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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 4 novembre 2016

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   NESCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nella nota del 13 ottobre 2016, protocollo n. 309571, il commissario e il sub-commissario per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria, rispettivamente Massimo Scura e Andrea Urbani, precisano i termini dell'integrazione in fieri tra gli ospedali «Pugliese-Ciaccio» e «Mater Domini» – policlinico universitario – di Catanzaro;
   la riferita nota è indirizzata alla direzione generale della programmazione sanitaria e ad altri uffici ministeriali di competenza appartenenti alla medesima struttura, oltre che al rettore dell'università «Magna Graecia» di Catanzaro e al dirigente generale del dipartimento regionale preposto alla tutela della salute;
   nella nota in parola è scritto esplicitamente che verrà realizzata una piastra di pronto soccorso, presso il suindicato policlinico universitario e che progressivamente verranno spostati presso la medesima struttura gli altri reparti dell'ospedale «Pugliese»;
   nella citata nota viene richiamato l'invito al consiglio regionale della Calabria a rimuovere gli ostacoli normativi alla riassunta integrazione, compresa nel programma operativo 2016-2018;
   la predetta integrazione, come scritto nel documento in parola, necessita del protocollo d'intesa tra la regione e l'università, di cui è contestualmente precisato l’«avanzato stato di elaborazione»;
   l'interrogante ha già presentato atti di sindacato ispettivo sulla mancanza di un protocollo d'intesa valido tra regione Calabria e università di Catanzaro, nonché denunce alla procura della Repubblica di competenza e alla Corte dei conti di Catanzaro, in relazione al surplus di finanziamento che la seconda riceve dalla prima pur senza il necessario protocollo, informandone anche la direzione generale della programmazione sanitaria e il tavolo interministeriale di verifica degli adempimenti;
   preme qui ricordare che la potestà legislativa, in relazione all'istituzione delle aziende sanitarie è esclusivamente del consiglio regionale e non della struttura commissariale, delegata dal Governo alla mera attuazione del piano di rientro e, peraltro, a giudizio degli interroganti, in contrasto con la legge, come già osservato nell'interpellanza n. 2-01258 del 3 febbraio 2016 –:
   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere per impedire che di fatto la struttura commissariale scavalchi, in materia di integrazione tra i citati ospedali, la potestà legislativa del consiglio regionale, per assicurare al più presto che i rapporti tra regione Calabria e università di Catanzaro siano regolati da un protocollo d'intesa valido e per verificare che le cifre negli anni trasferite dalla prima alla seconda siano state corrisposte in conformità alle norme vigenti. (4-14722)


   ALBERTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si apprende dal comunicato stampa News Arpa Lombardia n. 1132, reperibile al link: http://ita.arpalombardia.it, nei primi giorni di ottobre 2016 a seguito delle segnalazioni dei cittadini il dipartimento di Brescia dell'Arpa Lombardia ha partecipato ad un tavolo convocato dal comune di Montichiari, in occasione del quale ha precisato quali siano le azioni di competenza del comune e quali di competenza dell'agenzia – anche ai sensi della delibera della giunta regionale 3018/12 recante «Linee Guida caratterizzazione emissioni gassose da attività a forte impatto odorigeno»;
   in relazione all'episodio di molestie olfattive che la mattina del 17 ottobre 2016 ha coinvolto una scuola di Vighizzolo (frazione del comune di Montichiari), il personale dell'Arpa Lombardia/dipartimento di Brescia, è stato attivato dalla sala operativa della Protezione civile che ha raggiunto il centro di comando dei Vigili del Fuoco, presso il plesso scolastico di via San Giovanni 200;
   l'Arpa nella suddetta nota n. 1132 precisa: «Al momento dell'intervento l'odore non era percepibile, tuttavia i VFF avevano potuto constatare che la direzione del vento durante l'episodio – segnalato al 118 verso le 9.30 a causa dei malesseri lamentati da alcuni soggetti tra cui anche bambini – era opposta a quella delle zone in cui si trovano le discariche (Gedit e Systema) e, pertanto, la ricerca della sorgente odorifera si è orientata anche verso altre aree/impianti siti nell'area di provenienza del vento. Le verifiche ambientali si sono da poco concluse e gli esiti non hanno evidenziato alcuna criticità da ricondurre alla problematica segnalata, che sembra comunque essere stata circoscritta all'area del plesso scolastico»;
   si precisa che, nonostante l'episodio sia stato segnalato al 118 verso le 9.30, l'Arpa sarebbe stata attivata solo alle ore 11.00 e la stessa si sarebbe recata in loco solo qualche ora dopo;
   cittadini e comitati denunciano da anni una situazione insostenibile in cui devono convivere con odori e fumi senza che il problema sia stato risolto;
   l'Arpa ha anche, per questo motivo, un particolare impegno sull'area e il dipartimento competente avrebbe recentemente completato la verifica ispettiva della discarica Gedit e starebbe per concludere quella effettuata presso la discarica Systema;
   il giorno dopo a quello dell'episodio sopra richiamato, i genitori hanno tenuto i figli fuori dalle aule, organizzando un presidio. Alcune maestre hanno detto di essersi sentite male nella notte, dopo la giornata passata nell'istituto: mercoledì 19 ottobre 2016 solo dieci su 150 studenti sono entrati a scuola;
   il comune avrebbe il compito di avviare la raccolta di informazioni/segnalazioni sugli odori molesti affidandola a un pool di persone appositamente individuate;
   secondo quanto riportato dalla pubblicazione online de il Corriere della sera del 17 ottobre 2016 dal titolo: «Montichiari: forte puzza alla scuola elementare, malori per 6 bambini»: «I vigili del fuoco hanno escluso che possa trattarsi di una fuga di gas interna alla scuola. Per i residenti le esalazioni provengono da una discarica vicina»;
   va ricordato che Montichiari è assurto alle cronache come capitale italiana dell'immondizia, visto che nelle sue viscere si trovano 17 milioni di metri cubi di rifiuti, in 21 discariche (5 attive, 5 chiuse e ben 11 abusive, secondo quanto dichiarato dal sindaco Mario Fraccaro);
   il comitato «Sos Terra» avrebbe dichiarato: «Questa puzza purtroppo non è un caso isolato. E noi residenti dobbiamo conviverci da anni. Non ne possiamo più»;
   da fonti giornalistiche si apprende che le analisi hanno mostrato, in tutti gli alunni ricoverati, alti valori di carbossiemoglobina nel sangue, una forma di emoglobina tossica per l'organismo. I genitori intervistati dichiarano: «Sono di solito i fumatori a presentare un tasso di questa sostanza superiore alla norma, non i bambini» –:
   se il Governo sia a conoscenza dell'accaduto;
   quali siano state le procedure di emergenza e le tempistiche effettive con cui siano stati effettuati i necessari interventi anche da parte del corpo dei vigili del fuoco;
   se il Governo non ritenga necessario assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché sia disposta, anche in via precauzionale, la chiusura momentanea dell'istituto scolastico al fine di tutelare la salute dei bambini e del personale in loco;
   se non si intenda promuovere un'indagine epidemiologica, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità, a tutela della salute dei cittadini interessati, con particolare riferimento ai minori.
