Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 21 aprile 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,
   premesso che:
    nell'ambito della struttura produttiva ittica nazionale, la pesca delle vongole esercitata nelle regioni adriatiche, (ma anche del Tirreno meridionale) rappresenta un segmento economico, sociale e produttivo di notevole rilievo, in considerazione del fatto che, nel corso dei decenni precedenti, il settore è stato caratterizzato da una fase di forte crescita iniziale, cui ha fatto seguito una forte contrazione negli anni più recenti;
    in ambito territoriale, con particolare riferimento all'attività delle imprese ittiche esercitata dalle marinerie abruzzesi che svolgono la raccolta delle vongole, si evidenzia come essa rappresenti una funzione di primaria importanza, per la crescita dell'economia della comunità locale e della competitività del comparto specifico della pesca e dell'acquacoltura;
    gli armatori abruzzesi che esercitano la raccolta delle vongole, (in particolare nel tratto costiero tra Martinsicuro, in provincia di Teramo e Francavilla al mare in provincia di Chieti), tuttavia, denunciano da diversi anni, una serie di gravi difficoltà, causate dalla riduzione dello spazio di pesca di oltre 60 chilometri; dall'istituzione dell'area marina protetta, avvenuta nel 2010, che ha terminato l'interdizione della pesca per 7 chilometri, dalla cattiva qualità delle acque, determinata dalla scarsa funzionalità dei depuratori e degli sversamenti e scarichi abusivi; dai lunghi periodi di fermo volontario previsti dal Co. Ge. Vo. Abruzzo (il consorzio dei vongolari) per garantire la gestione della sostenibilità della risorsa, nonché dalla crisi economica in generale che persiste a livello nazionale;
    gli effetti negativi e penalizzanti in precedenza richiamati, hanno determinato, per le imprese della pesca delle vongole, una forte riduzione del fatturato stimato in oltre il 33 per cento e indotto la categoria ad intervenire presso le istituzioni locali, al fine di chiedere una serie di incentivi di sostegno al reddito, la riperimetrazione dei confini dell'area marina protetta, nonché la possibilità di pesca nelle zone interdette attraverso strumenti ecosostenibili;
    nonostante gli interventi di sensibilizzazione avvenuti a livello locale, le misure invocate dalle 82 imprese ittiche abruzzesi, non sono state effettivamente introdotte neanche in via temporanea, alimentando ulteriori difficoltà e sofferenze economiche e produttive per l'intera marineria dei vongolari;
    le misure di sostegno in regime di aiuto, concesse a livello comunitario nel 2014 nei riguardi della marineria pescarese, per l'arresto temporaneo delle attività di pesca, (a causa del notevole insabbiamento dei fondali nel porto-canale), non hanno evitato gli effetti economici e finanziari disastrosi per imprese marittime locali e la tenuta dell'occupazione del settore ittico, inclusa la raccolta delle vongole;
    in tale scenario, lo stato di crisi del settore risulta, inoltre, ulteriormente penalizzato da altri fattori quali il divieto di uso di draghe per la pesca entro le 0,3 miglia nautiche, equivalenti a circa 550 metri e l'eliminazione di ogni soglia di tolleranza per la sanzionabilità della pesca di organismi sottotaglia, che implica l'applicabilità anche di sanzioni penali;
    le misure normative attualmente previste nei diversi ambiti di competenza, (nazionali e comunitarie) e le politiche di sostegno per l'economia legata alla pesca delle vongole, risultano, nel complesso insoddisfacenti e lacunose, in considerazione delle criticità in precedenza esposte, in particolare per la marineria dei vongolari abruzzesi, le cui complessità che sussistono ormai da lungo tempo, (e addirittura aggravatesi) configurano, pertanto, l'esigenza d'introdurre una serie di interventi sinergici di diversa natura, in maniera coordinata

impegna il Governo:

a sostenere, anche in sede comunitaria e in coerenza con le disposizioni europee in materia di aiuti di Stato, il settore delle imprese di pesca delle vongole, con particolare riferimento alla costa abruzzese, attraverso l'assunzione di iniziative per introdurre misure volte a:
    a) incentivare la demolizione delle imbarcazioni marittime della flotta delle vongolare più obsolete, applicando parametri previsti dall'Unione europea per pesca speciale ovvero escludendo l'incentivo proporzionato a tonnellaggio, trattandosi di imbarcazioni di piccola stazza;
    b) riequilibrare la distribuzione delle imbarcazioni tra i due comparti o una ridefinizione, attraverso uno spostamento dei confini attuali;
    c) prevedere forme d'indennizzo compensative, in favore del Co. Ge. Vo. Abruzzo (il consorzio dei vongolari), in caso di riduzione del pescato causato dal depauperamento della popolazione ittica legata alle vongole, da ascriversi anche al mutamento dell'ecosistema del mar Adriatico;
    d) sperimentare modalità innovative di certificazione di qualità del prodotto o di caratterizzazione del processo, al di fuori dell'area marina protetta;
    e) tutelare i livelli occupazionali e del lavoro nel comparto ittico, anche mediante la previsione di un sistema strutturale di ammortizzatori sociali;
    f) intervenire nelle competenti sedi bilaterali e multilaterali a tutela della concorrenza dei Paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo ma non appartenenti all'Unione europea, che possono giovarsi di un diverso e più favorevole sistema normativo (segnatamente la Turchia);
    g) realizzare un piano normativo organico, finalizzato a rivisitare il quadro legislativo in materia, per il rilancio e la crescita delle imprese marittime, appartenenti alla categoria delle vongolare.
(7-01248) «Faenzi, Sottanelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   il Consorzio aurunco di bonifica, con sede in Sessa Aurunca, è un consorzio interregionale che svolge il proprio ruolo istituzionale nei comuni di Sessa Aurunca e Cellole (provincia di Caserta) e Castelforte, Minturno e Santi Cosma e Damiano in provincia di Latina;
   per il solo servizio di irrigazione esso serve anche i comuni di Mignano Monte Lungo, Rocca d'Evandro e San Pietro in Fine in provincia di Caserta;
   la regione Lazio, con legge regionale n. 50 del 1994, ha soppresso il Consorzio aurunco di bonifica per la parte ricadente nel proprio territorio, senza però preoccuparsi di affidare le mansioni della bonifica di esso ad altro ente;
   il Consorzio aurunco ha ininterrottamente continuato a svolgere il proprio compito in quelle aree per 23 anni senza che la regione Lazio si facesse carico di nulla, sia in termini economici che di gestione tecnica/amministrativa dell'area cosiddetta di Destra Garigliano;
   questo ente, in virtù della legge regionale n. 4 del 2003 (regione Campania), è stato sottoposto a commissariamento dal dicembre 2011;
   inizialmente era stato nominato commissario straordinario regionale il signor Angelo Barretta, allora politico di Cellole (Caserta) militante nel centrodestra casertano;
   il suo mandato è durato sino al 10 marzo 2016 a seguito di varie proroghe, ultima delle quali firmata dalla giunta De Luca del 2015;
   durante il suo mandato il numero degli occupati totali (indeterminati e avventizi) è letteralmente lievitato da poco più di sessanta a oltre duecento;
   successivamente il signor Barretta, si è candidato a sindaco di Cellole, uno dei comuni consorziati, ed è stato eletto;
   successivamente il governatore De Luca ha nominato il dottor Antonio Carotenuto, dirigente di ruolo del dipartimento risorse naturali area «Caccia e Pesca» della regione Campania;
   nei sei anni di commissariamento il debito dell'ente è lievitato sino a superare i 40 milioni di euro senza che la regione Campania agisse in alcun modo (e infatti in ogni decreto di nomina dei commissari che ha prodotto, ha sempre e solo fatto riferimento alla necessità di condurre l'ente a regolari elezioni per il ripristino dell'ordinaria amministrazione);
   in questo quadro il personale a tempo indeterminato del Consorzio vanta mediamente 25 mensilità arretrate, alcune risalenti alle annualità 2012, 2013, 2014 e 2015, mentre i dipendenti stagionali parte degli stipendi del 2015 e parte del 2016;
   tale situazione è stata fotografata dal commissario Carotenuto all'atto del suo insediamento con le relazioni prot. 2662 del 13 aprile 2016 e prot. 3018 del 3 maggio 2016, inviate agli organi regionali preposti al controllo;
   anche quest'anno l'ente ha assunto 50 operai avventizi a quanto risulta all'interrogante senza avere nessuna copertura finanziaria;
   a dicembre è iniziato uno stato di agitazione del personale stremato dal lungo periodo di mancanza di salario: si sono tenuti ben quattro tavoli di confronto presso la prefettura di Caserta, senza sortire effetti positivi;
   l'ente è in condizioni di assoluto disagio, tanto che il personale, pur in assenza di salario, si è autotassato per l'acquisto di carta, toner e altri supporti essenziali per poter garantire il minimo servizio ai propri contribuenti;
   il Consorzio aurunco di bonifica è sottoposto a procedure pignorative per diversi milioni di euro, alcuni dei quali proprio dei dipendenti che cercano di recuperare i legittimi stipendi, a fronte di un ruolo annuo che supera di poco i 3 milioni di euro;
   la stagione autunnale/invernale è stata caratterizzata dalla scarsa piovosità in queste aree, determinando già ad oggi un fenomeno di secchezza dei campi: dunque l'impossibilità del Consorzio a fornire il servizio di irrigazione determinerà un vero e proprio dramma sociale, che, oltre a colpire i già provati dipendenti, ferirà in maniera indiscriminata tutta la filiera di produzione agricola e zootecnica dell'area a forte vocazione rurale;
   inoltre, la mancanza assoluta di interventi manutentivi sulla rete dei colatori consortili in caso di forti precipitazioni comporterà il rischio di esondazioni e allagamenti della zona, che in alcune porzioni è notoriamente sottoposta al livello del mare;
   l'area aurunca ospita anche la centrale nucleare del «Garigliano» di proprietà della Sogin, costruita lungo le rive del fiume Garigliano e attraversata da alcuni canali consortili, e già in passato è stata interessata da allagamenti tali da produrre danni irreparabili all'ambiente costiero e marino;
   la Camera dei deputati, nella seduta dell'8 febbraio 2017, ha approvato l'ordine del giorno n. 9/4200-A/13 che impegna il Governo «a stabilire che per i consorzi di bonifica, in particolare per quelli che operano nel Mezzogiorno, non siano soggette ad esecuzione forzata le somme destinate al pagamento degli stipendi –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se si intenda valutare la sussistenza dei presupposti per promuovere, per quanto di competenza, una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica in ordine alla situazione contabile e finanziaria del Consorzio aurunco di bonifica;
   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare il grave momento di crisi vissuto dai lavoratori e tutelare i diritti del personale coinvolto.
(2-01766) «Scotto».

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta orale:


   CAPOZZOLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   nel Cilento, presso Marina di Pisciotta, piccolo borgo costiero tra Velia e Capo Palinuro vi è una antica tradizione legata alla pesca denominata menaica o menaide, anticamente minaica;
   le «alici di menaica», presidio slow food dal 2001, sostenuto da parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, si pescano nelle giornate di mare calmo, tra aprile e luglio;
   in questi giorni i pestatori di Marina di Pisciotta sono preoccupati, perché alcune imbarcazioni sono state richiamate, al momento solo verbalmente, dalla Guardia di finanza perché tale pesca viene equiparata inspiegabilmente alla «ferrettara» e per questo motivo il richiamo della Guardia di finanza riguarda l'assenza di autorizzazione richiesta come «ferrettara»;
   la rete utilizzata in questa pesca tradizionale denominata menaica è stata inserita, inspiegabilmente, nella categoria «ferrettara», che racchiude tutte le reti definite «derivanti»;
   attualmente leggi nazionali e direttive comunitarie non vietano questo tipo di pesca, in quanto espressamente si afferma che essa è consentita entro le 3 miglia a condizione che la rete non superi i 2,5 chilometri e la maglia non superi i 100 mm d'apertura;
   suddetta normativa è in vigore dal 1o gennaio 2012;
   tra i vari danni, che la «ferrettara» provoca all'ambiente marino c’è la cattura accidentale di specie protette ed in via d'estinzione, come le tartarughe caretta caretta, delfini, squali, capidogli che muoiono per sfinimento;
   vi è però una enorme differenza tra una rete «menaica» e una «ferrettara», a partire dal fatto che non vi è alcuna possibilità nella «menaica» di avere effetti collaterali come la cattura di specie protette;
   questa rete, lunga massimo 500 metri e alta 10 metri con piccole maglie da 11 millimetri, sbarra il percorso ai pesci selezionando al suo interno solo quelli più grandi e lasciando passare i più piccoli, tutelando e rispettando anche l'ecosistema marino, subendo invece danni dai pesci più grandi che, incappando nella rete, la strappano liberandosi con facilità;
   si è in presenza di una situazione di incertezza che rischia di minare una tradizione plurisecolare e di incidere negativamente su un prodotto di qualità come le «alici di menaica» –:
   se il Governo sia a conoscenza di tale situazione e quali iniziative intenda assumere con la massima urgenza al fine di qualificare la specificità della rete «menaica», rispetto alla restrittiva e inappropriata classificazione nella categoria della «ferrettara», valutando l'opportunità di un'apposita deroga, posto che ci si trova all'inizio della stagione di pesca delle «alici di menaica», assicurando piena tranquillità ai pescatori impegnati in questa particolare pesca e tutelando non solo una tradizione ma anche un prodotto di qualità che rispetta l'ambiente. (3-02972)


