Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 28 giugno 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,
   premesso che:
    il progressivo aumento della popolazione anziana e la constatazione della sua continua crescita nella comunità rappresenta uno dei fenomeni socio-economici più critici dei nostri tempi: da un lato, infatti, si sta registrando una riduzione del tasso di natalità con conseguenze drastiche dal punto di vista previdenziale ed economico, dall'altro l'allungamento della vita media comporta un bisogno sempre maggiore di servizi, soprattutto, sanitari ed assistenziali, per le persone appartenenti alle fasce demografiche più longeve;
    in Italia, l'invecchiamento della popolazione e della forza lavoro è conseguenza di due principali fattori: da un lato, l'aumento della speranza di vita (nel 2012, la speranza di vita alla nascita è giunta a 79,6 anni per gli uomini e a 84,4 anni per le donne – rispettivamente superiore di 2,1 e 1,3 anni alla media europea dello stesso anno –), dall'altro, la parallela diminuzione del tasso di natalità che ha fatto seguito al «baby boom» degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso;
    nel panorama mondiale l'Italia continua a essere uno dei Paesi con la maggiore proporzione di persone ultra 64enni che, a oggi, costituiscono circa il 20 per cento della popolazione;
    le più recenti proiezioni dell'Istat indicano inoltre che, nel 2051, un italiano su tre avrà più di 64 anni. Anche nel nostro Paese, l'invecchiamento della popolazione rappresenta «un trionfo e una sfida» per la società;
    l'Italia è tra i primi Paesi al mondo per aspettativa di vita, ma non per aspettativa di vita in buona salute. A fronte di tale scenario, l'Organizzazione mondiale della sanità ha tracciato una strategia di promozione della salute e valorizzazione della persona ultra 64enne, indicata con il nome di «active ageing», che intende favorire una diversa concezione dell'invecchiamento a partire da un nuovo ruolo e di valorizzazione della persona ultra 64enne all'interno della società;
    il contesto territoriale italiano rischia di caratterizzarsi sempre più per meccanismi di parcellizzazione ed isolamento sociale, per la mancanza di comunicazione tra le generazioni e soprattutto per la solitudine delle persone anziane che escono da una vita attiva;
    le nuove tecnologie, se da un lato rappresentano una grande opportunità di crescita civile, dall'altro rischiano di far perdere quel «dialogo intergenerazionale» tra giovani e anziani che farebbe venir meno le relazioni, l'unità e la solidarietà;
    nella logica di un approccio globale (salute, abilità, autonomie, relazioni, interessi) compito delle istituzioni sarebbe quello di valorizzare le potenzialità e gli interessi dell'anziano, dopo l'uscita dal ciclo produttivo;
    questo aspetto rappresenta un punto cardine per la diffusione di luoghi dove poter far emergere occasioni culturali e di socializzazione, al fine di ritardare il più possibile l'isolamento, la solitudine e la perdita di autonomia;
    è perciò fondamentale il ruolo dell'anziano, come valore e risorsa per la società, soprattutto per le nuove generazioni; in quest'ottica, quindi, è necessario promuovere un «cambiamento culturale», dove la terza età, che per definizione è in continua evoluzione, venga considerata sotto i suoi aspetti positivi più che di emarginazione, assistenzialismo e patologia;
    l'obiettivo principale dovrebbe essere quello di spostare l'attenzione nel considerare l'anziano come fruitore di servizi ed interventi assistenziali, all'anziano come soggetto portatore di esperienze, competenze, capacità pratiche, teoriche, storia e saggezza;
    diverse ed autorevoli fonti statistiche evidenziano una maturità demografica che porta a ripensare il ruolo dei lavoratori ultra 50enni come risorsa all'interno di un mercato del lavoro che vede aumentare la loro permanenza, anche a seguito dell'ultima riforma previdenziale che ha introdotto nuovi criteri per il pensionamento spostandone in avanti l'età. Il mercato del lavoro deve quindi nei prossimi anni prepararsi a valorizzare questo capitale umano aggiuntivo in età matura;
    in questo quadro, è necessario progettare politiche attive per promuovere il cosiddetto active ageing, ovvero forme di invecchiamento attivo della popolazione;
    l'utilizzo dei lavoratori in terza età attiva per l'accumulo e il trasferimento di know how si può ad esempio attuare attraverso un impiego sistematico di anziani in attività di mentoring e tutoring per i nuovi assunti; formazione di knowledge groups con programmi definiti e valorizzazione delle attività di trasferimento di conoscenze dagli anziani ai giovani; scambi di esperienze e di competenze attraverso team di lavoro con composizione diversificata per età;
    è fondamentale quindi valorizzare l'esperienza maturata e il senso di appartenenza di cui gli anziani sono fortemente portatori favorendo la loro partecipazione alla vita sociale e produttiva, anche ma non esclusivamente nell'azienda presso cui hanno lavorato attraverso forme di inserimento professionale, formazione e tutoraggio non retribuite, se non con simboliche forme di rimborso spese;
    le indicazioni in tema di invecchiamento attivo risultanti dalle best practice europee (i casi Bmw e Bosch su tutti) hanno avuto applicazioni diseguali nei vari Paesi e poco più che iniziali nel contesto italiano (alcune azioni in tema di active ageing e welfare aziendale sono state adottate, ad esempio, da Enel e Telecom Italia), che pure presenta particolari motivi per affrontare i vari aspetti del problema: crisi acuita della natalità, allungamento accelerato della speranza di vita, rapido spostamento in avanti delle età e condizioni di pensionamento;
    l'impresa è infatti il terreno principale di sperimentazione per la gran parte delle buone pratiche europee. La loro efficacia dipende innanzitutto dall'iniziativa del management, ma richiede anche un clima aziendale partecipativo;
    l'individuazione di politiche innovative al fine di migliorare l'invecchiamento attivo risulta fondamentale per far sì che una persona anziana non sia percepita come un peso da assistere accelerando il processo di decadimento e anticipando così costi sociali ed economici;
    il ruolo proattivo ha un'importanza fondamentale per via degli effetti benefici che si ripercuotono sugli stessi anziani e sulla comunità sia in termini di qualità di vita che di costi;
    gli anziani dovrebbero avere il potere di rimanere indipendenti e autonomi il più a lungo possibile nel loro ambiente familiare e della comunità e rimanere socialmente attivi;
    il tema dell’active ageing, dell'invecchiamento attivo, costituisce una dimensione trasversale degli interventi per il lavoro, il welfare e lo sviluppo di grande importanza per l'Italia;
    lo stesso Parlamento europeo ha proclamato il 2012 quale anno europeo dell'invecchiamento attivo riconoscendo «il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale»,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per valorizzare l'aspetto occupazionale e dell'aumento della popolazione attiva, intesa in senso estensivo e favorire il passaggio generazionale ed il trasferimento dei saperi, soprattutto nell'ambito delle attività legate alla dimensione artigiana del made in Italy;

2) ad assumere iniziative per migliorare l'aspetto finanziario e previdenziale, per sostenere un miglior equilibrio tra persone attive ed inattive, occupati e ritirati dal lavoro, mettendo al centro dell'iniziativa legislativa del Governo la terza età attiva;

3) a valutare la possibilità di assumere iniziative per migliorare l'aspetto sociale e culturale, per mantenere attiva la popolazione il più a lungo possibile, sostenendo la formazione continua e l'apprendimento permanente per i lavoratori, promuovendo il welfare aziendale e sostenendo l'attivazione e l'impegno per la comunità e la società della terza età attiva;

4) a mettere in campo, se necessario attraverso iniziative normative, strumenti per agevolare le imprese ad avvalersi della collaborazione delle persone anziane durante i loro processi produttivi, facendo sì che un'impresa ricorra alla collaborazione a titolo non oneroso, attraverso forme di «rimborso spese», dell'anziano professionalizzato con risvolti positivi sia in termini di produzione aziendale, che di formazione per le future generazioni;

5) a prevedere, anche attraverso adeguati strumenti normativi, degli incentivi a favore del terzo settore affinché esso possa avvalersi, nelle attività di promozione sociale e culturale, delle persone anziane;

6) a valutare la possibilità di assumere iniziative per rivedere le norme riguardanti la collaborazione degli anziani presso enti pubblici di cui hanno fatto parte, rendendo più flessibile la normativa in merito.
(1-01651) «Auci, Francesco Saverio Romano».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni X e XI,
   premesso che:
    Composad srl, bussiness-unit del gruppo Saviola, è un'importante azienda fondata nel 2000 operante nel settore dell'arredamento. Utilizzando trucioli di legno riciclato, realizza mobili componibili per multinazionali come Ikea, Leroy Merlin e Brico. L'unico stabilimento italiano che ha sede a Viadana (Mantova), si sviluppa su una superficie di 100.300 metri quadrati e conta un elevato numero di dipendenti specializzati;
    Composad, per le mansioni di imballaggio e movimentazione merci, da diversi anni usufruisce della manodopera specializzata fornita dalla cooperativa Viadana-Facchini, costituitasi nel 1994;
    in data 25 febbraio 2016, al termine di una lunga vertenza tra le parti che aveva visto coinvolti i 271 lavoratori della Viadana-Facchini, alla presenza del prefetto di Mantova è stato stipulato un accordo che prevedeva garanzie occupazionali, col mantenimento dell'attività lavorativa per un periodo di almeno due anni nei confronti di tutto il personale, l'applicazione integrale del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore logistica e trasporti, anche per i futuri appalti con il conseguente allineamento retributivo, l'indicazione economica dei mancati pagamenti pregressi e la contrattazione di secondo livello;
    l'accordo prefettizio è stato sottoscritto da tutte le parti coinvolte: da Confindustria, in rappresentanza di Composad Srl; dalla cooperativa Viadana-Facchini, assistita da Legacoop Lombardia e Legacoop Mantova; dalle organizzazioni sindacali, Filt-Cgil, Fit-Cisl e Adl-Cobas; dalle rappresentanze sindacali aziendali. A garanzia dell'intesa raggiunta, l'accordo è stato sottoscritto anche dalla prefettura di Mantova e dalla provincia di Mantova;
    l'accordo stipulato è stato conseguente alle rivendicazioni dei soci-lavoratori esasperati da un trattamento economico-lavorativo da loro considerato iniquo per il genere di mansioni svolte ed è giunto dopo diverse tensioni che avevano portato a svariati scioperi, presidi e anche al blocco della produzione;
    in data 6 giugno 2016, la Composad affidava l'esecuzione dei servizi di scarico/prelievo/movimentazione ed imballaggio merci ad una Associazione temporanea di impresa (ATI) costituita dalla Cooperativa lavoratori ortomercato Scrl (CLO), impresa mandataria e capogruppo, e dalla Viadana Facchini Soc. Coop. (VF), che fino a quel momento aveva gestito l'appalto in proprio;
    con l'avvicinarsi del 31 maggio 2017, data di scadenza dell'appalto, dopo che questo è stato prorogato di comune accordo tra le parti, una prima volta il 31 dicembre 2016 e successivamente il 31 marzo 2017 per ulteriori due mesi, sono aumentate le tensioni tra i lavoratori della cooperativa Viadana-Facchini per le mancate garanzie occupazionali fornite dalla ATI CLO – VF che aveva prospettato per sessanta lavoratori la possibilità di avviare la procedura di esubero;
    le incertezze del mercato, le proroghe dell'appalto concesso ad ATI CLO – VF con scadenza a breve termine il 31 maggio 2017 e la notizia del possibile subentro di una nuova cooperativa, hanno portato in stato di agitazione i lavoratori e mobilitato le organizzazioni sindacali Adl-Cobas e Fit-Cisl. Queste ultime hanno contestato la decisione di CLO di inserire una settantina di lavoratori interinali all'interno delle linee di produzione e di introdurre il ciclo di produzione continuo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per far fronte alle commesse in scadenza di Composad;
    in data 10 maggio 2017, il prefetto di Mantova ha convocato un tavolo volto a porre termine alle controversie ancora in atto. Dopo oltre dieci ore di confronto, le parti non hanno raggiunto un accordo sulla totalità dei punti all'ordine del giorno. Mentre è stato chiarito che l'utilizzo degli interinali avrà carattere di eccezionalità e servirà a recuperare le produzioni arretrate, non è stata trovata un'intesa per la piena occupazione delle maestranze impegnate nell'appalto in questione;
    in data 14 maggio 2017, sul sito di informazione online Gazzetta di Mantova, venivano riportate le dichiarazioni del presidente del consiglio di amministrazione della Viadana Facchini, Ismail Marku, che spiegava che «la situazione economica finanziaria della cooperativa è tale da far emergere perdite ingenti» e solo un nuovo accordo sindacale con l'applicazione di «forme di flessibilità del lavoro avrebbe consentito di evitare il ricorso alla procedura di riduzione del personale» e al licenziamento dei 271 soci-lavoratori impiegati presso la Composad. L'accordo citato da Ismail Marku è stato successivamente approvato dalla Filt-Cgil ma bocciato dalle altre sigle sindacali Fit-Cisl e Adl-Cobas e in assemblea dalla maggior parte dei lavoratori comportando, di fatto, lo scioglimento tra l'ATI e la CLO;
    le tensioni tra i lavoratori della cooperativa si è ulteriormente acuita con l'avvio della procedura di licenziamento collettivo di tutti i 271 soci-lavoratori della Viadana-Facchini che in assemblea avevano deliberato l'uscita dall'associazione temporanea di impresa con CLO;
    in data 20 luglio 2016, la Gazzetta di Mantova pubblicava la notizia che il gruppo Saviola aveva chiuso l'anno 2015 con un fatturato di 552 milioni di euro, in crescita del 4 per cento rispetto al 2014, un EBITDA (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization) di 76,5 milioni di euro ed un utile netto di 7,7 milioni di euro, mentre l'esposizione finanziaria è scesa da 315 a 262 milioni di euro. La produzione di mobili in kit, a partire dal pannello in truciolare ecologico, ha trainato la crescita del gruppo e in particolare di Composad che, con un fatturato di 92 milioni di euro nel 2015, ha consolidato la sua leadership in Italia e si è confermata tra le prime aziende europee del settore;
    l'articolo 2435 del c.c. prevede che una copia del bilancio debba essere depositata entro trenta giorni dall'approvazione presso la camera di commercio e che può essere redatto in forma abbreviata se persiste la concomitanza di due dei seguenti fattori in due esercizi consecutivi: il totale dell'attivo dello stato patrimoniale inferiore a 4.400.000 euro, i ricavi delle vendite e delle prestazioni inferiori a 8.800.000 euro, oppure una media di dipendenti durante l'esercizio inferiore alle 50 unità. Agli interroganti risulta che il bilancio 2015 sia stato approvato in seconda convocazione dall'assemblea dei soci della Viadana-Facchini il 31 luglio 2016, ben oltre il termine dei centottanta giorni previsti dall'articolo 2364 del c.c., utili per convocare almeno un'assemblea ordinaria e gli ulteriori trenta giorni concessi per indire la seconda convocazione;
    nell'anno 2015 la cooperativa è stata oggetto di una verifica fiscale relativa all'esercizio 2011 da parte dell'Agenzia delle entrate che ha riscontrato alcune incongruenze riguardanti l'attribuzione di alcuni costi tra un esercizio e l'altro,

impegnano il Governo:

   a promuovere un tavolo istituzionale di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico, coinvolgendo le parti interessate, al fine di promuovere azioni volte ad elaborare un piano di intervento che preveda di garantire un pieno sviluppo dell'azienda e la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali, al fine di evitare licenziamenti prospettati per ognuno dei 271 lavoratori della Viadana-Facchini, prevedendo nell'immediato degli adeguati ammortizzatori sociali;
   ad assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché sia rispettato il sopraindicato accordo sottoscritto dalle parti il 25 febbraio 2016 volto a mantenere i livelli occupazionali di tutti i lavoratori per almeno due anni, monitorando in tale contesto gli esiti degli accertamenti fiscali in relazione agli ultimi bilanci presentati dalla Viadana-Facchini;
   ad effettuare verifiche nei confronti delle cooperative che intendono subentrare nell'appalto in questione, con particolare riguardo alla contrattazione e alla tutela del lavoro;
   nel caso non si riescano ad evitare i licenziamenti dei sopraindicati 271 lavoratori della Viadana-Facchini, ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a prevedere un piano di ricollocamento per ognuno dei dipendenti licenziati.
(7-01301) «Crippa, Tripiedi, Zolezzi».


   La XI Commissione,
   premesso che:
    lo stabilimento Perugina Nestlé, con sede in località di San Sisto di Perugia è una delle realtà imprenditoriali più significative dell'Umbria per l'occupazione e l'economia del territorio e rappresenta un marchio e una azienda «storica» della città di Perugia, così come le Acciaierie Speciali Terni lo sono per la città di Terni; lo stabilimento della Perugina occupa circa 1.000 dipendenti;
    nello stabilimento di San Sisto a Perugia si producono importanti marchi quali Baci e Nero Perugina esportati in cinquantacinque Paesi;
    dopo una lunga vertenza, il 2 marzo 2016 Nestlé ha ufficializzato il piano industriale di rilancio di Perugina: investimenti per 60 milioni di euro in tre anni con prodotto portante il «Bacio», nessun esubero, nuova struttura manageriale e innovazione delle tecnologie produttive e del modello organizzativo;
    anche la presidente della regione Umbria, Catiuscia Marini, all'esito dell'incontro del 2 marzo 2016 con il management di Nestlé presso palazzo Donini della regione, affermava: «Si è trattato di un incontro molto importante, nel corso del quale abbiamo preso atto delle informazioni che il management di Nestlé ci ha fornito relativamente al piano industriale, con specifico riferimento alle politiche industriali, commerciali e degli investimenti che possano garantire il mantenimento e la valorizzazione dei livelli occupazionali per lo stabilimento di San Sisto a Perugia»;
   con il verbale di accordo del 7 aprile 2016 concluso presso la sede di Confindustria Umbria tra Nestlé Italiana SpA e la Rappresentanza sindacale unitaria del sito di Perugia assistita dalle segreterie provinciali Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil veniva definito un piano di sviluppo del Business Dolciari volto a valorizzare le attività e le competenze «core» del cioccolato «Perugina», nonché a fare di «Baci Perugina» un «global brand» – prodotto esclusivamente nella fabbrica di S. Sisto – simbolo del «Made in Italy» e dell'eccellenza italiana nel mondo, valorizzando il più possibile il legame con il territorio,
con la previsione un «robusto piano pluriennale di investimenti commerciali di 45 milioni di euro focalizzati a perseguire precisi obiettivi di crescita nelle produzioni a base cioccolato, sia sul mercato interno, sia soprattutto sui mercati esteri, che possono offrire interessanti opportunità di progressiva destagionalizzazione delle produzioni»;
    con il piano industriale delineato, l'azienda, inoltre, proponeva «S. Sisto come centro di produzione di riferimento per la fornitura di biscotti per gelato alle consociate della zona EMENA, comprese eventuali articolazioni in “joint venture” – confidando sulla capacità di esprimere un costo competitivo derivante dal pieno utilizzo della capacità produttiva installata e dalla piena espressione delle competenze professionali disponibili – al fine di intensificare, nell'immediato, un'attività fortemente contro stagionale rispetto alle produzioni a base cioccolato» con investimenti tecnici per complessivi 15 milioni di euro per rafforzare la vocazione strategica di S. Sisto polo produttivo di eccellenza del cioccolato e consolidarne la posizione competitiva all'interno dell'apparato industriale della zona Emena del gruppo Nestlé;
    contestualmente l'azienda prevedeva, per il periodo tra gennaio 2017 e giugno 2018, una richiesta di trattamento straordinario di integrazione salariale ai sensi dell'articolo 21 e seguenti del decreto legislativo n. 148 del 2015 per riorganizzazione aziendale con la previsione di una serie di misure di riconversione e ricollocazione professionale interno ed esterno del personale;
    il 24 febbraio 2017 sono stati resi noti i primi dati sul buon andamento del Bacio e delle tavolette, sia sul mercato interno che sull’export. «Purtroppo – si legge nella nota – sull’export l'aumento del 44 per cento non si traduce in volumi importanti, tali da assicurare un conseguente aumento produttivo». In Usa, Canada, Brasile, Cina ed Australia, la crescita del Bacio è a doppia cifra. In Canada e Cina l'aumento è del 60 per cento;
    nel piano industriale si prevedeva anche la produzione dei coni gelato per sopperire alla stagionalità del cioccolato e Nestlé ha ufficializzato il contratto di fornitura alla Froneri dei biscotti per il Maxibon della durata di tre anni, con un quantitativo iniziale di circa 930 tonnellate;
    sebbene la rappresentanza sindacale unitaria abbia dato un giudizio positivo sull'andamento del piano, il 6 aprile 2017 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha approvato il programma di riorganizzazione aziendale, autorizzando la corresponsione – per il periodo dal 16 gennaio 2017 al 15 luglio 2018 – del trattamento di Cassa integrazione guadagni straordinaria in favore di 819 lavoratori impiegati presso lo stabilimento di San Sisto;
    anche per la Rappresentanza sindacale unitaria la firma della Cassa integrazione guadagni straordinaria «non è altro che il prosieguo del percorso avviato nella scorsa primavera, quando fu siglato l'accordo che prevede un investimento totale sulla fabbrica perugina di 60 milioni di euro». In quella sede fu definito il percorso per il biennio 2017-2018, che «prevede da un lato gli investimenti, al fine di rendere lo stabilimento sempre più performante e supportare i marchi Perugina nel mondo, dall'altro, la richiesta della cassa integrazione come strumento per la gestione della forza lavoro in questo biennio di attuazione del Piano»;
    tuttavia il 9 maggio 2017, presso Confindustria Umbria, la società ha comunicato l'intenzione di ridurre, al termine del periodo di Cassa integrazione guadagni straordinaria l'organico di circa 340 unità, non essendo in grado di riassorbire tutte le unità lavorative, nonostante i dati positivi relativi al settore cioccolato registrati dalla multinazionale;
    già sono pervenute le lettere ai dipendenti con le quali si dice che il processo di riorganizzazione «coinvolge direttamente anche le attività da Lei svolte nello stabilimento» e li si invita a partecipare a obbligatori percorsi di riqualificazione o ricollocamento;
    immediata è stata la reazione dei sindacati che chiedono «di mantenere la discussione nei confini dell'accordo sottoscritto ad aprile 2016, senza aperture su argomenti estranei, soprattutto in quanto tesi ad un riassetto strutturale che ci pare assolutamente evitabile», nella nota si annuncia anche il possibile stato di agitazione, con azioni da intraprendere in vista della futura campagna produttiva, con la convocazione di un tavolo ministeriale;
    nell'ambito, degli accordi intercorsi tra azienda e sindacati, la società si è impegnata a effettuare adeguati investimenti a sostegno del piano di riorganizzazione. In particolare, per il sito di Perugia, la società si è impegnata a realizzare un articolato programma di investimenti tecnologici e commerciali per oltre 60 milioni di euro, al fine di valorizzare le attività e le competenze «core» di «Perugina», nonché a fare di Baci Perugina un «global brand» simbolo del «Made in Italy» e dell'eccellenza italiana nel mondo, prodotto esclusivamente nella fabbrica di S. Sisto;
    si assiste invece, a parere del proponente, ad un progressivo ridimensionamento dell'attività produttiva e delle linee di produzione presso lo stabilimento di San Sisto: nello stabilimento vengono progressivamente abbandonate le produzioni di dragées (Tenerelli, Flipper e altro) e di prodotti storici come il torrone e la caramella Cinzia; nel 2015 Nestlé vende tutta la linea gelati al colosso R&R e nel 2016 viene ceduto tutto il comparto caramelle (compresa la storica Rossana) a Diva; nel corso dello stesso anno, la stessa sorte hanno avuto anche il comparto Ore Liete (venduto a Tedesco) e tutto il comparto delle Strenne, ovvero la linea di prestigio dei regali aziendali;
    l'accordo dell'aprile 2016, invece, avrebbe dovuto evitare un ulteriore ridimensionamento dell'attività produttiva e occupazionale dello stabilimento di San Sisto e rilanciarne la produzione ed essere uno strumento alternativo ad eventuali esuberi;
    è evidente che il progressivo ridimensionamento dell'attività dello stabilimento e i conseguenti esuberi (ben 340) comporterebbero pesanti ricadute economiche e sociali sia per il numero dei lavoratori coinvolti, sia per il contesto specifico del territorio umbro-perugino già marcatamente colpito dalla crisi industriale in atto,