(4-14723)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   secondo una prima, provvisoria, analisi dei dati del satellite radar Sentinel 1, del programma europeo Copernicus, elaborata dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e dall'Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell'ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche (Irea-Cnr), i terremoti nel Centro Italia, del 26 e del 30 ottobre 2016, hanno deformato una zona di 600 chilometri quadrati;
   la sequenza sismica nell'area dell'Italia centrale, culminata con una scossa di magnitudo 6.5 del 30 ottobre e iniziata il 24 agosto 2016 con il cosiddetto «terremoto di Amatrice», si colloca all'interno di una fascia sismica ben nota, contraddistinta da elevata pericolosità e interessata, nella storia sismica antica e recente, da altri disastrosi terremoti;
   un'altra caratteristica conosciuta nelle sequenze sismiche dell'area appenninica è la possibilità che si verifichino, come è infatti accaduto, sequenze di nuove forti scosse: eventualità peraltro annunciata dalla stessa Commissione grandi rischi;
   risulta però evidente come, dopo il terremoto di agosto e dopo le scosse del 26 ottobre, non solo non si siano puntellati i monumenti, ma non si sia portato via e messo in sicurezza l'importante patrimonio mobile di quell'area: capolavori di pittura, scultura e oreficeria che ora giacciono sotto le macerie, nel disastro più grande dalla Seconda guerra mondiale del patrimonio artistico e culturale italiano;
   se pur riconoscendo il prezioso impegno dei funzionari del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e delle soprintendenze competenti, che si sono resi disponibili ai sopralluoghi in condizioni di rischio e spesso a proprie spese, colpiscono la lentezza e la farraginosità del processo decisionale in capo al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che risulterebbe aver operato con rallentamenti, sovrapposizioni, rimbalzi e stasi inaccettabili in situazioni come queste in cui erano necessari interventi rapidi per mettere in salvo i beni mobili –:
   per quali motivi – dopo una serie continua di eventi drammatici e distruttivi come i terremoti di Umbria-Marche, L'Aquila e Emilia –, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ancora non abbia messo a punto una macchina operativa efficiente e snella da impegnare in situazioni di emergenza;
   quali siano state le motivazioni che hanno portato il Ministro interrogato, per quanto di competenza, a non assumere iniziative affinché fosse immediatamente messo in sicurezza il patrimonio mobiliare contenuto nei luoghi sacri, fin dal sisma del 24 agosto 2016;
   se siano già state avviate verifiche in materia e sia stata prodotta una stima dei danni subiti dal patrimonio mobiliare delle chiese, e in caso affermativo, se sia possibile effettuare una stima per l'eventuale restauro dei beni a fronte del nuovo sisma del 30 ottobre 2016. (4-14716)


   MELILLA, QUARANTA, RICCIATTI, KRONBICHLER, DURANTI, PALAZZOTTO e FAVA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   l'Iccrom (Centro internazionale di studi per la conservazione e il restauro dei beni culturali) è un'organizzazione intergovernativa, nata a Roma nel 1959, in stretta collaborazione con l'Unesco; che contribuisce alla tutela dei beni culturali offrendo strumenti e formazione a chi dedica le proprie energie alla conservazione del patrimonio;
   nel 1956, l'Unesco volle creare l'Iccrom per formare personale iper-specializzato nella tutela del patrimonio artistico e architettonico mondiale colpito da guerre e cataclismi; ne fanno parte 135 Stati (tra cui Irlanda, Canada e Giappone), l'Ucraina ha fatto il suo ingresso in ICCROM nel 2016, la Russia nel 2014 è rientrata dopo anni, pagando anche gli arretrati per l'assenza prolungata;
   la sede è a Roma, nel complesso monumentale di San Michele, a Trastevere, e l'Italia guadagna anche economicamente dalla permanenza in casa dell'organizzazione; infatti, metà del budget dell'Iccros, 5 milioni di euro, viene speso a Roma tra spese per viaggi per le missioni e per il personale (36 unità), per buona parte italiano;
   da 10 anni il nostro Paese non paga quel che deve: le spese per la sicurezza e quelle di manutenzione della sede romana e le tasse sul lavoro dei dipendente infatti, per contratto i lavoratori dell'Iccrom (come quelli FAO o di altre organizzazioni mondiali) sono esentasse;
   dal 1992 il Governo dovrebbe rimborsare l'Iccrom, ma l'accordo non è stato applicato e il debito dell'Italia, quindi, ammonta a 1.047.587 euro;
   l'11 ottobre 2016 i vertici dell'Iccrom hanno inviato una lettera, la prima era stata 5 anni fa, indirizzata ai Ministri Padoan, Franceschini e Gentiloni, per dare un «ultimatum» al Governo italiano;
   un anno fa il Ministro Franceschini aveva promesso di andare incontro alle richieste dell'Iccrom, ma a tutt'oggi perdura l'imbarazzante situazione debitoria, che crea non pochi problemi nei confronti degli altri Paesi costretti a ripianare il «buco» creato dall'Italia;
   il consiglio dei delegati dell'Iccrom si riunirà l'8 novembre 2016 e potrebbe decidere di abbandonare la sede italiana; a spingere in tal senso ci sono Stati Uniti e Giappone, Paesi che pesano di più nell'organizzazione e che al momento devono sborsare più fondi, ma anche la Germania si è detta disponibile ad ospitare l'organizzazione;
   inoltre, la decisione da parte dell'Iccrom di lasciare l'Italia implicherebbe lo spostamento dei 36 dipendenti impiegati nella sede romana –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere in relazione a tale situazione debitoria – per un ammontare, peraltro, non particolarmente consistente – che, oltre al danno prodotto alla credibilità dell'Italia a livello internazionale, se non dovesse essere sanata, priverebbe il nostro Paese di una prestigiosa istituzione nata per promuovere lo studio e la consapevolezza dei metodi di conservazione dei beni culturali su scala globale. (4-14720)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZO, BASILIO, CORDA, FRUSONE e TOFALO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   la polizza assicurativa stipulata dall'Amministrazione della difesa copre i rischi di morte ed invalidità permanente, come previsto dall'articolo 13 della legge n. 836 del 1973 e ogni persona impegnata in missioni «fuori area» è assicurata, come previsto dall'articolo 10 della legge n. 417 del 1978, per un importo pari a 10 volte la retribuzione annua lorda percepita, calcolata sulla base del grado ricoperto al momento del sinistro;
   per l'anno 2012, la direzione generale competente ha provveduto a stipulare il contratto n. 330 del 22 febbraio 2012 con la Società cattolica assicurazione per il periodo dal 1o gennaio al 31 maggio 2012, per un importo presunto di 2.456.170 euro – Iva esente – a seguito di procedura negoziata, ai sensi dell'articolo 57, comma 2, lettera c) del codice dei contratti; il contratto attualmente in vigore è il n. 342, con la Società cattolica assicurazione, in coassicurazione con Ina Assitalia Spa, per il periodo dal 1o giugno al 31 dicembre 2012, per un importo presunto di 3.306.918 euro – Iva esente – a seguito di procedura ristretta accelerata nell'ambito dell'Unione europea, ai sensi dell'articolo 55 del codice dei contratti;
