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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 24 ottobre 2017

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   LO MONTE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   diversi quotidiani, in questi giorni, riportano la notizia della mancanza di insegnanti nelle scuole delle isole Eolie e di come, ben otto docenti provenienti da queste zone, siano costretti, da anni, a prestare servizio in scuole al nord Italia;

   la carenza riguarda sia la scuola primaria, sia quella secondaria inferiore;

   dall'inizio del mese di ottobre 2017, le testate giornalistiche riportano la notizia della protesta intrapresa dai genitori degli alunni;

   le preoccupazioni riguardano innanzitutto la mancanza di garanzie ad un'istruzione adeguata ed equivalente agli altri alunni della scuola italiana;

   la protesta ha portato anche il primo cittadino di Lipari a rivolgere un appello al Presidente del Consiglio dei ministri e alla Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca affinché sia prevista una deroga ad hoc per le isole minori –:

   quali iniziative, anche di natura normativa, i Ministri interrogati abbiano intenzione di assumere affinché, in tempi brevi, siano individuate misure atte a superare le difficoltà esposte in premessa per garantire quel diritto allo studio sancito dall'articolo 4 della Costituzione che la Repubblica ha il dovere di rendere effettivo.
(4-18262)


   SCOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 19, comma 8, della legge 28 dicembre 2005, n. 262, stabilisce che la nomina del governatore della Banca d'Italia è disposta con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia;

   dal gennaio 2017, l'onorevole Maria Elena Boschi ha assunto l'incarico di Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con funzioni di Segretario del Consiglio e delega in materia di attuazione del programma di Governo e pari opportunità;

   alla Sottosegretaria Boschi, sono, altresì, delegate le funzioni di coordinamento in materia di valutazione e controllo strategico nelle amministrazioni dello Stato, come stabilisce il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di delega funzioni del 19 gennaio 2017;

   in questi giorni, proprio in concomitanza dell'avvio dell’iter di rinnovo del governatore della Banca d'Italia, come è emerso su gran parte della stampa nazionale, la Sottosegretaria Boschi avrebbe avuto un ruolo determinante nella stesura di una mozione parlamentare che, nella parte degli impegni, ha come obiettivo proprio quello di orientare politicamente la scelta sul nuovo vertice dell'Istituto;

   l'interessamento da parte di un esponente di spicco dell'attuale Governo e titolare di un ruolo strategico per quanto concerne le decisioni in seno al Consiglio dei ministri, come per l'appunto quella sulla nomina del Governatore della Banca d'Italia, suscita gravi perplessità, anche alla luce di quanto disposto dalla normativa che regola le operazioni per i soggetti in conflitto di interesse, considerato che il padre della Sottosegretaria Boschi, Pier Luigi Boschi — le cui attività in qualità di ex vice presidente di Banca Etruria sono state a lungo oggetto della vigilanza bancaria e finanziaria operata da Palazzo Koch — comunque rientra nella fattispecie giuridica «stretti familiari» di cui alla circolare n. 263 del 27 dicembre 2006 della Banca d'Italia, che stabilisce precise disposizioni sui conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, come per l'appunto la Sottosegretaria Boschi –:

   se, in relazione a quanto esposto in premessa, non ritenga di assicurare che, in occasione della deliberazione del Consiglio dei ministri sulla proposta di nomina del Governatore della Banca d'Italia, sia garantita l'assenza di situazioni di conflitto di interessi.
(4-18272)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il 14 ottobre 2017 in una zona centrale di Mogadiscio, capitale della Somalia, dopo aver forzato un posto di blocco e resistito ai colpi di arma da fuoco delle forze di polizia somale, un camion bomba carico di oltre 500 chilogrammi di materiale esplosivo è saltato in aria in una strada centrale e particolarmente trafficata della città, facendo più di trecento vittime e oltre quattrocento feriti. Precedentemente un'autobomba, probabilmente collegata all'attentatore del camion, si fermava in prossimità di un posto di blocco e, per errore, esplodeva non procurando fortunatamente danni né a persone né a cose;

   l'attentato è avvenuto a due giorni dalla visita del comando statunitense per l'Africa al Presidente della Somalia che ha rinnovato la comune strategia nella lotta al gruppo terroristico Al Shabaab affiliato con Al Quaeda e che ha visto ridursi il territorio sotto il proprio controllo grazie all'azione congiunta dell'Amison (African Union Mission in Somalia) dell'esercito somalo, nonché dei bombardamenti dei droni americani, ma è avvenuto anche a pochi giorni dalle dimissioni del Ministro della difesa e del Capo di stato maggiore dell'esercito della Somalia, quindi in un momento particolarmente delicato per gli equilibri interni del Paese africano che sta faticosamente uscendo da oltre vent'anni di guerre civili, preceduti da oltre venti anni della spietata dittatura di Siad Barre;

   il 4 ottobre 2017 sulla cronaca locale di Firenze si riportavano i primi risultati di un'inchiesta promossa dalla direzione distrettuale antimafia del capoluogo toscano nata dalle segnalazioni della Agenzia delle dogane e dei monopoli e relativa a un traffico con la Somalia di mezzi militari dismessi ma ancora idonei all'utilizzo, gestito da un'organizzazione criminale somala con base in Toscana;

   il reato contestato è quello di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di materiali di armamento, i primi arresti hanno interessato tre cittadini somali e un italiano, ma l'inchiesta coinvolge almeno 16 persone; secondo le accuse, il gruppo trasferiva i mezzi in Somalia senza «demilitarizzarli», lasciando cioè inalterate le caratteristiche per l'uso in scenari di guerra (torretta per il fuciliere, luci oscurate, gomme piene, vernice speciale);

   vasta sarebbe però la rete di complicità offerta anche da cittadini italiani e in particolare da alcuni autodemolitori, carrozzieri, trasportatori e spedizionieri. «L'organizzazione — si legge nei documenti della direzione distrettuale antimafia di Firenze – aggirava la legge che parifica i veicoli militari ai materiali di armamento, vietandone la cessione e l'esportazione in assenza di apposite autorizzazioni ministeriali, e soprattutto violando la normativa internazionale che ha disposto l'embargo verso la Somalia, vietando in modo assoluto il trasferimento in tale paese di veicoli militari»;

   al fine di aggirare i controlli, l'organizzazione criminale invece di caricare sui container i camion interi e spedirli via mare, li smontava in modo tale da farli apparire come pezzi di ricambio; per quanto concerne invece le transazioni economiche queste sarebbero gestite attraverso una rete clandestina di trasferimento di fondi denominata Hawala;

   già il 7 ottobre 2015 il direttore interregionale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli di Campania e Calabria riferì alla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti che l'Agenzia aveva operato dei sequestri su automezzi di tipo militare dismessi all'Esercito italiano e svolto indagini su una filiera che portava «a persone e organizzazioni vicine ad Al Shabaab», cioè ai terroristi islamici ritenuti responsabili di numerosi attentati in Somalia, fra cui il massacro di sabato 14 ottobre 2017. Il direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli descrisse in questi termini un camion sequestrato a Salerno: «È un automezzo militare che è stato presentato come camion usato ma in realtà aveva ancora i pneumatici cinturati, tipici dei mezzi militari, la botola sopra il tettuccio, la vernice non rifrangente, l'oscuramento dei fanalini: quindi, come si presentava, era un mezzo militare [...] Abbiamo saputo che questo tipo di mezzo è molto ricercato, soprattutto dall'organizzazione che fa capo ad Al Shabaab, perché – essendo molto robusto – si presta particolarmente bene all'utilizzo in attentati dinamitardi»;

   da alcuni articoli della stampa è emerso il sospetto che il camion coinvolto nell'attentato di Mogadiscio, evidentemente dotato di alcune protezioni speciali di carattere militare per aver resistito al posto di blocco, possa essere di provenienza italiana e magari proprio tra quelli oggetto delle transazioni della rete criminale scoperta dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli e su cui è in corso la suddetta inchiesta della magistratura fiorentina –:

   se e quali iniziative il Governo abbia predisposto insieme, al Governo della Somalia, per acclarare se trovi conferma o sia destituito di fondamento quanto ipotizzato dalla stampa nazionale circa l'attentato di Mogadiscio, ossia la possibile provenienza italiana del camion che è stato fatto esplodere, e quali iniziative siano state intraprese, anche a livello internazionale, per fare luce, sull'eventuale traffico illegale di materiale bellico dismesso nel nostro Paese e per contrastarlo.
(2-01987) «Quartapelle Procopio, Beni, Berretta, Stella Bianchi, Bonaccorsi, Braga, Carloni, Carnevali, Casati, Coccia, Cova, Marco Di Maio, D'Ottavio, Fabbri, Fedi, Gadda, Garavini, Gasparini, Ginefra, La Marca, Locatelli, Lodolini, Patrizia Maestri, Malisani, Marchetti, Marchi, Minnucci, Misiani, Moretto, Nicoletti, Patriarca, Piazzoni, Giuditta Pini, Porta, Quintarelli, Realacci, Romanini, Rossomando, Scuvera, Senaldi, Sereni, Tacconi, Tidei, Verini, Villecco Calipari, Zampa, Zan, Zanin, Chaouki».

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   nel precedente atto a prima firma dell'interpellante (2-00708) riguardante il progetto per evitare le esondazioni del Seveso nel comune di Milano, si enunciavano le criticità su cui la risposta del Governo aveva rassicurato;

   poco tempo dopo e a lavori iniziati per la vasca di laminazione a Senago e quelli per l'adeguamento del canale scolmatore, le già espresse criticità si ripresentano addirittura peggiorate;

   la regione Lombardia ha considerato queste opere tra le priorità della legislatura, prima combattendo per sbloccare i finanziamenti statali e poi mettendo in campo tutte le tecniche per iniziare le opere. A dare l'annuncio dell'avvio del cantiere è stata, infatti, Viviana Beccalossi, assessore regionale al territorio, urbanistica, difesa del suolo e città metropolitana;

   la stessa Beccalossi ha dichiarato: «Il progetto è finanziato con 142 milioni di euro, che comprendono anche le altre opere, tutte in fase avanzata di progettazione, come le altre aree di laminazione localizzate nei comuni di Paderno Dugnano-Varedo, Lentate sul Seveso, Vertemate-Carimate-Cantù e Milano. La vasca di Senago sarà pronta entro inizio 2018 e, nel complesso, tutto il progetto verrà portato a termine entro 2020». Si tratta, «dell'intervento più complesso tra quelli messi in campo in questi anni di amministrazione del presidente Maroni, durante i quali Regione Lombardia ha investito oltre 214 milioni di euro per 230 opere di difesa del territorio da frane e alluvioni»;

   le criticità in merito al progetto, secondo gli interpellanti, possono essere così riassunte:

    insufficienza ed approssimazione dello studio delle ipotesi alternative e della cosiddetta alternativa zero. La contraddizione a cui giunge la valutazione di impatto ambientale (Via) a pagina 8, dove si sostiene che gli otto invasi dell'ipotesi alternativa non possono sostituire i quattro di sistema, ma eventualmente contribuire ad una rimodulazione ed ottimizzazione degli stessi, in relazione alla loro fruibilità: in tale circostanza, né l'Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo), né regione Lombardia sono in grado di offrire alcuna motivazione che smentisca i rilievi sollevati dal comune;

    carenza istruttoria del procedimento anche relativamente alla sedimentazione all'interno delle vasche. Le motivazioni fornite dalla controparte non sono idonee a superare l'obiezione sollevata in sede di ricorso ed, in ogni caso, non può essere condivisibile che la valutazione di impatto ambientale si limiti a fare un generico rinvio agli esiti dei monitoraggi da effettuare;

    impatto paesaggistico. Il comune ha rilevato che le vasche risultano realizzate all'interno dell'area protetta del Parco Groane e all'interno del corridoio ecologico regionale RER. A fronte di tali rilievi la controparte qualifica l'area come un «pratone che non presenta fattori naturalistici propri e che pertanto può essere sacrificata»;

    mancato rispetto dei limiti di profondità massima presenti dal Piano cave di città metropolitana. Il comune sostiene il mancato rispetto del limite massimo di profondità previsto dal Piano cave, la controparte replica sostenendo che, nel caso di opere idrauliche, trova applicazione una deroga che consente escavazioni sotto la linea di falda. Non vi è garanzia nel progetto dell'interferenza tra le pessime acque delle vasche e quella della falda;

    gravi difetti istruttori relativi alla Via riguardo il tema delle acque. Nella relazione di Via si sostiene che non sussistono pericoli di inquinamento stante l'asserita ridotta permanenza delle acque e l'esistenza del materassino bentonitico (molto sommariamente, uno strato di argilla) che impermealizzerà il fondo. A riguardo si eccepisce, invece, che il suddetto materassino non appare idoneo a proteggere l'ambiente dagli altri effetti delle acque insane;

    istruttoria lacunosa sia nel Sia che nella Via, in merito all'impatto che l'opera avrebbe sulla salute pubblica. Il legale dell'Ente ritiene che il problema dell'impatto dell'opera sulla salute pubblica sia stato del tutto trascurato con evidenti violazioni di legge;

    il piano di manutenzione, che in realtà è il contenuto essenziale delle Sia e della Via, viene posticipato al momento della redazione definitivo;

    mancanza del piano di utilizzo del materiale di scavo. Per le opere oggetto di Via, che l'elaborazione del piano debba avvenire prima dell'espressione del parere conclusivo della procedura di valutazione;

    mancata previsione del versamento dei diritti di escavazione. Nella Via non si è tenuto conto del versamento dei diritti di escavazione al comune, violando una precisa disposizione normativa;

    la mancanza dei pareri nel decreto di approvazione della Via e nella relazione ad esso allegata. Inoltre l'opera si realizza a 15 chilometri dal luogo delle esondazioni e in derivazione al Csno e dunque non riesce a ridurre significativamente le ondate di piena proprio perché è l'unica che, nel sistema delle vasche di laminazione, non sarà localizzata lungo l'asta del Seveso;

    mancato adempimento nel progetto posto a gara delle prescrizioni indicate nella Via. Le argomentazioni sollevate riguardano essenzialmente lo stralcio dal progetto delle opere di collegamento ciclopedonali che secondo Aipo dovranno formare oggetto di un altro progetto. Stessa procedura riguardo alla integrazione delle opere. La Commissione Via aveva invitato a valutare l'integrazione delle opere, ed Aipo ha rinviato questa fase ad altro progetto. Stessa procedura è stata seguita per la mitigazione degli impatti sulle residenze lungo la strada provinciale 175 disattendendo in pratica quanto richiesto in fase di Conferenza di servizi per la Via –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza del fatto che, a seguito dell'obsolescenza del citato progetto, sarà necessario mettere in atto misure necessarie a prevedere tutele per l'inquinamento della falda acquifera e per i fanghi speciali che si formeranno e, a tal fine, se sia in grado di fornire una stima realistica delle quantità dei fanghi speciali che si verranno a depositare a seguito dell'utilizzo delle vasche e dei conseguenti costi per lo smaltimento degli stessi;

   se non ritenga opportuno fornire adeguate informazioni sui costi manutentivi presunti per la tutela delle acque di falda e per i piani di emergenza in caso di contaminazione, su pratiche di trasparenza e controlli antimafia predisposti per l'appalto e su quale, realisticamente, sarà la percentuale di eventi, esondativi evitati con la realizzazione di tali vasche;

   di quali elementi disponga sulla realizzazione dell'intero progetto e non solo di parti di esso alla luce della non realizzazione delle vasche previste oltre quelle di Senago.
(2-01989) «Cimbro, Ferrara».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VICO e BURTONE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   ha destato sconcerto e sdegno la notizia che si è diffusa in maniera virale della barbara uccisione di una tartaruga Caretta Caretta nelle acque del Mar Piccolo di Taranto;

   la tartaruga era un esemplare salvato ad inizio anno dai volontari del Wwf dell'Oasi naturalistica di Policoro;

   secondo i veterinari sembrerebbe che la tartaruga sia stata uccisa con un colpo di remo o con un oggetto contundente e poi legata con una corda ad un blocco di tufo cercando di nasconderla sul fondale;

   dopo il ritrovamento sono stati allertati i carabinieri, la guardia costiera e l'asl locale che hanno recuperato il corpo dell'animale e avviato le indagini nel tentativo di scoprire i responsabili di tale gesto;