impegna il Governo:

   in considerazione della grave ricaduta sociale della vicenda legata allo stabilimento di San Sisto di Perugia, ad avviare tempestivamente un tavolo di confronto che veda la partecipazione dei vertici aziendali della società Nestlé, le organizzazioni sindacali e le istituzioni regionali e locali interessate, finalizzato alla definizione di tutte le misure possibili volte a garantire il mantenimento dei livelli occupazionali del sito di San Sisto di Perugia e ad evitare i prospettati esuberi;
   ad assumere ogni iniziativa di competenza volta a far sì che l'azienda attui una strategia di sviluppo ed implementazione delle produzioni, che ponga al centro delle priorità investimenti adeguati per il rilancio e il potenziamento produttivo del sito in questione, anche con l'avvio di nuove linee o prodotti così da garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e frenare il progressivo ridimensionamento del ruolo produttivo dello stabilimento perugino;
   ad assumere iniziative al fine di conoscere e verificare le scelte aziendali e gli investimenti commerciali e tecnologici operati dall'azienda affinché lo stabilimento di San Sisto di Perugia resti un sito strategico per la stessa multinazionale e non vengano compromessi, ulteriormente, i livelli occupazionali.
(7-01300) «Ciprini, Gallinella, Cominardi, Dall'Osso, Chimienti, Lombardi, Tripiedi».


   La XIII Commissione,
   premesso che:
    secondo alcuni dati riportati da diverse fonti giornalistiche, l'assenza protratta di pioggia sul territorio italiano ha causato un vero e proprio allarme siccità che, ormai, ha raggiunto oltre i due terzi della superficie agricola nazionale, toccando praticamente tutte le regioni anche se con diversa intensità;
    l'ultimo monitoraggio predisposto da Coldiretti delinea un quadro sostanzialmente allarmante, in quanto gli effetti peggiori si starebbero registrando nel settore produttivo, «(...) con perdite ben superiori al miliardo stimato, se non pioverà nell'arco delle prossime due settimane, in modo costante e non violento»;
    nello specifico, secondo Coldiretti, la situazione delle regioni italiane sarebbe così articolata: in Piemonte, a Cuneo, a causa dell'eccesso di caldo, si sarebbero riscontrate perdite in una percentuale pari al 25-30 per cento per grano ed orzo, e del 40 per cento per le colture foraggere; in Lombardia, invece, il mais è in sofferenza, mentre i grandi laghi stanno subendo un deciso calo rispetto ai livelli dell'anno scorso (35 e 40 centimetri, rispettivamente, per il lago di Como e per il lago Maggiore);
    Coldiretti prosegue con l'Emilia-Romagna, regione nella quale risultano «colpite tutte le colture, dal pomodoro ai cereali, ma anche gli ortaggi, mentre in Veneto si parla di poche settimane di autonomia, soffrono barbabietole e mais e la vendemmia si prevede anticipata di almeno una settimana. In Sardegna, l'assenza di piogge sta condizionando tutti i settori agricoli, con perdite nella produzione di oltre il 40 per cento, mentre in Liguria si teme per gli ulivi e in Toscana la produzione di cereali e crollata del 40 per cento, con punte del 70 per cento nel caso del mais e quelle di foraggi, ortaggi, pomodoro da industria e frutta sono diminuite fino al 50 per cento. I girasoli e il granoturco stanno seccando in Umbria, ma in difficoltà sono anche ampie aree del Lazio dove a produzione di frumento risulta stentata, con pesante contrazione dei raccolti e perdita di qualità»;
    il forte condizionamento, per l'assenza di piogge, subìto dalla produzione agricola regionale sarebbe anche chiaramente visibile in Campania, all'interno della quale in molte zone (Cilento, Alento e nella piana del Sele) ci registrerebbero diversi problemi per gli ortaggi e la frutta, mentre in Puglia sarebbero in difficoltà gli agrumeti presenti a Taranto, i vigneti di uva da tavola e da vino in tutte le province, nonché il pomodoro a Foggia, mentre la produzione di olive rischia un concreto calo del 30 per cento;
    la siccità in corso avrebbe anche costretto la Sicilia ad anticipare l'inizio della stagione irrigua negli agrumeti mentre, nei territori delle arche terremotate, si registra una produzione di fieno insufficiente, con pascoli e prati asciutti. Tale stato di scarsità delle precipitazioni sta avendo rilevanti ripercussioni anche in Friuli Venezia Giulia, che avrebbe decretato lo stato di sofferenza idrica per garantire l'acqua alla media pianura friulana, per circa 26.000 ettari di coltivazioni, mentre in Piemonte sarebbe stato dichiarato lo stato di massima pericolosità degli incendi;
    la siccità ha avuto i suoi effetti preoccupanti anche in gran parte dell'Europa, nella quale si registrano non solo precipitazioni inferiori alla media, ma anche un diffuso allarme incendi e sui raccolti; ciò avrebbe persino costretto la Commissione europea a rivedere al ribasso le stime per i cereali;
    il quadro allarmante che scaturisce dall'analisi di Coldiretti si conclude con l'affermazione dell'assoluta necessità, per continuare a mantenere il consueto livello qualitativo dell'agricoltura, di «interventi strutturali di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali», attraverso la creazione di «bacini aziendali e utilizzando le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere acqua», che non possono essere più rimandati;
    secondo quanto recentemente affermato dal presidente della Fondazione centro studi del Consiglio nazionale dei geologi (Cng), Fabio Tortorici, il perdurare della scarsezza nelle precipitazioni avrebbe comportato, comportato, tra gli altri, un abbassamento dei livelli d'acqua in fiumi, negli invasi e nelle falde sotterranee e, nonostante la periodicità del fenomeno, non sarebbe stato ancora possibile addivenire ad una strategia efficiente di contenimento del fenomeno;
    inoltre, lo stesso Tortorici prosegue affermando che «oggi non è possibile stabilire i reali e globali quantitativi di acqua utilizzati a causa degli innumerevoli prelievi abusivi. La conseguenza di questi sfruttamenti illegali è quella di rendere aleatorie le stime dei bilanci idrici: non si ha una misura del reale deficit irriguo e potabile. Vediamo l'effetto della scarsità d'acqua dove e quando questa viene a mancare, ma non abbiamo una misura degli eccessi e sprechi con cui questa viene sottratta dalle falde, alterandone gli equilibri»;
    un altro importante fattore di problematicità risiede nelle reti – irrigue e ad uso potabile – e negli invasi-colabrodo; da ciò deriverebbe la necessità improcrastinabile di mettere in campo importanti investimenti, al fine di realizzare nuove condotte, anche alla luce delle perdite di molti comuni italiani nelle reti acquedottistiche, stimate intorno al 60 per cento;
    è stato affermato, infatti, che «La risorsa idrica deve essere innanzitutto risparmiata, tutelata e sfruttata con ulteriori e mirate opere di captazione (ed eventualmente trattenuta da opere artificiali), solo dopo avere stabilito quali aree del nostro territorio e in che misura sono le più carenti. In questi giorni si discute della possibile realizzazione di nuovi bacini, ma sono così necessarie nuove cattedrali nel deserto ? Non sarebbe prima il caso di conoscere il problema in termini numerici e scientifici con realistici bilanci idrogeologici e poi risolverlo con interventi puntuali ? I mancati introiti dai canoni demaniali, evasi dagli innumerevoli sfruttamenti abusivi, non potrebbero essere recuperati con azioni di “Polizia idrica” e impiegati per contribuire alla realizzazione di nuove opere ?»;
    a fronte di tali situazioni, non si registrano, da parte delle istituzioni a vario titolo coinvolte, interventi strutturali di manutenzione del sistema impiantistico nazionale, se non in misura del tutto insufficiente e lacunosa; ciò a dispetto della loro importanza strategica, non solo al fine di evitare sprechi ed utilizzi abusivi ma, soprattutto, per fare in modo che si proceda ad un uso della risorsa idrica maggiormente efficiente ed ottimale. Sotto tale aspetto, dunque, emerge in maniera forte la necessità di provvedere, da un lato, alla predisposizione di interventi di ammodernamento e manutenzione degli impianti pubblici esistenti e, dall'altro, all'introduzione di sistemi al alto tasso di innovazione tecnologica per la raccolta delle acque ed evitarne, così, la dispersione;
    alcuni dati recenti, che sono stati resi noti durante la seconda conferenza nazionale delle acque, elaborati dall'Istat e dall'Ispra, evidenziano una media di 302 miliardi di metri cubi di pioggia ogni anno. Si tratterebbe di una cifra superiore addirittura alla Gran Bretagna e alla Germania. Tutto questo, anche secondo quanto dichiarato da organi governativi, pone l'Italia come uno dei Paesi più ricchi d'acqua, rispetto al quale risulta utilizzato solo l'11 per cento. Il problema, dunque, risiede nella lacunosità delle infrastrutture che determina grossi problemi nei casi di annate siccitose come quella attuale. Occorrerebbe, dunque; un ripensamento in materia, allo scopo di predispone un grande piano di infrastrutture idriche sia per l'irriguo che per l'agricoltura, guardando soprattutto alla situazione del sud del Paese, caratterizzate da sciatteria e speculazioni,

impegna il Governo:

   ad adottare le necessarie misure di contrasto alla siccità e le opportune iniziative al fine di tutelare in misura maggiore i terreni agricoli presenti nel territorio nazionale interessati dalla crisi idrica attualmente in corso, attraverso un utilizzo dei fondi attualmente disponibili che sia maggiormente orientato ad un deciso aumento degli interventi di manutenzione delle infrastrutture idriche e irrigue, con particolare attenzione a quelle presenti nel Sud del Paese, rispetto alle quali permangono forti ritardi e grosse sacche di inefficienza strutturale e gestionale;
   ad istituire un tavolo di monitoraggio permanente, coinvolgendo le varie istituzioni competenti ed i diversi operatori economici del settore agricolo coinvolti, affinché si possano mettere a punto strategie dirette al contenimento dei danni causati dal recente fenomeno della siccità;
   ad assumere iniziative volte a stanziare ulteriori risorse mirate per metter in campo gli interventi infrastrutturali necessari nel settore agricolo al fine di consentire di affrontare in modo sistematico il fenomeno della siccità che, a causa dei cambiamenti climatici, non può più essere considerato come un evento sporadico ma, al contrario, come una sfida da affrontare tramite interventi strutturati ed a carattere continuativo;
   ad assumere iniziative per prevedere lo stanziamento di risorse specificamente destinate ai settori della ricerca nel campo dell'agricoltura, con particolare riferimento all'implementazione di possibili strategie di razionalizzazione del consumo di acqua e della pratica del riutilizzo a fini irrigui nei momenti di siccità.
(7-01299) «Russo, Catanoso, Fabrizio Di Stefano».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   il 21 giugno il Consiglio di Stato ha depositato un'ordinanza, la n. 3008 del 2017 con cui ha disposto la sospensione del giudizio e l'invio degli atti alla Corte Costituzionale, relativamente al contenzioso riguarda il concorso per dirigente scolastico, in merito alla procedura di «sanatoria» introdotta nella legge n. 107 del 2015 (cosiddetta «Buona scuola»);
   la legge n. 107 del 2015, aveva previsto una procedura riservata rivolta ad alcune categorie di concorrenti delle procedure concorsuali del 2004, 2006 e 2011, al fine di sanare la loro posizione, in seguito alla miriade di contenziosi avviati nel corso degli anni che avevano portato, tra l'altro, alla rinnovazione della procedura svolta in Sicilia nel 2004;
   in particolare, con la citata ordinanza, il Consiglio di Stato (sezione sesta) si è pronunciata sul ricorso presentato da dieci docenti catanesi avverso la procedura di cui al decreto n. 499 del 2015 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   si rammenta che la suddetta procedura, prevista dalla legge n. 107 del 2015 ha consentito ad un centinaio di professori siciliani rientranti nelle categorie di cui ai commi 87, 88, ed 89 dell'unico articolo della legge n. 107 del 2015, di partecipare nell'estate del 2015 ad un corso di formazione « ad hoc» per dirigenti scolastici;
   i docenti catanesi che hanno fatto ricorso hanno da sempre lamentato la «disparità di trattamento» subita dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Infatti, pur essendo anche loro interessati da un giudizio pendente parimenti ai colleghi di cui ai succitati commi della legge n. 107 del 2015, sono stati ugualmente esclusi dal sopracitato corso di formazione;
   il Ministero e l'ufficio scolastico regionale della Sicilia hanno motivato l'esclusione dei dieci professori, asserendo che il loro ricorso aveva per oggetto il corso per dirigenti scolastici del 2011 e non del 2004, come invece previsto dai suddetti commi 87, 88 ed 89 della legge sulla «Buona scuola»;
   tre sono i punti fondamentali che, a parere del Consiglio di Stato, sono rilevanti ai fini della questione di legittimità. Si legge infatti dall'ordinanza, che «La giurisprudenza di codesta Corte interpreta il requisito del “pubblico concorso” di cui all'articolo 97 comma 4 nel senso, che esso sia rispettato ove l'accesso al pubblico impiego avvenga per mezzo di una procedura con tre requisiti di massima, sui quali, fra le molte, C. cost. 24 giugno 2010 n. 225 e 13 novembre 2009 n. 293. In primo luogo, essa deve essere aperta, nel senso che vi possa partecipare il maggior numero possibile di cittadini. In secondo luogo, deve trattarsi di una procedura di tipo comparativo, volta cioè a selezionare i migliori fra gli aspiranti. Infine, deve trattarsi di una procedura congrua, nel senso che essa deve consentire di verificare che i candidati posseggano la professionalità necessaria a svolgere le mansioni caratteristiche, per tipologia e livello, del posto di ruolo che aspirano a ricoprire»;
   il collegio ha ritenuto, pertanto, non adeguata al contesto una procedura di reclutamento così ristretta, in quanto limita in modo irragionevole la possibilità di accesso dall'esterno;
   il Consiglio di Stato, sempre richiamando la sentenza n. 293 del 2009, ha pertanto affermato che tali limitazioni possono trovare giustificazione solo attraverso una «specifica necessità funzionale» dell'amministrazione o in virtù di «peculiari e straordinarie ragioni di interesse pubblico», cosa che nel caso di specie non è avvenuta in quanto «non integrano valide ragioni di interesse pubblico né l'esigenza di consolidare il precariato né quella di venire incontro a personali aspettative degli aspiranti» –:
   quali iniziative urgenti si intendano adottare per modificare la normativa vigente al fine di superare i rilievi mossi dall'ordinanza del Consiglio di Stato 3008/2017, e dare conseguentemente una risposta positiva alle istanze dei docenti ricorrenti di cui in premessa.
(2-01863) «Cimbro, Nicchi, Bossa, Scotto, Laforgia, Roberta Agostini, Albini, Bersani, Franco Bordo, Capodicasa, D'Attorre, Duranti, Epifani, Fava, Ferrara, Folino, Fontanelli, Formisano, Fossati, Carlo Galli, Kronbichler, Leva, Martelli, Matarrelli, Melilla, Mognato, Murer, Giorgio Piccolo, Piras, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Rostan, Sannicandro, Speranza, Stumpo, Zaccagnini, Zaratti, Zoggia».

