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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 10 luglio 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VIII Commissione,
   premesso che:
    l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) è stato istituito dall'articolo 28 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, come convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133. All'atto della sua istituzione all'Ispra sono state attribuite le risorse finanziarie, strumentali e di personale dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (INFS) e dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM);
    l'Ispra è un ente pubblico di ricerca vigilato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e costituisce il principale ente pubblico di riferimento per le tematiche ambientali nel nostro Paese e svolge anche attività di ricerca funzionale all'implementazione dei numerosi compiti attribuitigli per legge, garantendo supporto tecnico-scientifico alle istituzioni. Si tratta di un ente cosiddetto strumentale alle azioni del Ministero in tema di politiche ambientali;
    dalla sua istituzione, nel corso del tempo, all'Ispra sono state assegnate numerose e delicate funzioni e competenze in aggiunta a quelle originariamente previste per legge; ad un aumento dei compiti attribuiti non è conseguito un incremento delle risorse finanziarie assegnate;
    la legge n. 132 del 2016 ha istituito il sistema nazionale a rete per la protezione ambientale (Snpa) al fine di assicurare omogeneità ed efficacia all'azione di controllo pubblico delle qualità dell'ambiente e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica. All'interno di questo nuovo sistema, all'Ispra è stato attribuito, come confermato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in risposta al question time (n. 3-03128) svolto alla Camera dei deputati il 5 luglio 2017, un fondamentale ruolo di coordinamento tecnico. La stessa legge ha però previsto una clausola di invarianza finanziaria, stabilendo dunque che le nuove funzioni attribuite ad Ispra dovessero essere svolte senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica;
    l'aumento crescente di funzioni e la riduzione progressiva di risorse del contributo ordinario, operata nel corso degli anni, hanno condotto l'Ispra in una situazione di grave difficoltà sia dal punto di vista finanziario che occupazionale. Il contributo ordinario da parte dello Stato è stato ridotto di 13 milioni di euro per esigenze di contenimento della spesa, i fondi esterni si sono ridotti del 43 per cento e l'ente registra un disavanzo di bilancio di 6,3 milioni di euro. Anche il personale ha registrato una forte contrazione di unità passando, sempre nel corso degli anni, da 1.650 unità a 1.200. A questa situazione di grave difficoltà che, come dichiarato dallo stesso direttore generale dell'Ispra Stefano Laporta, rischia nel giro di pochi mesi di paralizzare l'attività dell'ente, si aggiunge la drammatica situazione di numerose unità di personale precario di lungo corso che, seppure alle dipendenze dell'Ispra dal 2010, dal mese di luglio sono state costrette ad interrompere la propria attività;
   l'articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017, di recentissima entrata in vigore, autorizza le pubbliche amministrazioni a stabilizzare il personale precario. Il personale precario dell'Ispra rientra pienamente nei parametri individuati dalla suddetta norma per procedere alla stabilizzazione. Nonostante ciò alla stabilizzazione di questo personale, che costituisce un patrimonio imprescindibile per l'ente, alla luce della esperienza tecnica maturata nello svolgimento delle proprie funzioni, non si è proceduto per assenza di risorse finanziarie disponibili, che nel caso specifico non eccederebbero i seicentomila euro;
   la mancata stabilizzazione di questo personale e la scarsità di risorse destinate all'Ispra in via ordinaria, a fronte delle competenze e delle funzioni attribuite, rischiano seriamente di impedire da parte dell'ente lo svolgimento materiale di importanti funzioni di controllo quali, ad esempio, i controlli dei grandi impianti industriali, come l'Ilva di Taranto, gli adempimenti del protocollo di Kyoto e degli accordi di Parigi, le attività nelle zone terremotate e dello studio del territorio (cartografia geologica e naturalistica, studio e difesa della biodiversità), i controlli e le valutazioni ambientali (rifiuti, istruttorie, valutazione di impatto ambientale, valutazione ambientale strategica, piattaforme off-shore), le certificazioni di qualità ambientale Emas e Ecolabel, la gestione delle emergenze ambientali, l'accertamento del danno ambientale, la supervisione agli interventi di ripristino dei fondali dell'Isola del Giglio colpiti dal naufragio della Costa Concordia, i monitoraggi (qualità dell'aria e delle acque marino-costiere), le attività di laboratorio, con il rischio di esporre al collasso lo stesso sistema nazionale di protezione ambientale,

impegna il Governo:

   al fine di garantire la piena funzionalità dell'Ispra, anche alla luce delle nuove funzioni attribuite nell'ambito del Snpa, ad assumere iniziative per prevedere lo stanziamento delle risorse necessarie nel disegno di legge di bilancio per il 2018;
   ad assumere iniziative affinché le agenzie ambientali possano svolgere efficacemente i compiti istituzionali ad esse assegnati e fornire una risposta più adeguata all'aumento della domanda di controllo ambientale, a tal fine prevedendo anche un piano di stabilizzazione del personale precario in applicazione dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017;
   ad adottare ogni ulteriore iniziativa di competenza finalizzata a potenziare e rendere più efficiente il sistema nazionale a rete per la protezione ambientale, individuando le soluzioni che consentano di salvaguardare il patrimonio di esperienza e di conoscenza tecnica dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
(7-01307) «Zaratti, Kronbichler, Formisano, Nicchi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   RIBAUDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con decreto ministeriale n. 104 del 10 novembre 20111 istituiva le nuove graduatorie di circolo e di istituto di terza fascia per il personale amministrativo, tecnico ausiliario;
   ai fini dell'inserimento in graduatoria veniva riconosciuto valido il servizio prestato in scuole statali di ogni ordine e grado, scuole non statali paritarie, in scuole dell'infanzia non statali autorizzate, in scuole parificate, convenzionate, sussidiarie o sussidiate, in scuole di istruzione secondaria o artistica non statali pareggiate, legalmente riconosciute;
   con decreto ministeriale n. 374 del 2017 del 1o giugno 2017 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha riaperto le graduatorie d'istituto del personale docente ed educativo per l'aggiornamento della seconda e della terza fascia considerando valido, tra gli altri, il servizio svolto presso i centri di formazione professionale limitatamente ai corsi accreditati dalle regioni per garantire l'assolvimento dell'obbligo formativo;
   la legge 28 marzo 2003, n. 53 (delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale), ha introdotto un sistema di istruzione e formazione articolato «nella scuola dell'infanzia, in un primo ciclo che comprende la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, e in un secondo ciclo che comprende il sistema dei licei ed il sistema dell'istruzione e della formazione professionale» (articolo 2, comma 1, lettera d));
   i due sistemi che compongono il secondo ciclo di istruzione (quello liceale e quello della formazione professionale) sono distinti, ma funzionalmente integrati, dal momento che: a) entrambi concorrono all'adempimento dell'obbligo di istruzione; b) è possibile transitare dall'uno all'altro; c) da ambedue, con diverse modalità (fissate con legge statale), è consentito l'accesso all'esame di Stato;
   i percorsi IeFP sono realizzati, oltre che dalle strutture formative accreditate dalle regioni, secondo criteri condivisi a livello nazionale, anche dagli istituti professionali (articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e il decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 87), in regime di sussidiarietà, se previsto dalla programmazione regionale, ai sensi dell'intesa in Conferenza unificata del 16 dicembre 2010 con lo scopo comune di favorire i passaggi tra i sistemi di istruzione e formazione attraverso l'acquisizione di crediti scolastici e formativi riconosciuti da entrambi i sistemi;
   sfugge all'interrogante come sia possibile che per il personale docente venga riconosciuto ai fini del punteggio il servizio prestato presso i centri di formazione professionale, mentre al personale amministrativo, tecnico ausiliario venga negato, considerato che anche quest'ultimi svolgono un servizio parificato a quello svolto nelle scuole statali di ogni ordine e grado, in scuole non statali paritarie, in scuole dell'infanzia non statali autorizzate, in scuole parificate, convenzionate, sussidiarie o sussidiate, in scuole di istruzione secondaria o artistica non statali pareggiate e legalmente riconosciute –:
   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda urgentemente adottare in merito a quanto esposto in premessa, per porre fine a questa palese discriminazione. (3-03150)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   si apprende dell'ennesima illegittimità perpetrata presso le agenzie fiscali nell'ambito delle procedure selettive avviate ai fini dell'attribuzione – ai sensi del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, come modificato dall'articolo 1-bis del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193 – delle deleghe e delle posizioni organizzative temporanee (le cosiddette Pot);
   con sentenza n. 4882 del 23 maggio 2017, il tribunale ordinario di Roma — sezione III lavoro ha dichiarato illegittimo, tra l'altro, il provvedimento di delega delle funzioni dirigenziali presso l'Agenzia delle dogane e dei monopoli «nella parte in cui consente ai Dirigenti degli uffici di livello dirigenziale non generale di delegare le funzioni relative agli uffici di cui hanno assunto la direzione interinale anche a funzionari in servizio presso Uffici diversi da quelli per cui è stata prevista la delega di funzioni»;
   tale decisione si unisce alla moltitudine di sentenze della giustizia ordinaria, amministrativa e costituzionale (in particolare, la sentenza della Corte costituzionale n. 37 del 2015) in materia di attribuzione di funzioni dirigenziali illegittime. Non si comprende, pertanto, come mai ad oggi non siano intervenuti provvedimenti del Governo consequenziali a tali verdetti e si continui a consentire tali atti discrezionali, che sono inaccettabili in una pubblica amministrazione e che vanno contro ogni principio di uno Stato di diritto –:
   quali siano gli orientamenti del Governo, per quanto di competenza, sui fatti esposti in premessa;
   se e quali iniziative intendano adottare per contrastare le illegittimità esposte in premessa. (5-11780)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CATANOSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la Confsal vigili del fuoco ha proclamato nei giorni scorsi lo stato di agitazione nazionale di categoria;
   la già carente situazione degli organici dei vigili del fuoco, emersa malgrado il notevole sforzo prodotto dal Corpo nazionale a seguito dei terremoti che hanno sconvolto l'Italia centrale, si sta evidenziando sempre più anche a seguito delle competenze passate dal Corpo forestale dello Stato ai vigili del fuoco;
   più volte, la Confsal e l'interrogante hanno posto in evidenza l'assoluta indispensabilità di completare il passaggio delle competenze con un adeguato aumento di organico;
   questa è una necessità non più rinviabile se si ha a cuore la sicurezza del Paese, così come l'hanno a cuore i vigili del fuoco;
   i 360 uomini provenienti dal Corpo Forestale sono solo una goccia nell'oceano delle enormi e ataviche carenze del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
   come più volte segnalato, non ultima la richiesta del 13 giugno 2017, occorrerebbe un aumento di almeno 1.000 nuovi vigili del fuoco che, oltre al ripianamento delle carenze storiche, circa 3.500, potrebbero dare un po’ di respiro, permettendo di schierare più squadre di soccorso sul territorio con una conseguente maggiore sicurezza per i residenti e un più efficace contrasto alle variegate emergenze che, in ogni stagione, flagellano il nostro Paese;
   un impegno del Governo a colmare tali carenze non è più rinviabile e tale impegno, a giudizio dell'interrogante e della Confsal vigili del fuoco, deve essere deciso e immediato;
   non avendo, a tutt'oggi, ricevuto nessuna risposta, malgrado le reiterate richieste di autorizzazione immediata all'assunzione degli idonei del concorso a 814 posti ed in attesa della conclusione delle procedure concorsuali per i nuovi 250 vigili del fuoco, le rappresentanze sindacali sono state costrette, loro malgrado, a proclamare lo stato di agitazione nazionale della categoria;
   anche l'ultimo concorso da 250 allievi vigili del fuoco, tuttora in corso di svolgimento, potrebbe rappresentare un'occasione per colmare i vuoti d'organico aumentando, ad esempio, i posti messi a concorso –:
   quali iniziative intenda adottare il Governo per risolvere le problematiche esposte in premessa. (4-17238)


   CATANOSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   gli ultimi tre giorni del mese di giugno 2017, caratterizzati da condizioni climatiche favorevoli fra cui caldo intenso e forti raffiche di vento, hanno trasformato l'intero territorio regionale siciliano, sia sul versante orientale che su quello occidentale, in una grande fornace che ha divorato, e continua a divorare vastissime aree agricole e non solo;
   il 28 giugno, soltanto nel turno diurno, sono stati effettuati a Palermo 55 interventi, mentre le chiamate al centralino dei vigili del fuoco del comando di regione sono state circa 400 con momenti di altissima criticità per l'impossibilità di garantire un soccorso nei tempi previsti;
   il dispositivo di soccorso, applicando le disposizioni di servizio vigenti, è stato prontamente aumentato con 6 unità sul servizio diurno e con ulteriori 15 unità su quello notturno;
   come sempre i vigili del fuoco del comando di Palermo si sono distinti in impegno e professionalità, non si sono risparmiati ed hanno dato fondo a tutte le energie possibili per la salvaguardia dell'incolumità pubblica, nonostante l'inadeguatezza unita alla forte carenza dei mezzi a disposizione;
   tutti i comandi della Sicilia, specialmente quelli di Trapani, Ragusa, Siracusa, Catania e Messina, hanno vissuto, e tuttora cercano di gestire al meglio le medesime criticità. Purtroppo, tutto questo non è sufficiente a garantire uno standard efficace ed efficiente in una regione vasta e caratterizzata da forti asperità;
   le criticità, purtroppo, sono proseguite nei giorni successivi ed hanno cagionato distruzione e devastazione in quasi tutte le province siciliane. A questo punto, una domanda sorge spontanea ossia ci si chiede quali siano le ragioni dell'aumento spaventoso degli incendi boschivi negli ultimi anni;
   il Corpo forestale regionale, pur avendo gli uomini disponibili, lamenta un parco macchine non efficiente;
   la Protezione civile siciliana, pur avendo i moduli antincendio idonei per affrontare gli incendi boschivi, sembra non avere il personale volontario disponibile;
   la flotta aerea, in giornate così complesse, risulta inadeguata e un semplice guasto di un Canadair rende tutto ancora più complesso: un paradosso tutto italiano;
   a giudizio dell'interrogante e della Confsal vigili del fuoco, non vi è una sola causa che possa giustificare quanto è accaduto ed ancora sta accadendo, quanto una sommatoria di cause fra le quali: tagli per la prevenzione degli incendi boschivi perpetrati negli anni; mancanza di un coordinamento fra tutti gli enti coinvolti nella lotta agli incendi boschivi; insufficiente numero di mezzi adeguati; insufficiente numero di operatori;
   sicuramente fra tutte le cause quella che ad avviso dell'interrogante rappresenta la più catastrofica è rappresentata dal non aver firmato, ancora una volta, la convenzione per la «campagna antincendio boschiva» che dimostra la leggerezza con cui il governo regionale siciliano affronta la questione, un errore incredibile che dimostra sempre ad avviso dell'interrogante inettitudine ed insensibilità e di cui dovrà assumersi tutte le responsabilità;
   è doverosa, oltre che opportuna, la costituzione di un tavolo tecnico che coinvolga tutti gli enti coinvolti nella lotta agli incendi boschivi, affinché possa essere trovata nell'immediato un'unità di intenti tale che possa sfociare in una strategia congrua a quelle che sono le reali esigenze siciliane per il 2017 e per gli anni a venire –:
   quali iniziative intenda adottare il Governo per risolvere le problematiche esposte in premessa. (4-17240)


