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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 13 ottobre 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'economia italiana da molti anni risente gli effetti negativi della crisi economica prodottasi a livello globale dal 2008; in questo decennio l'Italia ha perso considerevoli quote di prodotto interno lordo al punto che ad oggi il livello del prodotto interno lordo è inferiore del 7 per cento rispetto al livello del 2008;

    tale situazione di grave difficoltà economica, con un gran numero di aziende costrette a cessare la propria attività (solo nel periodo 2011-2014 sono state ben centonovantaquattromila le imprese scomparse) ha prodotto i suoi effetti negativi, in particolare sul mondo del lavoro, che non solo ha visto aumentare la disoccupazione, sia in termini ufficiali con riferimento a coloro che risultano iscritti alle liste di collocamento, sia soprattutto in termini reali con riferimento a tutti coloro che non hanno un lavoro, ma ha visto anche una progressiva precarizzazione del lavoro ed una diminuzione dei salari;

    in questo scenario di difficoltà le politiche di austerità adottate dai Governi che si sono succeduti non hanno aiutato la ripresa, ma in molti casi hanno prodotto un effetto ulteriormente depressivo;

    i dati sull'occupazione, se visti nel loro complesso, non possono essere considerati soddisfacenti, poiché si registra, a seconda dei periodi presi in esame, una stasi o aumenti modesti in termini di decimali di punto;

    la disoccupazione in valori assoluti rimane a livello elevato, pari all'11,3 per cento, e registra punte elevate soprattutto tra i giovani pari al 35,5 per cento. La situazione è ulteriormente critica nel Mezzogiorno dove la disoccupazione è doppia rispetto al Nord, con tasso del 21 per cento, e la disoccupazione giovanile è pari al 56,3 per cento;

    la rigidità della così detta «riforma Fornero» ha imposto un drastico elevamento dell'età pensionabile, incidendo in gran parte sulle lavoratrici donne. L'elevamento dell'età pensionabile ha prodotto un ingessamento del mercato del lavoro, impedendo nei fatti il fisiologico turn over fra lavoratori anziani e neo assunti con ulteriori effetti negativi sulla occupazione giovanile;

    se si effettua un'analisi comparata dell'età di pensionamento tra l'Italia e gli altri Paesi europei emerge il dato che vede in Italia già oggi prevista l'età più alta per accedere alla pensione. I 66 anni e 7 mesi per i lavoratori del settore pubblico e privato e i 65 anni e 7 mesi per le lavoratrici del settore privato sono ben al di sopra della media dell'Unione europea che è di 64 anni 4 mesi per i lavoratori e i 63 anni e 4 mesi per le lavoratrici. Il divario con i requisiti anagrafici richiesti in Italia risulta evidente anche se ci si limita a confrontarli con quelli di alcuni dei principali Paesi europei quali la Francia, il Regno Unito o la Germania (ove rispettivamente sono richiesti per i lavoratori e le lavoratrici 62 anni per entrambe, 65 anni e 62 anni e 4 mesi, 65,4 anni per entrambe);

    gli effetti della riforma previdenziale operata dal Governo Monti contribuiscono, inoltre, a drogare in parte alcuni aspetti relativi ai dati che registrano lievi miglioramenti relativi al mondo del lavoro. Infatti, in particolare per quanto attiene alla parziale riduzione del numero degli inattivi e ai dati sul lavoro femminile, tali dati non fotografano nuovi posti di lavoro, bensì sono dovuti in parte alla maggiore permanenza al lavoro, in particolare per quanto riguarda le lavoratrici donne;

    nel settore pubblico un ulteriore fattore che ha contribuito a rallentare le dinamiche del mercato del lavoro è dovuto al rigido blocco del turn over, che salvo recenti eccezioni, è ad oggi vigente per la maggior parte delle pubbliche amministrazioni;

    negli ultimi tre anni il Governo ha investito risorse rilevanti per finanziare incentivi temporanei riguardanti in particolare forme di decontribuzione e vantaggi fiscali finalizzati a creare maggiore occupazione. A fronte di tali iniziative che hanno prodotto in gran parte lavoro temporaneo che si è esaurito con l'esaurimento degli incentivi stessi, è mancata la volontà di destinare risorse per realizzare un piano di assunzioni nella pubblica amministrazione;

    per imprimere una vera svolta in grado di produrre effetti significativi e di lungo periodo non solo nel mercato del lavoro ma su tutta l'economia italiana sarebbe più che mai necessario avviare una decisa politica sul fronte degli investimenti pubblici in grado di fare da volano all'intero sistema Paese;

    inoltre, un programma straordinario di prepensionamenti e assunzioni potrebbe indurre una svolta nella crisi economica che da anni attanaglia l'Italia, in quanto farebbe crescere la domanda interna, allargando la base dei percettori di un reddito stabile e influenzando positivamente i consumi, in particolare quelli di beni durevoli e il settore delle costruzioni che hanno un ruolo trainante nella economia reale;

    un tale programma consentirebbe, inoltre, di conseguire altri due obiettivi di fondamentale importanza, quali l'aumento della produttività con l'immissione di lavoratori aperti all'innovazione in sostituzione di dipendenti al limite della pensione, stanchi e demotivati, e il miglioramento della qualità dei servizi della pubblica amministrazione che, da tempo, è condizionata negativamente dalla crescita sempre più marcata dell'età media del proprio personale;

    i costi sarebbero molto contenuti e ampiamente compensati dalla operazione di esodo, in quanto i lavoratori interessati al prepensionamento hanno un costo medio che è almeno il doppio, secondo stime prudenziali, di un neo assunto,

impegna il Governo:

1) a prevedere nel prossimo disegno di legge di bilancio lo sblocco dell'attuale livello di turn over nel settore pubblico consentendo per il 2018 un ricambio tra lavoratori cessati e nuove assunzioni pari al 100 per cento;

2) ad assumere iniziative per prorogare per l'anno 2018 il beneficio «Opzione donna».
(1-01723) «Formisano, Laforgia, Martelli, Giorgio Piccolo, Zappulla, Melilla».


   La Camera,

   premesso che:

    l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha deciso di dedicare la Giornata mondiale della salute ad un tema particolarmente delicato sul piano personale, professionale e complessivamente sull'intero sistema economico di un Paese. Il tema della giornata per il 2017 è «Mental Health in the Workplace»;

    in Italia nella giornata del 10 ottobre 2017, si è ricordato questo problema a 360 gradi con una miriade di iniziative, in parte accademiche, volte soprattutto alla ricerca scientifica sul complesso rapporto tra stress, lavoro professionale e depressione, in parte con molteplici attività promosse dalle associazioni di pazienti e dei loro familiari che indagano sul senso della depressione nella vita quotidiana con tutte le sue implicazioni sul piano affettivo, organizzativo e soprattutto relazionale. Il focus scelto è quello delle ricadute della depressione sulla vita lavorativa dei soggetti e viceversa;

    la depressione è oggi la seconda malattia invalidante al mondo e si stima che nel 2030 sarà la prima con altissimi costi sociali e un forte impatto economico. Un recente studio condotto dall'Oms stima che depressione e ansia costino in termini di economia globale circa 1 trilione di dollari ogni anno;

    i dati internazionali e nazionali dicono che i disturbi depressivi e d'ansia sono i più comuni e diffusi disturbi mentali. Si stima che nel mondo, oltre 300 milioni di persone soffrano di depressione, e più di 260 milioni manifestino disturbi d'ansia. In Europa soffrono di depressione circa 40 milioni di cittadini, mentre in Italia sono circa 10 milioni coloro che soffrono di disturbi depressivi e/o ansiosi lungo l'arco della loro vita. La proporzione di italiani che in un anno soffre di sindromi depressive è pari circa al 5 per cento della popolazione adulta, vale a dire più o meno 3 milioni di persone. Per dare le dimensioni del fenomeno focalizzando il problema sulle donne, su oltre 28 milioni di lavoratori 6 milioni di italiani, 1 su 5, soffrono di stress da lavoro, in prevalenza donne;

    con tre mesi di anticipo, l'Oms lancia il tema del prossimo World Health Day, che come ogni anno si svolge il 7 aprile. Il focus dell'edizione 2017 è la depressione e la Giornata sarà il momento culmine della campagna «Depression: let's talk» avviata in occasione dello scorso World Mental Health Day. La depressione, infatti, può essere evitata e curata ed è quindi importante parlarne a livello personale e istituzionale;

    i servizi di psichiatria in Italia rappresentano uno dei capisaldi del servizio sanitario nazionale. I servizi offerti a partire dagli anni ’60, con il superamento dei manicomi, previsto dalla «legge Basaglia» del 1978, e l'introduzione della psichiatria di comunità lungo l'intera Penisola, sono collegati in una filiera che negli anni ha portato al ricorso ai ricoveri soltanto nelle situazioni più gravi;

    buona parte della gestione è demandata ai servizi territoriali, organizzati per far fronte alle diverse esigenze dei pazienti: con un mix ben distribuito di servizi clinici, di riabilitazione e di inserimento sociale. Essendo il primo filtro per i pazienti psichiatrici, in cui risultano integrate le competenze psichiatriche (mediche) con quelle psicoterapiche (di competenza quasi sempre psicologica), le unità territoriali delle asl risultano di conseguenza quasi sempre sotto assedio. A ciò occorre aggiungere, di pari passo con la riduzione dello stigma che ha sempre accompagnato le malattie mentali, la comparsa di nuovi bisogni sociali da parte dell'utenza, che si affrontano in maniera diversa rispetto a quanto avveniva fino a un paio di decenni addietro: grazie anche alle nuove conoscenze garantite dagli sviluppi che la ricerca ha compiuto nel campo delle neuroscienze, della genetica, della psichiatria e della farmacologia;

    resta sempre molto, troppo, scarsa l'attenzione riservata alle famiglie, alle loro necessità e al bisogno specifico di sostegno. Una mancanza di cure che non si è mai potuto strutturare adeguatamente per carenza di risorse, ma anche per una formulazione normativa che sottovaluta l'impatto che la malattia mentale ha sulle famiglie e non dispone iniziative specifiche, anche di natura economica a loro tutela;

    la depressione può essere trattata con terapie farmacologiche e/o alcune psicoterapie. In Italia solo il 29 per cento dei soggetti affetti da depressione maggiore ricorre a un trattamento per il proprio disturbo nello stesso anno in cui insorge (Wang et al., 2007). La depressione non trattata espone chi ne è affetto a varie conseguenze negative. Chi è depresso può isolarsi, lavorare in modo meno efficiente, trascurare le sue responsabilità. Soprattutto se giovane, può far ricorso all'alcol o a droghe per cercare di alleviare la sua sofferenza. Nei depressi, soprattutto negli anziani, vi è una frequenza più elevata di ricoveri ospedalieri e di suicidi;

    è prioritario lo sviluppo di servizi di salute mentale in grado non solo di fornire trattamenti psicologici efficaci e di alta qualità, ma anche facilmente accessibili alle persone con problemi di ansia e depressione. Il sistema sanitario inglese, ad esempio ha avviato dal 2008 un nuovo programma di organizzazione della salute mentale denominato «Improving access to psychological therapies». Tale programma ha previsto un grande sviluppo della psicoterapia per il trattamento dell'ansia e della depressione che ha coinvolto dal 2012 oltre 1 milione di persone;

    la depressione, in particolare, ha un impatto pesantissimo sulla capacità lavorativa e sulla produttività. È infatti la prima causa di giornate perse fra tutte le patologie, oltre che tra le principali cause di calo della produttività sul lavoro: fa perdere il 25 per cento delle giornate di lavoro. In Italia 6 milioni accusano stress da lavoro, le più colpite le donne. Inoltre dal 25 per cento al 50 per cento delle persone depresse manifestano un evidente calo di produttività lavorativa;