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   si sta aggravando la problematica che sta coinvolgendo le associazioni di volontariato di tutta Italia e che ovviamente ha avuto ripercussioni anche in Sardegna relativamente alle nuove assegnazioni di soggetti che intendono svolgere i lavori socialmente utili;
   numerose associazioni in seguito alle nuove normative hanno bloccato qualsiasi nuovo inserimento;
   come è noto la legge penale consente, in alternativa alla pena detentiva o alla conversione della stessa in pena pecuniaria, di svolgere dei lavori socialmente utili presso vari enti pubblici e privati tra cui le associazioni di volontariato;
   detto strumento stante la nota situazione carceraria viene applicato con molta frequenza ed è stato ulteriormente rafforzato con la nuova normativa penale relativa alla cosiddetta «messa alla prova» che sospende il giudizio e quindi, in caso di esito positivo, comporta l'estinzione del reato, a condizione che l'imputato provveda a svolgere i lavori socialmente utili secondo quanto stabilito dall'autorità giudiziaria;
   le associazioni di volontariato hanno da tempo condiviso la possibilità di accogliere queste categorie di persone, spesso con notevole dispendio di risorse interne, poiché coloro che svolgono i lavori socialmente utili non sono manodopera gratuita ma parte di un progetto socio-assistenziale che ha come obiettivo la rieducazione e la trasmissione dei valori propri delle organizzazioni di volontariato;
   l'attività associativa prevalente (soccorso in ambulanza e protezione civile) non consente un impegno diretto delle risorse assegnate per via della formazione necessaria che è nettamente superiore ai periodi di svolgimento dei lavori di pubblica utilità;
   ciò nonostante, le persone che vengono assegnate dagli uffici giudiziari vengono affiancate per supportare tutte le attività indispensabili per il funzionamento dell'associazione, quali compiti di segreteria, manutenzione sede/mezzi centralinisti e altro;
   durante le attività queste persone vengono integrate nell'associazione equiparandole ai volontari e quindi iscrivendole nel libro dei soci per cui godono degli stessi diritti/doveri, ivi comprese le coperture assicurative previste dalla legge n. 266 del 1991 e dalla legge n. 39 del 1993 ovvero per responsabilità civile verso terzi, infortuni e malattia;
   l'associazione si fa carico dei relativi costi assicurativi previsti dalla sopracitata legge speciale e dettagliati con le successive norme a supporto della stessa;
   con molta sorpresa nelle settimane scorse si è appreso che l'Inail ha normato, per quanto di competenza, la posizione assicurativa di questi soggetti equiparandoli in tutto e per tutto a lavoratori dipendenti, ancorché non retribuiti e quindi obbligando tutti gli enti privati e pubblici ad aprire apposita posizione assicurativa in tal senso;
   detto obbligo è stato imposto anche alle associazioni di volontariato che, pur avendo le obbligatorie polizze assicurative che coprono gli stessi rischi richiesti dall'Inail, dovranno pagare (anche per il pregresso) gli oneri contributivi, aprendo per ognuna di queste persone una posizione Inail;
   l'aspetto economico, pur essendo un ulteriore onere, è comunque stato mitigato dal legislatore con la creazione di un fondo specifico da cui attingere sino a quando vi sarà copertura finanziaria (nella circolare dell'Uepe si dà per scontato che non basterà, ma le associazioni di volontariato stanno provvedendo a disdire le convenzioni e a chiedere che non vengano più fatte nuove assegnazioni, in quanto l'aspetto burocratico è notevole ed è alto il rischio di errori che potrebbero con gli anni a venire essere oggetto di sanzioni);
   d'altronde, non è pensabile che le organizzazioni di volontariato, già gravate dall'onere di collaborare con l'autorità giudiziaria (attività peraltro fatta con grande soddisfazione e volontà di aiutare dei soggetti svantaggiati che per vari motivi sono incappati nelle maglie della giustizia), debbano sobbarcarsi i costi per il pagamento di consulenti del lavoro;
   inoltre, un inquadramento Inail comporta l'applicazione di tutta la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008 che adesso non si applica alle organizzazioni di volontariato prive di dipendenti (la maggior parte) e solo questo aspetto comporterebbe oneri insostenibili (adeguamento sedi, documento valutazione dei rischi);
   la comunicazione inviata alle organizzazioni di volontariato da parte dell'Uepe riconosce le difficoltà, ma invita le stesse ad adeguarsi, scaricando tutto sull'organizzazione dei volontari;
   si tratta di un ulteriore onere che va ad aggiungersi alla riforma del terzo settore promossa dal Governo Renzi che, proprio la settimana scorsa, è stata oggetto del mancato accordo in conferenza Stato-regioni proprio per la sua connotazione che sicuramente penalizzerà il mondo del volontariato –:
   se non si ritenga di dover assumere iniziative per ripristinare immediatamente le procedure in vigore precedentemente alle disposizioni dell'Inail;
   se non si ritenga necessario assumere iniziative, eventualmente anche normative, per scongiurare il blocco totale di questo percorso di reinserimento o comunque di diversificazione della detenzione;
   se e quanto abbia già inciso questa modifica della procedura nell'inserimento di tali detenuti in un regime differenziato.
(2-01862) «Pili».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della difesa, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   secondo gli atti processuali ci sono 167 vittime del poligono di Quirra che attendono giustizia, militari e civili morti o gravemente malati;
   dagli atti processuali emergono fatti di una gravità inaudita che vanno ben oltre la mancanza di un cartello segnaletico;
   qualcuno sta puntando a ridurre un disastro ambientale senza precedenti nei poligoni militari della Sardegna ad una multa per divieto di sosta;
   si deve avere il coraggio politico e istituzionale di reagire e assumere iniziative tese al riconoscimento della realtà dei fatti, delle responsabilità e dei risarcimenti per i territori e le famiglie colpite;
   ci sono fatti che stanno emergendo dal lavoro della commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito che non possono essere oscurati e che invece, secondo l'interpellante, si starebbe cercando in tutti i modi di nascondere, in particolare con riferimento a quanto è accaduto dentro il poligono del Salto di Quirra;
   a giudizio dell'interpellante, il comportamento di generali e del Ministro della difesa sembra rivelare il tentativo di negare o di nascondere quanto è successo in quel poligono;
   ci sono tutti gli elementi, compresi quelli di natura giuridica, secondo l'interpellante, per riaprire il processo per disastro ambientale, considerate le mancate bonifiche e gli omicidi plurimi;
   nel corso dei lavori della commissione è emerso che, anche nel 2008, si sono svolte operazioni devastanti quali la distruzione di migliaia di tonnellate di armamenti di ogni genere, generando vere e proprie nubi tossiche che si sono adagiate sui paesi limitrofi al poligono;
   si trattava di materiali nocivi e nanoparticelle che hanno devastato l'ambiente e gravemente nuociuto alla salute pubblica;
   basta questo riferimento temporale, non prescritto, per riaprire un capitolo che organi dello Stato hanno cercato di coprire e chiudere con troppa fretta, quello del disastro ambientale;
   il Governo e il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in particolar modo dovrebbero farsi promotori, per l'interpellante, di un'operazione verità su Quirra, abbandonando atteggiamenti che appaiono di fatto omertosi sulla vicenda;
   stanno emergendo fatti di una gravità inaudita e quel tentativo maldestro di nascondere i fatti secondo l'interpellante appare non più sostenibile;
   lo Stato ha per decenni utilizzato la Sardegna secondo l'interpellante come una grande discarica tossico nociva e ha permesso che le basi militari fossero il cimitero di rifiuti ambientali indicibili;
   la gravità è quella di continuare a chiamare operazioni di brillamento quelle che erano palesemente attività illecite e illegali di smaltimento abusivo di armamenti, missili, bombe, munizioni che si devono ritenere vietate da qualsiasi codice per gli effetti devastanti sull'ambiente;
   è impensabile per l'interpellante che in un Paese civile lo smaltimento di questo immenso quantitativo di esplosivi avvenisse facendo esplodere ogni genere di armamenti;
   sono state sostanzialmente eluse tutte le procedure di demilitarizzazione delle munizioni e della differenziata gestione dello smaltimento;
   far esplodere questi materiali bellici provocando nubi tossiche di centinaia di metri d'altezza è un disastro ambientale acclarato già solo nel momento in cui questi atti si sono svolti;
   ulteriori fatti che andrebbero attentamente considerati sono emersi nell'ambito di indagini della Procura di Lanusei relative al poligono di Quirra, tra cui il fatto che nell'area demaniale di Perdasdefogu sarebbero stati interrati fusti contenenti materiale nocivo (diserbante utilizzato nella guerra del Vietnam e prodotto da una ditta di Seveso, presumibilmente Napalm);
   il tentativo di nascondere questi fatti e continuare ad omettere il disastro ambientale è un fatto di una gravità inaudita, che non può essere tollerato in uno Stato democratico;
   occorre attivare ogni azione perché il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare agisca anche sul piano giudiziario a fronte del disastro ambientale conseguente al grave inquinamento che ha coinvolto sia l'area del poligono che quella dei comuni confinanti;
   è stato accertato che le esplosioni tese allo smaltimento illecito si sono verificate sino al 2008 e che esiste dunque un anno di tempo per il loro perseguimento;
   risulta che in nessuna delle zone dedicate a queste esplosioni ciclopiche è avvenuta azione di bonifica, in prossimità delle stesse falde idriche –:
   se non ritenga il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di dover segnalare all'autorità giudiziaria questi fatti riconducibili ad un vero e proprio disastro ambientale ed esaminati anche dalla Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito;
   se non ritenga il Governo di dover agire a tutela dell'ambiente, dei militari e dei civili rimasti vittime di questo disastro ambientale;
   se non si ritenga di dover con urgenza assumere iniziative per predisporre finanziare ed attivare un piano complessivo per promuovere tutti gli accertamenti necessari alla bonifica dell'area in questione e per il risarcimento delle vittime e per la salvaguardia dei territori.
(2-01865) «Pili».

Interrogazione a risposta scritta:


   VARGIU. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   mentre la politica nazionale ed europea si interroga sulla miglior risposta da dare alle ondate di migranti che attraversano il Mar Mediterraneo, stipate nei barconi che abbandonano le sponde africane, i militari della Guardia costiera, ma anche della Marina militare e della Guardia di finanza, sono impegnati in missioni quotidiane che hanno l'obiettivo di salvare vite umane;
   tali missioni si svolgono spesso in condizioni di grande emergenza, talora con condizioni meteorologiche particolarmente avverse, sollecitando ogni possibile capacità professionale e qualsiasi umana resistenza alla fatica degli equipaggi impegnati;
   tale difficile e impegnativa attività che gode del necessario apprezzamento sociale, non sempre viene appagata da un contesto politico difficile e controverso come quello attuale, che talora pare incapace di cogliere il valore supremo della tutela della vita umana;
   le criticità e le difficoltà di contesto in cui si svolgono le missioni umanitarie mettono a dura prova gli equipaggi italiani, i cui successi vengono apprezzati dall'opinione pubblica, ma talora non sufficientemente tenuti in conto e valorizzati dalle stesse autorità istituzionali, al punto che i partecipanti alle missioni sono esclusi dall'attribuzione delle onorificenze «di pubblica benemerenza» specifiche per queste operazioni, che possono invece essere previste e assegnate ai militari impegnati in missioni di interesse nazionale all'estero;
   le operazioni delle unità navali della Guardia costiera, della Marina militare e della Guardia di finanza, che partono da Lampedusa e arrivano al limite delle acque territoriali italiane, sia per l'impegno complessivo richiesto ai partecipanti, che per la complessità delle attività e del rischio sostenuto, appaiono largamente sovrapponibili alle analoghe missioni militari all'estero;
   la concessione ai militari italiani della possibilità di fregiarsi di riconoscimenti di benemerenza analoghi a quelli che vengono attribuiti alle missioni italiane all'estero rappresenterebbe dunque il doveroso apprezzamento dell'intero Paese nei confronti dell'azione umanitaria affidata alle Forze armate –:
   se non ritengano indispensabile assumere ogni iniziativa di competenza per estendere anche agli equipaggi delle motovedette della Guardia costiera, della Marina militare della Guardia di finanza, impegnate nelle operazioni umanitarie e di contrasto del fenomeno dell'immigrazione clandestina nel canale di Sicilia, lo stesso regime di conferimento di attestazioni di pubblica benemerenza che gratifica lo sforzo delle missioni militari umanitarie all'estero. (4-17096)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRAMBILLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la legge n. 157 del 1992 «Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio» stabilisce, all'articolo 27, che la vigilanza sull'applicazione della legge stessa è affidata agli agenti dipendenti degli enti locali delegati dalle regioni, «alle guardie volontarie delle associazioni venatorie, agricole e di protezione ambientale nazionali presenti nel Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale e a quelle delle associazioni di protezione ambientale riconosciute dal Ministero dell'ambiente», oltre che, naturalmente, «agli ufficiali, sottufficiali e guardie del Corpo forestale dello Stato (oggi carabinieri forestali), alle guardie addette a parchi nazionali e regionali, agli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria, alle guardie giurate comunali, forestali e campestri ed alle guardie private riconosciute ai sensi del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza». È affidata, inoltre, alle guardie ecologiche e zoofile riconosciute da leggi regionali;
   con decreto del Ministero dell'ambiente del 6 febbraio 2001, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 134 del 12 giugno 2001, è stata istituita la riserva naturale statale «Gola del Furlo» affidata all'amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino la relativa gestione;
   con convenzione stipulata in data 8 ottobre 2001, approvata con decreto del Ministero dell'ambiente dell'11 ottobre 2001, è stato disciplinato l'affidamento in gestione della riserva naturale statale «Gola del Furlo» all'amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino, in applicazione di quanto disposto dall'articolo 4, comma 1, del decreto ministeriale 6 febbraio 2001;
   la provincia di Pesaro e Urbino, in qualità di organismo di gestione, ha inteso potenziare la sorveglianza sul territorio della riserva, esercitata dai carabinieri e dagli appartenenti alle forze di polizia, con la qualifica di agente o di ufficiale di polizia giudiziaria, affidando compiti di supporto a guardie volontarie;
   a tale scopo sono state stipulate nel 2009 convenzioni con le onlus Foxes e Raggruppamento guardie giurate ecologiche volontarie della provincia di Pesaro e Urbino, aderente alla Feder G.E.V. nazionale;
   con determinazione n. 2043 del 23 dicembre 2016 la provincia ha invece deciso di affidare lo stesso compito all'Asso G.E.V. onlus guardie ecologiche volontarie, costola del succitato raggruppamento guardie giurate ecologiche volontarie della provincia di Pesaro e Urbino, stanziando un contributo finanziario di 12.100 euro;
   non risulta all'interrogante che l'Asso G.E.V. onlus sia in possesso dei requisiti previsti dall'articolo 27 della legge n. 157 del 1992 e in particolare che figuri tra le associazioni riconosciute dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, mentre nell'elenco compare FederGev, alla quale aderisce il Raggruppamento guardie giurate ecologiche volontarie della provincia di Pesaro e Urbino cui la convenzione non è stata rinnovata e che pertanto si trova in gravi difficoltà economiche ed operative –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraindicati, se l'associazione Asso G.E.V. onlus rientri tra quelle riconosciute dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e, in caso contrario, quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per assicurare il rispetto della normativa vigente. (4-17097)


   FRACCARO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel periodo compreso fra il maggio del 2010 e l'aprile 2012 il dipartimento di bioscienze dell'università degli studi di Parma ha prodotto lo studio intitolato «Indagini ecologiche sul lago d'Idro». La ricerca è stata sviluppata su commissione dell'amministrazione regionale lombarda nel quadro del progetto europeo Silmas «Strumenti sostenibili per la gestione dei laghi nello spazio alpino» sotto la responsabilità del professor Pierluigi Viaroli e pubblicata il 17 maggio 2013;
   lo studio affronta nel dettaglio le criticità in ordine alla gestione delle acque del lago e all'incidenza della stessa sui processi ecologici e sulla qualità delle acque e, di riflesso, sugli usi della risorsa idrica e dell'ecosistema lacustre. Lo studio rileva che, anche in relazione agli scenari del cambiamento climatico per il sistema alpino in cui è inserito il lago la gestione del lago d'Idro, si deve affrontare una serie di problemi, dei quali i più rilevanti sono al momento di difficile soluzione. Infine, di fronte a un sistema decisionale articolato e complesso che richiede un quadro costantemente aggiornato di conoscenze sull'evoluzione dell'ecosistema lacustre e del suo bacino imbrifero a supporto della gestione e delle politiche di governo del territorio, conclude che si debba stabilire un piano di indagini di lungo termine e l'attivazione di un osservatorio scientifico permanente a servizio del sistema decisionale;
   la Rete italiana per la ricerca ecologica di lungo termine (LTER-Italia) è una rete di siti terrestri, d'acqua dolce, di acque di transizione e marine, sui quali si conducono ricerche ecologiche su scala pluridecennale. Alla rete appartengono 25 siti (al 2015), distribuiti su tutto il territorio nazionale, gestiti dai principali enti di ricerca, università e istituzioni che si occupano di ricerca e monitoraggio ecologici in Italia. Per affinità geografica, oltre alle organizzazioni di carattere nazionale e internazionale, si segnalano Arpa Lombardia, provincia autonoma di Trento e fondazione Edmund Mach;
   l'assessore all'ambiente, energia e sviluppo sostenibile della regione Lombardia, Claudia Maria Terzi, nella risposta all'interrogazione ITR 2962 presentata il 21 marzo 2017 sottolinea come già alcuni grandi laghi lombardi come il lago di Garda, il lago Maggiore, il lago di Como e il lago d'Iseo fanno parte della rete Lter, che l'aggiunta di ulteriori siti dovrebbe essere proposta da un ente di ricerca e che la regione potrebbe, nel caso, promuovere l'iniziativa;
   l'assessore sottolinea altresì che su impulso degli enti locali è possibile valutare l'istituzione di un osservatorio del lago, sulla scorta di quanto fatto ad esempio sul lago di Varese;
   infine, a margine di quanto sopra, l'assessore ricorda che nella seduta del 29 maggio 2017 la giunta regionale lombarda ha approvato la delibera di affidamento ad Aipo delle funzioni di regolatore della gestione del lago d'Idro e del bacino del fiume Chiese e che, venendo incontro alla richiesta della provincia autonoma di Trento, con successiva deliberazione verrà altresì costituito un Comitato di indirizzo paritetico, che supporterà il regolatore nell'esercizio delle sue funzioni –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per favorire l'inserimento del lago d'Idro nella rete dei siti Lter e per recepire le raccomandazioni dello studio Silmas in ordine alla costituzione di un osservatorio scientifico permanente;
   se il Governo intenda assumere ogni iniziativa di competenza per favorire la presenza, negli enti e negli organismi che svolgono funzioni di indirizzo e coordinamento in tema di risorse idriche e monitoraggio ecologico, di rappresentanti delle associazioni riconosciute a livello locale per l'attività svolta nell'ambito della tutela dell'ambiente. (4-17110)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LUIGI GALLO, VACCA, TOFALO, BENEDETTI, BASILIO e SIBILIA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   la Società «Ales – Arte lavoro e servizi S.p.A.», costituita ai sensi dell'articolo 10, commi lettera a), 2 e 3, del decreto legislativo 1o dicembre 1997, n. 468, e dell'articolo 20, commi 3 e 4, della legge 24 giugno 1997, n. 196, come risultante dalla fusione disposta dall'articolo 1, commi 322 e seguenti, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, è una società per azioni sottoposta alla vigilanza, in via esclusiva, del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo che ne esercita i diritti dell'azionista mediante la direzione generale bilancio, in conformità al modello dell’«In house providing». In quanto tale, la società è soggetta all'attività di indirizzo e controllo analogo da parte della direzione generale bilancio del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo;
   la società Ales svolge per il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, l'esercizio di attività e la realizzazione di iniziative volte alla gestione, valorizzazione e tutela dei beni culturali in ambito nazionale e internazionale, nonché alla realizzazione di attività culturali ed alla promozione e al sostegno finanziario, tecnico-economico ed organizzativo di progetti e altre iniziative di investimento per la realizzazione di interventi di restauro e recupero di beni culturali e di altri interventi a favore delle attività culturali e dello spettacolo, anche attraverso la ricerca di sponsor;
   le attività svolte dalla società Ales sono state oggetto di interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-07751 in data 10 febbraio 2016, allorquando il primo firmatario del presente atto denunciava un potenziale eccesso, da parte della stessa società, nel ricorso ad affidamenti diretti per «servizi di somministrazione lavoro a tempo determinato» spesso per attività analoghe se non medesime, presagendo un utilizzo spregiudicato o sospetto di «affidamenti al limite» – del valore di circa 39mila euro ciascuno – rispetto alle soglie imposte dall'allora vigente decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 – 40 mila euro –;
   all'interrogazione di cui sopra, il Ministro interrogato rispondeva che «È in corso [...] una profonda opera di rinnovamento della società, che interesserà anche il Regolamento per l'indirizzo e il controllo analogo su Ales S.p.A, previsto dall'articolo 19 dello Statuto, regolamento da approvare con decreto del Direttore generale Bilancio del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, competente, insieme al comitato per il controllo analogo, ad esercitare i poteri di vigilanza e controllo sulla società. In tale regolamento troveranno spazio, come è ovvio, tutte le disposizioni necessarie ad assicurare in ogni situazione l'effettività del controllo sulla società»;
   nonostante le rassicurazioni del Ministro giunte a febbraio 2016, in data 7 marzo 2017, la società Ales ha emanato un «invito a gara informale ex articolo 36, comma 2, lett. a) D.Lgs. 50/2016 per servizi di selezione del personale – Codice CIG 7005823C05» del valore di 39mila euro – anche in questo caso con un importo di poco inferiore alla soglia imposta dal suddetto decreto legislativo allora vigente: 40 mila euro –;
   in data 6 aprile 2017, a seguito dei lavori del seggio di gara e della commissiona giudicatrice, la «Gi Group S.p.A.», agenzia per il lavoro temporaneo in competizione con Adecco Italia S.p.A. in r.t.i. con Giunti O.S. Organizzazioni Speciali s.r.l., è risultata vincitrice del bando di cui al precedente capoverso –:
   a più di un anno dalla precedente denuncia, se e con quali modalità il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo in particolare la direzione generale bilancio dello stesso stiano esercitando la vigilanza sull'azione amministrativa della società in house Ales S.p.A. al fine di contrastare il sistematico ricorso alla somministrazione di lavoro a tempo determinato da parte della stessa, peraltro mediante affidamenti per gli interroganti a limite del rispetto della normativa vigente. (5-11687)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PILI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il punto 1.13.1.1. dell'allegato IV intitolato «requisiti dei luoghi di lavoro» del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante «Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro», dispone: «Nei luoghi di lavoro o nelle loro immediate vicinanze deve essere messa a disposizione dei lavoratori acqua in quantità sufficiente (..) per uso potabile (..)»;
   l'articolo 184 intitolato «Tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro per le Forze armate» del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, recante «Codice dell'ordinamento militare» dispone «La normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, si applica alle Forze armate nei limiti di compatibilità con gli speciali compiti e attività da esse svolti, tenuto conto delle insopprimibili esigenze connesse all'utilizzo dello strumento militare, come valutate dai competenti organismi militari sanitari e tecnici»;
   nella stazione aeromobili della Marina militare di Grottaglie da circa un mese – secondo quanto riportato da numerosi militari in servizio presso la base – vi sarebbe assenza di acqua potabile negli appositi distributori degli hangar –:
   se il Ministro interrogato sia al corrente di quanto segnalato e da cosa sia stato causato il disservizio;
   quali urgenti iniziative siano state adottate a salvaguardia della salute degli operatori militari e civili. (5-11683)

