Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 7 giugno 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   L'VIII Commissione,
   premesso che:
    la situazione ambientale e sanitaria della provincia di Brescia presenta criticità peculiari, necessita quindi di un'attenzione e di interventi da parte delle istituzioni nazionali;
    il territorio bresciano, segnato da troppi anni di sottovalutazione del problema ambientale, potrebbe diventare, a livello nazionale, un laboratorio per sperimentare buone pratiche di bonifica, per risanare l'ambiente e ricostruire un territorio nel segno della legalità e della tutela dell'ambiente;
    la provincia di Brescia è tra le aree nazionali una di quelle di più antica industrializzazione ed è la terza a livello europeo per intensità di imprese industriali che vi operano. Per questa ragione ha subito le conseguenze e le eredità di un'industria pesante che ha operato senza le necessarie norme giuridiche di tutela ambientale e di limitazione delle emissioni industriali, che sono sostanzialmente giunte solo successivamente alla metà degli anni Settanta del secolo scorso. Una situazione che ha generato benessere economico, ma anche gravi danni alla salute delle persone e dell'ambiente;
    alle situazioni industriali pregresse, come dimostrato dalle numerose indagini delle forze dell'ordine – concluse e in corso – si è aggiunto un allarmante fenomeno di illegalità diffusa che ha visto il territorio bresciano terra di azione della criminalità organizzata e delle ecomafie: dai traffici di rifiuti, alle discariche illegali, fino agli interramenti di rifiuti tossici;
    quella di Brescia è la quinta procura dopo Torino, tuttavia ha un organico pari ad un terzo rispetto al capoluogo piemontese, a fronte di una situazione in cui, come risulta dalle dichiarazioni del procuratore Dell'Osso, si registra una presenza della criminalità organizzata nel settore dei rifiuti sul territorio bresciano, tratteggiata come decisamente impegnativa;
    nella relazione conclusiva della scorsa legislatura della Commissione bicamerale d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati nell'intero capitolo dedicato alla provincia di Brescia vengono analizzati numerosi aspetti critici: dalle indagini della procura di Brescia relative all'autostrada Bre.Be.Mi, alle problematiche relative allo smaltimento dei rifiuti industriali, dalla proliferazione delle cave e il connesso problema delle discariche di rifiuti speciali, alla critica situazione del comune di Montichiari dei comuni limitrofi, dalle difficili situazioni delle discariche e dell'utilizzo delle scorie, alla situazione delle bonifiche a cominciare dal sito inquinato di interesse nazionale (Sin) della Caffaro e dallo stato della contaminazione;
    sempre sulla situazione della Caffaro il terzo rapporto dello Studio Sentieri, pubblicato nell'aprile 2014, indica Brescia come la città con la maggior incidenza dei tumori rispetto alla media del Nord Italia;
    lo studio epidemiologico condotto dalla ATS di Brescia di analisi delle mortalità nel quartiere S. Polo di Brescia nel periodo 2004-2008 ha evidenziato nella popolazione maschile eccessi di mortalità per il tumore alla vescica e per malattie respiratorie non tumorali, in particolare per le polmoniti, rispetto ai tassi rilevati nei residenti nel resto del comune di Brescia. Nelle donne si è rilevato un eccesso di mortalità, rispetto ai valori attesi, per il tumore al fegato e per la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Infine, per quanto riguarda le malattie respiratorie non tumorali, si osserva un eccesso di morti per queste patologie in entrambi i sessi, e in particolare per le polmoniti negli uomini (17 morti verso 9 morti attese) e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) nelle donne (14 morti osservate verso circa 7 attese), tra i residenti a S. Polo rispetto al resto della città;
    vanno poi ricordati i territori di Vighizzolo e Montichiari che hanno quotidianamente a che fare con l'emergenza «cattivi odori» che ha portato anche al ricovero di alunni delle elementari. Una situazione che si va ad aggiungere a quella delle discariche con 11 siti abusivi e 11 autorizzati (di cui 4 ancora in gestione e 7 in post gestione), oltre che una richiesta in sospeso in regione per una discarica di amianto di oltre 1 milione di metri quadri di rifiuti e due ampliamenti. Una situazione molto rischiosa per la salute degli abitanti della zona e dell'ambiente, denunciata da anni dalle associazioni ambientaliste, dai comitati di cittadini e dai genitori degli alunni;
    non risulta ancora adottato il regolamento relativo agli interventi di bonifica, ripristino ambientale e di messa in sicurezza, d'emergenza, operativa e permanente, delle aree destinate alla produzione agricola e all'allevamento, di cui all'articolo 241 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152; l'articolo 2, comma 4-ter, del decreto legislativo n. 136 del 2013 prevedeva l'adozione di tale regolamento entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della relativa legge di conversione;
    ai fini dell'individuazione di nuovi impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti, sarebbe necessario valutare l'introduzione di un fattore di pressione che non consideri solo le volumetrie delle discariche, ma anche le altre ricadute ambientali e gli impatti cumulativi, attraverso una modifica al comma 1 dell'articolo 195 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, che, nell'ambito delle competenze statali concernenti l'indicazione dei criteri generali relativi alle caratteristiche delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, tenga conto, in particolare, del fattore di pressione per le discariche, inteso quale massima concentrazione di aree e di volume di rifiuti conferibili su unità di superficie territoriale;
    sarebbe, altresì, necessario subordinare la realizzazione di nuovi impianti o ampliamento di impianti esistenti finalizzati allo smaltimento dei rifiuti ad una concreta diminuzione del fattore di pressione come definito nel precedente capoverso,

impegna il Governo:

   ad adottare al più presto il regolamento citato in premessa, relativo agli interventi di bonifica, ripristino ambientale e di messa in sicurezza, d'emergenza, operativa e permanente, delle aree destinate alla produzione agricola e all'allevamento;
   ad assumere iniziative per stanziare le risorse per avviare, tramite il Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (SNDA), nella provincia di Brescia, la mappatura su vasta scala dei terreni, partendo dalle aree più a rischio, come emerso dalle indagini e dalle segnalazioni delle agenzie ambientali e delle associazioni ambientaliste e dei cittadini, al fine della classificazione degli stessi in base al grado di contaminazione;
   ad assumere iniziative per monitorare il livello di inquinamento ambientale promuovendo altresì un aggiornamento dello Studio Sentieri e avviando nella provincia di Brescia indagini sulla popolazione a partire da quella maggiormente esposta, come emerso dalle analisi delle agenzie ambientali e dell'Agenzia di tutela della salute di Brescia;
   ad attuare un piano generale di bonifica per le aree di competenza statale sulla base delle evidenze emerse dalla mappatura e dalle analisi sopracitate prevedendo lo stanziamento di risorse adeguate, anche straordinarie;
   a valutare l'opportunità di assumere iniziative per introdurre, ai fini dell'individuazione di nuovi impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti, un fattore di pressione che non consideri solo le volumetrie delle discariche, ma sia inteso quale massima concentrazione di aree e di volume di rifiuti conferibili su unità di superficie territoriale;
   a valutare l'opportunità di assumere iniziative subordinare la realizzazione di nuovi impianti o l'ampliamento di impianti per lo smaltimento di rifiuti, ovvero di impianti la cui realizzazione potrebbe determinare un peggioramento della qualità dell'aria, ad una concreta diminuzione del predetto fattore di pressione;
   a valutare l'opportunità di promuovere forme di coinvolgimento delle popolazioni interessate dalla realizzazione di nuovi impianti di smaltimento dei rifiuti, anche avviando un dibattito pubblico sulla scorta di quanto prevede l'articolo 22 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, al fine di favorire la partecipazione dei cittadini.
(7-01280) «Cominelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   la legge 11 agosto 2014, n. 125, di riforma del sistema della cooperazione italiana allo sviluppo ha profondamente rinnovato la disciplina di settore, superando l'impostazione precedente, che risaliva al 1987, ed assicurando nuovi strumenti gestionali e di finanziamento che disegnano un quadro più organico e funzionale della cooperazione italiana, in cui tutti i soggetti di cooperazione vedano riconosciuto il loro ruolo specifico;
   con la riforma del sistema di cooperazione è stata istituita l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), con autonomia di bilancio e di organizzazione, che costituisce una struttura specializzata per l'attuazione delle iniziative di cooperazione, sotto la responsabilità politica e il controllo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
   l'AICS, dotata di personalità giuridica, è chiamata ad operare sotto la vigilanza del Ministro, in attuazione degli indirizzi contenuti nel documento triennale di programmazione. L'Agenzia è entrata in funzione il 1o gennaio 2016 dando attuazione alle politiche di cooperazione allo sviluppo sulla base di criteri di efficacia, economicità, unitarietà e trasparenza;
   il riassetto normativo di settore e l'istituzione dell'AICS intervengono in un periodo caratterizzato dall'aumento progressivo delle risorse finanziarie destinate all'aiuto pubblico allo sviluppo (APS). Si tratta di una tendenza avviata a partire dal 2012 e destinata a durare, stando agli impegni assunti a livello internazionale, e confermati nel documento triennale di programmazione e di indirizzo 2016- 2018, anche nei prossimi anni. Come previsto dalla legge, il documento di economia e finanza 2017 contiene un focus specifico dedicato all'andamento dell'APS. Le stime relative ai dati del 2016 indicano una spesa complessiva pari allo 0,26 per cento del reddito nazionale lordo (RNL). Il documento ribadisce l'impegno del Governo a perseguire il riallineamento graduale dell'Italia agli standard internazionali, migliorando al contempo la qualità e l'efficacia della cooperazione. L'obiettivo è di arrivare fino ad uno 0,30 per cento del reddito nazionale nel 2020, contribuendo in questo modo anche agli obiettivi definiti nell'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile;
   in coerenza con tali indirizzi e obiettivi, le manovre di bilancio 2016 e 2017 hanno previsto un aumento sensibile degli stanziamenti per iniziative di cooperazione allo sviluppo gestite dall'AICS; nell'esercizio 2017, l'AICS è stata opportunamente inclusa anche tra i soggetti attuatori degli interventi da finanziare con il nuovo fondo per l'Africa per un totale di 200 milioni di euro, che si aggiungono ai 400 milioni di euro assegnati all'AICS per rafforzare i programmi di cooperazione e, in particolare, il canale bilaterale;
   questa significativa tendenza per il rafforzamento degli aiuti allo sviluppo, in termini di disponibilità finanziaria, pone tuttavia l'ineluttabile esigenza che l'Agenzia sia dotata delle risorse umane necessarie ed adeguate per poter gestire fondi in aumento;
   considerate le specificità del settore della cooperazione allo sviluppo, che richiedono al contempo competenze tecniche e linguistiche da spendere in un perimetro internazionale in costante evoluzione, è auspicabile che la nuova Agenzia sia al più presto dotata di un corpo di esperti tecnici guidati da dirigenti tecnici;
   con tale finalità, attraverso un emendamento al disegno di legge di bilancio 2017, la Camera dei deputati ha incluso l'AICS tra gli enti destinatari del «Fondo per il pubblico impiego», con un incremento del fondo di 800 mila euro per il 2017 e di 3 milioni di euro a decorrere dall'anno 2018, che consente all'AICS di bandire concorsi per titoli ed esami e, conseguentemente, assumere a tempo indeterminato almeno 60 unità di personale tecnico e amministrativo;
   a distanza di sei mesi dall'approvazione della disposizione citata, la situazione di insufficienza strutturale dell'AICS permane, poiché si è ancora in attesa dell'emanazione relativi decreti d'attuazione della disposizione summenzionata, indispensabili per la pubblicazione del bando di concorso;
   il completamento dell'organico tecnico dell'AICS ha carattere di urgenza; ad esso si aggiunge, tuttavia, anche la necessità di un rafforzamento dell'organico dirigenziale per assicurare la piena operatività dell'Agenzia; al momento, infatti, i due incarichi dirigenziali di prima fascia previsti ai sensi dell'articolo 19, comma 2, lettere a) e b), della legge n. 125 del 2014, nell'organico non sono coperti, mentre dei sedici incarichi dirigenziali di seconda fascia previsti ne sono attualmente assegnati soltanto otto –:
   quando saranno emanati i decreti attuativi di cui in premessa necessari per procedere al bando di concorso volto al reclutamento di 60 tecnici dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo già autorizzato dall'articolo 1, comma 365, lettera b) della legge 11 dicembre 2016, n. 232, e se non si intendano adottare le iniziative necessarie per rafforzare anche l'organico dirigenziale dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, assicurando così, a fronte di responsabilità crescenti, la piena operatività dell'ente e lo svolgimento di compiti di elevata specializzazione per l'attuazione degli interventi di cooperazione allo sviluppo.
(2-01827) «Quartapelle Procopio, Alli, Arlotti, Beni, Braga, Bruno Bossio, Carella, Carrozza, Coccia, Cominelli, Marco Di Maio, Di Salvo, Gianni Farina, Fedi, Garavini, Gnecchi, Gribaudo, Impegno, Lenzi, Locatelli, Lodolini, Mariani, Pierdomenico Martino, Monaco, Palazzotto, Paris, Patriarca, Preziosi, Raciti, Rampi, Realacci, Sereni, Villecco Calipari, Zampa, Zanin».