   è probabile che si tratti di un atto di bracconaggio poiché la zona nella quale è stato rinvenuto l'animale la pesca è interdetta –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione al gravissimo episodio e per rafforzare, d'intesa con le istituzioni locali, l'azione di contrasto del bracconaggio e le attività di tutela di una specie molto particolare, come quella delle tartarughe Caretta Caretta, nel comprensorio jonico.
(5-12514)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la circolare n. 135 del 2017 del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo del 26 giugno 2017, relativa alla mobilità interna del personale, attesta che il Museo autonomo del parco e del castello di Miramare di Trieste, sia sotto organico di 41 figure, a fronte delle 29 attualmente in servizio. Nel dettaglio, risultano assenti «8 addetti alla vigilanza, 10 assistenti tecnici, 1 informatico, 9 amministrativi, 2 ausiliari, 4 architetti, 1 addetto alla promozione, 1 restauratore, 3 storici dell'arte e 2 addetti alle tecnologie». Quanto al personale attualmente in servizio, è composto, oltre che dalla dirigente, «da 26 addetti alla vigilanza, 1 assistente tecnico e 2 figure in utilizzo parziale dal Polo Museale»;

   secondo la nota stampa del 4 luglio 2017 della Funzione pubblica, struttura di categoria della Confederazione generale italiana del lavoro (Cgil) del Friuli Venezia Giulia, la neodirettrice del museo storico e del parco del Castello di Miramare Andreina Contessa, «eredita una situazione piuttosto complicata, che rende davvero arduo l'obiettivo del rilancio turistico del Museo storico e del Parco del Castello di Miramare»;

   Il Piccolo di Trieste, nell'articolo del 2 luglio 2017 «Trieste, Miramare dimezzato: alla pianta organica mancano 41 pedine», ha riportato la denuncia della Fp Cgil Friuli Venezia Giulia, sottolineando come sia «inutile aspettarsi miracoli dalla direttrice arrivata da Gerusalemme e dall'autonomia concessa dal Ministro del Mibact Dario Franceschini con relativa pianta organica»;

   il primo firmatario del presente atto ha riportato i fatti sopraesposti nell'atto n. 5-11789, ancora senza risposta, con il quale ha chiesto al Ministro «quali iniziative intendesse assumere al fine di ovviare alla grave carenza d'organico del Museo storico e del Parco del Castello di Miramare, e secondo quali tempistiche»;

   Andreina Contessa, durante la tavola rotonda intitolata «Thinking Miramare», tenutasi a Trieste lo scorso 16 ottobre, dedicata al progetto di restauro e promozione del Parco di Miramare, ha affermato che «questo è il momento di pensare a un grande progetto e che non lo si può fare da soli, ma bisogna rivolgersi, oltre alle istituzioni locali, anche a quelle persone che hanno avuto esperienze simili e conoscono l'argomento»;

   secondo quanto riportato da Il Piccolo di Trieste nell'articolo del 17 ottobre 2017, «per iniziare concretamente i lavori e dare un nuovo volto a quella che fu la residenza di Massimiliano d'Asburgo ci vuole però che il Ministero mandi il personale. All'appello, dopo il distacco del sito dal Polo museale ora divenuto autonomo, mancano 46 posti, per iniziare a mettersi all'opera. La stesura del progetto durerà un anno, mentre per i lavori ci vorrà qualche annetto» –:

   se intenda chiarire, nello specifico, il numero e le competenze mancanti nella pianta organica del museo storico e del parco del Castello di Miramare, condizione fondamentale per dare avvio ai lavori di valorizzazione delle strutture menzionate, e secondo quali tempistiche si intenda ovviare a tale carenza.
(4-18264)

DIFESA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   come è noto, dal 1° gennaio 2017, una parte del personale dell'ex Corpo Forestale dello Stato è transitato nell'Arma dei Carabinieri. L'assorbimento è stato caratterizzato da una fase transitoria volta a consentire una integrazione graduale del personale dell'ex Corpo forestale dello Stato, anche attraverso la disamina degli istituti applicati al medesimo personale fino al 31 dicembre 2016;

   il Governo aveva assicurato ai militari che nulla sarebbe cambiato e che sarebbero state ascoltate tutte le necessità, con specifico riguardo alle problematiche legate alla delicata fase della transizione. Tuttavia, in realtà, a seguito della citata riorganizzazione, sono state apportate modifiche sia sotto il profilo strutturale del Comando Unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, che sotto l'aspetto dell'organizzazione del lavoro per il personale;

   con l'ordinanza del TAR Pescara (n. 235/2017), sono stati sollevati dubbi di costituzionalità sull'intero impianto dell'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri, configurando violazioni di diritti del personale transitato. Successivamente, hanno fatto seguito anche quelle di Potenza, e di Trieste, che hanno a loro volta sospeso il giudizio e trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale;

   rispetto al quadro delineato sinora sembra, dunque, inopportuno accelerare un processo di assorbimento;

   peraltro, è stata diffusa la notizia che il comitato europeo dei diritti sociali ha considerato fondato il ricorso proposto dagli ex sindacati del Corpo Forestale UGL e SAPAF, chiedendo all'Italia di produrre controdeduzioni nel merito, che devono essere presentate entro il 15 novembre 2017;

   a ciò si aggiungano considerazioni legate alla circostanza per cui, se il fine principale del processo di assorbimento è la piena integrazione del personale del Corpo forestale con il personale dell'Arma, si potrebbe considerare la possibilità di estendere a tutto il personale dell'Arma alcuni istituti applicati nell'ex Corpo forestale dello Stato che potrebbero migliorare le condizioni dei militari sotto il profilo del benessere, e che la circolare n. 104 del 9 agosto 2017 – la cui entrata in vigore è rimandata a data da destinarsi – vorrebbe cancellare;

   si tratta, in particolare di alcune conquiste sindacali che stanno per essere eliminate e che i Carabinieri vorrebbero fossero estese a tutto il personale: ad esempio, la possibilità di fruire di benefici contrattuali che prevedono l'assenza giustificata e senza alcuna penalizzazione economica (congedo straordinario che nell'Arma è «licenza straordinaria») per queste casistiche: visita specialistiche personali;

   assistenza a congiunti o affini per gravi motivi; assistenza al figlio fino a tre anni; assistenza al figlio da tre a otto anni;

   a rischio risultano altri benefici: il diritto di usufruire della settimana corta, nonché meccanismi di flessibilità sull'orario di servizio;

   il processo di accorpamento porta con sé altri aspetti legati, da un lato, ad un aumento rilevante della burocrazia e del carteggio che costringe il militare a passare più tempo in ufficio, togliendolo al servizio sul territorio e, dall'altro lato, ad una riduzione del personale provocata da una razionalizzazione delle strutture, che hanno comportato la chiusura di stazioni e uffici forestali;

   in data 4 ottobre 2017 è stata presentata al Ministro Martina un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea (3/03286) a firma degli onorevoli di Forza Italia, Fabrizio Di Stefano, Roberto Occhiuto, Pietro Laffranco, Alberto Giorgetti, Paolo Russo, sulla vicenda del Corpo Forestale dello Stato, rispetto alla quale lo stesso Ministro ha fornito informazioni che agli interpellanti non appaiono soddisfacenti;

   con riferimento alla dichiarazione riguardante la costituzione, nei fatti, di una forza di polizia ambientale che rappresenta una delle esperienze più avanzate in Europa, non sembra che ciò sia così in quanto i numeri dicono il contrario, ossia che si è depauperata la dotazione organica e la professionalità dell'unica forza di polizia ambientale che aveva il nostro Paese: il Corpo Forestale dello Stato. Infatti, il Corpo forestale dello Stato, prima dell'assorbimento, aveva una dotazione organica di poco più di 8.300 unità; ad oggi, il Cutfaa dispone di appena 6.500 militari. Neppure sommando la forza del Cutfaa a quelle dei Nuclei dei carabinieri per la tutela dell'ambiente e la tutela alimentare si arriverebbe a ripristinare l'organico preesistente;

   ad ogni modo, non sembra proprio che si sia costituita una nuova ed unica forza di polizia ambientale, catalizzatrice di tutto il settore, perché ad oggi risultano ancora attivi i Corpi forestali delle regioni a Statuto Speciale e quelli delle province autonome;

   quanto all'eccezionalità dell'emergenza incendi di quest'anno, che il Ministro ha addebitato alle azioni dolose, si vuole ricordare che, in realtà, gli incendi boschivi sono sempre di matrice dolosa o colposa. Il numero di incendi, quest'anno, è stato si molto alto, ma non più alto di altri anni. La vera differenza è rappresentata dall'accrescimento della superficie boschiva percorsa dal fuoco;

   il Ministro Martina ricorda giustamente che la legge n. 353 del 2000 affida alle regioni la competenza sulla prevenzione e sulla lotta agli incendi boschivi, tuttavia le regioni, attraverso appositi rapporti convenzionali, hanno demandato nella maggior parte dei casi proprio al Corpo forestale dello Stato lo svolgimento di tali funzioni. In virtù delle citate convenzioni, quasi dappertutto il personale del Corpo forestale dello Stato esercitava l'azione di direzione delle operazioni di spegnimento degli incendi boschivi;

   con riferimento ai dati forniti dal Ministro, attinenti le attività dell'Arma dei carabinieri, in cui si afferma che «nel periodo 1° gennaio-31 agosto 2017, le unità carabinieri forestali hanno svolto 21.428 controlli, il doppio rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente», si sottolinea che ciò secondo gli interpellanti risulta in contrasto con il fatto che la diminuzione delle unità di personale a seguito dell'assorbimento nell'Arma, nonché nelle altre amministrazioni coinvolte dalla riforma, ha reso di fatto impossibile effettuare un numero di controlli maggiore, anche perché la prima parte dell'anno 2017 è stata spesa per la vestizione del personale, per i corsi di familiarizzazione e successivamente di militarizzazione –:

   quali iniziative urgenti di competenza i Ministri interpellati intendano intraprendere per procedere ad un accorpamento che conservi ed estenda al personale le prerogative ed i benefici in precedenza acquisiti dal Corpo forestale dello Stato, così da garantire una piena integrazione delle due categorie, nell'ottica di una complessiva razionalizzazione che non mortifichi i diritti acquisiti e contribuisca a raggiungere un'efficienza organizzativa e operativa per tutto l'apparato.
(2-01988) «Vito, Brunetta, Occhiuto, Catanoso, Labriola, Laffranco».

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   ZANETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 26 luglio 2017 la Corte dei Conti ha approvato con deliberazione n. 11/2017/G una dettagliata relazione da cui emerge che «a distanza di oltre due anni dalle modifiche introdotte con la legge di stabilità per il 2015, e di oltre cinque anni dall'obbligo di elaborare liste selettive, nessun contribuente è stato selezionato attraverso lo strumento dell'archivio dei rapporti finanziari quale soggetto a maggior rischio di evasione, né è stata ancora avviata la fase sperimentale, sicché non v'è dubbio che la norma sia stata totalmente disattesa dall'Agenzia delle entrate e che deve, altresì, prendersi atto che il Ministro dell'economia e delle finanze, pur titolare dei poteri di indirizzo e vigilanza, non è mai intervenuto attraverso specifiche indicazioni affinché l'Agenzia provvedesse, prima, ad elaborare le liste selettive e, poi, ad effettuare analisi del rischio evasione, nonché a riferire al Parlamento, come dovuto per espressa previsione normativa; si ritiene necessario, quindi, che il Ministro provveda ad esercitare le sue prerogative per porre rimedio alle riferite inadempienze»;

   si riterrebbe inoltre opportuno riportare a cadenza annuale la comunicazione telematica del cosiddetto «spesometro» e astenersi dal rendere obbligatoria la «fatturazione elettronica» tra privati che ad avviso dell'interrogante deve invece restare sul piano della opzione volontaria, in quanto conveniente per semplicità operativa e semplificazione degli adempimenti fiscali –:

   se non ritenga di esercitare i necessari poteri di indirizzo e vigilanza, come indicato dalla stessa Corte dei conti, con efficacia affinché finalmente l'Agenzia delle entrate e la Sogei rendano utilizzabili e utilizzino con efficacia la straordinaria mole di dati, che da ormai 5 anni dovrebbero essere presenti e fruibili nell'archivio dei rapporti finanziari, effettuando altresì una valutazione dell'operato, ad avviso degli interroganti palesemente insufficiente, dei dirigenti apicali di questi enti rispetto ad una così significativa risorsa operativa per il contrasto all'evasione fiscale.
(3-03328)


   RIZZETTO, RAMPELLI, CIRIELLI, LA RUSSA, GIORGIA MELONI, MURGIA, NASTRI, PETRENGA, TAGLIALATELA e TOTARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nella deliberazione del 26 luglio 2017 la sezione centrale di controllo della Corte dei conti ha stigmatizzato il mancato utilizzo, da parte dell'Agenzia delle entrate, dell'anagrafe dei rapporti finanziari, operativa solo dal 2009, sebbene prevista sin dal 1991, e costata finora dieci milioni di euro;

   tale inadempienza si rivela determinante nella mancata lotta all'evasione e ha fatto sì che, sinora, l'agenzia fiscale in questione non abbia potuto fornire al Parlamento gli elementi relativi ai risultati derivanti, in tale ambito, dall'utilizzo dell'anagrafe dei rapporti finanziari, nonostante tale attività sia dovuta;

   nella deliberazione si legge che con il decreto-legge cosiddetto «salva-Italia» del 2011 «il legislatore aveva disposto che il direttore dell'Agenzia delle entrate con un suo provvedimento individuasse criteri per elaborare, con procedure centralizzate, specifiche liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione», ma che tali criteri «non sono stati mai emanati e di conseguenza non è mai stata predisposta alcuna lista selettiva»;

   i magistrati contabili affermano che sono stati usati i «soli dati di identificazione del soggetto», escludendo i dati più rilevanti e «pregnanti nella lotta all'evasione», quelli «sulle movimentazioni e i saldi» dei conti, mettendo in atto un modo di procedere «irrazionale e non coerente» con la legge, che determina un risultato, in termini di contrasto all'evasione, «di scarsa efficacia»;

   la legge finanziaria per il 2015 prevedeva l'utilizzo dei dati anche finanziari per effettuare l'analisi del rischio di evasione, ma, a distanza di oltre due anni dall'adozione di tali norme e di oltre cinque anni dall'obbligo di effettuare liste selettive, si è di fronte ad una totale inerzia e non è, quindi, mai stata effettuata la selezione dei contribuenti a maggior rischio di frodare il fisco;

   la gravità dell'inadempimento in questione determina un inspiegabile sottoutilizzo dell'anagrafe dei rapporti finanziari, nonostante sia un importante strumento per contrastare la galoppante evasione patologica;

   l'inadempimento dell'Agenzia delle entrate si unisce alla mancata vigilanza da parte del Ministro dell'economia e delle finanze sull'inosservanza degli obblighi relativi all'anagrafe dei rapporti finanziari previsti dalla legge al fine di un'efficace lotta all'evasione –:

   se e quali iniziative intenda assumere affinché l'Agenzia delle entrate provveda a un corretto utilizzo dell'anagrafe dei rapporti finanziari, nel rispetto delle vigenti normative.
(3-03329)


