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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 10 marzo 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni V e X,
   premesso che:
    all'indomani dell'insediamento del Governo presieduto da Paolo Gentiloni, gli organi di stampa, nel ricordare gli impegni a breve scadenza del nuovo Esecutivo, hanno menzionato la questione del rinnovo dei vertici delle società partecipate;
    in particolare, è stato ricordato che, tra aprile e maggio 2017, dovranno essere nominati amministratori e presidenti delle cinque maggiori aziende partecipate dallo Stato: Eni, Enel, Poste Italiane, Terna e Leonardo-Finmeccanica;
    il rinnovo riguarderà anche organismi dello Stato, come l'Agenzia delle entrate e l'Agenzia del demanio;
    la notizia è stata inquadrata in un più generale cambiamento che, secondo alcuni organi di stampa, si attuerebbe a ogni cambio di maggioranza o di Governo, secondo logiche a giudizio dei rappresentanti del presente atto di indirizzo spartitorie e di lottizzazione che nulla dovrebbero avere a che fare con la buona conduzione della cosa pubblica; è il caso di riferire che, secondo quest'ottica, il quotidiano la Stampa, nell'edizione del 5 gennaio 2017, ha riportato la frase «Poltronissime, soprattutto quelle degli enti, che rappresentano la quintessenza del potere e dunque nomine succulente per chi le fa: il governo», mentre il quotidiano il Foglio, nell'edizione del 9 dicembre 2016, riporta «Fonte tripla A, settore panza e sottopanza: “Il pane quotidiano ? Le nomine. Quando stai a Palazzo Chigi, quello è lo sport più divertente, impegnativo e fondamentale per la gestione del potere”»;
    a rafforzare l'ipotesi che, ancora una volta, l'assegnazione di incarichi manageriali di rilievo possa seguire principi più legati a logiche di potere, che a capacità e competenze dei candidati, il quotidiano la Verità, nell'edizione del 25 gennaio 2016, ha pubblicato un articolo titolato «I finanziatori del Bullo pagheranno ancora», che sosterrebbe si stia preparando un avvicendamento ai vertici delle aziende pubbliche, in relazione ai mutati equilibri di potere all'interno del Partito democratico;
    in particolare, il quotidiano riferisce «Quei cda riempiti di amici e finanziatori del mancato statista di Rignano sull'Arno sono in scadenza in primavera e le varie correnti del Pd hanno deciso che questa partita, a costo di giocare di sponda con quel che resta di Forza Italia, dovrà sancire l'azzeramento del renzismo»;
    a seguito della sentenza di condanna nel processo di primo grado dell'attuale amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica, Mauro Moretti, per il disastro ferroviario alla stazione di Viareggio, alcuni organi di stampa, tra le diverse cose, hanno sollevato la questione delle nomine nelle partecipate;
    in particolare, il quotidiano la Repubblica del 2 febbraio 2017, in un articolo titolato «Si complica la partita nomine, Caio in pista per Leonardo, Starace ambisce all'Eni», nel quale vengono riportate alcune voci sulle probabili nomine ai vertici delle partecipate in scadenza, gli articolisti affermano, richiamando la cosiddetta «direttiva Saccomanni» n. 4656 del 24 giugno 2013, che nel 2014 «il tesoro aveva introdotto un processo per gestire meglio le nomine, articolato in cinque passaggi: bando pubblico per i candidati, requisiti di onorabilità, mandato ai cacciatori di teste, liste ristrette vagliate da un comitato garante di tre saggi e decisione del ministro sentito il governo. Poi però all'ultimo momento Renzi stilò liste alternative a quelle del Tesoro e le impose. Stavolta le difenderà, con possibili ritocchi sulle presidenze, anche per tener conto dei possibili sommovimenti nella maggioranza»;
    da quanto riportato, sembrerebbe ci sia il rischio concreto che si possa ripetere quanto si sarebbe già verificato in occasione delle nomine disposte dal Governo pro tempore (presieduto da Matteo Renzi; è appena il caso di ricordare che, allora, nonostante fosse stato dato incarico a due società di head hunting, la Spencer & Stuart e la Korn Ferry, di selezionare i nuovi top manager pubblici, fuori da logiche di lottizzazione politica, le cose andarono altrimenti;
    le successive nomine di Eni, Enel, Poste Italiane e Leonardo-Finmeccanica, infatti, confermarono, secondo i presentatori del presente atto di indirizzo che nulla sarebbe cambiato;
    anzi, come hanno sottolineato gli organi di stampa, sarebbero stati nominati amici intimi e finanziatori del Presidente del Consiglio dei ministri Renzi, oltre che manager con trascorsi politici (l'ex parlamentare europeo Luisa Todini e l'ex deputato Udc Roberto Rao in Poste, l'ex viceministro Marta Dassù nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica);
    numerosi organi di stampa avevano riferito la nomina nel consiglio di amministrazione dell'Enel di Albero Bianchi, avvocato di fiducia del Presidente del Consiglio dei ministri, nonché presidente della Fondazione Open (di cui facevano parte gli esponenti del Governo pro tempore Maria Elena Boschi e Luca Lotti), che per Renzi raccoglie i fondi da donatori privati;
    tra le nomine dell'ex Presidente del Consiglio dei ministri ci sarebbe stata anche quella di Fabrizio Landi, nel consiglio di amministrazione di Leonardo-Finmeccanica. Landiex amministratore delegato di Esaote, azienda leader del biomedicale con sede a Firenze, nel 2012 ha donato 10 mila euro a Renzi quale sostegno alle primarie;
    Marco Seracini, uno dei soci fondatori e presidente di un'altra associazione di fund raising, «Noi Link», che ha raccolto 750 mila euro per Renzi, è stato nominato nel collegio sindacale dell'Eni; inoltre, la stessa nomina di Emma Marcegaglia, presidente di Eni, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, si troverebbe in una situazione di palese conflitto d'interesse, visto che l'azienda di famiglia, il gruppo Marcegaglia, è un colosso mondiale dell'acciaio, con 5 milioni di tonnellate di produzione annua, 7 mila dipendenti in 43 stabilimenti su tutto il pianeta, per 4 miliardi di ricavi; il gruppo Marcegaglia, si occuperebbe anche di costruzioni, turismo, real estate (ha rilevato la Gabetti) e, per l'appunto, energia, della quale, naturalmente, è anche un consumatore inesauribile; a conferma dei rapporti fitti, inevitabili, tra gruppo e produttori di energia, c’è, nel 2008, un patteggiamento di 11 mesi concesso al fratello di Emma, l'amministratore delegato del gruppo Antonio Marcegaglia, per un'accusa di tangenti proprio a una società dell'Eni, l'Enipower; da quanto esposto risulta evidente, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, che alla base delle nomine del precedente Governo nelle società pubbliche si sia seguita una logica spartitoria degli incarichi, secondo gli interessi dei gruppi di potere sostenitori dell'Esecutivo; il gruppo del MoVimento 5 Stelle presentò il 14 febbraio 2014 una mozione sui criteri di nomina dei manager pubblici volta a prevedere una procedura pubblica e trasparente puntando sui requisiti di professionalità, indipendenza ed esperienza in ambito giuridico, finanziario o industriale; la già citata direttiva del Ministro del tesoro n. 14656 del 24 giugno 2013, la cosiddetta «direttiva Saccomanni», tra le altre cose, aveva introdotto la clausola di onorabilità» per gli amministratori delle controllate non quotate, che stabiliva che costituisce causa di ineleggibilità o decadenza per giusta causa, senza diritto al risarcimento danni, dalle funzioni di amministratore l'emissione a suo carico di una sentenza di condanna, anche non definitiva» per una serie di reati che il decreto elencava;
    a seguito della «bocciatura» da parte dei consigli di amministrazione di Eni e Finmeccanica della citata clausola di onorabilità, il viceministro dell'economia e delle finanze, Enrico Morando, il 3 dicembre 2014, così come riporta l'edizione del Sole 24 Ore del 15 aprile 2015, aveva «affermato che il Mef è impegnato a superare questa situazione affinché la clausola venga inserita anche negli statuti di Eni e Finmeccanica»;
    anche a seguito della recente condanna in primo grado dell'amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica, è stato ricordato che Eni, Leonardo-Finmeccanica e Terna non hanno mai inserito la clausola di onorabilità nei propri statuti, pertanto, le dichiarazioni del viceministro dell'economia e delle finanze non avrebbero avuto seguito;
    a tutti gli effetti, la direttiva sarebbe stata priva di efficacia non riuscendo a garantire per i presentatori del presente atto criteri di trasparenza, pubblicità, professionalità, onorabilità ed indipendenza che nomine di società partecipate dello Stato devono avere; requisiti che solo un pieno coinvolgimento del Parlamento è in grado di garantire;
    il decreto legislativo n. 175 del 19 agosto 2016, intervenuto successivamente, all'articolo 11, prevede che i componenti dell'organo amministrativo di società a controllo pubblico debbano possedere, ferme restando le norme vigenti in materia di incompatibilità e inconferibilità degli incarichi, requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza, stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze che ancora deve essere emanato;
    è il caso di sottolineare che le società a partecipazione pubblica, in cui i vertici saranno rinnovati a breve, sono aziende di grande rilevanza per il tessuto produttivo e per l'economia del Paese e sono strategiche sia per la loro funzione attuale, sia per quella che potrebbero svolgere nell'ambito di una futura e più ampia ristrutturazione ecologica, civile e tecnologica del sistema economico italiano;
    si tratterebbe, inoltre, di aziende costruite grazie al lavoro e ai proventi delle tasse degli italiani lungo il corso di oltre un secolo di vita del Paese; conseguentemente, i proprietari delle quote residue in mano allo Stato sarebbero proprio i cittadini, i quali non dovrebbero essere privati della possibilità di decidere sull'assetto attuale e futuro di queste società;
    infine, queste società sono strategicamente rilevanti per il posizionamento dell'industria nazionale, in un quadro di definizione degli equilibri di mercato interno e internazionale; lo stesso bilancio dello Stato è positivamente ristorato dagli utili derivanti dalle redditizie attività dei gruppi di imprese facenti capo alle sopra citate attività;
    avrebbe pertanto carattere d'urgenza la necessità di porre fine ad una selezione degli organi di vertice delle società partecipate su basi che risultano per i presentatori del presente atto spartitorie e di appartenenza politica, bisogna anche considerare nella politica industriale di Eni, Enel e Leonardo cosa è stato detto e deciso a livello internazionale sulle misure da adottare per uno sviluppo sostenibile;
    l'Unione Europea ha definito, nell'ottobre del 2014 una strategia su clima ed energia, che prevede l'obiettivo vincolante per gli Stati membri di ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra nel territorio dell'Unione almeno del 40 per cento rispetto ai livelli del 1990, e di contribuire con una quota di almeno il 27 per cento di energia rinnovabile ed un miglioramento del 30 per cento dell'efficienza energetica, nonostante diverse risoluzioni del Parlamento europeo si sono espresse in favore di un obiettivo del 40 per cento. Per la Commissione europea, il raggiungimento dell'obbiettivo sull'efficienza energetica al 2030 apporterà all'Europa molte di benefici sostanziali: determinerà una diminuzione del consumo di energia finale del 17 per cento rispetto al 2005 e un aumento della crescita economica, con un incremento del prodotto interno lordo, di circa 0,4 per cento (70 miliardi di euro); rafforzerà la competitività delle imprese europee, che potranno contenere i costi grazie alla prevista riduzione media dei prezzi dell'energia elettrica, da 161 a 157 EUR/MWh, per famiglie e imprese; creerà opportunità locali per le imprese e genererà occupazione, quest'ultima stimata a 400 000 nuovi posti entro il 2030 in tutti i settori, in particolare nell'edilizia, determinando tra l'altro una maggiore domanda di manodopera qualificata. L'obiettivo dovrebbe infine ridurre i costi delle misure antiinquinamento e della sanità di una cifra compresa tra 4,5 e 8,3 miliardi di euro, e migliorare notevolmente la sicurezza energetica riducendo le importazioni di gas del 12 per cento nel 2030;
    la Commissione europea, in una comunicazione del febbraio del 2015, «Strategia quadro per un'Unione dell'energia, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici» invita gli Stati membri a prendere le distanze da un'economia basata sui combustibili fossili, con una gestione centralizzata dell'energia incentrata sull'offerta, che si avvale di tecnologie obsolete e si fonda su modelli economici superati. La comunicazione invita a consentire ai consumatori di assumere un ruolo attivo mettendo nelle loro mani le informazioni e la possibilità di operare scelte, garantendo la flessibilità per gestire non solo l'offerta ma anche la domanda;
    gli obiettivi sono stati proposti dalla Commissione europea nel cosiddetto pacchetto invernale della « Clean Energy for all Europeans» del novembre 2016, che completa le iniziative legislative previste per le società sopra indicate rivestono un ruolo di rilevanza strategica per il Paese nel settore dell'energia oltre a rivestire un'attività centrale tramite la governance per la realizzazione dei piani industriali al fine della determinazione ed il raggiungimento degli obiettivi energetici e climatici sopra individuati per la lotta ai cambiamenti climatici;
    in particolare la governance delle società Eni, Enel, Poste, Terna, Cassa depositi e prestiti, Snam e Italgas dovrà orientare le attività e gli investimenti della rispettiva azienda tenendo conto degli indirizzi delle politiche energetiche e climatiche che verranno individuate dal Governo attraverso l'adozione del Piano nazionale integrato energia e clima per il periodo 2021-2030 e il report sulla strategia di lungo periodo per la riduzione delle emissioni;
    a tale scopo, nell'ambito degli incarichi per i ruoli di amministratori e presidenti delle suddette società; si ritiene opportuno e funzionale promuovere per la copertura degli stessi figure con un profilo che attesti adeguate competenze professionali e una comprovata esperienza in attività rivolte alla decarbonizzazione dei processi produttivi,

