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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 20 ottobre 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    lo zafferano è una spezia ricavata dagli stimmi di una pianta bulbosa della famiglia delle iridacee (Crocus Sativus L.), il cui prezzo di vendita in alcuni supermercati è di 7/8 euro al grammo;

    il prodotto puro vale sul mercato da 20 a 35 euro al grammo in quanto per ottenerne 1 chilo occorrono più di 200 mila fiori e circa 600 ore di lavoro;

    per quanto attiene alla lavorazione, l'essiccazione dello zafferano deve essere effettuata tutti i giorni durante il periodo della raccolta, mentre, per quanto riguarda la fase del controllo, il manuale Haccp non prevede punti critici in nessuna fase della lavorazione;

    lo zafferano possiede molti punti di forza:

     come integrazione al reddito delle piccole e medie aziende agricole che operano in zone marginali;

     per la sua caratteristica coltivazione che prevede picchi di grande fabbisogno di manodopera concentrati in un breve periodo dell'anno, adatti ad aziende a conduzione familiare;

     per l'interesse che suscita nel mondo salutistico, soprattutto nelle aziende produttrici di integratori che, acquistando prodotto italiano, sono garantite dalla qualità e dalla tracciabilità delle produzioni nazionali;

     per il minimo o addirittura assente impatto ambientale (poca meccanizzazione, concime organico);

     per il suo alto fabbisogno di manodopera che restituisce all'agricoltura l'essenziale rapporto tra la terra e chi la coltiva;

     per le caratteristiche aromatiche, per il suo facile e universale utilizzo in cucina e, soprattutto, per i suoi effetti benefici a seguito di un consumo regolare;

    attualmente, i soggetti che non possono avviare un proprio laboratorio devono appoggiarsi a quelli esterni con spedizioni giornaliere che comportano un aggravio sia dal punto di vista logistico che economico; tale situazione potrebbe essere superata permettendo la lavorazione dello zafferano in ambienti domestici idonei, poiché l'essiccazione e il confezionamento di tale prodotto non comportano l'uso di particolari strumentazioni;

    a causa del suo elevato valore, lo zafferano è caratterizzato da un alto rischio di contraffazione, tanto che la Commissione europea ha stimato che, nell'ambito della contraffazione delle spezie, esso rientra tra i dieci prodotti alimentari più a rischio di frode;

    i metodi di contraffazione sono svariati e vanno dalla vendita di un prodotto scadente o mal conservato, all'aggiunta, nel caso del prodotto in polvere, di altre spezie macinate come la curcuma, la calendula o, addirittura, di sostanze sintetiche;

    in Italia negli ultimi 20 anni si è diffuso un sempre crescente interesse per la coltivazione dello zafferano che ha molteplici origini:

     il desiderio da parte di giovani e di adulti di iniziare un'esperienza in agricoltura, che spinge a rivolgersi verso colture particolari e alternative, coltivazioni naturali o biologiche, dalle spiccate caratteristiche salutistiche, o che necessitano di pochi investimenti; lo zafferano, coltivazione a bassissimo impatto ambientale, ben si presta a diventare la prima coltivazione per un'esperienza agricola;

     l'aggravarsi della crisi dell'agricoltura, che ha portato molte piccole e medie aziende a orientarsi verso la coltivazione e la commercializzazione di prodotti di nicchia e di alta qualità come lo zafferano che, in quanto buon integratore di reddito, in aggiunta ad altri prodotti tipici e tradizionali, si caratterizza per una coltivazione condensata in un breve periodo dell'anno, l'utilizzo di molta manodopera e l'attività effettuata al coperto. Tali caratteristiche, aggiungendosi alla bellezza, al fascino e al mistero che avvolgono il prodotto, ne accrescono il valore promozionale, costituendo un'ottima scelta produttiva per le piccole e medie aziende a carattere familiare;

     l'alto reddito per unità di superficie invoglia molti nuovi investitori nel mondo agricolo a provare questa coltivazione, che rientra, tra l'altro, sempre più spesso nella redazione di piani di sviluppo rurale, sia per il basso utilizzo di macchinari, sia per il limitato utilizzo di superficie e per l'elevato numero di giornate di lavoro annue/ettaro;

     l'interesse per la coltivazione è determinato anche dal fatto che lo zafferano è sempre più richiesto come spezia da utilizzare in cucina e per le sue caratteristiche salutistiche che lo rendono uno dei prodotti agricoli più studiati da università e industrie farmaceutiche per l'utilizzo in campo medico e negli integratori;

    la produzione nazionale arriva a soddisfare meno del 10 per cento del fabbisogno del mercato dello zafferano, che raggiunge un giro d'affari di diverse decine di milioni di euro; la maggior parte del prodotto, di provenienza estera (soprattutto Iran), che fino a pochi anni fa era importato in polvere quasi sempre tagliato e di pessima qualità, è commercializzata a un costo molto basso;

    nel contesto di mercato sopra descritto, visto l'alto fabbisogno di manodopera e il relativo costo, il prezzo dello zafferano italiano non potrà mai essere concorrenziale rispetto al prodotto importato; la differenza di prezzo favorisce la speculazione e sempre più materiale di produzione estera viene venduto come italiano;

    inoltre, una cattiva, distorta o assente informazione riguardo ai presunti facili guadagni connessi alla produzione dello zafferano, stimola persone ingenue, mal consigliate o individui interessati solo alla possibilità di fare business a intraprendere questa attività sulla base dell'improvvisazione, del mancato rispetto delle regole (Haccp e altro) e di una scorretta concorrenza;

    è necessario, pertanto, creare un quadro normativo in grado di affrontare i problemi del settore dovuti a un'importazione non sempre trasparente, né per prezzo né per qualità, caratterizzata da bassi costi connessi spesso allo sfruttamento del lavoro minorile e a un controllo di qualità inefficace;

    la dicitura «zafferano italiano» deve riferirsi esclusivamente al prodotto coltivato nel nostro Paese, così da evitare speculazioni, valorizzare il prodotto nazionale e offrire uno stimolo ai coltivatori, in particolare nelle aree marginali e alle aziende a conduzione familiare;

    sul piano della ricerca esistono alcuni progetti sulla qualità e sulla tracciabilità dello zafferano nazionale, e sugli effetti del suo utilizzo che, mancando, tuttavia, di coordinamento, non sono in grado di offrire risposte di sistema in assenza di un costante monitoraggio e di una raccolta dati sulle tecniche di coltivazione;

    per quanto riguarda il campo medico e le aziende produttrici di integratori alimentari è fondamentale garantire la trasparenza del mercato e promuovere l'utilizzo dello zafferano nazionale nei centri ospedalieri che lo utilizzano per la terapia di importati malattie degenerative, come la retinite, l'Alzheimer e altre;

    sono, per conseguenza, necessarie linee guida sulla coltivazione, sulla qualità, sulla tracciabilità e sulle caratteristiche qualitative dello zafferano italiano, che deve essere sottratto a un mercato opaco e deve essere riconosciuto nel contesto dei prodotti tipici italiani,

impegna il Governo:

   a promuovere ogni iniziativa di competenza volta a sostenere la produzione e la commercializzazione dello zafferano nazionale prevedendone l'obbligo di indicazione di origine;

   ad assumere iniziative per la semplificazione delle disposizioni relative alle fasi di essiccazione e lavorazione dello zafferano, al fine di renderne possibile la lavorazione in contesti domestici idonei;

   a promuovere studi e ricerche in materia di qualità, tracciabilità e benefici dello zafferano italiano, prevedendo un adeguato monitoraggio dei dati del settore da parte di enti pubblici a ciò preposti.
(7-01376) «Zanin, Oliverio, Amato, Cova, D'Incecco, Falcone, Mongiello, Pes, Prina, Romanini, Scanu, Venittelli, Verini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, EPIFANI, FERRARA, MARTELLI, GIORGIO PICCOLO, ZAPPULLA, NICCHI, FOSSATI, MURER, BOSSA, ALBINI, QUARANTA, PIRAS, SANNICANDRO, FRANCO BORDO, SCOTTO, KRONBICHLER, DURANTI, D'ATTORRE, ZARATTI, FOLINO e CARLO GALLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   dal diciottesimo Rapporto ecosistema scuola, l'indagine annuale di Legambiente sulla qualità dell'edilizia scolastica presentato a Roma nel corso del forum «Scuola innova», organizzato dall'associazione ambientalistica, insieme a Kyoto Club ed Editoriale La Nuova Ecologia, emerge una edilizia scolastica vecchia e ancora bisognosa di interventi di manutenzione e ammodernamento;

   nelle tre province marchigiane il 47 per cento egli edifici risulta costruito prima del ’74, quando ancora non c'era la normativa antisismica, contro una media nazionale del 63 per cento. Nessuno risulta edificato secondo i criteri di bioedilizia, solo il 14 per cento con criteri antisismici e solo su uno scarso 14,3 per cento è stata eseguita la verifica di vulnerabilità sismica, nonostante il verificarsi del terremoto che nel 2016 ha colpito le Marche;

   negli ultimi cinque anni si è intervenuti solo con una manutenzione straordinaria sul 52 per cento degli edifici, ma l'emergenza edilizia scolastica dei comuni del cratere resta attuale e il 16 per cento egli edifici necessita di interventi urgenti;

   per quanto riguarda le energie rinnovabili, il 66,7 per cento delle scuole marchigiane beneficia del solare fotovoltaico e il 46,7 per cento del solare termico, ma il dato sulle rinnovabili continua ad essere circa sei punti sotto la media nazionale; il certificato di agibilità delle scuole risulta posseduto da meno di un terzo delle stesse e la certificazione sanitaria dal 67,2 per cento;