    è vera anche l'affermazione complementare; l'assenza di lavoro e il precariato sono associati a un maggior rischio di depressione e alcune situazioni negative in ambito lavorativo hanno un impatto significativo sulla salute mentale dei lavoratori, indicando una correlazione con le problematiche relazionali in ambito lavorativo;

    anche la Società italiana di psichiatria, in occasione della prossima giornata mondiale dell'Oms dedicata alla salute mentale, conferma questi dati e sottolinea come uno dei punti più critici della depressione sono le ricadute delle malattie mentali nel mondo del lavoro. In Italia si stimano in 10 milioni coloro che soffrono di disturbi depressivi e/o ansiosi lungo l'arco della loro vita. E circa 6 milioni di italiani soffrono di stress da lavoro, con prevalenza di donne;

    se si considera che del totale degli occupati gli uomini rappresentano circa il 60 per cento, in tema di stress correlato al lavoro il rapporto tra i generi si ribalta. Oltre 3 milioni e 200 mila sono le donne lavoratrici con problematiche stress correlate e disagi psichici. Di queste circa 1 milione soffrono di una condizione clinicamente rilevante e meritevole di un'attenzione specialistica 500 per disturbi d'ansia, 230 mila di insonnia e 220 mila depressione; le restanti (2 milioni 200 mila) presentano transitori disturbi di ansia, irritabilità, facilità al pianto, deficit di concentrazione, disturbi del sonno;

    il lavoro, che per anni è stato fonte di reddito, di prospettive familiari e di realizzazione di sogni, insomma di felicità, diventa oggi, nelle forme attuali (velocità, reattività, interazione immediata, costante sottoposizione a valutazioni personali) causa di problemi e di patologie mentali, con costi sociali umani altissimi. Si tratta di sintomi riconducibili a un adattamento non efficace allo stress. Tra i fattori determinanti vi sono: le forti pressioni lavorative, le barriere culturali che rendono la carriera manageriale della donna più difficoltosa e impegnativa, le remunerazioni non in linea con le medesime posizioni ricoperte dai colleghi, la competitività, i rapporti interpersonali e il difficile clima aziendale a cui si sommano le responsabilità, ma soprattutto gli incarichi legati alla vita quotidiana e il ruolo di «caregiver» all'interno della famiglia. Più vulnerabili agli stati di ansia sono le donne giovani – complici anche le alterazioni ormonali nelle diverse fasi riproduttive (gravidanza, puerperio) – e quelle che lavorano a contatto con il pubblico; in percentuale minore sono soggette a sindromi depressive più tipiche, invece, dell'uomo adulto con mansioni esecutive;

    l'ambiente lavorativo va riformulato in una nuova ottica. Lo stress correlato al lavoro coinvolge tutta la popolazione europea, con punte del 60 per cento e importanti ripercussioni sullo stato di salute. Condizioni che hanno importanti ripercussioni non solo sullo stato dell'umore ed emotivo, ma anche sul piano professionale con il maggior numero di giorni lavorativi persi, specie per la donna. I costi di questa problematica sono stati stimati in Europa nell'ordine dell'1 per cento del prodotto interno lordo e quindi risultano fondamentali le azioni di prevenzione collettiva, counselling e problem solving e le attività di promozione della salute all'interno delle imprese e nei luoghi di lavoro in generale;

    i problemi sanitari legati al lavoro determinano una perdita economica del 4-6 per cento del prodotto interno lordo per la maggior parte dei Paesi. I servizi sanitari di base per prevenire i problemi sul lavoro costano in media tra i 18 e i 60 dollari (parità di potere d'acquisto) per lavoratore. L'esperienza sul posto di lavoro è uno dei fattori che determinano il benessere complessivo. I datori di lavoro e i dirigenti che hanno promosso iniziative sul posto di lavoro per promuovere la salute mentale e per sostenere i dipendenti che hanno disturbi mentali raggiungono risultati positivi non solo per la salute dei propri dipendenti ma anche per la loro produttività sul lavoro;

    un ambiente di lavoro negativo, invece, può portare a problemi di salute fisica e mentale, uso nocivo di sostanze o alcool, assenteismo e perdita di produttività;

    a livello mondiale, il piano globale d'azione dell'Oms sulla salute dei lavoratori (2008-2017) e il piano d'azione per la salute mentale (2013-2020) definiscono principi, obiettivi e strategie di attuazione per promuovere la buona salute mentale sul posto di lavoro. Tra gli aspetti presi in considerazione ci sono i seguenti: le modalità con le quali affrontare i determinanti sociali della salute mentale, quali gli standard di vita e le condizioni di lavoro; attività di prevenzione e promozione della salute e della salute mentale, incluse le attività volte a ridurre la stigmatizzazione e la discriminazione; aumentare l'accesso alle cure basate sulle prove attraverso lo sviluppo di servizi sanitari, incluso l'accesso ai servizi sanitari professionali;

    per aiutare le organizzazioni e i lavoratori, l'Oms ha prodotto la serie «Protezione dei lavoratori» che fornisce indicazioni su temi comuni come la molestia e lo stress che possono influenzare la salute dei lavoratori. Nell'ambito del Programma d'azione per la salute mentale (mhGAP), che fornisce strumenti per l'assistenza sanitaria basata sull'evidenza, gli strumenti tecnici dell'Oms per la precoce identificazione e gestione dei disturbi dell'uso di alcol e droga e per la prevenzione del suicidio possono essere utili anche per migliorare la salute mentale sul luogo di lavoro. L'Oms sta sviluppando e testando strumenti di auto-aiuto per affrontare comuni disturbi mentali, uso nocivo dell'alcol e disturbi psicologici nei Paesi a basso e medio reddito. Quello della salute mentale è un settore troppo spesso dimenticato dalle iniziative di salute globale e ancora oggi, nei Paesi in via di sviluppo, milioni di persone affette da disordini neuro-psicologici non hanno accesso ad alcun tipo di cura. Per garantire trattamenti opportuni ai malati di tutto il mondo e per colmare i divari esistenti, l'Oms ha lanciato il programma «Mental health gap action programme (Mhgap): scaling up care for mental, neurological and substance use disorders»;

    il piano d'azione per la salute mentale 2013-2020 è strettamente legato concettualmente e strategicamente ad altri piani d'azione globali e strategie adottati dall'Assemblea della sanità, come ad esempio la Strategia mondiale volta a ridurre l'utilizzo nocivo dell'alcool, il piano d'azione mondiale 2008-2017 per la salute dei lavoratori, il piano d'azione 2008-2013 per la strategia globale di lotta contro le malattie non trasmissibili, successivamente esteso al periodo 2013-2020. Il piano d'azione è stato elaborato allo scopo di creare sinergie con altri programmi di organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, di raggruppamenti inter-istituzionali delle Nazioni Unite e di organizzazioni intergovernative; il piano d'azione prevede:

     1. accesso e copertura sanitaria universale: le persone con disturbo mentale dovrebbero poter accedere, senza correre il rischio di impoverirsi, ai servizi sanitari e sociali essenziali che consentano loro di ottenere la recovery e raggiungere la migliore condizione di salute possibile;

     2. diritti umani: le strategie, le azioni e gli interventi riguardanti il trattamento, la prevenzione e la promozione in salute mentale devono essere aderenti alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e agli altri strumenti internazionali e regionali in materia di diritti umani;

     3. interventi basati su evidenze scientifiche: le strategie, le azioni e gli interventi riguardanti il trattamento, la prevenzione e la promozione in salute mentale devono basarsi sulle evidenze scientifiche e/o sulle pratiche migliori, tenendo conto delle considerazioni culturali;

     4. approccio orientato a tutte le fasi della vita: le politiche, la pianificazione ed i servizi di salute mentale devono tener conto dei bisogni sanitari e sociali relativi a tutte le fasi della vita – prima e seconda infanzia, adolescenza, età adulta e vecchiaia;

     5. approccio multisettoriale: un approccio globale e coordinato in materia di salute mentale presuppone il coinvolgimento di vari settori pubblici quali quello della sanità, dell'istruzione, del lavoro, della giustizia, dell'abitazione, dell'assistenza sociale e di altri settori rilevanti, nonché del settore privato, secondo modalità appropriate alla situazione del Paese;

     6. empowerment delle persone con disturbo mentale e disabilità psicosociali: le persone con disturbo mentale e disabilità psicosociale dovrebbero essere rafforzate (empowered) e coinvolte nell’advocacy, nelle politiche, nella pianificazione, nella legislazione, nella prestazione di servizi, nel monitoraggio, nella ricerca e nella valutazione in materia di salute mentale,

impegna il Governo

1) a intensificare l'attuazione del piano d'azione per la salute mentale 2013-2020, giunto a metà del suo percorso applicativo, ma ancora distante dal raggiungimento dei suoi obiettivi.
(1-01724) «Binetti, Buttiglione, Cera, De Mita, Pisicchio».


   La Camera,

   premesso che:

    nei primi giorni di ottobre 2017, la stampa nazionale ed internazionale ha riportato notizie relative all'avvio, da parte della Banca centrale europea, di una consultazione pubblica su un progetto di addendum alle linee guida sui crediti deteriorati, pubblicate il 20 marzo 2017 dalla stessa Banca centrale, volto ad introdurre nuove regole, più restrittive, sulle modalità di gestione che gli istituti di credito sono tenuti a tenere nei confronti dei «non performing loans» (npl);

    tali nuove regole imporrebbero alle banche dell'Eurozona di aumentare gli accantonamenti sui loro crediti deteriorati di nuova classificazione a partire dal 2018, fissando parametri più stringenti per far fronte alla mole degli Npl detenuti in portafoglio;

    gli accantonamenti dovranno coprire l'intera perdita potenziale sui prestiti deteriorati non garantiti che non sono sostenuti da collaterale dopo due anni, e dopo sette anni nel caso di crediti a rischio garantiti;

    l'Italia detiene attualmente circa il 25 per cento degli Npl dell'intera Eurozona;

    come denunciato da numerosi esperti in materia bancaria, da Confindustria e dall'Associazione bancaria italiana, l'introduzione delle nuove regole provocherebbe in Italia una completa paralisi del credito erogato a famiglie e imprese, in quanto le banche sarebbero costrette a rinunciare ad effettuare attività di prestito per destinare il denaro agli accontamenti richiesti: misura oltremodo penalizzante e recessiva per l'economia dell'intero Paese;

    il blocco del canale creditizio rischierebbe di scompaginare i piani industriali e le acquisizioni programmate da aziende italiane e creerebbe difficoltà ad alcuni istituti minori ancora non del tutto in sicurezza, nel momento stesso in cui essi si stanno faticosamente riprendendo dalla grande crisi del settore bancario che li ha colpiti;

    in data 9 ottobre 2017 il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha inviato una lettera ufficiale al presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, con la quale ha espresso tutta la sua preoccupazione per come l'iniziativa della consultazione pubblica sui non-performing loans è stata intrapresa, domandandosi seriamente se ulteriori obblighi specifici, potenzialmente confliggenti con disposizioni legislative attualmente in vigore e in grado di alterare l'equilibrio normativo esistente fissato dalla legislazione corrente, possano essere arbitrariamente imposte dalla banca centrale alle entità soggette a vigilanza senza un appropriato coinvolgimento dei colegislatori nel processo decisionale,

impegna il Governo

1) a sostenere, tramite azioni concrete, negli opportuni consessi europei e nei limiti dei suoi poteri, la posizione espressa dal presidente Antonio Tajani a nome del Parlamento europeo circa la necessità che la Banca centrale europea adotti tutte le misure necessarie per garantire che le prerogative di co-legislazione del Parlamento europeo in materia di nuove regole sulla gestione dei non-performing loans siano doverosamente rispettate, prima di procedere a qualsiasi altro passaggio normativo in materia, al fine di scongiurare l’«ecatombe» del sistema creditizio ed economico del Paese.
(1-01725) «Brunetta, Palese, Milanato, Prestigiacomo, Sandra Savino, Giacomoni, Laffranco».


   La Camera,

   premesso che:

    da quanto si apprende da organi di stampa, il Governo sarebbe intenzionato a confermare il mandato, in scadenza il 1° novembre 2017, di Ignazio Visco quale governatore della Banca d'Italia;

    l'attuale governatore è in carica dal 1° novembre 2011, nominato in seguito alle dimissioni di Mario Draghi, con decreto del Presidente della Repubblica del 24 ottobre 2011. L'articolo 19, comma 8, della legge 28 dicembre 2005, n. 262 (Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari) dispone infatti che la nomina del governatore sia disposta con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia. Lo stesso procedimento si applica anche per la revoca del governatore;

    lo stesso articolo ha ridimensionato la durata della carica che è ora rinnovabile una sola volta, mentre fino al 2005 era senza limite di mandato;

    come si legge sul suo stesso sito istituzionale, la Banca d'Italia ha numerosi compiti finalizzati ad assicurare la stabilità monetaria, tra i quali uno dei più importanti è sicuramente quello di tutelare e garantire «la sana e prudente gestione degli intermediari, la stabilità complessiva e l'efficienza del sistema finanziario, nonché l'osservanza delle disposizioni che disciplinano la materia da parte dei soggetti vigilati»;

    da quanto si apprende invece da indagine giudiziarie e dalla stampa, la vigilanza operata negli ultimi anni ha presentato numerose falle derivanti proprio dalla mancata individuazione e, ancora peggio, in alcuni casi, dalla mancata interruzione e sanzione delle condotte poco trasparenti tenute dalla dirigenza di alcuni istituti bancari, poi coinvolti in scandali o crisi che hanno richiesto l'intervento da parte dello Stato. Nel caso specifico della Banca Popolare di Vicenza, la Banca d'Italia ha di fatto avallato scelte strategiche caratterizzate da evidenti carenze nella intellegibilità delle comunicazioni sociali e in generale una mala gestione dei due istituti, facendo trasparire un rapporto e convergenze di interessi tali da pregiudicare il corretto rapporto fra controllore e controllato. Si fa riferimento, ad esempio, all'acquisto di palazzo Repeta, all'assunzione di ex ispettori della Banca d'Italia, ai mancati interventi a tutela degli investitori non istituzionali e alle pressioni per l'acquisto di banche in dissesto (Etruria) e per la fusione delle stesse;

    da tempo quindi la governance di Banca d'Italia è oggetto di forti critiche sia per la vigilanza che per la gestione del sistema bancario, ad iniziare dal mancato intervento di messa in sicurezza del sistema bancario nel 2012, quando altri Stati europei hanno attinto, a questo fine, al fondo salva-Stati, del quale l'Italia stessa è fra i principali contribuenti. In seguito, si è resa corresponsabile secondo i presentatori del presente atto, insieme al Governo, della intempestiva e fallimentare gestione delle crisi che hanno interessato le quattro banche poste in risoluzione a fine 2015 (CariChieti, BancaEtruria, Banca Marche e Carige), il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena e la messa in liquidazione delle due popolari Veneto Banca e Banca popolare di Vicenza. Infine, in merito alla questione dei crediti deteriorati, non si possono non rilevare le mancanze di una gestione che non ha affatto risollevato, anzi peggiorato, lo stato di salute del patrimonio bancario italiano che presenta ancora un ammontare preoccupante di non performance loans;

