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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 1 dicembre 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VI e X,

   premesso che:

    l'abbandono delle aree interne del Paese, costituisce un'emergenza che va affrontata con politiche rigorose e con adeguate risorse pubbliche. Le grandi scelte infrastrutturali e i grandi investimenti pubblici in termini di creazione di servizi hanno, come noto, privilegiato le aree sviluppate dell'Italia contribuendo ad aumentare il divario economico e di prospettive sociali di una parte importante del territorio nazionale. L'intero sistema appenninico, le aree interne della Sicilia e della Sardegna e perfino alcune aree pedemontane della fascia alpina sembrano destinati a un impoverimento demografico, economico e sociale senza apparente possibilità di inversione di tendenza. In particolare, l'ultimo censimento dell'Istituto nazionale di statistica (Istat) del 2011 mostra un declino demografico preoccupante sia in termini assoluti che in merito all'invecchiamento della popolazione;

    il fenomeno è ben più marcato nei comuni di dimensione demografica minore e quindi occorre privilegiare i comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, che per la maggior parte sono i cosiddetti comuni montani;

    è vero che uno dei fattori che può contribuire a combattere il fenomeno del calo demografico è il mantenimento della rete dei piccoli esercizi pubblici e commerciali nelle zone più decentrate, in particolare quelle montane, in virtù della funzione non soltanto economica ma anche e soprattutto sociale che questi svolgono. Per questo la legge n. 158 del 2017 dispone misure a favore delle zone montane;

    appare sempre più preoccupante la diminuzione delle attività economiche private. Il piccolo commercio urbano e il segmento dell'artigianato hanno subìto una drastica riduzione e tutti gli investimenti privati nel settore edilizio hanno privilegiato le aree forti del Paese, dove ancora funziona il meccanismo della rendita immobiliare assoluta. Il grande patrimonio immobiliare invenduto (circa 1,5 milioni di alloggi secondo i calcoli dell'Istat), insieme alla crisi del settore che è iniziata nel 2008, ha portato a una generalizzata diminuzione dei valori degli immobili localizzati nelle aree interne dell'Italia. Mediamente, il decremento dei valori immobiliari è misurabile tra il 30 e il 40 per cento rispetto al 2008;

    occorre, quindi, individuare misure fiscali vantaggiose per esercizi commerciali e imprese presenti nelle aree montane e interne del Paese, così da compensare il naturale svantaggio geografico e territoriale, colmando un gap che rischia di avere conseguenze dirette molto negative e tra queste un nuovo abbandono dei territori montani e aumento della povertà; per questo, la legge citata prevede una serie di incentivi per la produzione agricola e zootecnica e per la diffusione delle attività artigianali, produttive e ricettive, con la possibilità di sviluppo di forme di accoglienza come l'albergo diffuso. A giudizio dei firmatari del presente atto sono questi i settori economici di maggiore importanza per garantire una nuova prospettiva per le giovani generazioni;

    la legge n. 158 del 6 ottobre 2017 prevede tra l'altro diverse forme per aiutare le attività commerciali, agricole e artigianali ed, in generale, tutte le attività socio-economiche caratteristiche dei piccoli comuni montani. In particolare si segnala che i piccoli comuni, anche in forma associata, possono istituire, anche attraverso apposite convenzioni con i concessionari dei servizi centri multifunzionali per la prestazione di una pluralità di servizi in materia ambientale, sociale, energetica, scolastica, postale, artigianale, turistica, commerciale, di comunicazione e di sicurezza, nonché per lo svolgimento di attività di volontariato e associazionismo culturale;

    nonostante quanto già presente nella legge n. 158 del 2017 appare evidente la necessità di implementare e rafforzare il quadro normativo per aiutare le attività economiche, turistiche e in generale socio-economiche dei piccoli comuni montani,

impegna il Governo:

   ad adottare idonee iniziative, anche di carattere normativo, al fine di:

    a) promuovere il telelavoro, attraverso l'individuazione di misure incentivanti a favore delle imprese che si avvalgano di forme di lavoro a distanza per i lavoratori residenti nelle zone montane e nei comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti, intendendo ai fini di tale misura, per lavoro a distanza l'attività di telelavoro svolta in conformità al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 70;

    b) prevedere agevolazioni fiscali per le attività artigianali e commerciali situate nei comuni montani, le quali saranno escluse dall'ambito di applicazione dell'imposta regionale sulle attività produttive, stabilendo a questo scopo per gli immobili di proprietà privata situati nei comuni e nelle frazioni ricompresi nell'ambito di attuazione della legge n. 158 del 2017 e destinati ad attività artigianali e commerciali, i seguenti benefici: a) la riduzione del 50 per cento della normale aliquota dell'imposta di registro sui trasferimenti immobiliari; b) la deducibilità dall'imposta sul reddito delle persone fisiche e dall'imposta sul reddito delle società delle spese sostenute per le opere di manutenzione, di restauro e di ristrutturazione;

    c) attuare un piano per la piena utilizzazione del patrimonio edilizio al fine di favorire la formazione di imprese giovanili con il coinvolgimento dei comuni, prevedendo che il succitato piano, inclusivo degli immobili di proprietà dello Stato o di altri enti pubblici sia redatto previo accordo con i soggetti proprietari, ai fini del sostegno delle attività imprenditoriali giovanili e che gli immobili da destinare ad attività produttive siano assegnati con bando di evidenza pubblica a imprese giovanili o a cooperative operanti nel territorio comunale o nei territori limitrofi;

    d) avviare un ampio progetto di recupero e valorizzazione dei cammini storici con l'obiettivo di sviluppare il settore delle imprese turistiche nelle zone montane, assicurando che i percorsi viari che saranno individuati siano organizzati in percorsi a rete destinati ad accogliere il flusso di traffico turistico, ad uso esclusivo o prevalente a piedi, in bicicletta o, in ogni caso, con modalità di trasporto a basso impatto ambientale;

    e) promuovere la valorizzazione dei «centri commerciali naturali» e la rivitalizzazione economica degli «aggregati commerciali urbani», anche attraverso l'agevolazione della costituzione di uno o più insiemi organizzati, anche in forme societarie, di esercizi commerciali, strutture ricettive, attività artigianali e di servizio, che insistano nei centri storici dei piccoli comuni montani in cui si concentra un'offerta di prodotti, servizi ed attività da parte di una pluralità di soggetti, con particolare riferimento alla valorizzazione, alla distribuzione, alla commercializzazione delle produzioni tipiche locali, nonché allo svolgimento di funzioni informative per la promozione turistica e culturale del territorio;

    f) prevedere ulteriori fondi da destinare alle misure di cui alla legge n. 158 del 6 ottobre 2017 in favore delle imprese e delle attività commerciali delle aree montane;

    g) utilizzare l'area montana del cratere sismico del terremoto 2016 nelle regioni Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, come «area pilota» al fine di individuare una zona circoscritta per valutare i possibili vantaggi dell'applicazione delle misure definite nel presente atto a favore delle attività commerciali e delle imprese, per un periodo di durata almeno triennale, al termine del quale valutare gli andamenti degli indici socio-economici per comprendere la reale efficacia delle misure attuate sul territorio.
(7-01416) «Vallascas, Alberti, Terzoni, Crippa, Fantinati, Da Villa, Della Valle, Cancelleri».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   è notizia delle ultime ore la violenta aggressione subìta, ancora una volta, da una troupe di giornalisti d'inchiesta, nel caso specifico esponenti della testata di Striscia la Notizia;

   nelle ultime settimane troppo spesso i giornalisti sono stati «protagonisti passivi», a Bologna come ad Ostia, o meglio, vittime inermi di violenze fisiche, tralasciando quelle verbali di numero elevato;

