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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 8 novembre 2016

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    il primo comma dell'articolo 45 della Costituzione sancisce che «la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata», demandando poi al legislatore di promuoverne e favorirne l'incremento con i mezzi più idonei, assicurandone altresì, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità;
    le cooperative, dunque, sono nate con l'obiettivo nobile di assorbire il gap di intervento statale sulle questioni di impatto sociale, in risposta a bisogni economici intessuti di elementi valoriali come la solidarietà e la collettività;
    è indubbio però che nel tempo tale funzione si è persa ed il complesso sistema delle cooperative, così come è strutturato oggi, è in palese contraddizione con il richiamato principio costituzionale;
    innanzitutto si assiste sempre più a episodi in cui l'azienda madre perde completamente cognizione del proprio ciclo di esternalizzazione, senza alcun monitoraggio ai fini delle commesse e dei pagamenti stipendiali, a danno ultimo dei lavoratori impiegati;
    di non minor peso è il contorno di malaffare, illegalità e dilagante corruzione che oramai caratterizza il mondo delle cooperative, le quali, ricorrendo a manodopera a basso costo e privando chi lavora dei propri diritti e delle proprie tutele, di fatto si conformano fortemente al principio della libera concorrenza tra operatori economici;
    soprattutto nelle attività relative ai servizi di logistica, dal facchinaggio ai traslochi, è frequente l'emergere di cooperative fittizie o di fenomeni di caporalato; inoltre, le cooperative, godendo di sgravi fiscali ed aliquote contributive ridotte, elargiscono ai propri dipendenti o ai soci lavoratori paghe più basse in deroga ai contratti collettivi di categoria, creando fenomeni di dumping;
    l'utilizzo del modello cooperativo quale strumento per realizzare business a scopi criminali è divenuto peraltro esponenziale con riguardo al sistema di accoglienza e assistenza migranti e presunti profughi. In proposito, si ricorda che operano attualmente le cooperative sociali che, a seguito di gara, gestiscono i centri di accoglienza governativi, centri di identificazione ed espulsione (CIE), centri di assistenza richiedenti asilo (CARA), centri di primo soccorso e accoglienza (CPSA), centri di accoglienza (CDA), cui devono aggiungersi le cooperative sociali impegnate nella gestione dei centri di accoglienza temporanei, delle quali neanche il Ministero dell'interno è in grado di fornire il numero esatto, come risulta dalla risposta al question time n. 3-01368;
    le diverse inchieste giudiziarie, a partire da quella relativa al centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo e passando per quella di «mafia capitale», sono la riprova delle dimensioni del fenomeno di commistione tra il malaffare e le cooperative;
    se, dunque, è opportuno e doveroso preservare l'azione delle cooperative vere che, rispondendo allo spirito mutualistico originario, collaborano fattivamente per il bene comune, è altrettanto opportuno e doveroso intervenire con forza sulle false cooperative, quelle «spurie», quelle che sfruttando in modo strumentale le agevolazioni fiscali previste a legislazione vigente, agiscono a danno dei diritti e della dignità dei lavoratori al solo scopo di lucrare;
    si rammenta, all'uopo, che in sede di esame alla Camera della legge 29 ottobre 2016, n. 199, il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/4008/46 della Lega Nord in cui si impegnava «ad intensificare i controlli e a porre in essere azioni di contrasto delle cosiddette false cooperative o cooperative spurie»;
    i dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali in materia di vigilanza sulle cooperative spurie relativi al primo trimestre 2016 registrano che su 934 cooperative ispezionate, 470 sono risultate irregolari, cioè oltre il 50 per cento, il che evidenzia che le misure finora messe in campo, come l'osservatorio nazionale delle cooperative ed il numero di ispezioni effettuate, siano inadeguate e insufficienti a contrastare il fenomeno;
    si stanno, inoltre, moltiplicando sul territorio iniziative di cooperative gestite interamente o quasi da immigrati, in settori anche molto diversi tra loro, che acuiscono il rischio di lavorazioni al di sotto degli standard di sicurezza e qualità imposti, nonché quello dell'evasione fiscale relativamente agli obblighi di versamento dell'Iva;
    nel giugno 2015, in risposta ad un altro question time in Assemblea della Lega Nord n. 3-01549, il Ministro Poletti informava che «il Ministero dello sviluppo economico, che è competente in materia, ha reso noto che nei giorni scorsi è stato oggetto di diramazione alla Presidenza del Consiglio lo schema del disegno di legge annuale in tema di PMI che presenta una sezione dedicata proprio alla riforma del sistema della vigilanza cooperativa e al contrasto delle cooperative spurie. Il piano, quindi, potrà formare oggetto a breve dell'attenzione e dell'intervento del Parlamento»; di tale piano ad oggi non si ha notizia,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni opportuna iniziativa di competenza per riformare la vigente disciplina sul funzionamento delle cooperative, al fine di rimediare alle distorsioni di mercato ed alla concorrenza sleale operata da quelle «spurie», provvedendo a:
  a) individuare, in maniera esplicita e chiara, criteri certi per l'assegnazione delle gare pubbliche e modalità di monitoraggio per l'accertamento del rispetto di standard qualitativi e quantitativi;
  b) garantire l'allineamento retributivo dei dipendenti delle cooperative ai dipendenti di aziende dello stesso settore;
  c) rivedere, eliminandoli, i vantaggi fiscali e contributivi che stanno alla base della scelta del modello cooperativo «spurio»;
  d) prevedere, con riguardo alla pratica delle «esternalizzazioni» aziendali della manodopera connesse con l'impiego negli appalti nei vari settori, operazioni di monitoraggio in relazione alle commesse e alle erogazioni dei trattamenti stipendiali;
2) ad assumere iniziative normative volta ad introdurre l'obbligo di prestazione, da parte delle cooperative con titolari o soci che siano cittadini non comunitari, di una garanzia fideiussoria, bancaria o assicurativa, ovvero la previsione di un deposito cauzionale, in favore dell'Agenzia delle entrate, per un importo non inferiore a 10.000 euro;
3) a promuovere misure atte a restringere il ricorso da parte delle cooperative alla raccolta di denaro attraverso il cosiddetto «prestito sociale», prevedendo adeguati controlli e la definizione di vincolanti parametri di liquidità, di solidità finanziaria, di trasparenza, di informazione e di pubblicità dei bilanci e degli investimenti da parte delle cooperative a favore del socio aderente al prestito;
4) a dare seguito in tempi rapidi all'impegno assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno citato in premessa, intensificando ispezioni e controlli e disponendo provvedimenti di commissariamento o scioglimento a fronte di palesi irregolarità, nonché assumendo iniziative per estendere tale attività di vigilanza e controllo anche nei confronti degli enti cooperativi aderenti alle associazioni nazionali di rappresentanza.
(1-01421) «Simonetti, Guidesi, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Invernizzi, Molteni, Pagano, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini».


   La Camera,
   premesso che:
    la cooperativa è una forma d'impresa ideale per più persone che si uniscono con la finalità di dare vita ad un'attività economica o imprenditoriale in qualsiasi settore e ha come base lo scopo mutualistico di favorire i propri soci garantendone sicurezza e vantaggi e, al tempo stesso, trasmettendo principi di solidarietà socialmente utili alla comunità;
    lo spirito della cooperativa è affermato dalla Costituzione italiana che, all'articolo 45, recita «la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità»;
    esistono due tipi di cooperative: di tipo A e di tipo B. Alle prime compete la gestione di servizi sanitari socio-sanitari ed educativi e alle seconde lo svolgimento di attività diverse – agricole, industriali, commerciali o di servizi – finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Va ricordato che le cooperative di produzione e lavoro e cooperative sociali, per la loro forma giuridica di esercizio o di un servizio offerto godono di particolari agevolazioni fiscali gode di diverse forme di finanziamento a livello nazionale e locale oltre ad alcune agevolazioni fiscali;
    le cooperative sociali hanno avuto un notevole sviluppo soprattutto negli ultimi anni, quando gli enti locali, soprattutto i comuni, avendo sempre maggiori difficoltà finanziarie, sono stati costretti o hanno deciso autonomamente di affidare all'esterno alcuni servizi;
    spesso i servizi alle cooperative sociali vengono affidati senza l'effettuazione di alcuna gara, consentendo all'ente affidatario un notevole risparmio nei costi da sostenere. Purtroppo, si assiste perfino a lesione del principio della libera concorrenza e della trasparenza fra le aziende, poiché i responsabili di cooperative corrispondono illecite somme a funzionari o ad amministratori locali per poter ottenere l'erogazione di determinati servizi, ciò a discapito del vero scopo mutualistico delle cooperative e della legalità;
    sarebbe dunque necessario che gli enti locali affidatari di servizi alle cooperative sociali non si occupino solo dei costi economici che devono sopportare, ma anche delle condizioni dei lavoratori utilizzati dalle cooperative stesse, della regolarità delle procedure e della qualità dei servizi richiesti, in considerazione del fatto che per la sua natura non speculativa, la cooperativa sociale o di lavoro dovrebbe garantire servizi di tutela del posto di lavoro e della sua qualità;
    tuttavia, la cronaca ha portato più volte alla luce diverse realtà di cooperative che utilizzano la norma giuridica esclusivamente per ottenere vantaggi fiscali e sfruttare le persone che figurano come «soci» ma in realtà non sono altro che lavoratori dipendenti senza diritti;
    le «false» cooperative godono della possibilità di sfruttare il socio – quasi sempre titolare di quote insignificanti –, per mezzo di retribuzioni insufficienti, mancanza di copertura assicurativa in caso di malattia e nessun contributo Inps che invece spetterebbe per la tipologia contrattuale «naturale» dovuta a chi lavora con queste modalità;
    le tipologie di contratto e la forma giuridica delle cooperative negli ultimi anni ha permesso ad alcune grandi aziende di eludere agli adempimenti retributivi/previdenziali previsti per i lavoratori dipendenti, creando o affidando di proposito, il lavoro mediante le cooperative;
    proprio perché il sistema delle cooperative è poco controllato e mal regolamentato si assiste a imprese e aziende che approfittano della possibilità di acquisire benefici fiscali a discapito del socio lavoratore;
    nell'ambito di cooperative agricole, i soci-lavoratori impiegati sono quasi sempre immigrati sottoposti allo sfruttamento e al ricatto del permesso di soggiorno;
    nelle cooperative sociali invece sono circa 170.000 gli operatori che si occupano dell'assistenza ad anziani e disabili, di disagio sociale e di integrazione scolastica; tuttavia, in moltissimi casi ai soci lavoratori non vengono riconosciuti i diritti di qualsiasi altro lavoratore sfiorando lo sfruttamento delle risorse umane;
    purtroppo, il fenomeno dello sfruttamento e delle «false» cooperative ha radici più profonde e ampie. Le cooperative sociali si sono trasformate nel tempo in strumenti del processo di privatizzazione ed esternalizzazione della sanità e dei servizi sociali pubblici;
    le leggi e le normative di sostegno allo sviluppo del settore e di regolamentazione dei contratti di servizio tra cooperative ed enti pubblici (legge n. 381 del 1991 e legge n. 328 del 2000) e (legge n. 142 del 2001) riforma del socio lavoratore, non garantiscono l'applicazione del diritto del lavoratore e inoltre spesso offrono opportunità di interessi diretti per gli amministratori: dalla gestione del settore cooperativo alla spartizione tra aree politiche delle commesse pubbliche, appalti e clientele;
    infatti, la cronaca rammenta di «false» cooperative sociali – che dovrebbero avere lo scopo naturale di reinserimento delle persone svantaggiate – operanti nel Lazio, con fatturazioni annue da centinaia di milioni di euro e che con il loro potere e scambio di interessi politici, gestivano il business degli immigrati, centri per minori non accompagnati, asili umanitari, fino ad arrivare ai consorzi di raccolta differenziata;
    i soci delle cooperative sono molto spesso esautorati di ogni potere effettivo, poiché la gestione è assunta esclusivamente dagli amministratori o dai presidenti, molto spesso figure con incarichi politici o «politicamente» ben inseriti;
    tuttavia, con la crisi occupazionale che vive il nostro Paese, molto spesso le cooperative sono l'unica speranza occupazionale di giovani, donne e immigrati, costretti ad accettare salari sotto pagati e condizioni contrattuali al ribasso;
    sono circa ottantamila le cooperative italiane, soltanto quarantatremila aderiscono alle principali sigle riconosciute, ma molte di queste non hanno nulla a che fare con le finalità mutualistiche, risultando coinvolte piuttosto in lavoro nero, evasione e concorrenza sleale,

impegna il Governo:

1) a valutare di promuovere l'avvio di un nuovo modello salariale che tenga conto della retribuzione dei soci appartenenti alle cooperative equiparati al lavoratore-dipendente, anche al fine di garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro e i diritti spettanti ai lavoratori interessati;
2) a valutare l'istituzione di un «albo pubblico delle cooperative» ove vi si possano iscrivere soltanto le aziende che risultino in regola con gli obblighi di legge, al fine di rispettare i requisiti dettati dall'articolo 45 della Costituzione, quindi con fini mutualistici;
3) a individuare le modalità e le procedure per avviare un programma di accertamenti finalizzati a revisioni e ispezioni al fine di garantire maggiori controlli e misure più incisive per contrastare il fenomeno delle «false» cooperative che utilizzano strumentalmente la forma giuridica della cooperazione perseguendo finalità estranee a quelle mutualistiche e sfruttando inoltre i soci lavoratori;
4) a valutare l'adozione di nuove iniziative normative che consentano progetti finalizzati allo sviluppo di cooperative sociali per la gestione dei beni confiscati alla mafia.
(1-01422) «Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino, Artini, Bechis, Baldassarre, Segoni, Turco».


   La Camera,
   premesso che:
    un numero che ormai supera le 400.000 unità di siriani ha perso la vita in più di cinque anni di conflitto armato iniziato nel marzo 2011 con una serie di proteste antigovernative, scoppiate nella città di Derea dopo l'arresto e le torture subite da alcuni giovani che avevano scritto slogan rivoluzionari e contro il regime sui muri di una scuola. A seguito della brutale repressione operata dalle Forze di sicurezza contro i dimostranti, con decine di morti, moti di protesta si sono diffusi in tutto il Paese, volti ad ottenere le dimissioni del Presidente Assad. Da tali focolai di contestazione la situazione è rapidamente degenerata sfociando in una vera e propria guerra civile su vasta scala. Più di 11 milioni di cittadini siriani sono stati costretti, in questi anni, ad abbandonare le loro città a causa dei combattimenti fra le forze leali al Presidiate Bashar al-Assad e quelle dell'opposizione così come contro quelle delle milite jihadiste del cosiddetto Stato islamico. Di questi quasi 4,8 milioni hanno cercato rifugio all'estero, in particolare in Libano, Giordania e Turchia;
    il conflitto, da battaglia fra pro e contro Assad, è andato acquisendo in poco tempo connotati settari, contrapponendo sciiti – la maggiorana dei siriani – a sunniti, la minoranza di cui fa parte la famiglia Assad, che governa il Paese dal 1971 prima con Hafiz al-Assad cui è succeduto il figlio Bashar. In tal modo il conflitto ha assunto connotati di guerra regionale, coinvolgendo – seppur indirettamente – i maggiori Stati della regione (Arabia Saudita, sunnita, e sciita, Turchia e Iraq) e le grandi potenze, Stati Uniti e Russia, con evidenti ripercussioni di ordine geopolitico mondiale;
    l'avanzata del gruppo Jihadista dell'Islam State (IS), a partire dal 2013, ha aggiunto un'ulteriore dimensione al conflitto. Una Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite ha evidenziato che tutte le parti in causa hanno commesso crimini di guerra – inclusi assassini, torture, rapimenti – accusando le parti in campo di aver utilizzate le sofferenze della popolazione civile – come il blocco ai rifornimenti di viveri, acqua e farmaci – quali metodi di guerra. In particolare, l'ONU ha accusato l'Isis di condurre una campagna del terrore su vasta scala, infliggendo severe punizioni, comprese centinaia di esecuzioni capitali o mutilazioni pubbliche, a tutti coloro che trasgrediscono o rifiutano di accettare la legge della sharia;
    è indubbio che gli interessi in gioco sono molteplici e confliggenti gli uni con gli altri:
     1) l'atavico conflitto fra Iran (sciita) e Arabia Saudita (sunnita) per l'egemonia regionale e il rispettivo ruolo nel mondo musulmano;
     2) i rapporti fra i Paesi dell'area a cominciare dalla Turchia del Presidente Recep Tayyp Erdogan e dalle sue mire a giocare il ruolo di player nella regione; il ruolo di Israele, che con la Siria a da decenni in atto un contenzioso per le Alture del Golan; la destabilizzazione di nazioni fragili come Libano e Giordania; la situazione dei Curdi suddivisi fra Turchia, Siria e Iraq;
     3) il ruolo della Russia, alleata fin dalla fine della seconda guerra mondiale della Siria, e degli Stati Uniti per l'influenza sull'intera regione;
     4) la volontà, a parole ribadita da quasi tutti i protagonisti, di condurre una battaglia contro lo Stato islamico;
    in questo complesso quadro, la comunità internazionale non si è dimostrata in grado di trovare ipotesi credibili per una soluzione di pace. In particolare, Stati Uniti e Unione europea, hanno sempre ritenuto – fin dal 2011 – precondizione necessaria per la soluzione del conflitto e per una transizione verso la democrazia, l'uscita di scena di Baschar al-Assad, tuttavia si sono dimostrati incapaci di trovare una linea d'intenti comune: la presidenza Obama, ormai nel quadriennio della cosiddetta «lame duck» (anatra zoppa), dopo i proclami del 2013 su un possibile uso della forza militare, ha preferito, anche perché più attente ai risvolti di politica interna in vista delle presidenziali 2016, non mettere in atto neppure quella «fly zone», che, impedendo all'aviazione governativa di sorvolare i cieli siriani, avrebbe evitato bombardamenti sulla popolazione civile; la Francia, fin dal 2013, ha invece proposto un intervento militare contro il regime di Damasco; la Germania ha dapprima avvallato i tentativi di mediazione, per poi convenire che un futuro per la Siria non può prescindere dall'allontanamento di Assad; altri Stati europei sono invece ancora convinti della possibilità di un compromesso che coinvolga il Governo di Damasco;
    l'Unione europea, in questi anni, oltre ad «esprimere sgomente», «condannare», «chiedere con urgenza», a «deplorare» i veti posti da alcuni membri del Consiglio di sicurezza della Nazioni unite, non è mai stata in grado di proporre un'iniziativa concreta volta, a trovare una soluzione al conflitto. Unico interesse comune che ha visto tutti consenzienti è stato il quantomeno «discutibile» accordo sui migranti con la Turchia per evitare che quei profughi che – forse tra i pochi – veramente avrebbero avuto concreto bisogno di solidarietà potessero intraprendere la cosiddetta «rotta balcanica»;
    in questi ultimi mesi la guerra civile sta avendo come epicentro la città di Aleppo, divenuta luogo di scontro tra le forze filogovernative, gli oppositori al regime e i miliziani dell'Isis, in cui circa 300.000 abitanti sono intrappolati nella zona teatro degli scontri soggetta a ripetuti bombardamenti, privi di viveri e medicinali,

impegna il Governo:

1) a ribadire in ogni consesso internazionale la necessità che le democrazie occidentali concentrino ogni sforzo, anche militare, contro Isis, mantenendo una netta distinzione fra Stato islamico e opposizione legittima al Governo dispotico di Bashar al-Assad;
2) ad appoggiare quelle soluzioni politiche alla guerra civile siriana che non prevedano la permanenza di Assad al vertice del Governo siriano, garantendogli ogni forma di protezione contro facili istinti vendicatori;
3) a proporre l'istituzione di cosiddette «safe havens» sul territorio siriano, con adeguata protezione attraverso «no fly zone» cioè zone protette, dove i siriani possano vivere una vita il più possibile normale al fine di evitare che altri milioni di profughi lascino la Siria.
(1-01423) «Capezzone, Palese, Altieri, Bianconi, Chiarelli, Ciracì, Corsaro, Distaso, Fucci, Latronico, Marti».


   La Camera,
   premesso che:
    la Siria, in passato mirabile mosaico di religioni ed etnie che hanno convissuto per secoli in armonia (come testimoniano innumerevoli chiese, moschee, sinagoghe, oggi, purtroppo ridotte in macerie) è da cinque anni sotto attacco di bande di terroristi, foraggiate prevalentemente dalla Turchia e dalle petromonarchie, che hanno trasformato quello che era uno Stato laico, nel quale le donne godevano di tutti i loro diritti e relativamente prospero, in un abisso di Intolleranza, miseria, distruzione;
    i Paesi occidentali, tra cui l'Italia, riproponendo la strategia fallimentare usata per la Libia, hanno finora appoggiato i «ribelli» e punito il Governo di Damasco con il risultato di alimentare una guerra che ha già provocato più di 400.000 morti, 6 milioni di sfollati e 4 milioni di profughi (molti dei quali approdati sulle nostre coste);
    il 9 maggio 2011, con la decisione 2011/273/PESC del Consiglio, l'Unione europea, senza alcuna copertura da parte dei Consiglio di sicurezza delle Nazione Unite, ha dato il via all'embargo economico, a sanzioni e a misure restrittive nei confronti della Repubblica araba siriana, i cui effetti devastanti hanno colpito però solo la popolazione civile, la quale non può accedere ai medicinali e ai beni di prima necessità, e deve far fronte alla scarsità di generi alimentari, provocando innumerevoli casi di malnutrizione. Di anno in anno tale decisione è stata prorogata fino al suo quinto rinnovo deciso automaticamente, in forma scritta, il 27 maggio 2016. Non ritenendo necessaria, neanche per una discussione, la convocazione a Bruxelles dei Ministri degli esteri europei;
    vista la situazione di caos, sul territorio siriano si sono sviluppate, grazie al supporto logistico, finanziario e di armamenti da parte dei Paesi del Golfo, della Turchia e di alcuni Paesi dell'Occidente, numerose organizzazioni terroristiche come Jhabat al-Nusra, filiale di al Qaeda in Siria, e il sedicente Stato islamico; dal mese di aprile 2015, l'Isis e il Fronte al-Nusra hanno proseguito la loro avanzata in Iraq e Siria, occupando Ramadi (Iraq), Idlib e Palmyra (Siria);
    questa crisi si sta riverberando anche su Aleppo dove, nonostante la sospensione da 18 giorni dei bombardamenti russi sul settore est, l'Isis/Daesh (che da quattro anni assedia la città) continua – con nuove e più micidiali armi fornite dagli USA e dai suoi alleati turchi e sauditi – a colpire la popolazione di Aleppo Ovest;
    in una situazione comparabile a quella dell'esercito iracheno che avanza per la liberazione di Mosul, grazie al sostegno dei bombardamenti dell'aviazione della coalizione internazionale a guida Usa, ad Aleppo è in corso l'operazione di liberazione da parte dell'esercito arabo siriano sostenuto dall'aviazione russa e dagli alleati regionali nelle zone in mano ad Al Nusra, nell'est della città;
    si riscontra negli organi di stampa, nelle dichiarazioni del Governo italiano e dei suoi alleati una certa incongruenza tra due realtà simili come Mosul e Aleppo. I civili morti nella città irachena in seguito all'avanzata dell'esercito sono descritti come «scudi umani» dei terroristi, i morti nella città siriana in seguito all'avanzata dell'esercito regolare siriano diventano «crimini contro l'umanità»;
    durante i primi mesi del 2016 vi sono stati diversi tentativi di avvio a dialoghi, colloqui, negoziati, tentativi di «cessate-il-fuoco», tuttavia le prospettive negoziali come anche la tenuta delle varie tregue sono sempre risultate compromesse da veti incrociati, oltre che dalla palese incapacità degli Stati Uniti e dei loro alleati di separare i terroristi dalla cosiddetta opposizione moderata;
    l'incontro tra i Presidenti Obama e Putin, ai margini del Vertice del G20 di Hangzhou del 4-5 settembre 2016, si è chiuso senza alcun accordo su una nuova tregua in Siria; tuttavia, a Ginevra il 10 settembre 2016, al termine di una lunga maratona negoziale, i Ministri degli esteri Kerry e Lavrov sono giunti a un'intesa per una tregua, non operante però nei confronti di Daesh e Fatah al-Sham (ex Al Nusra), preliminare alla ripresa del dialogo politico intra-siriano, mediato dall'ONU, un obiettivo di più lungo periodo. In particolare, l'intesa nell'immediato prevedeva un periodo di 7 giorni per consentire: l'ingresso di aiuti umanitari e la ripresa del traffico civile a Aleppo; il ritiro delle forze combattenti dalla Castello Road, principale via d'accesso ad Aleppo e la formazione di una zona smilitarizzata attorno a essa; preparativi necessari all'istituzione entro una settimana di un comando congiunto (Joint Implementation Centre) per lo scambio di informazioni necessarie a definire le aree controllate da Fatah al-Sham e dai gruppi della cosiddetta opposizione moderata nelle zone delle ostilità in atto; l'impegno russo a frenare l'aviazione siriana dal bombardare le aree controllate dall'opposizione; l'impegno statunitense a contribuire a indebolire il fronte di Fatah al-Sham, inducendo gli altri gruppi della opposizione a staccarsi da esso;
    purtroppo, mentre Damasco annunciava il congelamento delle operazioni militari sul terreno per i concordati 7 giorni, l'accordo veniva accolto con grande scetticismo da ampie frange dell'opposizione che, indebolite sul terreno, avrebbero voluto garanzie dall'alleato statunitense. Tra gli ostacoli alla tenuta della tregua, vanno menzionati: l'incapacità degli Stati Uniti di adempiere al primo punto dell'accordo, vale a dire la chiara divisione tra i terroristi e la cosiddetta opposizione moderata; il mancato coinvolgimento dell'Iran e Hezbollah nell'accordo; il mancato impegno da parte della Turchia a cessare le sue operazioni contro i curdo-siriani e a impedire l'afflusso di combattenti armati e rifornimenti ai gruppi terroristi in Siria;
    numerosi media, mai smentiti dal Governo italiano, hanno riportato come nell'estate di quest'anno, il capo dell’Intelligence siriana, il generale Deeb Zeitoun, sia stato in Italia, mentre il direttore dell'Aise Alberto Manenti si sia recato a Damasco;
    questa situazione che rischia da un momento all'altro di trasformarsi in una terza guerra mondiale, registra il palese fallimento della politica estera dell'Unione europea;
    da quando la crisi siriana ha assunto dimensioni internazionali è aumentato in modo significativo non solo il numero complessivo di profughi verso l'Europa attraverso la rotta dei Balcani e quella del Mediterraneo, ma anche in modo esponenziale il flusso di profughi siriani, praticamente assente prima della guerra, tenuto conto delle condizioni di emancipazione sociale che esistevano nella Repubblica siriana araba,

impegna il Governo:

1) al fine di conseguire un ruolo di attore attivo per la pace in quello scenario, a ripristinare le relazioni diplomatiche con la Repubblica Araba di Siria e a revocare la Dichiarazione del 13 dicembre 2012 del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale che riconosce la cosiddetta Coalizione delle opposizioni siriane quale unico rappresentante del popolo siriano;
2) a ritirare i rappresentanti del Governo Italiano dal cosiddetto « Small Group della coalizione globale anti-Daesh» che vede, tra gli altri, la presenza di rappresentanti di Paesi quali l'Arabia saudita e il Qatar, sponsor dell'Isis/Daesh e altre organizzazioni terroriste operanti in Siria;
3) a continuare e intensificare la collaborazione con le autorità della Repubblica araba di Siria mirante a impedire l'arrivo nel territorio italiano di terroristi jihadisti operanti in Siria;
4) a intervenire nelle sedi internazionali, quali ONU e Unione europea, affinché sia rispettata la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU n. 2170 che prevede misure per ostacolare ogni tipo di supporto, finanziamento e armamento ai terroristi dell'Isis, al fronte terroristico Jabhat al-Nusra e al flusso di terroristi in Siria e in Iraq;
5) ad assumere iniziative per autorizzare – in parziale deroga alle sanzioni imposte dall'Unione europea – l'apertura di uno speciale circuito bancario affinché – senza passare attraverso le maglie del contrabbando – cittadini siriani residenti o alloggiati in Italia possano inviare denaro ai loro cari rimasti in Siria e affinché organizzazioni umanitarie e/o religiose possano inviare denaro alle loro strutture in Siria;
6) a favorire la riapertura del tavolo negoziale di Ginevra includendo tra i soggetti presenti anche le forze curdo/siriane in prima fila nella lotta a Daesh;
7) a chiedere alla Turchia di astenersi dall'intervento militare in Siria e di cessare la politica di sostegno ai gruppi jihadisti;
8) a rafforzare le iniziative dei corridoi umanitari dalla Siria già in essere, adeguandone le risorse stanziate e sollecitando ed incoraggiando la comunità internazionale a fare altrettanto, nonché ad amplificare gli sforzi in direzione della messa in sicurezza e dell'accoglienza dei minori a rischio, nelle aree del conflitto e nei campi profughi, sostenendo in particolare i progetti di assistenza medica e quelli tesi a garantire loro il diritto allo studio e contrastando il fenomeno delle cosiddette spose bambine che sta riguardando tutta la regione interessata dal conflitto;
9) a incrementare la partecipazione a iniziative internazionali di analogo tenore, sostenendo, al contempo, attivamente la richiesta di disarmo e uscita da Aleppo dei terroristi avanzata dall'inviato speciale del segretario generale dell'ONU per la Siria, Staffan de Mistura.
(1-01424) «Manlio Di Stefano, Sibilia, Spadoni, Di Battista, Scagliusi, Grande, Del Grosso, Cecconi».