   VALLASCAS. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   dalla sua costituzione, Abbanoa spa, gestore unico del servizio idrico integrato della Sardegna, ha fatto registrare una molteplicità di situazioni critiche nei diversi ambiti di competenza: dall'approvvigionamento della risorsa idrica, alla potabilizzazione, alla distribuzione, ai processi di depurazione delle acque reflue, nonché ai sistemi di contabilizzazione dei consumi e ai rapporti con gli utenti;
   è il caso di rilevare che, secondo numerosi resoconti giornalistici, tra le numerose criticità emergerebbe che proprio le questioni inerenti i disservizi nella contabilizzazione e fatturazione dei consumi e le complesse relazioni con la clientela si siano con grande disagio per le comunità interessate;
   questo dato acquista particolare rilevanza se posto in relazione con l'alto numero dei comuni – 342 su 377 amministrazioni locali della Sardegna – che aderiscono in qualità di soci al gestore unico;
   nel corso degli anni, gli organi di stampa hanno dato conto delle numerose azioni condotte da privati cittadini, comitati spontanei, associazioni dei consumatori, per ottenere il riconoscimento di un diritto negato ovvero per essere ristorati per un danno subito;
   il 14 aprile 2017, in un'intervista rilasciata al quotidiano locale L'Unione Sarda, l'amministratore unico dell'azienda, Alessandro Ramazzotti, ha affermato che, contro Abbanoa, sono in corso otto class action, due sui conguagli regolatori e sei sulla potabilità;
   è il caso di ricordare che, nel settembre del 2015, l'Autorità della concorrenza del mercato aveva irrogato una sanzione ad Abbanoa pari a un milione e 80 mila euro per pratiche commerciali scorrette (accertamento e fatturazione dei consumi, subentro nelle utenze, gestione dei reclami) nei confronti di numerosi consumatori nel periodo 2011-2015;
   il quotidiano La Nuova Sardegna del 29 settembre 2015 aveva riportato che «l'Antitrust ha valutato che alcune pratiche commerciali messe in atto dalla società non fossero rispondenti alla diligenza professionale che ci si attende da un gestore che opera in regime di monopolio per la fornitura di un bene vitale ed essenziale quale l'acqua e che dispone, per la riscossione dei crediti, di una importante leva commerciale come la minaccia di interrompere il servizio»;
   nonostante quella sanzione sia stata annullata, nel 2016, con una sentenza del Tar del Lazio, secondo le associazioni dei consumatori e secondo gli utenti del servizio, permangono numerose situazioni critiche soprattutto per quanto attiene condotte che potrebbero essere connotate da un'assenza di diligenza che potrebbe provocare nei consumatori un indebito condizionamento, con il risultato che molti utenti, a fronte di un paventato slaccio, potrebbero essere indotti a rinunciare ad azioni di reclamo e a pagare, senza verificarne la sussistenza, importi non dovuti ovvero corrispondenti a consumi non effettuati;
   organi di stampa riporterebbero le segnalazioni sul ripetersi di analoghe ingiunzioni di pagamento per importi che necessiterebbero di un'attenta verifica;
   questa situazione è aggravata soprattutto dai disservizi nel sistema di contabilizzazione dei consumi che, in più circostanze, avrebbero portato Abbanoa a ricorrere a forme di conguaglio che risulterebbero particolarmente onerose per gli utenti. A questa situazione si è aggiunta l'emissione da parte dell'azienda di fattura commerciali relative al «conguaglio regolatorio» con «partite pregresse» deliberato dall'ex autorità d'ambito il 26 giugno 2014 –:
   di quale elementi disponga il Ministro interrogato, per quanto di competenza, in riferimento alla situazione descritta in premessa e se intenda assumere iniziative normative, per rivedere la disciplina in materia di accertamento e contabilizzazione dei consumi relativi al servizio idrico e contestualmente incrementare la concorrenza nel settore, al fine di evitare il ripetersi di anomalie come quelle sopra richiamate. (3-02973)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   l'ENIT, Agenzia nazionale del turismo, è l'ente pubblico economico, sottoposto alla vigilanza del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, a cui è affidata la missione istituzionale di promozione dell'offerta turistica nazionale;
   come riportato dalla relazione illustrativa al progetto di bilancio di previsione 2017 – 2019 del 19 gennaio 2017, «l'ENIT è stata trasformata in ente pubblico economico al fine di assicurare risparmi della spesa pubblica, di migliorare la promozione dell'immagine unitaria dell'offerta turistica nazionale e di favorirne la commercializzazione. Nella cornice di tale ruolo, l'ENIT interviene per individuare, organizzare, promuovere e commercializzare i servizi turistici e culturali e per favorire la commercializzazione dei prodotti enogastronomici, tipici e artigianali in Italia e all'estero (...)»;
   il 23 dicembre 2017, sul proprio sito online, l'Agenzia ha pubblicato le procedure selettive, per titoli e colloquio, finalizzate all'assunzione di 21 unità a tempo indeterminato;
   il blog tematico « tuttosbagliatotuttodarifare» curato da Luciano Ardoino, nell'articolo del 22 marzo 2017 ha informato dei problemi tecnici che si sarebbero verificati durante l'invio di alcune candidature. Il procedimento non sarebbe stato perfezionato a causa del raggiungimento dello spazio limite della casella di posta elettronica certificata (PEC) dell'Agenzia;
   in questo contesto, non risulterebbe chiara la modalità di azione dell'ente allo scopo di assicurare la partecipazione dei candidati;
   nell’home page del proprio sito internet, ENIT ha comunicato che «a causa dell'elevato numero di domande di ammissione ricevute, è ancora in corso l'esame di queste ultime e della documentazione ivi allegata ai fini dell'ammissibilità dei candidati. Una volta terminato tale esame, l'ENIT procederà alla verifica dei titoli e dei candidati ammessi al colloquio, così come previsto negli avvisi pubblici»;
   con la delibera n. 27 del 30 giugno 2016, il consiglio di amministrazione ha adottato il regolamento di Enit per il reclutamento del personale dipendente. All'articolo 5 prevede che «la Commissione incaricata delle attività di reclutamento e selezione sia composta dal Direttore Esecutivo, da un suo delegato, dal Dirigente Responsabile delle risorse umane o da un suo delegato e dal Dirigente dell'area dell'attività richiedente, ed eventualmente da esperti anche esterni, nominati dal consiglio di amministrazione»;
   come riportato negli avvisi di selezione pubblicati con la delibera del consiglio di amministrazione n. 38 – 2016, è stata costituita la commissione di valutazione «per l'accertamento dei requisiti e per la selezione dei candidati idonei ed è composta esclusivamente da personale interno e, segnatamente, dal Direttore esecutivo, con funzione di Presidente, dal Direttore Finanziario e dal Direttore Marketing digitale. La Commissione si avvarrà dell'Ufficio legale interno e sarà assistita dalla Segreteria di Direzione, e potrà avvalersi di professionalità specifiche interne o esterne»;
   per quanto concerne la composizione della commissione, Ardoino ha spiegato come «(...) contravvenendo alle precedenti determinazioni e al Regolamento e, smentendo quanto pubblicato nei bandi per la selezione delle 21 unità, con delibera del 3 febbraio 2017 il CdA ha stabilito di affidare l'opera di valutazione dei candidati a commissioni composte da esperti esterni all'Ente»;
   inoltre, la citata delibera prevede che, ai membri di dette commissioni esterne, Enit corrisponda «un importo giornaliero forfettario pari a 100 euro, fino ad un compenso massimo di 3000 euro per tutta la durata dell'attività di selezione svolta»;
   intervistato da Stefano Iannaccone per La Notizia, il direttore esecutivo di Enit Giovanni Bastianelli ha precisato che la scelta di incaricare consulenti esterni per le commissioni risponda all'esigenza di assicurare una maggiore trasparenza nel corso della procedura;
   Bastianelli ha spiegato come per l'Ente «non sia un costo aggiuntivo. Per noi è una scelta di trasparenza. Lo riteniamo il modo ottimale per gestire tante domande, siamo l'Agenzia del turismo e non un ufficio di collocamento che deve selezionare». Per quanto concerne la tempistica delle nuove assunzioni, l’iter si dovrebbe concludere in tempi brevi e «dobbiamo siglare il protocollo con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Contiamo di finire entro l'estate, anche se è una procedura complessa, visti i numeri» –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e come intenda sopperire, sentita l'Agenzia Nazionale del turismo, ai problemi riscontrati nell'invio delle candidature telematiche, in modo tale da evitare il ripetersi di simili criticità e disservizi in futuro;
   se si intenda confermare l'affidamento dell'incarico per la selezione del personale ad esperti esterni contrariamente a quanto previsto nel regolamento di Enit;
   se si intendano chiarire le modalità ed i criteri di selezione dei componenti esterni della commissione di valutazione.
   (5-11207)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FASSINA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nel territorio sud-est della città di Roma insiste il parco archeologico di Centocelle, che si estende su una superficie di circa 126 ettari, perimetrato in senso orario da via Casilina, viale Palmiro Togliatti, via Papiria, via di Centocelle;
   l'area del parco archeologico fa parte del complesso aeroportuale di Centocelle, intestata al Demanio dello Stato, ai sensi della legge 29 gennaio 1987, n. 453, pervenuta in dismissione dall'Aeronautica militare al patrimonio di Roma Capitale a titolo gratuito, con apposito vincolo storico – archeologico, trasformata in parco archeologico e consegnata al dipartimento tutela ambientale;
   sul parco archeologico di Centocelle la Soprintendenza statale ha stanziato 2,5 milioni di euro per riportare alla luce le ville che si trovano al di sotto della superficie, vincolando questo stanziamento a condizioni di messa in sicurezza e bonifica totale del sottosuolo;
   dal 1o gennaio 2017 processi combustivi di materiali vari di risulta presenti in maniera stratificata nella rete di cuniculi sotterranei hanno provocato la fuoriuscita di fumi tossici che, per oltre 45 giorni, hanno interessato una porzione estesa del Parco, peraltro molto vicina alle abitazioni e a numerose scuole;
   il sopralluogo nell'area delle ex fungaie effettuato dai vigili del fuoco in data 2 gennaio 2017 e il conseguente smottamento del terreno hanno portato alla luce la presenza di materiali di varia risulta in stato di abbandono e stratificati nel sottosuolo, rendendo immediata la necessità di una bonifica complessiva di tutta la superficie del parco;
   a seguito dei primi interventi d'urgenza, visto il perdurare delle criticità, la prefettura di Roma ha predisposto, con procedura d'urgenza, una pianificazione degli interventi per il superamento dell'emergenza e la messa in sicurezza ambientale del parco archeologico di Centocelle, adottati con ordinanza della sindaca n. 22 del 10 febbraio 2017;
   nello specifico, con l'ordinanza menzionata si disponeva, in considerazione dello stato emergenziale e della «estrema urgenza per la risoluzione delle criticità ambientali emerse», un piano di bonifica complessiva del sottosuolo del sito, onde consentire lo smaltimento dei rifiuti presenti e si ordinava ad Arpa Lazio di eseguire analisi delle acque di falda nei pozzi ubicati nelle aree circostanti nonché di installare centraline di rilevamento della qualità dell'aria;
   le azioni poste in essere in attuazione della richiamata ordinanza sindacale non hanno avuto un esito risolutorio, per via, da un lato, del mancato rispristino nei tempi indicati nell'Ordinanza della situazione di salubrità del parco e, dall'altro, della incompletezza delle analisi effettuate, con mancata caratterizzazione dei rifiuti e assenza di indagini di inquinamento di suolo e di falde acquifere, come risultanti dalla informativa alla popolazione elaborata dalla protezione civile di Roma Capitale;
   l'area di che trattasi risulta caratterizzata dalla presenza di autodemolitori, attualmente ancora parte attiva della produzione di rifiuti contaminanti, nonostante esistano deliberazioni comunali che dispongono la delocalizzazione degli stessi (delibera della giunta comunale n. 451 del 23 dicembre 2009 e delibera della giunta comunale n. 181 del 25 giugno 2014);
   la situazione in cui versa l'area del parco archeologico di Centocelle risulta essere particolarmente preoccupante, in quanto è a rischio la salute di oltre 500.000 romani, compresi numerosi bambini delle scuole che si affacciano sul Parco –:
   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione a quanto esposto in premessa e se intendano promuovere ogni iniziativa di competenza, in considerazione delle particolari caratteristiche a carattere nazionale dell'area del parco archeologico di Centocelle, anche attraverso un programma straordinario e urgente di interventi, in sinergia con il comune di Roma, finalizzati alla salvaguardia del patrimonio archeologico e alla tutela della salute dei cittadini e dell'ambiente. (4-16387)