impegna il Governo:

   a fornire immediati chiarimenti sullo stato di avanzamento della selezione dei manager pubblici e a comunicare al Parlamento le decisioni assunte dal Governo in materia di nomine pubbliche;
   a subordinare l'eventuale riconferma dei presidenti e degli amministratori delegati uscenti alla valutazione dei risultati aziendali conseguiti ed, in ogni caso, avendo come limite massimo quello di due mandati; ad assumere iniziative normative volte a prevedere che le proposte governative di nomina dei membri dei consigli di amministrazione e dei collegi sindacali delle società a partecipazione pubblica totale o di controllo siano effettuate secondo i seguenti criteri e modalità:
    a) che siano sottoposte al previo parere delle competenti commissioni parlamentari, al fine di verificare la professionalità, l'onorabilità, l'indipendenza e gli eventuali conflitti di interesse;
    b) che sia comunque prevista l'incompatibilità per coloro che:
     1) abbiano un procedimento giudiziario in corso;
     2) abbiano già ricoperto l'incarico per due mandati consecutivi;
     3) abbiano superato i limiti di età di 66 anni;
     4) pur essendo stati candidati, non siano stati eletti nel Parlamento, nel Parlamento europeo, nel consiglio di una regione o negli organi elettivi degli enti locali con popolazione superiore a 15 mila abitanti o abbiano ricoperto incarichi governativi negli ultimi cinque anni;
     5) abbiano partecipazioni in aziende fornitrici, clienti o concorrenti con l'azienda o ente, anche con riferimento ai parenti fino al quarto grado;
    c) che sia previsto il divieto, per i 5 anni successivi alla fine del mandato, di ricoprire cariche dirigenziali in aziende fornitrici, clienti o concorrenti;
    d) ad incentivare, nelle opportune sedi nazionali ed europee, la decarbonizzazione dei sistemi energetici attraverso programmi settoriali;
   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché la governance delle società Eni, Enel, Poste, Terna, Cassa depositi e prestiti, Snam e Italgas orienti le attività e gli investimenti dell'azienda tenendo conto degli indirizzi delle politiche energetiche e climatiche in materia di efficienza energetica e sviluppo delle rinnovabili.
(7-01215) «Vallascas, Pesco, Sorial, Alberti, Villarosa, Cancelleri, Crippa, Della Valle, Da Villa, Fantinati».


   La VI Commissione,
   premesso che:
    in ambito europeo sono stati messi in atto numerosi interventi volti a sanare una condizione di precarietà del sistema finanziario dovuta agli effetti di lungo periodo della crisi iniziata nel 2007, attraverso i quali è stata anzitutto definita una disciplina più rigorosa per quanto concerne i requisiti patrimoniali richiesti alle banche, in modo da garantirne la solvibilità;
    l'Unione bancaria, finalizzata ad accompagnare all'Unione economica e monetaria una disciplina comune anche in materia di supervisione prudenziale e di gestione delle crisi bancarie, costituisce il quadro più organico degli interventi messi in atto per rafforzare il sistema finanziario europeo e ridurre il legame tra banche e rischio sovrano;
    in tale contesto, le banche italiane hanno aumentato significativamente le loro dotazioni di capitale, per altro senza avvalersi, a differenza di quanto è avvenuto nei principali Paesi europei, di risorse provenienti dal bilancio pubblico;
    in generale, i coefficienti patrimoniali e di liquidità delle banche dell'Unione europea sono migliorati costantemente negli ultimi anni, tuttavia i rischi per la stabilità finanziaria le difficili condizioni di finanziamento dell'economia reale persistono;
    come evidenziato, tra l'altro, dal Fondo monetario internazionale nella relazione 2016 sulla stabilità finanziaria mondiale, in un quadro di ripresa ciclica, in Europa continuerà a esservi una cospicua quota di banche deboli e in difficoltà, situazione che trova una spiegazione, tra le altre cose, nello stock di crediti deteriorati, nel contesto dei tassi di interesse e nelle possibili problematiche sul versante della domanda;
    secondo dati recenti – quinta relazione indipendente sull'analisi annuale della crescita 2017 – i crediti deteriorati nella zona euro hanno un valore stimato pari a 1.132 miliardi di euro, nonostante gli sforzi già intrapresi in alcuni Stati membri per ridurne il livello;
    una soluzione europea, che pare necessaria, come anche sottolineato nella risoluzione del Parlamento europeo del 15 febbraio 2017 sull'Unione bancaria, deve tenere conto della fonte dei crediti deteriorati, dell'impatto sulla capacità di prestito delle banche nei confronti dell'economia reale e della necessità di sviluppare un mercato primario e secondario dei crediti deteriorati, eventualmente sotto forma di una cartolarizzazione sicura e trasparente, con un coinvolgimento a livello sia unionale sia nazionale;
    il Parlamento europeo, inoltre, ribadisce la necessità di garantire una maggiore trasparenza relativamente alla totalità delle pratiche di supervisione proprie del Meccanismo di vigilanza unico (SSM), le cui modalità di valutazione influenzano la stabilità sostanziale del sistema finanziario; nella risoluzione citata viene richiesto alla Banca centrale europea (BCE) di pubblicare indicatori e misurazioni della performance per dimostrare l'efficacia della vigilanza e migliorarne la responsabilità verso l'esterno;
    nonostante gli sforzi messi in campo dall'Autorità bancaria europea (ABE) e dalla BCE per apportare miglioramenti, in particolare al quadro delle prove di stress, l'attuale metodologia presenta dei limiti che pare necessario superare per riflettere in maniera migliore la possibilità e la realtà di situazioni di crisi effettive; fino ad oggi l'attenzione è stata concentrata attorno alla mole di crediti in sofferenza posseduti dalle banche europee, senza tenere in debita considerazione i rischi derivanti dalla detenzione di attività di livello 3, come anche sottolineato nella citata soluzione del Parlamento europeo;
    i titoli di livello 3, costituiti da derivati, in gran parte, o da titoli strutturati come Collateralized debt obligation (CDO) – obbligazioni che hanno come garanzia collaterale un debito – o Asset-backed security (ABS) – obbligazioni emesse a fronte di operazioni di cartolarizzazione, garantite dagli attivi sottostanti – sono stati fra le cause prime dello scoppio della crisi del 2007-2008;
    già nel corso dell’Asset quality review del 2014 era stato posto il tema dell'approfondimento degli attivi di livello 3, al fine di verificare la bontà dei modelli interni che le banche usano per valutare questa categoria di titoli per definizione unici e molto eterogenei;
    è infatti difficoltoso utilizzare modelli standard per una corretta valutazione di tali titoli illiquidi, in termini di prezzo congruo, deprezzamento, diversificazione e copertura (hedging); in occasione delle prossime verifiche sui bilanci dei gruppi bancari europei da parte del SSM, previste nel 2018, sarebbe opportuno esplorare concretamente la praticabilità di uno stress test ampliato su questa particolare tipologia di titoli «tossici» al fine di ridurre i rischi correlati con le consistenze di tali attività nei bilanci delle banche europee;
    attualmente, secondo i dati dell'Associazione bancaria italiana, il peso tra attività di livello 3 e capitale è pari al 15,1 per cento per le banche italiane, al 20,5 per cento per quelle francesi, al 25,4 per cento per quelle britanniche e sale al 35,5 per quelle tedesche;
    la mancanza di trasparenza che caratterizza le prove di stress della BCE implica un'incertezza nelle pratiche di vigilanza e la pubblicazione dei risultati delle prove di stress sarebbe in grado di rafforzare la fiducia del mercato; inoltre le verifiche sui bilanci dei gruppi bancari europei previste dal SSM devono essere in grado di cogliere il grado di rischio effettivo a livello europeo non solo correlato alla detenzione di una mole significativa di crediti in sofferenza, ma anche all'esposizione al rischio sistemico aumentata da una elevata percentuale sul capitale di asset illiquidi;
    al fine di contrastare la persistente instabilità del contesto bancario in Europa è necessario promuovere cambiamenti profondi sia nei modelli economici delle banche sia nella struttura del sistema di vigilanza unico, per garantire un sistema bancario sano, con migliori capacità di finanziare l'economia reale,

impegna il Governo

a sostenere nelle sedi negoziali europee, una revisione delle regole di vigilanza bancaria volta a migliorare le metodologie degli stress test e rendere più efficaci i metodi di valutazione per garantire una maggiore trasparenza e riflettere meglio i rischi effettivi e, in tale contesto, a dare priorità all'esame di attivi di Livello 3 detenuti dalle banche, inclusi i derivati, organizzando una apposita prova di stress test.
(7-01214) «Barbanti, Pelillo, Fregolent, Marco Di Maio, De Maria, Lodolini, Fanucci, Boccadutri, Petrini, Ribaudo, Carella, Fragomeli, Moretto, Gitti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   emerge dai media che nell'ambito dell'inchiesta Consip, che vede coinvolto l'imprenditore Alfredo Romeo, che questi avrebbe versato 50 mila euro alla fondazione Magna Carta del Senatore Gaetano Quagliariello;
   tale finanziamento sarebbe stato destinato secondo quanto affermato dallo stesso parlamentare ad una operazione editoriale relativa alla nascita del quotidiano « La Verità»;
   la fondazione Magna Carta risulterebbe essere socia della società che edita il quotidiano;
   sappiamo che attualmente le Fondazioni legate a partiti o movimenti politici non hanno una effettiva regolamentazione normativa a parte gli articoli del codice civile;
   l'unico riferimento legislativo alle loro attività è quello all'articolo 5, comma 4, del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 13;
   anche in questa vicenda emerge un problema di trasparenza in quanto una Fondazione riceve fondi da privati, può accedere e accede anche a fondi pubblici, partecipa ad una operazione editoriale con un giornale che viene venduto in edicola e che crea un ritorno;
   Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, già tempo fa aveva lanciato l'allarme sulla necessità di una maggiore trasparenza relativamente alle fondazioni;
   in Parlamento giacciono numerose proposte di legge per disciplinare le fondazioni politiche –:
   di quali elementi disponga il Governo nell'ambito delle sue competenze sulle vicende descritte in premessa e se non ritenga necessario valutare l'opportunità di promuovere una revisione dell'attuale quadro normativo delle fondazioni, soprattutto in riferimento alle operazioni editoriali, con l'obiettivo di scongiurare distorsioni pericolose. (3-02865)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CENNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 22 febbraio 2017 si è svolta presso il tribunale di Siena la terza udienza del processo a carico della vedova di David Rossi, Antonella Tognazzi e del giornalista del Fatto Quotidiano, Davide Vecchi, accusati di aver divulgato materiale riservato per denigrare l'immagine dell'ex amministratore delegato di Mps Fabrizio Viola;
   Augusto Mattioli, giornalista pubblicista iscritto all'ordine della regione Toscana, è stato sentito come testimone e si è riservato di non rispondere a una domanda del pubblico ministero, appellandosi al segreto professionale. Il giudice ha sospeso l'udienza e dopo essere tornato in aula ha verbalizzato che il giornalista, essendo pubblicista, non può avvalersi di questa tutela, obbligando il testimone a rivelare la fonte per non essere incriminato per favoreggiamento;
   il segreto professionale rappresenta un diritto indispensabile alla libertà di stampa affinché la collettività sia informata su questioni importanti con precisi limiti per le autorità inquirenti, le quali non possono intervenire con mezzi invasivi utili a scoprire l'autore di fughe di notizie;
   il segreto professionale per i giornalisti è sancito dall'articolo 200 del codice di procedura penale. Sebbene l'articolo in questione riservi ai soli professionisti la possibilità di opporre il segreto professionale alla richiesta di un magistrato di rivelare la fonte di una notizia, è ormai riconosciuto come questa norma discrimini in maniera incomprensibile e inaccettabile pubblicisti e praticanti ed è in contrasto con l'esercizio del diritto di cronaca, fondamento della democrazia, come dimostra una consolidata giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e della Corte di Strasburgo;
   l'articolo 1 della legge n. 69 del 1963 sancisce che «sono pubblicisti coloro che svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se esercitano altre professioni o impieghi»;
   non è solo la Corte dei diritti dell'uomo a ritenere essenziale il dovere del giornalista a non rivelare la propria fonte; lo affermano le carte deontologiche della professione e numerose sentenze della magistratura italiana: ultima in ordine di tempo la prima sezione penale della corte d'appello di Caltanissetta che ha assolto, il 17 febbraio 2017, i giornalisti Josè Trovato e Giulia Martorana dall'accusa di favoreggiamento nei confronti di ignoti, riconoscendo quindi anche ai pubblicisti il segreto professionale;
   l'Ordine nazionale dei giornalisti ha espresso grave preoccupazione per la vicenda: «Quanto è accaduto a Siena – si legge in una nota stampa – lede il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente e impone al Parlamento di dirimere in via legislativa questa annosa questione che periodicamente determina situazioni che provocano sconcerto» –:
   se ritenga opportuno, in relazione a questo espresso in premessa, assumere iniziative normative urgenti affinché il diritto di appellarsi al segreto professionale sia riconosciuto anche ai giornalisti pubblicisti. (5-10803)


   PILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella notte tra il 7 e l'8 marzo nel porto canale di Cagliari è stata eseguita un'operazione di carico di esplosivi che si è conclusa intorno alle 1.30;
   non è la prima volta che nel molo Grendi del porto canale di Cagliari si eseguono tali movimentazioni;
   la nave dovrebbe arrivare nella serata odierna verso il porto di Massa Carrara a pochi chilometri da Aulla, sede del Centro Interforze Munizionamento Avanzato;
   il suddetto centro si occupa di: gestione logistica del munizionamento in servizio nella MMI; controllo statistico e di configurazione del munizionamento MMI; conservazione, custodia, stoccaggio, distribuzione e trasferimento di ogni tipo di munizionamento in servizio nella MMI e, qualora richiesto, di altre Forze Armate; gestione, conservazione, distribuzione dei materiali NBC della MMI; esecuzione di verifiche chimiche e di stabilità delle polveri; attività di controllo efficienza al tiro; pareri tecnici su autorizzazioni in deroga alle servitù militari; controllo e difesa delle installazioni relative ai comprensori di Vallegrande, Cà Moncelo Est, Cà Moncelo Ovest e dei depositi di fabbrica;
   è sempre più frequente l'utilizzo della Sardegna per il trasbordo di esplosivi e affini, comprese bombe di grande calibro prodotte da un'importante società tedesca;
   appare indispensabile conoscere il tipo di trasporto effettuato nel cuore della notte, alla presenza di vigili del fuoco che hanno svolto i servizio di prevenzione dalle 22 sino alle 1.00 –:
   se il Governo abbia disposto l'acquisto di munizionamento da imprese tedesche che risultano operanti in Sardegna ed in caso affermativo da chi, per quali ragioni, con riguardo a quale tipologia di materiali e con quali costi;
   se e che materiale esplosivo sia stato trasportato verso un presidio militare italiano;
   se i costi di tale trasbordo gravino sul bilancio della difesa e quale sia il suo ammontare;
   se tale servizio di prevenzione antincendio gravi sul Ministero dell'interno o su quello della difesa e il suo ammontare. (5-10809)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in Basilicata la risorsa più importante è l'acqua che viene usata per scopo irriguo e potabile;
   il lago del Pertusillo si trova in una zona ricca di risorse idriche, con fertili aree agricole, in gran parte nel Parco Nazionale della Val d'Agri, ma che ospita 25 pozzi petroliferi attivi. Nel lago scaricano infatti 3.200 tubature che riversano materiale inquinante (dato fornito dall'Arpab) e gli scarichi sono sia privati che pubblici;
   nei giorni tra il 7 e il 12 febbraio Eni ha dichiarato a mezzo stampa che proseguono gli interventi di messa in sicurezza e la realizzazione di sondaggi del terreno ed accertamenti ambientali interni ed esterni al Centro Olio Val d'Agri (Cova), tramite l'impiego di 5 unità per la realizzazione dei sondaggi. Sono stati effettuati, ad oggi, nel perimetro del Cova sei sondaggi a una profondità dai 6 fino ai 12 metri, e in uno dei carotaggi è stata riscontrata la presenza di tracce di idrocarburi. Infine, segnala che, nel corso delle ulteriori verifiche condotte sulla rete fognaria all'esterno del Cova, sono state riscontrate tracce di idrocarburi in un pozzetto posto a valle del primo già oggetto d'intervento e sequestro (http://www.quotidianodelsud.it);
   nella giornata di domenica 19 febbraio 2017, come riportato dalla stampa (https://fattodavoi.ilfattoquotidiano.it) è stato notato un anomalo cambio di colore delle acque del bacino del Pertusillo, da attribuirsi presumibilmente ad uno dei serbatoi di stoccaggio del greggio stabilizzato presenti nell'impianto del Centro Oli di Viggiano;
   le sostanze trattate all'interno della Raffineria sono per loro natura inquinanti e pericolose;
   quali iniziative si intendano assumere per controllare in modo puntuale l'invaso del Pertusillo ed evitare gli eventuali sversamenti non autorizzati, al fine di prevenire il grave rischio di inquinamento e danno ambientale e garantire conseguentemente lo stato qualitativo dell'acqua. (4-15878)


   DELL'ORCO, CRIPPA, DE ROSA, CARINELLI, DE LORENZIS e SPESSOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   secondo un servizio apparso sul quotidiano La Repubblica del 9 marzo 2017 Angelino Alfano sarebbe il Ministro che fa un maggior uso dell'aereo blu di Stato. Da agosto 2016 ad oggi il Ministro interrogato si sarebbe imbarcato 68 volte sugli aerei messi a disposizione dalla Presidenza del Consiglio. Si segnala inoltre nell'articolo che 27 volte su 68 l'aereo sia stato utilizzato per viaggi verso la Sicilia, dove il Ministro risiede, e in particolare che in otto occasioni su 27 si sia trattato di voli fatti in periodi che, a leggere agenzie, giornali e siti web, non comprendevano impegni pubblici mentre in altre occasioni si trattava di impegni politici e non istituzionali;
   l'articolo 3 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, recante «Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria», rubricato «Aerei blu», recita che «1. I voli di Stato devono essere limitati al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio dei ministri, al Presidente della Corte costituzionale. 2. Eccezioni rispetto a questa regola devono essere specificamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali, e rese pubbliche sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato»;
   l'articolo 2 della direttiva del Presidente del Consiglio dei, ministri del 23 settembre 2011, «Direttiva in materia di trasporto aereo di Stato», attuativa del richiamato articolo 3, stabilisce che il trasporto aereo di Stato può essere autorizzato anche per i membri del Governo, ma sempre nel rispetto dei criteri e dei presupposti previsti dal suddetto decreto-legge e dalla direttiva stessa, ovvero per conferire certezza nei tempi e celerità nei trasferimenti per attendere più efficacemente allo svolgimento dei compiti istituzionali e per garantire il livello di sicurezza o il trattamento protocollare connesso al rango della carica rivestita, ma sempre rispettando criteri di economicità, ovvero quando non esistano valide alternative di trasporto atte a garantire tempi e sicurezza;
   sulle questioni di sicurezza interviene l'articolo 1 del decreto-legge 6 maggio 2002, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 luglio 2002, n. 133, recante «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza personale ed ulteriori misure per assicurare la funzionalità degli uffici dell'Amministrazione dell'interno», che attribuisce al Ministro dell'interno il potere di adottare, d'intesa con la Presidenza del Consiglio dei ministri, apposite direttive per disporre i voli atti a garantire la sicurezza delle alte personalità istituzionali nazionali ed estere, nonché delle altre persone soggette a pericoli o minacce;
   circa un anno e mezzo fa il Viminale avrebbe disposto per Alfano, quando era ancora Ministro degli interni, il livello di protezione 1 che sembrerebbe garantire l'accesso ai voli di Stato –:
   se risponda al vero quanto riportato dall'articolo de La Repubblica e in particolare se siano stati autorizzati per il Ministro Alfano voli di Stato non destinati a missioni istituzionali;
   se gli eventuali voli di stato non istituzionali del Ministro Alfano siano stati autorizza, ai sensi del decreto-legge 6 maggio 2002, n. 83 per motivi di sicurezza;
   se per il Ministro Alfano sia sottoposto a regime di protezione 1 e se risultino tutt'ora attuali le ragioni per cui il Viminale segnalò per lo stesso il livello di protezione massima. (4-15884)


   NUTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'imprenditore Alfredo Romeo, proprietario della Romeo Gestioni, è stato arrestato il 1o marzo 2017 nell'ambito dell'inchiesta Consip, su presunti casi di corruzione, relativi ad appalti banditi dalla Centrale Acquisti, nella quale risultano indagati funzionari, imprenditori e politici di alto livello;
   una delle gare oggetto dell'inchiesta riguarda un appalto quadriennale per servizi di pulizie all'interno dell'aeroporto Falcone e Borsellino in Provincia di Palermo, gestito dalla società GESAP, aggiudicato in data 26 aprile 2016 dalla Romeo Gestioni in quanto economicamente più vantaggiosa tra le 17 offerte pervenute a un prezzo di 8.727.600 euro di cui 174.552 per oneri di sicurezza;
   stando all'informativa degli investigatori, questa gara rientra tra quelle definite «gravate, a vario titolo, da forme di turbative riferibili potenzialmente anche a terzi»;
   il 16 gennaio 2016 viene intercettato dagli inquirenti un dialogo tra l'imprenditore Romeo e l'ex parlamentare Italo Bocchino, il quale non sarebbe «un semplice consulente alle dipendenze di Romeo ma un soggetto che interviene nelle dinamiche che sottendono il perseguimento di finalità ed obiettivi imprenditoriali con modalità illecite»: dall'intercettazione si evincono tentativi di inquinare l'aggiudicazione dell'appalto e contatti con il management sia precedente che attuale della società GESAP;
   nello specifico si parla delle conoscenze vantate con soggetti coinvolti nel procedimento per l'appalto, incluso l'attuale presidente di GESAP, Fabio Giambrone: nell'informativa si può leggere che «gli altri soggetti di rilievo nel consesso della gara in esame (...) stavano dando una mano alla compagine imprenditoriale di Romeo» e che «il presidente che è Fabio Giambrone, ex deputato, uomo amico di Leoluca Orlando e messo lì da Leoluca Orlando... dicono... ci stanno dando una mano e stanno facendo pressioni... per dire... qua, là... anche il funzionario competente»;
   lo stesso giorno Enrico Trombetta, amministratore delegato della Romeo Gestioni, si trovava a Palermo al fine di «discutere con esponenti di quel procedimento amministrativo dinamiche relative alla gara, sebbene ciò non potesse aver luogo, visto che la gara era in corso, ovvero in una fase endoprocedimentale»;
   Bocchino e Romeo «parlano poi delle coperture che hanno nella magistratura amministrativa palermitana, nel caso in cui la questione “gara aeroporto Palermo” fosse stata oggetto di un contenzioso, alludendo a Antonino Lo Presti, Consigliere di Stato», il quale, estraneo all'indagine, è un ex parlamentare e membro della sezione consultiva del Consiglio di giustizia amministrativa della Regione Siciliana;
   il contratto tra GESAP e la Romeo Gestioni non è mai stata firmato: dopo l'aggiudicazione la GESAP a settembre 2016 ha inviato alla prefettura di Napoli una richiesta su «informazioni di legalità» relative alla Romeo Gestioni, senza ricevere risposta alcuna, e a dicembre 2016 ha inviato una nota alla Procura di Napoli;
   per tali ragioni GESAP ha preferito continuare in regime di proroga il servizio alla precedente –:
   quali siano le informazioni attualmente in possesso della prefettura di Napoli circa la documentazione antimafia della Romeo Gestioni o altre aziende riconducibili all'imprenditore Alfredo Romeo;
   se corrisponda al vero che la GESAP abbia inviato una nota alla procura di Napoli nel dicembre 2016 e richiesto «informazioni di legalità» alla prefettura di Napoli nel settembre 2016;
   in cosa consisterebbero le «informazioni di legalità» e per quali motivazioni sia stata fatta tale richiesta da parte la GESAP nel settembre 2016 alla prefettura di Napoli;
   se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non intenda esercitare i propri poteri di vigilanza al fine di vagliare la regolarità amministrativa dell'operato della società GESAP in merito alle procedure della gara di appalto di cui in oggetto, dati i supposti favoritismi di cui avrebbe goduto l'imprenditore Romeo presso la GESAP citati nelle intercettazioni di cui in premessa. (4-15888)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   ZOLEZZI, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, MICILLO, TERZONI e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   L'articolo 4 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, ha istituito l'obbligo per i gestori di discariche di prestare adeguate garanzie finanziarie finalizzate all'attivazione e gestione post operativa; pur tuttavia si pone in modo sempre più urgente il problema di come finanziare la bonifica delle discariche nelle quali la gestione operativa è terminata prima dell'entrata in vigore della legge attualmente vigente;
   da fonti di stampa si apprende dell'esistenza del Progetto preliminare finalizzato alla riapertura della discarica di Poiatica (RE) intitolato «Ipotesi di chiusura finale dell'impianto in funzione dello stato attuale dei luoghi», nel quale si ipotizza di autorizzare 1 milione di metri cubi di rifiuti speciali «oltre a 300 mila metri cubi di argilla per completare l'impianto». Il documento di Iren Ambiente indica una lista di codici CER, nella quale rientrano pressoché tutte le tipologie di rifiuti speciali;
   nel Rapporto istruttorio relativo al procedimento di approvazione del progetto di chiusura e messa in sicurezza della discarica «La Grillaia» di Chianni (PI), si richiede di riaprire la discarica per reperire le risorse necessarie alla bonifica, accettando fanghi di perforazione, ceneri leggere e pesanti, terre da scavo. Nel rapporto è evidenziato come la mancanza delle risorse economiche non consenta di effettuare la bonifica del sito;
   da un articolo del 10 settembre 2015 si apprende dell'ipotesi di riapertura della discarica Molinetto a Cogoleto. L'intenzione di accettare in discarica rifiuti speciali non pericolosi, nella fattispecie rifiuti da costruzione e demolizione, è confermata anche in quest'altro articolo;
   da fonti di stampa si apprende dell'ipotesi di riapertura della discarica Ca’ Filissine (VR), sotto sequestro dal 2006 per inquinamento della falda acquifera, giustificando tale ipotesi, a quanto consta agli interroganti, con la mancanza di fondi necessari alla bonifica. Si prevede il conferimento di 1,7 milioni di metri cubi di rifiuti speciali per affrontare i costi di bonifica e messa in sicurezza;
   la discarica Ca’ Barbiero, operativa dal 1987 al 1991, è stata acquisita dal comune di Noale nel 2004; dal 2009 ne sostiene i costi tramite la TIA. Tale discarica è presidiata malgrado l'assenza di vincoli giuridici anche per la presenza di frazioni organiche e di sostanze tossiche in concentrazioni superiori ai limiti;
   per bonificare la discarica di Tegolaia, nel comune di Cavriglia (AR), secondo la regione Toscana, sarebbero necessari 10 milioni di euro che ad oggi non si riuscirebbero a reperire;
   nella discarica di Torretta in Legnago si prevede di accettare in discarica rifiuti speciali per compensare il calo dei rifiuti prodotti dai cittadini, che ha significato per il gestore minori entrate da investire nella bonifica. Bonifica che in realtà è legata al progetto di ampliamento dell'impianto che dovrebbe concludersi nel 2020 –:
   se il Ministro interrogato non intenda adottare adeguate iniziative, anche normative, atte a garantire la carretta gestione post operativa delle discariche per rifiuti chiuse prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 36 del 2003, onde evitare l'ulteriore conferimento di rifiuti e prevenire un aggravio delle condizioni ambientali dei luoghi ove dette discariche insistono;
   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative normative per prevedere lo stanziamento di risorse per la bonifica delle discariche precedenti l'obbligo di accantonamento dei fondi per la gestione post operativa. (4-15886)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   MICILLO, BUSTO, DAGA, DE ROSA, TERZONI, ZOLEZZI e VIGNAROLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in data 24 febbraio 2017, il sito di informazione locale « Il Meridiano News» informava i lettori che: «L'esercito italiano utilizza le spiagge del litorale giuglianese come poligono di tiro per le esercitazioni. Una pratica nota e consolidata da tempo ma che sta facendo infuriare i gestori dei lidi, e i cittadini della zona che rischia di trasformarsi in un caso di rilevanza nazionale». (http://www.ilmeridianonews.it/2017/02/poligono-sulla-spiaggia-di-lago-patria-allarme-sicurezza-e-inquinamento/) ed ancora «Fin dalle prime luci dell'alba, il bagnasciuga è popolato da persone che fanno jogging o cavalcano in sella ai cavalli. Pratiche che sconsiglierebbero di utilizzare una spiaggia come poligono di tiro, «utilizzare questo tratto di costa come un terreno dismesso sul quale sparare non aiuta a rilanciare la zona»;
   l'articolo «denuncia» del sito citato presenta anche un video dal quale si può constatare, mediante le immagini riprese da un drone, fatto sorvolare al momento del tiro con le armi, le centinaia di colpi che, dalla spiaggia sono sparati nelle contigue acque marine;
   i bossoli solitamente conterrebbero anche ferro, mercurio e piombo;
   già il 2 maggio 2013 il programma «Striscia la Notizia» intitolava «Un mare di piombo» un servizio di Luca Abete su queste esercitazioni mostrando bossoli a bella vista tra la sabbia (http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/un-mare-di-piombo_17607.shtml);
   in merito alla situazione descritta, secondo l'interrogante rilevano le seguenti disposizioni nazionali ed europee: l'articolo 3 in materia di esercitazioni collettive del decreto legislativo 28 gennaio 2014, n. 7, disposizioni in materia di revisione in senso riduttivo dell'assetto strutturale e organizzativo delle Forze armate ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettere a), b) e d) della legge 31 dicembre 2012, n. 244. (14G00014) (Gazzetta Ufficiale n. 34 dell'11 febbraio 2014 – Suppl. Ordinario n. 12);
   la legge 22 maggio 2015, n. 68, Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente. (15G00082) (Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 122 del 28 maggio 2015), entrata in vigore del provvedimento: 29 maggio 2015;
   il Titolo XX del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea, che fissa i princìpi della precauzione e dell'azione preventiva e il principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente;
   la Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale che afferma il princìpio «chi inquina paga», non applicabile solo alle attività aventi come scopo principale la difesa nazionale e la sicurezza internazionale, giusto il disposto dell'articolo 4, paragrafo 6;
   la Direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti che, al fine di proteggere l'ambiente e la salute umana, impone agli Stati membri di adottare le misure necessarie per vietare l'abbandono, lo scarico e la gestione incontrollata dei rifiuti, giusta il disposto dell'articolo 36, paragrafo 1;
   la Direttiva 2008/56/CE (Marine Strategy Framework Directive) che, nell'elaborare strategie coordinate per la tutela dell'ambiente marino, pur stabilendo l'inapplicabilità della direttiva alle attività il cui unico fine sia la difesa o la sicurezza nazionale, vincola gli Stati ad adoperarsi affinché tali attività vengano condotte «in modo compatibile, nella misura del possibile e del ragionevole, con gli obiettivi della presente direttiva», giusta il disposto dell'articolo 2, paragrafo 2 –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di quali notizie dispongano, se allo stato dei fatti rappresentati vi siano tutte le autorizzazioni previste per espletare tali esercitazioni, e se sia possibile acquisirle, in particolare si intende sapere, se esse si protrarranno ancora;
   se il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda promuovere un monitoraggio circa la balneabilità del mare di Lago Patria-Varcaturo-Giugliano in Campania, una verifica dello stato dei fondali e possibile bonifica degli stessi laddove in presenza di bossoli e proiettili derivanti dalle operazioni militari descritte;
   se non intenda il Ministro della difesa assumere iniziative volte ad escludere il reiterarsi del problema sulla costa giuglianese e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di procedere ad una immediata, completa verifica della situazione, viste le ripercussioni economiche e sociali;
   se non intenda valutare la sussistenza dei presupposti per prevedere azioni anche risarcitorie per i comuni interessati dall'inquinamento derivante dalle esercitazioni di tiro dell'Esercito Italiano.
(4-15881)

