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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 11 gennaio 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VII e IX,
   premesso che:
    l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, a seguito di un'istruttoria in ordine a fatti denunciati e loro possibili implicazioni sotto il profilo concorrenziale, ha inviato al Governo, al Parlamento e al Ministro una segnalazione, ai sensi dell'articolo 21 della legge n. 287 del 1990, riguardante le competizioni sportive su strada e le relative questioni derivanti dal disposto dell'articolo 9 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, cosiddetto codice della strada, e dalla prassi applicativa delle circolari ministeriali annuali di cui da ultima la n. 806 del 2016;
    nello specifico, l'Autorità era stata attenzionata in merito a problematiche di natura concorrenziale nel settore delle competizioni sportive su strada con veicoli a motore, con particolare riguardo al ruolo attribuito all'Automobile Club d'Italia (ACI), in qualità di Federazione sportiva nazionale, nelle procedure di autorizzazione di tali competizioni;
    il citato articolo 9 del codice della strada dispone che, per svolgere competizioni sportive su strada con veicoli a motore, sono necessari l'autorizzazione da parte degli enti territoriali competenti, «sentite le federazioni nazionali sportive» (comma 1), previo nulla osta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, da richiedere sempre allegando, tra l'altro, il «preventivo parere del CONI» (comma 3), nonché il collaudo del percorso di gara e delle relative attrezzature (comma 4);
    le circolari annuali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti recanti il programma delle gare da svolgersi in ciascun anno riconosce all'ACI specifiche funzioni nell'ambito del processo autorizzatorio. La più recente in materia sopra citata impone la necessità che, per qualsiasi tipo di competizione motoristica su strada pubblica con velocità superiore «per tutto il percorso» agli 80 Km/h – e ogni volta che una manifestazione comporti «lo svolgersi di una gara intesa come la competizione tra due o più concorrenti o squadre impegnate a superarsi vicendevolmente e in cui non è prevista alcuna classifica» –, l'ente competente acquisisca il preventivo parere del CONI «espresso dalle competenti Federazioni sportive nazionali»;
    secondo l'Autorità «il coinvolgimento di ACI nell'iter autorizzatorio [...] assume specifica rilevanza sotto il profilo concorrenziale, stante l'assenza dei necessari requisiti di terzietà e imparzialità in capo alla stessa ACI. Detta Federazione, infatti, attraverso le proprie articolazioni locali, esprime gli interessi di operatori attivi nel mercato dell'organizzazione di eventi sportivi automobilistici che, dunque, operano in concorrenza con i soggetti sulle regolarità dei cui eventi ACI è chiamata a pronunciarsi». E prosegue «com’è evidente, attribuire al medesimo soggetto il duplice ruolo di parte attiva del processo autorizzatorio di eventi concorrenti a quelli che esso stesso organizza tramite le proprie articolazioni locali, oltre che suscettibile di attribuire alla Federazione e alle sue articolazioni locali un ingiustificato vantaggio concorrenziale, appare idoneo a limitare l'efficacia stessa delle funzioni tecniche attribuitegli, in ragione del conflitto di interessi cui siffatta commistione di ruoli può dare luogo. Né la valenza anticompetitiva della previsione in esame può ritenersi attenuata in ragione della natura non vincolante del parere, in quanto il ruolo dell'ACI, che agisce in qualità di unica Federazione sportiva di riferimento, fa sì che l'adeguamento dell'Ente territoriale alle conclusioni contenute nel parere sia l'esito più probabile»;
    nella medesima direzione si colloca la giurisprudenza della Corte di giustizia europea che, in casi analoghi, ha ritenuto che una prerogativa similare a quella attribuita alla nazionale Aci può indurre l'impresa che ne dispone a impedire l'accesso degli altri operatori sul mercato di cui trattasi. L'ordinamento europeo, invero, consente eventuali restrizioni concorrenziali a condizione che esse risultino proporzionali, adeguate e necessarie, sempre che non sussistano alternative che consentano di realizzare il medesimo legittimo obiettivo dando luogo a minori ripercussioni sull'assetto concorrenziale, quali potrebbero esser intese, a dire della medesima Autorità, i controlli di sicurezza affidati alla polizia municipale e agli enti proprietari delle strade,

impegnano il Governo:

   ad assumere iniziative normative idonee ad impedire le criticità concorrenziali rilevate, anche nell'ottica di scongiurare una possibile procedura di infrazione europea, ex articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a carico dello Stato italiano in ragione di una normativa nazionale a giudizio del firmatario del presente atto indebitamente restrittiva della concorrenza, valutando di attribuire le funzioni, connesse al descritto processo autorizzatorio solo a soggetti che non vertano in situazioni di conflitto di interesse;
   ad adottare ogni iniziativa necessaria per modificare la prassi applicativa espressa dalle relative circolari ministeriali recanti il programma delle gare da svolgersi in ciascun anno e, in particolare, della circolare n. 806 del 2016.
(7-01159) «De Lorenzis, Vacca, Simone Valente».


   La IX Commissione,
   premesso che:
    l'ambiente, a mente delle previsioni costituzionali di cui agli articoli 9 e 32, assume valore di diritto fondamentale ed impone una sempre maggiore urgenza di implementazione della sua tutela e delle misure volte alla prevenzione dello stesso, anche a mezzo di nuove forme di intervento sostenibile;
    nello specifico settore dei trasporti, emerge, anche in forza del principio di precauzione di cui all'articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, l'incidenza della mobilità sostenibile sull'assetto ambientale. In questa prospettiva, il settore dei trasporti diviene chiave di volta per la tutela, protezione e prevenzione ambientale ed ogni misura di implementazione di forme di trasporto sostenibile contribuisce alla tutela dell'ambiente e alla realizzazione del diritto alla mobilità;
    in particolare, il mezzo rappresentato dalla bicicletta costituisce sempre di più un avanzamento in questo senso, nonostante la persistenza di atteggiamenti di inerzia delle autorità competenti o al più di forti disparità, specie economiche per i costi da sostenere per l'accesso ai servizi, fra aree territoriali a nocumento di quelle meno virtuose;
    detta inerzia danneggia gravemente lo sviluppo dell'uso della bicicletta per cui diviene ormai improcrastinabile l'adozione – mediante l'istituzione di un tavolo tecnico – di una puntuale strategia nazionale, di medio e lungo periodo, contenente obiettivi programmati e misurabili per lo sviluppo della bicicletta e la promozione del cicloturismo, attraverso un meccanismo ampiamente partecipato e condiviso cui prendano parte le associazioni nazionali riconosciute a livello ministeriale come la Federazione italiana amici della bicicletta onlus;
    è necessario lo sviluppo strategico della rete cicloturistica per consentire la valorizzazione dell'Italia e delle sue bellezze per attrarre grandi flussi turistici, anche internazionali, da sostenere e promuovere anche mediante l'istituzione di uno specifico ufficio della mobilità ciclistica presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con funzioni specifiche in merito;
    divengono fondamentali misure per lo sviluppo e la promozione dell'utenza non motorizzata e della mobilità ciclistica mediante la limitazione o l'esclusione del traffico motorizzato nell'ambito delle strade interpoderali e intercomunali per cui occorre introdurre strumenti di premialità in favore dei comuni che introducano tali misure;
    l'Italia si conferma primo produttore europeo di biciclette ma allo stato non detiene anche uno speciale primato in merito al cicloturismo che invece può rappresentare un'importante leva economica;
    i dati rivelano che il cicloturismo è direttamente riconducibile alla qualità delle infrastrutture che pertanto abbisognano di ulteriori risorse per la realizzazione, il completamento, la messa in sicurezza, la manutenzione di strade e ciclovie, con la necessità che siano stanziate risorse per lotti funzionali e con criteri di priorità predefiniti con chiarezza e trasparenza;
    necessaria è altresì l'intermodalità con il treno, per cui occorre introdurre l'obbligo per le imprese ferroviarie di consentire l'accesso agli utenti con biciclette al seguito sulla maggior parte dei treni con percorrenza regionale, interregionale, nazionale o internazionale;
    necessario è anche il monitoraggio e la pubblicazione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dei percorsi di mobilità ciclistica, delle risorse – europee, statali e regionali – stanziate e programmate in relazione ai percorsi di mobilità ciclistica, dello stato di avanzamento dei lavori dei percorsi ciclabili, con la verifica della messa in sicurezza e dello stato manutentivo di strade e ciclovie,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative normative al fine di istituire un ufficio della mobilità ciclistica presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con specifiche funzioni tese a sostenere tutte le attività legate all'uso della bicicletta e alla valorizzazione e alla promozione del settore del cicloturismo, coinvolgendo l'intera filiera turistica;
   ad assumere iniziative per stanziare le necessarie risorse al fine di finanziare le ciclovie della rete ciclabile nazionale Bicitalia per lotti funzionali e con criteri di priorità predefiniti con chiarezza e trasparenza;
   ad assumere iniziative per stanziare le necessarie risorse in favore dei comuni che adottino misure per lo sviluppo e la promozione dell'utenza non motorizzata e della mobilità ciclistica mediante la limitazione o l'esclusione del traffico motorizzato nell'ambito delle strade interpoderali e intercomunali;
   ad istituire uno specifico tavolo tecnico di settore, da attivarsi presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti integrato anche da rappresentanti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, inerente a temi della mobilità ciclistica che si occupi segnatamente della definizione di una puntuale strategia nazionale, di medio e lungo periodo, contenente obiettivi programmati e misurabili per lo sviluppo della bicicletta e la promozione del cicloturismo, sentita la federazione italiana amici della bicicletta onlus e le altre associazioni riconosciute ministerialmente a livello nazionale;
   ad assumere iniziative normative tese ad introdurre l'obbligo per le imprese ferroviarie di consentire l'accesso agli utenti con biciclette al seguito su tutti i treni con percorrenza regionale, interregionale, nazionale o internazionale;
   a provvedere, entro il 31 dicembre di ciascun anno, ad un dettagliato monitoraggio da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dei percorsi di mobilità ciclistica, delle risorse – europee, statali e regionali – stanziate e programmate in relazione ai percorsi di mobilità ciclistica, dello stato di avanzamento dei lavori dei percorsi ciclabili, verificando in particolare la messa in sicurezza e lo stato manutentivo di strade e ciclovie e a pubblicare, entro il 15 gennaio dell'anno successivo, quanto rilevato all'esito di tale monitoraggio sul sito web del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in formato aperto ai sensi del comma 3 dell'articolo 68 del codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, per rendere pubblica e accessibile la reale situazione sul territorio nazionale.
(7-01161) «De Lorenzis, Liuzzi, Carinelli, Nicola Bianchi, Spessotto, Fantinati, Vallascas, Paolo Nicolò Romano, Crippa, Busto, Paolo Bernini».


   La XI Commissione,
   premesso che:
    la Foodora GmbH è un'impresa tedesca con sede a Berlino, presente in undici Paesi, che si occupa di consegnare i pasti a domicilio, previa ordinazione e pagamento via internet, dei ristoranti che aderiscono al servizio. In Italia da un anno il servizio è attivo a Milano e Torino, dove i pasti vengono recapitati con un corriere in bicicletta, e giunge in questi giorni anche a Roma e a Firenze;
    Foodora, una start-up del valore complessivo di 3 miliardi di dollari, è leader del settore « take away digitale», che vale 400 milioni di euro con un trend di crescita previsto del 50 per cento;
    dopo alcuni mesi in cui la start-up tedesca aveva garantito ai suoi collaboratori, definiti « rider» per l'utilizzo della bicicletta come mezzo con cui consegnare i pasti, un contratto con una paga oraria di 5,60 euro lordi per ogni ora passata in bicicletta, a partire da luglio 2016 i vecchi contratti sono stati trasformati, prevedendo un pagamento di 2,70 euro a consegna e senza tenere in considerazione i chilometri percorsi;
    se i fattorini in bicicletta vengono retribuiti a cottimo, la percentuale che viene richiesta al ristoratore dall'azienda Foodora è del 30 per cento sul valore dell'ordine, oltre al costo fisso di consegna di 2,90 euro;
    il lavoro a cottimo non dovrebbe costituire il livello di paga base del dipendente, ma solo una integrazione della normale retribuzione a tempo. La retribuzione a cottimo pieno è in realtà limitata per legge al lavoro a domicilio, mentre in tutti gli altri casi, il cottimo non può essere il riferimento principale per il calcolo della retribuzione. Nei contratti collettivi viene sempre utilizzato il cottimo misto, il quale prevede un minimo di paga base determinato a tempo ed un «utile di cottimo», calcolato sul lavoro eseguito, configurandosi dunque come una maggiorazione;
    dall'inizio del mese di ottobre 2016 i « rider» torinesi si organizzano per dar voce alla loro protesta, riunendosi a Torino in piazza Vittorio l'8 ottobre e ponendo in essere una serie di azioni: dall'ingresso nei locali che si appoggiano a Foodora, al volantinaggio a clienti, esercenti e lavoratori delle cucine, alla campagna sui « social» che ha denunciato le loro condizioni lavorative;
    grazie alla protesta e alla campagna sui social, con cui si chiedeva all'azienda Foodora il passaggio dalla retribuzione a cottimo alla stipula di un nuovo contratto che prevedesse il superamento della modalità di collaborazione coordinata e continuativa, l'introduzione di un part-time orizzontale con un minimo di 20 ore, una paga orarie fissa di 7,50 euro netti e un bonus per il numero di ordinazioni consegnate, la vicenda inizia a occupare le pagine dei giornali e a interessare la politica;
    il 13 ottobre 2016 la start-up tedesca propone ai « rider» un aumento della retribuzione di un euro a consegna (da 2,70 euro a 3,70 euro), l'introduzione di un nuovo sistema di messaggistica per la gestione dei problemi operativi e l'introduzione di convenzioni per la manutenzione delle biciclette, ma non rinuncia al cottimo;
    il decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, il quarto decreto attuativo del cosiddetto, « Jobs act», ha sì eliminato la possibilità di stipulare contratti di collaborazione a progetto (i cosiddetti co.co.pro), ma al tempo stesso, attraverso il mantenimento in vigore dell'articolo 409 del codice di procedura civile, ha salvaguardato l'efficacia dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa (i cosiddetti co.co.co), una tipologia contrattuale decisamente favorevole al datore di lavoro, sia dal punto di vista dei costi vista la gestione separata INPS, sia dal punto di vista delle tutele al lavoratore, che non viene considerato un dipendente, ma un autonomo;
    il mantenimento in vigore della tipologia contrattuale dei cosiddetti contratti di collaborazione coordinata e continuativa ha di fatto consentito che tale tipologia venisse applicata anche ai lavoratori di Foodora,

impegna il Governo:

   a promuovere un tavolo di confronto con i rappresentanti della società Foodora e con i rappresentanti dei lavoratori al fine di superare il modello contrattuale attualmente in essere per i dipendenti e di convertire i contratti di collaborazione coordinata e continuativa in contratti di lavoro subordinato che garantiscano una dignitosa retribuzione su base oraria, a cui vadano a sommarsi le maggiorazioni di cottimo per ogni consegna, da applicare in aggiunta alla paga base;
   ad assumere iniziative per una revisione delle tipologie contrattuali ad oggi in essere, sancendo il definitivo superamento dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa attraverso la loro esplicita abrogazione per via normativa.
(7-01160) «Chimienti, Ciprini, Cominardi, Dall'Osso, Lombardi, Tripiedi».

 * * *

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   RICCIATTI, AIRAUDO, FRANCO BORDO, COSTANTINO, D'ATTORRE, DURANTI, DANIELE FARINA, FASSINA, FAVA, FERRARA, FOLINO, FRATOIANNI, CARLO GALLI, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, KRONBICHLER, MARCON, MARTELLI, MELILLA, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, SANNICANDRO, SCOTTO e ZARATTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 7 gennaio 2017 si è tenuto presso il Coc (Centro operativo comunale) di Camerino un incontro tra diversi amministratori dei comuni delle Marche, colpiti dagli eventi sismici che hanno interessato il Centro Italia a partire dall'agosto 2016, e il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti Riccardo Nencini, per condividere valutazioni sullo stato dell'arte degli interventi post-sisma e sulla ricostruzione;
   nel corso dell'incontro il sindaco di Camerino, Gianluca Pasqui, ha reso noto il contenuto di una circolare del Ministero dell'interno che esenterebbe, d'ora in avanti, il Corpo dei vigili del fuoco dall'accompagnamento dei proprietari e detentori di case inagibili per il recupero degli effetti personali. La circolare rimetterebbe agli stessi privati l'onere di recuperare i propri beni solo dopo aver ottenuto, da parte di un tecnico, l'elaborazione del relativo piano di sicurezza, che dovrebbe essere controfirmato dal sindaco del comune in cui sono situati gli immobili (fonte: Cronachemaceratesi.it, 7 gennaio 2017);
   tale misura, se confermata, renderebbe eccessivamente lento e gravoso il processo di recupero dei beni, non solo per i cittadini, che hanno perso grandissima parte dei propri beni personali, ma anche per strutture pubbliche;
   tali criticità sono emerse nel corso dell'incontro citato e hanno trovato il netto contrasto di molti degli amministratori presenti;
   in particolare, anche il rettore dell'università di Camerino, professor Flavio Corradini, ha evidenziato come una misura di tale natura avrà l'effetto di rallentare e mettere a rischio il salvataggio di grandissime quantità di documenti archiviati nelle strutture dell'ateneo dichiarate inagibili –:
   se trovi conferma l'esistenza della circolare richiamata in premessa;
   se, anche alla luce delle criticità emerse nel corso dell'incontro citato, non si ritenga opportuno ritirare tale circolare. (3-02690)


   LOSACCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la Puglia è da giorni nella morsa della neve e del ghiaccio;
   le eccezionali precipitazioni nevose accompagnate da temperature polari stanno creando grossissimi disagi alla popolazioni e stanno provocando danni ingentissimi all'economia ed in particolare al comparto agricolo;
   la quantificazione dei danni in questo momento è assolutamente complicata essendo ancora soprattutto i comuni della Murgia in assoluta emergenza, ma sono ingentissimi e interessano ogni ambito di coltura dai vigneti alle serre;
   poiché nel caso di precedenti eventi calamitosi che hanno riguardato la Puglia purtroppo si sono riscontrate incongruenze e anche un difficile dialogo tra amministrazioni dello Stato, è fondamentale evitare tali situazioni anche in considerazione della rilevante gravità dell'evento in questione –:
   se e quali iniziative il Governo per quanto di competenza intenda attivare al fine di un rapido riconoscimento dello stato di emergenza per il territorio in questione e successivamente per il riconoscimento dello stato di calamità per il settore agricolo, uno dei comparti chiave dell'economia pugliese. (3-02692)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CAPEZZONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   secondo autorevoli organi di stampa Cassa depositi e prestiti sarebbe pronta a entrare in Telecom al fine di «pareggiare» la quota della società francese Vivendi, nel quadro di una «controffensiva» che induca Vivendi a una trattativa in diverse partite, dalle telecomunicazioni alle assicurazioni. Tale operazione avrebbe un costo stimato di 2,5 miliardi di euro;
   tali indiscrezioni, non solo non sono state smentite dal Governo, ma anzi, in qualche misura risulterebbero avallate da reiterate interviste e prese di posizioni pubbliche di esponenti di primo piano dell'Esecutivo, pur senza confermare specificamente la notizia;
   Cassa depositi e prestiti spa è un ente pubblico finanziario controllato al 70 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e al 30 per cento ha diverse fondazioni, soprattutto bancarie. La sua attività è quella di finanziare lo sviluppo del Paese, utilizzando risorse per investimenti pubblici, opere infrastrutturali dei servizi pubblici e grandi opere nazionali e dal 2009 Cassa depositi e prestiti spa può finanziare interventi anche con il concorso di soggetti privati;
   non va dimenticato che una delle sue principali fonti di raccolta di denaro è il risparmio postale: Cassa depositi e prestiti spa è, infatti, l'emittente dei buoni fruttiferi postali e dei libretti di risparmio, che godono della garanzia diretta dello Stato italiano;
   Cassa depositi e prestiti spa è proprietaria, tra l'altro, del 10 per cento di Eni, del 17,36 per cento di Enel, del 35 per cento di Poste italiane, e del 29,95 per cento di Terna e un determinante ruolo le è stato attribuito nel tentativo di soluzione della vicenda «Ilva» di Taranto –:
   se il Governo confermi questa intenzione;
   quale sia l'orientamento del Governo circa l'utilizzo del risparmio postale che pare costituire una «massa» di manovra da usare «politicamente»;
   se, considerando i dati della Corte dei conti, secondo cui Cassa depositi e prestiti, con un patrimonio netto di 20 miliardi di euro, ha partecipazioni di circa 30 miliardi (situazione che sarebbe ad esempio anomala per una banca), il Governo non ritenga che il risparmio postale sia in questo modo esposto a rischi eccessivi. (5-10204)


   PILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   in gran segreto nelle scorse settimane il carcere di Massama, Oristano, è stato riempito con 36 capimafia;
   si tratterebbe di uomini di primo piano a capo delle più efferate organizzazioni criminali;
   secondo le indiscrezioni sarebbero capi mafia nel vero senso della parola, visto che tutti e 36 arrivano dal trattamento in regime di «41-bis», declassati solo sul piano burocratico;
   quel che è più grave è la decisione di destinare ad Oristano questi capimafia in una struttura nata come semplice carcere circondariale per reati comuni;
   si tratta di un vero e proprio abuso, con la Sardegna trattata come una vera e propria «cajenna» mafiosa;
   si configura un atteggiamento irresponsabile e di una gravità inaudita per tutti i rischi che sul piano delle infiltrazioni mafiose questo comporterà per l'isola;
   è la conseguenza di una decisione tutta politica, proprio perché non esiste nessuna legge che individui la Sardegna come destinataria di oltre il 50 per cento dei capi mafia;
   il problema si pone sia dentro che fuori le carceri;
   dentro il carcere di Massama mancano oltre 100 agenti;
   all'esterno della struttura penitenziaria il pericolo è, però, ancora più rilevante, considerato che tutti gli esperti hanno parlato di gravissimo pericolo di infiltrazioni in tutta l'isola legato alla presenza dei familiari e accoliti di questi personaggi;
   due anni fa l'interrogante denunciò l'intenzione del Ministero di realizzare questo piano;
   seguirono smentite ufficiali da parte dei vertici del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
   in questi ultimi giorni il Ministero della giustizia è passato dagli intenti ai fatti, smentendo se stesso e confermando quanto denunciato dal sottoscritto;
   un'ipotesi che si è trasformata in drammatica realtà con agenti sottoposti a turni massacranti e a ranghi ridotti;
   a Massama-Oristano il terzo piano accoglie, dunque, 36 capimafia in regime di As-1 (Alta sicurezza 1) provenienti dal regime del «41-bis» con il quale erano stati ristretti fino al trasferimento in Sardegna;
   sono quasi tutti capi mafia e criminali di altissima pericolosità;
   si tratta dell'ennesimo trasferimento di detenuti eccellenti, dopo le dichiarazioni, a giudizio dell'interrogante poco trasparenti e le smentite dei mesi scorsi dei dirigenti del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
   si tratta di dichiarazioni, secondo l'interrogante, destituite di fondamento, smentite prima dal documento ufficiale del Ministero della giustizia, e poi dai fatti di questi giorni;
   non serve altro per comprendere in quale considerazione sia tenuta la Sardegna da questo Governo e dallo Stato in genere;
   una scelta, ad avviso dell'interrogante scellerata, frutto di una visione perversa dell'isola come luogo sicuro per i detenuti;
   il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata è palese ed è paradossalmente evidenziato anche nelle circolari del Ministero della giustizia che, nell'istituire l'alta sicurezza, sostiene che il pericolo maggiore di questi detenuti sia proprio l'infiltrazione esterna al carcere;
   si è trasformata la Sardegna in un vero e proprio luogo di raccolta di detenuti mafiosi;
   una situazione inaudita con la complicità e il silenzio gravissimo di tutte le istituzioni che ignorano e sottovalutano la pericolosità per questa nuova colonia mafiosa nell'isola, in un'oasi tranquilla come la provincia di Oristano –:
   se non ritenga di fornire elementi su quanto sta avvenendo;
   se non ritenga di chiarire in base a quali piani si stia trasformando la Sardegna in un vero e proprio carcere per mafiosi;
   se non ritenga di dover soprassedere a questo nefasto piano per le conseguenze gravissime che può avere sull'ordine pubblico e sul piano sociale.
(5-10205)


   RICCIATTI, COSTANTINO, FERRARA, QUARANTA, D'ATTORRE, SCOTTO, FRATOIANNI, MELILLA, DURANTI, PIRAS, NICCHI, FAVA, ZARATTI, MARCHETTI, LUCIANO AGOSTINI, FASSINA e GREGORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nei territori colpiti dagli eventi sismici a partire dall'agosto 2016 sono necessari interventi integrati che favoriscano sia la continuità dell'attività d'impresa sia nuovi investimenti;
   in precedenti casi di calamità naturale e, segnatamente, a seguito del sisma che ha colpito la regione Abruzzo nel 2009 e di quello in Emilia Romagna nel maggio 2012, sono poi state istituite zone franche urbane ai sensi della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007);
   nella strategia complessiva della ricostruzione della quale i provvedimenti recentemente adottati costituiscono un fondamentale presupposto, l'istituzione di una o più «zone franche» potrebbe essere un utile strumento, in quanto ne deriverebbe, a titolo esemplificativo:
    a) l'esenzione dalle imposte sui redditi del reddito derivante dallo svolgimento dell'attività svolta dall'impresa nella zona franca urbana fino a concorrenza, per ciascun periodo di imposta, di specifiche somme derivanti dallo svolgimento dell'attività svolta dall'impresa nella zona franca urbana;
    b) l'esenzione dall'imposta regionale sulle attività produttive del valore della produzione netta derivante dallo svolgimento dell'attività svolta dall'impresa nella zona franca urbana nel limite determinato con atto del Ministero dell'economia e delle finanze per ciascun periodo di imposta, riferito al valore della produzione netta;
    c) l'esenzione dalle imposte municipali proprie per gli immobili siti nella zona franca posseduti e utilizzati per l'esercizio dell'attività economica –:
   se il Governo non intenda assumere iniziative per istituire una o più zone franche nei comuni interessati dagli eventi sismici che hanno colpito le Marche, l'Umbria, il Lazio e l'Abruzzo a partire dall'agosto 2016, secondo le modalità già adottate per il sisma dell'Emilia-Romagna.
(5-10208)


   RICCIATTI, COSTANTINO, FERRARA, QUARANTA, D'ATTORRE, SCOTTO, FRATOIANNI, MELILLA, DURANTI, PIRAS, NICCHI, FAVA, ZARATTI, MARCHETTI, LUCIANO AGOSTINI, FASSINA e GREGORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 24 del «decreto terremoto», nel prevedere interventi a favore delle imprese nelle zone colpite dagli eventi sismici opera una distinzione tra la fattispecie del ripristino e del riavvio delle attività economiche già presenti nei territori colpiti dal sisma e quella della nascita e della realizzazione di nuove imprese e nuovi investimenti;
   in particolare, il comma 1 prevede finanziamenti agevolati a tasso zero a copertura del cento per cento degli investimenti fino a trentamila euro per il ripristino e il riavvio delle attività economiche già presenti nei territori dei comuni interessati dal sisma;
   il comma 2 prevede finanziamenti agevolati a tasso zero a copertura del cento per cento degli investimenti fino a seicentomila euro finalizzati a sostenere la nascita e la realizzazione di nuove imprese e nuovi investimenti;
   il provvedimento è volto ad assicurare il recupero e il ripristino del tessuto economico delle zone interessate, attraverso il rilancio delle imprese esistenti e danneggiate dal sisma;
   le ulteriori misure e incentivi intesi a stimolare l'avvio di attività e iniziative imprenditoriali nuove devono costituire una più generale opportunità di rilancio del tessuto economico sociale delle regioni interessate;
   la diversa soglia di investimenti agevolabili attualmente prevista dall'articolo 24, commi 1 e 2 citati, rischia invece di creare disparità di trattamento e di alterare le dinamiche concorrenziali penalizzando di fatto le attività economiche già presenti sul territorio in una fase delicata di riassetto e ricostruzione del mercato –:
   se il Governo non intenda, in sede definizione dei provvedimenti di cui all'articolo 24, comma 4, relativi alla determinazione dei criteri, delle condizioni e delle modalità di concessione delle agevolazioni, dare priorità ai finanziamenti volti a sostenere il ripristino e il riavvio delle attività economiche già presenti nei territori colpiti dal sisma di cui al comma 1, riservando agli stessi una percentuale non inferiore al 70 per cento delle risorse disponibili sulla apposita contabilità speciale del fondo per la crescita sostenibile di cui all'articolo 23 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, e adottare una successiva iniziativa normativa volta a razionalizzare il sistema delle agevolazioni per garantire omogeneità di trattamento tra gli interventi previsti dai commi 1 e 2 dell'articolo 24 a favore di tutte le imprese aventi sede nei territori interessati dal sisma. (5-10210)


   PILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nel carcere di Bancali è in serio pericolo la sicurezza degli agenti, costretti a turni massacranti, con carenze di organico oltre il 40 per cento del personale necessario;
   si registrano agenti costretti ad entrare in servizio da soli in reparti delicati come quello dell'alta sicurezza 2, dedicato al terrorismo internazionale;
   si tratta di una situazione che i vertici dell'amministrazione penitenziaria stavano cercando di coprire a scapito dei lavoratori e della loro sicurezza;
   sono stati gli stessi agenti che l'interrogante ha incontrato nella visita ispettiva nel carcere di Sassari a denunciare tutte le gravissime criticità della struttura;
   l'atteggiamento dei vertici del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria appare all'interrogante tale da non agevolare le verifiche, anche quelle condotte per mezzo di visite ispettive dai parlamentari, su una situazione intollerabile;
   i vertici del Ministero continuano ad ignorare che alcun detenuti si sono resi colpevoli di gesti gravissimi verso gli agenti, a partire dal detenuto numero uno, Bouyahia, che qualche anno fa nel carcere di Macomer ferì gravemente un agente lanciandogli violentemente sul viso una caffettiera bollente;
   si è omesso di dire all'esterno che in quel reparto c’è stata una vera e propria sommossa da parte di uno dei detenuti più pericolosi che ha distrutto un'intera cella;
   si tratta di una situazione gravissima dove la vita degli agenti è ogni giorno in pericolo;
   la situazione di disagio e criticità della sicurezza è palpabile;
   la mancanza di 150 agenti è un fatto di una gravità inaudita soprattutto perché su Sassari si stanno concentrando tutte le più pericolose detenzioni del sistema carcerario italiano;
   non ci sono leggi che tengano, solo uno privo di onestà intellettuale o uno in malafede può pensare che si destinino detenuti in un carcere attraverso una legge, confondendo aree insulari con regioni insulari;
   sono i vertici del Ministero che fanno queste scelte, continuando a considerare la Sardegna una colonia carceraria;
   a questo si aggiunge che non sono garantite le condizioni di sicurezza fisica in caso di eventi come quello di qualche notte fa quando un detenuto ha dato fuoco ad un materasso ignifugo con l'utilizzo di chissà quale agente bruciante;
   il fatto occorso alle due del mattino ha messo in serio pericolo gli agenti intervenuti costretti ad operare per evacuare la sezione al piano terra, senza alcun tipo di precauzione;
   il carcere risulterebbe totalmente sprovvisto di protezioni antincendio e le maschere antigas, a quanto risulta all'interrogante, sarebbero chiuse a chiave in un'armeria inaccessibile perché solo una persona detiene le chiavi;
   nel corso della visita ispettiva dell'interrogante nessuno, per esempio, sembrava disporre così come quella drammatica notte in cui la cella ha preso fuoco;
   pare che nei giorni scorsi si stesse inoltrando la richiesta di acquisto di qualche attrezzatura. Sempre a posteriori dell'incidente –:
   se non ritenga di dover tempestivamente intervenire per garantire l'immediato ripristino degli organici;
   se non ritenga di dover con urgenza garantire tutte le misure di sicurezza e di prevenzione a tutela del personale operante all'interno del carcere;
   se non ritenga di dover assumere iniziative per «alleggerire» con somma urgenza il carico detentivo dell'istituto circondariale di Sassari. (5-10222)


   ALTIERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella notte tra il 31 dicembre 2016 ed il 1o gennaio 2017, intorno alle 5:30, esplodeva a Firenze un ordigno collocato davanti alla sede della libreria «Il Bargello», centro culturale di destra che fa riferimento al movimento «CasaPound»;
   verso le 5:00, una pattuglia della digos, durante i controlli di obiettivi sensibili non lontano dal centro storico, notava un involucro sospetto collocato nella serranda della citata libreria;
   a seguito della segnalazione, intervenivano gli artificieri che, isolata la zona secondo procedura, procedevano alle operazioni di disinnesco;
   mentre si prodigava nel tentativo di disattivare l'ordigno, veniva colpito e gravemente ferito l'agente 39enne Mario Vece, sovrintendente della polizia in servizio nel nucleo artificieri della questura di Firenze;
   in una nota del segretario del Siulp, Antonio Lanzilli, risulta che l'agente artificiere gravemente ferito dall'esplosione non sia coperto da polizza assicurativa «dal momento che nel contratto non è prevista una polizza assicurativa per danni riportati in servizio»;
   per garantire le costosissime cure dovute alla perdita di una mano ed alla compromissione quasi totale dell'occhio destro, lo stesso sindacato si è attivato per una raccolta fondi, raccolta a cui si sono uniti vari organi di stampa nazionali;
   solo grazie all'intervento del sindacato, di numerosi cittadini, aziende e colleghi, Mario Vece, con due figli e una moglie a carico, riuscirà a pagarsi le cure;
   al danno fisico si aggiunga anche la vergognosa e triste vicenda degli insulti ricevuti dell'artificiere salernitano su Facebook, secondo quanto denunciato dal sindacato di polizia Ugl di Padova pronto a presentare un esposto in procura –:
   se risponda al vero che lo Stato non interverrà in alcun modo per supportare economicamente un suo eroico servitore;
   se risponda al vero che nel contratto di lavoro non è prevista una polizza assicurativa per danni riportati in servizio;
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per scongiurare in futuro tali situazioni. (5-10233)


   PILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il carcere di Bancali-Sassari è stato trasformato senza alcuna comunicazione e in gran segreto in istituto dedicato all'alta sicurezza 2 – terrorismo internazionale;
   tra i sorvegliati speciali nel carcere di Bancali c’è Hamadi Ben Abdul Aziz Ben Ali, 51enne tunisino dai tanti alias (Ganel Mohamed o Bouyahia);
   Bouyahia era uno dei 30 superjihadisti della black list stilata da Obama;
   tra i 18 terroristi, o presunti tali, rinchiusi nel carcere di Bancali ci sono tanti nomi di spicco;
   l'interrogante ha svolto nei giorni scorsi una visita ispettiva nel carcere che ospita i 18 presunti jihadisti detenuti in regime di alta sicurezza;
   la metà dei 44 islamici accusati in Italia di terrorismo internazionale sono detenuti tra Sassari e Nuoro;
   a Sassari sono stati scaraventati quelli che vengono ritenuti dai giudici i più pericolosi terroristi in circolazione, quantomeno in Italia;

a Sassari è detenuto Muhammad Hafiz Zulkifal, Imam di Bergamo e Brescia, il capo della cellula italiana di Al Qaeda composta da 18 persone tra cui anche l'imam di Olbia, Sultan Wali Khan;
   l'Imam, secondo quanto rilevato dall'interrogante, passeggiava dentro il carcere, a contatto con i suoi compagni, nonostante sia accusato di costituzione e organizzazione di associazione terroristica internazionale, finanziamento e organizzazione della strage al mercato di Peshawar, che causò cento morti nell'ottobre del 2009, e di altri attentati. E poi, duplice omicidio come mandante e trasporto di valuta all'estero;
   nella cella 11 si trova, invece, Hamadi Ben Abdul Aziz Ben Ali, uno che negli archivi dell'Onu è schedato come militante di vecchia data di Al Qaida e considerato tra i 60 jihadisti più pericolosi al mondo;
   nel corso del colloquio il detenuto non solo esprimeva pesanti accuse al sistema carcerario, ma rivolgeva velate minacce all'interrogante con riferimenti anche al medico curante di Macomer, ai tempi della detenzione in quel carcere, e che ora opera nel carcere di Sassari;
   sull'episodio l'interrogante ha fatto una segnalazione alle autorità preposte;
   dietro le sbarre di Bancali c’è anche un altro volto noto: Abderrahim Moutaharrik, 27enne marocchino, campione di kickboxing e noto come «il pugile». Il giovane era stato arrestato nel mese di aprile 2016 con l'accusa di terrorismo internazionale per presunti legami con l'Isis. Si temeva che Abderrahim avesse ricevuto la tazkia, il nulla osta all'arruolamento nelle milizie di Al Baghdadi che ne faceva un possibile «martire di Allah», pronto forse a farsi esplodere in Vaticano;
   nel corso del colloquio con l'interrogante affermava che questo tipo di carcerazione aumenta la radicalizzazione;
   a Bancali è rinchiuso anche Karlito Brigande, a quanto risulta all'interrogante responsabile della devastazione di una cella di Bancali, uno dei criminali macedoni più pericolosi degli ultimi vent'anni, ex militante dell'esercito nazionalista Uck e probabile cane sciolto dell'Isis, arrestato a Roma quando era pronto a partire per l'Iraq;
   gli altri detenuti sono Abshir Mohamed Abdullahi, somalo arrestato per istigazione al terrorismo, e Mourad El Ghazzaoui, noto per essere il primo migrante arrivato in Italia dal mare a essere stato arrestato;
   l'elenco è completato da Yahya Khan Ridi, afghano, e dai componenti della cellula sarda che agiva tra Olbia e Sassari;
   si tratta di quasi il 50 per cento dei 41 dei più pericolosi detenuti islamici in Italia, dislocati a Bancali, carcere con un organico privo di almeno 150 agenti –:
   se non si ritenga di dover dare spiegazioni su questa gravissima decisione di trasformare il carcere di Sassari in un istituto di alta sicurezza 2 – terrorismo internazionale;
   chi abbia assunto questa decisione senza tener conto delle reali situazioni di quel carcere;
   se non si ritenga di dover immediatamente rivedere una decisione ad avviso dell'interrogante scellerata e irrazionale. (5-10256)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VENTRICELLI, CULOTTA, GINEFRA, MONGIELLO, RIBAUDO, MOSCATT, GRASSI e CASSANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi, così come ampiamente annunciato da tutti i bollettini meteorologici circolati, la regione Puglia è stata travolta da un'ondata di maltempo di inusuale portata con forti precipitazioni a carattere nevoso con punte oltre i 100 centimetri di neve, così come comunicato dai comuni;
   molti comuni dell'Alta Murgia sono rimasti completamente isolati a causa dell'impraticabilità delle strade provinciali, della linea ferroviaria e della strada statale 96 che collega la Basilicata alla Puglia determinando l'impossibilità per una comunità di oltre 120.000 abitanti di recarsi nel capoluogo presso l'aeroporto o la stazione ferroviaria e di molti altri cittadini di rientrare nelle città di residenza, provenendo da Bari, con la conseguenza di essere costretti a trovare sistemazioni in alberghi o presso parenti;
   la strada statale 96, arteria strategica fra il corridoio adriatico e quello jonico, nel tratto Altamura-Palo del Colle è rimasta assolutamente impraticabile in entrambe le direzioni per tre giorni determinando di fatto un ancora più critico isolamento delle zone colpite dal maltempo;
   le avversità meteorologiche sono state sicuramente eccezionali, ma è risaputo da sempre che il tratto fra Altamura e Toritto è il più critico, anche a causa dei lavori in corso per l'allargamento della statale;
   si sarebbero potuti utilizzare i grandi mezzi d'opera nei cantieri di Altamura- Palo-Modugno così da provare a risolvere le criticità in tempi più brevi evitando situazioni drammatiche come quelle di persone bloccate in macchina sulla statale per ore;
   appare all'interrogante inaccettabile e indegno per una comunità così grande rimanere isolata per tre giorni, alla luce della tecnologia a disposizione per la prevenzione e dei mezzi di intervento moderni –:
   se intendano chiarire i motivi per i quali, nonostante l'allerta maltempo fosse stata comunicata con sufficiente anticipo, si siano comunque verificati i gravissimi disagi esposti in premessa;
   se intendano chiarire i motivi per i quali i mezzi dell'Anas e quelli dell'Esercito non abbiano consentito una rapida ripresa della viabilità;
   se intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, per chiarire quali siano le responsabilità in merito al malfunzionamento della macchina organizzativa preposta a risolvere sul territorio le difficoltà relative a trasporti e viabilità. (4-15113)


   GIULIETTI e LODOLINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   i fenomeni tellurici del 26 e 30 ottobre 2016 hanno distrutto o danneggiato il patrimonio abitativo, produttivo e culturale di tre regioni dell'Italia centrale, l'Umbria, le Marche e il Lazio, andando ad aggravare i danni già catastrofici del terremoto avvenuto il 24 agosto 2016 nelle medesime zone;
   si tratta, purtroppo, di una situazione drammatica, che sta minacciando un patrimonio inestimabile di beni storici, artistici e monumentali dalla storia millenaria e mette in discussione le infrastrutture viarie indispensabili per la vita delle realtà colpite e dei cittadini;
   la situazione viaria al confine tra Umbria e Marche risulta particolarmente complessa e con infrastrutture che attengono spesso a diversi enti (come le province prive delle risorse necessarie);
   alcune realtà risultano completamente isolate al punto che è possibile raggiungerle solo grazie all'attività meritoria del soccorso alpino o del Corpo dei vigili del fuoco;
   è precaria la situazione delle seguenti infrastrutture: strada 209 tratto PreciVisso; strada statale 685 Norcia-Arquata del Tronto; strada provinciale Norcia-Castelluccio; strada provinciale Visso Castelluccio di Norcia; strada per Forca Canapine-Castelluccio innesto strada statale 685;
   appare indispensabile un intervento urgente del Governo e di Anas (come la stessa normativa prevede) al fine di fronteggiare un'emergenza che si prolunga da troppo tempo –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo affinché si garantisca al più presto la riapertura della strada 209 tratto Preci-Visso, della strada statale 685 Norcia-Arquata del Tronto, della strada provinciale Norcia-Castelluccio, della strada provinciale Visso Castelluccio di Norcia, della strada per Forca Canapine-Castelluccio innesto strada statale 685. (4-15123)


   SCAGLIUSI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   il mondo delle adozioni internazionali vive una situazione di stallo assoluto da circa tre anni, che mette in difficoltà gli enti che si occupano di adozioni ma soprattutto le famiglie che non hanno più un interlocutore;
   alla presidenza della Commissione adozioni internazionali, l'autorità centrale del nostro Paese in materia di adozioni internazionali che opera presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, è stata la dottoressa Silvia Della Monica dal 30 aprile 2014 al 20 giugno 2016;
   il 21 giugno 2016, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 giugno 2016, con delega al Ministro Boschi di funzioni in materia di pari opportunità e di adozioni internazionali;
   in seguito alla schiacciante vittoria del «No» al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, Matteo Renzi ha rassegnato le dimissioni da Presidente del Consiglio;
   in data 11 dicembre, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito l'incarico di formare il nuovo Governo a Paolo Gentiloni;
   il 12 dicembre 2016, Paolo Gentiloni ha giurato al Quirinale di fronte al Presidente della Repubblica ed ha presentato la sua squadra di Governo;
   nel corso della riunione del 29 dicembre 2016, il Consiglio dei ministri ha completato la squadra di Governo, nominando 41 sottosegretari;
   all'interrogante non risulta che sia stata affidata alcuna delega per la gestione delle adozioni internazionali –:
   se non intenda assumere iniziative, nel più breve tempo possibile, per pervenire alla nomina del nuovo presidente della Commissione per le adozioni internazionali, in modo da ridare operatività alla Commissione adozioni internazionali e mettere in atto le necessarie iniziative per superare questa situazione di stallo che ormai è diventata insostenibile ed inaccettabile. (4-15131)


   MATTIELLO, BOCCUZZI, D'OTTAVIO, FREGOLENT, PAOLA BRAGANTINI e ROSSOMANDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il giorno 14 dicembre 2016 è stato inaugurato nella città di Torino il «Centro di rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk in Italia», presso i locali della Fondazione Magellano sita in via Conte Rosso 3;
   la cosiddetta «Repubblica Popolare di Donetsk» è un territorio occupato dell'Ucraina, che ha dichiarato unilateralmente l'indipendenza e che non è riconosciuto, né dalle Nazioni Unite, né dall'Unione europea, né, tantomeno, dal nostro Paese;
   i separatisti che occupano e controllano milita ente il territorio sono stati indicati dal JIT-Joint Investigation Team, nel rapporto presentato il 28 settembre 2016, come esecutori materiali dell'abbattimento del volo Malesyan Airline MH17, dove, ricordiamo, il 17 luglio 2014 persero la vita 298 civili nei cieli dell'Ucraina: il più grave atto terroristico degli ultimi anni in Europa per numero di vittime;
   secondo quanto riportato dagli organi di informazione, il suddetto «Centro di rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk in Italia» «mira al riconoscimento internazionale della neonata Repubblica, che si è staccata dall'Ucraina nel 2014, attraverso una rete di relazioni diplomatiche con le istituzioni italiane, collaborazioni con il mondo della cultura e partnership produttive e commerciali» (il Giornale, 15 dicembre 2016);
   alla inaugurazione del suddetto centro ha o preso parte i consiglieri regionali del Piemonte Gianna Gancia, capogruppo della Lega Nord, Gilberto Pichetto, capogruppo di Forza Italia, e il coordinatore dell'iniziativa Maurizio Marrone, capogruppo di Fratelli d'Italia – Alleanza nazionale, che ha dichiarato: «La missione del Centro di rappresentanza è semplice: costruire il percorso per il definitivo riconoscimento internazionale della Repubblica Popolare di Donetsk, un percorso che passa dalle relazioni diplomatiche con le istituzioni italiane, dalle collaborazioni che siamo pronti a realizzare nel mondo della cultura e delle università, fino ai ponti che vogliamo costruire con l'imprenditoria italiana interessata a stringere partnership produttive e commerciali con la DNR. Parliamo di una regione storicamente molto ricca per le sue miniere di carbone e per il suo complesso industriale metallurgico. Sono tanti i settori produttivi in cui la rinascita economica del Donbass, può offrire valide opportunità d'investimento alle nostre imprese, a partire da quelle, e sono moltissime, ingiusta ente colpite nell'export dalle sanzioni economiche contro la Federazione Russa firmate dalla UE e sottoscritte dal governo italiano» (Sputnik Italia, 15 dicembre 2016) –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti suesposti;
   se non si ritenga che l'apertura di un «Centro di rappresentanza della Repubblica di Donetsk in Italia» si ponga in contrasto con le scelte di politica estera dell'Italia e dell'Unione europea;
   quali iniziative il Governo, per quanto di competenza intenda assumere rispetto a tale iniziativa. (4-15137)


   RAVETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la situazione dell'emergenza migranti si sta facendo ancora più grave tra il confine svizzero e francese a seguito del blocco della frontiera attuato dalla Francia, tante che migliaia di profughi respinti al confine si stabiliscono tra Ventimiglia e Como;
   secondo i dati UNHCR, tra il 1o gennaio e il 31 ottobre 2016 sono sbarcate in Europa 331.016 persone, di cui 169.641 in Grecia e 158.974 in Italia. A fronte di questi numeri la ripartizione dei migranti fra i Paesi europei procede a ritmi bassissimi: stato riallocato soltanto il 3 per cento delle 160 mila persone che dovrebbero essere redistribuite da Grecia ed Italia ad altri Paesi europei;
   l'emergenza dei minori non accompagnati oltre ad essere un'importante questione umanitaria è certamente un rilevante tema economico per amministrazioni locali;
   il comune di Como, che dal 2009 al 10 ottobre 2016 per la specifica accoglienza dei minori non accompagnati ha già speso 7 milioni e 100 mila euro, per l'anno in corso ha già fatto fronte ad una spesa di oltre un milione e 600 mila euro;
   nel periodo compreso tra il 2009-2016, la spesa sopra riportata per circa 447 migranti minorenni è totalmente a carico del comune di Como, considerato che il Governo ha contribuito soltanto a coprire la metà dell'importo complessivo;
   il commissario europeo per le migrazioni, affari interni e cittadinanza Avramopoulus, in risposta ad una lettera inviatagli da Lara Comi, eurodeputata al Parlamento europeo e vicepresidente del Partito Popolare italiano, ha sostenuto di seguire molto attentamente gli sviluppi del fenomeno migratorio in Italia, sostenendo altresì che dall'Unione europea si sta procedendo ad un raddoppio degli sforzi per rafforzare il processo di relocation dell'Italia e per dare ai migranti un'alternativa agli spostamenti irregolari;
   il commissario ha confermato il supporto finanziario offerto agli Stati membri per il 2014-2020, con uno stanziamento di 347,75 milioni di euro a valere sul fondo Asylum, Migration and Integration Fund (AMIF) e 244,89 milioni di euro a valere sul fondo Internal Security Fund (ISF). La Commissione ha altresì stanziato per l'Italia ulteriori 13,6 milioni di euro per il fondo AMIF e 6,66 milioni di euro per quello ISF;
   le possibilità di aiutare in modo sostanziale i comuni in prima linea ci sono, soprattutto nella gestione dei minori, purtroppo però accade che le amministrazioni locali devono affrontare spese drammatiche per far fronte all'assistenza dei minori, senza la previsione di alcun contributo nazionale, ma solo attingendo al proprio bilancio comunale;
   l'articolo 12 del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili, la cui legge di conversione è stata approvata definitivamente dal Sento il 24 novembre 2016, incrementa di 600 milioni di euro per l'anno 2116 le spese inerenti all'attivazione, alla locazione e alla gestione dei centri di trattenimento e di accoglienza per stranieri e destina 100 milioni di euro agli oneri che sostengono i comuni per l'accoglienza di persone richiedenti la protezione internazionale;
   alla luce di quanto sopra riportato e ad avviso dell'interrogante, appare dunque opportuno che il Governo sostenga economicamente i comuni impegnati nella difficile gestione dei migranti a partire dalle ingenti spese che le amministrazioni locali devono affrontare per i minori non accompagnati con risorse assolutamente inadeguate –:
   se il Governo intenda fornire chiarimenti circa la destinazione dei fondi stanziati dall'Unione europea e dal cosiddetto decreto fiscale come riportati in premessa e quali iniziative urgenti intenda intraprendere affinché le amministrazioni locali, e specificatamente il comune di Como, riescano a far fronte alle ingenti spese che sta o gravando sui propri bilanci, in particolar modo riguarda all'accoglienza dei minori non accompagnati. (4-15139)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   PILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   l'interrogante ha ricevuto la drammatica testimonianza della signora Gemiliana Assorgia;
   si tratta della storia di una giovane donna sarda, che stante il racconto sarebbe abbandonata dallo Stato italiano in uno Stato straniero dopo una brutale aggressione;
   la giovane stilista cagliaritana risulta impegnata nel suo lavoro in Cambogia;
   la sua vita è stata segnata irrimediabilmente da un'aggressione brutale in Vietnam;
   si tratta di un racconto drammatico a cui segue un'urgente richiesta d'aiuto da parte della giovane donna;
   è indispensabile un intervento immediato per dare giustizia e assistenza sino ad ora gravemente negate;
   si tratterebbe di fatti gravi e inconcepibili;
   secondo il racconto della donna, l'ambasciata di riferimento le è stata interdetta;
   la donna nel suo racconto divulgato nei giorni scorsi dal Vietnam ha scritto: «Mi chiamo Gemiliana Assorgia e sono vittima due volte. Vittima di una brutale aggressione in Vietnam e vittima del Consolato italiano che ha cercato di convincermi in tutti i modi a lasciare quel Paese senza ottenere giustizia. Sono una stilista ed ho viaggiato sempre per lavoro fino ad arrivare in Cambogia dove ho trovato una nuova patria e dove conto di tornare. Sfortunatamente qui non c’è un'ambasciata italiana e per rinnovare il passaporto mi sono dovuta recare in Vietnam. Ad Ho Chi Minh dove la notte tra il 5 e il 6 ottobre scorsi sono stata aggredita in un locale da sconosciuti che mi hanno ferito con due bottiglie e preso a calci e pugni, strappato la t-shirt lasciandomi a seno nudo nella strada più popolata di Saigon. Da qui il mio calvario: ho chiamato prima l'Ambasciata in Hanoi i quali mi hanno messo in contatto con la Console Colli. Ho supplicato di mandare una donna ad aiutarmi. Ero in shock e in terribile bisogno di supporto, ma nonostante me lo avessero promesso non si è presentato nessuno in ospedale. Dal giorno dopo hanno iniziato il massacro per cercare di farmi scappare dal Paese senza ricevere cure e giustizia. La Console mi ha ricevuta solo dopo 5 giorni e in quell'occasione mi diceva che era illegale viaggiare senza assicurazione e che se non mi potevano aiutare i miei familiari non vedeva perché dovevano farlo loro al Consolato. Mi informava inoltre che la polizia locale non avrebbe mai fatto nulla e perciò sarebbe stato meglio per me lasciare il paese immediatamente. Nulla di più falso: la polizia locale stava già indagando e volevano procedere per fare giustizia, ma dal Consolato nulla è stato fatto per supportarmi realmente. Superficiali e indolenti hanno persino scelto un traduttore che conosceva a malapena la nostra lingua ed ha sbagliato molti termini cruciali per procedere contro i miei aggressori.(...) Dopo tre mesi dall'aggressione io sono ancora qui. Senza avvocato, cure o passaporto in quanto ora è all'ufficio immigrazione e non posso ritirarlo. Ho e sto ancora cercando di denunciare i fatti all'ufficio assistenza cittadini all'estero e all'unita crisi ma si rifiutano di fare qualunque cosa per intervenire. Ho chiesto di farmi usare i telefoni della sede in quanto unico modo per assicurarci finalmente che le mie denunce venissero ascoltate dai superiori; inoltre mi stava costando un patrimonio chiamare il Ministero ma la signora mi faceva sapere dal suo segretario che i loro non sono telefoni pubblici. Al mio arrivo hanno chiuso l'ambasciata e rifiutato l'ingresso» –:
   se non ritenga di dover intervenire con urgenza per assistere in ogni modo la connazionale in difficoltà garantendole l'assistenza necessaria;
   se non ritenga di dover aprire una verifica interna su quanto denunciato e sul trattamento subito dalla signora Assorgia. (3-02691)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PIAZZONI, LA MARCA, TIDEI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   C. L. L., minore di 7 anni di nazionalità italo-messicana, il 22 maggio 2015 veniva trasferita dal Belgio, Paese dove risiedeva con la famiglia, al Messico per iniziativa autonoma della madre, senza avvertire in alcun modo il padre (anch'egli cittadino italo-messicano);
   i genitori della minore, coppia già separata, si erano accordati per un regime di visite regolari, in cui il padre si sarebbe spostato da Bruxelles – luogo di lavoro – a Brema, dove la famiglia aveva risieduto in precedenza e la madre desiderava tornare. Un tale regime di affido e visite è stato approvato con sentenza del tribunale di Bruxelles del marzo 2016;
   dal trasferimento della minore in Messico la madre non ha accordato al padre alcun regime di visita, né di comunicazioni regolari. I contatti diretti padre-figlia si sono svolti in sole 4 occasioni, e sempre in base alle sole decisioni della madre. Il padre, recatosi appositamente in Messico, ha potuto rivedere sua figlia solo per poche ore e sotto il controllo della madre. Nell'ultima visita in Messico, nell'agosto 2016, veniva addirittura impedito al padre di vedere la bambina. Da quel momento la possibilità di contattare la figlia via skype o telefonicamente veniva ulteriormente limitata;
   a seguito dell'esito negativo di una negoziazione amichevole durata un anno, il padre ha proposto nel maggio 2016 in Belgio (Paese di ultima residenza) un'istanza a norma della Convenzione dell'Aja sulla sottrazione internazionale di minori, sollecitando inoltre la mediatrice del Parlamento europeo sulla sottrazione internazionale di minori, senza ottenere però, anche in questo caso, alcuna risposta dalla madre della bambina;
   l'istanza presentata in forza della Convenzione sopra citata è stata respinta dall'autorità centrale messicana per la Convenzione dell'Aja sita presso il Ministero degli esteri, sulla base di documenti, presentati in via preventiva dalla madre (addirittura due mesi prima del deposito della domanda stessa). Occorre sottolineare che i documenti in questione non avrebbero valore giuridico in seno agli ordinamenti dei Paesi dell'Unione europea secondo gli avvocati di parte;
   visto il rifiuto dell'autorità centrale messicana di dare seguito alla richiesta inoltrata sulla base della convenzione, il padre ha disposto un ricorso urgente presso il tribunale di Città del Messico per avere accesso mediante misure preliminari alla figlia (in modo da non inficiare il procedimento internazionale, tutt'ora pendente presso l'autorità europea). Il ricorso, basato sulle disposizioni della convenzione internazionale sui diritti dei minori e in particolar modo sul diritto della minore ad avere accesso al padre, è stato sostenuto dall'ufficio consolare dell'ambasciata italiana in Messico che ha rimesso al giudice una sollecitazione volta a garantire il diritto della figlia di vedere suo padre;
   anche questo ricorso è stato respinto completamente, ivi incluso l'intervento ad adiuvandum dell'ufficio consolare, in quanto a detta del tribunale messicano quest'ultimo non avrebbe documentato il fatto che minore e padre sono cittadini italiani e considerando addirittura l'intervento in questione un'indebita ingerenza; con sentenza ulteriore il tribunale ha respinto anche la richiesta di notifica effettuata dalle autorità belghe in merito alla sentenza sopra citata del tribunale di Bruxelles sull'affido;
   alla luce di quanto riportato in premessa appare opportuna, ad opinione degli interroganti, una presa di posizione dei Ministri interrogati per fare chiarezza sulla situazione e verificare che si possa dar seguito all'attuazione della richiesta di rimpatrio a norma della convenzione dell'Aja e soprattutto che non siano pregiudicati i diritti di affidamento e visita di padre e figlia, entrambi cittadini italiani –:
   quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati, nell'ambito delle proprie competenze e utilizzando tutti i mezzi a propria disposizione, per tutelare i menzionati diritti dei cittadini coinvolti nella vicenda e giungere ad una positiva definizione della stessa. (5-10231)

Interrogazione a risposta scritta:


   FANTINATI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il 21 dicembre 2016, sono arrivate a Verona le 17 opere trafugate dal Museo di Castelvecchio il 19 novembre 2015 e ritrovate in Ucraina l'11 maggio 2016;
   i quadri sono arrivati all'aeroporto Catullo direttamente da Kiev, accompagnati dal sindaco di Verona, dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, insieme alle forze dell'ordine e al conservatore della Pinacoteca del Museo;
   inquietante epilogo di una lunga e controversa trattativa col Governo ucraino per la restituzione dei dipinti, arriva ora la notizia – non smentita nella sostanza – del pagamento di un «riscatto» da parte del Governo italiano;
   notizie di stampa riferiscono di un milione di euro – Fondi dei contribuenti italiani «donati» dalla Farnesina e, a riprova, viene citata una nota del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, diramata il 20 dicembre (il giorno precedente il rientro delle tele) che ufficializza l'erogazione di un milione di euro in «aiuti umanitari» all'Ucraina volti «ad attenuare l'impatto del conflitto in corso nelle regioni orientali del Paese», finanziando la distribuzione di generi alimentari alla popolazione più vulnerabile (700 mila) e l'attività di sminamento nelle aree teatro di guerra (300 mila, destinati all'Unicef);
   questa della ritardata restituzione dei preziosi capolavori di Castelvecchio è, ad avviso dell'interrogante, una vicenda dai contorni oscuri che non ha mai trovato una giustificazione convincente;
   ora, alla luce di questi nuovi elementi, si fa più forte il sospetto che il presidente ucraino Petro Poroshenko – insignito, a giudizio dell'interrogante, senza merito, della cittadinanza onoraria dal sindaco Tosi – con i continui rinvii per la riconsegna delle tele di Castelvecchio, stesse, in realtà, trattando per avere una contropartita dal Governo italiano, in questo caso «mascherata» da aiuto umanitario –:
   se si intenda chiarire cosa è realmente avvenuto «dietro le quinte» della riconsegna dei quadri e quali siano le motivazioni che hanno provocato il grave ritardo;
   se nel versamento di un milione di euro da parte del Governo italiano, considerata anche la quasi contestualità, vi siano elementi di relazione con la restituzione di cui sopra. (4-15133)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   REALACCI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si apprende da agenzie stampa, articoli apparsi sui quotidiani nazionali e nella rete web il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha deciso di bandire nuove trivellazioni di gas e petrolio nel mar Artico e in alcune zone di «valore ecologico critico ed insostituibile»;
   il Presidente, tra gli ultimi atti del suo mandato, ha infatti dichiarato una parte del Mare dei Ciukci, che mette in comunicazione il mare di Bering con l'Oceano Artico e la maggior parte del mare di Beaufort «off limits a tempo indeterminato per future concessioni per le trivellazioni petrolifere e del gas». Anche il Canada, contestualmente, ha annunciato il congelamento delle esplorazioni petrolifere nelle acque dell'Artico. A ciò sono state aggiunte 31 zone off limits alle trivellazioni lungo le coste dell'Atlantico, dal New England fino alla Virginia, per proteggere aree marine definite uniche e in relazione alle quali si precisa che: «anche con massimi standard di sicurezza i rischi di fuoriuscita di petrolio in un ambiente così remoto sarebbero troppo alti»;
   in Italia la legge di stabilità 2016, entrata in vigore il 1o gennaio 2016, ha modificato in misura significativa la normativa in materia di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi (cosiddetta attività upstream), intervenendo in particolare sull'articolo 38 del decreto «Sblocca Italia», ma anche su altre precedenti norme in materia di energia (articolo 6, comma 17, del decreto legislativo n. 152 del 2006 – articolo 57, comma 3-bis, del decreto-legge n. 5 del 2012 – articolo 1, comma 8-bis, della legge n. 239 del 2004 «legge Marzano energia»). In particolare, ha disposto il divieto di trivellazione nelle aree marine protette e nel raggio delle 12 miglia. Il comma 239 dell'articolo 1, intervenendo sull'articolo 6, comma 17, del decreto legislativo n. 152 del 2006, ha confermato il divieto di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi all'interno del perimetro delle aree marine e costiere protette e nelle zone di mare poste entro 12 miglia dalle linee di costa lungo l'intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette e ha eliminato le norme che consentivano una serie di deroghe a tale divieto (queste «deroghe» al divieto «di fare trivellazioni» erano state introdotte nel 2006 dal III Governo Berlusconi);
   il decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 145, sull’«Attuazione della direttiva 2013/30/UE sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e che modifica la direttiva 2004/35/CE» prevede, all'articolo 25, comma 3, che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche avvalendosi dell'Ispra, trasmetta annualmente alle Commissioni parlamentari competenti un rapporto sugli effetti per l'ecosistema marino della tecnica dell’airgun;
   ad oggi all'interrogante risulta che tale relazione non sia stata ancora presentata e che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sia quindi in ritardo rispetto alle sopracitate previsioni normative –:
   in quali tempi il Ministro interrogato intenda presentare alle Commissioni parlamentari competenti il citato rapporto sugli effetti per l'ecosistema marino della tecnica dell’airgun, essendo passato oltre un anno dalla scadenza normativa.
(5-10230)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARGIU. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   la costa cagliaritana occidentale si estende verso la spiaggia sabbiosa di La Playa, in zona Giorgino-sa Perdixedda che, tra la fine dell'Ottocento e i primi vent'anni del novecento, fu la principale spiaggia di riferimento delle estati cagliaritane;
   tale area è direttamente adiacente alla laguna di Santa Gilla e a Sa Illetta di San Simone, che rappresenta uno degli spazi più suggestivi del contesto ambientale della città, per la sua storia antica, per il suo habitat naturale straordinario, per le sue potenzialità economiche nel settore della pesca e per la sua valenza attrattiva turistica, purtroppo ad oggi largamente inespressa;
   l'area prospiciente la spiaggia di Giorgino è stata divisa dalla diga foranea del Porto Canale di Cagliari in due settori, uno orientale e l'altro occidentale, tra loro fisicamente separati;
   la porzione orientale di Giorgino direttamente accessibile dalla città di Cagliari, mantiene rilevanti caratteristiche di insediamento antropico, ospita il suggestivo Villaggio dei Pescatori, diversi ristoranti e piccoli stabilimenti balneari, qualche attività industriale e il vecchio complesso della tenuta Ciarella-Ballero, con il fascino sacro e profano della corte intorno alla chiesetta di San Giorgio, dedicata alla sosta di maggio di Sant'Efisio;
   l'altra porzione di Giorgino, quella occidentale, naturalmente accessibile dalla strada statale 195 che viene da Capoterra, appare invece un territorio in stato di abbandono pressoché totale, impegnato da alcune importanti cubature, ormai diventati veri e propri ruderi;
   tra i ruderi che impegnano tale porzione del sito di interesse comunitario, per la loro estensione in superfici coperte, rivestono particolare rilevanza i resti dell'insediamento della Villa Aresu e dell'ex istituto di rieducazione minorile, con una superficie coperta di circa 2000 metri quadri;
   la Villa Aresu, residenza di un celebre cattedratico cagliaritano sin dal primo dopoguerra, è oggi ancora di proprietà privata, mentre l'ex carcere è passato al demanio regionale che, nell'agosto del 2015, lo ha incluso nell'elenco dei beni in dismissione, valutandolo poco più di due milioni di euro;
   sull'ex istituto di rieducazione minorile grava il vincolo relativo al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il codice dei beni culturali e paesaggistici, articolo 142, comma 1, lettera a), mentre entrambi i fabbricati ricadono nelle prescrizioni normative del piano paesaggistico regionale;
   entrambe le cubature si affacciano direttamente sul mare o sono a poche decine di metri da esso, costituendo una indiscutibile risorsa per la fruizione a fini turistici della spiaggia attualmente in condizioni di degrado;
   il recupero complessivo del contesto naturale e antropico del compendio passa sicuramente attraverso la ridefinizione dell'utilizzo di tali imponenti cubature, il cui riuso deve essere codificato d'intesa tra comune e regione, mentre l'auspicabile coinvolgimento di capitali privati deve essere inquadrato in una filosofia complessiva e condivisa di fruizione ambientale ed economica –:
   se non si ritenga importante assumere iniziative, per quanto di competenza, per aprire un tavolo di concertazione sul sito di interesse comunitario di Santa Gilla e Giorgino con il comune di Cagliari e la regione autonoma della Sardegna finalizzato alla riqualificazione dell'area ambientalistica di Giorgino in cui ricadono la Villa Aresu e l'ex carcere minorile, con l'obiettivo di restituire alla piena fruibilità un'area e le relative pertinenze fabbricate che potrebbe rappresentare una grande risorsa turistica e di sviluppo economico per la città di Cagliari e per l'intero sud Sardegna.
(4-15125)


