Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 8 febbraio 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,
   premesso che:
    come è noto, in Italia, sussistono diverse minoranze linguistiche, alcune delle quali cosiddette nazionali, che rappresentano una ricchezza per il tessuto culturale e sociale del nostro Paese e i cui diritti rientrano a pieno titolo nella più ampia sfera dei diritti universalmente riconosciuti e irrinunciabili;
    nonostante la Costituzione abbia previsto, all'articolo 6, che la Repubblica tuteli con apposite norme le minoranze linguistiche, tale riconoscimento è avvenuto solo con la legge n. 482 del 1999, recante «Norme per la tutela delle minoranze linguistiche storiche», che ha tutelato 12 minoranze, alle quali sono stati riconosciuti alcuni diritti fondamentali come ad esempio l'uso della lingua minoritaria nella pubblica amministrazione, l'insegnamento delle lingua minoritaria nelle scuole pubbliche, il finanziamento delle attività culturali, la diffusione di programmi radiotelevisivi nella lingua minoritaria e altro;
    lo Stato ed alcune regioni in cui risiedono le minoranze riconosciute si sono poi dotati di norme specifiche; lo stesso hanno fatto le regioni a statuto speciale per le tre minoranze cosiddette nazionali quella tedesca, quella francese e quella slovena – ossia quelle minoranze che si trovano nelle aree di confine a ridosso dei rispettivi Stati;
    l'Italia ha, inoltre, sottoscritto alcune importanti convenzioni internazionali che riguardano il rispetto dei diritti delle minoranze, tra le quali: la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, fatta a Strasburgo il 1o febbraio 1995, la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie adottata dal Consiglio d'Europa il 5 novembre 1992;
    tuttavia, è da rilevare che, da un lato, molte delle norme in vigore non hanno finora trovato attuazione e, dall'altro, gli stessi fondi istituiti dalla legge n. 482 del 1999 sono andati in questi anni diminuendo in maniera esponenziale, per arrivare oggi a somme irrisorie, con le quali è diventato di fatto impossibile ideare risposte adeguate alle legittime esigenze degli appartenenti alle minoranze stesse;
    quest'ultima circostanza, in particolare, non ha consentito di sviluppare in modo coerente i programmi riferiti all'insegnamento delle lingue minoritarie, alla valorizzazione della cultura e delle tradizioni, nonché di dare continuità agli sportelli linguistici, aperti presso le singole amministrazioni comunali;
    gli appartenenti alle minoranze linguistiche ed etniche dovrebbero essere trattati dallo Stato come tutti gli altri cittadini, dando attuazione al motto di ogni vera democrazia: è dai diritti di una minoranza che traspare il grado di civiltà e giustizia di una maggioranza;
    è da rilevare, purtroppo, che nell'opinione pubblica, nel mondo della cultura, tra i media e tra le stesse forze politiche non si riscontra più un'adeguata sensibilità verso questo tema, a differenze della costante attenzione che esso ha ricevuto negli anni Novanta, come dimostrato anche dal fatto che molte delle stesse leggi approvate non tengono più conto in modo adeguato delle specificità proprie delle minoranze linguistiche;
    tale circostanza sta contribuendo a creare una progressiva assimilazione degli appartenenti alle minoranze, determinando così da un lato una forte discriminazione di tali soggetti e, dall'altro, il contestuale depauperamento della realtà multilinguistica e multiculturale del nostro Paese;
    è da più di quindici anni che il Parlamento italiano non è riuscito a ratificare la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, firmata dall'Italia nel lontano 2000, nonostante ci siano stati in questi anni diversi tentativi in tal senso;
    ad oggi risulta irrisolta la questione delle comunità Rom e Sinti, come ripetutamente sottolineato anche dal Comitato consultivo sulla Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, organismo del Consiglio d'Europa che ha più volte richiamato il nostro Paese per i ritardi su questo tema,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a facilitare la ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie entro la legislatura corrente;
2) a dare piena attuazione alle disposizioni della legge n. 482 del 1999, anche valutando, laddove se ne ravvisi la necessità, l'opportunità di una sua rivisitazione ed implementazione;
3) ad assumere iniziative per modificare il regolamento di attuazione della legge n. 482 del 1999 superando le rigidità delle disposizioni attuali, che sono incentrate soprattutto sul finanziamento degli sportelli linguistici;
4) ad adottare ogni iniziativa utile volta a rifinanziare i capitoli di spesa relativi alla legge n. 482 del 1999 al fine di consentire alle minoranze di utilizzare tutti gli strumenti posti a loro disposizione dalla legge;
5) a tener conto nella predisposizione di provvedimenti di iniziativa governativa, ed in particolare di competenza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, delle specificità proprie delle minoranze linguistiche;
6) a ripristinare l'incontro annuale con i rappresentanti delle minoranze linguistiche presso il dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio dei ministri;
7) a promuovere a tutti i livelli, ed in particolare nel mondo della scuola e della cultura, la conoscenza della storia e delle specificità delle minoranze linguistiche;
8) a ricercare una giusta soluzione al tema dei Rom e dei Sinti, in sintonia con quanto previsto dagli indirizzi europei.
(1-01504) «Blazina, Malisani, Nicoletti, Brandolin, Gebhard, Garavini, Alfreider, Bruno Bossio, Giovanna Sanna, Malpezzi, Piccoli Nardelli, Francesco Sanna, Marguerettaz, Manzi, Narduolo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   in relazione alle notizie diffuse in questi giorni relativamente ad un piano cosiddetto di metanizzazione della Sardegna si deve prendere atto che non esiste alcun concreto finanziamento per la metanizzazione della Sardegna e tantomeno alcun progetto concreto è disponibile;
   sul metano in Sardegna occorre dire la verità e impedire ulteriori informazioni propagandistiche prive di qualsiasi riscontro oggettivo e di qualsiasi concretezza;
   a quanto consta all'interpellante non esiste nemmeno un euro di quel miliardo e 578 milioni annunciati in pompa magna da Pigliaru e Renzi, qualche mese fa;
   nel «fantomatico» patto per la Sardegna è evidente che si siano inserite previsioni destituite di fondamento, visto che nell'accordo c'era scritto che quei fondi «verranno coperti attraverso l'APQ Metano (FSC 2000-2006) e le tariffe di trasporto e dispacciamento (corrispettivi relativi alla rete nazionale dei gasdotti e alla rete regionale)»;
   lo stesso richiamo temporale fatto nella delibera del patto per la Sardegna consente di rendersi conto dell'inesistenza di risorse, visto che si fa riferimento a fondi statali di coesione del 2000-2006 tutti abbondantemente spesi;
   non esiste stanziamento alcuno anche perché nessun gestore serio di metano o gnl potrebbe avanzare ipotesi concrete senza la preventiva certezza di contratti a lungo termine tali da consentire il recupero degli investimenti e soprattutto l'abbattimento dei maggiori oneri di trasporto che verrebbero generati dal trasporto via nave;
   qualche «cooperativa rossa» ad avviso dell'interpellante potrebbe essere interessata a trattare con il Governo nazionale e la giunta regionale per perseguire quelle che appaiono soluzioni da sottosviluppo, senza strategicità e senza nessuna visione di sviluppo sia in termini infrastrutturali che economici;
   a quanto risulta all'interpellante l'unico soggetto che avrebbe chiesto la fornitura di gnl alla società Gasdotti Italia ha dichiarato un bacino d'utenza di 20.000 utenti;
   la stessa società che ha presentato quello schema di massima all'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, non certo un progetto preliminare e tanto meno un cronoprogramma realizzativo, sarebbe stata interamente ceduta a società australiane e svizzere;
   la Sardegna continuerebbe ad essere colonia e terra di conquista senza avere nessuna capacità gestionale diretta nella partita energetica sarda;
   la Snam, nel presentare lo stesso piano d'investimenti, all'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico per i prossimi dieci anni ripropone il Galsi, ancor oggi unica soluzione credibile e concreta, già approvata sotto ogni punto di vista e inserita nel piano dei metanodotti europei;
   è evidente, quindi, che l'Autorità dovrà vagliare due ipotesi, una secondo l'interpellante da sottosviluppo, quella con l'approvvigionamento via nave, via autobotti e forse una dorsale «a pezzetti» e l'altra strategica in grado di mettere la Sardegna al centro dell'approvvigionamento tra sud del mediterraneo e la stessa rete nord europea, essendo il Galsi bidirezionale;
   è evidente all'interpellante che regione e Governo, visto il basso profilo sulle azioni destinate alla Sardegna, propenderanno per la soluzione meno strategica, a dimensione di quello che appare il loro peso politico, costringendo la Sardegna a scelte nefaste;
   quello presentato in questi giorni in pompa magna appare all'interpellante un piano da sottosviluppo, circostanza dimostrata anche dall'aver escluso interamente le zone interne della Sardegna, sia Nuoro che Ottana;
   la piana di Ottana da anni chiedeva l'arrivo del Galsi per rilanciare produzioni e sviluppo;
   con quella che appare all'interpellante l'ennesima farsa si continua a perdere tempo, bloccando progetti seri e concreti –:
   se non si ritenga di dover fare valutazioni compiute e decisive in materia di metanizzazione, indicando risorse e procedure certe;
   se non si ritenga di dover chiarire la posizione del Governo in relazione al Galsi, considerato che qualche mese fa era stato rilanciato dallo stesso Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale pro tempore Gentiloni in seguito agli incontri bilaterali con il Governo algerino;
   se non si ritenga di valutare la possibilità di promuovere, per quanto di competenza, una verifica circa i rapporti intercorsi tra l'Eni, la Sonatrach ed esponenti del Governo algerino in relazione ad elargizioni illegali di denaro emerse da diverse inchieste giudiziarie e se gli stessi fatti abbiano riguardato il progetto Galsi e il suo blocco.
(2-01646) «Pili».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   da oltre cinquant'anni è in atto in ambito internazionale un dibattito sul cosiddetto «superamento del Pil» come unico indicatore di misurazione del benessere, alimentato dalla consapevolezza che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non possano essere esclusivamente di carattere economico, ma debbano tenere conto anche delle fondamentali dimensioni sociali e ambientali del benessere. Sono stati pertanto proposti indicatori di benessere, di sostenibilità ambientale, di qualità sociale e di parità tra i sessi, quali strumenti da tenere in considerazione nell'elaborazione, nell'adozione e nella valutazione delle politiche pubbliche, al fine di integrare l'uso degli indicatori macroeconomici, ritenuti non più sufficienti a misurare il grado di benessere di una comunità e a orientare, perciò, le politiche pubbliche. In ambito internazionale, si possono segnalare quelli utilizzati da istituzioni quali l'Onu, l'Ue e l'Ocse. In ambito nazionale, da alcuni anni e stato avviato il progetto «BES», tramite un'iniziativa congiunta del Cnel e dell'Istat, al fine di fornire un significativo contributo in questa direzione. Tale progetto è finalizzato all'individuazione delle misure più idonee a rappresentare il progresso del Paese e dei territori verso l'incremento del benessere dei cittadini. Esso considera 12 dimensioni (articolate in 130 indicatori) – salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi – selezionate attraverso un processo di condivisione democratica promosso in Italia da Cnel e Istat che si sono impegnati ad elaborare uno strumento capace di misurare gli elementi fondanti del benessere in Italia e nei suoi territori. Dal progetto scaturisce ogni anno un rapporto, il cosiddetto «Rapporto BES». Il Cnel, l'Istat hanno, peraltro, dato vita anche al «BES delle province» per la costruzione di indicatori territoriali per la governance di area vasta e il progetto «UrBES», promosso dalla rete delle città metropolitane dell'Associazione nazionale dei comuni italiani insieme con l'Istat, propone un sistema di indicatori del benessere per le città metropolitane e per alcuni comuni capoluogo;
   con la legge 4 agosto 2016, n. 163, che ha ridisegnato la struttura della legge di contabilità e finanza pubblica n. 196 del 2009, si prevede che si ricomprendano tra i contenuti informativi del Documento di economia e finanza (DEF) quelli riferiti al BES (benessere equo e sostenibile), prevedendosi, in particolare, che in apposito allegato al DEF, predisposto dal Ministro dell'economia e delle finanze sulla base dei dati forniti dall'Istat, siano riportati l'andamento, nell'ultimo triennio, degli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) selezionati e definiti dal Comitato per gli indicatori di benessere equo e sostenibile, istituito presso l'Istat medesimo, nonché le previsioni sull'evoluzione degli stessi nel periodo di riferimento, anche sulla base delle misure previste per il raggiungimento degli obiettivi di politica economica e dei contenuti del PNR (Programma nazionale di riforma), previsti nel DEF;
   inoltre, la legge n. 163 del 2016 prevede che, con apposita relazione, predisposta dal Ministro dell'economia e delle finanze da presentare alle Camere entro il 15 febbraio di ciascun anno, sia evidenziata l'evoluzione dell'andamento degli indicatori di BES medesimi, sulla base degli effetti determinati dalla legge di bilancio per il triennio in corso;
   per quanto risulta all'interpellante, ad oggi, non ci sarebbe ancora chiarezza sugli indicatori di benessere equo e solidale che il Comitato di cui alla legge n. 163 del 2016 dovrebbe a norma di legge selezionare e definire e ciò deve considerarsi tanto più grave e preoccupante anche alla luce della imminente scadenza del termine entro il quale il Ministro delle economia e delle finanze deve presentare alle Camere la relazione sull'evoluzione dell'andamento degli indicatori BES stessi –:
   se il Comitato di cui alla legge n. 163 del 2016 abbia provveduto a elaborare gli indicatori di benessere equo e sostenibile e, in tal caso, quali elementi si intendano fornire al riguardo;
   in quali tempi sarà presentata la relazione alle Camere ove è evidenziata l'evoluzione dell'andamento degli indicatori di BES sulla base degli effetti determinati dalla legge di bilancio per il triennio in corso e che, sulla base della legge n. 163 del 2016 deve essere presentata dal Ministro dell'economia e delle finanze entro il 15 febbraio di ciascun anno;
   quali iniziative intenda assumere il Governo nel rispetto di quanto previsto dalla legge n. 163 del 2016, al fine di ricomprendere tra i contenuti informativi del Documento di economia e finanza (DEF) quelli riferiti al BES (benessere equo e sostenibile).
(2-01650) «Marcon».

Interrogazione a risposta orale:


   TERZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 51, comma 4, del decreto-legge n. 189 del 2016, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 229 del 2016 ha autorizzato la spesa di 5 milioni di euro per l'anno 2016 e 45 milioni di euro per l'anno 2017 al fine di ripristinare l'integrità del parco mezzi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché per garantire l'attività di raccolta e trasporto del materiale derivante dal crollo degli edifici nei territori delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo colpiti dagli eventi sismici dello scorso anno, nonché per assicurare lo svolgimento dell'attività di rimozione e trasporto delle macerie dai predetti territori;
   ad oggi, anche secondo quanto riferito dalla ragioneria dello Stato, risulta che le somme stanziate, comprese quelle per il 2016, non siano ancora state messe a disposizione; in particolare per lo stanziamento di 5 milioni di euro per l'anno 2016 sarebbe stato disposto il trasferimento sul bilancio del Ministero dell'interno, mentre per lo stanziamento di 45 milioni di euro per l'anno 2017 risulta che il trasferimento sia ancora da effettuare –:
   quali siano le ragioni del ritardo registrato nell'utilizzo dei fondi di cui in premessa, stante anche l'aggravarsi dell'emergenza a causa degli ultimi eventi calamitosi;
   se non si ritenga urgente intervenire per garantire che tali somme siano messe a disposizione nel più breve tempo possibile;
   se sia stato predisposto un elenco dei mezzi necessari e se siano già state avviate le procedure per il loro acquisto. (3-02777)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TERZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   all'articolo 27 del decreto-legge n. 189 del 2016, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 229 del 2016 è previsto lo stanziamento di tre milioni di euro destinati al programma per la realizzazione delle infrastrutture ambientali nei comuni elencati negli allegati 1 e 2 dello stesso provvedimento;
   in particolare nel testo dell'articolo suddetto si fa riferimento a progetti di ripristino di impianti di depurazione e di collettamento fognario e agli acquedotti;
   per la predisposizione e l'approvazione di questo programma da parte del commissario straordinario è previsto un arco temporale di un anno dall'entrata in vigore del decreto;
   da quanto riferito dalla ragioneria dello Stato, risulta che sia stato disposto il trasferimento delle somme stanziate sul bilancio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare –:
   a cosa sia imputabile il ritardo registrato nella erogazione dei fondi previsti dal decreto-legge citato e se, stante anche l'aggravarsi dell'emergenza a causa degli ultimi eventi calamitosi, il Governo non ritenga urgente intervenire affinché tali somme vengano messe a disposizione nel più breve tempo possibile per assicurare lo svolgimento delle attività di cui in premessa;
   quali iniziative siano state fin qui intraprese al fine di giungere nel più breve tempo possibile alla predisposizione del programma di cui in premessa;
   se sia stato elaborato un cronoprogramma che consenta di monitorare l'andamento degli interventi e se siano stati individuati i soggetti che dovranno materialmente predisporlo. (5-10507)


   ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, SEGONI e TURCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il susseguirsi di eventi sismici che dal 24 agosto 2016 hanno flagellato l'Italia centrale, e il recente aggravamento dell'emergenza causato dalle eccezionali nevicate che hanno colpito la zona già devastata dal terremoto, hanno messo a dura prova il servizio nazionale della protezione civile;
   l'apporto delle Forze armate, che hanno schierato circa 3.000 unità di personale e un migliaio di mezzi terrestri ed elicotteri, si è rivelato fondamentale per rispondere alle innumerevoli richieste di soccorso, far fronte alle esigenze logistiche e ripristinare la viabilità, liberando le strade da neve e detriti;
   appare quindi evidente che, grazie a una disponibilità di personale e mezzi, anche specialistici, nettamente superiore rispetto a quanto possono mettere in campo le componenti civili del servizio nazionale della protezione civile, in caso di crisi di gravità elevata, le Forze armate sono chiamate a costituire il nerbo del sistema di soccorso;
   generalmente, tuttavia, le unità militari sono chiamate a intervenire sulle emergenze derivanti da calamità naturali solo in un secondo momento, poiché il primo intervento è demandato al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e ad altre componenti civili della protezione civile;
   nel caso di Rigopiano il personale dei vigili del fuoco che scavava nella neve si è scoraggiato a causa dell'essere stato ridotto inizialmente, nonostante tali situazioni emergenziali necessitino di 300 pompieri a fronte dei quaranta messi a disposizione durante il giorno –:
   se, in base all'esperienza maturata con le recenti emergenze dell'Italia centrale, il Governo intenda valutare l'opportunità di adeguare le modalità di attivazione delle Forze armate nell'ambito del Servizio nazionale di protezione civile, eventualmente prevedendo l'approntamento di aliquote di forze d'intervento rapido dotate di assetti specialistici da mantenere costantemente a disposizione del Dipartimento della protezione civile allo scopo di ridurre al minimo i tempi di intervento. (5-10510)


   GALLINELLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   come risulta dalla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio del mese di settembre 2016, a seguito della revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale 2014-2020, l'Esecutivo comunitario ha mobilizzato una dotazione aggiuntiva di risorse di oltre 12 miliardi di euro, di cui 6,3 miliardi direttamente imputabili alla revisione in parola, 1,8 miliardi derivanti dagli aumenti previsti dal progetto di bilancio 2017 e 4,6 miliardi dall'adeguamento tecnico delle dotazioni per la politica di coesione;
   in tale quadro la Commissione ha proposto di assegnare al nostro Paese risorse aggiuntive per 1,6 miliardi di euro da destinare a determinate azioni tra le quali rientrano, così come chiesto dal Governo, interventi di ricostruzione e prevenzione dei rischi sismici;
   come noto, a fronte di tale nuova dotazione finanziaria il Governo e le regioni devono individuare le risorse aggiuntive indispensabili al cofinanziamento delle nuove azioni che, nel caso di interventi concernenti la ricostruzione/prevenzione del rischio sismico, saranno contenute in una specifica riprogrammazione operata dalle quattro regioni interessate dagli eventi sismici ovvero Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria –:
   quale sia l'entità delle risorse che, nell'ambito della dotazione riassegnata all'Italia di 1,6 miliardi di euro, il Governo intende destinare alle azioni di ricostruzione e prevenzione dei rischi sismici e se lo stesso Governo si farà carico della quota di cofinanziamento necessaria alla realizzazione di tali azioni. (5-10511)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIANLUCA PINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   è apparsa sugli organi di stampa la notizia che un nigeriano di 34 anni, registrate per la prima volta nell'elenco dei profughi ospitati dalla struttura del comune di Cagli (PU), gestita dalla Cooperativa Labirinto, si affetto da una forma contagiosa di tubercolosi polmonare;
   sempre secondo i media locali l'uomo ha chiesto «asilo» nel nostro Paese già nel mese di aprile 2016, e quindi da allora si trova in Italia, e risulta solo al 27 gennaio 2017 ricoverato in isolamento nel reparto di malattie infettive dell'ospedale Marche nord per la grave e contagiosa malattia di cui è affetto;
   parallelamente, solo da pochi giorni purtroppo, come si apprende dagli articoli di stampa la sede di Pesaro del servizio igiene e sanità pubblica ha fatto scattare la profilassi per tutte le persone che sono venute nel frattempo a contatto con il giovane nigeriano, prima di essere trasferito dalla struttura di Cagli (PU) a Borgo Santa Maria, frazione di Pesaro, dove ha vissuto in un appartamento sotto il controllo della stessa cooperativa;
   l'uomo avrebbe anche frequentato un corso di italiano per stranieri, dove nel frattempo è venuto a contatto con altre persone;
   questo è solo il primo caso di tubercolosi rilevato nel 2017 nella provincia di Pesaro e Urbino, ma i casi in tutto il Paese sono oltre un centinaio;
   i dati consegnati dall'Italia al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) di Stoccolma segnalano 3769 casi all'anno –:
   quali accertamenti sanitari vengano di fatto eseguiti sui migranti, in fase di accoglienza e successivamente nei centri dove vengono ospitati, considerazione delle decine di migliaia di approdi sulle coste italiane, di stranieri provenienti da Paesi dove alcune malattie infettive, altamente contagiose, sono purtroppo diffuse;
   quali iniziative intendano adottare, nell'immediato, al fine di consentire l'approvazione in tempi brevi di una normativa adeguata, anche risarcitoria, nei confronti dei cittadini italiani già contagiati (forze dell'ordine e civili);
   se non ritengano di assumere iniziative affinché siano effettuati periodicamente adeguati controlli sanitari preventivi nelle strutture che ospitano i migranti.
   (4-15491)


