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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 29 novembre 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    il concetto di alternanza scuola-lavoro e la sua disciplina, sono sanciti dal decreto-legislativo 15 aprile 2005, n. 77, e dalla legge 13 luglio 2015, n. 107, denominata «Buona Scuola»;

    l'articolo 1 del decreto legislativo del 2005, intitolato «Definizione delle norme generali relative all'alternanza scuola-lavoro a norma dell'articolo 4 della legge 28 marzo 2003, n. 53», al comma 1, esprime il concetto di «alternanza», definendola «come una modalità di realizzazione dei corsi del secondo ciclo, sia nel sistema dei licei, sia nel sistema dell'istruzione e della formazione professionale, al fine di assicurare ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l'acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro»;

    tra le finalità dell'alternanza scuola-lavoro di cui all'articolo 2 del suddetto decreto legislativo emerge «la volontà di arricchire la formazione acquisita nei percorsi scolastici e formativi con l'acquisizione di competenze spendibili anche nel mercato del lavoro», alla lettera b) e «la realizzazione di un organico collegamento delle istituzioni scolastiche e formative con il mondo del lavoro e la società civile, che consenta la partecipazione attiva dei soggetti di cui all'articolo 1, comma 2, nei processi formativi», alla lettera d);

    sulla stessa materia, la recente legge 13 luglio 2015, n. 107, all'articolo 1, commi 33 e seguenti, dispone l'obbligatorietà di tale alternanza, inserendola nei piani triennali dell'offerta formativa e prevedendo, ai fini dell'attuazione di tale sistema, la concertazione tra il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, nonché la collaborazione con il Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione nel caso di coinvolgimento di enti pubblici;

    ampliando in modo spropositato le ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro, senza contestualmente aumentare percentualmente le risorse che già erano stanziate per la realizzazione del progetto prima della legge n. 107 del 2015, si è trasformato in un eccessivo carico ed un onere burocratico ed organizzativo per le scuole e, necessariamente, per tutto il personale scolastico coinvolto;

    l'alternanza scuola-lavoro, così come prevista dalla legge n. 107 del 2015, rischia di svuotare le funzioni principali degli istituti scolastici anche per la bassa qualità dell'offerta formativa proposta, e per la presenza di un finanziamento non adeguato al numero di ore obbligatorie;

    sebbene il legame tra gli istituti scolastici e le realtà imprenditoriali è garantito con l'istituzione, presso le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, di apposito Registro nazionale delle imprese, nonché degli enti pubblici e privati disponibili ad inserire gli studenti in percorsi di alternanza, stipulando con le scuole apposite convenzioni, non sempre aziende ed enti sono in grado di garantire spazi attrezzati, risorse umane formate e parametri di sicurezza capaci di garantire un percorso formativo di qualità e in sicurezza;

    di fatto, tali normative se pur rispondenti ad indicazioni europee di orientamento e formazione, hanno comportato, nel contesto reale, una vera e propria legittimazione di forme di manodopera a basso costo e di sfruttamento giovanile;

    è evidente il caso di studenti degli istituti professionali ad indirizzo turistico ed alberghiero che, al termine dell'orario curriculare, nel fine settimana e nel periodo estivo, potevano svolgere un lavoro stagionale retribuito e che, oggi, si trovano a dover svolgere le stesse mansioni gratuitamente, per un numero altissimo di ore e in forma obbligatoria attraverso i progetti di alternanza scuola-lavoro; in questo specifico caso che si può estendere anche ad altri settori, il mercato del lavoro viene così saturato da un esercito di studenti che rappresenta una manodopera a costo zero per queste realtà imprenditoriali, incidendo al ribasso sulle retribuzioni dei lavoratori del settore;

    l'arricchimento formativo professionale degli studenti proiettati nel mondo del lavoro, è vanificato dal costante ripetersi di esperienze di precariato o lavoro non retribuito, nonché dimensionato che relega i giovani ad una frustrazione precoce, invece che proiettarli verso un'opportunità di crescita personale e lavorativa;

    le storture di tali disposizioni legislative, sono confermate da numerose inchieste e sondaggi ove emerge un quadro desolante di abusi da parte delle imprese che impiegano la forza lavoro giovanile prestata in regime di alternanza scuola-lavoro non al fine di coadiuvare tali giovani nei loro percorsi formativi, ma per converso demoralizzandoli con compiti superflui e lontani dalle loro competenze professionali in assenza di un tutor e al di fuori dell'orario curriculare;

    ancor più gravi sono i casi di violazioni delle norme di sicurezza e dei diritti degli studenti;

    quella proposta con la recente riforma rappresenta una visione distorta e soltanto parziale dei percorsi dell'istruzione professionale, in considerazione della totale assenza di discipline che consentano agli studenti di ottenere una formazione che promuova e sviluppi le loro abilità legate alle attività di impresa; agli studenti è invece, offerta una preparazione che appare totalmente orientata e pensata per affrontare attività lavorative di tipo subordinato e senza che gli studenti partecipino alla progettazione del percorso di alternanza;

    i percorsi esterni alla scuola dovrebbero assicurare un bagaglio esperienziale trasversale che gli studenti possono utilizzare non solo in campo lavorativo, ma anche per sviluppare quelle competenze in materia di cittadinanza, attraverso laboratori «nel reale», necessari per agire nel pieno dei propri diritti e doveri di cittadino;

    se da un lato l'esperienza dovrebbe essere realmente connessa al percorso di studi scelto dagli studenti, dall'altro, è il concetto stesso di alternanza tra scuola e lavoro che in questo momento presenta una forte debolezza, in quanto è un momento storico in cui è strategico investire in una formazione di qualità, che invece può essere ridotta quando le ore spese nel progetto sono strettamente prestate ad un lavoro; è così che l'alternanza scuola-lavoro andrebbe ampliata in un'ottica più ampia di apprendimento di ricerca-azione sul territorio;

    la scuola deve spostare la sua azione educativa nel territorio, promuovendo periodiche esperienze nella realtà e in spazi esterni finalizzati al miglioramento della qualità della vita del territorio in cui vivono, intrecciando la programmazione disciplinare con progetti annuali e pluriannuali di servizio alla comunità in cui si vive, come previsto dall'approccio pedagogico Service Learning;

    il Service Learning è un approccio pedagogico, rilanciato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con un decreto ministeriale del 17 marzo 2017, il quale definisce la creazione del comitato tecnico scientifico del Service Learning;

    il Service Learning coniuga sistematicamente e intenzionalmente apprendimento e servizio; discipline e impegno solidale si integrano in un circolo virtuoso che tende alla soddisfazione di un bisogno reale della comunità e degli studenti attraverso l'applicazione di saperi e di competenze, consentendo allo stesso tempo l'acquisizione di nuove conoscenze e la maturazione di nuove competenze sul campo;

    il ruolo degli enti locali, delle università, della ricerca e degli enti pubblici del territorio deve essere potenziato nella prospettiva di individuare nuovi spazi educativi e un supporto logistico ed economico per promuovere gli spostamenti dei ragazzi nel territorio; tale operazione permetterà alla scuola di realizzare l'attività educativa nelle biblioteche, nei parchi, nei luoghi culturali, nelle università, all'interno di mostre, officine, botteghe di artigiani del territorio; si tratta di una possibilità garantita solo in parte dagli attuali progetti di alternanza scuola-lavoro;

    l'esperienza diretta della realtà resta una delle chiavi più importanti per realizzare un apprendimento significativo, che non sia obsoleto e che motivi gli studenti facendoli diventare i veri protagonisti di questo processo, puntando sui loro talenti e sulla loro autonomia e libertà;

    una necessità chiave per promuovere la cittadinanza, l'educazione civica, la cultura, la sensibilità ambientale, e per rispondere meglio ai cambiamenti economici e del mercato del lavoro, considerando che il World Economic Social Forum afferma che il 65 per cento dei bambini che oggi si iscrivono a scuola faranno al termine del loro percorso di studi un lavoro che oggi non esiste;

    a causa del continuo mutamento del mondo del lavoro e della riduzione del numero di lavoratori nel settore impiegatizio e subordinato e in conseguenza dell'aumento del lavoro intellettuale e creativo, è necessario promuovere un contatto più frequente tra la comunità scolastica e i lavoratori professionisti che, a vario titolo, anche nel campo della formazione, compresa quella sportiva, operano sul territorio;

    si ravvede, quindi, la necessità di revisionare in primis il concetto di alternanza scuola-lavoro, sostituendolo con le parole «Apprendimento in azione» al fine di tracciare un percorso continuativo, lineare, trasparente di formazione;

    tale mutamento terminologico risponde all'esigenza di non dividere la formazione in tappe o in «alternanze», ma al contrario di garantire un percorso integrato disciplinare, di cittadinanza e di competenze spendibili professionalmente,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per ridefinire il percorso «alternanza scuola-lavoro» in quello di «apprendimento in azione», il quale preveda un'azione integrata in cui l'obiettivo sia quello di accompagnare l'acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro con le acquisizioni di competenze in materia di cittadinanza;

   ad assumere iniziative volte ad eliminare l'obbligatorietà, così come prevista dalla legge 13 luglio 2015, n. 107, dell'alternanza scuola-lavoro, ridefinendola con il più adeguato «apprendimento in azione»;

   ad assumere iniziative per aumentare le risorse spendibili per ogni ora di intervento nei progetti di «apprendimento in azione» rispetto a quelle finora spendibili per ogni ora di «alternanza scuola-lavoro»;

   ad ampliare le occasioni di formazione previste per il personale scolastico per la costruzione di percorsi di «apprendimento in azione» (service learning, learning by doing, ricerca-azione, didattica esperienziale e altro);

   a promuovere la creazione di una short list in ogni istituto scolastico di professionisti e formatori professionali a vario titolo, compresi quelli operanti nel settore sportivo, che siano disponibili a supportare gratuitamente o in forma retribuita i progetti di «apprendimento in azione»;

   a promuovere, per quanto di competenza, anche stanziando specifiche risorse finanziarie, l'uso di spazi pubblici e privati, all'aperto o al chiuso, in cui svolgere attività educative sul territorio;

   ad assumere iniziative per istituire un fondo triennale per premiare l'innovazione didattica e il coinvolgimento di pedagogisti nei progetti di «apprendimento in azione»;

   ad assumere iniziative per garantire incentivi alle imprese, agli enti pubblici o agli studi professionali che investono in spazi di formazione o in personale specializzato nella formazione per studenti iscritti alla scuola di II grado, e coinvolti nei progetti di «apprendimento in azione».
(7-01411) «Luigi Gallo, Di Benedetto, Brescia, Marzana, D'Uva».


   L'VIII Commissione,

   premesso che:

    a ottobre 2017, 33 rappresentati di 12 Paesi europei tra i quali l'Italia, si sono riuniti nell'isola di Vilm nel Mar Baltico, per gli sviluppi futuri della «Rete Europea delle foreste di faggio» (Fagus sylvatica L.) avente l'obiettivo di estendere e condividere le conoscenze per politiche di gestione e protezione degli ecosistemi europei di tali foreste, con particolare attenzione alle «Foreste vetuste naturali, ed attualmente annovera 126 foreste di faggio di 25 Paesi»;

   a luglio 2017 la 41ª sessione dell'Unesco, riunitasi a Cracovia ha esteso ad alcune aree italiane il riconoscimento a Patrimonio mondiale già attribuito alle faggete dei Carpazi; sono diventati così 12 i Paesi, tra i quali l'Italia, con «faggete vetuste» iscritte; tra queste la Valle Cervara, la Selva Moricento, il Coppo del Morto, il Coppo del Principe, la Val Fondino, il Cozzo Ferriero, la Foresta Umbra, il Monte Cimino, il Monte Raschio e il Sasso Fratino, per complessivi 2.127,3 ettari;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha recepito le risultanze del «Convention on biological diversity» dell'Unep (Programma delle nazioni unite per l'ambiente) definendo «foresta vetusta» un bosco primario o secondario che abbia raggiunto un'età nella quale specie e attributi strutturali normalmente associati con foreste primarie senescenti dello stesso tipo, si siano sufficientemente accumulati, rispetto i boschi più giovani;

   le «Foreste vetuste» sono caratterizzate da alberi di notevoli dimensioni e di età avanzata, da una flora specializzata che beneficia del basso grado di disturbo e legate ai microhabitat determinati dall'eterogeneità strutturale; tali foreste sono importanti per il mantenimento della biodiversità animale e vegetale, per studiare le dinamiche naturali, il grado di sostenibilità della selvicoltura e l'effetto degli interventi di rinaturalizzazione;

   la Strategia pan-europea per la diversità biologica e del paesaggio (PEBLDS) prevede, attraverso la gestione sostenibile e la protezione, la conservazione di tutte le tipologie forestali, tutelando prioritariamente le antiche foreste secondarie, nonché gli habitat forestali delle specie che necessitano ecosistemi estesi e indisturbati, indicati nella Convenzione di Berna, nella direttiva Habitat e le foreste minacciate;

   la Strategia europea per la conservazione delle piante evidenzia come le «Foreste vetuste» siano fortemente minacciate dall'intensa attività selvicolturale, anche illegale, soprattutto in Europa sud-orientale; si pone quindi l'obiettivo di gestire in termini naturalistici almeno il 30 per cento delle foreste sfruttate a fini produttivi in maniera da conservarne la diversità;

   la rete delle «Foreste vetuste» nei Parchi Nazionali Italiani individua 68 cenosi forestali a dominanza di faggio, che spesso rappresentano «relitti» dell'ultima era glaciale;

   tra le principali «faggete depresse» si annoverano quelle laziali di Oriolo e Bassano Romano, di Allumiere, del Monte Venere, di Monte Fogliano, del Monte Cimino e del Parco di Bracciano-Martignano; nonché quelle pugliesi del Gargano, quelle toscane della valle del Carfalo, quelle del monte Vulture e del monte Serino; la loro importanza ecologica è sancita dall'inclusione nelle aree protette regionali e nazionali, nei siti di interesse comunitario di cui alla direttiva 92/43/CE «Habitat» e nelle zone di protezione speciale della «Rete Natura 2000», Direttiva 2009/147/CE;

   il decreto ministeriale n. 184 del 17 ottobre 2007 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare riconosce la gestione forestale volta al mantenimento di una presenza adeguata di piante morte, annose o deperienti che rappresentano microhabitat per numerose specie animali protette, come gli insetti saproxilici e xilofagi, e varie specie di picchio, purché non si tralascino gli aspetti riguardanti la difesa dalle fitopatie e dagli incendi;

   il 18 ottobre 2017 è entrato in vigore il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 luglio 2017, n. 143 che istituisce la direzione generale delle foreste in capo al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali volta a rappresentare gli interessi forestali nazionali in sede europea e internazionale, nonché incaricata dell'elaborazione delle linee di politica forestale, in coerenza con quelle dell'Unione europea e del coordinamento di politiche di valorizzazione della biodiversità negli ecosistemi forestali,

impegna il Governo:

   a promuovere e supportare la «Rete europea delle foreste di faggio»;

   a intervenire nelle opportune sedi comunitarie ed internazionali affinché si contrasti con ogni mezzo il disboscamento e il degrado forestale nell'area dei Carpazi, dove si trovano i più grandi relitti di «Foreste vetuste» di faggio;

   a contribuire fattivamente allo sforzo paneuropeo per la salvaguardia degli ultimi ecosistemi delle «Foreste vetuste» di faggio;

   ad assumere iniziative per dare urgente attuazione alle raccomandazioni di cui all'articolo 5 della Convenzione riguardante la protezione al piano mondiale del patrimonio culturale e naturale dell'Unesco, in particolare per realizzare centri educativi nazionali e per la promozione di ricerche pertinenti;

   nell'ambito della gestione congiunta dei siti Unesco, a promuovere lo scambio attivo e la cooperazione tra esperti, coinvolgendo anche il personale delle aree protette, come da programma di lavoro del «Sistema di gestione integrato»;

   per quanto concerne la conservazione della funzionalità delle «Foreste vetuste» nelle parti componenti e nei loro dintorni a promuovere un'efficace gestione delle zone cuscinetto;

   al fine di prevenire l'iscrizione dei siti Unesco, nelle «liste rosse» dell'Unione mondiale per la conservazione della natura, attuare tempestivamente le richieste espresse dalla suddetta organizzazione;

   a promuovere in sede europea la creazione di un segretariato permanente per i beni seriali del Patrimonio mondiale dell'Unesco, quale strumento per la loro gestione integrata, assumendo iniziative per garantire anche un finanziamento sostenibile a lungo termine;

   ad assumere iniziative per recepire le disposizioni circa la conservazione del patrimonio naturale mondiale dell'Unesco nella legislazione nazionale;

   a dare piena attuazione al decreto ministeriale n. 184 del 17 ottobre 2007;

   a salvaguardare le «Foreste depresse e vetuste» nazionali, definendo apposite politiche forestali volte a garantire una gestione selvicolturale rispettosa dei criteri di Gestione forestale sostenibile (GFS – Helsinki 1993);

   a valorizzare le risorse naturali e le aree protette dando impulso all'economia del territorio attraverso l'ecoturismo e l'economia verde, coinvolgendo la società civile;

   ad assumere iniziative, in accordo con le regioni, per favorire la politica di indennizzo per il mancato taglio dei popolamenti forestali «vetusti» o «depressi»;

   a promuovere la valutazione economica degli ecoservizi dei popolamenti forestali «vetusti» o «depressi», considerando il loro ruolo nel ciclo dell'acqua, nella conservazione della biodiversità, nel turismo, nel paesaggio e nelle attività tradizionali locali.
(7-01410) «Busto, Massimiliano Bernini, Benedetti, Parentela».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    nel mese di aprile 2015 i lavoratori del call center Qè, al fine di evitare licenziamenti collettivi, furono collocati in cassa integrazione e nel maggio del 2016 furono avviati i contratti di solidarietà per evitare il licenziamento di 90 esuberi;

   nel giugno 2016, l'azienda approvò il bilancio consuntivo, con un passivo di circa 6,5 milioni di euro, causati – tra l'altro – da evasione fiscale per il mancato versamento dell'Iva, dall'Agenzia delle entrate e debiti previdenziali;

   per i lavoratori, che fino a quel momento avevano continuato a lavorare e a «produrre», nonostante fossero in arretrato di oltre tre mensilità, non c'era più nulla da fare. Transcom World Wilde, la società che gestisce la commessa Inps e che in questi anni ne ha dato in subappalto una parte a Qè, data la grave situazione, decise di sospendere il servizio. I lavoratori dichiararono lo sciopero a oltranza fino al fallimento dell'azienda;

   intanto, rimasti nell'incertezza, in arretrato di tre mensilità, il 23 settembre 2016 i sindacati portano la protesta a Catania, dove un corteo di centinaia di lavoratori fu ricevuto, all'interno del palazzo dell'Esa, da Giuseppe Caudo, un funzionario dell'ufficio di gabinetto della presidenza della regione. In quell'occasione, una delegazione di lavoratori e sindacalisti incontrarono l'assessore regionale alle attività produttive Mariella Lo Bello. Nel frattempo, la grave situazione del call center Qè fu portata anche sul tavolo della Commissione lavoro alla Camera. Da Montecitorio i sindacalisti tornano con l'aspettativa dell'apertura di un tavolo al Ministero dello sviluppo economico con il coinvolgimento dei quattro committenti;

   tuttavia, dopo una lunga serie di trattative, il licenziamento è diventato effettivo il 28 novembre 2016;

   le operazioni di licenziamento riguardano circa 600 giovani lavoratori delle sedi delle contrade Tre fontane e Monafria, nel Paternese;

   all'incontro in regione del 14 dicembre 2016, la Di Bella Group presentò un progetto per la creazione di una nuova azienda multifunzionale, non riferita soltanto ad attività di customer care, con prospettive di reintegro per gli ex dipendenti Qè. Innovativo ed ambizioso il progetto necessita di impegni concreti da parte della regione per creare prospettive di lavoro importanti;

   a marzo del 2017 gli stessi si ritrovano per l'ennesima volta a protestare per sollecitare le committenti nazionali Inps, Enel, Transcom, Sky e Wind a partecipare al tavolo regionale aperto e sollecitato dal Ministero dello sviluppo economico, chiedendo al prefetto di Catania di intervenire nei confronti dell'azienda;

   a giugno 2017, l'ex amministratore di Qè Patrizio Argenterio viene indagato per non aver versato l'Iva per l'anno d'imposta 2014 e sottoposto a sequestro di beni per un valore di 1 milione di euro. Alcuni, giorni dopo, Qè fallisce ufficialmente;

   il 6 luglio 2017, si tiene un nuovo confronto in prefettura tra i sindacati, l'imprenditore Franz Di Bella, i rappresentanti della regione siciliana, il direttore ITL Catania Domenico Amich, il vicario Inps Catania Franco Caruso, i responsabili di Enel Energia. Davanti al prefetto l'imprenditore Franz Di Bella presenta ufficialmente il nome della nuova società, la Netith che avrebbe dovuto assorbire gli ex dipendenti Qè. Risposte positive arrivano anche da Enel che conferma la propria disponibilità nell'assegnazioni di volumi che permettano lo start up della commessa. La Transcom, non presente all'incontro, inviando una nota scritta, si dice disponibile ad un eventuale confronto con la nuova realtà imprenditoriale; vi è inoltre disponibilità anche da parte di Wind;

   tuttavia, soltanto da poco, la Netith ha cominciato a contattare diversi ex dipendenti Qè, al fine di selezionare un primo gruppo di lavoratori da coinvolgere nella fase di start up di nuove attività e che dispone al momento di più di 150 postazioni di lavoro. Dunque, la Netith partirebbe solo con due commesse outbound: Vodafone e Fastweb. Resta comunque incertezza sulle prospettive occupazionali degli ex dipendenti Qè, giunti ormai alla fine degli ammortizzatori sociali. Delle commesse dell'ormai fallito Qè, solo Enel avrebbe dichiarato la propria volontà di portare la commessa Enel-energia presso la Netith, senza però alcun seguito concreto;

   nonostante l'iniziale interessamento delle autorità la situazione non si è ancora sbloccata,

impegna il Governo:

   in considerazione della grave ricaduta sociale della vicenda legata all'ex call center Qè, ad avviare tempestivamente un tavolo di confronto, sia a livello locale che a livello nazionale, al fine di favorire soluzioni che possano garantire, da una parte, l'assorbimento degli ex lavoratori Qè presso nuove società disponibili ad assumere gli ex dipendenti e, dall'altra, i volumi di lavoro, attraverso la riattribuzione della commessa Inps-Inail, ovvero di altre commesse, da parte di società che hanno manifestato tale intenzione;

   ad assumere iniziative per riconoscere ai lavoratori della ex Qè, in attesa di una loro ricollocazione, forme temporanee di sostegno al reddito, al fine di garantire la necessaria continuità del reddito medesimo.
(7-01413) «Ciprini, Cominardi, Tripiedi, Dall'Osso, Chimienti, Lombardi».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    la cefalea è un sintomo molto frequente: in Europa oltre il 50 per cento, della popolazione adulta soffre di mal di testa e i dati italiani sono in linea con questo dato. Anche i bambini e gli adolescenti sono colpiti sempre più precocemente dal problema così come il sintomo si associa frequentemente a malattie dell'età senile;

    la cefalea è una patologia del sistema nervoso che, a seconda dell'intensità dei suoi effetti, si distingue comunemente tra: cefalea di tipo tensivo, emicrania, cefalea a grappolo e cefalea primaria cronica;

    quest'ultima è una grave forma patologica caratterizzata da continuità dei sintomi nel tempo, anche per diversi giorni e priva di cause manifeste. La sola diagnosi della patologia richiede molte indagini, tempi imprevedibili anche costi notevoli per il paziente;

    in particolare secondo l'Organizzazione mondiale della sanità più di un miliardo di persone, nel mondo, soffre di emicrania, terza malattia più frequente nel genere umano. Studi italiani riportano una prevalenza per l'emicrania del 26 per cento, con il genere femminile significativamente più interessato (34 per cento contro il 15 per cento). La fascia di popolazione maggiormente colpita è quella giovane-adulta, epoca in cui si configura, normalmente, la massima capacità produttiva;

    l'emicrania è una malattia fortemente disabilitante, tanto che sempre l'Oms – Global Burden Disase colloca questa patologia al 7° posto fra tutte le malattie che causano disabilità (GBD 2015; Steiner TJ 2016). Il problema è particolarmente rilevante per le forme croniche (più di 15 giorni al mese con cefalea), che riguardano, secondo i diversi studi, dal 2 al 4 per cento della popolazione;

    si tratta di soggetti che per anni sperimentano una qualità di vita letteralmente inaccettabile. Caratteristica comune di questi pazienti è la tendenza all'uso indiscriminato ed eccessivo di farmaci sintomatici, alla richiesta continua di nuovi esami strumentali e consultazioni mediche, al ricorso ripetuto ai pronto soccorso fino a ricoveri nei reparti specializzati per la disassuefazione e la revisione terapeutica ed è evidente come questa situazione comporti una ricaduta individuale, sociale ed economica molto pesante;

    in Italia, secondo le stime disponibili il 12 per cento della popolazione soffre di emicrania e il 3 per cento di cefalea cronica ovvero segnala il disturbo per più e i 15 giorni al mese. La forma episodica di emicrania può evolvere, nell'arco degli anni, verso la forma cronica soprattutto in presenza di un uso eccessivo di farmaci sintomatici, di eccesso ponderale, di patologie del sonno e di stati ansioso-depressivi;

    si calcola che il costo medio annuo sostenuto dal servizio sanitario nazionale per ogni paziente affetto da cefalea cronica sia di più di 2.000 euro. Calcolando 1.000.000 di pazienti affetti nel nostro Paese (valore sottostimato), il costo complessivo annuale risulta superiore a 2 miliardi di euro;

    si tratta, quindi, di una patologia che incide sulla vita sociale e lavorativa delle persone che ne sono affette e che comporta alti costi economici diretti ed indiretti sia per i singoli che per la collettività e l'Organizzazione mondiale della sanità considera la cefalea primaria cronica una tra le patologie più invalidanti e certamente degna di rilevanza sociale per le sue gravi implicazioni sulla qualità della vita delle persone;

    in Italia, invece, ancora oggi è previsto alcun riconoscimento normativo, ne tantomeno lo status di malattia sociale. La stessa diagnosi della sua gravità e le cure ad essa correlate variano in maniera significativa a seconda del servizio pubblico sanitario regionale;

    questi semplici dati consentono di intuire come non sia fuori luogo considerare l'emicrania, soprattutto nella sua forma cronica, come una vera e propria malattia sociale. L'insieme di tali elementi ha spinto alcune regioni italiane a definire percorsi diagnostico-terapeutici appropriati specifici, regolamentare l'accesso ai servizi, riconoscere una percentuale di invalidità per le cefalee primarie (si veda in proposito la delibera della regione Lombardia n. 3 del 15 gennaio 2007 o il documento di indirizzo della regione Emilia-Romagna del 2 dicembre 2013). L'inserimento nei livelli essenziali di assistenza della cefalea cronica, diagnosticata da centri cefalee qualificati e riconosciuti dalle società scientifiche, rappresenta l'unica alternativa valida per arrivare a una gestione razionale del problema della cronicità del dolore cefalico, evitando sia sprechi di risorse umane, diagnostiche e tecnologiche, sia provvedimenti terapeutici inappropriati. Tutto questo identificando i bisogni specifici attraverso procedure codificate e fornendo percorsi diagnostico-terapeutici appropriati (Pdta) declinati per complessità d'intervento. L'inserimento nei livelli essenziali di assistenza consentirebbe quindi: di identificare i bisogni assistenziali del paziente con cefalea cronica; di verificare le risorse diagnostiche e terapeutiche impiegate per la gestione del problema; di controllarne l'appropriatezza; di definire in modo scientificamente documentato le procedure e le terapie di riconosciuta validità ed efficacia; di organizzare percorsi diagnostico-terapeutici specifici per patologia, volti a incentivare i pazienti a interrompere l'uso indiscriminato di farmaci e iniziare un percorso di riabilitazione e recupero; di definire le esenzioni dalla contribuzione alla spesa del servizio sanitario nazionale per l'esecuzione di esami strumentali, se realmente necessari, e per terapie non farmacologiche specifiche (biofeedbak, agopuntura, Tens e altro), quando effettivamente indicate,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per riconoscere, alla luce delle considerazione sovraesposte, la cefalea primaria cronica come malattia sociale;

   ad assumere iniziative per inserire le terapie di contrasto a questa malattia tra i livelli essenziali di assistenza (Lea) del servizio sanitario nazionale al fine di alleviare per i cittadini affetti da questa patologia non solo un quotidiano disagio ma anche l'umiliazione e l'ingiustizia percepita di non essere considerati «malati gravi» dal proprio servizio sanitario nazionale.
(7-01412) «Paola Boldrini, D'Incecco, Paola Bragantini, Grassi, Capone, Miotto, Piazzoni, Giuditta Pini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TRIPIEDI, L'ABBATE, CIPRINI, COMINARDI, DALL'OSSO, CHIMIENTI e LOMBARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con determinazione n. 163 del 7 novembre 2017, l'Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps) ha indetto un concorso pubblico per titoli ed esami, per 365 posti di analista di processo-consulente professionale nei ruoli del personale Inps;

   ai partecipanti al bando di concorso, all'articolo 2, lettera b) della determinazione, veniva richiesta la conoscenza della lingua inglese con certificazione rilasciata da uno degli enti riconosciuti dal decreto n. 118 del 28 febbraio 2017 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   in data 8 novembre 2017 veniva pubblicato sul sito online di informazione «ilfattoquotidiano.it» la notizia che il presidente dell'Inps, Tito Boeri, aveva reso noto di aver firmato la delibera del concorso sopraindicato per 1.080 nuovi contratti con la pubblicazione del bando di concorso prevista entro un massimo di 30 giorni;

   sempre nell'articolo, venivano però riportate alcune polemiche per i requisisti per il livello di inglese richiesti. Subito dopo l'annuncio fatto da Boeri, infatti, alcuni utenti si sono lamentati, ritenendo eccessivo il certificato B2 di conoscenza della lingua inglese richiesto, mentre altri hanno giudicato incostituzionale, perché in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione italiana, i titoli richiesti visto che la certificazione B2 ha un costo economico elevato che non tutti possono permettersi;

   diversi potenziali partecipanti al concorso, che avrebbero voluto partecipare al sopracitato bando dell'Inps, hanno riferito anche agli interroganti diverse lamentele riguardanti le richieste eccessivamente selettive del requisito di ammissione di certificazione di conoscenza della lingua inglese rilasciata solo da un numero limitato di enti tra i più rinomati a livello europeo. A tali proteste si sono aggiunte quelle inerenti alle tempistiche assai ristrette tra la data del decreto del 28 febbraio 2017, in cui era contenuto l'elenco selettivo degli enti, e la data di pubblicazione del bando di concorso del 7 novembre 2017. Ciò ha portato alla palese impossibilità anche per i più abbienti potenziali partecipanti al concorso, di potersi organizzare per tempo per poter eventualmente ottenere la certificazione richiesta presso gli istituti indicati nel decreto n. 118 del 28 febbraio 2017 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca –:

   se non sia intenzione dei Ministri interrogati, per quanto di competenza, assumere iniziative affinché sia ampliato il numero degli enti riconosciuti dal decreto n. 118 del 28 febbraio 2017 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e sia modificato l'articolo 2, lettera b), della determinazione n. 163 del 7 novembre 2017 dell'Istituto nazionale di previdenza sociale al fine di offrire l'opportunità di partecipare al concorso a più partecipanti, e anche ai meno abbienti;

   come si intenda garantire che la determinazione dell'Inps n. 163 del 7 novembre 2017 sia pienamente conforme all'articolo 3 della Costituzione e quali iniziative si intendano adottare al riguardo.
(5-12816)


   MARZANA, ZOLEZZI, VIGNAROLI, DE ROSA, TERZONI, DAGA, BUSTO, MICILLO, LOREFICE, GRILLO, VILLAROSA, D'UVA, RIZZO e CANCELLERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la normativa di riferimento in materia di trattamento dei reflui è la direttiva 91/271/CEE recepita dall'Italia con il decreto legislativo n. 152 del 2006 (codice dell'ambiente);

   per le inadempienze nell'attuazione della suddetta direttiva, l'Italia ha già subito due condanne da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea, la C565-10 (procedura 2004-2034) e la C85-13 (procedura 2009-2034) e l'avvio di una nuova procedura d'infrazione (procedura 2014-2059);

   per dare tempestiva esecuzione alle suddette sentenze, la Presidenza del Consiglio dei ministri, con propria determina ha avviato il procedimento di commissariamento, ai sensi dell'articolo 7, comma 7 del decreto-legge n. 133 del 2014, convertito dalla legge 11 novembre 2014, n. 164;

   successivamente con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 giugno 2015 è stato nominato commissario straordinario per la progettazione, l'affidamento e la realizzazione dei lavori relativi agli interventi da eseguirsi nel comune di Augusta la dottoressa Vania Contraffatto, già assessore regionale dell'energia e dei servizi di pubblica utilità;

   in merito all'attività commissariale della dottoressa Contraffatto, gli esiti dell'analisi istruttoria effettuata sono stati formalizzati nel «documento di programmazione generale degli interventi di Augusta» (DdPG), sottoposto all'esame dell'unità tecnica specialistica del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che, ha condiviso la necessità di redigere un «progetto generale»;

   in tale ottica, la struttura tecnica di supporto al commissario ha redatto un «progetto generale» degli interventi funzionali al superamento delle criticità del sistema fognario e depurativo del comune di Augusta;

   nello specifico, ha avviato le attività per redigere il progetto di fattibilità tecnico-economica (preliminare) degli interventi; ha svolto la ricognizione sul territorio ed ha definito un piano di indagini e verifiche di stato di consistenza, videoispezione e prove idrauliche su condotte esistenti, propedeutiche alla progettazione preliminare;

   addirittura in occasione della risposta ad un atto di sindacato ispettivo del dicembre 2016, il Ministro interrogato ha delineato i tempi di realizzazione: «Si procederà quindi, con apposita gara, all'affidamento dei servizi per attuare il suddetto piano, i cui esiti consentiranno di redigere il progetto preliminare che si prevede di portare in conferenza di servizi (...) entro il mese di marzo 2017. (...) Si prevede di affidare i servizi di progettazione esecutiva entro il mese di giugno 2017, di giungere all'approvazione del progetto esecutivo entro il mese di ottobre 2017 e di potere affidare i lavori entro il mese di febbraio 2018, con ultimazione nell'aprile del 2019»;

   sennonché con il decreto-legge 29 dicembre 2016, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, recante «Interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno», i commissari straordinari sono stati rimossi e con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2017 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2017, sono stati affidati i compiti di coordinamento e realizzazione degli interventi ad un unico commissario straordinario del Governo nella persona del professor Enrico Rolle;

   ad oggi, a quanto risulta agli interroganti, l'amministrazione di Augusta non è mai stata informata dello stato di avanzamento dei lavori inerenti alla depurazione e dei passaggi di competenza, né ha ricevuto comunicazioni se non quella riguardante il verbale della riunione in cui si è notificato l'insediamento della dottoressa Contraffatto –:

   come il Ministro interrogato intenda rispettare i tempi dallo stesso delineati nella suddetta risposta all'atto di sindacato ispettivo di dicembre 2016;

   se il commissario straordinario professor Enrico Rolle intenda dare continuità agli esiti dell'analisi istruttoria compiuta dalla commissaria dottoressa Contraffatto, al fine di non disperdere la mole di lavoro e di competenze messe in campo;

   quale sia lo stato di attuazione degli interventi programmati e quali iniziative abbia adottato il commissario straordinario del Governo per i lavori della depurazione delle acque reflue del comune di Augusta, oltre alle convenzioni con Sogesid e Invitalia già in essere.
(5-12821)


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 17 novembre 2017 l'Associazione Assopace Palestina ha lanciato un appello e chiamato alla mobilitazione chiunque sia contrario alle demolizioni di case e all'evacuazione della popolazione palestinese nella Valle del Giordano;

   dall'appello si apprende che Israele, in un suo piano a lungo termine per la pulizia etnica della Valle del Giordano, si prepari a ciò distruggendo a tappeto i villaggi di Ein El Hilwe e Al Maleh, nel nord della Valle del Giordano demolendo le case di 300 palestinesi e cancellando, di fatto, completamente quelle comunità;

   gli abitanti della zona hanno riferito di droni che sorvegliavano dall'alto, mentre i militari dell'esercito di occupazione chiedevano i documenti di identità a tutti i residenti. Quale fosse la minaccia che si profilava per le famiglie e la comunità lo hanno capito quando sono state depositate sulla loro terra, fermate con dei sassi, le notifiche di evacuazione;

   secondo la testimonianza di Rashid Khudairi — della comunità solidale Jordan Valley Solidarity — coordinatore delle attività di chi è sotto la minaccia di demolizione, «Da molti anni le forze dell'occupazione hanno sottoposto a vessazioni e attacchi i Palestinesi nel nord della Valle del Giordano, per spingerli ad abbandonare la loro antica terra», negando loro «l'accesso all'acqua, all'elettricità, alle strade, alla sanità e all'istruzione. Le loro case sono state demolite ripetutamente e spesso vengono fatte esercitazioni militari vicino alle loro case e sulle loro terre»;

   secondo Rashid Khudairi, ora Israele sta facendo un ulteriore passo verso la pulizia etnica e la situazione di grande emergenza richiede quindi l'intervento «di tutti gli amici che abbiamo nel mondo.»;

   nella Valle del Giordano, nel 1967, data dell'occupazione militare, vi erano circa 300 mila palestinesi: oggi ve ne sono circa 60 mila. È una pulizia etnica ed una deportazione silenziosa che avviene nel silenzio e nella complicità della comunità internazionale e dei media;

   l'appello chiede al Governo italiano, ai parlamentari e ai movimenti di protestare e chiedere ad Israele di cessare l'insediamento delle colonie, l'evacuazione della popolazione palestinese e la demolizione di case e scuole;

   anche attivisti israeliani hanno lanciato un appello al mondo, così come B'tselem, organizzazione israeliana per la difesa dei diritti umani (http://www.btselem.org/facing expulsion blog) -:

   se il Governo sia a conoscenza della grave situazione in cui versano i cittadini palestinesi nella Valle del Giordano, delle minacce ricevute e dei gravi soprusi finora messi in atto dallo Stato d'Israele su quella popolazione;

   se il Governo non ritenga urgente farsi promotore presso la comunità internazionale di iniziative affinché venga preservata la presenza della comunità palestinese nella Valle del Giordano e interrotta ogni azione di pulizia etnica contro di essa, da parte dello Stato di Israele.
(5-12843)


   TOFALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'indennità di impiego operativo è corrisposta al personale militare dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, secondo l'articolo 1 della legge 78 del 2008 «in relazione alla peculiarità dei doveri che distinguono la condizione militare nelle sue varie articolazioni, determinando uno speciale stato giuridico, di carriera e di impiego contrassegnato da particolari requisiti di idoneità psico-fisica, dalla assoluta e permanente disponibilità al servizio ed alla mobilità di lavoro e di sede, dalla specialità della disciplina, dalla selettività dell'avanzamento e dalla configurazione dei limiti di età, al personale militare dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica compete un peculiare trattamento economico. In particolare, quale compenso per il rischio, per i disagi e per le responsabilità connessi alle diverse situazioni di impiego derivanti dal servizio sono istituite le indennità di impiego operativo di cui alla presente legge»;

   tale indennità inoltre viene maggiorata (cosiddetta supercampagna) secondo l'articolo 4, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica del 10 maggio 1996, n. 360, «per il personale di cui all'articolo 1 che presta servizio presso i comandi, i reparti e le unità di campagna appresso indicati, impiegati nell'ambito di grandi unità di pronto intervento nazionali ed internazionali: nella misura del 135 per cento (poi elevata al 150 per cento con il decreto del Presidente della Repubblica 13 giugno 2002, n. 163 pag.4 comma F) di quella stabilita dal primo comma dell'articolo 2, rispettivamente per l'ufficiale o sottufficiale dello stesso grado e della stessa anzianità di servizio»;

   tali indennità sono attualmente corrisposte anche al personale che è sottoposto a monitoraggio e controllo del peso a causa dell'IMC (indice di massa corporea) troppo elevato e che pertanto è escluso da impieghi operativi. Ciò nella considerazione che tale personale non abbia in tutto o in parte, i requisiti per i quali tali indennità sono state create, particolari requisiti di idoneità psico-fisica, assoluta e permanente disponibilità al servizio ed alla mobilità di lavoro e di sede, e non contribuisca all'elevata prontezza e livello addestrativo del reparto ad alta valenza operativa nei quali prestano servizio –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per tutelare l'onorabilità e il rispetto delle forze impegnate ogni giorno nel pronto intervento.
(5-12844)


   TOFALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella valutazione dei titoli di servizio del personale per i concorsi a titoli di vice sovrintendente e vice ispettore della polizia di Stato, sembrerebbe che insista una disparità nel calcolo del congedo per assistenza al genitore, o comunque persona diversamente abile con gravità certificata ai sensi dell'articolo 42, comma 5, del decreto-legge 26 marzo 2001, n. 151 e successive modifiche;

   in data 24 aprile 2013, Ministro pro tempore reinterpretò la disciplina con circolare n. 333-A/9806.G.3.1/2645-2013 che specificava che i calcoli per i periodi di congedo usufruiti dai dipendenti «non erano validi ai fini della progressione in carriera e computabili ai fini dell'anzianità di servizio»;

   in data 22 settembre 2017, il Ministero ha emanato una nuova circolare n. 333.A/9806.G.3.1/719-2017 inerente al congedo straordinario retribuito ex articolo 42, commi 5 e seguenti, del decreto-legge n. 151 del 2001 a seguito delle modifiche introdotte dall'articolo 45, comma 16, del decreto-legge n. 95 del 2017, chiarendo che, a decorrere dal 1° gennaio 2017, «i periodi di congedo straordinario concessi ai sensi dell'articolo 42, comma 5, del decreto-legge n. 151 del 2001, sono computabili nell'anzianità giuridica valida ai fini della progressione in carriera e dell'anzianità di servizio» –:

   se il Governo intenda assumere iniziative per chiarire la questione ed eliminare le disparità di cui in premessa, alla luce dei decreti e delle circolari sopracitate.
(5-12845)


   NESCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in riferimento al bando di gara del Governo per l'affidamento di servizi giornalistici e informativi per gli organi centrali e periferici delle amministrazioni dello Stato, inviato alla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il 2 maggio 2017, l'interrogante ritiene che il medesimo sia incompatibile con la normativa comunitaria (nello specifico il cosiddetto «divieto di gold plating»), la quale ha riconosciuto come ogni aggravio ingiustificato e sproporzione previsto da norme ulteriori possa comportare limiti alla concorrenza che vanno in un senso esattamente contrario ai princìpi dell'Unione europea;

   nello specifico viene previsto, in primis, come la mandataria, in caso di raggruppamento temporaneo di imprese, debba possedere i necessari requisiti di capacità economica e finanziaria e tecnico-organizzativa nella misura minima del 60 per cento, previsione chiaramente in contrasto con quanto indicato nell'articolo 48 del codice degli appalti.