   a seguito del tragico attentato di Nassiriya, gli assicuratori dell'epoca hanno ritenuto di mettere immediatamente a disposizione delle famiglie delle vittime un anticipo sull'indennizzo dovuto. Da allora è stata introdotta un'apposita clausola contrattuale in tal senso, in base alla quale in caso di morte dell'assicurato la società assicuratrice dovrà mettere a disposizione degli aventi diritto, entro 10 giorni dal decesso, una somma pari a 100 mila euro, quale anticipo di indennizzo;
   un recente caso oggetto di articolo di stampa riguarda un militare che si è rivolto al Tar di Bologna (sentenza n. 772 del 9 agosto 2016) in quanto, questi, pur riportando un grave infortunio, dipendente dal servizio, ed avendo richiesto di riscuotere il premio della polizza, non si è visto riconoscere dal Ministero della difesa, che gli ha pur riconosciuto separatamente l'equo indennizzo spettante al dipendente in forza del grave infortunio, il corrispondente controvalore, ritenendo coperta dall'indennizzo assicurativo privato anche la quota di tale voce di danno –:
   quale sia il quadro completo dei contratti assicurativi stipulati negli ultimi 5 anni a favore del personale dell'Amministrazione della difesa;
   se il Ministro interrogato possa indicare, nel dettaglio, quali siano i premi assicurativi e per quali eventi siano stati stipulati i contratti assicurativi, specificando altresì le condizioni contrattuali e gli importi pattuiti;
   se possa chiarire quali siano i contenziosi in atto ed indicarne le motivazioni;
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per i prossimi contratti di assicurazione da stipulare con particolare riferimento all'evolversi della situazione internazionale per le operazioni con impiego di personale in Patria e all'estero. (5-09959)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIBAUDO e CULOTTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'amministratore delegato di Poste Italiane Caio ha presentato il nuovo piano industriale «Poste 2020» che prevede il reclutamento di ulteriori ottomila unità lavorative, di cui il 50 per cento tra giovani laureati e nuove professionalità;
   fa riferimento proprio al nuovo piano la campagna « recruiting Poste italiane» avviata nelle scorse settimane con scadenza 30 settembre 2016, per reclutare il personale che lavorerà durante il periodo autunno-inverno 2016-2017. Si tratta di assunzioni per promotori finanziari con diploma scuola media superiore oppure con laurea in discipline economiche, per i quali è richiesta anche l'iscrizione all'albo dei promotori finanziari e l'iscrizione alla sezione E del RUI (IVASS), prevedendo che dette assunzioni saranno effettuate con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Mentre, per quanto riguarda i portalettere, il contratto è previsto a tempo determinato per le esigenze legate alla copertura del personale assente, ai picchi di stagione, alle necessità di risorse umane per specifici uffici e zone;
   la raccolta delle candidature avviene formalmente online tramite la sezione web Poste Italiane «Lavora con noi» e le sedi sono distribuite in tutta Italia, dal nord al centro-sud e alle isole;
   da notizie apprese per vie informali, risulta che l'azienda Poste italiane non intenda assumere i candidati alle selezione residenti nella regione Sicilia, sostenendo che nella regione vi sia un esubero di personale (nonostante l'avviso di selezione comprendesse anche la regione Sicilia), disattendendo, ancora una volta, l'avviso pubblico e lasciando nella disillusione migliaia di giovani che avevano avanzato la candidatura attraverso il portale –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza del fatto che Poste Italiane non intenda avviare dette assunzioni nella regione Sicilia;
   se non si ritenga opportuno attingere all'elenco dei candidati definito tramite il portale web, senza tener conto della regione di residenza e permettere alle diverse migliaia di giovani di essere selezionati attraverso criteri oggettivi e trasparenti, evitando ancora una volta la loro disillusione e ogni forma di discriminazione;
   quali iniziative intenda assumere, considerati gli elementi di opacità che, a giudizio degli interroganti, si registrano ancora oggi nelle procedure di selezione ed assunzione di cui in premessa, per rendere più trasparente il sistema di reclutamento, affermando i principi di legalità e di pari opportunità in una società a governance pubblica. (5-09963)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSTAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   con provvedimento dell'11 marzo 2014, il Governo ha reso nota la lista degli uffici dei giudici di pace non soppressi a seguito delle disparate istanze formulate secondo l'iter sopra descritto;
   conditio sine qua non per la conservazione degli uffici giudiziari era che venisse accordata la disponibilità degli enti locali a sostenere i costi di gestione delle strutture ospitanti il personale amministrativo e l'onorario indispensabile per il prosieguo del funzionamento degli uffici del giudice di pace;
   diversi comuni hanno riscontrato molte difficoltà nel reperire e porre a bilancio le risorse necessarie per il mantenimento degli uffici del giudice di pace;
   altri comuni, dopo aver formulato istanza di mantenimento, hanno dovuto revocare la stessa per sopravvenute e differenti esigenze di bilancio;
   uno di tali esempi sembrerebbe, purtroppo, in procinto di concretizzarsi nell'area a nord di Napoli e precisamente a Marano, dove il locale ufficio, mantenuto grazie all'intervento dei comuni di Melito, Marano, Mugnano, Calvizzano e Villaricca, sarebbe prossimo alla chiusura per mancanza di risorse umane e finanziarie;
   tali mancanze potrebbero, in parte, essere sopperite attraverso l'intervento del comune di Giugliano, ente di oltre 120.000 abitanti insistente sulla struttura, pur non avendo esso, almeno per il momento, aderito alla convenzione di mantenimento stipulata inizialmente dalle 5 amministrazioni prima indicate;
   il collasso della struttura di Marano comporterebbe, con effetto domino, la paralisi anche dell'ufficio del giudice di pace di Aversa – Napoli Nord, realtà mai decollata completamente, che già oggi sconta una condizione drammatica per l'assoluta mancanza di personale e risorse tali da garantire una gestione accettabile del carico di ruolo;
   appare quanto mai indispensabile un supporto, nel caso di specie, a tutte le amministrazioni locali coinvolte nella questione ed alla stesso tribunale di Napoli nord, all'interno del circondario del quale ricade la competenza dell'ufficio del giudice di pace di Marano;
   potrebbe essere opportuno, in questa fase di sofferenza e transizione, sopperire alla mancanza di personale di categoria D, mediante il distacco di unità ministeriali provenienti da uffici limitrofi;
   su tale vicenda, fortissimo è stato e lo è tuttora l'impegno profuso dal consiglio dell'Ordine degli avvocati e dalle associazioni forensi operative sul territorio, finalizzato a trovare ogni soluzione utile a scongiurare la chiusura dell'ufficio del giudice di pace di Marano;
