Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 15 settembre 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    i sindacati di polizia penitenziaria nel bicentenario dalla costituzione del corpo, a Roma, hanno indetto una manifestazione per il 19 settembre 2017 per protestare contro l'attuale situazione, più volte denunciata al Ministero della giustizia;

    nello specifico, come risulta dal comunicato stampa congiunto dei sindacati di polizia penitenziaria (Sappe, Osapp, Uilpa, Sinappe, Fns Cisl, Uspp, Fsa-Cnpp e Fp Cgil), chiedono «più sicurezza e adeguati strumenti per garantire l'incolumità dei poliziotti penitenziari, dato l'aumento di aggressioni, colluttazioni e ferimenti tra le sbarre; un adeguato piano di nuove assunzioni di agenti di polizia penitenziaria (sono 8.000 le unità necessarie al corpo); un adeguamento delle risorse per il rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da quasi 10 anni; il ripristino di corrette relazioni sindacali in sede centrale (dap) e presso gli istituti e servizi penitenziari del paese; una rimodulazione del provvedimento di riordino delle carriere»;

    purtroppo, l'incontro avvenuto con il Ministro della giustizia, sui temi sopra riferiti, ha avuto esito negativo e, pertanto, i sindacati della polizia penitenziaria hanno indetto una manifestazione alle ore 9 in piazza Montecitorio per il 19 settembre 2017;

    è evidente che le motivazioni riportate nel comunicato stampa appaiono del tutto condivisibili e pienamente fondate, nonché urgenti nella loro risoluzione;

    al fine di risolvere le questioni afferenti al corpo di polizia penitenziaria pertanto occorre:

     in primo luogo, più sicurezza sui luoghi di lavoro degli istituti penitenziari e ciò attraverso strumenti atti a garantire una maggiore incolumità dei poliziotti penitenziari, stante l'aumento di aggressioni, colluttazioni e ferimenti che avvengono quotidianamente nelle strutture carcerarie;

     in secondo luogo, un adeguato piano di nuove assunzioni di agenti di polizia penitenziaria il cui organico oggi risulta scoperto di circa 8.000 unità;

     in terzo luogo, il rinnovo del contratto di lavoro ormai scaduto da quasi 10 anni e la rimodulazione del provvedimento di «riordino delle carriere»;

    infine, si auspica che le relazioni sindacali siano correttamente ripristinate sia in sede centrale (Dap) che presso gli istituti e servizi penitenziari presenti sul territorio dello Stato,

impegna il Governo:

1) a ricercare soluzioni per una maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro degli istituti penitenziari, attraverso strumenti che consentano e garantiscano una maggiore incolumità dei poliziotti penitenziari, stante l'aumento di aggressioni, colluttazioni e ferimenti che avvengono quotidianamente nelle strutture carcerarie;

2) a prevedere, anche con iniziative normative emergenziali, un piano di nuove assunzioni di agenti di polizia penitenziaria, tenuto conto che ad oggi l'organico risulta scoperto per circa 8.000 unità;

3) a porre in essere tutte le iniziative necessarie affinché si proceda al rinnovo del contratto di lavoro ormai scaduto da quasi 10 anni, oltre ad una corretta rimodulazione del provvedimento di «riordino delle carriere»;

4) ad assumere iniziative per riprendere consone, congrue e corrette relazioni sindacali sia in sede centrale (Dap) che presso gli istituti e servizi penitenziari presenti sul territorio dello Stato.
(1-01693) «Molteni, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Pagano, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini, Simonetti».

Risoluzioni in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    il Governo sembra intenzionato a ridurre il debito pubblico attraverso una massiccia opera di privatizzazione del gruppo Ferrovie dello Stato italiane;

    come ha recentemente affermato il viceministro dell'economia e delle finanze Enrico Morando agli organi di stampa, il programma di privatizzazioni andrà avanti, «un processo interrotto nel 2016 per le condizioni di mercato sfavorevoli»; «oggi quelle situazioni critiche non sono più presenti sui mercati»;

    Ferrovie dello Stato italiane spa è la principale società ferroviaria italiana, con un fatturato 2016 che si è assestato intorno ai 9 miliardi di euro, con un organico che conta circa 70.000 dipendenti; è proprietaria di 16.700 chilometri di rete ferroviaria, di cui più di 1.000 ad alta velocità;

    fanno parte del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, una delle più grandi realtà industriali del Paese, 14 società, tra cui le principali:

     Trenitalia, controllata al 100 per cento da Ferrovie dello Stato italiane spa, che opera nel settore dei servizi per la mobilità di viaggiatori e merci in ambito nazionale ed internazionale;

     Rete ferroviaria italiana, che ha il ruolo pubblico di gestore dell'infrastruttura ferroviaria, garantisce alle diverse imprese ferroviarie l'accesso alla rete italiana, assicura la manutenzione e la circolazione in sicurezza sull'intera infrastruttura, gestisce gli investimenti per il potenziamento e per lo sviluppo delle linee e degli impianti ferroviari e sviluppa la tecnologia dei sistemi e dei materiali;

     FS Logistica, per la logistica ferroviaria del sistema nazionale delle merci;

     Busitalia Sita Nord, che opera nel settore del trasporto pubblico locale, eroga servizi di trasporto pubblico urbano, sub-urbano ed extraurbano su gomma e gestisce altre modalità di trasporto;

     Italferr, che esegue la gestione dei progetti e la supervisione della costruzione in tutti i grandi investimenti ferroviari del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, partecipa a gare di progettazione, direzione e supervisione lavori, collaudo e messa in servizio di linee, project management in tutto il mondo;

     Grandi stazioni (60 per cento la partecipazione di Ferrovie dello Stato italiane), gestisce il network delle 14 principali stazioni ferroviarie italiane;

     Centostazioni (60 per cento la partecipazione di Ferrovie dello Stato italiane) per la valorizzazione, riqualificazione e gestione di 103 immobili ferroviari sul territorio nazionale;

     Netinera Deutschland (51 per cento la partecipazione di Ferrovie dello Stato italiane), una capogruppo che controlla 7 società che governano circa 40 imprese nei diversi Lander tedeschi che offrono servizi nel settore del trasporto ferroviario, del trasporto di passeggeri su strada, della logistica, della manutenzione e riparazione dei veicoli e delle infrastrutture ferroviarie;

     Fercredit, società di servizi finanziari (factoring, leasing e credito al consumo);

     Ferservizi, il centro servizi integrato, che gestisce per la capogruppo e per le società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane le attività di back office (acquisti, servizi immobiliari, servizi amministrativi, servizi informatici e tecnologici);

     FS Sistemi Urbani Srl, che ha il compito di valorizzazione il patrimonio del gruppo non funzionale all'esercizio ferroviario con particolare riferimento alle stazioni, alle infrastrutture nodali e di trasporto e agli asset disponibili. La società svolge servizi integrati urbani di business e di servizio alla collettività, coordina la manutenzione di aree ed edifici ad uso pubblico e privato;

    a queste si aggiungono 61 società controllate indirettamente, la maggior parte delle quali all'estero;

    tuttavia, sorgono dubbi sulla modalità di privatizzazione di Ferrovie dello Stato italiane e delle sue controllate che verrà scelta;

    una privatizzazione delle società controllate da Ferrovie dello Stato italiane avrebbe delle inevitabili ricadute sul diritto alla mobilità dei cittadini, sulla sicurezza degli spostamenti e sul compito dello Stato di rispettare gli obblighi legati al servizio universale;

    nel Forum Ambrosetti svoltosi a Cernobbio il 2 settembre 2017 l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato italiane, Renato Mazzoncini, ha annunciato che il nuovo piano industriale del gruppo Ferrovie dello Stato italiane che verrà presentato entro la fine del mese di settembre 2017, avrà tra gli elementi strategici caratterizzanti del nuovo piano, lo studio per la quotazione in borsa;

    è indubbio che le logiche di mercato rischierebbero di ledere ulteriormente i servizi meno profittevoli quali il trasporto regionale e locale e rendere ancora più onerosi per lo Stato i necessari interventi di ammodernamento ed elettrificazione della rete esistente;

    nel territorio del comune di Milano sono presenti le aree di sette scali ferroviari parzialmente dismessi (Farini, Greco, Lambrate, Porta Romana, Rogoredo, Porta Genova e San Cristoforo) che rientrano tra i beni immobili trasferiti all'ente Ferrovie dello Stato italiane, ricevuti originariamente in concessione per lo svolgimento del servizio ferroviario e non per altre finalità;

    la Società Fs sistemi urbani (FSSU) controllata al 100 per cento da Ferrovie dello Stato italiane, è preposta alla valorizzazione immobiliare delle sette aree dismesse e di tutte le aree non più utilizzate per il servizio ferroviario dell'intero Paese;

    il percorso di recupero degli scali ferroviari milanesi ha avuto avvio nel 2005;

    in data 27 luglio 2007 (successivamente integrato in data 18 luglio 2008) è stato promosso dal comune di Milano, con Ferrovie dello Stato spa e regione Lombardia, l'accordo di programma (AdP) per la trasformazione urbanistica delle aree denominate «scalo Farini, scalo Romano, scalo e stazione di Porta Genova, scalo basso di Lambrate, parte degli scali Greco-Breda e Rogoredo, aree ferroviarie San Cristoforo», correlato al potenziamento del sistema ferroviario milanese;

    il gruppo Ferrovie dello Stato si impegnava a reinvestire le plusvalenze della valorizzazione immobiliare delle aree in interventi infrastrutturali per il potenziamento del sistema ferroviario milanese, da approfondire in sede di accordo di programma;

    nel dicembre 2015 l'accordo di programma sulla riqualificazione degli scali ferroviari milanesi decade integralmente a seguito della mancata ratifica da parte del consiglio comunale di Milano;

    nel novembre 2016 il consiglio comunale di Milano con delibera n. 44 del 14 novembre 2016 ha approvato le linee di indirizzo in merito alla trasformazione urbanistica delle aree ferroviarie dismesse funzionale alla stesura del nuovo accordo di programma (AdP) fra comune di Milano e Ferrovie dello Stato italiane spa;

    nelle premesse della citata delibera vengono chiaramente fatti propri i contenuti dell'ipotesi di accordo sottoscritto nel 2015 rigettato dal precedente consiglio comunale;

    nel precedente accordo di programma rigettato sono rigidamente definite quantità, volumetrie, e destinazioni d'uso per ciascuno scalo ferroviario ed eventuale ritorno al comune di Milano di solo il 50 per cento delle plusvalenze di Ferrovie dello Stato italiane;

    come risulta da un articolo pubblicato su ArcipelagoMilano, «Scali ferroviari conti alla mano», la ripartizione delle plusvalenze appare nettamente sproporzionata tra quelle destinate alle casse di FSSU (1 miliardo di euro) e quelle che verranno incassate dal comune di Milano (90 milioni di euro);

    il 13 luglio 2017 il consiglio comunale di Milano ha ratificato il nuovo accordo di programma sottoscritto tra comune di Milano, regione Lombardia, Ferrovie dello Stato italiane con Rete Ferroviaria Italiana e Fs Sistemi Urbani e Savills Investments Management Sgr (proprietaria di una porzione di area all'interno dello scalo Farini) per la riqualificazione dei sette scali ferroviari dismessi, che insieme occupano una superficie di 1.250 mila metri quadrati;

    l'accordo ratificato dal consiglio comunale prevede `un indice di edificabilità medio dello 0,65, almeno il 30 per cento (di cui 40 per cento in locazione) del costruito sarà destinato ad housing sociale ed edilizia convenzionata ordinaria, mentre il restante 70 per cento delle volumetrie complessive sarà destinato a edilizia libera e funzioni non residenziali secondo l'aleatorietà degli «orientamenti» e delle «vocazioni» previste nell'accordo;

    gli investimenti legati all'urbanizzazione delle aree ammontano a 214 milioni di euro: 133 milioni sono gli oneri di urbanizzazione stimati, 81 milioni gli extraoneri destinati alla realizzazione di opere di accessibilità e riconnessione delle aree;

    in vista della propria quotazione in borsa, è evidente come l'interesse di FSSU sia finalizzato a vedere riconosciute le volumetrie degli scali ferroviari milanesi a scapito della realizzazione degli interventi sulle aree stesse,

impegna il Governo

a non intraprendere l'operazione di privatizzazione delle società controllate dal gruppo Ferrovie dello Stato italiane, salvaguardando il patrimonio, la sicurezza, il servizio pubblico e i posti di lavoro dei dipendenti del gruppo.
(7-01340) «Carinelli, Dell'Orco, De Lorenzis».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la coltivazione del riso nell'Unione europea, nonostante rappresenti soltanto lo 0,4 per cento, della produzione agricola complessiva, riveste un ruolo determinante nel panorama agroalimentare comunitario, con l'Italia in primo piano, sia in termini di rappresentatività produttiva (240 mila ettari seminati su 465 mila coltivati in Europa) che in termini imprenditoriali (oltre 4.500 aziende produttive);

    al riguardo, la concentrazione territoriale relativa alla gran parte della produzione risicola, si concentra in un'area situata tra la regione Piemonte e la regione Lombardia, dove si riscontra un sistema produttivo locale che assume i connotati di distretto agro-industriale;

    nel territorio piemontese in particolare, in cui prosegue il processo di concentrazione delle aziende (oltre 2 mila) e delle superfici a riso, localizzate principalmente tra le province di Novara e di Vercelli (nelle cui aree si coltiva il 50 per cento della produzione italiana), gli incrementi dimensionali ed i livelli produttivi e di specializzazione, di alta qualità, continuano a rappresentare un'importantissima caratteristica del riso, rendendolo unico nel quadro dell'agricoltura non soltanto italiana e ponendolo in una condizione di primario interesse in vista dei futuri sviluppi della politica agricola comune;