Interrogazione a risposta orale:


   BIANCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nei mesi di maggio e di agosto del 2016 furono presentati atti di sindacato ispettivo dall'interrogante, rimasti ad oggi senza risposta, riguardanti il sistema bancario toscano;
   nel mese di gennaio 2017, a fine seduta l'interrogante rivolse un appello al Governo per una risposta poiché il reiterato silenzio avrebbe potuto apparire complice di una situazione che poteva sembrare frutto di manovre speculative, neppur celate, e forse anche di un disegno con eventuali contorni penali da valutare;
   ancor oggi il silenzio è il tratto distintivo dell'Esecutivo;
   le interrogazioni riguardavano le iniziative, a giudizio dell'interrogante, preordinate e messe in essere principalmente dal dottor Bini Smaghi, a danno di Banca Etruria e del sistema bancario toscano e a favore della Société Generale, di cui il ridetto Bini Smaghi è presidente, che miravano alla eliminazione delle concorrenti territoriali di ChiantiBanca e ad una sorta di «occupazione» di quest'ultimo istituto;
   si denunciava in quelle interrogazioni che il piano prendeva le mosse dalla cessione di circa 300 milioni di crediti deteriorati di Banca Etruria ad un prezzo esageratamente basso (circa il 15 per cento del nominale) soltanto pochissimi giorni prima del decreto governativo sulle cosiddette 4 banche (fra cui Banca Etruria);
   i crediti venivano ceduti a Fonspa, del cui azionista di maggioranza Bini Smaghi è consigliere di amministrazione;
   tale cessione per quel prezzo dava il via ad un processo prevedibile (e secondo l'interrogante previsto) e come nelle suddette interrogazioni esplicitato, mirato alla distruzione non solo finanziaria di Banca Etruria per consentire gli accessi al territorio di ChiantiBanca, o meglio di Société Generale;
   ad un certo punto di questo disegno il dottor Bini Smaghi, attraverso Société Generale di cui è presidente, era Advisor Banca Etruria, azionista di ChiantiBanca, con Fonspa acquirente di crediti deteriorati, e presidente di ChiantiBanca;
   cioè occupava (sostanzialmente) e tutt'ora occupa tutti i gangli vitali dell'operazione a giudizio dell'interrogante, in totale conflitto d'interessi, e in quella posizione, rilasciava interviste e dichiarazioni, sulla conclamata volontà di ChiantiBanca, e dunque di Société Generale, di «occupare» il territorio già di Banca Etruria e per altro verso di Monte dei Paschi di Siena;
   sempre in quella posizione iniziava quella che l'interrogante giudica un'aggressione al board e alla stabilità di ChiantiBanca, rendendosi promotore sia degli interventi noti, sia del loro sostegno mediatico, sia di una operazione di discredito sulla falsariga di Banca Etruria, all'evidente scopo di distruggere il contesto per poi ricostruirlo a uso e consumo degli interessi da Bini Smaghi rappresentati;
   così senza neppur curarsi di velare l'operazione, come si apprende da una «lettera aperta pubblicata da alcuni soci di Chianti Banca», Bini Smaghi, allora presidente di ChiantiBanca, cedette crediti deteriorati del valore di euro 64.464.000 per la irrisoria cifra di euro 5.450.000 a Fonspa, dove Bini Smaghi è ben rappresentato, come è noto, essendo nel board del maggior azionista;
   ebbene, la reiterazione dei fatti, ripetuti ad litteram quasi in guisa seriale, il disegno ormai chiaro, i contorni di dubbia legittimità di questi comportamenti «fotocopia» destano, a dir poco, interrogativi e preoccupazioni –:
   se, visto il ripetersi di tali allarmanti episodi e quella che l'interrogante giudica la reiterata inefficacia dell'organo di controllo, non si ritenga di dover assumere iniziative normative tese a sopperire a siffatte lacune del sistema di vigilanza bancaria;
   quali ulteriori iniziative di competenza intendano assumere per far cessare questa situazione «malsana», anche perché, a quanto è dato sapere, la magistratura non pare all'interrogante essersi efficacemente attivata. (3-03064)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la corte d'appello di Brescia ha recentemente confermato il giudizio di primo grado relativo al diritto di 89 lavoratori Fruendo ex MPS di essere reintegrati nell'organico della banca;
   si conferma così quanto già stabilito nell'ottobre 2016 dalla corte d'appello di Firenze, chiamata ad esprimersi su caso analogo riguardante altri 250 lavoratori;
   a favore della facoltà di reintegro nella società di origine si erano espressi in primo grado anche i tribunali di Roma e Lecce;
   appare a questo punto decisamente improbabile un pronunciamento della Corte di Cassazione che si esprima in modo opposto e si pone quindi la questione di come dare rapidamente corso alle sentenze;
   ad oggi infatti MPS si è avvalsa della facoltà di attendere l'ultimo grado di giudizio prima di provvedere alla reintegra, provocando in questo modo un danno oggettivo alle lavoratrici e ai lavoratori in capo a Fruendo, data la fase particolarmente delicata attraversata dall'istituto senese;
   l'accordo per la ricapitalizzazione preventiva ad opera dello Stato prevederebbe infatti un forte impatto organizzativo sul personale, con esuberi significativi;
   sarebbe quindi opportuno che in questo momento si tenessero in considerazione anche i lavoratori che presumibilmente saranno reintegrati nella società, a tutela loro e della stessa banca;
   in particolare, i medesimi devono essere messi nelle condizioni di poter fruire a pieno titolo della possibilità di esodo incentivato, come previsto da un accordo sindacale;
   a parere dell'interrogante, tutto sarebbe più semplice e lineare se MPS accettasse l'esito delle sentenze, rinunciando a sostenere ulteriori spese legali, che ricadrebbero di fatto sui contribuenti italiani, evitando il rischio di ulteriori cause e ripristinando i diritti violati di lavoratrici e lavoratori;
   l'attuale posizione del Ministero dell'economia e delle finanze, già primo azionista e prossimo all'acquisizione della grande maggioranza della società, lo mette nelle condizioni di intervenire presso i vertici aziendali perché diano rapida e positiva soluzione alla vertenza –:
   se non si ritenga di dover assumere al più presto ogni iniziative di competenza per la reintegra dei lavoratori Fruendo ex MPS nell'istituto senese, così da gestire la difficile partita della riorganizzazione aziendale sulla base di dati certi sull'organico e in assenza di cause pendenti.
   (4-16855)


   ANDREA MAESTRI e PAGLIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   dal 2000 al 2015 l'Associazione nazionale arditi d'Italia (ANAI) provinciale di Ravenna ha organizzato l'ultima settimana di agosto al cimitero di Ravenna la cerimonia di commemorazione per l'uccisione del gerarca fascista Ettore Muti, che è diventata occasione di raduno di nostalgici del fascismo. Ogni commemorazione è stata accompagnata dall'esposizione di stendardi, bandiere, parole, gesti e simboli richiamanti il fascismo che ad avviso degli interroganti, in uno spazio pubblico repubblicano, rappresentano una chiara violazione della Costituzione italiana e delle leggi dello Stato (n. 645 del 1952; n. 205 del 1993);
   nel 2016, in seguito a un esposto alla procura e a una raccolta firme consegnata al prefetto e al sindaco, promossa dalla Consulta provinciale antifascista di Ravenna per impedire un'ulteriore cerimonia, la commemorazione si è svolta senza l'esposizione di alcun simbolo politico, parola e gesto di matrice fascista;
   il presidente dell'Anai della provincia di Ravenna ha dichiarato che si vuole vietare di commemorare un morto che è il maggiore «eroe» della città di Ravenna soltanto perché è fascista. In un altro contesto il referente provinciale dell'Anai ha affermato che la cerimonia è rivolta ad un «personaggio storico, medaglia d'oro al valore, cittadino ravennate, protagonista della storia della nostra città per il suo valore e le sue gesta eroiche»;
   descrivere Ettore Muti come il maggiore eroe della città di Ravenna, oltre ad essere pericoloso perché rischia di alimentare, con falsi e ideologici miti, le menti delle giovani generazioni, secondo gli interroganti è un oltraggio alle fondamenta dell'ordinamento repubblicano italiano quali la libertà, la democrazia, la giustizia sociale e la solidarietà che si contrappongono a quelli del Partito nazionale fascista che attraverso la sua dittatura ha soppresso ogni libertà politica e di espressione e varato leggi razziste e antisemite, rendendosi autore degli arresti della metà delle 8.000 deportazioni di ebrei italiani, poi consegnati ai tedeschi, di cui soltanto 600 usciti vivi dai lager e tornati in Italia («I carnefici italiani. Scene dal genocidio degli ebrei, 1943-1945», Simon Levis Sullam) –:
   se il Governo non ritenga opportuno assumere urgentemente ogni iniziative di competenza, anche normativa, per arginare lo svolgimento di eventi di matrice fascista che con sempre maggiore frequenza si tengono sull'intero territorio nazionale;
   se il Governo intenda considerare la possibilità di avviare una mirata campagna informativa e divulgativa diretta alle nuove generazioni, affinché vengano rilanciati i valori della Costituzione italiana contro ogni forma di totalitarismo, di razzismo e di antisemitismo, e siano approfondite la storia del ’900 e la conquista da parte degli italiani di una Repubblica democratica. (4-16867)


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in data 14 settembre 2015 è stata approvata la legge della regione Basilicata n. 37, recante la riforma dell'Agenzia regionale per l'ambiente (Arpab);
   tra i mesi di aprile e settembre 2016 sono stati approvati numerosi provvedimenti volti a rendere più efficace l'attività dell'Agenzia, tra i quali il «progetto ARPAB attività di monitoraggio e controllo da implementare», il progetto esecutivo delle attività di potenziamento dell'Agenzia e il masterplan dell’«operazione per il potenziamento dei controlli ambientali ed il rafforzamento delle attività di monitoraggi ai fini della salvaguardia dell'ambiente – anni 2016-2019»;
   in data 5 ottobre 2016 è stato sottoscritto tra regione Basilicata, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ispra e Arpab l'accordo di programma per il potenziamento del monitoraggio ambientale nella regione Basilicata attraverso il supporto tecnico-scientifico dell'Ispra;
   con le deliberazioni nn. 25, 207 e 290 del 2016 del direttore dell'Arpab sono state definite le attività non espletate o parzialmente espletate dagli uffici;
   nel report sulle attività svolte dal direttore generale dal suo inserimento alla data del 10 agosto 2016 emerge come «l'incremento delle attività di competenza dell'Agenzia, sulla base della normativa vigente, il ridotto numero di risorse umane e la carenza di risorse strumentali hanno comportato l'impossibilità di svolgere compiutamente le attività obbligatorie istituzionali, previste dalla legge regionale 37/2015»;
   con la deliberazione n. 77 del 3 marzo 2017, il direttore dell'Agenzia ha esposto la necessità di graduare le priorità di interventi a seguito delle lamentele dei sindaci lucani per la mancata ottemperanza agli adempimenti istituzionali da parte dell'Agenzia;
   in data 25 aprile 2017, il direttore dell'Arpab, a quanto consta all'interrogante, avrebbe denunciato l'impossibilità di svolgere tempestivamente le sue attività istituzionali di controllo e monitoraggio, in, considerazione dell'aumento delle attività stesse che l'Agenzia è tenuta a garantire e del mancato adempimento di attività pregresse di cui alle citate deliberazioni nn. 25, 207 e 290 del 2016;
   da anni la questione ambientale nella regione Basilicata, derivante dalla presenza del più grande giacimento su terra ferma dell'Europa continentale e della insistenza di attività estrattive in prossimità di zone abitate, è estremamente critica;
   l'emergenza ambientale in Basilicata è conclamata, essendo state sversate, secondo le dichiarazioni dell'Eni, oltre 400 tonnellate di petrolio nelle falde acquifere, e l'inquinamento, secondo quanto appreso a seguito dell'incontro presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare tra Eni e regione Basilicata, interesserebbe un'area di 94.600 metri quadrati all'interno del Centro olio di Viggiano e 53.000 metri quadri all'esterno;
   i sindaci dei comuni di Grumento Nova e di Viggiano hanno presentato delle denunce a carico di ignoti per inquinamento ambientale e vi è un comprensibile stato di allarme tra le popolazioni interessate –:
   se non ritengano di adottare le iniziative necessarie per procedere, previa dichiarazione dello stato di emergenza ambientale in Basilicata, alla nomina di un commissario governativo. (4-16873)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRIPPA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in data 1o giugno 2017 è stato firmato il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dei beni e delle attività culturali con cui il progetto di ricerca idrocarburi «Carisio» è stato dichiarato come «ambientalmente compatibile»;
   tale decisione è stata sottoscritta dai Ministri sopracitati, a condizione che vengano soddisfatte determinate prescrizioni;
   una delle citate prescrizioni prevede che «Dovrà essere predisposto un piano di approvvigionamento idrico di emergenza nel caso si verifichino contaminazioni dei sistemi di fornitura di acqua potabile ai pozzi idropotabili dei comuni circostanti l'area di intervento e delle tre gallerie drenanti, Marasca, Panigà e Moione – comune di Carpignano Sesia»;
   si fa presente come tale soluzione risulti, ad avviso dell'interrogante, del tutto inadatta al contesto, considerando come l'acqua pura proveniente da Carpignano Sesia rappresenti il 10 per cento del fabbisogno idrico della città di Novara (104 mila abitanti);
   lascia inoltre perplessi il fatto che i Ministri interrogati possano concedere la compatibilità ambientale ad un progetto di ricerca per cui si prevedono già prima dell'insediamento delle strutture adibite alla trivellazioni possibili episodi di contaminazione delle falde acquifere, tema centrale che da sempre preoccupa la cittadinanza dell'intera provincia di Novara, e in particolare il Comitato «Difesa Nostro Territorio» (DNT) che ha cuore pulsante proprio presso il comune di Carpignano Sesia –:
   con quale criterio si sia ritenuto di decretare la compatibilità ambientale al progetto di ricerca «Carisio», considerando come lo stesso rischi di contaminare in maniera irreparabile una delle fonti idriche principali di tutta la provincia di Novara;
   se non si ritenga di ritirare il provvedimento favorevole già adottato alla luce dei fatti di cui in premessa. (5-11524)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOLEZZI, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 195 comma 2, lettera e), del decreto legislativo n. 152 del 2006 stabilisce che è compito dello Stato «la determinazione dei criteri qualitativi e quali quantitativi per l'assimilazione, ai fini della raccolta e dello smaltimento, dei rifiuti speciali e dei rifiuti urbani»;
   da fonti di stampa si apprende che, con sentenza n. 4611 pubblicata il 13 aprile 2017, la sezione 2-bis del Tar Lazio ha intimato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (di concerto con il Ministero dello sviluppo economico) di emanare entro 120 giorni il decreto volto alla definizione dei criteri suddetti;
   l'assenza di criteri per l'assimilazione dei rifiuti oggettivi e uniformi su tutto il territorio nazionale ha comportato e sta tuttora comportando una serie di storture nella contabilità dei rifiuti, fra cui una percentuale non veritiera di raccolta differenziata ed una produzione abnorme di rifiuti urbani a scapito dei rifiuti speciali, il cui dato risulterebbe di conseguenza sottostimato nelle regioni a più alto grado di assimilazione: a titolo esemplificativo, si cita il caso dell'Emilia Romagna, dove il calcolo dei dati di produzione dei rifiuti, raccolta, avvio a riciclaggio, smaltimento è interamente delegato ai gestori dei rifiuti, senza che da parte dei comuni vi sia un'adeguata forma di verifica dei dati o di controllo sull'operato del gestore;
   l'Anci ha chiesto un incontro al Governo paventando una riduzione del gettito della Tari nel caso in cui per l'emanazione del decreto in questione «siano considerati elementi esclusivamente quantitativi» e afferma di aver sventato il rischio «di un aumento delle tariffe sui rifiuti a causa dell'adozione di indicatori errati da parte dei gestori degli impianti di smaltimento». Inoltre, l'Anci rileva il rischio di redistribuzione del mancato gettito della Tari sulle utenze residuali rispetto al processo di eventuale deassimilazione, ipotizzando aumenti «dal 20 per cento al 30 per cento se i mancati introiti venissero ribaltati su tutte le utenze (domestiche e non domestiche rimanenti) e dal 40 per cento al 60 per cento se invece venissero ribaltati sulle sole utenze domestiche» –:
   quali criteri il Ministro interrogato intenda prendere in considerazione nella definizione del decreto sull'assimilazione dei rifiuti;
   se trovi conferma quanto dichiarato dall'Anci. (4-16852)