   GAGNARLI, COMINARDI, ALBERTI, PARENTELA, GALLINELLA e L'ABBATE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   la legge n. 157 del 1992, all'articolo 27, affida la vigilanza venatoria a diversi enti istituzionali, e in particolare alle polizie provinciali e al Corpo forestale dello Stato, oltre alle guardie volontarie delle associazioni venatorie, agricole e di protezione ambientale nazionali;
   all'interno del Corpo forestale dello Stato, era stato inoltre istituito nel dicembre 2005, il nucleo operativo antibracconaggio (Noa, con il compito specifico di organizzare e dirigere operazioni particolarmente impegnative per combattere il fenomeno della caccia illegale nelle zone maggiormente colpite;
   con il decreto legislativo n. 177 del 2016 è stato di fatto soppresso il Corpo forestale dello Stato e ripartite le sue competenze, servizi e compiti tra Arma dei Carabinieri, il Corpo della Guardia di finanza, la polizia di Stato e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
   allo stesso tempo, con il decreto-legge n. 78 del 2015 è stato sancito l'avvio del processo di transito di tutta la polizia provinciale nei comuni per lo svolgimento delle funzioni di attività di polizia municipale e il passaggio delle competenze sulla vigilanza su ambiente e fauna alle regioni;
   nel 2013 la Commissione europea aveva avviato una pre-procedura di infrazione (EU PILOT 5283/13/ENVI), sull'uccisione, cattura e commercio illegali con cui la Commissione europea chiedeva allo Stato italiano per ognuno degli 8 black spot del bracconaggio presenti in Italia quante operazioni antibracconaggio sono state condotte, quanti controlli, quante persone denunciate, il dettaglio delle violazioni amministrative e penali riscontrate. Nella medesima procedura, la Commissione riconosceva la validità del Nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato e chiedeva allo Stato italiano dettagli sulle disponibilità finanziarie e sulla dotazione di personale del Noa e chiedeva quali programmi di impiego si prevedessero;
   nel 2014 la Commissione europea aveva avviato una pre-procedura di infrazione (EU PILOT 6955/14/ENVI), con cui evidenziavano diverse criticità rispetto alla gestione della caccia in Italia, tra le quali proprio il tema della vigilanza venatoria, chiedendo nello specifico di ottenere informazioni sul numero dei controlli, la loro frequenza, i risultati ottenuti e le relative sanzioni;
   nel 2015 diverse associazioni ambientaliste, attraverso una lettera alla Commissione europea, denunciavano lo smantellamento, alla luce dei provvedimenti succitati, del sistema di vigilanza ambientale e venatoria, considerando «inaudite ed irresponsabili» le scelte di soppressione del Corpo forestale e della polizia provinciale, poiché «non pienamente valutate nei loro effetti negativi» in tale ambito e non adeguatamente sostituite dalla nuova normativa, lasciando intendere, specie nel caso del Corpo forestale, che i compiti verranno «trasferiti» senza esplicitare in che modo e con quali risorse;
   il rischio di questa situazione è quello di rendere più facile la strada del bracconaggio, già ampiamente diffuso nel nostro Paese (secondo l'ultimo rapporto di Legambiente, diffuso ad ottobre 2016, negli ultimi sette anni ogni giorno sono state registrate 20 infrazioni contro la fauna selvatica, denunciate 16,5 persone ed effettuati quasi 7 sequestri, in particolare nelle «aree calde» indicate dall'ISPRA) e avallato dall'incertezza di chi, nei fatti, dovrà essere demandato al controllo sull'attività di caccia;
   in questo contesto, anche le guardie venatorie volontarie, che erano gestite dalle province, rischiano di non poter operare in maniera efficace in quanto, in alcuni casi non sarebbe stato indicato l'organismo deputato a ricevere il verbale di accertamento delle violazioni amministrative da parte della vigilanza volontaria, così come non è stato definito a quale ente si debba fare riferimento per pagare le somme dovute alle contestazioni ricevute;
   non risulta anche indicato l'organo deputato a ricevere e custodire eventuale materiale sequestrato; inoltre, risulta che in alcuni casi il processo di rilascio e rinnovo dei decreti delle guardie volontarie non sia stato ancora ridefinito –:
   se, alla luce del quadro esposto in premessa, nonché del rischio di poter incorrere in una nuova procedura di infrazione da parte dell'Unione europea, il Governo non intenda chiarire dettagliatamente la gestione del sistema di vigilanza su ambiente e fauna nel nostro Paese, in base alla ripartizione delle competenze e dei servizi del corpo forestale dello Stato e delle polizie provinciali;
   quali iniziative di competenza siano state intraprese, a fronte dei numerosi e gravi casi di bracconaggio che si sono consumati nel corso della stagione venatoria, non ancora conclusa, nelle more dell'adozione del piano nazionale contro l'uccisione illegale di uccelli, la cui prima stesura da parte dell'Ispra è stata trasmessa a regioni e portatori di interesse nell'estate del 2016, ma non risulta ancora arrivata in sede di Conferenza Stato-regioni per l'approvazione definitiva.
(4-15497)


   CAPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 1, comma 438, della legge di bilancio 2017 (n. 232 del 2016), istituisce un «Fondo da ripartire per il finanziamento di interventi a favore degli Enti locali»;
   la dotazione del fondo citato ammonta a 969,6 milioni di euro per ciascuno per gli anni dal 2017 al 2026, e a 935 per ciascun anno dal 2027 al 2046. Dal 2047 lo stanziamento sarà di 925 milioni annui;
   beneficiari dei detti interventi, così come le finalità, i criteri e le modalità di riparto sono affidati dal successivo comma 439 dello stesso articolo 1 della medesima legge, ad uno o più decreti del Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze dopo intesa in sede di Conferenza unificata;
   lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuativo è stato presentato in Conferenza unificata (Commissione affari finanziari) e da questo schema si evince che il fondo sarà ripartito tra comuni e province, comprese le città metropolitane, con l'espressa esclusione, però, degli enti di area vasta delle regioni a statuto speciale;
   si tratta di una decisione che è in contrasto con quanto indicato dal citato articolo 1, comma 438, della legge n. 232 del 2016, dove non appaiono distinzioni tra enti territoriali delle regioni a statuto speciale rispetto a quelle a statuto ordinario, a differenza di quanto, invece, accade con l'articolo 1, comma 754, della legge n. 208 del 2015;
   si osserva, incidentalmente, che il finanziamento a favore degli enti di area vasta avrebbe effetti positivi sull'equilibrio dei bilanci delle province e città metropolitane delle regioni a statuto speciale, sterilizzando almeno in parte, i tagli previsti dalle leggi statali (in particolare, dalla legge n. 190 del 2014);
   infatti, il processo di riordino istituzionale degli enti locali della Sardegna e della Sicilia è stato accompagnato da una precaria situazione finanziaria delle provincie, le quali, come tutte quelle italiane, hanno subito una drastica riduzione delle entrate, a fronte di compiti che devono comunque essere garantiti;
   per il 2015 e 2016 si è fatto fronte all'emergenza finanziaria con misure straordinarie sia finanziarie che contabili, la cui applicazione è stata estesa anche alle province sarde, con la possibilità, ad esempio, di approvare il solo bilancio annuale o utilizzare l'avanzo di amministrazione per il raggiungimento degli equilibri finanziari. Ma queste procedure non possono più essere utilizzate;
   la situazione è resa ancor più grave proprio dalla previsione del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che esclude gli enti di area vasta delle regioni a statuto speciale, e che avrebbe effetti anche dopo il 2047, facendo gravare sul bilancio regionale gli stanziamenti a favore delle province che altrimenti non potrebbero garantire le proprie funzioni fondamentali sul territorio –:
   quali iniziative di competenza intendano intraprendere per evitare che quanto su esposto si verifichi causando una situazione critica che non potrebbe che avere conseguenze pesanti per i cittadini degli enti interessati, oltre a causare una ingiusta, e non prevista dalla legge, differenza tra enti che dovrebbero avere tutti lo stesso trattamento. (4-15500)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   TOTARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   dal 29 Gennaio 2017 in Ucraina orientale si sono pericolosamente riaccesi aspri scontri tra l'esercito ucraino e gli eserciti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, autoproclamatesi indipendenti in seguito al colpo di Stato a Kiev nel 2014, mediante referendum nel maggio del medesimo anno;
   gli accordi di pace sottoscritti nel febbraio 2015 a Minsk tra Ucraina e i rappresentanti delle Repubbliche e Russia, sono stati ampiamente violati sin dal primo momento quando l'esercito ucraino ha occupato villaggi nella zona neutra;
   di recente, si sono riattivati gli scontri per un tentativo dell'esercito ucraino di interrompere il collegamento principale tra le due Repubbliche autoproclamate e di accerchiare la città di Donetsk, offensiva che ha provocato numerosi morti in entrambi gli schieramenti e ha allargato i combattimenti su tutto il territorio del fronte (dalla Repubblica del Lugansk al mare d'Azov);
   nei giorni scorsi le pattuglie della missione Osce sono state videoriprese e fotografate accanto ai carri armati ucraini che hanno assaltato Donetsk; l'Osce appare inerme davanti all'intervento militare dell'esercito ucraino che ha aperto il fuoco anche contro i civili e centri abitati, scuole, asili, infrastrutture, lasciando migliaia di persone senza acqua e riscaldamento (temperatura 15-20 gradi sotto zero);
   l'Italia, che non ha mai smesso di appoggiare il Governo di Kiev, non può continuare a tacere su questo dramma umanitario;
   l'Italia ad avviso dell'interrogante non può supportare chi viola gli accordi di pace, bombardando la popolazione civile del Donbass –:
   quali siano gli orientamenti del Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda assumere nei confronti dell'Osce affinché abbia un ruolo « super partes», cosa necessaria visto che, al avviso dell'interrogante, la stessa istituzione europea non sta dimostrando imparzialità nell'area del conflitto. (4-15509)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LORENZIS. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nell'isola amministrativa del comune di Taranto, nei pressi del comune di Lizzano sono situate due discariche di rifiuti speciali non pericolosi denominate «Vergine». Le suddette discariche sono situate in contrada Mennole e in contrada Palombara;
   da fonte stampa della Gazzetta del Mezzogiorno del 15 novembre 2015 dal titolo «Discarica Vergine è allarme percolato» si evince che le fideiussioni delle suddette discariche erano inizialmente rispettivamente pari a 20 milioni per la gestione operativa e quasi 11 milioni per la gestione post operativa dell'impianto di contrada Palombara, e 9 milioni e 4 milioni e mezzo per l'impianto di contrada Mennole;
   in data 29 ottobre del 2013 l'allora dirigente del settore ambiente della provincia di Taranto, Maria Spartera, ha provveduto alla restituzione di fideiussioni per 9 milioni e duecentomila euro, riservandosi invece per i titoli riguardanti la gestione post operativa;
   per diversi anni la suddetta discarica ha causato molestie olfattive e disturbi di diverso tipo più volte denunciati dai cittadini di Lizzano e dall'associazione Attiva Lizzano. La discarica «Vergine» è stata sequestrata preventivamente a febbraio del 2014;
   la Corte Costituzionale con sentenza n. 67 del 2014, ha dichiarato incostituzionale la legge della regione Puglia del 2006 con la quale la stessa-Regione aveva autonomamente deciso di stabilire i criteri generali ai fini della determinazione delle garanzie finanziarie;
   a seguito della suddetta sentenza, in data 16 aprile 2014, con un provvedimento firmato dall'allora dirigente del settore ambiente della provincia, Stefano Semeraro, la «Vergine» ha ottenuto lo svincolo delle fideiussioni per quasi 5 milioni di euro per gli impianti di Palombara e Mennole. In data 19 maggio del 2014, la provincia di Taranto ha avviato la procedura per la revoca dell'autorizzazione integrata ambientale – conclusa a marzo 2015 dopo i ricorsi della società al TAR e al Consiglio di Stato - in quanto vi era una totale assenza di garanzie finanziarie. Dal marzo del 2015 la discarica Vergine è in stato di abbandono;
   nel mese gennaio del 2016, i carabinieri del Noe di Lecce, su decreto del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce, hanno eseguito un sequestro preventivo fino alla concorrenza di 6,3 milioni di euro nei confronti della società Alfa srl, con sede in Calenzano (Firenze), già denominata Vergine srl, subentrata dopo la cessione di ramo d'azienda operato dalla Vergine spa;
   nell'anno 2016 la regione Puglia ha riscontrato parametri superiori alle soglie di contaminazione della falda idrica nei pressi delle suddette discariche;
   in data 6 marzo 2017 inizierà il processo per la gestione abusiva delle società della discarica «Vergine». Tra gli imputati vi sono anche gli ex custodi giudiziali della discarica a cui è contestato di aver realizzato e gestito sul sito sequestrato una discarica non autorizzata di percolato omettendo di effettuarne il periodico smaltimento;
   nella sentenza della Corte di giustizia europea, nei confronti dell'Italia, del 2 dicembre 2014, la Corte ricorda innanzitutto che la mera chiusura di una discarica o la copertura dei rifiuti con terra e detriti non è sufficiente per adempiere agli obblighi derivanti dalla direttiva «rifiuti». I provvedimenti di chiusura e di messa in sicurezza delle discariche non sono sufficienti per conformarsi alla direttiva. Gli Stati membri sono tenuti a verificare se sia necessario bonificare le vecchie discariche abusive e, all'occorrenza, sono tenuti a bonificare. Il sequestro della discarica e l'avvio di un procedimento penale contro il gestore non costituiscono misure sufficienti –:
   se il Ministro sia informato dei fatti riportati in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di evitare che si possa creare un danno ambientale e un aggravio delle condizioni imposte dalle istituzioni europee;
   alla luce della vicenda legata alla restituzione da parte della provincia di Taranto delle sopracitate fideiussioni, quali iniziative di competenza, anche normative, intenda adottate per salvaguardare l'attuazione del principio «chi inquina paga» previsto dall'ordinamento europeo. (5-10534)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MINNUCCI, REALACCI, CARELLA, MAZZOLI, MELILLI, TERROSI, TIDEI e PIAZZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il lago di Bracciano, in provincia di Roma, sta subendo un costante abbassamento del livello delle proprie acque e, ad oggi, misura –1,20 metri dallo zero idrometrico; è necessario un intervento per salvaguardare i livelli delle acque del lago che, secondo uno studio svolto dall'Istituto di ricerca sulle acque (IRSA) del CNR, può sostenere un'escursione massima di –1,5 metri. Tale valore rappresenta il limite minimo di equilibrio che l'ecosistema lacustre di Bracciano può sostenere prima di essere gravemente compromesso, perdendo gran parte delle sue capacità di depurazione delle acque;
   tale situazione sembrerebbe imputabile al continuo prelevamento delle acque ad opera di Acea Ato2, giunto persino a punte di 2500 litri/secondo, in concomitanza alla scarsità di piogge di questi mesi;
   la predetta società, infatti, detiene la gestione di captazione per uso potabile delle acque del lago; tale concessione ha durata settantennale e prevede, appunto, la gestione di n. 4 paratoie a regolazione manuale ed un impianto di captazione per uso potabile;
   nel 2015, un protocollo d'intesa ha dettato disposizioni per la regimazione dei livelli idrici del lago di Bracciano, con l'obiettivo di tutelare il territorio e definire le variazioni dei livelli minimi e massimi; tale progetto redatto dall'autorità regionale per la difesa del suolo (A.R.D.I.S.), è stato sottoscritto anche dai comuni lacustri di Anguillara Sabazia, Trevignano Romano e Bracciano, e della città metropolitana di Roma Capitale, dall'ente parco regionale di Bracciano e Martignano e dalla stessa Acea Ato2;
   secondo tale protocollo tutti i soggetti partecipanti, e quindi anche Acea Ato2, si sono impegnati a garantire il mantenimento in condizioni ottimali del livello del lago, assicurando il mantenimento delle escursioni del livello del lago nell'ambito di quelle naturali e a perseguire i contenuti della direttiva quadro sulle acque – Direttiva 2000/60/CE, in termini di qualità e protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili;
   inoltre, Acea Ato2, in virtù dei contenuti del disciplinare n. 12234/1989, è tenuta ad osservare le prescrizioni emanate a norma di legge dalle competenti autorità in materia di tutela delle acque dall'inquinamento e della pesca;
   nonostante il predetto protocollo il livello del lago continua a decrescere, probabilmente a causa dell'operato di Acea Ato2 che prosegue a prelevare le acque, seppur nel rispetto dei moduli medi concessi, senza preoccuparsi di salvaguardarne i livelli minimi e, soprattutto, utilizzando di fatto il lago stesso, viste le quantità di acqua prelevate costantemente, non più come «riserva idrica» quale è ma come vero e proprio bacino di approvvigionamento;
   il rifornimento idrico incontrollato o, comunque, non svolto tenendo cura delle conseguenze per l'ambiente, come si osserva dalle numerose e ampie neo-aree acquitrinose e maleodoranti, può creare un grave danno ambientale permanente attraverso lo stravolgimento dell'intero ecosistema lacuale e conseguenti eventi fortemente negativi quali: riduzione delle capacità autodepurative del sistema, sostituzione e scomparsa di specie, riduzione della biodiversità, variazioni dell'idrodinamica costiera con accentuazione dei fenomeni erosivi, scomparsa dei siti di riproduzione dei pesci foraggio, riduzione della pressione idrostatica sulle falde, frane, nonché l'emersione di detriti pericolosi per l'incolumità e la salute pubblica –:
   se sia a conoscenza della situazione in cui versa il lago di Bracciano a causa soprattutto del continuo prelevamento di acque da parte di Acea Ato2 così come sopra descritto e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano intraprendere, anche attraverso un tavolo di confronto tra le parti interessate, per contrastare i previsti danni ambientali all'ecosistema del lago. (4-15499)


   FANTINATI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la Guardia di finanza di Verona ha sequestrato, nei giorni scorsi, in Strada dell'Alpo – località Marangonina (Verona) – un'intera area di 3 ettari adibita a discarica abusiva, in uno stato di totale abbandono;
   i finanzieri hanno valutato fin da subito la potenziale minaccia per l'ambiente circostante: sull'area erano stati, infatti, ammassati rifiuti di ogni genere, molti dei quali di natura pericolosa (materiali edili, veicoli fuori uso, macchine e materiale ferroso); i finanzieri hanno sottoposto a sequestro l'intero fondo, adibito a deposito di una società a responsabilità limitata, segnalando alla locale procura della Repubblica il proprietario del terreno, per la violazione della normativa ambientale;
   per consentire lo smaltimento dei rifiuti e mettere in sicurezza l'intera zona, il responsabile e rappresentante legale della impresa edilizia, con procedura di liquidazione volontaria in concordato preventivo già aperta al tribunale di Verona – è stato segnalato al comune di Verona, al dipartimento di Verona dell'Arpav Veneto nonché alla locale prefettura e provincia per provvedimenti di rispettiva competenza –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza volte a verificare anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, lo stato dei luoghi e il livello di inquinamento a garanzia della salute della popolazione locale nonché della salubrità dell'acqua, del terreno e dell'aria. (4-15507)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   CANCELLERI, VALLASCAS, CRIPPA, FANTINATI, DELLA VALLE e DA VILLA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   nell'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-07731 su un conflitto d'interessi presente all'interno del consiglio di amministrazione di Enit, ad oggi ancora in carica, il primo firmatario del presente atto riportava che «all'interno del consiglio d'amministrazione di ENIT sembrano emersi dei conflitti di interesse. Difatti, l'amministratore Lazzerini pare continui ad essere nello stesso tempo il responsabile della compagnia aerea estera Emirates e il consigliere Antonio Nicola Preiti è proprietario al 77 per cento di una società, Sociometrica, che si occupa della “organizzazione, promozione e realizzazione di iniziative nel campo della promozione turistica”. Lo stesso identico lavoro che svolge l'Enit»;
   si chiedeva pertanto se corrispondessero al vero i fatti esposti e quali iniziative di competenza intendesse intraprendere il Governo per eliminare i conflitti di interesse all'interno dell'Enit e risanare i problemi economici ed organizzativi che riguardano l'ente medesimo;
   nella risposta pervenuta alla suddetta interrogazione, venne data conferma di quanto illustrato tanto che la competente direzione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, ha investito della questione per un'indagine approfondita il responsabile della prevenzione della corruzione dell'Ente –:
   se il responsabile della prevenzione dell'Ente abbia effettuato tale indagine, cosa sia emerso e come intenda agire il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. (5-10525)