   La Camera,
   premesso che:
    la Siria è straziata dal 2011 da una devastante guerra civile, che ha visto immense atrocità su entrambi i fronti e che ha portato a situazioni di grande sofferenza, soprattutto nelle città assediate;
    infatti sono quattro milioni i siriani che hanno abbandonato il Paese a causa di una guerra che ha creato la peggiore crisi, in termini di rifugiati, dal secondo conflitto mondiale ad oggi;
    la situazione attuale rende quasi impossibile fornire assistenza medica nelle aree interessate dal conflitto: com’è noto, è stato ucciso il 25 aprile di quest'anno il dottor Mohammed Wasim Moaz, l'ultimo pediatra rimasto nella zona di Aleppo controllata dalle forze contrarie ad Assad;
    inoltre, le associazioni umanitarie di Aleppo riferiscono di attacchi regolari (detti double tap) per cui si attende l'arrivo dei mezzi di soccorso e delle équipe mediche per attaccare una seconda volta lo stesso luogo colpito in precedenza;
    attacchi di questo tipo hanno distrutto ospedali locali e gestiti da Médecins sans frontières. Risulta dunque molto difficile creare le condizioni per un'assistenza medica in loco;
    Aleppo è la città più colpita perché si trova al centro degli scontri fra ribelli e forze governative e dunque è diventato quanto mai difficile portare qualunque tipo di aiuto in quella città;
    finora le tregue, seppure concordate tra le parti, non sono state rispettate: ad esempio, il 19 settembre, nel pieno della tregua proclamata il 12 settembre è stato bombardato e distrutto in gran parte un importante convoglio che portava aiuti sufficienti per 78 mila persone. I morti sono stati 12 e le foto satellitari disponibili indicano che l'attacco è stato condotto dal cielo e di notte;
    anche le risoluzioni dell'Onu hanno avuto stessa sorte, tanto che il 22 dicembre 2015 lo stesso Consiglio di sicurezza ha adottato all'unanimità la risoluzione n. 2258, che ha espresso grave preoccupazione per la mancanza di effettiva attuazione delle sue risoluzioni nn. 2139 (2014), 2165 (2014) e 2191 (2014), ricordando a questo proposito gli obblighi di tutte le parti ai sensi del diritto internazionale umanitario e delle leggi internazionali sui diritti umani, così come di tutte le decisioni pertinenti del Consiglio di sicurezza: tra queste l'interruzione di tutti gli attacchi contro civili e obiettivi civili, compresi quelli che implicano attacchi su scuole, strutture sanitarie e interruzioni deliberate di approvvigionamento idrico, l'uso indiscriminato di armi, tra cui artiglieria, barili bomba e attacchi aerei, bombardamenti indiscriminati con mortai, autobombe, attacchi suicidi e bombe a tunnel, e affamare i civili come metodo di combattimento, anche attraverso l'assedio delle aree popolate; inoltre, l'uso esteso di torture, maltrattamenti, esecuzioni arbitrarie, esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate, violenza sessuale e di genere, e tutte le gravi violazioni e gli abusi commessi contro i bambini;
    tale situazione ha generato un'ondata di profughi senza precedenti che si è riversata nei Paesi vicini ed anche verso altri Paesi;
    infatti, dal 2011 al 2015 12 milioni di siriani, pari al 60 per cento della popolazione secondo l'Unhc hanno lasciato le loro case. Di questi, 8 milioni sono sfollati interni, mentre 4 milioni sono rifugiati in Turchia, Libano o Giordania;
    più precisamente, quasi 2 milioni in Turchia, 629.000 in Giordania e poco più di un milione in Libano. Solo il 3 per cento di loro, un numero pari a 350.000, chiede asilo in Europa;
    per arrivare nel nostro continente molti di loro rischiano e spesso perdono la vita in mare, come il piccolo Aylan, la cui foto ha sconvolto l'opinione pubblica lo scorso anno;
    solo nella prima settimana di novembre 2016, infatti, hanno perso la vita nel Mediterraneo 240 persone in due differenti naufragi che hanno portato a 4.220 il numero delle persone che hanno perso la vita attraversando il mare nel 2016;
    in generale, le vittime dei naufragi nel Mediterraneo, dovute ai viaggi pericolosi cui sono costretti anche i siriani che hanno diritto all'asilo per causa della guerra sono ormai circa 30.000. Un numero enorme, che nessuna realpolitik dei Paesi europei potrà mai giustificare;
    la situazione sopra esposta, evidenzia la necessità di individuare in ogni modo forme di aiuto in loco per soccorrere la popolazione colpita dalla guerra, soprattutto di Aleppo, come corridoi umanitari che permettano l'invio di aiuti medici e alimentari, nonché corridoi umanitari che permettano l'arrivo di profughi siriani da Paesi limitrofi alla Siria, quali ad esempio il Libano;
    inoltre, sono possibili e praticabili altre strade per permettere ai profughi siriani di giungere in Europa senza mettere in pericolo la loro vita. L'articolo 25 del regolamento europeo dei visti (810/2009) prevede un visto per motivi umanitari a territorialità limitata (VTL) per persone vulnerabili, che può essere emesso per l'Italia. All'arrivo si inizia la procedura per la richiesta di asilo politico;
    tali progetti pilota, replicabili in tutti i Paesi europei, possono evitare il traffico di esseri umani e le morti in mare, utilizzando altri canali di ingresso che non siano le vie dei barconi della morte;
    esperienze di corridoi umanitari a favore di circa 1000 profughi siriani, siro-palestinesi e iracheni entro il 2017 che si trovano nell'area di guerra sono già state avviate con successo in Italia dalla Comunità di Sant'Egidio, la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, la Tavola valdese ed altre realtà, aprendo possibilità anche ad iniziative come quelle di Papa Francesco per l'accoglienza in Italia di alcuni siriani profughi dall'isola di Lesbo;
    altri corridoi umanitari verranno aperti dalla Conferenza episcopale italiana,

impegna il Governo

1) a incrementare e sostenere anche a livello europeo e internazionale, tenuto conto dei positivi risultati già ottenuti, l'esperienza dei corridoi umanitari come forma di viaggio sicuro verso l'Italia e l'Europa, nonché di accoglienza diffusa, per le categorie più vulnerabili tra i profughi siriani provenienti dai campi e dai Paesi limitrofi alle aree di guerra.
(1-01425) «Santerini, Marazziti, Dellai, Baradello, Fitzgerald Nissoli, Sberna, Capelli, Gigli, Tabacci».


   La Camera,
   premesso che:
    il valore sociale della cooperazione ha trovato riconoscimento nella Costituzione Repubblicana, nella quale risulta fondamentale la tutela dei diritti sociali e il ruolo di rilievo delle classi lavoratrici nella vita politica e sociale della nazione. In questo senso, l'articolo 1 recita che «L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro», ed in questo contesto si inseriscono il riconoscimento del valore sociale della cooperazione e il dovere da parte dello Stato di promuoverne e favorirne l'incremento, assicurandone il carattere e la finalità; come espresso nell'articolo 45: «La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità»;
    il significato della cooperazione non ha solo un fondamento di carattere sociale, bensì rappresenta una realtà fondamentale per l'economia italiana: il modello cooperativo rivela la sua efficacia sia in grandi aziende (leader nei settori della distribuzione, delle costruzioni, assicurativo/finanziario e agro-alimentare) che in piccole imprese, diffuse su tutto il territorio nazionale e operanti nei mercati più disparati (dalla pesca all'agricoltura, dal turismo all'editoria, dallo spettacolo ai servizi sociali e sanitari, dal terziario più avanzato al manifatturiero innovativo);
    la cooperazione in Italia non ha un percorso caratterizzato dall'egemonia di un particolare modello, ma mostra capacità di radicamento in tutti i settori economici, rappresentando in tal modo il tratto distintivo che ha portato all'evoluzione della cooperazione in Italia, permettendo la costruzione di reti d'imprese e di sinergie fra i vari settori;
    le cooperative sociali A, sono impegnate nella produzione di servizi socio-assistenziali, socio-sanitari ed educativi, con un fatturato di quasi 9 miliardi di euro. Fondi che arrivano in prevalenza dagli appalti pubblici, confermando un ruolo sempre più incisivo di queste imprese come gestori di welfare. Secondo alcune stime, almeno la metà dei servizi citati oggi è gestito dalle cooperative;
    le cooperative sociali B sono meno numerose, circa tremila, e fatturano circa due miliardi di euro. Operano in tutti i settori produttivi, ma hanno l'obbligo di assumere almeno il 30 per cento dei lavoratori tra le persone svantaggiate;
    dai dati Euricse, risulta che l'economia cooperativa italiana, cioè l'insieme di cooperative consorzi e alte società a controllo cooperativo hanno chiuso il 2014 con un valore aggiunto di 31 miliardi di euro, pari al 2,1 per cento del totale nazionale e al 2,7 per cento del valore aggiunto generato dal settore privato italiano, e 1.362.000 posizioni lavorative attive nel mese di dicembre, pari ad oltre 900 mila lavoratori a tempo pieno, di cui il 79,2 per cento a tempo indeterminato, e al 14 per cento delle posizioni lavorative di tutte le imprese private extra-agricole. Valori che salgono però in modo deciso se oltre al contributo diretto si considerano anche gli effetti sulle economia dei soci e sulle imprese non cooperative: il valore aggiunto sale a oltre 98 miliardi di euro, pari al 6,8 per cento del prodotto nazionale lordo e le posizioni lavorative a tempo pieno superano i 2 milioni, raggiungendo quasi il 9 per cento del totale nazionale;
    negli anni 2007-2014, nel pieno della crisi che ha caratterizzato l'economia del nostro Paese, hanno incrementato l'occupazione del 6,1 per cento e il loro contributo al bilancio dello Stato, per carichi contributivi e fiscali, si è incrementato del 22 per cento (mentre quello delle società per azioni si è ridotto del 2,1 per cento e quello delle società a responsabilità limitata è cresciuto solo del 2,5 per cento) le cooperative hanno attraversato la crisi trattenendo ed accrescendo il lavoro e riducendo i margini prodotti;
    l'universo delle cooperative è censito da un Albo, istituito nel 2003, gestito dal Ministero dello sviluppo economico, in cui sono registrate oltre 112.000 società cooperative, di cui 40.000 aderenti alle associazioni nazionali riconosciute, oltre 57,000 non associate e circa 8.700 sono operanti nei territori delle regioni Sicilia, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e della Valle d'Aosta. Complessivamente, le cooperative effettivamente operanti, ovvero con l'esclusione di tutte quelle sottoposte a procedure di natura liquidatoria, sono 74.099;
    in questo quadro, va rilevato come il peso delle cooperative associate, numericamente incidenti per il 44 per cento, rappresenti l'82 per cento del fatturato complessivo del comparto e il 64 per cento dei lavoratori diretti occupati;
    oggi, il sistema cooperativo italiano è caratterizzato da importanti operazioni di fusione e rafforzamento delle strutture societarie e da un rinnovato impegno nella lotta alle cooperative «spurie», ovverosia quelle imprese che si camuffano da cooperative solo per godere del particolare regime fiscale che al movimento cooperativo viene riconosciuto. Il 1o gennaio di quest'anno, in particolare, ha visto l'avvio di Alleanza 3.0, la più grande cooperativa italiana ed europea con oltre 2,7 milioni di soci nata dalla fusione di Coop Adriatica, Consumatori Nordest e Coop Estense che si ripropone di ripercorrere i valori cardine dell'originaria cooperazione mutualistica e democratica con particolare riguardo per la valorizzazione del territorio dei centri minori e per la vicinanza al consumatore;
    nel mese di ottobre dello scorso anno, l'Associazione delle cooperative italiane (ACI) ha sottoscritto il «Manifesto per un'economia pulita» nel quale, tra i più significativi princìpi e obiettivi espressi, è stato indicato quello di «Un'economia in cui concorrenza leale, burocrazia semplificata e efficiente, creatività e crescita per tutti siano realtà; in cui il benessere della comunità sia il vero fine ultimo del fare impresa (...). Un mercato in cui non ci sia posto per le false imprese: quelle che non rispettano le regole, esercitano concorrenza sleale e umiliano il valore del lavoro delle persone. Le imprese efficienti non sono solo un luogo di lavoro, rappresentano un volano per la crescita degli individui e delle comunità in cui sono inserite. La buona impresa aiuta a superare disuguaglianze ed emarginazione, promuove dignità e senso civico»;
    tale impegno è stato seguito dalla campagna «Stop alle false cooperative» e la raccolta di 100.000 firme per la legge di iniziativa popolare contro tale fenomeno, indicando quattro priorità:
     a) la cancellazione dall'albo delle cooperative e la conseguente perdita della qualifica di cooperativa, per le imprese che non siano state sottoposte alle revisioni/ispezioni;
     b) la definizione di un programma di revisioni, in via prioritaria, per quelle cooperative che non siano state sottoposte da lungo tempo alle revisioni o alle ispezioni, così come per le cooperative appartenenti ai settori più a rischio;
     c) la tempestiva comunicazione dello scioglimento delle cooperative all'Agenzia delle entrate per contrastare il fenomeno di cooperative che nascono e cessano l'attività nel giro di pochi mesi accumulando debiti nei confronti dell'Erario;
     d) la creazione di una cabina di regia al Ministero dello sviluppo economico che coordini i soggetti chiamati a vigilare sulle cooperative evitando sovrapposizioni e duplicazioni di adempimenti attraverso intese che consentano di coordinare revisori provenienti anche da altre amministrazioni;
    come noto, dal 2001 la competenza in materia di vigilanza sul sistema cooperativo è stata trasferita dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali al Ministero dello sviluppo economico che la esplica avvalendosi di personale proprio e, tramite convenzione, di personale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dell'Agenzia delle entrate, per un totale di 1073 revisori, impegnati nelle attività ispettive sulle società cooperative non associate. Sulle cooperative aderenti alle associazioni nazionali vigilano 3.675 revisori delle medesime associazioni;
    l'attività di ispezione ministeriale è stata parzialmente condizionata delle riduzioni delle risorse di bilancio destinate al finanziamento di tale funzione, nonché dall'incertezza nella loro erogazione, tanto che nel 2015, rispetto ai 15 milioni di euro versati dalle cooperative con il relativo contributo, l'assegnazione è scesa a soli 1,2 milioni di euro, con un riallineamento ai livelli degli anni precedenti avvenuta solo con l'assestamento di bilancio e con effettiva disponibilità solo dal mese di ottobre;
    anche alla luce di tali dati contabili, appare auspicabile un profondo intervento, anche di carattere normativo, finalizzato al miglioramento delle condizioni di esercizio delle attività ispettive, attraverso la massima collaborazione tra le diverse amministrazioni che, a diverso titolo, dispongono di banche dati e che svolgono attività di supporto con il mondo imprenditoriale cooperativo – a cominciare dalle camere di commercio – e con il sistema delle centrali cooperative, nonché una revisione delle medesime procedure ispettive, avvalendosi delle potenzialità informatiche e della condivisione delle banche dati o, ancora, introducendo la possibilità di adempiere ad alcuni obblighi comunicativi attraverso il ricorso all'autocertificazione;
    sempre nello spirito di rafforzare gli strumenti di contrasto delle cooperative «spurie», sembrerebbe opportuna una revisione della disciplina in materia di governance, con l'obiettivo di rafforzare la partecipazione dei soci ai processi decisionali delle loro imprese, anche per fornire loro gli adeguati strumenti volti a rimuovere gli amministratori che, attraverso comportamenti illegittimi o non autentici sotto il profilo mutualistico, danneggiano la cooperativa e i soci stessi, introducendo, in ogni caso, limiti alla possibilità di rinnovo delle cariche apicali,

impegna il Governo:

1) ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, finalizzate:
  a) a raccordare i soggetti pubblici deputati a svolgere il controllo mutualistico nei confronti delle cooperative;
  b) a costituire appositi organismi paritetici con le associazioni cooperative nazionali per il coordinamento delle attività ispettive e la messa a punto di appositi protocolli operativi;
  c) a definire programmi di revisioni che abbiano per oggetto prioritario le cooperative che non siano state sottoposte da lungo tempo alle revisioni o alle ispezioni, così come le cooperative appartenenti ai settori più a rischio;
  d) a riprendere e rilanciare lo strumento dell'autocertificazione o, ancora meglio, della «dichiarazione sostitutiva», attualmente disciplinata dall'articolo 6 del citato decreto legislativo n. 220 del 2002, al fine di arricchire sul piano normativo le notizie da riportare nella dichiarazione sostitutiva, inserendo voci coerenti con l'obiettivo di identificare le false cooperative;
  e) a modernizzare le metodologie ispettive attraverso procedure informatizzate e la condivisione delle banche dati al fine di favorire la costruzione delle basi informative a supporto dei processi-revisionali;
  f) a verificare la congruità, alla luce dell'evoluzione del fenomeno cooperativo, dei requisiti dimensionali per la costituzione delle associazioni, escludendo la possibilità della pluri-iscrizione della medesima società cooperativa a più organizzazioni associative della cooperazione, come previsto dalla disciplina adottata in Trentino-Alto Adige;
  g) a rafforzare la partecipazione dei soci ai processi decisionali delle loro imprese, anche per fornire loro gli adeguati strumenti volti a garantire il ricambio degli amministratori, anche attraverso la fissazione di limiti per gli incarichi di vertice;
  h) ad assicurare la regolarità dell'erogazione delle risorse finanziarie necessarie per la gestione delle attività ispettive del Ministero dello sviluppo economico, valutando la possibilità di un loro incremento in linea con quanto versato dalle società cooperative con l'apposito tributo.
(1-01426) «Benamati, Pizzolante, Palladino, Pastorelli, Gnecchi, Arlotti, Bargero, Basso, Becattini, Bini, Camani, Cani, Donati, Ginefra, Iacono, Impegno, Martella, Montroni, Peluffo, Scuvera, Senaldi, Taranto, Tentori, Vico, Albanella, Baruffi, Boccuzzi, Casellato, Di Salvo, Cinzia Maria Fontana, Giacobbe, Gribaudo, Incerti, Patrizia Maestri, Miccoli, Paris, Giorgio Piccolo, Rostellato, Rotta, Simoni, Tinagli, Zappulla».


   La Camera,
   premesso che:
    il 6 settembre 2016 si sono svolti i test di ammissione a medicina e odontoiatria per i corsi a numero programmato per il prossimo anno accademico;
    in Italia il cosiddetto numero chiuso è stato introdotto con la legge 2 agosto 1999, n. 264, recante «Norme in materia di accessi ai corsi universitari», che ha previsto la programmazione a livello nazionale degli accessi a determinati percorsi di formazione universitaria;
    in base all'articolo 4 della legge «l'ammissione ai corsi è disposta dagli atenei previo superamento di apposite prove di cultura generale, sulla base dei programmi della scuola secondaria superiore, e di accertamento della predisposizione per le discipline oggetto dei corsi medesimi»;
    la legge n. 264 fu elaborata dall'allora Ministro dell'istruzione in seguito alla sentenza n. 383 del novembre 1998, con la quale la Corte costituzionale aveva ritenuto rilevante la questione di legittimità costituzionale promossa da alcuni studenti in merito alla norma della legge 15 maggio 1997, n. 127, che aveva attribuito al Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica il potere di determinare la limitazione degli accessi ai corsi di laurea universitari;
    ad avviso dei ricorrenti tale norma, violando il principio della riserva di legge che discenderebbe dagli articoli 33 e 34 della Costituzione si poneva in contrasto anche con il principio del diritto allo studio tutelato dai medesimi articoli;
    in esito alla valutazione la Consulta aveva ritenuto che, seppur potesse essere «superato, in considerazione degli obblighi comunitari e nei limiti in cui essi sussistono, lo specifico dubbio di costituzionalità», appariva chiaro «che l'intera materia necessita di un'organica sistemazione legislativa, finora sempre mancata»;
    le direttive citate dalla Corte, e anche dallo stesso Ministero dell'istruzione a fondamento dell'obbligo di introdurre il numero chiuso, specificamente la direttiva 78/687/CEE, relativa alla figura professionale di dentisti e odontoiatri, e la direttiva 93/16/CEE rivolta ai medici, tuttavia, si limitavano entrambe a imporre agli Stati membri un'armonizzazione dei corsi di studio a garanzia del principio della libera circolazione dei cittadini europei all'interno dell'Unione;
    in concreto si chiedeva ai Paesi membri la realizzazione di un sistema di formazione che garantisse l'alta qualità dello studente ma non necessariamente la limitazione degli accessi alle facoltà;
    l'adozione del sistema del numero chiuso, quindi, è stata una declinazione tutta italiana delle prescrizioni contenute nelle direttive, alla quale si è aggiunta la immotivata estensione dell'accesso programmato anche ai corsi di laurea in architettura, veterinaria e scienze della formazione primaria, non prevista da alcuna norma europea;
    in base alla legge n. 264 il calcolo del numero di posti disponibili per i corsi di laurea deve essere effettuato ogni anno in base ad alcuni parametri, quali i posti nelle aule e la disponibilità di attrezzature e laboratori scientifici, di personale docente e tecnico e dei servizi di assistenza e tutorato;
    ne deriva che con tale norma si chiede, di fatto, agli studenti di adeguarsi alle strutture presenti e agli investimenti che lo Stato decide di stanziare in favore delle università, mentre dovrebbe essere esattamente il contrario, vale a dire che lo Stato dovrebbe essere chiamato a disporre gli investimenti in modo tale da garantire a tutti l'accesso alla formazione universitaria;
    negli anni successivi all'approvazione della legge n. 264 si è assistito all'aumento degli studenti esclusi dal numero chiuso che si sono iscritti a corsi di laurea con programmi simili a quelli dei corsi a numero chiuso, nella speranza di riuscire a superare il test l'anno successivo, con l'unico scopo di dare quegli esami presenti in entrambi i piani di studio per farseli riconoscere l'anno successivo;
    gli studenti, ad oggi, non potendo intraprendere il percorso di studi prescelto ripiegano su altri corsi, e ciò dimostra che il sistema non rispetta il dettato costituzionale laddove prevede il carattere universale del diritto allo studio, anche a prescindere dalle condizioni socio economiche di partenza;
    in questa situazione, si è creato, infatti, un vero e proprio mercato dei test d'ingresso, con corsi costosissimi, sostenibili solo da coloro che possono permetterselo e che creano studenti di «serie a» e di «serie b» nell'accesso alla formazione universitaria;
    inoltre, si è venuto a creare un vero e proprio «turismo formativo» verso nazioni quali la Spagna, la Bulgaria, la Romania, o la Croazia, nelle quali i giovani alloggiano, mangiano, vivono, acquistano libri e frequentano corsi accessori, costretti a fare gli studenti fuori sede invece di appartenere a una nazione che sia hub universitario per gli studenti euro mediterranei;
    i numerosi ricorsi che ogni anno vengono presentati dagli studenti esclusi dalle immatricolazioni nelle sedi della giustizia amministrativa dimostrano come la legge sul numero chiuso sia a tutti gli effetti un fallimento anche rispetto alle intenzioni della Corte costituzionale che nella citata sentenza del 1998 aveva affermato che essa dovesse rappresentare «una sistemazione chiara che, da un lato, prevenga l'incertezza presso i potenziali iscritti interessati e il contenzioso che ne può derivare»;
    nel 2012, in seguito ai continui ricorsi vinti dagli studenti nelle sedi della giustizia amministrativa di primo grado è stato riformato il sistema delle graduatorie dei corsi a numero chiuso, trasformandole da locali a nazionale, ma nonostante la graduatoria unica nazionale abbia portato con sé diversi correttivi che hanno reso il sistema più equo rispetto al passato, continuano ad essere presenti elementi di criticità, dalle modalità di scelta dei luoghi in cui potersi immatricolare, all'effettiva capacità di valutazione di un test a crocette di un'ora e mezza che in realtà ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo è più simile ad una lotteria;
    la limitazione degli accessi ad alcune facoltà è basata da un lato su una valutazione della capacità di assorbimento del mercato del lavoro che appare spesso arbitraria, dall'altro sulla capacità di assorbimento dei singoli atenei, anch'essa basata su presunzioni teoriche, in quanto la qualità dello studio dei laureati non risulta aumentata da quando si è adottato il sistema del numero chiuso;
    la scarsa affidabilità di un sistema basato su quiz di cultura generale impone di riconsiderare i criteri di accesso agli studi universitari, prevedendo che l'accesso sia libero e che siano le università stesse a selezionare coloro che ritengono meritevoli di proseguire gli studi, in base a risultati didattici reali, conseguiti in un periodo da definirsi di prova che potrà essere annuale o biennale a seconda delle facoltà;
    quella che avviene con il test è una selezione all'ingresso che di fatto si basa su elementi aleatori, e su cui incidono fortemente una serie di fattori che nulla hanno a che vedere con la capacità e la volontà del candidato di affrontare un determinato corso di studi;
    davanti alla drammatica riduzione del numero degli studenti che si iscrivono all'università, e della quale l'Assemblea della Camera ha avuto recentemente modo di occuparsi con un atto di indirizzo al Governo il Ministero risponde ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo nel peggiore dei modi. I bandi contengono elementi peggiorativi rispetto tal passato, come la diminuzione sostanziale dei posti disponibili (se ne perdono più di 1000, di cui 300 a medicina) e la chiusura anticipata delle graduatorie al termine del primo semestre, lasciando immaginare che questo comporterà un'ulteriore riduzione dei posti. In questo modo moltissimi potenziali studenti sono buttati fuori dalle università, e si vedono negata la possibilità di scegliere il proprio futuro;
    l'iniquità del sistema del numero chiuso è dimostrata ogni anno dalle centinaia di ricorsi presentati innanzi alla giustizia amministrativa, e impone la ricerca di una modalità di selezione per l'ammissione nella quale trovino posto tutti gli elementi che devono concorrere a realizzare il diritto allo studio sancito dalla Costituzione,

impegna il Governo

ad avviare una revisione le attuali modalità per l'accesso alle facoltà universitarie sottoposte al cosiddetto numero chiuso, al fine di individuare soluzioni alternative che garantiscano il pieno rispetto del dettato costituzionale in materia di diritto all'accesso agli studi universitari.
(1-01427) «Rampelli, Cirielli, La Russa, Maietta, Giorgia Meloni, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro».


