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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 14 luglio 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   L'XI Commissione,
   premesso che:
    il grave episodio di disperazione, riferito dagli organi di stampa, che ha visto protagonista la signora C.I.C., 46 anni, residente a Settimo Torinese, pone con drammatica urgenza la necessità di adeguare le procedure per il riconoscimento dell'indennità di disoccupazione, così come per le altre forme di tutela delle fasce più deboli dei lavoratori e dei cittadini, alla massima tempestività d'intervento ed efficacia, stante, da un lato, le potenzialità delle tecnologie informatiche e della comunicazione, dall'altro, la grave situazione economica e sociale che riguarda sempre più ampi segmenti della popolazione;
    come ampiamente riportato da tutti gli organi di informazione, la signora C.I.C. licenziata da sei mesi da un grande pub di periferia, si è presentata il 27 giugno allo sportello 4 dell'ufficio Inps di corso Giulio Cesare 290 di Torino per avere informazioni sulla pratica per il riconoscimento della «Naspi». Appreso che non avrebbe avuto diritto agli arretrati, presa dalla disperazione per la sua condizione economica dopo mesi di disoccupazione e mancati stipendi, si è versata del liquido infiammabile e si è data fuoco procurandosi ustioni sul 25 per cento del corpo. Solo grazie alla prontezza di riflessi di un altro utente che si trovava allo sportello adiacente e a quella di un ragazzo marocchino che, utilizzando un estintore da parete, ha spento le fiamme che in pochi istanti le avevano divorato vestiti e capelli, l'esito non è stato ancora più grave;
    la signora C.I.C. non solo era stata licenziata, ma è stata anche costretta ad avviare una causa per recuperare il pagamento di stipendi arretrati e del Tfr;
    secondo quanto si evince dallo stesso comunicato stampa del 28 giugno dell'Inps, la signora C.I.C., licenziata il 13 gennaio, aveva presentato domanda di «Naspi» in data 24 gennaio. Tuttavia, alla data di cessazione del rapporto di lavoro, la lavoratrice era in malattia e tale circostanza ha impedito la liquidazione della prestazione, non essendo stata allegata alla domanda di riconoscimento della prestazione la certificazione medica attestante la riacquisizione della capacità lavorativa. La locale sede Inps ha richiesto tale certificazione solo il 27 aprile e, ancora, successivamente, in data 10 maggio, è stato richiesto al patronato che segue la signora C.I.C. la certificazione medica e altra documentazione mancante;
    dal momento della presentazione della domanda, al momento della richiesta alla diretta interessata di integrazione della documentazione sono passati più di tre mesi e quasi tre mesi e mezzo per la comunicazione con il patronato;
    è di tutta evidenza che ci si trovi di fronte a procedure incompatibili con una efficiente gestione di pratiche tanto rilevanti e delicate per la vita delle persone coinvolte. Certe lentezze burocratiche e la diminuzione del personale dell'Inps possono lasciare senza risorse per mesi, coloro che ne hanno diritto,

impegna il Governo:

   ad adottare tutte le opportune iniziative, anche di indirizzo, affinché siano riviste le procedure utilizzate dall'Inps al fine di assicurare tempi certi e ravvicinati per il disbrigo di pratiche tanto delicate e rilevanti, quali quelle per la concessione dell'indennità di disoccupazione;
   a verificare il livello di organizzazione e di efficienza delle sedi dell'Inps, anche a seguito dei ripetuti interventi di ridimensionamento del personale sul territorio;
   ad assumere iniziative per definire precisi indirizzi circa la definizione di standard qualitativi che devono essere rispettati nell'erogazione dei servizi gestiti dall'Inps.
(7-01312) «Boccuzzi, Damiano, D'Ottavio, Rossomando, Mattiello, Bonomo, Paola Bragantini, Gribaudo, Gnecchi, Giorgis, Miccoli, Patrizia Maestri, Lavagno, Paris, Rostellato, Fabbri, Carra, Cinzia Maria Fontana, Albanella, Di Salvo, Baruffi, Arlotti, Rotta, Giacobbe, Casellato, Incerti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   CIRACÌ, ALTIERI, CHIARELLI, DISTASO, FUCCI, MARTI e MATARRESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   a quanto si apprende, la Commissione europea ha inviato un parere motivato all'Italia in quanto le autorità nazionali non sono state in grado di arrestare la diffusione della Xylella fastidiosa, un batterio che provoca il disseccamento degli alberi di ulivo portandoli alla morte;
   da quando è stato certificato il primo caso di Xylella, nella regione Puglia, nel 2014, le autorità italiane erano tenute a rispettare le norme comunitarie in materia di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nel territorio europeo;
   in Italia è stata tuttavia notificata la presenza di nuovi focolai e il calendario comunicato dall'Italia alla Commissione «non si è rivelato efficace per garantire l'immediata rimozione degli alberi infetti, come prescritto dalla normativa». Secondo la Commissione «la ricerca finora non ha trovato nessuna soluzione migliore all'eradicazione» delle piante infette dalla Xylella per bloccare la sua avanzata;
   il parere motivato fa seguito a una lettera di costituzione in mora già inviata all'Italia nel dicembre 2015 e ad un'ulteriore lettera di costituzione in mora nel luglio 2016. L'Italia dispone ora di due mesi per ottemperare ai propri obblighi; in caso contrario, la Commissione potrà decidere di deferire l'Italia alla Corte di giustizia;
   va ricordato che le norme comunitarie comportavano la rimozione delle piante infette dal territorio colpito non appena confermata la presenza di Xylella fastidiosa. Gli Stati membri sono tenuti ad adottare tutte le misure necessarie all'eradicazione del batterio dagli ulivi e vietarne così la diffusione in tutti gli Stati membri;
   si è di fronte ad un problema serissimo: dal momento in cui è stata diagnosticata, la malattia, dalla zona infetta è avanzata di circa 100 chilometri. Ormai non si contano le aziende annientate dal disseccamento degli ulivi, che non producono reddito da tre campagne produttive e, a breve, saranno raggiunte da molte altre che stanno cominciando a registrare i primi rapidissimi segni di disseccamento;
   sono state stimate in oltre 10 milioni le piante infette dalla Xylella fastidiosa nelle province di Lecce, Taranto e Brindisi con un danno economico che supera di gran lunga il miliardo di euro. C’è ora il rischio che, senza adeguati provvedimenti, la batteriosi che uccide gli ulivi arrivi nel Nord Barese e nella provincia di Barletta-Andria-Trani (Bat), dove l'olivicoltura rappresenta uno dei volani economici –:
   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare, in questi due mesi di tempo concessi all'Italia, per evitare il definitivo tracollo dell'olivicoltura pugliese e l'ennesimo deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia europea;
   quali ulteriori iniziative il Governo intenda mettere in campo in favore dei territori e a sostegno delle imprese e degli enti locali nelle aree colpite dalla Xylella. (3-03155)


   BURTONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Basilicata, come buona parte del Mezzogiorno, negli ultimi giorni è stata colpita duramente dalla emergenza incendi;
   in provincia di Matera, si sono registrati vasti focolai che hanno distrutto ettari di vegetazione e non solo;
   particolarmente gravi sono stati gli incendi che hanno colpito il bosco della Manferrara in territorio di Pomarico e la pineta di Metaponto;
   il bosco della Manferrara costituisce un patrimonio ambientale straordinario a cui è stato inferto un durissimo colpo;
   già in altre circostanze, purtroppo, il territorio pomaricano è stato interessato da incendi di vaste dimensioni, cosa che impone, anche a fronte di questo ultimo episodio, un rafforzamento delle misure di prevenzione;
   l'incendio che ha interessato la pineta di Metaponto ha provocato danni rilevantissimi anche ad alcune strutture ricettive in particolare al camping «Mondial» e altre strutture sono state costrette a fare evacuare i propri ospiti;
   i danni ancora non quantificati sono ingentissimi dal punto di vista ambientale ed anche per le ripercussioni sul tessuto economico del territorio in piena stagione turistica –:
   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per fronteggiare l'emergenza incendi in Basilicata rafforzando prioritariamente la dotazione di personale, mezzi, e presidi dei vigili del fuoco sul territorio, nonché per accertare quanto accaduto in merito agli episodi citati in premessa e supportare la indispensabile azione di ripristino ambientale e quanti hanno subito danni dagli eventi in questione. (3-03156)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BRAGA, TINO IANNUZZI, BORGHI, MARIANI, MANFREDI, GADDA, ZARDINI, BRATTI, MAZZOLI, GIOVANNA SANNA, CARRESCIA, VALIANTE e DE MENECH. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da giorni l'Italia è stretta dalla morsa degli incendi, aggravati dal prolungato periodo di siccità e dall'ondata di calore che interessa tutta la Penisola;
   numerosi roghi, per la quasi totalità di origine dolosa, stanno mettendo a dura prova il Centro e il Sud d'Italia. Emblematica per la sua gravità è la situazione del Parco nazionale del Vesuvio e della regione siciliana, in particolare delle province di Messina, Palermo e Trapani;
   oltre alla corretta prevenzione, come l'attenzione alle fiamme libere e la pulizia preventiva di boschi e di aree verdi, è assolutamente necessario che i comuni interessati dai roghi provvedano rapidamente all'obbligatorio aggiornamento del catasto delle aree percorse dal fuoco;
   la legge n. 353 del 2000, legge quadro in materia di prevenzione e lotta agli incendi, obbliga infatti tutti i comuni a censire i terreni percorsi dal fuoco, predisponendo un apposito catasto, in modo da applicare con esattezza i vincoli previsti, che vanno dal divieto di modificare la destinazione d'uso dell'area per 15 anni all'impossibilità di edificare ed esercitare la caccia o la pastorizia per un periodo di 10 anni;
   la legge citata rappresenta uno strumento estremamente efficace per combattere un crimine odioso che attenta alla fauna e al territorio, sottraendo alla comunità spazi di grande valore naturalistico e paesaggistico e impoverendo pericolosamente la biodiversità;
   si calcola che un comune su cinque nel nostro Paese non abbia mai adottato il catasto delle aree percorse dal fuoco oppure non lo tenga aggiornato;
   appare opportuno prevedere misure di sostegno ai comuni per tale adempimento –:
   se il Governo non ritenga di assumere con urgenza ogni iniziativa di competenza per far sì che su tutto il territorio nazionale siano adottati e aggiornati rapidamente i catasti delle aree percorse dal fuoco, prevedendo misure di supporto ai comuni per tali adempimenti nelle aree più a rischio. (5-11862)


   SARTI, D'UVA, DADONE, GALLINELLA, CIPRINI e DI BENEDETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   il giorno 20 giugno 2017 si è tenuto a Perugia un convegno, propagandato con manifesti e rilanciato dalla stampa locale, con cui Il Grande Oriente d'Italia, GOI, ha festeggiato i 300 anni della Massoneria moderna. L'evento, a cura del collegio circoscrizionale dell'Umbria del GOI aveva per titolo: «Massoneria. Attualità spirituale e civile a 300 anni dalla fondazione della Gran Loggia di Londra»;
   tra gli sponsor, in coda ai manifesti, risultano: il comune di Perugia, la provincia di Perugia, la provincia di Terni, la regione Umbria, l'università degli studi di Perugia e l'università per stranieri della stessa città. Sul sito della regione Umbria si legge «Il patrocinio e l'autorizzazione all'utilizzo del logo rappresentano un riconoscimento morale che la Regione Umbria concede a manifestazioni e iniziative ritenute meritevoli di apprezzamento per le finalità che esse si prefiggono»;
   Cristina Rosetti, già consigliere comunale a Perugia, il 18 giugno 2017, aveva riportato sulla propria pagina facebook tale dichiarazione sulle sponsorizzazioni del sito della regione Umbria sopra citata, chiedendo quale sia la finalità meritevole di riconoscimento morale che tale iniziativa si prefigge;
   a parere degli interroganti, desta perplessità e stupore che amministrazioni pubbliche sponsorizzino le iniziative convegnistiche del GOI, un sodalizio privatistico che, negli ultimi tempi, si è contrapposto duramente alle richieste di chiarezza e trasparenza in materia di elenchi sui propri iscritti e membri formulate dalla «Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali anche straniere». Tale richiesta della Commissione parlamentare, conseguiva a un'inchiesta svolta dalla stessa sulle infiltrazioni del crimine organizzato all'interno di alcune logge massoniche;
   particolare perplessità destano la sponsorizzazione da parte dell'università degli studi di Perugia e dell'università per stranieri sempre di Perugia, nelle quali devono essere garantite l'imparzialità della pubblica amministrazione e il rigore etico –:
   di quali elementi disponga il Governo circa i fatti sopra riportati e se non intenda assumere iniziative normative per disciplinare in modo più stringente sponsorizzazioni e patrocini da parte di istituzioni ed enti pubblici, inclusi gli atenei, evitando che essi stiano concessi ad associazioni o eventi discutibili o inopportuni, come nel caso richiamato, alla luce dell'esigenza di tutelare l'interesse pubblico e di perseguire fini meritevoli. (5-11863)

Interrogazioni a risposta scritta:


   COSTANTINO e FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   in questi giorni l'intera penisola è colpita da massicci incendi che stanno mettendo in ginocchio vastissime aree, soprattutto quelle urbanizzate;
   il Sud è come ogni anno maggiormente colpito dal fenomeno e come ogni anno le risorse per soccorrere le zone colpite sono risibili;
   la Calabria da sempre è interessata da incendi anche a ridosso delle città, per l'alta densità di verde boschivo. La provincia di Reggio Calabria, cui molti comuni sorgono all'interno o alle basi dell'Aspromonte, anche a causa delle alte temperature che stanno caratterizzando la stagione estiva, nell'ultimo mese è stata pesantemente colpita;
   si tratta di zone di enorme interesse turistico e paesaggistico: Costa Viola, Bagnara Calabra, Santa Eufemia, Scilla, poi la città di Reggio Calabria nella zona sud tra Valanidi e Ravagnese; nella giornata del 12 luglio 2017 anche la zona nord della città è stata coinvolta in fenomeni incendiari che si sono estesi tra gli uliveti e le zone abitate: traffico e attività turistico-commerciali bloccate, paura per gli abitanti e aria irrespirabile;
   la flotta usata in Italia come risorsa anti-incendi è composta attualmente da 16 Canadair CL415, 4 elicotteri Erickson S64F e 8 elicotteri del comparto difesa e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ma risulta evidente come questi mezzi non siano sufficienti a gestire l'emergenza e a garantire un intervento immediato –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se intenda assumere iniziative per finanziare l'acquisto di nuovi mezzi per gestire l'annuale emergenza e se non intenda mettere in campo dei programmi di prevenzione ed educazione ambientale al fine di sensibilizzare la popolazione al rispetto e alla cura del patrimonio boschivo italiano. (4-17321)


   GIANCARLO GIORDANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi sono divampati nell'area boschiva vesuviana vasti e perduranti incendi che hanno anche lambito i centri abitati;
    la minacciosa colonna di fumo sprigionatasi si è propagata fino ai territori dell'Irpinia e del Sannio, provocando cenere, fumi ed odori nocivi che, oltre ad investire le popolazioni dell'intera area metropolitana, hanno raggiunto le comunità delle province di Avellino e Benevento;
   considerate le proporzioni ed il potenziale pericolo che poteva rappresentare l'evento, si sono prontamente ed in misura encomiabile attivate le squadre del Corpo forestale, dei vigili del fuoco e della polizia, insieme all'opera spontanea delle autorità locali interessate e di una moltitudine di volontari;
   al momento, nonostante siano ancora in corso operazioni di spegnimento, non si hanno notizie circostanziate rispetto all'entità ed alla natura dei danni che ha subito la macchia silvo-boschiva interessata, incluse le strutture, gli insediamenti e gli animali;
   i roghi, per le loro caratteristiche, non sembrano essere stati provocati dal solo effetto climatico ma chiaramente sostenuti da un'azione dolosa, circostanza che legittima più di un interrogativo sulle ragioni che spingano ad una così sciagurata iniziativa, visto che l'area, oltre a ricadere in uno dei contesti paesaggistici più preziosi della macchia mediterranea, è, purtroppo, interessata anche dal diffuso fenomeno della speculazione edilizia e dello smaltimento illegale dei rifiuti di ogni sorta;
   il suddetto contesto ambientale risente, inoltre, delle conseguenze di una serie di provvedimenti governativi e legislativi che nel tempo hanno, di fatto, smantellato presidi e strutture portanti preposti alla prevenzione e alla tutela del territorio montano, agrario e rurale, in primis il cosiddetto decreto «Madia» che, disponendo il riassorbimento del Corpo forestale da parte dell'Arma dei carabinieri e dei vigili del fuoco, ha comportato inefficienze ed una risposta inadeguata a situazioni di emergenza straordinaria come questa;
   il precedente regime normativo contemplava, in casi come questo, il pronto intervento integrato di vigili del fuoco, protezione civile e comunità montane. Mentre oggi si deve assistere, per totale assenza di risorse e di una riorganizzazione organica del comparto forestale, a situazioni di criticità, le cui conseguenze sono destinate a protrarsi nel tempo;
   la tutela del territorio, sia montano che rurale, sconta la colpevole insensibilità politica e culturale che ha favorito la disattenzione verso la montagna e le zone interne, intese come luoghi di vita e non solo di sfruttamento, e la produzione di una legislazione domestica che ha evidenziato dannosi limiti a partire da quella sul riordino delle funzioni delle comunità montane e dei Corpi addetti alla delicata funzione di salvaguardia del territorio;
   la stessa legge n. 253 del 2000 (sulla prevenzione incendi), che, da una parte, impone ai comuni molti obblighi amministrativi e, dall'altra, lasciando inevaso il tema della dell'istituzione di un coordinamento funzionale in caso di calamità e del potenziamento del parco mezzi antincendio, affida la risoluzione delle emergenze all'improvvisazione ed allo spirito di civico e di servizio delle squadre –:
   di quali elementi disponga il Governo circa la natura degli incendi e se intenda avviare una verifica circa il grado di nocività degli stessi per le popolazioni dell'area vesuviana e delle province di Avellino e Benevento, in particolare rispetto al superamento dei livelli consentiti del cosiddetto PM10;
   se non si ritenga di assumere le iniziative di competenza per promuovere la predisposizione del piano di coordinamento per le emergenze e le calamità per queste aree, estremamente esposte a simili rischi, che coinvolga i diversi livelli ed enti istituzionali preposti e definisca le indicazioni di comportamento per le popolazioni colpite;
   di quali dotazioni si disponga per far fronte all'emergenza incendi in Campania e se non si ritenga necessario un potenziamento dell'organico e della flotta dei mezzi di soccorso. (4-17327)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MONGIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nelle prime ore del pomeriggio dell'11 luglio 2017 nel comune di Bellona (Caserta), è divampato un incendio di enormi dimensioni presso il sito di stoccaggio rifiuti dello stabilimento «Ilside»;
   l'incendio era visibile da decine di chilometri di distanza e con il passare delle ore i relativi fumi hanno interessato anche l'aria dei comuni confinanti, provocando serie preoccupazioni presso la popolazione di tutta la provincia, in quanto la colonna di fumo denso e nero ha reso l'aria irrespirabile, sprigionando con tutta probabilità sostanze nocive (possibile presenza di diossina). Le persone residenti nelle vicinanze sono state perciò costrette a barricarsi in casa;
   il sito era già tristemente noto per un precedente incendio avvenuto nel 2012 dove a prendere fuoco furono tonnellate di ecoballe e altro materiale plastico. Allora furono necessari diversi giorni per domare l'incendio;
   nell'incendio sono bruciati rifiuti di ogni tipo lasciando in eredità agli sfortunati cittadini di questo territorio l'ennesimo scempio ambientale rispetto al quale essi rimangono interdetti non potendo fare altro che assistere inermi e sconfitti;
   il sindaco di Bellona ha emesso un'ordinanza con la quale ha invitato la cittadinanza, specie quella residente nei pressi dell'impianto, «ad adottare ogni misura precauzionale necessaria ed opportuna allo scopo di prevenire eventuali danni che dalla combustione dei particolari materiali dovessero scaturire»;
   lo stesso sindaco ha invitato a tenere chiuse il più possibile le finestre e le porte delle abitazioni e di ogni altro sito abitato o frequentato, raccomandando, inoltre, in via precauzionale ed in attesa di relazione da parte dei competenti organi operanti sul posto, di evitare di consumare prodotti della terra raccolti nell'immediato dell'incendio, sconsigliando altresì di consumare acqua attinta da pozzi rurali. Inoltre, ha raccomandato, almeno per quanto riguarda le zone più vicine al sito, di evitare che i bambini e le persone anziane o malate, sostassero all'aria aperta;
   i fatti e le conseguenze occorsi nell'ambito del predetto incendio meritano di essere affrontati non solo dai competenti organi di controllo ambientale e sanitario di livello territoriale, ma anche dalle istituzioni competenti di livello governativo nazionale, in particolare dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, oltre che dalle autorità incaricate della repressione dei reati e del contrasto ai danni alla salute ed all'ambiente –:
   quali informazioni si intendano fornire in merito all'incendio divampato l'11 luglio 2017 all'interno del sito di stoccaggio dei rifiuti dell'Ilside, in località Ferranzano a Bellona (Caserta);
   se vi siano state emissioni in aria di sostanze pericolose e, ad ogni modo, se e di quali elementi disponga circa la composizione dei fumi sprigionati dall'incendio;
   se il Governo non intenda coordinare, per quanto di competenza, iniziative di tutela ambientale e di contrasto agli illeciti, in accordo con la regione Campania e con le altre istituzioni che svolgono funzioni amministrative e di controllo sul territorio della provincia di Caserta, al fine di debellare definitivamente il fenomeno degli incendi non dovuti a fattori naturali che devastano l'ambiente e producono danni alla salute dei locali cittadini.
   (5-11856)


   RUSSO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si apprende dalle informazioni riportate sul sito internet del comune di Graffignano, provincia di Viterbo, lo stesso avrebbe deciso, con delibera della giunta n. 18 del 3 giugno 2015 di realizzare l'isola ecologica all'interno dell'area «PIP» di Sipicciano, inserita nella «zona D – Artigianato, piccola industria e commercio» del vigente piano regolatore generale approvato con delibera della giunta regionale n. 3016 del 2 giugno 1987;
   in precedenza, con diverse delibere comunali, il comune di Graffignano aveva deciso, in un primo momento, di realizzare un ecocentro comunale sito in località Piantata, salvo poi individuare successivamente un nuovo sito per la localizzazione e l'ubicazione del centro di raccolta in località Poggio La Guardia e, a seguito di richieste formulate dal legale dei proprietari di alcune abitazioni collocate in prossimità dell'area circa una presunta contestazione della mancanza di variante urbanistica dell'area, modificare ulteriormente la localizzazione per la realizzazione del progetto identificata proprio nella sopracitata zona artigianale di Sipicciano;
   nei territori attigui alla citata area «PIP» di Sipicciano individuata ai fini della realizzazione del progetto dell'isola ecologica, risulta tuttavia situata una realtà industriale, Farine Laziali Soc. Agricola s.s. – Gruppo Carli che, grazie ad un contratto di affitto con i proprietari, utilizza i suddetti territori per la coltivazione di numerosi prodotti con metodo biologico, grazie anche ai certificati di conformità posseduti dalla stessa società e del piano annuale di produzione (PAP) regolarmente presentato al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, contenente l'esatta indicazione delle produzioni previste per l'anno solare in corso per tutti gli appezzamenti aziendali e che permettono, di conseguenza, lo svolgimento di tale attività;
   secondo quanto si apprende da diverse fonti, molte aziende biologiche hanno chiaramente affermato nei propri disciplinari l'esigenza che gli appezzamenti condotti secondo il metodo biologico debbano essere sufficientemente lontani non solo da appezzamenti condotti secondo il metodo convenzionale (oppure adeguatamente «protetti» da potenziali rischi dovuti ad effetto deriva), ma soprattutto dalle numerose fonti d'inquinamento (strade ad elevato traffico, industrie altamente inquinanti, aeroporti e altro), tra le quali possono certamente ricomprendersi anche le isole ecologiche, al fine di evitare o limitare gli inquinamenti ambientali;
   in aggiunta, con delibera n. 106 del 23 dicembre 2014 il comune aveva assegnato, sempre all'interno delle aree comprese nella zona «PIP» il lotto n. 4 alla ditta Inerti Bomarzo s.r.l. che, successivamente, ha richiesto l'approvazione del progetto avente ad oggetto operazioni di messa in riserva e recupero di rifiuti non pericolosi effettivamente destinati al riutilizzo;
   rispetto alla realizzazione di tale progetto la regione Lazio, nell'ambito di un'apposita istruttoria tecnico-amministrativa, a seguito dell'analisi della documentazione trasmessa dalla citata società, ha evidenziato una serie di interrelazioni tra il progetto proposto e diversi fattori ambientali coinvolti, come le emissioni in atmosfera, il suolo ed il sottosuolo, nonché le acque superficiali, che potrebbero avere un impatto negativo su tali componenti ambientali derivanti dall'applicazione del citato progetto e, conseguentemente, anche sui prodotti biologici coltivati dalla società Farine Laziali nella zona attigua –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione alla vicenda esposta in premessa e se non ritenga, per evitare il ripetersi delle gravi criticità sopra evidenziate, di adottare iniziative normative volte a definire in modo più stringente i criteri di allocazione di strutture e impianti come quelli indicati, in relazione all'esigenza di tutelare produzioni agricole realizzate con metodo biologico che potrebbero certamente subire un rilevante pregiudizio derivante dalla vicinanza di isole ecologiche e installazioni per il recupero di rifiuti;
   se il Governo non intenda promuovere una verifica da parte del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente al fine di verificare lo stato dei luoghi e il livello di inquinamento dell'area. (5-11860)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BOSSA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   una serie di gravissimi incendi devasta da giorni, fin dai primi di luglio, tutta l'area del Vesuvio, in più punti, con decine di focolai, la chiusura di alcune vie di accesso, molti disagi per i cittadini e gravi danni ambientali;
   in particolare, nella giornata dell'11 luglio 2017, sono stati attivi cinque focolai gravissimi, due sul versante di Torre del Greco, fino a lambire la sede storica dell'Osservatorio vesuviano;
   il rogo più pericoloso si è esteso per oltre due chilometri, dopo che si sono incontrati e sovrapposti i focolai di Ercolano e Ottaviano;
   colonne impressionanti di fumo si sono sollevate tutto il giorno, sovrastando il golfo di Napoli;
   brucia, in realtà, da più giorni uno dei boschi più belli del parco nazionale del Vesuvio, la riserva Tirone Alto Vesuvio, un bosco misto di querce centenarie e pini mediterranei su lave dell'ottocento e anche più antiche;
   i militanti dell'associazione Cittadini per il parco hanno denunciato la presenza di incendi e roghi da giorni, prima ancora che questi si sviluppassero velocemente con la combustione di vaste aree;
   la situazione ha chiesto l'intervento dei vigili del fuoco, ma ha visto anche la mobilitazione di tanti volontari;
   alcuni volontari denunciano, in queste ore, l'incuria in cui veniva tenuto il bosco, che nel momento in cui è andato a fuoco era tappezzato di rami secchi, con strati di fogliame altamente infiammabile;
   pare che le attività di spegnimento dei vari roghi sul Vesuvio abbiano reso necessario l'azione di oltre 60 persone, mentre su tutto il territorio campano, nelle giornate del dieci e dell'undici luglio, sono stati attivi oltre cento roghi;
   è evidente che l'attività di sorveglianza del territorio e di intervento tempestivo ha presentato qualche difficoltà se si è potuti arrivare a un tale livello di devastazione –:
   quale sia la situazione dei danni ambientali legati ai roghi sul Vesuvio di questi giorni e se il Governo non ritenga di attivare, per quanto di competenza, iniziative di prevenzione e controllo per impedire fenomeni che determinano rischi per la salute e pericolo per l'ambiente. (4-17317)


