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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 13 settembre 2013

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 13 settembre 2013.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Archi, Balduzzi, Baretta, Berretta, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Bray, Brunetta, Caparini, Carrozza, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Lello, Epifani, Fassina, Ferranti, Fico, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Gebhard, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, La Russa, Legnini, Letta, Lorenzin, Lupi, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Mogherini, Orlando, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Realacci, Sani, Santelli, Sereni, Spadoni, Speranza, Tinagli, Valeria Valente, Vezzali.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Archi, Balduzzi, Baretta, Berretta, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Bray, Brunetta, Caparini, Carrozza, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Lello, Epifani, Fassina, Ferranti, Fico, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Gebhard, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, La Russa, Legnini, Letta, Lorenzin, Lupi, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Mogherini, Orlando, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Realacci, Sani, Santelli, Sereni, Spadoni, Speranza, Tinagli, Valeria Valente, Vezzali.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 12 settembre 2013 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   MOSCA ed altri: «Disposizioni per il coordinamento della politica spaziale e aerospaziale nonché modifiche al decreto legislativo 4 giugno 2003, n. 128, concernente l'ordinamento dell'Agenzia spaziale italiana» (1575);
   DORINA BIANCHI: «Norme concernenti l'accesso ai corsi universitari e le relative prove di ammissione» (1576);
   DORINA BIANCHI: «Disposizioni per il coordinamento della disciplina in materia di abbattimento delle barriere architettoniche» (1577);
   SEGONI ed altri: «Agevolazioni fiscali per la realizzazione di interventi volti alla riduzione del rischio idrogeologico e sismico» (1578).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di un disegno di legge.

  In data 12 settembre 2013 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
   dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca:
   «Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca» (1574).

  Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE OTTOBRE: «Distacco del comune di Pedemonte dalla regione Veneto e sua aggregazione alla regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione» (891).
   VIII Commissione (Ambiente):
  RONDINI ed altri: «Modifiche al testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, concernenti l'espropriazione di aree industriali o destinate ad aziende agricole dismesse nonché di edifici di valore storico-artistico in stato di degrado o di abbandono» (991) Parere delle Commissioni I, II, V e VII.
   XIII Commissione (Agricoltura):
  MASSIMILIANO BERNINI ed altri: «Norme per la salvaguardia e il ripristino dei castagneti» (1234) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VII, VIII, XII e XIV.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 12 settembre 2013, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo – Relazione annuale 2012 sull'assistenza finanziaria per l'allargamento (IPA, PHARE, CARDS, strumento di preadesione per la Turchia e strumento di transizione) (COM(2013) 625 final), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 12 settembre 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

  Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Intendimenti del Governo in merito alla realizzazione di impianti eolici in Puglia, con particolare riferimento alle possibili criticità sotto il profilo della compatibilità ambientale, paesaggistica e degli ecosistemi – 2-00155

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   nel corso degli ultimi anni, sono stati sottoposti a parere di valutazione di impatto ambientale presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un totale di 4 progetti per la realizzazione di parchi eolici offshore, tre dei quali in Puglia, segnatamente in provincia di Foggia e in Sicilia al largo di Trapani, così come si evince dal portale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel quale, tramite un sistema informativo geografico (applicazione gis), si geolocalizzano le procedure di valutazione di impatto ambientale in corso con aggiornamento al 30 giugno 2013;
   i progetti prevedono l'installazione di oltre 230 torri eoliche di cui oltre la metà saranno collocate all'interno del golfo di Manfredonia a meno di 7 miglia dalla costa; proprio nel golfo di Manfredonia sono stati localizzati due parchi eolici a poca distanza l'uno dall'altro senza tenere conto, evidentemente, delle correlazioni e delle sovrapposizioni di effetti derivanti da una distinta progettazione dei due significativi parchi eolici;
   i parchi eolici, in particolari casi, a causa della loro estensione e della loro disposizione planimetrica, costituiscono un'estesa barriera per le rotte migratorie dell'avifauna, anche internazionale, che rappresenta un patrimonio dell'intera comunità internazionale e la cui tutela è disciplinata a livello comunitario dalla direttiva 79/409/CEE;
   la collocazione dei parchi si inserisce in un territorio con importanti peculiarità, caratterizzato, come nel caso di Manfredonia, sia dall'antica presenza di saline, risalenti al IV secolo a.C. ancor prima dell'espansione dell'impero romano, sia per la presenza delle zone umide «Frattaruolo», habitat essenziale per la tutela della fauna acquatica, tra l'altro sottoposto al regime di tutela previsto dalla Convenzione internazionale di Ramsar sulle zone umide d'importanza internazionale segnatamente come habitat degli uccelli acquatici e palustri, sottoscritta da 150 Paesi tra cui l'Italia;
   alcuni degli impianti citati risultano essere ubicati in aree tutelate dal punto di vista ambientale, in quanto appartenenti a parchi nazionali ed inseriti in zone di protezione speciale (zps) e in siti di interesse comunitario (sic);
   la regione Puglia ha espresso giudizio negativo di valutazione di impatto ambientale e di valutazione di incidenza ambientale in merito all'installazione di parchi eolici a poche miglia dalle proprie coste –:
   se il Ministro interpellato intenda avviare una mappatura completa della fascia di mare costiera, al fine di individuare le aree da assoggettare a tutela nei confronti della crescente quanto incontrollata proliferazione dell'installazione sul territorio nazionale di questa tipologia di impianti eolici, e per avviare una programmazione strategica dei parchi eolici per la cui realizzazione sarà necessario scegliere zone che non presentino possibili criticità sotto il profilo della compatibilità ambientale, paesaggistica e degli ecosistemi;
   se il Ministro interpellato non ritenga opportuno, in fase di valutazione dei progetti presentati, tenere conto dell'eventuale processo di ripristino ambientale a seguito della dismissione degli impianti eolici;
   se siano stati fatti studi approfonditi, avvalendosi eventualmente degli organismi e degli istituti di ricerca competenti, per valutare gli effetti sull'avifauna, sulla fauna ittica e sull'equilibrio della biosfera marina della realizzazione dei parchi eolici;
   se il Governo abbia tenuto in debito conto le prevedibili ricadute sulle attività della pesca e del turismo e, con particolare attenzione, sulla salute dei cittadini.
(2-00155) «Cariello, L'Abbate, De Rosa, Brescia, Lombardi».


Intendimenti del Governo in merito alla realizzazione di una discarica nel territorio del IX Municipio di Roma – 2-00174

B)

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   in questi giorni gli organi di informazione hanno dato risalto all'ipotesi di realizzazione di una discarica, in sostituzione di Malagrotta, nel municipio Roma IX, nelle aree comprese tra la via Laurentina la via Ardeatina ed, in particolare, in località Selvotta e in località Falcognana;
   tale circostanza ha determinato particolare allarme da parte della cittadinanza, dei comitati e delle associazioni del territorio per le ripercussioni che si possono avere;
   la vigente normativa europea, recepita dalla legislazione italiana, impone agli Stati membri processi progressivi di riduzione dei rifiuti;
   la stessa normativa indica come elemento determinante la limitazione al ricorso alle discariche per rifiuti;
   l'articolo 13 della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti, abroga alcune direttive, prevedendo che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all'ambiente ed in particolare:
    a) senza creare rischi per l'acqua, l'aria, il suolo, la flora o la fauna;
    b) senza causare inconvenienti da rumori od odori;
    c) senza danneggiare il paesaggio o i siti di particolare interesse;
   la Commissione europea ha già avviato nei confronti dell'Italia numerose procedure di infrazione riguardo la situazione di molte discariche presenti sul territorio nazionale;
   con la risoluzione n. 15/2012, approvata nella seduta del 2 agosto 2012, il consiglio del municipio IX ha già espresso l'assoluta contrarietà alla realizzazione di discariche di rifiuti nel territorio del municipio IX;
   il consiglio del municipio XII Eur, nella seduta del 21 marzo 2013, ha approvato all'unanimità l'ordine del giorno n. 2/2013, con cui è stata ribadita l'assoluta contrarietà alla realizzazione di discariche nel municipio e di altri tipi di impianti come quelli di compostaggio (richiesta in corso per via Canestrini);
   da quanto appreso da fonti giornalistiche, il commissario delegato per l'emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma avrebbe incluso all'interno del piano la possibilità di realizzare una discarica per rifiuti e/o un impianto per trattamento dei rifiuti nel quadrante Laurentina-Ardeatina;
   gran parte del quadrante è stato sottoposto, nel gennaio 2010, a vincolo paesaggistico con la «dichiarazione di notevole interesse pubblico», emessa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, ai sensi dell'articolo 136 decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modifiche, con decreto ministeriale del 25 gennaio 2010;
   gran parte dell'area in oggetto è ricompresa all'interno del parco regionale di Decima-Malafede, istituito con legge regionale 6 ottobre 1997, n. 29;
   nell'area sono presenti siti di altissimo pregio, quali l'area monumentale del santuario del Divino Amore, nonché aree archeologiche e dimore storiche di valore;
   nel territorio del municipio Roma IX e specialmente nelle sue aree più periferiche sono già operanti numerose discariche: due a Porta Medaglia, due in via Ardeatina, una a Fioranello, una a Selvotta, nonché diversi recuperi ambientali tra via Laurentina e Santa Palomba ed un'enorme discarica di rifiuti pericolosi a Falcognana;
   nei territori limitrofi è presente la discarica di Albano, il previsto inceneritore del Roncigliano e la discarica di amianto di Pomezia;
   si ricorda la presenza nell'area di forti concentrazioni di gas radon che ha reso necessario un monitoraggio del gas sia indoor che outdoor avviato dopo l'approvazione dell'ordine del giorno n. 2 del 2010 collegato alla seduta di consiglio municipale del 4 febbraio 2010;
   vi sono numerosi insediamenti abitativi di decine di migliaia di cittadini nelle immediate adiacenze ai siti interessati (Castel di Leva, Divino Amore, Falcognana, Spregamore, Selvotta, Monte Migliore, Colle dei Pini, Santa Palomba, Santa Fumia, Palazzo Morgana, Paglian Casale);
   è in corso l'attuazione di diversi toponimi per il recupero delle periferie (alcuni già approvati ed altri in via di approvazione);
   vi è, inoltre, la presenza di importanti aziende agricole e vinicole;
   vanno tenute presenti le condizioni particolarmente critiche della viabilità del quadrante Ardeatina-Laurentina che è già al collasso ed è inadeguato a sopportare un ulteriore aggravio di traffico pesante;
   nello specifico: la via Laurentina, a causa dei lavori di ampliamento fermi da un anno e mezzo, è in condizioni disastrate ed è motivo di continui incidenti; la via Ardeatina, unica senza svincolo a quadrifoglio del Grande raccordo anulare, con un manto stradale pessimo, da dicembre 2012 ha un divieto di transito per i mezzi pesati oltre i 3,5 metri di altezza e alle 6,5 tonnellate di peso (ordinanza della Provincia di Roma n. 35/2012);
   nel Municipio Roma IX è stata avviata la raccolta differenziata di rifiuti cosiddetta «porta a porta», unica soluzione percorribile per l'incremento dei livelli di riciclo e recupero dei materiali e presupposto per la costruzione di un ciclo virtuoso dei rifiuti;
   lo sforzo richiesto ai cittadini per la realizzazione della raccolta differenziata mal si concilia con le difficili conseguenze che derivano dalla presenza sul medesimo territorio di un sito di stoccaggio dei rifiuti;
   è necessario modificare l'approccio alla tematica dei rifiuti e, pertanto, superare la logica emergenziale attraverso un'ampia e approfondita pianificazione del ciclo dei rifiuti fondato sui principi di trasparenza, pubblicità e inclusione;
   lo stato di grande agitazione sociale tra la popolazione dei quartieri Selvotta, Schizzatilo, Trigona, Monte Migliore, Spregamore, Falcognana, Santa Fumia, Castel Di Leva e Santa Palomba rischia di innescare situazioni di pericolo per l'ordine pubblico –:
   se il Governo intenda chiarire in maniera inequivocabile che nessuna discarica sarà autorizzata nel territorio del Municipio Roma IX.
(2-00174) «Brunetta».