   nello stesso codice è previsto come i requisiti suddetti debbano essere posseduti dalla mandataria stessa nella misura minima del 40 per cento e la restante percentuale deve essere posseduta dalle imprese mandanti, ciascuna nella misura minima del 10 per cento;

   in aggiunta la stazione appaltante (ovvero la Presidenza del Consiglio dei ministri – dipartimento informazione ed editoria) ha stabilito un termine finale per la presentazione delle offerte (20 giorni), che è inferiore a quello minimo previsto dal codice appalti (35 giorni), circostanza che già di per sé preclude ad un'agenzia che intende partecipare di poter correttamente preparare la partecipazione ad uno dei bandi più importanti per la stessa sopravvivenza all'interno del panorama dell'informazione italiana;

   ulteriore previsione adottata in chiaro danno dei partecipanti a tale bando è quella relativa alla limitazione delle offerte presentabili ad un numero prestabilito di bandi, limitazione che deve però essere supportata da congrua motivazione in relazione a ragioni di interesse pubblico, motivazione assente nel caso in esame;

   il dottor Ferruccio Sepe, presidente della commissione di gara, ha assunto nel 2016 l'incarico di presidente della commissione avente il compito di formulare specifiche proposte per la ridefinizione dei princìpi e delle linee direttive cui la Presidenza del Consiglio dei ministri deve attenersi per la stipula degli atti contrattuali con le agenzie di stampa e di informazione, svolgendo attività di studio, analisi e ricognizione delle caratteristiche delle agenzie affidatarie del servizio de quo, avendo, conseguentemente, rapporti pressoché con tutte le agenzie di stampa partecipanti alla medesime gara;

   all'interrogante appare quindi evidente una situazione di mancato rispetto delle norme che sanciscono il principio di una buona amministrazione, che deve essere imparziale e che non si ponga in situazioni di conflitto di interesse con i partecipanti ad una gara pubblica –:

   come si concili, nello specifico, l'operato della Presidenza del Consiglio dei ministri con la normativa dell'Unione europea;

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di evitare contrasti con il diritto comunitario;

   se intenda fornire chiarimenti sulle ragioni per cui, nello specifico, siano state adottate previsioni che l'interrogante ritiene limitative della libera concorrenza, vieppiù in un settore delicatissimo come quello dell'informazione e dell'editoria.
(5-12846)


   PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di aprile 2017 Fininvest spa, la holding finanziaria di Silvio Berlusconi, ha venduto la sua intera quota della società calcistica AC Milan s.p.a. (pari al 99,93 per cento del capitale per un importo di 520 milioni di euro più 220 milioni di accollo debiti al netto degli ulteriori impegni ad investire nel club), ad una società di diritto lussemburghese, appositamente costituita, denominata «Rossoneri Sport Investment Luxembourg», a sua volta di proprietà di un'altra società di diritto lussemburghese, la «Rossoneri Champion Investment Luxembourg», costituita qualche giorno prima la finalizzazione della compravendita, a sua volta controllata da una holding con sede ad Hong Kong, di nome «Rossoneri Sport Investment Co. Ltd» che è a sua volta controllata da un'altra holding denominata «Rossoneri Advanced Company Limited» con sede nelle British Virgin Islands. Insomma una catena di controllo della squadra rossonera composta da società tutte residenti in noti «paradisi fiscali» del mondo;

   fin dal principio sono emersi forti dubbi sull'intera operazione, caratterizzata dalle classiche scatole cinesi, e in particolare sul nome del capo di queste, un sedicente uomo d'affari cinese di nome Yonghong Li, attuale presidente del Milan. Infatti il New York Times con una lunga inchiesta condotta tra Italia e Cina, pubblicata la scorsa settimana, ha evidenziato le numerose anomalie di un personaggio che risulterebbe non solo aver millantato la proprietà di miniere di fosforo in Cina, appartenenti al contrario ad altra società, ma essere stato multato nel suo Paese per non aver dichiarato il possesso di un pacchetto azionario di 50 milioni di dollari. Inoltre, la società della sua famiglia, la «Guangdong Green River Company», risulta coinvolta in una mega truffa finanziaria ai danni di 5.000 piccoli investitori per un valore di 68,3 milioni di euro;

   in base al regolamento della Federazione italiana gioco calcio (Figc) di attuazione dei principi in materia di acquisizione di partecipazioni societarie a livello professionistico di cui al C. U. n. 189/A del 26 marzo 2015, i soggetti acquirenti una quota azionaria maggiore del 10 per cento di una società di calcio operante nei campionati italiani, devono soddisfare specifici requisiti di onorabilità e di solidità finanziaria. Nello specifico: non devono aver riportato condanne per reati di truffa ed appropriazione indebita e devono disporre di solide basi finanziarie, dimostrando che le risorse impiegate nell'acquisto provengano da proprie attività economiche o di altre fonti lecite sempre espressamente indicate. Tutte condizioni e requisiti che invece risulterebbero mancare a Mr Yonghong Li le cui risorse finanziarie risultano, tranne qualche prestito, di non chiara provenienza;

   sempre il sopramenzionato regolamento della Figc dispone al punto 4 che: «La documentazione attestante i requisiti sopra indicati dovrà essere presentata alla Lega entro 30 (trenta) giorni dall'Acquisizione della partecipazione» e non risulta all'interrogante che sia mai stata depositata;

   negli ambienti calcistici, come riportato dal settimanale l'Espresso nell'articolo «Lo strano caso della vendita del Milan» del dicembre 2017, sono forti le voci che la vendita del Milan altro non trattasi che di «voluntary disclosure di Berlusconi», un noto evasore fiscale già condannato per reati tributari che di fatto starebbe facendo rientrare capitali non dichiarati detenuti ad Hong Kong –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se siano state assunte o si intendano assumere, per quanto di competenza, iniziative volte a verificare la piena conformità alla normativa fiscale della cospicua operazione finanziaria concernente la cessione della proprietà della società AC Milan spa.
(5-12848)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'articolo pubblicato sul sito online wired.it il 22 novembre 2017 «Il Programma di Agenda Digitale di Biella è nato per volontà dell'amministrazione del Comune nel 2015. Sigillato con il Patto del Battistero (dal nome di uno dei più noti monumenti della città, il battistero romanico), a oggi è stato firmato da 20 partner, tra pubblici e privati. Gli obiettivi del progetto, denominato #ADBiella derivano dalla strategia Europa 2020 e sono volti a favorire lo sviluppo del territorio biellese, erogando servizi ICT (Information and Communication Technology). Nello specifico: azzerare il divario digitale, promuovere il commercio elettronico, migliorare i servizi (eGovernment/OpenData), estendere il modello delle scuole e delle competenze digitali, utilizzare la digitalizzazione come motore di innovazione e realizzare una smart community per migliorare la vita dei cittadini. I cittadini e le associazioni sono continuamente resi partecipi di questo processo attraverso dei laboratori di co-progettazione»;

   nell'ambito delle competenze digitali sono stati formati oltre 300 soggetti di età superiore ai 55 anni attraverso corsi di formazione dedicati all'utilizzo dei social network. Il progetto di formazione, a cui collaborano i comuni di Biella e Cossato, le scuole biellesi in rete, l'università popolare e l'amministrazione provinciale, è pensato con una forte valenza sociale, in quanto sono proprio gli studenti delle scuole a trasferire verso gli anziani le pratiche digitali per rendere quest'ultimi «autonomi e possibilmente meno isolati socialmente»;

   sempre in tale ambito, camera di commercio, associazioni di categoria e Sellalab (acceleratore di impresa della banca Sella), «stanno effettuando programmi di inclusione digitale per le aziende e, ad oggi, ne hanno già coinvolte più di 400»;

   il dialogo fra cittadini e la pubblica amministrazione avviene grazie all'utilizzo della pagina Facebook del comune che è stata creata nel 2014 e ad oggi conta circa 40.000 sottoscrittori. «Tale pagina istituzionale funziona come un mini sistema di segnalazioni urbane a cui il Comune fornisce risposte in tempi certi. Anche la locale Camera di commercio, l'Azienda dei rifiuti ed alcuni consorzi socio assistenziali hanno seguito l'esempio del Comune aprendo il proprio canale Twitter. Inoltre, diversi servizi di eGovernment hanno di fatto eseguito lo switch-off e ora sono facilmente fruibili online (es. Piani Regolatori, PagoPA, SUAP, pagamento ticket, ritiro referti)»;

   per il futuro, l'obiettivo del comune menzionato è ambizioso: «allineare la percentuale di persone della provincia di Biella che utilizzano internet alla media europea»;

   in merito ai fatti esposti, come sottolineato da www.agendadigitale.eu «per quanto concerne il divario digitale, il Comune di Biella, con il Piano Telematico ha razionalizzato i contratti di connettività delle scuole (con un risparmio di oltre il 50 per cento e banda quintuplicata), sono state attivate le connessioni in fibra per la gran parte degli edifici pubblici e si è liberalizzato il WiFi rimuovendo il sistema di autenticazione. Il Comune e la Provincia hanno anche realizzato uno studio congiunto per mappare con precisione tutte le infrastrutture di trasporto digitale che si possono mettere a disposizione di cittadini ed aziende»;

   per quanto riguarda l’ecommerce e l'attrazione degli investimenti, camera di commercio, comune, banca Sella «stanno interpellando aziende ubicate fuori provincia facendo leva anche sulle misure agevolative attivate dalla regione Piemonte (L.R. 34/2004)»;

   a livello di promozione turistica, «oltre 30 mila fotografie sono già pubblicate su Instagram con l'hashtag #innamoratidelbiellese voluto e promosso dall'azienda turistica in collaborazione con il comune di Biella. Il principio di base presuppone che i biellesi debbano essere i primi ambasciatori del loro territorio e contribuiscano con i loro scatti fotografici a costruirne l'immagine»;

   in fine, «tutti gli enti del Patto del Battistero sono anche impegnati nell'attività di fund raising per consentire sostenibilità nel tempo ai vari progetti o l'apertura di nuove cantierabilità» –:

   alla luce di quanto esposto, se e quali iniziative, simili al modello biellese, il Governo intenda adottare per favorire in tempi celeri il processo di digitalizzazione volto a migliorare il settore della pubblica amministrazione;

   con quali strumenti intendano garantire la diffusione della cultura digitale, indispensabile per la crescita economica e sociale del Paese.
(4-18664)


   TOFALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 14 novembre 2017, dalle ore 12,00, le Commissioni riunite ambiente e attività produttive, presso la Sala del Mappamondo, hanno svolto audizione informale dell'amministratore delegato di Poste Italiane spa, sulle prospettive di sviluppo del gruppo nonché sugli eventuali programmi di rimodulazione della rete degli uffici postali, anche alla luce delle disposizioni relative ai servizi postali nei piccoli comuni, di cui all'articolo 9 della legge 6 ottobre 2017, n. 158;

   preoccupa il piano di ristrutturazione, poiché sono previsti la chiusura di 5 aree territoriali (aree sovraregionali), di 30 filiali (aggregazioni provinciali di uffici postali) e di 900 uffici postali posizionati in città di media grandezza, l'estensione del recapito a giorni alterni su tutto il territorio nazionale e la diminuzione di 4000 persone negli uffici postali e di 10.000 persone tra i portalettere;

   a fronte di questa situazione, sembrerebbe che la Cgil e la Uil sono fortemente contrari alla sottoscrizione del contratto nazionale, invece la Cisl si è dimostrata a favore subordinatamente all'uscita dal gruppo del management della precedente gestione evidentemente non gradito –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, per delineare un nuovo piano industriale, affinché si eviti lo smantellamento di intere strutture dell'azienda che rischierebbero di compromettere le performance e i risultati finora acquisiti.
(4-18665)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riferito dalla professoressa Valentina Bianchi, docente presso il dipartimento scienze sociali, politiche e cognitive dell'università di Siena gli studenti ghanesi dell'ateneo non hanno potuto presentare la documentazione necessaria per ottenere la borsa di studio per l'anno accademico 2017-2018 all'Agenzia regionale per il diritto allo studio della Toscana (Ar-Dsu) entro la scadenza del 15 settembre 2017 e, di conseguenza, hanno perso la borsa di studio, inclusi i casi di rinnovo della stessa; la notizia le è stata comunicata dall'Associazione degli studenti del Ghana dell'università di Siena (Ghansa), che attribuisce la causa di questo grave impedimento a una inadempienza da parte dell'ambasciata italiana in Ghana, confermata dall'ufficio internazionale dell'università di Siena, che è informato dei fatti;

   secondo quanto riferito dall'Associazione, a febbraio 2017 l'Ar-Dsu ha modificato la modalità di presentazione della domanda, richiedendo l'autenticazione dei documenti all'ambasciata italiana in Ghana, e ne ha dato tempestiva comunicazione agli studenti ghanesi dell'Ateneo;

   gli studenti interessati hanno costituito un comitato per chiarire la procedura da seguire, soprattutto per le oggettive e prevedibili difficoltà per l'ottenimento del documentazione richiesta;

   la Ghansa, come primo passo, ha chiesto all'Ar-Dsu di poter autenticare i documenti presso l'ambasciata del Ghana in Italia, ma l'azienda ha negato questa opzione;

   gli studenti hanno quindi cercato ottenere i documenti autenticati dall'ambasciata italiana ad Accra, che ha iniziato le procedure di autenticazione solo in corrispondenza dell'apertura delle procedure di pre-enrollment (16 luglio) e non è riuscita ad autenticare tutti i documenti entro il 15 settembre 2017, data di scadenza del bando per le borse di studio dell'Ar-Dsu Toscana, impedendo di fatto agli studenti ghanesi di presentare la documentazione richiesta e di rinnovare la borsa di studio entro il termine;

   alcuni di loro hanno quindi fatto richiesta dei fondi di solidarietà 2017, messi a disposizione dall'università di Siena per quei casi «personali, straordinari ed imprevedibili nei quali possono incorrere gli studenti durante il corso degli studi e che abbiano comportato una sostanziale modifica alla loro situazione finanziaria personale e/o familiare» (il cui termine è il 4 dicembre 2017);

   l'associazione Ghansa ritiene fondamentale modificare la procedura per il prossimo anno accademico, per consentire l'autenticazione dei documenti presso l'ambasciata ghanese in Italia, così da scongiurare il rischio del ripetersi di questa situazione, causata da una inadempienza dell'ambasciata italiana ad Accra, che non è riuscita a far fronte alle molteplici procedure di pre-enrollment e, probabilmente, ha messo «in coda» le pratiche degli studenti già in Italia, lasciando scadere il termine per il bando delle borse di studio. Si sottolinea, inoltre, che queste procedure sono state svolte da persone residenti in Ghana per conto degli studenti, per cui non c'è alcuna documentazione in proposito da poter verificare, né è stato possibile in precedenza monitorare lo stato dell'arte –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e se non ritenga opportuno verificare l'operato dell'ambasciata italiana ad Accra, che ha comportato la perdita del diritto alla borsa di studio per l'anno accademico 2017-2018 agli studenti ghanesi dell'università di Siena;

   se il Governo non ritenga di assumere iniziative per accogliere la richiesta dell'associazione degli studenti del Ghana dell'università di Siena, di consentire l'autenticazione dei documenti presso l'ambasciata ghanese in Italia e, allo scopo, apportare anche le modifiche necessarie alla normativa vigente;

   se il Governo non ritenga di intervenire, nell'ambito delle sue competenze, per far sì che agli studenti ghanesi, vittime involontarie di tale situazione, sia permesso di accedere almeno ai fondi di solidarietà 2017.
(5-12847)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   PICCOLI NARDELLI, COSCIA, ASCANI, BONACCORSI, NARDUOLO, RAMPI, MANZI, GHIZZONI, MALPEZZI, MALISANI, COCCIA, BLAZINA, IORI, CAROCCI, CRIMÌ, DALLAI, D'OTTAVIO, PES, ROCCHI, SGAMBATO e VENTRICELLI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   affermare il valore dei libri e della lettura significa garantire al Paese una crescita non solo culturale, ma anche economica e occupazionale;

   gli ultimi dati dell'Istat confermano che il nostro Paese è ancora agli ultimi posti in Europa nella diffusione della lettura, nonostante le iniziative assunte in questi anni anche ad opera del Centro per il libro e la lettura;

   tra le iniziative promosse dal Governo si ricorda il recentissimo Patto con le reti televisive, nato dall'esigenza di richiamare l'attenzione del pubblico italiano sul libro e sulla lettura in tutto il territorio nazionale e a tutti i livelli socio-culturali;

   per il tramite del Centro per il libro e la lettura, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha, negli ultimi anni, favorito la pubblicizzazione di specifiche iniziative come le campagne nazionali del «Maggio dei libri» e «Libriamoci», giornate di lettura nelle scuole che ogni anno, a fine ottobre, coinvolge le scuole italiane di ogni ordine e grado, sia sul territorio nazionale che all'estero con l'obiettivo di promuovere la lettura tra gli studenti;

   inoltre, l'articolo 39, comma 9, del disegno di legge di bilancio in discussione al Senato, istituisce, a decorrere dal 2018, nello stato di previsione del Ministero, un Fondo per la promozione del libro e della lettura con dotazione annua pari a 3 milioni di euro;

   tali promozioni e interventi, avviati dal Governo, confermano la volontà politica della maggioranza espressa nella Commissione competente durante la discussione della proposta di legge n. 1504 e abb. sulla diffusione del libro e la promozione della lettura –:

   quali siano le ulteriori linee di intervento da mettere in atto al fine di sostenere la diffusione del libro e la promozione della lettura.
(5-12827)


   NICCHI, BOSSA e SCOTTO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la legge 22 luglio 2014, n. 110, ha introdotto modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professionisti dei beni culturali, e istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti;

   dopo quasi tre anni e mezzo dalla sua pubblicazione, si è ancora in attesa della pubblicazione del regolamento di applicazione e dei profili professionali di archeologi, storici dell'arte, esperti in diagnostica, antropologi, antropologi fisici, archivisti e bibliotecari;

   la redazione di questi profili, a quanto riferiscono le associazioni di categoria è stata un momento ormai raro di concertazione e confronto, giungendo a dei risultati a quanto risulta soddisfacenti; nonostante la redazione di questi profili sia da tempo conclusa, la procedura si è arrestata. Peraltro, la necessità di definire i profili in tempi rapidi è rafforzata anche da alcuni aspetti del nuovo regolamento degli appalti pubblici, che richiedono una pronta definizione delle fasce professionali cui fare riferimento –:

   se non si intendano assumere le iniziative di competenza per procedere in tempi rapidi all'adozione e alla pubblicazione dei suddetti decreti attuativi, che i professionisti del settore attendono ormai da troppo tempo.
(5-12828)


   LUIGI GALLO, DI BENEDETTO, D'UVA, MARZANA, VACCA, SIMONE VALENTE e BRESCIA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106, recante disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo ha introdotto, all'articolo 1, il cosiddetto «Art Bonus», un credito di imposta per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura;

   in data 13 novembre 2017 il quotidiano nazionale «Il Mattino» pubblicava un articolo in cui rendeva noti gli effetti di tale istituto, rilevando come l’Art Bonus, pur configurandosi come strumento in grado di assicurare un complessivo miglioramento nella tutela dei beni culturali pubblici, garantendo allo stesso tempo un rilevante sconto fiscale ai finanziatori, non sia oggi in grado di assicurare al Mezzogiorno un adeguato beneficio;

   secondo quanto riportato dal quotidiano, infatti, «sui 200 milioni di euro raccolti finora, i monumenti di cui è ricco il Sud Italia hanno ricevuto appena 3,8 milioni. Meno del 2 per cento. Un solo progetto sito al Nord, quello per il Teatro di Modena, ha ricevuto gli stessi 3,8 milioni dei 132 progetti presentati nell'intero Mezzogiorno»;

   sullo stesso tema si riporta l'analisi emersa da un analogo articolo pubblicato in data 22 novembre 2017 dal quotidiano nazionale «Il Corriere della Sera», laddove si riporta l'eclatante discrasia tra gli investimenti assicurati da privati in favore del patrimonio artistico al Nord Italia rispetto alle regioni del Meridione, sottolineando come «il fermento e la vivacità culturale che la capitale del Mezzogiorno ha mostrato in questi anni meritano di essere supportati adeguatamente. Servono meccanismi compensativi dal punto di vista della fiscalità nel settore culturale»;

   per tali ragioni gli interroganti intendono esporre le proprie preoccupazioni in riferimento ad un quadro allarmante, dal momento che lo strumento dell’Art Bonus sembra garantire nuove risorse finanziarie in favore di progetti e beni situati per la maggior parte nel Nord Italia, senza alcun intervento compensativo in favore di quei territori che più necessiterebbero di investimenti che tutelino i principali luoghi della cultura, ed un migliore sfruttamento del proprio patrimonio culturale –:

   quali iniziative intenda assumere per riequilibrare il minor livello di investimenti in favore di beni culturali pubblici situati nelle regioni del Sud Italia, con riferimento agli effetti dell’Art Bonus esposti in premessa, e quali meccanismi compensativi si intendano prevedere per assicurare maggiore equità negli investimenti in favore della tutela del patrimonio culturale delle regioni del Meridione.
(5-12829)


   PANNARALE e GIANCARLO GIORDANO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   da tempo oramai a Roma si assiste ad una perdita costante ed incontrollata di sale destinate al circuito cinematografico, una dismissione che dalla fine degli anni Novanta ad oggi ha riguardato circa una cinquantina di esse tra cui anche l'Uci Cinema Marconi, a riprova di una tendenza che non risparmia neanche le più moderne ed attrezzate multisale;

   dopo la pausa estiva ad interrompere la programmazione è stato anche il Galaxy di Primavalle, storico polo di attrazione e presidio culturale del quadrante dei quartieri Monte Mario, Balduina, Torrevecchia e Trionfale, sorto nel 1953 con il nome di Niagara e diventato nel tempo per intere generazioni di cittadini e cittadine un irrinunciabile punto di riferimento culturale ed anche simbolico di un contesto quasi del tutto privo di altre strutture culturali fruibili;

   tale chiusura, qualora si confermasse definitiva, rappresenterebbe una sensibile lesione del tessuto sociale del territorio e della sua memoria storica e culturale, ma anche una perdita grave per un Paese che intenda tutelare e valorizzare il prezioso patrimonio di sale storiche caratterizzate da lunga tradizione culturale e da peculiare attività cinematografica;

   un comitato ad hoc composto da cittadine, cittadini ed esponenti illustri del mondo della cultura si è costituito per scongiurare il rischio di chiusura definitiva o il cambio di destinazione d'uso in senso meramente commerciale e speculativo, attraverso un'articolata proposta di rilancio delle attività che prevede, oltre all'ordinaria programmazione cinematografica, la costruzione di percorsi condivisi con associazioni e operatori del settore per l'allestimento di spettacoli teatrali e musicali, l'organizzazione di lezioni aperte sul modello di recenti e analoghe esperienze di successo, collaborazioni con le scuole in un'ottica di promozione di un sistema formativo integrato in un contesto territoriale piuttosto carente di presidi culturali;