   ROSTAN. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la notte tra il 10 e l'11 luglio 2017, un enorme rogo è scoppiato sulla circumvallazione esterna di Napoli, nel territorio della cosiddetta area giuglianese, sollevando per ore una nube tossica che ha reso l'aria irrespirabile in un perimetro ampio, toccando soprattutto i comuni di Giugliano, Qualiano, Villaricca, Melito e Calvizzano;
   la nube ha letteralmente cosparso di cenere tutta l'area a nord di Napoli, costringendo migliaia di cittadini a chiudersi in casa per difendersi dal lezzo nauseabondo;
   il rogo ha bruciato per ore, durante tutta la notte, sollevando fumi e una puzza insistente di plastica bruciata per tutta la mattinata dell'11 luglio, nonostante l'intenso lavoro dei vigili del fuoco sul luogo del disastro;
   alto è stato l'allarme sociale su un territorio già devastato ambientalmente;
   nella giornata dell'11 luglio, altri roghi di natura dolosa sono divampati sull'altro versante della provincia di Napoli, quello delle pendici del Vesuvio, dove anche nei giorni precedenti erano andate in fiamme diverse zone del Parco ambientale;
   anche in tutta la vasta zona vesuviana, l'aria è stata irrespirabile per ore, con cieli oscurati dalle esalazioni, piogge di polveri e migliaia di cittadini tappati in casa con segni di malore;
   pare che le attività di spegnimento del rogo sul Vesuvio abbiano impegnato oltre 60 persone in azione tra dipendenti regionali, personale della Sma Campania e volontari, a testimonianza della gravità dei fatti;
   secondo la protezione civile, nelle giornate del 10 e dell'11 luglio, sono stati attivi oltre cento roghi in tutta la Campania, delineando una vera e propria emergenza nazionale, con più di 600 uomini al lavoro sui territori;
   pochi giorni prima, altri roghi erano stati appiccati nel territorio dell'VIII municipalità di Napoli, a ridosso del campo Rom di Scampia, con colonne di fumo che si sono alzati da almeno tre focolai;
   il Parlamento il 5 febbraio 2014 ha provveduto alla conversione in legge del decreto-legge n. 136 del 2013, con cui prevedeva, tra le varie disposizioni, l'introduzione del reato di combustione dei rifiuti, più una serie di attività di bonifica dei suoli inquinati nella terra dei fuochi, il conferimento di poteri speciali al prefetto di Napoli, la creazione, presso il dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, di un gruppo per il monitoraggio, la mappatura dei terreni inquinati, l'uso dell'esercito e lo screening sanitario gratuito per i cittadini residenti in Campania e Puglia;
   nonostante i buoni propositi del testo di legge, com’è del tutto evidente, non accennano a diminuire i roghi tossici e gli sversamenti abusivi; con l'estate e il caldo il livello di emergenza sale oltre la soglia di qualunque possibile tolleranza;
   il fenomeno dei roghi ed, in generale, la condizione di inquinamento dei suoli stanno provocando, come appare evidente da numerosi studi epidemiologici, un preoccupante innalzamento delle patologie diagnosticate nella popolazione residente, in particolare quelle oncologiche;
   va assolutamente innalzato il livello di vigilanza, sorveglianza, lotta dura agli sversamenti abusivi e ai roghi conseguenti sul territorio campano, con una più incisiva e articolata presenza dello Stato –:
   se non ritengano di attivare una speciale azione di contrasto contro i roghi in Campania, in tutti i suoi versanti, e, nello specifico, quali iniziative intendano assumere per aumentare la vigilanza sul territorio, implementare il controllo e il presidio delle zone a rischio e impedire fenomeni ormai dilaganti legati a svernamenti abusivi di rifiuti e conseguenti roghi tossici, che determinano una condizione di totale invivibilità del territorio, un rischio enorme per la salute dei cittadini e un pericolo reale di devastazione per l'ambiente. (4-17319)


   GIULIETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   si intende porre all'attenzione del Ministro la situazione nella quale si trovano a vivere i residenti nella frazione Calzolaro del comune di Umbertide (Perugia), abitata da circa un migliaio di persone, considerando anche agriturismi, case vacanze, bar e attività di ristorazione;
   la bellezza e la vivacità turistica della zona sono da tempo gravemente pregiudicate dalla presenza di continui gas e odori intollerabili che permeano tutta l'area di giorno e di notte;
   nella frazione, a ridosso dell'abitato, si trova l'impianto di recupero per rifiuti speciali non pericolosi della società Splendorini Molini Ecopartners srl, in cui vengono trattate tipologie di rifiuti consistenti in scarti del settore agricolo, alimentare, lattiero caseario e relative catene di trasformazione e distribuzione;
   l'impianto negli anni è stato autorizzato ad incrementare i quantitativi di materiale trattato e, da 14.000 tonnellate/anno è passato a 21.000 tonnellate/anno nel 2013, 35.000, tonnellate/anno nel 2016, fino ad arrivare a 50.000, tonnellate/anno nel corrente anno;
   la provincia di Perugia, infatti, con determinazione n. 4922 del 20 novembre 2015 autorizzava l'impianto Splendorini a trattare 35.000 tonnellate/anno nel 2016, per poi aumentare la quantità a 50.000 tonnellate/anno dal 2017;
   la tipologia di materiali trattati comporta emissioni maleodoranti intollerabili che inevitabilmente danneggiano gli abitanti;
   va inoltre segnalato che, a poca distanza da Calzolaro, in località Bonsciano (comune Città di Castello), si trova una centrale a biomasse che contribuisce all'emissione di gas maleodoranti che si riversano sulla frazione Calzolaro;
   va rilevato che la presenza di tali impianti industriali ha determinato un notevole incremento del passaggio di mezzi pesanti, quali Tir e camion, rendendo pericolosa la strada che attraversa l'abitato e incrementando l'insalubrità dell'aria;
   inoltre, con nota del 10 luglio 2017 l'A.R.P.A., Agenzia regionale per la protezione ambientale dell'Umbria – area dipartimentale Umbria nord, ha comunicato alla regione Umbria, al comune di Umbertide ed alla ASL1 Umbria, i risultati del monitoraggio sistematico degli odori effettuato in località Calzolaro nel periodo maggio 2016 – marzo 2017;
   dopo aver effettuato un monitoraggio tramite sistemi di olfattometria e multisensoriali (naso elettronico), l'A.R.P.A. significa di avere registrato numerosi eventi di cattivo odore;
   comunica, inoltre, che nel periodo maggio-giugno 2017, sia il personale dell'A.R.P.A. che il personale della polizia municipale, ha in più occasioni evidenziato un disturbo olfattivo conclamato e persistente;
   specifica altresì che i sopralluoghi effettuati nei giorni 8-17-30 maggio e 21 giugno 2017 hanno evidenziato la presenza di odori disturbanti di difficile tollerabilità;
   riferisce altresì l'A.R.P.A. che il disturbo olfattivo in alcune occasioni è legato al trasporto dei rifiuti in ingresso, dei rifiuti prodotti e del prodotto finito e si verifica anche per i mezzi che escono vuoti;
   precisa l'A.R.P.A. che le verifiche ispettive non hanno tuttavia mai evidenziato, per quanto verificato, il mancato rispetto delle prescrizioni autorizzative da parte della società Splendorini. L'A.R.P.A. conclude la comunicazione individuando una serie di misure da adottare per la eliminazione e riduzione degli odori, proponendo una modifica delle vigenti autorizzazioni concesse alla ditta;
   è evidente che tale situazione pregiudica il diritto delle persone alla salute, ad un ambiente salubre, a godere pienamente degli immobili di proprietà;
   le emissioni ed i gas maleodoranti danneggiano il diritto al normale svolgimento della vita all'interno della propria abitazione ed il diritto alla libera e piena esplicazione delle proprie abitudini di vita quotidiane;
   la presenza di tali emissioni danneggia inoltre le attività turistiche e svaluta la zona inesorabilmente;
   gli abitanti di Calzolaro hanno manifestato più volte il grave disagio che sono costretti a vivere ogni giorno, protestando e chiedendo controlli ed interventi, senza tuttavia ottenere alcun effettivo risultato –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda mettere in atto, anche promuovendo una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, per verificare lo stato del territorio di Calzolaro nell'ottica di garantire il diritto dei suoi abitanti a vivere in un ambiente idoneo e salubre, elemento necessario e determinante per la qualità della vita di ciascuno. (4-17324)


