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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 6 dicembre 2013

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 6 dicembre 2013.

  Angelino Alfano, Alfreider, Amici, Archi, Baldelli, Berretta, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brambilla, Bray, Brunetta, Caparini, Capezzone, Carrozza, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fassina, Ferranti, Fico, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Giachetti, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, La Russa, Legnini, Letta, Lombardi, Lorenzin, Lupi, Mannino, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Moretto, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Realacci, Sani, Santelli, Santerini, Spadoni, Speranza, Tabacci, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 5 dicembre 2013 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   AIRAUDO ed altri: «Istituzione di un programma nazionale sperimentale di interventi pubblici denominato “Green New Deal italiano” contro la recessione e la disoccupazione» (1877);
   BALDUZZI ed altri: «Modifiche agli articoli 12 e 14 della legge 24 gennaio 1979, n. 18, per la promozione dell'equilibrio della rappresentanza dei sessi nell'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia» (1878);
   CIRIELLI: «Modifica all'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di accesso flessibile alla pensione di vecchiaia per la perequazione del trattamento delle lavoratrici dei settori pubblico e privato» (1879).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di una proposta di legge d'iniziativa popolare.

  In data 5 dicembre 2013 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge:
   PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE: «Limiti massimi degli emolumenti dovuti ai Top Manager di società di capitali a titolo di retribuzione e di bonus» (1880).

  Sarà stampata, previo accertamento della regolarità delle firme dei presentatori, ai sensi della legge 25 maggio 1970, n. 352, e distribuita.

Trasmissione dal Ministro per gli affari europei.

  Il Ministro per gli affari europei, con lettera in data 28 novembre 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 14, commi 3 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la documentazione relativa ai casi di violazione di norme europee o a procedure di pre-infrazione, in quanto posti alla base di disposizioni contenute nel disegno di legge recante «Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013-bis» (Atto Camera n. 1864).

  Questa documentazione è trasmessa alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

  Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 29 novembre 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4, quarto comma, della legge 29 novembre 1984, n. 798, la relazione sullo stato di attuazione della medesima legge n. 798 del 1984, recante interventi per la salvaguardia di Venezia, aggiornata al 31 dicembre 2012, predisposta dal Comitato di indirizzo, coordinamento e controllo istituito ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della legge stessa (Doc. CXLVII, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal Ministro dell'economia e delle finanze.

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 2 dicembre 2013, ha trasmesso la relazione concernente l'impatto finanziario derivante dagli atti e dalle procedure giurisdizionali e di precontenzioso con l'Unione europea, riferita al quarto trimestre 2012, predisposta ai sensi dell'articolo 15-bis, comma 2, della legge 4 febbraio 2005, n. 11 (Doc. LXXIII, n. 2).

  Questo documento è trasmesso a tutte le Commissioni permanenti.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 14 novembre e 2 e 5 dicembre 2013, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulle attività del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione nel 2012 (COM(2013) 782 final) e relativi allegati (COM(2013) 782 Annexes 1 to 2), che sono assegnati in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);
   Documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto che accompagna il documento Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione del know-how riservato e delle informazioni commerciali riservate (segreti commerciali) contro l'acquisizione, l'utilizzo e la divulgazione illeciti (SWD(2013) 472 final), che è assegnato in sede primaria alla II Commissione (Giustizia);
   Proposta congiunta della Commissione europea e della Alta rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 36/2012 concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Siria (JOIN(2013) 28 final) e relativo allegato (JOIN(2013) 28 Annex 1), che sono assegnati in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Proposta congiunta della Commissione europea e della Alta rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 204/2011 concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia (JOIN(2013) 29 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 3 e 5 dicembre 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative volte a garantire la parità di accesso alle selezioni dei volontari da impiegare in progetti di servizio civile anche con riferimento ai cittadini comunitari ed extracomunitari regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale – 2-00319