   è evidente che le scuole delle Marche sono vecchie e insicure e che solo l'1,4 per cento è costruito con criteri sismici e che, quindi, sia necessario lavorare per la loro manutenzione e il loro ammodernamento, nonché per la messa in sicurezza di tutti gli edifici che hanno subito danni a seguito del terremoto del 2016 –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere al fine di garantire la messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio, a partire dalle scuole, mettendo al centro in particolare, l'innovazione e la ricostruzione delle scuole nell'area colpita dal terremoto e di tutti quei luoghi che rappresentano le radici della comunità dell'Appennino.
(5-12505)


   MICCOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le reti per telecomunicazioni hanno un ruolo sempre più trainante nello sviluppo economico dei Paesi ed un compito delicato per la sicurezza nazionale, in termini di controllo e di riservatezza dei dati. Nonostante ciò si rileva come, a seguito della liberalizzazione dei servizi di telecomunicazione avvenuta negli anni ’90, il nostro Paese abbia assistito ad una progressiva «svendita» di asset del settore o alla perdita del loro «controllo», a favore di società estere, come Telecom/Francia – Fastweb/Svizzera – Wind/Russia – Omnitel/Vodafone Regno Unito – Albacom e Atlanet/BT Regno Unito e altre;

   recentemente ci si è resi conto di come tale situazione arrecasse nocumento sia all'economia nazionale che ad un adeguato sistema di controllo dei dati e delle informazioni finalizzati ad un'ottimale sistema di sicurezza. Pertanto, è stata avviata una politica di aggregazione di medie e piccole aziende operanti del settore delle telecomunicazioni, per ricreare un operatore nazionale che soddisfacesse gli obiettivi enunciati, oltre a consentire lo sviluppo dell'offerta anche alle zone depresse del Mezzogiorno;

   di recente F2i, Fondo italiano che annovera fra le principali partecipazioni Cassa depositi e prestiti, Intesa San Paolo e Unicredit Group, ha acquisito progressivamente il controllo delle società di telecomunicazioni Infracom MC-link, Kpnqwest e – da indiscrezioni giornalistiche (articolo di Carlo Festa, Sole 24 Ore del 3 giugno 2017) – pare stia trattando per le acquisizioni di BT Italia, Sparkle e, recentissima notizia, anche di Retelit;

   fuori da tale contesto di unione potrebbe restare la società Clouditalia Telecomunicazioni spa di Arezzo (230 dipendenti circa tra le sedi di Milano, Roma, Arezzo, Torino, Napoli e Padova), la quale è dotata, al pari ed al più delle precedenti aziende, di asset significativi;

   in particolare, essa dispone di una sua rete nazionale in fibra ottica, di cavidotti di proprietà e di reti metropolitane sia di proprietà che in diritto d'uso per oltre 15.000 chilometri, oltre che tre data center (Roma, Arezzo e Milano) autonomi e tra loro collegati da una linea dedicata proprietaria. Il tutto per lo più orientato all'offerta di servizi alla clientela business;

   di recente l'azienda – dopo un risanamento a tappe forzate portato avanti da un gruppo di manager toscani – ha dichiarato un piano di esuberi ed ha rinnovato un accordo di solidarietà volto al contenimento di questa fase nuova e delicata. Sussiste il dubbio che Clouditalia possa essere «svenduta» a fondi esteri, al fine di ricavarne immediati guadagni a danno dei lavoratori e con una enorme dispersione di patrimonio nazionale il quale invece, unito a quello delle altre aziende coinvolte sopra citate, potrebbe creare quelle sinergie attese a beneficio del Paese;

   l'Italia si è dotata di una disciplina innovativa, in materia di poteri di intervento dello Stato per imprese attive nei settori strategici della difesa e della sicurezza nazionale, nonché delle comunicazioni, dell'energia e dei trasporti (di cui al decreto-legge n. 21 del 2012 – cosiddetto «Golden Power» convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56) –:

   se siano a conoscenza della situazione di Clouditalia;

   quale strategia intendano seguire per evitare che ulteriori importanti asset del settore delle telecomunicazioni possano cadere nelle mani di investitori esteri, che non hanno a cuore l'interesse del Paese;

   se ritengano opportuna un'iniziativa per far sì che il processo di aggregazione, sviluppatosi dalle acquisizioni di F2i, includa anche Clouditalia, scongiurando in tal modo una possibile grave ricaduta occupazionale sui 230 dipendenti.
(5-12507)


   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Elena, di ventuno anni, e Maria Chiara P., di anni ventisei, sono due sorelle disabili di Senigallia (Ancona) che vivono da sole;

   entrambe, dopo essersi diplomate a Senigallia, hanno vissuto e studiato a Londra e da qualche mese sono rientrate nelle loro città natale, dove hanno iniziato la battaglia contro la continua riduzione dei fondi per i disabili, creando anche un blog: «Whitty Wheels, two sister in wheelchairs»;

   tempo fa, le sorelle scrivevano una lettera al Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, in cui spiegavano la difficoltà di riuscire a essere indipendenti per chi, come loro non deambula, infatti, nella lettera, scrivevano: «Combattiamo per la nostra libertà, perché ci sia garantita, è una questione di diritti umani»;

   nel mese di gennaio 2017, lanciarono sempre attraverso i social network, una raccolta di fondi per acquistare due carrozzine che gli permettessero di essere indipendenti e lanciavano l’hashtag #liberidifare#;

   la loro storia è diventata virale in pochissimo tempo, tuttavia nessuna risposta concreta pare arrivata dalle istituzioni e tanto meno, a quanto risulta agli interroganti, dal Presidente del Consiglio, Gentiloni;

   la difficoltà delle sorelle P. dunque, non è la loro non autosufficienza ma la scarsa attenzione e la sostanziale negazione dei diritti umani verso i disabili e le loro famiglie;

   dal 3 al 5 novembre 2017, proprio da Senigallia partirà la battaglia «Liberi di fare» per rivendicare i diritti all'assistenza personale;

   insieme a molte altre città italiane – che hanno già dato la loro adesione – ci sarà una manifestazione nazionale sincronizzata, che si svolgerà proprio per iniziativa di Maria Chiara ed Elena (pagina Facebook «Liberi di fare»);

   il diritto che rivendicano è quello all'assistenza personale, ognuno secondo i propri bisogni, come dovrebbe assicurare il fondo nazionale per la non autosufficienza, istituito nel 2006 con il preciso intento di fornire sostegno a persone con disabilità grave e gravissima, oltre che ad anziani non autosufficienti, al fine di favorirne una dignitosa permanenza presso il proprio domicilio e di garantire, su tutto il territorio nazionale, l'attuazione di livelli essenziali delle prestazioni assistenziali –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa;

   quali iniziative abbia intrapreso il Presidente del Consiglio a seguito della lettera inviata alla sua attenzione dalle predette sorelle;

   quali iniziative siano state messe in campo dal Governo, anche nell'ambito del disegno di legge di bilancio, per incrementare i fondi necessari per l'assistenza alle persone con disabilità grave come quella delle suddette sorelle;

   quali politiche sociali il Governo intenda promuovere affinché non venga limitata l'autonomia delle persone affette da disabilità e non si incorra in una violazione dei diritti umani ai sensi della Carta dei diritti dell'ONU del 2009;

   quali siano stati i motivi che hanno portato alla riduzione delle risorse stanziate nell'ambito del Fondo per le non autosufficienze per la disabilità grave – da 500 a 450 milioni di euro, come sancito dalla Conferenza Stato-regioni del 23 febbraio 2017 – operazione che ha eliminato gran parte dei fondi destinati all'assistenza domiciliare alla persona necessaria a garantire una soddisfacente qualità di vita;

   quali iniziative il Governo intenda mettere in campo per tutelare e garantire l'assistenza e la cura delle persone disabili e, in particolare, di chi necessita di assistenza domiciliare continuativa;

