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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 27 novembre 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il 20 marzo 2017 la Banca centrale europea (Bce) ha pubblicato il testo definitivo delle sue linee guida alle banche in materia di crediti deteriorati (linee guida sugli non performing loans (Npl)). Le linee guida chiariscono la disciplina attinente l'individuazione, la gestione, la misurazione e la cancellazione degli Npl nel contesto dei regolamenti, delle direttive e degli orientamenti vigenti. L'obiettivo della Bce è l'immediata predisposizione degli accantonamenti e della cancellazione dei crediti deteriorati in modo da avere i bilanci delle banche conformi alla relativa stabilità finanziaria senza la necessità di apportare le dovute correzioni e di consentire gli organismi di vigilanza di avere un chiaro ed immediato controllo della stabilità del sistema bancario e finanziario;

    il meccanismo di vigilanza unico europeo (Bce-Ssm) il 4 ottobre 2017 ha pubblicato un Addendum, con il quale elabora stime e previsioni sulle aspettative quantitative dell'autorità di vigilanza in merito ai livelli minimi di accantonamento prudenziale che ci si attende per le esposizioni deteriorate (non performing exposures, NPE). L’Addendum ha l'obiettivo di evitare che consistenze eccessive di Npe di elevata anzianità e prive di copertura si accumulino in futuro nei bilanci bancari;

    la «disciplina» prevista nell’Addendum non intende sostituire né inficiare i requisiti e le linee guida applicabili in ambito normativo o contabile derivanti da regolamenti o direttive vigenti dell'Unione europea e dalle relative trasposizioni a livello nazionale, la normativa nazionale applicabile in materia contabile, le regole e le linee guide vincolanti degli organismi che stabiliscono gli standard contabili o equivalenti, né gli orientamenti emanati dall'Autorità bancaria europea (Abe). Nonostante ciò e nonostante l’Addendum non abbia carattere vincolante, le banche sono tenute a motivare qualsiasi mancata applicazione della disciplina prevista ed a riferire alle preposte autorità il mancato raggiungimento degli obiettivi;

    la disciplina in materia di NPLs così come integrata dalle previsioni dell’Addendum rischia di determinare un aumento del volume di cessione degli NPLs da parte delle banche per evitare un crescente aumento degli accantonamenti nonché di pregiudicare la crescita economica per la restrizione della politica creditizia degli istituti di credito. Una corretta gestione della problematica degli NPLs, invece, non è connessa esclusivamente ad una politica di vigilanza che vede nell'aumento degli accantonamenti la soluzione principe della medesima. Questa soluzione porterebbe de facto ad una asettica dismissione dei crediti deteriorati ai vulture funds che, tra l'altro, avviene mediamente a prezzi inferiori del 15-20 per cento rispetto al valore di recupero iscritto in bilancio comportando ovviamente la contabilizzazione di ulteriori perdite, che le banche fino ad ora hanno dovuto ripianare attraverso «round» di ricapitalizzazioni forzate. Sulla perdita di valore per il sistema produttivo e finanziario nazionale (il cosiddetto «sistema Italia») determinata da questa operatività, di recente, anche il Governatore del Banca d'Italia ha espresso delle perplessità durante la sua relazione al convegno Forex. Ci sono, infatti, delle ricadute negative sul tessuto economico-produttivo derivanti dal cambio della proprietà del credito. Si passa dalla banca, interessata al recupero del credito attraverso un'interazione costruttiva con l'impresa salvaguardando l'attività produttiva, alla «società avvoltoio» motivata a «spremere» valore dal credito in un tempo più breve (che può scendere anche a soli 7 anni), anche attraverso il ricorso accelerato a procedure esecutive di varia natura. Per un'impresa già in difficoltà per via della crisi e della stretta creditizia ma che ha ancora del potenziale produttivo, l'interazione con la nuova controparte (il vulture fund) può solo nuocere alla residua capacità di resistere sul mercato. Se il «fondo avvoltoio» che generalmente ha sede all'estero riesce a recuperare con successo delle risorse, queste andrebbero, tra l'altro, a remunerare investitori che sono al di fuori del circuito economico nazionale trasferendo in tal modo ricchezza nazionale all'estero. Altresì bisogna rilevare che le banche hanno già compensato parte delle perdite attese cumulando rilevanti crediti fiscali nei confronti dello Stato (i cosiddetti Deferred Tax Credits, Dtc) che in parte, tra l'altro, contribuiscono alla loro patrimonializzazione, stante la vigente disciplina prudenziale. Il contributo dei crediti fiscali al rafforzamento patrimoniale degli istituti di credito dell'Eurozona è tutt'altro che irrilevante, dato che supera il 15 per cento. In particolar modo, in Italia oltre il 10 per cento del patrimonio di vigilanza delle banche è costituito da Dtc;

    per lo Stato – e quindi per l'intera collettività – c'è una doppia incidenza negativa in termini erariali, sia per i crediti fiscali Dtc sia per la riduzione immediata e prospettica del gettito fiscale derivante dalla dismissione totale delle imprese debitrici all'esito delle procedure esecutive poste in essere dai vulture funds. Appare quindi ragionevole prevedere – una tantum – una nuova contabilità che «sincronizzi» i bilanci della banca e dell'impresa al valore del credito svalutato; quindi il valore nominale del rapporto creditizio sia del bilancio della banca che del bilancio dell'impresa dovrebbe riflettere il processo di svalutazione del NPL definito dalla banca. Tale svalutazione del rapporto creditizio non è un «condono», ma semplicemente riflette quanto già erogato dallo Stato per sostenere il «sistema Italia». La svalutazione del rapporto creditizio non è però di per se sufficiente a consentire all'impresa di accedere nuovamente al credito. Quest'ultima, infatti, nonostante l'alleggerimento del debito resterebbe comunque segnalata nella centrale rischi della Banca d'Italia e la banca per motivi di patrimonializzazione avrebbe comunque utilità a cedere il credito ai vulture funds. Diventa quindi necessario che la nuova contabilità trasformi la sofferenza in un credito in bonis nel bilancio della banca con conseguente cancellazione dell'informativa problematica nella centrale rischi della Banca d'Italia e dei sistemi di scoring creditizio delle banche. Infine, per rendere indifferente alle banche – in termini di vigilanza prudenziale – la cessione del credito ai vulture funds rispetto alla proposta di trasformazione del NPL in un credito in bonis, lo Stato dovrebbe concedere (su tale credito) – anche a condizioni di mercato – una garanzia proteggendo le banche da eventuali ulteriori perdite;

    la nuova gestione degli NPLs per le sue peculiarità ed al fine di evitare situazioni di moral hazard potrà riguardare esclusivamente quelle sofferenze conseguenti direttamente dalla crisi economica e per tal motivo sarebbe opportuno limitare l'iniziativa al sussistere di specifiche condizioni esistenti nel periodo pre crisi – 2007 – come ad esempio: a) un quoziente di indebitamento pari al rapporto tra debiti finanziari netti e patrimonio netto relativo all'ultimo bilancio disponibile inferiore ad 1; b) non essere iscritte nell'archivio della Centrale rischi della Banca d'Italia; c) avere un indice sintetico di affidabilità fiscale pari o superiore a 8;

    la cornice normativa europea in materia di Npl non può prescindere dalla suesposta analisi che consentirà una maggiore efficienza nella gestione delle risorse erariali (Dtc) e soprattutto un effetto positivo sul tessuto produttivo «riabilitando» de facto molte imprese con conseguenti effetti positivi in termini sociali per la salvaguardia di molti posti di lavoro,

impegna il Governo:

1) ad adottare le opportune iniziative, nelle preposte sedi e nei limiti delle proprie competenze, volte a:

   a) consentire di allineare i bilanci delle imprese con i bilanci dei soggetti autorizzati all'esercizio del credito, in modo tale da notificare alle imprese debitrici il valore netto del debito residuo pari alla differenza tra il valore nominale del credito vantato ed il corrispondente credito fiscale iscritto in bilancio;

   b) concedere alle imprese coinvolte dall'iniziativa una garanzia statale – sottoscrivibile a valori di mercato – per il conseguente debito netto residuo;

   c) consentire la cancellazione delle imprese coinvolte dall'iniziativa dalla Centrale dei rischi della Banca d'Italia;

   d) consentire alle imprese coinvolte dall'iniziativa di definire con i soggetti autorizzati all'esercizio del credito un nuovo piano di ammortamento per il debito netto residuo ed eventualmente per il costo da sostenere per la concessione della garanzia statale;

   e) limitare l'iniziativa alle imprese che al 1° gennaio 2007 erano in possesso dei seguenti requisiti:

    avere un quoziente di indebitamento pari al rapporto tra debiti finanziari netti e patrimonio netto relativo all'ultimo bilancio disponibile inferiore ad 1;

    non essere iscritte nell'archivio della Centrale rischi della Banca d'Italia;

    avere un indice sintetico di affidabilità fiscale pari o superiore a 8;

2) individuare le opportune soluzioni, anche di carattere normativo, volte ad estendere le suddette misure alle persone fisiche.
(1-01757) «Ruocco, Alberti, Sibilia, Pesco, Villarosa, Fico, Pisano».

Risoluzioni in Commissione:


   La VI Commissione,

   premesso che:

    l'attività della Fondazione Cassamarca – continuazione della Cassa di risparmio della Marca Trivigiana – è istituzionalmente preposta, al pari di ogni altra fondazione di origine bancaria, alla promozione dello sviluppo economico e sociale del territorio. Da fonti stampa si apprende che la gestione della medesima, affidata, senza soluzione di continuità da circa 25 anni, all'avvocato trevigiano Dino De Poli abbia ridotto notevolmente le disponibilità economiche della fondazione che ab origine poteva disporre di un patrimonio di ben 1 miliardo di euro;

    a seguito dell'atto di sindacato ispettivo n. 5-11073 del 28 luglio 2017 il Ministero dell'economia e delle finanze rileva che:

     «i principi generali di gestione prudenziale del patrimonio, di cui al decreto legislativo del 17 maggio 1999 n. 153, hanno trovato una loro specifica delineazione nel protocollo di intesa Ministero dell'economia e delle finanze-Acri sottoscritto in data 22 aprile 2015;

     il protocollo, definito sulla base del complessivo impianto normativo in materia, recato da detto decreto legislativo ed ancor prima dalla cosiddetta legge “Ciampi” (legge 23 dicembre 1998, n. 461), ne chiarisce la portata operativa e si pone l'obiettivo di rafforzare la governance ed i processi gestionali delle fondazioni, individuando i criteri a cui le stesse debbano conformare i propri comportamenti;

     le fondazioni di origine bancaria hanno quindi provveduto, a loro volta, a recepire nei rispettivi statuti i contenuti sanciti nel protocollo e a predisporre i presidi operativi per l'attuazione, tra l'altro, delle disposizioni in tema di diversificazione, indebitamento e imprese strumentali; (...)

     alla fine del 2008 il Ministero dell'economia e delle finanze, tenuto anche conto delle note vicende che hanno interessato i mercati finanziari, chiese alla Fondazione Cassamarca, ai sensi del richiamato decreto legislativo, una serie di elementi informativi di natura patrimoniale concernenti, tra l'altro, la eventuale detenzione diretta di strumenti finanziari derivati per fini diversi da quelli di copertura del rischio e di obbligazioni strutturate o di altri investimenti illiquidi o di natura speculativa, utile ai fini di una più completa rappresentazione dell'andamento della situazione finanziaria e della sua influenza sulla consistenza del patrimonio. In tale occasione, l'Ente fu richiamato a porre particolare attenzione alle disposizioni sull'osservanza dei criteri prudenziali di rischio nell'amministrazione del patrimonio, in quanto dalla ricognizione è emerso che talune tipologie di investimenti in strumenti finanziari derivati non erano sempre compatibili con i vincoli sanciti dal più volte citato decreto legislativo n. 153 del 1999, né con la natura e gli scopi delle fondazioni di origine bancaria. Quanto precede è stato evidenziato alla Fondazione Cassamarca con varie comunicazioni a seguito di successivi approfondimenti di istruttoria, dopo i quali è stato chiesto all'Ente di astenersi dall'effettuare ulteriori investimenti in strumenti derivati con finalità diverse dalla copertura del rischio, di trasmettere una rendicontazione periodica circa gli sviluppi delle operazioni in derivati in essere e di fornire evidenza in ordine ai provvedimenti di carattere organizzativo adottati dall'Ente, al fine di ridurre i rischi nella gestione del patrimonio; (...)

     in riferimento poi agli investimenti immobiliari effettuati nel corso degli anni dalla Fondazione, la stessa ha evidenziato come la loro natura di asset non generatori di redditi ma di costi, costituisce un disequilibrio tra costi e ricavi, attualmente caratterizzante la struttura economica dell'Ente. La Fondazione ha dovuto, quindi, effettuare alcune scelte finalizzate ad un maggiore contenimento dei costi e ad una razionalizzazione delle risorse disponibili che hanno portato, tra l'altro, alla liquidazione della società strumentale Pedemontana s.r.l. ed alla fusione per incorporazione della società strumentale Civibus s.p.a. in Appiani 1 s.r.l. La Fondazione ha reso altresì noto, nel documento di programmazione annuale, che anche nel 2017 sarà impegnata nella dismissione di alcuni cespiti immobiliari (...);

     per quanto attiene alla conservazione del patrimonio, si sottolinea, inoltre, come il protocollo di intesa vieti alle Fondazioni di indebitarsi, in ogni forma, salvo il caso di temporanee e limitate esigenze di liquidità dovute allo sfasamento temporale tra uscite di cassa ed entrate certe per data ed ammontare. In ogni caso, l'esposizione debitoria complessiva non può superare il dieci per cento della consistenza patrimoniale. È stato appositamente previsto, inoltre, che le Fondazioni che, alla data di sottoscrizione del protocollo abbiano un'esposizione debitoria, debbano predisporre un programma di rientro in un arco temporale massimo di cinque anni. Si evidenzia, altresì, che in attuazione dei principi in tema di indebitamento, la Fondazione ha provveduto a sottoscrivere un nuovo contratto di finanziamento, in sostituzione delle posizioni preesistenti, con condizioni sensibilmente migliorative prevedendo l'estinzione della posizione debitoria entro il termine previsto dal Protocollo; (...)

     per quanto attiene al quadro economico patrimoniale dell'ente nel 2016, si rende noto quanto segue:

      a) l'Ente Cassamarca ha chiuso con un disavanzo pari a -6.457.666 euro;

      b) rispetto al documento programmatico previsionale 2016, che ipotizzava un avanzo di esercizio di 1.489.712 euro ante accantonamenti, si registra uno scostamento negativo per 7.947.378 euro, determinato da minori entrate finanziarie e dall'imputazione a conto economico della valutazione mark to market negativa riferita alle posizioni in essere in opzioni call sui titoli della conferitaria; (...)

     nell'ambito delle istruttorie di controllo in corso, sono stati richiesti da parte del Ministero dell'economia e delle finanze anche ulteriori chiarimenti nel merito di alcune tipologie di contratti in essere, in riscontro ai quali l'Ente ha riferito che tali contratti sono conformi alle tipologie di investimento previste dal protocollo d'intesa Ministero dell'economia e delle finanze-Acri, dichiarazione confermata dal collegio sindacale. Quest'ultimo ha altresì rappresentato che le posizioni in esame, stante la previsione del protocollo di intesa, si configurano, peraltro, in corso di progressiva estinzione;

     nelle “considerazioni conclusive” del Bilancio di missione è relazionato testualmente, tra l'altro, che: “L'esercizio 2016, purtroppo, ha registrato una contrazione delle entrate derivante principalmente dal ribasso generalizzato del mercato finanziario con particolare riferimento al settore bancario italiano che è stata compensata solo parzialmente dalla riduzione dei costi di funzionamento della Fondazione e delle sue società strumentali. Questo sottolinea la necessità da parte degli Organi deliberanti di procedere con ancora maggiore celerità nel percorso finalizzato al riequilibrio economico e finanziario che non può non passare attraverso l'ulteriore riduzione delle uscite anche alla luce dell'esaurimento del Fondo per l'attività erogatrice istituzionale e che consentano all'Ente di realizzare un'inversione di tendenza finalizzata alla ricostituzione di un Fondo per l'attività erogatrice istituzionale”;

     nella relazione del collegio dei sindaci è riferito che “i fondi erogativi si sono esauriti nel corso del 2016 e si raccomanda la periodica e tempestiva verifica dell'andamento dell'attività gestionale al fine sia della capacità erogativa sia della corretta e puntuale osservanza delle norme relative alla conservazione del patrimonio ed all'impiego a fini reddituali delle sue componenti immateriali, materiali e finanziarie”;

     rispetto al 31 dicembre 2015, il patrimonio netto dell'ente è diminuito di 7.746.679 euro, risultando pari a 494.186.036 euro. Al riguardo, nel bilancio di missione si legge che “Al netto dei debiti del Gruppo, e considerando il valore attuale del titolo Unicredit, degli altri asset finanziari nonché della componente immobiliare, si può ritenere che il patrimonio reale della Fondazione sia significativamente inferiore rispetto a quanto iscritto a Bilancio”;

     con riferimento, infine, alla posizione e ai mandati svolti dal presidente avvocato Dino De Poli nell'ambito della stessa Fondazione, si evidenzia che il decreto ministeriale n. 150 del 2004, recante il regolamento in materia di disciplina di fondazioni bancarie, all'articolo 7 ha disposto che: “il mandato degli organi di indirizzo e di amministrazione in carica all'entrata in vigore del presente regolamento non viene computato ai fini del limite di mandato di cui all'articolo 4, comma 1, lettera i) del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153”. Tale normativa ha consentito di prolungare per ulteriori anni il mandato svolto dai componenti gli organi delle fondazioni bancarie. Nel caso in questione, si fa presente, comunque, che il presidente De Poli svolge attualmente il mandato 2012-2018, al termine del quale non sarà già più eleggibile né come presidente né come membro di qualunque organo dell'Ente, in base ai criteri sanciti nel protocollo del 2015»;

    al fine di potenziare il protocollo di intesa Ministero dell'economia e delle finanze-Acri sottoscritto in data 22 aprile 2015 ed attribuire ulteriori competenze al Ministero dell'economia e delle finanze in modo da garantire maggiormente la sana e prudente gestione del patrimonio delle Fondazioni sarebbe opportuno attribuire al medesimo Ministero la facoltà di esercitare un'azione di responsabilità nei confronti degli organi di amministrazione e controllo delle Fondazioni «cosiddette bancarie»,

impegna il Governo

ad assumere ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, al fine di rafforzare il sistema di controlli disciplinato dal protocollo di intesa Ministero dell'economia e delle finanze-Acri sottoscritto in data 22 aprile 2015, in particolar modo prevedendo il riconoscimento al Ministero dell'economia e delle finanze della facoltà di esercitare un'azione di responsabilità nei confronti degli organi di amministrazione e controllo delle fondazioni «cosiddette bancarie».
(7-01406) «Sibilia, D'Incà».


   La VII Commissione,

   premesso che

    la legge 15 luglio 2015, n. 107, all'articolo 1, comma 33 e seguenti, dispone l'attuazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77, negli istituti tecnici e professionali per una durata complessiva di almeno 400 ore nel secondo biennio e nell'ultimo anno del percorso di studi, e nei licei per una durata complessiva di almeno 200 ore nel triennio, da svolgersi sulla base di apposite convenzioni con imprese, rispettive associazioni di rappresentanza, camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, enti pubblici o privati anche del terzo settore, ordini professionali, musei, istituzioni pubbliche e private, e altro, al fine di incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti;

    la misura ha lo scopo di rendere curricolare la metodologia didattica dell'alternanza scuola-lavoro nel triennio finale di tutti i percorsi di studio della scuola secondaria di secondo grado e risponde agli orientamenti europei in tema di diffusione di forme di apprendimento che si avvalgano della transizione scuola-lavoro, alla base della strategia «Europa 2020» per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e confermati nella «New skills agenda for Europe» del 2016;

    il recepimento nel curriculum scolastico di esperienze di transizione scuola-lavoro si fonda sulla necessità di elevare gli standard di qualità e il livello dei risultati di apprendimento per rispondere in maniera adeguata al bisogno di nuove competenze. In tal senso, si favorisce in primo luogo l'orientamento dei giovani al futuro inserimento nel mondo del lavoro, anche ai fini della scelta consapevole dell'eventuale percorso di studi nel sistema di istruzione superiore (università, Ifts, Its), ed inoltre si facilita l'acquisizione, da parte dei giovani, di apprendimenti non esclusivamente legati agli aspetti disciplinari, ma anche di competenze cosiddette trasversali, necessarie affinché si possano costruire nuovi percorsi di vita e lavoro;

    la norma ha dunque lo scopo primario di garantire il diritto delle studentesse e degli studenti a partecipare ad esperienze di alternanza di qualità, che siano effettivamente orientanti ed assicurino la conoscenza del mondo del lavoro nella prospettiva di un accesso critico e consapevole;

    l'esperienza in una struttura ospitante non è finalizzata allo svolgimento di una mansione per se stessa, ma si interpreta come metodo di apprendimento sia di conoscenze e di capacità apprese in contesto scolastico, che di sviluppo di competenze (problem solving, lavoro in team, organizzazione del tempo e delle attività e altro) indispensabili per l'inserimento in contesti lavorativi sempre più caratterizzati da forti componenti di innovazione organizzativa, di processo e di prodotto. Un'esperienza che non solo aiuta le studentesse e gli studenti a conoscersi meglio, ma anche a scoprire attitudini, preferenze e talenti che possono essere utili ad orientare le loro future scelte di studio o di lavoro;

    l'alternanza scuola-lavoro ha, dunque, una prioritaria valenza educativa e non è sempre e principalmente finalizzata all'acquisizione di competenze per svolgere «un lavoro», ma per svolgere ogni «lavoro»;

    l'alternanza è di particolare importanza in un Paese dove l'abbandono scolastico rappresenta una sfida e dove il tasso di passaggio degli studenti dal secondo ciclo all'università è di circa il 50 per cento rispetto al 70 per cento registrato dalla Francia. Conseguentemente, nel nostro Paese il tasso di iscritti a percorsi di studi di istruzione superiore rispetto al totale della popolazione del gruppo di età di riferimento è più basso rispetto ai principali paesi europei (il 44,1 per cento contro il 63,7 per cento della Germania, il 72,4 per cento della Spagna, il 61,2 per cento del Regno Unito, il 63 per cento della media dei Paesi dell'Europa a 22 e il 68 per cento della media dei Paesi Ocse);

    inoltre, in Italia si registra il maggior numero di Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in corsi di formazione) tra i 20 e i 24 anni: nel nostro Paese sono il 33,85 per cento della popolazione del gruppo di età di riferimento, mentre in Germania sono il 9,27 per cento, il 20,9 per cento in Francia, il 27,2 per cento in Spagna e il 15,64 per cento nel Regno Unito. Il dato dei Neet è preoccupante non solo per il livello raggiunto ma anche perché si tratta di un fenomeno che registra una crescita maggiore rispetto ad altri Paesi europei: tra il 2008 e il 2015 la percentuale di Neet nel nostro Paese è cresciuta di 11 punti percentuali rispetto agli 8 della Spagna e i 4 della Francia, mentre Germania e Regno Unito sono riuscite a diminuire l'incidenza, rispettivamente di 4 e 2 punti percentuali. Le ragioni di questo disallineamento sono varie ma il rapporto tra sapere e saper fare (favorito da un buon raccordo tra mondo dell'istruzione e mondo del lavoro) e l'orientamento (inteso come conoscere sé stessi, i propri punti di forza e gli aspetti su cui lavorare, il proprio percorso e le opportunità che questo può generare) rappresentano elementi imprescindibili per la crescita personale e professionale degli studenti, specialmente in un mondo e un'economia sempre più basate sulla conoscenza;

    per facilitare l'organizzazione dei percorsi di alternanza, la citata legge n. 107 del 2015 ha previsto l'istituzione, presso le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, di un Registro nazionale per l'alternanza scuola-lavoro, in cui i dirigenti scolastici individuano le imprese e gli enti pubblici e privati disponibili ad ospitare le studentesse e gli studenti e a stipulare convenzioni con i soggetti ospitanti;

    la legge n. 107 del 2015 ha previsto, altresì, la definizione della Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro, concernente i diritti e i doveri degli studenti della scuola secondaria di secondo grado impegnati nei percorsi di alternanza, con particolare riguardo alla possibilità per lo studente di esprimere una valutazione sull'efficacia e sulla coerenza dei percorsi stessi con il proprio indirizzo di studio e disciplinando le modalità di applicazione delle disposizioni di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, agli studenti coinvolti nei percorsi di alternanza, compresa l'attività di formazione sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro svolta dalla scuole si sta, ormai, concludendo l’iter formale di approvazione della suddetta carta dopo il confronto con il Forum nazionale delle associazioni studentesche, e che sono stati resi i pareri del Consiglio superiore della pubblica istruzione, della Conferenza unificata e del Consiglio di Stato;

    per le finalità previste dalla sopra citata normativa, è stata, anche, autorizzata una spesa di 100 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2016, ripartiti tra le istituzioni scolastiche in ragione del numero degli studenti frequentanti il secondo biennio e l'ultimo anno dei percorsi di studi. Queste risorse, gestite autonomamente dalle scuole, hanno la funzione di coprire, tra l'altro, i costi della formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, la formazione dei tutor scolastici e altro. A queste risorse, nell'anno scolastico 2016/2017, si sono aggiunti ulteriori 140 milioni di euro, stanziati nell'ambito del PON scuola;

    l'alternanza scuola-lavoro, oltre ad essere un potente metodo per generare innovazione didattica, rappresenta un percorso stimolante, ma che, nella sua fase di implementazione, non è sempre stato semplice;

    richiede, infatti, un notevole sforzo progettuale e operativo interdisciplinare per: definire obiettivi formativi chiari e condivisi; garantire formazione del personale che presidia le diverse fasi del percorso (progettazione, comunicazione, tutoraggio, documentazione delle esperienze, monitoraggio, valutazione); promuovere la massima partecipazione di studentesse e studenti; sostenere il coinvolgimento degli attori di un territorio;

    appare dunque fisiologico che, nei primi due anni di applicazione, siano emerse delle criticità che rendono necessario uno sforzo aggiuntivo per sostenere le scuole nella progettazione dei percorsi educativi e nella gestione delle procedure. A tal fine saranno di grande importanza le osservazioni delle studentesse e degli studenti che chiedono di poter far emergere i problemi riscontrati durante la loro esperienza;

    è, infatti, di tutta evidenza che tale massa critica deve essere accompagnata da misure di supporto significative, che possano rendere partecipi tutti gli attori in campo, in primis le istituzioni scolastiche, in particolare gli studenti e i docenti come diretti interessati dalla misura introdotta, oltre ai soggetti ospitanti e in genere il mondo del lavoro;

    il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha già messo in atto, a partire dalla data di entrata in vigore della legge n. 107 del 2015, una serie di misure finalizzate a favorire la diffusione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro nelle istituzioni scolastiche, anche in quelle che non avevano esperienze pregresse sull'argomento, si segnala in particolare:

     la sottoscrizione di numerosi protocolli d'intesa con associazioni di imprese, enti pubblici e privati anche del terzo settore, grandi aziende di dimensione nazionale e internazionale, altri Ministeri, associazioni professionali, finalizzati alla sensibilizzazione del mondo del lavoro e alla percezione della responsabilità sociale degli operatori di settore. Ad oggi tali protocolli sono oltre 70 a livello nazionale a cui si aggiungono oltre 100 accordi stipulati dagli uffici scolastici regionali;

     la pubblicazione della guida operativa per la scuola sulle attività di alternanza scuola-lavoro, finalizzata a raccogliere le buone pratiche di alternanza sviluppate anche prima dell'obbligatorietà e a coordinare le nuove norme contenute nella legge n. 107 del 2015 con quelle già in vigore;

     l'implementazione del sistema informativo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca al fine di attivare il monitoraggio quantitativo di alternanza scuola-lavoro;

     l'avvio del Piano nazionale per la formazione dei docenti 2016-2019 (PNF), tra le cui misure è prevista la formazione sul tema «Scuola-lavoro», con uno stanziamento di circa 6 milioni di euro per la realizzazione di percorsi formativi finalizzati alla comprensione dei percorsi di alternanza, intesi come esperienze che fanno parte del curriculum scolastico;

     l'istituzione del Registro nazionale per l'alternanza scuola-lavoro previsto dal comma 41 dell'articolo 1 della legge n. 107 del 2015, al quale le strutture ospitanti possono iscriversi, in modo del tutto gratuito, e mettere a disposizione delle scuole la disponibilità di ospitare studenti in alternanza scuola-lavoro;

     l'avvio del monitoraggio qualitativo dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, con la collaborazione dell'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa, destinato a dare risalto agli aspetti qualitativi di maggior pregio e alle criticità manifestate dalle scuole nella realizzazione dei percorsi, al fine di comprendere le difficoltà riscontrate dalle scuole per sviluppare misure di accompagnamento più puntuali, informate e rispondenti agli effettivi bisogni;

     la pubblicazione del bando relativo al PON «Per la Scuola, competenze e ambienti per l'apprendimento», per il potenziamento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, con lo stanziamento di 140 milioni di euro (come già ricordato, aggiuntivi rispetto ai 100 milioni di euro stanziati annualmente a favore delle scuole per l'alternanza scuola-lavoro);

    oltre a ciò, sono state attuate misure finanziarie a sostegno delle imprese per favorire l'accoglienza delle ragazze e dei ragazzi da parte delle stesse attraverso misure di decontribuzione e incentivi. Questi ultimi sono finanziati da risorse derivanti dagli oneri camerali pagati dalle imprese iscritte a Unioncamere; le camere di commercio, infatti, mettono tali risorse a disposizione delle imprese che si impegnano sull'alternanza scuola-lavoro;

    nel quadro di un generale consenso sulla valenza formativa delle esperienze di alternanza scuola-lavoro, intesa come opportunità di orientamento e di acquisizione di un «etica del lavoro» che favorisce la costruzione del bagaglio culturale e professionale delle studentesse e degli studenti e facilita il loro futuro inserimento nel mondo del lavoro, sono emersi – tuttavia – pareri contrastanti sugli standard di qualità dei percorsi, non del tutto uniformi sul territorio nazionale, e sul verificarsi di esperienze non in linea con gli obiettivi previsti. Accanto a casi di eccellenza, in cui le studentesse e gli studenti coinvolti raccontano di aver partecipato ad attività in cui hanno acquisito effettive competenze lavorative e un efficace orientamento al mondo lavorativo, non sono rari i casi di studenti che lamentano, anche tramite le loro associazioni, esperienze di alternanza che li hanno portati a rivestire mansioni esecutive poco qualificanti e slegate dal proprio profilo di studi. Si tratta spesso di esperienze non accompagnate da chiari ed esplicitati obiettivi formativi o gestiti come esperienza «altra» rispetto al curricolo scolastico;

    dal corrente anno scolastico 2017/2018 il sistema va a regime con il coinvolgimento delle classi terze, quarte e quinte per un totale di circa 1,5 milioni di studenti interessati da questo tipo di esperienza e l'impegno organizzativo e progettuale richiederà misure di accompagnamento e di sostegno alle scuole all'altezza delle importanti finalità perseguite,

impegna il Governo:

  ad assumere iniziative per emanare, in tempi rapidi, la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro, concernente i diritti e i doveri degli studenti della scuola secondaria di secondo grado impegnati nei percorsi di alternanza scuola-lavoro in attuazione dell'articolo 5, comma 4-ter, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, come modificato dall'articolo 1, comma 37, della legge n. 107 del 2015;

  a monitorare con incisività i fattori di qualità dei percorsi di alternanza scuola lavoro quali:

   a) il rispetto delle norme sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro;

   b) la gratuità dei percorsi di alternanza;

   c) l'efficacia e la coerenza delle esperienze di alternanza rispetto agli obiettivi dichiarati;

   d) il pieno diritto all'accesso all'alternanza scuola-lavoro degli studenti e delle studentesse con disabilità, prevedendo, a tal fine, strumenti di supporto per tali studenti;

   e) la formazione dei tutor coinvolti nell'ambito di tali percorsi, tale da coinvolgere consapevolmente studentesse e studenti in esperienze per loro qualificanti;

  a promuovere tali iniziative anche attraverso l'impianto di una piattaforma web dedicata all'alternanza scuola-lavoro che consenta un'agile gestione delle varie fasi caratterizzanti l'organizzazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, quali:

   a) erogazione gratuita in modalità e-learning della formazione sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ex articolo 37 del decreto legislativo n. 81 del 2008, generale e specifica per i settori della classe di rischio basso, ai sensi delle vigenti disposizioni, per gli studenti e le studentesse che devono espletare l'alternanza scuola-lavoro;

   b) gestione dell'alternanza semplificando la produzione, l'utilizzo e la conservazione della documentazione obbligatoria;

   c) certificazione delle competenze in via automatizzata, attraverso modelli di certificazione che rispondano all'attuale normativa e alle direttive europee;

   d) sistema delle verifiche e delle valutazioni;

   e) scambio di buone pratiche e conoscenze specifiche sull'alternanza tra scuole e personale scolastico;

   f) ogni altra misura di monitoraggio che si renda necessaria ai fini della valutazione del livello quali/quantitativo del sistema, nell'ottica del continuo miglioramento;

  a prevedere, altresì, nell'ambito della piattaforma, la possibilità, da parte degli studenti, di segnalare le criticità con un sistema di alert che consenta in tempo reale di operare le segnalazioni ai competenti uffici in ordine al mancato rispetto di diritti/doveri delle studentesse e degli studenti in alternanza scuola-lavoro;

  a promuovere misure di accompagnamento, anche in sinergia con altri Ministeri, volte a favorire l'istituzione di figure intermedie che svolgano principalmente attività di supporto all'incontro tra domanda e offerta di alternanza scuola-lavoro, creando occasioni di conoscenza tra strutture ospitanti e scuole, nonché a facilitare l'interlocuzione tra le parti e realizzare sistemi di continuità/sinergia con gli organismi che gestiscono le politiche attive per il lavoro;

  a favorire la semplificazione degli adempimenti burocratici per le istituzioni scolastiche e le imprese che partecipano ai percorsi di alternanza scuola-lavoro;

  a garantire la massima attenzione e anche la massima fermezza di intervento in caso di situazioni in cui il patto formativo tra scuola e struttura ospitante, che sta alla base dell'alternanza, sia violato, eventualità che impedisce a studentesse e studenti di fare un percorso formativo di qualità.
(7-01404) «Coscia, Malpezzi, Rocchi, Carocci, Sgambato, Ghizzoni, Ascani, D'Ottavio, Coccia, Iori, Manzi, Rampi, Ventricelli, Narduolo, Blazina, Bonaccorsi, Dallai, Pes».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    le prime norme volte a disciplinare l'alternanza scuola-lavoro per far acquisire ai giovani sopra i quindici anni, delle competenze spendibili nel mercato del lavoro, sono contenute nel decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 73;

    la normativa prevedeva due modalità di realizzazione del progetto: a) percorsi di alternanza scuola-lavoro regolamentati dal decreto legislativo n. 77 del 2005 e dai decreti del Presidente della Repubblica n. 87, 88, 89 del 2010, da realizzare negli istituti tecnici, nei licei, e negli istituti professionali; b) percorsi di alternanza scuola-lavoro per le classi IV e V degli istituti professionali (di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 87 del 2010), ovvero 132 ore obbligatorie di attività di alternanza che sostituivano la cosiddetta ex «terza area» o «area di professionalizzazione»;

    ad integrare e aggiornare la suddetta normativa, è intervenuta la legge n. 107 del 2015, cosiddetta «Buona scuola», che, tra l'altro, prevede un piano «alternanza scuola-lavoro» da 200 ore per ogni studente del liceo e da 400 ore per gli studenti degli istituti tecnici e professionali, e l'obbligatorietà dell'alternanza per gli studenti delle classi terze dell'anno scolastico 2015/2016, i quali si diplomeranno nel 2017/2018 con il completamento del triennio finale del percorso;

    il Governo prevede che, nel corso dell'anno scolastico 2017/2018, quando l'alternanza sarà entrata a regime, saranno circa 1,5 milioni gli studenti coinvolti in esperienze di transizione tra scuola e lavoro;

    il piano operativo di estensione dell'alternanza scuola-lavoro (ASL) a tutti gli studenti del triennio, e l'obbligatorietà prevista dalla legge n. 107 del 2015, hanno fatto sì che se l'alternanza prima era composta principalmente da progetti pilota e percorsi consolidati, oggi invece ci si trova davanti a progetti di tutti i tipi, spesso incoerenti e approssimativi;

    l'alternanza scuola-lavoro, da metodologia didattica, utile per approfondire la conoscenza della realtà del territorio e del lavoro e contribuire a trasformarla e migliorarla, divenuta obbligatoria con la legge della «Buona scuola», si è trasformata in strumento facilmente orientabile verso prestazioni gratuite e di sfruttamento. L'alternanza ha delle potenzialità che possono essere positive, ma il percorso cui si è arrivati, con la legge n. 107 del 2015, ha creato disparità e se ci sono realtà che hanno saputo dare risposte positive, ne restano una gran parte, molto problematiche;