    la risicoltura a Novara, ha intrapreso da tempo, una direzione della specializzazione colturale, come avviene peraltro in altri comparti produttivi, quale, ad esempio, quello dell'olio d'oliva, assumendo nel corso dei decenni, una valenza storica, sociale e culturale a livello nazionale di rilevante prestigio;

    in ambito territoriale, la provincia di Novara riveste una posizione centrale sia sotto il profilo geografico, che come snodo delle grandi infrastrutture di trasporto, finalizzate a sostenere la crescita e la competitività dell'economia risicola regionale nel contesto nazionale, attraverso la presenza di un numero importante di aziende di dimensioni medio-grandi, anche in virtù delle pregiate valenze paesaggistiche ed ambientali;

    le recenti iniziative del Governo, volte a rafforzare i livelli di protezione della produzione agroalimentare, in particolare nei confronti del riso, attraverso l'introduzione dell'obbligatorietà dell'etichettatura, per garantire un sistema trasparente attraverso la tracciabilità e la massima informazione di consumatori, anche al fine di contrastare la concorrenza sleale proveniente in particolare dai Paesi asiatici, accrescono le esigenze e gli stimoli a potenziare il sistema risicolo italiano, attraverso un quadro d'interventi organico volto alla promozione della cultura e della coltura del riso italiano, ed in particolare piemontese, nel mondo,

impegna il Governo

ad assumere iniziative volte all'istituzione di una agenzia ad hoc, con sede nella città di Novara, quale territorio in ambito nazionale con la più alta e prestigiosa vocazione risicola, in considerazione dei piani intrapresi per difendere l'importante filiera agricola, tenuto conto del livello qualitativo e del successo che il riso italiano, e in modo particolare quello piemontese; attraverso le sue caratteristiche peculiari riscuote in Europa e nel mondo.
(7-01339) «Falcone».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FALCONE e OLIVERIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   all'inizio del mese di settembre 2017 l'agenzia doganale cinese responsabile di ispezioni e quarantena ha annunciato di aver bloccato le importazioni di formaggi erborinati e muffettati dall'Unione europea;

   nel mirino delle autorità doganali cinesi sono finiti tutti quei formaggi madein Unione europea classificati per l'appunto come erborinati e muffettati, perché prodotti attraverso la fermentazione di determinati ceppi batterici. Non solo il Gorgonzola e il Taleggio ma anche specialità francesi come il Roquefort e il Camembert vengono bloccati alla frontiera;

   la normativa sanitaria cinese, infatti, prevede che vengano importati cibi prodotti solo con alcuni ceppi di batteri, tra cui non sono previsti quelli più comuni utilizzati tradizionalmente per i formaggi europei, ma fino a settembre 2017 la norma è stata applicata in modo flessibile proprio per consentire l'importazione dei citati formaggi, sempre più apprezzati dai consumatori cinesi (secondo dati di Coldiretti sono circa 15 mila i chili di Gorgonzola consumati nel 2016 dai cittadini cinesi);

   il blocco delle importazioni, tra l'altro, arriva a pochi mesi dal raggiungimento di un accordo tra Unione europea e Cina per il riconoscimento e la valorizzazione di 100 dop europee, tra cui diverse specialità casearie, e la decisione accentua quindi le perplessità dell'Unione europea;

   la Cina, tramite il Ministero del commercio, nega ogni ingerenza politica, facendo rimbalzare le responsabilità sull'Aqsiq, organo competente e autonomo in materia di ispezioni e quarantena;

   dietro questo improvviso inasprimento nell'applicazione delle norme sull’import di formaggi dall'Unione europea potrebbero in realtà nascondersi complesse ragioni di natura commerciale. A trarre vantaggio da questa situazione potrebbero essere i formaggi prodotti in altri Paesi, come i finti gorgonzola e taleggio made in Usa o in Nuova Zelanda, le imitazioni del cosiddetto «Italian sounding», che danneggiano le esportazioni italiane nel settore agroalimentare per una cifra stimata in 60 miliardi di euro l'anno;

   la manovra improvvisa delle autorità di Pechino mette a rischio un mercato molto promettente per i formaggi italiani. L'export italiano in Cina è, infatti, in costante crescita, come emerge dai dati elaborati da Assolatte: solo tra 2015 e 2016 le vendite sono aumentate del 42 per cento, arrivando a 2650 tonnellate, e nel primo quadrimestre del 2017 hanno registrato un ulteriore balzo in avanti del 34 per cento –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per risolvere al più presto la situazione descritta in premessa, che rappresenta un grave danno d'immagine, oltre che economico, per i produttori italiani ed europei di formaggi erborinati e muffettati.
(5-12193)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANNINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 48 della legge 11 agosto 2017, n. 16 — recante «Disposizioni programmatiche e correttive per l'anno 2017. Legge di stabilità regionale. Stralcio I», pubblicata sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana (p. I) n. 35 del 25 agosto 2017 (n. 29) — la regione siciliana ha introdotto delle modifiche inerenti alla pianificazione paesaggistica;

   la sopra citata disposizione stabilisce, al comma 1, che «i Piani Paesaggistici Territoriali, nell'individuare le specifiche aree di tutela e predisporre le correlate prescrizioni d'uso, nel rispetto dei principi di cui all'articolo 143 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, devono prevedere la possibilità che le opere di pubblica utilità, realizzate da enti pubblici o società concessionarie di servizi pubblici e con esclusione dell'impiantistica di trattamento dei rifiuti comprese le discariche, siano realizzabili, previa specifica valutazione da effettuarsi caso per caso della concreta compatibilità con i valori paesaggistici oggetto di protezione, considerando nel complesso del progetto anche le possibili soluzioni in grado di ridurre, compensare o eliminare le eventuali incompatibilità.»;

   il comma 2 del medesimo articolo dispone, poi, che «la procedura di valutazione è avviata con istanza avanzata dal proponente l'opera all'Assessorato regionale dei beni culturali e dell'identità siciliana. La valutazione si conclude entro trenta giorni dalla presentazione dell'istanza ed è espressa con delibera della Giunta regionale, su proposta dell'Assessore regionale per i beni culturali e l'identità siciliana»;

   il comma 3, infine, stabilisce che «le opere di cui al comma 1 nonché le attività estrattive che, prima della data di adozione dei singoli Piani Paesaggistici Territoriali, abbiano già ricevuto nulla osta, pareri favorevoli o autorizzazioni comunque denominate da parte di una Amministrazione regionale o locale competente in materia di tutela paesaggistico territoriale ai sensi del decreto legislativo n. 42/2004, ovvero per le quali la Regione abbia già rilasciato atti di intesa allo Stato, possono essere realizzate nel rispetto dei tempi, delle forme e delle modalità ivi previste, senza ulteriori valutazioni»;

   le finalità sottese e suddette modifiche non sembrano, tuttavia, essere in linea con l'esigenza, costituzionalmente garantita, di salvaguardia e di tutela del paesaggio; pur essendo contemplata una previa specifica valutazione da effettuarsi caso per caso della concreta compatibilità con i valori paesaggistici oggetto di protezione, la previsione della possibilità che un progetto relativo alla reali azione di opere di pubblica utilità possa includere delle soluzioni che di fatto sono idonee superare eventuali incompatibilità — anche laddove queste ultime risultino insanabili — appare all'interrogante foriera di abusi e suscettibile di violazioni, anche tacite, della vigente disciplina in materia di pianificazione paesaggistica –:

   se il Governo non ritenga di promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, in relazione al richiamato articolo 48 della legge 11 agosto 2017, n. 16, che, ad avviso dell'interrogante, si pone in contrasto con il principio di tutela del paesaggio così come enucleato all'articolo 9 della Costituzione.
(4-17809)


   AMODDIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 17, lettera f), dello statuto della regione siciliana consente all'Assemblea regionale di legiferare in materia di «rapporti di lavoro, previdenza ed assistenza sociale»; la legge della regione siciliana n. 1 del 1984, ha disciplinato le competenze e gli organi dei consorzi per le aree di sviluppo industriale e per i nuclei di industrializzazione della Sicilia (Consorzi ASI), configurandoli come «enti di diritto pubblico non economici sottoposti alla vigilanza e tutela dell'Assessore regionale per l'industria», ed ha demandato ai Consorzi Asi la potestà di adottare «nuovi regolamenti organici del personale adeguati alla normativa regionale, sulla base di apposito regolamento-tipo predisposto dall'Assessore regionale per l'industria» (articolo 37);

   l'articolo 8, comma 1, della legge della regione siciliana n. 21 del 2014 (legge di stabilità regionale) sancisce il divieto di erogare il trattamento pensionistico, di natura sostitutiva, già maturato e goduto dal lavoratore grazie alla normativa regionale, sino alla emanazione di una legge, statale o regionale, che ne definisca l'ambito di applicazione, i presupposti, l'entità e la relativa copertura a carico dei rispettivi bilanci; i dipendenti del Consorzio Asi in pensione percepivano sino all'emanazione della menzionata legge una pensione integrativa erogata dal Consorzio Asi in base alle previsioni del regolamento interno adottato da ciascun consorzio;

   la legge della regione siciliana n. 8 del 2012 (costituzione dell'istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive), allo scopo di promuovere l'insediamento delle imprese nelle aree destinate allo svolgimento di attività produttive, ha dato impulso alla creazione dell'Irsap e soppresso e posto in liquidazione i consorzi Asi, secondo le fasi scandite dall'articolo 19 del a citata legge che prevede ultimata la procedura entro 180 giorni; in sede d'interpretazione autentica (articolo 64, comma 1, primo periodo, della legge della regione, siciliana 15 maggio 2013, n. 9), il legislatore regionale ha specificato che i Consorzi Asi, transitati nella gestione separata presso l'Irsap, «mantengono la propria originaria autonoma personalità giuridica», finché l'assessore regionale per le attività produttive, di concerto con l'assessore regionale per l'economia, non attesti con decreto la chiusura delle operazioni di liquidazione;

   la legge interpretativa ripropone la netta distinzione delle masse patrimoniali delle gestioni separate dei Consorzi Asi e dell'Irsap: «In nessun caso è consentito che le singole posizioni debitorie dei soppressi Consorzi Asi transitino all'IRSAP ovvero nel bilancio della regione» (articolo 64, comma 1, ultimo periodo, della legge regionale n. 9 del 2013);

   sulla questione è intervenuta la Corte costituzionale con la sentenza n. 45 del 2016 che ha affermato: «Il presupposto interpretativo che accomuna le molteplici censure si rivela, nondimeno, erroneo. Il divieto di erogare trattamenti di previdenza e quiescenza integrativi o sostitutivi in assenza di una espressa previsione legislativa regionale e/o statale che ne definisca l'ambito di applicazione, i presupposti, l'entità e la relativa copertura a carico dei rispettivi bilanci, non sospende i diritti previdenziali dei dipendenti dei Consorzi ASI in maniera indiscriminata, ma li pone in connessione con un fondamento normativo, che ne determini i presupposti, gli importi, la copertura finanziaria. Da questa disciplina si evince che i diritti vantati dai titolari di trattamenti previdenziali sostitutivi e integrativi riflettono la natura pubblicistica dei consorzi. La disciplina della liquidazione dei Consorzi ASI, pur modulando con caratteri peculiari i rapporti tra i Consorzi soppressi, le gestioni separate dei Consorzi e l'IRSAP, non soltanto non ha scalfito il fondamento normativo prima indicato, ma lo assume come presupposto. Tale prospettiva sistematica fuga ogni dubbio sul fondamento normativo che, per i Consorzi ASI, assiste l'erogazione dei trattamenti previdenziali. Rimane ferma la necessità, già affermata dal legislatore, di garantire adeguatamente la copertura finanziaria»;

   esistono numerose pronunce di merito dei tribunali, civili, sezione lavoro, che hanno statuito il diritto dei dipendenti Asi in pensione di percepire la cosiddetta «pensione integrativa»; nonostante il pronunciamento della Corte costituzionale e dei giudici di merito, i dipendenti del Consorzio Asi in pensione non percepiscono la pensione integrativa dal 2014 –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere affinché non prosegua la lesione del diritto dei dipendenti dei Consorzi Asi della regione siciliana a percepire la pensione integrativa.
(4-17821)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE LORENZIS. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 marzo 2015, è stata presentata dall'Enac istanza per l'avvio della procedura di valutazione d'impatto ambientale concernente la realizzazione dell’«Aeroporto di Firenze — Master Plan aeroportuale 2014-2029» e, in data 2 dicembre 2016, la commissione incaricata ha reso parere favorevole (recante il n. 2235/2016) nell'ambito della procedura di valutazione di impatto ambientale. A tutt'oggi il relativo decreto di valutazione di impatto ambientale non è stato emanato;

   sulla mancata pubblicazione e nel merito delle numerose ed impegnative prescrizioni l'interrogante ha presentato l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-10974, cui non è stata data ancora nessuna risposta;

   già in merito al progetto relativo al piano generale di sviluppo dell'aeroporto Amerigo Vespucci di Firenze (per la realizzazione della vecchia pista 05/23), il decreto DEC/VIA/2003/0676 (pagina 17) impone la seguente prescrizione di cui alla lettera e): «in considerazione di possibili eventi incidentali connessi al traffico aereo con eventuali interferenze sull'autostrada Firenze-Mare (peraltro già avvenuti in passato) il proponente dovrà subordinatamente allo studio di rischio e previo accordo con la società Autostrade provvedere alla realizzazione dell'interramento completo con copertura completa a livello di campagna, mediante di tunnel artificiale di adeguata lunghezza, del tratto autostradale in direzione dell'asse della pista atterraggi/decollo dell'aeroporto», in attuazione, proprio per la sua rilevanza, del principio di precauzione e della sicurezza dei terzi;