   se il Governo, visto che proteggere e tutelare le persone più vulnerabili è la primaria funzione dello Stato, non intenda assumere urgenti iniziative volte al miglioramento della qualità della vita delle persone affette da disabilità grave, al fine di assicurare la massima autonomia e la continua assistenza domiciliare di cui necessitano, anche mediante un piano che possa garantire servizi omogenei in tutta Italia.
(5-12508)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZACCAGNINI, MARTELLI e MELILLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 4 aprile 1997 è stata firmata a Oviedo la «Convenzione per la protezione dei diritti dell'uomo e la dignità dell'essere umano riguardo all'applicazione della biologia e della medicina», meglio conosciuta come convenzione di Oviedo; il provvedimento è entrato in vigore il 1° dicembre 1999 e l'Italia ha approvato la legge di ratifica del 28 marzo 2001, n. 145. La stessa legge, all'articolo 3, comma 1, prevede che: «Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi recanti ulteriori disposizioni occorrenti per l'adattamento dell'ordinamento giuridico italiano ai princìpi e alle norme della Convenzione e del Protocollo»;

   da undici anni il nostro Paese aspetta che l'accordo entri in vigore poiché nonostante nel 2001 abbia approvato la legge di ratifica, l'Italia è ancora uno dei pochi Paesi europei che non ha ancora depositato il protocollo di ratifica della Convenzione di Oviedo, rendendo in tal modo l’iter di applicazione incompleto. Il comitato nazionale per la bioetica, nella seduta plenaria del 24 febbraio 2012, ha approvato una mozione per il completamento dell’iter concernente la convenzione di Oviedo, con cui ha rinnovato la disponibilità ad esaminare sotto il profilo bioetico tutte le problematiche relative al completamento dell’iter, inclusa l'indicazione di eventuali riserve e gli opportuni adeguamenti dell'ordinamento;

   il mancato deposito dello strumento di ratifica costituisce un grave limite per l'applicazione nell'ordinamento interno dei princìpi fissati dalla convenzione e indebolisce la posizione dell'Italia, da tempo impegnata in sede internazionale nella promozione dei diritti umani e, in particolare, della dignità dell'essere umano, che può essere lesa dall'applicazione delle nuove tecnologie in assenza di adeguati presidi normativi –:

   se il Governo non reputi opportuno e necessario porre in essere tutte le iniziative affinché si concluda l’iter in seno al Consiglio d'Europa, relativo alla Convenzione di Oviedo, al fine di dare piena e completa efficacia alla convenzione medesima, la quale contiene princìpi fondamentali per la protezione dei diritti dell'uomo e della dignità dell'essere umano riguardo all'applicazione della biologia e della medicina.
(4-18246)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   SIBILIA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni tutti i mezzi di informazione internazionali hanno diffuso la notizia della morte di Daphne Caruana Galizia, la giornalista investigativa maltese uccisa da un'autobomba;

   dalle prime ricostruzioni è emerso che la cronista aveva indagato sui rapporti finanziari tra la famiglia del premier Joseph Muscat e l’entourage del presidente dell'Azerbaigian Ilham Aliyev;

   in particolare, come riporta il giornale on-lineIl Fatto quotidiano in un articolo pubblicato il 17 ottobre 2017 e intitolato «Malta, “la giornalista uccisa aveva scoperto passaggi di soldi da Azerbaigian a moglie del premier Muscat”», «esaminando i Panama leaks aveva scoperto che sul conto corrente panamense della Egrant, società riconducibile a sua moglie, era arrivato un milione di dollari dalla figlia di Aliyev. Non solo: aveva ricostruito che anche il 60 per cento del capitale della Pilatus bank, su cui erano transitati i soldi, era dei figli del dittatore azero e del suo ministro Kannaladin Heydarov. Tutto questo senza che l'antiriciclaggio maltese alzasse un dito per segnalare operazioni sospette. La Caruana Galizia, racconta su Repubblica Giuliano Foschini, sospettava che i passaggi di denaro fossero legati ai negoziati sul Tap, il gasdotto destinato a portare il gas azero in Europa. E i maxi bonifici partiti dalla Repubblica del Caucaso, come ricostruito sul mensile Fq MillenniuM ora in edicola, sono finiti anche al centro di un'inchiesta della Procura di Milano su un presunto giro di tangenti che vede indagato anche l'ex parlamentare Udc Luca Volontè, membro dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, accusato di aver ricevuto una mazzetta da 2,3 milioni di euro per “orientare le votazioni” del suo gruppo contro un rapporto sul trattamento dei prigionieri politici in Azerbaijan. Muscat, ricorda poi il quotidiano romano, da europarlamentare faceva parte del comitato parlamentare Ue-Azerbaigian e aveva conosciuto le personalità che avrebbero poi depositato il denaro sui conti della Pilatus» –:

   di quali informazioni il Ministro interrogato sia a conoscenza sui fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda valutare di porre in essere al fine di sostenere in tutte le sedi deputate l'attività delle autorità internazionali volte a scoprire la verità che si cela dietro della giornalista.
(4-18242)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   SPESSOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Giunta comunale di Venezia ha approvato il 17 ottobre 2017 la delibera che recepisce il «nuovo accordo di programma per l'adozione coordinata e congiunta di misure di risanamento per il miglioramento della qualità dell'aria nel Bacino padano», sottoscritto dalle regioni Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il 9 giugno 2017;

   tale delibera definisce anche le linee d'indirizzo per l'adozione delle misure temporanee di contenimento dei livelli di concentrazione degli inquinanti atmosferici da applicarsi nel comune di Venezia nel corso della stagione termica con valenza dal 23 ottobre 2017 al 15 aprile 2018, con particolare riguardo ai livelli di concentrazione del Pm10;

   tali misure, finalizzate a un miglioramento della qualità dell'aria, riguardano però esclusivamente il traffico veicolare e l'utilizzo degli impianti termici per la climatizzazione invernale, mentre rimangono escluse dall'accordo forme di limitazioni al traffico acqueo che, come noto, rappresenta a Venezia la maggior voce di inquinamento da polveri sottili, anche a causa dell'utilizzo da parte dei natanti di gasolio o miscele benzina-olio, altamente inquinati;

   come emerge dalla lettura dei recenti dati delle centraline Arpav, localizzate nel centro storico di Venezia, il Rio Novo ha fatto registrare continui sforamenti per quanto riguarda le concentrazioni di diossido di azoto NO2, superiore anche di 3 volte la quantità massima prevista, e tali da classificare quest'area come la zona più inquinata di tutto il comune di Venezia, terraferma compresa;

   anche le polveri Pm 10 hanno raggiunto nella città lagunare, nel solo mese di ottobre 2017, ben sei superamenti nei primi quindici giorni del mese, per cui non sembra giustificato alla interrogante l'esclusione dei natanti dall'accordo di programma per la qualità dell'aria (si veda l'allegato «A» della delibera della giunta regionale del Veneto n. 86 del 06 giugno 2017) dalle misure di limitazione del traffico;

   Venezia è una tra le città più inquinate d'Italia, con le più alte percentuali europee, assieme a tutta la provincia, di morti premature a causa dello smog, e il trasporto acqueo rappresenta il settore maggiormente responsabile di emissioni inquinanti –:

   considerata la specificità della città di Venezia, se il Ministro intenda spiegare per quale motivo, nell'accordo siglato tra regioni padane e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il miglioramento dell'aria, non siano state inserite misure di limitazione del traffico anche per i natanti - quali taxi, grandi navi, motoscafi e mototopi - oltre che per le autovetture e i veicoli commerciali, considerato lo sforamento nel centro storico lagunare di Venezia dei limiti emissivi dati dall'alta concentrazione di Nox e polveri sottili;

   se il Ministro ritenga opportuno adottare iniziative urgenti — anche attraverso una modifica ad hoc dell'accordo di cui in premessa - volte a salvaguardare Venezia dall'inquinamento atmosferico ed acustico prodotto dai natanti circolanti nella città d'acqua, a tutela della salute pubblica e dei suoi cittadini.
(4-18245)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI BENEDETTO, MARZANA, BRESCIA, D'UVA, LUIGI GALLO, VACCA e SIMONE VALENTE. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° ottobre 2017 la Reggia di Caserta ha raggiunto il record di 17.319 visitatori in un solo giorno. La notizia è stata accolta favorevolmente dal direttore Mauro Felicori. Anche il Ministro interrogato si è ritenuto soddisfatto della buona riuscita dell'iniziativa da lui promossa, denominata «domenica al museo», che prevede la gratuità per l'accesso al monumento, nonché un prezzo ridotto per il parco annesso;

   la cifra è importante, ma, allo stesso tempo, preoccupante se si considera che è stata raggiunta in un solo giorno. Vi sono state denunce di danni agli appartamenti storici, ove sarebbe stata asportata, in più punti, la patina d'oro che ricopriva i mobili e alcune parti delle pareti. Durante precedenti giornate di visita gratuita si sarebbero verificati anche danni ai pavimenti delle sale interne;

   molti visitatori hanno lamentato la mancanza di condizioni di sicurezza, la carenza del personale addetto alla vigilanza, nonché la scarsa godibilità della visita in condizioni di tale sovraffollamento dei locali;