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il Tar del Lazio, con la sentenza n. 2831/2017 del 24 febbraio 2017, ha accolto il ricorso sottoscritto da GTI – Guide Turistiche Italiane e AGILO – Associazione nazionale accompagnatori guide e interpreti turistici e da oltre 140 guide turistiche;
   la pronuncia ha disposto l'annullamento dei decreti del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo del 7 aprile 2015 e del 11 dicembre 2015, recanti «l'individuazione dei requisiti necessari per l'abilitazione allo svolgimento della professione di guida turistica e procedimento di rilascio dell'abilitazione», nella parte in cui prevede «un nuovo esame di abilitazione per gli specifici siti individuati nel decreto ministeriale del 7 aprile 2015 e limita le prestazioni nell'ambito di appartenenza regionale e provinciale»;
   a seguito della sentenza, Federagit Confesercenti ha inoltrato una missiva al Ministro interrogato per sapere quali iniziative il Ministro intenda assumere in relazione all'applicazione della legge n. 97 del 2013, articolo 3, comma 3, annunciando «lo stato di agitazione della categoria» e chiedendo «una rapida convocazione del tavolo per la legge di riordino delle professioni turistiche»;
   il 14 marzo 2017, il Coordinamento nazionale guide turistiche ha organizzato una manifestazione a Roma per sollecitare il Governo ad attuare la revisione organica della disciplina;
   secondo l'organizzazione, l'attuale deregolamentazione rischierebbe, infatti, di arrecare aggravi economici allo Stato, e provocare anche un dumping lavorativo e sociale, con gli inevitabili abbassamenti sia dei compensi che della qualità delle prestazioni;
   inoltre, la liberalizzazione finirebbe per agevolare le guide dei Paesi membri dell'Unione europea totalmente prive della preparazione adeguata per operare in Italia;
   l'Associazione ha richiesto al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo di elaborare «una legge di riordino che stabilisca criteri seri e omogenei su tutto il territorio italiano, per garantire la preparazione e la professionalità delle guide, rispettando l'articolo 9 della Costituzione». Inoltre, ha sottolineato la necessità di un'intensificazione dei controlli, da parte degli organi deputati, per contrastare con efficacia qualsiasi forma di abusivismo in materia, nonché l'esigenza di irrogare sanzioni ai tour operator che si avvalgano di guide turistiche non abilitate;
   nella stessa giornata, il Sottosegretario Dorina Bianchi ha annunciato il deposito, da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dell'impugnativa alla sentenza del Tar sui decreti ministeriali che istituiscono le guide turistiche specialistiche, comunicando la convocazione delle regioni e delle associazioni di categoria «per affrontare in maniera sistematica la questione, e recepire le diverse istanze per giungere a una mediazione ragionevole». Il Consiglio di Stato, in data 16 marzo 2017, ha respinto l'istanza di sospensiva presentata dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo;
   con la pronuncia del 21 dicembre 2016, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha segnalato che le restrizioni concorrenziali, introdotte sul mercato dei servizi professionali delle guide turistiche in Italia dai decreti ministeriali 7 aprile 2015 e 11 dicembre 2015, si configurano come limitazione ingiustificata all'attività delle guide turistiche. Inoltre, sono contrarie ai princìpi e alle norme vigenti in materia di concorrenza;
   la regione Lazio, alla luce del parere espresso dell'Antitrust e del rigetto del Consiglio di Stato, con la deliberazione n. 124 del 21 marzo ha permesso alle guide turistiche in possesso dell'abilitazione conseguita presso una delle province del Lazio e nella città metropolitana di Roma Capitale di esercitare l'attività in tutto il territorio nazionale, ed ha incaricato l'Agenzia regionale del turismo di predisporre un unico elenco delle guide turistiche nazionali abilitate nella regione Lazio. (...) Fintanto che il Consiglio di Stato non si sarà pronunciato sulla validità del decreto ministeriale n. 565 del 2017 e il decreto ministeriale 7 aprile 2015 tutte le guide regolarmente abilitate e in possesso della relativa tessera di riconoscimento potranno accedere a tutti i cosiddetti «siti specialistici» –:
   se il Ministro intenda accogliere le richieste del Coordinamento nazionale delle guide turistiche e, nello specifico, se intenda assumere iniziative per avviare una revisione organica e complessiva della disciplina relativa all'esercizio della professione di guida turistica;
   quali iniziative intenda adottare a seguito della sentenza del Tar del Lazio n. 2831/2017;
   se intenda comunicare le tempistiche concernenti la convocazione delle regioni e delle associazioni di categoria per giungere a una mediazione in merito alla questione esposta in premessa. (4-16388)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TURCO, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS e SEGONI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   la cronaca locale veronese ha evidenziato un problema in uno dei comuni più vicini alla città: l'ex sindaco di San Giovanni Lupatoto, Remo Taioli, oggi consigliere comunale, che dieci anni fa aveva ottenuto l'impegno verbale dell'Arma dei carabinieri di incrementare il numero di agenti nella locale stazione negli ultimi tempi lamenta la carenza di organico della locale stazione dei carabinieri;
   Remo Taioli riferisce: «A seguito di alcune segnalazioni avute da cittadini di San Giovanni Lupatoto, con una delegazione del raggruppamento politico “Progetto Civico Taioli” composta da Remo Tosoni, Roberto Ambrosini e Paolo Girlanda, accompagnati dal deputato Tancredi Turco di Alternativa Libera, abbiamo incontrato il comandante della caserma dei carabinieri maresciallo capo Marco Verrengia»;
   le preoccupazioni manifestate dai cittadini sono per il numero, ritenuto troppo esiguo, di 17 carabinieri assegnati alla stazione, e per la chiusura notturna della caserma dalle 22 alle 8; la struttura era stata voluta dalla giunta guidata da Taioli, il quale nel 2007, sottoscrisse la convenzione con un privato per la sua realizzazione cercando così di assecondare le esigenze e la percezione di sicurezza della popolazione residente;
   il maresciallo capo Varrengia ha rassicurato la delegazione, sottolineando che la situazione è sotto controllo e che nelle ore notturne viene, comunque, sempre garantita una pattuglia in circolazione nel territorio, potendosi aiutare, in caso di necessità, con le stazioni dei carabinieri delle zone vicine, aggiungendo, altresì, che il numero dei reati non è in aumento;
   tali rassicurazioni confermano tuttavia la carenza di organico nella caserma di San Giovanni Lupatoto, la quale ospita 17 militari, e ben potrebbe ospitarne altri, riferisce Taioli, anche considerando che una popolazione di 25.000 abitanti potrebbe necessitare di più carabinieri in servizio permanente –:
   se sia a conoscenza della situazione esposta, e se corrisponda al vero;
   se e quali iniziative intenda adottare in relazione alle criticità esposte in premessa;
   se, in relazione alla lamentata carenza di agenti, possa fornire dati aggiornati sulla pianta organica della stazione dei carabinieri di San Giovanni Lupatoto e se il numero di agenti corrisponda al numero previsto dalla stessa pianta organica;
   se ed in quali tempi abbia intenzione di incrementare il numero di personale militare in servizio effettivo nella locale stazione dei carabinieri;
   se intenda indicare il numero di unità di personale da destinare al rafforzamento dei contingenti attualmente di stanza presso la caserma di San Giovanni Lupatoto per l'effettuazione dei controlli di prevenzione e repressione delle attività delittuose. (5-11200)

Interrogazione a risposta scritta:


   BASSO, CAROCCI, GIACOBBE e TULLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   l'Istituto idrografico della Marina offre da oltre 150 anni un servizio di eccellenza alla città di Genova, al Ministero della difesa e a tutto il Mediterraneo, contribuendo a garantire la sicurezza della navigazione, la salvaguardia della vita in mare e dell'ambiente marino. All'interno dell'Istituto lavorano e collaborano, in un buon clima di sinergia, personale sia militare, che peraltro rappresenta anche la dirigenza dell'Ente, sia civile, con una veste più specificamente tecnica o amministrativa;
   negli ultimi due anni l'Istituto idrografico della Marina ha subito un taglio di personale civile, che con la sua permanenza all'interno dell'Ente per tutta la durata della carriera lavorativa, garantisce la continuità della produzione e la memoria storica. Il personale civile è sceso a 122 dipendenti più quattro professori universitari, contro un organico di 182 persone e cinque professori, e il timore è che il nuovo decreto possa prevedere ulteriori riduzioni, a fronte di un alto numero di pensionamenti;
   inoltre, l'Ente non ha ancora ottenuto il cambio di sede a Calata Gadda. La sede attuale, lo storico Forte San Giorgio, presenta notevoli criticità e necessita quindi di continui interventi di manutenzione con aggravi nella gestione delle normali attività;
   in ultimo, dal 21 dicembre 2016 l'ente è stato riconfigurato in distaccamento amministrativo alle dipendenze di Maricommi, il commissariato della Marina Militare di La Spezia –:
   se il Governo stia valutando un piano strategico per l'immissione di nuovo personale a compensazione delle carenze attuali e dei pensionamenti futuri, attraverso uno sblocco della mobilità intercompartimentale, ovvero la possibilità di acquisire personale da altri enti esterni al Ministero della difesa, che consentirebbe di tamponare l'emorragia di personale nell'immediato e, nel rispetto dei tempi tecnici, l'indizione e l'espletamento di un concorso per l'immissione di nuovo personale, come a suo tempo ipotizzato;
   se e quali siano gli impatti sullo svolgimento dell'attività amministrativa;
   se intenda assumere iniziative per lo sblocco della situazione relativa al ricollocamento dell'ente nella nuova sede di Calata Gadda (edificio ex Selom).
(4-16376)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nell'ambito delle misure che disciplinano la cosiddetta rottamazione delle cartelle di Equitalia vi è una questione molto delicata che sta creando non pochi problemi;
   l'impresa che chiede l'accesso alla definizione agevolata delle cartelle esattoriali relative a contributi previdenziali sulla base di quanto previsto dai decreto-legge n. 193 del 2016, risulta con Durc (documento unico di regolarità contributiva) irregolare fino a quando non paga la prima o unica rata prevista dal piano messo a punto con Equitalia in seguito alla richiesta;
   si tratta di una irregolarità che copre un periodo temporale che va dal 31 marzo 2017 termine ultimo di presentazione della domanda di rottamazione, fino alla fine di giugno prossimo;
   la conseguenza di questa condizione è che viene, per l'arco di questo periodo, pregiudicata la possibilità per le imprese che si trovano in suddetta situazione di partecipare a gare e appalti e a tutti gli adempimenti che richiedono un Durc in corso di validità;
   il nodo della questione risiede nella esigenza del rilascio del Durc da parte dell'Inps nel momento in cui l'impresa fa richiesta di definizione agevolata delle cartelle esattoriali per debiti contributivi cosa attualmente non possibile per via dei tempi di lavorazione delle cartelle –:
   quali iniziative il Governo intenda porre in essere al fine di affrontare tale criticità con l'obiettivo di assicurare un rilascio tempestivo del Durc a fronte del percorso di regolarizzazione intrapreso dalle imprese richiedenti per scongiurare che in questo periodo possano perdere occasioni di lavoro e veder ulteriormente compromessa la propria attività. (5-11198)


