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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 3 ottobre 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    negli Stati uniti d'America continuano gli sfregi alle statue e le immagini di Cristoforo Colombo, perché ritenuto colpevole di aver inaugurato il genocidio dei nativi d'America, e sono già sei le statue raffiguranti il navigatore genovese vandalizzate in tutta la Nazione, cinque sulla East coast e l'altra a Houston, travolte da una furia iconoclasta che rischia di danneggiare l'intero patrimonio storico e culturale italoamericano;

    sulla scia delle polemiche quest'anno la città di Los Angeles ha deciso di non celebrare il Columbus Day, parata che tradizionalmente si svolge il secondo lunedì di ottobre, e di sostituirla con la «Indigenous Peoples Day», come già avevano deliberato di fare anche le città di Seattle, Albuquerque e Denver;

    a New York una commissione istituita dal sindaco Bill De Blasio ha inserito la Statua di Cristoforo Colombo al Columbus Circle, da cui si misurano le distanze di New York, donata agli Usa dall'Italia in occasione del quattrocentesimo anniversario della scoperta dell'America, tra i monumenti da abbattere perché istigano al razzismo e alla discriminazione;

    l’Italy America Chamber of Commerce di New York, la più antica camera di commercio internazionale al mondo, da sempre ponte tra l'Italia e gli Stati Uniti, ha costituito un comitato in difesa di Colombo e di tutti quelli che vogliono ricordarlo e celebrare le sue imprese, affermando che «Colombo è per la comunità italiana e italoamericana un simbolo di coraggio e intraprendenza. Il nostro diritto di celebrare quando, come e dove lo si ritenga opportuno verrà difeso e sostenuto, lo dobbiamo alle generazioni di emigranti venuti in America dopo Colombo e quelle che verranno dopo di noi»;

    Cristoforo Colombo è stato per secoli il simbolo dell'orgoglio italiano e della grande tradizione di esploratori e navigatori italiani, nonché quello dell'amicizia tra il popolo italiano e quello americano, e senza Colombo, come ha giustamente dichiarato la storica americana Libby O’ Connel, l'Europa non avrebbe mai contribuito a scoprire e fondare la civiltà americana;

    in America vive una delle più importanti e radicate comunità italiane all'estero, che sta vivendo con profondo malessere gli attacchi al loro illustre connazionale;

    occorre mantenere viva l'eredità di Cristoforo Colombo, parte fondamentale del patrimonio storico e culturale degli Stati Uniti, ed espressione del suo profondo legame con l'Italia e il popolo italiano,

impegna il Governo

1) ad assumere le opportune iniziative diplomatiche affinché il Governo degli Stati Uniti garantisca la tutela dei monumenti dedicati a Cristoforo Colombo e il rispetto del Columbus day, inteso come giorno di affermazione dell'orgoglio italiano negli Usa e di amicizia tra i due popoli.
(1-01717) «Rampelli, Cirielli, La Russa, Giorgia Meloni, Murgia, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro».


   La Camera,

   premesso che:

    l'Agenzia europea per i medicinali è un organismo decentrato dell'Unione europea, attualmente con sede a Londra, che dal 1995 si occupa della valutazione scientifica, della sorveglianza e del monitoraggio della sicurezza dei medicinali sviluppati da società farmaceutiche e destinati ad essere utilizzati nell'Unione europea. L'Agenzia europea per i medicinali tutela la salute pubblica e animale nei 28 Stati membri dell'Unione europea e nei Paesi dello spazio economico europeo, assicurando la sicurezza, l'efficacia e l'alta qualità di tutti i medicinali disponibili sul mercato dell'Unione europea, un mercato di oltre 500 milioni di persone;

    l'Agenzia europea per i medicinali si adopera per consentire un accesso tempestivo dei pazienti ai nuovi medicinali e svolge un ruolo vitale, sostenendo lo sviluppo di medicinali a beneficio dei pazienti. L'Agenzia europea per i medicinali ha un ruolo anche nel sostegno alla ricerca e all'innovazione nel settore farmaceutico e promuove l'innovazione e lo sviluppo di nuovi medicinali da parte di micro, piccole e medie imprese;

    i comitati scientifici dell'Agenzia europea per i medicinali formulano raccomandazioni indipendenti sui medicinali per uso umano e veterinario sulla base di una valutazione scientifica globale dei dati. Le valutazioni effettuate dall'Agenzia sulle domande di autorizzazione all'immissione in commercio presentate attraverso la procedura centralizzata sono alla base dell'autorizzazione dei medicinali in Europa;

    a seguito del referendum del 23 giugno 2016, il Regno Unito ha avviato i negoziati per l'uscita dall'Unione europea e, in tale contesto, anche l'Agenzia europea per i medicinali dovrà trasferire la propria sede in un'altra delle 27 nazioni dell'Unione europea;

    l'Italia rappresenta uno dei più importanti produttori farmaceutici in Europa e la Lombardia, in particolare, è la prima regione italiana nel settore farmaceutico con 28.000 addetti, più altri 18.000 che lavorano nell'indotto, ed investe ogni anno 7 miliardi di euro in ricerca e innovazione;

    il comparto farmaceutico è riuscito a superare indenne gli ultimi anni di crisi economica e finanziaria. Ci sono state profonde ristrutturazioni, fusioni e acquisizioni, ma, nel complesso, in Italia il settore farmaceutico ha retto e continua ad essere uno dei settori trainanti l'economia del Paese. Solo nel 2016 ha totalizzato un fatturato complessivo di circa 30 miliardi di euro;

    nel campo biomedicale la Lombardia, con oltre 800 imprese, 30.000 dipendenti e il 49 per cento del fatturato nazionale, è la prima regione nel settore dei dispositivi medici. La provincia di Milano, in particolare, è l'area a maggiore concentrazione di imprese, con circa il 61 per cento delle imprese lombarde e quasi l'80 per cento del fatturato prodotto nella regione;

    il capoluogo lombardo è la sede ideale per un'immediata operatività dell'Agenzia europea per i medicinali, trattandosi di una metropoli facilmente raggiungibile, con infrastrutture logistiche, alberghiere e sanitarie di assoluto livello, oltre a un ottimo sistema scolastico e universitario. La candidatura di Milano possiede, quindi, tutti i requisiti per perseguire gli obiettivi dell'Agenzia europea per i medicinali, collocandosi in un'area, quella della Grande Milano, in cui risiedono circa 3.600 multinazionali;

    secondo l'ufficio studi di Assolombarda, dalle università milanesi, dai centri studi di Milano e dalle sue imprese nel 2015 sono stati pubblicati 11.600 articoli scientifici, di cui 6.200 nel campo della scienza della vita. Il 15 per cento della popolazione opera nelle università. La metà dei farmaci sperimentali per terapie avanzate al vaglio dell'Agenzia europea per i medicinali è stata concepita nel capoluogo lombardo;

    l'arrivo dell'Agenzia europea per i medicinali a Milano potrebbe quindi rafforzare questo ruolo di polo delle biotecnologie al servizio della salute a livello europeo, anche in considerazione della presenza del Joint research centre dell'Ispra vicino a Varese e dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare a Parma;

    la proposta di candidatura di Milano ad ospitare la nuova sede dell'Agenzia europea per i medicinali è stata sostenuta fin dalle prime fasi dal Ministro della salute, che ha assicurato un fattivo impegno del Governo in tal senso;

    anche le autorità locali hanno prontamente appoggiato l'iniziativa, dando vita ad una proficua collaborazione istituzionale: il 12 luglio 2106 il consiglio regionale della Lombardia ha approvato una mozione concernente il sostegno alla proposta di trasferimento dell'Agenzia europea per i medicinali a Milano, dando mandato alla giunta regionale di compiere ogni azione utile presso il Governo per avviare le iniziative istituzionali necessarie; il 13 settembre 2016 il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore hanno firmato il cosiddetto «patto per Milano», in cui si delineano gli obbiettivi strategici futuri per lo sviluppo della città;

    nel quadro di leale collaborazione fra le istituzioni va menzionata la disponibilità della regione Lombardia di mettere a disposizione Palazzo Pirelli, la storica sede del governo regionale, quale sede dell'Agenzia europea per i medicinali;

    il 31 agosto 2017 il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, al termine di un incontro con il direttore esecutivo dell'Agenzia europea per i medicinali, Guido Rasi, ha evidenziato la necessità che «la selezione della nuova sede dell'Agenzia europea per i medicinali avvenga sulla base di criteri oggettivi, elaborati a livello europeo con l'obiettivo di rendere il più economico ed efficace possibile il suo funzionamento nell'interesse dei cittadini». Tali criteri sono: garanzia che l'Agenzia sia pienamente operativa nel momento in cui dovrà lasciare Londra e il Regno Unito; facilità di accesso alla nuova sede; esistenza di scuole per circa 600 studenti figli del personale; accesso al mercato del lavoro e assistenza sanitaria per le 900 famiglie del personale; continuità operativa e distribuzione geografica tra le diverse agenzie europee. Tutti criteri che l'Italia e Milano in particolare possiedono;

    il 25 settembre 2017 una delegazione interistituzionale composta da esponenti del Governo, della regione e del comune ha promosso ufficialmente a Bruxelles la candidatura di Milano ad ospitare l'Agenzia, illustrando un progetto che evidenzia l'assoluta credibilità della proposta italiana,

impegna il Governo:

1) a proseguire nell'azione di sostegno della candidatura di Milano a sede dell'Agenzia europea per i medicinali in tutte le sedi preposte, ponendo in essere ogni iniziativa necessaria volte a illustrare ai partner europei l'assoluta credibilità del progetto, che rappresenta una grande opportunità per il Paese, sia dal punto di vista culturale, sia da quello economico, nonché uno stimolo per valorizzare il patrimonio scientifico italiano.
(1-01718) «Gelmini, Squeri, Centemero, Gregorio Fontana, Garnero Santanchè, Palmieri, Ravetto, Romele, Occhiuto».


   La Camera,

   premesso che:

    l'Agenzia europea per i medicinali, istituita nel 1995, protegge e promuove la salute dei cittadini e degli animali, valutando e monitorando i medicinali all'interno dell'Unione europea e dello spazio economico europeo;

    l'Agenzia europea per i medicinali, nell'ambito dei compiti di autorizzazione e monitoraggio dei medicinali nell'Unione europea, provvede all'esame delle richieste di autorizzazione all'immissione in commercio unica, che viene poi rilasciata dalla Commissione europea e consente l'immissione in commercio sia nell'ambito dell'Unione europea e sia nello spazio economico europeo;

    l'Agenzia europea per i medicinali ha il compito di facilitare lo sviluppo e l'accesso ai medicinali, di valutare le domande di autorizzazione all'immissione in commercio poi rilasciate dalla Commissione europea, di monitorare la sicurezza dei medicinali, fornendo informazioni e interagendo con gli operatori sanitari, con i pazienti e con il mondo accademico, di agevolare e incentivare la ricerca e lo sviluppo dei medicinali innovativi realmente necessari a migliorare le condizioni di salute dei pazienti, con una particolare attenzione per quei medicinali destinati ai bambini e per le malattie rare;

    l'Agenzia europea per i medicinali fa parte della rete europea di regolamentazione dei medicinali quale luogo di collaborazione attiva con le autorità nazionali di regolamentazione dei singoli Stati membri (ad esempio, l'Agenzia italiana del farmaco per l'Italia) e con la direzione generale della salute della Commissione europea;

    il consiglio di amministrazione dell'Agenzia europea per i medicinali è composto da oltre trenta componenti che agiscono per l'interesse pubblico, senza rappresentare alcun Governo, organizzazione o settore e per svolgere i suoi compiti l'Agenzia europea per i medicinali si avvale di sette comitati scientifici e vari gruppi di lavoro, cui partecipano migliaia di esperti di tutta Europa e che forniscono raccomandazioni e/o indicazioni indipendenti sui medicinali, sulla base di una valutazione dei dati scientifica, completa e imparziale; l'Agenzia europea per i medicinali deve operare, quindi, in modo indipendente e trasparente nel massimo rispetto dei più rigorosi scientifici;

    l'imparzialità, la trasparenza e l'indipendenza dell'Agenzia europea per i medicinali sono elementi essenziali posti a tutela, in primis, dei pazienti ed anche a tutela degli operatori sanitari, delle aziende farmaceutiche presenti sul mercato, dei ricercatori e sviluppatori dei farmaci e delle istituzioni del settore sanitario;

    l'Agenzia europea per i medicinali, ogni anno, approva un programma di lavoro e, in riferimento all'anno 2016, nel documento pubblicato sul sito istituzionale, si evince quanto fondamentale sia la collaborazione con le autorità nazionali competenti, tenuto conto della rilevante influenza determinata «dagli sviluppi nell'industria farmaceutica e da fattori quali la globalizzazione, la crescente complessità dello sviluppo dei medicinali, le esigenze delle parti interessate in materia di trasparenza e le modifiche legislative chiave che insieme incidono sul lavoro dell'Agenzia»; nel documento si evince altresì quanto sia importante e centrale l'attuazione del regolamento (UE) n. 536/2014 sulla sperimentazione clinica, poiché richiede che l'Agenzia, in collaborazione con la Commissione europea e con gli Stati membri, sviluppi i sistemi necessari e armonizzati per la sua omogenea attuazione; l'Agenzia europea per i medicinali, dunque, dovrà impegnarsi a garantire che il quadro giuridico esistente venga utilizzato nel modo più efficiente possibile e a svolgere i necessari preparativi per l'entrata in vigore della normativa revisionata;

    nel sopra citato documento del 2016 si pone altresì in evidenza come «i pazienti, i consumatori e i professionisti in assistenza sanitaria richiedono elevati livelli di trasparenza e nuove e migliori informazioni per sostenere il processo decisionale. La società vuole vedere i risultati degli studi clinici, della farmacovigilanza e di altre fasi del ciclo di vita del farmaco. Tutti gli aspetti dell'attività dell'Agenzia, dalla valutazione iniziale fino al monitoraggio post-autorizzazione, saranno soggetti a un controllo più scrupoloso da parte delle parti interessate e della comunità nel suo complesso. Quindi, la trasparenza è una delle priorità principali dell'Agenzia. L'attuazione della politica sulla pubblicazione e sull'accesso ai dati clinici sarà un aspetto significativo delle iniziative dell'Agenzia a favore della trasparenza nel 2016»;

    il 29 marzo 2017 il Regno Unito ha notificato al Consiglio europeo la sua intenzione di ritirarsi dall'Unione europea, processo noto con la denominazione «Brexit», e pertanto l'Agenzia europea per i medicinali ha predisposto tutte le procedure atte a garantire la continuazione della sua missione e proteggere la salute pubblica e animale dopo che il Regno Unito lascerà l'Unione europea successivamente al 30 marzo 2019, la data attualmente prevista in conformità ai termini previsti all'articolo 50 del Trattato sull'Unione europea;

    l'Agenzia europea per i medicinali, pertanto, in conseguenza del ritiro del Regno Unito dall'Unione europea dovrà spostarsi in una nuova sede e il 20 novembre 2017 il Consiglio europeo voterà la futura sede dell'Agenzia europea per i medicinali; in vista di tale scadenza gli Stati membri hanno presentato le proprie candidature entro il 31 luglio 2017, offerte che il Consiglio ha pubblicato il 1o agosto 2017. Sono 19 i Paesi europei che hanno proposto la candidatura; la Commissione europea esaminerà le candidature in base a criteri prefissati e presenterà la propria valutazione al Consiglio entro il 30 settembre 2017; in vista di tali scadenze l'Agenzia europea per i medicinali ha anche predisposto un'indagine ed un piano di continuità aziendale affinché non siano disperse le professionalità dell'Agenzia medesima; l'Italia ha presentato dunque la propria candidatura;

    la Ministra della salute, come si evince da numerose agenzia di stampa del novembre 2017, ha diffusamente annunciato che già nella legge di bilancio per il 2017 sono state stanziate risorse pari a 56 milioni di euro, risorse che sono state messe a disposizione per realizzare la futura struttura dell'Agenzia europea per i medicinali;

    sarebbe auspicabile che l'Italia si presenti a questo importante appuntamento con un prestigioso «biglietto da visita», consistente in un pieno adeguamento alla nuova disciplina introdotta dal sopra citato regolamento (UE) n. 536/2014 sulla sperimentazione clinica e in un'efficace implementazione della trasparenza nel settore della governance farmaceutica, impegnandosi, ad esempio, a novellare la normativa esistente, in conformità con il regolamento citato che suggerisce di non considerare informazioni commerciali di carattere riservato i dati delle sperimentazioni cliniche dopo l'autorizzazione all'immissione in commercio;

    sarebbe altresì auspicabile che l'Italia si presenti ad ospitare la sede dell'Agenzia europea per i medicinali con l'impegno di riordinare la governance dell'Agenzia italiana del farmaco, assicurando, ad esempio, che la scelta dei suoi amministratori non sia affidata alla Ministra della salute in carica, ma sia imparziale, indipendente e trasparente, specularmente proprio a quanto avviene nell'Agenzia europea per i medicinali, i cui amministratori e professionisti, come innanzi detto, devono garantire la massima trasparenza e indipendenza,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per assicurare la piena trasparenza di tutte le risorse impiegate e l'indipendenza scientifica per l'interesse generale, evitando qualsiasi conflitto di interesse con le numerose aziende che operano nel settore;

2) ad assumere iniziative affinché le amministrazioni competenti utilizzino strutture immobiliari pubbliche senza che ciò comporti, in ogni caso, ulteriori costruzioni di nuovi immobili, utilizzando i risparmi derivanti dalla razionalizzazione dell'utilizzo degli immobili a favore delle piccole e medie imprese locali e di interventi a sostegno della disabilità;

3) ad attivarsi, anche attraverso iniziative normative urgenti, affinché l'Italia, candidata ad ospitare la prestigiosa sede dell'Agenzia europea per i medicinali, anche in adeguamento al quadro normativo europeo, sia uno Stato membro esemplare, quanto a trasparenza, imparzialità ed indipendenza, in materia di sperimentazione clinica e di governance farmaceutica;

4) a rendere pubblico, fin d'ora, l'impiego delle risorse già destinate ed eventualmente impiegate nonché quelle di futura destinazione, correlate alla candidatura dell'Italia ad ospitare l'Agenzia europea per i medicinali, dando evidenza degli affidamenti avvenuti e dei soggetti beneficiari.
(1-01719) «Grillo, Tripiedi, Toninelli, Pesco, Alberti, Zolezzi, Caso, Cominardi, Carinelli, Sorial, De Rosa, Manlio Di Stefano, Basilio, Petraroli, Nesci, Silvia Giordano, Mantero, Lorefice, Colonnese, Baroni, Dall'Osso».