   ROSTELLATO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la bassa padovana convive ormai da decenni con il grave rischio sanitario e ambientale costituito dalla ex C&C di Pernumia;
   tale struttura è un fatiscente edificio al centro di una nota e abnorme vicenda di traffico di rifiuti tossici, avvenuta ai piedi del Parco dei Colli Euganei, vicino alle rinomate stazioni termali di Battaglia, Montegrotto e Abano e che ha lasciato al territorio 52.000 tonnellate di rifiuti pericolosi all'interno di capannoni abbandonati;
   in seguito ad un processo per traffico di rifiuti tossici la struttura è stata sottoposta a sequestro e abbandonata a se stessa con il suo pericoloso contenuto;
   nel 2007 con l'aiuto di provincia e regione si è giunti ad un piano di caratterizzazione dei rifiuti. La quantità enorme di rifiuti ha richiesto un'analisi minuziosa della situazione che ha portato alla gestione dell'emergenza con il Consorzio Bacino Padova 3;
   la regione, con delibera della giunta n. 3456 del 17 novembre 2009 ha inserito l'area nell'elenco dei siti di «interesse regionale» nel «piano regionale per la bonifica delle aree inquinate» adottato con delibera della giunta n. 157 del 25 gennaio 2000;
   ciò ha consentito l'assegnazione a favore del comune di Pernumia di un contributo complessivo di 700.000,00 euro per la copertura degli oneri connessi agli interventi di indagine ambientale, caratterizzazione e messa in sicurezza;
   tale somma è stata utilizzata a tale scopo e per l'importo restante è stata utilizzata per asportare 2.700 tonnellate di rifiuti su circa 52.000;
   in data 15 dicembre 2014 il comune di Pernumia (Padova) ha richiesto un contributo al fine di disporre delle somme necessarie alla definitiva risoluzione delle problematiche nel maggio 2014 e la regione Veneto ha stanziato ulteriori 1.500.000 euro. Tale importo è ancora nella disponibilità del comune che a breve indirà una gara di appalto per la rimozione dei rifiuti restanti;
   grazie anche alla visita del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare effettuata nel gennaio 2015, ove egli stesso auspicava un intervento urgente del Governo affinché venisse bonificato il sito, è stato possibile rendere evidenti la grave situazione e il rischio continuo a cui sono costantemente sottoposti i cittadini residenti nei paesi limitrofi e non solo;
   il sito è stato segnalato anche al capitolo 7.1 della relazione territoriale della Commissione d'inchiesta sui rifiuti nella regione Veneto del 23 giugno 2016; ciò indica come tale sito sia uno dei siti inquinati più importanti della regione;
   non è secondaria la posizione in cui tale sito si trova essendo circondato da corsi d'acqua che in caso di dispersione dei rifiuti stessi (per inondazioni) potrebbero essere portati fino alla laguna di Venezia con tutte le conseguenze ambientali del caso, nonché sulle coltivazioni agricole che sono distribuite nel territorio circostante;
   come riportato nell'interpellanza urgente n. 2-00888 del 12 marzo 2015 della firmataria del presente atto la stima dei costi per la bonifica è pari a 10 milioni di euro;
   pur essendo un sito d'interesse regionale la regione non è in grado di finanziare la restante parte della bonifica;
   nella legge di bilancio per il 2017, al comma 140, dell'articolo 1 è stato istituito un fondo per assicurare il finanziamento degli investimenti del Paese e tra settori di spesa vi è anche risanamento ambientale, bonifiche e difesa del suolo –:
   se i Ministri interrogati intendano assumere iniziative per inserire il sito tra le opere finanziabili affinché venga conclusa completamente l'opera di bonifica mettendo così in sicurezza il territorio. (4-15141)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, COSTANTINO, FERRARA, QUARANTA, D'ATTORRE, SCOTTO, FRATOIANNI, MELILLA, DURANTI, PIRAS, NICCHI, FAVA, ZARATTI, MARCHETTI, LUCIANO AGOSTINI, FASSINA e GREGORI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   gli effetti disastrosi degli eventi sismici che hanno coinvolto otto province delle ragioni dell'Italia centrale nelle regioni Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo, oltre che sul patrimonio artistico ed edilizio del territorio, si sono riversati anche sul comparto turistico che riveste grande importanza nell'economia di quelle aree interne;
   diverse strutture ricettive sono state lesionate, ma altre possono continuare ad erogare servizi di elevata ospitalità in assoluta sicurezza;
   per assicurare il rilancio dell'economia di quei luoghi è indispensabile evitare la chiusura di alberghi, resort, bed and breakfast e altro ed è quindi importante incentivare fin da subito le presenze turistiche;
   il settore della formazione e della convegnistica può essere un importante strumento sia per offrire occasione di lavoro alle strutture turistiche che sono in sofferenza per l'impatto anche mediatico che l'eco del sisma ha avuto provocando una rilevante diminuzione di prenotazioni e di presenze sia per dare segnali positivi della volontà degli imprenditori locali di rilancio dei territori;
   la vigente normativa prevede che le spese relative a prestazioni alberghiere e di somministrazione di alimenti e bevande sostenute dall'esercente arte o professione per l'esecuzione di un incarico e addebitate analiticamente in capo al committente possano, ma solo in parte, non soggiacere ai limiti di deducibilità dei compensi percepiti, stabiliti per le spese relative a prestazioni alberghiere e a somministrazioni di alimenti e bevande;
   sarebbero quanto mai necessarie ed opportune ulteriori misure incentivanti per favorire da subito il ritorno delle presenze nelle strutture ricettive dei territori interessati dal sisma –:
   se il Governo intenda assumere iniziative per prevedere una maggiore deducibilità delle spese relative a prestazioni alberghiere e di somministrazione di alimenti e bevande sostenute dall'esercente arte, professione o da impresa per l'attività convegnistica e di formazione professionale svolta presso strutture alberghiere e ricettive site nelle province interessate dagli eventi sismici che hanno colpito Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo a partire dal 24 agosto 2016. (5-10229)

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLTENI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   mancano pochi giorni all'avvio, in tutta Italia, del carnevale 2017 e ancora non si conosce l'entità dei contributi che gli organizzatori di manifestazioni carnevalesche riceveranno dallo Stato per l'edizione 2016;
   la denuncia arriva dall'Associazione Carnevalia, che raggruppa i maggiori Carnevali italiani: Venezia, Viareggio, Fano, Putignano, Cento, Santhià, Ivrea, Treviso, Borgosesia, Acireale, Sciacca, Manfredonia, Foiano della Chiana, San Giovanni Valdarno, Gambettola, Avola, Cantù, Castelnuovo di Sotto;
   dopo oltre 12 mesi dalla scadenza dei termini per la presentazione delle domande (7 dicembre 2015), il dipartimento del turismo ha reso noto solo l'elenco dei Carnevali ammessi al finanziamento nell'ambito del bando del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per la concessione dei contribuiti per la promozione dei carnevali storici, ma ad oggi non si conosce l'entità dei contributi che saranno destinati a ciascun organizzatore tra quelli ammessi al bando;
   il carnevale è un settore dell'industria culturale e turistica italiana che contribuisce in maniera significativa all'economia del nostro Paese sia in termini di fatturato che in termini occupazionali, un elemento di grande attrazione turistica, tra l'altro in un periodo di bassa stagione;
   gli organizzatori dei carnevali italiani sono costretti a fare, ogni anno, notevoli sforzi per avviare la programmazione delle manifestazioni, non avendo alcuna certezza sui possibili contributi a sostegno –:
   quali siano le motivazioni per le quali ad oggi, dopo un anno, non si conosce ancora l'entità dei contributi per il carnevale 2016, che saranno destinati a ciascun organizzatore tra quelli ammessi al bando emanato nel 2015;
   se siano previsti finanziamenti anche per il 2017, in quanto il progetto è da ritenersi di lungo termine come era stato annunciato, oppure se il finanziamento sia da considerarsi una tantum;
   se il Ministro intenda per il prossimo bando prevedere criteri tali da includere un numero maggiore di carnevali tra i beneficiari del contributo del bando ministeriale, specie quelli di significativa tradizione;
   se il Governo intenda assumere iniziative per riconoscere le specificità di questa attività e disciplinare questo settore con misure ed azioni stabili e consolidate che permettano allo stesso di integrarsi a pieno titolo nelle iniziative che fanno grande il settore turistico e culturale del nostro Paese. (4-15117)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   BASILIO, GRANDE, CORDA, FRUSONE, TOFALO, RIZZO e PAOLO BERNINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   in data 9 giugno 2016 si è svolto un incontro presso il CETLI NBC di Civitavecchia al quale hanno preso parte rappresentanti politici e comitati cittadini territoriali con la presenza del sottosegretario pro tempore Gioacchino Alfano, avente quale tema la prevista costruzione di un ossidatore chimico e lo stesso incontro è stato possibile solo dopo insistenti sollecitazioni di numerosi soggetti politici istituzionali e territoriali che si occupano di ambiente sulla base delle persistenti preoccupazioni delle popolazioni sul suddetto impianto;
   il Ministero della difesa, organizzando tale incontro, ha inteso confrontarsi con i citati soggetti sulle problematiche connesse all'ossidatore, ad eventuali rischi ed al piano temporale che il Ministero della difesa aveva predisposto per la sua realizzazione;
   dalla riunione è emersa la netta ed unanime contrarietà, da parte di tutti i soggetti istituzionali e non, alla costruzione dell'impianto per possibili ricadute ambientali e conseguenti implicazioni sanitarie sulla popolazione;
   durante il meeting era emersa anche la richiesta di continuare ad utilizzare gli attuali impianti, adottando i dovuti adeguamenti, per smaltire quelle armi chimiche per le quali ad oggi non è stato possibile provvedere allo smaltimento e per la distruzione delle quali il Ministero della difesa aveva considerato originariamente la necessità di ricorrere ad un ossidatore termico;
   gli interroganti ritengono che il riadattamento degli attuali impianti può presentare comunque rischi in considerazione delle particolarità e pericolosità di quei progetti per i quali il Ministero della difesa aveva ritenuto di dover avviare la costruzione di un ossidatore chimico, che si ricorda offriva, a parere della amministrazione della Difesa, la migliore soluzione tecnologica esistente per la risoluzione di tale problematica;
   il sottosegretario pro tempore Alfano, a quanto risulta agli interroganti, aveva rinviato a fine luglio 2016 un aggiornamento tra i rappresentanti politici su come il Ministero della difesa intendesse procedere e ad oggi non risulta ancora fissato alcun incontro –:
   quali siano le iniziative che il Ministro intende porre in essere rispetto al tema in questione, anche in considerazione dei citati incontri effettuati con gli esponenti politici del territorio. (5-10242)


   DURANTI, PIRAS e CARLO GALLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   a partire dal 2004 è stata istituita la figura del volontario in ferma prefissata per 1 e 4 anni, a completamento della professionalizzazione delle Forze armate;
   la ferma dei volontari – la cui ammissione avviene entro il 25esimo anno di età, tramite concorso pubblico e previa valutazione di idoneità psicofisica al servizio militare incondizionato – è annuale, rinnovabile al massimo per 2 successive rafferme e il compimento di un anno effettivo di servizio consente di partecipare ai concorsi per il reclutamento dei volontari in ferma prefissata di 4 anni (VFP4) nelle altre forze armate italiane; entro il compimento del trentesimo anno di età;
   al termine della ferma nell'Esercito, i volontari in ferma prefissata possono inoltrare domanda per i concorsi riservati per nomina in servizio permanente e transito in categoria graduati divenendo quindi militari professionisti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, oppure accedere ai concorsi nel Corpo militare della Croce rossa italiana, nella polizia di Stato, nei Carabinieri, nella Guardia di finanza, nella polizia penitenziaria e nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
   il passaggio in servizio permanente avviene attraverso un concorso a numero chiuso, per titoli maturati negli anni e per immissione. Nel caso di mancato transito, il militare VFP4 avrà diritto ad una rafferma di 2 anni, durante la quale potrà nuovamente accedere al concorso per volontario in servizio permanente prorogabile eventualmente per ulteriore ed ultima rafferma di 2 anni;
   per quanto di conoscenza, i posti disponibili per volontari in servizio permanente specialmente per quanto riguarda l'Esercito italiano – sarebbero nettamente inferiori al numero degli arruolati. Di conseguenza, moltissimi militari in ferma prefissata rischierebbero di trovarsi, dopo un lungo periodo di servizio allo Stato italiano, disoccupati e con grosse difficoltà di ricollocazione, stante le ragioni di età e di specificità esperienza lavorativa maturata, risultando di fatto veri e propri «precari» della forze armate –:
   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative immediate ed efficaci al fine di ridimensionare il suddetto «precariato» militare dell'Esercito italiano, o garantendo in misura maggiore il passaggio in servizio permanente – incrementando la disponibilità di accessi, tenendo conto del numero degli arruolati insieme alle esigenze del Ministero – o, in alternativa, ponendo in essere una piattaforma capace di assicurare il loro reinserimento anche in realtà diverse da quelle di provenienza. (5-10243)


   MOSCATT, TIDEI e MINNUCCI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   sul territorio italiano sono presenti armi chimiche risalenti a prima del 1946 che avrebbero dovuto essere distrutte entro il 31 dicembre 2012, tuttavia, ai sensi della Convenzione di Parigi del 1997, istitutiva dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, all'Italia è stata concessa una deroga temporale, per il prosieguo dell'attività della loro distruzione ed a tale fine è stato riconosciuto un contributo pari a 3.347.667 euro;
   per quanto riguarda lo smaltimento degli ordigni a caricamento speciale presenti presso il Centro tecnico logistico interforze nucleare batteriologico e chimico, tra le motivazioni che «hanno originato l'eventuale acquisizione» dell'impianto esse derivano, secondo quanto si rileva dalle risposte a diverse interrogazioni parlamentari, dal deficit tecnologico che caratterizza gli altri impianti attualmente in funzione, i quali ancorché affidabili in tema di sicurezza delle operazioni, non consentono la distruzione di tutte le tipologie di munizionamento chimico stoccato, impedendo di ottemperare pienamente agli impegni assunti con la Convenzione di Parigi;
   data la rilevante delicatezza del tema, la particolare sensibilità in materia di sostenibilità ambientale e di salute pubblica che si è sviluppata nell'area di Civitavecchia, in ragione della presenza di diversi impianti a forte impatto ambientale, sull'argomento sono stati prodotti diversi documenti di sindacato ispettivo parlamentare o di indirizzo a livello locale, nonché una significativa mobilitazione delle organizzazioni politiche presenti sul territorio e delle associazioni ambientaliste che esprimono contrarietà a soluzioni che possano comportare aggravi alle condizioni ambientali del luogo;
   è stato avviato un confronto tecnico con le istituzioni regionali e locali, nell'immediato, per l'individuazione di una soluzione di rimozione dei monoliti cementizi –:
   quali siano gli aggiornamenti relativi al suddetto confronto avviato dal Ministro interrogato. (5-10244)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRANCESCO SAVERIO ROMANO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il comma 1-bis dell'articolo 48 del decreto-legge n. 189 del 2016, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016, prevede che i sostituti d'imposta, ovunque fiscalmente domiciliati nei comuni di cui agli allegati 1 e 2 del medesimo provvedimento, a richiesta degli interessati, non devono, operare le ritenute alla fonte a decorrere dal 1o gennaio 2017 e fino al 30 settembre 2017 (cosiddetta busta pesante);
   la suindicata disposizione prevede altresì che la sospensione dei pagamenti delle imposte sui redditi mediante ritenuta alla fonte si applica per le ritenute operate sui redditi di lavoro dipendente e assimilati e sui compensi e altri redditi corrisposti dallo Stato;
   il comma 1-ter del medesimo articolo 48, indica che nei comuni di Teramo, Rieti, Ascoli Piceno, Macerata, Fabriano e Spoleto è prevista la possibilità di non operare le ritenute alla fonte in quanto riservata ai singoli soggetti danneggiati;
   al riguardo, si rileva come i singoli soggetti, che hanno subito danni nei suindicati comuni, riscontrano difficoltà interpretative connesse all'applicazione della suddetta norma, in considerazione dell'incertezza legata all'avvalersi della sospensione del credito d'imposta, se i loro sostituti d'imposta non sono fiscalmente domiciliati nei territori colpiti;
   si evidenzia altresì come la medesima norma determini ulteriori dubbi attuativi, rapportati alla residenza di un soggetto, la cui dimora risulta essere in un territorio colpito e avente pertanto il diritto all'agevolazione, con il beneficio fiscale previsto se il sostituto d'imposta, quindi il datore di lavoro, risulta fiscalmente domiciliato da un'altra parte;
   la necessità di porre in essere, opportuni chiarimenti in merito alla corretta applicazione della norma prevista al comma 1-ter dell'articolo 48 del decreto-legge n. 189 del 2016, risulta pertanto, ad avviso degli interroganti, urgente e necessario in considerazione del sostegno che si rende indispensabile nei confronti dei soggetti lavoratori residenti nei comuni di Teramo, Rieti, Ascoli Piceno, Macerata, Fabriano e Spoleto, gravemente colpiti dall'evento sismico del 24 agosto 2016 –:
   se intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito alle difficoltà interpretative esposte in premessa e se, al riguardo, non ritenga opportuno prevedere la pubblicazione di un'apposita circolare o altro provvedimento ritenuto adatto all'esigenza informativa dei diretti interessati. (5-10216)


   PAGLIA e FASSINA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   al fine di garantire l'efficacia e la continuità del quadro normativo europeo in materia di cooperazione amministrativa nella lotta all'elusione fiscale, la Commissione europea ha varato un pacchetto di misure antielusive invitando gli Stati membri ad adeguare e conformare entro l'anno 2015 i propri ordinamenti nazionali alle nuove previsioni normative;
   la principale di tali misure impone requisiti di trasparenza, prevedendo che i gruppi di imprese multinazionali forniscano annualmente, per ogni giurisdizione fiscale in cui operano, alcune informazioni rilevanti, tra cui l'ammontare dei ricavi, gli utili lordi o le perdite, le imposte sul reddito pagate e maturate, il numero di addetti, il capitale dichiarato, gli utili non distribuiti e le immobilizzazioni materiali;
   le autorità fiscali degli Stati membri, che a loro volta dovranno condividere le informazioni con gli Stati membri in cui, sulla base delle informazioni contenute nella rendicontazione stessa, le società del gruppo di imprese multinazionali sono residenti a fini fiscali, o sono soggette a imposte relativamente ad attività svolte tramite una stabile organizzazione, disporranno in tal modo di un quadro esaustivo di alcune importanti informazioni di natura fiscale relative ai gruppi multinazionali, consentendo loro di effettuare una adeguata analisi del rischio delle posizioni fiscali di tali gruppi;
   il settimanale l'Espresso ha condotto un'indagine sui bilanci di alcuni gruppi bancari, essendone venuto in possesso sulla base dell'obbligo che discende dalla suddetta normativa di pubblicazione del rendiconto dei principali dati finanziari relativi a tutti i Paesi in cui ciascun istituto di credito svolge delle attività, i cui risultati sono riportati in un articolo del 4 gennaio 2017 e dai quali emergerebbe, tra l'altro, che alcuni di essi convogliano nei paradisi fiscali quote dei loro guadagni che variano da un sesto fino alla metà del totale, i quali hanno gonfiato di profitti filiali registrate nei più aggressivi di questi paradisi, e che l'obbligo di trasparenza ha portato in alcuni casi alla chiusura di alcune filiali offshore –:
   se, anche alla luce degli elementi in possesso dell'Agenzia delle entrate, possa confermare l'esattezza dei dati su cui si fonda l'analisi del sopracitato articolo del settimanale «l'Espresso», se la situazione emersa dalla suddetta indagine sia compatibile con l'ordinamento tributario italiano e se non si intenda attivare controlli specifici in proposito. (5-10217)


   PISANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 1, comma 423, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria per il 2006) ha stabilito che «la produzione e la cessione di energia elettrica da fonti rinnovabili agroforestali effettuate dagli imprenditori agricoli costituiscono attività connesse ai sensi dell'articolo 2135, terzo comma, del codice civile e si considerano produttive di reddito agrario»;
   l'articolo 2-quater, comma 11, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81, ha integrato la citata norma aggiungendo, dopo le parole «energia elettrica», quelle «e calorica» e dopo «fonti rinnovabili agroforestali», le parole «e fotovoltaiche»;
   le imprese agricole, dunque, possono produrre energia elettrica da fonti rinnovabili agroforestali e fotovoltaiche, da considerarsi attività connessa ai sensi dell'articolo 2135 del codice civile;
   ai fini del riconoscimento del regime fiscale delle imprese agricole e dei requisiti della ruralità agli immobili oggetto di investimento, con la circolare 32/E del 2009, l'Agenzia delle entrate, recependo anche le indicazioni rese dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ha indicato i criteri e i limiti entro i quali tale attività può considerarsi connessa, individuando specifici criteri di connessione, tra cui il principio della prevalenza e limiti quantitativi di energia prodotta;
   con la successiva circolare 36/E del 2013, l'Agenzia ha ulteriormente chiarito che agli immobili ospitanti gli impianti fotovoltaici realizzati su fondi agricoli deve essere riconosciuto il carattere di ruralità quando: esiste l'azienda agricola, cioè vi sono terreni e fabbricati correlati alla produzione agricola; risulta soddisfatto uno dei requisiti oggettivi richiamati ai punti 1 e 2 del paragrafo 4 della circolare n. 32/E/2009; inoltre, a superamento della precedente circolare, ha chiarito che i terreni sui quali insistono gli impianti fotovoltaici non devono essere necessariamente ubicati nello stesso comune o in comuni confinanti dove l'imprenditore agricolo svolge l'attività principale;
   nella stessa circolare 36/E/2013, l'Agenzia delle entrate ha altresì precisato che le linee guida stabilite nella circolare per gli impianti fotovoltaici sono applicabili, per quanto compatibili, anche agli investimenti nel settore eolico –:
   tenuto conto del vigente quadro normativo, se trovi conferma la possibilità di estendere i criteri e i requisiti di connessione all'attività agricola, stabiliti nelle richiamate circolari, anche agli immobili destinati ad ospitare investimenti in impianti eolici, nell'ottica dell'incentivazione fiscale della produzione di energia elettrica mediante fonti rinnovabili. (5-10218)


   PETRINI, CARELLA, PELILLO e FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nell'ambito del ciclo integrato delle acque, alcuni comuni hanno messo a disposizione delle società pubbliche di gestione la proprietà degli impianti in seguito a convenzioni attraverso la concessione in affidamento diretto;
   Tennacola spa, società di capitali interamente pubblica, con sede in Sant'Elpidio a Mare (Falconara Marittima), che redige il bilancio adottando i principi contabili internazionali, ha iscritto in bilancio costi per interventi di manutenzione straordinaria sulle infrastrutture messe a disposizione dagli ATO (ambiti territoriali ottimali costituiti da più comuni) ed ha ritenuto di operare un ammortamento in cinque quote costanti a partire dall'esercizio in cui sono state sostenute;
   la ratio legis dell'articolo 113, comma 9, del TUEL, il quale prevede che al termine della concessione le spese non completamente ammortizzate sarebbero oggetto di rimborso da parte del soggetto subentrante, è una chiara dimostrazione del fatto che al termine del periodo di concessione possono verificarsi casi di non completo ammortamento delle spese in esame;
   l'articolo 108, comma 3, del TUIR dispone che le spese diverse da quelle per studi, ricerche e pubblicità, sostenute in più esercizi sono deducibili nel limite della quota imputabile a ciascun esercizio e quelle non capitalizzabili per effetto dei principi contabili internazionali, sono deducibili in quote costanti nell'esercizio in cui sono sostenute e nei quattro successivi;
   l'amministrazione finanziaria non ha reputato corretta la scelta effettuata dagli amministratori della società, attenendosi strettamente a criteri civilistici di imputazione e ai principi contabili dell'O.I.C. nn. 16 e 24 ripresi nella circolare n. 73/E del 1994, riprendendo di fatto a tassazione i maggiori costi dedotti «nel periodo minore tra quello di utilità futura delle spese sostenute e quello residuo della locazione tenuto conto dell'eventuale periodo di rinnovo se dipendente dal conduttore», dando per scontato che il periodo minore tra quello di utilità futura delle spese sostenute e quello residuo della locazione fosse proprio quest'ultimo;
   l'orientamento emergente dai richiamati principi contabili internazionali e quello a cui si rifà l'amministrazione finanziaria si riferisce tuttavia a casi di «locazione» di beni sui quali sono state sostenute spese di manutenzione straordinaria, laddove il caso in esame riguarda invece una situazione di concessione, per la gestione del servizio idrico integrato che è disciplinata da una lex specialis –:
   quali iniziative intenda assumere al fine di individuare una soluzione che dissolva i dubbi interpretativi e riconduca ad omogeneità i comportamenti discordanti. (5-10219)


   RICCIATTI, COSTANTINO, FERRARA, QUARANTA, D'ATTORRE, SCOTTO, FRATOIANNI, MELILLA, DURANTI, PIRAS, NICCHI, FAVA, ZARATTI, MARCHETTI, LUCIANO AGOSTINI, FASSINA e GREGORI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per gli affari regionali. — Per sapere – premesso che:
   con l'articolo 16, comma 1, della legge 7 agosto 1997, n. 266, è stato istituito il Fondo nazionale per il cofinanziamento di interventi regionali nel settore del commercio e del turismo;
   con deliberazione 23 novembre 2007, n. 125, il Cipe ha approvato le «Direttive per la semplificazione dei criteri di riparto e di gestione del cofinanziamento nazionale dei progetti strategici» di cui al citato articolo 16 alla quale ha poi fatto seguito il decreto del Ministero dello sviluppo economico n. 1203/2008;
   non tutti i programmi regionali risultano ad oggi approvati e comunque esistono economie di spesa per quelli già attuati;
   tali economie potrebbero essere destinate al sostegno delle imprese del turismo, del commercio e dei servizi delle province interessate dagli eventi sismici di agosto ed ottobre 2016 –:
   se il Governo non intenda assumere iniziative per destinare le risorse derivanti dalle economie dei programmi regionali finanziati ai sensi della legge 7 agosto 1997, n. 266, per interventi a favore delle imprese del turismo, del commercio e dei servizi delle province interessate dagli eventi sismici che hanno colpito le regioni dell'Italia centrale dal 24 agosto 2016. (5-10228)


   MINNUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   Poste Italiane, insieme ad altri collocatori, dal 2002 al 2005, ha venduto le quote di quattro fondi immobiliari (Invest Real Security, Obelisco, Europa Immobiliare 1 e Alpha), al prezzo di 2.500 euro l'una;
   negli anni successivi, i predetti fondi hanno chiuso i propri rendiconti quasi sempre in passivo, con relativa perdita degli 850 milioni di euro raccolti e divisi in oltre 340 mila quote;
   il 31 dicembre 2016, l'Invest Real Security è stato chiuso, dopo aver prorogato di 3 anni la propria vita nel tentativo di vendere al meglio i propri immobili, e nel relativo rendiconto si apprende che sarà erogato entro il 31 marzo 2017 un primo rimborso, ad oggi, di 390 euro per quota, mentre il rimborso finale complessivo, con importi comunque residuali, sarà determinato solo con la liquidazione del fondo;
   è evidente il danno subito dai risparmiatori, considerato anche il fatto che, in 13 anni, il fondo ha distribuito solo 658 euro per quota e che, a giugno 2016, quando ancora nessuno lo poteva immaginare, si sarebbe giunti alla loro liquidazione, le stesse venivano stimate per un valore di euro 1.229;
   è altrettanto evidente che il motivo del fallimento dei fondi, in quanto la stessa sorte è toccata anche agli altri, è da imputare alla crisi del settore immobiliare ed al crollo dei prezzi degli immobili stessi;
   peraltro, secondo il Regolamento di attuazione del Testo unico della finanza all'articolo 28, la Consob, insieme a Banca d'Italia avrebbe dovuto vigilare sui predetti fondi, e non sarebbero mai dovuti essere rivolti ai piccoli risparmiatori prodotti ad alto rischio sia per durata temporale medio lunga, sia per la loro difficoltà ad essere venduti –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione in cui versano i risparmiatori coinvolti nella vicenda sopra specificata, e quali siano le iniziative, per quanto di competenza, che intende assumere al fine di garantire la giusta salvaguardia degli stessi e dei loro interessi economici. (5-10253)