   è del tutto evidente che in un periodo di crisi, l'intervento che risulta sempre più necessario è quello dello Stato. Peraltro, nonostante la legge n. 220 del 2016 abbia stanziato oltre 120 milioni di euro per la ristrutturazione ed il recupero di nuove sale cinematografiche da utilizzare in cinque anni, nessuna di queste risorse risulta ancora essere stata assegnata né, tanto meno, i moduli per la partecipazione ai relativi bandi di assegnazione –:

   se, alla luce di quanto illustrato in premessa, il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza per l'apposizione del vincolo di destinazione d'uso e di interesse storico e artistico alla sala cinematografica Galaxy, avviandone da subito il percorso istruttorio.
(5-12830)

Interrogazione a risposta scritta:


   VARGIU e MATARRESE. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel 1983, nel pieno della spiaggia del Poetto di Cagliari, veniva dismesso lo stabile del vecchio Ospedale marino, con annesso corpo di fabbrica del pronto soccorso;

   il rudere del nosocomio andava e va tutt'oggi a deturpare vergognosamente l'arenile di una delle più belle spiagge urbane d'Italia;

   la regione autonoma della Sardegna, proprietaria del bene, nel 2006 bandiva una gara finalizzata alla concessione del bene per finalità «turistiche non alberghiere»;

   dopo l'attivazione della gara, la Soprintendenza formalizzava un proprio vincolo sul bene immobile che, a detta della società che si aggiudicava la gara, rendeva difficile l'esecuzione progettuale proposta dal vincitore;

   dopo un lungo cammino di complessi ricorsi per vie giudiziarie, veniva infine formalizzata nel 2009 l'aggiudicazione ad una società che proponeva l'utilizzo per fini «assistenziali, residenziali»;

   tale destinazione dell'immobile, sostanzialmente indirizzato a diventare una struttura sanitaria dedicata alla riabilitazione, non è mai andata a buon fine per l'indisponibilità della regione ad accreditare i posti letto della nascente casa di cura privata;

   tale indisponibilità da parte della Regione autonoma della Sardegna ha generato un nuovo contenzioso con la società aggiudicataria, finalmente concluso nel giugno 2017, davanti al Consiglio di Stato, con la vittoria della regione e con la definitiva revoca della concessione all'aggiudicatario;

   commentando la revoca, l'assessore regionale agli enti locali, ipotizzò una riqualificazione del bene, in accordo con il comune di Cagliari, in tempi rapidissimi;

   nella circostanza, il presidente della regione Sardegna ebbe a dire «Siamo molto soddisfatti, si aprono grandi prospettive per una riqualificazione di alto profilo»;

   il sindaco di Cagliari, commentando le parole di Pigliaru, a sua volta dichiarava «Siamo pronti a risolvere in tempi rapidi questa vera e propria ferita del lungomare riqualificato»;

   a distanza di oltre cinque mesi dalla pronuncia del Consiglio di Stato, niente sembra muoversi, mentre si diffonde tra la cittadinanza cagliaritana la preoccupazione che i tempi della burocrazia e la molteplicità di istituzioni interessate possano determinare ulteriori ritardi e lungaggini non più accettabili;

   lo sfregio del vecchio ospedale rappresenta davvero un'intollerabile violenza ambientale per la spiaggia del Poetto;

   i piani regionali di dismissione del cosiddetto «Nuovo ospedale marino (ex albergo Esit prospiciente al vecchio Ospedale marino)» e la contiguità dell'area dell'ippodromo determinano la costituzione di un compendio naturale di diverse decine di ettari, con importanti cubature edificate, la cui progettazione unitaria potrebbe aprire importanti prospettive di sviluppo turistico ed economico per l'intera città di Cagliari –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, per avere la certezza che, nei tempi più rapidi possibili, sia garantito il rispetto dei vincoli esistenti a tutela di un'area di grande valore paesaggistico, individuando le migliori opportunità di recupero del vecchio Ospedale marino e la più corretta progettualità integrata dell'intero compendio rappresentato dagli stabili del vecchio e nuovo Ospedale marino e dall'area dell'ippodromo.
(4-18667)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   GEBHARD e GALGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in una zona semicentrale del comune di Perugia, nel quartiere Fontivegge, è situato un immobile, oggi di proprietà di Invimit sgr, facente parte del complesso edilizio Ottagono, acquistato dall'Inail nel 2000 con i fondi del Giubileo;

   l'area, facilmente accessibile con i mezzi di trasporto privati e ben servita da quelli pubblici, si contraddistingue per essere stata una delle prime espansioni di Perugia nell'ambito produttivo; successivamente, a partire dagli anni ’90, ha acquisito sempre più una vocazione di tipo mista, prevalentemente di tipo residenziale;

   l'edificio, realizzato nel 1999, risulta attualmente libero e destinato prevalentemente ad uso residenziale, con alcune porzioni ad uso commerciale e direzionale; esso si eleva, con una superficie lorda commerciale di metri quadrati 3.242 e con una struttura in cemento armato, su nove piani fuori terra ed uno interrato: al piano terra sono ubicati negozi, al primo piano uffici, mentre ai piani dal 2° all'8° le unità residenziali;

   da 17 anni l'immobile è ormai completamente abbandonato e, nonostante l'interesse di soggetti privati e pubblici manifestatosi nel tempo, a quanto consta agli interroganti non è mai stato possibile stabilire un rapporto di interlocuzione risolutivo con l'Inail;

   varie iniziative sono state portate avanti dalle amministrazioni comunali di Perugia succedutesi, al fine di individuare soluzioni condivise tra comune, Ater e Inail;

   nel 2015 si era ipotizzato un accordo tra Inail e comune per fare una residenza di trenta appartamenti, con canone concordato per le famiglie delle forze dell'ordine, ma purtroppo l'iniziativa (che avrebbe trovato il favore anche dei residenti e delle associazioni che si battono da anni per liberare il quartiere dalle attività illecite ivi praticate, come lo spaccio di droga e lo sfruttamento della prostituzione) non è andata a buon fine;

   il lungo periodo di inutilizzo non solo ha deteriorato la struttura, ma ha incrementato il degrado del quartiere di Fontivegge, già considerato zona ad alto rischio di criminalità della città;

   oggi l'immobile, nonostante la delimitazione della proprietà, è diventato rifugio per i «malviventi» della zona;

   Invimit sgr, società di gestione del risparmio del Ministero dell'economia e delle finanze, nel 2016 ne ha acquisito la proprietà;

   una riqualificazione del bene in questione avrebbe un evidente impatto positivo sia sull'economia locale sia sulla sicurezza del quartiere –:

   di quali elementi disponga il Governo circa la situazione di tale immobile pubblico, quali iniziative si intendano adottare per la riqualificazione del medesimo, e quali siano i relativi tempi di realizzazione.
(5-12836)


   PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 179 del 2012, ha introdotto, all'articolo 29, un regime tributario agevolato per le start-up innovative, prevedendo la detraibilità a fini Irpef del 19 per cento, ovvero la deducibilità a fini Ires del 20 per cento, della somma investita dal contribuente nel capitale sociale di una o più start-up innovative;

   l'articolo 1, comma 66, della legge n. 232 del 2016 (legge di bilancio 2017) ha ulteriormente ampliato tale beneficio, modificando il predetto articolo 29 e, in particolare, portando, dal 2017, le percentuali di detrazione e di deduzione al 30 per cento dell'investimento: la suddetta modifica è stata sottoposta all'approvazione della Commissione europea, che il 18 settembre 2017 ha pubblicato la relativa decisione (SA 47184), rendendola pienamente operativa;

   l'articolo 4, comma 9, del decreto-legge n. 3 del 2015, ha successivamente esteso l'applicabilità delle predette agevolazioni di cui all'articolo 29 del decreto-legge n. 179 del 2012 anche agli investimenti in piccole e medie imprese innovative;

   l'applicazione delle agevolazioni alle piccole e medie imprese innovative non risulta tuttavia ancora operativa, in quanto, secondo la posizione assunta dall'amministrazione in risposta a un quesito posto in merito: «la decisione della Commissione europea (...) si riferisce esclusivamente alle start-up innovative. L'interlocuzione con la CE per quanto riguarda la compatibilità dell'agevolazione per le piccole e medie imprese innovative con la disciplina comunitaria sugli aiuti di Stato è ancora in corso»;

   al di là del fatto che tale interpretazione appare discutibile, in quanto la norma sulle piccole e medie imprese si limita ad estendere a tali imprese la disciplina prevista per le start-up, appare grave che, a oltre due anni dall'entrata in vigore della citata previsione del decreto-legge n. 3 del 2015, sia ancora inibita l'applicazione di un importante strumento di sostegno in favore delle piccole e medie imprese innovative, le quali costituiscono un segmento fondamentale del tessuto produttivo italiano e possono svolgere un ruolo cruciale per la stabilizzazione e il rafforzamento dei segnali di ripresa economica attualmente emergenti –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per consentire finalmente l'applicazione della normativa tributaria agevolativa agli investimenti nelle piccole e medie imprese e se non ritenga necessario adoperarsi per una rapida decisione al riguardo da parte della Commissione europea.
(5-12837)


   RUOCCO, SIBILIA, PESCO, ALBERTI, VILLAROSA, PISANO e FICO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal dispositivo della sentenza del tribunale di Trani del 30 marzo 2017 emerge che il fatto della manipolazione del mercato contestato con riguardo al doppio declassamento decretato da«Standard & Poor's» nel gennaio 2012 a danno della Repubblica sia stato ritenuto sussistente pur escludendo nella condotta – in termini dubitativi e non di certezza – l'evento della «volontarietà» (dolo): sembrano ricorrere i presupposti per esercitare un'azione risarcitoria nei confronti di«Standard & Poor's» per il recupero dei 2.600.000.000 euro da Morgan Stanley nonché dei maggiori costi (miliardi di euro) sostenuti dalla Repubblica per il rifinanziamento del debito pubblico;

   in risposta all'interpellanza n. 2-00875 il Sottosegretario Baretta ha dichiarato: «(...) la costituzione di parte civile rappresenta opzione processuale per la richiesta di danni alternativa rispetto a quella (...) civile (...) si terrà conto degli ulteriori elementi che dovessero emergere». Diversamente, Consob e Banca d'Italia erano presenti al processo come parti offese;

   in risposta all'interrogazione n. 3-02979 il Ministro interrogato ha dichiarato: «Una seria e giudiziosa tutela degli interessi economici e patrimoniali della Repubblica richiede innanzitutto una conoscenza piena di tutti gli elementi, a cominciare dalla sentenza nella sua integralità, completa di motivazioni (..) Qualora (..) emergano elementi nuovi, questi saranno attentamente valutati per decidere in merito alla proposizione di azione civile per danni»;

   dalla motivazioni della sentenza si evince: «la governance della società ha manifestato un atteggiamento (...) reticente nel tentativo di rappresentare la sussistenza di una netta linea di demarcazione tra processi e ruoli analitici e processi e ruoli manageriali (...) resta confermato il sospetto che tutti gli interventi di S&P nei confronti dell'Italia – dal taglio dell’outlook del 21 maggio 2011 al doppio declassamento del 12 gennaio 2012 – siano stati connotati da sicuro pregiudizio (...) perché adottati in arco temporale ristretto, con valutazioni diverse da quelle della altre agenzie (...) e dopo che era stato risolto il rapporto contrattuale di S&P», è inoltre «confermata sia la violazione delle policy aziendali di S&P che del Regolamento europeo n. 1060 del 2009 sul conflitto di interessi». Infine dalle medesime motivazioni relative ad a comunicazione intercorsa tra la manager Pierdicchi ed il presidente mondiale di Standard & Poor's Deven Sharma si evince una consapevolezza della inadeguatezza degli analisti del debito sovrano –:

   se intenda promuovere l'azione risarcitoria e quali iniziative intenda porre in essere per ripristinare il «credit score» spettante all'Italia prima della «erronea-falsa valutazione» relativa al doppio declassamento del gennaio 2012.
(5-12838)


   PAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   grazie al lavoro d'inchiesta svolto dal The International Consortium of InvestigativeJournalists (ICJI) si è venuti a conoscenza di elenchi di nominativi di persone fisiche e giuridiche, cosiddetti Paradise Paper, riconducibili ad importanti politici, sportivi, personaggi dello spettacolo, imprenditori, manager, che hanno fatto investimenti milionari in società offshore grazie all'attività di mediazione dello studio Appleby;

   la trasmissione «Report» ed il settimanale L'Espresso hanno già provveduto ad una parziale diffusione dei nomi di italiani coinvolti nell'inchiesta da cui è emersa una significativa presenza di connazionali;

   la detenzione di capitali all'estero, pur se non costituisce automaticamente presunzione di colpa, deve sicuramente quanto meno rappresentare lo stimolo per l'accertamento della fedeltà fiscale del soggetto interessato –:

   se abbia già provveduto ad acquisire i nominativi di tutti gli italiani coinvolti e ricompresi negli elenchi di cosiddetti Paradise Paper e se abbia accertato quanti di questi avessero correttamente denunciato la proprietà di capitali all'estero, chi degli stessi avesse già aderito alle recenti voluntary disclosure ed ai passati «scudi fiscali» e quali iniziative intenda mettere in campo sotto il profilo dell'accertamento tributario.
(5-12839)


   SOTTANELLI e ABRIGNANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   recentemente è stata data notizia circa l'avvio di una partnership tra Lega di Serie A e il bookmaker numero uno in Russia, 1XBet, il quale negli ultimi anni si sta affermando come bookmaker «non AAMS preferito dagli scommettitori italiani» – come si legge sul sito internet in italiano – con oltre 400.000 utenti registrati;

   il bookmaker opera con licenza di Curaçao sul mercato italiano, ma senza l'autorizzazione dei Monopoli di Stato;

   a seguito della diffusione della notizia, la Lega di Serie A ha provveduto alla sospensione del contratto in essere con il bookmaker russo;

   da alcuni blog di scommettitori in rete si evince la poca trasparenza di questo bookmaker anche nel pagamento delle vincite;

   l'Agenzia delle dogane e dei monopoli procede regolarmente all'aggiornamento della cosiddetta blacklist che elenca i siti non autorizzati alla raccolta di gioco, al fine di contrastare le truffe online legate al gioco d'azzardo, ma purtroppo tale lista è facilmente aggirabile;

   al fine di contrastare la diffusione del gioco illegale, l'elusione fiscale e il riciclaggio nel settore del gioco, il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, ha previsto – all'articolo 24, commi 29, 30 e 31 – che le società emittenti carte di credito, gli operatori bancari, finanziari e postali segnalino in via telematica ai Monopoli di Stato gli elementi identificativi di coloro che dispongono trasferimenti di denaro a favore di soggetti, indicati in apposito elenco predisposto dalla stessa Amministrazione, che offrono, attraverso reti telematiche o di telecomunicazione, giochi, scommesse o concorsi con vincite in denaro in difetto di concessione, con relative sanzioni per l'inosservanza di tale disposizione;

   l'attuazione di tale disposizione e la relativa decorrenza sono previste attraverso l'emanazione di uno o più provvedimenti interdirigenziali del Ministero dell'economia e delle finanze – dipartimento del tesoro e dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato;

   tali provvedimenti non risultano ancora emanati;

   è necessario provvedere a misure concrete per il contrasto all'illegalità, implementando un reale filtro di Internet Service Provider, al fine di impedire fattivamente l'accesso ai siti identificati dalla suddetta blacklist –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e non ritenga di assumere le iniziative di competenza per dare attuazione a quanto previsto dal decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, al fine di riuscire ad intervenire drasticamente sulle situazioni di irregolarità che danneggiano sia i cittadini che gli operatori che lavorano sulla base di una regolare concessione.
(5-12840)


   PELILLO e FANUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i comuni possono concedere gratuitamente l'utilizzo dei propri impianti sportivi per finalità di particolare interesse pubblico e sociale, quali attività di persone disabili, attività scolastica, attività finalizzata a scopi di beneficenza;

   tali concessioni a titolo gratuito rientrano nell'ambito individuato dalla normativa di cui all'articolo 12 della legge 7 agosto 1990, n. 241, il quale prevede, a garanzia della trasparenza delle azioni della pubblica amministrazione, che la concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari e l'attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati siano subordinate alla predeterminazione da parte delle amministrazioni procedenti, nelle forme previste dai rispettivi ordinamenti, dei criteri e delle modalità cui le amministrazioni stesse devono attenersi;

   in dettaglio l'ufficio comunale competente avvia l’iter amministrativo e quantifica, nell'atto di concessione, il vantaggio economico a favore di un soggetto no profit beneficiario, calcolato sulla base delle tariffe ordinariamente praticate (escluso Iva) e indicando contestualmente la disponibilità della somma «beneficiata» nell'ambito del proprio bilancio annuale;

   i servizi finanziari di vari comuni hanno sollevato la criticità dovuta all'emissione dell'autofattura imponibile Iva — sia in caso di concessioni gratuite, sia di esenzioni — calcolata non sulla base delle tariffe riscosse ma sulla base dei costi di esercizio per gli impianti sportivi, compreso l'ammortamento;

   ciò determinerebbe la necessità di prevedere nel bilancio comunale la copertura dell'Iva da versare, oltre che avviare procedure onerose nella definizione del beneficio economico da calcolare;

   in conseguenza di ciò molti comuni stanno considerando la possibilità di sopprimere tout court, a partire dal 2018, tutte le esenzioni e/o gratuità introducendo per le tipologie di attività attualmente esenti (come quelle destinate a disabili), tariffe ridotte, ma comunque sempre a pagamento, le quali, non dovendo avere carattere di «corrispettivo simbolico», sono commisurate in media al 20 per cento di quelle oggi praticate –:

   quali orientamenti il Ministro intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa circa la correttezza del procedimento amministrativo esperito fino ad oggi e se non ritenga utile assumere iniziative per fornire una interpretazione della disciplina amministrativo-contabile tale da garantire la possibilità per i comuni di riconoscere, a casistiche socialmente importanti, come la disabilità, le scuole o l'attività giovanile, vantaggi economici derivanti da concessioni gratuite di impianti sportivi, evitando per tali fattispecie l'applicazione dell'Iva a carico dei bilanci comunali e la conseguente traslazione sugli enti no profit.
(5-12841)


   LAFFRANCO, BRUNETTA, PALESE e SANDRA SAVINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è nota la vicenda che coinvolge Susanna Masi, l'esperta del Ministero dell'economia e delle finanze che avrebbe venduto i segreti fiscali del Governo alla società della consulenza legale tributaria «Ernst & Young», tra il 2013 ed il 2015;

   attualmente la Masi ricopre il ruolo di consigliere in materia fiscale ed esperta del Ministero dell'economia e delle finanze, ruolo ricoperto anche durante il Governo Letta; dal 2012 al 2013 è stata segretaria particolare di Vieri Ceriani, Sottosegretario di Stato all'economia e finanze del Governo Monti, mentre nel giugno 2015 è stata nominata tra i 5 consiglieri di amministrazione di Equitalia spa. Nel suo curriculum c'è anche una lunga collaborazione con Ernst & Young, proprio la società di consulenza legale tributaria a cui avrebbe ceduto informazioni sensibili in cambio di denaro;

   sono circa 300 le e-mail e decine le intercettazioni telefoniche finite sotto la lente d'ingrandimento della Guardia di finanza di Busto Arsizio (Varese) nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla procura di Milano; la dottoressa Masi avrebbe diffuso informazioni apprese durante delicate riunioni con i vertici dei Ministeri economici e finanziari di tutta Europa, per un totale, secondo gli investigatori, di sei terabyte (ogni terabyte corrisponde a 1.048.576 megabyte);

   le Fiamme gialle, attraverso l'analisi dei flussi finanziari, hanno riscontrato il versamento da parte del colosso Ernst & Young di circa 220 mila euro sul conto corrente personale della dottoressa Masi, attraverso bonifici bancari, somma che corrisponderebbe al presunto compenso per le informazioni rivelate;

   secondo la Procura, lo scambio di informazioni e dati sensibili sarebbe avvenuto attraverso l’account di posta elettronica che la dottoressa Masi conserva fin dai tempi della collaborazione lavorativa con Ernst & Young;

   la donna sarebbe accusata di rivelazione di segreto d'ufficio e false attestazioni sulle qualità personali per non aver dichiarato il conflitto di interessi;

   inoltre, la dottoressa Masi, secondo la Procura, si sarebbe «resa disponibile a proporre modifiche» a vantaggio della società e dei suoi clienti «alla normativa fiscale interna in corso di predisposizione, nella materia di transazioni finanziarie nella quale era direttamente coinvolta quale membro della segreteria tecnica del Ministero» –:

   se il Ministro interrogato non intenda fare chiarezza, con la massima urgenza e con gli strumenti di competenza, sulla grave situazione emersa e quali opportune iniziative intenda adottare, sia in relazione a quanto già avvenuto, sia per evitare che simili dinamiche si ripresentino in futuro.
(5-12842)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SORIAL, CASO, CARIELLO e D'INCÀ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo di Elio Lannutti pubblicato il 16 novembre 2017 sul IL FOGLIETTO della Ricerca, supplemento de IL FOGLIETTO.IT notiziario settimanale on line di informazione Sindacale-Politico-Economico-Scientifico-Culturale, si evince che l'Istat abbia valutato la riduzione dell'inflazione ad ottobre nella misura dello 0,2 per cento unicamente a causa della riduzione delle tasse universitarie, che ritiene si siano ridotte nella misura del 40 per cento per l'anno accademico 2017-18 rispetto a quello precedente;

   la predetta riduzione è imputata all'intervento della scorsa legge di bilancio n. 232 del 2016, che ha introdotto la «no tax area», fissando a 13.000 euro di Isee familiare la soglia sotto la quale gli studenti possono frequentare quasi gratuitamente l'università;

   da un'analisi di dati, non risulta plausibile una riduzione del 40 per cento per l'anno accademico 2017-18 rispetto a quello precedente, effetto indotto dall'istituzione della «no tax area» e dei limiti superiori fino a 30.000 euro di Isee, anche in ragione del fatto che il nuovo calcolo dell'indicatore della situazione economica equivalente aveva causato un incremento delle spese per la frequenza universitaria nell'anno accademico 2015-2016:

   inoltre, come si legge nell'articolo, una tale diminuzione corrisponderebbe ad una riduzione della contribuzione da parte degli studenti alle casse universitarie pari a circa 650 milioni di euro, che «manderebbe a gambe all'aria i bilanci degli atenei statali»;

   anche il confronto con i dati prodotti dall'Unione degli universitari (Udu) nel rapporto «Dieci anni sulle nostre spalle», sconfessa la riduzione del costo universitario prospettata dall'Istat;

   l'articolo citato evidenzia nel grafico pubblicato una forte discrepanza fra i dati Istat e i dati dell'Udu; infatti si legge che: «L'importo medio delle tasse universitarie è passato da 775,08 euro dell'anno accademico 2005-2006 a 1.248,66 del 2015-2016 con un incremento del 61 per cento. Nello stesso periodo per l'Istat le tasse universitarie sono aumentate del 25 per cento. La differenza è particolarmente accentuata nell'anno accademico 2015-2016, quando fu introdotta la nuova Isee, con un aumento del 7,5 per cento per l'Udu e solo dello 0,9 per cento per l'Istat»;

   ciò potrebbe alimentare il dubbio, ad avviso degli interroganti, che l'Istat, nell'elaborazione dei dati macroeconomici, tenda a favorire informazioni ai cittadini, in questo caso sui costi dei servizi universitari, eccessivamente più positive della effettiva realtà, circostanza che di fatto agevolerebbe le politiche del Governo, si ritiene necessario acquisire chiarimenti sui dati e sulla metodologia usati dall'Istat, per verificare la supposta riduzione nella misura del 40 per cento delle tasse universitarie per quest'anno –:

   se i dati divulgati dall'Istat siano attendibili e, ove si rilevino delle anomalie, se non intendano assumere iniziative per rendere pubblici dati verificati e certi sulla effettiva riduzione delle tasse universitarie, nonché sull'effettiva incidenza della medesima riduzione sul livello dell'inflazione ad ottobre 2017.
(5-12815)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che, a conclusione da un'inchiesta condotta dai pubblici ministeri di Milano, Susanna Masi, tra il 2013 e il 2015 avrebbe fornito informazioni riservate su leggi in materia fiscale ancora allo studio a livello europeo, di cui veniva a conoscenza. È accusata di corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio e false attestazioni sulle qualità personali per non aver dichiarato, alla sua assunzione, di avere ancora rapporti con la società di consulenza Ernst & Young. Avrebbe anche percepito un «doppio stipendio» e dalla pagina «amministrazione trasparente» risulta tuttora consigliera del Ministero dell'economia e delle finanze dal 1° agosto 2013 per un compenso di 75.561,78 euro;

   da diversi mesi, notizie di stampa hanno rivelato l'anomala coincidenza che porta collaboratori del Ministero dell'economia e delle finanze a ricoprire incarichi di prestigio nei consigli di amministrazione di diverse società, soprattutto dopo l'inizio della loro attività presso il Ministero;

   per citarne alcuni:

    Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del Ministro dal 24 febbraio 2014, sarebbe stato nominato in tempi recenti vicepresidente della società immobiliare privata Serenissima. Dal 2014 è nel consiglio di amministrazione di Eni con un compenso di 80 mila euro, oltre i 50 mila euro come componente dei Comitati sostenibilità e nomine. A differenza di altri dirigenti nominati nei consigli di amministrazione delle partecipate, che devono riversare i compensi al dicastero, lo stesso non ha questo obbligo perché inquadrato come funzionario dell'Ocse, in prestito «sulla base di una convenzione», come dichiarato dal Ministero dell'economia e delle finanze. Alla sua nomina presso il Ministero firmò una dichiarazione negando eventuali conflitti di interesse ed altri incarichi;

    Stefano Scalera consigliere del Ministro dal 4 settembre 2014 e Susanna Masi sono stati nominati rispettivamente presidente del consiglio di amministrazione e presidente del collegio sindacale di Idea Fimit di cui il Ministero è azionista al 100 per cento;

    Roberto Garofoli, dal 14 marzo 2014 capo di gabinetto del Ministro – già segretario generale dell'ex-Presidente del Consiglio Letta e prima funzionario per diversi Ministeri – è anche magistrato ordinario e consigliere di Stato. Nel 2017 è stato nominato presidente di sezione del Consiglio di Stato, è condirettore della Treccani giuridica, docente Luiss, direttore della rivista mensile «Nel diritto». Da diverse settimane il suo nome risulta in lizza per la presidenza della Consob;

   del capo di gabinetto, già la Uilpa (Unione italiana lavoratori PA, Coordinamento Ministero dell'economia e delle finanze il 27 febbraio 2017 aveva inviato una lettera al Ministro per chiedere di provvedere a dare chiarimenti sullo «svolgimento di incarichi esterni» di Roberto Garofoli in contrasto con:

    gli articoli 1, comma, 60, della legge n. 662 del 1996, l'articolo 58 del decreto legislativo n. 29 del 1993 così come modificato dagli articoli 26 del decreto legislativo n. 80 del 1998 e 16 del decreto legislativo n. 387 del 1998, nonché l'articolo 53 del decreto legislativo n. 165 del 2001 relativi agli incarichi esterni dei dipendenti pubblici; l'articolo 58 del decreto legislativo n. 29 del 1993, come modificato dall'articolo n. 26 del decreto legislativo n. 80 del 1998 e successivamente dall'articolo 53 del decreto legislativo n. 80 del 1998 e successivamente dall'articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, riguardanti tutti gli incarichi, anche occasionali, non compresi nei compiti e doveri di ufficio, per i quali è previsto, sotto qualsiasi forma, un compenso;

    la circolare n. 3/97 del dipartimento della funzione pubblica –:

   se trovino conferma le notizie diffuse dalla stampa e contenute in premessa;

   se non ritenga opportuno e urgente, alla luce dei reati contestati a Susanna Masi, verificare la compatibilità degli incarichi dei consulenti e dei collaboratori del Ministero dell'economia e delle finanze con altri incarichi esterni e il rispetto delle leggi vigenti;

   come intenda intervenire affinché vengano posti dei limiti agli affidamenti dei doppi incarichi potenzialmente concorrenziali tra loro, che si delineano, come appannaggio di pochi e che appaiono in violazione di ogni regola di opportunità.
(4-18670)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   TULLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 15 giugno 2008 è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale del Ministero della giustizia il bando del concorso interno per titoli di servizio ed esame, consistente in una prova scritta ed un colloquio, a complessivi 643 posti (608 uomini e 35 donne) per la nomina alla qualifica iniziale del ruolo maschile e femminile degli ispettori del Corpo di polizia penitenziaria, poi aumentati a complessivi 1.232 posti;

   la prova preliminare del concorso si è tenuta a Roma dal 22 marzo 2010 al 25 marzo 2010, la successiva prova scritta d'esame il 23 marzo 2016, mentre le prove orali, che hanno avuto inizio il 17 maggio 2017, sono di imminente conclusione (22 novembre 2017);

   complessivamente, dunque, le prove concorsuali sono durate quasi dieci anni, e questo ha pregiudicato la progressione di carriera nel nuovo ruolo degli idonei allievi vice ispettori, stante l'età anagrafica ed i lunghi tempi concorsuali;

   il Sappe ha altresì chiesto al Ministro interrogato ed ai vertici del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria una convocazione urgente, congiuntamente alle altre organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative per il Corpo di polizia penitenziaria, per valutare gli interventi più idonei al fine di riconoscere al personale anche una retrodatazione della decorrenza giuridica della nomina alla qualifica di Vice ispettore, fissandola al 31 dicembre 2010 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente assumere iniziative per sanare le attuali significative carenze organiche del ruolo degli ispettori del Corpo di polizia penitenziaria, immettendo quanto prima in ruolo i vincitori del concorso interno per 1.232 vice ispettori;

   quali iniziative il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria intenda assumere affinché il previsto corso di formazione degli allievi vice ispettori abbia inizio quanto prima, eventualmente con modalità e-learning già in uso presso altre forze di polizia;

   quali iniziative siano allo studio per valutare la possibilità di una retrodatazione della decorrenza giuridica della nomina a vice ispettore dei vincitori del concorso interno per 1.232 posti, considerato che molti degli idonei allievi vice ispettori — stante l'età anagrafica e proprio per i lunghi tempi concorsuali — non avranno, loro malgrado, l'opportunità di progredire nella carriera nel nuovo ruolo di appartenenza.
(4-18658)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   GRIMOLDI, FEDRIGA e CASTIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 55, comma 23, della legge n. 449 del 1997, è stato previsto l'adeguamento dei canoni Anas per i passi carrabili, con incremento fino al 150 per cento per la prima annualità, ma senza previsioni per gli anni successivi;

   in questo modo si sono registrati cospicui aumenti dei canoni da parte dell'Anas, arrivati anche all'8000 per cento;

   le ingiunzioni di pagamento di migliaia di euro chieste dall'Anas per gli arretrati hanno letteralmente creato drammi umani, con risvolti sociali incredibili; sono apparse sui giornali storie di imprenditori costretti a chiudere la propria attività, di altri che hanno dovuto chiedere fidi e mutui alle banche per continuare a lavorare, di semplici cittadini angosciati da richieste a cui non potevano fare fronte;

   con l'articolo 16-bis, comma 1, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133 (legge n. 164 del 2014), è stata prevista l'eliminazione del contenzioso con il pagamento del 30 per cento di quanto maturato o del 60 per cento in caso di rateizzazione, fino ad un massimo di nove rate annuali;

   tuttavia, non tutti i casi sono stati chiusi positivamente;

   un caso clamoroso con grande eco sui giornali è quello del signor Alfonso Formenton residente a Chioggia, artigiano in pensione, che è stato condannato dal tribunale al pagamento ad Anas della somma di circa 30 mila euro per due accessi all'officina sulla strada statale 309 «Romea» nel comune di Chioggia (Venezia);

   con successiva sentenza del 21 ottobre 2011 il tribunale ha dichiarato prescritto il canone 1998 e non dovuto il canone 2005, visto che Formenton ha rinunciato alla concessione dei passi carrai, e ha condannato il medesimo al pagamento della residua somma di circa 22 mila euro oltre agli interessi e spese di lite;

   l'Anas ha anche inviato una proposta di recupero crediti nel 2014, sulla base della legge n. 164 del 2014, che conteneva cifre diverse rispetto a quanto stabilito dal tribunale, anche perché il signor Formenton, tormentato dalle spese legali, ha dovuto vendere l'officina nel 2007 e oramai a 85 anni e con problemi di salute subisce, insieme alla figlia, l'estremo disagio della situazione, rischiando il pignoramento della propria abitazione –:

   se il Ministro interrogato intenda adoperarsi, secondo le proprie competenze, affinché l'Anas effettui un monitoraggio delle situazioni ancora irrisolte per il recupero dei crediti da canoni per passi carrabili con invio di una nuova proposta di sanatoria, sulla base di quanto stabilito dalle sentenze dei tribunali amministrativi, con una particolare riflessione sul caso umano incredibile sopraesposto.
(5-12831)


   BORGHI e PAOLA BOLDRINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la superstrada Ferrara-Mare rappresenta un'infrastruttura di vitale importanza per l'intera provincia di Ferrara;

   la suddetta arteria è quotidianamente percorsa da migliaia di utenti ed è uno snodo cruciale per la mobilità e l'economia del territorio e la connessione di questo comprensorio con il resto della rete stradale e autostradale;

   lungo l'asse viario in questione insiste un'area industriale con oltre trenta aziende insediate, diverse delle quali a carattere multinazionale, con oltre 1.500 addetti diretti, e in località Cona insiste 1'ospedale di riferimento per l'intera provincia e specie per i comuni del Delta Ferrarese;

   le condizioni di manutenzione attuali sono assolutamente inadeguate e configurano aspetti di pericolosità notevolissimi specie in caso di maltempo;

   i recentissimi eventi atmosferici che hanno interessato il territorio hanno mostrato, con assoluta evidenza, la pericolosità dell'infrastruttura in costanza di precipitazioni e, non da ultimo, il manifestarsi di voragini che hanno determinato la chiusura di tratti di percorrenza, creando non pochi disagi alla circolazione e al tessuto economico e produttivo;

   già con l'interrogazione n. 5-06232 del 31 luglio 2015 era stata posta come urgente la necessità di un intervento di ammodernamento della citata arteria;

   il presidente della provincia e i sindaci dei comuni di Voghiera, Masi Torello, Ostellato, Fiscaglia e Comacchio hanno richiesto ad Anas un incontro urgente al fine di predisporre un piano di interventi di messa in sicurezza della infrastruttura –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere nei confronti di Anas al fine di promuovere un piano per la programmazione di interventi non più rinviabili, di ammodernamento e di messa in sicurezza di un'arteria strategica, anche in considerazione dell'attuale pericolosità dell'infrastruttura per le migliaia di utenti che quotidianamente la percorrono.
(5-12832)


   ZOLEZZI, SPESSOTTO, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI, VIGNAROLI, DELL'ORCO, LIUZZI, CARINELLI, DE LORENZIS, NICOLA BIANCHI e PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Autostrade per l'Italia s.p.a. (Aspi) è una società concessionaria della costruzione ed esercizio della rete autostradale a pedaggio in Italia, responsabile anche in comparti ausiliari alla gestione autostradale quali la manutenzione delle strade, i servizi di telepedaggio e altri servizi accessori;

   il capitale sociale di Aspi, il più grande concessionario autostradale d'Italia poiché gestisce quasi 3.000 chilometri di autostrade su una rete totale di circa 6.700, è interamente detenuto da Atlantia s.p.a., il cui azionista di maggioranza è Sintonia spa, società riconducibile a Edizione S.r.l., holding della famiglia Benetton;

   secondo quanto riportato nella relazione finanziaria annuale del 2016 i cosiddetti ricavi operativi del 2016 sono pari a 3.799 milioni di euro e si incrementano di 133 milioni di euro (+ 4 per cento) rispetto al 2015 (3.666 milioni di euro);

   secondo quanto riportato da una testata giornalistica, oltre alla proroga, il Ministro interrogato avrebbe introdotto un «valore di subentro», ossia una buona uscita dal valore di 5 miliardi e 700 milioni di euro nel caso in cui nel 2042, nuova data di scadenza della concessione, quest'ultima venisse affidata ad altri o ripresa dallo Stato. Suddetto valore sarebbe stato calcolato determinando un costo medio ponderato del capitale cosiddetto Wacc estremamente elevato relativamente agli anni 2039 fino al 2042;

   suddetta previsione di fatto si tradurrebbe in una cessione senza tempo di oltre il 40 per cento della rete autostradale italiana ad un unico gruppo imprenditoriale sicuramente non giustificato dalla contropartita offerta dal gruppo Autostrade per l'Italia che, sempre secondo indiscrezioni di stampa, si appresterebbe a costruire la Gronda, ovvero il nuovo sistema autostradale intorno a Genova, e altri interventi minoritari per un valore complessivo di circa 8 miliardi di euro;

   l'Autorità nazionale anticorruzione ha più volte denunciato le criticità derivanti dai prolungamenti delle concessioni che sovente avvengono senza alcuna contropartita per il soggetto pubblico, così come ribadito anche in occasione di un'audizione del Presidente Cantone in commissione ambiente della Camera relativamente a quanto disposto dall'articolo 5 del decreto-legge n. 133 del 2014 –:

   se quanto espresso in premessa risultasse veritiero, per quale motivo siano stati introdotti meccanismi di remunerazione che comportano un cosiddetto valore di subentro così elevato e quindi se siano state valutate altre ipotesi gestionali che non prevedessero il rinnovo così esteso della concessione.
(5-12833)


   PASTORELLI e LATRONICO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la variante di Nova Siri (Matera) sulla strada statale 106 risulta completa ed aperta al traffico dal novembre 2014. Rimangono da ultimare, da parte dell'appaltatore, lavori riguardanti la protezione di alvei minori, il completamento di opere in verde, il montaggio degli impianti fotovoltaici, il completamento delle barriere di sicurezza. In particolare, sono stati predisposti progetti per interventi di sistemazione idraulica e di riqualificazione ambientale del Torrente San Nicola (Rocca Imperiale) e la realizzazione di tre rotatorie;

   nell'ambito di tali lavori sono state previste opere compensative per i comuni di Rocca Imperiale e Nova Siri per un importo di euro 3.000.000 (delibere del Cipe n. 6 e n. 20/2009). Venivano siglate apposite convenzioni con i citati comuni volte a demandare progettazione e realizzazione degli interventi, con relativa spesa a carico delle somme a disposizione incluse nel progetto originario;

   nel novembre 2015 è stato emesso il 24o stato di avanzamento dei lavori per l'importo progressivo di euro 45.293.453,78 e sono state iscritte riserve per un importo di euro 16.472.784,38;

   nel luglio 2016 le due amministrazioni locali interessate hanno condiviso la ripartizione di ulteriori risorse per 1.700.000 euro resesi disponibili, mentre una successiva richiesta da parte del comune di Nova Siri per euro 400.000 euro non è stata accolta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in quanto lo stesso ha ritenuto necessario che tutte le economie rinvenute venissero accantonate per far fronte alle citate riserve iscritte dall'impresa appaltatrice dei lavori principali;

   nel frattempo, la convenzione stipulata con il comune di Nova Siri è scaduta bloccando la realizzazione dei lavori previsti fino alla stipula di un nuovo accordo;

   non tutte le opere incluse nel progetto originario e nelle prescrizioni approvate dal Cipe e dalle autorità locali risultano eseguite, a partire dal ponte sul torrente San Nicola, collegamento decisivo per razionalizzare l'assetto viario del comprensorio –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali siano gli orientamenti del Governo, per quanto di competenza, circa l'iscrizione di riserve da parte dell'impresa esecutrice per circa 16 milioni di euro, su 45 milioni di euro di lavori contabilizzati, trattandosi per gli interroganti di un elemento che getta ombre sulla gestione del cantiere ed oggi si trasforma in un'ipoteca sulla fattibilità delle opere di compensazione a favore del comune di Nova Siri e del comprensorio, attualmente tutte bloccate.
(5-12834)


   VELLA e FABRIZIO DI STEFANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è all'esame della commissione VIA della regione Abruzzo il progetto di dragaggio del porto di Ortona, redatto dalla ditta aggiudicataria nuova Coedmar di Chioggia;

   l'aggiudicazione è stata impugnata dalla ditta prima in graduatoria per l'affidamento dei lavori contro la seconda cui il comune, stazione appaltante, dovrebbe affidare i lavori;

   il progetto prevede il conferimento di sedimenti marini di classe B1 e B2 per un quantitativo pari a metri cubi 107.422 da destinare a «deposito a terra in area opportunamente predisposta ed impermeabilizzata nel tratto di piazzale retrostante la Nuova Banchina Nord, tra il nuovo molo nord e la radice della diga foranea, nelle more della definizione del recapito finale degli stessi a cura degli Enti preposti»;

   il piazzale retrostante la nuova banchina nord, tra il nuovo molo nord e la radice della diga foranea, interessata dal deposito temporaneo dei sedimenti marini di classe B1 e B2, è lo stesso che interessa:

   il progetto, in procedimento di autorizzazione ex legge n. 35 del 2012 da parte del Ministero dello sviluppo economico per la realizzazione di un deposito costiero di GPL da 25.000 mc nel porto di Ortona da parte della società Seastock srl;

   la richiesta formulata dalla ditta Walter Tosto Spa al consiglio superiore dei lavori pubblici di «realizzazione di una vasca di colmata tra il molo Nord ed il molo Giardino del Porto di Ortona» per lo stoccaggio dei fanghi di dragaggio e relativa banchina portuale;

   viene rilevato l'interesse pubblico al progetto proposto della ditta Walter Tosto Spa con delibera di giunta regionale n. 161 del 12 marzo 2016 e delibera di consiglio comunale di Ortona del 25 febbraio 2015;

   il Consiglio di Stato, con ordinanza n. 05064/2017, ha rinviato la discussione sul ricorso al 12 aprile 2018;

   non è chiaro se la data del 31 dicembre 2018 rappresenti termine ultimo perentorio per la realizzazione e la rendicontazione di tali opere –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover acquisire ogni utile elemento circa gli aspetti procedurali della vicenda, con particolare riguardo alla compatibilità tra le tre diverse destinazioni dell'area in premessa che vedono coinvolte tre società diverse e, con riferimento alla realizzazione della vasca di colmata, di cui è stata dichiarata la pubblica utilità, a che punto sia l’iter e quali adempimenti istruttori siano previsti.
(5-12835)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAPOZZOLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da oltre tre anni il tratto compreso tra il chilometro 46,000 e il chilometro 46,100 della strada statale 19 delle Calabrie è interessato da uno smottamento che ha letteralmente inghiottito il segmento stradale,

   suddetta frana era ampiamente prevedibile vista la morfologia del terreno e i segnali che sin dal 2012 avevano interessato il comprensorio attraversato dall'arteria stradale;

   a seguito di una fortissima mobilitazione delle comunità interessate a partire da quella aulettese, nel cui territorio cade il tratto interessato, e dopo numerose e insistenti proteste in data 30 novembre 2016 è stato pubblicato Gazzetta Ufficiale il bando di gara per i lavori di «ripristino della transitabilità dal chilometro 46,000 al chilometro 46,100 della strada statale 19 delle Calabrie»;

   suddetto bando fissava al 7 marzo 2016 il termine ultimo per la presentazione delle offerte;

   ad oggi ancora non è pervenuta alcuna comunicazione ufficiale in merito alla impresa che si è aggiudicata la gara;

   vi è preoccupazione da parte di amministratori e cittadini sull'ulteriore prolungarsi dei disagi;

   si ricorda che suddetta arteria risulta essere importante anche perché consente di raggiungere il sito speleologico di grande richiamo turistico, unico in Europa, delle «Grotte di Auletta/Pertosa» –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere affinché Anas assicuri la conclusione delle procedure relative alla individuazione della impresa aggiudicatrice dell'appalto e fornisca un crono programma certo sul ripristino del tratto stradale della strada statale 19.
(5-12818)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIZZO, BASILIO, CORDA, FRUSONE, TOFALO, CANCELLERI, D'UVA, DI BENEDETTO, GRILLO, LOREFICE, LUPO, MARZANA e VILLAROSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 21 settembre 2013, si svolgeva nella base del Muos di Niscemi una pacifica manifestazione di contestazione della base militare statunitense;

   fu una manifestazione colorata e senza tensione – una sorta di pic-nic pacifista – con la presenza anche di diversi bambini;

   per qualche ora la base divenne un grande parco, nel quale alcuni manifestanti gettarono dei semi di piante tipiche della vegetazione mediterranea; la mifestazione aveva l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica e la classe politica sulle problematiche afferenti alla presenza nella base di decine di antenne;

   per quell'azione, tuttavia, circa 50 attivisti – nonostante la manifestazione si fosse risolta senza danni a cose o persone – vennero identificati e denunciati;

   l'intera vicenda della contrapposizione tra la popolazione locale contraria alla base e le autorità governative favorevoli alla concessione agli Usa di quei territori, doveva indurre ad una gestione più disponibile al dialogo e meno improntata ad azioni repressive, anche in considerazione del fatto che quella popolazione pagava già il prezzo della militarizzazione del proprio territorio;

   la decisione del Ministero dell'interno di dare mandato all'avvocatura dello Stato di costituzione di parte civile contro i manifestanti nel processo aperto presso il tribunale di Gela appare – agli interroganti – inopportuna, tesa esclusivamente ad innalzare la tensione e ad acuire le divisioni tra la popolazione e le autorità politiche e militari;

   infatti, motivare la costituzione di parte civile del Viminale con un supposto danno d'immagine appare pretestuoso, tenendo presente che il compito del Ministero dell'interno è quello di gestire in modo efficace e dentro l'alveo della democrazia, tensioni e conflitti sociali senza che essi sfocino in atti violenti e che pregiudichino l'incolumità delle persone. Il Ministro dell'interno, da questo punto di vista, dovrebbe essere soddisfatto dell'egregio lavoro svolto quel giorno dalla forze dell'ordine a Niscemi;

   il diritto a manifestare è sancito dalla Costituzione e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica rappresenta una delle architravi del nostro ordinamento democratico –:

   se il Governo non reputi opportuno ripensare alla decisione di costituirsi parte civile contro gli attivisti No Muos, revocandola, contribuendo anche per questa via al mantenimento di una politica di dialogo tra le istituzioni e i cittadini tanto più indispensabile nei confronti di una popolazione vessata da processi di militarizzazione che hanno oggettivamente spogliato di potenzialità economiche e ambientali quella zona già gravata da tassi di disoccupazione – specialmente giovanile – altissimi.
(4-18654)


