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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 6 marzo 2017

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, il Ministro della salute, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   un'inchiesta di RAI News 24 sui casi di bambini figli di militari italiani che avevano prestato servizio in Somalia e nei Balcani nati con malformazioni genetiche aveva già svariati anni fa riportato prepotentemente all'attenzione dell'opinione pubblica le domande e i dubbi sui rischi connessi all'utilizzo di munizioni e armi contenenti uranio impoverito;
   questi dubbi e queste domande preoccupano anche le popolazioni di Quirra, Perdasdefogu e Escalaplano – tre centri in provincia di Cagliari – il cui territorio gravita intorno al poligono di Salto di Quirra: nel comune di Villa Putzu in un piccolo villaggio di duecento anime sono stati riscontrati ben dodici casi di leucemia linfatica;
   il consiglio provinciale di Cagliari ha richiesto di promuovere un'indagine epidemiologica su tutto il territorio;
   la preoccupazione sta sorgendo a che nella zona del Sulcis Iglesiente nell'area vicino alla base interforze di Capo Teulada;
   la commissione di esperti – presieduta dal professor Franco Mandelli – istituita anni fa dal Ministero della difesa per accertare le cause dell'insorgere delle patologie tutorali nel personale militare impiegato nelle missioni internazionali nella ex Jugoslavia ha dato esiti contraddittori: sulle prime aveva stimato il numero delle neoplasie riscontrate tra i nostri militari «significativamente inferiore a quello atteso» ma ha poi riconosciuto un nesso di casualità tra le radiazioni da uranio impoverito e il linfoma che ha colpito un militare italiano di ritorno da una missione nei Balcani;
   dopo la guerra del Golfo e il conflitto nei Balcani un recente studio diffuso da EOS CARCER SERVICES ha segnalato che armi ad uranio impoverito sarebbero utilizzate anche nelle operazioni militari in corso in Afghanistan, nonostante sia stata più volte sollecitata in sedi istituzionali e politiche la messa al bando delle armi contenenti uranio impoverito, a causa della sua capacità di provocare danni al DNA –:
   quali iniziative, di concerto con i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute, si siano assunte per arrivare a rispondere in modo definitivo ai dubbi sia dei militari e dei loro familiari che delle popolazioni che abitano in zone adiacenti poligoni militari italiani;
   se le armi contenenti uranio impoverito rientrino tra quelle il cui uso è bandito secondo risoluzioni e accordi internazionali o se vi siano trattative internazionali per metterle al bando;
   quale sia lo stato della ricerca sugli effetti dell'uso di tali armi per i militari, per la popolazione civile e per l'ambiente;
   se armi ad uranio impoverito siano state utilizzate in Afghanistan;
   a quali conclusioni sia giunta la commissione presieduta dal professor Mandelli, circa un collegamento tra l'utilizzo delle armi contenenti uranio impoverito e l'aumento dei pazienti con linfoma di hodgkin;
   se per i soldati italiani all'estero vengano rispettate le norme vigenti in Italia sull'ambiente e la difesa della salute;
   in che modo si intenda collaborare alla ricerca epidemiologica e a controlli scientifici riscontrabili nei territori sardi interessati dai poligoni militari.
(2-01693) «Pili».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   il codice dei beni culturali, all'articolo 10, dispone che:
    «1. sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico, 3. Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta la dichiarazione prevista dall'articolo 13 [...] h) i siti minerari di interesse storico od etnoantropologico»;
    nella parte seconda del codice richiamato, all'articolo 13 è disciplinata la dichiarazione dell'interesse culturale:
     «1. La dichiarazione accerta la sussistenza, nella cosa che ne forma oggetto, dell'interesse richiesto dall'articolo 10, comma 3. 2. La dichiarazione non è richiesta per i beni di cui all'articolo 10, comma 2. Tali beni rimangono sottoposti a tutela anche qualora i soggetti cui essi appartengono mutino in qualunque modo la loro natura giuridica;»
   nelle successive modificazioni, tale sussistenza appare evidente nelle dichiarazioni proposte dall'Unesco rispetto alle aree, ai patrimoni, materiali e immateriali, dichiarati patrimonio dell'Umanità;
   appare evidente dunque che l'intero compendio minerario dell'Iglesiente, con particolare riferimento alla città di Iglesias rientri a pieno titolo tra i beni considerati beni culturali, con le conseguenti implicazioni di tutela e valorizzazione;
   nella fattispecie si segnala, con la necessaria preoccupazione e con articolata denuncia che, a giudizio dell'interpellante non sono state adottate tutte le misure necessarie per la tutela e la protezione di questo immenso patrimonio culturale, archeologico, architettonico e ambientale paesaggistico;
   sin dal 1994 numerosi interventi sono stati intrapresi per la tutela e il recupero di tale immenso patrimonio, con la realizzazione di circuiti museali, scientifici e culturali;
   dal 2006 ad oggi nessun intervento è stato finanziato e tanto meno avviato per salvaguardare il patrimonio suddetto;
   l'interrogante ha compiuto nei giorni scorsi un approfondito sopralluogo nelle aree della miniera di Monteponi, nel comune di Iglesias, villaggio minerario di grande rilievo storico e architettonico, scientifico e archeologico;
   lo scenario è raccapricciante considerati gli innumerevoli crolli che stanno devastando l'intero paesaggio e lo stesso patrimonio archeologico;
   per quanto consta all'interrogante si tratta di un vero e proprio disastro senza precedenti con il crollo di decine di facciate e coperture, con la distruzione non solo degli edifici di rilievo storico, avendo non meno di 100 anni di vita, ma anche architettonico;
   l'articolo 160 del codice dei beni culturali dispone l'ordine di reintegrazione;
   in particolar modo con tale articolo è disposto che: 1. se per effetto della violazione degli obblighi di protezione e conservazione stabiliti dalle disposizioni del capo III del Titolo I della parte seconda del suddetto codice, il bene culturale subisce un danno, il Ministero ordina al responsabile l'esecuzione a sue spese delle opere necessarie alla reintegrazione. 2. Qualora le opere da disporre ai sensi del comma 1 abbiano rilievo urbanistico-edilizio l'avvio del procedimento e il provvedimento finale sono comunicati anche alla città metropolitana o al comune interessati. 3. In caso di inottemperanza all'ordine impartito ai sensi del comma 1, il Ministero provvede all'esecuzione d'ufficio spese dell'obbligato. Al recupero delle somme relative si provvede nelle forme previste dalla normativa in materia di riscossione coattiva delle entrate patrimoniali dello Stato. 4. Quando la reintegrazione non sia possibile il responsabile è tenuto a corrispondere allo Stato una somma pari al valore della cosa perduta o alla diminuzione di valore subita dalla cosa. 5. Se la determinazione della somma, fatta dal Ministero, non è accettata dall'obbligato, la somma stessa è determinata da una commissione composta di tre membri da nominarsi uno dal Ministero, uno dall'obbligato e un terzo dal presidente del tribunale. Le spese relative sono anticipate dall'obbligato;