   Bologna come molte grandi e piccole città della Penisola subisce silente la presenza di piccola malavita che si arricchisce con lo spaccio, oltre che con espedienti di dubbia legalità;

   la tutela fisica e morale delle persone nulla ha a che vedere con il principio dell'accoglienza e del sussidio;

   i fatti sono avvenuti a Bologna nella famosa zona di Montagnola e di Piazza Verdi dove la troupe di Striscia la notizia, non solo, ha favorito l'arresto di un pusher, ma è stata elemento di disturbo per gli altri spacciatori e bivaccanti;

   le forze dell'ordine non sono sempre in grado di provvedere ovvero di rispondere a tutte le chiamate e a fare fronte a tutte le situazioni che quotidianamente vedono presentarsi alla radiomobile;

   la presenza di numerosi stranieri comunitari e non negli ultimi anni ha probabilmente incentivato anche le attività illecite, complici anche la crisi economica ed una perdita di controllo dei territori;

   come accade per il contrasto alle mafie per il quale è stata creata la direzione investigativa antimafia che raggruppa esponenti dei carabinieri, della polizia di Stato e della Guardia di finanza e da poco della polizia penitenziaria, così sarebbe utile creare un coordinamento tra tutte le forze appena elencate per fare fronte alla criminalità non di stampo mafioso –:

   se il Governo intenda assumere iniziative a tutela dei giornalisti cosiddetti d'inchiesta e della classe giornalistica tutta al fine di evitare episodi come quelli accaduti;

   se il Governo intenda assumere iniziative per un inasprimento delle pene, introducendo un comma aggiuntivo all'articolo 581 del codice penale;

   se vi sia la possibilità di creare le stesse condizioni di rappresentatività ed operatività della direzione investigativa antimafia anche per la microcriminalità ovvero per quella non di origine mafiosa;

   se il Governo abbia valutato se sussistano i presupposti per costituirsi parte civile in tutti i procedimenti connotati dalla violazione della libertà di stampa;

   se il Governo intenda assumere iniziative per il potenziamento degli equipaggiamenti in dotazione alle forze di polizia, dalle divise agli strumenti di difesa.
(3-03402)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PICCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nelle giornate del 9 e 10 settembre 2017 piogge di entità eccezionale hanno provocato alluvioni e esondazioni di corsi fluviali tra le province di Livorno e Pisa causando vittime tra la popolazione civile, l'evacuazione di migliaia di persone dalle proprie case e danni ingenti a numerosi centri abitati, ad aree artigianali e commerciali, a produzioni agricole e al patrimonio storico artistico e culturale territoriale;

   secondo le stime degli operatori economici del luogo, i danni ammonterebbero a centinaia di milioni di euro;

   si è trattato di un evento di portata eccezionale, dal momento che la quantità di pioggia che solitamente cade in diversi mesi si è riversata in un solo giorno, causando l'inondazione di fiumi, torrenti e corsi d'acqua, e che, per alcuni territori, è già stato riconosciuto lo stato di emergenza a livello nazionale;

   i danni sono stati ingenti per la città di Livorno, ma altrettanti danni si sono verificati, tra gli altri, nei limitrofi comuni di Cascina e Pisa;

   il 22 novembre 2017 il dipartimento della protezione civile ha informato la regione Toscana che non si sarebbe proceduto alla estensione dello stato di emergenza alla provincia di Pisa, così come deliberato dal Consiglio dei ministri in data 15 settembre 2017, in quanto gli eventi accaduti non avrebbero determinato condizioni di rischio residuo tali da giustificare l'adozione di misure emergenziali da parte del Governo;

   la notizia di tale diniego ha creato estrema rabbia e preoccupazione sia tra gli amministratori locali che tra le aziende danneggiate dall'evento atmosferico –:

   se, in considerazione della situazione di estrema difficoltà causata dall'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito la provincia di Pisa, i cui estesi fenomeni alluvionali hanno provocato danneggiamenti alle opere di difesa idraulica, alle infrastrutture stradali, alla rete dei servizi essenziali, nonché agli edifici pubblici e privati ed alle attività economiche e produttive, non si ritenga opportuno rivalutare la decisione sulla estensione territoriale dello stato di emergenza, comprendendo nella perimetrazione del territorio colpito dalla calamità naturale anche i comuni della provincia di Pisa interessati dall'eccezionale evento atmosferico di settembre;

   quali iniziative di competenza si intendano intraprendere al fine di sostenere tutti gli enti locali e le attività imprenditoriali locali colpiti dal fenomeno alluvionale;

   se non si ritenga opportuno considerare l'opportunità di assumere le iniziative di competenza per un differimento dei termini degli adempimenti fiscali e contributivi nei riguardi delle attività imprenditoriali pisane, al fine di fronteggiare una serie di difficoltà economiche derivanti sia dagli effetti provocati dall'eccezionale evento climatico che dalla crisi economica che persiste nel Paese in tutte le diverse forme di gravità.
(4-18689)


   CIVATI, ANDREA MAESTRI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 26 ottobre 2017, ad un anno dalla seconda importante scossa che ha colpito il Centro Italia, il Ministero dello sviluppo economico ha convocato un tavolo di confronto con la regione Umbria e gli enti locali interessati – ora rinviato a data da destinarsi – per decidere in merito all'approvazione del progetto di Snam e British Gas per la costruzione del metanodotto Sulmona-Foligno, uno dei cinque tratti del gasdotto «Rete Adriatica» che corre per 687 chilometri da Massafra (TA) a Minerbio (BO), il quale, essendo stato dichiarato infrastruttura strategica e progetto di interesse comunitario, ha beneficiato di procedure più snelle per l'autorizzazione ed il finanziamento pubblico;

   il progetto è diviso in cinque tratte, di cui due già approvate (Foligno-Sestino, Sestino-Minerbio), due già in fase di posa del tubo (Massafra-Biccari, Biccari-Campochiaro), una già esistente (Campochiaro-Sulmona) ed un'altra, la Sulmona-Foligno, per la quale le regioni Umbria e Abruzzo hanno negato l'intesa;

   l'approvazione del progetto si baserebbe, infatti, su una valutazione d'impatto ambientale risalente al 2011 – conclusasi con la sola fase di screening – fondata sullo studio di impatto ambientale presentato dalla proponente, nel quale si afferma semplicemente l'andamento positivo dei test di shacking, che simulano il sisma, sul tubo che dovrebbe essere posato proprio nelle zone interessate dalle faglie attivatesi a partire dal 24 agosto 2016;

   la protesta dei numerosi comitati «no tubo», corroborata dalle opinioni di autorevoli geologi e sismologi sul punto, ha evidenziato i forti impatti di tale infrastruttura in zone ad alto rischio sismico – quali, ad esempio, la zona del monte Morrone e la relativa faglia – connessi al possibile verificarsi di incidenti simili alle esplosioni ed agli incendi che hanno già interessato, da ultimo nel 2015, metanodotti Snam nelle medesime zone; gli stessi comitati hanno già ricevuto, peraltro, il rigetto di Snam della proposta di modifica del tracciato;

   il Ministero dello sviluppo economico ha fortemente sollecitato, in ragione dell'urgenza di realizzazione dell'infrastruttura anche a livello europeo, la decisione positiva in merito all'approvazione del progetto, senza, tuttavia, avviare una nuova procedura di valutazione d'impatto ambientale, da considerarsi necessaria, in ossequio al principio di precauzione in materia ambientale, sulla base dell'evidenza dell'attivazione, nell'ultimo anno, di nuovo sistema di faglie precisamente nei territori interessati dalle disastrose vicende sismiche;

   il progetto prevede, inoltre, la costruzione di una centrale di compressione e spinta nel territorio di Sulmona (località Case Pente), per la quale sono già stati espropriati terreni per un totale di 12 ettari; la centrale sarà costituita da tre turbine da 30 megawatt di potenza termica ognuna per la combustione del gas, ed emetterà in atmosfera ossido di azoto e monossido di carbonio, a poche centinaia di metri dal centro abitato –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione sopra esposta e se non intenda attivarsi, per quanto di competenza, ai fini della riapertura del procedimento di valutazione di impatto ambientale in merito al tratto di metanodotto «Rete Adriatica» che corre da Sulmona a Foligno;

   se il Governo non ritenga urgente assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di accogliere la proposta di modifica del tracciato più volte avanzata dai comitati locali;

   se il Governo non ritenga, inoltre, di dover assumere iniziative per riconsiderare il posizionamento e l'entrata in esercizio della centrale di compressione e spinta di Sulmona, attesa la pericolosità di tali emissioni per la salute dei cittadini e per l'ambiente.
(4-18690)