   ALTIERI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nel breve arco dei cinque giorni intercorsi tra il 23 ed il 28 novembre 2017, ad Altamura si sono verificati numerosi episodi che evidenziano la gravità del deterioramento delle condizioni dell'ordine pubblico locale nel comune murgiano;

   fra gli episodi criminosi verificatisi, si segnalano diversi furti con scasso avvenuti ai danni di quattro esercizi commerciali, anche con scontri tra malviventi e le forze dell'ordine, una rapina nel corso della quale sono stati sparati colpi di mitra contro una fabbrica di salotti, nonché la sottrazione e l'incendio di diverse autovetture, verosimilmente utilizzate nel corso degli assalti;

   nella sola notte tra il 27 ed il 28 novembre 2017, sono state svaligiate ben due gioiellerie, pare ad opera di un unico commando armato di malviventi, che ha provveduto anche a disseminare ostacoli sulle strade;

   lo stesso comune murgiano è stato altresì interessato negli ultimi sei anni da una grave ed intensa attività della criminalità organizzata, alla quale va imputata, tra l'altro, l'uccisione di ben otto persone, inclusa quella di un giovane innocente avvenuta nel contesto dell'assalto ad una sala giochi;

   malgrado Altamura abbia 70 mila abitanti e sia il più importante centro della Murgia, è priva di un commissariato di polizia e dopo le ore 20 è presidiata solo da pochi carabinieri in servizio, poiché il distaccamento locale dell'Arma possiede un organico sottodimensionato rispetto alle esigenze di sicurezza ed all'ampiezza del territorio da pattugliare –:

   quali iniziative ed in che tempi il Governo ritenga di assumere per garantire rinforzi ai presidi della polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri nel comune di Altamure, al fine di restituire ai suoi abitanti adeguate condizioni di sicurezza.
(4-18656)


   RICCIATTI, MELILLA, NICCHI, ROBERTA AGOSTINI, MURER, ALBINI, SIMONI, BOSSA, DURANTI, MARTELLI, CIMBRO, SCOTTO, LAFORGIA, ZARATTI, PIRAS, QUARANTA, D'ATTORRE, CARLO GALLI, SANNICANDRO, FRANCO BORDO e FERRARA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Strada della bonifica è una strada provinciale di circa 15 chilometri al confine tra Marche e Abruzzo, che è paradossalmente soprannominata «Via dell'Amore», perché centinaia di donne vi lavorano giorno e notte come prostitute;

   sono soprattutto donne nigeriane, molte delle quali sono state portate illegalmente in Italia: sono sfruttate sessualmente per ripagare il debito contratto con la traversata e vengono convinte sia con le minacce che con la superstizione;

   la strada è stata raccontata da un documentario pubblicato sul Guardian e girato da Piers Sanderson, regista inglese che vive da diversi anni a Senigallia con la famiglia;

   nel documentario si parla degli italiani che lavorano e vivono in quella zona, delle storie di alcune donne costrette a prostituirsi e di «On the Road», la onlus locale che da anni è impegnata su questa questione;

   il documentario — che prende il nome dall'associazione e che dura circa venti minuti — segue in particolare una donna, un'ex prostituta nigeriana che ora lavora come mediatrice culturale dell'organizzazione;

   le donne nigeriane vittime della tratta sessuale scappano dalla povertà e dalla mancanza di futuro in paesi molto popolosi dove solo una minuscola élite controlla la ricchezza e il potere;

   nella maggior parte dei casi partono con l'assicurazione di una nuova vita e di un lavoro che permetterà loro di ripagare il viaggio che hanno intrapreso;

   una volta arrivate in Italia vengono però ridotte alla schiavitù sessuale e occorrono fra i tre e i sette anni per ripagare i debiti (sono pagate circa 20 euro a prestazione): queste donne sono costrette a lavorare ogni sera e anche durante il giorno, spesso devono provvedere da sole a vitto e alloggio e vengono picchiate e maltrattate da protettori o protettrici se non portano abbastanza denaro;

   se restano incinte, sono poi costrette a subire aborti praticati illegalmente e dunque non sicuri;

   uscire da questo meccanismo è molto complicato: la pressione psicologica legata al potere dei giuramenti sciamanici ha infatti in questo meccanismo un ruolo molto importante; ci sono gli stretti controlli delle cosiddette madame, figure chiave nella rete dei trafficanti: raccolgono il denaro e controllano le azioni quotidiane di queste donne;

   «On the Road» si è costituita come associazione di volontariato nel 1994 per rispondere all'incremento del numero di donne costrette a prostituirsi nel territorio della Bonifica del Tronto, al confine tra Marche e Abruzzo. Nel corso degli anni è diventata un'organizzazione strutturata formata oggi da circa cinquanta persone che lavorano soprattutto su tratta e sfruttamento, accoglienza dei migranti e violenza di genere –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione sopra descritta, quali iniziative di competenza intenda intraprendere per sostenere le onlus che sul campo tentano di difendere le donne vittime di tratta e come si intenda stroncare questa tratta di donne rese in schiavitù.
(4-18657)


   LUCIANO AGOSTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 5 novembre 2017 Fanesi Gianluca tifoso della Sambenedettese assisteva alla partita di calcio disputatasi presso lo stadio «Romeo Menti» di Vicenza tra il Vicenza Calcio e la Sambenedettese calcio;

   al termine della partita, all'uscita dello stadio si verificavano tafferugli tra tifosi, con intervento della polizia, all'esito dei quali Fanesi Gianluca rimaneva gravemente ferito ed immediatamente trasportato all'ospedale San Bortolo di Vicenza, ove tuttora ricoverato presso il reparto di rianimazione in prognosi riservata;

   nei giorni successivi lo stesso veniva sottoposto a delicato intervento neurochirurgico e successivamente ad una seconda operazione per una emorragia interna;

   della vicenda si sono occupati numerosi organi di stampa, in particolare le pagine locali del Corriere Adriatico e del Resto del Carlino dalla cui prima lettura degli articoli dei giornali sembrava che Fanesi Gianluca si fosse procurato lesioni scivolando a terra;

   successivamente ed in particolare dalle informazioni degli organi di stampa locali sopracitati del 26 novembre 2017 parrebbero esserci testimoni oculari e video come quello mandato in onda dal programma televisivo Le Iene nella puntata serale del 26 novembre 2017 che smentirebbero la tesi precedentemente riportata di un incidente casuale e al contrario rafforzerebbero l'ipotesi che un intervento della polizia addetta all'ordine pubblico abbia causato il grave incidente di cui Fanesi Gianluca è rimasto vittima:

   da parte dei familiari della vittima è stata sporta regolare denuncia all'autorità giudiziaria nella quale si chiede l'acquisizione di dichiarazioni di testi oculari che riferiscono di aver potuto vedere da brevissima distanza che Fanesi Gianluca stava raggiungendo disarmato i pulmini dei tifosi della Sambenedettese e prima di passare di fianco ad una camionetta della polizia, alla vista dei militari, aveva alzato entrambe le braccia; subito dopo, a fianco della camionetta della celere, sarebbe stato colpito e si sarebbe trovato riverso al suolo e successivamente caricato in ambulanza e trasportato al pronto soccorso dell'ospedale –:

   se non si intenda aprire un'immediata indagine interna al fine di fare assoluta chiarezza sull'accaduto, che non lasci dubbi e che eventualmente accerti, per quanto di competenza, eventuali responsabilità sul piano amministrativo e disciplinare;

   se ci sia stato un coinvolgimento degli organi di polizia presenti allo stadio e addetti all'ordine pubblico;

   se risulti, esserci stato un intervento della polizia ai danni di Fanesi Gianluca;

   se e come sia stato organizzato il servizio di ordine pubblico allo stadio per una partita che prevedibilmente poteva sfociare in momenti di tensione tra le tifoserie;

   se risulti che i soccorsi siano stati prestati in maniera tempestiva ed adeguata.
(4-18668)


   ZAPPULLA, CAPODICASA e FAVA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con decreto n. 218 del 3 marzo 2016 il dipartimento regionale delle acque e dei rifiuti dell'assessorato regionale dell'energia e dei servizi di pubblica utilità della regione siciliana, ha approvato il «Progetto per l'ampliamento dell'attività di gestione dei rifiuti della piattaforma di e recupero di rifiuti pericolosi e non, per complessive 200.000 tonnellate annue, di cui 115.000 pericolosi, presso il comune di Scicli (Ragusa) in contrada Cuturi in variante allo strumento urbanistico», presentato dalla ditta ACIF s.r.l.;

   con delibera di giunta comunale n. 125 del 15 luglio 2014, in coerenza con le precedenti delibere votate dal consiglio comunale sin dal 2010, a tutela e valorizzazione dell'area in questione è stato espresso parere negativo motivato all'impianto suddetto;

   la commissione straordinaria insediatasi a Scicli il 21 luglio 2015 a seguito dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, pur convocata, non è mai intervenuta in alcuna delle conferenze di servizio indette per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, pur trattandosi, quello dei rifiuti, il tema maggiormente scottante nei casi di inquinamento mafioso;

   la medesima ditta avrebbe chiesto il finanziamento agevolato di cui al «Bando programmi di investimento innovativi (macchinari) per le regioni dell'obiettivo convergenza DD 20/11/2013 – Ministro Sviluppo Economico, relativo alle modalità di partecipazione al bando a sportello», per la concessione delle agevolazioni previste dal decreto ministeriale 29 luglio 2013 (investimenti innovativi-macchinari) e per tale motivo dovrebbe aver prodotto autocertificazione di conformità urbanistica dell'area al piano regolatore generale vigente, come richiesto dal bando;

   l'area in questione è sempre stata «zona agricola E.4», divenendo «zona D» con il DDS 218/2016 e dunque presumibilmente dopo la data di presentazione dell'istanza al Ministero dello sviluppo economico;

   la commissione straordinaria non ha deliberato in relazione al parere tecnico trasmesso dall'U.T.C. alla regione siciliana il 24 luglio 2015, come invece richiesto dalla stessa U.T.C. nel documento. Infatti, il parere implicava di fatto una variante al P.R.G. che avrebbe dovuto essere approvata dalla commissione con i poteri del consiglio comunale; ciò ha sottratto di fatto il parere all'obbligo di pubblicazione all'albo dell'Ente, contribuendo a prolungare l'assenza di comunicazione alla comunità –:

   se non ritengano opportuno e doveroso assumere ogni iniziativa di competenza per fare piena luce su tutti i passaggi, ad avviso degli interroganti, opachi della vicenda in premessa e segnatamente chiarire il contenuto dell'autocertificazione resa dall'ACIF presso gli uffici del Ministero dello sviluppo economico inerente al requisito della conformità urbanistica relativa all'impianto in questione, che costituiva condizione ineludibile per la concessione del finanziamento;

   se risultino agli atti le motivazioni che abbiano indotto la commissione straordinaria a non deliberare, avendone i poteri in occasione del parere tecnico, poi, trasmesso dall'U.T.C. alla regione siciliana il 24 luglio 2015, come invece richiesto dall'U.T.C. esplicitamente nel documento stesso, nonché le regioni per le quali la commissione straordinaria non abbia concluso l’iter virtuoso avviato dai precedenti governi dalla città e segnatamente quello concernente la delibera del consiglio comunale n. 5 del 19 gennaio 2015 relativa alla variante da «zona E.4» a «zona E.1» che avrebbe efficacemente protetto il territorio dall'insediamento industriale poi autorizzato dalla regione siciliana con il provvedimento n. 218 del 2016 sopra citato;

   quali siano le ragioni per le quali commissione straordinaria non è intervenuta a nessuna delle molteplici conferenze dei servizi, omettendo quindi di fornire i pareri di competenza nonché le ragioni di quello che gli interroganti giudicano un ostinato silenzio della commissione medesima alle note con cui il comitato cittadino, prontamente costituitosi, avanzava dettagliate richieste di misure a protezione della città da un insediamento industriale per lavorazione di materiali pericolosi, prossimo all'abitato, in zona rurale non attrezzata ed incompatibile con la vocazione agricola e turistica del territorio.
(4-18669)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCHI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la scuola media Dino Compagni di Firenze è stata demolita nei mesi di dicembre 2015 e gennaio 2016 a causa della presenza di amianto. Infatti, la scuola fu edificata negli anni 60 utilizzando moduli prefabbricati di eternit;

   i lavori non sono ancora ripartiti, quando a detta dell'amministrazione la fase di precantierizzazione doveva essere ultimata nell'estate del 2017;

   tra settembre e ottobre 2017 si è verificato uno sversamento di idrocarburi nell'area del cantiere che può aver contribuito a rallentare ulteriormente i lavori;

   la scuola ha un'importanza vitale per la comunità che lo abita nonché per il tessuto economico-sociale del quartiere –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato circa i tempi previsti per l'ultimazione dei lavori per la ricostruzione della scuola e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per agevolare una loro conclusione nel più breve tempo possibile.
(4-18660)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FEDRIGA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 27 dicembre 2016 l'istituto di credito austriaco Hypo Alpe Adria Bank ha chiuso tutte le 19 filiali italiane, dislocate da Trieste a Gallarate, lasciando a casa 104 persone, quali è stato chiesto di non recarsi più al lavoro;

   per gli altri dipendenti, tutti concentrati nella sede centrale di Tavagnacco, il destino già segnato prevedeva diverse fasi di licenziamento tra il 2017 e il 2018;

   il 21 novembre 2017 c'è stato l'annuncio del licenziamento collettivo di 42 bancari, dichiarati in esubero, tra i 128 attualmente in organico presso la direzione generale di Tavagnacco;

   indubbiamente le modalità di chiusura e licenziamento scelte dall'istituto di credito sono state irrispettose della dignità dei lavoratori, che con una disposizione interna della direzione generale hanno dovuto prendere atto di ritrovarsi per strada dall'oggi al domani –:

   se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Governo intenda adottare a tutela delle centinaia di lavoratori coinvolti.
(5-12812)


   PATRIZIA MAESTRI, GRIBAUDO, GNECCHI, ROMANINI, DI SALVO, COMINELLI, CAMANI, GIORGIS, GIACOBBE, NARDUOLO, GIUSEPPE GUERINI, CARLONI, BLAZINA, MARCHI, IORI, MELILLI, CAROCCI, BARUFFI, TERROSI, ALBANELLA, MALISANI, AMATO, LA MARCA, TULLO, FRAGOMELI, LENZI e DAMIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Black Friday è, negli Stati Uniti, il giorno successivo al giorno del Ringraziamento e tradizionalmente dà inizio alla stagione dello shopping natalizio. Da alcuni anni, in parallelo all'affermarsi con sempre maggiore nettezza del commercio online, si è diffuso anche nel nostro Paese quale occasione commerciale caratterizzata da importanti ribassi sui prezzi praticati dagli esercizi commerciali e dalla grande distribuzione;

   quest'anno, in occasione del «venerdì nero», le organizzazioni sindacali del settore terziario hanno indetto una giornata di sciopero nello stabilimento Amazon di Castel San Giovanni (Piacenza), uno dei più grandi d'Europa che conta 1.600 dipendenti che raddoppiano con l'approssimarsi delle festività natalizie, tra personale a tempo indeterminato, determinato e somministrato;

   i rappresentanti dei lavoratori lamentano il fatto di non riuscire ad intrattenere relazioni sindacali corrette con l'azienda la quale imporrebbe ai propri dipendenti ritmi di lavoro particolarmente faticosi, turnazioni ripetitive e straordinari ricorrenti;

   lo sciopero vuole anzitutto richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulle condizioni di lavoro nella logistica ed, in particolare, dei lavoratori impiegati in aziende multinazionali che, spesso, applicano condizioni di lavoro estremamente gravose e si rifiutano di intrattenere con le organizzazioni sindacali costruttivi rapporti di confronto (ad esempio, la sede di Piacenza applica il contratto collettivo nazionale di lavoro del commercio, mentre quelle di Vercelli e Passo Corese quello della logistica);

   il settore della logistica, come confermato anche dalla cronaca, è particolarmente esposto ad episodi di caporalato e di illegalità, ma è anche un settore nel quale lo sfrenato ricorso ad appalti e subappalti sta comportando lo scaricarsi sui lavoratori dei costi di una concorrenza sfrenata;

   nelle scorse settimane si è riunito Roma il «tavolo della logistica» al quale hanno partecipato assieme alla Viceministra del lavoro e delle politiche sociali Teresa Bellanova, a funzionari dei Ministeri dell'interno, dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti anche le associazioni datoriali Confetra e Fedit e le organizzazioni sindacali. Il tavolo, come sollecitato dai sindacati, deve essere la sede dove sia possibile affrontare concretamente le problematiche del settore –:

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno farsi promotori di un programma di lavoro cadenzato che, nell'ambito del «tavolo della logistica» istituito a livello nazionale, consenta di affrontare insieme alle aziende, alle associazioni datoriali e alle organizzazioni sindacali le problematiche del settore, onde evitare che i costi del mutevole contesto commerciale, che sta determinando una prospettiva di forte espansione del settore, vengano scaricati sui lavoratori sul piano economico o delle condizioni di lavoro.
(5-12813)


   COLLETTI e VACCA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Semitec s.r.l., di proprietà della multinazionale francese Siram s.p.a., è un'azienda che si occupa della installazione e della manutenzione di impianti telefonici. Ha copertura nazionale con le sue filiali dislocate su tutto il territorio e con un personale complessivo di 365 dipendenti, di cui 25 occupati presso la filiale di Corropoli (TE), operativa nel Centro-Sud Italia per le regioni Abruzzo, Molise, Lazio, Marche e Puglia;

   la Semitec da alcuni anni sta attraversando una difficile crisi che ha esposto i lavoratori a pesanti sacrifici a partire dalla cassa integrazione, fino ai tagli nel contratto integrativo, condizioni, queste, che hanno portato la capogruppo francese Siram a maturare l'intenzione di cedere questo ramo d'azienda;

   in data 9 novembre 2017, presso l'Assistal di Roma, si è svolto infatti l'incontro tra la Semitec unitamente alla capogruppo Siram ed il coordinamento Rsu Semitec assistito da Fim, Fiom Uilm nazionali e territoriali nel corso del quale la Siram, «preso atto che le attività di Semitec non sono sinergiche alle attività del gruppo in Italia e tenuto conto delle oggettive difficoltà di carattere strategico/gestionale dell'azienda», ha confermato la disponibilità — già anticipata in un confronto al quale peraltro non avevano partecipato le rappresentanze sindacali della Semitec — alla vendita dell'azienda a soggetti che ne hanno mostrato l'interesse senza, tuttavia, rivelarne l'identità;

   da fonti di stampa si apprende che «secondo voci di corridoio» l'azienda potrebbe essere venduta ad un gruppo di imprenditori cinesi, circostanza, questa, che aumenterebbe il pericolo di delocalizzazione e stravolgimento dell'assetto aziendale;

   le comunicazioni che l'azienda ha fornito circa una possibile vendita non sono, pertanto, da ritenersi sufficienti, in quanto non solo mancherebbe qualsiasi indicazione sui potenziali soggetti interessati all'acquisto, ma non sarebbero noti neanche i tempi e le modalità di una eventuale cessione e, soprattutto, mancherebbero chiarimenti circa il destino e le prospettive dell'azienda e dei dipendenti rispetto alla eventualità che la cessione non avvenga;

   mancherebbero, dunque, le garanzie del mantenimento dei livelli occupazionali ma anche del mantenimento delle sedi; aspetto, quest'ultimo, di primaria importanza, dal momento che una soppressione della sede con uno spostamento dei lavoratori a centinaia di chilometri di distanza sarebbe comunque una soluzione improponibile e inaccettabile;

   proprio per avere chiarezza sul futuro della Semitec in un'ottica di tutela dei 365 lavoratori al momento occupati, le sigle sindacali Fim, Fiom e Uilm nazionali hanno organizzato una protesta proclamando lo stato di agitazione e indicendo uno sciopero di 16 ore con decorrenza il 22 novembre 2017 che, a tutt'oggi, non sembra aver avuto alcun riscontro –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della grave crisi che interessa Semitec e se intendano avviare un tavolo di confronto per fare chiarezza sul futuro dell'azienda e dei suoi 365 dipendenti.
(5-12814)