   La Camera,
   premesso che:
    la Siria è sconvolta da un aspro conflitto civile, le cui origini, risalenti al marzo 2011, possono essere ricondotte alla propagazione spontanea nel Levante delle cosiddette Primavere arabe;
    a contrassegnare l'inizio degli scontri, fu lo scoppio di dimostrazioni popolari di protesta, miranti ad ottenere il varo di un programma di riforme democratiche da parte del Governo siriano, rapidamente seguito da una brutale repressione attuata dagli apparati di sicurezza del regime di Damasco, decisa verosimilmente anche per impedire che la Siria sprofondasse nel caos in cui stavano precipitando l'Egitto e la Libia;
    dopo una breve fase contraddistinta dalla contrapposizione tra dimostranti e forze governative di sicurezza, il conflitto civile siriano ha progressivamente mutato natura per effetto dell'azione combinata di una molteplicità di fattori;
    sono in particolare intervenute le maggiori potenze regionali, ciascuna delle quali ha perseguito i propri obiettivi, contribuendo a frammentare l'opposizione al legittimo governo siriano e trasformando la Siria in un grande campo di battaglia in cui tracciare le nuove frontiere delle rispettive sfere d'influenza;
    all'urto tra oppositori e governativi si sono quindi sovrapposti più livelli di confronto, i principali dei quali paiono essere la contrapposizione tra sostenitori ed avversari dell'Islam politico sunnita, da un lato, e quella tra sciiti e sunniti;
    a difesa del Governo di Bashar al Assad si sono in particolare schierati l'Iran e la milizia armata libanese dell'Hezbollah, tuttora presenti sul campo di battaglia per evitare il tracollo di un alleato di Teheran;
    contro il Governo siriano, invece, si sono schierati Turchia e Qatar, con l'obiettivo di favorire in Siria l'ascesa al potere di articolazioni locali della Fratellanza musulmana, mentre Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti sostenevano interlocutori più radicali, come il Jabhat al Nusra, sezione siriana di al Qaeda;
    la comunità internazionale ha optato rapidamente per il fronte delle opposizioni, senza peraltro determinare le precondizioni indispensabili all'avvio di operazioni militari autorizzate dall'Onu in nome della Responsability to Protect, che era stata invece invocata con successo per la Libia, Paese che resta ad oltre cinque anni dall'uccisione del colonnello Gheddafi privo di stabilità, democrazia e progresso;
    dal 2014, il conflitto civile siriano si è inoltre saldato a quello esploso tra sciiti e sunniti in Iraq, provocando il cedimento temporaneo dei confini tracciati nella regione al termine della prima guerra mondiale e dando vita al cosiddetto Stato Islamico, contro il quale è sorta una grande coalizione internazionale a guida statunitense, di cui è parte anche il nostro Paese, che contribuisce da tempo all'addestramento dei peshmerga curdi nonché alla designazione dei bersagli da colpire nelle parti di territorio iracheno controllate dal sedicente Califfato;
    dall'autunno 2015, sono sul terreno siriano anche elementi delle forze armate russe, intervenuti a sostegno del regime di Bashar al Assad nel momento in cui questi pareva in procinto di crollare;   
    all'intervento russo ha fatto seguito l'avvio di una vasta controffensiva, che ha consolidato la posizione dei sostenitori di Assad ed indebolito le opposizioni, peraltro nel frattempo ormai tutte entrate in possesso di armi ed infiltrate da gruppi e tendenze apertamente jihadisti;
    nell'ambito della lotta in atto in gran parte della Siria s'inquadra anche l'aspra battaglia di Aleppo, in corso da mesi, durante i quali le forze filogovernative hanno tentato di impadronirsi della parte orientale sotto il controllo delle milizie irregolari dell'opposizione armata, con l'attivo supporto militare della Federazione russa, che ha utilizzato attivamente il potere aereo;
    nel corso delle azioni militari condotte contro Aleppo est sono stati colpiti numerosi obiettivi civili, inclusi presidi sanitari, anche a causa della forte carenza di munizionamento intelligente tra le unità coinvolte dell'aviazione russa e del regime di Bashar al-Assad;
    d'altro canto, anche i miliziani ostili al regime, che occupano Aleppo est, risultano in possesso di armamenti adeguati, come prova il fatto che resistano efficacemente alla pressione dei governativi ed a tratti siano stati vicini alla rottura dell'assedio;
    secondo alcune fonti, la cui attendibilità è tuttavia sub judice, ad Aleppo est si troverebbe inoltre anche personale militare occidentale appartenente alle forze speciali o ad organismi d'intelligence alleati;
    in Siria continuano ad affluire troppe armi, circostanza che alimenta una spirale perversa di crescenti violenze;
    le tregue umanitarie non sono finora riuscite ad alleviare più di tanto le sofferenze di coloro che sono rimasti intrappolati in Aleppo est. Sono anzi sistematicamente fallite per il timore, nutrito legittimamente dagli uni, che possano essere utilizzate per eliminare elementi sgraditi al regime di Damasco o per la preoccupazione, avvertita dagli altri, che possano essere sfruttate per rifornire di armi i miliziani che vi rimangono;
    il nostro Paese ha significative capacità diplomatiche, ma non è una grande potenza ed ha quindi solo limitate capacità di influire sulla situazione in sviluppo in Siria, circostanza che non consente di alimentare eccessive illusioni relativamente a ciò che il Governo della Repubblica può ottenere in un contesto in cui sono presenti le maggiori potenze militari del pianeta e tutti i maggiori attori regionali;
    ciò nonostante, il nostro Paese può esprimere nell'ambito dei consessi di cui è parte iniziative coerenti rispetto ai propri interessi e valori, anche in relazione al conflitto in atto in Siria,

impegna il Governo:

1) ad adoperarsi in tutte le sedi internazionali competenti affinché si cessi di rifornire di armi organizzazioni irregolari armate sulle quali nessun Paese occidentale può realisticamente ritenere di avere un'influenza decisiva, alcune delle quali ritenute suscettibili di evolvere in futuro in vere e proprie minacce;

2) ad offrire il proprio contributo alimentare e sanitario sul posto, in Siria, qualora si determinino circostanze tali da permettere di soccorrere i civili assediati ad Aleppo, ma anche a Raqqa, in condizioni di sicurezza accettabili;

3) a richiamare tutte le forze combattenti in campo in Siria al rispetto delle convenzioni concernenti il diritto umanitario bellico e dei trattati internazionali che vietano l'impiego di alcune categorie di armamenti in ragione della loro inumanità;

4) ad esplorare forme di cooperazione nella lotta alle organizzazioni jihadiste operanti sul territorio siriano, delle quali il sedicente Stato islamico è solo quella più vistosa;

5) ad agire nelle sedi internazionali competenti affinché la lotta al terrorismo in Siria possa essere utilizzata come ponte per avviare la ricostruzione di relazioni politiche costruttive tra l'Occidente e la Federazione russa.
(1-01428) «Gianluca Pini, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Pagano, Picchi, Rondini, Saltamartini, Simonetti».


   La Camera,
   premesso che:
    le cosiddette Primavere arabe, che hanno coinvolto il Medio Oriente e il Nord Africa dalla fine del 2010, sono sfociate, in Siria, in una guerra civile che vede contrapposti i «lealisti» del Presidente Bashar al-Assad ad una moltitudine di gruppi di «ribelli», considerati terroristi dal Governo siriano;
    la comunità internazionale si è divisa fra sostenitori di Assad e sostenitori dei ribelli, costringendo, di fatto, la popolazione civile a fuggire dai campi di battaglia verso i campi profughi;
    come sempre nelle guerre, in particolar modo nelle guerre civili che hanno contraddistinto il periodo storico che ha avuto inizio alla conclusione del secondo conflitto mondiale, le persone più esposte sono bambini, donne e anziani;
    in Siria è mancata la dimensione politica di una trattativa di pace; la via degli ultimatum e delle tregue, proclamati unilateralmente dalle parti militari in campo si è trasformata nell'unica via percorribile per poter sospendere ogni tanto i combattimenti e recuperare vigore per poi riprenderli in modo più energico causando, di conseguenza, il fallimento di qualsiasi tentativo di mediazione;
    in data 5 ottobre 2016, i quartieri orientali della città siriana di Aleppo sono stati classificati dalle Nazioni Unite nella categoria «zone assediate», poiché sono accerchiati militarmente, non è possibile accedervi, neppure per gli aiuti umanitari, e non vi è libertà di circolazione per i civili;
    la situazione è in continuo peggioramento e le tregue proclamate unilateralmente dalle singole parti in conflitto sono state ripetutamente violate o respinte, tanto che il 4 novembre 2016 il portavoce dell'Ocha (Office for the Coordination of Humanitarian Affairs), Jens Laerke, ha dichiarato che è impossibile mandare aiuti ad Aleppo poiché non vi sono le necessarie garanzie di sicurezza;
    le organizzazioni umanitarie operanti sul territorio denunciano gravi carenze di cibo, acqua, medicine e materie prime e testimoniano come i civili, per supplire in minima parte alla penuria di alimenti, facciano ricorso agli «orti di guerra»;
    per le Nazioni Unite, l'evacuazione dei civili dalla città può avvenire solo su base volontaria, ma durante l'ultima tregua, proclamata unilateralmente il 4 novembre 2016, nessun civile ha lasciato Aleppo attraverso i corridoi umanitari, confermando i timori di avere a che fare con parti in conflitto risolutamente convinte a continuare i combattimenti;
    l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, sulle sanzioni imposte dall'Europa ha dichiarato che, nonostante siano una forma di pressione politica e non militare coinvolgono inevitabilmente anche la popolazione e per questo vengono continuamente poste sotto revisione dalla comunità internazionale;
    è tuttavia evidente come l'arma delle sanzioni stia strangolando principalmente la popolazione civile, motivo per cui, oltre ai patriarchi cristiani della chiesa siriana, anche le Nazioni Unite, nel maggio del 2016, hanno evidenziato gli effetti collaterali negativi sulla possibilità di realizzare le attività umanitarie stesse;
    è altrettanto evidente che, anche nel caso si sbloccasse la situazione ad Aleppo, resterebbero le immani emergenze che hanno creato campi profughi a ridosso della Turchia, della Giordania e del Libano;
    in questi campi, secondo l'Unicef, vivono due milioni e mezzo di minori e di questi i siriani sono i più vulnerabili, perché spesso la loro nascita non è neppure stata registrata;
    l'esigenza di aiutare i bambini, di scolarizzarli e di dare loro un futuro diverso dalla realtà in cui vivono, è ciò che principalmente muove a compassione le coscienze del mondo occidentale e lo spinge a tentare di andare in aiuto della popolazione civile siriana;
    l'Unicef, in data 7 novembre 2016, ha chiesto «nuovamente a tutte le parti in conflitto in Siria e a coloro che hanno influenza, di proteggere prima di tutto i bambini e rispettare i loro bisogni secondo le leggi del diritto internazionale umanitario. Gli attacchi contro civili e infrastrutture che comprendono scuole, asili, parchi giochi e strutture scolastiche, devono immediatamente terminare»;
    la Siria non è un Paese geograficamente e politicamente isolato: è doveroso affrontare la questione in un quadro più ampio e approntare iniziative a vari livelli di intervento, da quello umanitario a quello sotto egida internazionale, coinvolgendo quanti più Paesi possibile, a partire da quelli confinanti;
    l'Italia è un Paese fra i più esposti, anche per la sua posizione geografica, ai fenomeni migratori di massa e all'arrivo dei profughi di guerre come quella in atto in Siria, e, anche solo per questo, dovrebbe essere particolarmente interessata a farsi parte politicamente attiva nell'agevolare le trattative di pace nell'area che la circonda, esattamente come lo è stata nei Paesi balcanici,

impegna il Governo:

1) per fronteggiare la crescente crisi umanitaria in atto in Siria, a lavorare con i partner dell'Unione europea, le parti interessate e i competenti organismi internazionali, affinché sia consentito alla popolazione civile inerme di mettersi in salvo, creando nel contempo le condizioni per mettere in sicurezza i minori e garantire loro il diritto allo studio nonché i più elementari diritti umani;
2) ad attivarsi in tutte le sedi internazionali per sensibilizzare e coinvolgere quanti più Paesi e organismi internazionali, anche a livello informale, al fine di creare le condizioni per una soluzione politico-diplomatica condivisa dalle parti in conflitto sul territorio siriano;
3) a farsi promotore di una conferenza di pace alla quale partecipino tutti i Paesi dell'area mediterranea e mediorientale coinvolti nei diversi conflitti in atto, al fine di ottenere un quadro di stabilità politica nella regione interessata;
4) ad utilizzare a tal fine sia il seggio nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che l'Italia occuperà dal 1o gennaio 2017, coinvolgendo in tale progetto tutti i componenti del Consiglio stesso, sia l'imminente Presidenza italiana del G7.
(1-01429) «Brunetta, Archi, Carfagna, Valentini, Occhiuto, Vito, Crimi».


   La Camera,
   premesso che:
    il movimento cooperativo in Italia si sviluppa, nella seconda metà del 1800, su iniziativa delle formazioni di ispirazione mazziniana liberale e repubblicana, le quali intravedono nello strumento cooperativo, anche sulla base delle esperienze europee, una valida alternativa al conflitto di classe e un momento di crescita ed emancipazione di tutti i lavoratori;
    successivamente, la cooperazione diventa patrimonio delle due altre grandi culture politiche del XIX e del XX secolo, quella cattolica e quella socialistica, che hanno permeato con i loro ideali la nascita della Repubblica italiana;
    la costituzione italiana, oggi oggetto di un profondo tentativo di revisione che, per molti versi, va oltre lo spirito con il quale cattolici, laici e socialisti confrontarono all'interno dell'Assemblea costituente, votando riforme condivise nell'interesse del Paese, riconosce all'articolo 45, «la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata», aggiungendo che «la legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità»;
    è soprattutto nella prima cooperazione che si realizzano, anche in assenza di un adeguato intervento normativo in attuazione dell'articolo 46 della Costituzione, alcune esperienze di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende;
    nel secondo dopoguerra la cooperazione ha contribuito molto significativamente alla crescita morale, sociale ed economica del Paese, tanto che adesso il valore aggiunto è stimato in circa 98 miliardi di euro, poco meno del 7 per cento del prodotto interno lordo, con quasi due milioni di occupati;
    nello stesso periodo, però, si è anche assistito ad un progressivo allentarsi dei princìpi della democrazia e della mutualità; da una parte, si sono create grandi concentrazioni di potere finanziario, ma anche politico e di capacità di indirizzare le scelte della pubblica amministrazione, non sempre con mezzi leciti, nelle quali soprattutto i soci lavoratori non incidono sulle strategie aziendali, e, dall'altra, sono sorte le cosiddette cooperative «spurie», che, sfruttando le maglie larghe della legge, operano con il chiaro intento di eludere la normativa fiscale e giuslavorista;
    dal Rapporto annuale dell'attività di vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale del 2015 emerge con chiarezza la diffusione delle irregolarità, sia per le cooperative associate alle associazioni di categoria, sia per quelle non associate;
    su 3.622 cooperative ispezionate nel 2015, le irregolari fra quelle associate sono state 540 (pari al 42 per cento del totale delle 1.282 cooperative associate ispezionate); la percentuale sale al 56,5 per cento per le non associate (le irregolari ammontano a 1.323 unità su un totale di 2.340). 14.335 sono i lavoratori irregolari, di cui 1.178 totalmente in nero. Sotto il profilo contributivo ed assicurativo, sono stati recuperati quasi 48 milioni di euro;
    sussiste la necessità di garantire il rispetto dei principi di democrazia e di mutualità, propri della cooperazione, nonché il rispetto della normativa fiscale e dei contratti collettivi nazionali di lavoro, al fine di evitare situazioni di concorrenza sleale e di sfruttamento della manodopera non in linea con il dettato costituzionale e con le norme del codice civile;
    se richiamano la proposta di legge di iniziativa popolare contro il fenomeno delle cooperative «spurie» e i disegni di legge di revisione del decreto legislativo 2 agosto 2002, n. 220, in discussione al Senato,

impegna il Governo:

1) a rafforzare gli strumenti di vigilanza affinché sia contrastato ogni forma di abuso della disciplina della cooperazione, improntata sui principi di democrazia e mutualità;
2) a sostenere l'attività ispettiva, attraverso la condivisione delle banche dati e tenendo conto di alcuni fattori, quali la presentazione di bilanci sistematicamente in perdita, il numero effettivo dei soci e il loro coinvolgimento, l'eventuale regime di monocommittenza e la governance formata da un amministratore unico;
3) ad assumere iniziative per contrastare, anche normativamente, il fenomeno della assegnazione degli appalti con il criterio del massimo ribasso fonte, a sua volta, di grave pregiudizio per il lavoratore, che viene sottopagato, e per la stessa utenza, che rischia di non avere un servizio qualitativamente e quantitativamente adeguato;
4) ad assumere iniziative per introdurre norme per una migliore definizione delle incompatibilità dei ruoli di governance della cooperativa ed elettivi negli enti di governo ad ogni livello, compresi gli enti del servizio sanitario nazionale;
5) a valorizzare la cooperazione quale elemento di crescita del welfare e dell'assistenza alla categorie sociali più disagiate, assicurando a tal proposito un regolare flusso dei corrispettivi economici per la produzione di beni e servizi per la pubblica amministrazione e la collettività;
6) a favorire, attraverso la cooperazione, l'inclusione sociale delle persone e dei lavoratori svantaggiati o molto svantaggiati, ai sensi del regolamento (UE) 651/2014 della Commissione europea del 17 giugno 2014;
7) ad operare affinché, con il contributo delle cooperative dei settori interessati, in particolare agroalimentare ed edile, sia debellata la piaga del caporalato;
8) a dare attuazione all'articolo 46 della Costituzione, rafforzando l'elemento della partecipazione dei soci lavoratori alla gestione della cooperativa.
(1-01430) «Polverini, Occhiuto».


  La Camera,
   premesso che:
    la «crisi siriana» è iniziata nel marzo 2011 con le prime manifestazioni pubbliche dell'opposizione, nel contesto di quelle che sono state poi definite le «primavere arabe», contro il governo di Bassar Al Assad, sprofondata in una vera e propria guerra civile a partire dal 2012;
    in Siria è in corso un lacerante conflitto che ha causato fino ad ora, secondo dati differenti, tra le 400 e le 500 mila vittime, di cui 60 mila sarebbero bambini secondo le stime Unicef;
    recenti dati dell'ONU rilevano che in questo momento quasi 900 mila persone si trovano sotto assedio delle bombe in 18 aree del Paese, pressoché isolate, con crescenti difficoltà a far giungere aiuti umanitari;
    dalla fine dell'ultima tregua, secondo dati del 18 ottobre 2016 pubblicati da Save the Children e con riferimento alla sola città di Aleppo, epicentro del conflitto siriano oltre 500 bambini sono rimasti uccisi o gravemente feriti. Secondo l'organizzazione, a seguito dei bombardamenti nella parte orientale della città assediata, sono stati registrati 136 morti e 397 feriti gravi negli ospedali, ma si stima che il totale dei decessi sia molto superiore;
    soltanto negli ultimi 10 giorni ad Aleppo sarebbero morti più di 100 civili e diverse centinaia tra gli opposti schieramenti delle forze lealiste e gli insorti, appoggiati dalle formazioni quaediste;
    in Siria oramai è certificato un massacro, 11,4 milioni di persone, ossia più della metà degli abitanti prima dello scoppio della guerra civile risultano essere rifugiati all'estero o sfollati;
    la situazione in Siria è sprofondata velocemente verso il caos, via via alimentato da una sanguinosa «guerra per procura», iniziata dalle speculazioni delle potenze regionali – su tutte Turchia, Iran, Arabia Saudita – che poi si sono incrociate con le strategie delle grandi potenze globali – in particolare Usa, Russia;
    la destabilizzazione della Siria è stata alimentata dal conflitto e dalla successiva disgregazione di un altro Paese, l'Iraq, di cui è responsabile in larga parte l'occidente;
    nelle ultime settimane, da quando è partita l'operazione per la liberazione della città di Mosul in Iraq, decine di migliaia di persone hanno varcato la frontiera con la Siria ed hanno raggiunto le zone del Rojava-Federazione della Siria del nord;
    in particolare, queste persone, hanno raggiunto i campi profughi allestiti nell'area di Derek. Tuttavia la situazione di embargo che persiste sul Rojava, sia al confine con la Turchia, sia con il confine con il Kurdistan Irakeno, non consente l'invio di aiuti umanitari e scarseggiando i rifornimenti di cibo, acqua, medicine e strutture di accoglienza, la situazione è vicina al collasso;
    occorrerebbe quindi un aiuto straordinario per quell'area così come l'apertura di corridoi umanitari per la zona di Aleppo per consentire urgentemente l'invio di aiuti umanitari;
    al tempo stesso, anche alla luce dell'avvio della campagna per la liberazione della città di Raqqa, da parte delle Forze democratiche siriane, non è più rinviabile l'elaborazione di un serio piano appoggiato dalla comunità internazionale e da tutti gli attori parti in causa, che preveda la fine delle ostilità una road map nella direzione di una Siria democratica;
    oggi l'unica alternativa alla soluzione militare è quella politica, da costruirsi nel quadro dell'unità della Siria, in cui le parti in conflitto si impegnino a rispettare le diversità dei popoli costituenti in una nuova Siria democratica, quindi per un sistema democratico decentrato in cui tutti condividono autonomia, a discapito di una struttura autoritaria, nazionalistica e sciovinista, come è il regime di Bassar Al Assad, che è alla base, tra l'altro dello scoppio delle violenze,

impegna il Governo:

1) a favorire la cessazione immediata delle ostilità nell'area di Aleppo, che preveda in particolare la cessazione dei bombardamenti indiscriminati che sempre più spesso prendono di mira obiettivi sensibili, quali, scuole, mercati, ospedali;
2) a promuovere con gli altri partner internazionali la ricostruzione delle aree liberate dalla presenza dello Stato islamico in Siria e nel Rojava-Federazione della Siria del Nord, facendo sì che la Turchia apra le frontiere per permette il passaggio dei convogli umanitari, al contempo favorendo il dialogo tra le forze democratiche del Paese e gli attori regionali, implementando la road map tracciata dal vertice di Vienna con l'obiettivo di tenere una Conferenza nazionale siriana promossa dalle Nazioni Unite a cui devono essere invitate anche le altre parti in conflitto, le istituzioni autonome del Rojava-Federazione della Siria del Nord e le Forze siriane democratiche (SDF);
3) ad assumere iniziative urgenti per l'apertura, e il rafforzamento dei corridoi umanitari dalla Siria, in particolare prevedendo misure straordinarie con riferimento ai minori;
4) ad assumere iniziative per prevedere adeguati stanziamenti per le straordinarie esigenze umanitarie collegate all'emergenza in particolare per l'area di Aleppo e Derek, nel Rojava-Federazione della Siria del Nord in ragione del massiccio afflusso di rifugiati e sfollati, per effetto della recrudescenza del conflitto nella zona di Aleppo e considerata la fuga di civili dalla zona di Mosul.
(1-01431) «Palazzotto, Scotto, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Duranti, Daniele Farina, Fassina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Gregori, Kronbichler, Marcon, Martelli, Melilla, Nicchi, Paglia, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaratti».


   La Camera,
   premesso che:
    il Codice civile definisce le società cooperative quali «società a capitale variabile con scopo mutualistico», elemento prevalente nell'individuazione della forma societaria e che le ricollega al dettato dell'articolo 45 della Costituzione, laddove la stessa riconosce «la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata»;
    i capisaldi del sistema cooperativo sono i principi di mutualità, solidarietà e democrazia e il loro principale elemento distintivo si riassume nel fatto che, mentre il fine ultimo delle società di capitali è la realizzazione del lucro e si concretizza nel riparto degli utili patrimoniali, lo scopo mutualistico che guida le cooperative consiste, a seconda del tipo di cooperativa, nell'assicurare ai soci il lavoro, o beni di consumo, o servizi, a condizioni migliori di quelle che otterrebbero dal libero mercato;
    negli ultimi decenni, in Italia, le cooperative sociali hanno assunto un ruolo di rilievo tra le organizzazioni impegnate nel fornire prestazioni di interesse collettivo, e rappresentano, oggi, una componente significativa dell'offerta di servizi;
    le esigenze di contenimento dei costi che gravano sulle amministrazioni pubbliche centrali e locali, infatti, hanno fatto sì che quote crescenti di servizi fossero esternalizzate, e in questo campo le cooperative hanno assunto un ruolo da protagonisti con la creazione di veri e propri imperi economici che gestiscono centinaia di appalti e fatturano milioni di euro;
    le cooperative sociali, inoltre, godono di diverse agevolazioni tributarie sia in tema di imposta sul reddito, sia rispetto all'imposta regionale sulle attività produttive e all'IVA, oltre al complesso delle agevolazioni fiscali che derivano a queste cooperative dal loro essere considerate organizzazioni non lucrative di utilità sociale «di diritto»;
    negli ultimi anni si sono susseguiti numerosi scandali che hanno visto in primo piano le attività di alcune cooperative con riferimento all'aggiudicazione e alla gestione di appalti pubblici, rivelando gravi irregolarità ed evidenziando rapporti non sempre trasparenti con esponenti politici e amministratori pubblici;
    il legame con il mondo della politica di alcune cooperative appare chiaro anche attraverso il fatto che non di rado esponenti delle seconde passino nelle file di un partito, mentre con altrettanta frequenza politici non più in carica assumono incarichi in cooperative o nelle associazioni che le raccolgono e rappresentano, in base ad un meccanismo che ha formato oggetto di forti critiche da parte delle cooperative che non intendono adottarlo;
    già in occasione della presentazione dei dati del 2014 relativi all'attività di Confcooperative, infatti, il Presidente di tale associazione aveva affermato che «il problema non sono i codici etici, ma essere consapevoli del ruolo che si ricopre. La politica rappresenta la politica, le imprese cooperative sono un soggetto economico. Sarebbe meglio evitare qualsiasi tipo di sovrapposizione, comprese quelle che riguardano le persone perché gli andirivieni da una parte all'altra non sono positivi. Su un discorso chiaro di separazione dei ruoli è auspicabile per tutti che si faccia chiarezza»;
    alla sovrapposizione di ruoli e persone si aggiunge, inoltre, il fatto che molte cooperative finanziano direttamente partiti politici o addirittura singoli esponenti degli stessi, con elargizioni di importo pari a volte a migliaia e a volte a milioni di euro;
    le società cooperative sono attualmente i principali protagonisti della cosiddetta gestione dell'accoglienza vale a dire l'erogazione di tutti i servizi destinati agli immigrati che giungono sul nostro territorio nazionale, a cominciare dalle strutture alloggiative, i pasti e la fornitura di beni di prima necessità;
    la vigilanza e il controllo sulle società cooperative è assolta attraverso le cosiddette revisioni ordinarie, che hanno una diversa periodicità a seconda delle caratteristiche e delle dimensioni delle cooperative e che sono affidate alternativamente al Ministero dello sviluppo economico, per quelle cooperative che non aderiscono ad alcuna associazione, o alle associazioni di categoria legalmente riconosciute laddove la cooperativa vi aderisca;
    di fatto, quindi, una parte delle cooperative è controllata «in casa», mentre l'altra parte, che dovrebbe essere controllata dal Ministero, non è controllata affatto a causa della carenza dei fondi necessari;
    i tagli apportati al relativo capitolo di bilancio, infatti, hanno determinato la sospensione delle attività di controllo a carico del Ministero dello sviluppo economico, tanto che lo stesso Ministero ha parlato di una «situazione di grave criticità» per «l'indisponibilità di risorse di bilancio»;
     il crescente ricorso alle cooperative da parte delle pubbliche amministrazioni rispetto ai più diversi settori impone una riflessione sulle modalità atte a garantire nel modo migliore la trasparenza e una corretta gestione finanziaria da parte delle stesse,

impegna il Governo:

1) a disporre lo stanziamento delle somme necessarie per effettuare con la corretta periodicità le revisioni periodiche sulle società cooperative, nel rispetto del dettato normativo;
2) ad adottare le opportune iniziative, anche normative, volte a prevedere un preciso obbligo di rendicontazione delle somme ricevute in capo a quelle cooperative che si aggiudicano pubblici appalti, con specifico riferimento a tutte quelle che operano nel settore dell'accoglienza agli immigrati;
3) ad adottare le opportune iniziative, anche normative, al fine di impedire il finanziamento di partiti o esponenti politici da parte delle cooperative sociali;
4) ad assumere iniziative per prevedere l'introduzione di un tetto massimo di fatturato per le cooperative che intendano fruire delle agevolazioni fiscali e tributarie previste dalla vigente legislazione in favore di tali società;
5) ad adottare iniziative opportune affinché nei bandi per la gestione dei centri di accoglienza per migranti siano previste specifiche clausole di incompatibilità rispetto all'espletamento, da parte del medesimo ente gestore, di servizi di altra natura;
6) ad assumere le iniziative volte a tutelare i soci lavoratori delle cooperative, equiparandoli ai lavoratori del settore sotto il profilo retributivo e previdenziale.
(1-01432) «Rampelli, Cirielli, La Russa, Maietta, Giorgia Meloni, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro».