   RICCIATTI, FERRARA, MELILLA, FRATOIANNI, ZARATTI, SCOTTO, DURANTI, PIRAS, QUARANTA, GIANCARLO GIORDANO, PANNARALE, NICCHI e SANNICANDRO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il piano strategico di sviluppo del turismo in Italia, per il periodo 2017-2022, è stato approvato all'unanimità, il 14 settembre 2016, dal Comitato permanente per lo sviluppo del turismo;
   i gravi eventi sismici verificatisi a partire dal 24 agosto 2016 sono un grave colpo all'economia dei territori interessati: le 10 province più colpite valgono 9 miliardi di euro di prodotto interno lordo ed oltre 5 milioni di arrivi annui, 20 milioni di giorni di presenza, 25.000 imprese coinvolte, in grado di attrarre 600 milioni di euro di spesa dai mercati stranieri;
   a risentire dei danni in particolare il turismo le zone tra Lazio del nord, Abruzzo, Marche e Umbria, hanno registrato un calo del 90 per cento mentre nelle aree contigue si registra un calo di turisti tra il 30 per cento e il 50 per cento;
   sono gravissimi i danni al patrimonio culturale nei depositi delle quattro regioni colpite;
   sono raccolte 10.000 opere, quadri, statue, arredi sacre estratti dalle macerie, beni che vanno restaurati in tempi, per quanto possibili rapidi, e restituiti ai territori di provenienza;
   si tratta, quindi, di località la cui economia è particolarmente dipendente dal turismo;
   secondo alcuni studi la spesa turistica subirà un tracollo, l'effetto è stimato in una riduzione del prodotto interno lordo 2016 del 15 per cento nel complesso delle aree colpite che arriva al 47 per cento nei tre comuni più colpiti;
   recentemente la X Commissione attività produttive ha espresso parere favorevole con osservazioni al piano strategico per il turismo 2017-2022 di cui all'atto del Governo n. 372;
   nel piano strategico del turismo è inserito l'obiettivo generale «C-Sviluppare un marketing efficace e innovativo»;
   in tale ambito è necessario che sia prevista l'attivazione di strumenti che, in presenza di calamità di grave entità, consentano azioni efficaci a salvaguardia dell'immagine e dell'attrattività turistica nelle aree, direttamente o indirettamente, colpite da calamità;
   in tale contesto si rende necessario prevedere un coordinamento tra l'Enit, le regioni colpite e le agenzie per il turismo per attuare efficaci campagne di promozione turistica –:
   se non ritenga necessario assumere iniziative per prevedere, con adeguate risorse economiche, nell'obiettivo generale C del piano strategico per il turismo, strumenti e azioni efficaci per la salvaguardia dell'immagine e dell'attrattività turistica dei luoghi oggetto di eventi sismici direttamente o indirettamente, prevedendo un coordinamento tra l'Enit, le regioni colpite e le agenzie per il turismo per coordinare efficaci campagne di promozione.
(5-10526)


   POLIDORI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   gli effetti disastrosi dei recenti eventi sismici, oltre che sul patrimonio artistico ed edilizio del territorio italiano, si sono riversati anche su un settore, quello del turismo, di particolare importanza per l'economia del nostro Paese;
   se da un lato le strutture ricettive colpite direttamente dal terremoto sono inagibili, anche per i turisti, poiché hanno subito gravi danni al patrimonio immobiliare, dall'altro lato è importante rilevare che il drastico calo dei visitatori ha interessato città, una su tutte Perugia, che di fatto non sono state colpite dal sisma, ma che nell'immaginario collettivo sono avvertite come luoghi «da evitare»;
   nel comune di Perugia le presenze registrate nel settore alberghiero a dicembre 2016, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, mostrano un calo del 20,37 per cento di visitatori italiani e del 4,74 per cento degli stranieri, mentre dicembre 2015 si è concluso, rispetto al 2014, con un aumento delle presenze del 5,38 per cento di visitatori italiani e dell'8,10 per cento di stranieri;
   ad avviso dell'interrogante, i dati sopra riportati mostrano un quadro molto preoccupante per un settore di fondamentale rilievo per l'economia umbra se si considera che quelli riferiti ai 2016 sono ancora provvisori, essendosi concluso l'anno da poco tempo, e che nelle presenze sono conteggiati anche i profughi e le persone terremotate;
   a fronte di quanto sopra esposto, Federalberghi Umbria, con il sostegno del comune di Perugia, ha promosso una iniziativa attraverso la quale 50 albergatori per la notte del 5 gennaio 2017 mettevano in palio 250 camere doppie gratuite comprensive di prima colazione, in cambio di visibilità sui social e sui profili Facebook dei clienti;
   l'iniziativa istituita per promuovere il comparto turistico devastato dagli eventi sismici è stata un completo fallimento, considerato che, come riportato dalle maggiori testate giornalistiche, gli alberghi del capoluogo umbro, di Assisi, Todi, Spoleto e Terni sono rimasti semi-vuoti anche per il ponte dell'Epifania, facendo registrare un calo di presenze dal 30 al 50 per cento negli alberghi di tutta la regione Umbria –:
   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di risollevare il comparto turistico umbro, alla luce degli evidenti effetti dannosi provocati dai recenti eventi sismici. (5-10527)


   BENAMATI, SENALDI, SCUVERA, DONATI, BECATTINI, GINEFRA, IACONO, ARLOTTI, TARANTO, CAMANI, VICO, MARTELLA, PELUFFO, BINI, MONTRONI, CANI, TENTORI, BARGERO, IMPEGNO e BASSO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il settore termale in Italia conta 378 stabilimenti in 20 regioni e 170 comuni, oltre 60.000 addetti tra i diretti e l'indotto, produce un fatturato annuo di 800 milioni di euro circa, che arriva a più di 1,5 miliardi di euro, considerando i servizi correlati (alberghiero, ristorazione, commercio e altro) ed è stato pesantemente colpito dalla crisi, con un calo del fatturato per le cure di quasi il 20 per cento nel periodo 2008-2014, e una forte contrazione dei periodi di soggiorno turistico termale;
   le località termali rappresentano un asset rilevante per il sistema turistico e paesaggistico nazionale, meta di circa il 5 per cento del turismo italiano, in grado di favorire la destagionalizzazione attraverso la combinazione di tradizione di cura e offerta di benessere termale;
   il Piano strategico del turismo (PST), elaborato dal Comitato permanente di promozione del turismo, con il coordinamento della direzione generale turismo del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, caratterizzato da un orizzonte temporale di sei anni (2017-2022), ha individuato, nelle linee strategiche della programmazione 2016-2018, una serie di cluster turistici nei quali rientra, al punto 8, il cluster relativo a Terme, salute e benessere della persona;
   di recente sono state presentate, sia alla Camera che al Senato, proposte di legge, elaborate con il contributo di attori istituzionali, operatori del settore e realtà territoriali, che intendono sostenere il rilancio del settore termale con soluzioni che garantiscano agli imprenditori e agli investitori certezze normative e risorse certe, per programmare investimenti nel medio e lungo termine e definire strategie di ampio respiro, con l'obiettivo dichiarato di ottenere la crescita economica e sociale dei territori termali –:
   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per sostenere la riqualificazione delle aziende termali, favorendo, anche alla luce del piano strategico del turismo, l'attuazione di politiche di promozione del termalismo e del turismo nei territori termali. (5-10528)


   GALGANO, BOMBASSEI, MENORELLO, OLIARO, MONCHIERO, MOLEA, PALLADINO, CATALANO, VARGIU, QUINTARELLI e MATARRESE. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il turismo e il commercio costituiscono i motori dell'economia delle regioni del Centro Italia colpite dagli ultimi eventi sismici e sono tra le principali fonti di reddito e di occupazione di questi territori: nel 2015, infatti, le aziende del settore del turismo delle nove province di queste regioni hanno mediamente occupato quasi 38.562 dipendenti, con un picco di 50.193 nel mese di agosto;
   nelle nove province colpite dal terremoto si rileva la presenza di 8.817 strutture con una capacità ricettiva superiore a 370 mila letti (373.178), che hanno subito e stanno subendo pesanti contraccolpi a causa del sisma;
   Umbria, Lazio e Marche stanno, infatti, vivendo una «desertificazione turistica» dovuta all'informazione veicolata dai media e dai social network che le ha fatte apparire come aree interamente terremotate con conseguenti cancellazioni delle prenotazioni anche in strutture che non sono state interessate dal sisma. L'onda mediatica ha, quindi, ingenerato pesanti ricadute sul sistema turistico locale con un concreto rischio di spopolamento e desertificazione di questi territori;
   è importante, dunque, prevedere contributi per le imprese del turismo, anche stagionali, che abbiano subìto un danno indiretto, ovvero una riduzione delle attività a seguito del terremoto, stanziare risorse per supportare le aziende che vogliano effettuare lavori di ristrutturazione delle strutture e promuovere l'attività turistica nelle regioni colpite dal sisma con una serie di azioni sui principali canali di comunicazioni, Rai in testa, soprattutto attraverso campagne in grado di sensibilizzare i turisti a recarsi nelle località non direttamente colpite dal sisma –:
   quali iniziative intenda mettere in campo il Governo per sostenere il settore turistico nelle regioni danneggiate dagli eventi sismici, evitando la desertificazione di questi territori. (5-10529)

Interrogazione a risposta scritta:


   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   con la legge di bilancio – approvata nel mese di dicembre 2016 – è stata introdotta su iniziativa del Ministro interrogato una disposizione per combattere il fenomeno del secondary ticketing;
   la norma prevede «sanzioni amministrative pecuniarie, da 5.000 euro a 180.000 euro per ciascuna violazione accertata» e, «nei casi più gravi», «l'oscuramento del sito Web attraverso il quale la violazione è stata posta in essere», pur lasciando spazio a «qualsiasi altra forma di collocamento di titoli di accesso ad attività di spettacolo effettuata in nodo occasionale, purché senza fini commerciali»;
   il provvedimento si ritiene fondamentale per il settore della musica, al fine di contrastare in modo efficace il fenomeno inaccettabile del bagarinaggio online;
   tuttavia, perché il provvedimento diventi effettivo, sarà necessario attendere il decreto attuativo che stabilirà le regole tecniche –:
   se il Governo non ritenga urgente – soprattutto alla luce di casi balzati alla cronaca negli ultimi mesi, in cui i biglietti dei concerti erano esauriti in pochi minuti per poi riapparire su mercati secondari a prezzi gonfiati – assumere iniziative per la tempestiva adozione del decreto attuativo volto a disciplinare il mercato di vendita dei biglietti per spettacoli e concerti per l'efficienza e la sicurezza informatica delle vendite stesse a vantaggio e a tutela degli utenti. (4-15493)

DIFESA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FEDRIGA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   in data 9 giugno 1998 decedevano in località Ospedaletto di Gemona del Friuli gli alpini Mirco Bergonzin, Andrea Cordori, Roberto Garro e Giovanni Lombardo, tutti in forza al 14o Battaglione Alpini «Tolmezzo»;
   i familiari di detti militari, pur convocati dal comando di battaglione per effettuare il riconoscimento, non vennero ammessi né alla visione delle salme, riconosciute invece da personale militare del reparto, né ai funerali militari, svoltisi presso la caserma Feruglio, sede del Battaglione «Tolmezzo»;
   ai familiari, in definitiva, non fu concessa nessuna facoltà di controllare l'identità delle salme né l'effettuazione della loro ricomposizione e vestizione e ciò con giustificazioni che apparvero già all'epoca pretestuose e non suffragate da alcuna conferma;
   i feretri dei militari Mirco Bergonzin e Roberto Garro risultarono inoltre essere stati trasportati verso le città di origine con furgoncini commerciali, ancorché coperti dalla bandiera nazionale italiana, e ciò a dispetto delle circostanze della loro scomparsa, e per di più a cura di una ditta — la Amadeus di Osoppo – di cui risultò responsabile persona con precedenti penali, il Signor Giuseppe Calabrese, poi arrestato il 9 giugno 2010 per reati connessi al traffico di stupefacenti;
   alcuni effetti personali dei militari deceduti furono inviati in località diverse rispetto a quelle di origine, accrescendo i dubbi ed i sospetti circa la reale identità delle salme restituite al famiglie, poi fugati, almeno relativamente a Roberto Garro, con la riesumazione della salma, ottenuta nel 2000 in seguito alla presentazione di numerose istanze;
   è stato avanzato il sospetto che i quattro militi non siano morti in un normale incidente d'auto, ma siano invece rimasti vittime dell'esplosione di un ordigno che avrebbe distrutto l'autoveicolo sul quale viaggiavano;
   è forte tra i familiari superstiti la sensazione che i quattro alpini deceduti fossero stati a conoscenza di notizie compromettenti per la reputazione dei contingenti militari italiani impegnati in missioni di mantenimento della pace nei Balcani, forse in quanto testimoni del loro coinvolgimento nel traffico di droga;
   sull'incidente di cui rimasero vittime gli alpini Mirco Bergonzin, Andrea Cordori, Roberto Garro e Giovanni Lombardo non sono state apparentemente promosse inchieste né dalla magistratura militare né da quella civile –:
   se, in assenza di iniziative intraprese dalla magistratura militare e da quella civile, sia stata aperta almeno dal Ministro della difesa un'inchiesta interna sulle circostanze che portarono alla morte dei quattro alpini morti il 9 giugno 1998 in località Ospedaletto di Gemona del Friuli, apparentemente a causa di un incidente automobilistico;
   se sia possibile condurre degli accertamenti in merito alle cause che preclusero ai familiari degli alpini deceduti ad Ospedaletto di effettuare a suo tempo il riconoscimento delle spoglie dei loro congiunti, di presenziare alla chiusura delle bare e di assistere alle esequie militari;
   per quali ragioni il servizio di trasporto dei feretri sia stato affidato a ditta diretta da persona avente precedenti penali;
   se il Ministro interrogato della difesa non ritenga comunque opportuno un gesto riparatore da parte dell'Amministrazione della difesa per tutto quanto accadde ai familiari dei quattro caduti di Ospedaletto, anche segno di condivisione del loro dolore. (5-10505)


   PICCIONE. — Al Ministro della difesa, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   con il decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177, di attuazione dell'articolo 8, comma 1, lettera a), della legge n. 124 del 7 agosto 2015, è stato disposto, a decorrere dal 1o gennaio 2017, l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri e il transito del relativo personale in altre forze di polizia, nonché in altre amministrazioni individuate con appositi decreti attuativi;
   alla data del 1o gennaio 2017, la graduatoria del concorso pubblico per 400 allievi vice ispettori del Corpo forestale dello Stato (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 94 del 29 novembre 2011 e graduatoria approvata con decreto del Capo del Corpo forestale dello Stato del 24 luglio 2014), composta da circa 500 giovani idonei, risulta essere l'unica graduatoria di concorso pubblico vigente per il Corpo forestale stesso;
   tale graduatoria sarà valida, e quindi utilizzabile, ai sensi dell'articolo 35, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 165 del 2001, in combinato disposto con l'articolo 1, comma 368, legge n. 232 del 2016, sino al 31 dicembre 2017;
   il Governo pro tempore Renzi aveva accolto come «raccomandazione» l'ordine del giorno n. 9/3098-A/13 del 17 luglio 2015, che impegnava lo stesso Esecutivo a tenere in considerazione, durante l’iter riformativo in materia, l'esistenza della graduatoria in questione;
   la legge riconosce espressamente ad ogni singola amministrazione la facoltà di utilizzare le graduatorie relative ai concorsi approvate da altre amministrazioni per profili analoghi o equivalenti, ai sensi dell'articolo 3, comma 61, della legge n. 350 del 2003, nonché ai sensi dell'articolo 4, comma 3-ter, del decreto-legge n. 101 del 2013, convertito con modificazioni dalla legge n. 125 del 2013;
   la legge di bilancio per l'anno 2017 (legge n. 232 del 2016), istituisce un fondo per finanziare nuove assunzioni a tempo indeterminato presso le amministrazioni dello Stato (ivi inclusi i corpi di polizia), fondo che sarà ripartito, con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;
   l'utilizzo della graduatoria in questione potrebbe consentire sopperire immediatamente alle carenze organiche attualmente esistenti all'interno del ruolo «Ispettori e Periti» dell'Arma dei carabinieri, senza dover attendere l'esito di eventuali procedure concorsuali e con un consistente risparmio di spesa per le casse pubbliche;
   l'assunzione immediata di nuovi ispettori forestali consentirebbe di rafforzare il presidio sul territorio del neonato «Comando unità tutela ambientale forestale e agroalimentare», in perfetta linea con la ratio della riforma promossa dal Governo pro tempore;
   se i Ministri interrogati intendano assumere iniziative finalizzate ad autorizzare l'Arma dei carabinieri a reclutare personale nel ruolo «ispettori e periti» mediante lo scorrimento, totale o parziale, della graduatoria del concorso pubblico per 400 allievi vice ispettori del Corpo forestale dello Stato (bando pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 94 del 29 novembre 2011 e graduatoria approvata con decreto del Capo del Corpo forestale dello Stato del 24 luglio 2014). (5-10516)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BALDASSARRE. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   come riportato in modo costante dagli organi di informazione, esisterebbe un problema poco analizzato e studiato all'interno delle forze di polizia: l'elevato rischio di suicidio fra gli appartenenti alle forze dell'ordine;
   come si può leggere da un recente articolo di tribupress.it, sembrerebbe che i casi dal 2009 al 2014 sono circa 252, così ripartiti tra le varie forze: polizia di stato 62 suicidi, carabinieri 92 suicidi, guardia di finanza 45 suicidi, polizia penitenziaria 47 suicidi, corpo forestale 8 suicidi;
   altro dato che appare degno di nota è l'elevato uso dell'arma di ordinanza per il compimento dell'estremo gesto;
   tale fenomeno appare una costante negli anni a giudicare dall'elevato numero di casi, e nello specifico appare interessante il numero dei carabinieri, con un caso di suicidi circa 4 volte superiore rispetto alla media italiana;
   l'interrogante ritiene che vi sia una forte componente di stress da parte degli appartenenti alle forze di polizia, derivante da vari fattori, non ultimo la forte gerarchizzazione all'interno delle stesse con minimo grado di autonomia e libertà;
   occorrerebbe monitorare costantemente lo stato psicologico dell'appartenente alle forze di polizia durante tutta la sua carriera e non soltanto al momento dell'arruolamento –:
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, siano a conoscenza dei dati suddetti;
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano promuovere con estrema celerità un'approfondita analisi del problema suddetto e se non intendano avviare una serie di studi, anche interni, con l'ausilio di psicologi delle varie forze dell'ordine, per risalire alle probabili cause dei suddetti tragici eventi, in modo da ricercare e individuare nuove modalità per affrontare la questione, mettendo in essere un sistema di prevenzione ed evitando così di minimizzare il fenomeno. (4-15489)


   GIANLUCA PINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   stando ad indiscrezioni raccolte e pubblicate dalla stampa, il Governo si accingerebbe ad assumere iniziative per modificare alcune disposizioni di legge allo scopo di estendere a tre anni la permanenza massima nelle posizioni apicali delle Forze armate, attualmente determinata in due anni, ma con la previsione della possibilità di proroga d'autorità;
   le posizioni apicali interessate sarebbero quelle del capo di stato maggiore della difesa, del segretario generale della difesa, dei capi di stato maggiore delle tre Forze armate e del comandante generale dell'Arma dei carabinieri;
   una scelta simile priverebbe il Governo di un importante fattore di mobilità e flessibilità nell'avvicendamento alle posizioni di vertice delle Forze armate e nella scelta dei casi eccezionali in cui prorogare per particolari esigenze la permanenza nell'ufficio di alcune individualità, ad esempio in ragione dell'attuazione di un'importante riforma o in presenza di un impegno militare in atto di particolare importanza –:
   se le indiscrezioni corrispondano al vero;
   in caso affermativo, quali siano le ragioni che spingono il Governo, da un lato, ad assumere iniziative per estendere la durata massima di permanenza nelle posizioni apicali generalizzate in premessa, e, dall'altro, a privarsi della facoltà di scegliere se prorogare o meno qualche singolo nel proprio incarico, in relazione a speciali esigenze contingenti. (4-15495)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   CIRACÌ, PALESE, ALTIERI, CAPEZZONE, FUCCI, MARTI e DISTASO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportano notizie di stampa del 7 febbraio 2017, il consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, nella figura del suo vicepresidente, dottor Vincenzo Silvestri, ha inviato una lettera all'amministratore delegato di Equitalia e al direttore generale dell'Inps, segnalando alcune gravi ricadute della procedura di definizione agevolata, prevista dall'articolo 6 del decreto-legge n. 193 del 2016, convertito con modificazioni dalla legge n. 225 del 2016;
   il problema si pone essenzialmente per coloro che hanno un debito nei confronti degli istituti previdenziali che può, legittimamente, entrare nella definizione agevolata prevista dal decreto-legge n. 193 del 2016. Per un mancato raccordo fra la normativa fiscale e quella previdenziale, le aziende che hanno debiti previdenziali, anche minimi, potrebbero essere portati a non aderire alla cosiddetta «rottamazione» delle cartelle, in quanto l'adesione blocca il rilascio del «Durc», il Documento unico di regolarità contributiva, da parte dell'Inps e dell'Inail, impedendo quindi di partecipare agli appalti pubblici per la fornitura di beni e servizi;
   l'insolvenza nei riguardi di un ente di previdenza e assistenza, confluito in una cartella esattoriale, può essere oggetto di una richiesta di rateazione e con tale iniziativa (seguita dal regolare pagamento delle rate), si permette al debitore di riacquisire la corretezza contributiva che gli consente di ottenere il Durc;
   le imprese che non hanno rateizzato i propri debiti con il fisco e accedono alla definizione agevolata devono attendere una risposta dell'agente della riscossione che può arrivare entro il 31 maggio 2017. Nel frattempo, persistendo la situazione debitoria e non essendo previsto alcun correttivo, al debitore è precluso l'ottenimento del Durc e anche la possibilità di ricorrere al pagamento rateale con ripristino della situazione;
   paradossalmente, quindi, coloro che già hanno avviato una rateazione e decidono di passare alla definizione agevolata di cui al decreto-legge n. 193 del 2016 (sospendendo i pagamenti delle rate), sono avvantaggiati visto che, per le dilazioni concesse dal 22 ottobre 2015, la rateazione decade nel caso di mancato versamento di cinque rate (otto, per i piani approvati prima). Pertanto, per chi si trova in tale circostanza, il tempo di attesa della risposta dell'agente, non inficia il rilascio del Durc –:
   se il Governo sia a conoscenza di quest'ennesima criticità emersa in fase di applicazione della citata disciplina in materia di definizione agevolata e quali iniziative normative intenda mettere in atto al fine di eliminare quella che appare agli interroganti un'incongruenza e una palese disparità di trattamento fra i contribuenti.
   (3-02778)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   PAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   ai sensi dell'articolo 19, comma 1, del decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 625, ciascun titolare di concessione alla prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi deve corrispondere annualmente allo Stato un'aliquota (cosiddetta royalty), applicata sul valore di vendita delle quantità prodotta, pari al 10 per cento sulla produzione di petrolio e gas estratti da attività su terraferma (onshore), e pari, rispettivamente, al 4 per cento ed al 7 per cento, per l'olio ed il gas prodotti in mare (offshore);
   il comma 2 del medesimo articolo 19 prevede che l'aliquota non è dovuta per le produzioni disperse, bruciate, impiegate nelle operazioni di cantiere o nelle operazioni di campo oppure reimmesse in giacimento, né per le produzioni ottenute durante prove di produzione effettuate in regime di permesso di ricerca, mentre il successivo comma 3 stabilisce che, per ciascuna concessione, sono esenti dal pagamento dell'aliquota, al netto delle produzioni di cui al comma 2, i primi 20 milioni di smc di gas e 20.000 tonnellate di olio prodotti annualmente in terraferma, e i primi 50 milioni di smc di gas e 50.000 tonnellate di olio prodotti annualmente in mare;
   inoltre, per le produzioni di gas ottenute a decorrere dal 1o gennaio 2002 l'ammontare della produzione annuale di gas esentata dal pagamento dell'aliquota per ciascuna concessione di coltivazione, di cui al citato comma 3, è stabilita in 25 milioni di smc di gas per le produzioni in terraferma e in 80 milioni di smc di gas per le produzioni in mare;
   è del tutto evidente che la previsione delle suddette soglie di esenzione permette, di fatto, alle compagnie titolari di concessione di produrre idrocarburi liquidi o gassosi senza obbligo di dover corrispondere alcuna royalty, determinando, così, minori entrate per l'erario e gli enti territoriali;
   il suddetto regime ha comportato che nel solo 2015 su un totale di ventisei concessioni solo nove, della quali cinque destinate alla produzione di gas e quattro alla produzione di olio, hanno pagato le royalty, mentre tutte le altre hanno estratto quantitativi tali da rimanere sotto la franchigia –:
   con riferimento agli anni 2015 e 2016, quali siano state le concessionarie che hanno corrisposto royalty da estrazione di idrocarburi, quale sia stato per ciascuna di esse il relativo gettito e a quali giacimenti ed a quale quantità di idrocarburi estratta, comprensiva di franchigia, lo stesso faccia riferimento. (5-10522)