   D'UVA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il DSU Toscana, come da presentazione dello stesso sito internet dell'ente «è l'Azienda della regione Toscana per il Diritto allo Studio Universitario che in base agli articoli 3 e 34 della Costituzione realizza servizi ed interventi di sostegno allo studio per gli studenti universitari iscritti a corsi di laurea, laurea specialistica, dottorato di ricerca e scuole di specializzazione delle Università di Firenze, Pisa, Siena, delle Accademie di Belle Arti di Firenze e Carrara, degli Istituti Superiori di Studi Musicali e Conservatori di Firenze, Livorno, Lucca e Siena, dell'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Firenze, dell'Università per Stranieri di Siena, della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa, Accademia Italiana di Arte, Moda e Design di Firenze, IMT di Lucca e Siena Jazz University.»;
   l'ente regionale offre servizi rivolti alla generalità degli studenti universitari «come la ristorazione, le attività di orientamento, la consulenza nella ricerca di un alloggio, le agevolazioni per eventi culturali o sportivi» e benefici assegnati per concorso agli studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi economici, «come le borse di studio, i posti letto presso le residenze universitarie e altri tipi di contributi economici (per mobilità internazionale, iniziative culturali ed editoriali, etc.)»;
   gli ultimi dati, riportati dal comunicato n. 374 del 14 marzo 2017 del consiglio regionale della Toscana, dimostrano il raggiungimento di importanti risultati, quali l'erogazione del 100 per cento delle borse di studio agli idonei nel 2017, nonostante l'incremento di oltre 1800 borsisti rispetto all'anno precedente, e la disponibilità di oltre 4.500 posti letto in residenze dislocate nelle città di Firenze, Pisa, Siena, Carrara e Arezzo in luoghi che permettono di raggiungere facilmente le varie sedi universitarie;
   l'attività dell'azienda, è, dunque, fondamentale per rendere effettivo il diritto allo studio nella regione Toscana, secondo i precetti della Carta costituzionale;
   senonché, con verbale del 4 aprile 2016, in esecuzione di un controllo fiscale da parte dell'Agenzia delle entrate, direzione provinciale di Firenze, nei confronti dell'azienda regionale DSU Toscana, si è proceduto alla verifica della posizione iva dell'ente con relazione agli anni 2011-2014;
   in tale occasione i funzionari dell'Agenzia hanno specificato che, diversamente dalle operazioni effettuate dall'ente, il trattamento iva deve essere valutato in relazione alla sentenza n. 13069/2011 della Corte di cassazione, con conseguente indetraibilità di gran parte dell'Iva a credito;
   tale situazione, qualora dovesse definirsi in maniera negativa per l'Ardsu Toscana, comporterebbe l'imposizione di ingenti sanzioni ed il pagamento di notevolissime somme che verrebbero inevitabilmente sottratte alle risorse destinate agli studenti, con l'immaginabile conseguenza che l'ente non risulterà più in grado di assicurare i servizi sino ad ora offerti in esclusivo danno degli studenti e delle loro famiglie –:
   di quali elementi disponga il Governo in ordine a quanto esposto in premessa e alla regolarità sul piano fiscale delle attività dell'Ardsu posto che errori dell'amministrazione dell'Ardsu si riverberano nella lesione dei diritti costituzionalmente garantiti degli studenti e delle loro famiglie, con decremento dell'offerta di borse di studio, alloggi e altri servizi necessari per consentire anche ai meno abbienti la possibilità di proseguire il proprio percorso di studio. (5-11206)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COLLETTI, BUSINAROLO, AGOSTINELLI, SARTI e FERRARESI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   dalla sera del primo aprile 2017, l'opinione pubblica sta assistendo alla difficile ricerca, da parte di almeno 800 agenti di polizia, di un pericoloso assassino, denominato dai media «Igor il russo», in fuga dopo aver commesso ben due omicidi nella provincia di Ferrara;
   il cittadino serbo dalla doppia identità, conosciuto anche col nome di «Ezechiele Norbert Feher», si sarebbe reso responsabile, in passato, di gravi e numerosi delitti, tra cui quelli di rapina e stupro (commessi in Serbia) per i quali sarebbe stato emesso un mandato d'arresto europeo;
   la prima traccia del suo soggiorno italiano risalirebbe al mese di giugno 2007 quando due contadini settantenni del Polesine lo mettono in fuga a colpi di bastone dopo averlo sorpreso nella loro proprietà. Per ciò, lo stesso verrà condannato a due anni di reclusione. Scontata la pena, il questore di Rovigo firma il suo decreto di espulsione che non sarebbe stato mai eseguito;
   nonostante tale condanna, il pericoloso assassino avrebbe persistito nella sua attività delinquenziale, commettendo ulteriori rapine e furti in occasione dei quali avrebbe seminato il terrore tra la gente visto l'uso di metodi violenti;
   negli anni tra il 2007 e il 2015, nei confronti dello stesso vennero emesse due condanne (per un totale di oltre nove anni di reclusione), e due decreti di espulsione (probabilmente non eseguiti);
   nonostante la pericolosità del soggetto in questione, la gravità dei delitti commessi e i problemi di identificazione, da ultimo lo stesso venne scarcerato per buona condotta (attraverso l'istituto della liberazione anticipata) con quasi due anni di anticipo rispetto alla naturale scadenza della pena;
   a norma dell'articolo 54 dell'ordinamento penitenziario, la liberazione anticipata consiste in una riduzione di pena di quarantacinque giorni per ogni semestre di pena scontata, ampliata addirittura a settantacinque giorni in virtù dell'articolo 4 del decreto-legge n. 146 del 2013 (convertito dalla legge n. 10 del 2014 – cosiddetto decreto svuota carceri);
   il beneficio è accordato, in verità quasi automaticamente, al condannato che abbia attivamente partecipato al processo di rieducazione e non sia incorso in rilievi disciplinari durante il periodo di carcerazione;
   pertanto, alla luce dei gravissimi fatti esposti, nella questione in esame appare essere venuta meno la finalità di prevenzione generale e difesa sociale che la Costituzione assegna alla pena. Non solo, la succitata vicenda sembra smentire la ratio deflattiva del decreto «svuota carceri», che somiglia più a un «indulto mascherato» capace di accordare la liberazione anticipata a pericolosi soggetti autori di gravi ed efferati reati. Tutto ciò a discapito non solo della sicurezza della collettività, ma anche della certezza della pena –:
   se al Ministro interrogato risulti che il soggetto incriminato abbia usufruito del beneficio della liberazione anticipata speciale, e se non intenda, a partire dal caso in questione, promuovere una verifica circa i criteri usualmente seguiti per l'applicazione di tale beneficio, anche ai fini di ulteriori valutazioni per l'esercizio di iniziative normative in materia. (5-11204)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   il 19 settembre 2016, sul sito del Ministero della giustizia, è stato pubblicato l'avviso per la «Procedura selettiva interna per il passaggio al profilo professionale di funzionario giudiziario area III FI – riservata ai cancellieri dell'amministrazione giudiziaria in servizio alla data del 14 novembre 2009, in attuazione dell'articolo 21-quater del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015, n. 132»;
   la procedura ha la specifica finalità di «sanare i profili di nullità, per violazione delle disposizioni degli articoli 14 e 15 del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) comparto Ministeri 1998/2001, delle norme di cui agli articoli 15 e 16 del contratto collettivo nazionale integrativo del personale non dirigenziale del Ministero della giustizia quadriennio 2006/2009 del 29 luglio 2010, assicurando l'attuazione dei provvedimenti giudiziari in cui il predetto Ministero è risultato soccombente» – si tratta di una serie di sentenze su azioni promosse dalla quasi totalità dei cancellieri – «e di definire i contenziosi giudiziari in corso»;
   in seguito il 24 novembre 2016 è stata aperta una piattaforma e-learning, accessibile da postazioni private e personali, per la formazione a distanza riservata ai cancellieri con diritto a partecipare alle procedure selettive interne. Tralasciando i costi sicuramente eccessivi per un corso, a detta dei partecipanti, con gravi errori procedurali e linguistici, la formazione on-line rappresenta senz'altro un metodo funzionale e pratico che permette di studiare senza interrompere le proprie attività primarie;
   da indiscrezioni si apprende, che purtroppo, la prova finale del concorso si terrà a Roma, con conseguente dispendio di energie, tempo e denaro per i partecipanti, al contrario di ciò che è avvenuto in altre concorsi di riqualificazione, indetti da altri Ministeri, dove le prove si sono svolte nei capoluoghi di provincia;
   inoltre, sembrerebbe che, nonostante non sia prevista la valutazione per titoli posseduti dai partecipanti, il bando preveda dei punteggi altissimi per i laureati, mentre non ne preveda alcuno per chi ha già lavorato presso il Ministero della giustizia con qualifiche inferiori al cancelliere. Conseguentemente, i laureati saranno sicuramente i primi della graduatoria –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto illustrato in premessa e se trovino conferma le indiscrezioni emerse riguardo alla città di Roma come sede per la prova finale del concorso e ai vantaggi, a giudizio degli interroganti ingiustificati, concessi nella graduatoria ai laureati rispetto ai partecipanti con esperienza lavorativa presso il Ministero della giustizia. (4-16383)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPESSOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nel 2015, per far fronte all'aumento del numero di aggressioni, atti di vandalismo e furti sui treni, Ferrovie dello Stato italiane, insieme ai sindacati di settore, ha realizzato una lista delle tratte ferroviarie e delle fasce orarie ritenute le più pericolose d'Italia, per chiedere al Ministro dell'interno, la presenza a bordo treno delle forze dell'ordine su quelle tratte, pena la loro soppressione;
   stando a questa « black list», sono 15 in tutta Italia i treni dove è più alto il rischio di aggressione e le tratte a rischio cancellazione riguardano sette regioni italiane: tre in Piemonte e in Liguria, due nel Lazio, in Campania, Toscana e Veneto e una in Emilia Romagna;
   in ragione dell'aumento del numero di aggressioni ai controllori e ai capitreno, risulta alla interrogante che, ogni mese, a partire dal 2015, Ferrovie dello Stato italiane e Polfer si riuniscono per aggiornare le segnalazioni dei treni ritenuti più pericolosi;
   oltre alla suddetta lista dei quindici, la Polfer ha il compito di scortare anche i convogli segnalati dalle aziende di trasporto delle varie regioni;
   nel 2016, 43.945 scorte hanno messo sotto tutela 96.270 treni e 30.261 sono stati i passeggeri identificati. Sempre nel 2016 sono state denunciate 21 persone perché responsabili di atti di violenza ai danni del personale;
   stando a quanto si apprende da fonti di stampa, la lista completa delle linee più pericolose di Italia per l'anno 2016 è stata redatta ma non sarebbe stata ancora diffusa né portata a conoscenza dell'opinione pubblica per evitare allarmismi e polemiche –:
   se il Governo possa fornire dati aggiornati al 2016 in merito alla lista dei treni considerati da Ferrovie dello Stato italiane come i più pericolosi di Italia e se non si ritenga opportuno rendere pubblica tale « black list», al fine di portare a conoscenza degli utenti del trasporto ferroviario quali sono le linee sotto sorveglianza. (5-11199)

Interrogazioni a risposta scritta:


   OLIVERIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   da notizie diffuse da organi di informazione regionale, si apprende che dal 12 giugno al 9 settembre 2017 il tratto ferroviario Catanzaro Lido-Sibari rimarrà chiuso per lavori di ammodernamento che riguarderanno anche la messa in sicurezza della galleria di Cutro, nel crotonese;
   si tratta di lavori di una certa importanza, per un investimento di 40 milioni di euro che porteranno anche all'eliminazione dei passaggi a livello;
   Trenitalia su sollecitazione dei sindaci della fascia jonica calabrese e delle forze sindacali ha assicurato che sono state pianificate tutte le soluzioni tecniche sia per quanto attiene al periodo di esecuzione dei lavori, sia per quanto riguarda il numero e delle corse sostitutive in pullman;
   la cosa che non può stare bene a nessuno, considerato che la fascia interessata vive essenzialmente del turismo estivo e di ogni attività legata al mare, è che questi lavori avvengano essenzialmente nel periodo più caldo e più affollato della stagione estiva, causando inevitabilmente profondo disagio nei cittadini e nelle decine di migliaia di turisti –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della programmazione degli interventi lungo la tratta ferroviaria Catanzaro Lido-Sibari;
   se sia a conoscenza dei notevoli danni che tali lavori arrecheranno ai cittadini e ai numerosissimi turisti;
   cosa si intenda fare affinché Ferrovie dello Stato italiane riveda questa sua scelta, rinviandola in un periodo migliore. (4-16374)