   La Camera,
   premesso che:
    la guerra civile siriana ha provocato più di 400.000 morti; oggi, la situazione nel Paese è drammatica: secondo le stime delle Nazioni Unite, solo in Siria 13,5 milioni di persone hanno bisogno di aiuto, di cui 6,1 milioni sono sfollate; 4,8 milioni di siriani sono fuggiti nei paesi vicini come la Giordania, la Turchia e il Libano;
    parlando alla stampa, il portavoce di UNICEF Italia, Andrea Iacomini, ha recentemente dichiarato che «le Nazioni Unite hanno smesso di contare i bambini morti in Siria nel 2013, quando erano circa 11 mila. Ora si teme che le vittime minori siano quintuplicate: cifre da genocidio», ed ha aggiunto «ad Aleppo non si muore da oggi. È un calvario disumano»;
    il sistema sanitario ad Aleppo orientale è al collasso: sarebbero appena 30 i medici rimasti, pochissime le attrezzature e le medicine d'emergenza per curare i feriti, e i casi di trauma sono in vertiginoso aumento;
    i bambini con poche possibilità di sopravvivenza spesso vengono lasciati morire perché le scorte di medicinali sono poche e limitate;
    secondo un rapporto di Save the Children, in un solo mese, dal 23 settembre al 22 ottobre, gli attacchi aerei con bombe a grappolo hanno provocato la morte di 136 bambini e il ricovero di altri 387 nella sola Aleppo;
    a fine settembre l'ONU ha fatto sapere che i convogli umanitari sono stati sospesi solo come misura di sicurezza immediata e che l'organizzazione rimane impegnata per fornire aiuti a tutti i siriani, ma la realtà è che l'invio di aiuti umanitari ad Aleppo rimane estremamente difficile;
    la «pausa umanitaria» del 20 ottobre scorso, posta in essere con l'obiettivo di dare la possibilità ai civili di lasciare la città, in parte ancora sotto il controllo dei ribelli siriani, prevedeva la preparazione di otto corridoi di uscita nell'area orientale della città, ma in pochi hanno deciso di sfruttarli, temendo per la loro sicurezza e gli attacchi da parte dei ribelli, che hanno respinto la sospensione dei combattimenti;
    il numero delle persone che attualmente si trovano nelle aree assediate in tutto il Paese ha raggiunto la cifra di 861.200;
    Aleppo è divenuto il simbolo della crisi umanitaria in Siria per le sofferenze indicibili che devono sopportare i suoi abitanti, oggetto di atrocità di ogni tipo; anche i tentativi di soccorrere la popolazione si dimostrano sempre più spesso vani, e persino le tregue per consentire ai civili di sfollare si stanno dimostrando inefficaci poiché gli abitanti di Aleppo non tentano più di utilizzare i corridoi umanitari per il fondato timore di essere oggetto di attacchi da parte di quelle milizie che, ormai da tempo, non permettono a nessuno di uscire dalla città;
    appare del tutto evidente che la tragedia umanitaria che si sta consumando in Siria potrà avere una fine solo trovando una composizione politica della crisi;
    la caduta di Aleppo in mano alle forze governative sembra questione di settimane, ma si stanno aprendo nuovi fronti;
    le Forze democratiche siriane (SDF), un'alleanza dominata dai curdi ma che comprende anche combattenti arabi, turcomanni, assiri, armeni e circassi, hanno annunciato l'avvio, il 7 novembre, dell'offensiva per liberare Raqqa dall'ISIS; all'operazione, denominata «Ira dell'Eufrate» prendono parte circa 30.000 miliziani e, come confermato dall'inviato speciale degli Stati Uniti per la lotta all'ISIS, Brett McGurk, possono contare sull'appoggio aereo fornito dagli Stati Uniti e sul supporto di una cinquantina di «consiglieri» delle forze speciali statunitensi che starebbero partecipando alle operazioni sul terreno;
    il piano strategico dell'operazione «Ira dell'Eufrate» prevede due fasi: la liberazione della provincia di Raqqa per isolare la città e la successiva riconquista dell'area metropolitana;
    McGurk ha assicurato che le autorità di Washington sono in contatto con quelle di Ankara per valutare la situazione, ma ritengono che l'iniziativa contro l'ISIS nel nord della Siria debba spettare a «forze locali»;
    il conflitto siriano sta dunque entrando in una nuova fase, potenzialmente ancora più pericolosa, poiché l'auspicata sconfitta dell'ISIS potrebbe paradossalmente portare a una situazione in cui i diversi attori che in Siria stanno formalmente combattendo il terrorismo, ma di fatto perseguono propri specifici e contrapposti interessi, potrebbero presto trovarsi a uno scontro diretto;
    attualmente, infatti, l'ISIS controlla una lunga striscia di territorio siriano che dal confine iracheno si estende fino al nord di Aleppo, attraversando le città di Al Bukamal, Deir el-Zor e Raqqa, dividendo di fatto i territori controllati dalle forze curde e dell'SDF da quelli sotto il controllo dell'esercito siriano; quest'ultimo è attualmente concentrato sulla riconquista delle aree in mano alle cosiddette «forze di opposizione», una galassia di gruppi più o meno indipendenti tra i quali si contano il Free Syrian Army, Jabhat Fateh al-Sham (già Jabhat al-Nusra), Jaish al-Fatah (la coalizione che riunisce tra gli altri Ahrar ash-Sham e Jaish al-Sunna e che fino al 30 ottobre comprendeva anche Jabhat Fateh al-Sham), Jaysh al-Islam e altri gruppi salafiti;
    una volta terminata l'occupazione di Aleppo, le forze governative siriane, oltre a completare la riconquista della provincia di Idlib, potranno rivolgere la propria attenzione verso la riconquista dei territori e delle città attualmente in mano all'ISIS, contribuendo sensibilmente alla sconfitta del sedicente Stato Islamico, ma anche avvicinandosi pericolosamente alle posizioni dei peshmerga curdi e dell'SDF;
    nel corso del conflitto le forze leali al presidente Bashar al-Assad e l'YPG (Unità di Protezione del Popolo) hanno collaborato nella lotta all'ISIS e ad altri gruppi islamisti in varie occasioni (come nel caso dell'operazione, lo scorso luglio, per la chiusura della Castello Road, la strada che congiungeva i sobborghi est della città in mano a Jaish al-Fatah con la provincia di Idlib, la sua roccaforte);
    tuttavia, lo scorso agosto si sono registrati gravi scontri diretti tra peshmerga e governativi siriani ad Hasakah, città del nord-est dove nel 2015 l'esercito siriano e l'YPG avevano combattuto dalla stessa parte per cacciare l'ISIS;
    la battaglia di Hasakah si è conclusa il 23 agosto con una tregua e il ritiro delle forze governative dopo 6 giorni di combattimenti durante i quali si sono registrati attacchi aerei da parte dell'aeronautica siriana che hanno colpito anche alcune postazioni curde dove erano presenti unità delle forze speciali statunitensi, provocando la reazione di Washington che ha inviato i propri caccia per stabilire, di fatto, una « no-fly zone» sulla città; i fatti di Hasakah dimostrano l'elevato rischio di escalation derivante dal contatto diretto tra le forze governative siriane e le milizie curde in assenza di un accordo che ne definisca i rapporti;
    bisogna pertanto chiedersi cosa potrebbe succedere se la striscia di territorio attualmente occupata dall'ISIS si trasformasse in una nuova linea del fronte tra i governativi siriani sostenuti direttamente dalle forze armate russe e le milizie curde e dell'SDF sostenute direttamente dalla coalizione anti-ISIS a guida statunitense;
    viste anche le forti tensioni dovute alla crisi in Ucraina e il sempre maggiore coinvolgimento militare della Russia nel conflitto siriano, come dimostrato dal recente arrivo di fronte alla costa siriana del gruppo da battaglia della portaerei russa Admiral Kuznetsov, il rischio che alla cacciata dell'ISIS in Siria segua una guerra per procura tra Stati Uniti e Russia appare concreto e potrebbe avere conseguenze imprevedibili;
    onde evitare che la sconfitta dell'ISIS si trasformi da una vittoria comune della civiltà in un fattore di ulteriore aggravamento della crisi siriana appare necessario fin da ora l'avvio di uno sforzo diplomatico teso a gettare le basi per un accordo di compromesso tra i rappresentanti dei curdi del Rojava e il governo siriano;
    il 17 settembre, una delegazione dei Ministeri degli esteri e della difesa della Russia è giunta presso la base aerea di Khmeimim, nei pressi di Latakia, per presentare alle autorità siriane e a una delegazione curda la bozza di un memorandum d'intesa che prevede una forte autonomia per i territori del Kurdistan siriano; il documento, che avrebbe già ottenuto l'approvazione da parte della delegazione curda, della quale faceva parte Salih Gedo, segretario generale del Kurdistan Democratic Party of Syria (KDPS), non sarebbe stato accettato dalla delegazione siriana che avrebbe presentato il timore che una soluzione simile possa portare a una separazione della regione del Rojava dalla Siria; tuttavia, sebbene Damasco non si sia ancora dimostrata disponibile ad avviare un dialogo riguardo alla concessione di una amministrazione autonoma per il Rojava, la proposta dimostra la disponibilità di Mosca a trovare una soluzione pacifica e stabile per la questione del Kurdistan siriano ed, essendo la Russia il principale sostenitore del governo di Bashar al-Assad, appare evidente come il governo russo disponga degli strumenti necessari per esercitare le necessarie pressioni affinché Damasco accetti una soluzione di compromesso;
    secondo quanto riportato dalla stampa, il documento presentato dalla delegazione russa prevede che la parte curda e quella siriana discutano i seguenti punti:
     1) il riconoscimento costituzionale dei diritti nazionali e politici del popolo curdo in Siria e, allo stesso tempo, il riconoscimento dei diritti di altre minoranze nazionali; 2) il riconoscimento di un sistema democratico di auto-amministrazione nei cantoni di Jazira, Kobane e Afrin, e il riconoscimento dei membri del sistema democratico di auto-amministrazione quali rappresentanti degli interessi nazionali e religiosi di tutti i gruppi in queste aree e l'accettazione di tutte le decisioni fatte dal consiglio legislativo di questi cantoni; 3) il riconoscimento delle Forze di auto-protezione e dell'Asayish (polizia curda) come le legittime forze militari nazionali; 4) la formazione delegazioni di entrambe le parti (il sistema democratico di auto-amministrazione e il Governo siriano) per coordinare le relazioni tra i cantoni e il Governo centrale a Damasco; 5) il cambio del nome di «Repubblica Araba di Siria» in «Repubblica Democratica Siriana» e la formazione in essa di un Governo e con varie vedute democratiche sulla base di un sistema di federalismo;
    secondo quanto dichiarato dal segretario generale del KDPS, Salih Gedo, al quotidiano Al-Monitor, la mancata approvazione dell'accordo da parte siriana non significa che la proposta sia stata accantonata e, a questo proposito, il Governo russo starebbe proseguendo la propria azione diplomatica sul Governo siriano;
    il Governo turco si oppone fermamente a qualsiasi progetto che preveda l'autonomia del Kurdistan Siriano; dopo che l'SDF ha liberato dall'ISIS la città di Manbij, il 13 agosto, occupandola, la Turchia ha lanciato una campagna aerea contro le postazioni curde in Siria e, il 24 agosto, ha avviato l'operazione «Scudo dell'Eufrate», che ha visto, tra l'altro, lo sconfinamento di truppe corazzate turche in territorio siriano;
    l'obiettivo dell'operazione «Scudo dell'Eufrate» è principalmente di tenere i curdi ad est dell'Eufrate; dall'inizio dell'invasione turca della Siria settentrionale, le milizie ribelli spalleggiate dai turchi sono riuscite a catturare una serie di villaggi e di città sia dall'ISIS, sia dall'SDF sostenuta dagli Stati Uniti; in poche settimane, un totale di 900 chilometri quadrati sono stati conquistati dalle forze filo-turche che hanno annunciato l'intenzione di muovere contro le fortificazioni dell'ISIS ad Al-Bab, a nord-est di Aleppo;
    il 20 ottobre cacciabombardieri turchi sono stati impegnati in massicci bombardamenti contro le postazioni dell'YPG presso i villaggi di al-Hasiya, Um al-Quea e Um Hosh, nella regione di Afrin; lo ha reso noto lo stesso stato maggiore turco, comunicando che «La nostra forza aerea ha effettuato 26 attacchi su 18 bersagli delle Forze democratiche siriane-curde uccidendo 160-200 militanti del Partito dei lavoratori del Kurdistan»; l'obiettivo di questi attacchi era quello di prevenire l'avvio di un'offensiva dell'SDF verso il distretto di al-Bab sotto il controllo dell'ISIS; tale distretto si trova a nord di Aleppo, tra quelli di Afrin e di Manbij e la sua conquista da parte delle forze curde significherebbe la realizzazione della riunione di tutti i cantoni del Curdistan siriano in un unico territorio senza soluzione di continuità;
    il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha espresso preoccupazione per i bombardamenti turchi nella regione di Afrin e ha sottolineato come la Turchia faccia parte della coalizione anti-ISlS a guida statunitense i cui obiettivi dichiarati sono solo l'ISIS e le milizie affiliate ad al-Qaeda, auspicando che gli Stati Uniti facciano di tutto affinché la Coalizione si limiti a colpire questi due obiettivi; il portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, John Kirby, ha definito gli attacchi turchi sulle postazioni curde come «movimenti non coordinati» con la Coalizione e ha chiesto alla Turchia di astenersi da azioni di questo tipo;
    il 22 ottobre la Turchia ha sospeso i propri raid aerei in Siria dopo che Damasco, il 20 ottobre, ha definito l'invasione turca come una violazione della sovranità nazionale della Siria e ha minacciato di abbattere qualsiasi aereo turco che fosse nuovamente entrato nello spazio aereo siriano;
    il 27 ottobre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che le forze turche in Siria attaccheranno la città di Manbij, occupata dai curdi, dopo aver preso all'ISIS la città di al-Bab;
    il 7 novembre Erdogan ha reso noto che le forze sostenute da Ankara stanno avanzando velocemente e sono arrivate a 15 chilometri da al-Bab; l'obiettivo della Turchia è impedire che i curdi arrivino per primi ad Al Bab;
    la spirale di violenza che affligge il nord della Siria potrà essere interrotta solo grazie a una soluzione negoziale; le possibilità del raggiungimento di un tale accordo sembrano concrete, ma non possono prescindere dall'avvio di un negoziato per la soluzione della questione del Rojava, le cui ambizioni autonomiste potrebbero facilmente trovare l'appoggio sia della Russia, sia degli Stati Uniti;
    la proposta di un riassetto della Siria come uno Stato unitario ma federale, se associato ad opportune garanzie per il Presidente Bashar al-Assad e per la Turchia, potrebbe rappresentare la base per l'avvio di un processo di pace; ciò richiede evidentemente un notevole sforzo diplomatico al quale l'Italia potrebbe certamente partecipare in modo positivo,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi in tutte le sedi internazionali competenti per spingere le diverse fazioni che si combattono nella città di Aleppo a garantire la sicura evacuazione dalla città dei civili, con particolare riguardo alle donne e ai bambini, consentendo alle agenzie delle Nazioni Unite di soccorrerli e portarli in salvo;
2) ad assumere iniziative diplomatiche per promuovere l'avvio di colloqui tra il Governo siriano e i rappresentanti delle istituzioni curde del Rojava allo scopo di definire di comune accordo il futuro assetto politico dei territori del Kurdistan siriano;
3) a rappresentare nelle opportune sedi internazionali l'esigenza dell'organizzazione di un piano per la gestione dei flussi di profughi che saranno generati dalle nuove offensive in corso nel nord della Siria, con particolare riguardo alla battaglia per la liberazione di Raqqa allo scopo di evitare che si ripeta una situazione simile a quella di Aleppo;
4) a valutare l'opportunità di proporre in sede ONU la creazione in zone del territorio siriano ritenute non strategiche, di una o più aree smilitarizzate poste sotto la diretta protezione dell'ONU nelle quali accogliere gli sfollati e offrire loro una adeguata assistenza umanitaria;
5) a esercitare iniziative nei confronti del Governo della Turchia affinché si astenga da ulteriori azioni militari in territorio siriano prevedendo, se necessario, anche la sospensione della collaborazione militare tra Italia e Turchia condotta sia in ambito bilaterale, sia in ambito NATO.
(1-01433) «Artini, Baldassarre, Bechis, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino, Segoni, Turco».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   NUTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportato in un articolo de Il Tempo del 4 novembre 2016 dai titolo «La camorra già a caccia degli appalti», soggetti con precedenti penali o di polizia presumibilmente legati alla criminalità organizzata di tipo mafioso, in questi ultimi giorni si sarebbero recati in gran numero nelle zone del centro Italia colpite dal sisma di questa estate nonché degli eventi sismici del mese scorso;
   secondo quanto si afferma nell'articolo, dal 24 agosto 2016, giorno del sisma con epicentro nel comune di Accumoli in provincia di Rieti, le forze dell'ordine stanno effettuando posti di blocco su tutte le strade limitrofe ai comuni colpiti dal terremoto «dai quali, però, stanno emergendo elementi molto preoccupanti, che giorno dopo giorno stanno convincendo gli investigatori a compiere indagini più approfondite sulle persone che sono controllate. In sostanza, in base agli accertamenti, risultano numerosi personaggi con precedenti di polizia o penali che sarebbero collegati con clan malavitosi: o a organizzazioni legate alla camorra o alla ’ndrangheta»;
   secondo l'articolo, obiettivo di questi soggetti sarebbero «sopralluoghi nelle aree danneggiate per tentare di riuscire a mettere mani sugli appalti o subappalti che verranno assegnati nei prossimi mesi»;
   tra i tanti soggetti fermati a questi posti di blocco, si riporta un caso singolare: «in un caso, addirittura, sono state fermate a un posto di blocco due persone che avevano nel portabagagli dell'auto attrezzatura per poter effettuare rilievi tecnici nelle zone terremotate [...] quelle stesse persone provenivano dalla Campania e avevano precedenti di polizia per presunti contatti con clan della camorra»;
   secondo l'interrogante il rischio di infiltrazioni mafiose e, più in generale, di eventi corruttivi, nel processo di ricostruzione post-terremoto nel centro Italia, rappresenta un rischio grave e concreto, visto anche i precedenti nei recenti terremoti che hanno sconvolto il nostro Paese negli ultimi anni –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se ciò corrisponda al vero;
   quali iniziati di competenza il Governo intenda intraprendere al fine di bloccare le infiltrazioni mafiose nel processo di ricostruzione post-terremoto nel centro Italia, inclusi presunti sopralluoghi preliminari da parte di soggetti legati alla criminalità organizzata. (4-14726)


   LAVAGNO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   al fine di garantire la più ampia libertà religiosa di cui all'articolo 19 della Costituzione, l'articolo 8 della Carta fondamentale stabilisce che tutte le religioni sono egualmente libere davanti alla legge e che tale libertà si traduce nella possibilità per ciascuna di esse di organizzarsi secondo i propri statuti;
   i rapporti di ciascuna confessione religiosa con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze, stipulate dal Governo e successivamente ratificate dal Parlamento, con esclusione della Chiesa Cattolica a cui si applica il particolare regime di cui all'articolo 7 della Costituzione con il rinvio ai Patti lateranensi e alle successive modifiche accettate dalle due parti;
   nel corso della XVI legislatura il disegno di legge relativo all'intesa con la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova in Italia (siglata per la prima volta dal Governo D'Alema nel 2000, successivamente dal Governo Prodi nel 2007 e dal Governo Berlusconi nel 2010) dopo essere stata esaminata ed approvata dal Senato non ha concluso il suo iter alla Camera dei deputati per anticipata fine della legislatura;
   il Consiglio dei ministri nel corso del 2014 ha approvato nuovamente l'intesa con le rappresentanze della Congregazione cristiana dei testimoni di Geova;
   dal 2013 non è stato fatto alcun ulteriore passo avanti, nonostante l'intesa siglata dall'attuale Governo, poiché il Parlamento non ha mai provveduto alla successiva approvazione della legge –:
   se il Governo intenda presentare quanto prima il disegno di legge relativo all'intesa già stipulata, anche per rispetto nei confronti dei rappresentanti della confessione che hanno concluso quella intesa stessa. (4-14727)


   PELLEGRINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   con il decreto-legge n. 83 del 2012 si è inteso procedere ad una profonda rivisitazione del settore pubblico in materia di innovazione e di informatizzazione della pubblica amministrazione;
   attraverso l'accorpamento di tutte le funzioni, l'obiettivo, dichiarato dal Governo, era garantire unicità di indirizzo ed accrescere l'efficacia di intervento in un unico soggetto capace di far crescere il Paese in un settore strategico che presentava imbarazzanti ritardi rispetto a tutti gli altri Paesi dell'Unione, in quanto attestato negli ultimi posti delle graduatorie specialistiche sia per quanto riguarda il livello di informatizzazione della pubblica amministrazione, sia per quanto riguarda l'efficienza dell'intero sistema;
   su tale presupposto si è provveduto a far confluire in un'unica Agenzia, denominata AGID, la DigtPA, l'Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l'innovazione, il dipartimento per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e l'innovazione tecnologica della Presidenza del Consiglio dei ministri, nonché le funzioni dell'Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell'informazione in materia di sicurezza delle reti;
   il progetto era ambizioso e le funzioni affidate di grande rilevanza: indirizzo, realizzazione, sicurezza sulle reti informatiche, diffusione della cultura delle tecnologie, monitoraggio dei comportamenti nelle pubbliche amministrazioni omogeneizzazione degli apparati, sistema di connettività nel sistema pubblico, nonché la «gestione» dei fondi strutturali trasferiti dalla Presidenza del Consiglio dei ministri: 800 milioni di euro negli ultimi 10 anni, che risultano essere stati parcellizzati in una miriade di interventi a pioggia e di cui non si conosce né il ritorno né l'efficacia;
   le attività messe in campo in questi primi quattro anni appaiono non corrispondere alle aspettative e risulta che la spinta all'innovazione, di cui tanto si avvertiva l'urgenza, è rimasta «al palo»; lo stesso progetto di punta dello SPID, pur corrispondendo ad una intuizione positiva, è stato evidentemente mal interpretato e gestito dall'AGID, tanto che pare difettare di qualsiasi appeal se è vero che nei primi mesi solo 80.000 cittadini ed imprese, rispetto ai 3.000.000 previsti, hanno deciso di accedere al servizio;
   la costatazione del fallimento ha probabilmente indotto il Governo ad affidare l'incarico di commissario all'innovazione ad un manager di esperienza internazionale, nonostante l'evidente conflitto di interesse che secondo l'interrogante, lo riguarda e che è stato diffusamente trattato in una precedente interrogazione;
   si apprende ora che il dottor Piacentini non si limiterebbe a compiti di indirizzo, ma starebbe procedendo a costituire un'autonoma struttura operativa presso la Presidenza del Consiglio dei ministri: si tratta, secondo l'interrogante, di un'implicita, quanto inequivocabile dichiarazione di sfiducia nei confronti dell'AGID, posto che i profili richiesti ai candidati corrispondono alle attività istituzionali dell'Agenzia;
   nonostante l'obiettivo svuotamento di funzioni, esercitato con l'articolo 2 (compiti e poteri) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di nomina del dottor Piacentini, l'AGID ha emanato un bando per il reclutamento di 15 risorse di alto profilo professionale;
   tale determinazione non solo appare in contrasto con l'intenzione strategica e funzionale di destinare ad un unico soggetto le specifiche attività per determinare unicità di indirizzo e di azione, ma appare come una duplicazione di compiti e di costi –:
   quali risultati abbia prodotto la vigilanza sulle attività e sui progetti realizzati dall'AGID nei primi quattro anni di attività;
   quali verifiche siano state compiute sull'utilizzo dei fondi strutturali trasferiti dal Governo all'AGID;
   ove le notizie di cui in premessa siano confermate, quali motivazioni abbiano indotto il Governo, oltre a conferire l'incarico al dottor Piacentini, ad autorizzare la costituzione di quello che sembra un autonomo gruppo di lavoro presso la Presidenza, ad avviso dell'interrogante delegittimando di fatto l'AGID;
   come interagiranno l'AGID e il costituendo nucleo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;
   se siano compatibili i costi preventivati per il funzionamento dell'AGID e del costituendo gruppo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;
   se, alla luce dei negativi risultati realizzati sino ad oggi, non si ritenga di assumere iniziative per procedere al riordino dell'intero settore, eliminando rendite di posizione, duplicazioni, sprechi ed eccessi di spesa non giustificati. (4-14728)


   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   l'ultimo terremoto del 30 ottobre 2016 ha ulteriormente aggravato la già compromessa situazione delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto e del 26 ottobre 2016;
   il 90 per cento delle aziende agricole presenti, con annesse strutture ricettive di agriturismo, in particolare nei comuni di Norcia e Preci, sono a conduzione familiare;
   da una prima stima effettuata delle associazioni di categoria relativa ai danni provocati dal sisma nei territori dei comuni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo e Marche, risultano essere più di centomila gli animali coinvolti, tra mucche, pecore e maiali delle circa tremila aziende agricole presenti;
   l'agricoltura, nelle regioni colpite dal terremoto, contribuisce in modo rilevante all'occupazione e all'economia di quei territori e che, nell'insieme, rappresenta anche un patrimonio culturale del Paese;
   a causa degli eventi sismici, nelle aziende agricole ed in quelle agroalimentari, si contano danni strutturali a fabbricati, impianti e strumenti, ma anche la difficoltà a garantire l'alimentazione e l'acqua agli animali;
   inoltre, la presenza di frane e smottamenti sulle strade rurali impedisce la circolazione, la raccolta e la consegna dei prodotti agroalimentari;
   poiché gli animali devono essere nutriti tutti i giorni e le mucche devono essere munte due volte al giorno, gli allevatori sono costretti a restare nei luoghi terremotati per non perdere i capi di bestiame;
   le aziende agricole rischiano di chiudere definitivamente se non si creano le condizioni per garantire vivibilità, sicurezza, operatività, accudimento del bestiame e continuità alle attività produttive;
   pertanto, nell'immediato, a causa delle rigide temperature, occorre urgentemente dare la possibilità agli allevatori di stare con i propri animali, mediante una dotazione urgente di container o moduli abitativi e ricoveri sicuri per il bestiame con stalle e fienili distrutti o inagibili;
   è necessario trovare soluzioni immediate affinché gli allevatori non siano costretti a dover badare agli animali dei propri allevamenti – che a distanza di otto giorni dall'ultima fortissima scossa, vede ancora animali costretti all'addiaccio e agricoltori costretti a lavorare all'aperto nonostante le rigide temperature di quei territori – senza una casa per loro e le proprie famiglie e nessun ricovero per gli animali –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa;
   quali siano le azioni che intenda mettere in campo per garantire sostegno alla popolazione rurale e affinché venga data l'opportunità di una ripresa dell'economia agricola che, nelle zone colpite dal terremoto, significa soprattutto coltivazione di cibo e turismo;
   se non si ritenga urgente e necessario sostenere concretamente un territorio a prevalente economia agricola, con una significativa presenza di allevamenti, assumendo iniziative affinché, nell'immediato, siano previste dotazioni di container, roulotte e moduli abitativi per gli agricoltori e ricoveri sicuri per il bestiame. (4-14730)


   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   gli eventi sismici delle scorse settimane e in particolare la scossa di terremoto del 30 ottobre 2016 che hanno colpito le regioni di Marche, Umbria e Lazio, hanno portato a ulteriore distruzione di case e aziende o reso inagibili moltissimi immobili;
   le popolazioni colpite dal sisma sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni, trovando collocazioni di fortuna in alberghi o da parenti;
   tuttavia, sui cittadini marchigiani che non dispongono più della propria abitazione perché crollata o resa inagibile a causa del sisma, grava la scadenza del 31 dicembre 2016 che impone l'adeguamento dell'impianto termico ai sensi del decreto legislativo n. 102 del 2014;
   la regione Marche congiuntamente ad altre regioni non ha nessuna disposizione regionale pertanto il riferimento normativo è costituito dalla direttiva 2012/27/Ue e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 59 del 2009 –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa;
   se non ritenga utile – considerata la situazione delle popolazioni marchigiane colpite dal tragico sisma di agosto e ottobre 2016 – assumere iniziative normative per la sospensione dell'obbligo di adeguamento degli impianti termici e per la proroga della scadenza del 31 dicembre 2016 di cui al decreto legislativo n. 102 del 2014. (4-14731)


   PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel sito internet ufficiale della Bill, Hillary & Chelsea Clinton foundation, tra i donatori di somme che si aggirano tra i 100.000 e i 250.000 dollari figura l’«Italian Ministry For The Environment, Land, & Sea»;
   è noto il sostegno del Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, onorevole Maria Elena Boschi, a favore della candidata Hillary Clinton nella competizione elettorale per la presidenza degli Stati Uniti d'America, testimoniato dalla sua presenza alla convenzione del Partito democratico americano a Philadelphia –:
   se trovi conferma quanto descritto in premessa;
   per quale motivo e sulla base di quale decisione il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare finanzi una fondazione estera, intitolata a persona coinvolta nella vita politica e partitica americana, già concorrente perdente alla candidatura del Partito democratico alla presidenza del 2008 e da pochi giorni candidata del Partito democratico e data attualmente perdente da alcuni sondaggi;
   da quale capitolo di bilancio siano stati attinti i fondi per tale finanziamento e quale sia l'esatta entità del finanziamento stesso;
   se sia stata verificata l'esistenza di fondazioni italiane o comunque non schierate politicamente che svolgono le stesse funzioni della Bill, Hillary & Chelsea Clinton foundation. (4-14735)


   GRIMOLDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il dottor Ferdinando Imposimato ha recentemente concesso un'intervista filmata al margine di un convegno svoltosi nella biblioteca della Camera e dedicato alla riforma costituzionale che sarà sottoposta il prossimo 4 dicembre al vaglio degli elettori del nostro Paese;
   nel corso della predetta intervista, Imposimato ha fatto affermazioni, a giudizio dell'interrogante, di un certo interesse e rilevante gravità, imputando non solo gli orientamenti prevalsi nella redazione della riforma costituzionale ma persino la designazione dell'attuale Presidente del Consiglio Matteo Renzi all'operato di gruppi di pressione esterni al nostro Paese, menzionando in particolare il Bilderberg Club;
   sempre a detta del giudice Imposimato, questi gruppi di potere esteri sarebbero stati altresì coinvolti in attentati terroristici avvenuti in passato in Italia e sarebbero in ogni caso al centro di varie ed oscure trame;
   una testimonianza esplicita in questo senso sarebbe contenuta in documenti consegnati al giudice Imposimato dall'ex procuratore della Repubblica di Milano Gerardo D'Ambrosio nel 2013;
   Ferdinando Imposimato è presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione, è stato titolare di alcune fra le più importanti indagini di terrorismo e mafia fra le quali quelle concernenti il rapimento e l'omicidio di Aldo Moro e l'attentato a papa Giovanni Paolo II, occupandosi altresì delle vicende riguardanti Michele Sindona e di altri processi molto delicati;
   la sua figura è internazionalmente stimata tanto da essere stato indicato nel 1985 dall'Onu come «simbolo della giustizia»; ha avuto dedicata una copertina di Time, ha ricevuto il premio intitolato a Carlo Alberto Dalla Chiesa; ed è stato nominato Grande ufficiale al Merito della Repubblica Italiana su proposta della Presidenza del Consiglio nel 1999 –:
   quali chiarimenti ed eventuali iniziative di competenza il Governo ritenga di fornire ed assumere a fronte delle gravissime accuse fatte dal giudice Ferdinando Imposimato, che gettano un'ombra inquietante sullo svolgimento della dialettica politica interna al nostro Paese, nonché sulla modalità di formazione e sull'agenda politico-istituzionale del Governo in carica, presieduto da Matteo Renzi. (4-14736)


   PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 21, commi 10 e 11, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, prevede che l'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania (Eipli) è soppresso e posto in liquidazione;
   con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, n. 8189 del 10 agosto 2015, in considerazione, tra l'altro, del mancato avvio delle attività liquidatorie, è stato nominato commissario liquidatore il dottor Antonio Mario Lerario, con specifico mandato di assicurare la gestione liquidatoria, finalizzandola ad una più rapida attuazione della normativa di riferimento, e provvedendo ad effettuare tutti gli adempimenti necessari per ridurre i tempi dell'iter liquidatorio, da effettuarsi entro un anno dalla data del suddetto decreto;
   decorso l'anno, a quanto risulta all'interrogante, non sarebbero state espletate tali attività liquidatorie;
   con decreto ministeriale n. 12170 del 16 settembre 2016 lo stesso dottor Lerario è stato confermato quale commissario liquidatore per un altro anno;
   il 30 giugno 2016 è stato sottoscritto tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e le regioni Puglia e Basilicata l'accordo di programma, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 187 dell'11 agosto 2016, che stabilisce, all'articolo 7, comma 2, che «per procedere all'attuazione delle misure necessarie per il completamento della fase liquidatoria dell'EIPLI, da attuarsi entro e non oltre 120 giorni dalla data di sottoscrizione del presente accordo, e comunque entro il 31 dicembre 2016, nonché gli adempimenti necessari al trasferimento delle funzioni dell'EIPLI al nuovo soggetto giuridico individuato ai sensi del precedente comma di questo stesso articolo, la Presidenza del Consiglio provvede alla nomina di un nuovo Commissario “ad acta”»;
   come desumibile dal sito istituzionale dell'ente, il commissario ha posto in essere una pluralità di attività che non sembrano all'interrogante aver nulla a che vedere con l'attività liquidatoria affidatagli;
   il commissario ha conferito una enorme quantità di incarichi a consulenti esterni, per un ammontare complessivo di circa 900.000,00 euro, ponendosi in contrasto con il mandato di liquidare l'Eipli;
   lo stesso commissario ha proceduto ad effettuare assunzioni di personale, compreso il direttore generale, con procedure che si pongono in contrasto per l'interrogante con l'articolo 15, comma 1, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni dalla legge n. 111 del 2011 che recita: «Il commissario provvede alla liquidazione dell'ente, non procede a nuove assunzioni, neanche per la sostituzione di personale in posti che si rendono vacanti e provvede all'estinzione dei debiti esclusivamente nei limiti delle risorse disponibili (...); ogni atto adottato o contratto sottoscritto in deroga a quanto previsto nel presente periodo è nullo» –:
   quali siano le attività poste effettivamente in essere per portare a compimento l'attività liquidatoria dell'ente, di cui in premessa, e per la concreta e rapida attuazione dell'articolo 7 dell'accordo di programma che prevede, per il 1o gennaio 2017, l'avvento di un nuovo soggetto che subentri all'attuale Eipli nella gestione delle importanti opere di accumulo e di distribuzione di acqua ad uso plurimo (potabile, irriguo e industriale), costituenti una risorsa strategica e fondamentale per la vita civile e produttiva delle regioni interessate (Puglia, Lucania e Irpinia);
   quali siano state, a fronte di conclamate e denunciate inadempienze, le attività di vigilanza espletate e quali siano state le motivazioni per la conferma del mandato all'attuale commissario, atteso che lo stesso, non ha neanche avviato l'attività liquidatoria, determinando invece un aumento abnorme di spesa conseguente all'affidamento di molteplici incarichi di consulenza esterna;
   se il Governo non ritenga che sussistano i presupposti per disporre con la massima urgenza una ispezione in relazione alla gestione commissariale dell'ente di cui in premessa per accertare quanto dall'interrogante denunciato al fine di assumere le conseguenti eventuali iniziative di competenza. (4-14740)


   CIVATI, ANDREA MAESTRI, BRIGNONE, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con i decreti ministeriali n. 288 e 289 del 18 ottobre 2016, ha decretato la compatibilità ambientale dei progetti di prospezione geofisica con utilizzo di «airgun» avanzati dalle società «Schlumberger Italiana s.p.a.» e «Global Med LCC»;
   durante l’iter di approvazione della legge n. 68 del 19 maggio 2015, che inserisce i reati ambientali nel codice penale, si è passati dall'introduzione del divieto di utilizzo della tecnica «air gun» alla sua cancellazione dal testo definitivo;
   lo studio Ispra del 2012 definisce l’air gun come «la dinamite del nuovo millennio»;
   Greenitalia e Legambiente contestano l'uso della tecnica air gun perché «il fortissimo rumore può provocare danni ed alterazioni comportamentali, talvolta letali, in specie marine assai diverse, in particolare per i cetacei, fino a chilometri di distanza.»;
   Legambiente ha promosso la petizione #stopoilairgun;
   uno studio del NorvegianInstitute of Marine Research registra una diminuzione del pescato anche del 50 per cento intorno ad una sorgente sonora che utilizza airgun, con evidenti impatti economici nei territori direttamente interessati e limitrofi;
   nei documenti di valutazione ambientale si legge «Eventuali interferenze sulle attività di pesca che potrebbero nascere durante le prospezioni geofisiche sono ancora argomento di discussione»;
   le stesse compagnie petrolifere dichiarano: «purtroppo non esistono attualmente delle norme specifiche che regolano in modo mirato ed esaustivo gli impatti di natura acustica [...]»;
   sono diverse le popolazioni che vivono di turismo e di pesca oltre che di agricoltura biologica lungo le coste ioniche;
   il golfo di Taranto e l'intero mar Jonio custodiscono enormi patrimoni archeologici della Magna Grecia;
   l'area jonica, con il golfo di Taranto, è stata riconosciuta dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale come area da candidare a area di protezione e tutela dei cetacei;
   nello studio di impatto ambientale legato al rilascio dei permessi di ricerca e prospezione sopra richiamati non ci sarebbe, a quanto consta agli interroganti, alcun riferimento in merito alla presenza (comprovata da numerose indagini svolte dalle procure della Repubblica e da commissioni parlamentari d'inchiesta) di relitti e di navi affondate nel mar Jonio, con carico di rifiuti tossici e radioattivi;
   le zone interessate dalle autorizzazioni per le esplorazioni sono già duramente provate dall'inquinamento e da lungo tempo alle prese con progetti di bonifica;
   il Mediterraneo è noto per la sua biodiversità;
   le aree limitrofe a quelle interessate dalle autorizzazioni sono oggetto di rilevanze archeologiche e, peraltro, già danneggiate da inquinamenti di varia natura;
   si tratta di zone in cui lo sviluppo principale viene dal turismo, dalla pesca e dalla possibile valorizzazione archeologica e ambientale;
   secondo i rapporti scientifici sintetizzati da Legambiente, (dossier «Texas Italia»), la quantità di prodotto minerario rinvenibile è scarsa;
   l'utilizzo dell’airgun costituisce un serio e grave pericolo per la sicurezza dei cittadini e per l'ambiente;
   se il Governo non ritenga urgente rivedere i decreti concernenti le autorizzazioni di cui in premessa in virtù del principio di precauzione (introdotto dall'articolo 174, paragrafo 2, del Trattato isitutivo dell'Unione europea e disciplinato dall'articolo 301, secondo comma, del decreto legislativo n. 152 del 2006); dell'assenza del piano delle aree che andrebbe ripristinato; della nuova strategia energetica nazionale, scaturita dalla ratifica degli accordi della Cop21 di Parigi e che non potrà che prevedere un processo rapidissimo di decarbonizzazione fino ad un approvvigionamento completamente rinnovabile entro il 2050. (4-14742)


   DIENI, CECCONI, COZZOLINO, DADONE, D'AMBROSIO, NUTI e TONINELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   l'utilizzo di risorse pubbliche andrebbe gestito, con estrema oculatezza e, specie nella scelta di consulenti, una carica istituzionale dovrebbe usare ogni cautela per non ingenerare l'impressione che vengano retribuiti dallo Stato soggetti impiegati in attività proprie di un partito o di una parte politica;
   la struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale, da ciò che si evince dal sito della Presidenza del Consiglio, ha conferito a Simona Ercolani l'incarico che «consiste nel coordinamento e nella realizzazione delle iniziative celebrative degli anniversari di interesse nazionale, per la direzione artistica, la promozione e la diffusione della conoscenza delle iniziative celebrative»;
   più specificamente si sarebbe occupata, nell'ultimo periodo, della direzione artistica nella realizzazione di tre spot televisivi per la ricorrenza del settantesimo anniversario della Liberazione;
   per questo incarico, svolto nel periodo che va dal 1o aprile al 31 dicembre 2016, la consulente avrebbe ricevuto 46 mila euro lordi;
   Simona Ercolani, nel medesimo periodo, si sarebbe occupata tuttavia anche della regia dell'evento «La Piazza è del Popolo» il 29 ottobre 2016, a favore del «Sì» al referendum costituzionale, e della cosiddetta «Leopolda», incontro politico promosso dal Presidente del Consiglio e organizzato nel 2016 dal sottosegretario Luca Lotti;
   Simona Ercolani, a quanto si evince, dal curriculum disponibile sul sito della Presidenza del Consiglio, è anche amministratrice delegata della società di produzione televisiva Stand by me che idea e realizza diversi format televisivi, venduti in prevalenza alla televisione pubblica;
   la società Stand by me, da quanto si evince da notizie presenti sulla stampa ha realizzato negli ultimi 2 anni crescite di fatturato consistenti, anche del 24 per cento;
   vista la difficoltà di accertare se Simona Ercolani abbia percepito o meno una retribuzione per il suo lavoro a favore delle iniziative politiche citate, è impossibile non rilevare, ad avviso degli interroganti, una certa possibile confusione tra il suo ruolo di direttore artistico per eventi del Governo e quello di direttore artistico per eventi per la parte politica cui appartiene il capo del Governo;
   è inoltre compito del Governo, a parere degli interroganti, fornire debite garanzie del fatto che la vicinanza della Ercolani al Presidente del Consiglio, nel suo duplice ruolo di consulente istituzionale e politica, non abbia ripercussioni tali da ingenerare per vantaggi indebiti nei suoi rapporti commerciali col gestore del servizio televisivo pubblico –:
   se non ritenga opportuno rivedere i criteri nell'assegnazione delle consulenze da parte della Presidenza del Consiglio, o quantomeno aumentare le garanzie di trasparenza, in modo da evitare che soggetti retribuiti con risorse pubbliche per svolgere attività istituzionali si adoperino nel contempo in attività professionali per un partito o una parte politica;
   a quali criteri la Presidenza del Consiglio abbia fatto riferimento per fissare la retribuzione della consulente Simona Ercolani, pari a circa 5100 euro al mese lordi, e se la sua opera si sia limitata, negli ultimi 9 mesi, alla direzione artistica dei 3 spot relativi al settantesimo anniversario della Liberazione. (4-14745)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   la notte del 3 novembre 2016, nell'ambito di un'operazione «antiterrorismo» condotta dalla polizia turca nella gran parte delle province del sud est del Paese, 11 deputati del partito filocurdo Hdp, compresi i leader Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, sono stati arrestati;
   l'arresto fa seguito all'approvazione da parte del Parlamento turco, avvenuta il 20 maggio 2016, di un emendamento costituzionale che ha revocato l'immunità per i deputati. L'emendamento, proposto dal partito di governo del Presidente Erdogan, è stato approvato anche grazie al sostegno dell'opposizione nazionalista dell'Mhp e di una ventina di deputati del Partito repubblicano del popolo kemalista (Chp); i voti a favore, infatti, sono stati 376 su 550 componenti; una maggioranza tale da evitare il possibile ricorso al referendum;
   come denunciato con l'interpellanza n. 2-01391 dell'8 giugno 2016, la revoca dell'immunità ha riguardato in particolare i deputati dell'Hdp, il partito filocurdo che nel giugno 2015 è tornato in Parlamento superando la soglia di sbarramento del 10 per cento, con il rischio – concretizzatosi in queste ore dell'arresto con accuse di terrorismo e sostegno al Pkk. Lo stesso Presidente turco Erdogan aveva più volte auspicato la rimozione dell'immunità per i deputati curdi, accusandoli di essere il braccio politico del Pkk;
   al momento dell'approvazione dell'emendamento costituzionale il segretario dell'Hdp, Selahattin Demirtas, aveva annunciato la presentazione di un ricorso alla Corte costituzionale dichiarando «nessuno dei nostri deputati andrà volontariamente in tribunale. Dovranno venire a prenderci con la forza, perché in Turchia non c’è un potere giudiziario indipendente che possa garantire un giusto processo»;
   l'arresto degli 11 deputati segue il fermo, avvenuto nel mese di ottobre, di Gultan Kisanak e Firat Anli, i due co-sindaci dell'Hdp della città di Dlyarbakir, accusati di legami con il terrorismo e di appartenenza all'organizzazione Pkk;
   il fermo di amministratori locali ha suscitato la netta reazione della popolazione curda, in Turchia e all'estero. In particolare in Germania centinaia di persone hanno manifestato nelle principali città dove più significativa è la presenza di cittadini di origine curda. In queste ore lo stesso partito Hdp, in segno di protesta, ha annunciato il boicottaggio delle sedute della Grande Assemblea di Ankara;
   l'Hdp è un partito democratico e pluralista, con una struttura sociale e una base associativa multiculturale, multietnica e multireligiosa, ed è impegnato per la difesa delle libertà delle donne e l'emancipazione femminile;
   tanto la deliberazione del Parlamento turco quanto gli arresti delle ultime ore, hanno suscitato la ferma reazione politica degli Stati Uniti e del principali rappresentanti delle istituzioni europee. Si sono espressi contro gli arresti e a favore dei pluralismo politico. In particolare, l'Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini e il presidente del Parlamento europeo Martin Shulz il quale ha dichiarato che le ultime iniziative dei governo di Ankara «mettono in discussione la sostenibilità delle relazioni tra Ue e Turchia» –:
   quali siano gli orientamenti politici del Governo rispetto agli accadimenti di queste ore in Turchia e se il Ministro interrogato non intenda farsi promotore, in sede internazionale e soprattutto europea, di una decisa iniziativa politica finalizzata a favorire la piena affermazione dei diritti costituzionali in Turchia, compresa la scarcerazione dei deputati arrestati e il ripristino della immunità parlamentare a garanzia del libero esercizio del mandato di rappresentanza per i deputati di ogni parte politica.
(2-01537) «Romanini, Quartapelle Procopio, Zampa, Minnucci, Galperti, Incerti, Patrizia Maestri, Petrini, Ciracì, Taricco, Rocchi, Di Lello, Pagani, Dallai, Pelillo, Iori, Sberna, Blazina, Giacobbe, Baruffi, Prina, Carloni, Schirò, Dambruoso, Albanella, Albini, Lavagno, Andrea Maestri, Civati, Brignone, Matarrelli, Pastorino, Melilla, Sgambato, Paolo Rossi, Malisani, Piazzoni, Gasparini, Cominelli, Gandolfi, Schullian, Beni, Capozzolo, Meta».

Interrogazione a risposta immediata:


   SCOTTO, AIRAUDO, FRANCO BORDO, COSTANTINO, D'ATTORRE, DURANTI, DANIELE FARINA, FASSINA, FAVA, FERRARA, FOLINO, FRATOIANNI, CARLO GALLI, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, KRONBICHLER, MARCON, MARTELLI, MELILLA, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, RICCIATTI, SANNICANDRO e ZARATTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   in Turchia, il Partito democratico dei popoli (Hdp), principale formazione politica filocurda e terzo partito del Paese, ha annunciato che cesserà la sua attività in Parlamento, dopo che venerdì 4 novembre 2016 sono stati arrestati 12 dei suoi deputati, tra cui i due leader, Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag;
   il leader del partito filo-curdo Demirtas dal carcere sostiene: «siamo di fronte a un altro stadio del colpo di Stato civile in corso sotto la guida del Governo e del Palazzo (del presidente Recep Tayyip Erdogan). Io e i miei colleghi continueremo a resistere dovunque e sempre contro questo golpe fuorilegge»;
   il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz afferma: «segnale spaventoso sulle condizioni del pluralismo politico in Turchia» e aggiunge che le ultime iniziative del Governo di Ankara «mettono in discussione la sostenibilità delle relazioni tra Unione europea e Turchia». «Demirtas, Yuksekdag e gli altri parlamentari del partito Hdp sono dei legittimi e democratici rappresentati della società turca. Inoltre, l'Hdp è il terzo partito per rappresentati eletti nell'assemblea nazionale. Gli ultimi eventi devono essere trattati con urgenza»;
   intanto il Ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu si scaglia contro le reazioni delle istituzioni europee all'arresto degli esponenti dell'Hdp, dicendo che non accettano lezioni dall'Europa in particolare sullo stato di diritto e accusando, tra l'altro, diversi Paesi europei di «dare un sostegno molto forte al Pkk» curdo, considerato un'organizzazione terroristica sia dalla Turchia che dall'Unione europea;
   il Ministro degli esteri tedesco Frank Walter Steinmeier ha convocato l'inviato turco a Berlino e ha condannato gli arresti affermando: «La lotta contro il terrorismo non può essere una giustificazione per mettere a tacere l'opposizione politica o addirittura metterla in prigione»; ugualmente hanno fatto altri Paesi dell'Unione europea, come la Danimarca;
   a seguito degli arresti, migliaia di curdi sono scesi in piazza in varie città dell'Europa, raccogliendo la solidarietà di ampissimi strati della società civile e politica europea –:
   quali iniziative urgenti il Governo intenda intraprendere per chiedere la scarcerazione immediata dei parlamentari dell'Hdp e, in particolare, se non intenda, in sede europea, promuovere un'iniziativa per far cessare la spirale autoritaria e favorire il processo democratico in Turchia, a partire dalla sospensione dell'accordo Unione europea-Turchia sui rifugiati. (3-02612)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   MANLIO DI STEFANO, SPADONI, SIBILIA, GRANDE, SCAGLIUSI, DEL GROSSO e DI BATTISTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il 3 novembre 2016, in risposta (a parere degli interroganti, ampiamente insoddisfacente e pretestuosa) all'atto di sindacato ispettivo 5-09655, concernente l'adeguamento degli stipendi del personale a contratto in alcune sedi estere, il Sottosegretario Della Vedova affermava, tra l'altro, a proposito delle retribuzioni medie garantite ai dipendenti con pari mansioni dalle rappresentanze diplomatiche di altri Paesi dell'Unione europea, che: «Il termine di riferimento è necessariamente costituito dalle retribuzioni medie corrisposte, e non dai salari di ingresso, in modo da tenere conto delle progressioni economiche e di altri eventuali benefici accessori, accordati dagli altri datori di lavoro e non previsti nel nostro ordinamento»;
   sempre a parere degli interroganti, il riferimento al progressivo aumento degli stipendi da parte dei partner europei, appare assolutamente infondato poiché, il primo firmatario del presente atto è in possesso di documenti (avvisi di assunzione di Francia, Svizzera, Olanda e Regno Unito) dai quali non si evince la possibilità di avanzamento di carriera o di progressività della posizione salariale;
   anche qualora vi fosse una progressione o una carriera, quanto sopra citato nella risposta del Sottosegretario appare agli interroganti inaccettabile in quanto vi si asserisce in pratica che i contrattisti li si paga direttamente il massimo, perché per legge non è previsto un eventuale futuro aumento salariale;
   peraltro, dai documenti citati si evince chiaramente che i menzionati soggetti non sono dipendenti con contratto di lavoro subordinato, ma semplicemente figurano come «lavoratori a contratto» con sgravi fiscali sufficienti ad avere il proprio salario quasi netto –:
   per quale motivo, malgrado ciò che mostrano i documenti citati, si continui, come nella risposta fornita dal Governo alla citata interrogazione, ad affermare il contrario ad avviso degli interroganti negando l'evidenza. (5-09972)


   FITZGERALD NISSOLI e DELLAI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   gli italiani all'estero, iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), sono chiamati ad esprimere il voto in occasione della consultazione referendaria del 4 dicembre 2016 sulle riforme costituzionali;
   tale voto avviene, come per le elezioni politiche, per corrispondenza;
   in un'intervista pubblicata sul Fatto Quotidiano del 25 ottobre 2016 vengono espresse preoccupazioni circa il rischio di brogli che potrebbero verificarsi durante le operazioni di voto con l'intercettazione dei plichi che «potrebbero essere manomessi e votati da parte, non tanto di singoli, ma, eventualmente, da organizzazioni messe all'uopo a punto per questo scopo e che dispongano di consistenti mezzi e informazioni»;
   tale ipotesi sarebbe lesiva, oltre che dei diritti dei cittadini italiani all'estero, anche dell'immagine dell'Italia nel mondo –:
   quali misure siano state messe a punto dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale affinché siano rispettati i diritti sanciti dall'articolo 48 della Costituzione, per cui il voto è personale ed eguale, libero e segreto, e il suo esercizio è dovere civico. (5-09973)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata:


   BORGHI, BERGONZI, STELLA BIANCHI, BRAGA, BRATTI, CARRESCIA, COMINELLI, COVELLO, DE MENECH, GADDA, GINOBLE, TINO IANNUZZI, MANFREDI, MARIANI, MARRONI, MASSA, MAZZOLI, MORASSUT, REALACCI, GIOVANNA SANNA, VALIANTE, ZARDINI, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   si è aperta a Marrakech la Conferenza internazionale sul clima Cop 22 che segue l'entrata in vigore dell'Accordo sul clima di Parigi, con il quale sono stati sottoscritti gli impegni per contenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto della soglia critica di due gradi e per mettere in atto tutti gli sforzi necessari per non superare 1,5 gradi, con l'obiettivo finale di zero emissioni entro il 2050;
   l'impegno a mitigare il riscaldamento globale non dovrebbe essere considerato un ostacolo, ma, al contrario, una straordinaria leva per creare nuovo e duraturo sviluppo e nuova occupazione in chiave sostenibile;
   per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di limitare l'innalzamento della temperatura sono necessarie una rapida decarbonizzazione e una serie di misure che necessitano di un'azione concertata da parte dell'Unione europea e degli altri grandi produttori di emissioni, anche attraverso l'accelerazione definitiva della transizione verso una economia globale resiliente ai cambiamenti climatici e a impatto climatico zero;
   la Conferenza di Marrakech rappresenta un'importante opportunità per proseguire i negoziati sugli elementi chiave dell'Accordo di Parigi, in particolare per rafforzare il quadro per la trasparenza e i dettagli del bilancio globale, dei finanziamenti per il clima e di una governance multilivello inclusiva, nell'ambito degli impegni assunti dall'Unione europea per la mitigazione e l'adattamento, il sostegno finanziario, il trasferimento delle tecnologie e lo sviluppo delle capacità;
   solo con un approccio sistemico e olistico si potrà affrontare un'efficace lotta ai cambiamenti climatici, a partire dalla modifica dei sistemi di scambio di quote di emissione, dalle potenzialità di mitigazione e di rafforzamento della resilienza che presentano le emissioni da uso del suolo (agricoltura, allevamento, silvicoltura e altre destinazioni d'uso), dalla necessità di rafforzare la capacità di adattamento delle foreste, dall'inserimento in un sistema virtuoso di contabilizzazione anche dei settori dei trasporti aerei e marittimi internazionali, nonché dalle potenzialità che garantisce il risparmio energetico degli edifici;
   assegnando un ruolo fondamentale all'economia circolare in una società a basse emissioni di carbonio e ad un obiettivo più ambizioso riguardo all'efficienza energetica e allo sviluppo delle energie rinnovabili, si potrà garantire una crescita sostenibile e raggiungere la sicurezza energetica –:
   quali proposte e strumenti il Governo abbia inteso rappresentare per il perseguimento degli obiettivi previsti, nell'ambito della diplomazia climatica dell'Unione europea, e per assumere l'iniziativa politica nel processo di revisione previsto per il 2018. (3-02615)


   MATARRESE, VARGIU e DAMBRUOSO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si evince da fonti di stampa, lo stabilimento siderurgico Ilva di Taranto utilizza, ancora oggi, acqua potabile per il raffreddamento dei suoi impianti;
   il sistema di raffreddamento utilizzato da Ilva comporta non solo costi elevati, ma soprattutto l'impiego e, quindi, lo spreco di molta acqua potabile, che, secondo le stime di Legambiente, si attesterebbe a circa 250 litri al secondo;
   lo spreco di acqua potabile attualmente ancora in corso non appare opportuno, soprattutto in considerazione del fatto che la regione Puglia registra, notoriamente, costanti problemi di approvvigionamento idrico;
   le politiche e le normative in materia di gestione del ciclo dell'acqua, adottate da tutti gli Stati membri dell'Unione europea, sono orientate all'unanimità anche alla promozione di misure tese a favorire il riutilizzo delle acque reflue per scopi diversi, quali anche l'alimentazione di sistemi di raffreddamento in campo industriale ai fini della tutela quantitativa delle risorse idriche, limitando allo scopo il prelievo delle acque e favorendo il risparmio idrico mediante l'impiego di tecnologie avanzate e l'utilizzo multiplo delle acque reflue;
   secondo fonti di stampa, confermate da esponenti dell'esecutivo della regione Puglia, l'impianto di raffreddamento dello stabilimento Ilva potrebbe utilizzare acque reflue provenienti dai depuratori Bellavista e Gennarini, ma pare che, nonostante le intenzioni manifestate dagli enti locali, non sussistano ancora i presupposti infrastrutturali adeguati per approvvigionare l'impianto di tali risorse idriche –:
   quali siano gli elementi ostativi alla programmazione e alla realizzazione di interventi volti alla dotazione di infrastrutture adeguate all'approvvigionamento dello stabilimento Ilva di acque reflue ai fini del raffreddamento dei suoi impianti e quali iniziative di competenza intenda adottare per favorirne l'impiego in tempi brevi, così da interrompere lo spreco di acque potabili attualmente ancora in atto. (3-02616)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIOVANNA SANNA e BORGHI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il parco nazionale dell'Arcipelago de La Maddalena è stato istituito con la legge 4 gennaio 1994, n. 10, a cui è seguita, con decreto del Presidente della Repubblica del 17 maggio 1996, l'istituzione dell'ente parco;
   il parco copre una superficie terrestre di 5.100 ettari ed una superficie marina di 15.046 ettari, estendendosi su ben 180 chilometri di coste, dalle Bocche di Bonifacio fino alle isole dell'arcipelago di La Maddalena;
   nel 1998 viene nominato il primo presidente dell'ente parco, Ignazio Camarda e viene incaricato un comitato di gestione provvisorio. Nel gennaio 2002 diventa presidente Gianfranco Cualbu. Nel 2003 si insedia il consiglio direttivo dell'ente che delibera l'elezione della giunta esecutiva;
   con decreto DEC/DPN/2361 del 15 dicembre 2006 l'ente parco viene commissariato e affidato al commissario straordinario Giuseppe Bonanno. Lo stesso diventa presidente per effetto del decreto ministeriale DEC/DPN/976 il 31 maggio 2007 e viene riconfermato con DEC/GAB/175 il 22 ottobre 2012;
   il 23 ottobre 2016 il presidente Bonanno si è autosospeso; lo stesso aveva già chiesto al Ministero di nominare un commissario ad acta per adottare il piano del parco;
   per far luce sulle ultime due sedute del consiglio direttivo, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha incaricato gli uomini della capitaneria di porto de La Maddalena di compiere degli accertamenti (pare che il 26 ottobre 2016 sia stato fatto un sopralluogo nella sede dell'ente, chiedendo chiarimenti al presidente Bonanno e al direttore facente funzioni Yuri Donno);
   la mancata approvazione del piano di tutela del parco, atteso da vent'anni, è la nefasta conseguenza dell'insanabile conflitto tra il presidente Bonanno e i quattro componenti del consiglio direttivo; in aggiunta, poiché il consiglio non ha potuto ratificare la nomina di Donno a direttore, la macchina amministrativa del Parco è ferma –:
   se il Ministro interrogato non ritenga necessario assumere le iniziative di competenza per individuare con urgenza un commissario straordinario, dotato della necessaria competenza amministrativa e delle opportune conoscenze tecnico-ambientali, per consentire l'approvazione del piano di tutela del parco nazionale dell'Arcipelago de La Maddalena e la completa funzionalità dell'ente. (5-09974)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOLEZZI, TERZONI, BUSTO, DE ROSA, VIGNAROLI, DAGA, MICILLO e MANNINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel 1994 fu dichiarato lo stato d'emergenza per la gestione dei rifiuti solidi urbani (RSU) in regione Campania; il 31 marzo 1998 un'ordinanza del Ministro dell'interno pro tempore Giorgio Napolitano spinse alla realizzazione di impianti per produzione di combustibile derivato dai rifiuti (CDR) e alla successiva costruzione di un numero adeguato di inceneritori; un processo, a giudizio degli interroganti, poco virtuoso che determinò, in numerosi siti di stoccaggio campani, l'accumulo delle «ecoballe»; oltre 5,4 milioni di tonnellate di questo materiale attende destinazione;
   al mancato smaltimento di previsione si devono aggiungere le inadeguate misure di sicurezza che provocarono un importante inquinamento. I comitati ambientalisti locali proposero il recupero, cosiddetto «spinto», di materia; al momento, però, i governatori succedutisi alla guida della regione, ad avviso degli interroganti, non hanno rivolto adeguata attenzione al problema e innumerevoli sono le inchieste giudiziarie, riassunte nel libro «Ecoballe» di Paolo Rabitti;
   con deliberazione n. 418 del 16 settembre 2015, la giunta regionale campana del governatore De Luca ha previsto una struttura tecnica, denominata «Struttura di missione per lo smaltimento del RSB», con obiettivo di rimozione dei rifiuti stoccati e la successiva bonifica dei siti, in linea con l'articolo 2, comma 7, del decreto-legge n. 185 del 2015. Il primo stralcio operativo riguarda 800.000 tonnellate di rifiuti;
   il decreto n. 39 del 15 aprile 2016 ha aggiudicato la procedura di gara dei lotti 2-4-5-6-8; il lotto 4, riguardante i siti di Giugliano (Napoli) e depuratore Marcianise (Caserta) pari a 81.525 tonnellate, è stato assegnato al raggruppamento temporaneo di imprese (RTI) Ecosistem srl (mandataria) e Econet srl per lo smaltimento delle ecoballe in impianti di proprietà della RTI a Lamezia Terme, di proprietà di Valor RIB Lda in Portogallo;
   da fonti di stampa (Il Fatto Quotidiano 22 settembre 2016 di Fabrizio Geremicca) si è appreso che lo smaltimento delle ecoballe procede a rilento; ad oggi, mancano le autorizzazioni per spostarle in Bulgaria (dove c’è una forte sollevazione popolare) e Romania, poiché i siti scelti in partenza non sono stati confermati; solo l'1 per cento delle ecoballe previste è stato trasferito alla data del 30 agosto 2016, nei siti gestiti da Herambiente a Mantova e Ravenna, mediante autoarticolati da 29 tonnellate l'uno;
   da un accesso agli atti, presso l'ente provinciale di Mantova, si è appreso che le ecoballe sono giunte a Castiglione delle Stiviere (Mantova), e non a Lamezia Terme, dal depuratore di Marcianise (Caserta) nella quantità di 4.767 tonnellate (al 30 settembre 2016), per un totale di rifiuti, proveniente dalla Campania, di 16.567 tonnellate, mentre, nel 2015, erano giunti dalla Campania all'impianto di Castiglione 46.520 tonnellate di rifiuti. Queste ecoballe vengono trattate per l'incenerimento; tale procedura potrebbe essere eseguita nelle aree limitrofe alle ecoballe stesse per realizzare un parziale recupero di materia;
   a Castiglione si lotta da anni contro l'autorizzazione della discarica Cava Pirossina (si veda al proposito l'interrogazione regione Lombardia, consigliere del MoVimento 5 Stelle Fiasconaro);
   i solventi clorurati impattano in falda, determinando l'incremento significativo delle patologie tumorali nel territorio comunale; è notizia recente quella dello smaltimento di inquinati da sostanze fluorurate presso gli impianti della Indecast (interrogazione n. 4-14574 presentata dal primo firmatario del presente atto) –:
   se il Ministro interrogato non intenda chiarire, per quanto di competenza, le ragioni della nuova destinazione delle ecoballe di cui in premessa e del rallentamento della procedura;
   se non intenda adoperarsi per valutare l'appropriatezza del sistema nazionale di trattamento e del successivo smaltimento delle ecoballe, e se non intenda promuovere strategie meno costose di smaltimento a filiera corta mirate al recupero di materia in linea con i princìpi di economia circolare. (4-14738)