    infatti, in base ai dati forniti dalla stessa Banca d'Italia, a dicembre 2016, dei 173 miliardi di euro di crediti deteriorati netti, 81 erano classificati come sofferenze, 85 come inadempienze probabili e 7 come esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate; a giugno 2017, Carmelo Barbagallo, capo del dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d'Italia fino al 2016, ha affermato che il tasso di incremento delle sofferenze registrato dagli intermediari significativi è stato, in media, superiore al 500 per cento ed è risultato particolarmente elevato (superiore al 350 per cento) anche tra gli intermediari più virtuosi;

    la responsabilità dell'attuale situazione è sicuramente imputabile alla crisi finanziaria del 2007, ma, in buona parte, è anche riconducibile per i presentatori del presente atto alla gestione negligente di alcuni vertici di istituti bancari che, nell'impunità più totale, e spesso, come già detto, con la sostanziale connivenza degli istituti di vigilanza, in primis Banca d'Italia, hanno contribuito ad aggravare la situazione patrimoniale delle banche da loro gestite, scaricando i rischi sui risparmiatori delle fasce più deboli;

    al sistema di vigilanza sono infatti imputabili anche i mancati interventi a tutela dei risparmiatori che, soltanto nel corso del 2016, hanno perso 15,6 miliardi di euro investiti in azioni e obbligazioni bancarie; come ha denunciato il Codacons, «tra il 2015 e il 2016 ben 218.996 piccoli investitori sono stati coinvolti dalle crisi bancarie che hanno visto protagoniste Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza, Carife, Carichieti, Banca Marche, Banca Etruria» e «15.681.000.000 euro investiti in azioni e obbligazioni di questi istituti di credito sono stati letteralmente bruciati, con una perdita inedia pari a 71.604 euro a risparmiatore»,

impegna il Governo

1) tenuto conto di quanto descritto in premessa in merito alle responsabilità della governance dell'Istituto nazionale nella gestione e nella vigilanza del sistema bancario, a non avanzare, in sede di proposta di nomina del governatore della Banca d'Italia in scadenza il prossimo 1° novembre, la riconferma dell'attuale governatore, Ignazio Visco.
(1-01726) «Busin, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Caparini, Castiello, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Pagano, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini, Simonetti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARTELLI, NICCHI, RICCIATTI, DURANTI, LAFORGIA, FRANCO BORDO, PIRAS, FERRARA, ZARATTI, QUARANTA, LEVA, ZAPPULLA, ROSTAN, GIORGIO PICCOLO, SIMONI, STUMPO, MATARRELLI, BOSSA, MOGNATO, CARLO GALLI, FOLINO, ZACCAGNINI, CIMBRO, MURER, ALBINI, RAGOSTA, FONTANELLI, MELILLA e LACQUANITI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i dati elaborati per il dossier della campagna «Indifesa» di Terre des Hommes relativi al 2016 hanno messo in evidenza come in Italia la violenza sui minori sia in crescita rispetto al 2015 e come a subire più frequentemente gli abusi sessuali e i maltrattamenti siano le bambine e le adolescenti;

   in Italia più di due bimbi ogni giorno subiscono una violenza sessuale, oltre 950 minori ogni anno. Se si aggiungono anche le vittime di crimini di tipo diverso il numero sale a più di 5.000 vittime l'anno con un incremento del 6 per cento rispetto all'anno precedente;

   le vittime di violenza sono prevalentemente bambine: la percentuale è del 58 per cento in aumento nei reati a sfondo sessuale. In particolare: le bambine sono 1'83 per cento delle vittime di violenze sessuali aggravate, 1'82 per cento dei minori entrati nel giro della produzione di materiale pornografico, il 78 per cento delle vittime di corruzione di minorenne (cioè bambini al di sotto dei 14 anni forzati ad assistere ad atti sessuali). Gli omicidi volontari sono più che raddoppiati in un anno (da 13 a 21 minori). Il 62 per cento delle vittime era una bambina o una adolescente;

   la maggioranza dei reati contro i minori si consuma tra le mura domestiche: sono state 1.618, nell'ultimo anno, le vittime di maltrattamenti in famiglia, più della metà femmine, con un incremento del 12 per cento rispetto all'anno precedente;

   la Convenzione del Consiglio d'Europa del 2007 cosiddetta di Lanzarote, ratificata dal Parlamento italiano con legge del 2012, per il contrasto dell'abuso sessuale e dello sfruttamento in ambito minorile, delinea misure preventive che comprendono lo screening, il reclutamento e l'addestramento di personale che possa lavorare con i bambini, al fine di renderli consapevoli dei rischi che possono correre; la Convenzione stabilisce, inoltre, programmi di supporto alle vittime e incoraggia la denuncia di presunti abusi e di episodi di sfruttamento;

   la direttiva europea 29/2012, recepita dall'Italia istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato per garantire che vengano riconosciute, trattate con rispetto e ricevano adeguata protezione e assistenza –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda porre in essere per contrastare l'aumento della violenza contro le bambine in Italia, tenendo conto di quanto disposto dalle norme italiane e internazionali in merito;

   quali iniziative urgenti il Governo intenda porre in essere, in previsione del prossimo disegno di legge di bilancio, per rafforzare la rete di protezione a tutela delle bambine che hanno subito violenza;

   se il Governo non intenda promuovere investimenti urgenti, in previsione del prossimo disegno di legge di bilancio, per favorire un incremento dei servizi pubblici di tutela minorile gestiti dagli enti locali.
(4-18154)


   PAOLO NICOLÒ ROMANO, DE LORENZIS e SPESSOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv), istituita con decreto legislativo n. 66 del 25 febbraio 1999, è sottoposta alla vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri con compiti in materia di inchieste su incidenti e inconvenienti nel settore dell'aviazione civile;

   l'ansv è stata oggetto di riordino con decreto del Presidente della Repubblica n. 189 del 2010 del 5 ottobre 2010, che, all'articolo 6, comma 1, ha disposto che, in sede di prima applicazione, non si applichi il limite massimo di due mandati al presidente e ai membri del collegio. La nomina del presidente prevedeva, infatti, un mandato della durata di 5 anni, con possibilità di conferma per una volta, per un totale di 10 anni. Il soprarichiamato decreto del Presidente della Repubblica di riordino ha però modificato tale previsione prevedendo appunto che non si applicasse il limite massimo di due mandati al presidente e ai membri del collegio uscenti cosicché dal 1999 ad oggi, tutti i Governi che si sono succeduti hanno confermato ininterrottamente il professor Bruno Franchi presidente o commissario straordinario dell'Ansv. In buona sostanza il professor Bruno Franchi è ai vertici dell'Ansv come presidente/commissario straordinario sin dal 1999 data della sua prima nomina e della istituzione dello stesso ente. Ad oggi, sono trascorsi 18 anni;

   in questi 18 anni il professor Franchi, oltre a percepire gli emolumenti fissati in 111.555,00 euro lordi annui per l'espletamento del suo mandato, ha anche sostenuto notevoli spese di viaggio per recarsi dalla sua abitazione (in provincia di Vicenza) a Roma (sede unica di Ansv) nell'ordine di quasi un milione di euro nel corso di tutti questi anni;

   dal sito webgazzettaamministrativa.it, nella sezione «Amministrazione Trasparente», emerge chiaramente che le spese (per le quali vige obbligo di pubblicazione ex articolo 14, comma 1, lettera c del decreto legislativo n. 33 del 2013) per viaggi di servizio e missioni percepite dal Collegio dell'Ansv (composto da 3 membri e dal presidente dell'Ansv) sono state nel 2014 di 59.833,31 di euro, nel 2015 di 48.055,15 euro e nel 2016 di 45.523,13 euro;

   il professor Franchi risiede e vive in provincia di Vicenza e si reca presso la sede dell'Ansv (situata in Roma) ogni settimana da 18 anni usufruirebbe di rimborsi di vitto e alloggio in albergo;

   è da stigmatizzare secondo gli interroganti che dopo 18 anni di ininterrotta guida di Ansv non siano state individuate, in un'epoca di spending review, modalità di viaggio e di alloggio più economiche per consentire al professor Franchi di esercitare con più morigeratezza le proprie funzioni –:

   se il Governo non ritenga di chiarire quali spese abbia sostenuto l'Ansv per rimborsi delle spese di viaggio del presidente/commissario straordinario professor Bruno Franchi, dalla propria abitazione alla sede dell'Ansv, nei 18 anni di suo ininterrotto mandato e quali iniziative si intendano intraprendere per consentire un uso più parco delle risorse per rimborsare tali spese, vista la necessità per il Paese di più efficaci politiche di spending review.
(4-18157)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CARRA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   si registra in territorio mantovano un incremento di discariche abusive che preoccupa non poco cittadini e amministratori;

   lungo le strade e anche presso i capannoni dismessi ci si imbatte sempre più frequentemente in accumuli di rifiuti;

   La Gazzetta di Mantova si è occupata di questo fenomeno mappando in un certo qual modo le aree a maggiore criticità;

   la nuova frontiera dell'abbandono dei rifiuti è quella di servirsi dei capannoni industriali abbandonati privi di sorveglianza;

   solo nell'ultimo anno nel territorio mantovano sono state censite 36 nuove discariche abusive;

   le spese di bonifica per i singoli comuni sono ormai insostenibili e la stessa azione di vigilanza e contrasto necessita di un adeguato sostegno da parte delle istituzioni competenti –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, per l'attivazione di un tavolo istituzionale volto a censire le aree a rischio e ad attivare misure di sostegno per le operazioni di bonifica e messa in sicurezza.
(5-12446)


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in Italia vi è una moltitudine di centri di recupero per animali selvatici gestiti per accogliere animali vittime di incidenti, maltrattati e detenuti irregolarmente, fino a quando non sia possibile la reintroduzione in natura;

   tra questi, in Friuli Venezia Giulia, è riconosciuto e gestito notoriamente con grande esperienza il Centro di recupero della fauna selvatica di Damiano Baradel, di Terranova, nel comune di San Canzian d'Isonzo, che in quasi venti anni di attività, ha curato e mantenuto circa cento diverse specie di animali, tra cui alcune molto rare e di interesse scientifico;

   la provincia di Gorizia, che istituì il servizio riconoscendo la passione e la competenza di Damiano Baradel e della sua famiglia, è stata abolita e attualmente il centro, nonostante la gestione virtuosa, rischia la chiusura, poiché la regione ha indetto un bando per la conduzione del servizio nel 2018, stabilendo il criterio del massimo ribasso del prezzo e ponendo in seria difficoltà la struttura di Baradel, che non essendo riconducibile a un'associazione, non è riuscita a scendere sotto la soglia di quanto percepito dalla provincia e, per il 2017, dalla regione;

   la comunità del territorio ha mostrato tutta la propria disapprovazione per tale vicenda, considerato che il centro faunistico di Terranova è un'eccellenza del Friuli Venezia Giulia e di tutto il territorio nazionale, per il recupero e il benessere di animali selvatici;

   a parere dell'interrogante con tale bando si sta mettendo a rischio il futuro degli animali del centro, posto che l'aggiudicazione avviene sul criterio del massimo ribasso del prezzo, senza alcuna considerazione di fattori essenziali ai fini della loro tutela e, quindi, delle strutture di cui è stato dotato il centro, particolarmente adeguate alla gestione della fauna, dell'alto tasso di liberazione in natura degli esemplari recuperati, superiore al 70 per cento della presenza di collaborazioni scientifiche e, più in generale, dell'eccellente attività realizzata negli anni da Damiano Baradel –:

   se e quali urgenti iniziative intendano adottare, per quanto di competenza e anche in sinergia con le regioni, per sostenere – garantendone la sopravvivenza – strutture come il Centro di recupero della fauna selvatica di Damiano Baradel, cui si deve un'importantissima esperienza di indubbio risultato nella tutela di animali selvatici e di grande valore scientifico, nonché un esemplare lavoro ottenuto con l'impegno e la competenza di chi l'ha gestito dalla sua istituzione.
(5-12457)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GINEFRA e PELILLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi l'agenzia delle entrate ha emesso numerosi accertamenti con cui ha rettificato l'aliquota iva applicata per la cessione di acqua di sorgente;

   recependo la direttiva comunitaria 2009/54/Ce, anche in Italia è stata regolamentata (con il decreto legislativo n. 176 del 2011) la distinzione tra le acque minerali e le acque di sorgente;

   sotto il profilo fiscale, la tabella A parte III del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 (al punto 81) elenca tra i beni soggetti ad aliquota iva ridotta del 10 per cento l'acqua e l'acqua minerale, rientranti nel codice di nomenclatura combinata;

   a modificare il trattamento iva dell'acqua minerale è stato poi l'articolo 5, comma 3 del decreto-legge n. 261 del 1990, che l'ha assoggettata all'aliquota ordinaria, allora del 19 per cento (ora è al 22 per cento);