   il capo III protezione e conservazione dispone misure di protezione; l'articolo 20 disciplina gli interventi vietati:
    1. i beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione –:
   se non ritenga il Governo di dover valutare per quanto di competenza e con somma urgenza i danni ulteriori e gravi accorsi al patrimonio minerario con particolare riferimento a quello della città di Iglesias, del compendio di Monteponi e dell'area dell'impianto elettrolisi;
   se e quale uso sia stato fatto del finanziamento statale relativo al recupero e realizzazione nell'area ex elettrolisi di un centro congressi polifunzionale;
   se non ritenga di assumere iniziative per approfondire l'entità e le cause di tali danni per procedere ad un intervento per garantire una piena tutela del patrimonio archeologico in questione.
(2-01695) «Pili».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, FERRARA, MARTELLI, NICCHI, SCOTTO, PIRAS, MELILLA, QUARANTA, SANNICANDRO, DURANTI, KRONBICHLER, FAVA, FOLINO e FRANCO BORDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   dagli ultimi dati Inps elaborati dalla Cgil Marche emerge un quadro sull'utilizzo dei voucher che ancora una volta mostra in maniera evidente tutte le criticità nell'utilizzo di questo istituto;
   nelle Marche, nel 2015, sono stati 64.000 i lavoratori retribuiti con almeno uno dei 4,1 milioni di voucher riscossi;
   la lettura dei dati, nello specifico, restituisce una fotografia precisa di come questo strumento abbia finito con il sostituire forme di retribuzioni più stabili, innanzitutto per la quantità elevata rispetto ai voucher riscossi negli anni passati (nel 2008 erano poco più di mille), ma anche per l'estensione a fasce di lavoratori più ampie, con una età media che si è progressivamente abbassata;
   mentre nei primi anni di entrata in vigore di questo istituto, infatti, la fascia di età media dei lavoratori era di 65 anni, nel 2015 le fasce di età risultano essere così distribuite: il 40 per cento ha meno di 30 anni, il 21 per cento tra i 30 e i 39 anni e solo il 9,7 per cento più di 60 anni. Tra questi la maggioranza sono donne (54 per cento);
   inoltre, dai dati emerge anche come, sul totale di 64.000, 14.447 (il 22,5 per cento) precettori di voucher sono disoccupati di lunga durata che, pur avendo una storia lavorativa pregressa, nel 2015 hanno percepito esclusivamente voucher; dato che segna una sorta di emarginazione dal mercato del lavoro e una incapacità di reinserimento con forme di lavoro più stabili –:
   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per intervenire sulla grave situazione esposta in premessa;
   considerata l'ammissione da parte della Corte costituzionale del referendum abrogativo relativo alle norme concernenti l'istituto dei voucher, promosso dalla Cgil e la cui proposta è stata sottoscritta da oltre tre milioni e trecentomila cittadini, se il Governo non intenda assumere iniziative affinché sia fissata quanto prima la data del referendum, secondo i termini previsti dalla legge, al fine di consentire ai cittadini di esprimersi su tale norma.
(5-10754)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIANCOFIORE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il comma 1, dell'articolo 3 della Costituzione stabilisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali;
   il comma 1, dell'articolo 34 della Costituzione prevede che la scuola è aperta a tutti e che l'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita;
   l'articolo 1, della direttiva 29 giugno 2001, n. 2000/43/CE si prefigge l'obiettivo di stabilire un quadro per la lotta alle discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica, al fine di rendere effettivo negli Stati membri il principio della parità di trattamento;
   l'articolo 29 della legge 1o marzo 2002, n. 39 stabilisce che il Governo è delegato ad emanare uno o più decreti legislativi al fine di dare organica attuazione alla direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, e di coordinare le disposizioni vigenti in materia di garanzie contro le discriminazioni per cause direttamente indirettamente connesse con la razza o l'origine etnica, anche attraverso la modifica e l'integrazione delle norme in materia di garanzie contro le discriminazioni, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, nel rispetto dei precisi princìpi e criteri direttivi;
   il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215 recante attuazione della direttiva 2000/43/CE per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente della razza e dall'origine etnica, all'articolo 1, dispone le misure necessarie affinché le differenze di razza o di origine etnica non siano causa di discriminazione, anche in un'ottica che tenga conto del diverso impatto che le stesse forme di discriminazione possono avere su donne e uomini, nonché dell'esistenza di forme di razzismo a carattere culturale e religioso;
   come riportato da alcune agenzie di stampa, il segretario cittadino della Svp di Bolzano ha denunciato che ci sarebbero «troppi» bambini italiani negli asili e nelle scuole tedesche e l'assessore Luis Walcher ha addirittura affermato che, «in alcune scuole materne di lingua tedesca di Bolzano il 55 per cento dei bambini non sono di madrelingua tedesca e questa percentuale sale, in casi estremi, all'80 per cento»;
   come se non bastasse, l'8 marzo 2017 sarà licenziata la norma di attuazione sulla toponomastica italiana dalla commissione paritetica Stato/provincia autonoma di Bolzano presso il Ministero per gli affari regionali che prevede l'abolizione definitiva del 65 per cento della secolare toponomastica italiana; tale disposizione si porrebbe per l'interrogante in contrasto con i princìpi basilari della Costituzione, l'Accordo De Gasperi-Gruber del 1946, nonché le disposizioni costituzionali dello stesso Statuto speciale di Autonomia per l'Alto Adige;
   quanto appena riportato evidenzia per l'interrogante una forte discriminazione che la comunità italiana, residente in Alto-Adige, è costretta a subire, sotto governi regionali che, a giudizio dell'interrogante, non garantiscono l'unità nazionale e che, di fatto, contrastano la nascita di scuole plurilingue che favoriscono invece l'integrazione etnica;
   ad avviso dell'interrogante, negli ultimi mesi, si sta dunque assistendo ad una progressiva e pericolosa deriva sostanzialmente «anti-italiana» in Alto Adige, in cui l'amministrazione oltre ad avallare una lesione irreparabile della civiltà del bilinguismo italiano-tedesco, intende addirittura adottare provvedimenti per limitare l'accesso nelle scuole, assumendo iniziative che si pongono in contrasto con i princìpi sanciti agli articoli 3 e 34 della Costituzione –:
   quali iniziative di competenza, anche normative il Governo intenda assumere al fine di garantire la piena osservanza delle norme richiamate in premessa, tenuto conto delle criticità sopra richiamate che, pongono, secondo l'interrogante, situazioni di evidente discriminazione per la comunità italiana residente in Alto-Adige.
(4-15811)


   NICCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 23 febbraio 2017, Governo, regioni e province autonome di Trento e di Bolzano hanno trovato l'intesa circa il contributo alla finanza pubblica da parte delle regioni a statuto ordinario per l'anno 2017, previsto dalla legge di stabilità 2016 (legge n. 208 del 2015, articolo 1, commi 680 e 682);
   a seguito di detta intesa vi sarà una riduzione di trasferimenti dallo Stato alle regioni per un ammontare pari a circa 485 milioni di euro;
   è molto grave per l'interrogante che il taglio di risorse conseguente alla riduzione di detti trasferimenti, riguardi anche il Fondo per le non autosufficienze e il Fondo per le politiche sociali. Fondi che sono decisivi per la vita delle persone disabili, degli anziani non autosufficienti, per quelle fasce di popolazione più in difficoltà ed esposte alla crisi economica. Il taglio previsto per il «sociale» è di circa 261 milioni di euro;
   si parla, peraltro, di fondi che, da anni, sono del tutto insufficienti. Sono anni che le associazioni dei disabili gravi, ma non solo, denunciano con forza l'inadeguatezza del Fondo per le non autosufficienze. E lo stesso vale per il Fondo per le politiche sociali. Il rapporto del 2015 preparato dall’European Social Policy Network, dal titolo « Social Investment in Europe», ha denunciato come, nonostante la povertà sia raddoppiata, sono state «tagliate del 58 per cento le risorse destinate al Fondo nazionale per le politiche sociali rispetto al 2008»;
   si continua nella politica dei tagli alla salute e al welfare, negando diritti e inclusione sociale, e ancora una volta a discapito delle fasce più vulnerabili, nel nome del risanamento dei conti pubblici;
   per altro sorprende come, anche all'interno dello stesso Governo, sembrano evidenziarsi valutazioni e sensibilità diverse. In risposta all'interrogazione 5-10704, vertente proprio sulla prevista riduzione del Fondo per le non autosufficienze e del Fondo per le politiche sociali, il sottosegretario Luigi Bobba ha confermato detti tagli, prendendone però in qualche modo le distanze, e facendo presente «che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali non è stato in alcun modo coinvolto nell'istruttoria dell'intesa, oggetto di confronto con il solo Ministero dell'economia e delle finanze». Il sottosegretario dichiarava inoltre: «l'orientamento costante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali dimostra la propria contrarietà alla prospettiva di una riduzione di tali fondi nella consapevolezza che trattasi di risorse destinate alle fasce più deboli della popolazione» –:
   se «i tagli» decisi con l'Intesa di cui in premessa, siano stati condivisi dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
   se si ritenga che le attuali risorse dei due fondi di cui in premessa siano congrue per le loro finalità, o se non si intenda, viceversa, valutare l'opportunità di assumere iniziative per incrementare tali risorse. (4-15818)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   FAVA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   al detenuto Aldo Ercolano, condannato all'ergastolo per omicidio e associazione di stampo mafioso, è stato revocato il regime speciale di detenzione previsto dall'articolo 41-bis;
   il fatto ha già provocato la preoccupata reazione della direzione nazionale antimafia che, nell'ultima relazione semestrale, ha inteso stigmatizzare la decisione ritenendo che «il venir meno del regime di cui all'articolo 41-bis nei confronti di Aldo Ercolano, nipote di Benedetto Santapaola e da questi designato alla successione anche per l'autorevolezza di cui gode all'interno della “famiglia”, rende particolarmente preoccupante e meritevole di un attento monitoraggio la situazione che può determinarsi all'interno delle carceri in cui sono reclusi gli associati a tale cosca mafiosa (...) in quanto appare assai verosimile che possano essere effettuati, con la regia dell'Ercolano, nuovi reclutamenti (...) e che vengano impartite importanti indicazioni strategiche sull'operatività della cosca da veicolare all'esterno»;
   Aldo Ercolano è figlio di Giuseppe Ercolano — capo dell'omonima famiglia mafiosa, recentemente deceduto — nonché nipote di Benedetto Santapaola, noto capomafia catanese;
   dopo l'arresto dello zio Benedetto Santapaola, l'Ercolano aveva assunto la reggenza di Cosa Nostra sul territorio di Catania;
   l'ufficio anticrimine della questura di Catania in una nota recente scrive che Ercolano «seppur detenuto da molti anni, ha sempre avuto e continua ad avere una posizione di assoluto prestigio all'interno della Famiglia»;
   la famiglia Ercolano, imparentata con quella dei Santapaola e dei Mangion, rappresenta una delle cosche storiche di Cosa Nostra nella Sicilia orientale;
   risale a pochi giorni fa la confisca ai sensi della legge La Torre di due aziende del valore di dieci milioni di euro intestate ai fratelli di Aldo;
   i rapporti tra il vecchio capomafia Giuseppe Ercolano, padre di Aldo, e l'editore del quotidiano La Sicilia Mario Ciancio hanno determinato l'apertura di un'indagine che attualmente vede Ciancio indagato per concorso esterno in associazione mafiosa;
   in occasione della recente missione della Commissione antimafia a Catania, a domanda specifica dell'interrogante sia il prefetto che il questore e il comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri hanno detto di non essere al corrente del provvedimento di revoca del 41-bis nei confronti di Aldo Ercolano;
   l'attuale pericolosità mafiosa della famiglia Ercolano e il ruolo indiscutibilmente apicale che vi ricopre Aldo Ercolano sono fatti inoppugnabili –:
   quali motivazioni giustifichino la revoca del 41-bis nei confronti del detenuto Aldo Ercolano;
   se il Ministro non ritenga di assumere iniziative per riattivare tempestivamente il 41-bis nei confronti del suddetto detenuto. (3-02849)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   l'articolo 16 della Costituzione, sancendo che «ogni cittadino può circolare (...) liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale», salvo deroga imputabile a motivi di sanità e sicurezza, configura il diritto alla mobilità, ponendo conseguentemente in capo allo Stato l'onere di costituire le condizioni di diritto e di fatto ad esso conseguenti;
   Trenitalia effettua i servizi di trasporto passeggeri sulla lunga percorrenza secondo due tipologie:
    a) servizi di trasporto passeggeri nazionale sulla lunga e media distanza. Il contratto di servizio è tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Trenitalia. I servizi inseriti in tale contratto sono denominati servizi universali e sono a carico finanziario dello Stato e ne fanno parte gli Intercity notte (ICN);
    b) servizi di trasporto passeggeri nazionale sulla lunga e media distanza;
   per quanto riguarda i collegamenti notturni, gli Intercity notte garantiscono all'utenza che ne necessita, la possibilità di raggiungere città molto distanti senza dover perdere una giornata lavorativa per lo spostamento;
   lo schema del nuovo contratto di servizio 2017-2026 presenta una sostanziale continuità d'impostazione con l'atto precedente, introducendo alcune novità, in coerenza con l'evoluzione del quadro normativo e regolatorio di riferimento (in particolare del decreto legislativo n. 112 del 2015 e della delibera dell'Autorità di regolazione dei trasporti (ART) n. 96 del 2015 di definizione dei princìpi e criteri per la determinazione dei canoni di accesso all'infrastruttura ferroviaria);
   per l'anno 2016, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha predisposto una relazione (Gabinetto Mit U.0000615 del 10 gennaio 2017) nella quale vengono dettate anche alcune linee guida per il rinnovo del contratto 2017-2021 con Trenitalia, tra cui l'avvio della periodicità dell'Intercity notte Roma-Bolzano (venerdì, sabato e domenica) e un suo preferibile instradamento sulla linea via Ferrara-Rovigo-Vicenza;
   in attuazione a quanto sopra detto, già a metà gennaio 2017, l'Intercity notte Roma-Bolzano-Roma è stato cancellato nei giorni feriali, purtroppo senza alcun preavviso o comunicazione ai viaggiatori;
   sono rimasti inalterati tutti gli Intercity notte sulla tratta di Trieste e Torino;
   così facendo sia il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che Trenitalia, ha operato, secondo gli interpellanti, pregiudicano la libertà di circolazione dei lavoratori dell'Alto Adige, del Trentino e della provincia di Verona, limitando i loro spostamenti o indirizzandoli su tratte che precludono l'efficienza lavorativa in quanto più lunghe e meno puntuali, e di fatto creando una disparità di trattamento con tutti gli altri pendolari notturni provenienti da Torino o Trieste e diretti a Roma o viceversa –:
   se il Ministro interpellato, nell'ambito del rinnovo del contratto di servizio con Trenitalia, non ritenga opportuno verificare la reale necessità della soppressione nei giorni feriali del treno notte Roma-Bolzano ed eventualmente assumere iniziative affinché sia ripristinato l'Intercity notte Roma-Bolzano, soprattutto a salvaguardia della libertà di circolazione di quei passeggeri che usufruiscono di tale servizio per motivi di lavoro.
(2-01694) «Plangger, Pisicchio».