 * * *

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   ALLASIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   all'interrogante risulta che l'ufficio di pubblicità immobiliare di Pinerolo dell'Agenzia delle entrate, già Conservatoria dei registri immobiliari o ufficio ipoteche, sarà trasferito da Pinerolo a Torino, presso l'attuale sede dell'ufficio di Pubblicità immobiliare di Torino;
   ad oggi, la competenza territoriale dell'ufficio di pubblicità immobiliare di Pinerolo raccoglie un vasto bacino di utenza comprendendo più di cinquanta comuni: Airasca – Angrogna Bibiana Bobbio Pellice – Bricherasio – Buriasco – Campiglione Fenile – Cantalupa – Castagnole Piemonte – Cavour Cercenasco – Cumiana – Fenestrelle – Frossasco – Garzigliana – Inverso Pinasca – Lombriasco – Luserna San Giovanni – Lusemetta – Macello – Massello – None – Osasco – Osasio – Pancalieri – Perosa Argentina – Perrero – Pinasca – Pinerolo – Piscina – Pomaretto – Porte – Pragelato – Prali – Pramollo – Prarostino – Roletto – Rorà – Roure – Salza Di Pinerolo – San Germano Chisone – San Pietro Val Lemina – San Secondo Di Pinerolo – Scalenghe – Torre Pellice – Usseaux – Vigone – Villafranca Piemonte – Villar Pellice – Villar Perosa – Virle Piemonte – Volvera;
   se da un lato la riduzione della spesa pubblica che interessa diversi settori in merito alla razionalizzazione delle sedi degli uffici pubblici, da quelli postali a quelli giudiziari o catastali, si rende necessaria, dall'altro è ancor più necessario contemperare questa esigenza con il legittimo diritto dei cittadini ad avere disponibilità dei servizi pubblici a ragionevole distanza;
   la continua chiusura di uffici pubblici in aree disagiate o che comunque servono un vasto bacino d'utenza, senza alcuna logica razionale, rischia oltretutto di violare il principio di sussidiarietà verticale, ossia il principio secondo il quale l'esercizio delle funzioni debba svolgersi a livello più vicino al cittadino, previsto dall'articolo 118 della Costituzione;
   suddetto principio reca dunque in sé quello del decentramento amministrativo e, quindi, della conseguente presenza di uffici pubblici territoriali –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se questi rispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative intenda assumere per evitare che l'ufficio di pubblicità immobiliare di Pinerolo sia trasferito, considerato che tale operazione arrecherebbe, secondo l'interrogante, grave disagio alla popolazione, e tenuto conto del fatto che esiste un vasto bacino di utenza servito dal suddetto ufficio e del fatto che, vista la complessità burocratica degli atti trattati dall'ufficio, gli utenti saranno spesso costretti a recarsi di persona allo sportello per completare l’iter della pratica;
   se il trasferimento del suddetto ufficio comporterà anche il successivo trasferimento dell'intero ufficio territoriale dell'Agenzia delle entrate di Pinerolo.
(4-15889)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   POLVERINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 19 settembre 2016 viene pubblicata la procedura di selezione interna per la copertura di 1.148 posti dell'area terza, figura professionale del funzionario giudiziario, mediante passaggio dall'area seconda, figura professionale del cancelliere, ai sensi dell'articolo 21-quater del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, convertito con modificazioni alla legge 6 agosto 2015, n. 132 e la procedura di selezione interna per la copertura di 622 posti dell'area terza, figura professionale del funzionario Unep, mediante passaggio dall'area seconda, figura professionale, di ufficiale giudiziario, ai sensi dell'articolo 21-quater del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, convertito con modificazioni alla legge 6 agosto 2015, n. 132;
   il 24 novembre 2016 inizia la fase formativa attraverso la quale i candidati possono accedere ai test di verifiche intermedie e finali sul completamento dei moduli formativi, caratterizzati da domanda con risposte «vero – falso»;
   con avviso del 15 febbraio 2017, apparso sul sito Internet del Ministero della giustizia è dichiarato che sarà pubblicata nel periodo 1o-12 marzo 2017, la banca dati dalla quale saranno estratte le domande per la prova selettiva scritta. Quindi dopo oltre 3 mesi, dalla possibilità di accedere ai test di verifica, il Ministro interrogato metterà a disposizione, la banca dati menzionata;
   il notevole ed ingiustificabile ritardo pone in essere considerevoli conseguenze per i candidati, che saranno costretti, a giudizio dell'interrogante, ad una frettolosa, quanto insufficiente preparazione, stante l'inizio delle prove fissate per il 13 marzo 2017, come anche segnalato dal sindacato Ugl Fp che ha rilevato ciò, mediante una nota indirizzata al Ministro interrogato;
   proprio riguardo la suddetta banca dati va evidenziato che vi sono numerose domande identiche che presentano risposte «corrette» diverse, ponendo così confusione nel candidato rivelandosi, a quanto consta all'interrogante, potenzialmente motivo di contenzioso;
   l'Amministrazione della giustizia, in merito alla procedura di riqualificazione di cui sopra, ha sottoposto ad una serie innumerevole di modifiche l'originario bando e proprio la tardiva messa a disposizione della banca dati potrebbe, anche questa, essere oggetto di ricorso;
   al personale giudiziario, che aspira al passaggio alla figura superiore del funzionario giudiziario e funzionario Unep, vengono richieste nozioni per una figura che ha medesime funzioni e mansioni rispetto a quella già rivestita;
   oltre all'imponente stanziamento in termini finanziari di oltre 25 milioni di euro previsto dall'articolo 21-quater del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2015, n. 132, per la procedura di selezione interna, la stessa è volta ad assicurare «l'attuazione dei provvedimenti giudiziari in cui il predetto Ministero è risultato soccombente»;
   il Governo dovrebbe individuare adeguati strumenti per risolvere la problematica sopra evidenziata; ad avviso dell'interrogante, l'unica soluzione possibile, nelle attuali condizioni, sarebbe che, una volta ultimata la prova scritta, il Ministero della giustizia possa considerare idonei tutti i candidati, a prescindere dal punteggio ottenuto nella stessa e quindi, dopo la formazione della graduatoria, provveda ad inquadrare tutti ed immediatamente nella figura professionale del funzionario giudiziario e del funzionario Unep –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato in relazione alla vicenda descritta in premessa. (4-15872)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'autostrada A14 Bologna-Taranto, detta anche autostrada Adriatica, lunga 743,4 chilometri, il secondo asse meridiano della penisola italiana;
   ieri il ponte 167, al chilometro 235+800, all'altezza di Camerano (Ancona), tra Loreto e Ancona Sud, è crollato e ha schiacciato un'auto in transito, causando la morte di due persone e tre feriti;
   secondo quanto si legge in una nota di Autostrade «nell'ambito dei lavori di ampliamento a tre corsie dell'A14 si è verificato il cedimento di una struttura provvisoria posizionata a sostegno del cavalcavia, che era chiuso al traffico. Erano in corso lavori di adeguamento dell'infrastruttura, in seguito all'ampliamento a tre corsie dell'autostrada, che prevedevano il sollevamento del cavalcavia». Nella fattispecie, la parte centrale del ponte provvisorio è crollato durante i lavori di costruzione della terza corsia autostradale: si è spezzato ai lati, schiantandosi a terra, proprio mentre transitava l'auto con i due coniugi rimasti uccisi. Stando a quanto si è appreso, sul ponte, una costruzione già esistente, erano in corso lavori di manutenzione su entrambi i lati. Sempre Autostrade per l'Italia ha sottolineato che le attività di sollevamento del cavalcavia interessato dal crollo lungo l'A14, «erano state completate alle ore 11.30. Al momento dell'incidente, alle 13 circa, il personale stava realizzando attività accessorie. Sul cantiere, peraltro, era presente l'ingegnere responsabile tecnico dei lavori per la Delabech»;
   la società Delabech progetta, produce e installa apparecchi di appoggio, isolatori antisismici e giunti di dilatazione, ed è «specializzata soprattutto nei sollevamenti delle impalcate». Da quanto si apprende dal portale della società stessa, la Delabech si sta occupando del sollevamento di 300 ponti nel tratto autostradale Loreto-Porto S. Elpidio e dell'installazione sugli stessi di 1.500 metri di giunti di dilatazione;
   negli ultimi anni sono sempre più frequenti crolli di ponti e viadotti che interessano l'intero territorio nazionale con evidenti conseguenze sull'incolumità di cittadini e disagi per la viabilità e la circolazione –:
   1) se il Governo intenda assumere urgentemente iniziative al fine di garantire in tempi rapidi la messa in sicurezza e la transitabilità del tratto interessato dal crollo del ponte indicato in premessa;
   2) quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per contribuire e fare piena luce su quanto accaduto, considerato che si tratta di una vicenda in cui si sono registrati finora incidenti mortali e gravi infortuni, durante lo svolgimento dei lavori sull'A14;
   3) se il Governo intenda verificare se siano state rispettate le norme che tutelano la sicurezza dei lavoratori sui cantieri;
   4) se il Governo intenda valutare l'opportunità di promuovere un'azione ispettiva sulle modalità e le forme attuative dei contratti di affidamento dei lavori di tutti i lotti riguardanti i progetti di adeguamento e ammodernamento dell'asse autostradale, i cui risultati siano resi noti in sede parlamentare, al fine di prevenire nocumento all'incolumità dei cittadini e disagi per la viabilità e la circolazione. (5-10806)


