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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 12 ottobre 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    la talassemia è una patologia genetica che provoca nella forma più grave (major) la totale assenza di emoglobina con la necessità di integrarla con trasfusioni di sangue in media ogni due o tre settimane con tre sacche di emazie concentrate. La drepanocitosi, invece, un'altra emoglobinopatia molto diffusa, presenta un'emoglobina instabile che in particolari circostanze può deformare il globulo rosso a forma di falce (infatti, è detta anche anemia falciforme) e provocare trombi con gravi crisi vaso-occlusive a prognosi infausta laddove non si intervenga tempestivamente con terapia trasfusionale o eritro-exchange. Entrambe le forme e anche quelle più tenui necessitano di terapie ferrochelanti (eliminazione del ferro in eccesso dovuto alle trasfusioni) e di monitoraggio continuo sugli organi principali (cuore, fegato, ghiandole endocrine, pancreas eccetera) che possono danneggiarsi a causa dell'accumulo del ferro e generare complicanze secondarie gravi (endocrinopatie, diabete, epatopatie e cardiopatie);

   sono circa 7.000 i cittadini affetti da forme gravi di anemie croniche ereditarie peculiari del territorio, siano esse la talassemia o anemia mediterranea o altre forme di emoglobinopatie;

   ancora più alto è il numero di portatori sani con punte stimate nel 6 per cento della popolazione in alcune regioni del delta-padano e del meridione d'Italia;

   ad oggi una corretta terapia trasfusionale e ferrochelante e il monitoraggio attraverso la risonanza magnetica nucleare cardiaca ed epatica consentono a questi malati una buona qualità di vita a prognosi aperta, oltreché un completo inserimento sociale e lavorativo, mentre, al contrario, un'assistenza sanitaria deficitaria porta questi malati a una cattiva condizione di salute con l'aggravamento dovuto a patologie secondarie che diventano un ulteriore aggravio di costi a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn);

   è, pertanto, necessario disciplinare la prevenzione, la diagnosi, l'assistenza sanitaria e sociale nonché la ricerca di queste patologie in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, visto che l'assenza di una normativa nazionale ha fatto sì che si creasse una forte disparità di trattamento da regione a regione;

   in questo senso vanno prese a modello virtuoso la Sicilia e l'Emilia-Romagna, dotatesi da tempo di leggi di settore e dai primi degli anni 2000 di reti assistenziali improntate al modello «hub and spoke». La Sicilia (regione più colpita da tale fenomeno con circa 2.500 malati e circa 300.000 portatori sani) sin dal 1990 si è dotata di un registro regionale per lo studio della talassemia e delle emoglobinopatie (RESTE) ed è l'unica regione che ha un dato epidemiologico certo. Inoltre, nel marzo 2017 è stata avviata la neonata rete europea degli European References Netwoork (ERN) per le malattie ematologiche rare denominata Euroblood-Net, che individua i criteri minimi necessari per il riconoscimento e, di conseguenza, il funzionamento dei centri di riferimento;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 marzo 2017, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 109 del 12 maggio 2017, si è introdotto il registro nazionale della talassemia e delle altre emoglobinopatie, con il quale monitorare tale fenomeno al fine di proporre adeguati modelli assistenziali e livelli essenziali di assistenza (LEA) aderenti ai fabbisogni,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative, di concerto con la Conferenza Stato-regioni e province autonome di Trento e Bolzano, per istituire la Rete nazionale della talassemia e delle emoglobinopatie (RNTE) per la diagnosi, prevenzione, cura e ricerca, organizzata secondo il modello Hub e Spoke inglobando i centri per la talassemia già esistenti sul territorio nazionale e ricomprendendo le reti regionali esistenti;

   a predisporre, di concerto con la Conferenza Stato-regioni e province autonome di Trento e Bolzano, linee guida per la definizione di modelli organizzativi dei centri di talassemia tali da garantire, viste le terapie trasfusionali necessarie, una costante vigilanza del medico nonché la presenza di una équipe multidisciplinare a supporto della cura delle emoglobinopatie, nonché per la verifica dei protocolli terapeutici applicati, per l'erogazione di presidi e farmaci e per la definizione di programmi di integrazione socio-assistenziale rivolti a soggetti con talassemia ed emoglobinopatie.
(7-01367) «Paola Boldrini, Amato, Beni, Burtone, Capone, Casati, Carnevali, Lenzi, Grassi, Sbrollini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni dal 21 al 23 gennaio 2017 i territori della provincia di Ragusa e del comune di Marineo, in provincia di Palermo, sono stati colpiti da eventi meteorologici di elevata intensità, caratterizzati da eccezionali precipitazioni che hanno determinato una grave situazione di pericolo per l'incolumità delle persone;

   questi eventi hanno causato movimenti franosi, esondazioni di corsi d'acqua con conseguenti allagamenti, danneggiamenti alle infrastrutture viarie, a beni pubblici e privati, alle opere di difesa idraulica, alla rete dei servizi essenziali, nonché ingenti danni alle attività agricole e produttive;

   a seguito delle note della regione Sicilia e del Dipartimento della protezione civile e considerati gli esiti dei sopralluoghi effettuati dai tecnici dello stesso Dipartimento della protezione civile per la zona interessata, il Consiglio dei ministri del 10 luglio 2017, su proposta del Presidente Paolo Gentiloni, ha deliberato la «Dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nei giorni dal 21 al 23 gennaio 2017 nel territorio della provincia di Ragusa e del comune di Marineo in Provincia di Palermo» (Gazzetta Ufficiale Serie generale n. 170 del 22 luglio 2017);

   il Consiglio dei ministri ha ritenuto di procedere con la deliberazione per provvedere tempestivamente con iniziative di carattere straordinario finalizzate al sostegno e al superamento dell'emergenza determinatasi appunto dopo l'alluvione che ha colpito il territorio tra il 21 ed il 23 gennaio 2017;

   si tratta di una situazione di assoluta gravità che, per intensità, gravità ed estensione, non è stato possibile fronteggiare tempestivamente e sufficientemente con mezzi e poteri ordinari;

   il Consiglio dei ministri ha quindi deliberato lo stato d'emergenza per i territori in questione, fino al 180esimo giorno, a partire dal 10 luglio 2017;

   il tutto lasciava presupporre una veloce erogazione dei fondi necessari ai territori della regione Sicilia in questione (considerato anche che il Fondo per le emergenze nazionali di cui all'articolo 5, comma 5-quinquies, della richiamata legge 24 febbraio 1992, n. 225, iscritto nel bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, presenta le necessarie disponibilità) per far fronte agli innumerevoli danni causati dagli eventi calamitosi descritti in premessa;

   questo non è avvenuto, a differenza di quanto accaduto in altre realtà italiane colpite anch'esse da eventi straordinari meteorologici di elevata intensità, anche successivi alla data del 23 gennaio 2017, che hanno già visto attivarsi, giustamente, la procedura di erogazione dei fondi necessari a fronteggiare l'emergenza –:

   se il Governo intenda fare chiarezza sulla disparità di trattamento tra diverse zone dell'Italia colpite da eventi di maltempo, alcune delle quali hanno già beneficiato delle procedure di erogazione dei fondi straordinari per l'emergenza, nonostante siano state colpite dal maltempo successivamente agli eventi calamitosi avvenuti nei territori della provincia di Ragusa e del comune di Marineo;

   se il Governo non intenda adottare tutte le iniziative di competenza per l'immediata erogazione dei fondi destinati ai territori della regione Sicilia colpiti dal maltempo nei giorni dal 21 al 23 gennaio, come già deliberato dal Consiglio dei ministri il 10 luglio 2017.
(4-18136)


   MOLTENI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra l'8 ed il 9 ottobre 2017 agenti della polizia cantonale ticinese hanno arrestato due migranti irregolari ospitati dal centro richiedenti asilo di Chiasso, sulla base di segnalazioni provenienti dalle autorità di pubblica sicurezza italiane ed in esecuzione di un mandato di cattura internazionale spiccato a causa del loro presunto coinvolgimento nell'attentato commesso a Marsiglia il 1o ottobre da Ahmed Hannachi, costato la vita a due donne;

   uno dei due arrestati è successivamente risultato essere Anouar Hannachi, fratello di Ahmed Hannachi, definito dalle autorità svizzere personaggio già noto alle polizie estere per i suoi legami con il terrorismo di matrice jihadista, fermato insieme alla moglie;

   le autorità svizzere hanno definito i due arrestati «un rischio potenziale per la sicurezza interna» del loro Paese;

   i due sospetti arrestati in Svizzera si trovano in carcere in attesa che vengano definite le formalità della loro espulsione;

   nello stesso weekend, la polizia italiana aveva arrestato a Ferrara Anis Hannachi, altro fratello del terrorista entrato in azione a Marsiglia e da tempo monitorato dall'antiterrorismo del nostro Paese;

   a quanto è stato dato di sapere, i due arrestati a Chiasso provenivano dall'Italia ed è stato documentato il loro passaggio per Como;

   la segnalazione da parte italiana alla polizia cantonale ticinese induce a ritenere che i movimenti dei due sospetti fossero monitorati dalle forze dell'ordine italiane che tuttavia a giudizio dell'interrogante per inspiegabili motivi non hanno proceduto all'esecuzione del mandato di cattura internazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza delle attività svolte nel territorio del nostro Paese dai due sospetti arrestati in Svizzera ed eventualmente se possa chiarire di quali attività si trattasse e da quanto tempo queste fossero note;

   se sia nota al Governo la durata del soggiorno trascorso a Como dai due sospetti arrestati in Svizzera e se risultino appoggi a Como tra persone residenti nella città lariana;

   per quale motivo le autorità italiane di pubblica sicurezza non abbiano arrestato i due sospetti fermati dalla polizia cantonale ticinese a Chiasso, pur sapendo dell'esistenza di un mandato di cattura internazionale spiccato contro di loro a causa del presunto coinvolgimento nell'accoltellamento che ha condotto alla morte di due donne a Marsiglia;

   se sia noto verso quale Paese la Svizzera intende espellere i due sospetti che ha arrestato.
(4-18139)


   GIULIETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 50 del 2017 ha previsto per i residenti delle zone colpite dagli eventi sismici, la proroga al 31 dicembre 2017 della durata della cosiddetta busta paga «pesante» e ha disposto che la restituzione dei tributi sospesi avverrà in 9 rate;

   per quanto riguarda la restituzione, il decreto stabilisce che la riscossione, senza sanzioni ed interessi, dei tributi sospesi e non versati (inclusa l'Irpef sospesa per effetto della busta paga pesante) avverrà entro il 16 febbraio 2018 limitatamente ai soggetti diversi da imprenditori, lavoratori autonomi e agricoltori (per i quali rimane fermo il termine posto dalla normativa previgente del 16 dicembre 2017), ossia per i lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato;

   con questo meccanismo i lavoratori già duramente colpiti dal sisma rischiano di avere stipendi al limite, ed in tal modo il beneficio si trasforma in disagio;

   in passato, per eventi calamitosi analoghi, sono state previste rateizzazioni di 120 rate e sconti sull'importo da restituire;

   la misura di rateizzazione prevista per l'interrogante è assolutamente insufficiente –:

   se non intenda assumere iniziative affinché la rateizzazione di cui in premessa sia estesa almeno al numero di rate massimo previsto per queste fattispecie dallo statuto del contribuente (18 rate mensili), eventualmente introducendo un tempo di restituzione ancora più lungo, e affinché l'avvio della restituzione medesima sia ulteriormente dilazionato nel tempo, in analogia con quanto previsto per la restituzione dei tributi sospesi per gli imprenditori e i lavoratori autonomi, che possono accedere ad un finanziamento bancario (senza costi e garanzie) della durata di 5 anni e che inizieranno a rimborsare dal 1° gennaio 2020.
(4-18143)