   SIBILIA, PESCO, VILLAROSA, ALBERTI, RUOCCO, FICO e PISANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la nomina dell'attuale Governatore risale al novembre del 2011 ed è, pertanto, imminente l'obbligo di procedere al rinnovo della carica. Con l'istituzione dell'unione bancaria tra i Paesi dell'eurozona, la Banca d'Italia ha assunto dal novembre 2014 la funzione di autorità nazionale competente nell'ambito del meccanismo di vigilanza unico e dal 2016 la funzione di autorità nazionale di risoluzione delle crisi nell'ambito del meccanismo di risoluzione unico. Trattasi di funzioni del tutto nuove di elevata complessità da esercitare in un contesto connotato da nuove difficoltà e profondi cambiamenti, soprattutto di carattere istituzionale, che richiedono – quindi – una nuova valutazione del ruolo del Governatore della Banca d'Italia, in modo tale da garantirne l'efficiente ed imparziale operato nell'ambito del nuovo contesto operativo. Ai sensi dell'articolo 19, comma 8, della legge 28 dicembre 2005, n. 262, la nomina del Governatore è disposta con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia;

   nella seduta n. 872 della Camera dei deputati, tenutasi martedì 17 ottobre 2017, è stata approvata la mozione n. 1-01731 a prima firma della deputata Silvia Fregolent – 213 voti favorevoli e 97 contrari – con la quale si impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa utile volta a rafforzare l'efficacia delle attività di vigilanza sul sistema bancario ai fini di un maggiore clima di fiducia dei cittadini nei confronti del sistema creditizio ed a individuare la figura più idonea a garantire nuova fiducia nella Banca d'Italia, tenendo conto anche del mutato contesto e delle nuove competenze attribuite alla Banca d'Italia;

   da fonti di stampa si apprende che il Consiglio dei ministri preposto alla nomina del Governatore della Banca d'Italia sia stato convocato in data 27 ottobre 2017. In relazione a quello che, ad avviso degli interroganti, si configura come lo scandalo della Banca Etruria e alle relative indagini, che hanno investito la famiglia Boschi, sarebbe opportuno, sempre ad avviso degli interroganti, che l'esponente di Governo, Maria Elena Boschi, non fosse presente al suddetto Consiglio dei ministri, per evitare ogni genere di conflitto di interesse –:

   in considerazione della mozione approvata dalla Camera dei deputati, che impegna il Governo ad individuare la figura più idonea a ricoprire la carica di Governatore della Banca d'Italia e a garantire nuova fiducia nell'istituto, quali siano i criteri che il Governo intende adottare per procedere alla relativa selezione.
(3-03330)


   PALMIERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   lo sviluppo del sistema Paese necessita della costruzione di un ecosistema italiano più favorevole ad accogliere ricerca, innovazione e investimenti. Centrale nel dibattito industriale e competitivo italiano è la questione del trasferimento tecnologico, ovvero il trasferimento al mondo produttivo della ricerca scientifica prodotta da università, irccs e centri di ricerca;

   a fine 2016 si è accolto con favore il lancio della piattaforma ITAtech, fondo di investimento di 200 milioni di euro destinato ad investire in fondi di venture capital, di cui 100 milioni apportati dalla Cassa depositi e prestiti e altri 100 milioni dal Fondo europeo degli investimenti;

   in Italia, infatti, sono scarse e rarefatte le competenze imprenditoriali, manageriali e finanziarie necessarie al decollo del trasferimento tecnologico. Ad esempio, in Francia, in tutto il 2016 la raccolta di capitali sul mercato del venture capital è stata pari a 1.200 milioni di euro contro i 93 milioni di euro dell'Italia;

   è necessario che si creino uno o più investitori nazionali, che possano dialogare con tutta l'eccellenza scientifica del Paese, sostenendo il tessuto di competenze locali;

   da fonti di stampa sembra però che dei 200 milioni della piattaforma ITAtech, buona parte potrebbe andare a un fondo di venture capital francese, probabilmente Sofinnova partners. Già nel 2012 il Fondo italiano di investimento, controllato al 43 per cento da Cassa depositi e prestiti, ha affidato a Sofinnova partners 15 milioni di euro, per poi replicare l'investimento nel 2015 con altri 20 milioni di euro;

   dei primi 15 milioni di euro risulta che nessun euro sia andato a start-up italiane; mentre dei secondi 20 milioni di euro, soltanto 6 sono rientrati in Italia ma investiti, di fatto, su un altro intermediario e non su start-up italiane;

   si leggeva nel comunicato diffuso in quell'occasione, che Sofinnova partners si sarebbe impegnata «a dedicare una significativa parte dei nuovi capitali raccolti a investimenti in start up italiane»;

   non è andata così: i capitali hanno seguito altre vie, francesi e paneuropee, escludendo l'Italia. Tutto ciò mentre il mercato italiano del venture capital ha registrato un calo del 31 per cento nei primi mesi del 2017 rispetto al 2016 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti, quali iniziative intenda adottare affinché ITAtech dedichi il proprio sforzo e le proprie risorse nel sostenere la nascita di operatori nazionali, cosicché il sistema della scienza e della ricerca possano contare d'ora innanzi su competenze locali, e se sia a conoscenza che la Caisse des dépôts francese destini le sue risorse a qualche venture capital italiano per selezionare e finanziare la ricerca delle università francesi.
(3-03331)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   PIZZOLANTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'iscrizione nel registro degli indagati nasce da esigenze di garanzia nei confronti delle persone coinvolte in un procedimento penale, ma la condizione di indagato è connotata molte volte da aspetti innegabilmente negativi;

   il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ha inviato ai sostituiti procuratori una circolare sulle modalità di iscrizione delle notizie di reato. Come riportato dalla stampa, il procuratore di Roma ha evidenziato che «procedere ad iscrizioni non necessarie è tanto inappropriato quanto omettere le iscrizioni dovute». Da qui l'esigenza di non procedere in modo affrettato ad iscrizioni che potrebbero determinare forti ricadute negative sulle persone;

   il Vice Presidente del Consiglio superiore della magistratura in una recente intervista ha rilevato come l'informazione di garanzia per l'indagato si sia trasformata spesso in una gogna mediatica, anche in virtù della frequente amplificazione mediatica e della strumentalizzazione politica;

   appare dunque auspicabile che anche altre procure della Repubblica raccolgano le preoccupazioni sollevate dal procuratore di Roma e dal Vice Presidente del Consiglio superiore della magistratura –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo su una materia fondamentale come quella che riguarda le prerogative e la dignità di chi è sottoposto alle indagini.
(3-03324)


   VERINI, FERRANTI, AMODDIO, BAZOLI, BERRETTA, CAMPANA, DI LELLO, ERMINI, GIULIANI, GRECO, GIUSEPPE GUERINI, IORI, MAGORNO, MATTIELLO, MORANI, GIUDITTA PINI, ROSSOMANDO, TARTAGLIONE, VAZIO, ZAN, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli uffici di esecuzione penale esterna, a seguito del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 84 del 2015, sono divenuti articolazioni territoriali del nuovo dipartimento per la giustizia minorile e di comunità;

   il principale campo di intervento degli uffici di esecuzione penale esterna è quello relativo all'esecuzione delle sanzioni penali non detentive e delle misure alternative alla detenzione; a tal fine, elaborano e propongono alla magistratura il programma di trattamento da applicare e ne verificano la corretta esecuzione da parte degli ammessi a tali sanzioni e misure; elaborano e propongono alla magistratura il programma di trattamento da applicare e ne verificano la corretta esecuzione da parte degli ammessi a tali sanzioni e misure, secondo i compiti ad essi attributi indicati dall'articolo 72 della legge 26 luglio 1975, n. 354, e dalle altre leggi in materia di esecuzione penale;

   dai dati rilevabili dalle statistiche nazionali emerge l'esigenza di proporre un programma di potenziamento che consenta di gestire il flusso dei procedimenti, che hanno subito un notevole incremento dalla riforma del 1975 ad oggi;

   la profonda modifica qualitativa delle caratteristiche criminologiche dei soggetti trattati ha innescato un processo di larga e progressiva trasformazione del fenomeno e, conseguentemente, del mandato conferito all'esecuzione penale esterna, rendendo di fatto inadeguato l'impianto organizzativo configurato all'epoca della riforma;

   l'attuazione di tale programma riveste, allo stato, carattere di priorità;

   in considerazione di quanto esposto appare, dunque, rimanendo nell'ambito di una complessiva e necessaria azione di integrazione e potenziamento degli organici del personale della giustizia, particolarmente urgente un aumento del personale appartenente alla professionalità di servizio sociale –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, alla luce delle criticità espresse in premessa, nonché in virtù dell'articolo 7 della legge 28 aprile 2014, n. 67, al fine di verificare la reale necessità di incremento degli organici degli assistenti sociali degli uffici di esecuzione penale esterna per consentire un migliore funzionamento del sistema delle pene che si basi anche sulle misure alternative.
(3-03325)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   CARNEVALI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 381 del decreto del presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, (Regolamento di esecuzione e di attuazione del codice della strada), prevede al fine di agevolare la mobilità delle persone invalide che: «Per la circolazione e la sosta dei veicoli a servizio delle persone invalide con capacità di deambulazione impedita, o sensibilmente ridotta, il comune rilascia apposita autorizzazione in deroga, previo specifico accertamento sanitario»;

   l'interpretazione delle parole «con capacità di deambulazione impedita o sensibilmente ridotta» deve intendersi nella sua accezione più espansiva, ricomprendendo tutti quegli invalidi che non soffrono di una malattia agli arti inferiori che ne limita la mobilità, ma che sono affetti da una patologia comunque rilevante al punto da avere indirette conseguenze sulla mobilità della persona;

   questa interpretazione risulta dal decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503, (Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici) che all'articolo 12 ha previsto il contrassegno speciale anche alle persone non vedenti, a prescindere dalla loro capacità motoria;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha confermato in più occasioni (parere n. 2242 del 14 maggio 2015; nota del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale, n. 1567 del 11 marzo 2016) una interpretazione estensiva dell'articolo 381 del citato decreto del Presidente della Repubblica. In particolare, si afferma nel succitato parere: «il contrassegno potrebbe essere rilasciato a persone, come il disabile psichico, che teoricamente non presentano problemi di deambulazione, ma che proprio a causa della loro specifica patologia, non possono essere considerate autonome nel rapporto con la mobilità»;

   all'interrogante risulta che, nonostante questa costante linea interpretativa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'applicazione della norma — in particolare da parte delle aziende sanitarie competenti a certificare il diritto all'autorizzazione — non sia omogenea sul territorio nazionale e conforme a tale interpretazione. In diverse occasioni, infatti, ne sarebbe stata preferita una più restrittiva dell'articolo 381;

   in particolare, questa difformità di trattamento riguarderebbe le persone con disturbi comportamentali, intellettivi e cognitivi o disturbi dello spettro autistico che peraltro hanno trovato in questa legislatura pieno riconoscimento con la legge 18 agosto 2015, n. 134;

   al fine di garantire che a queste persone venga riconosciuto il diritto al contrassegno speciale, a parere dell'interrogante, si rende necessario l'intervento dei Ministri interrogati –:

   se i Ministri interrogato intendano adottare le iniziative di competenza, anche con una circolare o una specifica nota interpretativa, al fine di garantire che alle persone con disturbi comportamentali, intellettivi e cognitivi o disturbi dello spettro autistico sia riconosciuto il diritto al contrassegno speciale di cui all'articolo 381 del decreto del presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495.
(4-18261)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   nel nostro Paese, a fronte di dati che riportano un aumento dei casi di cyberbullismo, pedopornografia, stalking e frodi informatiche, la polizia postale e delle comunicazioni è l'unico organo che contrasta taluni reati che avvengono a mezzo rete internet e strumenti informatici;

   con il decreto ministeriale del 15 agosto 2017 del Ministro dell'interno, è stato previsto il riordino delle specialità delle forze di polizia, contenente numerosi tagli, secondo quelli che appaiono agli interpellanti incoerenti criteri di razionalizzazione delle risorse umane e di pretesa spending review. La conseguente chiusura delle sezioni di polizia postale sul territorio lascerà invero i cittadini senza tutela per i reati informatici;

   si ritiene utile precisare che i costi delle sedi della polizia postale già gravano per gran parte su Poste Italiane, che ne finanzia i fitti e gli strumenti di lavoro, e pertanto l'obiettivo di risparmio proprio della spending review non troverebbe alcun nesso con la chiusura di tali uffici;

   oggi sono almeno una quarantina gli uffici nel mirino del Governo che potrebbero essere eliminati già entro la fine dell'anno. Il rischio è la cancellazione delle specializzazioni, come accaduto con il Corpo forestale. Lo smantellamento dei centri di prossimità della postale e un percorso già avviato da tempo, laddove dal 2010 al 2017 gli agenti sono passati da 2000 a 1400 in totale, con 110 uffici sparsi nel territorio nazionale. Trattasi di un taglio del tutto scriteriato, slegato da valutazioni economiche, geografiche o circa la criminalità presente sui territori;

   l'attività di prevenzione e repressione dei reati informatici deve avvenire direttamente sul territorio presidiato per essere davvero tempestiva ed efficace, anche nella raccolta delle denunce; i cittadini hanno diritto ad un livello di sicurezza uniforme, senza discriminazioni territoriali, che svantaggerebbero quelle province non sede di corte di appello. Inoltre, si corre rischio di estromettere centinaia di operatori professionalizzati dalla specialità, per indirizzarli in altri uffici sperperando competenze ed efficacia operativa maturata negli anni con il conseguente collasso delle sezioni soppresse per carico di lavoro –:

   se trovi conferma il progetto di «smantellamento» della polizia postale se non si reputi controproducente, sia a livello finanziario che per quanto riguarda la sicurezza dei cittadini, ridurre, ad avviso degli interpellanti in maniera incoerente, i presidi territoriali di servizi così fondamentali, e come ritenga di poter salvaguardare l'insostituibile patrimonio professionale e tecnico delle unità di polizia postale destinate ad altri organismi con differenti funzioni e mansioni connesse al contrasto di altre tipologie di reati.
(2-01986) «Sarti, Nesci, Agostinelli, Alberti, Baroni, Basilio, Battelli, Benedetti, Massimiliano Bernini, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Brugnerotto, Businarolo, Busto, Cancelleri, Cariello, Carinelli, Caso, Castelli, Cecconi, Chimienti, Ciprini, Colletti, Colonnese, Cominardi, Corda, Cozzolino, Crippa».