Intendimenti del Governo in merito alla realizzazione del raccordo autostradale interregionale Mortara-Stroppiana – 2-00181

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   la regione Lombardia ha emesso una concessione per la realizzazione e l'esercizio di un'autostrada regionale sulla tratta Broni-Mortara;
   tale autostrada regionale assume un senso unicamente se ampliata con il tratto Mortara-Stroppiana e, quindi, con un collegamento Lombardia-Piemonte che porrebbe in discussione la natura di autostrada regionale;
   numerosi comuni lombardi, oltre che la provincia di Pavia, hanno formalizzato su base tecnica la loro contrarietà all'opera;
   in data 19 gennaio 2012, il concessionario ha depositato domanda di valutazione di impatto ambientale ministeriale e, ad oggi, non risulta ancora assunto nessun atto da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
   risulta presentata nel luglio 2012 una richiesta di sospensione dell’iter amministrativo di valutazione di impatto ambientale da parte del concedente;
   l'opera andrebbe ad insistere su un territorio dalla consolidata vocazione agricola e con la presenza di numerose eccellenze ambientali;
   il tratto Mortara-Stroppiana – che vede la contrarietà di cinque dei sei comuni lombardi interessati oltre che della provincia di Pavia e di tutto il comparto associativo agricolo – verrebbe realizzato nell'ambito della zona di protezione speciale «Risaie della Lomellina», andando a lambire tre siti di interesse comunitario con oggettivo rischio di infrazione comunitaria;
   le analisi dei flussi di traffico denotano un costante calo del traffico sulle infrastrutture autostradali e tale fatto rischia di comportare non solo la difficoltà di esercizio dell'ipotizzata autostrada, ma anche il consolidato rischio di non completamento dell'opera una volta realizzata –:
   se non si intenda fornire informazioni sull’iter amministrativo della valutazione di impatto ambientale ministeriale del tratto Broni-Mortara, nonché assicurazioni sulla qualificabilità come autostrada regionale di un'opera che giustifica le condizioni minime di esercizio solo mediante collegamento interregionale Piemonte-Lombardia;
   se risulti che tecnici del concessionario e del concedente abbiano incontrato rappresentanti della commissione nazionale di valutazione dell'impatto ambientale;
   se non si ritenga strategica l'ipotizzata autostrada Broni-Mortara-Stroppiana;
   se non si intenda verificare il rischio di infrazione comunitaria in ambito ambientale qualora vengano concessi la realizzazione e l'esercizio del tratto Mortara-Stroppiana.
(2-00181) «Mazziotti Di Celso, Dellai».


Elementi in merito alle attività del commissario delegato per l'emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma con specifico riferimento alla realizzazione della discarica di Falcognana – 2-00195

D)