   SANDRA SAVINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come rilevato da alcuni siti internet, una società operante nel settore socio-assistenziale è alla ricerca di immobili, appartamenti, strutture ricettive e locali in affitto da adibire ad ospitalità ed accoglienza;

   nello specifico, la società sopra citata non si sarebbe fermata a pubblicare annunci in rete, ma avrebbe inviato richieste ad hoc ad agenzie immobiliari selezionate formulando la richiesta di affittare, nell'area di riferimento, e più segnatamente nei comuni di Ronchi dei Legionari, Grado, Fogliano Redipuglia, Farra d'Isonzo, Villesse, Capriva del Friuli, Mossa, Mariano del Friuli, Doberdò del Lago, Medea, San Floriano del Collio, Moraro e Dolegna del Collio, strutture immobiliari di ampie dimensioni;

   negli annunci si apprende che per le strutture immobiliari sono richiesti alcuni requisiti specifici: posti letto da 10 a 70; destinazione urbanistica compatibile con il servizio di accoglienza; certificazione di agibilità come previsto dalla normativa vigente;

   nella richiesta è altresì specificato che «qualora disponibili, saranno gradite in anteprima planimetrie e fotografie degli immobili, per poter verificare, in base alle normative vigenti, il numero di persone che potrebbero essere ospitate»;

   la vicenda allarmante appena citata non fa altro che confermare l'evidente fallimento della politica del Governo in tema di immigrazione che, con tutta evidenza, sta generando una sorta di business nel settore dell'accoglienza dei cittadini stranieri –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;

   quali iniziative si intendano assumere per rivedere l'organizzazione dell'accoglienza dei migranti, che ad avviso dell'interrogante allo stato denota un fallimento della politica del Governo in tema di immigrazione tale da generare, come evidenziato in premessa, un business nel settore dell'accoglienza dei cittadini stranieri.
(4-18145)


   LAFFRANCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da diverse fonti giornalistiche, il sindaco di Norcia avrebbe riferito ai consiglieri comunali che, a seguito del devastante terremoto che ha colpito la città del 24 agosto e 26-30 ottobre 2016, si è reso necessario mettere a punto un piano smaltimento delle macerie, individuando il sito nella località Opaco ed affidando le operazioni alla società Vus s.p.a.;

   la società Valle Umbra Servizi (Vus) S.p.a. è una realtà a totale capitale pubblico locale, i cui soci sono ventidue comuni del comprensorio folignate, spoletino e della Valnerina, che si occupa della gestione del servizio idrico integrato, della distribuzione del gas metano in diversi Comuni della regione, nonché del servizio di igiene urbana (raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti, spazzamento);

   sempre secondo altre fonti giornalistiche, è emerso che la società Vus s.p.a. recentemente sarebbe stata al centro di numerose polemiche aventi ad oggetto circa un centinaio procedure di affidamento diretto di beni e servizi, relativi all'igiene urbana al servizio idrico, sotto la soglia dei 40 mila euro, dal valore di due milioni di euro, tanto da spingere il comune di Spoleto a chiedere chiarimenti alla stessa società e, successivamente, a ritenere opportuno investire della questione la Corte dei conti e l'Autorità anticorruzione;

   in aggiunta, diverse fonti riportano che la società Vus s.p.a. sarebbe stata destinataria di una recentemente interrogazione a risposta immediata, a firma di alcuni consiglieri regionali dell'assemblea legislativa umbra, con la quale si chiedono dettagli proprio in merito all'affidamento ed al costo del servizio di rimozione e smaltimento delle macerie derivanti dal crollo di edifici a seguito delle scosse sismiche;

   in particolare, secondo i consiglieri firmatari dell'interrogazione, «la Regione riconosce 66 euro per ogni tonnellata per un totale stimato di circa 8 milioni di euro circa. Lo schema di contratto prevede in caso di ritardo una penale di 100 euro al giorno ed è ammesso il subappalto. La Giunta dovrebbe chiarire se l'attività amministrativa sia stata effettuata nel rispetto formale e sostanziale della normativa nazionale e comunitaria, sia in riferimento all'affidamento diretto a Vus Spa, sia in merito all'importo ad essa liquidato per tale servizio»;

   sono evidenti i ritardi nella rimozione delle macerie prodotte dagli eventi sismici –:

   se il Governo intenda assumere ogni iniziative di competenza, anche normativa, per accelerare, con il coinvolgimento della regione e degli enti locali, il percorso per la rimozione e lo smaltimento delle macerie derivanti dal terremoto, nel rispetto dei principi di trasparenza e di efficienze dell'attività amministrativa.
(4-18146)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende da quotidiani locali, quali infovercelli24.it, martedì 10 ottobre 2017 la regione Piemonte ha dichiarato lo stato di massima pericolosità per incendi boschivi su tutto il territorio piemontese, vietando dunque le azioni che possano determinare anche solo potenzialmente l'innesco di incendio;

   nello stesso momento nel vercellese si procede con la consueta bruciatura delle stoppie del riso, pur se accompagnata da polemiche di chi la considera ormai superata e dannosa per l'ambiente (in particolare per la già scarsa qualità dell'aria nel vercellese);

   La Stampa di Vercelli e Provincia dell'11 ottobre 2017 riporta come le rilevazioni di Arpa Piemonte abbiano constatato una concentrazione allarmante di PM10 nella zona tra Caresana e Motta de’ Conti nel giorno 4 ottobre 2017, rispettivamente di 105 e 120 microgrammi per metro cubo, quando il limite consentito è di 50 µg/m3. Tale superamento dei limiti non rappresenta un fatto isolato vista l'alta concentrazione di polveri sottili superiori al limite consentito registrate negli ultimi giorni in tutta la Bassa Vercellese;

   l'allarme sollevato sull'inquinamento in tutta l'aria della Pianura Padana è già stato oggetto della risoluzione in Commissione n. 7-01158, con particolare riguardo al livello di PM10 e alla riduzione delle aspettative di vita per la stessa popolazione residente;

   qualche giorno fa, un anziano agricoltore di 84 anni è stato ritrovato morto carbonizzato in un suo campo accanto a un rogo di stoppie che potrebbe essere sfuggito al controllo ad Ottobiano (Pavia);

   il regolamento della provincia di Vercelli sulle condizioni per l'eliminazione, mediante combustione, delle stoppie costituenti residui del raccolto stagionale di prodotti agricoli, come stabilito dall'articolo 59 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, «Testo Unico delle Norme di Pubblica Sicurezza», dall'articolo 19 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni e integrazioni (Testo unico enti locali) e l'articolo 7 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni e integrazioni, stabilisce determinati criteri per l'abbruciatura delle stoppe, al fine di assicurare la pubblica sicurezza. Tra questi si rileva la valutazione delle condizioni ambientali e meteorologiche e il divieto della pratica in caso di vento o nebbia;

   secondo notiziavercellioggi.it del 6 ottobre 2017 le regole definite dal regolamento provinciale non sarebbero rispettate, con particolare riguardo al divieto di abbruciatura fino a 100 metri dalle strade, tanto che, in più di un caso, è stata richiesto l'intervento dei vigili del fuoco a spegnere gli incendi che hanno superato tale limite. Allo stesso modo non è stata rispettata la disposizione di evitare gli incendi in caso di vento, come testimoniato da diverse immagini pubblicate sui giornali locali delle colonne di fumo trasportate dal vento –:

   se il Governo non intenda assumere iniziative normative per garantire la tutela dell'incolumità e della salute pubblica, con riferimento alla dibattuta pratica di abbruciatura delle stoppie del riso;

   se il Governo non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per rafforzare i controlli al fine di evitare le infrazioni denunciate dai media locali piemontesi.
(4-18129)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la mobilità «dolce» è una forma di mobilità lenta, finalizzata alla fruizione dell'ambiente e del paesaggio, caratterizzata da un'elevata sostenibilità ambientale e costituita da infrastrutture come percorsi pedonali, ciclabili, ferroviari, tratturi e cammini;

   in molti Paesi, anche europei, la mobilità dolce costituisce già un modello affermato di turismo che consente di valorizzare il patrimonio ambientale, culturale e storico con notevoli ricadute in campo occupazionale, contribuendo anche a ridurre l'inquinamento e a sostenere l'economia delle aree meno note;

   l'Italia è una delle principali destinazioni turistiche mondiali e manca, ad oggi, di un'offerta adeguata sia per le infrastrutture che per una ricettività che tenga conto delle esigenze di questo tipo di turismo;

   nel gennaio 2016 è stata emanata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo la direttiva «2016 – Anno dei Cammini d'Italia» che, oltre a definire i «cammini», stabilisce la stesura di linee guida e specifica le attività da realizzare: dalla ricognizione degli itinerari, alla redazione di un «Atlante dei Cammini d'Italia», alla individuazione di comuni che si distinguano per l'attenzione rivolta al turismo lento e sostenibile;

   la legge di stabilità 2015 ha stanziato 3 milioni di euro destinati al finanziamento da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti delle azioni previste nel provvedimento cosiddetto «sblocca Italia», per il miglioramento della mobilità lungo i principali cammini;

   il nostro Paese è attraversato per migliaia di chilometri da cammini che grazie alla progettazione, alla creazione, alla manutenzione da parte di esperti e studiosi, spesso volontari, consentono di sostenere il turismo eco-sostenibile;

   a mero titolo esemplificativo, si segnala il Cammino dei Briganti, un itinerario di 100 chilometri tra paesi medievali e natura selvaggia tra Abruzzo e Lazio, nato da un lavoro di volontariato che dura da anni, che si materializza nella segnatura con vernice, cartelli e adesivi, nella pulizia dei sentieri da vegetazione e rovi, ma anche nel coordinamento, nella comunicazione e nel tentativo di costruire le reti necessarie perché il Cammino stia in piedi, senza ricevere alcun finanziamento pubblico nella convinzione che il territorio non meriti lo spopolamento e che il tema storico del brigantaggio vada tramandato;

   la valorizzazione dei cammini rappresenterebbe un significativo volano per promuovere l'Italia come modello di mobilità «dolce» e una occasione di valorizzazione delle ricchezze paesaggistiche e di riscoperta del vasto patrimonio enogastronomico e artigianale locale;

   appare travagliato l’iter di approvazione della proposta sulla mobilità ciclistica – iniziato nel lontano 2015 – e non ancora concluso presso la Camera dei deputati –:

   quali iniziative intendano adottare per valorizzare e promuovere la mobilità «dolce»;

   quale sia lo stato dell'arte rispetto alla realizzazione dell'Atlante dei cammini e alla stesura delle linee guida previste dalla «direttiva sui cammini»;

   come siano stati impiegati i 3 milioni di euro di cui in premessa;

   se si intenda istituire un tavolo tecnico permanente finalizzato all'individuazione, al riconoscimento, alla valorizzazione e alla promozione dei cammini, costituito dagli esperti del settore che hanno spesso operato in modo volontario, per consentire la custodia, la salvaguardia, la valorizzazione, la promozione, la conoscenza degli itinerari culturali di particolare rilievo europeo e/o nazionale, percorribili a piedi o con altre forme di mobilità «dolce» sostenibile, che rappresentano una modalità di fruizione del patrimonio naturale e culturale diffuso, nonché una occasione di valorizzazione degli attrattori naturali e culturali e dei territori interessati.
(5-12444)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MIOTTO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   al fine di promuovere lo sviluppo della cultura e la conoscenza del patrimonio culturale, la legge 28 dicembre 2015, n. 208 ha assegnato ai giovani che hanno compiuto diciotto anni nell'anno 2016, residenti in Italia, in possesso di permesso di soggiorno ove richiesto, un bonus di euro 500, utilizzabile per l'acquisto di: biglietti per assistere a rappresentazioni teatrali e cinematografiche e spettacoli dal vivo, libri, ingresso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche, parchi naturali;

   le modalità di attribuzione e utilizzo del bonus sono state definite con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 settembre 2016 n. 187;

   tale bonus operativo dal 3 novembre 2016 e utilizzabile fino al 31 dicembre 2017, può essere speso dagli aventi diritto che si sono iscritti entro il 30 giugno 2017 (questo termine, inizialmente posto al 31 gennaio 2017, è stato così prorogato dal decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244 articolo 11, comma 2) alla piattaforma 18App;

   l'amministrazione responsabile per l'attuazione del decreto è il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo che si avvale dell'Agenzia per l'Italia digitale e delle società Sogei e Consap, mentre l'attività di comunicazione istituzionale è curata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per l'informazione e l'editoria;

   gli aventi diritto nati nel 1998 sono 574.953 dei quali solo 351.522 si sono iscritti entro il 30 giugno 2017 alla piattaforma 18App per usufruire del bonus;

   le risorse stanziate inizialmente – 290 milioni di euro – sono state utilizzate solo in parte (il totale dei bonus spesi dai nati nel ’98, a settembre 2017, ammonta a 86,3 milioni di euro circa);

   tra gli aventi diritto che si sono iscritti entro il 30 giugno 2017, acquisendo quindi a pieno titolo il diritto ad utilizzare il bonus, in molti stanno riscontrando problemi legati all'emissione del bonus, a causa di problemi tecnici relativi alla piattaforma 18app e al sistema di accreditamento tramite il Sistema pubblico di identità digitale (Spid), come rilevabile da trasmissioni radiofoniche di denuncia, da petizioni popolari e addirittura dalle informazioni fornite sui social dalla comunicazione istituzionale dedicata (numero verde, facebook) –:

   se il Governo sia a conoscenza dei problemi esposti in premessa;

   se non ritenga di dover intervenire per garantire agli aventi diritto che hanno eseguito correttamente la procedura prevista, l'effettiva erogazione del bonus nei termini previsti per l'utilizzo (31 dicembre 2017) valutando, se del caso, di assumere iniziative per una proroga di tali termini.
(4-18137)


