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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 27 novembre 2013

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 27 novembre 2013

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Archi, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Berretta, Bindi, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brambilla, Bray, Brunetta, Caparini, Capezzone, Carrozza, Caruso, Casero, Castiglione, Centemero, Cicchitto, Cirielli, Currò, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Epifani, Gianni Farina, Fassina, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Giampaolo Galli, Gebhard, Giachetti, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, Kyenge, La Russa, Legnini, Leone, Letta, Lombardi, Lorenzin, Lupi, Mannino, Giorgia Meloni, Merlo, Meta, Migliore, Moretto, Nicchi, Nicoletti, Orlando, Pes, Picchi, Pisicchio, Pistelli, Porta, Portas, Ravetto, Realacci, Rigoni, Sani, Santelli, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Tacconi, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Archi, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Berretta, Bindi, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brambilla, Bray, Brunetta, Caparini, Capezzone, Carrozza, Caruso, Casero, Castiglione, Centemero, Cicchitto, Cimbro, Cirielli, Costa, Currò, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Epifani, Gianni Farina, Fassina, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Giampaolo Galli, Gebhard, Giachetti, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, Kyenge, La Russa, Legnini, Leone, Letta, Lombardi, Lorenzin, Lupi, Mannino, Giorgia Meloni, Merlo, Meta, Migliore, Moretto, Nicchi, Nicoletti, Orlando, Pes, Picchi, Pisicchio, Pistelli, Porta, Portas, Ravetto, Realacci, Rigoni, Sani, Santelli, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Tacconi, Villarosa, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 26 novembre 2013 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   ARTINI ed altri: «Proroga dei termini per l'esercizio della delega legislativa di cui alla legge 31 dicembre 2012, n. 244, concernente la revisione dello strumento militare nazionale, e per l'espressione dei pareri parlamentari sullo schema di decreto previsto dall'articolo 5 della medesima legge» (1853);
   CENTEMERO ed altri: «Disposizioni transitorie in materia di province e di città metropolitane» (1854).

  Saranno stampate e distribuite.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

  La proposta di legge n. 1474, d'iniziativa dei deputati VENITTELLI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Disposizioni concernenti l'istituzione delle camere arbitrali dell'avvocatura presso gli ordini forensi, la disciplina della procedura di negoziazione assistita da un avvocato e misure di liberalizzazione e semplificazione del passaggio di proprietà di beni immobili».

Adesione di deputati a una proposta di legge.

  La proposta di legge VILLECCO CALIPARI: «Misure per il contrasto delle povertà» (269) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Capodicasa, Carra, Fedi, Garavini, Giacobbe, Lattuca, D'Incecco, Iacono, Iori, Maestri, Magorno, Malpezzi, Marchi, Martella, Marzano, Melilli, Mongiello, Moretti, Porta, Quartapelle Procopio, Rampi, Scuvera, Simoni e Tullo.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):
  NASTRI: «Disposizioni concernenti l'imbarco e l'utilizzazione di armi per lo svolgimento di servizi di vigilanza privata a protezione delle navi mercantili nazionali contro gli atti di pirateria» (1372) Parere delle Commissioni III, IV, V e IX;
  MICHELE BORDO: «Modifica all'articolo 18 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, in materia di rilascio del permesso di soggiorno ai lavoratori stranieri per motivi di protezione sociale» (1461) Parere delle Commissioni II, V e XI;
  MICHELE BORDO: «Istituzione del Fondo per la sicurezza delle comunità che ospitano i centri di accoglienza per i richiedenti asilo e l'integrazione degli stranieri richiedenti asilo» (1462) Parere delle Commissioni V e XII;
  MOLTENI ed altri: «Modifiche all'articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152, concernente il divieto dell'uso di indumenti o altri oggetti che impediscano l'identificazione nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, nonché introduzione degli articoli 612-ter del codice penale e 24-bis della legge 5 febbraio 1992, n. 91, concernenti il delitto di costrizione all'occultamento del volto» (1571) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e XII.

   II Commissione (Giustizia):
  VENITTELLI ed altri: «Disposizioni concernenti l'istituzione delle camere arbitrali dell'avvocatura presso gli ordini forensi, la disciplina della procedura di negoziazione assistita da un avvocato e misure di liberalizzazione e semplificazione del passaggio di proprietà di beni immobili» (1474) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), XI e XII.

   VIII Commissione (Ambiente):
  CARRESCIA ed altri: «Modifica dell'articolo 14-bis del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, in materia di istituzione del sistema integrato per il controllo e la tracciabilità dei rifiuti pericolosi (STRIF) nonché modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e altre disposizioni per la soppressione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI)» (1550) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, IX, X, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XI Commissione (Lavoro):
  AIRAUDO ed altri: «Istituzione di un fondo per il finanziamento di interventi di solidarietà e di equità previdenziale» (1842) Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e XII.

   XII Commissione (Affari sociali):
  ARGENTIN ed altri: «Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone affette da disabilità grave prive del sostegno familiare» (1352) Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  MARZANO ed altri: «Disposizioni per la rimozione delle barriere della comunicazione, per il riconoscimento della lingua dei segni italiana e della lingua dei segni italiana tattile e per la promozione dell'inclusione sociale delle persone sorde e sordo-cieche» (1745) Parere delle Commissioni I, II, III, V, VII, VIII, IX, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Assegnazione di proposta di inchiesta parlamentare a Commissione in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, la seguente proposta di inchiesta parlamentare è assegnata, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:
  VIII Commissione (Ambiente):
   MELILLA ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla ricostruzione della città dell'Aquila e degli altri paesi colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009» (Doc. XXII, n. 16) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e V.

Trasmissioni dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 20 novembre 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8-ter del Regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri con cui è autorizzato, in relazione a interventi da realizzare tramite contributi assegnati in sede di ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale per l'anno 2010, l'utilizzo delle economie di spesa realizzate dai seguenti soggetti:
   Chiesa dei Santi Vittore e Carlo in Genova, per ulteriori lavori di restauro della Chiesa e dell'annesso convento;
   Arcidiocesi di Otranto, per lavori di consolidamento e restauro della Cattedrale di Otranto (Lecce).

  Questi decreti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 26 novembre 2013, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Proposta di regolamento del Consiglio che stabilisce, per il 2014, le possibilità di pesca per alcuni stock e gruppi di stock ittici applicabili nel Mar Nero (COM(2013) 818 final) e relativo allegato (COM(2013) 818 - Annex 1), che sono assegnati in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
   Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che stabilisce un elenco di paesi terzi che la Commissione identifica come paesi terzi non cooperanti ai sensi del regolamento (CE) n. 1005/2008 del Consiglio che istituisce un regime comunitario per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (COM(2013) 819 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
   Pareri della Commissione del 15 novembre 2013 sui documenti programmatici di bilancio della Germania (C(2013) 8001 final), dell'Estonia (C(2013) 8002 final), del Lussemburgo (C(2013) 8006 final), dell'Austria (C(2013) 8009 final), della Slovacchia (C(2013) 8011 final) e della Finlandia (C(2013) 8012 final), che sono assegnati in sede primaria alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettere in data 25 novembre 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Aulla (Massa Carrara), Casale di Scodosia (Padova), Castri di Lecce (Lecce), Diamante (Cosenza), Montegranaro (Fermo), Penna Sant'Andrea (Teramo), Salle (Pescara) e Santa Maria della Versa (Pavia).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI GIANCARLO GIORGETTI, SPERANZA, BRUNETTA, DELLAI, MIGLIORE, COSTA, PISICCHIO, GUIDESI ED ALTRI N. 1-00201 E D'INCÀ ED ALTRI N. 1-00241 CONCERNENTI INIZIATIVE IN MATERIA DI FEDERALISMO FISCALE