   sulle verifiche di ottemperanza alle prescrizioni imposte sopra richiamate l'interrogante ha presentato l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-11778, cui non è stata data ancora nessuna risposta;

   il citato decreto è stato tuttavia impugnato il 3 marzo 2004, con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, dalla società Aeroporto di Firenze (ADF). Si è appreso da una comunicazione del 19 luglio 2017 del segretariato della Presidenza della Repubblica che risulta agli atti un decreto decisorio su detto ricorso straordinario firmato dal Capo dello Stato il 5 giugno 2012 contestualmente restituito al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, cui residua, a norma delle leggi vigenti, l'adozione di ogni conseguente provvedimento;

   occorre pertanto comprendere se detto decreto presidenziale abbia confermato o meno la validità e l'efficacia del decreto ministeriale oggetto di ricorso. In caso di permanente validità ed efficacia dello stesso, si impone il rispetto e l'ottemperanza alle prescrizioni imposte;

   questo, secondo l'interrogante, incide direttamente sul destino del nuovo progetto dell'Aeroporto di Firenze e sulla collocazione della nuova pista specie sotto il profilo della compatibilità e della sicurezza volo dei terzi sorvolati e trasportati sia rispetto al previsto progetto del nuovo stadio della Fiorentina sia rispetto alla necessità di liberare lo spazio per la realizzazione della cittadella viola tanto da implicare lo spostamento anche del mercato ortofrutticolo (Mercafir) verso l'area di Castello di proprietà dell'Unipol;

   al riguardo, si apprende da fonti di stampa (La Repubblica Firenze del 30 agosto 2017, «Senza la nuova pista Mercafir resta dov'è», di I. Ciuti) che, a fronte di novità nei piani di realizzazione dell'aeroporto, con una nuova pista quasi parallela all'A11, non vi sarebbe alcuna interferenza con lo stadio;

   nelle more è entrato in vigore il decreto legislativo 16 giugno 2017, n. 104, di attuazione della direttiva 2014/52/UE del Parlamento europeo del Consiglio, concernente nuove regole sulla valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati;

   dalla fonte di stampa già citata si apprende altresì che Enac, il proponente, ha già da presentato richiesta di aderire alla nuova normativa –:

   quale esito abbia avuto il ricorso presentato dalla società aeroporto di Firenze, in relazione al decreto DEC/VIA/2003/0676 e quali siano stati gli adempimenti conseguenti assunti dal Ministero;

   se il Governo possa fornire elementi circa le novità inerenti al progetto di realizzazione dell'aeroporto di Firenze e le conseguenze sullo stadio e su Mercafir;

   se il Governo, alla luce del disposto di cui all'articolo 23, comma 2, del decreto legislativo 16 giugno 2017, n. 104, intenda chiarire se il procedimento in corso resti disciplinato dalla normativa previgente, oppure trovi applicazione al procedimento in corso la disciplina recata dalla nuova normativa, precisando se corrisponda al vero che Enac abbia presentato relativa istanza.
(5-12184)


   PILI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 28 agosto 2017 si è sviluppato all'interno della discarica Villaservice di Villacidro un rilevante e grave incendio che ha generato nell'intera area una nube tossica che ha reso irrespirabile l'aria di gran parte del comprensorio industriale del medio Campidano interessando in modo rilevante il centro abitato di Villacidro;

   si è chiarissimamente trattato di una nube tossica, considerato che la discarica di rifiuti non tratta sostanze destinate allo smaltimento attraverso bruciamento;

   si è dinanzi ad un gravissimo inquinamento atmosferico, in quanto risulta alterata l'atmosfera terrestre, in seguito all'immissione in aria di agenti fisici, chimici e biologici modificanti le caratteristiche naturali atmosferiche, potendo causare un effetto dannoso su esseri viventi e ambiente;

   gli inquinanti hanno un ruolo in molte patologie. Per quello che riguarda l'inquinamento atmosferico, le più studiate patologie sono quelle a carico dell'apparato polmonare, cardiocircolatorio e del sistema immunitario; tra le tante: tumori, disturbi del sistema immunitario, allergie, asma. Tra le principali fonti di rilascio di inquinanti nell'atmosfera si annoverano gli impianti chimici industriali, gli inceneritori, i motori a scoppio degli autoveicoli, le combustioni in genere;

   con un censurabile comunicato divulgato da un asserito addetto stampa della Villaservice, che sarebbe stato contrattualizzato con modalità del tutto arbitrarie e fortemente discutibili, si tentava di sminuire e smentire cause ed effetti dello stesso gravissimo incendio;

   il tentativo grave, sul piano deontologico, di fornire notizie che appaiono destituite di fondamento e non supportate da alcun riscontro certo ha impedito alla popolazione di avere notizie veritiere sull'accaduto negando le indicazioni sulle precauzioni da adottare durante l'emergenza ambientale;

   a garantire l'intervento immediato e competente sul luogo dell'incendio sono i vigili del fuoco del distaccamento di Sanluri che varcano i cancelli della Villaservice quando sono appena scoccate le 6 del mattino;

   i vigili del fuoco si occupano di mettere al sicuro le persone e poi i beni e infine spengono le fiamme;

   due dipendenti della Villaservice, con l'aiuto della «spingarda», provano a limitare le fiamme con scarsissimo esito;

   un altro operaio con un fuoristrada perlustra la parte superiore del secondo modulo dove vengono stoccati i rifiuti;

   il capo squadra dei vigili del fuoco, dopo un breve sopralluogo, ordina lo spostamento di tre rotoli di tubo in polietilene, per evitare che vengano distrutti dalle fiamme, e dispone successivamente il posizionamento del proprio mezzo antincendio;

   il pericolo più rilevante è dato dalle fiamme che potrebbero crearsi un varco all'interno della discarica, con delle conseguenze probabilmente peggiori, a causa delle sacche di gas contenute all'interno dell'immenso cumulo di rifiuti;

   sul posto giungono un escavatore e una pala meccanica: serviranno a smassare i rifiuti e ricoprirli di terra;

   il responsabile della squadra di emergenza della Villaservice, arrivato molto dopo, rimprovera un operaio: «Mi dovevate chiamare prima»;

   per ore dipendenti e vigili lavorano incessantemente per contenere le fiamme e verso le 8,30 del mattino vengono sedate le fiamme, nonostante l'atmosfera sia gravemente inquinata dalla nube tossica –:

   se non intendano, per quanto di competenza, effettuare verifiche circa la gravità dell'accaduto e le possibili conseguenze sulla popolazione;

   se non intendano assumere iniziative per verificare, per quanto di competenza, le procedure adottate dalla Villaservice nell'evento e se queste siano state corrette;

   se siano state misurate e accertate le conseguenze sui cittadini e operatori in conseguenza dei fumi certamente tossici dell'incendio che hanno ricoperto per chilometri la zona attorno alla discarica;

   se non si intendano assumere iniziative per disciplinare le modalità di selezione della società che svolgono attività di comunicazione, tenendo conto dell'esigenza di garantire il rispetto di determinati canoni deontologici in caso di tali eventi.
(5-12186)


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nella regione Basilicata sono anni che viene denunciata la presenza di acque reflue nel torrente Salandrella che si estende per chilometri, tra San Mauro e Salandra (Matera), e diventa fiume Cavone;

   nello specifico, per tutto il corso del torrente è evidente la presenza di sostanze liquide estranee al fiume di colore rosso. Lungo il torrente è stata anche individuata una tubatura di scarico dalla quale scorrono tali acque rosse;

   enti accreditati hanno compiuto delle analisi delle acque e, in particolare, dei liquidi rossastri in questione, individuando negli stessi un elevato carico di metalli pesanti nonché tracce di idrocarburi;

   sebbene non vi siano industrie nella zona circostante al torrente, a monte dello stesso vi sono dei vecchi pozzi di gas dell'Eni, nonché vasche dove venivano trattati i fanghi;

   i fatti in questione sono stati anche recentemente denunciati dalla nota trasmissione televisiva «Striscia la Notizia»;

   pertanto, sembra assurdo che, ad oggi, la situazione del torrente Salandrella continui ad essere quella descritta, in assenza di un urgente intervento da parte delle autorità competenti per risanare tali acque, considerando la presenza di liquidi di scarico;

   è fatto notorio che in Basilicata, a causa degli sversamenti inquinanti dei siti di estrazione del petrolio, si è da tempo, già in presenza di un vero e proprio disastro ambientale;

   tra i molteplici avvenimenti relativi a gravi contaminazioni del territorio lucano, solo due anni fa l'azienda di Stato incaricata per le attività di smantellamento del sito Itrec di Rotondella, rinveniva sostanze inquinanti nelle acque di falda superficiali all'interno del perimetro dello stabilimento, come cromo esavalente, idrocarburi, ferro e trielina. Al riguardo, è inammissibile che, ad oggi, non sia cambiato nulla rispetto alla presenza di tali sostanze, come dimostrano le analisi condotte dall'Arpab in un documento datato 1° settembre 2017;

   si ritiene necessario adottare immediati ed idonei provvedimenti di bonifica in Basilicata per contrastare ogni fenomeno inquinante. È a rischio la salute dei cittadini. Sul punto, si ricorda che, in tale regione è già stato registrato un allarmante aumento di malattie umorali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dello stato del torrente Salandrella e se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare urgentemente per il risanamento dello stesso;

   se e quali iniziative siano state adottate ad oggi per riparare al disastro ambientale determinatosi in Basilicata, in particolare, generato dalle attività concernenti l'estrazione del petrolio.
(5-12187)


   GAGNARLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 28 agosto 2017, l'Ispra, l'Istituto per la ricerca e la protezione ambientale, ha inviato una nota alle regioni finalizzata a limitare la caccia su tutto il territorio nazionale, in particolare nelle aree interessate da incendi e condizioni climatiche estreme nel corso della stagione estiva;

   l'Ispra, nella nota, spiega che «seguendo il principio di precauzione in occasione della prossima apertura della stagione venatoria, vanno assunti provvedimenti cautelativi atti a evitare che le popolazioni in condizioni di particolare vulnerabilità possano subire danni»;

   nello specifico, secondo quanto previsto dalla legge n. 157 del 1992, articolo 19, comma 1, l'Istituto consiglia di adottare alcune misure per limitare la caccia di addestramento e la caccia agli uccelli acquatici e alle specie stanziali;

   l'esercizio dell'attività venatoria a carico di alcune specie, infatti, può rappresentare un ulteriore motivo di aggravamento delle condizioni demografiche delle popolazioni interessate, non solo nelle aree percorse dagli incendi, ma anche nei settori limitrofi e interclusi, soprattutto quando l'azione del fuoco ha interessato percentuali importanti di un'area (oltre il 30 per cento) e quando gli incendi si sono succeduti nell'arco degli ultimi anni negli stessi comprensori;

   alla luce di tale nota, diverse associazioni ambientaliste hanno fatto appello alle regioni affinché limitassero, in particolare, le preaperture della stagione venatoria, previste per i primi giorni del mese di settembre;

   se regioni come l'Umbria hanno in parte accolto tale invito, limitando gli orari di caccia nel weekend di preapertura del 2 e 3 settembre, altre regioni, come la Sicilia, sono sembrate sorde all'appello dell'Istituto, confermando orari e date a dispetto del pericolo evidente arrecato all'avifauna, tanto da costringere le associazioni ambientaliste ad un'azione di diffida nei confronti del presidente della citata regione siciliana –:

   se, in base a quanto esposto in premessa, non intenda rafforzare le iniziative volte a limitare il più possibile l'attività venatoria a ridosso di una stagione estiva nella quale, in diverse regioni, le specie selvatiche sono state messe a dura prova da siccità e incendi.
(5-12192)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NASTRI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'incendio di vaste proporzioni che, dall'alba del 6 settembre 2017, si è sviluppato all'interno dell'azienda Eredi Bertè di Mortara, in provincia di Pavia, che si occupa, del recupero e dello smaltimento di rifiuti pericolosi e non, ripropone a giudizio dell'interrogante, l'importante questione relativa alla tutela e alla salvaguardia delle aree urbane all'interno delle quali sono presenti stabilimenti industriali producono sostanze tossiche in grado di causare gravi effetti d'inquinamento ambientale;

   lo stabilimento in questione al riguardo, che è interessato anche dalla commercializzazione di rottami ferrosi, della gestione di piazzole ecologiche, di autodemolizioni e di bonifiche di aree inquinate, a causa dell'eterogeneità dei materiali coinvolti dall'incendio, ha provocato l'emissione nell'aria di diossina, con comprensibile preoccupazione per l'ambiente e per la salute dei residenti;

   le fiamme all'interno del sito industriale, sebbene siano state domate dai vigili del fuoco, secondo quanto risulta dagli organi di stampa, continuano a covare sotto la grande massa di detriti accumulati ed è facile prevedere che per estinguerli del tutto servirà diverso tempo, come si evince anche dalla colonna di fumo visibile a decine di chilometri di distanza;

   l'intera popolazione interessata e presente all'interno della zona industriale di Mortara, attraverso le ordinanze dei sindaci di tutti i comuni confinanti e anche di Vigevano è stata invitata a non uscire dalle proprie abitazioni e a non raccogliere e consumare i prodotti dell'orto, almeno per il momento, in attesa di conoscere i risultati delle analisi eseguite dall'Arpa, a conferma della gravità dell'accaduto, che ha coinvolto anche parte della comunità del novarese;

   a giudizio dell'interrogante, in considerazione di quanto esposto, risulta urgente e indifferibile, oltre ad un naturale avvio delle indagini per comprendere le cause dell'incendio, conoscere fra l'altro quali siano le misure di prevenzione e le risorse all'uopo attualmente vigenti, al fine di garantire adeguati interventi previsti dalle autorità di vigilanza e d'intervento, nel caso di situazioni come quella sopra descritta –:

   quali orientamenti il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se, in considerazione della gravità dell'incendio accaduto all'interno dello stabilimento di rifiuti di Mortara, che con ogni probabilità ha causato un disastro ambientale, non ritenga urgente e necessario assumere iniziative normative volte a prevedere adeguate risorse finanziarie, che permettano di incrementare i sistemi di controllo e di monitoraggio dei siti industriali presenti sul territorio nazionale, che producono sostanze tossiche ad elevato rischio di inquinamento per le popolazioni limitrofe e per l'ambiente.
(4-17815)