   La Camera,

   premesso che:

    a seguito dell'esito del referendum nel Regno Unito del giugno 2016, che ha sancito l'uscita dall'Unione europea, alcune sedi di Agenzie europee collocate attualmente nel Regno Unito dovranno essere ricollocate in altri Paesi;

    l'Agenzia europea del farmaco (EMA), che attualmente ha sede ed opera a Londra, è una delle Agenzie la cui sede dovrà essere ricollocata in uno dei Paesi dell'Unione europea; essa è un organo decentrato dell'Unione europea, come detto, con sede a Londra, che conta oltre 900 dipendenti;

    l'Agenzia europea del farmaco (EMA) è stata costituita negli anni ’90 allo scopo di uniformare i criteri attraverso i quali procedere nell'approvazione dei nuovi farmaci. Il bilancio dell'EMA dipende dai contributi dell'industria farmaceutica per oltre l'80 per cento e ciò, data la rilevanza delle sue attività, in relazione alla immissione in commercio dei farmaci, dovrebbe portare l'Unione europea a decidere il suo finanziamento esclusivamente attraverso fondi pubblici allo scopo di garantire la sua indipendenza;

    il 25 settembre 2017, una delegazione italiana composta dal Ministro della salute Beatrice Lorenzin, dal Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi, dall'incaricato speciale del Governo per la candidatura italiana Enzo Moavero Milanesi, dal presidente di regione Lombardia Roberto Maroni e dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala ha presentato formalmente a Bruxelles la candidatura di Milano ad ospitare l'Agenzia europea del farmaco;

    i criteri oggettivi fissati dall'Unione europea per individuare la nuova sede dell'EMA sono tra gli altri: la continuità operativa, i collegamenti, le scuole, l'accesso al lavoro, la sanità per le famiglie, e la distribuzione geografica delle agenzie. Sulla base di questi criteri si procederà alla individuazione della nuova sede dell'Ema, da parte dei 27 Ministri dell'Unione europea nella riunione nel mese di novembre 2017 del Consiglio affari generali;

    il 30 settembre 2017 la Commissione europea ha reso pubbliche le valutazioni relative alle città che si sono proposte come possibili nuove sedi dell'Ema;

    dalle valutazioni della Commissione, europea si evince come la proposta di Milano come nuova sede dell'EMA risponda adeguatamente a tutti i requisiti richiesti e tra questi: una sede, il palazzo Pirelli, di 50.260 metri quadrati, immediatamente utilizzabile; i collegamenti aerei diretti per tutte le capitali europee; la disponibilità di collegamenti con il trasporto pubblico tra l'ubicazione della sede prescelta e l'aeroporto, con una durata che varia da 20 a 50 minuti; la disponibilità di scuole internazionali e di una scuola europea, con insegnamento in olandese, francese, inglese e italiano; l'accesso alla sicurezza sociale e alle cure mediche per coniugi e figli dei dipendenti dell'Ema, con oltre 200 ospedali pubblici e privati in Lombardia, con 37 mila posti letto; la garanzia di un piano per la rilocalizzazione di tutti i dipendenti dell'Ema entro la fine di gennaio 2019;

    la stessa Commissione europea segnala, inoltre, che l'Italia ospita l’European Food Safety Authority (Efsa) con sede a Parma e questa, attraverso un efficace coordinamento con l'EMA, potrebbe costituire un importante polo scientifico per la ricerca e la protezione della salute dei consumatori europei,

impegna il Governo:

1) ad assumere tutte le iniziative necessarie per il sostegno alla candidatura della città di Milano come nuova sede dell'Ema;

2) ad assumere in sede di Unione europea adeguate iniziative per sostenere la proposta che le attività dell'Ema relative alla immissione in commercio dei nuovi farmaci siano finanziate esclusivamente da fondi pubblici al fine di garantire la tutela della salute dei cittadini e l'indipendenza dell'Ema.
(1-01720) «Daniele Farina, Brignone, Marcon, Fratoianni, Civati, Fassina, Gregori, Giancarlo Giordano, Paglia, Palazzotto, Pellegrino, Andrea Maestri, Pastorino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   con l'articolo 48 della legge 11 agosto 2017, n. 16 – recante «Disposizioni programmatiche e correttive per l'anno 2017. Legge di stabilità regionale. Stralcio I.», pubblicata sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana (p. I) n. 35 del 25 agosto 2017 (n. 29) – la regione siciliana ha introdotto delle modifiche inerenti alla pianificazione paesaggistica;

   la sopra citata disposizione stabilisce, al comma 1, che «i Piani Paesaggistici Territoriali, nell'individuare le specifiche aree di tutela e predisporre le correlate prescrizioni d'uso, nel rispetto dei principi di cui all'articolo 143 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, devono prevedere la possibilità che le opere di pubblica utilità, realizzate da enti pubblici o società concessionarie di servizi pubblici e con esclusione dell'impiantistica di trattamento dei rifiuti comprese le discariche, siano realizzabili, previa specifica valutazione da effettuarsi caso per caso della concreta compatibilità con i valori paesaggistici oggetto di protezione, considerando nel complesso del progetto anche le possibili soluzioni in grado di ridurre, compensare o eliminare le eventuali incompatibile»;

   il comma 2 del medesimo articolo dispone, poi, che «la procedura di valutazione è avviata con istanza avanzata dal proponente l'opera all'Assessorato regionale dei beni culturali e dell'identità siciliana. La valutazione si conclude entro trenta giorni dalla presentazione dell'istanza ed è espressa con delibera della Giunta regionale, su proposta dell'Assessore regionale per i beni culturali e l'identità siciliana»;

   il comma 3, infine, stabilisce che «le opere di cui al comma 1 nonché le attività estrattive che, prima della data di adozione dei singoli Piani Paesaggistici Territoriali, abbiano già ricevuto nulla osta, pareri favorevoli o autorizzazioni comunque denominate da parte di una Amministrazione regionale o locale competente in materia di tutela paesaggistico territoriale ai sensi del decreto legislativo n. 42/2004, ovvero per le quali la Regione abbia già rilasciato atti di intesa allo Stato, possono essere realizzate nel rispetto dei tempi, delle forme e delle modalità ivi previste, senza ulteriori valutazioni»;

   le finalità sottese alle suddette modifiche non sembrano, tuttavia, essere in linea con l'esigenza, costituzionalmente garantita, di salvaguardia e di tutela del paesaggio; pur essendo contemplata una previa specifica valutazione da effettuarsi caso per caso della concreta compatibilità con i valori paesaggistici oggetto di protezione, la possibilità che un progetto relativo alla realizzazione di opere di pubblica utilità possa includere delle soluzioni che di fatto sono idonee a superare eventuali incompatibilità – anche laddove queste ultime risultino insanabili – appare agli interpellanti foriera di abusi e suscettibile di violazioni, anche tacite, della vigente disciplina in materia di pianificazione paesaggistica;

   l'articolo 49 della legge 11 agosto 2017, n. 16, apporta, invece, delle modifiche all'articolo 5 della legge regionale 10 agosto 2016, n. 16, relativa alle disposizioni di recepimento del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380;

   più nello specifico, il comma 2, capoverso secondo, del citato articolo 49 inserisce, dopo l'articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, come recepito dall'articolo 1 della legge regionale n. 16 del 2016, l'articolo 21-bis, il quale espressamente dispone che «limitatamente agli interventi sostitutivi disposti dall'Assessorato regionale del territorio e dell'ambiente ai sensi dell'articolo 2 della legge regionale 21 agosto 1984, n. 66, e successive modifiche ed integrazioni e dell'articolo 31, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, e successive modifiche ed integrazioni, come recepito dall'articolo 1 della legge regionale 10 agosto 2016, n. 16, nei confronti delle amministrazioni comunali inadempienti, devono intendersi riferiti esclusivamente agli Organi istituzionali di governo dell'ente locale (sindaco, giunta e consiglio comunale)»;

   non si può non osservare come il tenore letterale della suddetta disposizione – proposta dall'assessore regionale per il territorio e l'ambiente Maurizio Croce ed approvata prima all'unanimità dai deputati della IV Commissione territorio ed ambiente dell'assemblea regionale siciliana in data 27 giugno 2017, poi in Aula in data 9 agosto 2017 durante l'esame del provvedimento de quo – sia tale da essere in grado di limitare ed indebolire, anche in maniera significativa, i poteri sostitutivi di vigilanza sull'attività urbanistico-edilizia che spettano alla regione sulla base delle vigenti norme regionali e nazionali in materia;

   in buona sostanza, in presenza di inerzia dei comuni nella vigilanza sull'attività urbanistico-edilizia, l'intervento sostitutivo regionale, attraverso un commissario ad acta, finora ammesso e previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, deve ritenersi limitato alle omissioni degli organi di governo, che, tuttavia, non sono titolari di alcuna competenza al riguardo, e non anche degli organi dirigenziali che, viceversa, sono gli unici organi preposti all'emanazione delle ingiunzioni di demolizione;

   in virtù di tale modifica normativa, pertanto, il ruolo delle regioni nell'ambito dell'attività di supervisione e tutela del territorio appare grandemente ridotto e spogliato di efficacia ed incisività, nonostante l'ordinamento giuridico attribuisca in maniera espressa a queste ultime specifici poteri sostitutivi di vigilanza e repressione delle violazioni edilizie –:

   se non ritenga di promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, in relazione alle sopra richiamate disposizioni di legge che, ad avviso degli interpellanti, si pongono in contrasto con il principio di tutela del paesaggio di cui all'articolo 9 della Costituzione.
(2-01965) «Mannino, Pisicchio».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   «in data 1° agosto 2016 la Banca popolare di Bari», come si apprende dal suo bilancio 2016 «tramite la società veicolo “PBNPLs 2016 Srl” ha ceduto n. 915 posizioni a sofferenza, originate dalla capogruppo e da Tercas e Caripe, con un valore lordo di 471 milioni di euro. Inoltre, “per finanziare l'acquisto del portafoglio di NPLs, in data 12 agosto la SPV ha emesso le seguenti classi di titoli. Senior (rating DBRS BBB+, Moody's Baa 1), per euro 126,5 milioni, tasso Euribor 6 mesi più spread 0,5 per cento; Mezzanine (rating DBRS B+, Moody's B2 Sf) per euro 14 milioni, tasso Euribor 6 mesi più spread 6 per cento; Junior, privo di rating, per euro 10 milioni”»;

   con decreto del 25 gennaio 2017 il Ministero dell'economia e delle finanze ha concesso la garanzia statale sulla nota senior, secondo quanto previsto dal decreto- legge 14 febbraio 2016 n. 18, convertito nella legge 8 aprile 2016 n. 49;

   da fonti stampa si apprende che il predetto titolo senior sia dotato, per l'intero suo ammontare, della garanzia dello Stato. La normativa prevede che la garanzia divenga «efficace solo quando la società cedente abbia trasferito a titolo oneroso almeno il 50 per cento più 1 dei Titoli junior» (...) «la classe di Titoli maggiormente subordinata, che non ha diritto a ricevere il rimborso del capitale, il pagamento degli interessi o altra forma di remunerazione fino al completo rimborso del capitale, dei Titoli delle altre classi»;

   tale obbligo rende evidente la ratio della legge, ossia tutelare la garanzia pubblica attraverso un margine di protezione costituito da titoli di credito diversi da quelli garantiti che dovrebbero avere spessore economico congruo. Minore è la grandezza della quota totale di mezzanine e junior, minore sarà la protezione della garanzia pubblica sui titoli senior. La normativa prevede espressamente che la società di rating sia informata sullo spessore dei vari titoli;

   la tranche di obbligazioni mezzanine e junior in questione ha secondo gli interpellanti una dimensione alquanto ridotta, visto che dal bilancio si constata una cessione a terzi ad un prezzo abbondantemente sotto la pari, riducendo in tal modo il margine dei titoli non senior al 3,69 per cento dell'importo lordo di cartolarizzazione rispetto al valore del 27 per cento dei tali senior. Quindi il rischio viene trasferito quasi per intero allo Stato;

   nel 2016 è stata completata la vendita dei titoli mezzanine e junior per 17,4 milioni di euro rispetto ai 24 milioni nominali. Se la differenza è concentrata solo sui titoli junior, lo spessore economico degli stessi risulterebbe 2,6 milioni di euro confermando l'assoluta mancanza di spessore;

   il montante delle obbligazioni mezzanine è protetto dall'alto tasso di interesse «>6 per cento» minimo indicizzato rimborsato in 23 anni con priorità rispetto alle obbligazioni senior garantite dallo Stato;

   dal bilancio in merito alla cartolarizzazione si apprende anche che le «Garanzie a presidio delle attività cartolarizzate» sono «ipotecarie (c.a. 70 per cento) e chirografarie (c.a. 30 per cento)»;

   confrontando queste incidenze con i tipi di titoli emessi dalla società di cartolarizzazione, si nota invece che il peso netto dei titoli mezzanino più junior, i quali dovrebbero essere associati ai crediti di difficile recupero, sia di 17,4 milioni su 144 totali quindi solo il 12 per cento;

   l'articolo 5 del decreto 3 agosto 2016 decreto attuativo «GAGS» prevede: «Ai fini dall'ammissione alla garanzia: a) l'agenzia di rating ha accesso almeno alle seguenti informazioni: flussi di cassa attesi, ivi compresi quelli, relativi ai contratti di copertura finanziaria; le commissioni dovute al soggetto incaricato della riscossione dei crediti; le modalità di pagamento degli interessi dei titoli; il corrispettivo della garanzia; ogni altro costo dell'operazione di cartolarizzazione: lo spessore delle classi diversa da quella Senior»;

   le agenzie di rating sono state sanzionate per le violazioni normative relativamente alla crisi dei mutui subprime USA. Gli stessi conflitti di interesse tra banche ed agenzie sono presenti anche in Italia;

   in ultimo si segnala che operazione del tutto simile, con le stesse criticità di spessore degli strumenti finanziari emessi, è stata autorizzata dal Ministero dell'economia e delle finanze in data 29 settembre 2017, con riferimento a una richiesta effettuata in data 14 luglio 2017 da Banca Creval tramite la «società veicolo» «Elrond NPL2017Srl» verso la quale sono stati ceduti crediti in sofferenza con un valore lordo di euro 1.400 milioni di euro. Per finanziare l'acquisto del portafoglio di NPLs, la SPV ha emesso le seguenti classi di titoli: senior (rating Scope BBB-, Moody's Baa 3) su cui è stata richiesta ed autorizzata la garanzia pubblica, per euro 464 milioni, scadenza 2040, tasso Euribor 6 mesi più spread 0,5 per cento; mezzanine (rating Scope B+, Moody's B1) scadenza 2040, per euro 42,5 milioni; junior, privo di rating, per euro 20 milioni; in data 22 giugno 2017 l'agenzia di rating Fitch riduce il rating a banca Creval a BB- da BB con outlook negativo –:

   se il Ministro interpellato, come membro del CICR, abbia accesso alle relazioni delle agenzie di rating, in merito alle due operazioni sopra citate, al fine di verificare la valorizzazione delle diverse classi di obbligazioni, oltre all'entità e al dettaglio dei costi della cartolarizzazione in questione e se intenda fornire elementi al riguardo;

   se il Governo intenda fornire elementi sulla data di scadenza delle obbligazioni senior e mezzanine;

   se il Governo sia a conoscenza dell'esatto prezzo netto effettivo di cessione dei soli titoli junior per l'operazione effettuata da Banca popolare di Bari e Creval;

   se si ritenga opportuno che la nomina dell'agenzia di rating, sulla quale è concentrato l'intero potere decisionale della valutazione del sottostante, venga effettuata dal Ministero dell'economia e delle finanze (con spese a carico dell'operazione di cartolarizzazione), invece che dall'istituto bancario a giudizio degli interpellanti in situazione di conflitto di interesse, in modo tale da rispettare il sano principio economico di contrapposizione di interessi;

   se non sia utile assumere iniziative per prevedere un sistema di assicurazione per lo Stato a carico della banca o dell'agenzia di rating nel caso di giudizi rating fuorvianti e inefficaci a danno dello Stato;

   se non si ritenga utile assumere iniziative per prevedere un sistema di assicurazione a favore dello Stato, con importo circa al 10 per cento del valore nominale dei titoli senior e con durata pari alle stesse obbligazioni garantite, a carico dell'agenzia di rating, per i casi accertati di responsabilità civile e penale delle agenzie nell'incarico svolto;

   se il Governo sia a conoscenza dei nomi dei sottoscrittori/acquirenti delle obbligazioni mezzanine e junior e se intenda verificare, per quanto di competenza, se esista corrispondenza temporale con altre operazioni finanziarie o commerciali intrattenute con gli stessi istituti bancari o «società veicolo».
(2-01966) «Pesco, Sibilia, Alberti, Fico, Pisano, Ruocco, Villarosa, Cancelleri, Agostinelli, Baroni, Basilio, Battelli, Benedetti, Massimiliano Bernini, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Brugnerotto, Businarolo, Busto, Cariello, Carinelli, Caso, Castelli, Cecconi, Chimienti, Ciprini, Colletti, Colonnese».