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    la finanza regionale e locale è stata caratterizzata, nel corso di questi ultimi anni, da un importante processo di riforma diretto a dare attuazione al principio dell'autonomia finanziaria degli enti territoriali sancito nel titolo V della Costituzione;
    il nuovo assetto dei rapporti economico-finanziari tra lo Stato e le autonomie, incentrato sul superamento del sistema di finanza derivata e sull'attribuzione di una maggiore autonomia di entrata e di spesa a comuni, province, città metropolitane e regioni, nel rispetto dei principi di solidarietà e di coesione sociale, è stato individuato dalla legge 5 maggio 2009, n. 42, di attuazione del federalismo fiscale, e dai successivi decreti legislativi approvati nel corso della XVI legislatura;
    il processo, tuttavia, è ancora lontano dall'essere compiuto: rimangono, infatti, indeterminati degli elementi essenziali per la ridefinizione degli assetti e delle potestà fiscali tra amministrazione centrale ed autonomie territoriali, come l'individuazione, con legge, dei livelli essenziali delle prestazioni nei settori diversi dalla sanità;
    la legislazione delegata, inoltre, non ha risolto alcune delle questioni normative poste dalla legge delega, ovvero presenta problemi di coordinamento sia tra i vari decreti (quali quello sul fisco municipale e quello sulla fiscalità regionale), sia tra i decreti e la legislazione generale in vigore nella materia (ad esempio, per il federalismo demaniale e per gli interventi speciali);
    i provvedimenti attuativi, ancora, prevedevano il rinvio a numerosi altri decreti e regolamenti, anche relativamente ad elementi cruciali per la funzionalità del nuovo assetto, che, in molti casi, non sono stati adottati;
    solo nell'ottobre 2013, con un ritardo di due anni, è stata insediata la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, pensata come sede istituzionale di confronto tra Stato e autonomie territoriali per tutte le questioni finanziarie, quali il riparto delle manovre di aggiustamento, la verifica dei risultati raggiunti, il funzionamento della perequazione e la premialità;
    pesa sull'interruzione del processo anche il mancato insediamento, ad oggi, della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, cui spetta il compito di valutare la situazione complessiva del processo di riforma avviato dalla legge n. 42 del 2009 e i suoi possibili sviluppi;
    la gravità dell'attuale condizione economica e sociale impone di proseguire con determinazione l'azione di riequilibrio dei conti pubblici, accompagnandola con il perseguimento dell'equità e della crescita, obiettivi assolutamente prioritari per il Paese;
    con le manovre economiche adottate con decreto-legge tra il luglio e il dicembre 2011 (decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011; decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011; decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011) si è intervenuti con tagli alle risorse di regioni ed enti locali, con inasprimenti del patto di stabilità interno e con modifiche strutturali all'assetto tributario, in particolare dei comuni, che hanno prodotto un aumento della pressione fiscale e un'ulteriore riduzione della spesa per investimenti, invece che una riduzione della spesa corrente e l'adozione di modelli più efficienti di produzione dei servizi locali;
    gli enti locali e territoriali, a causa dei tagli ai trasferimenti statali di competenza, si trovano ad operare con equilibri di bilancio sempre più precari, tanto che talvolta non riescono neanche più a coprire le funzioni fondamentali se non attraverso un aumento della pressione fiscale, sia per le spese indistinte che per quelle a domanda individuale, come le rette degli asili o i costi delle mense e della raccolta rifiuti;
    tutto ciò avviene a danno delle fasce più deboli della popolazione, che, a causa della crisi economica, devono affrontare disoccupazione, cassa integrazione e diminuzione dei salari e della qualità del lavoro; la crisi occupazionale si è trasformata in crisi sociale, alla quale occorre rispondere mediante un rafforzamento dei servizi sociali comunali, con conseguente aumento della spesa per gli enti locali;
    l'approccio al risanamento dei conti pubblici che è stato adottato ha comportato un inasprimento senza precedenti della pressione fiscale, per cui è urgente avviare una sistematica attività di revisione della spesa pubblica (spending review), destinando le risorse ricavate, insieme a quelle derivanti dal contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, alle politiche per la crescita e l'equità sociale, a partire dalla riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e da impresa, ridefinendo, nell'ambito della riforma fiscale, un nuovo patto tra fisco e contribuenti;
    in questo contesto, profondamente cambiato rispetto al momento in cui fu approvata, acquista ancor più importanza la piena e completa attuazione della legge 5 maggio 2009. n. 42, recante «Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione»; la responsabilità e l'autonomia dei governi locali e regionali in campo fiscale risultano ora ancora più fondamentali per attivare il circuito di controllo dei cittadini sulle prestazioni delle amministrazioni e per renderle, di conseguenza, più efficienti e più capaci anche di razionalizzare la spesa e ridurre gli sprechi, anche in relazione al completamento del disegno dei fondi perequativi e al loro corretto dimensionamento in termini di copertura dei livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali a costi efficienti;
    è indispensabile superare rapidamente la separazione finora operata tra il federalismo fiscale e il processo di riallocazione e riorganizzazione delle funzioni tra i diversi livelli di governo, il quale di per sé potrebbe consentire una riduzione della spesa corrente e una conseguente riduzione della tassazione a livello substatale;
    il meccanismo dei costi e dei fabbisogni standard per regioni ed enti locali relativo ai livelli essenziali delle prestazioni e alle funzioni fondamentali rappresenta il modo per effettuare un'efficace spending review nel sistema delle autonomie territoriali, e come tale può e deve procedere se possibile accelerando le scadenze previste, estendendone comunque principi e strumenti attuativi anche all'apparato centrale dello Stato, vero centro di spesa pubblica;
    vista l'urgenza imposta dalla crisi si rende necessaria un'accelerazione nell'attuazione della legge delega attraverso il suo completamento entro la fine della XVII legislatura, nei termini espressi anche dal Ministro Delrio, che più volte ha ribadito che è necessario far ripartire il federalismo basato sui principi della perequazione e della responsabilità, in quanto il centralismo ha fallito e non ha risolto i problemi, mentre appare ineludibile un nuovo patto con le autonomie locali;
    è necessario, pertanto, adottare in tempi rapidi tutti i decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive che saranno ritenuti utili, consentendo così l'avvio della transizione verso il nuovo assetto in tutti i suoi aspetti, che sono complementari tra di loro e non possono essere affrontati in modo separato;
    si tratta di colmare i vuoti ancora esistenti rispetto alla legge delega, di verificare lo stato di attuazione degli atti amministrativi previsti dai decreti legislativi già approvati e di coordinare, con appositi decreti legislativi, le nuove norme che sono nel frattempo entrate in vigore, come quelle relative all'assetto tributario dei comuni, con i meccanismi previsti dalla legge delega e dai relativi decreti legislativi,

impegna il Governo:

   a dare piena e completa attuazione alla legge delega sul federalismo fiscale, adottando tutti i decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive che saranno ritenuti utili;
   a garantire agli enti locali che non verranno ulteriormente ridotte le risorse per loro programmate nel bilancio pluriennale e che non sia a loro carico l'abolizione dell'imu sulla prima casa nel 2013;
   a garantire che la nuova service tax sia una vera tassa federale, meno onerosa della somma di imu e tares, creando così un'unica imposta articolata in due componenti, più leggera e più equa con aliquote e detrazioni modulabili da parte degli amministratori, con l'obiettivo di creare un sistema fiscale federale;
   a dare effettiva operatività alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, prevista dall'articolo 5 della legge delega, considerato che la Conferenza concorre alla definizione degli obiettivi di finanza pubblica per comparto, anche in relazione ai livelli di pressione fiscale e di indebitamento, alla verifica periodica del nuovo ordinamento finanziario, proponendo eventuali modifiche o adeguamenti del sistema, anche in relazione alla nuova disciplina europea del processo di bilancio;
   a verificare prioritariamente l'attuazione della procedura per l'individuazione dei costi e dei fabbisogni standard e degli obiettivi di servizio, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 26 novembre 2010, n. 216, e dall'articolo 13 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, e ad adottare, nel termine ineludibile di tre mesi dall'approvazione del presente atto di indirizzo, tutti gli atti conseguenti e necessari ai fini della loro compiuta determinazione;
   nel percorso di completamento dell'attuazione del federalismo fiscale, ad agire con la massima urgenza per rendere operativo il criterio dei costi standard relativi al servizio sanitario e dei fabbisogni standard per comuni e province, dopo che la Conferenza Stato-regioni avrà individuato le tre regioni benchmark, affinché sia consentito agli enti territoriali di contenere le addizionali regionali e locali, inducendo tutti gli amministratori alla massima responsabilizzazione;
   ad adottare tutte le iniziative necessarie per definire e implementare i sistemi perequativi regionali e comunali;
   ad adottare tutti i provvedimenti per il coordinamento dinamico della finanza pubblica previsti dalla legge delega e dai decreti legislativi approvati, a partire dal percorso di convergenza degli obiettivi di servizio ai livelli essenziali delle prestazioni e alle funzioni fondamentali di cui all'articolo 117, secondo comma, lettere m) e p), della Costituzione (articolo 13 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68) e dall'obiettivo programmato della pressione fiscale complessiva, nel rispetto dell'autonomia tributaria delle regioni e degli enti locali (articolo 18 della legge delega);
   a realizzare il sistema di finanziamento della spesa in conto capitale degli enti territoriali, in particolare per quanto riguarda la perequazione infrastrutturale;
   ad assumere iniziative per eliminare da subito tutte le norme che bloccano oggi l'autonomia dei comuni e che non hanno effetti sui saldi di finanza pubblica e, in generale, a verificare l'attuazione delle regole del patto di stabilità interno e di quelle introdotte dal decreto legislativo n. 149 del 2011, in materia di meccanismi sanzionatori e premiali relativi a regioni, province e comuni, con l'obiettivo di semplificare le regole ridondanti e mantenere e migliorare quelle che inducono con certezza una modifica dei comportamenti amministrativi nella direzione della responsabilità e della virtuosità;
   a pianificare una riforma strutturale e stabile nel tempo del patto di stabilità interno, in coerenza con il quadro delle regole di disciplina fiscale disegnato dalla legge 24 dicembre 2012, n. 243, che preveda l'equilibrio di bilancio come unico vincolo, la possibilità di escludere, compatibilmente con i vincoli aggregati di finanza pubblica, dal computo delle spese di investimento quelle realizzate senza ricorrere al debito e con risorse autonome, per favorire gli enti virtuosi, e l'adozione, anche tra più regioni, del patto di stabilità integrato, al fine di migliorare il coordinamento della finanza territoriale;
   a completare il processo di riforma federalista, superando definitivamente il sistema di finanza derivata in ragione di una piena autonomia finanziaria delle regioni e degli enti locali, senza aumentare la pressione fiscale complessiva, garantendo certezza di risorse e promuovendo lo sviluppo economico locale, anche attraverso l'implementazione di nuovi ed appositi strumenti in grado di supportare le amministrazioni locali nel processo di acquisto dei beni e dei servizi, al fine di attuare efficienti revisioni di spesa;
   a verificare il motivo della mancata emanazione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che completano il percorso del federalismo demaniale previsto dal decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85, relativo all'attribuzione alle autonomie territoriali di un proprio patrimonio, alla luce della priorità che va assegnata ad una decisa azione di riduzione del debito pubblico;
   ad adottare, nell'ambito delle riforme concernenti la disciplina di bilancio delle pubbliche amministrazioni, ogni utile iniziativa volta ad implementare le procedure telematiche di comunicazione annuale dei dati, finalizzate alla creazione di un'anagrafe telematica della spesa, dei debiti e dei contratti di ogni genere e tipo, ivi compresi quelli di consulenza e di lavoro subordinato;
   a coordinare la facoltà di introdurre addizionali all'irpef da parte di regioni e comuni, in particolare modo per quanto riguarda la struttura delle addizionali per scaglioni e aliquote, nonché la facoltà di introdurre detrazioni, con l'obiettivo, da un lato, di non pregiudicare l'autonomia finanziaria di regioni e comuni e, dall'altro, di semplificare gli adempimenti da parte dei sostituti d'imposta, nonché di riportare le addizionali a funzioni allocative, riducendone l'impatto sulla progressività del sistema tributario, anche in relazione a quanto previsto dal disegno di legge delega per la riforma del sistema fiscale;
   ad assumere iniziative per ripristinare il dettato del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 («Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario»), con particolare riferimento alla compartecipazione regionale all'iva, le cui modalità di attribuzione siano stabilite in conformità con il principio di territorialità dei consumi;
   ad attuare i principi del federalismo fiscale nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome, così come previsto dall'articolo 27 della legge delega sul federalismo fiscale n. 42 del 2009, nel rispetto dei singoli statuti di autonomia e delle relative norme di attuazione;
   a verificare lo stato di attuazione di tutti i decreti legislativi approvati, comprensivi degli atti amministrativi previsti, al fine di definire un percorso per la loro reale definitiva entrata in vigore.
(1-00201)
(Nuova formulazione) «Giancarlo Giorgetti, Speranza, Brunetta, Dellai, Migliore, Costa, Pisicchio, Guidesi, Misiani, Lorenzo Guerini, Causi».