   TERZONI, AGOSTINELLI, CECCONI, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, MICILLO e ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   alle ore 13:30 di giovedì 9 marzo 2017 è crollato il cavalcavia numero 167 che si trova al chilometro 235+800 della A14 nel tratto tra le uscite Ancona Sud e Loreto;
   il crollo ha coinvolto due automobili provocando la morte di due persone e il ferimento di due operai che in quel momento stavano lavorando al cavalcavia;
   secondo le prime ricostruzioni gli operai stavano sollevando la campata del ponte con dei martinetti, quando la struttura ha ceduto. Anche da un comunicato trasmesso dal concessionario Autostrade per l'Italia si apprende che «le attività di sollevamento del cavalcavia interessato dall'incidente erano state completate alle ore 11:30. Al momento dell'incidente, alle 13 circa, il personale stava realizzando attività accessorie. Sul cantiere, peraltro, era presente l'ingegnere responsabile tecnico dei lavori per la De.L.A.Be.Ch.»;
   risulta che la società De.L.A.Be.Ch sarebbe specializzata con qualifiche di legge per i lavori in oggetto ed in possesso di certificazione delle società Bureau Vertitas. La stessa società aveva eseguito analoghi lavori su altri cavalcavia della stessa tratta;
   in un altro comunicato, la società Autostrade per l'Italia specifica che il crollo è stato «determinato dal cedimento di pile provvisorie su lavori di innalzamento del cavalcavia necessari per ripristinare l'altezza dell'opera rispetto al nuovo livello del piano autostradale, dopo l'allargamento dell'autostrada a 3 corsie», definendo l'accaduto «un tragico incidente non prevedibile». Il disastro verificatosi è l'ultima di Lilla tragica serie che ha visto il 28 ottobre del 2016 il crollo del cavalcavia di Annone (Lecco) sulla corsia Nord della superstrada 36 al passaggio di un Tir, da oltre 108 tonnellate. Come è noto, la struttura piombò sulla strada sottostante provocando la morte del guidatore di un auto che rimase ucciso sul colpo –:
   di quali elementi disponga, per quanto di competenza, in ordine alla dinamica dell'evento e se risulti che le operazioni compiute sul cavalcavia siano state realizzate a regola d'arte nel rispetto di tutte le misure di sicurezza anche in considerazione che gli interventi fossero considerati di routine, o comunque modesti;
   per quali ragioni non sia stata disposta la chiusura del tratto autostradale interessato dai lavori per poter garantire le massime condizioni di sicurezza;
   se non ritenga di dover intervenire sollecitamente, per quanto di competenza, per accertare, anche attraverso istruttorie interne, le responsabilità anche disciplinari di ogni soggetto coinvolto, contestualmente verificando la regolarità dell'intera filiera amministrativa rappresentata dal concessionario Autostrade per l'Italia, da Pavimental spa, (soggetto che opera nel settore delle pavimentazioni e manutenzioni stradali) e da Delabech (società esecutrice dei lavori);
   se non ritenga di rendere noti, con adeguati strumenti di pubblicità, gli esiti della commissione ispettiva di esperti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti appena istituita per verificare quanto accaduto;
   se non ritenga opportuno effettuare una mappatura di tutti i cavalcavia presenti su autostrade e superstrade in considerazione dei crolli verificatisi nei due ultimi anni, per accertarne lo stato di manutenzione e di sicurezza, comunicando l'esito dei controlli finora effettuati. (5-10808)

Interrogazioni a risposta scritta:


   COSTANTINO, FRATOIANNI e PLACIDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, a seguito dei rilievi mossi dalla Corte dei conti, che avrebbe rilevato carenze nel progetto di realizzazione del 3o megalotto della strada statale 106 tra Sibari e Roseto Capo Spulico – compreso fra l'innesto con la strada statale 534 (chilometro 365+150) fino a Roseto Capo Spulico (chilometro 400) – ha ritirato la delibera Cipe che assegnava le risorse necessarie all'avvio dei cantieri;
   l'opera è inserita nel 1o programma «infrastrutture strategiche» delibera Cipe n. 121 del 2001 legge obiettivo n. 443 del 2001;
   l'inserimento dell'infrastruttura nell'intesa generale quadro – «accordo di programma per il sistema delle infrastrutture di trasporto nella Regione Calabria» risale al maggio 2002 e la si indica come autostrada Jonica E90 Lecce-Taranto-Sibari-Reggio Calabria, intervento inserito a sua volta nel piano decennale ANAS 2003-2012 e di investimento ANAS 2007-2011;
   l'aggiudicazione provvisoria risale al dicembre 2010, aggiudicatarie sono le imprese ASTALDI-IMPREGILO per 791 milioni, il tutto rimane impantanato a causa di una clausola della delibera Cipe 103 del 2007 dove gli stanziamenti a favore vengono subordinati all'assegnazione di tutte le altre coperture (primi 154 milioni di euro legge obiettivo), il costo complessivo totale è di 1.234 milioni di euro, sono del 2008 ulteriori 535 milioni di euro dalla legge obiettivo, la restante somma di euro 536 dai fondi FAS non sono mai arrivati a destinazione, bloccando l'aggiudicazione della gara;
   l'appalto viene definitivamente aggiudicato agli inizi del 2012 grazie alla delibera Cipe del dicembre 2011 che eliminava la clausola sulle coperture, il 60 per cento ad Astaldi ed il restante 40 per cento ad Impregilo. La copertura però non è totale ma di 964,4 milioni di euro su un totale complessivo del costo di 1.165 di euro;
   la gara, di tipo «general contractor», prevedeva il progetto su bando preliminare, e per come previsto le imprese avrebbero dovuto completare la progettazione prima dell'avvio dei lavori, durata prevista: 7 anni ed 8 mesi, elaborazione progetto: 15 mesi, fase di costruzione: 6 anni e 5 mesi. L'opera doveva essere consegnata entro la fine del 2019;
   ANAS riceve il progetto dal contraente generale nel giugno 2013, le verifiche si concludono nel novembre 2013 ed il progetto viene approvato, ma l'approvazione definitiva del progetto al Cipe avverrà solo nell'agosto 2016 per una parte del finanziamento (pari a soli 276 milioni di euro), dichiarando nel comunicato a seguito della deliberazione di approvare la restante somma di euro 842 milioni in tempi brevi, ma non è mai successa;
   la restante parte della lunghissima e travagliata storia del 3o macrolotto è dei giorni scorsi, quando la Corte dei conti ha sollevato rilievi che hanno di fatto indotto il Ministero interrogato a ritirare la delibera;
   questa infrastruttura, strategica ed indispensabile se partita nei tempi indicati avrebbe dato fiato alla perdurante e grave crisi economica della Calabria ed in particolare alla provincia di Cosenza e alla Cassa edile cosentina, permettendo un incremento degli occupati, sia nel settore edile diretto, che nell'indotto;
   tale situazione ha di fatto innestato una pericolosa spirale di sfiducia verso le istituzioni, sempre più lontane dalla realtà vissuta dai lavoratori e dalle loro famiglie, costrette ad accettare condizioni di lavoro modeste o per niente dignitose oppure a lasciare la Calabria –:
   come intenda il Ministro interrogato motivare il ritiro del progetto del 3o megalotto e come intenda procedere per garantire i posti di lavoro che, se il cantiere fosse partito nei tempi previsti, si sarebbero aggirati intorno a oltre 3.000 addetti fra dipendenti diretti ed indotto. (4-15879)


   MILANATO e SANDRA SAVINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il comune di Castelfranco Veneto conta poco più di 33.000 abitanti e rappresenta uno snodo importante all'interno della rete ferroviaria veneta. A partire dal 2 ottobre 2016, Trenitalia ha deciso di operare un taglio, nell'ambito del servizio Frecciabianca che, partendo da Udine, fermava al mattino presso la stazione di Castelfranco, in direzione Milano Centrale. Il citato servizio è stato soppresso anche nella tratta inversa, ossia Milano Centrale – Udine, in orario serale;
   la soppressione del servizio ad opera di Trenitalia sta arrecando numerosi disagi alla cittadina di Castelfranco Veneto, in quanto tale fermata rappresenta un servizio essenziale anche per numerosi pendolari – lavoratori e studenti – residenti nella zona pedemontana del Veneto centrale, che si estende da Bassano del Grappa fino a Montebelluna;
   l'operatore ferroviario ha giustificato il citato taglio del servizio affermando di aver proceduto con l'introduzione del Frecciarossa per la tratta Udine-Milano, tuttavia il nuovo servizio, nonostante abbia reintegrato la fermata a Conegliano, di fatto continua a sopprimere il percorso per Castelfranco Veneto e Cittadella, in quanto il treno, partendo da Treviso Centrale, raggiunge Vicenza passando per Venezia Mestre e Padova;
   recentemente Trenitalia ha offerto come contropartita un servizio di autobus veloce per raggiungere la stazione di Padova, compensazione che in realtà è considerata dalla maggioranza dei consumatori come insoddisfacente, in quanto non riduce affatto i tempi per raggiungere tale stazione. Ciò è testimoniato dal fatto che la linea Castelfranco Veneto – Padova risulta già ben fornita di treni regionali con una cadenza di due treni ogni ora;
   i numerosi disservizi che Trenitalia arreca quotidianamente nel trasporto regionale, per via dei ritardi, soppressioni ingiustificate, treni obsoleti e spesso sovraffollati, che rendono sempre più difficile usufruire di un servizio fondamentale, quale quello del trasporto, sono aggravati dal fatto che nella tratta ad alta velocità Udine – Milano Trenitalia opera di fatto in regime di monopolio che, in maniera del tutto ingiustificata, sopprime un servizio di vitale importanza per la cittadina di Castelfranco Veneto, anche alla luce dell'insufficiente rimedio proposto, ossia l'autobus veloce Castelfranco Veneto – Padova –:
   se il Ministro interrogato intenda intraprendere, negli ambiti di esclusiva competenza, le opportune iniziative affinché Trenitalia ripristini il servizio e, di conseguenza, la fermata a Castelfranco Veneto del treno diretto per Milano Centrale al mattino e quella per Udine in orario serale, ovvero assuma iniziative, per quanto di competenza, affinché si preveda, in alternativa, l'istituzione di un servizio realmente compensativo, ossia un treno regionale veloce che colleghi celermente la stazione di Castelfranco Veneto a quella di Padova o Vicenza, in modo tale da permettere ai passeggeri di riuscire a raggiungere le citate stazione per la coincidenza con il Frecciarossa di nuova istituzione. (4-15882)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FABBRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la funzione pubblica della Cgil dei vigili del fuoco dell'Emilia Romagna con una nota inviata ai massimi vertici regionali e nazionali del Comando nazionale dei vigili del fuoco ha dichiarato lo stato di agitazione del personale, evidenziando le principali problematiche che investono gli operatori dell'istituzione più amata dagli italiani;
   dal 2009, anno dell'ultimo rinnovo contrattuale, le retribuzioni del personale risultano bloccate, causando, conseguentemente, una perdita di potere d'acquisto che ormai ha raggiunto livelli molto preoccupanti, con riflessi negativi anche sull'aspetto contributivo e pensionistico;
   all'inizio del 2017, con una circolare, è stato comunicato che verrà eliminato il servizio di mensa serale al personale, che determinerà, a detta dei lavoratori, un rilevante peggioramento delle condizioni di lavoro per chi svolge turni di 12 ore in tutti gli scenari possibili e immaginabili;
   l'orario di servizio dei vigili del fuoco è svolto con una articolazione in turni di 12 ore (12/24-12/48); tale particolare articolazione ha consentito, fino ad oggi, di poter mantenere gli attuali standard di efficienza e tutela dei cittadini, in termini di sicurezza e soccorso tecnico urgente, che diversamente verrebbero a mancare. Durante la fruizione del pasto, ad esempio, il personale non si trova in pausa lavorativa, e, difatti, la stessa viene immediatamente interrotta in caso di una chiamata urgente di soccorso, o differita nel caso in cui la squadra sia fuori sede per intervento;
   sembrerebbe che la circolare n. 1/17 della D.C.R.L.S. ha come obiettivo quello di porsi in contrasto con norme e diritti, come ad esempio quelli contenuti nel decreto del Presidente della Repubblica n. 550 del 10 dicembre 1999, nella circolare D.C.R.L.S. prot. n. 110705/155/M del 20 marzo 2002, nonché nella circolare dell'ufficio sanitario prot. n. 1480/5601 del 5 maggio 2008;
   al contempo, la vertenza esprime grosse problematiche alle sedi di servizio dei vigili del fuoco su tutto il territorio regionale in materia di salubrità dei posti di lavoro, in materia di problemi strutturali e di efficientamento energetico per le quali le organizzazioni sindacali propongono di accedere a fondi europei come previsto da normative ed accordi in materia di riqualificazione ed efficientamento energetico. Ad esempio, sarebbe necessario l'utilizzo, di fondi per la riqualificazione delle sedi e l'attivazione di tutti i soggetti attuatori per l'istituzione di due presidi presso il comune di San Lazzaro di Savena (Bologna) e Cattolica (Rimini);
   gli automezzi in uso sul territorio della regione Emilia Romagna hanno un'anzianità di servizio media di 16 anni. Nonostante i budget assegnati ai comandi provinciali dei vigili del fuoco, persistono gravi e croniche criticità per garantire uno standard elevato di soccorso tecnico urgente. I comandi regionali, con relativi mezzi, hanno gestito oltre all'ordinario, il sisma 2012 e 2016 ancora in atto, producendo un chilometraggio smisurato rispetto lo standard regionale –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere per garantire condizioni di lavoro dignitoso, a partire dal rinnovamento del parco automezzi e dalla riqualificazione delle sedi di servizio, nonché per tutelare i diritti dei lavoratori, riconoscendo la specificità e il valore del lavoro dei vigili del fuoco, la cui attività non va confusa con quella di altre forze di sicurezza, ma deve essere circoscritta all'ambito del soccorso pubblico e della protezione civile. (5-10807)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SENALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   alcuni sindaci ed assessori, in data 28 gennaio 2017 hanno partecipato indossando la fascia tricolore ufficiale del comune alla manifestazione, tenutasi a Roma, denominata «Italia sovrana», organizzata dal partito Fratelli d'Italia, come testimoniato da numerosi articoli e foto su quotidiani nazionali e locali;
   la summenzionata iniziativa aveva una esplicita ed esibita caratterizzazione politica, dunque non rientrava nel novero delle manifestazioni alle quali coloro che ricoprono ruoli istituzionali partecipano con simboli che rappresentano l'intera cittadinanza, quali appunto la fascia tricolore;
   alcuni consiglieri comunali eletti nei comuni partecipanti alla sopra citata manifestazione hanno sollevato dubbi sul corretto utilizzo della fascia tricolore, sottoponendo il quesito anche all'attenzione della prefettura territorialmente competente –:
   se non intenda chiarire quale sia l'utilizzo corretto, conveniente e legittimo di simboli che rappresentano l'intera cittadinanza, quali la fascia tricolore, da parte di rappresentanti delle istituzioni in contesti con forte connotazione politica di parte, alla luce degli articoli 12 e 54, comma 2, della Costituzione, dell'articolo 50, comma 12, del decreto legislativo n. 267 del 2000 e della circolare del Ministero dell'interno n. 5 del 1998;
   se non intenda chiarire altresì quali siano le modalità e gli atti amministrativi da adottare da parte di un sindaco per delegare l'uso della fascia tricolore ufficiale nel corso di una manifestazione pubblica. (4-15873)


