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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 16 novembre 2016

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   TERZONI, MASSIMILIANO BERNINI, CECCONI, AGOSTINELLI, GALLINELLA, CIPRINI, GRILLO, DAGA, MANNINO, DE ROSA, BUSTO, MICILLO, ZOLEZZI e VIGNAROLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   nei comuni interessati dai terremoti che hanno colpito recentemente il centro Italia e in quelli dove è stata organizzata la prima accoglienza degli sfollati si sta registrando un vorticoso aumento degli affitti;
   numerose denunce arrivano da Civitanova dove «Anche all'ufficio emergenza terremoto, aperto dal giorno della prima scossa al piano terra di Palazzo Sforza e punto di riferimento per tanti sfollati che cercano, attraverso il Comune e la Protezione civile, una sistemazione, confermano che il fenomeno degli affitti rincarati esiste e che hanno ricevuto segnalazioni da parte di sfollati che si sono trovati davanti a richieste del tipo “prendere o lasciare”» (http://www.ilrestodelcarlino.it);
   il sindaco di Belforte del Chienti (MC) denuncia una lievitazione dei prezzi su tutto il territorio provinciale non solo per gli affitti ma anche per camper e roulotte;
   quello del caro affitti che segue un evento sismico distruttivo come quello avvenuto nel centro Italia è purtroppo un fenomeno che si è registrato anche in passato –:
   se non ritenga necessario attivarsi, in collaborazione con le prefetture territoriali, al fine di monitorare l'andamento del mercato degli affitti e della compravendita degli appartamenti, dei camper e delle roulotte nelle aree del «cratere sismico» e in quelle i cui è avvenuta l'accoglienza degli sfollati, al fine di evitare che si verifichino quelli che possono essere considerati dei veri e propri atti di «sciacallaggio» compiuti in un momento di massima emergenza;
   se non ritenga di dover promuovere, per quanto di competenza, delle misure atte a scongiurare che questi fenomeni si ripetano anche in occasione di eventi che possono verificarsi in futuro. (3-02634)


   TERZONI, MASSIMILIANO BERNINI, CECCONI, AGOSTINELLI, GALLINELLA, CIPRINI, GRILLO, DAGA, MANNINO, DE ROSA, BUSTO, MICILLO, ZOLEZZI e VIGNAROLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   i sopralluoghi eseguiti presso gli edifici scolastici nelle aree colpite dai terremoti del 24 agosto e del 26 e 30 ottobre stanno rivelando dati preoccupanti;
   ad oggi sono quasi 600 gli edifici scolastici coinvolti dal sisma e di questi 97 sono parzialmente o totalmente inagibili;
   nella regione Marche gli edifici scolastici che hanno riportato danni sono oltre 300 e di queste sono 47 quelle inagibili parzialmente e 15 quelle completamente inagibili. Nelle altre regioni i plessi scolastici inagibili sono circa 10 in Umbria, 17 in Abruzzo su 268 che hanno riportato danni e 8 nel Lazio;
   in tutto sono settemila e ottocento gli studenti attualmente impossibilitati a seguire le lezioni anche se il numero tende a diminuire man mano che vengono individuate soluzioni alternative, seppur non sempre prive di disagio per studenti, docenti e famiglie;
   pochi giorni fa è stato pubblicato il «XVII rapporto ecosistema scuola» nel quale si evidenzia come «Il 65,1 per cento degli edifici è stato costruito prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica (1974) e il 90,4 per cento prima della legge in materia di efficienza energetica (1991). Meno del 13 per cento la media nazionale delle scuole costruite secondo criteri antisismici. Solo 1 scuola su 2 ha certificati di collaudo e idoneità statica, mentre certificazioni fondamentali come quello di agibilità, mancano al 40 per cento delle scuole e di prevenzione incendi a circa il 58 per cento»; il rapporto segnala altresì che «Nonostante i finanziamenti, gli edifici scolastici italiani rischiano di rimanere insicuri e di continuare a spendere ogni anno 1,3 miliardi di euro per l'energia. Per molti comuni, infatti, i bandi rimangono inaccessibili e i progetti più urgenti di messa in sicurezza e riqualificazione energetica non partono»;
   i motivi dei ritardi degli interventi e del basso numero di progetti presentati vengono individuati nella difficoltà degli enti proprietari degli edifici a candidarsi con progetti di riqualificazione e in una diffusa difficoltà da parte degli enti locali nel partecipare ai bandi e nella capacità di progettare e realizzare gli interventi –:
   se il Governo intenda fornire elementi sullo stato degli edifici scolastici presenti nell'area coinvolta dai terremoti che hanno recentemente colpito il centro Italia, sul numero dei plessi parzialmente e/o totalmente inagibili, sul numero degli studenti coinvolti, sulle soluzioni temporanee alternative improntate e su quelle che invece saranno le soluzioni previste per il medio lungo periodo;
   se il Governo non ritenga di dover intervenire per facilitare l'accesso alle diverse linee di finanziamento attivate al fine di accelerare il processo di ammodernamento, messa in sicurezza ed efficientamento energetico degli edifici scolastici;
   se il Governo non ritenga di doversi attivare, per quanto di competenza, al fine di rendere disponibile uno strumento attraverso il quale i cittadini possano seguire per ogni plesso scolastico i singoli passaggi delle partecipazione ai bandi dalla fase di accesso al credito fino alla completa realizzazione degli interventi. (3-02635)


   FIANO, CULOTTA, LACQUANITI, MICCOLI, SCHIRÒ, BARUFFI, BONOMO, TIDEI, PIAZZONI, TARICCO e VENTRICELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   da notizie riportate da alcuni organi di stampa si apprende che sarebbe stata presentata una denuncia alla procura di Firenze per l'attività svolta su alcuni social network da una nota protagonista del web, attivista del M5S, che sotto il nome Beatrice Di Maio, avrebbe diffuso numerosi Twitter diffamatori, o comunque dal contenuto ingiurioso o fortemente allusivo, ai danni di esponenti appartenenti alle, principali istituzioni della Repubblica, quali in particolare la Presidenza del Consiglio dei ministri o la Presidenza della Repubblica;
   quel che desta maggior preoccupazione è la notizia che tali accuse potrebbero essere state diffuse, secondo quanto riportato dagli organi di informazione, non da un comune utente anonimo, o da quello che comunemente Viene definito in rete come «troll», bensì da un utente collegato al M5S, capace di utilizzare l’account con sistemi matematici e algoritmi, operando all'interno di una vera e propria struttura molto gerarchizzata, in grado di veicolare messaggi diffamatori, fortemente allusivi o esplicitamente ingiuriosi, in modo virale e capillare, fermo restando il costante anonimato consentito dal web;
   dall'inchiesta giornalistica emergerebbe quindi un'inquietante ipotesi in base alla quale dietro l'attività svolta da alcuni cosiddetti attivisti del web si celerebbe in realtà una vera e propria «struttura della propaganda», costruita ad arte, estremamente potente e al tempo stesso impercettibilmente opaca, e dunque assai difficile da denunciare, ma capace – attraverso il ruolo al vertice dei cosiddetti account mediatori-top, passando per i semplici attivisti, per poi arrivare in basso ai falsi profili che rilanciano post e tweet – di rilanciare notizie false o esplicitamente tendenziose in grado di distruggere, o comunque lentamente corrompere, la reputazione di qualunque soggetto –:
   se, in base agli elementi attualmente in suo possesso, le notizie riportate corrispondano al vero, e in tal caso, quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda adottare al fine di superare la pericolosa opacità che accompagna il funzionamento di talune piattaforme web o social network, e per coniugare il funzionamento delle più moderne tecnologie con standard adeguati di trasparenza e sicurezza per tutti gli utenti. (3-02636)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LABRIOLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   un articolo di stampa, pubblicato da « il Corriere di Taranto» il 15 novembre 2016, riporta una dichiarazione del presidente della Coldiretti di Taranto, Alfonso Cavallo, dal seguente tenore: «Non vorremmo che il tanto atteso verdetto ambientale sulle proposte presentate dalle due cordate interessate all'ILVA non tenga in dovuto conto il reale impatto sulla catena alimentare dell'area già pesantemente ferita. Il settore agricolo a Taranto anche sul fronte lavoristico incide per l'11,7 per cento degli occupati e risulta il secondo settore dopo l'industria che assorbe il 24 per cento dell'occupazione totale. Preservare questo patrimonio produttivo è un dovere naturale ed un impegno politico consequenziale al progetto di difesa del territorio che è espressione e culla della varietà e qualità dei prodotti agroalimentari. Chiediamo, senza se e senza ma, che qualora ci fossero riscontri scientifici certi di una incidenza sull'agroalimentare dell'inquinamento causato sinora dall'ILVA, si circoscriva l'area coinvolta e si decida una volta per tutte di puntare sulla reale vocazione del territorio tarantino, individuando opportunità di sviluppo, in modo da decidere quali percorsi intraprendere per tutelare al meglio gli imprenditori agricoli e i cittadini-consumatori»;
   l'analisi del rapporto Centro salute e ambiente della regione Puglia segnala un +4 per cento di mortalità a causa dell'esposizione alle polveri industriali, un +5 per cento di mortalità per tumore polmonare e un +10 per cento per infarto del miocardio, oltre all'aumento di patologie respiratorie tra i bambini di Taranto 0-14 anni;
   il presidente Cavallo avrebbe affermato: «L'agricoltura, la pesca, il turismo e l'agroalimentare di qualità sono componenti fondamentali ed essenziali per lo sviluppo della provincia ionica. Coldiretti non accetta che si perseveri con strategie industriali che non tengano in dovuto conto esigenze e bisogni delle comunità interessate. Chiediamo che venga rispettato il modello di agricoltura costruito attorno al territorio e alla certezza di sicurezza alimentare e ambientale da garantire ai cittadini-consumatori e una presa di coscienza e una forte partecipazione ad un “problema” che condiziona non solo il reddito e lo sviluppo, ma pregiudica la vita stessa dell'individuo. Il territorio è lo strumento per offrire bellezze, bontà e genuinità, quindi, anche occasione di autentico miglioramento della qualità della vita, non sacrificabile sull'altare di uno sviluppo apparente e non sostenibile»;
   i dati riportati dall'articolo in sostegno dell'agricoltura ionica recitano: «con una superficie totale di 31.657 ettari, riesce a raggiungere mediamente una Produzione Lorda Vendibile di 470 milioni di euro e rappresenta una realtà economica importante per l'intera regione. In pochi anni l'agricoltura ionica, che raggiunge punte di eccellenza nei comparti dell'uva da tavola e da vino, orticolo, agrumicolo e del lattiero-caseario, si è vista riconoscere l'alta qualità dei propri prodotti, legata a storia e tradizioni, ottenendo 6 DOC «Aleatico», «Primitivo di Manduria», «Lizzano», «Martina Franca», «Locorotondo», «Colline Joniche Tarantine» e due IGT «Tarantino» e «Valle d'Itria» per i vini, 1 DOP «Terre Tarentine» per l'olio, 1 IGP alle «Clementine del Golfo di Taranto» e rientrando a pieno titolo, con le sue produzioni, nella lista dei 231 prodotti agroalimentari pugliesi riconosciuti «tradizionali» dal Mipaf  –:
   se, in relazione a quanto espresso in premessa e in presenza di riscontri scientifici certi di incidenza sull'agroalimentare dell'inquinamento causato dall'Ilva, sia stata circoscritta l'area coinvolta al fine di garantire percorsi idonei a tutela dell'intera catena alimentare, tassello importante per l'intera economia pugliese;
   quali siano, per quanto di competenza, gli eventuali interventi previsti e condivisi, ed in che modo si intendano attuare e quale sia la tempistica. (5-10026)