   ALBERTI, PESCO, VILLAROSA, RUOCCO, SIBILIA, FICO e PISANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   da fonti di stampa si apprende la notizia di sei misure cautelari nei confronti di 46 indagati ritenuti appartenenti al clan dei Casalesi: tra i destinatari della misura anche l'ex boss Francesco Schiavone, detto Sandokan, già sottoposto alla misura speciale detentiva del cosiddetto 41-bis, e il figlio Walter;
   le indagini avrebbero scoperto un'attività del gruppo criminale dedita alle estorsioni e alla gestione del gioco online;
   il comparto del gioco a distanza è sottoposto alle autorizzazioni e alla vigilanza dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli che, come pubblicizzato sul proprio sito istituzionale, «regola il comparto del gioco pubblico in Italia attraverso una verifica costante dell'operato dei concessionari e una mirata azione di contrasto all'irregolarità»;
   anzi, ai sensi dell'articolo 15-ter del decreto-legge n. 78 del 2009, il Ministero dell'economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato è promotore di un piano straordinario di contrasto del gioco illegale;
   a tal fine, è istituito presso l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS), un apposito comitato inter-organismi di cui fanno parte rappresentanti di vertice della polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, e della Guardia di finanza, con il compito di monitorare il settore del gioco illegale sul web sia, ai fini della lotta all'evasione, sia, soprattutto, per il contrasto ad attività illecite e all'utilizzo di patrimoni derivanti dal crimine organizzato;
   per espressa previsione normativa, particolare e specifica attenzione è dedicata dal Comitato all'attività di prevenzione e repressione dei giochi on line illegali;
   per la medesima finalità, è stata istituita presso l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato un'apposita banca dati, alimentata da qualunque fonte conoscitiva, i cui dati sono studiati ed elaborati, anche sotto il profilo tecnico-statistico, per la rilevazione di possibili indici di anomalia e di rischio –:
   se, alla luce dei recenti fatti di cronaca, reputi ancora adeguata l'attività di controllo e vigilanza preventiva dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli e dell'apposito Comitato di alta vigilanza e se non ritenga in ogni caso opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, per rafforzare le misure di contrasto preventivo al gioco illegale. (5-10523)


   GINATO, CENNI, PELILLO, BARBANTI, CAPOZZOLO, CARELLA, CURRÒ, DE MARIA, MARCO DI MAIO, FRAGOMELI, FREGOLENT, GITTI, LODOLINI, MORETTO, PETRINI, PINNA, RAGOSTA, RIBAUDO, SANGA e ZOGGIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   secondo il documento «Le dimensioni del gioco pubblico», dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, con riferimento al gioco legale nel nostro Paese, la raccolta dei giochi pubblici 2015 ammonterebbe a oltre 88 miliardi di euro, mentre era di 49,1 miliardi nel 2008; dato che consolida il trend degli ultimi quattro anni;
   i dati sul funzionamento del sistema legale non possono essere considerati isolatamente, senza tener conto, per quanto possibile, del parallelo mercato illegale, dovendosi riconoscere che gran parte del gioco movimentato fa probabilmente riferimento a una domanda comunque esistente, altrimenti compressa nell'illegalità, che si è riusciti a riportare nel sistema legale;
   oltre a garantire il gettito erariale, tale sistema ha il vantaggio di incanalare la gestione del gioco in un circuito controllato che consente di tutelare i minori ed i soggetti più deboli e di contenere il rischio di infiltrazioni della criminalità, anche organizzata;
   la legge di stabilità 2016, ha inteso promuovere il dialogo tra i diversi livelli di governo rimettendo alla Conferenza unificata il compito di definire le caratteristiche dei punti di vendita ove si raccoglie gioco pubblico, nonché i criteri per la loro distribuzione e concentrazione territoriale, al fine di garantire i migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute, dell'ordine pubblico e della pubblica fede dei giocatori e di prevenire il rischio di accesso dei minori di età;
   con questa visione più equilibrata e prudente la legge di stabilità 2016 ha inoltre previsto sia nel campo delle nuove gare per le scommesse, sia nel campo degli apparecchi da divertimento, tetti allo sviluppo quantitativo del settore;
   la medesima legge ha inoltre previsto l'aumento del prelievo erariale unico relativo a newslot dal 13 al 17,5 per cento e quello relativo alle video lottery terminal – VLT dal 5 al 5,5 per cento; per le newslot la percentuale minima destinata alle vincite (pay out) è stata inoltre ridotta dal 74 al 70 per cento;
   a decorrere dal 2017 si prevede una riduzione del 30 per cento delle newslot rispetto agli apparecchi attivi al 31 luglio 2015 e si stabilisce il passaggio ad apparecchi con sistemi di gioco con controllo remoto –:
   quale sia stato l'effetto sulla raccolta complessiva del gioco nel 2016 e quale sia la stima per l'anno in corso a seguito della riforma citata in premessa, anche con riferimento alle relative entrate fiscali, fornendo una suddivisione per tipologia di gioco e per regione. (5-10524)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MENORELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   a causa di un mancato raccordo tra la normativa fiscale e quella previdenziale, le aziende che hanno debiti previdenziali anche di modesta entità potrebbero decidere di non aderire, non trovandolo conveniente, all'istituto della «rottamazione» delle cartelle esattoriali disciplinato dal decreto-legge n. 193 del 2016;
   infatti, ad oggi l'adesione alla sanatoria blocca il rilascio alle imprese, fino al pagamento della prima rata, previsto per luglio, del documento unico di regolarità contributiva (durc) da parte di Inps e Inail, indispensabile per partecipare a gare e appalti banditi dalla pubblica amministrazione per la fornitura di beni e servizi;
   pertanto, molte imprese, non potendo ottenere il rinnovo del durc fino al pagamento della prima rata, saranno indotte a rinunciare alla possibilità di «rottamazione» delle cartelle esattoriali, optando per la normale rateazione, che però è meno conveniente per il contribuente e comporta per lo Stato incassi in un tempo molto più lungo, visto che si possono chiedere fino a centoventi rate;
   tale avvertimento arriva dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, che ha recentemente inviato una nota in tal senso all'Inps e ad Equitalia;
   in particolare, i consulenti del lavoro chiedono di anticipare l'effetto della sanatoria nel senso che Inps e Inail potrebbero modificare le loro procedure informatiche per far equivalere l'accettazione dell'istanza di rottamazione da parte di Equitalia come un primo pagamento; in questo modo, considerando che la risposta di Equitalia all'istanza deve arrivare entro maggio, si anticiperebbero di almeno due mesi i tempi procedurali, con la possibilità di veder rilasciato il durc;
   altra questione ancora aperta è la definizione degli «interessi» che devono essere corrisposti, in caso di debito contributivo con Inps e Inail, assieme al capitale, al fine di legittimare la rottamazione. Avendo le sanzioni previdenziali natura di risarcimento civilistico, con distinzione a seconda se si tratti di omissione o evasione, è opportuno definire la questione in tempi rapidi per consentire all'agente della riscossione di avere tutti gli elementi utili per calcolare il quantum realmente dovuto –:
   quali iniziative intendano al più adottare per risolvere le problematiche enunciate in premessa, al fine di incentivare le imprese ad aderire alla «rottamazione» delle cartelle esattoriali, che non solo è meno onerosa della normale rateazione ma consente allo Stato di poter incassare con tale istituto gli oltre due miliardi di euro previsti dal decreto n. 193 del 2016. (5-10509)


   IACONO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno. — Per sapere – premesso che:
   l'ex carcere San Vito di Agrigento, rimasto attivo sino alla metà degli anni ’90, pur rappresentando uno splendido esempio di architetture post medievale con forti influenze stilistiche chiaramontane, versa oggi in condizioni di degrado estremo, al punto tale che diversi cittadini residenti in zona, hanno manifestato perplessità in ordine al pericolo di cedimenti strutturali;
   l'edificio è stato costruito nel 1432 per volontà del Beato Matteo Cimarra e fu adibito a convento;
   dal 1999 l'ex carcere risulta nell'elenco dei beni trasferiti al demanio pubblico, poiché sono venute meno le sue originarie funzioni di casa circondariale;
   scopo di tale provvedimento era quello di venire incontro alle diverse proposte, provenienti soprattutto dal territorio, tendenti a trasformare un luogo che negli anni ha rappresentato, nell'immaginario collettivo e nella realtà dei fatti, dolore ed espiazione, in spazio aperto alla socializzazione e, quindi, pienamente restituito alla collettività;
   l'edificio, ubicato nel cuore del centro cittadino, al suo interno conserva ancora i fasti e le tracce di un antico monastero, insieme a chiostri e giardini medievaleggianti che si affacciano sul mare africano;
   con i suoi 2.500 metri quadrati di superficie utile, la struttura si offre non solo come elemento di architettura medioevale e luogo di storia, ma anche come ipotetico centro in cui concentrare le attività culturali della città;
   a tutt'oggi però, nonostante diverse siano state negli anni le soluzioni per restituire l'edificio al suo antico splendore, nessuna di queste è stata mai presa in considerazione;
   tra il 2009 ed il 2010, l'edificio è stato riaperto in occasione delle giornate FAI di Primavera, diventando uno dei più importanti luoghi del cuore e della memoria da valorizzare;
   in questa occasione notevole è stato l'afflusso di turisti e scolaresche che hanno avuto modo di conoscere gli interni dell'antico convento;
   ad oggi, l'edificio è visibilmente abbandonato a se stesso: le pareti esterne evidenziano segni di cedimento con gravi rischi per l'incolumità pubblica;
   l'agenzia del demanio che attualmente gestisce l'edificio, a quanto riferito dall'amministrazione comunale di Agrigento, sarebbe interessata alla cessione del bene ad altro ente in relazione ad un adeguato progetto di riqualificazione –:
   se il Governo intenda assumere iniziative per riqualificare il bene e di conseguenza riconsegnarlo alla comunità tutta;
   se l'Agenzia del demanio attualmente abbia già previsto progetti di riqualificazione e, nello specifico, cosa essi prevedano;
   se vi siano le condizioni per inserire il progetto di riqualificazione nel master plan per il Mezzogiorno denominato patto per il sud. (5-10512)


   BINETTI, BUTTIGLIONE, CERA e DE MITA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il dibattito sul tormentato rapporto del Ministero dell'economia e delle finanze e la mancata legiferazione in materia di giochi, passa non solo attraverso l'Agenzia delle dogane che detiene il Monopolio sul gioco d'azzardo, ma anche attraverso le moderne forme di comunicazione on line, che aggirano qualunque vincolo sulla pubblicità e raggiungono il potenziale giocatore sulla sua posta elettronica, quindi sul suo personal computer, sul suo smartphone;
   si tratta di una campagna pubblicitaria invasiva e fastidiosa, oltre che illusoria, che aggancia due prodotti tipici del nostro tempo: le lotterie istantanee e i telefonini di ultimissima generazione. Tali offerte, più o meno simili a quella odierna, arrivano tutti i giorni sulla posta elettronica e svolgono il loro ruolo di captatio benevolentiae;
   recentemente è giunto alla prima firmataria del presente atto, anche sul suo indirizzo ufficiale alla Camera, e non si può escludere anche ad altri deputati, un messaggio accompagnato dalla doppia dicitura «cancellarsi dalla newsletter» e «messaggio indesiderato», ma chiarissimo nella sua proposta: «Ti offriamo 3 nuovi biglietti di Gratta e Vinci – Biglietti Yes – in palio c’è il nuovo iphone». E la dicitura che accompagna questo tipo di pubblicità dice: «Congratulazioni Binetti Paola ! Hai appena vinto 3 nuovi gratta e vinci Yes ! Da grattare per tentare di vincere il nuovo iPhone: gratto adesso i miei biglietti». L'offerta dei tre biglietti è valida fino al 28 febbraio 2016;
   il punto è che l'interrogante non ha mai giocato al gratta e vinci e quindi non può aver vinto ad un gioco a cui non ha giocato;
   si tratta di una pubblicità su cui evidentemente nessuno paga le tasse e che nonostante i limiti posti dalla legge riesce a superare tutte le barriere di spazio e tempo, perché si insinua direttamente negli spazi personali del soggetto;
   così facendo si induce dipendenza, dal momento che le lotterie istantanee sono al primo posto per numero di giocatori e perfino per fatturato complessivo, nonostante si possa giocare a costi minimi –:
   cosa intendano fare i Ministri interrogati per bloccare questo tipo di pubblicità accattivante nell'offerta, ma insidiosa negli effetti, non tanto per la mancata vincita, quanto per la induzione a continuare a giocare. (5-10532)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VALIANTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la legge 28 aprile 2016 n. 57 ha riformato la disciplina della magistratura onoraria ed il primo decreto legislativo attuativo, il decreto legislativo 31 maggio 2016 n. 92 ha disciplinato la conferma nell'incarico di tutti i magistrati onorari ed ha regolamentato la sezione autonoma del consiglio giudiziario per la magistratura onoraria;
   è in attesa di essere portato all'esame del Consiglio dei ministri secondo decreto legislativo di attuazione della magistratura onoraria per la disciplina cosiddetta «a regime». Da alcuni incontri degli interroganti, è emerso che vi sarà un secondo decreto legislativo che attuerà la disciplina a regime, e, una volta pronunciatasi la Commissione europea, inizieranno i lavori per il terzo decreto sulla disciplina transitoria per i magistrati in servizio;
   la previsione generale dell'utilizzo della magistratura onoraria per una volta a settimana e con conseguente carico ridotto rispetto al magistrato togato pone gravissimi problemi organizzativi agli uffici giudiziari;
   attualmente, i giudici onorari giudici di pace e giudici onorari di Tribunale svolgono, in media, quindici udienze al mese, mentre i vice procuratori onorari arrivano anche a 4/5 udienze settimanali, stante il carico di lavoro attuale presso gli uffici giudiziari e di procura;
   l'utilizzo della magistratura onoraria, secondo la previsione, comporterebbe la necessità di quadruplicare come minimo il numero dei magistrati onorari (giudici di pace, giudici onorari di Tribunale e vice procuratori onorari) rispetto agli attuali;
   il completamento degli organici per consentire di attuare tale progetto non potrebbe essere realizzato nel breve tempo, stante la non sostenibilità finanziaria di una spesa immediata (da stimarsi in centinaia di milioni di euro l'anno) che comporterebbe il quadruplicarsi degli attuali stanziamenti al capitolo di bilancio;
   è pertanto necessario prevedere, nel secondo e terzo decreto attuativo, una disciplina diversa che tenga conto delle necessità immediate degli uffici giudiziari e che consenta un utilizzo a tempo pieno della magistratura onoraria (con conseguente diversa retribuzione), in via eccezionale e provvisoria, per i magistrati in servizio, stante la temporanea e particolare situazione in atto;
   l'eccezionalità di tale previsione e la circostanza che è limitata nel tempo e con determinate categorie di lavoratori individuate in base a criteri oggettivi, non si pone in contrasto con direttiva 1999/70/CE;
   pertanto, la previsione di una norma transitoria per i magistrati onorari in servizio che preveda il mantenimento del numero dei mandati previsti nella delega, con conseguente retribuzione piena non osterebbe con la direttiva 1999/70/CE;
   la riduzione del carico di lavoro e delle udienze è stata dettata al fine di consentire al futuro magistrato onorario di svolgere altre attività remunerative;
   tale finalità se può prospettarsi con riferimento ad un magistrato onorario di prima nomina non può prevedersi per quelli attualmente in servizio, i quali svolgono ormai da quasi vent'anni tale attività senza alcuna disciplina previdenziale né tutela lavorativa;
   soprattutto, questi magistrati non hanno avuto una regolamentazione delle modalità di impiego, come avviene per i futuri magistrati onorari, con la conseguenza che non è stato possibile per loro svolgere altra attività professionale, se non in misura estremamente residuale e occasionale;
   sono evidenti per l'interrogante le gravi conseguenze che si produrrebbero per i magistrati onorari in servizio i quali, dopo i primi quattro anni, si vedrebbero ridurre drasticamente le indennità, con conseguente compromissione dei propri diritti fondamentali, e l'impossibilità di entrare nel mercato del lavoro in considerazione dell'età ormai avanzata;
   per questi motivi è necessaria per l'interrogante una disciplina straordinaria dei magistrati onorari in servizio che preveda un impiego lavorativo a tempo pieno rispetto ai futuri magistrati ed una retribuzione correlata all'impegno svolto e in grado di garantire l'autonomia delle funzioni –:
   quali elementi si intendano fornire sui fatti descritti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assume al riguardo. (5-10514)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ARLOTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   già più volte l'interrogante ha presentato interrogazioni sulla situazione della casa circondariale «Casetti» di Rimini e, in particolare, sulla necessità di adeguare l'organico della polizia penitenziaria;
   nella risposta scritta all'interrogazione n. 4-10267 presentata dal sottoscritto e pubblicata l'8 aprile 2016, il Ministro interrogato dichiarava che «Con riferimento alla lamentata carenza di personale del corpo di polizia penitenziaria si rappresenta che, nel secondo semestre del prossimo anno, al termine dei nuovi corsi allievi agenti si procederà alle assegnazioni delle sedi ed anche Rimini sarà tenuta nella massima considerazione»;
   le organizzazioni sindacali Sappe, Osapp, Uil, Fp Cgil, Uspp, Cnpp, Cisl hanno manifestato nei giorni scorsi di fronte alla casa circondariale di Rimini denunciandone le criticità e indicendo lo stato di agitazione;
   tra le criticità, secondo le organizzazioni sindacali stesse, vi sono una carenza di organico di almeno 44 unità e la necessità di indire interpelli nazionali e regionali, in grado di integrare, nelle more di assegnazioni effettive, il contingente di polizia penitenziaria di Rimini;
   questo risulta necessario in particolar modo nei periodi estivi, quando l'aumento delle presenze turistiche sul territorio (16 milioni di presenze complessive) porta all'incremento di reati di piccola e media gravità a cui consegue un sovraffollamento della popolazione carcerata;
   le organizzazioni sindacali lamentano, inoltre, l'assenza di un funzionario in grado di supportare l'attuale comandante del reparto e l'assenza da 3 anni di un direttore effettivo ed assegnato in pianta stabile alla struttura riminese, dato che ogni 3 mesi il direttore viene avvicendato da altri istituti;
   sul fronte dell'affollamento nelle celle, in questo momento la capacità massima dei «Casetti» è secondo i sindacati superata di 40 unità con 150 persone detenute, dato che aggiunto alla carenza di personale impone spesso carichi di lavoro estenuanti agli agenti –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'attuale situazione della casa circondariale di Rimini; 
   se non ritenga necessario adottare iniziative urgenti per l'invio di nuovi agenti, in particolare nel periodo estivo;
   se, nel secondo semestre di quest'anno, come annunciato, al termine dei nuovi corsi per allievi agenti, si procederà alle assegnazioni delle sedi e se quella di Rimini sarà tenuta nella massima considerazione. (4-15503)