   emerge quindi che per l’«acqua» si applica l'aliquota al 10 per cento mentre per «l'acqua minerale» quella ordinaria;

   l'agenzia delle entrate, con la risoluzione 11/E/2014, ha equiparato le acque di sorgente alle acque minerali, perché vengono commercializzate alle stesse condizioni;

   secondo questa interpretazione, si applicherebbe quindi l'aliquota iva ordinaria sia all'acqua minerale sia a quella di sorgente;

   con la suddetta risoluzione si riterrebbe che con il termine «acqua» si debba intendere solo il servizio di erogazione mediante l'allacciamento alle condotte della rete idrica comunale;

   questa interpretazione, in realtà, sembrerebbe contrastare con la norma secondo la quale l'aliquota del 10 per cento è riferita a tutte le cessioni di acqua e non soltanto all'erogazione attraverso il servizio idrico comunale;

   gli uffici, inoltre, applicherebbero retroattivamente i chiarimenti contenuti nella risoluzione rettificando così l'iva anche per i periodi precedenti il 2014, anno in cui è stato emesso il documento di prassi;

   sotto questo profilo si potrebbe ritenere lesa anche la tutela del legittimo affidamento del contribuente;

   le imprese nei cui confronti vengono notificati gli accertamenti, da un lato, si vedono contestare una maggiore iva dovuta, dall'altro, essendo trascorso molto tempo, risultano essere impossibilitate dal recuperare dai propri clienti la maggiore imposta;

   a parere degli interroganti la normativa fiscale può essere modificata soltanto dal legislatore e, perciò, non si dovrebbe estendere, con mera interpretazione, tale trattamento anche a tipologie di acqua diverse;

   tale principio sarebbe stato ribadito dalla Commissione Tributaria provinciale di Bologna che ha sconfessato l'Agenzia con sentenza depositata il 4 novembre 2016 affermando che «le cessioni dei beni in questione erano da considerarsi cessioni di beni alimentari suscettibili di applicazione dell'aliquota agevolata in base al n. 1, Allegato III, direttiva 2006/112/Ce. Viene negata l'equiparabilità economica effettuata dall'Agenzia, affermando invece la legittimità di applicazione dell'aliquota iva agevolata»;

   a confermare questo orientamento vi sarebbe la successiva pronuncia della Commissione Tributaria provinciale di Modena 570/2/2017 depositata il 25 luglio 2017 che ha fissato il principio che la commercializzazione di acqua i sorgente, anche se operata attraverso la distribuzione in bottiglia o boccioni, sconta l'Iva agevolata al 10 per cento;

   è inoltre evidente che, in presenza di tale incertezza giuridica, viene a determinarsi una situazione di palese concorrenza sleale tra operatori del settore –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto richiamato in premessa e se non ritenga opportuno intervenire con un'apposita iniziative chiarificatrice, al fine di evitare un inutile contenzioso tributario e restituire un quadro di certezza fiscale agli operatori.
(5-12454)


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha già sollevato in precedenti atti di sindacato ispettivo una moltitudine di criticità relative alle modalità di reclutamento dei dirigenti nelle agenzie fiscali;

   al riguardo, come ha denunciato anche Panorama in un articolo del 6 settembre 2017, si ritiene che anche i tempi concessi per gli interpelli banditi per reclutare figure di vertice non garantiscano trasparenza e una diffusa partecipazione di tutte persone che hanno i requisiti per parteciparvi. Per tali motivi, è stata tempestivamente segnalata dalla Dirstat, uno dei principali sindacati dei dirigenti pubblici, la non ragionevolezza di bandire un interpello il 1° agosto 2017, per sei posizioni di vertice, concedendo la possibilità di candidarsi solo fino al 20 di agosto. Il sindacato in questione ha avanzato, infatti, la richiesta di allungare i termini fino a settembre, affinché non fosse troppo ristretta la platea di candidati a causa del periodo festivo, ma il direttore centrale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, Giuseppe Peleggi, che ha fatto pubblicare la procedura, non ha accolto tale istanza;

   ed ancora, all'inizio di luglio 2017, il Comitato di gestione della stessa Agenzia, di cui è presidente anche il direttore Peleggi, ha promosso capo del personale una dirigente di seconda fascia, nonostante si fossero candidati anche dirigenti di prima a cui andava riconosciuta precedenza. Solo dopo aver disposto detta promozione, lo stesso direttore ha adottato, a distanza di pochi giorni, una direttiva in base alla quale da quel momento in poi i dirigenti di prima fascia avrebbero avuto precedenza rispetto a quelli di seconda;

   ulteriore caso presso l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, che presenta dei profili di dubbia legittimità, secondo l'interrogante, è la delega rinnovata il 30 agosto 2017 alla reggente dell'area legale della direzione interregionale delle dogane di Veneto e Friuli. Tale dirigente è anche titolare di una posizione dirigenziale a termine nell'ufficio di Gorizia, per cui risulterebbe avere due incarichi contemporaneamente in uffici diversi, uno dei quali dovrebbe controllare il lavoro dell'altro;

   è, quindi, necessaria l'adozione di urgenti iniziative nell'ambito dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli e, più in generale, delle agenzie fiscali per escludere le predette anomalie e irregolarità nel conferimento di incarichi che violano i principi di trasparenza e imparzialità che vigono nella pubblica amministrazione –:

   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati rispetto a quanto esposto in premessa;

   se e quali urgenti iniziative intendano adottare affinché nelle agenzie fiscali sia garantita la trasparenza e la legittimità delle procedure di reclutamento delle figure di vertice.
(5-12455)

Interrogazione a risposta scritta:


   BASILIO, CORDA, FRUSONE, RIZZO e TOFALO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   «Leonardo» è un'azienda italiana attiva nei settori della difesa dell'aerospazio e della sicurezza. Il suo maggior azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze, che possiede una quota di circa il 30 per cento;

   la Leonardo opera nei settori dell'aeronautica con la produzione di velivoli militari e civili, nel settore degli elicotteri con la gestione, la progettazione, lo sviluppo, il collaudo, la produzione, il supporto e la commercializzazione di un'ampia gamma di elicotteri, la più completa in assoluto per usi commerciali, di pubblica utilità, di sicurezza e per la difesa, nel settore dell'elettronica, della difesa e dei sistemi di sicurezza con la realizzazione di sistemi per la difesa, l'aerospazio, la sicurezza e la protezione delle informazioni, delle infrastrutture e del territorio, e nel settore dello spazio dove è attiva nello sviluppo e nella produzione di sistemi satellitari per la navigazione, le telecomunicazioni, la meteorologia, il controllo ambientale, la difesa, le missioni scientifiche e l'osservazione della Terra;

   per l'esercizio di tutte le attività opera sia in proprio attraverso 83 stabilimenti produttivi (42 in Italia e 41 all'estero), che in outsourcing, con un indotto che coinvolge decine di aziende private delle piccola e media impresa italiana e quindi migliaia di lavoratori con le loro famiglie in tutto il territorio nazionale;

   risulta agli interroganti che si sarebbero verificati numerosi, ripetuti e continui episodi di ritardi nei pagamenti da parte di Leonardo nei confronti delle piccole e medie imprese che producono in outsourcing per conto di Leonardo;

   tali ritardi raggiungerebbero in molti casi anche il periodo di 120 giorni con punte addirittura di oltre 300 giorni, provocando gravi difficoltà di bilancio e di gestione per le aziende coinvolte, con serie conseguenze anche per i lavoratori e le loro famiglie, non soltanto di tipo economico ma anche per le ripercussioni psicologiche e quindi sullo stato di salute –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di verificare la situazione dei pagamenti di Leonardo verso le aziende produttrici in outsourcing e, una volta accertata la situazione, quali iniziative intenda intraprendere per evitare che i ritardi segnalati non si verifichino nel futuro e i pagamenti possano avvenire con la massima rapidità e comunque entro i termini previsti dalle normative.
(4-18151)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   PAOLO NICOLÒ ROMANO e COLLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come è noto, con il decreto legislativo 7 settembre 2012 n. 155, «Nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148», il Governo ha provveduto a riorganizzare sul territorio nazionale gli uffici giudiziari sopprimendo 31 tribunali ordinari, 31 procure e tutte le 220 sezioni distaccate di tribunale al fine di realizzare risparmi di spesa e incrementare l'efficienza del sistema giustizia;

   tra le sedi distaccate soppresse vi sono state anche le sezioni di Gaeta e di Terracina del tribunale di Latina, che dal 13 settembre 2013, giorno di entrata in vigore del suddetto decreto legislativo, hanno visto bloccate nei loro rispettivi territori tutte le cause penali e civili pendenti. Cosa ancora più grave è che tutti i fascicoli, tra penale e civile, delle rispettive sezioni distaccate risultano, dopo quattro armi trascorsi dalla riforma, ancora oggi irreperibili con pesanti conseguenze sugli iter giudiziari dei diretti interessati;

   infatti, secondo segnalazioni pervenute all'interrogante decine di migliaia di questi fascicoli delle ex sezioni distaccate di Gaeta e di Terracina sono conservati in un deposito a Latina, esattamente all'Intermodale di Latina Scalo, nella più totale incuria e cosa ancora più grave non si possono consultare, con evidente danno per chi, per ragioni di giustizia, ha necessità di ottenere copie degli stessi;

   numerose sono state, nell'arco di questi quattro anni, le denunce dell'ordine degli avvocati di Latina sullo stato di incuria in cui versa il deposito della Cancelleria presso l'Intermodale di Latina Scalo e sulla impossibilità di poter consultare/conseguire copie degli stessi, tra cui memorie di parte, relazioni tecniche ed altro, con grave nocumento al diritto alla giustizia costituzionalmente sancito. Inequivoche sono in tal senso le parole dell'attuale Commissario dell'ordine degli avvocati di Latina, avvocato Stefano Bertollini, che ha dichiarato che: «nonostante le richieste da parte della Presidenza del Tribunale, il Ministero non ha dato alcuna risposta alternativa alla poco decorosa collocazione dei fascicoli. Risulta quindi difficile recuperare i fascicoli ivi archiviati anche per l'assenza dei minimi di igiene necessari.»;

   la grave situazione che si è venuta a determinare, per la sua eccezionalità, richiede l'immediata adozione da parte del Governo di provvedimenti urgenti che assicurino una collocazione adeguata di questa non insignificante mole di fascicoli giudiziari molti dei quali trattano casi di notevole gravità, considerando le notorie pesantissime problematiche relative alla presenza radicata nel sud Pontino di organizzazioni criminali;

   un territorio dove non vi è possibilità di avere giustizia è un territorio di fatto abbandonato dallo Stato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto in premessa e se non ritenga opportuno adottare iniziative urgenti atte a consentire un'adeguata archiviazione dei fascicoli delle ex sezioni distaccate di Gaeta e Terracina del tribunale di Latina, in modo da garantire al territorio del sud Pontino un corretto funzionamento degli uffici giudiziari dato che adesso l'attività da essi svolte risulta penalizzata rispetto a quella degli altri uffici giudiziari italiani.
(3-03301)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   COLLETTI, DEL GROSSO e VACCA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 20 dicembre 2002, il Governo e la regione Abruzzo hanno sottoscritto l'Intesa Generale Quadro che definiva il Programma di infrastrutture regionali, di interesse nazionale;

   il 26 luglio 2006 è stato consegnato al Ministro dei trasporti pro tempore, il memorandum della regione Abruzzo, le cui proposte sono confluite nel Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) 2008-2012, e successivamente esposte all'interno del Masterplan «Infrastrutture prioritarie» del Governo;

   il 28 maggio 2009 il Governo e la regione Abruzzo si sono impegnati ad attuare il suddetto programma di infrastrutture strategiche con la sottoscrizione del primo atto aggiuntivo all'Intesa Generale Quadro del 2002 (si veda in particolare l'articolo 6 dell'atto);

   nell'allegato g) al Documento di programmazione economica e finanziaria 2008-2012 tra le infrastrutture prioritarie da realizzare, è indicata la variante alla strada statale 16 relativa al collegamento tra Montesilvano e Silvi Marina, e in particolare la realizzazione del I lotto Montesilvano (SS16-bis) – Svincolo di Città S. Angelo;

   questo I lotto costituisce il primo tratto della variante esterna agli abitati di Montesilvano e Marina di Città Sant'Angelo, che collega la variante di Pescara alla strada statale 16 Adriatica. Un'infrastruttura progettata per alleggerire il traffico di notevole intensità che interessa le cittadine costiere;

   l'opera principale di questo I lotto è rappresentata dalla galleria «I Pianacci» che vede il transito quotidiano di migliaia di veicoli che si riversano sul territorio di Montesilvano. Un'opera rimasta, tuttora, incompleta e che presenta diverse criticità sotto il profilo ambientale e di sicurezza;

   con interrogazione a risposta in commissione n. 5-11791 del 12 luglio 2017 presentata dal primo firmatario del presente atto e rimasta ancora senza risposta è stata chiesta al Ministro interrogato l'apertura di un tavolo interistituzionale tra i diversi soggetti competenti al fine di risolvere tali criticità e completare i lavori, tra i quali il raddoppio della galleria, che si protraggono da diversi anni;

   all'interrogante risulta che il progetto in questione sarebbe stato rimosso dal Piano pluriennale 2015/2019 degli investimenti come da contratto di programma 2015 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l'Anas Spa;

   siffatta opera costituisce un'infrastruttura di rilevanza strategica per l'Abruzzo costiero e per l'area metropolitana pescarese, anche perché rappresenta parte del futuro tracciato del corridoio adriatico nel tratto abruzzese;

   alla luce di quanto esposto, le istituzioni competenti sembrano essere venute meno agli impegni presi, visto che quell'opera e quei lavori non sono stati terminati secondo i progetti iniziali, ciò con evidenti e serie ripercussioni negative per l'interessata comunità abruzzese, oltre che per la crescita sociale ed economica dell'intera regione –:

   anche alla luce delle problematiche già esposte nella succitata interrogazione sulla galleria Pianacci, quali elementi intenda fornire il Ministro interrogato sulle vicende e i suoi sviluppi, se intenda in particolare chiarire quali siano le ragioni che avrebbero comportato lo stralcio dell'opera dal Piano pluriennale 2015/2019 degli investimenti, e quali iniziative di competenza intenda assumere per il ripristino e la realizzazione definitiva dell'opera infrastrutturale programmata da anni.
(4-18152)