   GALLINELLA e L'ABBATE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la regione Molise ha recentemente acquistato 55 autobus per il trasporto scolastico a seguito di un invito a presentare manifestazioni di interesse, rivolto ad alcuni comuni del territorio regionale, pubblicato nel 2015 dall'Autorità di gestione del programma di sviluppo rurale (PSR) 2007-2013;
   la misura dal PSR a cui l'Invito rimanda è la numero 321, concernente i servizi essenziali di base – Azione A, il cui riferimento normativo è agli articoli 52 e 56 del Regolamento (CE) n. 1698/2005 i quali, nello specificare gli interventi a cui è rivolto il sostegno comunitario, ne definiscono anche le condizioni attuative, disponendo che esso sia concesso per l'avviamento di servizi essenziali, comprese le attività culturali o ricreative, concernenti uno o più villaggi e per la relativa dotazione infrastrutturale su piccola scala;
   come è noto, per dotazione infrastrutturale si intende, sia comunemente che secondo «manuale», la rete stradale, la rete ferroviaria, i porti e gli aeroporti e sebbene tale termine possa indicare anche concetti più astratti come «infrastruttura sociale», esso esclude tuttavia il riferimento a mezzi di trasporto;
   lo stesso PSR Molise 2007-2013, ai fini dell'attuazione della misura in parola, precisa che le dotazioni infrastrutturali su piccola scala riguardano servizi primari quali gli approvvigionamenti delle reti idriche, ovvero la fornitura di energia da fonti rinnovabili, e distingue tali dotazioni da quelle strutturali riferite ai servizi alla persona in cui include anche i mezzi di trasporto;
   ai fini dell'ammissibilità del contributo, il suddetto PSR apporta, quindi, ancorché indirettamente, una modifica al regolamento di cui sopra, disponendo che a valere sulla misura 321, Azione A, il sostegno sia concesso non solo per il finanziamento di infrastrutture, ma anche di strutture ed attrezzature; tale integrazione, si legge in documenti ufficiali della regione, è stata approvata dal comitato di sorveglianza del PSR Molise 2007-2013 nel settembre 2015;
   una adeguata dotazione di scuolabus, soprattutto in un territorio caratterizzato da aree interne e territori rurali in cui le condizioni di vita delle popolazioni sono piuttosto disagiate, rappresenta senza dubbio un atto dovuto da parte dell'amministrazione e, a giudizio degli interroganti, nessuna polemica è ammessa al riguardo;
   è tuttavia d'obbligo una considerazione di metodo concernente la gestione dei fondi ed il loro improprio utilizzo sia per le regole relative alla perdita di risorse, che costringono le regioni ad una eccessiva focalizzazione sull'assorbimento delle stesse a scapito dell'efficacia, che per le forti interferenze politiche;
   all'interno del Comitato di sorveglianza del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della regione Molise siedono due rappresentanti del Governo: un rappresentante del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e uno del Ministero dell'economia e delle finanze –:
   quali siano le ragioni, nell'ottica di massimizzare l'efficacia dei fondi, impedire la loro dispersione e quindi finalizzare il sostegno comunitario all'effettiva realizzazione degli obiettivi di sviluppo rurale, per le quali il Comitato di sorveglianza del programma di sviluppo rurale 2014-2020 della regione Molise abbia approvato l'integrazione di cui in premessa;
   quali iniziative, anche normative, il Governo intenda assumere per evitare qualsiasi sostanziale modifica, specie in corso d'opera, delle condizioni di ammissibilità degli interventi, in modo che la regola del disimpegno automatico non favorisca ingerenze politiche e non venga richiamata per «giustificare» qualsiasi improprio, ancorché nobile, utilizzo delle risorse rispetto alle priorità di medio e lungo periodo della politica di sviluppo rurale. (5-10028)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'INCÀ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   con l'approvazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 ottobre 2009 «piano stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del bacino del fiume Piave» viene esclusa la soluzione della diga di Falzè quale manufatto da realizzare per la prevenzione delle esondazioni e vengono individuati con precisione una serie di interventi quali: l'utilizzo dei bacini di monte, l'incremento della portata del fiume nel tratto finale e una serie di casse di espansione da realizzare lungo l'asta del fiume secondo un preciso ordine di priorità;
   la giunta regionale del Veneto, con delibera n. 943 del 22 giugno 2016, ha avviato le procedure per la redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica per la messa in sicurezza idraulica del medio — basso corso del fiume Piave. In tale documento si specifica come tutte le proposte di intervento basate su diversi studi quello della «Commissione De Marchi», della «Commissione Esu — Gerelli — De Marchi», incaricate dalla regione Veneto già nel 1985, prevedano quali soluzioni: la ricalibratura dell'alveo nel suo tratto finale, la realizzazione di casse d'espansione e la costruzione di uno sbarramento a Falzè che costantemente si ripetono;
   tale delibera si avvale inoltre delle conclusioni contenute in uno studio commissionato al professore D'Alpaos, dalla regione e formalizzato con nota del 14 aprile 2016, il quale ritiene più ragionevole affidarsi a un sistema di due interventi disposti in cascata, da realizzare sempre a monte di Falzè, ma con caratteristiche modificate rispetto a quelle a suo tempo proposte che di fatto ripropone la realizzazione di una diga a Falzè di Piave per trattenere un volume di circa 40 milioni di metri cubi d'acqua, sostenuta da un altro invaso da costruire più a monte; si sostiene pertanto, la preferenza per tale soluzione, non escludendo aprioristicamente la costruzione di una traversa a Falzè di altezza limitata (diga);
   le criticità e le inopportunità della costruzione della citata diga nel comune di Sernaglia della Battaglia, geo-morfologiche ed idrauliche, sono state segnalate ed evidenziate già nel corso degli anni anche dai sindaci dei comuni interessati e da comitati spontanei di cittadini nati per la difesa del territorio (No Diga), per i quali la realizzazione dell'invaso sul Piave comporterebbe un innalzamento delle falde e inciderebbe direttamente sul deflusso dei numerosi corsi d'acqua della piana Sernagliese, con il concreto rischio di conseguenti inondazioni degli abitati di Fontigo, Falzè, Sernaglia e Moriago, così come riportato nello studio effettuato in base alle analisi condotte sul territorio da eminenti esperti quali l'ingegnere Venzo, il professore Chucci e il professore Ezio Todini, cui il comitato ha commissionato incarichi di consulenza a supporto alla propria azione;
   infine, l'invaso sommergerebbe un ambito di notevole valore storico ed ambientale, con testimonianze di insediamenti dell'uomo preistorico, recentemente messe in evidenza nell'ambito del percorso storico naturalistico delle Volpere; un territorio teatro di una delle battaglie simbolo della Grande guerra, che accoglie zone protette dalla Unione europea come le Fontane bianche, candidato a diventare patrimonio Unesco dell'umanità con le sue colline e all'interno del quale ricadrebbe il territorio del Prosecco, danneggiandolo irrimediabilmente;
   le direttive europee escludono opere ad alto impatto ambientale e paesaggistico a maggior ragione se insistono su zone della rete Natura 2000. Infatti, nel caso di specie, il piano di gestione del rischio di alluvioni, previsto dalla direttiva europea 2007/60, esclude specificatamente la soluzione della «diga» per Falzè di Piave –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;
   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per evitare che si dia corso al progetto di realizzazione della diga a Falzè di Piave e procedere invece con gli interventi previsti nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 ottobre 2009, al fine di prevenire rischi idro-geologici e di tutelare un territorio dell'alto valore ambientale, storico e paesaggistico. (4-14809)


   SCOTTO, AIRAUDO, FRANCO BORDO, COSTANTINO, D'ATTORRE, DURANTI, DANIELE FARINA, FASSINA, FAVA, FERRARA, FOLINO, FRATOIANNI, CARLO GALLI, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, KRONBICHLER, MARCON, MARTELLI, MELILLA, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, RICCIATTI, SANNICANDRO e ZARATTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi il Comitato Nazionale Basta un sì ha inviato una lettera, a firma di Matteo Renzi, diretta a propagandare il «SI» al prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre ai circa 4 milioni di italiani iscritti nelle liste elettorali all'estero. Secondo una ricostruzione fatta dagli interroganti, utilizzando le tariffe reperibili sul sito di Poste Italiane e di altri operatori italiani e esteri, la spesa per tale attività di propaganda, comprensiva di quelle per la stampa e degli altri servizi connessi, ammonterebbe ad un importo non inferiore ad 1.000.000 di euro;
   a seguito alle richieste di chiarimenti su tale lettera richiesti al Presidente del Consiglio, anche da parte di alcuni interroganti con l'atto di sindacato ispettivo n. 3-02625, motivati anche dalle dichiarazione della Ministra Boschi, la quale aveva parlato di «lettera del Presidente del Consiglio», il Partito Democratico ha precisato con dichiarazioni alla stampa che le spese per la suddetta lettera sono state sostenute dallo stesso Partito;
   comunque, la lettera inviata riporta esclusivamente il logo Comitato nazionale Basta un sì ed è priva di ogni riferimento al Partito Democratico;
   è stato annunciato a breve l'invio di una ulteriore lettera a tutte le circa 26.000.000 di famiglie italiane in cui, sempre il Presidente del Consiglio, scriverebbe in prima persona agli elettori per invitarli a votare SI e il cui costo, secondo una stima approssimativa, sempre elaborata dagli interroganti, ammonterebbe ad un importo non inferiore ai 6.500.000 di euro;
   dalle notizie di stampa e da dichiarazioni rese da esponenti del Partito Democratico, sarebbero state sostenute dallo stesso Partito e dai suoi gruppi parlamentari di Camera e Senato ulteriori spese per la campagna referendaria a favore del Comitato nazionale Basta un sì, a titolo di consulenze, produzione e diffusione di mezzi di propaganda e altri servizi, per un importo non inferiore ai 2.700.000 di euro;
   ad oggi la spesa presumibile del Comitato nazionale Basta un sì per la campagna referendaria ammonterebbe a circa 10.000.000 di euro;
   la legge 3 giugno 1999, n. 157, all'articolo 1, comma 4, prevede per i Comitati promotori di referendum, compresi quelli che hanno avanzato richiesta di referendum costituzionale, «un rimborso pari alla somma risultante dalla moltiplicazione di un euro per ogni firma valida fino alla concorrenza della cifra minima necessaria per la validità della richiesta» e che, quindi, il Comitato nazionale Basta un sì riceverà la somma di 500.000 euro;
   a fronte di tale erogazione di denaro pubblico le attuali normative non prevedono alcuna forma di rendiconto delle spese e dei finanziamenti da parte del Comitato nazionale Basta un sì, né tanto meno alcuna forma di controllo e verifica, come invece previsto per le spese elettorali dei partiti e movimenti politici;
   il Governo, con decreto-legge n. 149 del 28 dicembre 2013, ritenne di intervenire con urgenza, oltre che per abolire gradualmente il finanziamento pubblico ai partiti, anche per disciplinare ulteriormente la trasparenza dei rendiconti di questi ultimi;
   appare evidente per gli interroganti anche a fronte del coinvolgimento diretto del Presidente del Consiglio dei ministri, firmatario delle lettere inviate dal Comitato nazionale Basta un sì, la necessità di assicurare la trasparenza e il controllo delle spese e dei finanziamenti dei Comitati referendari che, peraltro, riceveranno un contributo pubblico –:
   se il Governo non ritenga di dover intervenire con iniziative normative urgenti, come già fatto dal Governo pro tempore nel 2013 per il finanziamento pubblico dei partiti, al fine di introdurre la rendicontazione delle spese e dei finanziamenti ricevuti dai comitati promotori referendari e il loro controllo da parte della Corte dei Conti. (4-14812)


   TONINELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   fonti di stampa («Renzi cade sul volo di Stato» su Il Giornale del 14 novembre 2016) riferiscono che il presidente del Consiglio, il 22 ottobre 2016 avrebbe fatto un tour per la Sicilia per promuovere il «Sì» per il referendum costituzionale del 4 dicembre. Per farsi trasportare da Messina a Reggio Calabria, al termine degli impegni elettorali, ha fatto partire un elicottero condotto da piloti dell'Aeronautica militare dalla base di Pratica di mare. Il mezzo, con a bordo solo il personale di servizio, ha volato 2 ore e mezzo per raggiungere Messina, dove ha prelevato il premier e, in mezz'ora di volo, lo ha trasportato a Reggio Calabria. Da lì l'elicottero, nuovamente vuoto, è ripartito per Pratica di mare, impiegando oltre due ore e trenta minuti. Tutto questo sarebbe costato 32.500 euro di fondi pubblici, di cui solo 17.000 di carburante. Considerato che la normativa di riferimento (articolo 3 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge n. 111 del 2011; direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 settembre 2011) specifica che il trasporto aereo di Stato è disposto unicamente «per attendere [.. .] allo svolgimento dei compiti istituzionali» e non certo per finalità di propaganda elettorale, ci si chiede quale sia la giustificazione per il ricorso a tali mezzi per finalità di mera propaganda elettorale e soprattutto se questo non configuri una violazione delle condizioni della campagna elettorale, vieppiù grave in relazione all'oggetto della consultazione;
   sarebbe altresì opportuno avere contezza di tutti gli altri voli di Stato utilizzati da qualsivoglia rappresentante del Governo con finalità elettorali nel corso della campagna referendaria per il referendum del 4 dicembre 2016 –:
   quanti e quali siano i voli di Stato effettuati a fini di propaganda politica dai Ministri e da qualsivoglia rappresentante del Governo nel corso della campagna referendaria e se il Governo ritenga opportuno adottare iniziative per limitare ed escludere il ricorso al trasporto aereo di Stato per scopi di propaganda politica e, in ogni caso, assumere adeguate iniziative per procedere ad una regolamentazione più stringente in modo da evitare abusi e distorsioni nel corso delle campagne elettorali e referendarie. (4-14813)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   MANLIO DI STEFANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   nel 1995, il signor Agostino Barolo, titolare dell'azienda Barolo & C. snc, ha fornito dei macchinari a una azienda lituana per un valore di circa 1,2 milioni di dollari. Il pagamento era stato garantito dalla State Commercial Bank of Lithuania, con l'emissione di un credito documentario irrevocabile che prevedeva una rateizzazione per tre anni con rate semestrali. Detta banca però a quanto risulta all'interrogante, ha pagato solo la prima scadenza, poiché è stata sciolta successivamente e ogni competenza è stata ripartita con altre due banche, sempre di Stato, che hanno sempre negato d'aver ricevuto in carico tale credito;
   si è reso necessario dare l'incarico a uno studio legale, che era stato indicato alla Barolo & C. snc dalla ambasciata italiana di Vilnius, per dirimere la questione, ma non risulta esser accaduto nulla in tal senso, anche perché il contratto prevedeva solo il ricorso a un arbitrato internazionale, strumento non riconosciuto dalla corte lituana; peraltro, erano in ogni caso scaduti i termini;
   nel frattempo, l'azienda lituana citata è andata fallita e il ricavato della vendita dei macchinari della Barolo & C. snc sarebbe andato interamente alla banca che vi aveva messo il riservato dominio, invece di restituire gli stessi alla Barolo & C. snc, o almeno girare la relativa somma;
   in quel periodo la Lituania, tra l'altro, reclamava di ritornare in possesso di Villa Lituania a Roma, che era stata occupata dall'ambasciata russa, e sembra si sia creata, a giudizio dell'interrogante indebitamente, una stretta connessione tra questa richiesta e il buon fine della vicenda relativa al citato credito; per tale motivo, le trattative sono andate avanti per anni; attualmente, Villa Lituania è la sede della sezione consolare della Federazione russa, mentre, a seguito di un accordo con l'Italia, l'ambasciata della Lituania a Roma sarà ospitata all'interno di palazzo Blumenstihl, all'altezza di piazza Cavour;
   risulta all'interrogante che l'attuale ambasciatore italiano a Vilnius, Stefano Taliani De Marchio, abbia preso molto a cuore la vicenda dell'azienda italiana, concordando con il fatto che la stessa abbia subito un'ingiustizia e che solo una decisa presa di posizione politica da parte del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, possa portare finalmente al recupero del credito dovuto;
   il signor Agostino Barolo ha più volte investito in passato il Ministro degli affari esteri pro tempore, Franco Frattini, e l'allora ambasciatore in ordine all'annosa questione, senza riscontro –:
   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per agevolare la positiva soluzione di questa incresciosa vicenda, anche in considerazione della predisposizione manifestata dall'ambasciatore italiano a Vilnius in tal senso. (4-14804)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GAGNARLI, COMINARDI e ALBERTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'ibis eremita (Geronticus eremita) è una specie migratrice in pericolo critico di estinzione, un tempo diffusa lungo le zone rocciose e le scogliere di Europa meridionale, Medio Oriente e Nord Africa e oggi presente, in poche colonie isolate (circa 500 esemplari in totale), solamente in Marocco e Siria;
   il 6 novembre 2016, in Val Camonica presso il comune di Darfo Boario Terme località Angone (BS), è stato rinvenuto morto un rarissimo Ibis eremita dalle guardie venatorie del WWF Nucleo Brescia, poi portato al CRAS (Centro recupero fauna selvatica) Valpredina dove, successivamente ad alcune analisi, è stata determinata la presenza di oltre 80 pallini da caccia nel corpo;
   il volatile faceva parte del progetto, coordinato da Waldrappteam, «una ragione per la speranza. La reintroduzione dell'ibis eremita in Europa» finanziato dalla Unione europea e che coinvolge otto Stati, fra cui l'Italia, l'Austria e la Germania;
   l'Unione europea supporta, infatti, la reintroduzione dell'Ibis eremita nell'ambito del programma LIFE +. L'obiettivo del progetto è la reintroduzione, entro il 2019, di questo uccello migratore basandosi su uno studio di fattibilità elaborato a seguito di un'esperienza di ben 10 anni sviluppata nell'ambito del progetto di conservazione della specie dal gruppo Waldrappteam. Gli aspetti chiave riguardano l'attuazione di misure estensive contro la caccia illegale a carico dell'Ibis eremita, in particolare in Italia;
   la posizione geografica delle valli bresciane, in particolare la Val Sabbia, la Val Camonica e la Val Trompia, fa sì che esse siano percorse da un'importante via di migrazione che convoglia verso il nostro Paese un gran numero di passeriformi provenienti dal nord-est europeo;
   proprio in provincia di Brescia il problema del bracconaggio è estremamente diffuso, basti pensare a recenti dati e notizie che rilevano l'abbattimento illegale di cento pettirossi da parte di un cacciatore e di duecentocinquanta pettirossi trovati nel congelatore di un altro cacciatore;
   il NOA (nucleo operativo antibracconaggio) della forestale ha denunciato in un mese circa un centinaio di illeciti commessi in buona parte da titolari di licenza di caccia; lo stesso NOA, sviluppando un'indagine di livello nazionale, ha trovato e liberato presso un'uccelleria di Sarezzo 750 uccelli vivi, prevalentemente allodole ma anche frosoni, peppole e fringuelli, senza anello di identificazione;
   nonostante la legge regionale lombarda n. 26 del 1993 sancisce che «L'esercizio dell'attività venatoria è consentito purché non contrasti con l'esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno alle produzioni agricole.», l'episodio dell'uccisione dell'ibis eremita mette in evidenza tale contrasto, quantomeno nelle zone del bresciano interessate dalle migrazioni dell'avifauna;
   il fenomeno del bracconaggio interessa, purtroppo, non solo la Lombardia ma tutto il territorio italiano: secondo l'ultimo rapporto di Legambiente, diffuso ad ottobre 2016, negli ultimi sette anni ogni giorno sono state registrate 20 infrazioni contro la fauna selvatica, denunciate 16,5 persone ed effettuati quasi 7 sequestri, in particolare nelle «aree calde» indicate dall'Ispra (Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna oltre alla Lombardia);
   alla luce di quanto esposto appaiono quanto mai urgenti l'approvazione e la messa in atto di un piano d'azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici, la cui prima stesura da parte dell'Ispra è stata trasmessa a regioni e portatori di interesse nell'estate del 2016, ma non risulta ancora arrivata in sede di Conferenza Stato-regioni per l'approvazione definitiva –:
   a che punto sia l’iter del piano nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici, e se non intenda assumere iniziative, alla luce di quanto esposto in premessa, per accelerarne la definitiva approvazione e messa in atto;
   se non intenda valutare la possibilità di promuovere iniziative normative volte a istituire zone di protezione ed eventualmente a sospendere l'attività venatoria lungo le rotte di migrazione dell'avifauna nel territorio nazionale, anche al fine di proseguire in maniera corretta il progetto «una ragione per la speranza. La reintroduzione dell'ibis eremita in europa» e scongiurare l'eventuale apertura di procedura di infrazione;
   se non intenda mettere in atto tutte le iniziative necessarie per la prosecuzione dell'operazione «pettirosso» da parte del nucleo operativo antibracconaggio.
(5-10025)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LACQUANITI, DI SALVO, MARCHI, CARRA, GIUDITTA PINI, PAOLA BOLDRINI, SBERNA, FEDI, CARROZZA, ZANIN, LAVAGNO, COMINELLI, FUSILLI, PAOLO ROSSI, COVA e RIBAUDO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il piano annuale di gestione del patrimonio abitativo in dotazione al Ministero della difesa per gli anni 2012-2013, stabilito con decreto del Ministro della difesa del 7 maggio 2014, e il piano annuale di gestione del patrimonio abitativo in dotazione al Ministero della difesa per l'anno 2014, stabilito con decreto del Ministro della difesa del 24 luglio 2015, prevedono (articolo 2, comma 1) categorie protette «meritevoli di tutela» quali «gli utenti il cui nucleo familiare convivente comprenda un portatore di handicap, accertato (...) ovvero i coniugi superstiti, o altro familiare convivente, del personale dipendente deceduto in servizio e per causa di servizio»;
   a tali categorie dietro istanza si applica, articolo 2, comma 2, del decreto del 7 maggio 2014, il canone «più favorevole all'utente», fatti salvi gli adeguamenti annuali effettuati sulla base degli indici ISTAT;
   «Possono, inoltre, mantenere la conduzione i coniugi superstiti non legalmente separati né divorziati, nonché i coniugi di personale militare e civile della Difesa titolare di concessione di alloggi di servizio che siano divorziati, ovvero legalmente separati e, per un periodo inderogabile di cinque anni i figli e nipoti di personale militare e civile della Difesa concessionario originario di alloggi di servizio» (articolo 4, commi 2 e 3, del decreto 7 maggio 2014);
   il Comando forze di difesa interregionale nord di Padova, e il Comando capitale, dal mese di aprile 2016, hanno posto in essere iniziative, a giudizio degli interroganti, ingiustificatamente lesive nei confronti delle predette categorie protette, «meritevoli di tutela»;
   tali iniziative, sottraggono i benefici già riconosciuti dallo stesso comando a seguito dell'istanza prodotta dai conduttori sulla base degli allegati C e D del decreto ministeriale come se fossero venute meno le condizioni meritevoli di tutela;
   tra le famiglie colpite da tali iniziative, rientrerebbero perfino i portatori di grave handicap di cui alla legge n. 104 articolo 3, comma 3;
   gli stessi conduttori, contemporaneamente alla cancellazione «delle condizioni eccezionali di deroga» previste dal decreto del 7 maggio 2014, si sono visti applicare i canoni di mercato di cui al decreto del 16 marzo 2011 (con obbligo di rilascio);
   il Comando forze di difesa interregionale nord ha una competenza per la gestione degli alloggi di servizio su Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige e Emilia Romagna; il Comando capitale su Roma e tutto il Lazio, e le lettere inviate ammontano a diverse centinaia;
   contemporaneamente sono state inviate anche numerose lettere di recupero coatto senza presumibilmente tenere conto «di contemperare tali azioni con la capacità tecnico/amministrativa di procedere al ripristino/utilizzo degli alloggi liberati per una nuova utenza con titolo», secondo quanto disposto dallo Stato Maggiore della Difesa per evitare un danno economico alla stessa amministrazione della difesa;
   tali azioni appaiono agli interroganti ingiustificate e lesive dei diritti riconosciuti delle «categorie protette» prima menzionate, quali vedove, portatori di handicap, figli, nipoti, conviventi, di personale militare e civile del Ministero della difesa concessionario originario di alloggi di servizio –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti, e quali iniziative siano state assunte al fine di ottenere la revoca dei provvedimenti intrapresi dal Comando capitale e dal Comando forze di difesa interregionale nord di Padova.
(5-10023)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la legge di stabilità 2016 (legge 28 dicembre 2015, n. 208), articolo 1, commi 887 e 888, ha riproposto la possibilità di rideterminare valori di acquisto dei terreni edificabili e con destinazione agricola e delle partecipazioni posseduti da persone fisiche al 1o gennaio 2016, con il pagamento di una imposta sostitutiva dell'IRPEF;
   prima ancora con la legge di stabilità 2015, legge 23 dicembre 2014, n. 190, articolo 1, commi 626 e 627, e così di volta in volta, con precedenti leggi, a scadenze regolari da circa 15 anni, il legislatore ha riproposto le stesse disposizioni in argomento, introdotte e disciplinate dagli articoli 5 e 7 della legge 28 novembre 2001, n. 448; tant’è che non si comprende il motivo per cui tale disposizione non rientri a regime nel nostro ordinamento;
   per usufruire di tale facoltà normativa – agevolativa – la prassi nel tempo ha dettato alcune condizioni imprescindibili:
    1. possesso dei beni oggetto di rivalutazione alla data del 1o gennaio dell'anno in corso di efficacia della norma;
    2. redazione e giuramento perizia di stima per la rideterminazione del valore entro il 30 giugno dell'anno in corso di validità della norma;
    3. versamento dell'imposta sostitutiva (in una o più soluzioni) entro il 30 giugno dell'anno in corso di validità della norma;
   tuttavia, pur in presenza dei pre-requisiti, l'operazione si perfeziona comunque solo con il versamento dell'imposta sostitutiva o della prima rata, entro il termine decadenziale sopra individuato;
   pertanto, una mera dimenticanza del termine di versamento dell'imposta sostitutiva in unica soluzione o del versamento della prima rata, provoca l'inefficacia dell'intera operazione posta in essere, con effetti estremamente penalizzanti;
   occorre, quindi, introdurre elementi correttivi che superino le problematiche evidenziate in precedenza tenuto conto che il versamento dell'imposta è preceduto da tutta una serie di comportamenti preordinati alla scelta di usufruire della norma agevolativa, senza voler arrecare alcun danno all'erario;
   dunque, si chiede che, laddove in presenza di una palese volontà di avvalersi della norma in tema di rideterminazione del valore dei terreni e delle partecipazioni, dedotta da comportamenti inequivocabilmente manifesti (redazione e giuramento perizia di stima e stipula del rogito notarile entro i termini previsti per il pagamento dell'imposta sostitutiva), venga concessa al contribuente la possibilità di sanare il tardivo versamento dell'imposta avvalendosi dell'istituto del ravvedimento operoso, entro i termini di presentazione del modello Unico che accoglie le informazioni relative alla rideterminazione dei terreni e partecipazioni. Tra l'altro, proprio con l'articolo 1, comma 637, della legge di stabilità 2015 sono state riscritte le norme in materia di ravvedimento operoso, dettate dalla motivazione di una maggiore semplificazione del rapporto tra fisco e contribuenti, incentivando la « compliance fiscale», volta a ridurre gli ambiti del contenzioso tributario –:
   quali iniziative di carattere normativo il Governo intenda adottare al fine di sanare l'eventuale versamento tardivo dell'imposta, anche tramite il cosiddetto ravvedimento operoso. (4-14800)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   è stato indetto dagli avvocati della Camera penale della Romagna uno sciopero mediante la modalità dell'astensione dalle udienze al tribunale di Forlì per le giornate dal 14 al 18 novembre 2016;
   all'origine della protesta vi è, secondo quanto dichiarato dai promotori, la decisione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Forlì di riorganizzare l'accesso agli uffici dell'area riservata della procura, disciplinando gli ingressi attraverso appuntamenti con le segreterie dei sostituti;
   l'astensione dalle udienze ha ottenuto l'appoggio non solo dell'ordine degli avvocati di Forlì-Cesena, ma anche degli ordini del distretto, dell'Unione camere penali italiane, del Consiglio nazionale forense;
   alla base della decisione assunta dal procuratore della Repubblica vi sarebbe una grave carenza di organico a disposizione degli uffici amministrativi, che pertanto risulterebbero in sovraccarico di lavoro;
   risulta imminente l'avvio del programma di nuove assunzioni in attuazione del decreto-legge 30 giugno 2016, n. 117, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 agosto 2016, n. 161, che prevede l'assunzione di mille unità di personale amministrativo non dirigenziale a tempo indeterminato da inserire nei tribunali italiani –:
   se il Ministro sia a conoscenza della carenza di organico in versano gli uffici in questione e se tale condizione risulti peggiore rispetto a quella di altre realtà ove non sono stati assunti i medesimi provvedimenti;
   se e quali iniziative di competenza si intendano intraprendere per potenziare l'organico in servizio presso il tribunale di Forlì allo scopo di migliorarne la funzionalità e garantire una maggiore accessibilità dei professionisti e dei cittadini.
(4-14805)