   il direttore Felicori non nasconde di aver gestito gli accessi «in maniera elastica», andando ben oltre il limite consentito. Ciò, però, potrebbe aver violato il «piano sicurezza», già operativo da tempo, che prevede il contingentamento degli ingressi. Le persone registrate, infatti, erano 1.000 ogni ora a fronte delle 700-800 consentite;

   da una parte lo stesso direttore Felicori smentisce che vi siano stati danneggiamenti alle sale storiche della Reggia, ma, dall'altra parte, rileva che lo stato di conservazione del monumento e del parco è, da molti anni, carente;

   l'accesso ai luoghi pubblici della cultura può essere gratuito o a pagamento, ma, in ogni caso, non può mai compromettere la tutela e la conservazione del patrimonio culturale, tantomeno la sicurezza e l'ordine pubblico;

   se fossero accertati i danni ad alcuni beni culturali presenti nella Reggia, sarebbe un fatto molto grave. A parere degli interroganti la gestione del patrimonio culturale deve avvenire in maniera sostenibile: l'economicità di tale gestione non può costituire l'obiettivo della promozione della cultura, ma un mezzo utile per la sua conservazione e diffusione –:

   se sia stato effettuato l'accertamento dei danni e, in tal caso, a quanto questi ultimi ammontino;

   quali iniziative intenda porre in essere al fine di garantire una fruizione del patrimonio culturale che non comporti pregiudizio per la tutela del patrimonio stesso, oltre che per la sicurezza e l'ordine pubblico;

   se il Ministro intenda assumere iniziative per prevedere un aumento di risorse ovvero di personale capace di garantire la sicurezza dei beni culturali presenti nel sito in questione.
(5-12506)

Interrogazione a risposta scritta:


   TOTARO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la legge di stabilità per il 2016 ha previsto l'assegnazione ai giovani che sarebbero diventati maggiorenni nel 2016 di un bonus di 500 euro, il cosiddetto bonus cultura, da spendere per assistere a rappresentazioni teatrali, cinematografiche e spettacoli dal vivo, acquistare libri, visitare musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche e parchi naturali;

   per usufruire del bonus i giovani avrebbero dovuto iscriversi entro il 30 giugno 2017 alla piattaforma informatica «18App», e poi spenderlo entro il 31 dicembre dello stesso anno;

   rispetto alla totalità dei giovani divenuti maggiorenni nel 2016 poco più della metà si sono iscritti nei termini previsti alla piattaforma per poter utilizzare il bonus, e anche questi stanno riscontrando numerose difficoltà a causa di problemi tecnici della medesima piattaforma e del sistema di accreditamento tramite il sistema pubblico di identità digitale;

   le risorse stanziate per il bonus, pari a circa trecento milioni di euro, a due mesi dalla scadenza sono largamente inutilizzate -:

   se sia informato di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire, ai giovani che si sono registrati, la piena fruizione del bonus, se del caso propagando il limite temporale per la spesa della somma.
(4-18238)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   CAPEZZONE. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da molti mesi il sottoscritto ha presentato una interrogazione parlamentare su operazioni navali congiunte tra Marina italiana e Marina iraniana, che non ha ricevuto risposta;

   si aggiunge ora la notizia (http://ifpnews.com) della visita in Italia del comandante della Marina iraniana, ammiraglio Habibollah Sayyari –:

   come si concili questo invito ed, evidentemente, questa cooperazione italiana con il Governo iraniano, uno dei cui obiettivi dichiarati è la distruzione dello Stato di Israele, con l'amicizia italiana più volte confermata verso il medesimo Stato di Israele;

   come si concili questo invito ed, evidentemente, questa cooperazione italiana con il Governo iraniano con il quadro di alleanze occidentali a cui l'Italia appartiene, anche in considerazione delle posizioni del Governo statunitense di denuncia dei piani nucleari di Teheran.
(4-18250)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   CANCELLERI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   lungo l'autostrada A19 tra gli svincoli di Tremonzelli e Resuttano si trova lo svincolo Irosa, di recente apertura, che serve Blufi e altri comuni del versante meridionale delle Madonie;

   da oltre due anni, gli automobilisti sono costretti a viaggiare al buio lungo lo svincolo Irosa A19, perché tutte le lampadine e i fari posti nelle palificazioni pubbliche sono spenti; nonostante i reclami non si è provveduto alla loro sostituzione o alla riparazione;

   il suddetto svincolo rientra nel «piano di gestione per l'iscrizione nella World Heritage List» e all'interno di questo viene citato nei piani di potenziamento dell'accessibilità all'area madonita della provincia di Palermo –:

   se i Ministri interrogati intendano intraprendere iniziative, per quanto di competenza, affinché vengano ripristinate le condizioni di sicurezza della circolazione stradale attraverso la riattivazione del servizio di illuminazione pubblica, al fine di garantire l'incolumità dei cittadini e una infrastruttura realmente fruibile.
(4-18247)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI GIOIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 18 ottobre 2017, il Consiglio superiore della magistratura ha approvato una risoluzione che analizza i fenomeni criminali delle province di Bari e di Foggia, nonché la realtà esistente negli uffici giudiziari delle due province;

   tale esame si era reso indispensabile in seguito ai gravi atti di criminalità che avevano interessato l'area del Gargano;

   in particolare, l'esame si è concentrato sui fenomeni criminali che caratterizzano la provincia di Foggia, sia in merito alle specifiche di reato sia rispetto alle numerose associazioni criminali esistenti;

   le organizzazioni criminali ricavano i loro profitti da usura, estorsione, traffico di stupefacenti e di armi, rapine, ricettazione, riciclaggio, caporalato;

   la criminalità è inoltre presente nei settori degli appalti pubblici, dell'edilizia e della tutela ambientale;

   i dati sulla criminalità hanno fatto emergere che l'80 per cento degli omicidi di mafia rimangono impuniti;

   i gruppi criminali presenti sono numerosi e spesso in conflitto tra loro e dimostrano una ferocia inaudita, nonché un controllo militare di tutto il territorio;

   dal 2007 non vi sono stati più pentiti e gli imprenditori e i commercianti sono talmente rassegnati a questo fenomeno che non ritengono più possibile affrancarsi dalla «protezione mafiosa»;

   ci si trova di fronte ad una mafia che è riuscita ad infiltrarsi in tutte le principali attività economiche, nonché nella pubblica amministrazione;

   l'attività della magistratura e delle forze di polizia, sicuramente encomiabile, non riesce, per carenze strutturali, a incidere profondamente su queste fattispecie di reati, perché, pur colpendo numerosi esponenti dei clan, non è riuscita, ancora, a sradicare una criminalità profondamente inserita nel territorio;

   la risoluzione mette in risalto molte criticità, in merito all'attività della magistratura, relative all'edilizia giudiziaria, agli organici dei magistrati e del personale amministrativo e alla obsolescenza delle strutture, che rende complessa la celebrazione dei processi, sia per la difficoltà di reperire aule adeguate alla celebrazione di maxiprocessi, sia per la vetustà degli immobili stessi;

   con riferimento agli organici, è emersa una strutturale carenza di magistrati, anche se si è messo in risalto che, in questo settore si sono registrati miglioramenti grazie all'assegnazione delle sedi ai magistrati in tirocinio del decreto ministeriale 2017, che andranno a coprire molti dei posti vacanti; sono stati difatti assegnati 7 posti al tribunale di Foggia; a Bari, invece, sono andati 2 posti al tribunale e 4 alla sezione lavoro –:

   quali iniziative concrete, in termini di incremento di personale e di mezzi, si intendano mettere in atto per contrastare il fenomeno mafioso che sta, in particolare, nella provincia di Foggia, penalizzando ogni possibilità di rinascita civile e di ripresa economica;

   se si intendano assumere iniziative di competenza, volte a rafforzare e dare nuovo impulso al raccordo operativo tra la direzione investigativa antimafia, la direzione distrettuale antimafia, le varie procure e le forze di polizia al fine di ristabilire la presenza dello Stato sul territorio per restituire la fiducia a tutti i cittadini e agli imprenditori che sono vittime del controllo e della violenza mafiosa;

   pur apprezzando la decisione del Ministero della giustizia di finanziare l'avvio del polo giudiziario di Bari, quali iniziative si intendano assumere in materia di edilizia ed efficienza giudiziaria, per la provincia di Foggia, che risulta essere, oltretutto, quella più colpita dalla criminalità organizzata;

   se si intendano assumere iniziative per attivare il cosiddetto posticipato possesso, per garantire la contemporaneità fra trasferimenti in entrata e trasferimenti in uscita, così da limitare al massimo le scoperture.
(4-18237)


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 5 ottobre 2017 il tribunale amministrativo regionale del Lazio ha dichiarato ammissibile il ricorso presentato dal candidato sconfitto nelle elezioni a sindaco di Rieti, svoltesi nel precedente mese di giugno, disponendo la nomina di un verificatore 2017, che dovrà effettuare in otto sezioni il riconteggio delle preferenze e la verifica dei registri;

   l'incarico affidato dal Tar è di effettuare «un nuovo esame e conteggio delle schede consegnate, di quelle autenticate, di quelle autenticate e utilizzate e, ancora, di quelle non utilizzate relativamente alle sezioni n. 30, 47, 8, 1, 5, 50, 15 e 29, esponendone dettagliatamente le risultanze e, ove possibile, rappresentando, ancora, le ragioni a presidio di eventuali discrepanze riscontrate»;