   GALLINELLA, GAGNARLI e CIPRINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da alcune fonti stampa, nonché da una segnalazione pervenuta all'interrogante dal Coordinamento comitati pendolari umbri, si apprende che è stata elaborata e diffusa da Rete ferroviaria italiana una circolare interna avente ad oggetto «migliorare gli indici di puntualità dei treni a mercato», cioè quelli dell'alta velocità (sia Frecce che Italo), riducendo la soglia di ritardo massimo previsto da 15 minuti a 5 minuti;

   si tratta di nuove regole da applicare in caso di emergenze e problemi alla circolazione che per Ferrovie dello Stato italiane servono a «stabilizzare l'intero sistema» ma che spaventano i pendolari — umbri e toscani in testa — preoccupati che la pratica dell'inchino, cioè la precedenza dei regionali ai treni dell'alta velocità e le deviazioni sulla linea lenta diventino una consuetudine «ufficiale»;

   Rete ferroviaria italiana spiega che, partendo dal presupposto che l'obiettivo prioritario è limitare quanto più possibile gli scostamenti dei treni dalle proprie tracce orarie assegnate, ha deciso di introdurre un ulteriore indicatore di qualità, al momento in via di sperimentazione, considerando la puntualità dei treni a mercato non solo entro i 15 minuti (come previsto dalle norme europee) ma anche entro i 5 minuti di arrivo nella stazione di destinazione finale. L'applicazione delle nuove norme non implica un peggioramento delle performance dei regionali, e le stesse norme prevedono verifiche periodiche per valutare i risultati e gli effetti sulle altre tipologie di convogli e per introdurre eventuali ulteriori miglioramenti alla gestione del traffico;

   per i pendolari però, questa evidente via prioritaria assegnata all'alta velocità a scapito di treni regionali ed intercity è inaccettabile, tanto più alla luce del fatto che il rapporto di passeggeri tra i servizi alta velocità e i servizi sovraregionali è di 1 a 100, e che i maggiori profitti Trenitalia li fa grazie al servizio passeggeri regionale. Analizzando il bilancio 2016 di Trenitalia si nota come il servizio passeggeri regionale ha chiuso con un margine operativo lordo in aumento del +9,2 per cento, passando da 718 milioni del 2015 a 783,9 milioni di euro del 2016. Ciò grazie essenzialmente all'aumento dei ricavi da prestazioni, cioè dei ricavi a valere sui contratti di servizio con le regioni;

   l'amministratore delegato di FSI, Mazzoncini, in una recente intervista ha dichiarato che nel 2016 «i due business che sono andati meglio sono la rete gestita da RFI e i treni regionali (...) al momento quello che genera utili sono rete e treni regionali»;

   i pendolari, nel corso degli ultimi anni, hanno segnalato più volte i disagi dovuti ai ritardi — in particolare, nel caso dell'Umbria nella tratta Settebagni/Orte e v.v. — dovuti alle prolungate soste a cui sono costretti alcuni treni sovraregionali, anche in fascia oraria pendolari pomeridiana, per consentire il passaggio di batterie di alta velocità con direzione sia nord che sud, in caso di ritardo di quest'ultime;

   la circolare di Rete ferroviaria italiana, in questo contesto, potrebbe solamente aggravare questa già precaria situazione;

   una così evidente declassificazione dei treni regionali appare inaccettabile, a fronte del diritto dei cittadini alla mobilità e alla garanzia di un servizio efficace ed efficiente, nonché in contrasto con le indicazioni di cui al paragrafo 4.4.4.2, comma 2, del Pir (Prospetto informativo rete) di RFI rubricato appunto criteri di priorità –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, il Governo non intenda porre in essere tutte le iniziative di competenza volte a tutelare il diritto alla mobilità dei cittadini, nonché la loro uguaglianza di fronte alla fruizione di un servizio pubblico come quello fornito da Ferrovie dello Stato italiane, e valutare quindi le conseguenze reali della circolare emanata da Rfi per migliorare le prestazioni dei cosiddetti «treni a mercato».
(4-18156)


   RIZZO, BASILIO, CORDA, FRUSONE e TOFALO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la Rappresentanza militare della Marina militare ed, in particolare, quella della Guardia costiera, da anni pone l'attenzione sulla salute dei militari operanti nella sede sita all'interno del porto industriale di Taranto;

   il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza della capitaneria di porto di Taranto, in una approfondita relazione indirizzata al comandante e alle altre autorità competenti sia il 26 aprile 2017 che il 28 marzo 2016, ha evidenziato il forte rischio per la salute e il disagio del personale che lavora vive e consuma i pasti a pochi metri dallo scarico di minerali ed emissioni di agenti inquinanti;

   anche il Co.I.R. CP ha deliberato il documento 197/XI del 28 giugno 2017 con cui si esprimeva forte preoccupazione per la tutela della salute dei lavoratori della capitaneria di porto di Taranto;

   le denunce del responsabile del servizio di prevenzione e protezione riferiscono che il cosiddetto «polverino», che si accumula sulle scrivanie, davanzali tastiere del P.C e altro, nonché nei locali della mensa lì situata, «continua ad essere una presenza costante, con le sue colorazioni nere e rosse, di carbone minerale, carbon coke e minerale di ferro, sono con ogni evidenza, le polveri proveniente dal secondo e Quarto sporgente Ilva, distante in linea d'aria poche centinaia di metri»;

   durante l'audizione del Co.Ce.R. del 26 luglio 2017 in merito al disegno di legge «Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e altre disposizioni concernenti la sicurezza sul lavoro e la tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie professionali del personale delle Forze armate» il delegato della Marina in servizio presso la Guardia costiera di Taranto evidenziava lo stato di disagio vissuto dal personale che svolge servizio nel porto industriale, dove respirano contemporaneamente piombo, carbone, minerale, pbc, diossine, pm 10 e altro e mangiano in un ambito insalubre;

   da anni studi ufficiali come quello dello «studio sentieri» dell'Istituto superiore di sanità effettuato sul sito di interesse nazionale di Taranto attestano gli eccessi di mortalità legati all'aumento di particolato di origine industriale;

   nella stessa sede portuale ci sono gli alloggi del personale per famiglie dei lavoratori della capitaneria di Taranto, nonché quelli assegnati ai frequentatori dei corsi di formazione presso il Maricentadd nei pressi di Maridirselez –:

   se il Governo non intenda verificare la piena applicazione delle normative afferenti alla sicurezza nei luoghi di lavoro presso la capitaneria di porto di Taranto;

   se il Governo intenda accogliere le richieste provenienti dai rappresentanti dei lavoratori della capitaneria di porto di Taranto, con particolare riferimento alla sospensione dell'utilizzo della mensa e degli alloggi, con utilizzo di altre strutture da loro indicate distanti dalle fonti inquinanti;

   quali interventi di monitoraggio ambientale siano stati presi in considerazione per verificare lo stato di inquinamento delle zone di servizio del personale della capitaneria di porto di Taranto;

   in quali altre aree militari di competenza della capitaneria di porto dislocate sul territorio nazionale si siano verificate richieste di intervento per ragionevoli rischi derivanti da precarie condizioni di lavoro dal punto di vista ambientale.
(4-18158)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alcuni partecipanti alla procedura concorsuale indetta dal Ministero dell'interno per l’«arruolamento di 780 allievi agenti della polizia di Stato», con bando pubblicato in Gazzetta Ufficiale - 4a serie speciale «concorsi ed esami» n. 101 del 20 dicembre 1996, sebbene dichiarati idonei all'utile collocamento in graduatoria (regolarmente approvata con decreto ministeriale del 9 maggio 1998), non sono mai stati convocati per l'espletamento egli accertamenti psicofisici ed attitudinali neppure quando, con decreto-legge n. 253 del 10 settembre 2003, si è proceduto all'assunzione di ulteriori n. 550 agenti della polizia di Stato, anche mediante proroga e scorrimento della predetta graduatoria di merito; in ragione dell'idoneità conseguita, queste persone preservavano, nel tempo, la legittima aspettativa di ricevere una comunicazione in merito al suddetto concorso rispetto allo scorrimento della graduatoria;

   si ritiene vada rispettato il principio che prevede la precedenza dello scorrimento delle graduatorie rispetto all'indizione di un nuovo concorso come stabilito da numerose pronunce della magistratura amministrativa (Consiglio di Stato, sez. III, 14 dicembre 2015 n. 5666; T.A.R. Lecce — Puglia - sez. II 27 aprile 2017 n. 643; T.A.R. Roma - Lazio - sez. II 12 ottobre 2016 n. 10186). Al riguardo, infatti, nel bando di concorso indetto con decreto del 20 ottobre 2016 dal Ministero della giustizia per l'assunzione di mille assistenti giudiziari, in osservanza del predetto principio, è stata prevista un'apposita quota di riserva di posti da assegnare mediante lo scorrimento di graduatorie precedentemente formatesi. Ciò è stato disposto mediante l'utilizzo di criteri estremamente ampi ed inclusivi, arrivando a fare espresso richiamo a graduatorie costituite tramite concorsi indetti anche da altre amministrazioni pubbliche;

   pertanto, si ritiene vada prevista nella procedura concorsuale ultima della polizia di Stato, un'apposita quota di riserva che assicuri lo scorrimento della graduatoria di cui alla precedente procedura di selezione e garantisca l'assorbimento di tutti i partecipanti dichiarati idonei non vincitori –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato su quanto esposto in premessa e se intenda adottare ogni iniziativa utile affinché vengano collocati tutti gli idonei del concorso della polizia di Stato in questione.
(5-12447)


   FABBRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge del 20 febbraio 2017, n. 14, convertito dalla legge 18 aprile 2017, n. 48 reca disposizioni in materia di sicurezza integrata e di sicurezza urbana;

   l'articolo 5, comma 2-ter, autorizza una spesa complessiva di 37 milioni di euro (7 milioni nel 2017, 15 milioni sia nel 2018 che nel 2019) per l'installazione di sistemi di videosorveglianza da parte dei comuni. La definizione delle modalità di presentazione delle richieste da parte dei comuni interessati nonché dei criteri di ripartizione delle risorse è demandata ad un successivo decreto del Ministro dell'interno da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge succitata;

   l'uso condiviso dei moderni sistemi di videosorveglianza urbana in dotazione alle città tra polizia, carabinieri e vigili urbani ha permesso indiscutibili successi investigativi, nello spirito di una collaborazione interforze;

   da circa due anni diverse pubbliche amministrazioni, attraverso i propri uffici di polizia locale, stanno investendo risorse pubbliche in soluzioni tecnologiche di videosorveglianza a valore aggiunto, implementando sui propri territori alcune telecamere intelligenti in grado di leggere le targhe dei mezzi in circolazione sulle strade ed avere la possibilità, attraverso piattaforme software dedicate ed un collegamento di rete configurato per connettersi direttamente al Ministero dell'interno, di ottenere in tempo reale informazioni circa la presenza di veicoli circolanti sul territorio e segnalati come «veicoli con denuncia di furto»;

   dal 20 marzo 2017 però il Viminale ha bloccato tutti gli accessi automatici alla banca dati dei veicoli rubati, ai numerosi varchi lettura targhe presenti sul territorio nazionale, di proprietà dei comuni, in uso a tutte le forze di polizia, interrompendo il servizio senza alcuna comunicazione o preavviso. La nuova procedura prevede l'autorizzazione al collegamento con il server di Napoli dei veicoli rubati per il quale occorrono formalità tecniche e burocratiche lunghe e complicate. Detto collegamento risulta complesso e non idoneo a supportare anche la polizia locale che non è considerata una forza di polizia idonea all'accesso al centro nazionale targhe e transiti;

   a parere dell'interrogante riattivare il collegamento massivo alla banca dati disponibile sul web, non aggiornatissima come il ced (con un ritardo medio di 2,3 giorni), sarebbe molto utile agli organi che svolgono indagini;

   per il Ministero dello sviluppo economico gli impianti di videosorveglianza urbana sono assimilabili ai sistemi di trasmissione dati in disponibilità dei privati cittadini e quindi per l'esercizio di queste tecnologie il comune deve presentare una dichiarazione soggetta a Segnalazione certificata di inizio attività (Scia), e pagare annualmente il contributo annuo dovuto allo Stato per non incorrere nelle sanzioni previste dal codice delle comunicazioni elettroniche;