   VACCA, COLLETTI e DEL GROSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 14 del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8 le regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, sentiti i comuni interessati, possono acquisire a titolo oneroso, al patrimonio dell'edilizia residenziale pubblica, unità immobiliari ad uso abitativo agibili e realizzate in conformità alle vigenti disposizioni in materia edilizia e alle norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche da destinare temporaneamente in comodato d'uso gratuito a soggetti residenti in edifici distrutti o danneggiati dagli eventi sismici iniziati il 24 agosto 2016 situati nelle «zone rosse» o dichiarati inagibili;

   le proposte di acquisizione sono sottoposte, ai soli fini dell'assunzione della spesa a carico della gestione emergenziale, alla preventiva approvazione del Capo del dipartimento della protezione civile, previa valutazione di congruità sul prezzo convenuto resa dall'ente regionale competente in materia di edilizia residenziale pubblica, con riferimento ai parametri di costo dell'edilizia residenziale pubblica ed alle quotazioni dell'Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle entrate, nonché valutazione della soluzione economicamente più vantaggiosa tra le diverse opzioni, incluse le strutture abitative d'emergenza;

   come evidenziato in una recente conferenza stampa del consigliere della regione Abruzzo del MoVimento 5 Stelle Domenico Pettinari, il costo stimato da graduatorie effettuata dalla regione Abruzzo per l'acquisizione di 427 alloggi è di euro 61.795.262,48, mentre tenendo in considerazione la tabella dell'Agenzia delle entrate, si stima un prezzo di euro 45.678.000,70. Tale stima è stata effettuata eseguendo un'analisi dei costi, prendendo addirittura i parametri più alti per singola unità immobiliare per le abitazioni civili in normale stato conservativo previsti dall'Agenzia delle entrate. Dalla comparazione si riscontra, quindi, un allarmante scostamento tra i due prezzi, in quanto quello al metro quadrato offerto dai privati appare notevolmente maggiore rispetto alla tabella dall'Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle entrate. Uno scostamento che ha fatto lievitare i prezzi, creando un surplus complessivo di oltre sedici milioni di euro;

   nelle premesse del decreto n. 373/COR del 25 ottobre 2017, con cui si approva la graduatoria provvisoria per l'acquisto di unità immobiliari da utilizzare per l'emergenza abitativa a seguito degli eventi sismici del 26 agosto 2016 e i successivi nella regione Abruzzo, è riportato un estratto del verbale n. 3 del 28 settembre 2107 nel quale «la Commissione Giudicatrice chiarisce che non è stato possibile accertare la convenienza economica così come richiesto dal comma 3 dall'articolo 14 del decreto-legge n. 8 del 2017, poiché è espressamente previsto che il prezzo offerto fosse omnicomprensivo di tutti gli oneri a carico dell'Amministrazione e pertanto non direttamente comparabili ai parametri citati nel richiamato comma 3, si è ritenuto congruo il costo al metro quadrato comprensivo di oneri fiscali, spese notarili, bolli e spese di registrazione in conformità al costo dell'edilizia residenziale pubblica»;

   a giudizio degli interroganti, effettuando le dovute verifiche di congruità dei prezzi di acquisto degli immobili offerti, facendo sostenere alle casse dello Stato il giusto prezzo al metro quadrato, potrebbero essere acquistate con il fondo a disposizione sicuramente un numero di alloggi superiore ai 427 previsti –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda attivarsi, per quanto di competenza, per acquisire ogni utile elemento attraverso il Dipartimento della protezione civile, in ordine alla valutazione della congruità sul prezzo convenuto effettuata dalla regione Abruzzo.
(4-18694)


   VACCA, COLLETTI e DEL GROSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni, in occasione del corso del Forum Europa «Per una Regione Completamente Europea» promosso dal Dipartimento per le politiche europee e svoltosi nella sede del quotidiano «Il Centro», l'amministratore delegato di Strada dei Parchi, Cesare Ramadori, rilancia, attraverso gli organi di informazione locali della regione Abruzzo, il progetto di accorciamento delle autostrade A24/A25 attraverso la creazione di gallerie e la dismissione di alcuni viadotti dal costo di circa 5,5 miliardi di euro;

   lo stesso Ramadori, per giustificare i nuovi progetti delle gallerie e della messa in sicurezza dei viadotti, afferma non solo che «le gallerie reggono meglio dei viadotti ai fenomeni sismici», bensì dichiara che «qualche mese fa, gli esperti del settore hanno parlato della possibilità di una nuova scossa, della stessa potenza di quella di Amatrice, che potrebbe verificarsi in Centro Italia entro la fine dell'anno», previsione poi smentita subito dopo, appellandola «un'elucubrazione»;

   da quanto reperibile sui mezzi di informazione non è possibile risalire a quali dichiarazioni di esperti – quelli che avrebbero ipotizzato un possibile terremoto entro la fine di dicembre 2016 – fa riferimento l'amministratore delegato di Strada dei Parchi;

   in un altro articolo, datato 9 novembre 2017, il vicepresidente della Strada dei Parchi, Mauro Fabris, ribadisce non solo la presunta utilità strategica per l'Abruzzo del progetto di accorciamento del tratto autostradale mediante le gallerie, ma aggiunge anche che ci sarebbe bisogno di intervenire sul porto di Ortona;

   il bacino imbrifero del Gran Sasso, il più grande d'Europa, dal quale scaturiscono le risorgive dei fiumi Pescara, San Callisto o Tirino, con una portata complessiva di 15mc/secondo, insiste nella zona in cui, secondo il progetto della Toto Holding; si vorrebbero realizzare le nuove gallerie;

   anche grazie a particolari disposizioni normative, la Toto s.p.a. ha finito per beneficiare spesso di risorse, anticipazioni di risorse già stabilite e programmate negli anni, posticipazioni del pagamento dei canoni di concessione autostradali o incrementi del periodo di concessione dell'autostrada;

   è necessario verificare se il ripristino e la messa necessaria in sicurezza dei viadotti facenti parte delle autostrade in concessione alla Toto siano la sola conseguenza degli eventi sismici degli ultimi anni o, invece, di una possibile deficit di manutenzione da parte di Strada dei Parchi SpA;

   ad avviso degli interroganti, l'allarmismo ingiustificato e amplificato dalla società Toto attraverso i mezzi di informazione circa il possibile terremoto di forte intensità entro la fine dell'anno rappresenta un modo strumentale per ottenere finanziamenti, vantaggi o «via libera» all'attuazione dei propri progetti –:

   se il Governo sia a conoscenza della possibilità che si verifichino eventi sismici o situazioni di pericolo, come dichiarato dall'amministratore delegato di Strada dei Parchi;

   se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti abbia verificato o intenda verificare se i problemi di sicurezza dei viadotti siano legati ad un'insufficiente manutenzione, degli stessi o siano frutto degli eventi sismici;

   quale sia lo stato di avanzamento dei lavori di messa in sicurezza dei viadotti delle autostrade A24 e A25 e per quando sia prevista la conclusione dei lavori.
(4-18695)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   RIZZO, BASILIO, CORDA, FRUSONE e TOFALO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la Corte dei conti ha di recente pubblicato la relazione speciale sulla partecipazione italiana al programma JSF-F35;

   dalla lettura del documento sono diversi i punti su cui il Ministro della difesa dovrebbe intervenire per fare chiarezza;

   sul piano industriale, la Corte dei conti evidenzia come i risultati ottenuti siano lontani da quelli previsti, nonostante 4,1 miliardi di euro siano già stati spesi a tutto il 2017 e rispetto ai dati forniti dalla Difesa in merito all'impegno finanziario previsto sino al 2020, pur non riportando un'indicazione di costo reale dei 9 aerei già consegnati al nostro Paese;

   sul piano dei ritorni economici per le aziende italiane, si evidenzia come, nonostante l'accordo-quadro siglato sette anni fa col quale si garantiva trattamenti col miglior riguardo possibile nelle ricadute industriali ai «prime contractor», in realtà ciò non stia accadendo: il giro di affari indicato in relazione indica che le ipotesi di business previste ammontavano al 31 dicembre 2106 a 14.200 milioni di euro, mentre i contratti realmente stipulati alla stessa data ammontano a 2.319 milioni di euro;

   sul piano occupazionale, si stimano in 3.586 i posti di lavoro indotti dalle lavorazioni affidate alla FACO/MRO&U di Cameri e le altre aziende coinvolte, incrementabili fino a 6.400 unità in caso di lavorazioni sugli F35 degli altri Paesi del bacino euro-mediterraneo;

   ciò appare alquanto improbabile alla luce della decisione, da parte del Governo americano, di concedere all'Olanda la gestione del magazzino ricambi per tutti gli F-35 europei allontanando il target dei 10.000 nuovi posti di lavoro previsti dai Governi italiani che sin qui hanno sponsorizzato la partecipazione italiana al consorzio JSF;

   in merito alle ricadute tecnologiche, la Corte dei conti pone l'attenzione sull'eventuale perdita di sovranità che l'Italia subirebbe attestante il fatto che i «mission data files» verranno generati nei laboratori americani, senza che appaia completamento chiaro come proteggere con un «filtro nazionale» il blocco della trasmissione dei dati e dei messaggi di interesse nazionale ad «occhi e orecchie» di Paesi alleati;

   negli Stati Uniti si dibatte sull'opportunità di modificare gli esemplari finora consegnati e prodotti con il sistema del «concurrency development», cioè la produzione di velivoli tecnicamente imperfetti o immaturi per accelerarne la messa in servizio;

   stampa specializzata statunitense riporta della possibile volontà dell'Aeronautica americana di non procedere a modifiche del centinaio di aerei già consegnato a causa degli altissimi costi che l'operazione comporterebbe, optando per l'opportunità di acquistarne altrettanti nuovi. Secondo il settimanale specializzato Aviation Week del 20 settembre 2017 le modifiche da apportare a ciascuno dei velivoli già prodotti (anche quelli italiani) sarebbero tra le 150 e le 160 con costi a carico degli acquirenti;