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportato da agenzie di stampa sia il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando, hanno ribadito che a fine settembre 2013 Malagrotta andrà chiusa per raggiunti limiti di capienza ed hanno escluso ulteriori proroghe;
   a Roma sarebbe stato individuato, in località Falcognana, il possibile sito in cui realizzare la discarica per lo stoccaggio dei rifiuti della Capitale;
   secondo quanto riferito da organi di stampa – la Repubblica e Il Messaggero del 9 agosto 2013 – tale decisione è stata presa nella tarda serata di giovedì 8 agosto 2013, durante un incontro avvenuto tra il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando, il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, e il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che hanno dato incarico al commissario delegato per l'emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma, Goffredo Sottile, di verificare ulteriori aspetti tecnici e logistici del sito stesso;
   le condizioni della viabilità dell'area interessata da tale eventuale decisione – quadrante Ardeatina-Laurentina di Roma – sono particolarmente critiche poiché la zona è già al collasso ed è inadeguata a sopportare un ulteriore aggravio di traffico pesante; la via Laurentina, a causa dei lavori di ampliamento che sono fermi da un anno e mezzo, è in condizioni disastrate ed è teatro di continui incidenti stradali;
   la via Ardeatina, unica senza svincolo a quadrifoglio del Grande raccordo anulare di Roma, è rivestita da un manto stradale pessimo e, da dicembre 2012, è interessata da un divieto di transito ai mezzi pesanti oltre i 3,5 metri di altezza e le 6,5 tonnellate di peso (ordinanza della provincia di Roma n. 35 del 2012);
   la scelta del sito di Falcognana presuppone, quindi, la definizione di un nuovo ed ulteriore piano di viabilità e il coinvolgimento dei Ministeri competenti per verificare tutti gli aspetti tecnici e logistici per l'accesso al sito;
   gran parte del quadrante, inoltre, è stato sottoposto, nel gennaio 2010, a vincolo paesaggistico con la «Dichiarazione di notevole interesse pubblico», emessa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, ai sensi dell'articolo 136 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modifiche, con decreto ministeriale del 25 gennaio 2010;
   nell'area sono presenti siti di altissimo pregio come l'area monumentale del Santuario del Divino Amore (a circa 1 chilometro di distanza dal sito individuato per la discarica), luogo di culto famoso in tutto il mondo, che attira giornalmente migliaia di pellegrini ed è sottoposto a vincolo monumentale, nonché aree archeologiche e dimore storiche di valore;
   gran parte della località Falcognana è, inoltre, ricompresa all'interno del parco regionale di Decima-Malafede, istituito con la legge regionale 6 ottobre 1997, n. 29;
   nel sito individuato si è in presenza di un'alta permeabilità del terreno testimoniata dal fitto reticolo idrografico secondario dell'affluente fosso dei Radicelli al fiume Tevere;
   secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006, il Codice ambientale, l'eventuale estensione dei codici europei dei rifiuti per il conferimento anche dei rifiuti urbani trattati sarebbe comunque una modifica sostanziale dell'autorizzazione allo smaltimento di rifiuti nell'impianto attuale della Falcognana e, come tale, richiede una nuova domanda;
   nella zona interessata da tale prospettata decisione sono attive importanti aziende agricole e vinicole che verrebbero a trovarsi in difficoltà a causa dell'inquinamento che potrebbe essere causato dalla realizzazione di questa enorme discarica di rifiuti;
   la vigente normativa europea, recepita dalla legislazione italiana, impone agli Stati membri processi progressivi di riduzione dei rifiuti e la stessa normativa indica come elemento determinante la limitazione al ricorso alle discariche per rifiuti;
   tra l'altro, l'articolo 13 della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 prevede che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all'ambiente ed, in particolare, senza creare rischi per l'acqua, l'aria, il suolo, la flora o la fauna, né causare inconvenienti da rumori od odori, né danneggiare il paesaggio o i siti di particolare interesse;
   la Commissione europea ha già avviato nei confronti dell'Italia numerose procedure di infrazione riguardo la situazione di molte discariche presenti sul territorio nazionale; in particolare, nel marzo 2013 l'Italia è stata denunciata alla Corte di giustizia dell'Unione europea dalla Commissione europea, in quanto parte dei rifiuti di Roma non avrebbero subito il trattamento meccanico biologico richiesto dai regolamenti europei per ridurre la consistenza volumetrica dei rifiuti e facilitare un loro eventuale possibile recupero;
   la presenza di numerosi insediamenti abitativi di decine di migliaia di cittadini nelle immediate adiacenze ai siti interessati – Castel di Leva, Divino Amore, Falcognana, Spregamore, Selvotta, Monte Migliore, Colle dei Pini, Santa Palomba, Santa Fumia, Palazzo Morgana, Paglian Casale – determina uno stato di grande agitazione sociale in vari quartieri (in particolare, tra la popolazione dei quartieri Selvotta, Schizzanello, Trigoria, Monte Migliore, Spregamore, Falcognana, Santa Fumia, Castel Di Leva, Santa Palomba), che rischia di innescare situazioni di pericolo per l'ordine pubblico;
   i cittadini della zona, infatti, dopo i blocchi di via Ardeatina e dell'uscita 24 del Grande raccordo anulare di Roma (che hanno creato di fatto problemi anche alla circolazione), hanno avviato, nella serata dell'8 agosto 2013, lo sciopero della fame e della sete contro la realizzazione di tale discarica;
   i cittadini della zona hanno nuovamente bloccato la via Ardeatina nella notte fra il 3 e il 4 settembre 2013, protestando ulteriormente contro un'eventuale realizzazione della discarica, dato che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ha mai concesso un incontro ai comitati dei cittadini;
   secondo quanto riportato da organi di stampa, sussistono anche gravi preoccupazioni circa la possibile infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti a Roma e nel Lazio;
   nel territorio del Municipio Roma IX sono, tra l'altro, già operanti numerose discariche: due a Porta Medaglia, due in via Ardeatina, una a Fioranello, una a Selvotta, nonché diversi recuperi ambientali tra via Laurentina e Santa Palomba ed una discarica di rifiuti pericolosi a Falcognana;
   nei territori limitrofi è presente la discarica di Albano, il previsto inceneritore del Roncigliano e la discarica di amianto di Pomezia;
   si rendono, quindi, assolutamente necessari opportuni approfondimenti e una valutazione della sostenibilità dell'impatto sulla salute pubblica che la presenza della prevista discarica provocherebbe;
   il decreto di nomina del commissario delegato per l'emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma – ordinanza della protezione civile 6 settembre 2011, n. 3963 – dispone che, per i progetti di interventi e di opere per cui è prevista dalla normativa vigente la procedura di valutazione di incidenza o di impatto ambientale statale o regionale, ovvero per progetti relativi ad opere incidenti su beni sottoposti a tutela ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, la procedura medesima deve essere conclusa entro il termine massimo di 30 giorni dalla attivazione;
   il medesimo decreto prevede che, in caso di mancata espressione del parere o di motivato dissenso espresso, alla valutazione stessa si procede in un'apposita conferenza di servizi, da concludersi entro 15 giorni dalla convocazione. Nei casi di mancata espressione del parere o di motivato dissenso espresso, in ordine a progetti di interventi ed opere di competenza statale in sede di conferenza di servizi dalle amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o del patrimonio storico-artistico, la decisione è rimessa al Presidente del Consiglio dei ministri;
   il commissario Goffredo Sottile è tenuto, come previsto dal decreto di nomina, a produrre un piano degli interventi con relativo quadro economico-finanziario e tali interventi non devono comportare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica;
   con decreto ministeriale 27 giugno 2013, n. 203, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha prorogato l'incarico del commissario delegato con l'obiettivo di superare definitivamente le criticità emerse nella gestione dei rifiuti urbani nella provincia di Roma;
   con il medesimo decreto è stato disposto che: a) il commissario individua entro il 31 luglio 2013 una soluzione di discarica alternativa a Malagrotta, idonea ai sensi delle leggi vigenti; b) propone la soluzione al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che approva la proposta del commissario dopo aver sentito il presidente della regione Lazio, il presidente della provincia di Roma e il sindaco di Roma Capitale; c) provvede all'acquisizione dell'area mediante compravendita; in subordine, se la compravendita non sia possibile o risulti eccessivamente onerosa, mediante espropriazione per pubblica utilità;
   secondo quanto riportato da organi di stampa – ad esempio la Repubblica di Roma del 3 settembre 2013 – il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo non è stato informato né coinvolto nella decisione di localizzare nel quadrante una discarica di rifiuti urbani;
   risulta, come riportato anche dal quotidiano Il Messaggero del 27 agosto 2013, che siano in corso da parte della direzione distrettuale antimafia e della Guardia di finanza indagini tese ad accertare la reale proprietà e l'assetto societario dell'area individuata;
   il Ministero della difesa, con una nota del 6 agosto 2013, ha comunicato che, nell'ambito della tradizionale collaborazione istituzionale con gli altri dicasteri e con il comune di Roma, si rende disponibile a collaborare con tutti gli attori coinvolti, per l'individuazione di soluzioni idonee al problema della discarica di Roma –:
   quali siano i limiti ai poteri di deroga alla legislazione vigente in materia di disciplina delle autorizzazioni ambientali e delle valutazioni paesaggistiche del commissario delegato per l'emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma e se non si ritenga, con riferimento al sito individuato in località Falcognana, che egli possa averli travalicati;
   con riferimento alla decisione adottata il 31 luglio 2013 dal commissario, di cui si chiede di conoscere gli esatti contenuti, se, in tale decisione, siano stati coinvolti tutti i Ministri competenti;
   quali siano le valutazioni espresse dalle diverse amministrazioni coinvolte e se, come previsto dall'ordinanza della Protezione civile del 6 settembre 2011, in caso di mancata espressione del parere o di motivato dissenso espresso, si sia proceduto o si intenda procedere con un'apposita conferenza di servizi;
   quali azioni il Governo intenda intraprendere affinché il commissario non proceda all'acquisto o all'esproprio delle aree anteriormente al completamento dell’iter amministrativo e all'acquisizione dei pareri da parte di tutte le amministrazioni competenti;
   se tra i poteri attribuiti al commissario delegato per l'emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma rientri la possibilità di procedere all'acquisto o all'esproprio a fini di utilità pubblica di una o più aree da adibire, anche temporaneamente, a discarica per i rifiuti urbani senza che sia completamente esaurito il percorso amministrativo di autorizzazione alla realizzazione e/o alla gestione dell'impianto di smaltimento nell'area individuata;
   ove le eventuali azioni del commissario dovessero impegnare le pubbliche amministrazioni senza tutte le necessarie garanzie di effettivo utilizzo delle aree acquistate o espropriate, di quali strumenti di autotutela dispongano le amministrazioni coinvolte nel caso di decisioni del commissario viziate da eccesso di potere.
(2-00195) «Brunetta».


Iniziative urgenti in relazione alle affermazioni del pentito Carmine Schiavone in merito ai rifiuti tossici interrati illegalmente in Campania e nel basso Lazio – 2-00201

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi le dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, ex cassiere del clan dei Casalesi, rilasciate nel corso di alcune trasmissioni televisive, concernenti lo sversamento e l'interramento illegale di rifiuti di ogni genere, anche tossici e nocivi, addirittura radioattivi, nel territorio campano e nel basso Lazio, hanno suscitato timore e sconcerto nelle popolazioni locali. In particolare, lo Schiavone racconta del sistema illecito dei rifiuti tossici, che proverrebbero dalle aziende del nord Italia, destinati all'interramento nelle campagne campane. Le dichiarazioni del pentito sarebbero riscontrabili in numerosi atti giudiziari e alcune di esse sono contenute negli atti di un processo in corso in questi mesi, condotto dal pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Napoli Alessandro Milita;
   molti siti interessati dagli sversamenti illegali descritti e circostanziati dallo stesso Carmine Schiavone si troverebbero in territori che vanno dal lungomare di Baia Domizia fino a Pozzuoli, a Casal di Principe – in questo caso il pentito fa specificamente riferimento ai terreni adiacenti il campo sportivo – a Castel Volturno, Santa Maria la Fossa e nel cosiddetto triangolo della morte, cioè quella vasta area tra le province di Napoli e Caserta che va da Caivano, dove nelle scorse settimane sono stati rinvenuti rifiuti pericolosi interrati in un campo adibito a coltura agricola, Afragola e Acerra fino al basso casertano;
   come riportato da Il Fatto quotidiano nell'articolo «Traffico di rifiuti, il boss pentito Carmine Schiavone: “Mie denunce inascoltate”», così come in interviste rilasciate a SkyTg24 e a Tv Luna 2, il boss pentito ha dichiarato che tutte le sue indicazioni circa date, luoghi e circostanze relative all'interramento di rifiuti tossici sarebbero state trascritte in numerosi verbali, anche della Commissione bicamerale d'inchiesta sui rifiuti, presieduta all'epoca da Massimo Scalia, senza che ad esse conseguisse alcuna operazione di bonifica. Anzi, da quanto risulta, le dichiarazioni rese da Schiavone nel 1997 davanti alla Commissione bicamerale d'inchiesta sui rifiuti, in cui sarebbero stati consegnati appunti e documenti con l'indicazione delle società coinvolte e dei luoghi degli smaltimenti illegali, furono secretate;
   da quanto finora emerso, dunque, la portata devastante dal punto di vista ambientale derivante dallo smaltimento illegale di rifiuti tossici e pericolosi – la cui quantificazione, secondo anche l'ex pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Napoli, Raffaele Cantone, è di fatto impossibile – sarebbe stata nota a partire dagli anni ’90, vale a dire da oltre venti anni, senza che alcuna iniziativa di mappatura e di bonifica fosse intrapresa;
   peraltro, numerosi studi, tra questi quello commissariato dal dipartimento della protezione civile e predisposto dall'Organizzazione mondiale della sanità, dall'Istituto nazionale di sanità, dal Consiglio nazionale delle ricerche e dall'osservatorio epidemiologico della regione Campania o alcuni più recenti svolti dall'Università di Napoli Federico II, hanno chiaramente stabilito il nesso che ci sarebbe tra l'incremento dei tumori in alcune aree della Campania e la presenza di discariche illegali e di rifiuti tossici interrati nella regione;
   da quanto fin qui evidenziato, emerge un quadro desolante dietro cui appaiono ancora oscure le cause delle tante e inspiegabili omissioni sui necessari approfondimenti di mappatura dei siti e sulle mancate bonifiche, omissioni che continuano a perpetrarsi ancora oggi, senza che alcuna azione concreta venga intrapresa per porre fine ad uno scandalo immane in quella che potremmo definire, purtroppo, la terra di nessuno –:
   quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, per verificare le affermazioni del pentito Carmine Schiavone in merito alle localizzazioni dei rifiuti tossici e pericolosi interrati illegalmente in Campania e nel basso Lazio, al fine di predisporre immediatamente, previa individuazione di adeguate risorse finanziarie, un piano di bonifiche che preveda, tra l'altro, un'accurata mappatura dei siti degli sversamenti illegali e la conseguente programmazione, per partizione e per grado di pericolosità, di interventi di bonifica dei territori interessati.
(2-00201) «Picierno, Amendola, Mariastella Bianchi, Bonavitacola, Bossa, Bratti, Bressa, Capozzolo, Chaouki, Del Basso De Caro, D'Incecco, Epifani, Famiglietti, Gianni Farina, Fedi, Garofani, Grassi, Tino Iannuzzi, Impegno, Leva, Losacco, Manfredi, Manciulli, Paris, Salvatore Piccolo, Giorgio Piccolo, Realacci, Rossomando, Rostan, Rughetti, Scalfarotto, Valiante, Verini, Zoggia».