Interrogazione a risposta scritta:


   PILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   la vicenda giudiziaria che vede contrapposti la Sogeaal Spa, gestore dell'aeroporto di Alghero, e il direttore generale Umberto Borlotti, parte l'11 giugno del 2009 quando il neo presidente del Consiglio di amministrazione della società dottor Carlo Luzzatti sospende e licenzia il Borlotti con pretestuosi motivi;
   il licenziamento viene ritenuto illegittimo in primo e secondo grado;
   risulta all'interrogante che a seguito del licenziamento illegittimo una serie di richieste risarcitorie ritenute dovute la Sogeaal ha dovuto corrispondere oltre 200.000 euro oltre alle spese delle liti;
   una settimana dopo il reintegro, per effetto della sentenza inerente il primo licenziamento, il Borlotti sarebbe stato nuovamente licenziato con altrettanti pretestuosi motivi;
   la società risulta avere perso nuovamente in primo e secondo grado determinando costi risarcitori e accessori per oltre 300.000 euro;
   contemporaneamente al 2o licenziamento, la società avvia un'azione di risarcimento per presunta mala gestio e contemporaneamente denuncia il Borlotti alla procura della Repubblica di Sassari;
   il tribunale civile ha sentenziato la correttezza gestionale del Borlotti, condannando alle spese la società per circa 150.000 euro; il giudice dell'udienza preliminare di Sassari ha archiviato la richiesta di rinvio a giudizio fatta dal pubblico Ministero ritenendo che il fatto non sussista;
   si sono avute altre spese legali;
   dopo il 2o reintegro, l'azienda licenziava nuovamente Borlotti. Tale licenziamento è stato ritenuto illegittimo in primo grado, perché si era ritenuto che la reazione del Borlotti fosse da attribuire ad una provocazione, e legittimo in secondo grado e si attende l'esito della Corte di cassazione;
   nel frattempo, a seguito delle legittime richieste risarcitorie, l'azienda si costituiva sempre in giudizio, perdendo puntualmente fino all'ultima sentenza d'appello dove è stata condannata per lite temeraria;
   il comportamento dell'azienda Sogeaal ha fatto registrare, su questa vicenda, danni patrimoniali ed erariali che superano il milione di euro;
   il Borlotti ha avviato una causa di mobbing e demansionamento di rilevante richiesta risarcitoria che rischia di gravare ulteriormente sulla gestione dell'aeroporto –:
   se il Governo non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di evitare che la società aeroportuale venga sottoposta ad ulteriori esborsi legati ad una gestione che si rivela per l'interrogante dissennata da parte dei soggetti reiteratamente condannati;
   se non ritenga di dover valutare l'opportunità, considerato che la stessa società gestisce un servizio pubblico primario il cui controllo è di pertinenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti attraverso l'Enac, di trasmettere tali atti alla Corte dei Conti perché intervenga con riferimento alla verifica del reiterato danno erariale. (4-15820)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   SANNICANDRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico in una baraccopoli chiamata «Gran Ghetto», abitavano alcune centinaia di migranti impegnati nella raccolta dei prodotti agricoli nelle campagne della zona;
   il 1o marzo 2017 era cominciato lo sgombero dell'intera area da parte delle forze dell'ordine disposto dalla direzione distrettuale antimafia di Bari, nell'ambito di indagini avviate nel marzo del 2016 e culminate con il sequestro probatorio con facoltà d'uso della baraccopoli per presunte infiltrazioni della criminalità;
   un incendio si è sviluppato nella notte all'interno della baraccopoli, su un'area di oltre 5000 metri quadrati e ha distrutto un centinaio di baracche;
   due cittadini di nazionalità africana, probabilmente del Mali, sono morti nel rogo, che in pochi minuti ha avvolto numerose baracche;
   sul posto erano già presenti i vigili del fuoco, carabinieri e agenti di polizia che stavano presidiando l'area dopo l'inizio dello sgombero. Quando le tre squadre di vigili del fuoco sono riuscite a circoscrivere e spegnere le fiamme hanno trovato i corpi carbonizzati dei due africani. Sulle cause dell'incendio al momento non si può ancora essere certi, ma non si esclude che possa essere di natura dolosa. «È stato troppo violento ed improvviso – ha riferito all'Ansa un vigile del fuoco che ha operato sul posto – e quindi non si esclude che possa essere stato appiccato da qualcuno». Molte bombole di gas sono saltate in aria e hanno contribuito a rendere ancora più pericolosa la situazione;
   lo sgombero non è avvenuto totalmente perché alcuni dei 350 migranti che erano nella baraccopoli si sono rifiutati di lasciare il «Ghetto». Nella mattina del 2 marzo 2017 alcuni di loro – circa 200 – hanno protestato davanti alla prefettura di Foggia, ribadendo di non voler lasciare il Ghetto e chiedendo di voler parlare con il prefetto –:
   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato, di concerto con gli enti locali, abbia assunto per dare un alloggio sicuro anche a coloro che non sono stati trasferiti in una masseria di S. Severo al fine di prevenire il formarsi di nuove baraccopoli di fortuna;
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere, visto l'approssimarsi della stagione lavorativa estiva, al fine di evitare il ripetersi di casi come quello espresso in premessa. (4-15812)


   SIBILIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   in data 25 novembre 2016 sul sito on-line del giornale Sannio Report (www.sannioreport.com) è stato pubblicato un articolo intitolato «E noi paghiamo» in cui si racconta che l'architetto Vincenzo Castracane, «impiegato del Comune di Benevento, come accertato dal dirigente dell'epoca Angelo Mancini, ha fatto nell'anno 2015, 536 ore e 32 minuti di assenza/ritardo e 88 ore e 30 minuti solo nel mese di gennaio 2016, presso l'ente per il quale lavora: il Comune. Nell'anno 2015 il suddetto impiegato, calcolando 6 ore lavorative, ha fatto quasi 90 giorni di assenza ingiustificati dal lavoro. Questi naturalmente i dati accertati dallo stesso dirigente»;
   nell'articolo succitato si sottolinea anche che «il dirigente cerca, con un provvedimento arbitrario, di sanare un probabile reato. Quindi commette egli stesso un altro probabile reato ? Infatti il dirigente intima all'impiegato comunale, di giustificare le ore di assenza e con un'altra comunicazione di non aver tenuto un comportamento confacente a un pubblico dipendente, anzi accumulando ulteriori ore di ritardo. Questo scambio epistolare risale al febbraio 2016. Si deve attendere il 13 maggio 2016 per ottenere una risposta dall'impiegato che si impegna a recuperare tre ore al giorno il lunedì, mercoledì e venerdì. Poi ci sono state le elezioni a giugno e il soggetto in questione è stato promosso a dirigente, senza naturalmente aver recuperato le ore non svolte»;
   per cui ci si chiede nell'articolo: «Come ? Un impiegato comunale che ha fatto tutte quelle ore di assenza, non mostrando il giusto senso del dovere, viene addirittura premiato a dirigente ?» –:
   se sia al corrente dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere affinché si possano evitare situazioni quali quelle segnalate in premessa, e in particolare far sì che i pubblici dipendenti che incorrano in comportamenti illeciti analoghi a quelli segnalati siano soggetti ad un regime sanzionatorio complessivamente più efficace e stringente. (4-15813)


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la sera del 2 marzo 2017, reagendo a specifiche sollecitazioni da parte della cittadinanza, l'unità di sicurezza urbana della polizia locale di Como è intervenuta a reprimere un'attività di spaccio di stupefacenti che interessava l'area dell'ex zoo;
   l'operazione condotta dalla polizia locale comasca ha portato all'arresto di due persone;
   al primo degli arrestati, Laity Salou, ventinovenne proveniente dal Gambia, è stata imputata l'attività di smercio della droga al dettaglio, mentre il secondo soggetto, un altro gambiano di nome Ensa Samsyang, ventiquattrenne, è stato accusato di aver cercato di favorire il tentativo di fuga messo in atto dal Salou, colpendo gli agenti e urlando Allah Akbar;
   entrambi gli arrestati hanno opposto resistenza agli agenti incaricati di verificarne la posizione, Samsyang anche con la forza fisica, al punto di rendere successivamente necessario il ricorso di due fra loro alle cure del Pronto Soccorso;
   i due stranieri sono risultati residenti nel centro di accoglienza per immigrati irregolari richiedenti asilo, ospitato nell'ex caserma comasca dei Carabinieri situata in via Borgo Vico;
   i due gambiani sono stati processati per direttissima, condannati col patteggiamento, rispettivamente a due mesi per lo spaccio di stupefacenti e a sei mesi per la violenta resistenza opposta agli agenti della polizia locale comasca, e quindi rimessi in libertà grazie alla concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena;
   l'insieme delle circostanze qui generalizzate è naturalmente motivo di allarme per la popolazione residente a Como, che non si sente tutelata adeguatamente –:
   di quali elementi il Governo disponga in merito alla persona ed effettiva pericolosità di Ensa Samsyang;
   se il Governo non ritenga opportuno chiudere il centro di accoglienza per immigrati irregolari richiedenti tutela internazionale creato nella vecchia sede del comando dei carabinieri di via Borgo Vico alla luce dell'episodio occorso nell'area dell'ex zoo;
   se il Governo non ritenga infine di assumere iniziative nei confronti dei due richiedenti asilo appena condannati, in particolare negando loro l'accesso al beneficio della tutela internazionale e disponendone l'espulsione dal territorio nazionale. (4-15814)


   PISICCHIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   ha destato una grande impressione nella pubblica opinione nazionale la vicenda dell'incendio della baraccopoli situata tra Rigano Garganico e San Severo, costata la vita a due persone e, nelle ultime ore, anche l'inquietante episodio di criminalità verificatosi ancora nel grosso centro agricolo dauno, con una ennesima rapina a mano armata compiuta da due malviventi a viso coperto;
   si tratta di episodi legati da un preoccupante filo rosso, con una serie di altri atti criminosi che hanno reso la città di San Severo alla stregua delle città perdute del far west descritte dalle sceneggiature più truculente rintracciabili nella filmografia degli anni sessanta, solo che si tratta, purtroppo, di criminalità reale e non di trailer cinematografici;
   è doveroso ricordare che, per gettare una luce sulla emergenza criminalità a San Severo, il sindaco intraprese il 23 febbraio 2017 uno sciopero della fame, come segno di reazione civile ad una recrudescenza della criminalità che aveva fatto registrare, nella sola giornata precedente, quattro rapine messe a segno a danno dei cittadini sanseveresi;
   prima del 22 febbraio 2017 la cittadinanza aveva dovuto subire un numero purtroppo imprecisato ed impressionante di altri eventi malavitosi: rapine a mano armata eseguite con ferocia e disarmante spudoratezza a negozi di generi alimentari, farmacie, tabaccherie, negozi di abbigliamento, bar, agenzie immobiliari, in tutte le zone del centro abitato e a qualsiasi ora del giorno e della notte. Inoltre, nelle ultime settimane, si erano registrati anche due omicidi e diversi attentati dinamitardi, con numerose bombe collocate in diversi esercizi commerciali della città;
   l'ultimo gesto di inaudita gravità si è svolto nella notte tra sabato e domenica, con spari contro alcuni mezzi della polizia nei pressi dell'albergo dove alloggiavano i poliziotti del reparto arrivati da Bari nei giorni scorsi;
   come si può immaginare i cittadini sono allo stremo anche per la percezione di un abbandono del territorio alla criminalità, in assenza di segnali forti da parte dello Stato centrale;
   si è svolto di recente un incontro tra il Ministro interrogato e il sindaco di San Severo per discutere delle criticità sopra richiamata e delle esigenze di controllo del territorio –:
   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per sovvenire alla necessità di sicurezza che viene dalla popolazione di una città con oltre 60.000 abitanti, piegata da una criminalità che sta minando le regole fondamentali della convivenza civile. (4-15816)


   CIMBRO, FITZGERALD NISSOLI, MARAZZITI, MINNUCCI, PORTA, KRONBICHLER, PLACIDO, POLLASTRINI, LACQUANITI, SANTERINI, FOSSATI, CAPOZZOLO e CAPELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nel corso di questa legislatura si è avuto modo più volte di segnalare al Governo attraverso interrogazioni e interpellanze, i numerosi, gravi episodi di manifesto attacco ai valori antifascisti della Costituzione, inequivocabili segnali della recente avanzata delle nuove destre sul territorio lombardo: dai festival neonazisti di Rogoredo, Castano, Cantù, alla profanazione del Sacrario del San Martino ad opera del gruppo neonazista Do.ra;
   si segnala da ultimo il gravissimo caso di propaganda politica a sfondo razzista, verificatosi a Garbagnate, dove nei giorni scorsi sono apparsi dei manifesti sulle panchine, sui muri del centro città e sulla bacheca comunale, aventi ad oggetto propaganda nazista e firmati Nsab, ossia «Movimento nazionalsocialista dei lavoratori». Si tratta di un gruppo di estrema destra e negazionista, nato nel 2002 e radicato prevalentemente nella provincia di Varese. I manifesti, scritti con caratteri gotici, riportano le frasi: «No all'invasione di immigrati», «No all'usura», e richiamano, attraverso una vignetta raffigurante un ebreo, l'odio antisemita. Il gruppo Anpi di Garbagnate Milanese — Cesate, armato di colla e pennelli, ha oscurato, con la striscia «volantino illegale da rimuovere», i manifesti di propaganda nazista e ha immediatamente denunciato l'accaduto alle autorità preposte e al centro di documentazione ebraica; si ricorda che, già nell'aprile del 2014, erano apparsi in zona Moscova a Milano, alcuni volantini che celebravano il 125o compleanno di Adolf Hitler. Inoltre, nel maggio dello stesso anno, la Digos della questura di Milano concluse un'indagine, dopo aver eseguito, nelle province di Milano, Pavia e Sondrio, quattro perquisizioni nei confronti di militanti del «Movimento Nazionalsocialista dei lavoratori MLNS-NSAB», indagati per i reati commessi in violazione della legge n. 654 del 1975 (cosiddetta legge sugli atti discriminatori);
   ci si domanda come sia possibile che si verifichino tali eventi, gestiti da organizzazioni animate da ideali che ad avviso degli interroganti si contrappongono chiaramente ai principi della Costituzione repubblicana, e che hanno come propria finalità l'eliminazione delle democrazie per il ritorno di visioni dittatoriali –:
   quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in atto per assicurare il pieno rispetto dei principi della Costituzione, ponendo così un argine all'avanzata, anche culturale, di movimenti di ispirazione neonazista e neofascista che si pongono apertamente in contrasto con i valori della Repubblica. (4-15819)