   infine, si pone l'attenzione sulla richiesta delle autorità militari italiane agli Stati Uniti per il rientro anticipato dei quattro F35 dislocati presso due basi di addestramento americane, cosa che permetterebbe il raggiungimento della piena potenzialità operativa del sistema al 2018, anziché al 2021, come originariamente previsto, ma che incontra l'ostacolo della rinegoziazione dell'accordo con il partner americano –:

   a quanto ammonti il costo medio di ogni velivolo F35 già consegnato comprese le voci relative a fly-away cost, supporto logistico, addestramento piloti e specialisti, dotazioni ancillari, retrofit, sistemi cyberwarfare e C4;

   come intenda rinegoziare gli accordi con i partner in relazione ai risultati ottenuti in ordine al ritorno occupazionale ed economico a favore delle piccole e medie imprese italiane nonché alle ricadute tecnologiche e alla richiesta di rientro prematuro dei quattro velivoli attualmente negli Usa;

   quali siano gli intendimenti del Governo rispetto alla necessità di procedere a profonde modifiche hardware e software relativamente agli aerei già consegnati per portarli allo standard degli ultimi prodotti, gli unici ritenuti idonei ad un impiego operativo pieno.
(4-18691)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TINAGLI, GIACOBBE, PATRIZIA MAESTRI, ARLOTTI, DI SALVO, ROTTA, ALBANELLA, BARUFFI, CASELLATO, GRIBAUDO, GIAMPAOLO GALLI, QUINTARELLI, PARRINI, TABACCI, AUCI, ENRICO ZANETTI, D'AGOSTINO, ZARDINI, LIBRANDI, BECATTINI, SOTTANELLI, PRATAVIERA, NESI, CRISTIAN IANNUZZI, GALGANO, OLIARO, MAZZIOTTI DI CELSO, VEZZALI, MONCHIERO, GITTI, FANUCCI, PARIS, MARCOLIN, RABINO e LAVAGNO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Invitalia è una s.p.a. partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze istituita con il nome «Sviluppo Italia» con il decreto legislativo n. 1 del 1999 a seguito dell'accorpamento di vari enti di promozione assumendo, con il comma 460 della legge finanziaria per il 2007, la denominazione di «Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa»;

   nel quadro delle attività promosse dall'Agenzia, Invitalia opera attraverso vari strumenti, tra i quali la sottoscrizione dei «contratti di sviluppo», agevolazioni istituite con l'articolo 43 del decreto-legge 25 giugno 2008, e il successivo decreto del Ministro dello sviluppo economico del 24 settembre 2010, modificato dal decreto ministeriale del 14 febbraio 2014. La prima edizione dei contratti di sviluppo, avviata a settembre 2011, si è conclusa a dicembre 2014, per un totale di 102 i contratti finanziati e 1,848 miliardi di euro di agevolazioni concesse;

   nel corso degli ultimi anni sono stati affidati ad Invitalia numerosi altri progetti ed iniziative come, per esempio:

    «Nuove imprese a tasso 0», che ha finanziato 346 iniziative con 72 milioni di euro di agevolazioni concesse;

    «Smart&Start» che ha finanziato 788 start up con 238 milioni di euro di agevolazioni concesse;

    «Cultura Crea» che finanzia la nascita di iniziative imprenditoriali e no profit nell'industria culturale-turistica in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia;

    «SELFIEmployment» che finanzia l'avvio di piccole iniziative imprenditoriali, promosse da giovani «NEET» con età compresa tra i 18 e i 29 anni;

    «Brevetti+» che finanzia l'innovazione e l'incremento della capacità competitiva del sistema imprenditoriale;

    «Grande Progetto Pompei», che ha consentito di avviare 73 interventi (lavori, servizi e forniture) per circa 110 milioni di euro;

    «Mumex» un progetto che coinvolge 10 poli museali che hanno ottenuto un finanziamento di oltre 85 milioni di euro per la realizzazione di 194 interventi;

    bando per la promozione di cluster tecnologici nazionali in relazione al quale Invitalia ha gestito l'avviso pubblico selezionando 30 progetti ed assegnando circa 266 milioni di euro;

    il Fondo Italia Ventures (Sgr), gestito direttamente da Invitalia, istituito con la legge di stabilità 2015 dotato di 50 milioni di euro di fondi pubblici da investire in equity di start-up hightech;

   Invitalia collabora, inoltre, con le amministrazioni che gestiscono fondi comunitari, con particolare attenzione alle regioni del Centro-Sud del Paese, è responsabile per il Ministero dello sviluppo economico dell'assistenza tecnica su tre programmi (Pon) per uno stanziamento totale di 3 miliardi di euro e 2,3 miliardi di risorse assegnate. La società supporta il Ministero dello sviluppo economico nella gestione diretta di alcune importanti agevolazioni destinate al sistema produttivo, tra cui la «Nuova Sabatini» e la «BU Programmazione comunitaria» di Invitalia;

   il disegno di legge di bilancio 2018 attualmente in discussione al Senato affida ad Invitalia nuove rilevanti funzioni, inclusa la possibilità di operare come istituzione finanziaria «autorizzata a effettuare finanziamenti e al rilascio di garanzie e all'assunzione in assicurazione di rischi non di mercato ai quali sono esposti, direttamente o indirettamente, gli operatori nazionali nella loro attività nei predetti Paesi» (articolo 32, comma 1). Il medesimo disegno di legge affida inoltre ad Invitalia la gestione del Fondo imprese Sud con dotazione iniziale di 150 milioni di euro;

   ad oggi, il sito istituzionale di Invitalia riporta informazioni sui fondi erogati nell'ambito di ciascun programma. Mancano tuttavia informazioni ed analisi sull'effettivo impatto socio-economico di tali investimenti, inclusa una valutazione della nuova occupazione creata (al netto della cosiddetta «salvaguardata»), cosa che potrebbe essere fatta attraverso le cosiddette «analisi controfattuali», ormai di uso comune per la valutazione delle politiche e investimenti pubblici;

   in questa legislatura Invitalia non ha mai presentato la relazione annuale prevista ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo n. 1 del 1999 e neppure sugli sviluppi del piano di dismissioni ex lege n. 296 del 2006;

   la prima firmataria del presente atto aveva già presentato un'interpellanza urgente sul medesimo tema in data 1° luglio 2014, seduta n. 254, a cui fu risposto che la relazione relativa all'anno 2012 era «in elaborazione». Tuttavia non risulta comunicata al Parlamento alcuna relazione né per l'anno 2012 né per i successivi;

   Invitalia riporta regolarmente i propri bilanci anche se, trattandosi di documenti contabili/amministrativi, tali bilanci non contengono analisi né informazioni utili per effettuare analisi sull'efficacia delle misure finanziate, sull'impatto occupazionale, sociale ed economico dei programmi finanziati;

   Invitalia non è inclusa nell'elenco delle amministrazioni pubbliche soggette alle norme di trasparenza dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 91 del 2011, e quindi non riporta sul suo sito, né al Ministero vigilante, il cosiddetto «Piano degli indicatori e dei risultati attesi di bilancio» utile «al fine di illustrare gli obiettivi della spesa, misurarne i risultati e monitorarne l'effettivo andamento in termini di servizi forniti e di interventi realizzati»;

   da Luglio 2017, a seguito dell'emissione di un prestito obbligazionario di 350.000.000 di euro quotato sul mercato azionario, Invitalia non è più soggetta alla normativa nazionale in materia di società a partecipazione pubblica ai sensi del decreto legislativo n. 175 del 2016, né alle norme di trasparenza del decreto legislativo n. 33 del 2013 –:

   se i Ministri interrogati non intendano sollecitare la redazione e la presentazione della relazione sull'operato dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa, denominata Invitalia, ai fini di riferire alle Camere, nonché la realizzazione di studi di impatto, anche attraverso le tecniche di analisi controfattuale utilizzate dalla Commissione europea per la valutazione delle politiche pubbliche, per valutare l'efficacia delle misure di politica economica e di sviluppo gestite in questi anni dalla suddetta Agenzia ed il loro impatto sull'occupazione e sullo sviluppo economico delle aree interessate.
(5-12868)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GALLINELLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministero della giustizia n. 21, del 2 ottobre 2017, per effetto decreto legislativo n.95 del 29 maggio 2017, cosiddetta legge Madìa, ha previsto un taglio lineare delle piante organiche della polizia penitenziaria a livello nazionale: da 41335 unità nel 2013 a 37181 unità nel 2017;

   per gli istituti della regione Umbria, ad esempio, secondo quanto segnalato dalle più importanti sigle sindacali di polizia penitenziaria, si prevede un taglio di 169 unità, in netta controtendenza rispetto all'aumento della popolazione detenuta, in particolare dei soggetti psichiatrici che, a seguito della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, sono spesso causa di eventi critici negli istituti penitenziari umbri, che non riescono a far fronte a questa nuova esigenza;

   sempre relativamente all'Umbria, il decreto e il conseguente taglio, non sembra tenere conto neanche della diversa tipologia degli istituti penitenziari della regione e delle caratteristiche dei detenuti; ad esempio, il carcere di Spoleto ospita ben 6 tipologie di detenuti;