   RICCIATTI, DANIELE FARINA, QUARANTA, PIRAS, SANNICANDRO, COSTANTINO, NICCHI, MARTELLI, SCOTTO, MELILLA, ZARATTI e FRANCO BORDO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   in data 23 luglio 2015 è deceduto Daniele Zoppi, 34enne di Ancona, in stato di detenzione nel carcere di Ancona-Montacuto, dove stava scontando un cumulo di pene relative a reati in materia di stupefacenti e truffa;
   Zoppi soffriva di diverse patologie: era obeso, aveva problemi respiratori, pressione alta e diverse infiammazioni ed ernie alla schiena. Tali patologie avevano comportato, inoltre, una perdita di sensibilità alle gambe e una limitata mobilità, che aumentava i problemi di sovrappeso, oltre ad impedirgli di beneficiare dell’«ora d'aria»;
   pochi mesi prima del decesso era stato ricoverato e sottoposto ad una ricostruzione dell'anca;
   il suo legale, avvocato Luca Bartolini, aveva in più occasioni avanzato istanze alla magistratura di sorveglianza per rendere le condizioni di detenzione conformi alla necessaria dignità della pena, presentando richieste per la detenzione domiciliare (al fine di poter usufruire di una ozonoterapia), successivamente la sospensione di pena da riprendere a seguito delle cure necessarie e, infine, il ricovero in una struttura sanitaria per detenuti. Le richieste sono state tutte rigettate;
   delle due richieste al tribunale di sorveglianza competente, per ottenere il rinvio dell'esecuzione della pena per motivi di salute, l'ultima, del 7 luglio 2015, riportava il riconoscimento da parte del medico del carcere della necessità di costanti contatti con il servizio sanitario territoriale. Tuttavia anche in questo caso veniva attestato che le condizioni di gravità non erano tali da consentire un accoglimento dell'istanza del difensore. Pertanto, la richiesta di sospensione dell'esecuzione della pena veniva rigettata ritenendo le condizioni di salute del detenuto compatibili con il regime carcerario;
   nell'ordinanza di rigetto del tribunale di sorveglianza, secondo quanto riportato da diversi organi di stampa, è stato sottolineato che le condizioni del detenuto non erano compromesse al punto da non rispondere più alle cure disponibili. Ad avviso dei magistrati, il detenuto poteva essere curato in carcere, ma doveva essere seguito all'interno di adeguate strutture sanitarie per sottoporsi ad esami adeguati;
   il 23 luglio i compagni di cella di Zoppi, intorno alle 8 del mattino, allarmati dall'aggravarsi delle sue condizioni, allertavano gli agenti della polizia penitenziaria che chiamavano prontamente il servizio del 118, intervenuto pochi minuti dopo;
   tuttavia, le condizioni del detenuto erano apparse subito compromesse al punto che Zoppi moriva poco dopo per un arresto cardiocircolatorio provocato probabilmente da un infarto;
   il legale di Zoppi ha depositato un esposto alla procura di Ancona sull'accaduto;
   a quanto si apprende da fonti di stampa la stessa procura avrebbe aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti;
   a prescindere dall'esito dell'attività di indagine svolta dalla magistratura inquirente, i fatti riportati descrivono delle condizioni di detenzione contrarie, ad avviso degli interroganti, ai più elementari principi di dignità nell'esecuzione della pena –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;
   se non ritenga opportuno attivare una ispezione ministeriale al fine di accertare, parallelamente e nel rispetto dell'attività di indagine della magistratura, se le condizioni di detenzione di Zoppi siano state conformi e coerenti con i principi di una detenzione dignitosa, sanciti dalla Carta costituzionale, dalle convenzioni internazionali e dalle leggi del nostro Paese. (4-15506)


   FANTINATI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   Il 3 febbraio 2017, il quotidiano online «Verona Sera» riferiva di «un'interdittiva antimafia del prefetto di Verona Salvatore Mulas. Ad essere colpita è stata la ditta di trasporti Verotransport di Nogarole Rocca (provincia di Verona), che già nell'estate scorsa aveva ricevuto un simile provvedimento, insieme ad altre aziende»;
   all'epoca, scrive il giornale, la prefettura aveva, infatti, accertato il legame familiare e imprenditoriale tra chi amministrava la ditta e i tre fratelli Franco, condannati per mafia in quanto appartenenti alla ‘ndrina dei «Pesce», una delle più potenti della ‘ndrangheta, con sede nella provincia di Reggio Calabria;
   le indagini avevano fatto emergere la contiguità tra la Verotransport e i fratelli Franco: alla prima confluivano mezzi, dipendenti e sedi, appartenuti alle ditte di quest'ultimi;
   per proseguire l'attività, continuando a guidare l'azienda seppur colpito dalla prima interdittiva, il titolare aveva utilizzato come copertura un dipendente veronese, incensurato;
   i dati diffusi, ad aprile, dall'Osservatorio civico per la legalità Verona e raccolti nel rapporto 2015 intitolato «Mafie e illegalità. Uno sguardo sulla città e la provincia di Verona» e le dichiarazioni del prefetto, così come di altre importanti cariche istituzionali suggeriscono di non sottovalutare il fenomeno delle infiltrazioni mafiose a Verona, in particolare quelle della ‘ndrangheta, la mafia calabrese;
   lo stesso prefetto, alla fine del 2015, aveva messo in guardia sull'operato delle organizzazioni criminali che «usano la nostra città come cassaforte. I veronesi sono bravissimi a creare ricchezza ma devono stare attenti che questa ricchezza non venga aggredita» –:
   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per rendere più capillare e incisiva l'azione di prevenzione contro l'infiltrazione della criminalità organizzata in Veneto, rafforzando, inoltre, le azioni di contrasto per la tutela della legalità. (4-15508)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   Trenitalia nei giorni scorsi aveva lanciato i nuovi abbonamenti per l'alta velocità, immettendo sul mercato 4 tipi diversi di tagliandi, che si differenziano per costo e giorni di utilizzo;
   dal mese di febbraio 2017, infatti, i pendolari dei Frecciarossa avrebbero dovuto scegliere tra l'utilizzo di un abbonamento completo valido per tutta la settimana e a tutte le ore, o limitato per le corse nella fascia 9-17 e quindi fuori dall'orario di punta per i pendolari, un abbonamento valido solo dal lunedì al venerdì a tutte le ore o limitatamente alla fascia 9-17;
   i nuovi prezzi hanno comprensibilmente fatto infuriare i pendolari perché si sono ritrovati da un giorno all'altro a dover pagare abbonamenti in media più cari del 35 per cento. Una vera e propria stangata, ed è un eufemismo, per migliaia di famiglie e di lavoratori e lavoratrici pendolari;
   a parere degli interpellanti i prezzi erano davvero insostenibili per un gran numero di abbonati. Solo per fare qualche esempio, sulla tratta Roma-Napoli si sarebbe passati da 356 euro a 481 euro fino alla domenica e 427 euro fino al venerdì e così anche sulla Napoli-Salerno dove si andava dai 170 euro di oggi ai 230 euro dal lunedì alla domenica e 204 dal lunedì al venerdì;
   la decisione di Trenitalia di aumentare il prezzo degli abbonamenti mensili appare incomprensibile e immotivata soprattutto perché non si è assistito ad un aumento significativo dei collegamenti disponibili; i treni, in linea di massima sono sempre gli stessi dell'anno scorso. A fronte di un servizio rimasto sostanzialmente invariato il prezzo è salito e non di poco;
   la fascia introdotta che va dalle 9 alle 17 esclude, di fatto, chiunque debba raggiungere uffici, scuole, negozi e università e quindi i pendolari che, rimasti senza alternative, per spostarsi sono obbligati ad usufruire del Frecciarossa e quindi della tipologia di abbonamento alta velocità, in quanto quei pochi treni regionali veloci rimasti spesso non viaggiano in orari utili;
   in molte tratte del Paese l'alta velocità proprio alta non è e quindi si pagherebbe ancora di più per un servizio del quale non si può usufruire appieno;
   un'ulteriore beffa l'avrebbe subita chi lavora anche il sabato e la domenica proprio perché l'abbonamento che copre anche i weekend costa in media un 15 per cento più rispetto a quello valido solo dal lunedì al venerdì;
   secondo alcune stime i pendolari italiani raggiungerebbero i 3 milioni di persone che ogni giorno si spostano in treno per andare a lavorare e trascorrono almeno un terzo delle loro giornate per uscire da casa, prendere un mezzo per raggiungere la stazione di partenza (che ha un costo), prendere il treno (altro costo); poi una volta arrivati alla stazione di arrivo devono prendere un altro mezzo per raggiungere il luogo di lavoro (altro costo ancora) e la sera fanno il percorso inverso;
   probabilmente basterebbe intensificare i treni regionali veloci che, collocati in orari strategici, garantirebbero nel contempo, grandi risparmi per i viaggiatori pendolari, evitando loro di acquisire costosi abbonamenti alta velocità;
   il 25 gennaio 2017, dal confronto tra Governo, Trenitalia e la Commissione infrastrutture, mobilità e governo del territorio della Conferenza delle regioni è spuntato un compromesso transitorio per il dimezzamento dei rincari fino ad una soluzione definitiva;
   le revisioni di prezzo saranno in vigore con gli abbonamenti di marzo 2017, acquistabili da metà febbraio e i viaggiatori che hanno già acquistato il titolo di viaggio per il mese di febbraio potranno chiedere un rimborso della differenza;
   tale soluzione temporanea consentirà una riduzione al 10 per cento della crescita del prezzo dell'abbonamento più richiesto, quello che copre dal lunedì al venerdì senza limiti di orario. Le altre tipologie di abbonamento erano già state diminuite del 15 per cento del 5 per cento;
   pur prendendo atto di questo primo risultato, si ribadisce, provvisorio, rimane il problema di avviare una seria riflessione e un approfondito confronto tra tutti i soggetti coinvolti vista la dimensione sociale che questo nuovo pendolarismo che utilizza l'alta velocità (anche per mancanza di valide alternative) va assumendo sempre di più. Anche perché, seppur del 10-15 per cento per una famiglia di impiegati e/o operai, tale aumento incide comunque in maniera consistente sul bilancio familiare;
   il 6 febbraio seme 2017 si scopre che per colpa di un algoritmo sbagliato, ai pendolari venivano imposti abbonamenti altissimi, con il risultato che per 10 anni gli abbonati di Trenitalia avrebbero pagato più del dovuto, con tariffe evidentemente falsate;
   si resta in attesa che dal tavolo tecnico appositamente costituito vengano individuate le soluzioni strutturali per il problema –:
   cosa intenda fare il Governo per evitare che il compromesso transitorio raggiunto per il dimezzamento dei rincari dei prezzi degli abbonamenti all'alta velocità rappresenti solo una soluzione «tampone» per differire di qualche mese il problema degli aumenti, che si potrebbe ripresentare dopo il mese di giugno 2017;
   quali iniziative intenda assumere il Governo per sostenere i pendolari dal punto di vista economico e dei servizi, visto che già oggi i costi per l'abbonamento ai mezzi di trasporto, in particolari ai treni, incide pesantemente sui bilanci familiari e rappresentai uno sforzo economico enorme e un danno materiale evidente;
   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo al fine di porre rimedio alla problematica dell'algoritmo errato di cui in premessa che determinava, per i pendolari, dei costi di abbonamento più cari del dovuto, e affinché siano accertate tutte le relative responsabilità.
(2-01647) «Ferrara, Franco Bordo, Scotto».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   MARIANI, BORGHI, BRAGA, BERGONZI, STELLA BIANCHI, BRATTI, CARRESCIA, COMINELLI, COVELLO, DE MENECH, GADDA, GINOBLE, TINO IANNUZZI, MANFREDI, MARRONI, MASSA, MAZZOLI, MORASSUT, REALACCI, GIOVANNA SANNA, VALIANTE e ZARDINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la legge 11 dicembre 2016, n. 232 (bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019), prevede consistenti detrazioni fiscali che il contribuente può richiedere dal 1o gennaio 2017 al 31 dicembre 2021, per gli interventi di messa in sicurezza degli edifici situati nelle zone sismiche 1, 2 e 3;
   l'articolo 1, comma 2, lettera c), punti 2) e 3), prevede, a tal fine, una detrazione fiscale del 50 per cento, fino ad un ammontare complessivo delle spese non superiore a 96.000 euro, ripartita in cinque quote annuali di pari importo; la peculiarità dell'incentivo è che esso cresce fino al 70 per cento o all'80 per cento qualora dalla realizzazione degli interventi relativi all'adozione di misure antisismiche derivi una riduzione del rischio sismico che determini il passaggio rispettivamente ad una o a due classi di rischio inferiori; inoltre, tra le spese incentivabili rientrano anche quelle per la classificazione e la verifica sismica degli immobili;
   per gli interventi realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali il bonus fiscale può aumentare fino al 75 per cento e 85 per cento in conseguenza del passaggio a una o due classi di rischio sismico inferiori; il tetto di spesa incentivabile è 96 mila euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari del condominio;
   l'operatività degli incentivi è subordinata all'approvazione delle linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni e le modalità per l'attestazione, da parte di professionisti abilitati, dell'efficacia degli interventi effettuati;
   l'articolo 1, comma 2, lettera c), punto 3), capoverso 1-quater, della citata legge prevede che le predette linee guida siano adottate con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, entro il 28 febbraio 2017, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici;
   da notizie di stampa si apprende che le linee guida sono ancora in corso di esame presso il Consiglio superiore dei lavori pubblici;
   è necessario che il decreto venga adottato nei termini previsti al fine di garantire al cosiddetto «sisma bonus» di dispiegare finalmente i propri effetti, tenuto conto dell'importanza strategica di tale agevolazione nel quadro delle misure di prevenzione antisismica –:
   a che punto sia l’iter relativo all'adozione del decreto ministeriale finalizzato alla definizione delle linee guida per la classificazione di rischio sismico delle costruzioni. (5-10518)


   VELLA e LAFFRANCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'opera relativa allo svincolo di Scopoli, consistente nella realizzazione delle rampe di accesso e uscita che collegherebbero la Valmenotre con la strada statale 77 della Valdichienti, è una infrastruttura di rilevanza strategica concepita al fine di interrompere l'isolamento della zona montana interessata;
   nel dicembre 2014, il consiglio di amministrazione della società «Quadrilatero spa» ha provveduto all'approvazione di un progetto, a seguito del parere negativo reso dal Ministero dei beni e delle attività culturali in data 18 dicembre 2012, in cui sono state apportate le modifiche necessarie, in modo da essere pienamente conforme a quanto richiesto dalla soprintendenza regionale;
   in data 11 agosto 2015, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, sulla base del parere negativo della soprintendenza dell'Umbria, ha provveduto, per la seconda volta, con parere tecnico istruttorio al blocco del progetto definitivo relativo alla realizzazione dello stesso svincolo;
   la realizzazione di tale opera infrastrutturale è estremamente importante per il territorio locale non solo dal punto di vista naturalistico e paesaggistico ma anche per rilanciare la crescita e lo sviluppo economico, turistico e culturale del territorio regionale;
   lo svincolo è da considerarsi come un'opera funzionale alle esigenze di mobilità sul territorio della regione Umbria ed in particolare alla tempestività di intervento dei mezzi di soccorso, qualora se ne presentasse la necessità;
   tale opera risulta essere un elemento di sicurezza fondamentale in un tratto stradale di oltre 13 chilometri costituito da viadotti e gallerie che, in assenza di questo svincolo, non avrebbe alcun altro punto di ingresso e uscita dall'infrastruttura;
   il territorio interessato dalla costruzione dello svincolo risulterebbe sostanzialmente sfruttato senza poter ottenere alcun vantaggio diretto per i cittadini ed il commercio della zona;
   alla luce di tali fatti, i cittadini della zona si stanno impegnando in una massiccia mobilitazione, consapevoli del totale isolamento a cui sarebbero condannati se lo svincolo non dovesse essere realizzato e degli innumerevoli disagi provocati dalla mancata realizzazione dell'infrastruttura –:
   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di creare le opportune condizioni per evitare la mancata realizzazione dello svincolo di Scopoli. (5-10519)


   DAGA, DE ROSA, ZOLEZZI, TERZONI, MICILLO, MANNINO, BUSTO e VIGNAROLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il fondo di garanzia per le opere idriche, che punta a ridurre i rischi per chi investe e chi finanzia, sarà inserito «nel decreto ambientale che dovrebbe andare al Consiglio dei ministri di domani». Così scriveva il Sole24Ore nel maggio del 2014, riportando le dichiarazioni dell'allora responsabile della struttura di missione di Palazzo Chigi Erasmo D'Angelis durante la presentazione del Blue Book 2014;
   il fondo di garanzia per le opere idriche fu poi inserito, precisamente all'articolo 58 del «collegato ambientale» alla legge di stabilità 2014 che divenne legge il 28 dicembre 2015 con l'obiettivo specifico di sostenere «gli interventi finalizzati al potenziamento delle infrastrutture idriche, ivi comprese le reti di fognatura e depurazione, in tutto il territorio nazionale, e a garantire un'adeguata tutela della risorsa idrica e dell'ambiente»;
   per dare attuazione al fondo sempre l'articolo 58, comma 2, prevede che venga emanato entro 120 giorni un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per definire gli interventi prioritari, i criteri e le modalità di utilizzazione del fondo, con priorità di utilizzo delle relative risorse per interventi già pianificati e immediatamente cantierabili, nonché gli idonei strumenti di monitoraggio e verifica del rispetto dei principi e dei criteri contenuti nel decreto;
   il 31 gennaio 2017 è stato invece presentato il Blue Book 2017 e durante la presentazione è emersa, per l'ennesima volta, la preoccupante situazione delle infrastrutture idriche e soprattutto delle reti di fognatura e collettamento, per cui, come noto, l'Italia è sottoposta a ben 3 procedure di infrazione europea; dal documento si evince che «Circa l'11 per cento dei cittadini, infatti, non è ancora raggiunto dal servizio di depurazione, causa delle sanzioni comunitarie all'Italia, colpevole di ritardi nell'applicazione delle regole sul trattamento delle acque. Complessivamente sono colpiti 931 agglomerati urbani, la maggior parte al Sud e isole e in territori gestiti direttamente dagli enti locali e non attraverso affidamenti a gestori industriali». Diventa dunque «prioritario», secondo il Blue Book, il fabbisogno di «investimenti sulla depurazione» –:
   se il Governo intenda chiarire i tempi di emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previsto dal comma 2 dell'articolo 58 della legge n. 221 del 28 dicembre 2015, che doveva essere emanato entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della citata legge e che sarebbe importante per sostenere gli investimenti nel settore delle reti e delle infrastrutture idriche che versano in una situazione, sempre più drammatica.
(5-10520)


   D'AGOSTINO e SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la legge n. 56 del 2014 di riforma delle province e di istituzione delle città metropolitane lascia in capo alle province funzioni fondamentali tra le quali quelle di pianificazione dei trasporti, costruzione e gestione delle strade provinciali;
   i servizi di viabilità garantiti dalle province comprendono la gestione, manutenzione e messa in sicurezza di 130 mila chilometri di strade, oltre il 70 per cento della rete viaria nazionale, di cui 38 mila sono strade montane (circa il 30 per cento);
   dal 2013 al 2017 alle province è stata chiesta una riduzione di risorse pari a 5,2 miliardi di euro con una riduzione della spesa corrente dal 2013 al 2016 di 2,7 miliardi, quindi il 40 per cento in meno;
   nel 2016 alle sole province (escluse le città metropolitane) sono mancati 571 milioni di euro, ai quali si aggiungono 650 milioni di taglio ulteriori previsti dalla legge di bilancio in base ai quali per il 2017 alle province mancherà 1 miliardo e 221 milioni di euro;
   in tutta Italia decine di migliaia di chilometri di strade provinciali sono lasciate all'abbandono e godono di scarsa o assente manutenzione, con inevitabili e gravi ripercussioni sulla viabilità e sulla sicurezza per gli automobilisti;
   ad aggravare la difficile situazione della rete viaria provinciale in molti territori hanno pesato gli eventi calamitosi e le condizioni meteorologiche eccezionali che hanno ulteriormente compromesso lo stato delle strade provinciali con frane, smottamenti, interruzioni e gravi danni al tessuto stradale;
   ad esempio, in Abruzzo le province gestiscono ad oggi una rete viaria di 6.500 chilometri, dei quali 1.500 trasferiti negli anni scorsi dall'Anas attraverso la regione e per i quali quest'ultima non eroga più fondi;
   i recenti eventi calamitosi che hanno interessato anche l'Abruzzo hanno evidenziato l'impossibilità delle province di far fronte alla manutenzione, anche in considerazione degli ultimi danni subìti che, ad esempio, nella sola provincia di Teramo al momento si stimano in 25 milioni di euro per la rete, oltre ai danni da dissesto dei versanti ancora da stimare –:
   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare, anche intervenendo sul fronte delle necessarie risorse finanziarie, per garantire un'efficiente manutenzione e una corretta gestione della rete viaria provinciale italiana per far fronte alla carenza di investimenti per la sicurezza e la percorribilità delle strade provinciali, e se non ritenga opportuno il passaggio sotto la gestione dell'Anas di quelle strade provinciali che ne posseggano i requisiti. (5-10521)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE LORENZIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   da parte di comitati di cittadini sono pervenute, all'interrogante, segnalazioni in ordine al degrado e al dissesto che interessano la viabilità delle strade statali nn. 7 (nota come Via Appia) e 100 (la cosiddetta strada di Gioia del Colle) che rappresentano un grave pericolo per l'incolumità pubblica e privata e per a sicurezza dei trasporti e della mobilità;
   la strada statale n. 7 – Appia – collega, tra gli altri, i due capoluoghi pugliesi di Taranto e Brindisi, con un tracciato lungo circa 70 chilometri attraverso due carreggiate separate per ogni senso di marcia e due corsi per ogni carreggiata. Il tratto stradale in oggetto lambisce i comuni di Grottaglie, Villa Castelli, Francavilla Fontana, Oria, Latiano e Mesagne, per terminare all'interconnessione con la strada statale n. 16 Adriatica a Brindisi;
   con interrogazione a risposta in commissione 5-09845, presentata dall'interrogante, venerdì 21 ottobre 2016, seduta n. 696, cui non è stata data a tutt'oggi risposta, sono state rappresentate le cattive condizioni di detta strada statale nel tratto da Brindisi a Taranto;
   gravi si rappresentano altresì le condizioni del tratto della statale da Bari a Taranto;
   in particolare, nel tratto della strada statale n. 100, tra Gioia Del Colle e Taranto, le fessurazioni presenti e gli avvallamenti del manto sono più accentuati, rendendo la percorribilità della strada gravemente disagevole, assai pericolosa e quasi impraticabile –:
   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di porre in sicurezza i tratti indicati delle strade statali nn. 7 e 100 di cui in premessa e di provvedere al ripristino del relativo manto stradale;
   se Anas abbia già pianificato una manutenzione straordinaria e urgente dei tratti indicati delle strade statali nn. 7 e 100, e in caso affermativo, in quale data sia prevista;
   per quale motivo le strade in questione presentino le criticità espresse in premessa e se l'Anas, non sia già intervenuta per risolverle. (5-10515)