   RICCIATTI, ZARATTI, PELLEGRINO, FERRARA, FRANCO BORDO, FOLINO, NICCHI, GREGORI, MARTELLI, AIRAUDO, PLACIDO, MELILLA, PIRAS e QUARANTA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 28 agosto 2016, a partire dalle 10.15, forti esalazioni di idrocarburi sono state avvertite su tutta la spiaggia e la città di Falconara Marittima;
   le numerose segnalazioni dei cittadini hanno mobilitato i vigili del fuoco del comando provinciale di Ancona e l'Arpa Marche i quali si sono recati presso la raffineria Api sita nella città;
   venuta a conoscenza della presenza di petroliere ai terminali petroliere di Api raffineria denominati pontile e isola, l'Arpa Marche ha chiesto alla Capitaneria di porto di Ancona di effettuare un sopralluogo sulle navi ivi presenti al fine di verificare l'esistenza di elementi riconducibili alle esalazioni segnalate;
   né il rapporto di servizio n. 90/2016 della Capitaneria di porto – Sezione Falconara Marittima (redatto a seguito dell'intervento della stessa), né la dichiarazione sottoscritta dal Comandante della petroliera Ft-Quinto né la relazione di Api raffineria di Ancona Spa – Logistica riportano, a giudizio degli interroganti, dettagli tecnico/operativi sufficienti ad accertare la dinamica dei fatti che hanno determinato la fuoriuscita delle esalazioni dalle cisterne della petroliera Ft-Quinto;
   il sistema di ventilazione delle cisterne di carico della Ft-Quinto dovrebbe essere autorizzato e progettato per rilasciare i vapori lontano dall'area di coperta della nave, come da requisiti dell'Isgott (International Safety Guide for Oil Tankers and Terminals) –:
   se Ministri interrogati possano chiarire, per quanto di competenza:
    se risulti che dopo la discarica di Virgin Nafta (benzina non depurata) e Gasolio semilavorato (dirty gasoil – gasolio ad alto contenuto di zolfo), le cisterne della petroliera Ft-Quinto che avevano contenuto i due prodotti siano state lavate, o bonificate, o inertizzate, o altro;
    se sia stata verificata e/o acquisita copia del giornale delle operazioni IGS (sistema di gas inerte/ventilazione e sistema Crude Oil Washing) della petroliera Ft-Quinto;
    se siano state verificate e/o acquisite le procedure di manutenzione delle attrezzature del sistema IGS;
    se sia stato acquisito dalla petroliera Ft-Quinto il registro delle visite d'accertamento, rilevamenti, controlli e tarature in ottemperanza ai requisiti, alle procedure e istruzioni forniti della casa costruttrice del sistema IGS;
    se sia stata verificata l'esistenza a bordo della petroliera Ft-Quinto del manuale di gas inerte, riconosciuto dalla società di classifica;
    se la petroliera Ft-Quinto sia dotata di una valvola P/V indipendente per ogni cisterna ed ottempera a quanto prescritto dalla Solas II-2, norma 59, in riferimento alla protezione della pressione/depressione della cisterna;
    quale sia la temperatura dell'olio combustibile semilavorato in partenza dal serbatoio TK203 della raffineria Api e quale fosse la temperatura di arrivo alle cisterne della Ft-Quinto;
    quali siano i valori della portata di caricazione (mc/minuto) dell'olio combustibile semilavorato nelle cisterne della (Ft-Quinto, evidenziando variazioni nell'arco del periodo di caricazione effettuata dalle ore 2,48 alle 18,06 (come indicato nella relazione di Api raffineria di Ancona Spa – logistica);
    con riferimento alle pressioni e ad altri stati fisici e chimici in gioco nella situazione, in che cosa sia concretamente consistito «un diverso assetto delle valvole di polmonazione» operato dal comandante della petroliera Ft-Quinto, ovvero se si sia operata la polmonazione attraverso una valvola ad alta velocità o attraverso il flusso libero;
   se sia stata verificata e/o acquisita documentazione della petroliera Ft-Quinto inerente alle procedure appropriate, di giornali di bordo e di registri di addestramento inerenti alla sicurezza, alla prevenzione dell'inquinamento, alla manutenzione, alla navigazione, alla movimentazione del carico, l'ormeggio e la pulizia delle cisterne. (4-14741)


   RICCIATTI, ZARATTI, PELLEGRINO, FERRARA, FRANCO BORDO, FOLINO, NICCHI, GREGORI, MARTELLI, AIRAUDO, PLACIDO, MELILLA, PIRAS e QUARANTA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 28 agosto 2016, a partire dalle ore 10,15, forti esalazioni di idrocarburi sono state avvertite su tutta la spiaggia e la città di Falconara Marittima (Ancona), interessando anche il quartiere Collemarino di Ancona;
   le numerose segnalazioni dei cittadini hanno mobilitato i vigili del fuoco del comando provinciale di Ancona e l'agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche i quali, dopo aver verificato in vari punti della città l'inesistenza di eventuali fughe di metano, alle ore 12 circa, si sono recati alla raffineria Api, i cui impianti sono situati dentro la città di Falconara Marittima;
   venuta a conoscenza della presenza di petroliere ai terminali petroliferi di Api raffineria, denominati pontile e isola, l'Arpa Marche ha chiesto alla capitaneria di porto di Ancona di effettuare un sopralluogo sulle navi ivi presenti al fine di verificare l'esistenza di elementi riconducibili alle esalazioni segnalate;
   alle ore 14,10 la sezione distaccata di Falconara Marittima della capitaneria di porto di Ancona veniva allertata e sollecitata ad effettuare un sopralluogo nella zona antistante la raffineria Api;
   dal rapporto di servizio n. 90/2016 della capitaneria di porto e da una nota del settore logistica di Api raffineria di Ancona Spa, emergono rilievi sui quali l'interrogante ritiene opportuno ricevere chiarimenti;
   in particolare, dalla relazione di Api raffineria di Ancona Spa – Logistica emerge come «non si è verificata l'attivazione automatica dei rilevatori di sostanze idrocarburiche presenti sulla struttura» –:
   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno rendere disponibile la documentazione in merito alla vicenda illustrata in premessa, con particolare riferimento:
   ai rapporti di prova sulle verifiche dei sistemi di monitoraggio delle emissioni, così come reso obbligatorio da Ispra – servizio interdipartimentale per l'indirizzo, il coordinamento ed il controllo delle attività ispettive, con circolare del 4 marzo 2011;
   alle schede di richiesta di interventi di manutenzione al terminale petrolifero/isola dal 1o gennaio 2016 al 28 agosto 2016;
   alle schede degli interventi di manutenzione effettuati al terminale petrolifero/isola dal 1o gennaio 2016 al 28 agosto 2016;
   alle segnalazioni dei rappresentanti sindacali dei lavoratori per la sicurezza relative alle problematiche rilevate al terminale petrolifero/isola dal 1o gennaio 2016 al 28 agosto 2016. (4-14743)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata:


   LATRONICO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   la legge 28 dicembre 2015, n. 208, legge di stabilità per il 2016, ai commi 345 e 347, ha statuito 28 milioni di euro per realizzare interventi per Matera capitale della cultura 2019 e 20 milioni di euro per il completamento del restauro urbanistico ambientale dei rioni Sassi, patrimonio mondiale dell'umanità e luogo distintivo di Matera;
   il 2 maggio 2016, il Ministro interrogato ha firmato il decreto ministeriale che assegna 28 milioni di euro a Matera, capitale europea della cultura nel 2019. Il finanziamento prevede un investimento di 17 milioni di euro per le opere pubbliche e di undici milioni di euro per il dossier Matera 2019;
   in particolare, le risorse per le opere pubbliche che saranno destinate al comune di Matera sono così ripartite: 7 milioni di euro per il Parco della storia dell'uomo – civiltà contadina; un milione e mezzo di euro per il Parco della storia dell'uomo – città dello spazio; 8 milioni di euro per il Guerrieri di Matera; 500 mila euro per la risistemazione della Cava del sole. Alla Fondazione Matera-Basilicata 2019 gli 11 milioni di euro sono stati così ripartiti: 3 milioni 600 mila euro per il piano della comunicazione; 7 milioni e 400 mila euro per il piano di assistenza tecnica;
   ad oggi la valutazione che emerge è che non ci siano gli strumenti e le risorse idonee per il raggiungimento dei programmi previsti e per le potenzialità che l'evento dovrebbe assicurare. L'assegnazione delle risorse è esigua per un evento di portata internazionale dopo l'Expo 2015 di Milano, che è costato 2,2 miliardi di euro;
   il comune di Matera è in difficoltà per l'insufficienza di risorse tecniche ed economiche e la Fondazione Matera 2019 mostra la sua debolezza strutturale ed operativa;
   mancano 780 giorni per il raggiungimento del traguardo Matera 2019 e non sono previsti interventi infrastrutturali per garantire le connessioni viarie e ferroviarie della città di Matera con i nodi trasportistici come la Ferrandina-Matera e Matera-Bari –:
   se non ritenga opportuno definire uno strumento di programmazione e attuazione (accordo di programma) che consenta il coordinamento dei soggetti istituzionali coinvolti e garantisca l'effettiva realizzazione degli interventi previsti.
(3-02613)


   BORGHESI, FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il 3 novembre 2016 è stato recapitato ai diciottenni di Molteno, Sirone e Garbagnate Monastero un volantino da parte del comitato «Basta un sì» del circolo del Partito democratico attivo nei tre comuni, nel quale si invitano i neo maggiorenni ad un incontro, la sera del 7 novembre 2016, con una parlamentare del Partito democratico presso la sala civica di Sirone. L'argomento è il seguente: «Si parlerà della nostra proposta per il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 e di come utilizzare il bonus di euro 500 previsto dal Governo Renzi per i nati nell'anno 1998»;
   l'affiancamento dei due argomenti in un'unica serata lascia pochi dubbi, a parere degli interroganti, sull'intenzione di attrarre giovani con la scusa di illustrare il bonus per conquistare un «sì» al referendum;
   illustrare, infatti, ai giovani, che guardano al proprio futuro e per la prima volta si recheranno a votare, come poter avere 500 euro da spendere in eventi culturali e, contemporaneamente, le ragioni del «sì» che la maggioranza di Governo sta portando avanti è sinonimo, ad avviso degli interroganti, di scorrettezza civile, prima ancora che politica, una vera e propria strumentalizzazione –:
   per quali motivi il Governo abbia deciso di procedere all'attivazione del «bonus cultura» proprio in prossimità del voto referendario, così alimentando il sospetto, a parere degli interroganti, che sussistano impropri collegamenti tra tale bonus e la ricerca del consenso elettorale delle giovani generazioni. (3-02614)

Interrogazioni a risposta orale:


   TERZONI, MASSIMILIANO BERNINI, VACCA, GRILLO, AGOSTINELLI, CECCONI, CIPRINI, GALLINELLA, DAGA, LUIGI DI MAIO, CASTELLI, MICILLO, MANNINO, DE ROSA, ZOLEZZI, BUSTO e VIGNAROLI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il sisma che il 24 agosto del 2016 ha colpito l'entroterra di Marche, Umbria e Lazio ha provocato ingenti danni anche ai beni artistici e culturali;
   i primi sopralluoghi consentirono di stimare in 293 i beni immobili di valore culturale crollati o gravemente danneggiati nel raggio di 20 chilometri dall'epicentro;
   le stime sono successivamente lievitate, coinvolgendo un'area più ampia rispetto a quella interessata dalle prime operazioni di censimento, fino ad arrivare a elencare circa 1.500 beni colpiti da lesioni più o meno gravi fino al crollo e a 13.500 per quanto riguarda le opere d'arte mobili;
   dal 24 agosto 2016 sul sito internet del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo vengono riportati gli aggiornamenti riguardanti le attività di recupero dei beni artistici che vengono eseguite nelle aree colpite e l'avanzamento delle operazioni di sopralluogo atte a verificare i danni al patrimonio;
   nonostante questo apparente impegno del Ministero, le scosse del 26 ottobre, del 31 ottobre e del 1o novembre 2016 hanno trovato il patrimonio architettonico già danneggiato sprovvisto delle necessarie strutture di puntellamento atte alla messa in sicurezza e che erano state utilizzate e realizzate dopo pochi giorni in occasione degli eventi sismici del 1997 (Marche e Umbria) e del 2009 (L'Aquila);
   gli edifici rimasti miracolosamente in piedi dopo il sisma del 24 agosto 2016, ancorché in condizioni precarie di stabilità, sono rovinosamente crollati a causa del lunghissimo sciame sismico e delle scosse che si sono verificate ad ottobre;
   la stampa riporta che il Ministro, in risposta ad alcuni giornalisti che chiedevano spiegazioni rispetto alla mancata realizzazione delle opere di puntellamento, avrebbe dichiarato «È stato fatto un lavoro molto scrupoloso, fin dal mattino dopo, il 24 agosto e anche ora. Ma la vastità dei danni comporta che si debbano seguire delle priorità» (ANSA, 28 ottobre) –:
   se disponga di dati aggiornati circa lo stato dei beni artistici e culturali presenti nelle aree colpite dagli eventi sismici del 24 agosto, 26, 31 ottobre e 1o novembre 2016;
   se esista un piano degli interventi ed eventualmente quali siano le relative tempistiche di attuazione;
   se sia sta attivato un sistema di monitoraggio in grado di aggiornare in tempo reale sulle condizioni dei beni artistici e culturali colpiti dagli eventi sismici e sugli eventuali interventi già posti in essere;
   se non ritenga di dover prevedere la stesura di un protocollo che in situazioni di questo tipo detti le linee guida da rispettare per il rilievo dei danni e le operazioni di messa in sicurezza e ripristino dei beni artistici e culturali;
   quali siano i motivi che hanno rallentato e impedito la realizzazione delle opere di messa in sicurezza del patrimonio architettonico e se i fondi messi a disposizione per queste operazioni siano ritenuti sufficienti a intervenire su tutte le strutture colpite;
   quali siano le priorità che il Ministero sta seguendo nella programmazione degli interventi e se esista un piano degli interventi da eseguire;
   se non ritenga di dover mettere a disposizione dei cittadini uno strumento attraverso il quale mappare i beni architettonici censiti nell'area colpita dai sismi che si sono succeduti dal 24 agosto 2016 nelle zone di Marche, Umbria e Lazio, rendendo accessibili per ognuno in tempo reale le informazioni circa le condizioni, gli interventi programmati e l'avanzamento degli interventi stessi, al fine di consentire maggiore controllo e consapevolezza di quanto viene eseguito. (3-02609)


   MASSA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il comune di Otranto ha realizzato un intervento di riqualificazione del porto turistico di Otranto, nell'ambito del quale venivano realizzati dei «pontili galleggianti», funzionali alla razionalizzazione dei sistemi di ormeggio per imbarcazioni da diporto (i pontili galleggianti, infatti, sostituiscono «ormeggi a corpi morti», caotici ed insicuri);
   nell'ambito dell'originaria procedura autorizzativa – nota prot. n. 11391 del 29 ottobre 2010 – veniva acquisito il parere della competente Soprintendenza, parere favorevole, ma con la prescrizione che i pontili galleggianti vengano smontati al termine della stagione estiva, ossia che vengano installati per un massimo di sei mesi all'anno;
   con riguardo al successivo progetto in variante la stessa Soprintendenza esprimeva un parere parzialmente favorevole (era infatti preclusa la possibilità di realizzare i pontili su pali fissi), in ogni caso richiamando la prescrizione relativa allo «smontaggio» dei pontili (con riguardo a tale ultimo parere il comune di Otranto ha proposto ricorso al Tar, nell'ambito del quale è stata respinta l'istanza cautelare, attualmente in attesa di fissazione dell'udienza di merito);
   con istanza in data 4 ottobre 2016 il comune di Otranto chiedeva alla Soprintendenza la revisione dell'originario parere relativamente alla prescrizione inerente allo «smontaggio» dei pontili, per un verso richiamando la sopravvenuta normativa regionale in materia di concessioni demaniali per strutture balneari e, per altro rilevante profilo, la oggettiva impossibilità, per le non derogabili caratteristiche dell'intervento, di procedere allo «smontaggio» e successivo «ri-montaggio» dei pontili, in ragione del sistema di ancoraggio in sicurezza e delle interferenze con le tubazioni idriche, anti incendio ed elettriche, nonché per la dovuta considerazione degli enormi costi connessi a tale (irragionevole) attività;
   l'istanza del comune di Otranto è stata respinta dalla Soprintendenza con provvedimento prot. n. 4856 del 17 ottobre 2016, ma il provvedimento sostanzialmente si limita alla reiterazione della originaria prescrizione;
   la conferma della prescrizione, peraltro assolutamente singolare ed atipica con riguardo a strutture portuali del tipo di quelle in esame, in assenza di qualsivoglia motivazione relativamente alla oggettiva impossibilità di procedere nel senso indicato, si pone, secondo l'interrogante, in evidente contrasto con l'obbligo della valutazione dei diversi interessi pubblici coinvolti e come sostanzialmente invasiva di competenze non riconducibili alla materia della tutela del paesaggio –:
   quali iniziative il Ministro intenda porre in essere affinché, pur nel dovuto rispetto delle competenze della Soprintendenza, si proceda ad una verifica del rispetto sostanziale dell'ambito della valutazione paesaggistica in senso proprio, nella dovuta considerazione degli altri profili di interesse, compresi quelli relativi alla razionalizzazione del costo degli investimenti. (3-02611)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PRODANI e MUCCI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   l'Enit, Agenzia nazionale italiana del turismo, è l'ente sottoposto alla vigilanza del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con il compito di promuovere l'offerta turistica italiana. È un ente pubblico economico operante sulla base delle disposizioni previste dall'articolo 16 del decreto-legge 31 maggio 2014 n. 83 del 2014, e dello statuto approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2015;
   lo statuto dell'Enit, all'articolo 8, «Organizzazione e funzionamento dell'Enit», comma 1, riporta che «l'organizzazione e il funzionamento di Enit rispettano i principi di imparzialità, efficienza, economicità e trasparenza (...)»;
   sul sito istituzionale dell'Ente, nella sezione «bandi di gara e contratti» sono presenti seguenti bandi di gara: «affidamento del servizio progettazione esecutiva, allestimento e funzionamento dello stand Enit Italia Mice per la partecipazione alla fiera congressuale IBTM WORLD di Barcellona (29 novembre – dicembre 2016) Termine ricezioni offerte: entro le ore 13 del 10 ottobre 2016»; «affidamento del servizio di ideazione, progettazione, allestimento e funzionamento dello stand Enit Italia Fiera Imex di Las Vegas. Termine ricezione offerte: entro le ore 13 del 5 settembre 2016»; «affidamento del servizio di ideazione e progettazione dello Stand Enit Italia. Termine ricezione offerte: entro le ore 13 del 9 agosto 2016»;
   il decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 «Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni», all'articolo 5 prevede il diritto di accesso a dati e documenti, nonché gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni; l'articolo 19, comma 1, recita che «fermi restando gli altri obblighi di pubblicità legale, le pubbliche amministrazioni pubblicano i bandi di concorso per il reclutamento, a qualsiasi titolo, di personale presso l'amministrazione» al comma 2, si provvede che «le pubbliche amministrazioni pubblicano e tengono costantemente aggiornato l'elenco dei bandi in corso, nonché quello dei bandi espletati nel corso dell'ultimo triennio, accompagnato dall'indicazione, per ciascuno di essi, del numero dei dipendenti assunti e delle spese effettuate»;
   infine l'articolo 37 «Obblighi di pubblicazione concernenti i contratti pubblici di lavori, servizi e forniture» al comma 1, illustra come «fermi restando gli altri obblighi di pubblicità legale e, in particolare, quelli previsti dall'articolo 1, comma 32, della legge 6 novembre 2012, n. 190, ciascuna amministrazione pubblica, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e, in particolare, dagli articoli 63, 65, 66, 122, 124, 206 e 223, le informazioni relative alle procedure per l'affidamento e l'esecuzione di opere e lavori pubblici, servizi e forniture»;
   contrariamente al decreto legislativo n. 33 del 2013 in relazione ai bandi di gara, riportati in premessa e attualmente scaduti, sul sito di Enit non è presente alcun elenco degli assegnatari –:
   se il Ministro interrogato intenda chiarire le ragioni dell'assenza degli assegnatari di bandi di gara pubblicati sul sito di Enit. (5-09970)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto segnalato da alcuni amministratori locali, la situazione di carenza di liquidità in cui versano numerosi enti locali è appesantita dai recuperi «obbligatori» che la finanza locale origina e trasmette per competenza all'Agenzia dell'entrate, a valere sul gettito Imu di ogni anno;
   in particolare, vi è il caso del comune di Acate, in provincia di Ragusa, all'interno del quale, se almeno per l'anno in corso venissero congelati tali recuperi, già comunicati dall'ente all'Agenzia dell'entrate il 6 giugno 2016, per due importi distinti di 503.996,70 euro e 553.580,14 euro (per un totale di euro 1.057.576,84), tale ente avrebbe la possibilità, entro il 31 dicembre 2016, di liquidare tutte le spettanze stipendiali al personale dipendente, compresa la tredicesima mensilità;
   viceversa, l'approvazione dello stato di dissesto (avvenuto il 12 agosto 2016 con la delibera consiliare n. 37), la mancata proroga del servizio di tesoreria comunale e l'eventualità di una gara deserta per la relativa aggiudicazione (dovuta alla mancanza di fiducia che ormai il comune in questione ha perso nel tessuto sociale), non consentirebbe al comune di recuperare una somma così consistente per la copertura delle pregresse mensilità stipendiali accumulate fino ad oggi (pari a 5 mensilità già maturate e tre che matureranno entro il 31 dicembre 2016);
   pertanto, l'unica via che sembrerebbe percorribile per la risoluzione del problema è l'emissione di un decreto del Ministro dell'interno che preveda il congelamento dei recuperi di cui sopra pubblicati nel sistema di certificazione degli enti locali, il sistema «Trasmissione bilanci enti locali» (Tbel), del Ministero dell'interno –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;
   se non ritengano di dover intervenire, per quanto di competenza, per risolvere questa situazione e le tante simili che si sono venute a creare in tantissimi comuni italiani e se non intendano procedere secondo quanto indicato nell'ultimo capoverso della premessa. (4-14732)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   MASSA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con delibera n. 121 del 2001 il Cipe ha previsto, tra i «Sistemi stradali e autostradali», del «Corridoio plurimodale adriatico» l'adeguamento della strada provinciale 275 da Maglie a Santa Maria di Leuca, in provincia di Lecce;
   l'opera è stata inclusa nella intesa generale quadro tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la regione Puglia, sottoscritta il 10 ottobre del 2003;
   il 21 novembre 2003 è stata sottoscritta, ai fini della realizzazione dell'opera, una convenzione nella quale si precisa che l'opera sarà integralmente finanziata dalla regione Puglia;
   il Cipe, con delibera n. 65 del 2007, ha approvato il piano degli investimenti allegato al contratto di programma 2007 tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Anas, nel quale l'opera è inserita con una disponibilità di 152 milioni di euro;
   in seguito ad un contenzioso giudiziario insorto tra regione Puglia ed Anas sul tracciato approvato, in data 3 marzo 2011 è stata sottoscritta un'intesa fra regione Puglia, Anas e la provincia di Lecce, nella quale è stato individuato il nuovo tracciato condiviso e una volta approvato l'Anas, ha espletato la relativa procedura di appalto;
   è insorto un complesso ed articolato contenzioso giudiziario definito, di recente, con sentenza del Consiglio di Stato n. 1798 del 2016 che rimette ad Anas la potestà di adottare il nuovo provvedimento di aggiudicazione, puntualmente definendo i criteri ed i parametri che, a tal fine, devono essere considerati;
   nel maggio del 2016, rispondendo alla Camera ad un'interrogazione sui tempi di realizzazione del raddoppio della strada statale 275, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha dichiarato che con Anac e Anas si sta valutando la situazione alla luce dell'ultima sentenza del Consiglio di Stato e delle numerose inchieste della magistratura contabile e penale; poi per la statale 275 Maglie-Leuca si seguirà lo stesso metodo seguito, con Anac, per garantire i cantieri dell'Expo di Milano e del Mose di Venezia. Il Ministro ha sostenuto altresì che quest'opera, purtroppo, è la prova di come in Italia opere pubbliche interamente finanziate possano incagliarsi per vent'anni tra burocrazia, ricorsi, progettazioni fatte male e bandi inadeguati, e che si sarebbe attivato con Anac per cantierizzarla al più presto;
   la delibera dell'Anac n. 909 del 31 agosto 2016, ha però segnalato la necessità che Anas effettui una verifica circa il permanere di un interesse pubblico alla realizzazione dell'opera;
   nell'ottobre del 2016 l'Anas ha proceduto all'annullamento degli atti della procedura;
   la struttura del progetto concordata nel 2011 è stata sempre confermata con l'inserimento della «infrastruttura strategica» in tutti i successivi atti di programmazione e la sua attuale validità non è mai stata posta in discussione dalla regione Puglia e dalla provincia di Lecce;
   è certo che i tempi della cantierizzazione non potranno essere né tempestivi né brevi, dovendosi necessariamente ripercorrere il relativo, complesso iter autorizzativo che implica una nuova valutazione di impatto ambientale; se, viceversa, la progettazione esecutiva deve rispondere all'attuale progetto definitivo, compreso il dimensionamento, non sussisterebbero le condizioni per l'annullamento della procedura –:
   quali iniziative il Ministro abbia posto, o intenda porre in essere, affinché la cantierizzazione avvenga in tempi brevi come più volte dichiarato dal Ministero e dall'Anas, perché venga sostanzialmente rispettato il protocollo di intesa già sottoscritto da Anas, regione Puglia e provincia di Lecce e affinché le risorse finanziarie già stanziate restino comunque vincolate alla realizzazione dell'opera e quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione all'accertamento delle responsabilità, anche nell'ambito dell'attuale struttura di Anas, concernenti i gravi errori commessi nell'espletamento della procedura, con riguardo alla fase finale della stessa a valle delle diverse pronunce giurisdizionali. (3-02610)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FABBRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   si apprende da notizie di stampa, ma anche da fonti sindacali, dell'esistenza di un progetto di riallocazione della caserma Polfer, e dei 60 agenti che vi lavorano, di via Casarini a Bologna, promosso dalla società Ferrovie dello Stato Italiane spa;
   sembrerebbe che, unilateralmente, la società, abbia prospettato di spostare gli alloggi della Polfer, presso lo scalo merci San Donato, a circa 10 chilometri di distanza dalla stazione (solo formalmente nel comune di Bologna), in un immobile allocato in un'area dismessa e isolata, tra binari abbandonati, poco frequentata e non servita da mezzi pubblici di trasporto;
   la stazione di Bologna è fra le più frequentate stazioni ferroviarie in Italia ed è servita da treni nazionali ed internazionali. Essendo una stazione di transito la sua posizione ne fa la convergenza di molteplici linee dell'Italia settentrionale. Oltre ad esser frequentata giornalmente da un numero molto elevato di persone (tra pendolari, lavoratori e turisti), e persone tese ad importunare quest'ultime, è stata in passato (2 agosto 1980) al centro del più grave attentato di matrice terroristica che ha segnato per sempre la memoria storica del nostro Paese, e potrebbe costituire un luogo sensibile anche alla luce dei nuovi rischi terroristici;
   a parere dell'interrogante «sfrattare» 60 poliziotti che rappresentano per definizione un importante presidio di sicurezza per la città di Bologna, dirottandoli presso uno scalo merci che, peraltro, pare debba essere dismesso a breve, rischia di essere una scelta poco lungimirante;
   dall'inaugurazione della stazione ad alta velocità di Bologna, non c’è stato un relativo adeguamento per quanto riguarda il rafforzamento delle misure di sicurezza: la polizia è ancora in attesa dell'attivazione di collegamenti radio con i binari sotterranei, della predisposizione di un locale da adibire ai controlli di polizia, dell'installazione di varchi che possano migliorare i controlli con eventuali scanner per i bagagli sospetti, del potenziamento dei giubbotti antiproiettile, oggi in numero insufficiente per tutti i pattuglianti;
   la decisione di sciogliere il contratto d'affitto, sarebbe motivata dalla necessità di contenere le spese;
   una soluzione potrebbe derivare dal fatto che la Ludis srl, a cui le Ferrovie dello Stato italiane hanno ceduto l'immobile di via Casarini nel 2005, si è detta disponibile a discutere un abbassamento dell'affitto, per venire incontro alle esigenze della Polfer e delle Ferrovie medesime –:
   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritengano doveroso fornire un chiarimento sulle ragioni di quello che l'interrogante giudica un sostanziale «sfratto» e sulle possibili soluzioni alternative, nonché sulle iniziative, nella responsabilità del Governo, per dotare le forze dell'ordine di idonei strumenti di lavoro atti a garantire la sicurezza della stazione di Bologna e dei passeggeri in transito. (5-09966)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALMIZIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il Ministro interrogato, con decreto del 2 marzo 2016, n. 52, ha nominato in qualità di commissario pro tempore dell'autorità portuale di Ravenna, il contrammiraglio Giuseppe Meli, comandante della capitaneria di porto di Ravenna, in sostituzione dell'ingegnere Galliano Di Marco;
   tra i progetti più rilevanti sotto la presidenza dell'ingegnere Di Marco, vi era quello denominato «progettone» che prevedeva l'escavo dei fondali del porto canale Candiano, lo svuotamento delle casse di colmata e l'esproprio di circa 224 ettari ubicati nelle aree retrostanti l'area portuale, in maggior parte di proprietà della società Sapir spa (38 ettari), e della Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna (56 ettari);
   il progetto sopra descritto, dal costo di 220 milioni di euro per le casse pubbliche, definito di strategica importanza da parte degli enti locali ravennati e approvato dal Cipe e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti contava su 60 milioni di euro deliberati dal Cipe con delibera n. 98 del 26 ottobre 2012, registrata dalla Corte dei Conti il 29 maggio 2013;
   la legge 28 gennaio 1994, n. 84, all'articolo 8, comma 1 (prima della modifica stabilita dall'articolo 10, comma 1, del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 169), stabiliva che il presidente dell'autorità portuale fosse nominato, previa intesa con la regione interessata, con decreto del Ministro dei trasporti e della navigazione, nell'ambito di una terna di esperti di massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell'economia dei trasporti e portuale, designati rispettivamente dalla provincia, dai comuni e dalle camere di commercio, industria e agricoltura. La medesima legge, all'articolo 9, stabiliva che il comitato di gestione dovesse essere composto anche dai rappresentanti designati dal comune, dalla provincia e della regione Emilia Romagna;
   gli enti pubblici sopra richiamati sono soci della società Sapir spa, impresa attiva nelle operazioni di imbarco e sbarco e nella logistica e proprietaria nell'area portuale di diverse banchine e aree logistiche oltre che di casse di colmata;
   sino all'approvazione della legge n. 84 del 1994 le funzioni di programmazione dell'area portuale ravennate erano demandate alla Sapir spa dove gli enti locali hanno sempre avuto la maggioranza delle azioni (oggi circa il 52 per cento). Con l'approvazione della legge sopra indicata, gli enti locali avrebbero dovuto dismettere le loro partecipazioni in Sapir spa, essendo passata la titolarità della programmazione anche urbanistica in capo all'autorità portuale di Ravenna, dove gli stessi enti erano rappresentati nel comitato portuale e di fatto ne sceglievano il presidente;
   Sapir spa, essendo un'impresa portuale per l'esercizio della propria attività e delle sue controllate, necessita dell'autorizzazione rilasciata con delibera del comitato portuale nel quale siedono i soci pubblici della stessa Sapir e anche il controllo esercitato dall'autorità portuale è condizionato dal fatto che una eventuale revoca è soggetta a delibera del comitato portuale nel quale siedono i rappresentanti del comune, della provincia e della regione;
   il presidente Di Marco aveva altresì manifestato l'intenzione di revocare le locazioni milionarie pagate annualmente a Sapir e Cmc per i rifiuti presenti nelle casse di colmata, poiché la provincia di Ravenna non aveva provveduto a rinnovare l'autorizzazione delle casse di colmata ormai scadute da 4 anni;
   ad avviso dell'interrogante, è evidente che la provincia di Ravenna avrebbe dovuto chiedere a Sapir e Cmc, al momento del rilascio delle autorizzazioni le fideiussioni bancarie previste dal decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 (cosiddetto decreto Ronchi). Le fideiussioni dovevano essere obbligatoriamente richieste e senza di esse le autorizzazioni non potevano essere assolutamente rilasciate;
   una lista civica di opposizione ha presentato a metà maggio un esposto alla procura della Repubblica di Ravenna, contenente anche una diffida per il sindaco a emanare un'ordinanza per lo svuotamento e lo smaltimento delle circa 3.000.000 tonnellate di rifiuti presenti nelle casse di colmata, ma di tale esposto non si hanno ancora notizie circa l'esito, nonostante la gravità dei fatti esposti –:
   se il Ministro interrogato intenda assumere le opportune iniziative di competenza al fine di pervenire alla risoluzione di quello che appare all'interrogante un conflitto di interessi tra Sapir, ancora partecipata dagli enti locali nonostante si tratti di un'impresa con attività privatistica e commerciale senza alcun interesse pubblico, e l'autorità portuale;
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere affinché si proceda allo sgombero immediato dei rifiuti presenti nelle casse di colmata le cui autorizzazioni sono scadute da 4 anni.
(4-14733)


   QUARANTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la Tav Genova-Milano (anche detta Terzo Valico) è un'opera che vale 6,2 miliardi di euro e ha l'obiettivo di potenziare i collegamenti del sistema portuale della Liguria con le principali linee ferroviarie del nord Italia e il resto d'Europa. Si sviluppa lungo 53 chilometri, di cui 37 in galleria. Il Cipe ha fissato un limite di spesa di 6,2 miliardi di euro per il consorzio Cociv – di cui fanno parte Salini Impregilo, Condotte e Civ – che dovrà realizzare i sei lotti;
   in data 26 ottobre 2016 la Guardia di finanza ha eseguito 14 ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Genova, per i reati di corruzione, concussione e turbativa d'asta, nei confronti di alcuni imprenditori e di dirigenti del consorzio Cociv, quest'ultimo general contractor dei lavori del Terzo Valico;
   le indagini hanno appurato episodi di corruzione, concussione e turbativa d'asta perpetrati dagli indagati, nei vari ruoli dagli stessi ricoperti negli anni, in relazione all'aggiudicazione di commesse per un valore complessivo di oltre 324 milioni di euro (come riferito da comunicato stampa della guardia di finanza del 26 ottobre 2016, ore 10,48);
   dall'attività investigativa è emerso che alcuni dirigenti preposti allo svolgimento delle gare indette da Cociv, per pilotare l'assegnazione dei lotti ad alcune società ed escluderne altre, hanno fatto in modo, in taluni casi, che offerte «anomale» divenissero regolari in violazione ai principi della « par condicio» e, in altri, si sono avvalsi della compiacenza di concorrenti di comodo per indirizzare indirettamente l'assegnazione all'unico concorrente interessato. In una circostanza la turbativa veniva accompagnata dal pagamento di una somma di denaro;
   durante alcune intercettazioni, gli indagati lasciano sottendere che alcuni lavori potrebbero non essere stati fatti a regola arte: «questo cemento sembra colla» si legge nei verbali. Le dichiarazioni del procuratore capo di Genova Francesco Cozzi confermano tali preoccupazioni. Aspetto, quest'ultimo, che se fosse confermato rappresenterebbe non solo un danno incalcolabile alle finanze pubbliche impegnate per la realizzazione del terzo valico, ma anche una seria minaccia per la sicurezza e la salute dei lavoratori e per le popolazioni dei luoghi coinvolti–:
   se i Ministri interrogati possano chiarire, in relazione ai pericoli per la sicurezza e la salute ipotizzati, quali accertamenti di competenza si intendano svolgere per tutelare cittadini e lavoratori. (4-14734)


   RICCIATTI, ZARATTI, PELLEGRINO, FERRARA, FRANCO BORDO, FOLINO, NICCHI, GREGORI, MARTELLI, AIRAUDO, PLACIDO, MELILLA, PIRAS e QUARANTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 28 agosto 2016, a partire dalle ore 10,15, forti esalazioni di idrocarburi sono state avvertite su tutta la spiaggia e la città di Falconara Marittima (Ancona), interessando anche il quartiere Collemarino di Ancona;
   le numerose segnalazioni dei cittadini hanno mobilitato i vigili del fuoco del comando provinciale di Ancona e l'Agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche i quali, dopo aver verificato in vari punti della città l'inesistenza di eventuali fughe di metano, alle ore 12 circa si sono recati alla raffineria API i cui impianti sono situati dentro la città di Falconara Marittima;
   venuta a conoscenza della presenza di petroliere ai terminali petroliferi di API raffineria denominati pontile e isola, l'ARPA Marche ha chiesto alla capitaneria di porto di Ancona di effettuare un sopralluogo sulle navi ivi presenti al fine di verificare l'esistenza di elementi riconducibili alle esalazioni segnalate;
   alle ore 14,10 la sezione distaccata di Falconara Marittima della capitaneria di porto di Ancona veniva allertata e sollecitata ad effettuare un sopralluogo nella zona antistante la raffineria API;
   dal rapporto di servizio n. 90/2016 della capitaneria di porto e da una nota del settore logistica di API Raffineria di Ancona Spa (allegate al presente atto di sindacato ispettivo), emergono rilievi sui quali l'interrogante ritiene opportuno ricevere chiarimenti;
   in particolare, dalla relazione di Api raffineria di Ancona SpA – Logistica emerge come «Durante la giornata precedente la nave aveva effettuato operazioni di discarica di Virgin Nafta e di Gasolio Semilavorato. [...] La nave veniva ormeggiata alle ore 11.30. La fase di attacco dei bracci di carico veniva completata alle ore 12.12. La discarica della Virgin Nafta avveniva mediante la linea L107 verso il TK61 dalle ore 12.24 alle ore 16.42. La discarica del Gasolio semilavorato avveniva mediante la linea L107 verso il TK61 dalle ore 17.42 alle ore 23.36. Il personale operativo in turno il giorno 27 agosto 2016 non segnalava anomalie durante la discarica»;
   un'altra possibile fonte di diffusione delle esalazioni è rappresentata dal serbatoio TK61 nel quale è stato pompata sia Virgin Nafta che Gasolio semilavorato a partire dalle ore 12,24 fino alle ore 23,36 del 27 agosto;
   valutata la dislocazione logistica del serbatoio TK61, la rotazione dei venti su Falconara Marittima, i valori degli idrocarburi non metanici e del benzene rilevati dalla centralina Falconara Acquedotto della RRQA, si ritiene opportuno acquisire informazioni più dettagliate circa la movimentazione che, ha interessato il serbatoio TK61 della raffineria API di Ancona Spa nelle giornate del 27 e 28 agosto 2016 –:
   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno rendere disponibile la documentazione necessaria a chiarire la vicenda illustrata in premessa, con particolare riferimento:
    al foglio di marcia del reparto OMB di API raffineria relativo alle giornate del 27 e 28 agosto 2016;
    al programma settimanale redatto dalla riunione operativa di API raffineria;
    alle consegne fiscali di API raffineria relative alla discarica dei prodotti;
   se si intendano fornire elementi, con riferimento alle specifiche tecniche del serbatoio TK61 di API raffineria, circa:
    la documentazione relativa a quali tipi di prodotti petroliferi è adibito il serbatoio TK61;
    la relazione tecnica relativa allo stato del tetto galleggiante del serbatoio TK61 il 27 agosto 2016, specificando se i puntali del tetto erano in manutenzione o in esercizio il giorno 27 agosto 2016 e se gli sfiati fossero chiusi o aperti;
    l'eventuale uso di azoto inertizzante. (4-14744)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il rapporto di Amnesty International del 3 novembre 2016, «Hotspot Italia: come le politiche dell'Unione europea portano a violazioni dei diritti di rifugiati e migranti», denuncia come il cosiddetto «approccio hotspot», promosso dall'Unione europea per identificare migranti al momento dell'arrivo, non solo abbia compromesso il loro diritto a chiedere asilo, ma anche alimentato agghiaccianti episodi di violenza, pestaggi, elettroshock e umiliazioni sessuali;
   il rapporto, basato su oltre 170 interviste a rifugiati e migranti, rivela gravi lacune in ognuna delle fasi, dall'identificazione, alla valutazione sul bisogno di protezione, all'avvio della procedura d'asilo o di ritorno nei Paesi d'origine;
   nonostante gli hotspot siano stati pensati per intervenire in favore degli Stati di frontiera, per facilitare la ricollocazione dei richiedenti asilo negli altri Stati della Unione europea, questo fine nobile è stato totalmente fallimentare: su oltre 150.000 persone arrivate via mare nel 2016, soltanto 1.200 sono state ricollocate dall'Italia, rispetto alle 40.000 promesse;
   la fase dell'identificazione, per molti migranti, rappresenta un ulteriore scoglio da superare, poiché l'Italia ha come «obbligo» comunitario quello di prendere le impronte digitali di tutti i migranti in arrivo. Amnesty International ha ricevuto denunce di arresti arbitrari, intimidazioni e uso eccessivo della forza per costringere uomini, donne e bambini a farsi prendere le impronte, persone che hanno interesse a chiedere asilo in altri Paesi e non vogliono rischiare, attraverso le impronte digitali, di essere rimandati in Italia in base agli accordi di Dublino;
   attraverso 24 testimonianze, il rapporto riferisce di alcuni agenti di polizia che, per ottenerle, hanno perpetrato maltrattamenti, pestaggi, colpi violenti con bastoni elettrici, pinze per scariche elettriche sui genitali;
   le conclusioni del rapporto sollevano gravi preoccupazioni e mettono in luce per gli interroganti la necessità di un'indagine indipendente, all'interno della polizia di Stato, sulle prassi attualmente utilizzate da un numero limitato di agenti di polizia che rischiano di compromettere l'intero operato della polizia, nella maggior parte dei casi professionale e senza incidenti;
   la fase di richiesta di informazioni ai nuovi arrivati viene svolta senza tenere conto della condizione di stress psico-fisico e, spesso, senza che questi siano dotati di mediatori culturali e/o interpreti, affinché possano meglio comprendere le procedure d'asilo e rispondere correttamente alle domande. In base alle nuove procedure imposte dall'Unione europea, agenti di polizia che non hanno ricevuto una formazione adeguata, anziché limitarsi a domandare se intendono chiedere asilo, devono chiedere ai migranti di spiegare il perché sono arrivati in Italia. Questo approccio è per gli interroganti totalmente sbagliato perché non tiene conto che lo status di rifugiato non è determinato dal motivo per cui una persona è arrivata in un Paese, ma dalla situazione cui andrebbe incontro in caso di rimpatrio. È inaccettabile che il risultato di questa breve e inadeguata intervista, che di fatto dà all'agente l'arbitrio di giudicare valido o no un motivo, possa determinare l'apertura dell’iter la richiesta di asilo politico oppure un ordine di respingimento o di espulsione;
   a giudizio degli interroganti, sollecitata dall'Unione europea, l'Italia sta cercando di aumentare i respingimenti dei migranti, anche negoziando accordi di riammissione con Paesi d'origine le cui autorità hanno commesso terribili atrocità – come nel caso del Sudan, con l'accordo firmato nell'agosto 2016. Attraverso tali accordi, le procedure di identificazione sono ad avviso degli interroganti sommarie e impediscono di stabilire se un individuo sarà o meno a rischio di violazione dei diritti umani al rientro nel suo Paese;
   «l'approccio hotspot» sta causando terribili violazioni dei diritti di persone vulnerabili, ha aumentato anziché diminuire la pressione sugli Stati di frontiera e, a detta degli interroganti, ha giustificato i comportamenti di dubbia legittimità e contrari agli obblighi di diritto internazionale di Paesi europei che rifiutano di accogliere migranti richiedenti protezione internazionale;
   lo stesso giorno dell'uscita del rapporto di Amnesty International, la portavoce immigrazione della Commissione europea ha dichiarato di non essere a conoscenza delle violazioni dei diritti dei migranti negli hotspot italiani, riportati dal rapporto di Amnesty International, e che niente è stato denunciato e segnalato alla Commissione europea –:
   se il Governo sia a conoscenze di quanto riportato nel rapporto di Amnesty International e se non ritenga opportuno verificare la correttezza e la legalità delle prassi attualmente utilizzate dagli agenti di polizia, in tutte le fasi del cosiddetto «approccio hotspot»;
   come intenda attivarsi affinché, all'interno dell'Unione europea sia riconsiderato l'intero sistema degli hotspot, degli interventi in favore degli Stati di frontiera e la ricollocazione dei richiedenti asilo negli altri Stati membri dell'Unione europea, così come imporrebbe il pieno rispetto del diritto internazionale.
(4-14737)


   RABINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'interrogante segnala che il prefetto di Crotone, ha sollecitato l'approvazione del bilancio di previsione 2016-2018 dapprima nei confronti del commissario straordinario del comune di Cirò Marina, con le note del 21 marzo 2016 e del 2 maggio 2016;
   in seguito, lo stesso prefetto ha sollecitato il sindaco del medesimo comune Parrilla, con ulteriore nota del 9 agosto 2016, nella quale ha dato avvio al procedimento previsto dall'articolo 141, comma 2, lettera c), del decreto legislativo n. 267 del 2000, conseguente alla violazione di quanto indicato dal medesimo articolo, comma 1, lettera c), diffidando i consiglieri comunali a procedere all'approvazione del fondamentale documento programmatorio-autorizzatorio, assegnando il termine previsto di 20 giorni, con l'avvertimento che, decorso inutilmente (anche) il predetto termine si procederà all'attivazione del potere sostitutivo e all'inevitabile ormai scioglimento del consiglio comunale, agli effetti previsti dall'articolo 141, comma 2, citato decreto legislativo;
   l'attuale esecutivo comunale ha completamente ignorato e disatteso le citate note di sollecito e la diffida inoltrate dal Prefetto ed ha violato ogni termine e adempimento di legge non procedendo all'approvazione del bilancio di previsione, proseguendo invece, con deliberazione del 2 settembre 2016, n. 11, alla dichiarazione del dissesto ai sensi dell'articolo 244, del decreto legislativo n. 267 del 2000, ritenendosi così esonerato dall'obbligo dell'approvazione del bilancio di previsione;
   ritenendo questo disegno infondato sul piano normativo, dunque illegittimo, l'ex sindaco Siciliani e i consiglieri comunali Ferrari e Mercuri, rappresentanti dei gruppi consiliari di minoranza, hanno presentato un esposto, in data 28 settembre 2016, al prefetto di Crotone e, per conoscenza, al Ministro interrogato e alla procura regionale presso la Corte dei conti, sezione giurisdizionale per la regione Calabria;
   i tre esponenti anno messo in evidenza nell'esposto indipendentemente da ogni considerazione sulla reale esistenza o consistenze delle condizioni finanziarie rilevanti e costitutive dei presupposti per la dichiarazione dissesto, il comune di Cirò Marina non poteva esimersi al fondamentale ed ineludibile adempimento di provvedere, comunque, all'approvazione del bilancio 2016-2018;
   l'interrogante evidenzia inoltre che il comune di Cirò Marina ha già dichiarato il dissesto (con deliberazione consiliare n. 25/2012) e, pertanto, è ancora in corso la procedura di durata quinquennale di risanamento, in conformità alle prescrizioni dettate dal bilancio stabilmente riequilibrato secondo quanto stabilito dall'articolo 265 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali;
   in ossequio al disposto dell'articolo 268-bis del Testo unico delle leggi nell'ordinamento degli enti locali, a giudizio dell'interrogante, si sarebbe dovuto dichiarare l'apertura della procedura straordinaria di liquidazione e la predisposizione dei piani di impegno, annuale e pluriennale, che presuppongono l'approvazione del bilancio preventivo;
   i suindicati consiglieri comunali hanno rilevato ulteriori violazioni e inadempienze nella gestione amministrativa dell'ente locale, evidenziando che il vero obiettivo perseguito dall'esecutivo comunale è stato quello di sottrarsi all'obbligo di approvazione del bilancio di previsione ed agli adempimenti imposti dalla diffida trasmessa dall'ufficio territoriale del Governo;
   l'attuale esecutivo, a parere dei rappresentanti in comunale, ha non soltanto omesso di adottare il bilancio di previsione, ma ha adottato un altro atto (dichiarazione di dissesto) non conforme al paradigma normativo, dalle evidenti finalità elusive, attesa l'inapplicabilità nel caso concreto degli articoli 246, comma 4, e 248, comma 1 del decreto legislativo n. 267 del 2000;
   gli inadempimenti dell'esecutivo comunale, rilevano pertanto una duplice omissione, non soltanto per violazione del termine di legge previsto per l'approvazione del bilancio di previsione, ma altresì per inosservanza dell'atto di diffida (prot. n. 15360/2016) dell'ufficio territoriale del Governo agli effetti di cui all'articolo 141, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000, configurando a parere dei consiglieri e comunali e dell'interrogante, una situazione di evidente gravità gestionale;
   l'interrogante segnala altresì che il prefetto di Crotone non ha, tuttavia, a tutt'oggi, dato corso (in esecuzione della sua diffida) al potere sostitutivo per l'approvazione del bilancio di previsione del comune di Cirò Marina ed all'avvio della procedura di scioglimento del consiglio comunale di Cirò Marina –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
   quali iniziative urgenti e necessarie di competenza il Ministro intenda intraprendere, anche ai sensi dell'articolo 141, del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, per ristabilire la legalità a seguito di quelle che appaiono gravi violazioni di legge commesse dall'attuale esecutivo comunale guidato dal sindaco Nicodemo Parrilla e per evitare ulteriori danni, altrimenti irreparabili, al comune e alla comunità amministrata. (4-14739)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   il Governo ha previsto importanti misure economiche per le scuole paritarie. Ai cinquecento milioni di euro stanziati vanno aggiunti infatti anche 24 milioni per aiutare le scuole con ragazzi disabili ed altri 25 milioni per aumentare le risorse per le scuole materne;
   ulteriori, significative misure sono state previste al fine di sostenere le famiglie che si rivolgono a tali istituti scolastici la cui importanza all'interno del sistema di istruzione nazionale è ormai ampiamente riconosciuta;
   le misure adottate dall'attuale Esecutivo testimonia la particolare attenzione che presta nei confronti del «mondo» della scuola sul quale è già intervenuto positivamente con l'approvazione della legge sulla cosiddetta «buona scuola»;
   l'avviso pubblico «Scuole al centro», iniziativa di contrasto alla dispersione scolastica e di inclusione sociale, finanziato dal fondo sociale europeo nell'ambito del PON 2014-2020, mette a disposizione 240 milioni di euro per prolungare l'apertura in orari extra scolastici di 6.000 istituzioni scolastiche statali (72,4 per cento delle 8.281 presenti sul territorio);
   l'obiettivo primario è quello di riequilibrare e compensare situazioni di svantaggio socio-economico in zone particolarmente disagiate, nelle aree a rischio e in quelle periferiche, intervenendo in modo mirato su gruppi di alunni con difficoltà e bisogni specifici e quindi esposti a maggiori rischi di abbandono, ma anche coinvolgendo altri soggetti del territorio: enti pubblici e locali, associazioni, fondazioni, professionisti;
   le iniziative possono essere realizzate in raccordo con soggetti sia pubblici che privati e, in particolare, con enti locali. I soggetti privati devono essere individuati nel rispetto dei principi di trasparenza, concorrenza e non discriminazione;
   appare, pertanto, strategico che le scuole si aprano, oltre i tempi classici della didattica agli alunni e alle loro famiglie, diventando spazio di comunità in aree di particolare disagio abitativo e con elevato tasso di dispersione scolastica, attraverso lo studio di musica, arte e teatro, educazione ambientale e percorsi di legalità, per ampliare l'offerta formativa, utilizzando anche metodi di apprendimento innovativi;
   il bando «Scuole al centro» vede come uniche beneficiarie del finanziamento le scuole statali, poiché le scuole paritarie si possono candidare soltanto attraverso una collaborazione con l'istituzione scolastica proponente;
   si evidenzia, pertanto, un significativo discrimine tra scuole paritarie e scuole statali, in quanto le scuole paritarie non possono partecipare autonomamente pur rientrando legittimamente nel sistema nazionale di istruzione restando escluse da ogni forma di finanziamento;
   è bene sottolineare che, in base alla normativa vigente, la legge n. 62 del 2000 include espressamente le scuole paritarie nel quadro del sistema nazionale dell'istruzione. Ai sensi della normativa nazionale applicabile le scuole paritarie, previo riconoscimento, hanno l'abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi valore legale, al pari degli istituti statali;
   esse svolgono, pertanto, un servizio pubblico, nel rispetto del principio costituzionale di libertà di insegnamento, e quindi accolgono chiunque richieda di iscriversi;
   ai fini della «parità», le scuole in questione debbono conformarsi alla scuola statale ed alle norme che regolamentano l'erogazione del servizio pubblico dell'istruzione. La legge n. 62 del 2000, in conformità con il dettato costituzionale, prevede un contributo statale che si configura come intervento per il diritto allo studio, e non come finanziamento all’«ente» scuola paritaria. Come costantemente affermato dalla Corte costituzionale, difatti, i contributi statali alle scuole paritarie sono a favore del destinatario del servizio scolastico e non della scuola paritaria, essendo volti a garantire il diritto allo studio costituzionalmente sancito –:
   se non intenda chiarire, in considerazione del fatto che il programma operativo nazionale (PON) «Per la scuola, competenze e ambienti per l'apprendimento» 2014/2020 è precluso alle scuole paritarie, le ragioni sulla base delle quali si operano alcune importanti distinzioni nel trattamento delle scuole paritarie;
   se non sia necessario che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca adotti opportune soluzioni al fine di riconoscere alle stesse scuole paritarie la natura di beneficiari al pari degli istituti scolastici statali nell'ambito degli interventi PON istruzione.
(2-01538) «Binetti, Bosco».

