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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 29 settembre 2017

ATTI DI CONTROLLO

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   come comunicato sul sito online dell'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente del Friuli Venezia Giulia, tale agenzia e l'Arso (Agencija Republike Slovenije za okolje – Agenzia per l'Ambiente Slovena) hanno siglato, in data 11 ottobre 2016, un Protocollo d'intesa transfrontaliero;

   l'accordo «si pone l'obiettivo di consolidare la collaborazione già in atto tra ARPA e ARSO allargandola a nuovi campi di attività di comune interesse quali l'idrosfera, la biodiversità e la protezione del suolo. Vuole inoltre favorire lo scambio transfrontaliero di informazioni sull'ambiente in modo da raggiungere un miglioramento sostanziale nei servizi offerti, nonché una più ampia diffusione di informazioni alla popolazione. La collaborazione consentirà di avviare importanti attività, come ad esempio quelle finalizzate alla valutazione dello stato ecologico, della qualità chimica e biologica delle acque superficiali, profonde e marine, i monitoraggi e la modellizzazione dello stato di qualità dell'aria, i cambiamenti climatici, le pressioni sul suolo e la carica di nutrienti»;

   Il Piccolo di Trieste, nell'articolo pubblicato il 17 settembre 2017, ha riportato la notizia delle pesanti emissioni provenienti dalla fonderia «Livarna», situata a Salcano, nel comune di Nova Gorica a poca distanza dal confine italo-sloveno;

   le esalazioni emesse dall'impianto, durante i processi di fusione, investono, soprattutto, il territorio di Montesanto, situato a nord-est della città di Gorizia;

   il portavoce del Comitato contro l'inquinamento transfrontaliero Gianni Marega ha dichiarato come «il problema, di fatto, non sia stato mai risolto (...) Vogliamo capire perché dalla Slovenia è giunta un'ondata così forte di cattivissimo odore. Vorremmo ci spiegassero se c'è stato un guasto, se i filtri si sono intasati o quant'altro. Vorremmo anche capire se è aumentata la produzione a causa di qualche nuova commessa. Fatto sta che l'aria era irrespirabile e pesante.» I residenti della zona nord della città, preoccupati per la loro salute, hanno chiesto «chiarimenti sul monitoraggio transfrontaliero della qualità dell'aria (...) e di conoscere quali sono i flussi di produzione dell'attività industriale slovena» –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato, per quanto di competenza circa i fatti riportati in premessa, e se non intenda promuovere, per il tramite del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, una verifica sullo stato dei luoghi e sui fattori di inquinamento che sarebbero stati riscontrati.
(4-17972)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   un articolo pubblicato di recente dal Corriere Adriatico ha richiamato l'attenzione sullo stato di conservazione dei beni ecclesiastici, salvati dalle macerie di chiese e monasteri delle Marche, a seguito degli eventi sismici del 24 agosto e del 26 e 30 ottobre 2016;

   si tratta di quadri, arredi, statue, crocifissi lignei, spesso di grande valore storico-artistico, che sono ancora conservati in imballaggi provvisori e spesso ammassati nei magazzini delle diocesi terremotate, lì dove furono posti in salvo, anche a rischio della propria vita, dal personale specializzato delle forze dell'ordine e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo o anche da volontari;

   tali luoghi, spesso con problemi di aerazione, non mettono chiaramente al riparo i beni in questione da umidità e tarli, con il rischio di comprometterne lo stato;

   sempre secondo quanto riportato nell'articolo, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo era già reso disponibile ad individuare luoghi di conservazione più adatti alla messa in sicurezza e alla conservazione dei beni ecclesiastici, sul modello seguito per le opere d'arte ricoverate nei magazzini della Mole Vanvitelliana di Ancona, ma ancora nulla è stato fatto –:

   se quanto sopra esposto corrisponda al vero e, in caso affermativo, se il Ministro interrogato ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, per individuare aree e metodi di messa in sicurezza e di conservazione delle opere ecclesiastiche, salvate dal terremoto, in virtù del grande valore non solo religioso, ma anche storico-artistico che le stesse rivestono, non solo nelle Marche, ma per l'intero Paese.
(5-12334)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BOSSA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   tra l'agosto e l'ottobre del 2016, e poi con altri eventi successivi, il terremoto ha devastato alcuni territori montani dell'Italia centrale provocando, com'è noto, danni importanti a intere comunità;

   tra le emergenze che si sono aperte a seguito degli eventi sismici c'è anche la situazione del patrimonio monumentale delle zone terremotate; si tratta di un vero tesoro di chiese, edifici, testimonianze di arte e cultura che è stato messo a dura prova dal terremoto;

   un gruppo di storici dell'arte ha firmato e promosso, attraverso l'organizzazione e il sito web emergenzacultura.org un appello pubblico chiedendo che siano realizzati interventi per la messa in sicurezza e la salvaguardia del patrimonio monumentale degli Appennini devastato dal sisma;

   «Il grande sforzo — si legge nell'appello – prodotto dall'Amministrazione a cui apparteniamo, anche con il contributo del personale confluito volontariamente da tutta Italia per unire la propria opera a quella degli altri corpi dello Stato presenti sui territori colpiti – Carabinieri e Vigili del Fuoco –, ha consentito di mettere in salvo quanto possibile del patrimonio storico e artistico di quei territori, su un'area geografica vastissima. È stato un lavoro enorme ma non basta»;

   a preoccupare i firmatari dell'appello è «la sorte del ricchissimo e per tanti versi straordinario patrimonio monumentale dell'Appennino, costituito dalla fitta trama di borghi, centri storici e antiche chiese disseminati tra le montagne e le valli compresi tra i Monti Sibillini e quelli della Laga, in un contesto ambientale di incontaminata bellezza, che rischia di perdersi completamente»;

   vanno stanziate rapidamente le risorse necessarie per procedere ad un piano di messa in sicurezza degli edifici storici gravemente lesionati o solo parzialmente distrutti, in modo da recuperare affreschi, apparati decorativi fissi e restituire così al patrimonio culturale nazionale, un tassello straordinario e raro che si lega alla storia e alle tradizioni stesse del territorio colpito;

   nel febbraio del 2016 è stata firmata una intesa tra il Governo italiano e l'Unesco per la costituzione della task force italiana per la tutela del patrimonio culturale mondiale messo in pericolo da calamità naturali o conflitti, indicata giornalisticamente come «Caschi blu della cultura»;

   con quel primo accordo l'Italia si è detta disponibile a mettere in campo un primo contingente di 60 unità fra storici dell'arte, studiosi, restauratori e carabinieri del comando tutela patrimonio culturale per intervenire nelle aree di crisi mondiale, prevalentemente a seguito di atti terroristici e guerre ma anche di calamità naturali;

   nel maggio 2017, il Ministro interrogato, secondo quanto riportato dagli organi di informazione, ha posto il tema di «un ulteriore salto di qualità» nella tutela del patrimonio artistico, chiamando l'Unione europea a «dare un'accelerazione», annunciando che «porremo questo tema anche all'incontro di martedì prossimo tra i ministri della Cultura europei in occasione del Consiglio Ue»;

   la proposta del Governo sarebbe stata di stabilire «un'intesa di collaborazione fra le forze di Polizia e le forze armate dei diversi Paesi, che anticiperebbe anche il tema enorme della difesa europea»;

   intanto che l'Unione europea si convinca, e che «i Caschi blu della cultura» svolgano la loro azione, sarebbe auspicabile un impegno concreto e maggiore del Governo, almeno per la sua parte, al recupero del suo stesso patrimonio artistico, danneggiato dal sisma –:

   se e come intenda attivarsi per garantire la messa in sicurezza e la salvaguardia del patrimonio monumentale degli Appennini devastato degli eventi tellurici che si sono verificati a partire dal 2016, così come denunciato da alcuni storici dell'arte nell'appello pubblico di cui in premessa.
(4-17969)