    è necessario mettere in campo nuovi strumenti per riformare l'alternanza scuola- lavoro, e rivedere l'intera impostazione della legge cosiddetta della «Buona scuola», rivedendo questa esperienza formativa che relaziona la scuola col territorio di cui il mondo del lavoro rappresenta un elemento di fondamentale importanza;

    va rivisto l'obbligo delle ore di alternanza scuola-lavoro, così come la sua stessa trasformazione da metodologia didattica in materia curricolare, facendola diventare oggetto dell'esame di maturità;

    come recentemente ha ben sottolineato Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil, «il punto non è la mancanza di controllo (come invece ritiene la ministra Fedeli, per la quale basta una piattaforma digitale per denunciare gli abusi per fare in modo che spariscano), ma l'obbligo di effettuare un numero preciso di ore, che costringe gli stessi studenti a cercarsi un'azienda, un'impresa commerciale, un luogo (parrocchie, enti di beneficenza, enti pubblici, ecc.), in cui poter fare esperienza di alternanza, senza badare ai criteri e ai progetti formativi, quando ci sono»;

    il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il 12 ottobre 2017 ha sottoscritto un protocollo d'intesa con l'Agenzia nazionale politiche attive lavoro (Anpal) volto a favorire «l'integrazione fra il sistema dell'istruzione e formazione e il mondo del lavoro, mettendo a disposizione delle scuole secondarie di secondo grado dei tutor specializzati». L'Anpal sottolinea come i tutor abbiano la funzione di «facilitatori» in grado di migliorare e implementare l'alternanza scuola lavoro «attraverso la qualificazione delle fasi di progettazione, gestione e monitoraggio dei percorsi». Essi hanno anche il compito di supportare le scuole «nella costruzione di rapporti stabili con il mondo imprenditoriale e nella progettazione di percorsi di integrazione tra studio e lavoro»;

    la Flc Cgil, ha evidenziato come la lettura dell'intero documento mostra «la distanza tra le parole (metodologia didattica) ed una pratica che orienta le scelte non verso il miglioramento dei processi educativi, ma verso processi di mera gestione organizzativa e procedurale, tutti finalizzati a dare una risposta immediata alle richieste del mercato del lavoro. Insomma una scuola che trova il suo orizzonte non nel creare cittadini competenti in grado di affrontare la realtà con autonomia di giudizio e creatività nelle scelte, ma nel preparare lavoratori (?) in possesso di competenze (se va bene) utili alle esigenze momentanee di questa o quella azienda»;

    in questi mesi si è assistito a centinaia di cortei in tutta Italia, dove gli studenti della scuola secondaria di II grado sono scesi in piazza per protestare contro queste modalità di concepire l'alternanza scuola-lavoro, introdotte dalla legge n. 107 del 2015, sull'utilità formativa di simili esperienze, scollegate al percorso di studi e che si traducono troppo spesso in manodopera a costo zero per molte aziende. Manifestazioni, dove a essere messo in discussione non è solamente il cattivo funzionamento di questo metodo, ma un'intera concezione di un progetto che espone un milione e mezzo di studenti del triennio delle superiori, a situazioni troppo spesso «vicine» allo sfruttamento gratuito di manodopera, con un sistematico ricorso a mansioni improvvisate, eterogenee e casuali. Le rivendicazioni studentesche sono chiare: uno Statuto che garantisca gli studenti in alternanza scuola-lavoro e che impedisca ad aziende che sfruttano i lavoratori o inquinano l'ambiente, di stringere accordi con le scuole; tutele e formazione durante i tirocini; un'istruzione gratuita e di qualità per tutti e tutte;

    sono troppi i progetti di alternanza scuola-lavoro squalificati e non inerenti ai percorsi di studio. Esperienze negative di studenti che hanno affrontato dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, e che si sono rivelati un'esperienza che ha finito per avere a che fare più con lo sfruttamento che costituire una vera esperienza didattica alternativa;

    quello dell'alternanza scuola-lavoro dovrebbe essere un progetto per garantire l'apprendimento mediante un'esperienza di lavoro. Ma in troppi casi la realtà è ben diversa. E questo è uno dei motivi delle proteste degli studenti che parlano di «sfruttamento»;

    sotto questo aspetto, vale la pena ricordare, una tra le innumerevoli, la recente esperienza di uno studente del quarto anno di istituto agrario di Castelfranco Veneto per il quale, il progetto volto ad approfondire presso una azienda agricola, i nuovi metodi di mungitura delle mucche-robot, sistemi di valutazione della portanza delle mammelle, schede tecniche e processori intelligente; si è tradotto in attività di bassa manovalanza in una stalla: forca e badile in mano e letame da spalare. Il contenuto formativo della sua "alternanza" con gli studi in classe sarebbe consistito nel supplire alla più bassa manovalanza aziendale;

    si rileva anche il progetto che ha riguardato gli studenti di un liceo scientifico e linguistico di Tradate, in provincia di Varese, che ha portato settanta ragazzi del terzo e quarto anno a lavorare per una decina di giorni in quattro ristoranti Mc Donald's, per assistere i clienti, accoglierli all'ingresso, prendere le ordinazioni, accompagnarli ai tavoli e ritirare i vassoi;

    in troppi casi si assiste, di fatto, ad una sostituzione di forza lavoro retribuita con forza lavoro non pagata;

    nell'ottobre 2017, è stata pubblicata l'inchiesta, realizzata durante l'anno scolastico 2016/2017, curata dalla Rete degli studenti medi, con il supporto della Fondazione Di Vittorio e della Cgil sull'alternanza scuola-lavoro;

    riguardo alla capacità di risposta delle scuole e dei soggetti ospitanti nel mercato del lavoro, e alla presenza del tutor scolastico e aziendale, emerge che c'è una migliore risposta da parte delle strutture scolastiche: quasi 1 studente su 2 è stato adeguatamente seguito dalla scuola, contro 1 studente su 4 che è stato adeguatamente seguito dal soggetto ospitante. Se per il 41,2 per cento degli studenti, il loro tutor interno è stato scelto casualmente senza aver ricevuto prima un'adeguata preparazione, il 5 per cento degli studenti non ha avuto un tutor scolastico. Per queste ragioni è fondamentale una discussione sulle competenze che devono acquisire i tutor scolastici per poter ricoprire quel ruolo e su come queste competenze devono venire certificate. Ugualmente importante sarebbe un investimento sulla formazione dei docenti, in modo tale che questi ultimi possano contribuire, con delle competenze acquisite, a un corretto svolgimento e monitoraggio dell'esperienza dello studente;

    sempre dall'inchiesta della Rete degli studenti medi, il mondo del lavoro (pubblico e privato), ha forti difficoltà a formare, non tanto gli studenti in alternanza, quanto in primis i propri lavoratori. Infatti, il dato che emerge dall'indagine è che solo il 25 per cento degli studenti è stato seguito da un dipendente con delega specifica, mentre risulta che il 33 per cento degli studenti ha avuto come tutor aziendale un dipendente con altre mansioni; il 24,6 per cento ha avuto lo stesso datore di lavoro. Infine, il 15,4 per cento di studenti è stato completamente lasciato a sé stesso, privo di una qualsivoglia guida;

    il dato che emerge in maniera abbastanza preoccupante è che quasi il 50 per cento degli studenti ritiene che il proprio percorso non sia stato tarato sui propri interessi e capacità;

    è da valutare criticamente la misura concernente le agevolazioni e gli sgravi per le assunzioni, da parte di datori di lavoro privati, di giovani che abbiano effettuato il 30 per cento delle attività di alternanza scuola-lavoro nell'azienda che chiede lo sgravio, laddove invece l'alternanza scuola-lavoro (ASL) non può e non deve essere una politica attiva al lavoro ma una esperienza didattica alternativa,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per rivedere l'obbligatorietà delle 400 o 200 ore di alternanza scuola-lavoro previste dalla legge n. 107 del 2015, nonché la previsione dell'alternanza scuola-lavoro come materia curricolare e prova d'esame di maturità a tutti gli effetti;

   ad adottare iniziative per stanziare le opportune risorse e garantire che nessuno studente debba sostenere economicamente gli oneri connessi all'alternanza scuola-lavoro;

   ad adottare, di concerto con gli enti territoriali, tutte le iniziative normative, stanziando puntuali risorse finanziarie, volte a garantire realmente agli studenti con disabilità il pieno diritto all'accesso all'alternanza scuola-lavoro;

   ad adottare tutte le iniziative utili, anche di carattere normativo, volte a garantire l'utilità formativa dell'alternanza scuola-lavoro, e la sua piena coerenza col percorso di studi dello studente, impedendo che l'alternanza finisca per tradursi in un'opportunità per molte aziende e strutture ospitanti di manodopera a costo zero;

   ad investire sulle competenze che devono acquisire i tutor scolastici per poter ricoprire questo ruolo, e sulla formazione dei docenti, in modo tale che questi ultimi possano contribuire, con delle competenze acquisite, a un corretto svolgimento e monitoraggio dell'esperienza dello studente;

   ad adottare iniziative per prevedere maggiori risorse, anche attraverso l'attivazione di fondi europei, per una reale attività di formazione dei tutor e delle professionalità educative nei posti di lavoro, nonché per introdurre negli accordi contrattuali riconoscimenti normativi e retributivi per il personale impegnato nelle esperienze scuola-lavoro;

   ad adottare iniziative per introdurre opportuni indicatori di qualità delle aziende e delle strutture ospitanti, e comunque a mettere in atto tutte le iniziative volte a garantire la qualità delle esperienze di alternanza scuola-lavoro, selezionando i soggetti ospitanti in base a criteri che ne assicurino la qualità e la capacità formativa;

   ad adottare iniziative per prevedere che le aziende e le strutture ospitanti debbano comunque possedere capacità strutturali, tecnologiche e organizzative adeguate al percorso progettato, ed essere in grado di progettare, insieme alla scuola, i percorsi formativi in alternanza;

   ad adottare iniziative per prevedere l'obbligatorietà dell'utilizzo del registro nazionale per l'individuazione dei soggetti ospitanti, dove inserire, tra l'altro, tutte le informazioni sulle attività formative realizzate per i propri dipendenti e sul rispetto dei contratti di lavoro e delle norme in tema di sicurezza.
(7-01407) «Nicchi, Bossa, Scotto, Cimbro, Roberta Agostini, Albini, Bersani, Franco Bordo, Capodicasa, D'Attorre, Duranti, Epifani, Fava, Ferrara, Folino, Fontanelli, Formisano, Fossati, Carlo Galli, Kronbichler, Lacquaniti, Laforgia, Leva, Martelli, Matarrelli, Pierdomenico Martino, Melilla, Mognato, Murer, Giorgio Piccolo, Piras, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Rostan, Sannicandro, Simoni, Speranza, Stumpo, Zaccagnini, Zappulla, Zaratti, Zoggia».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    nel mese di giugno 2016, il bilancio consuntivo del «Call Center Qé» di Paternò (CT), il call center che gestiva importanti commesse statali inbound quali Enel e Inps (quest'ultima in subappalto con la Transcom World Wide SpA) e le commesse outbound di Wind e Sky, ha manifestato un passivo di circa 6,5 milioni di euro causato da evasione fiscale per mancato versamento dell'Iva come accertato dall'Agenzia delle entrate, debiti previdenziali e debiti verso i fornitori e i lavoratori: un'esposizione debitoria tale da non permettere piani di sviluppo o eventuali acquisizioni di commesse in grado di aumentare la produttività aziendale;

    già nel mese di aprile 2015, l'azienda preannunciava licenziamenti collettivi e la cassa integrazione che, in un primo momento nei mesi a seguire, hanno interessato centinaia di operatori Sky. L'anno seguente, nell'aprile 2016, si concluse la cassa integrazione guadagni e a maggio cominciarono i contratti di solidarietà per evitare il licenziamento di ulteriori 90 lavoratori in esubero. I sindacati Slc Cgil e Fistel Cisl riuscirono a firmare l'accordo di solidarietà, ma la proprietà annunciò la scopertura finanziaria per il pagamento degli stipendi ai dipendenti;

    i lavoratori si rivolsero al sindaco di Paternò al quale chiesero la convocazione di un «tavolo di crisi» che ebbe luogo il 15 luglio 2016 in presenza del prefetto Maria Guia Federico, dell'amministratore unico di Qè, Mauro De Angelis, del responsabile nazionale risorse umane Transcom Michele Tedeschi, del responsabile nazionale Transcom dell'ufficio relazioni con committenti pubblici Enrico Vivio, della ditta Di Bella Group, proprietaria del capannone, e delle segreterie provinciali e le Rsu di Slc Cgil e Fistel Cisl: in quell'occasione fu vagliata la possibilità di una eventuale cessione dell'azienda, ma, al successivo incontro, su convocazione del sindaco di Paternò, non tutte le società si presentarono e, di conseguenza, nessuna valida proposta venne avanzata al tavolo convocato successivamente dal prefetto il 12 settembre 2016;

    per gli operatori, che fino a quel momento avevano continuato a lavorare nonostante il ritardo nel pagamento degli stipendi di oltre tre mensilità, non c'era più nulla da fare. Transcom World Wilde, data la grave situazione, decise di sospendere il servizio e i lavoratori, in gravi condizioni economiche e senza ammortizzatori sociali, dichiararono lo sciopero a oltranza fino al loro licenziamento, avvenuto il 28 novembre 2016. Nell'anno successivo, è stato dichiarato il fallimento dell'azienda, dopo l'apertura delle indagini verso l'amministratore pro tempore Patrizio Argentario per non aver versato l'Iva per l'anno d'imposta 2014 e il sequestro di beni per un valore di 1 milione di euro;

    il 23 settembre 2016 una delegazione di lavoratori e sindacalisti si è presentata a un incontro con l'ex assessore regionale alle attività produttive Mariella Lo Bello, e pochi giorni dopo, il 28 settembre 2016, la grave situazione del call center Qè fu illustrata anche in XI Commissione lavoro dove fu sollevata l'opportunità di costituire un tavolo sulla vertenza degli operatori al Ministero dello sviluppo economico con il coinvolgimento delle quattro committenti, convocazione avvenuta il 23 novembre 2016 in presenza del Viceministro dello sviluppo economico, Teresa Bellanova. In quell'occasione il Viceministro chiedeva alla regione siciliana, che si era mostrata disponibile a seguire la vicenda dei lavoratori Qè pur non essendo di propria competenza, di mantenere attivo il «tavolo di crisi», e di invitare possibili imprenditori interessati;

    da quel momento, con il mancato seguito dato alla vicenda, si sono susseguite ulteriori manifestazioni di protesta da parte dei lavoratori per sollecitare le committenti nazionali Inps, Enel, Transcom, Sky e Wind a partecipare al tavolo regionale aperto e riconosciuto dal Ministero dello sviluppo economico;

    il 6 luglio 2017 – nel corso di un nuovo confronto in prefettura tra i sindacati, i rappresentanti della regione siciliana, il direttore ITL Catania Domenico Amich, il vicario Inps Catania Franco Caruso, i responsabili di Enel Energia – l'imprenditore Franz Di Bella ha presentato ufficialmente il nome della nuova società che avrebbe dovuto assorbire gli ex dipendenti Qè: la «Netith»; l'Enel confermava la propria disponibilità per l'assegnazione dei volumi della commessa per avviare la nuova impresa; la Transcom, non presente all'incontro, inviando una nota scritta, si dichiarava disponibile a un eventuale confronto con la nuova realtà imprenditoriale; Wind attestava la propria disponibilità;

    vi è, dunque, una preoccupante incertezza sulle prospettive occupazionali degli ex dipendenti Qè, giunti ormai alla fine degli ammortizzatori sociali, la cui scadenza è prevista per il 6 dicembre 2017;

    tra i committenti dell'ormai fallito Qè, soltanto l'Enel, ha dichiarato la propria volontà di riportare la commessa Enel- energia presso la Netith, seppur con volumi di attività ancora lontani da quelli precedentemente affidati a Qè, e quindi con effetti ancora limitati sulla ricollocazione di personale,

impegna il Governo

ad adottare urgenti iniziative affinché la Netith possa garantire l'assorbimento dei lavoratori ex Qè, istituendo un tavolo di confronto con i vertici aziendali, le organizzazioni sindacali, le istituzioni locali e le aziende che si sono dichiarate disponibili nell'affidare le commesse necessarie alla start up e prevedendo, inoltre, una deroga sugli ammortizzatori, ovvero ammortizzatori straordinari, al fine di garantire una copertura economica in attesa del ricollocamento degli operatori.
(7-01403) «Rizzetto».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    l'accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale del gennaio 2005, è stilato ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive integrazioni e modificazioni;

    il decreto legislativo n. 502 del 1992, all'articolo 8, comma 1, lettera b-septies, prevede: «che le convenzioni nazionali definiscano standard relativi all'erogazione delle prestazioni assistenziali, all'accessibilità ed alla continuità delle cure, demandando agli accordi integrativi regionali la definizione di indicatori e di percorsi applicativi»;

    l'accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale, del gennaio 2005 – articolo 4, negoziazione regionale – comma 1, lettera c), prevede che le regioni e le organizzazioni sindacali si impegnano a definire: «l'organizzazione della presa in carico degli utenti da parte dei medici con il supporto delle professionalità sanitarie e la realizzazione della continuità dell'assistenza 24 ore su 24 e 7 giorni su 7»;

    il decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 recante attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni – con riferimento alla contrattazione collettiva nazionale e integrativa –, all'articolo 57 prevede una modifica dell'articolo 45, comma 1, del decreto legislativo n. 165 del 2001, stabilendo che «i contratti collettivi definiscono, in coerenza con le disposizioni legislative vigenti, trattamenti economici accessori collegati [...] all'effettivo svolgimento di attività particolarmente disagiate ovvero pericolose o dannose per salute»;

    la delibera della giunta regionale della Basilicata (delibera di giunta regionale n. 347 del 3 maggio 2017) per i medici della continuità assistenziale, avente ad oggetto «D.G.R. n. 331/2008. Accordo Integrativo Regionale (AIR) per la medicina generale. Adempimenti», ha disposto la sospensione dell'efficacia delle disposizioni di cui all'articolo 35 – trattamento economico – comma 1 dell'accordo integrativo regionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale, approvato con delibera di giunta regionale n. 331 del 2008, limitatamente ai seguenti compensi orari aggiuntivi previsti per i medici di continuità assistenziale:

     euro 4,00 quale indennità per i rischi derivanti dalla peculiarità del servizio svolto;

     euro 0,50 per usura della macchina qualora si utilizzi il proprio automezzo;

     euro 0,50 per l'assistenza resa alla popolazione in età pediatrica (0-14), con la conseguente sospensione delle relative indennità;

    la delibera n. 398 del 18 luglio 2017 della giunta regionale dell'Abruzzo avente ad oggetto «Sospensione dell'erogazione dell'indennità di cui all'articolo 13 comma 1 dell'Accordo Integrativo Regionale per la disciplina dei rapporti tra i medici di medicina generale ed il SSN – Capo II – La continuità assistenziale» ha proceduto a sospendere l'erogazione dell'indennità oraria di rischio di euro 4,00 in favore dei medici di continuità assistenziale, dando mandato ai direttori generali di avviare le procedure amministrative di recupero;

    tali provvedimenti coinvolgono circa 500 professionisti, in Basilicata, che, con la loro attività, coprono più di 100 comuni lucani; mentre in Abruzzo riguardano centinaia di medici di guardia;

    i provvedimenti da parte della Basilicata e dell'Abruzzo, relativi alle sospensioni delle indennità di rischio per il lavoro delle guardie mediche, stanno determinando proteste da parte dei soggetti interessati a causa, anche, della crescita dei rischi legati all'attività notturna, come le recenti aggressioni ai posti di guardia medica dimostrano;

    le organizzazioni sindacali dei medici hanno intrapreso delle forme di protesta per difendere l'accordo nazionale collettivo e sensibilizzare l'opinione pubblica; in particolare il sindacato medici Italia (Smi) ha avviato sulla questione la procedura di raffreddamento e conciliazione;

    la regione Basilicata, nella sua delibera del 3 maggio 2017, ha predisposto la sospensione delle indennità di rischio ai medici di continuità assistenziale in via cautelativa,

impegna il Governo:

   a promuovere entro il 31 dicembre 2017 un'intesa tra Stato, regioni e provincie autonome riguardante la verifica dell'applicazione dell'Accordo nazionale dei medici, in particolare per quanto riguarda le attività dei medici di continuità assistenziale;

   a promuovere ed adottare, nell'ambito delle proprie competenze e in sinergia con le regioni, iniziative per evitare azioni di rivalsa nei confronti dei singoli medici che hanno percepito, per effetto dell'accordo integrativo regionale, compensi aggiuntivi legati ai rischi e alla tipologia dell'incarico;

   ad adottare iniziative per garantire lo svolgimento delle attività dei medici di continuità assistenziale, anche in presenza di condizioni particolarmente disagiate;

   ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per individuare ulteriori risorse finanziarie per il contratto integrativo della categoria;

   ad adottare le iniziative di competenza per verificare se siano assicurati gli standard relativi all'erogazione delle prestazioni assistenziali, all'accessibilità ed alla continuità delle cure per i cittadini delle regioni Basilicata e Abruzzo;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a garantire ai medici di continuità assistenziale le condizioni lavorative per l'effettivo svolgimento delle loro attività, tutelandoli dai rischi di eventuali aggressioni e mettendo in atto misure cautelative idonee a tale scopo.
(7-01405) «Grillo, Liuzzi, Vacca, Del Grosso, Colletti, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Lorefice, Mantero, Nesci».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    il decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, così come convertito dalla legge n. 119 del 2017, all'articolo 5-ter stabilisce che: «al fine di definire le procedure finalizzate al ristoro dei soggetti danneggiati da trasfusioni con sangue infetto, da somministrazione di emoderivati infetti o da vaccinazioni obbligatorie, il Ministero della salute, per le esigenze della Direzione generale della vigilanza sugli enti e della sicurezza delle cure, è autorizzato ad avvalersi di un contingente fino a venti unità di personale appartenente all'area III del comparto Ministeri in posizione di comando ai sensi dell'articolo 17, comma 14, della legge 15 maggio 1997, n. 127, da individuare prioritariamente tra quello in possesso di professionalità giuridico-amministrativa ed economico-contabile». Per coprire gli oneri finanziari derivanti dall'impiego del contingente in questione, quantificati in 359.000 euro per l'anno 2017 e 1.076.000 euro per l'anno 2018 viene ridotta in misura corrispondente l'autorizzazione di spesa per le transazioni da stipulare con soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o da anemie ereditarie, emofilici ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, stanziata dall'articolo 2, comma 361, della legge 24 dicembre 2007, n. 244;

   l'articolo 5-quater del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, così come convertito dalla legge n. 119 del 2017 prevede che: «Le disposizioni di cui alla legge 25 febbraio 1992, n. 210, si applicano a tutti i soggetti che, a causa delle vaccinazioni indicate nell'articolo 1, abbiano riportato lesioni o infermità dalle quali sia derivata una menomazione permanente dell'integrità psico-fisica». La norma in questione non prevede espressamente l'applicazione delle disposizioni di cui alla legge 25 febbraio 1992, n. 210, in favore delle persone che subiscano danni derivanti da somministrazione di altre vaccinazioni fortemente raccomandate, quali ad esempio il vaccino anti-HPV o il vaccino anti-epatite A, quest'ultime non ricomprese nell'articolo 1 del decreto-legge n. 73 del 2017, così come convertito dalla legge n. 119 del 2017;

   la sentenza della Corte costituzionale 26 aprile 2012, n. 107, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, della legge 25 febbraio 1992, n. 210 (indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati), nella parte in cui non prevede il diritto ad un indennizzo, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla medesima legge, nei confronti di coloro i quali abbiano subito le conseguenze previste dallo stesso articolo 1, comma 1, a seguito di vaccinazione contro il morbillo, la parotite e la rosolia, vaccinazioni che all'epoca erano solo raccomandate;

   il decreto ministeriale 21 ottobre 2009 pubblicato in Gazzetta Ufficiale serie generale n. 9 del 13 gennaio 2010, all'articolo 2, rubricato «Individuazione dei criteri per la formazione delle graduatorie utili alla corresponsione dei benefici economici ai soggetti danneggiati da vaccinazioni, ai sensi della legge n. 229/2005» stabilisce che: «1. Per le istanze di accesso ai benefici di cui all'art. 1 della legge n. 229/2005, il Ministero provvede alla formazione di una graduatoria dei soggetti da soddisfare, emessa con decreto del Direttore generale della programmazione sanitaria, dei livelli essenziali di assistenza e dei principi etici di sistema e avente scadenza semestrale»;

   nell'anno 2017 il Ministero della salute non risulta aver pubblicato le graduatorie semestrali utili alla corresponsione dei benefici economici ai soggetti danneggiati da vaccinazioni, ai sensi della legge n. 229 del 2005, graduatorie che devono essere pubblicate con cadenza semestrale ai sensi dell'articolo 2 del citato decreto ministeriale 21 ottobre 2009. L'ultima graduatoria semestrale risulta essere stata adottata in data 26 luglio 2016 con decreto a firma del direttore generale della direzione generale della vigilanza sugli enti e pubblicata in data 5 agosto 2016;

   alcuni organi di stampa avrebbero asserito l'inesistenza dei danni da vaccino. Tali dichiarazioni appaiono gravi, in quanto è certa l'esistenza delle persone danneggiate da vaccino: esistono la legge n. 210 del 1992, volta proprio a ristorare le persone danneggiate da vaccinazioni, e la successiva legge n. 229 del 2005, avente il medesimo fine,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di assumere iniziative normative affinché sia modificato il decreto-legge n. 73 del 2017 prevedendo che le risorse necessarie ad assicurare al Ministero della salute un contingente fino a 20 unità di personale dedicate alla definizione delle procedure intese al ristoro dei soggetti beneficiari dell'indennizzo di cui alla legge n. 210 del 1992 non siano sottratte all'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 2, comma 361, della legge n. 244 del 24 dicembre 2007;

   ad assumere ogni iniziativa di competenza necessaria a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 107 del 26 aprile 2012 che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, della legge n. 210 del 25 febbraio 1992, nella parte in cui non prevede il diritto all'indennizzo nei confronti dei soggetti che hanno subito un danno a seguito di vaccinazioni non obbligatorie ma raccomandate;

   ad assumere iniziative urgenti per la definizione e la pubblicazione delle graduatorie degli aventi diritto a percepire gli indennizzi di cui alla legge n. 229 del 2005, in ottemperanza al citato decreto ministeriale del 21 ottobre 2009, articolo 2;

   a rendere pubblici, tramite il Ministero della salute, i dati relativi al contenzioso di cui alla legge n. 210 del 25 febbraio 1992, al fine di valutare a fini statistici l'incidenza dannosa delle vaccinazioni obbligatorie, quantificare le domande, calcolare i tempi di evasione delle pratiche di ricorso, quantificare le liquidazioni e rendere consultabili da chiunque i dati che difficilmente risultano oggi reperibili.
(7-01408) «Rondini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi tempi a causa della morsa della crisi economica vi è stato un incremento dei flussi migratori sia dall'Italia verso l'estero sia da una regione all'altra dello Stato;

   i flussi migratori non sono un fenomeno solo nazionale, ma interessano anche molti dei Paesi del Mediterraneo rimasti nell'ultimo decennio privi di governi autorevoli e legittimati;

   la ricerca di migliori condizioni economiche ovvero di vita per se stessi e per la propria famiglia è uno dei primi scopi a cui tende un uomo adulto sin dalla preistoria, dove la necessità primaria era provvedere al sostentamento alimentare della famiglia;

   i mezzi di trasporto cosiddetti veloci, aerei e treni, soffrono spesso di una mancanza di reali offerte vantaggiose, soprattutto riferite al mercato nazionale interno, a meno che le prenotazioni non avvengano con largo anticipo;

   il Trattato di Schengen non prevede alcun genere di controlli ai confini territoriali se non per quella che l'interrogante giudica una libera e arbitraria scelta di alcuni Paesi in palese e non giustificata violazione dello stesso Trattato;

   una moltitudine di persone ha intrapreso la via dei viaggi su gomma, ovvero in pullman, per raggiungere sia mete nazionali che internazionali;

   l'acquisizione del titolo di viaggio si effettua on-line e solitamente non vi è un controllo dei documenti in possesso dei passeggeri;

   il trasporto dei bagagli è libero e nelle poche fermate da Nord a Sud non vi è alcun genere di controllo da parte delle forze dell'ordine, né tantomeno da parte della vigilanza privata che, nella stazione bus Tiburtina, oramai quasi un hub del trasporto su gomma nazionale ed internazionale, conta pochissimi soggetti visibili –:

   se il Governo sia a conoscenza di tale situazione;

   se il Governo abbia intenzione di intervenire con sollecitudine nel rafforzare la presenza del personale delle forze dell'ordine in divisa nelle stazioni maggiori;

   se il Governo abbia intenzione di rafforzare anche i controlli sui passeggeri notturni, previa istituzione di un tavolo di confronto con le aziende titolari delle linee di viaggio.
(4-18594)


   REALACCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   è attualmente in discussione a livello comunitario il pacchetto di misure «Clean Energy for All Europeans», che indirizzerà il futuro energetico dell'Unione europea e degli Stati membri fino al 2030. L'Italia, secondo gli obblighi comunitari, dovrà recepire tale pacchetto di misure dopo l'approvazione a livello di Unione europea. Le commissioni europee Itre e Envi hanno espresso alcune posizioni pubbliche al riguardo, e il Parlamento europeo sarà chiamato a votare probabilmente entro la prima metà dell'anno 2018. Il Consiglio dell'Unione europea, e dunque i vari Stati membri, stanno in queste settimane ufficializzando le proprie posizioni;

   il tema del «Clean Energy for All Europeans Package» è strettamente correlato a quanto contenuto nella Strategia energetica nazionale, presentata dai Ministri Calenda e Galletti, insieme al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in data 10 novembre 2017. Il 18 dicembre 2017 si terrà un importante Consiglio dell'Unione europea sull'energia a cui prenderà parte, per l'Italia, il Ministro Calenda;

   da ultimo in queste settimane si sono svolte a Bruxelles alcune riunioni preparatorie, ed altre sono in programma per le prossime settimane, per affrontare temi tra cui l’Electricity Regulation ed Electricity Directive and Regulation –:

   quale sia la posizione del Governo circa il pacchetto «Clean Energy for All Europeans» ed in particolare riguardo a: innalzamento dell'obiettivo comunitario al 2030 sulle energie rinnovabili, attualmente previsto al 27 per cento, e che persino alcune utilities europee, tra cui Enel, hanno chiesto di rivedere al rialzo l'obiettivo comunitario al 2030 sulle energie rinnovabili, prevedendo obiettivi più ambiziosi; capacitymarket per le fonti fossili, previsto al momento non solo per gli impianti esistenti ma anche per i nuovi impianti; alla «regola dei 550 g», con la quale si vorrebbe evitare l'accesso al capacitymarket almeno per gli impianti più inquinanti; «Resource Adequacy Assessment» uno studio obbligatorio che gli Stati membri dovranno elaborare per comprovare la necessità di attivare strumenti come il capacitymarket se il Governo ritenga che lo studio denominato «Resource Adequacy Assessment» debba essere realizzato da European Network of Transmission System Operators of Electricity (Entso-E) (operatore di rete europeo), includendo nello scenario di valutazione non solo la generazione ma anche interconnessioni, batterie, stoccaggio e demandresponce, oppure se debba essere redatto solamente dall'operatore nazionale; se intenda chiarire se l'Italia sia favorevole a che questo studio presenti risultati annuali oppure solamente uno scenario complessivo decennale.
(4-18598)


   CASTIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con provvedimento del 3 aprile 2008 del direttore generale del personale e della formazione del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, pubblicato in data 15 giugno 2008 nel Bollettino ufficiale del Ministero della giustizia n. 11, veniva bandito un concorso interno per titoli ed esami (prova scritta e colloquio) per l'immissione in ruolo di n. 643 posti per la nomina alla qualifica iniziale del ruolo degli ispettori del corpo di polizia penitenziaria, successivamente elevati a complessivi 1232 con apposito provvedimento del 16 gennaio 2017;

   la prova preliminare si è svolta a Roma nel mese di marzo dell'anno 2010, la prova scritta si è svolta a Roma nel mese di marzo 2016, dunque a distanza di ben sei anni dalla prova preliminare;

   in questi giorni e comunque entro il mese di novembre 2017 si concluderanno le prove orali iniziate nel mese di maggio 2017;

   l'intera procedura concorsuale dunque ha avuto una durata di circa 10 anni, fatto ancora più grave alla luce del fatto che essa integrata un concorso interno alla stesso corpo di polizia penitenziaria, perciò con i partecipanti al medesimo già inquadrati, con qualifica inferiore, nella stessa polizia penitenziaria;

   nel merito delle procedure concorsuali, avanzando anche delle proposte concrete e percorribili, la segreteria generale della Federazione nazionale Ugl polizia penitenziaria ha indirizzato al capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, al direttore generale del personale e delle risorse e al direttore generale della formazione, la nota prot. 40/SN/2017 del 26 ottobre 2017 e la nota 41/SN/2017 del 3 novembre 2017;

   di tutta evidenza appare dunque all'interpellante l'inefficienza della macchina amministrativa, ancor più grave alla luce delle carenze organiche nel ruolo degli ispettori;

   tale incomprensibile ritardo nell'espletamento delle procedure concorsuali ha determinato per i vincitori del concorso in esame enormi danni in termini di progressione di carriera, perdita di chance e mancato guadagno che gli interessati potrebbero sottoporre al giudice adito per la valutazione di un eventuale diritto al risarcimento;

   infatti, l'età media dei partecipanti si aggira intorno ai 45-50 anni con già più di venti di carriera nel corpo di polizia penitenziaria, circostanza che determinerebbero l'impossibilità per quasi tutti i vincitori di raggiungere i gradi apicali della nuova qualifica professionale;

   il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, a tutt'oggi, non ha ancora comunicato le proprie intenzioni circa l'inizio dei corsi di formazione del personale vincitore, prospettando comunque la possibilità di dare inizio agli stessi non prima del mese di luglio dell'anno 2018, e determinando in tal modo incertezza e preoccupazione nelle famiglie dei futuri ispettori, nonché ulteriori ingiustificabili ritardi nella conclusione del concorso bandito, appunto, nel 2008 –:

   se si intendano assumere iniziative per inserire al più presto nelle piante organiche del corpo di polizia penitenziaria i 1232 nuovi ispettori, in considerazione della carenza organica della qualifica professionale;

   se non si ritenga di dover garantire l'avvio dei corsi di formazione entro il corrente anno, se necessario anche mediante formazione con modalità e-learning, già utilizzate in altri corpi di polizia;

   se il Governo intenda verificare la sussistenza dei presupposti per assumere iniziative normative volte a introdurre la possibilità di retrodatare la decorrenza giuridica della nomina alla qualifica di vice ispettore di polizia penitenziaria (già prevista per altre qualifiche ma non per il ruolo degli ispettori) fissandola per lo meno al 31 dicembre 2010, in modo da garantire ai vincitori del concorso de quo l'opportunità di sviluppo della carriera nel ruolo, diversamente impossibile, ed evitando che possano verificarsi ricorsi alla giustizia amministrativa per tutte le conseguenze derivanti dall'ingiustificabile ritardo nell'espletamento delle prove concorsuali.
(4-18605)


   CAPELLI e MURGIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 18 novembre 2017 sono trascorsi quattro anni dalla terribile alluvione del 2013, che, come noto, causò vittime e danni gravissimi alle imprese, in particolare del Nuorese, ma anche di molte altre aree della Sardegna;

   il 2 novembre 2017, il Consiglio dei ministri ha determinato in 6.807.831,29 euro gli importi autorizzabili con riferimento agli eventi calamitosi ricordati sopra, che nel mese di novembre 2013 hanno colpito il territorio della regione autonoma della Sardegna, per l'effettiva attivazione dei finanziamenti agevolati previsti in favore dei soggetti privati titolari delle attività economiche e produttive;

   si tratta, però, a quanto risulta agli interroganti, dell'inizio di una ulteriore procedura istruttoria, gestita dagli istituti di credito, che in una fase preliminare coinvolgerà anche i comuni, ma con l'erogazione dei risarcimenti solo a partire dal 2019;

   se fosse confermato quanto sopra esposto, si tratterebbe di un danno gravissimo per le imprese già pesantemente colpite dall'alluvione del 2013 e dall'allungamento dei tempi burocratici, verificatosi dal momento del disastro ad oggi;

   giova ricordare, ad esempio, che ci sono voluti tre banni per la pubblicazione del bando della protezione civile nazionale per le richieste di risarcimento per i danni subiti, mentre sono stati necessari altri dodici mesi per l'approvazione definitiva dell'elenco dei beneficiari;

   appare chiaro agli interroganti, quindi, che i tempi sono stati già abbondantemente lunghi e che le imprese del Nuorese non possono sopportare ulteriori ritardi burocratici, che, ad essere ottimisti, porterebbero, come detto, ad un risarcimento non prima di sei anni dal disastro (2013-2019);

   il territorio interessato ha bisogno di rapidi interventi, tenuto conto che non ha atteso i, dovuti, risarcimenti, e ha effettuato immensi sforzi per ripartire, anticipando le risorse, e che la situazione congiunturale non è certo favorevole in un contesto di poca competitività e grandi divari strutturali –:

   se al Governo consti quanto sopra esposto e, in caso affermativo, quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per evitare che la marginalità del territorio sardo emerga anche in questa situazione, in modo che le imprese danneggiate non vengano, di fatto, lasciate a se stesse, dando, invece, un segnale di vicinanza ed attenzione a chi sta cercando di sollevarsi con le proprie forze, ma ha bisogno dell'intervento dello Stato.
(4-18609)


   D'INCÀ e BRUGNEROTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda di Fabio Vettorel, ragazzo feltrino di diciannove anni, detenuto da oltre 4 mesi in regime di carcerazione preventiva ad Amburgo, a seguito degli episodi legati al summit del G20 del 9 luglio 2017, sta assumendo dei caratteri paradossali e kafkiani;

   arrestato insieme ad altre 73 persone, tra cui 11 italiani, che nel corso di questi mesi sono stati rimessi in libertà, Fabio Vettorel rimane l'unico italiano ad essere ancora in carcere con capi d'imputazione che appaiono inverosimili quali: il disturbo alla quiete pubblica, il tentativo di causare danni mediante mezzi pericolosi, resistenza a pubblico ufficiale e testimonianze dubbie ed imbarazzanti;

   le accuse a carico di Vettorel non giustificano, secondo gli interroganti, il trattamento giudiziario che sta subendo il giovane feltrino. Infatti si apprende da organi di stampa delle affermazioni della madre di Fabio, Jamila Baroni, la quale nel descrivere le vicende processuali a cui ha assistito, afferma che i testimoni dell'accusa: «sono cinque poliziotti che non hanno mai visto Fabio (...) uno più imbarazzante dell'altro (...). Uno di loro, ad esempio, sostiene di aver visto partire 15 grandi pietre dallo spezzone di corteo in cui si trovava Vettorel. Il suo collega testimonia il contrario. E per le telecamere della polizia che filmano quel luogo in quell'ora, di pietre non ne hanno inquadrata mezza»;

   forti perplessità sorgono in merito alla gestione arbitraria della legge e alla violazione dei diritti da parte delle autorità tedesche. Infatti il 2 ottobre 2017 la madre Jamila racconta di essere andata nel carcere di Hanoverstad e di aver scoperto che il figlio era stato trasferito in un altro carcere senza che nessuno abbia avvisato né lei, né il padre, né l'avvocato;

   il 15 novembre 2017 il tribunale di Amburgo si pronunciava positivamente in merito alla richiesta di scarcerazione provvisoria avanzata dai legali di Vettorel. La procura di Amburgo, però, ha impugnato la decisione, chiedendo di rinviare la liberazione in attesa della pronuncia del giudice superiore cui si è appellata;

   nell'ordinanza con cui si concedeva la remissione in libertà di Fabio Vettorel, il giudice Wolkenhauer, ispirandosi al principio della presunzione di innocenza dell'ordinamento tedesco e al valore rieducativo della carcerazione preventiva scrive letteralmente «Nella decisione (se scarcerarlo o meno, ndr) occorre tenere conto in misura determinante anche dell'effetto educativo della custodia cautelare»;

   l'ordinanza in questione getta, però, un'ulteriore ombra su una vicenda in cui lo stato di diritto sembra essere stato calpestato più volte, come gli osservatori internazionali hanno fatto notare;

   infatti tutte queste clamorose incongruenze, in merito al rispetto della legalità, hanno attirato anche le attenzioni di Amnesty International che chiede la scarcerazione di Fabio e rileva le irregolarità ed il mancato rispetto della raccomandazione (2006) 13 del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, secondo la quale il fatto che una non sia sospettata di aver commesso un reato non sia cittadino o non abbia la residenza dello stato in cui è avvenuto il presunto reato non è un motivo sufficiente per stabilire che vi sia quel rischio di fuga che giustificherebbe la detenzione preventiva;

   inoltre, non pare che nel caso di Vettorel le autorità giudiziarie abbiano preso in considerazione misure alternative, quali ad esempio l'obbligo di residenza in Germania in attesa del processo, o forme di controllo in Italia con la cooperazione delle autorità di quest'ultimo Paese –:

   se intendano adoperarsi, con urgenza, per assicurare che la vicenda di cui in premessa possa risolversi positivamente nel pieno rispetto delle procedure processuali da parte delle autorità tedesche, tutela dei diritti e dei principi di legalità e di libertà personale che devono essere garantiti nei confronti di tutti i cittadini europei.
(4-18611)


   CRIVELLARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per lo sport, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la durissima crisi che ha investito il comparto dell'editoria ha determinato la chiusura di decine di imprese editoriali con evidenti ricadute sul pluralismo;

   l'articolo 21 della Costituzione prevede una tutela espressa per un sistema pluralistico d'informazione;

   proprio in questa direzione il Parlamento ha approvato, con la legge 26 ottobre 2016, n. 198, una riforma organica volta a garantire al sistema una tutela attraverso un impianto organico di sostegno basato sulla trasparenza dell'utilizzo delle risorse e sul diritto delle imprese editrici;

   con la legge di cui sopra è stato istituito il fondo per il pluralismo e per l'innovazione nell'informazione, la cui gestione è stata demandata al Ministero dell'economia e delle finanze;

   da quanto risulta all'interrogante, la dotazione del fondo per l'erogazione dei contributi relativi all'annualità 2016 è sufficiente a coprire l'intero fabbisogno delle imprese editrici che hanno chiesto, per detta annualità, l'ammissione ai benefici di legge, ma le relative somme non sono ancora state trasferite ai competenti centri di spesa;

   nonostante la dotazione del fondo, i ritardi connessi all'allocazione delle risorse da parte del Ministero dell'economia e delle finanze nei competenti capitoli del bilancio dello Stato determinano il concreto rischio che le imprese possano percepire i contributi oltre il mese di dicembre 2017;

   i detti ritardi determinerebbero danni gravi ed irreparabili per le imprese editrici, anche tenendo conto della prassi di cedere il contributo ai fornitori o alle banche, con conseguente rischio di inadempimento nell'ipotesi in cui gli atti di cessione prevedano il pagamento entro il mese di dicembre;

   da quanto risulta all'interrogante, il ritardo di cui sopra comporterebbe per molte imprese l'impossibilità di garantire il pagamento degli stipendi e il mantenimento dei livelli occupazionali con conseguente ricorso agli ammortizzatori sociali, circostanza che determina un onere a carico dello Stato;

   tale circostanza è aggravata dal ritardo con cui le imprese hanno percepito solo parte dell'acconto 2016, previsto dal comma 7-bis dell'articolo 2 del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 luglio 2012, n. 103, come modificato dalla lettera c) del comma 1 della legge 26 ottobre 2016, n. 198; infatti, l'acconto è stato pagato nella seconda metà del mese di luglio e in misura inferiore al dovuto, nonostante la norma prevedesse che l'acconto stesso, pari al 50 per cento delle somme percepite l'anno precedente, dovesse essere erogato entro il 31 maggio;

   la riforma introdotta dalla legge 26 ottobre 2016, n. 198, esprime la chiara volontà del Parlamento di garantire il pluralismo anche sotto forma di certezza dei tempi;

   la delega al Governo è rivolta a realizzare, nell'ambito di un sistema di stabilità dei rapporti giuridici, una celere gestione del fondo e dei sottesi procedimenti amministrativi, la cui finalità è quella di garantire la sostenibilità delle imprese che il legislatore ha ritenuto meritevoli di tutela;

   lo slittamento dell'erogazione del contributo relativo al 2016 nel 2018 rischia di compromettere l'esistenza di molte imprese e, conseguentemente, l'intero impianto sotteso alla riforma di cui alla legge 26 ottobre 2016, n. 198 –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire il pagamento dei contributi alle imprese editrici nel mese di dicembre 2017, al fine di permettere alle aziende di rispettare gli impegni presi e mantenere i livelli occupazionali.
(4-18623)


   SCOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 14 del decreto-legge n. 486 del 1996, convertito dalla legge n. 582 del 1996, prevedeva ed imponeva al comune di Napoli di adottare lo strumento urbanistico onde consentire il ripristino della naturale morfologia della costa in ambito territoriale Bagnoli-Coroglio;

   la norma citata, mai abrogata, prevede l'abbattimento di tutti i manufatti presenti sulla linea di costa, compresi gli insediamenti residenziali e industriali, oltre alla rimozione della colmata a mare;

   ciò avrebbe implicato la delocalizzazione di numerosi abitanti dell'area;

   gran parte dei residenti e proprietari della zona coinvolta decisero di appoggiare e favorire questo processo di trasformazione urbanistica dell'area occidentale di Napoli dopo la post industrializzazione, anche sacrificando la proprie abitazioni nel vecchio borgo;

   la variante al piano regolatore generale del comune di Napoli approvata nel 2003 e la successiva delibera del consiglio comunale di Napoli n. 40 del 2005 hanno confermato la posizione sostanzialmente condivisa maturata negli anni da residenti ed amministrazione comunale, per la quale gli abitanti del borgo di Coroglio si dicevano disponibili a rinunciare al mantenimento delle proprie residenze preesistenti sulla linea di costa in cambio della delocalizzazione in un'area tematica dell'ex sito Italsider destinato all'edilizia residenziale, ed in particolare alla tipologia di edilizia sovvenzionata (o meglio Erp);

   tale soluzione poteva e potrebbe garantire un risarcimento sociale equilibrato a chi per anni ha subito l'industrializzazione dell'area ed i suoi effetti (primi fra tutti malattie e morti);

   negli anni successivi nulla è stato realizzato di quanto previsto dalla normativa nazionale e comunale, né alcuna misura è stata presa per cambiare l'indirizzo sopra riportato;

   la nomina del commissario straordinario per la bonifica ambientale e la rigenerazione urbana dell'area di rilevante interesse nazionale Bagnoli-Coroglio e del soggetto attuatore (Invitalia s.p.a.) sembrerebbe stare portando ad un repentino ed ingiustificato cambio di prospettiva e di indirizzo;

   il commissario ha peraltro di recente emanato un provvedimento con cui ha posto a vincolo preordinato tutte le particelle catastali ricadenti nelle aree assoggettate, comprese quelle del borgo di Coroglio, al fine di iniziare le procedure di esproprio per pubblica utilità;

   ciò, se non ricollegato alle misure individuate nel 2005, rischia di rompere il precario equilibrio che la soluzione precedentemente prospettata aveva faticosamente costruito –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza ed anche attraverso il commissario straordinario, affinché tutti i residenti attuali delle aree assoggettate al vincolo di cui sopra vengano delocalizzati nell'area di pertinenza dell'ex Italsider previa costruzione di nuove residenze con vincolo di edilizia residenziale pubblica esclusivamente a loro assegnate;

   se il Governo non ritenga di assumere iniziative, per il tramite del suddetto commissario, affinché ai proprietari residenti negli immobili siti nelle aree assoggettate dal vincolo preordinato, i quali decidessero di rinunciare all'indennizzo previsto dalla legge, sia assegnato un nuovo immobile a titolo di proprietà;

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza ed anche attraverso il commissario straordinario, affinché tutti i commercianti e piccoli imprenditori delle suddette aree possano proseguire la propria attività nell'area predisposta all'uopo per l'edilizia compensativa;

   se non si ritenga che la bonifica degli arenili, specie di quello sud di pertinenza e prospiciente il borgo di Coroglio, debba avvenire dopo la completa delocalizzazione nell'area destinata alle residenze compensative degli abitanti del borgo stesso, così da evitare di esporli a gravi rischi relativi alla loro salute;

   se non si ritenga doveroso assumere iniziative per l'istituzione di un osservatorio sulla bonifica (con particolare riferimento all'area individuata per l'edilizia compensativa, agli arenili e al fondale marino) e di un osservatorio permanente sulla realizzazione del nucleo di edilizia compensativa (così da permettere ampia partecipazione alle scelte di individuazione dell'area, dei criteri di realizzazione degli immobili e della titolarità delle concessioni degli stessi).
(4-18624)


   MANTERO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il comitato sui diritti del fanciullo dell'Onu ha esaminato il secondo rapporto periodico della Santa Sede e ha adottato, nella sua 1875a seduta, tenutasi il 31 gennaio 2014, le osservazioni conclusive di cui al punto 43: Il Comitato prende nota dell'impegno espresso dalla delegazione della Santa Sede di ritenere inviolabile la dignità e l'intera persona di ogni fanciullo. Il Comitato cionondimeno esprime la sua più profonda preoccupazione circa l'abuso sessuale sul bambino commesso dai membri degli ordini cattolici che operano sotto l'autorità della Santa Sede, con chierici che sono stati coinvolti nell'abuso sessuale di decine di migliaia di bambini in tutto il mondo. Il Comitato è gravemente preoccupato per il fatto che la Santa Sede non ha riconosciuto l'entità dei crimini commessi, non ha preso le misure necessarie per affrontare i casi di abuso sessuale sul bambino e per proteggere i bambini, e ha adottato politiche e pratiche che hanno condotto alla continuazione dell'abuso da parte dei perpetratori e all'impunità degli stessi. Il Comitato è particolarmente preoccupato del fatto che:

    «Ben noti autori di abusi sessuali su bambino sono stati trasferiti di parrocchia in parrocchia o in altri Paesi nel tentativo di tenere nascosti tali crimini, una pratica documentata da numerose commissioni nazionali d'inchiesta. La pratica della mobilità dei criminali, che ha permesso a molti preti di rimanere in contatto con i fanciulli e di continuare ad abusare di loro, tuttora pone i fanciulli di molti Paesi ad alto rischio di abuso sessuale, poiché dozzine di autori di abusi sessuali sul bambino sono segnalati essere tuttora in contatto con fanciulli; (...)

    i casi di abuso sessuale su bambino, quando affrontati, sono stati trattati come gravi delitti contro la morale tramite procedimenti riservati previsti per misure disciplinari che hanno permesso a un'ampia maggioranza di autori di abuso e a quasi tutti quelli che hanno nascosto l'abuso sessuale sul bambino di sfuggire ai procedimenti giudiziari negli Stati dove gli abusi sono stati commessi;

    a causa del codice del silenzio imposto a tutti i membri del clero sotto pena di scomunica, i casi di abuso sessuale su bambino non sono quasi mai stati denunciati alle autorità per l'applicazione della legge nei Paesi dove tali crimini sono stati commessi. Al contrario, casi di suore e preti ostracizzati, degradati e licenziati per non aver rispettato l'obbligo del silenzio sono stati denunciati al Comitato così come casi di preti che hanno ricevuto congratulazioni per essersi rifiutati di denunciare gli autori di abuso su bambino, come dimostrato nella lettera indirizzata dal Cardinale Castrillon Hojos al Vescovo Pierre Pican nel 2001;

    denunciare alle autorità nazionali per l'applicazione della legge non è mai stato reso obbligatorio e ciò è stato esplicitamente rifiutato in una lettera ufficiale indirizzata ai membri della Conferenza episcopale Irlandese dal Vescovo Moreno e dal Nunzio Storero nel 1997. In molti casi, le autorità della Chiesa, incluso al più alto livello della Santa Sede hanno mostrato riluttanza e in alcuni casi, hanno rifiutato di cooperare con le autorità giudiziarie e le commissioni nazionali d'inchiesta.

    Limitati sforzi sono stati fatti per mettere in grado i fanciulli iscritti nelle scuole e istituzioni cattoliche di proteggere se stessi dall'abuso sessuale» –:

   quali iniziative il Governo abbia intenzione di mettere in atto al fine di prevenire e reprimere il fenomeno degli abusi sessuali;

   se intenda assumere iniziative normative volte ad estendere l'obbligo di richiedere il cosiddetto certificato antipedofilia per tutte le categorie oggi esenti, che vengono a contatto con minori, anche per attività di volontariato o dove non è previsto un rapporto di lavoro subordinato;

   se e di quali elementi statistici disponga il Governo circa i procedimenti, definiti e ancora pendenti, nelle procure della Repubblica per reati sessuali contro minori, che vedono indagati o imputati ministri di culto;

   se e quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, nell'ambito dei rapporti bilaterali con la Santa Sede, al fine di valutare l'opportunità dell'istituzione di un fondo per i risarcimenti a favore delle vittime dei reati di molestie e abusi sessuali perpetrati da ministri di culto in Italia;

   se e quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, nell'ambito dei rapporti bilaterali con la Santa Sede, per promuovere il rafforzamento dello scambio di informazioni ovvero per introdurre strumenti di cooperazione finalizzati alla prevenzione e repressione dei reati di molestie e abusi sessuali perpetrati da ministri di culto in Italia.
(4-18626)


   MORANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi è diventata virale, in modo assolutamente inquietante, sul web, una foto che ritrae la Presidente della Camera Laura Boldrini, la Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, il senatore Verducci, l'europarlamentare Sassoli e altri, in una chiesa, corredata dalla seguente didascalia la «Guardate chi c'era a dare l'ultimo saluto a Riina?»;

   il funerale di Riina, come è noto non è stato nemmeno celebrato, visto che il boss mafioso, come tutti i mafiosi, è stato scomunicato dal Papa;

   la foto, condivisa migliaia di volte, è stata pubblicata sul profilo di tale Mario De Luise, che risulta simpatizzante del M5S (la sua foto profilo reca il simbolo di una locandina M5S), e come ovvio rappresenta un'autentica bufala, poiché, in realtà era stata scattata al funerale, nel duomo di Fermo, di un ragazzo nigeriano, Emmanuel, che, fuggito dalla guerra, ha trovato una morte ingiusta in un'aggressione di stampo razzista;

   nonostante una presa di distanza ufficiale del M5S, si ritrova la notizia su altri profili, uno fra tutti quello Virus5Stelle, in cui si vede ben chiara una bandiera del MoVimento 5 Stelle come foto profilo;

   lo Europe Editor di BuzzFeedNews, Alberto Nardelli, in un post su Twitter, ripreso anche dalla stampa quotidiana, segnala il legame tra Virus5Stelle e il Vice Presidente della Camera Luigi Di Maio; con alcune foto, infatti, Nardelli fa notare che fra i team manager di Virus5Stelle c'è un tale Adriano Valente, «taggato» da Di Maio in alcuni post, che sul suo profilo sfoggia foto che lo ritraggono in compagnia di Beppe Grillo;

   questo è solo uno degli episodi che si collocano nell'ormai dilagante fenomeno delle false, diffamatorie, notizie che vengono diffuse e moltiplicate in particolare nel web, ma non solo –:

   se il Governo non ritenga di dovere, nell'ambito delle sue competenze, adottare le necessarie iniziative, anche di carattere normativo, atte a contrastare il fenomeno delle cosiddette «fake news».
(4-18639)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LORENZIS. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa (su Repubblica.it, Bari, del 14 novembre 2017, «Taranto, un fiume rosso lungo le strade vicino all'Ilva: “Qui il vento e la pioggia fanno paura”», a firma di Gino Martina) si apprende che, a seguito delle abbondanti piogge e delle polveri che affliggono la città di Taranto, un vero e proprio fiume di colore rosso abbia attraversato le strade del porto nella zona adiacente all'Ilva, diretto verso il mare, nella zona vicino al cosiddetto quarto sporgente dell'area di proprietà del siderurgico, proprio all'altezza di una delle due banchine sulle quali le navi cariche di minerali attraccano per scaricare le materie prime destinate al ciclo integrale dell'acciaieria. Dell'accaduto risultano pubblicate sul web e sui social network numerose fotografie dell'accaduto;

   più precisamente si tratta della banchina sotto sequestro giudiziario da diversi anni ma con facoltà d'uso con puntuali e stringenti prescrizioni, fra le quali, le opere (che avrebbe dovuto esser ultimate) per la raccolta delle acque meteoriche e la copertura integrale dei nastri che trasportano il minerale dal porto allo stabilimento (pare ferma al 65 per cento mancando ancora 20 chilometri) –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'accaduto e intendano fornire chiarimenti al riguardo, precisando l'entità dei danni verificatisi;

   se i Ministri interrogati intendano assumere specifiche iniziative di tutela alla luce di quanto accaduto e chiarire se la società Ilva abbia posto in essere azioni specifiche innanzitutto per l'aspirazione dell'acqua in eccesso, ma anche per la realizzazione di appositi cordoli con la funzione di prevenire potenziali svernamenti di materiale residuo a seguito delle operazioni di carico-scarico, oltre che di rimozione del residuo e di monitoraggio delle aree colpite;

   se i Ministri interrogati siano in grado di chiarire se siano state rispettate tutte le prescrizioni imposte dai provvedimenti riguardanti quelle aree, precisando lo stato delle previste opere di messa in sicurezza.
(5-12793)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PARENTELA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dalle innumerevoli segnalazioni dei cittadini calabresi giunte all'interrogante sarebbero molteplici i focolai di amianto che potrebbero avere ripercussioni negative sull'ambiente e sulla salute dei fruitori del servizio ferroviario sull'intera rete regionale calabrese;

   alcune fotografie mostrano, ad esempio, la galleria a ridosso della stazione di Feroleto (CZ), divenuta una vera e propria discarica, che, come le altre gallerie sul territorio calabrese, presenta una canalizzazione in eternit;

   altrettanto grave è il fatto che molte gallerie in Calabria sarebbero state «bonificate» senza nessun rispetto delle regole e che non si conosca il luogo in cui siano state trasportate le sopra richiamate canaline in eternit;

   è risaputo che il materiale eternit è composto da fibra cemento e amianto, che, se deteriorata, si sfalda producendo particelle che causano tumori. Ora si pensi alla quantità di fibre di amianto che finiscono nelle vetture attraverso i finestrini al transitare del treno presso tali stazioni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, se non intendano verificare immediatamente, anche avvalendosi del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, la situazione connessa alla presenza dell'amianto nella galleria a ridosso della stazione di Feroleto (CZ), assumendo ogni ulteriore iniziativa di competenza per un monitoraggio dell'intera rete ferroviaria calabrese.
(4-18614)


   FABRIZIO DI STEFANO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   Bussi sul Tirino è un comune italiano di circa 2.500 abitanti della provincia di Pescara in Abruzzo;

   in questo comune è stato riscontrato il sito abusivo più inquinato d'Europa;

   per la bonifica di tale sito era previsto dal Masterplan, il documento tecnico degli interventi e degli investimenti condivisi con gli stakeholder regionali, per lo sviluppo ed il rilancio dell'economia (delibera 229 del 19 aprile 2016) un intervento di 60 milioni di euro, 40 provenienti dal Cipe (governo Berlusconi) e 20 dalla regione, risorse tra l'altro insufficienti;

   in data 11 ottobre 2017 la giunta regionale dell'Abruzzo, con delibera n. 565 dell'11 ottobre 2017, destinava 54 milioni di euro alle province per la manutenzione delle strade di propria competenza;

   in tale delibera si indica una semplice «proposta di precisazione di collocazione finanziaria» del Masterplan; in realtà, le risorse attribuite a valere sul fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020, per un importo pari a 18.500.000 euro, sono quelle previste per il sito di Bussi;

   tali risorse si rendono disponibili attraverso la copertura economica del privato titolare del dovere contrattuale, «Edison s.p.a.», che dovrà procedere alle attività di bonifica previste;

   la quantificazione risarcitoria, solo per lo smaltimento dei rifiuti, è ancora all'esame del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ed esistono studi e progetti che parlano di una spesa complessiva tra i 120 e i 145 milioni di euro;

   in data 31 ottobre 2017 la dirigente della divisione «Bonifiche e risanamenti» del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Laura D'Aprile, ha ribadito che tale bonifica spetta ad Edison s.p.a.;

   la stessa dirigente ha asserito che la scelta di spostare le risorse previste nel Masterplan per la bonifica del sito della discarica «Tremonti» di Bussi «non è stata una scelta concordata con il Ministero dell'ambiente», confermando che «al Ministero non è arrivato nulla da parte della regione per concordare una destinazione diversa di quei 18 milioni del Masterplan» –:

   se il Ministro interrogato non intenda fare chiarezza su quanto esposto in premessa, se corrisponda al vero quanto asserito dalla suddetta dirigente circa la non concordata modifica del Masterplan e quali opportune iniziative di competenza intenda adottare per garantire la correttezza della procedura amministrativa.
(4-18636)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   AGOSTINELLI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti stampa che, in seguito al terremoto che ha colpito il Centro Italia nell'agosto 2016, nelle Marche sono state tratte in salvo 10.000 opere d'arte. Si tratta di dipinti del Seicento e del Settecento, sculture lignee, arredi sacri, tavole e affreschi quattrocenteschi;

   di queste 10.000 opere, solo 1.000 so o state portate nel più idoneo deposito di Ancona della Mole Vanvitelliana, mentre le altre 9.000 sono conservate in altri 5 depositi non idonei: uno ad Ascoli Piceno (in un ex capannone industriale), tre a Camerino (nel palazzo della Curia e nell'ex seminario) ed uno a San Severino Marche nell'episcopio);

   si tratta di locali angusti che, secondo l'architetto Luca Maria Cristini — già direttore dell'ufficio beni culturali dell'Arcidiocesi di Camerino — «non sono adatti a conservare le opere; non hanno le giuste condizioni di microclima». Il Soprintendente Birozzi segnala che «i manufatti (...) sono ancora impacchettati con materiali poco adatti» e che «(...) forse queste opere non torneranno mai a casa perché le chiese che le ospitavano sono state distrutte»; secondo Birozzi «nei locali di Camerino sono accatastate migliaia di opere. È una questione di tempo: se devono rimanere qualche mese è un conto, ma se si parla di anni allora è un problema». Infine, Birozzi conclude: «bisogna trovare subito i fondi per liberare i beni dagli imballaggi precari, esaminarli, catalogarli. Ci vuole una squadra di esperti» –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per la tutela dei 9.000 manufatti attualmente conservati nei depositi inidonei di Ascoli Piceno, Camerino e San Severino Marche.
(5-12798)


   ANZALDI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il castello di Utveggio di Palermo è stato per circa 30 anni sede di un ente regionale di alta formazione, il Centro ricerche e studi direzionali (Cerisdi), voluto dal presidente pro tempore della regione Sicilia, Rino Nicolosi;

   a seguito della chiusura del Cerisdi avvenuta circa un anno fa l'immobile di altissimo pregio è oggetto di atti vandalici e di saccheggio come testimoniato da associazioni e cittadini che da tempo si battono contro l'abbandono e il degrado in cui versa il castello;

   il castello di Utveggio è un luogo simbolo della città di Palermo come può esserlo la Mole di Torino o la Lanterna di Genova;

   Palermo è stata nominata capitale italiana della cultura per l'anno 2018;

   nell'ambito delle iniziative da realizzare a supporto di questo importante riconoscimento potrebbe esservi anche quella del recupero del manufatto in questione –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga opportuno istituire un apposito tavolo istituzionale coinvolgendo la regione Siciliana e il comune di Palermo al fine di predisporre un piano di recupero del castello di Utveggio, considerato il valore simbolico e culturale dell'immobile, ponendo, così fine ad un intollerabile stato di abbandono.
(5-12801)

Interrogazione a risposta scritta:


   FANTINATI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il 16 novembre 2017, un noto tg satirico ha mandato in onda un servizio riguardante una scuola per guide turistiche di Empoli, in cui possono prendere l'abilitazione anche coloro che non parlano italiano;

   tra le competenze richieste alle guide turistiche c'è, obbligatoriamente, la lingua del luogo dove si opera e dove si è abilitati a svolgere l'attività;

   all'inviato della trasmissione tv che, sotto mentite spoglie cercava informazioni fingendo di volersi iscrivere, l'insegnante della scuola ha spiegato, testualmente, che bastava studiare per una sola prova su tre: «Una prova scritta, tu devi scrivere, se non lo fai allora scrivo io tutto. Agli studenti scrivo io, tu devi solo memorizzare e scrivere. Nella prova orale io preparo tutto per te, io ti faccio anche una registrazione da voce italiana, tu devi memorizzare come una canzone. La terza prova è sul libro, ma devi venire a scuola altrimenti non puoi passarla»;

   il direttore della scuola, informato dei fatti, ha dichiarato di non conoscere la vicenda e di voler interrompere la collaborazione con l'insegnante in questione;

   l'Associazione nazionale guide turistiche (Angt), in un comunicato, ha sottolineato lo scandalo dei corsi di formazione «che da anni denunciamo in ogni sede istituzionale e politica. La Regione Toscana ma non solo, c'è anche l'Emilia-Romagna, la Sardegna che, in barba ad ogni legge dello Stato e al buon senso, continuano a fare corsi di formazione i cui risultati sono stati ben denunciati dalla trasmissione televisiva. Gli esami rivolti a cittadini coreani, ma poi ci saranno cinesi, russi, cittadini da tutta Europa, tutti ben “istruiti” sulle modalità su come iscriversi, imparare a memoria sparute nozioni, tanto gli esami sono una farsa, anzi un affare per meglio dire. Si impara il minimo indispensabile, tanto poi c'è chi suggerisce o chi parla per loro. Ci chiediamo quale immagine della Toscana, terra di Giotto e Michelangelo, ne esca da questo servizio, ma soprattutto ci chiediamo dove erano coloro che avevano il compito di vigilare sulla legalità e sul buon andamento dei corsi di formazione che, ricordiamo, sono accreditati dalla Regione Toscana. Siamo amareggiati nel constatare come la professione di guida turistica stia subendo un processo di svilimento tale da permettere, poi, realtà come quelle denunciate»;

   «coloro che frequentano questi corsi – prosegue l'Angt – non lavorano nel territorio per il quale avrebbero “superato” l'esame di abilitazione, bensì lavorano in tutta Italia come “guida nazionale”. Altro aspetto, non meno importante, la sicurezza sui luoghi di lavoro, l'incolumità per chi lavora e, soprattutto, per i visitatori, motivo per cui, non conoscendo la lingua italiana, viene messa in serio pericolo la stessa vita dei turisti in situazioni di emergenza» –:

   di quali elementi disponga il Governo in ordine all'entità del fenomeno descritto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche sul piano normativo, per evitare che vengano rilasciati titoli abilitativi illegittimi per la professione di guida turistica, anche inasprendo il quadro sanzionatorio al riguardo.
(4-18627)

DIFESA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   il 3 ottobre 2013 morirono a poche miglia dal porto di Lampedusa centinaia di migranti; l'Italia rispose attivando una delle più grandi operazioni umanitarie della storia, «Mare Nostrum», che ha infatti salvato più di 100 mila vite umane in un anno, aprendo la strada a iniziative coordinate dell'Unione europea per la gestione dei flussi migratori, per favorire lo sviluppo nei Paesi d'origine e per assicurare sostegno tecnico e tecnologico alle autorità libiche, e in particolare alla guardia costiera libica, per il contrasto ai trafficanti di esseri umani;

   le misure progressivamente adottate sul piano bilaterale con la Libia e quelle coordinate dall'Unione europea non hanno impedito, tuttavia, il verificarsi di un altro terribile naufragio il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia, dove un'imbarcazione con più di settecento persone a bordo, di cui solo 28 riuscirono a sopravvivere, si inabissò, adagiandosi a 400 metri di profondità;

   il 14 luglio 2016 si è conclusa l'operazione «Augusta» che ha visto impegnati i vigili del fuoco, assieme alla Marina militare e alla Croce rossa militare, nel recupero del peschereccio affondato più di un anno prima a 75 miglia dalla costa libica; il Laboratorio di antropologia e odontologia forense (Labanof) dell'Università degli studi di Milano ha quindi assunto l'incarico di un difficilissimo lavoro di conservazione dei resti delle vittime, per cercare per quanto possibile di restituire nomi e volti alle salme prelevate dalla tolda dell'imbarcazione di chi ha perso la vita in quella tragedia;

   da allora, il relitto dell'imbarcazione è depositato all'aperto nella base della Marina militare di Augusta, in attesa di, trovare, entro la fine di quest'anno, una sistemazione definitiva; negli ultimi mesi sono state avanzate numerose ipotesi per il ricollocamento e la riconversione del barcone orientate a restituire la memoria del tragico evento evento e a richiamare l'attenzione, nonché a sollecitare un atteggiamento di maggiore responsabilità, sulle sofferenze e sui rischi a cui sono esposte le vittime dei trafficanti di essere umani;

   tra le ipotesi che sono state oggetto anche di attenzione dell'allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi e del sindaco di Milano Giuseppe Sala, spicca per concretezza la formalizzazione dell'offerta di spazi da parte dell'Università degli studi di Milano per un'installazione monumentale dell'imbarcazione presso il complesso di via Golgi, nel quartiere Città studi, come elemento centrale del progettato museo dei diritti umani, dall'altissimo valore simbolico, forte impatto emotivo e profonda utilità scientifica –:

   se non intenda intervenire con urgenza per mettere in sicurezza il relitto del naufragio del 18 aprile 2015 e assicurarne la conservazione, accogliendo la proposta di riconversione avanzata dall'Università degli studi di Milano e favorendone la realizzazione in tempi certi.
(2-02034) «Quartapelle Procopio, Beni, Campana, Carella, Cassano, Causi, Chaouki, Coccia, Cova, Culotta, Currò, Marco Di Maio, Gianni Farina, Fedi, Gadda, Galperti, Grassi, Giuseppe Guerini, La Marca, Lenzi, Malpezzi, Mariani, Marco Meloni, Narduolo, Nicoletti, Prina, Raciti, Rampi, Realacci, Rigoni, Rocchi, Andrea Romano, Schirò, Scuvera, Sereni, Tacconi, Tidei, Verini, Zanin».

Interrogazione a risposta scritta:


   BASILIO, CORDA, FRUSONE, RIZZO e TOFALO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Esercito italiano conduce l'operazione «Strade Sicure», su territorio nazionale, ininterrottamente dal 4 agosto 2008, in virtù della legge n. 125 del 24 luglio dello stesso anno. Il testo di legge, nel dettaglio, prevede che: «Per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità, ove risulti opportuno un accresciuto controllo del territorio, può essere autorizzato un piano di impiego di un contingente di personale militare appartenente alle Forze armate»;

   il contingente impegnato nell'Operazione «Strade Sicure» opera a disposizione dei prefetti delle province (comprendenti aree metropolitane e comunque aree densamente popolate) per svolgere servizi di vigilanza a siti ed obiettivi sensibili;

   il 20 settembre 2017 è stata presentata una interrogazione a risposta scritta n. 4-17852, a prima firma dell'interrogante, nella quale si richiedeva, tra le altre cose, un urgente intervento per garantire che, a tutto il personale impegnato nell'operazione «Strade Sicure», venisse assicurato un equipaggiamento adatto anche per le condizioni atmosferiche più avverse e che venissero forniti adeguati gazebo per la protezione degli agenti atmosferici in tutti i presidi dove sussista l'assenza di adeguati ripari;

   la menzionata interrogazione non ha ancora ricevuto alcuna risposta e la problematica oggetto dell'interrogazione non sembra aver avuto nessuna soluzione positiva, nonostante l'arrivo della stagione invernale;

   sono continue le segnalazioni circa il persistere delle condizioni di mancata presenza di gazebo per il riparo dagli agenti atmosferici in numerosi siti inseriti nella operazione «Strade Sicure»;

   tale situazione potrebbe causare eventuali problematiche relative alle condizioni di salute del personale stesso e eventuali ripercussioni negative sulla stessa capacità del personale nel mantenere una attiva ed efficace vigilanza dell'obiettivo, con conseguenti pericoli per la sicurezza dell'ambiente circostante;

   risulterebbe agli interroganti che tale assenza sia da imputarsi anche alla mancata autorizzazione da parte di alcune Soprintendenze ai beni culturali alla collocazione dei gazebo in questione, in quanto non compatibili con presunte normative relative alla vicinanza con beni di rilevanza artistico-storica –:

   se la mancanza dei gazebo o protezioni in alcuni siti inseriti nella operazione «Strade Sicure» sia da autorizzazione alla mancata autorizzazione da parte delle Soprintendenze ai beni culturali;

   quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare per superare immediatamente tale situazione e rendere possibile l'installazione di gazebo per la protezione degli agenti atmosferici in tutti i siti inseriti nell'Operazione «Strade Sicure» o, comunque, di «garitte militari mobili», già utilizzate dall'Esercito italiano.
(4-18599)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VALIANTE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in Campania oltre il 54,5 per cento delle fatture emesse dalle imprese verso la pubblica amministrazione nell'anno 2016, per un valore di 5.748.692.654,90 euro (sul totale di 10.530.886.275,50 euro) ancora non è stato liquidato;

   i dati si riferiscono agli importi complessivi delle fatture elettroniche e dei relativi pagamenti, comunicati dalle pubbliche amministrazioni nell'anno 2016 alla Pcc, la piattaforma dei crediti commerciali realizzata e gestita per il Ministero dell'economia e delle finanze dal dipartimento della ragioneria generale dello Stato;

   la piattaforma, che rileva le informazioni sulle singole fatture di oltre 22.000 amministrazioni pubbliche registrate, viene utilizzata dal Ministero per un monitoraggio costante del processo di estinzione dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni;

   l'ultimo monitoraggio, da cui sono state desunte le informazioni riportate, è stato effettuato il 22 settembre 2017: risultano enti per i quali la piattaforma rileva pagamenti relativi al 2016 fermi allo 0 per cento (benché risulti regolarmente il ciclo di fatturazione attivo, con i relativi importi);

   il presidente di FederCEPI – Antonio Lombardi – ha osservato che «Per gli enti pubblici in Campania analizzando i dati disponibili in piattaforma, siamo in presenza di una situazione di assoluta gravità: i ritardi permangono ben oltre i limiti imposti dalle leggi nazionali ed europee. Così si strozza l'economia e si costringono tante aziende, soprattutto del settore delle costruzioni, a tensioni finanziarie e crisi di liquidità spesso intollerabili e insostenibili. Le pubbliche amministrazioni sono tenute a pagare le fatture entro 30 giorni dalla data del ricevimento, ad eccezione degli enti del servizio sanitario nazionale, per i quali il termine massimo di pagamento è fissato in 60 giorni. Il rispetto di queste scadenze è un fattore di cruciale importanza per il buon funzionamento dell'economia nazionale e rientra nel rispetto delle direttive europee in materia di pagamenti dei debiti commerciali, su cui la Commissione Europea effettua un puntuale e rigoroso controllo»;

   negli ultimi anni, grazie all'introduzione della fatturazione elettronica, obbligatoria per tutte le pubbliche amministrazioni dal 31 marzo 2015, il numero delle pubbliche amministrazioni che paga i fornitori con tempi medi più lunghi di quelli previsti dalla normativa vigente si è sensibilmente ridotto, ma ancora molte pubbliche amministrazioni della Campania sono però ancora in forte ritardo (o comunque poco efficienti) nella comunicazione dei dati –:

   quali elementi si intendano fornire sui fatti descritti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere al riguardo.
(5-12791)


   L'ABBATE, SCAGLIUSI e PESCO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   si richiama l'attenzione sull'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-10764 dell'8 marzo 2017 e sulla relativa risposta del sottosegretario all'economia e alla finanze Pier Paolo Baretta;

   si rileva la circolare n. 1/2017 del Ministero dell'economia e delle finanze concernente «Chiarimenti sull'applicazione della tassa sui rifiuti (TARI). Calcolo della parte variabile»;

   nonostante il clamore mediatico e l'eco raggiunta dalla questione dell'applicazione della tassa sui rifiuti, persiste in tutta Italia, sia dal punto di vista amministrativo-burocratico, sia per ciò che concerne i contribuenti, una mancanza di chiarezza sull'esatto calcolo della componente variabile della Tari. Da una parte infatti è stato ribadito che «la quota variabile è costituita da un valore assoluto, vale a dire un importo in rapporto al numero degli occupanti che non va moltiplicato per i metri quadrati dell'utenza e va sommato come tale alla parte fissa. Ciò chiarito, con riferimento alle pertinenze dell'abitazione appare corretto computare la quota variabile una sola volta in relazione alla superficie totale dell'utenza domestica»; ma, dall'altra, permangono dubbi sui nuclei familiari che detengono più immobili nello stesso comune con la medesima finalità d'uso, ovvero «utenza domestica»: ad esempio, una famiglia composta da 4 persone e che detiene due abitazioni «utenza domestica», una da 100 metri quadrati più una da 80 metri quadrati sfitta, non è chiaro quante quote variabili sia tenuta a corrispondere. Il comportamento da attuare in altri casi «particolari» è solamente «deducibile» alla luce delle informazioni fornite dal Ministero dell'economia e delle finanze sinora rilasciate e suscettibile di generare ulteriori errori nell'applicazione della Tari;

   stando al report dell'Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, pubblicato a novembre 2016, una famiglia media italiana ha pagato per la Tari 297 euro. La Campania è la regione più cara (427 euro), il Trentino Alto-Adige quella più economica (193 euro); Belluno è il capoluogo più economico (149 euro), Reggio Calabria quello più costoso (579 euro). A livello nazionale, la percentuale di raccolta differenziata (dati Ispra 2014) è ferma al 45,2 per cento –:

   se al contribuente il cui nucleo familiare è detentore di più immobili nello stesso comune vada computata una sola volta la quota variabile della Tari in relazione alla superficie totale dell'utenza domestica o se questa vada computata per ognuno degli immobili;

   se si intendano emanare delle linee guida per le amministrazioni comunali affinché sia chiarito il calcolo della Tari nelle sue diverse componenti, per garantirne una applicazione uniforme a livello nazionale, e anche al fine di rendere consapevole il contribuente della tassazione impostagli;

   se non si ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, anche normative, per chiarire come erogare i rimborsi relativi al periodo 2014-2017, e individuare le relative risorse sul piano finanziario e contabile, affinché ciò avvenga senza che il contribuente sia costretto a seguire l’iter burocratico attuale, evitando di causare in tal modo un ulteriore aggravio di spese a carico dei comuni verosimilmente soccombenti che poi ricadrebbe nuovamente sui cittadini;

   se si intenda avviare uno studio sul costo del servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani vista la grande differenza esistente tra comune e comune, da Nord a Sud, affinché si addivenga ad una disciplina uniforme a livello nazionale.
(5-12797)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Corriere della Sera del 22 novembre 2017 dà notizia di un episodio di corruzione che riguarderebbe la consigliera del Ministero dell'economia e delle finanze Susanna Masi;

   secondo i pubblici ministeri la dottoressa Masi avrebbe ricevuto almeno 220.000 euro dalla società Ernst & Young per fornire informazioni riservate finalizzate a realizzare politiche di ottimizzazione fiscale per i loro grandi clienti, o per intervenire a loro vantaggio nel processo legislativo;

   la dottoressa Masi, già dipendente di Ernst & Young, entra in staff al Ministero dell'economia e delle finanze durante il Governo Letta, per restarci anche durante il Governo Renzi, dopo essere stata inserita ai tempi del Governo Monti nella segreteria tecnica del sottosegretario per l'economia e delle finanze;

   dal 2015 diventa anche consigliere di amministrazione di Equitalia spa;

   è quindi chiaro di quali informazioni riservate possa essere entrata in possesso e quale influenza possa aver esercitato negli anni;

   a quanto riporta il Corriere, sarebbe indagata anche per false attestazioni delle qualità personali, avendo omesso di dichiarare il proprio rapporto con Ernst & Young –:

   se non ritenga di dover modificare, per ruoli di tale delicatezza, le modalità di acquisizione delle informazioni curricolari, per evitare che risulti sufficiente una falsa attestazione per garantire l'accesso a posizioni apicali;

   sulla base di quale procedura selettiva sia stata affidato l'incarico di consulenza presso il Ministero dell'economia e delle finanze alla dottoressa Masi;

   se il Governo intenda assumere iniziative per costituirsi parte civile in un eventuale processo nei confronti della dottoressa Masi;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare nei confronti di Ernst & Young, qualora venisse provata un'attività corruttiva giunta fino al cuore del Ministero dell'economia e delle finanze.
(4-18606)


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dal Bollettino n. 43 del 13 novembre 2017, pubblicato sul sito online dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, «a partire dal 2014, secondo le disposizioni del decreto-legge n. 66 del 2014, convertito con modifiche in legge 23 giugno 2014, n. 89, il Ministero dell'economia e delle finanze si deve avvalere di Consip S.p.a.;

   in particolare, Consip S.p.a. svolge procedure di gara centralizzate per l'acquisizione, da parte delle autorità di audit, di gestione e certificazione, istituite presso le singole amministrazioni titolari dei programmi di sviluppo cofinanziati con fondi dell'Unione europea, di beni e di servizi strumentali all'esercizio delle relative funzioni»;

   i servizi di assistenza tecnica sono forniti: «a) dalle società di revisione legale. Appartengono a tale categoria Deloitte & Touche, Ernst&Young, Pwc e Kpmg; b) dalle società di consulenza specializzate in fondi UE e fanno parte di tale categoria Deloitte Consulting, Ernst&Young Financial Business Advisors, PWC Advisory, KPMG Advisory e Meridiana»;

   le società Ernst&Young, Kpmg, Deloitte e Pwc sono conosciute come i cosiddetti «big four». Si tratta delle quattro principali entità attive a livello mondiale nella revisione contabile e nella consulenza;

   in data 15 marzo 2016, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un'istruttoria, ai sensi dell'articolo 14 della legge n. 287 del 1990, nei confronti delle società Deloitte & Touche S.p.a., Meridiana Italia S.r.l., Kpmg S.p.a., PricewaterhouseCoopers S.p.a., PricewaterhouseCoopers Advisory S.p.a., Reconta Ernst&Young S.p.a. «per accertare presunte infrazioni dell'articolo 101 del TFUE. In data 4 agosto 2016 il procedimento è stato esteso alle società Kpmg Advisory S.p.a., Deloitte Consulting S.r.l. ed Ernst & Young Financial Business Advisory S.p.a.»;

   il procedimento ha accertato l'esistenza di un'intesa tra la società di consulenza avente ad oggetto la partecipazione coordinata alla gara comunitaria indetta il 19 marzo 2015 da Consip S.p.a., per conto dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e del Ministero dell'economia e delle finanze;

   tale gara è stata bandita «per l'affidamento dei servizi di supporto e assistenza tecnica per l'esercizio lo sviluppo della funzione di sorveglianza e audit dei programmi cofinanziati dall'Unione europea. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha evidenziato l'esistenza di un'intesa restrittiva della concorrenza, in violazione dell'articolo 101 del TFUE, per mezzo della quale le “big four” hanno condizionato l'esito della gara bandita da Consip S.pa., il cui valore ammonta a circa 66 milioni di euro»;

   «L'Autorità ha accertato che la collusione si è realizzata attraverso la partecipazione “a scacchiera” ai lotti di gara. Infatti, ogni impresa ha presentato sconti più elevati nei lotti ad esso “preassegnati” sulla base del disegno spartitorio, senza sovrapporsi sui lotti di interesse degli altri network presentando offerte di appoggio del tutto inidonee a vincere il lotto»;

   come si evince dall'istruttoria, mentre la parte tecnica delle società coinvolte era simile in tutti i lotti per la quale si presentavano, l'offerta economica era notevolmente differenziata, «secondo uno schema del tutto simmetrico», nei vari lotti di partecipazione. «In alcuni offrivano uno sconto sostenuto (tra il 30 e il 35 per cento), in altri contenuto (tra il 10 e il 15 per cento). Ma le offerte con i maggiori ribassi presentate dalle società multate non si sono mai sovrapposte. Gli altri partecipanti alle gare, quelli esterni al cartello, non hanno mai differenziato significativamente i loro ribassi da un lotto all'altro»;

   «In tal modo, le imprese hanno annullato, di fatto, il reciproco confronto concorrenziale nello svolgimento della gara per spartirsi i lotti e neutralizzare la concorrenza esterna al cartello»;

   «L'intesa oggetto dell'istruttoria, che rientra tra le più gravi violazioni del diritto della concorrenza, è stata pienamente attuata e ha inevitabilmente influenzato gli esiti della procedura con riguardo a tutti i lotti messi a gara. Se, infatti, le strategie partecipative di tutti i soggetti coinvolti nell'intesa fossero state assunte autonomamente e, dunque, guidate da logiche di confronto competitivo, si sarebbe assistito a risultati maggiormente favorevoli per la stazione appaltante sia da un punto di vista economico, sia con riferimento al servizio tecnico oggetto della gara»;

   l'Autorità antitrust ha sanzionato, complessivamente per oltre 23 milioni di euro, le principali società di revisione e consulenza appartenenti ai network internazionali Deloitte, Kpmg, Ernst&Young e Pwc –:

   alla luce dei fatti esposti, quali siano gli orientamenti del Governo e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare il ripetersi degli eventi citati in premessa.
(4-18610)


   PALESE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa della vicenda relativa a Susanna Masi, l'esperta del Ministero dell'economia e delle finanze che avrebbe venduto i segreti fiscali del Governo al colosso della consulenza legale tributaria «Ernst & Young», tra il 2013 ed il 2015;

   attualmente la Masi ricopre il ruolo di consigliere in materia fiscale ed esperta del Ministero dell'economia e delle finanze, ruolo ricoperto anche durante il Governo Letta; dal 2012 al 2013 è stata segretaria particolare di Vieri Ceriani, Sottosegretario di Stato all'economia e finanze del Governo Monti mentre nel giugno 2015 è stata nominata tra i 5 consiglieri di amministrazione di Equitalia spa. Nel suo curriculum c'è anche una lunga collaborazione con Ernst & Young, proprio il colosso della consulenza legale tributaria a cui avrebbe ceduto informazioni sensibili in cambio di denaro;

   le indagini su di lei nascono indirettamente dall'inchiesta che aveva portato in carcere (maggio 2015) il barone svizzero Filippo Dollfus De Volckesberg, arrestato per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio transnazionale. Dollfus sarebbe stato legato ad alcuni clienti del colosso Ernst & Young e, dunque, da un'acquisizione di materiale informatico della Guardia di finanza sono balzate all'attenzione dei pm e-mail tra la società e la consulente Masi;

   sono circa 300 le e-mail e decine le intercettazioni telefoniche finite sotto la lente d'ingrandimento della Guardia di finanza di Busto Arsizio (Varese) nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla procura di Milano;

   la dott.ssa Masi avrebbe diffuso informazioni apprese durante delicate riunioni con i vertici dei ministeri economici e finanziari di tutta Europa, per un totale, secondo gli investigatori, di sei terabyte (ogni terabyte corrisponde a 1.048.576 megabyte);

   le Fiamme gialle, attraverso l'analisi dei flussi finanziari, hanno riscontrato il versamento da parte del colosso Ernst & Young di circa 220 mila euro sul conto corrente personale della dott.ssa Masi, attraverso bonifici bancari, somma che corrisponderebbe al presunto compenso per le informazioni rivelate;

   secondo la procura lo scambio di informazioni e dati sensibili sarebbe avvenuto attraverso l’account di posta elettronica che la dott.ssa Masi conserva fin dai tempi della collaborazione lavorativa con Ernst & Young;

   la donna, secondo l'ipotesi investigativa dei pm Giovanni Polizzi e Paolo Filippini, sarebbe accusata di rivelazione di segreto d'ufficio e false attestazioni sulle qualità personali per non aver dichiarato il conflitto di interessi; la procura, inoltre, ipotizza il reato di corruzione per Ernst & Young ed il suo senior partner italiano, Marco Ragusa;

   nell'inchiesta, che vede il Ministero dell'economia e delle finanze come parte offesa, la corrispondenza via mail tra la consulente e Ernst & Young è stata depositata agli atti;

   inoltre, la dott.ssa Masi, secondo la procura, si sarebbe «resa disponibile a proporre modifiche» a vantaggio della società e dei suoi clienti «alla normativa fiscale interna in corso di predisposizione, nella materia di transazioni finanziarie nella quale era direttamente coinvolta quale membro della segreteria tecnica del Ministero»;

   nel dettaglio, secondo le mail (citate dalla procura e risalenti al 30 maggio 2013) e le intercettazioni (del 28 marzo 2014), la dott.ssa Masi «avrebbe comunicato a Ernst & Young notizie riservate, ottenute per ragioni d'ufficio, che dovevano restare segrete, relative alla proposta di introduzione di una tassa europea sulle transazioni finanziarie, discusse tra i rappresentanti degli 11 Stati partecipanti ai lavori della cooperazione internazionale» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda esposta in premessa e se non intenda fare chiarezza, con la massima urgenza e con gli strumenti di competenza, sulla grave situazione emersa e quali opportune iniziative intenda adottare, sia in relazione a quanto già avvenuto, sia per evitare che simili dinamiche si ripresentino in futuro.
(4-18616)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MICILLO, BUSTO, DAGA, DE ROSA, TERZONI e ZOLEZZI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è notizia recente che il presidente del tribunale di Napoli nord - Elisabetta Garzo - ha inviato una nota al Ministero della giustizia con la quale chiede chiusura dell'ufficio del giudice di pace di Marano di Napoli, per evitare - queste sarebbero le parole utilizzare dal presidente - «che lo stesso diventi simbolo di denegata giustizia con pregiudizio per l'intera utenza e la cittadinanza del territorio interessato»;

   a fronte di questa richiesta vi sarebbero i notevoli disservizi riscontrati;

   nel periodo intercorso dalla prima richiesta di chiusura, risalente al 20 ottobre del 2016, le uniche novità, al netto degli impegni promessi dal comune di Giugliano e dalla regione, attengono al pensionamento dell'unico cancelliere destinato al settore penale e alla sostituzione dell'unico assistente presente con altra unità del tutto priva di esperienza nella gestione dei servizi amministrativi, essendo impiegato nel comune di Qualiano con funzioni di custode del cimitero;

   tra i vari problemi si riscontrano anche blocchi continui dei registri informatizzati e mancanza del minimo approvvigionamento del materiale di cancelleria;

   due anni fa i comuni di Marano, Mugnano, Villaricca, Melito, Qualiano e Calvizzano hanno sottoscritto una convenzione per salvare il presidio di giustizia. La mancata attuazione di tale atto denota un'assenza di volontà politica concreta degli enti territoriali di mantenere in piedi la struttura;

   la chiusura dell'ufficio di Marano avrebbe, con effetto domino, il collasso dell'ufficio del giudice di pace di Aversa-Napoli nord, struttura già con notevoli problematiche;

   la mole dei procedimenti trattati dall'ufficio giudiziario è impressionante, soprattutto se paragonata ai dati di altri uffici giudiziari limitrofi;

   in tale ufficio giudiziario, nell'anno 2014, nel solo settore civile, i giudici hanno fatto fronte ad una mole di 13.872 nuovi procedimenti e 9.117 procedimenti sopraggiunti. Nel 2015 i procedimenti sono stati rispettivamente 14.494 e 9.804. Nei primi sei mesi del 2016 i procedimenti sono stati invece 15.049 e 9.176;

   risulta evidente che un siffatto ufficio, considerato il carico di lavoro, debba essere mantenuto e messo in condizione di lavorare decentemente e che la riforma della geografia giudiziaria non abbia tenuto nella debita considerazione una realtà così importante –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di scongiurare la chiusura dell'ufficio del giudice di pace di Marano di Napoli;

   se intenda supportare le amministrazioni locali che hanno formalmente espresso la volontà di mantenere il detto ufficio giudiziario;

   se intenda seguire il modus operandi già in precedenza adottato per gli uffici di Barra (Napoli) e Ostia (Roma)
(4-18597)


   OLIARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 15 giugno 2008 è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale del Ministero della giustizia il bando del concorso interno per titoli di servizio ed esame, consistente in una prova scritta ed un colloquio, a complessivi 643 posti (608 uomini e 35 donne) per la nomina alla qualifica iniziale del ruolo maschile e femminile degli ispettori del Corpo di polizia penitenziaria;

   il numero dei partecipanti al concorso è stato così alto da rendersi necessario, come previsto dall'articolo 5 del bando, il ricorso alla prova preliminare preselettiva consistente in una serie di domande a risposta multipla; nel bando si legge, infatti, che «(...) qualora il numero dei candidati superi le 1.500 unità, l'ammissione alle prove d'esame può essere preceduta da una prova preliminare consistente in una serie di domande a risposta a scelta multipla (...)».

   la prova preliminare si è tenuta a Roma dal 22 marzo 2010 al 2010, la successiva prova scritta d'esame si è tenuta il 23 marzo 2016, mentre le prove orali hanno avuto inizio a Roma, presso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il 17 maggio 2017 e sono prossime a concludersi entro il mese di novembre 2017;

   il concorso interno per 643 vice ispettori del Corpo di polizia penitenziaria, i cui posti sono poi stati aumentati complessivamente a 1.232, è durato quasi dieci anni, nonostante fosse ragionevole immaginare che le procedure concorsuali avrebbero dovuto essere semplificate, dato che non era espressamente prevista alcuna prova psicoattitudinale né alcun accertamento di idoneità fisica, trattandosi di personale già incorporato nei ranghi del Corpo di polizia penitenziaria;

   la segreteria generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe) ha indirizzato al Ministro interrogato, al capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, al direttore generale del personale e delle risorse del Dap, Pietro Buffa, al direttore generale della formazione del Dap, Riccardo Turrini Vita, la nota prot. n. 580/mmg, datata 9 novembre 2017, in cui, tra l'altro, si auspica che gli idonei allievi vice ispettori del Corpo di polizia penitenziaria, una volta stilata la graduatoria e nominati i vincitori, possano essere avviati al relativo corso di formazione entro la fine del mese di dicembre 2017;

   il Sappe ha altresì chiesto al Ministro interrogato e ai vertici del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria una urgente convocazione, congiuntamente alle altre organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative per il Corpo di polizia penitenziaria, per valutare gli interventi più idonei al fine di riconoscere al personale anche una retrodatazione della decorrenza giuridica della nomina alla qualifica di vice ispettore, fissandola al 31 dicembre 2019 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente assumere iniziative per sanare le carenze organiche del ruolo degli ispettori del Corpo di polizia penitenziaria, immettendo quanto prima in ruolo i vincitori del concorso interno per 1.232 vice ispettori;

   se sia a conoscenza delle iniziative che il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria intende assumere affinché il previsto corso di formazione degli allievi vice ispettori possa avere inizio entro il mese di dicembre 2017, anche eventualmente con modalità e-learning già in uso presso altre forze di polizia, atteso che sono già trascorsi quasi dieci anni dalla pubblicazione del bando di concorso alla quasi imminente conclusione delle procedure selettive;

   quali iniziative intenda assumere per verificare la sussistenza dei presupposti per una retrodatazione della decorrenza giuridica della nomina alla qualifica di vice ispettore, considerato che molti degli idonei allievi vice ispettori – stante l'età anagrafica e proprio per i lunghi tempi concorsuali – non avranno, loro malgrado, l'opportunità di progredire nella carriera nel nuovo ruolo di appartenenza.
(4-18603)


   PAGANI e GNECCHI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la legge 23 marzo 2016, n. 41, ha introdotto pesanti sanzioni per tutti quei comportamenti posti in essere da conducenti di veicoli in stato di alterazione da uso di alcol o sostanze stupefacenti che producono lesioni personali o, peggio, la morte di persone: sono stati quindi introdotti i reati di omicidio stradale e lesioni personali stradali, ai sensi degli articoli 589-bis e 590-bis del codice penale;

   mentre i commi successivi dei suddetti articoli si riferiscono ai conducenti di autoveicoli, il comma 1 di entrambi si riferisce a «chiunque» cagioni per colpa la morte e/lesione personale con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale;

   nella versione antecedente del codice, per le lesioni personali (articolo 590) la procedura si avviava a seguito di querela di parte;

   prima dell'entrata in vigore della legge n. 41 del 2016, pertanto, l'azione penale, esclusi i casi di decesso per i quali si attivava comunque la procedura d'ufficio prevista dal codice, non veniva mai avviata per mancanza di querela di parte, preferendo il danneggiato attivare la procedura di richiesta di rimborso attraverso le assicurazioni;

   con l'introduzione dell'articolo 590-bis la fattispecie della violazione delle norme sulla circolazione stradale riferita a qualsivoglia soggetto (e non solo al conducente), è sottratta alla perseguibilità a querela di parte, prevista quest'ultima solo per l'articolo 590 del codice penale, ed è quindi perseguibile d'ufficio;

   nella circolare del Ministero dell'interno prot. 300/A/2251/16/124/68 d.d. del 25 marzo 2016 è chiarito che «come per l'ipotesi semplice dell'omicidio stradale, in virtù di tale previsione, il reato ricorre in tutti i casi di omicidio che si sono consumati sulle strade, come definite dall'articolo 2 comma 1, C.d.S., anche se il responsabile non è un conducente di veicolo. Infatti, le norme del Codice della Strada disciplinano anche comportamenti posti a tutela della sicurezza stradale relativi alla manutenzione e costruzione delle strade e dei veicoli, il reato è commesso da chiunque ponga in essere, sulla strada, condotte illecite violando le norme in materia di circolazione stradale, cagionando lesioni personali gravi o gravissime»;

   rientrano nella fattispecie non solo i casi di incuria (buche non chiuse), ma anche quelli più difficilmente gestibili (gradini, rialzamenti della pavimentazione dei marciapiedi a causa di radici delle alberature stradali, scivolosità per neve e altro);

   l'attivazione della procedura d'ufficio, nel caso di lesioni con inabilità temporanea superiore ai 40 giorni e causata anche da semplice caduta, comporta l'esposizione all'azione penale, con responsabilità diretta e personale, di ogni addetto alla manutenzione, posto che gli organi di polizia, rilevato l'infortunio, devono trasmettere gli atti alla procura della Repubblica –:

   se non ritenga il Governo di promuovere una modifica normativa che limiti la perseguibilità d'ufficio nella fattispecie prevista dall'articolo 590-bis ai soli casi di incidenti provocati alla guida di veicoli in stato di alterazione o comunque in assenza delle autorizzazioni alla guida o per determinati comportamenti indicati dalla legge, escludendo i casi di infortunio, e prevedendo analogamente a quanto indicato dall'articolo 590 del codice penale «lesioni personali colpose», che il delitto sia punibile a querela della persona offesa.
(4-18608)


