti della ditta Milano 90;
    la dismissione del predetto immobile renderà necessario provvedere ad individuare la sede idonea per la mensa dei dipendenti considerato il sovraffollamento di quella situata presso Palazzo Montecitorio e la limitata capienza di quella situata presso Palazzo San Macuto;
    inoltre, in relazione alla ristorazione, la Camera ha interrotto la procedura per l'appalto di servizi presso Palazzo Marini e Palazzo del Seminario, in quanto nessuna delle tre offerte pervenute è stata giudicata ammissibile;
    con riferimento ai dipendenti impegnati presso la mensa, l'articolo 254 del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro per il turismo e pubblici esercizi dispone che «in caso di subentro di una diversa impresa di ristorazione collettiva in un apparato già in funzione, l'impresa subentrante dovrà riassumere tutto il personale in forza della vecchia gestione»;
    appare necessario individuare gli spazi occorrenti per la mensa self-service dei dipendenti,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   individuare, in tempi brevi, predetti spazi per la mensa self-service dei dipendenti, inserire nelle future procedure di evidenza pubblica per la gestione dei suddetti servizi una clausola sociale – ai sensi dell'articolo 69 del decreto legislativo 163/2006 e successive modificazioni e integrazioni – giustificata dalle particolari esigenze sociali e ambientali al fine di riconoscere priorità nell'assorbimento del personale della società Milano 90 srl, attualmente occupato presso i Palazzi Marini;
   provvedere nel più breve tempo possibile allo svolgimento della gara per l'assegnazione del predetto servizio di ristorazione;
   in ogni caso, garantire, in caso di subentro di una diversa impresa nell'appalto dei servizi di ristorazione, anche mediante apposita previsione contrattuale, la riassunzione del personale attualmente in servizio presso i ristoranti self service di Palazzo Marini e Palazzo del Seminario, conformemente a quanto previsto nel citato contratto collettivo nazionale di lavoro.
9/Doc. VIII, n. 4/7Melilla, Pannarale, Paglia.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Ufficio di Presidenza ha deliberato l'indirizzo di recedere dai contratti di locazione dei Palazzi Marini; tale indirizzo è stato assunto conformemente a quanto statuito dall'articolo 2-bis del decreto-legge n. 120 del 2013, «Facoltà di recesso delle pubbliche amministrazioni da contratti di locazione»;
    nell'ambito di tali Palazzi è collocato un ristorante self-service ad uso dei dipendenti della Camera e dei gruppi; in esso prestano la propria attività circa 50 dipendenti della ditta Milano 90;
    la dismissione del predetto immobile renderà necessario provvedere ad individuare la sede idonea per la mensa dei dipendenti considerato il sovraffollamento di quella situata presso Palazzo Montecitorio e la limitata capienza di quella situata presso Palazzo San Macuto;
    inoltre, in relazione alla ristorazione, la Camera ha interrotto la procedura per l'appalto di servizi presso Palazzo Marini e Palazzo del Seminario, in quanto nessuna delle tre offerte pervenute è stata giudicata ammissibile;
    con riferimento ai dipendenti impegnati presso la mensa, l'articolo 254 del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro per il turismo e pubblici esercizi dispone che «in caso di subentro di una diversa impresa di ristorazione collettiva in un apparato già in funzione, l'impresa subentrante dovrà riassumere tutto il personale in forza della vecchia gestione»;
    appare necessario individuare gli spazi occorrenti per la mensa self-service dei dipendenti,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di

considerare la possibilità, qualora si rendessero disponibili spazi esterni, di collocarvi la mensa self service sita in Palazzo Marini, presupposto per procedere a bandire una gara d'appalto, per la quale opererebbe senz'altro la clausola sociale prevista dal ccnl del settore ristorazione».
9/Doc. VIII, n. 4/7. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Pannarale, Paglia.


   La Camera,
   premesso che:
    una politica diretta a contenere i costi per il funzionamento delle istituzioni democratiche, esigenza molto avvertita dall'opinione pubblica, comporta, per le assemblee elettive, anche la necessità di assicurare una crescente efficienza dei propri apparati amministrativi;
    tale obiettivo va perseguito riducendo nel complesso la spesa corrente, compresa quella per il personale dipendente, elevando al contempo la qualità delle prestazioni rese al servizio dell'istituzione parlamentare;
    ogni qual volta un deputato deposita un atto di sindacato ispettivo o una proposta di legge, viene poi ricopiato al computer, ossia ribattuto integralmente, ciò comporta un costo elevato all'interno del Parlamento;
    una quantità di carta dalla casella della posta dei deputati finisce immediatamente buttata via, sarebbe molto più conveniente e meno dispendioso inviare gli atti di sindacato ispettivo e le proposte di legge mediante posta elettronica in formato Word, al fine di non essere ricopiato, ma semplicemente revisionato,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a prevedere, ai fini del contenimento dei costi, eliminando il lavoro di reintroduzione a computer dei supporti cartacei, che le procedure relative agli atti di sindacato ispettivo nonché alle proposte di legge abbiano inizio dal file formato Word che li contiene e che deve essere trasmesso all'ufficio a cura del deputato primo firmatario ed anche generalizzando l'utilizzo della firma digitale.
9/Doc. VIII, n. 4/8Melilla, Paglia, Pannarale.


   La Camera,
   premesso che:
    una politica diretta a contenere i costi per il funzionamento delle istituzioni democratiche, esigenza molto avvertita dall'opinione pubblica, comporta, per le assemblee elettive, anche la necessità di assicurare una crescente efficienza dei propri apparati amministrativi;
    tale obiettivo va perseguito riducendo nel complesso la spesa corrente, compresa quella per il personale dipendente, elevando al contempo la qualità delle prestazioni rese al servizio dell'istituzione parlamentare;
    ogni qual volta un deputato deposita un atto di sindacato ispettivo o una proposta di legge, viene poi ricopiato al computer, ossia ribattuto integralmente, ciò comporta un costo elevato all'interno del Parlamento;
    una quantità di carta dalla casella della posta dei deputati finisce immediatamente buttata via, sarebbe molto più conveniente e meno dispendioso inviare gli atti di sindacato ispettivo e le proposte di legge mediante posta elettronica in formato Word, al fine di non essere ricopiato, ma semplicemente revisionato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità, ai fini del contenimento dei costi, e della semplificazione delle procedure di lavoro, di sollecitare i deputati a presentare le proposte di legge e gli atti di sindacato ispettivo utilizzando le procedure telematiche e la firma digitale.
9/Doc. VIII, n. 4/8. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Paglia, Pannarale.


   La Camera,
   premesso che:
    il contenimento dei costi della politica e della spesa pubblica in generale è un tema fortemente sentito dai cittadini italiani e dall'opinione pubblica, soprattutto in un momento nel quale tutti sono chiamati a fare sacrifici a causa della situazione economica generale del Paese che trova grosse difficoltà in un mercato sempre più globalizzato e sempre più aggressivo;
    ogni qual volta si esamina il bilancio emerge sempre che la spesa aumenta nei capitoli relativi al trattamento dei deputati cessati dal mandato;
    ogni anno tra Camera e Senato si spendono più di 200 milioni di euro per assegni vitalizi degli ex parlamentari e la cifra continuerà a salire;
    è ingiusto sottrarre soldi in futuro a chi fatica ad arrivare alla fine del mese, mentre ancora sulle «pensioni» dei parlamentari non si è fatto niente;
    per i nuovi eletti dalla XVI legislatura vi sono regole più restrittive, ossia è necessario fare 5 anni pieni per poter ricevere l'assegno vitalizio; le nuove regole dovrebbero valere anche per chi è già ex parlamentare e fruisce dell'assegno;
    la Corte Costituzionale ha già sancito che non si tratta di vera e propria pensione, ma di vitalizio, come tale modificabile in qualunque momento;
    ogni ex parlamentare si basa sulle regole esistenti al momento in cui ha lasciato il Parlamento,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'estensione agli ex parlamentari, eletti successivamente al 31 dicembre 1993, dei criteri di calcolo dell'assegno vitalizio così come determinati per i parlamentari in carica dall'Ufficio di presidenza, con la delibera n. 73 del 23 luglio 2007.
9/Doc. VIII, n. 4/9Melilla, Paglia, Pannarale, Porta.


   La Camera,
   premesso che:
    il contenimento dei costi della politica e della spesa pubblica in generale è un tema fortemente sentito dai cittadini italiani e dall'opinione pubblica, soprattutto in un momento nel quale tutti sono chiamati a fare sacrifici a causa della situazione economica generale del Paese che trova grosse difficoltà in un mercato sempre più globalizzato e sempre più aggressivo;
    in sede di esame del bilancio interno, rilevata la necessità di procedere ad una consistente riduzione delle spese a carico del bilancio della Camera dei deputati, in linea con quanto già previsto da altre rilevanti istituzioni della Repubblica italiana;
    il contenimento dei costi a carico del bilancio della Camera richiede una più razionale e rigorosa gestione finanziaria dell'Istituzione, che deve interessare anche alcuni servizi e beni accessori finora previsti a beneficio degli ex deputati parlamentari, a tal proposito ai deputati cessati dal mandato vengono garantiti:
     a) in misura illimitata gli spostamenti ferroviari sul territorio nazionale fino alla categoria «intercity»;
     b) i trasferimenti aerei e i supplementi ferroviari nei limiti di un plafond variabile in base alla durata del mandato esercitato se hanno esercitato il mandato per almeno una legislatura completa;
     c) i pedaggi autostradali in misura illimitata, con la sola opzione alternativa fra telepass o tessera via card,

impegna l'Ufficio di Presidenza

a procedere alla riduzione dei rimborsi spese nelle loro varie fattispecie per i deputati cessati dal mandato parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 4/10Melilla, Paglia, Pannarale.


   La Camera,
   premesso che:
    il contenimento dei costi della politica e della spesa pubblica in generale è un tema fortemente sentito dai cittadini italiani e dall'opinione pubblica, soprattutto in un momento nel quale tutti sono chiamati a fare sacrifici a causa della situazione economica generale del Paese che trova grosse difficoltà in un mercato sempre più globalizzato e sempre più aggressivo;
    in sede di esame del bilancio interno, rilevata la necessità di procedere ad una consistente riduzione delle spese a carico del bilancio della Camera dei deputati, in linea con quanto già previsto da altre rilevanti istituzioni della Repubblica italiana;
    il contenimento dei costi a carico del bilancio della Camera richiede una più razionale e rigorosa gestione finanziaria dell'Istituzione, che deve interessare anche alcuni servizi e beni accessori finora previsti a beneficio degli ex deputati parlamentari, a tal proposito ai deputati cessati dal mandato vengono garantiti:
     a) in misura illimitata gli spostamenti ferroviari sul territorio nazionale fino alla categoria «intercity»;
     b) i trasferimenti aerei e i supplementi ferroviari nei limiti di un plafond variabile in base alla durata del mandato esercitato se hanno esercitato il mandato per almeno una legislatura completa;
     c) i pedaggi autostradali in misura illimitata, con la sola opzione alternativa fra telepass o tessera via card,

invita l'Ufficio di Presidenza

ad adottare ulteriori iniziative per proseguire nella riduzione delle spese di cui in premessa.
9/Doc. VIII, n. 4/10. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Paglia, Pannarale.


   La Camera,
   premesso che:
    sul bilancio della Camera, così come su quello degli altri organi costituzionali, gravano le spese connesse ai trattamenti previdenziali del personale di ruolo, spese che sono inevitabilmente con il tempo destinate ad aumentare, al diminuire di quelle per le indennità e le retribuzioni;
    le suddette spese sono incomprimibili,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di avviare un confronto con i rappresentanti del Senato e degli altri organi costituzionali e con i sindacati finalizzato a verificare la possibilità di istituire un ente previdenziale unico nel quale fare confluire, in apposite gestioni separate, i capitoli di bilancio relativi ai versamenti contributivi e alle prestazioni previdenziali erogate al personale delle rispettive amministrazioni, espungendo in tal modo i rispettivi capitoli dai bilanci interni e consentendo in tal modo di evidenziare in modo distinto le spese effettive per l'assolvimento delle funzioni istituzionali da quelle connesse ai trattamenti previdenziali.
9/Doc. VIII, n. 4/11Melilla, Paglia, Pannarale.


   La Camera,
   premesso che:
    i parlamentari possono dotarsi, per l'esercizio del loro mandato, di collaboratori parlamentari, lavoratori assunti con contratti solitamente a progetto che svolgono mansioni di segreteria, addetti stampa, collaborazione nell'attività legislativa;
    al fine di regolare la figura del collaboratore parlamentare, nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il previgente contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Tale rimborso, pari a 3.690 euro, è corrisposto direttamente a ciascun deputato per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate, tra cui quelle per collaboratori;
    tale misura, pur se efficace per arginare la piaga del lavoro nero, non ha tuttavia centrato l'obiettivo di assicurare garanzie di tipo economico e contrattuale;
    la figura del collaboratore parlamentare è compiutamente disciplinata nella maggior parte dei Paesi europei,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di prevedere l'adozione di requisiti minimi del rapporto tra deputato e collaboratore parlamentare, da sottoscrivere obbligatoriamente tra i medesimi quale allegato al contratto, nel caso in cui il deputato presenti a «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» un contratto di collaborazione o di tipo subordinato.
9/Doc. VIII, n. 4/12Melilla, Pannarale, Paglia.


   La Camera,
   premesso che:
    nel conto consuntivo 2013 della Camera, deliberato il 26 giugno 2014, la categoria di spesa relativa all'acquisto di beni e servizi si conferma una voce importante nel bilancio complessivo, riportando impegni assunti per 145,7 milioni di euro. Riguardo alla categoria beni durevoli, si registrano impegni per 9,6 milioni di euro;
    è importante che la Camera dei deputati si adoperi maggiormente per attivare politiche di approvvigionamento di beni e servizi volte a introdurre criteri ecologici nelle relative forniture e criteri ambientali minimi da inserire nelle proprie procedure d'acquisto al fine di dare maggiore impulso agli acquisti sostenibili;
    l'introduzione di criteri ecologici e la diffusione delle tecnologie ambientali nelle gare di appalto per la fornitura di beni e servizi della Camera è in linea con quanto negli ultimi anni sta – seppur lentamente e in modo ancora insufficiente – avvenendo nelle amministrazioni pubbliche dopo l'avvio del Piano nazionale d'azione sul GPP (acquisti verdi);
    detto Piano d'azione sul GPP (Green Public Procurement), avviato nel 2008, e aggiornato con decreto ministeriale del 10 aprile 2013, è finalizzato a integrare i criteri ambientali in tutte le fasi dei processi di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti con un valore aggiunto sotto il profilo ambientale. I principali eco-obiettivi riguardano i settori dell'energia (volti a generare risparmi energetici e promuovere l'uso di fonti rinnovabili); dei beni e servizi (per acquisti eco-sostenibili e il rispetto degli standard inerenti il divieto di utilizzo di sostanze pericolose per la salute e l'ambiente); del riciclo dei materiali,

impegna l'Ufficio di Presidenza:

   a prevedere nei bandi e nei capitolati relativi a lavori, servizi e forniture, l'inserimento delle specifiche tecniche e delle clausole contrattuali contenute nei «criteri minimi ambientali» previsti dalla normativa vigente;
   a privilegiare, nell'ambito degli acquisti relativi alla ristorazione, la fornitura di prodotti agroalimentari provenienti da operatori dell'agricoltura sociale, nonché prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero, provenienti da filiera corta.
9/Doc. VIII, n. 4/13Melilla, Pannarale, Paglia, Pellegrino, Zaratti.


   La Camera,
   premesso che:
    la relazione di accompagnamento al documento fa riferimento alla sollecitazione, rivolta anche di recente dall'Esecutivo agli organi costituzionali, nel senso di un loro contributo attivo alle misure di razionalizzazione della finanza pubblica contenute nel decreto-legge n. 66 del 2014, attraverso l'avvio di un percorso che porti verso un sempre più rigoroso contenimento della spesa di funzionamento delle assemblee parlamentari;
    tra le misure di contenimento particolarmente consistenti viene annunciata dalla stessa relazione la decisione del Collegio dei Questori del 26 giugno 2014 di recedere dai contratti di locazione relativi ai cosiddetti Palazzi Marini, esercitando il diritto di recesso unilaterale «ad libitum» da parte della Camera e previsto da apposita clausola apposta in sede di perfezionamento del contratto, e la cui eccessiva e ingiustificata onerosità, estranea ad ogni logica di mercato, non ne giustifica più il proseguimento;
    a seguito della suddetta decisione si è determinata una situazione di allarme sociale poiché il recesso anticipato trascina con sé anche la dismissione dei servizi che vanno dalla pulizia alla mensa, alla guardiania, resi in appalto dalla controparte, la società «Milano 90», che ha già preannunciato l'avvio della procedura di licenziamento collettivo per i circa 250 lavoratori che operano negli immobili interessati, che rischiano di veder compromesso il loro futuro, e che si andrebbero ad aggiungere ai 150 dipendenti, meno fortunati e per i quali le porte del licenziamento si sono già aperte a partire dallo scorso 1o gennaio 2012 a seguito di una precedente risoluzione da un altro contratto di locazione;
    nonostante la relazione di accompagnamento al progetto di bilancio per l'anno 2014 accenni alla consapevolezza delle rilevanti problematiche che l'attuazione del recesso contrattuale reca inevitabilmente con sé, prima fra tutte la ricaduta sui livelli occupazionali, dall'incontro avvenuto lo scorso 8 luglio, tra il Collegio dei Questori della Camera ed i rappresentanti sindacali dei lavoratori, è scaturita soltanto un'apprezzabile ma insufficiente sensibilità verso il problema ed un impegno al monitoraggio delle implicazioni occupazionali;
    nella stessa relazione si legge che l'Ufficio di Presidenza auspica che, in occasione dell'esame in Assemblea dell'allegato bilancio di previsione, possa svolgersi sul punto un confronto ampio, che coinvolga tutti i Gruppi parlamentari e che consenta di enucleare gli indirizzi essenziali per portare a compimento tale difficile processo nel segno della massima sobrietà nell'utilizzo delle risorse pubbliche;

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

ad individuare tutte le soluzioni che si riterranno più opportune, condivise con le

rappresentanze dei lavoratori, che possano invertire la prospettiva di licenziamento per i dipendenti della società «Milano 90», al fine di garantire certezza per il loro futuro occupazionale.
9/Doc. VIII, n. 4/14Melilla, Pannarale, Paglia.


   La Camera,
   premesso che:
    la relazione di accompagnamento al documento fa riferimento alla sollecitazione, rivolta anche di recente dall'Esecutivo agli organi costituzionali, nel senso di un loro contributo attivo alle misure di razionalizzazione della finanza pubblica contenute nel decreto-legge n. 66 del 2014, attraverso l'avvio di un percorso che porti verso un sempre più rigoroso contenimento della spesa di funzionamento delle assemblee parlamentari;
    tra le misure di contenimento particolarmente consistenti viene annunciata dalla stessa relazione la decisione del Collegio dei Questori del 26 giugno 2014 di recedere dai contratti di locazione relativi ai cosiddetti Palazzi Marini, esercitando il diritto di recesso unilaterale «ad libitum» da parte della Camera e previsto da apposita clausola apposta in sede di perfezionamento del contratto, e la cui eccessiva e ingiustificata onerosità, estranea ad ogni logica di mercato, non ne giustifica più il proseguimento;
    a seguito della suddetta decisione si è determinata una situazione di allarme sociale poiché il recesso anticipato trascina con sé anche la dismissione dei servizi che vanno dalla pulizia alla mensa, alla guardiania, resi in appalto dalla controparte, la società «Milano 90», che ha già preannunciato l'avvio della procedura di licenziamento collettivo per i circa 250 lavoratori che operano negli immobili interessati, che rischiano di veder compromesso il loro futuro, e che si andrebbero ad aggiungere ai 150 dipendenti, meno fortunati e per i quali le porte del licenziamento si sono già aperte a partire dallo scorso 1o gennaio 2012 a seguito di una precedente risoluzione da un altro contratto di locazione;
    nonostante la relazione di accompagnamento al progetto di bilancio per l'anno 2014 accenni alla consapevolezza delle rilevanti problematiche che l'attuazione del recesso contrattuale reca inevitabilmente con sé, prima fra tutte la ricaduta sui livelli occupazionali, dall'incontro avvenuto lo scorso 8 luglio, tra il Collegio dei Questori della Camera ed i rappresentanti sindacali dei lavoratori, è scaturita soltanto un'apprezzabile ma insufficiente sensibilità verso il problema ed un impegno al monitoraggio delle implicazioni occupazionali;
    nella stessa relazione si legge che l'Ufficio di Presidenza auspica che, in occasione dell'esame in Assemblea dell'allegato bilancio di previsione, possa svolgersi sul punto un confronto ampio, che coinvolga tutti i Gruppi parlamentari e che consenta di enucleare gli indirizzi essenziali per portare a compimento tale difficile processo nel segno della massima sobrietà nell'utilizzo delle risorse pubbliche;
   è doveroso ribadire che la Camera è estranea al rapporto di lavoro tra la società Milano 90 ed i suoi dipendenti e pertanto non può in alcun modo farsi carico di individuare essa stessa soluzioni occupazionali;
   invita il Collegio dei Questori a continuare ad assicurare la propria disponibilità a prendere in esame concrete e dettagliate proposte imprenditoriali eventualmente formulate da operatori economici, che coinvolgano i lavoratori in questione.
9/Doc. VIII, n. 4/14. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Pannarale, Paglia.


   La Camera,
   premesso che:
    in ogni organizzazione, i costi delle strutture di staff dipendono da come si organizza la «produzione»; allo stesso modo, i costi della struttura interna della Camera dipendono da come si organizzano le attività legislative, di indirizzo e di controllo;
    la mancanza di una programmazione precisa ed indicata con tempi congrui incide inevitabilmente in senso negativo e rilevante sui costi;
    in sede di Parlamento europeo viene fornita una programmazione annuale delle attività con indicazione esatta di giorni e orari;
    in altri parlamenti europei vigono sistemi di programmazione efficienti in grado di produrre forti economie sulle spese della struttura,

impegna l'Ufficio di Presidenza a:

   dare mandato al Collegio dei Questori per svolgere una ricerca sul funzionamento dei principali Parlamenti dei Paesi europei e quello dello stesso Parlamento Europeo, al fine di evincere quali e quanti risparmi comporterebbe una organizzazione dei lavori più ordinata, ivi compresa una organizzazione a sessioni e di riferire in Ufficio di Presidenza entro il 31 ottobre 2014.
9/Doc. VIII, n. 4/15Vignali.


   La Camera,
   premesso che:
    la configurazione del consigliere parlamentare come dirigente di un'amministrazione pubblica di eccellenza, con effettive responsabilità di gestione del personale e di risultato e con una specifica qualificazione, anche sotto il profilo delle competenze di merito, impone di affrontare la revisione di alcuni principi che ne caratterizzano lo status giuridico, al fine di adeguarli a tale ruolo, in coerenza con l'evoluzione della normativa esterna;
    una simile revisione appare ormai non più differibile, tenuto conto dell'evidente sperequazione che si è venuta a determinare nella disciplina dello stato giuridico dei Consiglieri parlamentari;
    infatti, mentre sono stati importati nell'ordinamento interno della Camera tutti gli istituti dell'ordinamento esterno miranti al contenimento delle retribuzioni, in linea con le più generali esigenze di riduzione della spesa pubblica, non altrettanto è stato fatto per molti altri importanti istituti che caratterizzano e qualificano il ruolo della dirigenza pubblica, malgrado il loro recepimento non comporti oneri aggiuntivi per il bilancio interno della Camera e sia anzi in grado di assicurare un obiettivo arricchimento dell'Amministrazione in termini di professionalità e competenza del proprio personale dirigente;
    in particolare, si evidenzia la necessità che la definizione dello status complessivo dei consiglieri salvaguardi, in ogni momento della carriera, le esigenze di crescita professionale, di formazione e aggiornamento, di piena ed indipendente esplicazione del ruolo inerente allo specifico profilo professionale;

invita l'Ufficio di Presidenza

a recepire nell'ordinamento interno le disposizioni della cosiddetta «legge Frattini» sulla mobilità dei dirigenti pubblici verso realtà private o internazionali (articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165), relativamente al collocamento in aspettativa non retribuita con trattamento previdenziale a carico dell'ente di nuova destinazione (e, dunque, senza spese per la Camera), così da colmare una lacuna normativa che si protrae da oltre dieci anni e da consentire il più proficuo arricchimento delle esperienze professionali dei consiglieri parlamentari, a beneficio della stessa Amministrazione della Camera.
9/Doc. VIII, n. 4/16Carbone.


   La Camera,
   premesso che:
    all'interno del progetto di bilancio della Camera dei deputati, per l'anno finanziario 2014, il programma dell'attività amministrativa per il triennio 2014-2016, prevede una serie di misure in relazione all'attività dei servizi, in coerenza con i criteri di formazione del progetto di bilancio annuale e di previsione del bilancio pluriennale, finalizzate al conseguimento di determinati parametri;
    in tale ambito la figura del Consigliere parlamentare come dirigente di un'amministrazione pubblica, con effettive responsabilità di gestione del personale e con una specifica qualificazione, implica l'esigenza di affrontare la revisione di alcuni principi che ne caratterizzano lo status, al fine di adeguarli a tale ruolo, in coerenza con l'evoluzione della normativa esterna;
    la necessità che sia salvaguardata la definizione dello status complessivo del Consigliere parlamentare e delle esigenze di crescita professionale, di formazione e aggiornamento, di piena ed indipendente esplicazione del ruolo inerente allo specifico profilo professionale, risulta pertanto necessaria in considerazione di quanto in precedenza riportato, nonché per preservare una figura tradizionalmente basata sull'elevata professionalità ed efficienza,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

ad adeguare nell'ambito della disciplina interna prevista dal Regolamento, il recepimento delle disposizioni già vigenti da oltre dieci anni previste dalla legge 15 luglio 2002, n. 145, recante: «Disposizioni per il riordino della dirigenza statale e per favorire lo scambio di esperienze e l'interazione tra pubblico e privato», sulla mobilità dei dirigenti pubblici verso realtà private o internazionali (articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165), relativamente al collocamento in aspettativa non retribuita con trattamento previdenziale a carico dell'ente di nuova destinazione, senza oneri a carico della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 4/17Abrignani.


   La Camera,
   premesso che:
    il conto consuntivo relativo all'esercizio 2013 e il progetto di bilancio di previsione per il 2014, unitamente all'allegato bilancio triennale 2014-2016, evidenzia nel complesso la prosecuzione di un quadro finanziario, avviato da diverso tempo, attraverso una rigorosa politica di riduzione e di razionalizzazione della spesa, secondo criteri di efficienza e di efficacia, al fine di rispondere, in piena autonomia, alla sempre più diffusa esigenza di contenimento dei cosiddetti «costi della politica»;
    entrambi i documenti contabili evidenziano come le decisioni intraprese nel corso degli ultimi anni e sin dall'inizio della presente legislatura, attraverso l'impegno profuso dagli organi di direzione politica, risaltano l'istituzione parlamentare interessata, come un esempio da seguire in materia di spending review e, in qualche misura, un punto di riferimento per gli altri soggetti operanti nell'ambito della pubblica amministrazione;
    a fronte di un condivisibile processo metodologico intrapreso, inspirato ai principi di prudenza e rivisitazione dei costi e di un migliore utilizzo delle risorse disponibili, all'interno dell'efficientamento della complessa quanto rilevante macchina istituzionale, occorre tuttavia preservare l'attività dei deputati, attraverso un adeguato funzionamento dei servizi resi ai componenti di questa Assemblea,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

ad avviare ogni iniziativa, in coerenza e nel rispetto delle decisioni di bilancio e dei dati finanziari che ne conseguono, affinché siano tutelate in modo adeguato le prerogative dell'attività parlamentare e del funzionamento dei servizi resi ai componenti di questa Camera, nell'ambito dello svolgimento quotidiano dei lavori parlamentari, finalizzati al miglioramento della società.
9/Doc. VIII, n. 4/18Palese.


   La Camera,
   premesso che:
    la pubblicità dei lavori parlamentari rappresenta un principio costituzionale di fondamentale importanza;
    la Camera dei deputati è impegnata da anni nel garantire la pubblicità di tali lavori nei tempi più veloci possibili, prevedendo addirittura la pubblicazione dei resoconti stenografici e sommari delle sedute dell'Assemblea in corso di seduta sul sito web;
    anche dal punto di vista della pubblicità degli organi collegiali, Collegio dei Questori ed Ufficio di Presidenza, negli ultimi anni si è fatto qualche passo avanti, prevedendo – a decorrere dal settembre 2011 – la pubblicazione sul sito web della Camera dei deputati del Bollettino degli Organi collegiali (BOC);
    tuttavia, appare evidente come permangano tre ordini di problemi relativi alla pubblicità dei lavori degli Organi collegiali: in primo luogo il grave ritardo nella sua pubblicazione sul sito web; in secondo luogo, l'eccessiva sintesi del contenuto della resocontazione e, infine, la indisponibilità dei testi delle delibere dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   attivarsi nel senso di stabilire che i resoconti delle riunioni dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori siano integrali;
   approvare il verbale di tali riunioni in apertura della seduta successiva, in analogia a quanto avviene per il verbale dell'Assemblea;
   fare in modo che tali resoconti siano pubblicati sul sito web della Camera dei deputati al massimo entro dieci giorni dallo svolgimento della riunione dell'organo interessato;
   creare un database delle delibere dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori disponibile alla libera consultazione sul sito web della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 4/19Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    per prassi il progetto di bilancio preventivo e il rendiconto consuntivo della Camera dei deputati, predisposto dal Collegio dei Questori e deliberato dall'Ufficio di Presidenza, è inemendabile da parte dell'Assemblea, cui tali documenti sono comunque sottoposti per l'approvazione finale;
    alla luce di tale prassi, gli ordini del giorno, di fatto, rappresentano l'unico modo che i deputati hanno per incidere sulle scelte amministrativo-contabili della Camera dei deputati;
    dell'attuazione di tali atti di indirizzo che l'Assemblea rivolge al Collegio dei Questori e all'Ufficio di Presidenza, nell'ambito delle rispettive competenze, purtroppo non è dato sapere, se non in occasione dell'esame del successivo bilancio, quando in sede di Ufficio di Presidenza i deputati Questori dovrebbero dare conto dell'attuazione degli ordini del giorno;
    tale deplorevole prassi, peraltro, taglia completamente fuori i deputati che non siano membri dell'Ufficio di Presidenza, ai quali comunque non si può conculcare il diritto di presentare ordini del giorno e, se accolti o approvati, monitorare la loro attuazione da parte degli organismi competenti;
    i componenti della delegazione del MoVimento 5 Stelle all'interno dell'Ufficio di Presidenza hanno tentato nel periodo intercorrente dall'esame dell'ultimo bilancio interno (4 e 6 novembre 2013) di avere notizie sull'attuazione degli ordini del giorno presentati dai deputati del proprio gruppo parlamentare e approvati o accolti. È stata inviata in tal senso una richiesta seguita da ben due solleciti ai quali non è stata data alcuna risposta,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di attivarsi al fine di istituire una apposita sezione del sito web della Camera dei deputati all'interno della quale i cittadini tutti possano seguire lo stato di attuazione degli ordini del giorno al bilancio interno che siano stati accolti dall'Ufficio di Presidenza e/o approvati dall'Assemblea della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 4/20Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    la pubblicità e la trasparenza dei lavori parlamentari è un principio costituzionale di fondamentale importanza, che necessita di un continuo aggiornamento per seguire l'innovazione tecnologica;
    occorre, pertanto, che la Camera dei deputati adegui tutte le sue strutture adibite a riunioni di suoi organi, al fine di garantire le dirette sul sito web della Camera;
    a sua volta, lo stesso sito web della Camera deve essere organizzato affinché ogni Commissione, Giunta e Organo collegiale disponga di un canale della web tv sul quale sia tecnicamente possibile trasmettere le sedute;
    è, quindi, assolutamente auspicabile potenziare gli strumenti web utili ad una migliore divulgazione dei lavori parlamentari;

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori, a valutare l'opportunità di:

   dotare tutte le Aule ove si svolgono riunioni di Commissioni o Giunte parlamentari, nonché degli organi collegiali, della strumentazione idonea a trasmettere in diretta streaming sulla web tv;
   potenziare la web tv, prevedendo un canale dedicato per ogni Commissione o Giunta parlamentare, nonché per gli organi collegiali.
9/Doc. VIII, n. 4/21Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    ai deputati cessati dal mandato vengono riconosciuti i trasferimenti aerei, ferroviari e marittimi nei limiti di un plafond variabile in base alla durata del mandato esercitato;
    nel conto consuntivo per la Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013 al Cap. 20 denominato «Rimborso di viaggio ai deputati cessati dal mandato» risultano pagamenti pari ad euro 900.000, ovvero 100.000 in più rispetto al bilancio preventivo per il medesimo anno;
    nel progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2014 al Cap. 20, denominato «Rimborso di viaggio ai deputati cessati dal mandato» risultano appostati euro 900.000;
    nel programma di spesa pluriennale per il triennio 2014-2016 è prevista una spesa di euro 900.000 per ciascuna delle annualità;
    tale contribuzione non trova alcuna giustificazione funzionale trattandosi di soggetti che non esercitano più alcun munus pubblico;
    il beneficio descritto, privo di ogni razionale e attuale giustificazione funzionale agli interessi della collettività, si trasforma in odioso privilegio,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   procedere all'immediata sospensione di tutti i «plafond aperti», procedere alla ricognizione e saldo dei viaggi già effettuati e quindi procedere all'azzeramento delle risorse destinate a questo capitolo di bilancio per poi, a partire dal 1o gennaio 2015, eliminare totalmente la voce;
   procedere a una ricognizione dei servizi erogati, e relativi oneri sostenuti, agli ex deputati e a valutare l'opportunità conseguente di sopprimere l'erogazione di tutti i servizi prestati in favore degli ex deputati, esclusi quei servizi la cui fruizione è subordinata al pagamento di un corrispettivo o la cui erogazione non comporti oneri a carico della Camera.
9/Doc. VIII, n. 4/22Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Ufficio di Presidenza, con deliberazione n. 7 del 2013, ha abolito a decorrere dalla XVII legislatura, i fondi di rappresentanza attribuiti ai deputati titolari di cariche istituzionali interne;
    la suddetta deliberazione ha inoltre previsto che, con la medesima decorrenza, le spese di rappresentanza effettuate dai deputati aventi diritto siano rimborsate, nel limite degli stanziamenti dedicati ai suddetti fondi di rappresentanza, ai sensi della disciplina applicativa stabilita dal Collegio dei Questori in data 26 giugno 2013, d'intesa con il Presidente della Camera;
    la deliberazione n. 7 del 2013 consente ancora ai deputati Presidente di Commissioni ed ai membri dell'Ufficio di Presidenza il rimborso di massimo 6.500 euro annui per spese connesse a doni di rappresentanza; spese per la personalizzazione dei doni di rappresentanza; colazioni e pranzi di rappresentanza sostenuti presso esercizi pubblici e/o per servizi di catering; spese per il noleggio di autoveicoli, taxi e carburante e spese per l'alloggio nei limiti previsti dalla normativa vigente con riferimenti al viaggio di studio delle Commissioni permanenti;
    tali soggetti già godono di particolari benefici ed indennità connessi alla loro funzione;
    il fine di rappresentanza risulta essere particolarmente fumoso ed idoneo a prestarsi a facili abusi,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere alla integrale soppressione di tale forma di rimborso, circoscrivendo a casi eccezionali, da autorizzarsi previamente dalla Presidenza, l'ipotesi di rimborsi connessi alle spese di rappresentanza la cui documentazione giustificativa dovrà essere pubblicata sul sito istituzionale della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 4/23Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'opinione pubblica vi è una legittima e crescente insofferenza nei confronti del livello delle indennità dei deputati italiani;
    già dai primi mesi della presente legislatura la delegazione del gruppo del MoVimento 5 Stelle ha proposto all'intero Ufficio di Presidenza di estendere a tutti i deputati in carica il codice di comportamento della forza politica di appartenenza;
    tale codice di comportamento – al quale attualmente aderiscono spontaneamente tutti gli eletti del MoVimento 5 Stelle come condizione necessaria per la permanenza nella nostra forza politica – prevede che l'indennità parlamentare sia fissata in 5.000 euro lordi mensili, ai quali aggiungere un rimborso legato solo ed esclusivamente alle spese rendicontate formalmente sulla pagina personale del deputato sul sito web della Camera;
    tale rimborso dovrebbe sostituire tutte le altre voci di spesa presenti ed estranee all'indennità attualmente previste, ovvero: diaria di soggiorno, rimborso spese per l'esercizio del mandato, rimborso spese accessorie di viaggio, rimborso forfettario spese telefoniche;
    si tratterebbe senz'altro di una decisione che contribuirebbe a creare una spirale virtuosa che potrebbe dare un contributo determinante al riavvicinamento dei cittadini alle Istituzioni,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di stabilire che:
   a) l'indennità parlamentare ammonti a 5.000 euro mensili lordi, cui aggiungere un rimborso spese rigorosamente legato alla rendicontazione delle spese per l'esercizio del mandato;
   b) tale rimborso deve sostituire e non superare tutte le altre voci presenti ed estranee all'indennità;
   c) la rendicontazione dei rimborsi sia pubblicata sulla pagina personale istituzionale dei deputati presente sul sito web della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 4/24Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'opinione pubblica vi è una legittima e crescente insofferenza nei confronti del livello delle indennità dei deputati italiani;
    già dai primi mesi della presente legislatura la delegazione del gruppo del MoVimento 5 Stelle ha proposto all'intero Ufficio di Presidenza di estendere a tutti i deputati in carica il codice di comportamento della forza politica di appartenenza;
    per quanto riguarda le indennità erogate in relazione alla carica ricoperta (Presidente della Camera, Vicepresidente della Camera, Questore, Segretario di Presidenza, Presidente di Commissione parlamentare o di Giunta, Vicepresidente o Segretario di Commissione parlamentare o di Giunta, Presidente di Comitato o Delegazione parlamentare), tale codice prevede la integrale rinuncia;
    i deputati appartenenti al gruppo del MoVimento 5 Stelle, sin dal momento del loro insediamento nelle sopra indicate cariche, hanno provveduto spontaneamente e con propria richiesta a rinunciare all'erogazione di tali indennità di carica;
    si tratterebbe senz'altro di una decisione che contribuirebbe a creare una spirale virtuosa che potrebbe dare un contributo determinante al riavvicinamento dei cittadini alle Istituzioni,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sopprimere ogni indennità erogata ai deputati in relazione alla carica ricoperta.
9/Doc. VIII, n. 4/25Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione della Camera dei deputati è da alcuni anni impegnata in una costante opera di contenimento e riduzione della spesa;
    nonostante gli sforzi apprezzabili, molto di più si potrebbe fare al fine di contribuire alla creazione di una spirale virtuosa che potrebbe dare un contributo determinante al riavvicinamento dei cittadini alle Istituzioni;
    in particolare, nell'ambito di un simile contesto, appare del tutto stravagante la permanenza di alcuni contributi ad enti e istituzioni nazionali, inseriti nel capitolo 155 del bilancio della Camera per il 2014;
    si tratta, in particolare, dei contributi: al Circolo Montecitorio (40.000 euro per il 2014, 10.000 euro per il 2015, fino a cessare nel 2016); al Patriarcato di Antiochia (20.000 euro all'anno senza previsione di decurtazione, né eliminazione nei prossimi anni); associazione degli ex deputati (30.500 euro anche in questo caso senza previsione di decurtazione, né eliminazione nei prossimi anni). In particolare, questa ultima associazione può essere ben sostenuta dai suoi associati che beneficiano di lauti vitalizi;
    per quanto riguarda la voce «Contributi ad istituti di studi e ricerche parlamentari», all'interno della quale rientra lo stanziamento in favore dell'istituto di Studi e Ricerche Legislative (ISLE), che sarà poi ridotto a 40.000 euro per l'anno 2015 per essere successivamente azzerato nell'anno 2016, appare scorretto da un lato che tale contributo possa essere destinato ad un istituto senza lo svolgimento di un idoneo bando pubblico di concorso, dall'altro che vengano azzerati a decorrere dall'anno 2016 i finanziamenti destinati alla ricerca nell'ambito parlamentare,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   eliminare totalmente a decorrere dall'anno 2015 i contributi citati in premessa destinati al Circolo Montecitorio, al Patriarcato di Antiochia e all'associazione degli ex deputati che appaiono del tutto inconferenti con la politica di contenimento e riduzione delle spese portata avanti dall'Amministrazione della Camera dei deputati;
   eliminare a decorrere dal 2015 il finanziamento all'ISLE;
   destinare i risparmi di spesa ottenuti dall'attuazione del precedente impegno al finanziamento di un istituto di ricerca universitario pubblico che organizzi seminari, master o corsi di specializzazione di diritto parlamentare, che prevedano anche l'erogazione di borse di studio da assegnarsi sulla base di oggettivi criteri di merito. Tale istituto universitario sarebbe da individuarsi mediante la pubblicazione di un bando pubblico di concorso.
9/Doc. VIII, n. 4/26Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo 205 del bilancio interno della Camera dei deputati prevede uno stanziamento di euro 740.000 per spese di cerimoniale per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016, che non comporta incrementi rispetto all'esercizio 2013;
    il bilancio ripartisce ulteriormente le spese di cerimoniale in «spese per la rappresentanza istituzionale della Camera» (con 315.00 euro), «spese per la rappresentanza dei titolari di cariche istituzionali interne» (250.000 euro) e «spese di missione» (75.000 euro): tale ripartizione, peraltro, non consente di conoscere in modo trasparente quali tipologie di spese siano sostenute con i fondi stanziati, né chi ne fruisca;
    ugualmente non risulta chiaro quali siano le modalità di erogazione di tali spese, ed in particolare se per le stesse valga l'ordinaria procedura di autorizzazione da parte del Collegio dei Questori ai sensi dell'articolo 24 del Regolamento di amministrazione e contabilità, ovvero se per esse trovi applicazione l'articolo 26, comma 1, del predetto Regolamento, che consente di chiedere il pagamento diretto alla Tesoreria senza specifica autorizzazione «nei limiti di importo definiti in sede di programmazione»;
    l'articolo 74 del Regolamento di amministrazione e contabilità prevede che la Tesoreria, per il tramite del Segretario Generale, trasmetta al Collegio dei Questori relazioni semestrali sulla gestione finanziaria, riferite, tra l'altro, sia alle autorizzazioni di spesa accordate, sia alle spese erogate ai sensi del citato articolo 26, comma 1, del Regolamento medesimo,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   individuare in modo puntuale e tassativo sia le tipologie di spese imputabili al capitolo 205, sia i soggetti che ne possano fruire;
   escludere dall'elenco delle spese di cui sopra tutte le spese che, per loro natura, sono già previste da altre voci del bilancio interno (quali, ad esempio, quelle per traduzioni, eventi, servizi di trasporto o di ristorazione o che siano ammesse a rimborso secondo altre procedure o modalità) e quelle aventi carattere non occasionale;
   definire, in sede di programmazione, le procedure di spesa applicabili, distinguendo tra spese che debbono essere autorizzate dal Collegio stesso e spese per le quali, in considerazione di esigenze di speditezza amministrativa e funzionalità dell'organo costituzionale, sia possibile richiedere il pagamento diretto al Servizio Tesoreria;
   rendere disponibile ai componenti dell'Ufficio di Presidenza le relazioni periodiche semestrali previste dall'articolo 74, comma 1, lettera a) del Regolamento di amministrazione e contabilità, aventi ad oggetto specifico le spese di cerimoniale dettagliandone analiticamente l'oggetto, i soggetti fruitori e le ditte fornitrici.
9/Doc. VIII, n. 4/27Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo 205 del bilancio interno della Camera dei deputati prevede uno stanziamento di euro 740.000 per spese di cerimoniale per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016, che non comporta incrementi rispetto all'esercizio 2013;
    il bilancio ripartisce ulteriormente le spese di cerimoniale in «spese per la rappresentanza istituzionale della Camera» (con 315.00 euro), «spese per la rappresentanza dei titolari di cariche istituzionali interne» (250.000 euro) e «spese di missione» (75.000 euro): tale ripartizione, peraltro, non consente di conoscere in modo trasparente quali tipologie di spese siano sostenute con i fondi stanziati, né chi ne fruisca;
    ugualmente non risulta chiaro quali siano le modalità di erogazione di tali spese, ed in particolare se per le stesse valga l'ordinaria procedura di autorizzazione da parte del Collegio dei Questori ai sensi dell'articolo 24 del Regolamento di amministrazione e contabilità, ovvero se per esse trovi applicazione l'articolo 26, comma 1, del predetto Regolamento, che consente di chiedere il pagamento diretto alla Tesoreria senza specifica autorizzazione «nei limiti di importo definiti in sede di programmazione»;
    l'articolo 74 del Regolamento di amministrazione e contabilità prevede che la Tesoreria, per il tramite del Segretario Generale, trasmetta al Collegio dei Questori relazioni semestrali sulla gestione finanziaria, riferite, tra l'altro, sia alle autorizzazioni di spesa accordate, sia alle spese erogate ai sensi del citato articolo 26, comma 1, del Regolamento medesimo,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   individuare espressamente la tipologia delle spese imputabili alla voce del capitolo 205 riservata alle «Spese per la rappresentanza della Camera», similmente a quanto già accaduto nel 2013 con riferimento alle spese imputabili alla voce «Spese per la rappresentanza dei titolari di cariche istituzionali interne»;
   in tale contesto, delimitarne espressamente l'erogazione con esclusivo riferimento alle attività svolte dai soli deputati che siano chiamati ad esercitare in sedi pubbliche funzioni di rappresentanza ufficiale dell'Istituzione, sulla base delle indicazioni della Presidenza della Camera;
   dare corso, ai sensi dell'articolo 26, comma 1, del Regolamento di amministrazione e contabilità, alla revisione dell'elenco delle voci di spesa per le quali la richiesta di pagamento al Servizio Tesoreria, costituisce direttamente impegno, approvato nella scorsa legislatura dopo l'entrata in vigore del RAC, nella prospettiva di una riduzione delle voci ivi inserite.
9/Doc. VIII, n. 4/27. (Testo modificato nel corso della seduta) Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    con lettera del 1o agosto 2013, i deputati Di Maio, Fraccaro e Mannino hanno posto numerose questioni in materia di ecosostenibilità presso la Camera dei deputati, alcune delle quali riguardavano la fornitura della carta per stampa e fotocopie in uso presso la Camera dei deputati;
    nell'appunto predisposto dai deputati Questori in merito, si era fatto presente – fra l'altro – che l'attuale contratto per la fornitura di carta per stampa e fotocopie era stato aggiudicato con decorrenza dal 10 agosto 2012 e scadenza 9 agosto 2017, che la percentuale di carta riciclata per stampa e per fotocopie, rispetto al totale delle forniture acquistate dalla Camera, era pari all'1,30 per cento nel quinquennio e che alcuni requisiti non erano stati richiesti in fase di gara dal momento che i relativi criteri erano stati introdotti con l'aggiornamento 2013 dei CAM (criteri ambientali minimi), e dunque successivamente alla gara;
    in sede di esame del bilancio interno per il 2013, la sottoscritta ha presentato, con i deputati Di Maio, Fraccaro, Villarosa, Nuti, un ordine del giorno (9/Doc. VIII, n. 2/67), con il quale fra l'altro si invitavano, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare, compatibilmente con i costi e con le scadenze contrattuali in essere, l'opportunità di aumentare la quota di carta riciclata per stampa e per fotocopie, da acquistare nel prossimo quinquennio;
    l'ordine del giorno è stato accolto nella seduta del 6 novembre 2013: appare comunque necessario giungere, con una forte accelerazione rispetto ai tempi previsti, a un'integrale diffusione della carta riciclata per tutti gli usi per cui ciò risulti possibile. Infatti, da un lato, si è constatato che la diffusione della carta riciclata non ha creato disservizi con gli apparecchi in uso, dall'altro, la Camera dei deputati ha il dovere di svolgere un ruolo di guida e di esempio per l'ecosostenibilità nei riguardi delle amministrazioni pubbliche;
    ad avviso dei deputati firmatari del presente atto, la diffusione della carta riciclata in luogo di quella vergine – per essere più pervasiva e durevole – deve essere attivata a partire dalle responsabilità e dal coinvolgimento degli stessi utenti politici, e pertanto mentre per le utenze amministrative si potrebbe incrementare gradualmente la percentuale di carta riciclata fornita, ai deputati e ai gruppi – in fase di distribuzione delle dotazioni richieste – potrebbe essere offerta, anche integrando l'apposita modulistica, l'opzione fra carta vergine e carta riciclata, sempre nell'ambito delle attuali dotazioni,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di aumentare ulteriormente, nel rispetto dei contratti in essere, la quota di carta riciclata nei termini indicati in premessa, con un obiettivo minimo del 50 per cento per l'anno 2014.
9/Doc. VIII, n. 4/28Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    l'uso indiscriminato di veicoli privati per la mobilità genera forti impatti economici (consumi energetici, anche di risorse non riproducibili, strozzature nella catena logistica, degrado delle strutture edilizie e dei monumenti), sociali (congestione da traffico, perdita di tempo, riduzione di spazi sociali e ricreativi utilizzati da veicoli in movimento o in sosta), sanitario-ambientali (emissioni di gas serra, inquinamento atmosferico e acustico, incidentalità, consumo di suolo per strade, parcheggi, impianti a servizio ecc.);
    in ambito urbano, buona parte della richiesta di mobilità risulta determinata dal tragitto casa-lavoro e da spostamenti comunque correlati all'attività lavorativa. Ad esempio, secondo fonti UE, il traffico urbano genera il 40 per cento delle emissioni di CO2 e il 70 per cento delle altre emissioni inquinanti prodotte dagli autoveicoli, e secondo dati del Ministero dell'ambiente nel 2012 in Italia il 70 per cento delle emissioni di CO2 dei trasporti sia passeggeri che merci è stato prodotto per coprire distanze inferiori ai 50 km, per lo più all'interno delle aree urbane;
    in questo ambito, la Camera può intervenire per abbattere l'impatto causato, in termini di mobilità urbana, dalla propria attività istituzionale, ovviamente nei rispetto di irrinunciabili esigenze funzionali. In particolare, si dovrebbero porre in essere misure volte, da un lato, a ridurre per quanto possibile le esigenze di spostamenti individuali, senza rinunciare allo svolgimento delle necessarie attività ma ripensandone talune modalità di svolgimento, dall'altro, a razionalizzare gli spostamenti comunque necessari (in termini, per esempio, di uso di modalità collettive, pubbliche, meno inquinanti);
    tale abbattimento, per essere veramente efficace ed incisivo, non può risultare da un coacervo di iniziative scollegate e «volontaristiche», bensì da una complessiva programmazione a livello unitario che – nel coinvolgere gli utenti a livello informativo e consultivo – possa tener conto di tutti i fattori in gioco;
    il decreto del Ministero dell'ambiente 27 marzo 1998, «Mobilità sostenibile nelle aree urbane», ha previsto, all'articolo 3, per le imprese e per gli enti pubblici con singole unità locali con più di 300 dipendenti, l'obbligo di adottare il piano degli spostamenti casa-lavoro del proprio personale dipendente, da aggiornare annualmente, e di individuare un responsabile della mobilità aziendale (cosiddetto «mobility manager»). Nel caso della Camera, il piano, invece di essere limitato ai soli dipendenti, potrebbe utilmente essere esteso alla generalità di coloro che frequentano costantemente le sedi, naturalmente tenendo in debito conto le caratteristiche peculiari della Camera, fra le quali il carattere istituzionale e rappresentativo di taluni spostamenti, la natura indifferibile e urgente di alcune esigenze di mobilità, nonché l'imprevedibilità degli orari di attività lavorativa,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di adottare un piano degli spostamenti casa-lavoro per la generalità dei frequentatori delle sedi e a individuare, senza maggiori oneri per l'Amministrazione, un responsabile della mobilità dotandolo dei necessari poteri.
9/Doc. VIII, n. 4/29Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    l'uso indiscriminato di veicoli privati per la mobilità genera forti impatti economici (consumi energetici, anche di risorse non riproducibili, strozzature nella catena logistica, degrado delle strutture edilizie e dei monumenti), sociali (congestione da traffico, perdita di tempo, riduzione di spazi sociali e ricreativi utilizzati da veicoli in movimento o in sosta), sanitario-ambientali (emissioni di gas serra, inquinamento atmosferico e acustico, incidentalità, consumo di suolo per strade, parcheggi, impianti a servizio ecc.);
    in ambito urbano, buona parte della richiesta di mobilità risulta determinata dal tragitto casa-lavoro e da spostamenti comunque correlati all'attività lavorativa. Ad esempio, secondo fonti UE, il traffico urbano genera il 40 per cento delle emissioni di CO2 e il 70 per cento delle altre emissioni inquinanti prodotte dagli autoveicoli, e secondo dati del Ministero dell'ambiente nel 2012 in Italia il 70 per cento delle emissioni di CO2 dei trasporti sia passeggeri che merci è stato prodotto per coprire distanze inferiori ai 50 km, per lo più all'interno delle aree urbane;
    in questo ambito, la Camera può intervenire per abbattere l'impatto causato, in termini di mobilità urbana, dalla propria attività istituzionale, ovviamente nei rispetto di irrinunciabili esigenze funzionali. In particolare, si dovrebbero porre in essere misure volte, da un lato, a ridurre per quanto possibile le esigenze di spostamenti individuali, senza rinunciare allo svolgimento delle necessarie attività ma ripensandone talune modalità di svolgimento, dall'altro, a razionalizzare gli spostamenti comunque necessari (in termini, per esempio, di uso di modalità collettive, pubbliche, meno inquinanti);
    tale abbattimento, per essere veramente efficace ed incisivo, non può risultare da un coacervo di iniziative scollegate e «volontaristiche», bensì da una complessiva programmazione a livello unitario che – nel coinvolgere gli utenti a livello informativo e consultivo – possa tener conto di tutti i fattori in gioco;
    il decreto del Ministero dell'ambiente 27 marzo 1998, «Mobilità sostenibile nelle aree urbane», ha previsto, all'articolo 3, per le imprese e per gli enti pubblici con singole unità locali con più di 300 dipendenti, l'obbligo di adottare il piano degli spostamenti casa-lavoro del proprio personale dipendente, da aggiornare annualmente, e di individuare un responsabile della mobilità aziendale (cosiddetto «mobility manager»). Nel caso della Camera, il piano, invece di essere limitato ai soli dipendenti, potrebbe utilmente essere esteso alla generalità di coloro che frequentano costantemente le sedi, naturalmente tenendo in debito conto le caratteristiche peculiari della Camera, fra le quali il carattere istituzionale e rappresentativo di taluni spostamenti, la natura indifferibile e urgente di alcune esigenze di mobilità, nonché l'imprevedibilità degli orari di attività lavorativa,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di avviare uno studio di fattibilità per elaborare un piano degli spostamenti casa-lavoro per la generalità dei frequentatori delle sedi e a individuare, senza maggiori oneri per l'Amministrazione, un responsabile della mobilità dotandolo dei necessari poteri.
9/Doc. VIII, n. 4/29. (Testo modificato nel corso della seduta) Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la gestione dei rifiuti costituisce un'importantissima tematica ambientale, foriera di gravi rischi, ma anche di interessanti opportunità di intervento;
    l'approccio corretto per risolvere i problemi della gestione dei rifiuti è stato individuato in una scala gerarchica di priorità: riduzione (prevenzione della produzione di rifiuti), riutilizzo (i prodotti sono reimpiegati più volte per la stessa finalità), recupero (operazioni che rendono utili i rifiuti quali: riciclaggio della carta, rigenerazione degli oli, uso come fertilizzanti e così via o – in subordine – uso come fonti di energia), rispetto alle quali lo smaltimento puro e semplice (avvio a discarica) è un'opzione residuale e non desiderabile;
   con lettera del 1o agosto 2013, i deputati Di Maio, Fraccaro e Mannino hanno posto numerose questioni in materia di ecosostenibilità presso la Camera dei deputati, alcune delle quali – pur non riguardando direttamente la gestione del rifiuti – concernevano la fornitura della carta presso la Camera dei deputati: sulla base dell'appunto predisposto in merito dai deputati Questori, si era fatto presente – fra l'altro – che i rifiuti di carta avviati a recupero erano passati da 845 tonnellate nell'anno 2007 a quasi 535 tonnellate nell'anno 2012 (ultimo dato allora disponibile) e, anche sulla base di ulteriori elementi conoscitivi, emerge un progressivo miglioramento della gestione dei rifiuti prodotti presso la Camera;
    nell'esame del bilancio interno per il 2013, la firmataria del presente atto aveva presentato ulteriori ordini del giorno sul tema dei rifiuti, fra i quali: l'odg n. 9/Doc. VIII, n. 2/64, circa l'azzeramento tendenziale dei confezionamenti per la distribuzione dell'acqua e delle bevande, e l'odg n. 9/Doc. VIII, n. 2/57, concernente l'uso di posate, stoviglie e bicchieri biodegradabili e compostabili in conformità alla norma UNI EN 13432 2002 e l'istituzione del rispettivo sistema di raccolta differenziata. Entrambi gli atti sono stati accolti nella seduta del 6 novembre 2013 e se ne constata l'applicazione praticamente integrale a distanza di pochi mesi. Si deve tuttavia segnalare che presso la fontanella del piano Aula di Montecitorio e presso le mense sono ancora distribuiti bicchieri di plastica e presso il bar del piano basamentale di Montecitorio si usano ancora posate, stoviglie e bicchieri di plastica salvo espressa richiesta;
    tali risultati non devono tuttavia indurre ad abbassare la guardia sul tema dei rifiuti, bensì devono costituire uno stimolo per un miglioramento costante;
    a livello di singole aree di miglioramento si potrebbero utilmente attuare ulteriori misure quali: la sostituzione delle batterie a perdere con batterie ricaricabili (riduzione di rifiuti pericolosi); la comunicazione di apposite istruzioni ai frequentatori dei palazzi, per esempio spiegando come e dove si raccolgono o si ritirano tipologie particolari di rifiuti (come le cartucce dei toner) o quali accortezze si possano mettere in pratica per non pregiudicare la raccolta differenziata; la collocazione in aree comuni di raccoglitori per vari tipi di materiali attualmente trattati mediante l'appalto dei servizi di pulizia e così via;
    a livello più generale, nel rispetto delle priorità nella gestione dei rifiuti, appare opportuno concentrare gli sforzi amministrativi verso la riduzione della produzione dei rifiuti; in tal senso, in ottica di trasparenza, di motivazione dei soggetti coinvolti, di stimolo costante al miglioramento, appare opportuna un'appropriata comunicazione dei risultati ottenuti, per esempio diffondendo annualmente i dati, a livello aggregato, del peso totale dei rifiuti prodotti, della percentuale avviata a recupero e di quella avviata a smaltimento,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

  a valutare l'opportunità di:
   a) adottare le ulteriori misure di migliore gestione dei rifiuti evidenziate in premessa;
   b) istituire appropriate modalità di sintetica comunicazione dei risultati annuali della gestione dei rifiuti;
   c) dare priorità, stanti i risultati conseguiti in tema di avvio a recupero, alla riduzione e alla prevenzione della produzione di rifiuti, anche prevedendo apposite clausole obbligatorie nelle future gare di appalto.
9/Doc. VIII, n. 4/30Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la valorizzazione di una corretta gestione ambientale richiede la misurazione e la comunicazione periodica dei risultati ottenuti;
    gli effetti cumulati delle scelte amministrative in materia ambientale possono essere quantificati e, in molti casi, tradotti anche in misurazioni di risparmio economico;
    anche la Camera, come altre organizzazioni, potrebbe costituire un sistema di indicatori economico-ambientali, magari a corredo del bilancio consuntivo;
    ad esempio, a corredo del suo bilancio annuale 2013, la CONSIP, centrale di committenza delle pubbliche amministrazioni, ha quantificato i risparmi annui da «azioni verdi» per il complessivo sistema della pubblica amministrazione in 525 milioni di euro;
    nell'attuale situazione di riduzione del numero dei dipendenti, tuttavia, appare meritevole di approfondimento, in via preliminare, la questione degli oneri amministrativi necessari per la produzione di siffatte quantificazioni,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di attuare, nell'attuale quadro delle risorse amministrative, un sistema sperimentale di indicatori economico-ambientali relativi all'operatività della Camera dei deputati, anche avvalendosi – ove possibile – delle metodologie già sviluppate dalla CONSIP.
9/Doc. VIII, n. 4/31Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la gestione ecosostenibile di un'organizzazione e il suo costante miglioramento richiedono una particolare attenzione ai consumi energetici;
    già ora l'energia elettrica consumata presso la Camera proviene al 100 per cento da fonti rinnovabili, per effetto dell'adesione all'opzione verde della Convenzione CONSIP «energia elettrica 11»;
    tale dato non esime dalla necessità di ricercare ulteriori riduzioni dei consumi, in ottica sia economica (risparmi sulle fatture) sia ambientale (consumi elevati, soprattutto nelle ore di picco, comportano il sovradimensionamento di impianti di produzione e reti di trasmissione, con impatti paesaggistici, di consumo di suolo agricolo ed altri);
    in un'organizzazione complessa come la Camera dei deputati, soggetta a numerosi vincoli come la necessità di poter fronteggiare senza interruzioni le esigenze parlamentari, l'ubicazione in sedi storiche, l'imprevedibilità degli orari ecc., l'abbattimento dei consumi energetici richiede – oltre al coinvolgimento consapevole e partecipativo dei lavoratori (oggetto di altro ordine del giorno) – una pianificazione ad hoc, sia per una completa ricognizione di tutte le criticità e le opportunità, sia per prevedere interventi coordinati fra le varie strutture amministrativamente competenti;
    nell'esame del bilancio interno per il 2013, la sottoscritta aveva presentato l'ordine del Giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/66 in materia di misurazioni dei risparmi energetici, che era stato accolto nella seduta del 6 novembre 2013,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di istituire, senza ulteriori oneri, un gruppo di lavoro avente il mandato di ridurre e razionalizzare i consumi energetici della Camera, nel quadro dei vincoli, di bilancio ed altri, esistenti.
9/Doc. VIII, n. 4/32Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la gestione ecosostenibile di un'organizzazione e il suo costante miglioramento richiedono una particolare attenzione ai consumi energetici;
    già ora l'energia elettrica consumata presso la Camera proviene al 100 per cento da fonti rinnovabili, per effetto dell'adesione all'opzione verde della Convenzione CONSIP «energia elettrica 11»;
    tale dato non esime dalla necessità di ricercare ulteriori riduzioni dei consumi, in ottica sia economica (risparmi sulle fatture) sia ambientale (consumi elevati, soprattutto nelle ore di picco, comportano il sovradimensionamento di impianti di produzione e reti di trasmissione, con impatti paesaggistici, di consumo di suolo agricolo ed altri);
    in un'organizzazione complessa come la Camera dei deputati, soggetta a numerosi vincoli come la necessità di poter fronteggiare senza interruzioni le esigenze parlamentari, l'ubicazione in sedi storiche, l'imprevedibilità degli orari ecc., l'abbattimento dei consumi energetici richiede – oltre al coinvolgimento consapevole e partecipativo dei lavoratori (oggetto di altro ordine del giorno) – una pianificazione ad hoc, sia per una completa ricognizione di tutte le criticità e le opportunità, sia per prevedere interventi coordinati fra le varie strutture amministrativamente competenti;
    nell'esame del bilancio interno per il 2013, la sottoscritta aveva presentato l'ordine del Giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/66 in materia di misurazioni dei risparmi energetici, che era stato accolto nella seduta del 6 novembre 2013,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a istituire un gruppo di lavoro tecnico interservizi, che – anche sulla base di eventuali indicazioni dei Gruppi parlamentari e dei deputati – formulerà al Collegio dei Questori specifiche proposte finalizzate alla riduzione e razionalizzazione dei consumi energetici, tenuto conto dei vincoli architettonici, tecnologici e di bilancio.
9/Doc. VIII, n. 4/32. (Testo modificato nel corso della seduta) Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la gestione ecosostenibile della Camera e il suo costante miglioramento, sotto i vari profili rilevanti (consumi energetici, gestione dei rifiuti, consumi idrici, disciplina amministrativa ecc.), oltre ad azioni strutturali, richiedono necessariamente il coinvolgimento di coloro che, a vario titolo, accedono alle sedi della Camera stessa ed ivi lavorano;
    il coinvolgimento delle persone nasce dall'interiorizzazione di consapevolezze circa gli impatti ambientali del proprio agire quotidiano, prevede la diffusione di buone prassi già sperimentate e si sviluppa infine promuovendo la partecipazione attiva dei soggetti interessati all'elaborazione propositiva e partecipativa di misure aventi impatto favorevole;
    già oggi la generalità dei lavoratori assume atteggiamenti corretti e rispettosi dell'ambiente, come si può evincere – fra l'altro – da diversi indicatori in tema di dematerializzazione cartacea, di raccolta differenziata dei rifiuti ecc.;
    presupposto di tale partecipazione dei lavoratori è, ad avviso dei firmatari del presente atto, lo svolgimento di apposite iniziative formative in materia di comportamento ecosostenibile sul luogo di lavoro, magari sulla falsariga di altre già realizzate in precedenti annualità, nel quadro dei programmi annuali di formazione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di intraprendere, all'interno dei piani di formazione annuali, iniziative formative in materia di ecosostenibilità rivolte, anche su base volontaria, a coloro che lavorano presso la Camera.
9/Doc. VIII, n. 4/33Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la gestione ecosostenibile della Ca
    durante l'esame del bilancio interno del 2013, i deputati firmatari hanno presentato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/64, finalizzato – in sintesi – all'azzeramento tendenziale dei confezionamenti per la distribuzione dell'acqua e delle bevande, e all'attivazione di nuovi punti di distribuzione-erogazione di acqua e bevande sfuse connessi direttamente alla rete pubblica. L'ordine del giorno è stato accolto nella seduta del 6 novembre 2013;
    presso il palazzo «ex Banco di Napoli», in uso alla Camera, sono stati sperimentati punti di erogazione dell'acqua proveniente dalla rete pubblica che soddisfano l'esigenza di evitare l'uso di acqua potabile confezionata e di bicchieri,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di estendere la predetta sperimentazione, soprattutto presso il Palazzo di Montecitorio.
9/Doc. VIII, n. 4/34Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    durante l'esame del bilancio interno del 2013, la sottoscritta ha presentato, in materia di dematerializzazione cartacea, gli ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/61 (trasmissione di documentazione amministrativa), n. 60 (presentazione informatizzata di atti parlamentari) e n. 56 (dismissione dei fax). Gli ordini del giorno sono stati accolti nella seduta del 6 novembre 2013;
    il sistema di gestione documentale «Cameradoc», che permette di creare, modificare, condividere, trasmettere, archiviare un documento senza passaggi cartacei, può essere impiegato anche per l'attività amministrativa, non solo per quella parlamentare in senso stretto, e risulterebbe che alcune strutture della Camera lo abbiano già sperimentato con esiti positivi,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di estendere progressivamente l'uso del sistema di gestione documentale informatizzato «Cameradoc» presso la generalità delle strutture della Camera, tenendo conto delle rispettive esigenze d'ufficio.
9/Doc. VIII, n. 4/35Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'anno 2011 l'Ufficio degli Organi per la Tutela Giurisdizionale è stato trasferito da Palazzo Lavaggi a Palazzo del Seminario in alcuni locali precedentemente utilizzati come sala mensa e cucine;
    con la ristrutturazione del VI piano di palazzo del Seminario nel corso dell'anno 2012 è stata ricavata una nuova struttura comprendente una veranda coperta adibita a sala mensa ed una piccola cucina attigua al bar che, nonostante abbia misure molto ridotte rispetto alla precedente, è utilizzata ogni giorno da circa 150 utenti per un totale mensile di circa 3000 pasti;
    per i pasti vengono utilizzate stoviglie (piatti, bicchieri e posate) in plastica mono-uso biodegradabile perché nella cucina non c’è abbastanza spazio per l'installazione di lavastoviglie che consentano di riutilizzare le stesse stoviglie;
    l'Amministrazione della Camera, impegnata da tempo nella riduzione ed ottimizzazione dei costi di gestione dei servizi, acquista materiali biodegradabili ai sensi della vigente normativa sugli acquisti verdi della pubblica amministrazione (green public procurement) promossi dall'OCSE e sostiene un alto costo economico per l'acquisto cui si aggiunge quello per lo smaltimento dei rifiuti prodotti da 3000 pasti al mese;
    la pratica dell'acquisto verde, considerata uno degli strumenti principali per attuare strategie di sviluppo sostenibile nei Paesi dell'Unione europea è finalizzata a diminuire l'impatto ambientale dei prodotti e servizi acquistati dalle pubbliche amministrazioni, non è coerente con l'accumulo di rifiuti causato dal vasto impiego di articoli usa e getta come le stoviglie mono-uso, sia pur biodegradabili;
    nel Palazzo del Seminario sono in corso dei lavori per ricavare nuovi uffici ristrutturando ambienti finora utilizzati come magazzini della Biblioteca, uffici che ospiteranno personale che probabilmente utilizzerà la mensa del VI piano del palazzo del Seminario,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di realizzare, anche alla luce del prevedibile aumento di utenza alla mensa connesso alla recente creazione di nuovi uffici nel palazzo del Seminario, un sistema di lavaggio di stoviglie che faccia risparmiare i costi ambientali ed economici oggi sostenuti per l'impiego e lo smaltimento delle dotazioni usa e getta in plastica biodegradabile presso la mensa di Palazzo del Seminario.
9/Doc. VIII, n. 4/36Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    nel progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'esercizio finanziario 2014 è previsto uno stanziamento di 2.645.000 euro relativamente alle indennità di funzione dei dipendenti, emolumenti legati allo svolgimento di particolari incarichi;
    la sproporzione del numero degli incarichi sul totale dei dipendenti è particolarmente evidente per il personale di IV livello (documentaristi, tecnici e ragionieri) e V livello (consiglieri): secondo i dati disponibili, su 183 consiglieri, 170 percepiscono un'indennità; su 293 dipendenti di IV livello, 139 svolgono incarichi che comportano la corresponsione di un'indennità;
    il processo di riorganizzazione amministrativa prefigurato negli indirizzi dell'Ufficio di presidenza del 17 luglio scorso, nonché l'attuale dibattito sulle riforme costituzionali, rendono del tutto incerto l'assetto della futura ripartizione delle competenze tra la Camera e il Senato,
    nelle more del predetto processo di riorganizzazione non appare opportuno procedere al conferimento di incarichi di funzione anche per posizioni vacanti, dal momento che ciò sarebbe in contrasto con i più elementari princìpi di buona amministrazione e che potrà utilmente avvenire solo quando sarà noto l'esito del processo riformatore;
    è principio di diritto comune, nell'ordinamento esterno, quello per cui l'attribuzione di incarichi di funzione è collegata allo svolgimento di funzioni di particolare complessità, o di attività altamente specializzate, o caratterizzate da elevata autonomia ed esperienza, oppure da una prestazione di particolare valore e contenuto;
    l'attribuzione generalizzata di incarichi non appare rispondere a tali criteri;
    una razionalizzazione degli incarichi in essere, per il personale appartenente a tutti i livelli dell'amministrazione, sarebbe maggiormente rispondente ad un modello teso al recupero della meritocrazia e al conseguimento dei risultati, e produrrebbe altresì risparmi di spesa per l'amministrazione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di avviare in tempi brevi una riorganizzazione dell'assetto dell'amministrazione, razionalizzando, all'esito di tale processo, gli incarichi attualmente attribuiti al personale dipendente sulla base delle funzioni che comportino effettivamente lo svolgimento di compiti di particolare responsabilità o complessità.
9/Doc. VIII, n. 4/37Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    dall'allegato al conto consuntivo per l'esercizio 2013 risulta una spesa di euro 29.793.818,36, liquidati ai deputati per assegni di fine mandato e di solidarietà;
    al capitolo 10 del bilancio preventivo per l'anno 2014 risulta una previsione di spesa di euro 88.325.000,00 per assegni vitalizi diretti da corrispondere ai deputati;
    l'articolo 69 della Costituzione dispone che i membri del Parlamento ricevano un'indennità stabilita dalla legge. Ciononostante, attraverso l'adozione di regolamenti interni delle Camere si è istituito anche un regime speciale di tipo previdenziale per i deputati ed i senatori;
    in un momento di complessiva revisione della spesa pubblica, l'Ufficio di Presidenza della Camera, nella riunione del 21 luglio 2014, ha approvato degli indirizzi in materia di trattamenti economici dei dipendenti in servizio che incidono anche sul maturato economico dei dipendenti stessi;
    il mandato parlamentare, non si configura come un «impiego» pubblico, bensì come l'esplicazione di una missione pubblica in rappresentanza della Nazione; è quindi opportuno che i deputati siano i primi a dare un segnale e siano chiamati anch'essi a fare delle rinunce rispetto a trattamenti economici che rappresentano privilegi insostenibili se confrontati con gli emolumenti percepiti dei cittadini che rappresentano;
    è del tutto opportuno che anche i deputati tutti, anche quelli cessati dal mandato, contribuiscano al contenimento della spesa della Camera dei deputati,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   determinare l'ammontare dell'assegno vitalizio, anche con riferimento a quelli già in corso di erogazione, in misura tale che non superi l'importo lordo di euro cinquemila;
   sopprimere l'assegno di fine mandato.
9/Doc. VIII, n. 4/38Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo 105 del bilancio di previsione per il 2014 reca uno stanziamento di 2.500.000 euro con la voce «emolumenti per servizi di sicurezza» svolti da personale non dipendente;
    tali emolumenti consistono nelle indennità corrisposte ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche diverse dalla Camera (Vigili del fuoco, Vigili urbani, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di finanza) che prestano servizio con compiti che dovrebbero essere di sicurezza delle sedi e delle aree adiacenti;
    tale personale, consistente in svariate centinaia di unità e in diversi soggetti che svolgono funzioni direttive a vario titolo, appare sovradimensionato rispetto alle esigenze della Camera;
    in particolare, il personale della Guardia di finanza è stato introdotto nel corso della XIII legislatura per svolgere funzioni che sino ad allora venivano svolte dai dipendenti in servizio presso le Commissioni di inchiesta; attualmente esso è composto da una struttura che occupa circa 70 soggetti e che svolge in prevalenza funzioni di custodia di archivi contenenti documentazione cartacea;
    le funzioni attualmente svolte dal personale della Guardia di finanza potrebbero essere nuovamente svolte dal personale in servizio così come è avvenuto sino alla XIII legislatura;
    i militari della Guardia di finanza potrebbero più utilmente svolgere le funzioni proprie del Corpo di appartenenza che, come tutte le forze dell'ordine, soffre una carenza di organico a fronte della necessità di potenziare, nel nostro Paese, la lotta all'evasione fiscale;
    l'assegnazione delle loro funzioni al personale in servizio potrebbe comportare un raffreddamento del capitolo 105,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   rideterminare, ove ciò sia possibile, valutate le esigenze di sicurezza delle sedi, l'organico del personale non dipendente che svolge servizi di sicurezza, eventualmente assegnando le rispettive funzioni al personale interno;
   in ogni caso, attribuire al personale dipendente dall'Amministrazione della Camera le funzioni attualmente svolte dal gruppo della Guardia di finanza operante presso l'Ufficio Commissioni di inchiesta.
9/Doc. VIII, n. 4/39Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    la pubblicità dei lavori parlamentari dell'Assemblea e delle Commissioni, oltre a garantire l'attuazione di un principio costituzionale, riveste oggi un ruolo sempre più essenziale, in considerazione del sempre maggiore riscontro pubblico che viene richiesto alla politica da parte dei cittadini;
    la pubblicità dei lavori dell'Aula è assicurata mediante la pubblicazione, in corso di seduta, del resoconto stenografico, curata dal Servizio Resoconti;
    la redazione della prima stesura del resoconto stenografico a decorrere dal 2001 è stata affidata ai documentaristi, dipendenti di IV livello, mediante l'utilizzo di un software di riconoscimento vocale, la cui gestione e manutenzione è stata affidata, senza esperimento di una procedura ad evidenza pubblica, ad una ditta esterna alla Camera; analogamente, anche la procedura di immissione dei resoconti sul sito web della Camera risulterebbe affidata a personale esterno all'Amministrazione; le medesime funzioni sarebbero state analogamente in parte esternalizzate anche con riferimento alla resocontazione dei lavori delle Commissioni parlamentari;
    dal 2001 ad oggi, per prassi vengono assegnati alla redazione della prima bozza di resoconto stenografico, alla cosiddetta «tabella», solo i documentaristi assunti con l'ultimo concorso. È di tutta evidenza come tale prassi presenti possibili riflessi sulla qualità del servizio e del lavoro svolto, dovendosi invece coinvolgere tutto il personale di IV livello;
    da più di un anno è in corso di svolgimento una procedura amministrativa finalizzata all'acquisto di un software in grado di trascrivere automaticamente la voce del deputato che parla in Aula;
    in considerazione del blocco del turn over e del collocamento in quiescenza dei dipendenti le risorse sempre più scarse impongono un maggiore ricorso a tecnologie informatiche basate su un più moderno sistema di comunicazione;
    la reinternalizzazione della gestione informatica del Servizio resoconti, anche con riferimento alla procedura di immissione sul sito web della Camera dei resoconti, potrebbe produrre, per l'Amministrazione, un evidente risparmio di spesa;
    non si capisce per quale ragione i documentaristi più anziani debbano essere esonerati da una delle attività più gravose, ma anche caratterizzante il lavoro presso una Amministrazione parlamentare, vieppiù in considerazione del blocco del turn over;
    l'introduzione a regime di un software di riconoscimento vocale per i deputati produrrebbe un discreto risparmio dei tempi e del personale necessari alla redazione del resoconto stenografico. Da ciò deriverebbe un virtuoso risparmio sia dei tempi di pubblicazione del resoconto sul sito web della Camera, ma anche del personale necessario alla redazione stessa,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori, a valutare l'opportunità di:

   concludere, in tempi brevi, la procedura amministrativa di acquisto del software di riconoscimento vocale per i deputati;
   avviare una verifica circa la congruità di tutti gli appalti collegati alla resocontazione, in relazione alla spending review già avviata da anni e con particolare riferimento al rapporto tra costi e servizi resi dalle ditte appaltanti;
    avviare una verifica dei carichi di lavoro del personale di IV livello al fine di reperire le risorse necessarie per consentire una più razionale allocazione delle risorse disponibili.
9/Doc. VIII, n. 4/40Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    la pubblicità dei lavori parlamentari dell'Assemblea e delle Commissioni, oltre a garantire l'attuazione di un principio costituzionale, riveste oggi un ruolo sempre più essenziale, in considerazione del sempre maggiore riscontro pubblico che viene richiesto alla politica da parte dei cittadini;
    la pubblicità dei lavori dell'Aula è assicurata mediante la pubblicazione, in corso di seduta, del resoconto stenografico, curata dal Servizio Resoconti;
    la redazione della prima stesura del resoconto stenografico a decorrere dal 2001 è stata affidata ai documentaristi, dipendenti di IV livello, mediante l'utilizzo di un software di riconoscimento vocale, la cui gestione e manutenzione è stata affidata, senza esperimento di una procedura ad evidenza pubblica, ad una ditta esterna alla Camera; analogamente, anche la procedura di immissione dei resoconti sul sito web della Camera risulterebbe affidata a personale esterno all'Amministrazione; le medesime funzioni sarebbero state analogamente in parte esternalizzate anche con riferimento alla resocontazione dei lavori delle Commissioni parlamentari;
    dal 2001 ad oggi, per prassi vengono assegnati alla redazione della prima bozza di resoconto stenografico, alla cosiddetta «tabella», solo i documentaristi assunti con l'ultimo concorso. È di tutta evidenza come tale prassi presenti possibili riflessi sulla qualità del servizio e del lavoro svolto, dovendosi invece coinvolgere tutto il personale di IV livello;
    da più di un anno è in corso di svolgimento una procedura amministrativa finalizzata all'acquisto di un software in grado di trascrivere automaticamente la voce del deputato che parla in Aula;
    in considerazione del blocco del turn over e del collocamento in quiescenza dei dipendenti le risorse sempre più scarse impongono un maggiore ricorso a tecnologie informatiche basate su un più moderno sistema di comunicazione;
    la reinternalizzazione della gestione informatica del Servizio resoconti, anche con riferimento alla procedura di immissione sul sito web della Camera dei resoconti, potrebbe produrre, per l'Amministrazione, un evidente risparmio di spesa;
    non si capisce per quale ragione i documentaristi più anziani debbano essere esonerati da una delle attività più gravose, ma anche caratterizzante il lavoro presso una Amministrazione parlamentare, vieppiù in considerazione del blocco del turn over;
    l'introduzione a regime di un software di riconoscimento vocale per i deputati produrrebbe un discreto risparmio dei tempi e del personale necessari alla redazione del resoconto stenografico. Da ciò deriverebbe un virtuoso risparmio sia dei tempi di pubblicazione del resoconto sul sito web della Camera, ma anche del personale necessario alla redazione stessa,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori, a valutare l'opportunità di:

   concludere, in tempi brevi, la procedura amministrativa di acquisto del software di riconoscimento vocale per i deputati;
   avviare una verifica circa la congruità di tutti gli appalti collegati alla resocontazione, in relazione alla spending review già avviata da anni e con particolare riferimento al rapporto tra costi e servizi resi dalle ditte appaltanti;
   dopo l'introduzione del sistema di riconoscimento automatico del parlato, avviare una verifica dei carichi di lavoro del personale di IV livello al fine di reperire le risorse necessarie per consentire una più razionale allocazione delle risorse disponibili.
9/Doc. VIII, n. 4/40. (Testo modificato nel corso della seduta) Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    ciascun parlamentare beneficia di un rimborso delle spese per l'esercizio del mandato;
    nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori;
    tale rimborso, di importo complessivo invariato rispetto al precedente contributo, è pari a 3.690 euro (dopo la riduzione di 500 euro del luglio 2010) ed è corrisposto direttamente a ciascun deputato con le seguenti modalità:
     a) per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate: collaboratori (sulla base di una dichiarazione di assolvimento degli obblighi previsti dalla legge, corredata da copia del contratto, con attestazione di conformità sottoscritta da un professionista); consulenze, ricerche; gestione dell'ufficio; utilizzo di reti pubbliche di consultazione di dati; convegni e sostegno delle attività politiche;
     b) per un importo pari al 50 per cento forfettariamente;
    l'attività del parlamentare trova nella pubblicità sistematica e completa delle spese sostenute nell'ambito della propria azione politica una delle principali garanzie della correttezza delle condotte realizzate;
    le necessità di trasparenza e rendicontazione sono ancor più stringenti ogniqualvolta disponga liberamente di spese con risorse pubbliche,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di deliberare affinché la totalità delle spese effettuate con le risorse percepite a titolo di «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» sia soggetta a sistematica e puntuale rendicontazione mensile dagli uffici della Camera che, verificata l'idoneità della documentazione a supporto delle spese rendicontate, ne curi la pubblicazione analitica nella pagina internet istituzionale di ciascun deputato.
9/Doc. VIII, n. 4/41Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Ufficio di Presidenza ha deliberato l'indirizzo di recedere dai contratti di locazione dei Palazzi Marini;
    tale indirizzo è stato assunto conformemente a quanto statuito dall'articolo 2-bis del decreto-legge n. 120 del 2013, «Facoltà di recesso delle pubbliche amministrazioni da contratti di locazione»;
    in sede istruttoria, né i Questori, né i competenti uffici dell'Amministrazione hanno illustrato eventuali ragioni ostative, né è stato messo a disposizione alcun parere legale dell'Avvocatura della Camera o del competente Servizio Amministrazione;
    nell'ambito di tali Palazzi, sono attualmente collocati gli Uffici dei deputati, alcune sale e un ristorante self-service ad uso dei dipendenti della Camera e dei gruppi; in essi, inoltre, prestano la propria attività i dipendenti della ditta Milano 90, di cui circa 50 sono impiegati presso le mense;
    la dismissione dei predetti immobili comporterà necessariamente la riattribuzione di altri spazi ad uso dei deputati, nell'ambito di palazzi demaniali ove disponibili, per consentirne il regolare espletamento delle attività parlamentari; analogamente sarà necessario provvedere ad individuare una sede idonea per la mensa dei dipendenti considerato il sovraffollamento di quella situata presso Palazzo Montecitorio e la limitata capienza di quella situata presso Palazzo San Macuto;
    il Collegio dei Questori non ha ancora fornito elementi istruttori circa le soluzioni alternative eventualmente individuate per gli uffici dei deputati e per il ristorante self service;
    inoltre, in relazione alla ristorazione, la Camera ha interrotto la procedura per l'appalto dei servizi presso Palazzo Marini e Palazzo del Seminario, in quanto nessuna delle tre offerte pervenute è stata giudicata ammissibile;
    le ragioni della inammissibilità delle offerte pervenute in relazione al servizio ristorazione, benché richieste, non sono allo stato conoscibili neanche ai deputati membri dell'Ufficio di Presidenza;
    con riferimento ai dipendenti impegnati presso la mensa, l'articolo 254 del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro sul turismo e pubblici esercizi dispone che «in caso di subentro di una diversa impresa di ristorazione collettiva in un appalto già in funzione, l'impresa subentrante dovrà riassumere tutto il personale in forza con la vecchia gestione»;
    comunque, nella prospettiva della riorganizzazione dei predetti spazi, è auspicabile tenere conto della professionalità specificatamente acquisita dai dipendenti delle ditta Milano 90 che sino ad oggi hanno espletato i suddetti servizi;
    appare necessario individuare sia gli spazi ad uso dei deputati per l'espletamento delle attività parlamentari, sia quelli occorrenti per la mensa self service dei dipendenti,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   individuare, in tempi brevi i predetti spazi, illustrando preventivamente il relativo progetto di riallocazione in Ufficio di presidenza;
   inserire nelle future procedure di evidenza pubblica per la gestione dei suddetti servizi una clausola sociale – ai sensi dell'articolo 69 del decreto legislativo 163 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni – giustificata dalle particolari esigenze sociali e ambientali al fine di riconoscere priorità nell'assorbimento del personale della società Milano 90 srl, attualmente occupato presso i Palazzi Marini. Rimane fermo il principio dell'accesso esclusivo con apposito concorso pubblico per il personale dipendente dell'Amministrazione della Camera;
   provvedere nel più breve tempo possibile allo svolgimento della gara per l'assegnazione del predetto servizio di ristorazione;
   in ogni caso, in caso di subentro di una diversa impresa nell'appalto dei servizi di ristorazione, garantire, anche mediante apposita previsione contrattuale, la riassunzione del personale attualmente in servizio presso i ristoranti self service di Palazzo Marini e Palazzo del Seminario, conformemente a quanto previsto nel citato contratto collettivo nazionale di lavoro.
9/Doc. VIII, n. 4/42Baldassarre, Bechis, Rizzetto, Ciprini, Rostellato, Chimienti, Cominardi, Tripiedi, Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Ufficio di Presidenza ha deliberato l'indirizzo di recedere dai contratti di locazione dei Palazzi Marini;
    tale indirizzo è stato assunto conformemente a quanto statuito dall'articolo 2-bis del decreto-legge n. 120 del 2013, «Facoltà di recesso delle pubbliche amministrazioni da contratti di locazione»;
    in sede istruttoria, né i Questori, né i competenti uffici dell'Amministrazione hanno illustrato eventuali ragioni ostative, né è stato messo a disposizione alcun parere legale dell'Avvocatura della Camera o del competente Servizio Amministrazione;
    nell'ambito di tali Palazzi, sono attualmente collocati gli Uffici dei deputati, alcune sale e un ristorante self-service ad uso dei dipendenti della Camera e dei gruppi; in essi, inoltre, prestano la propria attività i dipendenti della ditta Milano 90, di cui circa 50 sono impiegati presso le mense;
    la dismissione dei predetti immobili comporterà necessariamente la riattribuzione di altri spazi ad uso dei deputati, nell'ambito di palazzi demaniali ove disponibili, per consentirne il regolare espletamento delle attività parlamentari; analogamente sarà necessario provvedere ad individuare una sede idonea per la mensa dei dipendenti considerato il sovraffollamento di quella situata presso Palazzo Montecitorio e la limitata capienza di quella situata presso Palazzo San Macuto;
    il Collegio dei Questori non ha ancora fornito elementi istruttori circa le soluzioni alternative eventualmente individuate per gli uffici dei deputati e per il ristorante self service;
    inoltre, in relazione alla ristorazione, la Camera ha interrotto la procedura per l'appalto dei servizi presso Palazzo Marini e Palazzo del Seminario, in quanto nessuna delle tre offerte pervenute è stata giudicata ammissibile;
    le ragioni della inammissibilità delle offerte pervenute in relazione al servizio ristorazione, benché richieste, non sono allo stato conoscibili neanche ai deputati membri dell'Ufficio di Presidenza;
    con riferimento ai dipendenti impegnati presso la mensa, l'articolo 254 del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro sul turismo e pubblici esercizi dispone che «in caso di subentro di una diversa impresa di ristorazione collettiva in un appalto già in funzione, l'impresa subentrante dovrà riassumere tutto il personale in forza con la vecchia gestione»;
    comunque, nella prospettiva della riorganizzazione dei predetti spazi, è auspicabile tenere conto della professionalità specificatamente acquisita dai dipendenti delle ditta Milano 90 che sino ad oggi hanno espletato i suddetti servizi;
    appare necessario individuare sia gli spazi ad uso dei deputati per l'espletamento delle attività parlamentari, sia quelli occorrenti per la mensa self service dei dipendenti,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   individuare, in tempi brevi i predetti spazi, illustrando preventivamente il relativo progetto di riallocazione in Ufficio di presidenza;
   considerare la possibilità, qualora si rendessero disponibili spazi esterni, di collocarvi la mensa self-service sita in Palazzo Marini, presupposto per procedere a bandire una gara d'appalto, per la quale opererebbe senz'altro la clausola sociale prevista dal ccnl del settore ristorazione.
9/Doc. VIII, n. 4/42. (Testo modificato nel corso della seduta) Baldassarre, Bechis, Rizzetto, Ciprini, Rostellato, Chimienti, Cominardi, Tripiedi, Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    ai sensi della legge 16 gennaio del 2003, n. 3, e in base al successivo regolamento, adottato con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 dicembre 2003, sono state stabilite le caratteristiche tecniche delle aree destinate ai fumatori, nonché individuati, nell'Allegato I al suddetto regolamento, i requisiti tecnici dei locali per fumatori, degli impianti di ventilazione e di ricambio dell'aria e della cartellonistica;
    i locali riservati ai fumatori, come disciplinato dall'articolo 51, comma, 2, della legge n. 3 del 2003 e dall'Allegato I al citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, «devono essere contrassegnati come tali e realizzati in modo da risultare adeguatamente separati da altri ambienti limitrofi, dove è vietato fumare». Tali locali devono altresì «rispettare i seguenti requisiti strutturali:
   a) essere delimitati da pareti a tutta altezza su quattro lati;
   b) essere dotati di ingresso con porta a chiusura automatica, abitualmente in posizione di chiusura;
   c) essere forniti di adeguata segnaletica (...);
   d) non rappresentare un locale obbligato di passaggio per i non fumatori;
    nonostante le previsioni di legge, è stata a più riprese denunciata presso l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori, in maniera trasversale, da deputati appartenenti a diversi gruppi politici, la questione inerente la mancata osservanza della normativa vigente antifumo all'interno dei locali della Camera dei deputati e del Palazzo dei Gruppi parlamentari;
    in particolare, come già segnalato all'Ufficio di Presidenza da numerosi colleghi, il corridoio semicircolare retrostante l'Aula di Montecitorio, nonostante sia evidentemente inidoneo ad ospitare aree fumatori, ai sensi dell'articolo 51 della legge n. 3 del 2003, dal momento che non rispetta i requisiti sopra indicati, viene tuttora indebitamente segnalato, e di conseguenza utilizzato, come area riservata ai fumatori dai parlamentari, con grave rischio per la salute dei dipendenti cui è stata assegnata la postazione di lavoro nel suddetto corridoio e che si trovano, loro malgrado, esposti agli effetti del fumo passivo;
    tale corridoio rappresenta inoltre un'area di passaggio obbligato per tutti quei soggetti, dipendenti e parlamentari (alcune delle quali anche in stato interessante), che devono recarsi ai servizi igienici o usufruire delle postazioni informatiche, con la conseguenza di trovarsi, loro malgrado, esposti ai rischi legati all'inalazione del fumo passivo;
    anche l'area attrezzata per fumatori nella zona del Transatlantico, non risulta adeguatamente separata dagli ambienti limitrofi, dal momento che le porte d'ingresso non sono dotate di chiusura automatica, come previsto dalla normativa vigente ma sono porte a battente con ampia fessura nel mezzo, con la conseguente diffusione costante del fumo all'esterno della suddetta area;
    parimenti, le aree fumatori situate nei locali individuati all'interno del Palazzo dei Gruppi, essendo posizionate sulle scale del Palazzo, risultano del tutto prive dei necessari requisiti tecnici e strutturali individuati dalla normativa sopracitata, quali la delimitazione da pareti a tutta altezza sui quattro lati e la dotazione di un ingresso con porta a chiusura automatica; tali spazi, essendo localizzati sulle scale dell'edificio, rappresentano inoltre punti di passaggio per i non fumatori, esponendo pertanto questi ultimi ai continui rischi legati all'inalazione del fumo passivo;
    con riguardo agli impianti di ventilazione e ricambio dell'aria installati all'interno del Palazzo dei Gruppi, risultano inoltre del tutto assenti, come certificato dalla relazione predisposta dal responsabile dei servizio prevenzione e protezione (RSPP) incaricato dal M5S, i necessari impianti di ventilazione forzata, tali da garantire una portata d'aria di ricambio supplementare esterna o immessa per trasferimento da altri ambienti limitrofi dove è vietato fumare;
    il fumo, come ormai noto, rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo di alcune patologie gravissime, purtroppo spesso anche mortali come ad esempio quelle neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie; per questo motivo disincentivare l'abitudine al fumo deve diventare una priorità, che deve essere associata alla necessità di affrontare la questione del fumo passivo, la cui nocività deve ritenersi ormai pacificamente dimostrata sulla base dei numerosi studi scientifici sull'argomento;
    la tutela della salute dei non fumatori negli ambienti di lavoro è stata riconosciuta anche dalla recente giurisprudenza; a titolo di esempio si veda la storica sentenza del 10 maggio 2005 con cui il Tribunale del Lavoro di Roma ha condannato il Ministero della pubblica istruzione al risarcimento di quasi 400 mila euro nei confronti degli eredi di una propria dipendente non fumatrice, ammalatasi di tumore ai polmoni a causa del fumo passivo respirato sul luogo di lavoro. L'obbligo di adottare misure idonee a tutelare la salute dei propri dipendenti, ancora prima dell'entrata in vigore della legge anti-fumo, è sancita dall'articolo 32 della Costituzione che tutela la salute come un diritto fondamentale;
    il Parlamento ed i singoli parlamentari dovrebbero per primi dimostrarsi sensibili alle tematiche del rispetto del divieto di fumo, attenendosi scrupolosamente alla normativa vigente, nonché al rispetto delle caratteristiche tecniche che le aree per fumatori presenti all'interno della Camera devono avere,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   adottare, nell'ambito delle proprie competenze, con una immediata serie di interventi, anche strutturali, le opportune iniziative finalizzate all'adeguamento ai requisiti tecnici previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 dicembre 2003 delle aree fumatori localizzate presso il palazzo di Montecitorio e quello dei Gruppi parlamentari, in particolare nei confronti di quelle aree che non risultano segregate con pareti divisorie a tutta altezza;
   a fronte delle numerose segnalazioni fatte pervenire dai colleghi alla Presidenza e ai Questori, a procedere con una campagna di sensibilizzazione dei parlamentari volta ad informare correttamente sui rischi del fumo passivo e al rispetto del generale divieto di fumo presso le sedi della Camera e del Palazzo dei Gruppi, nonché all'osservanza scrupolosa delle indicazioni per l'utilizzo delle aree attrezzate per i fumatori, anche in considerazione della presenza di lavoratori e donne in gravidanza, in particolare all'interno del corridoio semicircolare retrostante l'Aula di Montecitorio.
9/Doc. VIII, n. 4/43Spessotto, Colonnese.


   La Camera

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   studiare soluzioni tecniche che consentano di segregare le aree fumatori con pareti, tenendo conto dei vincoli architettonici esistenti e degli oneri finanziari per la realizzazione di tali opere;
   a fronte delle numerose segnalazioni fatte pervenire dai colleghi alla Presidenza e ai Questori, a procedere con una campagna di sensibilizzazione dei parlamentari volta ad informare correttamente sui rischi del fumo passivo e al rispetto del generale divieto di fumo presso le sedi della Camera e del Palazzo dei Gruppi, nonché all'osservanza scrupolosa delle indicazioni per l'utilizzo delle aree attrezzate per i fumatori, anche in considerazione della presenza di lavoratori e donne in gravidanza, in particolare all'interno del corridoio semicircolare retrostante l'Aula di Montecitorio.
9/Doc. VIII, n. 4/43. (Testo modificato nel corso della seduta)  Spessotto, Colonnese.


   La Camera,
   premesso che:
    tra le spese utilizzabili al fine del giustificativo del 50 per cento del rimborso inerente le spese per l'esercizio del mandato ci sono anche le somme versate al soggetto politico quale rimborso delle spese relative alla fornitura di servizi o prestazioni, escluse le erogazioni liberali deducibili o detraibili ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 – testo unico delle imposte;
    la Camera dei deputati chiede al singolo deputato di dichiarare sotto la propria responsabilità che tali somme, versate e portate come giustificativo, non sono erogazioni liberali che godono delle suddette detrazioni fiscali;
    la Camera non ha né gli strumenti né la volontà per accertare l'infedeltà del deputato, pertanto sarebbe opportuno eliminare l'utilizzo delle somme versate al partito come giustificativo per accedere al rimborso inerente il rapporto eletto elettori, anche perché i servizi e le prestazioni rese dal soggetto politico all'eletto godono già degli ingenti finanziamenti pubblici;
    la stragrande maggioranza dei deputati, specialmente coloro che non hanno collaboratori, utilizzano tali erogazioni liberali, imposte dai loro rispettivi partiti, sia come giustificativo del 50 per cento del rimborso inerente il rapporto eletto elettori che per le detrazioni fiscali previste dalla legge;
    il rimborso inerente il rapporto eletto elettori deve tornare pertanto alla sua funzione originaria: rimborsare le spese di segreteria e di rappresentanza del parlamentare e non palesarsi come un occulto e pertanto illecito finanziamento ai partiti politici,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di eliminare dalle voci di spesa, ai fini del rimborso inerente le spese per l'esercizio del mandato, le somme versate al soggetto politico quale rimborso delle spese relative alla fornitura di servizi o prestazioni.
9/Doc. VIII, n. 4/44Paolo Nicolò Romano.


   La Camera,
   premesso che:
    in attuazione dell'articolo 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196 recante «Norme in materia di promozione dell'occupazione», al fine di realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro nell'ambito dei processi formativi e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro, gli istituti di formazione possono promuovere tirocini formativi e di aggiornamento a favore dei giovani;
    attualmente l'Amministrazione della Camera dei deputati offre agli studenti universitari e post-universitari, che desiderano completare il proprio percorso di istruzione presso tale istituzione, periodi di stages a carattere formativo, completamente gratuiti, stipulati sulla base di singole e apposite convenzioni, che garantiscono la copertura assicurativa per l'intera durata del tirocinio ma che non assicurano la corresponsione di una giusta indennità ai tirocinanti che prestano la loro attività all'interno degli uffici della Camera;
    la legge n. 92 del 2012 ha apportato alcune modifiche sostanziali all'istituto dei tirocini formativi, attraverso l'introduzione di linee guida nazionali finalizzate a stabilire degli standard minimi uniformi in tutta Italia e ad evitare un uso distorto e illegittimo dei tirocini;
    tali linee-guida, pubblicate nel gennaio 2013 con il fine di facilitare gli adempimenti per i soggetti promotori, si muovono nel contesto del documento di lavoro «Un quadro per la qualità dei tirocini», adottato dalla Commissione europea il 18 aprile del 2012, che ha individuato nel tirocinio lo strumento fondamentale per l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, nonché nel contesto dell'Accordo Stato Regioni che ha dato luogo alle «Linee guida per la formazione nel 2010» e che dettano principi e criteri minimi, anche nel caso in cui il soggetto ospitante sia una pubblica amministrazione;
    gli standard minimi previsti dalle linee-guida prevedono il riconoscimento di una indennità minima per le attività svolte dal tirocinante e si applicano anche a tutti quegli interventi e iniziative che, a diverso titolo denominati, abbiano le medesime finalità e caratteristiche di un tirocinio formativo;
    il programma degli stages formativi intende avvicinare mondo accademico e mondo del lavoro offrendo ai tirocinanti coinvolti la possibilità di acquisire una conoscenza diretta e concreta del mondo del lavoro, anche nei confronti dell'attività svolta nell'ambito dell'Amministrazione della Camera dei deputati, al fine di agevolare le future scelte professionali,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di attivare, presso i Servizi e gli Uffici dell'Amministrazione della Camera dei deputati, previa pubblicazione di un apposito bando di selezione, un programma di attività di tirocinio formativo e di orientamento, destinati a neo-laureati particolarmente meritevoli e potenzialmente interessati ad intraprendere una carriera nell'ambito di tale contesto organizzativo, al fine di trasmettere conoscenze dirette dell'attività svolta dalla Camera, nel rispetto delle linee guida nazionali e fatto salvo il riconoscimento di una congrua indennità.
9/Doc. VIII, n. 4/45Spessotto.


   La Camera,
   premesso che:
    la raccolta differenziata, divenuta un obbligo di legge nell'ordinamento italiano con il decreto legislativo n. 22 del 1997, è un sistema di raccolta dei rifiuti che prevede, per ogni tipologia di rifiuto, una prima selezione da parte dei cittadini e che consente di raggruppare quelli urbani in base alla loro tipologia materiale, compresa la frazione organica umida, e di destinarli al riciclaggio, e quindi al riutilizzo di materia prima;
    lo scopo finale della raccolta differenziata è quello di ridurre quanto più possibile, la quantità di residuo non riciclabile da portare in discarica o da trattare con inceneritori o termovalorizzatori e, contemporaneamente, recuperare, mediante il riciclaggio dei rifiuti, tutte le materie prime riutilizzabili, che divengono così fonte di ricchezza e non più di inquinamento;
    come riportato sul sito del Ministero dell'ambiente, differenziare gli scarti rappresenta un passo fondamentale per consentire l'attuazione di un corretto ciclo dei rifiuti, poiché consente di ridurre in maniera decisiva le quantità da avviare in discarica, consente di recuperare valore con la cessione delle materie prime «differenziate» e, di conseguenza, permette il riciclo e recupero dei materiali con un minore impiego di risorse naturali;
    da tempo la Camera dei deputati, attraverso il conferimento del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti a ditte esterne, promuove questo tipo di raccolta all'interno dei suoi palazzi;
    il miglioramento della qualità della raccolta differenziata può fare la differenza sia in termini ambientali che economici e la mancata raccolta differenziata genera danni all'ambiente e all'economia, scaricandone i costi sulla comunità,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori, a valutare l'opportunità di:

   avviare una campagna informativa interna, anche attraverso l'emanazione di apposite circolari, rivolta ai deputati e ai dipendenti, atta a sensibilizzare i parlamentari e tutto il personale della Camera sui temi della gestione e raccolta differenziata dei rifiuti all'interno di Montecitorio, al fine di rafforzarne la consapevolezza ambientale, anche nell'ottica di una riduzione dei costi dovuti ad errate modalità operative nella differenziazione dei rifiuti;
   adottare un Piano di azione che preveda il collocamento, lì dove non sia stato ancora previsto, o la sostituzione, all'interno dei locali della Camera dei deputati e del Palazzo dei Gruppi parlamentari, di appositi contenitori per la raccolta differenziata, facilmente distinguibili per tonalità di colore differenti, destinati alla raccolta differenziata dei rifiuti, compresi quelli biodegradabili e compostabili, al fine promuoverne la raccolta, attraverso modalità più intuitive;
   sostituire i bicchieri in plastica non riutilizzabili e in uso presso i distributori d'acqua nei locali della Camera, con bicchieri biodegradabili e compostabili.
9/Doc. VIII, n. 4/46Spessotto.


   La Camera,
   premesso che:
    la società Alitalia ha da tempo avviato un programma promozionale denominato «Mille Miglia» e consistente nell'offrire dei viaggi-premio ai propri clienti, al raggiungimento di determinati volumi di traffico;
    a norma dell'articolo 2 del Regolamento del Programma Mille Miglia, per l'edizione 2013-2015, «possono partecipare al Programma tutte le persone fisiche il cui trasporto per via aerea avvenga a titolo oneroso»;
    la Camera dei deputati ha da tempo sottoscritto con Alitalia un accordo commerciale, recentemente sottoposto a rinnovo, per cui i parlamentari, nonostante abbiano il diritto di viaggiare gratuitamente sui voli aerei nazionali, possono comunque accumulare punti «Mille Miglia» Alitalia da poter sfruttare successivamente, anche a favore dei propri familiari, attraverso viaggi gratuiti;
    i voli premio accumulati dai singoli deputati potrebbero rappresentare un notevole risparmio per il bilancio della Camera se, invece di essere intestati ai parlamentari, venissero attribuiti direttamente alla Camera dei deputati;
    tenuto conto delle esigenze di bilancio della Camera in termini di riduzione di spesa e contenimento dei propri costi,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di riformulare i termini dell'accordo commerciale sottoscritto con Alitalia, nella parte in cui si prevede la possibilità per i deputati di accumulare personalmente i punti «Mille Miglia», prevedendo che i suddetti punti vengano al contrario attribuiti alla stesso organo Camera dei Deputati, che potrà utilizzarli per l'acquisto di nuovi biglietti, al fine di risparmiare sui viaggi richiesti dall'attività parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 4/47Spessotto.


   La Camera,
   premesso che:
    la società Alitalia ha da tempo avviato un programma promozionale denominato «Mille Miglia» e consistente nell'offrire dei viaggi-premio ai propri clienti, al raggiungimento di determinati volumi di traffico;
    a norma dell'articolo 2 del Regolamento del Programma Mille Miglia, per l'edizione 2013-2015, «possono partecipare al Programma tutte le persone fisiche il cui trasporto per via aerea avvenga a titolo oneroso»;
    la Camera dei deputati ha da tempo sottoscritto con Alitalia un accordo commerciale, recentemente sottoposto a rinnovo, per cui i parlamentari, nonostante abbiano il diritto di viaggiare gratuitamente sui voli aerei nazionali, possono comunque accumulare punti «Mille Miglia» Alitalia da poter sfruttare successivamente, anche a favore dei propri familiari, attraverso viaggi gratuiti;
    i voli premio accumulati dai singoli deputati potrebbero rappresentare un notevole risparmio per il bilancio della Camera se, invece di essere intestati ai parlamentari, venissero attribuiti direttamente alla Camera dei deputati;
    tenuto conto delle esigenze di bilancio della Camera in termini di riduzione di spesa e contenimento dei propri costi,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di avviare una trattativa per riformulare i termini dell'accordo commerciale sottoscritto con Alitalia, nella parte in cui si prevede la possibilità per i deputati di accumulare personalmente i punti «Mille Miglia», prevedendo che i suddetti punti vengano al contrario attribuiti alla stesso organo Camera dei Deputati, che potrà utilizzarli per l'acquisto di nuovi biglietti, al fine di risparmiare sui viaggi richiesti dall'attività parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 4/47. (Testo modificato nel corso della seduta) Spessotto.


   La Camera,
   premesso che:
    il consolidamento del processo di integrazione europea tende a spostare sempre a Bruxelles le decisioni politiche e legislative. L'attività legislativa dell'Unione europea tende a coprire materie ed ambiti in precedenza rimessi alla competenza degli Stati membri;
    il peso crescente delle norme adottate a livello europeo e il loro impatto, sempre più incisivo, negli ordinamenti nazionali rischia di pregiudicare la democraticità dei processi decisionali se non sarà assicurata la possibilità di un adeguato monitoraggio e di una approfondita valutazione, sotto il profilo della sostenibilità e della rispondenza agli interessi di ciascun Paese, da parte dei Parlamenti nazionali;
    il Trattato di Lisbona ha valorizzato il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nel processo decisionale dell'UE affermando espressamente l'esigenza di un raccordo più sistematico tra i competenti organi dei Parlamenti nazionali e le Istituzioni europee;
    si sono sviluppati rapporti sempre più intensi tra i Parlamenti nazionali dei Paesi membri, il Parlamento europeo e le altre istituzioni dell'Unione europea, con particolare riguardo alla Commissione europea. Attraverso il cosiddetto dialogo politico, la Commissione interloquisce in misura crescente direttamente con i Parlamenti nazionali;
    la legislazione nazionale (in particolare, la legge n. 234 del 2012), ha posto le premesse per una forte responsabilizzazione del Governo nei confronti del Parlamento, attraverso la previsione di precisi obblighi informativi e l'obbligo di collaborazione tra strutture governative, con particolare riguardo alla rappresentanza permanente a Bruxelles, e strutture parlamentari;
    i Parlamenti dei Paesi più importanti, a partire dal Bundestag tedesco, hanno fortemente potenziato le strutture dedicate all'attività dell'Unione europea, ivi comprese quelle presenti a Bruxelles, che per le consistenti risorse umane a disposizione sono in condizione di intervenire tempestivamente ed efficacemente nei processi decisionali europei,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di presidenza e il Collegio dei Questori

ad adottare iniziative volte al rafforzamento della struttura operante alla Camera a Bruxelles, sulla scorta dell'esperienza di molte altre Camere e al fine di un più sistematico e proficuo raccordo amministrativo con i principali attori del processo decisionale europeo e di una migliore capacità di trasmissione delle istanze e delle posizioni della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 4/48Cariello.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari, in fase di conversione, all'articolo 1 (Disposizioni per il ricambio generazionale nelle pubbliche amministrazioni), comma 1, introduce una regola generale, riguardante tutte le categorie del pubblico impiego, del collocamento a riposo al raggiungimento dei limiti di età, abrogando le disposizioni che consentono il trattenimento in servizio per un biennio e per i magistrati fino al compimento del settantacinquesimo anno di età;
    tale disposizione è finalizzata a favorire il ricambio generazionale in un momento di crisi del sistema economico nel suo complesso e di blocco delle assunzioni,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di non assumere decisioni in contraddizione con i principi di ricambio generazionale e metodologici ivi descritti.
9/Doc. VIII, n. 4/49Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    l'aspetto fondamentale delle istituzioni democratiche di un Paese è costituito dall'autorevolezza e dalla credibilità. Il senso di distacco che molti cittadini hanno manifestato nelle ultime consultazioni europee è eclatante: il 43 per cento degli aventi diritto non ha votato. Nei ballottaggi dell'8 giugno 2014, l'affluenza al voto è stata – addirittura – inferiore di 20 punti percentuali rispetto al voto europeo;
    la via per restituire dignità alle cariche istituzionali e a chi le ricopre non è evidentemente solo l'azione della magistratura e la denuncia giornalistica, che pure sono fattori essenziali in una democrazia. La strada maestra è quella di stabilire un rigido codice di condotta all'interno delle nostre istituzioni per far capire a tutti, dentro e fuori di esse, che non ci sono porti franchi e che la legge è uguale per tutti. Solo così si recupera credibilità;
    il fatto che il pubblico erario – attraverso il bilancio della Camera – continui a erogare vitalizi e trattamenti previdenziali a deputati cessati dalla carica, condannati in via definitiva, costituisce un chiaro motivo di frustrazione e scontento dei cittadini che lavorano onestamente e pagano i tributi;
    peraltro, spesso, le condanne divengono definitive dopo che il mandato è cessato ma le inchieste nascono durante il mandato e per fatti spesso collegati all'attività di strumentalizzazione e distorsione delle funzioni parlamentari e delle occasioni che essa offre;
    pertanto la condanna deriva da evidenti violazioni dell'articolo 54, secondo comma, della Costituzione, che prescrive a chi rivesta pubbliche cariche di esercitarne le funzioni inerenti con dignità e onore,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   introdurre la regola per cui ai parlamentari cessati dalla carica e condannati in via definitiva per reati – relativi a fatti commessi dopo l'introduzione della regola stessa e che pertanto non sarebbero ricandidabili ai sensi del decreto legislativo n. 235 del 2012 – sia revocato il diritto alla percezione del vitalizio e del trattamento previdenziale della Camera;
   introdurre, altresì, la disciplina per cui al termine della pena, qualora il deputato abbia superato il sessantacinquesimo anno di età e versato almeno cinque anni di contributi effettivi, si riprenderà l'erogazione del vitalizio stesso;
   prevedere, infine, che, nel caso il deputato sia soggetto ad un regime di custodia cautelare, il predetto vitalizio sia sospeso.
9/Doc. VIII, n. 4/50Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la dismissione degli immobili «Marini» comporterà necessariamente la riattribuzione degli spazi ad uso dei deputati, per consentirne il regolare espletamento delle attività parlamentari,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori:

ad illustrare preventivamente nelle rispettive sedi il relativo progetto di riallocazione degli spazi e delle funzioni.
9/Doc. VIII, n. 4/51Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'opinione pubblica vi è una legittima e crescente insofferenza nei confronti dei privilegi di cui beneficiano i deputati italiani;
    il MoVimento 5 Stelle, dal momento in cui i suoi eletti hanno fatto il loro ingresso nelle Aule parlamentari, ha dato inizio ad un'opera di superamento di tali insostenibili situazioni di privilegio; la Camera dei deputati ha stipulato con la società «Generali» una convenzione assicurativa della durata di tre anni (1o aprile 2014-31 marzo 2017);
    tale polizza assicura i deputati in caso di morte, invalidità permanente da infortunio, invalidità permanente da malattia;
    considerato che gli oneri di tale assicurazione vengono ripartiti in quote annue a carico del Fondo di solidarietà dei deputati e della Camera dei deputati,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di recedere dal contratto assicurativo citato in premessa in favore di modalità assicurative adottate per i lavoratori del pubblico impiego attraverso l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL).
9/Doc. VIII, n. 4/52Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    nel panorama istituzionale italiano non esistono cariche pubbliche a tempo indeterminato;
    la Costituzione prevede che il mandato del Presidente della Repubblica sia di sette anni e quello del giudice costituzionale sia di nove anni;
    di fatto non risulta ai deputati firmatari che esista un mandato non previsto dalla Costituzione che sia più lungo dei sette anni previsti per il Capo dello Stato;
    il governatore della Banca d'Italia rimane in carica per sette anni;
    per i presidenti delle Autorità di vigilanza e garanzia sono previsti esclusivamente mandati a termine;
    i sindaci delle città con più di 15 mila abitanti non possono essere eletti per più di due mandati;
    anche in magistratura gli incarichi direttivi sono a termine;
    la durata delimitata delle posizioni pubbliche apicali è motivata dall'esperienza storica per cui situazioni di potere troppo prolungato non sono salutari per la democrazia;
    il ricambio ai vertici delle istituzioni dello Stato è anche precondizione per la selezione di nuove classi dirigenti;
    la carica di Segretario Generale della Camera dei Deputati risulta attualmente l'unica posizione pubblica apicale di un certo rilievo sostanzialmente vitalizia ovvero che può essere interrotta solo per dimissioni spontanee o collocamento in quiescenza ovvero da una revoca approvata dall'Ufficio di Presidenza a maggioranza dei due terzi (diversa e più alta della maggioranza semplice prevista per la sua nomina),

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di reintrodurre nell'articolo 7 del Regolamento dei Servizi e del Personale il limite settennale del mandato del Segretario generale, abrogato con delibera dell'Ufficio di Presidenza del 10 dicembre 2002.
9/Doc. VIII, n. 4/53Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   valutato il progetto di bilancio interno per il 2014;
   premesso che:
    l'utilizzo di materiale plastico ha, come noto, un impatto che può rivelarsi devastante per l'ambiente circostante a causa dell'inquinamento legato alla sua dispersione e accumulo;
    politiche di riduzione e riciclo dei materiali plastici dovrebbero essere promosse in primis all'interno delle istituzioni rappresentative del Paese, al fine di rilanciare il rispetto ambientale e rafforzare il senso di fiducia dei cittadini;
    le aziende che gestiscono in appalto le mense della Camera dei deputati si servono attualmente di materiale plastico per la fornitura di bicchieri, coppette per la frutta ed altre stoviglie, con conseguenze dannose dal punto di vista dell'impatto ambientale,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   inserire, quale criterio di ordine generale per la partecipazione alle future gare d'appalto per l'assegnazione dei servizi di ristorazione della Camera dei deputati, la capacità da parte della ditta aggiudicatrice di fornire per il servizio di ristorazione delle mense della Camera, stoviglie lavabili e riutilizzabili, o in casi di emergenza, di materiale biodegradabile compostabile;
   modificare, ove possibile e senza grave pregiudizio economico per il bilancio interno, i contratti di servizio di ristorazione ad oggi esistenti, inserendo quale condizione aggiuntiva per la fornitura dei servizi di mensa della Camera dei Deputati, la fornitura di stoviglie lavabili e riutilizzabili, o in casi di emergenza, di materiale biodegradabile compostabile.
9/Doc. VIII, n. 4/54Spessotto.