   CORDA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la società Fluorsid s.p.a., società chimica sarda controllata da FluorsidGroup e sita nella zona industriale di Macchiareddu e Assemini, nei pressi di Cagliari, leader mondiale nella produzione di fluoroderivati inorganici, per l'industria dell'alluminio, nonché di anidride e di gesso granulare, è al centro di una vicenda giudiziaria che, oltre a vedere indagati e sottoposti a misure cautelari custodiali i suoi vertici, coinvolge, altresì, altri soggetti, quali dirigenti e dipendenti di società d'appalto esterne;
   le fattispecie di reato contestate, a vario titolo, parrebbero essere l'associazione a delinquere, ex articolo 416 del codice penale e il disastro ambientale, ex articolo 452-quater del codice penale, riconducibili all'inquinamento ambientale derivante dall'attività della società in questione;
   la società è stata compartecipata dalla regione Sardegna e non sono chiari i rapporti tra la regione Sardegna e la società in questione, e i vantaggi per la regione e per i sardi derivanti dalla partecipazione al capitale azionario del Fluorsid s.p.a.;
   nel 1996 la regione Sardegna cedeva la gestione della società all'Ente minerario sardo (EMSA) che acquisiva la quasi totalità dei titoli azionari; tuttavia, l'ente, essendo prossimo alla liquidazione, cedeva, nel 2002, alla regione Sardegna, che acquistava il cento per cento del capitale azionario, la gestione della società;
   nel 2006, a causa di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea che contestava aiuti di Stato alla società di cui si discorre, la stessa veniva messa in liquidazione. Nel 2007 nasceva la società Fluorite di Silius s.p.a., il cui intento era quello di renderla concessionaria dei giacimenti di fluorite. Allo stato, risulta, anch'essa, in liquidazione già da diversi anni;
   l'indagine in corso nasce dalla presentazione di un esposto alla guardia forestale da parte dei veterinari del servizio sanitario nazionale insospettiti dalle morti del bestiame che pascolava non lontano da un sito di lavorazione e produzione del fluoro e derivati della Fluorsid s.p.a.;
   già in precedenza la sezione civile del tribunale di Cagliari aveva condannato la società in questione a risarcire i danni sofferti da alcuni allevatori per la perdita di diversi capi di bestiame ritenendo sussistente il nesso eziologico tra il sorgere della malattia negli animali e le attività della società;
   nell'ordinanza con la quale il giudice delle indagini preliminari (Gip) di Cagliari, dottoressa Cristina Ornano, ha disposto l'applicazione delle misure cautelari, scrive: «a quasi 20 anni dalla condanna nulla è mutato»; a pagina 24 dell'ordinanza di custodia cautelare il Gip scrive: «L'obiettivo perseguito dalla Fluorsid era quello di massimizzare il profitto. E per raggiungere tale risultato i suoi vertici aziendali e i suoi dirigenti, nonché il responsabile delle ditte esterne [...] hanno posto in atto delle modalità dolosamente rivolte ad ottimizzare la produzione a discapito dell'osservanza delle più elementari regole cautelari»;
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se abbia adottato, o intenda adottare, iniziative, per quanto di competenza, per verificare e approfondire l'entità del danno ambientale, anche promuovendo l'avvio di un tavolo di confronto tra tutte le istituzioni interessate a livello nazionale, regionale e locale, al fine di valutare quali interventi approntare a tutela del patrimonio ambientale e del diritto alla salute dei cittadini residenti. (4-16859)


   ZOLEZZI, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, obbliga le amministrazioni pubbliche alla pubblicazione sui loro siti istituzionali delle informazioni ambientali delle quali sono in possesso. Chiunque può, senza obbligo di motivazione, chiedere alla pubblica amministrazione dati e atti che non siano stati pubblicati;
   il catasto rifiuti è stato istituito con la legge 9 novembre 1988, n. 475, ed è articolato in una sezione nazionale gestita dall'Ispra e in sezioni regionali localizzate presso le agenzie regionali per la protezione dell'ambiente (Arpa);
   in diverse regioni i dati vengono raccolti via web mediante l'applicativo O.R.So. (Osservatorio rifiuti sovraregionale) che è predisposto per la raccolta dei dati di produzione e gestione dei rifiuti urbani e della raccolta differenziata, la cui compilazione spetta ai comuni, nonché per i quantitativi dei rifiuti ritirati e gestiti dagli impianti di trattamento ubicati in regione Lombardia, ai gestori degli impianti stessi;
   O.R.So., nella sua attuale versione, è stato realizzato da Arpa Lombardia e Arpa Veneto e attualmente viene utilizzato anche in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria, Valle D'Aosta è Toscana. Ai sensi dell'articolo 18 della legge regionale della Lombardia 12 dicembre 2003, n. 26, l'Osservatorio regionale rifiuti elabora i dati relativi alla gestione dei rifiuti in regione Lombardia, anche ai fini della valutazione del raggiungimento degli obiettivi di raccolta e recupero, di cui all'articolo 23 della stessa legge. I dati raccolti tramite l'applicativo sono, sinteticamente, i seguenti:
    a) scheda comuni – per ogni rifiuto raccolto: modalità e frequenza di raccolta, quantitativi totali, soggetto/i trasportatore/i e impianto/i di trattamento; costi; presenza di infrastrutture per la raccolta differenziata (centri di raccolta); diffusione del compostaggio domestico; pratiche di acquisti verdi e altro;
    b) scheda impianti – per ogni rifiuto (Cer) gestito: quantitativo in ingresso, quantitativo trattato e relative operazioni di trattamento e quantitativo in uscita; a seconda della tipologia dell'impianto, riepilogo annuale con quantitativi di materie prime secondarie (MPS) o «End of Waste» (EoW) prodotti, compost prodotto, energia elettrica o termica recuperata nei termovalorizzatori, biogas captato in discarica o prodotto dalla digestione anaerobica e relativa produzione di energia elettrica, tariffe di conferimento, e altro;
   attualmente in Emilia Romagna le informazioni raccolte tramite l'applicativo O.R.So risulterebbero disponibili solo in parte e non sarebbe possibile, da parte del pubblico, accedere alle schede di tutti i comuni, ma solo del comune di residenza, in palese contrasto con la direttiva sull'accesso alle informazioni ambientali e con la convenzione di Aarhus;
   a quanto risulta agli interroganti, molti comuni distribuiti in tutte le regioni che fanno uso dell'applicativo O.R.So ometterebbero di compilarne alcune parti;
   se, ed eventualmente come, il Ministro intenda promuovere, per quanto di competenza, una maggiore disponibilità al pubblico e completezza dei dati ambientali comunicati tramite l'applicativo O.R.So. (4-16862)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   PISICCHIO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   la regione Veneto ha autorizzato un impianto idroelettrico in pieno centro storico di Bassano del Grappa, a circa 140 metri in linea d'aria dal Ponte Vecchio di Andrea Palladio, celebre in tutto il mondo, e in immediata vicinanza di edifici pubblici e privati di rilevante interesse storico-artistico e in un'area che, secondo la storiografia, è di eccezionale importanza archeologica oltre che paesaggistica;
   più 14 mila abitanti di Bassano del Grappa (un quarto della popolazione) sono insorti con un appello contro la proposta della centrale, non tanto per la sua tipologia, quanto per la sua ubicazione, inidonea e ritenuta gravida di rischi rovinosi per l'incolumità delle persone e per l'integrità del patrimonio storico-artistico tra cui il Ponte Vecchio di Palladio, come evidenziato anche in relazioni giurate di due esperti a livello internazionale, il professore ingegnere Renato Vitaliani, strutturista dell'Università di Padova e l'idrogeologo dottor Gianpaolo Droli, proveniente dalla Ecole des Mines di Parigi, che, in generale è considerata la più autorevole istituzione esistente in Europa nel settore;
   nel 1963 il Veneto è stato teatro della tragedia del Vajont per un altro impianto idroelettrico che, vanamente allora contestato per la sua localizzazione e autorizzazione, cagionò la morte di oltre mille persone;
   le Soprintendenze, per l'archeologia e per i beni storici, artistici e paesaggistici, competenti per il territorio, che oggi sono riunite in un'unica Soprintendenza con sede a Verona, hanno emesso, tra il 2013 e il 2016, una decina di pareri nettamente contraddittori sulla proposta della centrale in parola; si tratta di pareri macroscopicamente di dubbia legittimità secondo l'interrogante per carenza evidentissima di istruttoria e di motivazione e per le vistose contraddizioni, rivelanti, per ammissione diretta della Soprintendente allora competente per l'archeologia, la mancanza di elementi conoscitivi essenziali e fondamentali per una congrua valutazione della compatibilità di interventi infrastrutturali o edilizi, tanto che in una nota del 26 agosto 2015 la stessa dispose il ritiro di due precedenti pareri favorevoli e ammise una conoscenza «inadeguata ed insufficiente» ad inquadrare gli aspetti archeologici;
   la centrale verrebbe insediata in un sito che non risulterebbe esser stato ancora esplorato adeguatamente e dove, nel 1402, Giangaleazzo Visconti, duca di Milano, costruì un ponte sul fiume Brenta che numerosi autorevoli storici giudicano di importanza culturale fondamentale –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, quali iniziative, per quanto di competenza, abbia intenzione di assumere al fine di preservare un territorio dall'alto valore storico, artistico, archeologico e paesaggistico e di eccezionale importanza;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative di competenza volte a promuovere approfondite ricerche e indagini atte a preservare l'area in prossimità del celebre Ponte Vecchio oggi così esposto a rischio. (4-16864)


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   dal 22 maggio al 7 giugno 2017 si è svolto a Napoli il primo Festival italiano dello sviluppo sostenibile, promosso da ASviS – Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile, e caratterizzato da oltre duecento eventi su tutto il territorio;
   il sito online di Repubblica, nell'articolo del 22 maggio, ha dichiarato che «lo scopo della manifestazione è richiamare l'attenzione sui diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile e sull'attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che l'Italia ha sottoscritto nel 2015»;
   come riportato dal quotidiano, durante l'inaugurazione dell'evento, il Ministro interrogato ha annunciato «mille assunzioni nel settore dei beni culturali, che avverranno presto»;
   il Ministro, nell'occasione, ha evidenziato che «nel settore dei beni culturali non si fanno assunzioni da anni. Stiamo finendo adesso un concorso per cinquecento archeologi, storici dell'arte, bibliotecari, archivisti e antropologi. Siamo riusciti a passare, con una norma, da cinquecento a ottocento assunzioni, e io ho l'intento, a breve, di passare da ottocento a mille»;
   inoltre, il Ministro ha aggiunto che «investire in cultura è il miglior antidoto a tutti i mali di questo tempo, e al Mibact arriveranno tanti giovani di alta professionalità. È una vera e propria boccata d'ossigeno, anche rispetto al fatto che all'università si sono moltiplicati i corsi sui beni culturali, creando a volte aspettative troppo alte»;
   nel corso del suo intervento il Ministro ha ricordato come «molte delle attività messe in campo dal Governo in tema di cultura siano state immaginate pensando di correggere una distorsione. Noi tutti siamo orgogliosi del vasto patrimonio materiale e immateriale che abbiamo ma sembriamo rassegnati al fatto che si legga meno, si vada meno a teatro e al cinema. La rassegnazione è uno sbaglio tragico, ma ci sono finalmente, dal 2015, indicatori positivi che dimostrano che si può invertire la tendenza» –:
   alla luce dei fatti esposti in premessa, se il Ministro interrogato intenda chiarire le tempistiche e le modalità previste per le nuove assunzioni nel settore dei beni culturali. (4-16869)


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il sito del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, nella nota stampa del 18 agosto 2015, ha riportato la conclusione della procedura di selezione internazionale per i direttori dei 20 principali musei italiani, avviata l'8 gennaio 2015;
   il Ministro, nell'occasione, ha dichiarato che «con queste nomine di così grande levatura scientifica internazionale il sistema museale italiano volta pagina e recupera un ritardo di decenni. (...) Un passo storico per l'Italia e i suoi musei che colma anni di ritardi, che completa il percorso di riforma del ministero e che pone le basi per una modernizzazione del sistema museale»;
   inoltre, ha sottolineato come la commissione, composta da membri individuati tra esperti di chiara fama nel settore del patrimonio culturale, «ha fatto un grande lavoro ed ha offerto al Direttore Generale dei Musei del Mibact, Ugo Soragni, e a me la possibilità di scegliere in terne di assoluto valore. I nuovi direttori sono italiani, stranieri e italiani che tornano nel nostro Paese dopo esperienze di direzione all'estero»;
   il Tar del Lazio, con le sentenze 6170/2017 e 6171/2017; pubblicate il 24 maggio 2017, ha dichiarato illegittimi gli incarichi di direttore dei musei conferiti dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
   come riportato nell'articolo del 25 maggio 2017 dal quotidiano Il Sole 24 Ore, «secondo i giudici della sezione seconda-quater del Tar, le procedure di selezione sono state viziate in più punti, ciò è stato evidenziato nella disamina dei due ricorsi, parzialmente accolti dai giudici amministrativi, uno presentato da una candidata alla direzione di Palazzo Ducale e della Galleria Estense di Modena e l'altro di un candidato al ruolo di direttore di Paestum e dei musei archeologici di Taranto, Napoli e Reggio Calabria. Si poteva, infatti, concorrere per più posizioni»;
   nello specifico, nella sentenza n. 6171/2017, i magistrati hanno segnalato gli errori commessi nei criteri di valutazione dei candidati ammessi, dopo la selezione dei titoli, al colloquio, dal quale è scaturita, «per ciascun museo, una terna sulla base della quale il Ministro e il Direttore Generale dei musei hanno poi scelto il direttore. Tali criteri dalla natura “magmatica” secondo i giudici non consentono di comprendere il reale punteggio attribuito a ciascun candidato»;
   inoltre, secondo la sentenza «nel verbale delle operazioni di concorso nulla si dice sullo svolgimento della prova in forma pubblica; anzi se ne dovrebbe dedurre il contrario, visto che alcuni candidati sono stati ammessi a sostenere la prova “da remoto”, attraverso l'uso della modalità comunicativa skype in quanto residenti in Australia e negli Stati Uniti, senza che sia stato verbalizzato nulla circa la presenza di uditori estranei ai membri della commissione durante lo svolgimento del colloquio medesimo»;
   infine, il bando «non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani, perché nessuna norma derogatoria consente al Ministero di reclutare dirigenti pubblici residenti all'estero». Le selezioni dei cinque musei interessate sono annullate con «inevitabiletravolgimento di riflesso degli atti di nomina degli attuali direttori»;
   secondo le dichiarazioni del Ministro interrogato, pubblicate sul Fatto Quotidiano il 25 maggio 2017, «la selezione internazionale pubblicata sull’Economist per i direttori dei musei è stata originata da una norma di legge dell’Art bonus che ha individuato appositamente una procedura particolare». Da punto di vista dei ricorrenti, la partecipazione al concorso di candidati stranieri contraddice la norma di cui al decreto legislativo 165 del 2001 la quale riporta che «i cittadini degli Stati membri dell'Unione europea possono accedere ai posti di lavoro presso le amministrazioni pubbliche che non implicano esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri, ovvero non attengono alla tutela dell'interesse nazionale»;
   il Ministro ha spiegato che «i cinque direttori la cui nomina è stata bloccata saranno sostituiti ad interim», aggiungendo che la «sentenza è stata già pubblicata e quindi i musei sono già di fatto senza direttori. Queste persone avevano lasciato tutto per ricoprire questi ruoli e la riforma stava già attuando un grande cambiamento, ma da oggi è bloccata» –:
   se, alla luce dei ricorsi menzionati, i bandi pubblicati siano conformi alla normativa di cui al decreto legislativo 165 del 2001 e quali orientamenti intenda esprimere in merito;
   se intenda assumere iniziative per chiarire le responsabilità collegate al procedimento di selezione dei direttori;
   alla luce delle sentenza riportata in premessa, come intenda il Ministro interrogato affrontare detta situazione e quali iniziative concrete intenda assumere per evitare il ripetersi di vicende simili.
(4-16874)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IV Commissione:


   FRUSONE, BASILIO, CORDA, TOFALO, RIZZO e PAOLO BERNINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Bahrein hanno rotto le relazioni diplomatiche con il Qatar accusato di finanziare e sostenere il terrorismo jihadista;
   si rompe così la coalizione sunnita anti-sciita che in questi due anni, con il pretesto di reprimere l'insurrezione degli Houthi, ha praticamente messo a ferro e fuoco lo Yemen anche con armi prodotte in Italia;
   i proventi di gas (secondo esportatore mondiale) e petrolio hanno favorito l'ascesa del Qatar come «potenza» globale molto influente nelle cosiddette primavere arabe come « sponsor» dei Fratelli Musulmani e dei movimenti a loro collegati in Egitto, Gaza, Tunisia, Siria e Libia, mentre fonti d’intelligence occidentali hanno attribuito a Doha aiuti finanziari e militari ai jihadisti in Mali e Sahel;
   l'Italia è legata al Qatar da un accordo di cooperazione militare siglato nel 2010 e appena lo scorso anno implementato con un accordo siglato dalla Ministra Pinotti con il suo omologo qatariano Khalid bin Muhammad Al-Attiyah. In quella occasione vennero firmati, dal Ministro della difesa del Qatar e dagli amministratori delegati di Fincantieri e di MBDA i contratti per la fornitura di mezzi navali e sistemi d'arma per circa 5 miliardi di euro. Sul sito del Ministero della difesa del 16 giugno 2016 si può leggere la seguente dichiarazione della Ministra Pinotti: «La cooperazione nel settore della Difesa con il Qatar è molto forte già da diversi anni. La firma dell'accordo di oggi rafforza ancor di più una collaborazione che riteniamo molto importante e strategica. La fiducia e la stima che si è instaurata tra i rappresentanti istituzionali nel “mondo della Difesa”, ai diversi livelli, è legata alla sempre massima lealtà con la quale sono stati avviati e perseguiti obiettivi comuni»;
   l'Italia ha propri militari in Qatar impiegati presso la AI Udeid Air Base con funzioni di collegamento con le forze aeree Usa. Come si legge nella scheda 21 della deliberazione sulle missioni militari italiane all'estero: «la base è dislocata a ovest di Doha e costituisce un Combined Aerospace Operations Center dello United States Central Command, assolvendo compiti di comando e logistica per l'area di competenza (che comprende Iraq e Afghanistan)» –:
   quali iniziative precauzionali il Governo intenda assumere in merito a questo nuovo scenario sia in ordine ai contratti di cessione di armi in essere tra l'Italia e il Qatar sia in relazione alla presenza delle truppe italiane nella penisola. (5-11530)


   VITO e OCCHIUTO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il 10 dicembre 2016 è stato pubblicato il concorso interno per l'ammissione al 22o corso trimestrale di 720 allievi vice brigadieri del ruolo sovrintendenti dell'Arma dei carabinieri, riservato agli appuntati scelti, agli appuntati, ai carabinieri scelti e ai carabinieri in servizio permanente con almeno sette anni di servizio;
   il 15 gennaio 2017 hanno superato l'esame di accesso al corso 3115 tra appuntati e carabinieri;
   il 31 marzo 2017 grazie anche all'intervento del Cocer dei carabinieri, il comandante generale dell'Arma ha aumentato a 1078 unità il numero degli ammessi al corso trimestrale;
   il 27 maggio 2017 il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva il decreto legislativo recante disposizioni in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze armate;
   l'amministrazione ha una vacanza organica di circa 13.000 unità di ufficiali di polizia giudiziaria ed è per questo motivo che i partecipanti al concorso di cui sopra, dichiarati idonei ma non vincitori, chiedono uno scorrimento della graduatoria al fine di essere ammessi al 22o corso di formazione per sovrintendenti che dovrebbe avere inizio a settembre 2017, in concomitanza con l'emanazione dei decreti attuativi del decreto legislativo di riordino dei ruoli –:
   se il Governo intenda assumere iniziative volte a prevedere l'inserimento di coloro che hanno superato l'esame di accesso nel 22o corso trimestrale per sovrintendenti, anche collocati fuori graduatoria, tenuto conto anche del considerevole numero di promozioni a concorso che si verificheranno negli anni a venire per coprire le vacanze organiche nel ruolo di sovrintendente dell'Arma dei carabinieri. (5-11531)


   DURANTI, CARLO GALLI, FAVA e MATARRELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   per quanto di conoscenza, con il « Foglio d'Ordini Marina Militare» n. 51 del 21 dicembre 2016 — e nello specifico della allegata «classificazione degli organismi della Marina militare» — è disposto il declassamento di «Mariscuola La Maddalena in distaccamento», posto alle dipendenze di «Maricommi La Spezia»; di «Maristanav Brindisi — Sezione staccata di supporto diretto Brindisi e Unità Navali amministrate — in Reparto» posto alle dipendenze di «Maristanav Taranto»; di «Diremuni Taranto», in distaccamento alle dipendenze di «Marinarsen Taranto» e di altri ancora;
   con i decreti legislativi nn. 7 e 8 del 2014 (attuativi della legge n. 244 del 2012) si è prevista all'articolo 6 — la revisione in senso attuativo dell'assetto strutturale e organizzativo della Marina militare, introducendo nel codice dell'ordinamento militare l'articolo 2188-ter. Il comma 2 di tale articolo specifica che «Gli ulteriori provvedimenti ordinativi di soppressione o riconfigurazione di strutture di Forza armata non direttamente disciplinate nel codice o nel regolamento, nonché le altre soppressioni o riconfigurazioni consequenziali all'attuazione dei provvedimenti di cui al comma 1, lettere a) e b), sono adottati, per quanto di rispettiva competenza e nell'esercizio della propria ordinaria potestà ordinativa, previa informativa, per le materie di competenza, alle organizzazioni sindacali rappresentative, dal Capo di Stato Maggiore della Marina militare, nell'ambito delle direttive dei Capo di Stato Maggiore della difesa, e concorrono, unitamente a quelli di cui al comma 1, al conseguimento della contrazione strutturale complessiva non inferiore al 30 per cento»;
   a quanto si apprende da un comunicato dell'11 gennaio 2017, prodotto dai sindacati confederali, tale passaggio indicato in norma non sarebbe stato rispettato. Di conseguenza, sono state prese decisioni — che potranno avere significative ricadute sulle strutture interessate oltre che sui livelli occupazionali della Amministrazione difesa, in special modo in territori già duramente colpiti dalla crisi — senza che i rappresentanti dei dipendenti e dei lavoratori abbiano avuto modo di esercitare le loro funzioni di tutela –:
   se non intenda convocare al più presto un tavolo di confronto nazionale ove discutere con tutte le parti coinvolte — chiarendo ex ante le ragioni che hanno portato a quella che agli interroganti appare come una estromissione delle organizzazioni sindacali nelle vicende sopra esposte – delle determinazioni già adottate, in modo tale da consentire alle parti interessate di esprimersi, anche considerando la possibilità di revisione delle decisioni assunte sulla base delle eventuali argomentazioni esposte dai rappresentanti nazionali dei predetti sindacati confederali. (5-11532)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   FASSINA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'avvocato Riccardo Bolognesi, che ha seguito prima in tribunale a Mantova e poi in corte d'Appello a Brescia la vicenda degli ex lavoratori mantovani della banca senese dal 2013 ceduti a Fruendo, ritiene che, dopo la conferma della sentenza di primo grado, Mps non possa più tergiversare: Mps deve reintegrare subito gli 89 lavoratori esternalizzati, se non vuole rischiare altre cause;
   come riferisce la Gazzetta di Mantova, secondo il legale, proseguire nella vertenza potrebbe costituire un pericolo per le casse di Mps. «Il problema – dice – è che alcuni dei miei assistiti di Mantova e di Roma, dopo due sentenze favorevoli, hanno diritto di accedere al fondo di solidarietà di Mps, da cui sono stati esclusi con l'esternalizzazione, per andare in pensione. Se non vengono reintegrati continueranno ad essere esclusi dal fondo e questo determinerà gravi azioni risarcitorie nei confronti della banca. Mi auguro che Mps si decida a ripristinare con loro il vecchio rapporto di lavoro o, quantomeno, di consentire a chi è interessato alla finestra pensionistica, di poterla utilizzare. Se a costoro si farà perdere il treno, il conto sarà salatissimo»;
   per Bolognesi, dunque, la sentenza della corte d'appello di Brescia «è immediatamente esecutiva, come in una qualsiasi causa di lavoro. Mps dovrebbe far rientrare tutti e noi la stiamo sollecitando in questa direzione». L'intervento dello Stato per salvare Mps, deciso dall'Unione europea, è un punto a favore dei lavoratori: «La banca, a questo punto, non può tracollare e diventa più stabile di Fruendo –:
   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere il Governo al fine di tutelare i livelli occupazionali nella vicenda illustrata in premessa e di assicurare il rispetto delle decisioni giudiziarie assunte nei confronti di MPS. (4-16853)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   SARTI, FERRARESI, BUSINAROLO, BONAFEDE, COLLETTI, AGOSTINELLI, DADONE e D'UVA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 15 marzo 2017, il Consiglio superiore della magistratura ha deliberato il trasferimento del dottor Di Matteo presso la direzione nazionale antimafia con funzioni di sostituto;
   il 21 marzo 2017 procuratore di Palermo Lo Voi inviava al Ministero della giustizia, dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, una richiesta di posticipazione di immissione in possesso delle funzioni del dottor Di Matteo per il termine massimo di sei mesi non prorogabili, come previsto dall'articolo 10 dell'ordinamento giudiziario;
   il procuratore giustificava tale richiesta, da un lato, con la volontà espressa dal dottor Di Matteo di proseguire nella trattazione del processo «trattativa Stato-mafia», tuttora in fase dibattimentale; dall'altro, adducendo motivi di sicurezza visto il rischio elevato a cui il dottor Di Matteo è esposto da tempo;
   con riferimento alle esigenze di sicurezza, preme ricordare come il Consiglio superiore della magistratura, in senso diametralmente opposto alla richiesta del procuratore Lo Voi, abbia aperto nell'ottobre 2016 un procedimento extra ordinem per l'eventuale urgente trasferimento del dottor Di Matteo da Palermo ad altra sede giudiziaria, a tutela della sua incolumità;
   a quanto consta agli interroganti il procuratore generale della corte d'appello di Palermo, a cui spetta l'effettivo coordinamento di tutte le attività connesse alla sicurezza dei magistrati, non era stato informato del provvedimento nei confronti del dottor Di Matteo;
   inoltre, in precedenti occasioni, lo stesso dottor Di Matteo aveva anticipato al dottor Lo Voi e al procuratore nazionale Antimafia che, una volta immesso nel possesso delle sue nuove funzioni, si sarebbe comunque reso disponibile per terminare la fase dibattimentale del processo, cosiddetto «trattativa Stato-mafia» a Palermo, ex articoli 105 del decreto legislativo n. 159 del 2011 e 371-bis comma 3, lettera b) del codice di procedura penale, senza che gli fosse mai stata prospettata l'inusuale procedura del posticipato possesso;
   l'11 aprile 2017, il direttore generale del reparto movimenti magistrati, dottoressa Emilia Fargnoli, ha disposto la posticipazione in possesso del dottor Di Matteo – il quale ha richiesto la revoca di tale decisione – a decorrere dal 15 maggio, sulla base delle circolari interne che prevederebbero la tendenziale adesione della direzione generale agli accordi intervenuti fra i capi degli uffici interessati, senza in alcun modo tenere conto, ad avviso degli interroganti, che la permanenza a Palermo del dottor Di Matteo dovrebbe razionalmente essere ridotta all'indispensabile piuttosto che protratta, perché è proprio il posticipo del suo trasferimento a mettere a repentaglio la sua sicurezza –:
   se il Ministro fosse informato dell'applicazione dell'istituto del posticipato possesso al dottor Di Matteo, ormai in essere dal 15 maggio 2017, e delle motivazioni addotte in merito dal procuratore Lo Voi in contrasto con le esigenze di sicurezza più volte richiamate dal Consiglio superiore della magistratura;
   se il Ministro interrogato, in ragione del più elevato livello di protezione a cui è sottoposto il dottor Di Matteo, non ritenga di dover assumere le iniziative d competenza al fine della revoca del provvedimento in questione e rendere possibile al dottor Di Matteo il trasferimento a Roma così che possa ricoprire il suo ruolo all'interno della direzione nazionale antimafia;
   se ritenga che il provvedimento di posticipazione di immissione in possesso sia da considerarsi atto valido, considerato che sarebbe stato adottato senza che ne sia stato informato il procuratore generale della Corte d'appello di Palermo, Roberto Scarpinato, e senza che sia stata data possibilità di interloquire al dottor Di Matteo. (4-16872)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SPESSOTTO e DE LORENZIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'Università inglese di Loughborough ha elaborato, nel 2014, uno studio scientifico intitolato «A Review and Statistical Modelling of Accidental Aircraft Crashes within Great Britain» in cui vengono passati in rassegna i metodi attualmente utilizzati per ridurre il rischio legato alle attività aeronautiche (risk assessment), proponendo, ove possibile, delle revisioni o degli aggiornamenti dei metodi impiegati;
   nelle analisi dei differenti modelli utilizzati, lo studio inglese esamina anche il metodo elaborato dall'Università La Sapienza e attualmente impiegato da Enac per la valutazione del rischio contro terzi;
   oltre ad essere ritenuto obsoleto, il modello italiano viene fortemente criticato dall'Università inglese per aver escluso dall'analisi di valutazione alcune tipologie di costruttori di aerei e per non aver sufficientemente descritto il processo di normalizzazione;
   lo studio contesta inoltre la sostenuta interconnessione tra la lunghezza della pista e le probabilità di un incidente: in particolare, si legge a pagina 57 dello studio che «non esiste alcuna performance dell'aeromobile, struttura della pista, sistema infrastrutturale o procedura operazionale in grado di giustificare tale manipolazione matematica delle leggi dell'ingegneria e della fisica»;
   il decreto legislativo 9 maggio 2005 n. 96, come modificato ed integrato dal successivo decreto legislativo 15 marzo 2006, n. 151 ha introdotto l'articolo 715 (valutazione di rischio delle attività aeronautiche), le cui disposizioni prevedono che, al fine di ridurre il rischio derivante dalle attività aeronautiche alle comunità presenti sul territorio limitrofo agli aeroporti, l'Enac individui gli aeroporti per i quali effettuare la valutazione di impatto del rischio (Piano di risk assesment), e che di tali valutazioni i comuni debbano tener conto nell'esercizio delle proprie funzioni di pianificazione e gestione del territorio;
   in particolare, l'articolo 715 del codice della navigazione e la relativa policy di attuazione prevedono che l'Enac individui gli aeroporti per i quali effettuare la valutazione del rischio conto terzi, fissando a tal fine il valore limite di 50 mila movimenti/anno e l'ubicazione in tessuti urbani sensibili e fortemente urbanizzati nelle vicinanze aeroportuali;
   le recenti contrapposizioni riguardanti il «rischio per i terzi» relative allo scalo di Venezia-Tessera e Firenze, già oggetto di interrogazione parlamentare a prima firma Spessotto, e la comunicazione delle sole mappe delle curve di isorischio, con l'esclusione degli allegati riguardanti il database di parametri utilizzati nel modello di «rischio per i terzi» in questione, sembrerebbero evidenziare, a giudizio degli interroganti, una scarsa trasparenza nell'analisi e computo delle aree ricomprese all'interno delle curve di isorischio definite: «ad alta tutela»; «interna»; «intermedia» e «esterna»;
   i comuni di sedime aeroportuale, e quelli prossimi interessati, sono tenuti a recepire i risultati del risk assessment adattando i propri strumenti di gestione e pianificazione del territorio, sulla base delle planimetrie redatte dall'Enac e trasmesse agli stessi, raffiguranti le curve di out-put da applicare per le misure di tutela;
   talvolta gli stessi comuni ignorano la «consistenza» delle curve di isorischio nella loro zona così come il livello di tutela del rischio esistente, sia in relazione all'elaborazione di un masterplan attualizzato quanto nella formulazione della analisi concernenti la valutazione di impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica –:
   se il Ministro interrogato sia al corrente del contenuto dello studio inglese di cui in premessa e se non reputi opportuno garantire la piena trasparenza dei piani di rischio contro terzi, con riferimento alle piste di volo interessate, fornendone un elenco completo e trasmettendo ai comuni coinvolti il report integrale;
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per provvedere all'aggiornamento del modello di valutazione e della normativa di riferimento in materia di elaborazione dei piani di rischio, alla luce delle criticità contenute nello stesso studio inglese di cui in premessa.
(5-11525)


   VALIANTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la strada Fondo Valle-Calore della provincia di Salerno rappresenta un percorso di collegamento fra il Cilento più interno ed i suoi agglomerati industriali, oltre le grandi vie di collegamento. A tal proposito, la progettazione dell'opera avrebbe un impatto molto positivo per lo sviluppo della vasta area territoriale nella quale è inserita, difatti se ne discute dal 1998, quando la giunta regionale campana, in accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze, ha provveduto al relativo finanziamento;
   la regione Campania, con delibera n. 2207 del 27 giugno 2003, ha provveduto ad affidare alla provincia di Salerno l'attuazione dell'opera;
   quest'ultima, dopo aver definito il procedimento e dopo aver espletato le previste procedure di gara, ha affidato i lavori relativi alla costruzione dell'arteria stradale che sono stati contestualmente sospesi a causa di rilievi della Soprintendenza;
   i ricorsi della struttura ministeriale al Tar di Salerno e al Consiglio di Stato sono stati respinti e dichiarati inammissibili;
   il Consiglio di Stato, con sentenza n. 04479/2015, si è espresso definitivamente sulle questioni proposte dalla Soprintendenza, respingendo e dichiarando inammissibili i vari ricorsi presentati dalla medesima;
   la regione Campania con la delibera n. 765 del 2016 ha dichiarato la strada Fondovalle Calore opera di carattere strategico per la provincia di Salerno e per la stessa regione;
   la regione Campania con la delibera n. 765/2016 ha inoltre stanziato la somma di 9.000.000 euro per la realizzazione degli interventi –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, per favorire, anche attraverso un ulteriore impegno finanziario ove necessario, una veloce ripresa dei lavori dell'infrastruttura che rappresenta un'arteria di collegamento fondamentale per gli Alburni, la Valle del Calore e l'intera provincia. (5-11529)

Interrogazione a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con il dispaccio prot. n. 34726 del 22 dicembre 2016 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali e il personale – direzione generale per la vigilanza sulle autorità portuali, le infrastrutture portuali e il trasporto marittimo e per vie d'acqua interne – DIV 2 – ha comunicato alle direzioni marittime le aliquote di adeguamento delle tariffe per il servizio di pilotaggio nei porti nazionali, riferite al biennio 2017-2018, a decorrere dal 1o gennaio 2017;
   è il caso di sottolineare che il processo di adeguamento tariffario viene avviato dal Ministero con un congruo anticipo al fine di consentire ai soggetti interessati, come le associazioni di categoria, di fornire la documentazione e i dati necessari alla ridefinizione delle tariffe in base alle effettive attività svolte e alla movimentazione che si registra nei porti italiani di competenza;
   al termine del processo di adeguamento e a fronte del provvedimento del suddetto dipartimento, le direzioni marittime provvedono a dare esecuzione ai citati adeguamenti;
   sembrerebbe che alcune direzioni marittime non avrebbero provveduto a dare esecuzione agli adeguamenti tariffari per il servizio di pilotaggio, causando molteplici disagi agli operatori incaricati del servizio;
   sembra, infatti, per quanto consta all'interrogante, che il dipartimento marittimo di Cagliari non abbia riconosciuto l'adeguamento per il servizio di pilotaggio nel porto di Arbatax, sia per i tre bienni precedenti sia per quello in corso, nonostante il parere favorevole del Ministero e nonostante siano mutate nel corso degli anni le condizioni economico-gestionali in cui opera il responsabile del servizio;
   a questo proposito, è il caso di riferire che il traffico nel porto di Arbatax è diminuito in questi anni di circa 60 unità all'anno, con un considerevole decremento delle entrate, circostanza negativa che si sarebbe dovuta compensare proprio con l'adeguamento tariffario;
   infatti, lo stesso Ministero, con la nota Div. 2 prot. MIT/Porti/n. 1296 del 4 febbraio 2015, attribuiva al meccanismo di adeguamento tariffario la funzione di coprire i costi sostenuti dal prestatore del servizio, garantendogli un'adeguata remunerazione per l'attività svolta;
   l'attuale situazione di crisi nel settore non garantirebbe al servizio di finanziarsi autonomamente, alla stessa guisa di quanto disposto dal Ministero per il sistema delle corporazioni;
   sembrerebbe, infine, che il dipartimento marittimo di Cagliari, oltre a non procedere all'adeguamento tariffario, abbia avviato un procedimento di verifica dei costi del servizio con una puntigliosa richiesta di documentazione, nel dettaglio di fatture e di registri contabili sino al 2011, ritardando di fatto l'applicazione della revisione delle tariffe;
   la circostanza illustrata creerebbe gravi disagi, per quanto concerne il profilo gestionale e la sostenibilità economica, al titolare del servizio con conseguenti ripercussioni per i lavoratori e l'indotto ad esso collegato;
   tra le altre cose, a rendere più oneroso il servizio, ci sarebbero alcuni elementi contenuti nel provvedimento ministeriale, con particolare riguardo alle navi petroliere da zavorra segregata, che sarebbero diventate anacronistiche, all'essenza di adeguate disposizioni in materia di rispetto dei termini di pagamento, agli sconti obbligatori alle navi di linea (tra il 50 e il 65 per cento), fortemente penalizzanti, e agli orari notturni –:
   se quanto esposto in premessa trovi conferma;
   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire il rispetto delle misure adottate in materia di adeguamento tariffario per il servizio di pilotaggio nei porti nazionali;
   se si ritenga che sussistano i presupposti per promuovere iniziative ispettive al fine di esercitare i poteri di propria competenza e accertare le cause del mancato adeguamento tariffario del servizio di pilotaggio nel porto di Arbatax. (4-16854)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   RONDINI e GRIMOLDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   a gennaio 2015 la regione Lombardia ha introdotto una normativa che prescrive a qualunque luogo di culto islamico una serie di obblighi che disciplinano la nascita di nuove sale di preghiera;
   alla fine del luglio 2016 Regione invitava i sindaci dei propri comuni «per quanto in vostro possesso e nell'assoluto rispetto delle competenze nell'ambito dell'Ordine pubblico, di conoscere la “mappatura” dei luoghi di culto, in particolare le moschee, i centri culturali islamici e le scuole coraniche, presenti sul vostro territorio comunale»;
   a febbraio 2017 la giunta Maroni ha approvato una circolare in cui si chiarisce che i centri culturali islamici nati dopo l'entrata in vigore della legge regionale del 2015, in cui si svolge attività di culto, sono equiparabili alle moschee e sono sottoposti alle norme regionali in materia;
   nei giorni scorsi i sindaci hanno risposto in 707 ed oltre una sessantina sono le «criticità» finora emerse riguardanti soprattutto centri islamici che risultano essere moschee illegali;
   i dati ufficiali riportano che nel 2015 siano stati espulsi per motivi di sicurezza dello Stato 66 soggetti gravitanti nell'estremismo religioso, nel 2016 ancora 66, di cui 21 nella sola Lombardia, e nel primo semestre del 2017, 49, per un totale di 181 dal 1o gennaio del 2015 al 1o giugno del 2017 –:
   se il Ministro interrogato non intenda assumere le iniziative di competenza al fine di procedere ad un più attento monitoraggio dei luoghi di culto presenti nel Paese ed, in particolare, sul territorio lombardo, ponendo in essere tutti gli interventi utili a contrastare il radicalismo islamico, essendo accertato che uno dei killer dell'ultimo attentato di Londra «era stato allontanato da una moschea del quartiere di Barking». (4-16849)


   PAGLIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in data 31 maggio 2017 nel comune di Montesilvano 300 appartenenti a diversi corpi delle forze dell'ordine sono intervenuti per provvedere allo sgombero di alcune palazzine abitate prevalentemente da cittadini senegalesi;
   l'intervento, richiesto dal sindaco a seguito di un'apposita ordinanza, è stato motivato con «motivi di tutela dell'igiene e della pubblica e privata incolumità»;
   gli immobili versavano infatti in pessime condizioni, a causa della mancata manutenzione, tanto da renderli non affittabili per le ragioni suddette;
   questo, tuttavia, accadeva da almeno 15 anni giacché numerose famiglie trovavano alloggio presso di essi, con affitti pagati in regola o in nero, secondo le testimonianze;
   è quindi evidente che ci si trovava di fronte a una situazione problematica, che avrebbe meritato di essere affrontata con il dialogo e mettendo in campo percorsi di uscita verso soluzioni alternative;
   la locale amministrazione ha invece deciso di trattare la questione come materia di ordine pubblico, trovando evidentemente l'assenso della prefettura, e arrivando a mettere in strada 200 persone, i cui effetti personali sono stati trattati come immondizia;
   si deve sottolineare, nuovamente, come, a quanto consta all'interrogante, non si fosse di fronte a un'occupazione sempre totalmente abusiva, ma ad una situazione di alloggi spesso abitati dietro corresponsione di un affitto, anche se spesso irregolare;
   per una strana inversione di responsabilità, mentre centinaia di donne e uomini si trovano ora improvvisamente privi di una casa, i proprietari degli immobili avranno la possibilità di riqualificarli ricevendo in cambio anche un premio in termini di maggiori cubature;
   sarebbe peraltro interessante conoscere l'identità dei suddetti proprietari, dati i numerosi passaggi di proprietà documentati da un servizio del tg3 Abruzzo –:
   come si spieghi l'utilizzo di 300 esponenti delle forze dell'ordine per sgomberare con la forza 200 persone colpevoli soltanto di abitare in alloggi degradati;
   se il Governo non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché in situazioni come queste si intervenga mettendo contestualmente in campo un'offerta abitativa alternativa;
   di quali dati dispongano circa la situazione abitativa di cui in premessa, con particolare riguardo agli affitti pagati in nero e alle iniziative assunte verso i proprietari;
   se siano raccolte informazioni sui proprietari degli immobili e quali elementi siano emersi sotto il profilo della legalità;
   se si intendano adottare iniziative urgenti, per quanto di competenza, per evitare che, in questo come in altri casi persone svantaggiate continuino a essere involontariamente prive di un'abitazione. (4-16863)


   TAGLIALATELA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi anni a Napoli ha avuto luogo una sistematica sottrazione di beni del patrimonio comunale e di altri enti pubblici, in prevalenza destinati ad uso abitativo e commerciale, con modalità di dubbia legittimità;
   questa pratica sta trovando, ad avviso dell'interrogante, un'utile sponda in alcuni recenti provvedimenti adottati dalla maggioranza in consiglio comunale, quali ad esempio la delibera del 1o giugno 2016, n. 446, mediante la quale sono stati messi a disposizione, «con il sistema dell'autoregolamentazione dell'accesso, della programmazione delle attività e del funzionamento messi a punto dalla relative comunità civiche» e in «assenza di un regolamento d'uso civico», di non meglio precisati soggetti alcuni immobili appartenenti al demanio comunale;
   il fenomeno delle occupazioni abusive da parte dei centri sociali sta, da ultimo, interessando alcuni spazi all'interno dell'università Federico II, e, in particolare, l'occupazione degli spazi nel cortile della sede centrale dell'ateneo federiciano al corso Umberto e dell'Auditorium Carla e Valerio Verbano è di recente assurta alle cronache per gli scontri in piena notte con i militari dell'Arma dei carabinieri, intervenuti su richiesta dei cittadini della zona per gli schiamazzi e la musica ad altissimo volume fino a notte inoltrata;
   il 5 giugno 2017 un ampio raggruppamento di associazioni e movimenti tra i quali figurano i Volontari per Napoli, Cittadinanza attiva in difesa di Napoli, La Città di Camelot, Noi per la Famiglia, Campania Sanità, Identità e Comunità, Progetto Napoli, Nuove Società, Centro di Iniziativa Meridionale e Chiaia per Napoli ha invitato una lettera al rettore dell'università sollecitando un suo intervento in merito;
   nella lettera si denuncia come gli spazi siano «detenuti per scopi privati, impedendone ai cittadini la libera fruizione pubblica», e che al loro interno «sono eluse tutte le normative, sia sanitarie che amministrative, ed anche quelle relative all'igiene ed alla sicurezza in ordine alla somministrazione di alimenti e bevande ed in ordine all'incolumità delle persone che frequentano detti spazi, soprattutto durante gli spettacoli e i concerti organizzati di continuo senza, peraltro, – ricordano i promotori della diffida – che vi sia il pagamento di alcuna tassa a fronte del costo di ingresso a spettacoli e concerti che gli occupanti impropriamente impongono trasformando così un'occupazione abusiva, di per se già fatto illecito, in una ulteriore violazione della legge per i procurati guadagni illeciti e il relativo commercio non autorizzato» –:
   se siano informati dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere con riferimento all'esigenza di garantire l'ordine e la sicurezza pubblica in spazi come quelli sopra indicati che ad oggi sembrano interessati da fenomeni di degrado e di persistente mancato rispetto della normativa vigente. (4-16865)