Interrogazione a risposta scritta:


   CATANOSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il trattamento economico dei militari impiegati nell'Operazione «Strade Sicure», svolta dall'Esercito italiano, prevede che i soldati, in base alla propria dislocazione in Italia, (se in o fuori sede) percepiscano una indennità lorda che va dagli 8 ai 30 euro per ogni giorno di operazione svolto, oltre alle 14,5 ore di straordinario a pagamento ed alle eventuali ore eccedenti il lavoro straordinario effettuato in base al sito di intervento (queste ultime inserite nel monte ore personale);
   tale trattamento, oltre ad interessare una parte della spesa della difesa, risulta essere particolarmente oneroso per il Ministero della difesa, visto che il personale, durante lo svolgimento del lavoro nei giorni festivi, accumula non solo le ore di recupero, ma anche un giorno di ferie che si cumula a quelle già maturate;
   la problematica delle ore di recupero e ferie riguarda tutti i reparti attualmente impiegati in Operazione «Strade Sicure», circa 6.000 militari, ciò interferendo notevolmente con l'efficienza operativa dei reggimenti che, per sopperire alle esigenze di perequazione del personale impiegato, deve impiegare altro personale, distogliendolo dalle operazioni di addestramento e di accrescimento del proprio bagaglio culturale/addestrativo, necessario per l'impiego all'estero;
   inoltre, durante il periodo estivo, tutti i reparti impiegati nell'Operazione «Strade Sicure» vivono un grave periodo di criticità poiché buona parte dei militari impiegati deve necessariamente prendere un periodo di licenza per cominciare a decrementare le ferie maturate in operazione (circa 2/3 mesi ogni soldato impiegato);
   a giudizio dell'interrogante si potrebbe riconoscere ai militari coinvolti nell'Operazione «Strade sicure» un'indennità giornaliera sul modello di quelle riconosciute ai militari coinvolti nelle operazioni all'estero;
   tale tipo di indennità non tiene conto delle ore realmente effettuate dal personale e viene riconosciuta al personale impiegato;
   tale indennità potrebbe essere opportunamente ripartita in base all'impiego svolto, siti e pattuglie con indennità al 100 per cento non operativi, logistici, sale operative e comandi di raggruppamento con una riduzione del 20 per cento;
   di tal guisa si potrebbe sopperire alle esigenze dei reparti, incentivare l'impiego del personale, non far accumulare agli impiegati un notevole numero di ore di recupero/licenze e, non per ultimo, monitorare e controllare la spesa pubblica a tutto beneficio del bilancio della difesa e dei reggimenti;
   il riconoscimento di tale indennità giornaliera non darebbe diritto, ovviamente, ad alcuna maturazione dei benefici connessi (ore a pagamento, festività, monte ore) così come avviene nelle operazioni nei teatri internazionali –:
   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di riconoscere ai militari dell'Operazione «Strade Sicure» l'indennità descritta in premessa.
   (4-17104)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOCCADUTRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   gli organi di stampa hanno riportato la notizia che la società «Esselunga» ha sottoscritto un accordo con la start-up «Satispay» per attivare presso tutti i suoi punti vendita i pagamenti elettronici trami e smartphone alle casse;
   secondo quanto dichiarato da uno dei fondatori di quest'ultima azienda il 23 maggio 2017 nel corso di un'intervista al Corriere della sera, la Satispay ha aperto nel febbraio 2017 una società omonima londinese: si sarebbe trattato di una scelta obbligata;
   se l'intermediario finanziario fosse stato in Italia, infatti, la società sarebbe stata costretta a chiedere il codice fiscale a chiunque, ivi inclusi gli stranieri, avesse voluto aderire alla piattaforma –:
   ove esista tale obbligo, se il Ministro stia considerando l'opportunità di assumere iniziative per eliminarlo al fine di limitare gli svantaggi competitivi per le aziende che scelgono di operare esclusivamente dall'Italia nel mercato europeo. (5-11689)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in seguito agli eventi sismici che hanno interessato numerosissimi comuni italiani il 24 agosto e 30 ottobre 2016 e 19 gennaio 2017, sono stati adottati diversi provvedimenti normativi volti a risolvere le problematiche derivanti da tali eventi calamitosi;
   stando a quanto riferito da alcuni quotidiani, non è stata, tuttavia, prevista l'esenzione dalla tassa di successione a carico degli immobili distrutti dal sisma e, di conseguenza, decine di parenti delle vittime del terremoto si troveranno costrette a pagare tale imposta su beni ereditati tragicamente a causa della morte dei loro proprietari nel crollo degli stessi edifici, oltre a dover sostenere anche la spesa per lo smaltimento delle macerie dei medesimi immobili;
   in seguito alla diffusione della notizia sui quotidiani, il Commissario alla ricostruzione ha assicurato che «nel primo provvedimento utile in Parlamento, il Governo farà un emendamento per definire con chiarezza che nessun cittadino terremotato dovrà pagare alcunché per la tassa di successione»;
   per i comuni colpiti nel sisma del 24 agosto 2016 l'imposta di successione dovrà essere corrisposta entro la medesima data dell'anno in corso –:
   se il Governo non ritenga di agire con urgenza assumendo iniziative al fine di realizzare la promessa esenzione di cui in premessa, evitando di esporre i cittadini a una «inutile beffa». (4-17105)


   RICCIATTI, ZOGGIA, RAGOSTA, ALBINI, MELILLA, CAPODICASA, NICCHI, SCOTTO, PIRAS, QUARANTA, DURANTI, SANNICANDRO e FRANCO BORDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   Cassa depositi e prestiti ha di recente deciso di investire 92 milioni di euro nell'acquisto di cinque alberghi in altrettante località italiane, nell'ambito del piano di investimenti per rilanciare il turismo (L'Espresso, 25 giugno 2017, «Cdp aiuti agli alberghi dei soliti noti»);
   tre degli immobili sono stati acquistati dalla società Valtour e sono situati a Marina di Ostuni (Brindisi), Marilleva (Trento) e Pila (Aosta); gli altri due dalla TH Resorts, situati a Marina di Pisticci (Matera) e a Marina di Sibari (Cosenza);
   secondo quanto riporta l'articolo richiamato, le società dalle quali sono stati acquistati gli immobili verserebbero in condizioni economiche critiche, con Valtur che, a fronte di un volume di affari di 76,2 milioni al 31 ottobre 2016 presentava un disavanzo di 62,3 milioni di euro, mentre TH Resorts, «controllata da una società anonima con sede legale in Lussemburgo» avrebbe chiuso «gli ultimi bilanci che risultano depositati – relativi al 2014 e al 2015 – accusando quasi 850 mila euro di perdite complessive, a fronte di circa 35 milioni di fatturato»;
   l'articolo evidenzia, inoltre, come gli alberghi acquistati, seppur situati in località di pregio, siano in condizioni strutturali tali da richiedere un forte impegno economico per le ristrutturazioni (quantificate in 27 milioni di euro);
   a fronte delle informazioni riportate si ritiene opportuno ottenere alcuni chiarimenti in ordine alle modalità con le quali Cassa depositi e prestiti ha operato nella gestione dell'investimento –:
   se il Ministro interrogato sia in grado di fornire informazioni sui criteri adottati nella scelta degli immobili destinatari dell'investimento complessivo di 92 milioni di euro;
   se non intenda specificare quale sia il prezzo di acquisto di ognuno dei cinque immobili;
   quali iniziative intenda intraprendere per valorizzare gli stessi e quali siano i soggetti preposti a tali attività. (4-17108)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
II Commissione:


   BUSINAROLO, FRACCARO e FERRARESI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   con provvedimento depositato in cancelleria il 25 novembre 2014, procedura n. 11/2013 C.P., la sezione fallimentare del tribunale civile e penale di Trento, composta da Aldo Giuliani (presidente), Anna Mantovani (giudice) e Monica Maria Attanasio (giudice relatore), pur in presenza di una relazione per non fattibilità del piano concordatario del commissario giudiziale depositata 29 aprile 2014, ha omologato il concordato preventivo proposto da Odorizzi Porfidi srl dell'ex consigliere provinciale Tiziano Odorizzi;
   con provvedimento depositato in cancelleria il 18 maggio 2015, procedura n. 38/2013 codice penale, il medesimo collegio giudicante, ha omologato il concordato preventivo della Pasquazzo srl ammesso con provvedimento del 24 maggio 2014;
   la procedura concordataria della ditta Pasquazzo srl ha compreso, previo affitto, la cessione di un ramo d'azienda per un corrispettivo di euro 1.000.000 alla società Emiliana Scavi Srl, peraltro coinvolta nel procedimento penale riguardante il terremoto dell'Emilia Romagna e citata inoltre nell'inchiesta «Aemilia»;
   nell'interrogazione n. 6266/XIV «Sul caso Vladimir e relativi soggetti coinvolti» presentata al consiglio provinciale di Trento il 4 luglio 2013 si evidenzia il coinvolgimento dell'allora assessore alla ricerca e all'innovazione Gianluca Salvadori, marito della giudice Mantovani, nelle operazioni economiche in Russia di Trentino Sprint, controllata della provincia autonoma di Trento, con una controllata della Odorizzi Porfidi;
   anche il concordato della Pasquazzo srl è riconducibile a Tiziano Odorizzi; di fatti Camparta Ambiente srl e di proprietà delle società Pasquazzo Srl (33,33 per cento), Sierra Invest srl (33,33 per cento), controllante della Odorizzi Porfidi srl, e Coop Ambiente srl (33,33 per cento);
   nel 1996 il giudice Giuliani cedette un immobile all'imprenditore Umberto Coser e nel 2008 acquistò un'abitazione in Trento dall'impresa Edile Atesina S.r.l. società di proprietà del medesimo Coser. Lo stesso Coser è inoltre proprietario della società Formula Immobiliare S.r.l. che assieme alla Società Agricola Cirè, di proprietà di Tiziano Odorizzi, rientra tra le partecipate della società Spinvest S.r.l.;
   l'articolo 36 del codice di procedura penale, prevede che il giudice abbia l'obbligo di astenersi, tra l'altro, in presenza di gravi ragioni di convenienza, ipotesi che nel caso di specie sembrerebbe all'interrogante configurabile, considerati i legami esistenti tra i giudici Giuliani e Mantovani e le società Pasquazzo srl e Odorizzi Porfidi srl;
   secondo il consolidato orientamento giurisprudenziale, la mancata astensione del giudice, pur non costituendo causa di nullità dei provvedimenti, può comportare conseguenze disciplinari per il magistrato che non si è astenuto (ex multis, Cassazione penale, sezione seconda, 12 marzo 2014, n. 11843) –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere, in particolare valutando la sussistenza dei presupposti per promuovere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di Trento. (5-11690)


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nel 2010, per sopperire alla carenza di personale amministrativo negli uffici giudiziari, si ricorse ai tirocini formativi e di orientamento, previsti dal decreto, n. 142 del 1998 del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, utilizzando lavoratori disoccupati, in cassa integrazione, in mobilità, over 40 e over 50;
   poiché il decreto n. 142 del 1998 prevede un limite massimo per i tirocini formativi di 12 mesi, nel corso degli anni, per tamponare il problema dei buchi di organico, si è provveduto a impiegare i cosiddetti «precari della giustizia» con provvedimenti simili «mascherati» dietro formule diverse di «completamento di tirocini», di «perfezionamento», fino all'ultimo pubblicato il 9 gennaio 2017, di «ulteriore periodo di perfezionamento», che ha selezionato tra gli stessi tirocinanti persone che per un altro anno saranno remunerate nuovamente con circa 400 euro al mese, senza un regolare contratto, uno stipendio dignitoso, contributi, trattamento di fine rapporto, garanzie in caso di malattia o maternità;
   finora l'unica operazione che sia stata messa in campo per la regolarizzazione dei tirocinanti è la possibilità di partecipare, con un «punteggio aggiuntivo», al concorso pubblico per 800 posti a tempo indeterminato per il profilo professionale di assistente giudiziario pubblicato a novembre 2016 che, in ogni caso, oltre a non coprire tutta la carenza di personale, lascerà ancora per il 2017 circa mille tirocinanti in una situazione di incertezza e precarietà;
   il 26 aprile 2017 il Ministro della giustizia ha firmato con i sindacati del personale amministrativo non dirigenziale un'intesa dove è prevista la procedura di passaggio dalla prima alla seconda area, con un sistema di graduatorie aperte a scorrimento: andranno così a liberarsi posti nella prima area che potrebbero essere occupati dai tirocinanti, se venissero assunti applicando la legge n. 56 del 1987, articolo 16, (assunzioni tramite i Centri per l'impiego) ed inquadrandoli nei livelli per i quali non è richiesto titolo di studio superiore a quello della scuola dell'obbligo) –:
   se il Governo non ritenga urgente e indifferibile assumere iniziative per contrattualizzare e stabilizzare i tirocinanti della giustizia in modo da non disperdere il patrimonio di esperienza e professionalità da loro accumulato e di cui il sistema giustizia ha bisogno. (5-11691)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRANCESCO SAVERIO ROMANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la notizia pubblicata recentemente da numerosi quotidiani e siti web della Sardegna dell'indipendentista Doddore Meloni, in sciopero della fame da quasi due mesi (da quando è finito in carcere a Cagliari – Uta per reati fiscali), a giudizio dell'interrogante, desta sconcerto e preoccupazione per il fatto che sembra esistere nel rapporto tra Stato e cittadino un'evidente indifferenza delle istituzioni, allorquando vicende umane come questa rischiano di determinare gravissime conseguenze sulla salute umana;
   il leader del movimento indipendentista Meris, rileva il quotidiano web «cagliaripad.it», è stato ricoverato in ospedale a Cagliari ed è stato subito dimesso per essere riportato nuovamente in carcere;
   a parere dell'interrogante, stante le condizioni di salute del predetto, che risultano recentemente essersi particolarmente aggravate, è urgente e necessario un intervento in grado di verificare con esattezza lo stato di salute del diretto interessato e, conseguentemente, provvedendo affinché sia garantito il proseguimento dell'assistenza medica al di fuori del carcere cagliaritano; al contempo, occorrerebbe verificare l'esatta proporzione tra il reato da lui eventualmente commesso e la pena carceraria inflitta, che, pur come appare descritta, appare all'interrogante evidentemente squilibrata –:
   quali orientamenti il Ministro intenda esprimere, per quanto di competenza, con riferimento alla drammatica vicenda esposta in premessa;
   se non intenda valutare, per quanto di competenza, se esistano i presupposti per inviare ispettori ministeriali presso il carcere di Uta e assumere ogni altra iniziativa di competenza utile a salvaguardare la vita di Doddore Meloni;
   se non intenda assumere iniziative normative per evitare che possano verificarsi per il futuro casi come quello descritto;
   di quali elementi disponga circa l'operato e l'adeguatezza delle strutture sanitarie del carcere. (4-17114)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TENTORI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   si sta verificando una preoccupante situazione di degrado, ampiamente documentata dai media, che vede coinvolte le piazzole di sosta della strada statale 36 del lago di Como e dello Spluga, diventate delle vere e proprie discariche a cielo aperto, in particolare nel tratto tra la città di Lecco e quella di Colico;
   in data 15 maggio 2017 l'interrogante, con una lettera indirizzata al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, poneva all'attenzione del medesimo la suddetta situazione e chiedeva un interessamento presso l'ente preposto alla gestione della strada statale, ossia Anas spa, per avere chiarimenti circa l'attuale gestione di tale problema, la frequenza del ritiro dei rifiuti dalle piazzole lungo l'asse viario e la presenza di sistemi di videosorveglianza;
   ad oggi la situazione di degrado non è mutata e, considerando che la strada interessata è un'importante arteria, oltretutto attraversata da numerosi turisti, appare evidente che il danno in termini di igiene e sicurezza, nonché di immagine, è notevole, anche per il fatto che la presenza di rifiuti in stato di abbandono li espone al rischio di autocombustione, oltre a richiamare animali randagi che potrebbero invadere la carreggiata con il conseguente potenziale pericolo di incidenti per i veicoli in transito –:
   se non reputi doveroso intervenire con urgenza, per quanto di competenza, per un accertamento circa la rimozione di tali rifiuti e intraprendere iniziative volte ad evitare il ripetersi di tale fenomeni, incrementando i controlli che possano fungere da deterrente nei confronti di chi perpetra questo illecito, prevedendo un monitoraggio più puntuale attraverso l'utilizzo di sistemi di videosorveglianza, compresi quelli già installati, al fine di rilevare la targa dei veicoli di coloro che commettono l'illecito e permettere così alle autorità preposte di emettere le sanzioni del caso. (5-11681)


