Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 15 giugno 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,
   premesso che:
    con delibera n. 1388 del 14 dicembre 2016 (atto di segnalazione al Governo e Parlamento – proposta di modifica dell'articolo 14, comma 1, lettera d), dell'articolo 41, comma 3, e dell'articolo 47, comma 3, del decreto legislativo 25 maggio 2016 n. 97) l'Anac ha segnalato alcune criticità che la nuova disciplina in tema di trasparenza, introdotta dal decreto legislativo n. 97 del 2016, manifesta, con particolare riguardo alla novella degli articoli 14, 15 e 47 del decreto legislativo n. 33 del 2013;
    la prima criticità riguarda il diverso regime di trasparenza previsto per la dirigenza amministrativa in generale rispetto a quella sanitaria;
    com’è noto, l'articolo 14 del decreto legislativo n. 33 del 2013 disciplina ora gli obblighi di pubblicazione concernenti i titolari di incarichi politici, di amministrazione, di direzione o di governo e i titolari di incarichi dirigenziali. Al comma 1 del richiamato articolo sono elencati i dati da pubblicare, compresi quelli che si riferiscono alle dichiarazioni patrimoniali da rendere secondo la legge n. 441 del 1982;
    questi obblighi di pubblicazione sono ritenuti particolarmente rilevanti al fine di assicurare la trasparenza del sistema, risultando sanzionato il loro inadempimento ai sensi dell'articolo 47 del decreto legislativo n. 33 del 2013;
    prima della modifica introdotta dal decreto legislativo n. 97 del 2016, ai dirigenti si applicava un diverso regime di pubblicità, di cui all'articolo 15 del decreto legislativo n. 33 del 2013, ora previsto per i soli titolari di incarichi di collaborazione o consulenza delle amministrazioni, regime che non richiede la pubblicazione delle dichiarazioni patrimoniali;
    ebbene, a tal proposito l'Anac segnala che, mentre per i dirigenti amministrativi la disciplina di trasparenza è ora prevista dall'articolo 14 del «decreto trasparenza», sussistendo per questi l'obbligo di pubblicare anche le dichiarazioni concernenti la situazione patrimoniale nei termini previsti dalla legge n. 441 del 1982, per la dirigenza sanitaria (e cioè per gli incarichi di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo, nonché per gli incarichi di responsabile di dipartimento e di strutture semplici e complesse), poiché l'articolo 41 del decreto n. 33 del 2013 (in tema di trasparenza del servizio sanitario nazionale) espressamente richiama, al comma 3, l'articolo 15, è in fatto introdotto (per le due categorie di dirigenti in questione) un differente regime di trasparenza;
    la norma, infatti, non prevede per i dirigenti sanitari l'obbligo di fornire i dati riguardanti la situazione patrimoniale;
    a tal proposito, l'Anac non manca poi di esprimere la necessità che gli obblighi di pubblicazione della dirigenza sanitaria, già previsti per la dirigenza pubblica, dovrebbero includere anche le prestazioni professionali svolte in regime intramurario;
    invero, la questione dell'applicazione o meno delle norme sulla trasparenza anche alla dirigenza sanitaria ha interessato, con diversi pronunciamenti, l'Anac;
    in prima battuta, infatti, con delibera n. 241 dell'8 marzo 2017 l'Anac aveva emanato delle precipue linee guida sull'attuazione del decreto legislativo del 2013 sulla trasparenza nelle istituzioni pubbliche che, in sintesi, stabilivano l'obbligo per manager delle Asl, capi dipartimento e primari (strutture complesse e semplici) di presentare i dati sui compensi;
    fintanto che, a seguito di un'ordinanza cautelare del Tar Lazio e di altri pronunciamenti, con delibera n. 382 del 12 aprile 2017 l'Autorità anticorruzione decide di sospendere l'applicazione dell'obbligo di pubblicazione dei dati di reddito per tutta la dirigenza pubblica, compresa quella sanitaria, in attesa – come precisa l'Anac – di un intervento legislativo chiarificatore;
    la questione, inoltre, è stata oggetto alla Camera in data 28 aprile 2017 dell'interpellanza urgente 2-01773, alla quale, a parere dei firmatari del presente atto, il rappresentante del Governo, pur riconoscendo la necessità di un correttivo legislativo in merito, ha fornito una risposta sostanzialmente interlocutoria e insoddisfacente, non affrontando precisamente il nodo cruciale delle modalità e delle tempistiche con cui si intenda porre rimedio alla questione, scaricando di fatto ogni responsabilità in capo all'Autorità anticorruzione medesima;
    si aggiunga che, ancora la Camera, con votazione n. 49 della seduta n. 808 del 1o giugno 2017, ha respinto l'ordine del giorno 9/04444-A/175 al disegno di legge «Conversione in legge del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo» (4444), con il quale, in sintesi, si impegnava formalmente il Governo a dar seguito alle richieste dell'Anac di intervenire all'uopo con un correttivo legislativo;
    dunque, nonostante le precise segnalazioni dell'Anac, che hanno messo a conoscenza del problema Governo e Parlamento, nonché le citate precipue iniziative parlamentari in tal senso tese a dar seguito alle medesime segnalazioni dell'Autorità, è da constatarsi che, a diversi mesi dalla prima segnalazione dell'Anac, nessun esponente del Governo si è ancora espresso per farsi concretamente carico del problema, omettendo di dare seguito a quanto richiesto dall'Anac in tema di trasparenza per la dirigenza sanitaria;
    la seconda criticità segnalata dall'Anac riguarda, invece, l'articolo 47 del decreto legislativo n. 43 del 2013 (per come modificato dal decreto legislativo n. 97 del 2016), in tema di «Sanzioni per la violazione degli obblighi di trasparenza per casi specifici» il cui testo attuale è il seguente:
     «1. La mancata o incompleta comunicazione delle informazioni e dei dati di cui all'articolo 14, concernenti la situazione patrimoniale complessiva del titolare dell'incarico al momento dell'assunzione in carica, la titolarità di imprese, le partecipazioni azionarie proprie, del coniuge e dei parenti entro il secondo grado, nonché tutti i compensi cui dà diritto l'assunzione della carica, dà luogo a una sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 10.000 euro a carico del responsabile della mancata comunicazione e il relativo provvedimento è pubblicato sul sito internet dell'amministrazione o organismo interessato.
     1-bis. La sanzione di cui al comma 1 si applica anche nei confronti del dirigente che non effettua la comunicazione ai sensi dell'articolo 14, comma 1-ter, relativa agli emolumenti complessivi percepiti a carico della finanza pubblica, nonché nei confronti del responsabile della mancata pubblicazione dei dati di cui al medesimo articolo. La stessa sanzione si applica nei confronti del responsabile della mancata pubblicazione dei dati di cui all'articolo 4-bis, comma 2.
     2. La violazione degli obblighi di pubblicazione di cui all'articolo 22, comma 2, dà luogo ad una sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 10.000 euro a carico del responsabile della violazione. La stessa sanzione si applica agli amministratori societari che non comunicano ai soci pubblici il proprio incarico ed il relativo compenso entro trenta giorni dal conferimento ovvero, per le indennità di risultato, entro trenta giorni dal percepimento.
     3. Le sanzioni di cui al comma 1 sono irrogate dall'Autorità nazionale anticorruzione. L'Autorità nazionale anticorruzione disciplina con proprio regolamento, nel rispetto delle norme previste dalla legge 24 novembre 1981, n. 689, il procedimento per l'irrogazione delle sanzioni»;
    in merito a tale profilo la prima criticità sarebbe contenuta nel comma 3 nella parte in cui fa riferimento al potere dell'Autorità nazionale anticorruzione di irrogare le sanzioni di cui al solo comma 1, tralasciando di attribuire quindi espressamente la competenza all'Autorità anche per le sanzioni di cui ai commi 1-bis e 2 dell'articolo 47;
    un secondo aspetto problematico risiederebbe ancora nel citato comma 3, in ordine alla mancata indicazione del soggetto competente ad introitare le somme incassate a titolo di sanzioni;
    con delibera n. 958 del 7 settembre 2016 (atto di segnalazione al Governo e al Parlamento concernente la proposta di estensione degli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari, previsti dall'articolo 3 della legge 13 agosto 2010, n. 136, ai servizi sanitari e sociali erogati da strutture private accreditate) l'Anac ha altresì formulato talune specifiche osservazioni e proposte in ordine all'applicazione degli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari, previsti dall'articolo 3 della legge 13 agosto 2010, n. 136 (Piano straordinario contro le mafie, e delega al Governo in materia di normativa antimafia), ai servizi socio-sanitari erogati da strutture private accreditate;
    in particolare, l'Autorità esprime l'esigenza di un rafforzamento delle misure di controllo della spesa con finalità di ordine pubblico anche nel delicato settore dei servizi socio-sanitari gestiti dai privati, ritenendo opportuno che gli obblighi di tracciabilità siano applicabili anche ai servizi sanitari e sociali erogati da strutture private accreditate, in modo da anticipare, il più a monte possibile, la soglia di prevenzione, creando meccanismi che consentano di intercettare i fenomeni di intrusione criminale nei flussi finanziari provenienti dagli enti pubblici;
    secondo il parere dell'Autorità, infatti, un'evoluzione in questo senso dello strumento della tracciabilità sarebbe, del resto, pienamente giustificata dalla constatazione che anche in questo settore, come in quello degli appalti pubblici, frequentemente le infiltrazioni della criminalità organizzata finiscono per saldarsi con i fenomeni corruttivi e di mala gestio della cosa pubblica,

impegna il Governo:

1) in linea con quanto indicato nelle citate delibere dell'Autorità nazione anticorruzione, a porre in essere con urgenza le iniziative normative ritenute più opportune, affinché:
   a) venga estesa l'applicabilità delle norme sulla trasparenza di cui al decreto legislativo n. 33 del 2013, già previste per la dirigenza pubblica, anche alla dirigenza sanitaria, includendovi anche le prestazioni professionali svolte in regime intramurario;
   b) il potere sanzionatorio dell'Anac sia effettivamente applicabile a tutti gli obblighi di pubblicazione previsti nel decreto n. 33 del 2013, individuando nell'Anac medesima il soggetto deputato ad introitare le somme derivanti dalle sanzioni, comminate, specificando altresì che le suddette somme restino nella disponibilità dell'Autorità in analogia a quanto previsto dall'articolo 19, comma 6, del decreto-legge n. 90 del 2014, che, con riferimento alle sanzioni comminate dall'Autorità per omessa adozione dei piani triennali di prevenzione della corruzione, dei programmi triennali di trasparenza o dei codici di comportamento (di cui al comma 5 dell'articolo 19), stabilisce che le stesse restino nella disponibilità dell'Autorità e siano utilizzabili per le proprie attività istituzionali;
   c) anche al fine di superare i problemi interpretativi sorti in relazione all'esatto inquadramento giuridico dei servizi socio-sanitari erogati in regime di accreditamento, si provveda ad una modifica dell'articolo 3 della legge n. 136 del 2010 in modo da ricomprendere, espressamente e in maniera inequivoca, tali servizi nell'ambito di applicazione della norma.
(1-01645) «Di Vita, Nuti, Lupo, Di Benedetto, Nesci, Lorefice, Silvia Giordano, Dall'Osso, Mannino, Mantero».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   MELILLA, SCOTTO, ZARATTI, KRONBICHLER, QUARANTA, RICCIATTI, SANNICANDRO, PIRAS, ALBINI, NICCHI, D'ATTORRE e FRANCO BORDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il Governo, in risposta ad una interrogazione del primo firmatario del presente atto sui ritardi nella istituzione del parco nazionale della Costa Teatina, ha sostenuto nel mese di marzo del 2016 che, la direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha provveduto ad inoltrare alla Presidenza del Consiglio dei ministri tutta la documentazione inviata dal presidente della regione Abruzzo concernente le «determinazioni riferite alla perimetrazione di competenza e connesse norme di salvaguardia» del suddetto parco nazionale che con la legge n. 344 del 1997 venne inserito tra le «prioritarie aree di reperimento» previste dalla legge n. 394 del 1991. Con la successiva legge n. 93 del 2001 venne avviato l’iter dell'istituzione del Parco attraverso le procedure e le intese previste dalla legge quadro sulle aree protette italiane;
   sono passati 16 anni da quella legge istitutiva del marco nazionale della costa teatina e si è registrata quella che appare agli interroganti una serie infinita di ritardi e boicottaggi, di abusi e violazioni di ogni tipo;
   sono passati un anno e 3 mesi dalla trasmissione della documentazione della regione Abruzzo alla Presidenza del Consiglio dei ministri senza che questa vicenda sia stata definita –:
   quali siano le ragioni di questo ritardo, a giudizio degli interroganti scandaloso, e in quali tempi il Governo intenda concludere le sue verifiche e assumere le iniziative di competenza per procedere, in via definitiva, alla istituzione del parco nazionale della costa Teatina. (3-03082)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DAMIANO, CAUSI, CICCHITTO, CUPERLO, GNECCHI, MARTELLI, POLVERINI, VERINI e ZAMPA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   a seguito del mancato pagamento dello stampatore e della mancata corresponsione delle retribuzioni relative al mese di maggio 2017, da martedì 30 maggio il quotidiano l'Unità non è più in edicola;
   alle ore 22,49 del 1o giugno 2017, l'amministratore delegato della società Unità s.r.l. ha comunicato alla Federazione nazionale della stampa, a Stampa romana e al comitato di redazione l'intenzione di incontrare le rappresentanze sindacali per illustrare la situazione del giornale e la decisione di interrompere volontariamente le pubblicazioni in attesa di un piano di ristrutturazione;
   nei mesi precedenti l'azienda ha posto in essere gravi comportamenti lesivi dei diritti dei lavoratori, arrivando a chiedere alla rappresentanza sindacale, quale condizione per la regolarità dei pagamenti degli stipendi dovuti, di convincere ex dipendenti, a cui il giudice aveva riconosciuto risarcimenti per la mancata assunzione, a rinunciare al pignoramento dei conti correnti aziendali per mancato pagamento delle cifre riconosciute dal tribunale del lavoro –:
   quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di favorire il pieno ripristino delle condizioni di rispetto dei diritti dei lavoratori e delle norme che regolano il settore dell'editoria da parte della società che edita il quotidiano l'Unità;
   se non ritengano opportuno favorire l'apertura di un tavolo di confronto tra le parti, finalizzato a creare le condizioni per la salvaguardia del futuro del quotidiano l'Unità, nonché dei livelli occupazionali e delle professionalità ivi operanti, a tal fine vigilando sulla sostenibilità del piano industriale ed editoriale che accompagnerà la ristrutturazione e il rilancio del quotidiano;
   quali iniziative intendano intraprendere al fine di assicurare, entro i tempi più rapidi possibili, il pieno utilizzo degli ammortizzatori sociali previsti in tali situazioni per le lavoratrici e i lavoratori interessati dal suddetto piano industriale. (5-11581)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZACCAGNINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   un nuovo esposto del Codacons all'Anac sulle vaccinazioni è la notizia riportata da più organi di stampa e tv in data 12 giugno 2017. L'associazione, consumatori ha chiesto, infatti, all'Autorità anticorruzione se «sia lecito che il dirigente del ministero della Salute, Ranieri Guerra, firmi atti pubblici sui vaccini sedendo, come da curriculum, nel Cda della Fondazione Glaxo, che come noto produce il vaccino esavalente venduto in Italia». Secondo il Codacons «risulterebbe che Guerra abbia firmato tutti gli provvedimenti sui vaccini anziché astenersi come dovuto in base all'articolo 323 del Codice Penale. Nel 2014 era addirittura presente in prima fila a Washington assieme al ministro Beatrice Lorenzin al momento della firma sull'accordo che avrebbe messo l'Italia alla guida delle campagne vaccinali nel mondo. Ciò mentre sedeva come consigliere di amministrazione nella Fondazione Glaxo, azienda leader nella produzione dei vaccini». In data 13 aprile 2016 il quotidiano il Sole24ore pubblica il seguente articolo dal titolo: «Vaccini e farmaci, Glaxo scommette 1 mld sull'Italia» nel quale si descriveva: «GlaxoSmithKline (Gsk), la multinazionale britannica del pharma, raddoppia e decide di scommettere ancora un miliardo in Italia nei prossimi quattro anni. Un investimento sostanzioso e forse addirittura sottostimato rispetto ai programmi mondiali di Gsk, che proprio dalle attività nel nostro Paese conta di incrementare il business del gruppo a partire da quelle del polo toscano dei vaccini di Siena e di Rosia, il cuore rispettivamente della R&S e della produzione di settore, dopo il mega scambio di attività (vaccini contro oncologia) con Novartis perfezionato l'anno scorso. Non a caso proprio ai vaccini, col business strategico anti meningite, sarà riservato il 60% degli investimenti (600 mln), contro il 40% dedicato al pharma tradizionale»;
   la Glaxo è considerata un leader mondiale nei vaccini con 3,7 miliardi di sterline di fatturato su 23,9 totali; è da questo settore (profittevole in due casi su 10 nel mondo) che la multinazionale britannica si aspetta una autentica escalation nei prossimi anni. Fino ad arrivare a 6 miliardi di sterline entro il 2020. Lo spiega nella sua visita in Italia Luc Debruyne, presidente mondiale di Gsk vaccini, già ad della società in Italia: «Abbiamo in portafoglio il motore dell'innovazione. Perché i vaccini sono innovazione e insieme sono il fulcro della prevenzione. Dunque della sostenibilità non solo della nostra impresa, ma dei sistemi sanitari in tutto il mondo». E l'Italia, ci spiega Debruyne, rappresenta una tappa non certo casuale dei programmi della società: «Abbiamo acquisito un'eccellenza e su questa continueremo a puntare. Scommettere ancora sulla ricerca e sulla produzione qui, non era scontato. Ma ci crediamo. Siamo pronti a scommettere 600 mln di investimenti nei prossimi quattro anni nell'eccellenza e nella qualità dei vaccini in Italia, salvaguardando l'occupazione» –:
   se il Governo non reputi necessario assumere iniziative per la rimozione di Ranieri Guerra dall'incarico di dirigente ricoperto presso il Ministero della salute, considerato che lo stesso ha firmato atti pubblici sui vaccini senza astenersi, sedendo, come da curriculum, nel consiglio di amministrazione della fondazione Glaxo – che, come noto, produce il vaccino esavalente venduto in Italia e ha un ruolo di leader mondiale nel settore stesso – circostanza che lascia trasparire, a giudizio dell'interrogante, un palese conflitto di interesse. (4-16962)


   CENTEMERO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   in un'edicola di Firenze, nel popolare quartiere di San Lorenzo, sono state messe in vendita alcune shopping bag che raffigurano due vignette: nella prima vi è l'immagine di una coppia con la donna che urla contro l'uomo e la scritta « problem» e nella seconda l'uomo spinge la donna facendola precipitare con la scritta « solved»;
   ad accorgersi della vendita di tali souvenir sono stati dei passanti che hanno notato gli oggetti e hanno divulgato l'immagine sui social network: da quel momento è scoppiato il caso a cui è seguito l'intervento dei vigili urbani del comune di Firenze che, dopo un sopralluogo sul posto, hanno disposto una sanzione pecuniaria all'edicolante ai sensi dell'articolo 30, comma 4 del regolamento di polizia urbana che vieta la vendita di «qualsiasi oggetto o merce che possa recare offesa al pubblico decoro»;
   se l'intento dei creatori del souvenir, appena descritto, era quello di ironizzare sul rapporto uomo-donna, nei fatti tale oggetto, in un Paese in cui le statistiche mostrano che nel 2016 116 donne sono state uccise da mariti, fidanzati, compagni o altri familiari, è ad avviso dell'interrogante da considerarsi come una vera e propria esaltazione al femminicidio;
   oltre a quanto appena riportato, l'accaduto mostra altresì una vera e propria inefficienza delle forze di polizia locali che, oltre a non avere contezza dei prodotti che vengono commercializzati sul proprio territorio, hanno comminato una sanzione che appare non proporzionata all'illecito senza prevedere il sequestro degli oggetti incriminati –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto accaduto e se non intenda promuovere le opportune iniziative, anche normative, al fine di tutelare l'immagine della donna veicolata attraverso la vendita di prodotti commercializzati. (4-16963)