   PARENTELA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   la sentenza n. 01387/200 Reg. Ric. del Consiglio di Stato censura pesantemente la prassi seguita presso il Comune di Catanzaro, secondo quanto rilevato dal giudice locale addirittura dal 2001, che ha contemplato «il ricorso alle nomine dirette a personale di categoria D, in asserita applicazione dell'articolo 109 Tuel, come anche il ricorso ad incarichi a contratto con soggetti esterni, ai sensi dell'articolo 110 Tuel, ... in carenza dei presupposti per il ricorso a tali particolari procedure di conferimento di incarico», dove gli organi dell'Amministrazione, a fronte di un numero di dirigenti di ruolo pari a 7, e quindi inferiori al 50 per cento dei 19 posti dirigenziali presenti in organico, «persistono nel convalidare e reiterare incarichi a soggetti privi di qualifica dirigenziale, eludendo l'onere del concorso pubblico»;
   l'articolo 97, terzo comma, della Costituzione prevede che, salvo i casi stabiliti dalla legge, «agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso». Il principio del pubblico concorso, dunque, costituisce la regola per l'accesso all'impiego alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche; sono previste deroghe solo in presenza di «peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico» idonee a giustificarle (sentenza della Corte costituzionale n. 293 del 2009);
   l'articolo 110 del Tuel dispone che lo statuto degli enti locali può prevedere «per peculiari o straordinarie ragioni di interesse pubblico» che la copertura dei posti di qualifica dirigenziale avvenga mediante contratto a tempo determinato (piuttosto che con attribuzione a chi già rivesta la conferente qualifica dirigenziale) qualora «vi sia una potestà regolamentare del Comune che consenta di derogare alla normativa statale in materia di requisiti» (si veda a proposito Corte dei Conti,  Sez. Giurisd. Sentenza n. 141/07) ma ciò va, giocoforza, coordinato con il principio costituzionale del concorso pubblico i cui vincoli non possono essere ignorati dall'autonomia statutaria degli enti locali;
   l'articolo 37 dello statuto del comune di Catanzaro, all'articolo 37, rubricato «Costituzione di rapporto di responsabilità dirigenziale con personale interno» formalizza la possibilità di conferire incarichi dirigenziali (anche) ai dipendenti di ruolo dello stesso comune, appartenenti alla categoria «D» ed in possesso dei requisiti di accesso dall'esterno, senza porre al riguardo particolari condizioni o limiti. Le norme comunali esposte non prevedono, però, nemmeno che gli incarichi dirigenziali possano essere conferiti direttamente e ad personam, onde la loro corretta interpretazione non potrebbe procedere che secundum legem ed in coerenza con i superiori principi costituzionali;
   il principio della rotazione degli incarichi direttivi è stato attuato semplicemente trasferendo i dirigenti e i titolari delle posizioni organizzative da un settore a un altro. Nei decreti di conferimento dell'incarico non è sempre indicato il trattamento economico da attribuire e sono, altresì, previsti incarichi dirigenziali esterni lautamente retribuiti, nonostante la presenza di professionalità interne –:
   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza, ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, alla luce delle criticità sopra evidenziate. (4-15821)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   SCOTTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il rettore dell'università degli Studi di Roma «Tor Vergata», secondo ateneo della capitale professor Giuseppe Novelli, ha ricevuto, nelle scorse ore, un avviso di conclusione di indagini avvenute a suo carico da parte della procura di Roma;
   i reati ipotizzati a suo carico sono tentata concussione e istigazione alla corruzione;
   il tutto riguarderebbe alcuni ricorsi presentati contro il suo operato sia due ricercatori dell'ateneo, che contestano la chiamata per cattedre di alcuni colleghi figli di docenti di «Tor Vergata»;
   nelle scorse ore sono state pubblicate sia «Il Fatto Quotidiano» alcune registrazioni in cui il professor Novelli sembrerebbe minacciare uno dei due ricercatori;
   nella conversazione pubblicata dal sito web del quotidiano il professor Novelli fa capire esplicitamente che, laddove i ricorrenti non dovessero far venir meno il procedimento amministrativo innestato di fronte il tribunale amministrativo regionale laziale, essi verrebbero sottoposti ad ogni forma di ostracismo possibile all'interno dell'ateneo;
   le frasi in questione sono estremamente esplicite e difficilmente fraintendibili;
   si tratta di una vicenda che, peraltro, coinvolge decine di docenti di prima e seconda fascia chiamati con procedure contestate dai due ricercatori;
   si tratta di fatti estremamente gravi ed intollerabili in un'università pubblica –:
   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, anche al fine di contribuire a far luce della grave vicenda di cui in premessa. (4-15817)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MASSIMILIANO BERNINI, TERZONI, BASILIO e PARENTELA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   ai sensi delle norme istitutive e regolamentari di SIN, nonché delle norme della gara per la selezione del socio privato, il possesso delle quote azionarie da parte di quest'ultimo sarebbe terminato il 20 settembre 2016, data in cui AGEA era tenuta a procedere al riacquisto delle quote ad un prezzo determinato secondo le regole stabilite dalle norme di gara accettate dai concorrenti; il contratto è durato dal 2008 al 2016, ed è costato secondo un'inchiesta giornalistica circa 780 milioni di euro mentre secondo il RTI Almaviva di 480 milioni di euro;
   il decreto-legge n. 51 del 2015, convertito dalla legge n. 91 del 2015, all'articolo 1, comma 6-bis, dava ad AGEA la possibilità per la gestione e lo sviluppo del sistema informatico SIAN di provvedere anche tramite bando di gara ad evidenza pubblica da svolgersi attraverso modalità tali da garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali della società SIN di cui all'articolo 14, comma 10-bis, del decreto-legge n. 99 del 2004, esistenti alla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 51 del 2015;
   il 30 settembre 2016, ovvero dopo la scadenza del contratto, AGEA tramite la CONSIP S.p.A. ha indetto una gara a procedura aperta suddivisa in 4 lotti per l'affidamento dei servizi di sviluppo e gestione del SIAN, con un importo a base d'asta di 555 milioni di euro, IVA esclusa, ovvero 110 milioni di euro/anno;
   il Lotto 4 «Servizi di assistenza» prevede: Pianificazione e Governo dei Servizi, Supporto al Monitoraggio e Controllo, Consulenza Organizzativa e Servizi Professionali; l'aggiudicatario sottoscriverà con AGEA un Accordo Quadro ex articolo 54, comma 3, del decreto legislativo n. 50 del 2016, avente ad oggetto la prestazione dei servizi di assistenza a favore della medesima AGEA da eseguirsi mediante la sottoscrizione, da parte della sola AGEA, di contratti esecutivi, alle condizioni tutte espressamente stabilite nello schema di accordo quadro e nel capitolato tecnico; il valore stimato è di 60 milioni Iva esclusa, ovvero 12 milioni di euro/anno;
   la maggior parte dei servizi di cui al lotto 4, quali il governo, il monitoraggio e il controllo dei servizi di interesse pubblico del SIAN, sono attualmente svolti dai dipendenti della SIN, il cui costo del lavoro annuo è di circa 6,5 milioni di euro/anno;
   vige attualmente un regime di prorogatio, essendo stato il bando di gara pubblicato dopo la scadenza del contratto precedente;
   la proroga da settembre a giugno 2017 comporta un ulteriore esborso per le casse dello Stato di almeno 56 milioni di euro per i 9 mesi della stessa –:
   se non ritenga urgente che AGEA si pronunci su come rispetterà l'impegno previsto dalla legge n. 91 del 2015 del mantenimento dei livelli occupazionali della SIN considerato che la «clausola di salvaguardia», come emerge anche dai chiarimenti forniti da CONSIP, non può essere vincolante per le imprese partecipanti nell'aggiudicazione del bando di gara e che vi è un periodo di ben 12 mesi entro i quali le aziende aggiudicatrici «potranno» manifestare la volontà di assumere senza essere vincolate a farlo;