   FRACCARO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la località Piana di Santa Lucia è un'ampia zona prativa situata nel comune di Ledro (Trento). Fu teatro della famosa battaglia garibaldina di Bezzecca del 1866, dove il generale La Marmora impose a Giuseppe Garibaldi di fermare la sua inarrestabile avanzata verso Trento contro gli austriaci e quest'ultimo rispose «Obbedisco»;

   ai margini dei prati, sorge l'antica chiesa di Santa Lucia in Pratis del XIV secolo, caratterizzata all'interno da alcuni affreschi dell'epoca e giunta ai giorni nostri in buono stato grazie agli interventi di restauro, l'ultimo dei quali realizzato nel 1995. L'edificio religioso ospita, oltre a frequenti visite al suo interno, concerti di musica sacra di alto profilo;

   l’iter procedurale per autorizzare la realizzazione di un ricovero per circa 120 capi caprini (12x32m) e di un fienile annesso (16x12m) sulle pp.ff. 798/1/2 e 797 in C.C. Bezzecca nella piana di Santa Lucia è nella fase conclusiva. Il titolo edilizio verrebbe rilasciato in deroga alle previsioni del piano regolatore generale, il quale contiene prescrizioni generali e puntuali a garanzia della preservazione dello stato attuale del predetto territorio e prevede limitazioni allo sviluppo edilizio;

   il 6 ottobre 2017 si è svolta la seduta della commissione urbanistica per istruire la seduta consiliare del 19 ottobre, in cui i consiglieri si esprimeranno in via definitiva in ordine alla richiesta di deroga necessaria per realizzare l'opera;

   il suddetto provvedimento rischia di minare la bellezza del paesaggio e del patrimonio storico nazionale, come è stato peraltro puntualmente segnalato nella petizione popolare «Sottoscrizione per la chiesa Santa Lucia in Pratis e parco don Renzo» presentata al comune di Ledro l'8 settembre 2017 (prot. 11061) e ancora senza risposta;

   si evidenzia, inoltre, come diverse personalità abbiano espresso perplessità sulla deroga urbanistica. Tra le più illustri figurano Anita Garibaldi, la quale il 30 agosto 2017 ha rivolto un appello scritto al sindaco di Ledro suggerendo, invece, l'installazione di un cippo commemorativo, e l'ingegner Paolo Guella, nipote di Federico Guella, tenente di fanteria nativo di Bezzecca caduto in combattimento nel primo conflitto mondiale a Castel Dante a Rovereto, che, in una lettera al sindaco e con dichiarazioni pubbliche, non ha nascosto il suo sconcerto;

   la tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali, rientrante tra le materie di legislazione esclusiva statale, ex articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, nel nostro ordinamento giuridico costituisce un valore la cui protezione è fissata dai precetti costituzionali di cui agli articoli 9 e 32 della Costituzione e assume il valore di diritto fondamentale, come più volte affermato dalla Corte costituzionale (sentenza n. 8 del 2004);

   l'approvazione del suddetto provvedimento amministrativo pregiudicherebbe il diritto delle popolazioni interessate alla tutela di un paesaggio di valenza storica nazionale. Tale mancata tutela richiede un intervento di carattere centrale, intervento dal quale non può prescindersi tutte le volte in cui venga in considerazione un bene fondamentale di rango costituzionale, quali sono l'ambiente e i beni culturali, che altrimenti rimarrebbe sguarnito di qualsiasi salvaguardia, nonché tutte le volte in cui il soggetto cui sono affidate le relative funzioni di tutela ometta di esercitare le attribuzioni conferitegli dalla legge –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e se, fatta salva l'autonomia degli enti locali, ritenga di dover valutare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri di competenza per garantire la tutela della piana di Santa Lucia, nonché la salvaguardia e la qualificazione dei luoghi custodi dell'eredità della battaglia di Bezzecca, in considerazione del loro valore storico e paesaggistico.
(4-18144)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   con decorrenza 2012, l'articolo 11 del decreto-legge n. 201 del 2011 ha ampliato ai movimenti ed ai saldi le informazioni che gli intermediari finanziari devono comunicare all'archivio dei rapporti finanziari presso l'anagrafe tributaria (comma 2); inoltre, ha disposto che il direttore dell'Agenzia delle entrate, con un suo provvedimento, individui criteri per elaborare, con procedure centralizzate, specifiche liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione sulla base delle predette risultanze (comma 4); ha poi previsto che l'Agenzia delle entrate riferisca con relazione annuale al Parlamento sui risultati relativi all'emersione dell'evasione a seguito dell'applicazione delle predette disposizioni (comma 4-bis);

   con decorrenza dal 2015, la legge n. 190 del 2014 ha modificato l'obbligo di elaborazione di specifiche liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione in un più generico obbligo di utilizzo dei dati dell'archivio dei rapporti finanziari per l'analisi del rischio di evasione, ampliando ulteriormente al dato della giacenza media sul conto corrente il novero delle informazioni che gli intermediari finanziari devono comunicare all'archivio;

   il 26 luglio 2017 la Corte dei Conti ha approvato con deliberazione n. 11/2017/G una dettagliata relazione da cui emerge che «a distanza di oltre due anni dalle modifiche introdotte con la legge di stabilità per il 2015, e di oltre cinque anni dall'obbligo di elaborare liste selettive, nessun contribuente è stato selezionato attraverso lo strumento dell'Archivio dei rapporti finanziari quale soggetto a maggior rischio di evasione, né è stata ancora avviata la fase sperimentale, sicché non v'è dubbio che la norma sia stata totalmente disattesa dall'Agenzia [delle Entrate]» e che «deve, altresì, prendersi atto che il Ministro dell'economia e delle finanze, pur titolare dei poteri di indirizzo e vigilanza, non è mai intervenuto attraverso specifiche indicazioni affinché l'Agenzia provvedesse, prima, ad elaborare le liste selettive e, ad effettuare analisi del rischio evasione, nonché a riferire al Parlamento, come dovuto per espressa previsione normativa. Si ritiene necessario, quindi, che il Ministro provveda ad esercitare le sue prerogative per porre rimedio alle riferite inadempienze»;

   con decorrenza dal 2017, prima quindi della inequivocabile relazione-denuncia della Corte dei conti, il decreto-legge n. 193 del 2016 ha introdotto, con finalità di contrasto all'evasione fiscale e previsioni di incassi multimiliardari, l'obbligo di comunicazione telematica trimestrale delle liquidazioni periodiche Iva e di tutte le fatture di vendita e di acquisto (cosiddetto «spesometro»);

   i nuovi obblighi di comunicazione telematica hanno generato un significativo e comprensibile malessere in capo ai destinatari dei medesimi, ossia la generalità dei titolari di partite Iva italiane, per la loro oggettiva onerosità, nonché in capo agli intermediari fiscali, per l'assoluta farraginosità, lacunosità e inadeguatezza delle relative procedure informatiche, come testimoniato anche dalle ripetute proroghe dei termini per i primi invii che si sono rese necessarie e che stanno ulteriormente alimentando una situazione di totale confusione negli operatori e nei contribuenti, assolutamente inaccettabile e indecorosa;

   nonostante l'evidenza di un'anagrafe tributaria che già oggi è sovradimensionata negli obblighi informativi posti a carico di intermediari finanziari e titolari di partite Iva, rispetto all'effettiva capacità dell'Agenzia delle entrate di utilizzare proficuamente quei dati ai fini del contrasto all'evasione fiscale e di creare, insieme a Sogei, procedure informatiche semplici ed efficienti per minimizzare gli oneri in capo a contribuenti e intermediari fiscali, il Ministro dell'economia e delle finanze, in occasione dell'approvazione della nota di aggiornamento al Def 2017 e in vista della legge di bilancio per il 2018, ha dichiarato di attendersi 5,1 miliardi di euro di nuove entrate da «nuove misure allo studio di contrasto all'evasione fiscale» che, presumibilmente, faranno nuovamente perno su sempre più stringenti obblighi di comunicazione telematica di dati, posti in capo alla generalità dei titolari delle partite Iva italiane, in primis la cosiddetta «fatturazione elettronica» tra privati che è attualmente facoltativa e che potrebbe essere resa appunto obbligatoria, quando invece la sua opportuna e a quel punto naturale diffusione andrebbe perseguita rendendola semplicemente conveniente, in termini di eliminazione di altri adempimenti, protezione da contestazioni fiscali ed estrema semplicità di utilizzo delle procedure informatiche;

   si evidenziano l'inutilità e la dannosità di una linea politica volta ad introdurre sempre nuovi adempimenti fiscali di comunicazione telematica in un contesto in cui l'Agenzia delle entrate non riesce ad utilizzare proficuamente nemmeno i dati di cui già può disporre da numerosi anni ai sensi di legge, nonché l'inadeguatezza dell'azione del Governo in tale ambito che va avanti ormai da quasi quattro anni –:

   se non ritenga di esercitare i necessari poteri di indirizzo e vigilanza, come indicato dalla stessa Corte dei Conti, con efficacia affinché finalmente l'Agenzia delle entrate e la Sogei rendano utilizzabili e utilizzino con efficacia la straordinaria mole di dati, che da ormai 5 anni dovrebbero essere presenti e fruibili nell'archivio dei rapporti finanziari, effettuando altresì una valutazione dell'operato, ad avviso degli interpellanti palesemente insufficiente, dei dirigenti apicali di questi enti rispetto a una così significativa risorsa operativa per il contrasto all'evasione fiscale;

   se intenda assumere iniziative sul piano normativo per riportare a cadenza annuale la comunicazione telematica del cosiddetto «spesometro», astenendosi dal rendere obbligatoria la «fatturazione elettronica» tra privati, che deve invece restare sul piano della opzione volontaria, in quanto conveniente per semplicità operativa e semplificazione degli adempimenti fiscali.
(2-01974) «Zanetti, Francesco Saverio Romano».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NUTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Palermo possiede il 100 per cento di Amat nonché di Rap, subentrata ad Amia recentemente fallita;

   Amat ed Amia, secondo la deliberazione n. 53 del 2012 del commissario straordinario con poteri della giunta comunale di Palermo, esercitano contemporaneamente servizi pubblici locali a rilevanza economica e servizi strumentali;

   Amat esercita il servizio pubblico locale a rilevanza economica di trasporto pubblico urbano e il servizio strumentale di apposizione, installazione e manutenzione della segnaletica;

   mentre Amia esercitava il servizio pubblico locale di gestione ed igiene ambientali e il servizio strumentale di manutenzione stradale; il contratto di servizio della Rap è stato approvato nel 2014, con modifiche, rispetto al precedente contratto tra comune e Amia, che comunque le consentono di esercitare contemporaneamente i predetti servizi;

   la suddetta deliberazione stabiliva: «per le società che oltre ai servizi pubblici locali a rilevanza economica svolgono anche “attività strumentali”, queste ultime dovranno essere disgiunte e, a tal fine, l'amministrazione potrà scegliere di: a) scorporarle al fine della messa in liquidazione dei relativi rami d'azienda; b) affidare a terzi le medesime attività, mediante appalti pubblici; c) in via del tutto residuale, costituire una nuova società “strumentale” partecipata dal comune»;

   l'articolo 13, del decreto-legge n. 223 del 2006, prevedeva 42 mesi per conformarsi alla normativa, termine scaduto il 4 gennaio 2010, e stabiliva, quale sanzione, la nullità dei contratti siglati non conformemente;

   la validità di quanto disposto dal decreto-legge n. 223 del 2006 è stata più volte confermata dalla Corte costituzionale e dalla Corte dei conti;

   il decreto legislativo n. 175 del 2016 ha abrogato l'articolo 13 del decreto-legge n. 223 del 2006; tuttavia l'abrogazione non avrebbe influito sulla nullità dei contratti almeno per il periodo di tempo intercorso tra il termine del 4 gennaio 2010 e l'entrata in vigore il 23 settembre 2016 del sopra richiamato decreto legislativo;