   VILLAROSA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la trasformazione dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto in casa di reclusione ha avuto inizio anche a seguito dell'approvazione dell'ordine del giorno 9/02496-A/001 presentato dall'interrogante;

   dal mese di novembre 2016, la struttura carceraria di Barcellona Pozzo di Gotto è diventata una struttura molto complessa, una casa circondariale, suddivisa in tre sezioni separate (reclusione, circondariale, trattamentale speciale per minorati psichici sopravvenuti ed ex internati non ancora definitivamente trasferiti altrove);

   il presente atto di sindacato ispettivo è il terzo, a firma dell'interrogante sull'argomento degli ex ospedali psichiatrici giudiziari ed il secondo, avente per oggetto l'evasione di detenuti dalla struttura Barcellonese che appare attualmente totalmente inadeguata a gestire la complessità di una casa circondariale; la questione è stata anche oggetto dell'ordine del giorno presentato dall'interrogante n. 9/02496-A/001, e approvato con cui si chiedeva la nascita di una semplice casa di reclusione;

   nell'interrogazione 4-16336 si segnalava che l'ampliamento della struttura non ha riguardato anche il personale e gli agenti di polizia penitenziaria attualmente risultano parecchio sottodimensionati, come unità, rispetto alle reali ed attuali necessità;

   la superficie da controllare è vastissima e, ad oggi, gli agenti di polizia penitenziaria realmente operanti sono davvero pochissimi e sono ovviamente suddividersi nei tre turni previsti al netto di eventuali assenze dovute ad un massiccio utilizzo dei permessi della legge n. 104 del 1992, malattie, ferie e permessi vari;

   a luglio del 2017 3 detenuti sono facilmente evasi dalla struttura carceraria senza incontrare particolari difficoltà, e, a fine ottobre, a distanza di pochi mesi dal precedente evento oggetto dell'interrogazione 4-17832 a firma dell'interrogante, altri 2 detenuti sono fuggiti dal suddetto carcere, scavalcando il muro di cinta;

   queste situazioni, a parere dell'interrogante, sono destinate a ripetersi nel tempo se, in tempi brevi, non si prenderanno adeguati e semplicissimi provvedimenti, primo tra tutti l'adeguamento della pianta organica di agenti di polizia penitenziaria realmente operanti nel settore della sicurezza;

   tutti i detenuti sono stati nuovamente catturati, con un costo non indifferente a causa del dispiegamento di parecchie forze sul territorio, nonché di elicotteri in volo per diverse ore al giorno ed, a parere dell'interrogante, potrebbe essere utile, per tutti, utilizzare preziose risorse economiche per prevenire tali eventi anziché dopo per contenere il danno già avvenuto;

   i detenuti ritenuti meno pericolosi o comunque in una situazione di esecuzione di pena residuale possono trovarsi, secondo l'interrogante, in aree della struttura «meno sicure» in quanto una loro eventuale evasione è considerata parecchio sconveniente, dal punto di vista costi/benefici, non tutti i detenuti della struttura, destinata fino a poco tempo fa ad ospitare gli internati dell'ex-Opg, sono però dotati di adeguata razionalità e capacità d'azione o supportati da un progetto di vita decente e socio-compatibile, quindi la probabilità che taluni soggetti peggiorino la loro condizione per «aver sfruttato un'occasione ghiotta» oltre ad essere, a parere dell'interrogante, molto probabile, è anche molto dannosa per loro stessi della struttura carceraria/rieducativa e per la popolazione locale che potrebbe avere sempre meno fiducia verso le istituzioni e potrebbe aumentare la percezione di insicurezza –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se, alla luce della grave situazione evidenziata in premessa, il Ministro abbia già effettuato delle ispezioni nella struttura barcellonese o se abbia intenzione di effettuarle nell'immediato.
(4-18617)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   nei trasporti marittimi da e per la Sardegna si configura l'ennesimo oltraggio alle più elementari regole di buona condotta di un servizio pubblico esageratamente sovvenzionato dallo Stato;

   dai prossimi mesi dovrebbero essere messi in servizio traghetti vecchi di 40 anni, che hanno subito persino collisioni con navi cariche di scorie nucleari e che sono stati persino utilizzati recentemente a Barcellona per ospitare la repressione catalana;

   le operazioni che riguardano il trasporto sui mari della Sardegna proseguono, secondo l'interpellante, senza pudore;

   Amsicora e Bonaria, i due traghetti per qualche anno operanti con il marchio Tirrenia, ritornano il 15 gennaio 2017 al legittimo proprietario, l'armatore Grimaldi;

   in sostituzione sarebbero pronti due traghetti Moby che, nell'ambito di discutibili scelte societarie, si occuperanno delle tratte sarde, sia Cagliari che Olbia;

   la restituzione dei due traghetti Amsicora e Bonaria è confermata da tutte le fonti; Grimaldi ha deciso di togliere alla concorrenza di Tirrenia due navi «chiave» nei collegamenti da e per la Sardegna;

   alla Sardegna saranno destinate due navi con storie balzate ripetutamente agli onori delle cronache e non certo per premi o primati;

   tutte e due le navi destinate alla Sardegna hanno trascorsi non proprio entusiasmanti;

   dopo esser passate per svariate compagnie, incidenti vari, tra cui la collisione con un carico radioattivo, e incendi a bordo, queste ennesime «carrette del mare» giungono in Sardegna con il silenzio generale;

   nessuna istituzione, né regione né Governo, si è posta il problema di affrontare la questione delle navi, della sicurezza e dell'affidabilità, e il risultato è che, nonostante l'inusitato finanziamento statale annuale di 73 milioni di euro della convenzione con la Tirrenia, si continuano a far arrivare in Sardegna navi vecchie e con episodi alle spalle davvero allarmanti per un collegamento come quello in convenzione di continuità territoriale;

   è indispensabile aprire un'indagine sulla gestione delle navi nelle tratte in convenzione, sulla loro sicurezza e sulla loro affidabilità;

   è dato ormai per sicuro, anche nei siti internazionali specializzati, l'arrivo in Sardegna della Moby Dada utilizzata nei mesi scorsi per ospitare la repressione spagnola in Catalogna:

   si tratta di una nave del 1980 posta in disarmo la prima volta nel 2008 a Korsør;

   nel 2009 fu noleggiata alla Alstom, che la impiegò come albergo per il personale impegnato in operazioni di manutenzione della centrale nucleare di Oskarshamn, subito dopo in disarmo a Klaipéda;

   nel novembre 2016, in seguito all'ingresso in St Peter Line da parte di Moby, la nave passò alla compagnia italiana e rinominata Moby Dada;

   nello scorso autunno la nave fu noleggiata al Governo spagnolo e impiegata a Barcellona come alloggio per gli agenti della polizia per la repressione catalana;

   ancora più controversa è la storia della seconda nave pronta, la Moby Zazà, secondo le informazioni interne alla compagnia, per prendere il posto del traghetto Bonaria;

   la nave fu varata nel 1981. Il 25 agosto 1984 la Olau Britannia, attuale Moby Zazà, impegnata in un viaggio da Sheerness a Vlissingen con a bordo 951 passeggeri e 80 membri dell'equipaggio, entrò in collisione con il ro-ro merci Mont Louis. Non vi furono né morti né feriti, ma la Mount Louis, che trasportava anche dei container contenenti carico radioattivo, affondò;

   i container furono in seguito recuperati senza perdite di materiale radioattivo. In disarmo nel 2009 a Sendefjord, la nave a marzo 2012, ridenominata Julia, fu acquistata per 5 milioni di euro dalla compagnia olandese per essere convertita in un alloggio galleggiante per i lavoratori impegnati nell'installazione di turbine eoliche off-shore. Rinominata Wind Perfection, fu venduta all'italiana Moby Lines e rinominata Moby Zazà;

   il 13 agosto 2016, mentre la nave era in sosta nel porto di Nizza, si sviluppò un incendio in sala macchine e, al traino del rimorchiatore Maria Onorato, partì dal porto di Nizza alla volta di Napoli;

   si è dinanzi ad una Sardegna trattata come terra di dismissione di relitti con navi vecchie e dalle mille traversie;

   si tratta di operazioni, ad avviso dell'interpellante piratesche, fatte con i fondi pubblici che non possono e non debbono essere consentite;

   di questa operazione costruita nel silenzio nessuno deve sapere niente e si attende che si decida impunemente sulla testa dei sardi e della Sardegna;

   si segnala ciò proprio per non attendere l'irreparabile comunicazione ufficiale a giochi già fatti;

   queste «navi carretta» non possono finire sulle rotte della Sardegna –:

   se non ritenga di dover assumere iniziative per vietare l'uso di navi vetuste e già gravate da incidenti o coinvolte in fatti che denotano scarsa affidabilità per un servizio pubblico sovvenzionato dallo Stato;

   se non ritenga di dover assumere ogni iniziativa di competenza per verificare, con la necessaria intransigenza, il rispetto della convenzione e l'effettuazione degli eventuali interventi di adeguamento per quanto riguarda la qualità e la sicurezza del servizio offerto;

   se non ritenga di assumere ogni iniziativa di competenza per monitorare questi continui travasi di navi tra compagnie facenti capo allo stesso armatore e simili operazioni di fusione societaria anche per garantire la sicurezza e l'efficienza delle navi, nonché il rispetto della normativa vigente.
(2-02035) «Pili».

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIZZO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Ferservizi è il centro servizi integrato, che gestisce per la capogruppo e per le società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, le attività di back office (acquisti, servizi immobiliari, servizi amministrativi, servizi informatici e tecnologici);

   a Caltagirone, insiste un immobile di proprietà di Rete ferroviaria italiana spa (Rfi), originariamente destinato a Ferrotel;

   i Ferrotel erano strutture capillari organizzate da Ferrovie dello Stato italiane spa, per ospitare il personale ferroviario in servizio nelle principali stazioni dislocate su tutto il territorio nazionale;

   a Caltagirone, il Ferrotel di Via Fontanelle, risulta abbandonato e già oggetto di deposito di rifiuti in passato, che ha suscitato l'intervento di organi di stampa su segnalazione di cittadini residenti nei quartieri limitrofi;

   ad oggi nulla sembra essere cambiato, se non la triste e sconfortante immagine resa a chi transita dall'importante arteria cittadina;

   sono diverse le iniziative che potrebbero essere messe in atto per recuperare ed utilizzare tale immobile, che, evidentemente non è più di interesse della società ferroviaria che ne possiede la proprietà, sia ai fini turistici che sociali;

   il comune di Caltagirone, rispondendo ad un atto di sindacato ispettivo di un consigliere comunale del MoVimento5Stelle con cui si chiedevano informazioni in merito alla possibilità di acquisirne la disponibilità dichiarava: «La società Ferservizi gestisce la vendita e l'affitto del patrimonio immobiliare del gruppo F.S., quindi ogni cessione nella disponibilità del Comune di Caltagirone dovrebbe avvenire a titolo oneroso e considerata difficoltà economica del nostro ente non risulta possibile avviare alcuna trattativa» –:

   quante strutture destinate a Ferrotel risultino abbandonate sul territorio italiano e quali iniziative siano in programma per renderle fruibili anche attraverso gestioni virtuose miste Ferservizi — enti locali o Ferservizi — privati;

   quali siano le, iniziative avviate o in programma, specificamente per la situazione evidenziata in premessa, per ridare decoro e contegno alla struttura abbandonata e se l'azienda Ferservizi intenda verificare la possibilità di destinare la stessa struttura ad enti o associazioni senza scopo di lucro per attività sociali e culturali non a titolo oneroso o tramite forme agevolate di locazione, previa ristrutturazione.
(4-18620)


   LABRIOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'8 novembre 2017 la Corte dei Conti ha approvato la relazione che illustra gli esiti dell'indagine condotta in merito allo stato di realizzazione della piastra portuale di Taranto;

   il progetto si inseriva in una specifica strategia di sviluppo della rete portuale nazionale e prevedeva il potenziamento del porto di Taranto che sarebbe dovuto diventare un nodo prioritario nel corridoio scandinavo-mediterraneo, all'interno della rete di trasporto trans-Europa;

   il progetto preliminare era stato approvato nel 2003, mentre il progetto definitivo fu approvato solo nel 2011, anche se ci sono poi voluti altri due anni per iniziare i lavori;

   dalla relazione si apprende che il costo dell'opera previsto nel 2003, pari a 156,1 milioni di euro, è lievitato nel progetto definitivo, di 63 milioni di euro, pari ad in incremento maggiore del 40 per cento del costo, raggiungendo la cifra di 219,1 milioni di euro;

   le risorse sono per l'80 per cento di provenienza pubblica, per il 3 per cento provenienti da fondi dell'autorità portuale e per il 17 per cento a carico del concessionario;

   l'inaugurazione del primo intervento realizzato – la piattaforma logistica – ha avuto luogo nel dicembre del 2015, ma ad oggi non è operativa, in quanto non è stata collaudata, non è agibile per mancanza di allaccio ai servizi pubblici e la stessa strada necessaria per raggiungerla, la strada dei moli, è stata inaugurata solo a settembre 2017;

   nella relazione la Corte individua numerose criticità, di carattere burocratico, ambientale, progettuale, finanziario, connesse alla realizzazione del progetto che in origine prevedeva 5 interventi distinti compresi all'interno di un unico contratto;

   in particolare, si segnala l'ingente disponibilità, da anni, di risorse finanziarie non utilizzate alcune delle quali finite in perenzione; inoltre, in merito ai finanziamenti la Corte segnala la non corrispondenza dei dati pubblicati sul sito dell'autorità portuale con quelli ministeriali: secondo questi ultimi i pagamenti avvenuti ammonterebbero a 122 milioni di euro, pari al 56 per cento circa del totale, mentre sul sito dell'autorità portuale si parla di un utilizzo di risorse per circa 209 milioni di euro;

   la sommatoria di queste criticità incide non solo sul rispetto dei tempi di realizzazione dell'opera nelle specifiche parti, ma ne mette a serio rischio la realizzazione nel complesso;

   sull'andamento dei lavori, il sistema di monitoraggio degli investimenti pubblici (Mip) non sarebbe aggiornato così come appaiono non aggiornati i dati relativi alle opere pubbliche inseriti nella banca dati delle amministrazioni pubbliche (Bdap-Mop), che indicano come data di fine lavori due scadenze diverse tra loro e diverse da quella indicata nel cronoprogramma previsto nel contratto;

   il cronoprogramma delle attività presente sul sito istituzionale dell'autorità di sistema portuale del Mar Ionio riporta le previsioni contrattuali e non i dati reali in merito allo stato dei lavori –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato affinché siano assicurati un maggiore coordinamento tra i soggetti interessati al progetto, la razionalizzazione del sistema di diffusione dei dati relativi allo stato di avanzamento dei lavori e una più puntale individuazione dei tempi di completamento dell'infrastruttura;

   se non ritenga di dover intervenire per una riduzione dei tempi di esecuzione degli interventi non ancora realizzati, affinché si giunga nel più breve tempo possibile alla realizzazione dell'Hub portuale di Taranto.
(4-18635)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   GIANCARLO GIORGETTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i comuni riscontrano difficoltà sempre più crescenti nell'affidamento del servizio di tesoreria comunale, tradizionalmente gestito dalle banche;

   mentre un tempo la gestione del servizio di tesoreria rappresentava per le banche un'importante «vetrina territoriale» per ampliare la platea di clienti e, al contempo, svolgere il fondamentale ruolo tradizionale di sostegno allo sviluppo locale, negli ultimi anni si segnala un preoccupante cambio di rotta, con molte gare andate deserte ed un rilevante aumento delle richieste di revisione dei contratti;

   indubbiamente una delle cause deve rinvenirsi nella crisi del sistema bancario, che ha orientato l'attenzione degli investitori verso asset più redditizi, ma a peggiorare la situazione ha certamente contribuito la continua proroga del termine di sospensione del sistema di tesoreria unica mista di cui alla legge di stabilità 2015, ripristinando di fatto la vigenza del regime di tesoreria unica previsto dall'articolo 1 della legge n. 720 del 1984 –:

   se e quali iniziative urgenti il Governo intenda porre in essere per rimediare alle criticità di cui in premessa;

   se, con riguardo ai piccoli comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, il Governo non ritenga opportuna un'iniziativa normativa che preveda l'affidamento del servizio di tesoreria senza ricorrere a procedure di evidenza pubblica qualora nel territorio comunale siano presenti sportelli di un unico istituto bancario o addirittura non siano presenti affatto sportelli bancari.
(3-03387)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MINNUCCI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nel giugno 2016, a seguito dell'elezione diretta del sindaco e del consiglio comunale, si insediava la nuova ed attuale amministrazione del comune di Bracciano, il cui sindaco è il dottor Armando Tondinelli;

   la predetta amministrazione, però, si è da subito contraddistinta per diverse azioni e determinazioni di dubbia legittimità tra cui si segnala, ad esempio, l'approvazione della delibera di giunta comunale 115 del 19 maggio 2017, priva di pareri tecnici, che ha privilegiato una edificazione diretta su un terreno adiacente alla lottizzazione «La Lobbra» – osteggiata dalla stessa regione Lazio – e che ha creato non pochi problemi all'ente, letteralmente subissato da richieste di accesso agli atti da parte del cittadino interessato;

   inoltre, l'amministrazione comunale ha istituito una commissione di indagine per controllare l'operato dei dipendenti evidentemente illegittima sia nella sua composizione, sia nella sua stessa istituzione, in quanto la legge affida la stessa alla competenza esclusiva del prefetto, su segnalazione della magistratura e della polizia giudiziaria, ovvero su impulso della minoranza, per controllare l'operato dell'organo politico;

   peraltro, i consiglieri di minoranza sono stati oggetto di esposti da parte del presidente del consiglio, il quale ha iniziato anche un'intensa attività di accesso agli atti relativi ai predetti consiglieri, e anche ai loro familiari, contravvenendo alla sua funzione super partes;

   ulteriori irregolarità si verificano anche a livello tecnico-amministrativo, come ad esempio le assunzioni, stabilite con delibera di giunta comunale 202 del 19 settembre 2017, attuate in deroga al regolamento comunale e soprattutto all'articolo 110 del Tuel che prevede, per gli enti privi di dirigenza, la possibilità di ricorrere a contratti a termine solo in assenza di professionalità analoghe all'interno dell'ente, invece presenti tra il personale dipendente. Tali circostanze che interessano il personale dipendente sono state oggetto di diverse segnalazioni da parte dei sindacati che hanno sottolineato la sussistenza di dette illegittimità e hanno rilevato un diffuso malessere e la difficoltà a svolgere serenamente il proprio lavoro. Sono state, inoltre, rilasciate concessioni edilizie a firma del segretario generale, dottoressa Susanna Calandra, la quale si è sostituita ai dipendenti aventi ruolo tecnico;

   altra questione rilevante è quella relativa alla discarica di Cupinoro, gestita dalla società Bracciano Ambiente dichiarata fallita nel novembre 2016. Ad oggi, il comune non ha ancora provveduto all'emissione del bando per il subentro di un nuovo gestore per il servizio di raccolta e spazzamento che dovrebbe avvenire entro il mese di novembre 2017. Tale inettitudine, unita ai tempi sempre più ristretti, oltre a portare ad una «probabile emergenza» rifiuti nel comune, potrebbe, secondo l'interrogante, facilitare l'interesse di «soggetti» di dubbia legalità;

   le azioni illegittime sopra descritte, perpetrate dall'attuale amministrazione del comune di Bracciano, stanno fortemente minando il regolare svolgimento delle attività del comune stesso, nonché la legittima funzione dei consiglieri di minoranza osteggiata in modo evidente dagli stessi rappresentanti di maggioranza, i quali hanno impedito anche la votazione di una mozione di minoranza riguardante la delibera di giunta comunale 115 di cui sopra –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione sopra descritta e se non ritenga di valutare se sussistano i presupposti per assumere iniziative, per quanto di competenza, ai sensi degli articoli 141 e seguenti del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali in relazione ai fatti riportati che riguardano il comune di Bracciano;

   se non si intenda promuovere, per quanto di competenza, una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica e dell'ispettorato per la funzione pubblica, alla luce delle criticità e delle anomalie che caratterizzano la gestione del comune.
(5-12792)


   ROMANINI e PATRIZIA MAESTRI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi il quotidiano locale «Gazzetta di Parma» ha promosso una consultazione online sul tema della «sicurezza». Un modo, secondo le intenzioni dei promotori, «per sondare l'umore dei parmigiani e raccogliere testimonianze e proposte»;

   nel giro di pochissimi giorni (dal 7 al 9 novembre 2017) oltre 6.000 parmigiani hanno risposto al questionario: poco meno del 90 per cento delle risposta ha definito Parma «poco o per niente sicura», in peggioramento (per il 92 per cento) rispetto ad un anno fa e con prospettive negative anche per il futuro (per oltre il 72 per cento). Oltre il 94 per cento delle persone che hanno aderito all'iniziativa del quotidiano è «poco o per niente» soddisfatto di ciò che viene fatto dalle istituzioni competenti per contrastare la criminalità e il degrado e ritiene (86,66 per cento) siano necessarie più forze dell'ordine per rendere Parma più sicura;

   anche il sindacato locale di polizia Siap è intervenuto dichiarando che «per sanare l'organico della nostra questura, serve un minimo di trenta uomini» ricordando che la dotazione organica non è più stata aggiornata e adeguata dal 1989 alle mutate esigenze sociali della città, ma anche sottolineando il rincrescimento degli agenti che «sono frustrati, dispiaciuti (...) vorrebbero fare di più ma i mezzi sono quelli»;

   anche l'assessore alla sicurezza del comune di Parma, Cristiano Casa, è intervenuto pubblicamente dichiarando: «Lo Stato è assente perché non c'è certezza della pena per chi delinque. E i cittadini si sentono abbandonati» e «La carenza di uomini delle forze dell'ordine è ormai cronica. Tempo fa abbiamo chiesto risorse al Governo e l'allora sottosegretario Bubbico aveva ammesso che le carenze di organico a Parma raggiungevano il 17 per cento della pianta organica»;

   il 27 ottobre 2017, si è concluso il concorso per l'assunzione di oltre 1.700 agenti della polizia di Stato, bandito ad inizio anno attingendo alle risorse stanziate con la legge di bilancio 2017, e ulteriori assunzioni sarebbero in programma per i prossimi mesi;

   l'11 novembre 2017 si è svolta a Parma, con partenza dal quartiere San Leonardo, uno dei luoghi dove è più forte la percezione di insicurezza dei parmigiani, una manifestazione indetta e promossa dall'Anpi provinciale dal titolo «un altro “genere” di sicurezza è possibile» per un «progetto di città solidale e aperta nelle cui strade e piazze, luoghi partecipati e laboratori di idee, sia possibile declinare il termine sicurezza come “sicurezza dei diritti”, come libertà dal bisogno, dalla povertà e dal degrado, dalla disuguaglianza e dai soprusi, dalla ghettizzazione e dall'emarginazione»;

   pur non ignorando il carattere prioritario della richiesta di maggior sicurezza, sarebbe sbagliato affrontare il problema esclusivamente in chiave securitaria ignorando i tanti fattori che incidono sullo stato d'animo dei cittadini ai quali è possibile rispondere con investimenti mirati, in particolare sul piano della cultura, della socialità, del welfare –:

   di quali iniziative il Governo intenda farsi promotore per rispondere alla richiesta sicurezza e di maggior presidio del territorio evidenziata dal sondaggio online promosso dalla «Gazzetta di Parma» e se non ritenga necessario adeguare la dotazione organica dei corpi di polizia (Arma dei carabinieri, polizia di Stato, della Guardia di finanza, Corpo nazionale dei vigili del fuoco e polizia penitenziaria) in servizio nella città di Parma.
(5-12802)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RONDINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° gennaio 2013 al 3 novembre 2017, secondo gli ultimi dati resi noti dal Ministero dell'interno, dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, le domande di protezione internazionale presentate in Italia da cittadini di Paesi terzi sono state complessivamente 415.983;

   sempre dal 2013 ad oggi, le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale hanno esaminato complessivamente 290.802 domande d'asilo, di cui 148.469 hanno ricevuto un diniego da parte dalle Commissioni stesse;

   ai sensi dell'articolo 35 del decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, recante «Attuazione della direttiva 2005/85/CE recante norme minime per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato», avverso le decisioni di diniego della protezione internazionale o che accertano la mancanza dei requisiti per il rilascio della protezione umanitaria da parte delle Commissioni territoriali è ammesso ricorso all'autorità giudiziaria ordinaria, nei termini e con le modalità indicate nel successivo articolo 35-bis, recentemente modificato dal decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 aprile 2017, n. 46;

   in particolare, il comma 13 dell'articolo 35-bis dispone che, entro quattro mesi dalla presentazione del ricorso, l'autorità giudiziaria decide con decreto che rigetta il ricorso ovvero riconosce al ricorrente lo status di rifugiato o di persona cui è accordata la protezione sussidiaria –:

   quanti siano i ricorsi presentati avverso le decisioni di diniego delle Commissioni territoriali dal 2013 ad oggi e, sempre per lo stesso periodo di riferimento, quanti di questi ricorsi siano stati rigettati dall'autorità giudiziaria e quanti siano stati invece accolti, con indicazione degli esiti, sia in primo grado che in appello, ove vi sia stata l'impugnazione della decisione di prima istanza.
(4-18604)


   PAGLIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 20 settembre 2017 un assessore del comune di San Giorgio di Piano (BO) commenta su Facebook la morte del Cardinale Carlo Caffarra con le seguenti parole: «Ciao Carlo, vola in cielo a discriminare gli angeli (in quanto transgender)»;

   a livello locale si scatena quindi una forte polemica politica, che comprende la richiesta al sindaco di remissione delle deleghe, a cui egli ritiene di non dare ascolto;

   in data 15 novembre 2017 il prefetto di Bologna Piantedosi scrive al indaco di San Giorgio di Piano, riprendendo un esposto di alcuni consiglieri dell'opposizione, per sapere quali iniziative intenda porre in essere per favorire una positiva soluzione della vicenda;

   deve essere notato che lo stesso prefetto rileva che non si è in presenza di specifiche violazioni di legge;

   non è quindi comprensibile a quale titolo e per quali ragioni il prefetto intenda entrare direttamente nella polemica politica che oppone diverse opinioni nel comune di San Giorgio di Piano, emettendo quella che tutti percepiscono come una censura nei confronti dell'assessore;

   appare del tutto evidente l'assoluta inopportunità di tale lettera, che, secondo l'interrogante, travalica poteri e competenze della prefettura e mette in evidenza un comportamento non rispettose dell'autonomia costituzionale degli enti locali –:

   se sia a conoscenza della vicenda e quali siano i suoi orientamenti in merito, con particolare riguardo alla legittimità dell'iniziativa prefettizia, posto che, ad avviso dell'interrogante, è stata compromessa quella serenità istituzionale cui deve tendere l'attività di un prefetto.
(4-18607)


   DIENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a quanto si apprende dalla stampa locale lunedì 20 novembre 2017 a Reggio Calabria alcuni ignoti hanno incendiato il portone di un punto vendita della casa vinicola «Tramontana», di proprietà del presidente della locale Camera di commercio, Ninni Tramontana;

   il fatto è accaduto in via Casa Savoia, a Gallico Marina, quartiere alla periferia nord della città;

   due individui, intorno all'una di notte, avrebbero cosparso il portone di liquido infiammabile, appiccandovi il fuoco, e si sarebbero dileguati;

   la gravità del gesto è evidente non solo per il fatto che intimidazioni del genere sono inaccettabili a prescindere, ma anche perché esso prende di mira l'attuale presidente della Camera di commercio, la cui opera ha raccolto un consenso trasversale;

   sempre nella notte, nello stesso quartiere, ignoti hanno sparato diversi colpi di fucile contro le vetrate di un supermercato della catena Lidl;

   non è possibile sottovalutare ancora quanto sta avvenendo nella frazione Gallico, ormai da settimane teatro di un’escalation criminale che ha come bersaglio privilegiato commercianti e attività produttive –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per contrastare con decisione queste inaccettabili manifestazioni criminali.
(4-18612)


   GIORGIA MELONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   un articolo apparso sul quotidiano Il Giornale in data 22 novembre 2017 rivela l'esistenza di un vero e proprio «tariffario» di bonus per recuperare il massimo numero di migranti possibile esposto su due navi di organizzazioni non governative, la «Vos Hestia» di «Save the children» e la «Vos Prudence» di «Medici senza frontiere», in base al quale a ciascun membro dell'equipaggio veniva garantito un premio fisso da duecento a ottocento euro, a seconda della qualifica, oltre a cinquanta euro al di là dello stipendio «per incentivare» le attività di recupero di migranti in mare;

   il giornale, inoltre, pubblica la mail, in italiano, della società armatrice, «Vroon Offshore Services», con sede in Olanda ma un ufficio anche a Genova, che ha per oggetto «Il nuovo calcolo del bonus per operazione SAR» di ricerca e soccorso dei barconi partiti dalla Libia, contenente il tariffario e indirizzata proprio al «Comando nave Vos Hestia e Vos Prudence»;

   attualmente, il comandante della «Vos Hestia» di «Save the children» è indagato dalla procura di Trapani per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina proprio per i discussi salvataggi in mare operati dalla nave e perché sembrerebbe che il comandante abbia omesso di informare l'autorità giudiziaria che in un'occasione alcuni migranti portati a bordo erano stati trovati in possesso di un ingente quantitativo di droga, che sarebbe poi stato gettato in mare;

   il 20 novembre 2017 era già andata in onda una puntata del programma «Report» che denunciava con chiarezza il ruolo ambiguo delle organizzazioni non governative al largo della Libia, mostrando come i gommoni pieni di migranti, a quindici miglia dalla costa libica e in condizioni meteo ottimali, venissero accompagnati sotto bordo delle navi umanitarie dai «facilitatori» dei trafficanti, alla presenza di una piccola barca della Guardia costiera libica e di un elicottero della missione europea Sophia, varata proprio per fermare il traffico di vite umane in mare, che non interviene in alcun modo;

   i video documentano anche come all'arrivo sulle navi delle organizzazioni non governative ai migranti vengano dati dei nuovi giubbotti salvagente, mentre vengono restituiti ai trafficanti quelli usati per la prima parte della traversata, trafficanti che, stando alla ricostruzione fatta nella trasmissione televisiva, poi li rivendono a caro prezzo ai migranti della «viaggio» successivo;

   altre immagini, rinvenibili su Twitter, che sarebbero state scattate nell'ottobre 2016 da personale della «Sea watch», l'organizzazione non governativa tedesca coinvolta nelle indagini promosse dalla procura di Trapani, mostrano come migranti, facilitatori dei trafficanti, e miliziani libici che si spacciano per Guardia costiera accompagnino e trainino i gommoni sotto bordo della nave «Bourbon Argos» di «Medici senza frontiere» –:

   quali siano il ruolo e le modalità operative delle organizzazioni non governative attive nel Mar mediterraneo;

   se non ritenga di promuovere le iniziative necessarie affinché sia creato un blocco navale al largo della Libia e si provveda all'apertura di centri di identificazione in Africa per l'esame in loco delle domande di protezione internazionale ai fini di una successiva equa distribuzione degli aventi diritto in tutti gli Stati dell'Unione europea.
(4-18613)


   COLLETTI, VACCA e DEL GROSSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Montesilvano è il secondo comune con maggiore densità di popolazione dell'Abruzzo ed è anche il secondo più grande della provincia di Pescara per popolazione residente con oltre 54.000 unità;

   i dati disponibili rivelano, infatti, che nel quinquennio 2009-2015 si sono registrati a Montesilvano ben 2.646 nuclei familiari in più (con un incremento di oltre il 10 per cento). Tale esponenziale crescita demografica a cui si sta assistendo negli ultimi vent'anni è verosimilmente giustificata dalla vicinanza con il capoluogo Pescara che, raggiungendo a sua volta una densità abitativa di 3.599 abitanti/chilometro quadrato (una delle più alte d'Italia) e avendo limitate possibilità di sviluppo urbanistico, ha favorito il trasferimento dei cittadini nei comuni limitrofi;

   nonostante tale dimensione demografica e la descritta tendenza al suo incremento, la sicurezza e il controllo del territorio e la prevenzione e repressione di atti di criminalità sono affidati unicamente al Corpo dell'Arma dei carabinieri, mancando un presidio della polizia di Stato (presente sul territorio solo temporaneamente durante il periodo estivo);

   la necessità di istituire un presidio fisso di polizia sarebbe determinata, oltre che da ragioni demografiche, anche da motivi di sicurezza. Nell'ultimo periodo, infatti, nella città si sta assistendo ad un aumento progressivo di episodi di delinquenza e violenza urbana (si passa dai reati più gravi, come l'estorsione, gli omicidi, traffico di droga a reati detti «minori» come rapine, scippi, borseggi, prostituzione) che hanno portato a definire Montesilvano un «“discount” dove i ladri arrivano per depredare tutto quello che gli serve»;

   conforta tale dato anche il 18° rapporto di Italia Oggi 2016 sulla Qualità della vita che ha rivelato che la provincia di Pescara non solo è al 99° posto su 110 realtà italiane (perdendo 20 posizioni dallo scorso anno), ma è tra le 7 province più pericolose della penisola per la commissione di reati, il cui l'80 per cento si verifica nella zona costiera, ovvero Pescara, Montesilvano e Marina di Città Sant'Angelo;

   l'esigenza di potenziamento dell'attività di prevenzione e tutela della sicurezza dei cittadini attraverso un controllo più penetrante ed effettivo del territorio è sentita anche dalla popolazione residente che si è fatta promotrice, attraverso l'azione dei consiglieri comunali M5S, dell'iniziativa «controllo del vicinato», un progetto che prevede l'auto-organizzazione tra vicini per controllare l'area circostante la propria abitazione mediante una serie di piccole attenzioni che fanno da deterrente a chi volesse compiere furti o altro genere di illeciti;

   tali iniziative «dal basso» volte alla promozione sul territorio di azioni e programmi di sicurezza partecipata, per quanto lodevoli, non possono e non devono sostituire l'azione dello Stato che deve farsi garante, ad ogni livello, della sicurezza del cittadino attraverso presidi operativi e stabili di forze dell'ordine a ciò preordinati;

   l'emergenza sicurezza a Montesilvano e la necessità di istituire un presidio fisso della polizia di Stato nella città è stata segnalata in molteplici occasioni anche dalle istituzioni e, in particolare, dal questore di Pescara (dottor Passamonti) che già nel luglio 2012, durante la cerimonia di riapertura del posto di polizia estivo nella città dichiarava: «Montesilvano è una città importante che per questo ha bisogno di un posto di Polizia, non solo nel periodo estivo, ma in tutto il periodo dell'anno»;

   il diritto alla sicurezza è un bene primario nonché il requisito necessario per lo sviluppo di ogni comunità –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere una serie di interventi coordinati tra loro sul tema della sicurezza di Montesilvano, in grado di fornire risposte concrete ed efficaci che trovino priorità nell'azione di Governo;

   se ritenga a tal fine opportuno assumere le iniziative di competenza per l'istituzione a Montesilvano di un presidio di polizia statale fisso.
(4-18615)