Interrogazione a risposta orale:


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il farmaco Talidomide fu venduto negli anni cinquanta e sessanta come sedativo, antinausea e ipnotico, rivolto in particolar modo alle donne in gravidanza;

   venne ritirato dal commercio alla fine del 1961, dopo essere stato diffuso in 50 Paesi sotto quaranta nomi commerciali diversi, fra cui il Contergan, in seguito alla scoperta della teratogenicità di uno dei suoi enantiomeri;

   le donne trattate con talidomide davano alla luce neonati con gravi alterazioni congenite dello sviluppo degli arti, ovvero amelia (assenza degli arti) o vari gradi di focomelia (riduzione delle ossa lunghe degli arti), generalmente più a carico degli arti superiori che quelli inferiori, e quasi sempre bilateralmente, pur con gradi differenti;

   la legge finanziaria 2008 ha previsto il risarcimento per i danni da trasfusioni, vaccini e talidomide (articolo 2, comma da 361 a 364) e infine, sulla Gazzetta Ufficiale del 13 novembre 2009 sono state pubblicate le linee guida per la corresponsione dell'assegno vitalizio ai soggetti talidomidici nati tra il 1959 ed il 1965 per effetto dell'assunzione del farmaco da parte delle loro madri –:

   se ad oggi siano state evase tutte le istanze dei soggetti richiedenti le provvidenze di cui sopra;

   se vi siano stati casi di rigetto delle domande per ritardo nella presentazione delle stesse;

   se il Governo sia a conoscenza del numero reale dei casi di danni derivanti dall'uso del farmaco talidomide;

   se sussistano casi di soggetti che abbiano subito danni reiterati per l'utilizzo di tale farmaco e, in caso di risposta affermativa, quali iniziative siano state intraprese per soddisfare tutte le richieste di indennizzo.
(3-03281)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LAFFRANCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   ci sono voluti oltre tre anni affinché il Governo italiano, prendesse atto di quelli che l'interrogante giudica disastri commessi dalla Cai (la Commissione per le adozioni internazionali che vigila e verifica il procedimento di adozione internazionale) dall'ex vice-presidente Silvia Della Monica;

   l'organo collegiale che ricade sotto la Presidenza del Consiglio, in un comunicato stampa pubblicato sul sito della Cai medesima, ha elencato tutte le irregolarità commesse dalla Della Monica, che è cessata dall'incarico nel mese di giugno 2017 dopo tre anni di gestione monocratica;

   la mancata convocazione della Commissione ha portato al crollo delle adozioni e allo stallo operativo di tutti gli uffici, tanto che sono state riscontrate anomalie su importanti documenti protocollati;

   la Della Monica, non avendo nemmeno aperto le mail giunte alla casella istituzionale dall'agosto 2016 al giugno 2017, ha paralizzato l'attività della Commissione: da qui la necessità di riattivare la linea Cai, l'attività di monitoraggio e analisi e il supporto tecnico alle attività internazionali;

   la Commissione ha voluto sottoporre a verifica tutti gli enti autorizzati a partire da quelli con plurime segnalazioni;

   a seguito dell'operato della Commissione si è registrata la chiusura dei canali di dialogo con gli enti accreditati che curano i rapporti e le pratiche con i Paesi stranieri;

   a causa del mancato reperimento e della mancata presa in considerazione degli originali degli accordi bilaterali sottoscritti dall'ex-vicepresidente con i Paesi del Terzo mondo, si è valutata la possibilità di attivare canali diplomatici per verificarne l'attualità. Tutto questo è ricaduto sui bambini in attesa di una famiglia adottiva;

   la vicenda dovrà essere risolta nel più breve tempo possibile dalla vice-presidente della Commissione per le adozioni internazionali (Cai), il magistrato Laura Laera;

   dopo anni di attesa, solo alle coppie che hanno adottato entro il 2011, anticipando a proprie spese migliaia di euro, verranno rimborsate le spese per la fine del 2017. Tutto questo sarà possibile perché fino a quella data esistono le cosiddette «istanze di rimborso» decise dall'allora governo Berlusconi;

   fino al 2011 saranno circa 1.700 le famiglie che potranno contare sui rimborsi a differenza delle circa 14 mila famiglie che hanno presentato istanza dal 2011 alla fine del 2016;

   Laura Laera, nuova vicepresidente della Commissione, ha precisato che le famiglie che hanno adottato bambini dal 2011 ad oggi, non riceveranno alcun rimborso per le spese affrontate, dato che non è stato emanato alcun provvedimento analogo al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 Agosto 2011 circa i rimborsi. Quindi avanzeranno delle risorse (10 milioni di euro) nel Fondo per le adozioni internazionali, ma questi non potranno essere utilizzati e, in ogni caso, non andrebbero a coprire le spese necessarie per rimborsare un numero così alto di famiglie –:

   se il Governo non intenda fare chiarezza sulla vicenda, rendendo noto alle famiglie italiane, ancora in attesa, lo stato dell'arte della situazione, e se non intenda assumere iniziative per utilizzare il Fondo per le adozioni internazionali per rimborsare le spese sostenute dai genitori adottivi, come già previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 agosto 2011;

   se il Governo non ritenga opportuno e urgente intervenire per definire tale situazione, che si protrae oramai da anni, specie nei confronti di persone che hanno seguito rigorosamente l’iter di adozione e se non intenda fare chiarezza anche sulle attività della Cai oggetto delle critiche esposte in premessa;

   quale sia la strategia che il Governo intende adottare al fine di risolvere la situazione di tutte le adozioni e dei minori rimasti bloccati per problemi di carattere burocratico.
(4-18001)


   PIAZZONI, ZAN, LENZI, LAVAGNO, PATRIZIA MAESTRI, CAMANI, CARLONI, TACCONI, AMATO, D'OTTAVIO, ROMANINI, VERINI, DI SALVO, BENI, GHIZZONI, VENITTELLI, IACONO e GRIBAUDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa nazionali che, in questi giorni, è in corso un itinerario attraverso le maggiori città italiane (Roma, Firenze, Milano, Brescia, Bologna, Bari, Napoli) per un'iniziativa, denominata «Il Bus della Libertà», promossa dall'associazione Generazione Famiglia e dalla fondazione CitizenGo, con lo scopo di fronteggiare quello che reputano un'emergenza educativa nelle scuole italiane, dettata dall'imposizione della cosiddetta «ideologia gender»;

   il titolo della campagna è «Basta violenza di genere», a cui segue lo slogan stampato anche sul bus in viaggio «I bambini sono maschi. Le bambine sono femmine. La natura non si sceglie. Stop gender nelle scuole!», sottintendendo a giudizio degli interroganti come la condizione omosessuale e soprattutto quella transessuale non rientrino nella natura della persona umana;

   tale titolo copre il reale significato della violenza di genere, distorcendo secondo gli interroganti la percezione del fenomeno della violenza sulle donne, piaga sociale la cui ampia diffusione è documentata dalla cronaca recente;

   il messaggio dello slogan è per gli interroganti pienamente omotransfobico, poiché discrimina e stigmatizza le persone che non rientrano nel binarismo di genere maschio-femmina;

   il messaggio confonde la condizione biologica con quella di genere, ed è foriero quindi per gli interroganti di tutta una serie di considerazioni sulla differenza tra gli uomini e le donne, che costituiscono quel sostrato culturale che legittima la violenza di genere;

   la città di Roma, in occasione del lancio della campagna e della partenza dell'itinerario, è stata ricoperta di manifesti che recitano lo slogan sopra citato, ponendosi, per gli interroganti, in contrasto con l'articolo 1, comma 2 e 8, dello Statuto di Roma Capitale;

   i soggetti promotori dell'iniziativa sono associazioni e fondazioni che già in passato hanno aderito e sostenuto iniziative contro l'approvazione della legge n. 76 del 2016 sulle cosiddette unioni civili, come ad esempio il Family Day;

   in altri Paesi dell'Unione europea, come la Spagna, è circolato un bus con lo stesso messaggio, prontamente bloccato dall'amministrazione del comune e della regione di Madrid, per insulto ai minori transessuali e intersessuali;

   l’«ideologia gender» è un falso strumento utilizzato, secondo gli interroganti, da tali associazioni per coprire e rendere giustificabili campagne e attacchi a sfondo omotransfobico, stigmatizzare le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (Lgbt) e rimarcare le differenze di genere, in particolare negli ambienti scolastici dove i fenomeni d'odio trovano il terreno più fertile;

   la libertà di espressione (costituzionalmente garantita) non può in alcun modo sfociare in azioni che contrastino con gli articoli 2 e 3 della Costituzione e con la tutela dei diritti sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea –:

   se il Governo sia al corrente dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare affinché negli istituti scolastici si dia piena attuazione a piani di educazione e formazione alla parità di genere, alla lotta alle discriminazioni omotransfobiche e al contrasto del fenomeno di stigmatizzazione delle persone Lgbt; quali ulteriori iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, per assicurare il rispetto della normativa sopra citata.
(4-18003)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   le autorità elettive della Comunità autonoma catalana hanno promosso lo svolgimento di un referendum popolare di autodeterminazione, che si è svolto il 1o ottobre 2017 malgrado il tentativo del Governo centrale spagnolo di impedirne la celebrazione;

   contro il libero svolgimento della consultazione referendaria, le autorità nazionali spagnole hanno messo in campo ogni genere di iniziativa, incluso il ricorso alla forza; sulla base di una pronuncia del Tribunale costituzionale spagnolo, che aveva dichiarato illegittima la consultazione referendaria catalana, è stato tra l'altro impartito a tutte le forze di polizia nazionali e catalane, dalla Guardia Civil ai Mossos d'Esquadra, l'ordine di impedirne lo svolgimento, in primo luogo attraverso la ricerca sistematica ed il sequestro delle schede preparate per la consultazione e del relativo materiale propagandistico, poi con la chiusura e lo smantellamento dei seggi, che sono stati documentati da un gran numero di televisioni;

   a fronte di una forma pacifica di resistenza passiva, la Guardia Civil non ha esitato ad utilizzare le maniere forti, impiegando contro gli elettori catalani, anziani e donne con bambini inclusi, manganelli e proiettili di gomma, che hanno determinato indirettamente la morte di una persona ed il ferimento di altre 844, mentre i Mossos d'Esquadra si astenevano da qualsiasi azione di tipo repressivo;

   malgrado l'imponente schieramento di forze, si sarebbe recato alle urne il 40 per cento degli aventi diritto, corrispondenti ad oltre due milioni di persone, espressesi in larghissima misura in favore dell'indipendenza catalana; sulla base di una «legge di rottura» recentemente approvata, il Governo catalano sembra intenzionato a convocare il Parlamento locale per discutere ed eventualmente deliberare la dichiarazione d'indipendenza della Repubblica di Catalogna –:

   quali iniziative politico-diplomatiche il Governo intenda assumere a tutela del pacifico esercizio di autodeterminazione in atto in Catalogna, anche allo scopo di scoraggiare ulteriori azioni repressive da parte del Governo spagnolo qualora il Parlamento catalano deliberi di proclamare l'indipendenza.
(3-03287)


   PIRAS, LAFORGIA, CIMBRO, SPERANZA, SCOTTO, ROBERTA AGOSTINI, ALBINI, BERSANI, FRANCO BORDO, BOSSA, CAPODICASA, D'ATTORRE, DURANTI, EPIFANI, FAVA, FERRARA, FOLINO, FONTANELLI, FORMISANO, FOSSATI, CARLO GALLI, KRONBICHLER, LEVA, MARTELLI, MELILLA, MURER, NICCHI, GIORGIO PICCOLO, QUARANTA, RAGOSTA, RICCIATTI, SANNICANDRO, SIMONI, STUMPO, ZACCAGNINI, ZAPPULLA, ZARATTI, ZOGGIA e LACQUANITI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 1o ottobre 2017 si è tenuto nella regione della Catalogna, in Spagna, un controverso referendum sull'indipendenza della Catalogna promosso dalla Generalitat de Catalunya, indetto da una legge del Parlamento catalano, con una procedura d'urgenza il 6 settembre 2017; secondo la legge catalana il voto avrebbe avuto natura vincolante, ma è invece stato fortemente contrastato dal Governo spagnolo, il quale ha sempre ritenuto che la Costituzione della Spagna non consentirebbe in modo assoluto di votare sull'indipendenza di alcuna regione spagnola e ha ritenuto di conseguenza la consultazione illegale;

   il giorno successivo all'approvazione della legge, il Tribunale costituzionale sospendeva il referendum e le norme correlate accogliendo così il ricorso d'urgenza presentato dal governo spagnolo; nei giorni a seguire fino alla consultazione del 1o ottobre 2017 si è assistito a un continuo braccio di ferro tra il Governo centrale, il quale ha mobilitato ingenti forze di polizia per impedire un voto considerato illegale, con operazioni di polizia, sequestri, perquisizioni ed arresti, e il Governo regionale catalano che ha impiegato ogni mezzo per consentire la consultazione;

   alla fine la consultazione, seppur tra molte difficoltà, si è tenuta e ci sono stati molti momenti di grave tensione tra le forze dell'ordine e i cittadini, con oltre 800 persone ferite, tra cui un paio di feriti gravi. Tensioni che sono state in larga parte provocate dalla reazione violenta delle forze di polizia, che ad opinione degli interroganti non è sembrata proporzionata e necessaria; alla chiusura delle urne, secondo la Generalitat, avrebbero votato in 2.262.000 (su circa 5.300.000 aventi diritto) e i SÌ sarebbero stati 2.020.000 pari al 90 per cento;

   durante le celebrazioni del risultato, i gruppi indipendentisti catalani e i sindacati hanno indetto uno sciopero generale per martedì 3 ottobre 2017 «contro la repressione dello Stato spagnolo»;

   a seguito del risultato, il Governatore della Catalogna, Carles Puigdemont, potrebbe dichiarare unilateralmente l'indipendenza della Catalogna, di contro ha affermato il Ministro della giustizia spagnolo Rafael Catalá: «Useremo tutti i mezzi legali a nostra disposizione per ripristinare l'ordine in Catalogna» –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, anche in accordo con gli altri Stati europei, per far riprendere il dialogo politico tra le parti, affinché si arrivi ad una soluzione condivisa nel pieno rispetto delle libertà democratiche, in ottemperanza alla Costituzione, ma che tenga conto della volontà popolare e per evitare qualsiasi ulteriore escalation di violenza.
(3-03288)


   LOCATELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dopo giorni di incertezza sul suo destino l'avvocato egiziano Ibrahim Metwally, attivista del Movimento famiglie scomparse in Egitto, consulente della famiglia Regeni, è riapparso il 13 settembre 2017 in stato di fermo negli uffici di una procura vicino al Cairo. Ancora è detenuto nella sezione di massima sicurezza Al-Aqrab del carcere di Tora;

   gli sono state mosse accuse gravissime che Amnesty international definisce «assurde»: sovversione, collaborazione con entità straniere per rovesciare l'ordine in Egitto, direzione di una organizzazione illegale, nonché diffusione di notizie false;