   risulta che il comune di Palermo non abbia rispettato il termine previsto per conformarsi a quanto disposto dal decreto-legge n. 223 del 2006 –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in relazione alle situazioni di non conformità alla normativa di cui in premessa che producono la nullità dei contratti siglati dal comune di Palermo tra il termine di cui all'articolo 13 del decreto-legge n. 223 del 2006 e l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 175 del 2016 e se non ritenga di valutare se sussistano i presupposti per promuovere iniziative ispettive da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della ragioneria generale dello Stato, anche congiuntamente al dipartimento per la funzione pubblica, in ordine ai conseguenti profili di regolarità della situazione amministrativo-contabile del comune di Palermo.
(5-12445)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARGIU e MATARRESE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la fiducia nel sistema bancario e del credito rappresenta un fondamentale elemento di stabilità e di crescita economica per il nostro Paese;

   nel nostro Paese, ripetuti, recenti eventi, che hanno coinvolto alcune banche di caratura regionale e nazionale, causando innumerevoli problemi ai risparmiatori e agli investitori, hanno determinato una complessiva perdita di credibilità del sistema;

   tale situazione ha reso necessario l'intervento del Parlamento, chiamato ripetutamente a licenziare norme di risanamento, al punto da determinare la scelta dell'organo legislativo di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario che, proprio in questi giorni sta iniziando la propria attività;

   l'azione di supervisione e vigilanza della Banca d'Italia, ai sensi dell'articolo 13 del Testo unico bancario, appare dunque di particolare importanza non soltanto perché sia garantito il sostanziale rispetto delle regole del settore, ma anche perché non sia perduta la fiducia dell'opinione pubblica nel sistema che garantisce il risparmio e gli investimenti nel nostro Paese;

   nei giorni scorsi, lo stesso presidente Visco, intervenendo in occasione dell'inaugurazione del «Centro per l'educazione finanziaria della Banca d'Italia» ha sottolineato l'importanza del controllo terzo di neutralità sul sistema bancario italiano, sottolineando il ruolo di garanzia svolto da Banca d'Italia;

   il rispetto delle regole da parte delle singole banche è dunque indispensabile garanzia del corretto funzionamento del sistema;

   una recente azione promossa da un privato (un'azienda, gestita da una società per azioni operante nel settore automotoristico) contro FCE Bank Plc (gruppo Ford, iscritta al n. 3009 dell'Albo delle banche) davanti all'ABF (Arbitro bancario finanziario) si sarebbe conclusa con la produzione di una memoria difensiva da parte dell'istituto bancario che, di fatto, ammetterebbe la non ottemperanza delle regole e degli obblighi di informazione nei confronti della Banca d'Italia (e, in particolare, della sua Centrale rischi), che sarebbero state giustificate dalla necessità di perseguire l'interesse della propria clientela;

   tale giustificazione sarebbe stata accettata dall'arbitro che non avrebbe pertanto censurato l'operato della FCE Bank Plc;

   tale anomalia nel processo di arbitrato sarebbe stata segnalata dal privato ricorrente con ripetuti esposti alla Banca d'Italia che non avrebbe però in alcun modo riscontrato tali doglianze;

   se le segnalazioni pervenute rispondessero al vero, si configurerebbe una inaccettabile situazione di omissione dei controlli che certo non appare confortante nell'attuale, preoccupante contesto di incrinamento del rapporto fiduciario tra il sistema bancario e i singoli cittadini;

   occorrerebbe approfondire il buon funzionamento delle attività di supervisione e vigilanza attribuite alla Banca d'Italia e il corretto funzionamento delle attività di garanzia espletate dall'Arbitro bancario finanziario –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e, in particolare, se risultino recenti segnalazioni in merito a irregolarità sostanziali da parte della FCE Bank Plc, evidenziate anche tramite esposti alla Banca d'Italia;

   se, alla luce delle criticità che emergono dalla vicenda sopra riassunta, il Ministro interrogato non ritenga di assumere iniziative normative volte a promuovere una riforma complessiva del sistema della vigilanza bancaria, nonché della funzione di garanzia espletata dall'Arbitro bancario finanziario, secondo criteri di trasparenza e di tutela dei risparmiatori e degli investitori.
(4-18127)


   TACCONI, FEDI, GARAVINI, LA MARCA e PORTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 9-bis del decreto-legge n. 47 del 2014, convertito dalla legge 23 maggio 2014, n. 80, stabilisce che, a decorrere dal 2015, è considerata direttamente adibita ad abitazione principale una ed una sola unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato e iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire), già pensionati nei rispettivi Paesi di residenza, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata o data in comodato d'uso;

   su tale abitazione la stessa legge 23 maggio 2014, n. 80, riconosce la riduzione di due terzi della Tasi e della Tari;

   la legge 28 dicembre 2015, n. 208, legge di stabilità per il 2016, stabilisce l'esenzione dalla Tasi sulla prima casa e quindi anche sull'unità immobiliare dei pensionati residenti all'estero come sopra individuati, mentre continua ad applicarsi su di essa la riduzione di due terzi della Tari;

   giungono segnalazioni da parte di cittadini residenti all'estero, che si trovano nelle condizioni previste dalla suddetta normativa, secondo le quali i rispettivi comuni di iscrizione all'Aire non riconoscono loro alcuna esenzione adducendo a giustificazione le disposizioni del testo unico degli enti locali (Tuel), che, in caso di dissesto finanziario, concederebbero ai comuni la possibilità di derogare alla normativa nazionale;

   informazioni assunte per le vie brevi dal Ministero dell'economia e delle finanze, dipartimento delle finanze, confermano che anche in caso di dissesto, l'ente locale non può disapplicare le agevolazioni previste dalla normativa nazionale;

   i comuni possono, al contrario, confermare le agevolazioni (e quindi anche le esenzioni) relative ai propri tributi, nonostante il dissesto, in virtù del comma 4 dell'articolo 251 del Tuel –:

   se non intenda assumere iniziative, se del caso attraverso una circolare esplicativa, volte a chiarire la portata della norma introdotta dalle leggi nazionali e l'impossibilità per gli enti locali di derogarvi prevedendo il rimborso di quanto, a giudizio dell'interrogante, è stato illegittimamente richiesto ai contribuenti di cui trattasi.
(4-18135)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAUSIN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel recepire la direttiva 2004/54/CE che ha introdotto misure aggiuntive per l'innalzamento della sicurezza nelle gallerie di lunghezza superiore a 500 metri presenti lungo la rete stradale transeuropea (TERN), il legislatore nazionale ha sottolineato, tra le altre cose, la necessità che le infrastrutture presentino caratteristiche di resistenza al fuoco;

   in particolare al punto 2.7 dell'allegato B del decreto legislativo 5 ottobre 2006, n. 264, di recepimento della menzionata direttiva, si specifica che «la struttura principale di tutte le gallerie in cui un cedimento locale della struttura possa avere conseguenze catastrofiche, come ad esempio le gallerie sommerse o le gallerie che possono causare il cedimento di importanti strutture adiacenti, deve assicurare un livello sufficiente di resistenza al fuoco»;

   diversamente, non sono presenti prescrizioni sui materiali da costruzione da impiegare all'interno della galleria, benché il loro contributo, sia in termini di potere calorifico che di emissioni di fumi e sostanze tossiche, possa essere significativo ai fini della salvaguardia degli utenti e della conservazione delle opere. Questo problema si presenta, in particolare, per i materiali usati massivamente all'interno delle gallerie, come ad esempio nelle pavimentazioni stradali, che possono contribuire a contenere i carichi d'incendio e il danneggiamento della stessa struttura principali, influendo altresì sullo svolgimento delle operazioni di soccorso;

   la centralità degli standard e delle condizioni armonizzate dei prodotti di costruzione con riferimento alla sicurezza in caso di incendio, diversamente, è stata oggetto di intervento normativo europeo con il regolamento (CE) 305/2011 che, tra le altre cose, ha stabilito al punto 2 dell'allegato 1 la necessità che le opere di costruzione debbano essere concepite e realizzate, in modo che la generazione e la propagazione del fuoco e del fumo al loro interno siano limitate;

   in altri ordinamenti europei come quello tedesco il recepimento della direttiva 2004/54/CE si è tradotto in una precisa indicazione di impiego nelle gallerie di soli materiali di costruzione di classe A (DIN 4102) e nell'ordinamento italiano tali requisiti vengono richiesti al punto 1.2 dell'allegato II del decreto ministeriale del 28 ottobre 2005 in materia di requisiti di sicurezza per le gallerie ferroviarie –:

   se il Ministro interrogato non reputi opportuno assumere iniziative normative per introdurre modifiche al decreto legislativo 5 ottobre 2006, n.264, volte a prevedere nelle gallerie autostradali di lunghezza superiore a 800 metri l'impiego di materiali, anche per le pavimentazioni autostradali, che garantiscano maggiori standard di sicurezza in caso di incendio.
(4-18123)


   PATRIZIA MAESTRI e ROMANINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la chiusura al traffico veicolare, per problemi strutturali, del ponte stradale che attraversa il fiume Po tra Colorno (PR) e Casalmaggiore (CR) sta determinando considerevoli disagi per i cittadini e i lavoratori che si muovono, quotidianamente lungo le due sponde del grande fiume, in particolare per ragioni di studio e lavoro;

   l'unico mezzo alternativo per raggiungere, rispettivamente, la sponda emiliana e quella lombarda, senza allungare il tragitto di svariati chilometri, è rappresentata dalla linea ferroviaria Parma-Brescia;

   la stampa locale, negli ultimi giorni, ha dato ampio risalto agli innumerevoli disagi in cui incorrono i pendolari nell'utilizzo di questa tratta ferroviaria: ritardi cronici, improvvise soppressioni delle corse giornaliere, degrado nelle carrozze e sovraffollamento nei vagoni. Disagi purtroppo noti ma che l'aumento dell'utenza che accede al servizio ferroviario ha aggravato;

   sulla linea ferroviaria, a binario semplice e non elettrificata, affidata in concessione alla società Trenord, sono attive alcune piccole stazioni che versano da tempo in una condizione di incuria e abbandono –:

   se il Ministro interrogato non intenda mettere in atto le iniziative di competenza con il coinvolgimento della società concessionaria Trenord, per migliorare le condizioni di viaggio dei pendolari che quotidianamente, anche a causa dei disagi viabilistici connessi alla chiusura del ponte sul Po, usufruiscono della linea ferroviaria Parma - Brescia;

   se sia stato predisposto un progetto di ammodernamento di elettrificazione della linea e di riqualificazione delle stazioni, e quale sia il suo stato di avanzamento e finanziamento.
(4-18126)


   SEGONI, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS e TURCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da fonti stampa (Repubblica del 6 ottobre 2017) si apprende che la Rete ferroviaria italiana o Rfi società delle Ferrovie dello Stato italiane che gestisce l'infrastruttura e il traffico dei treni) ha inviato una circolare interna alle sale operative dell'azienda che ha come obiettivo quello di «migliorare gli indici di puntualità dei treni a mercato», cioè quelli dell'Alta Velocità, sia Frecce che Italo, riducendo la soglia di ritardo massimo previsto da 15 minuti a 5 minuti. Le nuove regole, da applicare nei casi di conflitti fra più treni durante la circolazione sulla linea Alta Velocità, renderebbe in pratica il ricorso all’«inchino» (la prassi dei treni regionali, così coniata dai pendolari, a sostare e ritardare per dare la precedenza ai treni superveloci per l'ingresso alla linea Alta Velocità) una consuetudine «ufficiale»;

   la sperimentazione è iniziata il 1o ottobre 2017 sui binari della direttissima Firenze-Roma: infatti, Maurizio Da Re, portavoce del comitato dei pendolari Valdarno Direttissima, ha affermato che «proprio nei giorni scorsi abbiamo notato che gli inchini e le deviazioni in lenta e i ritardi erano diventati più frequenti rispetto al passato»;

   una scelta strategica, come quella predisposta dalla circolare, dimostra che Ferrovie privilegia l'Alta Velocità totalmente a scapito dei treni regionali, continuando a perseguire secondo gli interroganti la logica di passeggeri di serie A e di serie B;

   sono circa 70 mila i viaggiatori che si muovono nell'area fiorentina, circa 30 i treni regionali veloci al giorno che viaggiano tra Firenze e il Valdarno, l'Aretino e la Valdichiana, fino a Roma o a Foligno, incontrandosi con i circa 300 treni dell'Alta Velocità, tra Frecce e Italo, che fanno la spola tra Roma e Milano. E quella degli «inchini» e delle deviazioni dei regionali sulla linea lenta via Pontassieve è una questione nota già da tempo. In Valdarno, nel dicembre 2015, è stato emblematico il caso del regionale Arezzo-Firenze, fermo a lungo dopo la stazione di Figline, al bivio di Valdarno Nord, per dare la precedenza a ben sette treni dell'Alta Velocità;

   con l'intesa del 2015 tra Rfi e regione Toscana, il gestore della rete si era impegnato «in tutti casi di conflitto fra i servizi regionali/interregionali e l'offerta della lunga percorrenza, in particolare, nelle fasce pendolari e nelle tratte a capacità limitata, quali Firenze Statuto/Firenze Campo di Marte e Firenze Campo di Marte/Firenze Rovezzano a dare priorità ai treni che rispettano la traccia oraria» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, per evitare disparità di trattamento tra i passeggeri dell'Alta Velocità ed i pendolari dei treni regionali e affinché Rfi riveda la sperimentazione in atto e le disposizioni della circolare interna inviata alle sale operative.
(4-18141)


   TANCREDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel recepire la direttiva 2004/54/CE, che ha introdotto misure aggiuntive per l'innalzamento della sicurezza nelle gallerie di lunghezza superiore a 500 metri presenti lungo la rete stradale trans-europea (Tern), il legislatore nazionale ha sottolineato, tra le altre cose, la necessità che le infrastrutture presentino caratteristiche di resistenza al fuoco;

   in particolare, al punto 2.7 dell'Allegato B del decreto legislativo 5 ottobre 2006, n. 264, di recepimento della menzionata direttiva, si specifica che «la struttura principale di tutte le gallerie in cui un cedimento locale della struttura possa avere conseguenze catastrofiche, come ad esempio le gallerie sommerse o le gallerie che possono causare il cedimento di importanti strutture adiacenti, deve assicurare un livello sufficiente di resistenza al fuoco»;

   diversamente, non sono presenti prescrizioni sui materiali da costruzione da impiegare all'interno della galleria, benché il loro contributo, sia in termini di potere calorifico che di emissioni di fumi e sostanze tossiche, possa essere significativo ai fini della salvaguardia degli utenti e della conservazione delle opere;

   questo problema si presenta in particolare per i materiali usati massivamente all'interno delle gallerie, come ad esempio nelle pavimentazioni stradali, che possono contribuire a contenere i carichi d'incendio e il danneggiamento della stessa struttura, influendo altresì sullo svolgimento delle operazioni di soccorso;

   la centralità degli standard e delle condizioni armonizzate dei prodotti di costruzione, con riferimento alla sicurezza in caso di incendio, diversamente, è stata oggetto di intervento normativo europeo con il regolamento (CE) 305/2011 che, tra le altre cose, ha stabilito al punto 2 dell'allegato 1 la necessità che le opere di costruzione debbano essere concepite e realizzate in modo che la generazione e la propagazione del fuoco e del fumo al loro interno siano limitate;

   in altri ordinamenti europei, come quello tedesco, il recepimento della direttiva 2004/54/CE si è tradotto in una precisa indicazione di impiego nelle gallerie di soli materiali di costruzione di classe A (DIN 4102);

   nell'ordinamento italiano tali requisiti vengono richiesti al punto 1.2 dell'allegato II del decreto ministeriale 28 ottobre 2005 in materia di requisiti di sicurezza per le gallerie ferroviarie –:

   se il Ministro interrogato non reputi opportuno assumere iniziative normative al fine di introdurre modifiche al decreto legislativo 5 ottobre 2006, n. 264, volte a prevedere nelle gallerie autostradali di lunghezza superiore a 800 metri l'impiego di materiali, anche per le pavimentazioni stradali, che garantiscano maggiori standard di sicurezza in caso di incendio.
(4-18142)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FANTINATI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è allarme «eroina killer» in Veneto, soprattutto nelle province di Venezia e Padova, dove negli ultimi tre mesi si sono registrate nove vittime;

   da inizio anno, il territorio regionale ha visto la diffusione di un nuovo tipo di eroina, cosiddetta «eroina gialla», che i medici del laboratorio di igiene ambientale e tossicologia forense del dipartimento di prevenzione della ulss 3 Serenissima di Venezia hanno definito «una vera bomba», dopo aver notato un innalzamento nel principio attivo della sostanza stupefacente che è passato, in pochi mesi, dallo 0,5-1 per cento al 15-50 per cento;

   scrive il Corriere Veneto: «chi compra la nuova droga killer con soli 20-30 euro a dose sa di entrare in una sorta di roulette russa, sa che quel principio attivo potenziato fa sballare in fretta. Sa di poter morire. La nuova eroina “gialla”, potenziata e letale, si sta diffondendo nel nostro territorio a causa di una guerra tra bande di narcotrafficanti che stanno cercando di conquistare il terreno e fanno a gara per fornire ai clienti un prodotto sempre più potente. L'eroina arriva dall'Afghanistan, dal Pakistan, dall'Iraq, paesi in conflitto dove servono soldi per le armi, per la corruzione, per la sopravvivenza delle popolazioni. È dimostrato che Daesh si serve anche del canale dei traffici di droga per pagarsi la guerra. Da quando i conflitti in Medio Oriente si sono riaccesi negli ultimi 10 anni i traffici di eroina sono aumentati. Se ne vedono gli effetti in Veneto dove le forze dell'ordine registrano un aumento esponenziale dei sequestri. Questa regione è un crocevia di scambi tra i Balcani, da dove arriva la droga, e il resto d'Europa. I trafficanti sono albanesi, che vendono grosse quantità. E poi ci sono tunisini per il piccolo spaccio. Ora anche i nigeriani, tradizionalmente dediti alla cocaina, hanno iniziato a vendere la nuova eroina, e hanno preso sempre più piede perché hanno capito che rende. L'obiettivo dei narcotrafficanti è mantenere i prezzi bassi per fidelizzare il mercato, renderlo sempre più “affamato” e allargarlo con nuovi schiavi» –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per prevenire e reprimere il dilagante fenomeno legato alla diffusione della cosiddetta «eroina gialla», considerata l'alta pericolosità sociale del prodotto e gli suoi effetti sugli assuntori.
(4-18124)


   VARGIU e MATARRESE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 79 del Tuel, decreto legislativo n. 267 del 2000 disciplina il regime dei permessi retribuiti concessi agli amministratori locali, che abbiano lo status giuridico dei lavoratori dipendenti, per facilitarne l'espletamento del mandato;

   in particolare, il comma 4 dell'articolo 79 prevede, tra l'altro, che i componenti di organi esecutivi delle unioni dei comuni e delle comunità montane abbiano diritto a permessi retribuiti per 24 ore mensili;

   tali permessi retribuiti sono aggiuntivi rispetto ai permessi lavorativi di 48 ore mensili, goduti dai sindaci;

   nel caso dei presidenti delle comunità montane, i permessi aggiuntivi arrivano sino a 48 ore, per cui un sindaco che sia eletto presidente di una comunità montana cumula permessi di 48 più 48 ore, perché possa essere facilitato l'espletamento del suo mandato;

   il Tuel n. 267 del 2000, all'articolo 32 riconosce la sostanziale equipollenza tra unione dei comuni e comunità montane;

   lo stesso articolo 32 del Tuel stabilisce che l'incarico di presidente dell'unione dei comuni possa essere ricoperto esclusivamente da un sindaco, scelto nell'ambito dei comuni afferenti all'unione stessa;

   l'articolo 27, dello stesso Tuel sottolinea come «le Comunità Montane sono Unioni di Comuni», mentre la legge n. 135 del 2012 prevede la denominazione di «Unione comuni montani» nei casi che rispondono alla specifica fattispecie;

   in particolare, nella regione autonoma della Sardegna, la legge n. 2 del 2016 equipara le comunità montane, costituite ai sensi della legge regionale n. 12 del 2005, alle unioni dei comuni;

   la disamina della vigente normativa certifica dunque la sostanziale equipollenza tra le comunità montane e le unioni dei comuni, da cui non può che discendere la assoluta identità delle garanzie di tutela giuridica dei rispettivi presidenti;

   tale assoluta equipollenza è sostanzialmente riconosciuta in tutte le regioni italiane per cui ai presidenti delle unioni dei comuni (che vengono obbligatoriamente scelti tra i sindaci dei comuni afferenti all'unione), analogamente a quanto avviene per i presidenti delle comunità montane, qualora siano lavoratori dipendenti, viene riconosciuto il diritto ad assentarsi dal proprio lavoro per un massimo di 48 più 48 ore mensili, per l'espletamento delle attività relative all'esercizio del mandato;

   in alcune realtà locali della Regione autonoma della Sardegna sembrerebbe invece che gli uffici si stiano orientando verso interpretazioni differenti della norma –:

   se trovi conferma che i permessi lavorativi retribuiti per i lavoratori dipendenti relativi all'espletamento del mandato di sindaco siano cumulabili a quelli correlati all'attività di membro dell'esecutivo o di presidente delle unioni dei comuni, di cui all'articolo 79 del Tuel, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000;

   se la sostanziale equipollenza di ruolo e di funzioni delle comunità montane e delle unioni dei comuni comporti che – ai sensi dell'articolo 79 del Tuel di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000 – sia confermato il riconoscimento del diritto, già oggi attribuito per prassi nella quasi totalità delle regioni e delle amministrazioni italiane, per i presidenti delle unioni dei comuni a fruire di permessi lavorativi sino a 48 più 48 ore mensili, relativi all'espletamento del mandato, analogamente a quanto già riconosciuto ai presidenti delle comunità montane, in particolar modo in regioni come la Sardegna che, con il comma 8 dell'articolo 7 della legge regionale n. 2 del 2016, ha comunque trasformato le comunità montane in unioni di comuni.
(4-18130)


   MARTELLI, KRONBICHLER, LAFORGIA, PIRAS, ZARATTI, FRANCO BORDO, RICCIATTI, QUARANTA, LACQUANITI, MURER, MOGNATO, GIORGIO PICCOLO, MELILLA, MATARRELLI, SCOTTO, FORMISANO, ROBERTA AGOSTINI, ALBINI, BOSSA, FOLINO, NICCHI, CIMBRO, ROSTAN, ZACCAGNINI e ZAPPULLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi un ragazzo diversamente abile 13enne di Kirkuk è morto a Bolzano a seguito di una caduta dalla sua sedia a rotelle che gli ha provocato la frattura di tutte e due le gambe;

   il ragazzo, con la sua famiglia, è giunto all'inizio di ottobre 2016 in Alto Adige a seguito del diniego della richiesta di asilo da parte della Svezia;

   nonostante lo stato di disabilità del ragazzo, la famiglia curda non riesce ad ottenere alcuna protezione sociale da parte del comune di Bolzano, in quanto sul territorio della provincia autonoma di Bolzano è vigente la «circolare Critelli». La circolare prevede, in virtù di un accordo tra lo Stato italiano e la provincia autonoma, il divieto di garantire alcuna forma di assistenza a chi giunge sul territorio da un altro Stato e non è inviato dal Ministero dell'interno;

   la famiglia curda, nei giorni precedenti la morte del ragazzo, non ha ricevuto pertanto alcuna assistenza pubblica e ha vissuto solamente contando sull'aiuto della Caritas, della Comunità evangelica e della rete di solidarietà presente a Bolzano;

   l'accoglienza di una famiglia con minori di cui uno disabile è prima un obbligo morale e poi una questione legale/giuridica –:

   di quali elementi disponga circa la vicenda di cui in premessa in cui la mancata accoglienza dei genitori curdi con i loro figli ha avuto la conseguenza della morte del loro ragazzo 13enne diversamente abile;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per rivedere la normativa vigente in tema di accoglienza dei migranti, inclusi quelli presenti sul territorio della provincia autonoma di Bolzano, anche tenendo conto degli accordi europei di Dublino, in modo da evitare che tali episodi possano ripetersi.
(4-18131)