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per l'integrazione, per sapere – premesso che:
   in data 4 ottobre 2013, l'ufficio per il servizio civile nazionale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ha pubblicato – in forza della legge n. 64 del 2001 (recante «Istituzione del servizio civile nazionale») e del decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77 (recante: «Disciplina del servizio civile nazionale a norma dell'articolo 2 della legge n. 64 del 2001») – il «Bando per la selezione di n. 8.146 volontari da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all'estero»;
   l'articolo 3 del citato bando prevede come primo requisito ai fini della partecipazione alla selezione quello di «essere cittadini italiani»;
   tale prescrizione appare chiaramente discriminatoria nei confronti dei cittadini comunitari e non comunitari regolarmente residenti in Italia, precludendo loro qualsiasi possibilità di accedere alle selezioni;
   va ricordata, in proposito, l'imminente scadenza, il prossimo 25 dicembre 2013, del termine per recepire la direttiva 2011/98/UE del Parlamento europeo, che obbliga gli Stati membri ad applicare rigorosamente il principio di parità di trattamento tra cittadini e stranieri regolarmente soggiornanti;
   in seguito alla pubblicazione del precedente bando per il servizio civile, quello del settembre 2011, erano state, da più parti, sollevate analoghe contestazioni ed erano stati, inoltre, instaurati due procedimenti innanzi a due distinti tribunali (Brescia e Milano) da parte di cittadini extracomunitari che si dolevano della discriminatorietà del predetto bando in parte qua;
   il tribunale di Milano aveva dichiarato il carattere discriminatorio del bando 2011, con sentenza successivamente confermata sul punto anche da parte della corte d'appello del capoluogo lombardo;
   i ricorrenti avevano, inoltre, richiesto un parere all'Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica (Unar), che in data 12 dicembre 2011 aveva concluso auspicando che «il legislatore italiano, con sollecitudine, rimedi alla lacuna normativa, riformando la legge attuale nella parte in cui limita la fruibilità dell'esperienza ai soli cittadini italiani estendendola ai cittadini comunitari ed ai cittadini extracomunitari regolarmente soggiornanti secondo la previsione di cui all'articolo 41 T.U.I.» e che di conseguenza «venga accolta l'eccezione di illegittimità costituzionale formulata in entrambi i giudizi per la valutazione dell'illegittimità costituzionale dell'articolo 3 decreto legislativo 77/02»;
   nonostante tutto il legislatore, nell'emanare il bando del servizio civile per l'anno 2013, ha riproposto il medesimo requisito tassativo della cittadinanza italiana;
   in data 23 ottobre 2013, gli interpellanti hanno depositato un'interrogazione a risposta in commissione segnalando la problematica in esame, anche ai fini di prevenire il contenzioso che verosimilmente ne sarebbe scaturito;
   in data 18 novembre 2013 il tribunale di Milano, in seguito a ricorso depositato da alcuni cittadini stranieri, ha emesso un'ordinanza nella quale si afferma tra l'altro che «l'articolo 3 decreto legislativo n. 77/02 va costituzionalmente interpretato, ex articolo 2 Cost., nel senso che il termine cittadino va inteso riferito al soggetto che appartiene stabilmente e regolarmente alla comunità italiana con conseguente illegittimità, per discriminatorietà, della limitazione stabilita a tal fine dall'articolo 3 del bando impugnato» e si dichiara quindi «il carattere discriminatorio dell'articolo 3 del bando per la selezione di 8146 volontari da avviare al servizio nell'anno 2013 nei progetti di servizio civile in Italia e all'estero pubblicato il 4.10.2013 nella parte in cui richiede il requisito della cittadinanza italiana», ordinando di conseguenza all'ufficio nazionale per il servizio civile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri di «cessare il comportamento discriminatorio, di modificare il bando nella parte in cui prevede il requisito della cittadinanza consentendo l'accesso anche agli stranieri soggiornanti regolarmente in Italia e di fissare un termine non inferiore a 10 giorni dalla comunicazione della presente ordinanza per la presentazione delle ulteriori domande di ammissione» –:
   quali iniziative abbia assunto o intenda assumere per garantire la parità di accesso alle selezioni dei volontari da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all'estero anche ai cittadini comunitari ed extracomunitari regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale, così come stabilito nel provvedimento del tribunale di Milano sopra riportato.
(2-00319) «Giuseppe Guerini, Beni, Chaouki, Laforgia, Pastorino, Iacono, Scuvera, Biffoni, Bonomo, Cominelli, Quartapelle Procopio, Tentori, Moscatt, Nicoletti, Capozzolo, Bazoli, Richetti, Crimì, Raciti, Rampi, Fiano, Braga, Decaro, Lorenzo Guerini, Lodolini, Malpezzi, Gandolfi, Piazzoni, Ginefra, Miccoli».


Iniziative di competenza in ordine alla prospettata riduzione dei treni intercity da parte di Trenitalia al fine di garantire il diritto alla mobilità – 2-00318