   tenuto conto dello straordinario impatto socio-economico della vicenda nel suo complesso, potrebbe essere opportuno prendere in considerazione l'ipotesi di estendere anche all'ufficio del giudice di pace di Marano e di Aversa, il medesimo meccanismo normativo che ha consentito il mantenimento degli uffici dei giudici di pace di Barra e di Ostia, con oneri interamente a carico del Ministero, quali sezioni distaccate degli uffici di Napoli e Roma –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa ed, in particolare, se abbia contezza delle gravi disfunzioni ed anomalie che stanno contraddistinguendo l'organizzazione dell'ufficio del giudice di pace di Marano, con conseguente rischio di chiusura dello stesso;
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei drammatici effetti che tale chiusura comporterebbe nel circondario del tribunale di Napoli nord, con la conseguenza della paralisi anche dell'ufficio del giudice di pace di Aversa – Napoli nord, non in condizione di assumere il carico del ruolo dell'ufficio di Marano;
   se il Ministro interrogato stia valutando, nel caso di specie, di assumere iniziative, per quanto di competenza, a supporto (finanziario e logistico) delle amministrazioni locali coinvolte nella convenzione di mantenimento dell'ufficio del giudice di pace di Marano, valutando l'ipotesi di estendere anche all'ufficio del giudice di pace di Aversa – Napoli nord, nella denegata ipotesi di chiusura dell'ufficio di Marano, lo stesso meccanismo normativo adottato per Ostia e Barra. (4-14718)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   Massimo Montinari è un medico dirigente dell'VIII reparto mobile della Polizia di Stato di Firenze ed è noto alle cronache come un medico antivaccini e per i suoi allarmi, infondati, sulla pericolosità delle vaccinazioni;
   dopo la denuncia di una coppia di genitori del nord barese, che avevano richiesto una consulenza di parte proprio del medico della polizia di Stato Massimo Montinari, è nata anche una inchiesta portata avanti dalla Procura di Trani sulla presunta correlazione tra vaccini e autismo e che si è conclusa con la infondatezza di tale ipotesi;
   tuttavia, quella inchiesta ha determinato un contraccolpo negativo sulle vaccinazioni nel nostro Paese e rispetto a diverse patologie come morbillo e rosolia che hanno visto un decremento, facendole scendere al di sotto del 95 per cento della popolazione, quota che secondo l'Organizzazione mondiale della sanità garantisce il livello di protezione;
   l'ordine dei medici ha recentemente assunto la decisione di prevedere la radiazione dei cosiddetti antivaccinisti ma ad oggi nei confronti del citato medico non è stato ancora mosso alcun rilievo;
   l'attività di consulenza del suddetto professionista risulta essere molto onerosa come riportano anche articoli di stampa, riferendo di famiglie che hanno speso anche qualche migliaio di euro per seguire protocolli che non hanno alcun valore per la comunità scientifica;
   si è recentemente intervenuto ai più alti livelli istituzionali per richiamare ad una azione di forte contrasto nei confronti di una evidente involuzione che mette in discussione, sulla base di sconsiderate affermazioni prive di qualsiasi supporto scientifico, il valore e l'azione delle vaccinazioni creando problemi di sicurezza per il Paese –:
   se non si ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, nei confronti del dottor Montanari in considerazione della sua nota attività antivaccino che, a quanto consta all'interrogante, è priva di qualsiasi supporto scientifico e genera pericoli per la sicurezza pubblica. (5-09961)


   LABRIOLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da un articolo di stampa del 2 novembre 2016, pubblicato dal quotidiano online Tarantobuonasera.it, si apprende che la litoranea salentina sia stata bloccata per circa un'ora da una ventina di immigrati ospiti del vicino hotel Bel Sit, la cui gestione sarebbe affidata alla Salam. In contemporanea sarebbe avvenuta sotto la prefettura un'altra protesta di una quarantina di persone di cui si occupa la Cometa di Palagiano. Tratto comune della protesta sarebbe la mancata erogazione del cosiddetto pocket money, cioè i fondi che i migranti hanno, o dovrebbero avere, a disposizione oltre a vitto ed alloggio;
   allarmante è il fatto che la «rivolta del pocket money» coinvolga anche altre realtà: in Sardegna, ad esempio, sempre il 2 novembre sarebbe andata in scena la seconda manifestazione in due settimane; anche a Narcao sarebbe stata bloccata la strada, in questo caso quella che porta in paese dalla frazione dove si trova l'albergo, trasformato in centro di accoglienza da centotrenta posti, che ospita i migranti. Il 1o novembre invece un gruppo di immigrati avrebbe manifestato a Potenza, sotto la sede della prefettura;
   con gli sbarchi sono arrivati, secondo i dati Unicef, in Italia oltre 20 milioni di minori di cui il 90 per cento non accompagnati solo nel 2016 contro i 1650 mila del 2015, dati allarmanti se si considera che ne 2016 sarebbero oltre 150 mila gli arrivi di immigrati di cui più del 58 per cento sono clandestini;
   dai dati ufficiali trasmessi dalla prefettura di Taranto si apprendeva che al 19 novembre 2015 il numero complessivo dei cittadini stranieri residenti sia pari a 6396, di cui 3560 uomini e 2836 donne e che, nel corso del 2015, nell'ambito dell’«operazione Triton», siano avvenuti 20 sbarchi di navi civili e militari con un totale di 9025 migranti, di cui 7401 uomini, 1634 donne e 643 minori non accompagnati. Non si hanno però dati certi ed aggiornati relativi al 2016, sia in merito ai residenti, che ai nuovi arrivati e meno ancora circa il numero dei minori non accompagnati presenti nel territorio della provincia di Taranto;
   il comune di Taranto, a fronte del massiccio arrivo di minori in città, sede del 4ohotspot italiano, ha, tramite la commissione servizi del comune, lanciato un appello per affrontare la questione finanziaria relativa all'accoglienza di stranieri minori non accompagnati, in quanto, essendo i costi a carico delle casse comunali, ha sottolineato che l'assegnazione dei fondi, fatta quando il numero degli sbarchi e degli immigrati non era così consistente come nell'ultimo periodo, ora non sono più sufficienti a coprirne la spesa, a danno degli altri servizi;
   l'interrogante ha già affrontato la questione relativa a immigranti e sicurezza con l'interrogazione n. 5-07133, chiedendo al Ministro se fossero stati disposti nuovi piani di controllo del territorio, e n. 5-08002, chiedendo se esistessero piani di monitoraggio per coloro che fanno richiesta di asilo, a garanzia della sicurezza per cittadini residenti, onde prevenire l'aumento dei clandestini reclutati dalla microcriminalità locale;
   è parere dell'interrogante che la popolazione tarantina continui ad essere vessata su tutti i fronti, sociale, sanitario, ambientale e della sicurezza e, pertanto, meriti la giusta attenzione –:
   quale sia il numero degli immigranti residenti e non residenti nella provincia di Taranto e, in particolare il numero dei minori non accompagnati e quali siano le strategie di controllo del territorio adottate a garanzia della sicurezza e della legalità;
   quali siano le somme erogate e da erogare per il mantenimento degli immigrati con particolare riferimento ai trasferimenti per il comune di Taranto a beneficio dei minori non accompagnati, e quale sia la tempistica delle nuove erogazioni.