   La Camera,
   valutato il progetto di bilancio interno per il 2014;
   premesso che:
    l'utilizzo di materiale plastico ha, come noto, un impatto che può rivelarsi devastante per l'ambiente circostante a causa dell'inquinamento legato alla sua dispersione e accumulo;
    politiche di riduzione e riciclo dei materiali plastici dovrebbero essere promosse in primis all'interno delle istituzioni rappresentative del Paese, al fine di rilanciare il rispetto ambientale e rafforzare il senso di fiducia dei cittadini;
    le aziende che gestiscono in appalto le mense della Camera dei deputati si servono attualmente di materiale plastico per la fornitura di bicchieri, coppette per la frutta ed altre stoviglie, con conseguenze dannose dal punto di vista dell'impatto ambientale,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   inserire, quale criterio di ordine generale per la partecipazione alle future gare d'appalto per l'assegnazione dei servizi di ristorazione della Camera dei deputati, la capacità da parte della ditta aggiudicatrice di fornire per il servizio di ristorazione delle mense della Camera, stoviglie lavabili e riutilizzabili, o in casi di emergenza, di materiale biodegradabile compostabile;
   modificare, ove possibile senza oneri aggiuntivi, i contratti di servizio di ristorazione ad oggi esistenti, inserendo quale condizione aggiuntiva per la fornitura dei servizi di mensa della Camera dei Deputati, la fornitura di stoviglie lavabili e riutilizzabili, o in casi di emergenza, di materiale biodegradabile compostabile.
9/Doc. VIII, n. 4/54. (Testo modificato nel corso della seduta) Spessotto.


   La Camera,
   premesso che:
    con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dell'11 aprile 2008, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dello sviluppo economico, è stato approvato il «Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione», successivamente aggiornato con le modifiche apportate dalla Revisione del 2013;
    il citato Piano prevede la definizione – attraverso appositi decreti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – dei cosiddetti «Criteri Ambientali Minimi» da inserire nelle procedure di acquisto relative alle categorie merceologiche elencate nell'articolo 1, comma 1127, della legge 296 del 2006;
    tali criteri, relativamente all'affidamento dei servizi energetici per gli edifici, ivi compresi i servizi di illuminazione e riscaldamento-raffreddamento, sono stati adottati con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 7 marzo 2012, che dispone le condizioni da rispettare nella gestione dei predetti servizi;
    il decreto prevede tra le altre cose, che vengano realizzati un sistema automatizzato di gestione e monitoraggio degli impianti (accensione/spegnimento, regolazione);
    dalla lettura del Bilancio di previsione 2014 della Camera, tra gli aspetti che più colpiscono l'attenzione, ci sono i costi sopportati dall'amministrazione legati agli specifici consumi elettrici da parte degli impianti per la fornitura di energia,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di predisporre un piano di intervento per l'attuazione di misure volte al risparmio e all'efficienza energetica all'interno dei palazzi della Camera dei deputati, anche attraverso l'emanazione di circolari e campagne di sensibilizzazione rivolte ai parlamentari e ai dipendenti della Camera. In particolare:
   a) con riferimento agli impianti di raffreddamento interni alla Camera, al fine di scongiurare un aumento eccessivo dei consumi energetici, evitare di regolare la temperatura a livelli troppo bassi rispetto alla temperatura esterna, prevedendo una temperatura ricompresa tra i 25 e i 27 gradi;
   b) prevedere l'installazione di fotocellule, al posto delle normali lampadine, all'interno dei servizi igienici della Camera e in tutti i locali e corridoi a bassa frequentazione, al fine di garantire il massimo risparmio energetico, nell'ottica di una riduzione dei consumi interni;
   c) abbassare l'intensità dell'impianto di illuminazione dei corridoi della Camera dei Deputati e regolare la luminosità di ciascuno dei Palazzi della Camera sostituendo gradualmente le lampade esistenti con luci a led o soluzioni a risparmio energetico.
9/Doc. VIII, n. 4/55Spessotto.


   La Camera,
   premesso che:
    l'indennità parlamentare è prevista dall'articolo 69 della Costituzione, a garanzia del libero svolgimento del mandato elettivo. La legge 31 ottobre 1965, n. 1261, ne fissa l'importo in misura non superiore al trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di Cassazione ed equiparate;
    per le spese telefoniche, la Camera prevedeva una somma annua forfettaria di 3.098,74 euro;
    a decorrere dal 1o aprile 2014, l'Ufficio di Presidenza ha soppresso il rimborso forfettario delle spese telefoniche di 3.098,74 euro annui riconosciuto a ciascun deputato e ha previsto, nell'ambito di un plafond massimo annuo di 1.200 euro, il rimborso delle spese documentate di telefonia, incluso il traffico dati, purché le relative utenze siano intestate al deputato medesimo e le spese stesse siano sostenute nell'esercizio del mandato parlamentare;
    in un'ottica di razionalizzazione e trasparenza delle spese, il plafond di 1.200 euro si potrebbe notevolmente ridurre con una gestione diretta della Camera dell'importo destinato alle spese telefoniche,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   eliminare il plafond di 1.200 euro e prevedere che la gestione della spesa telefonica non sia più prerogativa del deputato, ma sia affidata direttamente alla Camera dei deputati in un'ottica di ulteriore razionalizzazione dei costi;
   stipulare contestualmente convenzioni ad hoc con una compagnia telefonica per un piano tariffario adeguato alle esigenze lavorative del parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 4/56Liuzzi.


   La Camera,
   premesso che:
    il SIOPE (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici), è un sistema di rilevazione telematica degli incassi e dei pagamenti effettuati dai tesorieri di tutte le amministrazioni pubbliche, che nasce dalla collaborazione tra la Ragioneria Generale dello Stato, la Banca d'Italia e l'ISTAT, in attuazione dall'articolo 28 della legge n. 289 del 2002, disciplinato dall'articolo 14, commi da 6 a 11, della legge n. 196 del 2009. Il SIOPE risponde all'esigenza di:
     1. migliorare, rispetto al precedente sistema di rilevazione dei flussi di cassa di cui all'articolo 30 della legge n. 468 del 1978, la conoscenza dell'andamento dei conti pubblici, sia sotto il profilo della quantità delle informazioni disponibili, sia sotto il profilo della tempestività;
     2. superare attraverso una codifica uniforme per tipologia di enti, le differenze tra i sistemi contabili attualmente adottati dai vari comparti delle amministrazioni pubbliche, senza incidere sulla struttura dei bilanci degli enti in questione;
    in particolare, a seguito dell'emanazione del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 23 dicembre 2009, concernente il superamento della rilevazione trimestrale dei flussi di cassa, la rilevazione SIOPE costituisce la principale fonte informativa per la predisposizione delle relazioni trimestrali sul conto consolidato di cassa delle amministrazioni pubbliche da presentare alle Camere ai sensi dell'articolo 14 , comma 4, delle legge n. 196 del 2009;
    il SIOPE rappresenta, pertanto, uno strumento fondamentale per il monitoraggio dei conti pubblici, attraverso la rilevazione in tempo reale del fabbisogno delle amministrazioni pubbliche e l'acquisizione delle informazioni necessarie ad una più puntuale predisposizione delle statistiche trimestrali di contabilità nazionale;
   considerato che:
    il patrimonio di informazioni raccolto attraverso il SIOPE risulta disponibile sia agli enti coinvolti nella rilevazione, al fine di agevolare l'impostazione delle politiche di bilancio e il monitoraggio della gestione da parte degli stessi enti, sia ai cittadini che, attraverso la banca dati SIOPE, possono conoscere l'importo e la natura economica degli incassi e dei pagamenti di tutte le amministrazioni pubbliche,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di partecipare alle rilevazioni di tale sistema «SIOPE» con la finalità di rendere trasparente e tempestiva la conoscenza dell'andamento dei conti di questo organo costituzionale o, in subordine, di valutare l'adozione di un sistema analogo che abbia le medesime finalità.
9/Doc. VIII, n. 4/57Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il SIOPE (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici), è un sistema di rilevazione telematica degli incassi e dei pagamenti effettuati dai tesorieri di tutte le amministrazioni pubbliche, che nasce dalla collaborazione tra la Ragioneria Generale dello Stato, la Banca d'Italia e l'ISTAT, in attuazione dall'articolo 28 della legge n. 289 del 2002, disciplinato dall'articolo 14, commi da 6 a 11, della legge n. 196 del 2009. Il SIOPE risponde all'esigenza di:
     1. migliorare, rispetto al precedente sistema di rilevazione dei flussi di cassa di cui all'articolo 30 della legge n. 468 del 1978, la conoscenza dell'andamento dei conti pubblici, sia sotto il profilo della quantità delle informazioni disponibili, sia sotto il profilo della tempestività;
     2. superare attraverso una codifica uniforme per tipologia di enti, le differenze tra i sistemi contabili attualmente adottati dai vari comparti delle amministrazioni pubbliche, senza incidere sulla struttura dei bilanci degli enti in questione;
    in particolare, a seguito dell'emanazione del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 23 dicembre 2009, concernente il superamento della rilevazione trimestrale dei flussi di cassa, la rilevazione SIOPE costituisce la principale fonte informativa per la predisposizione delle relazioni trimestrali sul conto consolidato di cassa delle amministrazioni pubbliche da presentare alle Camere ai sensi dell'articolo 14 , comma 4, delle legge n. 196 del 2009;
    il SIOPE rappresenta, pertanto, uno strumento fondamentale per il monitoraggio dei conti pubblici, attraverso la rilevazione in tempo reale del fabbisogno delle amministrazioni pubbliche e l'acquisizione delle informazioni necessarie aduna più puntuale predisposizione delle statistiche trimestrali di contabilità nazionale;
   considerato che:
    il patrimonio di informazioni raccolto attraverso il SIOPE risulta disponibile sia agli enti coinvolti nella rilevazione, al fine di agevolare l'impostazione delle politiche di bilancio e il monitoraggio della gestione da parte degli stessi enti, sia ai cittadini che, attraverso la banca dati SIOPE, possono conoscere l'importo e la natura economica degli incassi e dei pagamenti di tutte le amministrazioni pubbliche,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori, per le rispettive competenze, a valutare l'opportunità di rendere conoscibili incassi e pagamenti pubblicando sul sito Internet della Camera l'elenco dei pagamenti effettuati, nonché delle entrate accertate e riscosse.
9/Doc. VIII, n. 4/57.  (Testo modificato nel corso della seduta) Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    dall'inizio della XVII legislatura si è avviato alla Camera dei deputati un lungo percorso di trasparenza;
    tale meritorio, ma ancora del tutto insufficiente, percorso ha portato alla pubblicazione sul sito web della Camera dei deputati delle percorrenze economico-retributive del personale dipendente, nonché i curriculum vitae delle cariche apicali dell'Amministrazione (Segretario Generale, Vicesegretari Generali, Consiglieri Capi Servizio, Consigliere Capo dell'Avvocatura, Consiglieri Titolari di incarichi individuali);
    secondo quanto disposto dal primo comma dell'articolo 15 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, «le pubbliche amministrazioni pubblicano e aggiornano le seguenti informazioni relative ai titolari di incarichi amministrativi di vertice e di incarichi dirigenziali, a qualsiasi titolo conferiti, nonché di collaborazione o consulenza: a) gli estremi dell'atto di conferimento dell'incarico; b) il curriculum vitae; c) i dati relativi allo svolgimento di incarichi o la titolarità di cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dalla pubblica amministrazione o lo svolgimento di attività professionali; d) i compensi, comunque denominati, relativi al rapporto di lavoro, di consulenza o di collaborazione, con specifica evidenza delle eventuali componenti variabili o legate alla valutazione del risultato»;
    i successivi commi 2 e 3 del medesimo articolo prevedono che: «2. La pubblicazione degli estremi degli atti di conferimento di incarichi dirigenziali a soggetti estranei alla pubblica amministrazione, di collaborazione o di consulenza a soggetti esterni a qualsiasi titolo per i quali è previsto un compenso, completi di indicazione dei soggetti percettori, della ragione dell'incarico e dell'ammontare erogato, nonché la comunicazione alla presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica dei relativi dati ai sensi dell'articolo 53, comma 14, secondo periodo, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, sono condizioni per l'acquisizione dell'efficacia dell'atto e per la liquidazione dei relativi compensi. Le amministrazioni pubblicano e mantengono aggiornati sui rispettivi siti istituzionali gli elenchi dei propri consulenti indicando l'oggetto, la durata e il compenso dell'incarico. (...). 3. In caso di omessa pubblicazione di quanto previsto al comma 2, il pagamento del corrispettivo determina la responsabilità del dirigente che l'ha disposto, accertata all'esito del procedimento disciplinare, e comporta il pagamento di una sanzione pari alla somma corrisposta, fatto salvo il risarcimento del danno del destinatario ove ricorrano le condizioni di cui all'articolo 30 del decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104»;
    risulta ai deputati firmatari che in questo senso nulla sia stato fatto da parte dell'Amministrazione della Camera dei deputati;
    risulta altresì ai deputati firmatari che la sentenza n. 48/2013 della Corte dei conti per la Regione Molise abbia stabilito che il pubblico funzionario che liquida un compenso a un consulente esterno, pur a fronte della mancata ottemperanza da parte dell'amministrazione della pubblicazione, sul proprio sito web, del corrispondente provvedimento di conferimento, è tenuto a pagare, a titolo di responsabilità erariale, una sanzione pari al compenso pattuito,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di recepire all'interno dell'ordinamento della Camera dei deputati l'articolo 15 del decreto legislativo n. 33 del 2013 e, in particolare, a pubblicare sul sito web della Camera dei deputati l'elenco dei consulenti e destinatari di incarichi a vario titolo, anche gratuito, comunque denominati, e dei loro compensi al fine di poter contabilizzare gli oneri a carico dell'Amministrazione e di poter rendere trasparente l'accesso ai Palazzi.
9/Doc. VIII, n. 4/58Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    ai sensi dell'articolo 15, comma 3, del Regolamento della Camera, è attribuito ai Gruppi parlamentari, per ciascun anno di legislatura, un contributo finanziario, unico e onnicomprensivo. L'ammontare del contributo è determinato dall'Ufficio di Presidenza, su proposta del Collegio dei Questori, in occasione dell'approvazione del progetto di bilancio annuale di previsione della Camera, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, del Regolamento di amministrazione e contabilità, tenendo conto delle esigenze funzionali dei Gruppi medesimi. Il contributo è ripartito tra i Gruppi in proporzione alla rispettiva consistenza numerica;
   considerato che:
    il contributo unico e onnicomprensivo assicurato ai Gruppi parlamentari a carico del bilancio della Camera, di cui all'articolo 15, comma 3, secondo periodo, del Regolamento, è stato determinato per l'anno solare 2013 (dal 15 marzo al 31 dicembre) nella misura di 25,4 milioni di euro e per gli anni 2014, 2015 e 2016 sono previsti trasferimenti per circa 32 milioni di euro all'anno;
    ciascun Gruppo approva un rendiconto di esercizio annuale, strutturato secondo un modello comune approvato dall'Ufficio di Presidenza e dall'analisi di tali prospetti, relativi all'esercizio 2013, risulta che almeno 7 Gruppi su 10 dichiarano un avanzo di esercizio superiore al 30 per cento del contributo concesso dalla Camera dei deputati,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di ridurre il contributo ai Gruppi parlamentari nella misura del 20 per cento rispetto alle attuali previsioni.
9/Doc. VIII, n. 4/59Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    i beni dei Gruppi parlamentari e delle componenti politiche che restano una volta conclusa la fase di liquidazione, ai sensi delle disposizioni del regio decreto n. 318 del 1942, sono devoluti alla Camera dei deputati, salvo che l'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati deliberi di non accettare la devoluzione, nel qual caso i predetti beni sono devoluti ai sensi dell'articolo 31 del codice civile;
   considerato che:
    non si procede alla liquidazione se si verificano entrambe le seguenti condizioni:
    a) prima del termine della legislatura in corso, l'assemblea del Gruppo parlamentare o la componente politica deliberano di devolvere il proprio patrimonio al Gruppo parlamentare o alla componente politica della nuova legislatura cui aderiranno in misura maggioritaria i deputati eletti nelle liste per le elezioni politiche presentate da un determinato partito o movimento;
     b) il Gruppo parlamentare o la componente politica di cui alla lettera a) viene effettivamente costituito nella nuova legislatura e delibera, nella sua prima riunione, convocata ai sensi dell'articolo 15, comma 1, del Regolamento, di succedere al Gruppo o alla componente politica della precedente legislatura,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere, nel caso in cui non vengano a manifestarsi le condizioni cui alle lettere «a)» e «b)» citate in premessa, che i contributi percepiti dai Gruppi parlamentari che non siano stati interamente spesi per gli scopi istituzionali possano essere versati all'entrata del bilancio dello Stato in un apposito capitolo indicato dal gruppo prima della fine della legislatura corrente.
9/Doc. VIII, n. 4/60Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    i beni dei Gruppi parlamentari e delle componenti politiche che restano una volta conclusa la fase di liquidazione, ai sensi delle disposizioni del regio decreto n. 318 del 1942, sono devoluti alla Camera dei deputati, salvo che l'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati deliberi di non accettare la devoluzione, nel qual caso i predetti beni sono devoluti ai sensi dell'articolo 31 del codice civile;
   considerato che:
    non si procede alla liquidazione se si verificano entrambe le seguenti condizioni:
    a) prima del termine della legislatura in corso, l'assemblea del Gruppo parlamentare o la componente politica deliberano di devolvere il proprio patrimonio al Gruppo parlamentare o alla componente politica della nuova legislatura cui aderiranno in misura maggioritaria i deputati eletti nelle liste per le elezioni politiche presentate da un determinato partito o movimento;
     b) il Gruppo parlamentare o la componente politica di cui alla lettera a) viene effettivamente costituito nella nuova legislatura e delibera, nella sua prima riunione, convocata ai sensi dell'articolo 15, comma 1, del Regolamento, di succedere al Gruppo o alla componente politica della precedente legislatura,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di destinare all'entrata del bilancio dello Stato le quote del contributo unico e onnicomprensivo che, al termine della legislatura, i Gruppi parlamentari abbiano restituito alla Camera dei deputati in esito alla procedura di liquidazione prevista dalla normativa vigente.
9/Doc. VIII, n. 4/60.  (Testo modificato nel corso della seduta) Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il programma settoriale dell'autorimessa per l'anno 2013 è stato approvato dal collegio dei Questori della XVI Legislatura il 20 dicembre 2012. Il programma impegna un totale di 675.000 euro per l'anno 2013, nello specifico per il solo noleggio sono previsti 480.000 euro (330.000 euro noleggi e 150.000 euro noleggio automezzi con conducente) e per l'anno 2014 impegna un totale di circa 490.000 euro;
   considerato che:
    Roma servizi per la Mobilità, la nuova Agenzia del Comune di Roma, offre nuovo servizio di carsharing con il quale grazie ad un abbonamento annuale contenuto (una piccola azienda paga 254,18 euro) e attraverso una prenotazione, è possibile muoversi liberamente senza dover possedere un'auto, senza le spese e gli oneri di gestione, ma condividendo l'uso di un parco vetture distribuito sulla città. Inoltre, in quanto utenti di un servizio ecocompatibile (sono disponibili anche vetture elettriche), è possibile godere di ulteriori vantaggi concessi dall'Amministrazione Comunale, quali: gratuità per la sosta tariffata; gratuità nei parcheggi di scambio; ingresso in ZTL; autorizzazione al transito nelle zone interdette durante giornate a targhe alterne o giornate chiuse al traffico; utilizzo delle corsie preferenziali così come regolamentato per il servizio taxi;
    infine si pone in evidenza che attualmente sono entrate nel mercato del carsharing nuove compagnie quali «enjoy» e «car2go» che con modalità «free floating», consentono di lasciare l'auto dove si vuole senza l'obbligo di riportare il veicolo nel parcheggio di provenienza,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di stipulare un'apposita convenzione con il servizio di carsharing offerto dal Comune di Roma e/o da altre società private al fine di dismettere, ad eccezione dei veicoli destinati al Presidente della Camera dei deputati, l'attuale parco auto. L'eventuale convenzione dovrà prevedere la costituzione di un'area di parcheggio del carsharing nei pressi della Camera dei deputati senza per questo prevedere nessuna forma di primazia nei confronti dei normali cittadini.
9/Doc. VIII, n. 4/61Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il programma settoriale dell'autorimessa per l'anno 2013 è stato approvato dal collegio dei Questori della XVI Legislatura il 20 dicembre 2012. Il programma impegna un totale di 675.000 euro per l'anno 2013, nello specifico per il solo noleggio sono previsti 480.000 euro (330.000 euro noleggi e 150.000 euro noleggio automezzi con conducente) e per l'anno 2014 impegna un totale di circa 490.000 euro;
   considerato che:
    Roma servizi per la Mobilità, la nuova Agenzia del Comune di Roma, offre nuovo servizio di carsharing con il quale grazie ad un abbonamento annuale contenuto (una piccola azienda paga 254,18 euro) e attraverso una prenotazione, è possibile muoversi liberamente senza dover possedere un'auto, senza le spese e gli oneri di gestione, ma condividendo l'uso di un parco vetture distribuito sulla città. Inoltre, in quanto utenti di un servizio ecocompatibile (sono disponibili anche vetture elettriche), è possibile godere di ulteriori vantaggi concessi dall'Amministrazione Comunale, quali: gratuità per la sosta tariffata; gratuità nei parcheggi di scambio; ingresso in ZTL; autorizzazione al transito nelle zone interdette durante giornate a targhe alterne o giornate chiuse al traffico; utilizzo delle corsie preferenziali così come regolamentato per il servizio taxi;
    infine si pone in evidenza che attualmente sono entrate nel mercato del carsharing nuove compagnie quali «enjoy» e «car2go» che con modalità «free floating», consentono di lasciare l'auto dove si vuole senza l'obbligo di riportare il veicolo nel parcheggio di provenienza,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di stipulare un'apposita convenzione con il servizio di carsharing offerto dal Comune di Roma e/o da altre società private prevedendo la costituzione di un'area di parcheggio del carsharing nei pressi della Camera dei deputati senza per questo prevedere nessuna forma di primazia nei confronti dei normali cittadini.
9/Doc. VIII, n. 4/61.  (Testo modificato nel corso della seduta) Luigi Di Maio, Fraccaro, Mannino.