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   l'indagine Istat «Reddito e condizioni di vita» (European statistics on income and living conditions), condotta nell'ultimo trimestre del 2012, evidenzia un grave peggioramento degli indicatori di deprivazione e disagio economico delle famiglie, dopo aver registrato, già nel 2011, un forte deterioramento in decisa discontinuità rispetto agli anni precedenti;
   il 2013 rappresenta un anno di profonda crisi economica che si rispecchia nella riduzione dei consumi del cittadino per quanto riguarda l'uso del proprio veicolo a favore del trasporto pubblico: cresce il bisogno di forme alternative e più economiche di trasporto per far fronte alle esigenze lavorative e di studio della maggior parte della popolazione italiana. L'offerta di servizi per i pendolari è basata essenzialmente sul trasporto pubblico regionale e interregionale (attraverso treni intercity) su ferro. I treni rappresentano spesso l'unico mezzo di spostamento disponibile presso molti capoluoghi provinciali;
   a fronte di quanto detto sopra, relativamente alle esigenze della famiglia media italiana di ridurre le spese, non corrisponde una riduzione dei costi dei mezzi di trasporto ferroviario. Secondo i dati del rapporto «Pendolaria» di Legambiente 2012, il costo del biglietto ferroviario è aumentato in media del 10 per cento in tutte le regioni italiane. Sono circa 3 milioni i pendolari, clienti delle linee e servizi di Trenitalia, in forti difficoltà quotidiane perché impossibilitati a raggiungere puntualmente il luogo di lavoro a causa degli innumerevoli ritardi e delle continue interruzioni che subiscono i treni in servizio; la qualità del servizio offerto da Trenitalia risulta diminuita così come la tutela degli utenti, in assoluto contrasto sia con la legislazione nazionale che con il diritto comunitario. Il 2012 ha rappresentato l'apice del disastro del trasporto locale a causa dei ripetuti tagli ai servizi che già nel 2011 avevano riguardato tutte le regioni, ad esclusione di Lombardia e Calabria, a fronte di aumenti tariffari applicati in 19 regioni su 20 (elaborazione Legambiente su dati di regioni e Trenitalia). Per la precisione, nel Lazio, il taglio al servizio pubblico per i lavoratori pendolari è stato del 3,7 per cento nel 2011, mentre il costo dei biglietti è salito del 15 per cento;
   le spese per il trasporto pubblico locale sono prestazioni sociali essenziali. Quello della mobilità, infatti, è un settore che incide sulla vita quotidiana di milioni di italiani: lavoratori, studenti e anziani, cui dovrebbe essere garantito il diritto di circolare attraverso servizi pubblici adeguati e funzionali. La mobilità rappresenta un essenziale diritto di cittadinanza tutelato e promosso dai principi della Costituzione italiana; un sistema di mobilità pubblica moderna ed efficiente rappresenta un obiettivo strategico per la costruzione di politiche tese a promuovere lo sviluppo sostenibile, strategie di crescita economica e di progresso sociale, migliori condizioni di tutela della salute dei cittadini, nell'ottica e nel rispetto degli accordi del protocollo di Kyoto e del programma di riduzione dei gas dannosi previsto dall'Unione europea. Il trasporto su rotaia produce, infatti, il 92 per cento in meno di anidride carbonica rispetto al trasporto su ruota e l'88 per cento in meno rispetto al trasporto aereo;
   sono evidenti le ragioni che inducono i pendolari a lamentarsi dei servizi: affollamento delle vetture, ritardi, parziale o nulla informazione circa le ragioni dei disagi. Eppure, se si guarda ai valori di crescita della domanda pendolare su alcune linee, si evince che ci possano essere prospettive di guadagno per l'azienda, badando ad attente politiche di fidelizzazione, attraverso abbonamenti, fidelity card e scontistiche sui servizi: un'eventuale rivisitazione della politica commerciale di Trenitalia, quanto mai opportuna, attesa e necessaria, se mossa in direzione dell'efficienza e dell'innalzamento della qualità del servizio, potrà orientarsi su esclusive logiche di mercato allorquando i servizi soppressi, in ragione delle perdite riportate, saranno sostituiti dalle regioni in cooperazione fra di loro;
   la disponibilità, nel breve periodo, di nuove infrastrutture dedicate esclusivamente all'alta velocità consentirà di liberare binari sui quali collocare servizi regionali ed interregionali, sostitutivi degli intercity che Trenitalia intende sopprimere. In assenza di tali servizi, stazioni come Arezzo, Chiusi, Siena, Grosseto, Livorno, Massa e Prato saranno fortemente penalizzate;
   secondo le notizie riportate a mezzo stampa e riferite dai comitati pendolari, sarebbe in atto da parte di Trenitalia la prossima cancellazione di ben 12 convogli che percorrono tratte di media/lunga percorrenza toccando i capoluoghi sopra citati; la soppressione di tali treni si ripercuoterebbe inevitabilmente sulla viabilità dell'intero centro Italia;
   molte tratte e stazioni interessate dai tagli rivestono, infatti, un ruolo decisivo nei collegamenti nei confronti di un ampio e diversificato bacino territoriale che interessa le regioni Umbria, Lazio, Toscana ed Emilia Romagna;
   bacini di utenza di notevole consistenza costituiti da pendolari, viaggiatori occasionali e turisti, verrebbero, di fatto, a trovarsi, a fronte dei sempre più lunghi tempi di percorrenza e delle sempre più disagevoli condizioni di viaggio dei treni regionali, completamente tagliati fuori dai collegamenti ferroviari nazionali;
   in questi ultimi anni si è assistito a un progressivo e inesorabile depauperamento del trasporto ferroviario sulla tratta Roma-Firenze;
   periodicamente, a scadenze regolari coincidenti con i mesi in cui avviene il passaggio dall'orario invernale a quello estivo e viceversa, i comitati pendolari sono costretti a mobilitarsi per difendere un servizio, un diritto sempre più esiguo attaccato di volta in volta ora da aumenti dei tempi di percorrenza, ora da soppressione temporanea dei convogli o ancora da soppressione delle linee;
   il contratto di servizio pubblico 2012-2014 – come si può leggere sul sito di Trenitalia – è un atto stipulato tra l'autorità pubblica (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero dell'economia e delle finanze) e Trenitalia allo scopo di garantire il diritto alla mobilità, tramite servizi di trasporto effettuati per soddisfare esigenze sociali. Nella misura in cui tali servizi siano in contrasto con l'interesse commerciale dell'impresa, l'autorità pubblica, a fronte dell'obbligo di produzione di detti servizi, è tenuta a corrispondere a Trenitalia un'adeguata compensazione economica; con il contratto di servizio pubblico l'azienda è impegnata a garantire:
    a) l'adozione di una politica di prezzi, legata al raggiungimento degli obiettivi fissati nel contratto;
    b) la manutenzione ordinaria e straordinaria del materiale rotabile, che deve rispondere a caratteristiche di sicurezza, pulizia ed efficienza;
   si segnala, inoltre, che Trenitalia monitora costantemente la performance erogata per questi servizi, comunicando trimestralmente all'autorità competente i risultati di questa analisi. Sono oggetto del contratto di servizio pubblico tutti i treni notte e la maggior parte dei treni intercity. Gli articoli 3 e 5 del contratto di servizio pubblico riguardano specificatamente l'oggetto del contratto e gli obblighi dei contraenti –:
   nel caso in cui il Governo confermasse la veridicità della soppressione dei 12 intercity, quali siano le iniziative urgenti che intende intraprendere per evitarla, garantendo, altresì, il diritto alla mobilità ai cittadini e a tutti i pendolari interessati in termini di impegno a lungo termine, senza cioè che periodicamente vengano ingenerate ulteriori incertezze e che si determinino possibili discontinuità nel servizio.
(2-00318) «Terrosi, De Maria, Mazzoli, Dallai».


