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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 11 maggio 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La IX Commissione,
   premesso che:
    l'affidamento della prestazione del servizio di trasporto pubblico locale ricomprende l'obbligo per l'impresa affidataria di realizzare la prestazione osservando disposizioni e condizioni riportate nel contratto di concessione del servizio in affidamento; tra tali obblighi è compresa l'adozione delle tariffe deliberate dall'ente pubblico;
    pertanto, per quanto concerne i servizi ferroviari di competenza regionale, le tariffe dei titoli di viaggio utilizzabili sulle corse effettuate da Trenitalia sono oggetto di definizione da parte dall'ente che ha competenza amministrativa sul trasporto ferroviario regionale;
    le tariffe medesime e le «condizioni generali di trasporto» sono riportate negli allegati ai contratti di affidamento all'impresa. Quanto inserito nelle condizioni tariffarie pubblicate dall'impresa introduce il criterio ispiratore di generale adozione, sia per la definizione tariffaria a chilometro che per il tipo di servizio;
    allo stato attuale, pendolari e turisti pagano un prezzo di biglietti ed abbonamenti ferroviari regionali e interregionali, legato al chilometraggio, che in tutte le regioni viene ancora oggi calcolato in base alla lunghezza delle linee storiche, mentre attualmente i treni percorrono le direttissime con tragitti notevolmente minori. Ad esempio, nel caso della tratta Terni-Roma, la distanza oggi percorsa dai treni si riduce dai 112 chilometri pagati dai viaggiatori ai 95 della traccia attuale;
    il problema è già stato sollevato nel 1988 con un'interrogazione presentata, all'epoca, dal senatore Garofalo. A distanza di trent'anni, la situazione è esattamente la stessa, nonostante anche l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, quale organo preposto ad assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato, abbia richiamato, già nel 2009, il Governo pro tempore al rispetto delle condizioni tariffarie in relazione al nuovo assetto infrastrutturale maturato a seguito di investimenti pubblici fatti lungo le nuove linee;
    il calcolo del chilometraggio e del prezzo di biglietti e abbonamenti in base alle linee storiche è autorizzato dal decreto ministeriale n. 6925 del 30 aprile 1974 che consente di non tenere in considerazione le abbreviazioni dovute a «nuove linee direttissime» per remunerare le spese sostenute dall'allora azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato italiane per la costruzione di nuovi tronchi ferroviari che hanno permesso le abbreviazioni di percorso;
    la parte III delle vigenti «condizioni generali di trasporto dei passeggeri di Trenitalia» disciplina il trasporto regionale e, in particolare, all'articolo 2, le modalità di calcolo dei prezzi dei biglietti del trasporto regionale, stabilendo che Trenitalia determina i prezzi, a seguito di delibera regionale, in funzione della distanza e del tipo di servizio offerto;
    al comma 2 del medesimo articolo è stabilito altresì che: «Le distanze tra le stazioni dell'itinerario del viaggio sono quelle riportate nel Prontuario Ufficiale delle distanze chilometriche Trenitalia. Le distanze sono determinate secondo gli scaglioni chilometrici previsti nelle singole tariffe. Nel calcolo della distanza tassabile si può non tener conto delle abbreviazioni di percorso determinate dalla realizzazione di nuove linee e di interventi infrastrutturali eseguiti su stazioni o sulla rete ferroviaria», così come previsto dal decreto ministeriale n. 6925 del 1974;
    mentre le tariffe chilometriche per i collegamenti InterCity e InterCity Notte, di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sono state aggiornate in occasione del nuovo contratto di servizio media-lunga percorrenza 2017-2026 proprio nel senso indicato dagli interroganti, il decreto ministeriale n. 6925 del 1974 non è ancora stato modificato;
    da ciò consegue che, per tutte le tratte ferroviarie regionali o interregionali ove sono state realizzate nuove linee direttissime o che sono state interessate da opere di miglioramento che ne abbiano ridotto la lunghezza, non risulta una coincidenza, al fine della determinazione dei prezzi calcolati con un criterio chilometrico, tra la distanza effettivamente percorsa dal treno e quella – maggiore – presa a riferimento per la determinazione del prezzo;
    è evidente come, dopo 43 anni, la normativa debba essere rivista per rendere il servizio ferroviario concorrenziale, favorendone così l'utilizzo da parte di pendolari e turisti, con tutte le conseguenze positive che si innescano in termini di riduzione del traffico veicolare e delle emissioni inquinanti;
    presso l'Osservatorio sulle politiche del trasporto pubblico locale è in atto un confronto con le regioni e con Trenitalia per esaminare e valutare gli effetti dell'applicazione delle tariffe sovraregionali. In tale contesto potranno anche essere evidenziati i criteri di base che conducono alle differenze fra le corrispondenti tariffe applicate dalle singole regioni, ferma restando la competenza regionale delle medesime, sì da pervenire a una proposta di definizione di principi cui le singole regioni possano attenersi per la definizione di tariffe dei vari titoli di viaggio, previa l'opportuna ratifica in merito da parte della commissione del Coordinamento interregionale competente per il settore,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per modificare al più presto le disposizioni del decreto ministeriale n. 6925 del 1974 in modo da rivedere l'attuale processo di definizione delle tariffe ferroviarie e attualizzare il costo di biglietti e abbonamenti ai percorsi realmente effettuati dai treni, evitando di basarlo su linee che risalgono al Regno d'Italia in conformità anche alle indicazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato;
   ad assumere ogni ulteriore iniziativa di competenza, anche in accordo con le regioni e Trenitalia, al fine di definire un criterio di calcolo della tariffa chilometrica per il trasporto ferroviario regionale e interregionale basato sulla dall'effettiva lunghezza del tragitto percorso.
(7-01257) «Oliaro, Galgano, Menorello, Vargiu, Matarrese, Quintarelli, Prataviera, Vezzali, D'Agostino, Tinagli, Palese, Fauttilli, Pellegrino, Gregori, Pagano, Catalano, Laffranco».