   BONACCORSI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Museo nazionale di arte orientale è stato istituito nell'ottobre del 1957 con decreto del Presidente della Repubblica ed aperto al pubblico nel giugno del 1958. Sono circa 60 anni che la sua sede è a Palazzo Brancaccio, a Roma. A quel tempo l'Ismeo (Istituto Italiano per il medio ed estremo oriente), la cui collezione costituisce il primo nucleo del museo, vi destinò parte della propria sede, le prime quattro sale. Il museo è poi andato progressivamente estendendosi nel palazzo. Tra il 1991 e il 1994 furono eseguiti cospicui lavori di ristrutturazione del palazzo, di proprietà privata, volti alla messa a norma e al restauro che valorizzarono notevolmente lo stabile, onde esporre degnamente la rilevante donazione di oltre 2.000 pezzi, appartenenti a differenti Paesi asiatici. Tale donazione aveva un valore di 5 milioni di euro e fu effettuata dalla signora Francesca Bonardi Tucci, moglie del professor Giuseppe Tucci. Le sale dedicate alla collezione Tucci sono state inaugurate il 22 luglio 2014;

   è ora in atto il tentativo di spostare il Museo in altra sede inadeguata. Si prevede peraltro, nell'ambito di tale trasferimento, un periodo di permanenza delle opere al chiuso in depositi, con potenziale rischio di deterioramento –:

   quali siano i tempi previsti dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ai fini dello spostamento;

   se — per evitare il danneggiamento delle opere d'arte — ne sia prevista la conservazione in casse climatizzate;

   se l'operazione preveda un risparmio per l'amministrazione, data la sua complessità.
(4-17978)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   RIZZO, BASILIO, CORDA, FRUSONE e TOFALO. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia e gli Stati Uniti sono legati dal «Trattato del Nord Atlantico», firmato a Washington il 4 aprile 1949 e ratificato con legge n. 465 del 1° agosto 1949, e hanno sottoscritto sul piano bilaterale il 20 ottobre 1954 un accordo intergovernativo per disciplinare lo status giuridico delle basi alleate in territorio italiano e uno «Shell agreement», firmato a Roma il 2 febbraio 1995, denominato «Memorandum d'intesa tra il Ministero della Difesa della Repubblica italiana ed il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d'America relativo all'uso di installazioni e infrastrutture da parte delle forze armate USA in Italia»;

   la base di Sigonella appartiene al demanio militare italiano e fa parte delle basi concesse in uso alle forze armate Usa in applicazione dei suddetti accordi;

   le attribuzioni, i compiti, le responsabilità di comando e le procedure di applicazione degli accordi quadro bilaterali sono disciplinate dai Technical Arrangement che il Ministero della difesa negozia con la controparte statunitense per ciascuna base;

   presso la Naval Air Station all'interno dell'aeroporto di Sigonella, sono presenti un distaccamento permanente con 4 Global Hawk Usaf ed uno temporaneo con 4 Predator Usaf impiegati in attività di intelligence, sorveglianza e ricognizione e, in base agli accordi in materia, possono utilizzare armamento solo previa specifica richiesta avanzata all'autorità governativa nazionale e, quindi, all'Italia;

   a seguito dell'uccisione a Bengasi dell'ambasciatore americano in Libia nel 2012 si è negoziato tra il Governo italiano e quello americano il rafforzamento in loco della presenza di mezzi americani per soddisfare le legittime esigenze di protezione dei loro concittadini, non solo della Libia, ma nell'area del Nord Africa;

   l'impiego di tali mezzi riguarda esclusivamente i profili difensivi del proprio personale, quando necessario, e ciò costituisce esemplificazione del diritto alla legittima difesa sancito dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite;

   nel pieno rispetto di tale principio, l'utilizzo della base di Sigonella è di volta in volta discusso e autorizzato, in coerenza con le linee di politica estera e di difesa e con la strategia italiana che il Governo ha più volte esplicitato anche al Parlamento;

   recenti notizie di stampa che citano la US Air Force riferiscono che la notte del 22 settembre 2017 in quattro raid su un campo di guerriglieri Isis in Libia siano stati uccisi una ventina di terroristi e distrutti tre fuoristrada armati;

   i raid dovrebbero essere partiti proprio dalla base aerea di Sigonella e, se ciò venisse confermato, si tratterebbe della prima autorizzazione a bombardare il suolo libico della nuova amministrazione Trump da una base non americana;

   attualmente l'Italia è impegnata in un'importante iniziativa diplomatica con il Governo di Tripoli di Serraj e con quello della Cirenaica di Haftar al fine di arrivare alla realizzazione di un governo di unificazione nazionale che possa definitivamente porre le basi per un nuovo percorso di pace in questo territorio –:

   se il Governo qualora la notizia riportata in premessa sia fondata, abbia autorizzato quello statunitense a dare seguito alla missione partita dalla base aerea di Sigonella e secondo quali principi di legittima difesa;

   come si concili il trattato bilaterale che autorizza l'uso di Sigonella per attività difensive dei cittadini americani in Libia con l'attacco avvenuto la notte del 22 settembre 2017 e la politica estera e di difesa italiana che vede la presenza del nostro Paese in quel territorio con due missioni militari.
(4-17974)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VILLAROSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto evidenziato in diverse segnalazioni pervenute all'interrogante, nell'ambito dei procedimenti penali in materia di usura, di anatocismo e in generale di reati in materia bancaria si riscontrerebbe un eccessivo conferimento di consulenze tecniche d'ufficio (Ctu) ad ex dipendenti della Banca d'Italia. Inoltre nell'ambito dei connessi accertamenti contabili deputati alla verifica della sussistenza di interessi usurari ed anomalie vengono spesso richiamate, come parametro di giudizio, le circolari ovvero le istruzioni della Banca d'Italia;

   si osserva che la Cassazione penale, sezione II, nella sentenza 19 dicembre 2011, n. 46669, ha precisato: «le circolari e le istruzioni della Banca d'Italia non rappresentano una fonte di diritti e di obblighi, sotto il profilo dell'elemento oggettivo, non può essere esclusa la sussistenza del reato di cui all'articolo 644 c.p. nell'ipotesi in cui gli istituti bancari si conformino ad una erronea interpretazione contenuta in una circolare della Banca (...) Anche la commissione di massimo scoperto deve essere tenuta in considerazione quale fattore potenzialmente produttivo di usura, essendo rilevanti ai fini della determinazione del tasso usurario tutti gli oneri che l'utente sopporta in relazione all'utilizzo del credito e ciò indipendentemente dalle istruzioni o dalle direttive della Banca d'Italia nelle quali si prevede che la commissione di massimo scoperto non debba essere valutata ai fini della determinazione del tasso effettivo globale, traducendosi questa interpretazione in un aggiramento della norma penale che impone alla legge di stabilire il limite oltre il quale gli interessi sono sempre usurari»;