Iniziative per il rifinanziamento della superstrada Vigevano-Abbiategrasso-Malpensa – 2-00325

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   l'intervento «Accessibilità a Malpensa – collegamento tra la strada statale n. 11 «Padana Superiore» a Magenta e la tangenziale ovest di Milano, con variante di Abbiategrasso e adeguamento in sede del tratto della strada statale n. 494 da Abbiategrasso fino al nuovo ponte sul Ticino» si inquadra nelle opere di adeguamento e potenziamento della viabilità di connessione con l'aeroporto di Malpensa;
   lo sviluppo complessivo di tale opera comprende la variante Abbiategrasso, in nuova sede sulla strada statale 494 e riqualifica in sede del tratto Abbiategrasso-Vigevano, con esclusione del ponte sul Ticino (con cui l'intervento si accorda, ma oggetto di altro progetto);
   tale opera infrastrutturale è stata inclusa, con delibera del Cipe n. 121 del 2001, nell'ambito del «corridoio plurimodale padano – sistemi stradali e autostradali – accessibilità Malpensa», nonché nell'intesa generale quadro tra il Governo e la regione Lombardia, sottoscritta l'11 aprile 2003, e l'Anas è soggetto aggiudicatore;
   il Cipe con la delibera 31 gennaio 2008, n. 8, ha approvato il progetto preliminare con prescrizioni e raccomandazioni per un costo complessivo dell'intervento pari a 281 milioni euro e la copertura finanziaria è stata assicurata a valere sulle risorse della legge n. 345 del 1997, nonché su quelle regionali di cui alla legge n. 41 del 2004; Il Cipe ha inoltre assegnato, in via programmatica, un contributo di 6 milioni di euro per 15 anni a valere sui fondi di cui all'articolo 1, comma 257, della legge n. 244 del 2007, con decorrenza dal 2009;
   successivamente, con decreto interministeriale 16 novembre 2012, n. 405, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, preso atto del mancato deposito del progetto, ha revocato il finanziamento dell'opera ai sensi dell'articolo 32 del decreto-legge n. 98 del 2011;
   la mancata realizzazione della superstrada da Vigevano ad Albairate, e poi da Albairate verso Malpensa, da un lato, e verso Milano, dall'altro, genera ogni anno rilevanti danni particolarmente significativi al sistema locale per quanto concerne l'economia, l'ambiente, la sicurezza e la qualità della vita della popolazione;
   in base ad uno studio commissionato ad un gruppo di ricerca dell'università di Pavia nel 2011, il costo stimato per la popolazione nel caso in cui l'intervento previsto non sia portato a termine è significativamente maggiore dell'investimento necessario – seppur ingente – per l'effettiva realizzazione dell'opera e l'apertura al pubblico: «La stima prende in considerazione tanto costi diretti, ossia direttamente sopportati dagli utenti della nuova strada, quanto indiretti, ossia a carico dell'intero sistema locale a prescindere dal suo utilizzo. In altre parole, si può concludere che – sulla base di questa stima orientativa – la non realizzazione della superstrada costa al territorio non meno 109 milioni di euro all'anno (differenza fra quota ammortamento costruzione superstrada e costi sopportati in assenza di essa). Un valore che può addirittura arrivare a circa 150 milioni di euro nel caso in cui si voglia considerare anche i costi supplementari sopra richiamati»;
   in assenza di interventi di questo tipo, appare difficile attivare un percorso di sviluppo sociale (aumento della popolazione) ed economico (rilancio del tessuto imprenditoriale) per un sistema locale che, nonostante le difficoltà derivanti dalla crisi in atto, presenta grandi potenzialità;
   la costruzione della superstrada concorre a sanare un'altra carenza del territorio relativa alla mancanza di un casello autostradale nelle immediate vicinanze di un polo industriale che continua a ricoprire un ruolo importante per il territorio –:
   se non ritenga strategica la costruzione di una variante stradale, quale è la variante Abbiategrasso-Vigevano, che si raccorda ad un ponte, che, senza alcun collegamento, si trasformerà ineluttabilmente in una nuova «cattedrale nel deserto»;
   se non intenda fornire chiarimenti in merito alle modalità e alle motivazioni della revoca del finanziamento;
   se non intenda assicurare che il distretto industriale di Vigevano, privo di una «superstrada», non rimanga, di fatto, isolato e privo di collegamenti efficienti con il nord della Lombardia e tagliato fuori dalle arterie del trasporto principale;
   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di permettere il rifinanziamento di quest'opera che è ancora oggi inclusa nel programma per le infrastrutture strategiche da realizzare in modo «indifferibile» (allegato «0» della delibera del Cipe 21 dicembre 2012, n. 136).
(2-00325) «Mazziotti Di Celso, Dellai».