   La XIII Commissione,
   premesso che:
    la grave crisi in cui versa da tempo la pastorizia, specialmente quella sarda, richiede con urgenza azioni concrete ed interventi strutturali per rilanciare un settore che rappresenta una strategica risorsa economica e sociale;
    il compatto ovino nella sola Sardegna è strutturato su circa 13 mila aziende zootecniche con un indotto di oltre 40 mila addetti, aziende che, rappresentando circa 3 milioni di capi, detengono più del 40 per cento del patrimonio nazionale;
    la Sardegna rappresenta l'area di riferimento nazionale per quanto riguarda il mercato del latte e del pecorino romano, prodotto leader del comparto: nell'isola si producono complessivamente 350 mila tonnellate di latte ed oltre 30 mila tonnellate di carne; il comparto offre oltre 600 mila quintali di prodotti caseari, la maggioranza dei quali indirizzati alla trasformazione di pecorino romano DOP;
    il suddetto formaggio è, tra i prodotti derivanti dal latte di pecora, il più rilevante in tutta Europa in termini di volumi prodotti e valore generato;
    tra le criticità più rilevanti del settore si segnalano: l'estrema volatilità del prezzo del latte, che subisce forti oscillazioni non solo in senso temporale ma anche geografico e tra diversi fornitori di una stessa azienda di trasformazione e un sistema cooperativo frammentato e sottocapitalizzato con limitate capacità di adattamento al mercato;
    l'organizzazione interprofessionale, appena costituita, appare lo strumento più idoneo a superare la contrapposizione delle diverse componenti della filiera e pertanto è auspicabile una sua immediata operatività;
    la mancanza di disponibilità di dati produttivi ufficiali omogenei e trasparenti, a partire dai quantitativi di latte munto, impedisce una azione di programmazione produttiva reale e favorisce invece una opacità produttiva con conseguente deprezzamento dei prodotti oltre che scarsa tracciabilità: da stime recenti si rileva che il mercato assorbe circa 240 mila quintali/anno di pecorino romano, mentre sul mercato, sommando le produzioni del 2015 e del 2016, sono stati esitati 650 mila quintali con un surplus di 170 mila quintali;
    se l'inclusione del pecorino romano DOP nel bando dell'Agea per gli indigenti rappresenta una soluzione provvisoria volta ad alleggerire i magazzini dagli enormi quantitativi di scorte, è indispensabile prevedere azioni strutturali di lungo periodo anche attraverso la facilitazione dell'accesso al credito per le aziende dedite alla pastorizia,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per introdurre urgentemente specifiche norme volte a prevedere che allevatori, trasformatori ed intermediari di latte di pecora adottino sistemi idonei a garantire la rilevazione e la tracciabilità del latte prodotto quotidianamente, dei quantitativi di latte trasformato e delle quantità di prodotto derivante dalla trasformazione del latte utilizzato, così come disposto, per il latte di bufala, dall'articolo 4 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116;
   ad assumere le iniziative di competenza per includere il pecorino romano DOP nel prossimo bando dell'Agea per gli indigenti prevedendo che una parte considerevole del volume totale di prodotto da ritirare sia acquistata direttamente dai produttori ed, in particolare, dai caseifici che rispettano le quote di produzione;
   ad assumere iniziative per favorire l'operatività della organizzazione interprofessionale;
   ad adottare ogni utile iniziativa volta a promuovere l'accesso alle operazioni di microcredito con la garanzia pubblica da parte delle aziende di allevamento di ovicaprini, anche attraverso l'istituzione di un fondo operante senza la valutazione economico-finanziaria del soggetto beneficiario.
(7-01256) «Gallinella, Vallascas, Gagnarli, Massimiliano Bernini, Nicola Bianchi, L'Abbate, Corda».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSTAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   l'inchiesta de L'Espresso del 2016, a firma di Fabrizio Gatti, «Ladri di bambini», ha raccontato il «film dell'orrore» di un traffico di minori e della pedofilia che si celerebbe dietro le adozioni internazionali portate avanti da una nota associazione italiana, non governativa, l'Albi, che opera nel campo delle adozioni internazionali;
   la dottoressa Silvia Della Monica, magistrata nominata nel 2014 vicepresidente della Commissione adozioni internazionali (Cai), in tre anni di lavoro, ha portato alla luce questo ignobile scenario che ha visto anche diciotto bambini, già figli di genitori italiani, tenuti in ostaggio per un anno e mezzo negli orfanotrofi di uno dei posti più pericolosi al mondo: Goma in Congo;
   tra i bambini del Congo adottati da famiglie italiane, e ormai nel nostro Paese, ce ne sarebbero alcuni che sarebbero stati sottratti alle famiglie naturali, presumibilmente dietro pagamento di somme di denaro, questione denunciata dalla vicepresidente della Cai; di tali vicende, ha sostenuto la stessa in un convegno – ma anche in interviste, articoli, e in audizione presso la commissione giustizia della Camera dei deputati – «è stata interessata l'autorità giudiziaria. Se i bambini sono stati strappati alle famiglie e gli enti ne erano consapevoli, ci sono precise responsabilità da accertare»;
   secondo la vicepresidente della Cai – il cui mandato (rinnovabile) è scaduto ormai il 13 febbraio 2017 – l'Aibi sarebbe anche protagonista di un «conflitto di interessi» all'interno della stessa Commissione; della Cai – che è un organismo governativo di controllo sulla regolarità delle adozioni internazionali – fa parte infatti il forum delle associazioni familiari, che «nella sua compagine vede la presenza di alcuni enti per le adozioni, tra i quali proprio Aibi, che è nel consiglio direttivo del forum»;
   è del tutto evidente che la segnalazione della dottoressa Della Monica quanto all'inopportunità che controllori e controllati possano coesistere e la sua richiesta tesa a far luce su tante ombre a danno di soggetti particolarmente vulnerabili – sia per età, sia per esperienze, spesso anche traumatiche – si qualifichino nel segno di adozioni trasparenti e nel pieno rispetto dei bambini;
   la dottoressa della Monica si è distinta nel corso del suo incarico per aver improntato l'attività della Cai alla effettiva tutela dei diritti dei bambini, garantendo che le adozioni internazionali non venissero utilizzate da soggetti senza scrupoli, comprese alcune associazioni che operano nel mondo delle adozioni solo per procurarsi guadagni illeciti, senza farsi alcuno scrupolo circa il rischio che i bambini divenissero merci nelle mani dei trafficanti e dei pedofili;
   l'impegno e il rigore della stessa è anche sostenuto da numerose famiglie italiane che, riconoscendole piena fiducia, hanno preso coraggio, denunciando episodi molto gravi in danno dei loro figli, come sostenuto in lettere ed appelli all'attenzione del Presidente del Consiglio dei ministri tesi a sostenere le indagini in corso, nonché il rinnovo dell'incarico alla Della Monica;
   la stessa sarebbe stata oggetto di minacce per il proprio impegno, ma senza mai cedere o rassegnarsi rispetto ad una battaglia di legalità di fondamentale rilevanza;
   alla luce di quanto illustrato, non può che ritenersi, non solo auspicabile, ma doveroso il rinnovo dell'incarico di vice presidente della Cai in capo alla dottoressa Silvia Della Monica; forte, infatti, è la preoccupazione che la sostituzione con altra figura possa inficiare la sua battaglia per il ripristino della legalità nel mondo delle adozioni internazionali, nel pieno interesse dei minori e delle famiglie in attesa –:
   quale sia l'orientamento del Governo circa quanto riportato in premessa;
   se, in particolare, il Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga di dover confermare l'incarico di vicepresidente della Commissione adozioni internazionali alla dottoressa; (4-16558)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   la compagnia operativa della centrale Nuklearna Elektrarne Krsko, che resterà in attività fino al 2043, è co-posseduta dalla compagnia slovena «Gen-Energija» e dalla compagnia statale croata Hrvatska elektroprivreda;
   la centrale sopra citata è situata a 125 chilometri da Trieste, nella direzione in cui soffia la Bora, ponendo in condizioni di pericolosità tale territorio ed in particolar modo l'intera zona del Friuli Venezia Giulia ricca di allevamenti, coltivazioni e pregiati vigneti;
   sono state evidenziate, da più parti, le condizioni critiche in cui versa la centrale stessa alla luce di numerosi episodi registrati negli anni. In particolar modo, nel 2005 il reattore è stato arrestato per problemi al sistema di contenimento di una ventola per il trattamento dei vapori; nel 2007 la centrale è stata isolata e chiusa per un mese per interventi urgenti; nel 2008 si è verificata una fuga di acqua di raffreddamento del reattore e, da ultimo, nel febbraio 2017 si è registrato un arresto del rettore nucleare per via di un guasto alla valvola che regola il flusso di acqua per il raffreddamento del reattore;
   oltre alle problematiche di funzionamento sopra riportate, bisogna altresì considerare il fatto che la centrale sopra citata è costruita in una zona sismica di livello medio-alto e che il verificarsi di un evento eccezionale potrebbe comportare un disastro di grandi dimensioni;
   in poco più di un secolo, la regione di Krsko è stata sede di episodi sismici: nel 1880 si è registrato un terremoto di magnitudo Richter 6,3 a 60 chilometri a est di Krsko, nel 1917 di magnitudo Richter 5,7-6,2 nelle immediate vicinanze dell'impianto e nel 2015 di magnitudo 4,2 a 26 chilometri di distanza dalla centrale nucleare;
   alcuni specialisti hanno rilevato la pericolosità sismica della zona, considerato che si tratta di impianti che andrebbero protetti dalle più forti vibrazioni del terreno provocabili da terremoti che si possono ripresentare a intervalli di decine o centinaia di migliaia di anni;
   autorevoli studiosi a più riprese hanno rilevato le evidenti pericolosità delle faglie nel sottosuolo della zona la cui presenza era sconosciuta ai progettisti dell'impianto alla fine degli anni settanta del Novecento;
   al 33o Congresso europeo di sismologia tenutosi a Mosca nel 2012 è stato presentato uno studio italiano in cui si calcola per la zona di Krsko un terremoto massimo di magnitudo Richter M= 7,2 (oltre trenta volte più forte del terremoto dell'Emilia del 2012);
   come indicato da esperti del settore, i risultati dei cosiddetti «stress test» della centrale resi noti dal Ministero per l'ambiente della Repubblica di Slovenia rilevano che la centrale potrebbe subire incidenti e danni rilevanti per scuotimenti del terreno compatibili con la situazione sismologica della zona come sistemi di raffreddamento;
   la centrale, a ridosso del territorio nazionale, costituisce oggettivamente un pericolo per l'Italia alla luce dei numerosi episodi di malfunzionamento registrati nel tempo, nonché della peculiare caratteristica sismica –:
   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di verificare i livelli di rischio per il territorio italiano collegati all'attività della centrale nucleare di Krsko;
   se i Ministri interrogati intendano chiedere informazioni chiare e dettagliate alla Repubblica Slovena sullo stato attuale e sui livelli di sicurezza della centrale nucleare di Krsko. (4-16545)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   con deliberazione n. 426 del 2 dicembre 2010, la giunta provinciale salernitana adottava il programma triennale dei lavori pubblici 2011/2013 e l'elenco annuale 2011 contenenti, tra gli altri, interventi di messa in sicurezza e potenziamento della rete viaria provinciale; in detto programma triennale, tra le priorità dell'amministrazione, era compreso l'importante intervento denominato «Lavori di variante alla strada provinciale 360 in comune di Cava de’ Tirreni (via Vitale) e messa in sicurezza»;
   la cifra stanziata dalla provincia di Salerno per la realizzazione dell'opera era di un milione e quattrocentocinquanta mila euro, proveniente dalle economie da ribasso svincolate e mediante diverso utilizzo di mutui contratti con la Cassa depositi e prestiti;
   la messa in sicurezza e l'allargamento di via Vitale, strada molto frequentata in quanto di collegamento viario tra la frazione di Santa Lucia e le zone pedemontane sudorientali della vallata, il cui progetto era stato approvato con una procedura complessa, rappresentano un intervento necessario non tanto per il miglioramento della qualità della viabilità in una zona importante per la connessione tra popolose periferie di Cava de’ Tirreni, ma per l'elevato rischio di frane e alluvioni, proprio al fine di mitigare i rischi ed evitare possibili disastri con perdite di vite umane;
   i lavori, come già evidenziato con l'interrogazione n. 4-06988, iniziati nel gennaio 2014, si sono arrestati in un primo momento a causa dell'applicazione di norme, che l'interrogante giudica assurde e fortemente discutibili, che regolano il patto di stabilità e che impediscono alla provincia di liquidare alla ditta esecutrice le opere già eseguite;
   nell'estate 2016 gli operai del cantiere erano tornati al lavoro; il vicesindaco di Cava de’ Tirreni aveva dichiarato: «Abbiamo chiesto che l'opera si concluda in tempi rapidi»; attualmente, però, sembrerebbe inspiegabilmente tutto di nuovo fermo –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa, e quali iniziative di competenza intenda assumere per contribuire a fronteggiare il rischio idro-geologico dell'area in relazione al quale erano state previste le opere di viabilità sopra citate. (4-16556)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, FERRARA, MARTELLI, NICCHI, SCOTTO, ZARATTI, MELILLA, PIRAS, DURANTI, QUARANTA, FRANCO BORDO e SANNICANDRO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   Promuovi Italia s.p.a. è un'agenzia nata per fornire assistenza tecnica a la pubblica amministrazione, in particolare svolgendo attività di formazione e promozione turistica;
   la società è controllata al 100 per cento dall'agenzia nazionale del turismo-Enit, e quindi è sotto la vigilanza del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo che sulla stessa Enit esercita poteri di controllo;
   con la «legge Franceschini» del luglio 2014 la società è stata messa in liquidazione; il 20 maggio 2015 la società ha annunciato, attraverso un comunicato stampa, di aver sottoposto al tribunale di Roma richiesta di concordato preventivo, data la situazione di insolvenza nella quale versava, considerato il «patrimonio netto negativo di euro 19.130.353»;
   il 30 giugno 2015 il tribunale di Roma ha emesso sentenza di fallimento della società, sulla quale dovrebbe pronunciarsi a breve la Corte di Cassazione, a seguito del ricorso proposto dal Ministero dello sviluppo economico;
   il Ministero dello sviluppo economico, secondo quanto riportato nell'atto di impugnazione, vanta un credito complessivo nei confronti di Promuovi Italia di 13.969.747 euro;
   nel richiamato ricorso il Ministero dello sviluppo economico ha sollevato una questione in diritto volta ad inquadrare giuridicamente la società-debitrice come società « in house» dato che la stessa non avrebbe mai ricevuto commesse da soggetti privati ed avendo, invece, operato esclusivamente con soggetti pubblici «in maniera assolutamente preponderante, con il Dipartimento per la Competitività e lo Sviluppo del Turismo, oggi Direzione Generale Turismo del Ministero dei Beni Culturali e il turismo, e il Ministero delle Attività Produttive, oggi Ministero dello sviluppo economico»;
   dalla qualificazione giuridica proposta discenderebbe la fondatezza della richiesta di annullamento della sentenza di fallimento richiamata, in quanto le società « in house» di tale natura non sono soggette alla legge fallimentare;
   al di là della questione giudiziaria testé richiamata, Promuovi Italia è stata caratterizzata da una gestione che appare opaca, al punto che il membro del Consiglio di amministrazione della stessa in quota al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Nicola Favia, nel marzo 2014 rimetteva il proprio mandato per impossibilità di esercitarlo, dopo aver inviato una nota riservata della quale hanno dato riscontro alcune fonti di stampa, da ultima l'articolo «Promuovi Italia: storia di un disastro, anche politico, annunciato», a firma del giornalista Alberto Crepaldi, apparsa in data 10 maggio sulla testata online Gli Stati Generali – nella quale venivano esposte numerose criticità nella gestione;
   nella stessa nota veniva addirittura invitato l'allora titolare del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ad inviare la relazione alla procura della Repubblica competente;
   gli interroganti, in diversi atti di sindacato ispettivo – che in questa sede integralmente si richiamano – chiedevano chiarimenti sulla gestione poco trasparente della società, sollecitando il Ministro a svolgere l'attività di vigilanza di competenza;
   la società fino a pochi mesi prima del varo della «legge Franceschini» disponeva di una liquidità per circa 10 milioni di euro e di un portafoglio commesse pari a 25 milioni, nonché crediti nei confronti di Ministero dello sviluppo economico e Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per più di 6 milioni di euro –:
   se il Ministro interrogato, anche alla luce degli ulteriori sviluppi della vicenda richiamati in premessa, non intenda finalmente fornire chiarimenti sull'attività di vigilanza posta in essere dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e sulle eventuali responsabilità emerse in merito alla gestione della società Promuovi Italia. (5-11339)

Interrogazione a risposta scritta:


   PRATAVIERA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 12 maggio 2017 ricorre la data del 220mo anno dall'ultima riunione del Maggior Consiglio della Repubblica di Venezia, che sancì la caduta della Repubblica stessa;
   un gruppo di cittadini denominato «Maggior Consiglio del Palazzo Ducale», a quanto risulta all'interrogante, avrebbe inoltrato richiesta formale agli uffici competenti per ottenere la disponibilità di spazi interni al Palazzo Ducale al fine di effettuare una cerimonia celebrativa della ricorrenza di cui sopra;
   non si è a conoscenza di quale sia l'esito di tale istanza;
   al di là del caso in questione, richieste come quella sopra riportata fanno emergere un interesse ricorrente, ossia quello allo svolgimento di eventi culturali e rievocativi, promossi da gruppi e associazioni, in luoghi celebri del patrimonio artistico e architettonico nazionale –:
   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato, per quanto di competenza, circa l'utilizzo di spazi e locali afferenti a musei, monumenti e luoghi di alto valore artistico e culturale per lo svolgimento di eventi e manifestazioni di interesse storico-celebrativo come nel caso di cui in premessa. (4-16555)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il 17 marzo 2017 l'amministrazione del comune di Camerota, guidata dal sindaco Antonio Romano, è stata sfiduciata, con le dimissioni protocollate da sette consiglieri comunali;
   il 22 marzo il prefetto di Salerno, Salvatore Malfi, ha nominato il viceprefetto Vincenzo Amendola per la gestione dell'ente fino alle prossime elezioni amministrative;
   tra le priorità da affrontare, come dichiarato dallo stesso commissario, c’è l'aspetto finanziario;
   a chiedere chiarezza sulla questione è stato il consigliere Mario Salvatore Scarpitta, che ha scritto al viceprefetto Amendola per avere delucidazioni sulla situazione economico-finanziaria dell'ente;
   allo stato attuale, secondo quanto riferito dal consigliere Scarpitta, risulterebbero mutui per circa 4.300.000,00 euro che graverebbero sul comune fino al 2043;
   risulterebbero, poi, impegni per l'adeguamento dell'impianto di pubblica illuminazione di circa 260.000 euro l'anno per 15 anni;
   innumerevoli sarebbero, inoltre, le posizioni di credito vantate da professionisti, ditte e fornitori nei confronti dell'ente per un totale di qualche milione di euro;
   la Yele spa avrebbe agito per richiedere formalmente il pagamento di una somma vicina ai 5 milioni di euro, somma che non sarebbe stata annotata nella sua interezza nel bilancio comunale;
   la relazione della Corte dei Conti richiamerebbe l'ente a numerose prescrizioni –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di quali elementi disponga circa la situazione reale in cui versano le casse del comune di Camerota, anche per comprendere quale sia il compito che attende la futura amministrazione comunale. (4-16563)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIPRINI, GALLINELLA, TRIPIEDI, RIZZETTO, ROSTELLATO, COMINARDI, BECHIS, BALDASSARRE, COLLETTI, BUSINAROLO e AGOSTINELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   con circolare n. 3645/6095 dell'11 giugno 2013 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha stabilito le regole del «nuovo» contratto di convenzione tra gli istituti dell'amministrazione penitenziaria e gli esperti di in psicologia e criminologia clinica prevedendo – tra l'altro – la durata di un anno dell'incarico non rinnovabile per più di quattro anni dalla data della sua sottoscrizione;
   nella predetta circolare l'amministrazione sottolinea «l'utile apporto sinergico degli esperti in parola» la cui collaborazione capillare soprattutto nel front office istituzionale si connota quale sostegno o verifica costante del comportamento dei detenuti o internati;
   la figura dell'esperto psicologo, prevista dall'articolo 80 della legge n. 354 del 1975, rappresenta un tassello fondamentale nel trattamento e osservazione comportamentale del detenuto; l'esperto psicologo è il fulcro per la realizzazione degli obiettivi delineati dall'articolo 27 della Costituzione in tema di rieducazione del condannato e del diritto fondamentale alla salute del detenuto;
   l'esperto psicologo – in base alla normativa vigente – è coinvolto – in maniera primaria – nell'ambito delle attività di osservazione comportamentale del detenuto, nelle procedure di valutazione per l'ammissione alle misure alternative alla detenzione e a tutti i benefici premiali penitenziari dei detenuti, nell'ambito degli uffici di esecuzione penale esterna (cosiddetti UEPE) per lo svolgimento delle attività di osservazione nei confronti di soggetti libero-sospesi, nonché nelle attività trattamentali nei confronti delle persone in misura alternativa, nelle procedure di osservazione psicologica svolgendo la valutazione psicologica di tutti i nuovi ingressi (nuovi giunti);
   a ciò si aggiunga che recentemente anche il Governo con il decreto-legge 1o luglio 2013, n. 78, approvato dal Senato della Repubblica il 24 luglio 2013, all'articolo 4, comma 1, lettera b-bis), ha previsto, tra i compiti del Commissario straordinario per le infrastrutture carcerarie, il «mantenimento e promozione delle piccole strutture carcerarie idonee all'istituzione di percorsi di esecuzione della pena differenziati su base regionale e all'implementazione di quei trattamenti individualizzati indispensabili per la rieducazione e il futuro reinserimento sociale del detenuto»;
   tali provvedimenti normativi sono segno evidente della volontà del Legislatore di considerare – in maniera forte – l'importanza della rieducazione e inserimento sociale del detenuto e del trattamento rieducativo anche intramurario dello stesso quale strumento per realizzare gli obiettivi della nostra Carta costituzionale (articolo 27 della Costituzione) e per dare una risposta anche al gravissimo problema del sovraffollamento delle carceri e dei suicidi dei detenuti che nelle carceri italiane hanno raggiunto livelli preoccupanti;
   a fronte di tale volontà tuttavia non è corrisposta un uguale risposta in termini di dotazione di risorse finanziarie e di personale;
   infatti proprio gli esperti psicologi – figure cardine per il trattamento, l'osservazione, il sostegno psicologico, la prevenzione del rischio auto lesivo e suicidario del detenuto, nonché nelle procedure di ammissione alle misure alternative e a tutti i benefici premiali penitenziari – oggi vengono confinati in una posizione di incertezza professionale e instabilità lavorativa;
   l'esperto psicologo è soggetto a un monte ore che può arrivare a 64 ore mensili ma nei fatti non supererebbe le 20 ore mensili, svolge l'attività lavorativa in giorni feriali, festivi o notturni (senza alcuna maggiorazione retributiva), non è coperto da rischio professionale, maternità, ecc., è privo di qualsiasi strutturazione del servizio fornito ai detenuti, e infine deve sopportare un carico di lavoro (per rapporto tra numero detenuti e numero degli esperti) non tollerabile;
   da ultimo la suddetta circolare del DAP n. 3645/6095 dell'11 giugno 2013 ha stabilito che l'incarico degli esperti in psicologia e criminologia clinica ha la durata di un anno non rinnovabile per più di quattro anni dalla data della sua sottoscrizione con l'effetto di escludere e tagliare fuori numerosissimi esperti psicologi qualificati e con una esperienza straordinaria ventennale nel settore e che – esauriti quattro anni – non vedranno più rinnovarsi l'incarico –:
   se i Ministri, ciascuno per le sue competenze, sono a conoscenza della situazione descritta;
   se il Ministro intenda sospendere/annullare l'efficacia della Circolare del DAP n. 3645/6095 dell'11 giugno 2013 in quanto lesiva ad avviso degli interroganti essa appare, dei diritti degli esperti psicologi di cui all'articolo 80 della legge n. 354 del 1975, lesiva del principio costituzionale di rieducazione del condannato e degli standard di salute e benessere dei detenuti;
   quali misure concrete e urgenti intendano adottare – anche in termini di disciplina del rapporto di lavoro e/o di investimento di maggiori risorse finanziarie – per valorizzare il ruolo e l'apporto degli esperti psicologi anche in funzione della realizzazione degli obiettivi previsti dall'articolo 27 della nostra Carta costituzionale in tema di rieducazione e salute del detenuto così come previsto dalla legislazione vigente, dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e dalla normativa europea. (5-11336)

Interrogazione a risposta scritta:


   SANTELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la riforma dei giudici onorari sembra ormai destinata a peggiorare il sistema giustizia del nostro Paese;
   il decreto di attuazione della legge delega sulla riforma della magistratura onoraria, approdato nelle scorse ore in Consiglio dei ministri, è l'ennesimo capitolo di quello che appare all'interrogante un incomprensibile attacco ad uno degli aspetti più sani e meglio funzionanti dell'intero sistema della giustizia;
   nonostante i rilievi della Commissione europea, che ha segnalato ripetutamente la necessità di una stabilizzazione urgente, dell'avvocatura e di numerose forze politiche, si persevera in un vero e proprio smantellamento di quell'organo che negli ultimi anni ha deflazionato di enormi oneri i tribunali;
   tutto ciò appare ancora più assurdo alla luce della rapidità media di gran lunga superiore con cui la magistratura onoraria, in particolare attraverso la figura dei giudici di pace, riesce a definire i procedimenti, evitando allo Stato migliaia di ricorsi per eccessiva durata dei processi;
   la strada intrapresa dal Governo, se non interrotta immediatamente, porterà, secondo l'interrogante, solo a nuove sanzioni da parte dell'Unione europea e a nuove forme di precariato –:
   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per regolamentare la disciplina dei giudici onorari. (4-16554)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   con le modifiche apportate al codice della strada dall'articolo 25 della legge 29 luglio 2010, n. 120, sono stati introdotti all'articolo 142 i nuovi commi 12-bis 12-ter e 12-quater fine di disciplinare le modalità di accertamento delle infrazioni per eccesso di velocità e la ripartizione dei proventi delle sanzioni. In particolare, si prevede che essi siano attribuiti, in misura pari al 50 per cento ciascuno, all'ente proprietario della strada su cui è stato effettuato l'accertamento, con esclusione delle strade in concessione e all'ente da cui dipende l'organo accertatore;
   le somme derivanti dalle quote dei suddetti proventi dovrebbero essere destinate alla realizzazione di interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, ivi comprese la segnaletica e le barriere, e dei relativi impianti, e al potenziamento delle attività di controllo in materia di circolazione stradale, ivi comprese le spese relative al personale;
   al comma 2 dell'articolo 25 è stata prevista l'emanazione di un apposito decreto attuativo del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, le cui disposizioni si applicano a decorrere dal primo esercizio finanziario successivo a quello in corso alla data dell'emanazione del decreto stesso;
   tuttavia, a distanza di 7 anni dall'entrata in vigore della legge n. 120 del 2010, il citato decreto attuativo non è stato ancora adottato e il problema della destinazione dei proventi resta ancora irrisolto, con gravi ripercussioni per la sicurezza delle strade e per la tenuta economica di tutta la filiera produttiva;
   è sotto gli occhi di tutti lo stato carente delle infrastrutture viarie e sono numerosissimi gli studi che confermano che la manutenzione delle strade e la presenza di un'efficace segnaletica sono indispensabili per garantire gli standard minimi di sicurezza;
   in una delibera del 10 febbraio 2016, la Corte dei Conti, sezione regionale dell'Emilia Romagna, in risposta al sindaco del comune di Castel Bolognese, ha negato la possibilità di utilizzare per scopi non previsti dalla norma i proventi spettanti e derivanti da violazioni dei limiti di velocità, in deroga al criterio di ripartizione fissato dal codice della strada (articolo 142, comma 12-bis, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285). La Corte ha quindi ribadito che, anche in assenza dell'emanazione del decreto attuativo, il vincolo sulle entrate in argomento sussiste e, pertanto, non è possibile modificare la destinazione dei suddetti fondi. I comuni fanno dunque bene ad accantonarli, ma non possono utilizzarli in assenza del predetto decreto attuativo; in alcuni casi manifestano la volontà di utilizzarli per altre voci di bilancio che nulla hanno a che fare con la sicurezza stradale e la manutenzione delle strade di loro competenza;
   anche un'indagine condotta nel 2015 dalla rivista di settore Quattroruote ha confermato che solo una minima parte dei proventi delle multe viene utilizzata dai comuni per l'attività di manutenzione e di sicurezza stradale; la maggior parte è utilizzata per gli impieghi più disparati, dai versamenti Irap alla previdenza, dalle divise dei vigili ai canoni radio;
   rinunciare alla logica delle emergenze e delle sole grandi opere e riportare l'attenzione — dopo anni di incuria — agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria in grado di assicurare la corretta funzionalità e sicurezza delle strade contribuirebbe a rilanciare la crescita e supportare un'intera filiera produttiva costituita da circa 20.000 addetti e migliaia di piccole e medie imprese, distribuite su tutto il territorio nazionale, specializzate nella costruzione e nell'installazione della segnaletica e di tutte le dotazioni tecniche attinenti alla sicurezza delle strade. Si tratta di un patrimonio produttivo di eccellenza nazionale che, in assenza di adeguati investimenti, rischia di esser fortemente ridimensionato;
   le attività di manutenzione delle infrastrutture, assieme alla prevenzione dei comportamenti pericolosi e ad un adeguato apparato sanzionatorio, concorrono alla riduzione del grave fenomeno degli incidenti stradali, limitando le vittime e, di conseguenza, i costi sanitari, e contribuiscono a calmierare i costi assicurativi –:
   alla luce delle criticità evidenziate, quali urgenti iniziative di competenza il Ministro ritenga di dover adottare al fine di assicurare una puntuale attribuzione delle sanzioni amministrative per interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e della segnaletica.
(2-01797) «Galgano, Pagano, Prataviera, Laffranco, Vezzali, D'Agostino, Palese, Fauttilli, Pellegrino, Molea, Menorello, Vargiu, Matarrese, Quintarelli».

Interrogazione a risposta orale:


   IACONO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il ponte Petrusa rappresenta un'importante arteria di collegamento tra i comuni di Agrigento e Favara e consente di raggiungere in modo veloce e rapido la strada statale 640 che collega la provincia di Agrigento con Caltanissetta;
   da oltre quattro mesi il suddetto ponte è stato inibito al traffico per effettuare una verifica statica disposta dall'Anas;
   a seguito di tale verifica, la stessa Anas ha ritenuto di procedere alla demolizione ed alla ricostruzione del ponte stesso, in quanto le condizioni statiche non garantivano più criteri di sicurezza tali da consentirne la transitabilità;
   in un recente articolo apparso sulla stampa regionale, il 17 marzo 2017, si è appreso che i lavori necessari a smontare il cavalcavia ed al montaggio della nuova opera erano iniziati e sarebbero stati necessari ulteriori giorni per completare l'opera stessa, ma a tutt'oggi non si conoscono con esattezza i tempi per la riapertura dell'arteria;
   ad oggi, inoltre, non si ha notizia del conferimento degli incarichi tecnici necessari alla progettazione del nuovo cavalcavia e delle risorse utili alla sua realizzazione;
   la chiusura del cavalcavia sta determinando diversi disagi nel collegamento tra Agrigento e Favara e molti cittadini sono costretti, da diversi mesi, a raggiungere il capoluogo attraversando strade alternative e secondarie, diverse delle quali non sono idonee ad accogliere questa mole di traffico;
   per raggiungere il primo ospedale utile, ovvero il San Giovanni di Dio di Agrigento, il tribunale di Agrigento e diversi istituti scolastici dell'agrigentino, i cittadini sono costretti a disagi enormi;
   in questi mesi, tra l'altro, sta montando la protesta di diversi cittadini e dei sindacati che sottolineano le criticità derivanti dalla chiusura di un'arteria che riveste valore strategico nei collegamenti interni alla provincia di Agrigento e che necessita di una soluzione immediata –:
   quali siano le condizioni attuali dei lavori e quali i tempi per il completamento dell'opera in questione;
   se Anas abbia già provveduto a incaricare i tecnici e a predisporre il bando per la realizzazione dell'opera. (3-03016)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZAPPULLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'anno scorso, insieme alle forze sindacali, l'interrogante denunciò la decisione unilaterale assunta da Trenitalia e Rete ferroviaria italiana di realizzare importanti lavori di ammodernamento e velocizzazione della tratta senza un minimo di confronto preventivo con le forze economiche, istituzionali e sociali del territorio. In conclusione, si riuscì ad ottenere, anche se tardivamente, alcune informazioni e garanzie sui tempi di realizzazione, servizi sostitutivi e livelli occupazionali;
   quest'anno, se possibile, è ancora peggio: a differenza dell'anno scorso dove fu chiuso solo il tratto interessato ai lavori mantenendo attivo il resto della rete, ora, invece, si sta di fatto procedendo verso la chiusura dell'intera tratta, mettendo in discussione e in allarme circa 500 unità, tra lavoratori diretti, dei servizi e degli appalti;
   si era chiesto di evitare di intercettare il periodo delle rappresentazioni classiche, perché, pur nella precarietà del servizio ferroviario, eliminare un vettore sarebbe stato un errore incomprensibile e invece si sta procedendo a chiudere, praticamente dai prossimi giorni, la tratta, rendendo inservibile, per ogni spostamento, la ferrovia;
   per non chiari lavori di ammodernamento, pare si stia procedendo pure a chiudere la Siracusa-Modica;
   infine, e non certo per importanza, la mancata definizione del contratto di servizio della Regione con Trenitalia e Rete ferroviaria italiana blocca ogni investimento e risorsa e da prime indiscrezioni per quest'ultime il sistema ferroviario siciliano registra la scomparsa della stazione di Siracusa da ruolo di testa che gli è stato affidato da anni;
   a parere dell'interrogante occorre stigmatizzare, pertanto, l'ennesimo comportamento scorretto di Trenitalia e Rete ferroviaria italiana nel non informare preventivamente il territorio e le stesse forze sociali, ma, ancora più grave, è il rischio che si fa sempre più reale e incombente di una lenta, graduale ma inesorabile chiusura della stazione di Siracusa. Si procede, infatti, ad una serie di svuotamenti di ruoli e di competenze, si depotenzia il servizio, lo si rende di fatto non appetibile e competitivo per poi probabilmente arrivare a chiuderla;
   se le cose stanno così, si tratta, secondo l'interrogante, di un «gioco» scoperto, gravissimo e inaccettabile; questa provincia, l'intera Sicilia Sud-orientale, ha bisogno di ogni vettore di trasporto: aereo, viario, portuale marittimo e ferroviario; solo grazie all'integrazione e alla intermodalità si potrà mettere a disposizione dello sviluppo economico e del diritto alla mobilità un servizio degno di una società moderna e civile –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se le voci di dismissioni più o meno immediate trovino conferma;
   quali iniziative intenda intraprendere per assicurare le giuste e doverose garanzie per un moderno sistema dei trasporti anche per la Sicilia e l'area sud-orientale.
   (4-16547)