   GIANCARLO GIORGETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   nel centro europeo dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale sul lago Maggiore è stato realizzato un nuovo magazzino, denominato «area 41»;
   vari giornali e siti online (T news 14 giugno – Corriere della Sera Milano, cronaca del 13 giugno 2017) riportano che il nuovo magazzino, costruito dall'Unione europea e in attesa dell'autorizzazione da parte dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ISPRA, dovrà ospitare scorie nucleari;
   si tratta di un sito poco distante dal luogo ove in passato funzionavano due reattori nucleari costruiti da Euratom, l'agenzia per l'energia atomica europea;
   nel sito opera oggi il centro di ricerca Joint research centre (Jrc), che si occupa di ambiente, scienza ed emergenze meteorologiche, verso l'obiettivo di gestire il processo di disattivazione di tutte le scorie prodotte in passato e arrivare al cosiddetto « Green field», ossia un ambiente sano e senza contaminazione; infatti, il nome in codice del programma avviato nel 1999, è «DeWM», ossia «Disattivazione degli impianti e di gestione dei rifiuti radioattivi»;
   non è chiaro se il nuovo deposito conterrà solo i rifiuti del centro di ricerca Jrc o anche altri scarti nucleari di varia provenienza;
   durante la conferenza stampa del 10 giugno 2017, i dirigenti dell’Jrc, per dimostrare l'assenza di pericoli, hanno fatto sapere ai sindaci della zona che si tratta della continuazione dello stoccaggio dei materiali già conservati da Ispra e hanno anche aperto il magazzino ai giornalisti e ad alcuni artisti per mostrare lo spazio dove, dal 29 settembre e per due settimane, si terrà una mostra d'arte con i fusti vuoti che in passato hanno ospitato le scorie nucleari;
   tuttavia, cresce la preoccupazione dei cittadini locali, in quanto presso l'Ispra si producono rifiuti atomici dalla fine degli anni ’60 e il nuovo deposito, si dice il secondo più grande di tutta l'Europa, solleva una serie di interrogativi su cosa effettivamente verrà portato e depositato sul proprio territorio –:
   se il Governo intenda acquisire elementi dalla Commissione europea e fornire notizie sulla tipologia, sulla provenienza e sulla quantità di rifiuti che sono destinati al nuovo magazzino «area 41» del centro europeo dell'Ispra sul lago Maggiore informando i cittadini locali in merito, per attenuare le preoccupazioni e rispondere gli interrogativi su cosa effettivamente verrà portato e depositato sul territorio. (4-16964)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   LATRONICO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il 17 maggio 2017 la Commissione europea, nell'ambito della procedura di infrazione 2011/2215, ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per la mancata bonifica o chiusura di 44 discariche non conformi, come prescritto dall'articolo 14 della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti;
   l'Italia era tenuta, entro il 16 luglio 2009, a bonificare le discariche autorizzate o già in funzione prima del 16 luglio 2001, le cosiddette «discariche preesistenti», rendendole conformi alle norme di sicurezza stabilite in tale direttiva, oppure a chiuderle. Malgrado il tempo concesso e gli avvertimenti di Bruxelles, «l'Italia ha omesso di adottare misure per bonificare o chiudere» le citate discariche, dislocate tra Abruzzo (11), Basilicata (23), Campania (2), Puglia (5) e Friuli Venezia Giulia (3);
   vista l'insufficienza dei progressi, la Commissione ha trasmesso un parere motivato supplementare nel giugno 2015, nel quale si esortava l'Italia a trattare adeguatamente 50 siti. Nonostante alcuni progressi, nel maggio 2017 non erano ancora state adottate le misure necessarie e, pertanto la Commissione ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea;
   secondo le informazioni ufficiali fornite dalla Commissione europea, quindi il 52,3 per cento dei siti che rappresentavano ancora una minaccia per la salute e l'ambiente sono collocati sul territorio lucano. In particolare, le località dove sono state individuate le discariche irregolari sono le seguenti: Atella (Loc. Cafaro); Avigliano (Loc. Serre Le Brecce); Corleto Perticara (Loc. Tempa Masone); Ferrandina (Loc. Venita); Genzano di Lucania (Loc. Matinella); Latronico (Loc. Torre); Lauria (Loc. Carpineto); Maratea (Loc. Montescuro); Marsico Nuovo (Loc. Galaino); Matera (Loc. La Martella); Moliterno (Loc. Tempa La Guarella); Pescopagano (Loc. Domacchia); Potenza (Loc. Montegrosso-Pallareta; Rapolla (Loc. Albero in Piano); Rionero in Vulture (Loc. Ventaruolo); Roccanova (Loc. Serre); Salandra (Loc. Piano del Governo); San Mauro Forte (Loc. Priati); Sant'Angelo Le Fratte (Loc. Farisi); Senise (Loc. Palomabara); Tito (Loc. Aia dei Monaci); Tito (Loc. Valle del Forno);
   il ricorso alla Corte di giustizia potrebbe comportare, ancora una volta, per il nostro Paese una condanna al pagamento di sanzioni pecuniarie (composte da una somma forfettaria e da penalità giornaliere). Rispetto alle sanzioni già pagate dall'Italia, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Sandro Gozi, ha recentemente dichiarato che, al 21 marzo 2017, il nostro Paese ha versato all'Unione europea ben 329 milioni di euro, dei quali 141 milioni di euro per la sentenza relativa alle «discariche abusive»;
   in merito alla situazione della Basilicata non può non tornare alla memoria quanto scritto nella relazione conclusiva dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti istituita nella XVI legislatura, che rappresentava la situazione del ciclo dei rifiuti in Lucania come «l'esempio lampante di quanto possa essere inefficiente la gestione dei rifiuti anche in una regione ove vi è una produzione contenuta degli stessi», sottolineando come il problema non fosse tanto quello relativo ai quantitativi di rifiuti prodotti «quanto piuttosto quello della razionale predisposizione di un sistema di gestione idoneo a consentire lo smaltimento e/o il riciclo dei rifiuti in ossequio alle prescrizioni imposte a livello europeo e nazionale» –:
   quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda adottare per evitare un'ennesima condanna dall'Italia da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea e, in particolare, per mettere a norma o chiudere definitivamente quei siti che costituiscono ancora una minaccia per la salute e l'ambiente della Basilicata, una regione che già deve affrontare le gravi problematiche legate alle discariche abusive e alle questioni ambientali connesse alla prospezione, alla produzione e al trasporto di idrocarburi e agli impianti siti sul territorio regionale. (3-03083)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   Acea Ato 2 è la società operativa del gruppo Acea s.p.a., la multiservizi romana attiva nella gestione e nello sviluppo di reti e servizi dell'acqua, dell'energia e dell'ambiente, che gestisce il servizio idrico integrato in 85 comuni nell'ambito territoriale ottimale 2 (ATO 2) – Lazio centrale, garantendo altresì l'approvvigionamento idrico ad altri 58 comuni di cui 47 fuori dall'ATO 2 (Rieti, Frosinone e Latina);
   il 23 maggio 2017 Acea Acqua, ramo per i servizi idrici della società, avrebbe reso noto il rapporto «Criticità dell'approvvigionamento idropotabile nei comuni dell'Ato 2 – situazione attuale e previsione per l'estate 2017» nel quale verrebbe posta in evidenza una riduzione della piovosità del 50 per cento nelle ultime 2 stagioni autunno-invernali, rispetto alle precedenti e, contemporaneamente, un prevedibile aumento del consumo idrico dovuto all'innalzamento delle temperature atmosferiche registrate;
   le risultanze di detto rapporto sarebbero state trasmesse dal gestore ai comuni, che sarebbero stati classificati in aree a diversa criticità di approvvigionamento idrico durante il periodo estivo, con livello 1 – «zona gialla», dove sarebbero previsti abbassamenti di pressione durante le ore di maggior consumo e modeste carenze idriche e livello 2 – «zona rossa», dove si verificherebbero carenze idriche accentuate con ricorso a turnazione giornaliera;
   il territorio dei comuni dei Colli Albani serviti dagli acquedotti Simbrivio e Doganella risulterebbero ricompresi nella «zona rossa» della classificazione su citata, quella «a maggior carenza e quindi a rischio di turnazione» dell'approvvigionamento idrico;
   gravi e reiterati episodi di criticità e disservizi nell'approvvigionamento idrico delle utenze servite in molti comuni dell'ATO 2, anche precedentemente alla pubblicazione di detto rapporto ed in territori peraltro non ricompresi nelle aree critiche, avrebbero posto in evidenza l'assoluta inadeguatezza del gestore a far fronte alle fasi emergenziali con le proprie strutture e risorse;
   all'atto di affidamento del servizio idrico integrato, perfezionato nel 2002, Acea Ato 2 ha assunto verso i territori e gli utenti straordinari impegni e responsabilità nel garantire un servizio essenziale per la qualità della vita dei cittadini e delle comunità locali, da attuarsi attraverso un piano d'investimenti per la manutenzione e l'ammodernamento della rete di distribuzione spesso fatiscente, la cui copertura finanziaria viene garantita interamente dalla tariffa;
   con deliberazione della giunta regionale del Lazio n. 445 del 16 giugno 2009 in considerazione delle condizioni di estrema criticità del sistema idrogeologico dei Colli Albani, venivano assunti provvedimenti di tutela dei laghi Albano e Nemi e degli acquiferi dei Colli Albani –:
   se il Ministro sia a conoscenza della grave emergenza idrica e ambientale che si starebbe determinando nei comuni dell'area metropolitana di Roma Capitale e quali iniziative, per quanto di competenza e in sinergia con gli enti territoriali interessati, intenda intraprendere per la tutela e la salvaguardia della risorsa idrica. (5-11583)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENEDETTI, BUSINAROLO, COZZOLINO, SPESSOTTO e MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il 15 febbraio 2017 è stato firmato l'accordo novativo finalizzato all'aggiornamento dell'accordo integrativo per la tutela delle risorse idriche del bacino del Fratta – Gorzone attraverso l'implementazione di nuove tecnologie nei cicli produttivi, nella depurazione e nel trattamento dei fanghi del distretto conciario vicentino del 5 dicembre 2005 sottoscritto tra regione Veneto, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, associazioni ed enti territoriali interessati;
   dal verbale della deliberazione della giunta della regione Veneto n. 359/DGR del 22 marzo 2017 (relatore Gianpaolo E. Bottaccin), si evince che nell'ambito delle risorse previste dall'accordo integrativo, restano a disposizione circa 23 milioni di euro a valere sui fondi ministeriali;
   all'articolo 3 del suddetto accordo, recante «Interventi per il risanamento del bacino Fratta-Gorzone», le parti ribadiscono che il risanamento della parte alta del bacino del Fratta—Gorzone costituisce una delle condizioni indispensabili per l'utilizzazione delle risorse idriche a valle e si impegnano entro tre mesi dalla sottoscrizione dell'accordo novativo a definire il programma definitivo degli interventi previsti al comma 2, con l'indicazione dei crono-programmi di attuazione e la determinazione dei relativi costi; si stabilisce inoltre che entro trenta giorni dalla sottoscrizione dello stesso, le parti firmatarie si impegnano a definire un programma preliminare di interventi, che verrà poi inserito nel programma di interventi definitivo sopra menzionato;
   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha assicurato il mantenimento degli impegni finanziari assunti con i precedenti accordi di programma prevedendo che le risorse saranno impegnate per il cofinanziamento degli interventi indicati nel programma preliminare e del progetto per il trattamento e recupero dei fanghi –:
   se sia stato definito e trasmesso al Ministero il programma preliminare degli interventi indicato in premessa;
   se il Ministro non intenda precisare quante risorse abbia messo o intenda mettere a disposizione per il cofinanziamento degli interventi di cui al programma preliminare;
   se nel bilancio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare siano disponibili le risorse finanziarie finalizzate al perseguimento degli obiettivi e alla realizzazione dei progetti indicati nell'accordo, con particolare riferimento ai circa 23 milioni di euro, a valere su fondi ministeriali, per la realizzazione dell'impianto di trattamento dei fanghi. (4-16950)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   da qualche anno gli argini del fiume Volturno, nel comune di Cancello e Arnone, in provincia di Caserta, non sono più puliti, e sono pieni di spine ed erbacce, da cui fuoriescono serpenti, ratti e insetti che si avvicinano alle abitazioni;
   con la stagione estiva, la situazione già particolarmente delicata, si aggrava a causa del caldo e del pericolo di incendi;
   nelle vicinanze, inoltre, nel tratto tra via Giovanni XXIII e via E. Fieramosca, vi sono cumuli di rifiuti, anche pericolosi;
   la provincia di Caserta, che avrebbe la competenza, ha fatto sapere che non ci sono i fondi per tali interventi; in passato, la competenza era stata prima del Genio civile, poi del provveditorato alle opere pubbliche e, infine, della regione Campania;
   la questione va estesa anche ai comuni vicini, e soprattutto va inquadrata in un più vasto intervento di valorizzazione del fiume Volturno –:
   se il Ministro, considerata la gravità della situazione di cui in premessa, non intenda assumere iniziative urgenti per verificare, anche attraverso il comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, lo stato di inquinamento e di degrado degli argini del fiume Volturno di Cancello e Arnone, eventualmente promuovendo una conferenza di servizi, con la partecipazione dell'autorità di bacino e di tutti gli enti interessati per mettere in sicurezza il corso d'acqua e restituire vivibilità al territorio. (4-16966)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   la legge 12 gennaio 2015, n. 2, ha previsto la modifica dell'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, abolendo il previsto requisito dell'altezza per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle forze armate, nelle forze di polizia a ordinamento militare e civile e nei vigili del fuoco;
   il relativo regolamento, entrato in vigore il 13 gennaio 2016, indica i parametri fisici «della composizione corporea, della forza muscolare e della massa metabolicamente attiva» che i candidati dovranno avere per poter indossare una divisa;
   all'atto dell'approvazione la nota del Consiglio dei ministri recitava così: «si è deciso di non precludere l'accesso alle forze armate, alle forze di polizia e al corpo dei vigili del fuoco in ragione della mancanza del requisito dell'altezza minima prevista dalle attuali disposizioni, ma di consentire la valutazione dei soggetti in base a differenti parametri dai quali possa comunque desumersi la più generale ma imprescindibile idoneità fisica del candidato allo svolgimento del servizio militare o d'istituto»;
   da quanto si apprende, però, il problema dell'altezza sussisterebbe, in particolare nel concorso pubblico per esami, per il conferimento di trecentoventi posti di allievo vice ispettore della polizia di Stato;
   non pochi candidati che hanno sostenuto le varie prove con impegno e sacrifici e superato quelle scritte, hanno sperato in una modifica del bando in questione pubblicato il 22 dicembre 2015 e per il quale era possibile presentare domanda entro il 21 gennaio 2016, quindi ben oltre la data di entrata in vigore del regolamento;
   dopo anni di lotte, molti candidati si ritroveranno ad essere discriminati per pochi centimetri, nonostante la legge e i regolamenti –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda adottare per mettere fine a tale discriminazione che rischia di escludere dalle Forze armate uomini e donne che desiderano servire il Paese e hanno i requisiti previsti dalla legge per poterlo fare. (4-16946)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha lanciato l'allarme sui conti dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, annunciando che il «buco» di bilancio per il 2017 sarà più grande di quanto previsto;
   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, la prima nota di variazione del 2017 segnala un risultato d'esercizio in perdita per 6.279 milioni di euro a fronte di una previsione di 6.152 milioni di euro; a peggiorare sono tutti i principali indicatori di bilancio: saldo di competenza finanziaria a -6.599 milioni di euro (da 6.551 milioni); avanzo d'amministrazione, interamente indisponibile, pari a 26.263 milioni (26.411 milioni) precedenti;
   si prevede che lo Stato per il 2017 metterà sul tavolo ben 113.344 milioni di euro per ripianare i conti;
   il problema non è legato alla solvibilità dell'ente, quanto alla stabilità dei conti del Tesoro;
   il patrimonio netto dell'Inps previsto alla fine dell'anno è negativo per 7.990 milioni di euro (era di 7.863 milioni); la gestione di cassa evidenzierebbe una variazione negativa delle disponibilità liquide per 13.915 milioni di euro, in quanto il differenziale negativo tra riscossioni e pagamenti di 17.513 milioni (a fronte dei 18.598 del preventivo 2017), trova copertura per 3.598 milioni con le previste anticipazioni da parte dello Stato;
   sempre da quanto si apprende da fonti di stampa, il vero problema sarebbe rappresentato dall'evasione contributiva e dalla difficoltà che l'Inps incontra nel riscuotere i crediti, la metà dei quali, secondo i calcoli dell'Istituto, sono andati già in fumo, mettendo in luce che lo Stato, come le banche, ha il problema delle sofferenze –:
   se il Governo, considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, non intenda assumere ogni iniziativa di competenza per far fronte ad un fenomeno preoccupante e dalle dimensioni gigantesche, anche alla luce del fatto che, insieme alla sanità, la previdenza rappresenta la più importante singola uscita dello Stato;
   se intenda verificare se l'Inps abbia fatto tutto quanto previsto per non provocare un tale disavanzo finanziario.
(4-16948)


   MELILLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il gruppo Buonoturist di Salerno da 40 anni opera nel settore del Trasporto pubblico locale in Campania, con circa 100 lavoratori;
   la prefettura di Salerno ha riconosciuto a questa società lo stato di vittima dell'usura e dell'estorsione;
   questa società, a quanto risulta all'interrogante, ha debiti nei confronti dell'erario attualmente in riscossione da Equitalia, ha subito un ricorso per la dichiarazione di fallimento da parte di Equitalia, ed è stata ammessa alla procedura di concordato preventivo dal tribunale di Salerno per i debiti azionati col ricorso di Equitalia;
   la società ha chiesto ad Equitalia di rateizzare il debito in 7 anni secondo quanto prescrive la legge che non richiede alcuna azione di garanzia, ma, per quanto consta all'interrogante, questa richiesta, nonostante la disponibilità della Agenzia delle entrate di Salerno, titolare del credito, non ha avuto risposta da parte della concessionaria della riscossione;
   questa risposta condiziona la sopravvivenza di questa azienda e dei suoi 100 dipendenti e la stessa possibilità dello Stato di incassare il suo credito attraverso la rateizzazione del suddetto debito;
   la dichiarazione di fallimento sarebbe anche uno «schiaffo» nei confronti di chi coraggiosamente denuncia le organizzazioni criminali confidando nell'azione dello Stato –:
   quali siano le ragioni che hanno spinto Equitalia a non concedere la rateizzazione del debito, e a formalizzare una richiesta di fallimento che compromette la vita di questa azienda e dei suoi 100 dipendenti senza garanzie sulla restituzione del debito della Buonoturist all'erario. (4-16951)


   CAPARINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   la legge di stabilità per il 2016 (articolo 1, comma 985, della legge n. 208 del 2015) aveva stabilito la possibilità per i contribuenti di destinare il 2 per mille dell'Irpef alle associazioni culturali; fino all'anno precedente questa possibilità era prevista solo in favore dei partiti politici;
   la misura si riferiva all'anno d'imposta 2015 e la scelta si poteva esercitare in occasione della dichiarazione dei redditi 2016, utilizzando l'apposito modulo per la destinazione del 2 per mille dell'Irpef allegato ai vari tipi di dichiarazione dei redditi;
   secondo quanto stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 marzo 2016, per l'esercizio finanziario 2016 avevano diritto alla corresponsione del 2 per mille dell'Irpef le associazioni, che secondo il rispettivo atto costitutivo o statuto, avessero la finalità di svolgere e/o promuovere attività culturali e risultassero esistenti da almeno 5 anni al momento della presentazione della domanda di iscrizione all'apposito elenco istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;
   a tal fine, le associazioni interessate dovevano presentare istanza di iscrizione entro il 10 aprile 2016, esclusivamente per via telematica, mediante apposita procedura accessibile dal sito web del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, allegando una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà relativa al possesso dei requisiti e una relazione sintetica descrittiva dell'attività di promozione di attività culturali svolta nell'ultimo quinquennio;
   il Ministero, come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ha redatto e pubblicato sul proprio sito l'elenco provvisorio degli enti associativi culturali, indicando per ciascuno di essi denominazione, sede e codice fiscale;
   per il 2016 ciascun contribuente, con riferimento al precedente periodo d'imposta (2015), ha espresso la scelta di destinare il 2 per mille della propria Irpef a favore di una delle associazioni culturali ammesse al riparto e di cui allo specifico elenco del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
   sul sito dell'Agenzia delle entrate, alla voce «Informazioni generali – Destinazione dell'otto, del cinque e del due per mille dell'Irpef 2017» è riportato: I contribuenti possono utilizzare una scheda unica per la scelta della destinazione dell'8, del 5 e del 2 per mille dell'Irpef. Il contribuente può destinare: l'8 per mille del gettito Irpef allo Stato oppure ad un'Istituzione religiosa; il 5 per mille dell'Irpef a determinate finalità di interesse sociale; il 2 per mille della propria Irpef in favore di un partito politico. Le scelte, che non sono in alcun modo alternative tra loro e possono, pertanto, essere tutte espresse, non determinano maggiori imposte dovute»;
   i partiti politici, quindi, sono stati riammessi ad usufruire del 2 per mille dell'Irpef a discapito delle associazioni culturali, le cui attività andrebbero, invece, sempre sostenute per il fondamentale ruolo sociale che esse rivestono, soprattutto a livello locale –:
   per quale motivo il Governo non abbia assunto iniziative volte a contemplare tale opzione e non si sia cercato, fino ad oggi, di rimediare a tale dimenticanza;
   se si intenda assumere iniziative in tempi brevi per risolvere la problematica sopra descritta rendendo, dal prossimo anno, tale riparto una misura strutturale anche per le associazioni culturali.
(4-16954)


   FEDRIGA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il Corpo della guardia di finanza si è dotato di un ruolo speciale composto da ufficiali in ferma prefissata ausiliari e di un ruolo tecnico logistico, ai sensi del combinato disposto degli articoli 21 e 23 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215;
   il reclutamento di queste due tipologie di personale è avvenuto mediante due concorsi pubblici, molto selettivi, banditi rispettivamente nel 2008, per un totale di 50 posti, di cui 30 destinati ad allievi ufficiali in ferma prefissata ausiliari del ruolo speciale e 20 ad allievi ufficiali ausiliari del ruolo tecnico logistico, e nel 2010, per un totale di altri 27 posti, di cui 14 per allievi ufficiali in ferma prefissata ausiliari del ruolo speciale e 13 per allievi ufficiali ausiliari del ruolo tecnico logistico;
   al termine delle prove selettive dei due concorsi, è emerso un esiguo numero di ufficiali in ferma prefissata in servizio ed in congedo, dichiarati «idonei non vincitori» per il transito nel servizio permanente effettivo;
   i predetti ufficiali in ferma prefissata «idonei non vincitori» rappresentano tuttora una risorsa disponibile ed affidabile, data la notevole esperienza maturata in archi di tempo lunghi fino a 42 mesi di servizio;
   la posizione di tali «idonei non vincitori» dei due concorsi è stata oggetto dell'ordine del giorno 9-01682-A/082 accolto dal Governo pro tempore, che tuttavia è rimasto senza seguito concreto;
   nel frattempo, il Governo ha sottoposto alle competenti Commissioni parlamentari lo schema di un decreto legislativo di riordino delle carriere del personale delle Forze di polizia, l'atto 395, sul quale è stato reso parere favorevole con osservazioni e condizioni –:
   se il Governo ritenga ancora possibile adottare, nel contesto che si va delineando con l'attuazione del riordino delle carriere del personale delle forze di polizia, iniziative che consentano di assumere e stabilizzare quegli ufficiali in ferma prefissata che abbiano svolto almeno tre anni di servizio negli ultimi otto e che, seppure ormai in congedo, siano stati utilmente collocati quali «idonei non vincitori» nelle graduatorie dei due concorsi generalizzati in premessa. (4-16955)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   BAZOLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   in questi ultimi tre anni, grazie al preciso indirizzo politico assunto dal Governo, sono stati fatti interventi normativi volti a promuovere e incentivare forme alternative alla detenzione per l'esecuzione della pena, grazie ai quali l'Italia si è allineata ai più evoluti Paesi europei, raggiungendo un rapporto equilibrato tra il numero di persone condannate sottoposte a pena detentiva e il numero di condannati sottoposti a pena alternativa;
   si tratta di una politica assai positiva e da proseguire, anche tenuto conto degli effetti recidivanti della detenzione in carcere, che vede circa il 70 per cento dei detenuti tornare a delinquere, e viceversa delle positive esperienze legate alle forme alternative della pena, molto più in linea con la finalità rieducativa prevista dalla Costituzione, se si pensa che solo il 19 per cento di chi sconta in tale modo la condanna ricommette reati;
   con l'emanazione del decreto ministeriale 23 febbraio 2017 pubblicato il 2 maggio 2017 il Ministero della giustizia ha in particolare definito il nuovo assetto e l'articolazione territoriale del dipartimento della giustizia minorile, nel quale sono incardinati gli uffici dell'esecuzione penale esterna, che si occupano della gestione delle pene alternative;
   il nuovo indirizzo di politica criminale sopra ricordato ha determinato un notevole incremento di lavoro degli Uepe;
   in particolare, si è venuti a conoscenza da organi di stampa, oltre che da fonte sindacale, che i casi gestiti dall'Uepe di Brescia sono passati da poco più di 3000 nel 2014 a oltre 4500 nel 2016, e a maggio 2017 sono già 3500, con una previsione a fine anno 2017 di circa 8000 casi, quasi tre volte il carico di lavoro di tre anni fa;
   l'incremento è dovuto al notevole aumento dei casi di messa alla prova, a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 67 del 2014, ma anche all'incremento di indagini e di casi di gestione di misure alternative, come semilibertà detenzioni domiciliari, libertà vigilata;
   l'incremento di competenze e di carichi non appare adeguatamente supportato da un corrispondente aumento delle dotazioni di personale, anche in rapporto ad altre province, come di recente segnalato anche da organismi di rappresentanza di categoria, che hanno proclamato per tale ragione lo stato di agitazione;
   questa situazione rischia di pregiudicare gli sforzi e il positivo percorso intrapreso volto a incentivare e supportare l'attuazione di progetti riparativi, nonché il controllo e la progettazione della pena alternativa –:
   se siano previste revisioni delle dotazioni organiche degli uffici di esecuzione penale esterna e se, in tale ipotesi, siano stati considerati adeguatamente, per quanto di competenza, i differenti carichi di lavoro delle diverse realtà territoriali, avuto riguardo in particolare alla obiettive carenze registrate dall'Uepe di Brescia;
   se siano state adeguatamente promosse sinergie con i servizi sociali territoriali degli enti locali e con le realtà del privato sociale, anche attraverso la stipula di appositi protocolli, al fine di impiegare al meglio tutte le risorse del territorio utili alle indagini e alle verifiche necessarie per l'adozione delle misure alternative;
   se siano previsti nuovi concorsi per l'assunzione di funzionari di servizio sociale, funzionari contabili, operatori amministrativi, da inserire negli Uepe. (3-03081)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nei mesi scorsi il dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno rispondendo al consorzio della polizia municipale Padova ovest in merito all'applicazione dell'articolo 193 del codice della strada a veicoli con immatricolazione di diverso Stato dell'Ue, continuativamente stazionanti nel nostro Paese, ha confermato che chi circola in Italia con un'auto con targa straniera non deve dimostrare di avere l'assicurazione;
   il Ministero ha ricordato il parere espresso dall'ufficio centrale italiano in merito alla «vigenza del principio della cosiddetta “copertura presunta” per i veicoli muniti di targa di immatricolazione di uno degli Stati indicati nell'allegato 1 del decreto ministeriale del Ministero dello Sviluppo economico, n. 86 del 1o aprile»;
   secondo il Ministero «Per tali veicoli è esclusa l'applicazione delle sanzioni di cui all'articolo 196 Cds, anche quando, attraverso qualsiasi mezzo, sia accertato che il veicolo immatricolato in uno di quei Paesi sia effettivamente sprovvisto di copertura assicurativa»;
   i Paesi indicati nell'allegato 1 sono Andorra, Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica ceca, Repubblica slovacca, Slovenia, Spagna, Romania, Svezia, Svizzera, Ungheria;
   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, non sarebbe prevista alcuna sanzione anche se venisse accertato che il veicolo in questione circola sul territorio italiano da più di un anno e non si sia proceduto alla «nazionalizzazione» attraverso l'immatricolazione. «Infatti, in tal caso, sebbene il veicolo circoli illegittimamente sul territorio dello Stato in quanto non più in circolazione internazionale, si ritiene che non possano essere contestate le violazioni di cui all'articolo 193 Cds, in ragione della sussistenza di una regolare immatricolazione straniera e della relativa copertura assicurativa» –:
   se il Ministro, considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, non intenda assumere ogni iniziativa di competenza per porre fine ad una situazione che va fortemente a colpire i cittadini italiani e i contribuenti onesti. (4-16949)


   CIRIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 31 maggio 2017 il dirigente alle opere e ai lavori pubblici del comune di Salerno, nel corso della commissione trasparenza, ha dichiarato la necessità di una verifica strutturale urgente del viadotto Gatto, la strada che collega il porto di Salerno agli snodi autostradali, e che data la complessità e la specificità, e la mancanza di professionalità e mezzi essa dovrà essere esternalizzata;
   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, questo tipo d'intervento non è stato mai fatto e sarebbe invece necessario data la vetustà dell'opera; gli ultimi lavori di verifica della struttura, che risalgono al 2005 (e che non riguardavano tutta l'infrastruttura), non furono mai completati, in quanto il contratto con l'Ires venne rescisso per inadempienza; da allora sono stati effettuati solo interventi ordinari;
   si tratta di una strada che da quarant'anni è attraversata da camion carichi di merce e sottoposta quotidianamente a forti sollecitazioni, assorbendo volumi di traffico enormi;
   tutti i viadotti cittadini sarebbero, in realtà, sotto osservazione, perché la loro stabilità potrebbe essere gravemente compromessa;
   a destare preoccupazione è anche il viadotto Olivieri, per le vibrazioni che potrebbero essere causate dal traforo di Porta ovest –:
   se il Ministro, considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, non intenda assumere ogni iniziativa di competenza, anche in raccordo con il comune di Salerno, per verificare la stabilità e la sicurezza dei viadotti in questione, con particolare riferimento ai viadotti Gatto e Olivieri, alla luce della necessità di preservare la pubblica incolumità. (4-16967)


   PISICCHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 13 giugno alle 17,30 in Salento, in provincia di Lecce, due treni si sono scontrati, con 27 contusi e feriti;
   il 12 luglio dello scorso anno un incidente ben più grave provocò la morte di 23 persone e 50 feriti;
   il recentissimo scontro tra i due convogli delle Ferrovie Sud Est, sulla tratta a binario unico Lecce-Zollino, ha riproposto la drammaticità della questione della sicurezza dei trasporti ferroviari in Puglia e la necessità di intervenire per trovare delle soluzioni rapide e concrete;
   la rete ferroviaria pugliese si estende per circa 1.522 chilometri, conta circa 10.000 addetti nel settore e quattro imprese ferroviarie. Per mettere in sicurezza le ferrovie italiane, secondo i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Cisal, servirebbero almeno due miliardi di euro. Attualmente sono stati stanziati 300 milioni di euro, di cui 115 per la Puglia sulla base della delibera del Cipe del 10 agosto 2016;
   la recente acquisizione delle Ferrovie del Sud Est da parte di Ferrovie dello Stato italiane potrà portare un aumento delle risorse e del know how tecnologico per realizzare l'ammodernamento della rete, gestita oggi da Ferrovie Sud Est, per adeguarla agli stessi standard previsti per la rete nazionale;
   nel frattempo, le misure mitigative adottate, come la limitazione di velocità a 50 km/h, hanno evitato ulteriori tragedie, ma, nello stesso tempo, comportano una grave perdita di competitività e quindi è necessario che siano misure solo temporanee;
   purtroppo, gli investimenti principali di questi ultimi decenni hanno riguardato la rete ad alta velocità e poco è stato fatto per il trasporto ferroviario regionale, soprattutto nel Mezzogiorno, che rappresenta, invece, una delle componenti più importanti del sistema ferroviario nazionale, coinvolgendo ogni giorno 10 milioni di passeggeri;
   si ricorda che l'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016, legge di bilancio 2017, prevede l'istituzione di un fondo, per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Tale fondo è ripartito su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con gli altri Ministri interessati. Lo schema di decreto per il riparto della rimanente quota del fondo (n. 421) è stato trasmesso alle Commissioni parlamentari competenti per materia, le quali esprimeranno il parere entro trenta giorni dalla data dell'assegnazione. La tabella allegata allo schema citato destina una cifra pari a 19 miliardi di euro circa, dal 2017 al 2032, per interventi nei seguenti settori: trasporti, viabilità, mobilità sostenibile, sicurezza stradale, riqualificazione e accessibilità delle stazioni ferroviarie;
   l'auspicio è che la sicurezza del sistema ferroviario regionale sia migliorata, grazie alle nuove tecnologie e specialmente grazie ai fondi di cui all'articolo 1, comma 140, della legge di bilancio per il 2017, che potrebbero essere in parte destinati a questo obiettivo;
   la sicurezza va garantita con investimenti strutturali e non prorogando o aumentando le limitazioni sul sistema ferroviario, che con il passare del tempo si potrebbero tradurre in una pericolosa perdita di competitività del trasporto su rotaia e avere, di conseguenza, ricadute occupazionali pesanti per gli addetti del settore –:
   se non ritenga il Ministro interrogato di dover intervenire con urgenza, con tutti gli strumenti di competenza e le risorse a disposizione, per portare avanti i lavori di ammodernamento della rete ferroviaria regionale che necessita di ingenti finanziamenti e tempi medio-lunghi. (4-16968)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   RUSSO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si apprende da diverse fonti giornalistiche, ai carabinieri della caserma del comune napoletano di Sant'Anastasia, che da circa due anni avrebbe ricevuto un avviso di sfratto dai locali sino ad oggi occupati, rimarrebbero solamente due mesi per tentare di trovare una soluzione adeguata per evitare l'abbandono dello stabile: in caso contrario, si dovrebbe procedere con la chiusura della stazione dell'Arma nel citato comune ed il conseguente trasferimento dei militari in servizio nei presidi del circondario, ossia Somma Vesuviana, Pomigliano d'Arco, compagnia di Castello di Cisterna;
   sin dall'avviso di sfratto avvenuto due anni fa, sono state prese in esame molte soluzioni, successivamente respinte: da ultimo, la possibilità che i militari trovassero sistemazione in un plesso scolastico del comune, poi scartata dopo un difficilissimo consiglio comunale ed a seguito dell'opposizione alla proposta di cedere lo stabile all'Arma da parte del comune e della Corte dei conti;
   nell'ambito del dibattito sulle possibili soluzioni per procedere al trasferimento della sede dei carabinieri di Sant'Anastasia in altro luogo, ha fatto sentire la propria voce il parroco di Santa Maria La Nova, don Ciccio d'Ascoli, il quale ha pubblicamente annunciato che, durante le funzioni religiose, le sue omelie saranno dedicate ad un'opera di sensibilizzazione della città sul problema. Egli ha infatti dichiarato che la scomparsa di un presidio importantissimo come quello dell'Arma costituirebbe, per il comune di Sant'Anastasia, un vero dramma, anche alla luce del fatto che «Sant'Anastasia è sede di un Santuario regionale, quello di Madonna dell'Arco, che attira un flusso di centinaia e centinaia di pellegrini. Inoltre, la microcriminalità, i furti in appartamenti, le truffe agli anziani, le rapine quotidiane, lo spaccio di droga ad ogni angolo di strada, lo spettro dei clan della camorra che anche se qui sono stati decapitati, allignano in aree limitrofe e potrebbero fare del nostro paese terra di conquista»;
   dal canto suo, il sindaco della città, Lello Abete, ha affermato di essersi messo in movimento allo scopo di cercare soluzioni, in quanto non è intenzione del comune consentire che il territorio rimanga sguarnito; a tal proposito, ha affermato di aver incontrato nuovamente il prefetto provando a proporre ancora due soluzioni plausibili: si tratta di uno stabile che al momento ospita l'ufficio tecnico e il comando vigili urbani o, in alternativa, una ex scuola di proprietà delle Ferrovie dello Stato italiane –:
   se il Governo intenda fornire i necessari chiarimenti in merito alla vicenda esposta in premessa e quali iniziative di competenza abbia intenzione di intraprendere al fine di evitare la chiusura della caserma dei carabinieri nel comune di Sant'Anastasia ed il trasferimento dei militari in un altro locale, in quanto una presenza dell'Arma sul territorio rappresenta un imprescindibile presidio per la tutela dell'ordine e della sicurezza dei cittadini. (4-16953)


   CAPARINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il 23 marzo 2017 il comune di Ghedi ha approvato all'unanimità la mozione n. 0003170 concernente «La sicurezza pubblica sul territorio di Ghedi», con la quale, preso atto del deteriorarsi delle condizioni dell'ordine pubblico cittadino, si impegnavano le autorità municipali a richiedere l'invio di un quantitativo addizionale di carabinieri;
   nella mozione di cui sopra, si chiedeva in particolare di richiedere un rinforzo dei carabinieri che permettesse l'istituzione di servizio notturno di pattuglia a Ghedi;
   nel testo del documento approvato dal comune di Ghedi si invitavano, altresì, le autorità comunali ad esplorare la possibilità di ottenere un contributo del personale di stanza nella locale base dell'Aeronautica militare al mantenimento dell'ordine pubblico, con compiti esclusivi di sorveglianza del territorio, anche stipulando apposite convenzioni –:
   se il Governo abbia dato, o ritenga di dare, riscontro alla richiesta avanzata dalle autorità comunali di Ghedi in merito al richiesto rinforzo dei carabinieri necessario ad avviare sul territorio in questione un servizio di pattugliamento notturno;
   se il Governo ritenga vi siano i presupposti per soddisfare l'altra richiesta formulata dalle autorità comunali di Ghedi in merito al coinvolgimento, nella sorveglianza del territorio municipale, del personale di stanza nella locale base dell'Aeronautica militare. (4-16960)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   le tabelle ministeriali relative all'organico della scuola 2017/2018 evidenziano i tagli netti che sono stati effettuati. Infatti, a fronte di un consolidamento di circa 4 mila e 500 posti comuni dei 13 mila 100 accordati dal Ministero dell'economia e delle finanze altre 1.000 e 200 cattedre circa sono state tagliate complessivamente in Molise, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia;
   notevoli sono le carenze di servizi e opportunità formative scolastiche nel Sud: infatti il 68 per cento delle classi della scuola primaria non offre il tempo pieno, con punte estreme in Campania (84 per cento), Sicilia (79 per cento) e Calabria (78 per cento). Le enormi diseguaglianze che oggi colpiscono i bambini del Sud Italia rispetto ai bambini del Nord Italia passa anche attraverso la durata del tempo scuola;
   il piano di assunzioni straordinario messo in atto dalla legge n. 107 del 2015 ha portato circa 30 mila docenti ad essere titolari di cattedre a centinaia e centinaia di chilometri lontano dalle proprie regioni di residenza. Si tratta di docenti quasi tutti delle regioni del Sud: Molise, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. È in atto un'emergenza sociale delle famiglie del Mezzogiorno. Il rapporto Eurispes 2017 dichiara che il 48,3 delle famiglie non riesce ad arrivare a fine mese e se la soglia di povertà relativa si aggira intorno alle 1.200 euro al mese e lo stipendio di un docente intorno ai 1.300, si capisce bene il dramma sociale che si sta verificando. Si rischia il depauperamento di una buona parte delle risorse intellettuali necessarie alla scuola delle regioni del Mezzogiorno; inoltre, non è possibile negare che anche gli studenti delle regioni colpite dall'esodo di massa dei docenti hanno diritto alla continuità e ad avere in classe i docenti che ormai da anni lavorano nelle scuole da loro frequentate. Sono docenti che ben conoscono il loro territorio e le specifiche problematiche ad esso connesse;
   le cattedre in deroga sul sostegno in Molise, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia nell'anno scolastico 2016/2017 sono circa 15 mila, ma dalla tabella ministeriale dell'organico 2017/2018 si evince che ne verranno stabilizzate circa 3 mila soltanto;
   accadrà che gli alunni che hanno diritto all'insegnante specializzato nella stragrande maggioranza dei casi non lo avranno, in quanto la quasi totalità dei docenti specializzati per le attività didattiche di sostegno di ruolo delle regioni meridionali sono titolari in province del nord del Paese e non rientreranno, se non in pochissimi, con la prossima mobilità;
   agli alunni disabili di molte regioni non verrà garantito non solo il diritto alla continuità didattica, ma anche quello all'insegnante specializzato;
   lo scorso anno scolastico, infatti, in moltissimi casi è stato necessario ricorrere a supplenti dalle terze fasce di istituto che non avevano neppure l'abilitazione all'insegnamento;
   inoltre, la legge delega n. 378 non piace a chi vive quotidianamente la scuola, alle famiglie, alle associazioni ed ai docenti: dalla scomparsa del documento che permette l'osservazione nel contesto scolastico dello studente disabile in un'ottica di funzionalità dinamica, all'eliminazione del gruppo di lavoro attivo in ogni classe in cui è presente un alunno disabile fino al ridimensionamento del ruolo e della figura del docente specializzato per le attività didattiche di sostegno. Con la delega n. 378, personale amministrativo e dirigenti scolastici saranno sovraccaricati di lavoro, mentre le famiglie e le associazioni di disabili saranno sempre meno coinvolte. Secondo la Flc Cgil «una volta entrata a regime la delega 378, si avrà un taglio di 30 mila docenti di sostegno». La scuola italiana, da sempre pioniera dell'inclusione, con la delega rischia una battuta d'arresto in fatto di accoglienza e benessere dei ragazzi disabili –:
   se non ritenga necessario un ripensamento dei tagli agli organici sopra evidenziati che riporti la situazione a quella rintracciabile nell'anno scolastico appena concluso per rispondere alla sfida di Europa 2020, che chiede all'Italia di giungere alla quota del 10 per cento di abbandono scolastico precoce e per dare concretezza alle politiche di valorizzazione della cultura e della formazione affinché si possa superare il divario di opportunità che esiste tra gli studenti italiani che vivono in differenti aree geografiche;
   se non ritenga necessario promuovere una riforma strutturale che porti al sud, soprattutto nei quartieri difficili il tempo pieno a scuola;
   se non ritenga necessario, almeno per il prossimo anno scolastico 2017/2018, al fine di ridurre i disagi per le scuole e per i docenti, assumere iniziative per garantire le assegnazioni provvisorie a chi non sarà rientrato nella propria provincia di residenza attraverso la mobilità;
   se non intenda assumere iniziative per convertire la maggior parte dei posti in deroga sul sostegno autorizzati in posti di diritto, stabili perché necessari, in modo che i diritti degli studenti disabili trovino una concreta realizzazione, costante nel tempo, ed i loro familiari non si trovino più costretti a ricorrere ai tribunali per vederli garantiti.
(2-01838) «Leva».