Intendimenti del Governo in merito alla realizzazione di un termovalorizzatore nel territorio di Giugliano in Campania anche alla luce del rischio di apertura di una procedura di infrazione comunitaria – 2-00203

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   in data 12 agosto 2013 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 5a serie speciale – contratti pubblici n. 94 il bando di assegnazione dei lavori per la costruzione del termovalorizzatore di Napoli est nel territorio di Giugliano in Campania (Napoli);
   tale bando di gara dà il via alla procedura per la concessione dell'appalto per la progettazione definitiva ed esecutiva, per la realizzazione e la gestione del termovalorizzatore per i rifiuti stoccati in balle nella regione Campania;
   l'appalto è di circa 450 milioni di euro;
   la costruzione dell'impianto sarà avviata entro dicembre e ultimato nel giro di 3 anni; troppi però sono i dubbi circa l'organicità delle «ecoballe» (combustibile solido secondario) dato che, a causa della fermentazione, la frazione organica si è trasformata in fos, cioè frazione organica stabilizzata;
   da oltre 10 anni il territorio del giuglianese (Napoli) ha un gravame di circa 35 discariche, legali e non; tra queste, la discarica di «Taverna del Re», dove sono depositate circa 7 milioni di «ecoballe», mai sottoposte ad alcun procedimento di caratterizzazione e occupanti una superficie equivalente a quasi 360 campi di calcio;
   il decreto-legge n. 61 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 87 del 2007, vieta la realizzazione di impianti di smaltimento finale in questo territorio;
   l'articolo 4 della direttiva 75/442/CEE del Consiglio del 15 luglio 1975 relativa ai rifiuti stabilisce che gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che i rifiuti vengano smaltiti o recuperati senza pericolo per la salute dell'uomo e senza arrecare pregiudizio all'ambiente; a tal fine, gli articoli 9 e 10 della suddetta direttiva stabiliscono che tutti gli stabilimenti che effettuano il trattamento dei rifiuti devono ottenere un'autorizzazione delle autorità competenti relativa, in particolare, alle precauzioni necessarie in materia;
   esistono innumerevoli studi di settore che rilevano un'incidenza mortale di malattie incurabili e svariate patologie, addebitabili alle polveri prodotte dagli inceneritori;
   il quinto programma politico e di azione dell'Unione europea a favore dell'ambiente e di uno sviluppo sostenibile, completato dalla decisione n. 2179/98/CE, sul suo riesame, indica come obiettivo il «non superamento dei carichi e dei livelli critici» di alcuni inquinanti quali gli ossidi di azoto (NOx), il biossido di zolfo (SO2), i metalli pesanti e le diossine, mentre in termini di qualità dell'aria l'obiettivo è un'effettiva protezione di tutti i cittadini dai rischi riconosciuti per la salute provocati dall'inquinamento atmosferico;
   la direttiva 2000/76/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 dicembre 2000, sull'incenerimento dei rifiuti, dispone severe restrizioni in materia;
   si registra la violazione dell'articolo 14 della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti in Italia, l'ultima nel dicembre 2012;
   l'idea di costruire un nuovo inceneritore, atteso che il quadro normativo comunitario non contempla il termine «termovalorizzatore», nel territorio comunale di Giugliano in Campania, in un territorio già compromesso dalla presenza del sito di stoccaggio «Taverna del Re», sta causando enorme preoccupazione nei cittadini che abitano nella cosiddetta Terra dei fuochi;
   come noto, infatti, sui suoli di «Taverna del Re», oggi giacciono milioni di «ecoballe» sulla cui composizione non vi sono elementi di garanzia, rendendone così difficile una corretta gestione nel rispetto della salute dei cittadini e dell'ambiente;
   il decreto-legge n. 195 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2010, ha programmato, per lo smaltimento definitivo dei rifiuti stoccati soprattutto nell'area di «Taverna del Re», un complesso impiantistico da localizzare nell'area di Giugliano/Villa Literno; infatti, l'articolo 10, comma 6-bis, recita: «Al fine di assicurare la compiuta ed urgente attuazione di quanto disposto dall'articolo 8, comma 1-bis, del decreto-legge n. 90 del 2008, l'impianto di recupero e smaltimento dei rifiuti è realizzato, acquisita l'intesa rispettivamente con la provincia di Napoli o con la provincia di Caserta e sentiti i comuni interessati, presso un'area individuata nei territori dei comuni di Giugliano o Villa Literno, ovvero trascorsi inutilmente centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto individuata nel medesimo ambito territoriale dal Presidente della regione Campania»;
   non è dato sapere se le procedure previste nell'articolo citato siano state espletate e, nel caso, se esistano documenti che ne certifichino l'esito;
   con riferimento a queste stesse procedure, in una nota che la provincia di Napoli inviò nel 2011 al presidente della regione Caldoro e all'assessore all'ambiente Giovanni Romano, si legge che la natura e la relativa tipologia tecnica dell'impianto da realizzare sarebbe stata determinata dall'esito della caratterizzazione chimico-fisica della balle operata dall'Arpac;
   è lecito chiedersi se questa caratterizzazione sia stata realizzata e, nel caso, quali siano i risultati, visto che ormai da anni si chiede l'istituzione di una commissione tecnico-scientifica indipendente per analizzare e valutare la composizione delle balle;
   il decreto-legge n. 90 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 123 del 2008, all'articolo 8-bis, primo comma, afferma: «Per superare la situazione di emergenza e per assicurare un'adeguata capacità complessiva di smaltimento dei rifiuti prodotti in Campania, per gli impianti di termovalorizzazione localizzati nei territori dei comuni di Salerno, Napoli e Santa Maria La Fossa (Caserta), il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, su proposta motivata del Sottosegretario di Stato, definisce, con riferimento alla parte organica dei rifiuti stessi, le condizioni e le modalità per concedere, con propri decreti, i finanziamenti e gli incentivi pubblici di competenza statale previsti dalla deliberazione del Comitato interministeriale prezzi n. 6 del 29 aprile 1992, anche in deroga ai commi 1117 e 1118 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, e al comma 137 dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 297, n. 244»;
   il riferimento alla parte organica dei rifiuti rende difficile immaginare che ci si riferisca alle balle che invece, secondo il bando, è il materiale che si vuole inviare all'incenerimento;
   tra l'altro, per beneficiare dei cosiddetti CIP 6 si dovrebbe avere anche fare con fonti di energia rinnovabile il che, secondo quando definito all'articolo 2 della direttiva 2001/77/CE, esclude la frazione non biodegradabile dei rifiuti dalla categoria delle fonti energetiche rinnovabili; da questo bisogna dedurre che il rifiuto prevalentemente non biodegradabile di cui sono composte le balle non può beneficiare dei contributi CIP 6; tale considerazione riguarda più che altro motivazioni di carattere economico che potrebbero ripercuotersi sui costi dell'operazione per la realizzazione dell'inceneritore la quale, se, da un lato, viene spinta come quella indicata anche dal Piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani (Prgru), dall'altro, può indurre a riconsiderare seriamente l'altra soluzione che lo stesso piano propone come alternativa all'inceneritore, ma che non viene presa in considerazione perché ritenuta non in linea con il principio di riduzione di volume di rifiuto da conferire in discarica, vale a dire la realizzazione di un impianto di trattamento meccanico – o la riconversione della linea del trattamento meccanico dello stir più vicino alla zona di massima concentrazione di rifiuto stoccato che è quello di Giugliano – mirato alla riqualificazione del trito-vagliato stoccato;
   questa soluzione, anche se non in linea con il Piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani, perché produrrebbe un maggior volume di rifiuto finale, ha il vantaggio di poter ottenere un prodotto inerte e sicuramente di gran lunga meno impattante dal punto di vista ambientale rispetto alle ceneri leggere e pesanti provenienti dall'inceneritore, che, seppure in volume minore, sono estremamente più pericolose per la salute; inoltre, un trattamento meccanico non pone il problema del trattamento delle acque che, utilizzate nell'inceneritore per raffreddare le ceneri, ne escono largamente contaminate dai metalli pesanti con cui vengono a contatto –:
   anche alla luce degli incontri che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha avuto con gli organi regionali e gli enti locali, di quali elementi si disponga in merito a tale vicenda e quali posizioni si intendano esprimere;
   se, in relazione a tale vicenda, non si intenda verificare l'attualità del rischio di infrazione comunitaria, anche tenendo conto dei nuovi orientamenti dell'Unione europea in tema di rifiuti nonché dei programmi europei che mettono al bando dal 2020 gli inceneritori, chiedendo ai Paesi aderenti l'innalzamento dei livelli di raccolta differenziata ed il riciclo dei materiali nonché la disposta biodiversità europea;
   se il Governo non intenda verificare e approfondire, nell'ambito delle proprie competenze, le recenti e continue dichiarazioni di Carmine Schiavone, che da giorni indica attraverso i media la gravità degli sversamenti effettuati in venti anni nel napoletano, finanche radioattivi, valutandone eventuali conseguenze sul piano delle responsabilità e in tema di costi ambientali e sanitari nonché intervenendo, per quanto di competenza, in merito alla bonifica di tale territorio.
(2-00203) «Micillo, Busto, Daga, Segoni, Mannino, Terzoni, De Rosa, Zolezzi, Tofalo, Cecconi, Di Vita, Baroni, Dall'Osso, Grillo, Lorefice, Silvia Giordano, Mantero, Colonnese, Pinna, Nesci, Carinelli, Spessotto, Vignaroli, Fico, Luigi Di Maio, Lupo, Benedetti, Gagnarli, Massimiliano Bernini, Parentela, Gallinella».


