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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 10 gennaio 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 10 gennaio 2014.

  Angelino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Baretta, Berretta, Bindi, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brambilla, Bray, Brunetta, Caparini, Carrozza, Casero, Castiglione, Chaouki, Cicchitto, Costa, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fassina, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Giachetti, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, La Russa, Legnini, Letta, Lombardi, Lorenzin, Lupi, Mannino, Merlo, Migliore, Mogherini, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Ravetto, Realacci, Sani, Sereni, Speranza, Tabacci.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 9 gennaio 2014 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   MIGLIORE ed altri: «Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, in materia di soppressione della soglia di sbarramento e di equilibrio della rappresentanza dei sessi nell'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia» (1933);
   IORI ed altri: «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, per favorire i rapporti tra detenute madri e figli minori e l'esercizio della responsabilità genitoriale dei detenuti, nonché in materia di istituzione delle case-famiglia protette» (1934);
   SANDRA SAVINO: «Disposizioni per il coordinamento in materia di politiche integrate per la sicurezza e la polizia locale» (1935);
   SANDRA SAVINO: «Delega al Governo per la revisione della disciplina e dell'organizzazione del processo tributario e della giurisdizione tributaria» (1936);
   SANDRA SAVINO: «Istituzione di zone franche urbane nelle aree di confine con la Repubblica di Slovenia e la Repubblica d'Austria» (1937);
   DI LELLO ed altri: «Modifiche all'articolo 191 del codice civile e all'articolo 3 della legge 1o dicembre 1970, n. 898, in materia di scioglimento del matrimonio e della comunione tra i coniugi» (1938).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di proposte di legge d'iniziativa regionale.

  In data 9 gennaio 2014 sono state presentate alla Presidenza, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione, le seguenti proposte di legge:
   PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA: «Integrazione alla legge 5 febbraio 1992, n. 104 (Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate)» (1939);
   PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA: «Modifica al comma 2 dell'articolo 9 della legge 9 gennaio 1989, n. 13 (Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati)» (1940).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

  La proposta di legge NICOLETTI ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533. Introduzione del doppio turno di coalizione per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» (1116) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Bargero.

Trasmissione dal Senato.

  In data 10 gennaio 2014 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
   S. 1188. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia» (approvato dal Senato) (1941).

  Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  GREGORIO FONTANA e CINZIA MARIA FONTANA: «Modifica delle circoscrizioni territoriali dei comuni di Torre Pallavicina e di Soncino, nonché delle province di Bergamo e Cremona» (1435) Parere delle Commissioni V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   III Commissione (Affari esteri):
  S. 1053. – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, fatto a Roma il 28 maggio 2009» (approvato dal Senato) (1927) Parere delle Commissioni I, II e V.
   VI Commissione (Finanze):
  PISANO ed altri: «Modifica all'articolo 16-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di riconoscimento della detrazione delle spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici mediante attribuzione di certificati di credito fiscale» (1899) Parere delle Commissioni I, II, V, VIII, X e XI.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 9 gennaio 2014, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Valutazione dell'iniziativa Europass – Seconda valutazione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ad un quadro comunitario unico per la trasparenza delle qualifiche e delle competenze (Europass) (COM(2013) 899 final), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni riunite VII (Cultura) e XI (Lavoro), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 9 gennaio 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative di competenza volte ad incentivare e accrescere l'utilizzo in Italia degli strumenti finanziari messi a disposizione dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa – 2-00327