Interrogazioni a risposta scritta:


   VACCA, COLLETTI e DEL GROSSO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   secondo notizie di stampa del 10 giugno 2017, per il prossimo anno scolastico in Abruzzo sono previsti 69 docenti in meno rispetto all'organico attuale, di cui 18 nella sola provincia di Teramo;
   è necessario ricordare che l'Abruzzo, ed in particolare la provincia di Teramo, ha subito danni importanti soprattutto nei piccoli centri abitati a causa degli eventi sismici verificatesi nell'ultimo anno;
   nella nota n. 21315 del 15 maggio 2017 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sono contenute le istruzioni operative, nelle more della trasmissione dello schema di decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, recante l'adeguamento dell'organico dell'autonomia per il triennio 2016/2019, in ordine alle nuove dotazioni di organico del personale docente, alla luce del disposto della legge n. 232 dell'11 dicembre 2016 che ha determinato una nuova quantificazione a livello nazionale e regionale;
   in tale nota si esplicita che, per quanto riguarda le aree interessate dai recenti eventi sismici, sono mantenute le classi attivate nei comuni colpiti, anche con parametri inferiori a quelli previsti dalla normativa vigente ed è possibile attivare ulteriori classi nei comuni che hanno accolto gli studenti delle zone terremotate, nei limiti delle norme specifiche in via di definizione. Tale precisazione è inserita nel paragrafo riguardante le indicazioni per la definizione del contingente annuale di posti non facenti parte dell'organico dell'autonomia –:
   se il contingente dei docenti previsti nell'organico delle scuole in Abruzzo e nelle zone terremotate del centro Italia per il prossimo anno scolastico subirà delle contrazioni rispetto a quello precedente;
   quale sia la consistenza dell'organico complessivo dei docenti delle scuole in ogni provincia colpita dai recenti eventi sismici. (4-16947)


   VACCA e D'INCÀ. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   le circolari 7 marzo 2013, n. 593, e del 20 marzo 2013, n. 312, del Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, a seguito di numerose polemiche e segnalazioni riguardanti il tema del contributo volontario delle famiglie, chiariscono in maniera netta che il contributo da parte delle famiglie a favore delle istituzioni scolastiche è volontario e non può essere in alcun modo imposto;
   le stesse circolari ribadiscono che il contributo non può riguardare lo svolgimento di attività curricolari e che «qualunque discriminazione ingiustificata a danno degli studenti, derivante dal rifiuto di versamento del contributo in questione, sia in termini di valutazione che disciplinari, risulterebbe del tutto illegittima e gravemente lesiva del diritto allo studio dei singoli»;
   il dipartimento dell'istruzione ritiene auspicabile che le scuole acquisiscano il contributo volontario non attraverso comportamenti vessatori e poco trasparenti, bensì facendo leva sullo spirito di collaborazione e di partecipazione delle famiglie;
   un avviso del liceo scientifico statale «Leonardo Da Vinci» di Treviso avente come tema il «perfezionamento iscrizione a.s. 2017/2018» riporta tra la documentazione da presentare per il perfezionamento dell'iscrizione la «ricevuta di bonifico bancario di euro 110,00 (Liceo Scientifico e Scienze Applicate)» oppure la «ricevuta di bonifico bancario di euro 130,00 (Liceo Scientifico e indirizzo sportivo)». La causale del bonifico indicata nell'avviso è «erogazione liberale per l'innovazione tecnologica e l'ampliamento dell'offerta formativa (indicare nome, cognome dello studente) A.S. 2017/2018»;
   ad avviso degli interroganti è evidente che riportare la ricevuta del versamento nell'elenco della documentazione da presentare per il perfezionamento dell'iscrizione può far desumere che lo stesso sia obbligatorio e non facoltativo;
   ad avviso degli interroganti è auspicabile che i versamenti delle erogazioni liberali siano chiaramente indicati come facoltativi –:
   se e quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato affinché le istituzioni scolastiche, che continuano a chiedere sotto molteplici forme erogazioni liberali alle famiglie senza specificare in maniera netta che non sono obbligatorie e necessarie per l'iscrizione a scuola, procedano a una comunicazione istituzionale chiara e inequivocabile;
   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative nei confronti della scuola di cui in premessa per verificare ed eventualmente, normalizzare la procedura di iscrizione;
   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, una volta per tutte, nei confronti di quegli istituti scolastici che, nonostante le circolari ministeriali, continuano ad adottare le pratiche di cui in premessa. (4-16957)


   MELILLA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la signora Rosalba Leve è attualmente in servizio presso l'istituto comprensivo di Miglianico (Chieti);
   nell'anno 2006/2007 la signora Leve venne eletta nella rappresentanza sindacale unitaria, guadagnandosi la stima e il sostegno del personale amministrativo, tecnico e ausiliario dell'istituto tecnico industriale «Luigi di Savoia» di Chieti e l'ostilità della dirigenza scolastica;
   la signora Leve avrebbe subito intrusioni non autorizzate alla propria postazione informatica, rimproveri pubblici immotivati, demansionamento fino all'inedia e vessazioni che culminarono in 4 provvedimenti disciplinari, tutti annullati e in un esposto, di rilievo penale, conclusosi in assoluzione «perché il fatto non sussiste»;
   lo sportello mobbing dell'USL di Pescara presso il quale si era rivolta la signora Leve ha riconosciuto l'origine di problematiche derivanti dal luogo di lavoro prescrivendo una terapia;
   le vessazioni sono continuate, con una sospensione di 10 giorni, nonostante la signora Leve abbia più volte chiesto un incontro al dirigente scolastico;
   quanto sopra fino al 2009, anno in cui la signora Leve, sfiancata, chiese e ottenne il trasferimento nella scuola «R. Ortiz» di Chieti, ma le persecuzioni, dovute alle calunnie non terminarono facendo oggetto la suddetta di un'ennesima sanzione disciplinare poi annullata dal giudice del lavoro di Chieti;
   a seguito di ciò la signora Leve si trasferì presso la scuola di Miglianico (Chieti) dove fu nuovamente raggiunta da una sanzione disciplinare anch'essa annullata dal tribunale di Chieti;
   a carico della signora Leve il dirigente Vincenzo Introvigno presentava un esposto in tribunale cui è seguito un processo penale conclusosi con piena assoluzione «perché il fatto non sussiste» che è costato alla signora Leve emarginazione professionale e discredito;
   la signora Leve chiese all'ufficio provinciale, all'ufficio regionale e alle scuole un gesto di «riabilitazione morale» chiedendo la pubblicità della sentenza di assoluzione, ottenendo solo silenzio, mentre invece proseguivano le azioni di denigrazione;
   la signora Leve ha denunciato i fatti alla Guardia di finanza di Chieti, informandone per conoscenza l'Ufficio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca de L'Aquila, ma non risulta ad oggi alcun provvedimento;
   tutto quanto sopra descritto rappresenterebbe una grave azione lesiva nei confronti di una stimata lavoratrice del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca –:
   quali iniziative la Ministra intenda assumere, per quanto di competenza, per chiarire se vi siano state condotte antisindacali, discriminatorie e vessatorie, nonché azioni di mobbing all'interno delle strutture scolastiche di cui sopra. (4-16961)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MOGNATO, MURER, ZOGGIA, MARTELLI, FRANCO BORDO e CIMBRO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il 19 maggio 2017 il gruppo H&M, leader nell'ambito dei negozi di fast fashion, ha annunciato la chiusura di quattro punti vendita, di cui due a Milano, uno a Mestre e uno a Cremona, avviando le procedure per il licenziamento di 89 lavoratrici e lavoratori;
   tale decisione appare ingiustificata dal punto di vista commerciale, giacché le strutture in questione avevano bilanci in attivo;
   la scelta non può essere ricondotta neppure alla situazione di bilancio generale del gruppo H&M, che, nel 2016, ha realizzato un fatturato di 756 milioni di euro con utili pari a 16 milioni;
   tanto più paradossale è tale scelta, se si pensa che il gruppo H&M fa un ricorso considerevole e strutturale al lavoro a chiamata, che costituisce circa il 30 per cento del totale delle ore lavorate dai dipendenti del gruppo nei 150 punti vendita in Italia, quota che non ha riscontro in altri gruppi attivi nel medesimo segmento commerciale;
   ciò cui si assiste in questo come in altri casi è il graduale e costante spostamento di quote di lavoro da forme contrattuali stabili a rapporti meno tutelati e garantiti, come proprio il lavoro a chiamata;
   il 10 giugno 2017, in tutti i punti vendita del gruppo H&M si è tenuta la giornata di mobilitazione #FashionRebel promossa dalle organizzazioni sindacali Filcams-Cgil, FisascatCisl, Uiltucs per protestare contro i licenziamenti avviati dall'azienda, con una partecipazione dell'80 per cento delle lavoratrici e dei lavoratori e punte di astensione totale nei punti vendita interessati –:
   quali iniziative il Ministro intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze, per avviare con H&M un confronto volto alla revisione delle scelte dell'azienda e per evitare il licenziamento delle lavoratrici e dei lavoratori dei punti vendita di Milano, Mestre e Cremona. (5-11585)


   GNECCHI e COVA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nel nostro Paese sembra quasi dato per scontato, che per avere l'attenzione delle istituzioni e quindi la possibile soluzione a situazioni drammatiche che gravano pesantemente sulla vita delle persone, sia necessario suscitare clamore mediatico;
   già nel 2016, il Governo pro tempore pressato dal clamore mediatico che suscitarono alcuni casi di malati oncologici, ha modificato le norme sulla reperibilità per le visite mediche fiscali, esonerando questi soggetti e mettendo fine ad un sistema di norme che andava a colpire persone già pesantemente provate;
   si intende quindi richiamare nuovamente l'attenzione del Governo sul soggetto colpito da malattia oncologica, che oltre alle attenzioni della propria cerchia famigliare, riceve molto spesso più sostegno e solidarietà dai colleghi del posto di lavoro, che non dalle istituzioni preposte ai vari livelli;
   con il presente atto di sindacato ispettivo si vuole pertanto riportare il caso della signora S.A. – C.f. Sbl Lns 76B48L049G. Il calvario di questa lavoratrice, colpita da malattia oncologica, è durato circa due anni e mezzo, inizia nel novembre 2014 e termina purtroppo il 17 maggio 2017 con la morte della persona, all'età di 41 anni, che lascia un figlio di 9 anni e il marito;
   in data 6 marzo 2015 viene presentata la domanda di riconoscimento dell'indennità di accompagnamento ai sensi della legge n. 18 del 1980, quanto meno limitatamente al periodo in cui la lavoratrice è stata sottoposta a trattamenti oncologici e radio-chemioterapici;
   nella seduta del 17 giugno 2015, la commissione medica competente per territorio riconosceva l'istante invalida al 100 per cento, in quanto invalida con totale e permanente inabilità lavorativa (articoli 2 e 12 della legge n. 118 del 1971) e affetta da «adenoma del polmone con ripetizioni ossee e polmonari», senza tuttavia riconoscere l'indennità di accompagnamento;
   nonostante la malattia e le conseguenti spese che la famiglia ha dovuto affrontare, avverso la suddetta decisione viene proposto ricorso al tribunale di Taranto, ma purtroppo la prima udienza è intervenuta a giugno 2017, dopo la morte della ricorrente, con successivo rinvio dell'udienza a settembre 2017;
   nel luglio 2015, al fine di poter assistere la moglie e con un bambino di sette anni, al marito (G.F), dopo aver consumato tutte le ferie spettanti e anche quelle ferie che era possibile anticipare, viene però concesso il congedo biennale (articolo 42, comma 5, del decreto legislativo n. 151 del 2001) usufruito per circa 22 mesi e mezzo;
   è atto dovuto citare la testimonianza, non solo della stessa lavoratrice, prima che intervenisse la sua morte, ma anche della sorella e del marito, in relazione a quanto sia stato forte il sostegno dei colleghi di lavoro per aiutarla in ogni modo, soprattutto sul posto di lavoro, a fronte invece di uno Stato, che attraverso una struttura territoriale, non ha saputo, ad avviso degli interroganti, affrontare il caso specifico con il dovuto approfondimento e la necessaria attenzione;
   se da un lato è sicuramente condivisibile che si perseguano le cosiddette false invalidità, non è assolutamente più sostenibile, che, a fronte di un'accertata malattia oncologica e relativa situazione invalidante, si neghi l'indennità di accompagnamento per casi come quello segnalato, che purtroppo non è l'unico –:
   se non ritenga il Ministro interrogato di avviare, per quanto di competenza, una verifica sul caso segnalato, accertando se la struttura territoriale deputata a concedere l'indennità di accompagnamento abbia agito secondo quanto previsto dalle norme vigenti, nonché di effettuare un monitoraggio su queste specifiche casistiche, con l'obiettivo di evitare il ripetersi di suddetti drammi, procedendo eventualmente a rivedere le relative direttive. (5-11587)

Interrogazione a risposta scritta:


   MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008 «Testo unico salute e sicurezza, sul lavoro» e successive modificazioni, all'articolo 73, stabilisce tra gli obblighi del datore di lavoro che, per ogni attrezzatura di lavoro messa a disposizione, i lavoratori incaricati dell'uso dispongano di ogni necessaria informazione e istruzione;
   l'accordo concluso in sede di conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano del 22 febbraio 2012 n. 53/CSR, individua le attrezzature di lavoro per le quali è richiesta una specifica abilitazione degli operatori, nonché le modalità per il riconoscimento di tale abilitazione, i soggetti formatori, la durata, gli indirizzi ed i requisiti minimi di validità della formazione; tra queste i trattori agricoli o forestali;
   in merito alla durata della validità dell'abilitazione ed aggiornamento, al punto 6.1. dell'accordo si legge: «l'abilitazione deve essere rinnovata entro cinque anni dalla data di rilascio dell'attestato di abilitazione, previa verifica della partecipazione a corso di aggiornamento»;
   la legge 27 febbraio 2017, n. 19, converte il decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, «milleproroghe», che rimanda al 31 dicembre 2017 l'obbligo di formazione rispetto alle macchine agricole e al 31 dicembre 2018 il termine di effettuazione dei corsi di aggiornamento per coloro che abbiano dimostrato di aver condotte macchine agricole per almeno due anni alla data di entrata in vigore dell'accordo «Stato regioni»;
   il punto 5 della circolare n. 21/2013 del 10 giugno 2013 del Ministero chiarisce, per quanto riguarda la formazione pregressa, che essa è riconosciuta senza bisogno di ulteriori condizioni e che la validità di 5 anni deve ritenersi decorrente dall'entrata in vigore dell'Accordo; perciò, ai fini del mantenimento dell'abilitazione, gli operatori devono frequentare il corso di aggiornamento entro il 31 dicembre 2022, a prescindere dal vincolo del «rinnovo quinquennale» dalla data di conseguimento dell'abilitazione;
   la « prorogatio» della specifica abilitazione introdotta dal decreto si applica solo agli operatori dei trattori agricoli o forestali, mentre non è prevista per le altre attrezzature di lavoro di cui l'accordo del 22 febbraio 2012; tra queste, le macchine movimento terra che, dal punto di vista dei rischi connessi al loro utilizzo, presentano numerose analogie con le attrezzature agricole; ciò ingenera una palese disparità di trattamento con gli altri settori «non agricoli» per i quali l'obbligo di abilitazione è entrato in vigore a partire dal 13 marzo 2013;
   le continue proroghe degli obblighi formativi degli operatori dei trattori agricoli stimolano la «logica del condono» in tutto il settore con grave nocumento degli standard di sicurezza in un ambito già caratterizzato da elevati indici di rischio –:
   se quanto previsto dal punto 5 della circolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali debba applicarsi a partire dall'approvazione dell'accordo concluso in sede di Conferenza permanente del 22 febbraio 2012, ovvero a decorrere dalla data di cui al decreto-legge «milleproroghe»;
   in che modo i Ministri interrogati intendano porre rimedio alla disparità di trattamento tra i vari settori di cui in premessa in materia di applicazione della normativa concernente la sicurezza nei luoghi di lavoro. (4-16959)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ROSTELLATO, RUBINATO, VALIANTE, GNECCHI, GALPERTI e ARLOTTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   una delle tecniche per la difesa della fauna marina è quella definita fermo biologico;
   il fermo biologico è un provvedimento temporaneo che vieta la pesca in determinate aree per determinati periodi dell'anno definiti dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
   l'obiettivo del fermo biologico è favorire la riproduzione naturale delle specie ittiche d'interesse commerciale. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ogni anno comunica le date sull'arresto temporaneo dell'attività di pesca e le relative modalità e forme di indennizzo agli operatori del settore. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il 23 giugno del 2016 aveva reso note le procedure per l'erogazione degli aiuti alle imprese del settore che hanno effettuato l'interruzione temporanea obbligatoria nel 2015. Attualmente, da quel che risulta agli interroganti, nessun indennizzo è stato corrisposto agli operatori del settore, né per il fermo disposto nel 2015, né per quello del 2016 –:
   se il Ministro interrogato intenda fornire un quadro chiaro della situazione esposta e se non intenda, per quanto di competenza, adoperarsi affinché vengano al più presto indennizzati i periodi interessati, soprattutto in vista del prossimo fermo pesca previsto per l'anno 2017. (5-11580)


   ROMANINI, PATRIZIA MAESTRI, BERGONZI, OLIVERIO, TERROSI, ZAMPA, GHIZZONI, ARLOTTI, MARCO DI MAIO, PAOLA BOLDRINI, BARUFFI, MONGIELLO, GANDOLFI, DAL MORO, MONTRONI, TARICCO, MARCHI, INCERTI e CARRA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   sulla base delle rilevazioni meteorologiche e climatiche, la primavera 2017 è stata la più calda dal 1830, con temperature superiori alla media anche di 5/6 gradi e precipitazioni inferiori alle previsioni del periodo di oltre il 50 per cento;
   negli ultimi dodici mesi questa condizione climatica ha determinato un abbassamento della quota di falda a testimonianza di un rapido depauperamento della risorsa idrica nella pianura Padana. Nelle sole province di Parma e Piacenza tale abbassamento è stato di circa 1,26 metri. Stante la situazione, con l'avanzare della stagione estiva, non può che prospettarsi una situazione di peggioramento della siccità, anche in ragione del fatto che nei prossimi trenta giorni, non sono previste precipitazioni tali da indurre ad un miglioramento della situazione;
   la discesa delle quote idrometriche non può più definirsi episodica, trattandosi ormai di una costante stagionale sin dalla fine degli anni Novanta, come dimostrato dai dati meteorologici;
   la scarsità della risorsa idrica nel periodo dell'anno in cui si concentrano le necessità irrigue rischia di determinare una situazione di profonda difficoltà per le produzioni agricole (pomodoro e mais in particolare), ma anche per le aziende che lavorano queste produzioni e che nella fase di trasformazione abbisognano di acqua;
   il fabbisogno irriguo stimato per l'anno 2017 nella regione Emilia Romagna è il più alto dal 2011 e si attesta al di sopra della media 1991-2016, con valori probabili compresi tra 930 e 1327 milioni di metri cubi e un incremento del 20 per cento rispetto all'anno precedente;
   da un punto di vista meteo-climatico, l'annata agraria è attualmente caratterizzata da condizioni di siccità a causa del contenuto idrico nel terreno e nelle falde decisamente inferiore alle attese. Le carenze sono particolarmente elevate sul settore occidentale della regione e causa della scarsità di pioggia negli 8 mesi precedenti: nella pianura del parmense e del piacentino, le precipitazioni cumulate da ottobre 2016 a maggio sono stimate inferiori alla norma tre il 40 e il 50 per cento e risultano tra le più basse degli ultimi 50-60 anni;
   il beneficio generato dall'irrigazione delle coltivazioni agricole nella sola provincia di Parma è stimato in circa 59 milioni di euro;
   la necessità di implementare infrastrutture specifiche per il collettamento delle acque nei periodi invernali e il rilascio ai fini irrigui d'estate, ma anche per il recupero delle acque industriali e civili, appare ormai non più rinviabile ed anzi in forte ritardo rispetto alle effettive esigente, così come non più procrastinabile è la revisione di alcune delle tradizionali tecniche di irrigazione, anche una riflessione sulla scelta delle colture al fine di privilegiare la semina di prodotti maggiormente corrispondenti alle mutate condizioni climatiche –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della grave emergenza siccità che sta interessando alcune regioni italiane, in particolare della pianura Padana, e se non ritengano necessario farsi promotori di un tavolo operativo che, coinvolgendo tutti gli attori interessati (regioni, amministrazioni locali, consorzi di bonifica, associazioni agricole, e altri), addivenga alla redazione di un piano nazionale che consenta di affrontare con efficacia e tempestività i periodi di siccità e quindi salvaguardare le produzioni agricole durante il periodo estivo. (5-11582)


   SANI e FIORIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 1 della legge n. 238 del 2016 riporta testualmente: «il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli, quali frutto del lavoro, dell'insieme delle competenze, delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale»;
   l'articolo 7 della legge n. 238 del 2016 sancisce la «Salvaguardia dei vigneti eroici o storici» disponendo che lo Stato promuova «interventi di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia dei vigneti delle aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o aventi particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale» e situati «in aree vocate alla coltivazione della vite nelle quali le particolari condizioni ambientali e climatiche conferiscono al prodotto caratteristiche uniche, in quanto strettamente connesse alle peculiarità del territorio d'origine»;
   secondo la definizione del Cervim (il Centro di ricerche per la viticoltura montana), vini eroici sono quelli prodotti da vigne ubicate su terreni con pendenza superiore al 30 per cento, oppure collocate ad un'altitudine media superiore ai 500 metri, o ancora distribuite su terrazze o gradoni o coltivate su piccole isole;
   i vigneti eroici o storici presenti nei terrazzamenti realizzati nel corso dei secoli con muri a secco (una tecnica, emblema dell'architettura rurale nel Mediterraneo) hanno preservato intere zone dal dissesto idrogeologico, contrastando l'abbandono delle campagne e valorizzando la vocazione agricola di interi territori;
   tali terrazzamenti sono stati candidati a bene materiale Umanità dell'Unesco;
   i vigneti storici, anche in relazione a quanto appena esposto, sono diffusi in zone marginali, spesso di straordinaria valenza ambientale, naturale e paesaggistica come i Parchi nazionali;
   proprio per la loro presenza all'interno delle aree protette, anche i vigneti eroici o storici sono quindi sottoposti ai vincoli ed alle sanzioni di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 («Codice dei beni culturali e del paesaggio»);
   in virtù di queste ultime disposizioni, nei mesi scorsi, un agricoltore dell'Isola del Giglio (in provincia di Grosseto e nella perimetrazione del Parco nazionale dell'arcipelago Toscano) è stato condannato dal tribunale di Grosseto per aver «effettuato un taglio di ginestre ed eriche» con l'obiettivo di ripristinare e recuperare alcuni metri quadrati di vigneto in un terreno presente in un antico terrazzamento;
   nello specifico è stato rilevato che tale imprenditore agricolo non avesse chiesto preventivamente il nulla osta all'ente parco preposto e la sanzione riconosciuta dal tribunale (ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001) sia riconducibile alla pena prevista per interventi abusivi a scopo edilizio;
   risulta quindi evidente come, attualmente, le norme relative ai vigneti storici ed eroici di cui alla legge n. 238 del 2016 qualora ricadano in aree protette, siano per gli interroganti in palese contrasto con le norme del citato Codice dei beni culturali e del paesaggio;
   la comprovata complessità di poter richiedere ed ottenere, in tempi brevi, gli eventuali nulla osta agli enti parco di riferimento, anche qualora la risposta fosse positiva, non è infatti compatibile, a giudizio degli interroganti, con la manutenzione costante di tali culture che richiedono un'attenzione ed una tipologia di interventi costante ed efficace –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se ritengano necessario assumere iniziative normative al fine di armonizzare la disciplina in materia di salvaguardia dei vigneti storici, di cui alla legge n. 238 del 2016 e al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, permettendo interventi di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia dei vigneti storici all'interno della perimetrazione dei parchi nazionali senza il preventivo nulla osta del relativo ente parco. (5-11584)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPESSOTTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il glifosato è un erbicida totale, tra i più utilizzati a livello mondiale e uno dei più venduti al mondo, impiegato in agricoltura in fase pre-semina e pre-impianto per molte colture orticole, per il diserbo di argini e sponde dei bacini nella coltivazione del riso, oltre che per i diserbo di frutteti, vigneti e colture arboree;
   dall'analisi dei dati di vendita, risulta che nella regione Veneto, nel solo 2015, siano state vendute 446 tonnellate di principio attivo di glifosato;
   data la sua tossicità, a decorrere dal 22 agosto 2016 il Ministero della salute con decreto del 9 agosto 2016 ha revocato l'autorizzazione all'immissione in commercio e modificato le condizioni d'impiego di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosato in attuazione del regolamento di esecuzione (UE) 2016/1313 della Commissione del 1o agosto 2016;
   a partire da gennaio 2015, l'Arpav ha iniziato una campagna analitica a scopo di indagine/screening su alcune delle stazioni di monitoraggio delle acque superficiali del Veneto da cui risulta il superamento, per il 20 per cento delle analisi, di glifosato, Ampa e glufosinato di ammonio (su un totale di 445 analisi per 148 campioni), del valore di 0,1 g/l, corrispondente allo standard di qualità medio annuo (SQA-MA) previsto per i fiumi dalla normativa vigente;
   sono stati riscontrati valori superiori a 0,1 g/l soprattutto per in misura minore per glufosinato di ammonio (14 casi);
   in particolare, concentrazioni medie di glifosato particolarmente elevate, superiori a 0,4 g/l, sono state riscontrate nello scolo Musoncello (n. 1127, bacino scolante nella laguna di Venezia) e nel fiume Cervada (n. 621, bacino Livenza);
   a luglio 2015 l'Organizzazione mondiale della sanità ha ritenuto il glifosato «possibile cancerogeno» per l'uomo, gettando un'ombra sul diserbante più utilizzato al mondo in campo agricolo, prodotto dalla multinazionale Monsanto;
   il Governo pro tempore ha espresso parere favorevole su alcuni degli impegni contenuti nella mozione del M5S n. 1-00720 presentata dalla deputata Silvia Benedetti, riguardanti in particolare il bando dell'utilizzo di questo fitofarmaco dall'agricoltura italiana;
   con una recente ordinanza comunale dell'8 giugno 2017, il sindaco di Fumane (VE) ha disposto il divieto di utilizzo del glifosato come diserbante su tutto il territorio comunale ad uso pubblico –:
   alla luce dei risultati emersi dalle analisi condotte dall'Arpav, se il Governo non ritenga opportuno adottare urgenti iniziative per vietare, in maniera permanente, l'utilizzo del glifosato in ambito agricolo, nel trattamento delle aree pubbliche e nel giardinaggio, al fine di salvaguardare l'ambiente, la biodiversità, nonché la salute pubblica. (4-16952)