   La Camera,
   premesso che:
    la revisione del titolo V della Costituzione, in particolare l'articolo 119, ha rafforzato l'autonomia finanziaria delle regioni, prevedendo che sia le regioni che gli enti locali abbiano autonomia finanziaria di entrata e di spesa, mediante l'adozione di un modello costruito sul principio che ogni funzione attribuita da parte dei diversi livelli di governo sia finanziata integralmente. L'articolo 119 prevede, altresì, che gli enti territoriali e locali hanno un proprio patrimonio attribuito secondo i principi generali determinati dalla legge dello Stato;
    dalla sopra citata modifica costituzionale del 2001 il legislatore è stato inerte e non ha provveduto all'attuazione dell'autonomia delle regioni e degli enti locali;
    nella XVI legislatura, con l'approvazione della legge delega sul federalismo fiscale n. 42 nel 2009, è stato autorizzato il Governo ad attuare il federalismo fiscale mediante l'adozione di decreti delegati. Obiettivo prioritario del nuovo assetto federale è consentire il superamento del tradizionale criterio della spesa storica per il finanziamento di regioni ed enti locali, in favore di un sistema che preveda l'assegnazione delle risorse in base al parametro del «fabbisogno standard» e del «costo standard»;
    si rileva che l'approvazione della legge n. 42 del 2009, d'iniziativa del Governo Berlusconi, ha avuto un iter parlamentare caratterizzato dalla condivisione e dal confronto fra l'allora maggioranza e opposizione, per addivenire ad un testo condiviso;
    a distanza di tre anni il percorso legislativo non si è concluso. Oggi, con l'insediamento del Governo cosiddetto delle «larghe intese», sono coinvolte nell'attività esecutiva entrambe le forze politiche che si sono già confrontate nel 2009 sul tema dell'attuazione del federalismo fiscale. Pertanto, non si ravvedono particolari motivazioni per non procedere nella conclusione dell'attuazione della legge delega n. 42 del 2009, dopo il periodo di sospensione correlato al Governo tecnico Monti;
    il modello delineato dalla legge n. 42 del 2009 conferma la centralità del superamento dei criteri di spesa storica ed è finalizzato a creare un sistema in cui regioni ed enti locali possano attingere alle entrate provenienti dal proprio territorio per finanziare lo svolgimento delle funzioni essenziali a loro attribuite, ma con i limiti di spesa dettati dall'individuazione di livelli essenziali da garantire ai cittadini nel rispetto di costi e fabbisogni standard da rispettare nell'esercizio del potere di spesa;
    la responsabilizzazione di ciascun livello istituzionale nell'esercizio del potere di spesa abbinato all'autonomia impositiva, da cui si attende la razionalizzazione della spesa a livello territoriale e la riduzione dell'indebitamento degli enti, consentirebbe ai cittadini di poter valutare e giudicare l'operato e l'efficienza dei propri amministratori locali. La legge n. 42 del 2009 prevede, altresì, interventi perequativi per salvaguardare la solidarietà fra gli enti locali, compensando le differenze tra i territori con diversa capacità fiscale;
    un'aspettativa importante era riposta nell'attuazione della legge delega n. 42 del 2009, ossia nell'applicazione dei costi standard nel settore sanitario, come strumento di razionalizzazione della spesa sanitaria nelle regioni e strumento di contrasto alle inefficienze in un settore delicato, che deve garantire livelli essenziali di assistenza accettabili su tutto il territorio nazionale e superare gli sprechi, che hanno comportato il disavanzo sanitario di importanti regioni, a danno della tutela e della cura della salute dei cittadini;
    ad oggi, nonostante l'entrata in vigore del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, recante «Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario», ancora non c’è l'intesa fra il Governo e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome sull'individuazione dei «costi standard»;
    è auspicabile, in occasione dell'emanazione dei decreti mancanti e dei decreti correttivi, un monitoraggio degli effetti prodottisi in termini di una migliore ed efficiente gestione delle risorse finanziarie a livello territoriale, affinché le nuove forze politiche in Parlamento possano esprimere un giudizio di condivisione del nuovo assetto federale dello Stato;
    è necessario anche valutare le ripercussioni sull'efficacia del nuovo assetto federale nel contesto di grave crisi economica, che può incidere in modo rilevante sui risultati attesi, in quanto le riforme rilevanti sono di difficile realizzazione nei momenti in cui l'economia è in flessione. Si alterano gli equilibri e le decisioni sono condizionate da priorità più impellenti;
    si rileva, altresì, la necessità di attivare la Commissione parlamentare bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale, la cui composizione è stata già determinata, ma non è stato ancora nominato il presidente,

impegna il Governo:

   a proseguire l'attuazione della legge 5 maggio 2009, n. 42, adottando tempestivamente tutti i provvedimenti attuativi mancanti, al fine di attivare il nuovo assetto istituzionale e verificare gli effetti in termini di migliore e controllata gestione delle risorse finanziarie a livello territoriale;
   a presentare al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione della riforma federale per una ricognizione degli effetti economici e finanziari espletati dai provvedimenti già vigenti;
   a valutare l'opportunità, in sede di adozione dei decreti legislativi integrativi e correttivi, di individuare e correggere le problematiche attuative per armonizzare la normativa in ragione del mutato contesto economico e finanziario caratterizzato dalla fase recessiva dell'economia e per coordinare le nuove relazioni finanziarie fra i differenti livelli di governo, affinché il prelievo fiscale complessivo a carico dei contribuenti né aumenti né peggiori in termini di maggiori adempimenti;
   ad accelerare i tempi per conseguire l'intesa con le regioni sull'individuazione e sull'applicazione dei costi standard nel settore sanitario, aprendo un tavolo di confronto, al fine di consentire l'applicazione dei costi standard già a decorrere dall'anno 2014.
(1-00241) «D'Incà, Villarosa, Nuti, Castelli, Sorial, Brugnerotto, Cecconi, Dadone, Spessotto, Cozzolino, Turco, Rostellato, Businarolo, Lorefice, L'Abbate, Manlio Di Stefano, Da Villa, Terzoni, Sibilia».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative in sede di Unione europea in ordine al rapporto tra l'utilizzo dei fondi strutturali 2014-2020 e i vincoli del Patto di stabilità interno – 3-00474

   PALESE. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   l'Eurogruppo straordinario, dedicato all'esame delle opinioni della Commissione europea sulle bozze di bilancio dei Paesi membri, ha ribadito che le misure che consentiranno all'Italia di assicurare il rispetto delle regole del patto di stabilità nel 2014, in particolare quelle sul debito pubblico, sono nel processo di attuazione;
   il patto di stabilità da alcuni mesi è sede di trattativa in sede europea, necessaria per consentire una riforma in grado di rilanciare gli investimenti produttivi ed interventi per il rilancio della crescita, in particolare per quei Paesi che hanno il deficit sotto il 3 per cento del prodotto interno lordo e che tendono al pareggio di bilancio;
   per l'Italia il rientro definitivo della procedura per disavanzo eccessivo è risultato un obiettivo fondamentale, poiché solo in questo modo è stato possibile collocarsi nella cosiddetta «parte preventiva» del patto di stabilità e azionare, pertanto, anche quei preziosi margini di flessibilità sul fronte degli investimenti produttivi;
   il documento finale dell'Eurogruppo straordinario ha, altresì, invitato gli Stati membri, i cui piani di bilancio sono a rischio di non rispetto delle regole del patto di stabilità, ad adottare misure appropriate entro, o in parallelo, ai processi di approvazione di bilancio per assicurare che il bilancio 2014 rispetti pienamente le regole del patto di stabilità;
   nell'ambito del quadro finanziario europeo 2014-2020 delle risorse attribuite agli Stati membri l'Italia beneficerà di oltre cento miliardi di euro, quali fondi strutturali d'investimento europei;
   le regioni italiane e gli enti locali, quali soggetti attuatori, hanno avuto rilevanti problemi, per l'utilizzo dei precedenti fondi 2007-2013, causati dal rispetto dei vincoli previsti dal patto di stabilità interno –:
   quali iniziative in sede europea il Governo intenda adottare, nell'ambito dell'utilizzo dei fondi strutturali europei 2014-2020, al fine di nettizzare l'utilizzo dei fondi strutturali, rispetto ai vincoli del patto di stabilità interno, onde consentire l'utilizzo delle risorse citate in premessa nei tempi previsti, fondamentali per l'economia nazionale. (3-00474)


Elementi ed iniziative in ordine alla realizzazione del prolungamento della pista dell'aereoporto «Gino Lisa» di Foggia – 3-00475

   DI GIOIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   i lavori per il prolungamento della pista dell'aeroporto «Gino Lisa» di Foggia, che, dopo tanti anni di attesa, finalmente stavano per iniziare, sono stati nuovamente bloccati;
   da notizie di stampa ciò sarebbe dovuto a problemi riguardanti l'interpretazione dei regolamenti comunitari in materia di libera concorrenza;
   stante questa situazione vi è il rischio concreto che vadano perduti i 14 milioni di euro degli ex fondi per le aree sottoutilizzate, previsti per tale opera;
   tutto ciò sembrerebbe essersi determinato in seguito ad un'informativa avviata da Bruxelles sui lavori previsti per i quattro aeroporti della Puglia;
   i risultati di questa informativa, però, sarebbero stati positivi per il nostro Paese già dall'estate del 2012, come ebbe modo di affermare la stessa delegazione permanente italiana presso il Parlamento europeo;
   qualora fosse vera questa ipotesi, tutto ciò sarebbe ancora più incomprensibile, visto che, almeno sino ad ora, non vi è stata apertura, da parte dell'Unione europea, di una qualsivoglia procedura d'infrazione nei confronti dello Stato italiano per gli interventi infrastrutturali negli aeroporti di Bari, Brindisi e Foggia ed avendo, la stessa Commissione europea, autorizzato, sin dal 2007, gli interventi in questione;
   l'attuale blocco dei lavori rischia di mandare in fumo un progetto fondamentale per il territorio interessato, che aspetta la realizzazione di tale opera sin da quando la Puglia ha ottenuto 80 milioni di euro, da Bruxelles, per riqualificare i suoi scali aeroportuali;
   in questo modo, per l'ennesima volta, si deluderebbero le speranze degli abitanti di un territorio che provano con tenacia, nonostante le ben note difficoltà economiche e strutturali, a emergere rilanciando il settore turistico e produttivo locale –:
   di quali informazioni disponga il Governo in merito a quanto sopra esposto, con particolare riguardo alla compatibilità del progetto con la normativa europea, e quali iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza e in concorso con la regione Puglia, affinché Aeroporti di Puglia riapra, con la dovuta urgenza, il bando per l'espletamento della gara per il prolungamento della pista dell'aeroporto «Gino Lisa» di Foggia e si concluda la realizzazione di un'opera infrastrutturale strategica per l'intero territorio. (3-00475)