   BENAMATI, BERGONZI, BORGHI, COVA, DELL'ARINGA, PREZIOSI, SENALDI, TARICCO, ZANIN e PRINA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nel luglio 2016 l'Autorità bancaria europea ha sottoposto i principali istituti bancari europei agli stress test, come previsto dalla disciplina sulla vigilanza unica, i cui esiti hanno dimostrato la solidità del sistema bancario italiano nel suo insieme;
   tutte le banche italiane sottoposte alle prove di resistenza patrimoniale a uno shock esterno hanno superato i test, fatta eccezione per il Monte dei Paschi di Siena, istituto risultato particolarmente esposto agli effetti di ipotetici scenari avversi, e che ha successivamente annunciato un'operazione di rafforzamento patrimoniale;
   Monte dei Paschi di Siena (MPS) ha dunque presentato un piano di rilancio, approvato dalla Banca centrale europea (BCE), che prevedeva la cessione integrale del proprio portafoglio di crediti in sofferenza e un conseguente aumento di capitale fino a 5 miliardi di euro, assistito da un consorzio di garanzia composto da primarie banche internazionali;
   la richiamata soluzione di mercato non è andata a buon fine entro i termini previsti e, successivamente all'approvazione del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio, che disciplina un piano di intervento pubblico per la ricapitalizzazione precauzionale di MPS, il board della vigilanza della BCE ha revisionato la richiesta per l'aumento di capitale innalzandola a 8,8 miliardi di euro, comunicando formalmente tale decisione in una lettera inviata il 26 dicembre all'istituto;
   la nuova richiesta di rafforzamento patrimoniale, che nei criteri di valutazione ricorda quelle già sperimentate negli anni passati per le banche greche ricapitalizzate con risorse pubbliche, denota un atteggiamento molto rigido da parte delle autorità europee in termini di stima del rischio; le modalità di intervento da parte dell'Autorità di vigilanza appaiono inoltre agli interroganti opache e imprecise, a scapito della stabilità del sistema finanziario nazionale, a causa degli effetti sul grado di fiducia degli investitori dovuto ad una scarsa certezza del quadro di regole europee;
   altrettanto stupore destano anche le irrituali dichiarazioni, attribuite al presidente della Banca Federale di Germania, Jens Weidmann, sulla modalità di intervento dello Stato italiano e sulle presunte questioni aperte di MPS –:
   se siano stati forniti dalle autorità europee elementi chiarificatori in merito ai contenuti della lettera inviata dalla Banca centrale europea al Monte dei Paschi di Siena, in particolare su quali siano stati i parametri e i criteri sulla base dei quali si è deciso di innalzare di 3,3 miliardi di euro il livello di aumento di capitale richiesto;
   se vi siano margini di revisione al ribasso della cifra di 8,8 miliardi di euro richiesta per la procedura di ricapitalizzazione precauzionale, sulla base del nuovo piano industriale che verrà proposto alla Bce e alla direzione generale competitività della Commissione europea;
   quale sia l'orientamento del Governo in merito alle dichiarazioni rilasciate alla stampa dal presidente della Bundesbank. (5-10254)


   D'OTTAVIO, CARRA, ALBINI e TERROSI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   i cittadini italiani stanno seguendo le vicende legate alla sorte di alcuni istituti bancari con evidente preoccupazione;
   il decreto «salva-risparmio», varato dal Governo, che prevede un intervento dello Stato per 20 miliardi di euro, sta per cominciare l’iter di conversione in legge;
   l'attenzione principale è rivolta alla situazione del Monte Paschi di Siena, banca antica e gloriosa che con spericolate operazioni di credito è stata portata a condizioni fallimentari, in particolare con la concessione di crediti a debitori insolventi;
   si è preso atto anche delle considerazioni del presidente dell'ABI che ha ritenuto, ai fini della divulgazione dei nomi dei debitori, che non ci fossero problemi legati alla privacy –:
   se non si ritenga opportuno, soprattutto a fronte di un intervento di sostegno con risorse pubbliche, assumere ogni iniziativa di competenza per rendere noti i nomi dei debitori. (5-10255)

Interrogazione a risposta scritta:


   VARGIU. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   sino a qualche anno fa, a Cagliari, la consegna delle raccomandate inesitate avveniva presso i locali di via Malta, retrostanti lo stabile della sede centrale delle Poste cagliaritane, in piazza del Carmine;
   tale sede appariva sicuramente adeguata, in quanto collocata in luogo non decentrato, facilmente raggiungibile da qualsiasi punto della città sia a piedi, che con mezzo pubblico o privato;
   da qualche tempo, invece, la consegna della posta raccomandata inesitata è stata spostata nella sede degli uffici postali decentrati di via Simeto, assolutamente periferici e non raggiungibili con il mezzo pubblico;
   tale spostamento crea gravi disagi ai cagliaritani, in particolar modo a coloro che non posseggono un proprio mezzo privato e ai soggetti anziani che, peraltro, sono spesso gli unici che possono assoggettarsi alle lunghe code di attesa, che diventano ancora più sgradevoli in tale sede periferica;
   l'abbandono dell'attività di consegna precedentemente localizzata nei locali di Via Malta ha inoltre determinato il completo abbandono di tale sede, che è circondata da una piazzetta interna, protetta da un muro e da una cancellata metallica;
   per effetto della cessazione di ogni frequentazione da parte dell'utenza, gli spazi circostanti gli uffici di via Malta sono diventati una sorta di «terra di nessuno», che è diventata una vera e propria discarica di varia immondezza in pieno centro cittadino, utilizzata come latrina puzzolente a cielo aperto dai peggiori frequentatori della vicina piazza del Carmine;
   tale situazione appare intollerabile sotto il versante del decoro e dell'igiene pubblica e trova l'amministrazione comunale impossibilitata ad intervenire a causa della proprietà privata (Poste italiane s.p.a) di tali spazi urbani;
   Poste italiane s.p.a. ha nel Ministero dell'economia e delle finanze l'azionista di maggioranza e nel Ministero dello sviluppo economico l'istituzione che ne esercita la sorveglianza per i profili legati al servizio universale –:
   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno assumere iniziative perché Poste Italiane riposizioni immediatamente il principale servizio di consegna delle raccomandate inesitate della città di Cagliari negli uffici centrali delle Poste di via Malta, sicuramente più funzionali e accessibili all'utenza rispetto all'attuale, nuova sede di via Simeto;
   se non ritengano opportuno intervenire presso Poste s.p.a perché questa provveda per quanto di competenza a sanare comunque e immediatamente la situazione di degrado degli spazi all'aperto, prospicienti gli uffici abbandonati di via Malta, rimuovendo i pregiudizi dell'attuale situazione, indecorosa per la città e pericolosa per la stessa salute dei cittadini.
   (4-15121)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   BUSINAROLO e COZZOLINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il sito Dagospia.com pubblica in data 12 ottobre 2016 un articolo che ripercorre la vicenda del giudice Cecilia Carreri a partire dal 22 giugno 2002, quando rifiutò l'archiviazione del fascicolo 1973/01 «a carico di Zonin Giovanni e altri», aperto per truffa, false comunicazioni sociali e conflitto d'interessi nell'ambito dell'inchiesta sulla Banca popolare di Vicenza; l'allora presidente della Bpvi, Giovanni Zonin, è oggi indagato per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza dopo che 118.000 soci hanno perso 6,5 miliardi;
   come riportato dal sito, nonostante la consulenza tecnica del perito della procura, Marco Villani, ricostruisse tutti i passaggi delle transazioni sospette, il procuratore capo Antonio Fojadelli chiese l'archiviazione;
   Carreri invece, colpita proprio da quella perizia, scrisse: «Le indagini dimostrano fatti e comportamenti molto gravi. Da queste emergono una continua commistione tra interessi istituzionali della Bpvi e interessi personali o societari del tutto estranei». Quanto al buco sui derivati, il giudizio è netto: «Le perdite erano ingenti, vi erano elevati rischi speculativi, il danno dei soci evidente». A quel punto, la decisione della Carreri fu: imputazione coatta per il presidente della Bpvi;
   più volte il procedimento sarà archiviato e impugnato dalla procura di Venezia, giungendo all'udienza preliminare di appello (2009), che sfocia in una nuova sentenza di non luogo a procedere per Zonin, «nonostante appaia innegabile che le condotte delineino un conflitto di interesse tra gestore e istituto di credito amministrato»;
   come descritto da Dagospia.com, il gip Carreri, nel frattempo, «viene sommersa di fascicoli e isolata dai colleghi», affronta inoltre vari problemi familiari e di salute, fino al procedimento penale per truffa ai danni dello Stato, che la portano a rassegnare le dimissioni, prima che il sinedrio dei magistrati emetta la sua sentenza. Una sentenza che nel 2009 porta l'allora vicepresidente del Csm Nicola Mancino, a scrivere alla Carreri: «Posso comprendere le ragioni della sua amarezza per essere diventata un capro espiatorio»;
   dopo le dimissioni, la Carreri vince tutte le sue battaglie penali, a cominciare dalle accuse di assenteismo e truffa ai danni dello Stato;
   l'ultima udienza del suo ricorso al Tar contro il Ministero della giustizia e il CSM che hanno ignorato due lettere di revoca delle dimissioni è prevista nei prossimi giorni –:
   quali siano i motivi che hanno portato il Ministero della giustizia ad opporsi al ricorso al Tar del Lazio, con il quale l'ex Gip ha chiesto di veder riconosciuta la revoca delle proprie dimissioni presentate in totale stato di prostrazione. (5-10234)


   DANIELE FARINA, MELILLA, MARTELLI e SANNICANDRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la delicata questione dei «precari della giustizia», oggetto già di numerose interrogazioni parlamentari e ordini del giorno da parte degli interroganti – ultimo atto dei quali, l'ordine del giorno 9/3954-A/3, accolto dal Governo pro tempore come raccomandazione, cui non è stato dato seguito – ancora non ha trovato un'adeguata soluzione;
   trattasi di tirocinanti che da 7 anni prestano in maniera continuativa il proprio lavoro nelle cancellerie alle dipendenze del Ministero della giustizia (attraverso contratti di tirocinio formativo reiterati di anno in anno) apportando un contributo notevole, in quanto sopperiscono alla cronica carenza di organico del settore della giustizia, pure molto indietro circa lo smaltimento dell'arretrato;
   presidenti di corti d'appello, di tribunale, nonché il presidente della Corte di Cassazione hanno incoraggiato il Ministro della giustizia a valorizzare in maniera fattiva il percorso in tal modo svolto per lo più da lavoratori in mobilità, cassaintegrati, disoccupati o inoccupati;
   a fronte di 9000 addetti in meno negli uffici giudiziari, desta perplessità e preoccupazione che con il progetto «ufficio del processo» si sia avviata una selezione di appena 1100 tirocinanti, lasciandone fuori circa 1400, e tutto ciò a parità di competenza e durata della formazione;
   non è apparso, del pari, equo che, in riferimento al concorso per assistenti giudiziari, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 22 novembre 2016, mentre ai tirocinanti dell'ufficio del processo sono stati accordati ben 6 punti preferenziali, agli altri 1400 è stato assegnato un solo punto;
   non ultimo, è stata accordata la preferenza ai candidati più giovani (ex articolo 9 del bando del concorso), a fronte invece del fatto che la maggioranza dei tirocinanti sono disoccupati ultracinquantenni e con maggiori difficoltà di reinserimento nel mondo lavorativo;
   eppure diverse potrebbero essere le soluzioni da mettere in campo, alcune delle quali proposte al Ministro della giustizia anche dalla FpCgil, quali le assunzioni per la figura di operatore giudiziario F1, ex articolo 35 della legge 165 del 2001, anche in combinato disposto con l'articolo 3, commi 1, 3 e 10, del decreto-legge 90 del 2014, convertito dalla legge 114 del 2014, in funzione di assunzioni a tempo determinato per programmi di smaltimento dell'arretrato, come l'applicazione dell'articolo 16 della legge 56 del 1987, ovvero mediante selezione pubblica per titoli e prove da effettuarsi tramite i centri per l'impiego –:
   in quali modi il Ministro interrogato ritenga di poter consentire che siano ricollocati professionalmente, nel più celere tempo possibile, tutti i 2500 tirocinanti del comparto della giustizia. (5-10235)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, COSTANTINO, FERRARA, QUARANTA, D'ATTORRE, SCOTTO, FRATOIANNI, MELILLA, DURANTI, PIRAS, NICCHI, FAVA, ZARATTI, MARCHETTI, LUCIANO AGOSTINI, FASSINA e GREGORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   a seguito dei drammatici eventi sismici che di recente hanno colpito l'Italia centrale, la casa circondariale di Camerino è stata evacuata ed il personale, così come i detenuti, sono stati temporaneamente trasferiti ad altre sedi;
   alcuni dipendenti del comparto Ministeri e della polizia penitenziaria, residenti nei comuni del cosiddetto «cratere», sono stati inviati provvisoriamente in missione presso gli istituti penitenziari di Fermo e Porto San Giorgio e costretti a percorrere ogni giorno circa 150 chilometri per raggiungere i luoghi di lavoro;
   accade inoltre che i lavoratori in questione, a proprie spese, utilizzino mezzi privati per raggiungere i luoghi di lavoro, in quanto se si avvalessero dei mezzi pubblici impiegherebbero circa due ore per percorrere il tragitto casa-lavoro –:
   se il Governo non intenda procedere, nei modi e nelle forme che riterrà più opportune, alla assegnazione temporanea dei dipendenti del comparto Ministeri e della polizia penitenziaria della casa circondariale di Camerino presso istituti penitenziari e/o, qualora possibile, anche presso altre amministrazioni statali più vicini alla loro residenza e ai loro nuclei familiari. (5-10227)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RICCIATTI, DANIELE FARINA, SANNICANDRO, FRATOIANNI, ZARATTI, MELILLA, FOLINO, SCOTTO, DURANTI, D'ATTORRE, QUARANTA, PIRAS, NICCHI, COSTANTINO, FASSINA, GREGORI, MARTELLI e MARCON. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   a seguito degli eventi sismici che hanno interessato il Centro Italia, a partire dall'agosto 2016, si sono rese necessarie iniziative del Governo volte ad affrontare l'emergenza e pianificare un percorso di ricostruzione delle aree interessate;
   a seguito del sisma, numerose sono le attività di carattere economico e professionale duramente colpite e a rischio sopravvivenza, nonché le attività di natura pubblica che risultano essere significativamente compromesse;
   tra queste, di particolare delicatezza per natura e funzione svolta, vi è quella giurisdizionale che ha subito, a seguito degli eventi sismici richiamati, un sensibile «congelamento» nelle aree terremotate;
   il decreto-legge n. 189 del 2016 rubricato «Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016», pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 244 del 18 ottobre 2016 e convertito, con modificazioni dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229 (in G.U. 17 dicembre 2016, n. 294), prevede all'articolo 49 una serie di misure in ordine all'attività giurisdizionale nelle aree colpite dal sisma in materia di «Termini processuali e sostanziali. Prescrizioni e decadenze. Rinvio di udienze, comunicazione e notificazione di atti»;
   in particolare, al comma 1 viene sancito che: «Fino al 31 maggio 2017, sono sospesi i processi civili e amministrativi e quelli di competenza di ogni altra giurisdizione speciale pendenti alla data del 24 agosto 2016 presso gli uffici giudiziari aventi sede nei Comuni di cui all'allegato 1, ad eccezione delle cause di competenza [...]»;
   allo stesso modo il comma 3 prevede che «Sono rinviate d'ufficio a data successiva al 31 maggio 2017, le udienze processuali civili e amministrative e quelle di competenza di ogni altra giurisdizione speciale in cui le parti o i loro difensori, purché la nomina sia anteriore al 24 agosto 2016, erano residenti o avevano sede nei Comuni di cui all'allegato 1, alla data del 24 agosto 2016. È fatta salva la facoltà dei soggetti interessati di rinunciare espressamente al rinvio.»;
   il congelamento dei processi civili ed amministrativi rischia di segnare una brusca battuta di arresto per le attività professionali degli avvocati che, oltre a svolgere una funzione costituzionalmente rilevante, hanno rilievo anche in qualità di attività economiche –:
   se il Ministro interrogato non intenda promuovere iniziative di carattere normativo volte a una modifica dell'articolo 49 del decreto-legge n. 189 del 2016, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, che preveda l'introduzione di un meccanismo di discrezionalità delle parti processuali sulla scelta di valersi o meno della sospensione, al fine di consentire una, sia pur parziale, ripresa dell'attività giurisdizionale;
   se non intenda, in alternativa, chiarire quali iniziative di competenza intenda adottare per consentire alla classe forense, operante nei territori terremotati, di riprendere l'attività professionale. (4-15127)


   SPESSOTTO, DE LORENZIS, NICOLA BIANCHI, CARINELLI e PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 333 del codice di procedura penale, disciplina la denuncia da parte di privati, prevedendo che, ogni persona che abbia notizia di un reato perseguibile di ufficio possa farne denuncia, presentando tale denuncia oralmente o per iscritto, personalmente o a mezzo di procuratore speciale, al pubblico ministero o a un ufficiale di polizia giudiziaria;
   in data 13 dicembre 2016, la prima firmataria del presente atto ha inviato tramite la propria casella di posta certificata PEC un esposto alla procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Venezia;
   a tale tentativo di invio, è seguita la risposta del funzionario giudiziario della procura, con cui la prima firmataria del presente atto veniva informata che tale forma di comunicazione non poteva essere accettata in via telematica, in base alle disposizioni emanate da parte del procuratore della Repubblica Delpino, con cui viene negata ai privati la possibilità di trasmissione di atti mediante posta certificata o posta elettronica;
   in particolare, il procuratore richiama in tale avviso pubblico, la sentenza n. 18235 del 28 gennaio 2015 in base alla quale nel processo penale non sarebbe consentito alle parti private effettuare comunicazioni e notificazioni mediante l'utilizzo della posta elettronica, anche se certificata, per l'invio delle loro istanze, sebbene, nel caso in esame, la presentazione di un esposto non sembri rientrare, ad avviso dell'interrogante, all'interno della fattispecie del «processo penale» –:
   se il Ministro interrogato possa chiarire se sia o meno possibile, allo stato attuale, trasmettere notizie di reato o seguiti a mezzo di posta elettronica certificata, e, in caso contrario, se non intenda assumere iniziative, anche normative, al fine di consentire ai cittadini di utilizzare tale mezzo di posta certificata anche per presentare esposti o denunce.
   (4-15142)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   LOSACCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   ha suscitato grande scalpore nonché giustificata indignazione la fotografia divenuta «virale» in rete e riportata da tutti i mezzi di informazione locale e nazionale concernente il transito del treno lungo la tratta del «Nord Barese» «Andria-Corato» con il passaggio a livello alzato presso la periferia di Bari Santo Spirito;
   la tratta è la stessa della tragedia del 12 luglio 2016 nella quale morirono 23 persone e rimasero feriti circa 50 passeggeri;
   l'interrogante ha apprezzato l'impegno del Governo pro tempore ribadito anche nell'ambito della informativa, resa in Parlamento, che seguì a quel tragico incidente di voler innalzare gli standard di sicurezza di una tratta importantissima e di grande rilevanza per la mobilità del comprensorio territoriale in questione;
   occorre tuttavia verificare perché accadono simili inconvenienti e a che punto è la road map per l'innalzamento dei livelli di sicurezza;
   quella foto testimonia che c’è ancora molto lavoro da fare –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere celermente al fine di innalzare i livelli di sicurezza della tratta in questione per il rispetto che si deve alle vittime del 12 luglio 2016 e per i pendolari che quotidianamente frequentano suddetta linea ferroviaria. (3-02693)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   REALACCI e BORGHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   come si evince da articoli più volte apparsi sulla stampa nazionale l’eliski è una pratica dello sci fuoripista e «freeride» che utilizza come mezzo di risalita l'elicottero. Si tratta di un'attività vietata e limitata in un tutti i Paesi alpini, ad eccezione dell'Italia, perché ritenuta «rischiosa» e «non adatta alle Alpi per ragioni ambientali» dalla Commissione internazionale per la protezione delle Alpi, la «CIPRA»;
   più precisamente, le attività di eliski sono interdette in Germania, Slovenia e Liechtenstein. Anche in Francia vige un divieto generalizzato che però viene spesso aggirato;
   in Austria è consentito unicamente nella regione dell'Arlberg. In Svizzera la legge consente l'atterraggio su una quarantina di siti;
   dal punto di vista della sicurezza, oltre al rischio derivato dal possibile distacco di valanghe causato dai rotori o dall'azione degli sciatori depositati su pendii in quota, vette o crinali potenzialmente instabili, si deve considerare un'elevazione del rischio dovuto al fatto che chi pratica eliski non ha la possibilità di testare le condizioni della neve durante la salita ignorando così i pericoli insiti nelle condizioni del manto nevoso. Il volo di elicotteri a bassa quota, così come il decollo e l'atterraggio, concorre poi in modo significativo al disturbo della fauna alpina in un periodo dell'anno, quello invernale o di inizio primavera, in cui certe specie sono già messe a dura prova dai rigori del clima;
   più recentemente, il comune di Balme, in provincia di Torino, ha scelto di essere il paese dove vivere esperienze di frequentazione della montagna dolce e silenziosa, e non il borgo alpino degli elicotteri. Per questo il piccolo centro di Balme, nelle valli di Lanzo, a inizio dicembre 2016 impegnato, a non autorizzare sul suo territorio la pratica dell’eliski e l'utilizzo – sia d'inverno che d'estate – di altri mezzi motorizzati come quad, moto, fuoristrada e motoslitte affinché si possa offrire al turista un contatto più genuino ed autentico con la natura, nel rispetto delle fragilità dell'ambiente alpino –:
   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative, considerato quanto già deciso da altri Paesi in Europa, al fine di ottemperare alle indicazioni date dalla Commissione internazionale per la protezione delle Alpi, in modo tale da estendere il divieto di eliski, ad eccezione delle aviosuperfici autorizzate, su tutto l'arco alpino del territorio italiano a tutela dell'ambiente e della sicurezza delle persone e delle cose. (5-10245)


   MATARRESE, DAMBRUOSO, VARGIU e PIEPOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   le condizioni meteorologiche avverse che hanno interessato la Puglia dal 5 gennaio 2017 ad oggi, con intense nevicate e gelate, sono state ampiamente previste dalla protezione civile con puntuali allerta meteo nei giorni precedenti;
   le nevicate dei giorni 5, 6, 7 ed 8 gennaio 2017 hanno causato gravi problematiche di viabilità e di sicurezza per gli automobilisti sulla rete stradale statale e autostradale pugliese soprattutto nell'area della Murgia. Molti centri abitati delle zone di Altamura, Ruvo di Puglia, Spinazzola, Terlizzi, Gioia del Colle, Acquaviva delle Fonti, Cassano, Santeramo e Ginosa sono rimasti isolati a causa di diverse interdizioni al traffico;
   sono molte le imprese agricole ed industriali delle aree interessate dalla nevicata che sono rimaste completamente isolate e non hanno potuto utilizzare il trasporto delle merci su gomma con conseguenti e gravi ricadute economiche;
   pur riconoscendo l'impegno ed il lavoro svolto dagli operatori e dagli enti preposti per far fronte a molteplici situazioni di emergenza, sembrerebbe che il sistema organizzativo non sia sempre in grado di prevenire le criticità e di risolvere i problemi causati dalle intense nevicate, nonostante siano state previste in largo anticipo dagli allerta meteo della protezione civile;
   sembrerebbe rilevarsi una insufficiente dotazione di mezzi e di personale che possa far fronte alle sempre più numerose emergenze denunciate sia dai privati che dai sindaci dei comuni interessati, tanto che il presidente della regione Puglia ha annunciato l'impiego dell'Esercito con propri mezzi e personale;
   ad ulteriore riprova della insufficienza di mezzi e di personale per far fronte alle esigenze in essere, il presidente di Coldiretti Puglia, in data 6 gennaio 2017, ha chiesto agli agricoltori di mettere a disposizione dei comuni maggiormente colpiti i trattori, da utilizzare come spalaneve, e gli spandiconcime, da usare come spargisale, per impiegarli sulle strade rurali, interpoderali, nei centri urbani e sulle strade statali –:
   se il sistema organizzativo preposto alla gestione della rete stradale statale e autostradale della Puglia, tenuto anche conto del tempo non breve di preavviso della previsione meteorologica, sia stato dotato di mezzi e personale in numero adeguato a far fronte alle tante gravi criticità, se siano state poste in essere le azioni necessarie in via preventiva e, in caso negativo, quali iniziative di competenza intenda adottare per potenziare i sistemi di prevenzione e di soccorso. (5-10246)


   MANNINO, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e VIGNAROLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   sulla Gazzetta Ufficiale serie generale n. 277 del 26 novembre 2016 – supplemento ordinario n. 52 – è stato pubblicato il decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 222, recante «Individuazione di procedimenti oggetto di autorizzazione, segnalazione certificata di inizio di attività (SCIA), silenzio-assenso e comunicazione e di definizione dei regimi amministrativi applicabili a determinate attività e procedimenti, ai sensi dell'articolo 5 della legge 7 agosto 2015, n. 124»;
   il suddetto decreto provvede alla precisa individuazione delle attività oggetto di procedimento, anche telematico, di comunicazione o segnalazione certificata di inizio di attività (SCIA) o di silenzio-assenso, nonché quelle per le quali è necessario il titolo espresso e introduce le conseguenti disposizioni normative di coordinamento;
   il sopra citato provvedimento – che entrerà in vigore l'11 dicembre 2016 – stabilisce, tuttavia, all'articolo 6, comma 2, che «le regioni e gli enti locali si adeguano alle disposizioni del presente decreto entro il 30 giugno 2017»;
   questa disposizione – che, così come è formulata, appare idonea ad introdurre una sorta di regime transitorio (da considerarsi quasi di carattere innovativo) relativo all'applicazione delle norme contenute nel decreto – sembrerebbe essere suscettibile di una interpretazione secondo la quale sarebbe consentita alle regioni ed agli enti locali, fino al 30 giugno 2017, la facoltà di disciplinare le attività sopra descritte sia con le nuove che con le vecchie norme, senza che siano specificamente individuate e definite le modalità di applicazione sia delle une che delle altre;
   si ritiene, in buona sostanza, che il tenore letterale della norma de quo sia tale da non poter garantire una uniforme ed ordinata transizione tra il nuovo impianto normativo dettato dal decreto n. 222 del 2016 e le attuali discipline regionali e comunali in materia edilizia; tale norma sarebbe, infatti, in grado di ingenerare – nelle more dell'adeguamento che dovrà essere messo in atto dalle regioni e dagli enti locali – confusione e diverse problematiche di natura applicativa sulla disciplina da adottare per ciascun caso specifico –:
   se non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza per chiarire l'efficacia e la portata applicativa della disposizione di cui all'articolo 6, comma 2, del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 222, al fine di realizzare un'adeguata armonizzazione tra la nuova disciplina nazionale in tema di segnalazione certificata di inizio di attività e le attuali norme regionali e comunali in materia edilizia. (5-10247)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SPESSOTTO, DE LORENZIS, NICOLA BIANCHI e PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con la recente delibera della sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato n. 15/2016/C, a Corte dei conti ha denunciato numerose criticità inerenti l'attuazione del piano ministeriale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica;
   sebbene la realizzazione delle reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli elettrici nel territorio nazionale costituisca, secondo l'Unione europea, obiettivo prioritario e urgente, la Corte rileva ritardi per quanto attiene sia all'approvazione del piano nazionale, intervenuta con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 settembre 2014 (con un ritardo di circa un anno e mezzo rispetto al termine stabilito dall'articolo 17-septies del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 134.), sia alla sua realizzazione, denunciando l'assenza di un adeguato numero di centraline di per le auto elettriche su tutto il territorio nazionale;
   esponendo gli esiti del monitoraggio effettuato sull'attività del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la Corte ha rilevato come, su 50 milioni di euro stanziati in tre anni per la costruzione di centraline di ricarica – 20 milioni nel 2013, 15 milioni nel 2014 e altri 15 milioni nel 2015 – ne siano stati spesi ad oggi solo poco più di 6 mila;
   l'unica somma che è stata effettivamente impiegata e che è andata al Poligrafico dello Stato, quella pari a 6286,28 euro, occorsi per la pubblicazione del bando indetto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale in data 22 luglio 2013, per il finanziamento di progetti di più immediata realizzazione, a norma del comma 10 dell'articolo 17-septies del decreto-legge n. 83 del 2012;
   in particolare, la Corte denuncia come, a seguito dell'emanazione del suddetto bando ministeriale, siano stati assegnati, a seguito di apposita selezione, 4,54 milioni per 19 progetti di regioni e province, fondi che non risultano però essere mai stati erogati; solo nel maggio 2016, sottolinea la Corte dei conti, «hanno avuto corso le convenzioni con le Regioni che in alcuni casi non risultano ancora stipulate», mentre gli altri interventi previsti dal piano – oltre quelli di immediata e urgente realizzazione – non sono neppure alla stato iniziale, mancando ancora gli accordi di programma con le regioni;
   i 1.700 punti di ricarica presenti sul territorio nazionale sono stati attivati tutti per iniziativa dei privati, mentre mancano quelli che il piano ministeriale per le centraline, aggiornato nell'aprile del 2016, aveva previsto entro il 2020: 150 stazioni in autostrada, 150 stradali e 150 tra porti, aeroporti e parcheggi, che al momento non sono state realizzate;
   la Corte dei conti conclude la sua delibera raccomandando al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di «accelerare al massimo» i tempi di attuazione del piano, di puntare sulle centraline di tipo « fast» che permettono di ricaricare in trenta minuti, di monitorare «l'avanzamento dei progetti appena avviati e di dare impulso all'impiego delle risorse stanziate nel Bilancio dello Stato ma che non sono state ancora concretamente utilizzate». Per quanto attiene ai profili di trasparenza, la Corte raccomanda infine al Ministero di rendere funzionante al più presto la piattaforma informativa nazionale, che progettava di realizzare all'interno del Portale dell'automobilista –:
   alla luce delle recenti osservazioni critiche della Corte dei Conti di cui in premessa, quali urgenti iniziative, e con quali tempistiche, il Ministro interrogato, intenda adottare al fine di rendere finalmente operativo il piano infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica, assicurando livelli minimi e uniformi di accessibilità del servizio di ricarica su tutto il territorio nazionale.
(5-10213)