   ERMINI, VERINI e MORANI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo de La Stampa dell'11 novembre 2016 riporta le dichiarazioni dell'inviato della trasmissione televisiva «Le Iene», Filippo Roma, che si era occupato della vicenda relativa alle indagini della procura di Palermo, aventi ad oggetto presunte falsità in merito alla raccolta delle firme da parte del M5S, durante le elezioni amministrative di Palermo del 2012 e in particolare del ruolo rivestito dal vicequestore aggiunto della digos di Palermo Pampillonia;
   Filippo Roma riferisce al giornale La Stampa di essere stato trattenuto proprio in merito a tale vicenda, presso la questura di Palermo per ore mentre si svolgevano le perquisizioni presso la propria abitazione in Roma;
   l'inviato della trasmissione, in particolare, riferisce «di essere stato trattenuto per tre ore da Pampillonia in questura a Palermo, mentre il vicequestore “dirigeva al telefono” funzionari della digos di Roma inviati a prelevare del materiale in casa dell'inviato». «Non c'era nessuno e ho dovuto mandare mia suocera. Si sono presentati senza mandato. I pubblici Ministeri avevano chiesto precisi documenti. Ma una volta lì Pampillonia ha detto di cercare se c'era anche dell'altro tra le mie carte. Hanno preso l'esposto anonimo da cui è partita la nostra inchiesta»;
   i fatti sopra rappresentati se rispondenti al vero destano particolare preoccupazione;
   anche la Federazione nazionale della stampa, sul suo sito, l'11 novembre 2016, ha pubblicato un comunicato con il quale sottolinea come «Le modalità con cui, come riportato oggi dalla Stampa di Torino, un funzionario della questura di Palermo ha sottoposto a interrogatorio l'autore del servizio, trattenendolo per circa tre ore senza l'assistenza di un avvocato e disponendo una perquisizione nella sua abitazione, non hanno niente a che vedere con la normale attività investigativa, ma suonano come un chiaro tentativo di bavaglio e intimidazioni» e «auspica che sia fatta piena luce sull'accaduto e che, ove emergano chiare responsabilità o abusi da parte delle forze di polizia, vengano adottate sanzioni adeguate: a nessuno, in democrazia, può essere consentito di attentare alla libertà di espressione» –:
   di quali elementi disponga il Governo con riguardo a quanto dichiarato dall'inviato Filippo Roma a La Stampa e se il trattenimento del giornalista presso gli uffici della digos di Palermo, nonché la perquisizione nella sua abitazione di Roma siano avvenuti sulla base di un provvedimento dell'autorità giudiziaria competente o di successiva convalida;
   se risulti se in seguito a tale perquisizione e alla acquisizione dei documenti siano state rilasciate copie dei verbali relativi a tali atti a Filippo Roma;
   se risulti che l'ufficio della questura di Palermo ove presta servizio il vicequestore Pampillonia sia lo stesso che aveva già svolto le indagini nel 2013 sugli stessi fatti relativi alla presunta falsità delle firme per i quali era stato aperto il fascicolo 304/2913 RGNR e se l'archiviazione con decreto del gip di Palermo sia avvenuta in data 23 gennaio 2013, a quanti giorni di distanza dall'apertura e del procedimento medesimo. (4-14814)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   di recente gli organi di informazione hanno dato grande risalto all'ennesimo scandalo di corruzione che ha portato all'arresto di 35 dirigenti e funzionari pubblici per subappalti di alcune grandi opere tra cui l'alta velocità Genova-Milano, il people mover di Pisa e il sesto macrolotto A3 Salerno-Reggio Calabria. Tutti lavori diretti dal sodalizio criminale De Michelis-Gallo, a capo del sistema corruttivo denominato «Amalgama», che per procedure impiegate e materiali usati non sarebbero «collaudabili»;
   dal rapporto del comando dei carabinieri (251-1-66 del 12 settembre 2016) al punto 19, «Attività relative allo smantellamento ed alla ricostruzione del ponte sul torrente “Versa” nel Comune di Asti», emerge che tra i lavori oggetto del suddetto sodalizio criminale vi è stato anche l'appalto pubblico relativo la progettazione, demolizione e rifacimento del ponte sul torrente Versa nel comune di Asti;
   dalle intercettazioni trascritte nel sopramenzionato rapporto emerge un quadro inquietante ed allarmante. Si evince non solo la volontà del sodalizio di effettuare lavori in modo approssimativo pur di conseguire illeciti risparmi ma anche di svolgere gli stessi adottando procedure irregolari e materiali inidonei e scadenti al punto che gli stessi carabinieri, nella relazione consegnata ai magistrati, evidenziano la gravità dell'attuale situazione in cui versa il ponte «Versa». Tra le molteplici irregolarità risultano ad esempio: le mancate prove a regola d'arte dei cubetti di cemento; l'inadeguatezza strutturale delle «velette» di cemento (spessore di 7 cm a fronte di un muro di 50 cm), contropiastre non regolari e poste in modo non conforme; sfacciata corruzione del geometra preposto alla vigilanza dei lavori e collaudo di fine lavori fatto risultare solo sulla carta per il rifiuto del collaudatore di firmare per carenza dei requisiti minimi strutturali. Il responso dell'indagine condotta dai carabinieri è inequivocabile: «Appare evidente che l'insieme di tali condotte, insite del progetto associativo, quali artifici ai danni del comune di Asti, stiano procurando allo stesso un danno economico grave, quanto alla realizzazione di un'opera pubblica che potrebbe rivelarsi gravata da vizi strutturali, che ne potrebbero richiedere la demolizione, nel peggiore dei casi, o certamente successivi interventi di riqualificazione strutturale. In ogni caso, un'opera pubblica, che per quantità e qualità non corrisponde al prezzo e al progetto di cui alla gara d'appalto;
   ancor prima che fosse resa pubblica l'indagine già moltissimi cittadini e tecnici avevano manifestato dubbi sulla regolarità dei lavori del ponte Versa inaugurato in pompa magna, alla presenza del sindaco di Asti Fabrizio Brignolo, il 28 agosto 2016. Anomalie e criticità di cui si sono fatti portavoce i consiglieri comunali del M5S locale che in un'interrogazione consiliare del 12 settembre 2016 hanno evidenziato la consistente «pendenza del 6-7 per cento, con un'altezza di 1 metro e 40 in più rispetto a prima» del ponte, il palese disagio che questo dislivello determina per chiunque lo attraversa e i pericoli di ridotta visibilità prodotta dal nuovo imponente dosso realizzato su una via di scorrimento primaria della città. Pericoli non solo presunti ma reali considerando che l'Asti servizi pubblici spa (ASP), la società che gestisce il trasporto pubblico locale, ha diramato una circolare interna per imporre limiti di velocità ai conducenti (massimo 25 km/h) durante l'attraversamento del ponte e molte ditte di autotrasporto di materiali edili, industriali e di rifiuto sono state costrette a trovare percorsi alternativi;
   non solo l'interrogazione consiliare ancora attende risposta da parte del sindaco Fabrizio Brignolo, ma si apprende, da un comunicato del 27 ottobre 2016 della ditta appaltatrice, la società Carrera srl, che addirittura il ponte è stato aperto al pubblico senza collaudo amministrativo. Infatti, nel comunicato si rende noto che «... le opere di realizzazione del ponte devono ancora essere oggetto di collaudo amministrativo e che tale collaudo dovrà essere effettuato da un tecnico nominato dall'Amministrazione Comunale a spese di Carrera s.r.l. In tale sede, sarà possibile verificare, in modo oggettivo, la coerenza tra le opere realizzate ed il progetto approvato dal Comune, oggetto, come detto, di tutti i favorevoli pareri di enti e settori competenti». Se fosse confermato quanto sopra ci si troverebbe, a giudizio dell'interpellante, davanti ad un'irresponsabile negligenza da parte dell'amministrazione comunale –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga di non dover assumere ogni iniziativa di competenza, anche normativa, per rendere più stringente la disciplina in materia di appalti pubblici, al fine di evitare il ripetersi di lavori affetti da vizi strutturali tali da mettere in pericolo l'incolumità dei cittadini e comunque da vanificare l'utilità delle opere realizzate e i fondi impiegati.
(2-01545) «Paolo Nicolò Romano».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARRESCIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   continuano a persistere forti incertezze sulla realizzazione del collegamento viario ad elevata capacità di traffico tra il porto di Ancona e l'autostrada A14, con bretella di collegamento alla strada statale 16 (la cosiddetta «uscita ad ovest»), da parte della società Passante dorico, aggiudicataria del project financing;
   come risulta dagli atti di sindacato ispettivo a prima firma dell'interrogante (nn. 5-08467 e 5-09229) e dalle risposte del Governo, la società ha infatti presentato solo piani economici finanziari dell'opera ritenuti inadeguati dal Ministero dell'infrastrutture e dei trasporti, in quanto elaborati prevedendo un contributo in conto capitale o in alternativa in conto gestione;
   a seguito della richiesta avanzata dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, la Passante Dorico s.p.a. aveva da ultimo presentato una riformulazione delle ipotesi di piano economico e finanziario in data 11 maggio 2016, in relazione al quale però erano rimaste confermate le criticità già precedentemente rappresentate alla società medesima;
   il 5 luglio 2016 è stata rinnovata dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, in via ultimativa, la richiesta di un nuovo piano economico e finanziario coerente con le indicazioni già in precedenza manifestate, da presentare durante un incontro fissato per il 19 luglio;
   all'esito del confronto del 19 luglio 2016, a quanto consta all'interrogante la società Passante Dorico s.p.a., pur non avendo presentato il nuovo piano economico e finanziario richiesto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti il 5 luglio, si è impegnata a trasmettere una nuova proposta di piano coerente con le indicazioni del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti –:
   se la Passante Dorico s.p.a. abbia trasmesso e, in caso affermativo quando, il nuovo piano economico e finanziario e, in caso negativo, se ed entro quale termine il Ministro interrogato intenda finalmente concludere un procedimento le cui lungaggini stanno paralizzando la possibilità di soluzioni alternative, come può essere il collegamento fra il cosiddetto «lungomare nord di Ancona» con la strada statale 16 e tramite essa con la viabilità autostradale. (5-10021)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   in più occasioni sono state evidenziate con numerose altre interrogazioni, al Ministro, le tante criticità in tema di sicurezza dei cittadini che riguardano in particolare la regione Puglia e la provincia di Bari;
   la grave crisi economica ed occupazionale e la contestuale presenza di numerose emergenze, che vanno dalla gestione dei migranti alla mancanza di lavoro, costituiscono una, sicuramente non l'unica, delle cause dell'aumento della microcriminalità diffusa;
   negli ultimi giorni Bitonto è stato palcoscenico di due gravi episodi di violenza. Non c’è pace per la comunità e le attività bitontine;
   il 10 novembre 2016 a chiusura degli esercizi commerciali, un gioielliere è stato ferito, con arma da fuoco, durante una rapina a Bitonto;
   il gioielliere, raggiunto da un colpo di pistola alla schiena è stato trasportato in ospedale insieme alla moglie, medicata per le ferite provocate da una caduta;
   i rapinatori hanno ordinato all'uomo di consegnare denaro e gioielli, ma lui si è opposto e tale reazione ha determinato la violenta spinta degli stessi nei confronti della moglie, rovinosamente caduta a terra;
   i malviventi sono poi scappati con uno scooter, parcheggiato all'esterno, seguiti da altre due persone a bordo di un altro motociclo;
   sul luogo sono prontamente intervenuti i carabinieri della locale stazione, gli agenti del commissariato e due ambulanze del 118. Il proprietario della gioielleria, subito soccorso e accompagnato in ospedale, non versa in gravi condizioni;
   dopo la rapina al laboratorio orafo, con ferimento del proprietario, i malviventi non si sono fermati;
   l'11 novembre 2016, infatti, i ladri hanno fatto irruzione nel Centro Sportivo «Bellavista» portando via poche centinaia di euro ma con ingenti e gravi danni alla struttura;
   la carenza di organico delle forze dell'ordine, soprattutto al Sud Italia, impedisce oggettivamente, nonostante tutto l'impegno profuso, un'adeguata, e assolutamente necessaria, azione di prevenzione;
   da tempo si susseguono azioni malavitose che colpiscono imprese, commercianti e cittadini, nonché assalti, rapine, furti in casa;
   questo episodio, come tanti altri accaduti di recente, evidenzia il dramma della violenza e del rischio nel nostro Paese per tanti cittadini onesti, costretti a lavorare sotto la possibile minaccia di così gravi atti vandalici di inaudita violenza che per fortuna, nel caso de quo, non ha causato peggiori danni alle persone –:
   se e in che modo, ma soprattutto in quali tempi, intenda attivare, per quanto di competenza, un piano straordinario di interventi in Puglia, diretti innanzitutto a ripristinare le normali condizioni di sicurezza per i cittadini, allo stato assolutamente carenti, anche con l'ausilio di tecnologie innovative.
(2-01544) «Cariello».