   è emerso, tuttavia, che tale verifica non è possibile perché le schede elettorali non utilizzate, autenticate e non autenticate, sono state già mandate al macero dal tribunale di Rieti, rendendo così del tutto impossibile quanto disposto dal Tar;

   la distruzione delle schede rappresenta un'evidente anomalia, posto che le schede elettorali bianche e quelle annullate devono obbligatoriamente essere conservate dal tribunale per almeno un anno dalle elezioni e solo successivamente inviate al macero –:

   se siano informati dei fatti di cui in premessa, e quali iniziative di competenza intendano assumere in merito, e se il Ministro della giustizia non ritenga di inviare un'ispezione presso il tribunale di Rieti.
(4-18239)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BECHIS, ARTINI, BALDASSARRE, SEGONI e TURCO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la prima firmataria del presente atto, durante le assidue visite presso le associazioni di genitori con figli disabili, ha riscontrato il grave grado di scoramento in cui versano le famiglie e i minori, a causa di una scarsa presenza sul territorio nazionale di insegnanti di sostegno insufficienti a coprire adeguatamente le esigenze degli studenti con disabilità;

   il decreto legislativo n. 66 del 2017 prevede importanti novità in tema di supplenze sulla continuità didattica;

   da diversi anni si aggrava la carenza di insegnanti di sostegno adeguatamente formati sia a causa del difficoltoso percorso di formazione e assunzione di nuovi insegnanti di sostegno sia per via dell'aumento dei minori con disabilità;

   a titolo di esempio, nella sola provincia di Pordenone sono 167 i posti di sostegno ancora da coprire, su un totale di 271;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha emesso un bando per l'accesso alle prove selettive per il conseguimento della specializzazione docenti per il sostegno che entreranno nel mondo della scuola nell'anno scolastico 2018-19 e per il Friuli Venezia Giulia ha previsto: 68 posti per la scuola dell'infanzia a fronte dei 23 scoperti nella sola provincia di Pordenone, 69 per la scuola primaria contro i 68 scoperti (15 dei quali alla sola Nostra famiglia di San Vito al Tagliamento), 63 per la scuola secondaria di primo grado rispetto ai 36 scoperti e 71 contro i 40 scoperti per le scuole superiori –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, alla luce dei dati sopra riportati, intenda assumere rispetto alla necessità di garantire la continuità didattica;

   con quali iniziative intenda garantire il rispetto del diritto allo studio degli alunni con disabilità favorendo un corretto utilizzo degli insegnanti di sostegno;

   se, in virtù dei disagi arrecati agli istituti, in particolare nella prima parte dell'anno scolastico, intenda assumere iniziative per stabilizzare tutti i posti vacanti e ampliare gli organici, anche in considerazione del costante aumento degli alunni con disabilità.
(5-12502)

Interrogazioni a risposta scritta:


   QUARANTA, SCOTTO e BOSSA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con la sentenza n. 21593/2017 la Corte di cassazione si è pronunciata il 19 settembre 2017 sulla morte di un bambino investito da un autobus di linea fuori dalla scuola;

   da questa sentenza si evince che in caso di incidente ad un alunno fuori dall'edificio scolastico, la scuola è ugualmente responsabile, perché gli insegnanti hanno l'obbligo sia di assicurarsi che i bambini siano saliti sul bus sia di aspettare i genitori se in ritardo;

   ciò deriverebbe da un preciso obbligo di vigilanza da parte del personale scolastico «di far salire e scendere dai mezzi di trasporto davanti al portone della scuola gli alunni, compresi quelli delle scuole medie, e demandando al personale medesimo la vigilanza nel caso in cui i mezzi di trasporto ritardino»;

   a seguito di questa sentenza, c'è stata una direttiva proveniente dal Ministero del istruzione, dell'università e della ricerca che provocherebbe, per essere attuata, uno stravolgimento delle vite familiari e un aumento del carico di lavoro e delle responsabilità di docenti e dirigenti scolastici;

  la direttiva ha sollevato molte polemiche negli istituti genovesi, dove si è mobilitato subito un fronte comune, quello dei dirigenti, contrariati e preoccupati su come attuare la normativa che rischia di sconvolgere anche l'organizzazione familiare;

   da giorni il dibattito ha preso piede nella rete e coinvolge 15 presidi e 12 istituti da Molassana alla Foce, i dirigenti sono pronti ad attivare un gruppo di lavoro per studiare una linea comune;

   nelle scuole romane i presidi hanno già inviato una circolare alle famiglie con le nuove modalità di uscita, «gli alunni dovranno sempre essere presi in consegna dai genitori o da persone da queste delegati - si legge sul documento - Non saranno prese in considerazione autorizzazioni o liberatorie per l'uscita autonoma degli studenti»; a Genova la situazione è ancora da chiarire;

   da quanto si apprende dalle un articolo di Repubblica Genova, i dirigenti scolastici della città di Genova sono molto preoccupati, in particolare si evince dalle parole di Mauro Solinas, dirigente all'istituto comprensivo di Marassi. «Non basta certo una circolare per risolvere una questione che ha un doppio risvolto - spiega- Con i genitori obbligati a riorganizzare la vita familiare e i dirigenti che si ritrovano con un nuovo carico di responsabilità anche a lezioni concluse. Un'altra patata bollente che dobbiamo togliere dal fuoco»;

   con questa prassi, la normativa da applicare sarebbe quella del codice penale che parla chiaro. Essa specifica che per i minori di 14 anni è prevista una presunzione assoluta di incapacità, quindi, «chiunque abbandona una persona minore di anni 14 della quale abbia la custodia o debba avere cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni»;

   così, se un docente lascia uscire da solo uno studente delle medie, rischia una denuncia per mancato controllo e, dall'altra parte, un genitore che non si presenta ai cancelli di uscita potrebbe essere denunciato per abbandono di minore –:

   quali iniziative intenda intraprendere la Ministra interrogata, per quanto di competenza, per risolvere questa problematica e far sì che si riesca a garantire l'incolumità degli studenti senza dare un carico di responsabilità eccessivo ai dirigenti scolastici e agli insegnanti e senza stravolgere la vita di genitori, che molte volte fanno sacrifici e non hanno nessuna possibilità di lasciare il posto di lavoro per recarsi presso gli istituti scolastici.
(4-18241)


   GIANCARLO GIORDANO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di una convenzione stipulata nel 2013 tra Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e la società Poste Italiane s.p.a. è stata istituita una «carta dello studente» per concedere, tra l'altro, agevolazioni in materia di acquisti di beni e servizi strumentali relativi alle attività scolastiche;

   il suddetto strumento nel tempo si evoluto in una carta di pagamento ricaricabile che, pur non essendo regolata da obbligazioni contrattuali, presenta servizi finanziari riconducibili alla funzionalità di una carta di credito;

   la carta denominata «Io studio postepay» riporta i marchi del «Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca» e di «Poste Italiane» e consente di fare acquisti presso tutti i negozi ed i siti internet accreditati al circuito Visa/Visa Electron per un massimo di euro 2.500, nonostante autorizzi presso tutti gli ATM Postamat e Visa, prelievi fino a 1.000 euro l'anno;

   il foglio illustrativo della «Postepay» non si limita a fornire informazioni su agevolazioni, sconti e servizi, ma anche su come effettuare pagamenti in tutti negozi, nonché i siti di e-commerce che accettano carte Visa;

   gli studenti (anche se minorenni) si sono visti recapitare la card già intestata non al proprio domicilio attraverso il servizio postale ma direttamente in classe, grazie ai dati sensibili che evidentemente il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha fornito a Poste Italiane;

   la suddetta card trasforma degli adolescenti in potenziali clienti, nonché in consumatori globali, potendo essere implementata rispetto ai tetti di spesa, e, a parere dell'interrogante, può fungere da «cavallo di Troia» per far accedere ai propri benefici il resto della famiglia, considerata la vasta gamma di terminali commerciali raggiungibili;

   tale sistema crea, inoltre, una prevedibile doppia disparità di trattamento verso quegli studenti meno abbienti che solo difficilmente potranno ricaricarla, rispetto ad altri loro coetanei più fortunati, e che saranno esclusi dalle stesse agevolazioni finanziarie di acquisto che, invece, saranno consentite a chi ha più capacità di spendere;

   la «carta dello studente» concepita per fornire agevolazioni in sede di acquisti di beni e servizi strumentali relativi alle attività scolastiche, si è rivelata nei fatti una carta di credito per tutta la famiglia, e che a tutti gli effetti vede trasformati gli studenti in potenziali clienti «di trascinamento» di Poste italiane –:

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere per far sì che le legittime agevolazioni riservate agli studenti per le loro reali esigenze scolastiche siano coerenti con le finalità originarie del progetto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   se non sia opportuno assumere iniziative per predisporre forme più dirette e appropriate di agevolazione economica per le famiglie, con particolare riguardo al «caro libri», perseguendo il principio costituzionale della capacità contributiva, attraverso il coinvolgimento degli enti locali, ed adottando una politica di contenimento dei costi che parta dalle nuove adozioni di libri di testo.
(4-18248)


   CAPEZZONE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 27 ottobre 2017 a Pistoia è in programma un'iniziativa dal titolo: «Il colonialismo italiano in Libia e quello israeliano in Palestina. Analogie e differenze»;

   già dal titolo emerge un incongruo paragone tra colonialismo fascista e Stato d'Israele;

   l'iniziativa gode del patrocinio di amministrazioni pubbliche: infatti, tra le varie associazioni patrocinanti l'evento compare «Pistoia Toscana Capitale Italiana della Cultura 2017»;

   risulta la partecipazione del Centro studi per la scuola pubblica e, per giunta il conseguente rilascio di crediti formativi professionali per gli insegnanti che parteciperanno all'incontro ai quali si riconosce il «diritto» a farsi sostituire in caso di presenza all'evento –:

   come il Governo giustifichi un avallo ministeriale a una operazione culturale a giudizio dell'interrogante faziosa, di parte, a dir poco discutibile, certamente ostile allo Stato di Israele;

   quali finanziamenti pubblici o (comunque frutto di denaro del contribuente) siano stati messi a disposizione dell'iniziativa.
(4-18251)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, EPIFANI, FERRARA, MARTELLI, GIORGIO PICCOLO, ZAPPULLA, NICCHI, FOSSATI, MURER, BOSSA, ALBINI, QUARANTA, PIRAS, SANNICANDRO, FRANCO BORDO, SCOTTO, KRONBICHLER, DURANTI, D'ATTORRE, ZARATTI, FOLINO e CARLO GALLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa si legge che in Confindustria Perugia la dirigenza del gruppo Colussi ha annunciato lo spostamento a Fossano della produzione delle fette biscottate e l'apertura della procedura di licenziamento collettiva per 125 lavoratori del sito di Petrignano d'Assisi, di cui 115 operai, cinque impiegati e cinque impiegati della Sogesti (il centro servizi);

   17 ottobre 2017 i lavoratori della Colussi hanno fatto sentire la propria voce dinanzi alla sede di Confindustria, accompagnati in questa battaglia di dignità, dalla fabbrica Perugina di San Sisto e dai sindacati FAI, Cisl, Flai, Uila Uil e Ugl Alimentari Umbria, oltre al coordinamento delle rappresentanze sindacali unitarie;

   le organizzazioni sindacali hanno chiesto, a gran voce, alla Colussi di fare un passo indietro sui licenziamenti, di ridiscutere il piano aziendale e di aprire una trattativa vera sulla politica industriale, sull'investimento e sul lavoro;

   in gioco ci sono una realtà e una storia legate a questa fabbrica che merita grande attenzione; i numeri dei licenziamenti sono elevati, in quanto rappresentano più del 25 per cento di tutta la forza lavoro della fabbrica di Petrignano d'Assisi, e coinvolgono la tenuta di un marchio importante come quello della Colussi –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere al fine di scongiurare il licenziamento di questi lavoratori e quali strumenti intenda attivare per garantire agli stessi forme di sostegno al reddito.
(5-12504)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LOREFICE, SILVIA GIORDANO, GRILLO, MANTERO, NESCI, COLONNESE, BRESCIA e DI BENEDETTO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73 «Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale», come modificato dalla legge di conversione 31 luglio 2017, n. 119, prevede che la presentazione della documentazione comprovante la vaccinazione dell'alunno è requisito di accesso per i servizi educativi per l'infanzia e le scuole dell'infanzia, ivi incluse quelle private non paritarie; tale requisito non è previsto per gli altri gradi di istruzione;

   tale disposizione agli interroganti pare in contrasto con l'articolo 34 della Costituzione nonché il combinato disposto degli articoli 3, 30, 31, 33 e 34 della stessa Carta costituzionale;

   il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, recentemente approvato in attuazione della legge delega, cosiddetta «Buona scuola», istituisce un sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni, costituito dai servizi educativi per l'infanzia e dalle scuole dell'infanzia, al fine di garantire ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali, nonché ai fini della conciliazione tra tempi di vita, di cura e di lavoro dei genitori, della promozione della qualità dell'offerta educativa e della continuità tra i vari servizi educativi e scolastici e la partecipazione delle famiglie;

   è proprio il decreto legislativo n. 65 del 2017, nel preambolo, a richiamare gli articoli 3, 30, 31, 33 e 34 della Costituzione che il decreto-legge «vaccini» pare violare nella misura in cui non assicura condizioni di uguaglianza, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei minori e delle loro famiglie e impedendo il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione;

   il «decreto-legge vaccini» pare in contrasto con la Carta costituzionale anche nella misura in cui limita il diritto dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli e trascura il compito della Repubblica di agevolare la famiglia e di proteggere la maternità, l'infanzia e la gioventù;

   infine, e in aggiunta, la Costituzione agli interroganti pare non rispettata nella misura in cui il decreto limita e differenzia i diversi gradi di educazione, di istruzione e formazione, contraddicendo anche l'intento, espresso dal legislatore con il decreto legislativo n. 65 del 2017, di collocare i servizi per la prima infanzia non più nell'alveo assistenziale ma in quello educativo finalizzato a superare tutte le diseguaglianze tra le famiglie, nonché le sperequazioni esistenti al livello territoriale;

   dalle Indicazioni nazionali per l'infanzia e per il primo ciclo di istruzione 2012 si evince chiaramente che, nonostante la scuola dell'infanzia non faccia parte dell'obbligo formativo, è pienamente inserita nel sistema di istruzione nazionale e nel curricolo verticale di formazione dell'alunno;

   secondo le Indicazioni nazionali del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca 2012 le scuole ogni anno progettano e delineano nel loro Ptof (piano triennale dell'offerta formativa) un curricolo verticale, che si occupi dell'educazione, dell'istruzione e della formazione del discente ininterrottamente dalla scuola dell'infanzia sino alla scuola media;

   il Consiglio nazionale della pubblica istruzione in un'adunanza in data 23 novembre 2011 sottolineava quanto stabilito dalla Corte costituzionale, laddove afferma che «al di sotto dei tre anni non c'è solo mera assistenza ma principalmente educazione» –:

   se non reputino opportuno assumere iniziative al fine di garantire il diritto costituzionale all'istruzione a tutti gli alunni di qualsiasi età, posto che le previsioni del decreto legislativo n. 65 del 2017 e del decreto-legge n. 73 del 2017 appaiono agli interroganti parzialmente in contrasto.
(5-12503)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIAMMANCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le vaccinazioni rappresentano uno strumento fondamentale ai fini del contenimento di alcune gravi malattie infettive. Secondo alcuni studi è proprio grazie alla vaccinazione obbligatoria che si è riusciti a rimanere indenni da diverse epidemie geograficamente vicine all'Italia ed il loro utilizzo ha drasticamente ridotto, negli anni, il tasso di mortalità e di morbilità, soprattutto nel mondo occidentale;

   il 28 luglio 2017, la Camera ha approvato il «decreto vaccini» per contrastare il calo della copertura vaccinale in Italia, rendendo possibile l'iscrizione agli asili nido e alle scuole materne ai soli bambini vaccinati;

   l'arrivo di un numero elevato di immigrati nel territorio nazionale negli ultimi tempi ha posto una serie di problemi anche sotto l'aspetto sanitario, considerato che questi non risultano essere sottoposti ad alcun obbligo vaccinale;

