Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 14 dicembre 2016

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIBAUDO, CULOTTA e PELLEGRINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 9 dicembre 2016, si è verificato il cedimento di un intero costone roccioso nella cava di contrada Roccabianca, nel territorio dei comuni di Marineo e Misilmeri (Pa);
   l'evento franoso è tuttora in continuo movimento e necessita di monitoraggio da parte degli organi di protezione civile. Il comune di Marineo intanto ha emesso un'ordinanza di divieto di accesso all'area. I tecnici stanno controllando l'evolversi della frana che potrebbe interessare anche il vicino comune di Misilmeri;
   la frana ha causato l'evacuazione di alcune abitazioni e delle attività commerciali preesistenti nell'area posta sotto sequestro dalla procura di Palermo (o Termini Imerese);
   tali attività commerciali rischiano ingenti danni economici, danni arrecati dal blocco totale delle attività e dalla dismissione degli impianti, nonché la perdita dei relativi posti di lavoro. Infatti, lo smottamento del terreno sta travolgendo lentamente capannoni ed opifici;
   si prefigurano elevati danni economici per i titolari delle attività ivi allocate, mentre appare incalcolabile il danno ambientale al patrimonio paesaggistico dell'area;
   l'evento sembra non poter essere inquadrato tra quelli calamitosi o naturali, ma causato dalla mano dell'uomo –:
   se siano state svolte tutte le attività di vigilanza e di controllo necessarie per impedire quanto accaduto;
   quali iniziative di competenza intendano assumere volte a tutelare l'incolumità pubblica, nonché a salvaguardare il territorio e l'ambiente. (5-10122)


   BUSINAROLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   da notizie di stampa (« Il Fatto Quotidiano» del 2 dicembre 2016) si è appreso di una vicenda che ha destato molto scalpore, riguardante alcune preziose opere d'arte, nello specifico diciassette tele di un valore totale non inferiore ai 17 milioni di euro, prelevate dal museo veronese di Castelvecchio e ritrovate, nel maggio 2016, in Ucraina ma che ancora non risultano essere state restituite e che, invece, sarebbero state addirittura esposte in una mostra inaugurata a Kiev il 17 giugno 2016;
   sul caso, a seguito di denuncia presentata dall'avvocato Guariente Guarienti, la procura scaligera ha aperto un fascicolo nei confronti del Presidente dell'Ucraina Pietro Poroshenko, contestandogli l'appropriazione indebita e ricettazione;
   la rogatoria internazionale inoltrata dai magistrati italiani alla procura generale di Kiev risale al 17 maggio, 2016 ma, ad oggi, è rimasta inevasa, secondo le dichiarazioni rilasciate al pubblico ministero competente di Verona del coordinamento della giustizia europea Eurojust, «per motivi diplomatici»;
   risulta inoltre che il presidente Poroshenko e il Presidente del Consiglio pro tempore, Matteo Renzi si sarebbero accordati per organizzare una cerimonia ufficiale in occasione della quale ci sarebbe stata la restituzione delle opere d'arte;
   l'apertura dell'indagine a carico del Presidente ucraino potrebbe rendere più complicata la presenza dello stesso in Italia. Infatti i requisiti per cui i magistrati possano effettivamente procedere prevedono che il cittadino straniero si trovi nel territorio dello Stato e che vi sia una richiesta da parte del Ministero della giustizia se dalla commissione del fatto è derivata un'offesa ad un interesse dello Stato o della collettività –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di risolvere la questione, dai delicati risvolti diplomatici, soprattutto con l'obiettivo di tutelare il prezioso patrimonio artistico italiano, fiore all'occhiello del nostro Paese che, secondo la lista stilata dall'Unesco, costituisce circa il 50 per cento di quello mondiale. (5-10123)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIBAUDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nella legge di stabilità 2016 il fondo nazionale per la montagna è stato finanziato per un importo di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018; contemporaneamente, è stato previsto l'incremento di 10 milioni per il fondo a sostegno della Strategia nazionale delle aree interne;
   nel piano nazionale «Italiasicura» sono presenti investimenti per opere contro il dissesto idrogeologico per 90 milioni di euro sull'area metropolitana di Torino e altri 100 milioni per progettazioni e cantieri nelle aree più a rischio del Piemonte, compresa quella attraversata dal Tanaro;
   nella legge di bilancio 2017 sono stati previsti fondi per fare fronte al dissesto idrogeologico dell'entità di 7,6 miliardi di euro nel periodo 2015-2023, insieme ai 2,2 miliardi recuperati dalla precedente programmazione;
   il 24 novembre 2016 violente precipitazioni nel nord ovest del paese hanno colpito le regioni Piemonte e Liguria, e in particolare le province di Cuneo e Savona;
   il fiume Tanaro è esondato nei pressi dei comuni Ormea e Garessio, provocando ingenti danni ad abitazioni, aziende e strutture pubbliche;
   si è preso atto dell'efficienza e del buon funzionamento della macchina della protezione civile, anche grazie all'esperienza delle precedenti alluvioni del Piemonte –:
   se e come siano stati utilizzati i fondi di cui in premessa e gli altri resi disponibili dalla programmazione nazionale ed europea per la messa in sicurezza della Valle del Tanaro e delle altre aree ad alto rischio idrogeologico del Piemonte;
   se siano state attivate le procedure per il rimborso dei danni ai cittadini, alle imprese e agli enti locali per gli eventi del 24 novembre 2016;
   se si riscontri la necessità, visto l'episodio, di effettuare ulteriori interventi di messa in sicurezza nella Valle del Tanaro e quali siano quelli messi in atto nella fase di emergenza. (4-15001)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   con il decreto legislativo n. 97 del 2016 si è proceduto a dettare nuovi obblighi di trasparenza a carico dei dirigenti pubblici, quali principali strumenti di prevenzione della corruzione e della cattiva amministrazione;
   in particolare, è stato esteso anche ai dirigenti pubblici l'obbligo di pubblicare nella sezione trasparenza dei siti delle amministrazioni di appartenenza, la loro situazione patrimoniale, obbligo già vigente per i pubblici amministratori;
   suddetto decreto ha concesso sei mesi di tempo per adempiere ai nuovi obblighi di trasparenza, che diventeranno pertanto pienamente operativi dal 23 dicembre 2016, come previsto dall'articolo 42, comma 1, del decreto legislativo n. 97 del 2016;
   nonostante ciò, la sezione web «amministrazione trasparente» dell'Istituto agronomico per l'oltremare di Firenze risulta, ad avviso dell'interrogante, molto carente delle informazioni obbligatorie relative al profilo del presidente e agli altri organi di indirizzo politico amministrativo, già previste dal decreto legislativo n. 33 del 2013: dal trattamento economico alla dichiarazione dei redditi, dalla dichiarazione di inconferibilità e incompatibilità ai tassi di assenza aggiornati al 2016 –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché si proceda alla pubblicazione dei dati mancanti da parte dei dirigenti dell'Istituto, nonché all'avvio della procedura disciplinare nei confronti dei dirigenti responsabili, prevista in caso di violazione dei suddetti obblighi di pubblicazione.
(4-14998)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSTELLATO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in data 20 giugno 2016 è stata emessa dalla corte d'assise d'appello di Brescia una sentenza con la quale è stato condannato Gilberti Enrico, manager della raffineria Tamoil di Cremona, alla pena di anni 3 di reclusione per il reato di disastro colposo ai sensi dell'articolo 449 c.p. e confermando a carico del medesimo il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali cagionati alle costituite parti civili che saranno liquidati in separato giudizio civile, con l'assegnazione alle parti civili di una provvisionale immediatamente esecutiva. Detta provvisionale nel caso della parte civile comune di Cremona ammonta a un milione di euro;
   il 27 ottobre 2015 nella risposta alla interrogazione presentata dalla sottoscritta n. 3-01788 (già 5-05409) relativa alla mancata costituzione di parte civile del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si evidenzia che dalla relazione tecnica di ISPRA viene ipotizzato un danno ambientale di notevole consistenza e sono individuate alcune possibili misure di riparazione compensativa per un valore economico di circa 5,4 milioni di euro, con riserva di fornire, in una fase successiva, una precisa valutazione delle voci di danno individuate;
   nella medesima risposta si dà notizia che, a seguito della intervenuta sentenza di condanna di primo grado, la competente direzione generale ha richiesto all'avvocatura distrettuale dello Stato di avviare un'azione civile di risarcimento del danno –:
   se sia stata intrapresa o sia previsto di intraprendere l'azione civile di risarcimento del danno ambientale, anche alla luce della sentenza di secondo grado, le cui motivazioni sono state depositate dalla corte d'assise d'appello di Brescia di data 22 settembre 2016. (4-14997)