   La Camera,
    valutato il progetto di bilancio interno per il 2014;
   premesso che:
    la Fondazione «Carlo Finzi» è stata istituita per concedere annualmente borse di studio ai figli di dipendenti della Camera dei deputati;
    il capitolo 145 del Progetto di Bilancio per l'anno finanziario 2014, annovera tra i Trasferimenti a titolo di contributi per borse di studio, un contributo annuale alla Fondazione Carlo Finzi, per un importo complessivo pari a 280 mila euro;
    tale contributo corrisposto a favore della Fondazione «Carlo Finzi» rappresenta l'unico contributo per borse di studio concesso dalla Camera;
    da Regolamento, la gestione della Fondazione è affidata al Tesoriere della Camera dei deputati, sotto la vigilanza di una apposita Commissione nominata dal Presidente della Camera, alla quale è sottoposto il rendiconto annuale della gestione stessa,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di:
   a) apportare le necessarie modifiche regolamentari, in particolare con riferimento all'articolo 1 del suddetto Regolamento, al fine di aumentare la platea dei beneficiari delle borse di studio, estendendo la partecipazione all'assegnazione dei contributi intitolati alla memoria di «Carlo Finzi», non solo ai figli dei dipendenti della Camera, ma a tutti gli studenti meritevoli, in possesso dei requisiti di cui all'articolo 3 del citato Regolamento;
   b) apportare le necessarie modifiche regolamentari al fine di prevedere quale criterio ulteriore per la determinazione del punteggio volto all'assegnazione delle borse di studio «Carlo Finzi», la condizione economica e patrimoniale del nucleo familiare in base all'ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), costituendo titolo di preferenza l'appartenenza del concorrente a famiglie con ISEE più basso.
9/Doc. VIII, n. 4/62Spessotto.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 489 della legge n. 147 del 2013, prevede che ai soggetti già titolari di trattamenti pensionistici erogati da gestioni previdenziali pubbliche, le amministrazioni e gli enti pubblici compresi nell'elenco ISTAT di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e successive modificazioni, non possono erogare trattamenti economici onnicomprensivi che, sommati al trattamento pensionistico, eccedano il limite fissato ai sensi dell'articolo 23-ter, comma 1, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214. In tali trattamenti pensionistici sono compresi i vitalizi, anche conseguenti a funzioni pubbliche elettive. Sono fatti salvi i contratti e gli incarichi in corso fino alla loro naturale scadenza prevista negli stessi. La stessa norma prevede che gli organi costituzionali applichino tali principi nel rispetto dei propri ordinamenti,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di recepire i principi di cui al comma 489 della legge n. 147 del 2013 relativamente ai soggetti titolari di trattamenti di quiescenza che, a qualsiasi titolo, percepiscano emolumenti da parte della Camera.
9/Doc. VIII, n. 4/63Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il numero degli eventi che hanno luogo presso le sedi della Camera è molto elevato e non sempre appare evidente la necessità di prevedere lo svolgimento di tali eventi in una sede istituzionale;
    l'organizzazione di tali eventi comporta l'uso di risorse rilevanti sul piano organizzativo, gestionale, operativo e di personale che hanno un importante riflesso finanziario;
    gli oneri citati non sono rappresentati dal bilancio in maniera trasparente, in quanto affluiscono a stanziamenti di carattere generale il cui ammontare potrebbe essere rideterminato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   definire una nuova disciplina dell'uso delle sale dei palazzi sede della Camera dei deputati (Montecitorio; San Macuto, Palazzo di vicolo Valdina, Nuova Aula dei Gruppi parlamentari) che ne consenta l'utilizzo a soggetti di carattere istituzionale per lo svolgimento di iniziative connesse all'attività parlamentare, prevedendo, entro limiti definiti e sulla base di un criterio di parità nell'accesso, la possibilità di ospitare iniziative promosse da soggetti diversi solo a pagamento, a prescindere da chi effettui la prenotazione delle sale;
   contemplare tariffe agevolate per soggetti del terzo settore e del volontariato;
   prevedere quotidianamente la pubblicazione sul sito della Camera dei deputati di tutti gli eventi previsti nelle sedi della Camera, con l'indicazione dei soggetti promotori, dei richiedenti e della distinta tra spese dovute all'occupazione della sala, personale addetto e copertura stampa;
   pubblicare sul sito della Camera un elenco riepilogativo delle iniziative svolte in ciascuno dei palazzi dalla data di inizio della legislatura.
9/Doc. VIII, n. 4/64Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    il numero degli eventi che hanno luogo presso le sedi della Camera è molto elevato e non sempre appare evidente la necessità di prevedere lo svolgimento di tali eventi in una sede istituzionale;
    l'organizzazione di tali eventi comporta l'uso di risorse rilevanti sul piano organizzativo, gestionale, operativo e di personale che hanno un importante riflesso finanziario;
    gli oneri citati non sono rappresentati dal bilancio in maniera trasparente, in quanto affluiscono a stanziamenti di carattere generale il cui ammontare potrebbe essere rideterminato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   procedere a un'ampia revisione della disciplina dell'uso delle sale dei palazzi sede della Camera dei deputati diversi da Palazzo Montecitorio (San Macuto, Palazzo di vicolo Valdina, Nuova Aula dei gruppi parlamentari) al fine di attuare un'attenta selezione delle iniziative da realizzare con riguardo ai loro contenuti e costi;
   contemplare tariffe agevolate per soggetti del terzo settore e del volontariato;
   prevedere quotidianamente la pubblicazione sul sito della Camera dei deputati di tutti gli eventi previsti nelle sedi della Camera, con l'indicazione dei soggetti promotori, dei richiedenti e della distinta tra spese dovute all'occupazione della sala, personale addetto e copertura stampa;
   pubblicare sul sito della Camera un elenco riepilogativo delle iniziative svolte in ciascuno dei palazzi dalla data di inizio della legislatura.
9/Doc. VIII, n. 4/64.  (Testo modificato nel corso della seduta) Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    i documenti di bilancio pubblicati dalla Camera dei deputati presentano oggettivi profili di complessità ed intellegibilità;
    i capitoli di bilancio per come sono proposti non rendono intellegibili le effettive spese per singole voci realizzate dall'amministrazione;
    ogni volontà di chiarire taluni aspetti delle voci del bilancio costringe gli stessi membri dell'Ufficio di Presidenza a defatiganti e spesso inutili – vista l'esiguità dei tempi tra trasmissione dei documenti e votazione degli stessi – carteggi con l'Amministrazione per la richiesta di dati che, se direttamente prodotto in fase di trasmissione dei documenti, consentirebbero di creare un clima di maggiore fiducia e collaborazione sia all'interno degli organi politici cui è demandata la decisione finale, sia nei rapporti dei deputati e cittadini nei rapporti quotidiani con l'Amministrazione;
    della necessità di un bilancio per analitico si è a lungo discusso in sede di Ufficio di Presidenza con apposita istruttoria dei deputati Questori e, benché richiesto dai membri dell'Ufficio di Presidenza del MoVimento 5 Stelle e dalla Lega Nord, l'orientamento dell'Amministrazione – fatto proprio dei Questori – è contrario a procedere ad un tale forma di rendicontazione, nonostante essa sia stata richiesta non in alternativa ma in aggiunta alla tipologia di bilancio come presentato oggi dagli Uffici;
    nella riunione del 25 giugno scorso è comunque emersa la possibilità di procedere ad una immediata comprensione delle spese effettuate per capitolo. Infatti, gli Uffici hanno presentato per taluni specifici capitoli espressamente indicati in una lettera dai membri dell'Ufficio di Presidenza del MoVimento 5 Stelle una disaggregazione analitica delle spese di ciascun capitolo,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   introdurre modalità di trasmissione e pubblicazioni, sul sito internet della Camera dei deputati dei bilanci e rendiconti che per ciascun capitolo siano dotate di menù «a tendine» che dettaglino le singole spese;
   trasmettere ai membri dell'Ufficio di Presidenza, in fase di approvazione del bilancio, i documenti con almeno 30 giorni di anticipo rispetto alla data di deliberazione dell'Ufficio di Presidenza stesso e anche in formato Excel, oltre che Pdf, onde consentirne una migliore disamina;
   programmare l'attività dell'Amministrazione affinché il bilancio preventivo sia effettivamente presentato entro il primo trimestre di ciascun anno nel rispetto dei regolamenti di amministrazione e contabilità vigente.
9/Doc. VIII, n. 4/65Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    i documenti di bilancio pubblicati dalla Camera dei deputati presentano oggettivi profili di complessità ed intellegibilità;
    i capitoli di bilancio per come sono proposti non rendono intellegibili le effettive spese per singole voci realizzate dall'amministrazione;
    ogni volontà di chiarire taluni aspetti delle voci del bilancio costringe gli stessi membri dell'Ufficio di Presidenza a defatiganti e spesso inutili – vista l'esiguità dei tempi tra trasmissione dei documenti e votazione degli stessi – carteggi con l'Amministrazione per la richiesta di dati che, se direttamente prodotto in fase di trasmissione dei documenti, consentirebbero di creare un clima di maggiore fiducia e collaborazione sia all'interno degli organi politici cui è demandata la decisione finale, sia nei rapporti dei deputati e cittadini nei rapporti quotidiani con l'Amministrazione;
    della necessità di un bilancio per analitico si è a lungo discusso in sede di Ufficio di Presidenza con apposita istruttoria dei deputati Questori e, benché richiesto dai membri dell'Ufficio di Presidenza del MoVimento 5 Stelle e dalla Lega Nord, l'orientamento dell'Amministrazione – fatto proprio dei Questori – è contrario a procedere ad un tale forma di rendicontazione, nonostante essa sia stata richiesta non in alternativa ma in aggiunta alla tipologia di bilancio come presentato oggi dagli Uffici;
    nella riunione del 25 giugno scorso è comunque emersa la possibilità di procedere ad una immediata comprensione delle spese effettuate per capitolo. Infatti, gli Uffici hanno presentato per taluni specifici capitoli espressamente indicati in una lettera dai membri dell'Ufficio di Presidenza del MoVimento 5 Stelle una disaggregazione analitica delle spese di ciascun capitolo,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:
   individuare le modalità attraverso cui i documenti di bilancio della Camera possano esporre informazioni più dettagliate in merito alle spese iscritte nell'ambito dei vari capitoli di spesa, sottoponendo all'Ufficio di Presidenza un'apposita proposta in materia, basata sui seguenti princìpi:
    individuare un punto di equilibrio tra una rappresentazione eccessivamente generica ed una eccessivamente analitica, in modo da garantire una comprensione efficace e significativa della spesa dell'Istituzione;
    rispettare l'ordine delle competenze fissato dalle norme regolamentari, che attribuiscono al Collegio dei Questori il compito di sovrintendere alle spese della Camera, rimettendo per tale via l'attività di spesa nel suo concreto svolgimento alla responsabilità del Collegio medesimo, e di sottoporre gli esiti della gestione all'Ufficio di Presidenza attraverso il conto consuntivo e il bilancio di previsione, documenti di sintesi dell'attività gestionale;
    assicurare il maggior dettaglio delle informazioni fornite dai documenti di bilancio operando anche sul relativo corredo informativo;
    assicurare la disponibilità dei documenti di bilancio ai membri dell'Ufficio di Presidenza con il massimo anticipo consentito rispetto alla data in cui è previsto l'avvio della relativa discussione in Ufficio di Presidenza, trasmettendoli in formato Excel, oltre che pdf, fermo restando che, per ragioni di certezza dell'oggetto delle deliberazioni, la proposta sottoposta dal Collegio all'Ufficio di Presidenza deve comunque intendersi contenuta nei documenti in formato pdf, non modificabili».
9/Doc. VIII, n. 4/65. (Testo modificato nel corso della seduta)Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    sono offerti indistintamente ai parlamentari in carica corsi di lingua straniera;
    tali corsi dovrebbero concorrere alla crescita culturale e conoscitiva dei membri del Parlamento;
    le dotazioni dei parlamentari ben consentono per chi ritenesse necessario migliorare il proprio apprendimento di una lingua straniera di procedere privatamente alla propria formazione;
    le concrete modalità di resa di questo servizio, spesso non per colpa dei fornitori, è tuttavia inefficace o vanificata dal mancato svolgimento delle lezioni,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di svolgere una seria ricognizione sulla fruizione e dell'opportuno dimensionamento della platea degli aventi diritto dei corsi di lingua straniera per verificare l'eventuale rimodulazione e/o soppressione del beneficio.
9/Doc. VIII, n. 4/66Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    il bilancio interno prevede uno stanziamento di euro 8.450.000 per il rimborso di spese di viaggio ai deputati;
   non risultano chiari né i presupposti né la misura di tali rimborsi,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere che il meccanismo dei rimborsi delle spese di viaggio e dei biglietti erogati ai deputati – in via autonoma o per il tramite dell'agenzia viaggi interna – sia limitato ai soli spostamenti per i quali sia debitamente comprovata la diretta connessione con il mandato parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 4/67Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    le biblioteche di Camera e Senato costituiscono un patrimonio di conoscenza e di informazione, giustamente aperto non solo all'utenza parlamentare, ma anche a tutta la cittadinanza, secondo un modello di apertura della conoscenza che dovrebbe essere seguito da altre istituzioni e sulla falsariga delle benemerite biblioteche pubbliche che rappresentano spesso l'unica opportunità offerta anche ai cittadini meno abbienti di accesso a determinate conoscenze, altrimenti limitate, di acquisizione di informazioni libera ed autonoma per formare una coscienza critica;
    l'istituzione del Polo bibliotecario parlamentare è stato il presupposto di un evidente fine virtuoso ovvero l'unificazione delle due biblioteche per conseguire razionalizzazioni e risparmi a parità di servizi erogati, ma in realtà, al di là dell'accesso condiviso alle due strutture, le due strutture risultano tuttora sostanzialmente gestite ciascuna dalla rispettiva Camera di appartenenza;
    un'effettiva unificazione permetterebbe, verosimilmente, di eliminare duplicazioni, di valorizzare il patrimonio bibliografico, di conseguire economie di scala, di ridurre gli oneri amministrativi per la gestione, mantenendo fermi i servizi attualmente erogati e destinando le risorse umane rese così disponibili ad altre attività parlamentari;
    nell'ambito della necessità di procedere alla unificazione dei servizi e, de iure condendo, del ruolo del personale delle due Camere,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di assumere ogni idonea iniziativa con il Senato della Repubblica al fine di conseguire una gestione realmente unitaria del Polo bibliotecario parlamentare, che preveda l'unificazione delle strutture amministrative, della regolamentazione e delle risorse ad esso destinate.
9/Doc. VIII, n. 4/68Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo 85 prevede una spesa di euro 40 mila annui per l'acquisto di «prodotti farmaceutici e sanitari»; il capitolo 60 stanzia 35 mila euro per «apparecchiature sanitarie»; il capitolo 85 stanzia 85 mila euro per «prodotti farmaceutici»; il capitolo 130 stanzia la somma di euro 990 mila per «servizi medico sanitari di presidio»;
    non si comprende per quale ragione debbano essere previste per i deputati condizioni privilegiate rispetto a quelle stabilite per la generalità della cittadinanza per l'accesso ai servizi sanitari,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di rivedere l'organizzazione dei servizi sanitari interni, mantenendo esclusivamente un servizio di presidio per le emergenze sanitarie, convenzionato con una struttura pubblica facente parte del Sistema sanitario nazionale, limitato ai giorni in cui si svolgono sedute con votazioni e per un solo giorno alla settimana un servizio per le prescrizioni sanitarie.
9/Doc. VIII, n. 4/69Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 22 del 2013, sulla scia delle precedenti deliberazioni n. 227 del 2012 e n. 9 del 2013 ha provveduto a fissare, nell'ambito della nuova regolamentazione della contribuzione ai Gruppi parlamentari, nuovi criteri in relazione alla disciplina del personale dei gruppi stessi inseriti nell'Allegato «B» di cui alle precedenti delibere Ufficio di Presidenza n. 299 del 2001 e n. 284 del 2006 e di quella del Collegio dei Questori del 19 aprile 2006;
    tale lavoro ha consentito di ridurre considerevolmente i nominativi inseriti all'interno del suddetto allegato, come indicato dall'Ufficio di Presidenza nella citata delibera n. 9 del 2013, partendo dalla manifestazione di volontà dagli stessi espressa con l'invio del proprio curriculum vitae, tenendo conto, quindi, dei soli nominativi di cui siano noti i dati personali e professionali;
    nella seduta dell'Ufficio di Presidenza del 14 maggio 2013 diversi membri raccomandavano il mantenimento nell'Allegato «B» di quei nominativi che risultassero già assunti presso i Gruppi parlamentari nell'attuale legislatura;
    si determina, di conseguenza, per essi la permanenza in tale elenco anche al termine della legislatura attuale, in linea con le indicazioni all'attività che il Collegio dei Questori era chiamato a svolgere ai sensi della predetta delibera n. 9 del 2013;
    preme rilevare come il compito affidato dall'Ufficio di Presidenza al Collegio dei Questori sia stato inteso come il tentativo di riformare in generale le modalità di contribuzione ai Gruppi parlamentari e, in particolare, in relazione alla questione di specie, andare verso una progressiva riduzione del numero dei nominativi inseriti nell'Allegato «B», limitandone la composizione – come si è detto – «ai soli nominativi di cui siano noti i dati personali e professionali». Ciò che è stato puntualmente fatto e ratificato dall'Ufficio di Presidenza con la citata delibera n. 22/2013;
    la medesima delibera chiedeva al Collegio dei Questori di procedere ad ulteriore riduzione tenendo conto di quelle figure «per le cui prestazioni professionali sia stato manifestato concreto e attuale interesse»;
    a distanza di soli pochi mesi dall'inizio della legislatura in corso tale verifica non poteva che essere parziale; a distanza però di oltre un anno, le puntuali verifiche poste in essere dagli uffici, su indicazione del Collegio dei Questori, consentono un quadro più chiaro che, nell'intento di una concreta valorizzazione delle professionalità inserite nell'Allegato «B», permetta una ulteriore revisione tesa ad una maggiore qualificazione del personale appartenente al medesimo allegato «B» nell'ottica di una progressiva attuazione delle indicazioni ricevute dall'Ufficio di Presidenza;
    nel prendere in considerazione i criteri sulla cui base procedere nell'attuazione delle indicazioni fornite al Collegio dei Questori dall'Ufficio di Presidenza, si ritiene opportuno, pertanto, ricomprendere nell'Allegato «B» anche quelle figure che, già ivi inserite, siano nell'attuale legislatura in posizione di decreto presso le segreterie dei membri dell'Ufficio di Presidenza, dei Presidenti di Commissioni, Giunte, Comitati,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   approvare con propria delibera un aggiornamento dell'Allegato «B» che comprenda al proprio interno tutte le figure professionali che, già facenti parte del precedente elenco, abbiano in essere un contratto di lavoro o di collaborazione presso i Gruppi parlamentari, ovvero si trovino in posizione di decreto, presso le segreterie dei membri dell'Ufficio di Presidenza, dei Presidenti di Commissioni, Giunte, Comitati;
   a dare mandato agli Uffici, previa puntuale verifica presso i Gruppi parlamentari e presso i competenti servizi dell'Amministrazione, di redigere un Allegato «B» aggiornato, predisposto sulla base dei criteri sopra indicati e renderlo pubblico sul sito della Camera dei deputati e renderlo pubblico sul sito della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 4/70Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 22 del 2013, sulla scia delle precedenti deliberazioni n. 227 del 2012 e n. 9 del 2013 ha provveduto a fissare, nell'ambito della nuova regolamentazione della contribuzione ai Gruppi parlamentari, nuovi criteri in relazione alla disciplina del personale dei gruppi stessi inseriti nell'Allegato «B» di cui alle precedenti delibere Ufficio di Presidenza n. 299 del 2001 e n. 284 del 2006 e di quella del Collegio dei Questori del 19 aprile 2006;
    tale lavoro ha consentito di ridurre considerevolmente i nominativi inseriti all'interno del suddetto allegato, come indicato dall'Ufficio di Presidenza nella citata delibera n. 9 del 2013, partendo dalla manifestazione di volontà dagli stessi espressa con l'invio del proprio curriculum vitae, tenendo conto, quindi, dei soli nominativi di cui siano noti i dati personali e professionali;
    nella seduta dell'Ufficio di Presidenza del 14 maggio 2013 diversi membri raccomandavano il mantenimento nell'Allegato «B» di quei nominativi che risultassero già assunti presso i Gruppi parlamentari nell'attuale legislatura;
    si determina, di conseguenza, per essi la permanenza in tale elenco anche al termine della legislatura attuale, in linea con le indicazioni all'attività che il Collegio dei Questori era chiamato a svolgere ai sensi della predetta delibera n. 9 del 2013;
    preme rilevare come il compito affidato dall'Ufficio di Presidenza al Collegio dei Questori sia stato inteso come il tentativo di riformare in generale le modalità di contribuzione ai Gruppi parlamentari e, in particolare, in relazione alla questione di specie, andare verso una progressiva riduzione del numero dei nominativi inseriti nell'Allegato «B», limitandone la composizione – come si è detto – «ai soli nominativi di cui siano noti i dati personali e professionali». Ciò che è stato puntualmente fatto e ratificato dall'Ufficio di Presidenza con la citata delibera n. 22/2013;
    la medesima delibera chiedeva al Collegio dei Questori di procedere ad ulteriore riduzione tenendo conto di quelle figure «per le cui prestazioni professionali sia stato manifestato concreto e attuale interesse»;
    a distanza di soli pochi mesi dall'inizio della legislatura in corso tale verifica non poteva che essere parziale; a distanza però di oltre un anno, le puntuali verifiche poste in essere dagli uffici, su indicazione del Collegio dei Questori, consentono un quadro più chiaro che, nell'intento di una concreta valorizzazione delle professionalità inserite nell'Allegato «B», permetta una ulteriore revisione tesa ad una maggiore qualificazione del personale appartenente al medesimo allegato «B» nell'ottica di una progressiva attuazione delle indicazioni ricevute dall'Ufficio di Presidenza;
    nel prendere in considerazione i criteri sulla cui base procedere nell'attuazione delle indicazioni fornite al Collegio dei Questori dall'Ufficio di Presidenza, si ritiene opportuno, pertanto, ricomprendere nell'Allegato «B» anche quelle figure che, già ivi inserite, siano nell'attuale legislatura in posizione di decreto presso le segreterie dei membri dell'Ufficio di Presidenza, dei Presidenti di Commissioni, Giunte, Comitati,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità, fermo restando l'obiettivo del superamento dell'Allegato B, di procedere alla revisione dell'allegato stesso entro il termine della XVII legislatura.
9/Doc. VIII, n. 4/70.  (Testo modificato nel corso della seduta) Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    negli ultimi anni si è registrata una consistente riduzione di organico del personale della Camera dei deputati; in particolare, il personale in servizio è passato, nelle ultime due legislature, da circa 2.000 a circa 1.400 unità, incrementando in modo significativo il capitolo di spesa riguardante le pensioni;
    significativi risparmi sul capitolo del personale in quiescenza sono stati realizzati attraverso l'adozione di due successive riforme del sistema pensionistico, che hanno innalzato l'età pensionabile e portato all'introduzione del sistema contributivo per tutti i dipendenti in servizio sulla linea tracciata dalla riforma Fornero;
    analoghe riforme sono state realizzate in materia di vitalizi dei deputati, introducendo il sistema contributivo per tutti i deputati a decorrere dal 1o gennaio 2012;
    ai sensi della normativa vigente i trattamenti pensionistici dei deputati e dei dipendenti ricadono sui bilanci degli organi costituzionali, rendendone meno comprensibile ai cittadini la gestione;
    si rende necessario rendere trasparente la gestione del sistema pensionistico dei deputati e dei dipendenti e confermarne la rispondenza alle norme in vigore all'esterno, anche al fine di riavvicinare i cittadini alla politica e alle istituzioni,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di svolgere, anche in accordo con gli altri organi costituzionali, uno studio sulla sostenibilità del sistema pensionistico dei deputati e dei dipendenti, valutando anche l'opportunità di costituire un apposito fondo – nell'ambito del sistema previdenziale esterno – cui far confluire i trattamenti in essere e quelli futuri.
9/Doc. VIII, n. 4/71Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    gli indirizzi in tema di contrattazione con le organizzazioni sindacali dei dipendenti, approvati dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 17 luglio 2013, prevedono, tra l'altro, l'avvio di un processo di riorganizzazione amministrativa volto a definire l'evoluzione funzionale e organizzativa dell'Amministrazione secondo criteri in grado di sostenere, anche in una prospettiva di lungo periodo, la rilevante riduzione di risorse intervenuta negli ultimi anni per effetto del blocco selettivo del turn-over;
    rilevato che negli ultimi anni il personale di ruolo della Camera si è ridotto di circa il 30 per cento, con la prospettiva di ulteriori numerosi pensionamenti e con il conseguente innalzamento dei carichi di lavoro individuali e del livello di produttività dei dipendenti, chiamati ad assolvere le medesime e talvolta ulteriori funzioni con risorse decrescenti, in un contesto di lavoro sempre più complesso e senza che sia stata definita la dotazione organica per ciascun livello, ai sensi dell'articolo 40, comma 2, del Regolamento dei servizi e del personale;
    tenuto conto della continua evoluzione tecnologica degli strumenti informatici e di comunicazione, anche nel senso della progressiva dematerializzazione dei documenti di supporto all'attività parlamentare;
    rilevata quindi l'urgenza, anche nella prospettiva delle riforme costituzionali, di un rinnovamento complessivo dell'Amministrazione che, assicurando gli imprescindibili valori di indipendenza e imparzialità dei dipendenti e l'accesso esclusivamente tramite pubblico concorso, valorizzi il personale di tutte le professionalità e rinnovi i processi lavorativi con l'obiettivo di una più efficace funzionalità e del contenimento dei costi della struttura,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   definire, a seguito di un'ampia ricognizione delle attività svolte dall'Amministrazione, quelle effettivamente connesse con le funzioni istituzionali del Parlamento e dismettere quelle non più necessarie al funzionamento dell'istituzione;
   indicare, in forma analitica, le risorse umane e strumentali necessarie al soddisfacimento di tali funzioni;
   verificare con adeguati strumenti di rilevazione la concreta distribuzione dei carichi di lavoro;
   semplificare l'organizzazione amministrativa al fine di rendere evidenti i compiti e le responsabilità assegnati e omogenei i carichi di lavoro sopportati da ciascuna struttura;
   conseguentemente, definire un piano di sostenibilità economica di lungo periodo che garantisca anche il ricambio generazionale e la programmazione del turn-over.
9/Doc. VIII, n. 4/72Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    nel bilancio della Camera una delle principali voci di entrata per conseguire il pareggio è costituita dall'avanzo di amministrazione;
    l'avanzo di amministrazione si forma in virtù di economie di spesa o di maggiori entrate rispetto al preventivato, nonché per cancellazione di residui passivi di esercizi precedenti e per altre cause di minor rilievo;
    in linea di principio l'emergere di un avanzo di amministrazione è coerente con la natura finanziaria del bilancio di previsione della Camera; vi è tuttavia da sottolineare l'ammontare abnorme dell'avanzo di amministrazione, che supera i 246 milioni di euro nelle previsioni 2014 (era di 237 milioni di euro nelle previsioni 2013);
    in particolare, il sistematico prodursi di un avanzo così consistente è indice di un rilevante e incomprensibile scostamento tra l'ammontare delle previsioni di spesa e l'ammontare delle spese a consuntivo (che genera economie), nonché tra impegni e pagamenti (che dà luogo a residui passivi); a sua volta, il prodursi di economie si giustifica solo in relazione ai fondi di riserva di parte corrente e in conto capitale (che hanno comunque una dotazione inutilmente elevata), mentre in riferimento alle altre voci di spesa è solo la conseguenza di una incapacità di programmazione da parte del Collegio dei Questori e dei vertici amministrativi; allo stesso modo, l'esistenza di cospicui residui passivi costituisce un oggettivo problema gestionale;
    un simile modo di costruire le previsioni di spesa e di deliberare gli impegni contabili collide con il principio di trasparenza del bilancio della Camera,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di pubblicare sul sito web della Camera, entro il mese di febbraio di ciascun anno, una relazione sull'avanzo di amministrazione registrato nell'esercizio precedente, indicando l'ammontare dell'avanzo, l'entità delle sue componenti (economie, maggiori entrate, cancellazione di residui passivi) e i capitoli di provenienza di tutte le poste che hanno contribuito alla formazione dell'avanzo stesso.
9/Doc. VIII, n. 4/73Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    nel bilancio della Camera una delle principali voci di entrata per conseguire il pareggio è costituita dall'avanzo di amministrazione;
    l'avanzo di amministrazione si forma in virtù di economie di spesa o di maggiori entrate rispetto al preventivato, nonché per cancellazione di residui passivi di esercizi precedenti e per altre cause di minor rilievo;
    in linea di principio l'emergere di un avanzo di amministrazione è coerente con la natura finanziaria del bilancio di previsione della Camera; vi è tuttavia da sottolineare l'ammontare abnorme dell'avanzo di amministrazione, che supera i 246 milioni di euro nelle previsioni 2014 (era di 237 milioni di euro nelle previsioni 2013);

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a corredare la relazione al conto consuntivo sottoposto all'esame dell'Ufficio di Presidenza con una tabella che riepiloghi le voci che compongono l'avanzo di amministrazione accertato nell'esercizio di competenza.
9/Doc. VIII, n. 4/73. (Testo modificato nel corso della seduta) Luigi Di Maio, Mannino, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    le esigenze della comunicazione istituzionale si rinnovano parallelamente al progredire della tecnologie disponibili ed alla diffusione che queste hanno nella popolazione;
    l'impatto dei social media e di comunicazioni «cross mediali» ha assunto assoluta rilevanza della società italiana e da ultimo viene utilizzata in maniera sistematica dai maggiori enti e soggetti istituzionali nazionali ed internazionali;
    la Camera dei deputati ha recentemente promosso, sulla base delle deliberazioni del Comitato per la comunicazione, importanti e innovative occasioni per aggiornare ed implementare i propri flussi di comunicazione e la diffusione ed utilizzazione dei dati prodotti e detenuti;
    presso palazzo Montecitorio si è svolto da venerdì 16 maggio a domenica 18 maggio 2014, il primo Hackathon Code4Italy@Montecitorio 2014, evento rivolto ad esperti di informatica – sviluppatori di software e grafici web – interessati a conoscere e utilizzare i dati aperti prodotti dalla Camera dei deputati relativi alla istituzione e alla attività parlamentare,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di procedere, senza maggiori oneri per l'Amministrazione:

   ad un deciso rinnovamento grafico e organizzativo del sito Camera.it coordinato dall'Ufficio Stampa e Comunicazione, che preveda l'arricchimento degli aspetti «di comunicazione» attraverso un restyling complessivo, il potenziamento dell'attività redazionale (in collaborazione con i Servizi legislativi e di documentazione) e lo sviluppo della parte grafica;
   alla riorganizzazione dell'Ufficio stampa che preveda: a) un maggiore ricorso alle tecnologie informatiche che consenta uno snellimento delle tradizionali attività di supporto alla stampa e permetta di liberare risorse per le attività più specificamente di comunicazioni; b) il rafforzamento delle attività di comunicazione finalizzate alla divulgazione delle attività parlamentari e al rapporto con i cittadini, anche attraverso la produzione diretta di contenuti, in collaborazione con i Servizi e Uffici della Camera; c) l'ulteriore sviluppo delle attività video per la pubblicità dei lavori alla Camera, in collaborazione con il Servizio Gestione Amministrativa;
   all'accelerazione della utilizzazione delle principali piattaforme di epublishing per le pubblicazioni online e in formato ebook, in collaborazione con l'Ufficio Pubblicazioni e Relazioni con il pubblico.
9/Doc. VIII, n. 4/74Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    le esigenze di contenimento dei costi, della smaterializzazione del cartaceo, di un minore impatto ambientale dei consumi della Pubblica Amministrazione, possono essere coniugati sotto molteplici aspetti;
    molti ordini del giorno in tal senso sono stati presentati ed approvati in occasione del bilancio interno della scorsa annualità;
    di tali indirizzi, spesso fatti propri dai Questori, benché richiesti più volte dai membri dell'Ufficio di Presidenza del MoVimento 5 stelle, non si ha precisa contezza né circa il loro stato di attuazione, né avuto riguardo ad eventuali problematiche tecnico amministrative ostative alla richiamata attuazione;
    è da salutarsi con vivo apprezzamento che questa Amministrazione, si è recentemente dotata del sistema VoloPress per la lettura e consultazione dei quotidiani;
    il bilancio del primo semestre 2013 riportava «acquisto di quotidiani periodici e pubblicazioni» presso l'edicola Mondini e l'Edicolandia per un totale (semestrale) di euro 165.000 e «acquisto di quotidiani periodici e pubblicazioni» per la segreteria del Collegio dei Questori per un totale (semestrale) di euro 88.603,55; costi che presumibilmente, sulla scala annuale del consuntivo 2013 dovrebbero pesare circa euro 500.000;

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di disdire e/o non rinnovare alcun abbonamento, relativo all'acquisto di quotidiani e riviste di tipo cartaceo in distribuzione presso gli uffici ed i servizi dei parlamentari, a prescindere se questi siano titolari o meno di carica.
9/Doc. VIII, n. 4/75Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la libreria della Camera dei deputati, sita in via del Corso n. 387, con superficie di circa 300 metri quadri, risulta essere assolutamente poco frequentata;
    nelle linee di indirizzo di iniziative relative alla condivisione dei servizi tra Camera e Senato presentati alla stampa nel 2013 è prevista la chiusura della Libreria della Camera per concentrare le medesime attività presso l'omologo ufficio aperto dal Senato sito in via della Maddalena 27;
    le esigenze di reperimento di spazi da destinare ad uffici dei parlamentari è particolarmente urgente a fronte della opportuna scelta di dismettere taluni dei palazzi affittati alla società Milano 90;
    le esigenze di contenimento dei costi, della smaterializzazione del cartaceo, di un minore impatto ambientale dei consumi della Pubblica Amministrazione, possono essere coniugati sotto molteplici aspetti,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di procedere:

   ad intraprendere ogni iniziativa utile alla chiusura della Libreria della Camera dei deputati sita in via del Corso n. 387, alla riutilizzazione degli spazi per esigenze derivanti dalla riorganizzazione strutturale connesse alla prossimo venir meno di taluni edifici attualmente affittati dalla società Milano 90;
   all'accelerazione della utilizzazione delle principali piattaforme di epublishing per le pubblicazioni online e in formato ebook, in collaborazione con il Servizio Pubblicazioni;
   all'affidamento dei servizi di vendita, consultazione ed informazione in via transitoria al polo bibliotecario parlamentare, in vista poi del necessario affidamento unico di tali servizi alla libreria del Senato di via della Maddalena 27.
9/Doc. VIII, n. 4/76Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    l'evoluzione tecnologica ha reso possibile la dematerializzazione dei documenti utili allo svolgimento dell'attività parlamentare e degli atti amministrativi, oltre che delle comunicazioni di vario tipo tra i soggetti che operano all'interno della Camera;
    il mantenimento dell'attuale modello organizzativo degli assistenti parlamentari richiederebbe nuove assunzioni a breve e, dunque, il bando e l'espletamento di un concorso pubblico i cui costi graverebbero in maniera non trascurabile sul bilancio od oltre ad essere irragionevole in vista di un ruolo unico del personale di Camera e Senato;
    l'evoluzione subita dalla figura professionale dell'assistente parlamentare negli ultimi anni ha reso residuali le mansioni a minor contenuto professionale, quale il recapito della corrispondenza, in favore dello sviluppo di mansioni con maggiori profili di responsabilità, comportando, in particolare, l'attribuzione al Servizio Sicurezza dell'organizzazione e dell'impiego di tale personale in relazione sia al crescente numero di cerimonie ufficiali connesse al sempre più complesso sistema di relazioni internazionali nel quale l'Italia è inserita, che in conseguenza della maggiore apertura della Camera dei deputati alla cittadinanza;
    l'elevato livello di scolarizzazione e formazione degli assistenti attualmente in servizio consente un impiego degli stessi in mansioni complesse con scarsi costi formativi,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sostituire le attuali numerose anticamere con un numero consono ma limitato di punti assistenza informatizzati presso i quali i singoli deputati possano rivolgersi sia per la spedizione via mail delle proprie comunicazioni che per il reperimento in tempo reale delle informazioni e della documentazione utile allo svolgimento dell'attività parlamentare, concentrando le rimanenti risorse umane disponibili nello svolgimento delle delicate e indefettibili mansioni di sicurezza e rappresentanza.
9/Doc. VIII, n. 4/77Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    l'evoluzione tecnologica ha reso possibile la dematerializzazione dei documenti utili allo svolgimento dell'attività parlamentare e degli atti amministrativi, oltre che delle comunicazioni di vario tipo tra i soggetti che operano all'interno della Camera;
    il mantenimento dell'attuale modello organizzativo degli assistenti parlamentari richiederebbe nuove assunzioni a breve e, dunque, il bando e l'espletamento di un concorso pubblico i cui costi graverebbero in maniera non trascurabile sul bilancio od oltre ad essere irragionevole in vista di un ruolo unico del personale di Camera e Senato;
    l'evoluzione subita dalla figura professionale dell'assistente parlamentare negli ultimi anni ha reso residuali le mansioni a minor contenuto professionale, quale il recapito della corrispondenza, in favore dello sviluppo di mansioni con maggiori profili di responsabilità, comportando, in particolare, l'attribuzione al Servizio Sicurezza dell'organizzazione e dell'impiego di tale personale in relazione sia al crescente numero di cerimonie ufficiali connesse al sempre più complesso sistema di relazioni internazionali nel quale l'Italia è inserita, che in conseguenza della maggiore apertura della Camera dei deputati alla cittadinanza;
    l'elevato livello di scolarizzazione e formazione degli assistenti attualmente in servizio consente un impiego degli stessi in mansioni complesse con scarsi costi formativi,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sostituire le attuali numerose anticamere con un numero consono ma limitato di punti assistenza informatizzati presso i quali i singoli deputati possano rivolgersi sia per la spedizione via mail delle proprie comunicazioni che per il reperimento in tempo reale delle informazioni e della documentazione utile allo svolgimento dell'attività parlamentare, compatibilmente con lo svolgimento delle delicate e indefettibili mansioni di sicurezza e rappresentanza.
9/Doc. VIII, n. 4/77. (Testo modificato nel corso della seduta) Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    non risulta che l'Amministrazione Camera abbia negoziato particolari condizioni di vantaggio da parte dei principali vettori aerei e ferroviari rispetto alle tariffe ordinariamente sopportate per gli spostamenti dei singoli deputati benché sia pratica ordinaria di società e amministrazioni il cui personale ha un elevato tasso di mobilità,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere alla negoziazione sistematica con più vettori aerei, a partire dalle compagnie a basso costo, e ferroviari al fine di realizzare risparmi di spesa per l'amministrazione in analogia con quanto viene fatto regolarmente dalle principali istituzioni e società che prevedono una elevata mobilità del personale dipendente.
9/Doc. VIII, n. 4/78Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    in un momento di complessiva revisione della spesa pubblica, il Comitato per gli affari del personale della Camera ha approvato una proposta di indirizzi, da sottoporre all'Ufficio di Presidenza, relativi a misure sui trattamenti retributivi del personale in servizio mediante l'introduzione di un limite massimo retributivo, analogamente a quanto previsto nell'ordinamento esterno;
    ragioni di equità intergenerazionale impongono di applicare tale limite anche ai trattamenti percepiti dai dipendenti in quiescenza,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di applicare un limite massimo anche al trattamento economico percepito dai dipendenti in quiescenza.
9/Doc. VIII, n. 4/79Fraccaro, Mannino, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    la delibera dell'ufficio di Presidenza 22 del 2013, sulla scia delle precedenti deliberazioni n. 227 del 2012 e n. 9 del 2013 ha provveduto a fissare, nell'ambito della nuova regolamentazione della contribuzione ai Gruppi parlamentari con l'istituzione del contributo unificato, nuovi criteri in relazione alla disciplina del personale dei gruppi stessi inseriti nell'Allegato «B» di cui alle precedenti delibere Ufficio di Presidenza n. 299 del 2001 e n. 284 del 2006 e di quella del Collegio dei Questori del 19 aprile 2006;
    a seguito dell'adozione dei suddetti criteri, si è ridotta considerevolmente la lista dei nominativi inseriti all'interno del suddetto allegato, partendo dalla manifestazione di volontà dagli stessi espressa con l'invio del proprio curriculum, tenendo conto, quindi, dei soli nominativi di cui siano noti i dati personali e professionali;
    nella seduta dell'Ufficio di Presidenza del 14 maggio 2013 diversi membri raccomandavano il mantenimento, nell'Allegato «B», di quei nominativi che risultassero già assunti presso i Gruppi parlamentari nell'attuale legislatura;
    si determinerebbe, di conseguenza, per essi la permanenza nell'elenco de quo anche al termine della legislatura attuale, in linea con le indicazioni all'attività che il Collegio dei Questori era chiamato a svolgere ai sensi della predetta delibera n. 9 del 2013;
    preme rilevare come il compito affidato dall'Ufficio di Presidenza al Collegio dei Questori sia stato inteso come il tentativo di riformare in generale le modalità di contribuzione ai Gruppi parlamentari e, in particolare, in relazione alla questione di specie, andare verso una progressiva riduzione del numero dei nominativi inseriti nell'Allegato «B», limitandone la composizione – come si è detto – «ai soli nominativi di cui siano noti i dati personali e professionali», ciò che è stato puntualmente fatto e ratificato dall'Ufficio di Presidenza con la citata delibera n. 22 del 2013;
    la medesima delibera chiedeva al Collegio dei Questori di procedere ad ulteriore riduzione tenendo conto di quelle figure «per le cui prestazioni professionali sia stato manifestato concreto e attuale interesse»;
    a distanza di oltre un anno, le puntuali verifiche poste in essere dagli uffici, su indicazione del Collegio dei Questori, hanno consentito un quadro più chiaro che, nell'intento di una concreta valorizzazione delle professionalità inserite nell'Allegato «B», permetta oggi una ulteriore revisione tesa ad una maggiore qualificazione del personale appartenente al medesimo allegato «B»,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di procedere in tempi rapidi, previa puntuale verifica presso i Gruppi Parlamentari o i competenti Servizi dell'Amministrazione della Camera, l'elenco aggiornato dell'allegato B predisposto esclusivamente sulla base dei criteri di cui alla delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 227 del 2012, come modificata dalle successive delibere n. 9 del 2013 e n. 22 del 2013.
9/Doc. VIII, n. 4/80Galgano, Binetti.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione consta di 1.442 dipendenti;
    sulla base della disciplina vigente, le giornate di ferie non fruite entro il 30 giugno dell'anno successivo a quello di maturazione vengono accantonate per essere utilizzate prima del collocamento in pensione;
    risultano un centinaio di dipendenti circa, con un numero di giorni di ferie accantonate superiore ai trecento giorni;
    si tratta di un costo non da poco per l'Amministrazione, alla quale non è data la possibilità di poterli sostituire perché formalmente ancora dipendenti in servizio,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di fissare un limite massimo di giorni di ferie accantonabili a fine carriera (raggiunto il quale le ferie eccedenti verrebbero perse), applicando la suddetta regola anche per chi ha già accumulato giorni eccedenti tale limite.
9/Doc. VIII, n. 4/81Galgano.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione consta di 1.442 dipendenti;
    sulla base della disciplina vigente, le giornate di ferie non fruite entro il 30 giugno dell'anno successivo a quello di maturazione vengono accantonate per essere utilizzate prima del collocamento in pensione;
    risultano un centinaio di dipendenti circa, con un numero di giorni di ferie accantonate superiore ai trecento giorni;
    si tratta di un costo non da poco per l'Amministrazione, alla quale non è data la possibilità di poterli sostituire perché formalmente ancora dipendenti in servizio,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di fissare un limite massimo di giorni di ferie accantonabili a fine carriera.
9/Doc. VIII, n. 4/81. (Testo modificato nel corso della seduta) Galgano.


   La Camera,
   premesso che:
    nel quadro delle misure per la riduzione e la revisione della spesa già si è intervenuto nell'ultimo biennio con riferimento alle indennità mensili accessorie erogate in favore del personale dipendente degli enti o amministrazioni che operano per conto dei rispettivi enti e delle rispettive amministrazioni presso la Camera;
    nei riguardi di due realtà quali la Carlson Wagonlit e la Co.pi.sa (cooperativa dei parcheggiatori), con decorrenza dal 1o gennaio 2014, si è provveduto alla soppressione totale dell'indennità,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di procedere ad una ulteriore riconsiderazione complessiva del sistema che, piuttosto che incidere su tutta la platea dei beneficiari, tra i quali anche gli appartenenti alle forze di Polizia che meritevolmente si occupano di garantire quel doveroso e necessario presidio di sicurezza alle sedi della Camera dei deputati, si indirizzi per una cancellazione totale delle stesse indennità nei riguardi di quelle categorie nei cui riguardi oggettivamente si giustifica poco il riconoscimento dell'emolumento aggiuntivo.
9/Doc. VIII, n. 4/82Galgano.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione consta di 1.442 dipendenti;
    il loro avanzamento di carriera e la loro progressione retributiva è sostanzialmente impostato sul criterio dell'anzianità;
    dalla seconda metà degli anni ’90, nonostante numerosi tentativi, non si riesce a introdurre nell'ordinamento interno della Camera un sistema di valutazione del personale fondato su criteri il più meritocratici e responsabilizzanti possibile,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza o entrambi a valutare l'opportunità di:

   istituire un «Collegio per la valutazione delle prestazioni», composto da professionisti di comprovata esperienza nell'ambito del diritto del lavoro e della valutazione delle prestazioni dei dirigenti pubblici, con il compito di assistere i Capi servizio nella valutazione dei funzionari;
   collaborare nella valutazione dei dipendenti da parte dei funzionari; partecipare alle verifiche di professionalità previste dal Regolamento; partecipare alla definizione dei programmi, degli obiettivi e degli standard delle performance dell'Amministrazione, al fine di assicurare completezza e coerenza della programmazione, sulla base degli indirizzi forniti dalla Presidenza della Camera; a monitorare periodicamente l'attuazione delle misure adottate.
9/Doc. VIII, n. 4/83Galgano.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione consta di 1.442 dipendenti;
    il loro avanzamento di carriera e la loro progressione retributiva è sostanzialmente impostato sul criterio dell'anzianità;
    dalla seconda metà degli anni ’90, nonostante numerosi tentativi, non si riesce a introdurre nell'ordinamento interno della Camera un sistema di valutazione del personale fondato su criteri il più meritocratici e responsabilizzanti possibile,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza o entrambi:

a valutare l'opportunità di istituire un Collegio per la valutazione delle prestazioni composto da professionisti di comprovata esperienza nell'ambito del diritto del lavoro e della valutazione della prestazione dei dirigenti pubblici, con il compito di assistere i Capi Servizio nella valutazione dei funzionari e fornire consulenza nella valutazione dei dipendenti da parte dei funzionari, anche al fine di assicurare completezza e coerenza ai processi valutativi.
9/Doc. VIII, n. 4/83. (Testo modificato nel corso della seduta) Galgano.


   La Camera,
   premesso che:
    in coerenza con l'evoluzione della normativa esterna, sarebbe opportuno rivedere alcuni principi che caratterizzano lo status del Consigliere parlamentare;
    oltretutto, in un'ottica di contenimento delle retribuzioni, una perequazione dal punto di vista dello stato giuridico non appare più differibile,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare il recepimento delle disposizioni della cosiddetta legge Frattini sulla mobilità dei dirigenti pubblici verso realtà private o internazionali (articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165), relativamente al collocamento in aspettativa non retribuita con trattamento previdenziale a carico dell'ente di nuova destinazione.
9/Doc. VIII, n. 4/84Galgano.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione consta di 1.442 dipendenti;
    sulla base della disciplina vigente, la disciplina dei recuperi delle eccedenze orarie, rispetto a ordinari turni di lavoro, prevede la possibilità di fruire degli stessi recuperi a giornate intere;
    si tratta di un istituto che utilizzato in modo costante riduce in modo significativo il ricorso ai giorni di ferie,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare, per tutti i dipendenti della Camera, il divieto di recupero a giorni interi.
9/Doc. VIII, n. 4/85Galgano.


   La Camera,
   premesso che:
    la normativa vigente prevede che i deputati titolari di cariche istituzionali, per lo svolgimento dei loro compiti istituzionali, abbiano diritto, ad un ufficio di segreteria, con oneri a carico della Camera, composto da addetti esterni all'Amministrazione, in numero variabile a seconda della carica ricoperta;
    la retribuzione dei suddetti addetti esterni è parametrata al personale dipendente dell'Amministrazione di livelli e classi stipendiali individuate; tali livelli retributivi costituiscono solo una parametrazione economica: le mansioni degli addetti esterni sono espletate sulla base delle direttive e delle disposizioni impartite esclusivamente dal deputato titolare della carica e secondo le modalità dallo stesso individuate;
    l'incarico di addetto agli uffici di segreteria è conferito agli estranei all'Amministrazione della Camera dal deputato titolare della carica e non dà luogo ad alcun rapporto di impiego o di servizio con l'Amministrazione medesima;
    il rapporto di lavoro, in considerazione della sua natura fiduciaria, è infatti instaurato direttamente tra il deputato e il collaboratore, che possono regolare tale rapporto secondo le diverse tipologie contrattuali previste dall'ordinamento (ad esempio, rapporto di lavoro subordinato, di collaborazione coordinata e continuativa, di lavoro autonomo);
    per ogni ufficio di segreteria, ciascun addetto esterno a tempo pieno può essere sostituito con due addetti esterni a tempo parziale;
    la deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 6 del 2 aprile 2013 ha disposto la riduzione del 25 per cento del costo complessivo massimo annuo di ciascuna segreteria senza rivedere il numero degli addetti alle segreterie dei deputati titolari di cariche istituzionali;
    la normativa in materia vigente al Senato prevede che i Senatori titolari di cariche istituzionali possano utilizzare un plafond, pari al complesso delle posizioni attribuite a ciascun titolare medesimo, da ripartire entro un numero massimo di addetti esterni;
    al fine di proseguire nel processo di semplificazione delle procedure amministrative e di dematerializzazione in atto, nell'ottica di ottimizzazione degli effetti della suddetta riduzione dei costi e al fine di garantire al deputato titolare della carica una organizzazione più funzionale del proprio ufficio di segreteria,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare la possibilità di adottare, in analogia con quanto avviene presso il Senato, un sistema basato su un plafond, rapportato al costo massimo annuo sostenuto dall'Amministrazione per l'ufficio di segreteria di ciascun deputato titolare di carica istituzionale, da ripartire tra un determinato numero di addetti esterni.
9/Doc. VIII, n. 4/86Galgano.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Ufficio di Presidenza ha soppresso il rimborso di euro 3.098,74 annui relativo alle spese telefoniche e riconosciuto, a partire dal 1° aprile 2014, un plafond annuo massimo di 1.200 euro quale rimborso delle spese documentate di telefonia, incluso il traffico dati;
    tale decisione produrrà già nell'esercizio in corso notevoli risparmi di spesa;
    sarebbe stato altrimenti auspicabile che l'Amministrazione conferisse a ciascun deputato una scheda sim dati e una di telefonia, cosa che probabilmente sarebbe più agevole programmare ad inizio legislatura;
    le modalità disposte al fine dell'ottenimento del rimborso aumentano i tempi e i costi per la gestione delle pratiche di cui si devono far carico gli uffici dell'Amministrazione,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

senza incidere sull'avvenuta riduzione delle spese, e per evitare l'insorgenza di nuovi oneri indiretti, a determinare la natura forfettaria del rimborso di telefonia nella misura stabilita.
9/Doc. VIII, n. 4/88Boccadutri.