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa (Ceb) è una banca multilaterale a vocazione esclusivamente sociale e una delle più antiche istituzioni finanziarie internazionali europee. Quando venne creata, sulla base di un accordo parziale tra gli Stati membri del Consiglio d'Europa, il 14 aprile del 1956, lo scopo prioritario era quello di fornire aiuti finalizzati e risolvere i problemi dei rifugiati. Da allora, il suo campo d'azione si è progressivamente esteso ed oggi contribuisce in modo significativo al rafforzamento della coesione sociale in Europa;
   la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa è uno strumento chiave della politica di solidarietà europea, che, attraverso prestiti, partecipa al finanziamento di progetti sociali, risponde a condizioni di emergenza, concorre al miglioramento delle condizioni di vita e alla coesione sociale nelle regioni meno avvantaggiate del continente europeo. La Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa accorda i suoi prestiti in Europa e opera aiutando gli Stati membri – attualmente quaranta – a perseguire una crescita sostenibile ed equa, finanziando progetti di investimento sociale suddivisi in tre ambiti, stabiliti nel 2006 dal consiglio d'amministrazione dell'istituzione: il rafforzamento dell'integrazione sociale, la gestione ambientale e il sostegno alle infrastrutture pubbliche a vocazione sociale. Per la sua attività la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa non riceve aiuti o sovvenzione dagli Stati membri e basa la propria attività su fondi e riserve propri;
   in particolare, interviene a favore dei 21 Paesi d'Europa centrale, orientale e del sud-est che costituiscono, conformemente agli orientamenti strategici del piano di sviluppo 2010-2014, un obiettivo «prioritario». Nel decennio 2002-2011 sono stati approvati progetti per oltre 21 miliardi di euro ed erogati oltre 16 miliardi di euro di prestiti. Tra i principali Paesi beneficiari vi sono la Polonia, l'Ungheria e la Romania. L'interlocutore della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa è comunque sempre uno Stato membro, mai direttamente le imprese, e tale banca opera attraverso gli istituti bancari dei singoli Stati;
   forte è la cooperazione della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa con la Commissione europea e con altre banche regionali e istituzioni finanziarie multilaterali, come la Banca europea per gli investimenti (Bei), il Western Balkans Investment Framework (Wbif), la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), la Banca mondiale, la Nordic Investment Bank e la Banca Kfw;
   di fronte alle difficili sfide dell'attuale contesto economico e finanziario internazionale, che implicano una crescita importante della domanda di prestiti da parte degli Stati membri, la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa è chiamata a uno sforzo straordinario volto ad assicurare, da un lato, il contenimento dei profili di rischio e, dall'altro, il completo rispetto del mandato statutario-sociale;
   il 4 febbraio 2011 il consiglio di direzione della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, con la risoluzione n. 386, ha approvato il sesto aumento di capitale della banca, finalizzato a sostenere i principali campi d'intervento, che ha portato il capitale totale sottoscritto da 3,3 miliardi di euro a 5,5 miliardi di euro;
   con la legge 6 luglio 2012, n. 117, l'Italia ha aderito a tale aumento di capitale, per un importo complessivo di 366.078.000 euro, comprendenti l'incorporazione di riserve nel capitale liberato per 40.964.000 euro e la sottoscrizione di nuovi titoli per 325.114.000 euro, con conseguente incremento della quota di capitale detenuta fino all'ammontare di 915.770.000 euro, senza obbligo di versamento immediato, in quanto la sottoscrizione di una quota di capitale «a chiamata» non comporta esborsi finanziari effettivi;
   con tale sottoscrizione l'Italia ha mantenuto la misura attuale di partecipazione e di diritto di voto e continua a svolgere un ruolo centrale nel processo decisionale: in quanto azionista della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, l'Italia partecipa alle riunioni degli organi di governo della Banca stessa, con rappresentanti dei Ministeri dell'economia e delle finanze e degli affari esteri;
   l'Italia, assieme a Francia e Germania, è il maggior azionista della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa: al 31 dicembre 2012 il nostro Paese deteneva il 16,77 per cento del capitale sottoscritto, in una quota superiore rispetto alla partecipazione ad altri organismi multilaterali di intervento finanziario;
   nel decennio 2002-2011 il consiglio d'amministrazione della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa ha approvato prestiti a favore dell'Italia per un volume totale di 1,9 miliardi di euro, di cui 1,6 miliardi di euro già erogati, principalmente a favore di piccole e medie imprese, per interventi di ricostruzione a seguito di catastrofi naturali, nel campo dell'istruzione, nella sanità e nelle infrastrutture locali, ma anche a favore di interventi a sostegno del patrimonio storico e dell'edilizia sociale ed aiuti a favore di rifugiati e migranti. Tuttavia, l'ultimo progetto di sviluppo della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa in Italia risale al biennio 2007-2009;
   nel 2011, su 2,11 miliardi di euro di progetti approvati, nessuno coinvolgeva l'Italia e su 1,85 miliardi di euro di prestiti approvati, 16 milioni di euro (0,9 per cento) riguardavano il nostro Paese. Analogamente, dei 28 progetti approvati nel 2012 dal consiglio di amministrazione della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, per un totale di 1.798 milioni di euro, nessuno riguardava l'Italia;
   tra il 2011 e il 2013 sono stati approvati 11 progetti (per 515 milioni di euro) a favore di altrettante sussidiarie banche italiane (Intesa Sanpaolo e Gruppo Unicredit) in Europa centrale, orientale e sudorientale (quindi, non in Italia);
   nel primo quadrimestre del 2013 sono state approvate undici richieste di finanziamento, per un importo complessivo di 613,9 milioni di euro. Di questi progetti, due terzi (399 milioni di euro) sono volti a potenziare la coesione sociale e tre a supporto di infrastrutture pubbliche con fini sociali (scuole, centri di ricerca e carceri). Anche in questo caso non si registrano progetti provenienti dal nostro Paese;
   nel novembre 2013 è stato approvato un progetto di soli 6 milioni di euro a favore di PerMicro, intermediario finanziario attivo a livello nazionale con 13 agenzie in 10 regioni e specializzato nel microcredito a favore di immigrati;
   il dato di fatto evidente è che negli ultimi anni il nostro Paese non ha usufruito dei prestiti provenienti dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, al cui finanziamento contribuisce in maniera sostanziosa;
   la questione della coesione sociale e del suo rafforzamento all'interno dell'Unione europea è uno dei temi centrali della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva;
   la Commissione europea, il 20 febbraio 2013, nella comunicazione «Investire nel settore sociale a favore della crescita e della coesione, in particolare attuando il Fondo sociale europeo nel periodo 2014-2020» (COM (2013) 83) ha elencato le sfide che la politica sociale dell'Unione europea dovrà affrontare nei prossimi anni;
   tra gli obiettivi fondamentali da perseguire attraverso una piena integrazione tra utilizzo dei fondi europei, azioni ricomprese nella strategia Europa 2020 e nei programmi nazionali di riforma, viene ricompreso l'utilizzo con la massima efficacia dei fondi europei. In particolare, gli Stati membri sono invitati a ricercare i modi per integrare le risorse dell'Unione europea mediante finanziamenti provenienti dalla Banca mondiale, dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa e dal gruppo della Banca europea per gli investimenti;
   pare quanto mai necessario promuovere una migliore conoscenza della la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa in Italia, al fine di incentivare e accrescere l'utilizzo degli strumenti finanziari messi a disposizione dagli Stati aderenti, in particolare attraverso idonei strumenti di orientamento e supporto dei soggetti interessati ai finanziamenti;
   i potenziali settori di intervento riguardano, infatti, aree che rispondono ad esigenze su cui l'attenzione è particolarmente alta in questo momento nel nostro Paese: su tutti, il tema della prevenzione di catastrofi naturali e di protezione del territorio ed interventi di ricostruzione; azioni in favore di rifugiati e migranti; istituti penitenziari; salvaguardia e protezione del patrimonio storico e culturale;
   alla luce del mutato quadro europeo negli ultimi anni, in una situazione internazionale particolarmente complicata, di fronte a una crisi economico-finanziaria di portata mondiale, bisognerebbe altresì rivedere la strategia di intervento della stessa Banca europea degli investimenti, che ha sempre privilegiato obiettivi calibrati su determinate aree geografiche, senza procedere invece per specifiche aree tematiche di azione;
   in data 3 dicembre 2013, è stato audito, presso la delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea del Consiglio d'Europa, il professor Nunzio Guglielmino, Vice Governatore della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, che ha svolto in merito alcune dichiarazioni ed osservazioni –:
   quali siano le ragioni per cui negli ultimi due anni la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa non ha finanziato progetti di investimento sociale in Italia;
   quali azioni si intendano intraprendere per incentivare e accrescere l'utilizzo degli strumenti finanziari messi a disposizione dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa in Italia, e, in particolare, per rimuovere ogni possibile ostacolo amministrativo e burocratico che possa aggravare o ostacolare le procedure di intervento della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa nel nostro Paese;
   quali iniziative si intendano adottare per promuovere presso la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa un cambio di rotta nella strategia di azione, incentivando, a partire dal 2014, programmi di intervento trasversali basati su specifiche aree tematiche e non su obiettivi territoriali;
   se si intendano avviare approfondimenti con la Banca di sviluppo del Consiglio di Europa, al fine di verificare la possibilità di interventi straordinari in Italia rivolti, in particolare, all'edilizia scolastica e carceraria, alla salvaguardia del patrimonio storico e culturale e alla prevenzione di catastrofi naturali e protezione del territorio;
   se si intenda agire per incentivare, presso la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, politiche di sostegno e finanziamenti diretti ad istituzioni ed enti pubblici, senza ricorrere all'intermediazione degli istituti bancari privati.
(2-00327) «Bergamini, Brunetta, Abrignani, Brambilla, Giammanco, Biancofiore, Crimi, Galan, Antonio Martino, Centemero, Sandra Savino, Milanato, Garnero Santanchè, Polverini».


Iniziative di competenza per la piena attuazione della normativa in tema di trasparenza della Rai, con particolare riferimento alla comunicazione del costo annuo del personale utilizzato – 2-00353

B)