   Metwally è stato fermato il 10 settembre 2017 mentre si recava a Ginevra, invitato a partecipare ad una sessione di lavoro dell'Onu per presentare il rapporto elaborato assieme a Ecrf (Egyptian commission for rights and freedoms) sulle sparizioni forzate in Egitto: ne avevano censite 378 nell'ultimo anno; avrebbe parlato anche dell'assassinio di Regeni, vicenda sulla quale tutt'ora non è stata fatta luce. Non è infondata la preoccupazione su presunte ritorsioni da parte egiziana;

   recentemente il Presidente del Consiglio dei ministri, audito dal Copasir sul caso Regeni, ha spiegato le ragioni per le quali il Governo ha rimandato in Egitto l'ambasciatore Cantini, ribadendo che la ragion di Stato non può prevalere sulla ricerca della verità; è plausibile che, anche a causa delle tensioni con l'Egitto sul caso Regeni, si siano verificati anche in Italia episodi a dir poco inquietanti;

   quello di maggior preoccupazione si è verificato in occasione di una riunione organizzata a Roma il 20-21 maggio da Euromed rights, autorevole rete euro mediterranea che riunisce 70 organizzazioni di società europee del Maghreb e del Mashrek, impegnata a rafforzare il ruolo della società civile nell'area euro-mediterranea; a Fiumicino, uno dei partecipanti è stato avvicinato da un sedicente giornalista egiziano che ha insistito per accompagnarlo in albergo. Di fronte al fermo rifiuto, il «giornalista» è riuscito a carpire dal tassista l'indirizzo dell’hotel dove la persona era diretta, facendosi consegnare dalla reception la lista dei partecipanti;

   successivamente, articoli diffamatori sono apparsi su numerosi quotidiani egiziani, dettagliatamente documentati con foto scattate a Roma, accusando i partecipanti egiziani di aver preso parte a un incontro teso a «pianificare uno stato di caos ed instabilità in Egitto, prima delle elezioni presidenziali» –:

   di quali informazioni disponga il Governo e quali siano gli orientamenti a questi episodi e ad eventuali altri ad essi collegati, anche alla luce della ripresa dei rapporti diplomatici tra Italia ed Egitto.
(3-03289)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, GARAVINI, ZAMPA, TIDEI, MALISANI, TACCONI, LENZI, SERENI, CARROZZA, PREZIOSI, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 14 agosto 2017 il Governo italiano decideva il reintegro della piena funzionalità dell'ambasciata d'Italia in Egitto nella persona dell'ambasciatore Giampaolo Cantini che, un mese dopo, presentava le lettere di credenziali;

   il ritorno dell'ambasciatore d'Italia in Egitto deve contribuire ad accelerare le indagini sulla scomparsa del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni, poiché come affermato dal Presidente del Consiglio dei ministri, trovare la verità sul rapimento, le torture e la tragica uccisione di Giulio «è un dovere di Stato»;

   sebbene in una nota congiunta firmata dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e dal suo omologo al Cairo Nabil Ahmed Sadek entrambe le parti abbiano assicurato che «le attività investigative e la collaborazione continueranno fino a quando non sarà raggiunta la verità in ordine a tutte le circostanze che hanno portato al sequestro, alle torture e alla morte di Giulio Regeni», il materiale fino ad ora presentato da parte egiziana alla procura di Roma è stato giudicato insufficiente e lacunoso, in particolare con riferimento alla richiesta di ottenere i dati grezzi del traffico delle celle telefoniche nelle date e nei luoghi che hanno interessato l'atroce vicenda di Giulio, in modo da poter riesaminare con le attrezzature italiane;

   nel mese di settembre 2017, il Ministro interrogato ha incontrato l'omologo egiziano Sameh Shoukry esprimendo l'esigenza di accelerare la cooperazione giudiziaria sul caso Regeni e affidando all'ambasciatore Cantini il compito di stimolare con costanza la collaborazione tra le procure dei due Paesi;

   a tal fine, il Governo italiano ha anche deciso che l'ambasciatore italiano in Egitto sia coadiuvato da una figura tecnica permanente;

   come ricordato dal Ministro interrogato in un recente incontro con l'omologo britannico, è fortemente auspicabile che anche i Paesi partner e alleati contribuiscano a sensibilizzare le autorità egiziane circa l'ineludibilità della verità sull'uccisione del cittadino italiano ed europeo Regeni –:

   quali siano i progressi registrati, a seguito del ritorno dell'ambasciatore d'Italia al Cairo, e i prossimi passi per il pieno raggiungimento della verità sulla morte per torture di Giulio Regeni, per l'individuazione dei responsabili da consegnare alla giustizia e per contribuire così a tutelare la memoria e la dignità del giovane connazionale.
(3-03290)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da quando Poste italiane nel 1998 si è trasformata in una società per azioni e il capitale pubblico si è ridotto, i contratti a termine sono cresciuti fino a riguardare dal 30 al 50 per cento della forza lavoro impiegata nei servizi di recapito, nonostante la normativa stabilisca il limite a 20;

   migliaia di ex-dipendenti con contratto a tempo determinato hanno un contenzioso aperto contro Poste italiane da oltre dieci anni e rivendicano la violazione della disciplina sui contratti a termine e delle clausole previste dalla direttiva 1999/70. Molti di loro hanno lavorato fino al 2008 con ripetuti contratti a tempo determinato, ma dopo la modifica del decreto legislativo n. 368 del 2001, con la legge n. 247 del 2007, che ha stabilito il tetto massimo a 36 mesi, l'azienda non ha più rinnovato loro il contratto;

   da quel momento Poste italiane ha sistematicamente assunto con contratti a tempo determinato per un massimo di 24 mesi – dato che oltre il contratto collettivo nazionale prevede un incremento di stipendio – per sostituzioni ma anche per coprire posizioni rimaste vacanti dopo i pensionamenti e che necessiterebbero di figure stabili;

   il decreto legislativo n. 23 del 2015 (cosiddetto JobsAct) ha poi consentito alla società di incrementarne il ricorso;

   i sindacati denunciano Poste italiane di utilizzare contratti a tempo determinato di 24 mesi a «oltranza», con persone diverse inter-cambiate in modalità «usa e getta», in contrasto con quanto ribadisce la legislazione sul rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato che deve rappresentare la forma privilegiata di accesso al mondo del lavoro;

   questa pratica ha anche permesso all'azienda di non fare più ricorso alla «clausola elastica» che prevede di ricorrere a personale già formato per la carenza di organico, prima riducendo i precari interni – dipendenti costretti al part-time ma che attendono il passaggio al full-time – e poi quelli esterni che hanno acquisito competenze;

   per gli interroganti, un'azienda sana come Poste italiane, quotata in borsa, che ha chiuso il 2016 con risultati in forte crescita di fatturato e margini, dovrebbe astenersi da comportamenti che sono in netto contrasto con il dettato costituzionale, in particolare con l'articolo 36; si tratta di un'azienda che, per gli interroganti, al fine di tutelare esclusivamente i propri interessi contravviene all'articolo 4 «Tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori» del suo «Codice Etico»;

   a tutto ciò si aggiungono i suoi obblighi etici e comportamentali nei confronti della legislazione italiana e della Costituzione dovuti alla partecipazione dello Stato – tramite il Ministero dell'economia e delle finanze e attraverso la Cassa depositi e prestiti – che, con oltre il 60 per cento, rappresenta l'azionista principale e che, proprio grazie all'operazione di alienazione del 2014, ha permesso all'azienda di ottenere gli attuali risultati finanziari;

   recentemente il Ministro del lavoro e il presidente dell'Anpal hanno illustrato un pacchetto di incentivi per l'occupazione dei giovani, da inserire nella prossima legge di bilancio, che mira a dimezzare i costi dei contributi per i primi tre anni di contratto alla aziende che li assumono a tempo indeterminato. Secondo il presidente di Anpal, l'incentivo «avrà l'effetto di evitare (...) utilizzi opportunistici nel breve periodo (...) e di rilanciare le assunzioni stabili dei giovani» –:

   se il Governo sia a conoscenza della pratica utilizzata ad oltranza, da parte di Poste italiane, dei contratti a tempo determinato a 24 mesi e se, considerato il ruolo del Ministero dell'economia e delle finanze quale maggior azionista della società, non ritenga opportuno assumere iniziative affinché ne siano chiarite le motivazioni;

   se non ritenga urgente intervenire, per quanto di competenza, affinché Poste italiane, nel rispetto degli obblighi di legge, limiti il ricorso ai contratti a tempo determinato al 20 per cento e offra ai lavoratori con contratto a tempo determinato prospettive future reali, in virtù del dettato costituzionale, al fine di garantire ai cittadini attraverso il lavoro un'esistenza dignitosa.
(4-17997)


   PASTORELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 48, comma 1-bis, del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, come modificato dall'articolo 43, comma 1, lettera a), del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, ha consentito agli interessati residenti nei comuni colpiti dagli eventi sismici in centro Italia nel 2016 di richiedere ai propri sostituti di imposta di non operare le ritenute alla fonte dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017 (cosiddetta busta pesante). La sospensione dei pagamenti delle imposte sui redditi mediante ritenuta alla fonte si applica per le ritenute operate sui redditi di lavoro dipendente ed assimilati e sui compensi e altri redditi corrisposti dallo Stato;

   con tale intervento normativo si sono voluti supportare molti cittadini colpiti dalle gravi conseguenze del terremoto nel sostegno di spese impreviste;

   l'articolo 43, comma 3, del citato decreto-legge n. 50 del 2017 ha prorogato dal 16 dicembre 2017 al 16 febbraio 2018 il termine entro il quale, senza applicazione di sanzioni e interessi, dovrà avvenire la ripresa della riscossione dei tributi sospesi e non versati, limitatamente ai soggetti diversi da imprenditori, lavoratori autonomi e agricoltori per i quali rimane fermo il termine del 16 dicembre. A favore di tali soggetti è prevista inoltre la possibilità di versare le somme oggetto di sospensione, senza applicazione di sanzioni e interessi, mediante rateizzazione fino a un massimo di 9 rate mensili di pari importo, a decorrere dal 16 febbraio 2018;

   la restituzione delle somme derivanti dalla sospensione della trattenuta Irpef in nove rate, ossia in un tempo ancora più breve di quello per il quale si utilizza l'agevolazione, potrebbe creare gravi problemi ai beneficiari della «busta pesante» residenti nei comuni del cosiddetto «cratere», che hanno utilizzato questi emolumenti per spese impreviste derivanti dal sisma e che avrebbero difficoltà a far fronte alle esigenze minime di vita durante tutto il periodo di restituzione. Inoltre, i lavoratori dipendenti che nel corso dell'anno hanno interrotto il beneficio, saranno costretti al conguaglio totale Irpef a dicembre 2017, con la eventuale necessità di dover addirittura negoziare un prestito –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di carattere normativo, al fine di modificare le disposizioni citate in premessa, aumentando il numero delle rate previste per la restituzione delle somme derivanti dalla sospensione della trattenuta Irpef, dilazionando la data di inizio, non avendo ancora alcuni per quella data né lavoro né casa agibile e valutando anche l'ipotesi di una restituzione non superiore al 50 per cento delle somme non versate nonché la possibilità per i lavoratori dipendenti beneficiari della «busta pesante» di negoziare l'importo delle rate con l'Agenzia delle entrate competente per territorio.
(4-17999)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TENTORI e FRAGOMELI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 28 ottobre 2016 il cavalcavia di Annone, è collassato sulla strada statale 36 del lago di Como e dello Spluga, provocando la morte di una persona e altri feriti;

   in conseguenza di ciò, l'Anas ha svolto indagini strutturali anche sugli altri manufatti dell'arteria stradale chiudendo al traffico il ponte di Isella nel comune di Civate (Lc), dichiarato a rischio di crollo e aperto solo ai pedoni, oltre a sottoporre altri cavalcavia a limitazioni al traffico pesante;

   il blocco dei due importanti cavalcavia e le limitazioni del traffico stanno generando pesanti disagi per cittadini e imprese;

   il 14 febbraio 2017 si è tenuto presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti un tavolo in cui si è preso l'impegno di procedere con la progettazione e il recepimento delle risorse per la ricostruzione dei due manufatti;

   il 27 aprile 2017 si è tenuto un tavolo tecnico che ha confermato il finanziamento delle opere interamente a carico del Ministero, oltre ad aver stabilito il cronoprogramma che prevede la chiusura dei lavori entro la fine del 2018;

   si apprende da notizie di stampa che nonostante il 31 agosto 2017 si sia conclusa la conferenza di servizi relativa al progetto esecutivo del ponte di Annone, non si è ancora dato seguito alle procedure di gara;

   per quanto riguarda invece la situazione del cavalcavia di Isella, nonostante sia pervenuto nel mese di agosto 2017 agli enti coinvolti il progetto dell'opera, ad oggi non risulta ancora convocata la conferenza di servizi –:

   a quasi un anno dal tragico incidente, quali iniziative intenda intraprendere al fine di rispettare i tempi previsti per la ricostruzione dei cavalcavia di Annone e di Isella sulla strada statale 36.
(5-12344)

Interrogazione a risposta scritta:


   PIZZOLANTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il contributo di costruzione costituisce un'obbligazione contributiva; tale obbligazione si compone degli oneri di urbanizzazione e dei costi di costruzione;

   l'incidenza degli oneri di urbanizzazione deve essere stabilita dai comuni in base a tabelle parametriche definite da ciascuna regione. Ogni cinque anni i comuni devono provvedere ad aggiornare gli oneri di urbanizzazione, in conformità alle disposizioni regionali. Nei periodi intercorrenti tra le determinazioni regionali, il costo di costruzione deve essere adeguato annualmente, ed autonomamente, in ragione dell'intervenuta variazione dei costi di costruzione accertata dall'Istat;

   l'ultimo provvedimento in merito della regione Puglia è rappresentato dalla deliberazione della giunta regionale n. 2081 del 2009. In tale regione, malgrado l'elevazione degli oneri di urbanizzazione e dei costi di costruzione operati dal 2007 in poi, diversi comuni hanno continuato a prescindere da tali determinazioni regionali (auto-operative), continuando ad applicare il precedente inferiore parametro di fonte ministeriale, sostanzialmente per non gravare sullo sviluppo del settore edilizio in chiara funzione anti crisi;

   tuttavia, i medesimi comuni pugliesi stanno inoltrando in questi anni a cittadini e imprese, richieste di rettifica verso l'alto dell'ammontare del contributo correlato al costo di costruzione, in applicazione tardiva delle norme regionali. Questo ha prodotto un contenzioso giunto sino al Consiglio di Stato (IV sezione, sentenza 15 giugno 2017 su ricorso n. 07053/2016) che ha ribaltato quanto stabilito dal Tar Puglia, riconoscendo ai comuni il potere-dovere di ricalcolare successivamente e recuperare, nei termini di prescrizione decennale, gli oneri intervenuti medio tempore;

   a seguito di indagini della Guardia di finanza, nella sola provincia di Lecce la quasi totalità dei comuni (97 comuni) è incorsa in indagini per danno erariale a carico esclusivamente di circa 200 tecnici comunali per gli anni dal 2008 al 2012, cui è stato imputato di non aver esercitato la propria iniziativa nei confronti degli organi politici degli enti locali per l'adeguamento degli oneri di urbanizzazione e dei costi di costruzione. In sostanza, è stata imputata ai tecnici una responsabilità che invece fa capo alle attribuzioni in generale degli organi politici istituzionali dei comuni;

   il Consiglio regionale della Puglia ha approvato un ordine del giorno riguardante le competenze dei comuni in materia di oneri di urbanizzazione e costi di costruzione, nel quale si è impegnato il presidente della giunta regionale «ad assumere un'iniziativa affinché si induca il Governo ad affermare con un provvedimento legislativo, anche in via di interpretazione autentica, la discrezionalità dei comuni in materia di adeguamento dei contributi di costruzione e che tale potere discrezionale resti di esclusiva competenza del consigli comunali»;

   un analogo ordine del giorno (9/3926-A-R/33) è stato pienamente accolto dalla Camera nella seduta del 21 luglio 2016. In esso si impegna il Governo «(...) ad emanare disposizioni interpretative dei commi 5, 6, 7 e 9 dell'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 nelle quali si chiarisca che spetta al consiglio comunale la competenza esclusiva per quel che riguarda l'aggiornamento degli oneri di urbanizzazione e del costo di costruzione (...)» e che «(...) qualora il Consiglio, non si pronunci o non ritenga di pronunciarsi, non sono addebitabili responsabilità agli organi gestionali dell'ente» –:

   se non ritenga di assumere le iniziative di competenza, in linea con quanto indicato nell'Ordine del giorno 9/3926-A-R/33 citato in premessa, al fine di chiarire la corretta interpretazione delle disposizioni sopra richiamate fissando in capo ai comuni la competenza esclusiva di aggiornamento degli oneri di urbanizzazione ed escludendo qualsiasi responsabilità degli organi tecnici e gestionali.
(4-18002)

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:


   ANDREA MAESTRI, MARCON, FRATOIANNI e CIVATI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la stampa (Il Manifesto e Il Fatto quotidiano) ha definito «farlocco» il concorso interno, per titoli ed esami a 1.400 posti per l'accesso al corso di formazione per la nomina alla qualifica di vice ispettore del ruolo degli ispettori della Polizia di Stato, che si è svolto a partire dal 2015;

   sono stati pubblicati doviziosi dettagli, che sarebbero risultati esilaranti in altro contesto, che evidenziano vizi ed anomalie della correzione degli elaborati della prova scritta, puntualmente denunciati dai partecipanti al concorso, dai sindacati e dallo stesso Capo della Polizia secondo cui il concorso sarebbe un «papocchio» e agli autori di alcuni temi «andrebbe tolta la qualifica di agente»;

   i ricorsi alla magistratura nella maggior parte dei casi sono rigettati, in quanto i giudici fanno rientrare il giudizio della commissione esaminatrice nella sfera della discrezionalità tecnica (sentenza Tar Lazio, n. 549/2017);

   il Capo della Polizia ha nominato una commissione di verifica (commissione Piantedosi) con compiti ispettivi, che avrebbe rilevato anomalie e vizi nella correzione degli elaborati e suggerito la riammissione in autotutela di un sostanzioso numero di elaborati dei candidati esclusi che avevano un contenzioso (sembrerebbe oltre 350 su 550), tuttavia la commissione esaminatrice si sarebbe rifiutata di procedere in tal senso. È paradossale che la stessa commissione che ha creato i problemi, anziché essere sciolta, abbia potuto impedire di sanare le anomalie;

   in più, il dipartimento ha opposto ai candidati non ammessi il diniego di accedere agli atti dell'indagine della commissione Piantedosi, che invece dovrebbero essere resi pubblici;

   l'annullamento della prova scritta del concorso da parte del Ministero dell'interno è la sola soluzione che tuteli l'interesse pubblico, anziché agire – come è accaduto, per quanto consta agli interroganti, il 12 settembre 2017 – facendo partire i corsi con i vincitori che avrebbero dovuto essere respinti dalle prove. Non si parla infatti di aspiranti poliziotti, ma di agenti in servizio con almeno sette anni di esperienza sulle spalle, che rappresenteranno la classe dirigente della Polizia di Stato dei prossimi decenni; lasciare che tutto si risolva «all'italiana» rappresenta un colpo alle istituzioni, alla fiducia nella Polizia di Stato e nel senso di giustizia degli stessi appartenenti al Corpo –:

   se non intenda annullare la prova scritta o gli esiti del concorso per l'accesso al corso di formazione per la nomina alla qualifica di vice ispettore del ruolo degli ispettori della Polizia di Stato, indetto con decreto del 24 settembre 2013.
(3-03284)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'UVA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con articolo del 30 settembre 2017 dal titolo «A sorpresa a Capo d'Orlando. Arrivano 19 migranti scoppia la polemica. Il Sindaco attacca la Prefettura: “Inaccettabile”», pubblicato sul noto quotidiano la Gazzetta del Sud, è stata divulgata la notizia secondo cui un cospicuo gruppo di migranti sarebbe stato trasferito nella cittadina di Capo d'Orlando senza che l'amministrazione locale ne fosse stata minimamente informata;