 * * *

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge n. 83 del 2014, dispone la messa in liquidazione della società Promuovi Italia spa, controllata al 100 per cento dall'ENIT e vigilata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
   da articoli pubblicati su www.wired.it si apprende che a Promuovi Italia sono stati affidati vari corsi di formazione con la realizzazione di 6 mila tirocini formativi al costo di 10 mila euro l'uno (per 60 milioni di euro), creando un tasso di occupazione del 25 per cento; dal 2005 al 2012 ha stipulato contratti per 81 milioni di euro impiegando 380 persone. Inoltre, a fine 2013, aveva quasi 8 milioni di liquidità, e oltre 25 milioni di euro di commesse acquisite e a distanza di un anno si è ritrovata con un buco di 17 milioni di euro, con i dipendenti senza stipendio e i dirigenti indagati. Tale situazione ha compromesso l'operatività dell'azienda che nel 2013 non ha provveduto al deposito del bilancio d'esercizio;
   i problemi attraversati da Promuovitalia sono stati illustrati dal primo firmatario del presente atto nell'atto n. 4-11754. Ai Ministri è stato chiesto di comunicare le motivazioni per le quali la società non avesse provveduto al pagamento degli emolumenti dei tirocinanti e tutor del progetto «lavoro e sviluppo» e se le somme destinate a tale finalità fossero state utilizzate per scopi diversi;
   Wired ha riportato, inoltre, che «la messa in liquidazione avrebbe avuto una ragione ben precisa: le casse vuote non permettevano di pagare personale e fornitori»; infatti, dopo quasi un anno durante il quale non sono stati pagati dipendenti e fornitori, il 20 maggio 2015 la società ha richiesto ai giudici il concordato preventivo;
   il 30 giugno 2015, il liquidatore di Promuovitalia ha formulato istanza di autofallimento; con la sentenza n. 720 del 2015 il tribunale ha dichiarato il fallimento della società e sono stati nominati il giudice delegato ed il curatore fallimentare, mentre, l'11 agosto, l'Avvocatura generale dello Stato, in ragione della posizione creditoria del Ministero dello sviluppo economico, ha depositato un atto avverso l'istanza di fallimento di Promuovitalia, sancendo di fatto uno scontro tra lo stesso Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Nell'atto, l'Avvocatura ha rivendicato il fatto che Promuovitalia fosse una società pubblica e che il tribunale di Roma avesse invece escluso «la natura in house della società», nonostante il fatto che Promuovi Italia non avesse mai «ricevuto commesse da soggetti privati, avendo operato esclusivamente con soggetti pubblici e, in maniera assolutamente preponderante, con il Dipartimento per la competitività e lo sviluppo del Turismo e il Ministero delle Attività produttive»; secondo il parere dell'Avvocatura, «(...) appare evidente come l'intera attività di Promuovitalia si sia tradotta nell'espletamento delle commesse di cui è stata di volta in volta incaricata dall'Amministrazione di riferimento»;
   come emerge dall'atto, «la proposizione del (...) reclamo si impone in ragione della posizione creditoria del Mise nei confronti di Promuovi Italia». Il Ministero dello sviluppo economico risulta titolare di un ingente credito, calcolato in complessivi 13.969.747 di euro, che è stato escluso alla proposta del curatore fallimentare nel progetto di stato passivo. La maggior parte del credito vantato dal Ministero dello sviluppo economico attiene al progetto «lavoro e sviluppo»;
   dal progetto di stato passivo della società, depositato presso il Tribunale il 1o dicembre 2015, si evince che il curatore fallimentare abbia ammesso al pagamento 5.084.236 euro, a fronte di una richiesta complessiva da parte dei presunti creditori di 24.912.711 euro;
   il 21 novembre 2016, il Ministero dello sviluppo economico, a quanto consta agli interroganti, ha presentato un ricorso presso la Corte di Cassazione contro il fallimento della società in liquidazione per ottenere la cassazione della sentenza n. 6176/2016 in relazione «all'applicabilità della disciplina dettata dal decreto legislativo n. 175 del 2016, alle sentenze dichiarative di fallimento (...)»; e alla ricomprensione della categoria delle cosiddette «società in house providing» in quella delle «società a partecipazione pubblica» con conseguente assoggettabilità alle procedure concorsuali», rinviando così la causa alla corte d'appello di Roma, «affinché questa definisca le questioni di merito» –:
   come intendano intervenire per fare chiarezza in relazione ai fatti sopra esposti;
   se intendano spiegare le ragioni che abbia portato al fallimento di Promuovi Italia;
   per quale ragione il commissario liquidatore non abbia attivato le regolari procedure per il recupero dei crediti;
   per quale ragione non siano stati pagati i tirocinanti e tutor e come siano stati utilizzati i fondi a loro destinati;
   preso atto che, a seguito della sentenza citata in premessa, Promuovi Italia non è da considerarsi società in house, per quali ragioni i Ministeri abbiano di fatto affidato commesse alla stessa tramite affidamento diretto e senza alcuna procedura di gara. (4-14999)

 * * *

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in data 29 aprile 2016, quasi alla scadenza del termine fissato per la vendita delle «banche ponte» Nuova Cassa di risparmio di Ferrara, Nuova banca Marche, Nuova Cassa di risparmio della provincia di Chieti, Nuova banca dell'Etruria e del Lazio, fissato al 30 aprile 2016, la Commissione europea ha rilasciato un comunicato stampa rendendo noto che era stata approvata la proroga di tale termine;
   dal comunicato si evince che – come già avvenuto per il primo termine – la nuova data era mantenuta confidenziale «al fine di proteggere l'efficacia del processo di vendita», che le versioni «non confidenziali» di tali accordi saranno «rese note una volta che saranno state risolte le questioni di riservatezza», e che per ottenere la proroga del termine, l'Italia ha assunto «impegni aggiuntivi al fine di limitare distorsioni nella concorrenza e al fine di assicurare che nessun nuovo aiuto di Stato sarà [in futuro] fornito alle Banche Ponte»;
   i termini della questione, pur avendo una obiettiva rilevanza in termini di interesse pubblico e di potenziali ricadute sul futuro degli investitori privati e dei risparmiatori, rimangono, di fatto, ignoti non solo ai cittadini ma anche al Parlamento;
   in tutta la vicenda non sono mai state chiarite quali siano le conseguenze che si produrrebbero per i cosiddetti istituti «ponte», figura giuridica del tutto innovativa nel nostro ordinamento, e per i loro clienti nell'ipotesi di una mancata vendita entro l'ignoto termine di scadenza fissato dalla Commissione europea;
   rimangono ignoti anche gli «impegni aggiuntivi» presi dall'Italia per ottenere la dilazione del termine;
   dalla lettura del comunicato sembra che ci siano «versioni confidenziali» degli accordi che non saranno mai rese note e «versioni non confidenziali» che, invece, potranno essere rese note «una volta risolte le problematiche di riservatezza»;
   nel corso della primavera-estate del 2016, si è appreso dagli organi di stampa che sono state avanzate manifestazioni di interesse all'acquisto di tutte o alcune delle banche da fondi privati americani per un prezzo, sembra di circa quattrocento milioni di euro, molto inferiore rispetto ai circa 1,6 miliardi di euro sostenuti dal sistema bancario italiano per supportare l'operazione bridge bank;
   con l'approssimarsi del 30 settembre 2016, che si è appreso essere il nuovo termine per la vendita degli istituti, la stampa italiana ed internazionale ha parlato del probabile interesse di banche italiane all'acquisto, senza che siano, tuttavia, state formalizzate (a quanto è dato sapere) offerte vincolanti o, per lo meno, strutturate;
   dopo la scadenza del 30 settembre gli organi di stampa hanno parlato della concessione da parte della Commissione europea di una sorta di proroga tacita del termine finale per la vendita, proroga tacita la cui scadenza è ignota, fatto che consentirebbe alla Commissione di farne valere la scadenza in qualsiasi momento;
   tale situazione genera una incertezza che, ad avviso dell'interrogante, oltre ad evidenziare la consueta opacità dei rapporti tra Governi nazionali, Commissione europea ed istituzioni finanziarie, non pare favorire la positiva conclusione della vicenda, e ciò in un periodo in cui il sistema bancario italiano è investito da una crisi strutturale e sostanziale senza precedenti;
   il presidente della Associazione di fondazioni e casse di risparmio si è recentemente espresso contro la «rigida apposizione di termini per la vendita delle banche, maldestramente voluta dalla commissione UE» –:
   chi abbia negoziato gli accordi per le proroghe dei termini di vendita, se sarà reso noto il loro contenuto, e quali siano gli impegni aggiuntivi presi dall'Italia per ottenere la dilazione;
   se siano state adottate cautele affinché il prezzo di vendita degli istituti abbia attinenza con il reale valore dei medesimi, e se siano state previste procedure di informazione al mercato che soddisfino i necessari criteri di trasparenza;
   quali saranno le conseguenze per gli istituti in questione laddove il termine dovesse scadere, senza che ne sia stata perfezionata la vendita;
   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché siano salvaguardati e tutelati, da un lato, i livelli di occupazione negli istituti coinvolti e, dall'altro, la clientela.   (4-15002)


   CATALANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   da notizie apparse su Bergamo Sera del 24 ottobre 2016, si è appreso di un'operazione della Guardia di finanza avente ad oggetto un ipotizzato, vasto giro illecito di denaro, movimentato da una società attiva nel commercio del ferro per l'edilizia, con una connessa evasione fiscale di oltre 80 milioni di euro;
   a seguito delle indagini, sono stati rilevati possibili illeciti in relazione al coinvolgimento di dipendenti di Poste Italiane nella movimentazione delle somme oggetto di indagine, con la contestazione a 7 operatori di sportello e a 5 direttori di uffici postali di violazioni agli obblighi di adeguata verifica del cliente, ex articolo 55, comma 1 del decreto legislativo n. 231 del 2007;
   già con le interrogazioni n. 4-04745 e n. 4-06714 si erano evidenziate al Governo pro tempore criticità rispetto alla corretta gestione, da parte della società Poste Italiane, delle procedure per il contrasto al riciclaggio illecito di capitali –:
   di quali notizie disponga il Governo;
   quali iniziative di competenza siano già state adottate o si intendano adottare, anche nell'ambito dei poteri di indirizzo del Governo, al fine di sopperire alle criticità del comparto antiriciclaggio di Poste Italiane s.p.a. e di prevenire l'abuso, a fini criminali, dei servizi bancari offerti dalla società. (4-15003)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   RICCIATTI, DANIELE FARINA, SANNICANDRO, PIRAS, QUARANTA, COSTANTINO, D'ATTORRE, MELILLA, AIRAUDO, PLACIDO e NICCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nel Report 2016, presentato dall'Ombudsman delle Marche Andrea Nobili, è stata illustrata la situazione delle carceri della regione Marche, a seguito di numerose visite presso gli istituti penitenziari ed oltre 600 incontri con i detenuti;
   dal documento, presentato presso il Palazzo delle Marche ad Ancona, sono emerse diverse criticità legate «alla compressione delle risorse a disposizione. In particolare le attività trattamentali non risultano soddisfare compiutamente la prospettiva della finalità rieducativa della pena» (nota stampa Ombudsman Marche 12 dicembre 2016);
   dal report emerge, inoltre, come a fronte di una diminuzione della popolazione carceraria, che ha inciso sul problema del sovraffollamento, permangano alcune situazioni ancora non in linea con la capienza effettiva delle strutture carcerarie, come la casa circondariale di Pesaro Villa Fastiggi con 222 detenuti su una capienza complessiva di 153 unità; Marino del Tronto con 123 su 104; Ancona – Barcaglione con 109 su 100 e Fermo con 52 su 41;
   infine, risultano ancora al di sotto dei livelli minimi le piante organiche degli agenti di polizia penitenziaria (con 646 agenti contro i 739 assegnati) e degli psicologi, 10 su 20 richiesti (Ansa, 12 dicembre 2016) –:
   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di dotare le carceri marchigiane del numero di agenti penitenziari e psicologi previsti dalle piante organiche;
   quali iniziative intenda promuovere per rendere le attività trattamentali effettivamente coerenti con il principio di rango costituzionale della finalità rieducativa della pena. (4-14994)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la visione di sistema del Ministero volta a risolvere le criticità nel settore del trasporto ferroviario merci e passeggeri, caratterizzata da semplificazioni ed interventi in termini di volumi di investimenti nel settore, lascia intravedere una maggiore attenzione al Sud nei documenti programmatici e nelle azioni concrete di appostamento di risorse come avvenuto con l'aggiornamento 2015 al contratto di programma 2012-2016 e con l'aggiornamento 2016 deliberato nella seduta del CIPE del 10 agosto;
   altrettanto innegabile è che alcune regioni del Sud, come la Calabria, soffrono un gap infrastrutturale e un forte divario di quantità e qualità dei servizi, non solo quelli a supporto al pendolarismo per i quali è nella competenza della regione operare scelte, ma soprattutto i servizi di media e lunga percorrenza, sia quelli di natura commerciale, sia quelli che beneficiano di una contribuzione pubblica nell'ambito del contratto di servizio a sostegno del servizio universale;
   focalizzando l'attenzione sulla Calabria emerge un dato preoccupante considerato che esiste nella fascia jonica una unica coppia di collegamenti verso Taranto finanziata dallo Stato che consente la coincidenza con un servizio notte in provenienza ovvero, a seconda del verso del viaggio, diretto a Milano;
   i servizi sulla fascia jonica risentono di livelli qualitativi inferiori a quelli non già eccelsi della fascia tirrenica e imparagonabili a quelli offerti in altri territori;
   negli ultimi mesi risultava vi fosse un forte impegno del Ministro, del presidente della regione Oliverio nonché dell'assessore alle infrastrutture Musmanno a trovare una soluzione che migliorasse il livello dei servizi e che per la fascia jonica prevedesse un raddoppio del servizio con l'introduzione di una nuova coppia di treni; proprio i servizi sulla jonica hanno registrato ritardi in alcuni casi superiori al 50 per cento del tempo di percorrenza, come segnalato dalle associazioni dei pendolari e da cittadini a vario titolo interessati;
   sarebbe auspicabile un miglioramento di questi servizi mediante l'utilizzo di materiale rinnovato –:
   quali siano le reali prospettive di sviluppo dei servizi medio tempore in Calabria;
   se il Ministro interrogato ritenga opportuno, con riferimento ai servizi svolti nelle regioni del Sud ed oggetto di contribuzione, avviare, per quanto di competenza, un'attività di verifica e controllo iniziando dalla fascia jonica calabrese che consenta di verificare le eventuali criticità di natura organizzativa di Trenitalia che impediscono il regolare servizio e che potrebbero pregiudicare l'inserimento nel perimetro del servizio universale di una seconda coppia di collegamenti, con un eventuale ma auspicabile prolungamento su Taranto. (5-10121)


   RICCIATTI, FRANCO BORDO, FOLINO, SCOTTO, FERRARA, MELILLA, FRATOIANNI, PIRAS, QUARANTA, NICCHI, COSTANTINO, FAVA, AIRAUDO, PLACIDO e DURANTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in data 14 dicembre 2016 la testata Vivere Camerino riporta la lettera di protesta di un pendolare che lamenta, con l'entrata in vigore dell'orario invernale di Trenitalia dall'11 dicembre 2016, la scomparsa di treni e pullman sostitutivi dalle stazioni di Fabriano (Ancona) e Macerata, nelle fasce orarie pomeridiane e serali;
   in particolare, sarebbero interessate dalla riduzione di «corse» le stazioni di Matelica, Castelraimondo-Camerino, San Severino Marche e Tolentino, tutte in prossimità dei territori colpiti dagli eventi sismici degli ultimi mesi;
   alla luce di tali soppressioni, chi da Roma dovesse recarsi in una delle zone servite dalle stazioni suddette, avrebbe quale ultimo treno a disposizione intercity 540, in partenza da Roma Termini alle 15,35 e con arrivo a Fabriano alle ore 18,04, con coincidenza per Macerata alle 18,35. Per tutti i treni successivi da Roma non vi sarebbero più mezzi di trasporto pubblici per le stazioni citate attigue alle aree terremotate, neanche tramite pullman sostitutivi;
   il trasporto pubblico è uno dei servizi essenziali per consentire alle comunità che risiedono in quelle aree di continuare a viverci;
   diversi cittadini utilizzano quelle linee per recarsi nei posti di lavoro o per ragioni di studio;
   la soppressione di tali «corse», ove accertata, rappresenterebbe un segnale molto negativo in ordine al sostegno annunciato a favore delle comunità colpite dagli eventi sismici;
   non è accettabile che i cittadini di quelle zone, oltre ai disagi gravi causati dagli eventi sismici che hanno sensibilmente ridotto le possibilità di mobilità, debbano subire anche un «isolamento» indotto da scelte della società Trenitalia –:
   se il Ministro interrogato non intenda verificare quanto riportato in premessa;
   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire, alle comunità residenti nelle aree interessate dai fenomeni sismici degli ultimi mesi, i servizi di trasporto pubblico, da e per le aree citate, anche nelle fasce orarie pomeridiane e serali. (5-10124)


   AGOSTINELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in data 7 dicembre 2016 è pervenuta all'interrogante una mail del signor Nazzareno Garbuglia, riguardante l'interporto delle Marche;
   il Garbuglia è stato membro del consiglio di amministrazione della CeMIM, società costituita per la realizzazione del centro intermodale a Jesi (Ancona);
   in tale veste, lo stesso Garbuglia ed altri amministratori della società sono stati inizialmente condannati (alcuni con patteggiamento delle pene) per una serie di reati contro la pubblica amministrazione e successivamente assolti;
   la citata mail ricostruisce, sulla base di un articolo del Corriere Adriatico del 3 dicembre 2016, le conclusioni dell'assemblea dei soci di Interporto Marche s.p.a., che ha deciso di vendere all'ASUR Marche, la palazzina direzionale per sanare la propria posizione debitoria stimabile in 11 milioni di euro. La nota prosegue: «All'assemblea dei soci Interporto Marche Spa ha partecipato il Sindaco di Jesi, o suo delegato, che rappresentando il socio Comune di Jesi (...) e, considerando il voto unanime espresso a favore della vendita dell'immobile dedicato al centro direzionale dell'interporto, ha impegnato il Consiglio comunale a votare una variante di P.R.G. per cambiare la sua destinazione d'uso in favore del 118, Protezione Civile e stoccaggio regionale di medicinale (...). Come tutti sanno, la palazzina (...) è stata realizzata con i contributi di scopo della Regione Marche (circa 2 miliardi di lire) e dai contributi dello Stato (legge 240/1990: oltre 30 miliardi di lire assegnati con decreto CIPE del 18 dicembre 1996). La Regione Marche, facendo figurare acquirente l'ASUR e finanziando l'Azienda sanitaria con la somma necessaria di 15 milioni di euro, ha imposto questa operazione benché essa sia illecita per i seguenti motivi:
    è contro la legge utilizzare contributi di scopo finalizzati alla realizzazione dell'opera di pubblica utilità, qual è interporto di Jesi (leggi regionali di bilancio annuale di esercizio e legge 240/1990), e venderla per finalità diverse, soprattutto, se in danno della finalità originaria;
    è contro la legge nr. 240/1990 per gli interporti non prevedere:
     un centro direzionale per la società che realizza l'opera fino al suo completamento (Interporto Marche Spa) e per la società di gestione che per legge regionale nr. 6/94 deve essere costituita, si spera, con la diretta partecipazione degli operatori del trasporto;
     un'area di servizi (poste, banche, area di ristoro: bar, ristorante, albergo) (...);
    è contro la funzionalità dell'opera interportuale trasformare l'attuale centro direzionale in una sede con finalità conflittuali rispetto a quelli dell'interporto, che ha, quale obiettivo primario, quello di movimentare le merci in arrivo ed in partenza con rapidità (...);
    ne consegue una scelta paradossale anche per quanto concerne le nuove competenze emergenziali, perché 118 e protezione civile andrebbero ad operare al centro della zona nevralgica dell'area interportuale, dove la movimentazione ferro-gomma è la ragione stessa per cui è nato l'interporto di Jesi. Ciò che risulta assurdo è che per sanare i debiti della Interporto Marche Spa oggi si spendono 15 milioni di euro e altrettanti ne occorreranno domani nel tentativo maldestro di salvare l'idea interporto, destinando un edificio a 118 e protezione civile e relegando le due società di realizzazione e gestione dell'interporto nella sede originale del centro direzionale» –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e se intenda effettuare una verifica in merito all'operazione di vendita della palazzina suddetta, soprattutto in considerazione dei contributi statali erogati per la realizzazione dell'opera ai sensi della legge n. 240 del 1990. (5-10126)