   è evidente che tutto ciò porterà ad una crescita sproporzionata del lavoro straordinario e ad una conseguente diminuzione della sicurezza nei luoghi di lavoro sia per i detenuti che per i poliziotti, che in Umbria hanno un'età media di 50 anni –:

   se, in base a quanto esposto in premessa, intenda assumere iniziative per rivalutare il taglio lineare previsto dal decreto ministeriale citato, adeguando la riorganizzazione alle reali esigenze di gestione delle carceri umbre, sia per numero che per tipologia di detenuti, al fine di garantire al contempo la sicurezza delle strutture e la tutela del personale penitenziario.
(5-12867)


   FERRARESI, SARTI, BONAFEDE, AGOSTINELLI, BUSINAROLO, COLLETTI, GALLINELLA, TRIPIEDI, VILLAROSA, CECCONI, NESCI, GRANDE, LOREFICE e MICILLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministero della giustizia n. 21, del 2 ottobre 2017, per effetto del decreto legislativo n. 95 del 29 maggio 2017, cosiddetta legge Madia, ha previsto un taglio lineare delle piante organiche della polizia penitenziaria a livello nazionale: da 41.335 unità nel 2013 a 37.181 unità nel 2017;

   a fronte di tali numeri, le assunzioni previste nel corso dell'anno – che sono state poco più di 1.000 – non serviranno a coprire neppure i licenziamenti, mentre la dotazione dell'organico è carente di circa 9.000 poliziotti rispetto a quelli previsti da impiegare nelle carceri;

   è evidente che tutto ciò porterà ad una crescita sproporzionata del lavoro straordinario e a una conseguente diminuzione della sicurezza nei luoghi di lavoro sia per i poliziotti che per i detenuti, sicurezza che già soffre di una vera e propria emergenza;

   secondo quanto segnalato dai sindacati da gennaio a giugno del 2017 si sono verificate nelle carceri italiane 6 evasioni da istituti penitenziari, 17 da permessi premio e di necessità, 11 da lavoro all'esterno, 11 da semilibertà e 21 mancati rientri di internati;

   sarebbe quindi necessario aggiornare i sistemi tecnologici di sorveglianza, oggi obsoleti o malfunzionanti, rivedendo i protocolli di sicurezza, anche in relazione alle infiltrazioni della criminalità organizzata;

   è da scongiurare la gestione mafiosa all'interno delle carceri relativa a beni e traffico di stupefacenti, ed in particolare delle comunicazioni di detenuti pericolosi con l'esterno; indicativi sono gli esempi di Poggioreale e Bologna e le preoccupanti dichiarazioni del pentito muto;

   in questo quadro anche il controllo sulle misure alternative, che il Governo vuole ampliare, risultano critiche;

   risulta inoltre critica la situazione dei braccialetti elettronici, che hanno costi esorbitanti e per i quali ancora oggi le richieste di utilizzo superano di gran lunga l'offerta dei braccialetti a disposizione, che inoltre nel sistema appaiono mostrare significative falle nella gestione del controllo dei destinatari, tant'è che ricorre la cronaca di assai preoccupanti casi di evasione dagli arresti domiciliari –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare per far sì che il costo dei braccialetti elettronici in Italia sia equiparato a quello degli standard europei, che la disponibilità dei braccialetti sia adeguata e che ne sia garantita l'assoluta sicurezza;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per evitare nuove evasioni, anche con riferimento a quelle relative a detenuti che beneficiano di misure alternative e per garantire l'attuazione delle stesse misure senza rischio di infiltrazione malavitosa, in particolare mediante controlli preventivi e posteriori per monitorare l'applicazione delle misure citate, anche con un coordinamento interforze;

   quali fondi siano attualmente disponibili e quali iniziative intenda intraprendere per ristrutturare le carceri esistenti, con particolare riferimento agli strumenti di sicurezza e di videosorveglianza ormai assenti o non funzionanti nella maggior parte delle carceri italiane, e se non sia il caso di istituire delle sale regia regionali che sostituiscano le attuali, nelle quali il singolo operatore di polizia penitenziaria è spesso impiegato anche in altri compiti;

   quali iniziative intenda intraprendere per impedire le numerose infiltrazioni della criminalità organizzata all'interno delle carceri ed evitare la gestione mafiosa di stupefacenti e beni, oltre che lo scambio di messaggi dall'interno all'esterno da parte di pericolosi detenuti;

   se intenda procedere ad assunzioni del personale di polizia penitenziaria, anche scorrendo le graduatorie vigenti, ed attivarsi, in base a quanto esposto in premessa nonché alle caratteristiche dei diversi istituti penitenziari italiani, per rivalutare il taglio lineare previsto dal decreto ministeriale citato, adeguando la riorganizzazione alle reali esigenze di gestione delle carceri italiane, sia per numero che per tipologia di detenuti, al fine di garantire al contempo la sicurezza delle carceri e la tutela del personale penitenziario.
(5-12869)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   FRUSONE, BASILIO, CORDA, RIZZO, D'UVA, CARINELLI, DELL'ORCO, LIUZZI, SPESSOTTO e PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 22 novembre 2017 il treno del Partito democratico della campagna nota come «destinazione Italia» ha fatto tappa a Minturno (Latina);

   da quanto riportato su diverse testate on line, «Ad attenderlo in stazione, oltre alle istituzioni e ai politici locali (...), anche tanti pendolari in attesa dei treni, quelli veri per il trasporto viaggiatori, in ritardo anche di due ore. Nessuna motivazione da Trenitalia. Né in stazione né nei canali ufficiali» (www.latinaquotidiano.it);

   il suddetto treno pare abbia alterato la circolazione con i consueti orari provocando conseguentemente dei ritardi che si sono ripercossi sull'intera tratta Roma-Napoli (http://www.secoloditalia.it) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se non sia necessario svolgere approfondimenti per verificare cause ed eventuali responsabilità di Ferrovie dello Stato Italiane s.p.a., riguardo a tali gravi disagi recati a pendolari e, dunque, lavoratori e studenti.
(4-18692)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   DALL'OSSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge 7 aprile 2014, n. 56, cosiddetto «decreto Delrio», all'articolo 138, recita testualmente: «Ai comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti non si applicano le disposizioni di cui ai commi 2 e 3 dell'articolo 51 del Testo Unico; ai sindaci dei medesimi comuni è comunque consentito un numero massimo di tre mandati»;

   nel comune di Magliano Vetere, in provincia di Salerno, si è registrata l'elezione di un candidato sindaco il 12 giugno 2004, il 7 giugno 2009, il 25 maggio 2014 e l'11 giugno 2017;

   durante la tornata elettorale del 25 maggio 2014, la minoranza aveva presentato ricorso al tribunale ordinario eccependo che il sindaco, all'atto della presentazione delle liste, si trovava in una posizione di ineleggibilità in quanto presidente di una Fondazione collegata all'amministrazione comunale;

   il tribunale con ordinanza del 16 febbraio 2015 ne dichiarava la decadenza;

   la citata ordinanza diventava oggetto di ricorso in appello e la corte competente di Salerno, con sentenza n. 174/2016 pubblicata il 23 marzo 2016, ne confermava la valenza;

   le funzioni precipue del sindaco vennero così affidate, come da prassi, fino allo svolgimento di nuove elezioni, al vice-sindaco che, in data 26 aprile 2016, nominò assessore il sindaco precedentemente decaduto consentendo quindi lo svolgimento dell'attività amministrativa correlata, fino alla data di indizione delle nuove elezioni;

   alle elezioni dell'11 giugno 2017 il sindaco dichiarato decaduto si ricandidava per la quarta volta e, a rielezione avvenuta, la stessa veniva convalidata –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se non ritenga di valutare se sussistano i presupposti per assumere iniziative normative volte a rendere più stringente la disciplina in materia di ineleggibilità e incompatibilità, allo scopo di evitare il ripetersi di casi come quello richiamato.
(3-03403)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOLEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il sindaco di Mantova Mattia Palazzi è indagato per concussione continuata a sfondo sessuale relativa a fondi elargiti alla fondazione Mantua me genuit; è stato interrogato in data 28 novembre 2017 dalla procura di Mantova; da indiscrezioni di stampa (https://www.pressreader.com) risulta un filone dell'inchiesta legato a fondi in cambio di pacchetti di voti; la gestione comunale di Mantova appare caratterizzata da aspetti discutibili; nell'interrogazione a prima firma Zolezzi, n. 5-10211, era stato evidenziato il finanziamento importante alle ARCI comunali di cui Palazzi era stato presidente provinciale; la mancata trasparenza dei bilanci e della documentazione ARCI impedisce di avere contezza della percentuale dei fondi assegnati dal comune rispetto agli introiti totali, così come della permanenza di Palazzi alla presidenza anche dopo l'elezione a sindaco nel giugno 2015; la documentazione reperita online ad avviso dell'interrogante suggerisce tale evenienza;