Iniziative volte a garantire il corretto utilizzo dei fondi europei, con particolare riferimento alla Sicilia – 2-00150

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per gli affari europei, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, per sapere – premesso che:
   il 19 giugno 2013 le cronache dei giornali hanno riportato la notizia che al Palazzo dei Normanni di Palermo, sede dell'Assemblea regionale siciliana, vigeva un sistema (ribattezzato «sistema Giacchetto») di corruzione e di distrazione di fondi pubblici sia nell'organizzazione dei grandi eventi sia nella gestione della formazione professionale in Sicilia;
   le indagini della guardia di finanza di Palermo hanno accertato che i 15 milioni di euro per avviare all'apprendistato di circa 1.500 giovani disoccupati stanziati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali sarebbero finiti in buona parte nelle tasche di politici e manager con viaggi, cene e anche escort; è stato scoperto anche un reticolo di fatture inesistenti e appalti pilotati;
   gli occhi della procura sono puntati sia sui cosiddetti grandi eventi organizzati dalla regione siciliana, ma, soprattutto, sul Ciapi, un ente di formazione destinatario di ingenti somme di finanziamenti europei per una somma complessiva di circa 90 milioni di euro, all'interno del quale veniva assunto del personale raccomandato dai politici;
   i militari della guardia di finanza di Palermo hanno eseguito 17 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di imprenditori, dirigenti regionali e politici;
   gli arresti hanno svelato quello che si ritiene essere un vero e proprio comitato d'affari al cui vertice vi sarebbe, secondo la procura, il manager Faustino Giacchetto che per anni, anche corrompendo politici e dirigenti pubblici e ricorrendo a fatture per operazioni inesistenti, avrebbe pilotato gli appalti dei grandi eventi in Sicilia e si sarebbe appropriato di rilevanti fondi comunitari che sulla carta, come detto, avrebbero dovuto essere destinati ai principali progetti per la formazione professionale;
   inoltre, è stato sequestrato capitale sociale e beni aziendali di 5 società, disponibilità patrimoniali e finanziarie riconducibili agli indagati, per un valore complessivo di oltre 28 milioni di euro;
   in merito alla vicenda si è espresso anche il presidente della regione Rosario Crocetta che, il giorno dopo la puntata del programma televisivo d'inchiesta «Report» sulla questione della formazione in Sicilia (già denunciata dal settimanale Panorama), rimarcando la gravità dell'episodio, ha provveduto immediatamente a bloccare i pagamenti agli enti riconducibili ai deputati coinvolti nella vicenda ed ha annunciato verifiche a tappeto;
   a dare manforte al presidente Crocetta è intervenuto anche il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, Gianpiero D'Alia, il quale ha ricordato la necessità di una profonda riforma del sistema e ha chiesto, altresì, la convocazione di un tavolo di confronto tra Governo, sindacati e imprese per adottare provvedimenti drastici che segnino una vera discontinuità con il passato;
   preme rimarcarsi la trasversalità di tutti i partiti politici coinvolti nella vicenda; dalle carte della procura emerge, infatti, che il «sistema» in questione è stato scoperto anche grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di Giacchetto che, pentendosi, hanno rivelato i nomi dei politici coinvolti nello scandalo e attualmente indagati, tra i quali: Francesco Scoma (Popolo della Libertà), appoggiato dal sindaco Di Matteo (sindaco di Monreale) alle ultime elezioni regionali; Gaspare Vitrano (Partito Democratico), molto vicino in passato a Toti Zuccaro; Francesco Cascio (Popolo della Libertà) e i due politici monrealesi più «potenti» degli ultimi anni, Nino Dina (Unione di Centro) e Salvino Caputo (Fratelli d'Italia);
   dalle notizie diffuse dalla stampa si apprende, inoltre, che il 10 luglio 2013, su richiesta della procura regionale, la Corte dei conti ha decretato e notificato a dodici persone un provvedimento di sequestro che riguarda case, terreni, conti correnti e macchine. Un sequestro conservativo basato sull'ipotesi che nella vicenda Ciapi si possano configurare delle colpe gravi;
   l'elenco delle persone raggiunte dal sequestro si apre con l'ex presidente del Ciapi, Francesco Riggio, al quale sono stati bloccati beni per oltre 5 milioni di euro, e prosegue con Gaspare Lo Nigro, l'ex direttore dell'Agenzia regionale per l'impiego che ha approvato il progetto e dato il via libera all'integrazione dei fondi per il progetto Co.Or.Ap (sequestro da un milione e mezzo). Ci sono poi tutti i componenti del comitato tecnico scientifico del progetto, in rappresentanza del Ciapi o della regione siciliana: Daniela Avila, Calogero Bongiorno, Luigi Gentile, Giuseppe Gattuso, Giuseppe Bonadonna, Rosario Candela, Santo Conti, Natalino Natoli, Enzo Testagrossa, Salvatore Schembri. Per loro il sequestro ammonta ad 850 mila euro ciascuno;
   per scoprire come sono stati spesi i soldi i finanzieri del nucleo di polizia tributaria hanno ascoltato alcune delle 278 persone (troppe secondo la procura della Corte dei conti) che hanno lavorato al progetto. E tutti hanno raccontato di «giornate intere in cui non vi era nemmeno un utente» agli sportelli informativi aperti in diverse città siciliane. «Sportelli che non disponevano nemmeno di un computer», hanno aggiunto alcuni di loro. Ecco spiegato il risultato imbarazzante su cui si è concentrata la Corte dei conti: quindici milioni di euro spesi, diciotto giovani indirizzati all'apprendistato e zero posti di lavoro creati;
   il fenomeno delle irregolarità e delle frodi sull'utilizzo dei fondi pubblici non è per nulla nuovo in Sicilia;
   dati della Corte dei conti alla mano, con 153,5 milioni di euro da recuperare a seguito di irregolarità, la Sicilia risulta la regione più deficitaria anche se a non brillare è tutto il Meridione;
   critico è il commento della Corte dei conti che, nella «Relazione 2012 sui rapporti finanziari con l'Unione europea e sull'utilizzo dei fondi comunitari», fornisce anche una spiegazione alla maggiore incidenza del fenomeno tra le regioni meridionali; ciò è riconducibile alla circostanza che esse sono destinatarie di rilevanti risorse europee e sono influenzate dalla particolare situazione socio-economica locale, caratterizzata da vari fattori negativi connessi con la presenza sul territorio della criminalità organizzata e con un più marcato ritardo nella crescita economica rispetto alle altre aree;
   in particolare, la Corte dei conti si sofferma sul fenomeno delle frodi, ritenendo estremamente preoccupante che fra i sistemi utilizzati è frequente la mancata realizzazione delle attività finanziate, soprattutto nel settore dei contributi pubblici. Una condotta che risulta, quindi, strumentale all'illecita distrazione dei fondi concessi, pregiudicando, altresì, le finalità specifiche a cui le sovvenzioni sono indirizzate, rivolte alla riqualificazione professionale dei lavoratori e allo sviluppo delle attività imprenditoriali, vanificando l'obiettivo di incentivare le occasioni di crescita nel settore e nelle regioni interessate;
   gli interpellanti, consci delle gravi ripercussioni che il fenomeno in questione provoca tutt'oggi nel contesto locale siciliano, ritengono preventivamente necessario che si provveda, nell'immediato, ad un controllo straordinario di tutti gli enti di formazione e non solo, che potrebbero aver posto in essere frodi ed attività illecite della medesima specie;
   viene sinceramente da chiedersi come sia possibile che, nonostante la questione vada avanti ormai da anni, non si sia riusciti ancora ad intervenire efficacemente sul fenomeno –:
   di quali elementi i Ministri interpellati dispongano sulla vicenda, nell'ambito delle loro competenze;
   se sia intenzione dei Ministri interpellati, per quanto di loro competenza, porre in essere iniziative utili a rendere effettivamente fruibili gli strumenti offerti dall'Europa ai giovani ed, in particolare, a quelli residenti nella regione Sicilia, senza che la mala gestio delle risorse renda ancor più complessa una situazione occupazionale già di per sé drammatica.
(2-00150) «Di Vita, Villarosa, Mantero, Marzana, Nuti, Lorefice, Rostellato, Tripiedi, Cominardi, Bechis, Baldassarre, Ciprini, Rizzetto, Colonnese, Pinna, Nesci, Carinelli, Spessotto, Vignaroli, Fico, Luigi Di Maio, Dadone, Dieni, Fraccaro, Toninelli, Cozzolino, D'Ambrosio, Cancelleri, D'Uva, Grillo, Mannino, Grande».