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   l'articolo 1, della legge 7 agosto 1990, n. 241, recante «Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi» annovera, tra i principi cardine dell'attività amministrativa, i criteri di pubblicità e di trasparenza;
   la Rai-Radiotelevisione italiana spa è designata, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante «Testo Unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici», e già dall'articolo 20, comma 1, della legge 3 maggio 2004, n. 112, quale concessionaria – fino al 6 maggio 2016 – del servizio pubblico generale radiotelevisivo;
   l'articolo 3, comma 44, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, prevede che: «Nessun atto comportante spesa (...) può ricevere attuazione, se non sia stato previamente reso noto, con l'indicazione nominativa dei destinatari e dell'ammontare del compenso, attraverso la pubblicazione sul sito web dell'amministrazione o del soggetto interessato, nonché comunicato al Governo e al Parlamento»; al medesimo articolo 3, il comma 50 dispone che: «Tutte le retribuzioni dirigenziali e i compensi per la conduzione di trasmissioni di qualunque genere presso la RAI-Radiotelevisione italiana spa sono rese note alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi»;
   l'attuale contratto di servizio 2010-2012, tutt'ora in vigenza in regime di prorogatio, all'articolo 27, comma 7, reca la previsione secondo la quale: «la Rai deve pubblicare gli stipendi percepiti dai dipendenti e dai collaboratori nonché informazioni, sui costi della programmazione di servizio pubblico»;
   la suprema Corte di cassazione a sezioni unite civili, con ordinanza 22 dicembre 2011, n. 28329, ha sottolineato la sottoposizione della Rai ai poteri di vigilanza e di nomina da parte dello Stato e l'assoggettabilità a responsabilità per danno erariale dei relativi impiegati – sottoposti al giudice contabile alla stregua di qualsiasi dipendente pubblico – assimilando, di fatto, la Rai ad un ente pubblico;
   l'articolo 11 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, recante «Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni», nel definire l'ambito soggettivo di applicazione della legge, comprende le società partecipate dalle pubbliche amministrazioni e le società da esse controllate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile alle quali si applicano, limitatamente all'attività di pubblico interesse disciplinate dal diritto nazionale o dell'Unione europea, le disposizioni dell'articolo 1, commi da 15 a 33, della legge 6 novembre 2012, n. 190. Il medesimo articolo prevede, inoltre, che le autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione provvedono all'attuazione di quanto previsto della normativa vigente in materia di trasparenza secondo le disposizioni dei rispettivi ordinamenti;
   il citato decreto legislativo n. 33 del 2013 è intervenuto confermando la linea della massima trasparenza all'interno delle amministrazioni pubbliche. Infatti, l'articolo 15 prevede che le pubbliche amministrazioni pubblichino e aggiornino le informazioni relative ai titolari di incarichi amministrativi di vertice e di incarichi dirigenziali, a qualsiasi titolo conferiti, nonché di collaborazione e consulenza (gli estremi dell'atto di conferimento dell'incarico; il curriculum vitae; i dati relativi allo svolgimento di incarichi o la titolarità di cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dalla pubblica amministrazione o lo svolgimento di attività professionali; i compensi, comunque denominati, relativi al rapporto di lavoro, di consulenza o di collaborazione, con specifica evidenza delle eventuali componenti variabili o legate alla valutazione del risultato);
   il Garante per la protezione dei dati personali, in un parere del 30 giugno 2010, reso proprio alla Rai in ordine alla divulgazione dei dati relativi ai compensi erogati dalla medesima società, ha rammentato che «la normativa di protezione dei dati personali non può ritenersi ostativa alla pubblicazione, da parte della Rai, dei compensi erogati, sempre che risultino osservati i principi stabiliti dall'articolo 11 del Codice e purché venga osservata la specifica modalità di divulgazione attraverso il sito web»;
   sullo stesso tema si è pronunciata per competenza anche l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha trasmesso, il 7 luglio 2010, al Ministero dello sviluppo economico e alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi una propria segnalazione in merito, sottolineando le «implicazioni di carattere concorrenziale», riconoscendo tuttavia l'esigenza di accountability del servizio pubblico radiotelevisivo e l'importanza di assicurare la trasparenza dei costi connessi alla gestione dei servizi pubblici, il cui finanziamento è a carico dei cittadini;
   va rilevato, inoltre, che la Rai è sottoposta a penetranti poteri di vigilanza da parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e alla verifica dell'adempimento dei compiti affidata all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nonché al controllo della Corte dei conti ai sensi dell'articolo 2 della legge 21 marzo 1958, n. 259, trattandosi di ente «cui lo Stato contribuisce in via ordinaria» e, dal 2010, a seguito del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 marzo 2010, ai sensi dell'articolo 12 della stessa legge, configurandosi, con riguardo alla fusione per incorporazione nella RAI-Holding spa la fattispecie tipica dell'apporto statale al patrimonio in capitale;
   il decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, recante «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni», (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, serie generale 30 ottobre 2013, n. 255), all'articolo 2, comma 11, estende definitivamente alla società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo, relativamente ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo, l'obbligo di comunicare al dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e finanze il costo annuo del personale utilizzato;
   per la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo viene, quindi, introdotta una disposizione specifica: per quest'ultima, infatti, che già comunque sarebbe rientrata nell'ambito delle «società non quotate partecipate o direttamente o indirettamente, a qualunque titolo, dalle pubbliche amministrazioni» (e che quindi sarebbe stata comunque soggetta agli obblighi di comunicazione del costo del personale), viene specificato che la comunicazione deve essere relativa ai «singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo»;
   a differenza delle altre società che rientrano nella disposizione di cui all'articolo 2, comma 11, del sopra detto decreto-legge, la Rai, quindi, dovrà specificare, in virtù di una precisa norma, il costo dei singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo;
   si tratta di un «onere aggiunto» per la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, che però non comporta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Per questo motivo l'emendamento che ha introdotto tale disposizione ha avuto il nulla osta della Commissione bilancio della Camera dei deputati –:
   quali misure, nell'ambito della propria competenza, intenda assumere con urgenza il Ministro interpellato al fine di dare piena e immediata attuazione alle previsioni normative in tema di trasparenza che riguardano la Rai, in particolare alla luce della recente approvazione della disposizione di cui all'articolo 2, comma 11, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125.
(2-00353) «Brunetta».


Chiarimenti e iniziative in merito alle criticità della gestione della Consip emerse nel corso del programma televisivo Report – 2-00357