Interrogazioni a risposta immediata:


   CENTEMERO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   con decreto del 28 gennaio 2010 è stata indetta una procedura selettiva per l'accesso alla mobilità professionale verticale, in particolare per il passaggio dall'area B all'area D, profilo professionale direttore dei servizi generali ed amministrativi; il decreto ministeriale n. 74 del 2011 ha disposto che le assunzioni nel profilo direttore dei servizi generali ed amministrativi venissero effettuate sulla base delle graduatorie dell'ultima sessione dei concorsi ovvero, in caso di esaurimento delle stesse, in base a graduatorie concernenti la mobilità professionale dell'area inferiore all'area immediatamente superiore;
   per il profilo direttore dei servizi generali ed amministrativi i passaggi non furono effettuati in quanto la nota ministeriale n. 1800 del 2012, in contrasto con il decreto ministeriale del 3 agosto 2011 in materia di assunzione di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, stabiliva che lo spostamento avrebbe potuto aver luogo solo su posti vacanti e disponibili; con circolare n. 1985 del 2012 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha successivamente stabilito che per le nomine negli anni successivi degli aspiranti non avrebbero richiesto autorizzazione, in quanto comprese nelle immissioni in ruolo autorizzate con decreto ministeriale del 3 agosto 2011;
   la consistenza complessiva delle dotazioni organiche di direttore dei servizi generali ed amministrativi viene determinato con decreto interministeriale e ha durata triennale, eventualmente rivedibile annualmente; il decreto interministeriale relativo all'anno scolastico 2016/2017 ha previsto un decremento di circa 50 unità derivante dalla riduzione delle autonomie scolastiche e dal numero delle scuole sottodimensionate che sono 334;
   la condizione delle scuole sottodimensionate appare estremamente difficile in quanto non è possibile assegnare in via esclusiva un direttore dei servizi generali ed amministrativi; al fine di coprire i posti di direttore dei servizi generali ed amministrativi su tutto il territorio nazionale molti uffici periferici dell'amministrazione scolastica hanno inoltrato un interpello;
   i posti relativi all'abbinamento delle sedi sottodimensionate costituiscono uno specifico contingente provinciale del profilo di direttore dei servizi generali ed amministrativi, da approvare con decreto degli uffici scolastici regionali;
   risulterebbero essere più di 1.000 i posti vacanti e disponibili per il ruolo di direttore dei servizi generali ed amministrativi in altrettanti istituti scolastici, la maggior parte dei quali collocati nel Centro-Nord;
   è necessario riconoscere e valorizzare professionalmente il personale direttore dei servizi generali ed amministrativi che garantisce il corretto funzionamento contabile-amministrativo delle scuole, contribuendo sia in termini di quantità che di qualità del lavoro svolto, a volte in due scuole, al buon andamento delle istituzioni scolastiche;
   i direttori dei servizi generali ed amministrativi, così come gli assistenti tecnici, dovrebbero poter beneficiare del bonus formativo e del bonus premiale riconosciuto ai docenti dalla legge n. 107 del 2015 –:
   se non ritenga di dover al più presto bandire un corso-concorso finalizzato al reclutamento di direttori dei servizi generali ed amministrativi, nonché all'adeguato riconoscimento professionale di queste categorie di lavoratori. (3-02617)


   CALABRÒ. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il 9o rapporto trimestrale sui principali trend demografici e finanziari delle start up innovative italiane realizzato dal Ministero dello sviluppo economico in collaborazione con InfoCamere e UnionCamere evidenzia come, al 30 settembre 2016, le start up innovative iscritte nella sezione dedicata del registro delle imprese hanno avuto un incremento di 420 unità rispetto alla precedente rilevazione del 30 giugno 2016;
   molte volte, per favorire la nascita di imprese dinamiche ed innovative che concretizzino la ricerca accademica, le università italiane incentivano progetti a sostegno dell'avviamento di nuove start up con azioni di sostegno nella fase organizzativa (ad esempio, sono offerti consulenti, assistenza tecnica e commerciale, disponibilità di laboratori);
   i ricercatori italiani sono all'avanguardia a livello mondiale. Tra l'altro, molti di essi si sono indirizzati presso università straniere proprio per poter svolgere nel modo migliore il loro lavoro;
   alcuni atenei italiani hanno finanziato progetti molto interessanti in tutti settori produttivi per la nascita di start up, tra cui, in particolare, quelli relativi alle innovazioni tecnologiche –:
   se non sia opportuno incentivare, anche implementando nel tempo le risorse economiche delle università, le collaborazioni tra gli atenei, i professori universitari e i ricercatori universitari per poter favorire la nascita e lo sviluppo delle start up in tutti i settori produttivi e, in particolare, quelli tecnologici che risultano trainanti per la crescita dell'economia italiana. (3-02618)


   GIGLI e SBERNA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   prima ancora dell'avvio della XVII legislatura, sulla Gazzetta ufficiale del 9 gennaio 2013 è stato pubblicato un decreto interministeriale del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con il Ministero dell'economia e delle finanze, recante il testo del programma stralcio di attuazione di una risoluzione della Camera dei deputati in relazione al piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici;
   si tratta di un intervento per complessivi 111.800.000,00 di euro;
   il Governo Renzi ha più volte sottolineato l'importanza della messa in sicurezza degli edifici scolastici, a cominciare dalle dichiarazioni programmatiche con cui ha chiesto la fiducia, per finire alla cosiddetta «buona scuola»;
   i recenti eventi sismici hanno riproposto il tema con urgenza e drammaticità;
   in particolare, il Friuli Venezia Giulia è regione con caratteristiche geologiche di elevata sismicità;
   ciò malgrado, nell'ambito del programma citato in precedenza, alle scuole della regione sono state assegnate risorse per soli 1.530.000 euro;
   da segnalazioni pervenute da alcune scuole, sembra che, a distanza di quasi quattro anni, queste somme non siano ancora pervenute;
   in particolare, si ricorda il caso di Gemona del Friuli, epicentro del tragico sisma del 1976, nel cui comune è stata ammessa a finanziamento una sola scuola, per complessivi 40.000 euro –:
   cosa sia accaduto ai fondi stanziati, che non risultano essere ancora stati erogati e che sono indispensabili per la messa in sicurezza delle scuole sopra ricordate. (3-02619)


   SOTTANELLI, VEZZALI, PARISI, ABRIGNANI, D'AGOSTINO, D'ALESSANDRO, FAENZI, GALATI, LAINATI, MARCOLIN, MOTTOLA, RABINO e FRANCESCO SAVERIO ROMANO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   tra l'agosto e l'ottobre 2016 migliaia di episodi sismici, cinque dei quali con magnitudo superiore a 5.0, hanno colpito il Centro Italia provocando 299 vittime, decine di migliaia di sfollati e ingenti lesioni e crolli a strutture private e pubbliche, tra cui numerose scuole;
   nello specifico i terremoti hanno interessato oltre 200 comuni, causando i danni maggiori in quattro regioni: Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo;
   nelle settimane successive al primo fenomeno sismico, anche in vista dell'imminente inizio dell'anno scolastico, tecnici incaricati Aedes hanno effettuato centinaia di sopralluoghi sulle scuole dei comuni interessati dalla scossa del 24 agosto 2016, onde vagliarne la completa o parziale agibilità;
   il 24 ottobre 2016, due giorni prima del verificarsi dei nuovi eventi sismici, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha annunciato lo stanziamento di 15,6 milioni di euro destinati alle scuole dei comuni colpiti dal terremoto del 24 agosto 2016, finalizzati a realizzare indagini diagnostiche su solai e controsoffitti, interventi strutturali sulle scuole più colpite, interventi di adeguamento sismico negli altri edifici, oltre che a garantire la regolare prosecuzione dell'attività scolastica;
   notizie di stampa riportano che, nonostante la realizzazione a tempo di record, il «container scuola» realizzato nel territorio di Amatrice pochi giorni prima dell'inizio dell'anno scolastico risulta essere inutilizzato poiché gran parte degli alunni non è in grado di raggiungere la scuola a causa dell'impercorribilità delle vie di collegamento;
   a seguito delle scosse dell'ottobre 2016 si sono registrati circa quarantamila sfollati, di cui moltissimi i bambini e i ragazzi in età scolare. Per rispondere all'emergenza e garantire la prosecuzione della regolare attività scolastica il Governo ha stanziato 12 milioni di euro per i prossimi due anni, consentendo la formazione di classi in deroga ai parametri e l'assunzione di ulteriore personale;
   danni di minore entità ad edifici scolastici si sono registrati anche in città e località non ricomprese nell'elenco dei principali paesi colpiti dai terremoti, in alcune delle quali non risulta essere ancora ripresa la regolare attività scolastica –:
   se a seguito degli episodi sismici dell'ottobre 2016 sia stata effettuata una ricognizione sui danni riportati da edifici scolastici, quante risultino essere nel complesso le scuole di ogni ordine e grado dichiarate inagibili a seguito degli episodi sismici di agosto e ottobre 2016 e quanti gli alunni coinvolti. (3-02620)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRANDE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   la direzione generale del personale civile Persociv del Ministero della difesa ha emanato la circolare n. 16749 del 14 marzo 2016 avente quale oggetto «Benefici pensionistici derivanti da supervalutazione di periodi di servizio in lavori insalubri, polverifici, imbarchi ai sensi degli articoli 19 e 25 del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1092», con la quale ha «rammentato i requisiti previsti dalle disposizioni normative e fornito chiarimenti applicativi», cui è seguita la circolare n. 23994 in data 15 aprile 2016 con errata corrige;
   il citato decreto del Presidente della Repubblica stabilisce che il servizio prestato dagli operai addetti ai lavori insalubri ed ai polverifici è aumentato di un quarto per l'accesso al pensionamento che viene pertanto anticipato rispetto ai tempi previsti dalla normativa pensionistica;
   lo Stato Maggiore della difesa ha definito recentemente un nuovo elenco dei siti qualificati dalla Forza armata di appartenenza quali «polverifici», vale a dire:
    centro interforze munizionamento di Aulla (MS);
    direzione munizionamento di Taranto;
    direzione di munizionamento «Cava di Sorciaro» di Augusta (Siracusa);
    centro supporto sperimentazione navale (CSSN) di La Spezia;
    centro tecnico logistico interforze NBC (CETLI NBC) di Civitavecchia;
    stabilimento militare pirotecnico di Capua;
   la circolare di cui sopra ha inteso evidenziare come il beneficio citato debba essere ricondotto esclusivamente al personale dipendente con qualifica di «operaio» (oggi «ex-operaia», in quanto qualifica superata per effetto delle riunificazioni delle carriere e del riordino delle qualifiche dei dipendenti pubblici contrattualizzati) sulla base di recenti pronunce giurisprudenziali (del 2012 così come citato nella circolare);
   la stessa direzione Persociv aveva tuttavia attestato nel 2006, con la circolare n. 17521, l'attribuzione del beneficio anche al personale con profili professionali diversi da quelli della ex «carriera operaia» e che aveva periodi di servizio in sedi e aree considerate «attive» a tutti gli effetti all'interno dei su citati enti;
   alla luce di queste nuove disposizioni applicative appare evidente come coloro che erano certi di poter usufruire dei suddetti benefici vedano allontanarsi anche significativamente la data per andare in pensione non raggiungendo i requisiti pensionistici prescritti per l'accesso al trattamento pensionistico;
   appare inderogabile procedere speditamente verso un momento di sintesi che concili la nuova posizione assunta dalla direzione del personale civile con i diritti dei lavoratori interessati da ritenersi come acquisiti, ad esempio, almeno fino alla data della circolare (14 marzo 2016)–:
   se il Governo non ritenga opportuno rimuovere gli ostacoli posti in essere dalla circolare n. 16749 del 14 marzo 2016 che impediscono al personale di cui sopra di continuare a godere dei benefici del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1092, così come definiti dalla circolare n. 17521 del 2006 della direzione generale del personale civile del Ministero della difesa. (5-09967)


   GRILLO e CIPRINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 25 ottobre 2016 si è svolto un sit-in di protesta, davanti al deposito della Carboil, a poca distanza dall'aeroporto di Catania, organizzato dal sindacato del trasporto aereo UGL. La protesta è scaturita a seguito del licenziamento, da parte della Carboil, del dirigente sindacale del sindacato UGL Salvatore Mirabella;
   il licenziamento del sindacalista Salvo Mirabella, da quanto si legge sul giornale on-line «Sicilia Journal» il 25 ottobre 2016, sarebbe scaturito dopo un'azione sindacale che denunciava:
    a) disparità contrattuali tra lavoratori impiegati nelle stesse mansioni e nell'ambito dello stesso aeroporto;
    b) criticità con riferimento ai limiti della sicurezza e della salubrità dei luoghi di lavoro, in particolare riferiti al deposito catanese della Carboil;
    c) un clima di gravi tensioni tra i lavoratori, a seguito dell'emanazione, da parte dell'azienda, di provvedimenti disciplinari verso le maestranze;
    d) i rischi per le attività lavorative legate alla movimentazione del carburante per gli aeromobili dovuti ad un clima di pressione e di stress, causati dalle scelte delle azienda;
   la manifestazione, che si è svolta davanti al deposito della Carboil, ha visto la partecipazione di alcuni lavoratori e di esponenti sindacali UGL della federazione provinciale del trasporto aereo di Catania, tra cui anche il segretario provinciale del sindacato;
   i manifestanti ed i sindacalisti presenti al sit-in hanno chiesto il reintegro al lavoro del sindacalista, ritenendo illegittimo il licenziamento, dovuto, secondo loro, allo svolgimento di attività sindacali;
   la legge n. 300 del 1970 prevede, all'articolo 14 (diritto di associazione e di attività sindacale) il diritto di costituire associazioni sindacali, di aderirvi e di svolgere attività sindacale, che è garantito a tutti i lavoratori all'interno dei luoghi di lavoro –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere, per verificare se siano rispettate le norme per la sicurezza nei luoghi di lavoro all'interno dell'aeroporto etneo;
   quali iniziative si intendano intraprendere per verificare il rispetto della normativa vigente in materia di diritti dei lavoratori, con particolare riferimento ai diritti sindacali e a quelli previsti dalla legge n. 300 del 1970;
   quali iniziative si intendano intraprendere per favorire un confronto, tra l'azienda Carboil e i sindacati, finalizzato ad individuare misure migliorative per la sicurezza dei luoghi di lavoro per garantire una positiva soluzione in relazione al caso di cui in premessa. (5-09969)


   VENITTELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   sono 25 i vincitori di concorso indetto dalla provincia di Campobasso che in data 22 novembre 2012 hanno stipulato con la suddetta provincia i relativi contratti individuali di lavoro a tempo determinato;
   con delibera n. 686 dell'11 dicembre 2015, la giunta regionale ha dato atto dell'esigenza di garantire la continuità dei servizi erogati dai Centri per l'impiego di Campobasso Isernia e Termoli a far data dal 16 dicembre 2015, anche alla luce delle novità introdotte dalla nuova normativa di cui al decreto legislativo n. 150 del 2015;
   con deliberazione di giunta regionale n. 761 del 30 dicembre 2015, si è preso atto «della perdurante sussistenza della necessità di assicurare, senza alcuna soluzione di continuità, la prosecuzione delle attività di potenziamento dei servizi per l'impiego, già previste dalle progettazioni esecutive «Qualificazione dei servizi per il lavoro delle Province di Campobasso ed Isernia nell'ambito del Masterplan dei Servizi per il Lavoro della Regione Molise 1o maggio 2014 – 31 dicembre 2014»;
   la provincia di Campobasso ha dato esecuzione a quanto stabilito dal dalla delibera di giunta provinciale n. 71 del 13 aprile 2016 che disponeva la proroga dei contratti in essere «a conferma ed integrazione di quanto risposto con deliberazione di giunta provinciale n. 46 del 31 marzo 2016; tuttavia, la stessa non procedeva alla stipula dei singoli contratti di lavoro, in quanto i dirigenti competenti non avrebbero provveduto alla sigla dei relativi contratti, determinando l'incresciosa situazione di prestazioni lavorative espletate in assenza di un regolare contratto e dal 1o gennaio 2016 al 31 marzo 2016 sono stati regolarmente retribuiti, mentre, dal 1o aprile 2016 operano, altresì senza retribuzione»;
   la provincia di Campobasso, anche alla luce dei contenuti dei provvedimenti del giudice del lavoro, ad oggi si dichiara disposta solo ad effettuare una transazione con i suddetti dipendenti, al fine di comporre bonariamente la controversia che inevitabilmente si è venuta a creare a causa della mancata stipula degli atti di proroga;
   nella nota n. protocollo 0020506 del 27 marzo 2015 del dipartimento della funzione pubblica nella nota n. prot. 39/0004979 del 9 marzo 2015 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in merito alle proroghe del personale adibito a servizi per l'impiego, si legge da un lato che viene dilazionato di un biennio (2017-2018) il termine per l'espletamento delle procedure di stabilizzazione dei precari nelle pubbliche amministrazioni con possibilità medio termine di prorogare i contratti medesimi; dall'altra che il finanziamento di tali proroghe trova copertura a valere sui piani e programmi nell'ambito dei fondi strutturali sancendo il principio della continuità tra la programmazione 2007-2013 e quella 2014-2020 –:
   se, per quanto di competenza il Governo, non intenda intervenire, anche in considerazione del disposto articolo 1, commi 427 e 429, della legge n. 190 del 2015, al fine di far chiarezza su quanto sommariamente descritto in premessa, con riferimento all'aspetto finanziario delle proroghe dei contratti a tempo determinato del personale precario delle province adibito a servizi per il lavoro confermando l'utilizzabilità, sull'assunto della continuità tra le programmazioni 2007 — 2013 e 2014 — 2020, dei fondi strutturali FSE-POR Molise 2014 — 2020, al fine di non interrompere i servizi pubblici essenziali, alla stregua di quanto hanno già effettuato altre province e regioni italiane, nonché con riferimento ad un'ulteriore proroga e stabilizzazione di tali lavoratori. (5-09971)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZARDINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   diversi e consistenti, nel corso degli anni, sono stati i cambiamenti intervenuti nell'Inps in materia di governance;
   il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, ha modificato la gestione commissariale dell'ente previdenziale in una gestione monocratica, attribuendo al presidente le competenze e le responsabilità del soppresso consiglio di amministrazione;
   le funzioni di Inps ed Enpals sono state trasferite all'Inps a decorrere dal 1o gennaio 2013, al fine di unificare il sistema di welfare in un unico ente e migliorare l'efficienza e l'efficacia in termini rispettivamente di riduzione dei costi di gestione ed incremento della qualità dei servizi pubblici e facendo dell'Inps il principale istituto pubblico di welfare d'Europa con quasi 29 mila dipendenti;
   da tempo è in corso un dibattito sulla opportunità di rivederne la governance;
   la Corte dei conti, nella sua relazione del novembre 2011, ha espresso evidenti perplessità sulla gestione monocratica dell'Inps;
   i limiti della gestione monocratica legati all'attuale sistema di governance dell'istituto previdenziale si sono manifestati anche in occasione del recente regolamento di riordino, con una evidente conflittualità che si è tradotta anche in ricorsi giudiziari;
   la riconsiderazione seria e responsabile degli organi dell'Inps e delle loro competenze può essere utile ed opportuna per rilanciare la strategia dell'Istituto e perseguire gli obiettivi di carattere sociale che fanno capo all'istituto stesso;
   occorre riflettere sulle nuove competenze del consiglio di indirizzo e vigilanza, composto da 24 membri designati dalle rappresentanze sindacali dei lavoratori, dei datori di lavoro e dei lavoratori autonomi;
   la performance dell'Inps rischia inoltre di subire un calo, a causa del blocco del turnover che si ripercuote negativamente soprattutto nell'ambito delle strutture periferiche dell'istituto –:
   se il Governo non ritenga opportuno, per quanto di competenza, assumere iniziative per ridefinire la governance dell'Inps, prevedendo la presenza del consiglio di amministrazione con una conseguente razionalizzazione di ruoli e funzioni e quali iniziative intenda adottare per migliorarne la funzionalità anche attraverso un rafforzamento delle risorse umane. (4-14725)

RIFORME COSTITUZIONALI E I RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazioni a risposta immediata:


   LA RUSSA, RAMPELLI, CIRIELLI, MAIETTA, GIORGIA MELONI, NASTRI, PETRENGA, RIZZETTO, TAGLIALATELA e TOTARO. — Al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:
   in seguito alla forte scossa di terremoto che ha colpito le zone del reatino nella notte del 24 agosto 2016 i gruppi comunali di Protezione civile della zona del lodigiano hanno avviato la raccolta di beni di prima necessità e prodotti alimentari a lunga conservazione da inviare alle popolazioni sfollate;
   i beni e materiali raccolti grazie alla solidarietà della gente del lodigiano, tuttavia, ancora giacciono nei magazzini della Protezione civile della provincia di Lodi a Casale e del gruppo comunale di Lodi a causa di difficoltà logistiche nel trasferimento e non vi sono ad oggi certezze sulla loro destinazione;
   il nuovo sciame sismico che ha colpito le regioni di Umbria e Marche alla fine di ottobre 2016 ha creato un ulteriore stato di emergenza e, in particolare, nelle Marche vi è grande necessità di materiali e prodotti, dove in alcuni comuni i sindaci hanno lanciato l'allarme segnalando come le derrate e i beni a disposizione potrebbero finire in pochi giorni;
   a fronte di questa situazione di emergenza un gruppo di volontari sta cercando di far indirizzare i beni conservati nei magazzini della Protezione civile di Lodi alle comunità marchigiane in maggiore difficoltà, visto che sembra non essere possibile inviarli alla destinazione originaria, e si sta già attivando anche per garantirne il trasporto;
   appare davvero deprecabile che i beni raccolti grazie alla solidarietà delle persone continuino a giacere inutilizzati in un capannone a causa dell'ennesimo intoppo burocratico –:
   se il Governo non ritenga di adottare le iniziative di competenza affinché sia reso possibile il trasferimento dei citati beni e materiali nei comuni delle Marche che versano nelle condizioni di maggiore emergenza. (3-02621)


   BATTELLI, MASSIMILIANO BERNINI e GRILLO. — Al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:
   il 24 agosto 2016 si è verificato un evento sismico di magnitudo 6.0 nelle zone del reatino, dell'Umbria, e delle Marche, causando crolli, cedimenti strutturali, più di 300 vittime e migliaia di sfollati. Gli interventi sino ad ora promossi per il sostegno delle popolazioni colpite sono insufficienti rispetto alle necessità del territorio;
   il fondo di solidarietà dell'Unione europea, introdotto dal regolamento (CE) n. 2012/2002 del Consiglio dell'11 novembre 2012, si concreta nella previsione di aiuti economici per porre rimedio a grandi calamità naturali che interessano gli Stati membri dell'Unione europea o gli Stati che intendano accedervi. Nel considerando 2 del predetto regolamento, e come ribadito al considerando 12 del regolamento (UE) n. 661/2014, il fondo risponde all'esigenza di creare uno strumento di intervento tempestivo al fine di «soddisfare le necessità immediate della popolazione» e favorire la ripresa delle attività economiche;
   il fondo di solidarietà dell'Unione europea si divide in disastri «maggiori» e disastri di natura regionale. Perché si possa accedere ai fondi per un disastro maggiore i danni devono superare lo 0,6 per cento del reddito nazionale lordo dello Stato, ovvero 3 miliardi di euro per l'Italia. Il capo della Protezione civile nella conferenza stampa successiva al terremoto ha stimato indicativamente danni oltre i 3-4 miliardi di euro; non sono ancora disponibili dati ufficiali. Ciascun aiuto non può superare i due terzi dell'ammontare complessivo del fondo annuale, pari a 500 milioni di euro;
   ai sensi dell'articolo 2 del citato regolamento, la domanda di contributo deve pervenire alla Commissione europea entro 12 settimane dal primo danno subito. La Commissione europea, dopo una prima valutazione, propone l'aiuto al Consiglio e al Parlamento europeo, che devono approvarlo prima dell'erogazione. I fondi sono concessi in un'unica soluzione, ma si può richiedere un'anticipazione pari al 10 per cento del totale disposto. Lo Stato interessato ha una vasta discrezionalità nella disposizione e nell'utilizzo dei fondi –:
   in considerazione della notoria necessità di procedere con azioni coordinate e soprattutto rapide al fine di minimizzare l'impatto sulla vita della popolazione e per la rivitalizzazione del tessuto produttivo in caso di disastri e al fine di assicurare un più organico sostegno alle popolazioni colpite, ove il Governo intenda presentare domanda di finanziamento al fondo di solidarietà dell'Unione europea, quale sia il motivo per cui si è atteso così lungamente, tanto da giungere praticamente alla scadenza delle 12 settimane, per attivare un fondo conosciuto e indubbiamente utile. (3-02622)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NICCHI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   sulla Gazzetta Ufficiale n. 172 del 25 luglio 2016 e n. 173 del 26 luglio 2016 sono state pubblicate alcune determine dell'Aifa con le quali sono stati riclassificati in fascia C, diversi anticoncezionali nella forma farmaceutica orale appartenenti alla classe ATC G03AA/ G03AB/ G03AC;
   detti anticoncezionali orali, fino a luglio classificati in fascia A, e quindi a carico del Servizio sanitario nazionale, sono stati così inseriti tra quelli a pagamento, con costi a carico delle donne, e che ricordiamo essere tra i più alti d'Europa. Una decisione quindi che rischia di danneggiare soprattutto la fascia più fragile della popolazione;
   seppure quelle escluse dalla fascia A sono pillole poco costose, comunque rappresentavano una preziosa opportunità per le fasce sociali più deboli, le donne più giovani e quelle che godono anche dell'esenzione dal ticket, per cui anche pochi euro possono fare la differenza. Peraltro, tali farmaci sono spesso utilizzati a scopo terapeutico per la cura e la prevenzione di patologie frequenti in ambito ginecologico;
   la decisione della riclassificazione nella fascia A, a pagamento di detti farmaci, sembrerebbe essere stata presa più che in base a motivazioni scientifiche, sulla base di una scelta di razionalizzazione per il contenimento della spesa;
   l'Italia è al 12o posto nell'Unione europea per le politiche sulla contraccezione e, nel nostro Paese, meno del 20 per cento delle donne usa la pillola anticoncezionale. È evidente che una decisione come quella dell'Aifa, accompagnata da una perdurante assenza di campagne di sensibilizzazione per una procreazione consapevole e responsabile, mostrano per l'interrogante il disinteresse, se non la contrarietà verso politiche a tutela della salute riproduttiva e della libertà di scelta delle donne –:
   se non si intendano assumere iniziative per riportare gli anticoncezionali orali di cui in premessa all'interno dell'elenco dei farmaci di fascia A, al fine di continuare a garantirne la loro gratuità;
   ad avviare un capillare programma di informazione e di promozione in relazione ai metodi contraccettivi, al libero accesso alla contraccezione d'emergenza e all'educazione sessuale nelle scuole. (5-09965)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in data 12 giugno 2015 l'allora vicesindaco del comune di Corchiano e presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre scriveva una lettera al commissario straordinario dell'ILVA spa, avvocato Corrado Carrubba, per renderlo partecipe di alcune preoccupazioni – rilevatesi poi fondate nel mese di ottobre di quest'anno – scaturite a seguito di voci o insinuazioni riguardanti la possibilità di smaltire rifiuti industriali nel territorio del biodistretto, un'area omogenea e integrata situata nella Media Valle del Tevere, in provincia di Viterbo;
   il biodistretto – un comprensorio di 10 comuni caratterizzato da circa 70 mila abitanti, 430 chilometri quadrati di superficie territoriale, 200 aziende agricole certificate biologiche e 3 aree verdi protette – nasce nel 2013 in virtù della collaborazione fra enti locali e privato, in particolare agricoltori biologici, al fine di diffondere un modello di sviluppo sostenibile e compatibile con le vocazioni del territorio;
   pur in presenza di un considerevole patrimonio agricolo, manifatturiero, naturale e culturale, il territorio risulta essere fragile e delicato per la presenza di numerose cave dismesse, in particolare di tufo. Il loro mancato recupero nel corso degli anni ha prodotto delle lacerazioni che hanno interessato le falde acquifere, superficiali e profonde, esponendole al serio e concreto rischio di contaminazione da agenti inquinanti. Falde che rappresentano l'unica possibilità di approvvigionamento idrico per intere comunità;
   lo smaltimento di rifiuti o scarti di lavorazione industriale può costituire, come peraltro ampiamente dimostrato in numerose situazioni, un rischio oggettivo di inquinamento e di depauperamento delle risorse idriche, assestando, inoltre, un duro colpo al lavoro di quanti si impegnano nella diffusione di un modello di sviluppo sostenibile, partecipato e condiviso, fondato sulla valorizzazione dei prodotti derivanti da una agricoltura amica dell'ambiente e della salute, sulle buone pratiche ambientali e sociali, sulla tutela della biodiversità e dei beni comuni, sul turismo di qualità, sulla ricerca e sull'innovazione sociale e tecnologica;
   alla richiesta di informazioni del presidente del biodistretto, a quanto risulta all'interrogante, non è mai seguita formale risposta da parte del commissario straordinario dell'ILVA spa –:
   se e quali iniziative il Governo intenda intraprendere per acquisire elementi sul caso in questione, in particolare, circa la tipologia e la quantità dei materiali avviati allo smaltimento, le procedure di affidamento poste in essere dall'ILVA spa, la località prescelta per lo smaltimento, e per chiarire se gli scarti di lavorazione industriale collocati nella località viterbese siano stati successivamente trasferiti in altri siti. (5-09968)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ALIA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   nell'ambito della procedura di accorpamento delle camere di commercio di Catania, Ragusa e Siracusa, e di costituzione della camera di commercio di Catania, Ragusa e Siracusa della Sicilia Orientale, si sono registrate – da parte di 30 locali associazioni di categoria di primario livello, tra cui Confindustria, CNA, Confartigianato, Confcooperative e Legacoop – accuse, anche molto argomentate, di irregolarità nella procedura e false dichiarazioni di appartenenza;
   si sono registrati dati che, se confermati, sarebbero oggettivamente assai allarmanti. Si evidenziano di seguito solo tre elementi perché ritenuti assai significativi;
   si sono avute oltre 17.000 posizioni duplicate, cioè oltre 17.000 casi nei quali un'impresa risulterebbe iscritta a più associazioni, addirittura con punte di iscrizioni della stessa impresa a cinque diverse associazioni. Significherebbe che avrebbero scelto di aderire a più associazioni oltre 8.000 imprese, pagando altrettante quote associative, circa il 10 per cento del totale delle imprese dichiarate, a fronte di una media di adesioni plurime che non supera solitamente pochissimi punti percentuali;
   sono state raccolte contestuali dichiarazioni di disconoscimento da parte di un considerevole numero di imprese che si sono inconsapevolmente ritrovate ad essere iscritte in associazioni alle quali non avrebbero mai aderito, in alcuni casi paradossalmente anche dirigenti di primarie associazioni di categoria. Tali imprese sono state individuate solo sulla base di conoscenze dirette a partire dall'analisi parziale di alcuni tabulati, il che lascia presupporre che il fenomeno possa essere in realtà ben più vasto;
   si sono registrati anche dati in incomprensibile controtendenza rispetto all'andamento dell'economia ed al fenomeno della mortalità delle imprese registratosi in questi ultimi anni. Nella sola provincia di Catania rispetto alla procedura di rinnovo della camera di commercio, effettuata nel 2010, si sarebbero registrate oltre 8.000 imprese in più dichiarate dalle associazioni a fronte di oltre 2.000 imprese in meno iscritte nel registro delle imprese a causa della nota crisi economica;
   tutto ciò indicherebbe l'opportunità di una seria ed approfondita attività ispettiva da parte del Ministero dello sviluppo economico che, per quanto e dato sapere, si è fin qui limitato ad attribuire, a giudizio dell'interrogante salomonicamente, la responsabilità dei controlli alla regione siciliana, che ha fatto altrettanto nei confronti del Ministero dello sviluppo economico;
   sarebbe anche opportuno di rivedere i principi di accorpamento delle camere di commercio fin qui seguiti che, ad esempio, hanno inspiegabilmente visto l'esclusione della sola camera di commercio di Messina, che è così rimasta non accorpata, con preoccupanti scenari di tenuta economica e finanziaria;
   il consiglio della camera di commercio di Siracusa, prima di essere commissariato dalla regione, ha recentemente deliberato di rivedere la logica degli accorpamenti in atto –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto espresso in premessa;
   se non ritenga opportuno, al fine di prevenire un abuso del principio della pluralità associativa, assumere le iniziative di competenza per prevedere l'obbligo della richiesta di attestazione della effettiva adesione e dell'avvenuto pagamento della quota associativa, con criteri di tracciabilità, a tutte le imprese che risultano duplicate in più elenchi associativi, tenendo conto che sarebbe assai auspicabile applicare da subito tale principio nei processi di accorpamento siciliani. (4-14729)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione Lupi e altri n. 1-01419, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 novembre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Chaouki, Zampa, Marazziti.

  La mozione De Maria e altri n. 1-01375, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 settembre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lattuca.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Zaccagnini n. 4-14700 del 3 novembre 2016.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione Culotta n. 5-09903 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 700 del 2 novembre 2016. Alla pagina 42456, prima colonna, dalla riga terza alla riga quarta, deve leggersi: «al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo» e non come stampato.