   l'interrogante con ordine del giorno n. 9/4310-A/23, accolto dal Governo, impegnava il Governo medesimo alla corretta interpretazione della norma a favore degli enti locali e l'esonero da oneri e/o canoni di concessione o autorizzazione se questi sono destinati a soddisfare esigenze e/o servizi di ordine e/o sicurezza pubblica e/o urbana e/o a consentire comunicazioni elettroniche inerenti servizi di polizia statali o locali ivi comprese le radiocomunicazioni –:

   al fine di perseguire gli obiettivi di collaborazione interforze e di interscambiabilità dei dati nell'ambito del sistema di sicurezza integrato e urbano, quanto indicato nell'ordine del giorno n. 9/4310-A/23 trovi piena applicazione;

   quali siano i tempi entro i quali si intenda emanare il decreto ministeriale di cui in premessa per la definizione delle modalità di presentazione delle richieste da parte dei comuni interessati ad installare sistemi di videosorveglianza, e se non ritenga urgente ripristinare la possibilità di accesso automatico alla banca dati dei veicoli rubati attraverso la motorizzazione, pratica già consentita in maniera gratuita per verificare la mancata copertura assicurativa e la regolarità delle procedure di revisione dei veicoli.
(5-12449)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOSSA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 107 del 13 luglio 2015, denominata «Buona scuola» ha affrontato vari aspetti della situazione scolastica italiana;

   tra gli obiettivi della legge sopra menzionata c'era anche quello di trovare una soluzione definitiva sul contenzioso delle passate procedure concorsuali per il reclutamento dei dirigenti scolastici;

   la legge n. 107 del 2015, tuttavia, non ha affrontato e risolto tutti i nodi;

   permane una situazione particolarmente complessa, infatti, per il concorso del 2011; esistono vincitori di tale concorso, che hanno superato tutte le prove (preselettiva, due scritti e l'orale) e sono stati inseriti nelle graduatorie di merito, senza essere mai nominati, perché con riserva in attesa del giudizio del Consiglio di Stato;

   in molti casi quelle graduatorie risultano esaurite con tutti i vincitori nominati, eccetto i ricorrenti;

   da anni, questi vincitori di concorso chiedono la risoluzione di tale contenzioso, a causa del quale sono stati esclusi dagli ultimi provvedimenti governativi e trattati in maniera differente rispetto ad analoghe situazioni;

   i ricorrenti hanno anche costituito un Comitato nazionale con appartenenti di varie regioni e si contano in un numero di circa 600;

   i ricorrenti del concorso 2011 invocano parità di trattamento, visto che sono stati trattati in maniera differente rispetto ai ricorrenti degli analoghi concorsi per dirigente scolastico del 2004 e del 2006, ai quali invece è stato riconosciuto il diritto ad essere ammessi alle procedure previste al comma 87 dell'articolo 1 della medesima legge, consistenti nella frequenza di un corso intensivo di 80 ore in una prova scritta al termine di tale percorso;

   in data 23 febbraio 2017, il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno n° 9/04304/074 il 23 febbraio 2017 avente come prima firmataria la deputata Eleonora Cimbro, che impegnava a trovare soluzioni per la questione di cui sopra –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze, per dare attuazione a quanto indicato nell'ordine del giorno citato in premessa, magari prevedendo nel prossimo disegno di legge di bilancio le misure necessarie al superamento delle criticità esposte.
(5-12451)


   NICCHI, BOSSA, SCOTTO, MARTELLI, GIORGIO PICCOLO e ZAPPULLA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del progetto «Scuole belle», ossia il capitolo in ordine agli interventi di piccola manutenzione degli edifici scolastici, il 1° febbraio 2014 veniva assegnato all'azienda Rti Ma Ca.-Servizi Generali-Smeraldo il lotto 5 (provincia di Frosinone-Latina) della convenzione Consip scuole, per l'esternalizzazione dei servizi di pulizia, di ausilio e di decoro delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado;

   le organizzazioni sindacali, Cgil, Cisl Fiscat e Ultratrasporti, nelle loro articolazioni nazionali e territoriali, attraverso delle note sindacali hanno evidenziato i numerosi e ripetuti inadempimenti posti in essere dall'azienda Rti. In particolare, le organizzazioni sindacali, attraverso scioperi, segnalazioni e addirittura l'avvio di una procedura di messa in fallimento, hanno denunciato che la Rti formata dalle società Ma.Ca. srl e Smeraldo s.r.l., oltre a presentare carenze gestionali, non ha neanche rispettato la vigente legislazione in materia di appalto né il bando di gara pubblicato dalla Consip, chiedendo ripetutamente l'estromissione della stessa azienda che ad oggi, nonostante le numerose inadempienze, gestisce e resta assegnataria del lotto 5. Nella specie alla Rti, sono stati imputati ritardi sia nell'assunzione di lavoratori, che addirittura, casi di non assunzione in contrasto con l'articolo 4 del contratto collettivo nazionale di lavoro, riduzioni, con decisione unilaterale dell'azienda, senza alcun confronto con le altre parti sociali, dell'orario individuale di lavoro, ritardo nel pagamento degli stipendi, mancata o ritardata attivazione della banca ore, il mancato svolgimento dei corsi, l'inserimento di personale esterno nel bacino dei lavoratori cosiddetto ex lsu, mancata redazione iniziale del piano di miglioramento ed ottimizzazione del servizio. Dall'assegnazione alla Rti Ma.Ca.-Servizi Generali-Smeraldo del lotto 5, circa 600 lavoratori che in media percepiscono 500-600 euro al mese, vivono una situazione di difficoltà per i ritardi nell'erogazione delle retribuzioni;

   dal 2014 al settembre 2017, si sono avuti diversi tavoli di confronto tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la Rti e le organizzazioni sindacali che purtroppo non hanno sortito alcuna soluzione e le giustificazioni addotte dalla Rti in ordine ai propri reiterati inadempimenti sono state considerate insufficienti;

   proprio nell'incontro di settembre 2017 alla presenza dei rappresentanti del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e delle organizzazioni sindacali, in cui la Rti Ma.Ca, servizi generali, Smeraldo è risultata assente e ha chiesto un differimento della data; è stata esibita una documentazione comprovante il perdurare del comportamento inadempiente della Rti che, tra le tante cose, continua ad emettere nei confronti dei lavoratori buste paga al netto di euro zero relative al mese di luglio 2017;

   il progetto «Scuole belle», dovrebbe avere nei suoi fondamenti una risposta di carattere sociale per centinaia di lavoratori e di miglioramento della vivibilità delle scuole, per cui appare incomprensibile agli interroganti il motivo che spinge la Consip, seppur informata dell'annosa questione in atto, a restare silente sul punto e a non svolgere adeguati controlli –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo, intenda promuovere per garantire l'osservanza della convenzione Consip «scuole» e facilitare la prosecuzione dell'attività lavorativa per il ripristino del decoro delle scuole di ogni ordine e grado;

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere affinché la Consip attivi i dovuti controlli sulla Rti data la perpetuazione di quanto contestato alla stessa azienda da ben tre anni;

   se il Governo non intenda, anche di concerto con le istituzioni scolastiche in qualità di committenti e nel rispetto della normativa vigente in materia, individuare delle forme di sostegno al reddito per i lavoratori che fino ad oggi hanno svolto la propria attività per la Rti nell'ambito del progetto «Scuole belle» senza essere retribuiti.
(5-12456)

Interrogazione a risposta scritta:


   BOSSA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 21 agosto 2017 un terremoto ha riguardato l'isola d'Ischia, in provincia di Napoli e, in particolare, ha determinato danni notevoli nel territorio del comune di Casamicciola;

   tra i danni, si segnalano quelli ai plessi scolastici delle materne, elementari e medie dell'istituto comprensivo Ibsen, resi tutti inagibili dal sisma;

   nello specifico, dopo il sisma, sono risultati inagibili i seguenti plessi: a) Manzoni – il principale dove appena un anno fa erano stati eseguiti lavori per «adeguamento sismico» per circa un milione e mezzo di euro destinato a infanzia e primarie; b) Perrone – destinato ad infanzia e primarie; c) Ibsen – destinato a scuola media e dell'infanzia, dove due anni fa erano stati eseguiti lavori per 250 mila euro; d) Lembo- destinato alle primarie;

   per le caratteristiche morfologiche del territorio comunale di Casamicciola non è possibile collocare nel perimetro cittadino alcun prefabbricato;

   l'unica soluzione appare l'installazione di prefabbricati nel vicino comune di Ischia; alcuni cittadini segnalano, per la precisione, l'utilità di un fondo vicino all'istituto alberghiero Telese, dove c'è un'area privata di circa 10 mila metri quadrati di proprietà privata, che d'estate è fittata per l'installazione di un circo equestre;

   al momento, gli 800 bambini della scuola - già ridotti a circa 600 perché molti genitori hanno già deciso di spostare i loro figli nelle scuole del capoluogo Ischia e del comune di Forio - hanno i doppi turni all'istituto elementare Marconi, di Ischia, e vivono enormi disagi per gli spostamenti e la difficoltà di raggiungere le sedi –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e cosa intenda fare, nell'ambito delle sue competenze, in relazione alla situazione e ai disagi segnalati in premessa.
(4-18150)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   COMINELLI, PATRIZIA MAESTRI e GNECCHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in Italia esiste una grave disuguaglianza nel trattamento del rapporto di lavoro che riguarda un rilevante numero di lavoratori, soprattutto donne, spesso di classi sociali e socio-economiche disagiate; si tratta del personale in forza negli appalti delle scuole italiane per i lavori di pulizia, ristorazione e ausiliarato;

   in Italia tutti i lavoratori che incorrono in periodi di disoccupazione involontaria possono usufruire di misure di sostegno economico, anche i lavoratori stagionali;

   il sistema di welfare italiano tenta di venire in aiuto ai lavoratori che per cause indipendenti dalla loro volontà subiscono periodi di mancata occupazione e, quindi, di mancato reddito;

   fa eccezione il personale che garantisce nelle scuole sia i servizi di pulizie, ristorazione e ausiliariato assunti con contratti del turismo o dei multiservizi sia i servizi di supporto e assistenza alla persona assunti con contratti delle cooperative sociali;

   questi servizi sono ormai in grandissima parte appaltati ad aziende/cooperative le cui dipendenti sono assunte con contratto a tempo indeterminato con sospensione estiva;

   si tratta soprattutto di donne con contratti part time che difficilmente superano le 15 ore alla settimana per quelle assunte con il contratto collettivo nazionale di lavoro del turismo (ristorazione) e le 14 ore per quelle assunte con il contratto collettivo nazionale di lavoro del turismo dei multiservizi (servizi di pulizia e ausiliariato). In alcuni casi per necessità operative delle scuole hanno orari anche inferiori ai minimi contrattuali (6/9 ore settimanali nelle medie);

   è analoga anche la situazione delle lavoratrici impegnate nei servizi di integrazione e assistenza ad personam nelle scuole. Figure indispensabili assunte con contratto collettivo nazionale di lavoro del turismo delle cooperative sociali. La loro attività, legata non solo al calendario scolastico ma alla stessa presenza dei soggetti da assistere, viene a essere interrotta anche nei momenti in cui tali soggetti per vari motivi non frequentano le scuole;

   si sta parlando di lavoratrici che, nella loro maggioranza, non hanno neppure usufruito in questi anni del «bonus Renzi» introdotto dal decreto-legge n. 66 del 2014;

   nei periodi di sospensione estiva sono prive di qualsiasi reddito e non ricevono neppure gli assegni famigliari;

   inoltre, le lavoratrici sono penalizzate anche a livello pensionistico: per ogni anno di lavoro maturano solo 40/44 settimane e non 52 settimane ai fini dell'accesso alla pensione;

   questo avviene nonostante la direttiva 97/81/CE sulla non discriminazione dei lavoratori a tempo parziale;

   il mancato adeguamento della legislazione italiana a quanto già disposto dalla direttiva su citata e dalla successiva sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea n. 396/2010, confermata dalla recente giurisprudenza della Corte di cassazione (cfr. Cassazione 24532/2015; Cassazione 24647/2015; Cassazione 29 aprile 2016 n. 8565, Cassazione 10 novembre 2016 n. 22936) espone l'Inps al riconoscimento dei periodi non considerati fini dell'accesso alla pensione dei lavoratori a tempo parziale ed anche alle spese legali;

   negli ultimi anni sono state numerose le sentenze su questo tema: ci sono voluti fatica e tempo per le lavoratrici per farsi riconoscere un diritto, ma si tratta anche di un costo per l'Inps che viene condannato regolarmente a rifondere le spese –:

   se non ritenga il Ministro interrogato di promuovere un'iniziativa normativa per adeguare la legislazione italiana alla direttiva europea, evitando così migliaia di ricorsi e cause da parte delle lavoratrici nei confronti dell'Inps e le conseguenti spese legali a carico dell'Inps medesimo;