   CIRACÌ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   con strada statale 172 dir dei trulli (SS 172) si definisce quel tratto di strada che collega Casamassima (Bari), con Taranto, attraversando tra i tanti comuni anche Fasano (Brindisi) e Locorotondo (Bari);
   da molti anni il tratto di strada situato tra Fasano e Locorotondo necessita di essere messo in sicurezza, anche e soprattutto a seguito della constatata pericolosità del percorso — che costeggia parte delle colline fasanesi per poi inoltrarsi nelle campagne di Locorotondo — e dei numerosi incidenti, talvolta mortali, che si sono verificati;
   la SS 172 dir dei trulli rientra pienamente nelle competenze di gestione della società Anas;
   uno dei più gravi episodi verificatosi lungo l'arteria interessata è quello risalente al 3 luglio 2008, ovvero uno scontro frontale tra pullman e camion in cui persero la vita 6 persone e 35 restarono ferite, fatto di cronaca che trovò triste eco e diffusione su tutti i telegiornali e i quotidiani nazionali;
   a sostegno della causa della risistemazione della soprannominata «strada della morte» da anni ormai si batte anche l'associazione AGUVS (Associazione gruppi uniti tutela e giustizia delle vittime della strada), composta soprattutto dai parenti delle vittime che sulla SS 172 hanno perso la vita;
   il 12 ottobre del 2009 l'Anas, dopo la convocazione di una serie di tavoli tecnici, assunse impegni per la pubblicazione di un bando, in un importo relativo e pari a 3 milioni di euro, per la risistemazione di un primo tratto della strada;
   il 19 aprile del 2012, dopo varie battaglie, fu sottoscritto il protocollo d'intesa tra la regione Puglia e l'Anas per l'avvio dei lavori di ammodernamento: venne previsto un finanziamento regionale pari a circa 15 milioni di euro;
   il 26 luglio 2013, la stampa diffuse la notizia che i finanziamenti destinati alla «statale della morte», sull'intero tratto, erano stati dirottati dal Cipe nel tratto Torino-Lione, la nota Tav: nonostante anche l'intervento e la mediazione bipartisan del mondo politico pugliese, quel finanziamento non vide più la luce, così com'era stato negli anni precedenti promesso;
   l'intervento oggi è inserito nel bilancio pluriennale dell'Anas 2016-2020 tra gli interventi con appaltabilità 2016, ormai trascorso, per un importo complessivo di euro 14.851.971,21: esso riguarda con precisione l'ammodernamento di circa 3 chilometri di strada, dal chilometro 6+500 al chilometro 9+500, con annessa realizzazione di due rotatorie e di allargamento del tratto stradale;
   con l'emissione del decreto d'intesa Stato-regione n. 292 del 14 maggio 2015 è stato completato l’iter approvativo: si sarebbe dovuto procedere, come da dichiarazione dell'Anas rilasciata pubblicamente sui portali telematici della società, all'avvio delle procedure di gara entro e non oltre il 15 aprile 2017;
   l'ultimo fatto di cronaca verificatosi sul tratto interessato risale proprio al 16 aprile 2017, giorno in cui ha perso la vita un giovane centauro della città di Mesagne, in provincia di Brindisi –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della ormai insostenibile situazione di insicurezza in cui versa la strada statale 172 dir dei trulli e dell'urgenza degli interventi necessari, dal momento che l'Anas aveva assicurato la pubblicazione dei bandi entro il 15 aprile 2017, impegno che è stato disatteso, e che ad oggi i progetti non risultano ancora validati dall'ufficio tecnico interno, lasciando presagire il decorso di diversi mesi per arrivare alla citata pubblicazione;
   quali iniziative intendano assumere di fronte a quelle che appaiono inadeguatezza e inerzia degli uffici dell'Anas, affinché la società in questione proceda alla pubblicazione del bando dei lavori, in modo che possa essere messo in atto quanto prima l'ammodernamento della strada si evitino, così, ancora altre stragi. (4-16549)


   BORGHESI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   nell'ultimo decennio il settore dell'autotrasporto ha vissuto una drammatica crisi che ha fatto registrare (dal 2003 al 2015) la perdita del 60 per cento dei traffici delle merci in entrata in Italia, pari alla perdita di 3 miliardi di euro, mentre contestualmente nei Paesi dell'Est Europa le imprese di autotrasporto sono aumentate del 700 per cento, arrivando a coprire il 53 per cento dei traffici nell'Unione europea;
   per evitare di compromettere definitivamente la sussistenza delle imprese di autotrasporto, di esasperare le condizioni di mercato di un'intera categoria, con possibili e pesanti ripercussioni sull'economia nazionale e sull'ordine pubblico, è necessario che vengano adottati urgentemente interventi strutturali che agiscano in diversi ambiti del settore;
   l'autotrasporto italiano soffre di una scarsa competitività a livello europeo, soprattutto a causa della concorrenza sleale, del trasporto in regime di cabotaggio illegale e della delocalizzazione abusiva delle imprese, che stanno mettendo in ginocchio gli autotrasportatori italiani e quelli di una parte dei Paesi dell'Europa occidentale;
   in Italia le condizioni fiscali e burocratiche sono scarsamente competitive e molte aziende, ritenendole svantaggiose, sono costrette a chiudere l'attività oppure a delocalizzarsi. Le possibilità date dal distacco transnazionale del personale (previsto nell'ambito della libera circolazione dei lavoratori e della libera prestazione dei servizi) e dalle attività di trasporto in regime di cabotaggio, (praticate in aggiunta abusivamente e oltre i limiti consentiti) permettono alle imprese di continuare a lavorare in un determinato Paese, ma alle condizioni fiscali e contributive più favorevoli dello Stato nel quale hanno spostato la sede e immatricolato i veicoli;
   da quando sono stati aboliti i «costi minimi» indicativi d'esercizio dei diversi servizi di autotrasporto è aumentata l'incidentalità ed è stata messa a rischio l'intera sicurezza stradale;
   i tempi di pagamento delle fatture dei servizi di trasporto (che dovrebbero essere evase in 60 giorni) spesso non vengono rispettati sia da parte dell'amministrazione pubblica sia da parte delle aziende private, arrivando di media intorno ai 130 giorni –:
   quali iniziative urgenti intendano mettere in atto per scongiurare ulteriori perdite dei traffici delle merci in entrata in Italia e garantire la trasparenza e la regolarità del trasporto nazionale e internazionale, favorendo l'apertura dei mercati e sfavorendo al contempo il dumping sociale e la concorrenza sleale, anche attraverso un'armonizzazione della sfera fiscale e dei costi di esercizio che incidono sulle aziende di trasporti e un rafforzamento dei controlli su strada nei confronti dei veicoli stranieri;
   al fine di alleviare la situazione emergenziale che sta vivendo ormai da anni il settore dell'autotrasporto e che sta minacciando la sopravvivenza delle imprese che non riescono più ad ottenere quei margini di produttività indispensabili per il proseguo dell'attività, se non si ritenga opportuno intervenire con iniziative mirate a disincentivare, anche attraverso l'applicazione di sanzioni, chiunque non rispetti i tempi di pagamento delle fatture dei servizi di autotrasporto, nonché volte alla determinazione mensile dei costi indicativi d'esercizio dei diversi servizi di autotrasporto. (4-16551)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   il comune di Cinto Caomaggiore (Ve) possiede da tempo tutti i requisiti prescritti dalla legge come richiesto dall'articolo 132, secondo comma, della Costituzione e dall'articolo 46, terzo comma, della legge n. 352 del 1970 per il passaggio di regione, tra i quali:
    1. il doppio quorum favorevole richiesto e raggiunto con il referendum popolare del 26-27 marzo 2006, avete quale quesito «Volete che il territorio del comune di Cinto Caomaggiore sia separato dalla regione Veneto per entrare a far parte integrante della regione Friuli-Venezia Giulia ?»; tale consultazione ebbe un evidente risultato, con 1.956 elettori su 2.994 aventi diritto (pari al 65,3 per cento) e con 1.790 «sì», pari al 91,5 per cento dei votanti;
    2. il parere favorevole delle regioni interessate per il distacco di Cinto Caomaggiore e per la sua aggregazione ad altra regione. In particolare, il Friuli-Venezia Giulia ha ribadito negli ordini del giorno n. 34 del 18 dicembre 2014 e n. 33 del 17 dicembre 2015 il parere favorevole già espresso nel 2006, mentre il Veneto ha approvato con delibera n. 91 del 28 giugno 2012 una risoluzione finalizzata all'attivazione del consiglio regionale presso il Parlamento per procedere al passaggio di Cinto Caomaggiore alla provincia di Pordenone;
    3. altri benestare accessori sono stati espressi dalle province di Pordenone, Venezia e Udine; si segnala inoltre che con deliberazione del consiglio comunale in carica è stata rinnovata la volontà per il passaggio al Friuli attraverso la non adesione alla città metropolitana di Venezia;
   la comunicazione del risultato referendario venne data nella Gazzetta Ufficiale n. 93 del 21 aprile 2006, da cui iniziavano a decorrere i sessanta giorni – ex articolo 45, quarto comma, legge n. 352 del 1970 – entro cui il Ministro dell'interno, come «atto dovuto», avrebbe dovuto presentare al Parlamento il disegno di legge ordinario contenente la modifica dei confini delle regioni coinvolte;
   sono trascorsi undici anni da tale espressione popolare non «ratificata» come dovuto da Governo e Parlamento, nonostante la storia degli atti parlamentari volti al passaggio amministrativo di Cinto Caomaggiore sia nutrita come dimostra il seguente elenco:
    AS n. 1145/2006 a firma del senatore Saro «Distacco del comune di Cinto Caomaggiore dalla regione Veneto e relativa aggregazione alla regione Friuli-Venezia Giulia»;
    proposta di legge costituzionale n. 2526 presentata alla Camera dei deputati dall'allora Ministro dell'interno Amato il 17 aprile 2007;
    AS n. 758/2008 a firma del senatore Saro, il cui esame in Commissione affari costituzionali al Senato è iniziato a luglio 2012;
    AC 2331 presentato il 29 aprile 2014 a firma Zanin-Moretto «Distacco del comune di Cinto Caomaggiore dalla regione Veneto e sua aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione»;
    AS 2278 a firma del senatore Pegorer, presentato in data 9 marzo 2016;
   è perciò evidente, tra l'alto, la volontà del Governo e del Parlamento di dare corso ai diritti dei cittadini come previsto dalle leggi, come avvenuto nella sedicesima legislatura con la legge n. 117 del 2009 relativa al passaggio di regione dalle Marche all'Emilia Romagna dei sette comuni della Valmarecchia, e come attestato anche nel corso della diciassettesima legislatura dall'esame in corso della proposta di legge n. 1202 e abbinata – Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione: è dunque sottesa in tali atti, oltre all'importante ritardo, la possibile discriminazione dei cittadini italiani di Cinto Caomaggiore che hanno conseguito in precedenza tale diritto;
   la disciplina per i passaggi di regione prevede la sola legge ordinaria, dal momento che l'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, utilizzando le parole «legge della Repubblica», non distingue le regioni ordinarie da quelle speciali, ma detta una comune disciplina come ribadito nella sentenza costituzionale n. 66/2007, in cui si afferma l'applicabilità a tutte le autonomie regionali sia ordinarie che differenziate. Inoltre, nella sentenza Costituzionale 246/2010, la Consulta ha asserito che «La norma costituzionale infatti, l'unica che possa porre dei vincoli di carattere procedimentale all'operato degli organi legislativi, non prescrive che, esauritasi la prima delle due fasi in cui si articola lo speciale procedimento di cui all'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (cioè quella avente ad oggetto la consultazione referendaria e la espressione del parere dei Consigli regionali interessati), la seconda fase (quella cioè che ha inizio con la presentazione del disegno di legge) si svolga secondo forme sostanzialmente diverse rispetto a quelle legislative ordinarie.» –:
   se non si ritenga necessario, per quanto di competenza, dare corso con urgenza a tutte le procedure per il completamento del passaggio amministrativo del comune di Cinto Caomaggiore dalla regione Veneto alla regione Friuli Venezia Giulia, nel rispetto della volontà popolare dei cittadini espressa chiaramente con il referendum del 26-27 marzo 2006.
(2-01799) «Zanin, Senaldi, Salvatore Piccolo, Paolo Rossi, Nicoletti, Prina, Piccione, Falcone, Paola Boldrini, Bergonzi, Terrosi, Venittelli, Pinna, Tinagli, Patriarca, Gitti, Pelillo, Moretto, Impegno, Cova, Becattini, Brandolin, Taranto, Bazoli, Ferrari, Di Lello, Fusilli, Mariani, Fragomeli, Dallai, Berlinghieri, Antezza».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   l'interpellante in data 13 ottobre 2015 rivolgeva una pressante richiesta al Ministro dell'interno attraverso un'interrogazione parlamentare (n. 5-06642) con la quale si chiedeva di rafforzare il presidio sul territorio e garantire l'incolumità dei cittadini di Villacidro e dell'intera zona;
   nella stessa interrogazione si chiedeva di coadiuvare le forze dell'ordine con ulteriori risorse, mettendo a punto un piano per la sicurezza in grado di reprimere sul nascere questa recrudescenza criminale;
   in questi ultimi mesi non solo non si sono attenuati questi fenomeni di grave alterazione dell'ordine pubblico, ma si registra un’escalation di attentati, rapine e violenze varie;
   nelle ultime settimane non si contano i fatti delittuosi;
   il 29 settembre 2015 un candelotto di esplosivo era stato sistemato davanti ai locali del caffè letterario a Villacidro, nel centro urbano;
   l'ordigno avrebbe potuto causare una strage, considerata la quantità, un chilogrammo, oltre alla posizione in un'area centralissima del paese piazza Zampillo;
   ad oggi niente è stato possibile conoscere delle ragioni e dei responsabili di quel gravissimo fatto;
   si trattò di un gravissimo gesto, come detto, che, come detto, vide un candelotto inesploso con circa un chilogrammo di esplosivo da cava ritrovato davanti al Caffè Letterario in piazza Zampillo a Villacidro;
   quell'episodio lasciava intendere che si stava verificando un «salto di categoria» della criminalità e rischiava, come poi è accaduto, di far precipitare Villacidro in un clima di terrore e preoccupazione diffusa;
   la quantità di esplosivo rendeva l'ordigno di elevato potenziale;
   è giunta all'interrogante la sollecitazione del coordinamento comunale e provinciale di Unidos Villacidro, rappresentato da Marco Pibiri e Dario Piras al fine di sottoporre al Ministro interrogato i nuovi gravi fatti verificatisi a Villacidro in queste ultime settimane;
   è indispensabile che le forze dell'ordine vengano supportate in ogni esigenza per far luce su questi gravissimi episodi;
   si devono creare le condizioni di sicurezza perché una popolazione responsabile come quella di Villacidro possa contribuire a fornire ogni possibile sostegno alle forze dell'ordine per l'individuazione di questi criminali;
   si tratta di una situazione di una gravità inaudita che avrebbe potuto provocare vittime e distruzione; gesti criminali che vanno condannati e perseguiti con urgenza senza lasciare niente di intentato per assicurare subito alla giustizia i responsabili;
   attentati e gesti criminali vari hanno rischiato di mettere a repentaglio vite umane, generando un clima di preoccupazione grave e inedito per Villacidro –:
   se non intenda il Ministro interpellato assumere iniziative per dare il giusto supporto alle forze dell'ordine al fine di contribuire a fare piena luce in tempi immediati su questi gravissimi attentati;
   se non intenda assumere iniziative per rafforzare il presidio sul territorio e garantire l'incolumità dei cittadini di Villacidro e dell'intera zona;
   se non intenda assumere iniziative per coadiuvare le forze dell'ordine con ulteriori risorse, mettendo a punto un piano per la sicurezza in grado di reprimere sul nascere questa recrudescenza criminale.
(2-01796) «Pili».