   se non ritenga più ragionevole, nonché economicamente vantaggioso, che in virtù della legge n. 91 del 2015, per non disperdere le professionalità acquisite e per mantenere gli attuali livelli occupazionali e il controllo pubblico di servizi di interesse nazionale e per evitare probabili contenziosi i cui esiti negativi graverebbero sulla pubblica amministrazione, vengano assorbiti i dipendenti della parte pubblica della SIN S.p.A., considerata oltretutto la equiparazione dell'organismo di diritto pubblico alle amministrazioni aggiudicatrici e la estensione ad esso non solo di tutti i doveri, sia sostanziali che formali che fanno carico a queste ultime, bensì anche di tutti i diritti. (5-10753)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   i medici del reparto medicina dell'ospedale Cto con una comunicazione formale ai vertici della sanità sarda hanno denunciato una situazione definita «insostenibile» del nosocomio di Iglesias;
   l'organico dei medici è ridotto a 7 unità, di due prossime al pensionamento e una in maternità, riducendosi così a 4;
   la situazione insostenibile in cui i medici si trovano a lavorare risulta all'interpellante enunciata nella stessa comunicazione che integralmente denuncia:
    trasferimenti d'urgenza, pomeridiani e notturni, di pazienti presso altri presidi senza disponibilità di personale dedicato;
    gestione del paziente emorragico per assenza del servizio di endoscopia dalle ore 14 alle ore 20 dal lunedì al venerdì;
    gestione del paziente cardiologico per assenza dei cardiologi la sera e la notte, ridotti oramai a sole 2 e attualmente 1 sola unità;
    gestione del paziente critico con insufficienza respiratoria per mancanza in alcuni letti di erogatore di ossigeno;
    gestione dei posti letto a causa dei pazienti chirurgici in appoggio, il fine settimana, che sottraggano posti ai pazienti di nostra competenza;
    lungaggini burocratiche nelle dimissioni dei pazienti presso le RSA locali e soprattutto presso RSA ASL 8 (una paziente è tuttora ricoverata perché da 15 giorni siamo in attesa di risposta dal PUA di Assemini);
    il recente ordine, peraltro solo verbale della direzione sanitaria di ricoverare pazienti internistici anche durante le ore notturne in appoggio presso altri reparti;
   in particolare riguardo all'ultimo punto i medici dichiarano di prendere le distanze, declinando ogni responsabilità, dalla direzione sanitaria per eventuali conseguenze derivanti dalla gestione a distanza dei pazienti che a causa dell'alto rischio clinico possono diventare vittime anziché essere al centro delle cure di cui ogni malato ha diritto;
   i medici, sempre nella comunicazione, sottolineano l'assoluta mancanza per i pazienti che si trovano a dover essere «sballottati» come dei pacchi da un letto all'altro per far posto a pazienti provenienti dal pronto soccorso che avrebbero bisogno di «cure più importanti» delle loro;
   i medici sostengono, inoltre, che l'attività ambulatoriale di medicina interna, allergologia, e gastroenterologia è stata sospesa a danno dei pazienti che da anni vengono seguiti presso questa struttura e che continuamente chiedono e sperano che qualcuno di buona volontà si trattenga in servizio per poterli visitare;
   i pazienti che praticano DH terapeutici inoltre usufruiscono del medico a tempo perso in quanto impegnato in attività di assistenza in corsia o di guardia per il pronto soccorso, con i rischi che ne derivano;
   si tratta di una denuncia grave e senza precedenti che mette in luce la gravissima situazione della sanità sarda gestita sempre peggio e con problematiche che sempre di più si ripercuotono sui pazienti;
   l'affermazione secondo la quale da pazienti ad alto rischio clinico si trasformano in vittime lascia comprendere lo stadio grave della salute dei cittadini con grave compromissione del diritto alle cure e alla salute;
   emerge in tutta la sua evidenza la superficialità e l'incapacità con la quale si gestisce la sanità pubblica in Sardegna e in particolar modo nell'area del Sulcis Iglesiente;
   se non ritenga, per quanto di propria competenza, di adottare iniziative ispettive a fronte della gravità della denuncia dei medici del reparto di medica dell'ospedale Cto di Iglesias;
   se non ritenga di adottare, stante le numerose inadempienze, negligenze gestionali, errori gestionali e non solo, ogni iniziativa di competenza con riguardo all'effettiva tutela dei livelli essenziali di assistenza nell'ambito della intera gestione della sanità sarda.
(2-01696) «Pili».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FAMIGLIETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la regione Campania – con i decreti n. 825 del 15 dicembre 2004 e n. 704 del 7 dicembre 2010 – ha finanziato, anche attraverso l'utilizzo di risorse comunitarie, per un totale complessivo di euro 3.555.278,31, la realizzazione ad Avellino, in località Valle, di un centro servizi e di assistenza socio-sanitaria per soggetti autistici;
   tale struttura si è ispirata alle farm community americane e inglesi, con una modalità di percorsi terapeutici su piccoli gruppi e con privilegio del mutuo aiuto, coinvolgendo anche familiari;
   il decreto n. 99 del 22 settembre 2016 del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dei disavanzi del settore sanitario della regione Campania individua nella «scuola, servizi sanitari, quelli sociosanitari e la famiglia» i nodi della rete che «sono chiamati ad operare in maniera sinergica al fine di garantire la diagnosi precoce», riconosce il «ruolo attivo e determinante dalla famiglia nella elaborazione e realizzazione del progetto di vita della persona con disturbo dello spettro autistico» e riconduce «alla disciplina della neuropsichiatria infantile che è in grado di affrontare i molteplici aspetti che attengono all'evoluzione globale del bambino» la specificità d'intervento per i disturbi dello spettro autistico;
   per la gestione del suddetto centro, l'Asl di Avellino – con delibera n. 1437 del 23 settembre 2013 concernente il Progetto Autismo Avellino, linee d'indirizzo per la Diagnosi precoce e la presa in carico multi professionale dei disturbi dello spettro autistico –, aveva individuato nell'associazione Irpinia Pianeta Autismo, a seguito della decennale esperienza e degli esiti positivi di precedenti progetti legati all'autismo, il soggetto idoneo a coprire le aree di competenze relativa alla gestione dell'attività residenziale semiresidenziale per varie fasce d'età del centro Valle di Avellino;
   con delibera del direttore generale n. 147 del 31 gennaio 2017 l'azienda sanitaria locale di Avellino ha approvato il «Progetto aziendale per la riabilitazione ed il trattamento dell'autismo e del disturbo generalizzato dello sviluppo nell'ambito dell'assistenza prevista nella Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile del Dipartimento di Salute Mentale Asl di Avellino» che prevede la realizzazione di un nuovo centro semiresidenziale presso la struttura ospedaliera di Sant'Angelo dei Lombardi – come riportato in una nota stampa ufficiale del direttore generale dell'Asl di Avellino rilanciata da numerosi media locali;
   suddetto nuovo progetto si caratterizzerebbe, a quanto consta all'interrogante, per una capienza ridotta rispetto alla struttura di Avellino e, soprattutto, per un impianto terapeutico non in linea con quanto previsto anche dalla recente revisione dei livelli essenziali di assistenza in riferimento all'autismo, con un evidente e inquietante passo indietro anche rispetto alle buone pratiche conseguite e ad i protocolli innovativi;
   la densità della popolazione, e quindi dei possibili utenti, del comune capoluogo di provincia Avellino – e della sua area limitrofa – è nettamente superiore a quella della localizzazione alternativa –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se, per quanto di competenza, non intenda, anche per il tramite del commissario ad acta per il piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Campania, assumere iniziative per approfondire tale questione e scongiurare il sorgere di una duplicazione di un centro per l'autismo in provincia di Avellino, consentendo invece di proseguire e rafforzare la positiva esperienza già presente valorizzandone le capacità fin qui dimostrate.
   (5-10755)