   3 dirigenti comunali su 6 in servizio sono stati assunti ai sensi dell'articolo 110 del TUEL, pur essendoci, a quanto consta all'interrogante, una graduatoria concorsuale dirigenziale aperta dal 2005 presso il comune di Mantova; una dirigente, quella del settore ambiente Moraschi, era collaboratrice di uno studio di architetti riferibile al padre dell'assessore ai servizi sociali Caprini –:

   se il Ministro, dati i gravissimi fatti esposti e il possibile voto di scambio, oltre alla assoluta mancanza di meritocrazia all'interno della macchina comunale di Mantova, non intenda valutare se sussistano i presupposti per assumere le iniziative di competenza ai sensi degli articoli 141 e 142 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(4-18697)


   MARCON, PAGLIA, FRATOIANNI, AIRAUDO e DANIELE FARINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 29 novembre 2017 era in corso, in una sala al primo piano del Chiostrino di Santa Eufemia a Como, una riunione di «Como Senza Frontiere», una rete che riunisce decine di associazioni a sostegno dei migranti quando alle 21,15 è avvenuta una irruzione di circa 15 neofascisti aderenti al Fronte Skinhead;

   nel corso dell'irruzione è stato letto un volantino dai toni deliranti in cui si parla di «sostituzione» del popolo europeo con dei «non popoli», e che si scaglia contro coloro che offrono, sostegno, aiuti e assistenza ai migranti, definiti i «soloni dell'immigrazionismo a ogni costo»;

   i neofascisti veneti, protagonisti dell'irruzione, hanno sede a Lonigo, in provincia di Vicenza e già in passato si sono resi protagonisti di altre iniziative, come due anni fa sempre a Como e in altre città quando sagome di migranti furono dipinte a terra di fronte alle sedi della Caritas;

   il Veneto Fronte Skinhead è stata fondato nel 1986 ed è noto nella galassia dell'ultradestra per la sua matrice antisemita e razzista, ed è stato uno dei primi movimenti che hanno importato in Italia la subcultura giovanile del movimento naziskin;

   a detta degli interroganti è intollerabile e inaccettabile che un gruppo dichiaratamente di ispirazione neofascista interrompa una pacifica riunione per leggere un documento che appare agli stessi interroganti di pura espressione razzista; questo non è un caso isolato, si tratta solo dell'ultimo atto vergognoso; non va dimenticato il recente corso di formazione per avvocati a Verona presentato dal presidente di un'associazione che si richiama al nazismo;

   è necessario rispondere a tali atti con una reazione effettiva ed efficace che sia di carattere politico ma anche istituzionale che miri a stroncare atti come quello che ha interessato Como e le attività di gruppi dichiaratamente neonazisti –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, per stroncare iniziative di chiaro stampo razzista di gruppi neofascisti e neonazisti sempre più attivi nel nostro Paese, anche con iniziative violente;

   se non ritenga necessario, nell'ambito delle proprie competenze, dare precise indicazioni ai questori e ai prefetti di tutta Italia per evitare che possano ripetersi azioni come quella avvenuta a Como.
(4-18698)


   GIANLUCA PINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa, nel comune di Cesena l'amministrazione locale, guidata dal Partito Democratico, ha avviato una campagna ideologica volta a contrastare in tutti i modi le forze politiche, che nel rispetto dei princìpi fondamentali della Costituzione e dell'ordinamento giuridico, non condannano a priori le idee che hanno rappresentato il fascismo;

   in questi giorni i rappresentanti politici del Partito Democratico hanno lanciato un appello a tutti i cittadini invitandoli a non stipulare contratti di locazione di immobili da adibire a sede delle associazioni politiche quali CasaPound e Forza Nuova;

   è ovvio che se questi movimenti o partiti politici si ponessero in contrasto con le norme del nostro ordinamento giuridico sarebbero di fatto ostacolati nella diffusione e nella propaganda delle proprie idee, qualora ve ne fosse la giustificazione, sciolti con intervento giudiziario. Si sta, invece, parlando di movimenti e partiti politici che sono ampiamente rappresentati nelle istituzioni locali e che partecipano alle competizioni elettorali con propri simboli, riscuotendo anche un buon consenso elettorale;

   la Costituzione garantisce a tutti il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. A parere dell'interrogante i membri del Partito Democratico, visto e considerato anche il ruolo che ricoprono all'interno dell'istituzione comunale, rivolgendo un tale invito alla comunità cittadina esercitano una vera e propria discriminazione politica, ampiamente sanzionabile, secondo l'ordinamento giuridico, al pari delle discriminazioni che sono oggetto delle disposizioni della legge «Mancino» –:

   di quali elementi disponga sulla vicenda sopra riportata e se non intenda assumere ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, al fine di evitare qualsiasi discriminazione nei confronti di forze politiche, quali quelle citate in premessa.
(4-18699)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   ALBERTO GIORGETTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 2012 Consip s.p.a. ha indetto una gara comunitaria per l'affidamento dei servizi di pulizia e altri servizi ausiliari tesi al mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili per gli istituti scolastici di ogni ordine e grado;

   nel 2014 Consip ha trasmesso la documentazione relativa a questa gara all'Autorità antitrust che, dall'indagine svolta, ha rilevato l'esistenza di un'intesa restrittiva della concorrenza tra taluni fornitori di servizi di pulizia e attività ausiliarie che avevano assunto la qualità di aggiudicatari nell'ambito di talune delle procedure riferite a taluni lotti geografici e, in seguito a ciò, ha previsto l'applicazione di sanzioni pecuniarie a scapito delle imprese coinvolte;

   i provvedimenti sospensivi dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato venivano successivamente confermati come legittimi in sede giurisdizionale dal Tar Lazio con sentenze nn. 10303/2016, 10307/2016 e 10309/2016 e poi dal Consiglio di Stato con sentenze n. 740/2017, 927/2017 e 928/2017;

   conseguentemente la Consip s.p.a. ha proceduto alla risoluzione delle «Convenzioni per l'affidamento dei servizi di pulizia ed altri servizi tesi al mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili, per gli Istituti scolastici ogni ordine e grado e per i centri di formazione delle Pubbliche amministrazioni — lotti 1, 2, 4, 8, 9, 10» stipulate con la Manutencoop FM S.p.A. e CNS Consorzio Nazionale Servizi società cooperativa, attive dal 25 novembre 2013, avvalendosi della clausola risolutiva espressa di cui all'articolo 11, comma 2, delle condizioni generali della convenzione, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 1456 del codice civile per fatto e colpa del fornitore;

   sulla vicenda è intervenuta anche l'Anac stabilendo che anche le istituzioni scolastiche avrebbero dovuto procedere alla rescissione delle convenzioni prevedendo nuovi affidamenti ai sensi di legge nelle more dell'attivazione delle nuove convenzioni Consip;

   al fine di assicurare lo svolgimento del servizio fino alla conclusione dell'anno scolastico 2016/2017 il Governo è intervenuto con il decreto-legge n. 50 del 2017, disponendo che le istituzioni scolastiche avrebbero continuato ad acquisire i servizi di pulizia e gli altri servizi ausiliari «con piena salvaguardia dei livelli occupazionali e salariali esistenti» dalle imprese vincitrici degli appalti, fino al 31 agosto 2017;

   con il decreto-legge n. 91 del 2017, al fine di consentire il regolare avvio dell'anno scolastico 2017/2018, il Governo ha previsto una ulteriore proroga, fino alla data di effettiva attivazione del contratto-quadro stipulato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, comunque non oltre il 31 dicembre 2017;

   l'introduzione di continue e successive proroghe dà vita ad una situazione a dir poco paradossale per cui le aziende sanzionate dall'Autorità antitrust, per le quali è previsto il divieto di ricorso al subappalto, potranno continuare a svolgere la propria attività con relativi guadagni, mentre numerose piccole e medie aziende alle quali in passato è stato affidato il servizio, si vedranno escluse dalla possibilità di lavorare –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di salvaguardare la sopravvivenza delle piccole e medie imprese coinvolte, loro malgrado nella vicenda, anche nell'ottica della salvaguardia dei livelli occupazionali;