   VILLAROSA, DALL'OSSO, BRUGNEROTTO, D'INCÀ, SILVIA GIORDANO, CASO, MARZANA, CANCELLERI, LUIGI GALLO, BRESCIA, L'ABBATE, GALLINELLA, PARENTELA, DELL'ORCO, CARINELLI, MICILLO, DAGA, DE ROSA, GAGNARLI, SPESSOTTO, DE LORENZIS, LIUZZI, PAOLO NICOLÒ ROMANO, NICOLA BIANCHI e AGOSTINELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Mazzarrà S. Andrea è stato sciolto per infiltrazioni mafiose della cosiddetta cosca dei «Mazzaroti» e si è insediata una commissione straordinaria prefettizia nell'ottobre 2015;

   la società Tirreno Ambiente spa, al centro di diverse inchieste giudiziarie in particolare le operazioni «Riciclo», «Vivaio» e «Gotha», è stata messa in liquidazione come si evince da un articolo della Gazzetta del Sud del 27 febbraio 2017;

   come già evidenziato nell'interpellanza urgente n. 2-01794 pare che ancora non sia stato attivato il progetto di chiusura della discarica e la società, in crisi finanziaria, non può permettersi una corretta gestione della discarica medesima, in particolare delle attività di raccolta e di smaltimento del percolato che già ad aprile 2017, per 14 giorni (articolo della Gazzetta del Sud del 23 aprile 2017 «Da oggi via libera allo smaltimento del percolato»), è fuoriuscito dalle vasche inquinando l'ecosistema circostante;

   con delibere 167/2017 e 330/2017 la regione siciliana ha stanziato 500.000 euro per il superamento temporaneo dell'emergenza legata al percolato;

   il 22 agosto 2017 all'interno del corpo della discarica si è verificato un incendio che, solo grazie al rapido ed efficace intervento del corpo dei vigili del fuoco ed allo stanziamento in emergenza da parte del comune in dissesto di circa 18.000 euro, non ha creato grossi e gravi danni ambientali (https://www.amnotizie.it);

   oltre alle numerose emergenze ambientali già avvenute si segnala inoltre che i nove lavoratori della TirrenoAmbiente, come si evince da un articolo della Gazzetta del sud del 7 settembre 2017, sono senza stipendio da più di otto mesi ed hanno costituito un presidio di protesta dal 28 agosto 2017;

   l'Ispra nella sua «Relazione preliminare di Valutazione di danno Ambientale» redatta a dicembre 2016 sulla discarica di Mazzarrà S.Andrea accerta grosse problematiche come:

    «fortissime possibilità che la geomembrana in HDPE, utilizzata per l'impermeabilizzazione del fondo di discarica, possa essere interessata da rotture multiple a causa di movimenti orizzontali del corpo di rifiuti e, nei periodi invernali, il fondo della discarica risulta immerso nella falda. Tale elemento è di estrema gravità, e conduce a ritenere certa l'esistenza di una contaminazione in atto che indica nella discarica la sorgente attiva»;

    «Gli esiti delle analisi inducono a ritenere anche al pericolo che tali acque risultino contaminate dal percolato (...) La conclusione prodotta dal Perito sull'ipotesi di uno scenario di contaminazione in un prossimo futuro è particolarmente grave»;

    inoltre, nella relazione si rileva la possibilità che all'interno del corpo della discarica possano trovarli anche rifiuti non autorizzati in quanto «le modalità di realizzazione e gestione della discarica hanno evidenziato, in più episodi, difformità tra quanto previsto nei documenti degli atti formali dovuti e quanto appurato effettivamente nell'attività di rilevamento in campo durante le indagini peritali»;

    «Lo stesso perito il dott. Nicola Dell'Acqua in data 5 novembre 2015, rilevava uno scenario preoccupante, segnatamente in merito alla necessità di interventi urgenti e indifferibili volti ad evitare un incipiente collasso strutturale del corpo dei rifiuti della discarica. Tale gravosa minaccia prelude a disastrose conseguenze non solo in termini ambientali, ma anche per le ricadute economico sociali, considerando che il cedimento strutturale dei rifiuti, riversandosi nel letto del Torrente Mazzarrà, potrebbe innestare, con effetto domino, una serie di disastrosi effetti, trovando impreparati gli Enti locali a uno siffatto scenario catastrofico»;

   l'Ispra nella sua relazione quantifica il costo complessivo per tutti gli interventi di bonifica e chiusura in circa 116.560.000,00 euro, rileva che essendo in presenza di danno ambientale previsto dall'articolo 304 del decreto legislativo n. 152 del 2006 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbe dovuto irrogare una sanzione amministrativa complessiva di 2.538.000 euro (al 20 dicembre 2016) –:

   quali concrete ed importanti iniziative di competenza si intendano assumere, con urgenza, per risolvere definitivamente questa situazione di pericolo scaturente da molteplici fattori legati alla discarica di Mazzarrà che mettono in serio pericolo l'incolumità di tutti gli abitanti e dell'ecosistema dell’hinterland;

   se intendano, per quanto di competenza, attivarsi per chiarire in che modo verranno tutelati i lavoratori che, nonostante gli stipendi arretrati, continuano ancora oggi a svolgere il loro lavoro in discarica evitando ulteriori emergenze;

   se il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda chiarire se e a quale soggetto abbia già irrogato le sanzioni previste ed in che modo il Ministero intenda intervenire, per quanto di competenza, per reperire i 116.560.000 euro necessari per gli interventi di prevenzione e di riparazione.
(4-17817)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SGAMBATO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il 17 dicembre 2014 è stato firmato a Roma, dal commissario straordinario della Reggia di Caserta, dal Soprintendente Speciale per il Patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il polo museale della città di Napoli e della Reggia di Caserta, dal Ministero della difesa e dall'Agenzia del demanio, il progetto di riassegnazione e di restituzione degli spazi del complesso della Reggia alla loro esclusiva destinazione culturale, educativa e museale (ai sensi dell'articolo 3, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2014, n. 106);

   il progetto (cosiddetto «Piano Soragni») al punto 4.3 prevede, tra l'altro, che «l'Archivio di Stato di Caserta è attualmente allocato in un immobile in affitto, il cui contratto di locazione è in attesa di rinnovo (contratto scaduto nel 2014 e non rinnovato perché l'edificio non è a norma);

   la parte meridionale dell'emiciclo vanvitelliano orientale antistante il complesso architettonico della Reggia (ex Caserma Pollio), è stata individuata quale nuova sede dell'Archivio di Stato. Considerato che l'Archivio storico della Real Casa, sul quale l'Archivio di Stato esercita le proprie competenze, è indissolubilmente connesso, al pari della Biblioteca Palatina, al Museo storico della Reggia ed è attualmente allocato al primo piano ammezzato del palazzo, si ritiene opportuno soddisfare le esigenze correlate alla consultazione di tali fondi archivistici (nonché di quelli storicamente correlati al predetto Archivio storico), assegnando all'Archivio di Stato di Caserta alcuni locali (attualmente in consegna all'Aeronautica militare) ubicati nell'angolo sud orientale del piano terreno e del soprastante piano ammezzato, destinando a deposito la parte del piano interrato sottostante»;

   il 7 luglio 2016, il Sottosegretario ai beni e alle attività culturali e del turismo Cesaro, in risposta all'interrogazione 5/08437 ha dichiarato, tra l'altro, che si stava procedendo all'attuazione del progetto di riassegnazione e restituzione degli spazi del complesso della Reggia di Caserta alla loro destinazione culturale ed educativa e museale;

   inoltre, i lavori presso i locali della Reggia sarebbero stati previsti in modo tale da consentire la sistemazione definitiva ed idonea della documentazione nei vari locali di deposito, al fine del rispetto della data ultima di trasloco dell'Archivio di Stato di Caserta entro il 2017;

   nell'aprile 2017 l'Archivio di Stato di Caserta ha spostato i suoi uffici dall'appartamento nel quale è in fitto (dal 1972) all'interno di spazi demaniali della Reggia, anche a seguito dell'approvazione della cosiddetta «legge sulla spendingreview»;

   ad oggi risulta che gli uffici trasferiti non sono ancora dotati di collegamenti internet e, soprattutto, non sono in possesso dei testi facenti parte dell'Archivio di Stato di Caserta (circa 15 chilometri di documenti e i testi della biblioteca) ubicati ancora nella vecchia sede;

   l'11 agosto 2017 è scaduta l'ulteriore proroga per la consegna del progetto di adeguamento degli spazi liberati nella Reggia destinati all'Archivio di Stato di Caserta –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire al fine di:

    a) dare piena applicazione al cosiddetto piano Soragni;

    b) predisporre una sala studi all'interno della Reggia, così da permettere ai cittadini di fruire e consultare, quanto prima, tutte le opere dell'Archivio di Stato di Caserta;

    c) affidare, in attesa del trasloco definitivo, i documenti ancora ubicati presso l'ex sede, ad una società in outsourcing che si occupi momentaneamente della conservazione e della consultazione dei testi, un patrimonio culturale del territorio.
(5-12188)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   BASILIO, CORDA, FRUSONE, RIZZO, TOFALO, MASSIMILIANO BERNINI, COZZOLINO, DAGA, LOREFICE, PARENTELA, ZOLEZZI, GRILLO, LUIGI GALLO, FICO, TERZONI, MICILLO, VIGNAROLI e BUSTO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo pubblicato sul sito dell'USB-Unione sindacale di base, in data 14 luglio 2017, viene prodotto un documento a firma del generale Antonio Ricciardi (comandante del Cutfaa-Comando unità per la tutela forestale, ambientale, agroalimentare dell'Arma dei carabinieri), relativo alle procedure operative per gli interventi in caso di incendi boschivi;

   in tale disposizione di servizio, inviata a tutti i comandi dipendenti, fino a livello di stazione (compresi), si precisava che il personale specializzato del Cutfaa, in caso di intervento durante un incendio boschivo dovrà, tra le altre cose, «fare riferimento per le comunicazioni esclusivamente all'organo preposto 1515 operante», «permanere sul luogo dell'incendio solo se necessario», «intervenire, all'occorrenza, fermo restando le competenze esclusive dei VV.F., per soffocare "piccoli fuochi"»;

   tali disposizioni appaiono fortemente limitative per le possibilità di intervento in caso di incendi boschivi per l'ex personale del Corpo forestale dello Stato, dal 1° gennaio 2017 passati all'Arma dei carabinieri, a seguito del decreto emanato dal Governo;

   peraltro, anche in considerazione delle gravi problematiche e carenze verificatesi durante la stagione estiva 2017 a causa dei numerosi e diffusi incendi sul territorio italiano, tali disposizioni di servizio appaiono come un notevole cambiamento in peggio relativamente alla qualità e all'efficacia di intervento durante un incendio boschivo e contribuiscono fortemente a disperdere il patrimonio di competenze accumulato negli anni dal personale appartenente all'ex Corpo forestale dello Stato, oggi assorbito dall'Arma dei carabinieri –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per verificare e stabilire, di concerto con l'Arma dei carabinieri, le migliori e più efficaci modalità di intervento in caso di incendi boschivi, utilizzando al meglio le notevoli competenze accumulate negli anni dal personale proveniente dall'ex Corpo forestale dello Stato, anche per scongiurare il ripetersi delle gravi disfunzioni operative e delle gravi conseguenze sull'ambiente, sul territorio e sulla popolazione verificatesi durante gli incendi della stagione estiva 2017.
(4-17818)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   PAGANO e BUSIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel corso degli anni, nel nostro Paese, sono stati introdotti alcuni strumenti tributari riguardanti la tassazione sulle transazioni finanziarie e la tassazione sulle multinazionali del web;

   in merito alla tassazione delle transazioni finanziarie, l'articolo 1, commi 491-500, della legge n. 228 del 2012 (legge di stabilità per il 2013) ha introdotto la cosiddetta «Tobin Tax», un'imposta sulle transazioni finanziarie da applicarsi ai trasferimenti di proprietà di azioni ed altri strumenti finanziari partecipativi, alle operazioni su strumenti finanziari derivati ad altri valori mobiliari e alle «operazioni ad alta frequenza»;

   in merito invece alla tassazione delle multinazionali del web, l'articolo 1-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, ossia della manovra correttiva, ha introdotto una procedura di cooperazione e collaborazione rafforzata. Si tratta della cosiddetta Web Tax e riguarda la rottamazione dei debiti tributari delle società del settore telematico non residenti in Italia (che appartengono a multinazionali, ma che hanno stabile organizzazione nel nostro Paese) con ricavi consolidati superiori ad 1 miliardo di euro e che effettuino, in Italia, cessioni di beni e prestazioni di servizi per un ammontare superiore a 50 milioni di euro;