Interrogazioni a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   gli italiani all'estero, iscritti all'apposito registro dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, sono chiamati ad esprimere il voto in occasione della consultazione referendaria del 4 dicembre 2016 sulle riforme costituzionali;
   tale voto avviene, come per le elezioni politiche, per corrispondenza;
   durante le elezioni politiche del 2013 l'interrogante ha personalmente constatato che molti indirizzi dei connazionali all'estero sono errati; infatti, una apposita azienda di comunicazione ha fatto una verifica sui dati e l'interrogante è stata costretta a cestinare circa 60 mila indirizzi di connazionali residenti nella propria ripartizione elettorale, una percentuale troppo alta, circa il 20 per cento;
   Il Fatto Quotidiano dell'11 novembre 2016 riporta uno stralcio di un documento riservato del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale in cui l'ambasciatrice Ravaglia scrive che il verdetto referendario è appeso a un sistema (così scrive Il Fatto Quotidiano) «totalmente inadeguato, se non contrario ai fondamentali principi costituzionali che sanciscono che il voto sia personale, segreto e libero»;
   un fatto preoccupante che sta creando apprensione tra le comunità italiane all'estero;
   a tale proposito in un altro articolo de Il Fatto Quotidiano si parla di schede finte che sarebbero state stampate in elezioni precedenti;
   tali vicende gettano discredito sull'immagine dell'Italia all'estero –:
   quali iniziative siano state messe a punto da Governo affinché quanto paventato non si verifichi e sia rispettato l'articolo 48 della Costituzione per cui «il voto è personale ed eguale, libero e segreto». (4-14798)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   desta particolare preoccupazione l’escalation di violenza criminale cui si sta assistendo negli ultimi tempi a Nocera Inferiore;
   come riportano, infatti, le principali testate giornalistiche, tre folli agguati hanno tenuto con il fiato sospeso la città il 23 ottobre 2016: un inseguimento nel traffico, il furto di uno scooter e gli spari nel piazzale della palestra «Penta world» di via d'Alessandro;
   secondo una prima ricostruzione dai fatti, ci sarebbe stato un inseguimento tra una macchina e una motocicletta; causa del traffico, gli occupanti dell'automobile sarebbero scesi e avrebbero rubato uno scooter, di proprietà di un imprenditore per poi proseguire l'inseguimento fin dentro il piazzale della palestra, dove sarebbe iniziato il conflitto a fuoco;
   la sparatoria di domenica sera, nell'ora di punta, nel piazzale della palestra, tra le più frequentate di Nocera Inferiore, lascia intendere che la guerra tra bande non si ferma dinanzi a nulla, nemmeno ai bambini, che in quel momento erano impegnati nelle lezioni di karate all'interne della struttura;
   sul posto sono giunti i poliziotti del commissariato nocerino, e in serata vi è stato un fermato per detenzione e porto abusivo d'armi;
   tale grave situazione alimenta sentimenti di sconforto, paura e un diffuso senso di insicurezza nella popolazione;
   nonostante il riconosciuto e apprezzato contributo delle forze dell'ordine, la carenza di personale nelle forze di polizia, – che hanno subito durissimi tagli, il blocco stipendiale e il blocco del turn-over che costringa il comparto sicurezza a un organico molto al di sotto delle reali necessità – comporta ormai da tempo i suoi effetti nei più volte denunciati fatti di cronaca che interessano da tempo tutto il territorio salernitano;
   inoltre tutti i provvedimenti definiti «svuota-carceri» hanno, di fatto, per l'interrogante vanificato l'attività delle forze di polizia –: 
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere per far fronte concretamente e tempestivamente ad un’escalation di criminalità, che sta gettando nel panico e nell'angoscia l'intera città di Nocera Inferiore;
   quali urgenti iniziative intendano assumere, in materia di prevenzione, per aumentare il controllo del territorio e il contrasto alla criminalità organizzata e affinché venga tutelata la sicurezza dei cittadini, anche promuovendo nuove disposizioni normative in materia di repressione penale. (4-14799)