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   Consip spa è una società partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, istituita inizialmente con la funzione di gestire le attività informatiche riservate allo Stato in materia di contabilità e finanza pubblica; attualmente opera in qualità di centrale di committenza nazionale, al fine di razionalizzare gli acquisti nella pubblica amministrazione;
   nella puntata del programma televisivo Report, trasmessa in prima serata il 2 dicembre 2013, nel servizio firmato Luca Chimica e Emanuele Bellano, sono stati denunciati fatti e circostanze che inducono a sospettare l'esistenza di un sistema corruttivo, che avrebbe le capacità di pilotare le gare di appalto più consistenti, gestite da Consip, per consentire l'aggiudicazione di queste ultime alle imprese, disponibili a finanziamenti illeciti nel sistema politico;
   il suddetto programma televisivo ha fornito importanti testimonianze sul «sistema Romeo»: l'imprenditore campano Alfredo Romeo è proprietario della Romeo Gestioni, una società di servizi che si è aggiudicata una larga fetta del miliardo e trentaquattro milioni di euro di appalti gestiti da Consip per conto di svariati enti pubblici. Tali servizi riguardano la gestione di pulizia, facchinaggio e manutenzione di enti, quali il Senato della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei ministri, comuni, province e regioni, tribunali e altri;
   tale sistema si fonderebbe sulla capacità del Romeo, condannato in secondo grado per corruzione in concorso e turbativa d'asta dalla corte d'appello di Napoli, accusato di tessere strette relazioni con influenti politici locali e nazionali, che garantirebbero un occhio di riguardo nei confronti delle società dello stesso Romeo per l'aggiudicazione di gare di appalto;
   in relazione al «sistema Romeo» l'assessore al patrimonio al comune di Napoli, Alessandro Fucito, definisce queste dinamiche come «azione combinata di degenerazioni che messe insieme avranno si prodotto una inchiesta della magistratura ma configurano uno spaventoso caso politico»;
   Michele Emiliano, sindaco di Bari, asserisce che: «Quel modello non funziona e che quel modello sia anche in parte pericoloso per la trasparenza e per la legalità dell'attività della Pubblica Amministrazione» e conferma quanto detto in un'altra occasione e cioè che «Consip ci aveva messo nelle mani una persona indegna e sotto indagine» poiché, dice sempre Emiliano, riferendosi all'inchiesta della procura di Bari sugli appalti truccati nella sanità, «noi non avevamo mezzo per liberarci di questo contraente, che quindi rimase qui nonostante lo scandalo fosse iniziato», lamentando che il sistema delle convenzioni non permette agli enti di rivalersi, in nessun caso, sul contraente;
   il sindaco Emiliano riferisce che la gestione in autonomia della procedura pubblica da parte del comune di Bari ha fatto risparmiare all'ente due milioni di euro, rispetto al precedente contratto a causa del fatto che Consip avrebbe inserito nel pacchetto di forniture alcuni servizi di cui il comune di Bari non necessitava;
   Romeo effettua cospicue sponsorizzazioni a politici, di diversi schieramenti, infatti tra le uscite dalle casse delle società del Romeo risultano: 25.000 euro per sostenere le elezioni politiche di Italo Bocchino, 40.000 euro per Alleanza Nazionale, 50.000 euro per Goffredo Bettini per le elezioni politiche del 2013, 50.000 euro per Francesco Rutelli per le elezioni comunali 2008, 230.000 euro a Nicola Zingaretti per le elezioni provinciali dei 2008, 98.000 euro per i Democratici di Sinistra nel 2006, 30.000 euro per Nicola Latorre per le politiche del 2013, 25.000 euro per il Centro Democratico per le politiche 2013 e 60.000 euro per la fondazione Big Bang nel 2013;
   l'inchiesta di Report ha, inoltre, descritto i meccanismi che starebbero alla base delle spartizioni dei grossi appalti pubblici tra cooperative «rosse» e le cooperative riconducibili a Comunione e Liberazione;
   Dario Maniglia, presidente della cooperativa Fiorita, condannato in primo grado per lo scandalo degli appalti alle asl pugliesi, in un'intercettazione telefonica durante un colloquio con il fratello, a proposito degli appalti gestiti da Consip, dice: «Il livello è esattamente quello che abbiamo fatto per 10 anni in Puglia con le asl» e poi: «Nell'arco di due anni, tre anni non esisteranno più le gare»;
   Maniglia, intercettato al telefono con il fratello, confessa di essere in «sinergia» con la cooperativa Manutencoop di Bologna, la principale concorrente della cooperativa Fiorita nel campo dei servizi di pulizia, manutenzione e facchinaggio per enti pubblici;
   dall'inchiesta di Report emerge che Manutencoop dal 2004 ha speso 350.000 euro per sponsorizzare quei partiti, che, oggi, sono confluiti nel Partito Democratico. La Manutencoop è associata del Consorzio nazionale dei servizi, e, nell'ultimo anno, si è aggiudicata tre dei tredici lotti dell'appalto, che riguardano la fornitura di servizi di pulizia per le scuole di tutto il territorio nazionale, mentre altri tre lotti sono stati aggiudicati dal Consorzio nazionale dei servizi;
   l'inchiesta evidenzia che questa situazione è molto grave, non solo perché può configurare l'esistenza di un sistema di aggiudicazione poco trasparente, ma anche e soprattutto perché tale sistema contrasta l'obiettivo di razionalizzazione della spesa per beni e servizi della pubblica amministrazione e, nel contempo, sottrae risorse, che potrebbero essere destinate al miglioramento delle condizioni contrattuali dei lavoratori coinvolti, che percepiscono salari non congrui;
   due gare che vedono protagonista il Ministero dell'economia e delle finanze, la prima di importo pari a 4 milioni di euro, riguardante la digitalizzazione di documenti, e l'altra, da 13 milioni di euro, riguardante l'informatizzazione del debito pubblico, sono entrambe state aggiudicate al gruppo Capgemini amministrata da Maurizio Mondani;
   nel primo caso un testimone anonimo chiede che, a partire dalla richiesta della ditta non aggiudicataria a Consip, sia verificata la congruità dei requisiti, posseduti dalla Capgemini. L'amministratore Delegato di Consip, Domenico Casalino, da mandato ad un consulente esterno di verificare tali requisiti e quest'ultimo relazionerebbe, a detta del testimone, negativamente sulla base dei documenti analizzati. Casalino, il 28 febbraio 2013, con un atto formale, ha dichiarato congrue le prove documentali fornite da Capgemini e firmato il contratto con la stessa;
   l'amministratore delegato di Capgemini Italia, Maurizio Mondani, risulta indagato per corruzione privata dalla procura di Milano, secondo la quale avrebbe corrisposto o promesso denaro all'ex presidente della Banca popolare di Milano, Massimo Ponzellini, al fine di favorire la sua società nell'aggiudicazione di crediti e per ricompensarlo per una presunta attività di lobby;
   il decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009, all'articolo 17, comma 7, prevede il blocco delle assunzioni del personale della pubblica amministrazione costringendo, di fatto, gli enti pubblici a dare in gestione alcuni servizi imprescindibili a ditte esterne;
   il comma 22 della legge 23 dicembre 2005 impone agli enti pubblici, ad eccezione delle regioni, delle province autonome, degli enti locali e degli enti del Servizio sanitario nazionale, l'obbligo di aderire alle convenzioni stipulate ai sensi dell'articolo 26 della legge 23 dicembre 1999, n.488, che si traduce nell'obbligo, per questi enti, di utilizzare Consip per ciò che concerne l'approvvigionamento di beni e servizi –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e se intenda adottare provvedimenti urgenti per verificare le informazioni fornite dal programma televisivo Report, sulle criticità della gestione della società Consip spa ai danni del Ministero dell'economia e delle finanze e della collettività e, nel caso di riscontro dei fatti citati, provvedere alla rimozione degli attuali organi amministrativi coinvolti;
   se intenda, alla luce di inchieste e sentenze della magistratura, informare il Parlamento sulle criticità dell'operato della Consip al fine di valutare l'opportunità economica e qualitativa dell'esternalizzazione dei servizi sopra citati e, in particolare, dei servizi di pulizia presso le scuole pubbliche;
   se, appurati i fatti, intenda adottare provvedimenti per rivedere il modello di organizzazione e gestione della Consip, affinché l'organismo di vigilanza, costituito all'interno della Consip, dotato di autonomi poteri di controllo, sia in grado di vigilare sul funzionamento, sull'efficacia e sull'osservanza del «Modello di organizzazione e gestione», adottato con delibera del consiglio di amministrazione nel 2003 e finalizzato a prevenire la commissione, da parte di tutti coloro che lavorano per l'azienda, di una serie di reati contemplati dalla legge, nonché ad intervenire sul processo delle nomine in Consip da parte della politica, attivando processi trasparenti e pubblici di selezione;
   quali iniziative normative intenda adottare per contrastare il fenomeni degli accordi anticoncorrenziali, cosiddetti «cartelli di imprese».
(2-00357) «Luigi Gallo, Brescia, Simone Valente, Vacca, Di Benedetto, Marzana, D'Uva, Battelli, Nuti».


Chiarimenti in merito al naufragio di un peschereccio carico di profughi siriani affondato tra Lampedusa e Malta l'11 ottobre 2013 – 2-00330