   a giudizio dell'interrogante la nomina come Ctu di ex dipendenti della Banca d'Italia può creare non solo eventuali casi di conflitto di interesse ma anche inficiare l'obiettività della consulenza in merito alla rilevanza o addirittura alla prevalenza delle circolari e delle istruzioni della Banca d'Italia rispetto alla normativa di settore -:

   se il Governo reputi opportuno assumere iniziative normative per prevedere il divieto di assunzione di incarichi di Ctu per gli ex dipendenti della Banca d'Italia nei giudizi in materia bancaria e assicurare il corretto svolgimento dell'attività giudiziaria, escludendo ogni genere di erronea valutazione basata su perizie che abbiano come parametro di riferimento le disposizioni contenute nelle circolari e nelle istruzioni della Banca d'Italia.
(5-12338)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, SANNICANDRO, SCOTTO, MELILLA, MARTELLI, NICCHI, QUARANTA, PIRAS, DURANTI, FOLINO, KRONBICHLER e FERRARA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   restano alquanto critiche le condizioni delle carceri anconetane, in particolare della casa circondariale di Montacuto, dove un grave sottorganico della polizia penitenziaria e degli educatori si somma all'assenza del direttore e del provveditore regionale, come già raccontato in numerosi servizi di alcune testate giornalistiche locali (come AnconaToday) delle settimane scorse;

   i sindacati sono sul piede di guerra, ma ancora non sembra muoversi nulla, né per una migliore condizione lavorativa degli agenti, vittime di violenza da parte di alcuni detenuti, né per la dignità della stessa popolazione carceraria costretta a scontare la pena al di sotto del livello di umanità ma anche al di fuori della legalità e del quadro normativo definito dalle leggi italiane ed europee –:

   se il Ministro interrogato non intenda verificare le condizioni della casa circondariale di Montacuto.
(5-12337)

Interrogazione a risposta scritta:


   SIMONETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è notizia pubblicata sul quotidiano la Verità del 28 settembre 2017 quella relativa ad un buco da 40 milioni di euro per lo Stato a causa del gratuito patrocinio degli immigrati irregolari;

   secondo l'articolo di stampa, nell'ultimo quinquennio quasi 118 mila sedicenti profughi sbarcati in Italia si son visti respingere, dalle commissioni territoriali, la richiesta dello status di rifugiati o altra forma di protezione internazionale e, proprio dal 2012, si è registrata un'impennata dei ricorsi civili, dovuta sia al fatto che i tribunali civili sono più propensi, rispetto alle commissioni, a concedere un visto per motivi umanitari anche a chi non ne avrebbe alcun diritto sia alla circostanza che nelle more del giudizio, l'immigrato irregolare ha diritto a permanere sul territorio italiano con relativa assistenza sanitaria;

   sempre il citato articolo, muovendo dalla considerazione che «un processo in sede civile, per valutare il diritto di un sedicente profugo a ottenere un visto di soggiorno, comporta una parcella sui 900-1.000 euro per il difensore» calcola che i 100.000 casi degli ultimi cinque anni equivalgono ad un esborso per l'erario di circa 100 milioni in avvocati d'ufficio solo per il primo grado, che aumentano con il giudizio d'appello, per il quale la parcella dell'avvocato d'ufficio sale intorno ai 1.200 euro;

   nella relazione sullo stato delle spese di giustizia, riferita al secondo semestre 2016 e al primo semestre del 2017, presentata al Parlamento nel mese di luglio 2017 il Ministro interrogato rileva che «dal maggio 2015 è stato aumentato il limite di reddito al di sotto del quale si può ottenere l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato (...) con la conseguenza che l'ammissione di un maggior numero di soggetti al beneficio determina un maggiore onere»;

   a parere dell'interrogante, tale ampliamento della platea avrebbe dovuto interessare i cittadini italiani più bisognosi e magari vittime della malagiustizia e non già diventare una tassa per i contribuenti a beneficio di immigrati non aventi diritto di permanere sul territorio italiano;

   sarebbe, invero, opportuno escludere dall'istituto del gratuito patrocinio i ricorsi promossi dagli immigrati irregolari per il riconoscimento dello status di rifugiato o profugo;

   nella medesima relazione, peraltro, si indica una spesa presunta, su base previsionale, di circa 540 milioni di euro per il 2017, evidenziando che «la spesa di giustizia è in se una spesa piuttosto variabile, condizionata dal numero di processi dalla celerità con cui vengono effettuate le liquidazioni giudiziarie, nonché da parametri reddituali (come nel caso del patrocinio a spese dello Stato (...), con la conseguenza che non è possibile prevedere, con precisione, quella che potrà essere la spesa che verrà sostenuta in un dato anno»;

   l'oggettiva impossibilità di quantificare le «spesa di giustizia», in combinato con l'altra oggettiva impossibilità di quantificare il numero di sbarchi di immigrati irregolari cui è negata la protezione internazionale e che, di conseguenza, ricorrono al gratuito patrocinio, determina il rischio di una crescita esponenziale ed incontrollata di tale spesa, in mancanza di misure di contenimento –:

   se trovino conferma le cifre riportate in premessa in merito al numero di immigrati irregolari che hanno usufruito del gratuito patrocinio negli ultimi anni ed allo scostamento di 40 milioni di euro rispetto alla spesa previsionale;

   se e quali urgenti iniziative di competenza il Ministro intenda adottare per scongiurare il rischio espresso in premessa di un incremento abnorme delle «spese di giustizia» correlato al gratuito patrocinio usufruito dagli immigrati irregolari;

   se non ritenga opportuno assumere iniziative per escludere i ricorsi promossi dagli immigrati irregolari contro il diniego di una forma di protezione umanitaria dal beneficio del patrocinio a spese dello Stato.
(4-17979)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPESSOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la circolare del Ministero dei trasporti prot. 1098/MOT6 del 1992 disciplina la sostituzione da parte del Poligrafico dello Stato delle targhe di immatricolazione risultate deteriorate, nel caso in cui siano accertati vizi, difetti o errori del processo di fabbricazione o dei materiali impiegati per le stesse targhe;

   in tal caso, a seguito di apposita verifica, il Poligrafico dello Stato provvede alla sostituzione di ciascuna targa riconosciuta difettosa con una nuova recante la medesima numerazione, senza alcun onere a carico dei proprietari dei veicoli;

   sono giunte all'interrogante diverse segnalazioni in merito al presunto diniego da parte della Motorizzazione di sostituzione, senza oneri aggiuntivi, di targhe risultate deteriorate o illeggibili: in particolare, si riporta il caso — già oggetto di un'inchiesta televisiva condotta dalla trasmissione Report ed andata in onda nell'aprile del 2016 — di un lotto di targhe difettose, prodotte tra il 2007 e il 2008;

   nel caso denunciato dall'Associazione per la tutela dei consumatori Konsumer Italia, l'istanza relativa alla richiesta di sostituzione di una targa deteriorata per un difetto di fabbricazione, è stata rigettata dalla motorizzazione di Modena, sentito il Poligrafico e Zecca dello Stato, con la giustificazione che la targa non fosse più in garanzia per sopraggiunta scadenza dei termini, motivo per cui si rendeva altresì necessario per l'automobilista procedere con una nuova immatricolazione;