   i soggetti interessati possono chiedere all'Agenzia delle entrate una valutazione della sussistenza dei requisiti che configurano la stabile organizzazione mediante un'istanza finalizzata all'accesso al regime dell'adempimento collaborativo. Qualora l'Agenzia delle entrate ne constati la sussistenza invia al contribuente un invito al fine di definire, in contraddittorio, i debiti tributari della stabile organizzazione;

   in particolare, il comma 6 prevede che a coloro che estinguono i debiti tributari della stabile organizzazione dovuti in base all'accertamento con adesione, le sanzioni amministrative sono ridotte alla metà. Il comma 7 dispone inoltre che in tal caso il reato di omessa dichiarazione (articolo 5 del decreto legislativo n. 74 del 2000) non è punibile;

   la Web tax introdotta, quindi, è solo transitoria e non risolve il problema delle multinazionali che, specie nel settore telematico, trasferiscono i propri ricavi in Paesi a fiscalità privilegiata, pur facendo enormi profitti nel nostro Paese;

   l'Italia, dove il sistema fiscale presenta molte falle in merito ai controlli sui contribuenti stranieri, soprattutto in merito alle autocertificazioni, necessita quindi di una riforma che possa introdurre a regime una web tax in grado di evitare un trattamento di favore a queste multinazionali;

   in questo modo, considerati i profitti dei colossi del web, il fisco potrebbe recuperare importanti risorse ed utilizzare le maggiori entrate fiscali per eliminare la Tobin Tax. Quest'ultima, inserita dal Governo Monti, colpisce le transazioni finanziarie, ma si è rivelata rivelata fallimentare poiché non è riuscita nell'intento di arginare la speculazione finanziaria ed avere, al contempo, maggiori introiti fiscali. La sua eliminazione, invece, potrebbe rendere anche più attrattiva la stessa borsa di Milano in vista del completamento del processo della Brexit –:

   al fine di rendere più equo il sistema fiscale, quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per introdurre, nel nostro ordinamento, una tassazione permanente delle multinazionali del web, in modo da finalizzare le nuove e maggiori entrate anche all'eliminazione della tassazione delle transazioni finanziarie, introdotta dall'articolo 1, commi 491-500, della legge n. 228 del 2012 (legge di stabilità per il 2013), ossia della cosiddetta Tobin Tax.
(4-17814)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLTENI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i sindacati di polizia penitenziaria nel bicentenario dalla costituzione del Corpo, a Roma, hanno indetto una manifestazione per il 19 settembre 2017 per protestare contro l'attuale situazione, più volte denunciata al Ministero della giustizia;

   nello specifico, come risulta dal comunicato stampa congiunto dei sindacati di polizia penitenziaria (Sappe, Osapp, Uilpa, Sinappe, Fns Cisl, Uspp, Fsa-Cnpp e Fp Cgil), chiedono «più sicurezza e adeguati strumenti per garantire l'incolumità dei poliziotti penitenziari, dato l'aumento di aggressioni, colluttazioni e ferimenti tra le sbarre; un adeguato piano di nuove assunzioni di agenti di polizia penitenziaria (sono 8.000 le unità necessarie al corpo); un adeguamento delle risorse per il rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da quasi 10 anni; il ripristino di corrette relazioni sindacali in sede centrale (dap) e presso gli istituti e servizi penitenziari del Paese; una rimodulazione del provvedimento di “riordino delle carriere”»;

   è evidente che le motivazioni riportate nel comunicato stampa appaiono del tutto condivisibili e pienamente fondate, nonché urgenti nella loro risoluzione;

   purtroppo l'incontro avvenuto con il Ministero della giustizia, sui temi sopra riferiti, ha avuto esito negativo e, pertanto, i sindacati della polizia penitenziaria hanno indetto una manifestazione alle ore 9 in piazza Montecitorio per il 19 settembre 2017 –:

   quali iniziative, anche emergenziali, intenda adottare al fine di risolvere tutte le questioni poste dai sindacati di polizia penitenziaria nel recente incontro avvenuto presso il Ministero come sopra evidenziato.
(4-17816)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   FASSINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 31 agosto 2017 i giornali hanno pubblicato la notizia secondo la quale Ryanair avrebbe confermato l'interesse a restare nella partita Alitalia ma solo per rilevare una parte degli asset;

   l'amministratore delegato di Ryanair Michael O'Lear ha dichiarato in una conferenza stampa tenutasi a Londra che per Alitalia è probabile uno «spezzatino» e che Ryanair è interessata «alla flotta» di Alitalia, sia ai velivoli a lungo raggio sia a quelli di corto raggio. Infine, ha dichiarato di avere intenzione di mantenere il brand Alitalia, rilevando «gran parte» del personale, prevalentemente «ingegneri e piloti»;

   Ryanair, secondo quanto riferito dall'agenzia Reuters, dovrebbe proporre l'acquisto di 90 aerei sotto il marchio Alitalia e l'utilizzo di personale esistente nell'ambito della ristrutturazione della compagnia aerea italiana;

   il secondo bando di gara, pubblicato il 1° agosto 2017, firmato proprio dai tre commissari dispone che le manifestazioni d'interesse e le offerte d'acquisto possono essere dirette «alle attività aziendali unitariamente considerate» e questo si chiama «lotto unico», oppure possono essere dirette alle sole «attività aviation» (cioè il «lotto aviation» ) o alle «attività di handling» («lotto Handling»), che comprende i servizi di assistenza a terra a terzi in aeroporto, soprattutto a Fiumicino. Il «lotto aviation», precisa il bando, è composto dalle «attività di trasporto aereo (...) ivi comprese le manutenzioni»;

   questo bando, quindi, non esclude con certezza che vi siano offerte per l'intero perimetro di attività, ma ciò è assai improbabile tenuto conto che finora manifestazioni d'interesse di questa ampiezza non sono state presentate;

   la Cub Trasporti-Acc denuncia anche una ipotesi di ulteriore «spezzatino» nelle attività informatiche di Alitalia o di quanto resta della divisione informatica Az dopo la sua parziale cessione del 2014 ad Ibm;

   i Commissari Az, nonostante abbiano accertato che la decisione di Etihad di imporre l'abbandono di Arco e l'utilizzo di Sabre abbia quintuplicato i costi ed abbattono i livelli qualitativi di servizio allo scalo, non hanno mai messo in discussione la cessione a terzi dell'It Az, né, a quanto risulta all'interrogante, hanno abbandonato l'utilizzo indiscriminato di consulenze ed appalti, nella divisione informatica Az;

   fino ad oggi è stata chiara la posizione ufficiale del Governo Gentiloni che, con il Ministro Delrio in audizione nelle Commissioni riunite trasporti e bilancio alla Camera, aveva escluso «spezzatini» e indicato la volontà del Governo di prorogare il commissariamento e, come extrema ratio, di intervenire nel capitale di Alitalia al fine di preservarne l'unitarietà nella vendita –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare l'intenzione del Governo di escludere «spezzatini», ovvero la possibilità che la compagnia aerea Alitalia venga venduta «a pezzi» a vari acquirenti, e, in tale contesto, se permanga la volontà di intervenire nel capitale di Alitalia per preservare l'unitarietà della vendita.
(4-17810)


   MINARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la questione della continuità territoriale della regione Sicilia è da mesi al centro di una vicenda che ricade negativamente sui fruitori di un servizio che appare essenziale come quello dei collegamenti aerei da e per il territorio dell'Isola;

   la legge di stabilità per il 2016 (legge n. 208 del 28 dicembre 2015) contiene una disposizione (all'articolo 1, comma 486) che prevede, al fine di ridurre i disagi derivanti dalla condizione di insularità della stessa isola, lo stanziamento di 20 milioni di euro;

   la congrua applicazione di questa norma, come accade ad esempio in Sardegna, contribuirebbe notevolmente alla riduzione dei disagi, nonché alla crescita socioeconomica della Sicilia e allo sviluppo ulteriore del settore turistico;

   la norma citata, infatti, favorisce il diritto alla mobilità anche ai passeggeri non residenti, costituisce un elemento fondamentale per sviluppare il sistema del trasporto aereo per la Sicilia e ha, inoltre, importanti ricadute positive dal punto di vista economico-sociale per l'intera regione;

   la scarsa attenzione del Governo e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti rivolta alla questione è stata oggetto di ben 3 atti di sindacato ispettivo da parte dell'interrogante (n. 4/15271, n. 4/13124, n. 4/13426), tutti volti a sollecitare il ripristino delle risorse economiche previste dalla legge di stabilità già dal 2016 esclusivamente, si ribadisce, per la continuità territoriale. Ad avviso dell'interrogante, i fondi disponibili, non sono mai stati utilizzati in modo congruo e corretto dalla regione siciliana;

   al danno dell'errato utilizzo di risorse economiche fondamentali, in un periodo in cui sono notevoli i rincari dei biglietti aerei, si aggiunge la beffa della risposta fatta pervenire dal Governo alle interrogazioni in merito;

   con riferimento all'ultima conferenza di servizi (del 17 maggio 2017), il Governo scrive che «per la possibilità di estendere la continuità territoriale agli aeroporti di Comiso e Trapani si conviene sulla necessità di rinnovare il bando per le tratte di Lampedusa e Pantelleria e di trattare le istanze di Comiso e Trapani in successivi tavoli tecnici», una risposta, a giudizio dell'interrogante, inadeguata ed irrispettosa;

   sono trascorsi quasi due anni da quando un emendamento dell'interrogante alla legge di stabilità 2016 stabiliva che i 20 milioni di euro fossero destinati solo ed esclusivamente alla continuità territoriale siciliana;

   a subire le conseguenze di una situazione inaccettabile sono ancora i cittadini, costretti a comprare, per esempio, un volo da Comiso a Milano o da Trapani a Roma a centinaia di euro o obbligati a pagare un volo dalla Sicilia per la Lombardia più di un volo da Fiumicino per New York –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per fare chiarezza sul corretto e concreto utilizzo delle risorse economiche destinate esclusivamente alla continuità territoriale della regione Sicilia e se non intenda altresì assumere, con la massima urgenza, le opportune iniziative per garantire l'effettiva disponibilità di tutti i fondi destinati a tale scopo, senza attendere ulteriori tavoli tecnici ed evitando che gli stessi fondi siano utilizzati per fini diversi rispetto a quelli stabiliti; se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, assumere iniziative, in collaborazione con la regione, per porre rimedio ad una situazione che rischia di gravare ancora per troppo tempo sulla situazione socio-economica della Sicilia.
(4-17819)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FICO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 2 febbraio 2017 il Governo italiano e quello di riconciliazione nazionale della Libia hanno sottoscritto un Memorandum in materia di contrasto all'immigrazione illegale, lotta al traffico di esseri umani, rafforzamento della sicurezza delle frontiere dei due Paesi;

   in virtù di tale accordo l'Italia si è impegnata a supportare la guardia costiera e la guardia di frontiera libiche, a collaborare per l'adeguamento e il finanziamento dei campi di accoglienza temporanea dei migranti, e a formare il personale che opera nei medesimi centri;

   entro tre mesi dalla firma, le due Parti si sono impegnate a proporre «una visione di cooperazione euro-africana più completa e ampia, per eliminare le cause dell'immigrazione clandestina»;

   all'articolo 5 le Parti si sono impegnate ad applicare il Memorandum nel rispetto degli accordi sui diritti umani e, in caso di controversie interpretative, la soluzione indicata dall'articolo 6 è la trattazione «amichevole per via diplomatica»;

   i recenti dati sui flussi migratori evidenziano che gli sbarchi di migranti sul territorio italiano ad agosto si sono ridotti dell'81 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno scorso, e del 66 per cento rispetto a luglio;

   secondo le agenzie Reuter e Associated Press, la diminuzione degli sbarchi sarebbe imputabile a un accordo siglato dal Governo italiano con due milizie di Sabrata – «Brigata 48» e «Al Ammu» – coinvolte nel traffico di esseri umani, attraverso il quale queste si impegnano a impedire la partenza delle imbarcazioni, ricevendo come contropartita denaro e immunità rispetto a una serie di attività illecite;

   gli organi di stampa riferiscono di porti improvvisamente vuoti e di come fra i migranti giunti in Libia si sia sparsa voce che prendere la via del mare non è più possibile (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera, 9 settembre 2017);

   l'aumento del numero dei migranti nei centri di detenzione amplia l'indotto dei gruppi criminali, che per definizione non possono offrire alcuna garanzia sul rispetto dei diritti umani;

   le condizioni disumane dei migranti rinchiusi nei centri di detenzione sono state documentate nei reportage di Domenico Quirico sulla «Stampa» del 12 agosto 2017 e di Francesca Mannocchi sull'Espresso dell'8 settembre 2017, e denunciate dalla presidente di «Medici Senza Frontiere», Joanne Liu, in una lettera al Presidente del Consiglio Gentiloni, che afferma che «le persone sono ammassate in stanze buie e sudicie, prive di ventilazione, costrette a vivere una sopra l'altra», «le donne vengono violentate e poi obbligate a chiamare le proprie famiglie e chiedere soldi per essere liberate»;

   la politica di controllo delle frontiere a sud della Libia rischia di produrre l'effetto di traslare il dramma dei migranti dalle acque del Mediterraneo al deserto del Sahara, come documentato dal New York Times e dimostrato dai ritrovamenti dei cadaveri di 71 adulti e 25 bambini, morti di fame e sete nel giugno 2017, probabilmente scaricati dai «trafficanti del deserto» –:

   se non ritenga che le condizioni disumane dei migranti nei centri di detenzione siano manifestamente incompatibili con la clausola di cui all'articolo 5 del Memorandum, con i principi fondamentali della Costituzione italiana e delle Convenzioni internazionali a cui l'Italia ha aderito;

   come si intenda evitare che la politica promossa dal Governo per fermare gli sbarchi alimenti indirettamente i centri di detenzione gestiti da gruppi criminali, che per definizione non possono offrire alcuna garanzia sul rispetto dei diritti umani;

   quali siano i contenuti della proposta di «visione di cooperazione euro-africana» per eliminare le cause dell'immigrazione clandestina;

   se esista una qualsiasi collaborazione fra il Governo italiano e le milizie operanti nel territorio di Sabrata, volta al blocco dei flussi migratori via mare, e quali siano precisamente i termini della stessa.
(4-17812)


   PAGLIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Melito di Porto Salvo (RC) risulta essere stato sciolto per tre volte per infiltrazioni mafiose, nel corso degli anni;

   dopo trenta mesi di gestione commissariale, dal 2015 è stato eletto sindaco un pregiudicato con condanna definitiva a 18 mesi di reclusione per intestazione fittizia di beni finalizzata all'elusione della normativa in materia di misure di prevenzione;

   dal suo insediamento la gestione amministrativa dell'ente ha evidenziato diverse criticità di rapporti istituzionali, a vari livelli;

   la gestione del servizio idrico è stata disastrosa per carenza di acqua, a seguito della riduzione della fornitura del liquido idropotabile da parte del gestore del servizio idrico integrato per il mancato pagamento di alcuni canoni e, soprattutto per l'aumento spropositato delle tariffe operato dal comune contra legem;

   la raccolta della spazzatura col sistema porta a porta doveva raggiungere a regime (tre anni) il 74 per cento di raccolta differenziata, però, dopo un anno e mezzo di attività ha raggiunto appena il 10 per cento ed il paese di fatto è diventato sede di diverse discariche abusive;

   la situazione finanziaria attuale registra debiti per circa trenta milioni di euro e l'incapacità dell'ente a onorarli al punto che i due gestori della fornitura dell'energia elettrica hanno minacciato la rescissione dei contratti e ridotto la fornitura al minimo di legge a causa della situazione debitoria dell'ente;

   da parte del gruppo consiliare «Una città da cambiare» sono state avanzate esplicite richieste anche al Ministro dell'interno per la nomina di una commissione di accesso finalizzata all'accertamento delle numerose e pesanti irregolarità amministrativo-contabili denunciate, come, per esempio:

    la nota pec del 9 agosto 2017 avente per oggetto «Accertamento debiti "occultati" nel conto consuntivo 2016 per 13.954.701,94 di euro» con la quale si denunciava in modo circostanziato e preciso l'occultamento dalle scritture contabili dell'Ente di quasi quattordici milioni di euro di debiti certi, liquidi ed esigibili e fuori bilancio e si chiedeva di esercitare il controllo di ottemperanza da parte dei dirigenti che erano stati invitati ad eseguire un nuovo ed «eccezionale» accertamento dei residui passivi al 31 dicembre 2016, per verificare la veridicità di quanto denunciato;

    la nota pec del 20 luglio 2017 avente per oggetto il «comune di Melito di Porto Salvo – conto consuntivo 2016 – occultamento debiti per 8.278.498,25 di euro; non riconoscimento debiti fuori bilancio per 2.527.743,88; non riconoscimento ulteriori debiti fuori bilancio per 1.119.053,11 di euro rinvenuti dopo approvazione del conto consuntivo 2016» con la quale si chiedeva di adottare gli eventuali provvedimenti necessari e di essere avvisati nel caso di archiviazione dell'esposto;

   sulle anomalie nell'approvazione del bilancio, si segnala inoltre la richiesta di chiarimenti e integrazioni disposta dalla Corte dei Conti della Calabria, come riportato da notizie di stampa;

   ancora, da evidenziare la gestione illegale di cento migranti per circa nove mesi che ha costretto il prefetto di Reggio Calabria e revocare la convenzione sottoscritta con il comune di Melito di Porto Salvo a causa del ricovero dei minori stranieri non accompagnati presso una struttura inagibile;

   infine, è significativa la nota prot. n. 149042 del 12 luglio 2017 con la quale il Ministero dell'economia e delle finanze ha dichiarato decaduto il revisore dei conti del comune di Melito di Porto Salvo per l'inadempienza nell'invio del pareggio di bilancio –:

   se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogati abbiano assunto in relazione alle segnalazioni dei consiglieri comunali sopracitati, e nel caso non sia stata prestata la dovuta attenzione alla questione, quale ne siano le motivazioni; se non intendano promuovere una verifica, per quanto di competenza, in ordine alle gravissimi irregolarità amministrative e contabili denunciate.
(4-17813)


   NASTRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni anni in via Ivrea a Biella, all'interno dell'edificio di proprietà della regione Piemonte denominato «Ex Macello», vivono stabilmente persone indigenti, in minoranza italiani e in maggioranza profughi provenienti dall'Africa subsahariana;

   lo stabile in questione, essendo fatiscente e non dotato di utenze domestiche, ha determinato condizioni di vita impossibili, in particolare nei mesi invernali ed, inoltre, con il passare degli anni, l'area urbana ha iniziato a popolarsi di soggetti dediti alla microcriminalità, come testimoniano i frequenti interventi delle forze dell'ordine e il recente arresto (1° settembre 2017) di un pakistano irregolare in possesso di un ingente quantitativo di droga e materiale per la suddivisione della stessa in dosi;

   l'interrogante evidenzia al riguardo come, nel mese di giugno 2017, la situazione sia stata portata all'attenzione delle istituzioni locali attraverso un'interrogazione al consiglio comunale, ma, ciononostante, la situazione è rimasta inalterata;

   il sindaco di Biella intervenuto sulla vicenda, anziché procedere allo sgombero e ripristinare la legalità, ha sostenuto attraverso dichiarazioni a mezzo stampa che non si può liberare l'edificio dagli occupanti, altrimenti i soggetti accampati all'interno, rischiano di finire in mezzo ad una strada;

   l'interrogante evidenzia, come a seguito della situazione di estrema precarietà per l'ordine pubblico nell'area interessata dallo stabile occupato, i cittadini biellesi dell'area urbana adiacente allo stabile medesimo vivono con inevitabile apprensione e insicurezza;

   a giudizio dell'interrogante, il lassismo nell'intervento delle istituzioni locali nel corso di questi mesi non è mai stato foriero di un miglioramento delle condizioni, anzi ha avuto proprio l'effetto contrario, creando azioni di emulazione dei comportamenti illegali e tollerati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se non ritenga necessario e urgente assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di provvedere allo sgombero degli stabili illegalmente occupati da esponenti dei centri sociali torinesi e all'allontanamento degli stessi, essendo trascorsi diversi anni, ripristinando conseguentemente la legalità all'interno dell'edificio richiamato e garantendo la sicurezza dei cittadini biellesi che vivono nell'area.
(4-17820)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAROCCI e ROCCHI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'algoritmo che ha stabilito le sedi di mobilità dei docenti 2016 ha prodotto disservizi, errori con conseguente pregiudizio di diritto e numerosi ricorsi;

   in tal senso, vi sono state gravi ripercussioni sulle assegnazioni interprovinciali: i docenti, infatti, che hanno vinto i ricorsi contro i trasferimenti illegittimi, saranno collocati nelle sedi indicate nelle sentenze;

   siccome il numero dei docenti che hanno vinto le cause supera di molto il numero dei posti disponibili, nelle regioni del sud Italia, in molti casi, non potranno essere disposte le assegnazioni provvisorie interprovinciali e ciò comporterà anche l'insorgenza di soprannumerari, poiché i giudici non hanno disposto che i docenti ricorrenti venissero collocati solo sui posti disponibili. Si dovrà quindi provvedere all'assegnazione a disposizione di oltre i 2/3 dei ricorrenti;

   il numero, peraltro, è destinato a crescere, poiché a breve bisognerà fare i conti con un numero imprecisato di docenti che, non potendo ottenere l'assegnazione provvisoria interprovinciale, matureranno i requisiti per esperire ulteriori ricorsi d'urgenza che, stando all'orientamento della giurisprudenza, sono destinati ad essere accolti;

   la conseguenza di questa situazione è che al Nord rimarranno libere molte cattedre per effetto delle assegnazioni disposte dai giudici, sulle quali bisognerà nominare i supplenti. Al Sud vi saranno più docenti del necessario che, non potendo ottenere l'assegnazione di una cattedra, saranno messi a disposizione. E ciò potrebbe integrare una qualche ipotesi di danno erariale;

   a ciò si aggiunga che il sistema informatico del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non è stato aggiornato e, dunque, molti docenti iscritti alla seconda fascia di istituto si sono ritrovati inseriti con un punteggio non corretto;

   appare evidente come vi siano stati gravi errori nella programmazione dei software deputati alla gestione di tali operazioni –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per accertare le responsabilità di quanto accaduto e come intenda intervenire per tutelare sia l'amministrazione sia i diritti lesi dei docenti.
(5-12189)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIPRINI, TRIPIEDI, COMINARDI, CHIMIENTI, LOMBARDI e DALL'OSSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 195, della legge di bilancio n. 232 del 2016 entrata in vigore il 1° gennaio 2017, ha modificato la previgente disciplina del cosiddetto cumulo gratuito estendendo, tra l'altro, tale facoltà anche agli iscritti agli enti di previdenza privatizzati (professionisti iscritti agli albi);

   eppure, a tutt'oggi, l'istituto del cumulo non è ancora operativo per gli iscritti agli enti di previdenza dei professionisti;

   il Governo, in risposta ad una precedente interrogazione della prima firmataria del presente atto (n. 5/11830) che chiedeva conto dei motivi del ritardo in ordine all'operatività della misura del cumulo contributivo, del numero complessivo dei destinatari, dei tempi, delle risorse necessarie per dare piena attuazione alla misura e su quali soggetti ricadrebbero eventuali nuovi oneri finanziari per garantirne l'applicazione, affermava — da una parte — che «Le disposizioni introdotte con la legge di bilancio per la loro completa ed effettiva operatività non richiedono l'adozione né di atti di indirizzo né di disposizioni applicative ma è necessario un adeguamento delle procedure amministrative gestite dall'INPS e dalle singole Casse nei loro rispettivi ordinamenti» e — dall'altra — che «ulteriori aspetti applicativi dovranno essere chiariti in quanto la questione è particolarmente complessa, coinvolgendo oltre all'INPS anche altri enti»;

   a distanza di quasi nove mesi dall'entrata in vigore della norma, l'operatività dell'istituto del cumulo per i professionisti è ancora solo sulla carta, tanto che alcuni di essi hanno costituito un Comitato e contestano la violazione del loro diritto all'attuazione della misura prevista dalla legge n. 232 del 2016, la cui mancata operatività sta impedendo loro l'accesso alla sospirata pensione –:

   quali siano le motivazioni del perdurante ritardo dell'attuazione dell'istituto del cumulo di cui alla legge n. 232 del 2016 e quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo per assicurare tempi certi e brevi per l'attuazione della predetta misura, chiarendo quale sia l'impatto finanziario che la norma del cumulo contributivo avrebbe sulle finanze dello Stato e dunque su quali soggetti ricadrebbero gli oneri finanziari.
(5-12191)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENEDETTI, GAGNARLI, GALLINELLA, MASSIMILIANO BERNINI, L'ABBATE e PARENTELA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il fipronil (fluocianobenpirazolo) è un insetticida ad ampio spettro che viene utilizzato come principio attivo nei prodotti fitosanitari e, sempre come principio attivo, nei prodotti antiparassitari ad uso veterinario per gli animali da compagnia. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, tuttavia, esso ha un impatto negativo su fegato, reni e tiroide e, per questo motivo, la sostanza in Europa è vietata per il trattamento degli animali destinati al consumo umano;

   il 20 luglio 2017 dal Belgio viene notificato al sistema di allerta europeo (Rasff) il dettaglio relativo alla presenza di fipronil nelle uova e suoi derivati (notifica 2017.1065);

   in riferimento alla suddetta notifica, la direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti del Ministero della salute il 7 agosto 2017 precisa che non risultano distribuzioni di uova contaminate con fipronil in Italia e che le indagini condotte attraverso il sistema di allerta europeo Rasff hanno evidenziato che si ipotizza un uso fraudolento del fipronil da parte di alcuni produttori dei Paesi Bassi;

   il 23 agosto il Ministero della salute fornisce i dati aggiornati sui controlli effettuati in merito alla presenza di fipronil in uova, ovoprodotti e alimenti che li contengono, dichiarando che risultano effettuate «analisi su 196 campionamenti dalle Regioni, 107 campioni dai NAS, 60 campionamenti dagli Uffici periferici del Ministero della salute per gli adempimenti comunitari (UVAC), per merci provenienti dai Paesi interessati dall'allerta. Non risultano pervenuti allerta comunitari, oltre i 6 già segnalati e gestiti. Si precisa che in tale ambito rientra il sequestro di omelette surgelate reso noto dalla Regione Lombardia lo scorso 21/8, a seguito di una comunicazione di questo Ministero. Per quanto riguarda l'attività analitica, ad oggi gli Istituti zooprofilattici hanno completato le analisi su 124 dei campioni pervenuti. Sono state rilevate 8 positività (5 in uova presso dei centri di imballaggio, 2 relative ad ovoprodotti e 1 relativa a prodotti di trasformazione) con conseguente segnalazione alle Regioni e Asl competenti territorialmente per ulteriori accertamenti sulla provenienza nazionale o estera delle uova o dei prodotti contaminati, sulle fonti di contaminazione e per l'adozione, in esito ad essi, di eventuali provvedimenti restrittivi. Relativamente ad alcuni campioni di uova riscontrati non conformi, è stato chiesto dalla Direzione competente della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari un intervento dei NAS presso gli allevamenti di provenienza delle uova contaminate, attraverso ispezioni delle strutture, verifica della presenza di sostanze o farmaci vietati, con particolare riguardo al fipronil, e prelievo di campioni su prodotti di origine animale, animali vivi e uova»;