   se non ritenga di dover assumere iniziative normative affinché siano ammessi alla prosecuzione del servizio anche soggetti terzi in rapporto di subappalto.
(4-18693)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   Maria Teresa Arcuri, attuale funzionario direttivo presso la sede provinciale dell'Inps di Crotone, nel maggio del 2011, dubitando delle qualifiche per le mansioni svolte dal proprio superiore, scrive alla direzione delle risorse umane presso la sede centrale di Roma allegando una richiesta di accesso ai dati concorsuali inerente al suo superiore, ma la richiesta viene rigettata adducendo la «mancanza di interesse diretto, concreto e attuale»;

   successivamente, la Arcuri segnala la vicenda al magistrato della Corte dei conti che svolge funzioni di controllo e anticorruzione interno all'Inps nonché al collegio dei sindaci. Passa un altro anno e, mentre le risposte latitano, si materializzano procedimenti disciplinari nei confronti della Arcuri: nel luglio del 2011 la dirigente del personale, pur informata del sospetto, non lo approfondisce, ma sanziona con un rimprovero chi lo denuncia, anche alla procura di Crotone. Ne nasce un contenzioso che in ultimo, lo scorso marzo, sarà ribaltato in favore della dipendente dalla corte d'appello di Catanzaro che condannerà l'Inps a pagare 11.500 euro di spese legali; nel frattempo la Arcuri, dipendente effettiva poiché titolare di pubblico concorso, viene demansionata, isolata, sottoposta a personale di livello inferiore, costretta all'inattività, privata della stanza direzionale e delle procedure, anche quelle basilari tanto da essere rimossa, nel gennaio 2013, da direttore dell'agenzia di Cirò Marina; si rivolge all'Anac che archivia la segnalazione non trovando elementi per l'anticorruzione e tuttavia manda un fascicolo all'Ispettorato per la funzione pubblica di cui non si ha più notizia;

   il dubbio della Arcuri viene poi confermato da una relazione dalla Guardia di finanza con annotazione trasmessa alla procura di Crotone che «ipotizza la truffa perpetuata in danno dello Stato, nonché statuito dalla Sentenza della Corte d'appello di Catanzaro, Sezione lavoro»: il dirigente della Arcuri avrebbe usufruito di una mobilità ex articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001 da un ente pubblico economico, tale Copross (consorzio dei servizi sociali della provincia di Crotone) dapprima, nel 2005, al Ministero dell'economia e delle finanze e, sempre attraverso un'ulteriore mobilità ex articolo 30, nel 2009, all'Inps, dove è stato inquadrato nel ruolo dei dirigenti di seconda fascia riservato ai titolati vincitori di concorso;

   il Copross si configura come ente pubblico economico e dallo statuto, all'articolo 1, si evince come lo stesso sia stato costituito per una durata temporale limitata e secondo il regime delle aziende speciali/enti pubblici economici, il cui personale non è assoggettato alle norme che regolano il pubblico impiego, non essendo conseguentemente prevista una procedura di reclutamento bandita ed espletata secondo il decreto legislativo n. 165 del 2001;

   gli ispettori interpellati, in risposta, confermavano i trasferimenti, ma non facevano alcun riferimento all'eventuale predisposizione di un concorso pubblico e all'eventuale concessione di mobilità ex articolo 30 a soggetto dipendente da ente privato, come precedentemente descritto;

   infine, a giudizio degli interroganti, gli articoli 1, 7, 28, 30 e 36 del decreto legislativo n. 165 del 2001, che pongono tutti rigidi parametri per l'accesso alla pubblica amministrazione, recano portata inderogabile e l'eventuale concessione di privilegio a un singolo rappresenterebbe la violazione anche di imperativi costituzionali –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se non si ritenga opportuno porre in essere le iniziative di competenza, se del caso anche di natura ispettiva, per verificare che il dirigente, denunciato dalla Arcuri, abbia effettivamente superato un concorso pubblico per l'accesso ai ruoli ricoperti presso gli enti pubblici citati e, ove ne sussistano i presupposti, garantire alla dottoressa Arcuri di poter esercitare l'incarico che le era stato attribuito a seguito del superamento di un concorso pubblico.
(5-12870)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale campagna olearia 2017/2018, rispetto quella del 2016/2017, registra una crescita fino al 75 per cento della produzione di olio d'oliva; tuttavia, la campagna 2016/2017 è stata una delle peggiori di sempre, vista la produzione di sole 182 mila tonnellate di olio, con un calo del 62 per cento rispetto all'annata precedente;

   nonostante il dato medio positivo trascinato dall’exploit Puglia, Calabria, Sicilia e Basilicata, a seguito di un'annata segnata dalla siccità, si registrano significativi crolli produttivi del 30 per cento nelle Marche e oltre in Umbria, del 40-50 per cento nel Lazio e del 50 per cento in Toscana;

   secondo l'Ismea, il prezzo dell'olio di oliva in Italia, nella prima metà di novembre 2017 chiude mostrando un ribasso del prezzo dell'olio extravergine e vergine di oliva prodotto in Italia, ad eccezione dell'olio lampante;

   nell'annata 2016/2017 la resa media nazionale di produzione dell'olio d'oliva al frantoio, è stata del 13,8 per cento (fonte ISTAT), mentre per il 2017/2018 si attendono rese di olio d'oliva maggiori; si registra, tuttavia, a partire dal 18 per cento del 2006, una continua riduzione del dato annuale;

   minore è la resa tanto maggiore è l'olio residuo contenuto nella sansa dalla cui successiva lavorazione si ottengono gli «oli vergine di oliva» o «oli d'oliva» succedanei agli «oli extravergine», mentre il residuo di lavorazione viene commercializzato come biocombustibile, fertilizzante e mangime zootecnico; l'olivicoltore è escluso dai ricavi retraibili dagli ulteriori passaggi di lavorazione che subiscono le proprie olive;

   nonostante a marzo 2016 sia stato approvato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il piano di settore olivicolo oleario nazionale, avente tra gli altri l'obiettivo di incrementare la produzione nazionale di olive e di olio extravergine di oliva, senza accrescere la pressione sulle risorse naturali, appare evidente come una ripresa produttiva che punti a 400-500 mila tonnellate di olio/anno, rimanga lontana sia a causa del cambiamento climatico, sia per l'assenza di interventi concreti volti a far ripartire l'olivicoltura italiana –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali misure intenda promuovere nell'ambito del piano di settore olivicolo oleario nazionale, finalizzate all'incremento della resa di olive ad ettaro e della resa al frantoio di olio extravergine d'oliva, salvaguardando le risorse naturali, in modo particolare l'acqua;

   quali iniziative si stiano attuando per prevenire speculazioni dei prezzi all'origine dell'olio extravergine di oliva, nella presente campagna olivicola.
(4-18688)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   LOMBARDI, BARONI, COLONNESE, GRILLO, LOREFICE e MANTERO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale di Belcolle è un nosocomio afferente all'Asl di Viterbo e nel quale vengono accolti e inviati i pazienti dell'intera provincia e delle strutture di prossimità, Montefiascone, Acquapendente, Civita Castellana, causa il depotenziamento di questi ultimi. Tutta la Asl è in mobilità passiva ovvero i pazienti scelgono di curarsi in Toscana, Umbria o nella provincia di Roma;

   a seguito dell'interrogazione a risposta scritta n. 4-17811 e della visita del deputato Baroni e della consigliera regionale De Blasi, il 17 settembre 2017, sono state raccolte numerose testimonianze da parte del personale in servizio nel nosocomio;

   Viterbo è un comune di circa 70 mila abitanti e il pronto soccorso di Belcolle registra il numero record di circa 48 mila accessi annui ovvero 150 persone in media che quotidianamente accedono con assegnazione di triage. I due terzi sono accessi impropri – codici bianchi e verdi – e le punte ricorrenti di accesso contemporanee sono di 70 persone;

   il ricovero in tutti i reparti risulta avvenire in maniera promiscua tra donne e uomini ricoverati nelle stesse stanze;

   perdura la costante presenza di barelle in corridoio presso il pronto soccorso, oltre alla somministrazione dei pasti in corridoio sulle barelle stesse;

   secondo il primario i 4/5 degli assunti in pronto soccorso sono precari: il medico in turno risulta assunto da 14 anni con contratto precario;

   l'Asl di Viterbo ha sostanzialmente confermato l'assenza di un'adeguata medicina territoriale e di assistenza primaria;

   risultata l'esistenza di un solo PAInf nel comune di Viterbo (ambulatori infermieristici), le Ucp e uccp drenano solo il 10 per cento degli accessi al pronto soccorso, totalmente insufficiente, i Pdta (percorsi diagnostici terapeutici assistenziali) non esistono o esistono solo formalmente;