Interrogazione a risposta immediata:


   PIEPOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'agosto 2017 è stata perpetrata una strage a San Marco in Lamis, sul Gargano, che è l'ultimo atto di una faida che si trascina da sin troppo tempo e che insanguina il nord della provincia di Foggia;

   come è noto, un commando di malavitosi ha ucciso quattro persone: due pregiudicati e due passanti che hanno avuto la sola colpa di essere al posto sbagliato nel momento sbagliato, mentre solo il caso ha salvato una turista che ha rischiato di rimanere anche lei vittima della strage citata;

   appare evidente all'interrogante che nel Gargano lo Stato rischia di andare in minoranza e che queste vicende dimostrano la sconfitta della retorica e dell'autoassoluzione della politica;

   in particolare, appare chiaro allo stesso interrogante come manchi un vero controllo delle coste garganiche, usate dalla criminalità come vere e proprie basi logistiche per le loro azioni criminose;

   per questo, ad esempio, l'interrogante ritiene, da un lato, necessaria la costruzione di un sistema capillare di telecamere per il controllo di un territorio complesso e difficile come il Gargano, nonché, dall'altro, un'azione volta a rendere permanente l'insieme dei supporti forniti per fronteggiare la criminalità, costituendo, ad esempio, uno specifico corpo di carabinieri, che potrebbero chiamarsi «Cacciatori del Gargano»;

   va riconosciuto che, con la tempestiva reazione del Ministro interrogato e del Governo, è stato dimostrato che, comunque, lo Stato non si rassegna a vedere un'importante porzione della Puglia sottratta alla maestà della legge, per essere assoggettata al potere di organizzazioni criminali, ormai così potenti da inquinare la vita economica e politica non solo del Mezzogiorno, ma anche dell'intero Paese –:

   quali ulteriori iniziative operative, svolte con mezzi e uomini, il Ministro interrogato intenda intraprendere per sostenere nella durata il coordinamento e l'azione di quanti sono in prima linea contro la criminalità organizzata.
(3-03322)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si ritiene necessario potenziare l'organico delle forze di polizia di Stato operanti nella città di Pordenone. Da tempo, infatti, dalle cronache locali emerge il diffondersi di fatti criminali che hanno generato uno stato di forte preoccupazione dei cittadini in termini di sicurezza. Addirittura, alcune aree urbane sono state individuate, dalle stesse forze dell'ordine a competenza statale, come «zone urbane particolarmente a rischio». A tale situazione si aggiunge l'aumento del flusso migratorio verso l'Italia, che ha comportato anche a Pordenone una presenza straordinaria di migranti, i quali non trovando immediata collocazione nei centri di accoglienza, sono presenti in massa nelle aree cittadine e nei parchi pubblici, costringendo tutte le forze di polizia, statali e locali, ad uno sforzo continuo di controllo. Inevitabilmente, tale fenomeno contribuisce alla produzione di disordine e degrado urbano e alimenta la percezione di insicurezza degli abitanti che assistono alla profonda alterazione della vivibilità della città. L'amministrazione comunale, per gestire quotidianamente detta situazione, ha impiegato tutte le possibili risorse, con una destinazione supplementare del personale della polizia locale rispetto a quella che è la programmata attività ordinaria di servizio, ma tali misure non sono sufficienti, poiché non è possibile surrogare il ruolo fondamentale delle forze dell'ordine nel controllo del territorio e in quelle che sono le «competenze esclusive dello Stato in materia di ordine e sicurezza pubblica» come prevede l'articolo 2 del decreto-legge n. 14 del 2017;

   sul punto, a quanto è dato sapere, la questura di Pordenone, è afflitta da una significativa e perdurante carenza di uomini rispetto la pianta organica, anche perché, negli ultimi anni, molte unità sono andate in pensione e non sono state sostituite. Ciò nuoce in termini di servizi di prevenzione alla più efficace difesa del territorio, nonostante l'esemplare impegno degli operatori in servizio, in un momento in cui vengono chiusi presidi sul territorio e richiesti quotidiani sacrifici al personale –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro sui fatti esposti e se e quali iniziative intenda adottare, affinché sia potenziato l'organico della questura di Pordenone con un aumento di personale che sia adeguato alle esigenze di sicurezza del territorio in questione.
(5-12513)


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel corso dell'anno 2016 e nel 2017, il gruppo Fratelli d'Italia-An ha presentato degli atti di sindacato ispettivo sulle perduranti inefficienze nel sistema di distribuzione sul territorio nazionale dei migranti, con particolare riferimento alla zona del basso Veneto tra le provincie di Venezia e Padova, che, da ormai due anni, ospitano la più alta concentrazione di migranti e richiedenti asilo della regione stessa, concentrazione stimata attorno al 20 per cento del totale migranti in Veneto;

   l'elevato numero di migranti è, peraltro, ammassato all'interno di due ex caserme militari in un ristretto territorio compreso tra i comuni di Agna (PD), Bagnoli di Sopra (PD) e di Cona (VE), nei quali comuni risiedono complessivamente poco meno di 10.000 persone, a cui si aggiungono i quasi duemila migranti accolti; il comune di Agna, vive una situazione paradossale poiché, trovandosi ai confini tra le provincie di Padova e Venezia, è collocato esattamente al centro di questa fetta di territorio e pur non avendo strutture ospitanti, è vessato dalla costante presenza dei profughi, che escono ad ogni ora, in massa e senza controllo, da queste due ex caserme e si diffondono proprio in questo centro abitato che fornisce maggiori servizi;

   in risposta alle interrogazioni presentate, il Ministro interrogato ha dichiarato l'intenzione di intervenire per risolvere definitivamente la questione, poiché ha riconosciuto l'effettivo sovraffollamento nelle strutture di Cona, in frazione Conetta, e di Bagnoli di Sopra, in frazione di San Siro, che peraltro si trovano collocate a circa 5 chilometri l'una dall'altra;

   tale promessa non ha avuto seguito e le due strutture sono ancora presenti su questo territorio — «beffardamente» ribattezzato dalla stampa come «distretto del profugo» — ospitando a Conetta circa 1.100 migranti e a San Siro circa 650 migranti;

   la sistematica e prolungata disattenzione del Governo alla difficile situazione che si sta registrando a causa di tali fatti sta generando numerosi problemi di vivibilità di queste comunità locali, con i residenti costretti a subire la presenza di decine e decine di migranti che, di fatto, impegnano il loro tempo girovagando per i paesi o bivaccano in piazza o nei giardini pubblici, costringendo i sindaci a gestire l'ordine pubblico in una condizione perennemente al limite dell'emergenza; come è noto, si sono verificati diversi episodi di protesta all'interno ed all'esterno delle due caserme, basti ricordare e citare i casi successi il 18 novembre 2016 a Bagnoli di Sopra, il 19 novembre 2016 ad Agna ed a Conetta a gennaio 2017, con la morte della giovane Ivoriana Sandrine Bakayoko. Non sono, inoltre e purtroppo, mancati episodi di molestie sessuali alle operatrici che lavorano all'interno della base di San Siro, nel mese di marzo 2017, e tre gravissimi episodi di tentato stupro ai danni di tre giovani ragazze della zona, nella primavera 2017 –:

   se non ritenga giunto il momento di risolvere, con urgenza, la drammatica situazione esposta, anche al fine di sollevare i comuni di Agna, Bagnoli di Sopra e Cona da questa gravosa problematica, generata a parere dell'interrogante da errate scelte dell'Esecutivo sulla gestione dei profughi, e di provvedere alla chiusura dei due Hub che stanno devastando questa zona geografica sotto ogni profilo.
(5-12515)


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che la sera del 21 ottobre 2017, il consigliere comunale di Fratelli d'Italia, Riccardo Prisciano, è stato aggredito nel centro di preghiera islamico situato a Tarcento in provincia di Udine;

   Prisciano si era recato, insieme ad altre tre persone, nella struttura in questione chiedendo di iscriversi all'associazione che gestisce le sale di preghiera. Tale richiesta ha dato luogo ad un'accesa discussione a cui è seguita un'aggressione fisica con il fine di fare uscire dalla struttura il consigliere comunale e le persone che erano con lui. Prisciano ha riportato una frattura alla mano, per la quale è stato assistito e medicato all'ospedale di Gemona ed è stato oggetto di minacce da uno degli appartenenti al centro al grido «So dove abiti e cosa fai». Anche una delle persone che lo accompagnava ha subito la frattura della mano, oltre ad essergli stato sottratto il cellulare;

   adesso le autorità competenti ricostruiranno l'accaduto, ma da tale episodio emerge la necessità, innanzitutto, di adottare provvedimenti idonei a garantire l'ordine pubblico nei luoghi adibiti alla preghiera; in secondo luogo, va risolta la questione annosa che consegue ad un vuoto normativo e che consente ai centri di preghiera di essere istituiti come associazioni culturali, per poi essere utilizzati come luoghi di culto che non hanno alcun riconoscimento e rendono difficile anche un controllo sulle reali attività svolte –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro sui fatti di cui in premessa, valutando, anche alla luce delle minacce subite dal consigliere Prisciano, l'opportunità di intraprendere, per quanto di competenza, specifiche iniziative al riguardo;

   se e quali iniziative urgenti intenda porre in essere per garantire la sicurezza e l'ordine pubblico nelle strutture diffuse su tutto il territorio nazionale destinate al culto islamico;

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare rispetto alla presenza di luoghi abusivi di culto e all'utilizzo a tale fine di strutture che formalmente risultano riconosciute solo come associazioni culturali.
(5-12516)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella città di Catanzaro si riscontra un'insufficienza di personale e una scarsa dotazione di mezzi strumentali della polizia e ciò rappresenta un problema specialmente in occasione degli innumerevoli servizi di ordine pubblico che si rendono necessari;

   la presenza nella città di Catanzaro di numerosi uffici e sedi di natura amministrativa richiede, infatti, particolari attenzione e controllo e un dispiegamento maggiore di forze dell'ordine in occasione di manifestazioni pubbliche, quali eventi, spettacoli, comizi politici, cortei di sciopero;

   l'istituzione a Catanzaro di un presidio distaccato del reparto mobile di polizia è, quindi, una necessità legata ad una migliore e più efficiente gestione dell'ordine pubblico nel capoluogo di regione, sede anche dei più importanti uffici amministrativi e giudiziari del territorio;

   inoltre, la presenza di un presidio distaccato dal reparto di polizia mobile rappresenta un'esigenza non solo della città di Catanzaro, ma dell'intero territorio regionale, considerata la specifica natura logistica e baricentrica del capoluogo;

   negli ultimi anni i Governi nazionali non hanno mai dato riscontro alle richieste ripetutamente avanzate, anche da parte dei sindacati di polizia;

   alla luce anche delle più recenti normative riguardanti le manifestazioni di pubblico spettacolo, intervenute dopo i fatti di Torino, è necessario disporre di reparti di polizia, come quello mobile, altamente specializzati nella gestione dell'ordine e della sicurezza pubblica;

   l'istituzione di un distaccamento, infine, consentirebbe un notevole risparmio rispetto ai costi affrontati per le trasferte effettuate dagli uomini in forza al reparto mobile di Reggio Calabria su tutto il territorio regionale –:

   se non ritenga di adottare le iniziative necessarie per l'attivazione di un nucleo del reparto mobile della polizia di Stato nella città di Catanzaro.
(4-18263)


   GIORGIA MELONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Foggia continua ad essere teatro di omicidi di matrice mafiosa legati ipoteticamente ad un riposizionamento delle organizzazioni malavitose sul territorio garganico e della provincia in generale;

   si tratta di cosche mafiose che agiscono con particolare efferatezza e determinazione;

   tale concentrazione di crimini ostacola il progresso economico e sociale della provincia e lede i diritti fondamentali dei cittadini tra i quali quelli della sicurezza, della libertà e dell'uguaglianza sociale;

   dall'inizio dell'anno sono state diciassette le vittime della faida foggiana e, in proporzione al numero degli abitanti della provincia, la situazione è allarmante;

   a fronte di tale situazione appare necessario ed urgente che siano poste in atto azioni di effettivo contrasto a questa emergenza criminalità, che, non siano più limitate a forme di controllo sporadico o a occasionali retate, ma che si realizzi soprattutto attraverso la presenza stabile sul territorio degli organismi specializzati nella lotta alle associazioni criminali di matrice mafiosa, quali la direzione distrettuale antimafia (Dda) la direzione investigativa antimafia (Dia), il tribunale dei minorenni e la sezione staccata della corte di appello di Bari –:

   quali iniziative il Governo, intenda assumere, per quanto di competenza, per contrastare la mafia garganica, anche attraverso l'adozione delle misure di cui in premessa.
(4-18268)


   CATANOSO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 13 agosto 2017 un elicottero dei vigili del fuoco sarebbe dovuto atterrare a Fonte Vetica per prelevare il direttore delle operazioni di spegnimento del fuoco e recarsi su Farindola (Pescara), dove era in corso un vasto incendio boschivo. L'elicottero, invece, è precipitato;

   il servizio regionale Abruzzo del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (Cnsas) è intervenuto per soccorrere l'equipaggio e l'operazione di soccorso è avvenuta con l'elicottero sanitario di stanza a L'Aquila, in servizio al 118 regionale, supportato successivamente da un secondo elicottero del 118 di Pescara;

   l'elicottero, nell'avvicinarsi al suolo, in fase di atterraggio, in una situazione di apparente normalità, sarebbe incorso presumibilmente nel, ben conosciuto in letteratura e presente nelle statistiche di incidenti di tal tipo come LTE, Loss of tail rotor effectivenes, urtando il terreno, ribaltandosi e distruggendosi completamente: feriti i tre occupanti, due piloti ed uno specialista;

   le informazioni, a distanza di mesi dall'evento dicono che non è ancora nota al pubblico quali fossero la situazione meteorologica locale, le condizioni di carico e centraggio dell'elicottero, le abilitazioni e esperienza di volo dei piloti ai comandi, la loro formazione d'addestramento nonché se sia intervenuta o meno una qualche improvvisa avaria;

   questo incidente, poiché l'aeromobile ha il doppio status di «Aeromobile di Stato» ed è iscritto nel Registro aeromobili dei vigili del fuoco (RAVF), non verrà investigato e analizzato dall'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) ma da una commissione del ministero dell'interno, presieduta da un ufficiale pilota dell'Aeronautica militare;

   la commissione ministeriale, terminata l'indagine, invierà la relazione sull'investigazione all'Istituto superiore per la sicurezza del volo (Issv) dell'Aeronautica militare;

   l'analisi degli incidenti di volo, e più in generale di tutte le tematiche che riguardano la sicurezza dei mezzi aerei dei vigili del fuoco, sono attribuite al Coordinamento soccorso aereo, il quale ha come missione istituzionale quella di svolgere le seguenti attività: «attività di indirizzo, programmazione e regolamentazione delle attività del servizio aereo, assicurando anche la politica di sicurezza volo e qualità; pianificazione dell'organizzazione e dello sviluppo del servizio aereo del Corpo; monitoraggio delle capacità operative espresse dalla flotta aerea antincendio e di soccorso nonché della attuazione dei programmi adottati; tenuta e aggiornamento del registro degli aeromobili; svolgimento delle funzioni di Autorità di regolazione operativa e tecnica, certificazione, vigilanza e controllo della componente aerea dei vigili del Fuoco; coordinamento dell'attività della sicurezza volo nei reparti volo anche attraverso il monitoraggio e l'analisi dei dati relativi alla sicurezza del volo e conseguenti interventi di miglioramento; elaborazione di programmi di prevenzione e raccomandazioni, anche svolgendo le verifiche a seguito di inconvenienti ed incidenti di volo; verifiche e controlli presso i reparti volo, le imprese fornitrici e gli esercenti esterni; raccordo e collegamento con amministrazioni, enti, organismi e autorità aeronautiche»;

   nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco la medesima articolazione amministrativa è investita quindi sia dell'attività di indirizzo, programmazione, regolamentazione, nonché del compito di assicurare le politiche di sicurezza e di svolgere le verifiche a seguito di incidenti e inconvenienti;