   GUIDESI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il mondo dell'ippica soffre più di altri di una crisi ormai cronica, aspettando un sostegno, dovuto, che però non arriva con ippodromi, proprietari, allevatori, allenatori, fantini e addetti che sono arrivati sull'orlo della disperazione;
   gli operatori del settore anticipano i costi per la realizzazione delle corse e spesso si sostengono quasi esclusivamente proprio con i premi vinti durante le stesse;
   i premi, che vengono preparati dall'ufficio premi del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, venivano in passato pagati dopo 60 giorni dalla conclusione del mese, oggi, invece, si è in ritardo di circa 6 mesi;
   si apprende la notizia che il 9 maggio 2017 l'allenatore tedesco di cavalli purosangue di punta – Mario Hofer – abbia scritto una lettera al direttore della pubblicazione italiana quotidiana on line EBN dove specifica che avrebbe voluto far correre il cavallo Diplomat al premio Presidente della Repubblica, uno dei grandi appuntamenti internazionali del galoppo svoltosi il 14 maggio 2017, ma il proprietario non gli ha permesso la trasferta, in quanto ancora non gli è stato pagato il premio vinto dallo stesso cavallo nell'edizione dello scorso anno, come anche i premi vinti dal cavallo Hargeisa a giugno 2016 nel Premio Primi passi a Milano e dal cavallo Eskimo Point, sempre a, Milano, a settembre 2016 nel Premio Cancelli;
   sembra che questo non sia un caso isolato, ma che anche altri proprietari, a causa di questi ritardi nei pagamenti, comincino a disertare la partecipazione agli appuntamenti internazionali italiani e quindi non far correre nel nostro Paese i loro cavalli. L’European Pattern Committee nel mese di gennaio 2017, ha escluso tre Gran Premi Italiani, proprio per il ritardato pagamento dei premi;
   l'allenatore Hofer con questa lettera ha voluto, a parere dell'interrogante, non solo denunciare a tutto il mondo ippico europeo che l'Italia non paga i premi dovuti, dando una immagine del nostro sistema ippico italiano non certo egregia, ma velatamente suggerire l'esclusione del nostro Paese dal Comitato Pattern Race europeo;
   sono migliaia i soggetti che svolgono un'attività professionale in settori strettamente collegati al mondo dell'ippica. Esiste un indotto di rilevanti proporzioni che si snoda dietro all'ippica per la fornitura dei servizi connessi. Se il nostro Paese venisse escluso dalle Pattern Race questo porterebbe grave nocumento all'industria ippica italiana –:
   quali iniziative urgenti intenda adottare affinché siano ridotti i termini di pagamento dei premi, riportandoli a 90 giorni dalla disputa delle corse, sia ai proprietari e agli allevatori italiani sia agli operatori stranieri, al fine di far permanere l'Italia nel circuito Pattern e dare al settore dell'ippica quel rilancio, quella visibilità e quelle nuove prospettive di sviluppo per l'indotto, necessari per far uscire il settore dalla grave crisi in cui versa. (4-16956)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   PAOLO BERNINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   dal 5 novembre 2003 si legge che presso Sala Consilina (Salerno) sono verificabili estremi ritardi nella realizzazione del canile comprensoriale (fonte: http://www.navigavallo.it): «Ancora ritardi e lunghe attese prima che il canile comprensoriale del Diano sia realizzato. Nonostante i soldi ci siano e la comunità montana abbia deliberato per la sua realizzazione, avendo anche il progetto esecutivo, l'opera non parte (...); analogamente il 28 agosto 2004 si legge che per il canile del Vallo di Diano è tutto fermo (fonte: http://www.valloweb.com): «...Solo parole eclatanti, qualche delibera importante, poi l'immobilismo... Senza contare poi che da sempre la maggior parte dei comuni paga la convenzione con un canile privato...»;
   ancora il 20 novembre 2008 si legge che «Il Vallo di Diano avrà finalmente il suo canile comprensoriale. Sorgerà a Sala Consilina in località Maroni su progetto della Comunità Montana Vallo di Diano che ha, all'uopo, stanziato circa 300 mila euro. La realizzazione del canile è prevista in tempi brevi, al massimo entro il prossimo mese di maggio (...)» (fonte: valloweb.com);
   il 28 maggio 2009 si riporta che è stata posta la prima pietra al canile di Sala Consilina (fonte: http://www.valloweb.com): «Il progetto preliminare e definitivo è stato redatto dalla Comunità Montana – spiega orgogliosa il presidente del consiglio comunale di Sala Consilina Maria Stabile – l'intervento prevede la realizzazione di un ricovero sanitario per cani, prevede uno spazio per uffici amministrativi e ambulatori medici adeguatamente attrezzati... Per questo primo intervento sono previsti € 750.000,00 mentre nel secondo intervento è in progetto l'ampliamento di ristoro per i cani per un costo pari ad altrettanti € 700.000,00»;
   il 2 settembre 2010 si aggiorna ancora sulle novità (fonte: http://www.valloweb.com): «Con la firma del segretario comunale di Sala Consilina si darà il via libera all'anagrafe canina che secondo quanto stabilito dalla legge dello Stato avrà come obiettivi la custodia responsabile per tutti i cani presenti sul territorio... Si tratta del II step del progetto riguardante la realizzazione del rivoluzionario canile comprensoriale per cani randagi che sorgerà in località Marrone – spiega orgoglioso l'ass. Garofalo – i lavori per un importo pari a 413.000,00 euro completeranno la costruzione di locali principali...»;
   il 21 settembre 2012 vengono denunciati gli sprechi (fonte: http://www.giornaledelcilento.it): «... Il Canile di Sala rischia di essere l'ennesimo esempio di spreco di danaro pubblico considerando che sino a questo momento per la costruzione del “canile fantasma” sono stati spesi circa 1 milione e 500 mila euro. Tra gli ultimi settori completati i box che dovrebbero accogliere le infelici bestiole. Per l'intero completamento dell'opera mancano circa 500 mila euro...»;
   il 19 gennaio 2013 si legge ancora che a Sala è stato chiesto l'aiuto dei privati per il canile (fonte: http://www.lacittadisalerno.it): «La mia proposta – ha spiegato il primo cittadino – è frutto di una attenta analisi dei costi e del risparmio che si potrà avere attraverso un canile comprensoriale. Nei prossimi giorni partirà il bando per il project financing, una volta conclusa questa fase credo che in un paio di mesi si potrà procedere all'affidamento dei lavori, per il completamento della struttura è necessario ancora un milione di euro»;
   il 19 luglio 2013 si riferisce che a Sala Consilina: LA COMUNITÀ MONTANA CERCA PARTNER PER IL COMPLETAMENTO DEL CANILE (fonte: http://www.ondanews.it): «È evidente che il ritardato completamento dell'opera non dipende da una mancanza di volontà da parte di questa Amministrazione. L'auspicio – ha concluso il Presidente Accetta – è che gli operatori economici manifestino il loro interesse per il completamento dell'opera»;
   occorrerebbe verificare l'istruttoria, l’iter, i finanziamenti e il percorso dei lavori di una struttura «fantasma» che ad oggi non è stata terminata –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche sul piano normativo, per garantire la piena attuazione della legge n. 281 del 1991, che risulta largamente disattesa nonostante gli impegni finanziari e l'erogazione di fondi pubblici in modo da evitare casi come quello descritto. (4-16958)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   sulla Gazzetta Ufficiale n. 213 del 12 settembre 2016 è stato pubblicato il decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177, recante «Disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche»;
   la legge 7 agosto 2015, n. 124, richiamata, recita, all'articolo 8, comma 6, che «Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi di cui al comma 1, il Governo può adottare, nel rispetto dei principi e criteri direttivi e della procedura di cui al presente articolo, uno o più decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive»;
   l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato, del suo personale e delle attività e funzioni svolte, ha coinvolto, dal 1o gennaio 2017, diverse amministrazioni dello Stato quali, l'Arma dei carabinieri, la Guardia di Finanza, i Vigili del fuoco, la Polizia di Stato ed il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
   alla luce della citata riorganizzazione di competenze posta in essere risulta che il decreto legislativo n. 177 del 2016 debba essere quantomeno integrato in alcune sue parti;
   per quanto riguarda il contingente di personale del disciolto Corpo forestale dello Stato assegnato direttamente, ai sensi dell'articolo 12 del decreto in argomento, al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per l'esercizio delle primarie attività ad esso assegnate ai sensi dell'articolo 11, la Tabella A allegata al provvedimento dovrebbe essere modificata nei numeri delle unità di personale effettivamente assegnato ed oggi in servizio al dicastero;
   il decreto n. 177 del 2016 al Capo IV ha previsto anche delle tabelle di inquadramento giuridico per tutti i contingenti di personale assegnati alle amministrazioni alle quali la normativa ha attribuito le varie attività e funzioni in capo al Corpo forestale dello Stato e specificatamente, Arma dei carabinieri, Polizia di Stato, Guardia finanza, Vigili del fuoco, ma non per le risorse appositamente individuate per il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che ha accresciuto nel contempo le proprie competenze;
   questo personale transitato al citato Ministero è stato individuato e assegnato per le proprie professionalità e non, a domanda, attraverso l'istituto della mobilità di cui al decreto legislativo n. 165 del 2001;
   occorre evidenziare che tale personale rientrava, fino al 31 dicembre 2016, sotto il profilo contrattuale, economico, previdenziale e di status giuridico nel comparto sicurezza e destinatario, proprio per le particolari e delicate attività svolte per il Paese, della norma della cosiddetta «specificità» di cui all'articolo 19 della legge 4 novembre 2010 n. 183 –:
   se non si ritenga opportuno, considerato che si è in presenza dell'assorbimento di un Corpo dello Stato, circostanza mai verificatasi sino ad oggi, assumere iniziative per modificare il decreto legislativo n. 177 del 2016 e integrare il citato personale, anche con l'inserimento di una specifica tabella di inquadramento giuridico inerente alle risorse umane assegnate al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che tenga conto delle reali professionalità dello stesso personale nell'area terza del Ccnl, del comparto Ministeri, nel rispetto delle relative fasce retributive realmente percepite, ad invarianza di spesa e senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato. (4-16965)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MUCCI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 6, comma 1, del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, al fine di favorire la digitalizzazione, la connettività e l'ammodernamento tecnologico delle piccole e medie imprese, nell'ambito di apposito programma operativo nazionale della programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali comunitari, prevede l'adozione di interventi per il finanziamento a fondo perduto, tramite voucher di importo non superiore a 10.000 euro, concessi per le piccole e medie imprese per l'acquisto di software, hardware o servizi che consentano il miglioramento dell'efficienza aziendale e la modernizzazione dell'organizzazione del lavoro, la connettività a banda larga e ultralarga, la formazione qualificata del personale;
   i commi 2 e 3 del medesimo articolo 6 intervengono sulle modalità attuative dell'erogazione dei contributi;
   in particolare, il comma 2 rimette a un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per la coesione sociale, il Ministro per gli affari regionali e il Ministro dello sviluppo economico, la determinazione dell'ammontare dell'intervento nella misura massima di 100 milioni di euro, a valere sulle risorse della programmazione 2014-2020 o della collegata pianificazione dei fondi strutturali comunitari (fruibili solo a seguito dell'approvazione da parte della Commissione europea del programma operativo nazionale relativo alla competitività di competenza del Ministero dello sviluppo economico), previa verifica della coerenza con le linee di intervento previste dalla medesima programmazione. La somma così individuata è ripartita dal Cipe tra le regioni in misura proporzionale al numero delle imprese registrate presso le camere di commercio di ciascuna regione;
   il successivo comma 3 prevede che, con decreto del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, siano stabiliti lo schema standard di bando e le modalità di erogazione dei suddetti contributi;
   con decreto ministeriale 23 settembre 2014 sono stabilite le modalità di attuazione relative al contributo di cui al citato articolo 6 del decreto-legge «Destinazione Italia». In particolare, l'articolo 8 di tale decreto ministeriale rinvia ad un decreto del direttore generale per gli incentivi alle imprese del Ministero dello sviluppo economico la definizione dei moduli da utilizzare per presentare la domanda di accesso al contributo e dei termini di apertura dello sportello telematico, oltre all'indicazione del riparto su base regionale delle risorse finanziarie disponibili;
   con decreto ministeriale 7 luglio 2016 è determinato in poco più di 32 milioni di euro l'ammontare delle risorse per la digitalizzazione dei processi aziendali e l'ammodernamento tecnologiche delle piccole e medie imprese a carico della programmazione 2014-2020, ripartite dal Cipe tra le regioni «meno sviluppate» e «in transizione». L'individuazione delle restanti risorse per le altre regioni, a valere sul fondo sviluppo e coesione, è demandata ad apposita delibera del Cipe che ne definisce anche le modalità di ripartizione;
   l'ufficio investimenti per l'ambiente, le imprese e le aree urbane del Cipe, a quanto risulta all'interrogante, ha reso noto che la delibera attesa da parte del Cipe era prevista all'ordine del giorno del 3 marzo 2017, dal quale però è stata espunta –:
   quali iniziative i Ministri interrogati intendono adottare affinché venga al più presto emanata la delibera del Cipe per determinare l'ammontare delle risorse destinate alle misure per favorire la digitalizzazione dei processi aziendali e l'ammodernamento delle piccole e medie imprese nelle restanti regioni italiane e rendere finalmente operativi i suddetti finanziamenti non solo nel Mezzogiorno ma anche nelle regioni del centro-nord. (5-11586)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Boccuzzi e altri n. 7-01093, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Chimienti, Ciprini, Cominardi, Dall'Osso, Lombardi, Tripiedi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Lombardi e Villarosa n. 5-11461, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 maggio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vallascas;

  l'interrogazione a risposta in Commissione Sgambato e altri n. 5-11507, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Albanella;

  l'interrogazione a risposta scritta Zaccagnini n. 4-16894, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Capodicasa.