   La Camera,
   premesso che:
    esaminato il progetto di bilancio interno;
   considerato che:
    la Camera ha contribuito a vario titolo alla nascita ed allo sviluppo di tre centri di eccellenza per lo studio e l'insegnamento delle tematiche attinenti alle istituzioni parlamentari: l'Istituto per la documentazione e gli studi legislativi (ISLE) nel 1962, il Seminario di studi e ricerche parlamentari (oggi intitolato a Silvano Tosi) nel 1967 a Firenze e, a distanza di anni, il corso di formazione e specializzazione in diritto e organizzazione della funzione parlamentare a Napoli (nel 2003);
    i primi due centri nascono nell'epoca della «centralità del Parlamento», con l'ambizione di formare non soltanto i futuri funzionari parlamentari ma, più in generale, la classe dirigente del Paese;
    in particolare, il Seminario fiorentino nasce in stretta connessione con una riforma, per molti versi pionieristica, dei Servizi della Camera;
    il centro più recente nasce con l'obiettivo di coinvolgere da vicino anche il Mezzogiorno, in una città importante per gli studi giuridici come Napoli;
    i tre centri si basano su alcune linee strategiche:
     l'idea di esportare fuori della Camera ed anche fuori della capitale l'insegnamento delle tematiche attinenti alle istituzioni parlamentari;
     l'intensa collaborazione delle amministrazioni dei due rami del Parlamento con il mondo accademico e lo sviluppo di innovative formule di insegnamento e di ricerca, che nascono da questo connubio;
     l'approccio interdisciplinare tra diritto, storia, economia e politologia;
     l'attenzione alla verifica empirica del funzionamento di procedure e prassi;
    negli ultimi anni, nell'ambito delle politiche di spending review, la Camera ha azzerato gli stanziamenti ai tre centri, che sono entrati in sofferenza;
    attualmente, il proseguimento delle loro attività è a forte rischio, nonostante l'impegno profuso per reperire ulteriori forme di finanziamento;
    nel periodo, attuale, contrassegnato da una profonda crisi economico-finanziaria, i costi degli organi costituzionali sono al centro dell'attenzione e le dinamiche di riduzione della spesa messe in atto dal Collegio dei Questori e dall'Ufficio di presidenza risultano efficaci e condivisibili;
    occorre però prestare la dovuta attenzione all'importanza strategica dei tre centri di studi parlamentari, nell'ottica della sensibilizzazione dei giovani per le istituzioni parlamentari e dell'apertura all'esterno di queste ultime, in un'epoca in cui sono a forte rischio di delegittimazione;
    un limitato finanziamento ai tre centri, che consenta di contribuire all'erogazione di qualche borsa di studio, appare funzionale a tali obiettivi e potrebbe consentire la formazione ad alto livello di alcuni giovani e brillanti laureati;
    eventualmente, l'erogazione delle borse di studio potrebbe essere condizionata allo svolgimento di un periodo di stage presso la Camera, nel quale i borsisti potrebbero dare un apporto importante, anche in termini di creatività e grado di informatizzazione, in un periodo di prolungato blocco del turnover;
    infine, il mantenimento in vita delle tre scuole potrebbe risultare utile anche nella prospettiva, che non deve essere abbandonata, dell'immissione in servizio di un limitato numero di giovani a fronte della drastica riduzione di personale registrata in questi ultimi anni, che sta ora conoscendo un'ulteriore accelerazione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a continuare ad avvalersi dei tre centri di studi e ricerche parlamentari indicati in premessa, contribuendo alle loro attività.
9/Doc. VIII, n. 4/89Boccadutri.


   La Camera,
   premesso che:
    l'ultima riorganizzazione organica dell'Amministrazione della Camera risale agli anni settanta; ulteriori correttivi furono compiuti durante la XIII Legislatura;
    il lavoro parlamentare risulta sensibilmente mutato, anche in ordine all'introduzione di nuove tecnologie,

invita l'Ufficio di Presidenza

con il concorso delle rappresentanze del personale a valutare una riorganizzazione del lavoro teso all'ammodernamento dell'Amministrazione, a partire dalla valorizzazione delle competenze e delle professionalità del personale e degli uffici, al fine di rendere più efficaci i servizi utili all'obiettivo del miglioramento della capacità della Camera di dare risposte ai cittadini, con un'organizzazione del lavoro più efficiente e moderna che renda anche più efficiente l'esercizio delle prerogative parlamentari e della potestà legislativa.
9/Doc. VIII, n. 4/90Boccadutri.


   La Camera,
   premesso che:
    negli ultimi venti anni, a fronte del mutato contesto sociale, nell'organizzazione delle amministrazioni e delle aziende, si sono affermati nuovi concetti come «benessere organizzativo», «non discriminazione», «pari opportunità»;
    di fronte alle nuove sfide poste dalla società dell'informazione e della conoscenza, si sono affermati nuovi modelli organizzativi volti alla realizzazione di un ambiente di lavoro più aperto ed inclusivo;
    i tempi sono maturi per un aggiornamento delle politiche di gestione del personale, in un'ottica in cui il principio di non discriminazione si coniughi con un miglioramento dell'efficienza e della produttività, secondo una logica win-win;
    appare opportuna l'individuazione di nuovi moduli operativi che, assicurando una pari o una migliore efficienza dell'azione amministrativa, tengano in considerazione anche delle esigenze individuali di conciliazione dei tempi di vita;
    nel contesto interno ed internazionale, amministrazioni d'eccellenza, paragonabili a quelle della Camera dei deputati, quali il Parlamento europeo e la Banca d'Italia, si sono mosse già da tempo nella direzione indicata;
    sarebbe opportuno considerare diverse e più razionali modalità di organizzazione dei lavori parlamentari, che tengano conto delle esperienze degli altri Parlamenti, nonché a favorire la predeterminazione degli orari di inizio e di conclusione dei lavori delle sedute di Aula e di Commissione, come del resto già avviene nell'altro ramo del Parlamento,

impegna l'Ufficio di Presidenza

   ad adottare un piano di azioni positive, che entri in vigore il 1o gennaio 2015, e che, riprendendo le best practice delle amministrazioni di eccellenza, preveda misure, accompagnate da un cronoprogramma, per la realizzazione dei seguenti obiettivi:
    migliorare il benessere organizzativo, attraverso la formazione della dirigenza e dei titolari di incarichi di coordinamento sul diversity management, l'adozione di principi di organizzazione del lavoro volti a favorire la conciliazione dei tempi di vita, l'introduzione in via sperimentale di forme di smart work, la previsione – ove non attuate ma possibili in relazione alle funzioni – di forme di flessibilità negli orari e nei turni e l'istituzione di una «banca delle ore»; a tal fine occorre adottare un approccio differenziato, che tenga conto delle peculiarità dei singoli settori o servizi interessati;
    favorire la valorizzazione del merito nelle carriere, coniugandola con i necessari criteri di trasparenza nell'attribuzione degli incarichi;
    diffondere la cultura di genere a tutti i livelli professionali, attraverso la formazione di tutto il personale sulla cultura delle pari opportunità e l'adozione di un programma formativo sulla leadership al femminile e sulla valorizzazione delle professionalità femminili;
    recepire e attuare i principi di pari opportunità e di non discriminazione, anche al fine di evitare discriminazioni, anche de facto, al rientro dalla maternità o da periodi di congedo parentale;
    applicare i principi del gender budgeting, con la produzione di dati statistici in un'ottica di genere, l'integrazione della relazione sullo stato dell'amministrazione, la valutazione dell'impatto di genere delle politiche amministrative e l'introduzione di un bilancio di genere;
    migliorare la salute delle dipendenti e dei dipendenti, anche in un'ottica di medicina di genere, con l'introduzione di una specifica valutazione dello stress lavoro-correlato e l'adozione di misure volte a migliorare la tutela della salute delle donne in gravidanza;
    introdurre servizi per sostenere le esigenze di cura familiare, con particolare riguardo alla cura dei bambini e all'assistenza agli anziani e ai disabili;
   a presentare, in occasione dell'adozione del prossimo bilancio interno, una relazione sullo stato di attuazione del piano di azioni.
9/Doc. VIII, n. 4/91Valeria Valente, Milanato, Ciprini, Pannarale, Rostellato, Mucci, Bechis, Chimienti, Businarolo, Agostinelli, Benedetti, Gagnarli, Lupo, Basilio, Corda, Cancelleri, Terzoni, Spadoni, Grande, Pinna, Lombardi, Dadone, Centemero, Biancofiore, Giammanco, Carfagna, Santelli, Sandra Savino, Gelmini, Saltamartini, Scopelliti, Rossomando, Roberta Agostini, Fabbri, Pollastrini, Gnecchi, Coccia, Terrosi, Petitti, Blazina, Palma, Murer, Gribaudo, Bossa, Carloni, Sgambato, Capozzolo, Schirò, Fitzgerald Nissoli, Capua, Galgano, Locatelli, Di Salvo, Labriola, Piazzoni, Malisani, Costantino, Nicchi, Pellegrino, Duranti.


   La Camera,
   premesso che:
    negli ultimi venti anni, a fronte del mutato contesto sociale, nell'organizzazione delle amministrazioni e delle aziende, si sono affermati nuovi concetti come «benessere organizzativo», «non discriminazione», «pari opportunità»;
    di fronte alle nuove sfide poste dalla società dell'informazione e della conoscenza, si sono affermati nuovi modelli organizzativi volti alla realizzazione di un ambiente di lavoro più aperto ed inclusivo;
    i tempi sono maturi per un aggiornamento delle politiche di gestione del personale, in un'ottica in cui il principio di non discriminazione si coniughi con un miglioramento dell'efficienza e della produttività, secondo una logica win-win;
    appare opportuna l'individuazione di nuovi moduli operativi che, assicurando una pari o una migliore efficienza dell'azione amministrativa, tengano in considerazione anche delle esigenze individuali di conciliazione dei tempi di vita;
    nel contesto interno ed internazionale, amministrazioni d'eccellenza, paragonabili a quelle della Camera dei deputati, quali il Parlamento europeo e la Banca d'Italia, si sono mosse già da tempo nella direzione indicata;
    sarebbe opportuno considerare diverse e più razionali modalità di organizzazione dei lavori parlamentari, che tengano conto delle esperienze degli altri Parlamenti, nonché a favorire la predeterminazione degli orari di inizio e di conclusione dei lavori delle sedute di Aula e di Commissione, come del resto già avviene nell'altro ramo del Parlamento,

impegna l'Ufficio di Presidenza

   ad adottare un piano di azioni positive, che entri in vigore il 1o gennaio 2015, e che, riprendendo le best practice delle amministrazioni di eccellenza, preveda misure, accompagnate da un cronoprogramma, per la realizzazione dei seguenti obiettivi:
    migliorare il benessere organizzativo, attraverso la formazione della dirigenza e dei titolari di incarichi di coordinamento sul diversity management, l'adozione di principi di organizzazione del lavoro volti a favorire la conciliazione dei tempi di vita, l'introduzione in via sperimentale di forme di smart work, la previsione – ove non attuate ma possibili in relazione alle funzioni – di forme di flessibilità negli orari e nei turni e l'istituzione di una «banca delle ore»; a tal fine occorre adottare un approccio differenziato, che tenga conto delle peculiarità dei singoli settori o servizi interessati;
    favorire la valorizzazione del merito nelle carriere, coniugandola con i necessari criteri di trasparenza nell'attribuzione degli incarichi;
    diffondere la cultura di genere a tutti i livelli professionali, attraverso la formazione di tutto il personale sulla cultura delle pari opportunità e l'adozione di un programma formativo sulla leadership al femminile e sulla valorizzazione delle professionalità femminili;
    recepire e attuare i principi di pari opportunità e di non discriminazione, anche al fine di evitare discriminazioni, anche de facto, al rientro dalla maternità o da periodi di congedo parentale;
    applicare i principi del gender budgeting, con la produzione di dati statistici in un'ottica di genere, l'integrazione della relazione sullo stato dell'amministrazione, la valutazione dell'impatto di genere delle politiche amministrative e l'introduzione di un bilancio di genere;
    migliorare la salute delle dipendenti e dei dipendenti, anche in un'ottica di medicina di genere, con l'introduzione di una specifica valutazione dello stress lavoro-correlato e l'adozione di misure volte a migliorare la tutela della salute delle donne in gravidanza;
    introdurre servizi per sostenere le esigenze di cura familiare, con particolare riguardo alla cura dei bambini e all'assistenza agli anziani e ai disabili;
   a presentare, in occasione dell'adozione del prossimo bilancio interno, una relazione sullo stato di attuazione del piano di azioni;
   a valutare il costo, sia in termini economici che di risorse umane, delle attuali modalità di organizzazione dei lavori parlamentari, al fine di consentire agli organi di programmazione dei lavori di disporre di elementi utili per la valutazione di diverse e più razionali modalità di organizzazione dei lavori.
9/Doc. VIII, n. 4/91. (Testo modificato nel corso della seduta) Valeria Valente, Milanato, Ciprini, Pannarale, Rostellato, Mucci, Bechis, Chimienti, Businarolo, Agostinelli, Benedetti, Gagnarli, Lupo, Basilio, Corda, Cancelleri, Terzoni, Spadoni, Grande, Pinna, Lombardi, Dadone, Centemero, Biancofiore, Giammanco, Carfagna, Santelli, Sandra Savino, Gelmini, Saltamartini, Scopelliti, Rossomando, Roberta Agostini, Fabbri, Pollastrini, Gnecchi, Coccia, Terrosi, Petitti, Blazina, Palma, Murer, Gribaudo, Bossa, Carloni, Sgambato, Capozzolo, Schirò, Fitzgerald Nissoli, Capua, Galgano, Locatelli, Di Salvo, Labriola, Piazzoni, Malisani, Costantino, Nicchi, Pellegrino, Duranti.


   La Camera,
   premesso che:
    in virtù dell'articolo 24, comma 2-bis, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, la Camera dei deputati ha la facoltà di comunicare, entro il 31 luglio 2014, alla Milano 90 s.r.l. il recesso anticipato dai contratti di locazione e servizi dei Palazzi Marini 2, 3 e 4, che scadono, rispettivamente, il 31 ottobre 2016, il 13 giugno 2017 e il 17 febbraio 2018;
    l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 26 giugno 2014, su proposta del Collegio dei Questori, ha approvato l'indirizzo di esercitare la suddetta facoltà di recesso dai contratti di locazione e servizi dei Palazzi Marini 2, 3 e 4, non appena i documenti di bilancio per il triennio 2014-2016 saranno stati approvati da questa Assemblea;
    il citato indirizzo dell'Ufficio di Presidenza è pienamente condivisibile, dato che:
     la riduzione degli oneri per locazioni passive e per servizi accessori e aggiuntivi alle locazioni derivante dall'esercizio della facoltà di recesso – con un risparmio di circa 77,5 milioni di euro nel periodo dal 1o febbraio 2015 alla scadenza dei contratti indicati alla lettera a) – è coerente sia con la generale esigenza di contenimento della spesa pubblica sia con lo specifico indirizzo di riduzione delle spese della Camera formulato da tempo dagli organi di direzione politica di questo ramo del Parlamento e condiviso da questa Assemblea;
     allo stato non sussiste alcuna ipotesi di novazione dei contratti relativi ai Palazzi Marini 2, 3 e 4; tanto meno sussiste un'ipotesi di novazione che possa garantire un effettivo, consistente e stabile contenimento degli oneri a carico della Camera; di fatto, l'unica offerta di ricontrattazione formalizzata dalla Milano 90 s.r.l., risalente al luglio 2013, non è stata ritenuta accettabile dal Collegio dei deputati Questori, essendo basata su un rinnovo per ben diciotto anni del rapporto locativo e sull'esercizio di un'opzione di esenzione IVA da parte della Società che sposterebbe semplicemente una parte dell'onere (complessivamente pari a circa 600 milioni di euro) dal bilancio della Camera al bilancio dello Stato;
     la generica disponibilità alla trattativa che la Milano 90 s.r.l. anche in questi giorni manifesta, accompagnandola peraltro con la previsione di licenziamento di 350 propri dipendenti (mentre gli addetti ai Palazzi Marini sono circa 240) e con l'affermazione secondo cui i propri piani finanziari sono intangibili, non può certo costituire motivo sufficiente per oltrepassare il termine ultimo del 31 luglio per la comunicazione del recesso;
     l'introduzione delle nuove tecnologie ha modificato le modalità con le quali i deputati svolgono l'attività parlamentare, facendo sì che non sia più necessaria, come ritenuto in precedenza, l'attribuzione di un ufficio a ciascun singolo deputato;
    per le suddette ragioni, deve essere esercitata la facoltà di recesso dai contratti di locazione e servizi dei Palazzi Marini 2, 3 e 4, e dai connessi contratti per servizi aggiuntivi antincendio e di pronto intervento impiantistico e manutentivo relativi agli stessi Palazzi Marini, pur nella consapevolezza che da tale esercizio la Milano 90 s.r.l. potrebbe far derivare l'avvio di procedure di mobilità per i propri dipendenti e che il recesso comporta la rinuncia alla disponibilità, tra l'altro, di 405 uffici per i deputati, di tre sale conferenze/sale riunioni e della mensa Marini,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di deliberare quanto prima l'esercizio della facoltà di recesso dai contratti di locazione e servizi dei cosiddetti Palazzi Marini 2, 3 e 4, ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, con cessazione degli ulteriori rapporti contrattuali ad essi collegati.
9/Doc. VIII, n. 4/92Palese, De Maria, Galgano.


   La Camera,
   premesso che:
    in virtù dell'articolo 24, comma 2-bis, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, la Camera dei deputati ha la facoltà di comunicare, entro il 31 luglio 2014, alla Milano 90 s.r.l. il recesso anticipato dai contratti di locazione e servizi dei Palazzi Marini 2, 3 e 4, che scadono, rispettivamente, il 31 ottobre 2016, il 13 giugno 2017 e il 17 febbraio 2018;
    l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 26 giugno 2014, su proposta del Collegio dei Questori, ha approvato l'indirizzo di esercitare la suddetta facoltà di recesso dai contratti di locazione e servizi dei Palazzi Marini 2, 3 e 4, non appena i documenti di bilancio per il triennio 2014-2016 saranno stati approvati da questa Assemblea;
    con precedente Ordine del Giorno si è invitato l'Ufficio di Presidenza a deliberare quanto prima l'esercizio della facoltà di recesso dai contratti di locazione e servizi dei cosiddetti Palazzi Marini 2, 3 e 4, ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, con cessazione degli ulteriori rapporti contrattuali ad essi collegati,

invita l'Ufficio di Presidenza,

a fronte del recesso dei contratti di locazione e servizi dei cosiddetti Palazzi Marini, a mettere in atto tutte le azioni possibili per la salvaguardia dell'occupazione dei lavoratori della «Milano 90», impegnati oggi negli immobili oggetto di dismissione ed a valutare tutte le opportunità di possibili ricollocazioni degli stessi nell'ambito dell'annunciata riorganizzazione degli spazi e dei servizi della Camera.
9/Doc. VIII, n. 4/93De Maria, Miccoli, Porta.


   La Camera,
   premesso che:
    in virtù dell'articolo 24, comma 2-bis, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, la Camera dei deputati ha la facoltà di comunicare, entro il 31 luglio 2014, alla Milano 90 s.r.l. il recesso anticipato dai contratti di locazione e servizi dei Palazzi Marini 2, 3 e 4, che scadono, rispettivamente, il 31 ottobre 2016, il 13 giugno 2017 e il 17 febbraio 2018;
    l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 26 giugno 2014, su proposta del Collegio dei Questori, ha approvato l'indirizzo di esercitare la suddetta facoltà di recesso dai contratti di locazione e servizi dei Palazzi Marini 2, 3 e 4, non appena i documenti di bilancio per il triennio 2014-2016 saranno stati approvati da questa Assemblea;
    con precedente ordine del giorno si è invitato l'Ufficio di Presidenza a deliberare quanto prima l'esercizio della facoltà di recesso dai contratti di locazione e servizi dei cosiddetti Palazzi Marini 2, 3 e 4, ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, con cessazione degli ulteriori rapporti contrattuali ad essi collegati;
    è doveroso ribadire che la Camera è estranea al rapporto di lavoro tra la società Milano 90 ed i suoi dipendenti e pertanto non può in alcun modo farsi carico di individuare essa stessa soluzioni occupazionali,

invita il Collegio dei Questori

a continuare ad assicurare la propria disponibilità a prendere in esame concrete e dettagliate proposte imprenditoriali eventualmente formulate da operatori economici, che coinvolgano i lavoratori in questione.
9/Doc. VIII, n. 4/93. (Testo modificato nel corso della seduta) De Maria, Miccoli, Porta.


   La Camera,
   premesso che:
    l'ordinamento interno della Camera, in un'ottica di adeguamento alla normativa nazionale, ha recepito, in linea con le attuali esigenze di contenimento della spesa pubblica, numerosi istituti giuridici in materia di impiego pubblico;
    non risulta, tuttavia, recepita l'intera normativa caratterizzante e qualificante il ruolo della dirigenza pubblica, sebbene ciò non comporti oneri aggiuntivi per il bilancio interno della Camera;
    la figura del Consigliere Parlamentare, quale dirigente di una amministrazione pubblica di eccellenza, con effettive responsabilità di gestione del personale e di risultato e con una specifica qualificazione, anche sotto il profilo delle competenze di merito, determina la necessità di un profonda revisione del relativo status giuridico, al fine di salvaguardare le esigenze di crescita professionale, di formazione e di aggiornamento, nonché di piena e indipendente esplicazione del ruolo inerente allo specifico profilo professionale;
    nell'ambito della suddetta normativa riguardante la dirigenza pubblica, il recepimento delle misure relative alla cosiddetta «Legge Frattini» sulla mobilità consentirebbe ai Consiglieri Parlamentari di arricchire la propria professionalità e, al contempo, garantirebbe un beneficio per l'amministrazione parlamentare al servizio della quale potrebbero essere messe a disposizioni tali competenze,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei deputati Questori

a recepire presso la Camera dei deputati l'articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, relativamente al collocamento in aspettativa non retribuita dei consiglieri parlamentari, con trattamento previdenziale a carico dell'ente di nuova destinazione.
9/Doc. VIII, n. 4/94Dorina Bianchi.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    nella seduta del 29 marzo 2012 l'Ufficio di Presidenza della Camera ha riformato la disciplina delle attribuzioni spettanti agli ex Presidenti della Camera consistenti, tra l'altro, nella dotazione di un ufficio a Palazzo Montecitorio e di personale di segreteria a spese del bilancio della Camera, per un periodo di 10 anni successivo alla fine del loro mandato;
    la stessa delibera prevedeva che per gli ex Presidenti della Camera inquadrati nel precedente regime sarebbero stati inquadrati nella nuova normativa dall'inizio della XVII Legislatura a condizione che gli stessi avessero esercitato il mandato parlamentare nel corso delle Legislatura XVI o nel corso della Legislatura XV;
    in tal modo la delibera richiamata consentiva a chi era cessato dal mandato di Presidente della Camera nel 2001 e che in tal modo godeva delle prerogative da ex Presidente già da 11 anni di accedere alle nuove prerogative per altri 10 anni a partire dalla XVII Legislatura in corso;
    la circostanza richiamata provocò forti reazioni dell'opinione pubblica tanto da indurre uno degli ex Presidenti della Camera a dichiarare pubblicamente di rinunciare alle prerogative a lui spettanti;
    la previsione di un regime di dotazioni speciali, seppur transitorio, nei confronti degli ex Presidenti della Camera è incompatibile con la politica di riduzione dei costi della Camera dei deputati intrapresa nella scorsa legislatura e portata avanti dall'attuale ufficio di presidenza;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/51 accolto nella nuova riformulazione nella seduta numero 112 di mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

al fine di una razionalizzazione dei costi e degli spazi a cessare immediatamente qualsiasi tipo di trattamento erogato ai Presidenti della Camera non in carica equiparandoli ad un deputato cessato.
9/Doc. VIII, n. 4/95Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    le spese di manutenzione e valorizzazione del patrimonio immobiliare e mobiliare anche nel 2013 si confermano al di fuori di ogni valore di mercato con poste ingiustificabili;
    gli uffici della Camera dei deputati spesso svolgono servizi ed hanno mansioni e/o funzioni ridondanti;
    è evidente la necessità di accorpare, razionalizzare e riorganizzare le strutture amministrative alla luce di compiti e funzioni ridondanti al fine di raggiungere una gestione tesa a criteri di maggiore efficienza, efficacia ed economicità;
    il 2 e 3 luglio 1984 nell'Aula di Palazzo Montecitorio si è tenuta una conferenza sulle prospettive di riforma e ammodernamento promossa dal Presidente della Camera Nilde lotti;
    ai lavori parteciparono i membri dell'Ufficio di Presidenza, i gruppi parlamentari, i deputati, i responsabili dei vertici amministrativi, i dipendenti, i rappresentati delle organizzazioni sindacali oltre ai giornalisti parlamentari al termine dei quali la Presidente Iotti individuò «una volontà comune di trovare criteri di organizzazione e di funzionamento degli apparati parlamentari capaci di assicurare le migliori condizioni di lavoro per i singoli e la più alta efficienza della struttura»;
    come documentato dal settimanale «Epoca» nove esperti della società di consulenza aderenti all'ASSCO vennero successivamente incaricati dall'Ufficio di Presidenza della Camera di effettuare un'indagine che, come si legge da un comunicato dell'ANSA del 2 giugno 1989, ha «accertato due linee di tendenza: la prima è che il personale di Montecitorio, funzionari, impiegati e commessi, nel suo insieme è di ottima qualità. Professionisti seri, preparati, corretti, che potrebbero benissimo figurare in qualunque azienda privata. La seconda linea di tendenza che emerge dall'indagine è che la macchina amministrativa, così com’è congegnata, risente di disfunzioni cumulate nel tempo, di sovrapposizioni di ruoli e di competenze fra i diversi uffici e servizi. Ma i super-esperti mettono soprattutto l'accento su un dato: il personale, se fosse utilizzato secondo criteri aziendali, potrebbe rendere assai meglio di come ha reso finora. Urgono rimedi»;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/5 (nuova formulazione) accolto nella seduta numero 112 di mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

ad individuare un advisor, comunque subordinatamente al completamento del processo di riforma costituzionale, nella parte relativa al Parlamento, e alla valutazione della compatibilità finanziaria.
9/Doc. VIII, n. 4/96Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    al fine di perseguire un radicale ridimensionamento dei costi è imprescindibile attuare progetto di riorganizzazione dei servizi e delle funzioni;
    per raggiungere la finalità di un dimezzamento delle spese di gestione è necessario definire i nuovi obiettivi istituzionali e, su di essi, tarare, definire piante organiche, ruoli, incarichi, organizzazione e retribuzioni;
    è di palmare evidenza che le manifestazioni, mostre e convegni, non fanno parte delle funzioni istituzionali di questa Camera con oneri accessori di gran lunga superiori a quelli di altri soggetti meno costosi e meglio attrezzati;
    malgrado l'approvazione dell'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/8 (nuova formulazione), accolto nella seduta numero 112 di mercoledì 6 novembre 2013, ai 543 eventi tenutesi nel 2012 se ne sono aggiunti altrettanti tra cui ancora spiccano i concerti musicali delle bande militari, presentazioni di libri, mostre, interviste (tra cui spicca Riotta che intervista Javier Zanetti) che evidentemente hanno poco o nulla a che fare con la missione della Camera dei deputati;
    nel bilancio triennale 2014-2016 le funzioni di supporto logistico, anche in relazione all'organizzazione degli eventi, compresi i servizi di facchinaggio compreso nel programma settoriale dell'allestimento degli spazi e della logistica, hanno un costo totale di 6.485.000,00 di euro per il triennio 2014-2016 (2.175.000 per il 2014, 2.155.000 per il 2015 e 2.155.000 per il 2016),

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a procedere ad un'attenta selezione delle iniziative da realizzare presso le sedi della Camera, con particolare riguardo ai contenuti delle stesse e ai relativi costi, eliminando qualsiasi tipo di manifestazione, mostra o convegno che non fanno parte delle funzioni istituzionali di questa Camera.
9/Doc. VIII, n. 4/97Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    al fine di perseguire un radicale ridimensionamento dei costi è imprescindibile attuare progetto di riorganizzazione dei servizi e delle funzioni;
    per raggiungere la finalità di un dimezzamento delle spese di gestione è necessario definire i nuovi obiettivi istituzionali e, su di essi, tarare, definire piante organiche, ruoli, incarichi, organizzazione e retribuzioni;
    è di palmare evidenza che le manifestazioni, mostre e convegni, non fanno parte delle funzioni istituzionali di questa Camera con oneri accessori di gran lunga superiori a quelli di altri soggetti meno costosi e meglio attrezzati;
    malgrado l'approvazione dell'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/8 (nuova formulazione), accolto nella seduta numero 112 di mercoledì 6 novembre 2013, ai 543 eventi tenutesi nel 2012 se ne sono aggiunti altrettanti tra cui ancora spiccano i concerti musicali delle bande militari, presentazioni di libri, mostre, interviste (tra cui spicca Riotta che intervista Javier Zanetti) che evidentemente hanno poco o nulla a che fare con la missione della Camera dei deputati;
    nel bilancio triennale 2014-2016 le funzioni di supporto logistico, anche in relazione all'organizzazione degli eventi, compresi i servizi di facchinaggio compreso nel programma settoriale dell'allestimento degli spazi e della logistica, hanno un costo totale di 6.485.000,00 di euro per il triennio 2014-2016 (2.175.000 per il 2014, 2.155.000 per il 2015 e 2.155.000 per il 2016),

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere a un'ampia revisione della disciplina dell'uso delle sale dei palazzi sede della Camera dei deputati diversi da Palazzo Montecitorio (San Macuto, Palazzo di vicolo Valdina, Nuova Aula dei gruppi parlamentari) al fine di attuare un'attenta selezione delle iniziative da realizzare con riguardo ai loro contenuti e costi.
9/Doc. VIII, n. 4/97. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    il calendario della Camera dei deputati riporta una serie di mostre, concerti, convegni e conferenze, quali, a titolo esemplificativo: Antimafia in Parlamento – Usiamo bene i beni confiscati, l'International Open Data Day, Francesco – tracce, parole, immagini – san Francesco nella biblioteca del sacro convento di Assisi, Montecitorio a porte aperte con il Concerto della Banda della Finanza, Riotta intervista Javier Zanetti, Articolo 9 Costituzione – La memoria storica a 100 anni dalla prima guerra mondiale – Lectio Magistralis Casavola, Un importante attore per la stabilità della Regione, Convegno su attività UNRWA, Premio internazionale Alexander Langer 2013, Il Volume della democrazia – Giornate del libro politico a Montecitorio, Concerto della Banda dell'Esercito Italiano, Insula sapientiae – Giornate europee del patrimonio, Domenica 15 settembre Montecitorio a porte aperte con il Concerto della Banda della Marina Militare, Verità e riconciliazione nei paesi delle primavere arabe, Insula sapientiae, Domenica 9 giugno Montecitorio a porte aperte con il Concerto della Banda della Guardia di Finanza, Parole libere o parole d'odio? Prevenzione della violenza on-line, Lezioni di Costituzione – Studenti italiani in Parlamento Cerimonia con i Presidenti Grasso e Boldrini, Aula di Palazzo Madama, Sabato notte dei musei – Montecitorio aperto al pubblico, Montecitorio a porte aperte con il Concerto della Banda dell'Aeronautica Militare;
    a partire dal 2002, in concomitanza con la apertura al pubblico del Palazzo per l'iniziativa «Montecitorio a porte aperte», ogni prima domenica del mese, si tiene in Piazza Montecitorio un concerto eseguito da una delle bande militari dei diversi corpi delle Forze armate. Il concerto, della durata di un'ora, è solitamente introdotto e concluso con l'esecuzione dell'inno nazionale italiano e prevede l'esecuzione di marce brillanti e militari;
    nel bilancio triennale 2014-2016 il programma dell'attività amministrativa prevede, all'obiettivo H4, che per provvedere all'allestimento degli spazi, alla logistica e alla gestione degli eventi l'attività abbia ad oggetto la fornitura di arredi moderni secondo criteri ergonomici e la manutenzione straordinaria degli arredi in stile, nonché le funzioni di supporto logistico, anche in relazione all'organizzazione degli eventi, compresi i servizi di facchinaggio compreso nel programma settoriale dell'allestimento degli spazi e della logistica per un totale di 6.485.000,00 di euro per il triennio 2014-2016 (2.175.000 per il 2014, 2.155.000 per il 2015 e 2.155.000 per il 2016),

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

ad attuare, a decorrere dall'anno 2015, una razionalizzazione degli eventi in calendario affinché siano previsti esclusivamente quelli strettamente attinenti alle finalità istituzionali di codesta Camera.
9/Doc. VIII, n. 4/98Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    il calendario della Camera dei deputati riporta una serie di mostre, concerti, convegni e conferenze, quali, a titolo esemplificativo: Antimafia in Parlamento – Usiamo bene i beni confiscati, l'International Open Data Day, Francesco – tracce, parole, immagini – san Francesco nella biblioteca del sacro convento di Assisi, Montecitorio a porte aperte con il Concerto della Banda della Finanza, Riotta intervista Javier Zanetti, Articolo 9 Costituzione – La memoria storica a 100 anni dalla prima guerra mondiale – Lectio Magistralis Casavola, Un importante attore per la stabilità della Regione, Convegno su attività UNRWA, Premio internazionale Alexander Langer 2013, Il Volume della democrazia – Giornate del libro politico a Montecitorio, Concerto della Banda dell'Esercito Italiano, Insula sapientiae – Giornate europee del patrimonio, Domenica 15 settembre Montecitorio a porte aperte con il Concerto della Banda della Marina Militare, Verità e riconciliazione nei paesi delle primavere arabe, Insula sapientiae, Domenica 9 giugno Montecitorio a porte aperte con il Concerto della Banda della Guardia di Finanza, Parole libere o parole d'odio? Prevenzione della violenza on-line, Lezioni di Costituzione – Studenti italiani in Parlamento Cerimonia con i Presidenti Grasso e Boldrini, Aula di Palazzo Madama, Sabato notte dei musei – Montecitorio aperto al pubblico, Montecitorio a porte aperte con il Concerto della Banda dell'Aeronautica Militare;
    a partire dal 2002, in concomitanza con la apertura al pubblico del Palazzo per l'iniziativa «Montecitorio a porte aperte», ogni prima domenica del mese, si tiene in Piazza Montecitorio un concerto eseguito da una delle bande militari dei diversi corpi delle Forze armate. Il concerto, della durata di un'ora, è solitamente introdotto e concluso con l'esecuzione dell'inno nazionale italiano e prevede l'esecuzione di marce brillanti e militari;
    nel bilancio triennale 2014-2016 il programma dell'attività amministrativa prevede, all'obiettivo H4, che per provvedere all'allestimento degli spazi, alla logistica e alla gestione degli eventi l'attività abbia ad oggetto la fornitura di arredi moderni secondo criteri ergonomici e la manutenzione straordinaria degli arredi in stile, nonché le funzioni di supporto logistico, anche in relazione all'organizzazione degli eventi, compresi i servizi di facchinaggio compreso nel programma settoriale dell'allestimento degli spazi e della logistica per un totale di 6.485.000,00 di euro per il triennio 2014-2016 (2.175.000 per il 2014, 2.155.000 per il 2015 e 2.155.000 per il 2016),

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere a un'ampia revisione della disciplina dell'uso delle sale dei palazzi sede della Camera dei deputati diversi da Palazzo Montecitorio (San Macuto, Palazzo di vicolo Valdina, Nuova Aula dei gruppi parlamentari) al fine di attuare un'attenta selezione delle iniziative da realizzare con riguardo ai loro contenuti e costi.
9/Doc. VIII, n. 4/98. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera dei deputati non è una università, né un museo, né un centro congressi e tantomeno un auditorium;
    al fine di conseguire apprezzabili risparmi economici sul complessivo costo dell'organo parlamentare gravante sul bilancio del Paese in una fase di seria difficoltà del sistema economico;
    nel bilancio triennale 2014-2016 le funzioni di supporto logistico, anche in relazione all'organizzazione degli eventi, compresi i servizi di facchinaggio compreso nel programma settoriale dell'allestimento degli spazi e della logistica, hanno un costo totale di 6.485.000,00 di euro per il triennio 2014-2016 (2.175.000 per il 2014, 2.155.000 per il 2015 e 2.155.000 per il 2016),