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   l'11 ottobre 2013, a 113 chilometri da Lampedusa e a 218 chilometri da Malta una nave peschereccio, carica di profughi siriani tra i quali circa 150 bambini, è affondata in mare rendendo ancora più drammatica e pesante la lista dei morti nel Mediterraneo tra le persone che fuggono dalla guerra e dalla fame;
   i dati di massima – essendo una nave che trasportava illegalmente profughi purtroppo la contabilità dei passeggeri non può che essere approssimativa – dicono di almeno 268 annegati, solo 26 corpi recuperati e 212 sopravvissuti. Insomma, ci si trova di fronte ad una delle più gravi tragedie nel Mediterraneo degli ultimi decenni;
   nell'inchiesta del giornalista Fabrizio Gatti pubblicata dal settimanale L'Espresso in edicola il 5 dicembre 2013, si ricostruiscono gli eventi che, qualora confermati, metterebbero in luce l'inefficacia del sistema di soccorso e gravi responsabilità nel ritardo con cui si è risposto alla richiesta di aiuto pervenuta a più riprese dall'imbarcazione dei profughi;
   secondo la ricostruzione de L'Espresso, infatti, già alle ore 11 dal dottor Mohanad Jammo, primario del reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Aleppo, parte una prima telefonata alla centrale del coordinamento di Roma del comando generale della capitaneria di porto, una struttura della Marina, inquadrata nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti della Guardia costiera. Questa è l'unica chiamata la cui esistenza è smentita dall'ammiraglio Felicio Angrisano e sulla quale le ricostruzioni dei fatti non coincidono con le dichiarazioni del dottor Jammo;
   secondo l'ammiraglio Angrisano, infatti, solo alle ore 12,26 dell'11 ottobre 2013 «giunge da apparato telefonico satellitare alla centrale operativa una chiamata fortemente disturbata e a tratti incomprensibile. Dopo cinque minuti di tentativi di comunicare la linea cade. L'esperienza maturata induce comunque a contattare, come già fatto in centinaia e centinaia di casi analoghi, il gestore della rete Thuraya, che ha sede negli Emirati arabi»;
   otto minuti dopo, alle ore 12,39, il dottor Jammo richiama e la telefonata prosegue fino alle ore 12,56. La voce è più comprensibile «tanto da permettere – scrive l'ammiraglio Angrisano – di acquisire alcuni elementi, numero e nazionalità delle persone a bordo, luogo di partenza, la presenza di due bambini bisognosi di cure, fornendo per ultimo la posizione dell'unità che con motore fermo, imbarca acqua»;
   a bordo ci sono, infatti, diversi feriti da raffiche di mitra sparate da una motovedetta libica che per tutta la notte aveva inseguito la nave dei profughi. Le pallottole hanno forato lo scafo, alcuni passeggeri sono gravemente feriti e il peschereccio comincia a imbarcare acqua;
   i profughi siriani erano stati tenuti prigionieri dal 7 al 10 ottobre 2013 in un casolare di Zuwara, in Libia, e da quel porto obbligati a salire a bordo del peschereccio dei fratelli Khaled e Mohamed, noti trafficanti di esseri umani che si sono arricchiti con l'emergenza profughi;
   anche ignorando la chiamata delle ore 11, non confermata dall'ammiraglio Angrisano, alle ore 13 c’è ancora tutto il tempo per far partire le motovedette e i pattugliatori da Lampedusa e per interessare la nave Libra della Marina militare italiana – sui cui radar la nave dei profughi è visibile – che, secondo la ricostruzione giornalistica si trovava tra le 27 e le 10 miglia, a mezz'ora di navigazione o poco più dalla nave in difficoltà. Né l'Italia né Malta chiedono il suo intervento. La Marina militare contesta questa ricostruzione sostenendo che alle ore 13,34 la nave Libra si trovasse a 27 miglia dal punto di richiesta del soccorso, insomma a 50 chilometri. Alla velocità massima della nave, 20 nodi, 37 chilometri orari, con il mare calmo di quel giorno, essa avrebbe comunque potuto raggiungere i profughi intorno alle ore 15, in un'ora e mezzo di viaggio;
   la Libra arriverà invece solo alle ore 18, perché soltanto dopo l'affondamento della nave dei profughi il coordinamento di Malta chiede alla centrale operativa di Roma il concorso degli italiani;
   la cosa più imbarazzante sarebbe però la confusione su chi doveva intervenire tra Malta e l'Italia. Alle ore 13 dell'11 ottobre 2013 era ancora possibile salvare tutti i naufraghi, ma la centrale operativa di Roma rinunciava all'intervento diretto e passava la richiesta di soccorso a Malta nonostante la distanza tra l'isola di Lampedusa e la nave dei profughi sia la metà della distanza tra la stessa e l'isola di Malta;
   nel suo resoconto scritto, l'ammiraglio Angrisano sostiene che «l'unità si trova nell'area di responsabilità di Malta e quella centrale di coordinamento viene pertanto interessata alle 13 dalla centrale operativa della Guardia costiera che comunica di aver anche individuato nella zona due navi mercantili, più prossime alle unità dei migranti, rispettivamente a 25 e 70 miglia»;
   secondo L'Espresso alle ore 13,34 di quel pomeriggio si nasconderebbe un altro retroscena incredibile. È il momento in cui l'avviso ai naviganti del centro operativo di Roma viene diramato a tutto il mondo: la nota «hydrolant 2545» chiede alle navi in transito di assistere, se possibile, il peschereccio dei profughi: alle navi in transito ma non alla nave Libra;
   alle ore 16,22, l'autorità di Malta informa Roma che un proprio aereo ha individuato il peschereccio alla deriva. Alle ore 17,07 sempre da La Valletta avvertono che si è capovolto e chiedono aiuto all'Italia. Soltanto alle ore 17,51 arriva sul posto la prima nave soccorso, il pattugliatore maltese P61. Verso le ore 18 si unisce la Libra ma ormai è troppo tardi –:
   se non si ritenga che l'applicazione pedissequa della convenzione di Amburgo nel caso in questione fosse inopportuna tenuto conto della maggiore vicinanza della nave dei profughi all'isola di Lampedusa, nonché della vicinanza della nave Libra che è dotata anche di elicottero a bordo;
   perché non siano state impartite – anche alla luce delle ripetute emergenze in quel tratto di mare in quei drammatici giorni – precise istruzioni al coordinamento di Roma del comando generale delle capitanerie di porto, struttura della Marina, inquadrata nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, da cui dipende l'attività della Guardia costiera, affinché le richieste di soccorso fossero immediatamente diramate alle unità dislocate a Lampedusa e in pattugliamento in quel tratto di mare;
   quali siano le ragioni per le quali nella nota «hydrolant 2545» si sia richiesto il soccorso alle navi in transito e non si sia più opportunamente ordinato alla nave Libra di recarsi immediatamente sul luogo;
   se si sia riscontrata una prassi della Marina libica di usare le armi contro le navi che trasportano profughi e quali istruzioni siano state impartite ai marinai libici – attesi i vari trattati di addestramento e cooperazione militare ancora in vigore tra le forze armate italiane e quelle libiche – in merito al soccorso in mare dei migranti in difficoltà e nei campi di «smistamento» degli stessi collocati in terraferma.

(2-00330) «Artini, Corda, Rizzo, Frusone, Tofalo, Basilio, Paolo Bernini, Manlio Di Stefano, Di Battista, Spadoni, Grande, Tacconi, Del Grosso, Sibilia, Scagliusi, Nicola Bianchi, Cristian Iannuzzi, Paolo Nicolò Romano, Liuzzi, Dell'Orco, Catalano, De Lorenzis, Castelli, Caso, Cariello, D'Incà, Currò, Brugnerotto, Sorial, D'Ambrosio».


Intendimenti circa l'estensione delle agevolazioni in materia di «microimpresa» anche alle ditte individuali, alle società di capitali, alle cooperative, alle società di fatto e alle società aventi socio unico – 2-00341

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa (Invitalia) agisce, su mandato del Governo, per accrescere la competitività del Paese e, in particolare, del Mezzogiorno e per sostenere i settori strategici per lo sviluppo dell'economia. I suoi obiettivi prioritari sono: a) favorire l'attrazione di investimenti esteri, b) sostenere l'innovazione e la crescita del sistema produttivo, c) valorizzare le potenzialità dei territori;
   il titolo II del decreto legislativo n. 185 del 2000 disciplina ed agevola le forme di «autoimpiego» e risulta essere il principale strumento di sostegno alla realizzazione e all'avvio di piccole attività imprenditoriali da parte di disoccupati o di persone in cerca di prima occupazione;
   in particolar modo, la richiamata Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa prevede la concessione di finanziamenti a tasso agevolato, di contributi a fondo perduto e di servizi di assistenza tecnica per tre tipologie di iniziative: «lavoro autonomo, microimprese e franchising»;
   le agevolazioni concesse in materia di «microimpresa» sono rivolte alle persone che intendono avviare un'attività imprenditoriale di piccola dimensione in forma di «società di persone», risultando escluse: «le ditte individuali, le società di capitali, le cooperative, le società di fatto e le società aventi socio unico»;
   l'articolo 2 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, l'articolo 44 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, l'articolo 9 del decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 99, hanno introdotto delle semplificazioni per le «società a responsabilità limitata», facilitando la costituzione delle medesime e riducendo i costi per l'avvio di attività d'impresa;
   non è chiaro se nella quota del 10 per cento del totale dell'investimento, riservato alle spese di ristrutturazione, siano annoverabili anche le spese sostenute per l'acquisto di pannelli solari, impianti di geotermia e condizionatori;
   sarebbe proficuo estendere le agevolazioni anche ad altre fattispecie societarie e, in particolar modo, alle suddette «società a responsabilità limitata»;
   le risorse finanziarie relative agli incentivi previsti dal decreto legislativo n. 185 del 2000 sono esaurite;
   l'Agenzia «Invitalia» risulta essere un valido ed efficace strumento di finanziamento alle imprese e di sviluppo dell'economia, utile, altresì, alla ripresa dell'economia nazionale;
   l'utilizzo di pannelli solari, di impianti di geotermia e condizionatori consente alle imprese di ridurre i costi di gestione –:
   se il Ministro interpellato intenda assumere le necessarie iniziative, anche di carattere normativo, al fine di:
    a) stanziare nuove risorse finanziarie all'Agenzia «Invitalia»;
    b) estendere le agevolazioni previste per le «microimprese» anche alle ditte individuali, alle società di capitali, alle cooperative, alle società di fatto ed alle società aventi socio unico;
    c) ricomprendere nella quota del 10 per cento del totale dell'investimento, riservato alle spese di ristrutturazione, anche l'acquisto di pannelli solari, impianti di geotermia e condizionatori.
(2-00341) «Cancelleri, Barbanti, Pisano, Villarosa, Alberti, Ruocco, Pesco, Nuti».