   SALVATORE PICCOLO, MANFREDI, DI LELLO, PALMA, CARLONI, FAMIGLIETTI, CUOMO, IMPEGNO, PALLADINO, TARTAGLIONE e VALERIA VALENTE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Quarto (Napoli) è amministrato da Rosa Capuozzo, candidata del MoVimento Cinque stelle, eletta sindaco al ballottaggio del 31 maggio 2015;

   durante la consiliatura, anche a seguito di indagini giudiziarie, si sono dimessi dieci consiglieri comunali, di cui otto del MoVimento Cinque stelle, dalla cui lista non è stato possibile procedere alle surroghe necessarie per esaurimento del numero dei candidati;

   ad oggi, l'assise conta diciassette consiglieri in luogo dei venti fissati per legge;

   nel gennaio 2016, il consigliere comunale del MoVimento Cinque stelle, Giovanni De Robbio, il più votato in città con 955 preferenze, si è dimesso in quanto indagato dalla direzione distrettuale antimafia con l'accusa di accordi elettorali con personaggi del clan Polverino;

   nei giorni scorsi, le segreterie locali di Pd, Mdp, Psi, Udc e Avanti Quarto hanno denunciato pubblicamente il grave comportamento del consigliere comunale Salvatore Di Mare per aver «illegittimamente pressato personale e funzionari del settore Patrimonio sulla vendita degli alloggi ex Demanio»;

   la vicenda riguarda la vendita dei predetti alloggi ai 174 assegnatari, tra i quali figura lo stesso Di Mare;

   la sindaca Capuozzo, con nota pubblicata sui media locali il 9 novembre 2017, ha parlato «di illazioni» infondate sostenendo che aspettava «prove documentali inoppugnabili»;

   quelle che gli interroganti giudicano le incaute affermazioni del sindaco a difesa di Salvatore Di Mare risultano clamorosamente smentite dall'inequivocabile contenuto della segnalazione scritta del 4 ottobre 2017 – prot. Gen. n.0034341 – con la quale il responsabile del patrimonio, Aniello Mazzone, denunciava i «comportamenti tenuti nei confronti dello scrivente e del personale in servizio nel Settore da parte del consigliere comunale Di Mare» che gli ha più volte contestato verbalmente di non fare gli interessi di Quarto e di fare terrorismo politico nei confronti degli assegnatari degli alloggi ex Demanio; «tale atteggiamento (...) – asseriva il funzionario – ingenera un clima di poca serenità nello svolgimento delle mansioni di ufficio»;

   in ragione di tale ingerenza, Mazzone era indotto a chiedere di «essere sostituito ad horas nella sua qualità di Responsabile del settore Ici-Patrimonio»;

   la giunta municipale, in data 8 novembre 2017, a giudizio degli interroganti non assumendosi la responsabilità di sostituire il funzionario, in relazione ai fatti da lui denunciati, ha risolto surrettiziamente il problema provvedendo, con delibera n. 162, a modificare la macrostruttura organizzativa dell'ente;

   con tale atto la competenza sul patrimonio viene trasferita dagli uffici del settore Ici a quelli del settore Fondi dell'Unione europea e, quindi, sottratta al suddetto funzionario;

   ulteriori elementi di incertezza e opacità sulla condizione complessiva del comune emergono dall'esposto che, in data 2 novembre 2017, il consigliere comunale dimissionario Cinque Stelle, Ferdinando Manzo, ha inviato alla procura di Napoli, nel quale si riferisce che la sindaca Capuozzo era stata tempestivamente informata da lui stesso, durante la campagna elettorale comunale, che il consigliere De Robbio, indagato dalla direzione distrettuale antimafia, «forse stava facendo qualcosa di strano»; la sindaca – secondo quanto si legge nell'esposto – «per iscritto, mi disse di stare tranquillo perché sapeva tutto in quanto Giovanni agiva dietro sue direttive e che comunque controllava tutto e tutti. Addirittura mi disse, sempre scrivendo, che lei doveva raccattare tutti i voti possibili e che aveva bisogno dell'aiuto di De Robbio» –:

   se il Ministro intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, ai sensi degli articoli 141 e 142 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, alla luce dei gravi fatti evidenziati in premessa;

   se intenda valutare se sussistono i presupposti per l'invio di una commissione di accesso presso il comune di Quarto ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico dell'ordinamento sugli enti locali.
(4-18618)


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in seguito al clamore provocato dai fatti avvenuti a Roma, per lo sgombero del 19 agosto 2017 dello stabile a via Curtatone e il conseguente accampamento a piazza Indipendenza degli sfollati prevalentemente rifugiati e richiedenti asilo, il 1° settembre 2017 il capo di gabinetto del Ministro dell'interno ha inviato ai prefetti la circolare n. 11001/123/111(1) «Misure in materia di occupazioni arbitrarie di immobili»;

   la circolare ritiene necessario «rispettare le condizioni degli occupanti, quando essi possano vantare dei diritti, per i quali occorre intervenire con prestazioni assistenziali, o si trovino comunque in condizioni di disagio economico e sociale»;

   la citata circolare ha istituito una cabina di regia, nell'ambito del Ministero dell'interno, con la partecipazione dei rappresentanti dell'Anci e dalla Conferenza dei presidenti di regione, dell'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che ha come compito quello di ricevere dai prefetti e dei rappresentanti degli enti locali, la mappatura dei beni immobili privati e delle pubbliche amministrazioni inutilizzati, compresi quelli sequestrati e confiscati, al fine della definizione di un piano per l'utilizzo e il riuso a fini abitativi, individuando altresì le risorse finanziarie necessarie;

   da notizie di stampa emerge il Ministro dell'interno, per quanto in suo potere, non avrebbe autorizzato altri sgomberi in mancanza di soluzioni abitative per gli occupanti che avrebbero avuto diritto ad alloggi alternativi;

   a giudizio degli interroganti, tale indicazione rischia seriamente di non poter essere rispettata, oltre che per i ritardi dei lavori della cabina di regia, soprattutto per urgenza che hanno i prefetti di emanare provvedimenti di sgombero di quei fabbricati pericolanti per i quali sarebbe stata accertati la necessità di immediati e urgenti interventi di consolidamento a tutela della privata e pubblica incolumità, come sembrerebbe essere per l'edificio a Roma in viale del Policlinico 137, dove attualmente vivono 45 nuclei familiari;

   appare necessario che partendo dal fatto che per la prima volta si prevede una mappatura degli immobili pubblici e privati inutilizzati, questi non siano riutilizzati solo per effettuare sgomberi ma anche per un piano più vasto che, basato sul recupero degli stessi, possa diventare un piano strutturale abitativo che affronti tutti i segmenti del disagio abitativo: famiglie che sono nelle graduatorie per l'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, famiglie sfrattate, occupanti in disagio economico e sociale;

   si rende quindi necessario procedere alla integrazione della cabina di regia con rappresentanti dei Ministeri delle infrastrutture e trasporti, dell'economia e finanze, del demanio civile e militare, di Federcasa e dei sindacati inquilini, per far sì che la stessa diventi effettivamente operativa –:

   se sia stata istituita formalmente la cabina di regia prevista dalla circolare del Ministero dell'interno del 1° settembre 2017;

   se i prefetti stiano effettuando o abbiano effettuato la mappatura degli immobili privati e delle pubbliche amministrazioni inutilizzati, compresi quelli sequestrati e confiscati, necessaria alla definizione di un piano per l'utilizzo e il riuso a fini abitativi;

   se siano stati dati tempi certi ai prefetti per effettuare la mappatura degli immobili inutilizzati e farla pervenire alla cabina di Regia;

   quali prefetti si siano attivati per la realizzazione di tale mappatura e nei casi in cui questa non sia stata realizzata, quali ne siano i motivi e se non intenda sollecitare l'avvio e la conclusione della mappatura degli immobili inutilizzati;

   se il Governo non ritenga di procedere alla integrazione della cabina di regia con rappresentanti dei Ministeri delle infrastrutture e trasporti, dell'economia e finanze, del demanio civile e militare, di Federcasa, dei sindacati inquilini, in modo tale da garantire una maggiore operatività;

   se non intenda, in attesa della definizione del piano di riuso degli immobili inutilizzati, al fine di tutelare gli occupanti in condizione di disagio economico e sociale, di assumere iniziative normative per una moratoria degli sgomberi dei fabbricati.
(4-18619)


   GUIDESI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 193 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, dispone l'obbligo dell'assicurazione per la responsabilità civile verso terzi derivante dalla circolazione dei veicoli e prevede sanzioni severe per chi contravviene a tale adempimento (849 euro, ridotti a un quarto se viene attivata una polizza entro 30 giorni, e confisca del mezzo);

   mentre i veicoli immatricolati sul territorio italiano sono giustamente obbligati a rispettare la normativa vigente, per i veicoli muniti di targa di immatricolazione in uno degli Stati europei vige il principio della cosiddetta «assicurazione presuntiva» e pertanto non sono previste sanzioni in caso di auto circolante senza assicurazione, anche quando sia accertato che il veicolo immatricolato in uno dei suddetti Paesi sia effettivamente sprovvisto di copertura assicurativa;

   secondo la nota del Ministero dell'interno (protocollata il 3 aprile 2017 n. 300/A/2792/17/124/9), i corpi di polizia italiani non possono contestare a questi veicoli la mancanza di copertura assicurativa, perché è proprio la targa straniera a coprirli, addirittura anche nel caso in cui si accerti che il veicolo circoli illegittimamente sul territorio italiano da più di un anno e non si sia proceduto alla sua «nazionalizzazione» attraverso immatricolazione;

   per circa 40 nazioni, l'assicurazione obbligatoria sulla responsabilità civile da incidente stradale viene assolta con la semplice apposizione della targa sul mezzo e, in caso di incidente, è l'ufficio centrale italiano che provvede alla conseguente liquidazione dei danni, rifacendosi poi sulle compagnie estere (che spesso risarciscono i danni solo in parte);

   nei fatti, accade molto spesso che le auto regolarmente circolanti sul territorio italiano, in particolar modo nelle zone di confine, siano immatricolate nell'Est europeo e vengano condotte da stranieri regolarmente trasferitisi in Italia o da italiani che approfittano della targa straniera per eludere i controlli stradali automatici ed evadere le tasse sul mezzo dovute –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di impedire comportamenti illegittimi legati alla circolazione sul territorio italiano di veicoli stranieri sprovvisti di regolare copertura assicurativa nel Paese in cui sono immatricolati;

   se non si ritenga doveroso assumere iniziative per effettuare controlli sui veicoli stranieri, così come vengono regolarmente controllati i veicoli nazionali, con lo scopo di verificare la validità di tutti i documenti di circolazione, compresa la copertura assicurativa, e la residenza del conducente, operazione che servirebbe da deterrente ad immatricolazioni estere finalizzate solo ad eludere i controlli stradali ed evadere le tasse automobilistiche.
(4-18621)


   BRESCIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato in più occasioni, a partire dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 13 del 2017, poi convertito dalla legge 13 aprile 2017, n. 46, ha dichiarato che l'obiettivo del Governo nella gestione del fenomeno migratorio e del sistema italiano di accoglienza è il superamento dei grandi centri di accoglienza con la loro chiusura in favore di un'accoglienza diffusa così come stabilito di concerto con l'Anci e il piano nazionale di accoglienza;

   ad oggi il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari-Palese risulta attivo con una presenza media di circa 1.800-1.900 ospiti, in una situazione di gravissimo sovraffollamento a fronte della capienza prevista dal decreto istitutivo di n. 744 posti;

   risulta attualmente in fase di svolgimento il bando di gara per la fornitura di beni e servizi relativi al funzionamento del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari-Palese per un periodo di tre anni per 744 posti, aumentabili in caso di necessità come stabilito dall'articolo 4 del bando, ai sensi dell'articolo 160, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 50 del 2016;

   la nuova disciplina normativa prevede il superamento dei centri di identificazione ed espulsione a cui subentrano i C.p.r., centri di permanenza per i rimpatri, istituiti ai sensi dell'articolo 19 della legge n. 46 del 2017 ed attivati, stando alle dichiarazioni del Ministro, nella misura di uno per regione di concerto con le relative amministrazioni;

   risulta attualmente in fase di espletamento la procedura negoziata per l'affidamento del servizio di gestione del C.p.r. ex C.i.e. di Bari, per una ricettività di 126 posti e per una durata di tre anni;

   al momento nella regione Puglia è attivo anche un secondo C.p.r. ex C.i.e. a Brindisi-Restinco, così come anche confermato dal capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, Gerarda Pantalone, in occasione dell'audizione presso la «Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate», seduta n. 87 di giovedì 25 maggio 2017;

   amplia è la bibliografia che negli anni ha dimostrato il fallimento della detenzione amministrativa, le gravi criticità rispetto alla tutela dei diritti fondamentali ed, in generale, l'inefficacia dell'intero sistema di trattenimento ed espulsione, tra cui il rapporto sui C.i.e. in Italia a cura della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, nonché la relazione al Parlamento 2017 del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale;

   con la sentenza n. 4089/2017 pubblicata il 10 agosto 2017 ruolo generale n. 3719/2012 Repertorio n. 4836/2017 del 10 agosto 2017, il tribunale di Bari condannato il Ministero dell'interno a risarcire il comune di Bari e la sua comunità locale per il danno di immagine subito a causa delle note condizioni di inumanità con cui sono stati trattenuti, per i dieci anni di attività, i migranti nel C.i.e. di Bari-Palese associandolo a luoghi come Auschwitz, Guantanamo e Alcatraz –:

   se e quali iniziative urgenti intenda adottare per giungere ad un rapido ed effettivo superamento dei grandi centri di accoglienza;

   se e quali iniziative urgenti intenda adottare per evitare la presenza nella regione Puglia di due Centri di permanenza per i rimpatri, circostanza che, ad avviso dell'interrogante, è in contrasto con quanto dichiarato in precedenza e con l'interesse della comunità locale.
(4-18625)


   CARFAGNA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni l'esponente del consiglio nazionale e dell'ufficio politico del Fronte nazionale di liberazione della Palestina, Leila Khaled, sta girando l'Italia nell'ambito di un'iniziativa dell'Unione democratica arabo-palestinese;

   Leila Khaled è assurta all'onore delle prime pagine quando, all'età di 25 anni, fu la prima donna a partecipare ad un dirottamento: nel 1969 dirottò un Boeing 707 della compagnia Twa in servizio tra Los Angeles e Tel Aviv, mentre nel 1970 tentò senza riuscirvi di dirottare un aeroplano della EI Al in volo tra Amsterdam e New York;

   la militante terrorista del FNLP – organizzazione riconosciuta come terroristica dall'Unione europea – è stata invitata nel mese di settembre 2017 a tenere una conferenza in un'aula del palazzo del Parlamento europeo suscitando proteste da parte dei gruppi ed associazioni israeliani;

   Leila Khaled, nell'ambito del suo tour italiano, sarà ospite a Napoli, il 4 dicembre 2017, di una iniziativa che si svolgerà presso l'Asilo Filangieri, edificio di proprietà del comune sito nel centro storico della città, gestito da anni da un collettivo che promuove iniziative culturali, artistiche e politiche, per raccontare la sua esperienza politica e discutere in merito alla irrisolta e drammatica questione palestinese;

   all'iniziativa sarebbe stato invitato anche il sindaco De Magistris del quale non si sa ancora se parteciperà –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e se non ritenga di dover intervenire, per quanto di competenza, per evitare che, in un momento storico così delicato in cui la lotta al terrorismo e la garanzia della sicurezza dei cittadini dovrebbero ricoprire una posizione strategica fondamentale nell'azione politica, sia permesso lo svolgimento di un evento pubblico con la partecipazione di un esponente di una formazione terroristica anche alla luce dei possibili risvolti di ordine pubblico connessi a tale iniziativa.
(4-18629)


   DIENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza n. 3576 del 29 marzo 2007 il Presidente del Consiglio dei ministri, al fine di fronteggiare adeguatamente le maggiori esigenze organizzative connesse all'eccezionale afflusso di extracomunitari, ha autorizzato il Ministro dell'interno all'espletamento di apposite procedure selettive pubbliche di natura concorsuale per titoli ed esami – pubblicate nella Gazzetta Ufficiale 4ª serie speciale, concorsi ed esami – n. 90 del 13 novembre 2007 – per l'assunzione con contratto di lavoro a tempo determinato della durata di 36 mesi di 650 unita di personale da inquadrare nel profilo professionale di coadiutore amministrativo contabile;

   detto contratto di lavoro fu stipulato solamente per i primi 24 mesi anziché 36 perché non erano state reperite le necessarie coperture finanziarie, ma è stato fino ad oggi prorogato per ben 10 anni;

   a seguito del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, si sono aperte le procedure assunzionali per i 650 lavoratori a tempo determinato, nonché per i 21 lavoratori a termine delle soppresse A.g.e.s. e S.s.p.a.l., stabilizzando a decorrere dal 1° settembre 2014, 99 unità di personale in servizio presso gli sportelli unici per l'immigrazione, nonché gli uffici immigrazione delle questure;

   le procedure di assunzione avviate già nel 2013 sono riprese a seguito dell'emanazione del decreto ministeriale 24 gennaio 2017 che ha disposto la stabilizzazione di ulteriori 50 unità;

   il tema era già stato posto in precedenza dallo stesso Ministro in ambito parlamentare;

   il Ministro interrogato, in un incontro avvenuto il 30 marzo 2017 con le organizzazioni sindacali comunicava che nel corso del 2017 si prevedeva di stabilizzare altre 44 unità e a tal fine era stata già chiesta l'autorizzazione al Dipartimento della funzione pubblica;

   in tale occasione si faceva inoltre riferimento ad ulteriori possibilità di ulteriori assunzioni a seguito dell'approvazione di ulteriori proposte normative; l'amministrazione, secondo quanto riportato da una comunicazione del capo dipartimento per le politiche del personale dell'amministrazione civile, qualora venissero approvate tali proposte «procederà a chiedere la stabilizzazione di tutti i precari possibili»;

   come avvenuto per il bando di concorso per 250 nuovi funzionari, pure fondamentali e in numero anzi insufficiente per la corretta gestione delle politiche migratorie, anche per i 650 lavoratori a tempo determinato sarebbe stato possibile valutare un'azione in deroga alla normativa concernente le modalità di assunzione, vista la necessità impellente di ampliare il personale da destinare a questo specifico comparto prima della conclusione della legislatura;

   nel contempo, come indicato dal sindacato USB, è utile richiamare l'attenzione sul fatto che non risulta essere stato dato seguito alla ricognizione, prevista entro il 31 marzo 2016, «del personale di polizia assegnato a funzioni di carattere amministrativo ovvero di scorta personale [...] al fine di una gestione efficiente ed efficace delle risorse organiche, anche in relazione alle contingenti esigenze di sicurezza nazionale» così come previsto dall'articolo 1, comma 474, della legge 28 dicembre 2015, n. 208;

   tale ricognizione risulterebbe utile a meglio valutare l'eventuale necessità di una stabilizzazione del predetto personale e a spostare il personale della polizia di Stato al presidio del territorio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda adottare tutte le necessarie e urgenti iniziative, non solo per immettere in ruolo i 250 nuovi funzionari di cui in premessa, ma anche per completare la stabilizzazione a tempo indeterminato entro la fine della legislatura delle 650 unità di personale da inquadrare nel profilo di coadiutore amministrativo-contabile, utilizzando gli 11.100.000 euro risparmiati sul Fondo unico di amministrazione, nonché per dare piena attuazione a quanto previsto dall'articolo 1, comma 474, della legge 28 dicembre 2015, n. 208.
(4-18637)


   PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Gaeta, comune della provincia di Latina, il vice segretario comunale Antonio Buttaro è stato per ben due volte condannato in via definitiva per danno erariale dalla magistratura contabile. Precisamente, con le sentenze della sezione III centrale d'appello n. 417 del 10 maggio 2011 e n. 747 del 16 novembre 2012, con annesso risarcimento di rispettivamente 75.000,00 euro e 55.000,00 euro;

   in virtù dei suddetti procedimenti, il dirigente fu sospeso dal servizio, con delibera di giunta del 10 agosto 2009 n. 147, dall'allora amministrazione Raimondi; con il cambio dell'amministrazione comunale nel maggio 2012, Antonio Buttaro, con delibera di giunta n. 300 del 28 novembre 2012, veniva immediatamente reintegrato nella sua mansione, ottenendo anche la restituzione di parte degli emolumenti trattenuti dal 2009. Tale deliberazione è stata assunta senza fare nessun cenno alle sopra richiamate sentenze n. 417 e 747 di danno erariale eppure nel mese di luglio 2012, appena un mese dopo le elezioni amministrative, il neo eletto sindaco di Gaeta, Cosmo Mitrano, proprio su richiesta della Corte dei conti notificò al dirigente un atto di messa in mora per il danno erariale arrecato al comune di Gaeta;

   come è emerso dalla stampa locale, quella che appariva un'incomprensibile decisione della nuova giunta comunale risulterebbe in realtà di una restituzione di favori essendo emersi nel frattempo conferme sul forte legame tra l'attuale sindaco di Gaeta, Cosmo Mitrano, e il dirigente condannato. Risulta infatti che nel 2000 il dirigente Antonio Buttaro fu il presidente della commissione esaminatrice per il concorso per un posto di «Istruttore Direttivo Amministrativo» del comune di Gaeta dove risultò vincitore proprio il dottor Cosmo Mitrano attuale sindaco di Gaeta. Ancora nel 2005, sempre il Buttaro fece parte della commissione esaminatrice per il concorso per «Dirigente del Settore Servizio alla Persona» del comune di Fondi e, sembra incredibile, anche in questo concorso risultò vincitore il dottor Cosmo Mitrano, attuale sindaco di Gaeta;

   dopo la sua reintegra, la condotta illecita del dirigente Buttaro non solo non è mutata ma si è fortemente aggravata tant'è che l'anno successivo gli verrà comminata, con sentenza n. 913 del 24 dicembre 2013, una terza condanna per danno erariale con richiesta risarcitoria di 60.000,00 euro. Inoltre risulta istruito a suo carico, presso il tribunale di Cassino, un procedimento penale per violazione della legge n. 689 del 1981 per sanzioni comminate ad aziende commerciali (bar/ristoranti, e altro) non introitate con conseguente danno erariale;

   a corollario di quanto sopra il 9 giugno 2017 la Corte dei conti, sezione giurisdizione Lazio, con sentenza n. 138 ha dichiarato che la riassunzione in servizio del dirigente, Antonio Buttaro, pluricondannato per le sue condotte illecite, ha causato al comune di Gaeta un danno erariale complessivo di 549.140,16 euro;

   eppure anche a seguito di quest'ultima recente sentenza della magistratura contabile, nessuna iniziativa risulta ancora essere stata assunta contro il dirigente in parola dall'amministrazione direttamente interessata –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra e se non ritenga, alla luce di quelle che appaiono gravi violazioni di legge commesse presso il comune di Gaeta, di valutare la sussistenza dei presupposto per assumere le iniziative di competenza, ai sensi dell'articolo 142, commi 1 e 2 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
(4-18638)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CANCELLERI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il problema della sicurezza degli edifici scolastici si pone drammaticamente all'attenzione dell'Italia, poiché molti sono i casi di edifici non posti in sicurezza;

   nella giornata del 21 novembre 2017 nella città di Caltanissetta, è crollato il controsoffitto e un tubo dell'Istituto tecnico statale Leonardo Da Vinci provocando la fuoriuscita di acqua bollente che ha bloccato gli studenti e il personale della scuola, mettendo a rischio la loro incolumità;

   l'istituto interessato dal crollo è frequentato da numerosi alunni provenienti da più zone della provincia nissena;

   il Governo deve assicurarsi che le condizioni statiche e di manutenzione degli edifici scolastici in cui si svolge l'attività didattica siano tali da garantire la perfetta sicurezza degli studenti, degli insegnanti e di tutto il personale;

   l'incolumità individuale è considerata come bene giuridico primario e trova espresso riconoscimento costituzionale laddove vengono tutelati i diritti alla salute (articolo 32 della Costituzione), alla dignità umana (articoli 3, 27, 41 della Costituzione) –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per accrescere in modo deciso le garanzie di sicurezza degli edifici scolastici ed, in particolare, quali specifici investimenti intenda tempestivamente promuovere per fare in modo che l'istituto tecnico statale Leonardo Da Vinci di Caltanissetta venga messo in sicurezza e per garantire la ripresa dell'attività didattica.
(5-12789)


   SCUVERA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il liceo Faravelli di Broni è stato recentemente inserito nella riperimetrazione del sito di interesse nazionale (Sin) dell'ex area Fibronit; tale inserimento consentirà la bonifica dell'area via Gramsci;

   la struttura contiene pannelli di amianto e dovrà essere bonificata. È necessaria la realizzazione di un nuovo edificio scolastico che ospiti il liceo Faravelli una volta demolita la sede attuale –:

   come il Governo ritenga di intervenire, per quanto di competenza, per garantire agli studenti del liceo Faravelli una sede adeguata alle loro esigenze formative, posto che l'inserimento nel sito di interesse nazionale è già un passo avanti molto concreto.
(5-12795)


   DI BENEDETTO, D'UVA, VILLAROSA, MARZANA, BRESCIA, LUIGI GALLO, VACCA e SIMONE VALENTE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   ad Alicudi (Messina) si trova la scuola più piccola di Europa, senza aule né sezioni, e frequentata da soli tre alunni ai quali, però, non è possibile garantire il diritto allo studio. Mancano, infatti, gli insegnanti sia titolari di cattedra che supplenti, causa delle condizioni avverse per raggiungere la scuola, e la mancanza di personale amministrativo tecnico e ausiliario al suo interno. La stessa situazione è riscontrabile anche nella vicina isola di Filicudi;

   gli unici insegnanti interessati ad avere l'incarico sono quelli residenti nell'isola che sono costretti, invece, a spostarsi al Nord Italia. Alcuni, seppur mossi da gravi motivi di malattia ovvero di famiglia, non sono stati comunque ammessi. Perciò gli stessi hanno scritto una lettera al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per esprimere la loro ferma volontà a ottenere il trasferimento senza, per ora, ricevere alcuna risposta;

   tale situazione non permette di rispettare un programma scolastico e costringe i tre alunni frequentanti a godere delle lezioni solo in maniera intermittente;

   nel periodo 2014-2020 circa 2,197 miliardi di euro di fondi europei cofinanziano azioni nelle scuole italiane, compresi progetti infrastrutturali nell'ambito dell'istruzione e della cura della prima infanzia, eppure non si riesce a garantire il diritto allo studio nella scuola più piccola d'Europa;

   la Commissione europea svolge un ruolo di sostegno per aiutare gli Stati membri a far fronte alle sfide comuni, sebbene la responsabilità per quanto riguarda il contenuto dell'insegnamento e l'organizzazione del sistema di istruzione ricada unicamente sugli Stati membri;

   pertanto, l'eurodeputato Ignazio Corrao ha già inoltrato un'interrogazione alla Commissione europea per chiedere se la stessa sia a conoscenza di tale insostenibile situazione nelle scuole primarie delle isole siciliane e come intenda sostenere il diritto allo studio anche nelle scuole più piccole –:

   se sia a conoscenza dei fatti su esposti;

   se intenda, per quanto di competenza, intraprendere iniziative volte a garantire il diritto allo studio nella scuola di Alicudi;

   se intenda assumere iniziative volte ad agevolare la mobilità degli insegnanti residenti nell'isola di Alicudi.
(5-12796)

Interrogazione a risposta scritta:


   ALLASIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia spaziale italiana, nata nel 1988, è un ente pubblico nazionale vigilato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che opera in collaborazione con diversi altri dicasteri;

   in meno di due decenni si è affermata come uno dei più importanti attori mondiali sulla scena della scienza spaziale, delle tecnologie satellitari, dello sviluppo di mezzi per raggiungere ed esplorare il cosmo. L'Asi ha oggi un ruolo di primo piano tanto a livello europeo, dove l'Italia è il terzo Paese che contribuisce maggiormente all'Agenzia spaziale europea, quanto a livello mondiale. Ha infatti uno stretto e continuo rapporto di collaborazione con la Nasa, che la porta a partecipare a molte delle più interessanti missioni scientifiche degli ultimi anni. Uno dei progetti più affascinanti riguarda la costruzione e l'attività della stazione spaziale internazionale, dove gli astronauti italiani sono ormai di casa;

   grazie all'attività dell'Asi, la comunità scientifica italiana ha ottenuto negli ultimi decenni successi senza precedenti nel campo dell'astrofisica e della cosmologia, contribuendo tra l'altro a ricostruire i primi istanti di vita dell'Universo, compiendo passi fondamentali verso la comprensione del fenomeno dei gamma ray bursts e delle misteriose sorgenti di raggi gamma. L'Asi ha dato inoltre importanti contributi all'esplorazione spaziale, costruendo strumenti scientifici che hanno viaggiato con le sonde Nasa ed Esa alla scoperta dei segreti di Marte, Giove, Saturno. E in tutte le principali missioni pianificate per i prossimi anni – da Venere alle comete, fino ai limiti estremi del nostro Sistema solare – ci sarà un pezzo di Italia;

   l'Asi ha attualmente circa 200 dipendenti, e un budget annuale al 2016 di circa 1,6 miliardi di euro;

   da quanto sopra richiamato si evince quanto tale ente sia importante e dia lustro al sistema Paese, inteso come indotto industriale e scientifico di altissimo impatto tecnologico, oltre a permettere la valorizzazione dei poli di ricerca universitaria;

   il 24 novembre 2017 si è tenuta a Firenze la consueta manifestazione politica del Partito democratico, alla ex stazione della Leopolda;

   nella giornata di sabato 25 novembre 2017 è stato pubblicato un tweet del segretario del Partito democratico, cui ha fatto seguito un'attestazione di apprezzamento da parte dell'Agenzia spaziale italiana, attraverso il suo profilo Twitter istituzionale, fatto che, secondo l'interrogante, risulta grave perché tali esternazioni non rispondono alla mission dell'istituzione –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto rappresentato in premessa, non intenda assumere le iniziative di competenza per revocare l'incarico al presidente di Asi, essendo l'Agenzia, secondo l'interrogante, venuta meno in modo palese al ruolo di terzietà che dovrebbe essere proprio di una struttura pubblica così importante e il cui vertice, pur di nomina politica, dovrebbe agire per garantire che la stessa rappresenti l'intero sistema scientifico ed industriale del Paese.
(4-18631)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   la legge delega n. 124 del 7 agosto 2015 di riforma della pubblica amministrazione prevede la riorganizzazione della medicina fiscale di controllo sulle assenze per malattia dei lavoratori pubblici, stabilendo che il Governo proceda ad una riorganizzazione delle funzioni in materia di accertamento medico-legale ed il passaggio all'Inps delle competenze e delle relative risorse, nonché il ricorso in via prioritaria, per tutte le funzioni in materia di accertamento, comprese le attività ambulatoriali inerenti alla medicina fiscale, ai medici fiscali delle liste speciali trasformate in liste ad esaurimento dall'articolo 4, comma 10-bis, della legge n. 125 del 30 ottobre 2013;

   il decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, all'articolo 18, lettere c) e d), prevede, benché non prevista dalla legge delega, la stipula di nuove convenzioni per i medici delle liste ad esaurimento e la rimodulazione della disciplina delle visite fiscali e delle incompatibilità;

   la disciplina sui medici fiscali di lista è contenuta all'articolo 5, commi 12 e 13, della legge 11 novembre 1983, n. 638 e, quindi, non rientra nei cosiddetti contratti flessibili regolamentati dal vigente testo unico sul pubblico impiego e sul quale è stato dato il mandato al Governo di intervenire normativamente per apportare modifiche ed integrazioni;

   secondo la normativa vigente, i medici fiscali delle liste speciali, trasformate in liste ad esaurimento e con incarico confermato dai decreti che ne regolano la specifica disciplina (decreto ministeriale 18 aprile 1996, decreto ministeriale 12 ottobre 2000 e decreto ministeriale 8 maggio 2008), sono gli unici collaboratori esterni alla pubblica amministrazione per i quali l'incarico è inteso a tempo indeterminato e come tale deve essere considerato fino all'esaurimento delle liste stesse;

   una conversione generica a tempo determinato così come prevista dal decreto legislativo n. 75 del 2017 e la conseguente rivisitazione della disciplina che attualmente regolamenta la materia, determinerebbero la perdita da parte dei medici fiscali di tutte le tutele acquisite;

   la legge delega prevede i soli medici fiscali come unica figura professionale da adibire agli accertamenti, ma la costituzione di generiche graduatorie permetterebbe all'Inps di utilizzare medici convenzionati esterni reclutati attraverso un bando e che già svolgono altre attività per l'ente (ad esempio invalidità civile), anche per la medicina fiscale, con la possibilità quindi di un utilizzo improprio da parte dell'Istituto delle risorse che potrebbero essere impiegate per finanziare misure per l'invalidità civile ed il bando dei medici esterni, senza alcuna possibilità di verifica e di controllo del tempo dedicato all'invalidità civile e alla medicina fiscale;

   la determinazione presidenziale n. 147 del 12 novembre 2015, inerente al bando per il reclutamento di 900 medici da adibire all'espletamento degli adempimenti dei centri medico legali dell'Inps centrali e territoriali, prevede la possibilità che i suddetti medici possano essere chiamati a svolgere accertamenti sanitari nell'ambito della medicina fiscale, benché nello stesso avviso del bando sia chiaramente espressa l'incompatibilità tra l'attività di medicina fiscale e quella di medico esterno convenzionato;

   il decreto n. 75 del 2017 non prevede che l'atto di indirizzo regolamenti rapporti diversi da quelli intrattenuti con i medici di medicina fiscale –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di rispettare la legge delega che prevede esclusivamente il passaggio delle risorse e delle competenze all'INPS e la priorità di impiego dei medici fiscali delle liste ad esaurimento per tutta l'attività di controllo domiciliare ed ambulatoriale;

   se intenda assumere iniziative per escludere dalla riforma della medicina fiscale una categoria di professionisti non prevista dalla legge delega (medici convenzionati esterni), considerati anche l'incompatibilità rilevata dall'Inps e dallo stesso Governo e il rischio che ciò possa favorire l'uso improprio delle risorse per finanziare il bando relativo ai medici convenzionati esterni.
(2-02036) «Brunetta, Palese, Polverini».