   l'articolo evidenzia i dettagli del trasferimento, riportando che i migranti «hanno preso alloggio ieri sera nell'hotel Amato di via consolare Antica, nella immediata periferia ovest della città, da mesi non più in funzione»; inoltre nell'articolo è spiegato che essi «si aggiungono ai 32 dello Sprar di contrada San Giuseppe. Proprio la presenza di questi ultimi escludeva, secondo il protocollo nazionale sulla sistemazione degli immigrati, la presenza sul territorio orlandino di altri stranieri.»;

   ed invero, come noto, proprio a seguito di un accordo contratto dal Ministro dell'interno con l'Anci nel dicembre 2016, è stato fissato in 2,5 ogni mille abitanti il rapporto di migranti allocabili nei territori comunali, sicché il comune di Capo d'Orlando, che conta circa 13.000 abitanti, potrebbe ospitare sino a 32 migranti;

   peraltro, come riportato dal giornale «La Sicilia» in data 20 luglio 2017, la provincia di Messina è stata già interessata dalle vibranti proteste dei sindaci dei Nebrodi contro simili determinazioni del Ministero dell'interno non preannunciate alle amministrazioni locali, a seguito delle quali si è ottenuto l'impegno di istituire «un tavolo di concertazione permanente con i sindaci, di rivedere i numeri dell'accoglienza nella struttura di Castell'Umberto. I sindaci hanno anche chiesto che siano tutti i 108 comuni della provincia messinese a condividere l'accoglienza. I sindaci hanno ribadito che è necessario confermare il parametro di 2,5 migranti per ogni mille abitanti fissato dallo stesso Governo.»;

   il prefetto di Messina ha, così, inteso adottare la via del dialogo con gli enti locali ed ha confermato gli impegni assunti dal Governo con riferimento al rispetto del rapporto numerico di presenze dei migranti rispetto alla popolazione;

   senonché, disattendendo gli impegni assunti – sia con riguardo all'instaurazione di un dialogo continuo, sia sul rispetto del rapporto numerico – altri 19 migranti nella serata del 29 settembre 2017 sono stati trasferiti presso una struttura in disuso del comune di Capo d'Orlando;

   in particolare, sempre secondo quanto riportato dall'articolo del 30 settembre 2017, «Il Sindaco, sorpreso dell'arrivo, ha immediatamente contattato il prefetto Francesca Ferrandino contestando, come si legge in un comunicato stampa, l'arrivo dei migranti senza preventiva comunicazione, peraltro in una struttura che, come relazionato dall'Ufficio Tecnico Comunale, non rispetta lo standard regionale di adeguamento e la vigente normativa sulla sicurezza. “Avevamo ricevuto rassicurazioni dalla Prefettura — dice il Sindaco — che non sarebbero arrivati altri immigrati prima della nuova gara sugli Sprar. Nella struttura di Malvicino, operativa dal 2014, trovano posto 32 richiedenti asilo e rispettiamo pienamente la clausola di salvaguardia di ripartizione nei Comuni dove sono presenti Sprar. Come abbiamo ampia dimostrazione negli anni, Capo d'Orlando è una città votata all'accoglienza, e abbiamo chiesto anche l'ampliamento dello Sprar, aumentando il numero dei richiedenti asilo, ma l'atteggiamento della Prefettura è sconcertante e inaccettabile”»;

   si ritiene che l'accoglienza dei migranti debba essere gestita osservando ogni accortezza tesa a favorire l'integrazione ed impedire il sorgere di contrasti –:

   se il Ministro interrogato intenda gestire l'accoglienza dei migranti tramite un maggiore e necessario coordinamento con le amministrazioni locali, di modo che queste ultime abbiano la possibilità di predisporre locali e un'organizzazione adeguati ad un'accoglienza dignitosa, rispettando altresì l'accordo per la distribuzione dei migranti sul territorio nazionale.
(5-12345)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RONDINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con la determina n. 37 del 12 febbraio 2016 l'ufficio affari sociali del comune di Minturno ha approvato il verbale della commissione di valutazione relativo all'avviso esplorativo per ricerca soggetto collaboratore-gestore per co-progettazione, organizzazione e gestione dei servizi di accoglienza, integrazione e tutela rivolti a richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria di un progetto territoriale aderente al sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Fnpsa);

   risultano solo due concorrenti che hanno presentato le proposte: il Consorzio Sociale Pegaso di Rieti, che ha ricevuto 90 punti; e il GUS – Gruppo Umana Solidarietà di Macerata, con 92 punti. L'incarico è stato affidato a quest'ultimo soggetto attuatore per l'attività di co-progettazione, organizzazione e gestione del servizio Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati);

   come più volte spiegato dall'ex commissario prefettizi dottor Strati, il programma Sprar per il comune di Minturno «è limitato esclusivamente a rifugiati e a un numero limitato di essi, soltanto 25. Serve come esperimento di integrazione»;

   tali rassicurazioni si sono rivelate per l'interrogante inconsistenti, dato il considerevole numero di immigrati presenti sul territorio comunale e tenendo presente che, secondo notizie ufficiose in possesso dell'interrogante la struttura ospiterebbe un centinaio di immigrati;

   le criticità venutesi a creare sono amplificate ulteriormente vista la particolarità ambientale, essendo quello in questione un territorio dove risiedono numerose persone a soggiorno obbligato e con una emergenza abitativa e lavorativa senza precedenti, che confliggono con l'attenzione e le risorse destinate a migranti prettamente economici;

   anche i residenti della zona del Levante di Monte d'Argento sono in apprensione per l'arrivo di una decina di migranti, che hanno preso alloggio in una palazzina nei pressi del Lido Mexico a Marina di Minturno. Da quanto si apprende, la struttura per l'accoglienza sarebbe gestita da una cooperativa esterna e non rientrerebbe nel progetto Sprar che il comune di Minturno ha avviato con il Ministero dell'interno e gestito dal Gus di Macerata; il tutto starebbe avvenendo senza che ne fosse dato avvertimento all'amministrazione comunale stessa –:

   se il Ministro interrogato, alla luce della situazione sopra descritta, non intenda assumere iniziative di competenza per riorganizzare gli arrivi e la gestione dei migranti nel comune di Minturno, essendo i cittadini seriamente preoccupati per l'impatto sociale che questi immigrati possano avere sul territorio, considerando anche che il lungomare è un'area molto sensibile, soprattutto alla luce dei numerosi fatti di cronaca che hanno segnato negli ultimi mesi questo comune.
(4-17996)


   GINEFRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati alla criminalità ha chiesto al comune di Valenzano di manifestare l'eventuale interesse all'utilizzazione di 11 cespiti, tra immobili e terreni siti nello stesso comune;

   tra questi risultavano l'abitazione indipendente NCT, FG. 27 par. 908, sub 2 piano 1, sita in via Brunelleschi 11 e l'annessa bottega NCT, FG. 27 par. 908, sub piano T, confiscati ai signori Francesco e Michele Labellarte;

   l'amministrazione del comune di Valenzano con deliberazione n. 43 del 21 marzo 2017 manifestava, ai sensi del decreto legislativo n. 159 del 2011, interesse per i suddetti beni;

   la bottega di cui sopra risulta da tempo utilizzata da un circolo ricreativo;

   a seguito della decisione del Consiglio dei ministri del 23 settembre 2017 di commissariare il comune di Valenzano per infiltrazioni mafiose ai sensi dell'articolo 143 del T.u.e.l., si è appreso da articoli di stampa e da inchieste giornalistiche televisive che il suddetto locale potrebbe essere occupato sine titulo e che il conduttore verserebbe un canone di locazione ad un non meglio individuato locatore con bollettino postale –:

   se i suddetti beni siano stati mai acquisiti al patrimonio comunale;

   se risulti che, nelle more di detta acquisizione, sia stato registrato alcun contratto di locazione per detto bene e se non ritenga opportuno assumere le conseguenti iniziative di competenza, promuovendo un'immediata verifica amministrativa per comprendere come possa essere stato utilizzato per dette finalità ricreative un bene confiscato.
(4-18000)


   DI BENEDETTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da notizie stampa si apprende che un recente episodio di violenza ai danni di una dottoressa di 51 anni in servizio presso la guardia medica di Trecastagni (Ct), raccontato dai media nei termini dello stupro alla donna da parte di un 26enne, è stato derubricato in infortunio sul lavoro dal giudice di competenza;

   per quanto riportato dal sito internet della testata Il Tempo, di fronte a 106 presidenti degli Ordini dei medici riuniti nel consiglio della Fnomceo e ai 106 presidenti delle Commissioni albo odontoiatri, in assemblea plenaria a Giardini Naxos (Messina), la stessa professionista ha detto: «Le istituzioni non hanno semplicemente lasciato sola me, mettendomi in pericolo e poi umiliandomi quando la mia aggressione è stata derubricata a infortunio sul lavoro. Il sistema rischia di travolgere la nostra intera professione. Siamo tutti vittime: a questo gli Ordini devono opporsi»;

   l'interrogante ritiene necessario che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro della salute assumano informazioni sulla vicenda, in particolare sulle circostanze specifiche del riferito episodio di violenza, nel senso di verificare quali fossero le condizioni di sicurezza, rispetto all'accesso dell'utenza, della dottoressa e dei suoi colleghi di guardia medica prima dell'accaduto, nonché le precise condizioni operative nel predetto luogo di lavoro;

   l'interrogante ritiene, inoltre, indispensabile, al fine di prevenire casi di violenza di genere, che nell'istruzione pubblica sia promossa un'efficace educazione all'affettività correlata all'educazione alla sessualità –:

   quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Governo intenda assumere ove ne sussistano i presupposti anche di carattere ispettivo, al fine di verificare le condizioni di sicurezza della citata postazione di guardia medica a Trecastagni, nonché quelle operative nel medesimo luogo di lavoro;

   quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca intenda assumere per promuovere nelle scuole dell'obbligo una corretta educazione alla sessualità e una efficace educazione all'affettività, al fine di prevenire episodi di violenza di genere.
(4-18004)


   NACCARATO e NARDUOLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 29 settembre 2017 il prefetto di Verona ha emanato un'interdittiva antimafia nei confronti della società Commercial company srl con sede a Legnago (Vr);

   Commercial company si occupa di commercio all'ingrosso di materiali da ardere, cartacei, per tipografie, per imballaggio e plastica, prodotti per l'edilizia e falegnameria, ha un'unità locale a San Cipriello (Pa), è stata costituita nel marzo 2016 da Giuseppe La Rosa e venduta nel luglio 2016 al nipote Michele Lo Greco, domiciliato a Megliadino San Vitale (Pd) in via Adige 5;

   secondo le autorità Giuseppe La Rosa controllerebbe ancora la srl attraverso il nipote;

   La Rosa, nato a San Cipriello (Pa), domiciliato a Megliadino San Vitale (Pd) in via Adige 5, è stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, collegato alla cosca di San Giuseppe Jato e, per un periodo, è stato collaboratore di giustizia;

   nel 2016 La Rosa è stato rinviato a giudizio dal tribunale di Verona per associazione a delinquere finalizzata alla truffa insieme a Giovanni Maria Tosato, Fortunato Multari, Mattia Tacchi, Federico Turrini, Giorgio Zamperiolo, Massimo Mantovani, Bruno Turrina, Francesco Frontera, Giuseppe Zambrella, Patrik Halabica, Pietro Guarasci, Rita Mariani;

   Halabica e Zambrella sono stati rinviati a giudizio per ricettazione;

   Francesco Frontera è stato condannato nel processo Aemilia a 8 anni e 10 mesi di reclusione per associazione di stampo mafioso ed è considerato uno dei principali esponenti della cosca di ’ndrangheta Grande Aracri in Veneto;

   Giuseppe Zambrella è stato condannato nel processo contro la società Aspide e contro la presenza della camorra casalese in Veneto a 4 anni e 10 mesi di reclusione;

   Fortunato Multari, parente di Domenico, pregiudicato appartenente alla ’ndrangheta, è sospettato di avere relazioni con la criminalità organizzata. Il processo è in corso;

   La Rosa ha svolto e svolge diverse attività imprenditoriali;

   possedeva il 48,98 per cento della Iacona costruzioni srl con sede a Palermo;

   in passato ha avuto quote della Glc Europe e della Commercial company; ha avuto il 70 per cento di Futura costruzioni, il 10 per cento di Azzurra, Carpe diem;

   Iacona costruzioni, con sede a Montelepre (Pa), si occupa di edilizia, ed è fallita nel 2006;

   Glc europe, con sede a Este (Pd), si occupa di commercio di combustibili per riscaldamento;

   è stata costituita da La Rosa nel 2008 e venduta nel 2016;

   Futura costruzioni, con sede a Este (Pd), si occupa di edilizia, è stata costituita nel 2008 da La Rosa che ha poi venduto nel 2009 e nel 2017 le quote agli attuali proprietari;

   Azzurra srl, con sede a Megliadino San Vitale, si occupa di edilizia;

   è stata costituita nel 2007 da Giuseppe e Antonio La Rosa e Provvidenza Prestigiacomo, tutti domiciliati a Megliadino San Vitale, via Adige 5;

   è stata venduta nel 2013 e trasferita a Milano;

   Carpe diem, con sede a Saletto (Pd), si occupa di edilizia, è stata costituita nel 2005, fallita nel 2008, è stata cancellata nel 2012;

   i soci principali sono stati Giuseppe e Maria Grazia La Rosa e Provvidenza Prestigiacomo, tutti domiciliati a Megliadino San Vitale, in via Adige 5;

   le molteplici iniziative imprenditoriali di La Rosa, i suoi precedenti penali specifici, le sue relazioni criminali, emerse nell'indagine della procura di Verona, con importanti pregiudicati per gravi reati e per l'appartenenza alla `ndrangheta, indicano il pericolo concreto di un'attività della criminalità organizzata in Veneto e in provincia di Padova –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per potenziare gli strumenti a disposizione degli uffici territoriali del governo per emanare misure interdittive e delle forze dell'ordine per prevenire e contrastare la criminalità organizzata in Veneto.
(4-18005)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   il 13 luglio 2015 è stata approvata la legge di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione anche detta «Buona scuola»;

   la legge ha previsto un piano straordinario di assunzioni del personale docente, per tutti gli ordini e gradi, ad eccezione della scuola dell'infanzia, su posti comuni e di sostegno, finalizzato nelle intenzioni del Governo a «coprire i posti vacanti e disponibili e a creare il nuovo organico dell'autonomia» per dotare ogni scuola di maggiori risorse professionali «per proporre così un'offerta formativa più ricca e flessibile ai propri studenti»;

   il piano straordinario è stato preceduto da una fase 0 destinata all'assunzione di docenti inseriti a pieno titolo nelle graduatorie di merito del concorso per titoli ed esami bandito nel 2012 e o inseriti a pieno titolo nelle graduatorie ad esaurimento;

   il piano straordinario di assunzioni ha previsto tre fasi: la fase A destinata all'assunzione degli aspiranti docenti non di ruolo iscritti a pieno titolo, alla data di entrata in vigore della legge n. 107 del 2015, nelle graduatorie a esaurimento e nelle graduatorie del concorso 2012; la fase B finalizzata alla copertura dei posti di organico di diritto rimasti vacanti e disponibili dopo la fase A; la fase C destinata alla copertura dei posti per l'organico del potenziamento;

   i soggetti interessati dalle fasi B e C hanno dovuto esprimere la preferenza di una sede tra tutte le province, a livello nazionale e la sede è stata poi assegnata attraverso un algoritmo su cui è in corso un contenzioso amministrativo;

   sulla base di quanto previsto dalla legge, i posti del potenziamento avrebbero dovuto essere ripartiti fra le diverse classi di concorso sulla base delle esigenze che le scuole hanno indicato in merito al loro fabbisogno;

   in seguito al contenzioso su citato, nel primo anno di applicazione (anno scolastico 2015/16) della legge, è stata data facoltà ai soggetti destinatari della fase B e della fase C di mantenere la supplenza annuale in atto e, dunque, per coprire i posti oggetto di immissioni in ruolo sono state attribuite supplenze;

   a due anni dall'approvazione della legge, la situazione si conferma confusa e approssimativa anche all'inizio di questo anno scolastico 2017-2018, anche in seguito alle deroghe che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha previsto alla normativa in materia di vincolo triennale della mobilità;

   in considerazione del fatto che, all'inizio di questo anno scolastico, si registrano cattedre ancora non assegnate, graduatorie vuote con conseguente impossibilità di immissioni in ruolo su alcune classi di concorso, il ricorso alle supplenze per più di 80 mila posti, sarebbe auspicabile fare il punto di cosa abbia realmente prodotto l'applicazione della suddetta legge e valutare lo stato dell'arte, acquisendo tutti i dati relativi all'implementazione della buona scuola, in modo chiaro e trasparente –:

   se il Ministro interpellato intenda fornire dati, per ciascuno degli anni scolastici 2015/16, 2016/17, 2017/18, in merito a:

    quanti docenti siano stati immessi in ruolo da graduatoria di merito del concorso bandito nel 2012 e quanti da graduatorie ad esaurimento, complessivamente e distinti per ordini e gradi di scuola e per classi di concorso;

    quanti posti comuni fossero destinati ai docenti inseriti nelle graduatorie di merito del concorso a cattedre del 2012 e quanti ne siano stati effettivamente assegnati e per quali classi di concorso;

    quanti posti comuni siano stati assegnati ai docenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento;

    quanti docenti rimangano inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, per quali classi di concorso e per i diversi ordini e gradi di scuola (infanzia, primaria, secondaria di I e II grado);

    quanti docenti rimangano inseriti nelle graduatorie di merito del concorso del 2012, regione per regione, per quali classi di concorso e per i diversi ordini e gradi di scuola (infanzia, primaria, secondaria di I e II grado);