(5-09962)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIZZO, BRESCIA, COLONNESE e LOREFICE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la strada statale 417 Catania-Gela è la principale arteria di snodo stradale per diversi centri della Sicilia sud orientale, come Caltagirone, Ramacca, Palagonia, ed è anche il principale collegamento con il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo;
   nel solo mese di ottobre 2016 ben due ospiti della struttura che accoglie richiedenti asilo sono deceduti per incidente stradale, a causa della scarsa illuminazione e della mancanza di giubbotti catarifrangenti durante gli spostamenti ai margini della strada statale 417 a piedi o in bicicletta;
   presso il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo insiste una pattuglia dell'Esercito italiano impegnato nella operazione «Strade sicure», oltre al personale normalmente impiegato all'interno del centro appartenente alle forze dell'ordine;
   la polizia stradale competente per territorio è quella di Caltagirone che opera con difficoltà a causa della carenza di personale e di autovetture –:
   se si intenda potenziare il servizio di vigilanza stradale svolto dalla polizia stradale di Caltagirone;
   se si intenda dare mandato al personale delle forze dell'ordine in servizio presso il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo di vigilare sulla disponibilità di dispositivi ad alta visibilità da parte degli ospiti dello stesso, permettendo l'uscita solo a chi ne è in dotato;
   a chi competa l'onere di fornire mezzi di trasporto agli ospiti e i relativi dispositivi ad alta visibilità al fine di prevenire incidenti stradali;
   quali elementi intenda fornire in relazione allo stato di manutenzione della strada statale 417. (4-14713)


   VARGIU. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel giugno del 2012, è stato effettuato lo sgombero del campo Rom nel territorio di Cagliari, situato a ridosso della strada statale 554;
   tale sgombero aveva l'obiettivo di garantire una sistemazione logistica più civile ed adeguata sotto il profilo igienico-sanitario al gruppo etnico che – con donne e bambini – occupava l'accampamento, ma anche di proteggere le condizioni di vita e la salute dei cagliaritani e dei selargini residenti nei quartieri contigui a tale insediamento;
   in particolare, era ricorrente la protesta dei residenti contro i «roghi controllati» appiccati dai Rom, che avevano l'obiettivo di bruciare parte del materiale di discarica che veniva accumulato all'interno del campo stesso e nelle aree contigue;
   almeno in parte, tale materiale di discarica veniva probabilmente conferito ai nomadi da personaggi locali privi di scrupoli, che hanno in questo modo illegalmente utilizzato un canale di smaltimento di inerti più economico e non tracciabile;
   la combustione di tale materiale di discarica (spesso costituito da prodotti di lavorazione industriale) purtroppo creava abitualmente colonne aeree di polveri inerti e di diossina che, spostate dal vento, comportavano significativi problemi di inquinamento dell'aria respirata dagli abitanti dei quartieri circostanti;
   tale situazione aveva generato la reazione dei cittadini abitanti di tali quartieri che avevano ripetutamente segnalato alle autorità i rischi sanitari per la popolazione creati dalle combustioni di tale materiale di discarica;
   secondo informazioni più volte riportate dai media cagliaritani e regionali, l'area sgomberata diversi anni or sono sarebbe stata nuovamente antropizzata dalla stessa etnia Rom, per cui sarebbero ricomparse baracche, roulotte e discariche a cielo aperto che si riteneva fossero invece definitivamente scomparse;
   tale area appare inoltre sostanzialmente priva di qualsiasi verifica e controllo civile, al punto che alcuni mesi or sono stati aggrediti un giornalista televisivo ed il suo operatore che intendevano documentare la gravità della situazione;
   le continue proteste degli abitanti residenti a Mulinu Becciu e Su Planu, addirittura costituiti in un Comitato «NO DIOSSINA», certificano come nelle aree della strada statale 554 contigue alla sede della motorizzazione civile di Cagliari, al palazzone dell'Agenzia delle entrate e all'Albergo Holiday Inn, vengono ancora attivati, con frequenza pressoché quotidiana, grandi roghi rivolti alla combustione del materiale di discarica;
   nel mese di giugno 2016, un sopralluogo dei carabinieri del nucleo operativo ecologico della compagnia di Cagliari e della polizia provinciale, di cui ha dato notizia la stampa locale, ha consentito di censire il sito, rilevandone la pericolosità;
   nonostante l'intervento delle forze dell'ordine e le continue segnalazioni alle istituzioni, la situazione appare come cristallizzata, con crescente intolleranza da parte dei residenti nei quartieri adiacenti all'insediamento e ulteriore compromissione da inquinamento dei terreni interessati dai roghi –:
   quali iniziative di competenza, concrete e immediate intenda intraprendere il Governo, attraverso le autorità statali preposte, sia per la garanzia dell'ordine pubblico e la prevenzione dei reati legati allo smaltimento illegale del materiale di discarica, che per la tutela della salute degli occupanti del campo e dei cittadini residenti nei quartieri adiacenti al campo stesso. (4-14715)


   PAGLIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella giornata del 3 novembre 2016 a Bologna si sono registrate cariche di polizia contro una manifestazione indetta dal collettivo universitario CUA;
   a quanto riportato da numerosi organi di informazione, durante gli scontri un giornalista dell'agenzia di stampa Dire sarebbe stato fermato dalla polizia di Stato e gli sarebbero stati temporaneamente sottratti i telefoni cellulari, nonostante si fosse identificato come cronista esibendo il tesserino dell'Ordine;
   al giornalista sarebbe stato anche intimato di concludere una telefonata in corso con la redazione e gli sarebbe stato infine intimato di allontanarsi, il tutto in modo aggressivo e con leggero contatto fisico;