Iniziative per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture in Sardegna, in particolare in considerazione dei recenti eventi alluvionali – 3-00476

   PIRAS, MIGLIORE, PIAZZONI, NARDI, ZAN, PELLEGRINO e ZARATTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 18 novembre 2013 molti comuni della regione Sardegna sono stati colpiti da un violentissimo nubifragio, che ha causato la morte di 16 persone, un disperso e circa novecento sfollati. Territori devastati da frane, ponti crollati, quartieri sommersi, con voragini nelle strade e strade rurali spazzate via da torrenti in piena, nonché danni ingentissimi alle infrastrutture, alle abitazioni private, alle attività produttive e alle aziende agricole con centinaia di animali morti;
   a seguito dell'alluvione, il 19 novembre 2013 il Consiglio dei ministri ha, quindi, deliberato lo «stato di emergenza» per la regione Sardegna. E in queste ore sono state stanziate le prime risorse finanziarie a favore della regione, seppur va rilevata la loro complessiva esiguità e inadeguatezza, laddove da una prima stima, e per la sola Gallura, è plausibile parlare di 500 milioni di euro di danni;
   ancora una volta si è di fronte all'ennesima «tragedia annunciata». L'ennesimo evento meteorologico che costringe, purtroppo, a contare i morti e gli ingentissimi danni alle infrastrutture e alle popolazioni colpite. Nel nostro Paese sono più di 5 milioni i cittadini italiani che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico e oltre 6.600 i comuni che hanno all'interno del territorio aree ad elevato rischio di frana o alluvione;
   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sulla base dei dati dell'Ispra, ha valutato che il costo complessivo dei danni provocati dagli eventi franosi ed alluvionali, dal 1951 al 2009, risulta di oltre 52 miliardi di euro, ossia circa 1 miliardo di euro all'anno. Più di quanto servirebbe per realizzare l'insieme delle opere di messa in sicurezza del rischio idrogeologico sull'intero territorio nazionale, individuate nei piani stralcio per l'assetto idrogeologico e quantificate in 40 miliardi di euro;
   i sempre più frequenti e intensi fenomeni alluvionali e calamitosi, che colpiscono il nostro Paese, mettono in luce drammaticamente, e ancora una volta, l'estrema fragilità del territorio italiano;
   una fragilità del territorio che viene acuita da politiche urbanistiche scellerate. Si ricordi che uno dei comuni più colpiti dal nubifragio in Sardegna è quello di Olbia, con buona parte della città completamente sommersa dall'acqua. Ma Olbia è anche la città che, in meno di 40 anni, ha visto susseguirsi 21 «piani di risanamento», che tradotto vuol dire condoni edilizi;
   i passati condoni edilizi, sotto questo aspetto, hanno contribuito fortemente ad alimentare la convinzione diffusa che sul territorio si possa compiere qualsiasi azione, anche senza avere l'autorizzazione di legge;
   in Sardegna ci si trova di fronte a una molteplicità di problemi del territorio, incancreniti ed irrisolti, che, oltre a mettere in luce l'incapacità dell'uomo di concepire un rapporto armonico con i fattori naturali, indicano un'idea di un'economia di «rapina», fondata su un profitto senza coscienza che ha urbanizzato ovunque, senza in alcun modo tenere in considerazione i rischi idrogeologici e la struttura del territorio;
   interi quartieri realizzati sul letto di fiumi, corsi d'acqua deviati in ossequio a esigenze urbanistiche, opere di manutenzione e minimizzazione del rischio mai realizzate, dighe mai completate a causa di infiniti contenziosi e procedure burocratiche inconciliabili con alcun elemento minimo di ragionevolezza e tutela della sicurezza;
   Onanì è un paese di 400 anime tuttora isolato da una settimana a questa parte; Torpè vive con l'incubo di una diga mai terminata, e che il 18 novembre 2013 ha subito seri danni strutturali; Bitti è un paese dove le infrastrutture sono letteralmente collassate; Uras convive con due corsi d'acqua che segnano il perimetro del paese e che hanno prodotto l'onda di piena che ha travolto cose e persone;
   le economie locali, in una regione già sconquassata dalla crisi economica e da tassi di disoccupazione tra i più alti del Paese, sono letteralmente scomparse: intere aziende agricole hanno perso l'intero raccolto di un anno, gli allevamenti ovini cancellati, le vigne di pregio rase al suolo, centinaia di persone senza più un elettrodomestico, né un bene che non sia una casa ancora da verificare nella sua tenuta strutturale;
   in Sardegna si registra un vero e proprio bollettino di guerra, che non può cadere sotto silenzio nel momento in cui, da qui a breve, si spegneranno i riflettori;
   i vincoli del patto di stabilità impediscono nei fatti ai comuni di adempiere alle funzioni di prevenzione e manutenzione del territorio loro consegnate dalle norme vigenti ed insistono persino sulle risorse ferme nelle casse comunali, risorse che spesso, se sbloccate, consentirebbero agli enti locali di mettere in campo una serie di azioni che potrebbero anche rivelarsi decisive nel limitare i danni alle cose ed alle persone;
   è ormai improcrastinabile un adeguato impegno del Governo al fine di poter finalmente finanziare con adeguate risorse finanziarie non solamente la ricostruzione dei territori sardi colpiti dall'alluvione, ma un piano pluriennale di interventi per il contrasto al dissesto idrogeologico nel nostro Paese, consentendo contestualmente la loro effettiva spendibilità, troppo spesso impedita a causa dell'obbligo del rispetto del patto di stabilità interno da parte delle regioni e degli enti locali. Peraltro, laddove si concede un allentamento dal patto di stabilità, questo avviene solamente per gli interventi di riparazione e non per le indispensabili opere di prevenzione per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture –:
   quali iniziative immediate si intendano avviare per aumentare le risorse finanziarie a favore delle popolazioni e dei territori colpiti, al fine di ripristinare rapidamente le infrastrutture andate distrutte e avviare una seria politica di prevenzione attraverso la messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti, nonché per favorire la delocalizzazione degli insediamenti ubicati nelle aree a maggior rischio idrogeologico. (3-00476)


Problematiche riguardanti la recente decisione del Governo in merito al passaggio delle «grandi navi» a Venezia – 3-00477

   CAUSIN, ZANETTI e CAPUA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   lo «stop» del Governo alle grandi navi nel porto di Venezia rischia di avere pesanti ripercussioni non solo sull'economia lagunare, ma anche sugli altri scali adriatici e italiani;
   la decisione presa dal Governo di far passare le navi attraverso il Canale Contorta – S. Angelo, previo dragaggio del fondale, oltre al divieto del passaggio dei traghetti da gennaio 2014, che già ridurrà i transiti nel Bacino di San Marco e nel Canale della Giudecca, prevede la riduzione fino al 20 per cento, rispetto al 2012, del numero di navi di oltre 40 mila tonnellate di stazza e da novembre 2014 il totale divieto alle navi superiori a 96 mila tonnellate;
   ciò potrebbe comportare per il 2014 una perdita di 48 approdi, corrispondenti a 323.107 passeggeri (quindi –19 per cento rispetto alle previsioni di traffico del 2014), e dal 2015 una perdita di 174 approdi corrispondenti a 1.037.397 passeggeri (quindi –60 per cento rispetto alle previsioni per il 2014);
   il capoluogo veneto è il principale porto crociere dell'Adriatico, con oltre il 35 per cento dei passeggeri, e il 91,3 per cento del mercato della regione Veneto è costituito da navi sopra le 40 mila tonnellate;
   in conseguenza della decisione del Governo, Venezia perderà la leadership nel Mediterraneo, con un impatto economico e occupazionale molto forte;
   occorre sottolineare che a rimetterci sarà tutta l'industria crocieristica nazionale; infatti, i passeggeri potranno calare in Italia del 18-20 per cento, perdendo circa 2 milioni di crocieristi, e le compagnie americane, ad esempio, non potendo fare scalo a Venezia, si rivolgeranno a Paesi come la Spagna (Barcellona) o la Grecia –:
   se non ritenga opportuno la convocazione di un tavolo tecnico con i rappresentati delle categorie interessate, al fine di un confronto approfondito sulle decisioni prese durante la riunione del 5 novembre 2013 e in vista dell'ordinanza che la capitaneria di porto dovrà presentare per la messa in opera di quanto stabilito dal Governo. (3-00477)


Chiarimenti in merito allo stato di avanzamento della progettazione e dell'approvazione delle opere di prolungamento delle metropolitane milanesi, M2 Cologno Nord-Vimercate e M3 San Donato-Paullo est – 3-00478