   ALBANELLA, BURTONE, IACONO, CANI e RIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i monti di pietà nascono nell'Italia del XVI secolo per opera dei frati minori, con lo scopo di prestare piccole somme di denaro ai poveri a minimo interesse in cambio di un pegno. Un settore a cui spesso, nel corso della storia, è stato affidato anche un ruolo sociale di microcredito e antiusura;

   dal mese di ottobre 2017 sui siti dell'informazione finanziaria e da fonti non ufficiali Unicredit filtrano notizie relative alla vendita, da parte di Unicredit medesima, alla casa d'aste austriaca Dorotheum del settore credito su pegno, presente in 35 filiali in tutta Italia, tra cui lo storico palazzo del Monte di Pietà nel quartiere Regola a Roma;

   si tratterebbe dell'ennesima esternalizzazione, ma questa volta i problemi non sono solo dei dipendenti; con la vendita alla casa d'aste austriaca il rischio concreto è la perdita di un presidio di legalità e sostegno a fasce sociali deboli sul territorio (è significativa la presenza di questo presidio in aree del Mezzogiorno); si pongono inoltre seri dubbi sulla tipologia contrattuale che andrebbe a caratterizzare i lavoratori coinvolti nell'operazione;

   l'eventuale cessione del pegno metterebbe in pericolo il posto di lavoro e le professionalità di circa 60 lavoratori nella sola realtà siciliana. Il 14 novembre 2017 le lavoratrici e i lavoratori del Credito su pegno della piazza di Napoli e Roma si sono riuniti in assemblea a seguito delle notizie di stampa ricorrenti che danno per definita la vendita del settore ad un gruppo estero non bancario;

   da notizie di stampa risulta che tale trattativa stia avvenendo senza il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, e in un clima di incertezza in cui operano ormai quotidianamente gli addetti del settore –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto descritto in premessa e se, per quanto di competenza, non intendano assumere iniziative per far chiarezza su tale vicenda al fine di tutelare i livelli occupazionali e contrattuali degli addetti, evitando altresì le ricadute sociali che tale cessione potrebbe determinare sul territorio.
(5-12817)


   DI SALVO, ALBANELLA, ARLOTTI, BARUFFI, BOCCUZZI, CASELLATO, DAMIANO, CINZIA MARIA FONTANA, GIACOBBE, GNECCHI, GRIBAUDO, INCERTI, LAVAGNO, PATRIZIA MAESTRI, MICCOLI, PARIS, ROSTELLATO, ROTTA, TINAGLI, COVA e PAOLA BOLDRINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa si legge che il megastore Ikea di Corsico a Milano ha licenziato per giusta causa, dopo diciassette anni di lavoro, una donna separata, madre di due figli, di 10 e 5 anni, di cui il piccolo disabile, condizione per la quale la lavoratrice usufruisce delle tutele previste dalla legge n. 104 del 1992;

   la donna ha iniziato a lavorare per la multinazionale Ikea nel 1999, tramite le agenzie interinali, poi assunta nel 2000 da prima con contratto part time e in seguito full time, lavorando nei vari reparti dell'azienda;

   da qualche mese, aveva accettato un successivo cambio di reparto, chiedendo che le fosse concessa flessibilità di turnazione, soprattutto per quanto riguardava l'ingresso a lavoro. Sembra che all'inizio la direzione del citato punto vendita di Corsico avesse dato l'assenso verbale, cambiando però in seguito atteggiamento;

   difatti, il nuovo orario di lavoro, con entrata anticipata alle 7, non le permetteva di conciliare vita familiare con il lavoro, soprattutto con le cure da dedicare per l'ultimogenito;

   nella lettera di licenziamento, Ikea sottolinea che è venuto meno il rapporto di fiducia in due occasioni in cui la donna si sarebbe presentata a lavoro in orari diversi da quelli previsti;

   in solidarietà con la donna di 39 anni, i colleghi e le colleghe hanno scioperato il 28 novembre 2017 per due ore e hanno deciso per il 5 dicembre un presidio davanti al luogo di lavoro –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se non intenda intervenire, per quanto di competenza, al fine di fare chiarezza su tale vicenda, anche al fine di garantire il pieno rispetto delle tutele volte a conciliare la vita e il lavoro nel caso specifico e, più in generale, delle donne lavoratrici.
(5-12819)


   PATRIZIA MAESTRI, RAMPI, GNECCHI, BARUFFI, GRIBAUDO, TINAGLI, CASELLATO, GIACOBBE, DI SALVO, DAMIANO, MALISANI e BLAZINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nel maggio 2017 la Fondazione Di Vittorio, con il contributo e il supporto della Slc Cgil, ha condotto una ricerca nazionale sulle condizioni di vita e di lavoro dei professionisti dello spettacolo. La ricerca ha rilevato che più di un professionista su tre ha subito un infortunio nel settore dello spettacolo dal vivo nel corso della propria carriera, pur evidenziando le difficoltà di molti di essi ad assentarsi dal lavoro per infortunio o malattia: il 62,8 per cento ha dichiarato che gli è capitato di continuare a lavorare per senso di responsabilità, il 16,8 per cento per paura di perdere il lavoro;

   considerando le particolari condizioni di impiego dei lavoratori dello spettacolo non stupisce il fatto che un numero elevato di professionisti presenti problemi fisici (in particolare, muscolo-scheletrici) o psicologici. Il 64,1 per cento degli intervistati dichiara di soffrire di stress, ansia, depressione o insonnia;

   la sentenza della Corte di Cassazione n. 3476/1994 e la circolare n. 24/1994 hanno ribadito il principio secondo il quale tutti i lavoratori, tenuti per ragioni lavorative a frequentare ambienti ove si svolgono attività pericolose, sono soggetti all'obbligo assicurativo e fruiscono della conseguente tutela a prescindere dal contenuto manuale ed intellettuale delle mansioni svolte. Pertanto, l'obbligo assicurativo è stato esteso anche a favore dei lavoratori dello spettacolo ove questi ultimi svolgano la loro attività quali lavoratori subordinati. Il requisito della subordinazione resta, infatti, insieme all'esposizione al rischio, la condizione essenziale per garantire la tutela assicurativa;

   lo statuto speciale europeo degli artisti approvato dal Parlamento europeo il 7 luglio 2007 invita gli Stati membri a sviluppare o applicare un quadro giuridico e istituzionale al fine di sostenere la creazione artistica mediante l'adozione o l'attuazione di una serie di misure coerenti e globali che riguardino la situazione contrattuale, la sicurezza sociale, l'assicurazione malattia, la tassazione diretta e indiretta e la conformità alle norme europee;

   i lavoratori dello spettacolo (tecnici o amministrativi, ovvero artisti che forniscano prestazioni artistiche e/o producano opere d'arte) chiedono da tempo che siano estese anche a tutti loro le garanzie di sicurezza sociale previste per i lavoratori, indipendentemente dal vincolo di subordinazione, analogamente a quanto previsto dall'attuale sistema previdenziale e di assicurazione per la malattia. Infatti, l'ex Enpals non distingue la tipologia del contratto di lavoro, ma definisce genericamente «lavoratore» chi opera nello spettacolo –:

   se i Ministri interrogati non intendano farsi promotori di un'apposita iniziativa normativa che consenta di rivedere la disciplina in materia di assicurazione sugli infortuni sul lavoro nel settore dello spettacolo, al fine di superare le attuali disomogeneità ed estendendone l'efficacia alle diverse tipologie di lavoratori, anche prescindendo dalle diverse tipologie di inquadramento contrattuale.
(5-12820)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il documento di economia e finanza del 2015 ha previsto lo scorporo della società «Grandi Stazioni spa», di proprietà per il 65 per cento di Ferrovie dello Stato italiane e per la restante quota di «Eurostazioni spa», società controllata da Pirelli, Caltagirone e Benetton, in tre distinte società: «GS Rail», per gestire le infrastrutture ferroviarie, interamente di proprietà di Ferrovie, «GS Immobiliare» destinata alla valorizzazione delle aree e degli edifici, partecipata da Ferrovie dello Stato italiane e Eurostazioni, e «GS Retail», interamente privatizzata;

   la vendita di «GS Retail» si è perfezionata nel giugno 2016 con il passaggio a una cordata di aziende italo-francesi, Antin, Borletti e Icamap;

   in data 2 ottobre 2017 la nuova proprietà di «GS Retail» ha annunciato la volontà di trasferire presso la sede di Milano i dipendenti della direzione commerciale (media, leasing, marketing e business control) a partire dal 2 gennaio 2018, mentre la altre direzioni rimarranno nella sede romana;

   il trasferimento riguarda ventidue degli ottantasei dipendenti attualmente in forza alla società, la maggior parte delle quali sono madri lavoratrici, e sta creando a tali dipendenti gravi problemi;

   di recente, l'azienda ha fatto saltare anche il terzo tavolo delle trattative, suscitando forte preoccupazione nei lavoratori interessati circa il proprio destino professionale e spingendoli allo sciopero;

   la problematica esposta è ancora una volta la conseguenza della privatizzazione di servizi pubblici –:

   quali urgenti iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per tutelare i lavoratori di cui in premessa.
(4-18655)


   BORGHESE e ABRIGNANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge 5 febbraio 1992, n. 104, all'articolo 1, esplicita la finalità di prevenire e rimuovere «le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana e il raggiungimento della massima autonomia possibile e la partecipazione della persona handicappata alla vita della collettività nonché la realizzazione dei diritti civili politici e patrimoniali»;

   da numerose fonti di stampa si evince che l'Inps ha annunciato di aver aumentato i punti di accesso e semplificato i percorsi di fruizione dei propri sportelli a favore dei soggetti con «particolari situazioni di riduzione dell'autonomia personale, anche di natura temporanea, o di necessità di cura e assistenza»;

   in particolare, si fa riferimento a donne in gravidanza, persone disabili ovvero con capacità motoria, anche solo temporaneamente, ridotta e genitori con bambini di età inferiore a un anno;

   lo stesso Inps con la circolare 28 marzo 2006, n. 50, paragrafo 1, lettera e), chiarisce che, allo scopo di migliorare il rapporto con l'utenza, è stato previsto di aumentare i punti di accesso e semplificare i percorsi, smistando le persone nella maniera più opportuna a seconda delle esigenze manifestate;

   con il messaggio dell'Inps n. 16868 del 30 agosto 2011 viene chiarito che, considerata l'esigenza di tutelare alcune categorie di utenti, ai quali, particolari situazioni di riduzione dell'autonomia personale, anche di natura temporanea, o di necessità di cura e assistenza, rendono più difficoltoso l'accesso agli sportelli dell'Istituto per richiedere servizi previdenziali e assistenziali, si dispone l'istituzione di corsie preferenziali che consentano di accedere alle postazioni di «front office», con priorità rispetto agli altri utenti;

   risulta altresì necessario rendere visibili al pubblico tutte quelle circolari o avvisi che, nell'interesse dell'ente, possono informare l'utenza dell'erogazione delle prestazioni e dei servizi –:

   se la sede dell'Inps di Poggio Mirteto, in provincia di Rieti, abbia predisposto per l'utenza «con particolare riduzione dell'autonomia personale» una postazione di «front office» prioritaria rispetto agli altri utenti o, per lo meno, un sistema di accoglienza nella prenotazione del servizio tale da rendere prioritario l'intervento dell'operatore.
(4-18661)


   MASSIMILIANO BERNINI e TRIPIEDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto Jobs Act — decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 — ha creato un sistema di tutele applicabili in caso di licenziamento illegittimo che si caratterizza per una drastica riduzione del rimedio della reintegrazione e per una chiara opzione a favore della tutela indennitaria, peraltro di scarsa rilevanza;

   la crisi industriale ha colpito duramente il territorio della Tuscia; in particolare nel reatino lascia sul campo circa 700 lavoratori, considerati quelli in mobilità, in cassa integrazione e beneficiati di «naspi», mentre nella provincia di Viterbo il tasso di disoccupazione si attesta ormai sopra il 15 per cento, assegnando a questo territorio un drammatico primato a livello nazionale;

   a titolo esemplificativo, si segnalano: il caso della «Maico», azienda che non presenterà la fideiussione bancaria che avrebbe consentito di concludere l'acquisto del ramo d'azienda dalla «Edilgori» SpA di Orte (Viterbo), in concordato preventivo da oltre tre anni, comportando il licenziamento di 60 lavoratori, di cui 50 operai e 10 impiegati, che torneranno in capo alla «Edilgori» in assenza di un altro compratore; il caso del supermercato a marchio «Simply», gestito dalla società «Essebicci», la cui chiusura ha lasciato 14 lavoratori senza stipendio a partire dal 31 ottobre 2017; quello della «Mercatone Uno» di Viterbo chiusa nel 2015, e di 22 lavoratori la cui cassa integrazione sta per terminare;

   preoccupano inoltre le sorti dei lavoratori della catena di supermercati «Dico-TuoDì», che ha annunciato un piano di chiusura di 123 supermercati su 400 in quattordici regioni con 500 addetti (su 4 mila totali) e per i quali è stata riconosciuta la cassa integrazione guadagni straordinaria e quelle dei 23 dipendenti sotto procedura di licenziamento collettivo della ex «Gala Tech» e «Solsonica» in provincia di Rieti che, nonostante l'accordo di programma di regione Lazio e Ministero dello sviluppo economico per il reatino, segna a novembre 2017 un preoccupante passo indietro;

   simili situazioni rappresentano un fattore disgregante del tessuto economico e sociale delle comunità viterbesi e reatine, già duramente provato dalla protratta crisi economica e da uno storico isolamento che rischiano di minare definitivamente ogni speranza di tali comunità di potersi affrancare nel prossimo futuro dalla situazione di svantaggio nella quale si trovano –:

   se non ritengano opportuno intraprendere con il coinvolgimento delle amministrazioni locali, delle rappresentanze di categoria e sindacali, ogni iniziativa di competenza, anche di tipo normativo e attraverso la riapertura di tavoli di vertenza a livello nazionale, per offrire risposte organiche alle aree industriali depresse, al fine di scongiurare i licenziamenti di cui in premessa, tutelare i livelli occupazionali nel rispetto del diritto dei lavoratori e rilanciare la produzione nelle provincie di Viterbo e Rieti;

   quali iniziative siano in atto per promuovere risposte organiche alla crisi occupazionale viterbese e reatina, intercettando e favorendo investitori nazionali tesi a rilevare le aziende in crisi e garantire i livelli occupazionali, attraverso validi piani industriali.
(4-18662)


   LAFORGIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel nostro Paese tutti i lavoratori che incorrono in periodi di disoccupazione involontaria possono, se soddisfano alcuni requisiti, usufruire di misure di sostegno economico («Naspi»);

   i lavoratori assunti a tempo indeterminato le cui aziende debbano affrontare periodi di riduzione della produzione possono usufruire nei periodi di sospensione da lavoro della cassa integrazione guadagni. Anche i lavoratori stagionali usufruiscono di un contributo economico, seppur ridotto dal «jobs act»;

   quanto suesposto però, non è valido per i lavoratori che garantiscono nelle scuole italiane, sia i servizi di pulizie, ristorazione e in molti casi ausiliariato (gli ex bidelli) assunti con contratti del turismo o dei multiservizi, sia i servizi di supporto e assistenza ad personam, assunti con contratti delle cooperative sociali (sono prevalentemente lavoratrici diplomate o laureate in ambito pedagogico/educativo/sociale e svolgono attività di assistenza e di inserimento per alunni con deficit psico-fisici). Questi servizi sono infatti ormai in grandissima parte appaltati ad aziende/cooperative, le cui dipendenti sono assunte con contratto a tempo indeterminato con sospensione estiva;

   si tratta in gran parte di donne i cui contratti part time difficilmente superano le 14 o le 15 ore alla settimana. In alcuni casi, essendo l'attività lavorativa strettamente legata alle necessità operative delle scuole, hanno orari anche inferiori ai minimi contrattuali (6/9 ore settimanali nelle medie);

   situazione analoga e anche peggiore vivono le lavoratrici impegnate nei servizi ad personam nelle scuole. Si tratta di figure professionali indispensabili assunte all'interno delle scuole con contratto collettivo nazionale di lavoro delle cooperative sociali. La loro attività, essendo legata non solo al calendario scolastico ma alla stessa presenza dei soggetti da assistere, viene ad essere interrotta anche nei momenti in cui i soggetti che devono assistere per vari motivi non frequentano le scuole;

   queste lavoratrici nei periodi di sospensione estiva 2 o 3 mesi all'anno sono prive di qualsiasi reddito e non ricevono neppure gli assegni famigliari;

   si è oggettivamente di fronte ad una discriminazione nei confronti di queste lavoratrici che per 9/10 mesi all'anno forniscono un servizio indispensabile alle famiglie italiane;

   è indispensabile sanare questa diseguaglianza, che riguarda alcune decine di migliaia di persone;

   a ciò si aggiunga che le lavoratrici degli appalti scolastici sono penalizzate anche dal punto pensionistico, in quanto per ogni anno di lavoro maturano solo 40/44 settimane e non 52 settimane ai fini dell'accesso alla pensione. Questo nonostante la direttiva 97/81/CE disponga la non discriminazione dei lavoratori a tempo parziale e quindi che l'anzianità contributiva necessaria per l'individuazione della data relativa del diritto alla pensione debba essere calcolata per chi è a part-time, come se avesse lavorato a tempo pieno;

   sono ormai decine le sentenze della magistratura, inclusa la Corte di cassazione, che ribadiscono il principio di non discriminazione dei lavoratori part-time verticali ciclici e condannano l'Inps al riconoscimento di 52 settimane di contributi, al solo fine dell'accesso alla pensione;

   in risposta alle interrogazioni n. 5-12272 e 5-12562, vertenti sulla medesima materia, il Governo si è impegnato «a valutare eventualmente la possibilità di sostenere iniziative anche di tipo normativo che possano rafforzare la tutela dei lavoratori impiegati a tempo parziale, citati nel presente atto» –:

   se non ritenga improcrastinabile assumere iniziative per estendere la possibilità di usufruire della «Naspi» o altro strumento di welfare al personale degli appalti scolastici di cui in premessa, anche alla luce delle dichiarazioni del Governo in risposta alle suddette interrogazioni, o comunque, nel caso di rapporti di lavoro a tempo parziale di tipo verticale ciclico, per prevedere una contribuzione figurativa tale da determinare un accreditamento di 52 settimane annue, utili ai fini dell'accesso alle prestazioni pensionistiche.
(4-18663)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   KRONBICHLER. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Comitato d'appello dell'Unione europea ha votato a maggioranza il rinnovo dell'autorizzazione all'utilizzo del glifosato, uno degli erbicidi più diffusi in agricoltura e che ormai molti studi scientifici ritengono essere nocivo per la salute umana. La nuova autorizzazione, contro la quale hanno votato sia l'Italia che la Francia, ne consentirà l'utilizzo fino al 2022;

   la decisione assunta in sede europea ha provocato sconcerto e polemiche da parte di numerose associazioni ambientaliste di vari Paesi. In Italia la Coldiretti ha immediatamente chiesto lo «stop» all'importazione di prodotti agricoli in Italia, in particolare per quanto riguarda il grano canadese, Paese che fa uso massiccio di glifosato e con cui l'Unione europea ha da poco concluso un accordo di libero scambio;

   la Francia ha già annunciato, per bocca del Presidente della Repubblica Macron, di voler arrivare ad un divieto totale dell'utilizzo di glifosato entro tre anni;

   anche diversi esponenti del Governo italiano hanno rilasciato dichiarazioni in merito all'utilizzo del glifosato. Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Martina ha dichiarato che l'Italia entro il 2020 arriverà ad utilizzo zero del glifosato. Dichiarazione sicuramente positiva negli intenti ma che, per come riportata dai vari organi di stampa, non consente di cogliere pienamente se «l'utilizzo zero» annunciato dal Ministro sarà una conseguenza di un divieto, come per la Francia, o di scelte di natura volontaria;

   la Ministra della salute Lorenzin ha poi dichiarato che l'Italia «in ogni caso metterà in campo tutte le misure per salvaguardare la salute e la sicurezza dei cittadini» –:

   quali iniziative intendano assumere in concreto i Ministri interrogati, per quanto di competenza, per pervenire ad un «utilizzo zero» del glifosato in Italia entro il 2020, e quali strumenti intendano mettere in atto per garantire la sicurezza e la salute dei cittadini sia in relazione all'utilizzo di glifosato nel nostro Paese, sia per quanto riguarda l'importazione di prodotti agricoli da Paesi dove il glifosato è utilizzato in maniera diffusa.
(5-12810)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   FUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   negli anni scorsi è sorto a Napoli l'Ospedale del Mare, un grande centro ospedaliero di eccellenza, altamente tecnologico e votato a servire l'area della città metropolitana partenopea;

   tra i «fiori all'occhiello» dell'ospedale figurava la previsione di un grande reparto materno-infantile che avrebbe dovuto essere di assoluta eccellenza sia sul piano delle dotazioni strumentali e tecnologiche, che su quello della capacità di assistenza;

   con successive delibere dei commissari ad acta deputati a gestire la sanità campana, prima ancora della sua definitiva entrata in il reparto materno-infantile dell'Ospedale del Mare è stato progressivamente indebolito e infine abolito, per far spazio a un reparto di cardio-chirurgia;

   in modo trasversale e al di là delle appartenenze politiche, sulla vicenda sono state numerose le prese di posizione da parte delle forze politiche e delle stesse istituzioni locali, compresa l'amministrazione comunale di Napoli, con documenti scritti che hanno sottolineato la preoccupazione per una scelta che pare incomprensibile;

   il reparto in questione era stato dotato di tutte le attrezzature e le tecnologie necessarie, perfettamente installate e immediatamente fruibili: terapia intensiva neonatale, sale parto della massima modernità, sale chirurgiche attrezzate e isole neonatali;

   si fa presente che la città di Napoli, nell'ambito dei piani di riorganizzazione sanitaria degli ultimi anni, ha già conosciuto un depauperamento di «punti nascita». Proprio in vista della messa in funzione dell'area materno-infantile dell'Ospedale del Mare, sono stati chiusi sei «punti nascita» nelle Asl Napoli 1 e 3;

   in generale, la regione Campania presenta gravi inefficienze nella gestione delle nascite: su 50 casi di donne che muoiono per parto ogni anno, 13 sono quelli che si verificano in Campania, la percentuale di tagli cesarei risulta essere circa il doppio rispetto alla media nazionale;

   come esposto anche dai vertici della Aogoi, la decisione delle autorità di «spostare» l'attività materno-infantile, inizialmente prevista all'interno dell'Ospedale del Mare, che è un dipartimento di emergenza e accettazione di II livello e quindi attrezzato al massimo, verso altre strutture già funzionanti, (Villa Betania, struttura privata in convenzione dotata di un semplice «pronto soccorso») o verso altre strutture da attrezzare appositamente (Loreto Mare), non è spiegabile –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere il Governo anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dei disavanzi sanitari, rispetto a quanto esposto, al fine di garantire, nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza, forme adeguate di tutela della salute nell'area materno-infantile nel territorio di Napoli e della regione Campania.
(5-12823)