   la questura ha fatto sapere che l'intervento sarebbe giustificato perché «il suo abbigliamento e il suo telefono corrispondevano alla descrizione» di una persona considerata responsabile del lancio di un fumogeno che ha colpito il braccio di un agente;
   appare del tutto evidente all'interrogante che tale giustificazione non può essere ritenuta adeguata, dato che il giornalista si era immediatamente identificato come tale;
   non è la prima volta che nelle ultime settimane durante manifestazioni a Bologna la stampa sia limitata dalle forze dell'ordine nella possibilità di svolgere fino in fondo il proprio diritto/dovere di cronaca;
   si ricorda in particolare il divieto opposto a un giornalista di una radio locale di documentare adeguatamente lo sgombero di un immobile in via De Maria, già oggetto di interrogazione da parte del firmatario del presente atto, e più di recente la richiesta di documenti a un fotografo dell'edizione locale di una testata nazionale –:
   quali iniziative intenda adottare per garantire che non si ripetano a Bologna episodi che nel loro complesso rischiano di rappresentare un'intimidazione nei confronti dei cronisti locali e una limitazione del diritto dei cittadini di essere informati da fonti dirette. (4-14717)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il rapporto presentato in data 3 novembre 2016 da Amnesty International « Hotspot Italia: come le politiche dell'Unione europea portano a violazioni dei diritti di rifugiati e migranti», denuncia come il cosiddetto «approccio hotspot», promosso dall'Unione europea per identificare migranti e rifugiati al momento dell'arrivo, non solo abbia compromesso il loro diritto a chiedere asilo, ma abbia anche alimentato episodi di violenza, con l'uso di pestaggi, elettroshock e umiliazioni sessuali;
   il contenuto del rapporto di Amnesty International conferma quanto già rilevato dall'interrogante nella relazione di minoranza relativa al sistema hotspot in sede di Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione e di espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate;
   in particolare, si rileva, nel rapporto di Amnesty, la denuncia delle procedure di identificazione del migrante e si richiama l'attenzione su violazioni procedurali anche gravi e sull'uso di metodologie coercitive che sfociano, anche, in violenza fisica e psicologica;
   tali violazioni sono state denunciate più volte anche da altre organizzazioni umanitarie e rappresentano, a giudizio dell'interrogante, una palese violazione delle norme nazionali ed europee;
   le procedure denunciate nel rapporto edito da Amnesty appaiono credibili anche alla luce delle audizioni sul punto svolte dalla Commissione parlamentare di inchiesta. La possibilità dell'uso di misure coercitive è stata richiamata nel corso dell'audizione del coordination officer di Frontex, Miguel Angel Nunos Nicolau, in data 13 gennaio 2016 e dal dottor Giovanni Pinto, direttore della direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere del Ministero dell'interno, audito in data 29 ottobre 2015;
   a tal riguardo, assume ulteriore rilevanza il volantino ritrovato nel corso dell'attività ispettiva della commissione parlamentare di inchiesta che trae origine dalla circolare n. 400/A/2014/1.308, datata 25 settembre 2014 a firma del vice capo della polizia di Stato con funzioni vicarie, prefetto Alessandro Marangoni, che richiama espressamente l'uso della forza per procedere al fotosegnalamento e al prelievo delle impronte digitali;
   le condizioni precarie nelle strutture hotspot e la crescente pressione sul personale in servizio relativamente alle procedure di identificazione appaiono ulteriori elementi di conferma di quanto già evidenziato nella relazione di minoranza sul sistema hotspot e ribadito nel rapporto Amnesty sopra richiamato;
   per quanto emerso nel corso dell'attività della Commissione parlamentare di inchiesta appare, quindi, plausibile, ad avviso dell'interrogante, che le procedure di fotosegnalamento e prelievo delle impronte abbiano generato casi in cui l'uso della forza, fisica e psicologica, sia stato effettivamente esercitato in difformità dalle norme nazionali e comunitarie –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di casi di effettivo uso della forza nelle procedure di fotosegnalamento e prelevamento delle impronte nelle strutture hotspot ospitate nel territorio nazionale;
   se non sia opportuno assumere iniziative per rivedere la circolare n. 400/A/2014/1.308, datata 25 settembre 2014 che espressamente parla di «uso della forza proporzionato a vincere l'azione di contrasto», in caso di rifiuto a sottoporsi alle procedure di identificazione al fine di evitare episodi di violenza ingiustificata e non proporzionata. (4-14721)


   NUTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 21 ottobre 2016 e per nei giorni seguenti, sono apparsi alcuni articoli a firma Stefano Sansonetti e Carmine Gazzanni sul giornale La Notizia, riguardante una presunta parentopoli che coinvolgerebbe il Ministro interrogato;
   gli articoli elencano una serie di soggetti legati da parentela, affinità o amicizia al Ministro Alfano, che avrebbero ottenuto incarichi professionali presso Ministeri società partecipate pubbliche gruppi parlamentari, probabilmente grazie a questi legami;
   Mauro Patti, indicato come testimone di nozze di Alfano, avrebbe ottenuto da luglio a dicembre 2010 quando Alfano era Ministro dell'interno, l'incarico di «soggetto attuatore del piano edilizia emergenza carceraria» e dall'ottobre 2016 sino al termine del mandato governativo l'incarico per «attività di studio per il miglioramento dell'efficienza dei centri di accoglienza e per gli approfondimenti delle problematiche territoriali» per circa 65 mila euro; inoltre, è stato nominato nel 2011 dall'allora Ministro Prestigiacomo, compagna di partito del Ministro Alfano, membro della commissione VIA e avrebbe avuto con Gualtiero Bellomo, altro membro della stessa Commissione arrestato a seguito dell'inchiesta TAV di Firenze, «affari in comune relativi a coinvolgimenti in progetti di valutazione della stessa VIA di cui fanno parte»;