   GRIMOLDI, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, MATTEO BRAGANTINI, BUONANNO, BUSIN, CAON, CAPARINI, FEDRIGA, GIANCARLO GIORGETTI, GUIDESI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI, GIANLUCA PINI, PRATAVIERA e RONDINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 ottobre 2008 ha definito le opere connesse all'evento della manifestazione universale di Expo 2015, includendo tra le opere da finanziare il prolungamento delle linee metropolitane M2 e M3 di Milano e, in particolare, il prolungamento della M2 Cologno Nord-Vimercate per 9,75 chilometri e il prolungamento della M3 San Donato-Paullo est per 14,86 chilometri;
   il progetto definitivo risulta in fase di completamento già dall'ottobre 2008 e l'avvio dei lavori è previsto per il 2015;
   nell'ambito della risposta all'interrogazione 5-00337 in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici, il Governo ha riferito che, a seguito della ricusazione del visto della delibera Cipe di approvazione del progetto preliminare del prolungamento delle linee M2 e M3, da parte della sezione centrale della Corte dei conti nell'adunanza del 24 luglio 2008 – delibera n. 9/2008/P, sono stati presentati nuovi progetti da parte del comune di Milano. Successivamente, l'articolazione dei finanziamenti è stata ulteriormente rimodulata al tavolo istituzionale per il governo complessivo degli interventi regionali e sovraregionali (cosiddetto tavolo Lombardia – Expo 2015) del 25 maggio 2009;
   da quanto previsto nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o marzo 2010 il finanziamento per le due opere risulta pari a 316,20 milioni di euro a carico degli enti locali e a 210,80 milioni di euro a carico dello Stato, per il prolungamento della M2, e a 473,54 milioni di euro a carico degli enti locali e 315,76 milioni di euro a carico dello Stato, per il prolungamento della M3;
   nella seduta del 13 maggio 2010 il Cipe ha approvato i nuovi progetti preliminari di entrambe le opere, ma la sezione centrale della Corte dei conti, nell'adunanza del 9 dicembre 2010, con delibere del 29 dicembre 2010, ha ricusato nuovamente il visto alle delibere Cipe, per la mancanza della copertura finanziaria dell'intera realizzazione delle opere;
   le due opere sono importantissime per il trasporto collettivo della Lombardia e, in particolare, per il collegamento della Fiera, anche dopo l'evento dell'Expo 2015;
   infatti, l'area metropolitana milanese e la provincia di Monza e Brianza sono tra le aree più popolate ed urbanizzate d'Europa e soffrono di gravissimi problemi di inquinamento dovuti all'eccessivo utilizzo di autovetture ed alla mancanza cronica di mezzi di spostamento alternativi;
   la zona è fortemente industrializzata ed è sede di numerose multinazionali;
   proprio per l'importanza che rivestono le due opere per l'area milanese, l’«Accordo di programma per le realizzazione della tangenziale est esterna di Milano e il potenziamento del sistema della mobilità dell'est milanese e del nord lodigiano», sottoscritto in data 5 novembre 2007, prevede anche il prolungamento delle linee metropolitane M2 e M3, nell'ambito del potenziamento del trasporto pubblico collettivo;
   il progetto definitivo della tangenziale est esterna di Milano è stato approvato dal Cipe, con delibera n. 51 del 2011, e, da quanto riportato dal Governo nella sopra citata risposta all'interrogazione 5-00337, la società Concessioni autostradali lombarde ha provveduto, come previsto dall'articolo 25 dell'accordo di programma, a inserire nel piano economico finanziario della convenzione unica di concessione un accantonamento annuo di 2.000.000 di euro da parte del futuro concessionario della tangenziale est esterna di Milano, da utilizzarsi per gli interventi (tipologia C) di cui agli articoli 7 e 8, nonché come contributo per la realizzazione delle linee metropolitane di cui all'articolo 9 dell'accordo medesimo;
   il Governo ha assicurato di voler seguire con la massima attenzione l’iter procedurale di tali opere, considerandole infrastrutture fondamentali per il territorio lombardo, oltre che volano di sviluppo economico –:
   quale sia lo stato di avanzamento della progettazione e dell'approvazione da parte delle autorità competenti delle due opere di prolungamento delle metropolitane milanesi, M2 Cologno Nord-Vimercate e M3 San Donato-Paullo est, e quale sia la quota di risorse già finanziata o in via di finanziamento da parte dello Stato.
(3-00478)


Iniziative di competenza in relazione alla situazione del Vice Ministro De Luca – 3-00479

   DELL'ORCO, CATALANO, NICOLA BIANCHI, LIUZZI, DE LORENZIS, CRISTIAN IANNUZZI, PAOLO NICOLÒ ROMANO e SILVIA GIORDANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 10 della legge 23 agosto 1988, n. 400, recante «Disciplina dell'attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri», sancisce che i Sottosegretari di Stato sono nominati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro che il Sottosegretario è chiamato a coadiuvare, sentito il Consiglio dei ministri;
   il dottor Vincenzo De Luca ricopre la carica di sindaco di Salerno dal 20 maggio 2011. Con decreto del Presidente della Repubblica del 3 maggio 2013, è stato nominato Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Nel comunicato stampa del Consiglio dei ministri n. 2 del 2 maggio 2013 risulta, altresì, essere stato avviato il procedimento di nomina del Sottosegretario di Stato De Luca a Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, ai sensi dell'articolo 10, comma 3, della legge n. 400 del 1988;
   ai sensi dell'articolo 13, comma 3, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, le cariche di Governo di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 20 luglio 2004, n. 215 (Presidente del Consiglio dei ministri, Ministri, Viceministri, Sottosegretari di Stato e commissari straordinari del Governo), sono incompatibili con qualsiasi altra carica pubblica elettiva di natura monocratica relativa ad organi di governo di enti pubblici territoriali, aventi, alla data di indizione delle elezioni o della nomina, popolazione superiore a 5.000 abitanti;
   l'articolo 68 del testo unico degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, stabilisce che le cause di incompatibilità, sia che esistano al momento della elezione sia che sopravvengano ad essa, comportano la decadenza dalle predette cariche. Al comma 4, viene fissato il breve termine di 10 giorni tra il momento in cui si concretizza la causa di incompatibilità e la cessazione dalle funzioni dell'amministratore che in tale condizione si sia venuto a trovare, quale strumento atto a rimuovere le cause di ineleggibilità sopravvenute alle elezioni ovvero le cause di incompatibilità;
   diversamente da quanto è stato già fatto dagli attuali Ministri dello sviluppo economico e per gli affari regionali e le autonomie locali, il Sottosegretario De Luca non ha finora inteso dimettersi dalla carica di sindaco, lamentando persino di non aver ancora ricevuto le deleghe operative dal Ministro;
   in data 20 novembre 2013, i carabinieri del comando provinciale di Salerno hanno notificato una trentina di avvisi di garanzia e sequestrato l'intero cantiere edile che si affaccia sul lungomare del capoluogo per la realizzazione del complesso Crescent, un'enorme struttura privata progettata dall'architetto Ricardo Bofil, alta 28 metri e lunga quasi 300, che abbraccia, a mezzaluna, Piazza della Libertà, a pochi passi dalla spiaggia di Santa Teresa. L'opera, del valore di 100 milioni di euro, dovrebbe ospitare negozi, parcheggi e appartamenti;
   tra gli indagati per reati di abuso d'ufficio, falso in atto pubblico e lottizzazione abusiva ci sarebbe anche il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti Vincenzo De Luca, che, in veste di sindaco di Salerno, avrebbe portato avanti l'approvazione della delibera del piano urbanistico attuativo, che portò all'acquisizione dell'area demaniale e, secondo la procura, a delle procedure amministrative viziate da varie irregolarità;
   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha, tra le altre competenze, anche quella sul demanio marittimo. Alla luce di ciò, suddetta procedura di sdemanializzazione relativa ad aree della spiaggia di Santa Teresa di Salerno, che risulta essere ancora non completata, pone ulteriormente il Viceministro De Luca in chiaro conflitto di interessi;
   in data 13 agosto 2013, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha invitato il dottor De Luca a risolvere, nel termine di 30 giorni, la situazione di incompatibilità pendente connessa alla coesistenza delle cariche di sindaco di Salerno e di Sottosegretario di Stato, termine inutilmente decorso in quanto il Sottosegretario non ha provveduto a risolvere l'incompatibilità. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha, pertanto, deliberato, nell'adunanza del 18 settembre 2013, l'avvio del procedimento, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 215 del 2004 e dell'articolo 8 del regolamento concernente «Criteri di accertamento e procedure istruttorie relativi all'applicazione della legge 20 luglio 2004, n. 215, recante norme in materia di risoluzione dei conflitti di interessi», nei confronti del dottor Vincenzo De Luca, per violazione dell'articolo 2, comma 1, lettera a), della legge n. 215 del 2004 e dell'articolo 13, comma 3, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, con riferimento alla carica di sindaco di Salerno;
   alla luce di quanto esposto, il comportamento assunto dal Sottosegretario De Luca non appare, a giudizio degli interroganti, consono al sereno e corretto esercizio di tale funzione, anche per il solo fatto di aver incautamente esposto se stesso, la sua carica ed il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al rischio di inopportune e censurabili iniziative di aggiramento di una normativa chiara ed inequivocabile in materia di incompatibilità; sono, pertanto, venute meno le condizioni per la permanenza serena del dottor De Luca alla carica e alle funzioni di Sottosegretario di Stato, o per il conferimento allo stesso della carica di Viceministro, con conseguente attribuzione di deleghe –:
   se il Ministro interrogato, stante quanto in premessa, non ravvisi conflitto di interessi e incompatibilità nella posizione del Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti De Luca, nonché nocumento all'attività specifica che il medesimo è chiamato a svolgere, e dunque se non ritenga urgente agire presso le sedi opportune per tutelare l'attività del dicastero presieduto, in considerazione dell'importante ruolo di indirizzo, di supporto e di supplenza dell'attività di Governo cui dovrebbe adempiere un Viceministro. (3-00479)


Misure per migliorare l'efficienza e la qualità del servizio di trasporto pubblico locale – 3-00480