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportato da Key4biz nell'articolo del 30 giugno 2017, «l'Italia digitale non decolla e resta ferma al venticinquesimo posto nella classifica relativa all'indice Desi (Digital Economy and Society Index) dell'Unione europea, che analizza il livello di digitalizzazione degli Stati membri in base a cinque indicatori: connettività, capitale umano, uso di Internet, integrazione delle tecnologie digitali, servizi pubblici digitali»;
   la «Relazione sui progressi del settore digitale in Europa (EDPR) – Profilo paese 2017 relativo all'Italia» dell'Unione europea sottolinea che la situazione attuale potrà avere risvolti negativi, soprattutto, se non si provvederà alla realizzazione in tempi stretti dell'anagrafe unica (Anpr, Anagrafe unica della popolazione residente), attiva soltanto in 3 comuni minori (Cesena, Bagnacavallo e Lavagna). Nello specifico, nel report si legge che la realizzazione dell'anagrafe riveste particolare importanza, poiché i dati contenuti in essa costituiscono la base per il corretto funzionamento di un'ampia gamma di servizi pubblici, ed eventuali ritardi che incidano sul relativo completamento potrebbero mettere a rischio la strategia italiana in materia di governo elettronico»;
   inoltre, l'Italia permane in una situazione differente rispetto alla media europea; infatti, «le banche dati della Pubblica Amministrazione (PA) non sono ancora sufficientemente interconnesse per permettere di precompilare i moduli riutilizzando le informazioni personali. E in effetti, ogni volta che dobbiamo compilare un modulo online per la PA siamo costretti a reinserire i nostri dati ex novo, il che purtroppo non aiuta la diffusione dei servizi online»;
   in ultimo, risultano in notevole ritardo le strategie per il governo elettronico (Agenda semplificazione 2015-2017), come ad esempio la diffusione di SPID (sistema pubblico di identità digitale), che ad oggi, secondo i dati dell'Agid (Agenzia per l'Italia digitale), conta soltanto 1.483.080 identità erogate, una cifra definita «molto inferiore agli obiettivi di governo (3 milioni a settembre 2015, 10 milioni a dicembre 2017)»;
   secondo quanto riportato dalla relazione menzionata «per quanto concerne PagoPA, il sistema di pagamenti online nella Pubblica Amministrazione, dalla tassa di iscrizione scolastica alle multe stradali, adottata da circa il 70 per cento delle amministrazioni, il numero di transazioni, poco meno di 2 milioni, è ancora limitato, ma c’è un trend positivo negli ultimi mesi. Si registra un ritardo, invece, per il consolidamento dei registri della popolazione locale, con appena tre comuni operativi su un totale di 7.893 nella banca dati nazionale e altri 23 (che rappresentano l'11 per cento della popolazione italiana) ancora in fase sperimentale»;
   per quanto riguarda l'uso regolare di internet da parte della popolazione italiana, è stato evidenziato come «le prestazioni dell'Italia siano ancora tra le più basse e inadeguate per le esigenze di un'economia vasta e avanzata quale quella italiana». L'offerta di forza lavoro con competenze digitali «è limitata, fattore che restringe la possibilità del sistema economico italiano di progredire nella catena globale del valore, convertendosi a modelli commerciali digitali»;
   il rapporto sottolinea, infine, come la Coalizione per le competenze digitali, istituita a livello nazionale all'inizio del 2015, caratterizzata da 106 progetti destinati a cittadini, imprenditori, lavoratori e funzionari pubblici, non esista più, interrompendo così progetti promettenti come «Crescere in digitale» e «Eccellenze in digitale». Inoltre, il piano nazionale scuola digitale «prosegue nella direzione giusta, ma soffre di mancanza di sistematicità e di risorse (in particolare di competenze digitali del personale docente). Qualche progresso nel 2016 si è registrato sul fronte delle tecnologie in azienda, in particolare grazie all'obbligo di fatturazione elettronica per i contratti con la PA. Cresce inoltre il ricorso al cloud e ai social media in chiave di business. Resta invece bassissimo il ricorso all’eCommerce (soltanto il 7 per cento delle PMI fa vendita online)»;
   l'interrogante nell'atto di sindacato ispettivo n. 4-16772, ancora senza risposta, ha chiesto al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione quali iniziative urgenti intendesse assumere per attuare in tempi celeri il processo di digitalizzazione volto a migliorare il settore della pubblica amministrazione, offrendo tutti i servizi pubblici online e da mobile ai cittadini –:
   alla luce dei fatti esposti in premessa, come il Governo intenda favorire il processo di digitalizzazione nella pubblica amministrazione;
   se si intendano definire chiaramente le tempistiche per la realizzazione dell'Anagrafe unica della popolazione residente;
   quali iniziative il Governo intenda assumere per incrementare la conoscenza e l'utilizzo del digitale e di internet, sensibilizzando in tal senso la popolazione italiana. (4-17241)


   CAPARINI, BORGHESI, SIMONETTI, ALLASIA, RONDINI, INVERNIZZI, SALTAMARTINI, GUIDESI e MOLTENI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'Assemblea nazionale dei presidenti delle province che si è svolta a Roma il 16 febbraio 2017 ha approvato la richiesta al Governo di adottare, con urgenza, un decreto-legge per sanare la grave crisi finanziaria in cui versano le province a causa dei tagli iniqui e insostenibili imposti dalla legge n. 190 del 2014;
   la Corte dei conti, il 23 febbraio 2017, chiamata in audizione dalla Commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale sulla drammatica situazione finanziaria delle province, nella sua relazione, non ha esitato a parlare di tagli manifestamente irragionevoli, tali da rendere impossibile lo svolgimento delle funzioni istituzionali delle province;
   la Corte dei conti, nel documento depositato presso la suddetta commissione scrive che, «per le funzioni fondamentali rimane la necessità di rivedere la coerenza e la congruità delle misure finanziarie adottate (...) con riguardo al grave deterioramento delle condizioni di equilibrio strutturale dei relativi bilanci, determinatosi negli ultimi due esercizi conclusi ed al quale non hanno posto rimedio organico gli interventi di natura emergenziale succedutisi»;
   secondo l'analisi dell'Upi lo squilibrio strutturale tra le entrate e i tagli imposti che attesta la Corte dei conti ammonta a quasi 700 milioni di euro, cifra che è considerata al netto dell'azzeramento del prelievo di ulteriori 650 milioni di euro, che ovviamente non consente a nessuna provincia di approvare il bilancio di previsione entro il termine previsto del 31 marzo, oltre che di procedere con l'erogazione dei servizi essenziali che risulta definitivamente compromessa;
   i servizi erogati dalle province per la sicurezza dei territori e lo sviluppo locale, gli oltre 130.000 chilometri di strada di competenze, la gestione e manutenzione delle oltre 5.100 scuole superiori italiane sono solo alcune delle priorità –:
   se il Governo intenda assumere iniziative, anche normative, per restituire dignità finanziaria ad un livello di governo garantito dalla Costituzione, prevedendo l'erogazione delle risorse aggiuntive indispensabili ad impedire il blocco dei servizi, sia per quanto riguarda gli interventi ordinari che straordinari. (4-17248)


   ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, SEGONI e TURCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   secondo il nuovo codice degli appalti i contratti secretati sono quelli «al cui oggetto, atti o modalità di esecuzione è attribuita una classifica di segretezza» e quelli «la cui esecuzione deve essere accompagnata da speciali misure di sicurezza, in conformità a disposizioni legislative, regolamentari o amministrative»;
   il nuovo codice degli appalti ha delineato l'ambito degli appalti secretati, esclusi dall'applicazione dello stesso, comprendendo quelli aggiudicati secondo particolari regimi che riguardano i contratti di lavori, servizi e forniture la cui stipulazione avviene, senza procedura di gara ordinaria, sulla base di esigenze connesse alla segretezza dell'oggetto del contratto (articolo 17), di norme internazionali (accordi o procedure particolari) (articolo 18), e di sponsorizzazioni (articolo 26);
   gli appalti secretati sono dunque quelli destinati esclusivamente all'attività: della Banca d'Italia; delle forze armate o dei corpi di polizia; degli enti aggiudicatori di cui alla parte III (settori speciali); dell'amministrazione della giustizia; dell'amministrazione finanziaria;
   i contratti secretati sono eseguiti da operatori economici in possesso dei requisiti previsti dal codice degli appalti e del nulla osta di sicurezza, ai sensi e nei limiti di cui all'articolo 42, comma 1-bis, della legge n. 124 del 2007 e sulla cui regolarità e legittimità la Corte dei conti, tramite un proprio ufficio organizzato, deve esercitare il controllo preventivo;
   la Corte dei conti, nella relazione fatta al Parlamento il 16 giugno 2017 sull'attività di controllo relativa alla legittimità e alla regolarità dei contratti secretati, tramite il proprio Ufficio, ha accertato, quanto ai requisiti del soggetto aggiudicatario di un contratto, «che ricorreva nella specie una forma di incapacità giuridica dell'operatore economico in presenza di informativa antimafia» e che, conseguentemente, l'amministrazione ha ritenuto di ritirare il contratto secretato –:
   quali elementi intenda fornire in relazione a quanto esposto in premessa, come sia stato possibile che sia stato attribuito al soggetto aggiudicatario di cui in premessa un appalto in un settore così delicato da necessitare della secretazione e quali iniziative intenda intraprendere per evitare il ripetersi di quelli che appaiono agli interroganti gravissime irregolarità. (4-17249)


   CATANOSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da giorni e su quasi tutti i mezzi d'informazione nazionale si sta dibattendo e polemizzando sugli incendi che hanno distrutto boschi, macchie mediterranee, campi agricoli e quant'altro nel sud Italia ed, in special modo, in Sicilia; 
   numerose sono state le puntualizzazioni, da parte di rappresentanti delle istituzioni nazionali e regionali, sulle competenze e sull'efficacia delle attività dei vari soggetti istituzionali impegnati nell'azione di contrasto agli incendi;
   la Confsal vigili del fuoco, in un comunicato, denuncia questo «inutile e autolesionistico stillicidio di chiacchiere condite da discutibili prove muscolari»;
   il contrasto agli incendi di bosco è una precisa, esclusiva competenza delle regioni e non dell'ex Corpo forestale dello Stato;
   le regioni si potevano avvalere, con specifiche convenzioni, del Corpo forestale e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
   la legge di soppressione del Corpo forestale dello Stato ha assegnato tali competenze per gli incendi di bosco ai vigili del fuoco e, a motivo di ciò ha distribuito gli uomini della ex Forestale tra i vigili del fuoco, i carabinieri e qualche decina di unità in altri Corpi dello Stato;
   ai vigili del fuoco, per far fronte alle nuove competenze, sono stati assegnati solo 360 uomini, meno di uno per ogni sede di servizio dei vigili del fuoco, che in Italia sono circa 700, mentre all'Arma dei carabinieri sono stati assegnati circa 8 mila uomini dell'ex Corpo forestale;
   la sperequazione è ancora più evidente se si legge il piano di distribuzione dei mezzi antincendio tra vigili del fuoco e carabinieri, compresi gli elicotteri, i fuoristrada con i moduli antincendio e le autovetture;
   non si deve dimenticare l'aumento di organico previsto per i carabinieri per circa nuove 1.000 unità e senza fare cenno alla parte contrattuale e previdenziale: un differenziale molto ampio che non si riesce a colmare;
   non si vogliono alimentare polemiche con l'Arma dei carabinieri, anzi. Tale situazione, piuttosto, evidenzia, secondo l'interrogante il grado di pressapochismo ed inadeguatezza del precedente Governo e di quello attuale che hanno promosso e attuato la soppressione del Corpo forestale dello Stato, nonostante le numerose avvisaglie che avrebbero dovuto portare a maggiori accortezze nei modi e nei tempi di realizzazione di tale scempio;
   chi doveva ottimizzare le risorse del Corpo forestale dello Stato (umane, economiche e di attrezzature e mezzi) in virtù delle acquisite nuove competenze non lo ha fatto;
   le responsabilità delle regioni sono gravi ed evidenti. Esse sono le vere deputate al contrasto degli incendi boschivi che, nella confusione, non attivano convenzioni con i vigili del fuoco, mentre ogni anno lo facevano con il Corpo forestale, ad avviso dell'interrogante nella convinzione che i vigili del fuoco, con i loro mezzi a terra, con i loro Canadair o elicotteri comunque intervengono;
   è ora di fare chiarezza e di non nascondere la testa sotto la sabbia perseguendo solo obiettivi di campanile, spesso solo economici, a scapito della sicurezza del Paese –:
   quali iniziative intenda adottare il Governo per risolvere le problematiche esposte in premessa. (4-17250)

AFFARI REGIONALI

Interrogazione a risposta orale:


   VALIANTE, BORGHI, DE MENECH e MARIANO. — Al Ministro per gli affari regionali, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la legge 7 aprile 2014, n. 56, ha disciplinato l'organizzazione e il ruolo delle ex province introducendo la nuova denominazione di enti territoriali di area vasta, in attesa dell'abolizione degli enti stessi prevista dalla riforma costituzionale;
   la riforma del Titolo V della Costituzione non è stata approvata dal corpo elettorale e pertanto le province sono rimaste incardinate nella struttura costituzionale della Repubblica;
   la legge n. 56 del 2014 assegna alle province funzioni fondamentali quali: la pianificazione territoriale, la tutela e valorizzazione dell'ambiente, la pianificazione dei trasporti, la costruzione e gestione strade provinciali, la gestione dell'edilizia scolastica e la programmazione provinciale della rete scolastica, l'assistenza tecnico amministrativa agli enti locali;
   la medesima norma assegna inoltre funzioni aggiuntive alle province interamente montane e confinanti con Stati esteri, individuate dalle regioni competenti nelle province di Sondrio, Belluno e Verbano Cusio Ossola;
   per servizi di viabilità garantiti dalle province si intende: gestione, manutenzione e messa in sicurezza di 130 mila chilometri di strade, oltre il 70 per cento della rete viaria nazionale, di cui 38 mila di strade montane (il 30 per cento);
   le province dopo i tagli che del 2015 di 650 milioni di euro, di 1 miliardo e 300 milioni di euro (nel 2016) e 1 miliardo e 950 milioni di euro nel 2017 non sono più in grado di erogare i servizi alla popolazione;
   le province montane non si sono viste riconoscere risorse per la copertura delle funzioni fondamentali statali aggiuntive attribuite loro dalla legge n. 56 del 2014;
   dal 2013 al 2016 la spesa corrente delle province è diminuita del 40 per cento, riducendosi di oltre 2,7 miliardi di euro; la differenza tra entrate e uscite nel 2016 è stata pari a 571 milioni di euro;
   la legge di bilancio per l'anno 2017 avrebbe dovuto disciplinare nuovi interventi per le province, ma la crisi intervenuta a seguito delle dimissioni del Governo pro tempore ha comportato un'accelerazione dell’iter di approvazione della legge che non ha potuto prevedere nuovi interventi per gli enti periferici;
   lo stato di emergenza ambientale delle ultime settimane ha evidenziato come non sia ulteriormente procrastinabile una nuova disciplina normativa ed economica sull'articolazione delle province –:
   quali elementi si intendano fornire sui fatti descritti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere, anche con riguardo alla individuazione delle risorse economiche necessarie. (3-03151)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GAGNARLI e COMINARDI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   a gennaio 2017 l'Atc unico di Brescia ha redatto un piano per il contenimento della volpe all'interno dello stesso ambito territoriale, che la regione Lombardia ha sottoposto, come da prassi, al parere dell'Ispra che, in data 28 febbraio 2017 si è espresso favorevolmente;
   in particolare, l'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, ha valutato come accettabili le misure proposte dall'Atc unico di Brescia, dall'entità del prelievo prevista su base annuale e pari a 300 esemplari, alle azioni previste per il contenimento dei danni causati dalla volpe, dalle misure di controllo degli operatori previste nel piano da parte della polizia provinciale, fino ai metodi ecologici per migliorare le condizioni della fauna selvatica gestionale;
   tale piano è stato quindi autorizzato dalla regione Lombardia con il decreto regionale n. 3276 del 23 marzo 2017 contro il quale, il 1o luglio 2017, hanno presentato ricorso presso il tribunale amministrativo regionale le associazioni animaliste Lac, Lav, Enpa e Lipu, chiedendo l'annullamento, previa sospensione, dell'atto che, di fatto, ha autorizzato per 5 anni, 365 giorni all'anno e senza limiti orari i cacciatori dell'Atc unico di Brescia all'abbattimento delle volpi;
   la principale conseguenza dell'applicazione del piano appare quella di un vero e proprio massacro di una popolazione animale senza che sia stata realmente rilevata un'emergenza sul territorio interessato e sulla base, come sostenuto anche dalle associazioni su menzionate, di rilevazioni scientifiche che appaiono inesatte o comunque superficiali;
   la consistenza della popolazione di volpi nel Bresciano è, infatti, sconosciuta, non esistono motivazioni sanitarie o di sovrappopolazione e i risarcimenti richiesti per danni alle colture agricole e agli allevamenti sono pari a zero, e la motivazione della possibile garanzia di qualche fagiano o lepre in più da abbattere durante la stagione venatoria non appare di certo sufficiente;
   è importante, invece, ricordare che la volpe è un canide utile alla biodiversità, è predatore naturale di ratti, di topi e anche di nutrie, e che come tale andrebbe tutelato e non certo cacciato in maniera massiccia e senza, tra l'altro, il controllo della polizia provinciale: il decreto regionale ha autorizzato diversi cacciatori ad agire anche di notte senza la presenza fisica degli agenti di controllo ed in contrasto con quanto previsto dalla normativa nazionale;
   da ultimo, inoltre, il piano dell'Atc di Brescia prevede anche l'abbattimento in tana con l'utilizzo di cani; ciò, a parere degli interroganti appare contrario a qualsiasi forma di tutela del benessere animale, poiché la morte delle volpi e soprattutto dei cuccioli, avviene in questo caso per sbranamento da parte del cane addestrato dal cacciatore –:
   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga che sussistano i presupposti per assumere iniziative volte a pervenire a una revisione della posizione espressa dall'Ispra nell'ottica di garantire la piena compatibilità del piano con la normativa nazionale, con la reale necessità del territorio, nonché con i principi di tutela del benessere animale, specie per quanto attiene l'abbattimento in tana. (5-11782)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARNEVALI, GIUSEPPE GUERINI, MISIANI e SANGA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   come riportato da notizie di stampa, l'ufficio della motorizzazione civile della città di Bergamo sta vivendo una situazione di carenza di personale che sta determinando rallentamenti nell'evasione delle pratiche e conseguenti disagi per gli utenti;
   le dichiarazioni del vicedirettore dimissionario dell'ufficio, rilasciate all’Eco di Bergamo del 3 luglio 2017, confermano la situazione di difficoltà, precisando come su di un organico di 80 persone siano effettivamente operativi solo 37 dipendenti;
   ciò sarebbe causato, sempre secondo le dichiarazioni citate, dall'assenza di nuove assunzioni, con i concorsi fermi da oltre vent'anni e nessun ricambio per i pensionamenti, salvo sporadiche mobilità. Tale situazione si ripercuote in diverse sedi di tutto il Paese;
   se queste difficoltà di organico, come detto, accomunano a livello nazionale diversi uffici della motorizzazione, la situazione di Bergamo presenta criticità tali da non consentire, ad esempio, nemmeno la gestione dell'ordinario servizio del centralino;
   due mesi e mezzo è l'attesa media stimata ormai per espletare una pratica di revisione, mentre i tempi medi per un'ordinaria operazione di sportello si allungherebbero costantemente, fino a costringere gli utenti ad attese di mezza giornata;
   per le pratiche di revisione dei mezzi pesanti la situazione appare ancora più critica, date le nuove formalità di recente introdotte: dalle 40 revisioni giornaliere la media attuale è drasticamente crollata alle 15 quotidiane. Occorre considerare come l'ufficio di Bergamo ne debba smaltire ogni anno circa 24.000, di cui 8.000 sul posto;
   le criticità elencate si stanno inoltre ripercuotendo sulle agenzie di pratiche automobilistiche del territorio che subiscono indirettamente i disagi causati dalle carenze di personale dell'ufficio per la motorizzazione, riverberandosi poi questi ultimi, inevitabilmente, sulla loro clientela –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e se non intenda intraprendere iniziative urgenti per risolvere le carenze di personale dell'ufficio della motorizzazione civile della città di Bergamo e delle altre sedi in cui si presentano tali criticità. (5-11781)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il quotidiano La Repubblica riporta un articolo sullo stabilimento balneare Playa Punta Canna, situato nella località di Sottomarina (Venezia);
   il gestore avrebbe trasformato il bagno in una «zona antidemocratica e a regime», dove sarebbero esposte immagini inneggianti al Duce e al Fascismo, diffusi deliranti proclami fascisti, omofobi e razzisti;
   il motto ambientale sarebbe «a casa mia si vive in totale regime», come afferma il titolare Gianni Scarpa, che evidentemente dimentica di trovarsi su una concessione demaniale;
   non è tollerabile per l'interrogante che in Italia si continui pubblicamente a manifestare nostalgia per un regime sconfitto dalla storia, che ha lasciato esclusivamente un ricordo di guerra, miseria e violenza, in spregio al dettato costituzionale;
   ancor meno tollerabile è che questo avvenga in uno spazio pubblico, che dovrebbe essere di libera frequentazione e non affidato ad una gestione portatrice di messaggi inaccettabili e non conformi alla legge –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se non ritenga di dover immediatamente assumere le iniziative di competenza per verificare la sussistenza dei presupposti per procedere alla revoca e alla riassegnazione ad altro soggetto della concessione demaniale. (4-17252)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   CRIVELLARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   lo stabilimento balneare «Punta Canna» in località Sottomarina del comune di Chioggia (VE) è pieno di cartelli con immagini di Benito Mussolini, saluti romani e frasi inneggianti l'epopea fascista;
   la proprietà dello stabilimento non fa mistero di ispirarsi alle idee e alle politiche portate avanti durante il ventennio fascista;
   all'interno dello stabilimento si «consuma» l'elogio delle attività del regime fascista e di Benito Mussolini, dove il regime diviene espressione di una «politica sociale» da applicare all'interno dell'esercizio;
   l'attività dello stabilimento si svolge su terreno demaniale affidato tramite concessione;
   il comportamento e le parole della proprietà dello stabilimento «Punta Canna» sembrano all'interrogante esaltare pubblicamente «princìpi, fatti o metodi del fascismo»;
   l'articolo 4 della legge n. 645 del 1952 disciplina l'apologia del fascismo e lo stesso articolo prevede tra le pene per il reato di «apologia del fascismo» la reclusione, sanzioni pecuniarie e l'interdizione dai pubblici uffici per un periodo di cinque anni, la non eleggibilità e la decadenza per le cariche pubbliche elettive –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e quali iniziative intenda assumere per monitorare, per quanto di competenza, la diffusione di movimenti e luoghi di aggregazione che si ispirano in modo palese e inaccettabile all'ideologia fascista e se intenda assumere iniziative normative per rendere pienamente applicabile quanto stabilito dalla legge in merito al reato di apologia di fascismo. (3-03152)


   PANNARALE, FRATOIANNI e MARCON. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella notte tra il 3 e il 4 luglio 2017 il consorzio TAP, violando le prescrizioni dell'autorizzazione unica, ha deciso di riaprire il cantiere di San Basilio, in località Melendugno (Lecce), per spostare 42 ulivi presso il sito di stoccaggio di Masseria del Capitano, nella medesima località;
   il consorzio TAP non ha quindi rispettato il divieto di movimentazione degli ulivi durante il periodo estivo, tra luglio e settembre, come previsto dall'autorizzazione unica;
   in piena stagione turistica è stato bloccato ogni accesso a Melendugno e militarizzato il territorio, con un ingente dispiegamento di uomini e mezzi delle forze dell'ordine;
   nel corso della notte, durante la pacifica manifestazione di protesta, come testimoniato dal servizio del Tg3 Puglia e dalle pagine on-line di Repubblica Bari, alcuni manifestanti sono stati caricati e feriti dalle forze dell'ordine in prossimità dei blocchi stradali; tra questi il portavoce del comitato NoTAP Gianluca Maggiore e il vicesindaco di Melendugno Simone Dima;
   ancora una volta, come già accaduto e documentato in precedenti atti di sindacato ispettivo di Sinistra italiana, si ricorre ad un blitz notturno che gli interroganti giudicano di inaudita gravità, che mortifica una popolazione locale già oltraggiata, lede la democrazia e viola il rispetto delle leggi;
   il Governo secondo gli interroganti insiste nel declinare la questione del gasdotto come questione di mero ordine pubblico, pur di non dare ascolto alle popolazioni del Salento e alle proposte alternative sull'approdo del gasdotto formulate dalla regione e dai comuni interessati;
   in un comunicato pubblicato il 4 luglio 2017 sul sito della questura di Lecce, che gli interroganti considerano «intimidatorio», si fa esplicito riferimento a reati che non sono mai stati contestati e a condotte illecite in corso di accertamento a seguito della visione dei filmati girati dalla polizia scientifica –:
   quali siano i costi di questa imponente operazione di militarizzazione del territorio per lo spostamento degli ulivi, a tutela di un consorzio privato;
   quali siano le ragioni per le quali le forze di pubblica sicurezza siano intervenute per consentire un'operazione che per gli interroganti viola gli accordi ed elude quanto previsto dall'autorizzazione unica;
   se il Ministro interrogato intenda chiarire il contenuto del comunicato della questura di Lecce di cui in premessa e quali ulteriori elementi intenda fornire in merito alla vicenda. (3-03153)