   BATTAGLIA e BRUNO BOSSIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la società Alitalia al netto delle sue attuali vicende societarie ha deciso in maniera unilaterale di sospendere a partire dal 1o febbraio 2017 i propri collegamenti per quanto riguarda i voli da e per l'aeroporto «Tito Minniti» di Reggio Calabria;
   Alitalia è l'unica compagnia che vola da e per Reggio Calabria e, conseguentemente, significa che la sospensione dei voli di fatto decreta la chiusura di suddetto aeroporto;
   relativamente all'aeroporto di Reggio Calabria esistono vicende che necessitano di un indispensabile chiarimento anche in riferimento alla società di gestione e alle procedure che Enac ha avviato per selezionare il nuovo soggetto gestore dopo la fallimentare attività di Sogas;
   Reggio Calabria è città metropolitana e ha un bacino di utenza che non può essere privato collegamenti aerei con il resto del Paese, considerata la già critica condizione di gap infrastrutturale –:
   se e quali iniziative di competenza il Ministro intenda attivare al fine di scongiurare suddetta sospensione dei voli da parte di Alitalia e se non ritenga opportuno convocare in tempi rapidi una riunione istituzionale con tutti i soggetti interessati finalizzata a garantire la piena funzionalità dell'aeroporto di Reggio Calabria. (5-10214)


   COVELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   Trenitalia con la riduzione della percorrenza lungo la tratta Roma-Paola ha voluto dare una risposta alle attese di un comprensorio per collegamenti ferroviari maggiormente rispondenti alle esigenze dei viaggiatori;
   la stazione di Paola di fatto è il collegamento alla tratta tirrenica della città capoluogo di Cosenza e quindi interessa moltissimi viaggiatori;
   purtroppo, gli orari di coincidenza da Paola per Cosenza compromettono il suddetto risparmio di tempo;
   ad esempio, con il Frecciargento 8353 in partenza da Roma Termini alle 17,30 si giunge a Paola, da orario ufficiale, alle 20,32 e cioè in 3 ore e 2 minuti;
   da Paola per raggiungere Cosenza è prevista una coincidenza alle 20,40, cioè 8 minuti dopo l'arrivo in stazione del Frecciargento, e che vede l'arrivo nella città capoluogo alle 21,02;
   purtroppo, il Frecciargento spesso accumula ritardi seppur minimi che impediscono l'utilizzo di questa coincidenza per i viaggiatori diretti a Cosenza costringendoli ad attendere il successivo treno il cui orario di partenza è previsto alle 21,27, cioè un'ora dopo;
   lo stesso ragionamento va fatto per il Frecciabianca in partenza da Roma Termini alle 13,56 e in arrivo a Paola alle 18,18 con la coincidenza per Cosenza alle 18,27 e che, in caso di ritardo invece vede i viaggiatori costretti a partire alle 19,27;
   tali irrazionalità, ad avviso dell'interrogante, compromettono l'utilità del servizio di trasporto ferroviario e allontanano l'utenza –:
   se il Ministro non intenda, nell'ambito delle sue competenze e in relazione al contratto di esercizio con Trenitalia, verificare tali incongruenze e promuovere meccanismi di flessibilità in grado di rapportare in maniera più efficace gli orari dei collegamenti da Paola a Cosenza rispetto all'arrivo dei treni provenienti da Roma, affinché davvero il risparmio di tempo possa essere effettivo per i viaggiatori diretti a Cosenza. (5-10215)


   LUIGI GALLO, SIMONE VALENTE, NICOLA BIANCHI, LOREFICE, MICILLO e MARZANA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 2006, n. 231, come modificato dal decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 151, dispone che «i cittadini italiani o comunitari, di età non inferiore ai sedici anni [...] in possesso dei requisiti stabiliti dall'articolo 119 del codice della navigazione, che intendono avvalersi dei servizi di collocamento per l'arruolamento della gente di mare, sono inseriti a cura dell'ufficio di collocamento di cui all'articolo 5, comma 1, del luogo del loro domicilio, in una sezione speciale dell'elenco anagrafico dei lavoratori, di cui agli articoli 4 e 7 del decreto del Presidente della Repubblica 7 luglio 2000, n. 442»;
   allo stato attuale, nelle more dei decreti attuativi del suddetto decreto del Presidente della Repubblica, non è ancora stata istituita un'anagrafe nazionale della gente di mare (SIGEMAR) informatizzata ed efficiente e, per quanto concerne il collocamento dei lavoratori marittimi, si applica il decreto del Ministro della Marina mercantile 13 ottobre 1992, n. 584, seppur abrogato, il quale prevede istituti quali la chiamata numerica, il turno generale, il rilascio dei buoni di imbarco e il relativo contributo economico;
   sebbene il decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 71, abbia ridefinito la disciplina riguardante i requisiti minimi di formazione della gente di mare al fine di assicurare che i lavoratori marittimi ricevano una formazione conforme ai requisiti richiesti dalla STCW e siano in possesso dei relativi certificati, il testo unico delle imposte sui redditi, decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, non prevede la deducibilità delle spese sostenute per la partecipazione alle spesso onerose attività obbligatorie per il raggiungimento o per il rinnovo di tali certificati;
   in base al decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 25 luglio 2016 (Gazzetta Ufficiale n. 183 del 6 agosto 2016), tra i requisiti per il rilascio delle certificazioni per gli iscritti alla gente di mare ai sensi della convenzione STCW, è necessario dimostrare di aver effettuato dodici mesi di navigazione nella veste della figura professionale di riferimento, pena il declassamento del titolo professionale;
   infine, la legge di bilancio 11 dicembre 2016, n. 232, ha introdotto un «anticipo finanziario a garanzia pensionistica» (cosiddetto Ape) per 11 tipologie di lavoro definite «gravose», tra le quali non è menzionato il lavoro marittimo;
   nessun beneficio è riservato a tutela dei lavori marittimi neanche per quanto concerne le tipologie di lavori usuranti riconosciute dall'Inps –:
   se non ritenga opportuno e quanto mai urgente promuovere una serie di iniziative normative finalizzata a:
    a) istituire un'anagrafe nazionale della gente di mare (SIGEMAR) informatizzata ed efficiente ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 2006, n. 231, così da rispettare le peculiarità del lavoro e del collocamento dei marittimi;
    b) rendere totalmente deducibili le spese sostenute dalla gente di mare per la propria formazione, in conformità ai requisiti richiesti dalla STCW;
    c) rivedere i requisiti per il rilascio delle certificazioni per gli iscritti alla gente di mare ai sensi della Convenzione STCW, al fine di non discriminare quanti, per motivi diversi, non hanno effettuato dodici mesi di navigazione negli ultimi cinque anni;
    d) ai fini pensionistici, considerare quello dei marittimi una tipologia di lavoro usurante di cui al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67. (5-10225)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALESE, MARTI, CAPONE e MASSA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 12 giugno 2016, dopo mesi di sollecitazioni ed una mobilitazione senza precedenti da parte di opinione pubblica, stampa, istituzioni e interi settori produttivi della Puglia e del Salento, nonché in seguito a riunioni e impegni precisi da parte di Governo e regione Puglia, Trenitalia ha finalmente inserito nel suo orario invernale, anche se solo nei fine settimana, i collegamenti Milano-Lecce a bordo dei treni veloci Frecciarossa, inizialmente in via sperimentale nel periodo estivo;
   alla luce della grande richiesta di mercato e dell'alto gradimento degli utenti, il 2 dicembre 2016 Trenitalia aveva confermato il collegamento anche nell'orario invernale, tanto che dal Salento era arrivato un plauso per tale scelta, con la richiesta di estendere il collegamento anche agli altri 5 giorni della settimana;
   nella giornata del 9 gennaio 2017, si è appreso da fonti ufficiose della decisione di Trenitalia di cancellare improvvisamente il collegamento a partire dal prossimo 15 gennaio, senza preavviso e senza motivo. E, in effetti, dal sito internet della società risulta che a partire da quella data, il Frecciargento non arriverà più a Lecce, ma si fermerà a Bari;
   il «dietrofront» di Trenitalia appare davvero immotivato specie se si considera che nel periodo in cui il collegamento è stato attivo, i posti erano quasi sempre esauriti, il che esclude che alla base della decisione possano esserci ragioni di mercato;
   all'epoca della istituzione del collegamento, numerose furono le riunioni istituzionali sul tema, durante le quali il Governo e la regione Puglia, ciascuno nelle proprie competenze e per la propria parte, assicurarono un impegno concreto anche per garantire la sostenibilità finanziaria del collegamento che, lo si ricorda, riguarda tre province della Puglia (Taranto, Brindisi e Lecce) ed un bacino di utenza di quasi due milioni di persone, senza contare le migliaia di turisti che da più parti, Governo compreso, si auspica di poter portare sul territorio durante l'intero arco dell'anno –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sta accadendo e se condivida questa decisione di Trenitalia;
   se il Governo abbia tenuto fede (e, in caso affermativo, in quale misura) all'impegno di contribuire alla sostenibilità economica del collegamento Frecciarossa Milano-Lecce;
   se il Governo non ritenga di dover convocare quanto prima i vertici di Trenitalia per impedire che si dia corso a quello che agli interroganti appare un ennesimo «scippo» in danno del Salento, della Puglia e di tutto il Mezzogiorno, anche alla luce dei cospicui finanziamenti erogati alla società da Governo e regione Puglia tramite i contratti di servizio;
   se il Governo non ritenga di assumere iniziative per evitare che tale misura, non revocata, possa pregiudicare il diritto alla mobilità costituzionalmente garantito che ai cittadini meridionali viene, invece, a giudizio degli interroganti autoritariamente ed inspiegabilmente negato. (4-15120)


   MELILLA, SANNICANDRO, RICCIATTI, QUARANTA, PIRAS, ZARATTI, DURANTI e GREGORI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   alla concessionaria dell'Autostrada dei Parchi che collega l'Abruzzo a Roma per il 2017 è stato autorizzato un aumento dei pedaggi dell'1,64 per cento;
   si tratta dell'ennesimo aumento che negli ultimi 16 anni ha permesso un aumento dei pedaggi di questa autostrada di quasi il 190 per cento;
   questi aumenti penalizzano fortemente chi utilizza l'autostrada come lavoratore pendolare, le aziende dell'autotrasporto e il turismo;
   l'Autostrada dei Parchi non ha operato investimenti significativi per migliorare la sicurezza e il servizio: basti pensare che in 100 chilometri di autostrada da Chieti a Magliano dei Marsi e viceversa non vi è neanche una stazione di rifornimento del carburante con annessi servizi –:
   per quali ragioni sia stato consentito questo ennesimo aumento dei pedaggi all'Autostrada dei Parchi;
   cosa si intenda fare per dotare l'Autostrada dei Parchi di una stazione di servizio nella Valle Peligna, a metà strada tra Chieti e Magliano dei Marsi. (4-15129)

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INTERNO

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
   in data 30 marzo 2016 il Governo pro tempore, rispondendo all'atto di sindacato ispettivo n. 5-07370, relativo all'accertamento della sicurezza e dell'incolumità pubblica nei poligoni di tiro privati, riferiva:
    che il decreto legislativo n. 204, Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, all'articolo 57, terzo comma, già prevedeva per tale settore un regime autorizzatorio, ma la disposizione tuttavia non è ancora efficace, richiedendosi, per la sua attuazione e per la disciplina transitoria, l'emanazione di specifiche disposizioni regolamentari;
    che già dal mese di maggio 2015 è al lavoro un apposito gruppo di esperti con il compito di fornire sull'argomento un qualificato e puntuale contributo tecnico-giuridico. Il provvedimento definirà, in maniera armonica e sistematica, la disciplina relativa al rilascio della licenza in questione. In tale ambito, saranno determinate le caratteristiche tecniche minime afferenti alle cosiddette difese attive e passive, le distanze di sicurezza relative alla gittata massima dei proiettili, nonché tutti i profili per la salvaguardia ambientale riguardanti l'impatto acustico, lo smaltimento dei residui dell'attività di sparo, come pure sarà espressamente stabilito il mantenimento in sicurezza delle caratteristiche minime medesime per tutto il periodo di validità della licenza;
    che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che ha comunicato di avere particolare interesse a disciplinare la tematica dell'impatto acustico sull'ambiente e sulle popolazioni derivante dall'esercizio delle attività sportive, tra cui anche i poligoni di tiro, sta predisponendo uno schema di decreto legislativo attuativo della delega contenuta nell'articolo 19 della legge n. 161 del 2014;
   dopo l'incidente mortale nel tiro a segno privato di Portomaggiore del gennaio 2016, il 9 dicembre 2016 in provincia di Torino si è verificato l'ennesimo incidente all'interno di un poligono di tiro privato che ha visto un morto e 4 feriti intossicati;
   il Tar del Lazio ha recentemente emanato una sentenza (n. 16400/2014 REG.RIC. tribunale amministrativo regionale per il Lazio sezione prima bis) in merito all'agibilità del tiro a segno nazionale di Roma, nella quale sottolinea che l'UITS, Unione italiana tiro a segno non ha alcuna legittimazione a certificare l'agibilità dei poligoni. Nella sentenza, infatti, si ribadisce che la competenza relativa all'accertamento dell'agibilità dei poligoni (anche di prima categoria) e le relative prescrizioni, competono in via esclusiva al Ministero della difesa e al Genio militare;
   la sentenza risulta essere a parere degli interpellanti molto importante, in quanto per tutte le strutture attualmente in funzione su tutto il territorio nazionale, per le quali è stata l'UITS a certificare l'agibilità, si specifica che tutti gli atti compiuti in questo senso dall'UITS sono da considerarsi nulli;
   inoltre, il 28 settembre lo Stato Maggiore dell'Esercito italiano ha intimato all'UITS di interrompere l'attività negli stand di tiro di 1/a categoria;
   la materia in questione, trattando di sicurezza nonché di incolumità pubblica, presupporrebbe a parere degli interpellanti un coordinamento o un'omogeneità di regole tecniche tra pubblico e privati, in particolare per quanto attiene ai controlli, tenuto conto che i poligoni di tiro, siano essi pubblici o privati, insistono in un contesto cittadino e sono frequentati da cittadini civili, anche minorenni –:
   quale sia lo stato dell’iter finalizzato all'emanazione dei provvedimenti citati in premessa, se sia stata prevista la presenza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco al tavolo di esperti di cui sopra e cosa intenda fare il Governo alla luce della sentenza del Tar del Lazio circa la carenza di legittimazione della Unione italiana tiro a segno nel certificare l'agibilità dei poligoni.
(2-01576) «Fabbri, Bratti, Iori, Paola Bragantini, Cinzia Maria Fontana, Andrea Romano, Carra, Boccuzzi, Gelli, Bonaccorsi, Mariani, De Menech, Massa, Famiglietti, Ermini, D'Ottavio, Giovanna Sanna, Paola Boldrini, Carlo Galli, Patrizia Maestri, Ferrari, Tullo, Fiorio, Zoggia, Gianni Farina, Richetti, De Maria, Giacobbe, Fusilli, Zardini, Incerti, Gasparini, Ghizzoni, Piccione, Albanella, Casellato».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   il comune di Castel Volturno (CE), con un territorio pari a 72,23 chilometri quadrati si estende sulla costa per 27 chilometri, e ha al 16 novembre 2016 una popolazione iscritta all'anagrafe pari 25.192 unità di cui 4.035 stranieri (regolari);
   a questa popolazione residente si aggiungono altri 15.000 extracomunitari irregolari, per un totale di oltre 40.000 abitanti;
   Castel Volturno è una realtà complessa in cui non è mai venuto meno lo spirito di solidarietà e accoglienza nonostante le evidenti criticità presenti;
   negli ultimi anni nell'ambito degli ospedali presenti sul territorio casertano afferenti al circuito 118-SIRES, sono stati migliaia i casi di ricovero di immigrati non regolari;
   la presenza di tanti immigrati irregolari è dovuta alla grande disponibilità di alloggi e alle difficoltà di assicurare un capillare controllo del territorio, anche per le sue dimensioni vaste, a prevenzione delle attività illegali;
   negli ultimi mesi purtroppo si registra una recrudescenza di fenomeni criminali legati a spaccio, sfruttamento della prostituzione e furti con bottini tutt'altro che cospicui ma in grado di alimentare sfiducia e allarme;
   dopo anni di commissariamento oggi Castel Volturno ha una amministrazione comunale legittimata dal voto popolare e che intende portare avanti i programmi di cambiamento e rigenerazione che la comunità attende e che necessita di adeguata attenzione da parte delle istituzioni a tutti i livelli;
   l'Ente purtroppo si ritrova anche in relazione alle eredità del passato, strutturalmente in uno stato di collasso della finanza pubblica locale per cui diventa impossibile coniugare la fornitura di servizi essenziali con la realizzazione di interventi e programmi di rilancio del territorio;
   il territorio possiede enormi potenzialità che vanno dalle bellezze naturali al patrimonio storico e culturale, dalle produzioni di qualità come la mozzarella di bufala, al turismo con il litorale domiziano;
   sarebbe opportuno valutare la riclassificazione del comune di Castel Volturno in relazione ad una fascia demografica più elevata in relazione alla presenza di un numero così rilevante di immigrati che comunque vivono sul territorio da anni;
   occorrono trasferimenti correlati alla particolare caratteristica di questo territorio;
   tale criticità va affrontata anche proseguendo nella sperimentazione di progetti che impegnino gli immigrati in lavori di pubblica utilità e di decoro anche finalizzati a programmi di inserimento sociale;
   va rafforzato il progetto del Ministero dell'interno denominato «Generare futuro»;
   va potenziato il personale delle strutture sanitarie afferenti al servizio sanitario nazionale anche per un'azione di prevenzione attraverso screening e vaccinazioni,
   va supportato un potenziamento delle forze dell'ordine attualmente presenti nell'ambito del territorio di Castel Volturno –:
   quali iniziative il Ministro interpellato, in relazione a quanto esposto in premessa, intenda assumere, in tempi quanto mai rapidi, al fine di dare risposte in merito alle criticità presenti sul territorio di Castel Volturno e se non ritenga di valutare l'opportunità di promuovere uno specifico patto per la città con l'obiettivo di scongiurare tensioni sociali e di supportare l'azione di rilancio del territorio e della comunità che l'ente locale faticosamente sta portando avanti.
(2-01577) «Sgambato, Capozzolo, Carocci, Albini, Ascani, Borghi, Pelillo, Tartaglione, Malpezzi, Manzi, Manfredi, Covello, Richetti, Lacquaniti, Carloni, Palma, Giovanna Sanna, Zampa, Zoggia, Marco Meloni, Rostellato, Lodolini, Di Lello, Giorgio Piccolo, Ghizzoni, Marchi, Oliverio, Pagani, Carnevali, Miccoli, Greco, Pinna, Zanin, Gutgeld, Murer, Amato, Famiglietti».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ZOLEZZI, COZZOLINO, TONINELLI, DE ROSA, BUSINAROLO, SARTI, SPADONI, DELL'ORCO e DAGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'ARCI (Associazione ricreativa e culturale italiana) è un'associazione di promozione sociale italiana fondata a Firenze il 26 maggio 1957;
   essa si riconosce nei valori democratici nati dalla lotta di liberazione contro il nazifascismo, valori che trovano piena affermazione nella Costituzione repubblicana. Arci si richiama, inoltre, alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo ed alla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia dell'ONU ed opera in contesti locali, nazionali e internazionali per l'affermazione degli stessi;
   attualmente ha la sua sede nazionale a Roma in via dei Monti di Pietralata, 16, ed è una associazione di promozione sociale, ai sensi della legge 7 dicembre 2000, n. 383;
   nell'ambito della ricostruzione democratica nell'Italia liberata dal fascismo maturò l'idea di fondare una federazione di circoli, case del popolo, società mutualistiche che si riconoscevano nei valori della sinistra e segnatamente in quelli dei due principali partiti allora all'opposizione, il PCI e il PSI. Nel 1957 nasceva così l'ARCI;
   dopo aver assunto nel 1994 la denominazione «Arci Nuova associazione», al Congresso nazionale di Cervia del 23/26 febbraio 2006 l'associazione assume la denominazione «Associazione ARCI», conferendo maggiore evidenza all'acronimo storico A.R.C.I., adottato nel 1957;
   contro la guerra nella ex-Jugoslavia, a sostegno delle sue vittime (dalla Carovana per la Pace, alla candidatura per il premio Nobel per la Pace), antirazzismo e iniziative rivolte all'integrazione degli immigrati (dai campi di accoglienza all'incontro pubblico con Nelson Mandela dopo la sua liberazione), promozione dei valori della solidarietà contro l'egoismo sociale e le tendenze alla secessione, promozione della cultura (mille concerti in più parti d'Italia, il 21 giugno, Festa della Musica), la partecipazione attiva della Banca etica e del Forum del terzo settore;
   Arci partecipa al forum sociale mondiale. La presidente è Francesca Chiavacci, eletta il 14 giugno 2014;
   vi aderiscono 1.115.002 persone, suddivise in 4867 circoli o associazioni locali che si occupano di tematiche varie: cultura (arte, cinema/video, letteratura/poesia, musica, teatro/danza), turismo, diritti, impegno sociale, servizio civile e solidarietà internazionale;
   considerata tradizionalmente vicina alla sinistra la sua bandiera è formata di sei bande orizzontali di identiche dimensioni in cui ciascuno dei colori rappresenta uno o più elementi dell'ambiente e i colori delle varie popolazioni umane (nero, giallo, rosso e bianco);
   presidenti nazionali sono stati:
    Alberto Jacometti (1957-1971);
    Arrigo Morandi (1971-1979);
    Enrico Menduni (1979-1983);
    Rino Serri (1983-1989);
    Giampiero Rasimelli (1989-1997);
    Tom Benetollo (1997-2004);
    Paolo Beni (2004-2014);
    Francesca Chiavacci (2014-in carica);
   Arci Mantova si riconosce nei principi, nei valori e nello statuto nazionale dell’«Associazione ARCI» fondata a Firenze il 26 maggio 1957 e riconosciuta dal Ministero dell'interno, di cui è parte costitutiva;
   nello statuto nazionale, al «TITOLO VII – patrimonio, risorse, amministrazione si legge «Art. 30 – il patrimonio dell'associazione è indivisibile e destinato unicamente, stabilmente e integralmente a supportare il perseguimento delle finalità sociali;
   esso è costituito da:
    beni mobili ed immobili di proprietà della stessa;
    eccedenze degli esercizi annuali;
    erogazioni liberali, donazioni, lasciti;
    partecipazioni societarie e investimenti in strumenti finanziari diversi.
   Art. 31 – le fonti di finanziamento dell'associazione sono:
    le quote annuali di adesione e tesseramento dei soci e delle associazioni aderenti;
    i proventi derivanti dalla gestione economica del patrimonio;
    i proventi derivanti dalla gestione diretta di attività, servizi, iniziative e progetti;
    i contributi pubblici e privati;
    ogni altra entrata diversa non sopra specificata.
   Art. 32 – l'esercizio sociale si svolge dal 1o gennaio al 31 dicembre di ogni anno;
   la Presidenza Nazionale predispone:
    il documento economico di previsione, che deve essere discusso ed approvato dal Consiglio Nazionale entro l'inizio dell'esercizio a cui si riferisce. Può essere prevista deroga in caso di comprovata necessità o impedimento, adottando criteri di esercizio provvisorio;
    il rendiconto economico e finanziario o bilancio consuntivo con una relazione illustrativa, che deve essere approvato dal Consiglio Nazionale entro 4 mesi dal termine dell'esercizio a cui fa riferimento. Può essere prevista deroga in caso di comprovata necessità o impedimento;
    il rendiconto dell'esercizio dovrà evidenziare in modo analitico i costi ed i proventi di competenza, nonché la consistenza finanziaria e le poste rettificative che consentano di determinare la competenza dell'esercizio. Il Consiglio Nazionale approva i piani pluriennali di investimento»;
   l'ARCI provinciale di Mantova è un articolata associazione che comprende circa 50 circoli, al 2011 erano presenti 60 dirigenti e 763 volontari, 14 circoli svolgono attività di ristorazione e 38 di sola somministrazione bevande e alimenti, la principale fonte di finanziamento insieme agli eventi culturali, su cui risulta una tassazione del 9 per cento;
   lo statuto ARCI Mantova riporta all'articolo 18 che il presidente territoriale: rappresenta ed esprime l'unità politica dell'associazione, garantisce la corretta ripartizione dei compiti e delle funzioni degli organismi territoriali; esercita compiti di rappresentanza interna ed esterna; esercita il coordinamento politico ed organizzativo e la direzione politica dell'Associazione. Il presidente è membro di diritto del consiglio direttivo territoriale che convoca e presiede stabilendone l'ordine del giorno. Propone i componenti della Presidenza, che convoca e dirige. Convoca ogni volta che lo ritenga necessario i responsabili dei singoli settori di attività. Il presidente rappresenta l'Associazione in giudizio verso terzi;
   sul sito di ARCI Mantova si leggeva fino al 30 marzo 2016:
    «Nella seduta di presidenza provinciale del 26 febbraio 2015 e con delibera del consiglio provinciale del 24 marzo 2015 Mattia Palazzi ha comunicato e rassegnato le dimissioni da Rappresentante legale di ARCI Mantova, nonché da presidente (le cariche statutariamente coincidono). Mattia Palazzi ha ritenuto di farlo nonostante non vi fosse obbligo di legge, al fine di poter compiere la campagna elettorale che lo vede candidato sindaco di Mantova per il centro sinistra, tutelando l'associazione da polemiche strumentali... La Presidenza e il Consiglio all'unanimità hanno deciso di accogliere le dimissioni da rappresentante legale, nominando il responsabile Organizzatore di ARCI Mantova, Mirco Dei Cas nuovo rappresentante legale nonché coordinatore di ARCI Mantova. La presidenza e il Consiglio all'unanimità, hanno deciso di non nominare in questa fase un nuovo Presidente»;
   il 13 aprile 2016, con riferimento alla stessa seduta di presidenza provinciale ARCI del 26 febbraio 2015 e alla stessa delibera, sul sito di ARCI Mantova si legge che Mirco Dei Cas è stato nominato presidente di ARCI Mantova;
   le elezioni comunali videro l'elezione di Mattia Palazzi a sindaco di Mantova, al turno di ballottaggio il 14 giugno 2015;
   da visura camerale personale di Mattia Palazzi e di ARCI Mantova, risulterebbe che Mattia Palazzi sia ancora presidente di ARCI Mantova;
   risulta che ARCI Mantova, nel 2011 fatturò oltre 4 milioni e 486 mila euro da documento disponibile online, di cui 115 mila da contribuzione di enti pubblici; ad oggi però la normativa non permette di dare effettiva espressione di trasparenza alle attività delle Arci che, comunque godono dei fondi pubblici;
   il testo unico degli enti locali (TUEL), decreto-legge 18 agosto 2000 n. 267, e successive modifiche, all'articolo 63, riporta le cause di incompatibilità per quanto concerne la carica di sindaco;
   «Art. 63 – Incompatibilità – 1. Non può ricoprire la carica di sindaco, presidente della provincia, consigliere comunale, consigliere metropolitano, provinciale o circoscrizionale:
    (alinea così modificato dall'articolo 1, comma 23, lettera b), legge n. 56 del 2014);
     1) l'amministratore o il dipendente con poteri di rappresentanza o di coordinamento di ente, istituto o azienda soggetti a vigilanza in cui vi sia almeno il 20 per cento di partecipazione rispettivamente da parte del comune o della provincia o che dagli stessi riceva, in via continuativa, una sovvenzione in tutto o in parte facoltativa, quando la parte facoltativa superi nell'anno il dieci per cento del totale delle entrate dell'ente» (numero così modificato dall'articolo 14-decies, legge n. 168 del 2005)»;
   risulta dalla determinazione n. 1867 del 13 ottobre 2015 che siano stati assegnati ad ARCI Mantova, con sede a Mantova in via Ariosto n. 47, contributo pari a euro 22.000,00 a sostegno dell'organizzazione del «Mantova Jazz Festival»;
   dalla determina n. 2357 del 2 dicembre 2015 risulta che siano stati assegnati al Circolo ARCI TOM, avente sede in piazza Tom Benetollo a Mantova, iscritto ad ARCI associazione provinciale di Mantova, 8.000,00 euro per iniziative di intrattenimento in centro storico a Mantova, di cui l'80 per cento liquidati prima dell'iniziativa, la determinazione numero 403 del 25 febbraio 2016 ha assegnato la liquidazione di 1.600 euro;
   la normativa non chiarisce sufficientemente come possano essere compatibili ruoli che sembrerebbero agli interroganti in palese conflitto di interesse proprio come nel caso del sindaco Mattia Palazzi della città di Mantova –:
   se risulti al Ministro dell'interno l'eventuale permanenza nella carica di presidente di ARCI Mantova di Mattia Palazzi e se ritenga esistano i presupposti per assumere iniziative ai sensi dell'articolo 70 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali in relazione a possibili profili di incompatibilità riferiti alla carica di sindaco di Mantova nella situazione descritta, ovvero se non intenda assumere iniziative normative volte ad evitare sovrapposizioni di incarichi pubblici e privati, a giudizio degli interroganti, quanto meno inopportuni, come nel caso sopra descritto;
   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative normative volte a garantire che enti e associazioni che beneficiano di contributi pubblici a qualunque titolo, come nel caso di ARCI, siano tenuti a rendere trasparente l'utilizzo di tali risorse, pubblicando anche sul sito internet, i dati relativi alla governance e all'impiego dei fondi percepiti (5-10211)


   PILI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il 23 dicembre 2016 un incendio ha devastato durante la notte l'azienda agricola di proprietà di Pierpaolo Scioni, ubicata alla periferia del paese di Mandas in località Cunventu;
   il rogo ha ridotto in cenere circa duemila balle di foraggio e danneggiato il capannone dove erano stoccate. Il fuoco è stato spento dai vigili del fuoco di Sanluri coadiuvati da diversi volontari;
   sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di Mandas e San Basilio e del nucleo radiomobile della compagnia di Dolianova per indagare sull'origine del rogo;
   nella notte del 30 dicembre un incendio di vaste proporzioni ha colpito un'azienda agricola di Siliqua, in località San Giacomo;
   le fiamme, domate dai vigili dei fuoco di Iglesias, hanno provocato danni ingenti alla struttura;
   tra l'8 e il 9 gennaio 2017 un'azienda agricola nelle campagne tra Uri e Putifigari è stata devastata da un'incendio;
   nel rogo, di probabile origine dolosa, sono morte decine di pecore;
   gli animali si trovavano in uno di due capannoni distrutti dalle fiamme;
   sul posto i vigili del fuoco del comando provinciale di Sassari;
   nei primi giorni di gennaio è stata colpita da un incendio con devastazione di fienile e la morte di numerosi capi di bestiame l'area agricola del comune di Decimomannu;
   si tratta di un’escalation senza limiti che sta decimando le aziende agricole della Sardegna senza che venga individuato un possibile filo conduttore che sta colpendo in modo letale tante aziende agricole dell'isola;
   si rende necessario attivare azioni investigative a più ampio raggio e valutare l'esistenza di un vero e proprio racket che sta colpendo tante aziende con particolare riferimento a fienili e mezzi meccanici;
   richiamando anche le pregresse interrogazioni, si ritiene indispensabile un supplemento investigativo in grado di valutare il fenomeno in modo unitario e più approfondito;
   le riunioni sino ad ora tenutesi non pare all'interrogante abbiano sortito un'azione investigativa in grado di attenuare e fermare questi gravi attentati –:
   se non ritengano di dover con urgenza attivare iniziative, per quanto di competenza, in grado di individuare le possibili cause di questo gravissimo fenomeno;
   se non si ritenga di dover valutare iniziative in grado di salvaguardare le aziende agricole, predisponendo intese anche con associazioni territoriali in grado di agevolare il presidio del territorio.
(5-10220)