Iniziative in relazione ai rischi di carattere ambientale e idrogeologico connessi ai lavori per il sottoattraversamento della città di Firenze nell'ambito della nuova linea ferroviaria ad alta velocità – 2-00316

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   il settore valutazione di impatto ambientale/valutazione ambientale strategica della direzione tecnica Arpat (Azienda regionale per la protezione ambientale della Toscana) ha recentemente elaborato una nota, riferita alla valutazione dei dati e dei report di monitoraggio idrogeologico trasmessi da Italferr relativi al periodo 1o gennaio 2012-31 marzo 2013 ed inerente all'attività dei cantieri per il nodo ferroviario alta velocità di Firenze;
   la citata nota denuncia una condizione particolarmente allarmante sotto il profilo della sostenibilità idrogeologica dei cantieri certificando che, pur in presenza di lavori sostanzialmente fermi e con le sole poche opere realizzate, non si riesca a ripristinare a valle il livello della falda acquifera precedente alla realizzazione dell'imbocco Sud del tunnel e del camerone della stazione alta velocità, registrando in particolare che tale falda si sia alzata risentendo dell'effetto barriera dei diaframmi, che i pozzi non funzionano sufficientemente e che la stessa acqua di falda risulta contaminata;
   nello specifico, l'Arpat valuta che «sulla base delle elaborazioni, si evincono alcuni dati anomali, in taluni casi localizzati e quindi presumibilmente riconducibili ad attività di cantiere» come, ad esempio, «un aumento di torbidità che appare decisamente localizzato nelle vicinanze del cantiere passante AV» o altresì, che «per quanto riguarda i livelli piezometrici, presso la zona di Campo di Marte (area del cantiere) si conferma un sostanziale aumento del dislivello piezometrico fra monte e valle dell'opera» ed ancora, «per quanto riguarda l'area della stazione, viene evidenziata la difficoltà dell'attuale sistema di continuità della falda a raggiungere una effettiva mitigazione dell'effetto barriera dovuto alla realizzazione dei diaframmi della nuova stazione AV»;
   secondo uno studio della facoltà di architettura dell'università di Firenze, considerate le anomalie oggi riscontrate dall'Arpat connesse alla falda acquifera che incrocia i lavori per lo scavo del tunnel in questione, ove venisse mantenuta a lungo questa situazione, la variazione della quota della falda provocherebbe il cedimento degli edifici di valle e la riduzione della sicurezza degli edifici di monte per la diminuzione della portanza delle loro fondazioni;
   a fronte delle riportate valutazioni formulate, la stessa Arpat segnala all'osservatorio ambientale del nodo alta velocità di Firenze di procedere celermente al nuovo dimensionamento della batteria di pompe di presa e resa facenti parte del sistema di continuità, nonché di operare una complessiva rivalutazione dei sistemi di continuità della falda;
   i lavori per il passante Tav, oltre ad aver subito un innalzamento incontrollato dei costi di realizzazione dell'opera, passando dai 685 milioni di euro nel 2007 agli oltre 17 miliardi di euro attualmente stimati, presentano, a monte, gravi carenze autorizzative legate al progetto, come la mancanza totale di valutazione di impatto ambientale per la nuova stazione alta velocità o l'assenza di nulla osta paesaggistico e, a valle, numerose problematicità che si sommano agli allarmanti esiti dei rilevamenti idrogeologici conseguenti allo scavo del tunnel ricordati in premessa, come, ad esempio, la questione delle terre di scavo prodotte dalla fresa, le quali, per essere dichiarate «non rifiuti», dovrebbero per legge essere sottoposte ad analisi specifiche e aggiornate, le quali tuttavia non risultano previste nei lavori in questione;
   gli stessi lavori, sotto il profilo politico-amministrativo, sono stati nel mese di settembre 2013 oggetto di un vasto scandalo dai risvolti giudiziari che ha visto coinvolti nelle indagini ben trentuno soggetti, fra i quali la presidente di Italferr o ex presidente della regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, posta ai domiciliari con altri cinque accusati di associazione a delinquere finalizzata a corruzione e abuso d'ufficio; il geologo siciliano già dirigente Ds poi Pd a Palermo, Gualtiero (detto Walter) Bellomo, membro della commissione valutazione impatto ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare; Furio Saraceno, presidente di Nodavia; Valerio Lombardi, ingegnere di Italferr; Alessandro Coletta, consulente, ex membro dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture; Aristodemo Busillo, della società Seli di Roma che gestisce la grande fresa sotterranea per realizzare il tunnel Tav a Firenze e che venne posta sotto sequestro dalla magistratura. Gli indagati, secondo il giudice per le indagini preliminari di Firenze, «grazie al ruolo» di presidente di Italferr e «alle entrature politiche» di Maria Rita Lorenzetti perseguivano «obiettivi precisi di comune interesse che diventano per ciò stesso le finalità dell'organizzazione criminale», come in occasione delle pressioni volte ad ottenere un decreto che mutasse la qualifica giuridica delle terre di scavo da rifiuti, da smaltire in discariche apposite, a «sottoprodotti» da poter trattare come normali inerti; oppure per conseguire un'autorizzazione paesaggistica dell'opera, in scadenza, oltreché «ottenere il massimo riconoscimento possibile delle riserve contrattuali poste dagli appaltatori per una maggiorazione delle spettanze per centinaia di milioni» –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza delle allarmanti considerazioni formulate dall'Azienda regionale per la protezione ambientale della Toscana riferite alla valutazione dei dati e dei report di monitoraggio idrogeologico – relativi al periodo 1o gennaio 2012-31 marzo 2013 – inerenti all'attività dei cantieri per il nodo ferroviario alta velocità di Firenze e quali siano i suoi orientamenti in merito;
   quali opportune misure intenda adottare volte al tempestivo e duraturo ripristino della sicurezza strutturale dell'area della città di Firenze interessata dai lavori per il tunnel del sottoattraversamento ferroviario dell'alta velocità;
   se, alla luce di quanto premesso, non ritenga di dover abbandonare il progetto del sottoattraversamento ferroviario dell'alta velocità della città di Firenze, dirottando, altresì, le risorse destinate a tale opera allo sviluppo del trasporto regionale e dell'intero nodo fiorentino di superficie.
(2-00316) «Bonafede, Segoni, Artini, Nuti».