   MARTELLI, FASSINA, ROBERTA AGOSTINI, SCOTTO, FORMISANO, ROSTAN, RICCIATTI, ZARATTI, MATARRELLI, PIRAS, RAGOSTA, FERRARA, KRONBICHLER, DURANTI, NICCHI, MOGNATO, MURER, ALBINI, GIORGIO PICCOLO, ZOGGIA, MELILLA e LACQUANITI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il campo nomadi di Castel Romano sorge ad una notevole distanza dal centro abitato, è secondo alcune stime il più grande d'Europa e da anni vi è preoccupazione trasversale in merito alle condizioni di vita dei residenti, espressa in diverse sedi da associazioni, attivisti, esponenti delle istituzioni oltre che dagli abitanti stessi, senza contare le comprensibili obiezioni sulle effettive possibilità d'inclusione per la minoranza in un contesto come quello descritto;

   in seguito, a quanto si apprende da autorevoli quotidiani e da quanto rappresentano i residenti, alla rottura dei depuratori, si è verificato nel campo un massiccio sversamento delle fognature, con la conseguente esondazione di liquami putridi e dannosi;

   considerando la presenza della limitrofa riserva naturale e l'elevato numero di abitanti (circa 1.076 persone), la situazione si presenta ai limiti del disastro ambientale e si somma alle diffuse preoccupazioni sulla salubrità del terreno, anch'esse rappresentate da anni da vari soggetti in altrettante sedi, senza che vi siano mai state, a giudizio degli interroganti, sufficienti rassicurazioni da parte delle istituzioni competenti;

   dall'inizio dell'estate 2017 i residenti lamentano l'assenza di acqua e non risulta vi siano stati interventi concreti in tal senso da parte dell'amministrazione, neppure l'invio di autobotti; secondo quanto affermato da fonti giornalistiche e dagli abitanti, vi è una certa difficoltà a risalire all'erogatore materiale di detto bene primario e, a giudizio degli interroganti, è preoccupante il fatto che la possibilità di minori e soggetti fragili di accedere all'acqua sarebbe affidata a un non meglio identificato «privato» e non ad Acea; si sottolinea il dato che oltre mille persone vivono da mesi senz'acqua a chilometri dal centro abitato;

   è stata riscontrata una cospicua presenza di parassiti, ratti, scarafaggi e perfino di animali selvatici all'interno del campo, con le immaginabili conseguenze sulla salute degli abitanti, che lamentano d'aver contratto forme morbose (ad esempio, scabbia) dovute alle condizioni igienico-sanitarie che in base al modo in cui si presentano, suggerirebbero, a giudizio degli interroganti, la necessità di una immediata evacuazione, anche per scongiurare il rischio della diffusione di epidemie;

   nel corso dell'estate alcuni minori sono stati ricoverati in ospedale e hanno sviluppato malattie epiteliali; vi è preoccupazione, da parte degli abitanti, in merito a un aumento dei tumori che ha già destato interrogativi negli anni passati, benché non risulta vi siano mai state verifiche per accertare o smentire tale dato, e per la elevata e straordinaria presenza di rifiuti non biodegradabili: il fatto che una simile situazione d'inquinamento ambientale si sommi al mancato funzionamento della rete idrica porta gli interroganti a non poter circoscrivere la propria preoccupazione ai residenti del campo, ma a tutto l'ambiente circostante e alla popolazione che rischia d'entrare in contatto con soggetti affetti da malattie il cui contagio potrebbe causare una epidemia su vasta scala, considerato anche il recente inizio dell'attività scolastica –:

   quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere, per quanto di competenza, per fronteggiare la grave emergenza sanitaria che interessa il campo nomadi di Castel Romano, tenuto conto che essa mette fortemente a rischio le bambine e i bambini che vivono nel campo.
(4-18132)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   CRIVELLARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Sicc srl è un'azienda con sede a Rovigo, che dal 1973 svolge la propria attività nel settore della metalmeccanica con produzione e commercializzazione di serbatoi per acqua, aria compressa ed esecuzioni speciali nel settore «oil & gas»;

   i mercati di riferimento, oltre a quello nazionale, sono rappresentati da Paesi del bacino del Mediterraneo (Spagna, Grecia, Algeria, Tunisia, Marocco, Libano), dagli Emirati Arabi e dai Paesi dell'Est europeo, come Romania, Polonia, Repubblica Ceca;

   la società, dopo aver vissuto anni di crescita, ha dovuto, dal 2010 in avanti, fronteggiare una crisi dovuta ad una progressiva riduzione degli ordini, con un indebitamento sempre più gravoso;

   nel 2012, il livello di indebitamento raggiunto non permetteva più la continuità aziendale e Sicc srl decideva di presentare istanza per un accordo di ristrutturazione del debito ex articolo 182-bis/ter della legge fallimentare, sottoscritto con Agenzia delle entrate e Inps in data 23 dicembre 2013;

   il ricorso alla ristrutturazione del debito nei confronti di erario ed enti previdenziali non si è tuttavia dimostrato sufficiente per rimettere in equilibrio l'azienda: esso è stato chiuso solo per la parte erariale, mentre l'Inps rimarrebbe complessivamente creditore della società per diversi milioni di euro;

   si sono avviati più volte contatti — ad oggi senza esito — per rateizzare ulteriormente il debito che rimane;

   nei giorni scorsi è stata avviata la procedura di licenziamento collettivo per 23 dipendenti (su un totale di 78) della Sicc, decisione che rischia di mettere in discussione l'intera realtà produttiva e infliggere un duro colpo all'economia polesana –:

   se il Governo sia a conoscenza della grave situazione in cui versa l'azienda Sicc srl di Rovigo e quali iniziative intenda portare avanti per cercare di evitare i licenziamenti e salvaguardare la produzione.
(3-03299)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARRESCIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 48, comma 13, primo periodo, del decreto-legge n. 189 del 2016, stabilisce che «Nei Comuni di cui agli allegati 1 e 2, sono sospesi i termini relativi agli adempimenti e ai versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria in scadenza rispettivamente nel periodo dal 24 agosto 2016 al 30 settembre 2017 ovvero nel periodo dal 26 ottobre 2016 al 30 settembre 2017»;

   successivamente, lo stesso comma 13 prevede che «Gli adempimenti e i pagamenti dei contributi previdenziali e assistenziali dei premi per l'assicurazione obbligatoria, sospesi ai sensi del presente articolo, sono effettuati entro il 30 ottobre 2017, senza sanzioni e interessi, anche mediante rateizzazioni fino ad un massimo di diciotto rate mensili di pari importo a decorrere dal mese di ottobre 2017»;

   le suddette disposizioni palesemente denotano la volontà del legislatore di sospendere per l'intero periodo fino al 30 settembre i suddetti versamenti. Tale interpretazione è stata avallata anche dal messaggio dell'Inps n. 3124 del 27 luglio 2017 che testualmente prevede che «(...) la sospensione degli adempimenti e dei versamenti contributivi è stata estesa anche ai comuni dell'allegato 2-bis e riguarda il periodo dal 18 gennaio 2017-30 settembre 2017»;

   l'Inps ha però poi inopinatamente variato la propria interpretazione con il messaggio n. 3898 del 10 ottobre 2017 nel quale sostiene che «(...) i contributi previdenziali ed assistenziali oggetto di sospensione sono quelli con scadenza legale di adempimento e di versamento nell'arco temporale dalla data dell'evento sismico al 30 settembre 2017, vale a dire sino al periodo di paga di agosto 2017»;

   a fronte di tale interpretazione dell'Inps, la sospensione dei contributi e premi vale fino alle «scadenze legali» (non ai periodi di paga) ricadenti nel mese di settembre 2017, con la conseguenza che l'ultimo mese effettivamente oggetto della sospensione prevista dalla norma diventa quello di agosto, mentre il mese di settembre andrebbe pagato nei termini usuali e quindi entro il 16 ottobre successivo, cioè entro il 16 ottobre 2017;

   tale nuova interpretazione, resa peraltro a pochissimi giorni dalla eventuale scadenza, appare in palese contrasto con la ratio legis che è quella di sospendere fino a tutto settembre 2017 i versamenti, con ultimo mese oggetto di sospensione quello di settembre, ponendo poi al 30 ottobre 2017 la prima scadenza per il pagamento dell'arretrato –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intendano intraprendere affinché l'Inps giunga con urgenza ad un'interpretazione e un'applicazione della normativa in termini coerenti con la volontà del legislatore.
(5-12442)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LAFFRANCO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da diverse fonti giornalistiche, nei giorni scorsi presso la Confindustria Perugia la dirigenza del Gruppo Colussi avrebbe dichiarato l'apertura della procedura di licenziamento collettivo, ai sensi della legge n. 223 del 1991, per circa 125 lavoratori del sito di Petrignano di cui 115 operai, 5 impiegati e 5 impiegati della So.Ge.Sti.;

   le segreterie nazionali di Fai Flai e Uila ed il coordinamento delle rappresentanze sindacali unitarie del gruppo Colussi (stabilimento Petrignano, Tavarnelle e Fossano), nel ritenere inaccettabile le dichiarazioni rese dall'azienda, hanno deciso di opporsi con fermezza a tale decisione che colpisce in modo drammatico il territorio umbro già martoriato da altre vertenze;

   sono noti, infatti, i numerosi fatti di cronaca che parlano di diversi episodi di esuberi di lavoratori di importanti aziende in sofferenza, come la Perugina, l'ex Pozzi, la Novelli o la Thyssen;

   stando a quanto riportato in diversi articoli giornalistici, nei prossimi giorni saranno convocate le assemblee in tutti gli stabilimenti del gruppo, nell'ambito delle quali verranno decise tutte le necessarie azioni di contrasto da intraprendere per opporsi a questa scelta della Colussi, che rischia di mettere in ginocchio più di cento famiglie;

   in una nota diramata qualche giorno fa da un consigliere regionale del Pd si era fatto notare che «dopo l'esubero di personale annunciato nel mese di luglio dall'azienda in occasione della presentazione del piano industriale, che prevedeva tra 50 e 60 esuberi, a fronte di investimenti complessivi per circa 80 milioni di euro, oggi quegli esuberi verrebbero ad essere raddoppiati» –:

   se i Ministri interrogati intendano chiarire i termini della vicenda esposta in premessa e, per quanto di competenza, quali iniziative intendano adottare al fine di procedere all'apertura di un tavolo istituzionale con tutti i soggetti coinvolti e raggiungere una soluzione che eviti i licenziamenti dei lavoratori della Colussi di Petrignano.
(4-18128)


   PAGLIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel corso del 2016 la società Santa Croce spa, proprietaria dell'omonimo marchio di acqua minerale e dello stabilimento di imbottigliamento di Canistro (AQ), viene esclusa dalla concessione di sfruttamento della risorsa idrica, a causa dell'annullamento da parte del Tar dell'aggiudicazione dopo il ricorso del comune;

   in conseguenza di ciò, l'8 settembre 2016 Santa Croce spa provvede a mettere in mobilità tutti i 75 dipendenti, rifiutando anche di cedere lo stabilimento ai terzi subentranti nella concessione;

   nel febbraio 2017 i licenziamenti diventano effettivi e da allora i lavoratori e le lavoratrici attendono senza successo che vengano loro corrisposti tfr, ferie non godute e mensilità arretrate, per un importo complessivo pari ad almeno 35.000 euro a persona;

   Santa Croce spa non è una società in difficoltà economiche, ma continua al contrario ad operare attraverso la fonte di Castellina di Castelpizzuto;

   recentemente ha acquisito anche il ruolo di sponsor ufficiale della trasmissione televisiva Grande Fratello Vip, oltre che delle squadre di calcio Lazio e Fiorentina;

   appare pertanto particolarmente ingiustificabile l'atteggiamento assunto nei confronti degli ex dipendenti, costretti ad attendere spettanze dovute da una società inadempiente e a spendere tempo e denaro in una causa giudiziaria –:

   se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché si provveda alla immediata corresponsione di quanto dovuto a lavoratrici e lavoratori.
(4-18140)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORELLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   recenti programmi televisivi (si veda «Indovina chi viene a cena» del 27 marzo 2017 su Rai 3) hanno affrontato il tema della salubrità del pesce allevato e in particolare della sicurezza del salmone allevato in Norvegia e importato nei mercati;

   secondo quanto divulgato, la filiera norvegese di produzione di questo prodotto non darebbe sufficienti garanzie in ordine alla sua salubrità e non pericolosità, per mancata o incompleta osservanza – sembrerebbe – dei piani di autocontrollo adottati dalla aziende;

   ove così fosse, si dovrebbe ritenere che anche gli organismi europei e nazionali deputati al controllo non stiano svolgendo gli accertamenti necessari per evitare l'ingresso nei mercati di questi prodotti;

   non si può fare a meno di notare che, a ben vedere, gli enti statali norvegesi, deputati al controllo e alla ricerca sulla nutrizione dei pesci e sugli effetti del consumo di pesce sulla salute umana (si veda ad esempio i rapporti sul tema del Nifes – Istituto nazionale per la nutrizione e la ricerca ittica, con sede in Bergen), hanno invece chiarito che detti prodotti ittici non sono affatto pericolosi per la salute umana e che, anzi, possono ritenersi più sicuri del normale pescato;