   FRAGOMELI e MAURI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   secondo i dati dell'Ocse sulla sicurezza stradale (Road safety annual report, luglio 2016), riferiti all'anno 2014, in Italia si verifica un numero elevato di incidenti: circa 177.000 (meno 2,5 per cento rispetto all'anno precedente), con 3.381 persone decedute, pari ad una riduzione di appena lo 0,6 per cento rispetto al 2013 (3.401), ciò che colloca l'Italia ancora al di sopra della media europea dei decessi;
   nonostante i dati provvisori per il 2015 (Istat e Aci) confermino la riduzione del numero degli incidenti stradali (173.892), si registra, purtroppo, un incremento della mortalità dovuta agli incidenti stradali (3.419, più 1,1 per cento rispetto all'anno 2014);
   secondo l'Istat, per quanto riguarda le cause di incidente tra i comportamenti errati più frequenti, oltre al notato rispetto delle regole di sicurezza e precedenza e la velocità troppo elevata è da segnalare la guida distratta (tali infrazioni rappresentano complessivamente il 44 per cento dei casi);
   le violazioni al codice della strada più sanzionate risultano essere, oltre l'eccesso di velocità e il mancato utilizzo di dispositivi di sicurezza (cinture e seggiolini di ritenuta per i bambini), anche quelle relative all'uso di telefono cellulare alla guida, con circa 148.000 infrazioni per l'uso di telefonini o cuffie, con un notevole incremento rispetto all'anno precedente sul numero delle violazioni contestate (polizia stradale, più 20 per cento e carabinieri, più 11,8 per cento);
   il trattamento sanzionatorio della «guida distratta» ai sensi dell'articolo 173 del codice della strada non sembra essere aggiornato alle nuove tecnologie perché non disciplina l'uso di smartphone in grado di inviare messaggi; un uso che, durante la guida, è fonte di grave distrazione con conseguenze potenzialmente disastrose;
   risultano in commercio strumenti tecnologici idonei a limitare possibili distrazioni come ad esempio, oltre al viva voce e agli auricolari per le conversazioni telefoniche, dispositivi elettronici ovvero sistemi o apparecchi, anche installati a bordo del veicolo, che ricevono o inviano messaggi utilizzando sistemi di comando e di sintesi vocale che non richiedono, per il loro funzionamento, l'uso delle mani –: 
   quali iniziative siano state realizzate ovvero quali iniziative urgenti, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda assumere per incentivare l'utilizzo di tecnologie idonee a prevenire i pericoli per la sicurezza della circolazione stradale legato all'impiego di telefonini, smartphone o analoghi dispositivi. (5-11682)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PETRAROLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   Alptransit è il progetto svizzero di alta velocità ferroviaria, in corso di realizzazione, che ha l'obiettivo di collegare Genova a Rotterdam, agevolando sia il traffico merci che passeggeri;
   l'apertura del nuovo tunnel del San Gottardo ed il progressivo incremento dei convogli merci sulla linea di Luino-Laveno-Gallarate hanno, di fatto, elevato la preoccupazione delle comunità locali in ordine alle problematiche legate alla sicurezza nel trasporto di merci pericolose;
   la capacità della linea a binario unico raggiungerà i 90 treni merci al giorno incrementando così notevolmente le problematiche relative alla sostenibilità territoriale in termini di sicurezza per la popolazione;
   le comunità locali, nonostante l'inizio dei lavori previsto a luglio 2017, non sono state coinvolte nel processo partecipativo dettato dalla valutazione d'impatto ambientale. Tale processo, così come indicato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha la finalità di proteggere la salute umana, di contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita, di provvedere al mantenimento delle specie e di conservare la capacità di riproduzione dell'ecosistema in quanto risorsa essenziale per la vita;
   per il perseguimento di tali finalità la valutazione d'impatto ambientale individua, descrive e valuta, in modo appropriato, per ciascun caso particolare, gli effetti diretti e indiretti di un progetto sui seguenti fattori: l'uomo, la fauna e la flora; il suolo, l'acqua il clima e il paesaggio; i beni materiali ed il patrimonio culturale; l'interazione tra i precedenti fattori;
   i progetti elencati nell'allegato II al decreto legislativo 152 del 2016 e successive modificazioni e integrazioni, che si riferiscono sia a progetti di nuove opere che a modifiche o estensioni di opere esistenti se le modifiche o estensioni sono conformi agli eventuali limiti o soglie stabiliti per le diverse tipologie di progetti nel medesimo Allegato II, sono sottoposti alla procedura di valutazione d'impatto ambientale statale;
   l'accordo Italia-Svizzera del 28 gennaio 2014, inoltre, prevede esplicitamente al comma 2 dell'articolo 8 che tale accordo «si applica nel pieno rispetto degli ordinamenti e delle legislazioni vigenti nei rispettivi Paesi nonché degli obblighi internazionali reciprocamente assunti e di quelli derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea»;
   allo stato, malgrado i precetti normativi, gli enti interessati non hanno finalizzato la procedura di valutazione d'impatto ambientale –:
   se il Ministro interrogato sia al corrente di quanto descritto in premessa e se intenda richiedere la presentazione di un progetto coordinato per l'ammodernamento e il potenziamento della linea e l'assoggettamento dello stesso alle procedure previste dalle vigenti disposizioni in materia di valutazione d'impatto ambientale e di vincoli idrogeologico, forestale, paesaggistico, monumentale e archeologico. (4-17100)


   PETRAROLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   AlpTransit rientra nel progetto della Nuova ferrovia Transalpina (NFTAY); tale opera prevede la costruzione di un tratto ferroviario sotterraneo nord-sud attraverso le Alpi, suddiviso in tunnel di base scavati a diverse centinaia di metri al di sotto di quelli attuali;
   il lato ferroviario italiano aggettante dal confine Italo-svizzero di Luino (Varese) ha un ruolo rilevante per il traffico commerciale legato al trasporto merci, stanti le caratteristiche del tracciato, ma anche per il traffico passeggeri, in quanto, in questo territorio, le linee ferroviarie rappresentano un importante mezzo di collegamento per Milano, verso l'aeroporto di Malpensa e, per il porto di Genova che così risultano collegati con il centro e nord Europa;
   nel corso del 2015 e 2016, sono stati avviati i lavori di ammodernamento degli impianti della stazione di Luino ed è stato riorganizzato il ponte ferroviario cittadino in via Bernardino Luini. I lavori lungo la linea per l'adeguamento del «piano ferro» e della «sagoma delle gallerie» sono previsti a partire dalla seconda metà del 2017 e la progettazione risulta in corso di stesura;
   per gli interventi riguardanti i versanti italiani interessati dall'attraversamento dell'infrastruttura non risultano siano stati eseguiti rilievi geomorfologici sistematici dei versanti sovrastanti e sottostanti la ferrovia e non esistono studi che, salvo quanto compare nel piano della protezione civile, dichiarino sicure e ben mantenute le strutture naturali suddette. Per i lavori infrastrutturali dell'opera situati oltre il confine italiano si ha notizia, a contrariis, che sia in corso uno studio sulla stabilità idrogeologica dei costoni a monte della linea;
   non risulta, altresì, che sia stato predisposto un piano di monitoraggio del sistema geologico e del contenimento operato dalla copertura vegetale –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se intenda avviare, di concerto con gli enti coinvolti nell'opera, un rilevamento geomorfologico dell'area interessata dagli interventi infrastrutturali;
   se si intenda avviare un piano di monitoraggio del sistema geologico e del contenimento operato dalla copertura vegetale. (4-17101)


   GREGORI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nell'aprile del 2007 viene inaugurato nel porto di Civitavecchia il cantiere navale della Privilege Yard spa, per la realizzazione di un complesso completo di uffici, capannoni ed attrezzature, per la costruzione di navi di lusso, al di sotto dei 36 passeggeri: la prima opera riguarda un mega-yacht «superlusso», di cui non risulta noto, all'interrogante, il committente, nella cui realizzazione sono coinvolte imprese e mano d'opera locali;
   attraverso varie istanze di ampliamento, nel tempo, la Privilege che, da notizie di stampa, per questo ambizioso progetto incassa la fiducia delle più grandi banche italiane (Banca Etruria, Unicredit, MPS e altre), di manager ed istituzioni, giunge ad ottenere la disponibilità di un'area portuale pari a 102.200 metri quadrati circa;
   i lavori, dopo varie fasi di rallentamento, subiscono un blocco definitivo ed il mega-yacht non conoscerà mai il varo, previsto da ultimo per novembre 2013, lasciando sull'area portuale, circondato da allestimenti e capannoni, un gigantesco scheletro di ferro;
   a marzo del 2014, i lavoratori occupano il cantiere, barricandosi sulla cima della struttura, dove rimarranno per settimane, risultando prive di attendibilità e comunque disattese, le rassicurazioni della società circa un rifinanziamento dell'opera da parte di grandi soggetti finanziatori;
   a giugno 2015 viene dichiarato il fallimento della società;
   a luglio 2016, in relazione al fallimento della Privilege Yard spa, i finanzieri del comando provinciale di Roma arrestano Mario La Via e Antonio Battista, accusati a vario titolo per i reati di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, reati tributari, violazione di specifica fattispecie contemplata dalla normativa antimafia: da informazioni di stampa, inoltre, si apprende che i progetti relativi ai mega yacht, rinvenuti negli uffici della fallita società, si sono rivelati privi di valore economico;
   il cantiere posto all'asta vede le prime tre aste risultare senza esito: il 21 luglio 2017 sarà svolta la quarta asta;
   quanto esposto delinea il danno che l'operazione Privilege Yard ha prodotto ai lavoratori ed allo sviluppo del territorio nel suo complesso, con l'ulteriore rischio che l'area demaniale rimanga ipotecata dall'occupazione del grande relitto, finché le vicende amministrative e giudiziarie non giungeranno a compimento, come conferma il disinteresse finora suscitato nei confronti delle aste già espletate;
   l'investimento posto al pubblico incanto, tra l'altro, considerata l'entità dell'impegno economico e la già triste esperienza della Privilege, rischia di lasciare aperta la strada a progetti privi delle sufficienti garanzie di ricadute sul territorio. Il reimpiego del cantiere Privilege Yard, infatti, per la sua complessità, non può essere solo oggetto di una burocratica operazione di procedura fallimentare, ma deve sviluppare una progettualità in grado di offrire certezze di lavoro e sviluppo per un territorio già offeso, turlupinato e privato delle proprie risorse naturali –:
   se nel rilascio e nel mantenimento della concessione alla Privilege spa fino al suo fallimento, in relazione ai progetti ed ai piani industriali presentati, siano state rispettate tutte le procedure e le condizioni di norma previste, a tutela di beni di interesse pubblico, quali sono le aree demaniali, dei lavoratori e delle imprese coinvolte nei lavori, nonché del tessuto sociale dell'intero territorio;
   in considerazione del grave nocumento già arrecato al tessuto sociale ed economico del territorio, se si ritenga di prendere in considerazione, per quanto di competenza, un intervento straordinario, anche attraverso apposita iniziativa normativa, atto alla definizione di un progetto di recupero che, con la garanzia ed il coinvolgimento delle istituzioni che insistono sul territorio, affidi direttamente ai lavoratori ed imprese locali, nelle forme e nei modi da individuare, quelle aree che si è consentito venissero danneggiate da investitori inattendibili. (4-17112)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   a decorrere dal 2015, il decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, convertito dalla legge 23 maggio 2014, n. 80, all'articolo 19-bis, comma 1, ha assimilato all'abitazione principale, ai fini dell'esenzione dal pagamento dell'IMU, «una sola unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato e iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), già pensionati nei rispettivi Paesi di residenza, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata o data in comodato d'uso»;
   il comma 2 dello stesso articolo ha previsto che sulla medesima unità immobiliare le imposte comunali Tari e Tasi siano applicate, per ciascun anno, in misura ridotta di due terzi;
   la legge ha previsto, a compensazione per i comuni dell'applicazione in misura ridotta delle imposte comunali Imu, Tari e Tasi sulle categorie di immobili richiamate ai precedenti punti, il riparto di un contributo pari a 6 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2015;
   con decreto del direttore centrale della finanza locale del dipartimento per gli affari interni e territoriali del 19 giugno 2017 il Ministero dell'interno, in attuazione alle sopracitate disposizioni di legge, ha disposto il riparto tra i comuni del contributo complessivo di 6 milioni di euro a ristoro degli effetti diretti ed indiretti dei minori gettiti di Imu, Tari e Tasi sulle unità immobiliari ubicate nei relativi ambiti territoriali e possedute a titolo di proprietà o di usufrutto dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), già pensionati nei rispettivi Paesi di residenza;
   numerosi comuni, ed in particolare quelli della fascia appenninica e montana che, più di altri, sono stati protagonisti nei decenni passati del fenomeno dell'emigrazione all'estero, si sono visti corrisposti, tra l'altro con due anni di ritardo, contributi largamente inferiori alle attese e certamente insufficienti rispetto al minor gettito fiscale conseguente alle disposizioni di legge;
   la situazione è tale da aver messo diversi comuni, soprattutto quelli più piccoli e di montagna, in grave difficoltà tanto da paventare, per alcuni di essi, il rischio di dissesto finanziario in ragione della mancata compensazione da parte dello Stato;
   emblematico è il caso del comune di Bardi, in provincia di Parma, nel quale risiedono 2185 abitanti dei quali 1517 iscritti all'AIRE. Il minor gettito per questo comune, tra Imu e Tari, a quanto consta agli interpellanti, supera i 120.000 euro all'anno, mentre il Ministero dell'interno ha previsto un ristoro di appena 11.407 euro –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione sopradescritta e se non ritengano necessario farsi promotori di un'iniziativa volta a prevedere un urgente stanziamento integrativo che consenta di compensare integralmente i comuni del minor gettito conseguente all'entrata in vigore della legge di conversione 23 maggio 2014, n. 80.
(2-01864) «Romanini, Patrizia Maestri, Vazio, Rossi, Lattuca, Zan, Guerra, Giacobbe, Bolognesi, Incerti, Palladino, Senaldi, Venittelli, Gasparini, Galperti, Ghizzoni, Taricco, Terrosi, Donati, Zanin, Tentori, Tidei, Antezza, Dallai, Nardi, Gadda, Giuseppe Guerini, Amoddio, Burtone, Gandolfi, Fanucci, Rocchi, Iori, Giulietti, Marco Di Maio, Albanella, Garavini, Lenzi, Amato, Prina, Capozzolo, Fedi, Arlotti, Iacono, Fragomeli, Mauri».

Interrogazione a risposta orale:


   FRANCO BORDO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   dal mese di maggio 2017 è in corso nell'azienda Camposad a Viadana, in provincia di Mantova, una vertenza sindacale di dimensioni e soluzioni complesse;
   dal 26 giugno 2017 è ripreso il blocco dei cancelli di Camposad, interrotto per circa una settimana, dopo il rigetto da parte dell'assemblea dei lavoratori e lavoratrici dell'accordo siglato il giovedì precedente;
   il 26 giugno i lavoratori diretti del gruppo Saviola hanno affrontato i manifestanti della Facchini davanti allo stabilimento Camposad, mentre i camion del gruppo hanno bloccato per mezz'ora i principali snodi viabilistici cittadini, mandando il traffico in tilt all'ora di punta e creando molti disagi;
   all'alba del 26 giugno, alla presenza di polizia e carabinieri, scavalcando la muraglia, grazie ad una scala antincendio esterna, in otto sono saliti sul tetto e vi sono rimasti tutto il giorno, sotto il sole e senz'acqua, attivando una clamorosa forma di protesta;
   i lavoratori che stazionano sul tetto del capannone, hanno scritto un'accorata lettera al vescovo della diocesi di Cremona, chiedendo di aiutarli a risolvere la situazione e di poter avere quantomeno un rifornimento di acqua;
   il tentativo della polizia di convincerli a tornare a terra è fallito, poiché per allontanare gli agenti, in tre si sono sporti pericolosamente su un cornicione;
   solo nella tarda mattina del 27 giugno 2017, ai lavoratori che sono stabilmente sul tetto del capannone, sono stati forniti acqua e medicinali;
   la prefettura e la questura di Mantova stanno monitorando la situazione, mentre chiedono ai lavoratori di interrompere l'occupazione del tetto;
   la situazione di disagio e tensione è grave non solo per i lavoratori che stazionano sul tetto del capannone, vista la mancanza di sicurezza per la loro incolumità e perché privi di approvvigionamento costante di acqua e cibo, ma anche per tutta l'area circostante –:
   quali iniziative intenda intraprendere il Governo affinché venga garantita l'incolumità dei lavoratori che occupano in queste ore il tetto del capannone;
   quali iniziative intenda assumere il Governo, anche per il tramite della prefettura locale, affinché si arrivi ad un accordo che permetta di far rientrare la protesta sindacale in atto e, nel contempo, per provvedere ad una risoluzione dei disagi della cittadina tutta, rispettando la sicurezza dei lavoratori. (3-03121)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALGANO, DAMBRUOSO, MARZANO, ROSTELLATO e CENTEMERO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la Corte costituzionale, con sentenza n. 286 del 2016, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma che non consente ai genitori, anche adottivi o non coniugati, di trasmettere ai figli il cognome materno e ha definito «indifferibile» l'intervento legislativo per disciplinare la materia;
   il Ministero dell'interno, ad integrazione della precedente, ha emanato la circolare n. 7 del 14 giugno 2017; nella stessa data, rispondendo alla prima firmataria del presente atto, il Ministro della giustizia ha sostenuto la logica riformatrice del disegno di legge n. 1628, all'esame della II Commissione giustizia del Senato, e ha assicurato che il Governo si adopererà per una rapida definizione dell’iter legislativo;
   nella nuova circolare, tuttavia, permangono ancora criticità, a cominciare dal fatto che il padre da solo può presentare la denuncia di nascita, senza considerare che potrebbe essere leso il diritto della madre che abbia concordato il doppio cognome ma anche che non vuole essere nominata;
   altra problematica attiene all'assenza di riferimenti ai nuovi nati con altri fratelli o sorelle e al fatto che i genitori possono solo chiedere che il cognome della madre sia aggiunto come secondo a quello del padre, sulla base di un'interpretazione per cui l'Italia è stata condannata dalla Corte di Strasburgo nel 2014;
   inoltre, il doppio cognome di uno o di entrambi i genitori va considerato in blocco, cosa che di fatto impedisce l'aggiunta del cognome materno quando uno o entrambi i genitori hanno un doppio cognome –:
   quali iniziative il Governo intenda mettere in campo per ovviare alle criticità riscontrate nella sopracitata circolare del Ministero dell'interno, derivanti dal mancato tempestivo insediamento di un tavolo interministeriale, e per fare in modo che ci si adegui alla sentenza della Corte per l'attribuzione «anche» del cognome materno. (5-11693)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRANCESCO SAVERIO ROMANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nel nostro Paese, il sistema dell'accoglienza dei migranti rappresenta un fenomeno che movimenta diversi miliardi di euro, come peraltro risulta anche dal documento di economia e finanza per il 2017, secondo cui per l'anno in corso, le spese per il soccorso e l'accoglienza dei migranti si prevede possano aumentare fino a 4,6 miliardi di euro (pari allo 0,27 per cento del prodotto interno lordo) ovvero fino ad un miliardo in più rispetto al 2016, ripartito per il 18 per cento per il soccorso in mare, per il 13 per cento per l'assistenza sanitaria e per il 68,2 per cento pari a 2,8 miliardi di euro, per l'accoglienza;
   l'interrogante evidenzia come, attualmente, l'accoglienza in Italia sia di tipo misto, ovvero con gestione diretta da parte dello Stato e degli enti territoriali o mediante affidamento ai privati, in buona parte costituiti da cooperative singole o consorziate che ricevono «in carico» dalle prefetture, un determinato numero di migranti e devono provvedere all'accoglienza, al mantenimento, alle spese mediche e ai ricoveri, utilizzando risorse economiche pubbliche, finalizzate al percorso di richiesta di asilo politico fino all'esito finale da parte di un'apposita commissione;
   il sistema dell'accoglienza nel nostro Paese, rileva l'interrogante, è fondato su una normativa frammentata, stratificata in una serie di leggi e decreti, che non ha trovato le dimensioni, l'omogeneità e l'articolazione necessaria a fronteggiare in maniera adeguata la sfida di accogliere i richiedenti asilo e i rifugiati accompagnandoli verso l'integrazione;
   la gestione avviene per il 20 per cento in maniera diretta, mentre per il restante 80 per cento è affidata al sistema privato; l'enorme mole di denaro coinvolto ha visto il proliferare di associazioni e cooperative, dietro le quali spesso s'imboscano organizzazioni criminali che lucrano a discapito della collettività e degli stessi profughi, affollati all'interno delle strutture di accoglienza, molto spesso in condizioni di estremo degrado;
   a giudizio dell'interrogante, l'attuale quadro regolatorio legato al sistema organizzativo e gestionale dell'accoglienza dei migranti è carente ed evidenzia una serie di gravi disfunzioni e l'incapacità di realizzare una rete di accoglienza funzionale e rispondente ai flussi migratori, in particolare con riferimento all'affidamento dei migranti e sotto il punto di vista della gestione finanziaria considerate le risorse provenienti dal settore privato e quelle pubbliche impegnate;
   un maggiore coinvolgimento degli enti locali (regioni e comuni) nella gestione diretta dell'accoglienza, impiegando anche, in un'ottica di contenimento dei costi, il personale della pubblica amministrazione appositamente formato (anche procedendo alla stabilizzazione dei «precari storici»), a parere dell'interrogante può determinare effetti migliorativi nelle politiche di gestione dei fondi utilizzati per l'accoglienza, in grado di ridurre drasticamente il malaffare della criminalità organizzata all'interno dei centri di accoglienza;
   al riguardo, rileva ancora l'interrogante, l'utilizzo dei edifici pubblici, con il recupero all'uopo di quelli dismessi, come ad esempio le caserme (sul territorio siciliano sono presenti in grande quantità), piuttosto che pagare milioni di euro per gli affitti, oppure il ricorso a sistemi di gara pubblica al ribasso, per il reperimento degli edifici, possono rappresentare una valida iniziativa per reprimere il fenomeno del « business» dei migranti e, al contempo, ridurre i costi complessivi –:
   quali orientamenti il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se non intenda assumere iniziative per prevedere un più rigoroso coinvolgimento degli enti locali nel sistema di accoglienza per i migranti presenti sul territorio italiano, le cui regole attuali, come rilevato, appaiono insufficienti e inadatte e alimentano il proliferare delle organizzazioni criminali nella gestione dei centri di accoglienza. (4-17102)


   RONDINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   come riportato anche da diverse agenzie di stampa, pare che il 26 giugno 2017 centinaia di immigrati, che da tempo sostavano abusivamente sugli argini del fiume Roja, a Ventimiglia, siano riusciti a scappare per tentare di oltrepassare il confine con la Francia, guidati da alcuni attivisti tedeschi e che, dopo uno scontro con la polizia e i carabinieri che sono intervenuti tempestivamente, siano riusciti comunque a far perder le loro tracce, dandosi alla fuga in piccoli gruppi;
   dunque, sempre secondo quanto riportato dalla stampa, sarebbero almeno 400 gli immigrati che attualmente vagano nei boschi tra i comuni di Ventimiglia e Olivetta San Michele, nascosti in attesa di tentare di valicare il confine francese, con tutta probabilità, secondo fonti di polizia, da lì o dal passo di Granmondo;
   sempre nei giorni scorsi si è appreso dalla stampa che presso il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari, durante i controlli che periodicamente vengono eseguiti dalle forze dell'ordine per prevenire il compimento di reati, un gruppo di immigrati ivi ospitati ha preso a sassate degli agenti della polizia di Stato, circa un centinaio;
   secondo le prime notizie riportate dall'Ansa, le forze dell'ordine sono state impegnate a sedare la rivolta e sono riuscite, fortunatamente, a riportare sotto controllo la situazione, ma a seguito di tali scontri un agente sarebbe rimasto comunque ferito;
   i fatti sopra riportati sono solo alcuni dei casi che sempre più spesso si stanno verificando, e che vengono riportati anche dalla stampa, ed evidenziano la gravissima situazione in cui versano, sotto il profilo della sicurezza, i cittadini e le forze dell'ordine sui quali, in ultimo, si riversano le conseguenze di quella che l'interrogante giudica la fallimentare politica in materia di immigrazione e asilo portata avanti dall'attuale Governo –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei casi evidenziati in premessa e per quali motivi sia stata tollerata la presenza di un accampamento abusivo sugli argini del fiume Roja, a Ventimiglia;
   quali iniziative abbia adottato o intenda adottare, nell'immediato, onde garantire adeguate condizioni di sicurezza ai cittadini residenti nelle zone adiacenti al confine con la Francia e tra i comuni di Ventimiglia e Olivetta San Michele;
   quali iniziative di competenza intenda assumere in tempi brevi, o abbia già assunto, nei confronti degli immigrati responsabili dell'aggressione ai danni delle forze dell'ordine nel centro di accoglienza di Bari, nonché nei confronti degli immigrati accampati abusivamente presso il fiume Roja e di quelli fuggiti nei boschi circostanti qualora venissero rintracciati. (4-17106)


   MOSCATT. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il piano di azione e coesione, meglio conosciuto come PAC, è una misura di intervento aggiuntivo rispetto alle risorse già disponibili degli enti locali, cooperative e altri enti; la sua attuazione è affidata al Ministero dell'interno, individuata quale autorità di gestione responsabile; alla luce delle difficoltà economiche che attraversano i comuni, il piano è uno strumento finanziario indispensabile come anche per i diversi fruitori del piano. Come rilevato anche da Anci, regioni e altri attori istituzionali, ad oggi in diverse città d'Italia non è possibile riprogrammare il riavvio di servizi fondamentali di pubblica utilità in vista del mese di settembre 2017, poiché non è chiaro se verrà effettuato il rifinanziamento del programma con successiva erogazione dei fondi –:
   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire i fondi per il piano di azione e coesione (Pac) e assicurare il prosieguo di servizi fondamentali nelle realtà locali. (4-17107)


   GIORGIA MELONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella città di Torino si trovano numerosi centri sociali, tra i, quali figurano quello denominato «Askatasuna» e «l'Asilo occupato», facenti riferimento il primo all'area autonoma e il secondo all'area anarchica;
   i due suddetti centri sono siti a poca distanza l'uno dall'altro, «Askatasuna» nella zona del campus universitario e «l'Asilo occupato» nel borgo Aurora, e nonostante siano entrambi tenuti sotto osservazione da parte delle forze dell'ordine, gli interventi delle stesse nelle suddette zone risultano costantemente compromessi dagli occupanti che con azioni di disturbo impediscono il regolare svolgimento delle operazioni, vanificandone i risultati;
   nel Borgo Aurora gli occupanti abusivi dell’«Asilo occupato» più volte hanno circondato le forze dell'ordine durante le retate, hanno rovesciato i bidoni dell'immondizia in mezzo alle strade e deturpato i muri, e minacciano i cittadini e consiglieri che lavorano per una riqualificazione del borgo, limitando lo svolgimento delle loro attività nella vita quotidiana;
   di recente, in occasione di alcuni controlli sulla vendita di alcolici svolti dalle forze dell'ordine in piazza Santa Giulia a Torino, gli agenti si sono trovati costretti a fronteggiare per due volte nel giro di pochi giorni gli occupanti del centro sociale «Askatasuna» che accorsi sul posto hanno aggredito quattro tra dirigenti e agenti di polizia con calci, pugni e colpi di bottiglia, obbligando le forze dell'ordine a far intervenire il reparto mobile per ripristinare l'ordine pubblico e la legalità;
   tali vicende rappresentano l'ennesimo gravissimo episodio in cui la legalità appare sconfitta dall'illegalità e dalla violenza, in cui le forze di polizia si trovano costrette a ritirarsi e gli autori dei reati non sono perseguiti;
   tale stato di cose sta trasformando determinate zone della città in una sorta di zone franche, in mano a organizzazioni violente che sembrano trovare una collocazione nei citati centri sociali;
   le attività illecite svolte nell'ambito di questi ultimi appaiono ancor più gravi se si considera che gli stessi sorgono in strutture di proprietà comunali dotate di ogni comfort, con annessi addirittura giardini e piscine ad uso esclusivo degli occupanti che qui si intrattengono incuranti del pubblico decoro e dei cittadini che sono costretti a vivere avendo tutti i giorni sotto gli occhi la loro impunità –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se non intenda assumere ogni iniziativa di competenza per permettere lo sgombero immediato dei suddetti centri sociali e ripristinare una situazione di legalità e di decoro negli spazi citati.
(4-17111)


   DAGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 7 giugno 2017 viene inviata al questore della provincia di Frosinone la comunicazione riguardante la manifestazione locale promossa dal Comitato «Salviamo l'ospedale di Anagni» a cui hanno aderito Cittadinanzattiva Lazio Onlus e il Comitato «A difesa dell'ospedale di Colleferro – Coordinamento territoriale», tenutasi il 10 giugno 2017, dalle ore 11,00 alle ore 14,00 presso l'ospedale di Anagni;
   secondo comunicazione data al questore, la manifestazione si teneva davanti ai cancelli del nosocomio, con l'intento di informare la cittadinanza sullo stato della sanità nella zona nord della provincia e chiedere la riattivazione dell'ospedale di Anagni;
   in data 8 giugno il questore invia una missiva contenenti le disposizioni a cui attenersi durante la manifestazione tra le quali: «non sarà consentito l'utilizzo di veicoli e di mezzi di amplificazione e/o diffusione sonora»;
   tale disposizione ha suscitato non poche polemiche, in quanto andrebbe in contrasto con l'articolo 21, primo comma, della Costituzione che in parte recita «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»;
   in data 10 giugno 2017 la manifestazione si è tenuta regolarmente, senza l'utilizzo di veicoli e mezzi di amplificazione –:
   come si concilino le suddette disposizioni con i diritti di libertà di espressione garantiti costituzionalmente;
   se il comportamento del questore sia stato conforme a quanto previsto dalla normativa vigente. (4-17115)


   STUMPO e LEVA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   i risultati del primo turno delle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale della città di Palmi, svoltesi l'11 giugno 2017, sono stati, a giudizio degli interroganti, influenzati da atti che si pongono in contrasto con la legislazione vigente e con la consolidata giurisprudenza del Consiglio di Stato in materia di verifica dei risultati elettorali;
   dall'esito dello scrutinio concluso nel pomeriggio del 12 giugno 2017 risultavano ammessi al ballottaggio Giuseppe Ranuccio, con 3639 voti, e Domenica Maria Di Certo, con 1690 voti. A poca distanza dal candidato secondo classificato, seguivano Francesco Trentinella, con 1661 voti e Giuseppe Ippolito, con 1628 voti;
   in data 14 giugno 2017 il presidente del seggio numero 16 dichiarava di aver commesso errori nel conteggio dei voti effettuato e nella redazione del verbale depositato presso l'Ufficio centrale elettorale;
   in assenza di ordine da parte del giudice, elemento che il Consiglio di Stato ha dichiarato più volte indispensabile per la rimozione dei sigilli apposti sui plichi contenenti il materiale del procedimento elettorale anche da parte della stessa amministrazione depositaria, il presidente dell'ufficio centrale ha proceduto all'apertura dei plichi contenente il materiale del procedimento elettorale e, a seguito del riesame operato è stato modificato il risultato delle elezioni per quanto attiene il secondo candidato che ha ottenuto il diritto a partecipare al ballottaggio;
   tale candidato è risultato essere Francesco Trentinella, cui sono stati attribuiti 1680 voti, mentre la candidata Domenica Maria di Certo si è ritrovata con 1664 voti;
   inoltre, come riportato da diversi siti di emittenti e stampa locale (tra cui www.inqueitonotizie.it e www.telemia.it) a seguito dell'accoglimento del ricorso presentato dalla candidata Di Certo e accolto dalla Commissione centrale elettorale, sono state accertate una serie di irregolarità;
   nella sezione n. 1 non è stata registrata corrispondenza fra le schede elettorali consegnate e quelle restituite, configurandosi la mancata o erronea verbalizzazione del numero delle schede autenticate e non utilizzate. Anche nella sezione n. 16, infatti risulterebbe la presenza di sette schede in più rispetto al numero degli elettori effettivi nel seggio;
   la Commissione ha accertato che nei verbali conclusivi di chiusura delle operazioni elettorali delle sezioni 6, 16 e 18, risultavano non riportati ben 19 voti ai candidati consiglieri delle liste «Insieme Possiamo» ed «Un'Altra Storia», entrambe collegate alla candidata sindaco Di Certo, creando un evidente danno tanto alle liste quanto al candidato sindaco. Al momento non è però possibile verificare, sulla sola scorta dei tabulati, se effettivamente questi 19 voti assenti siano spariti solo come preferenza o se vi sia stato il mancato conteggio anche tra quelli assegnati al sindaco;
   nella sezione n. 11 le operazioni elettorali, in violazione dell'articolo 13, comma 2, del regolamento di attuazione della legge 25 marzo 1993, n. 81, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 1993, n. 132, si sono protratte ben oltre il termine previsto di 12 ore dal loro inizio. Nel caso di specie l'ufficio centrale elettorale avrebbe dovuto, in sede surrogatoria, procedere al completamento delle operazioni non ultimate, cosa che invece non è accaduta;
   i fatti sopra riportati sono tali da configurare gli estremi, secondo gli interroganti, per invalidare le elezioni svolte e ad ulteriore riprova dei problemi denunciati, si apprende da un articolo pubblicato dalla Gazzetta del Sud del 22 giugno 2017, che, con una decisione clamorosa i presidenti della corte d'appello di Reggio Calabria e della Commissione centrale elettorale per il secondo turno delle elezioni comunali hanno deciso di sostituire ben 17 presidenti di seggio su 20 rispetto al primo turno di votazioni –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative, per quanto ti competenza, intenda adottare con urgenza in relazione a quanto sopra descritto. (4-17116)


   TURCO, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS e SEGONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'8 giugno 2017 l'Autorità anticorruzione (Anac) ha pubblicato una delibera nella quale ricostruisce quattro procedure d'acquisto del dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale riscontrando per ciascuna una o più violazioni al codice degli appalti e alle annesse regole di trasparenza e concorrenza e una tendenza a privilegiare il prezzo più basso che non garantisce certo prodotti e materiali di miglior qualità ma i più scadenti;
   sulla base di alcune segnalazioni l'Anac ha analizzato le determine a contrarre del dipartimento di pubblica sicurezza e, da quattro esposti, emerge l'anomalo gonfiarsi dei prezzi, l'inadeguata programmazione della spesa, la mancanza di trasparenza, concorrenza e rotazione tra imprese che vengono invitate direttamente alle procedure negoziate dove spesso cambiano perfino i capitolati tecnici e di prezzo, in danno delle ditte che non hanno partecipato o sono state escluse;
   un esempio eclatante è stato quello dell'acquisto di 2.300 giubbotti antiproiettile per il quale la stazione appaltante di fatto si è rivolta all'aggiudicatario di un'analoga gara bandita dal comando generale della Guardia di finanza, ma la motivazione del criterio d'urgenza, che ha permesso al Viminale di evitare l'indizione della gara, non sussisteva: le piastre balistiche scadevano il 31 dicembre del 2014 ed era necessario provvedere «tempestivamente» alla sostituzione; la scadenza tuttavia è decennale e il Ministero era a conoscenza di quanti capi sostituire ogni anno;
   inoltre, il codice dei contratti pubblici consente, in particolari circostanze, di evitate la gara, «ma non di affidare una fornitura ad un operatore economico precedentemente selezionato da un soggetto terzo», perché altrimenti gli obblighi di garantire la libera concorrenza e la parità di trattamento, finiscono in capo a un'amministrazione diversa da quella effettivamente titolare dell'appalto;
   alcune società vengono escluse per grossolane incongruenze tecniche e assenze di requisiti base per partecipare e, se la gara va deserta, vengono invitate a ritentare e magari si aggiudicano l'appalto e l'unico criterio resta il prezzo più basso –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per evitare il ripetersi di tali gravi violazioni. (4-17117)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LUIGI GALLO, VACCA, MICILLO, SIBILIA e TOFALO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   con decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 18 giugno 1998 contenente il «Regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle Istituzioni scolastiche e per la determinazione degli organici funzionali dei singoli Istituti, a norma dell'articolo 21 della legge n. 59 del 15 marzo 1997», sono stati stabiliti i principi e le modalità generali cui attenersi per la definizione di un dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche;
   l'articolo 139 del precitato decreto ha trasferito al province e ai comuni, per l'istruzione secondaria e per gli altri gradi inferiori di scuola, i compiti e le funzioni concernenti sia l'istituzione, l'aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole in attuazione degli strumenti di programmazione che la redazione dei piani di organizzazione della rete delle istituzioni scolastiche;
   tali modalità per la definizione di un dimensionamento ottimale sono state parzialmente modificate dalla legge n. 111 del 15 luglio 2011, e dalla legge n. 183 del 12 novembre 2011, che, pur non abrogando il succitato decreto, hanno fissato nuovi limiti e previsto una diversa acquisizione dell'autonomia scolastica, aumentando a 600 il numero minimo di alunni per unità e a 400 per le istituzioni scolastiche site in comuni montani;
   in base alla succitata normativa di riferimento, l'Istituto professionale Caracciolo-Salvator Rosa, sito nel rione Sanità di Napoli, è stato inizialmente accorpato all'Istituto Isabella d'Este e, al momento, a causa della progressiva riduzione delle iscrizioni, pare vada inesorabilmente incontro alla chiusura nel silenzio generale;
   in una lettera indirizzata alle istituzioni regionali e nazionali di competenza è stato evidenziato che l'accorpamento, avvenuto nel momento di maggior crescita delle iscrizioni (nel triennio precedente da circa 440 a 610), stia provocando un inesorabile declino delle iscrizioni e della frequenza, in quanto l'abbandono scolastico in alcune classi supera il 50 per cento degli alunni, e che il calo delle iscrizioni, la soppressione di due dei quattro indirizzi professionali (turistico ed aziendale), la crescita dell'assenteismo e della dispersione scolastica, il declassamento, de facto, del Caracciolo-Salvator Rosa a succursale dell'Isabella d'Este mettono in discussione l'esistenza stessa di un patrimonio culturale che sarebbe dovuto essere valorizzato anziché essere periferizzato e succursalizzato;
   secondo quanto affermato nello stesso documento tali «logiche ragionieristiche dell'aziendalismo scolastico possono far risparmiare qualche quattrino nell'immediato, ma poi esse si ritorceranno sul quotidiano di centinaia di famiglie, dando spazio alla delinquenza organizzata e/o alla disperazione, con svantaggi anche economici per l'intera collettività (carceri in sovrannumero, più forze dell'ordine, più telecamere, eccetera)»;
   icto oculi, secondo gli interessati, a partire dalla legislazione nazionale, occorre escludere le realtà emarginate e a rischio dagli accorpamenti e, dunque, gli stessi chiedono a gran voce il disaccorpamento dei succitati istituti ripristinando le rispettive autonomie, l'individua ione di un progetto efficace di contrasto all'abbandono scolastico che coinvolga anche i servizi sociali, la realizzazione di progetti formativi diretti alla formazione professionale e a sbocchi lavorativi in diversi settori, nonché la programmazione di corsi formativi e di aggiornamento per il personale docente e non docente e l'apertura quotidiana della Scuola al pomeriggio, con l'espletamento di attività formative che rispondano alle reali esigenze degli allievi –:
   se il Ministro interrogato non ritenga di accogliere le richieste di cui in premessa, che per gli interroganti sono ragionevoli e giustificate, in modo da investire nella formazione e nella crescita di giovani provenienti da zone emarginate che in tal modo verrebbero sottratti al rischio di intraprendere stili di vita illegali legati ad organizzazioni criminali di stampo camorristico;
   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato in merito alle argomentazioni tracciate in premessa.
(5-11686)