   TULLO, MOGNATO, MAURI, VELO, BONACCORSI, BRANDOLIN, BRUNO BOSSIO, CARDINALE, CARELLA, CASTRICONE, COPPOLA, CRIVELLARI, CULOTTA, FERRO, GANDOLFI, PIERDOMENICO MARTINO, META, MURA, PAGANI, PAOLUCCI, ROTTA, BASSO, CAROCCI, PASTORINO, MARTELLA, ROSATO e DE MARIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   dopo i disagi e la tensione per lo sciopero di quattro giorni dei lavoratori dell'Amt di Genova contro l'ipotesi di privatizzazione dell'azienda di trasporto pubblico locale in crisi, concluso con un positivo accordo che prevede la costituzione di un'unica azienda di trasporto pubblico a livello regionale e nuovi apporti di capitale per investimenti, si ripropone l'urgenza di garantire congrue risorse al trasporto pubblico locale e la priorità di rafforzare le aziende di trasporto mediante processi di concentrazione – che portino all'aumento dimensionale – e ad accrescerne l'efficienza e la competitività in un quadro di liberalizzazione del mercato;
   negli ultimi anni le risorse per il trasporto pubblico locale si sono drasticamente ridimensionate: nel 2010 il settore poteva contare su un apporto – dal bilancio dello Stato – di 6,4 miliardi di euro; nel 2013 – nonostante i 500 milioni di euro previsti dalla legge di stabilità per il rinnovo parco mezzi – gli stanziamenti non vanno oltre i 4,92 milioni di euro, con una riduzione di risorse superiore al 23 per cento in meno di tre anni;
   né le regioni – in difficoltà per le pressanti esigenze della sanità, a fronte di sempre più elevati tagli di bilancio – né i comuni – con poche risorse, bloccate dai forti vincoli del patto di stabilità – possono compensare i tagli dei contributi statali;
   molte società di trasporto sono in gravi difficoltà finanziarie e, secondo dati Asstra, in due anni sono aumentate del 28 per cento le aziende con i consuntivi chiusi in perdita; a Roma, l'Atac ha perso oltre 700 milioni di euro in tre anni;
   i tagli alle risorse per il trasporto pubblico hanno reso necessari anche forti incrementi delle tariffe di trasporto, che negli ultimi dodici anni sono aumentate, in media, del 64 per cento (2,5 volte l'inflazione del periodo);
   in Italia il settore del trasporto pubblico locale è molto frammentato: la quota di mercato delle prime tre aziende è pari al 26 per cento; nel Regno Unito è il 56 per cento, il 77 per cento in Francia e il 40 per cento in Svezia; l'88 per cento delle aziende, in particolare private, ha un numero di addetti inferiore alle 100 unità;
   le prime 9 società italiane di trasporto pubblico locale non raggiungono un quinto del fatturato della prima società francese del comparto (pur avendo i 4/5 dei dipendenti della medesima società); appare, pertanto, non più rinviabile un serio riassetto del settore, anche mediante incentivi alle fusioni societarie;
   il consolidamento delle aziende e il finanziamento del servizio di trasporto pubblico locale appare come un'assoluta priorità, in una fase – come quella attuale – in cui, nonostante la riduzione del servizio, si registra un costante incremento del ricorso ad autobus e metropolitane, anche per il netto rincaro dei carburanti per autotrazione;
   l'esigenza di potenziare il trasporto pubblico si impone anche per la necessità di contenere l'inquinamento e le emissioni, che alterano l'equilibrio climatico, e per i benefici che porterebbe a comparti strategici dell'industria nazionale;
   si prospetta – per l'insieme di questi fattori – un'occasione storica per modificare – con adeguate politiche e congrue risorse – le abitudini di mobilità della popolazione, anche mediante integrazione modale tra trasporto pubblico locale su ferro e su gomma –:
   quali risorse per le politiche di trasporto pubblico locale siano disponibili nel prossimo triennio, per migliorare l'efficienza e la qualità del servizio, anche mediante processi di concentrazione e fusioni societarie finalizzate a definire un nuovo assetto, moderno e sostenibile, del trasporto pubblico locale. (3-00480)


Misure a favore della Sardegna, colpita dai recenti eventi alluvionali, con particolare riferimento alla riprogrammazione degli interventi per un migliore assetto di tutte le infrastrutture – 3-00481

   COSTA, PISO, GAROFALO, DORINA BIANCHI e BOSCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in data 15 e 16 novembre 2013, la regione Sardegna è stata colpita da un evento alluvionale di portata eccezionale, coinvolgendo soprattutto le zone della Gallura, del Medio Campidano e della provincia di Olbia-Tempio, che ha causato la morte di ben 16 persone, migliaia di evacuazioni e danni incalcolabili ad abitazioni, coltivazioni e reti di comunicazione –:
   quali azioni il Governo intenda adottare nell'immediato e nel medio periodo per superare le criticità della regione Sardegna ampiamente devastata dai recenti eventi alluvionali, con particolare riferimento alla riprogrammazione degli interventi già previsti nel territorio e destinati ad una migliore e più efficace azione di intervento e di assetto di tutte le infrastrutture, sia idriche che territoriali, destinate alla salvaguardia delle condizioni idrogeologiche. (3-00481)


Iniziative per assicurare un'adeguata dotazione infrastrutturale della Sardegna, anche in considerazione dei recenti eventi alluvionali – 3-00482

   RAMPELLI e MAIETTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito il nostro Paese la scorsa settimana ha interessato con particolare violenza alcune zone della Sardegna, che sono state completamente allagate;
   i comuni interessati dal disastro sono sessanta e si sta attendendo una stima precisa dei danni riscontrati, a seguito della quale dovranno essere integrati i fondi già stanziati per la prima emergenza;
   con l'alluvione sono state seriamente danneggiate, quando non completamente distrutte, anche le infrastrutture presenti sul territorio, quali principalmente strade, ponti e tratte ferroviarie, e questo proprio in una regione nella quale, a causa della carenza infrastrutturale, si registravano già notevoli difficoltà;
   una buona dotazione infrastrutturale riveste un ruolo strategicamente basilare per lo sviluppo dell'economia locale, imperniata sul binomio infrastrutture/competitività –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere nella gestione della fase emergenziale, e nella fase successiva ad essa, in particolare per garantire alla Sardegna un'adeguata dotazione infrastrutturale, anche al fine del rilancio dell'economia dei suoi territori. (3-00482)


MOZIONI SCANU, NICOLA BIANCHI, CICU, VARGIU, MIGLIORE, COSTA, GRIMOLDI, GIORGIA MELONI, CAPELLI, DI GIOIA ED ALTRI N. 1-00262 E NICOLA BIANCHI ED ALTRI N. 1-00263 CONCERNENTI INIZIATIVE URGENTI IN RELAZIONE AI TRAGICI EVENTI ALLUVIONALI IN SARDEGNA

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    il 18 novembre una violenta alluvione si è abbattuta sulla Sardegna; precipitazioni a carattere torrenziale, molto intense e persistenti hanno investito la parte orientate dell'isola, e, in particolare, le province di Olbia-Tempio e Nuoro e, in rapida successione, le province di Oristano, Cagliari, Medio Campidano e Ogliastra; 60 i comuni colpiti – 11 in Gallura, la zona più colpita, 16 nel Nuorese, 10 nell'Oristanese, 8 nel Cagliaritano, 8 nel Medio Campidano, 7 in Ogliastra – il numero potrebbe aumentare con il bilancio definitivo degli ingenti danni; nell'arco di circa 12 ore sono state registrate, per la prima volta in Sardegna, precipitazioni superiori a 450 millimetri (il valore medio annuo è pari a circa 1.000 millimetri); l'evento alluvionale – eccezionale per intensità – ha provocato esondazioni diffuse, allagamenti, rottura di argini e il collasso del sistema idrogeologico e idraulico; ondate di piena hanno travolto i bacini idrografici del Flumendosa, del Fluminimanno, del Cedrino e di Posada;
    16 le vittime accertate, di cui 4 bambini; due i dispersi, 871 le persone evacuate; particolarmente colpita la provincia di Olbia-Tempio, che conta 13 vittime; gravissime le conseguenze sulle abitazioni, sulle colture agricole, sugli allevamenti, ingenti i danni alle attività produttive, alle strutture ricettive e agli esercizi commerciali, alle infrastrutture e ai servizi; critica la situazione della rete elettrica, con il distacco di oltre 10.000 utenze; per allagamenti, frane e cedimenti la viabilità è interrotta in molti punti; disagi, anche nella circolazione ferroviaria, per l'interruzione di alcune tratte;
    particolarmente gravi i danni al settore zootecnico e agricolo: greggi, mandrie e allevamenti sono stati travolti dall'acqua, con la perdita di centinaia di capi, devastati ovili e stalle, magazzini, cantine, serre, fabbricati rurali per la lavorazione dei prodotti, impianti di irrigazione; distrutte produzioni orticole e seminativi, vigneti, frutteti, oliveti, risaie, scorte di foraggio, cereali, raccolti stoccati nei magazzini; in zone molto estese la violenza dell'acqua ha provocato il dilavamento dei terreni portando via lo strato di terreno più fertile e compromettendo l'attività agricola anche per gli anni a venire; la perdita delle scorte di foraggio e i pascoli allagati rende impossibile nutrire anche i capi superstiti;
    in Italia – segnala Legambiente – nell'82 per cento dei comuni – 6.633 in valore assoluto – sono presenti zone a elevato rischio idrogeologico; in questi comuni vivono 5,8 milioni di italiani (il 9,6 per cento della popolazione nazionale) e in essi vi è un patrimonio storico e culturale inestimabile, sono localizzati 1,2 milioni di edifici, decine di migliaia di industrie, produzioni agricole selezionate e allevamenti, come in Sardegna, di particolare pregio;
    secondo le stime di Cresme e Ance, che hanno elaborato i dati della Protezione Civile e del CNR, negli ultimi cinquanta anni – tra il 1944 e il 2012 – frane, terremoti e alluvioni hanno provocato danni per oltre 240 miliardi di euro, mentre si calcola che 1 euro speso in prevenzione determina un risparmio anche di 100 euro in riparazione dei danni;
    nel mese di giugno la Camera dei deputati ha approvato, con il parere favorevole del Governo, le mozioni nn. 1-00017 Speranza, Brunetta, Matarrese ed altri, 1-00112 Zan ed altri, 1-00114 Segoni ed altri, 1-00117 Grimoldi ed altri e 1-00124 Giorgia Meloni e Rampelli e, il 3 ottobre, l'VIII Commissione ha approvato di recente la risoluzione n. 8-00016, Realacci ed altri, in ricordo della tragedia del Vajont; questi atti di indirizzo e, in particolare, quest'ultimo, hanno riproposto con forza i temi della manutenzione del territorio, della pianificazione territoriale come strumento di prevenzione e di contrasto del rischio idrogeologico, delle politiche di sostegno alla residenza nelle comunità montane e rurali come elemento fondamentale dell'azione di contrasto dei fenomeni di abbandono e di degrado del territorio, dell'ammodernamento della legislazione in materia di difesa del suolo e del riordino del relativo sistema di competenze e di responsabilità, impegnando, fra l'altro, il Governo, a contrastare ogni iniziativa di indebolimento della pianificazione territoriale, in passato pesantemente compromessa da indiscriminati interventi di condono edilizio, e a privilegiare la logica della prevenzione rispetto a quella di gestione dell'emergenza, anche nell'allocazione delle risorse economiche che devono essere rese stabili, utilizzabili in tempi certi e ricondotte ad una gestione ordinaria delle procedure, in primo luogo salvaguardando e sbloccando le risorse previste dagli accordi di programma già sottoscritti con le regioni per gli interventi prioritari di prevenzione dal rischio idrogeologico;
    proprio nella giornata di oggi il Capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, durante l'audizione in Commissione Ambiente, ha dichiarato che: «La politica deve agire e mettere a disposizione risorse per prevenire il dissesto idro-geologico. Non servono le chiacchere ma i fatti»;
    il Governo è stato impegnato, tra l'altro, ad adottare iniziative normative, per quanto di propria competenza, volte ad apportare le modifiche al quadro normativo vigente nella logica unitaria della difesa idrogeologica, della gestione integrata dell'acqua e del governo delle risorse idriche, nonché a portare a definitiva e rapida approvazione tutti i piani di gestione dei distretti idrografici e i relativi programmi di azione, ai fini del raggiungimento degli obiettivi previsti della direttiva sulle acque n. 2000/60/CE;
    ad incentivare e sostenere i piccoli agricoltori e gli allevatori nel recuperare terreni abbandonati e nell'adottare pratiche rispettose per il territorio e per la protezione del suolo, in modo da riconoscere e valorizzare la funzione di manutenzione svolta dagli agricoltori e dagli allevatori nei poderi e il loro ruolo di «sentinelle e custodi del territorio»;
    ad attuare politiche per la riduzione di emissioni di gas serra, in modo da contenere nel lungo termine l'impatto del cambiamento climatico in atto;
    ad assumere iniziative per prevedere un sistema di incentivi fiscali, simili a quelli per le ristrutturazioni o gli adeguamenti energetici, o un regime di IVA agevolata, per chi investe nella sicurezza del territorio, delle infrastrutture o degli edifici, individuando opportuni strumenti premiali per i privati cittadini o le imprese – in particolar modo agricole e turistiche – che compiono interventi per la riduzione del rischio idrogeologico, come la stabilizzazione dei versanti e la conservazione e la manutenzione dei reticoli idraulici, compatibilmente con le risorse disponibili ed i vincoli di bilancio;
    gli eventi climatici estremi – prima considerati eccezionali, e ora ricorrenti – rendono necessario stanziare ed erogare nell'immediato congrue risorse per gli interventi necessari alla messa in sicurezza del territorio nazionale, con priorità per le regioni e le zone così gravemente colpite;
    è urgente che il Governo – in particolare il Dipartimento della Protezione Civile ed il Ministero dell'ambiente – e la regione Sardegna, d'intesa con gli enti locali e le associazioni imprenditoriali, affrontino la situazione nel suo complesso, individuando i siti a rischio dissesto idrogeologico e le azioni necessarie per mettere in sicurezza le aree residenziali, le aziende agricole e gli allevamenti, le stalle, gli ovili, le cantine, i magazzini, le serre; le fabbriche, i servizi essenziali, i centri sanitari e le scuole; gli esercizi commerciali e le attività ricettive; le infrastrutture e le reti; la viabilità e i collegamenti, anche poderali, e di servizio ai centri turistici; le reti ferroviarie,