   il 30 agosto 2017 vengono resi noti i lotti delle uova da non consumare, perché a rischio di contaminazione, essendo stato riscontrato, in un campione di dette uova, un valore di fipronil pari a 0.98 mg/kg, superiore pertanto al limite di tossicità acuta;

   secondo quanto riportato da organi di stampa è possibile acquistare, da rivenditori extraeuropei, prodotti fitosanitari contenenti fipronil anche in grande quantità e a basso costo attraverso sistemi di vendita on-line;

   in merito alle vendite on-line di prodotti fitosanitari, il decreto legislativo 14 agosto 2012 n.150 che recepisce la direttiva 2009/128 per l'utilizzo sostenibile dei pesticidi, all'articolo 10, comma 6, stabilisce che con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con i Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute, siano stabilite misure per disciplinare la vendita on-line dei prodotti fitosanitari al fine di assicurare il rispetto di quanto disposto dal decreto n. 150/2012 –:

   quali siano le ragioni per le quali, dopo cinque anni, non sono ancora stati emanati i decreti ministeriali attuativi del decreto legislativo n. 150 del 2012, come già evidenziato con la risoluzione in Commissione XIII n. 7/00504 del 29 ottobre 2014 a prima firma Gagnarli;

   se si abbia contezza dell'entità del commercio on-line dei prodotti fitosanitari e quali tipologie di prodotti, che dovrebbero essere commercializzati ed usati per scopi agricoli, siano invece utilizzati nel settore zootecnico.
(5-12190)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   i pazienti affetti da malattia rara, spesso in carenza di farmaci specifici, hanno comunque un bisogno estremo di quei farmaci che contribuiscono a garantire loro qualità di vita, a volte anche nella prospettiva di terapie salvavita, considerando tra queste quelle che rallentano il processo della loro patologia specifica e consentono di salvaguardare il più a lungo possibile la loro qualità di vita;

   gli interroganti intendono denunziare una situazione incresciosa che riguarda i pazienti affetti da fibrosi cistica, per i quali non è attualmente reperibile sul mercato un farmaco di estremo interesse nella loro condizione di malattia grave e progressiva, Il farmaco in questione è il Creon, nel duplice dosaggio di 10,000 e 25.000 (enzimi pancreatici);

   in data 20 luglio 2017 la Lega italiana fibrosi cistica (LIFC), dopo aver ricevuto numerose segnalazione da parte di pazienti di varie regioni e dopo aver interpellato la Mylan, casa farmaceutica produttrice del farmaco, ha contattato anche l'Agenzia italiana del farmaco, a quanto consta agli interpellanti senza ottenere risposta, segnalando che su tutto il territorio nazionale si stava verificando una carenza del farmaco Creon nei dosaggi da 10.000 e 25.000, utilizzato quotidianamente dai pazienti affetti da fibrosi cistica;

   considerando la necessità e l'urgenza di dover reperire il farmaco, la settimana dopo, concretamente in data 26 luglio, la Life ha nuovamente contattato la segreteria tecnica e scientifica dell'Aifa, sottolineando, anche se probabilmente non ce n'era alcun bisogno, come si tratti dell'unico enzima pancreatico che possono assumere i pazienti con fibrosi cistica;

   in pochi giorni, infatti, la situazione si è andata aggravando su tutto il territorio nazionale, Molte farmacie ospedaliere hanno confermato di essere ancora in attesa di ricevere il farmaco, mancante almeno dal mese di giugno;

   all'Aifa si chiedeva almeno di specificare se si trattasse solo di un problema di distribuzione o anche di produzione, ovviamente destinato ad aggravarsi ulteriormente;

   in risposta al sollecito, l'Aifa ha affermato che, dopo una verifica da loro effettuata, è risultato che l'azienda aveva attraversato un periodo di interruzione temporanea, tra il 30 giugno ed il 7 luglio, a causa del cambio del sistema gestione degli ordini, ma che, al momento, la situazione sembrava risolta, per cui l'azienda aveva attivato un gruppo di lavoro straordinario per evadere con assoluta priorità gli ordini ricevuti nel periodo di riferimento; in particolare, sottolineava come in merito al farmaco Creon c'era la massima disponibilità a rimetterlo in commercio, perché non ricorrevano criticità in merito alla disponibilità. Le forniture sarebbero state evase in tempi rapidi; secondo l'Aifa la Mylon aveva uno stock disponibile di 193.000 pezzi di Creon da 10.000; 11.193 pezzi di Creon 25.000;

   a questo punto, a quanto risulta agli interpellanti, la presidente della Lifc, la dottoressa Gianna Puppo, decideva di scrivere alla Mylon mettendo in evidenza come dalla risposta dell'Aifa si deduceva con estrema chiarezza che non c'erano criticità in merito alla disponibilità e che le forniture sarebbero state evase in tempi rapidi;

   purtroppo, quella che sembrava un'emergenza risolta, lo era solo in apparenza. Continuavano, infatti, ad arrivare segnalazioni da parte di famiglie e pazienti preoccupati, anche perché molte farmacie ospedaliere confermavano di essere in attesa del farmaco da giugno. Nello specifico, arrivavano segnalazioni dalla Asl Caserta e dalla Asl Napoli 1; alla Asl di Cosenza e Matera; dalla Asl di Tivoli e Ariccia; dalla Asl di Bergamo, Melegnano, dall'Asl di Taranto e Casarano (Lecce), dalla Asl di San Bonifacio e altre;

   la lega Life, attraverso la sua presidente, richiedeva una risoluzione immediata da parte dell'azienda Mylan, mettendo adeguatamente in risalto come avesse il dovere di rendere disponibili i farmaci, a tutti i pazienti, soprattutto laddove non esiste un farmaco sostitutivo, L'associazione Lifc chiedeva anche di conoscere l'aggiornamento dei quantitativi disponibili e le tempistiche di distribuzione, regione per regione, del farmaco nei due dosaggi;

   la presidente sottolineava come non si trattasse solo di rassicurare famiglie e pazienti, salvaguardando la salute dei pazienti stessi, ma di avere ben presente che, se l'emergenza non fosse stata risolta nel più breve tempo possibile, la Mylan sarebbe stata considerata come direttamente responsabile di qualsiasi disagio occasionato ai pazienti;

   ad oggi l'azienda Mylan non ha ancora risposto; mentre la segreteria scientifica dell'Aifa ha risposto alle 12:07 del 2 agosto 2017 sostenendo che il prodotto è comunque disponibile presso il loro magazzino, e ribadendo che il problema era solo della distribuzione e non della produzione;

   sarebbe opportuno conoscere il motivo per il quale la stessa azienda non risponda alle sollecitazioni della massima associazione di pazienti, preoccupata di garantire loro il farmaco necessario –:

   come sia possibile che un'azienda produttrice di un farmaco che risulta essere indispensabile per una classe di malati non garantisca la presenta continua del farmaco nelle farmacie, comprese quelle ospedaliere, in cui il Creon comincia a scarseggiare;

   perché la Mylan abbia cambiato sistema di gestione dati senza preoccuparsi prima di garantire il rifornimento delle farmacie, anche per il periodo in cui il sistema sarà bloccato;

   come sia possibile che si concentrino nei confronti dei pazienti affetti da fibrosi cistica, proprio alle soglie della pausa estiva, tante e tali gravi mancanze di rispetto per la loro condizione, esponendoli a rischi pesanti sia sotto il profilo della salute fisica che della serenità psicologica, perché non c'è dubbio che l'ansia scatenata dalla mancanza di farmaco peggiori il loro stato.
(2-01933) «Binetti, Pisicchio».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DI VITA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'inizio dell'anno scolastico, il primo dall'entrata in vigore del cosiddetto decreto vaccini (legge 31 luglio 2017, n. 119 «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 5 agosto 2017) sull'obbligatorietà delle vaccinazioni per l'accesso a scuola, è ormai alle porte: l'ingresso in aula è previsto, secondo i calendari regionali, dall'11 al 15 settembre 2017;

   con l'intento dichiarato di agevolare scuole e famiglie nell'adempimento degli obblighi vaccinali, il 1° settembre i due dicasteri hanno emanato una circolare congiunta con indicazioni operative per l'anno scolastico 2017/2018;

   nel frattempo, sempre il 1° settembre 2017, il Garante per la protezione dei dati personali ha dato il via libera ad un provvedimento urgente per semplificare gli adempimenti attivando da subito una procedura prevista dalla legge solo a partire dal prossimo anno scolastico 2018/2019. Gli istituti scolastici e i servizi educativi potranno trasmettere gli elenchi degli iscritti alle asl competenti per territorio per consentire la verifica della regolarità vaccinale;

   d'altro canto, lo stesso Garante con una risposta data alla regione Toscana che fa «saltare» la semplificazione che alcune regioni stavano mettendo in atto per creare una procedura ulteriormente semplificata, ha chiarito che le Asl non possono indicare alle scuole bambini non vaccinati;

   nell'applicazione della legge, tuttavia, le regioni procedono in ordine sparso: il Veneto, ad esempio, ha deciso di presentare ricorso contro la norma sull'obbligo vaccinale nonché emanare un decreto di moratoria – sospeso però il 7 settembre 2017 — il quale aveva esteso, fino al 2019, il periodo per presentare la documentazione per l'iscrizione a scuola dei bimbi da zero a sei anni;

   il Codacons ha attaccato apertamente il Governo per quanto sta accadendo in questo inizio di anno scolastico dopo il decreto di obbligo vaccinale, denunciando il caos più totale dovuto al fatto che ogni comune starebbe decidendo in modo diverso;

   mentre dal loro canto anche i responsabili degli istituti lamentano l'ennesimo aggravio di incombenze, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Valeria Fedeli conferma che non sono previste proroghe e il Ministro della salute Beatrice Lorenzin invita ad «un atto di responsabilità sanitaria» perché «è a rischio la salute dei bambini». Quest'ultima, ad avviso dell'interrogante, alzando i toni pressantemente, anziché cercare di dare serenità ai genitori, nei giorni scorsi non ha inoltre mancato di rimarcare pubblicamente la gravità delle sanzioni cui andrebbe incontro chi non dovesse mettersi in regola con gli adempimenti previsti dalla nuova legge;

   nella gestione di questa situazione, inoltre, sono emerse numerose criticità in tutto il Paese: il 1° settembre 2017 al Centro vaccinazioni «Guadagna» dell'asp di Palermo, alcuni utenti hanno minacciato ed inveito contro gli operatori pretendendo la somministrazione del vaccino ai propri figli ben oltre l'orario di chiusura al pubblico della struttura; anche a Bagheria è stata denunciata una situazione insostenibile presso il centro vaccinazioni cittadino, che copre anche paesi limitrofi, il quale è stato letteralmente preso d'assalto in questi giorni da centinaia di genitori che, come reazione, hanno deciso di lanciare una petizione apposita chiedendo il potenziamento del centro medesimo e l'apertura di una sede distaccata per poter far fronte all'ampio bacino di utenza;

   purtroppo, numerosi episodi di caos continuano a registrarsi nei centri vaccinali: presi d'assalto da chi ancora non ha capito come comportarsi con lunghe code per chiedere informazioni sui documenti da presentare agli istituti scolastici, il tutto considerato il notevole impegno dei centri per cercare di soddisfare le stesse richieste vaccinali di un'utenza che in massa si sta riversando negli ambulatori;

   l'interrogante ritiene pertanto che le misure adottate dal Governo si stiano rivelando velleitarie e comunque inadatte al proficuo smaltimento dell'ingente numero di richieste vaccinali di questi giorni, considerati oltretutto i ristretti termini di presentazione della documentazione per l'accesso scolastico previsti dalla legge;

   invero, per fronteggiare le richieste dei genitori ed evitare di sovraccaricare gli operatori sanitari, si ritiene che il Governo avrebbe dovuto accompagnare la riforma, mettendo anzitutto in funzione un sistema di assistenza straordinario e disponendo con l'occasione il potenziamento delle strutture vaccinali regionali –:

   se sia al corrente delle criticità illustrate in premessa e quali ulteriori iniziative intenda intraprendere per fronteggiare concretamente l'allarmismo dilagante dei genitori interessati dalla nuova procedura sull'obbligo vaccinale e, in particolare, se non ritenga opportuno assumere iniziative per individuare e assegnare specifiche task force o comunque prevedere iniziative straordinarie per un incremento del personale presso i centri vaccinali, nonché emanare apposite linee guida di riferimento per le regioni.
(5-12183)