Interrogazione a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   in Italia le istituzioni private di alta formazione artistica musicale, autorizzate al rilascio di lauree sia di primo sia di secondo livello, istruiscono oltre ventimila studenti ogni anno;
   sembrerebbe che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca stia per adottare un decreto per regolamentare i criteri per la richiesta di istituzione di bienni ordinamentali e quelli per l'accreditamento iniziale e periodico dei corsi di studio di secondo livello dell'alta formazione artistica e musicale;
   all'articolo 7, comma 2, lettera d), del decreto si prevede che «per le istituzioni non statali ex articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 212 del 2005 l'attivazione di nuovi percorsi formativi è subordinata alla presenza per ogni corso di studio di almeno il 50 per cento di ore di docenza per cui siano stipulati contratto di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato con retribuzioni in linea con quelle previste per il personale docente a tempo determinato nell'Afam»;
   tale previsione è, tuttavia, suscettibile di ledere il diritto alla libera impresa delle istituzioni non statali, imponendo a soggetti privati l'applicazione di condizioni retributive previste da contratti di lavoro del settore pubblico;
   molte delle istituzioni private non statali non ricevono alcun contributo pubblico a fronte dell'attività svolta e si sostengono esclusivamente e virtuosamente con risorse proprie e sarebbe, pertanto, auspicabile che il citato obbligo di retribuzione si applicasse solo a quelle istituzioni non statali che, invece, ricevono regolari sovvenzioni pubbliche per il proprio funzionamento, eventualmente parametrandolo in percentuale al contributo pubblico ricevuto;
   il livello di retribuzione dei docenti nelle istituzioni private è determinato in base all'applicazione dei contratti collettivi nazionali (Aninsei e Federculture o servizi) e prevede adeguati meccanismi di incentivazione per i docenti dei livelli più alti;
   l'applicazione della norma citata rischia di penalizzare ingiustamente quelle istituzioni non statali che da anni svolgono con correttezza e rigore il proprio lavoro formando migliaia di giovani –:
   se le notizie circa il testo del decreto siano esatte e, in caso affermativo, se non si ritenga di rivedere la norma relativa alle retribuzioni da corrispondere al personale docente, escludendo dall'obbligo ivi previsto quelle istituzioni che si mantengono esclusivamente con fondi propri. (4-17099)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ARIENZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nella provincia di Verona, dall'inizio dell'anno, sono ormai cinque le persone decedute per il ribaltamento del trattore da loro stessi guidato;
   il verificarsi con frequenza preoccupante di incidenti che coinvolgono con conseguenze mortali o gravissime i conduttori di trattori agricoli ripropone la necessità di riconsiderare il livello di protezione delle attrezzature a difesa dal ribaltamento;
   in tanti casi le macchine, anche se formalmente in regola con le disposizioni vigenti nazionali ed europee, sono prive di taluni dispositivi di sicurezza aggiuntivi oppure non sono aggiornate agli standard di sicurezza più recenti, in quanto acquisite in vigenza di normative nel frattempo superate e il cui adeguamento non era obbligatorio, o che non rispecchiano le più recenti evoluzioni delle tecnologie di prevenzione e protezione;
   il sistema attualmente più efficace è costituito dall'abbinamento di una struttura a telaio e un sistema di ritenzione (cintura di sicurezza), entrambi ritenuti sufficienti in caso di ribaltamento della macchina agricola;
   le circolari del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n. 11/2005, n. 3/2007 e n. 44/2010 hanno ben chiarito che:
    l'obbligo dell'adozione di appropriate misure di protezione (sistema ROPS e cinture di sicurezza) spetta ai fabbricanti nel momento in cui immettono sul mercato i mezzi di nuova produzione;
    l'obbligo di adeguare i mezzi di più datata fabbricazione spetta agli utilizzatori;
    la drammaticità della situazione e la necessità di approntare interventi volti a contrastarla sono state evidenziate dalla relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno sugli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche» (XVI legislatura – Doc. XXII-bis, n. 9);
   nel documento viene chiaramente evidenziata l'esigenza di adottare iniziative urgenti per contrastare il grave fenomeno, in particolare nel settore agricolo, specificando che si può intervenire con adeguamenti normativi per rendere più rigorosi i requisiti di sicurezza e con agevolazioni a favore della sostituzione e la messa in sicurezza delle macchine e delle attrezzature di lavoro;
   i temi da affrontare sono di due ordini:
    1. la spesa da sostenere per adeguare i mezzi in servizio di costruzione datata e, pertanto, non dotati dei sistemi di sicurezza a tutela in caso di ribaltamento;
    2. la possibilità per gli utilizzatori di smontare il telaio ROPS in presenza di colture che non ne consentono l'impiego, pena danni alle medesime causati dalla presenza stessa del telaio;
   per quanto concerne il punto 1, rileva il disposto della circolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n. 11/2007 nella parte in cui si obbliga i datori di lavoro esercenti i mezzi agricoli in questione ad adeguare i trattori in servizio da reperire presso il fabbricante;
   in ordine al punto 2, appare difficile una soluzione, attesa la volontarietà dell'atto di smontaggio del telaio da parte dell'utilizzatore quasi obbligato dalle colture da curare –:
   se il Governo non ritenga utile percorso di defiscalizzazione della spesa dell'intervento da operare, atteso che i mezzi sui quali s'interviene molto spesso sono già stati completamente ammortizzati e come intenda operare in tal senso;
   se non ritenga necessario assumere iniziative per istituire un gruppo di lavoro presso l'Ispel – come già avvenuto con la circolare 11/2005 per i sistemi di sicurezza – finalizzato a valutare l'installazione di appositi tubolari di acciaio a scomparsa alle quattro estremità che circondano il guidatore/utilizzatore del trattore che, indipendentemente dalla sua volontà si azionino in caso di superamento di una certa inclinazione del mezzo agricolo guidato. (4-17103)


   ARLOTTI, MARCO DI MAIO e PATRIZIA MAESTRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 1, comma 302, della legge n. 208 del 2015 ha prorogato fino al 31 dicembre 2018 la fruizione delle prestazioni economiche accessorie garantite da Inps ed Inail ai loro assistiti;
   tale proroga veniva decisa sia per non privare gli assicurati dei predetti istituti di un diritto, che per consentire l'individuazione di nuovi protocolli di cura più aderenti alle esigenze dell'Inps e dell'Inail sulla base della comprovata validità delle cure termali;
   a seguito di tale disposizione l'Inps definiva un capitolato per l'assistenza termale ed alberghiera in favore dei propri assicurati di durata triennale (2016/2018) che, nella stagione termale 2016, è stato applicato senza difficoltà;
   successivamente, con il messaggio n. 1274 del 21 marzo 2017, l'Inps dava avvio alla stagione termale 2017, fornendo istruzioni operative per la valutazione delle domande di cure termali che si discostavano significativamente dal dettato normativo vigente, con l'evidente intento di «desertificare» la platea di riferimento di questa importante componente di cure termali;
   oltre all'inderogabilità del limite massimo di erogazione delle prestazioni oltre il quinto anno, è stato anche previsto che, già dopo il terzo anno, ogni ulteriore ciclo possa essere espressamente autorizzato solo qualora si possa «documentare oggettivamente il reale beneficio conseguito con i precedenti trattamenti»;
   il coordinamento medico legale dell'Inps, a quanto consta all'interrogante, sta rigettando la gran parte delle istanze presentate per gli anni successivi al terzo, come se improvvisamente ed inspiegabilmente non fosse più riscontrabile alcun beneficio delle cure termali per la quasi totalità degli istanti;
   l'assistito Inps che intende fruire delle prestazioni economiche accessorie all'assistenza termale, inoltre, da quest'anno deve «obbligatoriamente e a propria cura» produrre, a pena di rigetto inappellabile dell'istanza, oltre alla documentazione attestante la patologia e l'indicazione terapeutica al trattamento termale, ulteriori esami strumentali e sottoporsi ad una «visita cardiologica ed esame elettrocardiografico recenti e comunque non anteriori a 3 mesi». Questi accertamenti diagnostici non sono richiesti dal Servizio sanitario nazionale a quanti fruiscono degli stessi cicli di cure degli assistiti Inps (fangoterapia e cure inalatorie);
   dal momento che la nuova procedura è stata introdotta a ridosso del termine di valutazione delle domande – senza tenere conto delle liste di attesa esistenti presso le strutture pubbliche per poter svolgere in tempo utile gli accertamenti richiesti – l'effetto è quello di negare, di fatto, il diritto di fruire delle cure per la stagione 2017 alla stragrande maggioranza degli aventi titolo;
   la tardiva disponibilità dell'Inps a far fronte a questo problema, con elettrocardiografi presenti presso le proprie sedi, non ha avuto alcun effetto, per la sostanziale indisponibilità delle necessarie apparecchiature in gran parte delle sedi predette;
   la situazione sin qui descritta evidenzia inequivocabilmente come le nuove disposizioni contenute nel messaggio dell'Inps n. 1274 del 2017, ponendo in essere per l'interrogante una serie di ostacoli e appesantimenti tali da risultare di fatto invalicabili, hanno l'effetto di negare l'esercizio del diritto di fruire delle cure termali, consentendo così di fatto all'Inps di eludere il disposto normativo vigente ed anticipare l'eliminazione delle prestazioni in oggetto –:
   quali iniziative il Governo intenda adottare in materia, in relazione alla normativa vigente che, al momento, per l'interrogante, di fatto, non viene applicata dall'Inps e per ristabilire conseguentemente una corretta interpretazione normativa secondo buona fede, affinché cessino quelli che appaiono all'interrogante i comportamenti «ostruzionistici» fin qui tenuti dell'istituto in modo tale da promuovere una revisione, nel senso di una radicale semplificazione, degli adempimenti previsti per la stagione termale 2017 che rischia di essere irrimediabilmente compromessa con ovvie conseguenze sull'economia del Paese. (4-17113)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GUIDESI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   con una nota il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato agli assessorati per l'agricoltura delle regioni che, in un'ottica di razionalizzazione della spesa pubblica, le risorse destinate al «Programma dei controlli funzionali svolti dalle Associazioni degli Allevatori (ARA/APA) per ogni specie, razza o tipo genetico» per l'anno 2017 vengono ridotte passando dai previsti 22,506 milioni di euro ai 7,206 milioni di euro, con un taglio di circa il 72 per cento;
   la decurtazione trae origine da una intesa formalizzata tra Governo, regioni e province autonome di Trento e Bolzano in data 23 febbraio 2017 in sede di Conferenza Stato-regioni, in attuazione delle disposizioni contenute nei commi 680 e 682 della legge n. 208 del 2015 (legge di stabilità 2016) concernente il contributo alla finanza pubblica delle regioni a statuto ordinario per l'anno 2017;
   il 20 aprile 2017 la Conferenza Stato-regioni ha proceduto ad esaminare, sancendo la mancata intesa, il programma dei controlli dell'attitudine produttiva per la produzione di latte e/o carne (controlli funzionali – CCFF) per l'anno 2017 predisposto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e trasmesso alla Conferenza in data 15 marzo 2017. In quell'occasione, sembra che sia stato sottoposto alle regioni un documento che nei contenuti finanziari risultava già non fedele alla realtà, in quanto riferito alla precedente dotazione senza che ne sia stata data opportuna comunicazione;
   nel verbale della seduta del 20 aprile si legge che nella precedente riunione tecnica del 3 aprile era stato registrato l'avviso favorevole delle regioni al programma, ad eccezione della regione Lombardia, che, pur prendendo atto dello sforzo del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nella rimodulazione dei criteri che determinano il riparto delle risorse, ha ritenuto gli stessi sostanzialmente immutati ed ha espresso parere sfavorevole all'intesa;
   questo taglio ha riguardato tutti i Ministeri, ma, mentre gli altri si sono impegnati per ripristinare i fondi attraverso diverse modalità di finanziamento – per esempio il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha previsto un reintegro dei fondi del welfare – il Ministro interrogato sembra all'interrogante aver operato pedissequamente il disimpegno dei fondi da trasferire alle regioni e non abbia invece proceduto a trovare risorse alternative per reintegrare quelle decurtate;
   non si può permettere che il taglio, giustificato da obbiettivi di finanza pubblica, ricada sul lavoro degli allevatori privando in questo modo la zootecnia italiana di servizi fondamentali che assicurano la qualità e la salubrità del made in Italy. Questi tagli causeranno un danno enorme al sistema allevatoriale italiano, che ha sempre rappresentato garanzia assoluta per il mantenimento qualitativo del latte italiano, fiore all'occhiello dell'agricoltura del Paese;
   sarebbe opportuno, ad avviso dell'interrogante, indire nel più breve tempo possibile una riunione della Commissione politiche agricole (Cpa) della Conferenza Stato-regioni dedicata all'argomento, affinché gli assessori per l'agricoltura delle regioni possano esprimersi su di una soluzione alternativa al taglio in questo ambito, in quanto vanno garantiti gli aiuti destinati alla tutela della biodiversità e al sostegno del sistema delle associazioni degli allevatori –:
   se non ravvisi la necessità di presentare un nuovo programma di controlli funzionali 2017 nel caso in cui non si volesse procedere al ripristino dell'originaria dotazione tramite forme alternative di finanziamento. (5-11685)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CIPRINI, GALLINELLA, TRIPIEDI, COMINARDI, CHIMIENTI, LOMBARDI e DALL'OSSO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nelle frazioni del comune di Marsciano (Pg) di Olmeto e Sant'Elena l'impianto per il trattamento dei reflui zootecnici (biodigestore), concepito nel 1983 per risolvere rilevanti problemi ambientali dovuti agli scarichi degli allevamenti zootecnici della zona, nel corso degli anni è divenuto fonte di pregiudizio per la qualità dell'ambiente e della vita delle popolazioni che risiedono nelle zone circostanti;
   il biodigestore entra in funzione nel 1989, ma non risolve le criticità ambientali a causa del suo cattivo funzionamento; il Ministero dell'ambiente interviene con un altro finanziamento di 4,300 miliardi (in lire), mirato ad adeguare e migliorare il biodigestore;
   successivamente nel 1997, il comune di Marsciano affida la gestione del servizio pubblico di trattamento dei reflui organici e di disinquinamento zootecnico alla Società di igiene ambientale S.p.a. (chiamata in seguito S.I.A.), a maggioranza pubblica (51 pe rcento) con quote di Gesenu e altri (49 per cento);
   il cattivo funzionamento dell'impianto, unito alle esalazioni maleodoranti e persistenti che generano i liquami da trattare, ha provocato la giusta sollevazione dei residenti e, a decorrere dagli anni 1980/1990, ripetute segnalazioni ed iniziative del Movimento per la qualità della vita e del locale Comitato cittadino antinquinamento; in passato, alcune indagini avviate dall'autorità giudiziaria avrebbero accertato fenomeni configurabili come fattispecie di reato;
   visto l'ulteriore aggravarsi della situazione ambientale della zona (esalazioni di gas bruciato e non, mefitiche esalazioni provenienti dall'impianto e dalle lagune di stoccaggio non svuotate dal residuo solido, apporti con notevole traffico di autobotti con relative esalanti scie puzzolenti dentro i paesi limitrofi, lo spargimento dei reflui dell'impianto), il Comitato ha continuato a presentare segnalazioni ripetute all'Arpa, alla Usl, al Noe dei carabinieri e, alla forza pubblica in genere;
   nell'agosto del 2009 l'Arpa interviene e impone all'amministrazione comunale di Marsciano e/o S.I.A. il fermo totale del impianto;
   la giunta regionale dell'Umbria con delibera n. 305 del 2010 stanziava euro 240.000 per fronteggiare l'emergenza delle lagune di stoccaggio dell'impianto di Marsciano;
   ad oggi, benché sia stata disposta da alcuni anni la chiusura definitiva del biodigestore, le lagune di stoccaggio contenenti materiale potenzialmente inquinante sono ancora piene nonostante lo spandimento in fertirrigazione della parte liquida e non risulterebbe avviata una procedura di smantellamento dell'impianto con ripristino dello stato dei luoghi;
   anzi secondo quanto recentemente riportato dal Corriere dell'Umbria, i tre silos in lamiera per il trattamento anaerobico dei reflui derivanti dalle attività di suinicoltura in base ad una relazione tecnica sarebbero a rischio in caso di eventi sismici, il conseguente rischio legato alla fuoriuscita della parte liquida in essi contenuta;
   a tutt'oggi, a parere degli interroganti, non si prospettano da parte della amministrazione locale soluzioni concrete che vadano nella direzione di una bonifica e di un ripristino-ambientale del sito che eviti il rischio sanitario-ambientale dovuto alla eventuale fuoriuscita dei liquidi contenuti nei digestori –:
   se, tramite il comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, il Governo non ritenga urgente attivare una verifica dello stato dell'ambiente e della sicurezza sanitaria delle aree limitrofe alla struttura e dell'area in cui sorgono i silos e le lagune di stoccaggio dell'impianto;
   quali iniziative intenda adottare, nel rispetto della competenza della regione Umbria e in collaborazione con la regione, per favorire il ripristino della sicurezza ambientale ed ecologica delle aree interessate dai silos e dal biodigestore, a tutela della qualità della vita dei residenti e dell'ambiente. (5-11688)


   GRILLO, BARONI, COLONNESE, DI VITA, SILVIA GIORDANO, LOREFICE, MANTERO e NESCI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo n. 178 del 2012 recante «Riorganizzazione dell'Associazione italiana della Croce Rossa a norma dell'articolo 2 della legge 4 novembre 2010 n. 18» all'articolo 1, comma 4, prevede che «l'Associazione è autorizzata ad esercitare [...] attività d'interesse pubblico»;
   l'articolo 7, comma 2, prevede che «i compiti di vigilanza (...) possono essere esercitati anche attraverso ispezioni e verifiche disposte dal Ministro della salute o dal Ministro della difesa, nonché mediante richiesta di atti, documenti e ulteriori informazioni su specifiche materie di particolare rilevanza»;
   il giornale on-line www.sudpress.it del 20 giugno 2017, ha pubblicato un articolo: «Croce Rossa Catania tra giri milionari, carte prepagate, forniture misteriose, appalti prorogati, assunzioni, nomine e stipendi record» ha descritto la situazione della Croce Rossa italiana di Catania; in particolare ha segnalato:
    a) la Cri di Catania è parte dell'associazione temporanea d'impresa che gestisce l'appalto (commissariato) per i servizi al Cara di Mineo; alcune imprese di tale associazione sono finite nell'inchiesta di Mafia Capitale;
    b) la Croce rossa di Catania, nel periodo tra marzo 2015 – aprile 2017, ha incassato per il Cara di Mineo 4 milioni 612 mila euro;
    c) un altro affare rilevante riguarda la gestione del primo soccorso presso l'aeroporto di Catania, per il quale, nello stesso periodo, la Cri di Catania ha ottenuto 1 milione e 111 mila euro; singolare che questo appalto sia scaduto agli inizi del 2016, gara bandita e poi annullata nell'aprile 2016, con il risultato che, da oltre un anno, questo servizio sia ancora gestito in proroga dalla Croce rossa;
   il giornale on-line www.sudpress.it – continua la sua inchiesta sulla Croce rossa di Catania con un altro articolo del 23 giugno 2017, che in particolare si sofferma:
     1) su alcuni acquisti legati alle forniture;
     2) sulla natura del rapporto di lavoro dei medici impiegati dalla Croce Rossa di Catania nel pronto soccorso dell'aeroporto di Catania –:
   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, in merito all'organigramma del personale, alle mansioni assegnate e alle retribuzioni annesse per le attività del Comitato provinciale di Catania della Cri riguardanti il Cara di Mineo e per quelle relative al primo soccorso dell'aeroporto di Catania, al fine di verificare se siano state realizzate a norma di legge le attività d'interesse pubblico di competenza della Cri etnea;
   se sia a conoscenza dello stato dei bilanci degli ultimi 5 anni della Cri di Catania;
   se intenda verificare, per quanto di competenza, se le assunzioni dei medici impiegati nei servizi sopra richiamati curati dalla Croce rossa di Catania, rispettino la normativa vigente;
   di quali elementi disponga circa i compiti istituzionali e il raggiungimento degli obiettivi previsti dalle normative vigenti da parte della Croce rossa di Catania. (5-11692)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'AGOSTINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   stando a quanto recentemente denunciato da CittadinanzaAttiva con un proprio comunicato, da molti anni per una decisione, a suo dire, «priva di alcun senso logico, clinico ed economico», la prescrizione dei farmaci innovativi è stata inibita ai medici di medicina generale sulla base di considerazioni che, stando al parere espresso dai vertici della Società italiana di medicina generale e dalla Federazione italiana medici di medicina generale, sarebbero «prive di sostanza clinica e sanitaria»;
   tale decisione perdura tuttora e ha portato danni incalcolabili alla salute dei cittadini a cui è stato di fatto impedito l'accesso alle cure di patologie importanti come il diabete e le malattie cardiovascolari;
   in ragione di ciò medici di medicina generale non hanno più accesso all'informazione scientifica e alla conoscenza sui nuovi farmaci cosiddetti innovativi;
   secondo Simg e Fimmg si paventa, addirittura, l'inibizione a prescrivere classi di farmaci per le patologie respiratorie croniche rispetto alle quali la medicina generale è l'unico comparto medico in grado di reggere l'impatto della cronicità crescente;
   i vertici di Fimmg e Simg lamentano «la presa in carico di tutti i cittadini italiani, delegando però ai soli specialisti la prescrizione di farmaci per i quali – affermano – siamo perfettamente in grado svolgere un adeguato percorso informativo e formativo, anche in collaborazione con altri professionisti coinvolti nel medesimo processo di cura»;
   stando ancora ai vertici delle citate organizzazioni di categoria, si tratta di «una visione di povertà culturale dei medici di famiglia e di sudditanza ad altre aree della professione medica che sta alla base delle norme vessatorie che impediscono la prescrizione di farmaci così importanti per la salute dei cittadini»;
   a giudizio dell'interrogante, occorre cambiare strada, per superare quella che Fimmg e Simg definiscono «la scarsa considerazione della medicina generale» e «la visione ottusa e retriva della medicina generale che ancora ostinatamente persiste – affermano – in alcuni settori e in alcune Regioni di questo Paese, che utilizzano il pretesto della appropriatezza per impedire l'armonico e indispensabile sviluppo delle cure primarie, limitandone in ogni modo e con ogni mezzo le enormi capacità ancora inespresse per migliorare l'assistenza e la cura dei cittadini sul territorio»;
   anche a giudizio dell'interrogante, l'attribuzione ai medici di base della facoltà di prescrivere i farmaci innovativi rappresenterebbe una scelta che consentirebbe di «riavvicinare» il servizio sanitario nazionale ai cittadini, in particolar modo a chi vive nelle aree interne, periferiche o disagiate, dove la medicina di famiglia rimane uno dei pochi punti di riferimento del servizio sanitario nazionale –:
   quali iniziative il Ministro interrogato ritenga di promuovere per attribuire al medico di famiglia la facoltà di prescrivere i farmaci innovativi. (4-17109)

SPORT

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VII Commissione:


   BORGHESI. — Al Ministro per lo sport. — Per sapere – premesso che:
   in data 31 maggio 2017 la giunta del Coni ha effettuato le nomine del presidente del tribunale nazionale antidoping (Tna), della procura nazionale antidoping (Pna) e del Comitato Controlli antidoping della Nado Italia che ha la responsabilità esclusiva in materia di adozione ed applicazione delle norme in conformità al codice mondiale antidoping (codice Wada) del quale è parte firmataria;
   non risulta all'interrogante che per i predetti ruoli così importanti siano state richieste manifestazioni d'interesse per eventuali candidati, a giudizio dell'interrogante in contrasto con i principi fissati nella normativa vigente laddove addirittura si prevede che gli organi di giustizia delle Federazioni siano composti da soggetti che abbiano manifestato il loro interesse a far parte degli stessi e siano in possesso dei requisiti professionali richiesti. Ne consegue quindi che le nomine sono state effettuate con criteri nominali e senza verificare alcun curriculum né effettuare confronti con altri possibili candidati;
   inoltre, risulta che il nuovo procuratore nazionale antidoping provenga addirittura dal Tna stesso dove è stato componente della prima sezione per alcuni mesi. Quindi, l'organo inquirente responsabile sarà colui il quale formulerà l'accusa anche davanti ai suoi precedenti colleghi. Risulta, infatti, all'interrogante, che anche la composizione dei Tna sia avvenuta senza nessuna manifestazione di interesse e, in alcuni casi, con l'inserimento di persone senza alcuna o con pochissima esperienza nell'antidoping. In ogni caso, poiché il nuovo procuratore nazionale ha fatto parte del collegio della prima sezione del Tna, come detto egli rappresenterebbe l'accusa contro gli atleti dinanzi ai suoi precedenti colleghi, atteso che i componenti della prima sezione sono, ad oggi, rimasti sempre gli stessi;
   non risulta che la giunta del Coni abbia ratificato alcunché riguardo ai nuovi componenti del Tna e della procura nazionale antidoping e del Comitato controlli antidoping, alla presidenza del quale è stato nominato un ex atleta;
   la costituzione della Nado Italia e la nomina del suo presidente sono state effettuate secondo l'interrogante in dispregio dei princìpi fissati nella normativa vigente, nonché senza che siano state richieste manifestazioni d'interesse pubblico per il ruolo di presidente della Nado Italia –:
   quali iniziative il Ministro intenda intraprendere, per quanto di competenza, affinché sia ripristinato il corretto iter per le nomine riguardanti i componenti della giustizia antidoping e siano osservati i principi che informano la disciplina in materia di doping e di nomine per l'attività antidoping. (5-11694)


   COSCIA, COCCIA, BLAZINA, ASCANI, MANZI, CAROCCI, ROCCHI, CRIMÌ, BONACCORSI, GHIZZONI, DALLAI, D'OTTAVIO, IORI, MALISANI, MALPEZZI, NARDUOLO, PES, RAMPI, SGAMBATO e VENTRICELLI. — Al Ministro per lo sport. — Per sapere – premesso che:
   in Italia, i casi di morte cardiaca improvvisa sono circa 50 mila l'anno, 1.200 al giorno: a questi si contano anche, secondo recenti stime, circa 1.000 giovani con meno di 35 anni e l'80 per cento di decessi improvvisi è attribuibile alla cardiopatia ischemica. Secondo i cardiologi, dei 50.000 casi italiani l'anno, un quarto potrebbe salvarsi con il defibrillatore: la maggiore efficacia si registra se l'intervento viene somministrato entro 5 minuti dall'evento e ogni minuto che passa la possibilità di sopravvivere si riduce del 10 per cento;
   l'obbligo di dotazione e di impiego di un defibrillatore è entrato a regime, per le società sportive professionistiche, con l'approvazione della legge 8 novembre 2012, n. 189 (cosiddetta legge Balduzzi);
   l'entrata a regime dell'obbligo di dotazione e d'impiego di un defibrillatore per le società sportive dilettantistiche, originariamente prevista alla scadenza del trentesimo mese dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del menzionato decreto del Ministro della salute 24 aprile 2013, stata più volte prorogata;
   l'ultima di queste proroghe comporta l'entrata a regime dell'obbligo dal 1o luglio 2017;
   durante l'illustrazione del proprio programma politico, il Ministro per lo sport, aveva preso l'impegno di porre fine alla reiterazione delle proroghe, assicurando che il 1o luglio 2017 sarebbe stato vigente l'obbligo di dotazione e impiego di un dispositivo «salvavita» anche per le società sportive dilettantistiche;
   alcune agenzie di stampa hanno già diffuso la notizia dell'adozione di un decreto, firmato dal Ministro della salute e dal Ministro per lo sport, col quale sarebbe regolata l'entrata in vigore dell'anzidetto obbligo –:
   come il Governo intenda porre fine alla reiterazione delle proroghe e se intenda confermare l'approvazione e il contenuto del suddetto decreto. (5-11695)


   SIMONE VALENTE. — Al Ministro per lo sport. — Per sapere – premesso che:
   l'Aero Club d'Italia è una federazione sportiva nazionale riconosciuta del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) ai sensi dell'articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica del 28 marzo 1986, nonché del decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242;
   così come riportato dal proprio sito istituzionale l'Aero Club d'Italia «ha unificato l'esercizio del potere sportivo aeronautico nazionale (rilascio dei brevetti di pilotaggio, omologazione di gare e di record, emanazione di regolamenti sportivi, ecc.), divenendo il rappresentante ufficiale dell'Italia in ambito F.A.I.», facendosi «promotore di diverse iniziative per la propaganda del volo»;
   la federazione promuove, tra l'altro, la diffusione di tutte le forme di volo e aggiornamento di tutti i suoi associati, evidenziando, così, l'importanza del ruolo che questa svolge nel panorama sportivo nazionale;
   in data 27 giugno 2017, il quotidiano consultabile online « Il Fatto Quotidiano» riportava la notizia della rielezione del presidente uscente della federazione sportiva nazionale, Giuseppe Leoni, nonostante lo stesso abbia subito una condanna in primo grado a tre anni per peculato, e, per tali motivi, interdetto a vita dai pubblici uffici;
   benché già in carica dal 2002 il presidente Leoni non ritenne necessario rassegnare le proprie dimissioni all'indomani della sentenza di condanna, considerando non applicabile la «legge Severino» al proprio caso, nonostante l'Aero Club d'Italia sia configurato quale ente di diritto pubblico;
   secondo quanto riportato dall'articolo i piloti avrebbero inoltre denunciato come «in aperto contrasto con il principio di lealtà e correttezza imposto alla sua figura dal Codice di comportamento del Coni (articolo 2), il Leoni sta anzi promuovendo una modifica statutaria con la quale, inserendo una norma ad personam, intende illegittimamente abrogare dallo Statuto dell'Ente la norma che prevede l'incandidabilità di soggetti che sono sottoposti a provvedimenti disciplinari per lesione dei principi di onorabilità»;
   lo stesso articolo, infine, riporta l'avvenuta sospensione da parte del Comitato olimpico, alla quale, tuttavia, non ha fatto seguito la sospensione e l'interdizione con rigore da ogni attività;
   tale caso evidenza l'urgente necessità di introdurre nel sistema sportivo misure idonee a scongiurare la presenza di soggetti condannati per reati incompatibili con le funzioni proprie di presidente di federazione sportiva nazionale –:
   quali iniziative di competenza intenda adottare con riferimento a quanto esposto in premessa, e per impedire l'elezione di soggetti condannati all'interno di organismi pubblici come l'Aero Club d'Italia, in conformità con quanto previsto dalle disposizioni normative vigenti. (5-11696)


   NICCHI e FOSSATI. — Al Ministro per lo sport. — Per sapere – premesso che:
   per l'attività sportiva è generalmente necessaria la certificazione medica, a fini preventivi;
   purtroppo, tranne i casi di sport professionistico, i costi della certificazione medica sono a carico di chi pratica lo sport;
   tuttavia, esiste una discrepanza nella disciplina dell'ordinamento sportivo: l'attività sportiva intesa come ludico-motoria, organizzata dalle associazioni sportive dilettantistiche, richiede la certificazione medica. Viceversa, la stessa attività – ove organizzata da enti diversi, senza scopo di lucro – non necessita del certificato medico, dando così luogo a una chiara disparità di trattamento;
   il Governo si era impegnato a sanare tale problematica normativa, ma sinora ciò non è accaduto –:
   con quali tempi e modalità si intendano assumere le iniziative necessarie a risolvere la questione dei certificati medici per l'attività ludico-motoria, organizzata dalle associazioni sportive dilettantistiche.
(5-11697)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SENALDI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il gruppo spagnolo Gas Natural è presente in Italia dal 2002, dove esercita attività di distribuzione e di vendita del gas naturale e dell'elettricità, oltre che di rigassificazione, con sede legale a San Donato Milanese e sede operativa ad Acquaviva delle Fonti (BA);
   attualmente, l'azienda dichiara di servire nel nostro Paese oltre 450.000 clienti tra famiglie e imprese, gestisce circa 7.265 chilometri di rete e si colloca tra le prime sei aziende di distribuzione del gas naturale, tra le oltre 220 imprese del settore, dando occupazione a circa 400 addetti;
   secondo alcune fonti stampa Gas Natural avrebbe dato mandato alla banca d'affari Rothschild di effettuare una revisione strategica delle proprie attività in Italia propedeutica alla cessione, la cui vendita potrebbe formalmente concludersi nel corso del 2017, a valle di un primo «giro di proposte» non vincolanti raccolte entro il 23 giugno di quest'anno;
   la distribuzione del gas, oltre a essere un servizio di interesse pubblico, è un'attività regolata svolta su base concessoria, la cui remunerazione è assicurata da parametri fissati dall'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, stabili per un periodo di sei anni, i cui oneri sono in definitiva sostenuti dai clienti finali come frazione del costo pagato per ogni metro cubo di gas consumato;
   tale remunerazione, oltre garantire un equo ritorno sul capitale investito, serve a sostenere continui investimenti di manutenzione, adeguamento e miglioramento della rete di distribuzione, allo scopo di mantenere elevati standard di servizio, prevenire gli incidenti e adottare strumenti di misura atti a favorire un consumo consapevole dell'energia;
   proprio la stabilità della remunerazione garantita dai parametri fissati dall'Aeegsi costituisce un elemento di forte attrazione per soggetti di natura non imprenditoriale, come ad esempio i fondi di investimento, che vedono nell'impiego in attività regolate la possibilità di ottenere rendimenti sicuri per grandi capitali, mettendoli al riparo dai rischi insiti nei mercati azionari ed obbligazionari;
   i fondi hanno per loro natura l'interesse a massimizzare il rendimento a termine del capitale investito e sono meno interessati a sviluppare strategie di lungo periodo e a effettuare investimenti non direttamente produttivi, come quelli atti a mantenere inalterate le caratteristiche di qualità, adeguatezza e sicurezza del servizio nel lungo e nel lunghissimo termine –:
   se sia a conoscenza delle intenzioni di Gas Natural di uscire dal mercato italiano e delle procedure da questa adottate per la cessione dei propri asset in Italia. (5-11684)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nello stabilimento dell'azienda aeronautica Atitech Manufacturing s.r.l. di Napoli è in corso un presidio permanente da parte dei lavoratori, in seguito alla decisione unilaterale dell'azienda di procedere all'attuazione della Cigs per 178 dipendenti, nonostante il rifiuto da parte di Fim, Uilm, Fiom e Ugl di firmare l'accordo per la cassa integrazione straordinaria;
   i sindacati, infatti, hanno ritenuto irricevibile la proposta avanzata dall'azienda, sottolineando che l'accordo sottoscritto il 27 maggio 2015 da ex Finmeccanica (oggi Leonardo), Atitech, Fim-Fiom-Uilm Nazionali e Territoriali e RSU, prevedeva il non ricorso agli ammortizzatori sociali per i 178 ex dipendenti di Alenia Aermacchi ceduti all'Atitech Manufacturing, per tutta la durata del piano industriale 2016/2020;
   il piano industriale contemplava investimenti per 12 milioni di euro per rendere idonei i capannoni a ospitare grandi aerei da revisionare e incrementi di volumi produttivi a partire dal 1o gennaio 2016 con l'obiettivo di accrescere l'occupazione di oltre 500 lavoratori entro il 2020. Dopo 24 mesi dalla firma di quell'accordo nessuno degli impegni presi è stato mantenuto: gli investimenti non sono stati realizzati, i volumi di carico lavoro si sono azzerati e i 178 lavoratori da maggio sono stati messi in cassa integrazione;
   il 21 giugno 2017 a Roma si è svolto presso il Ministero dello sviluppo economico, alla presenza dei rappresentanti societari, di rappresentanti del Ministero, della regione Campania e di Filt-Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl Trasporto, il previsto incontro per le criticità industriali e finanziarie di Atitech, dovute soprattutto alla riduzione dei volumi della sua attività collegati principalmente alla società «Alitalia Sai» che dal 2 maggio 2017, ha fatto ricorso alla procedura d'insolvenza. Le preoccupazioni riguardano sia le commesse future, sia il recupero del credito che Atitech vanta nei confronti di Alitalia;
   la procedura d'insolvenza, rispetto alla disposizione normativa della legge fallimentare, determina, infatti, l'impossibilità per i fornitori di vedersi riconosciuti i crediti finanziari per le attività svolte precedentemente alla data dell'insolvenza;
   sul versante dei temi rivendicati, il Ministero dello sviluppo economico e la regione Campania, si sono resi disponibili ad assumersi i propri impegni per la risoluzione delle criticità ancora in essere, mettendo in campo tutte le iniziative finalizzate a produrre risposte in tempi brevi e pianificando un nuovo incontro per il 10 luglio 2017;
   da parte sua, la società Atitech, dovrà presentare un progetto aziendale di sviluppo e una richiesta di finanziamenti pubblici che dovrà essere presa in carico per l'istruttoria e la verifica dei requisiti da parte della commissione per un'eventuale approvazione –:
   se il Governo intenda riferire sull'eventuale strategia elaborata per il rilancio del piano industriale di Atitech Manufacturing, necessario ad accrescere l'occupazione nella regione Campania;
   quali siano gli orientamenti del Governo riguardo al ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria per i 178 lavoratori, alla luce delle condizioni vincolanti dell'accordo sottoscritto nel 2015 e quali iniziative a breve termine intenda mettere in campo per favorire il loro reintegro lavorativo. (4-17098)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Oliverio e altri n. 7-01292, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Schullian e Ferrari.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Laforgia e Zaratti n. 2-01853, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nicchi.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Grillo e altri n. 5-11680, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Daga e Zolezzi.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Rizzetto n. 7-01290, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 817 del 20 giugno 2017.

   La XI Commissione,
   premesso che:
    nel 1998, con la trasformazione di Poste Italiane da ente pubblico economico a società per azioni, il trattamento di quiescenza (cosiddetta indennità di buonuscita) dei dipendenti di Poste Italiane è stato bloccato al 28 febbraio 1998 e, quindi, non è soggetto più a rivalutazione;
    il Governo Monti, a seguito dell'approvazione della risoluzione n. 8-00208 del 6 novembre 2012, si impegnava ad adottare entro il 31 gennaio 2013 «iniziative, anche di natura normativa, che consentano (...) un costante aggiornamento del valore dell'indennità di buonuscita». Tale impegno è rimasto del tutto disatteso e, ad oggi, l'importo della buonuscita viene liquidato ai lavoratori postali senza alcuna forma di rivalutazione;
    va, pertanto, individuato un intervento risolutivo che ponga fine al protrarsi di questa ingiustizia, che comporta la sottrazione di una consistente parte del salario differito maturato dai lavoratori. Tale manovra coinvolge, dunque, sia lavoratori ancora in servizio che quelli che hanno già ricevuto la liquidazione dell'indennità di buonuscita poiché cessati dal lavoro;
    in risposta all'interrogazione n. 5-11009 del 30 marzo 2017, il Governo ha reso noto che, dai dati della gestione commissariale fondo buonuscita per i lavoratori di Poste italiane, risulta quanto segue: i lavoratori postali cessati dal servizio, a cui è già stata liquidata l'indennità di buonuscita dal 1998 ad oggi, sono 142.847; i lavoratori postali tuttora in servizio, per i quali deve ancora maturare il diritto all'indennità di buonuscita, sono 76.754; l'ammontare complessivo della rivalutazione monetaria e degli interessi eventualmente riconoscibili a tutti i soggetti interessati, sia cessati che ancora in servizio, è pari a 907.261.000 euro; l'ammontare complessivo delle indennità di buonuscita che dovranno essere liquidate nel corso dei prossimi anni (e, in particolare, per il periodo dal 2017 al 2040) è pari a 939.972.000 euro;
    il Governo ha inoltre riferito che lo stesso non ha, ad oggi, introdotto modifiche all'attuale disciplina in materia di buonuscita poiché «i vincoli posti dall'attuale quadro finanziario» non hanno ancora reso possibile tale manovra;
    si osserva che l'onerosità dell'intervento in questione è dipesa anche dal protrarsi, negli anni, del blocco della rivalutazione della buonuscita, pertanto, continuare a rimandare una concreta iniziativa risolutiva, renderà sempre più ingenti le somme necessarie alla rivalutazione della buonuscita di tutti coloro che ne hanno diritto, anche considerando la maturazione degli interessi su tali importi,

impegna il Governo

a promuovere urgenti iniziative normative al fine di riconoscere la rivalutazione del trattamento di quiescenza sia dei lavoratori cessati che di quelli ancora in servizio di Poste Italiane, valutando la possibilità di istituire all'uopo un fondo ad hoc con un eventuale tetto massimo di spesa.
(7-01290)
«Rizzetto, Nastri».

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Roberta Agostini n. 4-17077, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 821 del 27 giugno 2017.

   ROBERTA AGOSTINI e MORASSUT. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel 1950 viene inaugurata a Roma, su via Tiburtina, in zona San Basilio, una fabbrica di penicillina da Sir Alexander Fleming, lo scopritore della penicillina, come il più grande polo di produzione in Europa, per coprire il fabbisogno nazionale e permetterne l'esportazione su vasta scala;
   nel 1971 la casa farmaceutica «Leo» cede lo stabilimento alla I.S.F. S.p.a. L'impianto rimane operativo fino alla metà degli anni novanta, quando la I.S.F. cessa la sua attività e l'edificio viene abbandonato;
   ancora oggi la situazione è la stessa. Un immenso edificio, svuotato in gran parte delle sue attrezzature, immerso nella spazzatura e nel degrado;
   il 17 gennaio 2014, in seguito ad un sopralluogo da parte del comune e delle forze dell'ordine, l'area viene sottoposta a sequestro penale da parte del comando dei carabinieri;
   nonostante il sequestro, l'edificio viene occupato dai senza dimora. La scorsa settimana c’è stato l'ennesimo sgombero da parte delle forze dell'ordine che ha visto l'allontanamento di 70 persone, per lo più cittadini africani e di etnia rom. Nel novembre 2016 è stato teatro di uno stupro ai danni di una giovane donna;
   ovviamente c’è anche un problema ambientale: residui chimici e rifiuti speciali abbandonati nella fabbrica;
   questa enorme struttura abbandonata non trova da anni una credibile ricollocazione. Si è parlato nel tempo, di farla diventare un albergo e della possibilità di utilizzare l'area ad uso abitativo e sportivo. Ma la situazione è sempre la stessa e gli abitanti della zona chiedono con forza un intervento per riqualificare l'area –:
   quali iniziative, di concerto con il comune di Roma, si intendano adottare al fine di garantire la sicurezza pubblica nell'area di cui in premessa;
   se il Governo non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per rimuovere i residui chimici e i rifiuti speciali abbandonati nella fabbrica, e verificare che detti rifiuti non abbiano comportato e comportino rischi per la salute pubblica. (4-17077)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interrogazione a risposta scritta Fraccaro n. 4-16418 del 27 aprile 2017;
   interrogazione a risposta scritta Andrea Maestri n. 4-17000 del 20 giugno 2017.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta immediata in assemblea Prestigiacomo n. 3-03112 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 821 del 27 giugno 2017. Alla pagina 48403, seconda colonna, dalla riga undicesima alla riga diciottesima deve leggersi: «se intenda chiarire le ragioni per le quali non sia stato ancora pubblicato il decreto ministeriale del 25 gennaio 2017, se non ritenga a questo punto opportuno ritirarlo definitivamente e, più in generale, quali iniziative intenda intraprendere per assicurare il regolare svolgimento dell'attività dell'autorità portuale del Mar di Sicilia orientale, garantendo l'insediamento del comitato di gestione.», e non come stampato.