   PILI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi due giovani donne siriane, una delle quali incinta e una bambina di meno dieci anni sono state bloccate nell'aeroporto di Cagliari-Elmas, mentre tentavano di imbarcarsi, con passaporti falsi, su un volo diretto in Inghilterra;
   le donne da quanto si è appreso si trovavano da alcuni giorni a Cagliari ed erano arrivate dalla Germania;
   quando si sono presentate agli imbarchi sono state controllate dalla Polaria che si è accorta dei documenti falsi;
   in aeroporto sono arrivati gli agenti della digos e dell'ufficio stranieri che hanno avviato gli accertamenti;
   dalle verifiche è emerso che erano arrivate dalla Germania passando, a quanto pare, dall'aeroporto di Milano;
   sono rimaste qualche giorno nel capoluogo sardo prima di decidere di ripartire; i controlli a Cagliari per la partenza a Londra di tre donne siriane hanno funzionato;
   gli uomini della polizia di Stato le hanno intercettate prima che partissero per la Gran Bretagna con il volo notturno di Ryanair;
   il dato che emerge è però che le stesse abbiano viaggiato dalla Germania e dall'Italia verso la Sardegna senza alcun tipo di problema;
   si tratta di passaporti manipolati e abilmente contraffatti;
   l'elemento più grave della vicenda è quel viaggio tanto sospetto, quanto irrituale: Milano, Cagliari, Londra;
   da qualche parte quei passaporti sono passati come regolari, senza colpo ferire;
   è indispensabile capire se esiste una centrale di riproduzione di passaporti di mezzo mondo, per far rinascere e morire nazionalità a rischio e cosa c'entri in questo passaggio Cagliari;
   si tratterebbe di un giro di passaporti falsi che ha aperto un nuovo filone di guadagno per la criminalità e non solo;
   in Sardegna non sono i primi che vengono individuati, ma voci di corridoio informano che tra piazza Matteotti e piazza del Carmine, a Cagliari, la centrale di smistamento sia attiva h24;
   la regola del nuovo business che sembrano aver capito i circuiti dell'immigrazione clandestina;
   è evidente che quel viaggio bloccato sull'uscio della scaletta è qualcosa di più che una semplice storia di passaporti falsi –:
   se non si ritenga di dover fornire elementi sui fatti in questione;
   se non si ritenga di dover mettere in atto iniziative di verifica sugli scali italiani alla luce di quanto accaduto, individuando processi di controllo più serrati e definiti. (5-10221)


   LABRIOLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   un articolo di repubblica.it, pubblicato il 7 gennaio 2017, riporta la sconcertante notizia secondo cui dal mare Adriatico arriverebbe uno dei principali allarmi per il terrorismo in Italia, ma che non avrebbe nulla a che vedere con l'arrivo dei migranti a bordo dei barconi nel Salento, bensì riguarderebbe alcune cellule terroristiche radicate in città dell'Albania;
   secondo quanto riportato, i servizi di intelligence italiani, così come quelli della maggior parte dei Paesi occidentali, avrebbero lanciato l'allerta radicalizzazione: in alcuni villaggi, e in particolare quelli ai confini del Kosovo, da tempo sventolerebbe la bandiera nera dell'Isis. Proprio per la vicinanza geografica il nostro Paese sarebbe particolarmente esposto, soprattutto «a causa della presenza di comunità fortemente radicate e per quegli stretti collegamenti tra criminalità organizzata e traffico internazionale di stupefacenti»;
   tale articolo specifica che in Italia vivrebbero da tempo comunità originarie dell'Albania in particolare in Puglia, con concentrazioni in Salento e in un comune della provincia barese, e verrebbero dal sud-est albanese anche figure di spicco della malavita organizzata pugliese, stanziati da anni nel barese ed attivi in particolare nel traffico di stupefacenti e in quello di armi;
   inoltre, secondo un fascicolo investigativo aperto dopo la strage di Nizza, Chokri Chaffroud, il complice di Mohamed Bouhlel, lo stragista di Nizza, avrebbe vissuto per anni a Gravina, dove è presente una delle comunità albanesi più importanti e, indagini alla mano, con più affari criminali. E sarebbero proprio albanesi due presunti complici di Bouhlel, arrestati dopo la strage sulla Promenade con l'accusa di avergli offerto un supporto logistico per compiere l'attentato;
   inoltre, è estremamente inquietante che nell'ultimo periodo siano avvenute stragi, rivendicate dallo Stato islamico, a Berlino e successivamente a Istanbul. In particolare, la strage di Berlino è stata portata a compimento dal terrorista Anis Amri, successivamente ucciso in uno scontro a fuoco con le forze di polizia a Sesto San Giovanni, che era arrivato in Sicilia con un barcone partendo dall'altra parte del Mediterraneo e pochi mesi dopo condannato a 4 anni per appropriazione indebita, minacce e lesioni, scontando tutta la pena nel carcere di Catania; uscito dal carcere nel maggio del 2015 si sarebbe trasferito in Germania e iscritto agli uffici per chiedere asilo politico –:
   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto espresso in premessa, possa fornire ulteriori informazioni al riguardo;
   se non ritenga inderogabile intensificare i controlli sul territorio italiano, in particolare ne Salento ed in tutta la regione Puglia e quale sia la relativa tempistica;
   quali iniziative intenda adottare nei confronti degli immigrati presenti in Italia e condannati per reati puniti dalla legge nazionale e quanti essi siano;
   se intenda assumere iniziative per provvedere al rimpatrio dei detenuti stranieri affinché scontino la pena nei loro Paesi d'origine per evitare l'affollamento nelle carceri italiane e un ulteriore spreco di risorse pubbliche. (5-10232)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIANLUCA PINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi mesi, a Modena e provincia, vi è stato un incremento dell'attività predatoria che ha creato un clima di allarmismo e tensione, soprattutto nelle fasce di popolazione più deboli ed esposte come a esempio gli anziani;
   numerose sono state le iniziative, sia di privati che di associazioni, per stigmatizzare questo pericoloso trend negativo come serate informative, fiaccolate, raccolte di firme che, in particolare nei mesi di novembre e dicembre 2016, hanno occupato gran parte della cronaca dei mass media locali;
   anche a causai delle circostanze sopra generalizzate, nella consueta classifica annuale del Sole 24 ore del 12 dicembre 2016, Modena si è piazzata all'83o posto su 110 città italiane, mentre in una recente ricerca della locale ConfCommercio, è emerso che sono sempre meno numerose le persone che denunciano i reati di cui sono vittime;
   i sindacati della polizia di Stato hanno puntato il dito contro la mancanza di uomini e di mezzi a più riprese, sia per la Questura di Modena che per i Commissariati di P.S. di Carpi, Sassuolo e Mirandola;
   in risposta a ciò, il capo della polizia, prefetto Gabrielli, durante la sua visita a Modena nel novembre 2016 ha minimizzato i problemi, affermando che non vi è nessuna emergenza e che l'organico è leggermente superiore a quello previsto dalla pianta organica;
   in contraddizione con il capo della polizia, il questore di Modena Paolo Fassari, in un'intervista pubblicata il 14 dicembre 2016 dalla Gazzetta di Modena, ha affermato che sarebbero necessari 10 agenti supplementari per avere una volante in più in città, la quale però «non smuoverà il problema» (dei furti n.d.r.), e che «le volanti sono in coda fra un sopralluogo di furto e un altro», ammettendo quindi esplicitamente che esiste un problema di sicurezza, oltre ad una carenza d'organico;
   nella stessa intervista, il questore di Modena ha affermato che alcuni reati sono «scippetti o rapinette», sminuendo gravemente il problema e offendendo platealmente ed inutilmente le vittime di tali reati;
   in un incontro in questura con un nutrito gruppo di liceali a proposito di mafie, il questore di Modena, rispondendo alla domanda «I modenesi non erano abituati al radicamento della criminalità organizzata ?» ha affermato, come riportato dalla Gazzetta di Modena del 14 dicembre 2016, che «se ne faranno una ragione» rivolto agli stessi ragazzi che ascoltavano;
   da un articolo della Gazzetta di Modena del 17 dicembre 2016, si è appreso che il sindacato della polizia di Stato Siulp e il sindacato della polizia municipale Sulpl hanno criticato la decisione del questore di Modena di vietare i servizi congiunti già programmati a Sassuolo e a Carpi, nonostante gli ottimi risultati conseguiti negli anni in tema di polizia giudiziaria e ordine e sicurezza pubblica –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di garantire le adeguate risorse di uomini e di mezzi per combattere nel modenese la dilagante piaga dei reati predatori e contrastare efficacemente il radicamento delle mafie;
   quali iniziative il Governo ritenga opportuno adottare nei confronti del questore di Modena, Paolo Fassari, in relazione alle dichiarazioni pubbliche relative alla necessità di agenti supplementari, che contraddicono quelle del capo della polizia Prefetto Gabrieli per il quale non se ne vedrebbe la necessità e in relazione a quelle che per l'interrogante costituiscono affermazioni gravi ed offensive, sia nei confronti delle vittime dei reati, sia per quanto concerne il radicamento della criminalità organizzata;
   quali iniziative il Governo intenda altresì adottare sempre nei confronti del questore di Modena, in ragione delle sue dichiarazioni che lo porrebbero, per l'interrogante, in apparente contrasto con lo stesso Ministro interrogato, che nel corso della più recente riunione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, ha enfatizzato l'importanza del coinvolgimento pieno degli amministratori locali e dei corpi di polizia municipale nella prevenzione del terrorismo. (4-15114)


   FASSINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il Consiglio dei ministri, in data 29 dicembre 2016, ha deliberato la proroga della gestione straordinaria, per ulteriori sei mesi, del X Municipio (Ostia) di Roma Capitale, risultato condizionato da iniziative criminali;
   il primo affidamento della gestione del X Municipio ad una commissione straordinaria era avvenuto il 27 agosto 2015 per la durata di diciotto mesi;
   nel deliberato del Consiglio dei ministri si legge che la proroga consentirà il proseguimento delle operazioni di risanamento delle istituzioni locali;
   questa decisione, a giudizio dell'interrogante, determina, di fatto, il prolungamento della privazione del diritto costituzionale che hanno i cittadini del Municipio X di eleggere direttamente i propri rappresentanti nel consiglio municipale;
   la decisione del prolungamento del commissariamento è avvenuta senza alcuna rendicontazione ai cittadini sui risultati ottenuti in questi quasi sedici mesi;
   i problemi del litorale, in particolare relativi alle infiltrazioni della criminalità organizzata, si possono affrontare con piena efficacia soltanto attraverso la partecipazione democratica e il coinvolgimento attivo delle diffuse energie sane presenti sul territorio;
   il rinvio delle votazioni per il rinnovo del consiglio municipale e del conseguente ritorno alla normalità democratica, oltre ad essere vissuto come un'ingiustizia, continua a far gravare su Ostia uno stigma con evidenti ricadute negative sul tessuto sociale e economico e rischia di indebolire il fronte della ricostruzione morale e politica –:
   quali siano le motivazioni e le ragioni istituzionali che hanno spinto ad un'ulteriore proroga della gestione straordinaria del X Municipio, così consentendo il prolungamento di quella che l'interrogante giudica la privazione di un diritto costituzionalmente sancito. (4-15119)


   COZZOLINO, DA VILLA e SPESSOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il giorno sabato 7 gennaio 2016 30 ispettori del comune di Venezia addetti al controllo della legalità dello svolgimento delle operazioni di gioco, di chiusura dei tavoli e della conta dei fondi presso il Casinò della città di Venezia hanno scioperato per 24 ore per protestare contro l'annunciata volontà dell'amministrazione comunale di ridurre l'indennità di funzione ispettiva prevista dal contratto;
   l'amministrazione comunale di Venezia ha ritenuto di non fermare l'attività del casinò nella giornata del 7 gennaio, ma ha proceduto alla sostituzione del personale scioperante con un gruppo formato da 5 dirigenti comunali, tre dei quali nominati a tale incarico pochi giorni prima del 7 gennaio;
   come denunciato pubblicamente dalle associazioni sindacali i 5 dirigenti comunali che hanno assicurato lo svolgimento delle attività di gioco, oltre ad essere in numero insufficiente rispetto al personale che ordinariamente presiede ai controlli di regolarità delle operazioni di gioco, non possedevano neanche l'adeguata formazione per svolgere il ruolo che sono stati invece chiamati ad esercitare, dal momento che la squadra di 5 dirigenti comunali era stata costituita dalla precedente amministrazione per il controllo della correttezza dei bilanci e della gestione amministrativa, e non per presiedere al controllo delle operazioni di gioco ai tavoli –:
   se il Governo non intenda avviare tutte le opportune iniziative, di competenza per verificare se, in riferimento ai fatti riportati in premessa, siano state rispettate le norme vigenti che regolano l'attività del Casinò di Venezia. (4-15128)


   FANTINATI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   Mario Vece, l'agente di polizia rimasto gravemente ferito dall'ordigno esploso a Capodanno di fronte alla libreria «Il Bargello» di Firenze, dovrà pagarsi la protesi alla mano sinistra, amputata dalla deflagrazione;
   nel contratto dell'artificiere salernitano che, nello scoppio, ha perso anche l'uso di un occhio «non è prevista una polizza assicurativa per danni riportati in servizio. In molte regioni, quando ci si fa male in servizio bisogna pagarsi il ticket al pronto soccorso, come le partite Iva» ha denunciato il segretario provinciale del Siulp di Firenze, Antonio Lanzilli, all'indomani del tragico evento;
   Mario Vece, che ha subito il terzo intervento chirurgico all'occhio destro, gravemente compromesso, ha una moglie e due figlie e si tratta di una famiglia monoreddito;
   il sindacato italiano dei lavoratori della polizia di Stato ha annunciato l'apertura di un conto corrente per raccogliere denaro in favore dell'artificiere per aiutarlo, ha spiegato Lanzilli «ad affrontare spese di decine di migliaia di euro, perché ci sarà da mettere una protesi per la mano sinistra che non c’è più e da fare la riabilitazione, senza contare le spese che dovranno sostenere i familiari che da Salerno si sono trasferiti qui per stargli vicino» –:
   se, alla luce di quanto esposto in premessa, il Governo non ritenga necessario, e ormai non più rinviabile, assumere iniziative, per quanto di competenza, che consentano l'introduzione nel contratto di lavoro delle forze di polizia di una polizza assicurativa, così da supportare gli agenti feriti o menomati in servizio. (4-15135)


   L'ABBATE e SCAGLIUSI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   si richiamano all'attenzione l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01798, e la relativa risposta dell'11 febbraio 2014, nonché la interrogazione n. 5-02650 e la relativa risposta del 31 marzo 2015 in commissione affari costituzionali della Camera;
   in data 28 dicembre 2016, un blitz del comando provinciale di Bari, con il supporto del VI Elinucleo e del Nucleo Cinofili di Modugno, ha condotto nella città di Conversano a 13 ordinanze di custodia cautelare (5 delle quali in carcere e 8 in regime domiciliare) nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti affiliati ad un vero e proprio clan mafioso in cui è risultata coprire un ruolo di primaria importanza la compagna del boss Nicola La Selva, Sandra Pagnini, la quale avrebbe fatto da tramite tra il compagno, attualmente detenuto in carcere, e il resto della banda. Gli arrestati devono rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di attentati incendiari e dinamitardi, porto, detenzione e uso di armi e materiali esplodenti nonché associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. I provvedimenti scaturiscono da un'indagine svolta dalla Compagnia di Monopoli (BA) a seguito del tentato omicidio del La Selva datato agosto 2013;
   dalle intercettazioni in possesso dei Carabinieri e rese note alla stampa, emerge una presunta storia di usura (per una cifra che si aggirerebbe sui 240 mila euro) che legherebbe il clan agli uffici del comune di Conversano e, specificatamente, al segretario particolare del sindaco Gigi Zito e al consigliere comunale Giacinto Carenza nel maggio 2014;
   in data 13 ottobre 2013, facendo riferimento all'interrogazione n. 4-02196, il sindaco Giuseppe Lovascio afferma sul suo sito personale «Ritengo che queste azioni siano studiate per colpire il sottoscritto e credo che non debbano preoccupare me a livello personale, ma soprattutto i cittadini di Conversano che vengono danneggiati da tutte queste esternazioni che descrivono Conversano come la città che non è. Conversano è una città dove da sempre prevale il buon senso e la tranquillità, dove la criminalità non ha mai preso il sopravvento e mai lo prenderà» e poi ancora «Una interrogazione che ha l'obiettivo di riproporre infondate e strumentali insinuazioni sull'amministrazione a partire dalla foto pubblicata da un settimanale locale. Insomma... un altro tentativo di attaccare il sindaco Giuseppe Lovascio, sulla pelle di Conversano e dei suoi cittadini –:
   se il Ministro interrogato sia conoscenza dell'intensificarsi dei fenomeni criminosi nel comune barese, sfociati nel blitz e nei conseguenti arresti del 28 dicembre 2016;
   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda mettere in atto il Ministro interrogato, anche attraverso la prefettura di Bari, alla luce delle indagini giudiziarie in corso e delle relative intercettazioni telefoniche, per garantire un maggior controllo dell'ordine pubblico e della pubblica sicurezza nell'area sopra richiamata nonché per promuovere lo scioglimento del consiglio comunale di cui in premessa, ai sensi degli articoli 141 e 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000, recante il Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(4-15143)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, COSTANTINO, FERRARA, QUARANTA, D'ATTORRE, SCOTTO, FRATOIANNI, MELILLA, DURANTI, PIRAS, NICCHI, FAVA, ZARATTI, FASSINA, GREGORI, LUCIANO AGOSTINI e MARCHETTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   i sismi di agosto ed ottobre 2016 hanno fortemente danneggiato le Marche e risulta gravemente lesionata l'università degli studi di Camerino (UniCam). UniCam ce la sta mettendo tutta, con grande passione, entusiasmo e senso di appartenenza. UniCam è perfettamente consapevole di essere volano di sviluppo per un ampio territorio e dei relativi sistemi produttivi, imprese e pubbliche amministrazioni. UniCam vuole ripartire dalla educazione e formazione alle quasi 9000 studentesse e studenti nazionali (più del 50 per cento dei quali provenienti da regioni diverse dalle Marche) ed internazionali (più di 900 studenti stranieri da 56 Paesi al Mondo, 9 corsi di laurea interamente in Inglese, rapporti di cooperazione internazionale con il mondo), dalle attività di ricerca nazionale ed internazionale, dai tantissimi progetti europei, dai PRIN vinti, dalle certificazioni di qualità nazionali ed internazionali dei corsi di laurea e delle attività di ricerca, dal suo spirito all'innovazione del sistema universitario nazionale, dai suoi 21 spin off e altrettante start up innovative che ricevono riconoscimenti e premi nazionali ed internazionali, dai rapporti consolidati con imprese di riferimento nazionale ed internazionale, dai tanti altri valori per i quali è patrimonio umano e culturale nel mondo. Di «terremoti», UniCam, nel corso dei suoi 700 anni di storia, ne ha subiti e superati tanti, anzi tantissimi, ma questa volta ha bisogno di una esplicita, determinata e straordinaria attenzione nei suoi confronti –:
   se i Ministri interroga non intendano, nell'ottica di garantire adeguate strutture e servizi per gli studenti e strutture adeguate per la didattica finalizzate alla creazione di un polo scientifico-tecnologico per imprese ed enti locali a supporto della formazione e della ricerca innovativa, assumere ogni iniziativa di competenza per rimuovere ogni possibile ostacolo all'immediata cessione all'università degli studi di Camerino, a titolo definitivo e non oneroso, del presidio militare denominato «Casermette», sito in Torre del Parco di Camerino e di proprietà del Demanio dello Stato. (5-10226)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LAFFRANCO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la legge n. 107 del 2015, cosiddetta Buona scuola, ha previsto un piano straordinario di assunzioni dei docenti per gli anni scolastici 2015/2016 articolato in più fasi sulla base del quale la copertura dei posti di organico di diritto rimasti vacanti e disponibili dopo una prima tranche di assunzioni sarebbe stata effettuata esclusivamente tramite sistema informatico su posti risultanti disponibili per l'insegnamento interessato in qualsiasi provincia;
   la legge ha inoltre previsto, per l'anno scolastico 2016/2017, un piano straordinario di mobilità territoriale e professionale per tutti i posti vacanti e disponibili, rivolto ai docenti assunti a tempo indeterminato entro l'anno scolastico 2014/2015, in deroga al vincolo triennale di permanenza nella provincia;
   i docenti di sostegno umbri della scuola dell'infanzia e secondaria di secondo grado che hanno partecipato alla fase nazionale di assunzione straordinaria si sono trovati nella condizione per cui, dopo anni di precariato vicino casa, hanno dovuto accettare un ruolo in province del nord, nonostante l'elevata disponibilità di cattedre in organico di fatto nella provincia di provenienza, di molto superiore al numero dei docenti trasferiti;
   il trasferimento di questi docenti in sedi fuori regione ha determinato, tra l'altro, l'interruzione della continuità didattica, aspetto di fondamentale importanza per gli studenti con disabilità, causando disagi alle famiglie e a più di 300 alunni disabili i quali, non solo non hanno potuto proseguire con gli stessi insegnanti il percorso di crescita intrapreso nell'anno precedente, ma in alcuni casi hanno iniziato la scuola senza docenti di sostegno, e hanno subito un continuo cambio di insegnanti che in alcuni casi è durato fino alla fine del 2016;
   a Perugia, in seguito alla mancata copertura di tutti i posti sul sostegno è stata prevista, per questo anno, l'assegnazione provvisoria su questi posti di docenti assegnati fuori regione; inoltre, alcune cattedre sono state assegnate a docenti non specializzati;
   è importante tener conto del fatto che lavorare come insegnanti di sostegno significa anche collaborare a stretto contatto con il territorio, servizi, dottori ed educatori che hanno in carico i bambini che quei docenti seguono, al fine di poter costruire un percorso educativo comune e condiviso;
   il territorio umbro ha una richiesta di docenti di sostegno di gran lunga maggiore rispetto agli insegnanti specializzati presenti –:
   se non ritenga di dover adottare iniziative volte a sbloccare il vincolo triennale della mobilità e di prevedere la trasformazione dei posti dell'organico di fatto in organico di diritto affinché si possa giungere all'effettiva utilizzazione del personale presente sul territorio e delle sue potenzialità, al fine di garantire un miglior servizio scolastico organizzato secondo i principi di efficienza e di buona amministrazione e di garantire «la continuità del diritto allo studio degli alunni con disabilità, in modo da rendere possibile allo studente di fruire dello stesso insegnante di sostegno per l'intero ordine o grado di istruzione», come recita la stessa legge n. 107 del 2015, al comma 181, lettera c), punto 2, dell'articolo 1;
   quali iniziative intenda assumere al fine di consentire a chi è stato assunto lontano ma ha ottenuto l'assegnazione provvisoria nella provincia di appartenenza, di rientrare stabilmente nella provincia di assegnazione provvisoria, trasformando il posto occupato attualmente facente parte dell'organico di fatto in un posto convogliante nell'organico di diritto. (4-15116)


   BRESCIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'Auditorium Nino Rota di Bari è chiuso dal 1991 per necessità di lavori di adeguamento e agibilità. Da più di 25 anni i cittadini baresi non possono usufruire di un bene così necessario, sottratto ingiustamente alle istituzioni musicali che potrebbero utilizzarlo (orchestra metropolitana di Bari) come sede per prove e concerti, al Conservatorio Piccinni e ai giovani musicisti che frequentano tale istituzione;
   il 31 ottobre 2006 la regione Puglia, la provincia di Bari, il Conservatorio Piccinni e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sottoscrissero un protocollo d'intesa per la ristrutturazione dell'Auditorium, prevedendo una spesa complessiva di poco più di 8 milioni di euro ripartita tra le istituzioni;
   nel settembre 2009 furono avviati i lavori di ristrutturazione, completati nel settembre 2014. Da allora la struttura è rimasta chiusa a causa del ritardo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nel pagamento della propria quota e dei conseguenti differimenti nei collaudi e nelle certificazioni;
   a maggio 2016 diverse testate giornalistiche (si veda La Repubblica, del 24 maggio 2016) hanno trasmesso la notizia dell'imminente riapertura dell'Auditorium a seguito dell'avvenuto stanziamento della quota mancante da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con previsione di riapertura, secondo il sindaco Decaro, a luglio 2016. Ad oggi, l'Auditorium Nino Rota non è ancora stato riaperto al pubblico;
   si è appreso da notizia stampa (La Repubblica, del 6 dicembre 2016) che si è svolto presso il Conservatorio N. Piccinni un incontro con i rappresentanti del provveditorato per le opere pubbliche per la Puglia, «una riunione convocata dallo stesso Provveditorato per un sostanziale passaggio di consegne ... al fine di individuare le residue criticità e tutti gli adempimenti ancora necessari per sbloccare una situazione che ha assunto ormai contorni surreali»;
   a seguito della richiesta di accesso agli atti, il suddetto provveditorato ha precisato all'interrogante di aver stipulato una convenzione con il Piccinni in data 30 giugno 2016 per eseguire «interventi di consolidamento e risanamento conservativo del muro di cinta, oltre che per eseguire interventi manutentivi di adeguamento ed eventualmente ristrutturazione che si rendessero necessari nel tempo» e che successivamente, in data 3 novembre 2016, il presidente del conservatorio, con nota prot. 13926, ha chiesto disponibilità al provveditorato di «assumere le funzioni di stazione appaltante per le procedure ancora necessarie per la conclusione dei lavori di ristrutturazione e rifunzionalizzazione dell'Auditorium», con risposta positiva da parte del provveditorato;
   nella vicenda si aggiunge quindi agli altri enti coinvolti anche il provveditorato per le opere pubbliche che diventa stazione appaltante per la conclusione dei diversi procedimenti ancora in sospeso con l'auspicio, come è stato dichiarato dal direttore del Piccinni, che «l'intervento di un organo dello Stato che esprime al massimo livello le competenze in materia di lavori pubblici possa davvero essere risolutivo di una vicenda che presenta ancora nodi importanti e talora inspiegabili: dalla certificazione di conformità sismica a quella di prevenzione incendi, dalle schede Anac al rapporto con le diverse imprese che hanno operato a vario titolo sulle opere edili e sugli impianti» –:
   se i Ministri interrogati intendano accertarsi, per quanto di competenza, di quali siano esattamente i procedimenti ancora in sospeso per la riapertura della struttura e di quali siano le condizioni più volte descritte come «inspiegabili» e «surreali» che hanno reso impossibile il procedere dei collaudi, rendendo necessario il passaggio di consegne per la gestione dei lavori di ristrutturazione dal Conservatorio al Provveditorato per le opere pubbliche;
   se si intendano assumere iniziative affinché il provveditorato per le opere pubbliche per la Puglia svolga le sue funzioni al riguardo nel più breve tempo possibile, rendendo noto un cronoprogramma dettagliato delle prossime tappe e le tempistiche previste per la riapertura della struttura;
   se intendano sin da ora promuovere la formazione di un tavolo tecnico con tutti gli enti coinvolti al fine di progettare il modello di gestione della struttura più adeguato. (4-15126)


   PALMIZIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il 31 gennaio 2017 al teatro di Castello d'Argile, comune in provincia di Bologna, andrà in scena per gli studenti delle scuole medie lo spettacolo teatrale «Fa'Afafine»;
   lo spettacolo, pur avendo vinto il premio «Scenario infanzia 2014», ha suscitato numerose reazioni da parte dei genitori in quanto racconta la storia di un ragazzino cosiddetto «gender fluid» che i giorni pari vuole essere un maschio e i giorni dispari una femmina (una sorta di terzo sesso), trasmettendo di fatto ai ragazzi messaggi estremamente confusi sull'orientamento sessuale proprio quando si trovano nella delicatissima fase dello sviluppo della loro identità sessuata, maschile e femminile;
   i genitori non sono stati preventivamente avvertiti del delicato argomento della pièce teatrale nonostante circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 4321 del 6 luglio 2015, emanata al fine di chiarire alcuni aspetti in merito al rapporto con le famiglie in occasione della definizione dei piani dell'offerta formativa (POF), nel ribadire la corretta prassi che le scuole sono chiamate a seguire fin all'inizio dell'anno scolastico e nel ricordare che il POF è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche, espliciti che il dirigente scolastico deve tener conto delle proposte e dei pareri formulati anche dalle associazioni dei genitori;
   la partecipazione delle famiglie alla vita scolastica prevede per loro il diritto, così come il dovere, di conoscere i contenuti del POF prima dell'iscrizione dei propri figli a scuola;
   il decreto del Presidente della Repubblica n. 235 del 2007 ha previsto il patto di corresponsabilità educativa al fine di offrire sia agli insegnanti che agli studenti alle famiglie uno strumento e una occasione di confronto, di partecipazione e di condivisione di metodologie e obiettivi –:
   se non ritenga utile vigilare affinché, pur nel rispetto della libertà di insegnamento dei docenti e delle decisioni dei consigli di istituto in materia di programmazione anche di attività extracurriculari, sia evitata l'introduzione di temi delicati, quali quello del gender nell'ambito scolastico;
   se non ritenga di dover assumere iniziative affinché lo spettacolo «Fa'afafine» non venga proposto alla comunità scolastica;
   quali iniziative intenda assumere affinché sia assicurato che per temi sensibili e strettamente connessi alla sensibilità e alle scelte educative e culturali delle famiglie le scuole richiedano sempre da parte di queste il consenso informato preventivo. (4-15138)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MELILLA, SANNICANDRO, DURANTI, RICCIATTI, QUARANTA, PIRAS e GREGORI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   sono 560 le persone (di cui il 25 per cento disabili) che da circa 6 anni svolgono per l'Inps un servizio fondamentale. In una lettera al presidente dell'Inps i lavoratori aquilani criticano l'intenzione di emanare una gara «di fatto», al massimo ribasso rispetto al solo costo del lavoro;
   secondo i lavoratori medesimi, l'Inps sul bando avrebbe omesso alcune cose importanti: l'applicazione della recente clausola sociale che prevede la continuità del rapporto di lavoro in caso di subentro di nuova azienda, la sua applicabilità anche ai dipendenti delle imprese in subappalto, e il possibile utilizzo strumentale del trasferimento del personale in altre sedi. Inoltre, manca la previsione nel bando di gara del possesso di livelli minimi di professionalità degli operatori e della valorizzazione del personale disabile oltre la quota d'obbligo;
   è importante ricordare che il contact center dell'Inps è l'azienda che occupa il maggior numero di persone nel territorio del cratere del sisma. L'assenza di questi elementi rischia inevitabilmente di provocare a L'Aquila non solo un problema occupazionale ma un vero e proprio dramma sociale, oltre a ridurre i livelli di efficacia e qualità di un servizio penalizzando fortemente i cittadini;
   il nuovo appalto sarà aggiudicato in base all'offerta migliore ma senza questi chiarimenti potrebbero esserci forti pericoli occupazionali;
   per l'Inps i risparmi conseguenti a previsioni di costo del lavoro anche al di sotto dei minimi contrattuali costituirebbero solo apparentemente un risparmio per il bilancio dell'ente. L'azienda subentrante potrà usufruire di agevolazioni all'assunzione, derivanti da fondi nazionali ed europei, fino al 50 per cento del costo lordo del personale per 2 anni. Il costo totale a carico della collettività sarà quindi anche molto superiore ai 33.000 euro medi per ciascun lavoratore. La collettività quindi spenderebbe per ogni lavoratore «sostituito» almeno 33.000 euro;
   sarebbe un enorme sperpero di risorse pubbliche a fronte del mantenimento del medesimo numero di occupati precedenti con il rischio di finanziare «di fatto» con risorse pubbliche il profitto di imprese private –:
   se non intenda intervenire per verificare la situazione e scongiurare un grave vulnus occupazionale e il rischio di ridurre i livelli di efficacia e qualità di un servizio penalizzando fortemente i lavoratori e i disabili aquilani. (4-15122)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MATARRESE, DAMBRUOSO, VARGIU e PIEPOLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   le condizioni meteorologiche avverse che stanno interessando la Puglia in questi giorni, ed in particolare le intense nevicate e le gelate verificatesi nei giorni 5, 6, 7, 8 gennaio 2017, hanno posto in seria difficoltà non solo i cittadini ma anche le imprese sul territorio;
   secondo quanto si evince dai dati stimati delle associazioni di categoria Confagricoltura, Coldiretti e CIA, pare che le intense nevicate e il gelo abbiano provocato danni irreparabili alle produzioni agricole e agli allevamenti di Bari, Barletta Andria Trani, Brindisi, Foggia, Lecce e Taranto;
   secondo Confagricoltura le colture e le produzioni risulterebbero danneggiate e le stime potrebbero portare a danni per diversi milioni di euro;
   sarebbero migliaia gli ettari di verdure pronte per la raccolta ma bruciate dal gelo; ci sarebbero serre danneggiate o distrutte sotto il peso della neve, animali morti, dispersi e senz'acqua a causa del congelamento delle condutture;
   nelle zone della Murgia ed in particolare nei comuni di Altamura, Santeramo, Cassano e Laterza Ginosa, si sono verificati danni rilevanti agli allevamenti, mentre nei comuni di Castellaneta e Ginosa si registrano gravi danni alle colture orticole e alle coltivazioni di uva da tavola;
   alcune aziende zootecniche della Murgia non possono conferire il latte ai caseifici e sono costrette a buttarlo con ulteriori costi a carico delle aziende stesse, poiché quel latte diventa rifiuto speciale;
   a causa dell'interdizione al traffico di molti tratti della rete stradale pugliese si è registrato il totale isolamento di molte aziende che non hanno potuto utilizzare il trasporto delle merci su gomma con conseguenti e gravi ricadute economiche;
   secondo Coldiretti, sarebbero crollate del 70 per cento le consegne di ortaggi, sia perché bruciati in campo dal gelo, sia perché i mezzi non possono ancora circolare liberamente –:
   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e se ricorrano gli estremi per attivare misure specifiche dirette ad indennizzare le aziende che hanno subito danni a causa delle condizioni meteorologiche avverse;
   se ricorrano gli estremi e se sussistano tutti i presupposti per la dichiarazione di stato di calamità per i territori colpiti dagli eventi meteorologici avversi e, in caso affermativo, se non intenda assumere iniziative in tal senso in sinergia con gli enti locali per quanto di loro competenza;
   se non intenda assumere le iniziative di competenza per concedere, ai sensi della normativa vigente, alle aziende danneggiate i seguenti aiuti: contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria; prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento ed in quello successivo; proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento atmosferico calamitoso;
   se non ritenga opportuno intraprendere iniziative volte ad informare con maggiore puntualità gli operatori del settore agricolo e zootecnico sull'importanza delle polizze assicurative agevolate quali strumenti complementari e adeguati a rispondere alle necessità delle imprese colpite da eventi eccezionali, poiché potrebbero limitare notevolmente i danni economici subiti e per esse è assicurato un sostegno pubblico fino all'ottanta per cento delle tariffe, garantito da fondi comunitari e nazionali. (4-15130)