   ZOLEZZI, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la riserva naturale statale Bosco della Fontana sorge nel comune di Marmirolo (Mantova) è area Sic (Sito di importanza comunitaria), Zps (Zona di protezione speciale), codice IT20B0011, sito incluso nella lista delle foreste europee di importanza per faune saproxiliche;
   l'85 per cento della riserva è occupata dalla foresta, il rimanente da prateria e una piccola zona umida. La Riserva rappresenta uno degli ultimi relitti di foresta planiziaria della Pianura padana. È inoltre parte della Rete Natura 2000;
   complessivamente, le specie spontanee censite nella riserva sono 470; di queste, 60 sono considerate rare nella Pianura padana; 52 sono le specie animali tutelate a livello comunitario secondo la Direttiva Habitat (92/43/CEE) e la Direttiva Uccelli (79/409/CEE);
   nella riserva sono state identificate 102 specie di uccelli, delle quali circa la metà nidificanti. La riserva ospita una delle colonie storiche di nibbio bruno più importanti e note d'Italia;
   quest'area, sottoposta a vincolo, isolata rispetto ad altre aree protette con le medesime caratteristiche floro-faunistiche, diviene un unicum straordinariamente fragile nella provincia di Mantova, nel cuore fortemente antropizzato della pianura padana;
   durante i consigli comunali del 29 giugno 2017 a Marmirolo e Porto Mantovano è stata approvata la convenzione per la realizzazione della rotonda sulla ex strada statale 236 Brescia-Mantova al chilometro 3+220, proprio all'ingresso del sito di importanza comunitaria;
   un cantiere di 3 ettari sarà presente per 3 anni a poche decine di metri dal Sic, per la realizzazione di un'infrastruttura di 70 metri di raggio a grande percorrenza che ridurrà di 70 metri la già sottile fascia tampone del Sic stesso, attraverso l'abbattimento di oltre 35 alberi senza ripiantumarli, un intervento tale da danneggiare gravemente e definitivamente il normale ciclo biologico di quest'oasi;
   le attuali progettazioni si rifanno al decreto n. 2473 dell'8 marzo 2006 emesso dalla unità operativa Programmazione integrata e valutazioni di impatto struttura valutazioni di impatto ambientale della Direzione generale territorio ed urbanistica della regione Lombardia;
   nello studio di impatto ambientale (Sia), a pagina 342, è scritto chiaramente che quest'opera potrà determinare l'allontanamento di specie animali. Nel caso di un sito di interesse comunitario che ospita, da solo, sul territorio nazionale la nidificazione di alcune specie, questo non appare accettabile;
   gli effetti di disturbo dovuti all'aumento dei livelli sonori, della loro durata e frequenza, potrebbero portare ad un allontanamento della fauna dall'area, con conseguente sottrazione di spazi utili all'insediamento e riproduzione;
   si legge nello studio di impatto ambientale: «Le analisi effettuate hanno rilevato che tanto in fase di cantiere, quanto in fase di esercizio, l'aumento di inquinamento sonoro non risulta significativo rispetto allo stato attuale». Ma, questo appare agli interroganti in contrasto con le tabelle acustiche riportate nel Sia stesso e con i dettagli di progetto che vedono accorciarsi in maniera strutturale la distanza fra la strada e il Sic è che in fase di cantiere vedranno distanze ancora minori da strutture sonore;
   sarà rilevante l'impatto luminoso sia in fase di cantiere, che della struttura definitiva come scritto nel Sia;
   la rotonda in questione non riveste alcuna utilità, secondo gli interroganti, nell'ambito della riqualificazione della strada citata e può essere vicariata da strutture esistenti e/o da nuova strada di collegamento all'interno delle aree industriali dalla parte opposta a Bosco Fontana;
   attualmente, la valutazione di impatto ambientale (Via) relativa all'opera sopra richiamata, di cui è possibile rinvenire elementi nella Piattaforma del sistema operativo lombardo per la valutazione di impatto ambientale (SILVIA), risulta ferma all'avvio di procedura, datata il 1o aprile 2017;
   secondo gli interroganti una Via-V.Inc.A., effettuata 11 anni fa, potrebbe essere inattendibile a causa della continua evoluzione di fauna e flora, tale che i dati contenuti potrebbero risultare poco congrui rispetto alla situazione attuale, e in virtù anche del fatto che potrebbero essere emersi nuovi dati con i monitoraggi finanziati con progetti europei Life (LIFE11 NAT/IT/000252 MIPP) –:
   se il Ministro interrogato non ritenga necessario assumere iniziative, per quanto di competenza, per verificare l'impatto dell'opera infrastrutturale sopra richiamata sulla Riserva naturale statale Bosco della Fontana, situata nei pressi del comune di Marmirolo. (4-17334)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE MARIA e BENAMATI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero dell'economia e delle finanze, anche attraverso la controllata Cassa depositi e prestiti, rappresenta l'azionista pubblico principale di Poste Italiane s.p.a.;
   il recente rinnovo dei vertici di Poste Italiane s.p.a. viene a corrispondere ad un rinnovato indirizzo per l'azienda, il cui piano industriale dovrà incontrare tanto le grandi sfide della digitalizzazione, quanto quelle dei mercati tradizionali del recapito e dei nuovi servizi;
   il Governo ed il Parlamento hanno varato il complesso delle misure «Industria 4.0» per favorire le industrie ad intraprendere marcate innovazioni sul piano della digitalizzazione, con conseguenze professionalizzanti per le risorse umane ed effetti sinergici sulle performance aziendali e sull'occupazione;
   l'area bolognese, e più in generale quella emiliano-romagnola, rappresentano un nodo nevralgico per i servizi di Poste Italiane s.p.a. sia sotto il profilo del serbatoio di business che del numero di addetti, nonché delle professionalità espresse e dello smistamento anche attraverso il rilevante Centro di meccanizzazione postale (CMC) di Bologna;
   il decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, «decreto Poletti» successivamente convertito dalla legge, 16 maggio 2014, n. 78, recante «Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese», reca la disciplina contrattuale specifica atta ad inscrivere le risorse in un percorso professionale progressivo secondo le necessità delle aziende e dei lavoratori;
   l'attuale situazione delle risorse umane di Poste Italiane s.p.a. comporterà nei prossimi anni un rilevante turn-over, a cui sarà utile far fronte facendo tesoro di tutte le professionalità maturate;
   già in passato e fino al 2006 furono attivate graduatorie e piani di integrazione al fine di razionalizzare e stabilizzare le risorse umane formate ed integrate temporaneamente per far fronte alle necessità dell'azienda –:
   attraverso quali piani ed iniziative Poste Italiane s.p.a. intenda dare attuazione ai propri rilevanti impegni nel settore del recapito e dei nuovi mercati a livello nazionale, anche attraverso lo sviluppo di attività connesse all'agenda digitale summenzionata;
   attraverso quali strumenti, piani ed attività l'azienda intenda dare sviluppo, attuazione e continuità ai propri rilevanti impegni ed attività relativi ai mercati ad elevata automazione ed, in particolare, in riferimento all'Emilia Romagna, nel nodo di Bologna e rispetto allo sviluppo del Centro di meccanizzazione postale;
   attraverso quali strumenti l'azienda intenda valorizzare la stabilità ed il recupero dei percorsi formativi e professionalizzanti già intrapresi od in essere, quali quelli dei collaboratori e tempo determinato ed ex-articoli 1 e 2 del decreto legislativo n. 368 del 2001, al fine di un compiuto e più razionale sviluppo delle proprie potenzialità attraverso risorse umane già qualificate. (5-11859)


   RUBINATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 113 del decreto legislativo n. 50 del 2016 introduce incentivi per le funzioni tecniche svolte dai dipendenti delle pubbliche amministrazioni e prescrive a quest'ultime di destinare a tale scopo, ad un apposito fondo, risorse finanziarie in una misura non superiore al 2 per cento modulate sull'importo di lavori, forniture e servizi, posti a base di gara;
   la sezione autonomie della Corte dei Conti con deliberazione n. 7 del 2017 ha ritenuto da ultimo che i suddetti incentivi sono da includere nel limite al trattamento accessorio del personale (cosiddetto «fondo produttività»), affermando che «nei nuovi incentivi non ricorrono gli elementi che consentano di qualificare la relativa spesa come finalizzata ad investimenti; il fatto che tali emolumenti siano erogabili, con carattere di generalità, anche per gli appalti di servizi e forniture comporta che gli stessi si configurino, in maniera inequivocabile, come spese di funzionamento e, dunque, come spese correnti (e di personale)»;
   mentre nell'interpretazione fornita in precedenza dalla magistratura contabile (sez. riunite delibera n. 51 del 2011) si escludeva tale voce da quelle da prendere a confronto, la più recente pone una serie di problematiche, in quanto l'inclusione di tali incentivi nel cosiddetto «fondo produttività» rileva per l'applicazione del tetto previsto ex articolo 23, comma 2 del decreto legislativo n. 75 del 2017; inoltre, dette spese incrementano l'importo del fondo per il personale 2017, che non deve però superare il limite dell'anno 2016, che a sua volta non poteva superare l'importo del fondo 2015 ai sensi dell'articolo 1, comma 236, della legge n. 208 del 2015 abrogato dal succitato articolo 23. Tali variazioni possono essere di importo molto significativo e si collegano ad un diritto che, in ogni caso, matura in capo ai dipendenti;
   seguendo l'interpretazione di cui alla deliberazione n. 7 del 2017, non essendo consentito lo sforamento del fondo 2016, per rispettare l'articolo 113 bisogna decurtare, se vi sono e se sufficienti, altre poste destinate alla generalità dei dipendenti e/o a garanzia di alcuni servizi. Ovvero, in altre parole: per far spazio agli incentivi per funzioni tecniche sarà obbligatorio ridurre altre componenti del fondo, con un calo, quindi, dei trattamenti economici accessori dei lavoratori ed il rischio di conflitti tra i dipendenti che partecipano alle attività tecniche e il resto dei lavoratori;
   infine, siccome tali incentivi vanno a incrementare anche il tetto di spesa di personale di cui all'articolo 1, comma 557 e seguenti, della legge n. 296 del 2006, recanti misure di contenimento delle spese di personale, tale circostanza può, di fatta, inibire anche gli effetti positivi dell'incremento della capacità assunzionale stabilito con il decreto-legge n. 50 del 2017 se non addirittura comportare uno sforamento del tetto (costituito dalla media della spesa di personale del triennio 2011-2013) con la conseguente sanzione del divieto di assunzioni –:
   se non ritenga necessario assumere con urgenza le iniziative di competenza, anche normative, per chiarire che gli incentivi per funzioni tecniche di cui all'articolo 13, comma 2, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, non sono da includere nel tetto del trattamento accessorio del personale, né nell'importo delle spese di personale considerate ai fini del rispetto dell'articolo 1, comma 557 e seguenti, della legge n. 296 del 2006. (5-11866)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   i depositi fiscali sono autorizzati a detenere i prodotti da fumo in sospensione di imposta e sono tenuti a registrare tutte le operazioni di carico e scarico del magazzino su un apposito registro contabile, nonché a rendicontare periodicamente all'amministrazione tali movimenti;
   a distanza di tre mesi dalla chiusura «temporanea» della sede di Locri a causa di un contenzioso in corso dei titolari del locale deposito fiscale con i Monopoli di Stato – non vi è nessuna notizia sui tempi e sui modi di una possibile riapertura;
   numerose sono state le segnalazioni di disagio da parte di aziende aderenti all'associazione Lara/Claai di Locri, aziende che, oltre alla rivendita di sali e tabacchi, svolgono attività artigianale o commerciale nel settore alimentare;
   è un disagio condiviso con le oltre duecento rivendite della Locride che da tre mesi, e senza prospettive di risoluzione, sono costrette a rivolgersi o addirittura a recarsi presso le sedi di Reggio Calabria, Rosarno e Catanzaro;
   a subire, in primo luogo, tale mancanza di servizio sono in particolare gli operatori più piccoli, da un lato, per l'aggravio di costi, perdita di tempo e flessibilità; dall'altro, per una serie di rischi connessi alla sicurezza di coloro che con mezzo proprio decidano di recarsi presso le suddette sedi fuori dalla Locride e che, oltre ai normali rischi stradali, possono essere potenziali obiettivi di rapine e furti resi più facili dai lunghi e tortuosi percorsi necessari con a bordo valori e senza le accortezze e i mezzi che vengono normalmente utilizzati da chi istituzionalmente si occupa dell'aspetto logistico nel settore;
   non da meno sono gli effetti sull'occupazione e sull'economia della zona, privata di un importante presidio –:
   nell'attesa della definizione della situazione con il concessionario, se non ritenga di assumere ogni iniziativa di competenza al riguardo, valutando, ove ne sussistano i presupposti, anche un commissariamento del punto vendita/gestione straordinaria/provvisoria, e se non ritenga opportuna l'emissione di un bando di evidenza pubblica per l'eventuale riassegnazione del deposito fiscale di Locri, scongiurandone la paventata definitiva soppressione. (4-17325)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TRIPIEDI e FERRARESI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il primo firmatario del presente atto da tempo segue e denuncia, insieme al suo gruppo parlamentare, il grave problema del bracconaggio sul fiume Po e sui suoi immissari. Il sottoscritto, a sua prima firma, ha depositato gli atti parlamentari n. 5-06210 e n. 5-05053;
   gli articoli 39 e 40 della legge n. 154 del 2016, stabiliscono i divieti, le contravvenzioni, le pene detentive e le misure per il contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne e marine;
   spiace constatare che anche dopo l'entrata in vigore della sopraindicata legge, il problema della pesca di frodo non si sia risolto. Le bande di bracconieri, ben identificabili dato che hanno sedi precise ove stoccano il loro pescato abusivo ma anche quando svolgono le loro azioni sui fiumi, continuano praticamente indisturbate a svolgere le loro operazioni di pesca fraudolenta. Dopo avere completamente ripulito la fauna ittica del delta del Po, stanno lentamente risalendo il fiume alla ricerca di nuovo pescato;
   a giudizio degli interroganti, per fermare definitivamente i bracconieri che agiscono sul fiume Po e sui suoi immissari, sarebbe necessario aumentare in maniera considerevole le unità di forze dell'ordine operanti in loco accompagnandole ad operazioni di coordinamento tra loro ed inasprendo le contravvenzioni e le pene previste nelle suindicate norme vigenti –:
   a circa un anno dall'entrata in vigore degli articoli 39 e 40 della legge n. 154 del 2016, di quali elementi disponga il Governo circa la cifra totale relativa alle sanzioni pecuniarie applicate, la cifra totale effettivamente riscossa dai trasgressori, il numero degli arresti effettuati e dei procedimenti penali avviati per i reati legati alla pesca di frodo sulle acque interne e, nel dettaglio, sul fiume Po e sui suoi immissari. (5-11861)

Interrogazione a risposta scritta:


   CORDA e NICOLA BIANCHI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la morte del detenuto Salvatore Meloni, noto come «Doddore», deceduto il 5 luglio 2017 presso l'ospedale SS. Trinità di Cagliari, a giudizio degli interroganti, palesa una violazione della Convenzione europea dei diritti umani; il 74 enne, indipendentista sardo, scontava un cumulo di pene per reati fiscali, prima, nel carcere di Oristano a Massamà e, poi, a Uta nel carcere cagliaritano. Il suo ricovero è avvenuto dopo oltre tre mesi di sciopero della fame, quando le sue condizioni fisiche si erano già irrimediabilmente deteriorate in carcere ed egli era in stato di incoscienza e dopo che la magistratura di sorveglianza di Cagliari aveva negato i domiciliari;
   occorrerebbe chiarire quando, da chi e per quali ragioni il detenuto sia stato trasferito presso l'ospedale SS. Trinità di Cagliari specificando se il ricovero, in considerazione della gravità del quadro patologico, avrebbe potuto effettuarsi prima che le condizioni del signor Meloni peggiorassero in modo fatale come è avvenuto –:
   di quali elementi disponga il Governo circa la dinamica del decesso e le relative cause e se si intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché sia fatta luce sulla vicenda e su eventuali responsabilità da parte del personale dell'amministrazione penitenziaria che aveva in custodia e cura il detenuto;
   se e quali problemi di salute presentasse il detenuto;
   se il Ministro della giustizia non intenda promuovere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari della magistratura di sorveglianza. (4-17332)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VALLASCAS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   numerosi organi di stampa riportano periodicamente la notizia di un interesse crescente da parte di Governo e imprenditori cinesi nella realizzazione e nel potenziamento dei collegamenti ferroviari tra Cina ed Europa, nella misura che, alcuni giornali avrebbero parlato di «Nuova via della Seta» e di «Rinascimento ferroviario»;
   è il caso di riferire due diverse notizie apparse a distanza di pochi mesi l'una dall'altra, la prima (settembre 2016) relativa a un collegamento tra la regione economico produttiva dello Chengdu e Rotterdam, la seconda (giugno 2017) su un collegamento tra Italia-Cina;
   il quotidiano La Stampa del 30 settembre 2016, in merito al collegamento dalla Cina a Rotterdam sosteneva che «È questa la nuova strada ferrata, lunga 8 mila chilometri, che permetterà a treni merci da 80 container, di spostarsi da Chengdu a Rotterdam, il più grande porto d'Europa che prova così a scalzare definitivamente Amburgo e Anversa»;
   secondo quanto riportano alcuni organi di stampa, il collegamento sarà in grado di garantire trasporti della durata di quindici giorni, altamente competitivi rispetto ai quaranta giorni richiesti dai collegamenti via mare;
   sempre secondo quanto riportato dalla richiamata edizione de La Stampa «Se continuano a costruire a questa velocità non ci vorrà molto prima che ognuna delle 27 regioni della Cina abbia un collegamento ferroviario diretto con una città europea»;
   il quotidiano il Corriere della Sera nell'edizione online del 6 giugno 2017 riportava un articolo, dal titolo «Nuova via della Seta dall'Italia alla Cina in treno partendo da Mortara», che annunciava l'avvio imminente – previsto per il mese di settembre – di una linea diretta tra il Polo logistico integrato del centro pavese e la regione economico-produttiva dello Chengdu, 10.800 chilometri che la linea ferroviaria coprirà in 18 giorni;
   è il caso di rilevare che, seppure i collegamenti ferroviari non siano meno costosi di quelli marittimi, la riduzione dei tempi di percorrenza delle distanze è destinata ad avere delle significative ripercussioni sul sistema del trasporto marittimo dei container, settore che, soprattutto in Italia, sta attraversando una fase di particolare crisi;
   questo stato di cose potrebbe accelerare il processo di trasferimento del trasporto dei container verso il sistema ferroviario, anche in considerazione del fatto che l'Unione europea è il primo partner commerciale della Cina – Paese promotore dell'infrastruttura viaria – con interscambi che hanno superato i 600 miliardi di euro all'anno e che, secondo le previsioni, dovrebbero arrivare a mille nel 2020;
   è anche il caso di rilevare che il sistema delle infrastrutture portuali italiane, oltre a essere stato realizzato con un grande dispendio di risorse pubbliche, dà lavoro a migliaia di addetti, conseguentemente un suo declino avrebbe gravi ripercussioni sul piano economico e sociale;
   il sistema portuale italiano, a differenza degli altri Paesi dell'Unione europea, non è organizzato per hub, con diffusione intermodale delle merci. Si trova, inoltre, a competere con Paesi terzi del Mediterraneo in cui sono presenti numerosi scali e strutture portuali straniere, in grado di abbattere gli oneri per effetto di più contenute politiche fiscali –:
   se quanto esposto in premessa trovi conferma;
   quali dati siano in possesso del Ministro in merito agli scenari futuri del trasporto merci, via mare e via terra, e al ruolo e alla funzionalità del sistema portuale italiano;
   se non intenda farsi promotore, per quanto di competenza, di iniziative di pianificazione strategica, normative e fiscali, per scongiurare il declino della rete portuale italiana e garantirne la permanenza nelle grandi rotte internazionali. (5-11858)

Interrogazione a risposta scritta:


   PALESE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 4 agosto 2016, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 17 settembre 2016, n. 218, è stato stabilito il passaggio della proprietà di Ferrovie sud est dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a Ferrovie dello Stato italiane;
   con l'approvazione di un emendamento presentato dall'interrogante al comma 7 dell'articolo 47 del decreto-legge n. 50 del 2017, che prevede il trasferimento a Ferrovie sud est di 70 milioni di euro da parte dello Stato, da utilizzare nell'ambito del piano di risanamento a copertura delle passività, fermi restando atti e provvedimenti precedenti, è stato definito l'obiettivo di blindare il processo di passaggio a Ferrovie dello Stato italiane, stabilire gli obblighi della nuova proprietà e garantire il risanamento della società con conseguente garanzia dei livelli occupazionali e del potenziamento e miglioramento dei servizi agli utenti;
   ad oggi non risulta che vi siano stati investimenti né interventi di alcun genere da parte di Ferrovie dello Stato italiane per aumentare i livelli di sicurezza, per sostituire il vecchio materiale rotabile, per migliorare in generale i servizi agli utenti che, invece, come dimostrano quotidianamente le cronache locali, continuano a peggiorare e ad essere tagliati con stazioni e biglietterie chiuse, collegamenti soppressi o costantemente in ritardo, convogli stracolmi, turisti e pendolari lasciati a terra per ore e giorni –:
   se il Ministro sia a conoscenza della situazione denunciata in premessa e se stia vigilando per verificare che Ferrovie dello Stato italiane adempia agli obblighi che la legge impone alla nuova proprietà;
   se esista un piano industriale di rilancio delle Ferrovie sud est, cosa preveda e a che punto di attuazione sia;
   se e come siano stati utilizzati i 70 milioni di euro aggiuntivi previsti dalla cosiddetta «manovrina»;
   se il Ministro non ritenga di dover chiedere conto a Ferrovie dello Stato italiane dell'attuale gestione disastrosa del trasporto pubblico locale salentino.
(4-17323)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   da alcuni anni la cronaca riporta periodicamente gravi episodi di violenza nei confronti dei passeggeri e del personale delle ferrovie sulle linee regionali;
   tra le regioni più colpite da questo fenomeno rientra la Lombardia, come testimoniato da alcuni episodi di violenza recentemente accaduti sui convogli delle linee ferroviarie Trenord operanti sulla direttrice Milano-Lecco-Sondrio-Tirano e Mantova-Milano e dall'aggressione ai danni di un capotreno avvenuta nella stazione di Cremona;
   secondo le ultime statistiche riportate dagli organi di stampa, a fronte di una diminuzione del numero di reati rivolti contro la proprietà (atti vandalici sui convogli e nelle stazioni), avvenuta negli ultimi tre anni, si registra un aumentato di aggressioni fisiche nei confronti del personale o dei viaggiatori, tanto che in Lombardia si registra ormai un caso a settimana;
   alcune sigle sindacali, in particolare Filt-Cgil e Fit-Cisl, hanno denunciato la gravità in termini di sicurezza per i dipendenti Trenord e per i viaggiatori e le pesanti ripercussioni sulla qualità del servizio offerto;
   il Corpo della polizia ferroviaria, organo di pubblica sicurezza preposto alla prevenzione e repressione dei reati in ambito ferroviario, dovrebbe garantire la sicurezza dei viaggiatori sui convogli e nelle stazioni;
   nella regione Lombardia, a fronte di oltre 700 mila viaggiatori giornalieri, risulterebbero solo 540 unità di personale della polizia ferroviaria suddivise tra il settore operativo presente alla stazione di Milano Centrale, una sezione (Brescia), 4 sottosezioni (Porta Garibaldi, Bovisa, Lecco e Voghera) e 14 posti Polfer (Lambrate, Monza, Rho, Bergamo, Como, Cremona, Gallarate, Lodi, Mantova, Ostiglia, Pavia, Treviglio e Varese);
   nel 2016, la Polizia ferroviaria nella regione Lombardia ha garantito 28.709 servizi di vigilanza e i servizi di pattuglia lungo le linee sono stati 6.622. Grazie a questa attività di prevenzione, sono state identificate 28.709 persone, rintracciate 92 persone scomparse, segnalate per l'adozione di provvedimenti di pubblica sicurezza e accompagnate nelle questure 110 persone e sono state elevate 1.760 sanzioni per violazioni al regolamento di polizia ferroviaria;
   oltre alla importante attività di prevenzione, nell'anno 2016, in Lombardia, la polizia ferroviaria ha denunciato all'autorità giudiziaria 1.791 persone e ha arrestato 311 persone, principalmente per furti di varia natura, per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, per utilizzo di documenti contraffatti, per estorsione, per violenza sessuale e per evasione dal regime di arresto domiciliare;
   a seguito della spending review, anche la polizia ferroviaria ha subito importanti tagli e numerosi uffici e presidi sono stati definitivamente chiusi, tra cui si segnala il posto di polizia ferroviaria di Sondrio, presidio della tratta ferroviaria Milano-Lecco-Sondrio-Tirano, con evidenti ripercussioni legate alla sicurezza per una parte del territorio lombardo a forte valenza turistica –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere affinché venga garantito un maggiore e costante livello di sicurezza per il personale Trenord e per i passeggeri della linea Milano-Lecco-Sondrio-Tirano, a tal fine anche valutando la possibilità di riassegnare al presidio di Lecco il numero di agenti di polizia ferroviaria precedentemente in forze presso il presidio di Sondrio in modo da permettere la piena copertura del territorio e di garantire l'operatività su tutta la tratta ferroviaria in questione;
   se non si ritenga opportuno attivare tavoli di confronto con i gestori delle tratte ferroviarie indicate, al fine di concordare le necessarie misure di sicurezza da adottare;
   se non si ritenga utile implementare un database informatizzato, aggiornato e condivisibile, che tenga memoria delle situazioni di disagio e criminalità registrate sui convogli ferroviari e nelle stazioni, allo scopo di avere un quadro preciso e puntuale delle differenti situazioni da affrontare nella fase operativa di controllo, prevenzione e repressione della criminalità in tali ambiti. (5-11857)


   TENTORI, GANDOLFI, GIUSEPPE GUERINI, MATTIELLO e CAMANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la XII disposizione transitoria della Costituzione della Repubblica italiana reca: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista»;
   la legge n. 645 del 1952 (legge Scelba) reca «si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista»;
   l'8 giugno 2017 il Parlamento ha approvato la legge che introduce il reato di negazionismo con la pena della reclusione da 2 a 6 anni, nei casi in cui la propaganda, l'istigazione e l'incitamento si fondino «in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra» come definiti dallo statuto della corte penale internazionale;
   ogni anno a Dongo (Como), dove nell'aprile 1945 avvenne la fucilazione di 16 gerarchi fascisti, una rappresentanza di nostalgici del Ventennio effettua una cerimonia definita «Commemorazione per le vittime delle esecuzioni partigiane», con tanto di saluto romano, che prosegue a Mezzegra dove viene celebrata una messa in suffragio per Benito Mussolini e Claretta Petacci;
   gravi episodi si sono verificati nella città di Milano, Medaglia d'oro della Resistenza: il 29 aprile 2017 mille individui sono entrati nel cimitero Maggiore, si sono inquadrati come una falange militare nel luogo delle tombe dei morti della Repubblica sociale, hanno posato una corona, e si sono esibiti in un saluto romano di massa. Le foto dell'esibizione sono state pubblicate sulla pagina Facebook dei movimenti di estrema destra Lealtà Azione e CasaPound. La questura ha riferito che la manifestazione non era autorizzata. Il 29 giugno 2017 un gruppo di militanti di Casapound, ha fatto irruzione a Palazzo Marino, mentre era in corso la seduta del consiglio comunale. Le tensioni sono proseguite all'esterno del Palazzo e solo il pronto intervento della polizia in tenuta anti sommossa ha riportato la situazione alla normalità;
   è notizia di questi giorni che il prefetto di Venezia ha ordinato la rimozione di simboli, cartelli e scritte inneggianti a Benito Mussolini e al regime fascista da uno stabilimento balneare a Chioggia;
   si ha inoltre notizia che sempre in questi giorni un gruppo di individui che si definiscono «fascisti del terzo millennio» abbia cacciato i venditori ambulanti abusivi dall'arenile di Ostia; al vaglio delle forze dell'ordine vi sono video e foto pubblicate da CasaPound su diversi social network;
   alle elezioni amministrative di giugno 2017 a Sermide-Felonica (Mantova) la Lista «Fasci italiani del Lavoro» ha ottenuto il 10,41 per cento dei voti col fascio littorio come simbolo, così come a Mura (Brescia) la «Lista civica – P.S.N.» ha preso l'11,815 per cento dei voti, guadagnando tre consiglieri e anche tale lista ha come simbolo un fascio littorio sormontato da un'ascia;
   si registra un proliferare in rete di organizzazioni neofasciste o neonaziste che utilizzano i social network per diffondere propaganda razzista o esaltare esponenti e fatti del regime –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere per contrastare il diffondersi di movimenti e associazioni neofasciste e xenofobe, anche sul web, e impedire che episodi come quelli citati si ripetano. (5-11865)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CALABRIA e VITO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il X municipio di Roma è un municipio chiave per la Capitale e richiede un controllo capillare del territorio, sia per conformazione, sia per densità abitativa;
   il commissariato Lido di Roma, infatti, si occupa della sicurezza di circa 500.000 cittadini;
   a causa dei continui tagli effettuati alle forze dell'ordine, le risorse umane e materiali risultano attualmente insufficienti ed inefficaci a garantire un servizio sufficientemente adeguato;
   basti pensare che sono in dotazione solo 2 volanti per presidiare l'intero quadrante, nonostante la stagione estiva sia in pieno svolgimento, con un aumento sensibile di presenze sul territorio;
   ciò produce una situazione insostenibile, con furti, scippi, rapine ed aggressioni che oramai fanno parte del quotidiano nel X municipio e rendono la vita di residenti e turisti sempre più complicata;
   nonostante il Governo pro tempore abbia commissariato, a suo tempo, il X municipio per infiltrazioni della criminalità organizzata di stampo mafioso, non c’è stato un adeguato incremento di presenze in zona, né un aumento dei mezzi in dotazione alla polizia;
   la situazione attuale del commissariato Lido di Roma risulta in maniera oltremodo penalizzante per la sicurezza dei cittadini, sia per la mancanza di risorse umane e materiali, sia per le condizioni fatiscenti degli uffici, che rendono ancor più difficile il compito degli addetti ai lavori;
   Forza Italia si è prontamente mossa a livello locale, sollecitando l'amministrazione capitolina a chiedere l'intervento degli organi competenti dello Stato per incrementare le risorse a disposizione del suddetto commissariato, ma, ad oggi, la situazione è tutt'altro che migliorata –:
   se il Ministro interrogato non intenda adottare le opportune iniziative per dare seguito alle richieste di incremento delle risorse umane e materiali del commissariato Lido di Roma, affinché vengano eliminate tutte quelle carenze che comportano un servizio non all'altezza della peculiarità del X municipio, contraddistinto negli ultimi anni da una dilagante piccola criminalità e la cui situazione richiede una presa di posizione seria ed immediata circa un tema così importante. (4-17316)


   DIENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 29 gennaio 2016 veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il bando per un concorso pubblico, per titoli ed esami per il reclutamento di 559 allievi agenti della polizia di Stato, riservato ai volontari in ferma prefissata di un anno o quadriennale;
   nel mese di maggio 2016 si tenevano le prove scritte che, a seguito di irregolarità, sono state annullate e ripetute nel mese di marzo 2017 presso la scuola sovrintendenti e ispettori della Guardia di finanza dell'Aquila;
   nei mesi di maggio e giugno 2017 rispetto al numero iniziale, per comprovate esigenze dell'amministrazione, sono stati richiamati a sostenere le prove di efficienza fisica e gli accertamenti sanitari psico-fisici ed attitudinali prescritti dal bando di concorso gli idonei che seguono nella graduatoria quelli già convocati, i quali hanno riportato il punteggio di 7,625 decimi; scorrendo la graduatoria, sono state aggiunte 55 unità;
   a seguito delle prove successive, su un totale di 720 idonei sono stati proclamati 614 vincitori, mentre 106 sono gli idonei non vincitori;
   com’è noto il ricorso agli idonei per colmare le necessità dell'amministrazione, oltre ad essere una pratica usuale e prevista dalla legislazione, come ad esempio dal decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, consente diffusi risparmi derivanti dalla possibilità di disporre di graduatorie di soggetti ritenuti idonei a ricoprire una determinata posizione, senza gli oneri di predisporre un nuovo concorso;
   il sindacato Siulp avrebbe effettuato una ricognizione allo scopo di verificare con l'amministrazione tutti gli spazi a disposizione per addivenire ad una soluzione che prevedesse anche l'assorbimento degli idonei;
   sulla scorta delle sollecitazioni ricevute, l'organizzazione sindacale avrebbe dovuto constatare il fermo rifiuto dell'amministrazione che avrebbe motivato la propria posizione con argomentazioni di carattere normativo e ordinamentale;
   secondo il dipartimento della pubblica sicurezza, poiché l'attuale quadro normativo (articolo 10 del decreto legislativo 28 gennaio 2014, n. 8) prevede precise riserve di posti, con percentuali prefissate fissate per i volontari delle Forze armate, l'eventuale scorrimento della graduatoria di un concorso precedente sottrarrebbe posti alle selezioni successive, pregiudicando le aspettative di altri aspiranti provenienti dai ruoli delle Forze armate, concretizzando, così, violazioni di interessi legittimi suscettibili di generare contenziosi rispetto ai quali l'Amministrazione della pubblica sicurezza sarebbe soccombente –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda assumere iniziative per prevedere un prossimo assorbimento dei 106 idonei non vincitori del concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento di 559 allievi agenti. (4-17320)


   DIENI, CECCONI, COZZOLINO, DADONE, D'AMBROSIO e TONINELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   Gianluca Dicandia, giovane praticante avvocato che si occupa di diritto dell'immigrazione ed attivista della rete «Resistenze Meticce», è stato denunciato in base all'articolo 290 del codice penale, che punisce il «vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate», per aver criticato pubblicamente i decreti «Minniti-Orlando» durante una manifestazione in piazza del Pantheon a Roma;
   secondo quanto riportato su articoli di stampa, tra cui il sito fanpage.it, il 20 giugno 2017, data in cui si celebrava la giornata mondiale del rifugiato, quando ha preso la parola al termine di un flash-mob promosso da Amnesty International a Roma, ha denunciato le conseguenze dei provvedimenti governativi sulla vita dei migranti;
   secondo la testata avrebbe dichiarato quanto segue: «È importante denunciare secondo me oggi, a due mesi dall'entrata in vigore del primo dei decreti che porta la firma di Minniti e Orlando, il fatto che i rifugiati, i richiedenti asilo, sono destinatari di norme allucinanti, norme che eliminano qualunque tutela e qualunque possibilità per i migranti di stare nel nostro paese in un modo degno»;
   tali parole, al di là del merito, rappresentano la libera espressione di alcune idee politiche;
   quando Dicandia si allontanava dal microfono sarebbe stato avvicinato da due agenti che lo avrebbero identificato, ritenendo quelle parole offensive verso le istituzioni, tanto che successivamente avrebbero chiesto a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty, di dissociarsene;
   la richiesta di identificazione avrebbe in seguito provocato la reazione della piazza che avrebbe urlato «vergogna» all'indirizzo degli agenti per quella che veniva reputata come un'intimidazione;
   a seguito di questo altre persone venivano identificate assieme a Dicandia, ricevendo una denuncia all'articolo 336 del codice penale «Violenza o minaccia alle forze dell'ordine» –:
   posto che l'operato degli agenti coinvolti nell'episodio descritto in premessa pare agli interroganti costituire una violazione della libertà di espressione, se l'intervento delle forze dell'ordine sia avvenuto in ottemperanza a eventuali ordini superiori e se si intendano avviare, per quanto di competenza, eventuali approfondimenti o altre iniziative riguardo a quanto accaduto. (4-17322)


   ROSTAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   Luigi Leonardi è un giovane imprenditore napoletano che ha denunciato una serie di estorsioni e per questo motivo è stato inserito tempo fa in un programma di protezione come testimone di giustizia;
   Leonardi era titolare di due fabbriche con relativi negozi, distribuiti tra Cardito, Nola, Giugliano e Melito; vittima di richiesta estorsive continuate, ha presentato 18 denunce nell'arco di 12 anni;
   dalle sue denunce sono scaturiti diversi procedimenti giudiziari; uno è arrivato a processo davanti al tribunale di Nola e giunto a sentenza di primo grado il 31 maggio 2010 con condanne per 63 persone e periodi di reclusione che vanno tra 5 ai 17 anni;
   l'imprenditore ha denunciato di aver ricevuto dopo le denunce ripetute minacce e intimidazioni, con vere e proprie aggressioni;
   tutta la sua attività economica, in questi anni, è andata in rovina; le fabbriche sono state chiuse, i negozi non esistono più, creando all'imprenditore notevoli problemi finanziari;
   un cugino di secondo grado del padre dell'imprenditore, Antonio Leonardi, è stato arrestato a Napoli alla fine del 2012 con il sospetto di essere affiliato al clan Di Lauro; ha cominciato poi a collaborare con la giustizia con una serie di deposizioni;
   la Commissione centrale di protezione, nel novembre del 2016, ha avviato l’iter per modificare lo status di Leonardi, facendolo passare da testimone di giustizia a collaboratore di giustizia;
   tecnicamente, si considerano collaboratori di giustizia persone che hanno un passato di appartenenza ad una organizzazione criminale o mafiosa e sottoscrivono un «contratto» con lo Stato basato sulla fornitura di informazioni provenienti dall'interno dell'organizzazione criminale in cambio di benefici processuali, penali e penitenziari, della protezione e del sostegno economico per sé e per i propri famigliari;
   si considerano, invece, testimoni di giustizia cittadini comuni che forniscono la loro testimonianza relativamente all'accadimento di un fatto delittuoso e per tale ragione godono di una protezione da parte degli organi dello Stato appositamente creati;
   l'organismo preposto a decidere lo status di collaboratore o di testimone di giustizia è appunto la Commissione centrale per la definizione e applicazione delle speciali misure di prevenzione;
   il cambio di status da testimone a collaboratore è stato subito fortemente respinto da Leonardi, che l'ha considerato come un pregiudizio alla sua dignità di uomo che ha denunciato, rinunciando a tutto e rischiando in prima persona, come cittadino libero che sceglie di collaborare e non alla stregua di un pentito;
   in data 5 luglio 2017, presso la compagnia dei carabinieri di Marcianise, Leonardi, di fronte alla notifica della richiesta di trasferimento in località segreta e protetta a seguito del cambio di status da testimone di giustizia a collaboratore di giustizia ha rinunciato alla protezione dello Stato, dichiarando la sua amarezza per il cambio di status, ritenuto immotivato;
   «Preferisco farmi ammazzare piuttosto che cambiare identità e trasferirmi in una località segreta come se fossi un delinquente: voglio continuare a vivere e lavorare nella mia terra e vorrei che le istituzioni mi fossero accanto», questo ha dichiarato Leonardi al quotidiano napoletano Il Mattino;
   con la rinuncia al programma di protezione, l'imprenditore è sottoposto nuovamente a gravi rischi per la sua sicurezza e per la sua incolumità –:
   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto, e considerato che la situazione appare complessa e di estrema gravità, se non ritenga di assumere iniziative, nel rigoroso ambito delle sue competenze, per accertare i fatti, verificare la correttezza delle procedure e vigilare sulla protezione e sulla tutela che va garantita all'imprenditore Leonardi, la cui vita non va in alcun modo messa a rischio. (4-17329)


   D'ARIENZO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto emerge sulla stampa locale, presso il comune di Garda (Verona), il sindaco sarebbe pronto ad adire alle vie legali contro «attacchi sulla stampa e sui social network»;
   in particolare sarebbe stata adottata una delibera di giunta per difendersi dal grave discredito nell'opinione pubblica arrecato da interventi del tutto ingiustificati;
   la delibera di giunta non spiegherebbe gli episodi ai quali si fa riferimento (ingiustificati, ma non offensivi e/o non veritieri e/o diffamatori), ma, a giudizio dell'interrogante, l'effetto sarebbe quello di tacitare qualsiasi diffusione mediatica di idee e contenuti di esponenti di diverso orientamento politico;
   in pratica, può dirsi che il sindaco intenderebbe affrontare il legittimo dibattito politico e amministrativo attraverso le aule giudiziarie o, peggio ancora, impiegando strumenti tali da poter configurare, ad avviso dell'interrogante, una verosimile intimidazione realizzata attraverso il sistema delle querele di parte;
   come è noto, in caso di presunta rilevanza penale di un fatto, chiunque può adire le vie legali senza la necessità di un atto ufficiale dell'istituzione comunale, cosa che potrebbe trasformare la tutela della propria onorabilità ritenuta offesa in uno strumento dagli effetti ben diversi nei confronti dei destinatari;
   in tale contesto, va evidenziato altresì che si sarebbero registrate segnalazioni al prefetto di Verona da parte dei consiglieri comunali di opposizione per evidenziare inadempienze dell'amministrazione locale;
   alla luce dei fatti, appare che nel comune di Garda sia vigente un ordine diverso delle cose nell'ambito delle quali le regole sono dettate attraverso forme altre e comunque non corrispondenti a quelle in vigore;
   lo stato di profondo disagio vissuto dai consiglieri comunali dell'opposizione che hanno ben percepito – e, quindi, la percezione diventa sostanza – la valenza della decisione assunta può inficiare sia il ruolo amministrativo rivestito sia la libera espressione delle opinioni;
   l'interrogante ritiene urgente un intervento dello Stato a tutela dei principi democratici e della libera espressione democratica delle attività per le quali i consiglieri comunali sono stati eletti –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se, alla luce di quanto accaduto, non ritenga di assumere iniziative normative per evitare un uso distorto degli strumenti posti dall'ordinamento a tutela della reputazione personale e del decoro delle istituzioni, fissandone presupposti e limiti in relazione all'esigenza di garantire il principio del confronto democratico e del diritto di critica politica;
   quali risposte abbia fornito il prefetto alle istanze formulate dai consiglieri di opposizione al comune di Garda. (4-17331)