   TERZONI, GALLINELLA, CIPRINI, AGOSTINELLI, CECCONI, DAGA, BUSTO, DE ROSA, MANNINO, ZOLEZZI, MICILLO e VIGNAROLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il giornale online « l'Ultima Ribattuta» riporta nell'articolo intitolato «Anas e l'assunzione del compagno della segretaria di Delrio come dirigente», pubblicato il 30 gennaio 2017, una vecchia intervista rilasciata il 24 ottobre 2015 da Gian Vittorio Armani, presidente di Anas, a La Repubblica; l'interessato, alla domanda «Lei ha ricevuto telefonate di parlamentari, raccomandazioni ?», rispose: «Sì, ho ricevuto diverse telefonate. Ma ho la fortuna di essere stato messo qui in posizione di totale libertà. Questo mi ha detto il Ministro Delrio e questo è il mandato ricevuto dalla Presidenza del Consiglio e ne sono grato. Ma mantenere Anas nella Pa senza autonomia gestionale porta a telefonate e raccomandazioni»;
   nello stesso articolo si legge «Una vecchia intervista rilasciata da Armani a La Repubblica... suona ora ironica quando si scopre che Marco Bonamico, assunto come dirigente “di supporto” a 120 mila euro, è il compagno della segretaria particolare del Ministro Delrio»;
   l'assunzione di Marco Bonamico, compagno della segretaria particolare del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, risulta essere stata caldeggiata più volte da Gian Vittorio Armani, presidente di Anas, già dalla fine del 2015, quando era in dirittura di arrivo la procedura di incorporazione della Quadrilatero Marche Umbria s.p.a. in Anas;
   l'articolo sopra citato riporta: «Armani avrebbe chiesto alla Quadrilatero di assumere un dirigente con la scusa di “supportare” il presidente del Cda Guido Perosino, proposto come Amministratore unico in vista della fusione»;
   l'assunzione non andò in porto e Vittorio Armani, sempre secondo la ricostruzione del giornale online, propose nuovamente l'assunzione – a tempo determinato – del dirigente, «giustificandola anche in questa occasione con la necessità di supportarlo, anche in virtù del suo nuovo incarico in Anas. Così alla fine la Quadrilatero Spa assume questa risorsa che altri non è che Marco Bonamico, ex Ad di Sogei, che dal 20 gennaio 2016 al 31 dicembre 2016 ha guadagnato 120 mila euro lordi per assistere Perosino»;
   dal 20 gennaio 2016 Marco Bonamico, ex amministratore delegato di Sogei, ricopre il ruolo di dirigente all'interno della società Quadrilatero S.p.a.;
   il suo contratto a tempo determinato con scadenza al 31 dicembre 2016 risulta essere stato prorogato fino a tutto il 2017 in data 15 dicembre, ossia 3 giorni dopo l'insediamento del nuovo Presidente del Consiglio dei ministri –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
   se la ricostruzione effettuata dalla testata online sia corretta;
   se intenda effettuare un approfondimento sui criteri e sulle modalità con cui è stato affidato l'incarico dirigenziale a Marco Bonamico e verificare eventuali irregolarità procedurali;
   quali iniziative, in caso di conferma delle anomalie segnalate, intenda adottare per correggere gli errori e se e quali iniziative sanzionatorie verranno adottate, per quanto di competenza, nei confronti dei responsabili. (5-10535)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MELILLA, SCOTTO, MARCON, QUARANTA, RICCIATTI, DURANTI e ZARATTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la relazione ferroviaria tra Pescara e Roma versa in una situazione di abbandono e marginalità;
   i tempi di percorrenza sono eccessivi, intorno alle 3 ore e mezza, anche perché la linea ha un tracciato vecchio di fine ottocento, che si inerpica su tanti paesi di montagna e le fermate sia in Abruzzo che nel Lazio sono troppe e frutto di scelte clientelari e non motivate dalla salita di passeggeri;
   l'offerta di treni è limitata e si tratta di treni vecchi e inadeguati rispetto ad ogni comfort;
   c’è una richiesta enorme di collegamento rapido tra l'area metropolitana di Pescara (350-400 mila abitanti) e Roma e potrebbe essere previsto un collegamento «non stop» che potrebbe assicurare il collegamento diretto tra Pescara e Roma in 2 ore e mezza, un tempo competitivo con il collegamento autostradale sia privato che pubblico;
   Trenitalia potrebbe in via sperimentale prevedere un treno «non stop» che arrivi nella prima mattinata a Roma e torni a in serata;
   tale scelta sarebbe conveniente per Trenitalia e per gli utenti che preferiscono il treno alla macchina e all'autobus per motivi di sicurezza e comodità –:
   se non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché Trenitalia valuti questa opzione nell'interesse dei cittadini abruzzesi e laziali. (4-15494)


   NASTRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nel luglio del 2006 è stato illustrato a Re, ultimo comune della Val Vigezzo, nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola, (situato a circa 700 metri sul livello del mare e distante 7 chilometri prima del confine svizzero) il progetto di sistemazione della strada statale n. 337 che collega la Valle Vigezzo, con la Confederazione elvetica;
   nel progetto citato è prevista la realizzazione di alcune opere di primaria importanza volte a garantire la migliore fruibilità e la sicurezza di numerosi utenti, con la conseguente chiusura dell'arteria stradale anche per un lungo periodo, con prevedibili ripercussioni del traffico sulla strada provinciale n. 75 della Valle Cannobina, che rappresenta (per tanti utenti della zona e gli oltre 500 frontalieri) l'unica via alternativa di collegamento tra l'alta Valle Ossola e il Cantone Ticino;
   l'interrogante segnala come la strada provinciale n. 75 risulti già fortemente compromessa in larghi tratti a causa della mancanza di interventi di ordinaria manutenzione (numerosi muri di contenimento evidenziano preoccupanti situazioni di cedimento ed il manto stradale è in pessime condizioni), nonché dei pericoli per la sicurezza stradale derivanti dal passaggio dei mezzi pesanti utilizzati per la realizzazione di gallerie per le centrali idroelettriche;
   al riguardo, l'interrogante rileva come nel giugno del 2015 si sia verificato un crollo del ponte che, solo per fortuita casualità, non ha determinato conseguenze drammatiche per gli utenti stradali;
   il tratto stradale tra Orasso e Cursolo Orasso (comuni anch'essi della provincia di Verbano Cusio-Ossola) per circa 3,5 chilometri è caratterizzato da una carreggiata larga pochi metri, che comporta notevoli difficoltà per il passaggio dei veicoli, le cui complessità rischiano di diventare insostenibili per effetto dell'imminente chiusura al traffico della strada statale n. 337, a causa del traffico dirottato sul tratto stradale in precedenza richiamato;
   l'interrogante evidenzia, altresì, che gli effetti negativi e penalizzanti derivanti dalla precarietà della situazione stradale, dal punto di vista turistico e dell'immagine internazionale, rischiano di ripercuotersi sull'intera economia locale piemontese, se si valuta che i numerosissimi «camperisti» in prevalenza olandesi e tedeschi che quotidianamente percorrono tali tratti stradali, con ogni probabilità s'indirizzeranno in altre località turistiche, abbandonando il territorio italiano;
   si rileva inoltre che la provincia di Verbano-Cusio-Ossola, cui compete la gestione del tratto stradale citato, attualmente possiede le risorse disponibili per tutte le strade di pertinenza, pari a 1,6 milioni di euro per interventi urgenti, a fronte di un importo stimato in 33 milioni di euro per una migliore sistemazione; pertanto, si tratterebbe comunque del minimo indispensabile, non essendo previste nell'importo stimato ipotesi di allargamento dei tratti viari;
   la strada provinciale n. 75, secondo quanto si è appreso in via informale, è prossima a essere controllata da Anas; alla società di gestione spettano comunque le decisioni intraprese in merito alla chiusura al traffico della strada statale n. 337, che coinvolge non solo la Valle Cannobina ma anche la Valle Vigezzo;
   a giudizio dell'interrogante, in definitiva, risulta urgente ed indispensabile, chiarire da parte del Ministro interrogato, quali siano le effettive condizioni della viabilità derivanti dalla decisione di chiusura per i lavori stradali della tratta n. 337, posto che lo spostamento del traffico sulla strada provinciale n. 75 rischia di accrescere le già gravi difficoltà relative alla sicurezza del tratto in questione, anche a causa del congestionamento dovuto all'aumento dei mezzi di trasporto –:
   quali orientamenti il Ministro interrogato intenda esprimere, per quanto di competenza, con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se sia a conoscenza delle effettive condizioni di viabilità delle strade di cui in premessa;
   quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda assumere al fine di utilizzare i fondi già esistenti per l'ammodernamento della strada statale n. 337 e della strada provinciale n. 75 in tempi brevi, anche attraverso la convocazione di un tavolo urgente con i comuni interessati, la provincia di Verbano-Cusio-Ossola e l'Anas. (4-15498)


   GRIMOLDI e MOLTENI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nell'interrogazione presentata dal primo firmatario del presente atto n. 4-14691, che non ha ancora ricevuto risposta, è stata messa in evidenza la situazione precaria della manutenzione straordinaria dei cavalcavia sulla strada statale 36 e sono state chieste al Ministro risposte puntuali sul tragico incidente del crollo del ponte di Annone al chilometro 41 e 900, che il 28 ottobre 2016 ha provocato la morte di una persona e cinque feriti, e chiarimenti sulle relative responsabilità e sulle risorse a disposizione dell'Anas e delle amministrazioni provinciali per la manutenzione ordinaria e straordinaria della rete stradale;
   a più di 3 mesi di distanza dal crollo del ponte di Annone la situazione risulta ancora in stallo, mentre, per precauzione, l'Anas ha chiuso con transenne il ponte vicino a Isella nella frazione di Civate (Lc), dichiarato a rischio di crollo e aperto solo ai pedoni;
   una serie di altri cavalcavia sono sottoposti a limitazioni al traffico pesante e questa situazione, insieme al blocco dei due importanti cavalcavia, sta generando una paralisi del traffico veicolare della Brianza Lecchese e Comasca sia in direzione del capoluogo regionale che in direzione della Svizzera; anche la vicina provinciale Lecco-Como sta risentendo pesantemente del dirottamento parziale dei mezzi sulle arterie minori;
   le categorie particolarmente colpite dalla chiusura delle infrastrutture stradali e dalle limitazioni del traffico sono quelle degli autotrasportatori e delle imprese; infatti, nei comuni limitrofi si trovano diverse realtà produttive che necessitano del trasporto di merci ingombranti e che attualmente versano in condizioni di grave disagio;
   è stata data notizia di un incontro, il 14 febbraio 2017, tra i rappresentati del Governo e i sindaci di Annone Brianza, Suello, Civate e Cesana Brianza per discutere sui finanziamenti che il Governo intende mettere a disposizione per la ricostruzione del ponte di Annone e per la manutenzione degli altri cavalcavia della strada statale 36, primo tra i tanti quello d'Isella –:
   se il Ministro interrogato intenda elaborare e attuare, nel più breve tempo possibile, un piano di messa in sicurezza dei ponti e dei cavalcavia della strada statale 36;
   quali iniziative il Ministro intenda assumere per individuare nell'immediato percorsi alternativi fruibili in completa sicurezza per i trasporti pesanti, fino alla restituzione della rete viaria, e quali siano i tempi previsti per la ricostruzione dei due cavalcavia di Annone e di Isella sulla strada statale 36. (4-15504)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   GIGLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   con l'atto di sindacato ispettivo n. 5-09449 del 13 settembre 2016, l'interrogante ha portato all'attenzione del Governo la vicenda del distaccamento di polizia stradale di Tolmezzo, interessato dal piano di razionalizzazione dei sistemi della sicurezza ai sensi della legge 7 agosto 2015, n. 124 e, dunque, sembrerebbe, destinato alla chiusura;
   nell'atto citato venivano sottolineate le peculiarità di detto presidio di polizia stradale nonché del territorio sul quale esso opera, ovvero la Carnia;
   il distaccamento della polizia stradale opera a Tolmezzo, senza interruzione dal 1948, e svolge la propria attività tramite pattuglie di vigilanza stradale impiegate prevalentemente – ma non solo – sulla viabilità relativa alla porzione di territorio a nord della direttrice Udine – San Daniele, caratterizzata da un flusso veicolare anche internazionale ed insistente su importanti comprensori artigianali ed industriali;
   il territorio interessato è già stato duramente penalizzato sul versante della garanzia dell'ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini dalla chiusura del tribunale di Tolmezzo e della procura della Repubblica a fronte della presenza di un carcere di massima sicurezza che ospita detenuti cui è applicato il 41-bis;
   contro la chiusura del distaccamento della Polstrada si sono mobilitati tutti gli attori istituzionali con due ordini del giorno approvati all'unanimità – l'ultimo del 29 novembre 2016 – il consiglio comunale di Tolmezzo ha chiesto il mantenimento del distaccamento nonché il reintegro e l'implementazione dell'organico, depauperato negli anni da pensionamenti e trasferimenti, mentre non ha ottenuto risposta la lettera al Ministro Alfano inviata dal sindaco di Tolmezzo lo scorso settembre;
   la stessa presidenza della regione – ha ribadito – anche alla stesso Ministro dell'interno la rilevanza della presenza di tale presidio anche in funzione di repressione delle organizzazioni illegali che favoriscono l'immigrazione clandestina;
   in risposta al citato atto n. 5-09449 il sottosegretario pro tempore ha espressamente sottolineato che la razionalizzazione della dislocazione delle forze di polizia terrà conto di particolari esigenze di ordine e sicurezza pubblica;
   risulta, invece, all'interrogante che in data 9 novembre 2016 sia stata già disposta la chiusura del reparto di Polstrada di Tolmezzo –:
   quali siano le decisioni effettivamente assunte dal Ministero dell'interno.
(5-10530)


   DIENI, ZOLEZZI, COZZOLINO, TONINELLI, DE ROSA, BUSINAROLO, SARTI, SPADONI, DELL'ORCO e DAGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in ordine al Circolo Arci risulta che Mattia Palazzi ha rassegnato le dimissioni da rappresentante legale di Arci Mantova nonché da presidente; Mattia Palazzi ha ritenuto di farlo al fine di poter compiere la campagna elettorale che lo vedeva candidato sindaco di Mantova;
   la presidenza e il consiglio hanno deciso di accogliere le dimissioni da rappresentante legale, nominando il responsabile organizzatore di Arci Mantova, Mirco Dei Cas, nuovo rappresentante legale nonché coordinatore di Arci Mantova ed hanno altresì deciso di non nominare in questa fase un nuovo presidente;
   sul sito di Arci Mantova si legge poi che Mirco Dei Cas è stato nominato presidente di Arci Mantova; le elezioni comunali videro l'elezione di Mattia Palazzi a sindaco di Mantova;
   da visura camerale personale di Mattia Palazzi e di Arci Mantova, risulterebbe che Mattia Palazzi sia ancora presidente di Arci Mantova;
   in ogni caso Mattia Palazzi è di sicuro consigliere nazionale di Arci;
   Arci Mantova nel 2011 fatturò oltre 4 milioni e 486 mila euro da documento online, di cui 115 mila da contribuzione di enti pubblici;
   non essendo pubblico il bilancio, non è possibile dettagliare, ma risulta agli interroganti che siano stati assegnati ad Arci Mantova: un contributo pari a 22.000,00 euro a sostegno dell'organizzazione del «Mantova Jazz Festival», un contributo al circolo Arci TOM di 8.000,00 euro per iniziative di intrattenimento in centro storico a Mantova; un contributo di 129.900 euro dal comune di Mantova, nel 2016, ad alcuni circoli Arci della città; il sindaco ha anche firmato il 29 agosto 2016, il contratto di partnership tra il comune e Arci Mantova per renderla partecipe dell'operazione di riqualificazione della periferia di Mantova con appalti per 2,2 milioni di euro, di cui 121.300 euro già previsti in cofinanziamento dei due progetti per Arci Mantova già inseriti nella partnership –:
   se risulti l'eventuale permanenza nella carica di presidente di Arci Mantova di Mattia Palazzi, che sarebbe anche membro del Consiglio nazionale dell'Arci, al fine di valutare l'esistenza di profili di incompatibilità ai sensi dell'articolo 70 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali e, nel caso, se intenda assumere iniziative, anche normative, volte ad evitare sovrapposizioni di incarichi pubblici e privati. (5-10531)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GREGORIO FONTANA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   al 30 dicembre 2016 i migranti sbarcati sul territorio italiano sono stati 181.436, di cui richiedenti asilo 123.600. Nonostante si assista ad un fenomeno non più emergenziale ma strutturale, non è stata ancora istituita una contabilità analitica dei costi sostenuti per la gestione degli sbarchi di profughi e clandestini e non è facile comprendere il costo complessivo di tale gestione sostenuto a carico dei contribuenti italiani;
   gli ultimi dati aggiornati sui costi provengono dal Rapporto sull'accoglienza di migranti e rifugiati in Italia, pubblicato dal Viminale nell'ottobre 2015 che, nel quadro di un'analisi su volume di spesa complessivi dell'accoglienza, rilevava la cifra di 139 milioni di euro per i costi di gestione delle strutture governative sostenuti nel 2014, comprensiva dei costi di gestione delle strutture anche non di proprietà demaniale, ed un volume di 277 milioni destinato alle strutture temporanee;
   a queste due voci principali si sommano poi le spese di trasporto dei migranti verso i centri, il noleggio delle strutture presso i porti, l'acquisto d'indumenti ed altri beni di primissima assistenza, per una stima di circa 168 euro a sbarco, costo calcolato sulla base dei dati forniti dalle prefetture italiane per la gestione delle emergenze;
   oltre ai costi di prima accoglienza, si dovrebbero poi calcolare i costi legati alla spesa sanitaria, i costi di gestione della sicurezza, il costo della popolazione carceraria immigrata irregolare e le spese di giustizia;
   sicuramente il dato che salta più agli occhi è quello legato al mantenimento del migrante ospite nelle strutture d'accoglienza, il cui costo secondo le stime del Viminale è pari a 35 euro al giorno pro capite, anche se la stima non tiene conto del fatto che i costi delle strutture alberghiere o delle strutture convenzionate adibite ad alloggio esterne al sistema pubblico sono sicuramente più elevati;
   i dati elencati sono riferiti ai flussi del 2014 e ora, al 2017, l'afflusso decisamente più corposo degli sbarchi e la saturazione dei centri d'accoglienza dovrebbero moltiplicare i costi sostenuti dalle casse dello Stato;
   tale saturazione è sicuramente dettata anche dai tempi d'attesa per il disbrigo presso le commissioni territoriali delle pratiche legate alle domande di protezione internazionale: nel 2016 sono state esaminate 91.102 richieste di protezione internazionale; per 27.561 richieste la domanda era stata presentata nel 2016, ma al 27 gennaio 2017 i casi pendenti in attesa di convocazione sono ancora 110.915 –:
   quale sia il volume dei costi sostenuti dal 2015 al 2017 dallo Stato per far fronte al fenomeno dell'accoglienza di migranti e rifugiati, scorporando le voci di spesa con particolare riferimento a quelle impiegate per il primo soccorso, per i centri d'accoglienza e per il funzionamento e la gestione delle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale. (4-15490)


   TONINELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   con successive comunicazione inviate al Ministero dell'interno nei mesi di gennaio, marzo e aprile del 2016, da ultimo reiterate nel gennaio dell'anno corrente, la direzione centrale del comando provinciale dei vigili del fuoco di Cremona ha rappresentato una situazione di ormai non più sostenibile carenza nella disponibilità del personale;
   si fa riferimento ad un insostenibile sottodimensionamento dell'organico amministrativo-contabile, ridotto a sole cinque unità contro le sedici previste dalla pianta organica del decreto del Ministro dell'interno 31 luglio 2015, concernente la ripartizione delle dotazioni organiche nelle strutture centrali e territoriali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco delle quali diverse anche non in grado di prestare pienamente servizio per giustificate ragioni; una situazione che si è successivamente aggravata a causa del prematuro decesso di un sostituto amministrativo direttore contabile capo. A questo deve aggiungersi anche l'estremo sottodimensionamento del settore dei funzionari, dove non sono coperte ben sette delle dieci posizioni previste dalla stessa pianta organica;
   infine, a queste carenze in palese violazione della legge, secondo i sindacati si somma il fatto che le previsioni di organico per le unità operative sul territorio dello stesso decreto, anche se fossero soddisfatte, sottostimano enormemente le necessità del territorio cremonese;
   il comando si è anche attivato direttamente, attraverso una procedura per l'utilizzo di lavoratori socialmente utili, senza risultati; anche le procedure per il trasferimento di personale tecnico amministrativo del 27 febbraio 2015 sono risultate infruttuose;
   l'essenzialità della funzione svolta dal Corpo dei vigili del fuoco e la enorme disproporzione tra il personale previsto per legge e quello effettivamente operante attualmente rendono evidenti le ragioni di un intervento urgente nel settore in generale e in questo specifico comando provinciale in particolare, attraverso il celere avvio delle procedure per l'assegnazione di nuove risorse umane nei settori gravemente scoperti –:
   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per far fronte alla grave situazione illustrata in premessa. (4-15496)


   NACCARATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   Giuseppe Salvatore Riina, già condannato per associazione mafiosa con sentenza definitiva, dopo aver scontato la pena, ha attualmente l'obbligo di dimora a Padova;
   nel mese di dicembre 2016 ha ricevuto il sacramento della Cresima dal parroco della chiesa del Sacro Cuore, a Padova, e successivamente il certificato di idoneità siglato dalla Curia padovana per fare da padrino alla nipote in Sicilia;
   nel corso del viaggio si è fermato a Parma per far visita al padre in carcere, il capo mafia Totò Riina, con il permesso che gli è stato concesso dal magistrato di sorveglianza di Padova;
   il 29 dicembre ha tenuto a battesimo la nipote alla presenza del parroco di Corleone e successivamente ha fatto ritorno a Padova;
   nei giorni scorsi sono state pubblicate alcune fotografie che ritraggono a Padova incontri tra Giuseppe Salvatore Riina e alcuni pregiudicati;
   gli incontri destano preoccupazione per il pericolo che Riina possa utilizzare la presenza a Padova per sviluppare attività e relazioni in accordo con pregiudicati;
   gli incontri, a parere dell'interrogante, dovrebbero essere valutati con attenzione dai magistrati di sorveglianza –:
   se i Ministri siano al corrente dei fatti sopra esposti;
   se e quali iniziative di competenza intendano assumere per prevenire e contrastare la possibile riorganizzazione del clan sopracitato in modo da prevenire eventuali nuove azioni criminali. (4-15510)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DURANTI, PIRAS, RICCIATTI e SANNICANDRO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   con il decreto-legge n. 42 del 29 marzo 2016 (legge n. 89 del 2016) si dettavano «Disposizioni per il decoro degli edifici scolastici e per lo svolgimento dei servizi di pulizia e ausiliari nelle scuole», specificatamente con il (articolo 1) «(...) fine di assicurare la prosecuzione dal 1o aprile 2016 al 30 novembre 2016 degli interventi di mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili adibiti a sede di istituzioni scolastiche ed educative statali (...)»;
   nella legge di bilancio 2017, con i commi 379 e 380 dell'articolo 1, sono stati stanziati ulteriori 128 milioni di euro per la prosecuzione dal 1o gennaio 2017 fino al 31 agosto 2017 del sopra citato «piano straordinario per il ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici» sia nei territori in cui è stata attivata – o è scaduta – la convenzione-quadro Consip per l'affidamento dei servizi di pulizia e altri servizi ausiliari, sia in quelli in cui la stessa convenzione non è stata attivata;
   come si evidenzia dalla lettura incrociata dei provvedimenti, resta assente la copertura del finanziamento dal 1o dicembre al 31 dicembre 2016;
   come anticipato anche a mezzo stampa dalla Filcams CGIL Taranto – che si occupa della vertenza dei lavoratori degli appalti storici (ex LSU) – in data 7 febbraio 2017 si è tenuto un sit-in di protesta nei pressi del provveditorato di Bari, nel quale si è denunciata la situazione in cui versano i 650 lavoratori della provincia jonica (3000 in tutta la regione Puglia) che non percepiscono lo stipendio dal 2 dicembre 2016;
   per quanto a conoscenza degli interroganti, il Ministero avrebbe rassicurato circa l'erogazione delle risorse del fondo di integrazione salariale (F.I.S.) in capo all'Inps anche per il periodo 1o dicembre-31 dicembre 2016, ma che l'Inps stesso non ha ancora erogato –:
   quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, i Ministri interrogati affinché l'Inps eroghi al più presto le risorse di cui al fondo integrazione salariale per il periodo di dicembre 2016 e vengano impegnati immediatamente gli stanziamenti previsti fino al 31 agosto 2017. (5-10513)


   LUIGI GALLO, BATTELLI, CRIPPA, SPADONI, DI BATTISTA e LOREFICE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   in base ai decreti del Presidente della Repubblica del 15 marzo 2010, nn. 87, 88 e 89, alle «indicazioni nazionali» per i licei e alle «linee guida» per gli istituti tecnici e professionali, la seconda prova scritta dell'esame di Stato, a conclusione del secondo ciclo di istruzione, concerne discipline caratterizzanti il piano di studi in base alla tipologia di istituto;
   in base alle direttive di cui al capoverso precedente, si nota come, durante la seconda prova, è attualmente prevista per gli studenti la possibilità d'utilizzo di vocabolari, manuali tecnici e altri strumenti utili allo svolgimento della materia d'esame;
   per gli studenti dei licei scientifici, tuttavia, non è consentito l'utilizzo di un formulario scientifico, ma solo della calcolatrice scientifica;
   tale divieto ha portato lo studente della V liceo scientifico «E. Fermi» di San Marcello F. E. e il professore di matematica P.P. a lanciare una petizione destinata al Ministro interrogato circa la possibilità di consentire agli studenti del liceo scientifico la consultazione di un formulario scientifico durante lo svolgimento della seconda prova scritta dell'esame di Stato, in quanto, a parere dei suddetti e anche a parere degli interroganti, la «prova di maturità dovrebbe valutare le capacità e le competenze che lo studente ha sviluppato nel corso dei suoi studi senza che la “forza bruta” della memoria filtri l'effettiva validità di tali capacità, le quali dovrebbero risiedere nell'abilità di analisi, riconoscimento e di risoluzione di determinati problemi specifici, e non nella difficoltà di ricordare a memoria formule e procedure sistematiche non inerenti alle competenze, ma al puro immagazzinamento di pratici mezzi di risoluzione» –:
   se il Ministro interrogato non ritenga di assumere iniziative per superare tempestivamente e già per l'attuale anno scolastico il divieto per gli studenti del liceo scientifico di consultare un formulario scientifico per lo svolgimento della seconda prova scritta dell'esame finale del secondo ciclo d'istruzione. (5-10533)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCANI, NARDUOLO, SGAMBATO, CAROCCI, MANZI e IORI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   com’è noto, il gioco d'azzardo patologico (GAP) è lo stato di malessere, di carattere patologico, che affligge un individuo nel momento in cui questi, più meno consapevolmente, non riesce più a resistere all'impulso di giocare d'azzardo o fare scommesse. Le cause che generano questo disturbo patologico possono avere diversa natura, ma si registra una frequenza maggiore tra i soggetti di giovane età di sesso maschile e, in generale, interessa dal 2 al 4 per cento della popolazione;
   questo fenomeno, tuttavia, oltre a rappresentare un importante problema di salute pubblica, acuisce la sua gravità nel momento in cui il soggetto che ne viene colpito si trova in età di formazione, avuto riguardo ai minori strumenti di difesa di cui giovani e adolescenti dispongono. Inoltre, la pericolosità del gioco d'azzardo patologico (GAP) in età minorile è determinata anche dalla sua capacità di influenzare negativamente il futuro, anche professionale, di chi ne è affetto;
   secondo i dati pubblicati in uno studio condotto dall'università Bicocca insieme ad Associazioni e Centri di ricerca sull'infanzia e l'adolescenza, in alcune regioni italiane il 60 per cento dei giovani che frequentano le scuole superiori ha provato a giocare d'azzardo almeno una volta e il 15,5 per cento di questi ha il gioco d'azzardo come abitudine settimanale. Oltre ai numeri, di per sé significativi, il dato più preoccupante è quello per cui solamente il 3 per cento del campione intervistato associa il gioco d'azzardo al divertimento, mentre il 40,8 per cento lo associa con la parola rischio e ben il 62 per cento con la parola ricchezza. Viceversa, è pacifico che il gioco d'azzardo patologico (GAP) costituisce una tra le principali cause di povertà, reale e percepita, tant’è che nel «Rapporto Italia 2017» dell'Eurispes viene indicata la percentuale del 38,7 per cento come valore del campione che ha dichiarato di individuare nel gioco d'azzardo l'origine della situazione di povertà in cui versa;
   orbene non si ignora che questo Governo abbia confermato l'inserimento del gioco d'azzardo patologico (GAP) nei livelli essenziali di assistenza (LEA) ma i dati sopra riportati, relativi al fenomeno che colpisce in età scolare, suggerisce una grave carenza a livello formativo e la necessità di anticipare il livello di tutela ad uno stadio meno avanzato e ad un'età in cui i benefici dell'attività di prevenzione sortiscono maggiori effetti –:
   quali siano le iniziative che il Governo intende adottare per contrastare il fenomeno del gioco d'azzardo patologico (GAP) già in età scolare. (4-15488)


   CENTEMERO e SANDRA SAVINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il 12 febbraio 2017 si svolgerà nel comune di Arcore un incontro organizzato dalla locale Associazione nazionale partigiani dal titolo «lo ricordo tutto – Operazione foibe tra storia e mito»;
   la relatrice dell'incontro sarà Claudia Cernigoi, nota giornalista triestina che, nei suoi studi, ha sostenuto la tesi cosiddetta «riduzionista» sulle foibe, definendole più come risultato di azioni di vendetta compiute dagli slavi nei confronti dei nazifascisti che eccidi contro la popolazione;
   il 10 febbraio ricorre il Giorno del Ricordo, istituito al fine di commemorare gli italiani uccisi in Istria, Fiume e Dalmazia dal regime comunista di Tito, lasciati a morire nelle foibe, cavità naturale tipiche di quel territorio;
   si apprende dalla stampa che questo incontro non rappresenta l'unico momento di discussione sulla vicenda delle foibe previsto in occasione del Giorno del Ricordo, tenuto da storici che, a quanto risulta agli interroganti, tendono se non a negare, quanto meno a ridurre la portata di quei fatti;
   tra questi appare di estrema gravità, soprattutto in una ottica di ricerca della verità storica, quello organizzato a Costa Volpino, frazione di Corti, provincia di Bergamo, di cui sarà protagonista lo storico Piero Purini, anche lui noto «riduzionista», in quanto è previsto che la partecipazione a tale incontro comporti, per gli studenti che vi prendono parte, l'assegnazione di crediti formativi –:
   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato affinché il riconoscimento dei crediti scolastici avvenga nel rispetto della storia del Paese e delle persone e se non ritenga di assumere iniziative di competenza affinché, considerato lo spirito delle commemorazioni sopra richiamate che per gli interroganti offendono la memoria delle tante vittime italiane, sia rivista la decisione concernente l'assegnazione di crediti formativi per gli studenti partecipanti a questi eventi. (4-15505)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   nel crollo dell'Hotel Rigopiano, travolto da una valanga il 18 gennaio 2017, sono perite 29 persone, tra queste figuravano 11 dipendenti dell'albergo;
   degli undici lavoratori deceduti alcuni risultavano essere coniugati con figli, pertanto l'Inail, ai sensi dell'articolo 85 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965, procederà alla corresponsione della rendita che permetterà alle famiglie un reddito di sussistenza;
   invece, altri lavoratori deceduti vivevano con le famiglie di origine, in questo caso, sempre ai sensi dell'articolo 85 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965, in combinato disposto con l'articolo 106 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica, l'Inail dovrà procedere alla valutazione dell'apporto economico del figlio perso alla sussistenza familiare;
   il decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965, recante un testo unico, oltre ad avere la funzione di garantire una protezione sanitaria ed economica ai lavoratori infortunati o colpiti da malattie professionali, svolge anche la funzione di fornire assistenza economica ai superstiti del lavoratore eventualmente deceduto;
   qualora dall'infortunio o dalla malattia professionale derivi la morte dell'assicurato secondo il nesso di causalità, ai superstiti del lavoratore spetta una prestazione consistente in una rendita economica, di cui all'articolo 85 del succitato testo unico, rapportata alla retribuzione annua del lavoratore deceduto;
   il richiamato articolo 85 disciplina i presupposti affinché i congiunti più prossimi (coniuge, ascendenti, discendenti con esclusione dei collaterali) del lavoratore deceduto possano percepire la rendita;
   lo stesso articolo fa una distinzione nell'ambito dei soggetti beneficiari della rendita: mentre infatti coniuge, figli fino al compimento del diciottesimo anno di età e figli inabili di qualsiasi età hanno diritto alla rendita in ogni caso, gli ascendenti, gli adottanti, i fratelli e le sorelle sono tenuti a dimostrare la sussistenza dell'ulteriore requisito della cosiddetta vivenza a carico;
   quest'ultima ricorre quando (articolo 106 del testo unico) al mantenimento degli stessi soggetti abbia concorso in modo continuativo l'assicurato; per provare ciò è sufficiente che il lavoratore abbia contribuito con regolare continuità ad assicurare all'ascendente i mezzi di sussistenza, anche oltre lo stretto necessario;
   il decreto-legge n. 142 del 1991 (convertito dalla legge n. 195 del 1991) recante «Provvedimenti in favore delle popolazioni delle province di Siracusa, Catania e Ragusa colpite dal terremoto nel dicembre 1990» all'articolo 3, comma 1, stabilisce che «Ai cittadini rimasti invalidi o deceduti in conseguenza degli eventi sismici di cui all'articolo 1, comma 1, e del terremoto del 5 maggio 1990, è riconosciuta la qualifica di infortunato del lavoro»;
   al comma 3 del medesimo decreto-legge è stabilito che «Ai superstiti dei cittadini deceduti in conseguenza degli eventi di cui all'articolo 1, comma 1, vengono immediatamente corrisposti l'assegno di morte, le rendite e le altre prestazioni previste dal testo unico di cui al comma 2 per i superstiti dei lavoratori deceduti per infortunio sul lavoro o malattia professionale»;
   per quanto attiene alla situazione relativa ai lavoratori deceduti nell'Hotel Rigopiano, si potrebbe determinare una diversità di trattamento da parte di Inail nell'erogazione della rendita, trattandosi di lavoratori coniugati e con figli in alcuni casi, e di lavoratori che con il loro impiego contribuivano al sostentamento della famiglia d'origine (genitori e fratelli) nei rimanenti casi e, in questo caso, per le famiglie superstiti sarà necessario passare il vaglio dell'Inail e dimostrare che l'apporto economico del familiare deceduto era fondamentale ai fini del mantenimento di condizioni quasi certamente di mera sopravvivenza;
   infatti, il contesto economico nel quale vivono queste famiglie è caratterizzato da famiglie monoreddito, oppure molto spesso, a causa della grave crisi economica in corso, da disoccupati o occupati in attività saltuarie;
   risulta chiaro, pertanto, che un giovane figlio occupato risulta essere molto spesso l'unica fonte certa di reddito;
   in data 16 gennaio 2017 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali con proprio decreto ha determinato, per l'esercizio finanziario 2016, gli importi dei benefici del fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro;
   alcuni degli interpellanti sono firmatari di una proposta di legge (n. 2917) con la quale si vuole superare, anche, l'ingiustizia legata alla rendita attualmente riconosciuta ai superstiti di lavoratori deceduti giovani e con contratto precario –:
   se non ritenga di dover assumere un'iniziativa normativa che consenta all'Inail di indennizzare in maniera uniforme tutte le famiglie dei lavoratori deceduti sotto la valanga dell'Hotel Rigopiano, per evitare che famiglie già duramente colpite dalla tragedia subiscano ulteriori, gravissimi danni.
(2-01649) «Melilla, Scotto, Duranti, Ricciatti, Sannicandro, Quaranta, Kronbichler».

Interrogazione a risposta orale:


   BURTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   con circolare n. 11/2017, l'Inps ha chiarito i requisiti per la domanda di accesso all'ottava salvaguardia, di cui ai commi 214-216 della legge n. 232 del 2016 da presentare entro il 2 marzo 2017;
   per poter accedere a suddetta tutela i lavoratori interessati devono essere in possesso di alcuni requisiti come: essere in mobilità o in trattamento speciale edile in base ad accordi stipulati entro il 31 dicembre 2011; essere in mobilità o in trattamento speciale edile per aziende cessate o che abbiano subito procedure concorsuali; essere cessati dall'attività lavorativa entro il 31 dicembre 2014; perfezionare entro 36 mesi, anche attraverso il versamento di contributi volontari, dalla fine di fruizione di indennità, i contributi richiesti dalla normativa in vigore prima della «riforma Fornero»;
   si pone una questione di necessario chiarimento per quanto concerne i lavoratori attualmente in mobilità in deroga o la cui mobilità risulta essere scaduta dopo il 1o agosto 2014 a seguito delle disposizioni intervenute con il decreto ministeriale 83473 del 1o agosto 2014;
   poiché gli interessati devono presentare domanda entro il 2 marzo 2017 è assolutamente necessario che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali chiarisca le modalità di accesso anche per i lavoratori in mobilità in deroga compresi quelli per i quali sono subentrati accordi regionali di ulteriore proroga;
   inoltre, su tutto il territorio nazionale, si pone la questione del futuro di suddetti lavoratori in quanto ciascuna regione in questi mesi ha dato o sta dando risposte parziali e non del tutto efficaci in termini di tutela;
   se è vero che il decreto legislativo 24 settembre 2016 n. 185, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 235 del 7 ottobre 2016, ha aggiunto all'articolo 44 del decreto legislativo n. 148 del 2015, dopo il comma 6, il comma 6-bis, con il quale è stata ampliata, sotto diversi profili rispetto alla previgente disciplina, la possibilità per le regioni e le province autonome di derogare ai criteri di cui agli articoli 2 e 3 del decreto ministeriale n. 83473 del 1o agosto 2014, in particolare derogando ai criteri del suddetto decreto, nella misura del 50 per cento delle risorse ad esse assegnate e non più solo nella misura del 5 per cento;
   nei mesi passati, secondo notizie di stampa, si era ipotizzata anche una misura una tantum di 12 mesi con un importo tra i 400 e i 500 euro a supporto dei lavoratori in mobilità in deroga, misura di cui però non si è avuta più notizia;
   per molti lavoratori in questa platea l'ottava salvaguardia rappresenta una opportunità per poter andare in pensione in molti casi, avendo già subìto penalizzazioni dalle previsioni della «legge Fornero»;
   la mancanza di chiarezza della declinazione delle norme previste in legge di stabilità, la cui ratio e volontà del legislatore era sicuramente quella di includere anche suddetti soggetti, rischia di determinare ulteriori tensioni e allarmi già sollevati dalle organizzazioni sindacali –:
   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative al fine di chiarire se le citate disposizioni previste dalla legge n. 232 del 2016 si applicano anche ai lavoratori in mobilità in deroga, prevedendo, campagne informative circa l'applicazione delle disposizioni di accesso ai benefici dell'ottava salvaguardia anche per questi lavoratori;
   se, a fronte delle difficoltà in cui si trovano gli appartenenti in questa platea, non ritenga di valutare l'opportunità di assumere le iniziative di competenza, anche di concerto con l'Agenzia nazionale politiche attive del lavoro, per promuovere, su tutto il territorio nazionale, progetti di riqualificazione professionale e di supporto nella ricerca di nuova occupazione. (3-02779)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il servizio di trasporto di emoderivati degli ospedali di Ravenna, Faenza e Lugo è stato di recente affidato dalla locale Ausl competente tramite gara d'appalto;
   il bando precedente del 2014 aveva una base d'asta di 2 milioni di euro, scesa in questa occasione a 1,2 milioni di euro;
   la gara ha visto la vittoria di Copura scrl, che ha offerto un ribasso del 37 per cento, a fronte di un ribasso dal 31 per cento della precedente ditta aggiudicataria Plurima, che ha peraltro presentato ricorso al Tar;
   Copura scrl ha assorbito 21 dei 18 dipendenti in attività, imponendo un cambio di contratto nazionale da trasporti e logistica a multiservizi, così da poter impiegare i lavoratori anche in altre attività che la cooperativa svolge presso i medesimi plessi;
   si è inoltre applicata una riduzione unilaterale delle ore per dipendente e una riduzione degli addetti di quinto livello al terzo, con conseguenti forti impatti negativi sui salari;
   tale situazione rischia, secondo i sindacati, di compromettere la qualità di un servizio delicatissimo, oltre a essere inaccettabile sul piano della garanzia di adeguate condizioni di lavoro;
   la stessa Ausl è dovuta intervenire per smentire problematiche relative al controllo della temperatura del sangue trasportato, che erano state denunciate dalle organizzazioni sindacali;
   è, d'altronde, del tutto evidente che la fortissima riduzione del corrispettivo del servizio e la penalizzazione salariale e professionale dei lavoratori non potranno essere privi di impatto sulla qualità del servizio –:
   se il Governo non ritenga, per quanto di competenza, di dover assumere iniziative a tutela dei lavoratori interessati e, conseguentemente, della salute dei cittadini, per la quale è essenziale il servizio di trasporto di emoderivati. (4-15511)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   PALMIZIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la «Società modenese per esposizioni fiere e corse di cavalli» nasce a Modena nel 1875 e, da allora, gestisce con successo l'attività ippica modenese;
   nel 1975 l'attività fu trasferita dal primo ippodromo (costruito tra il Foro Boario e la cittadella estense), al nuovo «ippodromo Ghirlandina», con ingente investimento della stessa Società modenese, in via Ragazzi 99, per consentire l'afflusso sempre più copioso dei modenesi e per liberare il centro storico da problemi di congestione del traffico;
   l'ippodromo Ghirlandina è considerato uno dei migliori in Italia;
   il Foro Boario fu convertito ad altre attività accademiche e culturali;
   da tempi non sospetti l'ippica attraversa una crisi generale pesante, che, negli ultimi 3 anni, si è fatta pesantissima;
   la Società modenese ha cercato di tamponarla, investendo consistenti risorse in nuovi strumenti e attrezzature, in modo da offrire al pubblico un prodotto qualitativamente superiore e in conformità alle indicazioni che venivano dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, da cui riceve gran parte dei corrispettivi a fronte dei servizi resi allo Stato;
   gli investimenti sono stati realizzati in linea con le direttive del Ministero che prevedeva una riorganizzazione di tutto il settore dell'ippica, con un nuovo inquadramento in funzione delle caratteristiche tecniche degli impianti;
   secondo direttive dello stesso Ministero questi investimenti avrebbero consentito di configurare l'impianto in fascia 2, collocandolo fra gli ippodromi più qualificati a livello nazionale, con un considerevole incremento dei corrispettivi riconosciuti a partire dal 2017;
   è stato invece deciso di posporre l'avvio della nuova regolamentazione, contenuta nel decreto ministeriale n. 681 del 2016 («Criteri generali per l'erogazione delle sovvenzioni in favore delle società di corse e per la classificazione degli ippodromi») e che assegna i contributi in maniera direttamente proporzionale ai parametri di efficienza e qualità dei servizi e delle infrastrutture offerti, al 1o gennaio 2018, per tutelare la maggior parte degli altri ippodromi, che, non essendosi dotati per tempo di nuove infrastrutture tecniche adeguate, rischiavano di perdere risorse a vantaggio di ippodromi «virtuosi», come ippodromo Ghirlandina;
   ad oggi, quindi, si è deciso di prolungare la validità della vecchia regolamentazione dei corrispettivi –:
   se il Ministro interrogato non intenda dare piena ed immediata attuazione al decreto ministeriale n. 681 del 2016 recante «Criteri generali per l'erogazione delle sovvenzioni in favore delle società di corse e per la classificazione degli ippodromi», in cui si prevede la collocazione dei singoli ippodromi in fasce di contributi relative al servizio offerto, alle infrastrutture e ai risultati ottenuti, con un monitoraggio costante delle prestazioni al fine di premiare la qualità del servizio pubblico reso;
   se il Ministro interrogato non ritenga necessario e urgente approfondire la vicenda al fine di tutelare ippodromi «virtuosi», come l'ippodromo Ghirlandina, considerato il fatto che con l'applicazione dei «vecchi» parametri si assisterebbe, da un lato, al mancato contributo per le spese sostenute dagli ippodromi «morigerati» e, dall'altro, alla diffusione di dati di dubbia veridicità da parte degli ippodromi meno virtuosi per ottenere maggiori contributi statali, come accaduto in passato.
(4-15501)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   «l’European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption» (ESVAC), nella sua ultima relazione sul consumo di farmaci veterinari, indica l'Italia come terzo Paese europeo per consumo di farmaci veterinari in Europa;
   nella relazione annuale al Pni (Piano nazionale integrato) 2015 vengono indicate tutte le attività svolte per verificare la tracciabilità del farmaco veterinario e l'uso corretto negli animali da reddito e da compagnia;
   la relazione indica un livello minimo di controlli/annuo diversificato a secondo delle strutture interessate per verificare la tracciabilità del farmaco prima di arrivare all'utilizzatore finale e questa relazione indica in: attività commercio ingrosso una ispezione/annua, farmacie e parafarmacie controlli/annui pari al 33 per cento, ditte produttrici di medicinali veterinari e attività di vendita al dettaglio e all'ingrosso una ispezione/annua;
   inoltre, la relazione indica un livello minimo di controlli/annuo pari al 33 per cento per gli allevamenti di animali da reddito senza detenzione di scorte, mentre deve essere fatto un controllo/annuo per gli allevamenti zootecnici di animali da reddito con scorta di farmaci veterinari;
   nella tabella 1 della «Relazione annuale al PNI 2015» appare evidente come gli allevamenti «con scorte» risultino in percentuale tra lo 0,5 per cento e il 5 per cento degli allevamenti italiani effettivamente presenti sul territorio con controlli quasi sempre al di sopra dell'80 per cento degli allevamenti/anno. Mentre gli allevamenti «senza scorte», che risultano il 95-98 per cento degli allevamenti, vengono controllati solo nel 5-20 per cento dei casi. Questo dato indica che i controlli sulla corretta tracciabilità del farmaco veterinario e sull'uso corretto dei farmaci veterinari risultano estremamente deficitari, in quanto vanno ad interessare un numero ridottissimo di allevamenti e di animali da reddito;
   dalla relazione annuale al Pni non vengono identificati i criteri di scelta degli allevamenti di animali da reddito senza scorte che vengono controllati annualmente, in quanto è previsto solo il 33 per cento annuo di ispezioni in questi allevamenti. Questo fatto potrebbe portare ad andare a verificare annualmente sempre le stesse aziende zootecniche, lasciando sfuggire la tracciabilità dei farmaci veterinari negli altri allevamenti;
   la relazione annuale al Pni indica che il mancato raggiungimento del numero minimo di controlli dipende «da carenze croniche di personale veterinario ed amministrativo e da difficoltà di riorganizzazione territoriale». In Italia risultano assunti circa 6.500 medici veterinari pubblici dipendenti e altri circa 1.500 medici veterinari assunti come convenzionati dalle regioni con un patrimonio zootecnico composto da circa 5.800.000 capi bovini, 400.000 capi bufalini, 8.600.000 capi suini, 6.700.000 capi ovini. In Francia, con una popolazione identica a quella italiana, risultano assunti circa 900 medici veterinari pubblici dipendenti, con un patrimonio zootecnico composto da circa 19 milioni di capi bovini, 13 milioni capi suini, 7 milioni di capi ovini. In Germania con una popolazione di circa 83 milioni di persone si hanno circa 1.200 veterinari pubblici dipendenti assunti dai singoli Lander che vigilano su un patrimonio zootecnico di 12,6 milioni di capi bovini, 28 milioni di suini e circa 1,6 milioni di capi ovini;
   nella seduta del 24 gennaio 2017 la Camera dei deputati ha approvato una mozione sul tema dell'antibiotico resistenza. Fra gli indirizzi approvati, c’è l'impegno a garantire maggiore tracciabilità e controllo dei farmaci veterinari nelle aziende zootecniche di animali da reddito –:
   se il Ministro interpellato non ritenga che la tracciabilità del farmaco veterinario negli allevamenti di animali da reddito «senza scorte» sia troppo bassa, visto che i dati indicano che si arrivi a verificare solo 25.832 (21 per cento) allevamenti bovini su 122.557 senza scorte e 4.990 (7 per cento allevamenti di capi suini su 67.972, mentre sono stati controllati 5.564 (89 per cento) allevamenti bovini con scorte su 6.269 e 1.024 (85 per cento) allevamenti di suini con scorte su 1.206, e che a queste verifiche sfuggono il numero maggiore di aziende zootecniche e il maggior numero di capi;
   se tutti gli allevamenti senza detenzione di scorte siano stati controllati almeno una volta ogni tre anni (secondo l'obbiettivo minimo previsto) e se le aziende senza detenzione di scorte controllate rappresentino almeno il 40 per cento degli animali da reddito a seconda delle specie ogni anno;
   se il Ministro interpellato, anche alla luce di questi dati, non ritenga sia necessaria una migliore organizzazione dei servizi di farmaco-vigilanza e farmaco-sorveglianza veterinaria, vista la diversa consistenza del numero di veterinari pubblici dipendenti assunti in Italia rispetto a quello di altri Stati.
(2-01648) «Cova, Malpezzi, Senaldi, Crimì, De Menech, Zanin, Paola Bragantini, Carnevali, Casati, Romanini, Brandolin, Becattini, Bergonzi, Borghi, Fragomeli, Lenzi, Coppola, Preziosi, Bazoli, Lacquaniti, Manzi, Capozzolo, Crivellari, Richetti, Paola Boldrini, Taranto, Moscatt, Tinagli, Dallai, Cardinale, La Marca, Miotto, Zan, Rossi, Mauri, Gasparini».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PILI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   in Sardegna si verifica una situazione di grave disagio legata all'assistenza ai pazienti affetti da diabete tipo 1;
   un genitore ha sottoposto all'interrogante il caso del proprio figlio minore, residente nella provincia di Sassari, affidato alla asl di residenza, affetto da diabete di tipo 1, che utilizza il microinfusore Omnipod my life;
   entro dieci giorni, dopo tre mesi di utilizzo, il microinfusore dovrà essere restituito;
   si tratta di una situazione di una gravità inaudita, ad avviso dell'interrogante, legata alla burocrazia che impedisce la soluzione di un problema che si ripercuote gravemente sulla salute e sulla psiche di un bambino;
   la burocrazia impedisce l'utilizzo in via definitiva dell'importante strumento che risulta essere stato affidato in regime di prova con OmniPod ai primi di dicembre del 2016 grazie all'ospedale Gaslini di Genova;
   il dispositivo in prova ora deve essere commutato in via definitiva, considerati i positivi risultati, passando da una terapia multiiniettiva a quella con microinfusore;
   i mesi di prova sono quasi terminati, ma non altrettanto in fretta si sposteranno le carte da un ufficio all'altro per l'attivazione definitiva;
   il microinfusore in uso al bambino, l'OmniPod, è composto da due elementi: il Pod, un piccolo serbatoio di insulina che si porta attaccato al corpo e si cambia ogni tre giorni, e il Pdm (Personal Diabetes Manager), telecomando che serve per gestire l'infusione, la sospensione, le basali e tutto quello che la terapia richiede;
   l'azienda che fornisce il dispositivo ha prorogato di un altro mese il periodo di prova, lasciando il Pdm per un totale di tre mesi, ma non sono bastati;
   la domanda redatta dal primario del Gaslini, dove il caso è stato seguito, è stata inoltrata il 20 gennaio 2017 alla asl di Sassari che ha comunicato che i tempi sono molto lunghi, perché sarebbero inevase domande risalenti all'anno precedente;
   la asl quanto risulta all'interrogante, avrebbe comunicato ai genitori del piccolo che non si conoscono i tempi di presa in carico della richiesta;
   è evidente che tale situazione rischia di sottoporre il bambino a continue e ripetute iniezioni fino all'arrivo del materiale e del dispositivo microinfusore;
   a giorni la famiglia dovrà riconsegnare telecomando che è in prova e si ignora quando mai potrà arrivare quello definitivo;
   il dispositivo che gestisce il sistema di microinfusione ha un costo di circa 1.300 euro cui si aggiunge quello della confezione mensile dei pod da 10 unità di euro 320 circa –:
   se non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di garantire il rispetto dei Lea e la continuità terapeutica per la cura del diabete mellito 1, su tutto il territorio nazionale, a partire dal caso di cui in premessa;
   se non ritenga di dover promuovere un monitoraggio, per quanto di competenza, sul numero di pendenze arretrate in ordine a procedure e pratiche relative a malattie croniche e se risulti vero che il citato dispositivo venga sconsigliato per i tempi di attesa di oltre un anno previsti per la sua autorizzazione. (5-10508)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, AIRAUDO, FRANCO BORDO, COSTANTINO, D'ATTORRE, DURANTI, DANIELE FARINA, FASSINA, FAVA, FERRARA, FOLINO, FRATOIANNI, CARLO GALLI, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, KRONBICHLER, MARCON, MARTELLI, MELILLA, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, SANNICANDRO, SCOTTO e ZARATTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   in data 6 febbraio 2017 la catena francese della grande distribuzione Carrefour ha aperto la procedura di mobilità per oltre 600 lavoratori di circa trenta ipermercati distribuiti sul territorio italiano;
   secondo quanto riportano alcuni organi di stampa (La Repubblica, 6 febbraio 2017) sarebbero state avviate due distinte procedure: una per 279 lavoratori impiegati negli ipermercati di Burolo, Vercelli, Massa, San Giuliano Milanese, Portogruaro, Marcon, Ancona/Camerano, Frosinone e Zumpano/Lucca; l'altra relativa a 239 dipendenti di 21 ipermercati in altre zone d'Italia, da Assago a Torvergata; inoltre, sarebbe stata confermata la chiusura degli ipermercati piemontesi di Trofarello e Borgomanero, per un totale di ulteriori 111 dipendenti senza lavoro;
   le ripercussioni sul piano occupazionale e sulle economie dei territori interessati dai ridimensionamenti annunciati dall'azienda sono significativi, soprattutto nei casi delle chiusure richiamate, dove alla perdita dei lavoratori diretti si aggiungono i disagi per l'indotto –:
   quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e le economie territoriali coinvolte dagli esuberi annunciati da Carrefour. (5-10506)


   COMINARDI, LOMBARDI, TRIPIEDI, CIPRINI, CHIMIENTI e DALL'OSSO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Almaviva Contact Spa è una delle più grandi aziende del settore dei contact center: si legge sul sito «esperienze consolidate, competenze uniche, ricerca continua e una puntuale conoscenza dei diversi settori di mercato, ne fanno il gruppo leader italiano nell’Information & Comunication Technology. Con 45.000 persone, 12.000 in Italia e 33.000 all'estero e un fatturato che è stato nel 2015, pari a 709 milioni di euro, Almaviva opera a livello globale, attraverso 38 sedi in Italia e 21 all'estero». Tuttavia, l'emorragia dei conti è costante almeno dal 2012 «Negli ultimi quattro anni – spiega la società in una nota che annuncia la riorganizzazione – con una forza lavoro praticamente invariata, l'azienda ha visto diminuire del 50 per cento i propri ricavi, spesso a vantaggio di attività delocalizzate in aree extra Ue, con un'aggiuntiva e rilevante accelerazione negli ultimi mesi»;
   in data 6 ottobre 2016 dirittiglobali.it riporta l'annuncio del licenziamento di 2511 persone da parte di Almaviva: chiuderanno le sedi di Roma (1666) e Napoli (845). La decisione pare ricalcare quella già presa nel mese di marzo 2016, quando erano dati in uscita 2988 dipendenti, poi ritirata il 31 maggio, grazie ad un accordo siglato con i sindacati e la mediazione del Governo pro tempore. I sindacati parlano di «licenziamenti mascherati»: «nell'epoca in cui basta girare una chiavetta per far migrare una commessa da una sede all'altra, è anacronistico voler spostare le persone: secondo noi è un pretesto» dice Massimo Cestaro, segretario generale di Sic Cgil;
   in data 29 dicembre 2016 il Sole24Ore in un articolo dal titolo «Almaviva, niente accordo. Chiude call center di Roma. Via a 1.666 licenziamenti» è riporta la notizia che nessun accordo è stato raggiunto, all'esito dell'incontro convocato in extremis dal Ministro dello sviluppo economico e dal viceministro Bellanova, tra azienda e sindacati. Le lettere di licenziamento sono già partite con il 30 dicembre 2016 come data indicata. Le rappresentanze sindacali unitarie della sede di Napoli hanno firmato, quelle di Roma no. In un comunicato in data 21 gennaio 2017 il sindacato USB-PI dell'Istat evidenzia che «la colpa dei lavoratori delle sedi romane, ed in particolare dei loro delegati RSU, che hanno agito su mandato delle assemblee, è stata quella di rifiutare un accordo che prevedeva tagli salariali, in un settore in cui i salari sono già sotto il livello di dignità, ed il controllo individuale da remoto dei lavoratori. L'eventuale sottoscrizione dell'accordo avrebbe fatto guadagnare ai lavoratori altri tre mesi di cassa integrazione, poi chissà». Cestaro ribadisce: «Ci è stato proposto un piano sui controlli a distanza, ma essendo la nuova legge farraginosa e scritta male, abbiamo chiesto che fosse sottoposto per una certificazione prima al Ministero del lavoro ed al Garante della privacy. Su queste cose non si scherza: la violazione della privacy è reato penale dal 2010. L'azienda si è rifiutata di farlo» –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei dati e degli elementi riportati in premessa;
   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati in relazione all'accordo del 21 dicembre 2016 di cui in premessa che, per gli interroganti, ha effetti lesivi della dignità dei lavoratori e prevede tagli salariali e condizioni proposte ai lavoratori non accettabili;
   quali iniziative i Ministri interrogati abbiano intrapreso e/o intendano intraprendere al fine di verificare l'effettivo e reale stato di crisi della società Almaviva Contact spa, che, nonostante l'utilizzo di ammortizzatori sociali e numerosi tagli salariali, ha continuato ad aprire sedi all'estero, specialmente in Brasile;
   quali iniziative si intendano assumere al fine di favorire la riapertura di un tavolo negoziale a tutela dei 1666 lavoratori romani licenziati. (5-10517)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ARLOTTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'Autorità per la garanzia nelle comunicazioni (Agcom) con la delibera n. 465/15/CONS ha suddiviso il territorio nazionale in 39 bacini di servizio, costituiti da aggregazioni di province, per la radiodiffusione sonora in tecnica digitale con standard DAB+;
   ad oggi sono stati già pianificati 16 di tali 39 bacini e sono stati assegnati i diritti di uso delle frequenze in 8 bacini tra i 16 pianificati;
   la direzione generale per i servizi di comunicazione elettronica di radiodiffusione e postali del Ministero dello sviluppo economico ha già assegnato i diritti di uso delle frequenze a operatori di rete realizzati da società consortili costituite secondo le previsioni della delibera dell'Agcom n. 664/09/CONS (regolamento per il digitale radiofonico) negli 8 bacini;
   devono essere ancora assegnati i diritti di uso delle frequenze nei restanti bacini e devono essere ancora pianificati gli altri 23 bacini definiti dall'Agcom (dopo la pianificazione la direzione generale per i servizi di comunicazione elettronica di radiodiffusione e postali dovrà, inoltre, assegnare i diritti di uso delle frequenze anche in tali 23 bacini);
   gli operatori di rete nazionali (Rai e società consortili costituite da reti radiofoniche nazionali private) stanno operando in virtù di autorizzazioni sperimentali in ampie zone del territorio nazionale e il mercato dei ricevitori sta cominciando a svilupparsi (molte case automobilistiche stanno installando sulle vetture autoradio dotate, tra l'altro, della funzionalità di ricezione DAB+);
   allo stato attuale, l'avvio del digitale radiofonico DAB+, per l'emittenza locale, nelle aree del Paese diverse dai sopracitati bacini non risulta tecnicamente possibile, per mancanza di risorse frequenziali pianificabili;
   per risolvere la problematica, evitando che il digitale radiofonico si sviluppi senza la partecipazione dell'emittenza locale in tutto il territorio nazionale, è assolutamente indispensabile che vengano attribuite nuove risorse frequenziali al DAB+ come il canale 13 VHF, attualmente attribuito al Ministero della difesa, ma non utilizzato;
   in particolare e necessario che il Ministero dello sviluppo economico aggiorni il piano nazionale di ripartizione delle frequenze ai sensi dell'articolo 42, comma 4 del decreto legislativo n. 177 del 2005 e successive modificazioni (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) destinando i 6 blocchi di frequenze del canale 13 VHF alla radiodiffusione sonora digitale DAB+;
   è, inoltre, necessario che l'Agcom pianifichi i 23 bacini residui destinando all'emittenza locale una adeguata quantità di risorse frequenziali;
   è altresì necessario che la direzione generale per i servizi di comunicazione elettronica di radiodiffusione e postali del Ministero dello sviluppo economico proceda all'assegnazione dei diritti di uso delle frequenze per le trasmissioni digitali radiofoniche DAB+ nei sopracitati bacini –:
   come il Ministro interrogato intenda procedere, per quanto di competenza, per dare soluzione a quanto sopra evidenziato e per garantire conseguentemente un equilibrato avvio delle trasmissioni radiofoniche digitali terrestri. (4-15492)


   LUIGI DI MAIO, FRACCARO e BONAFEDE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   tutto il litorale toscano paga da tempo gli effetti di una gravissima crisi industriale e di una politica di sviluppo regionale fortemente centralista, ben nota da anni alle amministrazioni locali;
   proprio per questo, negli ultimi anni, è stato lanciato un piano di riconversione e riqualificazione industriale per l'area di crisi complessa di Livorno. Tale piano è stato originato da una gravissima crisi occupazionale dell'area e ha ingenerato aspettative negli oltre 30.000 disoccupati dell'area, anche in considerazione del fatto che è stato fortemente pubblicizzato dalla stampa e nel corso della campagna elettorale regionale del 2015;
   nel 2015, proprio in coincidenza della citata campagna elettorale regionale, dopo la chiusura della TRW, si è attivata una procedura per il riconoscimento di area di crisi complessa;
   l'8 maggio 2015, viene sottoscritto un accordo di programma contenente il piano di rilancio della competitività dell'area costiera livornese (delibera della giunta regionale n. 525 del 2015);
   con il decreto 7 agosto 2015 riconosciuta la condizione di «crisi industriale complessa, con impatto significativo sulla politica industriale nazionale, per il polo produttivo ricompreso nell'area dei Comuni di Livorno, Collesalvetti, Rosignano Marittimo»;
   il 20 luglio 2016 è stata approvata la proposta di progetti di riconversione e riqualificazione industriale dell'area di crisi industriale complessa;
   successivamente, in data 20 ottobre 2016 gli enti coinvolti hanno sottoscritto l'accordo di programma per l'adozione del progetto di riconversione e riqualificazione industriale, che rappresenta quindi l'atto esecutivo che rende effettivamente spendibili le somme stanziate per le diverse linee di azione fra cui 10 milioni di euro per il sostegno alle imprese che investono sul territorio. Dopo tale fondamentale passo è quindi stata emanata la circolare 4 novembre 2016 n. 107080 «Avviso pubblico per la selezione di iniziative imprenditoriali nel territorio dell'area di crisi industriale complessa del Polo produttivo ricompreso nel territorio dei Comuni di Livorno, Collesalvetti e Rosignano Marittimo tramite ricorso al regime di aiuto di cui alla legge n. 181/1989» che prevedeva l'emanazione del bando per il 6 di febbraio 2017;
   secondo quanto segnalato all'interrogante, negli ultimi giorni si è diffusa la notizia secondo cui è stato posticipato il termine di apertura del citato bando di Invintalia s.p.a. per l'attribuzione di 10.000.000 di euro di incentivi alle imprese previsto, come detto, per il 6 febbraio e persistono incertezze in ordine alla data di rinvio;
   ad oggi, sempre secondo quanto segnalato all'interrogante, non è stata erogata alcuna risorsa di quelle promesse per l'avvio delle procedure riguardanti le tre linee di azioni principali: costruzione della darsena Europa, costruzione dello scavalco ferroviario, bandi per incentivi alle imprese che hanno subito pesanti battute di arresto;
   in particolare, oggi gli organi di controllo previsti dall'accordo di programma siglato l'8 maggio 2015 (un comitato di indirizzo nazionale presso il Ministero dello sviluppo economico e una cabina di regia regionale) non sembra che riescano ad espletare una efficace funzione di informazione e controllo;
   purtroppo, però, il promesso sostegno al tessuto economico-produttivo del litorale toscano necessita di tempi certi, che il Governo, nelle strutture di sua competenza, dovrebbe cercare di garantire –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se non ritenga di dover intervenire, per quanto di competenza, per garantire il rispetto dei tempi programmati, dal momento che ulteriori ritardi nello svolgimento della procedura in questione comporterebbero un grave danno per il tessuto economico-produttivo del litorale toscano. (4-15502)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione Vezzali e altri n. 1-01412, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Petrenga.

  La mozione Amato e altri n. 1-01498, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 febbraio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fabbri.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione De Lorenzis n. 5-10502, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 febbraio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Agostinelli.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interrogazione a risposta in Commissione Falcone n. 5-10285 del 17 gennaio 2017;
   interpellanza urgente Capelli n. 2-01624 del 27 gennaio 2017;
   interrogazione a risposta orale Daga n. 3-02758 del 3 febbraio 2017.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2 del Regolamento).

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Fedriga n. 4-13021 del 28 aprile 2016 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-10505.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione Crippa n. 5-10484 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 735 del 3 febbraio 2017. Alla pagina 44371, seconda colonna, alla riga trentatreesima sostituire la parola: «da» con la parola: «a».