   Alessandro Ruben, ex deputato nello stesso partito di Alfano nella precedente legislatura e secondo il quotidiano La Notizia compagno dell'ex Ministro Mara Carfagna, avrebbe ricevuto una collaborazione nella segreteria dello stesso Alfano per un compenso di oltre 40 mila euro lordi dal maggio 2016 sino alla fine del mandato governativo;
   similmente Ivan Paci, collaboratore di Alfano dal giugno 2013 e sino al marzo 2016, quando venne candidato a sindaco in quota NCD al comune di Canicattì, in passato già consigliere provinciale capogruppo del PdL ad Agrigento, dopo aver perso le elezioni riceve nuovamente un incarico di collaborazione nella segreteria del Ministro sino al termine del mandato governativo per un importo di oltre 40 mila euro annui;
   vi sono poi altri nomi noti, come Isabella Rauti, moglie dell'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno coinvolto nello scandalo di «Mafia Capitale» e figlia dello storico leader dell'MSI Pino Rauti, che aveva ricoperto la carica di capo dipartimento del Ministro Mara Carfagna nella precedente legislatura;
   gli articoli de La Notizia si soffermano anche su incarichi conferiti dai gruppi parlamentari legati all'NCD in questa legislatura, in particolare Flavia Montana, cognata del Ministro Alfano con incarico al gruppo Area Popolare in qualità di «responsabile comunicazione web e social media»;
   oltre a questi vengono menzionati soggetti nominati a capo di alcuni importanti società partecipate pubbliche: Massimo Ferrarese, ex presidente della provincia di Brindisi, candidato con NCD alle ultime elezioni europee, dopo la sconfitta elettorale è stato prontamente nominato presidente di Invimit Sgr, società del Ministero dell'economia e delle finanze; Antonio Cancian, già eurodeputato del PdL, si è ricandidato con NCD alle ultime elezioni europee e dopo la sconfitta è stato nominato presidente di R.A.M. spa, società del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; Alfredo Antoniozzi, già eurodeputato del PdL, si è ricandidato con NCD alle ultime elezioni europee e dopo la sconfitta è stato nominato nel consiglio di amministrazione di ENEL spa –:
   se quanto riportato in premessa e descritto negli articoli de La Notizia corrisponda al vero;
   per le parti di propria competenza, su quali basi e con quali modalità siano stati conferiti gli incarichi descritti in premessa e a quanto ammonti il costo complessivo lordo di tali incarichi singolarmente e complessivamente;
   se tra il personale in forze al Ministero dell'interno non fossero già presenti soggetti aventi le qualifiche necessarie per effettuare le «attività di studio per il miglioramento dell'efficienza dei centri di accoglienza e per gli approfondimenti delle problematiche territoriali».
(4-14724)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TARICCO, IORI, RUBINATO, MINNUCCI, GNECCHI, PATRIARCA, FALCONE, ROMANINI, GIUSEPPE GUERINI, ANTEZZA, PALMA, LOCATELLI, CULOTTA, DALLAI, AMATO e CAPOZZOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   al fine di sostenere la genitorialità è stata prevista la corresponsione di un cosiddetto voucher per l'acquisto di servizi di baby sitting asilo nido – come definito all'articolo 4, comma 24, lettera b), della legge 28 giugno 2012, n. 92 – alle madri lavoratrici autonome o imprenditrici (articolo 1, comma 283, legge 28 dicembre 2015, n. 208, cosiddetta «legge di stabilità 2016»);
   il 1o settembre 2016 è stato adottato un decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali che specifica le destinatarie del contributo: «madri lavoratrici autonome o imprenditrici, ivi comprese le coltivatrici dirette, mezzadre e colone, artigiane [...]» (articolo 1 del decreto);
   con riferimento al predetto decreto, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 27 ottobre 2016, si sottolinea che la norma pone un problema interpretativo quanto alla sorte dei cosiddetti «familiari coadiuvanti» di cui all'articolo 2 della legge 4 luglio 1959, n. 463, ossia non chiarisce se la corresponsione del voucher baby sitting possa estendersi ai familiari dell'iscritto all'albo artigiano che lavorino abitualmente e prevalentemente nell'azienda artigiana medesima;
   la ratio del beneficio introdotto dalla legge di stabilità 2016 è quella di tutelare la donna lavoratrice. Ragioni di uguaglianza sostanziale dovrebbero condurre all'applicazione della norma alle imprenditrici artigiane, ma anche a coloro che abitualmente e prevalentemente prestano la propria attività lavorativa presso l'impresa stessa, i «familiari coadiuvanti» di cui alla legge n. 463 del 1959;
   la definizione di «familiari coadiuvanti» è stata introdotta, con finalità di tutela e riguardo all'estensione dell'assicurazione obbligatoria agli artigiani ed ai loro familiari; analoghe finalità di tutela ricorrono a proposito dell'estensione dei contributi per l'acquisto dei servizi per l'infanzia a favore di chi lavora con continuità nell'impresa dell'imprenditore artigiano;
   per ragioni di uguaglianza sostanziale, l'articolo 1 dal decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sopra richiamato, in definizione della platea dei destinatari del contributo per i servizi all'infanzia, dovrebbe essere interpretato a giudizio degli interroganti nel senso di comprendere i «familiari coadiuvanti» – come definiti all'articolo 2 della legge 4 luglio 1959, n. 463 – tra i soggetti beneficiari del cosiddetto voucher baby sitting, previsto dalla legge di stabilità 2016, accanto alle imprenditrici artigiane –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per estendere l'applicazione del contributo per l'acquisto di servizi per l'infanzia, previsto all'articolo 1 del decreto 1o settembre 2016 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ai «familiari coadiuvanti» di cui all'articolo 2 della legge 4 luglio 1959, n. 463.