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a prevedere, a decorrere dall'approvazione di questo ordine del giorno, la sospensione immediata della realizzazione di tutti gli eventi che non siano strettamente attinenti all'attività legislativa e alle finalità istituzionali della Camera a partire dalla cancellazione di eventi musicali, mostre, presentazioni di libri e convegni.
9/Doc. VIII, n. 4/99Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    al fine di conseguire apprezzabili risparmi economici sul complessivo costo dell'organo parlamentare gravante sul bilancio del Paese in una fase di seria difficoltà del sistema economico;
    l'utilizzo del software di proprietà è una voce significativa del bilancio della Camera;
    il software libero da diritti proprietari avrebbe un impatto decisivo sull'economia locale dell'innovazione, farebbe lavorare professionisti e imprese che oggi di fatto non hanno un mercato e non lo avranno fino a quando le politiche nel settore pubblico saranno orientate al software chiuso proposto da grandi e influenti produttori con relazioni consolidate, rapporti pluriennali con amministrazioni centrali e periferiche. Alcuni governi pensano che dobbiamo riprendere questo controllo e dare la possibilità al paese, alle industrie locali, ai giovani programmatori di poter avere un ruolo nello sviluppo tecnologico;
    l'Istat da cinque anni a questa parte è progressivamente migrato verso l'Open Source e, se nel 2003 Istat spendeva 1,2 milioni di euro l'anno in software proprietario, oggi spende meno della metà e sviluppa in proprio gli applicativi e i sistemi open di cui ha bisogno;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/52 accolto nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'utilizzo di software libero da diritti proprietari.
9/Doc. VIII, n. 4/100Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    il Senato della Repubblica eroga servizi analoghi se non sovrapponibili a quelli necessari al funzionamento della Camera dei deputati;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/50 accolto nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

in coerenza con gli indirizzi per la realizzazione di nuove forme di integrazione e/o unificazione tra le attività delle amministrazioni del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, anche alla luce della prossima Riforma costituzionale, a procedere, senza indugio alcuno, nell'opera di razionalizzazione, ottimizzazione e appropriatezza dei servizi, secondo criteri di efficienza e economicità.
9/Doc. VIII, n. 4/101Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    escludendo le delibere del Collegio dei Questori (prima accessibili) e quelle dell'Ufficio di Presidenza l'articolo 79 del nuovo Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) circoscrive ai soli contratti lo speciale diritto di accesso riservato ai deputati;
    per tutte le delibere dell'Ufficio di Presidenza e buona parte di quelle del Collegio dei Questori l'unica forma di pubblicità prevista è la pubblicazione di una notizia oltremodo sintetica nel Bollettino degli organi collegiali, pubblicato, con ritardo, sul sito internet della Camera (ultimo bollettino disponibile on-line risale ad aprile 2014);
    lo speciale diritto di accesso in questione costituisce un fondamentale elemento di equilibrio del sistema amministrativo, in quanto controbilancia, almeno in parte, l'assenza di controlli amministrativi esterni;
    medesimo ordine del giorno ampiamente disatteso era stato accolto nella XVI legislatura e in una nuova formulazione (Odg n. 9/Doc. VIII, n./28) nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013;
    proprio perciò il diritto di accesso in questione non è subordinato ai presupposti cui soggiace il diritto di accesso ordinario, né a particolari limitazioni nella comunicabilità a terzi dei documenti acquisiti da parte del deputato;

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a prevedere una forma diversa di pubblicità dei resoconti delle riunioni del Collegio dei Questori, che pur nella tutela della privacy e di ogni dato ritenuto sensibile, consenta di aumentare la trasparenza in merito alle delibere adottate.
9/Doc. VIII, n. 4/102Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    nonostante l'affermarsi delle nuove tecnologie, la diffusione dei più moderni strumenti informatici e l'introduzione della posta elettronica certificata, le spese relative per servizi di stampa degli atti parlamentari e di atti vari sono sempre più onerose;
    nel bilancio pluriennale 2014-2016 la spesa per i servizi di stampa degli atti parlamentari ammonta ad euro 5.245.000 per il 2014, a 5.350.000 per il 2015 e a 5.455.000 per il 2016 dati che evidenziano una crescita del costo anziché un decremento come ci si sarebbe attesi;
    un migliore utilizzo delle tecnologie digitali non solo potrebbe determinare una maggiore produttività dell'apparato amministrativo, ma comporterebbe dei benefici economici di non poco conto;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/27 accolto nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a utilizzare, da subito, il formato elettronico per la presentazione dei disegni di legge, degli emendamenti e degli atti di sindacato ispettivo.
9/Doc. VIII, n. 4/103Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    alcune funzioni tradizionalmente svolte all'interno della Camera nel corso degli anni hanno subito radicali cambiamenti;
    appare quindi opportuna una verifica generale dei compiti e delle funzioni interne svolte dai diversi dipendenti per verificare eventuali eccedenze di alcune figure e alcuni ruoli a discapito di altri;
    nella XVI legislatura la Camera, nella seduta di martedì 7 luglio 2009, ha accolto come raccomandazione l'Ordine del Giorno n. 9/Doc. VIII, N. 4/9;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/26, accolto nella nuova riformulazione nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a procedere alla verifica dell'adeguatezza degli organici.
9/Doc. VIII, n. 4/104Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la figura del Segretario Generale della Camera poggia sul cardine del suo rapporto fiduciario con il Presidente della Camera, ricavabile in particolare degli articoli 12 e 67 del Regolamento della Camera, ma sotteso a tutto il sistema regolamentare interno;
    proprio l'incrinarsi o addirittura il venir meno del rapporto fiduciario tra il Presidente e il Segretario Generale ha condotto più volte, anche nella storia recente dell'istituzione, a ben note vicende di dimissioni o di allontanamento di Segretari Generali, senza che tali vicende abbiano mai provocato, né sul piano politico né su quello dottrinario, rilievi di indebita ingerenza della politica nell'amministrazione parlamentare;
    la funzione presidenziale di proposta della nomina del Segretario Generale all'Ufficio di Presidenza è evidentemente priva di contenuto se non è corredata del corrispettivo potere di proporne la revoca con un'effettiva possibilità di ottenerla;
    tale svuotamento della funzione presidenziale, lungi dal costituire un rischio teorico, appare invece insito nell'attuale asimmetria tra la maggioranza richiesta per la nomina e per la revoca del Segretario Generale;
    infatti la poco nota norma occultata nell'articolo 7 del Regolamento dei Servizi e del personale, uno dei regolamenti «minori» dell'Ufficio di Presidenza, ha eliminato la durata massima in carica del Segretario generale e ha introdotto una elevatissima maggioranza qualificata (due terzi dei componenti l'Ufficio di Presidenza) per revocarne l'incarico, mentre è rimasta invariata la maggioranza semplice dei votanti necessaria per la sua nomina;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/24 accolto nella nuova riformulazione nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

ad introdurre, senza indugi, limiti di durata per tutti gli incarichi interni nell'ambito del processo di riorganizzazione amministrativa, prefigurato negli Indirizzi approvati dall'Ufficio di Presidenza il 17 luglio 2013, a partire dai ruoli apicali.
9/Doc. VIII, n. 4/105Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la figura del Segretario Generale della Camera poggia sul cardine del suo rapporto fiduciario con il Presidente della Camera, ricavabile in particolare degli articoli 12 e 67 del Regolamento della Camera, ma sotteso a tutto il sistema regolamentare interno;
    proprio l'incrinarsi o addirittura il venir meno del rapporto fiduciario tra il Presidente e il Segretario Generale ha condotto più volte, anche nella storia recente dell'istituzione, a ben note vicende di dimissioni o di allontanamento di Segretari Generali, senza che tali vicende abbiano mai provocato, né sul piano politico né su quello dottrinario, rilievi di indebita ingerenza della politica nell'amministrazione parlamentare;
    la funzione presidenziale di proposta della nomina del Segretario Generale all'Ufficio di Presidenza è evidentemente priva di contenuto se non è corredata del corrispettivo potere di proporne la revoca con un'effettiva possibilità di ottenerla;
    tale svuotamento della funzione presidenziale, lungi dal costituire un rischio teorico, appare invece insito nell'attuale asimmetria tra la maggioranza richiesta per la nomina e per la revoca del Segretario Generale;
    infatti la poco nota norma occultata nell'articolo 7 del Regolamento dei Servizi e del personale, uno dei regolamenti «minori» dell'Ufficio di Presidenza, ha eliminato la durata massima in carica del Segretario generale e ha introdotto una elevatissima maggioranza qualificata (due terzi dei componenti l'Ufficio di Presidenza) per revocarne l'incarico, mentre è rimasta invariata la maggioranza semplice dei votanti necessaria per la sua nomina;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/24 accolto nella nuova riformulazione nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di introdurre limiti di durata per tutti gli incarichi interni nell'ambito del processo di riorganizzazione amministrativa prefigurato negli indirizzi approvati dall'Ufficio di Presidenza del 17 luglio 2013.
9/Doc. VIII, n. 4/105. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    il Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) all'articolo 79, comma 3, prevede come forme di pubblicità per le delibere del collegio dei questori il Bollettino degli organi collegiali della Camera, ovvero la Relazione del Servizio Amministrazione di cui all'articolo 74, comma 1, lettera b);
    il Bollettino degli organi collegiali contiene solo cenni sintetici;
    la relazione del Servizio Amministrazione è pubblicata sul sito internet, ma riguarda soltanto le spese ordinate e quindi non dà conto delle delibere nel momento in cui vengono adottate ed inoltre riguarda solo una parte di esse;
    le spese ordinate vengono presentate soltanto con il «centro operativo», il «tipo di intervento», il «soggetto» e il «totale»;
    medesimo ordine del giorno è stato accolto nella XVI legislatura,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a prevedere una forma diversa per la pubblicazione dei resoconti delle riunioni del Collegio dei Questori, che pur nella tutela della privacy e di ogni dato ritenuto sensibile, consenta di aumentare la trasparenza in merito alle delibere adottate.
9/Doc. VIII, n. 4/106Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la recente riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) prevede all'articolo 73 che sia effettuato il controllo sulla gestione volto a verificare che l'attività dei servizi corrisponda al principio del buon andamento della gestione finanziaria ed amministrativa;
    nessun effettivo controllo di gestione è realizzabile in assenza dell'individuazione dei centri di costo in cui si articola l'Amministrazione;
    il nuovo R.A.C. ignora completamente tale articolazione, sostituendo ad essa una succinta e insignificante articolazione del bilancio in missioni;
    alla richiesta di introduzione di un bilancio analitico il collegio dei questori ha risposto che «la Camera dei deputati è un organo costituzionale dotato di autonomia amministrativa contabile che non presenta alcuno dei caratteri tipici cui si connetta l'attivazione di un sistema di contabilità analitica. Nessuno degli altri organi costituzionali ha per altro mai adottato il sistema della contabilità analitica [....] l'85 per cento della spesa della Camera è rappresentata da poste obbligatorie connesse ai trattamenti spettanti ai deputati in carica e cessati dal mandato e al personale in servizio in quiescenza nonché agli oneri per esigenze di funzionamento dei Gruppi e di altri organi parlamentari. Ciò rende sostanzialmente ininfluente una rilevazione dei costi in termini economici, posto che il governo di tali fattori di spesa passa attraverso decisioni di indirizzo generale e non consente regolazioni commisurate alle esigenze specifiche di questo o quel centro di costo» presupponendo una inaccettabile inerzia nell'aggressione dei centri di costo oltre che una inaccettabile impermeabilità a qualsiasi forma di trasparenza ed imputabilità decisionale;

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare un effettivo quanto efficace disegno innovatore sotteso al nuovo articolo 73 del R.A.C. adottando un'apposita normativa per l'individuazione dei centri di costo in cui si articola l'Amministrazione.
9/Doc. VIII, n. 4/107Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    come ormai da spiacevole prassi consolidata l'Aula esamina il conto consuntivo dell'anno precedente e il progetto di bilancio interno della Camera dei deputati per l'anno in corso e per il triennio con uno scarsissimo preavviso;
    anche quest'anno sia i membri dell'Ufficio di Presidenza che i deputati non sono stati messi in condizione di esprimere le loro valutazioni se non in una fase avanzata dell'anno e a pochissimi giorni dalla votazione;
    non è possibile, anche a fronte di ordini del giorno approvati nelle precedenti legislature, giustificare l'abnorme ritardo;
    che medesimo ordine del giorno è stato accolto nella XVI legislatura e considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/21 accolto come raccomandazione nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di portare in Aula i documenti di bilancio unitamente agli allegati analitici entro il mese di marzo al fine di evitare di dover gestire a lungo il bilancio in regime di esercizio provvisorio e, ai fini di garantire la trasparenza dell'istituzione, a pubblicare anche gli allegati analitici sul sito internet.
9/Doc. VIII, n. 4/108Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    come ormai da spiacevole prassi consolidata l'Aula esamina il conto consuntivo dell'anno precedente e il progetto di bilancio interno della Camera dei deputati per l'anno in corso e per il triennio con uno scarsissimo preavviso;
    anche quest'anno sia i membri dell'Ufficio di Presidenza che i deputati non sono stati messi in condizione di esprimere le loro valutazioni se non in una fase avanzata dell'anno e a pochissimi giorni dalla votazione;
    non è possibile, anche a fronte di ordini del giorno approvati nelle precedenti legislature, giustificare l'abnorme ritardo;
    che medesimo ordine del giorno è stato accolto nella XVI legislatura e considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/21 accolto come raccomandazione nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di concludere l'esame del conto consuntivo e della nota di variazione al bilancio di previsione entro il termine del 31 marzo previsto dall'articolo 2, comma 5, del Regolamento di amministrazione e contabilità, in modo da consentire la sollecita discussione in Assemblea sulla base delle decisioni di competenza della Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
9/Doc. VIII, n. 4/108. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la recente riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) prevede all'articolo 73 che sia effettuato il controllo sulla gestione, volto a verificare che l'attività dei Servizi corrisponda al principio di buon andamento della gestione finanziaria e amministrativa;
    la funzione di controllo sulla gestione è direttamente imputata al Collegio dei Questori;
    tuttavia il Collegio dei Questori non viene dotato di alcuno specifico strumento per lo svolgimento della nuova e complessa funzione, ma costretto a servirsi unicamente di relazioni e documenti prodotti dall'Amministrazione;
    nessun effettivo controllo di gestione è realizzabile in assenza dell'individuazione dei centri di costo in cui si articola l'Amministrazione;
    invece il nuovo R.A.C. ignora completamente tale articolazione;
    nella seduta del 2 ottobre 2012 è stato accolto l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/15;

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a completare e rendere effettivo il disegno innovatore sotteso al nuovo articolo 73 del R.A.C. istituendo una apposita struttura, svincolata dalla dipendenza gerarchica dal Segretario Generale e posta al diretto servizio del Collegio dei Questori, dotata di opportune capacità e mezzi, nonché della potestà ispettiva sull'attività delle strutture amministrative e sulla relativa documentazione, in grado pertanto di fornire al Collegio un reale supporto in assenza del quale il disegno riformatore insito nel controllo di gestione è evidentemente destinato a restare sulla carta.
9/Doc. VIII, n. 4/109Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    con la riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) è stata soppressa la previsione di un sistema di contabilità analitica nell'ambito del sistema contabile della Camera, mantenendo soltanto la contabilità finanziaria;
    la norma soppressa in realtà risultava in linea, non solo con il quadro normativo nazionale ed europeo, ma altresì con i criteri contabili IPSAS, elaborati per il settore pubblico dall'IFAC, ufficialmente assunti come punto di riferimento a livello europeo per le istituzioni pubbliche di qualsiasi natura, incluse quelle dei Parlamenti;
    tali criteri richiedono l'adozione di un sistema contabile duplice, in cui, accanto al bilancio «a contabilità finanziaria», necessario per l'autorizzazione della spesa, viene elaborato un bilancio «a contabilità economico-patrimoniale» (detta anche «generale» o «analitica») molto più adatto per finalità conoscitive e di trasparenza;
    questo impianto si ritrova ad esempio nella comunicazione della Commissione delle Comunità europee (COM(2002)0755 def.) «Modernizzazione del sistema contabile delle Comunità europee» e nel Regolamento del Consiglio n. 1605/2002, «Regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee», che codificano a livello europeo il sistema contabile duplice; la citata comunicazione fa espresso riferimento (par. 1.4.1.) ad un quadro contabile basato su un sistema «duplice». In tale sistema al bilancio a contabilità finanziaria, basato sul principio del consumo delle dotazioni al momento dell'esborso o della riscossione, si affianca la contabilità generale basata sul principio della contabilità per competenza;
    la comunicazione, al fine di favorire la convergenza dei sistemi contabili in uso nei diversi Paesi membri, indica come punto di riferimento per le pubbliche amministrazioni europee proprio le norme contabili internazionali per il settore pubblico IPSAS (par. 1.4.2.);
    i principi contabili IPSAS sono concepiti in modo da essere applicabili a tutte le «public sector entities», categoria talmente generica ed onnicomprensiva che risulta impossibile non ricomprendervi anche le istituzioni parlamentari;
    medesimo ordine del giorno è stato accolto come raccomandazione nella legislatura XVI,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare i tempi e i modi per attuare un sistema di contabilità duplice conforme ai principi internazionali dell'IPSAS e alle norme contabili europee per le istituzioni pubbliche dell'Unione europea.
9/Doc. VIII, n. 4/110Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la legge 31 dicembre 2009, n. 196, ha introdotto una regolazione contabile unitaria per tutte le pubbliche amministrazioni volta ad assicurare l'armonizzazione dei conti pubblici a tutti i livelli di governo della Repubblica al fine di garantire la massima trasparenza;
    le disposizioni di tale legge costituiscono principi fondamentali del coordinamento della finanza pubblica, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, e sono anche finalizzate alla tutela dell'unità economica della Repubblica, ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione;
    l'articolo 52, comma 4, della predetta legge, recita: «Le disposizioni di cui alla presente legge sono applicate dalla Presidenza della Repubblica, dal Senato della Repubblica, dalla Camera dei deputati e dalla Corte costituzionale in quanto ritenute compatibili con la sfera di autonomia costituzionalmente riconosciuta a tali organi»;
    in tale contesto l'autonomia spettante agli organi costituzionali non può certo prescindere dal dettato normativo;
    la legge n. 196 del 2009, aggiornando la previgente normativa, conferma che il sistema contabile delle pubbliche amministrazioni italiane deve avere struttura duale, affiancando ad un sistema di contabilità finanziaria un sistema di contabilità economico-patrimoniale;
    con la riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) è stata soppressa la previsione di un sistema di contabilità analitica nell'ambito del sistema contabile della Camera in violazione delle previsioni dell'articolo 52, comma 4, legge n. 196 del 2009;
    la previsione soppressa era infatti conforme ai criteri introdotti per l'armonizzazione dei sistemi contabili nel settore pubblico dalla legge n. 196 del 2009;

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare tutte le iniziative da intraprendere per sanare la evidente situazione di illegittimità, sia sul piano interno che su quello europeo, delle norme del nuovo R.A.C., dovuta alla previsione di cui all'articolo 14 del sistema di contabilità finanziaria.
9/Doc. VIII, n. 4/111Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'ambito del sistema contabile della Camera con la riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) è stata soppressa la previsione di un sistema di contabilità analitica, che, affiancato al sistema di contabilità finanziaria tuttora vigente, delineava un tipico sistema di contabilità duale, coerente con quanto prescritto da imperative norme europee;
    la previsione soppressa risultava coerente anche con la legge 31 dicembre 2009, n. 196, che ha introdotto una regolazione contabile unitaria per tutte le pubbliche amministrazioni;
    la soppressione del sistema contabile di tipo economico-finanziario da parte di uno dei rami del Parlamento rischia di far incorrere la Repubblica italiana nella violazione dei Trattati europei e degli impegni assunti in tale sede;
    la legge n. 196 del 2009 ha anche istituito, all'articolo 2, comma 5, il Comitato per i principi contabili delle amministrazioni pubbliche;
    l'autonoma decisione di assumere il parere di tale Comitato in ordine all'adeguatezza dei principi contabili adottati dal R.A.C., anche alla luce degli impegni verso l'Unione europea, non comprometterebbe in alcun modo l'autonomia costituzionale della Camera,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi:

   a richiedere al Comitato per i principi contabili un parere circa la coerenza e la compatibilità delle regole contabili contenute nel nuovo R.A.C. con il quadro normativo interno ed europeo in materia;
   a pubblicare tempestivamente sul sito tale parere.
9/Doc. VIII, n. 4/112Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    il conto consuntivo dell'anno precedente e il progetto di bilancio interno della Camera dei deputati per l'anno in corso e per il triennio vengono portati in Aula in una fase avanzata dell'anno;
    oltre la relazione non vengono forniti allegati analitici dei capitoli di bilancio;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/09 accolto come raccomandazione nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a portare in Aula i documenti di bilancio unitamente agli allegati analitici entro il mese di marzo al fine di evitare di dover gestire a lungo il bilancio in regime di esercizio provvisorio e, ai fini di garantire la trasparenza dell'istituzione, a pubblicare anche gli allegati sul sito internet.
9/Doc. VIII, n. 4/113Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    il conto consuntivo dell'anno precedente e il progetto di bilancio interno della Camera dei deputati per l'anno in corso e per il triennio vengono portati in Aula in una fase avanzata dell'anno;
    oltre la relazione non vengono forniti allegati analitici dei capitoli di bilancio;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/09 accolto come raccomandazione nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di concludere l'esame del conto consuntivo e della nota di variazione al bilancio di previsione entro il termine del 31 marzo previsto dall'articolo 2, comma 5, del Regolamento di amministrazione e contabilità, in modo da consentirne la sollecita discussione in Assemblea sulla base delle decisioni di competenza della Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
9/Doc. VIII, n. 4/113. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    le ferie ordinarie sono a tutti gli effetti parte della retribuzione e a fronte di una modificazione del rapporto di lavoro deve corrispondere una ridefinizione degli obblighi del lavoratore;
    i riferimenti al lavoro pubblico sono azzardati in quanto la natura della prestazione richiesta è completamente diversa in termini di flessibilità;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/18 accolto nella nuova formulazione nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi:

   a valutare, nel rispetto delle procedure di contrattazione e sulla base del lavoro già in corso presso il Comitato per gli affari del personale, l'opportunità di interventi volti alla predisposizione di una corretta e razionale organizzazione del lavoro per ridurre drasticamente la richiesta di straordinari e al contenimento del lavoro festivo;
   ad introdurre meccanismi incentivanti che siano in grado di assorbire il monte ore e i giorni di ferie non godute accumulati evitando, a tal fine, che i dipendenti svolgano turni di lavoro di sole 4 ore;
   a definire un tetto massimo di ore, che concorrono al computo del monte ore, senza che questo vada in alcun modo a gravare sulla gestione del lavoro.
9/Doc. VIII, n. 4/114Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    al fine di conseguire apprezzabili risparmi economici sul complessivo costo dell'organo parlamentare gravante sul bilancio del Paese in una fase di seria difficoltà del sistema economico;
    al fine di valorizzare gli strumenti tecnologici ed informatici utilizzandoli anche, per esempio, per la dematerializzazione della documentazione, per l'uso della posta elettronica certificata tra i Gruppi parlamentari e i servizi della Camera nonché tra i servizi stessi;
    tra le misure da adottare, previste nell'obiettivo H.1 del programma dell'attività amministrativa per il triennio 2014-16, figura un piano per la graduale dismissione delle attrezzature telefax e promozione dell'utilizzo di altri canali di comunicazione;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/17 accolto nella nuova formulazione nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a prevedere la capillare diffusione degli strumenti informatici nelle attività del personale in modo da conseguire reali risparmi di spesa.
9/Doc. VIII, n. 4/115Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei Deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    i servizi e gli uffici della Camera dei deputati spesso svolgono mansioni ed hanno funzioni ridondanti;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/16 accolto nella nuova formulazione nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a procedere senza indugio alcuno all'accorpamento, razionalizzazione e riorganizzazione delle strutture amministrative alla luce di compiti e funzioni ridondanti, nonché della prossima Riforma costituzionale, al fine di adottare una gestione tesa a criteri di maggiore efficienza, efficacia ed economicità.
9/Doc. VIII, n. 4/116Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    in virtù del principio di autonomia degli organi costituzionali l'attività amministrativa della Camera dei deputati è completamente sottratta agli ordinari controlli esterni a cui sono sottoposte le pubbliche amministrazioni;
    nella seduta del 2 ottobre 2012 è stato accolto un ordine del giorno (9/Doc. VIII, n. 10/15) al fine di rafforzare la funzione di controllo, anche sulla scorta delle migliori esperienze straniere, con l'introduzione di uno specifico ruolo dell'Assemblea della Camera ora ridotta a semplice notaio;
    ad esempio, il Regolamento dell'Assemblea nazionale francese, all'articolo 16, comma 2, prevede che in ciascun anno della legislatura, tranne quello che precede lo scioglimento dell'Assemblea, all'inizio della sessione ordinaria l'Assemblea elegga una Commissione speciale di quindici membri, presieduta da un deputato d'opposizione, incaricata di «verificare ed appurare» i conti. Né i Questori né alcun altro membro dell'Ufficio di Presidenza possono far parte di tale Commissione;
    per realizzare il più volte annunciato «impegno a fare di Montecitorio la casa della buona politica» della Presidente della Camera e realizzare quei «tagli dei costi e maggiore trasparenza: la riforma dell'amministrazione della Camera va avanti con credibilità» tanto auspicati;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/20 accolto nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'elaborazione di un progetto per il completamento della riforma dei controlli amministrativi svolti presso la Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 4/117Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    l'utilizzo di strumenti e procedure informatizzate da parte sia dell'Amministrazione, sia dei singoli parlamentari, dei Gruppi e dei loro collaboratori, è diventato ormai sempre più imprescindibile per lo svolgimento efficace e tempestivo dell'attività istituzionale della Camera dei deputati;
    il processo di informatizzazione avviato nell'ambito dell'Amministrazione della Camera ha raggiunto risultati certamente apprezzabili, ma non ancora sufficienti a garantire l'espletamento celere e sicuro di tutte le attività inerenti le funzioni parlamentari;
    permangono, infatti, tuttora ampi settori dell'Amministrazione che non utilizzano nemmeno i più semplici strumenti di comunicazione informatica, continuando a privilegiare strumenti tradizionali, prevalentemente incentrati su supporti cartacei, che richiedono complesse strutture e procedure burocratiche per il loro smaltimento, che spesso producono a loro volta altra documentazione cartacea, da archiviare e trattare con procedure altrettanto lunghe e complesse;
    ciò determina una incomprensibile e inaccettabile dispersione di risorse, umane e materiali, nonché un notevole incremento dei costi sostenuti dall'Amministrazione medesima, e soprattutto una esasperante lentezza nella soddisfazione delle richieste, anche di quelle meno impegnative;
    tra le misure da adottare, previste nell'obiettivo H.1 del programma dell'attività amministrativa per il triennio 2014-16, figura un piano per la graduale dismissione delle attrezzature telefax e promozione dell'utilizzo di altri canali di comunicazione;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/14 accolto nella seduta numero 112 di Mercoledì 6 novembre 2013,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi:

   a valutare le modalità della riorganizzazione di tutti i Servizi e gli Uffici che ancora utilizzano strumenti di comunicazione basata su supporti cartacei, al fine di implementare un sistema di comunicazione esclusivamente informatica tra l'Amministrazione della Camera e i parlamentari, i Gruppi e loro collaboratori;
   a prevedere, in particolare, la rapida trasformazione di tutte quelle procedure che vincolano alla utilizzazione di modelli prestampati (es. modello B, moduli per la richiesta di fornitura di cancelleria, etc.) in procedure che utilizzino modelli in formato elettronico, come peraltro da tempo in uso in varie altre amministrazioni, sia pubbliche che private.
9/Doc. VIII, n. 4/118Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la decisione di prorogare fino al termine del 2016 le misure di contenimento dei costi oggi vigenti in tema di indennità parlamentare e di rimborso dei deputati avranno l'effetto di un risparmio di 47,6 milioni di euro per il 2016;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei Deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    mentre il bilancio relativo al triennio 2013-2015 evidenziava i risultati di un impegno nel taglio del fabbisogno, a partire dal dato relativo alla spesa di funzionamento, che nel 2013 si riduce di 32,7 milioni di euro rispetto al 2012, nella misura del 3,01 per cento; nel 2014 registrerà un ulteriore decremento dell'1,68 per cento il fatto che dal 2015 resti stabile è un preoccupante segnale che rischia di vanificare gli effetti virtuosi registrati dai tagli alla spesa per i deputati, per i dipendenti, per i Gruppi operati nelle ultime due legislature. Molto ancora rimane da fare per diminuire le spese per l'acquisto di beni e servizi;
    per quanto riguarda la spesa per il personale che è circa un quarto del totale, è emersa la necessità di introdurre un nuovo modello organizzativo che consenta di diminuire drasticamente i costi dell'Amministrazione aumentandone appropriatezza, efficacia ed efficienza;
    a tal fine è indispensabile individuare un complesso di interventi su cui orientare prioritariamente le attività di competenza del Collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza:

   a valutare, nell'ambito della sfera di autonoma determinazione ad essi riservata dal Regolamento della Camera, l'adozione di ulteriori iniziative che contribuiscano al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
    1. uniformare il trattamento economico complessivo dei deputati agli standard dei deputati di altri parlamenti europei tenendo conto del fatto che, nelle esperienze dei Paesi comparabili al nostro, si registra la prevalente attribuzione di servizi finalizzati all'espletamento del mandato;
    2. azzerare qualsiasi attribuzione spettante agli ex Presidenti della Camera equiparandoli, senza indugio alcuno, ai deputati cessati dal mandato;
    3. nella gestione degli spazi della Camera: 1) a proseguire l'attività di razionalizzazione e di ottimizzazione degli spazi disponibili attualmente in corso a seguito della cessazione di tutti i contratti di locazione; 2) compensare il taglio degli spazi fisici a disposizione dei deputati anche attraverso una moltiplicazione e un potenziamento delle postazioni di servizio comune presenti a Palazzo Montecitorio e degli strumenti di lavoro a disposizione dei deputati;
    4. nella spesa per beni e servizi: 1) utilizzare Consip per le procedure di gara e contratti; 2) utilizzo di software open source; 3) limitare allo stretto indispensabile il ricorso al cartaceo;
    5. integrare le attività delle Amministrazioni dei due rami del Parlamento, anche alla luce della prossima Riforma costituzionale, per quanto riguarda la documentazione, pubblicazioni e libreria; informatica; gare e contratti; polo bibliotecario; rapporti internazionali; bilancio e finanza pubblica; garantendo un efficiente livello di svolgimento delle funzioni essenziali dell'apparato, specie di quelle di diretto supporto tecnico alle attività degli organi parlamentari, verificando l'eventuale esigenza di riqualificare il personale;
    6. attuare un piano di riforma degli schemi organizzativi dell'Amministrazione al fine di adeguare la struttura alle moderne esigenze funzionali ed esclusive dell'attività parlamentare;
    7. sospendere immediatamente la realizzazione di tutti gli eventi che non siano strettamente collegati alle finalità istituzionali a partire dagli eventi musicali, mostre, presentazioni di libri e convegni che non hanno stretta attinenza con l'attività legislativa;
    8. azzerare le consulenze;
    9. prevedere meccanismi concorsuali per le periodiche verifiche della professionalità e per l'avanzamento della carriera che preveda rigorosi quanto oggettivi parametri di valutazione;
    10. integrare il sistema degli scatti, subordinando gli stessi a giudizi positivi fondati su di un sistema di valutazione semplice basato su criteri oggettivi e trasparenti;
    11. mutare il sistema di affidamento degli incarichi direttivi, mediante la definizione di diversi livelli di responsabilità all'interno di ogni categoria professionale, cui si acceda previe valutazioni comparative basate sullo stato di servizio, sui curricula e su criteri predeterminati;
    12. recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2002 in materia di mobilità pubblico-privato, che consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organismi internazionali o privati senza alcun costo per l'Amministrazione che potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti.
9/Doc. VIII, n. 4/119Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    l'articolo 23-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 marzo 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 16 aprile 2012, n. 89, prevede come limite massimo di riferimento il trattamento economico annuo onnicomprensivo del Primo Presidente della Corte di cassazione il limite alla retribuzione di chiunque riceva, a carico delle finanze pubbliche, emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo;
    l'introduzione di un limite massimo al trattamento retributivo annuo lordo per il personale attualmente in servizio presso la Camera consentirebbe di avvicinare la disciplina vigente presso la Camera dei deputati con quella di diritto comune,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

ad introdurre, in coerenza con gli indirizzi in materia di contrattazione approvati dall'Ufficio di Presidenza lo scorso 17 luglio 2013, un adeguato sistema di valutazione del personale, in maniera tale che la progressione professionale dei dipendenti, anche in riferimento ai profili economici, venga collegata al superamento di verifiche periodiche della professionalità basate su un sistema di valutazione fondato su criteri oggettivi e misurabili in modo tale da garantire la massima trasparenza.
9/Doc. VIII, n. 4/120Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    le Pubbliche Amministrazione per l'acquisto di beni e servizi utilizza i parametri prezzo-qualità individuati dalla società CONSIP SpA che opera in qualità di centrale di committenza nazionale, realizzando il Programma di razionalizzazione degli acquisti nella PA;
    CONSIP SpA anche sulla base di specifiche convenzioni, supporta singole amministrazioni su tutti gli aspetti del processo di approvvigionamento con particolare attenzione alle dinamiche del mercato, in un'ottica di massima trasparenza ed efficacia delle iniziative di public procurement,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

ad utilizzare i parametri prezzo-qualità individuati da CONSIP SpA.
9/Doc. VIII, n. 4/121Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    i deputati obbligatoriamente versano mensilmente, in un apposito fondo di solidarietà, una quota della propria indennità lorda, pari a 526,66 euro (il 4,5 per cento dell'indennità) destinata al sistema di assistenza sanitaria integrativa che eroga rimborsi, a fronte della presentazione di apposite fatture, per le spese sanitarie sostenute secondo quanto previsto da un apposito tariffario;
    l'assistenza sanitaria integrativa è estesa anche ai figli, coniuge o conviventi;
    le voci di spesa rimborsabili sono rappresentate per lo più da ricoveri, interventi chirurgici, odontoiatria, rimborsi per fisioterapia, analisi e accertamenti, rimborso del ticket;
    la riduzione dei costi della politica è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    al fine di conseguire apprezzabili risparmi economici sul complessivo costo dell'organo parlamentare gravante sul bilancio del Paese in una fase di seria difficoltà del sistema economico,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a prevedere che il versamento al Fondo sia a titolo facoltativo e non obbligatorio al fine di poter scegliere se usufruire o meno dell'assistenza sanitaria integrativa dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 4/122Grimoldi, Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    non c’è alcuna necessità di mantenere aperti i palazzi della Camera nelle giornate in cui non è prevista alcuna attività legislativa, in particolar modo il sabato e la domenica salvo che non si tengano sedute di organi parlamentari;
    la chiusura dei palazzi nelle giornate in cui non c’è attività legislativa consentirebbe di conseguire importanti risparmi,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a prevedere la chiusura dei Palazzi della Camera nelle giornate prefestive, festive e comunque quando non sia prevista attività legislativa.
9/Doc. VIII, n. 4/123Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    non c’è alcuna necessità di mantenere aperti i palazzi della Camera nelle giornate in cui non è prevista alcuna attività legislativa, in particolar modo il sabato e la domenica salvo che non si tengano sedute di organi parlamentari;
    la chiusura dei palazzi nelle giornate in cui non c’è attività legislativa consentirebbe di conseguire importanti risparmi,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a prevedere la chiusura dei Palazzi della Camera nelle giornate prefestive e festive ad eccezione della Biblioteca e della Sala Stampa.
9/Doc. VIII, n. 4/123. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    per quanto riguarda la spesa per il personale che è circa un quarto del totale, è emersa la necessità di introdurre un nuovo modello organizzativo che consenta di diminuire drasticamente i costi dell'Amministrazione aumentandone appropriatezza, efficacia ed efficienza;
    a tal fine è indispensabile individuare un complesso di interventi su cui orientare prioritariamente le attività di competenza del Collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza

a prevedere meccanismi concorsuali per le periodiche verifiche della professionalità e per l'avanzamento della carriera che preveda rigorosi quanto oggettivi parametri di valutazione.
9/Doc. VIII, n. 4/124Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    per quanto riguarda la spesa per il personale che è circa un quarto del totale, è emersa la necessità di introdurre un nuovo modello organizzativo che consenta di diminuire drasticamente i costi dell'Amministrazione aumentandone appropriatezza, efficacia ed efficienza;
    a tal fine è indispensabile individuare un complesso di interventi su cui orientare prioritariamente le attività di competenza del Collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza

a integrare il sistema degli scatti, subordinando gli stessi a giudizi positivi fondati su di un sistema di valutazione semplice basato su criteri oggettivi e trasparenti.
9/Doc. VIII, n. 4/125Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    per quanto riguarda la spesa per il personale che è circa un quarto del totale, è emersa la necessità di introdurre un nuovo modello organizzativo che consenta di diminuire drasticamente i costi dell'Amministrazione aumentandone appropriatezza, efficacia ed efficienza;
    a tal fine è indispensabile individuare un complesso di interventi su cui orientare prioritariamente le attività di competenza del Collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza

a mutare il sistema di affidamento degli incarichi direttivi, mediante la definizione di diversi livelli di responsabilità all'interno di ogni categoria professionale, cui si acceda previe valutazioni comparative basate sullo stato di servizio, sui curricula e su criteri predeterminati.
9/Doc. VIII, n. 4/126Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la serie storica della spesa di funzionamento della Camera dei deputati (costituita dalla somma delle spese correnti e di quelle in conto capitale) nel 2008 era di 1.068,979 milioni di euro (+1,50 rispetto al 2007), nel 2009 di 1.082,858 (+1,30), nel 2010 di 1.097,051 (+1,30), nel 2011 di 1.108,119 (+1,01), 2012 1.087,618 (-1,85) e nel 2013 1.054,914 (-3,01); questa integrata dai saldi di previsione triennale, che nel 2014 è di 1.037,209 milioni di euro (-1,68), nel 2015 di 1.040,949 (+0,36) e nel 2016 di 1.043,273 (+0,22) evidenziano un'inversione di tendenza con una brusca diminuzione dell'emerita opera di riduzione del fabbisogno che questa Istituzione ha abbozzato a partire dal 2012;
    per quanto riguarda la spesa per il personale che è circa un quarto del totale, è emersa la necessità di introdurre un nuovo modello organizzativo che consenta di diminuire drasticamente i costi dell'Amministrazione aumentandone appropriatezza, efficacia ed efficienza;
    a tal fine è indispensabile individuare un complesso di interventi su cui orientare prioritariamente le attività di competenza del Collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza,

impegna, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza

a recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2002 in materia di mobilità pubblico-privato, che consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organismi internazionali o privati senza alcun costo per l'Amministrazione che potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti.
9/Doc. VIII, n. 4/127Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Gianluca Pini, Matteo Bragantini, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caon, Invernizzi, Grimoldi, Guidesi, Marcolin, Prataviera, Rondini, Simonetti.