   è auspicabile che le indagini sugli incidenti o inconvenienti che interessano il Corpo nazionale dei vigili del fuoco vengano svolte dall'Istituto superiore per la sicurezza del volo dell'Aeronautica militare o da un organismo esterno indipendente dalla linea di comando;

   il fatto, poi, che i vigili del fuoco abbiano nella loro flotta aerea degli aeromobili largamente impiegati anche per usi civili, rende altamente opportuno che le risultanze delle indagini sugli incidenti siano condivise anche al di fuori della loro struttura per consentire azioni di prevenzione tese al miglioramento della sicurezza aerea globale;

   se, infatti, per le forze armate o di polizia sono immaginabili i motivi della riservatezza con cui vengono svolte le investigazioni, nel caso dei vigili del fuoco e della protezione civile, è opportuno rendere pubbliche sia le dinamiche degli incidenti che gli eventuali precursori degli stessi, occorsi ad aeromobili largamente diffusi nel mercato e la condivisione di tali elementi farebbe bene sia al clima di sicurezza in generale del trasporto aereo che agli stessi vigili del fuoco che sono stati difesi e tutelati in ogni occasione –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-18270)


   FEDRIGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con lettera diretta al presidente e a tutti i parlamentari della regione Friuli-Venezia Giulia, datata 19 ottobre 2017 e protocollata con il n. 0071956/P/GEN/SIND, il sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani, ha posto il problema dell'insufficienza delle forze dell'ordine nella sua città, le cui condizioni di sicurezza avrebbero subito un grave degrado, anche a causa della forte presenza di migranti rimasti privi di strutture di accoglienza;

   il sindaco Ciriani ha altresì rilevato come il personale delle forze dell'ordine sia stato costretto ad un'attività di monitoraggio e perlustrazione sempre più incisiva, senza che ciò abbia peraltro portato finora ad una riduzione dell'insicurezza percepita dagli abitanti di Pordenone;

   secondo il sindaco Ciriani, a migliorare la situazione non sarebbe bastato neanche l'oneroso intervento della polizia locale che, pur schierando personale addizionale sul terreno, comunque non può surrogare il ruolo delle forze dell'ordine nel controllo del territorio e nell'esercizio di quelle che l'articolo 2 del decreto-legge n. 14 del 2017 ha recentemente definito «competenze esclusive dello Stato in materia di ordine e sicurezza pubblica»;

   sempre stando a quanto afferma il sindaco Ciriani, la questura di Pordenone lamenterebbe inoltre da tempo una significativa carenza di organici, al cui formarsi avrebbe contribuito anche il blocco del turn over –:

   se e quali iniziative il Governo intenda assumere per restituire agli abitanti di Pordenone accettabili condizioni di sicurezza;

   se, in particolare, tenuto conto delle circostanze generalizzate dal sindaco di Pordenone nella missiva di cui in premessa, il Governo non ritenga opportuno inviare in quel comune adeguati rinforzi per le forze dell'ordine.
(4-18271)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:


   PANNARALE e GIANCARLO GIORDANO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con sentenza n. 9234 del 2017 il tribunale amministrativo regionale del Lazio si è pronunciato sul ricorso presentato dai diplomati Itp, stabilendo che il solo possesso del diploma è titolo abilitativo all'insegnamento senza alcuna necessità di conseguire titolo abilitativo ulteriore, qualora il diplomato intendesse svolgere attività di insegnamento nelle corrispondenti classi di concorso, annullando così il decreto ministeriale n. 374 del 2017 nella parte in cui ha precluso a tali categorie di docenti l'accesso alla II fascia delle graduatorie;

   con inaudito e sorprendente tempismo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con la nota n. 37381 del 2017 diramata a tutti i direttori degli uffici scolastici regionali e con la quale li invita, in sede di attribuzione di supplenze per l'anno scolastico 2017/2018, a volersi conformare al suddetto pronunciamento, ha stabilito che: «È possibile conferire incarichi a tempo determinato, con apposizione di clausola risolutiva condizionata alla definizione nel merito del giudizio pendente, ai docenti risultati destinatari di pronunce giudiziali favorevoli in forza delle quali il disposto inserimento con riserva nelle graduatorie ad esaurimento o di istituto risulti configurato dal giudice come pienamente anticipatorio di tutte le utilità ad esso connesse», disponendo pertanto l'immediato inserimento nelle graduatorie d'istituto di seconda fascia dei ricorrenti diplomati Itp, prima ancora di esperire un ulteriore grado di giudizio presso il Consiglio di Stato;

   nonostante, infatti, ci siano ancora i tempi tecnici il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca secondo gli interroganti ha scelto, colpevolmente, di non appellarsi al suddetto verdetto del tribunale amministrativo regionale, come implicitamente dimostrato anche dal mancato richiamo nella suddetta nota al Consiglio di Stato, quale titolare di ultima istanza di «pronunce giudiziali favorevoli» (richiamo presente, invece, nell'omologa nota diramata per l'anno scolastico 2016/2017). Una tale rinuncia dimostra anche la scelta del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca di non voler tutelare tutti quegli Itp in possesso di titoli abilitativi ulteriori e che vantano anche esperienza diretta nell'insegnamento;

   diretta conseguenza di ciò è l'attribuzione di posti di sostegno a personale non qualificato, con un percorso di studi inadeguato e senza esperienza nell'insegnamento, compromettendo ulteriormente l'assenza di docenti specializzati, a causa della mancata trasformazione dei posti in deroga in posti di diritto e del numero insufficiente dei posti attivati a fronte di un alto numero di richieste di specializzazione –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di superare la suddetta disparità di trattamento per l'accesso alla professione e, contestualmente, garantire la qualità del sistema di inclusione scolastica per tutti gli studenti e studentesse con disabilità.
(3-03321)

Interrogazione a risposta scritta:


   VACCARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con la riforma «Gelmini» dall'anno scolastico 2010/11 anche in Italia nascono i licei musicali e coreutici per indirizzare e preparare gli studenti all'apprendimento tecnico-pratico della musica e della danza e allo studio del loro ruolo nella storia e nella cultura. Lo studente matura e sviluppa le conoscenze, le abilità e le competenze per padroneggiare i linguaggi musicali e coreutici sotto gli aspetti della composizione, interpretazione, esecuzione e rappresentazione acquisendo la necessaria prospettiva culturale, storica, estetica, teorica e tecnica;

   tra questi il liceo «Alfano I» di Salerno ha attivato da subito il liceo musicale, rivestendo immediatamente un ruolo importantissimo all'interno del piano scolastico provinciale e regionale, sia per gli eccellenti risultati raggiunti e riconosciuti – oltre il 70 per cento degli studenti ha superato l'esame di ammissione in conservatorio, 4 studenti eccellenti sono stati inseriti nella orchestra nazionale dei licei musicali nel ruolo di primo strumento sezione violino, corno, fagotto, percussione – sia per il richiamo di studenti provenienti dalle zone limitrofe di una delle province più vaste d'Italia;

   il liceo è costantemente cresciuto e molto è stato fatto per soddisfare le richieste di genitori e alunni sia in termini di investimento di risorse che di strutturazione; la scuola dispone di 2 laboratori di tecnologie musicali, 1 studio di registrazione, 1 sala insonorizzata di musica d'insieme, 9 aule dedicate e tutti gli strumenti dell'organico orchestrale. Oggi è l'esempio caratterizzante della valorizzazione della tradizione della musica napoletana come brand del «made in Italy»;

   purtroppo, le novità legislative degli ultimi mesi (dimensionamento delle classi a 27 alunni e riduzione da 3 a 2 ore delle lezioni di «esecuzione e interpretazione» nel primo biennio), obbligano ad un cambio di rotta. Sono già stati evidenziati agli organi competenti i disagi prodotti dalla impossibilità di attivare una terza sezione musicale. Ciò nonostante il consenso raccolto in termini di iscrizioni: 30 studenti risultati idonei non hanno trovato posto nelle due sezioni del liceo;

   per venire incontro alla richiesta formativa e per ottemperare allo spirito del decreto legislativo n. 60 del 2017 che prevede lo sviluppo della cultura musicale, con delibera collegiale, secondo quanto previsto dalla normativa, è stato costruito un percorso con curvatura acustico-musicale, chiedendo due unità di potenziamento di esecuzione ed interpretazione. Su questo nuovo indirizzo, a distanza di una settimana dalla presentazione alle famiglie che non avevano trovato posto nell'indirizzo musicale, la scuola ha ricevuto conferma di un numero rilevante di iscrizioni;

   nonostante i continui successi formativi ottenuti e il crescente consenso della comunità territoriale non solo salernitana, in organico di diritto non è stata concessa la terza prima e in organico di fatto non sono state assegnate nemmeno le ore di docenza necessarie a soddisfare il diritto al completamento del percorso di studio degli alunni frequentanti le classi dalla seconda alla quinta;

   le ore di lezione della materia caratterizzante lo strumento musicale non sono garantite agli alunni eccedenti il numero di 27 dal secondo al quinto anno, sia del primo che del secondo strumento, negando di fatto il diritto allo studio a chi ha scelto il liceo musicale così come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2010 –:

   se la Ministra interrogata sia a conoscenza dei fatti evidenziati in premessa e quali iniziative intenda adottare al fine di tutelare gli studenti che, essendo già iscritti in questo liceo, devono poter vedere garantito l'esercizio costituzionale del diritto all'istruzione e allo sviluppo delle proprie potenzialità;

   se non ritenga, anche in deroga alla nota n. 0021315 del 15 maggio 2017, assumere iniziative per consentire un ampliamento dell'organico di fatto, affinché gli iscritti possano concludere serenamente il proprio percorso di studi.
(4-18267)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMONETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   tra le categorie maggiormente penalizzate dalla «riforma Fornero» rientrano i macchinisti, conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante, che con un'aspettativa di vita di 64 anni devono conseguire il requisito di 67 anni di età anagrafica per accedere alla pensione;

   in realtà, tale personale rientra tra le professioni indicate nell'apposito Allegato cui rinviamo la norma sull’«Ape social» e quella sui cosiddetti lavoratori precoci contenute nella legge di bilancio 2017 (articolo 1, commi 179-186, e commi 199-205, della legge 11 dicembre 2016, n. 232);

   tuttavia, pur rientrando tra le categorie che potrebbero beneficiare dell'anticipo pensionistico gratuito, ovvero della possibilità di accedere alla pensione con 41 anni di contributi a prescindere dal requisito anagrafico, di fatto tali previsioni normative si sono rivelate una beffa per i lavoratori interessati, rimasti imbrigliati nei meccanismi della «legge Fornero»;

   riguardo alla facoltà di pensionamento con 41 anni di età contributiva, il problema è quello dell'età anagrafica per essere considerato «lavoratore precoce»: è considerato tale, infatti, colui che abbia lavorato almeno un anno prima del compimento dei 19 anni di età, mentre per essere assunto come macchinista o capotreno è necessario aver conseguito il diploma di scuola superiore di secondo grado;

   in merito all’«Ape social», invece, le norme prevedono che il beneficio di sconto per gli anni lavorati non sia cumulabile con altre maggiorazioni previste per aver svolto una particolare attività lavorativa; in altri termini, macchinisti e capitreno, per poter accedere all’«Ape», dovrebbero rinunciare a quell'anno ogni dieci riconosciuto fino al 31 dicembre 2011 per aver svolto in ferrovia un'attività particolarmente faticosa dal punto di vista delle turnazioni di lavoro –:

   se e quali iniziative di competenza intenda tempestivamente adottare affinché i lavori di macchinista, capotreno e manovratore siano effettivamente riconosciuti come attività faticose e usuranti anche sotto il profilo previdenziale.
(5-12512)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da diverse informazioni, il comune di Graffignano (VT) avrebbe deciso di realizzare l'isola ecologica all'interno dell'area PIP di Sipicciano, inserita nella «zona D — Artigianato, piccola industria e commercio» del vigente piano regolatore generale;

   nei territori attigui la citata area PIP di Sipicciano risulta tuttavia situata una realtà industriale, Farine Laziali Soc. Agricola s.s. — Gruppo Carli, che utilizza i suddetti territori per la coltivazione di numerosi prodotti con metodo biologico, grazie anche ai certificati di conformità posseduti dalla stessa società e del piano annuale di produzione (PAP) regolarmente presentato al Ministero delle politiche agricole, contenente l'esatta indicazione delle produzioni previste per l'anno solare in corso per tutti gli appezzamenti aziendali e che permettono, di conseguenza, lo svolgimento di tale attività;

   secondo quanto si apprende da diverse fonti, molte aziende biologiche hanno chiaramente affermato nei propri disciplinari l'esigenza che gli appezzamenti condotti secondo il metodo biologico debbano essere sufficientemente lontani da appezzamenti condotti secondo il metodo convenzionale oppure adeguatamente «protetti» da potenziali rischi dovuti ad effetto deriva, ma soprattutto devono essere distanti dalle numerose fonti d'inquinamento (strade ad elevato traffico, industrie altamente inquinanti, aeroporti e altro), tra le quali possono certamente ricomprendersi anche le isole ecologiche, al fine di evitare o limitare gli inquinamenti ambientali;

   rispetto alla realizzazione di tale progetto la regione Lazio, nell'ambito di un'istruttoria tecnico-amministrativa, ha evidenziato una serie di interrelazioni tra il progetto proposto e diversi fattori ambientali coinvolti, come le emissioni in atmosfera, il suolo ed il sottosuolo, nonché le acque superficiali, che potrebbero avere un impatto negativo su tali componenti ambientali derivanti dall'applicazione del citato progetto e, conseguentemente, anche sui prodotti biologici coltivati dalla società Farine Laziali nella zona attigua;

   il caso in questione evidenzia in modo emblematico la necessità di adottare ogni utile cautela per tutelare le produzioni biologiche e di qualità –:

   se il Ministro interrogato abbia intenzione di adottare le opportune iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per salvaguardare le produzioni agricole con metodo biologico, con particolare riferimento al rischio che esse possano subire un rilevante pregiudizio per effetto della vicinanza di impianti o strutture come quella di cui in premessa.
(5-12522)


   GAGNARLI, L'ABBATE, BENEDETTI, MASSIMILIANO BERNINI, GALLINELLA, LUPO e PARENTELA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 12 della legge 26 luglio 2016, n. 154, ha disciplinato l'esercizio dell'attività di manutenzione del verde, stabilendo che l'attività di costruzione, sistemazione e manutenzione del verde, pubblico o privato affidata a terzi, può essere esercitata:

    a) dagli iscritti al registro ufficiale dei produttori, cui al decreto legislativo 214 del 2005;

    b) da imprese agricole, artigiane, industriali o in forma cooperativa, iscritte al registro delle imprese, che abbiano conseguito un attestato di idoneità che accerti il possesso di adeguate competenze;

   la Conferenza delle regioni e delle province autonome dell'8 giugno 2017 ha approvato lo standard professionale e formativo del manutentore del verde, standard, inviato al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, che non appare armonizzato con la normativa statale che regola l'attività dei liberi professionisti ordinistici del settore agrario, posto che il 2 febbraio 2009, n. 30, riserva allo Stato la competenza esclusiva riguardo all'ambito professionale degli iscritti negli Albi;

   il documento delle regioni, inoltre, è carente nella parte in cui non prevede alcuna differenziazione in base ai titoli di studio ed ai curricula formativi posseduti dai soggetti sottoposti alla nuova disciplina e non reca la definizione di un periodo transitorio verso il pieno regime previsto dalla nuova disciplina;

   il livello formativo del corso abilitativo appare insufficiente sia nei contenuti che nella durata, rendendo peraltro più evidente lo sbilanciamento con l'assenza di qualunque previsione rispetto ai titoli di studio eventualmente già posseduti agli interessati. Pertanto un corso di 80 ore varrebbe quanto una laurea o di un diploma in materie agrarie, l'uno e l'altro di complessivi 5 anni di durata;

   risulta che l'Enef avrebbe chiesto chiarimenti in merito all'applicabilità di questa disposizione normativa, al fine di chiarire se l'obbligo di conseguire l'attestato di idoneità di cui al citato articolo 12 si riferisca unicamente alle aziende che facciano richiesta di iscrizione al registro delle imprese dalla data di entrata in vigore della sopracitata legge, oppure abbia validità per la totalità delle aziende, tra cui anche quelle che già esercitano l'attività di costruzione, sistemazione e manutenzione del verde pubblico o privato affidata a terzi –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, in relazione alle criticità emerse a seguito dell'approvazione del documento di cui in premessa sullo «Standard professionale» del manutentore del verde e alle perplessità che lo stesso documento ha generato nel settore professionale al quale si riferisce.
(5-12523)