Interrogazioni a risposta scritta:


   COZZOLINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   com’è noto, a seguito dell'approvazione della legge 7 agosto 2015, n. 124, e dei successivi decreti di attuazione, il Corpo forestale dello Stato è stato soppresso e la lotta agli incendi boschivi, che spetta alle regioni, è oggi un compito cui concorrono i vigili del fuoco che l'hanno in parte ricompreso, seppure con problematiche ancora aperte che stanno pregiudicando la piena operatività del Corpo nel contrasto ai roghi che stanno scoppiano a seguito dell'arrivo della stagione estiva;
   uno degli aspetti problematici sarebbe relativo alla ripartizione e all'utilizzo degli spazi e degli elicotteri prima in uso al Corpo forestale dello Stato;
   come rilevato tanto in articoli di stampa quanto in comunicazioni sindacali già inviate al Ministro interrogato, all'aeroporto Ciuffelli, presso Rieti, dopo l'incredibile situazione che ha visto, durante l'emergenza terremoto, gli elicotteri inutilizzabili a seguito della mancata assegnazione, ora si riscontrerebbe una problematica relativa al mancato sfruttamento dell'infrastruttura;
   secondo quanto denuncia il segretario generale del sindacato Conapo Antonio Brizzi, a quasi 7 mesi dall'attuazione della cosiddetta «riforma Madia» che ha visto transitare in parte al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e in parte all'Arma dei Carabinieri «4 hangar immensi apparivano totalmente nelle mani dei Carabinieri, anche se 2 hangar avevano all'interno materiale VV.F»;
   gli stessi hangar sarebbero sembrati di fatto inutilizzati, mentre un elicotterista precedentemente in forza alla forestale e attualmente dei Vigili del fuoco risultava «abbandonato a se stesso» nonostante fosse capo nucleo elicotteri;
   secondo lo stesso inoltre «non era presente nessun elicottero, nonostante ci troviamo alle porte della campagna antincendi boschiva»;
   si aggiungerebbe l'assenza di notizie circa l'idoneità antisismica di tutti i locali dai quali, in caso di inidoneità, dovrebbero immediatamente uscire sia i carabinieri che i vigili del fuoco fino alla messa in sicurezza;
   tali problematiche non sarebbero ravvisabili solo a Rieti;
   Il Giornale d'Italia del 4 luglio 2017 lamenta che «la Sicilia brucia, altre regioni la seguono, ma a tutti gli incendi non si riesce più a far fronte grazie alle scelte del governo Renzi. Ad iniziare da quella dell'accorpamento con i Carabinieri del Corpo Forestale dello Stato [...] per la mancanza di elicotteri dell'ex Forestale che ancora non sono passati ai Carabinieri e quindi sono fermi negli hangar, inutilizzati»;
   tutto questo avviene mentre in metà degli interventi, nei casi di spegnimento dei fuochi ci si rivolgerebbe a soggetti esterni, come la multinazionale Babcock, per l'impiego di elicotteri e canadair –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di favorire una efficace ripartizione degli spazi e degli elicotteri prima in uso al Corpo forestale dello Stato in modo da non vanificare la lotta contro gli incendi boschivi nella stagione estiva. (4-17243)


   MARTELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la campagna elettorale per il rinnovo dell'amministrazione comunale di Mira fa registrare una escalation di tensione con episodi che non vanno minimizzati;
   in particolare le cronache riportano che, mercoledì 17 maggio 2017, poco prima di un incontro organizzato a sostegno del candidato del centrosinistra, Marco Dori, presso la località Dogaletto, alcuni vandali hanno buttato dei chiodi lungo la strada che porta alla frazione;
   l'episodio è stato denunciato alle forze dell'ordine, in quanto è risultato evidente che si trattasse di una azione di boicottaggio dell'iniziativa pubblica che comunque si è tenuta regolarmente dopo che il candidato sindaco con i residenti hanno pulito la strada raccogliendo i chiodi che erano stati sparsi;
   tale gesto avrebbe potuto provocare incidenti e mettere a rischio l'incolumità di automobilisti e passanti –:
   se, in considerazione di quanto riportato in premessa, il Ministro non intenda, tramite gli uffici territoriali competenti, rafforzare le misure di controllo in occasione di eventi pubblici legati alla campagna elettorale amministrativa al fine di garantirne la massima sicurezza.
(4-17246)


   PALMIZIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno ha recentemente riproposto, durante alcuni incontri con le organizzazioni sindacali di categoria, il piano di chiusura di 251 presidi della polizia di Stato, piano già formulato la scorsa primavera;
   i tagli in questione, fortemente contestati dai sindacati di polizia, che stanno conducendo una campagna di sensibilizzazione in tutto il Paese, sono fortemente penalizzanti soprattutto per gli uffici della polizia postale e delle comunicazioni, in quanto è prevista la chiusura di una settantina di presidi che porterà un serissimo nocumento nella lotta ai reati pedopornografici on line e alle truffe informatiche;
   i tagli e le chiusure interessano in maniera determinante anche la polizia ferroviaria e la polizia stradale, azzerando anche le squadre nautiche e alcuni uffici di frontiera marittima strategici, come quello di Gioia Tauro;
   la soppressione potrebbe interessare anche numerosi commissariati cittadini di pubblica sicurezza, nell'ottica di una spending review che non riduce sprechi e inefficienze ma colpisce invece l'apparato della sicurezza, tentando di colmare la carenza di organico, che ammonta a circa 18.000 unità, tagliando semplicemente i presidi e facendo ricadere sugli utenti le conseguenze altamente negative che una minor presenza di presidi di polizia sul territorio comportano;
   il Ministro interrogato, atteso nella giornata del 14 gennaio 2015, in Commissione affari costituzionali per rispondere ai numerosi quesiti riguardanti il piano di riordino della Polizia, ha preferito esprimersi in una trasmissione radiofonica «Radio anch'io» su Radiouno Rai – dichiarando che sul personale e gli uffici di polizia «non abbiamo chiuso niente: da quando ci sono io al Viminale fin qui il segno è stato più»;
   nella medesima trasmissione radiofonica, il Ministro ha dichiarato: «Attraverso la collaborazione con i colossi del web dobbiamo costruire insieme un “contromessaggio” di valori positivi rispetto alla retorica terroristica» –:
   se il Governo intenda sospendere il prospettato e ad avviso dell'interrogato «feroce» progetto di chiusura selvaggia degli Uffici di polizia e procedere, invece, ad una riforma seria che conduca ad una razionalizzazione ragionevole e concordata del sistema della sicurezza italiana;
   come intenda coniugare la campagna del Dipartimento della pubblica sicurezza «Vita da social», contro il cyberbullismo e i reati informatici, con la chiusura di 73 uffici della polizia postale e delle comunicazioni in tutta Italia;
   se non ritenga invece utile incrementare i presidi di polizia postale, considerate le sue stesse dichiarazioni su come i terroristi utilizzino il web per pianificare attentati, finanziarsi e colpire gli obiettivi. (4-17247)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, L'ABBATE e LUPO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il patrimonio zootecnico italiano costituisce un valore inestimabile non solo per i produttori ma anche per la quantità e qualità delle produzioni derivate e pertanto l'attività di miglioramento genetico rappresenta un investimento strategico fondamentale per gli operatori ed i consumatori;
   gli interroganti sono a conoscenza del fatto che alcune associazioni, quali l'Associazione nazionale allevatori bovini di razza piemontese, Anaborapi, impegnata – con un sostanziale contributo pubblico – nell'attività di miglioramento genetico, a differenza di quanto avviene per le associazioni di altre razze, non consente agli allevatori la vendita dei tori approvati per la fecondazione artificiale (FA), ma solo dei tori approvati per la monta naturale;
   gli esemplari approvati/selezionati per la fecondazione artificiale (FA) entrano difatti nella disponibilità dell'associazione dietro pagamento al proprietario di un corrispettivo il cui valore è calcolato con riferimento all'indice carne;
   la predetta situazione può generare, per gli interroganti, gravi squilibri nel mercato relativo alla vendita del seme;
   come evidenziato, altri centri, quali l'Associazione nazionale allevatori bovini carne, Anabic, indicono invece apposite aste per la vendita dei tori selezionati per migliori performance e consentono quindi agli allevatori di poter vendere ed acquistare direttamente al prezzo più vantaggioso anche i soggetti abilitati alla fecondazione artificiale (FA) –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali siano gli orientamenti del Governo circa il modus operandi di alcune associazioni quali l'Anaborapi, beneficiaria di contributi pubblici per la realizzazione delle sue attività, che appare produrre rilevanti criticità sul mercato e se ritenga di assumere iniziative per rivedere la legge 15 gennaio 1991, n. 30, introducendo l'obbligo, per i centri di selezione genetica, di indire apposite aste per la vendita degli esemplari ammessi all'inseminazione artificiale. (5-11783)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   SIBILIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   a giugno 2017 è stato emanato il decreto-legge cosiddetto «vaccini», che tante polemiche ha sollevato nell'opinione pubblica italiana;
   nel corso della trasmissione televisiva «Porta a Porta» del 22 ottobre 2014 il Ministro interrogato dichiarava: «Solo di morbillo a Londra, cioè in Inghilterra, lo scorso anno (quindi, nel 2013) sono morti 270 bambini per una epidemia di morbillo molto grave». Tuttavia, dati ufficiali del Governo inglese registrano un solo decesso nel 2013: un uomo di 25 anni sarebbe morto dopo una polmonite acuta subentrata come complicanza del morbillo;
   nel corso della trasmissione televisiva «Piazza Pulita» del 22 ottobre 2015 il Ministro interrogato dichiarava: «Di morbillo si muore, in Europa ! (...). C’è stata una epidemia di morbillo a Londra lo scorso anno (quindi, nel 2014), sono morti più di 200 bambini». I dati ufficiali, invece, riportano zero decessi nel 2014 e, in generale, da 25 anni a questa parte i decessi per morbillo nel Regno Unito sono oscillati tra 0 a massimo 4, come in Italia;
   a giugno 2017, come riporta il Messaggero, il Codacons ha presentato un esposto all'Anac per sapere se «sia lecito che il dirigente del Ministero della salute, Ranieri Guerra, firmi atti pubblici sui vaccini sedendo, come da curriculum, nel Cda della Fondazione Glaxo, che come noto produce il vaccino esavalente venduto in Italia» –:
   se sia a conoscenza della posizione di potenziale conflitto d'interessi del signor Ranieri Guerra, quali siano i suoi orientamenti al riguardo, e se e in che modo intenda affrontare la questione;
   se e in che modo intenda rettificare quelle che paiono all'interrogante reiterate affermazioni errate portate all'attenzione dell'opinione pubblica, così da sgombrare il campo da potenziali elementi di cattiva informazione. (4-17251)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   secondo un'indagine condotta dalla Cgia (Confederazione generale italiana degli artigiani) di Mestre, e pubblicata online il 1o luglio 2017, «due Pubbliche amministrazioni locali (Pal) su tre non erogano alcun servizio completo tramite il web». L'Ufficio studi della CGIA, che ha esaminato i dati dell'Istat riferiti all'utilizzo delle tecnologie dell'informazione, ha spiegato come «fra tutte le Regioni, le Province, i Comuni e le Comunità montane presenti in Italia, la percentuale di enti che offre la possibilità di avviare e concludere per via telematica l'intero iter di almeno un servizio richiesto dall'utenza è pari al 33,8 per cento. La tipologia di Pal maggiormente in ritardo è la provincia: solo il 27,1 per cento conclude on line la procedura richiesta dai cittadini o dalle imprese; aumenta al 28 per cento per le Comunità montane, si attesta al 33,9 per cento nei comuni, ed è invece del 59,1 per cento tra le regioni e le province autonome»;
   il sito online Key4biz, in un articolo del 4 luglio 2017, nel riprendere il contenuto dell'indagine, ha sottolineato il gap tra il settore pubblico e quello privato ed evidenziato come i ritardi dei servizi pubblici «pesino soprattutto in confronto con il settore privato, alle prese con un processo di digitalizzazione (Industria 4.0) che implica una forte accelerazione sul fronte delle tecnologie, che vanno dai robot collaborativi alle stampanti 3D. Un processo alquanto complesso, che poi è costretto a fare i conti con l'arretratezza degli uffici pubblici»;
   il segretario della Cgia, Renato Mason, ha dichiarato che «il processo di informatizzazione è un percorso ineludibile ma che in Italia fatica a compiersi anche perché la nostra Pubblica amministrazione non riesce a recuperare livelli di performance accettabili. (...) Nel Sud, inoltre, abbiamo competenze informatiche/digitali molto carenti che influenzano negativamente la media nazionale. Tuttavia, se la nostra Pubblica amministrazione locale arranca nel processo di informatizzazione, molto dipende anche dai mancati investimenti, in costante calo negli ultimi anni per i noti vincoli finanziari imposti dallo Stato centrale»;
   la ricerca, peraltro, ha rilevato che «il 93,5 per cento della Pal monitorata dispone di un sito Internet dove l'utenza può visualizzare e/o acquisire informazioni; diminuisce però all'85 per cento la percentuale dei siti web dove è possibile scaricare la modulistica. Mentre è pari al 58,3 per cento la quota di enti che consentono di inviare i moduli online»;
   a livello territoriale i comuni virtuosi sono ubicati nella provincia autonoma di Bolzano, nel Veneto, in Emilia-Romagna e in Toscana. In particolare, attraverso un campione comprendente trenta servizi telematici forniti dalla pubblica amministrazione locale, emerge che «il 24,5 per cento dei Comuni consente di rispondere via Internet alle esigenze per quanto riguarda il Suap (Sportello unico delle attività produttive) e il 14,5 per cento quelle del Diap (Dichiarazione di inizio Attività Produttive). Il trend è positivo, con la percentuale di enti che permettono di espletare servizi online passata dal 7,6 per cento del 2009 al 33,8 per cento del 2015. Tenendo conto degli utenti nazionali di servizi di eGov (utenti che si sono collegati online e hanno restituito moduli compilati via web), compresa la precompilazione di dati, il completamento di servizi online e gli open data, l'Italia nel 2017 si colloca al 21o posto nella Ue, con un peggioramento di sei posizioni rispetto al 2014»;
   infine, dall'analisi emerge che «la metà di essi è interamente conclusa online da meno dell'1 per cento degli enti della nostra Pubblica Amministrazione Locale. Pochi, considerato che i servizi in questione rivestono grande importanza per i cittadini. Fra questi l'iscrizione all'asilo nido, il servizio di pagamento dei parcheggi, carta d'identità, permesso transito Ztl (Zone a traffico limitato), scelta del medico di base, offerte di lavoro in banca dati. Tutti servizi, questi, per i quali evidentemente è necessaria la presenza fisica allo sportello» –:
   alla luce dei fatti esposti in premessa, come intenda, per quanto di competenza e di concerto con le pubbliche amministrazioni locali, favorire lo sviluppo dei servizi digitali, nonché dell'organizzazione e delle procedure interne a ciascuna amministrazione;
   come si intenda sopperire ai ritardi emersi nel processo di digitalizzazione per quanto concerne le pubbliche amministrazioni locali;
   quali strumenti e modelli intenda adottare per conseguire la piena digitalizzazione nei processi amministrativi, realizzando i princìpi della cittadinanza digitale e dell’open government. (4-17242)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZANIN. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la maggior parte del fabbisogno energetico italiano è dovuto a usi civili (circa 34 per cento, dati di ENEA e Ministero dello sviluppo economico e di questo circa il 70-75 per cento è dovuto alla climatizzazione;
   inoltre, sempre più diffusa in Italia è la fuel poverty, ovvero la povertà indotta dalle spese energetiche. La riduzione di risorse economiche determina, per alcuni la difficoltà di accesso al consumo energetico, che si verifica quando questa voce di spesa supera il 10 per cento del reddito annuale, con la conseguenza che tale «precarietà energetica» può arrivare fino al livello di non garantire più la salubrità degli ambienti, determinando l'aumento del rischio di contrarre patologie più o meno croniche;
   l'intervento per la riduzione del fabbisogno energetico degli edifici in alcuni casi consiste nell'inserimento di coibente sul lato interno delle pareti perimetrali o all'interno dell'intercapedine, il quale determina più facilmente la possibilità di condensa interstiziale;
   in materia di metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici, il decreto ministeriale 26 giugno 2015 attualmente vigente prevede nell'allegato 1, punto 2.3, (prescrizioni): «Nel caso di intervento che riguardi le strutture opache delimitanti il volume climatizzato verso l'esterno, si procede in conformità alla normativa tecnica vigente (UNI EN ISO 13788), alla verifica dell'assenza: di rischio di formazione di muffe, con particolare attenzione ai ponti termici negli edifici di nuova costruzione; di condensa interstiziale»;
   pertanto, in materia di condensazione interstiziale, con l'entrata in vigore dal 1o ottobre 2015 del decreto ministeriale 26 giugno 2015, non è più possibile permettere la presenza di condensazione interstiziale calcolata in modo stazionario annuale (secondo la normativa UNI EN ISO 13788), purché in quantità limitata e completamente rievaporabile nell'arco di un anno;
   la nuova prescrizione in materia di condensa interstiziale appare fortemente restrittiva, in quanto la UNI EN ISO 13788 riporta un metodo di calcolo semplificato in regime stazionario che tende a sovrastimare il rischio di formazione di condensa interstiziale dovuta alla sola diffusione, mentre non considera altri fenomeni fisici che interessano le strutture tra i quali il movimento di umidità per capillarità, la capacità igroscopica dei materiali e altro;
   il decreto ovviamente non preclude l'utilizzo di metodi dinamici, come la norma UNI EN 15026 (alla base del software WUFI e similari), che descrive in maniera compiuta il comportamento di una struttura, ma di cui non tutti i professionisti sono dotati a causa dei costi del software in questione, con la conseguenza che le ulteriori simulazioni dinamiche graverebbero sui cittadini che intendono riqualificare il proprio edificio rendendo economicamente molto più difficoltoso l'intervento per chi è in fuel poverty;
   va osservato, infine, che ogni materiale ha una quantità ammissibile di condensa interstiziale e che tale parametro può essere utilizzato per definire la quantità annuale ammissibile di condensa interstiziale –:
   se i Ministri interrogati non ritengano di assumere le iniziative di competenza necessarie al fine di rimuovere l'indicazione di assenza interstiziale imposta nel decreto ministeriale del 26 giugno 2015, permettendo così la condensa interstiziale come previsto dalla normativa UNI EN ISO 13788, oppure di mantenere il vincolo con la possibilità di una minima quantità di condensazione e interstiziale quando calcolata con la normativa UNI EN ISO 13788, sulla base del materiale utilizzato fissando i parametri di tale condensa da 1/100 ad un massimo di 1/20 della quantità ammissibile di condensa (Qamm) del materiale utilizzato. (4-17239)