   PALESE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   nell'ultimo periodo in Puglia la criminalità, organizzata e non, ha alzato il tiro ad ogni livello e in ogni settore della vita sociale e pubblica;
   dall'inizio dell'anno sono almeno otto gli episodi più gravi di attentati e/o atti intimidatori nei confronti sia di sindaci pugliesi, per non parlare dei quotidiani episodi minori ma comunque inquietanti anche ai danni di altri amministratori locali, soprattutto nel Salento;
   il sindaco di Bari, nonché presidente nazionale Anci, è da tempo sotto scorta, segno non solo che Bari è capoluogo anche della criminalità, ma segno (e triste simbolo) anche di come il sindaco dei sindaci d'Italia sia nel mirino più dei suoi colleghi;
   nei giorni scorsi a Bari c’è stato un sanguinoso omicidio nell'ambito di una lotta tra clan criminali rivali e, subito dopo, chi ha commesso il fatto avrebbe festeggiato in modo eclatante nel suo quartiere, sparando fuochi d'artificio senza che nessuno intervenisse;
   nei primi giorni di marzo 2017, tutta l'Italia e anche l'Europa hanno parlato del rogo della morte nella baraccopoli di Rignano Garganico in provincia di Foggia dietro il quale pare ci fosse la mano della criminalità, e del successivo assalto alla polizia a San Severo;
   lo stesso procuratore nazionale antimafia, subito dopo essersi recato a San Severo, ha sottolineato la gravità dei fatti garantendo che lo Stato non avrebbe lasciato soli cittadini ed amministratori;
   numerosi ed altrettanto inquietanti, sono gli episodi in cui nel mirino ci sono le forze dell'ordine;
   dietro questi atti gravissimi quasi sempre c’è la criminalità organizzata, ma a volte anche l'esasperazione di una crisi che, al Sud e in Puglia, ha colpito più che altrove senza che il Governo, secondo l'interrogante, abbia fatto abbastanza per sostenere cittadini ed imprese e, quindi, per garantire occasioni di lavoro e fonti di guadagno alternative a quelle della criminalità;
   di certo questi atti reiterati e sempre più significativi, vogliono colpire lo Stato e danneggiano i cittadini che, nella loro vita quotidiana, si sentono sempre più insicuri e deboli, tanto che in Puglia nell'ultimo periodo si ha l'impressione di essere in un Far West perché io Stato viene colpito, le sue leggi violate sotto gli occhi di tutti, i suoi rappresentanti minacciati e non si risponde come e quanto si dovrebbe –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere nell'immediato il Governo per garantire sicurezza e legalità a tutela dei cittadini e delle istituzioni;
   come intenda il Governo rispondere in modo forte e chiaro a questi continui e reiterati attacchi allo Stato, alle istituzioni ed ai cittadini della Puglia;
   se il Governo non ritenga di dover immediatamente potenziare gli organici di magistratura e delle forze dell'ordine nel territorio dotandoli di uomini e mezzi adeguati a contrastare una criminalità sempre più ricca ed organizzata;
   se il Governo non ritenga, quantomeno in questa fase di particolare violenza della lotta alla criminalità, di dover inviare in Puglia l'esercito, non certo però limitando la sua presenza a poche camionette e pattuglie nei luoghi cosiddetti «sensibili», ma piuttosto affiancandolo ad istituzioni e forze dell'ordine nelle loro attività quotidiane. (4-15874)


   D'ARIENZO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la Guardia di finanza di Cesena ha smantellato un'organizzazione criminale dedita al caporalato, che sfruttava extracomunitari;
   sono state arrestate cinque persone di nazionalità marocchina ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata all'intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e di impiego di persone prive di permesso di soggiorno;
   i cittadini extracomunitari sfruttati, 38 privi di contratto di lavoro e 10 anche del permesso di soggiorno, venivano impiegati, tra le altre, anche presso aziende agricole di Verona;
   gli immigrati, costretti a vivere ammassati in due abitazioni tra escrementi e sporcizia, venivano sfruttati e percepivano retribuzioni da fame, sproporzionate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato. In molti casi, addirittura, gli stranieri con i soldi ricevuti non riuscivano neanche a comprare il pane per potersi sfamare;
   attraverso il paravento di società cooperative costituite nel tempo, gli indagati ottenevano lavori in appalto da numerose aziende agricole in diverse province – anche di Verona – per le quali svolgevano lavoro di facchinaggio e, più in particolare, procedevano a ingabbiare gli animali per la successiva vendita. Alcuni immigrati venivano impiegati anche per l'inoculazione di vaccini antivaiolo ad animali;
   sono anche questi i fenomeni che favoriscono l'immigrazione clandestina;
   gli imprenditori interessati, peraltro, agiscono slealmente nel mercato e sono più competitivi rispetto a quelli che rispettano le leggi;
   sapere che anche aziende agricole veronesi sono implicate in indagini simili, rischia di rendere il nostro comparto agricolo, vera e propria eccellenza italiana ed europea, complice di attività di dubbia legittimità e di sfruttamento di esseri umani;
   ci si chiede se queste aziende potevano non sapere come venivano trattati i cittadini extracomunitari sopra richiamati, sarebbe inoltre bene che tali aziende dicessero quanto pagavano le cooperative interessate e, soprattutto, se anche loro consentivano a soggetti non specializzati le vaccinazioni agli animali –:
   di quali elementi disponga il Governo circa i nominativi delle aziende agricole veronesi implicate in questa indagine.
(4-15875)


   CIRACÌ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 5 marzo 2017 presso il comune di Francavilla Fontana (Brindisi) il distaccamento provinciale del comando dei vigili del fuoco è rimasto completamente privo, per qualche ora, del personale predisposto a fronteggiare eventuali emergenze;
   nello stesso giorno, presso lo stadio comunale «Giovanni Paolo II» si svolgeva la competizione calcistica di Lega Pro, che vedeva confrontarsi il Virtus Francavilla contro il Lecce Calcio: ciò premesso, i calendari degli eventi calcistici vengono definiti prima dell'estate che precede l'inizio di tutti i campionati sportivi;
   l'unica squadra operativa presente nel distaccamento VVF di Francavilla Fontana, è stata impegnata ad assicurare un non meglio definito «presidio antincendio esterno» presso lo stadio comunale in occasione dell'evento, seppur lo stesso ampiamente previsto, causando quanto prima scritto e abbandonando il servizi di pronto intervento;
   questa vicenda solleva molte perplessità sull'organizzazione interna al comando Provinciale dei vigili del fuoco: infatti il territorio di competenza del distaccamento VVF di Francavilla Fontana, lasciato scoperto, è stato monitorato dal restante personale in servizio in provincia di Brindisi, causando per una reazione a catena la diminuzione dell'ordinario dispositivo di soccorso minimo per garantire qualsiasi capacità di risposta a eventuali emergenze su tutto il territorio provinciale;
   ancor più perplessità solleva il fatto che analoga situazione si è già ripetuta in passato, quando, ad ottobre 2015, l'unica squadra presente nel distaccamento VVF di Ostuni è stata impiegata per prestare assistenza durante le riprese di una fiction per tutto il periodo diurno, lasciando nuovamente scoperto il territorio di competenza;
   è da considerarsi, inoltre, che quanto rappresentato è avvenuto in un momento in cui il personale operativo VVF del comando provinciale VVF di Brindisi è costretto a lavorare in un clima di tensione e mancanza di serenità, come testimonia lo stato di agitazione proclamato da alcune sigle sindacali nei confronti dell'operato del dirigente locale che risulta non rispettare la normativa contrattuale attuale e che non intrattiene corrette relazioni sindacali, con particolare riferimento all'emanazione di provvedimenti «unilaterali» di mobilità interna e avvicendamento del personale –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa e quali azioni intenda intraprendere per potenziare, come già chiesto, il presidio provinciale del Comando dei vigili del fuoco ed evitare che vi sia un errato impiego delle già minime risorse umane disponibili;
   se non ritenga opportuno verificare la distribuzione del personale operativo VVF sul territorio brindisino e l'effettiva copertura minima continuativa di tutti i distaccamenti presenti per assicurare prontezza di risposta a eventuali interventi ed emergenze che si dovessero presentare. (4-15880)


   DIENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la concessione della scorta rappresenta un fatto che, ad avviso dell'interrogante, deve essere giustificato da gravi e cogenti minacce, dato l'esborso che esso comporta per la finanza pubblica –:
   quali siano i criteri specifici per l'attribuzione delle scorte e se risponda a verità che, a oggi, sia stata disposta la scorta al dottor Clemente Mimun e, in caso affermativo quali siano le motivazioni per cui egli tuttora la conservi. (4-15885)


   GRIMOLDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   secondo il Rapporto dell'Osservatorio regionale per l'integrazione e la multietnicità (Orim) dal titolo «L'immigrazione in Lombardia – 2016», presentato pochi giorni fa a Milano, al 1o luglio 2016, il numero degli stranieri presenti in Lombardia e provenienti da Paesi a fate pressione migratoria sarebbe di 1.314.000 persone;
   sempre secondo le stime del rapporto, in Lombardi sarebbero 1.000 in più dell'anno precedente gli stranieri irregolari, i quali, già aumentati nel biennio precedente complessivamente di 8-9.000 unità, ora registrerebbero un ulteriore rialzo che li porterebbe ad attestarsi a poco meno di 97.000;
   nei dodici mesi precedenti alla pubblicazione della ricerca, la componente regolare si sarebbe ridotta di 8.000 unità sebbene a fronte di 50.000 acquisizioni di cittadinanza;
   in Lombardia i residenti stranieri rappresentano il 13,1 per cento della popolazione, contro l'8,3 per cento nazionale, e in alcune aree questa percentuale raggiunge valori più elevati, come il 21,5 della città di Milano o il 14,9 della provincia di Brescia;
   nel 2016 hanno fatto ingresso illegalmente via mare in Italia 181.436 immigrati, a fronte di sole 123.600 richieste d'asilo;
   sempre nel 2016 delle 91.102 domande di protezione internazionale esaminate, lo status di rifugiato è stato concesso solo a 4.808 richiedenti (il 5 per cento) altre forme di protezione sono state concesse a 31.52 persone (35 per cento) mentre hanno ricevuto un diniego 51.170 richiedenti (56 per cento) a cui vanno aggiunti anche 3.084 che si sono nel frattempo resi irreperibili (4 per cento);
   in Lombardia la situazione è ancora peggiore: su 10.492 domande analizzate dalle commissioni lombarde, i profughi sono risultati 717 (7 per cento) altri richiedenti 3.027 (29 per cento) hanno ottenuto protezione sussidiaria o umanitaria, mentre i non riconosciuti e gli irreperibili, che non hanno titolo dunque a rimanere nel nostro territorio, sono stati 6.739, ossia il 64 per cento, ben oltre la media nazionale;
   i numeri sopra riportati certificano la gravità della situazione, soprattutto in Lombardia, rispetto all'attuale gestione del fenomeno immigratorio e la necessità ed urgenza di misure di intervento per ripristinare la legalità e di contrasto all'immigrazione clandestina –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di procedere in maniera tempestiva al rimpatrio nei Paesi di origine degli stranieri che si trovano in posizione di ingresso o soggiorno irregolare in Lombardia. (4-15892)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   è attualmente in tournée in Italia lo spettacolo teatrale «Fa'afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro», destinato a un pubblico di bambini e ragazzi;
   la trama dello spettacolo riguarda «una parola, nella lingua di Samoa, che definisce coloro che sin da bambini non amano identificarsi in un sesso o nell'altro. Fa'afafine vengono chiamati: un vero e proprio terzo sesso cui la società non impone una scelta, e che gode di considerazione e rispetto. Alex non vive a Samoa, ma vorrebbe anche lui essere un “fa'afafine”; è un “gender creative child”, o semplicemente un bambino-bambina, come ama rispondere quando qualcuno gli chiede se è maschio o femmina»;
   lo spettacolo sostiene apertamente la teoria gender, volta, per stessa ammissione dei suoi fautori, a «decostruire gli stereotipi» circa l'oggettività dell'identità e complementarietà sessuale;
   la libertà di educazione è un valore fondamentale e non negoziabile, un diritto umano inviolabile codificato dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che sancisce che «I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli», dalla Convenzione europea sulla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che prevede che «Lo Stato, nel campo dell'educazione e dell'insegnamento deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche», e dalla Costituzione italiana, che riconosce solo ai genitori «il diritto – dovere di istruire i propri figli», collegandolo intimamente alla libertà di coscienza e di pensiero;
   tale diritto inalienabile è quindi riconosciuto in capo ai genitori e le scuole ne devono garantire la piena attuazione, a maggior ragione in una fase di particolare complessità sociale quale quella attuale, garantendo che i percorsi educativi e didattici proposti rispettino ciascuna famiglia, ciascuna cultura, credo religioso e sensibilità individuale;
   i genitori, primi responsabili dell'educazione dei figli, dovranno essere posti in condizione di esprimere la propria libertà di scelta rispetto a tutte le attività didattiche proposte dalla scuola, attraverso una doverosa e completa informazione e attraverso l'attuazione delle norme della legge n. 107 del 2015 sul consenso informato preventivo da richiedere ai genitori per attività extracurriculari e argomenti educativi contestati e divisivi tra le famiglie;
   il fatto che lo spettacolo teatrale «Fa'afafine» sia destinato a un pubblico scolastico, ha destato profondo sconcerto tra decine di migliaia di genitori, che hanno raccolto in una sola settimana centomila adesioni a una petizione on-line volta a bloccare la partecipazione delle scuole allo spettacolo teatrale;
   in merito allo spettacolo un professore di Storia della pedagogia dell'Università La Sapienza di Roma, ha stigmatizzato il fatto che «sottolinea continuamente, ed anche retoricamente, la sofferenza del protagonista per le incomprensioni dei genitori, e dispiace rilevare che anche in questo caso, come in molti altri, sembra essere rappresentata una caricatura grottesca della famiglia, che non corrisponde allo spessore, talvolta addirittura drammatico, della vita reale»;
   alla stessa stregua, da parte di una psichiatra è stato osservato come «Questo spettacolo... invece di consolidare i punti di riferimento dei bambini, cerca di destabilizzarli, a partire dal ritratto caricaturale dei genitori dal buco della serratura, dapprima isterici e urlanti e alla fine amorevolmente accondiscendenti. Come dire ad un preadolescente che i genitori sbagliano, sono nemici, non sanno suggerire un giusto percorso di crescita ai propri figli e bene o male dovranno adattarsi» –:
   se sia informato di quanto esposto in premessa e quali siano le sue valutazioni in merito;
   in che modo intenda garantire la piena e consapevole libertà di scelta dei genitori in merito alle attività proposte agli alunni di ogni ordine e grado, anche offrendo un programma alternativo.
   (4-15883)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TRIPIEDI, PESCO, CIPRINI, COMINARDI, DALL'OSSO, LOMBARDI, CHIMIENTI, VILLAROSA, ALBERTI, DE ROSA e BUSTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la multinazionale americana Kennametal Inc., con circa 13.000 dipendenti e un fatturato di vendita di quasi 3 miliardi di dollari, leader globale nella progettazione, produzione distribuzione e fornitura di utensili e servizi per il taglio dei metalli, ha acquisito, nel 2011, l'azienda italiana Ca.me.s., che vanta un'attività più che ventennale, spostando, con un investimento di 12 milioni di euro, il sito produttivo da Milano a San Giuliano Milanese (Milano);
   in data 2 marzo 2017, Kennametal ha comunicato, con lettera depositata tramite Assolombarda, il procedimento di licenziamento per 44 dei 54 dipendenti dello stabilimento di San Giuliano Milanese, escludendo dal licenziamento solo i 10 addetti al reparto affilatura utensili. Tale scelta, come affermato dall'azienda, è dovuta al perdurare della situazione di crisi e recessione economica che ha portato la società a registrare, anche per l'anno corrente, un trend negativo;
   nella lettera, la società ha comunicato ai lavoratori raggiunti dal procedimento di licenziamento che non vi è possibilità di poter usufruire della cassa integrazione guadagni; di non poter essere riassorbiti in altri reparti o unità aziendali perché già saturi; di non poter ricorrere al part-time o ad altre forme di riduzione d'orario come i contratti di solidarietà o ad altre forme di flessibilità. Compatibilmente con le proprie esigenze tecnico-organizzative e produttive, la società si è dichiarata però disponibile, nel corso delle consultazioni sindacali con le organizzazioni sindacali, ad esaminare eventuali misure sociali al fine di mitigare le conseguenze negative della procedura di licenziamento nei confronti dei lavoratori;
   successivamente all'annuncio dei licenziamenti, sono state pubblicate notizie su diversi quotidiani locali dove veniva sottolineato il fatto che la Kennametal aveva deciso di licenziare nel sito in Italia e al tempo stesso trasferire la produzione in India, il tutto a meno di due mesi da un incontro ufficiale richiesto dalle sigle sindacali con la proprietà americana che aveva promesso l'impegno economico di un milione di euro per lo stabilimento di San Giuliano Milanese;
   Kennametal, negli anni 2012 e 2013, è stata selezionata tra le società con il più alto valore etico al mondo dall'Ethisphere Institute, per le sue metodologie operative nel rispetto dell'etica aziendale, la responsabilità sociale, le misure anticorruzione e la sostenibilità –:
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano istituire, qualora non l'abbiano già previsto, un tavolo nazionale di confronto con l'azienda Kennametal e le rappresentanze sindacali, al fine di promuovere azioni volte ad elaborare un piano di intervento che preveda la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali e ad escludere i licenziamenti per ognuno dei lavoratori dello stabilimento di San Giuliano Milanese, prevedendo per questi ultimi degli adeguati ammortizzatori sociali;
   nel caso non si riescano ad evitare i licenziamenti dei lavoratori del sito produttivo di San Giuliano Milanese, se non intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a prevedere un piano di ricollocamento per ognuno dei dipendenti licenziati;
   se non intendano assumere iniziative presso la società affinché la stessa possa assicurare una strategia di sviluppo a lungo termine che ponga al centro delle priorità gli investimenti necessari per l'innovazione e la salvaguardia occupazionale del sito di San Giuliano Milanese;
   se non intendano assumere iniziative di competenza affinché possano essere evitate le delocalizzazioni in Paesi esteri delle aziende italiane ed estere operanti nel territorio nazionale, mantenendo livelli occupazionali e affinché le stesse aziende mantengano i propri stabilimenti produttivi sul suolo italiano. (5-10804)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   L'ABBATE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la richiesta ministeriale di certificato medico di idoneità fisica all'attività agonistica ippica trova discordanza tra l'area galoppo e quella trotto. La modulistica per l'area trotto limita di fatto ai normodotati la possibilità di ottenere l'autorizzazione ad allenare. Una situazione poco corrispondente alla realtà dei fatti che vede in coloro che partecipano alle gare (ovvero alle corse) esclusivamente guidatori trotto, fantini galoppo, cavalli e non già gli allenatori. Nell'area galoppo, infatti, le persone diversamente abili possono svolgere regolarmente la propria attività di allenatore sia dirigendo una scuderia di allenamento sia dando direttive sulla tipologia dell'allenamento a cui sottoporre il cavallo, stazionando a bordo pista;
   chi deve già rinunciare a guidare in corsa per sopravvenute difficoltà motorie (a cui questo sport, per forza di cose, espone) vede così negato il proprio diritto al lavoro;
   i ripetuti contatti intercorsi tra la «cassa ippica» ed il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a tal riguardo hanno avuto per oggetto il disposto dell'articolo 20 del regolamento delle corse aggiornato al 7 novembre 2012 e gli articoli 20 (guidatori e fantini), 21 (guidatori professionisti), 22 (allievi guidatori), 26 (allenatori), 26-bis (società di allenamento), 27 (categorie professionali) e 28 (licenza a cittadini stranieri);
   a parere dell'interrogante, l'articolo 20 attiene ai guidatori ed i fantini, non già agli allenatori. La lettera «d», laddove è menzionato il termine «allenatore», è da ricondursi piuttosto all'allenatore che richieda la licenza a guidare cavalli in corsa e non già a chi si limita ad allenare. Davanti a tale richiesta di poter guidare in corsa, risulta ovviamente giusto avanzare la richiesta del certificato medico per attività agonistica e della copertura assicurativa. L'articolo 21 (guidatori professionisti) contempla (b: parametri riservati agli allenatori richiedenti l'autorizzazione a guidare cavalli in corsa) e avvalora quanto sopracitato, motivando così l'inserimento della voce «allenatore» all'interno dell'articolo 20. L'articolo 26 (allenatori) non contempla tra gli obblighi di tale categoria la presentazione del certificato medico per attività agonistica e della copertura assicurativa. L'articolo 29 (disposizioni comuni) riporta testualmente «rinnovo delle licenze di guida, di allenamento e (...)», ovvero fa un chiaro distinguo tra le due tipologie di licenze –:
   se non ritenga di dover assumere urgentemente iniziative, per quanto di competenza, affinché la licenza di allenatore, che comunque non consente la guida dei cavalli in gara, sia concessa anche ai soggetti diversamente abili che ne facciano richiesta, al fine di assicurare ad essi il diritto al lavoro e di non alimentare diseguaglianze tra allenatori trotto e allenatori galoppo. (5-10805)

Interrogazione a risposta scritta:


   COSTANTINO e FRATOIANNI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il 7 febbraio 2017 presso la sede del sindacato Flai-Cgil di Taranto si sono presentati cinque lavoratori rumeni intenzionati a denunciare l'azienda presso la quale avevano fino a quel momento prestato servizio perché si rifiutava di corrispondere loro il salario per il lavoro svolto e dichiarano che altri 25 dipendenti della stessa azienda sono rimasti sul posto nelle stesse condizioni;
   i cinque lavoratori sono stati presi e «scaricati» da referenti dell'azienda presso il porto di Taranto e riescono a raggiungere la sede della Flai cercando su google le parole «caporalato» e «schiavitù»;
   in quella sede gli stessi raccontano di condizioni di lavoro disumane, anche 16 ore al giorno per pochissimi euro, quando e se venivano remunerati, di aver vissuto in 30 persone, tra uomini e donne, in una struttura in aperta campagna a Ginosa marina, composta di 3 stanze, invasa dai topi, alle spalle di un porcile da cui emanava un tale fetore per cui era impossibile far areare il minuscolo alloggio;
   nessun contatto con l'esterno era concesso loro, anche per il cibo provvedeva il caporale e, in caso di necessità di medicine, provvedeva il titolare dell'azienda. Alle donne era concesso di fare la doccia a 5 alla volta per un massimo di 10 minuti, agli uomini per un massimo di 5 minuti;
   a tutti gli abitanti dell'alloggio erano stati «sequestrati» i documenti dal caporale;
   in seguito alla visita presso il sindacato, i 5 uomini sono stati accompagnati presso l'Ispettorato del lavoro dove hanno presentato regolare denuncia e in seguito, aiutati dalla struttura regionale della Cgil sono stati ospitati e rifocillati;
   il 23 febbraio 2017, uno dei 5 lavoratori aiutati dalla Flai richiede ai responsabili aiuto per altri due lavoratori, un uomo e una donna, anche loro abbandonati dallo stesso caporale presso il porto di Taranto, e che avevano ricevuto percosse. In ospedale, viene dichiarato che l'uomo ha fratture al setto nasale e alle ossa intorno all'occhio. Anche loro hanno sporto regolare denuncia e sono stati poi aiutati;
   attualmente, i lavoratori e le lavoratrici si trovano in luogo protetto e si attende l'esito delle indagini delle forze dell'ordine –:
   se i Ministeri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e come si intenda procedere, anche alla luce dell'approvazione della legge contro il caporalato, per prevenire questi fenomeni di vera e propria riduzione in schiavitù di lavoratori, e se non ritengano di dover promuovere controlli incrociati fra i dati in possesso dell'Agenzia delle entrate e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per verificare la posizione dell'azienda denunciata dai lavoratori e delle lavoratrici. (4-15891)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'UVA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   le organizzazioni sindacali UilFpl di Messina e Anaao-Assomed Sicilia, come riportato dall'articolo pubblicato sul sito palermo.repubblica.it del 4 novembre 2016, hanno recentemente sollevato delle perplessità sul possesso, da parte del dottor Michele Vullo, dei requisiti necessari alla nomina di direttore generale dell'azienda ospedaliera Papardo di Messina, ruolo che riveste a far data del 2014;
   la nomina segue l'inserimento in un elenco di idonei redatto dalla regione Siciliana, previa verifica, ex legge n. 502 del 1992, del «possesso di laurea magistrale e di adeguata esperienza dirigenziale, almeno quinquennale, nel campo delle strutture sanitarie o settennale negli altri settori, con autonomia gestionale e con diretta responsabilità delle risorse umane, tecniche o finanziarie, nonché di eventuali ulteriori requisiti stabiliti dalla regione.»;
   prima di essere nominato direttore generale dell'azienda ospedaliera Papardo, il dottor Vullo, per come si evince nel curriculum vitae pubblicato nel sito www.aorpapardopiemonte.it, ha dichiarato di essere stato dirigente presso l'azienda ospedaliera Santobono-Pausilipon di Napoli (dal febbraio 2002 al febbraio 2006), dirigente presso Laziosanità – Agenzia di sanità pubblica della regione Lazio, area formazione, (dal giugno 2006 all'ottobre 2011), direttore amministrativo presso l'azienda ospedaliera-universitaria Policlinico G. Martino di Messina (dal dicembre 2011 al giugno 2014);
   senonché, nel periodo 2003-2005, il dottor Vullo risulta, al contempo, inserito negli elenchi regionali come «Sanitario – Personale Infermieristico» con la qualifica di infermiere, categoria D, presso l'azienda ospedaliere Sant'Elia di Caltanissetta (si veda GURS n. 54/2003; GURS n. 40/2004; GURS n. 38/2005; GURS n. 46/2006) e nel 2006, stante l'inserimento nell'elenco dei consulenti e collaboratori esterni della pubblica amministrazione redatto ex articolo 53 del decreto legislativo n. 165 del 2001, prestatore di lavoro esterno dell'azienda ospedaliera Santobono-Pausilipon per l'attività di «coordinamento delle attività del dipartimento di qualità aziendale»;
   nonostante tali discrasie, egli è stato inserito nel 2012 tra gli idonei alla carica di direttore sanitario nella regione Siciliana presupponendo che questi era, già allora, in possesso dei requisiti previsti dalla legge n. 502 del 1992, comma 7, secondo cui «Il direttore amministrativo è un laureato in discipline giuridiche o economiche che non abbia compiuto il sessantacinquesimo anno di età e che abbia svolto per almeno cinque anni una qualificata attività di direzione tecnica o amministrativa in enti o strutture sanitarie pubbliche o private di media o grande dimensione.», ed è poi stato nominato nel 2014 direttore amministrativo aziendale presso l'azienda ospedaliera-sanitaria Policlinico G. Martino di Messina;
   ancora, nel 2011, ai fini dell'inserimento nell'elenco degli idonei per il ruolo di direttore generale, il dottor Vullo è stato escluso con la motivazione «manca esperienza di direzione» dalla selezione della regione Calabria, mentre nella medesima selezione espletata dalla regione Siciliana, sempre nel 2011, è risultato idoneo alla carica ed è stato nominato direttore generale dell'azienda ospedaliera Papardo di Messina nel 2014 –:
   se il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza e nelle more di una piena attuazione del decreto legislativo n. 171 del 2016, che istituisce un Elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di direttore generale delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale, una verifica degli idonei alla carica di direttore amministrativo e di direttore generale delle aziende ospedaliere nella regione Siciliana, e quali ulteriori iniziative intenda assumere in merito.
(4-15876)