   LOREFICE, SILVIA GIORDANO, MANTERO, DI VITA, GRILLO, COLONNESE e NESCI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il gelo e le temperature piuttosto rigide che si stanno registrando da inizio anno stanno generando danni irreparabili alle strutture serricole e alle coltivazioni di molte zone del territorio siciliano, e ibleo in particolare, al litorale di Gela a quello di Ispica e fino a raggiungere Pachino;
   tale disagio atmosferico ha vanificato l'intera annata agraria di moltissimi produttori, aggravando una già pesante situazione di crisi che il comparto agricolo della zona attraversa da tempo;
   gli agricoltori ed i rappresentanti di categoria denunciano da tempo le scarse possibilità di sopravvivenza delle imprese dovute in primis all'impossibilità di competere su un mercato inondato da prodotti provenienti da Paesi extracomunitari;
   l'esposizione degli agricoltori ai rischi naturali dovuti a fattori ambientali avversi e a condizioni climatiche sempre meno prevedibili cresce di giorno in giorno e mette in pericolo la sostenibilità economica delle aziende;
   i ridotti indennizzi concessi a posteriori dagli enti pubblici non sono più sufficienti a risarcire gli agricoltori dalle perdite subite e ancor meno a ristrutturare il potenziale produttivo danneggiato e tale condizione alimenta aspettative sui risarcimenti ex post, con l'unico risultato di aumentare i contenziosi anche alla luce dell'esiguità delle risorse pubbliche disponibili;
   le rappresentanze degli agricoltori hanno chiesto l'intervento del governo regionale a sostegno degli imprenditori agricoli e dei lavoratori del settore;
   attraverso una mozione presentata dal M5S all'assemblea regionale siciliana è stato chiesto il riconoscimento dello stato di calamità naturale nella zona in questione con la conseguente verifica dei danni da parte dell'ispettorato provinciale dell'agricoltura di Ragusa –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto nelle premesse e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per quantificare l'entità dei danni alle produzioni in coerenza con quanto previsto dalle legislazione in materia;
   se non ritenga necessario sensibilizzare quanto più possibile su tutto il territorio nazionale, gli operatori delle aziende al ricorso volontario a strumenti di gestione del rischio, in particolare al mercato assicurativo agevolato, affinché si diffonda l'assicurazione del raccolto e degli animali;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, per definire degli interventi straordinari di ristoro economico per i produttori colpiti;
   quali iniziative concrete intenda attivare, nell'immediato, per dare risposte a tutti gli operatori del settore agricolo, provati da questo grave fenomeno, considerata la situazione davvero preoccupante e considerato altresì che l'economia del ragusano si basa proprio sull'agricoltura. (4-15136)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   BINETTI, FUCCI, BUTTIGLIONE, CERA e DE MITA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi tempi, sul tema dei vaccini si stanno concentrando teorie diverse, in alcuni casi del tutto sprovviste di fondamento scientifico, come ad esempio la falsa ipotesi che l'autismo possa dipendere da una qualche vaccinazione;
   d'altra parte, un misto di timore da parte delle famiglie, accompagnato da un'accentuata volontà di essere i principali referenti della salute dei figli, ha oggettivamente spinto madri e padri a non vaccinare i propri figli, sottovalutando i rischi collegati a scelte di questo tipo, non solo per il proprio figlio, ma anche per tutti gli altri;
   l'indice di vaccinazione media nel Paese ha raggiunto un livello critico che può facilmente indurre una perdita di quel fattore di protezione che viene comunemente chiamato «effetto gregge», per cui anche le persone non vaccinate risultano protette se il livello di persone vaccinate accanto a loro raggiunge la quota del 95 per cento;
   la preoccupazione per questa tendenza a sottovalutare la vaccinazione come una delle forme più potenti di prevenzione, ha indotto il Ministro Lorenzin a rilanciare un vero e proprio piano di vaccinazioni, con un finanziamento specifico, come appare chiaramente dalla ultima legge di bilancio e con una campagna di comunicazione efficace ed incisiva sui principali mass media, compresa la Rai;
   è stata coinvolta come testimonial la stessa Bebe Vio, recentemente proclamata donna dell'anno, medaglia d'oro alle para-olimpiadi, che appare nello spot insieme a tutta la sua famiglia mentre si vaccina e fa passare il messaggio che, se a suo tempo fosse stata vaccinata, oggi non si troverebbe nella condizione in cui sta;
   in questo contesto si collocano, con uno stillicidio quotidiano, bollettini accuratamente riportati da giornali e televisioni sui recenti casi di meningite, che hanno come effetto immediato, la richiesta di vaccinazione da parte dei genitori per i propri figli, ma anche da parte di adulti che autonomamente si recano nelle Asl di competenza per farsi vaccinare;
   il Ministero della salute ha recentemente ribadito tre cose essenziali: nel 2016 sono stati segnalati 178 casi di meningite da meningococco, in diminuzione rispetto al 2015; c’è sicuramente disponibilità di vaccini per chi desidera vaccinarsi; non esiste però alcuna epidemia di meningite. In buona sintesi il Ministero sembra affermare: Bene l'attenzione a vaccini ma stop ad allarmismi –:
   a quali vaccini concretamente si riferisce il Ministro interrogato nel suo piano vaccinale appena finanziato dalla legge di bilancio per il 2017. (5-10236)


   NESCI, GRILLO, SILVIA GIORDANO, MANTERO, LOREFICE, COLONNESE, DI VITA e DALL'OSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la legge di bilancio 2017, all'articolo 1 comma 409, nell'ambito del finanziamento del servizio sanitario nazionale istituisce un fondo di 75 milioni di euro per il 2017 e di 150 milioni di euro dal 2018 per l'assunzione e la stabilizzazione del personale sanitario da realizzarsi, nel rispetto dell'articolo 1, comma 543, della legge n. 208 del 2015 (legge di stabilità 2016);
   la legge di bilancio 2017, oltre a stanziare secondo gli interroganti risorse insufficienti per i processi di assunzione e stabilizzazione, reitera la necessità che le regioni procedano alla preliminare definizione e trasmissione del fabbisogno di personale sanitario che già doveva essere trasmesso entro febbraio 2016, come richiesto con circolare del Ministero della salute, e certifica la grave mancata attuazione, da ben oltre un anno, dell'articolo 14 della legge n. 161 del 2014 (attuativa della legge europea) che, entrata in vigore nel novembre 2015, reca disposizioni attuative sull'organizzazione del lavoro del personale ospedaliero;
   le misure finanziarie citate non rispondono dunque per gli interroganti all'emergenziale e non più sostenibile carenza di personale sanitario, cronicizzata dal blocco del turnover e dai tagli arrecati al servizio sanitario nazionale in quest'ultimo decennio, in particolare sul personale sanitario, con gravissima compromissione dei livelli essenziali di assistenza che, invece, questo Governo vanta oltremodo di avere implementato;
   il Ministro della salute, nella seduta del 28 settembre 2016 dell'Assemblea della Camera dei deputati, in risposta all'interrogazione n. 3-02508, a firma della prima firmataria del presente atto e volta ad avere riscontro sui fabbisogni succitati, ha riferito dell'esistenza di un gruppo di lavoro che si sarebbe riunito il 29 settembre 2016 per la definizione di una metodologia di valutazione dei fabbisogni del personale sanitario comunicati dalle regioni, metodologia che un tavolo esponenziale della comunità medica-ospedaliera ha già ritenuto palesemente inadeguata dal punto di vista tecnico e scientifico;
   gli interroganti hanno avanzato richiesta di accesso agli atti al Ministero della salute per avere la documentazione inerente il gruppo di lavoro succitato, il cui esito negativo è stato motivato proprio dalla possibilità per i deputati interroganti di avvalersi degli atti di sindacato ispettivo –:
   quali siano i dati del fabbisogno di personale sanitario trasmessi dalle regioni nonché l'atto istitutivo, la composizione e i verbali di riunione – ivi inclusa la riunione del 29 settembre 2016 – del gruppo di lavoro tecnico costituito per la definizione di una metodologia di valutazione dei fabbisogni del personale sanitario comunicati dalle regioni, in attuazione della legge di stabilità 2016. (5-10237)


   NICCHI, SCOTTO e GREGORI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   tre dirigenti dell'ospedale Santa Maria della Pietà di Nola (Napoli) sono stati sospesi per aver consentito di far collocare sul pavimento del pronto soccorso per prestare le prime cure, due pazienti donne, nella notte tra il 7 e l'8 gennaio 2016;
   la Ministra interrogata ha quindi disposto un'ispezione all'ospedale, inviando i carabinieri del Nas – salvo poi definire «eroi» i medici di Nola per le condizioni nelle quali sono costretti a lavorare –, e il presidente della regione, De Luca, ha avviato un'indagine interna per accertare eventuali responsabilità, e chiesto le procedure di licenziamento dei responsabili del pronto Soccorso e del presidio ospedaliero campano;
   il direttore sanitario dell'ospedale, Andrea De Stefano, ha difeso le scelte fatte: «Abbiamo preferito curare le persone a terra piuttosto che non dare loro assistenza. In ospedale abbiamo 15 barelle, 10 delle quali al pronto soccorso, e sabato ne abbiamo “sequestrate” due alle autoambulanze per far fronte all'emergenza venutasi a creare»;
   le immagini dell'ospedale di Nola, seppur sconcertanti, non stupiscono: sono la naturale conseguenza di anni di tagli e sfascio della sanità in Campania, come purtroppo anche nel resto d'Italia;
   la situazione drammatica emersa all'ospedale campano è infatti la situazione quotidiana in cui da anni versano gran parte degli ospedali e dei pronto soccorsi italiani: mancanza di posti letto e di barelle, con pazienti che vengono tenuti per giorni nei corridoi dei pronto soccorsi, a volte, come accaduto a Nola, fatti adagiare su coperte, direttamente sul pavimento. A questo si aggiunge l'insostenibile carenza di medici e personale sanitario, costretti a lavorare tra enormi difficoltà;
   più che dei dirigenti e operatori dell'ospedale, che hanno fatto il possibile alle condizioni date, le responsabilità di quanto avvenuto ricadono principalmente secondo gli interroganti, in capo al Governatore De Luca quale responsabile della sanità regionale, e alla Ministra interrogata per gli insostenibili tagli al nostro Servizio sanitario nazionale che stanno compromettendo la stessa erogazione dei livelli essenziali di assistenza;
   si ricorda in proposito che dal 2000 ad oggi, con le scelte di riduzione di risorse e di risparmi di spesa, sono stati tagliati oltre 70 mila posti letto;
   quali iniziative urgenti si intendano adottare per dare una risposta alle inaccettabili criticità evidenziate in premessa considerato che per gli interroganti troppi anni di spending review, e di tagli al Servizio sanitario nazionale hanno compromesso, soprattutto nel mezzogiorno, la capacità della sanità pubblica di garantire gli stessi livelli essenziali di assistenza. (5-10238)


   GULLO e BERGAMINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   i casi di meningite meningococcica registrati in Toscana nel 2016 sono 40, mentre nel 2015 sono stati 38. Nel 2015 sono decedute 7 persone, mentre nel 2016 sono decedute 5 persone;
   l'Istituto superiore della sanità in Toscana ha reso noto che, nei primi 10 mesi del 2016, la regione Toscana si conferma come nel 2015 in cima alla classifica per numero di casi di meningite meningococcica in rapporto alla popolazione residente;
   come riportato dalle maggiori fonti giornalistiche, secondo gli esperti si tratterebbe di «iper-endemia» cioè «di un eccesso di persone – portatrici sane del batterio – che aumentano così la probabilità che un individuo si ammali o trasmetta il germe ad altri»;
   i contagi sono più frequenti nella zona che la sanità regionale ha definito «la valle dell'Arno», ovvero i territori tra Firenze, Pistoia e Prato, ma non risparmiano le altre province toscane;
   non si può escludere la possibilità che all'origine della meningite meningococcica possa esservi anche la costante crescita del numero di migranti residenti in Toscana, considerato che le province più colpite dall'epidemia sono quelle in cui risiedono il maggior numero di immigrati della fascia subsahariana, ovvero da quella zona definita «cintura della meningite»;
   come riportato dal Centers for disease control and prevention il meningococco si trova in tutto il mondo, ma la più alta incidenza si registra nella cosiddetta «cintura della meningite», area che comprende i Paesi dal Senegal all'Etiopia. In questa regione, la malattia meningococcica è iperendemica e le epidemie ricorrenti durante la stagione secca arrivano a colpire fino a 1.000 persone ogni 100.000 abitanti;
   a fronte dell'alto numero dei casi di meningite, in Toscana è attiva da due anni una campagna vaccinale (e lo stesso Ministero della salute ha raccomandato ai cittadini di altre regioni che si rechino spesso in Toscana di vaccinarsi alla stregua dei residenti). Ciononostante sono noti alle interroganti numerosi casi di cittadini che si sono sentiti dire dalle proprie istituzioni sanitarie di riferimento che per accedere ai vaccini vi era una lista di attesa di alcuni mesi –:
   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto esposto in premessa, possa fornire gli opportuni chiarimenti, per quanto di competenza, circa gli accertamenti sanitari a cui sono sottoposti gli immigrati provenienti in particolar modo dal continente africano, nonché in merito alle misure intraprese per garantire l'accesso al vaccino a tutti i cittadini italiani che ne facciano richiesta. (5-10239)


   LENZI, AMATO, PAOLA BRAGANTINI, BURTONE, CARNEVALI, CASATI, CAPONE, D'INCECCO, MIOTTO, MURER, PATRIARCA e SBROLLINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   dall'entrata in vigore della legge 15 marzo 2010, n. 38, recante «Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore», è sempre maggiore il numero di pazienti che viene preso in carico dalle reti assistenziali preposte;
   nell'ultima relazione sullo stato di attuazione della legge n. 38 del 2010 presentata al Parlamento ormai un anno e mezzo fa, e precisamente il 13 maggio 2015, si analizzò, per ogni singola regione italiana, lo stato di sviluppo delle reti delle cure palliative sul territorio nazionale, evidenziando i risultati ottenuti e le criticità ancora irrisolte;
   se tra i risultati ottenuti ci fu quello di annoverare il trend decrescente del numero di pazienti deceduti in un reparto ospedaliero per acuti con una diagnosi neoplastica, dall'altro si evidenziò come, a tutt'oggi, il diritto ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore fosse ancora ben lontano dall'essere garantito per tutti coloro che ne avessero necessità;
   come è noto, e come accade in tanti altri settori, l'Italia degli hospice è una mappa a macchie di leopardo, con la Lombardia che ha 65 hospice, 744 posti letto pari a 0,7 posti per 10 mila abitanti, mentre la Campania con i suoi 68 posti letto si ferma allo 0,1, e ancora la Calabria di posti letto ne ha appena 20 in tutta la regione;
   la maggior parte degli hospice è stata creata con i finanziamenti stanziati dalla legge n. 39 del 1999, la cosiddetta «legge Bindi» nel 1999 e, ad oggi, alcune regioni non hanno ancora utilizzato tutti i fondi messi a disposizione in questo arco di tempo –:
   quale sia, allo stato odierno, nelle singole regioni, la realizzazione operativa della rete delle cure palliative comprensiva sia di quelle domiciliari che degli hospice, se queste corrispondano ai fabbisogni odierni, nonché il numero delle persone ricoverate in questi anni e, in particolare, quale siano le regioni che ancora risultino non solo non aver speso i finanziamenti stanziati ma prive di un'adeguata ed efficiente rete di cure palliativo. (5-10240)


   RONDINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   in Toscana in questo momento, nella cosiddetta «Valle dell'Arno», vi è un'epidemia che si sta protraendo più a lungo e colpisce anche persone che non hanno niente in comune tra loro, soprattutto nella fascia degli over 50, come invece avviene con questo tipo di meningite;
   la meningite in Toscana sta colpendo persone con età al di sopra dei 50 anni ed in particolare intorno ai 58-60, considerati non a rischio e comunque non per il meningococco. Una delle spiegazioni per l'incidenza dei casi in questa fascia di età sembra risiedere nel fatto che i soggetti appartenenti alla popolazione tradizionalmente più a rischio, e cioè bambini, adolescenti e anche giovani adulti, sono stati protetti con la vaccinazione contro il meningococco C, batterio che tende quindi a «spostarsi» verso nuovi soggetti non immunizzati, come quelli appartenenti alle fasce più alte di età;
   l'epidemia inoltre si sta protraendo più a lungo, coinvolgendo anche persone che non hanno niente in comune tra loro, in un periodo non particolarmente freddo come avviene invece con questo tipo di meningite;
   la meningite meningococcica è una malattia infettiva grave. La meningite meningococcica ha una mortalità del 10-15 per cento (dovuta in genere a sepsi), e un rischio dell'11-19 per cento di gravi complicanze, quali ritardo mentale, malattie del sistema nervoso, sordità, disturbi della sfera psico-affettiva;
   l'Istituto superiore di sanità specifica testualmente sul suo sito internet che «la principale causa di contagio è rappresentata dai portatori sani del batterio: solo nello 0,5 per cento dei casi la malattia è trasmessa da persone affette dalla malattia»;
   i dati dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha evidenziato come, nel 2014, oltre 65 mila persone sbarcate in Italia su un totale di 160 mila fossero di provenienza subsahariana, mentre nel primo trimestre di quest'anno gli sbarchi sulle nostre coste di immigrati provenienti da quella fascia sono oltre l'80 per cento del totale. La malattia meningococcica è iperendemica in questa regione, e le epidemie periodiche durante la stagione secca (dicembre-giugno) arrivano fino a 1.000 casi ogni 100.000 abitanti. Al contrario, i tassi di malattia negli Stati Uniti, Europa, Australia e Sud America vanno da 0,3 a 3 casi ogni 100.000 abitanti per anno –:
   se il Ministro interrogato, essendo a conoscenza della situazione, non intenda assumere iniziative per la realizzazione di una campagna di vaccinazione dei migranti che quotidianamente sbarcano sulle coste italiane al fine di tutelare la salute pubblica. (5-10241)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   D'INCECCO, BURTONE, CASATI, LENZI, MIOTTO e SBROLLINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nonostante i dati epidemiologici più recenti suggeriscano che si tratti di una patologia rara la malattia policistica renale autosomica dominante (autosomal dominant polycystic Kidney disease, ADPKD) è una delle malattie ereditarie più comuni, potenzialmente pericolosa per la vita, ed è fra le principali cause di insufficienza renale;
   è caratterizzata dalla proliferazione di cisti (ossia di sacche piene di liquido, nei reni e in altri organi, specialmente nel fegato), che si formano continuamente durante tutta la vita, portando all'aumento delle dimensioni dei reni stessi (in media del 5-6 per cento all'anno);
   colpisce circa 12 milioni di persone nel mondo, con un'aspettativa media di vita di circa 65,6 anni, una media di 17,5 anni inferiore a quella della popolazione generale;
   i pazienti con ADPKD possono sviluppare nelle fasi iniziali della malattia altre complicanze dovute allo sviluppo delle cisti e all'ingrossamento del rene, quali: ipertensione, dolore ai reni, infezioni del tratto urinario, ematuria macroscopica e calcoli renali, aneurismi intracranici, malattia valvolare cardiaca e infertilità;
   le complicanze correlate all'ADPKD hanno un impatto negativo sulla qualità di vita sia nei pazienti in stadio precoce, sia nei pazienti in stadio avanzato così come sulla sopravvivenza;
   questo conferma che l'ADPKD è una malattia dalla grave severità con una prognosi long-term infausta;
   la prima firmataria del presente atto è venuta a conoscenza a mezzo stampa che ad oggi l'unico farmaco disponibile, non ha avuto da AIFA, il rimborso per la popolazione affetta, a differenza dei tanti Paesi europei che da diverso tempo ne hanno riconosciuto il valore, lasciando quindi il trapianto di rene e la dialisi come uniche alternative terapeutiche per i pazienti con ADPKD che raggiungono lo stadio terminale del rene (ESRD);
   il costo della terapia non è sostenibile per la maggior parte dei pazienti e delle loro famiglie, e di conseguenza i malati non potranno accedere alla cura;
   esiste uno studio condotto dalla Società italiana di nefrologia, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità e l'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, che ha calcolato un costo diretto annuo del trattamento di un paziente in dialisi stimabile da un minimo di 29.800 euro, per quelli in dialisi peritoneale, fino a un massimo di 43.800 euro, per quelli in emodialisi e la possibilità di ritardare almeno di 5 anni la progressione del danno renale per il 10 per cento dei soggetti dallo stadio III allo stadio IV e di procrastinare, sempre di 5 anni, l'invio dei pazienti in dialisi al servizio sanitario nazionale permettendo di risparmiare risorse per 2,5 miliardi di euro;
   nell'ambito dell'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA) è stato proposto l'inserimento del rene policistico autosomico dominante nell'elenco delle patologie croniche e invalidanti; tuttavia, tale inserimento si riferisce all'esenzione delle sole prestazioni di specialistica ambulatoriale per il monitoraggio delle malattia e alla prevenzione di eventuali aggravamenti –:
   quali strategie il Ministro interrogato intenda promuovere per la presa in carico del paziente;
   quali iniziative intenda assumere per agevolare un rapido accesso alla cura in modo da ritardare la progressione del danno renale anche per i pazienti italiani e posticipare i costi della dialisi e del trapianto che rappresentano la voce di spesa maggiore per la gestione di questi pazienti. (5-10206)


   COLONNESE, SILVIA GIORDANO, MANTERO, LOREFICE, NESCI, DI VITA, GRILLO e DALL'OSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 18 dicembre 2016 gli organi d'informazione hanno diffuso la notizia di un bambino toscano di 4 anni in rianimazione, poiché colpito da meningite di tipo C, nonostante sia stato vaccinato nel 2013;
   tale evento si colloca in una regione già oggetto di allarme al riguardo, tanto che il Ministero della salute ha pubblicato la circolare n. 5783 del 1o marzo 2016, mentre, con aggiornamento del 24 novembre 2016, il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell'Istituto superiore di sanità ha riferito che «dall'inizio del 2015 ad oggi, in Toscana sono stati notificati 57 casi di meningite da meningococco C, responsabili di 12 decessi»;
   sul caso del bambino di 4 anni è intervenuto anche il Codacons riferendo che tale caso «dimostra in modo inequivocabile il caos che regna in Italia sul fronte dei vaccini», chiedendo anche l'intervento dei Nas affinché «sia fatta pienamente luce sull'efficacia del vaccino contro la meningite e sui tanti misteri che coinvolgono il settore della vaccinazione in Italia»;
   il professor Francesco Menichetti, primario di malattie infettive dell'azienda ospedaliera universitaria di Pisa, afferma che «non basta dire ai giovani di vaccinarsi e vaccinarli. Non basta fare profilassi, campagne e mandate straordinarie di siero», poiché dopo 11 casi di persone già vaccinate che hanno contratto la meningite «bisogna fare di più» appunto ed interrogarsi sull'efficacia di questo vaccino, anzitutto e realizzare uno studio più approfondito sui portatori sani. E poi rivaccinare e rivaccinare»;
   in questi ultimi mesi si stanno dunque diffondendo diverse notizie concernenti un anomalo aumento dei casi di meningite anche tra soggetti già vaccinati e con particolare riferimento in Toscana –:
   se il Ministro non ritenga indispensabile fornire, relativamente al periodo 2011-2016, sia a livello nazionale che di singole regioni, il numero dei casi e l'incidenza, per età ed anno, della malattia invasiva da meningococco, dando evidenza dell'effettivo aumento dei casi, sia in termini assoluti sia in valore percentuale, del quadro clinico, del sierogruppo, dell'anamnesi vaccinale e del tipo di vaccino utilizzato, nonché dell'intervallo temporale intercorrente tra somministrazione e insorgenza della malattia. (5-10207)


   AMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   in data 28 dicembre 2016 una donna di 65 anni di Montazzoli (Chieti) è deceduta durante il trasporto a casa, dopo aver effettuato il trattamento di dialisi nell'ospedale «Ferdinando Veneziale» di Isernia, non essendo disponibile il servizio ad Agnone;
   l'ospedale di Agnone (CB) pur avendo avuto il riconoscimento di ospedale di area svantaggiata è stato dimensionato nei servizi e nelle risorse;
   l'ospedale di Atessa ha chiuso il 1o marzo 2016 ed è in attesa che si attui la riconversione in struttura territoriale;
   il ridimensionamento del servizio di guardia medica ha riguardato alcune postazioni dell'area di confine tra Abruzzo e Molise;
   lo stato di persistente dissesto della rete viaria rende difficoltoso il trasporto dei pazienti su gomma –:
   se intenda assumere le iniziative di competenza per verificare se nelle aree interne del sud della provincia di Chieti (Sangro-Vastese) e quelle interne di confine afferenti all'ospedale di Agnone (Alto Molise) siano garantiti i livelli essenziali di assistenza e il diritto alla salute, sia nella emergenza-urgenza che nel trattamento della cronicità, in particolare per rete cuore e dialisi, per accesso e reale tempo di percorrenza. (5-10224)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PETRAROLI e SPADONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'Ospedale Carlo Ondoli di Angera, fondato nel 1889, è un centro di cura con reparti di degenza e servizi ambulatoriali. Le attività erogate riguardano il campo della medicina generale, patologie epatiche, chirurgia, interventi in laparoscopia, punto nascita e pediatria;
   l'accordo approvato in Conferenza unificata il 16 dicembre 2010 per la riorganizzazione dei punti nascita prevede la chiusura delle neonatologie nelle strutture ospedaliere con meno di 500 nascite all'anno;
   successivamente con decreto ministeriale 12 aprile 2011 e 19 dicembre 2014 è stato costituito e rinnovato il Comitato percorso nascita nazionale (CPNn), come previsto dall'accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010, recante «Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo»;
   l'accordo approvato in Conferenza unificata impegna tutte le regioni, comprese quelle in piano di rientro dal deficit sanitario, ad attuare 10 linee di azione per la ridefinizione del percorso nascita;
   la prima di tali linee prevede appunto la chiusura dei punti nascita con un volume di attività inferiore a 500 parti/anno, in quanto ritenuti non in grado di garantire la sicurezza per la madre e il neonato, prevedendo l'adozione di stringenti criteri per la riorganizzazione della rete assistenziale e fissando il numero di almeno 1000 parti/anno quale parametro a cui tendere;
   l'accordo sopra citato, inoltre, identifica i livelli di complessità assistenziale delle unità operative di ostetricia/ginecologia e di neonatologia e terapia intensiva neonatale/pediatria, e definisce gli standard operativi, di sicurezza e tecnologici a cui le regioni devono conformarsi nel percorso di ridefinizione dei punti nascita;
   il decreto ministeriale 11 novembre 2015, che integra i compiti e la composizione del Comitato percorso nascita nazionale (CPNn), prevede all'articolo 1, commi 1, 2 e 3 la possibilità che le regioni o province autonome possano presentare al tavolo di monitoraggio di cui al decreto ministeriale 29 luglio 2015 «eventuali richieste di mantenere in attività punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti annui in condizioni orograficamente difficili (decreto n. 70 del 2015) in deroga a quanto previsto dall'Accordo Stato-regioni dei 16 dicembre 2010»;
   il 29 febbraio 2016 la regione Lombardia aveva indirizzato al Ministero una richiesta di deroga per otto dei nove punti nascita lombardi a rischio di chiusura;
   in tale contesto viene posta in evidenza la protesta dei cittadini dei comuni del bacino del basso lago Maggiore attualmente utenti del nosocomio Angerese su cui ricadrebbe la necessità di doversi recare nei presidi ospedalieri posti a notevole distanza dall'ospedale Ondoli e ciò quali unici cittadini dell'intero territorio lombardo ad aver subito la chiusura del loro punto nascite e del reparto di pediatria –:
   se il Ministro interrogato intenda, alla luce delle forti richieste dei cittadini, revocare il diniego alla deroga in relazione alla chiusura del punto nascita di Angera e quindi creare le condizioni per la riapertura del reparto di pediatria dell'ospedale Ondoli di Angera. (4-15115)