Elementi e iniziative in merito alla vicenda della sottrazione di una minore, cittadina italiana, da parte del padre, cittadino siriano colpito da un mandato di cattura internazionale – 2-00342

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   il 12 novembre 2013, un servizio del programma televisivo «Le iene» si è occupato della drammatica vicenda che ha come protagonisti la signora Alice Rossini, residente a Vimercate (provincia di Monza e della Brianza), l'ex marito Mohammed Kharat (cittadino siriano) e la loro figlia di quattro anni Houda Emma; va ricordato che il 18 dicembre 2011, Mohammed Kharat sottraeva la piccola Houda (che allora aveva due anni) alla madre facendone perdere traccia;
   tra l'altro, la piccola Houda Emma Kharat è esclusivamente cittadina italiana, non avendo alcun riconoscimento nello Stato siriano, con la precisazione che la signora Alice Rossini e il signor Kharat risultano coniugati (ora separati) solo in Italia, non avendo trascritto il matrimonio in Siria, nel cui territorio vige una legge (cosiddetta sharia) che non riconosce e contrasta i principi dell'ordinamento giuridico italiano; peraltro, la minore, in forza della nota situazione che ha colpito lo Stato siriano dilaniato dalla guerra civile, si vede sottoposta ad un tangibile pericolo di vita e incolumità personale;
   a seguito della condotta del signor Kharat, le autorità giudiziarie italiane hanno dapprima dichiarato la decadenza della potestà genitoriale dello stesso (decreto del tribunale per i minorenni di Milano 13 marzo 2012, n. 2429), e successivamente, in sede di separazione giudiziale dei coniugi, affidato in via esclusiva la minore Houda Emma alla madre (sentenza n. 1558 del 2013 del tribunale ordinario di Monza);
   come diretta conseguenza, la procura della Repubblica di Monza emetteva mandato di cattura internazionale, dopo emissione di ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del reo – oggi – confesso;
   l'inviato de «Le iene», dopo aver parlato con la signora Rossini e dopo aver rintracciato lo zio di Mohammed Kharat, ha, prima, telefonato e poi incontrato lo stesso Kharat (ricercato internazionale) presso un imprecisato luogo sito al confine turco-siriano;
   Mohammed Kharat, mostrando in video una serenità inquietante, dopo aver rassicurato l'inviato sulle condizioni di salute di Houda, ha confessato di aver lasciato l'Italia (destinazione Atene e poi Damasco) senza possedere alcun documento di identità valido in compagnia di una donna italiana, Sabrina Colnaghi di Cornate d'Adda (provincia di Monza e della Brianza) e della piccola Houda, anch'essa sprovvista di una documento di riconoscimento valido per l'espatrio; ha anche affermato, addirittura, di aver viaggiato sulla stessa tratta Milano/Malpensa-Atene (volo EasyJet) la settimana precedente al 18 dicembre 2011, al fine di «testare» la fattibilità del suo piano;
   il signor Kharat si è detto disposto a riportare in Italia la bambina a patto che venga ritirato il mandato di cattura internazionale nei suoi confronti e che gli venga rilasciato un passaporto italiano –:
   come sia stato possibile il fatto che una trasmissione televisiva sia arrivata dove, in due anni, non è arrivata né la polizia di Stato, né l'Interpol, né l'ambasciata d'Italia a Damasco;
   come sia possibile che una persona, sprovvista di un documento d'identità valido e con due denunce a carico per violenza domestica e aggressione, abbia lasciato l'Italia bypassando ogni tipo di controllo;
   come intenda il Governo intervenire, a fronte delle richieste dell'uomo, per riportare a casa la piccola Houda Emma.
(2-00342) «Manlio Di Stefano, Spadoni, Grande, Scagliusi, Di Battista, Del Grosso, Fico, Nuti».


Chiarimenti in merito alla recente pubblicazione sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri di Linee guida per un'informazione rispettosa delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender – 2-00346

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   in applicazione della direttiva comunitaria n. 43 del 2000, il decreto legislativo n. 215 del 2003 ha dato attuazione nel nostro ordinamento al «principio della parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica»;
   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 dicembre 2003 è stato costituito presso la Presidenza del Consiglio l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali che deve garantire «parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza e l'origine etnica»;
   tale ufficio, secondo il decreto, «deve operare in piena autonomia di giudizio e in condizione di imparzialità»;
   senza nessuna norma di legge che lo preveda l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali ha allargato la sua competenza anche alle persone lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender);
   tale ufficio opera avvalendosi di un gruppo nazionale di lavoro nominato con decreto direttoriale del 20 novembre 2012, costituito da 29 associazioni che raggruppano gli omosessuali italiani: Comitato provinciale Arcigay Arezzo «Chimera Arcobaleno»; Ireos – Centro servizi autogestito comunità queer; Arcigay; Comitato Provinciale Arcigay Torino «Ottavio Mai»; A.GE.DO; Parks – Liberi e Uguali; Equality Italia Rete Trasversale per i Diritti Civili; Ala Milano Onlus; Arcigay – Lesbica Omphalos; Polis Aperta; Di'Gay Project-DGP; Circolo Culturale Omosessuale «Mario Mieli»; Gay Center/Gay Help Line; Famiglie Arcobaleno; Arcilesbica Associazione Nazionale; Rete Genitori Rainbow; Shake Lgbte; Circolo Culturale Maurice (Maurice Centro per la comunità glbt); Associazione Icaro Onlus; Circolo Pink; Cgil Nuovi Diritti; MIT-Movimento Identità Transessuale; Associazione Radicale Certi Diritti; Avvocatura per i Diritti lgbti Rete Lenford; Gay.Net; I KEN; Consultorio Transgenere; Libellula; Gay Lib;
   in collaborazione con tali associazioni di parte, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali ha emanato un documento intitolato «strategia nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere (2013-2015)» pubblicato sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri sotto l'egida del Ministro per le pari opportunità e del Ministro per l'integrazione. Tale strategia è stata arricchita ultimamente, da un ulteriore documento, sempre pubblicato sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, destinato ai giornalisti dal titolo «Linee guida per un'informazione rispettosa delle persone LGBT», senza precedenti se non nel tempo delle veline del Ministero della cultura popolare in epoca fascista, nel quale si propongono dieci punti da ricordare quando si tratta di argomenti lgbt, con incredibili e sconcertanti disposizioni che il giornale dei vescovi italiani ha bollato come «il decalogo che rovescia la realtà» –:
   a quale titolo l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali si interessi delle persone lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender) che certamente non rientrano nel novero di coloro che possono essere discriminati per ragioni di razza o di origine etnica;
   quale credibilità il Governo attribuisca a documenti che, lungi da essere «imparziali», sono frutto del lavoro e dei pregiudizi di parte delle associazioni gay militanti;
   se non intenda chiarire che questi documenti, pubblicati sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, non rappresentino l'orientamento del Governo e pertanto debbano essere rimossi.
(2-00346) «Roccella, Pagano, Costa, Piccone, Alli, Calabrò, Tancredi, Garofalo, Leone, Saltamartini, Misuraca, Scopelliti, Pizzolante, Cicchitto, Piso, Bosco, Vignali, Bernardo».


Iniziative volte a salvaguardare i livelli occupazionali presso gli stabilimenti delle aziende STMicroelectronics e Micron presenti in Italia – 2-00356