   TAGLIALATELA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 8 maggio 2017 nel comune di Santa Maria Capua Vetere è stata sospesa l'apertura delle buste per l'assegnazione dei bandi per la gestione delle aree di sosta comunali a causa di una violenta telefonata di minacce ricevuta dal comandante dei vigili urbani della zona, incaricato delle operazioni;
   a causa del clima di forte tensione e di intimidazione che ha accompagnato lo svolgimento delle procedure per assegnare il bando, una delle due ditte partecipanti ha preferito ritirarsi –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di garantire la sicurezza dei pubblici funzionari e delle ditte partecipanti alle procedure per l'assegnazione dei bandi comunali e il normale svolgimento delle suddette operazioni. (4-16866)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PILI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   l'istituto alberghiero Antonio Gramsci di Monserrato è al centro di una palese negazione del diritto allo studio di 20 alunni che da due anni frequentano l'istituto – corsi serali;
   i 20 alunni hanno, sin dall'inizio dell'anno scolastico, informato la scuola di aver prescelto l'opzione per la prosecuzione di corso studi finalizzato ad acquisire diploma di qualifica «sala e vendita» presso l'Ipsar Gramsci di Monserrato (Cagliari);
   gli studenti hanno rivolto un appello all'interrogante al fine di sottoporre al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca il proprio caso di negazione del diritto alla formazione;
   gli studenti, Fogli Cristina, Fadda Stefania, Muscas Valeria, Nonnis Federica, Ortu Claudia, Pace Larez José Leonardo, Loddo Federico, Frau Mattia, Lussu Lucia Barbara, Porcu Maria Teresa, Piras Marco, Tocco Alessio, Marongiu Marada, Manca Gianluca, Marongiu Riccardo, Solla Claudio, Lazaro Mattia, Monni Irene, Mascia Maurizio, Fidio Pierpaolo tutti frequentanti la seconda classe del corso serale dell'istituto professionale alberghiero Gramsci di Monserrato, all'atto di iscrizione per l'anno scolastico 2017/18, hanno indicato come opzione l'indirizzo sala-vendita;
   a suo tempo, si era appreso che la dirigente aveva dato conferma che ci sarebbe stata la terza classe di sala-vendita, ma, in questi ultimi giorni, si è appreso in via informale che tale richiesta non sarebbe stata indicata all'atto di fare la proposta di formazione delle classi trasmessa agli uffici competenti del Ministero;
   non si hanno riscontri documentali della questione, ma se questa situazione fosse confermata, agli alunni sarebbe impedito di continuare gli studi per ottenere il diploma di qualifica «sala e vendita»;
   gli studenti hanno chiesto a tutti gli organi competenti di intervenire con somma urgenza, perché sia assicurata la prosecuzione degli studi iniziati;
   appare evidente che tale situazione rischia di minare alla radice il diritto allo studio, considerato che si tratta di studenti lavoratori e comunque impegnati nell'arco della giornata e che hanno sopportato per due anni sacrifici non indifferenti per conciliare il lavoro con lo studio;
   l'indirizzo di studio specialistico prescelto era funzionale a scelte professionali già avviate e che in alcun modo possono essere assimilate ad altre, compresa la specialistica di cucina;
   la decisione della dirigenza scolastica dell'istituto Gramsci risulta inaccettabile sotto ogni punto di vista, sia formale che sostanziale;
   sul piano formale, ad avviso dell'interrogante, è grave che, avendo avuto la preindicazione del corso di studi, si sia pervicacemente inteso ignorarla sino a giungere ad una scelta che si vuole far apparire obbligata;
   sul piano sostanziale tale imposizione di specialistica è, secondo l'interrogante, palesemente irrazionale proprio in virtù del fatto che era assolutamente prevedibile un indirizzo di studio diverso da quello che si vorrebbe imporre;
   tale errore o peggio «imposizione» rischia di escludere dallo studio venti studenti che verrebbero «traditi» nello spirito formativo per il quale avevano scelto di iscriversi ad un corso dell'istituto alberghiero Gramsci;
   è ingiustificabile che la dirigenza scolastica voglia a tutti i costi «imporre» due classi «cucina» nonostante la determinazione iniziale degli studenti;
   è inaccettabile, ad avviso dell'interrogante, la dichiarazione resa dalla dirigenza dell'impossibilità di modificare questa situazione, considerato che la burocrazia non può in alcun modo essere ostativa del buon senso e della lealtà istituzionale tra la scuola e gli studenti –:
   se non ritenga il Ministro interrogato di dover assumere le iniziative di competenza affinché i soggetti preposti rimedino con somma urgenza a quella che l'interrogante giudica una grave negligenza riassegnando alla scuola l'indirizzo di istruzione originariamente sottoscritto dagli studenti;
   se non ritenga di dover assumere le iniziative di competenza affinché sia valutato il comportamento del dirigente, alla luce di tale grave situazione e della insistente determinazione a non porre rimedio a tale errore o peggio a una eventuale negligenza. (5-11528)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GNECCHI, PATRIZIA MAESTRI, BARUFFI, BOCCUZZI, INCERTI, CASELLATO, GIACOBBE, PARIS e MIOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'unica gradualità per l'accesso a pensione nell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011 (la cosiddetta manovra «Salva Italia») è definita dal comma 15-bis:
    «15-bis. In via eccezionale, per i lavoratori dipendenti del settore privato le cui pensioni sono liquidate a carico dell'assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive della medesima: a) i lavoratori che abbiano maturato un'anzianità contributiva di almeno 35 anni entro il 31 dicembre 2012 i quali avrebbero maturato, prima dell'entrata in vigore del presente decreto, i requisiti per il trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2012 ai sensi della tabella B allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, possono conseguire il trattamento della pensione anticipata al compimento di un'età anagrafica non inferiore a 64 anni; b) le lavoratrici possono conseguire il trattamento di vecchiaia oltre che, se più favorevole, ai sensi del comma 6, lettera a), con un'età anagrafica non inferiore a 64 anni qualora maturino entro il 31 dicembre 2012 un'anzianità contributiva di almeno 20 anni e alla medesima data conseguano un'età anagrafica di almeno 60 anni»;
   le circolari dell'INPS 35/2012 e 196/2016 ne hanno limitato la possibilità di utilizzo; è stato previsto obbligatoriamente l'essere occupati nel privato il 28 dicembre 2011; con la successiva circolare è stato stabilito che per il raggiungimento del requisito contributivo sono esclusi dal computo i periodi di contribuzione volontaria, di contribuzione figurativa maturata per eventi al di fuori del rapporto di lavoro dipendente del settore privato e da riscatto non correlato ad attività lavorativa, limitazioni che non sono presenti nel testo della norma e quindi nella volontà del legislatore;
   di seguito si riportano casi concreti di respingimento di domanda di pensione presentate ai sensi della norma eccezionale citata in premessa: signora P.I. – Codice fiscale: PLTVNI 52P68A059R – età 64 anni – 20 anni di contribuzione (1041 settimane), esclusa perché ha 10 settimane di contribuzione volontaria, ha solo contribuzione da lavoratrice dipendente nel privato e l'autorizzazione alla contribuzione volontaria è ovviamente prevista per la dipendente come prosecutrice volontaria nel settore privato; signor C.G. – codice fiscale: CNTGNN 52L13E573Z – età 64 anni – 38 anni di contribuzione, escluso perché ha 65 settimane di contribuzione per servizio militare obbligatorio;
   i casi citati servono solo come esempi verificabili, ma ve ne sono tanti, anche esclusioni per maternità fuori dal rapporto di lavoro; si è sicuri che questa non fosse la volontà del legislatore; la norma peraltro aveva previsto una platea di 55000 persone e ad oggi solo 17000 sono state le domande accolte;
   la prosecuzione volontaria viene autorizzata in base alla contribuzione versata nei vari settori di lavoro, quindi è riconducibile alla tipologia di lavoro il riscatto del periodo di laurea fino al 2008 si poteva chiedere solo se già occupati, la contribuzione figurativa per disoccupazione esiste solo per il settore privato fino alla nascita della «Discoll» –:
   se non ritenga il Ministro interrogato di intervenire urgentemente nei confronti dell'Inps, affinché sia considerata al momento del pensionamento dei lavoratori dipendenti del settore privato tutta la contribuzione che verrebbe in ogni caso riconosciuta agli stessi al compimento dell'età per la pensione di vecchiaia.
   (5-11526)


   CARRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   come ampiamente riportato dalla stampa locale e dai comunicati della Fiom di Mantova, al momento, non sembra trovare una ricomposizione la situazione che si è venuta a determinare negli stabilimenti della Belleli Energy Cpe, a seguito della decisione aziendale di licenziare un operaio a causa delle sue reiterate assenze per malattia;
   la sanzione del licenziamento è stata da subito contestata dai dipendenti della Belleli, indicendo uno sciopero ad oltranza, fino alla revoca della decisione aziendale nei confronti di un lavoratore affetto da diabete e artrosi, che ha fornito tutta la documentazione medica sul suo stato di salute e che, sottoposto a unaregolare seconda visita fiscale, veniva ritenuto inabile al lavoro;
   nonostante l'interessamento sindacale finalizzato a superare la contrapposizione tra le maestranze e la dirigenza aziendale che ha determinato il blocco delle attività dello stabilimento mantovano, con adesioni allo sciopero di 270 lavoratori su 280 dipendenti e nonostante l'interessamento fattivo del prefetto e del sindaco della città di Mantova, le posizioni aziendali non sono mutate e, anzi, hanno dato luogo a comportamenti di contrasto delle forme di protesta quali, ad esempio, a quanto risulta all'interrogante, il rifiuto dell'uso di una sala aziendale per lo svolgimento dell'assemblea sindacale;
   finora, la dirigenza aziendale non ha voluto prendere in considerazione eventuali misure disciplinari alternative al licenziamento a fronte della contestazione di essere stato trovato da un investigatore privato, all'uopo incaricato, l'ultima sera del periodo di malattia, in un bar. L'indomani, recandosi regolarmente al lavoro, l'operaio in questione ha ricevuto la lettera di licenziamento;
   a parere dell'interrogante, è di tutta evidenza la necessità di una ricomposizione della vicenda, al fine di scongiurare un pericoloso precedente che metta in discussione il diritto alla salvaguardia del lavoro, anche a fronte di malattia e situazioni patologiche riconosciute dalla legge e dalla contrattazione collettiva –:
   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di favorire una ricomposizione delle relazioni sindacali all'interno della Belleli di Mantova, individuando le opportune soluzioni che, pur nel rispetto dall'autonomia gestionale e delle prerogative disciplinari dell'azienda, scongiurino il pregiudizio dei diritti dei lavoratori, anche dei più deboli, come quelli affetti da particolari patologie, e prevengano gli inevitabili contenziosi processuali. (5-11527)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CATANOSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   come riporta il quotidiano La Sicilia nell'edizione del 27 aprile 2017 e da quanto ha appreso l'interrogante, in questi giorni, da numerose fonti sindacali, l'Istituto nazionale della previdenza sociale sarebbe in procinto di apportare delle modifiche alla propria organizzazione territoriale siciliana;
   tale riorganizzazione, come riporta il quotidiano siciliano, comporterebbe la trasformazione delle agenzie di Adrano, Patarnò ed Acireale in punti Inps e l'apertura di una nuova agenzia a Bronte;
   questa riorganizzazione, che nei fatti determinerebbe per l'interrogante un peggioramento della rete di distribuzione dei servizi dell'istituto, sarebbe dovuta non tanto a criteri di maggior prossimità all'utenza interessata o a maggior efficienza nella definizione delle pratiche, quanto ad un ragionamento di costi/benefici strettamente contabili;
   l'eventuale nuova sede di Bronte, immobile di proprietà dell'amministrazione comunale, sarebbe concessa in comodato d'uso gratuito dallo stesso comune a differenza delle tre sedi di Adrano, Paternò ed Acireale, in affitto o con costi di gestione superiori a quella eventuale di Bronte;
   da quanto risulta all'interrogante, però, né l'Inps ha chiesto alle singole amministrazioni comunali di Adrano, Paternò ed Acireale, di mettere a disposizione degli immobili attraverso un comodato d'uso gratuito o altra forma di collaborazione istituzionale né queste lo avrebbero proposto;
   ove quanto sopra esposto corrispondesse alla realtà dei fatti, i comportamenti dell'istituto e delle amministrazioni comunali coinvolte sarebbero, secondo l'interrogante gravi: se l'istituto ha bisogno di immobili in uso gratuito per poter operare la propria missione istituzionale dovrebbe esprimerlo chiaramente, esplicitando tale richiesta e mettendo le amministrazioni comunali e, soprattutto, l'utenza tutta in condizione di conoscere le reali necessità dell'Inps siciliana –:
   se corrisponda al vero quanto esposto in premessa ed, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, il Ministro interrogato al fine di risolvere le problematiche sopra evidenziate. (4-16850)


   MURGIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   con la fusione tra le società di telefonia «Wind» e «3Italia» si è formato il più importante operatore mobile nel nostro Paese, con una copertura di rete superiore a quella di qualsiasi concorrente, 6,49 miliardi di euro di ricavi annui, 34 milioni di clienti tra mobile e fisso, e il 37 per cento di mobile market share;
   l'azienda Wind Tre nei giorni scorsi ha presentato il proprio piano industriale, che prevede investimenti per 7 miliardi di euro nei prossimi sei anni, con una speciale attenzione per le nuove tecnologie;
   il 22 maggio 2017 a Roma ha avuto luogo un incontro tra azienda e sindacati e sembrerebbe che, nonostante le importanti prospettive di crescita e di espansione aziendale, sia stata resa nota l'intenzione di procedere alla esternalizzazione dell'attività di customer care, esercitata con un organico di circa novecento persone, su un totale di poco più di ottomila dipendenti complessivi, attualmente distribuite sulle quattro sedi di Genova, Cagliari, Palermo e Roma;
   a parere dell'interrogante è discutibile che un'azienda tecnologica in espansione di mercato intenda affidare in outsourcing un'attività come l'assistenza ai clienti, intrinsecamente correlata alla qualità della prestazione e pertanto appartenente al cosiddetto core business;
   allo stesso modo è drammatico che i lavoratori di tale settore aziendale siano oggi incentivati in tutti i modi all'esodo, mentre non venga in nessun modo garantita la loro professionalità o l'utilità nel futuro di Wind Tre;
   questa situazione è particolarmente grave in Sardegna, dove sono circa quattrocento i posti di lavoro messi in discussione dai progetti di outsourcing aziendale e dove la crisi generalizzata delle attività produttive isolane mal sopporterebbe un ulteriore disastro rappresentato dallo smantellamento della struttura di customer care di Wind Tre –:
   se trovi conferma la notizia che oggi siano a rischio circa 800-900 posti di lavoro in tutt'Italia, di cui circa 400 soltanto in Sardegna, nell'attività di customer care dell'azienda Wind 3 Italia;
   se l'azienda abbia mai goduto di misure di sostegno occupazionale statale, ad avviso dell'interrogante in aperto contrasto oggi con le scelte di esternalizzazione nel settore strategico dell'assistenza alla clientela;
   se non ritengano di dover assumere ogni iniziativa di competenza affinché Wind Tre individui soluzioni alternative all'esternalizzazione del servizio di customer care o forme intermedie di gestione partecipata, che possano garantire la qualità delle prestazioni aziendali, mantenendo certezze lavorative per i dipendenti che costituiscono un importante know how aziendale. (4-16856)


   FEDRIGA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   una protesta contro l'Inail è montata tra le imprese del settore trasporti e portualità del profondo Nord-est, ed in particolare da diverse aziende operanti nell'ambito territoriale di Gorizia, anche se la vicenda interessa più in generale chi opera nel campo della logistica in Italia;
   oggetto del malcontento è il diritto o meno per le suddette aziende al rimborso di eventuali premi corrisposti totalmente o parzialmente in eccesso negli anni passati. Nei casi in questione vi è il rigetto delle istanze di rimborso, ricondotto all'errore, da parte dell'azienda, che impedirebbe il collegamento all'indebito oggettivo ed al conseguente diritto alla ripetizione di quanto corrisposto in eccesso o non dovuto;
   in una missiva inviata dal direttore generale dell'Associazione degli industriali di Gorizia e Trieste, Paolo Battilana al direttore della sede giuliana dell'Inail, Fabio Lo Faro, viene sottoposta la problematica evidenziando il paradosso «poiché solo con un errore si determina un'eccedenza o un indebito per mancata regolazione passiva»;
   nella stessa lettera, peraltro, viene fornita una precisa esplicazione giuridica: «l'indebito è tale a prescindere dalla buona o mala fede, né ha rilevanza l'eventuale errore della azienda (solvens) ai fini dell'esperibilità dell'azione di ripetizione. Il codice civile (articolo 2033) riconosce il diritto di ripetizione di quanto prestato, a chi ha effettuato un pagamento non dovuto, senza fare riferimento al requisito dell'errore del solvens, né alla sua scusabilità»;
   sembra, invece, che per l'Inail l'eccedenza per mancata regolazione passiva non è mai rimborsabile, il che rende incomprensibile quale sia l'ambito di applicazione della prescrizione decennale prevista dalla circolare dell'Istituto n. 37 del 1997;
   l'Istituto assicurativo, a supporto del mancato diritto alla ripetizione dell'indebito per mancata regolazione passiva, fa anche riferimento all'articolo 17 delle Modalità di applicazione delle tariffe e per il pagamento dei premi assicurativi il cui titolo è «Rettifica della classificazione delle lavorazioni su domanda del datore di lavoro», ma nel caso in specie non sembra affatto trattarsi di una «riclassificazione»;
   tra le aziende vittime di tale interpretazione, si ricorda il caso di un'impresa che si è vista rigettare la propria richiesta di rimborso pur avendo formalmente presentato riserva di ripetizione del premio fin dal lontano 2007 –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della questione illustrata in premessa, quali orientamenti siano stati espressi da altre sedi regionali dell'Inail, e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per chiarire l'intricata problematica. (4-16858)


   CATALANO, QUINTARELLI, GALGANO, MENORELLO, DAMBRUOSO, MUCCI, OLIARO e VARGIU. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   con le interrogazioni n. 3-01600 dell'8 luglio 2015 e n. 5-08937 del 3 agosto 2016 sono state poste all'attenzione del Governo gravi criticità relative al funzionamento dei fondi interprofessionali per la formazione, all'efficacia dell'attività di vigilanza sugli stessi, nonché alla gestione degli importi versati dalle aziende e trattenuti dagli stipendi dei dipendenti nella misura dello 0,3 per cento;
   come statuito dal Consiglio di Stato con sentenza n. 4304/2015, le risorse amministrate dai fondi hanno natura pubblica;
   in risposta alla seconda interrogazione citata, il Sottosegretario di Stato delegato pro tempore affermò che era già in corso di redazione una circolare in materia e che, in tale sede, sarebbero state «integralmente recepite le indicazioni fornite dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato nel parere inviato lo scorso 2 maggio 2016 al Ministro del lavoro»;
   l'interrogante rileva che la circolare, quale atto di natura interna, ha efficacia limitata all'ordinamento dell'organizzazione che lo pone in essere, e seppur utile per evidenziare, anche all'esterno, l'interpretazione che il Ministero dà a determinate norme, non può determinare modifiche normative;
   la stampa specialistica, dopo l'uscita della circolare del 18 febbraio 2016, ha già segnalato la necessità di «opportuni interventi legislativi per eliminare margini di ambiguità sulla natura giuridica dei Fondi», quindi quantomeno di una norma secondaria;
   ferma la valutazione circa la ineffettività di disposizioni contenute in un atto non normativo, non risulta ad oggi che il Ministero abbia provveduto a recepire le indicazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato neppure con circolare;
   fra gli aspetti critici già resi noti con i precedenti atti di sindacato ispettivo, risulta grave l'impossibilità, per le imprese, di accedere direttamente ai dati di cumulato registrati dall'Inps, posto che l'accesso alla procedura informatica «Fondi Reports» è riservato ai soli Fondi, come ribadito dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali in una lettera del 2015 alla dottoressa Patrizia del Prete, amministratrice di un ente formativo che aveva manifestato la necessità di conoscere il cumulato delle imprese per, conto delle quali gestisce la formazione dei lavoratori;
   le imprese possono quindi ad ora conoscere l'entità del cumulato solo rivolgendosi ai fondi interprofessionali stessi, senza poter verificare l'effettiva corrispondenza tra versato e cumulato, né l'esatta entità delle somme trattenute dai fondi interprofessionali;
   la Dottoressa Del Prete ha anche ricevuto una comunicazione dell'Anac dalla quale si evincerebbe che le competenze in materia di contratti dei Fondi con terzi (imprese, enti formativi e altri) non spetterebbero all'autorità, avendo il rapporto tra tali soggetti natura privatistica;
   risulta agli interroganti che, in attesa di chiarimenti istituzionali rispetto al contenuto della circolare, da gennaio 2016 diversi Fondi abbiano sospeso o rallentato la pubblicazione dei bandi, benché l'Anac, pur affermando la sua competenza rispetto ai contratti di formazione professionale che si possano configurare oggettivamente come appalti di servizi, non abbia invero frapposto ostacoli alla pubblicazione di nuovi avvisi;
   risulta altresì agli interroganti che l'Anpal, ferme alcune incertezze circa la delimitazione delle sue competenze sui fondi interprofessionali, non sia ancora stata dotata delle capacità operative e delle risorse necessarie –:
   se il Governo non ritenga di assumere urgentemente iniziative normative, al fine di prevenire ulteriori danni alla concorrenza, recependo le indicazioni dell'Agcm di cui al parere del 2 maggio 2016, consentendo alle imprese di accedere con modalità telematiche ai dati relativi ai versamenti e al conseguente cumulato, prevedendo l'obbligo di contratti scritti a regolazione dei rapporti tra fondi e soggetti terzi, nonché individuando un autorità pienamente competente e dotata delle necessarie capacità operative. (4-16868)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si apprende da diverse fonti giornalistiche, l'Unione europea e la Cina, a seguito di un accordo bilaterale, avrebbero raggiunto un'intesa al fine di pubblicare una lista di duecento prodotti con indicazioni geografiche specifiche (Dop e Igp), 100 europei e 100 cinesi, che saranno considerati da proteggere attraverso un accordo bilaterale da concludersi entro il 2017;
   l'Italia si è vista riconoscere il numero maggiore di specialità — ventisei — all'interno della lista la cui pubblicazione, secondo le dichiarazioni rilasciate dalla Commissione europea, darebbe il via ad un processo volto a proteggere i prodotti, ivi elencati, da imitazioni e contraffazioni;
   la notizia della conclusione dell'accordo, riportata da svariate testate giornalistiche, avrebbe suscitato soddisfazione tra i numerosi produttori europei, considerato che il mercato dell’agrifood cinese è uno dei più grandi al mondo capace, negli ultimi anni, di aver sviluppato un gusto crescente per i prodotti alimentari europei;
   la sopracitata lista, accanto a eccellenze europee quali lo champagne francese e il formaggio feta greco, comprende i seguenti prodotti italiani: aceto balsamico di Modena, Asiago, Asti, Barbaresco, Bardolino Superiore, Barolo, Brachetto d'Acqui, Bresaola della Valtellina, Brunello di Montalcino, Chianti, Conegliano-Valdobbiadene-Prosecco, Dolcetto d'Alba, Franciacorta, Gorgonzola, Grana Padano, Grappa, Montepulciano d'Abruzzo, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Prosciutto S. Daniele, Soave, Taleggio, Toscano, Nobile di Montepulciano;
   tuttavia, da un'analisi di tipo geografico dei prodotti italiani ricompresi nella citata lista emerge chiaramente come la totalità di questi provenga dalle zone centrali e settentrionali del Paese, lasciando la mozzarella di bufala campana dop quale unico prodotto del Sud –:
   se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti sulla vicenda esposta in premessa e, in particolare, sulle motivazioni che hanno condotto alla scelta dell'inserimento, nella citata lista, di prodotti italiani sostanzialmente provenienti dal Nord e dal Centro dell'Italia, con una conseguente presenza nettamente inferiore di prodotti del Sud, e se intenda intraprendere iniziative, per quanto di competenza, volte a promuovere, nelle opportune sedi istituzionali nazionali ed internazionali, un dibattiti teso a ricomprendere, tra i suddetti prodotti meritevoli di protezione da imitazioni e contraffazioni, anche una quota proveniente dalle zone meridionali dell'Italia. (4-16851)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la lunghezza dei tempi di attesa per interventi di chirurgia urologica presso l'azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste (Asuits) rappresenta una criticità gravissima, considerato il grande numero di anziani che ha necessità di tali interventi e che molto spesso non sono effettuati in tempi ragionevoli;
   la normativa regionale, delibera della giunta regionale n. 1439 del 28 luglio 2011, in attuazione del piano nazionale di governo delle liste di attesa, stabilisce che l'intervento chirurgico deve avvenire «entro 30 giorni per i casi clinici che potenzialmente possono aggravarsi rapidamente al punto da diventare emergenti, o comunque tali da recare grave pregiudizio alla prognosi»;
   presso l'Asuits i pazienti con patologia di urologia oncologica risulterebbero trattati in tempi eccedenti rispetto i 30 giorni stabiliti, nonostante il rischio conseguente alla dilatazione dei tempi di attesa sia quoad vitam;
   fino a poche settimane fa, a quanto consta all'interrogante, i dati relativi ai tempi di attesa della chirurgia urologica neoplastica venivano elaborati con l’«artificio» di far decorrere il tempo d'attesa non già dal momento della diagnosi, come inequivocabilmente stabilito dalla norma, ma dal nulla osta anestesiologico all'intervento;
   la citata delibera della giunta regionale n. 1439/2011 richiama l'articolo 6 della legge regionale n. 7 del 2009, che prevede che nel patto stipulato annualmente tra la regione ed i direttori generali, il 25 per cento del compenso integrativo al trattamento economico annuo fosse vincolato al rispetto dei tempi massimi di attesa;
   la delibera della giunta regionale 2559 del 22 dicembre 2015 conferma che «le Aziende sanitarie dovranno garantire altresì il rispetto dei tempi di attesa per gli interventi indicati, secondo i codici di priorità A (per almeno il 95 per cento della casistica)»;
   la delibera della giunta regionale 391 dell'11 marzo 2016 stabilisce che «Il Commissario straordinario/Direttore Generale, ai fini della corresponsione della quota integrativa al trattamento economico annuo, sarà valutato in base al livello di raggiungimento degli obiettivi contenuti nel presente Patto», tra i quali è compreso il rispetto dei tempi massimi di attesa per la chirurgia urologica neoplastica;
   risulterebbero quindi alterati anche i dati statistici del Ministero della salute relativi al monitoraggio di tali tempi di attesa, essendo trasmessi a detto Ministero flussi informativi modificati verso il basso;
   tale situazione, a quanto consta all'interrogante, era già stata denunciata pubblicamente nei primi mesi del 2015 dal direttore della clinica urologica che dichiarava che le liste di attesa erano spaventose, con 500, 600 pazienti che attendevano e anche l'Anaao Assomed nel febbraio 2016 con atto formale aveva richiamato l'attenzione del direttore generale sulla situazione;
   il consigliere della regione del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, ha presentato un'interrogazione al presidente della giunta regionale, Deborah Serracchiani, sollevando quanto appena riportato ma senza ricevere alcuna risposta;
   non risulta possibile monitorare la situazione poiché non vi è trasparenza delle liste di attesa, che invece in altre realtà ospedaliere sono pubbliche –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in ordine al divario tra i tempi di attesa dichiarati ufficialmente dall'Asuits e quelli realmente intercorsi tra la diagnosi e l'intervento chirurgico per neoplasie della vescica, della prostata e del rene;
   quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire che i tempi di attesa siano correttamente misurati, tenuto anche conto che, come accade in Friuli Venezia Giulia, una parte del compenso integrativo al trattamento economico riconosciuto alla dirigenza sanitaria può essere subordinato all'effettivo rispetto dei medesimi tempi di attesa, come fissati dalla normativa vigente;
   quali iniziative di competenza intenda assumere per ridurre i tempi di attesa per le prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale, con particolare riferimento alla situazione del Friuli Venezia Giulia che sta provocando danni ai pazienti che necessitano di interventi chirurgici relativi sia alla patologia urologica neoplastica, sia a quella non neoplastica, in particolare calcolosi renale e ipertrofia prostatica. (4-16857)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VALIANTE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il programma di metanizzazione nel Cilento complessivamente interessa 64 comuni, nella Valle del Calore ed è articolato in quattro fasi operative;
   nella prima fase, relativa ai comuni già inseriti in una precedente graduatoria di interventi ammessi a finanziamento ma esclusi sinora per esaurimento dei fondi disponibili, rientrano Albanella e Capaccio che hanno ricevuto, rispettivamente, 1.792.800,00 e 3.042.900,00;
   la seconda fase riguarda 21 comuni (Agropoli, Sapri, Torraca, Vibonati, Cicerale, Piaggine, Castellabate, Giungano, Laurino, Prignano, Ispani, Tortorella, Bellosguardo, Trentinara, Casaletto Spartano, Aquara, San Giovanni a Piro, Morigerati, Rutino, S. Angelo a Fasanella, Magliano Vetere) ed i relativi progetti sono già stati finanziati per complessivi 39.249.050,00 euro. Nell'anno in corso, il 2017, sono disponibili le risorse per finanziare i progetti di altri 13 comuni (Camerota, Caselle in Pittari, Laureana Cilento, Monteforte Cilento, Roccagloriosa, Lustra, Torre Orsaia, Celle di Bulgheria, Salento, Omignano, Alfano, Montano Antilia, Laurito) per complessivi 20.088.100,00 euro;
   nel 2018 saranno finanziati altri 10 comuni (Centola, Orria, Pisciotta, Futani, Rofrano, S. Mauro la Bruca, Stio, Campora, Moio della Civitella, San Mauro Cilento) per un importo totale di 19.129.953,00 euro. Nell'anno 2019 verranno erogati i finanziamenti per 6 comuni (Ceraso, Cuccaro Vetere, Roccadaspide, Pollica, Castel San Lorenzo, Felitto), per 19.335.216,00 euro. Nel 2020 saranno finanziati i progetti di 2 comuni (Montecorice, Sacco) per 3.723.248,00 euro;
   sono disponibili, inoltre, i fondi per assicurare la metanizzazione a 10 comuni (Vallo della Lucania, Gioi Cilento, Cannalonga, Ascea, Casalvelino, Novi Velia, Sessa Cilento, Stella Cilento, Castelnuovo Cilento, Perito) per complessivi 25.174.904,83 euro. Per tali comuni debbono essere realizzate le infrastrutture necessarie per assicurare l'approvvigionamento del gas, attraverso la costruzione di un metanodotto che partendo da Padula dovrebbe giungere nel cuore del Cilento. Questa opera viene finanziata dalla regione Campania, che a tal fine ha deliberato uno stanziamento di 50 milioni di euro, nell'ambito del patto per la Campania sottoscritto con la Presidenza del Consiglio;
   al riguardo è imminente la sottoscrizione di un apposito accordo di programma quadro (APQ) fra regione, Ministro dello sviluppo economico e Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno per definire le opere da realizzare ed i ruoli delle singole amministrazioni, con la successiva aggiudicazione dell'appalto per progettazione, realizzazione e gestione dell'opera;
   tutte le diverse fasi del completamento della metanizzazione nel Cilento, già interamente finanziata nel concorso Stato e regione, debbono svolgersi con massima efficienza e celerità –:
   quali elementi si intendano fornire sui fatti descritti in premessa, soprattutto con riferimento ai tempi per la realizzazione del metanodotto per il trasporto del materiale gassoso sino al Cilento.
   (5-11523)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CRIPPA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in data 5 dicembre 2016 è stato pubblicato sui siti del Ministero dello sviluppo economico e sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un avviso di selezione pubblica per l'istituzione di un elenco di esperti per l'affidamento di incarichi di supporto alla difesa erariale nell'ambito di arbitrati internazionali;
   gli esperti selezionati con tale bando saranno interpellati per l'affidamento di incarichi di supporto all'Avvocatura generale dello Stato nei procedimenti arbitrali internazionali in materia di investimenti nel settore energetico;
   l'Avvocatura generale dello Stato, tra i suoi compiti, rende consulenza giuridica e assistenza in favore delle Amministrazioni statali con riferimento a tutti i giudizi civili, penali, amministrativi, comunitari e internazionali e nelle procedure arbitrali contro la Repubblica italiana instaurate davanti al Centro internazionale per la soluzione delle dispute relative agli investimenti ed alle camere di commercio europee per ipotesi di violazione dell’Energy charter treaty;
   nelle intenzioni del già citato avviso vi sarebbe quella di selezionare esperti che dovrebbero svolgere un ruolo di parte terza come indipendenti rispetto alle parti ed estranei alle controversie;
   a pagina 3 del già citato avviso di selezione, si può leggere come uno dei requisiti fondamentali per partecipare alla gara sia quello di «[...] non essere a conoscenza di una situazione di conflitto di interesse tale da compromettere, anche solo potenzialmente, l'indipendenza, l'autonomia e la professionalità richieste a coloro che siano chiamati a rendere delle prestazioni intellettuali che, finalizzate a supportare le argomentazioni sviluppate negli scritti defensionali dell'Avvocatura generale dello Stato, risultano connotate da rilevante tasso di tecnicismo e da elevata complessità di studio teorico e pratico.»;
   appare quanto meno bizzarro che fra i requisiti venga riportato quello di non essere a conoscenza di anche solo potenziali conflitti di interessi ma non quello della loro effettiva sussistenza;
   a pagina 8 del bando si può leggere come, fra le condizioni contrattuali dell'incarico specificate «Il MiSE e il MATTM stipuleranno con il soggetto individuato, nelle forme previste dal presente avviso, apposito contratto di affidamento dell'incarico, a seguito di [...] accertamento dell'insussistenza di sopraggiunte cause di incompatibilità e/o conflitti di interesse[...]», senza però specificare in alcun modo con quali criteri e modalità tale verifica verrà effettuata –:
   come siano stati valutati i criteri di selezione, dato che non viene riportato alcun elemento circa punteggi e criteri assegnati al possesso dei requisiti citati nell'avviso di selezione;
   per quale motivo i requisiti previsti dal bando in premessa richiesti ai giuristi siano i medesimi di quelli previsti per gli economisti;
   come mai dal verbale pubblicato sul sito del Ministero dello sviluppo economico, sia desumibile che tra i curriculum vitae degli economisti nessuno tra quelli pervenuti è stato ritenuto idoneo;
   se si possano conoscere i nominativi dei componenti che hanno composto la commissione che ha esaminato le domande pervenute e di quali competenze siano in possesso;
   se i Ministri interrogati possano specificare le modalità con cui sono stati verificati i requisiti previsti nell'avviso di selezione;
   se sia prevista una riapertura dei termini per l'aggiornamento dell'elenco dei professionisti ammessi ad essere utilizzati nelle procedure di arbitrato;
   quali siano le modalità con cui verrà verificata l'inesistenza di conflitto di interessi in previsione dei possibili ricorsi di clienti privati contro lo Stato. (4-16860)