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il centro di accoglienza di Cona, in provincia di Venezia, è salito agli onori della cronaca a gennaio 2017, in seguito alla morte di Sandrine Bakayoko, una ragazza ivoriana di 25 anni, ospite del centro, in attesa del permesso di soggiorno per asilo politico;
   già da allora i riflettori vennero puntati sulle condizioni inumane di vita dei 1.300 migranti presenti nella struttura, nonostante l'agibilità data dalla asl per 540 persone. In seguito al drammatico episodio e alle proteste dei migranti ospitati nel centro, il Ministro dell'interno dispose il trasferimento di appena un centinaio di migranti dal centro di Cona a strutture presenti in Emilia Romagna. Attualmente, il centro ospita 1.422 migranti, e presenta forti tensioni tra le diverse etnie;
   il 23 marzo 2017, la prefettura di Venezia, al fine di reperire nuove strutture per far fronte alle sempre più crescenti assegnazioni di migranti sul territorio della provincia di Venezia e alleggerire le presenze presso la struttura di Cona, ha indetto una procedura aperta per l'affidamento del servizio di accoglienza per richiedenti la protezione internazionale dal 1o giugno 2017 al 31 dicembre 2017, per 2.509 posti;
   considerato il numero insufficiente di offerte, la mancanza nel mercato di operatori interessati e la necessità di reperire nuove strutture, il 7 luglio 2017 la prefettura di Venezia con avviso pubblico esplorativo «ha disposto di avviare una procedura per la manifestazione di interesse alla stipula di apposite convenzioni, con operatori del privato sociale e del settore alberghiero, per l'affidamento diretto dei servizi di accoglienza (...) presso strutture temporanee da istituire nella provincia.»;
   non essendo stato possibile reperire almeno cinque operatori, si è ricorso agli strumenti di cui al comma 2, lettera a), dell'articolo 63 del decreto legislativo n. 50 del 2016, per l'affidamento diretto dei servizi di accoglienza assegnati dal Ministero dell'interno, nelle more dell'avvio di altra procedura di gara, a operatori che si rendano all'uopo disponibili. Per questo motivo, preventivamente viene chiesto il parere dei sindaci interessati, in merito all'idoneità delle strutture temporanee proposte in riferimento al contesto abitativo e sociale e il possesso dei necessari requisiti;
   scopo prioritario della procedura è lo svuotamento del centro di Cona o la riduzione del numero dei migranti ivi accolti e la loro distribuzione equa in tutti i comuni del provincia;
   a Portogruaro dal 6 luglio 2017 sono in corso proteste di cittadini per ostacolare l'arrivo di richiedenti asilo – per un massimo di 144 persone – provenienti dal centro di Cona che saranno ospitati in palazzine di proprietà del demanio, e gestite da una cooperativa locale;
   a giudizio degli interroganti le proteste hanno un obiettivo propagandistico, dato che la sindaca, leghista ed eletta grazie al sostegno di tutta la destra, ha incontrato il prefetto di Venezia che l'ha informata della questione e considerato che vi sono ricadute positive economiche e occupazionali per il territorio inclusa l'assegnazione del «bonus accoglienza» di 500 euro spettante ai comuni per ogni profugo o minore non accompagnato ospitato, previsto dal decreto fiscale collegato alla legge di bilancio «Misure urgenti a favore dei Comuni in materia di accoglienza» –:
   se il Governo sia a conoscenza delle condizioni dei migranti ospitati nel centro di Cona e in che tempi intenda ricondurre le presenze nel suddetto centro al massimo stabilito dalla Asl territoriale;
    se intenda rendere noti i comuni della provincia di Venezia disponibili a ospitare i richiedenti la protezione internazionale proveniente dal centro di Cona, attraverso l'affidamento diretto dei servizi di accoglienza. (4-17335)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   BERRETTA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la legge n. 107 del 2015 ha previsto una procedura riservata rivolta ad alcune categorie di partecipanti ai concorsi per dirigente scolastico del 2004, 2006 e 2011, al fine di sanare la loro posizione, in seguito alla mole elevata di contenziosi avviati nel corso degli anni che ha portato, tra l'altro, al rinnovo della procedura svolta in Sicilia nel 2004;
   in particolare, la legge n. 107 del 2015 ha previsto che potessero accedere alla procedura suddetta due categorie di soggetti: relativamente al concorso del 2011, coloro i quali fossero risultati «vincitori ovvero utilmente collocati nelle graduatorie» ovvero avessero «superato positivamente tutte le fasi di procedure concorsuali successivamente annullate in sede giurisdizionale» e, relativamente ai concorsi siciliani del 2004 e del 2006, coloro i quali avessero «avuto una sentenza favorevole almeno nel primo grado di giudizio» ovvero non avessero avuto, alla data di entrata in vigore della legge n. 107 «alcuna sentenza definitiva, ma fossero comunque titolari di giudizio pendente»;
   alcuni candidati al concorso del 2011, titolari di un giudizio pendente, assumendo una irrazionale disparità di trattamento, hanno proposto ricorso al Tar Lazio avverso il decreto ministeriale n. 499 del 2015 di indizione della procedura straordinaria di reclutamento sopra descritta prevista;
   in data 21 giugno 2017 il Consiglio di Stato ha pronunciato due ordinanze, la n. 3008/2017 e la n. 3011/2017, con cui ha disposto la sospensione del giudizio e l'invio degli atti alla Corte Costituzionale, sollevando la questione di legittimità costituzionale;
   adesso si attendono le decisioni in merito della Corte costituzionale, che potrebbero condurre all'annullamento dell'intera procedura di cui al decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 499 del 2015;
   va evidenziato peraltro, che in Sicilia gli istituti scolastici attualmente in reggenza sono ben 56 –:
   se non ritenga opportuno verificare la possibilità di assumere iniziative finalizzate a individuare una soluzione per i 55 docenti siciliani partecipanti al concorso per dirigente scolastico 2011, anche alla luce delle recenti ordinanze del Consiglio di Stato nn. 3008 e 3011 del 2017, entro l'inizio del nuovo anno scolastico. (4-17326)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   in Italia è in corso di sviluppo la cosiddetta gig economy, ovvero l'economia dei lavoretti;
   caratteristica comune a tutte le imprese che operano in questo ambito è l'utilizzo di lavoratori subordinati, cui tuttavia non è riconosciuto lo status di lavoratori dipendenti e quindi l'applicazione del relativo Contratto collettivo nazionale del lavoro;
   si opera infatti tramite «app», che attivano una prestazione d'opera puntuale, il cui svolgimento determina la corresponsione di un compenso;
   le imprese più famose sono multinazionali e operano nel settore della distribuzione di alimenti, come Foodora e Deliveroo, utilizzando i cosiddetti rider, ovvero fattorini in bicicletta;
   questi operano con mezzi di trasporto di loro proprietà e ricevono compensi assolutamente inadeguati, oltre a essere privi di tutela contrattuale:
   come si è compreso nel caso della vertenza Foodora, sono di fatto privati anche della possibilità di lottare per il miglioramento delle proprie condizioni di lavoro, dato che in qualsiasi momento può cessare il rapporto con la società e quindi la possibilità di ottenere un reddito;
   è chiaro che si è di fronte non ad una possibilità offerta dall'evoluzione tecnologica, ma ad un gap normativo che rende possibile ignorare le regole che sovrintendono il lavoro subordinato, a cui evidentemente queste tipologie di occupazione andrebbero ricondotte;
   il problema d'altronde non si pone solo in Italia, come dimostra lo studio recentemente commissionato dal Governo britannico proprio sulla gig economy, finalizzato a comprendere come si possano tutelare i lavoratori impiegati da società come Uber o Deliveroo;
   lo studio suggerisce, tra l'altro, di introdurre forme di salario minimo, il diritto a ferie e malattia pagate, la sottoscrizione di un contratto di lavoro;
   a parere dell'interrogante, sarebbe opportuno operare anche in Italia per superare l'attuale condizione di iper sfruttamento che caratterizza la gig economy, cogliendo le domande che provengono da vertenze e mobilitazioni, come quella lanciata per il 15 luglio 2017 a Milano dai rider di Deliveroo –:
   se e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda assumere per evitare che dietro lo schermo delle nuove tecnologie si nascondano forme di antichissimo sfruttamento dei lavoratori. (4-17328)


   CATALANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la decorazione della «Stella al merito del lavoro», da ultimo disciplinata con legge 5 febbraio 1992, n. 143, è una decorazione concessa, fra l'altro, alle lavoratrici e ai lavoratori dipendenti che si siano distinti per singolari meriti di perizia, laboriosità e di buona condotta morale;
   ai sensi dell'articolo 9 della citata legge, le proposte vengono preselezionate dagli ispettorati regionali del lavoro, quindi trasmesse ad una apposita commissione nominata con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, competente per l'accertamento dei requisiti;
   la società Poste Italiane, in continuità con il passato, ha proposto per il 2017 numerose candidature di propri dipendenti, dotati dei requisiti di età e di anzianità lavorativa, e distintisi per singolari meriti di perizia, laboriosità e di buona condotta morale;
   risulta all'interrogante che fra i soggetti insigniti, vi sia anche il direttore dell'ufficio postale di Alcamo Centro (Trapani), i cui comportamenti nei confronti dei propri dipendenti erano stati posti all'attenzione del Governo, con l'interrogazione a risposta in commissione n. 5-03096 del 25 giugno 2014, conseguente a una serie di denunce sindacali del 14 ottobre 2013, del 3 febbraio 2014, del 14 marzo 2014 e del 15 aprile 2014;
   nella sua risposta il Governo ha comunicato all'interrogante quanto riferitogli dalla società medesima, ossia che i comportamenti segnalati erano riconducibili a modi, strettamente soggettivi, di esercizio del ruolo ricoperto, con esclusione di qualsiasi comportamento illecito fraudolento oggettivamente valutabile –:
   se i fatti di cui in premessa siano stati introdotti e valutati nel corso dell'istruttoria per il conferimento della Stella al merito del lavoro al beneficiario sopra individuato;
   come vengano valutati i meriti di buona condotta morale richiesti per la concessione dell'onorificenza de qua. (4-17337)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   LUPO, LOREFICE, VILLAROSA, PARENTELA, MASSIMILIANO BERNINI, RIZZO, D'UVA e GRILLO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   con il regolamento (CE) n. 1698 del 20 settembre 2005, l'Unione europea ha istituito un sostegno a favore dello sviluppo rurale prevedendo un sistema di aiuti per potenziare e migliorare la competitività delle aziende agricole, ed in particolare attraverso la sovvenzione di metodi di produzione agricola finalizzati alla protezione dell'ambiente e alla conservazione dello spazio naturale;
   in attuazione di quanto disposto dall'articolo 15 di tale regolamento, l'assessorato regionale agricoltura e foreste della regione siciliana ha predisposto il programma di sviluppo rurale (Psr) Sicilia 2014/2020 la cui ultima versione modificata è stata approvata dalla Commissione europea con decisione n. C (2012) 9760 del 19 dicembre 2012;
   con la misura 11 operazioni 11.1 e 11.2 agricoltura biologica – bando 2015, sono stati previsti degli aiuti finanziari per le imprese agricole che adottano metodi di produzione agricola e di gestione del territorio sostenibili;
   gli elenchi regionali delle domande ammesse ed escluse alla misura 11 operazioni 11.1 e 11.2 agricoltura biologica – bando 2015 – sono subordinate ai controlli che deve effettuare Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), che si occupa della gestione del servizio informatico, nonché dell'erogazione dei fondi comunitari in favore degli agricoltori;
   dalla nota dell'assessorato regionale dell'agricoltura dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea, prot. n. 34703, datata 7 luglio 2017, si apprende che il 27 gennaio 2017 Agea è entrata in possesso dell'elenco delle domande ammesse alla liquidazione del contributo previsto dalle misure 11.1 e 11.2 del bando biologico 2015;
   stanti i controlli propedeutici all'erogazione dei finanziamenti che Agea deve svolgere, sono previste due modalità di liquidazione in favore dei beneficiari: 1) procedura di pagamento automatizzata; gestita direttamente da Agea senza alcuna istruttoria da parte della regione; 2) procedura di pagamento manuale, gestita a livello regionale, a cui accedono le domande che non superano positivamente i controlli per il pagamento automatizzato;
   alla data odierna, Agea, a quanto consta agli interroganti, ha emesso un solo decreto di pagamento automatizzato per la misura 11 del bando 2015, il decreto n. 70 del 7 maggio 2017; a fronte delle circa 5.300 domande rilasciate, sono state liquidate 908 aziende e per molte di queste sono stati liquidati premi più bassi di quelli spettanti –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti citati in premessa;
   quali iniziative di controllo intenda porre in essere nei confronti di Agea al fine di verificare la regolarità della gestione di pratiche da parte del predetto ente;
   se e quali responsabilità siano da imputare ad Agea per la mancata erogazione delle oltre 4.000 domande relative alla misura 11 del bando 2015. (4-17318)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GINEFRA, CHAOUKI e VENTRICELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da quanto è dato apprendere dagli organi di informazione, domenica 9 luglio 2017, a Napoli, un ragazzo di 24 anni, l'ivoriano Ibrahim Manneh ha perso la vita in 24 ore dopo aver avvertito dolori addominali e aver provato a ricevere assistenza sanitaria;
   il caso è stato denunciato dagli attivisti dell'Ex Opg «Je So Pazzo»;
   il giovane ivoriano dopo aver lamentato forti dolori all'addome si sarebbe recato presso l'ospedale «Loreto Mare» presso il quale, sempre sulla base di quanto riportato dagli organi di informazione, nonostante le condizioni apparissero abbastanza gravi, senza approfondimento diagnostico e dopo una non meglio precisata iniezione, sarebbe stato dimesso e rimandato a casa;
   nell'attesa che le cure facessero effetto le condizioni si sarebbero, però, ulteriormente aggravate con il sopraggiungere di forti dolori articolari;
   in serata sulla base del racconto degli attivisti di «Je so pazzo», in considerazione della gravità delle condizioni il ragazzo sarebbe stato accompagnato presso la farmacia di turno aperta a Piazza Garibaldi;
   il farmacista, resosi conto della gravità della situazione, avrebbe chiamato ripetutamente un'ambulanza che però non sarebbe mai giunta;
   i ragazzi si sarebbero recati, dunque, alla fermata taxi più vicina, quella di Piazza Mancini, ma il tassista presente si sarebbe rifiutato di trasportarli in Ospedale;
   i ragazzi avrebbero accompagnato Ibrahim Manneh presso un'altra farmacia dove gli sarebbero stati venduti alcuni farmaci che una volta a casa avrebbe assunto per poi vomitare;
   a fronte di questo progressivo aggravarsi il fratello del Manneh e i suoi amici avrebbero nuovamente chiamato senza esito un'ambulanza;
   rivoltisi presso la guardia medica più vicina sarebbero riusciti ad avere il supporto di un'ambulanza;
   purtroppo alcune ore dopo il suo nuovo arrivo al Loreto, Mare Ibrahim Manneh moriva;
   il fratello e gli amici denunciano di non aver avuto alcuna informazione sulle condizioni e una volta appreso del decesso non avrebbero né visto il corpo né potuto parlare con il personale medico –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative abbia adottato o intenda adottare per fare chiarezza sulla vicenda e per evitare che possano ripetersi casi analoghi. (5-11864)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FEDRIGA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 13 luglio 2017 il dottor Ricciardi, presidente dell'Istituto superiore di sanità, nel corso del suo intervento al convegno « No one left behind: global health, access to care, inequalities and migration», ha dichiarato che «gli immigrati che arrivano nel nostro paese sono in buona salute e sono più vaccinati degli italiani»; dichiarazioni prontamente smentite e ridimensionate anche dai rappresentati delle onlus e agenzie internazionali presenti;
   tali dichiarazioni sembrano sottovalutare un problema certificato dai più importanti enti nazionali ed internazionali, oltre che dai casi che quotidianamente si presentano ad ogni sbarco;
   a conferma della inesattezza delle dichiarazioni del dottor Ricciardi, a giudizio dell'interrogante emergono i report di Unicef, i cui dati riportano come ad esempio la Nigeria resti uno dei soli tre Stati al mondo in cui il virus selvaggio della poliomielite risulti ancora endemico;
   nel 2015 sei Paesi hanno registrato una copertura vaccinale inferiore al 50 per cento: Repubblica Centrafricana, Guinea equatoriale, Somalia, Sud Sudan, Siria e Ucraina;
   per quanto riguarda il vaccino della tubercolosi la Nigeria risulta essere al 74 per cento di copertura vaccinale, la Guinea al 75 per cento, la Costa d'Avorio al 79 per cento; per quanto riguarda il morbillo, la Nigeria è coperta al 71 per cento, la Guinea al 60 per cento e la Costa d'Avorio all'82 per cento;
   nel 2014 la proporzione di stranieri tra le nuove diagnosi di infezione da Hiv è stata del 27,1 per cento, con un numero assoluto di casi pari a 1.002, il che comporta che una popolazione che rappresenta circa l'8 per cento degli abituali abitanti della penisola si ammali per una quota superiore al 27 per cento;
   gli episodi di scabbia sono presenti in circa il 30 per cento dei casi degli immigrati che sbarcano nei porti italiani;
   secondo i dati del Ministero dell'interno, tra il 1o gennaio e il 13 luglio 2017 sono sbarcate in Italia 86.123 con questa suddivisione: Nigeria 14.504, Bangladesh 8.268, Guinea 7.844, Costa d'Avorio 7.455, Gambia 5.022, Senegal 4.914, Mali 4.862, Eritrea 4.553, Marocco 4.190, Sudan 4.051, altre nazionalità 20.460 –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo in relazione alle esternazioni del presidente dell'Istituto superiore di sanità, che, a giudizio dell'interrogante, invece di attenersi strettamente al proprio ruolo di carattere tecnico-scientifico, ha reso dichiarazioni che paiono finalizzate a propaganda di carattere politico. (4-17330)


   GULLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 22 febbraio 2017 con delibera n. 125, l'IFO ha nominato la dottoressa Branka Vujovic, direttore sanitario di azienda a partire dal 1o marzo 2017; rispetto a tale nomina emergono alcuni profili di contrasto con la normativa vigente;
   l'IFO rientra nella categoria degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico ed è destinatario della disciplina del decreto-legge n. 171 del 2016 sulla dirigenza sanitaria, prevedendo che si possa procedere alla nomina di dirigenti sanitari in quanto iscritti in appositi elenchi regionali;
   la disciplina statale sull'età pensionabile, il decreto legislativo n. 288 del 2003, all'articolo 11, comma 3, afferma che l'incarico di direttore sanitario cessa al compimento del sessantacinquesimo anno di età. Di fatto la dottoressa Vujovic ha compiuto 65 anni il 17 giugno 2017, già a pochi mesi dalla delibera n. 125. La legge regionale di riferimento degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico n. 2 del 2006 estendeva, all'articolo 8, l'età pensionabile al compimento del settantesimo anno di età;
   la legge regionale del 2006 è stata successivamente dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale, con sentenza n. 422 del 2006, in quanto la materia ricade prevalentemente nell'ambito della «tutela della salute», in ragione del carattere apicale della posizione, facendo emergere l'incidenza che la disciplina relativa alle modalità di cessazione da tali incarichi, per sopraggiunti limiti di età, esercita sull'organizzazione e la gestione dei servizi sanitari;
   inoltre, l'articolo 11 del decreto n. 288 del 2003 afferma che «le funzioni di direttore sanitario e di direttore amministrativo cessano al compimento del sessantacinquesimo anno di età, fermi restando gli effetti di cui all'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503». L'articolo 16 stabiliva che i pubblici dipendenti, su loro richiesta, potevano ottenere il prolungamento del servizio per un biennio. Tale normativa è stata definitivamente abrogata dal decreto-legge n. 90 del 2014, convertito dalla legge n. 114 del 2014;
   la disciplina contenuta all'articolo 11 del decreto n. 288 del 2003 ricalcava quella vigente sul collocamento a riposo dei dirigenti sanitari delle asl e delle aziende ospedaliere, ossia l'articolo 15-novies del decreto legislativo n. 502 del 1992, completamente riscritto dalla legge n. 183 del 2010, stabilendo il limite massimo di età per il collocamento a risposò al compimento del sessantacinquesimo anno di età, ovvero, su istanza dell'interessato, al maturare del quarantesimo anno di servizio effettivo;
   con la dichiarazione del 26 maggio 2016, n. 24386 dell'asl 3 del Friuli Venezia Giulia, alla dottoressa Vujovic sarebbe stata accordata la prosecuzione del rapporto di lavoro fino al raggiungimento dei quaranta anni effettivi di servizio e comunque non oltre il settantesimo anno di età. Tale normativa, però, riguarda la disciplina generale dell'età pensionabile dei dirigenti medici e non gli incarichi di direttore generale, amministrativo, scientifico e sanitario degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico che sono di natura autonoma e sono sottoposti ad altra normativa;
   se viene prefigurata la possibilità che l'articolo 11 del decreto n. 288 contenga un richiamo alla disciplina generale dell'età pensionabile dei dirigenti medici, ma non alle successive modifiche intervenute, militerebbe a favore della tesi del cosiddetto «rinvio fisso» la circostanza per cui se il legislatore avesse voluto richiamare la generale disciplina riguardante i dirigenti medici, avrebbe rinviato direttamente al citato articolo 15-novies. Non avendo così proceduto, sembra chiaro che il legislatore stesso abbia svolto una valutazione autonoma, riguardante specificamente gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, ritenendo congruo il limite dei sessantacinque anni –:
   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per chiarire la corretta interrogazione e applicazione della normativa in questione per consentire di valutare concretamente, alla luce del quadro normativo di riferimento, la legittimità della delibera di nomina del direttore sanitario aziendale degli IFO. (4-17336)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   MELILLA, SCOTTO, RICCIATTI, FERRARA, ZARATTI, DURANTI, SANNICANDRO, PIRAS, QUARANTA, NICCHI e KRONBICHLER. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   lo stabilimento Honeywell Transportation System di Atessa (Chieti) è una realtà industriale consolidata nel Val di Sangro, presente dal 1992, che produce turbocompressori per motori diesel e da lavoro a 420 dipendenti;
   la Honeywell, dopo aver già usufruito degli ammortizzatori sociali, a gennaio 2017 aveva annunciato un investimento di 4.500.000 euro da impiegare in nuove macchine e tecnologie a seguito anche degli ordinativi da parte di Ford, Pca, Fca e Iveco;
   come appreso dalle rappresentanze sindacali, la direzione della multinazionale intende chiudere lo stabilimento abruzzese concentrando la produzione a Thaon Les Vosges in Francia e delocalizzare il resto della produzione nel sito slovacco di Presov mettendo seriamente a rischio l'occupazione dei 420 dipendenti dello stabilimento italiano di Atessa ed il futuro delle loro famiglie –:
   se non intenda convocare urgentemente un tavolo nazionale di confronto tra la Honeywell Transportation System, le rappresentanze sindacali, i rappresentanti degli enti locali e la regione Abruzzo già interessata alla vicenda, onde scongiurare la delocalizzazione, la chiusura dello stabilimento di Atessa e la drammatica perdita di lavoro per i 420 dipendenti, che genererebbe un vero e proprio disastro sociale nella zona della Val di Sangro. (4-17315)


   ZARATTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   in data 7 marzo 2016 veniva pubblicato sul quotidiano nazionale Il Messaggero un avviso relativo ad una procedura di evidenza pubblica preordinata all'alienazione del compendio immobiliare sito nel comune di Ciampino, denominato «ex Collegio Ancelle del Sacro Cuore», meglio conosciuto come ex Igdo, di proprietà della Siciet spa (già in amministrazione straordinaria in liquidazione ex legge n. 95 del 1979), procedura autorizzata dal Ministero dello sviluppo economico in data 24 febbraio 2016;
   nello stesso avviso veniva posto come prezzo base d'asta la somma di 1,5 milioni di euro, oltre oneri di legge, offerto a seguito di procedura competitiva del 10 novembre 2015 pubblicata il 30 settembre 2015 e veniva stabilito che il procedimento si sarebbe concluso previo parere del comitato di sorveglianza e autorizzazione alla vendita del Ministero dello sviluppo economico;
   la procedura di alienazione si sarebbe basata su una relazione peritale, depositata presso il tribunale di Terni in data 13 gennaio 2016, mediante la quale verrebbe stabilito come il prezzo realistico di vendita possa essere determinato entro una somma inferiore o pari a 2 milioni di euro;
   le conclusioni della relazione peritale deriverebbero dalla valutazione dell'indubbio valore storico-sociale del sito, che unitamente alla destinazione d'uso prevalentemente di natura pubblicistica e al gravame dei vincoli urbanistici e paesaggistici sull'intera area, condizionerebbero fortemente il valore di mercato del cespite, stante il limitato utilizzo che potrebbe esercitare un investitore privato;
   la scarsa appetibilità, da un punto di vista commerciale, secondo l'estensore della perizia, troverebbe conferma laddove, a seguito di avvio di procedura d'invito a manifestare interesse all'acquisto del cespite immobiliare, su autorizzazione dell'autorità di vigilanza del 7 aprile 2014, la proposta al pubblico non ha ottenuto alcun esito, non essendo giunta alcuna offerta;
   su incarico dei commissari liquidatori nel 2012 la società di consulenza e ingegneria Consult International aveva redatto un'analoga relazione peritale, finalizzata a studiare possibili opportunità di rivalutazione del cespite, sulla base della proposta di un piano di recupero d'iniziativa privata, inquadrabile nell'ambito dei programmi integrati di riqualificazione urbana, in base alla quale veniva ritenuto corretto adottare una previsione di valore per le aree di 7 milioni di euro;
   tale valore sarebbe stato posto quale prezzo a base d'asta della procedura competitiva del 10 novembre 2015 pubblicata il 30 settembre 2015 conclusasi con esito negativo;
   la nuova procedura di vendita si sarebbe conclusa alla fine di aprile 2016 con l'aggiudicazione ad una società privata per un importo molto inferiore a quello sopra indicato dell'intero compendio immobiliare, costituito da 73 mila metri cubi su 1,69 ettari nel cuore del centro storico della città di Ciampino;
   il compendio immobiliare denominato «ex Collegio Ancelle del Sacro Cuore» è stato oggetto di ben tre tentativi di avvio di tutela di cui uno concretizzatosi nel decreto della direzione regionale del Lazio 30 giugno 2006, ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004 e dell'articolo 10 della legge n. 137 del 2002, successivamente oggetto di giudizio in sede di giurisdizione amministrativa –:
   se i Ministri interrogati risultino a conoscenza dei fatti su richiamati, se il Ministero dello sviluppo economico abbia autorizzato la vendita del Compendio immobiliare sito nel comune di Ciampino, denominato «ex Collegio Ancelle del Sacro Cuore», conosciuto come ex Igdo, di proprietà della Siciet spa (già in amministrazione straordinaria in liquidazione ex legge n. 95 del 1979), quali elementi abbiano potuto determinare la notevole decurtazione sopra indicata dal prezzo di base tra la prima e la seconda procedura competitiva e quali iniziative il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo intenda assumere a tutela dell'intero complesso, quale bene identitario della memoria storica della città, già fulcro urbanistico dell'agglomerato urbano dell'erigenda Città Giardino di Ciampino. (4-17333)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Crivellari n. 3-03152, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 luglio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Narduolo, Verini, Misiani, Moretto, Naccarato, De Menech, D'Arienzo, Camani, Ginato, Zardini, Rubinato, Rotta, Miotto, Zan, Rostellato, Sbrollini, Crimì.