Interrogazioni a risposta scritta:


   NICCHI, SCOTTO e LAFORGIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la prefettura di Grosseto ha assegnato, con bandi, parte dei richiedenti asilo pervenuti sul territorio provinciale, a vari soggetti affidatari nella gestione dell'accoglienza, secondo i criteri previsti dal sistema Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati) in strutture denominate centri di accoglienza straordinari;
   l'Associazione partecipazione e sviluppo di Bagni di Lucca, Onlus che ha visto nel tempo un numero crescente di ospiti assegnati in accoglienza, ha operato e opera tra i soggetti affidatari dal 2014;
   l'associazione ha utilizzato per la gestione, nel periodo aprile 2014-dicembre 2015, n. 18 persone che sono state impiegate come volontari e con contratti a progetto;
   tali inquadramenti sono però risultati in contrasto con le norme sul volontariato (legge n. 266 del 1991) e non in conformità a quanto dichiarato e sottoscritto nella presentazione di partecipazione al bando riguardante le norme sul lavoro;
   numerose sono state le richieste dei lavoratori affinché la Onlus Partecipazione e Sviluppo regolarizzasse il rapporto di lavoro entro giugno 2015. Tali richieste sono però state completamente ignorate, ed anzi, alla visita ispettiva da parte della direzione del lavoro, i dipendenti sono stati indicati come responsabili, rispetto a presunte inadempienze, della gestione dell'accoglienza nelle strutture assegnate; 
   da parte dei lavoratori sono stati effettuati tentativi di mediazione, tramite il sindacato Cgil di Grosseto e, nella fase successiva (inizio 2016), vi è stato un tentativo di conciliazione proposto dal legale incaricato dai lavoratori presso la direzione territoriale del lavoro di Grosseto. Anche in questo caso, le richieste sono state completamente disattese e l'associazione ha preferito intraprendere un contenzioso;
   la situazione descritta nei punti precedenti è stata rappresentata dai lavoratori sia verbalmente che per scritto a diverse istituzioni locali, nazionali e all'autorità giudiziaria, affinché prendessero atto di come siano state disattese le norme previste in materia di volontariato e lavoro e gli impegni sottoscritti in sede di partecipazione al bando;
   la prefettura di Grosseto ha pubblicato, per la gestione dei richiedenti asilo, un apposito bando in data 15 dicembre 2015 la cui scadenza, per la presentazione delle istanze, era fissata per il 18 gennaio 2016, indicando come presunta data di affidamento il 1o marzo 2016;
   al suddetto bando avrebbero partecipato più soggetti tra i quali l'associazione Partecipazione e Sviluppo che è risultata esclusa, per quanto consta agli interroganti, per irregolarità nella presentazione dell'istanza;
   le procedure dovevano chiudersi entro il mese di febbraio 2016 e dal 1o marzo avrebbe dovuto esserci presumibilmente l'affidamento. Così non è stato e la chiusura delle procedure è slittata di mese in mese, sino a quando, nel novembre 2016, la prefettura ha dichiarato l'annullamento della stessa con varie motivazioni;
   si deve rilevare che questa rappresenta una anomalia poiché in tutte le altre prefetture della Toscana le procedure di gara sono state chiuse nei tempi più o meno indicati e sono stati effettuati gli affidamenti ai soggetti aggiudicatari;
   nel frattempo sono state indette manifestazioni di interesse atte a reperire ulteriori posti per far fronte all'emergenza nell'arrivo di nuovi migranti;
   dette manifestazioni, attivabili in situazioni di emergenza, ossia per far fronte a flussi imprevisti di richiedenti asilo in carenza di posti disponibili, hanno portato ad avere vantaggi nelle assegnazioni alla stessa associazione;
   nel 2016, rimarcando la disponibilità di posti offerti e al di là del ricorso del comune di Capalbio al Tar che, a quanto consta agli interroganti, sarebbe stato usato come un giustificativo per l'annullamento della gara, i nuovi arrivi sono stati allocati in strutture nuove reperite con procedure d'urgenza e in strutture già presenti nei comuni del grossetano, oltre i limiti autorizzati dalle singole strutture e le capienze consentite per esercitare un'accoglienza dignitosa;
   ne citiamo una ad esempio: nel comune di Civitella Paganico, Frazione di Paganico, via della Stazione 4, la struttura denominata il Molino. Struttura autorizzata dalle autorità locali (Vigili del fuoco, Usl e comune) ad accogliere 18 persone che, invece, ha ospitato e continua, ad oggi, probabilmente, a quanto consta agli interroganti, ad ospitare molte più persone richiedenti asilo;
   a parere degli interroganti viene spontaneo chiedersi come detta struttura, autorizzata per 18 persone, possa garantire gli standard di abitabilità, igiene e sicurezza, con un numero di persone ben più ampio di quello autorizzato;
   tutto questo indurrebbe a pensare che più che occuparsi del rispetto degli standard previsti dalle norme in materia di edilizia e quelle previste dal sistema di accoglienza, che si sommano agli standard non meno importanti sulla tutela del lavoro, si vogliano valorizzare le situazioni connesse ai vantaggi economici che derivano e aumentano con l'espandersi dei numeri dei richiedenti asilo ospitati nelle strutture inserite in tale sistema;
   in merito alla questione sopra esposta sono state fatte ulteriori segnalazioni alle autorità competenti e all'Anac –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di eventuali iniziative intraprese dalla prefettura di Grosseto per valutare se l'associazione di cui in premessa possegga i requisiti necessari per gestire l'accoglienza dei richiedenti asilo e, in caso affermativo, quali ne siano stati eventualmente gli esiti;
   se sia a conoscenza della situazione della gara del 2016 indetta dalla prefettura di Grosseto che, a giudizio degli interroganti, in modo anomalo rispetto alle altre prefetture, non ha concluso, di fatto, le procedure di assegnazione;
   se, pur in presenza di bando di gara in itinere possa considerarsi regolare l'avvio da parte delle prefetture di procedure denominate «manifestazioni d'interesse» che hanno concesso l'ampliamento dei posti per l'accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati con procedure d'urgenza adottate e portate a conclusione in tempi più rapidi;
   se il Ministro interrogato non intenda intraprendere iniziative, anche di carattere ispettivo, per far luce su questa vicenda che potrebbe non essere l'unica su questo e su altri territori del Paese, al fine di evitare il ripetersi dell'ambiguità di situazioni d'ombra e che agevolano prassi di dubbia bontà. (4-16544)


   ATTAGUILE e PAGANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 26 e 27 maggio 2017, si svolgerà a Taormina il G7, la riunione dei Capi di Stato e di Governo delle sette maggiori potenze mondiali (U.S.A., Canada, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia). La riunione servirà a definire e coordinare linee comuni di intervento sui problemi fondamentali della politica e dell'economia mondiale;
   il passato mostra con tutta evidenza che le riunioni dei Capi di Stato sono occasioni sfruttate da frange estremiste di sinistra e movimenti anarchici per mettere a ferro e fuoco le città che ospitano l'evento;
   risulta che sia in fase di organizzazione una manifestazione indetta dalla «Rete provinciale catanese contro il G7» che vedrà confluire manifestanti dal tutto il territorio nazionale e dall'estero tra i quali è facile prevedere vi siano infiltrazioni di «no global» e «black block» i cui intendimenti sono certamente differenti da quelli dei manifestanti pacifici;
   il percorso ipotizzato per lo svolgimento della manifestazione toccherà il lungomare della cittadina turistica di Giardini, asse strategico viario urbano di esigua larghezza stradale perimetrato da numerose attività commerciali e turistiche –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e se non intenda intervenire con urgenza al fine di evitare che la seconda località turistica siciliana possa essere teatro di scontri e subire ingenti danni che possano compromettere seriamente l'avvio della stagione turistica, oltre alla sicurezza dei cittadini. (4-16552)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'8 maggio 2017 i carabinieri della stazione di Giffoni Sei Casali, con il supporto dei carabinieri di Giffoni Valle Piana e di quelli della compagnia di Battipaglia hanno tratto in arresto, in flagranza di reato per concorso in violenza e resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento, due migranti;
   si tratta di Endurance Igietemoi, di origini nigeriane, in atto sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a seguito dell'arresto per detenzione di hashish e marijuana, effettuato il 13 aprile 2017 a Salerno, e della connazionale Damilola Owofela, di 24 anni;
   i due, ospiti del centro di prima accoglienza «Casa della Speranza» di Giffoni Sei Casali, per impedire il trasferimento dell'uomo ad altra struttura ricettiva sita a Sicignano degli Alburni, in esecuzione di un provvedimento emesso il 5 maggio 2017 dalla prefettura di Salerno per incompatibilità di quattro richiedenti asilo con la tipologia del centro giffonese, adibito alla ricezione delle sole donne e bambini con relativi nuclei familiari, si sono scagliati contro i militari, danneggiando anche un'auto di servizio;
   quattro dei carabinieri hanno riportato contusioni varie, ritenute guaribili entro 20 giorni –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e considerata la gravità degli stessi, quali iniziative intenda assumere per garantire una gestione adeguata dei flussi migratori in provincia di Salerno;
   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative, anche di carattere normativo, che prevedano l'espulsione immediata per gli immigrati che sono tratti in arresto in flagranza di reato. (4-16557)


   SENALDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con l'articolo 2, comma 11, lettera a) della legge 24 dicembre 2003 n. 350, è istituita l'addizionale comunale sui diritti di imbarco di passeggeri sugli aeromobili;
   la ripartizione degli introiti prevede che questi siano destinati all'Enav per migliorare la sicurezza impiantistica e operativa, a misure per la prevenzione e il contrasto della criminalità, al fondo di sostegno per i lavoratori del trasporto aereo e ai «comuni del sedime aeroportuale o con lo stesso confinanti»;
   i comuni dei sedimi aeroportuali sopportano disagi e spesso soffrono serie problematiche ambientali (traffico veicolare per il trasporto di passeggeri e merci da e verso le aerostazioni, aumento dell'inquinamento acustico), e dell'inquinamento atmosferico mentre al contempo forniscono servizi agli aeroporti;
   l'addizionale comunale pari a 1,00 euro per ogni passeggero nel 2004 è aumentata fino a 6,50 euro per passeggero;
   solo 40 centesimi per ogni imbarco vengono assegnati agli enti locali e solo 10 risultano, allo stato, effettivamente erogati;
   nel complesso i comuni aeroportuali italiani lamentano arretrati nella corresponsione delle risorse provenienti dall'addizionale comunale per circa 92 milioni di euro;
   i sette comuni del sedime aeroportuale di Malpensa (Ferno, Somma Lombardo, Samarate, Casorate Sempione, Lonate Pozzolo, Cardano al Campo e Vizzola Ticino) vantano un credito di oltre 15 milioni di euro;
   nel caso dell'aeroporto di Malpensa e del territorio circostante, le mancate entrate si inseriscono in un Contesto economico, occupazionale e sociale che ha risentito del cosiddetto « de-hubbing» operato da Alitalia nel 2008, con la cancellazione di circa il 70 per cento dei voli settimanali –:
   se siano variati i criteri di attribuzione delle risorse derivanti dall'addizionale comunale;
   se si intendano assumere iniziative per provvedere a una congrua integrazione e corrispondere le somme dovute per gli anni passati;
   se si intendano assumere iniziative per adeguare proporzionalmente i ristorni dovuti ai comuni aeroportuali. (4-16559)


   ZARATTI, MATARRELLI, DURANTI, MELILLA, FOSSATI, MOGNATO, KRONBICHLER, CARLO GALLI, MURER, FONTANELLI e ZACCAGNINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   la sera del 1o aprile 2017, alle ore 21,00 circa, durante lo svolgimento di una rapina, veniva ucciso in località Riccardina di Budrio (Bologna) il Davide Fabbri di professione barista;
   in data 3 aprile 2017 l'agenzia di stampa Ansa diffondeva la notizia che per l'omicidio del barista era al vaglio degli inquirenti la pista dell'ex militare russo latitante di nome Vaclavic, sul quale pende un mandato di arresto europeo per tre rapine commesse nel 2015 in provincia di Ferrara;
   il territorio del basso ferrarese, ovvero un'area comprendente i comuni di Portomaggiore, Argenta, Oasi di Campotto — Marmotta, sarebbe da tempo indicata dagli inquirenti quale cosiddetta «zona rossa», da oltre un decennio utilizzata dal criminale per la latitanza;
   la sera dell'8 aprile 2017, alle ore 19,00 circa, nelle campagne di Mezzano, a pochi chilometri da Portamaggiore durante un normale pattugliamento del territorio a contrasto di reati ambientali, veniva uccisa la Guardia Ecologica Volontaria signor Valerio Verri e ferito gravemente l'agente di polizia provinciale signor Marco Ravaglia;
   la perizia balistica sui proiettili che hanno ucciso il barista Davide Fabbri ed il volontario Valerio Verri confermerebbe che a sparare ad entrambe le vittime sia stata una pistola Smith&Wesson 9x21, come quella sottratta durante un'aggressione ad una guardia giurata a Consandolo, frazione del comune di Argenta, la notte del 29 marzo 2017 da parte di un uomo il cui identikit coincide con quello di Igor Vaclavic;
   la mattina del 4 aprile 2017 l'agente della polizia provinciale Marco Ravaglia inviava un messaggio su un gruppo Whatsapp della polizia provinciale di Ferrara con la fotografia senza censura del ricercato per l'omicidio di Budrio, al quale il comandante della polizia dottor Castagnoli, avrebbe risposto affermando: «Se lo si vede chiamare carabinieri e stare lontano»;
   gli stessi organi di stampa in data precedente all'omicidio del Verri riportano che la foto del criminale era già da un paio di giorni che girava tra le auto delle forze dell'ordine, dove si parlava di: «(...) soggetto estremamente pericoloso e se minacciato non esita ad usare armi da fuoco in suo possesso»;
   il giorno successivo all'omicidio del Verri e precisamente il 9 aprile 2017 veniva disposta la sospensione temporanea dei pattugliamenti da parte delle guardie ecologiche volontarie, che operano in coppia con gli agenti della polizia provinciale, nella cosiddetta «zona rossa» di rifugio ed azione del malvivente;
   le guardie ecologiche volontarie (cosiddette GEV) sono guardie giurate particolari, in quanto pubblici ufficiali con compiti di vigilanza e poteri di accertamento d'illeciti di natura amministrativa, che operano esclusivamente nell'ambito della legislazione sulla tutela ambientale senza alcuna dotazione di armi, coordinati direttamente dalla polizia provinciale, tanto che le pattuglie sono composte da un agente della polizia provinciale ed una GEV –:
   se il Ministro risulti a conoscenza della dinamica dei fatti, quali le misure di sicurezza e prevenzione della pubblica incolumità, in primis di tutti i diversi operatori del settore, assunte dai diversi organi competenti in materia di pubblica sicurezza (prefettura, questura, comando dei Carabinieri) e le ragioni per le quali non sia stata interdetta la zona più volte indicata come luogo di rifugio del ricercato Igor Vaclavic all'azione delle guardie ecologiche volontarie, disposizione assunta solo il giorno successivo l'omicidio della guardia GEV Valerio Verri;
   se non si reputi opportuno indirizzare a tutte le prefetture italiane una circolare che indichi, in analoghe situazioni di rischio per la pubblica incolumità, la sospensione cautelativa di qualsiasi attività di vigilanza volontaria. (4-16561)


   ALLASIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 29 aprile 2017 ha avuto luogo a Torino la cosiddetta Cannabis Parade, una manifestazione antiproibizionista a sostegno della liberalizzazione della vendita delle droghe leggere;
   nel corso della sfilata, che ha attraversato il capoluogo piemontese, è avvenuto un episodio di dubbio gusto, che ha suscitato forte riprovazione negli ambienti delle forze dell'ordine e la formale protesta dei sindacati di polizia, alcuni dei quali hanno minacciato esposti alla magistratura;
   è stato in effetti allestito da alcuni dimostranti e fatto sfilare in pubblico a mo’ di carro allegorico un furgone con due fantocci vestiti da poliziotti appiccicati sul cofano anteriore, simulandone l'avvenuto investimento;
   il furgone ha seguito ampi tratti del corteo;
   sui fatti, stando agli organi di stampa, la digos avrebbe aperto un'inchiesta –:
   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire in futuro l'onorabilità ed il rispetto nei confronti del personale delle forze dell'ordine, a fronte del rischio di provocazioni come quella vistasi alla Cannabis Parade di Torino. (4-16562)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TINO IANNUZZI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la facoltà di medicina dell'università degli studi Salerno, in pochi anni, si è già affermata nel panorama universitario nazionale come una realtà di assoluto valore scientifico e didattico, con laureati e studenti di riconosciuta eccellenza;
   la crescita ulteriore del polo universitario di medicina di Salerno richiede il riconoscimento di un numero adeguato di scuole e borse di specializzazione;
   fin dall'anno accademico 2012-2013 ed in tutti gli anni successivi, sono state assegnate complessivamente e gradualmente all'ateneo salernitano 15 scuole di specializzazione;
   in regime di piena autonomia sono state riconosciute le scuole in chirurgia generale, malattie dell'apparato cardiovascolare, medicina interna, igiene e medicina preventiva, medicina legale e medicina nucleare, con complessive 15 borse: 3 borse in chirurgia, 3 in malattie dell'apparato cardiovascolare, 3 in medicina interna, 2 in igiene, 2 in medicina legale e 2 in medicina nucleare;
   sono state riconosciute altre 9 scuole, con ulteriori borse, in regime di aggregazione con altri atenei (Federico II e Seconda Università di Napoli, Università del Molise e Università di Catanzaro);
   tuttavia, la facoltà di medicina di Salerno è già stata da alcuni anni accreditata per ben 23 scuole di specializzazione dall'Osservatorio nazionale sulle specializzazioni e con successivi decreti interministeriali; a fronte di questa obiettiva situazione le scuole riconosciute all'Università di Salerno sono in numero nettamente inferiore e troppo ridotto;
   ci sono, pertanto, tutte le condizioni per riconoscere alla facoltà di medicina di Salerno un numero più elevato di scuole e borse;
   è indispensabile procedere, con massima tempestività, alla pubblicazione del bando per il concorso delle nuove specializzazioni per l'anno accademico 2016-2017, senza ulteriori ritardi e rinvii, che creerebbero una situazione di grande difficoltà e disagio per i giovani medici e l'intero sistema universitario e formativo –:
   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere, in vista del riparto delle scuole e delle borse di specializzazione per l'anno accademico 2016-2017, affinché alla facoltà di medicina dell'università degli studi di Salerno sia assegnato un numero più elevato e adeguato di scuole e borse di specializzazione in regime di autonomia, tenendo conto della capacità ricettiva dell'ateneo salernitano, del volume assistenziale delle strutture sanitarie inserite nella rete formativa delle scuole, del livello, degli standard elevati e di eccellenza del personale docente e delle strutture di questa facoltà e del numero di soggetti iscrivibili, provvedendo con ogni urgenza alla pubblicazione del bando per il relativo concorso nazionale per l'assegnazione dei nuovi contratti di formazione specialistica.
(5-11341)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la legge 13 luglio 2015, n. 107, ha previsto lo school bonus, istituito il 19 dicembre 2016 dall'Agenzia delle entrate con la risoluzione n. 155/E, quale strumento per permettere ai cittadini, agli enti non commerciali e ai soggetti titolari d'impresa di effettuare una donazione a un istituto scolastico di propria scelta, sia statale che paritario, in condizioni di necessità. Tale donazione deve essere vincolata al raggiungimento di uno scopo espressamente disciplinato: la realizzazione di nuove strutture scolastiche, la manutenzione e il potenziamento di quelle esistenti e il sostegno a progetti che migliorino o incentivino l'occupabilità degli studenti;
   tuttavia, seppure sia giusta e doverosa la finalità perseguita dallo school bonus, è stata rilevata una disparità di trattamento tra le scuole destinatarie. Infatti, come si legge dal dettato normativo, l'articolo 18 de «la buona scuola» prevede il bonus anche per le scuole paritarie: mentre i fondi destinati alle scuole paritarie possono essere direttamente versati su un conto ad esse intestato, per quanto riguarda le scuole pubbliche, questi fondi vengono accreditati seguendo un diverso iter;
   le difficoltà riscontrate hanno limitato la disponibilità dei donatori ed è stato anche rilevato che non è possibile per l'amministrazione o per l'istituto beneficiario avere informazioni sull'entità della raccolta fondi se non ad approvazione annuale del bilancio dello Stato. Anche per tali motivazioni è stato riscontrato uno scarso uso del bonus in commento, tant’è che i primi dati del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca mostrano solo 27 donazioni, pari a 58 mila euro, nei primi sei mesi di attivazione dello school bonus. Inoltre, la rilevata impossibilità di poter versare direttamente, le somme alle scuole statali sembrerebbe entrare in contrasto con la disciplina del fundraising, strumento che sta godendo, invece, di un più ampio utilizzo rispetto agli anni passati;
   in base a quanto riportato dalla stampa, tali problemi, legati alla creazione del suddetto bonus, sono stati oggetto di doglianza da parte del personale scolastico e degli studenti che hanno criticato la modalità di versamento come un intralcio per le medesime scuole statali;
   ancora: le critiche riguardano il testo della norma, definito restrittivo ed eccessivamente vincolante. Infatti, in base alle notizie riportate dalla stampa, taluni dirigenti scolastici hanno dovuto rinunciare ad acquistare strumenti utili per il funzionamento e l'apprendimento degli studenti, a causa delle rigidità e della incertezza del dettato normativo. Lo school bonus, infatti, prevede solo tre aree di applicazione senza specificarne i contenuti e, pertanto, pur potendo utilizzare agevolazioni diverse per il raggiungimento del medesimo fine, esse mancano della circolare attuativa –:
   quali iniziative intenda adottare per porre rimedio alle problematiche riscontrate nell'utilizzo dello school bonus.
(4-16548)


   SANTELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   dopo l'inserimento dei dati nella piattaforma telematica «SIDI», da parte dei dirigenti scolastici, a quanto risulta all'interrogante lo stesso restituisce risultati falsati relativamente alla pianta organica dei licei musicali;
   le ore di insegnamento di esecuzione e interpretazione del 1o strumento, nel biennio, vengono dimezzate;
   le sotto-specialità (archi, fiati, coro e musica da camera) attualmente previste dalla normativa in ogni classe dove si impartisce l'insegnamento di laboratorio di musica d'insieme vengono ridotte di ben tre/quarti. Cioè, si potrà insegnare solo una delle sotto-specialità in ogni classe;
   non è chiaro se si tratti di «mero errore tecnico» e stupisce come il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca abbia autorizzato una piattaforma telematica che appare all'interrogante di vistosa dubbia legittimità;
   un liceo musicale meno efficiente e con un'offerta didattica notevolmente ridimensionata nelle materie di indirizzo, avrebbe nel medio e lungo termine ripercussioni su tutti gli altri insegnamenti e posti di lavoro –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare:
    a) al fine di procedere all'immediata correzione della piattaforma telematica del «SIDI» in modo che sia conforme alla norma attualmente in vigore, restituendo, così, tutte le cattedre «tagliate» dal sistema informatico;
    b) dopo che siano state costituite nuovi classi di concorso e sia stata svolta la procedura concorsuale, con autorizzazione dei passaggi di cattedra per docenti già di ruolo, per evitare di stravolgere l'assetto organizzativo del novello liceo musicale, le cui ore di insegnamento, allo stato attuale, risultano tagliate consistentemente, così come i rispettivi posti di lavoro nelle relative materie d'indirizzo. (4-16553)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MANFREDI, PATRIZIA MAESTRI, MICCOLI e VALERIA VALENTE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'industria aereonautica italiana costituisce uno dei settori fondamentali dell'assetto economico e produttivo italiano;
   l'Atitech, azienda nata nel 1989, dall'ex divisione tecnica di Ati – Aero Trasporti Italiani, che opera nel settore della manutenzione di aeromobili a fusoliera larga, fusoliera stretta e di linea regionale, la cui sede principale è situata presso l'aeroporti di Napoli-Capodichino dove sono ubicati i due hangar di revisione/manutenzione e di verniciatura svolge le proprie attività principali in un comparto dove l'industria aeronautica è particolarmente sviluppata e si avvale di partnership con aziende che completano la gamma di servizi offerti nel settore della manutenzione aeromobili;
   negli ultimi anni vi sono stati molteplici investimenti in attrezzature, materiali e formazione del personale, con l'obiettivo di aumentare le certificazioni dell'azienda al fine di creare un hub moderno, efficiente e in grado di offrire manutenzioni tecnologiche per ogni tipo di aeromobile, tali da assicurarsi un sempre maggior numero di commesse ed accrescere anche la visibilità dell'azienda sui mercati internazionali;
   la crisi che l'Alitalia sta affrontando rappresenta una «minaccia» per l'Atitech, essendo essa oggi il suo cliente più importante, e potrebbe determinare la sua chiusura definitiva, visti i tagli prospettati dalla compagnia aerea inerenti alla flotta narrow-body in relazione alla quale Atitech è titolare di un contratto in esclusiva fino al 2020;
   ai sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge n. 249 del 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 291 del 2004, all'Atitech, nel 2008 è stato concesso il trattamento straordinario di integrazione salariale per i centocinquantotto lavoratori in esubero, ma tale iter non è stato portato a termine completamente, in quanto i lavoratori dell'azienda aeronautica hanno, con le loro capacità, conquistato nel libero mercato una posizione di guida e riferimento nel panorama delle aziende che si occupano di manutenzione e revisione degli aerei;
   Alitalia-Cai, socia in Atitech con il quindici per cento delle azioni, nel tentativo di apportare una riduzione dei propri costi operativi, ha già chiesto una riduzione dei prezzi correntemente attuati;
   Atitech, allo stato, dovrà provvedere ad affrontare due problematiche spinose venutesi a costituire: la concomitante riduzione dei carichi di lavoro e la simultanea diminuzione dei prezzi attuati alla società che garantisce il quaranta per cento dell'attività all'altra;
   il 2 luglio 2017, visto che avrà fine la cassa integrazione guadagni straordinaria per la ristrutturazione aziendale, l'Atitech si troverà di fronte ad un bivio, in quanto dovrà scegliere se attuare la cessazione dell'attività oppure prendere la decisione di apportare dei tagli drastici che vedrebbero coinvolti soprattutto i lavoratori con maggiore anzianità e l'azienda, tra l'altro, è stata informata solo in data 28 dicembre 2016, alle ore 20, con posta elettronica certificata del Ministero del lavoro e delle politiche sociali dell'avvenuta trasmissione all'Inps dell'elenco degli aventi diritto;
   il poco tempo a disposizione non ha permesso ai lavoratori, che sono stati in tal modo penalizzati, di poter usufruire di una corretta informativa; infatti, la scelta di non sfruttare dal primo momento della «seconda salvaguardia» si sta rivelando deleterio per i lavoratori, visto che sembrava inverosimile il rischio di un secondo fallimento per l'Alitalia –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, abbia intenzione di intraprendere in virtù del fatto che il possibile fallimento della compagnia aerea dell'Alitalia, determinerebbe anche gravissime ripercussioni all'azienda Atitech, non solo dal punto di vista economico, ma anche produttivo ed occupazionale. (4-16550)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, FRANCO BORDO, ZARATTI, FERRARA, SCOTTO, NICCHI, DURANTI, SANNICANDRO, MARTELLI, KRONBICHLER, PIRAS e QUARANTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale (Nipaaf) dei carabinieri di Pesaro e Urbino a seguito di indagini su prodotti distribuiti nelle catene grande distribuzione ha posto sotto sequestro numerose bottiglie di olio tartufato appartenenti a quattro differenti marchi;
   nello specifico, i prodotti posti sotto sequestro recavano etichette «ingannevoli» volte ad indurre i consumatori a credere che tra gli ingredienti dell'olio tartufato vi fosse il tartufo, mentre gli olii erano soltanto aromatizzati, con ingredienti di sintesi chimica, al tartufo;
   i sequestri posti dai carabinieri sono stati successivamente convalidati dalla procura presso il tribunale di Pesaro;
   la condotta dei produttori e confezionatori delle etichette integra il reato di frode nell'esercizio del commercio;
   a seguito del provvedimento ed in virtù del decreto legislativo n. 109 del 1992, che introduce le cosiddette «pratiche leali d'informazione» verso i consumatori, previste dal regolamento (Ue) n. 1169, sono state elevate, inoltre, sanzioni superiori a 20 mila euro per la violazione di tale norma –:
   se il Ministro interrogato non intenda illustrare, oltre alle attività di controllo demandate agli organi competenti, quali iniziative stia intraprendendo al fine di tutelare i consumatori dal rischio di informazioni ingannevoli sui prodotti alimentari;
   se sia in grado di fornire i dati relativi al numero di sanzioni di questa natura, elevate nel territorio della regione Marche, negli ultimi due anni. (5-11337)