Interrogazione a risposta scritta:


   BENEDETTI, BASILIO, MASSIMILIANO BERNINI, GRANDE e LOREFICE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la stampa in questi giorni ha portato alla luce la grave vicenda che ha visto coinvolta nel dicembre del 2015, una donna di Padova (la quale ha voluto restare nell'anonimato) nella disperata ricerca di una struttura sanitaria pubblica in cui poter interrompere la gravidanza secondo quanto previsto dalla legge n. 194 del 1978 in vigore nel nostro Paese; nell'intervista, pubblicata su Il Gazzettino del 1o marzo 2017, la donna spiega di aver dovuto peregrinare per 23 strutture sanitarie nel Veneto (dall'azienda ospedaliera universitaria di Padova a Camposampiero, a Cittadella, agli ospedali di Piove di Sacco e di Este, a quelli del Vicentino e del Veneziano, comprese Chioggia e Portogruaro, quindi Rovigo e Verona) e di altre regioni limitrofe, il Friuli ed il Trentino-Alto Adige, vedendosi rifiutare la richiesta; la vicenda si risolse solo grazie all'intervento delle Cgil padovana presso l'ospedale del capoluogo veneto, dove la donna infine poté far valere il proprio diritto ad interrompere la gravidanza entro i tempi di legge;
   i dati ufficiali sulla citata azienda ospedaliera di Padova riguardo il numero dei medici obiettori e non obiettori mancano, ma da alcuni dati ufficiosi di cui dispongono gli interroganti emergerebbe che i ginecologi non obiettori sono 2, su un totale di 35 medici tra divisione e clinica ostetrica; per quanto riguarda i dati relativi alla Ulss Euganea su 41 medici soltanto 8 non risultano essere obiettori; secondo il rapporto 2016 del Ministero della salute, nel Veneto la percentuale degli obiettori sfiora il 77 per cento;
   la vicenda riapre ancora una volta non solo a Padova e in Veneto, ma in tutta Italia, l'annoso problema dell'obiezione di coscienza che di fatto impedisce il pieno rispetto della legge 194 –:
   se non ritenga che sussistano i presupposti per assumere iniziative di competenza volta ad accertare motivazioni, circostanze e responsabilità per cui in così tante strutture della sanità del Veneto e delle regioni menzionate in premessa non sarebbe stato garantito regolarmente il diritto previsto dalla legge n. 194 del 1978;
   quali ulteriori iniziative di competenza intenda mettere in atto affinché la legge n. 194 del 1978 venga attuata pienamente in ogni struttura sanitaria pubblica preposta e affinché le donne non debbano imbattersi in umilianti ed estenuanti peripezie e attese per interrompere la gravidanza, diritto sancito dalla legge. (4-15815)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, il Ministro della difesa, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   dal 13 dicembre 2016 al 9 febbraio 2017, i TAR per la Puglia, per il Molise, per la Toscana, per l'Emilia Romagna, per il Veneto, pubblicano le ordinanze per l'annullamento previa sospensione dell'efficacia e dell'esecutività dei DCC n. 81268, n. 81270, n. 81272, n. 81275, n. 81276, della nota n. 58/38 del 23/12/2016, del decreto n. 3198 del 28/12/2016, della nota prot. 63009;
   il 23 febbraio 2017 il tribunale amministrativo regionale per il Veneto (Sezione Prima) ha pronunciato le ordinanze che accolgono l'annullamento del DCC n. 81272 del 31 ottobre 2016, del DCC n. 81278 del 31 ottobre 2016 (con cui vengono individuati i sovrintendenti del Corpo forestale dello Stato che transitano nell'Arma) e del provvedimento del Ministero dell'Interno – dipartimento dei Vigili del fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile prot. n. 3198 del 28 dicembre 2016;
   oltre ai succitati giudizi pendenti nei vari TAR con cui ex-agenti del Corpo forestale dello Stato transitati nei Vigili del fuoco chiedono un'altra sistemazione, centinaia sono coloro che transitati nei carabinieri avendo i requisiti e le abilitazioni DOS e ALB, auspicano di confluire nei Vigili del fuoco onde potersi ancora occupare di incendi boschivi, non disperdendo così le professionalità acquisite;
   con la disposizione del Comando Generale dell'Arma dei carabinieri del 13 febbraio Prot.N.18976/74-8 P si conferma che l'Arma abbia trattenuto a sé personale ex forestale dotato di qualifica specifica, offrendo alla Protezione Civile, nell'ambito di una attività convenzionale con le regioni, servizi specifici di «direttore delle operazioni di spegnimento»;
   gli idonei non vincitori sia esterni che interni del concorso per la nomina di 400 allievi vice-ispettori del Corpo forestale dello Stato (DCC 23/11/2011) pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, IV serie speciale concorsi ed esami del 29/11/2011, n. 94, benché i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2010 e 18 ottobre 2011, autorizzassero il Corpo forestale dello Stato ad assumere, non risultano al momento inquadrati per la qualifica di cui risultano idonei;
   ad oggi, non risultano ricollocati circa 20 dipendenti ex-Corpo forestale dello Stato che avendo domanda di mobilità nella pubblica amministrazione ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri approvato il 21/11/2016 e pubblicato solamente sul Bollettino Ufficiale del Corpo forestale dello Stato 24/11/2016, col termine perentorio di 20 giorni per esercitare la facoltà d'opzione al transito in altre amministrazioni, ma non avendo «flaggato» per il rientro nei carabinieri in caso di indisponibilità da parte di quest'ultime, a decorrere dal 1o gennaio 2017 risultano «sospesi dal lavoro», benché riceventi lo stipendio;
   nei 20 giorni si riscontrava anche il cattivo e mancato funzionamento del portale, che ha ridotto sensibilmente i giorni normativamente attribuiti agli ex appartenenti al Corpo Forestale per inoltrare la domanda di mobilità;
   si sono avvalsi della facoltà di transitare in altra pubblica amministrazione ai sensi del succitato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri circa 300 unità di cui alcuni transitati presso gli uffici della Motorizzazione Civile del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, altri presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, altri ancora presso l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi prodotti agricoli, ecc., con modalità e tempistiche assai diverse;
   solo in data 3 gennaio 2017 il predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stato ufficialmente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale n. 2 e solo poco più di 250 posti, tra quelli disponibili nelle varie amministrazioni, risulta coperto all'esito della citata procedura di mobilità –:
   come si ritenga che i fatti esposti in premessa possano conciliarsi con il principio contenuto nell'articolo 8 della legge n. 124 del 2015 per la riforma della pubblica amministrazione, cosiddetta «legge Madia», secondo il quale la riorganizzazione e l'eventuale assorbimento del Corpo forestale dello Stato deve effettuarsi garantendo gli attuali livelli di presidio dell'ambiente, del territorio e del mare e della sicurezza agroalimentare e la salvaguardia delle professionalità esistenti, delle specialità e dell'unitarietà delle funzioni attribuite;
   stante la sussistenza di posti vacanti e la determinazione di occuparli, anche a fronte della disponibilità/necessità manifestata apertamente da talune pubbliche amministrazioni, e vista la pubblicazione postuma del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri rispetto all'apertura della procedura di cui in premessa, se non ritengano legittima e urgente, la riapertura dei termini della mobilità;
   in che modo si compenserà la vacanza di unità di personale nell'organigramma antincendio boschivo del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco, qualora i TAR accolgano i ricorsi depositati;
   quali siano le ragioni per le quali, a seguito della disposizione del Comando Generale dell'Arma dei carabinieri del 13 febbraio 2017, non sussistano i rischi di una sovrapposizione e di indeterminazione nella titolarità delle funzioni che produrranno nocumento all'efficacia dei servizi alla cittadinanza e ai territori e ulteriore aumento dei costi;
   quali siano le ragioni per le quali non si è provveduto al trasferimento totale o di un contingente rafforzato di ex-Corpo forestale dello Stato alle strutture alle strutture del Corpo dei Vigili del fuoco nonché alla riaffermazione del principio di esclusività nello svolgimento di funzioni specialistiche e diffuse nel territorio.
(2-01692) «Massimiliano Bernini, Terzoni, Basilio, Parentela».

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, FERRARA, MARTELLI, ZAPPULLA, SCOTTO, MELILLA, DURANTI, PIRAS, QUARANTA, SANNICANDRO, NICCHI e KRONBICHLER. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Terninox Spa è una società del gruppo ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni, azienda leader in Italia per la distribuzione di prodotti in acciaio inossidabile;
   Terninox rifornisce le multinazionali che producono cappe aspiranti per cucina nelle Marche, realizzando fatturati per diversi milioni di euro;
   in data 22 febbraio 2017 le organizzazioni sindacali Film Cgil e Lim Cisl hanno partecipato ad un confronto con la direzione aziendale relativa all'ipotesi di chiusura della sede di Monsano (Ancona) della controllata Terninox, avanzata da ThyssenKrupp;
   dall'incontro è emersa la volontà dell'azienda di chiudere il sito di Monsano entro il 30 aprile 2017, procedendo al licenziamento di 12 persone;
   a quanto riferiscono i sindacati, l'azienda si sarebbe resa disponibile alla gestione sociale dei dipendenti, limitandosi ad offrire il trasferimento di quattro operai e di un impiegato nel sito di Cenano sul Laghetto (Monza e Brianza);
   ad oggi, non sarebbero stati ancora quantificati gli incentivi all'esodo –:
   quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati al fine di salvaguardare i livelli occupazionali del sito industriale richiamato in premessa. (5-10752)

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Fava n. 4-04379 del 4 aprile 2014 in interrogazione a risposta orale n. 3-02849.

ERRATA CORRIGE

  Errata corrige dell'interpellanza urgente Brunetta n. 2-01685 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 751 del 1o marzo 2017.

  Alla pagina 45198, seconda colonna, dalla riga tredicesima alla riga quattordicesima, deve leggersi «possono essere delibate in Italia in applicazione del Concordato. Questo decreto» e non come stampato.

  Alla pagina 45199, prima colonna, dalla riga ventisettesima alla riga ventottesima deve leggersi «16380) in tema di delibazione di sentenze canoniche, anche perché la mancata» e non come stampato.

  Alla pagina 45199, seconda colonna, alla riga quarantatreesima deve leggersi «delibazione delle sentenze ecclesiastiche.» e non come stampato.