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è sempre più vasta l'adesione allo stato di agitazione nazionale proclamato negli ultimi giorni dai sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, UilPa, Unsa, Usb, Intesa, per il personale ispettivo ed amministrativo dell'Ispettorato nazionale del lavoro;

   si apprende da organi di stampa nazionali e locali che i sindacati e i lavoratori chiederebbero ai vertici politici e istituzionali di dare effettivo slancio e concretezza alla riforma avviata con il decreto legislativo n. 149 del 2015, che aveva l'obiettivo di accorpare nella nuova Agenzia unica per le ispezioni del lavoro le varie direzioni territoriali dell'Inps e dell'Inail preposte al controllo sulle irregolarità del mondo del lavoro, al precipuo fine di razionalizzare le risorse, di evitare sprechi e di implementare i controlli ispettivi a garanzia dei lavoratori, del recupero dell'elusione e dell'evasione contributiva e della tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro;

   a distanza di quasi due anni dall'istituzione del nuovo soggetto giuridico, l'Ispettorato nazionale del lavoro sembrerebbe privo, sia a livello centrale che a livello periferico, di un'organizzazione ben strutturata e di un'adeguata dotazione organica;

   secondo quanto riportato dai media, i dipendenti denuncerebbero: l'assoluta carenza di organico rispetto al contesto socio-economico ed alle dimensioni del territorio di competenza, che impedirebbe di svolgere in modo appropriato l'attività di vigilanza a tutela dei lavoratori nel contrasto al lavoro nero a tutela della salute e della sicurezza; la mancanza di una dovuta copertura assicurativa per gli svariati rischi connessi alla funzione ispettiva e di una formazione professionale adeguata, che permetta al personale di applicare correttamente una normativa in continua evoluzione; la mancanza di mezzi e di risorse per la quale i lavoratori, nello svolgimento dell'attività di vigilanza, soprattutto all'esterno dell'ufficio, presso aziende, cantieri, esercizi commerciali, sarebbero costretti a utilizzare l'autovettura privata e ad anticipare le spese vive, rimborsate solamente dopo mesi e in misura insufficiente rispetto alle spese di benzina e di usura del veicolo;

   sul versante economico gravi criticità emergerebbero soprattutto a causa dell'intervento di correzione preannunciato dal Ministero dell'economia e delle finanze, che potrebbe comportare non solo il taglio dei fondi «Fua» relativi al salario accessorio per il 2016, ma anche il rischio della restituzione di parte delle somme già certificate e liquidate ai dipendenti per l'anno 2015. Inoltre, poiché non è stato nominato il presidente del collegio dei sindaci revisori dell'ispettorato nazionale del lavoro, non sarà erogato il fondo speciale relativo al 2017;

   vi sarebbe infine una disomogeneità nel trattamento economico tra i vari funzionari ispettivi dell'Ispettorato nazionale del lavoro, di provenienza ministeriale, Inps e Inail, impegnati nella medesima attività di vigilanza;

   si tratta, a parere dell'interrogante, di una situazione che merita la massima attenzione;

   le importanti funzioni dell'Ispettorato nazionale del lavoro, già compromesse per tutti i motivi esposti, rischiano di essere ulteriormente rallentate dalla protesta degli ispettori, che dichiarano di non essere più disposti a utilizzare il mezzo proprio per i necessari spostamenti sui luoghi di lavoro, a effettuare lavoro straordinario, e a partecipare a campagne ispettive speciali;

   ciò rappresenterebbe un ulteriore arretramento dello Stato di fronte alla piaga del lavoro sommerso e irregolare, dello sfruttamento e dell'evasione contributiva e assicurativa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per permettere al personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro di svolgere pienamente il proprio compito istituzionale ed evitare che un'attività con finalità di legalità e di garanzia, così delicata, possa essere svolta senza un'adeguata pianificazione e in carenza delle necessarie risorse finanziarie.
(4-18596)


   VENITTELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con le istruzioni operative sugli ammortizzatori sociali in deroga per il 2015, pubblicate sul Bollettino ufficiale della regione Molise n. 53 del 31 dicembre 2014, e con le istruzioni operative sugli ammortizzatori sociali in deroga per il 2016, pubblicate sul Bollettino ufficiale della regione Molise n. 1 dell'11 gennaio 2016, sono state disciplinate le procedure per accedere alle prestazioni di mobilità in deroga erogate dall'Inps;

   a seguito del decreto legislativo n. 185 del 24 settembre 2016 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 ottobre 2016, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha emanato la circolare n. 34 del 4 novembre 2016 con la quale sono stati attribuiti 52 milioni di euro alla regione Molise per completare i pagamenti della mobilità in deroga per il triennio 2014-2015-2016 a poco meno di 2 mila lavoratori aventi diritto (il numero preciso degli aventi diritto è 1.744);

   la regione Molise ha pubblicato sul Bollettino ufficiale della regione Molise n. 49 del 23 dicembre 2016 le nuove istruzioni operative sulla mobilità in deroga che agiscono in termini retroattivi a decorrere dal 1° gennaio 2016, determinando l'insorgere di un contenzioso interpretativo per quei lavoratori che hanno presentato domanda per il 2016 ai sensi delle istruzioni operative pubblicate sul Bollettino ufficiale della regione Molise n. 1 dell'11 gennaio 2016;

   i lavoratori molisani hanno regolarmente presentato domanda per accedere alla mobilità in deroga per l'anno 2015 e l'anno 2016 in base a quanto disciplinato dalle istruzioni operative pubblicate, rispettivamente, sul Bollettino ufficiale della regione Molise n. 53 del 31 dicembre 2014 e sul Bollettino ufficiale della regione Molise n. 1 dell'11 gennaio 2016. Da ciò ne deriva che gli stessi hanno maturato un diritto acquisito che la regione Molise è tenuta a rispettare attraverso l'assegnazione dei 52 milioni di euro attribuiti dallo Stato ex decreto legislativo n. 185 del 2016;

   con le istruzioni operative pubblicate sul Bollettino ufficiale della regione Molise n. 49 del 23 dicembre 2016 i 1.744 lavoratori, che avevano maturato il diritto a percepire la mobilità e che avevano presentato regolare domanda nel rispetto dei termini previsti, sono stati estromessi dalla possibilità di ripresentare la domanda per la mobilità in deroga per il 2016. Ciò ha comportato un doppio danno dovuto sia al mancato saldo delle 7 mensilità residue del 2015 e delle 6 mensilità o parte di esse del 2016, sia all'esclusione dai requisiti per poter ripresentare la domanda;

   per i territori inseriti con decreti del Ministero dello sviluppo economico in aree di crisi industriale complessa e/o in aree di crisi semplice, sussiste l'obbligo da parte dello Stato di erogare finanziamenti mirati aggiuntivi per sostenere le politiche attive del lavoro e la ricollocazione dei lavoratori interessati;

   la giunta regionale del Molise con delibera n. 638 del 30 dicembre 2016 ha utilizzato i fondi destinati al sostegno al reddito di altri disoccupati per finanziare le politiche attive del lavoro per le aree di crisi, anziché sollecitare il Governo a stanziare le risorse necessarie negli accordi di programma per le aree di crisi medesime –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non intenda intervenire al fine di chiarire la reale situazione dei fatti e l'impiego dei fondi attribuiti al Molise per liquidare prioritariamente le domande di mobilità in deroga per l'anno 2015 e per l'anno 2016, che sarebbero stati utilizzati invece per altre finalità.
(4-18602)


   ROSTAN, NICCHI, MELILLA, ZACCAGNINI e ZOGGIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha annunciato un nuovo concorso pubblico per il reclutamento di personale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale;

   secondo quanto annunciato dal presidente i requisiti per l'accesso al concorso saranno: «laurea magistrale in economia, ingegneria gestionale o legge e certificato b2 inglese»;

   è stata poi adottata dal presidente la determinazione di indizione del concorso pubblico, per titoli ed esami, a 365 posti di analista di processo-consulente professionale, area C, posizione economica C1;

   il bando è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 novembre 2017;

   nell'atto si annuncia il reclutamento di 365 funzionari su tutto il territorio nazionale, segnalando che presso i Ministeri competenti sono in corso le procedure che potranno consentire l'ampliamento dei posti a disposizione fino a oltre mille;

   tra i requisiti per l'ammissione al concorso è prevista la laurea magistrale/specialistica in scienze dell'economia, scienze economico-aziendali, ingegneria gestionale, scienze dell'amministrazione, giurisprudenza e teoria e tecniche della normazione e dell'informazione giuridica;

   è richiesta inoltre la certificazione, in corso di validità, di conoscenza della lingua inglese pari almeno al livello B2 del quadro comune europeo, rilasciata da uno degli enti certificatori di cui al decreto 28 febbraio 2017, n. 118, del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   da più parti sono stati sollevati dubbi e perplessità sui requisiti di accesso, così come annunciati dal presidente Boeri e poi fissati dalla determinazione di indizione del bando;

   colpisce l'esclusione delle lauree triennali e dei percorsi universitari di scienze politiche;

   più di tutto, però, ha sorpreso l'indicazione della certificazione B2 in inglese prevista addirittura come requisito indispensabile di accesso;

   l'attestato viene da molti considerato particolarmente elevato per il tipo di occupazione prevista: il British Council considera il B2 come un livello di conoscenza medio-alta della lingua inglese;

   l'accertamento della conoscenza della lingua inglese come delle principali apparecchiature e software informatici, è sicuramente ormai indispensabile per figure apicali della pubblica amministrazione, tant'è che sono sempre previste prove specifiche di esame, ma l'obbligatorietà in termini di requisito di ingresso, con una certificazione di livello così elevato, ottenibile con corsi privati di costo notevole, appare non proporzionata all'impiego e alle mansioni che si andranno a svolgere e rischia di apparire discriminatoria;

   si profilano, a detta di molti, ricorsi che potrebbe invalidare la procedura;

   il concorso Inps è molto atteso, in ragione di un blocco delle assunzioni che dura da anni, al punto che si profilano decine di migliaia di domande e una soglia di attenzione e interesse molto alta –:

   se non ritenga, nell'ambito delle sue competenze, di assumere un'iniziativa per evitare che la procedura concorsuale di cui in premessa segua criteri come quelli citati che potrebbero mettere a rischio la validità stessa del bando di concorso.
(4-18628)


   ZAPPULLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la regione Puglia ha stipulato due diversi accordi con l'Inps, tra il 2015 ed il 2016, molto diversi; uno riguarda il riconoscimento dello stato di calamità determinato da grandinate ed altre avversità atmosferiche, di cui alla legge n. 102 del 2004; l'altro, invece, è un accordo straordinario, siglato con le associazioni olivicole ed i sindacati, per lo «straordinario» fenomeno della Xylella;

   il contributo viene riconosciuto sempre in base alla legge n. 102 del 2004, legge che però ammette il contributo medesimo solo per le aziende coperte da apposita assicurazione, mentre all'interrogante e agli interessati appare necessario mirare a provvedimenti che individuino degli ammortizzatori in deroga;

   è difficile quantificare il danno esattamente, ma esso interessa molti dei 3.100 lavoratori agrumicoli del triangolo Lentini, Carlentini, Francofonte, attualmente nel registro degli iscritti: l'integrazione salariale a giornata sarebbe di 58 euro di media circa, che moltiplicati per 15 (le giornate circa che per alcuni sono da recuperare), danno il risultato approssimativo di 870 euro a lavoratore;

   l'obiettivo ragionevole sul quale convergono tutti gli interessati è quello di ottenere una riconferma delle giornate mancanti rispetto lo stesso periodo (febbraio-marzo) dell'anno precedente e non di tutte quelle che gli operai agrumicoli, in genere, accumulano nell'intero anno;

   occorrerebbe conoscere quali siano le ragioni per le quali, le zone siracusane risultino nella delibera dello stato di calamità della regione Sicilia del 26 gennaio 2017 –:

   se il Governo non ritenga necessario assumere un'iniziativa ad hoc al fine di far accedere i lavoratori di cui in premessa agli ammortizzatori in deroga.
(4-18634)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   a seguito di un procedimento di evidenza pubblica avviato nel 2016 dal Centro di ricerca per la cerealicoltura (Crea), la Società italiana sementi (Sis) si sarebbe aggiudicata, per un periodo di 15 anni, l'esclusiva dei diritti di moltiplicazione e commercializzazione della nuova cultivar di grano duro denominata «Cappelli»;

   la circostanza, secondo quanto riferiscono gli organi di stampa, avrebbe sollevato, tra gli operatori dell'intera filiera del grano Cappelli, molteplici perplessità nonché giustificabili sentimenti di inquietudine, per le modalità di assegnazione dell'esclusiva, per le ripercussioni negative che potrebbero ricadere sull'intera filiera e perché – da quanto emergerebbe da numerose fonti di stampa – si configurerebbe una situazione di profonda e grave ingiustizia nei confronti degli ex esclusivisti e del Consorzio sardo Grano Cappelli;

   è il caso di segnalare, per quanto attiene le modalità di assegnazione dell'esclusiva, che l'edizione di giovedì 16 novembre 2017 della Nuova Sardegna riporta le affermazioni del direttore di Copagri, Pietro Tandeddu, che, nell'annunciare la presentazione di una richiesta di accesso agli atti, «a nome di Agrinsieme (che comprende anche Cia e Confagricoltura) ha invocato chiarezza sulle procedure di assegnazione del bando per la certificazione del seme a Sis. “Si è trattato di una procedura impropria – ha affermato Tandeddu – CREA ha puntato su una semplice manifestazione di interesse. Non erano infatti richiesti requisiti particolari né si assegnava priorità ai soggetti con esperienza pluriennale nel settore come accade in tutti i bandi pubblici”»;

   giova ricordare che gli esiti della procedura di assegnazione dell'esclusiva hanno determinato una situazione che si configurerebbe profondamente ingiusta nei confronti del precedente esclusivista, la società Selet, e del Consorzio sardo Grano Cappelli che verrebbero esclusi da questo comparto dopo che, oltre vent'anni fa, quando la varietà di grano Cappelli sembrava fosse stata abbandonata, l'avrebbero riscoperta avviandone progressivamente la coltivazione sino a produrre oggi (anno 2017) oltre 12 mila quintali di grano;

   è il caso di sottolineare che, grazie al lavoro degli operatori sardi, sarebbe nata una filiera nazionale di considerevoli dimensioni con importanti prospettive di redditività nel biologico, circostanza che avrebbe accresciuto l'interesse delle grandi società cerealicole, come appunto la Sis;

   giova ricordare, a questo proposito, che il presidente della Società italiana sementi è vicepresidente nazionale della Coldiretti, circostanza che, tra le altre cose, solleverebbe molteplici dubbi in merito ai rischi che l'esclusivista possa acquisire una posizione dominante nel mercato costituendo un vero e proprio monopolio;

   l'avvicendamento tra Selet e Sis, anche per l'impossibilità di individuare un'intesa, starebbe determinando una situazione di difficoltà nella filiera per mancanza di prodotto a causa di un'inadeguata disponibilità di grano da seme da parte di Sis, rispetto ai quantitativi necessari, circostanza che metterebbe a grave rischio sia la reputazione dei marchi, sia la qualità dei prodotti finali, con conseguente danno per aziende e consumatori;

   a questo proposito, acquisterebbe una straordinaria rilevanza la notizia secondo la quale la disponibilità di grano da seme a disposizione della Sis non supera 360 quintali, un quantitativo del tutto insufficiente se rapportato alla disponibilità che per il solo 2016 era garantito dalla Selet: pari a 1.200 quintali, dalle tre alle quattro volte quello della Sis;

   questo stato di cose, oltre che ripercuotersi negativamente su tutta filiera, avrebbe anche delle implicazioni rilevanti sul rispetto di parametri e standard richiesti nella manifestazione d'interesse di Crea, in base ai quali la valorizzazione e la diffusione della varietà si dovrebbero attuare secondo un programma quinquennale che, se non rispettato, farebbe decadere da subito il diritto di esclusiva –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito alla valorizzazione e alla promozione della filiera del grano Cappelli e, nello specifico, quali siano gli orientamenti in merito alle procedure di assegnazione dell'esclusiva da parte del Crea;

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, esercitare i poteri di vigilanza e controllo al fine di verificare la correttezza della procedura pubblica formalizzata dal Crea e, nel caso vi siano i presupposti, se non ritenga opportuno assumere iniziative per correggerne gli esiti e gli effetti;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per evitare che gli operatori sardi vengano esclusi da una filiera nazionale che hanno creato dal nulla;

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, adottare iniziative, anche di natura normativa, per tutelare la filiera nazionale del grano Cappelli, le aziende che vi operano da decenni e i consumatori, anche in considerazione della rilevanza acquisita dalla varietà di grano nelle produzioni alimentari biologiche;

   se non ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, per verificare i quantitativi di grano Cappelli da seme di cui dispone la Sis, se vi sia un'adeguata corrispondenza o una carenza rispetto alle esigenze della filiera e se, in quest'ultimo caso, vi siano condizioni perché la Sis sia da considerarsi inadempiente rispetto al bando pubblicato da Crea con conseguente revoca dell'esclusiva.
(2-02032) «Vallascas».

Interrogazioni a risposta orale:


   FIORIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la sentenza della Corte costituzionale n. 139 del 14 giugno 2017 ha sancito che, per l'attuazione dei piani di controllo di cui all'articolo 19 della legge n. 157 del 1992, le «guardie venatorie dipendenti delle Amministrazioni provinciali» si possono avvalere «tassativamente» soltanto delle figure riportate nel medesimo articolo e conseguentemente: i proprietari dei fondi su cui si attua l'intervento, le guardie forestali e quelle comunali;

   tal sentenza ha ritenuto illegittime alcune disposizioni della legge della regione Liguria n. 29 del 2015, che prevedeva di avvalersi anche di coadiutori appositamente abilitati;

   il notevole incremento della fauna selvatica e la diminuzione esponenziale dei cacciatori ha reso necessario negli ultimi anni un ricorso sempre più frequente, da parte delle regioni, ai piani di controllo ed agli abbattimenti selettivi per far fronte agli ingenti danni provocati dagli animali alle produzioni agricole e perfino agli insediamenti urbani, anche nei territori preclusi all'esercizio venatorio;

   i soli soggetti ricompresi nell'articolo 19 della legge n. 157 del 1992 non sono quindi attualmente in numero sufficiente per risolvere le gravi problematiche che il proliferare della fauna selvatica crea alle imprese agricole ed alla popolazione civile;

   molte regioni sono già ricorse all'ausilio di operatori abilitati, appositamente armati, per contenere i danni della fauna selvatica;

   la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha approvato in questo contesto un ordine del giorno, in data 22 giugno del 2017, per introdurre modifiche alla normativa vigente in materia al fine di permettere alle regioni di poter continuare a ricorrere ad altre figure abilitate, oltre a quelle esplicitamente indicate dall'articolo 19 della legge n. 157 del 1992;

   le associazioni venatorie hanno auspicato una rapida soluzione di questa problematica chiedendo l'approvazione di una norma per contenere la fauna selvatica, compatibilmente con la legislazione nazionale e comunitaria, le indicazioni del mondo scientifico, le esigenze della tutela animale e dell'ambiente, la sicurezza della popolazione e la salvaguardia delle imprese agricole –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle criticità esposte in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine si sostenere le regioni nel contenimento della fauna selvatica, nel corretto adempimento delle norme di cui all'articolo 19 della legge n. 157 del 1992.
(3-03388)


   ANTEZZA, OLIVERIO, COVA, ROMANINI, TARICCO, TERROSI, VENITTELLI e FIORIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la Conferenza delle regioni e delle province autonome del 22 giugno 2017 ha approvato un ordine del giorno in cui si chiede al Governo di intervenire, promuovendo una modifica dell'articolo 19 della legge n. 157 del 1992, per arginare il fenomeno dell'incremento diffuso di fauna selvatica, in particolare dei cinghiali, che rappresenta una minaccia per le colture agricole e, ormai sempre più spesso, anche per la popolazione;

   il fenomeno rende necessario il ricorso sempre più frequente ai piani di controllo, attuati prevalentemente per far fronte ai danni alle produzioni agricole anche nei territori preclusi all'esercizio venatorio;

   la sentenza della Corte costituzionale n. 139 del 14 giugno 2017 ha sancito che le sole figure di cui le «guardie venatorie dipendenti delle Amministrazioni provinciali» si possono avvalere nell'attuazione dei piani di controllo di cui all'articolo 19 della legge n. 157 del 1992, siano «tassativamente» quelle riportate nell'elenco dello stesso articolo di legge, ovverosia i proprietari dei fondi su cui si attua l'intervento, le guardie forestali e quelle comunali;

   ad avviso delle regioni, i soli soggetti ricompresi nell'articolo 19 della legge n. 157 del 1992 non sono in numero sufficiente a fare fronte ai problemi che il proliferare della fauna selvatica crea anche alla popolazione civile; esse prospettano quindi la necessità di ampliare la platea dei soggetti abilitati all'attuazione dei piani di controllo;

   le regioni chiedono in particolare una modifica del richiamato articolo 19 della legge n. 157 del 1992 al fine di introdurre la figura dell’«operatore abilitato», previa frequenza di appositi corsi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, per quanto di competenza, ritenga percorribile la strada proposta dall'ordine del giorno approvato dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome il 22 giugno 2017 in relazione alla modifica dell'articolo 19 della legge n. 157 del 1992.
(3-03389)

SALUTE

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   in merito alla stabilizzazione del corpo docente di scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche (Med/45) si precisa che la laurea infermieristica è attiva in 43 atenei; sono presenti oltre 220 corsi di laurea per un totale di 51.300 studenti: 47.000 frequentano il corso triennale, 800 quello in infermieristica pediatrica e 3.500 il corso di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche. A questi si aggiungono gli studenti che hanno vinto un dottorato in scienze infermieristiche non stimabili, perché molti seguono un dottorato in corsi di laurea diversi rispetto a quello originario. Esistono anche corsi di master di I e II livello, la cui frequenza è obbligatoria per i ruoli di coordinatore infermieristico e infermiere specialista clinico (legge n. 43 del 2006), di difficile quantificazione vista la diversità del nome del master; si tratta comunque di oltre 2000 studenti l'anno;

   concentrandosi solo sul corso di laurea, ogni anno, ci sono 16.000 nuovi studenti, a cui si aggiungono, nei due anni successivi al triennio, i 2.500 studenti di laurea magistrale;

   questo fa dell'infermieristica una disciplina complessa per le sue articolazioni, ma soprattutto fa del Med 45 il settore scientifico disciplinare maggiormente presente nella facoltà a cui i corsi di laurea oggi fanno capo. Si ricorda che il totale di iscritti a medicina è di 9 mila studenti/anno e 900 studenti sono iscritti ad odontoiatria;

   nonostante questi numeri, i docenti che afferiscono al MED/45, è inadeguato: 41 fra professori ordinari, associati e ricercatori. Concretamente, ad oggi, ci sono: 3 ordinari, 23 associati, 5 ricercatori confermati, 5 ricercatori a tempo determinato di tipo «A», 6 ricercatori a tempo determinato di tipo «B» 3, per un totale di docenti pari a 40;

   ne consegue che solo in 22 università su 41, gli studenti hanno l'opportunità di seguire corsi di insegnamento del settore scientifico disciplinare MED45 tenuti da docenti inseriti nell'organico dei professori universitari. Con questi numeri, il rapporto docente/studenti è di circa 1 a 1.350 (Fonte SISI);

   se si effettua la stessa operazione per i corsi di laurea in odontoiatria e considerando i docenti afferenti al settore malattie odontostomatologiche MED 23, il confronto è impietoso: 1 a 6;

   la carenza strutturale di docenti MED 45 impatta sullo sviluppo disciplinare che può contare solo su docenti a contratto annuale. Dal 2012-13 ad oggi, diversi infermieri hanno ottenuto l'abilitazione scientifica nazionale (ASN) per ricoprire i ruoli da professori ordinario (PO; I fascia) e professore associato (PA; II fascia) nel settore scientifico disciplinare MED/45. Questo dimostra l'impegno di molti infermieri che, pur non occupando ruoli universitari, si sono adoperati per sviluppare importanti curricula scientifici. Ad oggi, il numero degli abilitati come professori ordinari e professori associati per il settore scientifico disciplinare MED/45 che attendono di ricoprire il relativo ruolo è questo: abilitati come professore ordinario tra docenti già incardinati nell'università e quanti non lo sono ancora: 10 e 1. Numero abilitati come professor associato tra quanti sono già incardinati in università e quanti non lo sono ancora: 20 e 7. Un candidato ha conseguito la doppia abilitazione a professori ordinari e professori associati;

   considerando l'urgenza di acquisire docenti del settore scientifico disciplinari MED 45, le università dovrebbero almeno provvedere alla chiamata di chi è in possesso dell'abilitazione scientifica nazionale. Se i docenti già strutturati potessero beneficiare dell'avanzamento di carriera il settore scientifico disciplinari MED/45 avrebbe a disposizione un totale di 56 docenti: 14 professori ordinari e 32 professori associati

   si potrebbero prevedere deroghe ai punti organici da utilizzare per la chiamata di docenti del settore scientifico disciplinari MED 45 o incentivi economici alle università che investono sul settore scientifico disciplinari MED/45. Considerando il numero di tutti gli abilitati, sarebbe necessario disporre di 15 punti organico per tutto il territorio nazionale: – Punti organico necessari per i docenti interni abilitati (per la prosecuzione di carriera dei ricercatori a tempo indeterminato, A e B e dei professori associati): 5,9; – Punti organico necessari per i docenti esterni abilitati (per assunzioni ex novo): 9,1;

   la normativa consente il finanziamento per 15 anni, da parte di soggetti esterni, di posti di ruolo di professori (prima e seconda fascia) e. di ricercatori di tipo B. Servirebbero finanziamenti per la chiamata degli abilitati così ripartiti: per i docenti interni abilitati: Somma totale per 15 anni di finanziamento 9.155.449,00 euro (610.363,30 euro per anno). Per i docenti esterni abilitati: Somma totale per 15 anni di finanziamento 15.759.342,17 euro (1.050.622,81 euro per anno);

   il numero degli iscritti giustifica l'investimento nell'ottica di garantire il principio di parità tra i corsi e il principio di non discriminazione tra professioni, anche alla luce del fatto che l'emergenza infermieri richiede una formazione di prestigio –:

   se non ritengano i Ministri interrogati di assumere iniziative, per quanto di competenza, per porre fine ad una «ingiustizia di sistema» che si protrae ormai a 25 anni, data in cui furono avviati per la prima volta i corsi di laurea universitaria per infermieri.
(2-02031) «Binetti, Buttiglione, Cera, De Mita».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   nella notte del 19 settembre 2017 presso il presidio medico di via De Pretis a Trecastagni – Catania una dottoressa di turno di guardia medica è stata aggredita e violentata da un giovane che si era recato al posto medico per richiedere cure. Il giovane è stato poi bloccato e arrestato dai carabinieri. La dottoressa è stata poi ricoverata all'ospedale di Acireale per accertamenti sanitari;

   l'Ordine dei medici di Palermo ha chiesto di introdurre un presidio delle forze dell'ordine nei pronto soccorso e deciso di costituirsi parte civile in tutti i processi che riguardano episodi di violenza contro sanitari;

   l'impiego di guardie giurate sia nei pronto soccorso che nei padiglioni è stato reclamato dal Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che ha sollecitato la pubblica amministrazione, l'assessorato regionale alla sanità, i prefetti, il Governo ad aumentare la sicurezza negli ospedali proponendo per tutte le aziende sanitarie il servizio di guardia giurata;

   la Raccomandazione n. 8, novembre 2007 del Ministero della salute per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari, tra l'altro, prevede:

    a) in generale gli eventi di violenza si verificano più frequentemente nelle seguenti aree: (...) servizi di continuità assistenziale;

    b) installare un impianto video a circuito chiuso, con registrazione sulle 24 ore nelle aree ad elevato rischio. In queste situazioni la sicurezza è un fattore prioritario rispetto la privacy;

    c) la citata Raccomandazione è previsto che sia oggetto di revisione periodica e dovrà essere aggiornata in base alle evidenze emerse ed ai risultati della sua applicazione nella pratica clinica;

   il decreto-legge 9 aprile 2008, n. 81, Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, all'articolo 17, Obblighi del datore di lavoro non delegabili, prevede: «1. Il datore di lavoro non può delegare le seguenti attività: a) la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del documento previsto dall'articolo 28 del predetto decreto-legge»;

   il decreto 6 settembre 2010 dell'assessore per la salute della regione siciliana, all'articolo 8-bis prevede: «Competenze delle aziende – Sicurezza nelle sedi di lavoro (...) 2. Le misure minime di sicurezza che le aziende sanitarie sono tenute ad adottare riguardano: sistemi diretti di allerta con le forze dell'ordine e sistemi di allarme sonoro; sistemi di illuminazione efficienti, soprattutto all'ingresso delle sedi; videocitofoni e sistemi di videosorveglianza con registrazione atti a riconoscere chi si trova all'esterno; porte antisfondamento; grate alle finestre»;

   il 22 giugno 2016 vi è stata l'aggiudicazione provvisoria della tornata di gara delle «Opere occorrenti alla messa in sicurezza di n. 59 Presidi di continuità assistenziale dell'Asp – Catania», per un importo iniziale di euro 375.975,30; la breve descrizione dell'intervento comprende: opere edili, in ferro, elettriche e tinteggiatura necessarie per la messa in sicurezza delle sedi di guardia medica;

   sarebbe opportuno conoscere:

    a) quali siano le opere eseguite nei 59 presidi di continuità assistenziale dell'Asp – Catania a seguito dell'aggiudicazione del bando di gara, sopra citato;

    b) quali siano le misure di sicurezza per il personale impiegato presso l'Asp di Catania riguardo a possibili episodi di violenza che possano verificarsi presso i presidi di continuità assistenziale;

    c) i contenuti del Dvr – documento di valutazione dei rischi della addetta struttura sanitaria (di cui all'articolo 17 del decreto legislativo n. 81 del 2008 e successive modificazioni e integrazioni) inerente alla valutazione di tutti i rischi e alle eventuali misure previste dal datore di lavoro per prevenire i pericoli causati da terzi che compiono atti di violenza a danno del personale medico e sanitario;

   nell'intervista alla Ministra interrogata a Quotidiano net e riportata da Catania Today del 21 novembre 2017, la Ministra ha confermato di aver inviato gli ispettori presso il presidio medico di via De Pretis a Trecastagni –:

   se intenda adottare tutte le iniziative di competenza per tutelare da atti di violenza e di aggressioni i medici di continuità assistenziale e tutto il personale medico/sanitario che operano a Catania e in tutte le altre strutture del servizio sanitario nazionale, favorendo l'utilizzo dei servizi di imprese di vigilanza;

   quali siano gli esiti dell'ispezione ministeriale alla struttura sanitaria presso il presidio medico di via De Pretis a Trecastagni;

   se non ritenga di promuovere una revisione ed un aggiornamento della raccomandazione n. 8 del novembre 2007 del Ministero della salute, alla luce degli episodi di violenza sopra descritti e tenuto conto dei risultati conseguiti a seguito degli interventi previsti dalla Raccomandazione medesima nella pratica clinica.
(2-02033) «Grillo, Rizzo, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Lorefice, Mantero, Nesci».