   MELILLA, KRONBICHLER, SCOTTO, ZARATTI, QUARANTA, SANNICANDRO, PIRAS, DURANTI, RICCIATTI, NICCHI e FERRARA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   le autostrade A24 e A25 che collegano l'Abruzzo al Lazio e a Roma hanno bisogno di una manutenzione generale anche in considerazione della loro collocazione in un'area ad alto rischio sismico;
   in conseguenza degli eventi sismici del 2009, la legge n. 228 del 2012 ha disposto specifiche misure atte a consentire la messa in sicurezza dei viadotti, l'adeguamento degli impianti di sicurezza in galleria e ogni ulteriore opera di adeguamento;
   il progetto di adeguamento sismico dei viadotti può essere sintetizzato nelle seguenti fasi:
    1) rinforzo delle pile mediante idrodemolizione dello strato corticale ed impiego di malte speciali;
    2) interventi sui testa pila finalizzati alla installazione dei nuovi dispositivi di appoggio;
    3) installazione di smorzatori viscosi trasversali sulle pile e sulle spalle;
    4) solidarizzazione delle solette degli impalcati per creare una continuità secondo uno schema a catena cinematica;
    5) realizzazione di nuovo impalcato in struttura mista acciaio-calcestruzzo nei viadotti con impalcato degradato, secondo lo schema a catena cinematica, prevedendo l'ampliamento dell'attuale carreggiata di circa 50 centimetri, per adeguare la larghezza della corsia di emergenza;
    6) realizzazione di un solettone a tergo delle spalle a cui collegare gli smorzatori;
   il programma degli investimenti inseriti nel nuovo piano economico e finanziario di Strada dei Parchi per la durata residua di concessione sino al 2030, prevede un rilevante programma di investimenti comprensivo dell'adeguamento sismico dell'autostrada per 1.035.000.000 euro da attuarsi entro il 2023;
   nelle more dell'approvazione del suddetto piano economico e finanziario è emersa la necessità urgente di eseguire preventivamente alcuni interventi di antiscalinamento, che consistono sostanzialmente nel ripristino dei ritegni sismici originari –:
   quale siano le decisioni assunte dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dalla società concessionaria per la esecuzione degli interventi di verifica della vulnerabilità sismica e in generale per la messa in sicurezza di una infrastruttura strategica come l'Autostrada dei Parchi non solo per le regioni Abruzzo e Lazio, ma per l'intero sistema nazionale, anche in considerazione delle rilevanti ricadute positive sul piano occupazionale e sociale dei suddetti investimenti. (4-16379)


   MINARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la legge di stabilità per il 2016 aveva stanziato 20 milioni di euro per la continuità territoriale della regione Sicilia. L'emendamento presentato dall'interrogante e approvato consentiva un efficace ed efficiente sistema di collegamenti da e per la Sicilia che garantisse la riduzione dei disagi derivanti dalle condizioni di insularità e assicurasse la continuità del diritto alla mobilità anche ai passeggeri non residenti;
   è da sottolineare come da oltre un anno e mezzo i fondi stanziati nella legge di stabilità non siano stati ancora spesi e risulti pertanto necessario un chiarimento da parte del Ministero sull'effettiva destinazione dei predetti fondi che sono determinanti per la regione Sicilia;
   occorre, infatti, conoscere con esattezza e dettaglio tutti i diversi «passaggi» burocratici che finora non hanno prodotto alcun risultato evidente per l'isola, relegandola in un ruolo di marginalità;
   così come è opportuno sapere come mai le risorse economiche già stanziate non siano state spese e quali siano le eventuali responsabilità e a chi vadano addebitate (ovvero se la responsabilità in questo caso sia da imputarsi al Ministero o se la regione non abbia adempiuto regolarmente alla spesa dei predetti fondi) –:
   se non intenda chiarire quale sia l’iter che devono seguire il Ministero e la regione nell'erogazione dei fondi;
   quali siano le problematiche emerse in sede di destinazione e spesa delle risorse economiche che la legge di stabilità aveva previsto per la continuità territoriale della regione Sicilia;
   se non sia opportuno verificare, per quanto di competenza, eventuali inadempienze che allo stato non sembrano chiare, al fine di capire come mai a distanza di un anno e mezzo dalla legge di stabilità non si sia provveduto a destinare le risorse economiche per la continuità territoriale della regione Sicilia. (4-16385)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   esponenti di Casa Pound si sono resi protagonisti in tutta Italia, dal 2011 ad oggi, di numerosi atti di violenza. Secondo alcuni dati resi noti dallo stesso Ministero dell'interno militanti di Casa Pound sono stati oggetto di numerosi arresti (uno in media ogni tre mesi) e denunce (una in media ogni settimana);
   candidati di Casa Pound hanno preso parte alle elezioni amministrative e politiche sul territorio nazionale;
   un rappresentante di Casa Pound fa attualmente parte del consiglio comunale di Grosseto ed è presidente della quarta commissione consiliare permanente;
   è stato eletto, nel mese di giugno 2016, consigliere comunale nelle liste del partito Fratelli d'Italia passando poi al Gruppo misto;
   questo consigliere è stato nominato ufficialmente responsabile della sezione locale di Casa Pound, aperta ufficialmente a Grosseto nel mese di febbraio 2017;
   l'appartenenza di tale persona a Casa Pound era già comunque ufficiale fin dalla metà del 2016 dal momento che la stessa Casa Pound, in un comunicato post elettorale, annunciava proprio l'elezione a Grosseto di un suo iscritto citando anche il nominativo;
   nel corso dell'inaugurazione della sezione di Casa Pound di Grosseto il vice presidente nazionale di Casa Pound, Simone Di Stefano, ha dichiarato pubblicamente: «Non facciamo mistero di ispirarci alle politiche portate avanti durante il ventennio fascista»;
   elogio delle attività del regime fascista e di Benito Mussolini sono state espresse anche dallo stesso consigliere comunale di Grosseto in particolare su alcuni post Facebook, dove il fascismo diviene espressione di una «politica sociale» che «intendeva sottrarre il lavoro alle grinfie della speculazione finanziaria» e paladino della «lotta allo strozzinaggio liberista». Il fascismo assume, sempre nelle sue parole, «le dimensioni di una rivoluzione europea che investiva i rapporti economici internazionali, tale da minacciare le consolidate posizioni del liberalismo mondiale»;
   tali parole sembrano esaltare pubblicamente «princìpi, fatti o metodi del fascismo» così come indicato dall'articolo 4 della legge n. 645 del 1952 che disciplina l'apologia del fascismo;
   lo stesso articolo 4 della legge n. 645 del 1952 dispone inoltre, tra le pene previste in caso di condanna per il reato di «apologia del fascismo» (oltre alla reclusione e a sanzioni pecuniarie) anche l'interdizione dai pubblici uffici per un periodo di cinque anni (come disposto dall'articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del codice penale);
   l'interdizione dai pubblici uffici prevede la non eleggibilità e la decadenza per le cariche pubbliche elettive –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e quali iniziative intenda assumere per monitorare, per quanto di competenza, comportamenti di appartenenti a forze politiche che si configurano per l'interrogante come palesi e inaccettabili forme di propaganda dell'ideologia fascista e se intenda assumere iniziative anche normative, per rendere pienamente applicabile anche ai social network quanto stabilito dalla legge in merito al reato di apologia di fascismo. (5-11202)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NARDI, DALLAI, LAVAGNO, LACQUANITI, PIAZZONI e PILOZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la festa dei lavoratori celebrata il 1o maggio è una festa che appartiene storicamente al mondo della sinistra e del lavoro;
   Lotta studentesca, movimento giovanile di Forza Nuova, ha ottenuto a Massa (Massa Carrara) l'autorizzazione a effettuare un'iniziativa proprio nella giornata della festa dei lavoratori e tale autorizzazione prevede una manifestazione in centro città il 1o maggio e un concerto il 30 aprile 2017;
   i volantini diffusi per la manifestazione recitano: «saremo in piazza contro il primo maggio della disoccupazione giovanile» e alla manifestazione sono stati chiamati molti militanti di Forza Nuova e Lotta studentesca da tutta la regione;
   la Cgil e l'Anpi di Massa Carrara hanno presentato un appello affinché la manifestazione di Lotta studentesca non si svolga nella giornata dedicata alle storiche battaglie per i diritti dei lavoratori e che non sia concessa la possibilità di strumentalizzare questa giornata a quelle forze politiche che hanno raccolto l'eredità storica e sociale del fascismo;
   il sindaco di Massa ha espresso preoccupazione per una iniziativa che ha definito fuori luogo e che potrebbe portare tensione in città –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative intenda promuovere al fine di garantire l'ordine pubblico e il legittimo svolgimento della festa dei lavoratori da parte delle sigle sindacali e dell'Anpi.
(4-16373)


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   si è appreso da articoli apparsi sulla stampa che martedì 19 aprile 2017 un immigrato, ospite del centro di accoglienza di via Regina a Como sarebbe stato arrestato con l'accusa di aver molestato una giovane di 23 anni che lavora nel medesimo centro come operatrice della Croce Rossa, che insieme alla Caritas gestisce appunto la struttura;
   in particolare, sempre secondo quanto riportato dai quotidiani ed in base alle prime ricostruzioni dei fatti, pare che l'immigrato, di nazionalità libica e di 21 anni, si sia avvicinato alla volontaria con la scusa di una sigaretta per poi, invece, cominciare subito a importunarla e molestarla in modo aggressivo e insistente;
   l'immigrato sarebbe stato poi fermato dagli altri operatori del centro che erano lì presenti, i quali, senza indugio, avrebbero quindi chiesto l'intervento delle forze dell'ordine;
   il giovane libico, portato dagli agenti di polizia presso gli uffici della questura di Como e dopo gli accertamenti del caso, sarebbe stato arrestato con l'accusa di violenza sessuale e trasferito al carcere di Bassone, in attesa della convalida del fermo;
   da qualche settimana i comportamenti aggressivi e fuori controllo del giovane libico pare avessero dato notevoli problemi ai volontari del centro che, dovendo richiedere in diverse occasioni l'intervento delle forze dell'ordine, lo avevano perciò precauzionalmente già segnalato sia alla prefettura che alla questura;
   inoltre, lo stesso immigrato sembra sia stato in passato già sottoposto a cure psichiatriche a causa degli comportamenti manifestati ma che, tuttavia, fosse sempre rimasto a carico del centro di accoglienza di via Regina –:
   se e quali iniziative siano state assunte nei confronti dell'immigrato libico di cui in premessa in seguito alle precedenti segnalazioni degli operatori del centro di accoglienza di via Regina per i suoi continui comportamenti aggressivi e quale sia il motivo per il quale, nonostante ciò, lo stesso fosse ancora accolto nel centro; se, alla luce delle accuse nei confronti dello stesso e del grave episodio accaduto nel centro di accoglienza per quello che l'interrogante giudica una evidente mancanza di adeguati controlli e misure di sicurezza, non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza per prevenire alla chiusura della struttura di accoglienza di via Regina a Como e all'immediata espulsione e al rimpatrio dell'immigrato libico. (4-16375)


   DADONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   diverse fonti di stampa hanno riportato la notizia secondo la quale nella bozza di riordino della polizia postale e delle telecomunicazioni diffusa dal dipartimento di pubblica sicurezza in Piemonte sarebbe previsto solo il mantenimento degli uffici di Torino e Novara, con la conseguente chiusura del dipartimento di Cuneo;
   più in generale, tale bozza prevederebbe il mantenimento di un solo ufficio nei capoluoghi di regione e la chiusura di circa 50 sezioni provinciali (dalle 80 attuali) con il conseguente quasi dimezzamento dell'organico;
   è circostanza nota come il personale della polizia postale sia altamente qualificato ed i suoi compiti spazino dalla lotta ai reati informatici e telematici, al contrasto alla pedopornografia e al terrorismo, fino a fronteggiare lo spregevole fenomeno dello sfruttamento della prostituzione, materie queste assegnate in via prioritaria per legge, e per taluni aspetti di competenza esclusiva, a questa specialità della polizia di Stato;
   proprio la sua presenza capillare sul territorio, attraverso una ramificazione provinciale, è risultata essere in questi anni un modello vincente, consentendo di conseguire numerosi risultati positivi, riconosciuti sia a livello nazionale che internazionale, nei confronti di una dilagante criminalità –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra riportato, se condivida tale riorganizzazione che, oltre a comportare riduzione degli uffici e del personale, non potrà non riverberarsi sulla sicurezza dei cittadini e se intenda assumere iniziative per modificare tale bozza. (4-16377)


   SPESSOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   è notizia recente l'odissea vissuta, nelle settimane scorse, da tre giovani cittadini afghani richiedenti asilo, i quali, dopo essere stati rintracciati in un carro merci proveniente dalla Serbia e arrivati all'interporto di Portogruaro, sarebbero stati abbandonati a loro stessi, a seguito delle procedure di identificazione, nonostante la loro giovane età;
   fonti di stampa locali riportano infatti che, dopo la visita medica al pronto soccorso di Portogruaro e dopo il riconoscimento al commissariato, i tre afghani, in assenza di forze dell'ordine disponibili per il fotosegnalamento e del personale che li avrebbe dovuti trasferire a Venezia, non sarebbero stati affidati a nessuna struttura di accoglienza, come previsto dalla legge;
   come conseguenza di questa situazione, i tre afghani, tutti molto giovani, che avevano già presentato, secondo quanto riportato dalla stampa, domanda di asilo da un anno in varie nazioni europee, hanno bivaccato alla stazione ferroviaria di Portogruaro, girovagando nei pressi dei binari;
   dei tre ragazzi afghani, per quanto di conoscenza si sarebbe attualmente persa ogni traccia;
   secondo quanto riportato dall'associazione Oxfam nel documento «Grandi speranze alla deriva», ogni giorno 28 minori stranieri, non accompagnati, scompaiono in Italia a causa di un sistema di accoglienza e controllo dei minori definito «inefficace» e solo nei primi sei mesi del 2016 si sarebbero perse le tracce di oltre 5 mila minori, in maggioranza fuggiti dai centri di accoglienza;
   anche nel corso delle recenti audizioni presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate, in cui sono state sentite la dottoressa Gianna Maria Nanna, procuratore presso il tribunale per i minorenni di Bari ed esperta in materia di giustizia minorile (audita il 17 gennaio 2017) e la Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Filomena Albano, (audita il 21 marzo 2017), sono emerse con evidenza la questioni relative alla delicatezza e alla complessità del caso degli irreperibili e alla carenza di dati statistici e degli interventi svolti, mettendo così in risalto la gravità dell'inefficacia dell'azione del Governo e delle istituzioni direttamente coinvolte –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e se possa fornire elementi in merito all'avvenuto o meno esperimento di tutte le azioni necessarie per escludere la minore età dei soggetti in questione;
   quali iniziative concrete intenda mettere in atto il Ministro per arginare il fenomeno, ad oggi in crescita, dei minori stranieri non accompagnati che si sottraggono all'accoglienza ufficiale, divenendo più vulnerabili a fenomeni di violenza e sfruttamento;
   quali iniziative, anche normative, il Ministro intenda assumere al fine di prevedere una forma di assistenza dedicata per i minori stranieri non accompagnati e di contrastare il fenomeno della mancata accoglienza e presa in carico di richiedenti protezione internazionale da parte delle istituzioni competenti, così da tutelare i minori stranieri da forme di sfruttamento e riduzione in schiavitù nel nostro Paese. (4-16378)


   CURRÒ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   si stima che circa 50.000 lavoratori marittimi e aviatori italiani a bordo di navi o aeromobili con regolare contratto di lavoro, in navigazione in acque internazionali, territoriali straniere o all'attracco in porti esteri, si trovino in condizioni di impossibilità all'esercizio del diritto di voto nonostante i mezzi battenti bandiera italiana risultino a tutti gli effetti territorio italiano secondo il codice della navigazione;
   la legge vigente prevede infatti per tale categoria di lavoratori la possibilità di esprimere il voto nei soli comuni italiani e nei soli casi di elezioni politiche e regionali e con procedure farraginose che rendono peraltro difficile e oneroso l'esercizio concreto di tale diritto;
   l'articolo 50 del testo unico 30 marzo 1957, n. 361, prevede la facoltà per i naviganti di votare in occasione delle sole elezioni politiche nel comune in cui si trovano, purché risultino soddisfatti alcuni passaggi burocratici quali ad esempio la presentazione della domanda scritta alla segreteria del comune, la comunicazione e l'invio di dati al comune nelle cui liste elettorali il marittimo risulta iscritto, il rilascio di apposito certificato da parte del comandante che attesta i motivi dell'imbarco;
   nel caso di elezioni regionali, ai sensi dell'articolo 1, lettera f), del decreto-legge 3 maggio 1976, n. 161, convertito dalla legge 14 maggio 1976, n. 240, i naviganti sono ammessi al voto in qualsiasi sezione del comune ove si trovino per motivi di imbarco;
   il precedente Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/3A/5 nella seduta n. 187 dell'11 marzo 2014 con il quale si è impegnato a garantire «ai lavoratori marittimi italiani residenti in Italia, iscritti alle liste elettorali, ma all'estero per ragioni di lavoro al momento delle elezioni, di esercitare il loro diritto-dovere alla partecipazione e all'espressione del voto» –:
   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere al fine di consentire ai lavoratori marittimi e aviatori imbarcati di esercitare in concreto il diritto di voto alle prossime elezioni amministrative che si svolgeranno in 1.022 comuni italiani, di cui 129 nella sola Sicilia, regione ad elevata vocazione marittima, e più in generale, il diritto di voto ai suddetti lavoratori in riferimento a qualunque consultazione elettorale.
(4-16381)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MOGNATO, MURER, ZOGGIA e MARTELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la fondazione «Civici Musei» di Venezia, ente costituito dall'amministrazione comunale di Venezia per la gestione del sistema museale cittadino (tra cui risulta inserito il sito di palazzo ducale) ha pubblicato il bando per l'affidamento dei servizi museali integrati della rete (biglietteria, sorveglianza, accoglienza, vigilanza armata diurna e notturna);
   il capitolato d'oneri allegato alla gara prevede, all'articolo 5.3 «l'appaltatore valuterà l'assunzione e l'utilizzazione, in via prioritaria, per l'espletamento dei servizi, del personale precedentemente adibito al servizio» nei fatti elidendo l'inserimento di una vera e propria clausola sociale di protezione che vincoli il soggetto subentrante all'assunzione del personale impiegato;
   l'articolo 50 del decreto legislativo n. 50 del 2016 statuisce in effetti che i bandi di gara «possono inserire (...) specifiche clausole sociali volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato» nei fatti determinando il carattere facoltativo delle medesime a discrezione della stazione appaltante;
   le competenti commissioni parlamentari, nell'esprimere il proprio parere sullo schema di decreto legislativo, avevano osservato la necessità di rendere obbligatorio l'inserimento delle clausole sociali, modificando in tal senso l'articolo 50;
   peraltro, l'articolo 177 dello stesso decreto legislativo n. 50 del 2016 prevede che i soggetti pubblici e privati concessionari di servizi devono affidare una quota pari all'80 per cento dei contratti di lavoro, servizi e forniture relativi alle concessioni, «introducendo clausole sociali e per la stabilità del personale e la salvaguardia delle professionalità»;
   l'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) con propria delibera n. 856/2016 ha stabilito l'obbligatorietà dell'inserimento delle clausole sociali per la fattispecie prevista all'articolo 177 del decreto legislativo n. 50 del 2016;
   vi è notizia che anche altre gare d'appalto promosse da pubbliche amministrazioni o loro enti strumentali non prevedano l'inserimento obbligatorio delle clausole sociali;
   il vigente Contratto collettivo nazionale di lavoro «Multiservizi» con cui i lavoratori della fondazione Civici Musei sono tuttora inquadrati prevede, all'articolo 4, l'obbligo di assunzione del personale da parte dell'impresa subentrante, stabilendo, inoltre, in caso di mutate condizioni organizzative, l'apertura di una procedura concertata con le organizzazioni sindacali per l'armonizzazione di tali condizioni con il mantenimento dei livelli occupazionali;
   sono circa 400 le lavoratrici e i lavoratori oggi impiegati nei servizi in appalto dalla fondazione «Musei civici» di Venezia, che rischiano di vedere compromesse le proprie prospettive lavorative se il soggetto subentrante nella gestione dell'appalto non volesse applicare le clausole sociali –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze, affinché venga assicurata l'obbligatorietà della clausola sociale anche nelle procedure di appalto quali quella dei servizi museali integrati. (5-11201)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI e PANNARALE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno del 10 aprile 2017 ha pubblicato un articolo che riferisce di visite di controllo da parte dell'Inps di Bari per «la verifica della permanenza dei requisiti sanitari nei confronti di soggetti titolari di invalidità», su bambini affetti da autismo;
   la legge n. 80 del 2006, all'articolo 6, comma 3, fa riferimento alle visite di rivedibilità o controllo e prevede che i cittadini a cui è stata riconosciuta l'indennità di accompagnamento o di comunicazione e siano affetti da patologie o menomazioni ingravescenti o stabilizzate non devono essere più sottoposti a visita di accertamento e revisione;
   il decreto interministeriale 2 agosto 2007 del Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro della salute individua un elenco di 12 condizioni patologiche rispetto alle quali sono escluse le visite di controllo;
   tra queste, al numero 10, sono incluse le «patologie mentali dell'età evolutiva e adulta con gravi deficit neuropsichici e della vita di relazione. Diagnosi della specifica condizione patologica causa di grave compromissione dell'autonomia personale. Valutazione prognostica. Valutazione e descrizione funzionale: funzioni intellettive; abilità cognitive; abilità e competenze affettive e relazionali; autonomia personale; abilità e competenze di adattamento sociale»;
   dovrebbero dunque essere esclusi da tali visite di verifica i bambini che hanno ricevuto una diagnosi di disturbo pervasivo dello sviluppo, disturbo generalizzato dello sviluppo, disturbo dello spettro autistico, autismo –:
   se tali visite siano un episodio concernente la sola sede dell'Inps di Bari o viceversa se sia una prassi generale dell'Istituto;
   in caso affermativo, quali iniziative intenda assumere nei confronti dell'Inps al fine di evitare che si prosegua in visite di controllo nei confronti di soggetti affetti da patologie che sono escluse da tali controlli. (4-16382)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CRIMÌ, SBROLLINI, GINATO, COVA, ZARDINI e ROTTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   nella notte del 17 aprile 2017 nel Veneto si è verificato un evento meteorologico avverso: un improvviso abbassamento delle temperature sotto lo zero, con formazione di brina e gelate estese nei campi coltivati in alcune aree della regione, in particolare nel Vicentino e nel Veronese;
   nelle prossime notti, è previsto il ritorno di temperature molto basse, con gelate che minacciano ulteriori danni a ciò che per il momento si è salvato;
   le verifiche delle associazioni di categoria hanno evidenziato ingenti danni alle coltivazioni, con alcune aziende che hanno perso fino all'80 per cento della produzione vitivinicola e, in generale, si sono registrate ingenti perdite per quanto riguarda la coltivazione di mais, ciliegi e ortaggi;
   molte colture dei territori colpiti da questo evento atmosferico avverso, ad esempio alcune coltivazioni di radicchio di Chioggia Igp, patiscono ancora le conseguenze dei recenti episodi di grandine e della tromba d'aria che si era abbattuta nel veneziano –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;
   se e come il Ministro intenda agire e quali iniziative intenda assumere, compreso il riconoscimento dello stato di calamità, per tutelare chi ha subito danni nelle produzioni agricole a causa di quanto descritto. (4-16372)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la Silba spa è la società che gestisce i centri medici di riabilitazione Villa Alba in Cava de’ Tirreni, Villa Silvia e G.F. Montesano in Roccapiemonte, tutte in provincia di Salerno e tutte convenzionate con la regione Campania;
   da più di 6 anni la Silba spa avrebbe procrastinato i pagamenti spettanti ai propri dipendenti con ritardi che arrivano anche a 4 mesi;
   nonostante vari tavoli di trattativa avviati tra lavoratori e dirigenti in questi anni sembrerebbe immutata la situazione di precarietà dei dipendenti;
   secondo quanto si apprende da fonti di stampa locale, il 21 marzo 2017 l'azienda ha sottoscritto un accordo, unitamente alle organizzazioni sindacali, al direttore generale per la sanità regionale e al direttore generale dell'asl Salerno, subordinato alla regolare erogazione delle competenze maturate dei lavoratori, che ne costituiva condizione essenziale e perentoria per l'attuazione, comportando, diversamente la risoluzione dell'intesa;
   in particolare, l'accordo verteva su tre punti: la sospensione per tre mesi della trattenuta dell'asl, la rimodulazione del debito residuo in rate mensili a partire da agosto 2017 e fino a giugno 2021 e l'impegno da parte dell'asl Salerno a garantire le procedure di pagamento della quota sanitaria e di quella sociale. L'accordo, naturalmente, era legato al pagamento delle mensilità maturate dai lavoratori;
   dopo meno di un mese sarebbero però già sorti degli ostacoli, come denunciato da Antonio Malangone della Uil Fpl provinciale «A tutt'oggi rileviamo che non è stata ancora saldata la mensilità di marzo ai dipendenti della Silba» –:
   se il Governa sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la loro gravità, quali urgenti iniziative intenda assumere, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, per istituire un tavolo tecnico con i soggetti interessati che affronti in maniera concreta e tempestiva la delicata vertenza della Silba spa, al fine di tutelare i diritti dei lavoratori e garantire la necessaria continuità assistenziale ai pazienti. (4-16380)


   RAMPELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'ospedale Caracciolo di Agnone (Isernia) è stato riconosciuto, anche a seguito di ricorsi amministrativi, come «ospedale di area particolarmente disagiata» nel piano operativo approvato dal tavolo tecnico del Ministero della salute;
   a seguito di tale riconoscimento doveva essere prevista una riorganizzazione della citata struttura ospedaliera secondo le previsioni di cui al decreto del Ministero della salute del 2 aprile 2015, n. 70;
   nell'atto aziendale della regione Molise, adottato con provvedimento del direttore generale 8 febbraio 2017, n. 124, tale riconoscimento, però, è stato completamente disatteso dalla struttura commissariale, in quanto, contrariamente a quanto disciplinato, è stato previsto semplicemente «un pronto soccorso che svolge attività di primo intervento»;
   una delle funzioni essenziali degli ospedali di area particolarmente disagiata è quella di assicurare la gestione dei casi urgenza mediante un servizio di pronto soccorso pienamente funzionante, vale a dire che sia in grado di fare diagnosi, stabilizzare e mettere in sicurezza il paziente sia da un punto di vista medico che chirurgico, attraverso l'impiego delle necessarie figure mediche per le consulenze (anestesista, cardiologo, pediatra, nefrologo, ginecologo, chirurgo) così come previsto proprio dal decreto ministeriale n. 70 del 2015 per gli ospedali sedi di pronto soccorso;
   con riferimento al servizio di laboratorio l'atto aziendale configura una struttura capace di eseguire solo alcune decine di esami di emergenza, di fatto incompatibile con l'operatività di un punto di pronto soccorso e limitativo della possibilità di cura e gestione dei pazienti ricoverati;
   inoltre, l'atto aziendale dispone la creazione di «tre posti letto di day surgery» mentre il decreto ministeriale n. 70 del 2015 prevede una «chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in day surgery o eventualmente in week surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina (...) per i casi che non possono essere dimessi in giornata; la copertura in pronta disponibilità, per il restante orario, da parte dell’équipe chirurgica garantisce un supporto specifico per i casi risolvibili in loco»;
   oltre alle riportate difformità rispetto alle indicazioni del decreto ministeriale n. 70 del 2015, nell'atto aziendale si rilevano alcune gravi lacune, tra le quali in primo luogo la mancata disciplina dell'assistenza pediatrica che, ad oggi, è assicurata solo e soltanto da un pediatra di libera scelta (tra l'altro nemmeno residente nel centro alto molisano) con la necessaria conseguenza di una disponibilità solo in alcuni orari e una irreperibilità in loco di assistenza pediatrica nelle ore notturne e nei giorni festivi;
   nell'atto, inoltre, non si fa alcun riferimento al servizio di dialisi, oggi presente nell'ospedale, la cui temporanea sospensione nel mese di dicembre (in quanto legata ad una unica figura professionale cui erano stati concessi tre giorni di ferie), ha portato agli «onori della cronaca» la struttura a causa del decesso di una paziente;
   a tutto ciò si aggiunga che l'ospedale «San Francesco Caracciolo» è una struttura di confine, situata nell'entroterra del Molise, al confine con l'Abruzzo, in un territorio montuoso, sismico, con condizioni climatiche avverse e collegamenti viari carenti, e che assicura assistenza e servizi sanitari all'Alto Molise, all'Alto Vastese, e all'Alto Medio Trigno;
   l'Ospedale rappresenta l'ultimo baluardo dinanzi alla desertificazione di un territorio che, non potrà sopravvivere in mancanza di servizi sanitari adeguati, indispensabili a garantire l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza alle popolazioni residenti, atteso che gli stessi, come certificato proprio dal Ministero della salute con riferimento ai dati del 2015, per quanto riguarda la regione Molise sono al disotto della soglia minima prescritta a livello nazionale –:
   se il Governo sia informato di quanto in premessa e quali urgenti iniziative di competenza, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, intenda assumere al riguardo. (4-16384)


   CARRESCIA. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   nel 2009 vennero ricoverati presso l'Ospedale Fondazione S. Raffaele di Milano, reparto di cardiochirurgia, numerosi pazienti che, a causa di infezioni nosocomiali contratte o durante l'intervento o nel reparto di rianimazione, decedettero o dovettero essere rioperati avendo contratto l'osteomielite, e successivamente sottoposti a lunghe e costose cure ospedaliere in day hospital e/o domiciliari;
   molti di essi chiesero il risarcimento dei danni biologici e patrimoniali al citato ospedale che indicò quale società assicuratrice la SAI Fondiaria che però dichiarò che la Fondazione S. Raffaele Monte Tabor non era più sua cliente; successivamente, alcuni danneggiati accertarono che la nuova società assicuratrice era la Compagnia City Insurance con sede a Bucarest e rappresentata in Italia dalla assicuratrice Contec la quale fece infatti sottoporre numerosi pazienti a visita medica da parte di propri medici legali che accertarono il nesso di causalità e la misura del danno biologico e incaricò lo studio legale avvocati Bocchino di Napoli per determinare l'entità dei risarcimenti;
   il 10 maggio 2012 il tribunale di Milano, seconda sezione civile, pronunciò decreto di omologa n. 5401/2012 (procedimento RG 29044/2012) inerente al ricorso per concordato preventivo presentato ex articolo 160 della legge fallimentare il 10 ottobre 2011 dalla Fondazione Centro San Raffaele Del Monte Tabor;
   il piano concordatario prevedeva, fra l'altro, che la parte più consistente delle attività patrimoniali, costituita essenzialmente dal ramo di azienda ospedaliero sarebbe stata conferita in una società a responsabilità limitata di nuova costituzione (newco);
   l'11 maggio 2012, veniva infatti stipulato l'atto di conferimento di ramo di azienda (rep. 17199 racc. n. 5.071) all'ospedale San Raffaele srl nel quale venivano espressamente esclusi i debiti e le passività, anche potenziali, non espressamente richiamati e quindi anche quelli verso i pazienti per i sinistri verificatisi prima del trasferimento;
   in sostanza, non venivano compresi i danni per responsabilità sanitaria rimasti, conseguentemente, di esclusiva competenze della Fondazione Monte Tabor in liquidazione e concordato preventivo;
   il tribunale su richiesta di inserimento nel passivo da parte di alcuni danneggiati, rispondeva che le somme dovute dovevano essere corrisposte dalla società assicuratrice della Fondazione e quindi dalla City Insurance di Bucarest alla quale era stata trasferita l'assicurazione per danni dalla SAI Fondiaria;
   il 30 giugno 2011, la Fondazione aveva infatti stipulato una polizza per la copertura della responsabilità civile contro terzi con la citata Compagnia City Insurance alla quale è stato poi fatto divieto assoluto di assumere nuovi affari nel mercato italiano con provvedimento Ivass n. 2988 del 2 luglio 2012;
   la polizza prevede la spropositata franchigia di 1,5 milioni di euro l'anno;
   secondo il piano concordatario e le stime di fattibilità esposte durante la procedura di concordato, l'attivo realizzabile e disponibile per il riparto dei debiti chirografari si attesterebbe a circa il 50-65 per cento;
   i pazienti con sinistri in franchigia (e quindi in ipotesi di inoperatività della polizza), pur vedendo riconosciute le loro ragioni, devono sottostare al riparto in percentuale del concordato;
   i pazienti, non in franchigia e sempre che la compagnia rumena sia chiamata in giudizio dall'ente in concordato, incorrono in gravissime problematiche per ottenere la liquidazione dei danni, visto che questa assicurazione, versando in gravi difficoltà finanziarie, come attestano numerose esperienze reperibili anche on line, non paga –:
   se i Ministri interrogati intendano assumere iniziative normative per consentire, in questo come in altri casi analoghi in cui siano coinvolti cittadini danneggiati da strutture sanitarie, agli aventi diritto di ottenere il risarcimento dei danni e delle spese sopportate. (4-16386)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   LATRONICO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel novembre 1998 regione Basilicata ed Eni siglarono un protocollo d'intenti per l'estrazione di idrocarburi nella Val d'Agri, definendo azioni concordate, che tenessero in dovuta considerazione le esigenze del territorio;
   nel giugno 1999 la giunta regionale ha approvato gli accordi attuativi del citato protocollo d'intesa. Fra le linee di intervento, che Eni si era impegnata a finanziare, si ricordano: a) la realizzazione di sistema di monitoraggio ambientale, attraverso una rete di misura delle emissioni, una rete chimico-fisica in automatica con prelievo di campioni e analisi di laboratorio, una rete di biomonitoraggio, una rete remote sensing, una rete sismica (finanziamento ENI: 10 miliardi di lire); b) la gestione del sistema di monitoraggio ambientale, assicurato dalla regione Basilicata (finanziamento Eni: 6 miliardi di lire annui per 15 anni);
   la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, in una indagine sulla Basilicata, non ha ottenuto informazioni esaustive sull'impiego delle risorse provenienti da accordi con Eni in merito alla gestione del sistema di monitoraggio ambientale e per l'osservatorio ambientale;
   a oltre 15 anni dall'inizio delle attività petrolifere, il sistema di monitoraggio ambientale risulta ancora in fase di avvio, inadeguato per mancanza di competenze e strumenti e non esaustivo di tutte le matrici ambientali necessarie per un monitoraggio ambientale integrato;
   il monitoraggio integrato di un'area così complessa va realizzato in maniera continua e richiede una gran massa di dati che, per l'Alta Val d'Agri, mancano in parte o in tutto e le garanzie offerte da Arpab non sono in grado di attendere da sole ai compiti derivanti dal controllo dei più grande centro petrolifero d'Europa;
   il 15 aprile 2017 la regione Basilicata ha bloccato tutte le attività del Cova a seguito di controlli nei quali è stata rilevata la presenza di idrocarburi in un pozzetto in località Fosso del Lupo, che fa temere l'interessamento di alcuni affluenti del fiume Agri;
   nell'ultimo decennio la regione Basilicata ha ricevuto direttamente come royalty 1 miliardo di euro del totale attribuito a tutte le regioni estrattive a cui vanno aggiunti oltre 350 milioni di euro destinati ad alimentare, dal 2014, misure di sviluppo economico e sociale;
   in questi anni il ciclo industriale del petrolio è sempre più percepito dalle popolazioni lucane come una penalizzazione piuttosto che come opportunità di sviluppo. Tutti gli indicatori evidenziano come lo sviluppo non si sia attivato, mentre la partita ambientale mostra la fragilità e l'inaffidabilità degli strumenti e dei soggetti deputati al controllo. Eni e Total dovevano fungere da agenti di sviluppo, assieme ai soggetti sociali ed economici della regione. Nulla di significativo è accaduto e le aree del petrolio corrispondono a quelle della desertificazione produttiva e del declino demografico –:
   se siano state realizzate le reti per un monitoraggio ambientale integrato, chi le gestisca, quali siano i motivi della loro mancata, o incompleta, costruzione e se non sussistano le condizioni affinché il monitoraggio e il controllo ambientale ricadano su un'agenzia come l'Ispra, per la portata dell'insediamento petrolifero lucano, che insiste in una zona ricca di risorse idriche e sensibile dal punto di vista geologico;
   se, nell'ambito degli ultimi avvenimenti, siano stati rilevati inadempienze e ritardi da parte di Eni rispetto alle prescrizioni previste;
   se, visto che la regione, ad avviso dell'interrogante ha sciupato ingenti risorse senza ottenere sviluppo economico e occupazione e che si sono palesate difficoltà da parte degli enti locali nel dotarsi di capacità progettuale, amministrativa e tecnica per investire tali somme, il Governo non ritenga di assumere iniziative per definire strumenti di controllo e di verifica per garantire la finalizzazione degli impieghi. (3-02974)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MICCOLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Fondazione Ugo Bordoni (FUB) è una fondazione di diritto privato, riconosciuta ai sensi dell'articolo 41 della legge n. 3 del 2003 quale istituzione di alta cultura e ricerca e sottoposta alla vigilanza del Ministero dello sviluppo economico. La legge n. 69 del 2009 ne ha definito l'identità di organismo di diritto pubblico, peculiarità riconosciuta anche da un parere dell'Avvocatura dello Stato. La sua principale attività consiste nell'elaborare e proporre, in piena autonomia scientifica, strategie di sviluppo del settore delle comunicazioni e, in particolare, soluzioni innovative per la comunicazione in banda larga e le reti di nuova generazione alla luce delle nuove sfide imposte dalla convergenza tecnologica. Di recente, essa è stata anche chiamata a gestire il registro pubblico delle opposizioni, istituito per tutelare la privacy dei cittadini consentendo ai consumatori di rifiutare le continue e moleste telefonate degli operatori commerciali;
   i dati economici degli ultimi tre esercizi finanziari della FUB sottolineano una continua e inesorabile passività dell'Ente, che raggiunge la cifra monstre di quasi 3 milioni di euro nel 2015. La quasi totalità delle spese riguarda il personale, che ad oggi conta l'incredibile cifra di 135 unità (6 milioni di euro), 4 dirigenti (circa 550.000 euro), tra collaboratori e consulenti oltre 250.000 euro, cui si aggiungono i costi del Presidente (174.000 euro), per il quale va anche considerato il compenso per l'indennità di funzione come direttore generale (35.000 euro) integrazione che fa lievitare il proprio emolumento ai limiti dei più alti manager di Stato;
   quello che appare all'interrogante la vera anomalia della FUB è rappresentata proprio dal suo consiglio di amministrazione che, ormai da 5 anni, opera in regime di prorogatio. Dal 2012, anno di entrata in vigore del nuovo statuto, i componenti sono stati ridotti a 7 a 3, ma non si è mai proceduto alla nomina dei nuovi consiglieri, lasciando inspiegabilmente in carica i vecchi che continuano a percepire, ognuno, un emolumento pari a 12.000 euro annui, da aggiungere ai quasi 100.000 euro dei compensi erogati al collegio dei revisori;
   la paralisi dell'attività della FUB è oggi ascrivibile al mancato rinnovo del consiglio di amministrazione che consente, da statuto, al consiglio precedentemente nominato di rimanere in carica «fino all'assunzione della carica da parte del nuovo Consiglio»;
   è parere dell'interrogante che l'esperienza della FUB – consolidata nel tempo grazie all'attività di ricerca e studio, costituendo un patrimonio di valore internazionale nell'ambito delle telecomunicazioni – se opportunamente stimolata, rappresenterebbe un volano di conoscenza, consentendo la candidatura della fondazione a valido strumento a supporto alle attività del Ministero dello sviluppo economico in previsione delle prove che il nascente scenario tecnologico imporrà agli organi esecutivi;
   le sfide future del nostro Paese infatti, saranno tutte incentrate nella diffusione delle reti di interconnessione a banda ultralarga fissa e mobile, infrastrutture che, per il loro carattere di novità, necessitano di figure esperte in grado di determinare, nella corretta misura, l'evoluzione e il proficuo sviluppo. In particolare, entro l'anno 2022, l'Italia sarà costretta a liberare la porzione di spettro delle frequenze 700 MHz per fare posto ai servizi di nuova generazione della banda ultra larga mobile a 5G. Detta operazione dovrà essere gestita, a parere dell'interrogante, con l'ausilio di ricercatori ed esperti della materia capaci di supportare in ogni momento il suddetto Ministero, in questa delicata operazione, conoscenze che potrebbero essere ricercate all'interno della Fondazione qualora si intraprendesse un rilancio serio delle attività statutarie –:
   se e quali iniziative intenda intraprendere il Governo per promuovere la ripresa delle attività della FUB oppure, invece, se non ravvisi l'opportunità di rilanciare le attività della Fondazione medesima assegnandole un ruolo cardine di studio e supporto all'attività del Ministero dello sviluppo economico concernente la corretta tenuta del registro delle opposizioni insieme alle nuove tematiche riguardanti l'economia digitale e, in particolare, nella consulenza all'implementazione del piani banda ultra larga, nella controversa questione dei limiti previsti dalle norme sull'elettromagnetismo e al prossimo tema concernente la liberazione delle frequenze 7,00 MHz; in particolare, come intenda adoperarsi rispetto alla mancata nomina dei nuovi componenti del consiglio di amministrazione della FUB in sostituzione degli attuali, ormai da tempo in regime di prorogatio;
   se il Ministro interrogato convenga sulla necessità di recuperare l'attività di vigilanza e controllo, previsto dalla legge, sulle attività della FUB, a cominciare proprio dalla questione del rinnovo dei propri organi statutari, esercitando le prerogative attribuitegli dall'articolo 8 dello statuto della Fondazione favorendo, oltre che la legalità, la trasparenza e il buon andamento dell'istituzione. (5-11203)