   GALGANO, MONCHIERO e MENORELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in risposta all'interrogazione n. 3-01937 in merito alle «Iniziative per risolvere le problematiche gestionali dell'Istituto mediterraneo di ematologia e garantire il proseguimento delle attività di tale istituto», la Ministra interrogata rassicurò che sarebbe stata preservata «la grande expertise che è stata maturata in questi anni dall'istituto anche in collaborazione con gli altri enti e istituti che occupano di talassemia nel nostro Paese e in particolare nella città di Roma»;

   in risposta ad una successiva interpellanza, la 2-01324, anche il sottosegretario per la salute pro tempore Vito De Filippo aveva parlato di «importanti interlocuzioni con i direttori e i presidenti di alcuni dei principali ospedali di Roma». In alcuni casi si era in una fase iniziale di manifestazione di interesse, in altri in una già più operativa e si stavano cominciando a mettere su carta le prime ipotesi concrete di soluzione e di accordo;

   in compenso, nel decreto-legge «Milleproroghe», come convertito all'articolo 1, comma 3-ter, con riferimento alle assunzioni dell'Istituto superiore di sanità e alla riduzione di alcune norme di spesa nel settore sanitario, viene stabilito che a copertura delle spese per tali stabilizzazioni si provvede per 1.525.980 euro a decorre e dall'anno 2019 «mediante riduzione dell'autorizzazione di spesa recata dall'articolo 1, comma 275, della legge 27 dicembre 2013, n. 147», ovvero decurtando fondi dal finanziamento ordinario assegnato all'Ime;

   nel frattempo, le attività dell'Ime non si sono mai interrotte e sono portate avanti presso il policlinico universitario Tor Vergata di Roma;

   l'istituto rappresenta un'eccellenza a livello mondiale per quanto riguarda la cura e il trattamento dei bambini talassemici italiani e provenienti da altre aree del Mediterraneo;

   si ribadisce, quindi, l'urgenza di soluzioni tempestive e decisive per preservare l'attività clinica e di ricerca dei medici e dei loro collaboratori, dal momento che ci sono professionalità importanti che operavano all'interno dell'istituto che si sono già disperse, come nel caso del professor Sodani, uno dei massimi esperti sul trapianto di midollo osseo da donatore non compatibile nei bambini affetti da emoglobinopatie, che oggi è assegnato al reparto di medicina interna dell'ospedale Santa Croce di Fano dove non può occuparsi di simili casi di trapianto di midollo, il che rappresenta un'immaginabile perdita per il settore –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per risolvere definitivamente il caso dell'Istituto mediterraneo di ematologia e mantenere l'interezza dello staff di medici e collaboratori che rappresentano un'eccellenza a livello internazionale nella cura della talassemia e che, come tali, devono continuare ad operare di concerto.
(5-12185)

Interrogazione a risposta scritta:


   BARONI, LOMBARDI, DAGA, MASSIMILIANO BERNINI, DI BATTISTA, RUOCCO, FRUSONE, BASILIO, DALL'OSSO, MANTERO, SILVIA GIORDANO, LOREFICE e GRILLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale di Belcolle è un nosocomio afferente all'Asl di Viterbo nel quale, a causa della chiusura di altre strutture sanitarie, vengono accolte le utenze di un vasto territorio;

   la struttura, dopo 40 anni, è ancora incompleta e in costruzione, le sale operatorie, collaudate a novembre 2015, restano chiuse. Il percorso previsto per le barelle nel progetto originario, attraversa proprio il complesso in fase di edificazione; pertanto, è stato necessario stanziare ulteriori fondi per percorsi alternativi;

   il progetto definitivo per i lavori di completamento del nosocomio di Belcolle è di circa 10 milioni di euro (delibera dell'Asl di Viterbo 576 del 21 aprile 2016) e la Asl di Viterbo ha approvato anche il nuovo quadro economico per i lavori da effettuare nella realizzazione della sala operatoria, progettata in funzione del completamento del corpo della struttura in costruzione, per circa 4 milioni di euro (delibera dell'Asl Viterbo 580 del 28 aprile 2016);

   va precisato che nel 2015 il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar del Lazio che aveva accolto il ricorso presentato adversus la graduatoria stilata dalla commissione di gara istituita per l'appalto successivamente affidato alla ditta prima classificata. Tale sentenza dimostra un'ulteriore incapacità gestionale che ha portato alla sospensione dei lavori per circa quattro anni;

   la metà funzionante del nosocomio, che tratta e stabilizza i pazienti, risulta insufficiente rispetto al bacino di utenza e, inoltre, i degenti non possono essere inviati sul territorio per la riabilitazione (quindi non dimissibili) poiché non esistono validi servizi sufficienti di post-acuzia o sub-acuzia, che rispettino il fabbisogno di 0,7 posti letto per mille abitanti previsti dal «decreto Balduzzi»; allo stesso modo non risultano servizi alternativi di assistenza primaria di tipo domiciliare per le malattie croniche e degenerative, il cui fabbisogno sanitario ricade sui comuni della provincia di Viterbo sotto forma di assistenza sociosanitaria e alle disabilità;

   i centri di lungodegenza e di riabilitazione, anch'essi congestionati e paralizzati, finiscono per non sostenere la domanda di salute di pazienti con malattie croniche in fase subacuta e postacuta che in maniera recidivante finiscono per intasare il pronto soccorso di Belcolle con accessi classificati in codice bianco e verde, creando disservizi e accessi impropri alla medicina dell'emergenza e ospedaliera di Belcolle;

   in linea con quanto fatto dal Governo nazionale (nella classifica di Euro Health Consumer index, il sistema sanitario nazionale è al 22° posto rispetto agli altri partner europei), la regione, ad avviso degli interroganti, non ha mai attuato né perseguito un serio programma per i cittadini con patologie croniche e degenerative che necessitano di PTDA integrati;

   sul nosocomio, il gruppo consiliare M5S ha già chiesto l'intervento del presidente della giunta regionale su alcuni aspetti della organizzazione sanitaria. Il 28 maggio 2017, con l'atto di sindacato ispettivo n. 1623, è stata chiesta una verifica dei requisiti minimi, previsti dalla normativa vigente, in ordine al reparto di neurochirurgia, divenuto nel 2008 unità operativa complessa e la contestuale verifica dell'impiego di denaro pubblico per l'assegnazione dell'incarico di direttore del reparto in assenza di requisiti minimi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se intenda assumere le iniziative di competenza per fare chiarezza, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi, Nicola Zingaretti, sui tempi realizzazione del complesso ancora in costruzione, sull'utilizzo dei fondi pubblici stanziati e sul funzionamento dell'ospedale di Belcolle;

   se sussistano in capo al reparto di neurochirurgia divenuto struttura complessa i requisiti richiesti per tale tipologia di struttura del servizio sanitario nazionale;

   se intenda chiarire i motivi di quella che gli interroganti giudicano un'inoperosità del commissario ad acta in ordine alle vicende sopra esposte e, comunque, quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-17811)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta Commissione Cimbro e altri n. 5-12124, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 settembre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bossa.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione De Lorenzis n. 5-10320, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 727 del 20 gennaio 2017.

   DE LORENZIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 3, primo comma, lettera i), del decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 162, recante «Attuazione delle direttive 2004/49/CE e 2004/51/CE relative alla sicurezza e allo sviluppo delle ferrovie comunitarie», si intendono «verificatori indipendenti di sicurezza» (di seguito VIS), gli organismi incaricati di valutare la conformità di un componente ai requisiti di omologazione relativi alla sicurezza ad esso applicabili e l'idoneità all'impiego dello stesso, e/o di istruire la procedura per l'omologazione;

   l'Agenzia italiana per la sicurezza delle ferrovie (di seguito ANSF), istituita dal medesimo decreto citato, sottoposta alla vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha il compito, ai sensi dell'articolo 6, secondo comma, lettera r), di qualificare i VIS per i processi di omologazione;

   fra i VIS accreditati da ANSF risulta anche Italcertifer, che risulta essere una società partecipata dal gruppo Ferrovie dello Stato Italiane. Italcertifer nasce nel 2001 come «Istituto italiano di ricerca e certificazione ferroviaria» e ha come soci iniziali Rete ferroviaria italiana (Rfi), Trenitalia, Politecnico di Milano e le università di Firenze, Pisa e Napoli. Nel 2007 entra nella compagine societaria la FS Holding acquisendo tutte le quote di RFI e Trenitalia;

   la società Italcertifer risulta aver fra i suoi principali clienti, su cui è chiamata a svolgere la funzione di verificatore di sicurezza, Rfi, sul fronte dell'infrastruttura e del controllo, comando e segnalamento, e Trenitalia per il materiale rotabile. Si tratta pertanto di società tutte appartenenti al medesimo gruppo Ferrovie dello Stato Italiane;

   dal sito istituzionale di Agenzia italiana per la sicurezza delle ferrovie risulta che Italcertifer, in virtù dell'articolo 6.8.9 delle Linee guida dell'Agenzia italiana per la sicurezza delle ferrovie 03/2012 abbia richiesto, per ragioni di non conformità rispetto alle norme e alle regole di riferimento per la qualifica, l'autosospensione della medesima a decorrere dall'11 al 20 febbraio 2017 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda assumere in relazione alla situazione rappresentata che all'interrogante non appare conforme ai principi di indipendenza e imparzialità imposti dalla legge per lo svolgimento dell'attività di verifica e controllo sulla sicurezza, posto lo stretto legame societario fra il controllore, Italcertifer in qualità di VIS, e le controllate, RFI e Trenitalia;

   se il Ministro interrogato possa riferire quali siano le motivazioni dell'autosospensione di Italcertifer e gli accertamenti disposti dall'Agenzia italiana per la sicurezza delle ferrovie e dallo stesso Ministero delle infrastrutture e dei trasporti tenuto alla vigilanza per la verifica della piena conformità alla normativa;

   se il Ministro interrogato possa chiarire come si sia concluso il procedimento di cui in premessa;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza se il Vis Italcertifer sia ancora operante e su quali veicoli.
(5-10320)

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Andrea Maestri n. 4-17755, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 849 del 13 settembre 2017.

   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a causa del mancato inserimento di una proroga nella legge di bilancio 2017 (legge 11 dicembre 2016, n. 232), «Opzione donna» risulta al momento conclusa al 31 dicembre 2015. La legge di bilancio 2017 è intervenuta soltanto dando la facoltà di estendere il regime di «Opzione donna» retroattivamente anche alle lavoratrici che al 31 dicembre 2015 avevano compiuto 57 anni, se dipendenti, e 58 anni, se autonome ma che a tale data non erano in possesso degli ulteriori tre mesi richiesti per effetto degli incrementi alla speranza di vita applicati dal 1° gennaio 2013;

   Opzione Donna comporta, com'è noto, condizioni altamente penalizzanti: le lavoratrici devono accettare che la pensione venga liquidata interamente con il calcolo contributivo, rimettendoci perciò in media tra il 25 e il 40 per cento dell'importo loro spettante in maniera permanente;

   la conclusione della sperimentazione «Opzione Donna» è stata decretata frettolosamente ed impropriamente, senza che fosse stata condotta la necessaria indagine conoscitiva richiesta sulla detta sperimentazione entro il termine del 31 dicembre 2015 previsto dalla originaria legge 243/2004;

   decine di migliaia di donne lavoratrici, organizzate in gruppi sui social network da oltre un anno, stanno chiedendo al Governo, attraverso incontri e appelli personali scritti a tutti i Parlamentari e anche attraverso una petizione online lanciata sulla piattaforma change.org, la proroga della misura al 2018 e/o di renderla strutturale per tutte le lavoratrici e come scelta su base volontaria;

   le firmatarie elencano una serie di motivazioni più che sensate e rispecchianti la condizione delle donne lavoratrici nel nostro Paese, che rendono la loro richiesta totalmente condivisibile e da attuare anche per far fronte ai gap socio-economici delle donne italiane attestati recentemente dai due studi elaborati dal Censis e dall'Ocse che confermano che l'Italia resta fanalino di coda in Europa nel superare le differenze di genere;

   uscire anticipatamente dal mondo del lavoro con la certezza di un reddito fisso, tra l'altro, permetterebbe: di dare sostegno ai propri anziani, a figli e nipoti, dato che le donne in Italia, ancora oggi, rivestono un ruolo di caregiver come unico ammortizzatore sociale in un welfare praticamente inesistente; a chi non ha più un lavoro certo, di preservare la propria dignità e non dover diventare un peso per la società, dal momento che, concedendo la pensione a 57 anni, si eviterebbero eventuali sussidi di disoccupazione o ammortizzatori sociali; di dare il via a un ricambio generazionale, con un corretto ripristino di quel turnover tra anziani e giovani adesso più che mai indispensabile; notevoli risparmi nel medio-lungo termine per lo Stato, poiché si tratta di una misura che non grava sul bilancio pubblico, dato che si basa su un calcolo che riguarda unicamente il sistema contributivo, con una rinuncia permanente mediamente di circa il 30 per cento dell'assegno pensionistico;

   le lavoratrici chiedono: il recupero nel bilancio 2018 della restante parte dello stanziamento iniziale ad hoc impropriamente disimpegnato nel 2017, anche sotto forma di un nuovo stanziamento, sufficiente per dar corso alla proroga di «Opzione Donna» al 2018; di tener conto che i risparmi derivanti dal monitoraggio del «contatore» resi noti al 30 settembre di ogni anno, dovranno essere destinati esclusivamente a «Opzione donna» e alla sua prosecuzione al 2018, nonché all'eliminazione della discriminazione che impedisce alle lavoratrici autonome in «gestione separata» di accedere alla misura;

   purtroppo fonti di stampa confermerebbero le indiscrezioni secondo le quali nella «fase 2» del confronto sulle pensioni tra Governo e sindacati non sarà discussa la proroga al 2018 del regime sperimentale «Opzione donna» –:

   se trovi conferma questa notizia e quali risposte intenda dare alle istanze avanzate dalle lavoratrici interessate dalla proroga del regime di «Opzione donna» al 2018 e alla proposta di rendere la misura strutturale;

   se non ritenga opportuno e corretto, in previsione delle sessioni di confronto con i sindacati sulle pensioni, prevedere un incontro con una delegazione di lavoratrici di movimenti, comitati e gruppi attivi per la proroga di Opzione Donna al 2018, o invitarla direttamente in sede di confronto tra le parti.
(4-17755)

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente n. 2-01921 del 12 settembre 2017.