Iniziative per garantire un'adeguata accoglienza ai minori stranieri non accompagnati, con particolare riferimento al «Centro Umberto I» di Siracusa – 2-00171

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'interno, il Ministro per l'integrazione, per sapere – premesso che:
   le associazioni della provincia di Siracusa, impegnate nella tutela dei migranti, denunciano da tempo le gravi carenze del sistema gestionale relativo all'accoglienza di minori stranieri non accompagnati;
   da gennaio 2013 ad oggi, sarebbero oltre 100 i minori identificati e portati presso il «Centro Umberto I» – le cui carenze sotto il profilo di tutela dei minori sono già state denunciate più volte – senza ricevere alcun tipo di informazione o forma di accompagnamento all'integrazione;
   a causa della gravissima inefficienza gestionale, alcuni dei minori sono scappati e risultano dispersi sul territorio, esposti all'elevato rischio di diventare vittime di sfruttamento o tratta;
   più volte le associazioni impegnate nella tutela dei migranti e i servizi sociali hanno denunciato i trattamenti inumani e degradanti a cui sono sottoposti i minori e chiesto alla prefettura di Siracusa di far luce sulla natura giuridica del «Centro Umberto I», nonché di attivare con urgenza tutte le necessarie misure per garantire l'accoglienza dei minori in luoghi sicuri e rispondenti ai requisiti previsti dalla legge;
   la mancanza di una struttura sanitaria efficiente, in grado di garantire l'assistenza medica ai migranti, rimarca, di fatto, la necessità di intervenire con la massima urgenza per poter fronteggiare un fenomeno sociale in continua espansione;
   per garantire un sistema gestionale efficiente, nell'interesse superiore del minore, è necessario che gli interventi vengano realizzati da professionalità specifiche, in grado di attivare nell'immediatezza tutte le misure per la tutela dei minori, fornendo loro le informazioni sui diritti e sulle opportunità legali esistenti;
   ad oggi, sono i comuni a farsi carico delle spese connesse alle attività di accoglienza e sostegno con risorse proprie, divenute ormai insufficienti per poter far fronte ai continui arrivi sulle nostre coste;
   senza un adeguato stanziamento da parte dello Stato di risorse economiche destinate alle finalità enunciate, gli enti locali – già fortemente penalizzati dalle misure di contenimento della spesa pubblica – non saranno più in grado di fronteggiare le emergenze e, quindi, garantire ai minori le dovute forme di sostegno e tutela –:
   se non ritengano urgente adottare iniziative adeguate per affrontare in maniera efficace quello che sta diventando un fenomeno sempre più significativo, in specie misure che servano a fare in modo che ai minori stranieri non accompagnati venga fornita la giusta assistenza e vengano rispettati i loro diritti, quali, ad esempio, quello di vedersi collocati in strutture adeguate, anche durante l'accertamento dell'età e la definizione del tutore, nonché quello di vedersi riservare un'adeguata quota nell'ambito del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, nonché se non ritengano di dover provvedere allo stanziamento di adeguate risorse finanziarie in favore dei comuni interessati, necessarie a fronteggiare le emergenze e, quindi, a garantire ai minori accoglienza e tutela.
(2-00171) «Beni, Zampa, Sbrollini, Scuvera, Cuperlo, Amato, Civati, Bobba, Bindi, Rubinato, Rosato, Villecco Calipari, Donati, Mogherini, Gelli, Orfini, Moscatt, Bini, D'Incecco, Velo, Coscia, Moretti, Giuseppe Guerini, Realacci, Verini, Tentori, Nardella, Manciulli, Ascani, Sereni, Folino, Marchi, Bressa, Ginefra, Tullo, Carlo Galli, Gianni Farina, Mosca, Cinzia Maria Fontana, Fontanelli».


Orientamenti del Governo in merito alla procedura autorizzativa in materia di attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi in Irpinia, anche in considerazione delle obiezioni espresse dalle istituzioni e dai comitati locali – 2-00189

I)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   con decreto del direttore generale del 21 ottobre 2010 (rettificato con decreto ministeriale del 25 febbraio 2011) il Ministero dello sviluppo economico – dipartimento per l'energia – direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche - ha conferito alla società Italmin Exploration srl il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominato «Nusco» (successivamente la quota dell'ottanta per cento della titolarità di tale permesso è stata trasferita ed intestata alla società Compagnia Generale Idrocarburi srl cui sono state anche trasferite, con decreto ministeriale 1o ottobre 2012, le funzioni di rappresentante unico);
   il permesso, che ha una validità di 6 anni, riguarda un'area di 698,50 chilometri quadrati, comprendente 47 comuni campani, di cui 46 ricadenti nella provincia di Avellino e uno nella provincia di Benevento;
   la società petrolifera, dopo aver eseguito indagini non invasive e studi geologici volti ad individuare possibili trappole contenenti idrocarburi all'interno dell'area assegnata, ha localizzato e definito gli interventi da realizzare nel comune di Gesualdo (Avellino) e, nel settembre del 2012, ha inoltrato – ai sensi della normativa vigente in materia – istanza di autorizzazione alla perforazione del pozzo esplorativo «Gesualdo 1» al Ministero dello sviluppo economico - sezione ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse di Napoli – e di valutazione d'impatto ambientale alla regione Campania – settore 02 tutela dell'ambiente – attualmente ancora in fase di pre-istruttoria;
   ai sensi del decreto ministeriale 26 aprile 2010 (recante approvazione del disciplinare tipo per i permessi di prospezione e di ricerca e per le concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale), l'autorizzazione in terraferma alla perforazione del pozzo esplorativo previsto nel programma dei lavori del permesso di ricerca alla costruzione degli impianti e delle opere necessarie, delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili all'attività di perforazione è accordata, con provvedimento della sezione ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse competente d'intesa con la regione, a seguito di un procedimento unico che ha una durata complessiva massima di 180 giorni e che prevede, tra l'altro, l'acquisizione dei pareri della regione, della provincia e degli enti locali coinvolti;
   le amministrazioni comunali irpine interessate dall'opera in questione – di concerto con le associazioni ambientalistiche locali e su sollecitazione del comitati civici «No trivellazioni petrolifere in Irpinia» e «No petrolio in alta Irpinia» – si sono prontamente mobilitate dichiarandosi contrarie al progetto e hanno sottoscritto, in data 24 gennaio 2013, un documento d'intenti, con il quale si sono impegnate a formulare e a trasmettere alla regione Campania motivate osservazioni, al fine di ottenere, in vista dell'adozione della decisione sulla valutazione di impatto ambientale, un approfondimento di tutta la documentazione tecnica depositata concernente, in particolare, gli effetti dannosi per l'ambiente e la salute conseguenti alle trivellazioni petrolifere;
   il comune di Gesualdo, con delibera di giunta 12 novembre 2012, n. 44, presentando formale opposizione ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ha espresso la netta e ferma contrarietà a concedere qualsiasi autorizzazione alla società Italmin Exploration srl nell'ambito della procedura di valutazione di impatto ambientale; l'amministrazione provinciale di Avellino, con delibera di giunta 2 febbraio 2013, n. 11, ha, tra l'altro, approvato le osservazioni del professore Valente (docente di «valutazione di impatto ambientale» dell'università del Sannio) allo studio di impatto ambientale redatto dalla società richiedente e proposto formale opposizione alla procedura di valutazione di impatto ambientale;
   il 12 marzo 2013, nel corso dell'audizione presso la VII commissione ambiente del consiglio regionale della Campania, lo stesso assessore Giovanni Romano ha espresso fondate perplessità sulle attività di perforazione che si intendono avviare e si è impegnato ad attivarsi al fine di garantire, in sede di procedura di valutazione di impatto ambientale, una proficua attività di raccordo istituzionale e un ascolto attento delle osservazioni critiche evidenziate;
   l'assemblea dell'Unione delle Terre dell'Ufita ha approvato all'unanimità, in data 25 giugno 2013, un documento in cui si esprime parere contrario ad ogni attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi nei comuni ricadenti nel comprensorio di riferimento;
   anche la regione Puglia e le autorità di bacino dell'area si sono formalmente espresse contro il progetto di perforazione del pozzo «Gesualdo 1» e hanno avanzato richieste di ulteriori approfondimenti tecnici, considerato che il principale bacino idrico che fornisce acqua all'acquedotto pugliese (il più grande d'Europa) ricade proprio nell'area in cui è stato autorizzato il permesso di ricerca per idrocarburi;
   le forti preoccupazioni delle comunità locali derivano principalmente dalla circostanza che il cosiddetto permesso «Nusco» insiste su una delle zone a più elevata pericolosità sismica d'Italia: l'Irpinia, infatti, è una delle aree del nostro Paese a maggior rischio sismico ed idrogeologico, per la frequenza dei fenomeni tellurici e franosi che hanno interessato ed interessano frequentemente il suo territorio;
   le aree interessate sono ad alta valenza paesaggistica-ambientale e turistica, data soprattutto la presenza di numerosi siti di importanza comunitaria, zone di protezione speciale (sic, zps) e parchi naturali; il comprensorio è, inoltre, caratterizzato da un'agricoltura di qualità basata su prodotti certificati e da attività agro-alimentari connesse alla valorizzazione delle produzioni locali;
   a ciò si aggiunge che l'intera provincia di Avellino riveste un ruolo strategico nell'ambito della gestione e del coordinamento dei diversi sistemi idrici che vengono alimentati dalle fonti in essa presenti, per cui alto è il rischio di possibili contaminazioni del sottosuolo;
   ad avviso dei firmatari del presente atto di sindacato ispettivo, l'attuale procedura autorizzativa in materia di attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi esige che vengano tenute nella dovuta considerazione le volontà fermamente contrarie espresse dalle istituzioni e dai comitati locali, in quanto attori principali delle politiche territoriali, anche per rispetto dei principi costituzionali –:
   se – considerata la motivata e comprensibile opposizione delle amministrazioni locali e delle popolazioni delle aree coinvolte dalla realizzazione dell'opera in questione – i Ministri interpellati non ritengano opportuno, ferma restando la competenza regionale a valutarne la compatibilità ambientale, prendere atto della volontà contraria espressa dalle istituzioni e dai comitati locali e interrompere la procedura autorizzativa del progetto «Perforazione del pozzo esplorativo Gesualdo 1 nell'ambito del permesso di ricerca idrocarburi denominato Nusco nel comune di Gesualdo»;
   quali ulteriori iniziative di competenza, anche di vigilanza e di controllo, si ritenga necessario adottare alla luce della volontà contraria espressa dalle comunità locali, al fine di tutelare i principi di partecipazione, coinvolgimento e autonomia territoriale e la corretta tutela degli interessi in materia ambientale.
(2-00189) «Famiglietti, Paris, Giancarlo Giordano, De Mita, D'Agostino, Fabbri, Ermini, Faraone, Del Basso De Caro, Decaro, Valiante, Fioroni, Grassi, Rughetti, Scanu, Magorno, Richetti, Manfredi, Amendola, Bonavitacola, Gnecchi, Fiano, Fiorio, Valeria Valente, Gelli, Bellanova, Giuseppe Guerini, Lorenzo Guerini, Tino Iannuzzi, Ginato, Gianni Farina, Boschi, Bressa, Gadda, Bratti, Fedi, La Marca, Gasparini, Lotti, Garofani, Piccoli Nardelli, Gentiloni Silveri, Giorgio Piccolo».