   SPESSOTTO. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   le malattie muscolo-scheletriche degli arti superiori correlate al lavoro (UL-WMSDs: Upper Limbs Work-related Musculo-Skeletal Disorders) sono delle malattie professionali estremamente diffuse tra i lavoratori e le lavoratrici, in particolare nei Paesi maggiormente industrializzati;
   il rischio lavorativo che sottende a questa tipologia di disturbi è il sovraccarico biomeccanico dei segmenti dell'arto superiore, dall'articolazione della spalla alle dita della mano, correlato ad attività lavorative caratterizzate da un costante impegno funzionale dei distretti dell'arto superiore, legate, ad esempio a movimenti ripetitivi o alla manipolazione di piccoli oggetti ad alta frequenza e alla movimentazione manuale di pesi;
   nella letteratura scientifica esistono vari metodi per la valutazione dei rischi da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori, ognuno dei quali ha specifici ambiti di interesse e modalità di applicazione e il cui valore varia in termini di previsione del rischio. Tra i metodi più utilizzati si ricordano: metodo ACGIH, metodo Check-List OCRA, metodo Check-List OSHA, metodo OREGE, metodo RULA e metodo Job Strain Index;
   si rileva come, nelle metodologie più diffuse per la valutazione dei rischi muscolo-scheletrici degli arti superiori, il fattore di rischio «frequenza azioni/minuto» (connesso con la velocità dei ritmi di lavoro) venga spesso sottovalutato, mentre, al contrario, sono sovrastimati gli effetti delle pause/orarie (8-10 minuti/ora) sulla riduzione dei rischi da sovraccarico;
   in particolare, secondo i dati diffusi dalla letteratura scientifica, la probabilità di «recupero fisiologico» (e quindi di riduzione dei rischi) dei segmenti articolari degli arti superiori (mano, polso, gomito, spalla) è più elevata se, oltre all'introduzione, delle pause/orarie (8-10 minuti/ora), si riduce anche la velocità della prestazione di lavoro;
   ciononostante, nelle imprese, in connessione con queste caratteristiche delle metodologie di valutazione del rischio (ad esempio Ocra ed ergo-uas), è molto diffusa la seguente strategia: se l'indice di rischio per gli arti superiori risulta elevato, si introducono delle pause (8-10 minuti/ora) e, per non ridurre il numero di pezzi prodotto in un turno, si aumenta la velocità di esecuzione del lavoro;
   il risultato di questa strategia è che le imprese rispettano solo formalmente gli obblighi di legge in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, previsti dal decreto legislativo 81 del 2008, senza intaccare la produttività (intesa come numero di pezzi/turno), mentre i lavoratori, poiché le postazioni di lavoro sono apparentemente a rischio basso, sono soggetti a malattie professionali (tunnel carpale, epicondilite e altro) –:
   se alla luce delle considerazioni espresse in premessa e dei dati della letteratura scientifica, il Governo ritenga opportuno promuovere una revisone della disciplina in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, volta ad una eventuale modifica dei parametri utilizzati nelle metodologie per la valutazione dei rischi (in particolare Ocra ed Ergo-Uas), al fine di ottenere una reale riduzione degli indici di rischio, introducendo, oltre alle pause/orarie, anche una significativa riduzione della velocità della prestazione di lavoro. (4-15124)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   POLIDORI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   lo stabilimento siderurgico di Piombino (Livorno) Aferpi S.p.a, acquistato dal gruppo algerino Cevital nel Luglio 2015, ad oggi non riesce a reperire risorse da gruppi bancari sia nazionali che europei, per finanziare il piano industriale nel rilancio dell'area industriale, con il rischio di mettere in pericolo l'occupazione di circa 2.000 dipendenti oltre l'indotto;
   dall'ultima relazione del commissario straordinario, Piero Nardi, della Lucchini spa in amministrazione straordinaria del 25 novembre 2016 si apprende che dal monitoraggio eseguito, di cui è stata data informativa nelle relazioni trimestrali e relazione finale, è emersa la difficoltà di Aferpi di trasferire in Italia le risorse finanziarie possedute in Algeria, necessarie per gli investimenti previsti dal piano approvato. In concomitanza Cevital non è riuscita ad ottenere crediti dal sistema bancario, se non in minima misura;
   le obbligazioni principali a carico di Cevital sono due: l'assorbimento del personale dell'amministrazione straordinaria entro il 6 novembre 2016 ed il finanziamento del piano da parte di azionisti, banche, istituzioni finanziarie pubbliche e private;
   Cevital ha proceduto all'assorbimento del personale dell'amministrazione straordinaria, ma non sembra aver proceduto al finanziamento del piano, determinando in questo modo una situazione di stallo estremamente critica;
   la Cassa depositi e prestiti che sta partecipando al rilancio dell'ILVA di Taranto, come socio finanziario con il 44,5 per cento ha versato 156 milioni euro alla stessa e successivamente doveva versare altri 300 milioni di euro i quali, come previsto dalla legge n. 151 del 1o agosto 2016, sono stati anticipati dallo Stato;
   il Governo ha effettuato cinque misure di sostegno pubblico nei confronti dell'ILVA (come dichiarato nella risposta del 28 giugno 2016 da parte di Margarethe Vestager a nome della Commissione europea in relazione all'interrogazione n. P-004581/2016) e nel tempo sono stati concessi aiuti notevoli al settore della siderurgia (Dalmine, Falck, Lucchini, Ilva);
   a parere dell'interrogante appare dunque opportuno che per il piano industriale di Aferpi possano essere utilizzate risorse pubbliche e private in modo tale da raggiungere un risultato positivo per il Paese –:
   quali iniziative progettuali e finanziarie il Ministro interrogato intenda intraprendere, anche attraverso il supporto di Cassa depositi e prestiti, al fine di salvaguardare il piano industriale di Aferpi in modo da rilanciare il sito industriale di Piombino. (5-10248)


   RICCIATTI, MARTELLI, FASSINA, FERRARA e SCOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il tessuto industriale della provincia di Mantova è caratterizzato da una fragilità strutturale, aggravatasi a seguito della crisi economica;
   a Mantova e provincia nel solo 2015 oltre 3.000 lavoratori hanno perso il posto di lavoro;
   nelle sole aziende con oltre i 15 addetti, nel 2015 hanno perso il posto di lavoro 1.578 lavoratori; a questi vanno aggiunti gli esuberi nelle piccole imprese;
   l'abbattimento degli ammortizzatori sociali ha determinato un aumento della perdita di posti di lavoro;
   il Jobs act nel 2015 aveva avuto un sufficiente impatto in materia di assunzioni, nel 2016 queste hanno subìto un ridimensionamento con un saldo negativo del 27 per cento per gli avviamenti al lavoro e del 54 per cento per le assunzioni a tempo indeterminato;
   nella provincia di Mantova nei primi sei mesi del 2016 sono cresciuti gli iscritti ai centri per l'impiego della provincia passando dai 6.793 del 2015 ai 7.594 di giugno 2016;
   le assunzioni a tempo indeterminato sono passate dalle 6.743 del gennaio e aprile 2015, alle 3.103 nello stesso periodo del 2016;
   senza una ripresa dell'occupazione ed un concreto ed adeguato sostegno al tessuto produttivo Mantova e la sua provincia non hanno possibilità di uscire dalla crisi;
   necessitano, in particolare, investimenti su ricerca e sviluppo e solide politiche industriali;
   è di tutta evidenza che la sfida dei mercati e della competizione non può essere affrontata attraverso la politica dei costi e la cancellazione dei diritti dei lavoratori, ma occorre sviluppare la qualità delle produzioni;
   è improrogabile che il Governo sostenga un piano per una buona e stabile occupazione, in particolare destinato alle donne e ai giovani;
   la legge n. 181 del 1989 è finalizzata al rilancio delle aree colpite da crisi industriale e di settore, e finanzia programmi di investimento produttivo;
   con decreto del Ministero dello sviluppo economico sono stabiliti i termini, le modalità e le procedure per il riconoscimento delle aree di crisi industriale, sia quelle di crisi complessa, sia quelle di crisi industriale non complessa, ai fini della erogazione delle agevolazioni previste dalla legge n. 181 del 1989;
   è necessario procedere per il comune e la provincia di Mantova al riconoscimento di area di crisi industriale non complessa –:
   se non ritenga necessario assumere ogni iniziativa di propria competenza finalizzata al riconoscimento della «situazione di crisi industriale non complessa» per il territorio del comune di Mantova e della sua provincia. (5-10249)


   CRIPPA, VALLASCAS, DA VILLA, CANCELLERI, DELLA VALLE e FANTINATI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la strategia energetica nazionale è stata approvata con decreto interministeriale l'8 marzo 2013 dagli allora Ministri dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente;
   riprendendo quanto riportato sul sito del Ministero dello sviluppo economico in occasione della presentazione della versione finale del documento, «la strategia energetica nazionale (SEN) è il frutto di un ampio processo di consultazione pubblica, avviata a metà ottobre 2012 con l'approvazione in Consiglio dei ministri del documento di proposta e proseguita con il confronto fino a dicembre di tutte le istituzioni rilevanti (Parlamento, Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, Antitrust, Conferenza unificata, Cnel, Commissione europea) e di oltre 100 tra associazioni di categoria, parti sociali e sindacali, associazioni ambientaliste e di consumatori, enti di ricerca e centri studi»;
   in particolare, in sede di consultazione, sono stati ricevuti centinaia di contributi durante la consultazione pubblica che si è svolta on-line sul sito web del Ministero dello sviluppo economico;
   già da tempo diversi organi di stampa hanno riportato la notizia che entro il prossimo G7 dell'energia, che si terrà a Roma il 9 e 10 aprile 2017, il nostro Paese avrà una nuova Strategia energetica e tale notizia è stata confermata il 2 novembre 2016, quando in risposta all'interrogazione n. 3-02603 il Ministro ha fatto riferimento al «processo già avviato di revisione della strategia energetica nazionale che si completerà nei primi mesi del 2017»;
   notizie di stampa al riguardo riportano che l'aggiornamento del documento sarebbe stato affidato a una società di consulenza privata contrattualizzata da Snam e da Terna –:
   alla luce di quanto esposto in premessa, quali siano gli enti pubblici e privati coinvolti nel procedimento di aggiornamento della Strategia energetica nazionale e quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per garantire un ampio processo di consultazione pubblica. (5-10250)


   BENAMATI, SENALDI, PELUFFO, RAMPI, COVA e CASATI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   StM è una società a capitale misto con una holding di controllo pubblica, a metà tra i Governi italiano e francese, con circa il 30 per cento di quote azionarie;
   StM si occupa di microelettronica e produce circuiti integrati per varie applicazioni di avanguardia: la società occupa circa 50.000 dipendenti in 20 sedi dislocate nel mondo tra Europa, Asia ed Americhe;
   in Italia è presente con due grandi insediamenti manifatturieri, Catania e Agrate Brianza; quello di Agrate rappresenta l'azienda manifatturiera più importante della Lombardia con quasi 5500 dipendenti diretti e altrettanti impegnati nelle molteplici attività dell'indotto;
   il pilastro portante della strategia industriale dell'Unione europea nel campo della microelettonica è costituito dall'iniziativa tecnologica congiunta ECSEL della Commissione europea con gli Stati membri, nonché gli altri Paesi aderenti su base volontaria al programma Horizon 2020 e le associazioni industriali europee di riferimento;
   in riferimento al bando ECSEL 2016IA il Ministero dello sviluppo economico ha avviato una collaborazione istituzionale con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con le regioni interessate, per innalzare il livello della partecipazione e la competitività delle industrie, degli istituti di ricerca nazionali e del sistema produttivo d'avanguardia del Paese;
   in questo ambito, StM ha promosso l'iniziativa R3-PowerUP, con un investimento complessivo pari a circa 182 milioni di euro. L'obiettivo è promuovere lo sviluppo di una linea pilota basata su wafer da 300 mm per la fabbricazione di unanuova generazione di dispositivi microelettronici Smart Power in Europa. Lo scorso ottobre infatti è stato annunciato l'avvio di una nuova linea di ricerca su fette di silicio a 12 pollici: grazie all'accordo di programma con la regione Lombardia sono stati allocati fondi nazionali fino ad un massimo di 17,8 milioni di euro, rappresentati da una quota statale pari a 16 milioni di euro a valere sulle risorse disponibili del fondo crescita sostenibile del Ministero dello sviluppo economico e da una quota pari a 1,8 milioni di euro a valere sul bilancio regionale della Lombardia;
   la graduatoria finale del bando comunitario ECSEL2016IA ha visto, nel mese di dicembre 2016, il definitivo accoglimento del progetto presentato dalla StM –:
   quale siano gli intendimenti del Governo, in qualità di azionista, per realizzare compiutamente il processo di innovazione e sviluppo relativo alle nuove linee di produzione a 12 pollici, considerando che la tempistica di realizzazione delle innovazioni di processo è dirimente per garantire la prospettiva produttiva e l'evoluzione tecnologica, assicurando la salvaguardia di competenze e figure professionali altamente qualificate. (5-10251)


   GALGANO, BOMBASSEI e MOLEA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'azienda Antonio Merloni spa è, dal 2008, in amministrazione straordinaria: la crisi ha coinvolto circa 3.000 dipendenti e 73 comuni di Marche e Umbria;
   il Ministero dello sviluppo economico, le regioni Umbria e Marche e Invitalia hanno sottoscritto un accordo di programma per l'attuazione del piano di sviluppo dell'area di crisi, impegnando 81 milioni (35 nazionali e 46 regionali). Il piano promuove l'attrazione di nuovi investimenti nell'area, lo sviluppo delle imprese esistenti e il reimpiego dei lavoratori dell'ex Merloni tramite incentivi all'occupazione e servizi di reinserimento nel mercato del lavoro;
   con circolare ministeriale 22 marzo 2016, n. 26398, è stato emanato l'avviso pubblico per l'area di crisi Merloni con una dotazione di 26 milioni di euro;
   la misura interessa i comuni dell'area coinvolta dalla crisi del gruppo che, per l'Umbria, sono Assisi, Bastia Umbra, Bevagna, Campello sul Clitunno, Costacciaro, Foligno, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Gubbio, Nocera Umbra, Scheggia e Pascelupo, Sigillo, Spello, Spoleto, Trevi, Valfabbrica e Valtopina;
   Invitalia ha ricevuto 23 domande con investimenti complessivi per 118,5 milioni, 70,9 milioni di agevolazioni richieste e 559 nuovi posti di lavoro previsti tra Umbria e Marche;
   secondo la graduatoria pubblicata dal Ministero dello sviluppo economico sono state ammesse a contributo per l'Umbria: Tecnokar Trailers srl di Spoleto che assumerà 20 lavoratori del bacino di riferimento; Officine meccaniche aeronautiche spa di Foligno che non ne assumerà; Silam srl del Gruppo Tacconi di Assisi che non ne assumerà; Flea srl di Gualdo Tadino che me assumerà 3;
   è evidente che, ad esclusione della sola azienda agricola Flea che ha sede a Gualdo dove insiste il maggior numero di ex operai della ex Merloni e ne riassorbirà soltanto 3, l'accordo non porterà alcun con tributo in termini di occupazione e reddito nei comuni di Gualdo Tadino e Nocera Umbra dove, invece, risiede il 90 per cento dei 700 dipendenti umbri della ex Merloni la cui unica fonte di reddito sono gli ammortizzatori sociali;
   rispetto, dunque, alla crisi profonda in cui versa la fascia appenninica umbra, l'accordo non contribuirà al rilancio dell'economia locale, assegnando invece risorse a territori che sono stati coinvolti marginalmente dalla chiusura della ex Merloni –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere per risollevare la fascia appenninica umbra dove si riscontrano le maggiori ricadute negative della chiusura della ex Merloni, in cui erano impiegati gran parte dei 700 lavoratori che risiedono nei comuni di Gualdo Tadino e Nocera Umbra. (5-10252)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BECATTINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   CementirSacci spa, nata nel 2006 a seguito dell'acquisto della Sacci spa da parte di Cementir Holding (gruppo Caltagirone), è attiva nella produzione e commercializzazione di leganti idraulici e di calcestruzzo, settori in cui risulta essere uno dei principali operatori del mercato italiano;
   la divisione cemento della società sviluppa la propria attività in vari stabilimenti del centro e del nord Italia, tra cui quello di Testi, frazione del comune di Greve in Chianti, situato in provincia di Firenze;
   nel corso dell'ottobre 2016 il gruppo Cementir ha avviato procedure di esubero per 260 persone a livello nazionale, tra cui 86 relative alla società CementirSacci: 32 posizioni riguardano l'impianto grevigiano, che impiega attualmente 104 dipendenti;
   la regione Toscana insieme alle istituzioni locali, dopo un incontro con le rappresentanze sindacali dei lavoratori a seguito di uno sciopero indetto dalle stesse per il 21 ottobre 2016, si è impegnata nel richiedere l'apertura di un tavolo nazionale di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico, assicurando al contempo il proprio impegno nel sostenere il futuro produttivo del sito di Testi;
   il 19 dicembre 2016 si è tenuto l'ultimo degli incontri tra le parti presso il Ministero dello sviluppo economico, a cui tuttavia non è seguito un accordo che permettesse la salvaguardia dei 260 posti di lavoro;
   nei giorni di Natale sono arrivate le prime 15 lettere di licenziamento, relative ai lavoratori dei reparti di cava e autotrasporti, sulle 32 totali previste dalla proprietà per lo stabilimento di Testi –:
   se il Governo non ritenga opportuno attivare, oltre alle iniziative fino ad oggi intraprese, tutti gli altri strumenti a disposizione per salvaguardare i 260 lavoratori della CementirSacci, favorendo una positiva concertazione tra azienda, sindacati ed enti locali (ovvero regione e municipalità coinvolte). (5-10209)


   SPESSOTTO, PAOLO NICOLÒ ROMANO, NICOLA BIANCHI, DE LORENZIS e CARINELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   lo Stato versa ogni anno a Poste Italiane oltre 262 milioni di euro per garantire il servizio universale, ossia la consegna della corrispondenza e l'accesso di tutti i cittadini al servizio postale, ma i disservizi all'utenza continuano e, a seguito dell'entrata in vigore del piano di razionalizzazione degli uffici postali, il servizio ha subito un ulteriore peggioramento in termini di qualità delle prestazioni offerte;
   a questa situazione già critica si è aggiunto, a partire dal 10 gennaio 2017, un ulteriore aumento delle tariffe postali di raccomandate e posta assicurata, aumento che non risulta essere destinato ad investimenti per l'incremento dell'efficienza e della qualità del servizio e che appare agli interroganti del tutto ingiustificato, a fronte dell'invariato servizio offerto da Poste Italiane, caratterizzato da continui e ripetuti disservizi nella consegna della corrispondenza, ritardi e mancati recapiti;
   Poste Italiane risulta altresì al centro di uno scandalo legato ai controlli di qualità falsati, vicenda che ha ricevuto, a partire dal gennaio 2014, ampio risalto mediatico, e su cui è stata avviata un'indagine penale per truffa da parte della procura di Roma, oltre che una inchiesta, avviata dalle stesse Poste attraverso un processo di audit interno, peraltro non ancora concluso;
   nonostante le irregolarità emerse, l'Agcom, cui è stato affidato il ruolo di vigilanza e controllo su Poste Italiane, non ha pubblicato l'esito dell'indagine conoscitiva, avviata con delibera 364/14/CONS, «Servizio universale postale: esigenze degli utenti e possibili scenari evolutivi» volta ad un'analisi approfondita dei servizi postali e, in particolare, del servizio universale postale, sotto il profilo dell'adeguatezza della loro attuale configurazione rispetto ai bisogni e alle aspettative dell'utenza;
   l'articolo 23, comma 2, del decreto legislativo n. 261 del 1999 prevede inoltre, ogni cinque anni, sulla base di un'analisi effettuata dall'Agcom, una verifica quinquennale da parte del Ministero dello sviluppo economico rispetto degli obblighi in tema di erogazione del servizio postale universale, disponendo, qualora la verifica dia esito negativo, la revoca dell'affidamento –:
   se il Ministro possa fornire elementi in merito agli esiti dell'ultima attività di verifica effettuata dal Ministero dello sviluppo economico, relativamente alla rispondenza del servizio postale universale erogato da Poste ai criteri di efficienza e di efficacia previsti dal contratto di programma, e se, alla luce di tali risultanze, il Ministro ritenga il servizio erogato da Poste ancora rispondente a tali criteri o se, al contrario, non siano riscontrabili alcune sensibili alterazioni del livello complessivo degli standard di qualità del servizio imputabili a Poste Italiane spa. (5-10212)


   LODOLINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la Tecnowind di Fabriano (An) è un'azienda che produce cappe aspiranti per cucina e piani cottura;
   i lavoratori hanno indetto uno sciopero per la parziale mancata erogazione dello stipendio di dicembre e della tredicesima;
   il 5 gennaio 2017 è giunta alle organizzazioni sindacali una comunicazione da parte del management dell'azienda che produce cappe, nella quale si annunciava la mancata erogazione delle spettanze – stipendio di dicembre e 50 per cento della tredicesima – «a causa della mancanza di risorse finanziarie e la mancata concretizzazione dell'operazione di rafforzamento patrimoniale che era stata annunciata come prossima, ma nuovamente slittata», si legge nella nota a firma dei rappresentanti sindacali di Fiom-Fim-Uilm:
    a seguito di questa comunicazione, le organizzazioni sindacali hanno chiesto una convocazione urgente da parte della regione nei confronti del vecchio e del nuovo Consiglio di amministrazione transitorio dell'azienda, quest'ultimo insediatosi il 23 dicembre 2016, «per far chiarezza sui reali problemi che stanno ritardando l'operazione e l'erogazione del salario ai lavoratori». In pratica, si è sempre parlato della possibile vendita dell'azienda ad un fondo inglese che potesse portare ad una ri-patrimonializzazione della Tecnowind. Ma, per il momento, alle parole non hanno fatto seguito i fatti –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere con urgenza per acquisire elementi relativamente all'interruzione dell'erogazione dei salari ai dipendenti e al passaggio di Tecnowind al fondo industriale statunitense che negli ultimi mesi ha manifestato un forte interesse per l'azienda, presentando un progetto apposito per la sua acquisizione. (5-10223)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PARENTELA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   con nota prot. 86/AE/2015/LM/fb del 14 maggio 2015, la società Appenine Energy S.p.A. ha presentato istanza di valutazione di impatto ambientale relativa alla perforazione del pozzo esplorativo «D.R. 74.AP/-Liuba 1 Or», da realizzarsi nell'ambito dell'area del permesso di ricerca «D.R.74.AP» – costa antistante il territorio della provincia di Cosenza nel Golfo di Taranto di kmq 63,13 – conferito con decreto del Ministero dello sviluppo economico del 9 giugno 2014 che prevede «entro 3 anni dal conferimento del permesso, previa procedura di VIA, perforazione di un pozzo esplorativo, con postazione a partire dalla terraferma della profondità massima prevista di 1.500 metri fino ai livelli sabbiosi del Pleistocene e Miocene»;
   l'articolo 1, comma 239 della legge n. 208 del 2015 (legge di stabilità 2016) ha modificato l'articolo 6, comma 17, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni ed integrazioni, prevedendo per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi: «il divieto è altresì stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia dalle linee di costa lungo l'intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette. I titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi per la durata utile del giacimento, il rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale»;
   stante la normativa novellamente intervenuta, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con nota del 23 dicembre 2015 ha inviato al Ministero dello sviluppo economico un elenco completo dei procedimenti di valutazione di impatto ambientale in corso relativi a tale tipologia di attività, tra cui il progetto sopra menzionato. Il Ministero dello sviluppo economico, con nota prot. 26453 del 29 settembre 2016, ha rappresentato che, godendo il progetto in argomento di un titolo abilitativo già rilasciato con specifico decreto ministeriale, all'atto dell'entrata in vigore della legge n. 208 del 2015...», ...non sussistono elementi giuridici sostanziali ostativi alla perforazione...»..., ma ha anche chiarito che, alla luce dei limiti imposti dalla normativa, non potrà susseguentemente essere conferita, in caso di esito positivo del sondaggio, la concessione di coltivazione finalizzata allo sviluppo dell'eventuale giacimento scoperto, atteso che l'area del permesso ricade integralmente in aree vietate dalla legge n. 208 del 2015. Di conseguenza, con nota R.U.U.0027289 del 10 novembre 2016, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha comunicato alla società e alle amministrazioni interessate la procedibilità di pronuncia di compatibilità ambientale;
   le aree in cui dovrebbero essere realizzate le attività di prospezione sono localizzate nei pressi di riserve naturali regionali e di siti di interesse comunitario, a ridosso del litorale che vanta specie di pregio naturalistico quali la tartaruga caretta e il giglio di mare, a due passi dal complesso turistico dei laghi di Sibari e del parco archeologico;
   l'articolo 301, secondo comma, del decreto legislativo n. 152 del 2006 disciplina l'applicazione del cosiddetto principio di precauzione o principio precauzionale, introdotto dall'articolo 174, paragrafo 2, del trattato istitutivo dell'Unione europea, principio secondo il quale, al fine di garantire la protezione di beni fondamentali, come la salute e l'ambiente, è necessaria l'adozione o l'imposizione di determinate misure di cautela, anche in situazioni di incertezza scientifica nelle quali è ipotizzabile soltanto una situazione di rischio –:
   come si giustifichi la decisione di autorizzare la costruzione di un pozzo esplorativo lì dove non potrà, ai sensi della legge di stabilità, essere sfruttato l'eventuale giacimento scoperto anche in considerazione dei danni ai fondali e alla fauna marina, alle risorse paesaggistico-culturali e al turismo. (4-15118)


   BORGHI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   nella provincia del Verbano Cusio Ossola, con particolare riferimento al territorio dell'Ossola, da diverse settimane si rileva un problema con le frequenze di Rai Radio Uno, completamente assenti o disturbate dall'emittente radiofonica Radio Maria;
   tali disagi sono stati manifestati alla Rai attraverso una specifica lettera inviata da un sito di informazione locale denominato « Ossolanews»;
   oltre alla richiamata missiva sono stati numerosi i cittadini ossolani che hanno provato a segnalare in autonomia al servizio clienti della Rai il disservizio che insiste sul territorio ossolano;
   ad oggi, nonostante le segnalazioni inviate, nulla è stato fatto sulla messa in ripristino delle frequenze di Rai Radio Uno;
   il disservizio richiamato è particolarmente gravoso per un territorio di frontiera come quello ossolano, già poco servito dalle infrastrutture tecnologiche più avanzate –:
   se non ritenga necessario assumere le iniziative di competenza affinché il servizio Rai venga nuovamente reso disponibile nel più breve tempo possibile per i cittadini residenti in Ossola. (4-15132)


   MOLTENI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   è in corso ormai da mesi un nuovo modello di recapito della posta a giorni alterni, che l'azienda Poste italiane spa giustifica con un'ottimizzazione dei processi di lavorazione della corrispondenza ai sensi dell'articolo 3, comma 7, del decreto legislativo n. 261 del 1999 e della delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni 395/15/CONS;
   questo nuovo modello di gestione a giorni alterni degli invii postali ha prodotto in tutta la provincia di Como un caos generale con un numero cospicuo di lettere in giacenza, depositi saturi, ritardi nelle consegne e centri di smistamento invasi da lettere. I cittadini del comune di Fino Mornasco (CO) si dicono esasperati;
   questi rallentamenti nelle consegne mettono in atto situazioni di grave disagio in cui, nella migliore delle ipotesi, gli utenti non ricevono giornali e lettere nei tempi opportuni e, nella peggiore delle ipotesi, non si vedono recapitate bollette e fatture da pagare, incorrendo così in sanzioni per ritardi non imputabili alla propria volontà;
   questa decisione di Poste italiane, aggiunta alle altre che negli ultimi anni hanno mosso le scelte della società, conferma, a giudizio dell'interrogante, l'orientamento volto ad una logica del guadagno che punta su assicurazioni, carte di credito, telefonia mobile e servizi finanziari in genere a scapito delle esigenze della collettività, contravvenendo alla mission di azienda che svolge un servizio pubblico universale che dovrebbe essere garantito nel rispetto degli standard previsti da un contratto di servizio;
   non è tollerabile assistere al perpetrarsi di questa situazione che danneggia i cittadini che si vedono recapitare una posta prioritaria con una media di 13 giorni e che ha un effetto quasi drammatico in quei piccoli comuni montanti, situati in aree disagiate lontane dai Capoluoghi e scarsamente coperti dalla rete telematica in relazione ai quali il servizio di corrispondenza postale risulta essere di fondamentale importanza per i cittadini, soprattutto per le persone più anziane, e le aziende di queste comunità –:
   se non ritenga urgente, alla luce dei gravi disagi che stanno subendo i cittadini della provincia di Como, farsi promotore di una momentanea sospensione del nuovo modello di gestione e recapito a giorni alterni portato avanti da Poste Italiane, in attesa di una concertazione fra la società e le parti coinvolte, così da poter valutare la portata dei disagi arrecati all'utenza, anche alla luce delle diffuse proteste sollevate da cittadini, aziende e addetti ai lavori. (4-15134)


   CIVATI, ANDREA MAESTRI, BRIGNONE, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Boston Consulting Group (BCG), è un network mondiale che opera nella consulenza in vari campi tra i quali energia e utility e che come riportato in un articolo «Gli autoritratti dei principali player italiani del settore» pubblicato dal Sole 24 ore, tra suoi clienti conta società come l'Eni;
   si apprende da fonti giornalistiche («Il Fatto quotidiano» del 4 gennaio 2017) che, per aggiornare la strategia energetica nazionale, il Ministero dello sviluppo economico sembrerebbe avere conferito un incarico proprio alla Boston Consulting Group, e che il costo della consulenza dovrebbe ricadere sulle casse di Terna e Snam;
   se la notizia fosse confermata, non si capirebbe perché il Ministero abbia deciso di non avvalersi delle competenze di enti pubblici quali l'Enea, il Gse, Rse o il lavoro del tavolo sulla decarbonizzazione che ha lavorato presso la Presidenza del Consiglio negli ultimi mesi per l'aggiornamento della strategia economica nazionale;
   le stesse fonti inoltre segnalano che il capo della segreteria tecnica del Ministro, proviene proprio da BCG;
   sembra del tutto evidente, non solo i  lampante conflitto di interesse di quest'ultimo considerati i suoi pregressi legami con la BCG, ma soprattutto il fatto che, in tempi di spending review e di continui tagli, è assolutamente fuori luogo gravare i bilanci con una consulenza come quella in questione, non comprendendosi i motivi che hanno condotto a tale scelta, visto che in Italia ci sarebbero enti e agenzie, quali quelle sopra citate, che sarebbero in grado di lavorare sulla stesura della strategia energetica nazionale con competenza e senza spreco di risorse pubbliche;
   per giunta, ad oggi, non risultano noti i criteri di selezione, e gli eventuali costi, che hanno portato il Ministero dello sviluppo economico alla scelta del Boston Consulting Group –:
   se possa confermare il conferimento del suddetto incarico alla Boston Consulting Group e, in caso positivo, se non ritenga opportuno e urgente precisare le motivazioni di suddetta scelta e rendere immediatamente pubblici i criteri e i costi relativi all'affidamento per l'aggiornamento della strategia energetica nazionale alla stessa Boston Consulting Group; se non ritenga indispensabile avviare immediatamente un'ampia consultazione degli stakeholder per arrivare alla definizione di una nuova Strategia economica nazionale in linea con i target europei più avanzati e in grado di rispondere alle sfide stabilite dagli accordi di Parigi per contrastare i cambiamenti climatici. (4-15140)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interpellanza urgente Scotto n. 2-01512 del 18 ottobre 2016;
   interrogazione a risposta scritta Grande n. 4-14640 del 26 ottobre 2016;
   interpellanza Fabbri n. 2-01567 del 21 dicembre 2016.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta scritta Zolezzi e altri n. 4-12902 del 20 aprile 2016 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-10211;
   interrogazione a risposta scritta Realacci n. 4-15102 del 9 gennaio 2017 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-10230.