   è noto che la predisposizione di strategie di prevenzione miranti ad ottenere una elevata copertura vaccinale della popolazione e dei migranti che arrivano sul territorio è propedeutica al raggiungimento degli obiettivi generali di sanità pubblica e ad una drastica diminuzione dell'incidenza delle malattie prevenibili da vaccino;

   il tema legato all'esigenza di procedere a controlli sanitari e vaccinazioni sistematiche, in considerazione dei diversi casi di patologie emerse negli ultimi tempi, è stato recentemente posto all'attenzione della Ministra della salute, alla quale è stata indirizzata un'interrogazione a risposta immediata in Commissione affari sociali della Camera dei deputati (n. 5/10239), avente ad oggetto i casi specifici di meningite meningococcica;

   il rappresentante del Governo nella risposta ha affermato che la gestione dei flussi migratori, sotto l'aspetto sanitario, in particolar modo con riferimento al periodo di prima accoglienza e per tutta la durata della loro permanenza nei centri e nelle strutture dedicati, ha richiesto un approccio coordinato da parte di tutte le amministrazioni ed i soggetti a vario titolo coinvolti, per la migliore tutela possibile della salute dei cittadini e dei migranti stessi;

   nella citata risposta è stato sottolineato, inoltre, che il Governo ha predisposto una serie di sistemi di sorveglianza delle malattie infettive, nonché attività di controllo sanitario, messe in atto direttamente a bordo delle navi della Marina militare, alle quali si aggiungono i numerosi controlli effettuati ordinariamente al momento dello sbarco da parte degli uffici di sanità marittima aerea e di frontiera e dei servizi territoriali di assistenza sanitaria al personale navigante dello stesso Ministero della salute;

   tale sistema, secondo la posizione espressa dal Governo, avrebbe consentito di gestire immediatamente i casi sospetti di malattie infettive, nonché altre situazioni sanitarie richiedenti immediata attenzione, «sia che si trattasse di malattie infettive, legate alle disagiate condizioni di vita prima e durante gli imbarchi, sia che si trattasse di condizioni patologiche quali ustioni, traumatismi, cardiopatie, diabete, esiti di poliomielite o altre affezioni neurologiche o di condizioni fisiologiche»;

   nonostante ciò, continuano ad essere sotto gli occhi di tutti i casi di cronaca che raccontano di contagi e, finanche, di morti dovute a diffusioni non meglio precisate di virus;

   emerge, dunque, la necessità che il Governo intervenga in modo deciso sulla possibilità di prevedere misure di vaccinazione anche per i migranti presenti in Italia, che potrebbero rappresentare un valido strumento per scongiurare definitivamente le occasioni di contagio –:

   se il Governo non intenda adottare le opportune iniziative, in primo luogo, allo scopo di implementare e riorganizzare l'intero sistema di profilassi sanitaria previsto per gli immigrati, eventualmente apportando le necessarie modifiche e, in secondo luogo al fine di estendere le misure per l'accesso alle vaccinazioni previste per i cittadini italiani, anche ai migranti sbarcati sul territorio nazionale, così da scongiurare pericoli derivanti dall'insorgere di patologie che possano seriamente compromettere la salute pubblica.
(4-18240)


   LOREFICE, SILVIA GIORDANO, GRILLO, MANTERO, NESCI e COLONNESE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il disturbo delle spettro autistico evidenzia un gruppo di patologie complesse dello sviluppo cerebrale caratterizzato da difficoltà nell'interazione sociale, comunicazione verbale e non, stereotipie e altre problematiche di vario grado;

   differenti tecnologie interattive sono state appositamente studiate per i bambini autistici che risultano positivamente stimolati dalla tecnologia digitale;

   la robotica educativa può, quindi, essere un valido alleato per il neuropsichiatra e le famiglie, come anche evidenziato in sede di congresso dei neuropsichiatri infantili e dell'adolescenza svoltosi a Napoli nel corso del quale è emerso il problema dell'utilizzo degli ausili robotici nell'area riabilitativa;

   sono tuttavia assenti nel nostro ordinamento linee guida in materia –:

   se la Ministra interrogata intenda assumer iniziative per sviluppare un protocollo di utilizzo dei dispositivi robotici validi per interventi con soggetti affetti da disturbo dello spettro autistico e, più in generale, con disabilità intellettiva, e se intenda coordinare a livello nazionale sperimentazioni in contesti riabilitativi e nelle famiglie.
(4-18243)


   BRIGNONE, CIVATI e ANDREA MAESTRI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, all'inaugurazione di un nuovo allevamento intensivo di Bonifiche Ferraresi a Jolanda di Savoia (Ferrara) partecipava anche la Ministra della salute, Lorenzin e in video conferenza il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Martina;

   l'allevamento intensivo inaugurato conterrà novemila capi di bovini suddivisi in dieci capannoni;

   la Ministra della salute durante l'inaugurazione – come riportato da Estense.com –, ha precisato che il sistema di controlli che l'Italia fa su tutta la filiera è un unicum, non esiste in nessun altro Paese. Spesso troviamo le cose che non vanno, le troviamo e le sgominiamo, perché le andiamo a cercare e ancora: «In mezzo ai radicalismi c'è l'equilibrio: la nostra dieta mediterranea, patrimonio dell'Unesco, con la sua piramide alimentare che vede in cima proprio la carne»;

   la Ministra aggiungeva che era preoccupata per la tendenza ad abbandonare la carne, moda basata sulla disinformazione, come nel caso delle battaglie sui vaccini;

   le numerose affermazioni della Ministra della salute, secondo gli interroganti, appaiono molto gravi e destano seria preoccupazione, poiché gli allevamenti intensivi sono un modello produttivo fra i più inquinanti, poiché un terzo delle emissioni di metano per cause umane viene dal settore zootecnico e proprio dai bovini che più emettono gas nocivi responsabili del cambiamento climatico;

   gli animali detenuti negli allevamenti intensivi sono alimentati per la maggior parte con mangimi ogm, indiscriminato abuso di antibiotici, ormoni per sviluppare velocemente la crescita, penicillina, analgesici, antimicrobici, senza contare i maltrattamenti ai quali sono spesso sottoposti;

   l'Organizzazione mondiale della sanità, a seguito degli studi analizzati dal gruppo di lavoro dell'Agenzia dell'Onu per la ricerca sul cancro, ha definito la carne rossa, cioè quella dei bovini, probabilmente cancerogena, legame osservato soprattutto per il cancro al colon-retto, ma anche per il cancro al pancreas e per quello alla prostata;

   sempre maggiore popolazione italiana diminuisce il consumo di carne per questioni etiche, ma soprattutto perché tende a preferire un'alimentazione sana basata proprio sul principio della piramide alimentare che, a differenza di quanto affermato dalla Ministra Lorenzin, mette in cima il consumo di carni rosse proprie perché se ne consiglia un uso limitato;

   il Ministro Martina, collegato in videoconferenza – dichiarava: «coerente con il nostro impegno per riconfigurare una strategia nazionale che veda al centro proprio la zootecnia, settore che in questi anni abbiamo cercato di rafforzare e sostenere, con risorse dedicate. L'esperienza di Bonifiche è fondamentale, si propone come il laboratorio sperimentale più avanzato del Paese» –:

   se le dichiarazioni riportate in premessa trovino conferma;

   sulla base di quali elementi i Ministri interrogati abbiano sostenuto che gli allevamenti intensivi siano la condizione migliore per crescere animali destinati all'alimentazione umana;

   se non ritengano di dover predisporre una mappatura delle condizioni in cui versano gli allevamenti intensivi (condizioni igienico-sanitarie, sovraffollamento e uso degli antibiotici);

   se la Ministra della salute non ritenga di dover chiarire le affermazioni relative alla piramide alimentare che invitavano i cittadini a consumare più carne in controtendenza con quanto detto dall'Organizzazione mondiale della sanità;

   se la Ministra della salute intenda fornire chiarimenti in ordine all'affermazione secondo cui «il sistema di controlli che l'Italia fa su tutta la filiera è un unicum, non esiste in nessun altro Paese»;

   quali siano i motivi che hanno spinto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali a enfatizzare il nuovo centro zootecnico, come il laboratorio sperimentale più avanzato del Paese.
(4-18252)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   nel 1993 Enel venne autorizzata alla costruzione e all'esercizio nel comune di Latera (Viterbo) di una centrale geotermoelettrica da 45 megawatt. Si trattava di una centrale che avrebbe usato una tecnologia a «ciclo binario», vale a dire che i fluidi sarebbero stati reimmessi sottoterra dopo averli estratti a grande profondità e averne utilizzato il calore. La centrale chiuse i battenti subito dopo essere andata in funzione, quando non si riuscirono a rispedire i gas nel sottosuolo che furono dispersi nell'atmosfera, scatenando le proteste dei cittadini. Alla fine di marzo del 2002 l'Enel decise di fermare tutto perché «i costi per adeguarla erano eccessivi e non giustificavano il suo mantenimento operativo». Il caso di Latera potrebbe essere archiviato come un errore del passato, se non fosse che nella graduatoria delle dieci istanze con procedimento avviato pubblicate sul sito del Ministero dello sviluppo economico in seguito al «decreto Scajola» del 2011, che ha liberalizzato le trivellazioni, è comparsa una «new-old entry»: Latera, appunto. Da quel che si apprende, a presentare un nuovo «progetto pilota» è stata un'azienda con sede a Viterbo, la Latera Sviluppo, e non è chiaro se abbia intenzione di rilevare l'impianto fermo o di costruirne un altro ex novo;

   la società Latera Sviluppo ha presentato al Ministero dello sviluppo economico istanza per la realizzazione di un impianto pilota geotermico nella porzione di concessione ceduta da EGP, accettata con riserva per saturazione, ad oggi, della quantità di megawatt disponibili per questa tipologia di impianto;