Problematiche riguardanti la prospettata chiusura della sezione distaccata del tribunale di Cesena – 2-00170

L)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   sembra ormai certa la chiusura della sede distaccata del tribunale di Cesena che, per effetto del decreto legislativo n. 155 del 2012 sul riordino della «geografia giudiziaria», deve cessare l'attività entro il 13 settembre 2013;
   tra i criteri e principi direttivi stabiliti nella legge delega si fa riferimento «alla soppressione ovvero alla riduzione delle sezioni distaccate di tribunale, anche mediante accorpamento ai tribunali limitrofi, nel rispetto dei criteri di cui alla lettera b)», e cioè «ridefinire, anche mediante attribuzione di porzioni di territori a circondari limitrofi, l'assetto territoriale degli uffici giudiziari secondo criteri oggettivi e omogenei che tengano conto dell'estensione del territorio, del numero degli abitanti, dei carichi di lavoro e dell'indice delle sopravvenienze, della specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale e del tasso d'impatto della criminalità organizzata, nonché della necessità di razionalizzare il servizio giustizia nelle grandi aree metropolitane»;
   dati alla mano, appare evidente che la soppressione della sezione di Cesena e il suo accorpamento al tribunale di Forlì non rispetta i criteri relativi al numero degli abitanti, all'estensione del territorio, ai carichi di lavoro e alle sopravvenienze;
   infatti, il circondario di Cesena, che dovrebbe essere soppresso, comprende un numero di abitanti non solo uguale, ma addirittura superiore di oltre ventimila unità a quello della sede cui si intenderebbe accorpare, oltre ad avere una maggiore estensione territoriale (249,47 chilometri quadrati, rispetto ai 228 chilometri quadrati del comune di Forlì), servendo un territorio assai ampio che si estende dal confine con la Toscana fino al Mare adriatico;
   inoltre, per limitarsi al processo civile, dalle statistiche ufficiali del tribunale si ricava che di totali 5.129 processi pendenti al 31 dicembre 2012 (relativamente al contenzioso unificato), presso la sezione di Cesena pendono ben 2.862 processi, mentre gli altri 2.267 pendono dinanzi al tribunale di Forlì; allo stesso modo, la prevalenza del numero delle iscrizioni nella sede centrale non è preponderante rispetto alla sezione staccata, ma è spiegabile con l'attribuzione di talune materie ad una esclusiva cognizione;
   l'ordine forense, consapevole del gravissimo danno che la chiusura della sezione distaccata di Cesena comporta anzitutto per i cittadini e poi per l'intera comunità socio-economica del territorio, ha più volte richiesto, a fronte della soppressione della sezione distaccata, che venisse disposta l'istituzione del tribunale di Forlì come ufficio unico, avente, però, una dislocazione territoriale dei suoi uffici anche nella città di Cesena (che insieme a Forlì è il capoluogo della provincia Forlì-Cesena);
   a causa della soppressione della sezione distaccata, la città sarà completamente priva di ogni ufficio giudiziario, in quanto anche il giudice di pace (per la cui sede il comune, non essendo riuscito a garantire le risorse economiche sufficienti, ha proposto all'ordine degli avvocati provinciale un esborso di 170 mila euro), unitamente agli ufficiali giudiziari che svolgevano la loro funzione a Cesena, verranno accorpati negli uffici di Forlì;
   inoltre, la situazione già critica della funzionalità operativa del sistema giustizia del tribunale di Forlì subirà un grave peggioramento determinato dall'afflusso del carico di lavoro proveniente da Cesena (nonostante siano stati già disposti trasferimenti presso la sede di Forlì di determinati ambiti della giurisdizione, quali la volontaria giurisdizione, i ricorsi per ingiunzione, le separazioni e i divorzi);
   la chiusura della sede di Cesena non comporterà, ad avviso degli interpellanti, alcun risparmio sotto il profilo economico, in quanto gli uffici sino ad oggi utilizzati rimarranno comunque per i prossimi cinque anni nella disponibilità del Ministero di giustizia che intende utilizzarli come archivio (che non rappresenta un servizio di interesse pubblico o comunque al servizio della collettività): una contraddizione questa, rispetto alle esigenze di concentrazione, risparmio di spesa e incremento di efficienza prospettate dalla riforma;
   al contrario, il comune di Forlì vedrà aumentare proporzionalmente i propri costi, dovendo trovare i locali dove far confluire gli uffici chiusi a Cesena: mancano, infatti, le strutture dal punto di vista logistico per ricevere dipendenti da Cesena, emergono serie difficoltà nella programmazione delle udienze, risultano inadeguati gli spazi per gli archivi dei faldoni, nonché gli accessi per l'utenza (i disagi sono concreti e facili anche da individuare: basti immaginare gli abitanti di Sogliano o Verghereto che debbono recarsi al tribunale di Forlì per depositare un atto, contestare una multa oppure per discutere o sostenere una causa amministrativa);
   non si conoscono i vantaggi che si produrranno in conseguenza della chiusura ed appare, inoltre, assai grave che sia mancata qualsiasi possibilità di interlocuzione fra i soggetti che operano nel settore giustizia;
   un riassetto complessivo dell'organizzazione giudiziaria è necessario, ma, nel caso di Forlì-Cesena, il preventivato trasferimento presso il palazzo delle poste di Forlì di buona parte delle strutture ora presenti a Cesena deve aprire un'attenta riflessione. Innanzitutto, sugli effetti che la decisione della soppressione degli uffici del giudice di pace di Bagno di Romagna e di Cesena avrà sulla collettività: penalizzazione delle zone periferiche del vasto territorio provinciale;
   inoltre, occorre effettuare una precisa valutazione delle effettive economie di scala dell'operazione e delle soluzioni che dovranno essere date al problema della concentrazione di traffico sulla città di Forlì, dovuta allo spostamento pressoché quotidiano di oltre 350 avvocati e dei loro assistiti: fenomeno, questo, che porterà gravi disagi, data l'inadeguatezza delle attuali infrastrutture;

   vanno considerate anche le preziose ore di tempo aggiuntive che perderanno ogni giorno gli agenti delle forze dell'ordine e della polizia municipale in servizio a Cesena, che in futuro sarebbero convocati sempre a Forlì per le udienze ed altre questioni legate a ricorsi, processi e altro;

   eliminare questo importante servizio di prossimità a tutela dei diritti dei cittadini, comporterebbe, oltre al grandissimo disagio in termini di spostamento, sopra rilevato, un rallentamento dei tempi della macchina giudiziaria, la cui dilatazione costituisce un serio handicap per il nostro Paese. E anche le aziende, già fortemente provate da una dura crisi economica, non usciranno indenni da questa situazione –:

   se non intenda rivedere la decisione presa, mantenendo l'istituzione del tribunale di Forlì con uffici funzionanti anche presso la sede di Cesena, posto che la soluzione auspicata restituirebbe alla gran parte dei cittadini della provincia interessata la fiducia di essere adeguatamente tutelati nei loro diritti da un tribunale efficiente e capace di dare adeguata risposta alla loro esigenza di giustizia.

(2-00170) «Molea, Causin, Sottanelli, Librandi, Sberna, Cera, De Mita, Cesa, Gigli, Andrea Romano, Oliaro, Vitelli, Matarrese, Vecchio, Schirò Planeta, Vargiu, Dambruoso, Pastorelli, D'Agostino, Rossi, Fitzgerald Nissoli, Marco Di Maio, Bombassei, Capua, Gianluca Pini, Lattuca, Rabino, Binetti, Monchiero, Santerini, Cimmino, Zanetti, Marchetti, Rosato, Losacco».