impegna il Governo, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica,

   a disporre, in tempi rapidi, mediante le amministrazioni territoriali competenti, e d'intesa con le Associazioni imprenditoriali, la concessione di contributi per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili di edilizia abitativa e ad uso produttivo della Sardegna, in relazione al danno effettivamente subito, anche in misura sufficiente a coprire integralmente le spese occorrenti per la riparazione, il ripristino e la ricostruzione degli immobili danneggiati, sia abitativi, sia destinati ad uso agricolo, zootecnico, produttivo, che degli impianti, che per la ricostituzione e il riacquisto delle scorte vive e morte, fino alla misura massima del 100 per cento del costo ammesso e riconosciuto, in particolare quando i danni subiti siano stati di entità tale da condizionare la piena e immediata ripresa dell'attività agricola, di allevamento, di impresa, turistico-ricettiva o commerciale;
   per quanto riguarda le attività produttive, a prevedere che i soggetti destinatari dei contributi siano i titolari di reddito di impresa, nonché i titolari di reddito di lavoro autonomo e gli esercenti attività commerciali, agricole e di allevamento, per i danni subiti agli immobili, agli impianti, alle scorte vive e morte, ai magazzini, alle stalle e ai recinti, alle serre e agli impianti irrigui, e per la sospensione dell'esercizio delle attività in conseguenza degli eventi alluvionali di novembre 2013, sulla base di una perizia asseverata che attesti, oltre ai danni accertati agli immobili, alle scorte, agli impianti, ai magazzini, anche l'entità della riduzione del reddito conseguente alla sospensione dell'attività;
   ad assumere iniziative per sospendere i pagamenti dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria per tali soggetti;
   ad assumere iniziative affinché il pagamento degli adempimenti tributari e non tributari dopo la sospensione dei termini sia effettuato in forma rateale, senza applicazione di sanzioni e interessi;
   a promuovere, anche mediante protocollo d'intesa con l'Associazione Bancaria Italiana, la possibilità di accedere a finanziamenti agevolati assistiti dalla garanzia dello Stato per il pagamento dei tributi, dei contributi e premi da effettuare dopo la sospensione dei termini;
   ad assumere iniziative per attribuire anche alle imprese, agricole, zootecniche, artigiane e commerciali, ovvero a lavoratori autonomi, con sede legale od operativa, alla data del 18 novembre 2013, nei territori della Sardegna colpiti dagli eventi alluvionali, che non beneficiano dei contributi ai fini del risarcimento del danno, ma che possano dimostrare di aver subito un danno economico indiretto (quale diminuzione del volume d'affari, ricorso a strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori per fronteggiare il calo di attività, caduta della domanda conseguente agli eventi alluvionali) un contributo pari al costo sostenuto per la ricostruzione, il ripristino o la sostituzione di beni d'impresa o di lavoro autonomo o per la riduzione, documentata, dell'attività produttiva, agricola, di allevamento, di fornitura, di servizio o commerciale;
   per incentivare iniziative di difesa del suolo e di contrasto all'erosione e all'impermeabilizzazione del suolo da parte di cittadini, di imprenditori, di agricoltori ed allevatori, ad assumere iniziative per attribuire a singoli cittadini, a imprese, anche agricole, zootecniche, artigiane e commerciali, ovvero a lavoratori autonomi, con sede legale od operativa, alla data del 18 novembre 2013, nei territori della Sardegna colpiti dagli eventi alluvionali, sia contributi ai fini del risarcimento del danno – diretto o indiretto – sia contributi pari al costo sostenuto per interventi di riduzione del rischio idrogeologico e per la messa in sicurezza del territorio in cui sono residenti o è localizzata l'attività;
   ad avviare, in tempi rapidi, con priorità per le zone alluvionate dell'isola e per l'intero territorio nazionale, un piano ambientale per gli investimenti necessari al riassetto idraulico e idrogeologico e alla prevenzione di eventi alluvionali integralmente finanziato con risorse escluse dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del Patto di stabilità interno;
   a valutare la possibilità di negoziare con l'Unione europea la sospensione del patto di stabilità per le opere di ricostruzione ed un significativo allentamento per le opere di prevenzione;
   a prevedere le necessarie misure di snellimento per le procedure burocratiche per le opere di ricostruzione, nonché per quelle di mitigazione e prevenzione del rischio idrogeologico;
   a disporre l'utilizzo di una quota rilevante dei fondi strutturali per il 2014 anche per programmi ambientali per la messa in sicurezza delle aree a rischio, disponendo l'immediata riprogrammazione delle risorse non spese del Quadro Comunitario di Sostegno 2007-2013 per destinarle – con priorità – alla messa in sicurezza e alla difesa del suolo delle aree alluvionate;
   a realizzare un monitoraggio costante per evitare insediamenti, residenziali e produttivi, in tutte le zone ad alto rischio idraulico;
   a ridurre progressivamente il consumo e l'impermeabilizzazione del suolo, fino ad azzerarlo;
   a stanziare risorse per il riassetto idraulico, per le casse di espansione, per l'innalzamento delle dighe e il rafforzamento degli argini, per la manutenzione della rete idraulica, per il drenaggio efficiente di fiumi, fossi e canali;
   ad assumere iniziative volte a garantire congrue risorse per il Fondo Protezione civile per alluvioni di cui alla legge n. 228 del 2012, articolo 1, comma 290;
   a valutare l'opportunità di adottare un provvedimento ad hoc per istituire un fondo compartecipato dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali, per far fronte alle somme urgenze provocate dal dissesto idrogeologico del territorio con indennizzi immediati per i danni emergenti;
   a garantire i collegamenti tra i territori anche in situazioni di emergenza, con l'avvio di interventi urgenti di protezione delle pendici, delle opere idrauliche e delle barriere danneggiate dalle alluvioni;
   ad assumere iniziative per disporre l'immediata apertura di cantieri in tutta l'isola per interventi di manutenzione del territorio e di prevenzione e contrasto al dissesto idrogeologico;
   per favorire la ripresa economica e l'occupazione in tutta la Sardegna, ad avviare iniziative per quanto di competenza, di formazione tecnica e professionale, di concerto e con la collaborazione delle Associazioni imprenditoriali ed artigiane, di disoccupati e inoccupati anche beneficiari di cassa integrazione o di altre forme di sostegno al reddito, per l'immediato impiego di tali soggetti in iniziative ed interventi sul territorio per la difesa del suolo, per opere di ingegneria idraulica e di consolidamento e ripristino delle reti di servizi e della mobilità;
   ad attivare, nel rispetto del sistema di allertamento nazionale disegnato con la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 febbraio 2004, un Centro funzionale decentrato di Protezione civile in Sardegna, nell'ambito del sistema nazionale, e un efficiente sistema di allerta per le calamità naturali e per gli incendi, nonché a valutare un rafforzamento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco attraverso una dotazione straordinaria di dieci sezioni operative;
   ad attivarsi immediatamente per accedere ai finanziamenti del Fondo di solidarietà per le grandi calamità dell'Unione europea (FSUE), evitando di fare scadere i termini presso la Commissione europea, al fine di richiedere una contribuzione straordinaria per affrontare i terribili danni prodotti dall'alluvione che ha colpito la regione Sardegna;
   a provvedere al fermo della riscossione o quanto meno delle azioni coattive di Equitalia nelle zone colpite dal nubifragio per gli anni 2014 e 2015;
   ad adottare iniziative per sospendere i termini di pagamento e gli adempimenti tributari in scadenza tra il 18 novembre 2013 e il 30 giugno 2014 per i contribuenti residenti nelle aree gravemente colpite, nonché la sospensione del pagamento delle rate di adempimenti contrattuali, compresi mutui e prestiti, per l'anno 2014;
   a prevedere, nell'utilizzo delle risorse che verranno individuate, meccanismi che favoriscano la delocalizzazione in aree sicure degli edifici in regola con le norme urbanistiche costruiti nelle zone colpite dall'alluvione ed evidentemente a rischio idrogeologico;
   a predisporre un programma di prevenzione ambientale di medio e lungo termine per rendere il territorio nazionale idoneo a fronteggiare in futuro situazioni di maltempo anche di forte entità e ad avviare un serio programma nazionale di ripristino e messa in sicurezza del territorio e meccanismi di incentivazione per la redazione, validazione e divulgazione dei piani di emergenza comunale.
(1-00262)
(Ulteriore nuova formulazione) «Scanu, Nicola Bianchi, Cicu, Vargiu, Migliore, Costa, Grimoldi, Giorgia Meloni, Capelli, Di Gioia, Cani, Marrocu, Marco Meloni, Mura, Pes, Francesco Sanna, Giovanna Sanna, Rosato, Vella, Dorina Bianchi, Totaro, Nastri, Rampelli, Cirielli, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Marguerettaz, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini, Cera, Corda, Pinna, D'Ambrosio, Vallascas, Segoni, Terzoni, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Zolezzi, Rossi».