   La Camera,
   premesso che:
    gli interventi relativi allo status dei dipendenti di questa Amministrazione sono stati tesi al recepimento di istituti e limitazioni introdotti in relazione ai dipendenti e ai dirigenti delle amministrazioni centrali dello Stato;
    anche in relazione al trattamento retributivo delle carriere direttive dell'amministrazione parlamentare, la tendenza in corso è chiaramente nel senso dell'introduzione degli stessi limiti posti per la dirigenza pubblica delle amministrazioni centrali;
    a queste innovazioni tese a ridurre la specialità del rapporto di lavoro alle dipendenze delle Amministrazioni parlamentari dovrebbero essere accompagnati ad inquadramento dello status giuridico delle stesse figure professionali;
    in particolare, la figura del consigliere parlamentare è equiparabile al dirigente di una amministrazione pubblica, con effettive responsabilità di gestione del personale e di risultato e con una specifica qualifica, anche sotto il profilo delle competenze di merito;
    tale profilo di eccellenza necessita di una definizione del proprio status complessivo, salvaguardando, in ogni momento della carriera, le esigenze di crescita professionale, di formazione e di aggiornamento, nonché di piena e indipendente esplicazione del ruolo inerente allo specifico profilo professionale;
    l'inserimento di meccanismi di mobilità pubblico-privato, analoghi a quelli previsti per le figure dirigenziali delle amministrazioni centrali dello Stato consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organismi internazionali o privati senza alcun costo per l'Amministrazione, che ben potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti,

impegna l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sulla mobilità dei dirigenti pubblici relativamente al collocamento in aspettativa non retribuita, con trattamento previdenziale a carico dell'ente di nuova destinazione.
9/Doc. VIII, n. 4/128Caparini, Giancarlo Giorgetti.


   La Camera,
   premesso che:
    nelle scorse legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra Parlamentari e i loro collaboratori;
    tali misure, sebbene importanti, non sono risultate in grado di colmare l'enorme vuoto regolamentare nei confronti della figura del collaboratore parlamentare;
    sebbene vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite iva e collaborazioni a progetti, nonostante il rapporto di lavoro abbia, molto spesso, le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato;
    con l'intento di meglio definire la figura del collaboratore, nella XVI legislatura venne approvato dalla Camera dei deputati e trasmesso al Senato il 4 ottobre 2012 la proposta di legge C. n. 5382, concernente la disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento ed i loro collaboratori; tuttavia, la fine anticipata della legislatura non permise la sua discussione ed eventuale approvazione da parte del Senato;
    nella seduta del 6 novembre 2013 n. 112 nella quale si è discusso e approvato il Documento di Bilancio interno della Camera dei deputati 9/DOC.VIII, sono stati accolti cinque ordini del giorno (n. 38. Paolo Nicolò Romano; n. 54. Chaouki; n. 69. Cozzolino; n. 83. Mannino; n. 89. Speranza, Brunetta, Dellai) che con diverse declinazioni, impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore Parlamentare. Ad oggi non risulta ancora che l'Ufficio di Presidenza sia intervenuto, come richiesto, sulla questione dei collaboratori Parlamentari,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori:

   a disciplinare tempestivamente, in maniera completa e organica il rapporto fra Deputato e collaboratore tenuto conto delle esigenze di bilancio della Camera dei deputati;
   a dare piena attuazione agli impegni assunti con l'approvazione degli ordini del giorno, al Documento di Bilancio interno della Camera dei deputati 9/DOC.VIII, n. 38. Paolo Nicolò Romano; n. 54. Chaouki; n. 69. Cozzolino; n. 83. Mannino; n. 89. Speranza, Brunetta, Dellai.
9/Doc. VIII, n. 4/129Chaouki, Plangger, Arlotti, Ascani, Binetti, Bini, Boccadutri, Borghi, Bossa, Cassano, Cimbro, Coppola, De Rosa, Di Lello, Fava, Fedi, Fossati, Grassi, Gribaudo, Iori, Incerti, La Marca, Locatelli, Manzi, Mariano, Matarrelli, Melilla, Fitzgerald Nissoli, Oliaro, Quartapelle Procopio, Paglia, Pannarale, Porta, Andrea Romano, Rubinato, Terrosi, Tidei, Ventricelli, Villecco Calipari.


   La Camera,
   premesso che:
    la cosiddetta autodichìa, vale a dire il potere delle Camere di giudicare nelle controversie interne, nei confronti dei deputati, dei dipendenti e nei confronti dei terzi, non è codificata espressamente in alcuna norma costituzionale;
    il suo fondamento è ravvisato in via interpretativa negli articoli 64 e 72 della Costituzione, laddove essi stabiliscono l'autonomia regolamentare delle Camere;
    tuttavia l'autonomia normativa, sul piano logico prima che giuridico, è cosa diversa e distinta dall'autonomia giurisdizionale;
    peraltro, negli ordinamenti costituzionali a noi più vicini, come Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, l'autodichìa sui rapporti di lavoro con i dipendenti e sui rapporti con i terzi non è più prevista, pur essendo comunque prevista una forma di autonomia regolamentare;
    l'esistenza dell'autodichìa appare particolarmente odiosa per i cittadini alla luce dei principi sanciti dagli articoli 3, 24, 102, 111 e 113 della Costituzione;
    la posizione tradizionale della Corte costituzionale con riferimento all'autodichìa era, fino a qualche tempo fa, quella sancita dalla sentenza n. 154 del 1985, secondo cui l'autodichìa, in particolare nei confronti dei dipendenti, costituisce un profilo di quella posizione di «indipendenza guarentigiata» nei confronti degli altri poteri che caratterizza le Camere nel nostro ordinamento;
    l'autodichìa nei confronti dei dipendenti è stata ritenuta astrattamente legittima, in quanto non di per sé in contrasto con l'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, nella sentenza 28 aprile 2009, Savino ed altri c. Italia, sul presupposto, tuttavia, che la Convenzione non impone agli stati aderenti un determinato modello costituzionale e dunque un determinato schema di rapporti tra i diversi poteri dello Stato, essendo l'assetto di tali rapporti affidato alla responsabilità del legislatore costituzionale di ciascun Paese;
    l'articolo 12 del Regolamento della Camera (analoga norma è nel regolamento del Senato) stabilisce che l'Ufficio di Presidenza adotti i regolamenti e le altre norme riguardanti, tra l'altro, i ricorsi concernenti lo stato giuridico, il trattamento economico e di quiescenza e la disciplina dei dipendenti della Camera, nonché i ricorsi e qualsiasi impugnativa, anche presentata da soggetti estranei alla Camera, avverso gli altri atti di amministrazione della Camera medesima;
    nell'esercizio di tali poteri – comunque estremamente ampi – l'Ufficio di Presidenza ha disciplinato la materia in due distinti regolamenti interni (per i dipendenti e per i soggetti terzi), peraltro recentemente modificati, che istituiscono una serie di organi giurisdizionali interni, composti tutti da deputati e nominati del Presidente della Camera;
    è molto dubbio che organi siffatti siano qualificabili come giurisdizionali, nonostante quanto sia stato affermato in molte autorevoli sedi, in quanto ad essi manca in primo luogo il requisito della terzietà, trattandosi di organi per l'appunto composti da deputati e nominati dal Presidente della Camera;
    la terzietà di tali organi è da porre in discussione soprattutto nei casi in cui le decisioni adottate dall'Ufficio di Presidenza nei confronti della generalità dei dipendenti – oggettivamente controverse sul piano giuridico – assumano una elevata valenza politica: è sin troppo evidente che organi composti da membri politici, appartenenti alla medesima maggioranza che ha sostenuto una determinata misura nei confronti dei dipendenti, avranno oggettive difficoltà a giudicare secondo diritto nei confronti di tale misura; tacendo d'altro avranno certamente difficoltà a giudicare di misure che comportano un incremento di spesa per il bilancio della Camera;
    indice di tali difficoltà è la tempistica con cui si sta dando risposta da parte degli organi giurisdizionali interni a controversie nei confronti di deputati o di dipendenti che già implicano prese di posizione su questioni di rilevante portata politica ovvero forti incrementi di spesa, ponendo il rischio di dar luogo, di fatto, a situazioni di denegata giustizia;
    la Corte costituzionale, nella sentenza n. 120 del 2014, emanata in sede di giudizio incidentale di costituzionalità sulle leggi, pur giudicando irricevibile il relativo ricorso, sul presupposto della mancata assoggettabilità dei regolamenti parlamentari al sindacato ordinario di legittimità costituzionale, ha tuttavia sancito alcune importanti aperture in materia di autodichìa, facendo emergere una forte disponibilità a riconsiderare l'interpretazione fin qui adottata, ove la questione venisse ad essa sottoposta sotto la specie di un conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato, ritenendo comunque necessario un bilanciamento rispetto a diritti soggettivi previsti dalla stessa Costituzione;
    in particolare, a questo riguardo la Corte ha osservato che «se [la sottrazione a qualsiasi giurisdizione] valga per i rapporti di lavoro dei dipendenti e per i rapporti con i terzi, è questione controversa, che, in linea di principio, può dar luogo ad un conflitto fra i poteri», concludendo in ogni caso che «l'indipendenza delle Camere non può infatti compromettere diritti fondamentali, né pregiudicare l'attuazione di principi inderogabili»;
    gli elementi sopra considerati impongono una profonda rivisitazione dell'attuale sistema di gestione interna, soprattutto in riferimento alle norme di natura processuale;
    del resto è del tutto evidente che se l'autodichìa ha un mero fondamento di natura interpretativa e se la stessa Corte costituzionale arriva a definire tale prerogativa «controversa» sul piano costituzionale emerge che la stessa, ben lungi a costituire conditio sine qua non dell'autonomia di un organo costituzionale, potrà essere riconsiderata sia in termini di opportunità che di attualità,

impegna l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità, anche d'intesa con l'altro ramo del Parlamento, di adottare ogni iniziativa di competenza per rendere più effettiva la tutela dei diritti nei confronti dei dipendenti e nei confronti dei terzi, nella prospettiva di un progressivo superamento del principio dell'autodichìa.
9/Doc. VIII, n. 4/130Schullian.


   La Camera,
   premesso che:
    la cosiddetta autodichìa, vale a dire il potere delle Camere di giudicare nelle controversie interne, nei confronti dei deputati, dei dipendenti e nei confronti dei terzi, non è codificata espressamente in alcuna norma costituzionale;
    il suo fondamento è ravvisato in via interpretativa negli articoli 64 e 72 della Costituzione, laddove essi stabiliscono l'autonomia regolamentare delle Camere;
    tuttavia l'autonomia normativa, sul piano logico prima che giuridico, è cosa diversa e distinta dall'autonomia giurisdizionale;
    peraltro, negli ordinamenti costituzionali a noi più vicini, come Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, l'autodichìa sui rapporti di lavoro con i dipendenti e sui rapporti con i terzi non è più prevista, pur essendo comunque prevista una forma di autonomia regolamentare;
    l'esistenza dell'autodichìa appare particolarmente odiosa per i cittadini alla luce dei principi sanciti dagli articoli 3, 24, 102, 111 e 113 della Costituzione;
    la posizione tradizionale della Corte costituzionale con riferimento all'autodichìa era, fino a qualche tempo fa, quella sancita dalla sentenza n. 154 del 1985, secondo cui l'autodichìa, in particolare nei confronti dei dipendenti, costituisce un profilo di quella posizione di «indipendenza guarentigiata» nei confronti degli altri poteri che caratterizza le Camere nel nostro ordinamento;
    l'autodichìa nei confronti dei dipendenti è stata ritenuta astrattamente legittima, in quanto non di per sé in contrasto con l'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, nella sentenza 28 aprile 2009, Savino ed altri c. Italia, sul presupposto, tuttavia, che la Convenzione non impone agli stati aderenti un determinato modello costituzionale e dunque un determinato schema di rapporti tra i diversi poteri dello Stato, essendo l'assetto di tali rapporti affidato alla responsabilità del legislatore costituzionale di ciascun Paese;
    l'articolo 12 del Regolamento della Camera (analoga norma è nel regolamento del Senato) stabilisce che l'Ufficio di Presidenza adotti i regolamenti e le altre norme riguardanti, tra l'altro, i ricorsi concernenti lo stato giuridico, il trattamento economico e di quiescenza e la disciplina dei dipendenti della Camera, nonché i ricorsi e qualsiasi impugnativa, anche presentata da soggetti estranei alla Camera, avverso gli altri atti di amministrazione della Camera medesima;
    nell'esercizio di tali poteri – comunque estremamente ampi – l'Ufficio di Presidenza ha disciplinato la materia in due distinti regolamenti interni (per i dipendenti e per i soggetti terzi), peraltro recentemente modificati, che istituiscono una serie di organi giurisdizionali interni, composti tutti da deputati e nominati del Presidente della Camera;
    è molto dubbio che organi siffatti siano qualificabili come giurisdizionali, nonostante quanto sia stato affermato in molte autorevoli sedi, in quanto ad essi manca in primo luogo il requisito della terzietà, trattandosi di organi per l'appunto composti da deputati e nominati dal Presidente della Camera;
    la terzietà di tali organi è da porre in discussione soprattutto nei casi in cui le decisioni adottate dall'Ufficio di Presidenza nei confronti della generalità dei dipendenti – oggettivamente controverse sul piano giuridico – assumano una elevata valenza politica: è sin troppo evidente che organi composti da membri politici, appartenenti alla medesima maggioranza che ha sostenuto una determinata misura nei confronti dei dipendenti, avranno oggettive difficoltà a giudicare secondo diritto nei confronti di tale misura; tacendo d'altro avranno certamente difficoltà a giudicare di misure che comportano un incremento di spesa per il bilancio della Camera;
    indice di tali difficoltà è la tempistica con cui si sta dando risposta da parte degli organi giurisdizionali interni a controversie nei confronti di deputati o di dipendenti che già implicano prese di posizione su questioni di rilevante portata politica ovvero forti incrementi di spesa, ponendo il rischio di dar luogo, di fatto, a situazioni di denegata giustizia;
    la Corte costituzionale, nella sentenza n. 120 del 2014, emanata in sede di giudizio incidentale di costituzionalità sulle leggi, pur giudicando irricevibile il relativo ricorso, sul presupposto della mancata assoggettabilità dei regolamenti parlamentari al sindacato ordinario di legittimità costituzionale, ha tuttavia sancito alcune importanti aperture in materia di autodichìa, facendo emergere una forte disponibilità a riconsiderare l'interpretazione fin qui adottata, ove la questione venisse ad essa sottoposta sotto la specie di un conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato, ritenendo comunque necessario un bilanciamento rispetto a diritti soggettivi previsti dalla stessa Costituzione;
    in particolare, a questo riguardo la Corte ha osservato che «se [la sottrazione a qualsiasi giurisdizione] valga per i rapporti di lavoro dei dipendenti e per i rapporti con i terzi, è questione controversa, che, in linea di principio, può dar luogo ad un conflitto fra i poteri», concludendo in ogni caso che «l'indipendenza delle Camere non può infatti compromettere diritti fondamentali, né pregiudicare l'attuazione di principi inderogabili»;
    gli elementi sopra considerati impongono una profonda rivisitazione dell'attuale sistema di gestione interna, soprattutto in riferimento alle norme di natura processuale;
    del resto è del tutto evidente che se l'autodichìa ha un mero fondamento di natura interpretativa e se la stessa Corte costituzionale arriva a definire tale prerogativa «controversa» sul piano costituzionale emerge che la stessa, ben lungi a costituire conditio sine qua non dell'autonomia di un organo costituzionale, potrà essere riconsiderata sia in termini di opportunità che di attualità,

impegna l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità, anche d'intesa con l'altro ramo del Parlamento, di adottare ogni iniziativa di competenza per rendere più effettiva la tutela dei diritti nei confronti dei dipendenti e nei confronti dei terzi.
9/Doc. VIII, n. 4/130. (Testo modificato nel corso della seduta) Schullian.


   La Camera,
   premesso che:
    la volontà dell'Ufficio di Presidenza sembra, alla luce delle ultime delibere approvate, quella di procedere al superamento nel tempo dei cosiddetti allegati A e B;
    negli stessi allegati rientrano soggetti che da diverse legislature lavorano a supporto presso i Gruppi parlamentari nonché presso le segreterie dei membri dell'Ufficio di Presidenza e dei Presidenti di Giunte e Commissioni, avendo acquisito nel tempo professionalità e competenze pur restando in condizioni di precarietà lavorativa;
    l'obiettivo E.3 – studio e organizzazione delle forme di reclutamento – previsto dal programma dell'attività amministrativa per il triennio 2014-2016 del bilancio 2014, prevede una istruttoria per la ricognizione dei fabbisogni di organico e delle esigenze dell'Amministrazione al fine di predisporre un nuovo Piano di reclutamento, programmando, altresì, delle bozze di bando di concorso relative alle procedure contenute nel suddetto Piano da approvare in corso d'anno,

impegna, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

per i fini in premessa a valutare l'opportunità di prevedere un adeguata selezione del personale facente parte degli allegati A e B al fine di non disperdere le professionalità acquisite nonché i livelli occupazionali.
9/Doc. VIII, n. 4/131Caparini.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    in base all'articolo 37 Cost., con riferimento alla donna lavoratrice, si prevede: Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione;
    a fondamento del dettato costituzionale vi è l'idea che lo Stato debba garantire un sostegno concreto per coniugare maternità e impegni lavorativi;
    l'ambito soggettivo di riferimento della norma può ben essere esteso al genitore lavoratore, padre o madre che sia, nella prospettiva di sostenere la famiglia, che è la prima forma di comunità sociale tutelata dal nostro ordinamento giuridico;
    nel 2001, interveniva la cosiddetta legge Tremonti-bis, che auspicava la creazione di asili nido nei posti di lavoro;
    con la legge finanziaria dello stesso anno (articolo 70), veniva istituito un Fondo per gli asili nido, quali strutture dirette a garantire la formazione e la socializzazione delle bambine e dei bambini di età compresa tra i tre mesi ed i tre anni;
    scopo del Fondo è appunto quello di favorire la conciliazione tra esigenze professionali e familiari dei genitori lavoratori, consentendo agli enti pubblici di istituire nell'ambito dei propri uffici i micro-nidi, quali strutture destinate alla cura e all'accoglienza dei figli dei dipendenti, aventi una particolare flessibilità organizzativa adeguata alle esigenze dei lavoratori stessi;
    in tale senso, le istituzioni centrali – e il Parlamento in particolare – dovrebbero rappresentare un modello a cui tanto le imprese private quanto le amministrazioni pubbliche possano conformarsi,

impegna l'Ufficio di presidenza e, in particolare, il Collegio dei Questori:

   ad adottare ogni provvedimento utile e necessario affinché il locale che attualmente è adibito ad asilo nido per i figli dei deputati possa essere, ampliato all'occorrenza, utilizzato dai dipendenti della Camera e dei Gruppi parlamentari, in modo che anch'essi possano lasciarvi i propri figli durante l'orario di lavoro, provvedendo a proprie spese al personale incaricato della sorveglianza dei bambini;
   a valutare l'opportunità di estendere l'utilizzo dell'asilo nido ai cittadini residenti nei Municipi confinanti con quello di appartenenza della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 4/132Lombardi.


   La Camera,
   considerato che:
    in sede di ricezione e numerazione degli emendamenti ai diversi provvedimenti in esame, sia in Aula che in commissione, i funzionari procedono prima alla loro numerazione, articolo per articolo e secondo l'ordine di arrivo, e poi al riordino secondo l'ordine di discussione;
    tale prassi comporta che un emendamento all'ultimo comma di un articolo, se presentato per primo in ordine temporale, prenda il numero procedurale «1», anche se sarà discusso come ultimo del relativo articolo;
    questo comporta, in particolare nell'ambito delle discussioni riguardanti un grande numero di emendamenti (manovre economiche, decreti-legge) e complesse, sotto il profilo procedurale (accantonamenti, riformulazioni etc.), un continuo «avanti e indietro» nei documenti, alla ricerca del testo in discussione;
    la prassi in uso al Senato è molto più funzionale: gli emendamenti sono raccolti, poi, decorsa la scadenza, sono prima ordinati e poi numerati; di conseguenza l'emendamento soppressivo di un articolo prenderà sempre il numero 1 e, in generale, il numero procedurale degli emendamenti segue l'ordine della discussione;
    è evidente che l'adozione della prassi del Senato potrebbe comportare maggiori oneri derivanti dal prolungamento dell'orario di lavoro di dipendenti e funzionari,

impegna l'Ufficio di Presidenza

compatibilmente con la necessità di contenere le spese per il personale, ad emanare disposizioni interne contenenti disposizioni rivolte ai funzionari e agli altri soggetti preposti alla ricezione degli emendamenti, che stabiliscano che, decorso il termine per la presentazione degli emendamenti, questi debbano essere ordinati secondo l'ordine di discussione e poi numerati.
9/Doc. VIII, n. 4/133Pagano.


(Inammissibile)

MOZIONI GINEFRA, PALESE, LEONE, MATARRESE, FRATOIANNI, CERA, PISICCHIO ED ALTRI N. 1-00134 E DE LORENZIS ED ALTRI N. 1-00552 CONCERNENTI INIZIATIVE PER IL PROLUNGAMENTO DEL CORRIDOIO BALTICO-ADRIATICO E PER L'AMMODERNAMENTO DELLA LINEA FERROVIARIA SULLA DORSALE ADRIATICA

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    nell'ambito della programmazione finanziaria pluriennale per il periodo 2014-2020, la Commissione europea ha annunciato, tra le sue proposte di regolamenti per collegare l'Europa, la creazione di un nuovo strumento a livello europeo per finanziare le infrastrutture prioritarie per l'Unione europea in diversi settori, tra i quali quello dei trasporti;
    in particolare, questo nuovo strumento, denominato «Meccanismo per collegare l'Europa», sosterrà le infrastrutture aventi una dimensione europea e a livello del mercato unico, indirizzando il sostegno dell'Unione europea alle reti prioritarie che devono essere realizzate entro il 2020 e per le quali si giustifica maggiormente un'iniziativa a livello europeo;
    tale strumento disporrà di una dotazione di 50 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, di cui saranno assegnati al settore dei trasporti 31,7 miliardi di euro, 10 miliardi di euro dei quali specificamente destinati ad investimenti in infrastrutture collegati ai trasporti ammissibili nell'ambito del fondo di coesione. Assieme al «Meccanismo per collegare l'Europa», sono stabilite le priorità per il finanziamento europeo delle infrastrutture di trasporto;
    tra i richiamati regolamenti per collegare l'Europa, la «proposta di regolamento del Parlamento europeo e Consiglio sugli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti», al punto 3.3, precisa che «lo sviluppo coordinato di una rete transeuropea dei trasporti per sostenere i flussi di traffico all'interno del mercato unico europeo e la coesione economica, sociale e territoriale all'interno dell'Europa esige che vengano prese iniziative a livello dell'Unione europea, in quanto esse non possono essere prese individualmente dai singoli Stati membri. Ciò è particolarmente vero per le tratte transfrontaliere»;
    tale proposta è orientata alla realizzazione, entro il 2050, di uno spazio unico europeo dei trasporti, basato su una rete di trasporto completa, interconnessa ed intermodale, che coinvolge le infrastrutture ferroviarie, marittime, aeree e viarie di tutti gli Stati membri, capace di contribuire al miglioramento della libera circolazione di merci, servizi e persone, sia all'interno degli stessi Stati membri, sia tra di loro, sia con i Paesi confinanti, favorendo in tal modo la coesione economica, sociale e territoriale;
    nella proposta è previsto un aumento delle risorse europee per la realizzazione della rete transeuropea dei trasporti Ten-T, nonché un aumento delle quote di cofinanziamento variabile dal 20 al 40 per cento, a seconda che si tratti di progetti di interesse comune, legati alla rete centrale o transfrontalieri della rete prioritaria;
    tra i progetti viene introdotta la tratta Napoli-Bari-Lecce-Taranto nell'ambito del corridoio 5 Helsinki-La Valletta;
    con particolare riferimento al trasporto ferroviario, gli organi europei hanno previsto requisiti specifici. In particolare, è fatto obbligo agli Stati membri di garantire che l'infrastruttura ferroviaria sia conforme alle norme europee in materia di interoperabilità, scartamento, elettrificazione, linee percorse da treni merci convenzionali, prestando particolare attenzione all'impatto del rumore causato dal trasporto ferroviario;
    nella seduta del 18 gennaio 2012 della 8o Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni) del Senato della Repubblica è stata approvata la risoluzione, doc. XVIII, n. 125, con la quale si è espresso parere favorevole alla richiamata «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti (n. COM (2011)650 definitivo)», osservando, tuttavia, tra l'altro, che in previsione «di una rapida approvazione, da parte dell'Unione europea, della macroregione adriatico-ionica, sollecitata dalle mozioni recentemente approvate all'unanimità dal Senato» nella seduta dell'11 gennaio 2012, «si ritiene opportuno un supplemento di istruttoria svolta a livello di Unione europea sulla metodologia applicata per la definizione dei tracciati, affinché, nelle attività di verifica che si andranno a realizzare entro il 2020, la prosecuzione del corridoio Baltico-Adriatico (n. 1) lungo la dorsale adriatica comprenda la direttrice Ancona-Pescara-Bari-Taranto-Lecce, in quanto tale prosecuzione costituisce elemento centrale per il sistema dei collegamenti all'interno della Macroregione e per il successo della stessa. Essa è di fondamentale importanza anche alla luce del fatto che nella nuova rete centrale non è più previsto il vecchio corridoio n. 8 Bari-Varna, che svolgeva un ruolo strategico nel collegamento tra le regioni che si affacciano sul Mar Mediterraneo e le regioni balcaniche»;
    la realizzazione della linea alta velocità/alta capacità sull'intera dorsale adriatica è indubbiamente riconducibile alla strategia della macroregione adriatico-ionica, la quale rappresenta senz'altro un'opportunità per il nostro Paese di prendere parte a quel grande processo di coesione europeo già avviato con successo in Europa con l'approvazione delle strategie macroregionali del Danubio e del Baltico, quali strumenti innovativi per le politiche di coesione e cooperazione territoriale tra Stati e regioni ai fini del conseguimento di obiettivi comuni di sviluppo;
    il prolungamento del corridoio baltico-adriatico (n. 1) ha un'importanza strategica per l'Italia perché consentirebbe un collegamento, ad elevati standard di qualità, tra il Mare del Nord ed il Mare Adriatico, favorendo, altresì, il collegamento tra i diversi distretti produttivi e le aree portuali dell'Adriatico, in modo da incentivare le attività logistiche a sostegno della produzione e dell’export, intercettando le aree a forte sviluppo dell'Est e del Nord-Est Europa, facendo del Mediterraneo e dell'Italia una grande piattaforma logistica e il baricentro dei traffici commerciali tra l'oriente e l'occidente;
    nelle conclusioni del Consiglio europeo del 13/14 dicembre 2012, il Consiglio ha individuato il 2014 come termine entro il quale dovrà essere presentata, a cura della Commissione europea, la nuova strategia dell'Unione europea per la regione adriatica e ionica, rinviando alle conclusioni dello stesso Consiglio di giugno 2011 ove si invitavano gli Stati membri a proseguire i lavori, in cooperazione con la Commissione europea, sulle future strategie macroregionali, in particolare per la regione adriatica e ionica;
    nella stesse conclusioni, il Consiglio, approvando la strategia macroregionale danubiana, ha invitato la Commissione europea a garantire lo sviluppo di connessioni infrastrutturali tra le macroregioni esistenti e quelle in via di definizione;
    la dorsale adriatica risulta carente di un'adeguata infrastrutturazione che supporti la linea ad alta velocità/alta capacità, diversamente da altre regioni, soprattutto del Nord, servite, invece, da collegamenti ferroviari veloci ed efficienti;
    la mobilità su ferro risulta essenziale non solo per garantire un servizio ai passeggeri e un celere trasporto di merci, ma soprattutto quale strumento di coesione territoriale crescita e competitività;
    l'adeguamento dell'infrastruttura ferroviaria lungo la direttrice Milano-Lecce risulta indispensabile per il rilancio di una zona ad alto potenziale economico, anche in vista della prossima strategia macroregionale, oltre che necessario per colmare il gap tra le regioni del litorale adriatico sprovviste della linea ad alta velocità/alta capacità e quelle che, invece, ne beneficiano, in modo da garantire le stesse opportunità, in termini di crescita e competitività, a tutto il territorio nazionale,

impegna il Governo:

   in prospettiva dell'approvazione della macroregione adriatico-ionica, ad assumere ogni iniziativa in sede europea per promuovere il prolungamento del corridoio baltico-adriatico (n. 1) lungo la direttrice Ancona-Pescara-Bari-Taranto-Lecce, che costituisce un elemento strategico tra i diversi poli produttivi e le aree portuali dell'Adriatico, capace di rendere l'Italia il baricentro dei traffici commerciali tra l'oriente e l'occidente, nonché fra i Paesi del Nord Europa e le nuove economie che si affacciano sul Mediterraneo;
   ad individuare le misure necessarie a garantire un'adeguata programmazione in favore di progetti indirizzati all'ammodernamento della linea ferroviaria della dorsale adriatica, con particolare riferimento alla direttrice Milano-Lecce, in considerazione della programmazione delle risorse dell'Unione europea per il periodo 2014-2020, nel quadro delle grandi reti transeuropee, nonché in vista della prossima approvazione della strategia macroregionale adriatico-ionica.
(1-00134) «Ginefra, Palese, Leone, Matarrese, Fratoianni, Cera, Pisicchio, Duranti, Ricciatti, Quaranta, Matarrelli, Sannicandro, Melilla, Pannarale, Cassano, Capone, Amendola, Amato, Sisto, Michele Bordo, Piepoli, Lodolini, Laforgia, Pelillo, Mongiello, Distaso, Fucci, Boccia, Losacco, Luciano Agostini, Grassi, Ventricelli, Carbone, Mariano, Tullo, Castricone, Dorina Bianchi».


   La Camera,
   premesso che:
    la macroregione, così come definito dalla Commissione europea, è «un'area che include territori di diversi Paesi o regioni associati da una o più sfide e caratteristiche comuni (...) geografiche, culturali, economiche o altro»; è, dunque, una strategia multilivello e multisettoriale che contribuisce all'europeizzazione del continente e allo sviluppo territoriale, travalicando i limiti dettati dai confini nazionali e coinvolgendo, in più settori, gli attori operanti a tutti i livelli;
    le esperienze realizzate nell'ambito delle strategie macroregionali esistenti, la strategia dell'Unione europea per la regione del Mar Baltico e la strategia europea per la regione del Danubio testimoniano l'importanza delle iniziative di cooperazione regionale per promuovere la stabilità politica e la prosperità economica;
    a partire dal 2015 sarà operativa la macroregione adriatico-ionica, nota anche come iniziativa Eusair (European union strategy for adriatic and ionic region), il cui obiettivo generale è promuovere una prosperità economica e sociale sostenibile mediante la crescita e la creazione di posti di lavoro e il miglioramento dell'attrattività, della competitività e della connettività dei territori;
    l’Eusair, che interessa le regioni di quattro Stati membri (Italia, Slovenia, Croazia e Grecia) e di quattro Paesi vicini dei Balcani occidentali (Albania, Montenegro, Serbia, Bosnia e Erzegovina), è uno spazio funzionale definito dai bacini dei mari Adriatico e Ionico e comprende anche le zone terrestri e costiere considerate come sistemi interconnessi, in cui il movimento di beni, servizi e persone è estremamente elevato, considerato gli oltre 70 milioni di residenti nell'area;
    il piano d'azione che accompagna la strategia adriatico-ionica presenta un elenco di priorità, tra le quali figurano il potenziamento delle reti di trasporto ed energia coerentemente con gli obiettivi della strategia 2020 che si fonda sull'approccio integrato tra potenziamento del mercato e cambiamento climatico;
    la macroregione adriatico-ionica presenta un notevole deficit da un punto di vista infrastrutturale, specialmente tra gli Stati membri dell'Unione europea di antica data, con conseguente scarsa accessibilità. La rete ferroviaria, in particolare, va urgentemente ristrutturata attraverso la rimozione delle strozzature e il ripristino delle connessioni mancanti, al fine di garantire una migliore gestione del traffico e un potenziamento della capacità;
    il collegamento tra il Mediterraneo orientale ed il Baltico, grazie alla realizzazione del corridoio baltico-adriatico, consentirebbe di ridurre di circa quattro giorni i tempi di trasporto delle merci rispetto al tradizionale percorso via Rotterdam e di collegare dunque l'Oceano Indiano, attraverso Suez, con il Golfo di Finlandia;
    la creazione di reti infrastrutturali efficienti per i trasporti, unitamente agli investimenti nel campo delle reti transeuropee, rappresenta uno degli obiettivi principali della programmazione 2014-2020, come dimostra la creazione del meccanismo per collegare l'Europa, di cui al regolamento n. 1316 del 2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, che determina una dotazione finanziaria di circa 33 miliardi di euro, dei quali oltre 26 destinati al settore dei trasporti;
    il libro bianco sui trasporti del marzo 2011 individua dieci obiettivi, suddivisi in tre capitoli, per un sistema dei trasporti competitivo ed efficiente sul piano delle risorse. All'interno del capitolo «Ottimizzare l'efficacia delle catene logistiche multimodali, incrementando tra l'altro l'uso di modi di trasporto più efficienti sotto il profilo energetico» sono elencati 4 obiettivi, tra i quali, in particolare, il numero 3 che auspica che entro il 2030, sulle percorrenze superiori a 300 chilometri, il 30 per cento del trasporto di merci su strada venga trasferito verso altri modi, quali la ferrovia o le vie navigabili, e che tale percentuale arrivi al 50 per cento nel 2050;
    il libro bianco di cui sopra indica come obiettivo primario il perseguimento del buon funzionamento del mercato interno e il rafforzamento della coesione sociale, territoriale ed economica, al fine di consentire una mobilità senza ostacoli e sostenibile, soprattutto da un punto di vista ambientale, delle persone e delle merci, permettendo l'accessibilità e la connettività a tutte le regioni dell'Unione europea;
    all'interno del capitolo «Migliorare l'efficienza dei trasporti e dell'uso delle infrastrutture mediante sistemi d'informazione e incentivi di mercato» afferente sempre al libro bianco sui trasporti è contenuto l'obiettivo numero 9, che fissa per il 2020 l'obiettivo di dimezzamento delle vittime nel trasporto su strada;
    è noto che lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti non può prescindere dal ripristino e dall'ammodernamento delle infrastrutture di trasporto esistenti, ove per ripristino è da intendersi quel processo volto al conseguimento dei parametri originali di costruzione delle strutture esistenti dell'infrastruttura ferroviaria associato ad un miglioramento duraturo della loro qualità rispetto allo stato in cui si trovano;
    lo sviluppo delle reti, l'implementazione dei nodi e delle vie di collegamento deve sempre avvenire nel rispetto dei territori, ovvero garantendo la sostenibilità degli interventi da un punto di vista ambientale e paesaggistico;
    il buon funzionamento delle infrastrutture, oltre a garantire competitività all'Europa, è essenziale per il raggiungimento dei cinque obiettivi delineati della strategia «Europa 2020», ovvero: innalzamento al 75 per cento del tasso di occupazione; aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo; riduzione delle emissioni di gas serra del 20 per cento; riduzione dei tassi di abbandono scolastico precoce; lotta alla povertà e all'emarginazione;
    l'ammodernamento e l'adeguamento della dorsale adriatica, con particolare riferimento alla direttrice Ancona-Pescara-Bari-Taranto-Lecce, consentirebbero di agevolare ancor più il processo di collegamento tra il Mediterraneo orientale ed il Baltico e di garantire spostamenti più veloci ed efficienti di persone e merci, sempre in linea con gli obiettivi delineati nella strategia «Europa 2020» e nel libro bianco dei trasporti;
    l'infrastruttura ferroviaria delle regioni meridionali del Paese, in particolare della Puglia, del Molise, dell'Abruzzo e della Basilicata, versa in uno stato di degrado e precarietà che rischia di rallentare, se non impedire, il reale sviluppo di tutte le potenzialità intrinseche nella costituzione della macroregione adriatico-ionica;
    la linea ferroviaria adriatica è tutt'oggi caratterizzata, in due tratti, dal binario unico: uno di 37 chilometri tra Termoli e Lesina ed il secondo di un chilometro a nord della stazione ferroviaria di Ortona;
    il raddoppio della linea Termoli-Lesina risulta coerente con gli obiettivi dei principali strumenti di programmazione, collocandosi tra gli interventi previsti nel progetto «corridoio adriatico» (1999), che, a sua volta, è richiamato a livello comunitario dal programma di sviluppo e di integrazione delle reti di collegamento con i Paesi CEEC e CIS affiancato al programma Ten-T (Trans-European network for trans);
    i trasporti ed i collegamenti sono la base per lo sviluppo di territori a vocazione turistica, come la Puglia e la Basilicata;
    sarebbe opportuno, al fine di favorire lo sviluppo territoriale, procedere all'ammodernamento e all'implementazione della rete ferroviaria in Basilicata, che, nonostante la sua nota vocazione culturale e quindi turistica, risulta ad oggi essere l'unica regione con un capoluogo di provincia non servita dalle Ferrovie dello Stato,

impegna il Governo:

   in considerazione di tutto quanto ciò premesso e alla luce della strategicità infrastrutturale della dorsale ferroviaria adriatica, a promuovere, presso le competenti sedi europee, ogni iniziativa valida volta ad ottenere il prolungamento del corridoio baltico-adriatico lungo la direttrice Ancona-Pescara-Bari-Taranto-Lecce;
   ad individuare ulteriori risorse a valere sui fondi assegnati all'Italia in attuazione della politica di coesione 2014-2020 per finanziare interventi di ripristino, ammodernamento e adeguamento della linea ferroviaria della dorsale adriatica, di implementazione e potenziamento dei collegamenti su ferro con i principali aeroporti e porti situati sulla medesima dorsale, nonché di implementazione e sviluppo della linea ferroviaria lucana.
(1-00552) «De Lorenzis, Liuzzi, Spessotto, Nicola Bianchi, Dell'Orco, Colonnese, Nesci, Brescia, L'Abbate, Cariello, De Rosa, Cristian Iannuzzi, Paolo Nicolò Romano, Zolezzi, Daga, Busto, Vacca, Del Grosso, Scagliusi, Terzoni, D'Ambrosio».