Interrogazioni a risposta scritta:


   REALACCI e BORGHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   come si evince da articoli più volte apparsi sulla stampa nazionale l’eliski è una pratica dello sci fuoripista e «freeride» che utilizza come mezzo di risalita l'elicottero. Si tratta di un'attività vietata e limitata in un tutti i Paesi alpini, ad eccezione dell'Italia, perché ritenuta «rischiosa» e «non adatta alle Alpi per ragioni ambientali» dalla Commissione internazionale per la protezione delle Alpi, la «CIPRA»;
   più precisamente, le attività di eliski sono interdette in Germania, Slovenia e Liechtenstein. Anche in Francia vige un divieto generalizzato che però viene spesso aggirato, poiché gli sciatori depositati dagli elicotteri su creste oltre confine. In Austria è consentito unicamente nella regione dell'Arlberg, con soltanto due destinazioni. In Svizzera la legge consente l'atterraggio su una quarantina di siti (la maggior parte dei quali situati nel Canton Vallese); è recente la notizia che la Confederazione elvetica starebbe per ridurre i voli nella zona del Monte Rosa (una delle più battute) in quanto questo è considerato di alto pregio ambientale;
   dal punto di vista della sicurezza, oltre al rischio derivato dal possibile distacco di valanghe causato dai rotori o dall'azione degli sciatori depositati su pendii in quota, vette o crinali potenzialmente instabili, si deve considerare un'elevazione del rischio dovuto al fatto che chi pratica eliski non ha la possibilità di testare le condizioni della neve durante la salita ignorando così i pericoli insiti nelle condizioni del manto nevoso. Il volo di elicotteri a bassa quota, così come il decollo e l'atterraggio concorre poi in modo significativo al disturbo della fauna alpina in un periodo dell'anno, quello invernale o di inizio primavera, in cui certe specie sono già messe a dura prova dai rigori del clima;
   più recentemente, il comune di Balme, in provincia di Torino, ha scelto di essere il paese dove vivere esperienze di frequentazione della montagna dolce e silenziosa, ovvero più sostenibile, e non il borgo alpino degli elicotteri. Per questo il piccolo centro di Balme, nelle valli di Lanzo, a inizio dicembre 2016 impegnato, con una delibera votata dal consiglio comunale, a non autorizzare sul suo territorio la pratica dell’eliski e l'utilizzo – sia d'inverno che d'estate – di altri mezzi motorizzati come quad, moto, fuoristrada e motoslitte affinché si possa offrire al turista un contatto più genuino ed autentico con la natura, nel rispetto delle fragilità dell'ambiente alpino –:
   se i Ministri interrogati non intendano assumere iniziative, considerato quanto già deciso dagli altri Paesi in Europa, al fine di ottemperare alle indicazioni date dalla Commissione internazionale per la protezione delle Alpi, in modo tale da estendere così il divieto di eliski, ad eccezione delle aviosuperfici autorizzate, in tutto l'arco alpino del territorio italiano a tutela dell'ambiente e della sicurezza delle persone e delle cose.
   (4-15004)