   FEDRIGA e ALLASIA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, istituita con decreto legislativo n. 165 del 1999, svolge funzioni di organismo di coordinamento e di organismo pagatore dei contributi stabiliti dalla politica agricola comune dell'Unione europea;

   l'Unione europea ha istituito un sostegno a favore dello sviluppo rurale prevedendo un sistema di aiuti per potenziare e migliorare la competitività delle aziende agricole, nello specifico attraverso la sovvenzione di metodi di produzione agricola finalizzati alla protezione dell'ambiente e alla conservazione dello spazio naturale;

   il programma di sviluppo rurale rappresenta lo strumento di attuazione del Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale (Feasr) e rappresenta anche lo strumento di finanziamento per eccellenza del settore agricolo, forestale e rurale sul territorio regionale. Attraverso l'operato delle regioni, il Psr permette a ogni Stato membro dell'Unione europea di utilizzare le risorse economiche che l'Unione stessa mette a disposizione in ambito agricolo, e rurale;

   l'Agea cura, in qualità di organismo pagatore, l'esecuzione di tutti gli adempimenti affidati dalla normativa europea e nazionale;

   risulta agli interroganti che l'Agea sia in ritardo con l'erogazione dei pagamenti per il Friuli Venezia Giulia relativamente a diverse misure e annualità. In particolare, sulla misura 10, relativa ai «pagamenti agroclimatici ambientali», per l'annualità 2016 e 2017, i ritardi riguarderebbero: la gestione conservativa dei seminativi; la gestione integrata dei seminativi, delle orticole, dei frutteti e dei vigneti; l'inerbimento permanente dei frutteti e dei vigneti; la gestione sostenibile dei pascoli per la tutela climatica. Inoltre, ritardi si riscontrano anche sulla misura 11 relativa all'agricoltura biologica per le annualità 2015 2016 e 2017 ed, infine, sulla misura 13 relativa all'indennità a favore degli agricoltori della zona montana per le annualità 2016 e 2017;

   i continui ritardi e dilazioni stanno portando al disinteresse da parte degli agricoltori verso le misure di sviluppo rurale, invece necessarie per l'economia e le politiche agricole della regione Friuli Venezia Giulia, creando danni alle aziende friulane e portando alla chiusura di quelle che avevano investito molte risorse in questa attività –:

   quali siano le ragioni di questi ritardati o parziali pagamenti da parte dell'Agea, relativi in particolare alle misure agroambientali, nell'ambito del Psr 2014-2020, e se non ritenga di dover intervenire presso l'Agenzia medesima affinché provveda all'immediata erogazione dei contributi alle imprese agricole beneficiarie delle misure, atteso che per le aziende agricole gli aiuti comunitari e nazionali rappresentano un'importante e spesso fondamentale risorsa economica.
(5-12524)


   FALCONE, OLIVERIO, VENITTELLI, ROMANINI e COVA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a inizio settembre 2017 l'agenzia doganale cinese responsabile di ispezioni e quarantena ha annunciato di aver bloccato le importazioni di formaggi erborinati e muffettati dall'Unione europea;

   nel mirino delle autorità doganali cinesi sono finiti tutti quei formaggi «made in UE» classificati per l'appunto come erborinati e muffettati, perché prodotti attraverso la fermentazione di determinati ceppi batterici. Non solo il Gorgonzola e il Taleggio ma anche specialità francesi, come il Roquefort e il Camembert, i vengono bloccati alla frontiera;

   la normativa sanitaria cinese, infatti, prevede che vengano importati cibi prodotti solo con alcuni ceppi di batteri, tra cui non sono previsti quelli più comuni utilizzati tradizionalmente per i formaggi europei, ma fino a settembre 2017 la norma è stata applicata in modo flessibile proprio per consentire l'importazione dei citati formaggi, sempre più apprezzati dai consumatori cinesi (secondo dati di Coldiretti sono circa 15 mila i chili di Gorgonzola consumati nel 2016 in Cina);

   il blocco delle importazioni, tra l'altro, arriva a pochi mesi dal raggiungimento di un dell'accordo tra Unione europea e Cina per il riconoscimento di 100 dop europee, tra cui diverse specialità casearie, e la decisione accentua quindi le perplessità dell'Unione europea;

   la Cina, tramite il Ministero del commercio, nega ogni ingerenza politica, facendo rimbalzare le responsabilità sull'Aqsiq, organo autonomo competente in materia di ispezioni e quarantena;

   dietro questo improvviso inasprimento nell'applicazione delle norme sull’import di formaggi dell'Unione europea potrebbero in realtà nascondersi ragioni di natura commerciale. A trarre vantaggio da questa situazione potrebbero essere i formaggi prodotti in altri Paesi, come i «finti» gorgonzola e taleggio made in Usa o in Nuova Zelanda, le imitazioni del cosiddetto «Italian sounding», che danneggiano le esportazioni italiane nel settore agroalimentare per una cifra stimata in 60 miliardi di euro l'anno;

   la manovra delle autorità di Pechino mette a rischio un mercato molto promettente per i formaggi italiani. L’export italiano in Cina è in costante crescita, come emerge dai dati elaborati da Assolatte: solo tra 2015 e 2016 le vendite sono aumentate del 42 per cento, arrivando a 2650 tonnellate, e nel primo quadrimestre del 2017 hanno registrato un ulteriore balzo in avanti del 34 per cento –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per risolvere al più presto la situazione descritta in premessa, che rappresenta un grave danno d'immagine, oltre che economico, per i produttori italiani ed europei di formaggi erborinati e muffettati.
(5-12525)


   SCHULLIAN e PILI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i produttori della Sardegna sono gli artefici della rinascita del grano Cappelli con 30 anni di lavoro genetico effettuato da una azienda di Tuili, diretta da Santino Accalai che ha coinvolto nella filiera produttiva oltre cento aziende;

   si tratta di produzioni del grano da seme, cioè quel prodotto che l'agricoltore utilizza per seminare le sue terre. Di recente, l'esclusiva per la produzione di questo straordinario prodotto è stata sottratta alla regione;

   la procedura seguita per affidare l'esclusiva ad una sementeria di Bologna risulta incomprensibile, come le pretese finanziarie inaccettabili superiori del 450 per cento;

   nell'ottobre 2016 è scaduto alla sementeria di Tuili – Selet Sas – il contratto di esclusiva alla certificazione e divulgazione della varietà a livello nazionale. Si ricorda che la certificazione di una semente offre, a qualsiasi filiera, la rintracciabilità di un prodotto;

   il 30 giugno 2016 è stato emesso un comunicato del Crea – Manifestazione di interesse per acquisire un contratto di licenza esclusiva per la moltiplicazione e lo sfruttamento commerciale della varietà denominata Cappelli, limitatamente al territorio dei Paesi dell'Unione europea, con scadenza al 15 luglio 2016;

   la Selet Sas partecipa presentando una relazione del lavoro fatto dal 1997 e il piano futuro in collaborazione con il Consorzio sardo grano Cappelli, nato nel 2014;

   la Selet Sas il 25 luglio 2016 avrebbe ricevuto tramite mail pec un nuovo avviso, con elencate le varie condizioni, tra le quali un'offerta di royalty con un prezzo aumentato del 450 per cento per la semente R2 (seconda riproduzione), e del 150 per cento per le R1 (prima riproduzione). L'accettazione di tutte le condizioni era prevista entro il 9 agosto 2016;

   dopo questa comunicazione, che metteva la sementeria sarda nelle condizioni di non poter accettare, non si è avuta più nessuna comunicazione;

   nel maggio 2017 si ha notizia dalla stampa che la ditta SIS, era stata prescelta come esclusivista per la diffusione della varietà a livello nazionale;

   secondo i dati di produzione 2016 sono stati certificati 8.000 quintali di semente Cappelli, di cui 5.000 esportati nella penisola e 3 mila utilizzati in Sardegna –:

   se non ritenga il Ministro interrogato, per quanto di competenza, di attivarsi per la tutela del consorzio sardo Grano Cappelli e per l'immediata revoca della procedura di affidamento di esclusiva del Grano Cappelli alla Sis di Bologna, in considerazione di quelle che appaiono agli interroganti palesi non conformità circa le royalty e omesse verifiche sulla capacità dei soggetti aggiudicatari di produrre e alimentare la filiera del grano Cappelli.
(5-12526)


   ZACCAGNINI e STUMPO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   sono trascorsi mesi dalla messa in onda della trasmissione di Rai 3 «Indovina chi viene a tavola» dedicata al salmone norvegese d'allevamento. Un servizio molto accurato e che definisce il salmone norvegese d'allevamento come uno dei cibi più contaminati che finiscono sulle tavole. Un servizio estremamente circostanziato, corredato di testimonianze di scienziati, documentazione varia, ivi comprese analisi di laboratorio;

   la replica di Eurofishmarket su Il Fatto Alimentare è stata molto blanda e non entra nel merito in modo accurato, ma in ogni caso sostiene che i dati siano tutt'altri –:

   quali iniziative abbia portato avanti il Governo in questi mesi in seguito alla denuncia di Rai 3 per garantire la sicurezza dei prodotti extra UE di pesce allevato, in particolare nel caso dei salmoni norvegesi, specificando quale tipo di ulteriori controlli siano stati svolti sugli allevamenti italiani per garantire la sicurezza del prodotto.
(5-12527)

Interrogazione a risposta scritta:


   MARTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le recenti decisioni della Commissione europea, nei confronti degli olivicoltori del Salento, che attraverso il Comitato fitosanitario permanente, hanno dato il via libera definitivo al reimpianto di varietà d'ulivo resistenti al patogeno nelle zone infette, abrogando ufficialmente l'articolo 5 della Decisione (Ue) 2015/789 che ne disponeva il divieto, a giudizio dell'interrogante, se da un lato appaiono favorevoli per le aziende del settore, pesantemente colpite dagli effetti distruttivi del batterio, che ha distrutto negli ultimi anni migliaia di ettari e causato l'abbattimento di centinaia di migliaia di piante, dall'altro, continuano a destare allerta e preoccupazione per la diffusione del batterio che continua a proliferarsi nella regione Puglia;

   le ultime notizie pubblicate dalla stampa locale pugliese, (la Gazzetta del Mezzogiorno del 18 ottobre 2017) evidenziano al riguardo che, nei giorni scorsi, sono stati individuati nuovi focolai in provincia di Brindisi, in particolare ad Ostuni, Cisternino e a Ceglie Messapica, alimentando ulteriormente i timori tra gli agricoltori e le imprese olivicole in generale;

   la situazione, secondo quanto riporta l'articolo del quotidiano suesposto, appare conseguentemente sempre più fuori controllo e l'individuazione del focolaio del batterio della Xylella fastidiosa, a Cisternino in provincia di Brindisi, obbligherà a far sconfinare la «zona cuscinetto» nel barese, verso Alberobello;

   la nuova diffusione dell'organismo nocivo di quarantena, evidenzia altresì il medesimo articolo di stampa, si registra all'indomani dei rilievi critici del Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, Andriukaitis, alla regione Puglia per il mancato rispetto delle misure ordinate da Bruxelles per contrastare l'implacabile avanzata del batterio;

   lo stesso Commissario ha altresì assicurato che continuerà ad insistere affinché la medesima regione attui le misure comunitarie, essendo stata evidentemente inadempiente;

   a giudizio del massimo responsabile europeo per la salute e la sicurezza alimentare, il rischio è che alcuni Paesi dell'Unione europea possano censurare l'Italia, in quanto potrebbe essere ritenuto l’«untore» della patologia, considerato che l'organismo nocivo si diffonde al di là delle frontiere ed è necessario intervenire con rapidità;

   a parere dell'interrogante, le nuove disposizioni autorizzative deliberate dal Comitato fitosanitario permanente, in ambito comunitario, che prevedono: la possibilità di reimpianto nella zona infetta (ad esclusione degli ultimi 20 chilometri più a Nord) di due varietà di ulivo risultate resistenti a Xylella; la possibilità di non abbattere le piante monumentali risultate non contaminate che si trovano nei cento metri da una pianta infetta, (a patto che venga protetta dal vettore e ispezionata periodicamente) e la libera movimentazione dalla zona demarcata delle tre varietà di vite risultate non suscettibili (Negramaro, Primitivo e Cabernet Sauvignon), se da un lato appaiono condivisibili e consentono finalmente all'olivicoltura salentina e pugliese di avviare un programma di rilancio, dall'altro, in considerazione di quanto riportato dalla stampa locale pugliese, configurano un quadro generale ancora grave e preoccupante a causa dei ritardi, inefficienze e scarsa sinergia tra il Governo e la regione Puglia, in merito alle misure d'intervento emergenziali che da tempo occorrono per risolvere una drammatica situazione socioeconomica che si protrae nel Salento da troppo tempo –:

   quali orientamenti il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se sia a conoscenza dell'estensione in corso del batterio della Xylella fastidiosa verso il nord della regione Puglia e al riguardo quali iniziative intenda assumere, tenuto conto delle preoccupazioni espresse dalle aziende agricole in merito all'estensione in corso del batterio;

   quali ulteriori iniziative urgenti e necessarie, anche in sede europea, intenda intraprendere al fine di sostenere il comparto ulivicolo pugliese e salentino in particolare, pesantemente colpiti dagli effetti disastrosi dell'organismo nocivo di quarantena.
(4-18269)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:


   MONCHIERO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'avviso pubblico per la formazione dell'elenco di idonei alla nomina di direttore generale in attuazione del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, e successive modificazioni, recante «Attuazione della delega di cui all'articolo 11, comma 1, lettera p), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di dirigenza sanitaria», dispone specifici criteri selettivi di valutazione dell'esperienza dirigenziale, alla quale comunque è riservato un punteggio massimo di 60 punti contro i 40 previsti per la valutazione dei titoli formativi e professionali;

   con riferimento alle risorse umane gestite, indipendentemente dalla tipologia e dalla natura del rapporto di lavoro è attribuito per ciascun anno il valore di punti 2 per risorse umane, da 1 a 4 mediamente gestite per anno; per ciascun anno il valore 2,50, da 5 a 10 risorse umane mediamente gestite per anno e per oltre 1.000 risorse umane mediamente gestite per anno si attribuisce il valore 3,50, che rappresenta il valore più alto attribuibile;

   con riferimento alle risorse finanziarie: fino a euro 100.000 di risorse finanziarie mediamente gestite per anno si attribuisce per ciascun anno il valore: 2; da euro 100.001 a euro 500.000 di risorse finanziarie mediamente gestite per anno, si attribuisce per ciascun anno il valore: 2,50; mentre per oltre euro 100.000.000 di risorse finanziarie mediamente gestite per anno si attribuisce per ciascun anno il valore: 3,50;

   la limitata differenziazione fra entità radicalmente diverse di risorse gestite comporta un'insufficiente valutazione dell'esperienza manageriale maturata a tutto vantaggio dei titoli formativi e professionali –:

   se non ritenga opportuno sospendere la procedura e rivedere i criteri di attribuzione del punteggio per titoli, disponendo una più puntuale differenziazione in merito, soprattutto, ai criteri di valutazione del personale e delle risorse finanziarie gestite e ponendo particolare riguardo alla valorizzazione delle esperienze manageriali effettivamente maturate.
(3-03326)


   FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'Organizzazione mondiale della sanità si verificano 10 nuovi casi di scabbia al giorno e 350 decessi annui; dall'analisi emerge che nelle zone a più alto tasso di presenze di richiedenti asilo si superi la soglia di attenzione: in provincia di Brescia è record di casi di scabbia e tubercolosi, a Milano circa il 60 per cento dei malati di tubercolosi sono stranieri, senza contare quelli riscontrati agli appartenenti delle forze dell'ordine che presidiano i porti dove sbarcano i profughi;

   un nuovo caso di tubercolosi si è verificato all'ospedale Fatebenefratelli dell'isola Tiberina, a Roma; differentemente dai sei casi precedenti, che avevano riguardato medici e infermieri di prima linea, in reparti come il pronto soccorso o la breve osservazione, compresa una studentessa di scienze infermieristiche impegnata nel tirocinio, questa volta ad essere colpito non è un sanitario, bensì un dipendente di una società esterna che lavora nel bar dell'ospedale;

   un altro caso riguardante un giovane della Guinea, ospite al centro di accoglienza per richiedenti asilo di Gradisca e ricoverato il 3 febbraio 2017 all'ospedale di Gorizia per una sospetta appendicite, porta ancora oggi degli strascichi che preoccupano non poco i sindaci di Monfalcone, Fogliano e Dolegna;

   dopo sette giorni dal ricovero, infatti, allo straniero è stata riscontrata la tubercolosi; isolato al reparto malattie infettive di Udine, dopo le cure è rientrato al centro di accoglienza per richiedenti asilo, dove è a contatto con quasi 600 persone che possono muoversi e spostarsi tranquillamente, nonostante da una radiografia del 10 ottobre 2017 è emersa ancora l'attività della malattia; peraltro, un medico ed un infermiere che erano stati a contatto per sole due ore all'epoca dei fatti sono in cura perché risultati positivi alla tubercolosi;

   questi gravissimi fatti sembrano smentire, a parere degli interroganti, le rassicurazioni del Governo circa i controlli accurati dal momento dello sbarco dei clandestini ovvero del loro ingresso nel nostro Paese;

   è altresì evidente che la cosiddetta «accoglienza diffusa» rappresenta un rischio esponenziale per la salute dei cittadini italiani, considerato che comporta la dispersione sul territorio nazionale di soggetti provenienti da Paesi con alto tasso di malattie contagiose –:

   se e quali misure di propria competenza intenda urgentemente adottare, atteso che quanto finora compiuto è insufficiente a garantire la tutela della salute pubblica, incluso una revisione dei progetti di cosiddetta «accoglienza diffusa», al fine di evitare che ricada esclusivamente sui sindaci dei comuni ove sono ubicati i centri di accoglienza la responsabilità di preservare la salute dei cittadini.
(3-03327)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   SILVIA GIORDANO, NESCI, COLONNESE, MANTERO, LOREFICE, GRILLO e BARONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno è classificata come dipartimento d'emergenza e accettazione (DEA) di III livello e, come tale, rappresenta il punto di riferimento dell'intera provincia di Salerno; l'ospedale in questione conta circa 1000 parti l'anno;

   circa sei anni fa sono iniziati i lavori di riorganizzazione del reparto di ginecologia e ostetricia del presidio ospedaliero Ruggi D'Aragona, diretti all'attivazione del percorso nascita e rooming in. Si definisce roomingin la possibilità di tenere nella propria stanza dell'ospedale il bambino appena nato, giorno e notte, senza limiti di orario, con un lettino posizionato accanto a quello della madre;

   all'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-09246 presentata dalla prima firmataria del presente atto in merito all'apertura del reparto rooming in, il Sottosegretario Faraone rispondeva «la direzione generale dell'Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona di Salerno, per il tramite della prefettura di Salerno, ha fatto sapere che i lavori, attualmente in fase di avanzata realizzazione, saranno prevedibilmente ultimati entro la fine di marzo 2017»;

   il 25 maggio 2017 il reparto rooming in ospedaliera universitaria salernitana è stato inaugurato alla presenza del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, del presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, e del direttore generale dell'azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona, Nicola Cantone;

   attualmente agli interroganti il reparto rooming-in risulta chiuso, nonostante l'inaugurazione; il direttore generale Nicola Cantone ha dichiarato alla stampa che, in relazione al nascente reparto di rooming in, «Arriveranno anche le ostetriche per il primo funzionamento, così mettiamo pure a tacere qualcuno che ha detto che è stata fatta solo una inaugurazione di facciata. Queste cose non le facciamo. Portiamo i fatti, non le parate» –:

   se il Ministro sia a conoscenza delle ragioni, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, della mancata operatività del reparto rooming-in presso l'azienda ospedaliero-universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona di Salerno e dell'apertura e immediata chiusura dello stesso reparto il 25 maggio 2017.
(5-12517)


   GULLO e SANDRA SAVINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in alcune regioni del Nord-est dell'Italia, soprattutto tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto, si sta assistendo dal 2012 ad una situazione emergenziale dovuta dall'invasione della cimice marmorata asiatica (nome scientifico Halyomorpha halys) proveniente da Cina, Giappone, Taiwan e Corea;

   la cimice asiatica è un insetto polifago, attacca qualsiasi tipo di raccolto tra luglio e settembre e, non avendo antagonisti naturali nel territorio, si moltiplica velocemente con 300-400 esemplari alla volta, deponendo le uova anche due volte l'anno;

   le alte temperature di questo autunno favoriscono senz'altro la loro diffusione e sopravvivenza poiché tali insetti non resistono ad una temperatura inferiore ai 10 gradi;

   negli anni si sono altresì registrate particolari problematiche legate all'abbassamento delle temperature poiché la cimice asiatica, nei periodi più freddi, si avvicina alle case alla ricerca del caldo, determinando gravi disagi ai cittadini costretti a tenere porte e finestre chiuse;

   l'utilizzo degli insetticidi nelle abitazioni risultano poco efficaci e se utilizzati in modo incontrollato nelle abitazioni possono divenire dannosi per le persone;

   con interrogazione a risposta immediata in Assemblea (n. 3-02579) discussa il 26 ottobre 2016 l'interrogante ha chiesto al Governo di sapere quali iniziative intendesse assumere al fine di arginare la situazione di emergenza determinata dall'invasione della cimice asiatica nel nostro Paese;

   il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha risposto all'interrogazione sopra citata sostenendo che «erano state già avviate con le strutture tecniche territoriali sperimentazioni per individuare le sostanze attive più idonee in grado di controllare tale fenomeno» e che «il Ministro della salute, su parere del Servizio fitosanitario nazionale, ha autorizzato temporaneamente alcuni prodotti per il contenimento dell'insetto in oggetto». Il Ministro interrogato ha altresì ricordato che «il 17 ottobre 2016 il Servizio fitosanitario centrale ha sviluppato delle linee guida operative, approvate dal Comitato nazionale per l'applicazione di buone prassi per la movimentazione intracomunitaria e internazionale delle merci di natura non vegetale»;

   in considerazione della sempre più pervasiva invasione della cimice asiatica, ad avviso dell'interrogante, anche qualora le misure sopra citate siano state realmente adottate, esse non hanno determinato alcun miglioramento della situazione emergenziale che, al contrario, continua a provocare ingenti disagi ai cittadini e danni all'agricoltura nazionale –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di tutelare la salute dei cittadini in relazione alla situazione emergenziale determinata dall'invasione della cimice asiatica.
(5-12518)


   DI VITA e FUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto dell'assessorato della salute siciliano del 13 settembre 2016 ha provveduto ad individuare gli enti pubblici sanitari (ben sei) in piano di efficientamento sulla base delle condizioni previste dal comma 524, lettere a) e b), dell'articolo 1 della legge n. 208 del 2015;

   il 15 settembre 2017, tuttavia, l'assessorato comunicava alla prima firmataria del presente atto via Pec che l'intervenuta circolare ministeriale interpretativa dell'allegato tecnico b) al decreto ministeriale 21 giugno 2016 è stata diffusa presso l'assessorato siciliano della salute esclusivamente a mezzo di posta elettronica in data 2 novembre 2016 e, pertanto, l'amministrazione ha effettuato ulteriori verifiche sulle aziende ospedaliere individuate, in esito alle quali è stato adottato il decreto assessoriale n. 110 del 25 gennaio 2017 ad integrazione del precedente;

   con numerose note l'assessorato siciliano della salute avanzava e reiterava richiesta urgente al Ministero della salute al fine di effettuare un incontro tecnico per esporre alcune peculiarità del servizio sanitario regionale, evidenziando che la disamina delle suddette criticità «costituisce condizione preliminare per poter procedere ad una adeguata valutazione dei piani di efficientamento pervenuti» e chiedendo di considerare sospeso il termine per procedere alla valutazione dei piani in discorso;

   alla data del 15 settembre 2017 non risulta pervenuto all'assessorato alcun formale riscontro dal Ministero della salute al riguardo;

   con l'intervenuto giudizio di legittimità costituzionale espresso con la sentenza n. 192 del 20 giugno-14 luglio 2017 è stata dichiarata:

    1) l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 526 e 536, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)», nella parte in cui si prevede che i decreti ministeriali ivi contemplati siano emanati «sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano», anziché d'intesa con la stessa Conferenza;

    2) l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 524, 525 e 529, della legge n. 208 del 2015, nella parte in cui si prevede che i provvedimenti ivi contemplati siano adotti dalla giunta regionale;

   la regione si trova oggi nella posizione di non poter approvare e dar seguito ai citati piani di efficientamento, con ogni intuibile conseguenza dannosa del caso –:

   quali effetti abbiano prodotto le citate dichiarazioni d'incostituzionalità in relazione all’iter di applicazione della normativa in questione e se e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda assumere alla luce dei problemi e dei ritardi riscontrati dalle regioni.
(5-12519)


   MARAZZITI e GIGLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la cronaca, purtroppo, fornisce quasi quotidianamente notizia di infanticidi e di abbandoni di neonati in condizioni che non ne garantiscono la sopravvivenza, nonostante in Italia vi sia una legge che garantisce il parto anonimo in ospedale e una rete di culle termiche per la vita, che consentono l'eventuale abbandono del neonato in condizioni tali da assicurare la sua sopravvivenza;

   per quel che riguarda in particolare i parti anonimi in ospedale si registra un preoccupante calo nel numero di donne che ne usufruiscono e che temono di ricorrere a strutture pubbliche, con il rischio di gravi conseguenze;

   appare evidente agli interroganti che tutte queste situazioni siano, almeno in larga parte, causate da ignoranza degli strumenti a disposizione delle madri in difficoltà;

   manca, infatti, a parere degli interroganti, una informazione capillare volta ad informare correttamente su quanto sopra esposto;

   sarebbe, quindi, auspicabile che venisse attuata una campagna nazionale, anche tramite l'intervento della Presidenza del Consiglio e delle regioni, ognuna nell'ambito delle proprie competenze, in modo da invertire una tendenza che non fa certo onore al nostro Paese;

   giova ricordare che dal 2010 al 2014 sono state promosse iniziative da varie associazioni per il progetto «Adozione: un'alternativa all'aborto», volta a promuovere la tutela della maternità e della vita nascente, anche attraverso la pratica del parto in anonimato;

   il progetto sopra ricordato, finanziato anche con fondi pubblici, aveva, tra l'altro, prodotto un filmato da utilizzare proprio allo scopo di attivare una campagna televisiva della «pubblicità progresso» mai andata in onda;

   di fronte all'emergenza degli infanticidi e degli abbandoni di neonati, il Movimento per la vita italiano ha chiesto al Governo di attivare una campagna informativa sul tema attraverso gli strumenti di comunicazione di massa –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per avviare un'adeguata campagna informativa sul tema, anche avvalendosi degli strumenti già finanziati e prodotti, nonché per favorire una maggiore consapevolezza all'interno delle istituzioni sanitarie, di concerto con le regioni.
(5-12520)


   CARNEVALI e LENZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come già evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo n. 3-03186 in data 18 marzo 2017 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 65 il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, «Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502» dopo ben sedici anni di tentativi senza successo;

   in particolare, con il nuovo aggiornamento, si introducono modifiche al nomenclatore della specialistica ambulatoriale, includendo prestazioni tecnologicamente avanzate ed eliminando quelle ormai obsolete; si rinnova il nomenclatore dell'assistenza protesica; si revisiona l'elenco delle malattie rare, inserendo più di 110 nuove entità tra singole malattie rare e gruppi di malattie; si revisiona l'elenco delle malattie croniche, si introducono nuovi vaccini; si introducono nuovi accertamenti per patologie neonatali, quali la sordità congenita e la cataratta congenita; viene previsto l'inserimento dell'endometriosi nell'elenco delle patologie croniche ed invalidanti, negli stadi clinici «moderato» e «grave», della celiachia, dei disturbi sullo spettro autistico; si riconosce la procreazione medicalmente assistita;

   nonostante il decreto sui nuovi lea sia stato pubblicato a marzo 2017, ad oggi manca ancora il decreto previsto dall'articolo 64 del citato decreto che fissa le tariffe massime delle prestazioni dell'assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, rendendo così non fruibili le nuove prestazioni;

   nella risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 3-03186 in data 26 luglio 2017, la Ministra interrogata rassicurava tutti i cittadini, in particolare i pazienti, che i complessi adempimenti procedurali sarebbero stati completati entro il mese di settembre e che pertanto a breve i nuovi lea sarebbero stati fruiti in maniera completa e uniforme su tutto il territorio nazionale, anche nel a parte relativa alle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e protesica;

   ad oggi, nonostante tali rassicurazioni il decreto di cui all'articolo 64 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri non è stato ancora emanato –:

   quale sia alla data odierna lo stato di attuazione di quanto previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante nuovi livelli essenziali di assistenza e, in particolare, di quanto indicato dall'articolo 64 relativamente alla definizione delle tariffe massime previste per l'assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, al fine di fornire certezze a cittadini e pazienti sulla reale fruibilità dei nuovi livelli essenziali di assistenza in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale.
(5-12521)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BINETTI, BUTTIGLIONE, CERA e DE MITA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la specializzazione in medicina di comunità per lo sviluppo delle cure primarie è una specializzazione di area medica, classe della medicina clinica generale (decreto ministeriale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca 9 marzo 2001, decreto ministeriale 1° agosto 2005, decreto ministeriale 29 marzo 2006, decreto ministeriale 4 febbraio 2015) e attualmente è l'unica specializzazione che forma medici specialisti nell'ambito della medicina generale, dedicati a sistema delle cure primarie;

   il percorso formativo dei giovani medici si sviluppa in una rete formativi integrata università-aziende del Sistema sanitario nazionale (Ssn) e prevede attività professionalizzanti in tre ambiti concreti: le unità operative ospedaliere (UO): pronto soccorso generale e pediatrico, specialità Mediche per acuti e lungodegenze, pediatria, chirurgia e principali specialità chirurgiche; le unità operative territoriali di cure primarie: assistenza sanitaria di base di medicina generale e pediatrica presso ambulatori di medicina generale (Mmg) e di pediatri di libera scelta (Pls), assistenza specialistica ambulatoriale, assistenza socio-sanitaria ambulatoriale, domiciliare e residenziale per fasce deboli di popolazione; e la direzione sanitaria di distretto;