    quante supplenze provvisorie siano state assegnate e quanti supplenti siano impiegati nel complesso ed in regioni diverse da quelle in cui gli interessati sarebbero oggetto di assunzione in ruolo;

    quanti posti di sostegno siano stati assegnati e coperti effettivamente da immissioni in ruolo e quante supplenze annuali o da graduatoria di istituto per tali posti siano state assegnate;

    quali criteri siano stati adottati per la ripartizione degli organici del personale docente, dei posti comuni e di sostegno, regione per regione;

    quanti docenti abbiano superato l'anno di prova, quanti lo abbiano rimandato e quanti lo abbiano superato in seconda istanza;

   inoltre, per l'anno scolastico 2015/16:

    quanti docenti abbiano preso effettivamente servizio nella sede assegnata, e quanti supplenti invece siano stati nominati per coprire i posti assegnati a tali docenti e con quali costi per lo Stato;

    quante supplenze brevi in attesa dei docenti di ruolo assunti nelle fasi B e C siano state assegnate e con quali costi per lo Stato;

   per gli anni scolastici 2015/16 e 2016/17:

    quanti docenti senza titolo di specializzazione siano stati assegnati per la copertura di posti di sostegno ed in quali regioni.
(2-01964) «Centemero».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'UVA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con articolo del 25 settembre 2017 dal titolo «Università, 29 docenti indagati: corruzione e favori per spartirsi cattedre» pubblicato sul noto quotidiano onlineLa Repubblica è stata divulgata la notizia di un'indagine della Guardia di Finanza di Firenze che coinvolge, su tutto il territorio nazionale, oltre 59 professori universitari;

   l'articolo menziona i dettagli dell'imponente operazione, riportando che «sono state eseguite più di 150 perquisizioni presso uffici pubblici, abitazioni private e studi professionali. Nell'operazione sono stati impegnati più di 500 militari della Guardia di Finanza.»;

   l'indagine avrebbe avuto avvio da «dal tentativo di alcuni professori universitari di indurre un ricercatore, candidato al concorso per l'abilitazione all'insegnamento nel settore del diritto tributario, a ritirare la propria domanda allo scopo di favorirne un altro con un curriculum meno prestigioso. Gli avrebbero poi promesso che si sarebbero adoperati con la commissione competente per la sua abilitazione in una successiva tornata.» sicché nel prosieguo dell’iter investigativo «sono emersi accordi sistematici tra molti professori di diritto tributario, alcuni dei quali pubblici ufficiali perché componenti di diverse commissioni nazionali, che avrebbero rilasciato abilitazioni in cambio di favori.»;

   i fatti oggetto dell'indagine in atto, qualora dovessero essere confermati nelle sedi competenti, rileverebbero, ancora una volta, l'inadeguatezza del sistema adottato per l'ottenimento dell'abilitazione scientifica dei docenti in Italia, pericolosamente incline all'emersione di gravi fenomeni corruttivi, come ripetutamente denunciato dall'interrogante e da tutti gli esponenti politici del Movimento 5 Stelle;

   non può, dunque, nemmeno stupire la notizia pubblicata in data 20 settembre 2017 dal quotidiano online «Il Corriere della Sera» dal titolo «Se ne vanno giovani e laureati la nostra vita di genitori nell'Italia dei figli lontani. Nel 2015 sono partiti più di 100 mila, la metà hanno meno di 40 anni. Un terzo sono laureati. Ammaniti: il senso di colpa dei genitori.», poiché emigrare diviene una scelta necessaria in un Paese che continua a disdegnare il merito per preferire – e consentire – la longevità delle logiche baronali nell'accesso al lavoro nelle pubbliche amministrazioni e nelle università, ingenerando sfiducia e pessimismo nella generazione futura e deteriorando gravemente la competenza e la qualità dell'istruzione negli atenei italiani;

   si rileva il nocumento che notizie di questo tipo procurano all'intero sistema universitario italiano e la necessità che l'accesso all'istruzione delle generazioni future venga affidata a persone individuate esclusivamente in base a scelte meritocratiche –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per impedire che le abilitazioni e il reclutamento alla carriera di professore presso le università statali vengano determinati da logiche baronali piuttosto che con l'indefettibile adozione di trasparenti criteri meritocratici.
(5-12346)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   da quasi un mese ormai Sda Express, la società di recapito controllata da Poste Italiane, sta vivendo una grave crisi a causa di scioperi e manifestazioni nei quattro grandi centri di smistamento, quello di Carpiano (Milano), Bologna, Roma e Piacenza, gestiti da cooperative esterne, tanto da richiedere l'intervento delle prefetture per ripristinare l'ordine e i servizi;

   le proteste hanno avuto inizio l'8 settembre 2007 e si stanno esprimendo con modalità diverse nei vari centri di smistamento di Sda, anche se le cause sono poco chiare e sembra dipendano anche da alcuni litigi interni tra i differenti sindacati Cobas, i gruppi Si Cobas e Sol Cobas;

   motivo principale degli scioperi, tuttavia, sembra essere la decisione presa dall'azienda di sostituire un fornitore a causa di ritardi nei pagamenti degli stipendi, dei contributi e dei suoi fornitori e conseguentemente di avviare una gara per l'individuazione di un nuovo fornitore;

   le proteste, infatti, sono iniziate dopo che il sindacato Sol Cobas aveva chiesto e ottenuto da Sda l'allontanamento della cooperativa CPL che forniva 43 dipendenti al centro di smistamento di Carpiano (poco fuori Milano) e che – secondo quanto scritto su Il Sole 24 Ore – aveva tra le altre cose accumulato, per l'appunto, ritardi nei pagamenti degli stipendi. Dopo la sostituzione della cooperativa CPL con la concorrente UCSA, il sindacato Sol Cobas aveva negoziato l'assunzione nella nuova cooperativa dei 43 dipendenti di CPL e, avendola ottenuta alle stesse condizioni economiche, aveva parlato di vittoria sindacale;

   è intervenuto sulla questione il Si Cobas, un altro gruppo sindacale di base che ha contestato l'accordo raggiunto tra UCSA e Sol Cobas, dicendo sostanzialmente che l'accordo non escludeva le possibilità di licenziare con facilità secondo quanto previsto dal Jobs Act e che c'erano diverse questioni irrisolte intorno al passaggio dei dipendenti da una cooperativa all'altra (tra le quali anche il pagamento del Tfr). Si Cobas ha quindi chiesto a UCSA di modificare l'accordo già raggiunto per eliminare esplicitamente la possibilità di ricorrere alle novità introdotte dal Jobs Act in fatto di licenziamenti, riconoscendo agli ex dipendenti di CPL gli anni di anzianità di servizio e le tutele previste per i dipendenti dopo molti anni di lavoro;

   se, da un lato, quindi, la sigla dei Sol Cobas ha interrotto le proteste in seguito alla rassicurazione che saranno mantenuti dal nuovo fornitore tutti i diritti attuali dei lavoratori, dall'altro lato la sigla dei Si Cobas ha perpetrato negli scioperi, arrivando a picchettare i siti e impedendo l'accesso al luogo di lavoro anche a coloro che non sostengono le ragioni dello sciopero e vorrebbero invece esercitare il diritto al lavoro, così come riconosciuto dall'articolo 4 della Costituzione laddove si prevede che «la Repubblica promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto»;

   Sda ha circa 1.500 lavoratori diretti e 7.000 indiretti, di cui 4.500 sono corrieri e facchini e quindi, le conseguenze di un mese di interruzione del lavoro potrebbero ripercuotersi su molte migliaia di famiglie, senza considerare i milioni di ricavi persi per i pacchi non consegnati (si parla di circa 70.000 pacchi bloccati e il 50 per cento di volumi di ricavi persi), le penali da pagare e i clienti che si stanno indirizzando verso altre società di logistica e di distribuzione;

   la situazione attuale rischia di generare un calo strutturale dei volumi e quindi dei fatturati con ripercussioni negative sul comparto occupazionale e, inoltre, crea un immediato danno diretto a cittadini ed imprese che riceveranno con forte ritardo i pacchi a loro destinati, non vedendo garantito il proprio diritto a ricevere un servizio universale, come quello postale, di qualità –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, per impedire che le proteste sindacali possano degenerare in forme che, di fatto, vincolano la libertà altrui, mettendo in discussione il diritto al lavoro costituzionalmente garantito;

   se e quali iniziative di natura normativa si intendano adottare per garantire i lavoratori da scioperi strumentali;

   quali iniziative si intendano porre in essere per garantire all'utenza il diritto al servizio di recapito della corrispondenza.
(2-01967) «Rondini, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Pagano, Picchi, Gianluca Pini, Saltamartini, Simonetti».

Interrogazioni a risposta immediata:


   PIZZOLANTE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Anpal servizi s.p.a. (società partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze e vigilata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali) ha bandito a giugno 2017 un concorso per il conferimento di incarichi di collaborazione (oltre 600);

   la selezione, effettuata tramite una fase di screening curricula ed un colloquio, si basa su un regolamento interno che attribuisce un potere ampiamente discrezionale alle commissioni;

   le graduatorie ad oggi pubblicate rendono evidente che molti collaboratori, nonostante abbiano svolto l'attività per anni presso la stessa azienda nello stesso ruolo ed ambito di concorso, risultano esclusi dalla selezione per posizioni che stavano occupando al momento del concorso, mentre altri, pur classificati come idonei ma non vincitori, si vedono superati in graduatoria da risorse con titoli ed esperienze inferiori e/o di diverso ambito d'intervento dell'azienda;

   tale situazione ha comportato numerosissime segnalazioni di tali anomalie con istanze di accesso agli atti e si sarebbero verificate alcune difformità nelle selezioni già a partire dal controllo dei curricula dei partecipanti al concorso. Infatti, le singole commissioni avrebbero adottato valutazioni opinabili ed altamente discrezionali;

   sarebbero state date valutazioni altamente discrezionali sulle esperienze e competenze professionali, esplicitamente richieste nell'avviso di selezione, per poter ricoprire quel determinato ruolo in quella determinata area specialistica;

   inoltre, sarebbero state effettuate delle valutazioni senza un riscontro effettivo delle attività lavorative del candidato che facesse emergere competenze specialistiche nell'uso dei programmi informatici o conoscenze effettive delle lingue straniere; la fase del colloquio, sembra ricalcare la conduzione della fase di screening curricula, con punteggi discrezionali assegnati alla parte quesiti tecnici e valutazione motivazionale;

   risulta, pertanto, necessario pervenire ad una regolamentazione dei concorsi da parte dell'Anpal servizi s.p.a. più trasparente, equa e che possa consentire di selezionare il personale per merito e non sulla base di opinabili valutazioni –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per rivedere le procedure di selezione del personale di Anpal servizi s.p.a. (pertanto, anche gli esiti delle selezioni già effettuate che, a parere dell'interrogante, appaiono non eque e non corrette) al fine di prevedere meccanismi di selezione rispondenti ai principi di trasparenza, imparzialità ed effettiva conoscenza e competenza del personale assunto, dal momento che la valutazione dei candidati, effettuata nelle modalità sopra indicate, ha consentito di fatto una valutazione troppo discrezionale delle commissioni, non idonea ed adatta per una struttura di derivazione ministeriale.
(3-03282)


   RAMPELLI, CIRIELLI, LA RUSSA, GIORGIA MELONI, MURGIA, NASTRI, PETRENGA, RIZZETTO, TAGLIALATELA e TOTARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la società Sda express courier è un'azienda del gruppo Poste italiane per la quale opera nel settore della distribuzione e consegna pacchi;

   negli ultimi anni, in particolare a partire dal 2009, la Sda express courier ha conseguito risultati negativi nei propri bilanci d'esercizio;

   nonostante le dichiarazioni con cui l'azienda si impegnava a ricercare tutte le soluzioni di riduzione dei costi che non comportassero impatti negativi sui livelli occupazionali, in un incontro tenuto tra la stessa e le organizzazioni sindacali 27 settembre 2017, la Sda ha affermato che il perdurare dell'attuale situazione di crisi potrebbe portare l'azienda ad aprire la procedura di licenziamento ex lege n. 223 del 1991;

   l'attuale grave situazione di crisi è dipesa dalla paralisi delle attività dell'azienda imposto dalle organizzazioni sindacali attraverso il blocco dei quattro hub di Roma, Milano, Bologna e Piacenza, impedendo ai lavoratori sia di entrare a prendere le commesse sia di uscire per svolgere il proprio lavoro di distribuzione;

   il blocco delle attività imposto dai sindacati, rispetto al quale, inspiegabilmente le forze di polizia non sono intervenute nonostante scene di vera e propria guerriglia urbana, ha messo in ginocchio l'azienda, determinando il crollo delle commesse e, quindi, del fatturato, a causa della perdita di credibilità di oltre il 70 per cento nei confronti dei committenti; la Sda express courier occupa novemila lavoratori e gli esiti di una procedura di licenziamento sarebbero disastrosi per migliaia di famiglie –:

   in che modo intenda intervenire per tutelare i livelli occupazionali dell'azienda.
(3-03283)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ANDREA MAESTRI, MARCON, AIRAUDO, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ritenendo esaustivo l'impegno assunto a partire dal 2012 nei confronti degli «esodati», con la legge di bilancio 2017 il Governo ha stabilito che l’«ottava salvaguardia» dovesse essere l'ultima prevista, tanto da proporre l'abolizione del fondo relativo;

   dagli ultimi dati forniti dall'Inps dell'11 settembre 2017, risulterebbero però che, su un limite massimo di 30.700 soggetti salvaguardabili previsto dalla legge n. 232 del 2016, siano state finora accolte soltanto 13.355;

   in particolare, le domande accolte, relative alle categorie di lavoratori cessati entro il 30 giugno 2012, quelli cessati dopo il 30 giugno 2012 e quelli cessati unilateralmente, sarebbero soltanto 3.021, su una disponibilità di 7.800 e un totale di 8.242 richieste. Rimarrebbero quindi senza salvaguardia circa 5.000/6.000 lavoratori: numero che potrebbe marginalmente aumentare considerando gli esclusi dalla salvaguardia per aver presentato domanda oltre il termine del 2 marzo 2017. Ipotesi quantitativa che trova riscontro sostanziale anche nella risposta del Governo alla recente interrogazione n. 5-11470 che, solo nel ristretto ambito delle domande respinte per vizio dei termini di decorrenza nel contesto dell’«ottava salvaguardia», documenta una platea di oltre 3.400 soggetti esclusi;

   assunto che il diritto non si concretizza con la presentazione di un'istanza, tanto più se estemporanea in quanto carente dei necessari requisiti, ma è dal sussistere di questi ultimi che esso si concretizza prescindendo pertanto dal fatto che, in precedenza, tali lavoratori abbiano presentato o meno istanza di salvaguardia, è del tutto evidente che, per questi lavoratori, lesi dal disconoscimento unilaterale di un patto con lo Stato, non poter più sperare in un ulteriore provvedimento in loro aiuto significa continuare a sopravvivere senza alcun sostegno economico, oltre che essere vittime di una evidente violazione del principio di eguaglianza i cittadini di fronte alla legge. Infatti, come anche rimarcato dal Comitato esodati «Licenziati o cessati senza tutele», nella lettera inviata al Presidente della Repubblica nel mese di gennaio 2017, con il provvedimento dell'ottava salvaguardia, mentre per alcune tipologie di ex lavoratori, si prevede «il perfezionamento dei requisiti entro 36 mesi dal termine mobilità, estendendone di fatto la tutela fino al 6 gennaio 2021, per altre tipologie vincolate al regime delle decorrenze per un periodo di soli 24 o 12 mesi, la tutela si limita per alcuni al 6 gennaio 2019, mentre per altri non va oltre il 6 gennaio 2018. In sostanza, una discriminazione nel diritto che, nei casi limite, tra due ex lavoratori appartenenti a differenti tipologie, ancorché caratterizzati da una perfetta identità di requisiti, arriva a superare i 5 anni»;

   un ulteriore provvedimento, utilizzando i cospicui risparmi che si vanno concretizzando con l’«ottava salvaguardia» a beneficio di queste categorie di lavoratori, si profilerebbe quindi una soluzione per restituire loro giustizia, equità e dignità, così come preteso a chiare lettere nella Costituzione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei dati aggiornati forniti dall'Inps e di quelli relativi al numero di domande di accesso all’«ottava salvaguardia» arrivate oltre il termine del 2 marzo 2017;

   se non ritenga opportuno assumere iniziative, accantonando per equità il regime delle decorrenze, per estendere la tutela a tutti i lavoratori esodati con requisiti entro il 6 gennaio 2021 e prevedere nel disegno di legge di bilancio un'ulteriore «salvaguardia», utilizzando i risparmi ottenuti dall'ottava, affinché possano beneficiarne tutti gli aventi diritto.
(4-17994)


   MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 35 del decreto-legge n. 69 del 2013, cosiddetto «decreto del fare», convertito con la legge 9 agosto 2013, n. 98, ha aggiunto all'articolo 3 del decreto legislativo n. 81 del 2008, il seguente comma: «13-ter. Con un ulteriore decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro della salute, adottato di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, sentite le Commissioni parlamentari competenti per materia e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nel rispetto dei livelli generali di tutela di cui alla normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro, sono definite misure di semplificazione degli adempimenti relativi all'informazione, formazione, valutazione dei rischi e sorveglianza sanitaria per le imprese agricole, con particolare riferimento a lavoratori a tempo determinato e stagionali, e per le imprese di piccole dimensioni» ;

   la semplificazione in materia di informazione, formazione e sorveglianza sanitaria è già stata oggetto del precedente decreto-legge 27 marzo 2013 in applicazione del comma 13 dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 81 del 2008. Il nuovo decreto, ancora non emanato, dovrà integrare quanto previsto dal precedente;

   la semplificazione degli adempimenti relativi alla valutazione dei rischi per le imprese agricole risulta, invece, un argomento da sviluppare completamente, non essendo ancora state definite, per tale settore specifico, indicazioni legislative in merito a come eseguire la valutazione stessa;

   la semplificazione degli adempimenti relativi alla valutazione dei rischi in agricoltura rientra nel più ampio processo di semplificazione della valutazione dei rischi, che ha avuto inizio con l'emanazione delle procedure standardizzate, di cui al decreto-legge del 30 novembre 2012, e che è finalizzata non a ridurre i livelli generali di tutela per i lavoratori, ma a rendere più, semplice ed efficace il percorso di identificazione dei pericoli e individuazione delle misure di prevenzione e protezione adeguate a garantire la salute e sicurezza dei lavoratori;

   tale semplificazione è particolarmente opportuna in agricoltura, in special modo nelle attività che prevedono l'impiego di lavoratori a tempo determinato e stagionali, con operazioni ripetitive, per le quali un sistema di valutazione dei rischi chiaro, snello, e di facile applicazione può consentire un efficace azione prevenzionistica nei confronti degli infortuni e delle malattie professionali;

   per dar seguito a quanto previsto dall'articolo 3, comma 13-ter, del decreto legislativo n. 81 del 2008, in data 7 agosto 2014 si è costituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali uno specifico gruppo di lavoro (composto da rappresentanti dello stesso, del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, del coordinamento delle regioni e dell'Inali, coordinato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali) che ha predisposto uno schema di decreto, la modulistica e una serie di strumenti di supporto per la stesura del documento di valutazione dei rischi –:

   quali siano i tempi di adozione del decreto soprarichiamato.
(4-17995)


   SORIAL. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Ryanair, compagnia aerea low cost con sede legale in Irlanda, è una delle compagnie che ha registrato i risultati economico-finanziari migliori negli ultimi anni;

   pur avendo basi dislocate in Italia e velivoli che stazionano presso basi italiane, la compagnia non ha filiali sul territorio italiano e ai sensi della Convenzione Italia-Irlanda dell'11 giugno 1971 è sottoposta alla sola imposizione fiscale irlandese;

   ai sensi della normativa vigente la compagnia aerea assume, per il tramite di una società di servizi irlandese, con contratti di diritto irlandese, personale residente e impiegato in Italia su rotte internazionali. Questo si traduce, per i lavoratori italiani impiegati da Ryanair, in almeno due elementi a sfavore rispetto ai colleghi assunti con contratto di diritto italiano da altre compagnie estere: in primo luogo, subiscono una contribuzione previdenziale ridotta; in secondo luogo, sono sottoposti a condizioni di lavoro peggiorative;

   la disparità di trattamento è stata confermata dalla giurisprudenza nazionale, come, a titolo esemplificativo, dalla sentenza di appello di Bologna che, nel giugno 2016, sul ricorso sollevato dall'Inps contro Ryanair al fine di recuperare oltre 9 milioni di euro di contributi non versati per il personale assunto tra il 2006 e il 2010, ha ritenuto legittima l'assunzione di personale italiano in Italia con contratti di diritto irlandese;

   ciononostante, l'orientamento a livello europeo si sta progressivamente modificando: con la sentenza pilota Cocca c. Ryanair del 16 ottobre 2016 la Suprema Corte norvegese, analogamente a quanto accadeva in Francia nel 2014, dichiarava la compagnia aerea responsabile di sottoporre la lavoratrice a condizioni di lavoro che violavano la disciplina europea e quella del Paese in cui la lavoratrice risiedeva e lavorava stabilmente;

   di recente, in data 27 aprile 2017, l'Avvocato generale della Corte di giustizia europea Saugmandsgaard Øe, con riguardo alle analoghe cause Sandra Nogueira e altri c. Crewlink Ltd e Miguel Jose Moreno Osacar c. Ryanair, ribadiva, richiamando la costante giurisprudenza europea, che sulle condizioni di lavoro debba essere riconosciuta la competenza del giudice nazionale del luogo nel quale o a partire dal quale il lavoratore risiede e adempie principalmente le sue obbligazioni nei confronti del suo datore di lavoro –:

   quali iniziative, anche di tipo normativo, il Ministro interrogato intenda assumere per garantire ai lavoratori italiani impiegati in Italia da società estere che non hanno sedi legali sul territorio nazionale parità di trattamento nel rispetto dei diritti e della disciplina italiana e europea.
(4-18006)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:


   FABRIZIO DI STEFANO, OCCHIUTO, LAFFRANCO, ALBERTO GIORGETTI e RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   gli incendi verificatisi sul territorio nel 2017 hanno determinato una vera e propria «emergenza nazionale». In tutta Italia, la superficie complessiva bruciata, dall'inizio del 2017 fino ad agosto, ha superato quota 101.000 ettari, più che raddoppiando quanto andato in fumo nel 2016; rispetto ai numeri e agli ingenti danni riportati dalle aree di valore naturalistico e dall'intero territorio, assume particolare rilievo la soppressione del Corpo forestale dello Stato, un tempo dipendente dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, prevista dalla «riforma Madia» (legge n. 124 del 2015) e resa operativa dal decreto legislativo n. 177 del 2016. La riforma ha disposto, infatti, lo scioglimento del corpo forestale e l'assorbimento della maggior parte delle sue funzioni e personale nell'Arma dei carabinieri;

   sopprimendo il Corpo forestale dello Stato si è notevolmente indebolita quell'opera di presidio sul territorio e di prevenzione che era propria del Corpo; la specifica formazione culturale e le competenze professionali del personale dipendente, decisive e altamente specializzate anche per la prevenzione e la repressione dei reati ambientali e agroalimentari, e la tutela delle aree protette, facevano del Corpo forestale dello Stato un prezioso e fondamentale strumento operativo a servizio del Paese: l'accorpamento nell'Arma dei carabinieri rischia, quindi, non solo di scardinare il sistema capillare di presidio e di intervento tempestivo operato dal Corpo forestale dello Stato, ma anche di disperdere le preziose professionalità e le competenze acquisite nel corso degli anni dallo stesso personale del Corpo;

   da ultimo, il Tar Abruzzo-sezione Pescara, mediante ordinanza, ha sollevato la questione di costituzionalità dell'articolo 8, lettera a), della legge n. 124 del 2015, per contrasto con gli articoli 3, 9, 32, 76, 77, primo comma, e 81 Costituzione, e dello stesso decreto legislativo n. 177 del 2016, nella parte in cui hanno disposto lo scioglimento del Corpo forestale dello Stato e l'assorbimento del suo personale nell'Arma dei carabinieri e nelle altre forze di polizia ad ordinamento militare, per contrasto con gli articoli 2, 3, 4, 76 e 77, primo comma, Costituzione –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare, anche alla luce dei rilievi sollevati dal Tar Abruzzo, per recuperare l'esperienza del Corpo forestale dello Stato, ovvero costituire un'unica forza di polizia ambientale su tutto il territorio nazionale, composta da coloro che già appartenevano al Corpo forestale dello Stato e dai corpi forestali delle regioni e quelli delle province autonome, così da porre in essere un sistema coordinato di gestione e lotta al fuoco, che implementi controlli e misure di prevenzione, radicato sul territorio.
(3-03286)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MONGIELLO, GINEFRA, GRASSI, PELILLO e BOCCIA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   al fine di favorire la diversificazione della produzione agricola e promuovere le produzioni di qualità, è stata promossa la registrazione della denominazione di origine «Gioia del Colle» atta a designare l'originario luogo di produzione della mozzarella di latte vaccino ottenuto da vacche locali di razza Bruna e Frisona stabilizzate sul territorio, partendo dall'incrocio di sostituzione dell'autoctona Podolica pugliese;

   il conseguimento della protezione della predetta DOP può rappresentare una carta vincente per il mondo rurale del territorio di specifici comuni delle province di Bari e di Taranto, in particolare di quelle zone svantaggiate o periferiche pugliesi dove la protezione della denominazione vi garantirebbe, oltre il miglioramento dei redditi degli agricoltori, anche la permanenza della popolazione rurale nelle zone suddette;

   è da precisare che la protezione richiesta riguarda solo la menzione geografica «Gioia del Colle» e non il termine commerciale, generico, del prodotto mozzarella. In tal senso vale la pena ricordare che la genericità del nome mozzarella è stata sancita in differenti atti normativi, tra cui:

    il decreto del Presidente della Repubblica del 13 aprile 1987, con il quale espressamente si consentiva che pure in presenza del formaggio tipico «Mozzarella di Bufala» si potesse contemporaneamente utilizzare il termine «Mozzarella» per designare un prodotto generico a pasta filata fresco ottenuto in modo difforme rispetto a quello regolamentato con la denominazione tipica. Questo decreto ha sostanzialmente cristallizzato dal punto di vista legislativo la situazione ed in effetti ha impedito a decorrere dal 1987 ogni azione volta alla protezione del termine «Mozzarella»;

    il regolamento (CE) n. 1107/96, con cui si è registrata la denominazione «Bufala Campana» e contestualmente, il Governo pro tempore non ha promosso la registrazione del termine «Mozzarella»;

    il decreto ministeriale 1º febbraio del 1997, con il quale si stabiliva che la mozzarella prodotta fuori del territorio campano poteva definirsi esclusivamente il formaggio fresco a pasta filata prodotto con latte bufalino;

    il decreto ministeriale 21 luglio 1988 relativo ai criteri per l'utilizzo dei termini «Mozzarella di latte di bufala» in relazione al prodotto a denominazione di origine protetta «Mozzarella di bufala campana»;

    la questione è stata inoltre oggetto dell'interrogazione n. 3-02244, discussa il 7 ottobre 1998, presso la 9ª commissione del Senato, cui è stata data risposta dal Governo;

   tali norme hanno chiarito che il termine mozzarella utilizzato per indicare i latticini comunque ottenuti, sia da latte vaccino e sia da latte di bufala, non crea confusione ne arreca pregiudizi alla DOP «Mozzarella di bufala campana». Del resto la disciplina di tutela delle denominazioni di origine protegge i luoghi geografici di cui sono originari specifici prodotti agroalimentari e non i nomi delle relative derrate alimentari;

   appare legittima e ben fondata la richiesta di registrazione della Dop «Gioia del Colle» avanzata dagli allevatori pugliesi al fine di promuovere e tutelare la loro mozzarella di latte vaccino prodotto con i pascoli e con i foraggi locali –:

   se non intenda intraprendere ogni necessaria iniziativa di competenza, volta a ribadire che la registrazione della denominazione di origine di «Gioia del Colle» è conforme ai requisiti previsti dalla normativa europea sulla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d'origine dei prodotti agricoli ed alimentari e che tale registrazione, oltre a non essere in conflitto con le attuali altre denominazioni registrate, tra cui la mozzarella Stg «Fiordilatte dell'Appennino Meridionale» e la Dop «Mozzarella di Bufala Campana», può concorrere, invece, a migliorare le prestazioni agricole e la redditualità della zootecnica tipica dell'intero Mezzogiorno d'Italia, oltre che a fornire al consumatore di tutta l'Unione europea, la possibilità di distinguere, tra i tanti latticini industriali, una autentica e altamente qualitativa mozzarella di latte di vacca.
(5-12348)

Interrogazione a risposta scritta:


   MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   da un comunicato emesso giovedì 28 settembre 2017 dalla Usb dell'Icqrf Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali, si apprende di un episodio occorso pochi giorni fa presso l'ufficio dell'Icqrf di Bari (Italia Sud-Est);

   ignoti si sarebbero introdotti, forzando la serratura, nel garage dell'ufficio locale danneggiando le auto di servizio e rubando apparecchiature informatiche (pc portatili, stampanti ed altro) impiegate dallo stesso personale per l'espletamento dell'attività ispettiva di controllo e contrasto alle frodi alimentari;

   considerando lo scarso valore dei beni danneggiati e trafugati, senza considerare che presso lo stesso garage erano presenti le auto private dei dipendenti che non hanno subito alcun danno, si teme si possa trattare di un'azione a scopo intimidatorio atto a colpire la struttura e l'operato dell'ente; infatti diversi soggetti legati alla criminalità organizzata locale, vedono d'intralcio l'operato delle istituzioni specie alla luce dell'attuale «delicata» campagna vendemmiale;

   nonostante l'importanza del lavoro svolto in ambito di sicurezza agroalimentare dall'Icqrf i dipendenti dell'Ispettorato – si legge nel comunicato sindacale – «vengono mandati a fare i controlli con automezzi vecchi e logori, con scarsi strumenti a disposizione e retribuiti con stipendi al limite della sopravvivenza», nonostante posseggano la qualifica di ufficiali agenti di polizia giudiziaria e siano parte attiva nella cooperazione con l'Arma dei carabinieri nel contrasto alle frodi alimentari (vedasi protocollo d'intesa del 20 luglio 2017 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di evitare il ripetersi di eventi simili e per garantire la sicurezza del personale dell'Icqrf durante l'espletamento dell'attività ispettiva;

   come intenda valorizzare al meglio l'operato e la professionalità del personale dell'Icqrf alla luce della legge n. 154 del 28 luglio 2016 relativa alla semplificazione dei controlli nell'agroalimentare, considerato che ancora oggi esistono istituti che svolgono le medesime funzioni, e in cui si verificano disuguaglianze stipendiali importanti come nel caso dell'Icqrf, rapportato all'Agenzia Dogane, Agea, Asl, Ispettorato Nazionale del lavoro e altro) il cui personale non percepisce alcuna indennità di missione;

   se non ritenga opportuno un ammodernamento della strumentazione in uso al personale, che lo stesso considera inappropriata e non idonea ai delicati compiti di controllo;

   se non ritenga opportuno quanto prima prevedere l'installazione di un sistema di videosorveglianza nell'autorimessa danneggiata.
(4-17998)

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:


   DADONE, CRIPPA e SARTI. — Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:

   il 9 settembre 2016, ai sensi dell'articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400, con decreto del Presidente della Repubblica, pubblica in Gazzetta Ufficiale il 29 settembre 2017, Vasco Errani veniva nominato commissario straordinario del Governo ai fini della ricostruzione nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016;

   l'incarico, di durata annuale, non è stato rinnovato a seguito dell'annuncio dello stesso commissario, nel corso del mese di agosto 2017, sull'indisponibilità a proseguire il mandato;

   la deputata Paola De Micheli ha ricoperto l'incarico di Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze fino al 25 settembre 2017 e dal 26 settembre 2017 svolge l'incarico di Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri;

   ai sensi delle medesime disposizioni di cui alla legge 23 agosto 1988, n. 400, in data 11 settembre 2017 il Consiglio dei ministri ha deliberato la nomina della stessa Paola De Micheli, per il periodo di un anno, rinnovabile, a commissario straordinario del Governo ai fini della ricostruzione nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016, ricompresi nei comuni di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, e successive modificazioni. Ai fini dell'espletamento dell'incarico si applicano le disposizioni previste dal citato decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, dal decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 aprile 2017, n. 45, e dal decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, e ogni altra disposizione di legge vigente concernente il commissario straordinario del Governo ai fini della ricostruzione nei medesimi territori; ad oggi non risulta agli interroganti che il richiamato decreto del Presidente della Repubblica dell'11 settembre 2017 risulti essere stato pubblicato –:

   se l'atto di nomina a commissario straordinario di Paola De Micheli risulti a tutti gli effetti vigente.
(3-03291)

SPORT

Interrogazione a risposta immediata:


   CAPELLI. — Al Ministro per lo sport. — Per sapere – premesso che:

   da marzo 2012 presidente dell'Automobil club Italia è l'ingegner Angelo Sticchi Damiani, confermato anche per il triennio 2017-2020;

   il presidente Aci è anche presidente della Federazione sportiva Aci sport; dal curriculum vitae pubblicato nel sito dell'Automobile Club d'Italia il presidente risulta anche essere al vertice di varie società legate direttamente ad Aci;

   per ognuna di queste cariche il citato presidente percepisce compensi rilevanti, di cui solo alcuni pubblicati, ai sensi del decreto legislativo n. 33 del 2013; risulta all'interrogante che il comitato esecutivo dell'Aci, al quale partecipa anche il presidente abbia adottato, senza osservazioni, le deliberazioni formulate nelle riunioni del 22 luglio, del 10 settembre e del 12 novembre 2015;

   in particolare, nella deliberazione adottata dal comitato esecutivo dell'Aci del 12 novembre 2015 è stato previsto il riconoscimento a favore di Aci Project, a titolo di rimborso dei costi sostenuti per l'espletamento dell'incarico, di un importo complessivo massimo pari a 86.300 euro, Iva inclusa; con la deliberazione del comitato esecutivo dell'Aci del 10 settembre 2015, è stato riconosciuto a favore di Aci Project, un rimborso per un importo complessivo di 45.000 euro, Iva inclusa; con la deliberazione del comitato esecutivo dell'Aci del 22 luglio 2015, è stato riconosciuto a favore di Aci Informatica, un rimborso per un importo massimo di 340.000 euro, oltre Iva; l'Autorità nazionale anticorruzione, con la Delibera 756/2017 ha affermato che «L'astensione di cui all'articolo 6-bis della legge n. 241/1990 (...) è riferita a casi episodici, non a casi strutturali e continui, come sembrerebbero dimostrare le citate delibere dell'Aci. Si potrebbe quindi ipotizzare il sussistere di un possibile conflitto di interessi nell'esercizio dei poteri di controllo da parte dell'ente controllante nei confronti dell'ente controllato che la sola astensione non potrebbe bastare a sanare, qualora il conflitto fosse generalizzato e permanente»; è necessario ricordare inoltre che l'ingegner Sticchi Damiani, subito dopo la formalizzazione della sua nomina a presidente Aci nel 2012, è stato condannato in via definitiva dalla Corte dei conti per danno erariale nei confronti dello stesso ente che presiede –:

   quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per contribuire ad affrontare una situazione che appare quantomeno imbarazzante, anche in relazione al ruolo che il presidente Aci ricopre a livello di federazioni sportive non solo nazionali.
(3-03285)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a dicembre 2016 il gruppo Novelli srl, 500 dipendenti di cui 300 in Umbria, è stato ceduto al Gruppo IGreco al prezzo simbolico di un euro;

   i sindacati, avute le garanzie circa il passaggio di tutti i dipendenti alla Alimentitaliani srl con gli stessi contratti, si sono espressi favorevolmente;

   a febbraio 2017, dopo l'annuncio della famiglia Greco della riduzione del costo del lavoro per 4.800.000 euro e l'esternalizzazione dei servizi impiegatizi, i sindacati hanno indetto lo stato di agitazione presso la ex Novelli;

   dopo una lunga mediazione del Ministero dello sviluppo economico, a fine marzo 2017, è stata sottoscritta una bozza di accordo con la nuova proprietà nella quale il gruppo IGreco si impegna ad effettuare, entro tre anni, investimenti per oltre 30 milioni di euro sui siti della ex Novelli, rilanciando la produzione delle uova e la panificazione e reintroducendo il pet food a Terni, nonché accordi con la grande distribuzione organizzata e i fast food per i surgelati;

   nell'accordo si ufficializza anche il taglio di 79 unità lavorative, da mitigare con ammortizzatori per i siti ternani compresi nell'area di crisi, e un incentivo all'esodo per Cisterna di Latina e Spoleto (Fattorie Novelli). La cassa integrazione straordinaria riguarda anche gli esuberi dei dipendenti di Alimentitaliani degli altri siti, da assorbire nella sede di Terni;

   tale accordo, sottoposto a referendum dai lavoratori, è stato approvato con 106 voti favorevoli, 93 contrari e 19 astenuti;

   ad aprile 2017 il collegio dei giudici Zanetti, Nicolì e Nastri del tribunale di Terni ha dichiarato il fallimento del gruppo Novelli srl svuotato da ogni asset dopo la cessione forzata ad Alimentitaliani srl;

   il 28 luglio 2017 la famiglia Greco ha presentato, a sua volta, una richiesta di concordato preventivo per la Alimentitaliani srl al tribunale di Castrovillari; tale richiesta è stata respinta il 29 settembre 2017;

   la decisione del giudice delegato Elvezia Antonella Cordasco, firmata anche dal presidente del tribunale Caterina Chiaravallotti, apre quindi la strada al fallimento della Alimentitaliani;

   va ricordato che il gruppo Novelli rappresenta il made in Italy e ha un peso determinante nell'economia locale umbra, garantendo lavoro anche all'indotto –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per salvaguardare il futuro di uno dei principali gruppi del made in Italy e dell'economia umbra che dà lavoro a 500 persone e a centinaia di occupati dell'indotto.
(5-12347)

Interrogazione a risposta scritta:


   TAGLIALATELA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa emergono le vicende giudiziarie riguardanti il cosiddetto fenomeno di «Telegomorra», vale a dire l'invasione di uomini e società riferibili a clan camorristici nel settore dell'emittenza televisiva privata in Campania, con furti, sabotaggi e racket alle postazioni trasmittenti, uso illecito e compravendita di frequenze dello Stato (Banda S destinata alla Difesa) per un giro d'affari illeciti da 500 milioni di euro, nonché utilizzo delle tv operanti su tali frequenze illegittime per la propalazione di cantanti neomelodici in odor di camorra, con un ulteriore giro d'affari in nero da 200 milioni di euro/anno. Tale sistema, che aveva causato gravi malattie nelle aree colpite dall'irradiazione fuori legge delle frequenze abusive, sarebbe andato avanti per anni attraverso omissioni e depistaggi commessi da pubblici ufficiali;

   nonostante le plurime denunce contro gli artefici di Telegomorra presentate tra 2008 e 2012, le stesse venivano archiviate dal pubblico ministero incaricato, mentre su analoghe denunce pervenute ad altri pm la procura procedeva con sequestri di impianti abusivi ed arresti;

   in merito alla vicenda si rileva che il pluripregiudicato Nicola Turco è stato condannato nel 2014, in secondo grado, a tre anni di reclusione per due episodi di estorsione commessa ai danni di Antonio Perugino, impiegato presso l'emittente televisiva Julie Italia;

   come è riportato sul numero del settimanale «Left» del 6 giugno 2008, la vicenda di «Telecamorra» riguarda emittenti che «secondo le denunce, possono contare [...] su importanti amicizie all'interno delle autorità di controllo»;

   l'azione criminale dei clan camorristici in Campania risulta purtroppo un fenomeno tuttora gravissimo, in crescita e che coinvolge anche le giovani generazioni –:

   se trovino conferma le notizie circa il coinvolgimento delle competenti autorità di controllo o altre autorità statali nella vicenda «Telecamorra» e, in caso affermativo, quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, al riguardo;

   se il Governo non ritenga di assumere iniziative per potenziare, anche prevedendo maggiori risorse e mezzi per i competenti uffici, l'azione di contrasto alla camorra nel capoluogo partenopeo, anche in relazione a tali fenomeni;

   di quali elementi disponga circa l'attività delle tv private campane collegate alla camorra che, attraverso trasmissioni di neomelodici, propalano le gesta dei boss, creando grave danno alla collettività ed in particolare alle giovani generazioni.
(4-18007)

Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  La mozione Quartapelle Procopio e altri n. 1-01714, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 settembre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Laforgia, Lupi, Marazziti, Pisicchio, Monchiero, Alfreider, Locatelli, Binetti, Cimbro, Alli, Vignali, Baruffi, Beni, Bernardo, Stella Bianchi, Paola Boldrini, Borghi, Braga, Carra, Carrozza, Causi, Chaouki, Colaninno, Cominelli, Crimì, Dell'Aringa, Marco Di Maio, D'Incecco, D'Ottavio, Falcone, Fragomeli, Fregolent, Garavini, Gasparini, Giachetti, Romanini, Gnecchi, Gribaudo, Guerra, Lavagno, Librandi, Lodolini, Losacco, Patrizia Maestri, Manfredi, Marantelli, Marchi, Gadda, Miotto, Misiani, Moretto, Moscatt, Narduolo, Nicoletti, Patriarca, Peluffo, Piazzoni, Piccione, Mariani, Realacci, Rubinato, Giovanna Sanna, Scuvera, Senaldi, Tabacci, Tacconi, Tidei, Venittelli, Verini, Villecco Calipari, Sereni, La Russa, Franco Bordo, Abrignani e, contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato:

   «Quartapelle Procopio, Laforgia, Lupi, Abrignani, Marazziti, La Russa, Pisicchio, Monchiero, Alfreider, Locatelli, Binetti, Lenzi, Carnevali, Casati, Cinzia Maria Fontana, Cimbro, Alli, Vignali, Baruffi, Beni, Bernardo, Stella Bianchi, Paola Boldrini, Borghi, Braga, Carra, Carrozza, Causi, Chaouki, Colaninno, Cominelli, Crimì, Dell'Aringa, Marco Di Maio, D'Incecco, D'Ottavio, Falcone, Fragomeli, Fregolent, Garavini, Gasparini, Giachetti, Romanini, Gnecchi, Gribaudo, Guerra, Lavagno, Librandi, Lodolini, Losacco, Patrizia Maestri, Manfredi, Marantelli, Marchi, Gadda, Miotto, Misiani, Moretto, Moscatt, Narduolo, Nicoletti, Patriarca, Peluffo, Piazzoni, Piccione, Mariani, Realacci, Rubinato, Giovanna Sanna, Scuvera, Senaldi, Sereni, Tabacci, Tacconi, Tidei, Venittelli, Verini, Villecco Calipari, Franco Bordo».

Pubblicazione di un testo riformulato.

   Si pubblica il testo riformulato della mozione Quartapelle Procopio n. 1-01714, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 859 del 27 settembre 2017.

   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia rappresenta da anni il secondo Paese in Europa per produzione nel settore farmaceutico e il primo per capacità produttive per numero di addetti, dopo la Germania, con il 26 per cento della produzione totale e il 19 per cento del mercato e si tratta di un sistema diffuso, con hub regionali ed eccellenze in diverse aree del Paese. La Lombardia, in particolare, è la prima regione italiana nel settore farmaceutico con 28.000 addetti, più altri 18.000 che lavorano nell'indotto, ed investe ogni anno 7 miliardi di euro in ricerca e innovazione;

    anche nel campo biomedicale la Lombardia, con oltre 800 imprese, 30.000 dipendenti e il 49 per cento del fatturato nazionale, è la prima regione nel settore dei dispositivi medici. La provincia di Milano, in particolare, è l'area a maggiore concentrazione di imprese, con circa il 61 per cento delle imprese lombarde, e quasi l'80 per cento del fatturato prodotto nella regione; Milano e la sua provincia sono al primo posto per il numero degli addetti, ma anche le province di Monza-Brianza e Varese si attestano rispettivamente al quinto e al sesto posto nella classifica nazionale;

    secondo l'ufficio studi di Assolombarda, dalle università milanesi, dai suoi centri studi e dalle sue imprese nel 2015 sono stati pubblicati 11.600 articoli scientifici, di cui 6.200 nel campo della scienza della vita. Il 15 per cento della popolazione opera nelle università. La metà dei farmaci sperimentali per terapie avanzate al vaglio dell'Agenzia europea per i medicinali è stata concepita nel capoluogo lombardo;

    l'Agenzia europea per i medicinali è un organo decentrato dell'Unione europea, con sede a Londra, che conta circa 1.000 dipendenti;

    il suo compito principale è di tutelare e promuovere la sanità pubblica e la salute degli animali mediante la valutazione ed il controllo dei medicinali per uso umano e veterinario;

    l'Agenzia europea per i medicinali è responsabile, in via principale, della valutazione scientifica delle domande finalizzate ad ottenere l'autorizzazione europea di immissione in commercio per i medicinali (procedura centralizzata);

    dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, l'Agenzia europea per i medicinali dovrà dunque trasferire la propria sede in un'altra delle 27 nazioni dell'Unione europea;

    quasi all'indomani dell'esito del referendum britannico favorevole alla «Brexit», del 23 giugno 2016, la candidatura di Milano è stata suggellata dal «patto per Milano», documento contenente gli obiettivi strategici per la città condivisi da comune e Governo, firmato il 13 settembre 2016 dal Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore Matteo Renzi e dal sindaco Giuseppe Sala. In tale prospettiva, si è da subito stabilita una proficua collaborazione istituzionale anche con la regione Lombardia e il suo presidente Roberto Maroni;

    il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, subito dopo l'esito del referendum britannico, ha avanzato la proposta di candidatura dell'Italia e, in particolare di Milano ad ospitare la nuova sede dell'Agenzia europea per i medicinali, assicurando l'impegno del Governo in tal senso che potrà avvalersi di un apposito stanziamento di 56 milioni di euro;

    il 6 luglio 2016 il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha dichiarato che: «Milano, una delle città con la più alta vivibilità in Europa, si candida all'eventuale ricollocamento dell'Autorità bancaria europea e dell'Agenzia europea per i medicinali, forte di un'ottima rete infrastrutturale, dieci università, investimenti per l'area post Expo e un mercato immobiliare in piena ripresa»;

    con i 3 aeroporti e i 1.300 voli settimanali che la collegano alle 27 capitali europee e alle principali città del continente, i treni ad alta velocità verso le altre città italiane ed europee (Zurigo, Parigi e Ginevra), i 700 chilometri di autostrade e i 58.000 chilometri di strade, Milano vanta un sistema infrastrutturale che le consente di essere facilmente raggiungibile da ogni angolo d'Europa e non solo; la ricettività alberghiera di livello internazionale garantisce la possibilità anche in periodi straordinari di ospitare i 60 enti e specialisti che mediamente gravitano sull'Agenzia europea per i medicinali da tutta Europa;

    Milano offre numerose opportunità di scolarizzazione multilingue e a orientamento europeo per rispondere alle esigenze di strutture scolastiche per i figli dei dipendenti dell'Agenzia europea per i medicinali. Sono oltre 900 le scuole, tra pubbliche e private: 309 asili nido, 352 scuole elementari e 198 scuole superiori. La formazione universitaria è assicurata da 11 università tra le più rinomate d'Europa, per un totale di oltre 200.000 studenti;

    nel mese di marzo 2017 il presidente della regione Lombardia Roberto Maroni ha annunciato la possibile messa a disposizione del Palazzo Pirelli quale sede dell'Agenzia europea per i medicinali, consentendo la sua immediata operatività;

    l'avvio operativo entro la fine del 2017, con l'arrivo dei primi ricercatori ospitati, di Human technopole, il polo scientifico a sostegno pubblico nell'area dell'Expo rappresenta l'ulteriore rafforzamento delle potenzialità offerte dall'area milanese per le attività dell'Agenzia europea per i medicinali;

    anche il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco Mario Melazzini ha riconosciuto che, con l'arrivo dell'Agenzia europea per i medicinali a Milano, la città potrebbe consolidare il proprio status di polo europeo delle biotecnologie al servizio della salute;

    l'Agenzia europea per i medicinali a Milano, assieme ai già esistenti Joint research centre di Ispra vicino a Varese, all’European food safety authority (l'Autorità europea per la sicurezza alimentare) con sede a Parma, potrebbe costituire un polo scientifico e di cooperazione per la ricerca unico in ambito continentale, abbracciando settori importanti e correlati tra loro, quali le scienze della vita, il food e la nutrizione;

    l'Agenzia europea per i medicinali a Milano non solo sarebbe un elemento di prestigio, ma potrebbe concorrere allo sviluppo e all'innovazione organizzativa, occupazionale e di prodotto, ad esempio se si pensa al campo dei farmaci innovativi e a quanto sia importante ragionare in chiave europea, e non solo nazionale, sui criteri di innovatività e sull'aspetto etico del prezzo dei farmaci, aspetti decisivi per l'accessibilità alle cure e all'universalismo del servizio sanitario nazionale;

    già in occasione delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 aprile 2017, in vista del Consiglio europeo straordinario del 29 aprile 2017, la Camera dei deputati, con la risoluzione Rosato ed altri n. 6-00312, ha sottolineato l'importanza di un impegno di tutte le istituzioni nazionali per il sostegno della candidatura della città di Milano quale prossima sede dell'Agenzia europea per i medicinali;

    il 25 settembre 2017 una delegazione italiana composta dal Ministro della salute Beatrice Lorenzin, dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Sandro Gozi, dall'incaricato speciale del Governo per la candidatura italiana Enzo Moavero Milanesi, dal presidente di regione Lombardia Roberto Maroni e dal sindaco di Milano Giuseppe Sala si è recata a Bruxelles per promuovere, con un atto ufficiale, la candidatura di Milano ad ospitare l'Agenzia, dimostrando una compattezza di intenti tra le varie istituzioni sulla base di un dossier che evidenzia l'assoluta credibilità della proposta italiana;

    il 28 settembre 2017 la Commissione europea si è espressa in maniera analitica sui dossier presentati dalle 19 città candidate ad ospitare la nuova sede dell'Agenzia europea per i medicinali e la lettura delle griglie di valutazione permette di dire che il dossier coordinato dall'incaricato speciale del Governo include tra le prime 5 città candidate Milano per corrispondenza ai criteri prioritari individuati,

impegna il Governo:

1) a proseguire e intensificare l'azione di sostegno della candidatura di Milano a sede dell'Agenzia europea per i medicinali, ponendo in essere, ai più alti livelli e attraverso un'azione delle rappresentanze diplomatiche volta a raccogliere consensi da parte degli altri Stati membri dell'Unione europea, tutte le iniziative necessarie in tal senso, rappresentando questa scelta una grande opportunità culturale, economica ed occupazionale, nonché uno stimolo per la valorizzazione del patrimonio scientifico nel campo sanitario del nostro Paese.
(1-01714) (Nuova formulazione) «Quartapelle Procopio, Laforgia, Lupi, Abrignani, Marazziti, La Russa, Pisicchio, Monchiero, Alfreider, Locatelli, Binetti, Lenzi, Carnevali, Casati, Cinzia Maria Fontana, Cimbro, Alli, Vignali, Baruffi, Beni, Bernardo, Stella Bianchi, Paola Boldrini, Borghi, Braga, Carra, Carrozza, Causi, Chaouki, Colaninno, Cominelli, Crimì, Dell'Aringa, Marco Di Maio, D'Incecco, D'Ottavio, Falcone, Fragomeli, Fregolent, Garavini, Gasparini, Giachetti, Romanini, Gnecchi, Gribaudo, Guerra, Lavagno, Librandi, Lodolini, Losacco, Patrizia Maestri, Manfredi, Marantelli, Marchi, Gadda, Miotto, Misiani, Moretto, Moscatt, Narduolo, Nicoletti, Patriarca, Peluffo, Piazzoni, Piccione, Mariani, Realacci, Rubinato, Giovanna Sanna, Scuvera, Senaldi, Sereni, Tabacci, Tacconi, Tidei, Venittelli, Verini, Villecco Calipari, Franco Bordo».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Capelli n. 4-13709 del 6 luglio 2016;

   interrogazione a risposta in Commissione De Lorenzis n. 5-10147 del 20 dicembre 2016;

   interrogazione a risposta scritta Mannino n. 4-17767 del 13 settembre 2017;

   interrogazione a risposta orale Andrea Maestri n. 3-03237 del 14 settembre 2017;

   interrogazione a risposta scritta Mannino n. 4-17809 del 15 settembre 2017;

   interpellanza urgente Andrea Maestri n. 2-01953 del 28 settembre 2017.