   se non ritenga di assumere iniziative per estendere la possibilità di usufruire della «Naspi» o di altra misura di sostegno al reddito al personale degli appalti scolastici al fine di sanare questa ineguaglianza che riguarda sul territorio nazionale alcune decine di migliaia di persone, soprattutto donne.
(3-03300)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FAMIGLIETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   un importante passo in avanti per la soluzione della complessa problematica relativa al trattamento previdenziale dei lavoratori ex Isochimica è stato reso possibile anche grazie alla disposizione di cui al comma 275 dell'articolo 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016);

   essa, infatti, ha esteso la platea dei soggetti ammessi al beneficio del pensionamento anticipato, comprendendovi anche i lavoratori che in seguito alla cessazione del rapporto di lavoro siano approdati ad una gestione di previdenza diversa da quella dell'Inps e che non abbiano maturato il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico nel corso degli anni 2015 e 2016;

   al riguardo, però, l'Inps, ha da un lato chiarito che le disposizioni di cui al citato comma sono applicabili anche agli ex lavoratori Isochimica che poi hanno svolto lavori socialmente utili, dall'altro ha rigettato le richieste di pensionamento anticipato presentate da coloro che, invece, sono transitati nel pubblico impiego e che risultano iscritti a forme previdenziali obbligatorie diverse dall'assicurazione generale obbligatoria (ad esempio Inpdap, Ipost); in sostanza l'Ente ha specificato che la citata disposizione trova applicazione esclusivamente nei confronti dei soggetti destinatari dell'articolo 13, comma 2, della legge n. 275 del 1992 in quanto titolari di un'anzianità assicurativa e contributiva nell'assicurazione generale obbligatoria, ancorché gli stessi siano transitati in forme pensionistiche obbligatorie dei lavoratori dipendenti gestite prima del 1° gennaio 2012, da enti diversi dall'Inps, derogando all'articolo 1, comma 115, della legge n. 190 del 2014 che riconosce il beneficio di cui all'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257, solo agli assicurati dell'assicurazione generale obbligatoria;

   tale interpretazione – che a parere dell'interrogante opera una illegittima restrizione della platea dei beneficiari, determinando una irragionevole disparità di trattamento tra quei lavoratori ex Isochimica che hanno poi svolto lavori socialmente utili e quelli che, invece, sono successivamente transitati nel pubblico impiego – si pone senza dubbio in contrasto con lo spirito stesso della norma istitutiva dei benefici previdenziali, il cui presupposto fondamentale è proprio la sussistenza di una patologia asbesto-correlata accertata e riconosciuta;

   la questione è stata già portata formalmente all'attenzione del Ministero nel corso dell'esame parlamentare del cosiddetto decreto Sud (A.C. 4601), attraverso la presentazione di un ordine del giorno (il n. 9/4601/76) accolto dal Governo nella seduta del 1° agosto 2017; con tale atto si impegnava, in sostanza, il Governo ad assumere quanto prima ogni iniziativa di competenza volta a chiarire, e comunque a prevedere, l'applicazione delle disposizioni di cui al citato comma anche agli ex lavoratori Isochimica che, transitati nel pubblico impiego, hanno effettuato la ricongiunzione contributiva ai sensi dell'articolo 2 della legge 7 febbraio 1979, n. 29 –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia intrapreso per dare attuazione all'ordine del giorno accolto e sanare così una evidente disparità di trattamento in atto, consentendo ai lavoratori interessati di andare finalmente in pensione.
(5-12448)


   CARRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ha destato molto scalpore la notizia del licenziamento di un dipendente del consorzio Unilabor;

   il dipendente in questione a quanto riportano gli organi di stampa è stato licenziato a seguito di una contestazione disciplinare al primo richiamo;

   il lavoratore impegnato dall'azienda nella pulizia degli uffici postali di Mantova sarebbe stato licenziato per non aver pulito adeguatamente un pavimento e per una compilazione errata del foglio presenze;

   tale provvedimento è stato contestato dalle organizzazioni sindacali che hanno impugnato il provvedimento e interessato il competente ispettorato del lavoro;

   in base allo statuto dei lavoratori occorrono almeno tre sanzioni disciplinari consecutive prima di procedere ad un licenziamento a meno che non si tratti di motivi molto gravi;

   è evidente che le motivazioni addotte non sembrano di particolare gravità e che ci si trova di fronte ad un primo provvedimento disciplinare –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto richiamato in premessa e se non ritenga di assumere, per quanto di competenza, informazioni sull'accaduto, anche per il tramite dell'Ispettorato nazionale del lavoro, in relazione a eventuali abusi ai danni del lavoratore.
(5-12450)


   TRIPIEDI, CIPRINI, DALL'OSSO, CHIMIENTI, PESCO, VILLAROSA, ALBERTI, BUSTO, FERRARESI, ZOLEZZI, DE ROSA, PAOLO BERNINI, MASSIMILIANO BERNINI, COZZOLINO, FRACCARO, FICO, CORDA e BASILIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 aprile 2015, la multinazionale finlandese Nokia, produttrice di apparecchiature per telecomunicazioni, ha acquisito, per 15,6 miliardi di euro, l'azienda franco-americana Alcatel-Lucent. L'operazione è stata strutturata per far nascere un gruppo in grado di competere, nei settori delle infrastrutture di rete, delle centraline e delle antenne per le comunicazioni cellulari a livello mondiale, con il colosso cinese Huawei e con quello svedese Ericsson;

   in Italia, l'azienda ha la sua sede principale a Vimercate (MB), dove sono ospitati gli headquarter e i principali laboratori relativi agli apparati di trasmissione radio a microonde, e altri centri di ricerca e sviluppo a Battipaglia (SA) e Rieti, mentre a Trieste è attivo uno stabilimento di produzione;

   il 6 aprile 2016, ai comitati aziendali europei, il vertice della multinazionale ha presentato un piano di ristrutturazione che prevedeva circa 219 esuberi in Italia su 1.400 addetti complessivi;

   il processo di ridimensionamento è proseguito nel corso degli anni. L'azienda, in un incontro tenutosi al Ministero del lavoro e delle politiche sociali il 6 ottobre 2017, ha confermato il previsto licenziamento di ulteriori 115 lavoratori su scala nazionale, 82 dei quali nel sito di Vimercate, che l'azienda intende metter in atto ad inizio novembre 2017 quando scadranno i dodici mesi di cassa integrazione straordinaria; l'operazione comprende, sia le uscite volontarie che il licenziamento di 64 persone, cui spetta l'ammortizzatore sociale che Alcatel-Lucent assimila a esuberi strutturali non comprimibili, per le quali è escluso il riallocamento in reparto e il ricorso ad ulteriore cassa integrazione. Alcatel-Lucent ha annunciato di non voler ricorrere ad ammortizzatori sociali conservativi dei posti di lavoro come una proroga della cassa integrazione straordinaria ma di valutare solamente il licenziamento dei dipendenti attualmente in cassa integrazione, giustificando la scelta come obbligata a causa dell'arrivo di nuovi competitor nel mercato di riferimento e la conseguente necessità di rivedere strategie e costi;

   l'azienda ha mirato a ridurre gli esuberi contando sulle uscite volontarie, seppur forzate dato che l'alternativa restava il licenziamento, dell'ultima ora. I sindacati della partita hanno proseguito sulla loro linea di mantenere per tutti il livello occupazionale;

   dei 64 lavoratori che si trovano in cassa integrazione, 50 si sono rifiutati di firmare l'accordo per ricevere la buona uscita prevista dall'azienda;

   nell'incontro tenutosi il 6 ottobre 2017, i rappresentanti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali hanno dichiarato di essere nuovamente disponibili a concedere ulteriore cassa integrazione ai lavoratori. Tale proposta ha rimandato la discussione ad un nuovo incontro al Ministero svoltosi l'11 ottobre 2017;

   l'incontro dell'11 ottobre 2017 ha visto l'azienda confermare la volontà di iniziare la procedura di licenziamento dal 6 novembre 2017, con disponibilità a prorogare i licenziamenti a fine novembre;

   negli incontri si è anche discusso del sito di Rieti che, con i circa 20 dipendenti, tutti nel novero degli esuberi, rischia la chiusura;

   i sindacati hanno ritenuto grave e inverosimile la mancata partecipazione, agli ultimi incontri, dei rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico che doveva avere il ruolo di garante dell'accordo sottoscritto nel luglio 2016 sulla gestione non traumatica della riorganizzazione della Nokia Italia –:

   se il Governo non intenda adottare ulteriori iniziative diverse da quelle già discusse nei tavoli di confronto con la sopraindicata azienda Alcatel-Lucent, al fine di scongiurare tutti i licenziamenti già previsti dei 115 dipendenti;

   se non intenda in particolare adottare nuove iniziative volte a tutelare i livelli occupazionali di tutti i lavoratori del sito di Rieti;

   nel caso non si riescano ad evitare i licenziamenti dei sopraindicati 115 lavoratori della Alcatel-Lucent, se non intenda assumere iniziative volte a prevedere un piano di ricollocamento per ognuno dei dipendenti licenziati.
(5-12452)

Interrogazione a risposta scritta:


   GNECCHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come è noto la legge n. 335 del 1995 prevedeva l'emanazione di uno o più decreti legislativi intesi all'armonizzazione dei regimi pensionistici sostitutivi dell'assicurazione generale obbligatoria operanti presso l'Inps e l'Inpdap nonché dei regimi pensionistici operanti presso l'Ente nazionale di previdenza ed assistenza per i lavoratori dello spettacolo (Enpals) ed altresì con riferimento alle forme pensionistiche a carico del bilancio dello Stato per le categorie di personale non statale di cui al comma 2, terzo periodo, con l'osservanza dei seguenti principi e criteri direttivi:

    a) determinazione delle basi contributive e pensionabili con riferimento all'articolo 12 della legge 30 aprile 1969, n. 153, e successive modificazioni ed integrazioni, con contestuale ridefinizione delle aliquote contributive, tenendo conto, anche in attuazione di quanto previsto nella lettera b), delle esigenze di equilibrio delle gestioni previdenziali, di commisurazione delle prestazioni pensionistiche agli oneri contributivi sostenuti e alla salvaguardia delle prestazioni previdenziali in rapporto con quelle assicurate in applicazione dei commi da 6 a 16 dell'articolo 1;

    b) revisione del sistema di calcolo delle prestazioni secondo i principi di cui ai citati commi da 6 a 16 dell'articolo 1;

    c) revisione dei requisiti di accesso alle prestazioni secondo criteri di flessibilità omogenei rispetto a quelli fissati dai commi da 19 a 23 dell'articolo 1;

    d) armonizzazione dell'insieme delle prestazioni con riferimento alle discipline vigenti nell'assicurazione generale obbligatoria, salvaguardando le normative speciali motivate da effettive e rilevanti peculiarità professionali e lavorative presenti nei settori interessati;

   con i decreti attuativi si sarebbero dovute portare ad armonizzazione le aliquote contributive sui redditi da lavoro dipendente, delle basi contributive e pensionabili, nonché dei sistemi di calcolo delle prestazioni previdenziali;

   a partire dal 1° gennaio 2012, la «manovra Fornero» – di cui alla legge n. 214 del 2011 — ha introdotto il calcolo contributivo per tutti e, pertanto, i contributi versati a partire da tale data, diventano quota della pensione calcolata con il sistema contributivo; fu subito chiaro che, per il sistema di calcolo tuttora vigente soprattutto per il pubblico impiego, era prevedibile che per le pensioni ex Inpdap liquidate post «manovra Fornero» poteva verificarsi che la pensione maturata fosse di importo superiore alla ultima retribuzione di godimento;

   nella legge di stabilità del 2015 — all'articolo 1, comma 707, della legge n. 190 del 2014 – fu apportato un intervento correttivo promosso dal Governo con l'intento di superare la suddetta incongruenza –:

   se risultino persistere situazioni non ancora allineate all'aliquota contributiva per il «fondo adeguamento pensioni» prevista per i redditi dal lavoro dipendente (33 per cento circa);

   se non ritenga necessario, per il tramite dell'Inps, procedere ad un attento monitoraggio sulle pensioni liquidate a partire dal 1° gennaio 2015, soprattutto in «regime ex Inpdap», al fine di verificare se vi siano importi di pensioni liquidate superiori alle ultime retribuzioni percepite dal dipendente.
(4-18149)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GAGNARLI, PARENTELA e MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 157 del 1992, all'articolo 10, reca disposizioni per la redazione dei piani faunistici-venatori, ossia l'individuazione dei territori da destinare alla costituzione di aziende faunistico-venatorie e di centri privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale;

   si tratta di strumenti fondamentali per la gestione dell'attività venatoria, che devono prevedere tra le altre cose, le zone di protezione, le aree e le modalità in cui può svolgersi la stessa, anche in rapporto alle problematiche ambientali e alle esigenze di conservazione della natura;

   i piani faunistici — demandati dalla stessa legge 157 del 1992 alle regioni mediante il coordinamento dei piani faunistici-venatori provinciali, — hanno una validità temporale ridotta (circa cinque anni) anche perché, con il passare del tempo, si modificano le caratteristiche del territorio, dell'ambiente, degli animali che lo popolano e di conseguenza verrebbero meno gli obiettivi dello strumento di cui sopra;

   all'apertura della stagione venatoria 2017/2018 solo dieci regioni dispongono di un piano venatorio valido (solo quattro hanno un piano redatto negli ultimi cinque anni), nelle altre questo strumento è inesistente o scaduto;