   DE LORENZIS. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 20 maggio 2015 il Ministero dello sviluppo economico ha rilasciato il decreto di autorizzazione unica al progetto del gasdotto Trans Adriatic Pipeline (TAP). L'opera è stata dichiarata di pubblica utilità e ha carattere di indifferibilità e urgenza ai sensi dell'articolo 3 del medesimo decreto;
   a tutt'oggi, a seguito delle indagini, delle vicende procedimentali presso tutte le autorità competenti, delle sentenze della magistratura amministrativa e anche delle proteste della cittadinanza sono emerse le numerose illegalità, irregolarità ed illegittimità all'origine del progetto del gasdotto che è stato definito a seguito delle inchieste giornalistiche «mafiodotto» (si veda su L'Espresso del 2 aprile 2017 l'inchiesta di Paolo Biondani e Leo Sisti) per il gravissimo intreccio di manager in affari con la mafia, valigie di contanti, oligarchi russi, affaristi italiani legati alla politica, casseforti anonime con la targa offshore;
   in data 17 febbraio 2017 è stata presentata dalla società Trans Adriatic Pipeline istanza per l'avvio della procedura di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale del progetto costruttivo del microtunnel previsto dall'approdo italiano del gasdotto;
   come emerge dalla documentazione pubblica della procedura di valutazione di impatto ambientale, nell'ambito della costruzione dell'approdo italiano facente parte del progetto TAP, una pluralità di lavori (a mero titolo esemplificativo, si richiama la costruzione del pozzo di spinta funzionale all'esecuzione delle operazioni di microtunnelling, i tubi spinta in calcestruzzo armato) sono state affidate in subappalto alla I.CO.P. s.p.a che si occupa di realizzazione di costruzioni edili e stradali;
   in merito a detta società e al relativo presidente e legale rappresentante pro tempore ingegnere Paolo Petrucco, emergono coinvolgimenti in fatti corruttivi e altri reati contro la pubblica amministrazione per dazioni di somme di denaro per favorire la stessa società nell'aggiudicazione e nella realizzazione di lavori pubblici commissionati, fra gli altri, dall'Anas e dalla regione Friuli Venezia Giulia (si vedano le domande di autorizzazione a procedere alla Camera dei deputati, XI legislatura, Doc. VI-bis n. 5 e al Senato della Repubblica, XI legislatura, Doc. IV, n. 111);
   dalla relazione del magistrato della direzione nazionale antimafia, risalente al 2010 – riportata limitatamente all’incipit della replica pubblicata il 26 luglio 2010 su L'Unità, nell'articolo «L'Aquila, legami tra clan e cricca. L'Icop: mai avuto appalti» – emergerebbe inoltre il sospetto che la I.Co.P fosse in rapporti con la mafia. Si sarebbe anche accertato che Vittorio Petrocco, uno dei soci, fosse in contatto con esponenti di «cosa nostra»;
   da notizie di stampa emerge che l'ingegner Piero Petrucco, della Icop s.p.a società capofila mandataria dell'Ati costituita per realizzare il raccordo autostradale Villesse-Gorizia, poi battezzato da Autovie Venete A34, sarebbe indagato dalla procura della Repubblica di Gorizia per attività estrattiva non autorizzata, frode in pubbliche forniture e gestione non autorizzata di rifiuti (si veda Gelocal Il Piccolo del 9 gennaio 2016 «In dieci sotto accusa per la Villesse-Gorizia»);
   dall'elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa di cui all'articolo 1, commi dal 52 al 57, della legge 190 del 2012, consultabile dal sito della prefettura di Udine, risulta che l'iscrizione della società I.CO.P s.p.a è scaduta il 2 febbraio 2017 ed è tuttora in aggiornamento;
   dai bilanci pubblicati, risulta fra i soci della citata società anche la Friulia s.p.a, finanziaria regionale Friuli Venezia Giulia, quale finanziaria di investimento della regione Friuli Venezia Giulia per lo sviluppo del sistema delle imprese regionali, entrata nel capitale dell'azienda con 4 milioni di euro, che detiene oggi circa il 27 per cento del pacchetto societario –:
   se i Ministri interrogati ritengano opportuno che la citata società, con parte di capitale pubblico, realizzi un'opera già segnata dalle gravi illegalità ed illegittimità emergenti per cui viene rinominata «mafiodotto»;
   se il Ministro dell'interno possa chiarire per quale ragione la citata società non abbia ancora rinnovato l'iscrizione nell'elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa e se, in ordine alla medesima, vi siano provvedimenti di tipo interdittivo di cui al decreto legislativo n. 159 del 2011, recante il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione. (5-11205)

Interrogazione a risposta scritta:


   MATTEO BRAGANTINI, CAON e PRATAVIERA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la certificazione energetica è stata introdotta con la direttiva dell'Unione europea per perseguire gli obiettivi posti dal protocollo di Kyoto, al fine di favorire il risparmio energetico, l'uso efficiente delle risorse energetiche, la valorizzazione e l'integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici, contribuendo alla limitazione delle emissioni inquinanti;
   con il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 912, di recepimento della direttiva n. 2002/911 CE, anche per il settore italiano dell'edilizia vengono stabiliti i criteri, le condizioni e le modalità al fine di migliorare le prestazioni energetiche degli edifici per: «favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l'integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, introducendo, inoltre, una metodologia di calcolo, i requisiti della prestazione energetica per il contenimento dei consumi, nonché le modalità di esercizio e di conduzione degli impianti termici»;
   una delle più importanti novità della normativa è la certificazione energetica dell'edificio; il certificato sarà indispensabile negli atti di compravendita e di locazione dell'edificio o di parte di esso, incidendo anche sul valore immobiliare dello stesso;
   la certificazione energetica negli edifici o negli immobili è un obbligo e consiste sostanzialmente in una certificazione (o dichiarazione), rilasciata da personale qualificato, in grado di attestare il consumo degli edifici esistenti;
   in seguito all'adozione del decreto ministeriale 26 giugno 2015 «Adeguamento del decreto del Ministro dello sviluppo economico, 26 giugno 2009 – linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici» (nello specifico, all'interno delle linee guida, si veda l'allegato 1, paragrafo 5.2.2) entro 18 mesi da allora (corrispondenti al 1o aprile 2017) l'Enea (Energia nucleare ed energie alternative) doveva mettere a disposizione le informazioni utili all'adempimento di un obbligo ricadente al proprietario/venditore mediante l'ausilio nella compilazione dell'attestato di prestazione energetica;
   la regione Veneto, ad oggi l'unica in Italia, ha predisposto un controllo per la presentazione della pratica nel portale web, ma, alla voce Faq punti 2.13 e 2.14 si evidenzia testualmente: «Dove si possono trovare i valori degli indici di classificazione e di prestazione medi di edifici esistenti aventi caratteristiche simili a quello oggetto della certificazione, informazioni obbligatorie dal 1o aprile 2017 ? Per quanto disposto dal paragrafo 5.2.2 del decreto ministeriale 26 giugno 2015 “Adeguamento del Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, 26 giugno 2009 – Linee Guida Nazionali per la certificazione energetica degli edifici”, non è la Regione del Veneto, ma è l'ENEA che deve mettere a disposizione le informazioni utili per l'adempimento a tale obbligo» –:
   quali iniziative il Ministro interrogato abbia intenzione di porre in essere al fine di verificare le motivazioni per cui l'Enea non abbia ancora adempiuto agli obblighi citati in premessa e quali iniziative abbia intenzione di adottare al fine di rendere operativo anche questo adempimento. (4-16371)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Rostan e altri n. 4-16369, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 aprile 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Melilla, Zaccagnini.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Brignone n. 5-10935 del 23 marzo 2017.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione Galgano n. 5-10951 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 766 del 24 marzo 2017. Alla pagina 45897, prima colonna, dalla riga trentacinquesima alla riga trentottesima, deve leggersi: «numerose strutture che oggi risulta proprietà e Invimit sgr), facente parte del complesso edilizio Ottagono, acquistato dall'INAIL nel 2000 con i fondi del Giubileo;» e non come stampato;

  interrogazione a risposta in Commissione Spessotto n. 5-11156 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 781 del 19 aprile 2017. Alla pagina 46711, prima colonna dalla riga ventiseiesima alla riga ventisettesima deve leggersi; «– parte investimenti 2016-2021 non risulta essere stato trasmesso ancora alle Camere», e non come stampato; alla pagina 46711, seconda colonna, alla riga trentanovesima deve leggersi «contratto di programma – parte investimenti» e non come stampato.