   come noto, i costi per l'immatricolazione di un veicolo oscillano intorno a 300 euro, tra spettanze dell'Aci, imposta di bollo per l'iscrizione al pubblico registro automobilistico, imposta di trascrizione e costo della targa –:

   a fronte del caso riportato in premessa, se il Ministro intenda fornire ulteriori chiarimenti in merito alla sussistenza di un termine di garanzia per la sostituzione delle targhe il cui deterioramento è attribuibile a un difetto di fabbricazione, stante l'assenza di tale previsione nella richiamata circolare ministeriale;

   se il Ministro non ritenga urgente promuovere una modifica dell'attuale sistema regolatorio, affinché sia reso possibile sostituire una targa deteriorata senza per questo dover procedere con una nuova immatricolazione del veicolo.
(5-12335)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la condizione della linea ferroviaria Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria, nonostante coinvolga tre regioni e numerosi centri portuali e turistici è in uno stato di degrado storico tristemente noto, con continui tagli ai collegamenti e una situazione drammatica per i pendolari;

   per aver protestato contro questa situazione di abbandono, il 15 settembre 2012, 14 persone furono denunciate con l'accusa di «interruzione di pubblico servizio» e richiesto loro il rimborso di 5 mila euro per i danni causati durante la manifestazione, organizzata da associazioni del territorio, avvenuta presso la stazione di Rossano (CS). Il 18 settembre 2017 sono state tutte assolte, perché «il fatto non sussiste»;

   il rapporto Pendolaria 2016 di Legambiente riporta per la Calabria: dal 2010 a oggi, tagli nel servizio ferroviario calabrese pari al -26,4 per cento; aumento delle tariffe del +20 per cento; età media dei treni circolanti di 22,1 anni; da Reggio a Taranto esistono solo 6 collegamenti al giorno tramite intercity e/o regionali e autobus, con 1, 2 o 3 cambi per un tempo di percorrenza che va dalle 6 alle 8 ore e 52 minuti, oltre a un collegamento con autobus che è il più competitivo con 5 ore e 15 minuti;

   a maggio 2017 è stato sottoscritto, dal presidente della regione Calabria, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal direttore generale RFI, un protocollo d'intesa per i collegamenti ferroviari sulla linea jonica, con un investimento di circa 500 milioni di euro (delibera Cipe 1° dicembre 2016: investimenti per 307 milioni di euro su fondi regionali di sviluppo e coesione del POR Calabria + 200 milioni di euro di risorse recuperate da un precedente progetto di Rfi e da fondi nazionali). Tra i principali interventi: la velocizzazione della linea jonica (innalzamento al rango C, che non riguarda l'alta velocità per la quale è previsto il «Rango P»); l'eliminazione di passaggi a livello per migliorare le prestazioni dei servizi di trasporto; il rinnovo degli scambi e dei binari dove è necessario; la riqualificazione delle stazioni; il rispetto dei tempi per l'esecuzione dei lavori; gli interventi di manutenzione straordinaria e di potenziamento infrastrutturale sulla linea Sibari-Crotone-Catanzaro. Altri 70 milioni di euro sono stati destinati all'acquisto di treni nuovi e dovrebbero far parte di un ulteriore accordo da sottoscrivere con Trenitalia, che dovrebbero entrare in esercizio fra il 2019 e il 2022;

   le associazioni della rete Fibc (Ferrovia ionica bene comune) denunciano l'impossibilità di accedere dal sito della regione alla documentazione progettuale di Rfi relativa agli interventi e all'interezza del finanziamento;

   da queste si evincerebbe, quindi, che le risorse pubbliche della regione Calabria sono state attribuite a Rfi senza che sia stato reso pubblico il progetto delle opere (con relative tavole tecniche), il capitolato con i singoli interventi (e relativi computo metrico e valorizzazione economica delle opere), il cronoprogramma degli interventi. Gli unici elaborati resi pubblici sarebbero quelli della linea Sibari-Catanzaro;

   nel giugno 2017 sono cominciati i lavori della linea jonica calabrese con la manutenzione del tratto ferroviario Sibari-Catanzaro, che è stato totalmente chiuso al transito e dovevano terminare entro il 10 settembre. Un parziale cedimento strutturale della volta in Galleria Cutro ha causato il primo ritardo e prorogato la riapertura a fine mese –:

   se il Governo sia a conoscenza della documentazione progettuale di Rfi relativa agli interventi sulla linea ferroviaria jonica Reggio Calabria-Taranto;

   alla luce delle criticità sopra evidenziate, quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire la piena applicazione del principio di legalità di cui all'articolo 97 della Costituzione e dei principi di pubblicità e trasparenza, di cui alla legge n. 241 del 1990 e al decreto legislativo n. 97 del 2016, il cosiddetto «freedom of infomation act» italiano;

   se non ritenga opportuno aprire un tavolo tecnico permanente coinvolgendo i soggetti interessati e i rappresentanti delle associazioni della rete Fibc, per una valutazione delle opere di progetto, per il monitoraggio, per il controllo e per l'avanzamento dei lavori, in un'ottica di pieno rispetto nei confronti della popolazione calabrese storicamente svantaggiata da servizi ferroviari obsoleti, insufficienti e a rischio infiltrazioni malavitose.
(4-17970)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ANDREA MAESTRI, STUMPO, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 13 agosto 2017 il comune di Cardinale in provincia di Catanzaro ha intestato una strada a Pino Rauti, nato in quel paese nel 1926;

   nel corso della cerimonia un piccolo gruppo di persone ha contestato l'iniziativa pacificamente ma è stato 7 bruscamente costretto da alcuni partecipanti a silenziare e ad allontanarsi, come documentato anche dal telegiornale della tv locale Telejonio del 14 agosto 2017;

   in una nota congiunta l'Anpi, unitamente a Cgil e ai principali partiti di sinistra, ha espresso sdegno e condanna per la scelta dell'amministrazione comunale e ricordando solo alcuni dei demeriti dell'uomo considerato dalla giunta «illustre», ha invitato «le cittadine e i cittadini, oltre alle Istituzioni naturalmente, a far sentire la propria voce condannando tale deprecabile scelta»;

   la decisione è stata votata favorevolmente dalla giunta l'11 novembre 2016, che ha anche deliberato di intitolare altre vie, oltre che a Papa Giovanni XXIII, ad Alcide De Gasperi, Sandro Pertini e Aldo Moro, tutti padri fondatori della Costituzione italiana, antifascisti e protagonisti della storia dell'Italia del dopoguerra e della sua ricostruzione politica ed economica, meriti coincidenti anche nelle motivazioni addotte dalla giunta per la decisione di dedicare alla loro memoria l'intitolazione delle strade di Cardinale;

   tale riscontro con la realtà, non può altrettanto dirsi per le motivazioni che commentano la decisione riguardo l'intitolazione a Pino Rauti che risultano parziali, esaltandolo come uomo politico solo per i suoi aspetti migliori come uomo di cultura per l'autonomia di pensiero e per la sua produzione di storico e giornalista, omettendo però macroscopici dettagli che ne hanno fatto uno dei protagonisti del fascismo del ventennio e dei partiti, movimenti e associazioni fasciste dal dopoguerra per l'intero ’900, fino alla sua morte avvenuta nel 2012;