Iniziative di competenza volte a garantire l'utilizzo dei fondi comunitari entro il termine del 31 dicembre 2013 – 2-00321

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
   in data 31 ottobre 2013 è stato reso pubblico da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e dalla Rete rurale nazionale, il rapporto relativo alla «Programmazione finanziaria, all'avanzamento del bilancio comunitario e alla spesa pubblica effettivamente sostenuta in merito ai Programmi di sviluppo rurale 2007-2013»;
   il rapporto mette in evidenza:
    a) l'avanzamento della spesa pubblica e della corrispondente quota del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, nell'arco temporale che va dal 16 ottobre 2013 al 31 ottobre 2013;
    b) la spesa pubblica (stimata) e la corrispondente quota del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale cumulate dal 1o gennaio 2007 al 31 ottobre 2013;
    c) la spesa pubblica (stimata) e la corrispondente quota del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale a rischio disimpegno, «N+2»;
   complessivamente, lo Stato italiano, a fronte di un importo comunitario stanziato per il periodo 2007-2011 pari a 6.121,63 milioni di euro, ha utilizzato 5.254,38 milioni di euro, cui occorre aggiungere 580,44 milioni di euro a titolo di anticipo del 7 per cento sviluppando una spesa pubblica complessiva pari a 10.467,9 milioni di euro;
   il 31 dicembre 2013 scadrà la dotazione finanziaria comunitaria, (Programmi di sviluppo rurale 2007-2013) prevista nel Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale pari a 17.661.697.937,00, di cui 10.245.312.737,00 euro afferiscono alle regioni «Obiettivo Competitività» e 7.333.465.434,00 euro afferiscono alle regioni «Obiettivo Convergenza» e, pertanto, tutti gli importi stanziati che non saranno spesi entro quella data dalle regioni saranno automaticamente disimpegnati;
   al 31 ottobre 2013 le regioni che risultano aver speso per intero la dotazione finanziaria prevista sono: Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Umbria, Valle d'Aosta, Veneto e le province autonome di Bolzano e di Trento;
   alla stessa data, secondo le stime della Rete rurale nazionale del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, le seguenti regioni hanno ancora potenzialità di spesa, indicata in parentesi, sia in termini assoluti che percentuali sul totale loro assegnato, da spendere entro fine 2013:
    a) in «Obiettivo Competitività»:
     1) Abruzzo (8.156.408,71 euro – 4,24 per cento dei fondi assegnati);
     2) Friuli Venezia Giulia (4.525.255,10 euro – 3,78 per cento dei fondi assegnati);
     3) Lazio (25.420.152,93 euro – 8,06 per cento dei fondi assegnati);
     4) Liguria (4.641.245,05 euro – 4,05 per cento dei fondi assegnati);
     5) Marche (19.324.717,33 euro – 8,88 per cento dei fondi assegnati);
     6) Molise (8.455.836,34 euro – 9,10 per cento dei fondi assegnati);
     7) Toscana (11.756.273,52 euro – 3,02 per cento dei fondi assegnati);
     8) Sardegna (58.877.016,05 euro – 10,30 per cento dei fondi assegnati);
    b) in «Obiettivo Convergenza»:
     1) Basilicata (42.922.598,07 euro – 11,16 per cento dei fondi assegnati);
     2) Calabria (45.268.354,76 euro – 6,96 per cento dei fondi assegnati);
     3) Campania (99.006.247,33 euro – 8,91 per cento dei fondi assegnati);
     4) Puglia (69.629.513,88 euro – 7,50 per cento dei fondi assegnati);
     5) Sicilia (94.900.574,40 euro – 7,46 per cento dei fondi assegnati);
   inoltre, risultano ancora disponibili fondi per la Rete rurale nazionale (4.330.087,39 euro – 10,44 per cento dei fondi assegnati);
   per cui, al 31 ottobre 2013, i fondi comunitari a rischio disimpegno sono stimati in 497.214.280,87 euro, pari al 5,53 per cento del totale nazionale assegnato –:
   quali siano le motivazioni per cui una così ingente quantità di fondi comunitari assegnati all'Italia non sia ancora stata utilizzata a poche settimane dalla loro scadenza e quali azioni di propria competenza il Ministro interpellato intenda assumere, direttamente e presso le regioni interessate, al fine di determinare l'utilizzo di tutti i fondi comunitari entro il termine ultimo del 31 dicembre 2013, scongiurandone così il disimpegno automatico.
(2-00321) «Franco Bordo, Migliore».