   GALLINELLA e GAGNARLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   nel mese di aprile 2017, attraverso due differenti comunicazioni, il presidente dell'AIA, Associazione italiana allevatori, a quanto consta agli interroganti, ha inviato un provvedimento di commissariamento per l'APA Cremona e per l'Associazione allevatori Lombardia ovest, con il conseguente scioglimento degli organi amministrativi delle organizzazioni e la sospensione delle attività assembleari;
   i commissari, in carica per tre mesi, avranno il compito di redigere rendiconti periodici dell'attività e procedere «nel più breve tempo possibile al ripristino della situazione ordinaria»;
   nello stesso mese è stata inviata una «comunicazione di avvio della procedura di licenziamento» per i 41 dipendenti dell'ARA Lazio, in seguito alla messa in liquidazione dell'associazione e alla nomina di un commissario liquidatore (novembre 2016), nonché al blocco delle attività di controllo, rimesse all'AIA;
   da diversi mesi, inoltre, i suddetti dipendenti – inquadrati come impiegati a tempo indeterminato nelle diverse sedi dell'ARA Lazio – non percepiscono gli stipendi e sono entrati in una fase di sciopero delle attività che rischia di danneggiare tutto il comparto zootecnico del Lazio, bloccando l'attività di certificazione del latte e delle carni, nonché dell'assistenza finalizzata ad ottenere i premi «PAC» per gli allevatori;
   nel Lazio, allo stato attuale, insistono 12 mila allevamenti che, quotidianamente, si servono dell'ARA Lazio;
   quanto esposto fotografa una situazione di evidente instabilità e precarietà nella gestione dei rapporti, anche di carattere economico, tra l'AIA e le organizzazioni socie, che potrebbe compromettere lo svolgimento di attività fondamentali, quali lo svolgimento dei controlli delle attitudini produttive o dei controlli funzionali la tenuta dei libri genealogici e dei registri anagrafici, l'assistenza tecnica alle aziende zootecniche, la gestione informatizzata dei dati del sistema allevatori, il coordinamento della rete di laboratori nazionali, lo svolgimento di azioni mirate al benessere animale e alla sicurezza alimentare e alla valorizzazione del prodotto italiano al 100 percento – attività che il Ministero delle politiche agricole ha affidato all'Associazione italiana allevatori e che per alcune associazioni garantisce anche un importante contributo economico –:
   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda chiarire, per quanto di competenza, la situazione generale dell'Aia e delle sue organizzazioni socie distribuite sul territorio nazionale, al fine di tutelare servizi fondamentali per il comparto zootecnico italiano;
   se sia a conoscenza delle ragioni del commissariamento delle due associazioni allevatori lombarde citate in premessa;
   se, per quanto di propria competenza, intenda valutare la situazione dell'Ara Lazio, con particolare riferimento al destino del suoi dipendenti. (5-11338)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   l'Ismep è un'opera iniziata nel 2002 e tutt'oggi incompiuta, nonostante le diverse date di completamento dei lavori via via stabilite e, puntualmente, procrastinate. Il tutto con un ingente investimento di fondi statali;
   la sua storia è lunga e travagliata: l'area edificabile di Fondo Malatacca, terreno confinante con l'ospedale Cervello, venne allora assegnata all'ospedale civico di Palermo, con l'idea di riconvertire e trasferirvi l'ospedale dei bambini, il Di Cristina, struttura obsoleta e ormai considerata inadeguata;
   a distanza di circa 15 anni dall'idea di creare detto centro, poi ampliata e sviluppata dalla giunta regionale Crocetta, della struttura palermitana resta ancora soltanto lo scheletro, costruito dopo una costosa perizia di variante che avrebbe imposto la «traslazione» della struttura perché «incrociava» la sottostante conduttura dell'acqua;
   la vicenda è di assoluta rilevanza, in particolare data la carenza delle strutture siciliane di attrezzature e professionalità adeguate per eseguire particolari interventi sui bambini. Al momento, a Palermo, quasi tutte le prestazioni pediatriche sono dirottate sull'ospedale Di Cristina, una struttura che non sarebbe attualmente in grado di garantire tutte le prestazioni previste dal polo di eccellenza;
   con riferimento a tale opera, in data 19 dicembre 2015 l'interrogante presentava alla Camera l'interrogazione n. 5-07265, con la quale si chiedeva, in particolare, quale fosse lo stato dell’iter di realizzazione del centro e quando se ne prevedesse l'ultimazione ed il completo funzionamento, nonché se fosse verosimile che il costruendo polo pediatrico potesse essere ultimato entro il 2018, come peraltro indicato sul sito internet ufficiale dell'istituto;
   in data 17 marzo 2016 il Governo pro tempore rispondeva a tale atto, affermando nello specifico che «allo stato attuale, appare impossibile che l'ISMEP possa essere funzionante già dal 2018, così come riportato sul sito istituzionale dell'ISMEP stesso»;
   recentemente, l'ospedale dei bambini di Palermo, il G. Di Cristina, a quanto risulta agli interpellanti, ha sostituito la propria insegna d'ingresso («ospedale G. Di Cristina») con una nuova recante la dicitura «ISMEP.eu Istituto Mediterraneo di Eccellenza Pediatrica»;
   il decreto, firmato il 31 marzo 2017 dall'assessore siciliano alla salute Baldo Gucciardi e pubblicato in Gazzetta Ufficiale della regione Siciliana, supplemento ordinario del 14 aprile 2017, «Riorganizzazione della rete ospedaliera ai sensi del decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70», ha dato il via al piano della nuova rete ospedaliera siciliana;
   il decreto non presenta, né nel suo testo, né nel documento metodologico che ne costituisce parte integrante, alcun cenno circa la presenza di un ospedale pediatrico differente dal polo ospedaliero G. Di Cristina dell'Azienda di rilievo nazionale ad alta specializzazione (Arnas) di Palermo, né tanto meno ne prospetta l'esistenza a breve termine. La denominazione Ismep non compare mai. Non evidenzia nemmeno particolari criticità concernenti l'assistenza ospedaliera pediatrica relativamente a mobilità attiva o a mancata risposta alla domanda di salute;
   malgrado ciò il polo ospedaliero «G. Di Cristina», con la riorganizzazione prevista e con seguente atto aziendale, adottato con delibera n. 696 del 20 aprile 2017, risulta esser stato invece potenziato con un supplemento di:
    52 posti letto;
    5 strutture complesse;
    10 strutture dipartimentali;
    2 dipartimenti.
   il punto 3 dell'articolo 2 dell'atto aziendale sopracitato recita: «L'Azienda è in atto sede dell’“Istituto Mediterraneo di Eccellenza Pediatrica”, di seguito “ISMEP... ...articolato sui seguenti Presidi ...Presidio Giovanni Di Cristina e...Nuovo Ospedale Pediatrico presso Fondo “Malatacca” (in corso di realizzazione)»;
   ad oggi, dunque, Ismep (che la rete ospedaliera non cita mai) rappresenta un'entità solo allocata all'interno di Arnas civico, ma comprendente il polo ospedaliero «G. Di Cristina» (presidio di Arnas civico ex legge n. 5 del 2009 e DA 31 marzo 2017) e il nuovo ospedale pediatrico in corso di realizzazione;
   l'interrogante ritiene che, con una serie di operazioni, si starebbe compiendo un discutibile gioco semantico allo scopo di gradualmente sopprimere, o peggio far obliare, quella che era l'idea originaria del progetto «Ismep» (comprensiva della realizzazione del nuovo plesso presso Fondo «Malatacca»), favorendo di fatto il solo ospedale «Di Cristina» che, verosimilmente, potrebbe infine restare l'unica realtà pediatrica di riferimento –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato, per quanto di competenza, circa le ragioni per le quali siano stati disposti potenziamenti solo a vantaggio del polo ospedaliero G. Di Cristina di Palermo, piuttosto che proseguire nei lavori di completamento del nuovo complesso facente capo al progetto Ismep già oggetto di un accordo di programma tra lo Stato e la regione Sicilia;
   di quali elementi disponga circa l'effettiva realizzazione dell'originario progetto Ismep, considerato che nella nuova rete ospedaliera siciliana non se ne fa cenno alcuno, se, al contrario, sussistano aggiornamenti in virtù dei quali il progetto Ismep debba ritenersi variato, sia nei tempi che nei costi complessivi;
   di quali elementi disponga circa le sorti che toccheranno allo scheletro dell'opera, che peraltro sarebbe di ostacolo all'utilizzo dell'elisoccorso del vicino ospedale Cervello, nella denegata ipotesi di mancato completamento del progetto;
   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda eventualmente intraprendere, in particolare a fronte delle ingenti risorse pubbliche già stanziate per la realizzazione dell'opera.
(2-01798) «Di Vita».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SILVIA GIORDANO, COLONNESE, MANTERO, LOREFICE, GRILLO e NESCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il quotidiano La Città di Salerno e il portale online Salernonotizie hanno ripreso sui propri siti web un video denuncia di un cittadino salernitano, pubblicato sul proprio profilo Facebook il 3 maggio 2017;
   il suddetto video documentava le pessime condizioni igienico-sanitarie, la mancanza di pulizia e di decoro dei servizi igienici del reparto di medicina oncologica dell'ospedale San Giovanni di Dio Ruggi D'Aragona di Salerno;
   il mancato rispetto da parte della struttura ospedaliera delle condizioni igieniche di base non solo non è tollerabile, ma è anche molto pericoloso per la salute dei pazienti;
   le infezioni nosocomiali, note anche come «infezioni acquisite in ospedale», sono la complicanza più frequente e grave dell'assistenza sanitaria. Si definiscono così le infezioni insorte durante il ricovero in ospedale, o dopo le dimissioni del paziente, che al momento dell'ingresso non erano manifeste clinicamente, né erano in incubazione;
   studi condotti in tutto il mondo documentano che le infezioni nosocomiali sono una delle maggiori cause di morbilità e di mortalità (1-13);
   ogni anno, nell'Unione europea, si stima che circa 3,2 milioni di pazienti si ammalano per infezioni contratte durante la permanenza in strutture ospedaliere. Di questi, circa 37 mila muoiono a causa di conseguenze correlate a tali infezioni;
   una elevata frequenza di infezioni nosocomiali è indice di scarsa qualità del servizio sanitario erogato e genera costi evitabili. Molti fattori contribuiscono a condizionare la frequenza delle infezioni nosocomiali: i pazienti ospedalizzati sono spesso immunocompromessi, sono sottoposti ad accertamenti e trattamenti invasivi; le procedure di cura per i pazienti e l'ambiente ospedaliero possono facilitare la trasmissione di microrganismi fra i pazienti –:
   se alla luce dei fatti esposti in premessa non si ritenga necessario promuovere un'ispezione urgente da parte del Comando dei carabinieri per la tutela della salute al fine di verificare le condizioni igienico sanitarie del nosocomio salernitano. (5-11342)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   PARENTELA. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 7 settembre 2015 è stata emessa la sentenza n. 4139/2015 da parte del Consiglio di Stato Sez. V, con accoglimento del ricorso avanzato dall'ingegnere signor F. G. con annullamento dei decreti dirigenziali varati dall'ente regione Calabria nelle date 26 giugno 2003 e 8 luglio 2003 per indizione delle selezioni verticali alle categorie D1 e D3 per il personale dipendente della regione, nonché delle delibere giuntali n. 198 del 6 marzo 2001, n. 651 del 24 luglio 2001 e n. 737 del 6 agosto 2002 afferenti alla dotazione organica degli uffici regionali;
   secondo la motivazione addotta in sentenza da parte del Consiglio di Stato, l'ente regione Calabria sarebbe venuto meno al principio del «pubblico concorso», senza alcuna argomentazione circa le ragioni di siffatta deroga, in palese violazione del principio di imparzialità e di buon andamento ex articolo 97 della Costituzione;
   l'articolo 97, terzo comma, della Costituzione prevede che, salvo i casi stabiliti dalla legge, «agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso». Il principio del pubblico concorso, dunque, costituisce la regola per l'accesso all'impiego alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche; sono previste deroghe solo in presenza di «peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico» idonee a giustificarle (sentenza della Corte costituzionale n. 293 del 2009);
   a tutt'oggi, non risulta all'interrogante ancora ottemperato quanto disposto dalla sopra richiamata sentenza del Consiglio di Stato Sez. V, che ha, di fatto, annullato tutti gli atti impugnati –:
   se non ritenga di valutare se sussistano i presupposti per avviare iniziative, ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, promuovendo altresì ogni modifica normativa necessaria a delimitare in modo stringente le deroghe al concorso pubblico per l'accesso ai ruoli delle pubbliche amministrazioni, nel rispetto dei principi di imparzialità e buon andamento, in modo che casi analoghi a quello descritto in premessa non possano ripetersi. (4-16560)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRIPPA, TRIPIEDI, DELLA VALLE e LUIGI DI MAIO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in data 1o febbraio 2017 è stata depositata l'interrogazione 5-10432 a firma del collega Davide Tripiedi, sottoscritta anche dallo scrivente, in cui si poneva l'attenzione sul caso dell'azienda K Flex, azienda specializzata nella produzione di isolanti elastomerici per isolamento termico ed acustico;
   già allora si faceva presente come diverse fonti stampa riportassero il fatto che la proprietà fosse intenzionata a delocalizzare la produzione in Polonia, mettendo di fatto a rischio 187 posti di lavoro;
   come si apprende dai due servizi mandati in onda dal programma televisivo « Le Iene» in data 10 aprile 2017 e 7 maggio 2017, il contesto che ne emerge sarebbe quello di un'azienda in salute da un punto di vista economico ma che avrebbe deciso di ridurre drasticamente la forza lavoro presente presso lo stabilimento di Roncello (Monza e Brianza) perché non remunerativo, spostando quindi la produzione in Polonia, dove si contano circa 250 dipendenti;
   negli anni, K Flex ha incassato dallo Stato Italiano circa 12 milioni di euro di incentivi per lo sviluppo di progetti siti proprio presso lo stabilimento di Roncello;
   a questi vanno a sommarsi i circa 23 milioni di euro investiti nel gruppo da Simest Spa, partecipata del gruppo Cassa depositi e prestito, a sua volta controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze;
   tali finanziamenti hanno agevolato K Flex nell'espansione del gruppo, con la creazione di nuove sedi produttive in diversi Paesi del mondo;
   al momento, Simest, a quanto consta agli interroganti, risulterebbe quindi possedere importanti partecipazioni presso K Flex (Hong Kong) Insulation Co. Ltd (con una quota del 20 per cento per un totale di 1.842.760 euro), Ik Insulation Limited (Emirati Arabi Uniti) (con una quota del 36,7 per cento per un totale di 5.500.012 euro), K Flex India Private Limited (con una quota del 41,8 per cento per un totale di 5.000.000 euro) e K-Flex Malaysia Sdn Bhd (con una quota del 27,7 per cento per un totale di 2.364.000 euro);
   durante la già citata trasmissione del programma « Le Iene» del 7 maggio 2017 il Ministro dello sviluppo economico Calenda ha dichiarato di aver avviato un'istruttoria al fine di richiedere i soldi investiti dallo Stato per lo sviluppo in Italia e invece investiti all'estero;
   Simest Spa, secondo la legge n. 80 del 2005, dovrebbe investire in progetti imprenditoriali qualora le imprese in questione siano finanziariamente solide e se il progetto oggetto dell'investimento preveda il mantenimento in Italia delle attività di ricerca, sviluppo, direzione commerciale, nonché di una parte sostanziale delle attività produttive relative al progetto finanziato (a prevenzione in teoria di fenomeni di delocalizzazione –:
   quali iniziative siano già state avviate dal Governo al fine di recuperare tutti i fondi pubblici erogati negli anni a favore di K Flex Isolanti per lo sviluppo presso il territorio italiano e invece utilizzati di fatto al fine di delocalizzare l'attività del gruppo all'estero;
   quali eventuali iniziative di dismissione, se intraprese, siano state messe in campo riguardo alle quote azionarie di partecipazioni di Simest S.p.a. nei rami internazionali del gruppo K Flex; nello specifico se la Simest abbia avviato le procedure di recesso che dovrebbero essere contrattualmente previste nei casi di delocalizzazione, e se dunque sia stato richiesto al gruppo K Flex il riacquisto anticipato di tutte le quote societarie detenute dalla Simest S.p.A.;
   se siano stati verificati i requisiti necessari previsti dalla legge n. 80 del 2005 e quali riscontri siano pervenuti al riguardo;
   quali sarebbero, eventualmente, le parti sostanziali delle attività produttive di K Flex rimaste in Italia. (5-11340)

Interrogazione a risposta scritta:


   CATANOSO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riporta un comunicato congiunto di Feneal-Uil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, per l'11 maggio 2017 è stato proclamato uno sciopero di 8 ore ed un presidio sotto il Ministero dello sviluppo economico da parte dei 500 lavoratori della Tecnis di Catania;
   la società catanese, che ha 500 dipendenti, rischia di chiudere i battenti nonostante vanti crediti per 40 milioni di euro da varie amministrazioni, tra le quali il comune di Roma, l'Anas, l'autorità portuale di Genova e RFI/comune di Palermo;
   secondo quanto riportano i rappresentanti sindacali dei lavoratori della Tecnis, le cui istanze l'interrogante condivide, si tratta di una vicenda gravissima e paradossale che sta mettendo seriamente a rischio la più significativa realtà produttiva del settore in Sicilia e nel Mezzogiorno ed il futuro dei 500 dipendenti, che raggiungono le 3.000 unità con l'indotto, tutta manodopera qualificata e professionalizzata;
   lo sciopero ed il presidio sono finalizzati a sostenere il percorso di confronto con il Ministero dello sviluppo economico e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   la richiesta di incontro ai Ministri interrogati è stata fatta al fine di ottenere concrete garanzie in merito alla continuità occupazionale dei lavoratori e al pagamento delle retribuzioni arretrate e correnti;
   i Ministri interrogati, per gli atti di loro competenza, avrebbero il dovere di intervenire sugli enti appaltanti debitori prima che la situazione degeneri;
   la situazione dell'azienda rischia di avere ripercussioni anche sulle opere attualmente in esecuzione, lavori strategici come l'adeguamento di via Tiburtina a Roma, la realizzazione della metropolitana di Catania e del nuovo ospedale della città etnea, la realizzazione della metropolitana di Palermo, oltre che i lavori nell'area del Cratere del terremoto presso Micigliano, in provincia di Rieti e la Sassari-Olbia, in Sardegna –:
   quali iniziative abbiano adottato i Ministri interrogati e quali altre iniziative intendano adottare per risolvere le problematiche esposte in premessa. (4-16546)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Lodolini n. 5-09478, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato D'Ottavio;

  L'interrogazione a risposta in Commissione Coccia n. 5-10890, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 marzo 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato D'Ottavio.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Nicchi interpellanza urgente n. 2-01730 del 24 marzo 2017.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Ciprini e altri n. 4-01663 dell'8 agosto 2013 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-11336.