   i valori della Costituzione italiana che è fondata sulla libertà, l'eguaglianza e la laicità, contrastano, secondo gli interroganti, con quello che è stato e ha predicato Rauti nell'arco della sua lunga vita durante la quale – limitando l'elenco delle sue attività eversive e delle numerose accuse a lui rivolte dalla magistratura, per le quali è poi stato miracolosamente sempre prosciolto – aderì volontariamente alla Repubblica sociale italiana e fu inquadrato nella Guardia nazionale repubblicana – che svolse soprattutto lotta repressiva contro le forze partigiane della Resistenza italiana, partecipando a rastrellamenti e devastazioni accanto alle formazioni tedesche; simpatizzò per le teorie di Julius Evola; fondò nel 1954 l'organizzazione di estrema destra Ordine Nuovo che, tra l'altro, negli anni ’60 e ’70 rivendicò anche una serie di attentati, e che solo nel ’73, in seguito alla condanna di alcuni suoi membri per ricostituzione del partito fascista, venne sciolta con la medesima motivazione;

   a giudizio degli interroganti, in un momento storico come questo attuale in cui si avvertono forti i rigurgiti fascisti e razzisti, questa operazione è una vera e propria offesa alla nostra memoria collettiva, oltre che essere un oltraggio a quella delle altre personalità cui sono state intitolate delle strade di Cardinale, protagoniste del processo costituente; esse sono state infatti affiancate a un uomo che ha osteggiato la nascita della Repubblica democratica italiana e attentato più volte alla sua stabilità –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e quali siano i suoi orientamenti sull'accaduto, considerato che, per gli interroganti, il suddetto riconoscimento solo superficialmente può essere considerato segno di legame alle origini, ma invece rappresenta un pericoloso omaggio a una sempre più crescente schiera di facinorosi nostalgici dell'ideologia fascista;

   se intenda rendere noti quali siano stati i meriti riconosciuti a Rauti per i quali sia stato autorizzato il comune di Cardinale all'intestazione della via a suo nome, considerando che la legge n. 1188 del 1927 che regola la materia, permette di derogare al limite imposto di 10 anni dal decesso del soggetto interessato solo nei casi in cui questi si sia distinto per particolari benemerenze;

   se alla luce di quanto evidenziato in premessa non ritenga opportuno valutare se sussistano i presupposti per revocare tale autorizzazione all'intitolazione della strada a Pino Rauti.
(4-17971)


   D'ARIENZO e NACCARATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra sabato 23 e domenica 24 settembre 2017 ignoti hanno dato fuoco ad alcuni mezzi parcheggiati alla Tabarrini di Ca'di David, azienda veronese che progetta e costruisce cassoni ribaltabili e fissi su veicoli industriali, rimorchi, semirimorchi a sospensione pneumatica e meccanica;

   gli inquirenti hanno individuato alcune lattine di materiale infiammabile per cui l'incendio è stato catalogato come doloso;

   il grave fatto è l'ennesimo episodio nel Veronese ai danni di aziende di trasporti, il quarto negli ultimi due mesi;

   il prefetto di Verona ha dichiarato riguardo agli incendi dolosi che il settore dei trasporti è a rischio di infiltrazioni mafiose e per questo è molto monitorato;

   l'incendio ha le caratteristiche, così come gli altri avvenuti in precedenza, dell'atto intimidatorio utilizzato dalla criminalità organizzata;

   la perfetta conoscenza del territorio e dei protagonisti del segmento economico dei trasporti e l'assoluta capacità (e facilità) di colpire con il classico degli strumenti intimidatori qual è l'incendio dimostrano la forza della criminalità organizzata di penetrare, indisturbata, in questa provincia;

   valutando anche gli altri incendi, appaiono chiare le stesse modalità e gli identici modus operandi, tali da poter ipotizzare ragionevolmente che si potrebbe trattare dello stesso esecutore e dello stesso mandante;

   se così fosse, l'obiettivo di conquistare l'economia legale veronese sarebbe alla portata della criminalità. D'altronde, l'effetto intimidatorio sugli imprenditori del settore è molto forte e già questo è grave;

   si ritiene opportuno che a Verona sia assegnato un magistrato della direzione distrettuale antimafia di Venezia;

   negli ultimi due anni a Verona si contano oltre venti fatti gravi tra incendi ad aziende, interdittive antimafia e operazioni di polizia giudiziaria di livello nazionale contro la criminalità organizzata che hanno coinvolto la città;

   il contrasto alle infiltrazioni mafiose deve essere una priorità strategica –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per rafforzare il presidio delle forze dell'ordine attualmente esistente, anche impiegando risorse specializzate nel particolare settore del contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata;

   se non ritenga opportuno, nella consapevolezza che servirebbe a Verona in un magistrato della direzione distrettuale antimafia, assumere ogni iniziativa di competenza per un impegno dedicato della direzione investigativa antimafia, sul territorio veronese.
(4-17973)


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i media nazionali hanno dato ampio risalto alle risultanze dell'inchiesta che la magistratura sta conducendo sulle infiltrazioni ’ndranghetiste in Lombardia;

   nel contesto delle informazioni acquisite dagli investigatori e dagli inquirenti ve ne sono alcune, ampiamente riprese dalla stampa locale, che riguardano la specifica realtà di Cantù, comune nel quale i carabinieri hanno arrestato 9 nove persone, tutte accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso perché ritenuti affiliati alla ’ndrangheta;

   agli arrestati sono state contestate le violenze ed attribuiti i danneggiamenti compiuti nei weekend degli ultimi due anni a piazza Garibaldi e durante i mercoledrink del centro canturino, ora non più considerati come episodi riconducibili a contese occasionali, ma ritenuti invece veri e propri «atti criminali» realizzati nel contesto di una strategia volta a «destabilizzare gli equilibri» mafiosi del territorio e consentire alla famiglia Morabito di «assumere il pieno controllo di Cantù»;

   alla testa del gruppo, detto dei «Calabresi del Bar Crystal», vi sarebbe il trentunenne Giuseppe Morabito, nipote di un noto capo ’ndranghetista già condannato a trenta anni di reclusione e noto con il soprannome «U tiradrittu»;

   della battaglia apertasi per il controllo delle attività criminali a Cantù sono rimasti vittima due locali chiusi, un terzo ceduto, un giovane affiliato gambizzato, un automobilista terrorizzato a colpi di pistola, nonché quattro estranei presi a sberle e pugni e mandati in ospedale;

   la circostanza che sia ormai divenuta chiara la regia ’ndranghetista delle violenze verificatesi a Cantù negli ultimi due anni aggrava l'emergenza sicurezza gravante sul territorio canturino –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per contrastare più efficacemente le infiltrazioni ’ndranghetiste nel territorio canturino e se, in particolare, non ritenga opportuno potenziare le forze di pubblica sicurezza stanziate a Cantù.
(4-17975)


   ALLASIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni sugli organi di stampa è stata raccontata la storia di un minore di undici anni di origine romena, nato e cresciuto in Italia residente a Torino con la mamma, che per ragioni burocratiche non riesce ad ottenere il rilascio del documento d'identità;

   dai verbali del Tribunale dei minori si apprende che il minore, dopo che il padre ha deciso di lasciare l'Italia, abbandonando moglie e figlio, è stato affidato esclusivamente alla madre;

   nell'ordinanza che ha stabilito l'affidamento esclusivo, i giudici sottolineano l'importanza per il bambino di avere un documento. Forte delle motivazioni riportate nell'ordinanza, la donna si è presentata all'anagrafe di Torino, per richiedere la carta di identità, ma le è stata negata. Trattandosi di minore, infatti, è richiesta la presenza del padre o il possesso di un altro documento valido;

   la donna, sempre stando alle notizie pubblicate dai giornali, ha provato a chiedere al consolato della Romania un nuovo passaporto (il precedente non è in corso di validità), ma le è stato negato con la motivazione che l'ordinanza di affidamento esclusivo stabilita dal tribunale italiano non ha validità per lo stato romeno;

   è ovvio che tante sono le limitazioni al godimento dei propri diritti che quotidianamente subisce il minore privo del documento d'identità –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e come intendano superare le difficoltà burocratiche che di fatto impediscono al minore il godimento dei propri diritti.
(4-17977)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, GAGNARLI e L'ABBATE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da alcune fonti stampa, il 14 settembre 2017, il Ministro interrogato, con proprio decreto, ha nominato il dottor Alessandro Apolito quale direttore dell'ufficio dirigenziale non generale Pqai III – politiche di filiera – della direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell'ippica del dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca, di cui al decreto ministeriale n. 1622 del 13 febbraio 2014;

   il dottor Apolito, già segretario personale del Ministro interrogato, dal 2011 ricopre incarichi di responsabile della comunicazione all'interno della comunicazione all'interno del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;

   la nomina d'ufficio del dottor Apolito – tra l'altro in uno degli uffici più delicati dal punto di vista economico, con un plafond di oltre 300 milioni di euro – è avvenuta dopo che lo scorso 2 agosto, a quanto consta agli interroganti, era stata respinta una candidatura, pervenuta a seguito dell'interpello predisposto proprio per la vacanza del ruolo nell'ufficio dirigenziale non generale Pqai III;

   solitamente, quando si crea una vacanza di ruolo all'interno di una pubblica amministrazione vengono predisposti degli interpelli per cercare un candidato adatto a ricoprire quel ruolo, ma in questo caso, dopo un primo avviso andato a vuoto non risulta ne siano stati fatti altri, fino alla nomina d'ufficio del dottor Apolito –:

   se intenda chiarire le modalità della nomina del dottor Apolito, a giudizio degli interroganti, più adatto ad un ruolo di comunicazione, in un ufficio strategico ed oneroso come quello delle politiche di filiera;

   quali siano le ragioni per le quali non sia stato predisposto un nuovo interpello a seguito di quello del 14 luglio 2017, andato a vuoto.
(5-12336)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con nota di nomina da parte del Ministero della salute del 21 marzo 2016, il dottor Luca Pani è stato nominato, per il periodo dal 22 aprile 2016 al 21 aprile 2019, membro del Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp), istituito presso l'Agenzia europea per i medicinali (EMA); il corrispettivo per l'attività svolta è «da definire (entro i limiti del tetto retributivo previsto dall'articolo 23-ter comma 1 del decreto-legge n. 201 del 6 dicembre 2011)»;

   sul portale dell'Ema si apprende che il Chmp svolge un ruolo fondamentale nell'autorizzazione dei medicinali nell'Unione europea attraverso la valutazione iniziale delle domande di autorizzazione all'immissione in commercio a livello europeo oltre che per le eventuali modifiche o estensioni di un'autorizzazione di immissione in commercio esistente. Inoltre, fornisce consulenza scientifica alle società che ricercano e sviluppano nuovi farmaci oltre a pubblicare linee guida scientifiche e di approfondimento normativo per supportare le aziende del settore ad implementare le domande di autorizzazione per la commercializzazione di medicinali ad uso umano;

   l'azienda NeuroCog Trials, è una società leader nei servizi di consulenza per l'industria farmaceutica nell'ambito della sperimentazione e gestione di trial clinici dei farmaci, con particolare riferimento agli ambiti della psichiatria, neurologia, neuropsicologia, psicologia clinica e neuroscienza cognitiva; sul sito internet della società NeuroCog Trials è presente la figura del dottor Luca Pani; nello stesso sito il dottor Luca Pani è menzionato insieme al fondatore ed al cofondatore nella lista dei leader della società di consulenza per aziende farmaceutiche con il ruolo di executive director of global medical innovation;

   sul portale dell'Ema sono presenti il curriculum vitae e la dichiarazione di interessi del dottor Luca Pani. Nel primo non appaiono indicazioni riguardo alla collaborazione con la società NeuroCog Trials, mentre nella dichiarazione di interessi è presente, nella sezione «Financial interests», una dichiarazione riguardo la «NCT USA – Not a Pharmaceutical Company» che prevede «Honorary for scientific and regulatory development of new cognitive trial»;

   lo stesso dottor Luca Pani dichiara una partecipazione nelle attività di un'agenzia editoriale (Edra) che vende servizi a privati tra cui aziende farmaceutiche. In proposito, sul sito dell'agenzia editoriale Edra è pubblicato un articolo dal quale si apprende che: «Il prof. Luca Pani, assume l'incarico di Chief Scientific Officer di Edra, con l'obiettivo di definire l'indirizzo strategico di tutte le attività scientifiche editoriali e multimediali di Edra e coordinando la nuova struttura internazionale Health Innovation Hub»;

   in qualità di componente del Chmp il dottor Luca Pani ha accesso privilegiato per conto dell'Ema e dell'Aifa ai dossier di registrazione dei nuovi farmaci ed alle decisioni regolatorie a livello nazionale ed internazionale –:

   se il Ministro interrogato sia informato del coinvolgimento del dottor Luca Pani nelle attività sopramenzionate e se sia stato valutato o si intenda valutare se queste ultime possano, eventualmente, prefigurare un conflitto d'interesse;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di eventuali verifiche in corso da parte dell'Ema circa la sussistenza dei requisiti per la permanenza del dottor Luca Pani quale membro del Chmp.
(2-01960) «Grillo, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Lorefice, Mantero, Nesci».

Interrogazione a risposta orale:


   CRIVELLARI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi si è registrato il quarto caso di West Nile Disease in Polesine nel giro di poche settimane: il paziente, un uomo di 52 anni residente nella zona del Delta del Po, avrebbe sviluppato la forma più grave della malattia, quella neuroinvasiva, poiché già gravato da patologie pregresse;

   nel frattempo l'Ulss 5 polesana ha già previsto un intervento di emergenza nel comune di residenza della persona ammalata, con l'obiettivo di evitare il possibile insorgere di focolai e diminuire i rischi, ma resta la preoccupazione per la nuova diffusione del contagio sul territorio provinciale;

   si ricorda che il virus West Nile è una malattia infettiva acuta virale trasmessa dalla puntura di zanzare infette del genere «Culex» che pungono prevalentemente dall'imbrunire, durante la notte e all'alba. Il virus ha come serbatoio alcuni tipi di uccelli (passeriformi e corvidi) e i mammiferi, tra cui il cavallo e l'uomo, che sono ospiti occasionali e non trasmettono la malattia. La malattia non si trasmette per contatto diretto con una persona ammalata;

   nel mese di gennaio 2017, confermando l'allerta ministeriale anche per il 2017, il Governo — per tramite del sottosegretario Davide Faraone — affermava che «le attività di sorveglianza umana non sono state modificate rispetto alla scorsa stagione e prevedono che vengano individuati e segnalati casi clinici importati tutto l'anno, autoctoni da giugno a ottobre, di forme cliniche neuro-invasive nelle aree a dimostrata circolazione. Il piano prevede inoltre la sorveglianza entomologica con l'attuazione di protocolli operativi diversificati in relazione alla presenza o meno di casi umani, basati sia sull'informazione della popolazione che su interventi ordinari di controllo con prodotti larvicidi, al fine di ridurre la presenza di focolai larvali peridomestici di zanzare, sia l'uso di adulticidi in caso di elevata densità delle zanzare» -:

   se il Governo sia a conoscenza di questa nuova diffusione della febbre West Nile in Veneto e quale sia lo stato dell'arte relativamente alle attività di sorveglianza e contrasto del virus preventivamente programmate.
(3-03278)

Interrogazione a risposta scritta:


   SCOTTO e BOSSA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il direttore generale dell'Asl Na2 Nord, Antonio D'Amore, ha inviato una lettera ai commissari che stanno decidendo il futuro della sanità campana, per sollecitare nuovamente e con forza una risposta in merito all'emendamento al nuovo Piano ospedaliero regionale che potrebbe salvare l'unità coronarica dell'ospedale Rizzoli di Ischia;

   l'emendamento in questione, nei mesi passati, era stato dato come cosa fatta e certa anche da qualche esponente politico di primo piano, ma che di fatto non si è mai concretizzato, restando così immutata la versione originaria del piano ospedaliero della Campania, ancora all'esame dei Ministeri della salute e dell'economia e delle finanze che non prevede più un Utic nella dotazione dell'ospedale di Lacco Ameno;

   «Sono vicino alla comunità isolana e a voi» è la dichiarazione che D'Amore ha affidato al primario di Cardiologia del «Rizzoli», Aniello Sansone, autorizzandolo a rendere nota pubblicamente la sua posizione e le azioni dell'Asl sulla spinosa vicenda dell'Utic. Perché l'esclusione dell'Unità coronarica ischitana dall'Atto Aziendale appena licenziato, che è stato redatto a Monteruscello, non è ovviamente la causa del problema, piuttosto la diretta conseguenza di quanto è previsto — o meglio, in questo caso non previsto — dal Piano ospedaliero, il cui contenuto, sebbene non ancora approvato, ha dovuto recepire integralmente;

   il piano ospedaliero di Polimeni che, nel riorganizzare in modo radicale l'emergenza cardiologica in Campania secondo il modello dell’Hub & Spoke, ha assegnato all'ospedale isolano il livello più basso del sistema, quello assistenziale distrettuale (Spoke) in cui vengono erogate solo prestazioni specialistiche di cardiologia clinica di base. Senza l'Utic, che è prevista invece per i presidi identificati del livello successivo, il 1° assistenziale ospedaliero (ovvero un Hub del livello distrettuale e uno Spoke del 2° livello), nello specifico l'ospedale di Pozzuoli;

   quando nella primavera del 2017 si era venuti a conoscenza del contenuto del piano e della soppressione dell'Utic, a seguito delle forti proteste e della mobilitazione degli ischitani contro questa gravissima novità, c'era stata una gara da parte dei politici regionali a minimizzare la questione, fino al punto di sostenere pubblicamente che si era trattato solo di un errore, che sarebbe stato corretto. A quella correzione, a quanto pare sollecitata pure dall'Asl, si sarebbe dovuto provvedere con un apposito emendamento, presentato da esponenti regionali come una mera formalità già decisa e sistemata;

   quella promessa non si è mai tradotta nell'atteso emendamento, scritto nero su bianco. E così il testo del piano ospedaliero è rimasto intatto, compresa la soppressione dell'Utic. E a quel testo, per ovvi motivi, si è dovuto riferire l'atto aziendale, che quindi è orfano anch'esso dell'Utic. Sarebbe andata diversamente se l'emendamento proposto fosse stato accolto dai commissari autori del piano ospedaliero (Polimeni, ma anche i delegati regionali), come era stato assicurato tante volte agli isolani e probabilmente anche ai vertici dell'Asl;

   la maggioranza degli operatori sono pendolari dalla terraferma che sopportano i disagi legati ai viaggi via mare unitamente all'aggravio economico e ai turni massacranti. Pertanto chi già ci lavora, da tempo, vuole tornare a lavorare in «continente», mentre chi deve venirci, non accetta di farlo, considerando la sede isolana come una sorta di esilio, tant'è che il Cudas ha lanciato una petizione che ha raccolto già 4.500 firme a sostegno della richiesta di zona disagiata –:

   se la Ministra interrogata non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, anche per il tramite del Commissario ad acta per il piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Campania, per garantire i livelli essenziali di assistenza degli abitanti e dei turisti di Ischia, in relazione al nuovo piano ospedaliero regionale, favorendo l'indispensabile riconoscimento di zona disagiata al fine di porre rimedio alla la carenza di personale in tutti i ruoli.
(4-17980)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   PANNARALE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in queste ore il consorzio TAP sta effettuando il trasporto e il deposito di mezzi nell'area Almaroma di Melendugno (Le), probabilmente in ragione di una ripresa dei lavori in vista della fine del divieto nel periodo estivo, divieto peraltro violato nella notte tra il 3 e il 4 luglio 2017, come segnalato in precedenti interrogazioni;

   la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva appare inopportuna non solo perché non è stato ancora aperto alcun confronto con le popolazioni e le istituzioni locali in mobilitazione da mesi, ma anche alla luce dell'inchiesta della rete di giornalismo investigativo OCCRP «Azerbaijani Laundromat» pubblicata nei primi giorni di settembre 2017 da alcuni dei più autorevoli giornali europei, tra cui The Guardian (Regno Unito), Süddeutsche Zeitung (Germania) e Le Monde (Francia);

   la suddetta inchiesta racconta di 16 mila operazioni bancarie realizzate da quattro società registrate nel Regno Unito, ma controllate da offshore anonime, che avrebbero fatto transitare in Europa circa 2,5 miliardi di euro riconducibili a businessman e al Governo dell'Azerbaijan;

   questo immenso giro di denaro sarebbe servito per fare pressioni – anche illegittime – sulle istituzioni europee con lo scopo di sbloccare gli ultimi prestiti utili a realizzare il gasdotto, e in particolare l'ultimo tratto del Tap (Trans Adriatic Pipeline) –:

   se il Governo non ritenga urgente e necessario, prima di qualunque ripresa dei lavori e a tutela della trasparenza e dell'interesse generale, acquisire ulteriori elementi sui fatti oggetto dell'inchiesta giornalistica, che se confermati metterebbero in evidenza gravi condotte illecite nella gestione dell'affare TAP, e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al riguardo.
(3-03279)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRIPPA e BUSINAROLO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'ingegner Michele Candreva, ex funzionario ministeriale con l'incarico di coordinatore della commissione opere provvisionali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, è stato arrestato, nel novembre 2016 dai finanzieri del comando provinciale di Udine per l'ipotizzato pagamento di tangenti;