   in data 12 settembre 2017 la testata giornalista «Orvieto News» pubblicava un articolo dal titolo «Un intero territorio contro la centrale geotermica di Latera» nel quale si descriveva: «[...] Sono state presentate alla Regione Lazio le osservazioni contro l'istanza di Enel Green Power da parte [...] richiedendo “l'annullamento della procedura di VIA in corso in quanto la documentazione pubblicata sul sito regionale era priva di asseverazione e della mancanza della pubblicazione sui giornali nazionali e regionali della notizia dell'istanza, contravvenendo a specifiche Determinazioni regionali”. Si richiede quindi “la pubblicazione sul sito dell'Ufficio VIA della documentazione nelle forme e nei contenuti consoni alle Determinazioni regionali citate in oggetto e la rideterminazione conseguente dei 60 giorni per le osservazioni a partire dalla data della avvenuta completa corretta pubblicazione della documentazione sul sito web dell'Ufficio VIA, come predetto”»;

   i sindaci dei comuni viterbesi hanno redatto una relazione nella quale si specifica: «Occorre premettere la inadeguatezza e carenza documentale del Progetto che il Proponente deve completare prima ancora che lo stesso possa essere sottoposto a una Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) e che queste Amministrazioni possano essere messe in grado di fare le valutazioni del caso al fine di esprimere un parere specifico nel merito del Progetto... nello specifico, poi si ritiene che sia il documento “Relazione Tecnica di Progetto” che la “Relazione Paesaggistica” debbano essere profondamente riviste [...]». Infine, il comitato di Latera unitamente alla Rete nazionale NOGESI rileva che «il proponente non solo non ha adeguatamente indagato gli stress introdotti dall'attività geotermica (sismicità indotta/innescabile) e i possibili effetti negativi sul sistema delle acque minerali e termali, al fine di escluderli con ragionevole certezza, ma inoltre non ha previsto nessuna garanzia economica in caso di danni a beni e persone derivanti dall'esercizio dell'impianto, ritenendo quindi implicitamente che tutte le esternalità negative debbano essere assunte, nel caso, dalla collettività a fronte di un “interesse pubblico” finalizzato alla produzione di soli 14 MW (in un quadro nazionale in cui la potenza installata è di circa 130.000 MW ed i consumi alla punta sono dell'ordine di 60.000 MW)». Tutte le osservazioni concludono con la richiesta che l'autorità competente concluda il procedimento di valutazione di impatto ambientale con un provvedimento negativo alla realizzazione dell'impianto geotermico «Nuova Latera» –:

   se non reputino di dover assumere iniziative per accogliere le richieste avanzate dal Coordinamento dei sindaci della Tuscia e dalla rete nazionale Nogesi, così come descritte in premessa, ed adoperarsi, per quanto di competenza, affinché vengano pubblicati i permessi richiesti e, alla luce delle valutazioni delle associazioni sopracitate, venga abbandonato il progetto di Nuova Latera;

   quali iniziative i Ministri interpellati, per quanto di competenza, intendano intraprendere per assicurare un attento esame nell'ambito dell’iter della concessione per il progetto di «Nuova Latera» e se non reputino opportuno e necessario, prima di realizzare eventuali nuovi impianti, promuovere una ricognizione dei danni di ordine ambientale, paesaggistico ed economico, arrecati al territorio dall'impianto già esistente, al fine di pervenire a un giusto risarcimento;

   se i Ministri interpellati non reputino opportuno mettere in atto politiche di salvaguardia del territorio atte a tutelare e valorizzare le caratteristiche che lo contraddistinguono come la vocazione agricola, ambientale, paesaggista e culturale, considerando che la potenziale installazione di ben sei centrali per lo sfruttamento geotermico, sarebbe da scongiurare e scoraggiare;

   se i Ministri interpellati non reputino utile ed essenziale rivedere la proposta della strategia energetica nazionale che privilegia gli interventi di repowering degli impianti idroelettrici e geotermici e favorire invece lo sviluppo e la diffusione della geotermia a bassa entalpia, ossia ad impianti che sfruttano il calore a piccole profondità, per l'importante contributo che possono dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio italiano.
(2-01983) «Zaccagnini».

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Vapor Europe è un'azienda di Sassuolo (Mo) che produce porte per treni e metro da oltre trent'anni e che occupa 54 dipendenti;

   da alcuni anni l'azienda sta affrontando la crisi utilizzando periodicamente la cassa integrazione ordinaria;

   attualmente l'azienda fa parte di una multinazionale nata dalla fusione di Wabtec e Faiveley; in seguito a tale fusione, Wabtec ha trasferito in Repubblica Ceca la produzione delle porte MP14, assegnate inizialmente a Vapor Europe, che avrebbe garantito per molti anni il lavoro nell'azienda sassolese;

   nel mese di luglio 2017 c'è stato un incontro tra l'amministratore delegato di Vapor Europe, la rappresentanza sindacale unitaria e le organizzazioni sindacali Fiom/Cgil e Fim/Cisl e in tale occasione l'amministratore delegato ha esposto l'obiettivo di eliminare tutta la prima produzione dallo stabilimento sassolese, lasciando in loco soltanto l'assistenza post-vendita;

   il 18 ottobre 2017 l'azienda ha deciso di aprire le procedure per licenziare 30 dei 54 dipendenti e i sindacati hanno annunciato uno sciopero e il presidio permanente davanti allo stabilimento –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per scongiurare il trasferimento all'estero della produzione;

   se il Governo ritenga opportuno adottare iniziative a protezione dell'industria nazionale, sul modello di quote determinate di acquisti «made in Italy» all'interno delle commesse pubbliche.
(4-18244)


   FERRARA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 2 ottobre 2017 si è tenuto il coordinamento nazionale del gruppo Hbc Coca Cola presso la Confindustria di Milano. In quella sede sarebbe stato comunicato alle organizzazioni sindacali che in presenza di difficoltà di mercato, il sito di Marcianise, in provincia di Caserta, sarebbe stato tenuto sotto osservazione, in quanto non efficiente e carente in produttività;

   il 5 ottobre 2017 si è aperto quindi il confronto sul sito di Marcianise (Caserta), nel quale la proprietà avrebbe informato che il suddetto sito era l'ultimo stabilimento europeo in termini di produttività, tanto è vero che il 14 luglio 2017 la direzione di Ginevra avrebbe addirittura valutato il ritiro della licenza di imbottigliamento del sito e quindi la chiusura;

   durante lo stesso tavolo sarebbe stato comunicato ai sindacati che allo stabilimento di Marcianise sarebbero state date altre possibilità che avrebbero avuto l'obbiettivo di rientrare nei parametri di qualità, efficienza e produzione;

   il 9 ottobre 2017, con gli impianti messi in sicurezza e con i lavoratori impegnati un corso di formazione, sarebbero state consegnate due lettere di licenziamento, applicando l'articolo 1, comma 40, della legge n. 42 del 2012, la legge Fornero, ovvero il licenziamento per giustificato motivo oggettivo e per la precisione soppressione di postazione lavorativa;

   a parere dell'interrogante è molto grave che nonostante fosse aperto un tavolo di confronto con l'azienda, in modo unilaterale e senza paventare precedentemente tale rischio, la proprietà abbia proceduto ai licenziamenti senza condividere l'informativa con alcuno;

   dopo due giorni di sciopero dei lavoratori dello stabilimento di Coca Cola di Marcianise, il tavolo è stato riaperto, ma l'azienda avrebbe insistito nel non voler procedere al ritiro dei licenziamenti, presentando contestualmente un piano industriale trimestrale con investimenti sullo stesso sito;

   a quanto risulta all'interrogante, dietro sollecito su eventuali futuri licenziamenti, l'azienda non avrebbe dato risposte né rassicurazioni chiare;

   a parere dell'interrogante, da una grande multinazionale come la Coca Cola, ci si aspetterebbe un piano industriale quantomeno annuale se non triennale e quindi la preoccupazione condivisa con le organizzazioni sindacali è che lo stabilimento di Marcianise possa comunque essere destinato alla chiusura in un prossimo futuro;

   nello stabilimento del gruppo Hbc Coca Cola di Marcianise attualmente sono impiegati 120 dipendenti di cui 80 operai a tempo indeterminato, affiancati mediamente nell'arco dell'anno da 40 lavoratori interinali e quindi ancor di più non si comprendono i motivi dei due licenziamenti –:

   se il Governo non intenda assumere le iniziative di competenza, convocando anche un tavolo di confronto nazionale con le organizzazioni sindacali e l'azienda, affinché il gruppo Hbc Coca Cola ritiri immediatamente i licenziamenti a carico dei due dipendenti dello stabilimento di Marcianise (Caserta), posto di lavoro e riportando il confronto all'interno di un sistema di relazioni sindacali corretto;

   se il Governo non intenda intervenire per conoscere le intenzioni della Hbc Coca Cola rispetto allo stabilimento di Marcianise (Caserta) e per garantirne il futuro produttivo e occupazionale, scongiurando del tutto ogni ipotesi di licenziamenti futuri, attraverso l'adozione di un piano industriale e di investimenti, di più ampio respiro rispetto ai tre mesi attuali.
(4-18249)

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Galgano n. 3-03207 del 12 settembre 2017.