   OTTOBRE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il sottoscritto ha già interrogato il Ministro in merito ai PN in provincia di Trento con gli atti n. 3-02407 del 19 luglio 2016 e n. 3-02563 del 18 ottobre 2016;
   unitamente ai sindaci dei comuni interessati, l'interrogante è stato ricevuto presso il Ministero della salute da un incaricato del Ministro, ma sebbene ci fosse buona volontà da entrambe le parti, ad oggi sul problema della richiesta di revisione della deroga sulla chiusura del punto nascita di Arco, non è stato dato alcun seguito, se non una lettera del Ministero all'assessorato alla salute nella quale viene confermata la correttezza dei dati e che le numerose criticità rilevate per il punto nascita di Arco hanno indirizzato il giudizio sfavorevole del comitato nazionale, infatti è stato erroneamente dichiarato che non vi erano bambini nati presso l'ospedale di Arco da donne residenti nei comuni di Ledro e di Drena, non tenendo conto della caratteristica di aggregazione dei dati forniti;
   nei prossimi giorni chiuderà anche il punto nascita di Cavalese perché non ha saputo rispondere ai requisiti richiesti per la deroga, il problema è stato nella mancata possibilità di garantire la reperibilità di neonatologi per garantire un servizio di guardia h24, problema per il quale si sarebbe potuto trovare una soluzione secondo l'assessorato e il direttivo «Parto per Fiemme» e che a causa della mancata proroga della chiusura non si è potuta risolvere;
   con lettera del 9 maggio 2016 (Prot. n. S128/240078) l'assessorato alla salute della PAT integrava la richiesta di deroga alla chiusura dei punti nascita di Arco, Cavalese e Cles, sottolineando di non tener conto del punto nascita di Tione in quanto già stabilita la sua chiusura, nelle valutazioni che il Comitato percorso nascita nazionale doveva fare;
   nella risposta del Comitato nazionale, (22 giugno 2016 prot. DGPROGS 0018830 – P – 22/06/2016) si evince che la chiusura del punto nascita di Tione non è stata presa in considerazione nelle valutazioni, determinando, a parere dell'interrogante, un errore di valutazione ai fini della chiusura del punto nascita di Arco;
   in una nota del 13 dicembre 2016, a seguito di una richiesta della regione Lombardia, il Ministro aveva riaperto il caso delle deroghe alla chiusura dei punti nascita lombardi e dichiarato che il Comitato nazionale aveva ritenuto di mantenere in attività il punto nascita di Sondalo, in quanto esisteva una situazione di «disagio orografico»;
   il «disagio orografico» dei comuni di Arco e Tione, e del comune di Cavalese, è facilmente verificabile anche in internet e visionando le esperienze delle donne che si sono dovute spostare verso Trento dalle valli limitrofe e che comprovano la richiesta di deroga fatta dalla PAT;
   il 5 marzo 2017 un elicottero del soccorso alpino è precipitato a Campiglio e il velivolo è andato distrutto, pertanto in questo momento nella PAT c’è un solo elicottero operativo 22h su 24h;
   nel 2016 i soccorsi in elicottero nella PAT sono stati 2.893 con 565 voli tra le 21 e le 8, di questi, dalla zona di Arco e Tione, 26 voli per donne con problematiche ostetriche, 15 di giorno e 11 di notte –:
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno rivedere l'applicabilità delle chiusure dei punti nascita in zone orograficamente particolari come quella della PAT e rideterminare gli standard anche alla luce delle proposte provenienti dalla PAT e dai comitati attivati per la salvezza dei citati punti nascita, così come per la regione Lombardia;
   se il Ministro interrogato non intenda verificare se, nell'ambito del parere espresso dal comitato nazionale, non ci siano state delle mancanze evidenti e se non ritenga opportuno riaprire il ricorso di deroga alla chiusura del punto nascita di Arco. (4-15877)

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SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, presso gli uffici del comune di Marigliano (Napoli) si starebbe verificando uno scandalo legato all'assenteismo dei dipendenti della medesima amministrazione comunale;
   dalle dichiarazioni rilasciate e dall'interrogazione depositata nel marzo 2016 dal consigliere del MoVimento 5 Stelle presso il comune di Marigliano (Napoli) Francesco Capasso, tale situazione sarebbe stata ripetutamente segnalata da numerosi cittadini che lamentano l'assenteismo dei predetti dipendenti durante l'orario di lavoro. Questi ultimi sarebbero stati più volte notati in orario presumibilmente lavorativo presso supermercati, bar o per le vie cittadine;
   le denunce del consigliere comunale Capasso sarebbero rimaste inascoltate, non avendo ottenuto risposta e persistendo le problematiche di assenteismo denunciate da molti cittadini;
   di questa vicenda si sarebbero interessate anche importanti testate giornalistiche radiotelevisive a diffusione nazionale con grave pregiudizio per l'immagine dell'amministrazione comunale di Marigliano, con particolare riferimento a quei dipendenti che, con reale spirito di servizio, prestano con regolarità la loro attività lavorativa presso gli uffici del comune di Marigliano senza assentarsi ingiustificatamente dal luogo di lavoro;
   tali situazioni, che peraltro potrebbero integrare fattispecie di reato, vengono segnalate, su scala nazionale, con una frequenza che l'interrogante appare eccessiva nonostante le recenti modifiche al decreto legislativo n. 165 del 2001 (con particolare riferimento all'articolo 55-quater);
   pertanto, a parere dell'interrogante, sarebbe necessario un contrasto più concreto da attuarsi, non solo mediante l'approvazione di normative più stringenti sul piano disciplinare, civile e penale, ma anche mediante controlli e monitoraggi più serrati di quanto avviene nelle amministrazioni pubbliche italiane –:
   se i Ministri interrogati siano informati della vicenda e quale sia la loro opinione in merito;
   se il Ministro per la semplificazione a la pubblica amministrazione non ritenga di doversi attivare affinché, nell'ambito dell'emanazione dei decreti attuativi della legge n. 124 del 2015, la cosiddetta «legge Madia», si approntino più stringenti meccanismi di controllo e monitoraggio che consentano una più efficace applicazione delle norme repressive citate;
   se il Ministro dell'interno non ritenga opportuno predisporre meccanismi di controllo volti a impedire il verificarsi di comportamenti che potrebbero integrare fattispecie di reato. (4-15893)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in occasione del precedente rinnovo del CCNL nel settore delle telecomunicazioni, avvenuto in data 1o febbraio 2013, sono state ribadite la centralità dell'autonomia collettiva nella gestione delle problematiche e delle linee evolutive del rapporto di lavoro e la strategicità del sistema di relazioni industriali quale strumento di governo dei processi settoriali e aziendali, finalizzato alla creazione di un sistema di regole certe e condivise in grado di assicurare il perseguimento degli obiettivi di competitività delle imprese garantendo, al contempo, la valorizzazione e lo sviluppo delle professionalità ed il coinvolgimento delle risorse umane su obiettivi di qualità, con particolare riguardo alla soddisfazione del cliente;
   il campo di applicazione del contratto collettivo riguarda le imprese esercenti servizi di telecomunicazione, le imprese che svolgono attività di assistenza e gestione della clientela, le imprese che forniscono apparati e servizi di gestione, manutenzione e esercizio di impianti e reti di telecomunicazione, imprese di sviluppo e implementazione di servizi per soluzioni tecnologiche applicate anche alle telecomunicazioni e imprese che forniscono servizi per contenuti digitali e multimediali;
   dal 2013 a oggi la condizione lavorativa dei dipendenti del settore TLC, siano essi diretti delle aziende piuttosto che interinali, è divenuta insostenibile per diverse cause: orari di lavoro fin troppo flessibili, con richieste di lavoro sino a dieci/dodici ore giornaliere per i dipendenti con contratti a venti ore, la paventata ipotesi di una riduzione o, addirittura, abolizione della maggiorazione sulla retribuzione spettante nei giorni festivi, sostituzione dei dipendenti interinali al fine di accedere ad agevolazioni e fondi per la formazione, il subappalto dei servizi di assistenza in nazioni quali la Romania, l'Albania o la Tunisia, a discapito dei giovani italiani che hanno prestato la propria professionalità per le aziende in questione per anni e poi si ritrovano senza occupazione;
   queste sono solo alcune delle più importanti tematiche che investono il settore dei call center, nel quale si trovano a lavorare migliaia di persone in Italia, con una percentuale di personale laureato che in alcune strutture arriva addirittura toccare il sessanta per cento, in questi anni di crisi della nostra economia nazionale, sognando un futuro più dignitoso –:
   se sia informato delle criticità esposte in premessa, relative al settore, in particolare dei call center, e in che modo intenda assumere iniziative, anche normative per porvi rimedio. (4-15887)


   GRIMOLDI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi anni, il processo di esternalizzazione di alcuni servizi postali ha fatto sì che la consegna della corrispondenza sia affidata, nella sua quasi totalità, ad agenzie esterne;
   l'inefficienza dei servizi offerti da società come Italposte e Fulmine Group è stata denunciata da un cospicuo numero di cittadini e i maggiori quotidiani si sono occupati della questione fin dal 2015, sottolineando ritardi nelle consegne della raccomandate e problemi per il ritiro presso gli uffici: tutti disservizi che troppo spesso hanno causato la decadenza dei termini per usufruire del pagamento ridotto delle sanzioni pecuniarie;
   da quanto si apprende dagli organi di stampa, nell'ambito dell'indagine Consip, è emerso il nome del direttore generale della società Fulmine Group per l'incontro (che le carte dell'inchiesta descrivono come «segreto» – Repubblica.it 6 marzo 2017 –) che ha avuto con Tiziano Renzi all'aeroporto di Fiumicino per 44 minuti, giustificato per «motivi di lavoro»;
   nonostante l'insoddisfazione degli utenti, la società siciliana Fulmine Group ha continuato ad espandersi, aggiudicandosi anche l'appalto per il comune di Roma. Il raggruppamento di imprese, che riunisce quasi 300 aziende del settore postale privato, ha firmato infatti l'accordo della gestione dei servizi postali anche per Roma Capitale: servizio di recapito tramite posta ordinaria registrata, posta raccomandata semplice e con avviso di ricevimento per conto degli uffici del Campidoglio;
   a parere dell'interrogante, al fine di tutelare un servizio di pubblica utilità di tale importanza, sarebbe opportuno stabilire adeguati strumenti di trasparenza che indichino i livelli minimi di efficacia ed efficienza per l'affidamento della gestione del servizio postale da parte delle amministrazioni locali e che questi costituiscano i criteri fondamentali nella predisposizione dei bandi di gara nonché causa di revoca delle aggiudicazioni;
   di quali elementi disponga il Governo circa l'attuale livello di copertura sul territorio nazionale del servizio postale svolto dalla società Fulmine Group e se i dati in possesso del Ministero dello sviluppo economico evidenzino che l'esternalizzazione del servizio risponda ai criteri di efficienza, efficacia e contenimento dei costi. (4-15890)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Santerini e altri n. 1-01435, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 novembre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Cimbro, Piras.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2 del Regolamento).

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta L'Abbate n. 4-14774 del 14 novembre 2016 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-10805.