   al momento della cattura i militari avrebbero rinvenuto un'agenda sulla quale il funzionario avrebbe annotato tutti i compensi percepiti per le sue «prestazioni» dal 1989 sino al giorno prima dell'arresto;

   in ottemperanza all'ordine, le Fiamme gialle del nucleo di polizia tributaria di Udine, quindi, hanno sottoposto a sequestro beni per un totale di circa 2,4 milioni di euro;

   oltre che coordinatore della commissione opere provvisionali, Candreva ricopriva anche il ruolo di presidente della commissione che disciplina le modalità per effettuare le verifiche periodiche sulle attrezzature di lavoro e, all'interno della stessa, quello di arbitro della commissione per la sicurezza sul lavoro, che ha esteso agli enti privati l'abilitazione a svolgere le verifiche;

   secondo gli inquirenti, Candreva non avrebbe esitato a intervenire anche su pratiche già spedite e protocollate, emendandole e sostituendole a quelle originarie;

   secondo le ricostruzioni, il riscontro incrociato tra le 102 società iscritte dal 2012, periodo in cui Candreva aveva piena capacità decisionale, e gli appunti trovati nell'agenda rinvenuta è stato in buona parte positivo, permettendo agli inquirenti di presupporre che le tangenti servissero anche a facilitare la strada agli enti privati candidati a ottenere l'abilitazione;

   parallelamente al «Caso Candreva», se ne svilupperebbe un altro. Secondo i documenti riservati consultati da Irpi (Investigative Reporting Project Italy) gruppo di giornalisti investigativi indipendenti, l'intesa tra i Ministeri del lavoro e delle politiche sociali, della salute e dello sviluppo economico, pensata per permettere anche a enti privati di effettuare le verifiche e le certificazioni in materia di sicurezza sul lavoro, avrebbe favorito invece una sicurezza «al ribasso» a danno dei lavoratori. Il risultato sarebbe che, a causa dei prezzi contenuti per ottenere le certificazioni, le società private di ispezione suggeriscano con costose consulenze alle imprese come superare i controlli da loro stessi effettuati;

   tra i casi messi in luce dai reporter investigativi, ci sarebbe un'indagine sul ramo italiano della società francese Bureau Veritas (BV) che, attraverso varie società controllate del suo gruppo — si veda ad esempio la Bureau Veritas Nexta specializzata nella assistenza tecnica alle aziende — certificherebbe nuovi macchinari, verificherebbe gli impianti e offrirebbe consulenze e assistenza tecnica a titolo oneroso per migliorare la sicurezza e la produttività delle aziende. Tra i clienti di BV si riscontrano alcune realtà di rilevanza dell'industria italiana: Saras, Isab, Sarlux, Ilva e altri colossi del settore degli idrocarburi. Secondo Irpi, diversi controlli effettuati non sarebbero a norma e, in alcuni casi, gli ispettori avrebbero anche ricoperto il ruolo di consulenti, nonostante la legge lo vieti espressamente;

   sembrerebbe questo il caso dell'Ilva di Taranto che, nel 2016, si è rivolta a BV per la verifica dei generatori a vapore dell'impianto. Una volta ottenuta la commessa dall'Ilva, Bureau Veritas si sarebbe proposta anche per le «attività propedeutiche di superamento della verifica», nonostante l'evidente conflitto d'interessi –:

   se trovi conferma che, nonostante il citato potenziale conflitto di interessi tra i ruoli di consulente e certificatore, Bureau Veritas Nexta e Bureau Veritas Inspectora abbiano operato presso gli stabilimenti dell'Ilva di Taranto;

   se il Governo intenda fornire l'elenco delle attività propedeutiche al superamento delle verifiche e delle verifiche stesse relative all'Ilva per gli anni 2015 e 2016;

   quali siano stati i criteri di definizione delle deroghe temporali rilasciate agli enti accreditati;

   se si possano fornire i nominativi degli attuali componenti della commissione esaminatrice.
(5-12339)

Interrogazione a risposta scritta:


   LABRIOLA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le aziende dell'indotto legate all'Ilva di Taranto — metalmeccaniche, edili, di servizio o dell'autotrasporto – stanno affrontando ormai da lungo tempo una situazione di crisi dovuta ai ritardi accumulati nel pagamento dei crediti pregressi;

   queste aziende hanno infatti continuato a lavorare per la società Ilva nel corso della fase di transizione che ha portato all'ingresso della società in amministrazione straordinaria, pur non ricevendo a fronte di questo lavoro i dovuti pagamenti, certe di poter contare sulla garanzia della corresponsione del dovuto data dalla presenza dei commissari;

   la situazione attualmente si è fatta insostenibile in seguito alla decisione del giudice delegato, nell'ambito delle procedure di accertamento dello stato passivo dell'Ilva, di negare a molte aziende del sistema dell'indotto, la prededucibilità dei crediti maturati qualificando gli stessi quali semplici chirografari;

   la prededucibilità per i crediti ammessi a procedura vantati da piccole e medie imprese è stata introdotta con decreto-legge n. 1 del 2015 proprio come misura di sostegno al settore dell'indotto;

   permangono le difficoltà di accesso al fondo di garanzia di cui al decreto-legge n. 1 del 2015 già più volte segnalate da Confindustria Taranto;

   le ripercussioni sulla sopravvivenza di queste imprese è evidente: la mancanza di liquidità comporta la impossibilità di continuare a pagare il personale; non solo, il mancato riconoscimento della prededucibilità si ripercuote sulla probabilità di vedere soddisfatti i crediti maturati, con pesanti conseguenze sui bilanci relativi all'esercizio 2016;

   le aziende creditrici si troveranno nella condizione di dover operare una svalutazione di tali crediti: in numerosi casi questo comporterà l'erosione del capitale sociale alla quale molte imprese non potranno reagire prevedendo la ricapitalizzazione delle imprese stesse;

   rendere incerto il diritto dei creditori del gruppo Ilva al pagamento dei servizi svolti e mettere in discussione i pagamenti dovuti alle imprese fornitrici e agli autotrasportatori comporta conseguenze sulla economia del territorio tarantino e sulla tenuta dei livelli occupazionali –:

   quali urgenti e opportune iniziative di competenza intenda assumere il Governo per garantire al più presto il pagamento dei crediti scaduti maturati dalle aziende dell'indotto nonché dei crediti correnti e ridurre i ritardi nel pagamento dei crediti in maturazione e futuri;

   se non ritenga di dover garantire la partecipazione ai tavoli di discussione in corso tra Governo, istituzioni e sindacati, in merito al futuro dei dipendenti e alla tenuta del sistema industriale collegato all'Ilva, anche dei rappresentanti delle aziende dell'indotto;

   se non ritenga di dover assumere le opportune iniziative al fine di garantire alle aziende dell'indotto che, con il subentro della nuova proprietà, questa terrà fede agli impegni assunti contrattualmente dal precedente acquirente.
(4-17976)

Apposizione di firme
ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta D'Attorre n. 4-17910, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 settembre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Franco Bordo, Folino, Mognato.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in commissione Cristian Iannuzzi e Artini n. 5-12332 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 860 del 28 settembre 2017. Alla pagina 50343, prima colonna, alla riga seconda deve leggersi «agosto dai 45 mila sbarcati in Italia» e non come stampato.