Problematiche riguardanti la localizzazione del tribunale di Napoli nord – 2-00178

M)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   nel giugno 2013 il Ministro interpellato ha comunicato al plenum del Consiglio superiore della magistratura l'improvvisa e inattesa decisione di localizzare il tribunale di Napoli nord nel territorio di Caserta sud, per la precisione in Aversa;
   tale scelta contravviene ad una ben precisa disposizione di legge che aveva istituito il secondo tribunale di Napoli nell'area nord della provincia, per la precisione a Giugliano in Campania, prima città della regione Campania per popolazione, non capoluogo di provincia;
   la scelta di Giugliano in Campania come sede dell'istituendo presidio giudiziario era stata operata con nettezza nel decreto legislativo 3 dicembre 1999, n. 491. Purtroppo, il tribunale è rimasto per tutti questi anni solo sulla carta;
   nel decreto legislativo n. 55 del 2012, all'articolo 1, che richiama la tabella allegata A, vi è la soppressione di alcuni tribunali ordinari, di sezioni distaccate e procure della Repubblica; tra esse, le soppressioni riguardano anche alcune sezioni distaccate del tribunale di Napoli e del tribunale di Santa Maria Capua Vetere;
   all'articolo 2, comma 2, del sopra menzionato decreto legislativo si stabilisce testualmente che: «Il tribunale di Giugliano in Campania è rinominato in “Tribunale di Napoli nord”»;
   in nessuna parte del provvedimento normativo, però, è stabilito che il secondo tribunale di Napoli, quello denominato «Napoli nord» sia allocato non più a Giugliano in Campania ma addirittura in provincia di Caserta, ove esiste anche il tribunale di Santa Maria Capua Vetere;
   non risulta agli interpellanti l'esistenza di atti ufficiali a contenuto normativo nei quali venga individuata la diversa e, ad avviso degli interpellanti, inopinata destinazione di Aversa del nuovo tribunale di Napoli nord, dal momento che l'intenzione del legislatore era chiarissima e rimane quella di localizzare il secondo tribunale di Napoli nell'area metropolitana del medesimo capoluogo regionale, specificatamente nel comune di Giugliano in Campania;
   giova ricordare che, della popolazione su cui ha competenza il nuovo tribunale di Napoli nord (circa un milione di abitanti), la stragrande maggioranza è residente nella provincia di Napoli, che annovera cittadine molto popolose, come Giugliano (terza città campana, con oltre 110 mila abitanti), Marano (storica sede pretorile, con circa 60 mila abitanti), Afragola (che sfiora i 63 mila abitanti), Frattamaggiore (30 mila abitanti), i comuni limitrofi Villaricca, Qualiano, Melito (che insieme contano oltre 100 mila abitanti), mentre i comuni dell'area casertana soggetti alla competenza circondariale del tribunale di Napoli nord sono, invece, di dimensioni assai più ridotte e meno popolati (il più grande è Aversa con 53 mila abitanti; gli altri sono intorno ai 10 mila abitanti);
   soprattutto per queste ragioni, il nuovo tribunale di Napoli fu localizzato a Giugliano in Campania, in provincia di Napoli, e in posizione ideale di cerniera tra l'area metropolitana napoletana e l'entroterra casertano;
   appare davvero singolare che si localizzi il tribunale di Napoli nord non nella provincia di Napoli ma in un'altra provincia, quella di Caserta; che si muti una localizzazione che, in origine, dava addirittura il nome al tribunale di Giugliano in Campania senza un'adeguata motivazione e che si stravolga un progetto consolidato senza un'adeguata valutazione delle ricadute di carattere organizzativo, con decisione assunta unilateralmente, senza concertazione ma dietro le quinte;
   la localizzazione del tribunale di Napoli nord in provincia di Caserta comporterà enormi sacrifici e grossi disagi per la grande maggioranza della popolazione servita dal nuovo tribunale. Essa, come detto, in massima parte è residente nella provincia di Napoli e si ritrova costretta a raggiungere una sede in un'altra provincia, all'interno del centro storico di una cittadina, peraltro sede di altre istituzioni, avente un tessuto viario del tutto inadeguato ad ospitare una realtà così complessa, tale da determinare quotidianamente lo spostamento di migliaia di persone (utenza, magistrati, avvocati, personale di cancelleria), in una realtà territoriale già mal servita dalle infrastrutture e, in ogni caso, già congestionata e di non facile raggiungibilità per coloro che saranno costretti a giungervi dai menzionati popolosi comuni in provincia di Napoli –:
   se e con quale atto ufficiale sia stata assunta la decisione in questione, che appare agli interpellanti stravolgere la voluntas legis, localizzando il tribunale di Napoli nord, anziché a Giugliano in Campania, in provincia di Caserta e se non ritenga sia necessario, piuttosto che dare corso a siffatta determinazione, ad avviso degli interpellanti palesemente illegittima, promuovere una modifica normativa, sempre che, a seguito di un'adeguata e approfondita indagine, emerga una convincente motivazione in maniera da scongiurare il ragionevole sospetto di un «colpo di mano» in danno della città di Giugliano in Campania.
(2-00178) «Palma, Boccuzzi, Grassi, Patriarca, Giorgio Piccolo, Manzi, Manfredi, Fiorio, Portas, Coccia, Covello, Dallai, D'Ottavio, Ferrari, Ferro, Luciano Agostini, Anzaldi, Bonaccorsi, Del Basso De Caro, Roberta Agostini, Valiante, Fioroni, Sani, Di Lello, Di Gioia, Bonavitacola, Oliverio, Stumpo, Vaccaro, Capozzolo, Migliore, Scanu, Cesa, Paolucci, D'Agostino».


Iniziative volte ad esentare in modo completo e strutturale i piccoli comuni dal patto di stabilità interno – 2-00157

O)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, per sapere – premesso che:
   dal 1o gennaio 2013, a norma del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 (Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo), articolo 16, comma 31, e della legge 12 novembre 2011, n. 183 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge di stabilità 2012), articolo 31, comma 1, anche i comuni con popolazione compresa tra i mille e i cinquemila abitanti sono soggetti alle regole del patto di stabilità interno;
   tutti i comuni della Repubblica sono chiamati a concorrere alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica, in conformità del Patto di stabilità e crescita, di cui regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio del 7 luglio 1997 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche, il quale stabilisce vincoli sul disavanzo e il debito che fanno riferimento al complesso delle amministrazioni pubbliche, nonché della Costituzione, articolo 119, secondo comma e, a decorrere dall'esercizio finanziario relativo all'anno 2014, articolo 81, primo comma, quale modificato dalla legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1 (Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale), articolo 4, comma 1, lettera a);
   gli enti locali dovrebbero concorrere agli obiettivi di finanza pubblica secondo principi di ragionevolezza e sostenibilità, che tengano conto della virtuosità delle gestioni di bilancio e della varietà delle dimensioni demografiche e delle capacità finanziarie e amministrative;
   i piccoli comuni sono già impegnati in un complesso processo di riorganizzazione amministrativa, che consegue agli obblighi di gestione, in forma associata di nove delle dieci funzioni comunali fondamentali, a norma del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica), articolo 14, comma 28, e di costituire le centrali uniche di committenza, a norma del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici);
   l'applicazione del patto di stabilità interno nei confronti dei piccoli comuni è irragionevole e insostenibile dal punto di vista finanziario e amministrativo, poiché si aggiunge al predetto complicato processo di riorganizzazione amministrativa e sono in causa bilanci di ridotta entità, i cui flussi di cassa, data la dipendenza da fonti esterne per gli investimenti, risultano praticamente impossibili da regolare come richiesto dal patto, con conseguenti ricadute paralizzanti anche sui pagamenti alle imprese;
   i piccoli comuni vivono una totale paralisi politica e amministrativa che, nell'attuale difficile contesto economico e sociale, va a gravare su famiglie e imprese già duramente provate, comportando il blocco della realizzazione di tante piccole opere utili – in materia, a esempio, di efficienza energetica degli edifici pubblici, manutenzione delle strade e messa in sicurezza del territorio, tutela dell'ambiente, innovazione –, pure già finanziate o finanziabili anche col concorso dei fondi europei, e lo spreco dei relativi investimenti;
   il 14 maggio 2013, all'atto dell'approvazione da parte della Camera dei deputati, della legge di conversione del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35 (Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali), con riferimento all'articolo 1 del medesimo, che prevede l'esclusione dai vincoli del patto di stabilità interno del 2013 dei pagamenti da parte degli enti locali di debiti certi, liquidi ed esigibili di parte capitale, il Governo ha accolto gli ordini del giorno numero 9/676-A/2 Pastorino e altri e 9/676-A/3 Guerra e altri, impegnandosi ad assumere con urgenza un'iniziativa normativa volta a esentare in modo completo e strutturale i piccoli comuni dal patto di stabilità interno e a disciplinare il loro concorso alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica mediante uno strumento più ragionevole e sostenibile, in considerazione delle loro dimensioni demografiche e delle capacità finanziarie e amministrative e del processo di riorganizzazione amministrativa già in atto;
   il decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69 (Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali), non reca disposizioni volte ad esentare in modo completo e strutturale i piccoli comuni dal patto di stabilità interno;
   non è stato, peraltro, accolto alcuno degli emendamenti d'iniziativa parlamentare presentati alla Camera dei deputati durante la discussione sulla conversione in legge del decreto-legge n. 69 del 2013, volti a realizzare quanto indicato dai citati ordini del giorno –:
   in quali tempi e mediante quali interventi il Governo intenda assolvere l'impegno assunto dinanzi alla Camera dei deputati di provvedere con urgenza ad esentare in modo completo e strutturale i piccoli comuni dal patto di stabilità interno e a disciplinare il loro concorso alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica mediante uno strumento più ragionevole e sostenibile, in considerazione delle loro dimensioni demografiche e delle capacità finanziarie e amministrative e del processo di riorganizzazione amministrativa già in atto.
(2-00157) «Pastorino, De Maria, Guerra, Giuseppe Guerini, Fragomeli, Tentori, Narduolo».