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   STMicroelectronics è un'azienda multinazionale leader nello sviluppo e nella produzione di semiconduttori su scala mondiale e tra le più importanti al mondo nell'ambito delle memorie non volatili;
   in Italia, STMicroelectronics impiega 4.500 dipendenti nel sito di Agrate Brianza, 1000 a Cornaredo, 4000 a Catania, 300 divisi tra Napoli, Palermo e Lecce, per un totale di 8.800 dipendenti;
   nel luglio 2007, presso il Ministero dello sviluppo economico, è stato siglato un protocollo d'intesa nel quale, oltre a prevedere investimenti per dare prospettiva ai siti italiani, si è accompagnata l'operazione di cessione del ramo delle memorie di ST all'alleanza ST-Intel-Francisco Partners dalla quale è nata Numonyx;
   con tale protocollo il Governo si è fatto garante dell'intera operazione, sia per quanto riguarda la conservazione dei livelli occupazionali, sia per il mantenimento delle attività produttive e di ricerca nel territorio italiano;
   nello stesso incontro, il Governo si è impegnato, tramite l'allora Ministero del tesoro, ora Ministero dell'economia e delle finanze, alla partecipazione azionaria della STMicroelectronics, controllandola pariteticamente con lo Stato francese;
   nello stesso accordo, ST si è impegnata ad affrontare eventuali problemi occupazionali per il quadriennio successivo, rinnovando tale impegno presso il Ministero dello sviluppo economico successivamente alla vendita a Micron;
   nel 2008, ST ha acquisito NXP Wireless e poi, con un'alleanza con Ericsson mobile platform, ha formato la società ST-Ericsson con l'obiettivo di diventare n. 1 del settore. Nel giro di 5 anni, tale operazione si è rivelata fallimentare con perdite particolarmente importanti;
   nel febbraio 2010, ST, il Governo italiano e Numonyx decidono di cedere tutte le quote della società in maniera definitiva a Micron, multinazionale americana, che dichiara da subito di non voler sfruttare il contratto di programma che prevedeva investimenti al sud e al nord del nostro Paese, evitando così vincoli di permanenza in Italia. Tali operazioni hanno avuto un notevole impatto industriale e un non trascurabile risvolto sul sistema economico del nostro Paese;
   la vendita di Numonyx ha significato cedere a una multinazionale americana un bagaglio tecnologico di brevetti, prodotti d'avanguardia e capacità professionali distribuiti nel più grande e innovativo centro di ricerca tecnologico del Paese situato ad Agrate Brianza, a cui vanno aggiunti i due centri di progettazione di Arzano e Catania, per un totale di 1600 lavoratori, di cui 700 ad altissimo profilo professionale;
   le dirigenze di ST e Numonyx prima e di Micron poi avevano dichiarato di voler garantire lunga vita al settore della ricerca nei siti italiani, grazie anche ad un accordo di programma firmato con il precedente Ministero dello sviluppo economico, Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e le regioni interessate di Lombardia e Sicilia, che avrebbe dovuto assicurare alla Numonyx-Micron un finanziamento di 180 milioni di euro su generici progetti di ricerca. Tale progetto, così poco definito dalle aziende, a tutt'oggi ha creato la conseguenza di avere oltre mille posti di lavoro a rischio;
   Micron ha annunciato una riduzione del personale del 5 per cento a livello mondiale, equivalente a 1500 dipendenti circa, che coinvolgerà anche i siti italiani, in particolare quello di Agrate Brianza, con la perdita di posti di lavoro di diverse centinaia di dipendenti causate dal calo del fatturato e delle sovrapposizioni determinate dall'acquisizione della multinazionale giapponese Elpida che possiede centri avanzatissimi di ricerca e sviluppo in Giappone;
   Micron ha annunciato l'intento di delocalizzare;
   a livello europeo, l'operazione di acquisizione di NXP e la nascita di ST-Ericsson hanno determinato uno squilibrio occupazionale a favore della Francia che ha visto crescere i dipendenti dell'azienda a 11.000, facendo scendere quelli italiani a 8.500;
   lo Stato francese ha adottato in questi anni una politica mirata di incentivi al settore della microelettronica, riuscendo a preservare e a rafforzare i progetti nazionali del settore;
   STMicroelectronics, oltre che essere una controllata dello Stato francese lo è anche dello Stato italiano attraverso una partecipazione azionaria del 27,6 per cento;
   il Governo italiano vorrebbe cedere la quota di STMicroelectronics per 700 milioni di euro;
   cedere le quote che attualmente lo Stato italiano possiede significa dirottare milioni di euro di investimenti fuori dall'Italia nei siti presenti in Francia o nel sud-est asiatico, dove la concorrenza sui costi non ha eguali rispetto a quella di un Paese come il nostro ad alto costo del lavoro, con produzione in assenza, nella maggior parte dei casi, di innovazione –:
   se il Ministro interpellato ritenga opportuno avviare una fase di mediazione nei confronti di STMicroelectronics e Micron per la tutela dei posti di lavoro, coinvolgendo al tempo stesso le istituzioni, a partire da quelle locali, affinché, ciascuno per le proprie responsabilità, esercitino il proprio ruolo per garantire il mantenimento dell'occupazione in prospettiva futura;
   se lo stesso Ministro interpellato, a fronte degli intenti di delocalizzazione all'estero di parte della produzione dei diversi siti delle aziende in questione, intenda adottare misure preventive atte ad assicurare un futuro lavorativo certo di tutti i dipendenti italiani attualmente impiegati nelle aziende STMicroelectronics e Micron.
(2-00356) «Tripiedi, Currò, Rostellato, Cominardi, Bechis, Baldassarre, Ciprini, Rizzetto, Chimienti, Nuti, Grillo, Marzana, Cancelleri, Carinelli, Pesco, Lorefice, Lupo, Mannino, Di Benedetto, Di Vita, D'Uva, Rizzo, Villarosa, Castelli, Caso, Cariello, D'Incà, Brugnerotto, Sorial, D'Ambrosio».


Iniziative urgenti in merito alle condizioni dei migranti nel Centro di soccorso e di prima accoglienza di Lampedusa e ad una riforma complessiva dei centri di identificazione ed espulsione e dei centri di accoglienza – 2-00355

I)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro per l'integrazione, per sapere – premesso che:
   le immagini proposte in data 16 dicembre 2013, dal TG2, riguardanti il centro di soccorso e di prima accoglienza di contrada Imbriacola, a Lampedusa, configurano una realtà disumana, in cui i migranti sono denudati, messi in fila e al freddo, nonché sottoposti a disinfestazione per la scabbia, in palese violazione dei diritti umani; fra gli ospiti «forzati» del centro di contrada Imbriacola vi sarebbero anche 16 superstiti del terribile naufragio del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita 600 persone. Da tale naufragio sono passati oltre 2 mesi e i superstiti, peraltro coinvolti come testimoni nel procedimento aperto dalla procura di Agrigento contro gli scafisti e i trafficanti, si trovano ancora nel centro di prima accoglienza, che invece può ospitare persone per un massimo di 48 ore;
   tale situazione, ad avviso degli interpellanti, induce inevitabilmente a supporre che nel centro di prima accoglienza si trovino centinaia di persone che, in base alla normativa vigente, avrebbero dovuto essere trasferite in altri centri. Peraltro, la presenza prolungata di ospiti nel centro determina una ormai cronica situazione di sovraffollamento, gestita nella logica dell'emergenza, dal momento che gli sbarchi in una terra di frontiera come Lampedusa sono frequenti. Il sovraffollamento del centro è talmente elevato che non è possibile neanche realizzare i lavori di ampliamento necessari;
   in data 17 dicembre 2013, l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati ha diramato una nota in cui si ammonisce il Governo italiano affinché individui soluzioni immediate ed urgenti per migliorare gli standard di accoglienza nel centro di soccorso e di prima accoglienza di Lampedusa;
   quanto rappresentato in premessa appare un'inaccettabile violazione dei trattati di Dublino, considerata la sistematicità con la quale i diritti dei richiedenti vengono attualmente violati –:
   se i Ministri interpellati abbiano dato mandato di effettuare una profonda ricognizione della situazione nel centro di Lampedusa circa le condizioni dei migranti;
   quali soluzioni permanenti intendano adottare contro il sovraffollamento del centro e, in particolare, per evitare che i migranti vengano lì trattenuti ben oltre i limiti previsti dalla legge;
   anche in considerazione di quanto accaduto di recente nei diversi centri, più in generale, se non ritengano ormai improcrastinabile una riforma complessiva dei centri (centri di identificazione ed espulsione, centri di accoglienza per i richiedenti asilo e centri di accoglienza).
(2-00355) «Fratoianni, Migliore, Palazzotto, Costantino, Pellegrino, Pilozzi, Kronbichler».