   FUCCI e DISTASO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'Anas spa, gestore della rete stradale ed autostradale italiana di interesse nazionale, è costituita in società per azioni, il cui socio unico è il Ministero dell'economia e delle finanze ed è sottoposta al controllo ed alla vigilanza tecnica ed operativa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   nel maggio del 2015, dopo una serie di crolli di ponti e viadotti avvenuti sulle strade ed autostrade gestite da Anas, nonché di varie inchieste giudiziarie sulla corruzione di alcuni dirigenti e funzionari della medesima società, si è dimesso il presidente e amministratore delegato Pietro Ciucci sostituito, poi, da Gianni Vittorio Armani, ingegnere ed ex consulente McKinsey, figlio del compianto collega Pietro Armani;
   tra i compiti ricevuti dal Ministro il nuovo presidente, oltre a quello di rendere più efficiente la macchina operativa di Anas, aveva anche quello di «ripulire» l'azienda dalle «incrostazioni» corruttive che la affliggevano, sostituendo tutti i dirigenti e funzionari in qualche modo coinvolti nelle vicende penali sopra riportate e denominate «Dama Nera» e «Dama Bianca»;
   in particolare per rendere più efficiente la società risultava necessario rafforzare e migliorare la qualità delle risorse impiegata da Anas per la progettazione di nuove opere e per il controllo della manutenzione delle strade in gestione diretta, attraverso l'inserimento di nuove risorse tecnico-professionali e la valorizzazione di quelle migliori già presenti in azienda; 
   dal maggio 2015 ad oggi sono stati allontanati ben 35 dirigenti – per la maggior parte tecnici – tra i quali i condirettori all'epoca Ciucci, Bajo e Conforti, oltre a Scanni, con un esborso complessivo di ben 12 milioni di euro, sostituiti da nuovi 13 dirigenti con stipendi variabili, alcuni dei quali pari a 180.000,00 euro senza, però, che venisse seguito per la loro scelta quanto previsto dalle linee guida dell'Anac o dal «decreto Madia» in tema di assunzione del personale per le società a partecipazione pubblica;
   dei suddetti nuovi dirigenti, tuttavia nessuno è stato destinato alla carente parte tecnico-operativa della società ma, al contrario, tutti sono inseriti in ruoli amministrativi e/o gestionali nelle ridondante struttura della direzione generale;
   eclatante risulta, poi, il caso, della neo costituita direzione affari istituzionali, che risulterebbe esser stata, a quanto risulta agli interroganti, prima abbinata all'ufficio stampa e relazioni esterne, che ai tempi della gestione del duo Ciucci-Scanni, assommava a un direttore e altri 2 dirigenti con una settantina di risorse e che ora, invece, prevede per la sola direzione affari istituzionali, separata dall'ufficio stampa e relazioni esterne, ben 4 dirigenti (1 direttore e 3 dirigenti responsabili) nonché una dozzina di collaboratori;
   tra i nuovi dirigenti nominati da Armani nella suddetta direzione risultano, oltre al nuovo direttore che proviene dalla Salini-Impregilo, società che ha un contenzioso di svariate centinaia di milioni di euro con Anas per la mancata realizzazione del progetto Ponte di Messina, anche il «perito industriale» Rocco Girlanda, ex parlamentare e sottosegretario alle infrastrutture ai trasporti del Governo Letta, entrambi con uno stipendio base di oltre 180 mila euro –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali siano le motivazioni che hanno indotto i vertici di Anas ad adottare il modello gestionale sopra indicato, non seguendo le linee guida dell'Anac e delle normative vigenti in tema di assunzione di personale per le società a partecipazione pubblica; con quali criteri la gestione Armani sia pervenuta alla scelta dei dirigenti, nonché a quella del direttore degli affari istituzionali di Anas, considerata la necessità di evitare le solite logiche familisitiche e politico-affaristiche; se siano in grado di definire con certezza quale previsione di spesa risulti necessaria per sostenere tale riorganizzazione. (4-15005)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   CRIVELLARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il personale di turno della piattaforma Adriatic Lng di Porto Viro (Rovigo), operando nel terminal situato al largo della costa italiana del Mare Adriatico settentrionale a circa 15 chilometri in direzione nord-est dallo scanno del Palo nel comune di Porto Viro, fa sapere di essere stato impossibilitato a recarsi presso il comune di residenza per motivi lavorativi e, quindi, di fatto, impossibilitato a partecipare al referendum costituzionale che si è tenuto il 4 dicembre;
   le organizzazioni sindacali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, dopo aver segnalato il problema all'azienda, hanno ribadito di trovare «discriminatorio che in un tema così delicato ci fossero discordanze rispetto ad altre realtà del paese», non rendendo di fatto possibile ai lavoratori recarsi alle urne il 4 dicembre;
   i lavoratori della piattaforma Adriatic Lng di Porto Viro chiedono che venga pienamente riconosciuto il loro diritto al voto politico e referendario così come previsto dall'articolo 48 della Costituzione, al pari dei colleghi che operano e lavorano in altre piattaforme italiane e analoghe strutture –:
   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, anche sul piano normativo, per garantire il pieno diritto di voto dei lavoratori operanti in strutture come quella di cui in premessa. (3-02656)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRARESI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il commissariato di pubblica sicurezza di Mirandola (Modena) ha competenza amministrativa e giudiziaria sul territorio dell'unione comuni area nord (UCMAN), comprensorio che include i comuni di Finale Emilia, Mirandola, San Prospero, San Possidonio, San Felice sul Panaro, Concordia, Camposanto, Cavezzo, Medolla, per un totale di circa 86.000 abitanti su un territorio di 463 chilometri quadrati;
   nonostante la vastità dell'area di competenza, il commissariato dispone soltanto di 29 operatori, di cui 3 ispettori, 6 sovrintendenti e 20 fra agenti e assistenti, numero assolutamente insufficiente, come dimostra il confronto con i vicini commissariati di Sassuolo e Carpi, rispettivamente dotati di 41 e 42 dipendenti;
   la ricchezza del territorio, in cui hanno sede oltre 100 aziende del biomedicale con più di 4000 addetti, oltre a vaste coltivazioni agricole e di allevamenti di bestiame, rende l'area attrattiva per la criminalità comune e organizzata, come dimostrato dall'aumentare vertiginoso del numero dei furti e dalle inchieste relative a infiltrazioni di stampo mafioso;
   il personale, nonostante l'insufficienza dell'organico, garantisce ogni anno circa 3000 passaporti, 5000 permessi di soggiorno, quasi 500 tra porto d'armi e licenze varie, oltre al servizio telefonico 112 – numero unico emergenza – 24 ore su 24, e almeno 2 pattuglie al giorno di squadra volante pronto intervento;
   il commissariato copre anche l'attività del settore anticrimine che prevede la ricezione e la trattazione di denunce, nonché l'attività d'indagine riguardo il crimine diffuso (furti, rapine, droga e altro);
   dopo il sisma del 2012, la sede del commissariato di pubblica sicurezza di Mirandola è stata considerata inagibile e sgomberata e oggi è situata all'interno di uno stabile privato, con l'effetto di un'inusuale e rischiosa promiscuità;
   l'ammontare del debito per l'attuale si aggira, a quanto risulta all'interrogante, sull'ordine delle decine di migliaia di euro;
   ancora oggi, a distanza di quasi 5 anni dal terremoto del 2012, la sede di Mirandola viene regolarmente considerata sede disagiata, a causa del fatto che l'attuale stabile non prevede alloggi per il personale e non dispone di un'autorimessa per i veicoli di servizio;
   l'attuale sede non dispone di celle di sicurezza per gli arrestati con la conseguenza di doversi appoggiare alla questura di Modena con evidenti difficoltà di natura operativa e di gestione;
   nell'attuale sede non vi è alcuna disponibilità di alloggi per il personale, per cui l'eventuale assegnazione di agenti risulta oltremodo difficoltoso;
   la nuova sede sarà disponibile solo a fine 2018;
   il già esile organico è stato assottigliato di recente da un decesso e quattro pensionamenti senza che si procedesse a compensare le perdite con nuove assunzioni;
   alla progressiva riduzione del numero di operatori si somma l'innalzamento dell'età media, oggi pari a 47 anni, con la conseguenza di una grave difficoltà nella possibilità di garantire al cittadino interventi tempestivi e un'azione efficace sul territorio;
   alle richieste di incremento dell'organico, sono seguite da un lato promesse non mantenute – come quella del questore Garramone, che parlava di un incremento di 20 unità sull'intera provincia, quella del questore Fassari, per 4 unità – e dall'altro risposte tese a minimizzare il problema della sicurezza riducendolo a semplice percezione da parte dei cittadini, cosa smentita dal documentato incremento di crimini nell'area –:
   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di risolvere la grave situazione del commissariato di Mirandola sia dal punto di vista infrastrutturale che dell'organico, considerando che l'attuale stato delle cose non garantisce né agli agenti né ai cittadini un efficace possibilità di garantire sicurezza, tempestività di intervento e capillarità di azione nell'area, già colpita dal terremoto.
   (5-10125)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   come si legge da una nota stampa della segreteria nazionale del sindacato di polizia Consap sarebbe stata diffusa la notizia circa l'intenzione dei vertici del dipartimento della pubblica sicurezza di procedere alla firma del decreto di annullamento del concorso per agenti di polizia riservato ai volontari in ferma prefissata;
   nella Gazzetta Ufficiale del 29 gennaio 2016 veniva pubblicato il bando del concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento di n. 559 allievi agenti della polizia di Stato, riservato ai sensi dell'articolo 2199, comma 4, lettera a), del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, ai volontari in ferma prefissata di un anno o quadriennale;
   la prova scritta si era svolta a maggio 2016, ma dalla graduatoria sarebbero emerse delle anomalie e da molti degli esclusi si sarebbero lamentate presunte irregolarità e scarsa chiarezza delle procedure con l'annuncio di numerosi ricorsi;
   il dipartimento di pubblica sicurezza, in attesa di effettuare le verifiche richieste, sospendeva la pubblicazione del diario degli accertamenti di idoneità fisica psichica e attitudinale di quanti avevano superato lo scritto;
   di fronte a tale situazione, invece di effettuare ogni utile e concreta azione affinché vengano individuati eventuali responsabili, evitando di coinvolgere chi con trasparenza, senso di legalità e profonda dedizione allo studio si è impegnato per superare la prova preselettiva, il dipartimento della pubblica sicurezza starebbe ipotizzando l'annullamento dell'intera procedura concorsuale;
   secondo la Consap, se la decisione fosse confermata, «anziché individuare e perseguire chi ha sbagliato, si preferisce sparare nel mucchio colpendo tanti bravi ragazzi che hanno studiato sodo e, per conseguire il sogno della loro vita di entrare in Polizia, hanno sacrificato affetti e in molti casi il lavoro sino ad allora espletato –:
   quali urgenti iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per fare immediatamente chiarezza sull'accaduto, scongiurando il rischio di annullamento dell'intera procedura concorsuale, che penalizzerebbe soprattutto chi ha studiato e fatto tanti sacrifici per conseguire il sogno di una vita. (4-14992)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   desta particolare preoccupazione l’escalation di violenza criminale cui si sta assistendo negli ultimi tempi a Eboli;
   come riportano, infatti, le testate giornalistiche locali, un'ondata di furti di sta travolgendo le periferie della città salernitana, dalla frazione di Santa Cecilia a Cioffi, fino a Corno d'Oro;
   i cittadini sarebbero diventati «ostaggio» delle gang di ladri e nessuno è immune dai continui raid serali e notturni; dalle abitazioni isolate ai condomini, passando per i negozi e i locali pubblici fino ai distributori di carburanti;
   tale grave situazione alimenta ovviamente sentimenti di sconforto, paura e un diffuso senso di insicurezza nella popolazione, che, esasperata, ha deciso di organizzarsi in comitati di quartiere per disporre ronde notturne e servizi di controllo lungo le strade rurali;
   nonostante i controlli e il riconosciuto e apprezzato contributo delle forze dell'ordine, i ladri continuano a mettere a segno furti, non solo nelle contrade di Eboli ma in tutta la Piana del Sele, tanto da essere stato chiesto dai residenti l'intervento dell'Esercito, come spiega un cittadino: «La pattuglia dei carabinieri di Santa Cecilia è stata efficiente, presente e attiva su un territorio vasto come il nostro è necessario un rinforzo. Nonostante l'impegno e la volontà poco o nulla può fare una sola pattuglia quando arrivano più chiamate al 112. Il nostro non è allarmismo ma terrore e preoccupazione»;
   inoltre, tutti i provvedimenti definiti «svuota-carceri» hanno, di fatto, vanificato l'attività delle forze di polizia –:
   se il Governo a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, anche normative intenda adottare per far fronte concretamente e tempestivamente ad un’escalation di criminalità, che sta gettando nel panico e nell'angoscia l'intera zona; quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere, anche attraverso l'intervento dell'Esercito, per aumentare il controllo del territorio e il contrasto alla criminalità organizzata. (4-14993)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FREGOLENT. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Ibm, azienda multinazionale leader nel settore dell’information technology, è operativa in 170 Paesi del mondo con oltre 370 mila lavoratori ed è presente in Italia con numerose sedi e 4336 dipendenti;
   Ibm Italia sta perseguendo, da anni, politiche di riduzione del personale che hanno portato la forza lavoro impiegata a ridursi di oltre un quarto nell'ultimo biennio. L'obiettivo di Ibm Italia, secondo numerosi osservatori, è infatti quello di delocalizzare ed investire in altri Paesi con costi minori per l'occupazione e regimi fiscali favorevoli;
   l'ultima procedura di licenziamento aperta da Ibm Italia riguarda 244 lavoratori e 60 dirigenti;
   una delle sedi di Ibm maggiormente interessata, in questi anni, dai tagli è quella di Torino che conta oggi 411 addetti e che è stata recentemente ridimensionata con il passaggio di 90 lavoratori ad un'altra società;
   secondo quanto denunciato dalle associazioni sindacali sono 19 i dipendenti della sede di Torino che rischiano il licenziamento. Sempre secondo i sindacati Ibm avrebbe dichiarato che per tali esuberi, definiti strutturali, non potranno essere utilizzati ulteriori ammortizzatori sociali;
   dal sito ufficiale del gruppo si apprende che il fatturato 2014 del gruppo Ibm è di 92,8 miliardi di dollari, per un utile di 21,2 miliardi di dollari;
   Ibm sta stanziando anche in Europa risorse per sviluppare nuovi prodotti: è di ottobre 2016 infatti la notizia di un investimento 300 milioni di euro per la sede di Monaco in Germania;
   Ibm Italia sta cercando nuovi collaboratori anche nel nostro Paese: nel mese di agosto 2016 sono stati infatti pubblicati annunci per numerose figure da inserire in organico;
   appare necessario, soprattutto in un settore strategico come quello dell’information technology, salvaguardare gli insediamenti produttivi e le competenze presenti su tutto il territorio nazionale;
   risulta evidente come, ad oggi, le scelte di Ibm rispetto ai livelli occupazionali in Italia siano contraddittorie ed il nostro Paese venga palesemente trascurato rispetto agli investimenti effettuati anche nelle altre nazioni dell'Unione europea;
   il Governo, anche in relazione a quanto espresso nella risposta alla interrogazione n. 5-02216 presentata dall'interrogante alla Camera dei deputati nell'attuale legislatura, dovrebbe essere pienamente coinvolto, assieme alle altre istituzioni territoriali, riguardo alla definizione del piano di esuberi di Ibm Italia –:
   se i Ministri interrogati abbiano ulteriori informazioni dettagliate sull'ultima procedura di licenziamento aperta da Ibm Italia, rispetto alle sedi, ai lavoratori coinvolti ed agli ammortizzatori sociali previsti;
   quali iniziative urgenti intendano conseguentemente intraprendere per salvaguardare i livelli occupazionali e le professionalità presenti in Ibm Italia;
   se i Ministri interrogati non ritengano necessario, proprio in relazione al notevole taglio occupazionale portato avanti in questi anni da Ibm Italia, assumere un ruolo incisivo nella concertazione in atto tra azienda e rappresentanze sindacali. (5-10120)