   La Camera,
   premesso che:
    il giorno 18 novembre 2013 il ciclone «Cleopatra» ha inferto alla regione Sardegna ingenti danni e devastazioni causando la morte di 16 persone, il ferimento di una quantità impressionante di uomini e registrando circa 2.700 sfollati;
    quasi 500 chilometri di viabilità provinciale sono stati coinvolti in crolli, frane, ostruzioni e allagamenti, la rete idrica ed elettrica è stata danneggiata e il sistema fognario è stato intasato a causa dell'ingorgo di raccolta delle acque;
    l'eccezionalità dell'evento naturale non può mettere in secondo piano l'evidente aggressione al territorio di cui è stata oggetto la Sardegna, come il resto del territorio italiano, negli ultimi decenni;
    l'effetto congiunto di un'incontrollata espansione edilizia, di una progressiva impermeabilizzazione del suolo, di piani regolatori, varianti urbanistiche e piani di fabbricazione spesso privi dei necessari requisiti di corretto equilibrio territoriale, delle devastanti scelte di sanatorie edilizie che hanno legittimato costruzioni e manufatti in zone a rischio, unite alla scarsa cultura della prevenzione e della messa in sicurezza del suolo, hanno determinato le premesse per catastrofi come quella avvenuta in Sardegna nei giorni scorsi;
    l'espansione urbanistica di Olbia è stata inarrestabile e solo nel decennio 1997-2007, secondo Il Sole 24 Ore, sono sorti «dal nulla» ventitré quartieri e diciassette piani di risanamento, con evidente scarsa attenzione ai potenziali rischi che ne sarebbero derivati;
    i dati sul rischio idrogeologico nel nostro Paese sono allarmanti e da soli sarebbero sufficienti a determinare un'inversione di rotta delle scelte strategiche che riguardano il territorio; il nostro Paese ha bisogno di investire risorse prevalentemente sulla prevenzione del rischio idrogeologico e sulla messa in sicurezza del territorio, utilizzando a tal fine i faraonici investimenti destinati a grandi opere che portano nuovo cemento e scegliendo, finalmente, di indicare come obiettivo quello di fermare il consumo di suolo;
    proprio nella giornata di oggi, il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, durante l'audizione in Commissione Ambiente della Camera dei deputati, ha dichiarato che «La politica deve agire e mettere a disposizione risorse per il dissesto idrogeologico. Non servono le chiacchiere ma i fatti»;
    allo stato attuale le risorse per la difesa del suolo sono ridotte al lumicino e, al termine di una parabola discendente iniziata a seguito della tragedia del Sarno, quando si era deciso – e anche in quel caso fu necessario il sacrificio di decine di vite umane per rendersi conto della gravità del problema – di investire, finalmente, nella prevenzione; purtroppo però negli ultimi anni si è registrata una progressiva quanto inesorabile riduzione delle disponibilità e la legge di bilancio per il 2014 fotografa lo stanziamento di appena 30 milioni per interventi per la tutela del rischio idrogeologico e relative misure di salvaguardia, a cui si aggiungeranno le risorse che il disegno di legge di stabilità intende sbloccare;
    la regione Sardegna, con la delibera n. 48/1 del 2013 ha avanzato alla Presidenza del Consiglio dei ministri la richiesta di dichiarare lo stato di emergenza, di provvedere all'attivazione del Fondo europeo di solidarietà e ha stanziato euro 5.000.000, a valere sul bilancio regionale, per un primo intervento di ripristino delle infrastrutture pubbliche danneggiate;
    il giorno 21 novembre 2013 il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5 della legge 24.2.1992 n. 225 e ha stanziato 20 milioni di euro da impiegare per «l'immediato intervento che consiste nelle attività di salvataggio, assistenza alle popolazioni e ripristino della viabilità»;
    a seguito di suddetto stanziamento il presidente della regione Sardegna, Ugo Cappellacci, avrebbe dichiarato che «i 20 milioni di euro stanziati, ai quali si aggiungono i 5 sbloccati dalla regione Sardegna, serviranno appena per riaffacciarsi fuori dall'emergenza per la ricostruzione saranno necessarie ben altre risorse»;
    secondo quanto appreso dalla stampa il sottosegretario alle Infrastrutture, Erasmo De Angelis, si sarebbe dichiarato critico verso l'operato del Ministero del tesoro affermando che la legge di stabilità dispone lo stanziamento di «solo 30 milioni per la riduzione del dissesto idrogeologico»;
    il regolamento (CE) n. 2012/2002 del Consiglio, dell'11 novembre 2002, ha istituito il Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE) allo scopo di far fronte alle grandi catastrofi naturali e offrire un aiuto finanziario agli Stati colpiti;
    il Fondo può intervenire principalmente qualora, su richiesta di uno Stato membro, si verifichi, sul territorio di tale Stato, una catastrofe naturale grave, con serie ripercussioni sulle condizioni di vita dei cittadini, sull'ambiente naturale o sull'economia di una o più regioni o di uno o più Stati;
    gli interventi urgenti ammessi al Fondo sono i seguenti:
     a) ripristino immediato delle infrastrutture e delle attrezzature nei settori dell'elettricità, delle condutture idriche e fognarie, delle telecomunicazioni, dei trasporti, della sanità e dell'istruzione;
     b) realizzazione di misure provvisorie di alloggio e organizzazione dei servizi di soccorso destinati a soddisfare le necessità immediate della popolazione;
     c) messa in sicurezza immediata delle infrastrutture di prevenzione e misure di protezione immediata del patrimonio culturale;
     d) ripulitura immediata delle zone danneggiate, comprese le zone naturali;
     e) attivazione del Fondo di solidarietà europeo di cui sopra spetta al Governo nazionale, che deve richiedere le sovvenzioni entro dieci settimane dall'evento calamitoso;
    la domanda d'intervento deve essere presentata dallo Stato alla Commissione entro 10 settimane a partire dal primo danno subito e deve contenere informazioni relative ai danni totali provocati dalla catastrofe e al suo impatto sulla popolazione e sull'economia in questione, la stima dei costi relativi alla messa in sicurezza, ripristino e ripulitura delle zone interessate dal disastro, la presenza di eventuali altre fonti di finanziamento europee, nazionali o internazionali;
    il Commissario europeo all'industria, Antonio Tajani, avrebbe affermato che «la Commissione europea è pronta da subito a collaborare con Ugo Cappellacci e la regione Sardegna per attivare gli aiuti europei dopo l'alluvione che ha colpito l'isola»,

impegna il Governo:

   a stimare con esattezza l'ammontare dei danni e a provvedere allo stanziamento di adeguate risorse finanziarie al fine di garantire il superamento della situazione emergenziale;
   ad attivarsi immediatamente per accedere ai finanziamenti del Fondo di solidarietà per le grandi calamità dell'Unione europea (FSUE), evitando di fare scadere i termini presso la Commissione europea, al fine di richiedere una contribuzione straordinaria per affrontare i terribili danni prodotti dall'alluvione che ha colpito la regione Sardegna;
   ad assumere urgenti iniziative finalizzate allo stanziamento delle ritorse necessarie per affrontare l'emergenza alluvionale che ha colpito le province di Olbia-Tempio e Nuoro, evitando di aggravare la già pesante situazione di carico fiscale dei cittadini, nonché per realizzare il ripristino infrastrutturale ed idrogeologico delle aree danneggiate;
   ad assumere iniziative finalizzate ad escludere dal Patto di stabilità interno relativo agli anni 2014 e 2015 le risorse provenienti dallo Stato e le relative spese di parte corrente e in conto capitale sostenute dalle province e dai comuni nonché le risorse proprie di tali enti impiegate per far fronte all'emergenza alluvionale e alle conseguenti opere di ripristino;
   ad adottare iniziative per provvedere al fermo della riscossione o quanto meno delle azioni coattive di Equitalia nelle zone colpite dal nubifragio per gli anni 2014 e 2015;
   ad adottare iniziative per sospendere i termini di pagamento e gli adempimenti tributari in scadenza tra il 18 novembre 2013 e il 30 giugno 2014 per i contribuenti residenti nelle aree gravemente colpite, nonché la sospensione del pagamento delle rate di adempimenti contrattuali, compresi mutui e prestiti, per l'anno 2014;
   ad adottare iniziative per concedere indennizzi alle attività produttive danneggiate dagli eventi calamitosi, per il ripristino delle scorte andate distrutte o per il ristoro di danni derivanti dalla perdita di beni mobili strumentali all'esercizio delle attività;
   a prevedere, nell'utilizzo delle risorse che verranno individuate, meccanismi che favoriscano la delocalizzazione in aree sicure degli edifici costruiti nelle zone colpite dall'alluvione ed evidentemente a rischio idrogeologico;
   a predisporre un programma di prevenzione ambientale di medio e lungo termine per rendere il territorio nazionale idoneo a fronteggiare in futuro situazioni di maltempo anche di forte entità e ad avviare un serio programma nazionale di ripristino e messa in sicurezza del territorio.
(1-00263) «Nicola Bianchi, Corda, Pinna, D'Ambrosio, Vallascas, Segoni, Terzoni, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Zolezzi».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).