   gli effetti, almeno potenziali, di questo tipo di notizie sul settore dell'acquacoltura in Italia sono notevoli, inducendo il consumatore, in assenza di una corretta e completa informazione sul punto, a non acquistare prodotti ittici allevati (a prescindere che si tratti di salmone o meno);

   alla luce di ciò, si impone la necessità di far chiarezza sulla vicenda, onde comprendere se vi siano pericoli concreti e reali nel consumo di salmone allevato –:

   di quali informazioni dispongano i Ministri interrogati in merito ai fatti riferiti in premessa;

   se non reputino necessario attivarsi, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, al fine di accertare la pericolosità o meno per la salute umana del consumo di salmone allevato e, nel caso affermativo, se non reputino opportuno, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, approntare procedure e protocolli amministrativi volti a limitare o proibire detto consumo.
(4-18134)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GASPARINI, CASATI e RAMPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la vaccinazione contro il Papillomavirus umano (HPV) si è dimostrata molto efficace nel prevenire nelle donne il carcinoma della cervice uterina (collo dell'utero), questo perché induce una protezione maggiore prima di un eventuale contagio con il virus HPV;

   il carcinoma della cervice uterina è il secondo tumore più diffuso nelle donne e colpisce ogni anno circa 3.500 donne e causa 1.000 decessi in Italia;

   negli ultimi venti anni la mortalità per questo tumore si è ridotta drasticamente, soprattutto grazie alla diagnosi precoce realizzata attraverso i programmi di screening (Pap-test), nonché all'introduzione della vaccinazione anti HPV;

   infatti, il Papillomavirus umano è un virus molto comune, tanto che, secondo una stima, il 75 per cento degli individui viene infettato nel corso della vita;

   secondo il nuovo calendario vaccinale, incluso nel piano nazionale prevenzione vaccinale (PNPV) 2017-2019, approvato in Conferenza Stato-regioni con intesa del 19 gennaio 2017, nonché secondo il successivo «decreto vaccini», la vaccinazione anti Hpv per le ragazze e i ragazzi, 2 dosi nel corso del 12o anno di vita, è offerta gratuitamente e attivamente dal servizio sanitario nazionale (Ssn);

   secondo segnalazione pervenute da diverse Asl della Lombardia ed, in particolare, dall'Asst Vimercate sembra vi sia una carenza di dosi del vaccino Hpv con conseguente sospensione degli appuntamenti, in particolare modo per la somministrazione della seconda dose, mentre il protocollo terapeutico del vaccino Hpv prevede la somministrazione della prima dose e del richiamo in un arco di tempo di sei mesi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale situazione e se tale carenza sia riscontrabile anche in altre regioni, oltre alla Lombardia; quali iniziative urgenti, nell'ambito delle sue competenze e nel rispetto di quelle regionali in materia sanitaria, intenda adottare affinché siano osservati il nuovo piano vaccinale e il protocollo terapeutico per la somministrazione del vaccino Hpv.
(5-12441)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FANTINATI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   recenti cronache riferiscono di una nube radioattiva che nelle ultime settimane aleggia su Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, regioni in cui si sono registrate concentrazioni di rutenio-106, un elemento utilizzato in medicina per il trattamento di alcune tipologie di tumori oculari e come fonte di energia per i satelliti;

   la rilevazione degli esperti sono iniziate il 29 settembre 2017 e, stando a quanto dichiarato dall'Arpa friulana – il centro regionale per la protezione dell'ambiente – «in assenza di altri radionuclidi artificiali tipici di una fissione nucleare porta a escludere incidenti occorsi a un impianto di produzione di energia nucleare e ad esplosioni di ordigni bellici»;

   gli esperti dei centri regionali, in collaborazione con l'Istituto superiore per la protezione e per la ricerca ambientale, hanno intensificato i campionamenti e le analisi del particolato atmosferico, ma a tutt'oggi non si conoscono i risultati –:

   quale sia la reale entità del fenomeno;

   quali iniziative intendano assumere per verificare una possibile contaminazione della popolazione e del territorio;

   quali informazioni sanitarie intendano diffondere tra i residenti nelle regioni maggiormente interessate dall'inquinamento radioattivo.
(4-18125)


   MELILLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   tutti i cittadini europei presenti sul territorio italiano hanno diritto all'assistenza sanitaria, in base alla propria condizione di soggiorno, attraverso l'iscrizione al servizio sanitario nazionale oppure mediante la tessera Team;

   i cittadini europei presenti sul territorio italiano indigenti e senza copertura sanitaria, tramite la tessera con codice Eni, valida 6 mesi e rilasciata dalle Asl con valore regionale, hanno comunque diritto alle cure necessarie e urgenti, incluse le prestazioni relative alla tutela dei minori, alla maternità, all'interruzione della gravidanza, alle vaccinazioni, alla diagnosi e cura delle malattie infettive;

   nella regione Abruzzo vi sarebbero difficoltà nell'emissione del codice Eni, creando di fatto un'inaccettabile discriminazione tra cittadini europei comunitari e cittadini extracomunitari irregolari assistiti con la tessera Stp –:

   se non intenda assumere ogni iniziative di competenza, anche normative in sinergia con le regioni, per garantire il diritto costituzionale alla salute anche ai cittadini comunitari irregolari su tutto il territorio nazionale.
(4-18147)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VICO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il piano a vita intera, elaborato nel luglio 2013, pianifica l'attività di decommissioning per quanto concerne il settore nucleare ancora presente in Italia, anno per anno, definendone tempi e costi complessivi, fabbisogno;

   già nel dicembre 2013 erano state riviste al ribasso le attività di decommissioning programmate per i 4 anni successivi;

   tale rifasatura si è declinata successivamente nell'attività di programmazione dell'ottobre 2014, del febbraio 2016 e infine nel dicembre 2016;

   il risultato è che nel 2016 sono state eseguite circa il 30 per cento delle attività programmate nel 2013;

   il nuovo Consiglio di amministrazione, insediatosi nel luglio 2016, nel mese di dicembre 2016 ha proceduto a rivedere la programmazione approvata a febbraio dello stesso anno, riducendo le attività di decommissioning per un importo di 153 milioni di euro;

   l'autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico nella delibera 381/2017 «prefigura un ulteriore incremento dei significativi ritardi accumulati dalla commessa nucleare e la conseguente crescita dei costi a vita intera, con ulteriori slittamenti della data di fine attività prevista per importanti progetti»;

   il continuo rinvio della data di conclusione di importanti progetti di decommissioning si sta riverberando sul rinvio della data di fine lavori che riguardano impianti e centrali nucleari coinvolti;

   inoltre, per ogni anno di rinvio della data di fine lavori, al conto complessivo vanno aggiunti i costi «fissi» di funzionamento e mantenimento in sicurezza degli impianti che ammontano ad oggi a circa 135 milioni di euro all'anno;

   i risultati della gestione e le continue revisioni degli ultimi anni mostrano un trend preoccupante in quanto senza un rapido cambio degli indirizzi ed una profonda ristrutturazione di Sogin, verosimilmente i costi saliranno ben oltre i 10 miliardi di euro ed il decommissioning verrà ultimato dopo il 2050;

   il continuo rinvio delle attività di decommissioning di impianti la cui attività è cessata almeno 30 anni fa, comporta un aumento dei rischi di incidente nucleare;

   il caso più preoccupante è quello della realizzazione, già in ritardo di almeno 15 anni e definitivamente bloccata ad agosto 2017, dell'impianto Cemex;

   Cemex serve alla solidificazione, mediante miscelazione con cemento, di 233 metri cubi di rifiuti liquidi radioattivi prodotti negli anni ’70 (40 anni fa) dall'impianto Eurex a Saluggia (VC) ed ancora custoditi nel sito;

   il 10 agosto 2017, 5 anni dopo averlo sottoscritto, Sogin ha risolto il contratto con il raggruppamento temporaneo di imprese di cui è mandataria Saipem, per la realizzazione del progetto Cemex, per asseriti «gravi inadempimenti» e «manifesta incapacità»;

   il 10 agosto 2017, Sogin ha contestato «una serie di gravi inadempimenti e ritardi» al raggruppamento temporaneo di imprese, di cui è di nuovo mandataria Saipem, impegnato nella realizzazione dell'Icpf presso il sito Itrec di Rotondella diffidando ad adempiere l'appaltatore;

   Saipem ha a sua volta contestato entrambe le decisioni di Sogin, ritenendosi danneggiata e citando per questo Sogin con richiesta di risarcimento di circa 70 milioni di euro;

   il risultato è che i progetti sono bloccati, senza alcuna previsione né di soluzioni alternative né di tempi per il completamento di 2 opere essenziali per la sicurezza del Paese –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere con la massima urgenza al fine di scongiurare ulteriori ritardi nelle attività di decommissioning consentendo la definitiva messa in sicurezza dei siti interessati.
(5-12443)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NASTRI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato ha provveduto, con proprie direttive, a definire le procedure e gli ulteriori criteri di orientamento, nell'ambito della propria discrezionalità amministrativa, per la designazione dei commissari giudiziali, la nomina dei commissari straordinari e dei membri dei comitati di sorveglianza, con l'obiettivo di assicurare la massima trasparenza nell'ambito delle procedure di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi;

   le richiamate direttive disponevano che, per poter assumere tali incarichi, i candidati dovevano rispondere a precisi requisiti professionali ed essere iscritti agli appositi albi, così come previsto dai decreti emessi nel novembre 2016 e relative integrazioni;

   l'interrogante evidenzia, al riguardo, che in nessuno di questi atti si evince una potenziale discriminazione sulla base del sesso dei candidati, peraltro tassativamente esclusa da ogni norma costituzionale e legislativa; le norme, al contrario, agiscono ed intervengono per il riconoscimento della piena parità tra i due sessi nelle nomine pubbliche e nelle cariche elettive;

   l'interrogante rileva, inoltre, che mentre gli iscritti agli albi professionali coinvolti sono più o meno prossimi a una quota del 50 per cento per ciascun sesso, le procedure pubblicate nel semestre sul sito del Ministero dello sviluppo economico, al mese di luglio 2017, sono state tredici e le nomine, tra commissari straordinari e commissari giudiziari, sono risultate invece essere quindici;

   di questi quindici commissari solo tre risulterebbero essere donne e, nell'ambito delle tredici procedure pubblicate nessuna di esse risulta commissario straordinario unico, in quanto le tre nominate sono inserite in terne di commissari, in cui gli altri due membri sono comunque uomini, determinando pertanto a parere dell'interrogante, una fortissima sperequazione tra i due sessi –:

   quali siano i motivi che sottintendano a queste scelte, con particolare riguardo ai casi di parità di titoli ed esperienze;

   quali criteri siano stati osservati posto che all'interrogante paiono preferiti i professionisti di sesso maschile;

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover assumere iniziative per riequilibrare, in tempi brevi, le nomine considerando, sia le capacità e i curriculum professionali delle abilitate, sia l'importanza delle singole procedure per le quali occorre assegnare gli incarichi.
(4-18133)


   GIULIETTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento di Colussi a Petrignano di Assisi (Perugia) complessivamente dà lavoro a quasi 480 persone ma l'azienda ha annunciato di aver avviato le procedure di licenziamento e, se non si troverà un accordo entro Natale, 125 persone, alle quali verranno versate dalle tre alle nove mensilità a seconda dell'anzianità di servizio, perderanno il posto di lavoro;

   tale decisione infierisce in modo drammatico sul territorio umbro già colpito da altre vertenze che non vanno dimenticate, su tutte quella della Nestlé-Perugina;

   con questa nuova vertenza, si apre un altro capitolo della crisi del lavoro nella regione;

   qualche giorno fa si è tenuto un incontro presso la sede di Confindustria tra azienda, Rappresentanze sindacali unitarie e sindacati, convocato per capire il destino dei lavoratori dello stabilimento dopo l'esubero di personale annunciato nel mese di luglio dall'azienda in occasione della presentazione del piano industriale;

   tale documento, con orizzonte triennale, prevedeva tra 50 e 60 esuberi, a fronte di investimenti complessivi per circa 80 milioni di euro, di cui 50 per un intervento massiccio sul marketing e sul riposizionamento dei marchi Colussi e Misura, gli altri 30 per il miglioramento e il potenziamento impiantistico e di stoccaggio, nonché per la formazione e la riconversione delle professionalità all'interno dell'organico di Petrignano;

   si è trattato di un tentativo di rilancio che arrivava al termine di un periodo di difficoltà in cui l'azienda ha annunciato di voler spostare parte delle produzioni di fette biscottate dall'Umbria a un altro stabilimento del gruppo, con inevitabili ricadute in termini di tenuta occupazionale;

   sarebbe utile una valutazione più approfondita, da parte dell'azienda, che consenta, anche a seguito del confronto con le organizzazioni sindacali, di rivedere tale decisione e sarebbe necessario un impegno comune di istituzioni, organizzazioni sindacali, rappresentanti delle imprese e delle loro associazioni di categoria, poiché per l'interrogante i piani industriali non possono scaricare esclusivamente sulla mediazione istituzionale e sindacale l'impatto sociale delle vertenze e perché gli stessi devono assumere una parte attiva e da protagonisti –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare urgentemente il Governo al fine di scongiurare gli esuberi nello stabilimento Colussi di Petrignano di Assisi e se intenda attivare un tavolo istituzionale per approfondire le dinamiche legate al piano industriale dell'azienda stessa.
(4-18138)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

   La risoluzione in Commissione Borghi e altri n. 7-01366, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 ottobre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Crivellari.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

   L'interrogazione a risposta scritta Gallinella e altri n. 4-17917, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 settembre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lupo;

   l'interrogazione a risposta in Commissione Ciprini e altri n. 5-12357, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 ottobre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gallinella.