   secondo i dati diffusi dalla Lipu (Lega italiana protezione uccelli), in Abruzzo, il piano approvato nel 1996 è scaduto 12007, in Basilicata è scaduto nel 2003, mentre nelle Marche e in Toscana è scaduto nel 2015. Dal 2016 non è più valido neppure quello della Puglia. La provincia autonoma di Bolzano, la regione Liguria e la Sardegna non ce l'hanno, mentre l'Emilia Romagna, la Lombardia e il Piemonte non hanno ancora concluso l'iter iniziato rispettivamente quest'anno, nel 2014 e nel 2013;

   tra quelli vigenti, ci sono il piano faunistico della Calabria, approvato nel 2003, quello della provincia autonoma di Trento (2010), dell'Umbria (2009), della Valle d'Aosta (2008) e del Veneto, approvato dieci anni fa. E poi c'è il caso del Lazio, dove vige un piano approvato nel lontano 1998. Più recenti solo quelli della Campania e della Sicilia (approvati entrambi nel 2013), del Friuli Venezia. Giulia (2015) e del Molise (2016);

   tali evidenti lacune e ritardi hanno effetti anche sui siti della rete Natura 2000 dove la caccia è consentita a patto che siano osservate le disposizioni sui criteri minimi uniformi e sia effettuata la valutazione d'incidenza ai sensi della direttiva 92/43/CEE «Habitat»; ma in sole tre regioni (Campania, Friuli-Venezia Giulia e Sicilia) la valutazione d'incidenza è stata realizzata in tempi recenti mentre nelle restanti è obsoleta o addirittura mai realizzata;

   una mancanza, quest'ultima, che potrebbe rappresentare il rischio di una nuova infrazione della direttiva 92/43/CEE, con tutte le conseguenze del caso;

   in questo contesto, è importante ricordare che, in Italia, è ancora possibile cacciare cinque specie di uccelli classificati dal nuovo rapporto Birds in Europe come «Spec 1», specie minacciate a livello globale. Si tratta della tortora selvatica, della coturnice, della pavoncella, del moriglione e del tordo sassello, che andrebbero immediatamente sospese dai calendari venatori e considerate oggetto di speciali interventi di tutela, ma che invece oggi possono essere cacciate tranquillamente –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza, se del caso anche di carattere normativo, affinché i piani faunistici-venatori siano costantemente aggiornati dalle regioni italiane, nel rispetto di quanto disposto dall'articolo 10 della legge n. 157 del 1992;

   se non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per verificare la realizzazione delle valutazioni di incidenza ambientale dei piani che riguardano siti che ricadono all'interno della Rete Natura 2000, così come previsto dalla direttiva «Habitat», al fine di non incorrere in una nuova procedura di infrazione europea e consentire una maggiore e più efficace tutela degli animali di tali aree;

   se non intenda, anche sentito il parere dell'ISPRA assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché sia prevista l'esclusione delle specie classificate in condizioni di conservazione sfavorevoli, e in particolare le cosiddette Spec 1, dai calendari venatori, su tutto il territorio nazionale.
(5-12453)

Interrogazione a risposta scritta:


   RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (UE) n. 1144/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio europeo, del 22 ottobre 2014, relativo alle azioni di informazione e di promozione riguardanti i prodotti agricoli realizzate nel mercato interno e nei Paesi terzi, ha previsto ed approvato, per il triennio 2018-2010, risorse per finanziare 52 programmi comunitari;

   questi programmi sono stati approvati dalla lista di quelli proposti dalle organizzazioni europee in adesione dell'avviso comunitario del mese di aprile 2017 e hanno portato all'esclusione di altri 129 progetti, tra i quali spiccano quelli delle organizzazioni italiane Federdoc, consorzio di tutela del Prosecco, Unaproa, Centro servizi ortofrutticolo, Unaprol e Unioncamere, che si erano candidate a realizzare i programmi al pari delle altre organizzazioni europee;

   si tratta di un quadro decisamente negativo per le potenzialità e le risorse dell'Italia che, pur rappresentando il primo Paese europeo a livello di produzioni/denominazioni di qualità registrate, si è vista approvare solamente 3 programmi, pari ad un finanziamento totale del 2,39 per cento dei fondi stanziati, contro il 39 per cento dei fondi destinati, ad esempio, alla sola Francia. L'Italia, in termini di peso finanziario per gli stanziamenti europei in questione, equivale alle Lituania che, con due programmi approvati, riceve gli stessi fondi;

   i 3 programmi italiani finanziati sono tutti collocati nel Nord e precisamente: il programma su un paniere di produzioni tipiche della zona, denominato ITA, proposto dal distretto agroalimentare di qualità della Valtellina della durata di tre anni da svolgere in Italia, Francia e Germania per un investimento di euro 1.245.238 ed un finanziamento di euro 871.737 per anno; il programma sulla promozione ed informazione sul formaggio Piave Dop, denominato Piave Dop, proposto dal Consorzio di tutela del formaggio Piave Dop della durata di tre anni da svolgere in Italia, Austria e Germania per un investimento di euro 1.371.700 ed un finanziamento di euro 900.190 per anno; ed il programma sulla promozione ed informazione sulla mortadella Bio, denominato Mocazc, proposto da Mortadella Bio della durata di tre anni da svolgere in Giappone per un investimento di euro 1.513.815 ed un finanziamento di euro 1.211.052 per anno;

   si tratta, ad avviso dell'interrogante, di una vera e propria disfatta, di cui deve dare spiegazioni il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, che vede l'Italia soccombere se messa a confronto con le altre potenze europee: la Francia e la Spagna portano a casa rispettivamente 16 programmi per 31,5 milioni di euro di finanziamenti comunitari per anno e 9 programmi per 24,8 milioni di euro di finanziamenti per anno;

   a giudizio dell'interrogante, vedere il Sud Italia e l'Italia ancora una volta «bocciati» a livello di promozione comunitaria (e mondiale) nel settore dei prodotti agricoli è un fatto inaccettabile –:

   se il Ministro interrogato non intenda fornire chiarimenti circa i risultati così deludenti a livello di considerazione e finanziamenti comunitari che sono stati evidenziati, tenuto conto che l'Europa ha destinato solo il 2,39 per cento delle risorse previste all'Italia (stessa percentuale assegnata alla Lituania), a fronte di risorse destinate agli altri competitor europei notevolmente più alte (solo alla Francia andrà, per esempio, il 39 per cento delle risorse totali) e che il Sud Italia, primo in Europa a livello di produzioni/denominazioni di qualità registrate, è stato completamente cancellato dal programma di promozione dei prodotti agricoli;

   se non intenda adottare tutte le opportune ed urgenti iniziative atte ad assicurare alle terre ed ai produttori italiani lo spazio che meritano a livello comunitario, intervenendo in maniera strutturale sull'operato del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che ha dimostrato, ancora una volta, scarsissima efficienza.
(4-18155)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI, ZOLEZZI, GRILLO e NESCI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da fonti stampa, tra cui il giornale online Giornalettismo.it, in data 5 ottobre 2017 è stato inaugurato l'allevamento «green» di Bonifiche Ferraresi a Jolanda di Savoia (Ferrara) che sarà gestito dal gruppo Cremonini. Il convegno di presentazione «Zootecnia 4.0: il modello italiano di allevamento bovino integrato e sostenibile per le sfide del futuro», ha visto la partecipazione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina in video-collegamento e la Ministra della salute, Beatrice Lorenzin;

   l'allevamento sarà composto da dieci capannoni super tecnologici dove verranno allevati 9000 capi bovini;

   in tal sede la Ministra della salute ha affermato la volontà di portare avanti una battaglia scientifica di informazione: «Purtroppo ci districhiamo costantemente in mezzo alle mode, grandi ondate che bisognerebbe combattere insegnando ai cittadini la consapevolezza, la capacità di scelta di fronte a notizie fuorvianti. Come ministro sono molto preoccupata per mode alimentari basate sulla disinformazione, che nel caso delle battaglie sui vaccini ad esempio, in cui quest'ultima è arrivata a livelli tali da far sì che una grandissima parte dei cittadini rinunciasse ad un elemento primario di profilassi mettendo a rischio la salute di intere comunità»;

   la scelta di una dieta a base prevalentemente vegetale, in aumento, coinvolge l'8 per cento della popolazione secondo il rapporto Eurispes del 2016;

   la Lorenzin ha inoltre citato in maniera ad avviso degli interroganti fuorviante la dieta mediterranea: «In mezzo ai radicalismi c'è l'equilibrio: la nostra dieta mediterranea, patrimonio dell'Unesco, con la sua piramide alimentare che vede in cima proprio la carne»;

   la dieta mediterranea colloca la carne in cima alla piramide alimentare come alimento da consumare saltuariamente, prediligendo per contro una dieta a base prevalentemente vegetale;

   nel 2015 lo Iarc ha inserito la carne rossa nella categoria 2o «probabilmente cancerogena», dopo aver confrontato 800 studi scientifici. Già in tal occasione la Ministra Lorenzin aveva provato a ridimensionare l'allarme di Oms e Iarc tramite il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare, affermando la necessità del consumo di carne;

   secondo il Word Cancer Research Fund per limitare l'incidenza del cancro al colon retto non si dovrebbero superare i 42,9 g al giorno di carni rosse per un totale di 15,66 kg all'anno, mentre secondo le Dietary guidelines for Americans l'apporto massimo consigliato di carni ammonterebbero 34,31 kg all'anno. Il consumo medio in Italia, invece, ammonta invece a 7 g l'anno per abitante;

   si rileva l'allarme sollevato dal problema dell'antibiotico-resistenza, la cui causa è il largo uso di antibiotici, stimati per il settore veterinario, al 70 per cento del consumo totale in Italia;

   molteplici articoli e trasmissioni televisive, quali «Announo» e «Animali come noi» hanno denunciato il perpetuarsi di casi di maltrattamento e disattenzione delle prescrizioni igienico-sanitarie all'interno di diversi allevamenti italiani, sollecitando l'intervento della Ministra della salute;

   notevoli sono le ripercussioni ambientali degli allevamenti intensivi, tra cui l'inquinamento di acque, suolo e aria a causa delle deiezioni di un elevato numero di animali in un luogo di dimensioni ridotte. L'allevamento produce, inoltre, il 14,5 per cento delle emissioni globali di gas serra, più dell'intero settore dei trasporti e delle emissioni dell'intera Europa;

   sempre più cittadini scelgono un consumo consapevole e si oppongono alla costruzione di nuovi allevamenti intensivi, come nel caso di Schivenoglia in cui i cittadini hanno espresso tramite un referendum la propria contrarietà alla costruzione di un allevamento di 10.000 maiali –:

   quale sia stato il motivo della presenza della Ministra della salute all'inaugurazione di tale allevamento intensivo;

   se il Governo non intenda avviare dei percorsi di educazione alimentare basati sulle linee sanitarie internazionali e sulla promozione della vera dieta mediterranea.
(4-18153)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   REALACCI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la legge 7 agosto 2015, n. 124, «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche», all'articolo 10, prevede che: «Il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, un decreto legislativo per la riforma dell'organizzazione, delle funzioni e del finanziamento delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, anche mediante la modifica della legge 29 dicembre 1993, n. 580, come modificata dal decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 23, e il conseguente riordino delle disposizioni che regolano la relativa materia. Il decreto legislativo è adottato nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi»;

   lo stesso articolo, alla lettera f), prevede il riordino della disciplina dei compensi dei relativi organi, prevedendo la gratuità degli incarichi diversi da quelli nei collegi dei revisori dei conti;

   il decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 219, recante «Attuazione della delega di cui all'articolo 10 della legge 7 agosto 2015, n. 124, per il riordino delle funzioni e del finanziamento delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura», all'articolo 1, comma 1, lettera d), introduce, all'articolo 4-bis della legge n. 580 del 1993 il comma 2-bis che recita: «Per le camere di commercio, le loro unioni regionali, nonché per le loro aziende speciali, tutti gli incarichi degli organi diversi dai collegi dei revisori sono svolti a titolo gratuito. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono stabilite le indennità spettanti ai componenti dei collegi dei revisori dei conti delle camere di commercio, delle loro aziende speciali e delle unioni regionali, i criteri di rimborso delle spese sostenute per lo svolgimento dell'incarico per i componenti di tutti gli organi, nonché nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 23-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 e fermo restando il limite di cui all'articolo 13 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito con modificazioni dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, i limiti al trattamento economico degli amministratori, dei dirigenti e dei dipendenti delle aziende speciali e delle unioni regionali. Restano fermi i casi di incompatibilità ed inconferibilità previsti dalla legge»;

   il decreto di cui all'articolo 4-bis, comma 2-bis, della legge 29 dicembre 1993, n. 580, è adottato entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del citato. decreto n. 219 del 2016;

   tale termine risulta scaduto il 10 febbraio 2017 –:

   in quali tempi i Ministri interrogati prevedano di adottare il decreto di cui all'articolo 4-bis, comma 2-bis, della legge 29 dicembre 1993, n. 580.
(4-18148)

Apposizione di firme
ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Nesci e Carinelli n. 4-18028, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 ottobre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Silvia Giordano, Caso, Grillo, Lorefice, Mantero.

  L'interrogazione a risposta scritta Gadda e altri n. 4-18093, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Galperti, Venittelli.