Chiarimenti in merito alla nomina di un componente del consiglio d'amministrazione del Formez PA – 2-00354

L)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, per sapere – premesso che:
   il Formez PA, così come previsto dal decreto legislativo 25 gennaio 2010, n. 6, ha la funzione di supporto delle riforme e di diffusione dell'innovazione amministrativa, in particolar modo svolgendo attività di monitoraggio e coordinamento del sistema formativo pubblico, fornendo assistenza tecnica alle amministrazioni per lo svolgimento delle loro attività istituzionali e sviluppando progetti di cooperazione internazionale volti al miglioramento dei sistemi amministrativi;
   all'associazione Formez PA, così come sancito dall'articolo 2 del decreto legislativo 25 gennaio 2010, n. 6, che ne dispone la riorganizzazione, è attribuita la funzione di supporto delle riforme e di diffusione dell'innovazione amministrativa nei confronti dei soggetti associati: la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento della funzione pubblica, le amministrazioni dello Stato e le amministrazioni associate possono avvalersi di Formez PA, nel settore formazione con la finalità, tra le altre, di predisporre modelli formativi idonei a favorire la qualificazione del personale delle amministrazioni regionali e locali per l'acquisizione di nuove professionalità, anche mediante l'organizzazione di corsi-concorsi per l'accesso; di sperimentare nuove modalità formative idonee a valorizzare l'apprendimento a mezzo di internet ed assicurare la formazione continua nelle amministrazioni pubbliche; di favorire attraverso appositi interventi formativi il percorso di internazionalizzazione delle amministrazioni pubbliche; e nel settore servizi e assistenza tecnica con la finalità di fornire assistenza alle amministrazioni nello svolgimento delle loro attività istituzionali, per la modernizzazione e l'innovazione delle strutture organizzative in funzione dello sviluppo economico ed occupazionale del territorio; di fornire assistenza tecnica, supporto e contenuti alle pubbliche amministrazioni al fine di migliorare la comunicazione tra le amministrazioni pubbliche e verso cittadini e imprese, anche attraverso l'attivazione e il supporto operativo di canali di comunicazione diretta, utilizzabili dai cittadini stessi;
   i componenti del consiglio d'amministrazione, secondo quanto disposto dallo stesso decreto legislativo di riordino del Formez PA e dallo statuto interno (articolo 12) dell'ente, devono essere designati (due dal Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione e due dall'assemblea dei soci) tra esperti di qualificata professionalità nel settore della formazione e dell'organizzazione delle pubbliche amministrazioni; nello specifico «i componenti del Consiglio di Amministrazione sono scelti tra persone di elevata e comprovata professionalità specifica nelle materie di competenza dell'Associazione Formez, Magistrati ordinari, amministrativi e contabili. Avvocati dello Stato, consiglieri parlamentari, docenti universitari, dirigenti di prima fascia statali, regionali, provinciali o comunali e professionisti che abbiano ricoperto per almeno 10 anni ruoli apicali nelle amministrazioni pubbliche»;
   nella prima decade di settembre 2013, il Ministro interpellato ha proceduto alla designazione di Mauro Libè quale membro del consiglio di amministrazione di Formez PA di nomina di competenza ministeriale, completando in tal modo l'organigramma dell'organo sociale apicale dell'associazione Formez PA;
   si tratterebbe dello stesso Libè, già segretario regionale dell'Udc – Emilia Romagna, consigliere dal 2001 dell'allora Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, capo della segreteria politica e responsabile degli enti locali dello stesso partito, senatore nella XV legislatura (2006-2008), deputato nella XVI (2008-2013) iscritto al gruppo parlamentare dell'Udc, candidato al Senato della Repubblica nella circoscrizione Emilia-Romagna alle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013, ma risultato non eletto, e di cui il Ministro interpellato è stato testimone di nozze in occasione del matrimonio svoltosi a Bordighera nel settembre del 2009 –:
   se corrisponda al vero quanto detto in premessa e sulla base di quali specifiche competenze scientifiche e pregresse esperienze professionali nel settore dell'organizzazione e dell'innovazione amministrativa, non desumibili dal suo curriculum vitae consultabile sul sito istituzionale della Camera dei deputati, abbia proceduto alla scelta di Libè quale membro del consiglio di amministrazione di Formez PA, quali siano le deleghe operative assegnategli e il compenso previsto per l'incarico;
   se la nomina di Libè costituisca una tappa del processo di rilancio del Formez PA e del suo ruolo di polo scientifico e braccio operativo della pubblica amministrazione, in vista dell'ottenimento di risultati significativi e tangibili per il Paese, e sulla base di quali linee strategiche sarà condotto questo sforzo di rinnovamento e di servizio alla collettività.
(2-00354) «Andrea Romano, Tinagli, Antimo Cesaro, Zanetti, Rabino».


Elementi in merito all'ampliamento di una discarica sita nel comune di Torrazza Piemonte (Torino) – 2-00349

M)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   nel comune di Torrazza Piemonte (provincia di Torino) è sita una discarica per rifiuti speciali, industriali, pericolosi e non, di proprietà della società «La Torrazza Srl», il cui controllo è riconducibile alla multinazionale Green Holding spa;
   la sopradetta discarica è formata da 8 celle di cui sette esaurite ed una (360.000 metri cubi) di recente realizzazione. Il volume totale dell'impianto è di 800.000 metri cubi distribuiti su una superficie complessiva di 150.000 metri quadri. La capacità complessiva di raccolta rifiuti è pari a 1 milione di tonnellate;
   nel 1996 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si pronunciò sulla richiesta di conferire 700.000 metri cubi nella cella 8, tramite il dec. Valutazione di impatto ambientale 22 febbraio 1996, n. 2392, richiesta recepita dalla regione Piemonte con la delibera della giunta regionale 17 gennaio 2000, n. 9-29155, che autorizza la costruzione dell'ottava vasca, di 346.600 metri cubi;
   nell'anno seguente, in data 30 ottobre 1997, la provincia di Torino con determinazione dirigenziale 249-1275027, ha rilasciato l'autorizzazione integrata ambientale alla discarica per rifiuti non pericolosi (cella 8), sita in località Fornace Nigra, comune di Torrazza Piemonte e sei anni dopo, con determina del dirigente del servizio pianificazione e gestione rifiuti, bonifiche, sostenibilità ambientale della provincia di Torino 18 giugno 2013, n. 80-25677, la stessa autorizzazione è stata aggiornata autorizzando il conferimento di rifiuti pericolosi;
   il 23 luglio 2013 la società La Torrazza srl ha depositato in provincia di Torino gli elaborati del «Progetto definitivo di ampliamento della cella 8», chiedendo l'autorizzazione a portare nella cella 8 94.000 metri cubi di nuovi rifiuti tramite ampliamento volumetrico realizzato con deposito soprastante ai rifiuti già esistenti;
   poiché la discarica in oggetto si trova in un contesto ambientale già degradato per la presenza di numerose cave e nei comuni limitrofi insistono numerose discariche, già la valutazione di impatto ambientale 22 febbraio 1996, n. 2392, riconosceva le difficoltà di amministrazioni e popolazioni, autorizzando espressamente il conferimento di massimo 350.000 metri cubi e chiarendo come «colmata la vasca in progetto, dovrà cessare sul sito l'attività di discarica», punto ribadito anche dalla delibera della giunta regionale del Piemonte del 17 gennaio 2000, n. 9-29155;
   la provincia di Torino ha comunicato le sue intenzioni di nuova interpretazione e rivalutazione della valutazione di impatto ambientale n. 2392 del 1996 al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con lettera del 28 novembre 2012, lettera a cui la provincia di Torino sostiene non sia arrivata risposta, il che sarebbe interpretato come un silenzio-assenso;
   il comune di Torrazza Piemonte ed il comune limitrofo di Verolengo hanno ripetutamente chiesto alla provincia di Torino, alla regione Piemonte ed al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare quale fosse la corretta interpretazione della valutazione di impatto ambientale, ritenendo che le prescrizioni configurino come illegittimo qualsiasi aumento di volumetria oltre a quello originariamente previsto;
   a tutt'oggi non sembra esser arrivata risposta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, né alla regione Piemonte, né alla provincia di Torino, né ai comuni di Torrazza Piemonte e Verolengo –:
   quale risposta il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda fornire circa l'interpretazione data dagli uffici della provincia di Torino della dichiarazione di impatto ambientale n. 2392 del 1996 sull'ampliamento della volumetria originariamente prevista.
(2-00349) «Bonomo, Moscatt, Crivellari, Damiano, D'Ottavio, Arlotti, Rossomando, Marco Di Maio, Berlinghieri, Biondelli, Narduolo, Piccoli Nardelli, Fregolent, Campana, Bonaccorsi, Benamati, Taranto, Taricco, Piccione, Zardini, De Menech, Antezza, Senaldi, Censore, Bobba, Culotta, Bonifazi, Bossa, Marco Di Stefano, Basso, Borghi, Melilli, Capone, Amato, Misiani, Coccia, Burtone, Mattiello, Boccuzzi, Civati».