   l'Asl viterbese spende annualmente circa 2,6 milioni di euro per l'affitto di locazione di uffici e poliambulatori, mentre le nuove camere operatorie del nosocomio di Belcolle (costo 3.856.896 euro) risultano inaccessibili a causa di un progetto che le colloca all'ingresso dell'ospedale non completato, nella metà della struttura, «l'incompiuta», in costruzione dal 1973; a far data da ottobre 2017 il day hospital di psichiatria risulta trasferito nelle stanze del reparto di ematologia di Montefiascone (ristrutturato nel 2014 e costato 150 mila euro per impianti specialistici), inficiando la spesa sostenuta per Montefiascone e riducendo ulteriormente gli spazi dedicati all'ematologia;

   il finanziamento previsto per l'ospedale di Belcolle è di 10.693.000 euro di fondi. Nel dettaglio: 2 milioni e 400 mila euro serviranno per l'acquisto degli arredi e delle attrezzature sanitarie; 4 milioni e 185 mila euro, invece, saranno utilizzati per interventi di manutenzione straordinaria e per la messa a norma della struttura, un altro milione di euro, servirà per manutenzione, adeguamento, messa a norma, acquisizione di attrezzature sanitarie e ammodernamento dei reparti e servizi della rete perinatale;

   il riscontro dei dati, tenendo conto delle somme stanziate e delle somme già erogate per le ristrutturazioni e i fitti passivi manifesta la necessità di un controllo più accurato della regione nell'utilizzo dei fondi destinati alla sanità pubblica –:

   se il ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se il Governo intenda assumere le iniziative di competenza per far chiarezza sui tempi di realizzazione del complesso ancora in costruzione, sull'utilizzo dei fondi pubblici stanziati e sul funzionamento dell'ospedale di belcolle;

   se il Governo intenda acquisire chiarimenti dal commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari Nicola Zingaretti, circa i motivi di quella che gli interroganti ritengono una inoperosità in ordine alle vicende sopra esposte e comunque, quali iniziati e di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-18696)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Quintarelli e altri n. 1-01620, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 maggio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Coppola, Tentori, Pinna, Tinagli, Bruno Bossio.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Benedetti e altri n. 4-18646, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 novembre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Frusone, Grande.

  L'interrogazione a risposta scritta Saltamartini e Molteni n. 4-18678, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 novembre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Simonetti.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Paolo Nicolò Romano n. 5-12848, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 893 del 29 novembre 2017.

   PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di aprile 2017 Fininvest spa, la holding finanziaria di Silvio Berlusconi, ha venduto la sua intera quota della società calcistica AC Milan s.p.a. (pari al 99,93 per cento del capitale per un importo di 520 milioni di euro più 220 milioni di accollo debiti al netto degli ulteriori impegni ad investire nel club), ad una società di diritto lussemburghese, appositamente costituita, denominata «Rossoneri Sport Investment Luxembourg», a sua volta di proprietà di un'altra società di diritto lussemburghese, la «Rossoneri Champion Investment Luxembourg», costituita qualche giorno prima la finalizzazione della compravendita, a sua volta controllata da una holding con sede ad Hong Kong, di nome «Rossoneri Sport Investment Co. Ltd» che è a sua volta controllata da un'altra holding denominata «Rossoneri Advanced Company Limited» con sede nelle British Virgin Islands. Insomma una catena di controllo della squadra rossonera composta da società tutte residenti in noti «paradisi fiscali» del mondo;

   fin dal principio sono emersi forti dubbi sull'intera operazione, caratterizzata dalle classiche scatole cinesi, e in particolare sul nome del capo di queste, un sedicente uomo d'affari cinese di nome Yonghong Li, attuale presidente del Milan. Infatti il New York Times con una lunga inchiesta condotta tra Italia e Cina, pubblicata la scorsa settimana, ha evidenziato le numerose anomalie di un personaggio che risulterebbe non solo aver millantato la proprietà di miniere di fosforo in Cina, appartenenti al contrario ad altra società, ma essere stato multato nel suo Paese per non aver dichiarato il possesso di un pacchetto azionario di 50 milioni di dollari. Inoltre, la società della sua famiglia, la «Guangdong Green River Company», risulta coinvolta in una mega truffa finanziaria ai danni di 5.000 piccoli investitori per un valore di 68,3 milioni di dollari;

   in base al regolamento della Federazione italiana gioco calcio (Figc) di attuazione dei principi in materia di acquisizione di partecipazioni societarie a livello professionistico di cui al C. U. n. 189/A del 26 marzo 2015, i soggetti acquirenti una quota azionaria maggiore del 10 per cento di una società di calcio operante nei campionati italiani, devono soddisfare specifici requisiti di onorabilità e di solidità finanziaria. Nello specifico: non devono aver riportato condanne per reati di truffa ed appropriazione indebita e devono disporre di solide basi finanziarie, dimostrando che le risorse impiegate nell'acquisto provengano da proprie attività economiche o di altre fonti lecite sempre espressamente indicate. Tutte condizioni e requisiti che invece risulterebbero mancare a Mr Yonghong Li le cui risorse finanziarie risultano, tranne qualche prestito, di non chiara provenienza;

   negli ambienti calcistici, come riportato dal settimanale l'Espresso nell'articolo «Lo strano caso della vendita del Milan» del dicembre 2016, sono forti le voci che la vendita del Milan altro non sarebbe che «voluntary disclosure» di Berlusconi, un noto evasore fiscale già condannato per reati tributari; ossia secondo tali voci, riportate dal noto settimanale, lo stesso starebbe facendo rientrare in questo modo capitali non dichiarati detenuti all'estero –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se siano state assunte o si intendano assumere, per quanto di competenza, iniziative volte a verificare la piena conformità alla normativa fiscale della cospicua operazione finanziaria concernente la cessione della proprietà della società AC Milan spa.
(5-12848)

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in commissione Dadone n. 5-12857, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 894 del 30 novembre 2017.

   DADONE, TRIPIEDI e MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Marica Ricutti, 39 anni, è madre separata di due figli di 10 e 5 anni d'età, alla quale è stato riconosciuto il diritto di accesso alle misure di agevolazione ai sensi della legge n. 104 del 1992 al fine di seguire il figlio più piccolo disabile;

   il 28 novembre 2017 è stata pubblicata su vari siti di informazione la notizia del licenziamento della signora Ricutti da parte di Ikea dove prestava la propria attività da 17 anni. Secondo quanto riportato le ragioni del licenziamento sarebbero connesse alla difficoltà, per la 39enne, di rispettare gli orari di lavoro a causa delle esigenze di cura e assistenza riconosciutele in favore del minore disabile;

   come dichiarato dalla stessa donna: «Sono stata messa alla porta perché non ho accettato il turno delle 7 del mattino. Un orario che per me è complicato, come sa bene l'azienda»;

   dal canto suo, l'azienda ha dichiarato che «sta svolgendo tutti gli approfondimenti utili a chiarire gli sviluppi della vicenda. L'azienda vuole valutare al meglio tutti i particolari e le dinamiche relative alla lavoratrice oggetto della vicenda», secondo quanto riportato dai media e dai sindacati, infatti, l'azienda avrebbe deciso per il licenziamento a fronte di due casi di ritardo registrati a carico della donna;

   con decreto interministeriale del 12 settembre 2017 adottato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministro dell'economia e delle finanze, sono stati definiti i criteri e le modalità per incentivare la contrattazione di secondo livello al fine di promuovere la conciliazione tra vita professionale e vita privata;

   tale misura, giunta a circa tre anni di distanza dall'approvazione della legge delega, dimostra, a pochi mesi dalla sua adozione già i primi segni di inadeguatezza, considerando peraltro che, a decorrere dal 2015, con i decreti attuativi del cosiddetto Jobs Act i diritti dei lavoratori sono stati progressivamente smantellati attraverso una eccessiva semplificazione e deresponsabilizzazione dei datori di lavoro attraverso il maggior favore della monetizzazione del licenziamento rispetto alla reintegra del lavoratore;

   il caso del licenziamento attuato da Ikea non sembra essere l'unico di tal genere e rischia anzi di diventare soltanto uno dei primi di una lunga serie che caratterizzeranno il futuro prossimo dei lavoratori in Italia;

   oltre al generale quadro normativo che si presenta particolarmente povero di tutele per chi lavora, si ravvisa, ad avviso degli interroganti, da parte dell'azienda, un preoccupante segnale di discriminazione e di violazione dei diritti al lavoro, alla famiglia e alla salute come sanciti dalla Carta costituzionale;

   risulta essersi verificato di recente un caso analogo a quello della signora Ricutti in Puglia, in cui un lavoratore barese, padre di due figli minorenni, è stato licenziato da Ikea per essersi trattenuto in pausa cinque minuti più del previsto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario adottare tempestivamente iniziative normative finalizzate a garantire la concreta tutela del diritto dei lavoratori, della famiglia e della salute nonché l'effettiva conciliazione delle esigenze di vita e lavoro.
(5-12857)

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Tinagli n. 2-02023 del 17 novembre 2017.