   durante il percorso formativo, il medico apprende l'utilizzo di metodi strumenti tradizionali clinici (metodo clinico diagnostico-terapeutico) e metodi e strumenti tradizionali organizzativi (metodo del management sanitario e socio-sanitario); ma anche di metodi e strumenti innovativi clinici (diagnosi multidimensionale, definizione di piani assistenziali individuali, educazione terapeutica ed empowerment di paziente e famiglia) e i metodi e strumenti organizzativi innovativi (coordinamento di team multi-professionali, organizzazione di percorsi di cura integrati e continui, presa in carico globale del paziente nei servizi in rete, alleanza terapeutica paziente servizi). I metodi e gli strumenti innovativi sono quelli indicati dell'Organizzazione mondiale della sanità nei documenti di sostegno allo sviluppo della Primary Health Care;

   le competenze acquisite sono pertanto duplici: cliniche (competenze di medicina generale, prevenzione, diagnosi, cura assistenza e attivare la partecipazione di individui, famiglie, comunità); e gestionali (competenze di governo clinico di percorsi di cura integrati e continui alla persona e competenze per la gestione di unità operative di cure primarie e dei distretti);

   dal «core culturale», acquisito nel percorso formativo, scaturisce un profilo medico del tutto peculiare. Si tratta di un medico specialista in cure primarie in grado di realizzare attività cliniche e di governo clinico che vanno dalla promozione della salute e prevenzione individuali e di comunità, nonché educazione terapeutica nelle malattie croniche; alle diagnosi e cura di urgenze territoriali, di malattie acute e croniche e cure palliative; fino al governo clinico di percorsi di cura alla persona attraverso attività in team multi-professionale e coordinamento del team, includendo anche la gestione di servizi, unità operative di cure primarie e distretti;

   tenendo conto dei crescenti bisogni della popolazione italiana e dei necessari cambiamenti del Ssn è prevedibile la valorizzazione delle competenze dello specialista in medicina di comunità e cure primarie nei servizi territoriali, per la presa in carico dei pazienti complessi cronici attraverso processi innovativi centrati sul paziente, basati su team multi-professionali;

   le regioni, nella proposta inviata al Governo in merito al disegno di legge delega in materia di gestione e sviluppo della risorse umana, ex articolo 22 del Patto per la Salute, al punto 8, citano «il possesso del Diploma di Specializzazione in Medicina di Comunità e Cure Primarie per l'esercizio dell'attività di Medico di Medicina Generale nell'ambito del SSN», ma ciò nonostante i medici con questa specifica specializzazione sono spesso discriminati e non viene consentito loro l'esercizio dell'attività come medici di medicina generale –:

   se il Governo intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per monitorare il grado di valorizzazione dei medici specializzati in medicina di comunità e cure primarie all'interno della struttura del Servizio sanitario nazionale, verificando in particolare le possibilità loro riconosciute di esercitare appieno le attività di competenza previste dal decreto ministeriale 4 febbraio 2015 (competenze cliniche e gestionali-coordinamento), considerato che, a quanto consta agli interroganti, esistono contesti in cui risulterebbe difficile, quando non impossibile, l'esercizio di tali attività da parte di medici che posseggono una specializzazione perfettamente in linea con i bisogni emergenti, in questo tempo, nella popolazione.
(5-12528)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TAGLIALATELA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 12 luglio 2017 gli organi di informazione della provincia di Salerno hanno riportato notizie dettagliate circa il tentativo che si sarebbe verificato di condizionare i risultati di una gara bandita dalla Asl di Salerno per l'assegnazione dei servizi per il numero di emergenza unico 118;

   in particolare, in data 14 luglio 2017, gli organi di stampa hanno riportato la notizia che tale condizionamento sarebbe stato posto in essere attraverso la società «Croce Amica Srl», attiva nel settore del trasporto sociosanitario con sede a Messina, presieduta da Antonio Calderone, il quale avrebbe costruito una vera e propria rete di associazione satelliti i cui responsabili, sempre secondo gli organi di stampa, farebbero riferimento alla famiglia dello stesso Calderone;

   sempre attraverso gli organi d'informazione si apprende che nella sede della Asl di Salerno, al momento dell'apertura delle offerte, sarebbe stata notata la presenza di persone facenti capo a società colpite da interdizione sulla base della normativa antimafia, sospettate di essere affiliate ai clan camorristici dei casalesi;

   l'identità delle predette persone potrebbe essere confermata attraverso l'utilizzo delle immagini televisive degli impianti di video sorveglianza presenti negli stessi uffici della Asl in questione –:

   di quali elementi dispongano in merito ai fatti di cui in premessa;

   quali iniziative di competenza siano state intraprese in relazione alle citate affermazioni giornalistiche circa l'esistenza di condizionamenti sulla gara in questione;

   quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, per garantire che, nell'ambito delle procedure per assegnazione dei servizi per il numero di emergenza unico 118, siano rispettati tutti i criteri di legalità e trasparenza.
(4-18265)


   CAPEZZONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 veniva avviato il riordino della rete laboratoristica privata accreditata. Al fine di rendere omogenei gli atti regionali concernenti, il Ministero della salute ha emesso diversi documenti d'indirizzo. Tra questi quello recepito in sede di Conferenza Stato-regioni del 23 marzo 2011, nel quale veniva testualmente stabilito che «al fine di evitare concentrazioni e possibili posizioni dominanti vanno vietate le aggregazioni che prevedano l'ingresso di soggetti economici diversi dalle strutture di laboratorio, quali ad esempio fornitori di reagenti, assicurazioni e società finanziarie». «Al fine di evitare la formazione di Trust, le costituite aggregazioni non possono detenere quote di partecipazione in altre aggregazioni presenti in tutto il territorio nazionale». Il Ministero della salute, in risposta ad uno specifico quesito sulle linee di indirizzo contenute nel documento citato, con nota n. 0022828 del 7 agosto 2015, ribadiva che «costituiscono un vincolo giuridico in capo alla Regione che, in quanto parte dell'Accordo, è tenuta a darvi attuazione in ossequio al principio di leale collaborazione»;

   questo ha imposto alle regioni di introdurre nella legislazione regionale sul riordino della rete laboratoristica privata accreditata i divieti contenuti nel documento recepito in sede di Conferenza Stato-regioni. Almeno così è stato per la regione Lazio con il decreto del commissario ad acta n. 115 del 21 aprile 2017, nel quale il testo sopra citato viene riprodotto per esteso;

   ciò, tuttavia, non ha impedito che alcuni fondi di investimento stranieri (private equity) acquistassero la proprietà di un numero rilevante di laboratori di analisi cliniche italiani accreditati con il Ssn con l'obiettivo, pubblicamente dichiarato, di acquisire, a livello nazionale una posizione leader del settore. Le prime acquisizioni sono state fatte dal gruppo tedesco Synlab di proprietà del fondo di investimento inglese Cinvena cui hanno fatto seguito quelle effettuate dal fondo austriaco Lifebrain. Inizialmente, è stata acquisita una struttura accreditata poi, attraverso questa, sono state effettuate le altre acquisizioni su tutto il territorio nazionale;

   nella sola regione Lazio il fondo Lifebrain è diventato proprietario unico di 41 strutture di laboratorio che, grazie all'inalterata denominazione societaria, hanno anche conservato l'accreditamento. Questo ha permesso loro di aggregarsi come soggetti giuridici distinti in rete d'Impresa e partecipare in tal modo al processo di riordino nonostante il divieto espresso nel decreto regionale sopra citato. Inoltre, grazie alle notevoli disponibilità finanziarie ed alle disposizioni presenti a loro funzionali nella normativa regionale, si configurano di fatto sempre più come soggetto dominante del settore in questione;

   con delibera n. 958 del 7 settembre 2016 il consiglio dell'Autorità nazionale anticorruzione ha proposto al Governo e al Parlamento di valutare una potenziale estensione interpretativa degli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari, ex articolo 3 della legge n. 136 del 2010, ai servizi sanitari e sociali erogati da strutture private accreditate. Proposta che renderebbe trasparenti le operazioni finanziarie e farebbe emergere, con ulteriore evidenza, le reale proprietà dei laboratori acquistati (in violazione di quanto precedentemente esposto) in capo a società finanziarie;

   nonostante i divieti espressi, non si è a conoscenza di azioni di contrasto alla partecipazione di soggetti finanziari al processo di riordino della rete laboratoristica privata accreditata, condotte dagli uffici regionali competenti, in particolare quelli della regione Lazio –:

   se la Ministra interrogata sia conoscenza di tale situazione e quali iniziative di competenza intenda concretamente intraprendere posto che le regioni dovrebbero essere a conoscenza di tali acquisizioni, per garantire il rispetto di quanto sancito nel merito dall'accordo Stato-regioni del 23 marzo 2011.
(4-18273)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata:


   LAFORGIA, RICCIATTI, FERRARA, SIMONI, MARTELLI, GIORGIO PICCOLO, ZAPPULLA, DURANTI, QUARANTA, ZARATTI, KRONBICHLER, FORMISANO, MATARRELLI, SANNICANDRO, SPERANZA, SCOTTO, ROBERTA AGOSTINI, ALBINI, BERSANI, FRANCO BORDO, BOSSA, CAPODICASA, CIMBRO, D'ATTORRE, EPIFANI, FAVA, FOLINO, FONTANELLI, FOSSATI, CARLO GALLI, LACQUANITI, LEVA, PIERDOMENICO MARTINO, MELILLA, MOGNATO, MURER, NICCHI, PIRAS, RAGOSTA, ROSTAN, STUMPO, ZACCAGNINI e ZOGGIA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 11 ottobre 2017 l'azienda Almaviva contact s.p.a. ha comunicato alle rappresentanze sindacali la decisione di trasferire dalla sede di Milano a quella di Rende, in provincia di Cosenza, 65 unità di personale addetto/operatore di call center, in precedenza impiegato all'interno della commessa Eni;

   la commessa Eni è scaduta nel settembre 2017 e già da tempo la dirigenza di Almaviva aveva proposto alle organizzazioni sindacali interventi che avrebbero inciso fortemente sul costo del lavoro come condizione per il mantenimento del personale impiegato presso la sede di Milano;

   tra gli interventi proposti si citano, a titolo di esempio, la cassa integrazione straordinaria per almeno 5 mesi, la non retribuzione del 50 per cento degli straordinari da recuperare sotto forma di monte ore e la gestione aziendale delle ex festività e dei permessi retribuiti fino al 2020;

   una strategia aziendale più volte attuata da Almaviva, come nei casi delle chiusura dello stabilimento di Roma con 1.666 licenziamenti nel dicembre 2016 o degli accordi siglati per le sedi di Napoli e Palermo, rispettivamente a febbraio e marzo 2017, che, incidendo fortemente sul costo del lavoro nelle sede italiane, ha consentito all'azienda di liberare risorse da investire in sedi situate all'estero o di avviare operazioni finanziarie come la collocazione di un bond senior secured a tasso fisso da 250 milioni di euro effettuata ad inizio del mese di ottobre 2017;

   le condizioni proposte da Almaviva ai lavoratori dell'ex commessa Eni sono state sottoposte a referendum tra i dipendenti e respinte con una percentuale pari al 75 per cento dei votanti. Appreso l'esito del referendum, l'azienda ha comunicato i trasferimenti da Milano a Rende, che di fatto rischiano seriamente di tradursi in licenziamenti mascherati –:

   quali concrete iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere il Ministro interrogato al fine di scongiurare l'annunciato trasferimento dei 65 lavoratori Almaviva della ex commessa Eni.
(3-03323)

Interrogazione a risposta scritta:


   KRONBICHLER e SCOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel 2017 si devono ancora registrare gravi ritardi infrastrutturali, che non permettono a tutti i cittadini italiani di usufruire degli stessi servizi;

   l'annosa questione della copertura della rete telefonica mobile rende difficile la vita di una fetta importante di cittadini, che sono costretti ad avere un servizio ridotto a causa del mancato investimento da parte delle compagnie telefoniche su determinate porzioni di territorio italiano;

   ciò sarebbe causato dal fatto che, secondo le compagnie telefoniche, gli investimenti da mettere in campo per garantire la copertura totale di determinate zone del Paese, sarebbero poco redditizi;

   intanto, molte persone sono vittime di questo problema e talvolta purtroppo si è costretti a rilevare tragedie che in situazioni normali si sarebbero potute benissimo evitare;

   è il caso dei comuni di Vittorio Veneto, Fregona, Revine Lago, Cordignano, Sarmede, Caneva e tutta una serie di zone a confine tra la provincia di Belluno e la provincia di Treviso, che nel complesso interessano circa 20.000 cittadini;

   ci sono comitati che da anni si stanno battendo sulla questione come «Uniti per Valsalega», che già nel 2015 lamentavano un forte disagio, dopo la morte di Giacomo Spinazzè, il 68enne pensionato di San Fior colpito da malore mentre in sella alla sua bici scendeva dal Cansiglio in direzione Fregona. Morte che rammaricò tanto, per quei soccorsi che avrebbero potuto essere allertati qualche minuto prima se solo, in quel punto della provinciale 422 del Cansiglio, il cellulare avesse preso;

   a luglio 2017 un altro tragico caso, quello di Serena Zanella, fece dichiarare al sindaco di Cesiomaggiore: «Un'altra morte tragica come quella occorsa a Serena Zanella nel luglio scorso non è più ammissibile nel 2017»;

   dopo aver scritto a regione, provincia, Soccorso alpino e al parco nazionale delle Dolomiti, il primo cittadino cesiolino ha chiesto di fare squadra per risolvere un problema che definisce «vitale», nel vero senso della parola;

   come questi, ci sono decine e decine di casi, dove le tragedie si sono sfiorate, e dove non sono stati contati i morti solo a causa di fortuna –:

   quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati, per quanto di competenza, per promuovere un servizio di telefonia uniforme su tutto il territorio nazionale, senza discriminazioni in base alla densità di abitanti o in base al livello d'investimento per potenziare le reti;

   se non ritengano opportuno convocare, per quanto di competenza, un tavolo tra istituzioni territoriali, comuni, province, regione, S.u.e.m. di Treviso e Belluno, il Corpo nazionale del soccorso alpino e le compagnie telefoniche, al fine di definire l'entità del problema, la platea esatta dei cittadini interessati e l'investimento totale da mettere in campo.
(4-18266)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Borghi e altri n. 7-01366, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 ottobre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Taricco.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-12270 del 26 settembre 2017;

   interpellanza urgente Zanetti n. 2-01974 del 12 ottobre 2017.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Catanoso n. 4-17992 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 862 del 2 ottobre 2017. Alla pagina 50382, seconda colonna, dalla riga trentottesima alla riga quarantesima deve leggersi: «che pesantissime per spingere la produttività, la subornazione dei piloti in aspetti sia operativi che legati alla sicurezza, il dumping», e non come stampato.

  Mozione Spadoni e altri n. 1-01737 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 876 del 23 ottobre 2017. Alla pagina 50938, seconda colonna, dalla riga settima alla riga tredicesima deve leggersi: «12) ad assumere iniziative normative atte ad escludere dall'applicabilità dell'istituto introdotto all'articolo 162-ter del codice penale, relativo all'estinzione del reato per condotte riparatorie, i delitti contro la persona, in particolare al fine di perseguire con il massimo rigore i casi di violenza di genere;» e non come stampato.