Elementi in merito all'attuazione del «grande progetto Pompei», con particolare riferimento alle nomine delle figure dirigenziali – 2-00322

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, per sapere – premesso che:
   il 31 luglio 2013, a seguito di alcuni crolli avvenuti nell'area archeologica di Pompei, è stato presentato dalla prima firmataria del presente atto e dal gruppo Movimento 5 Stelle un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea (n. 3-00240) per ricevere chiarimenti in merito; il quesito riguardava anche i ritardi nella fase di assegnazione degli appalti che avrebbero dovuto portare avanti la realizzazione del cosiddetto «grande progetto Pompei»;
   nel suo intervento, il Ministro interpellato ha ammesso che le difficoltà intrinseche alla vastità dell'area archeologica, unitamente ad con altri fattori di degrado, avevano effettivamente causato altri episodi di crolli, dopo quello tristemente famoso della Schola armatorum del novembre 2010, a seguito del quale, si citano testualmente le sue parole, «è stato avviato un lavoro di monitoraggio dello stato di conservazione delle strutture archeologiche, attivando lavori di messa in sicurezza che, tra il 2011 e l'anno corrente, con risorse ordinarie della Soprintendenza, hanno riguardato oltre 100 punti a rischio della città»;
   nella stessa sede, il Ministro interpellato ha, inoltre, assicurato che, in relazione all'attribuzione degli appalti, si cita ancora testualmente, «le risorse ci sono, i progetti sono pronti, e le gare sono in corso, con la garanzia, che dovremo sempre di più assicurare, del protocollo di legalità con la prefettura. Si potrebbe, certo, fare ancora di più e più velocemente, ma di questo sono sicuro e mi sento di rassicurare gli onorevoli interroganti: io, personalmente, e, sono certo, anche il Governo ce la metteremo tutta»;
   purtroppo le cronache restituiscono di nuovo uno scenario desolante; in particolare, nei giorni scorsi uno dei custodi dell'area ha scoperto altri crolli, questa volta nella Casa del torello di bronzo, dove si sono staccati parte degli stucchi, è parzialmente crollato un muretto ed è comparso uno squarcio in una delle mura delle Terme centrali;
   l'8 dicembre 2013 è la data ultima, così dispone il decreto-legge cosiddetto «valore cultura», n. 91 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 112 del 2013, per nominare il direttore generale di progetto che sarà posto al di sopra dello stesso sovrintendente e del segretario generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e sarà responsabile della realizzazione del «grande progetto Pompei» e del programma straordinario, oltre che il vice direttore con funzioni vicarie del direttore generale;
   il 28 dicembre 2013 scadrà l'incarico triennale dell'attuale sovrintendente Cinquantaquattro;
   pertanto, entro quella data dovranno essere nominati i soprintendenti di Pompei e Napoli;
   secondo le stesse parole del Ministro interpellato, entro il 31 dicembre 2013 saranno appaltati 50 dei 105 milioni di euro relativi al progetto; tuttavia, ad oggi sono aperti solo 5 dei cantieri sui 39 previsti –:
   come intenda fronteggiare la situazione di nuovo critica delle dimore in stato precario, resa ancor più delicata dal maltempo;
   quali siano le determinazioni del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo in ordine alla nomina del direttore generale, del vice direttore e dei soprintendenti, nonché i tempi previsti per gli insediamenti, visto che ad oggi nulla è stato deciso e rimangono meno di dieci giorni per provvedere alle nomine;
   quale sia l'effettiva percentuale di somme ad oggi appaltate e quale sia la previsione per la fine del 2013, visto che sono stati anche presi precisi impegni con l'Unesco;
   quali siano le ragioni dei ritardi nella realizzazione del «grande progetto Pompei» e nelle nomine delle nuove figure dirigenziali.
(2-00322) «Di Benedetto, Simone Valente, Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Battelli, D'Uva, Brescia, Busto, Daga, Segoni, Mannino, Terzoni, De Rosa, Zolezzi, Fantinati, Da Villa, Prodani, Crippa, Mucci, Vallascas, Della Valle, Petraroli, Colonnese, Pinna, Nesci, Carinelli, Spessotto, Vignaroli, Fico, Luigi Di Maio, Chimienti».


Intendimenti del Governo circa la dichiarazione dello stato di emergenza a favore dei territori colpiti dalla recente eccezionale ondata di maltempo – 2-00320

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
   nella notte compresa tra il 30 novembre e il 1o dicembre 2013 l'Italia meridionale è stata colpita da un'eccezionale ondata di maltempo;
   piogge torrenziali, oltre 150 millimetri in poche ore, hanno interessato i territori della Calabria, della Basilicata e della Puglia estendendosi poi anche al Molise e all'Abruzzo, regione dove si registra una vittima;
   particolarmente colpito è stato il golfo di Taranto, da Castellaneta a tutta la fascia jonica metapontina della Basilicata, fino a giungere ai comuni di Crotone e Catanzaro;
   questa zona, peraltro, era stata già particolarmente colpita nel mese di ottobre 2013, precisamente tra il 7 e l'8 ottobre 2013, quando persero la vita quattro persone travolte dal fango;
   importanti arterie stradali come la strada statale 106 Jonica e la strada statale 407 Basentana sono chiuse a tratti, un treno è deragliato lungo la tratta Potenza-Melfi provocando quattro feriti e il tratto ferroviario tra Rossano e Catanzaro Lido è stato chiuso;
   centinaia di famiglie sono state evacuate nei comuni di Policoro, Scanzano Jonico, Pisticci, Ginosa Marina e Castellaneta; un intero quartiere, villaggio Alcyone, è stato evacuato a Pescara per timore dell'esondazione di un corso d'acqua e medesime precauzioni sono state assunte in molti comuni del crotonese e del catanzarese;
   la boa di Crotone della Rete ondametrica nazionale, servizio ufficiale dell'Ispra, ha misurato un'onda alta 11,8 metri, dopo che altre numerose onde avevano superato i 10 metri di altezza;
   il deflusso dei corsi d'acqua che vanno verso lo Jonio risulta particolarmente critico a causa del forte vento di scirocco che sbarra la strada alle piene respingendole verso terra; i litorali jonici lucani e calabresi, già fortemente colpiti dal fenomeno dell'erosione, sono stati letteralmente «inghiottiti» dalle mareggiate in atto;
   si registra, a tutt'oggi, la fase di piena emergenza, in quanto i bollettini meteo parlano di altre 36 ore di criticità per i versanti jonici della Puglia, della Basilicata e della Calabria;
   la conta dei danni, che andrà ad aggiungersi a quella ancora in atto per l'ondata di maltempo dei primi giorni di ottobre 2013, non è quindi ancora quantificabile;
   purtroppo i tempi per il riconoscimento e l'indennizzo dei danni è quanto mai lungo; basti pensare che solo con l'ordinanza 21 novembre 2013, n. 124, il dipartimento della protezione civile ha sbloccato i fondi destinati a fronteggiare i danni dell'emergenza relativa all'alluvione che ha colpito la fascia jonica nel marzo 2011;
   il territorio in questione vede oltre il 90 per cento dei comuni interessati dal rischio di dissesto idrogeologico –:
   se il Governo intenda riconoscere immediatamente lo stato di emergenza e il conseguente stato di calamità in favore dei territori colpiti dall'eccezionale ondata di maltempo di questi giorni.
(2-00320) «Speranza, Antezza, Mongiello, Capone, Scalfarotto, D'Incecco, Bellanova, Castricone, Mariano, Venittelli, Censore, Stumpo, Ventricelli, Leva».