   FANTINATI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   i vigili del fuoco sono fiore all'occhiello del soccorso pubblico italiano;
   «Trascorsi più di 150 giorni dalla proclamazione dello stato di agitazione, visto l'inaccettabile silenzio delle competenti strutture del Ministero dell'interno, ci vediamo costretti a manifestare pubblicamente il disagio del personale»: questa è la motivazione con cui 43 su 44 vigili del fuoco presenti in tutta la provincia di Verona hanno dato vita ad uno sciopero;
   il 19 novembre 2016, per le vie della città si snoderà una marcia intitolata «Cammina con i vigili del fuoco per la sicurezza di Verona» che si concluderà davanti Palazzo Barbieri, sede del comune, dove è previsto un presidio;
   l'esiguità di questi numeri testimonia la grave scarsità di organico a cui si aggiungono, come scrivono i sindacati di categoria, «una sede centrale fatiscente che non rispetta nemmeno le norme sismiche, mezzi di soccorso vetusti (più di 25 anni), un contratto scaduto dal 2009, il mancato riconoscimento della specificità e della pericolosità del lavoro e un inquietante silenzio della burocrazia ministeriale»;
   nel dettaglio: la provincia di Verona può contare su 3 sedi operative sul territorio, a fronte di una media di 6 sedi di servizio per ogni provincia (11 a Venezia, 5 a Padova, 6 a Treviso e a Vicenza);
   la copertura del territorio per le sedi di servizio prevede una sede ogni 1032 chilometri quadrati, mentre la media regionale è di una sede ogni 427 chilometri quadrati e una sede di servizio ogni 307.888 abitanti, contro una media regionale di una sede ogni 126.348 abitanti; la presenza di vigili del fuoco operativi sul territorio risulta essere pari ad una unità ogni 4.016 abitanti contro una media regionale di una unità ogni 2.548 abitanti;
   Verona, secondo recenti dati dell'Istat, risulta essere la seconda provincia del Veneto per numero di abitanti, dopo Padova, e la seconda città del Veneto per estensione di territorio, dopo Belluno. A questi dati si aggiunga una importante presenza di insediamenti industriali e commerciali, oltre ad una fra le maggiori reti stradali, autostradali e ferroviarie del nord Italia;
   è, partendo da queste evidenti e, a parere dell'interrogante, ingiustificate carenze, che le rappresentanze sindacali, da decenni, chiedono l'apertura di almeno due sedi permanenti classificate SD2 (30 unità operative ciascuno), una nella zona est del Veronese – a San Martino Buon Albergo – ed una nella zona del Villafranchese –:
   quali iniziative, anche con carattere d'urgenza, s'intendano adottare al fine di provvedere al potenziamento e all'ammodernamento dei dispositivi di soccorso di Verona e della sua provincia e giungere alla soluzione dell'annosa questione degli organici e delle sedi operative dei vigili del fuoco di Verona. (4-14801)


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il dipartimento della pubblica sicurezza sta elaborando una circolare concernente l'organizzazione dei servizi di sicurezza e soccorso in montagna nella stagione invernale 2016/2017 a cura della polizia di Stato;
   l'8 novembre 2016, l'ufficio relazioni sindacali ha trasmesso una bozza di questa circolare ai sindacati della polizia di Stato, allo scopo di permettere loro di definire proprie proposte in una riunione da tenersi il 17 novembre;
   in base a quanto si legge sulla bozza della circolare, pubblicata sul sito internet del Coisp, gli operatori della polizia esperti di sicurezza in montagna saranno quest'anno complessivamente 140, distribuiti su 54 località;
   lo scorso anno, alla funzione erano invece destinati 228 uomini e donne della polizia di Stato;
   l'amministrazione dell'interno imputerebbe all'emergenza sismica occorsa in Italia centrale la riduzione personale della polizia addetto alla sicurezza ed al soccorso in montagna;
   in conseguenza del drastico ridimensionamento del contingente dei poliziotti destinati alla sorveglianza delle piste, molti impianti sciistici rimarranno privi di presidio, circostanza che è motivo di doloroso stupore per le società gerenti, ovviamente non preavvisate della novità a causa dell'imprevedibilità degli eventi che l'hanno determinata –:
   se il Governo ritenga temporaneo o permanente il ridimensionamento del contingente dei poliziotti esperti di sicurezza in montagna che si prevede di attuare nella stagione invernale 2016/2017;
   in che modo il Governo ipotizzi di tamponare le conseguenze negative in termini di riduzione complessiva della sicurezza nelle zone montagne di alto interesse turistico nell'imminente stagione invernale 2016/2017;
   se il Governo intenda considerare l'eventualità di assumere iniziative per procedere a delle assunzioni di personale specializzato da adibire al servizio di sicurezza e soccorso in montagna per sopperire ai «buchi» determinati dall'emergenza sismica in Italia centrale.
(4-14803)


   COLONNESE e FICO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la Commissione dell'Unione europea, con la comunicazione n. 173 del 4 aprile 2011, riguardante «Un quadro dell'Unione europea per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020», approvata dal Consiglio nelle sedute del 23-24 giugno 2011, ha sollecitato gli Stati membri all'elaborazione di strategie nazionali di inclusione dei Rom o all'adozione di misure di intervento nell'ambito delle politiche più generali di inclusione sociale per il miglioramento delle condizioni di vita di questa popolazione;
   il Governo italiano, nel 2012, ha deciso di seguire questa complessa questione con un approccio interministeriale. Si è preso atto, da un lato, della necessità, non solo di fornire all'Unione europea, le risposte che sono fino ad oggi mancate, ma al tempo stesso di delineare una strategia che possa guidare nei prossimi anni, una concreta attività di inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti (RSC), con l'intento di superare definitivamente la fase emergenziale che ha caratterizzato soprattutto le grandi aree urbane. D'altra parte, gli assi principali di intervento, investono ruoli, funzioni e competenze di amministrazioni diverse, che devono concorrere in maniera coordinata all'obiettivo che il Governo si è prefissato nella cornice comunitaria;
   a Napoli, 3.500 persone di cultura Rom, Sinti e Caminanti provenienti dai Paesi dell'ex Jugoslavia, devastata da guerre etniche e dalla Romania, vivono, nel più profondo degrado ambientale, ormai da decenni segregati in «campi nomadi», siti nelle periferie della città: San Giovanni, Barra, Ponticelli, Pianura, Poggioreale, Gianturco, Scampia e Secondigliano. Essi vivono in situazioni estremamente precarie nei «campi» di ghettizzazione senza luce e acqua e privi delle infrastrutture primarie (fogne, eccetera). Le amministrazioni cittadine sono a conoscenza di questa situazione, ma risulta agli interroganti che non siano state mai attuate le strategie nazionali di inclusione, né che sia stata mai effettuata la doverosa attività censoria e di prima accoglienza dovuta a chi fugge da guerre e fame;
   dall'analisi della spesa per l'approntamento e la dotazione infrastrutturale di campi destinati all'ospitalità della popolazione rom partenopea, si evince che, tra il 2005 e il 2011, sono stati stanziati complessivamente quasi 18 milioni di euro. Tuttavia, soltanto una quota di questi fondi risulterebbe stata agli interroganti essere stata impegnata dal comune;
   in particolare, risulterebbe uno stanziamento consistente, destinato alla realizzazione di un villaggio attrezzato nel quartiere di Scampia, pari a oltre 7 milioni di euro, proveniente dal Fondo strutturale di sviluppo regionale (FESR), e solo una quota parte di questo stanziamento sarebbe stato impegnato dal comune –:
   se i Ministri interrogati non ritengano che ricorrano i presupposti per intervenire con iniziative di competenza a fronte dei numerosi e gravi profili di critici evidenziati in premessa;
   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa l'utilizzo degli ingenti stanziamenti di cui in premessa il cui impiego negli anni è stato affidato al comune, tra cui i 18 milioni di euro stanziati nel corso del piano triennale del Ministro dell'interno pro tempore Maroni riguardante il superamento dell'emergenza abitativa, delle popolazioni rom presenti in Campania, nonché i 7 milioni di euro provenienti dai fondi FESR;
   se il Governo intenda assumere iniziative di competenza per contribuire a chiarire le ragioni: della condizione che risulterebbe di totale abbandono per mancanza di manutenzione e vigilanza in cui versa il villaggio di accoglienza rom, dislocato, e mai accatastato, ai bordi di una strada a scorrimento veloce (la circumvallazione esterna) a Napoli, con serie problematiche per la sicurezza stradale.
(4-14806)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da notizie riportate da organi di stampa locali, nella giornata del 1o novembre 2016 si sarebbe assistito ad un’escalation di eventi sfociata in un grave episodio di violenza fisica ai danni il vicesindaco e assessore al bilancio ed alla manutenzione del comune di Sarno (Salerno);
   come descrivono le cronache, Gaetano Ferrentino è stato colpito in pieno volto con un pugno da un ventisettenne, commerciante sarnese già noto alle forze dell'ordine, davanti agli occhi increduli di alcuni cittadini che hanno tentato di fermar l'aggressore che è scappato minacciando la vittima di ulteriori aggressioni;
   secondo una prima ricostruzione dei fatti, il ventisettenne, transitando in auto, avrebbe notato il vicesindaco che parlava con dei commercianti, gli si è avvicinato chiedendogli notizie su una gara d'appalto per alcuni lavori e, probabilmente indispettito dalla risposta di Ferrentino, lo ha improvvisamente colpito facendogli sbattere la testa contro un muro;
   in particolare, sembrerebbe che l'aggressore pretendesse di «bypassare» il bando ed avere l'affidamento diretto per la realizzazione di tali lavori;
   l'episodio, gravissimo di per sé, si inserisce in un clima cittadino molto teso da tempo: prima le scritte offensive sui muri contro il sindaco Canfora, poi le frasi offensive contro il PD, scritte sempre sui muri nei pressi delle abitazioni delle abitazioni degli assessori comunali Viscardi e Salerno, infine, pochi giorni prima dell'ultimo episodio, la molotov contro la porta della sede del Partito democratico;
   ad avviso dell'interrogante, sono sempre più numerosi i casi di aggressioni e intimidazioni nei confronti di esponenti politici, in un quadro di pericoloso inasprimento del confronto politico che non si addice affatto al principio del rispetto della democrazia;
   la crisi economica si fa sempre più pesante e gli scenari più temuti sono propri quelli degli atti di singoli, esasperati, che quasi sempre colpiscono obiettivi sensibili come sedi politiche, istituzionali o persone aventi cariche pubbliche –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, in particolare, di quali elementi disponga circa la matrice dell'aggressione;
   quali iniziative di competenza intenda assumere per consentire il libero svolgimento dell'attività democratica e politica nel comune di Sarno. (4-14807)


   CATALANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   come diffuso in data 15 novembre 2016 sul giornale online LiveSicilia, il tribunale del lavoro di Palermo ha recentemente accolto il ricorso presentato dalla dirigente del comune di Bagheria, Laura Picciurro, contro alcuni provvedimenti disciplinari disposti nei suoi confronti dal medesimo comune;
   tale dirigente era già nota alle cronache dopo aver presentato un esposto circostanziato relativo a un affidamento nel settore dei rifiuti, per un importo di 3 milioni di euro, da parte del comune di Bagheria alla ditta Tec, affidamento disposto con propria ordinanza dal sindaco Patrizio Cinque;
   dal marzo del 2015, la dirigente sarebbe stata oggetto di ben tredici contestazioni, dalle quali sono scaturiti quattro provvedimenti di sospensione, con relativo blocco dello stipendio: in tutto, la dirigente è stata sospesa senza retribuzione per quindici mesi e dieci giorni;
   la recente sentenza del tribunale del lavoro ha riconosciuto l'illegittimità dei primi due provvedimenti di sospensione, provvedendo al loro annullamento e condannando il comune a corrispondere alla dirigente gli stipendi trattenuti;
   gli atti infatti sono stati firmati dal segretario generale del comune, Eugenio Alessi, che avrebbe assunto, secondo l'indicazione del sindaco, le funzioni e le competenze che spettano all'intero ufficio per i procedimenti disciplinari;
   l'istituzione di tale ufficio è imposta dall'articolo 55-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, Testo unico del pubblico impiego, e, secondo le parole del giudice della causa, Roberto Rezzonico, è «l'unico organo competente per disposizione legislativa inderogabile, ad irrogare la sanzione disciplinare per i casi più gravi, e nei quali rientrano i fatti oggetto di causa», sanzioni che – stando sempre alle norme sugli enti locali – possono essere soltanto «proposte» dal segretario generale;
   infine «la nomina del Segretario generale a componente monocratico dell'Ufficio per i procedimenti disciplinari – si legge sempre nella sentenza – quindi quale soggetto che costituisce ed esaurisce tale ufficio, è intrinsecamente contraria a norma imperativa di legge o comunque elusiva della stessa»;
   risulta all'interrogante che, per i medesimi e ulteriori fatti, sia in corso anche un'indagine penale da parte della procura della Repubblica di Termini;
   i fatti di cui sopra paiono suscettibili di riflettersi direttamente sulle posizioni giuridiche soggettive dei cittadini, o compromettere la stessa funzionalità dell'ente, conseguenze in presenza delle quali, secondo la dottrina, le eventuali violazioni possono qualificarsi come «gravi» ai sensi dell'articolo 142 del decreto-legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante il Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali –:
   di quali notizie disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa;
   se il Governo non intenda valutare se sussistono i presupposti per promuovere una verifica da parte dell'ispettorato per la funzione pubblica ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, nonché per assumere iniziative ai sensi dell'articolo 142 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000. (4-14811)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CANCELLERI e MARZANA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   con ordinanza n. 21 (prot. 2414) del 23 febbraio 2009, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha indetto per l'anno scolastico 2008/2009 un concorso per titoli per l'accesso ai ruoli provinciali, relativi ai profili professionali dell'area A e B del personale amministrativo tecnico e ausiliario (ata) statale degli istituti e delle scuole di istruzione primaria, secondaria, degli istituti d'arte, dei licei artistici, delle istituzioni educative e delle scuole speciali statali; in detta ordinanza, per il profilo professionale dell'area B di infermiere della categoria «ausiliari, tecnici e amministrativi (ata)» è stato previsto, come requisito di accesso la «laurea in scienze infermieristiche o altro titolo ritenuto valido dava vigente normativa per l'esercizio della professione di infermiere»;
   il dirigente titolare dell'ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia, con decreto n. 2691 del 21 marzo 2016 ha indetto il «concorso per soli titoli per l'accesso ai ruoli provinciali e per l'aggiornamento delle graduatorie provinciali permanenti relativi nell'anno scolastico 2016/2017, per il profilo professionale di INFERMIERE (area B) nella provincia di UDINE», nel quale è prevista la «laurea in scienze infermieristiche o altro titolo ritenuto valido dalla vigente normativa per l'esercizio della professione di infermiere quale requisito per la partecipazione al concorso in perfetta aderenza all'ordinanza ministeriale n. 21/2009»;
   l'infermiere area B del personale ATA fornisce l'assistenza infermieristica negli educandati e/o convitti ai soggetti che hanno un età compresa 1 anno e 18 e, nel caso di ripetenti, sino a 20 anni (per questi ultimi numero esiguo variabile ed incerto);
   il dirigente reggente dell'ufficio VIO – ambito territoriale per la provincia di Udine, avrebbe escluso una concorrente dal concorso in possesso della laurea in infermieristica pediatrica con l'apodittica motivazione che «l'attività dell'infermiere pediatrico è circoscritta all'assistenza infermieristica nei confronti di soggetti di età inferiore ai 18 anni, mentre l'infermiere può prestare la propria assistenza nei confronti di tutta la popolazione senza limiti di età»;
   la laurea in scienze infermieristiche comprende indistintamente i due profili di infermiere di cure generali e di infermiere pediatrico che in forza della classe L/SNTI prevede attività formativa di base comune per i due profili;
   ai sensi dell'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 420 del 1974 «gli infermieri dei convitti e degli educandati provvedono semplicemente alla conservazione del materiale di pronto soccorso e dei medicinali in uso comune, praticano le terapie di carattere generale prescritte dal medico»;
   bisogna evidenziare che, per quanto l'infermiere di cure generali assiste i soggetti maggiorenni, è altrettanto vero che non può assistere i soggetti in età inferiore ai 18 anni, per cui il titolo di infermiere di cure generali non permetterebbe di assistere i soggetti che non abbiano raggiunto la maggiore età, dovendosi, in questo caso, possedere una laurea in infermieristica più master in infermieristica pediatrica ovvero la laurea in infermieristica pediatrica (in base a quanto previsto dalla legge n. 43 del 2006);
   pertanto, appare irrazionale per gli interroganti l'interpretazione dell'amministrazione scolastica, secondo la quale un laureato in infermieristica pediatrica non potrebbe assistere i convittori, pochi e variabili nel numero, di età superiore ai 18 anni, mentre un semplice infermiere di cure generali potrebbe assistere i convittori minori di 18 anni;
   alla fine, ad essere danneggiati, oltre alle infermiere, sono gli alunni, che non hanno a disposizione personale altamente qualificato –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato allo scopo di porre fine a tale discriminante interpretazione ad evidente danno degli infermieri pediatrici, lesi da letture della legge che appaiono agli interroganti di dubbia legittimità. (5-10022)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   POLVERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la società Arianna Sim spa, con sede legale in Roma, in liquidazione volontaria, è stata sottoposta a liquidazione coatta amministrativa con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 15 luglio 2016, con successivo insediamento, in data 20 luglio, degli organi liquidatori;
   la decisione è stata presa in seguito alla proposta della Banca d'Italia e con conforme parere della Consob;
   la società di intermediazione mobiliare fu costituita nel 1994 con il nome di Sofid Sim del gruppo Eni, per poi essere acquistata nel luglio 2011 da un gruppo di privati;
   in questi cinque anni, il consiglio di amministrazione non ha sviluppato alcuna apparente iniziativa strategica per il rilancio della Sim;
   la stessa Banca d'Italia ha evidenziato che la richiesta di liquidazione coatta amministrativa si è resa necessaria alla luce della «irreversibile compromissione della situazione tecnica aziendale e della sussistenza di irregolarità e violazioni normative di gravità tale da giustificare la revoca dell'autorizzazione», risalente al 22 dicembre del 1998;
   con l'assistenza delle organizzazioni sindacali Fisac CGIL e UGL Credito, i diciotto lavoratori dipendenti di Arianna Sim spa hanno da tempo sollecitato una soluzione e formulato proposte tali da salvaguardare l'occupazione e le alte professionalità conseguite nel tempo;
   ad oggi, la drammatica prospettiva che si presenta è, però, quella della procedura di licenziamento collettivo, stante l'assenza di qualsiasi confronto con gli organi liquidatori;
   il richiamo della Banca d'Italia alla «sussistenza di irregolarità e violazioni normative» gravi preoccupa fortemente, in quanto, anche alla luce del recente scandalo che ha visto coinvolti alcuni istituti di credito del nostro Paese, rischia di provocare un ulteriore colpo alla credibilità dell'intero sistema finanziario –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere per salvaguardare l'occupazione e i risparmiatori, promuovendo la convocazione di un tavolo di confronto ministeriale con la presenza degli organi liquidatori e le organizzazioni sindacali rappresentanti dei lavoratori dipendenti. (4-14808)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DI VITA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'accordo del 16 dicembre 2010, n. 137, tra il Governo, le regioni e le province autonome recante «linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo» individua i principi e i criteri per la riorganizzazione della rete assistenziale del percorso nascita e prevede la chiusura dei punti nascita con volume di attività inferiore ai 500;
   in deroga a quanto previsto dal suddetto accordo Stato-regioni, il decreto ministeriale 11 novembre 2015 regolamenta la modalità di presentazione e valutazione delle richieste di mantenimento in attività dei punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti all'anno (protocollo metodologico), avuto riguardo a centri che presentano condizioni oreografiche tali da rendere difficoltosa l'attivazione dello STAM (servizio di trasporto assistito materno) e dello STEN (servizio di trasporto neonatale d'urgenza): a quest'ultima fattispecie corrisponde il punto nascita di Latisana, comune friulano;
   la presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, audita durante il consiglio comunale di Latisana del 25 luglio 2016, ha sostenuto di avere scritto al Ministero della salute, chiedendo di mantenere in esercizio i punti nascita di Latisana e Tolmezzo, in quanto corrispondenti ai criteri di deroga indicati dal protocollo suddetto; tuttavia, il Ministero ha concesso la deroga solo per il punto nascita di Tolmezzo;
   a seguito della sospensione dell'attività del punto nascita e delle modifiche dell'attività pediatrica, 47 medici coinvolti da tale vicenda hanno scritto ai vertici dell'azienda sanitaria per manifestare la propria preoccupazione e per evidenziare la mancanza di sicurezza per gli operatori e i pazienti;
   il direttore centrale salute della regione Friuli, in una lettera del 19 febbraio 2016 (prot. n. 0003377) indirizzata al direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della salute, dichiarava l'intenzione di richiedere, nel corso del 2016, un confronto tecnico per valutare l'istanza di deroga per il comune di Latisana; 
   tuttavia, tale lettera conteneva dati, a giudizio dell'interrogante infondati e fuorvianti, relativi, alle condizioni particolari del territorio di Latisana, al punto che il direttore generale del Ministero avallava la decisione della regione di mantenere un unico punto nascita tra Palmanova e Latisana, con la conseguente chiusura di quest'ultimo –:
   se la regione autonoma Friuli Venezia Giulia abbia inoltrato al Ministero della salute una richiesta formale di deroga rispetto alla prevista chiusura dei punti nascita di Tolmezzo e di Latisana;
   se trovi conferma che il Comitato percorso nascita nazionale abbia esaminato l'istanza relativa al punto nascita di Latisana e quali siano gli esiti dell'istruttoria;
   se siano corretti i dati relativi al territorio di Latisana forniti dalla regione Friuli Venezia Giulia al Ministero della salute, in occasione della richiesta di mantenimento del punto nascita del comune medesimo. (5-10024)


   CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la regione Lazio (Bollettino ufficiale della regione Lazio del 2 dicembre 2013) ha stanziato per il reparto di radioterapia oncologica dell'ospedale Goretti di Latina la somma di 2.300.000 euro per l'acquisto di un acceleratore lineare di ultima generazione, ma la asl avrebbe deciso di acquistare un macchinario obsoleto;
   con una spesa di 800.000 euro, l'Asl di Terni ha acquistato un macchinario in elettroni, all'avanguardia;
   dalla stampa locale si apprende che la somma stanziata dalla regione con una finalità definita, potrebbe essere utilizzata in parte cospicua in altri modi, probabilmente per i lavori di adeguamento del bunker che deve ospitare la macchina;
   il reparto di radioterapia è afflitto da uno storico gap tecnologico che crea pesanti svantaggi nelle cure dei pazienti oncologici pontini e la decisione della direzione di acquistare un acceleratore lineare già fuori catalogo che si basa su tecnologia solo fotoni, senza elettroni, dunque inutilizzabile, per esempio, per le lesioni superficiali, come quelle cutanee di cui Latina è piena, costringerà gli abitanti di Latina e provincia a migrare altrove per effettuare trattamenti radianti di complessità medio elevata. Inoltre, la macchina su cui la asl si è orientata, non consentirebbe il trattamento guidato dalle immagini, maggiormente sicuro, e non sarebbe implementabile nel tempo;
   da fonti stampa si apprende che nel dicembre 2015, una serie di documenti sono stati consegnati da Asl e regione Lazio alla procura della Repubblica per un'ipotesi di turbativa d'asta: il sistema di proporre soluzioni «chiavi in mano» in cambio di borse di studio per gli ospedali era in uso in diverse realtà come dimostrato a Milano, con l'operazione «gare d'assalto» dove sono state arrestate quattro persone;
   il diritto alla salute, previsto dall'articolo 32 della Costituzione che recita che «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività», rientra a pieno titolo tra i diritti fondamentali della persona, di cui all'articolo 2 della Costituzione, che lo Stato deve garantire a tutti i livelli e senza eccezioni;
   al Ministro della salute, ai sensi dell'articolo 47-bis del decreto legislativo n. 300 del 1999, «nell'ambito e con finalità di salvaguardia e di gestione integrata dei servizi socio-sanitari e della tutela dei diritti alla dignità della persona umana e alla salute, sono attribuite (...) le funzioni spettanti allo Stato in materia di tutela della salute umana, di coordinamento del Sistema sanitario nazionale»;
   in particolare, il Ministero, ai sensi dell'articolo 47-ter del predetto decreto legislativo n. 300 del 1999, svolge le funzioni di spettanza statale relativamente al «monitoraggio della qualità delle attività sanitarie regionali con riferimento ai livelli essenziali delle prestazioni erogate, sul quale il Ministro riferisce annualmente al Parlamento»;
   quanto descritto è emblematico delle criticità che caratterizzano l'attuale sistema di approvvigionamento di beni e servizi in campo sanitario, sull'intero territorio nazionale e che rischiano di compromettere i livelli essenziali di assistenza e anche di produrre effetti pregiudizievoli sul piano della spesa pubblica –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa, con particolare riguardo ai possibili rischi per la salute degli utenti e al rispetto dei livelli essenziali di assistenza, e se non intenda promuovere, per quanto di competenza, un monitoraggio sulle procedure di acquisto di beni e servizi da parte del sistema sanitario per ottenere un quadro aggiornato di quanto accade nelle singole realtà regionali;
   in particolare, quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di garantire che le forniture di dispositivi medici avvengano nel rispetto del diritto alla salute garantito dall'articolo 32 della Costituzione. (5-10027)

Interrogazione a risposta scritta:


   FANTINATI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   un'epidemia di «lingua blu», la malattia che colpisce ovini, caprini e bovini, si sta diffondendo in tutto il Veneto, causando la morte di centinaia e centinaia di pecore in quasi tutta la regione;
   descritta come febbre catarrale degli ovini, è una malattia infettiva di cui al regolamento (CE) n. 1266/2007 del 26 ottobre 2007, i cui sintomi si manifestano attraverso febbre alta, congestione cutanea, coronide e zoppia, edema e cianosi della lingua;
   la malattia, non trasmissibile agli umani, non incide sulla qualità di latte e carne;
   il divieto di movimentazione degli animali disposto dalle autorità competenti, se non in seguito a vaccinazioni e all'adozione di misure autorizzative e preventive particolari, di fatto determina, oltre ai danni alle greggi, anche la diminuzione del valore dei capi di bestiame sul mercato, contribuendo a mettere in ginocchio l'economia del settore zootecnico, già gravemente indebolito dalla crisi;
   per le aziende agrozootecniche venete, oltre al danno per la perdita degli animali, si aggiunge quello derivante dalle spese che devono sostenere per lo smaltimento delle carcasse;
   nonostante il rapido diffondersi dell'epidemia – gli ultimi dati ufficiali parlano di 289 focolai, di cui 119 in provincia di Treviso, 68 a testa nelle province di Belluno e Vicenza, 27 nel Padovano ed uno nel Veneziano – la regione Veneto non ha ancora deliberato il piano vaccinale globale;
   dopo mesi, durante quali la malattia si è manifestata prevalentemente nel centro-nord della regione, ora è arrivata anche nel Veronese;
   attualmente sono sei i casi di contagio registrati, soprattutto nell'area più a nord della provincia, laddove c’è una maggiore concentrazione di mucche da latte. Ad essere colpite sono alcune stalle di Erbezzo, Bosco Chiesanuova, Vestenanova e Verona;
   dal servizio veterinario della Ulss 20 confermano i dati, non escludendo l'insorgere di altri focolai, come ribadito agli organi di stampa dal dottor Fabrizio Cestaro, responsabile del servizio: «la nostra percezione è che il virus sia diffuso»;
   il presidente del settore lattiero-caseario di Confagricoltura Veneto, Fabio Curto, ha spiegato che «con la Regione era stato stabilito un percorso condiviso di vaccinazioni, ma a quasi due mesi dalla scoperta del primo focolaio non ci sono disposizioni certe sulle vaccinazioni, non c’è coordinamento fra diverse Ulss e gli allevatori stanno provvedendo alle vaccinazioni autonomamente. All'annuncio della Regione di coprire i costi dei vaccini dei bovini, oltre che per gli ovini, non è seguita la delibera per lo stanziamento dei fondi –:
   quali iniziative di competenza, anche con carattere d'urgenza, i Ministri interrogati intendano assumere per verificare l'adeguatezza e l'efficacia degli interventi attuati nella regione Veneto al fine di arginare l'epidemia;

se il ritardo nel piano delle vaccinazioni nella regione Veneto possa dar luogo a un'eventuale violazione delle vigenti norme comunitarie in materia. (4-14802)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   PANNARALE, SCOTTO, FRATOIANNI e PALAZZOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la società Exprivia Projects srl (posseduta al 100 per cento, da Exprivia spa e specializzata nella progettazione e gestione di servizi ed infrastrutture di call center, contact center e di help desk) è stata impegnata in questi anni nella lavorazione back office per ENEL servizio elettrico (E.S.E.), presso la sede operativa di Molfetta;
   in data 19 ottobre 2016 l'azienda comunicava agli addetti al servizio back office E.S.E. che le lavorazioni sarebbero cessate intorno al 15 novembre 2016, nonostante il termine originale della commessa fosse quello del 31 dicembre dello stesso anno;
   nella stessa circostanza, l'azienda invitava 58 addetti alle lavorazioni back office E.S.E., assunti a tempo indeterminato, alle dimissioni volontarie, per poi presentare la candidatura ad altra azienda concorrente, la Network Contacts con sede operativa sempre a Molfetta, aggiudicataria della nuova commessa per il servizio di back office di Enel servizio elettrico;
   questa comunicazione ha generato profondo turbamento per i lavoratori interessati, molti dei quali assunti a tempo indeterminato prima dell'entrata in vigore del Jobs Act e quindi ancora tutelati dall'articolo 18 dello statuto dei lavoratori;
   a tanto aggiungasi che la stessa Exprivia si è aggiudicata nel dicembre del 2015 una diversa commessa per la gestione del servizio di front office di Enel e, pertanto, è apparso del tutto irragionevole, ai lavoratori, dover lasciare di propria iniziativa il posto di lavoro, potendo continuare a svolgere la loro attività su altra commessa;
   tale situazione, stando a quanto dichiarato ai lavoratori dagli stessi vertici di Exprivia, sarebbe stata determinata proprio dalla necessità, per l'azienda, di assumere i 295 operatori di call center di Almaviva che operavano per i servizi di front office di Enel servizio elettrico, commessa transitata, poi, ad Exprivia;
   nonostante i dubbi e le paure sul proprio futuro, molti dei suindicati 58 addetti presentavano la loro candidatura a Network Contacts per continuare ad operare nel servizio back office di ESE, apprendendo, però, dai vertici aziendali che le condizioni lavorative sarebbero state profondamente diverse, dal momento che sarebbero stati offerti solo contratti part-time a tutele crescenti, senza le garanzie previste dall'articolo 18 che gli stessi lavoratori avevano presso Exprivia, essendo stati assunti prima dell'entrata in vigore del Jobs Act;
   questa situazione ha prodotto una ingiusta discriminazione tra lavoratori dal momento che per alcuni (e cioè per i dipendenti ex Almaviva transitati in Exprivia) si intende applicare la clausola sociale con il mantenimento di tutte le tutele preesistenti, mentre per altri (e cioè per i dipendenti che da Exprivia transiteranno in Network Contacts) questa possibilità viene negata, con conseguente inaccettabile compromissione di diritti e garanzie, e con gravi incertezze sul proprio futuro occupazionale –:
   quali iniziative di competenza il Governo intenda porre in essere per tutelare tutti i lavoratori coinvolti, garantendo l'applicazione della clausola sociale e, quindi gli stessi diritti e lo stesso trattamento salariale, anche per i dipendenti che da Exprivia Projects sono transitati presso la Network Concact per continuare a svolgere l'attività di addetti ai servizi back office di Enel servizio elettrico;
   in che modo il Governo intenda intervenire, anche alla luce della partecipazione statale, in Enel, affinché Enel servizio elettrico ponga fine a quella che gli interroganti giudicano la cattiva e ormai costante pratica di accettare gare al massimo ribasso a danno dei diritti e delle garanzie dei lavoratori. (4-14810)

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Lacquaniti e altri n. 4-13785 del 13 luglio 2016 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-10023.