   CRIPPA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in data 5 dicembre 2016 è stato pubblicato sui siti del Ministero dello sviluppo economico e sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della tutela del territorio e del mare un avviso di selezione pubblica per l'istituzione di un elenco di esperti per l'affidamento di incarichi di supporto alla difesa erariale nell'ambito di arbitrati internazionali;
   gli esperti avrebbero lo quindi dovuto essere selezionati per l'affidamento di incarichi di supporto all'Avvocatura generale dello Stato nei procedimenti arbitrali internazionali in materia di investimenti nel settore energetico;
   in data 1o febbraio 2017 la commissione di valutazione istituita ai sensi dell'avviso di selezione del 5 dicembre 2016, in fase di formazione del primo elenco ha ritenuto non idonei i curricula di tutti i candidati alla sezione II e alla sezione III dell'elenco esperti;
   successivamente il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha deciso di provvedere all'aggiornamento dell'elenco consentendo la presentazione di nuove domande di ammissione all'elenco di esperti per l'affidamento di incarichi di supporto alla difesa erariale nell'ambito di arbitrati internazionali –:
   da chi sia composta la commissione valutatrice di cui in premessa;
   se i colloqui ai candidati previsti per la selezione nel bando di selezione debbano essere intrapresi dalla commissione valutatrice;
   quale istruttoria seguirà l’iter di valutazione. (4-16861)


   SIBILIA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in occasione della discussione sul disegno di legge n. 4286 finalizzato alla conversione del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, recante nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017, tenutasi alla Camera il 23 marzo 2017 l'interrogante ha proposto un emendamento soppressivo della figura del commissario ad acta del terremoto del 23 novembre 1980, il cui costo totale sarebbe pari a 100 mila euro annui;
   in quella sede la sottosegretaria all'economia e alle finanze De Micheli ha dichiarato in aula che «la ragione della proroga (del Commissario) è legata al fatto che ci sono ancora dei contenziosi che sono ereditati, diciamo così, dalla vicenda dell'Irpinia. Una delle parti più sostanziose, in termini economici, di questo contenzioso è con il comune di Napoli e, quindi, noi abbiamo avuto la necessità di prorogare questo incarico, per chiudere questo contenzioso, perché altrimenti sul bilancio del comune di Napoli sarebbe intervenuto in maniera molto pesante. Inoltre, comunico all'Aula che questo incarico è assolutamente a titolo gratuito. In passato è stato a titolo oneroso, ma non è più così, anche perché esiste una norma generale che prevede che non si possano cumulare più stipendi e, quindi, avendo il commissario anche una sua professione, non c’è nessun tipo di remunerazione. Queste sono le ragioni per le quali il Governo conferma il parere contrario sull'emendamento»;
   interpellato dai giornali, Filippo D'Ambrosio, commissario per il sisma in Irpinia da 14 anni, in forza al Ministero dello sviluppo economico, ha dichiarato, invece, di ricevere un compenso di 65 mila annui –:
   quale sia il compenso percepito annualmente dal commissario D'Ambrosio e se esista una rendicontazione dettagliata delle spese che ammonterebbero ad un totale di 100 mila euro annui; quale sia il motivo per cui non si valuti l'opportunità di assumere iniziative volte ad affidare tali funzioni ad una struttura ministeriale e quale sia lo stato di avanzamento delle opere di cui il commissario si sta occupando, a distanza di 37anni dall'evento sismico; quali siano i contenziosi con il Comune di Napoli citati dalla sottosegretaria De Micheli. (4-16870)


   FREGOLENT. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il 1o gennaio 2018 si concluderà la riforma delle tariffe elettriche iniziata il 1o gennaio 2016 relativa alle utenze domestiche, residenti e non residenti. Al termine di questo processo, la tariffa per il trasporto dell'energia e la gestione del contatore e per gli oneri di sistema saranno uguali per ogni livello di consumo, abbandonando la cosiddetta «struttura progressiva», attualmente in vigore, nei paesi Ue, sono in Italia ed introdotta a seguito delle problematiche seguite alla crisi energetica del 1973;
   obiettivo principale di tale riforma è far pagare agli utenti un corrispettivo meglio commisurato al servizio utilizzato e più quindi aderente ai costi effettivi, semplificando anche la bolletta e facilitandone la comprensione;
   la riforma è stata attuata dall'Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico, con deliberazione 2 dicembre 2015, secondo quanto disposto dall'articolo 4, comma 1, della legge n. 96 del 2013 e dall'articolo 11, comma 3, del decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102 in attuazione della direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica;
   il sottosegretario allo sviluppo economico Simona Vicari ha difeso i princìpi di tale riforma, intervenendo in Senato nella discussione della interrogazione n. 3-02171: «Il decreto legislativo n. 102 del 2014, di recepimento della direttiva sull'efficienza energetica, attribuisce all'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico il compito di riformare la tariffa elettrica, superando la progressività rispetto ai consumi, secondo criteri di gradualità» ha dichiarato, aggiungendo che il «Ministero è consapevole, sia delle difficoltà esistenti sia dei possibili costi di aggiustamento connessi a un cambiamento tanto rilevante, pur con tutte le gradualità del caso. Pertanto, continuerà a monitorare con attenzione tale processo, anche sulla base dei dati richiesti all'Autorità»;
   gli oneri generali di sistema coprono gli oneri sostenuti nell'interesse generale del sistema elettrico (quali ad esempio i costi di ricerca, i costi per l'incentivazione dell'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili) e sono individuati dal Governo con decreto o dal Parlamento tramite legge; ulteriori elementi di costo del servizio elettrico (quali, ad esempio, la perequazione) sono invece stabiliti dall'Autorità competente;
   tra gli oneri generali di sistema ci sono però alcune voci che non hanno da anni alcun riferimento all'interesse generale del sistema elettrico ed in particolare:
    gli oneri nucleari (componente A2): secondo quanto previsto dalle leggi finanziarie 2005 e 2006, una parte del gettito della componente A2, pari a circa 100 milioni l'anno, viene destinato al bilancio dello Stato;
    misure di compensazione territoriale (componente MCT): dal 2005, circa il 70 per cento di tale gettito è destinato al bilancio dello Stato;
   appare evidente come la presenza di tali oneri (con finalità generiche) non sia compatibile con la riforma delle tariffe elettriche (e delle leggi che l'hanno ispirata ed attuata) che ha come obiettivo primario quello di far pagare agli utenti un corrispettivo meglio commisurato al servizio utilizzato;
   appare altrettanto evidente che, sia in questa fase transitoria caratterizzata da inevitabili aumenti delle bollette elettriche dovuto in gran parte all'abolizione dei sussidi vigenti fino al 2015, sia in vista della completa liberalizzazione del mercato prevista per il 1o gennaio 2018, occorra una completa verifica e rimodulazione degli oneri generali di sistema con l'esclusione di quelle voci che non abbiano attinenza con il sistema elettrico –:
   se i Ministri interrogati, alla luce di quanto espresso in premessa e nel pieno rispetto degli obiettivi e delle finalità della riforma delle tariffe elettriche, ritengano di intraprendere iniziative normative urgenti al fine di eliminare dagli oneri generali delle bollette elettriche ogni voce che non ha attinenza con il sistema elettrico. (4-16871)

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Fregolent e altri n. 2-01824, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bonomo, Rossomando, Mattiello.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta in Commissione Fregolent n. 5-10858 del 16 marzo 2017 in interrogazione a risposta scritta n. 4-16871;
   interrogazione a risposta in Commissione Crippa n. 5-10948 del 23 marzo 2017 in interrogazione a risposta scritta n. 4-16860;
   interrogazione a risposta in Commissione Crippa n. 5-11444 del 26 maggio 2017 in interrogazione a risposta scritta n. 4-16861.