Elementi circa i flussi di denaro contante tra lo Stato della Città del Vaticano e l'Italia, anche nell'ambito delle attività di contrasto ai fenomeni di riciclaggio – 2-00324

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   in base all'articolo 3, comma 1, primo periodo, del decreto legislativo n. 195 del 2008, tutti i soggetti che trasportano fuori dal territorio nazionale verso l'Italia una somma pari o superiore a 10 mila euro (inclusi strumenti negoziabili al portatore, traveller's cheque e assegni firmati ma privi del nome del beneficiario) sono tenuti a comunicarlo ai funzionari delle dogane con una dichiarazione conforme al modello disponibile sul sito dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli;
   le sanzioni amministrative pecuniarie applicabili in caso di violazione dell'obbligo di comunicazione dei trasferimenti di denaro contante eccedenti i 15.000 euro sono fissate, secondo le modifiche apportate dal decreto-legge n. 16 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 44 del 2012, nelle misure seguenti: dal 10 per cento al 30 per cento dell'importo trasferito o che si tenta di trasferire in eccedenza rispetto alla soglia di 10.000 euro, se tale valore non è superiore a 10.000 euro; dal 30 per cento al 50 per cento dell'importo trasferito o che si tenta di trasferire in eccedenza rispetto alla soglia di 10.000 euro, se tale valore è superiore a 10.000 euro;
   l'articolo 39 della legge dello Stato della Città del Vaticano n. CXXVII, emanata il 30 dicembre 2010 e concernente la prevenzione e il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrorismo, prevede che: «ogni persona fisica che entra o esce dallo Stato trasportando denaro contante di importo pari a quello stabilito dalla disciplina vigente (10.000 euro) nell'ordinamento europeo deve dichiarare tale somma in forma scritta all'Autorità di informazione finanziaria (AIF), che effettua controlli sul rispetto degli obblighi previsti dal presente Capo e irroga, in caso di loro violazione, sanzioni amministrative pecuniarie»;
   nella sua ultima relazione relativa al 2012, l'Autorità di informazione finanziaria ha comunicato che le dichiarazioni in uscita in Vaticano presentate nel 2012 sono state 1782, mentre nel 2011 erano state 1894;
   a fronte di questi dati, secondo quanto sostenuto da Il Fatto Quotidiano in data 26 ottobre 2013, risulterebbe che le dichiarazioni in entrata presentate alle dogane italiane siano invece state pochissime, quando non addirittura nessuna e che, dunque, sussista un disallineamento totale tra il numero delle dichiarazioni in uscita in Vaticano e le dichiarazioni in entrata in Italia, a testimonianza del mancato rispetto dell'obbligo parallelo di dichiarazione previsto dalla legislazione vigente italiana;
   inoltre, sempre secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, cui sono attribuiti poteri di accertamento sull'evasione dell'obbligo di dichiarazione, si sarebbe a più riprese rifiutata di fornire dati precisi in merito al numero delle dichiarazioni in entrata in Italia di somme provenienti dalla Città del Vaticano pari o superiori a 10 mila euro –:
   se sia a conoscenza delle problematiche evidenziate in premessa;
   se, anche al fine di fare chiarezza su potenziali fenomeni di riciclaggio, non ritenga opportuno richiedere che l'Agenzia delle dogane e dei monopoli fornisca l'elenco preciso di dichiarazioni in entrata di somme provenienti dalla Città del Vaticano pari o superiori a 10 mila euro, per avere finalmente contezza dei flussi in contante tra lo Stato della Città del Vaticano e l'Italia.
(2-00324) «Chimienti, Rostellato, Tripiedi, Cominardi, Bechis, Baldassarre, Ciprini, Rizzetto, Cecconi, Di Vita, Baroni, Dall'Osso, Grillo, Lorefice, Silvia Giordano, Mantero, Lupo, Benedetti, Gagnarli, L'Abbate, Massimiliano Bernini, Parentela, Gallinella, Turco, Sarti, Colletti, Bonafede, Ferraresi, Agostinelli, Businarolo, Micillo, Cancelleri».