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi alcuni organi di stampa hanno pubblicato gli esiti dell'ultimo monitoraggio della regione Sardegna sui tempi delle liste d'attesa per le visite mediche specialistiche ambulatoriali nell'ambito dei servizi dell'azienda tutela della salute (Ats), dai quali emergerebbe un quadro negativo del sistema delle prenotazioni con ritardi inaccettabili e che, se confermati, rappresenterebbero un vero e proprio elemento di grave rischio per la salute dei cittadini;

   in particolare, l'Unione sarda del 17 novembre 2017 riferisce che sarebbero necessari «Oltre un anno di attesa per una colonscopia al Policlinico di Monserrato; nove mesi e mezzo abbondanti, al Brotzu, per un'ecografia al seno; nelle strutture del Sulcis una visita cardiologica la fissano dopo 233 giorni; 282 lune, invece, trascorrono prima di una spirometria a Lanusei»;

   il giornale riporta anche le dichiarazioni di un operatore del Centro unico di prenotazioni (Cup) secondo il quale «ci sono alcune liste chiuse, con il calendario del 2018 completo, stiamo dando gli appuntamenti, ad esempio, di diabetologia e oculistica, nel 2019»;

   la situazione che ne emergerebbe, già insostenibile per coloro che non hanno la necessità di visite frequenti, risulterebbe invece inaccettabile e rischiosa per coloro che avrebbero l'esigenza di un rapporto continuativo con il sistema sanitario, come i trapiantati, i malati cronici, gli anziani;

   ne conseguirebbe una situazione che determinerebbe alti rischi di compromissione dello stato clinico e di salute dei cittadini per l'impossibilità di sottoporsi in tempi accettabili a visite mediche nell'ambito del sistema di prevenzione, cura e riabilitazione;

   si starebbe inoltre determinando, nell'accesso ai servizi sanitari, un grave e inaccettabile discrimine tra i cittadini sulla base delle condizioni socio-economiche;

   in particolare, di fronte all'alternativa di accedere con immediatezza a una visita medica, pagando la prestazione in regime privatistico, o attendere più di un anno per accedere alla medesima prestazione, ma accreditata, la scelta sarebbe condizionata dalle disponibilità economiche del cittadino e non già dall'urgenza determinata dal suo stato clinico;

   è il caso di rilevare che, questo stato di cose, oltre a rappresentare un ostacolo a quando sancito dall'articolo 32 della Costituzione, rappresenterebbe una delle cause più frequenti di rinuncia dei cittadini alle cure mediche;

   i disagi causati dalle lunghe liste d'attesa ricadrebbero, inoltre, su un contesto sociale, come quello sardo, caratterizzato da un reddito medio pro capite tra i più bassi d'Italia e da una popolazione tra le più anziane del Paese, che necessiterebbe maggiormente di ricorrere ai servizi della sanità pubblica;

   i disagi sarebbero aggravati dal nuovo assetto della rete ospedaliera che avrebbe prodotto un accentramento di servizi sanitari nelle aree urbane di Cagliari e Sassari, cancellando una molteplicità di strutture e presidi dell'entroterra;

   la situazione illustrata rischierebbe di favorire eccessivamente il ruolo della sanità privata nel sistema sanitario regionale, ingenerando, tra l'altro, legittimi dubbi e interrogativi sulle modalità di gestione delle liste, tra visite a pagamento e visite gratuite, sull'assegnazione delle priorità e in merito all'esercizio del controllo e della vigilanza sui soggetti privati accreditati da parte dell'Ats –:

   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;

   se non ritenga opportuno farsi promotore, per quanto di competenza, di iniziative, anche di natura normativa, al fine di superare le criticità esposte in premessa, in merito alle liste d'attesa, e rimuovere gli ostacoli che oggi si frappongono all'accesso da parte dei cittadini alle prestazioni del sistema sanitario;

   se si ritenga sussistano i presupposti per promuovere iniziative finalizzate alla verifica, con tutti gli strumenti disponibili, del rispetto dei livelli essenziali di assistenza.
(3-03390)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SILVIA GIORDANO, COLONNESE, MANTERO, GRILLO, LOREFICE e NESCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la regione Campania, oramai da alcuni mesi, sta subendo una grossa carenza distributiva del farmaco gammaglobulina antitetanica, registrando una situazione di assoluta emergenza;

   l'ultimo caso riguarda un 70enne della provincia di Salerno, che a seguito di una ferita alla mano, si è recato all'ospedale «Luigi Curto» di Polla. Dopo essere stato medicato e refertato, gli viene prescritto il farmaco gammaglobulina antitetanica, in quanto purtroppo l'ospedale non disponeva del siero. Secondo quanto riporta Ondanews l'uomo ha vissuto una vera e propria odissea alla ricerca del farmaco tra le farmacie del Vallo di Diano. Una risposta negativa dopo l'altra, l'antitetanica non era disponibile né in ospedale, né nelle farmacie del territorio. Sulla questione è intervenuto anche il direttore sanitario dell'ospedale di Polla «Luigi Curto», confermando che: «in questo momento la carenza del prodotto è ovunque sul territorio». Questa rappresenta una situazione molto difficile per i cittadini campani, già messi a dura prova da un sistema sanitario regionale che presenta non poche criticità, la vaccinazione antitetanica è il metodo più efficace per la prevenzione del tetano, una patologia infettiva molto grave;

   l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha segnalato l'assenza del siero antitetanico nella «lista dei farmaci carenti» e ha temporaneamente autorizzato le importazioni in deroga dall'estero;

   in particolare, l'Agenzia italiana del farmaco ha segnalato problemi produttivi per almeno 3 vaccini antitetano. Per Anatetal, vaccino singolo, in confezione monodose, la ripresa produttiva era prevista per il 1° ottobre, ma, ad oggi, non si hanno ancora notizie, mentre, Imovax tetano e Igantet 500 UI risultano indisponibili a tempo indeterminato e le strutture sanitarie sono state autorizzate ad importare il prodotto dall'estero. Anche per il vaccino antitetano + antidifterica sussistono problemi produttivi e l'Aifa ha consigliato di rivolgersi al medico di medicina generale per trovare alternative;

   il problema dunque non è tanto distributivo quanto produttivo, riguarda soprattutto i vaccini singoli, confezione monodose e dipende dalla produzione insufficiente da parte delle case farmaceutiche autorizzate a produrlo e dalla mancanza di materia prima, soprattutto plasma e sangue, che si è registrata alla fine del 2016;

   la situazione, già denunciata da mesi dagli organi istituzionali di categoria, da nord a sud del Paese, sta assumendo proporzioni sempre più serie: infatti, il siero risulta introvabile non solo nelle farmacie private, ma ormai anche nelle Asl e negli ospedali;

   ad oggi manca una sorveglianza di breve e di lungo periodo proprio su vaccini come l'antitetano, pertanto sarebbero utili forme di monitoraggio degli effetti avversi e dell'educazione sanitaria dei cittadini, quanto meno del richiamo per le popolazioni a rischio;

   l'Italia, secondo l’European Centre for Disease Prevention and Control 2012, dal 2006, riporta il più alto numero di casi di tetano in Europa, tra i 53 e i 64 in un anno e soprattutto tra adulti, con le donne sopra i 64 anni a rappresentare i tre quarti delle vittime –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire, per quanto di competenza, la vicenda esposta in premessa e intraprendere le opportune iniziative di competenza allo scopo di attivare una procedura di monitoraggio finalizzata a comprendere quale sia la situazione in merito alle scorte del farmaco per la vaccinazione antitetanica presenti sul territorio;

   come il Ministro interrogato intenda intervenire per risolvere il problema, dato che l'autorizzazione in deroga dell'Aifa ad importare farmaci dall'estero è soltanto temporanea e non risolutiva vista la gravità del fenomeno.
(5-12790)


   VALIANTE. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la cooperativa medica Parmenide ha condotto un studio osservazionale sulla malattia neoplastica nel territorio a sud di Salerno;

   lo studio partito nel 2014 è nato per avere una fotografia aggiornata della prevalenza della malattia neoplastica;

   in particolare, 168 medici distribuiti in settanta comuni da Battipaglia a Sapri, che hanno in carico 200 mila assistiti, hanno messo a disposizione i propri archivi, fornendo il numero dei pazienti che si ammalano e che purtroppo muoiono di tumore;

   i distretti sanitari maggiormente a rischio sono risultati quello di Vallo della Lucania e Sapri;

   il lavoro di ricerca ha evidenziato una diffusione della malattia sospetta nell'estrema periferia della provincia, che rappresenta l'area più protetta per la totale assenza di insediamenti industriali e di attività produttive a rischio;

   i dati sono stati rilevati su un campione significativo di assistiti (circa il 50 per cento dell'intera popolazione residente) aggregati per distretto sanitario (Eboli-Buccino, Battipaglia, Capaccio-Rocca, Vallo della Lucania, Sapri-Camerota);

   i dati evidenziano un'anomalia che potrebbe essere dettata, per la verità, dal dato stesso della longevità della popolazione e dell'invecchiamento della stessa. Lo studio, tuttavia, altamente meritorio non ha avuto evidentemente la possibilità di integrare altri dati statistici, come per esempio il calcolo dell'età delle persone malate e poi decedute –:

   quali elementi si intendano fornire sul fenomeno descritto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di affrontare tale gravoso problema.
(5-12794)


   SILVIA GIORDANO, NESCI, CASO, GRILLO, MANTERO, COLONNESE, LOREFICE e BARONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia europea per i medicinali (Ema) si trasferirà ad Amsterdam nei Paesi Bassi. Questa decisione è stata presa il 20 novembre 2017 dai 27 Stati membri dell'Unione europea, a margine del Consiglio «affari generali», dopo una valutazione delle offerte da parte della Commissione europea e dell'Ema;

   gli Stati membri hanno presentato le loro candidature entro la data del 31 luglio 2017;

   in data 17 novembre 2016, in concomitanza con l'approvazione della legge di bilancio, la Ministra interrogata ha dichiarato che: «il Governo ha già fatto uno stanziamento di bilancio di 56 milioni di euro» ;

   anche attraverso una verifica presso gli uffici di bilancio della Camera, non risulta agli interroganti che nella legge di bilancio 2017 vi sia stato alcuno stanziamento specifico per la candidatura di Milano ad ospitare la sede dell'Ema;

   in data 13 aprile 2017, proprio al fine di sostenere la candidatura di Milano, il Governo ha conferito un incarico al professor Enzo Moavero Milanesi, nuovo consigliere del Presidente del Consiglio per la promozione della dislocazione a Milano della sede dell'Agenzia europea per i medicinali (Ema);

   in data 30 ottobre 2017, il presidente della regione Lombardia ha dichiarato: «ho portato come informazione la delibera per un incarico a Infrastrutture Lombarda per la ricollocazione di EMA a Palazzo Pirelli. Naturalmente, aspettiamo il 20 novembre, data di assegnazione della nuova sede dell'Agenzia del farmaco, per deliberare, ma Infrastrutture Lombarde è stata allertata che se vincessimo EMA, dal 21 novembre parte con tutto quello che compete a noi da fare, e per cui abbiamo già previsto uno stanziamento di risorse, tra cui, la ricollocazione del Consiglio regionale, per il quale ho pensato al Palazzo del Senato, in via Senato, la sede più prestigiosa, dove ci sono, anche, gli Archivi di Stato»;

   nel maxiemendamento presentato in Senato alla legge di conversione del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, cosiddetto «decreto fiscale», il Governo ha inserito l'articolo 19-undecies, recante «Misure per favorire la candidatura di Milano come sede dell'Agenzia Ema», nel quale è stanziato, per l'anno 2017 e in favore della Regione Lombardia, un milione di euro «per la realizzazione delle attività di progettazione degli interventi connessi al trasferimento nonché per le attività di promozione della candidatura di Milano»;

   il citato stanziamento è dunque antecedente, per soli 4 giorni, all'esito negativo della candidatura di Milano;

   in Commissione XII, durante l'esame in sede consultiva del succitato decreto fiscale, a seguito della richiesta di chiarimenti da parte degli interrogati, finalizzata a conoscere se queste risorse siano già state spese e come, il Governo ad avviso degli interroganti non ha fornito risposte esaustive –:

   se, quali e quante siano le risorse effettivamente stanziate anche a favore della regione Lombardia per sostenere la candidatura di Milano a ospitare la sede dell'Ema e in quali atti siano evincibili le autorizzazioni di spesa;

   se, come e con quali procedure di affidamento siano state impiegate le risorse eventualmente stanziate e autorizzate;

   se non ritenga opportuno assumere iniziative per destinare tutte le risorse già stanziate per la candidatura di Milano ad altre finalità tenuto conto che tale candidatura ha avuto esito negativo.
(5-12799)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARGIU. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la sclerosi multipla è una grave malattia neurodegenerativa altamente invalidante, ad etiologia ancora largamente ignota che, causando danni alla sostanzia bianca del sistema nervoso, comporta deficit neurologici irreversibili e progressivi;

   in Italia, la sclerosi multipla appare maggiormente diffusa in alcune aree geografiche, tra cui la Sardegna, dove comporta costi individuali, sociali e sanitari particolarmente alti;

   non sempre la risposta sanitaria alla patologia appare adeguata e la gestione dei pazienti affetti da sclerosi multipla appare assai complessa e indaginosa, in particolare nelle fasi più avanzate della malattia;

   tra le azioni socio-sanitarie di supporto ai pazienti affetti da sclerosi multipla e alle loro famiglie si registra la previsione della possibilità di ricorrere alle provvidenze previste dalla legge n. 104 del 1992 e, in particolare, alle disposizioni dell'articolo 3, comma 3, relative all’handicap grave;

   tale norma dispone che la condizione di handicap di particolare gravità (con i conseguenti benefici previsti dalla legge) venga riconosciuta qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l'autonomia personale, correlata all'età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nelle sfera individuale o in quella di relazione;

   l'andamento della sclerosi multipla è spesso imprevedibile e incostante, con alternanza tra pousses di aggravamento e periodi più o meno lunghi di relativa stabilità o addirittura di parziale remissione sintomatologica, anche correlati alla capacità di controllo della malattia tramite la terapia antinfiammatoria e immunosoppressiva;

   risulta pertanto assai difficile valutare con esattezza e adeguatezza la gravità dell’handicap ai fini dell'attribuzione dei benefici del comma 3 dell'articolo 3 della legge n. 104 del 1992, sulla base di un'osservazione spesso estemporanea da parte delle commissioni mediche deputate –:

   se i Ministri interrogati non ritengano, in considerazione dell'andamento a cicli di aggravamento, dell'imprevedibilità del decorso della sclerosi multipla della gravità intrinseca della patologia, assumere iniziative per dare indicazioni alle commissioni mediche perché, in presenza di diagnosi clinica accertata di sclerosi multipla, sia considerata automatica la sussistenza dei requisiti per l'attribuzione dell’handicap grave, ai sensi del comma 3 dell'articolo 3 della legge n. 104 del 1992.
(4-18595)


   FABRIZIO DI STEFANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 19 luglio 2016 la holding «Maltauro s.p.a., Azienda Bresciana Petroli Nocivelli s.p.a. e Finanza & Progetti s.p.a.» presentava il project financing per la realizzazione del policlinico di Chieti;

   la asl di Chieti ravvisava la presenza di irregolarità nel progetto, per questioni fiscali, elementi tecnici e contenuti delle relazioni geologica, idrogeologica e sismica;

   l'Anac ha aperto un procedimento sulla iniziativa stabilendo che i rilievi sul project «non si incentrano su aspetti procedurali secondari, bensì pongono il tema più rilevante della fattibilità dell'opera con la finanza pubblica»;

   il 2 febbraio del 2017, il responsabile unico del procedimento e il direttore affari generali legali tornavano a dichiarare che la proposta presentata non poteva essere accettata;

   il 14 marzo 2017 il presidente della regione Abruzzo ha avocato a sé la competenza del project financing, nominando in data 1° giugno 2017 a tale scopo come responsabile unico del procedimento l'ingegnere Emidio Primavera e successivamente in data 9 giugno 2017 integrandolo con una struttura di supporto;

   in data 22 agosto 2017 tale struttura di valutazione non ha accolto la proposta in questione, evidenziando numerosissime criticità tecnico-funzionali e altrettante criticità di natura giuridica ed economico-finanziaria per quanto riguarda: servizi commerciali, parcheggio, gestione dei servizi, attrezzature e arredi, meccanismo di pagamento, equilibrio economico e finanziario, allocazione dei rischi e contratto, costi di realizzazione edili e impiantistici;

   in data 25 agosto 2017, il direttore generale dottor Vincenzo Rivera comunicava al responsabile unico del procedimento di sospendere qualsivoglia decisione in merito;

   il 29 settembre 2017 la giunta regionale adottava una delibera in cui, modificando la precedente, riapriva sia la procedura del project financing, sia il termine perentorio di n. 3 (tre) mesi per valutare la fattibilità della proposta, che dal 15 luglio 2017 è terminato il 14 ottobre 2017;

   in data 3 ottobre 2017 il responsabile unico del procedimento ingegner Emidio Primavera comunica ai proponenti del project financing le motivazioni per cui si riscontrano nuovamente le medesime criticità tecnico-funzionali di natura giuridica ed economico-finanziaria, già evidenziate in precedenza;

   in data 6 ottobre 2017 il proponente chiede un incontro con il gruppo di lavoro che si è tenuto il 26 ottobre 2017 e in quella data, secondo il direttore dottore ingegnere Emidio Primavera, sono state evidenziate nuovamente le criticità osservate in precedenza;

   parte dei fondi impiegati sono di competenza ministeriale ex articolo 20 della legge n. 67 del 1988 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza degli ultimi sviluppi della vicenda e delle criticità procedurali che caratterizzano la realizzazione dell'ospedale di Chieti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere in relazione a un project financing i cui termini di scadenza appaiono indefiniti e le cui modalità risultano, quantomeno, anomale, in considerazione dei fondi statali destinati all'iniziativa.
(4-18633)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   PASTORELLI. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a quanto risulta all'interrogante, l'assorbimento del personale appartenente al cessato Corpo forestale dello Stato nei distinti Corpi dei vigili del fuoco e dei carabinieri, e più in generale l'avvicendamento tra il primo e i secondi negli interventi operativi, hanno determinato non pochi problemi in ordine allo svolgimento delle fondamentali attività di previsione e prevenzione degli incendi boschivi;

   tale situazione (riportata anche da numerosi organi di stampa di rilevanza nazionale) ha comportato notevoli problemi anche nella gestione operativa dei numerosissimi incendi che hanno interessato tra agosto e ottobre 2017 l'intero territorio nazionale, distruggendo circa 150mila ettari di boschi;

   per questo tipo di calamità erano e restano decisive le competenze specialistiche degli ex-appartenenti al Corpo forestale dello Stato, le quali vanno dunque valorizzate nell'ambito dei segmenti operativi dei Corpi che hanno assorbito questo personale;

   l'attuale assetto dei servizi antincendio boschivi infatti, non può gravare sulle sole competenze e sui soli mezzi dei vigili del fuoco, attese le diverse specialità di soccorso ai quali quest'ultimi sono addestrati, mentre resta centrale l'attività di prevenzione, per la quale l’expertise del personale del Corpo forestale dello Stato sembrerebbe essere al momento largamente inutilizzata;

   il protrarsi di questa situazione di incertezza, e di sottoutilizzo di uomini e mezzi del Corpo forestale dello Stato, finisce per frustrare lo stesso, lodevole, obbiettivo di razionalizzazione e di riorganizzazione messo in piedi con la nota «riforma Madia» –:

   di quali informazioni dispongano i Ministri interrogati, per quanto di competenza, in merito ai fatti riferiti in premessa, e in particolare circa lo stato in cui versano i mezzi e i veicoli antincendio provenienti dal cessato Corpo forestale dello stato;

   se i Ministri interrogati non reputino necessario attivarsi, nell'ambito delle proprie competenze e d'intesa fra loro, al fine di realizzare la migliore integrazione, sul piano operativo e delle competenze tecniche in materia di antincendio, tra il personale proveniente dal cessato Corpo forestale dello Stato e i Corpi nei quali lo stesso è stato assorbito, nonché di reperire le risorse necessarie al ripristino in servizio di tutti i mezzi e i veicoli antincendio provenienti dal suddetto Corpo forestale.
(4-18601)


   RUSSO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Testo Unico n. 265 del 2001 e il Testo Unico n. 267 del 2000 hanno dettato specifiche disposizioni concernenti le aspettative ed i permessi dei dipendenti pubblici che ricoprano incarichi pubblici. In particolare, l'articolo 77, primo comma, del decreto legislativo n. 267 del 2000 (Rubricato «definizione di amministratore locale»), prevede la tutela del «diritto di ogni cittadino chiamato a ricoprire cariche pubbliche nelle amministrazioni degli enti locali ad espletare il mandato, disponendo del tempo, dei servizi e delle risorse necessari ed usufruendo di indennità e di rimborsi spese nei modi e nei limiti previsti dalla legge»;

   a tal fine, la legge disciplina «il regime delle aspettative, dei permessi e delle indennità degli amministratori degli enti locali. Per amministratori si intendono, ai soli fini del presente capo, i sindaci, anche metropolitani, i presidenti delle province, i consiglieri dei comuni anche metropolitani e delle province, i componenti delle giunte comunali, metropolitane e provinciali, i presidenti dei consigli comunali metropolitani e provinciali, i presidenti, i consiglieri e gli assessori delle comunità montane, i componenti degli organi delle unioni di comuni e dei consorzi fra enti locali, nonché i componenti degli organi di decentramento»;

   l'articolo 78, comma 6, del decreto legislativo n. 267 del 2000 prevede che «Gli amministratori lavoratori dipendenti, pubblici e privati, non possono essere soggetti, se non per consenso espresso, a trasferimenti durante l'esercizio del mandato: La richiesta dei predetti lavoratori di avvicinamento al luogo in cui viene svolto il mandato amministrativo deve essere esaminata dal datore di lavoro con criteri di priorità»;

   il contratto collettivo nazionale di lavoro Integrativo concernente la mobilità del personale docente, educativo ed amministrativo, tecnico e ausiliario per l'anno scolastico 2016/2017 prevede, all'articolo 13, che «Il personale chiamato a ricoprire cariche pubbliche ne le amministrazioni degli enti locali a norma della legge 265/1999 e del decreto legislativo 267/2000, durante l'esercizio del mandato, ha titolo, nei trasferimenti intercomunali, alla precedenza nel trasferimento, purché venga espressa come prima preferenza la sede ove espleta il proprio mandato amministrativo»;

   a un docente abilitato all'insegnamento per la scuola primaria, assunto con contratto a tempo indeterminato nel settembre 2015, con sede di lavoro a Sonnino, provincia di Latina, nell'anno scolastico 2016/2017 è stata assegnata la sede definitiva a Lentate sul Seveso, in provincia di Monza;

   nel marzo 2017 il docente è stato delegato dal sindaco di Nola a rappresentare il comune nell'assemblea del Consorzio tra enti locali denominato S.O.L.E. sviluppo-occupazione-legalità economica. cammini di legalità, con sede in Napoli;

   di conseguenza, nell'aprile 2017 il docente ha chiesto, in virtù della previsione normativa di cui sopra e del contratto collettivo nazionale integrativo di categoria, il trasferimento o l'avvicinamento di sede nel comune di Nola e/o altro comune o ambito provinciale e/o regionale, al fine di poter espletare l'incarico politico-amministrativo affidatogli;

   la domanda, a quanto risulta all'interrogante, è stata rigettata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca senza alcuna motivazione;

   stante il diniego al trasferimento e/o comunque all'avvicinamento, il docente non è stato destinatario dei peculiari benefici previsti dalla normativa vigente su citata per gli amministratori locali, tra cui rientra a pieno titolo la carica di componente del consorzio tra enti locali –:

   se il Governo non intenda assumere iniziative per chiarire la corretta applicazione della normativa vigente in materia di diritto di precedenza al trasferimento per gli amministratori locali, tenuto conto di quella che l'interrogante giudica una scarsa ragionevolezza della suddetta decisione di diniego, dell'assenza di trasparenza nella esplicitazione delle ragioni di pubblico interesse ostative all'accoglimento della richiesta di trasferimento o avvicinamento, nonché della conseguenza derivante da tale mancato accoglimento della domanda sul diritto dell'interessato ad esercitare appieno il mandato amministrativo.
(4-18622)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da un rapporto a cura delle Fondazioni «Claudio Sabattini» e «Giuseppe Di Vittorio», dal titolo «Mobilità auto – il futuro è adesso», pubblicato nell'ottobre 2017, si legge che il gruppo Fca, anche se ha raggiunto una riduzione del debito industriale con un aumento degli utili e una valorizzazione delle azioni (nonostante una contrazione delle vendite) in due dei principali mercati per Fca, Stati Uniti e Brasile, sul piano produttivo non ha una posizione di leadership e nella geografia dei mercati non appare in crescita;

   la Fca ha una capacità produttiva in Italia di almeno un milione e quattrocentomila veicoli, ma lo scorso anno ne sono stati prodotti meno di un milione, compresi i veicoli leggeri. La scelta dello spostamento verso l'alto della gamma dei veicoli in Italia ha accresciuto i problemi di volume e di occupazione e l'assenza di un piano di innovazione che aumenti i modelli ha determinato il rischio concreto per i principali stabilimenti di assemblaggio di un definitivo esaurimento degli ammortizzatori sociali, a partire da Mirafiori e Pomigliano-Nola;

   il perseguimento degli obbiettivi finanziari potrebbe portare allo smembramento di Fca e ciò appare un'ipotesi non peregrina se si prendono come esempio le dichiarazioni dell'amministratore delegato di Fca, e le notizie di stampa che vedrebbero un primo passaggio con lo spin off di Magneti Marelli da Fca. Inoltre, nello specifico dello stabilimento di Pomigliano, la nuova versione del modello Panda, oggi prodotta proprio a Pomigliano, sarà realizzata in Polonia, determinando inevitabilmente una perdita industriale, produttiva ed occupazionale non solo con riferimento agli operai, ma anche a tecnici e ingegneri, lasciando oltretutto aperto l'interrogativo sul ruolo e sul processo di riorganizzazione del settore della ricerca e dello sviluppo aziendale, sia sull'intero processo produttivo sia sulla parte della componentistica;

   il rapporto di cui in premessa rileva, inoltre, che l'Italia, a differenza di altri Paesi europei, ha la più alta presenza di automobili con motori e carburante alternativo come Gpl e metano, ma la più bassa presenza di auto elettriche, con la conseguenza che il nostro Paese rischia di rimanere fuori dalla sfida sulle batterie e sui sistemi di accumulo che vede la partenza a Bruxelles di un consorzio europeo, pur avendo il know-how di Terna –:

   se il Governo, alla luce di quanto emerso dal rapporto di cui in premessa, intenda porre in essere tutte le iniziative di competenza per mantenere in Italia l'integrità della capacità produttiva, occupazionale e di ricerca e sviluppo di Fca, con un'attenzione verso lo stabilimento di Pomigliano che, se ridimensionato, avrebbe effetti negativi soprattutto sulla filiera della componentistica e del comparto manifatturiero del Paese in tutti i suoi aspetti;

   se il Governo, per quanto di competenza, intenda assumere iniziative per evitare la delocalizzazione della produzione della Panda con il trasferimento dallo stabilimento di Pomigliano, almeno fino alla presentazione di un chiaro piano industriale per il futuro di quello stabilimento e per la piena occupazione della forza lavoro;

   se il Governo, per quanto di competenza, intenda assumere iniziative per prevedere investimenti per un futuro «eco», del comparto automotive, come è stato in particolare fatto dai Governi in Germania e Francia, attraverso la produzione e la diffusione delle alimentazioni alternative, a partire dall'implementazione di quelle esistenti, come il metano, e dalla iniziazione della rete per l'elettrico;

   se intenda convocare un tavolo nazionale con azienda e sindacati per un confronto sul futuro industriale e occupazionale di un settore centrale per il nostro Paese.
(5-12800)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRAGA e GUERRA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dai dati resi noti dall'Osservatorio sui prezzi dei carburanti istituito presso la direzione generale per il mercato, la concorrenza, il consumatore, la vigilanza e la normativa tecnica del Ministero dello sviluppo economico, emerge come i prezzi dei carburanti applicati dai distributori presenti nel territorio della provincia di Como risultano significativamente più alti di quelli applicati in tutte le altre province lombarde;

   non emergono ragioni note che giustifichino questo fenomeno che, peraltro, riguarda in maniera omogenea tutte le maggiori compagnie petrolifere –:

   se il Ministro interrogato abbia assunto iniziative volte a verificare la congruità dei prezzi dei carburanti praticati nella provincia di Como;

   se, alla luce di quanto emerge, non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, a garanzia della libera concorrenza e della tutela dei consumatori.
(4-18600)


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dal Bollettino n. 41 del 30 ottobre 2017, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, il 1° marzo 2017, ha avviato il procedimento istruttorio «PS10593» nei confronti della Società Poste Italiane s.p.a. per presunte violazioni degli articoli 20, 21, comma 1, lettere c) e d), 24, 25, comma 1, lettere a) e d), del codice del consumo;

   Poste Italiane, tramite una comunicazione inviata in data 12 agosto 2016 informava i clienti che, ai sensi dell'articolo 126-sexies del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, testo unico bancario, a partire dal 1° novembre 2016 avrebbe provveduto a introdurre il pagamento di un canone annuo di 12 euro per la carta Postamat, sino a quel momento gratuita, e a cancellare il riferimento alla gratuità della carta Postamat dalle condizioni contrattuali, modificando il testo dell'articolo 4 della sezione I, lettera A, delle condizioni generali di contratto, nella parte relativa all'attivazione del conto corrente che prevede il rilascio gratuito della carta Postamat;

   in particolare, nella comunicazione «Proposta di modifica unilaterale del contratto di conto corrente Bancoposta – canone carta Postamat» di Poste Italiane s.p.a., inviata ai correntisti BancoPosta click, veniva specificato che «non era possibile mantenere l'attuale gratuità del canone della Carta Postamat» per due «giustificati motivi»: il primo relativo all'aumento dei costi di emissione e gestione della Carta Postamat «a seguito degli investimenti effettuati per migliorare i propri sistemi di sicurezza e adeguarli all'evoluzione della carta stessa». Il secondo relativo «all'introduzione del limite alle commissioni interbancarie, sulle operazioni di pagamento effettuate con “carte”, a seguito dell'emanazione del Regolamento UE 2015/751 del 29 aprile 2015»;

   «Dal momento che la modifica aveva ad oggetto specificamente i costi connessi alla carta di debito, e non quelli connessi alle condizioni generali del conto corrente, Poste Italiane non ha richiamato nell'informativa sulla modifica unilaterale l'art. 118 del TUB, bensì l'art. 126 sexies, ossia la norma del TUB che, nel Capo II-bis sui “servizi di pagamento” regola le “modifiche unilaterali delle condizioni” di detti servizi»;

   per tali motivi, l’Antitrust ha avviato il procedimento a carico di Poste Italiane s.p.a. avente ad oggetto le condotte poste in essere nei confronti dei clienti BancoPosta Click;

   la società, a seguito dell'avvio del procedimento, si è impegnata a rimborsare «il costo del canone della carta Postamat a tutti i clienti che hanno aperto il conto tra il 1° gennaio 2010 ed il 30 giugno 2014, ad assicurare ai clienti che hanno esercitato il diritto di recesso la possibilità di aprire un nuovo conto in cui la carta di debito sarà offerta gratuitamente e senza limiti temporali»;

   infine, si è impegnata «a comunicare ai correntisti che hanno aperto il conto nel periodo 2008-2009 e nel periodo 1° luglio 2014-31 dicembre 2015, la possibilità di mantenere aperto il proprio conto BancoPosta Click, con piena operatività del servizio internet banking, rinunciando all'uso della carta Postamat e al relativo addebito, recandosi presso il proprio Ufficio Postale per sottoscrivere una modifica delle condizioni contrattuali»;

   sulla base di tali impegni, l'Autorità ha deliberato la chiusura del procedimento senza accertare infrazioni al codice del consumo –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare il ripetersi degli eventi citati in premessa.
(4-18630)


   CATALANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i rapporti tra lo Stato e la società Poste Italiane per la fornitura del servizio postale universale sono attualmente regolati dal contratto di programma 2015-2019, firmato il 15 dicembre 2015, il quale prevede un contributo dello Stato, a copertura dell'onere di tale servizio, pari a 262,4 milioni di euro all'anno, da erogarsi entro il 31 dicembre di ciascun anno di vigenza del contratto, con cadenza mensile, somma che in virtù di ulteriori integrazioni specifiche ha raggiunto in alcuni anni un importo di circa 400 milioni di euro;

   il servizio universale comprende la raccolta, il trasporto, lo smistamento e la distribuzione di invii postali fino a 2 chili di pacchi postali fino a 20 chili nonché i servizi relativi agli invii raccomandati ed agli invii assicurati;

   quanto alla posta massiva compresa nel servizio universale, le attuali tariffe di Poste Italiane prevedono, per la tipica lettera di peso inferiore ai 20 grammi, un prezzo all'utenza pari a euro 00,28/0,30 per le aree metropolitane, euro 0,43/0,45 per i capoluoghi di provincia, ed euro 0,53/0,55 per le aree extraurbane;

   parallelamente, tuttavia, Poste Italiane offre ai propri grandi clienti un servizio non incluso nel servizio universale denominato «Posta Time», con tariffe, per la medesima lettera di peso inferiore ai 20 grammi che vanno da euro 0,22 per le aree metropolitane, a euro 0,32 per i capoluoghi di provincia, a euro 0,39 per le aree extraurbane, oltre Iva senza contare ulteriori sconti spesso previsti nei singoli contratti;

   il servizio «Posta Time» risulta non solo equivalente a quello per la gestione della posta massiva nella sua destinazione, rivolta all'utenza business, ma anzi complessivamente superiore, in quanto offre la tracciatura degli esiti e tempi di recapito certi, e tuttavia viene tariffato con prezzi sistematicamente inferiori;

   da un punto di vista economico, tale differenziale di prezzo tra i due servizi risulta di difficile spiegazione, salvo ipotizzare che le tariffe del servizio universale massivo siano fissate a un livello significativamente superiore ai suoi costi al netto del contributo pubblico o, alternativamente, che il servizio «Posta Time» venga offerto sottocosto;

   tale situazione pare sintomatica dell'esistenza di una pratica commerciale di dubbia legittimità apparentemente sostenuta secondo l'interrogante da un sussidio incrociato alimentato dal contributo pubblico, finalizzata a contrastare i concorrenti di Poste Italiane con un'offerta non replicabile –:

   di quali elementi disponga il Governo circa i fatti evidenziati in premessa;

   con quali modalità siano calcolati, in sede contabile, i costi di Poste Italiane per la fornitura del servizio universale, e in quale misura vengano imputati fra tali costi quelli per il personale e per la gestione e il mantenimento degli uffici postali, nonché per il resto dell'infrastruttura;

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Governo, anche di tipo normativo, per evitare che possano determinarsi forme di sussidio incrociato come quella di cui in premessa.
(4-18632)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Latronico n. 3-03209, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 settembre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciracì.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Famiglietti n. 5-12448, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 ottobre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giorgio Piccolo.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Antezza e altri n. 5-12496, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 ottobre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fiorio.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Ginefra n. 5-12746, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 novembre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cenni.

Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Quartapelle Procopio n. 5-11091 del 7 aprile 2017;

   interrogazione a risposta in Commissione Latronico n. 5-12385 del 6 ottobre 2017;

   interrogazione a risposta scritta Polverini n. 4-18092 del 10 ottobre 2017;

   interrogazione a risposta scritta Quartapelle Procopio n. 4-18522 del 17 novembre 2017;

   interrogazione a risposta in Commissione Agostinelli n. 5-12752 del 20 novembre 2017.

Trasformazione di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Fiorio n. 5-12197 del 18 settembre 2017 in interrogazione a risposta orale n. 3-03388;

   interrogazione a risposta in Commissione Antezza e altri n. 512496 del 19 ottobre 2017 in interrogazione a risposta orale n. 3-03389.