Pubblicazione di testi riformulati.

   Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Galgano n. 7-01356, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 864 del 4 ottobre 2017.

   La X Commissione,

   premesso che:

    libera circolazione delle merci è la più sviluppata delle quattro libertà del mercato unico ed è essenziale per il successo di migliaia di imprese. La sua creazione è stata possibile grazie al raggiungimento di un accordo a livello europeo sugli standard minimi di sicurezza dei prodotti che circolano nell'Unione europea. Disposizioni efficaci in tale settore possono essere adottate solo a livello europeo, sia per assicurare un'adeguata tutela degli interessi dei consumatori che per impedire agli Stati membri di adottare disposizioni differenti che determinerebbero la frammentazione del mercato unico;

    la direttiva 2001/95/CE sulla sicurezza generale dei prodotti (Dsgp) contiene le principali disposizioni in materia di sicurezza che devono essere rispettate per molti prodotti di consumo. Tale direttiva dispone infatti che i prodotti di consumo siano sicuri, regolamenta la formazione, impone obblighi agli Stati membri e alle autorità nazionali di vigilanza del mercato e stabilisce procedure per lo scambio di informazioni e per l'intervento rapido relativo ai prodotti non sicuri;

    la direttiva 2001/95/CE andrebbe modificata per aggiornare le disposizioni sulla sicurezza dei prodotti. In particolare, gli obblighi degli operatori economici (soprattutto le disposizioni in tema di identificazione e tracciabilità) andrebbero rivisti e rafforzati al fine di dare alle autorità di vigilanza del mercato gli strumenti necessari per svolgere le loro attività in modo efficace;

    in Commissione europea è stata proposta una nuova normativa, denominata «Pacchetto sicurezza dei prodotti e vigilanza del mercato»: si tratta di un insieme di misure per semplificare e rendere più omogenee le norme di sicurezza applicabili ai prodotti non alimentari, per razionalizzare le procedure e per migliorare il coordinamento e il monitoraggio delle attività di vigilanza del mercato nell'Unione europea. Questo provvedimento è costituito da due regolamenti relativi alla sicurezza dei prodotti e alla vigilanza del mercato. Nel primo regolamento figura l'articolo 7 (che introduce l'obbligo di indicazione di origine per i prodotti di consumo non alimentari), in relazione al quale si sono manifestate le principali difficoltà che hanno ostacolato l'approvazione dell'intero dossier. In particolare, c'è stata l'opposizione della Germania, alla quale si sono associati altri 16 Stati membri. I tedeschi hanno motivato la loro contrarietà ponendo l'attenzione sulla mancata valutazione d'impatto che l'adozione dell'articolo 7 comporterebbe;

    nel 2015 la Presidenza del Consiglio dell'Unione ha richiesto alla Commissione europea uno studio di analisi sull'impatto dell'articolo 7 della citata proposta di regolamento «Pacchetto sicurezza dei prodotti e vigilanza del mercato». Nel gennaio 2015, è stato avviato lo studio con l'individuazione di due differenti questionari da parte della società di consulenza, inoltrate dalla Commissione alle autorità di vigilanza degli Stati membri ed alle associazioni di riferimento dei settori indicati: giocattoli, elettrodomestici, elettronica di consumo, tessile, calzature. Il primo questionario ha lo scopo di valutare i costi ed i benefici per le imprese; il secondo di analizzare gli oneri connessi alla vigilanza e le opportunità per gli Stati membri;

    allo stato attuale la proposta relativa al «pacchetto sicurezza dei prodotti e vigilanza del mercato» è bloccata in Consiglio. Nonostante i tentativi fatti dalle Presidenze di turno (soprattutto quella italiana del 2014 e quella olandese del 2015) nella ricerca di un compromesso, continua ad esservi una frattura fra gli Stati membri del Nord (più orientata sulla grande distribuzione) e quelli del Sud (manifatturiero) Europa;

    lo studio «Trade in counterfeit and pirated goods» del 2016, a cura dell'Ocse e dell'Ufficio per la proprietà intellettuale dell'Unione europea, stima che il 2,5 per cento degli scambi mondiali sia costituito da beni contraffatti, per un valore corrispondente di 461,85 miliardi di dollari, cifra che è pari al prodotto interno lordo dell'Austria o alla somma del prodotto interno lordo di Irlanda e Repubblica Ceca;

    nel rapporto del Censis «La contraffazione: dimensioni, caratteristiche ed approfondimenti», del giugno 2016, si stima che il fatturato della contraffazione in Italia nel 2015 ammonti a 6,9 miliardi di euro, con un incremento del 4,4 per cento rispetto ai 6,5 miliardi di euro stimati per il 2012. La perdita di gettito fiscale conseguente a tale giro d'affari illecito è stimata in 5,7 miliardi di euro (1,7 miliardi di euro per la produzione diretta e 4 miliardi di euro per la perdita di gettito sulla produzione indotta in altri settori connessi), con un valore aggiunto sommerso di 6,7 miliardi di euro ed oltre 100.000 posti di lavoro in meno. Un'eventuale immissione sul mercato di un equivalente di merci legali al valore di quelle contraffatte sarebbe suscettibile di determinare un incremento della produzione interna pari a 18,6 miliardi di euro (lo 0,6 per cento del totale), con aumento del valore aggiunto del Paese di 6,7 miliardi;

    l'indicazione di origine sui prodotti importati porrebbe i consumatori e le imprese europee allo stesso livello dei loro maggiori partner commerciali (Stati Uniti, Giappone, Cina e Canada) che hanno già introdotto questa misura. Infatti, oltre a favorire la trasparenza del mercato, offrendo informazioni più chiare e univoche ai consumatori, questa misura consentirebbe di esercitare un più incisivo controllo sui prodotti importati e rappresenterebbe un utile strumento di lotta alla contraffazione,

impegna il Governo:

   ad adoperarsi nelle opportune sedi europee affinché la proposta recante il «Pacchetto sicurezza dei prodotti e vigilanza del mercato» sia posta rapidamente in discussione in Commissione europea, cercando in particolare di far convergere il maggior numero possibile di delegazioni sull'esigenza di salvaguardare la disposizione di cui all'articolo 7 relativa al «made in» dei prodotti di consumo non alimentari;

   ad assumere iniziative affinché l'emananda normativa europea relativa alla tutela del made in, dei prodotti di consumo non alimentari sia notificata dalla Commissione europea alla membership dell'Organizzazione mondiale del commercio a Ginevra in ossequio all'accordo Technical Barriers to Trade (TBT) per favorire l'adozione di politiche e procedure utili all'introduzione di un generale obbligo dell'indicazione di origine sui prodotti di consumo non alimentari, al fine di tutelare la qualità dei manufatti offerti ai consumatori ed evitarne la contraffazione.
(7-01356) «Galgano, Menorello, Quintarelli, Catalano, Mucci, Molea».

   Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta in Commissione Binetti n. 5-12407, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 866 del 9 ottobre 2017.

   BINETTI, BUTTIGLIONE, CERA e DE MITA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 settembre 2017 la questione della mancata disponibilità del farmaco Creon, dispensabile per i pazienti di fibrosi cistica, è stato affrontato in un'interpellanza urgente della prima firmataria del presente atto (n. 2-01933), a cui il sottosegretario Faraone ha dato la seguente risposta rassicurante: «La società titolare di autorizzazione di immissione in commercio del farmaco in questione ha fornito all'AIFA ampie rassicurazioni al riguardo, impegnandosi ad adottare tutte le misure ritenute necessarie per la definizione del problema entro il corrente mese di settembre»;

   successivamente allo svolgimento dell'interpellanza, l'agenzia Aifa ha risposto alla dottoressa Gianna Puppo, presidente della Associazione fibrosi cistica termini seguenti: «relativamente al farmaco CREON l'azienda Mylan ci ha comunicato che le attuali scorte di Creon 25.000 UI copriranno il fabbisogno fino all'8/10; il prodotto sarà in carenza dal 9/10 fino al 2/11. A partire dal 3/11 il prodotto sarà disponibile fino a fine 2017. (...) Infine, la Mylan ha comunicato l'intenzione di presentare una richiesta di importazione dalla Repubblica Ceca di 4000 confezioni (totale 200.000 capsule) del dosaggio da 25.000 UI»;

   è facile comprendere lo sconforto delle famiglie davanti ad una tale risposta;

   a questo punto la prima firmataria del presente atto ha ritenuto necessario fare un comunicato stampa che l'Agenzia Dire ha ripreso e rilanciato; in tale comunicato è stato segnalato che la scomparsa del Creon nelle farmacie è un insopportabile sopruso ai danni dei pazienti affetti da fibrosi cistica. È duro il destino delle malattie rare, per mille ragioni diverse: la rarità e la difficoltà dei medici di trattare adeguatamente le malattie rare. Per questo sono sorti centri specializzati di sicura eccellenza, quello che appare realmente sorprendente è che neppure tutte le case farmaceutiche siano in grado di trattare con il dovuto rispetto e l'indispensabile professionalità i malati rari. L'assenza del farmaco è stata giustificata dalla Mylan, casa produttrice, con le difficoltà insorte per un cambio del sistema informatico. L'Aifa, sollecitata dalla associazione della fibrosi cistica, il 2 agosto ha risposto sostenendo che il prodotto era comunque disponibile presso il loro magazzino come detto, il sottosegretario Faraone, a sua volta, aveva dato ampie rassicurazioni al riguardo, ma così non è stato;

   è stata immediata la reazione dell'ufficio stampa e della comunicazione dell'Aifa: «In merito alle notizie riportate dagli organi di informazione sulla disponibilità del farmaco CREON, l'AIFA precisa di essere in contatto costante, sia con azienda produttrice (Mylan) che con la Lega Italiana Fibrosi Cistica. In particolare AIFA ha già ricevuto da parte dell'azienda Mylan la richiesta di importazione dalla Repubblica Ceca di 4.000 confezioni (pari a un totale di 200.000 capsule) del dosaggio da 25.000 UI. Infine AIFA sottolinea che non sussiste alcuna carenza per il dosaggio da 10.000 UI»;

   l'Aifa tace, però, sulla irreperibilità del farmaco a dosaggio 25.000 UIC, il più usato tra i pazienti;

   è evidente come sussistano vistose contraddizioni tra quanto affermato in Aula dal sottosegretario Faraone e la risposta data dall'Aifa alla presidente della Associazione Fibrosi cistica. I fatti sono contenuti nella lettera che la stessa ha inviato alla presidente della stessa Aifa ha inviato alla presidente della Lega Fibrosi cistica e di cui si sottolinea questa particolare affermazione: «Il prodotto sarà in carenza dal 9/10 fino al 2/11. A partire dal 3/11 il prodotto sarà disponibile fino a fine 2017». Nulla si dice in merito al prossimo anno –:

   quale sia l'effettivo stato delle cose in merito al farmaco Creon e alla sua reperibilità concreta anche durante il mese di ottobre 2017 e successivamente nell'anno 2018.
(5-12407)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

   I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Menorello n. 5-12204 del 19 settembre 2017;

   interrogazione a risposta scritta Molteni n. 4-18066 del 6 ottobre 2017.

ERRATA CORRIGE

   Interrogazione a risposta scritta Andrea Maestri e altri n. 4-18043 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 865 del 6 ottobre 2017. Alla pagina 50531, seconda colonna, dalla riga settima alla riga ottava deve leggersi: «legge n. 62 del 2011, che non prevede finanziamenti per le case famiglia protette.» , e non come stampato.