   CHIMIENTI, LOMBARDI, CIPRINI, DALL'OSSO, COMINARDI e TRIPIEDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Tim, Telecom Italia Mobile, è un marchio del gruppo Telecom Italia, i cui servizi riguardano telefonia mobile, telefonia fissa e accesso ad internet per clienti privati ed aziende italiane, impiegando poco meno di 66 mila lavoratori;
   da gennaio 2016, con l'arrivo della nuova identità societaria, Tim spa diventa il brand unico per tutti i servizi e le offerte di Telecom Italia spa nel campo delle telecomunicazioni;
   dall'inizio dell'anno, dopo la nomina ad amministratore delegato di Flavio Cattaneo, il primo socio di Telecom, Vivendi, ha chiesto alla società un miliardo di euro di economie aggiuntive rispetto al piano 2016-2018, che già prevedeva 600 milioni di risparmi;
   dopo la diffida dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per i recenti aumenti tariffari sulla rete fissa e i piani per la banda «ultralarga» estendibili anche ad altre società, Telecom è esposta ad una forte pressione competitiva per la quale ha ritenuto necessario un ripensamento dei modelli di gestione per potenziare l'efficienza e la produttività;
   nonostante il gruppo Telecom Italia nel 2014 abbia ottenuto 21,57 miliardi di euro di ricavi, nel 2015 i ricavi ammontassero a 19.718 milioni di euro e i ricavi consolidati del terzo trimestre 2016 siano aumentati di 66 milioni di euro rispetto al terzo trimestre 2015, come risulta dal «resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2016», il consiglio di amministrazione ha rivisto gli obiettivi del piano industriale 2016-2018 approvando un piano di riduzione dei costi del lavoro per 1,6 miliardi di euro;
   Tim spa applica il contratto collettivo nazionale del lavoro per il personale dipendente da imprese esercenti servizi di telecomunicazioni – CCNL TLC;
   in data 6 ottobre 2016 l'azienda ha inviato alle parti sociali la comunicazione di formale disdetta degli accordi integrativi sottoscritti in data 14 e 15 maggio 2008, tutti privi di un termine finale di scadenza;
   la disdetta degli accordi integrativi, che avrà effetto dal 31 gennaio 2017, comporterà:
    una riduzione dai 200 ai 300 euro a lavoratore al mese;
    la mancata erogazione del premio annuo;
    l'imposizione della programmazione e fruizione delle ore di permesso individuali;
   di contro «nel 2019 all'amministratore delegato Cattaneo potrà essere riconosciuto un bonus straordinario fino a 55 milioni di euro, una decisione che ha incassato il parere negativo del collegio sindacale. Il premio potrà essere elargito anche ad alcuni manager che lui stesso è chiamato a identificare, a patto che superino gli obiettivi fissati dal piano industriale 2016-2018», come riportato in un articolo pubblicato sul «il fatto quotidiano» in data 25 luglio 2016;
   il collegio sindacale di Telecom ha sostenuto la presenza di alcune irregolarità nella procedura per il calcolo dello «Special Award», inoltrando tutto alla Consob, come previsto dal testo unico della finanza;
   in data 14 novembre 2016 si è svolta a Roma presso la sede dell'Unione industriali l'ultima riunione di commissione tecnica tra sindacato, Asstel Confindustria, aziende telecomunicazioni utile al rinnovo del Ccnl 2015-2017;
   all'interno del regolamento, presentato in tale sede, vengono inoltre poste restrizioni all'utilizzo dei social media da parte del personale Tim, anche al di fuori dell'orario di lavoro, vietando di fatto di pubblicare informazioni che potrebbero compromettere la reputazione, l'attività e l'immagine aziendali –:
   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per la salvaguardia e il mantenimento delle condizioni di lavoro dei lavoratori di Tim, finora garantite dagli accordi integrativi di secondo livello.
(5-10128)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIULIETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi anni è cresciuto il livello di sensibilizzazione sul tema dell'autismo;
   trattasi di una sindrome ancora sconosciuta, dato che di tutto il panorama della sintomatologia autistica solo il 15 per cento risulta avere delle cause genetiche;
   molti dei ragazzi autistici più gravi vengono introdotti in strutture e gestiti con psicofarmaci con azione solo di contenimento e di riduzione del danno, quindi senza una vera cura;
   coloro che raggiungono la maggiore età e che riescono a svolgere una vita sociale ammissibile, rimangono nella famiglia d'origine in una situazione accettabile solo grazie al supporto economico della famiglia stessa;
   la parte sanitaria pubblica offre un supporto solo nei primi anni di vita del soggetto autistico, anche se lontano da una reale finalità di autonomia, indipendenza ed integrazione;
   c’è ancora moltissima strada da fare per dare un reale supporto alle famiglie ed aiutare a ridurre la forbice cognitivo-comportamentale, oltre alla difficoltà di diagnosticare ogni loro altra patologia, anche quelle più comuni –:
   se si intendano assumere iniziative per trovare una vera strada di accompagnamento per tutti i ragazzi autistici, un percorso riabilitante e personalizzato, coinvolgendo le famiglie, per offrire una opportunità di autonomia, indipendenza ed integrazione, cognitivamente in linea con i coetanei;
   se non si intendano assumere iniziative per investire sulla ricerca delle cause della patologia per arrivare ad una diagnosi precoce ed una vera cura organica del soggetto affetto, anche attraverso una adeguata formazione ed informazione medico scientifica;
   se non si intendano assumere iniziative per investire sulla ricerca di cure alternative agli psicofarmaci che risultano inefficaci e non curativi della patologia stessa;
   se non sia necessario offrire un supporto reale alle famiglie con bambini autistici, da parte di tutte le istituzioni comprese le strutture del servizio sanitario nazionale e le scuole, anche assegnando direttamente alle famiglie le risorse per la cura del familiare affetto;
   se non sia il caso di assumere iniziative per far sì che gli istituti scolastici modellino l'attività didattica in relazione al singolo soggetto affetto, al fine di ridurre la forbice della disabilità e diminuirne il disagio;
   se non si intendano assumere iniziative per monitorare, controllare e continuare a pianificare territorialmente la vita dei soggetti autistici adulti istituzionalizzati nel pieno rispetto della dignità e dei diritti. (4-14995)