   NASTRI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   a seguito dei problemi di ricezione dei canali televisivi della Rai, nella Valle Vigezzo in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, in relazione ai quali l'interrogante ha già presentato un'altra interrogazione, si segnalano ulteriori difficoltà nella visione dei canali della televisione pubblica, a Domodossola, Villa e Crevoladossola, le cui comunità situate nella medesima provincia non riescono a comprendere quali siano le effettive cause del messaggio di «assenza di segnale» che compare sui televisori;
   dalla impossibilità di ricezione dei canali della Rai deriva ai cittadini del novarese direttamente interessati dal disservizio la conseguenza di doversi sintonizzare su altri canali non graditi, che però sono agevolmente e regolarmente ricevuti;
   al riguardo, l'interrogante evidenzia come il regolare pagamento del canone Rai attribuisce il pieno e legittimo diritto agli utenti di usufruire di un servizio pubblico indispensabile (in particolare, nelle zone montane e disagiate) al fine di ricevere informazioni tempestive e complete (specie sulle tematiche di interesse economico, sociale, culturale), sia di livello nazionale che locale, per un migliore svolgimento delle proprie attività e per essere quotidianamente aggiornati sulla vita della propria comunità e del territorio, i cui servizi informativi, in considerazione di quanto esposto, risultano manifestamente deficitari –:
   se il Governo sia a conoscenza di questi diffusi e inaccettabili disservizi;
   quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare un'adeguata e uniforme erogazione dell'importante servizio pubblico televisivo fornito dalla Rai nei riguardi della comunità novarese;
   se non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza affinché i cittadini della provincia di Novara interessati dal disservizio esposto in premessa possano, all'atto del versamento del prossimo canone Rai, detrarre dall'importo annuo stabilito gli importi pro-quota calcolati per ogni giorno di mancata ricezione dei programmi della Rai. (4-17244)


   NASTRI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il sito web «ossolanews.it» in un articolo pubblicato il 29 giugno 2017, evidenzia le difficoltà di ricezione dei canali televisivi della Rai, nella Valle Vigezzo in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, in particolare quando si verificano temporali o altre avversità atmosferiche;
   il problema, rileva l'articolo di stampa, di cui si è già a conoscenza da tempo anche presso l'Unione montana (che chiede un intervento risolutivo) persiste da diverso tempo ed è stata inviata anche una missiva alla sede della Rai di Torino per informare del disservizio che si ripete con frequenza per la mancanza di ricezione del segnale al verificarsi di cambiamenti meteorologici anche di bassa intensità;
   la situazione più critica si evidenzia, in particolare, nel corso del fine settimana, quando la precarietà nella ricezione dei canali non consente la visione per la popolazione montana locale interessata addirittura per diversi giorni;
   al riguardo, l'interrogante segnala che sia nella scorsa legislatura, che nella presente, anche attraverso la presentazione di atti di indirizzo e di controllo, ha evidenziato le condizioni di precarietà esistenti in diverse parti del Piemonte e del novarese, in relazione alle problematiche relative alla ricezione televisiva sul territorio, senza che nel frattempo le condizioni siano tuttavia migliorate;
   appare pertanto necessario e indispensabile avviare interventi rapidi da parte delle autorità preposte alle verifiche e al monitoraggio dei sistemi di ricezione nella suesposta Valle, al fine di garantire alla comunità locale un servizio pubblico, per il quale è corrisposto anche il canone di abbonamento –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere in tempi rapidi, al fine di provvedere al potenziamento della ricezione dei canali televisivi della Rai, che, come sopra evidenziato da troppo tempo, risultano scarsamente visibili nella Valle Vigezzo, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. (4-17245)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione De Lorenzis n. 5-11718, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 luglio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gagnarli;

  l'interrogazione a risposta scritta Sgambato n. 4-17193, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 luglio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Valiante, Manfredi, Gnecchi, D'Ottavio, Zan, D'Incecco, Porta, Garavini;

  l'interrogazione a risposta in Commissione De Lorenzis n. 5-11778, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 luglio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gagnarli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Fedriga n. 5-11551 del 13 giugno 2017.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta orale Palmizio n. 3-01250 del 16 gennaio 2015 in interrogazione a risposta scritta n. 4-17247;
   interrogazione a risposta in Commissione Valiante e altri n. 5-10423 del 31 gennaio 2017 in interrogazione a risposta orale n. 3-03151;
   interrogazione a risposta orale Caparini e altri n. 3-02845 del 3 marzo 2017 in interrogazione a risposta scritta n. 4-17248;
   interrogazione a risposta orale Martella n. 3-03037 del 23 maggio 2017 in interrogazione a risposta scritta n. 4-17246.