   MIOTTO e LENZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con l'art. 27-bis del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito dalla legge n. 114 del 2014, a seguito di un accordo intervenuto fra Ministero della salute e le associazioni delle persone danneggiate da trasfusioni o vaccinazioni, è stata prevista un'equa riparazione per i danneggiati da trasfusione con sangue infetto, o emoderivati infetti, o vaccinazioni (o per i loro aventi causa, in caso di decesso), che avessero presentato domanda di adesione alla procedura transattiva di cui alla legge 24 dicembre 2007, n. 244, entro il 19 gennaio 2010;

   è prevista la corresponsione, a titolo di equa riparazione, di una somma di denaro — euro 100.000 per i danneggiati da trasfusione con sangue infetto, o somministrazione di emoderivati infetti, ed euro 20.000 per i danneggiati da vaccinazione — in un'unica soluzione per i soggetti che hanno presentato domanda di adesione alla procedura transattiva;

   l'accordo intervenuto prevedeva che entro il 2014 si potesse procedere alla liquidazione dei primi 1000 risarcimenti, mentre per i successivi al ritmo di 1835 l'anno in modo da terminare l'erogazione entro il 31 dicembre 2017 grazie alle coperture finanziarie previste nei diversi esercizi finanziari. A tal fine, il disegno di legge di Stabilità aveva previsto il trasferimento alle regioni e alle province autonome, chiamate ad effettuare le liquidazioni degli indennizzi, di un totale di 735 milioni suddivisi nelle varie annualità;

   la liquidazione degli indennizzi doveva avvenire in base allo scorrimento di una graduatoria già definita in base alla gravità dell'infermità e, in caso di parità, alla condizione economica degli interessati;

   la scadenza del 31 dicembre 2017 è ormai prossima, ma il programma di liquidazione è lontano dalla ipotizzata conclusione per cui si rende necessaria l'adozione di idonei provvedimenti normativi che individuino data certa e corrispondenti finanziamenti per ottemperare all'impegno assunto nel 2014, considerando la circostanza che le somme inizialmente previste non sono state materialmente erogate –:

   alla luce dei fatti sopraesposti, quante siano ad oggi le posizioni liquidate ai sensi del suddetto articolo 27-bis e quante attendano l'istruttoria ai fini della definizione di quanto dovuto ai legittimi destinatari, nonché quanti siano quelli che hanno fatto domanda per il risarcimento del danno morale patito iure proprio per la perdita del congiunto, dovuta a fatto illecito del terzo.
(5-12824)


   GULLO e FABRIZIO DI STEFANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 19 luglio 2016 la holding «Maltauro s.p.a., Azienda. Bresciana Petroli Nocivelli s.p.a. e Finanza & Progetti s.p.a.» presentava il project financing per la realizzazione del policlinico di Chieti;

   la asl competente ravvisava presenza di irregolarità nel progetto per questioni fiscali, elementi tecnici, contenuti delle relazioni geologica, idrogeologica e sismica;

   l'Anac ha aperto un procedimento sulla iniziativa stabilendo che i rilievi sul project Financing «non si incentrano su aspetti procedurali secondari, bensì pongono il tema più – rilevante della fattibilità dell'opera con la finanza pubblica»;

   il 2 febbraio del 2017, il responsabile unico del procedimento e il direttore affari generali legali dichiaravano che la proposta non poteva essere accettata;

   il 14 marzo 2017 il presidente della regione Abruzzo ha avocato a sé la competenza del project financing, nominando, il 1° giugno 2017, come responsabile unico del procedimento, l'ingegnere Emidio Primavera e integrandolo con una struttura di supporto il 9 giugno 2017;

   il 22 agosto 2017 tale struttura di valutazione non ha accolto la proposta in questione, evidenziando criticità tecnico-funzionali e di natura giuridica ed economico-finanziaria su: servizi commerciali, parcheggio, gestione servizi, attrezzature, arredi, meccanismo di pagamento, equilibrio economico e finanziario, allocazione dei rischi e contratto, costi di realizzazione edili e impiantistici;

   il 25 agosto 2017, il direttore generale dottor Vincenzo Rivera comunicava all'ingegnere Primavera di sospendere decisioni in merito;

   il 29 settembre 2017 la giunta regionale adottava una delibera che riapriva sia la procedura del project financing, sia il termine perentorio di 3 mesi per valutare la fattibilità della proposta, che dal 15 luglio 2017 è terminato il 14 ottobre 2017;

   il 3 ottobre 2017 l'ingegnere Primavera comunica ai proponenti del project le motivazioni per cui si riscontra le medesime criticità evidenziate in precedenza;

   il 6 ottobre 2017 il proponente chiede un incontro con il gruppo di lavoro tenutosi il 26 ottobre 2017 in cui, secondo l'ingegner Primavera, permanevano le criticità osservate in precedenza;

   parte dei fondi impiegati sono di competenza ministeriale ex articolo 20 della legge n. 67 del 1988 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle criticità procedurali che caratterizzano la realizzazione dell'ospedale di Chieti e quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione a un project financing i cui termini di scadenza appaiono indefiniti e le cui modalità risultano anomale, in considerazione dei fondi statali destinati all'iniziativa.
(5-12825)


   GRILLO, LOREFICE, MANTERO, NESCI, COLONNESE e SILVIA GIORDANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel febbraio 2016, una dottoressa del servizio di continuità assistenziale, durante una notte in cui era di turno, in guardia presso il presidio di Nicolosi-Catania, è stata sequestrata, rapinata, aggredita riportando gravi lesioni personali, ad opera di due malviventi;

   nonostante quanto previsto dal decreto legislativo n. 81 del 2008, dal decreto assessoriale del 6 settembre 2010 e dall'accordo Stato-regioni del 21 dicembre 2011, nulla era stato fatto sulla sicurezza e l'azienda sanitaria provinciale era totalmente inadempiente agli obblighi previsti dalla legge;

   soltanto a seguito del succitato episodio e ad una diffida firmata da 200 medici, l'Asp ha adottato alcune misure, che nei fatti si sono rivelate inutili e addirittura controproducenti, come, ad esempio, il sistema di telecamere a circuito chiuso, utili solo a posteriori o le porte blindate che di fatto potrebbero invece diventare una trappola oppure il telefono SOS collegato con le forze dell'ordine e relativo braccialetto, che diventa inutilizzabile semplicemente staccando i fili del telefono;

   a conferma di ciò, nella notte del 19 settembre 2017, presso il presidio medico di via De Pretis a Trecastagni-Catania, una dottoressa di turno di guardia medica è stata aggredita e violentata da un giovane che si era recato al posto medico per richiedere cure;

   in seguito al fatto succitato, la Ministra interrogata ha inviato nella sede di Trecastagni sei ispettori, che hanno rilevato alcune irregolarità, anche dal punto di vista igienico, come la mancanza di zona accettazione e dei servizi sanitari non accessibili ai disabili ed in comune per utenti ed operatori sanitari, nonostante l'annunciata ispezione sia stata preceduta da un ripristino straordinario delle condizioni igieniche dapprima del tutto carenti;

   in ogni caso, riguardo alle misure di sicurezza previste, laddove siano state assunte, appare evidente che non sono idonee o comunque non sufficienti per tutelare l'integrità fisica degli operatori sanitari della continuità assistenziale, mentre un valido mezzo in tal senso è la presenza di una vigilanza armata, in tutti i presidi, giorno e notte, che accompagni gli operatori anche alle visite domiciliari –:

   quali siano state le iniziative concrete e le misure adottate, sulla base degli esiti dell'ispezione alla struttura sanitaria presso il presidio medico di Trecastagni, anche in considerazione dell'assoluta necessità di introdurre un servizio di vigilanza per prevenire i pericoli causati da atti di violenza a danno del personale medico e sanitario.
(5-12826)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FEDRIGA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la «relazione sala operativa emergenze sanitarie» della regione Friuli Venezia Giulia riporta i tempi di soccorso del 118 relativi alle «missioni di codice rosso e giallo registrate nel periodo Maggio/Agosto 2017». Da questo documento risulta che solo nel 16,2 per cento di tutti gli interventi di soccorso di codice rosso e giallo effettuati in aree urbane della regione è arrivata in meno di 8 minuti, che è il tempo massimo di soccorso previsto dalle indicazioni ministeriali e recepito dalla stessa normativa regionale. Ciò significa che nell'83,8 per cento delle emergenze-urgenze le autoambulanze sono arrivate in ritardo;

   recentemente, è stato portato a sostegno di una certificazione positiva del servizio 118, il rapporto 2016 di Cittadinanzattiva che dà una valutazione positiva del settore dell'emergenza/urgenza, con tempi di intervento medi di 15 minuti, incorrendo in un macroscopico errore: i dati di Cittadinanzattiva richiamati sono relativi all'anno 2015, quando non si erano ancora manifestati gli effetti più sinistri della riforma sanitaria e quando il 118 funzionava e garantiva tempi di soccorso molto buoni;

   come riportato, i dati fanno riferimento alla somma dei codici rossi e gialli. Se si considerano solo i rossi, codifica attribuita nei casi di interruzione o compromissione delle funzioni vitali, risulta che oltre 7 interventi su 10 in codice rosso arrivano in ritardo;

   gli interventi in zona urbana rappresentano il 60 per cento di tutta l'attività di soccorso sanitario in Friuli Venezia Giulia, l'altro 40 per cento è costituito dai soccorsi in aree extraurbane, dei quali 3 su 10 arrivano oltre il tempo massimo di 20 minuti previsto dalla normativa per le aree extraurbane;

   la realtà è peggiore di quella rappresentata nel rapporto della regione; infatti, nelle statistiche relative al 118 non è conteggiato il tempo impiegato dagli operatori del NUE 112 per processare in prima istanza la chiamata di soccorso, che ammonta in media a 140 secondi. Quindi, i tempi di soccorso sono nella realtà ancora più lunghi di quelli già assai lunghi documentati nelle statistiche ufficiali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e nel rispetto dell'autonomia regionale, quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di contribuire alla soluzione dei gravi problemi che riguardano i tempi di soccorso del 118 in Friuli Venezia Giulia come nel resto del Paese.
(4-18659)


   MARCON, PELLEGRINO e PLACIDO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a luglio 2017 il Comitato popolare «Lasciateci Respirare» ha chiesto ad un allevatore di mettere a disposizione una delle galline ruspanti allevate in un terreno alle pendici del Monte Ricco di Monselice, per effettuare prove di laboratorio. La gallina è stata analizzata dalla cooperativa Ecoscreen di Trieste, riconosciuta quale istituto di ricerca dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   nel mese di settembre 2017 Ecoscreen ha emesso il report analitico che evidenzia elevate concentrazioni di diossine, furani e PCB;

   ad ottobre 2017 e stata prodotta, da parte del dottor Grimm di Ecoscreen, una relazione che riporta le seguenti considerazioni:

    1. la carne della gallina analizzata non è commestibile;

    2. è verosimile ipotizzare che l'elevata presenza degli inquinanti derivi da una errata gestione degli impianti di incenerimento;

    3. è necessario mettere in atto indagini di approfondimento ed eventuali bonifiche, in considerazione della presenza del centro abitato e di aree sensibili;

   la gallina utilizzata è stata allevata per due anni in un'area ad elevata biodiversità destinata a piccole attività agricole;

   l'area di razzolamento della matrice vicente confina con un plesso scolastico che ospita centinaia di bambini dai 3 agli 11 anni;

   l'area del Monte Ricco si trova all'interno del parco regionale dei Colli Euganei ed è classificata come zona SIC-ZPS «Colli Euganei-Monte Lozzo-Monte Ricco», in riferimento alla perimetrazione di rete Natura 2000;

   nelle aree circostanti non sono presenti attività produttive, eccezion fatta per la cementeria di Monselice e — fino a qualche anno fa — la cementeria Italcementi;

   gli effetti sulla salute dell'assunzione di sostanze inquinanti come diossine, furani, Pcb sono correlati alla dose assunta, alla frequenza e durata del periodo di esposizione; queste sostanze si accumulano nei tessuti adiposi e possono causare nell'uomo e negli animali, nel medio — lungo periodo, patologie;

   sarebbe opportuno coordinare con il Bacino Idrominerario Omogeneo dei Colli Euganei (BIOCE) le misurazioni e campionamenti a tutela della naturalità del fango termale, estratto alle pendici del Monte Ricco che non risulta riproducibile da altre fonti;

   sarebbe altresì opportuno sospendere, la proroga automatica delle AIA degli impianti esistenti, eventualmente rilasciata in base al possesso di certificazioni di qualità ambientale in autocontrollo e non di approfondite analisi e valutazioni del rischio da enti terzi –:

   se non intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, per avviare, in sinergia con gli enti territoriali e con la partecipazione dell'Ispra un monitoraggio del territorio attraverso prelievi e carotaggi del terreno che permetta di identificare le aree contaminate e risalire alle fonti di emissione;

   se non intendano assumere ogni iniziativa di competenza per informare gli imprenditori e le associazioni agricole dei livelli di inquinamento e mantenerle aggiornate nel tempo circa le azioni di prevenzione e protezione adottate;

   se si intenda promuovere una verifica da parte del comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente nell'ottica di raccogliere dati precisi sui prodotti utilizzati sugli impianti industriali esistenti caratterizzati da elevati volumi di fumi di combustione emessi ed eseguire campionamenti indipendenti con riferimento in particolare a:

    a) materie prime e seconde utilizzate nei processi, sia ad integrazione dei prodotti di origine naturale, sia classificate come rifiuto;

    b) controllo sugli oli esausti smaltiti tramite incenerimento;

    c) controllo dei quantitativi di cloro in tutti i componenti utilizzati nei processi produttivi.
(4-18666)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PELUFFO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   General electric company (GE), multinazionale statunitense, operante nel campo della tecnologia e dei servizi, il 2 novembre 2015 ha acquisito globalmente il settore «power» della multinazionale francese Alstom;

   il 12 gennaio 2016 General electric company ha dichiarato 6500 esuberi tra tutte le divisioni europee ex Alstom Power, con la conseguente chiusura della fabbrica di Sesto San Giovanni;

   il 26 febbraio 2016, presso il Ministero dello sviluppo economico, si è tenuta la prima di una serie di riunioni con l'obiettivo di salvare una importante realtà produttiva in un settore, quello dell'energia, strategico per il Paese. Già da questa prima riunione, il tavolo ministeriale si è preso l'impegno di lavorare per cercare soluzioni di ampio raggio non soltanto per difendere l'occupazione, ma anche per offrire prospettive di stabilità produttiva e occupazionale nel lungo periodo;

   la vertenza è proseguita con ulteriori incontri fino a settembre 2016 quando, dopo l'annuncio dell'intenzione irrevocabile dell'azienda di licenziare i lavoratori, questi ultimi hanno dichiarato l'assemblea permanente;

   nel luglio 2017 è stata siglata un'intesa industriale tra Alstom Power Italia spa, società del gruppo General electric company, Fiom, rappresentanze sindacali unitarie di Alstom Power comune di Sesto San Giovanni e regione Lombardia, al fine di ricollocare il personale ex Alstom Power Italia già impiegato nel sito;

   il 20 ottobre 2017 si è tenuto presso il Ministero dello sviluppo economico il primo incontro successivo al suddetto accordo. L'azienda ha comunicato che l'azione dei broker volta all'individuazione di un nuovo soggetto industriale disponibile ad insediarsi nel sito di Sesto sta ancora attraversando una fase esplorativa. Sono infatti in corso contatti con alcune aziende; soprattutto si cercano soluzioni che permettano di evitare la parcellizzazione del sito;

   in tale contesto, le organizzazioni sindacali, nel chiedere maggiori dettagli sulle aziende potenzialmente interessate, hanno ribadito la necessità di mantenere i livelli occupazionali pregressi e hanno sottolineato che i lavoratori saranno coperti dagli ammortizzatori sociali solo fino alla fine dell'anno 2017;

   il Governo e, in particolare il Ministero dello sviluppo economico, sono stati impegnati nella stesura della strategia energetica nazionale, che il 12 settembre 2017 ha visto concludersi anche la consultazione pubblica. Uno dei punti chiave della strategia energetica nazionale riguarda la produzione di elettricità, settore che per oltre un secolo è stato il core business del sito di Sesto San Giovanni –:

   se, alla luce della preoccupante prospettiva legata alla perdita degli asset del sito e del know-how dei lavoratori – entrambi strategici per il Paese – , intendano assumere le iniziative di competenza per garantire la copertura degli ammortizzatori sociali a sostegno dei lavoratori coinvolti nel processo di reindustrializzazione;

   come intenda procedere il Ministero dello sviluppo economico per agevolare la reindustrializzazione del sito di Sesto San Giovanni nel più breve tempo possibile.
(5-12811)


   MENORELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 20 ottobre 2017 è stato emanato il bando per l'erogazione di contributi alle emittenti televisive e radiofoniche locali ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017;

   la possibilità di partecipare al suddetto riparto dipende anche dal rispetto parte delle emittenti di obblighi e doveri discendenti, fra l'altro, dal codice di autoregolamentazione sulla tutela dei minori in Tv, approvato dalla Commissione per l'assetto del sistema radiotelevisivo il 5 novembre 2002, nonché dal codice di autoregolamentazione delle trasmissioni di commento degli avvenimenti sportivi di cui al decreto del Ministro delle comunicazioni 21 gennaio 2008, n. 36;

   l'articolo 34 del decreto legislativo n. 177 del 2005 vieta in orari esterni alle fasce protette, ovvero dalle 7 alle 22,30, «trasmissioni televisive che possono nuocere gravemente allo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori e in particolare i programmi che presentano scene (...) pornografiche»;

   dalle notizie evincibili su profili web e social, nonché da atti di sindacato ispettivo depositati presso la Camera dei deputati emergono molteplici episodi in cui emettenti locali non hanno rispettato reiteratamente, i suddetti codici di autoregolamentazione, anche trasmettendo contenuti pornografici vietati ovvero programmi televisivi in palese incoerenza con la disciplina di settore inerente ai diritti riguardanti gli eventi sportivi –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia assunto o intenda assumere con urgenza al fine di assicurare che la partecipazione al riparto di cui al decreto ministeriale 20 ottobre 2017 sia in linea con quanto previsto nei codici di autoregolamentazione in premessa richiamati.
(5-12822)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Quintarelli e altri n. 1-01620, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 maggio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Molea, Mucci, Mazziotti di Celso, Menorello, Carrozza, Fiano, D'Incà, Marzano.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Fabbri e altri n. 5-12809, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 novembre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Patrizia Maestri, Incerti, Giovanna Sanna, Montroni, Bolognesi, Lattuca.

Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta orale Binetti n. 3-02273 del 24 maggio 2016;

   interrogazione a risposta scritta Fedriga n. 4-18077 del 6 ottobre 2017;

   interrogazione a risposta scritta Pannarale n. 4-18488 del 15 novembre 2017;

   interrogazione a risposta scritta Paglia n. 4-18510 del 17 novembre 2017;

   interrogazione a risposta scritta Paglia n. 4-18606 del 27 novembre 2017;

   interrogazione a risposta scritta Palese n. 4-18616 del 27 novembre 2017;

   interrogazione a risposta scritta Fabrizio Di Stefano n. 4-18633 del 27 novembre 2017;

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

   Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Sorial e altri n. 3-03374 del 20 novembre 2017 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-12815.

ERRATA CORRIGE

   Interrogazione a risposta immediata in assemblea Pesco e Sibilia n. 3-03398 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 892 del 28 novembre 2017. Alla pagina 51811, prima colonna, dalla riga ventunesima alla riga ventisettesima, deve leggersi: «se risponda al vero che le disponibilità economiche depositate sui conti correnti richiamati siano state utilizzate per pagare, ed a quale titolo, giovani autori, registi di programmi di infotainment, conduttori, fumettisti, soprattutto funzionari e personale del Consiglio superiore della magistratura, e gli altri soggetti richiamati in premessa, e se la gestione di tali disponibilità economiche risulti essere avvenuta in conformità alla normativa vigente.», e non come stampato;

   interrogazione a risposta scritta Giancarlo Giorgetti e altri n. 4-18649 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 892 del 28 novembre 2017. Alla pagina 51803, prima colonna: alla riga quarta, deve leggersi: , a Pyeongchang qualora la loro sicurezza non, e non come stampato; alla riga ottava deve leggersi: , Pyeongchang , dove i Giochi dovrebbero, e non come stampato; alla riga trentaquattresima deve leggersi: , Pyeongchang qualora la crisi che coinvolge la, e non come stampato; alla riga quarantunesima deve leggersi: , Giochi olimpici invernali di Pyeongchang., e non come stampato.