 * * *

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FIORIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   l'Italia produce circa 110 mila tonnellate di nocciole all'anno, ponendosi al secondo posto nella produzione mondiale del settore. Complessivamente, la superficie coltivata è pari a 68.233 ettari. Le principali regioni interessate alla sua produzione sono Piemonte, Campania, Lazio e Sicilia che da sole valgono il 98 per cento dell'intero volume nazionale;
   in particolare la varietà di nocciolo coltivata in Piemonte è la «Tonda gentile trilobata» commercializzata come «nocciola del Piemonte igp», la cui produzione è concentrata nelle province di Cuneo, Asti e Alessandria, in un'area compresa tra le colline delle Langhe, del Roero e del Monferrato;
   proprio per ottenere la denominazione Igp, che garantisce agli utilizzatori ed ai consumatori la qualità e l'autenticità del prodotto, i coltivatori piemontesi rinunciarono però ad inserire, anche nel disciplinare di produzione, la parola «Langhe»;
   in seguito a ciò la parola «Langhe» pur indicativa di un preciso luogo di produzione è stata utilizzata, fin dal 2012, dall'Olanda che ha inserito nel registro nazionale tre varietà di nocciole con toponimi italiani tra cui proprio la «Tonda gentile trilobata delle Langhe». Una scelta che sta creando numerose proteste da parte delle istituzioni italiane e delle associazioni di categoria;
   sono state infatti presentate, in questa direzione, interrogazioni al Parlamento europeo mentre numerosi comuni delle Langhe hanno approvato delibere specifiche per monitorare la situazione ed evitare concorrenza illecita da parte di Paesi esteri;
   le problematiche relativa all'utilizzo della denominazione «Tonda gentile trilobata delle Langhe» riguardano anche il nostro Paese: il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha infatti iscritto la denominazione «Tonda Gentile Langhe" nel registro nazionale delle varietà di piante da frutto. Con questa iscrizione si possono quindi commercializzare con il nome «Tonda gentile Langhe» anche le nocciole prodotte in altre parti d'Italia, penalizzando in questo modo il territorio di provenienza e i suoi coltivatori, che lavorano e investono da sempre sulla tutela e sulla valorizzazione della nocciola «igp Piemonte»;
   le associazioni agricole coinvolte hanno chiesto al Ministero di correggere questo errore che sta mettendo a rischio l'economia del comparto dell'intera regione Piemonte;
   il regolamento dell'Unione europea 1151/2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli alimentari prevede chiaramente che le denominazioni di origine non debbano essere in conflitto con nomi che inducano erroneamente il consumatore a pensare che prodotti siano originari di un altro territorio –:
   quali interventi urgenti, coerenti con la normativa comunitaria, intenda assumere il Ministro interrogato fine di salvaguardare la tipicità della «nocciola del Piemonte igp» sia riguardo alla produzione nazionale che a quella estera, al fine di tutelare i produttori ed informare correttamente i consumatori. (5-10127)

 * * *

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   FRANCO BORDO e SCOTTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il giorno 5 dicembre 2016, è stato chiuso, con un provvedimento dell'Asst giunto il 4 in reparto, il punto nascite di Angera, in provincia di Varese;
   non è prevista alcuna fase transitoria, semplicemente dal 6 dicembre 2016 non possono essere più effettuati ricoveri per parto e i pazienti con necessità di ricovero di rilevanza ostetrica o pediatrica che si presenteranno al pronto soccorso dell'ospedale di Angera verranno trasportati in ambulanza al nosocomio di Gallarate o, in mancanza di posti letto, in strutture con assistenza infermieristica o medica, ma non è detto che uno specialista in ostetricia o in pediatria sia presente per accompagnare il paziente o la paziente durante il trasferimento;
   anche il reparto di pediatria, senza alcuna motivazione che risulti attendibile, se non quella della carenza di medici pediatri, in modo totalmente inatteso, è stato chiuso e anche lì non si effettuano più ricoveri;
   il punto nascite di Angera risulta, insieme al reparto di pediatria, un importante punto di riferimento per tutto il territorio del Lago Maggiore che si trova in territorio lombardo, e della provincia di Novara;
   il Ministero si è più volte espresso chiedendo di aggregare i punti nascita che non rispettano gli standard, tra i quali i 500 parti annui necessari a mantenere la struttura funzionante;
   il Ministero pare adduca motivazioni di sicurezza, ma da più parti si è certi che il motivo della chiusura del punto nascite di Angera, sia il numero di parti inferiori ai 500, che però raggiungono il numero di 480, in linea con il calo delle nascite in Italia;
   in data 9 dicembre 2016 è stato organizzato un sit in di protesta da associazioni del territorio, madri, sindaci e amministratori della zona, che ha coinvolto più di 500 persone, mentre un gruppo di madri ha occupato i reparti infantili dell'ospedale di Angera per protestare contro la chiusura dei due reparti, ritenuti fondamentali dalle famiglie della zona;
   regione Lombardia ha espresso parere contrario alla chiusura del punto nascite, ritenendolo importante per tutto il territorio, ma ha ricevuto in risposta, dal Ministero della salute, una lettera in cui si rigetta la richiesta di deroga per il punto nascite di Angera;
   il presidente di regione Lombardia, Roberto Maroni, ha accusato il Ministero della salute di imporre la chiusura del reparto di pediatria e del punto nascite;
   è evidente che la popolazione, in modo particolare quella femminile, che fa riferimento a questo presidio ospedaliero non può essere privata di un servizio essenziale ed il punto nascite in questione ha tutte le motivazioni e le caratteristiche per godere di un'ulteriore deroga triennale –:
   quali iniziative di competenza intenda mettere in atto affinché vengano mantenuti attivi ed operanti il punto nascite e la pediatria dell'ospedale di Angera.
   (3-02657)

 * * *

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   VITO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   in data 12 settembre 2016, sulla Gazzetta ufficiale – serie generale – n. 213, è stato pubblicato il decreto legislativo n. 177 del 19 agosto 2016 concernente «Disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche», che, di fatto, ha avviato lo smembramento del personale e delle funzioni del Corpo forestale dello Stato tra diverse amministrazioni statali (polizia di Stato, Arma dei carabinieri, Guardia di finanza, Vigili del fuoco, Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali) a decorrere dal 1o gennaio 2017;
   in data 21 novembre 2016 è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sulla mobilità del personale forestale verso le amministrazioni pubbliche che ad oggi non risulta sia stato registrato dalla Corte dei Conti né pubblicato sulla Gazzetta ufficiale;
   in data 13 dicembre 2016, a quanto risulta all'interrogante il presidente del tribunale amministrativo regionale del Lazio – sezione staccata di Latina (sezione prima) ha emesso un decreto (n. 00354/2016 REG.PROV.CAU. N. 00836/2016 REG.RIC.) per l'annullamento e sospensione dell'efficacia della Circolare del Corpo forestale dello Stato n. 88869 del 24 novembre 2016 avente ad oggetto «decreto del presidente del consiglio dei ministri del 21 novembre 2016, recante determinazione del contingente del personale del corpo forestale dello stato che potrà avvalersi della facoltà di transito ad altra amministrazione statale e definizione delle tabelle di equiparazione e dei criteri da applicare alle procedure di mobilità, ai sensi dell'articolo 12, comma 3, del decreto legislativo 177/2016» –:
   se non sia il caso, alla luce della pronuncia emessa, di assumere iniziative per bloccare con urgenza la procedura avviata sul sito www.mobilita.gov.it del dipartimento della funzione pubblica, di sospendere l'assorbimento del corpo forestale dello stato per almeno sei mesi e di avviare con sollecitudine un tavolo di lavoro presso il dipartimento della funzione pubblica con le organizzazioni sindacali di categoria. (4-14996)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, AIRAUDO, FRANCO BORDO, COSTANTINO, D'ATTORRE, DURANTI, DANIELE FARINA, FASSINA, FAVA, FERRARA, FOLINO, FRATOIANNI, CARLO GALLI, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, KRONBICHLER, MARCON, MARTELLI, MELILLA, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, SANNICANDRO, SCOTTO e ZARATTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   in data 13 dicembre 2016 si è tenuto uno sciopero nazionale di 8 ore dei lavoratori TIM, proclamato dalle sigle sindacali SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL;
   le ragioni dello sciopero risiedono nella recente politica adottata dall'azienda di forte contenimento dei costi, che si ripercuote in modo significativo sulle condizioni dei lavoratori, che vedono ridursi salario, tutele e diritti;
   in data 6 ottobre 2016 veniva, infatti, realizzata, da parte dell'azienda, la disdetta degli accordi di secondo livello del 14 e 15 maggio 2008. Inoltre, le organizzazioni sindacali lamentano anche la mancata corresponsione del premio di risultato del mese di giugno 2016, la riduzione degli spazi fisici nei luoghi di lavoro, politiche trasfertistiche penalizzanti e azioni di carattere gestionale poste unilateralmente dall'azienda, che determinano condizioni di lavoro significativamente peggiorate;
   alle questioni di carattere sindacale si somma la mancanza di chiarezza sul piano industriale, come la contestata «assenza di un coerente piano di sviluppo aziendale su Rete, Caring, Commerciale, Staff ed Information Technology» (Il Manifesto, 12 dicembre 2016);
   il livello di partecipazione dei lavoratori alle varie iniziative di protesta è indice di un effettivo e diffuso malessere che rischia di minare, insieme alle condizioni del personale, l'efficienza di una delle imprese più strategiche del Paese, che impiega circa 50.000 lavoratori –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se non intendano fornire elementi su quanto sta avvenendo alla Tim;
   se non intendano attivarsi, nell'ambito delle rispettive competenze, per agevolare una soluzione delle controversie di natura sindacale richiamate;
   se il Ministro dello sviluppo economico sia in grado di fornire maggiori informazioni sul piano industriale di Tim. (5-10119)

Interrogazione a risposta scritta:


   PATRIZIA MAESTRI e ROMANINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la GlaxoSmithKline s.p.a. (GSK), sottoposta all'attività di direzione e coordinamento di GlaxoSmithKline plc, è un'azienda farmaceutica multinazionale che opera in Italia occupando circa 5.000 addetti nei tre stabilimenti produttivi di Verona, San Polo di Torrile (Parma), Rosia (Siena), oltre che nel centro ricerche di Siena e nel Consumer Healthcare di Baranzate (Milano). Nel 2014 ha raggiunto il fatturato di 1,6 miliardi di dollari;
   nel mese di settembre 2016 le rappresentanze sindacali del polo produttivo di Parma sono state informate della conclusione dell'accordo di vendita tra GSK ed Aspen Pharma che porterebbe alla delocalizzazione della produzione del portafoglio anestetici in territorio extraeuropeo;
   sulla base delle informazioni acquisite dai sindacati parrebbero in via di formalizzazione diversi accordi tra la GSK ed altre aziende del settore farmaceutico per la cessione di ulteriori segmenti di produzione che determinerebbero la delocalizzazione di diverse linee produttive;
   è forte quindi la preoccupazione dei lavoratori di fronte a queste scelte che rischiano di impattare in modo significativo sullo stabilimento di San Polo di Torrile, che oggi occupa più di 700 persone, ma anche sull'indotto;
   la delocalizzazione di importanti linee produttive dall'Italia a Paese extraeuropei rischia, non solo, di avere un impatto fortemente negativo sull'occupazione, ma anche di impoverire il tessuto produttivo nazionale in un settore strategico quale è la chimica farmaceutica –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione sopradescritta e se non ritengano di farsi parte attiva, anche attraverso la convocazione di un tavolo di confronto con l'azienda, la rappresentanza dell'industria farmaceutica e le organizzazioni sindacali di categoria, con l'obiettivo di salvaguardare i livelli produttivi del sito di San Polo di Torrile (PR), i livelli occupazionali e la capacità produttiva dell'industria farmaceutica nazionale. (4-15000)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interpellanza urgente Labriola n. 2-01508, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 692 del 14 ottobre 2016.

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere premesso che:
   da notizie di stampa si apprende come il recente studio pubblicato dal Ministero della salute e l'istituto superiore della sanità abbia dimostrato che i metalli pesanti, derivanti dall'inquinamento prodotto dall'ILVA, inducono un ritardo dello sviluppo mentale dei bambini di Taranto. Tale notizia è di una gravità senza precedenti;
   lo studio conferma la generale preoccupazione dei medici e cittadini tarantini e rende ancora più evidente la necessità che la sanità tarantina venga particolarmente sostenuta con un intervento speciale di natura economica e normativa, che consenta di fronteggiare con maggiori disponibilità di forze emergenza sanitaria di notevoli dimensioni derivante da una cattiva gestione dello stabilimento Ilva;
   inoltre, i dati epidemiologici relativi ad uno studio, condotto con la collaborazione del dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario della regione Lazio, della Asl di Taranto, di Arpa Puglia e di AreS Puglia, per valutare l'effetto delle sostanze tossiche di origine industriale, emesse dall'Ilva sulla salute dei residenti di Taranto, Massafra e Statte;
   tale studio ha dimostrato chiaramente che esiste una relazione causa-effetto tra le emissioni industriali e il danno sanitario;
   in precedenza era stato pubblicato l'aggiornamento del registro tumori di Taranto riguardante il periodo 2006-2011;
   infatti, tale nuova pubblicazione seguiva il primo report di incidenza dei tumori maligni della provincia di Taranto presentato nel 2014, comprendente i casi incidenti nell'intero territorio provinciale per gli anni 2006-2008;
   la pubblicazione del primo report del registro dei tumori di Taranto, tramite la valutazione dell'incidenza degli anni 2006-2008, aveva già segnalato delle criticità dello stato di salute della provincia di Taranto rispetto al Pool Sud dei registri tumori, soprattutto per quanto riguarda l'eccesso di rischio per il carcinoma alla mammella, collo dell'utero e ovaio nelle donne; nei maschi il rischio di carcinoma del polmone e della vescica, oltre a essere in eccesso rispetto al Pool Sud, risultava in eccesso anche rispetto al Pool nazionale; inoltre, soprattutto nei comuni dell'area orientale nello stesso confronto con il Pool nazionale si riscontrava un eccesso di carcinoma della tiroide per le donne;
   nell'ultima pubblicazione è emerso che il quadro generale dei dati registrati negli anni 2006-2011, è notevolmente peggiorato. Si evidenziano, in particolare per il sesso maschile, tassi più elevati nella provincia di Taranto rispetto al Pool Sud e Pool nazionale, per mesotelioma, carcinoma epatico, vescicale e polmonare. Inoltre, dati provinciali presentano tassi più elevati rispetto al Pool Sud anche per il carcinoma al fegato, rene, linfoma non hodgkin, prostata e stomaco nei maschi, mammella nelle donne e colon, melanoma, tiroide, encefalo in entrambi i sessi;
   inoltre è stato evidenziato il maggior interessamento del Sin (comuni di Taranto e Statte) rispetto all'intera provincia per quel che riguarda carcinoma allo stomaco, colon, fegato, polmone, melanoma, mesotelioma, rene, vescica, tiroide nei maschi, linfoma non Hodgkin, mammella, cervice uterina nelle donne attestando la necessità di porre particolare attenzione in termine di assistenza e sorveglianza per i residenti nell'area a rischio ambientale;
   in particolare la pubblicazione evidenzia che, indipendentemente dall'eventuale riduzione dell'esposizione all'inquinamento ambientale, risulterà ancora per molti anni l'eccesso di patologie oncologiche nell'area a rischio, ciò richiedendo un miglioramento e potenziamento della rete di assistenza e prevenzione oncologica già in essere grazie ai fondi (progettuali e quindi temporanei) del Centro Salute e ambiente e della «Terra dei fuochi»;
   anche l'Istituto superiore di sanità ha condotto, con il progetto «Sentieri Kids» uno studio specifico centrato sui bambini e sui ragazzi e relativo alla mortalità e ad alcune malattie nella fascia d'età compresa tra 0-19 anni e per il periodo compreso tra il 1995 ed il 2009 nei 44 siti già analizzati da «Sentieri»;
   nei dintorni di tali siti abitano circa un milione di bambini e ragazzi ed i ricercatori hanno rilevato che la mortalità è superiore del 4 per cento alla media nazionale per i neonati fino ad un anno. Inoltre le situazioni cambiano da sito a sito ed in particolare è stato evidenziato che nei siti vicino agli ambiti industriali complessi la mortalità e l'ospedalizzazione per malattie respiratorie acute, oltre all'incidenza dei tumori, ha un picco. A Taranto la mortalità è più alta del 21 per cento nella fascia di età 0-1 e del 24 per cento nella fascia 0-14;
   di fatto, a fronte di un aumento così dimostrato dell'incidenza dei tumori nella popolazione della provincia di Taranto, il sistema di assistenza, cura e ospedalizzazione pubblica dei malati interessati non è sufficiente. Infatti la asl di Taranto attualmente conta la presenza di maggiori posti letto nei presidi privati rispetto a quelli pubblici (948 contro 613);
   con l'ultima delibera n. 256/2016 la regione Puglia ha potenziato maggiormente il privato a scapito dei presidi pubblici ed in particolare si sottolinea che la nuova programmazione non ha previsto alcun posto letto di pneumologia e chirurgia toracica per l'ospedale SS. Annunziata e Moscati di Taranto ad esclusione di alcuni posti letto nelle strutture private accreditate prevedendo invece 15 posti letto della disciplina di pneumologia presso l'ospedale di Manduria;
   con l'approvazione del nuovo piano di riordino ospedaliero varato dalla regione Puglia il 30 novembre 2016 si è previsto un potenziamento dei posti letto presso l'ospedale SS Annunziata e si è stabilita la destinazione dell'Ospedale Moscati a polo oncologico; tuttavia, gli aggiustamenti prodotti non risolvono la situazione di emergenza;
   durante l'esame della legge di bilancio 2017 si erano previsti, con un emendamento presentato alla Commissione Bilancio della Camera, 50 milioni di euro destinati al rafforzamento della sanità tarantina, ma, come la stampa ha ampiamente riportato, l'emendamento è stato dichiarato inammissibile. La somma prevista avrebbe potuto dare alla città e alla sanità tarantina una boccata dell'ossigeno –:
   come intendano gestire l'emergenza sanitaria, che coinvolge maggiormente le fasce più deboli della popolazione tarantina, a fronte di un sistema di assistenza pubblica specifica non sufficiente;
   se ritengano improrogabile ed opportuno avviare, in accordo con la regione Puglia, iniziative per conferire un assetto speciale alla asl di Taranto per consentire in loco cure ed assistenza adeguate;
   quali siano gli orientamenti del Governo, per quanto di competenza, in merito ad eventuali interventi per potenziare la sanità tarantina e come intenda attuarli.
(2-01508)
«Labriola, Prataviera, Marguerettaz, Cristian Iannuzzi, Segoni, Prodani, Murgia, Marcolin, Bruno, Baldassarre, Matarrelli, Pastorino, Bechis, Mottola, Plangger, Formisano, Ottobre, Brignone, Andrea Maestri, Turco, Capelli, Zaccagnini, Vecchio, Rizzetto, Gigli, D'Agostino, Rabino, Chiarelli, Pili, Gebhard».