(5-09960)

Interrogazione a risposta scritta:


   CAMPANA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 21 giugno 2016, il Garante dell'infanzia e dell'adolescenza della regione Campania, Cesare Romano, ha dichiarato «Abbiamo testimonianze dirette ed indirette che ci sono intere zone, in quartieri molto critici in cui l'abuso sessuale, l'incesto, è elevato a normalità»;
   i quartieri citati dal Garante sono Salicelle, Madonnelle, Caivano e alcuni quartieri di Napoli;
   proprio a Caivano si è consumata la vicenda nota alle cronache della piccola Fortuna, la bimba morta dopo essere stata gettata da un terrazzo da chi avrebbe abusato di lei;
   le dichiarazioni del Garante sono state rese durante la presentazione della ricerca «Abusi intrafamiliari, l'incesto in Campania» che ha studiato oltre 200 casi di maltrattamenti e violenza fra le mura domestiche a danno di minori –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto affermato dal Garante regionale;
   se, non ritenga, in collaborazione con il comune di Napoli, gli altri comuni segnalati dalla ricerca e le associazioni di riferimento, di assumere iniziative, per quanto di competenza, volte ad assicurare un più stretto monitoraggio del fenomeno e a contrastare il ripetersi di tali episodi a danno dei minori all'interno delle mura domestiche. (4-14719)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MASSIMILIANO BERNINI e TERZONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il corpo forestale dello Stato sta per essere sorbito dall'Arma dei carabinieri in virtù di quanto previsto dal decreto legislativo n. 177 del 2016; l'effettiva entrata in vigore della riforma 1o gennaio 2017;
   con decreto del Capo del Corpo forestale dello Stato in data 3 febbraio 2015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – IV serie speciale concorsi. – n. 11 del 10 febbraio 2015, è stato indetto un concorso pubblico per titoli ed esami per la nomina di 393 agenti del Corpo forestale dello Stato riservato ai volontari in ferma prefissata di un anno o quadriennale ovvero in rafferma annuale, in servizio o in congedo;
   i circa 10 mila candidati che hanno presentato domanda di partecipazione, tra cui ve ne sono circa 3.000 ancora in servizio e che quindi avevano un'unica possibilità di partecipare a una proceduta concorsuale tra quelle indette dalle varie forze di polizia, vengono costantemente disillusi con periodiche comunicazioni di rinvii delle procedure, mentre è ben noto che il concorso non verrà mai espletato, perché le capacità assunzionali del Corpo forestale dello Stato verranno utilizzate dalle altre amministrazioni interessate all'assorbimento del personale;
   in data 3 novembre 2016 era prevista, a quanto risulta agli interrogati, una seduta del consiglio di amministrazione del Corpo forestale dello Stato, presieduto dal Ministro Martina, con all'ordine del giorno, tra le altre cose, la promozione di due dirigenti superiori (due generali) nonché 24 primi dirigenti (24 colonnelli), suddivisi rispettivamente in due e tre procedure di scrutinio;
   il corpo forestale dello Stato aveva senz'altro bisogno di personale del ruolo agenti, ad oggi carente di quasi 1.000 unità sulle 4.800 previste, ma non ha certo bisogno di generali e colonnelli, soprattutto in vista dell'imminente transito nell'Arma dei carabinieri –:
   se non si ritenga inopportuna la nomina di 2 generali e 24 colonnelli del Corpo forestale dello Stato, i quali non avranno certamente il tempo ed il modo di esercitare le nuove funzioni nel Corpo forestale dello Stato, visto che dal 1o gennaio 2017 diventeranno ufficiali dei carabinieri. (5-09964)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   CIVATI, ANDREA MAESTRI, BRIGNONE, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   gli enti locali incontrano gravi difficoltà nel raggiungere gli obiettivi fissati in efficienza energetica a causa di un sistema di incentivazione molto complesso, anche se tra i più importanti a livello europeo;
   questo accade perché le attuali normative prevedono che gli enti locali possano beneficiare degli incentivi per l'efficienza energetica a fondo perduto solo nel caso in cui essi coprano almeno il 70 per cento delle spese eleggibili: di fatto, hanno estreme difficoltà ad accedere ad altri strumenti o anche ai bonus per l'efficienza energetica e le fonti rinnovabili, messi a disposizione dallo Stato;
   tale impedimento è dovuto principalmente al fatto che le amministrazioni locali non hanno risorse proprie a causa dei tagli dei fondi statali agli enti locali e, al tempo stesso, non possono aumentare le imposte locali perché sono regimentate dalle leggi statali. A titolo di esempio, si ricorda:
    a) che le poche risorse raccolte dai comuni servono per pagare la spesa corrente e non possono essere distolte per investimenti;
    b) stesso problema si registra con il leasing finanziario per il quale il comune deve trovare la medesima copertura;
    c) secondo un articolo pubblicato dalla rivista « Qualenergia.it», anche nel caso in cui l'intervento determinerebbe un risparmio energetico garantito tramite fideiussione bancaria dall'appaltatore superiore alla rata del mutuo, la normativa in vigore vieta l'indebitamento per l'ente locale. Si aggiunge l'inasprimento delle pene per quelle amministrazioni che sforano il pareggio di bilancio andando ad agire sugli stanziamenti degli anni successivi;
   tutto ciò accade anche in presenza del «fondo Kyoto» introdotto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. I dati relativi al 2015 terza edizione, hanno registrato domande per 100 milioni di euro su 350 milioni di euro disponibili, per poi veder realizzati interventi per meno di 20 milioni di euro (sono moltissimi i comuni che dopo aver presentato domanda hanno chiesto proroghe sine die). Per il 2016 il Ministero ha prorogato al 30 giugno 2017 l'originaria scadenza del 17 ottobre 2016, per un numero irrisorio di domande presentate (40) e appena una ventina di comuni finanziati;
   vi sono difficoltà anche per i bandi regionali basati su mutui o prestiti ai comuni, ai quali molti partecipano per poi ritirarsi quando si accorgono che il finanziamento non è a fondo perduto;
   inoltre, va ricordato che l'impossibilità di trovare risorse nel bilancio e l'impossibilità di indebitamento impatta anche sulla capacità dei comuni di accedere al conto «Termico 2.0», anche nella versione più generosa, che eroga il 65 per cento a fondo perduto: lo strumento è sterile in quanto l'incentivo è dilazionato in cinque anni e nel migliore dei casi il Gestore dei servizi energetici riesce ad anticipare solo il 26 per cento dell'incentivo preventivamente (2/5 del contributo). Il comune in questo caso deve recuperare almeno il 74 per cento delle risorse ricorrendo al mutuo o a risorse proprie;
   lo stesso ragionamento vale per i titoli di efficienza energetica, meccanismo che aggiunge, oltre al dilazionamento dell'incentivo nel tempo, anche un incentivo mediamente inferiore, la difficoltà del coinvolgimento di una ESCO e la guerra avviata dal Gestore dei servizi energetici contro il meccanismo dal 2014 ad oggi;
   in ultimo, si sottolinea che, anche l'eventuale ricerca di finanziamento tramite terzi è una strada molto difficile da percorrere, in quanto le procedure sono farraginose, le amministrazioni hanno difficoltà ad attuare le procedure necessarie e le aziende hanno una strutturale difficoltà di accesso al credito bancario;
   a giudizio degli interroganti, le amministrazioni pubbliche dovrebbero avere la possibilità di utilizzare opportunamente gli strumenti di incentivazione messi a disposizione dello Stato – «fondo Kyoto», conto termico, titoli di efficienza energetica, fondi regionali – andando a recuperare risorse dalle bollette energetiche e scaricando il rischio tecnologico sull'appaltatore che con fideiussione garantirebbe la copertura dei mutui. Tutto ciò sarebbe possibile, se potessero contrarre mutui a due condizioni: la prima attraverso progetti che prevedessero un risparmio energetico annuo superiore al valore della rata (quota capitale + quota interesse); la seconda attraverso progetti dove il risparmio fosse garantito con fideiussione dall'appaltatore –:
   se il Governo non ritenga opportuno e urgente assumere iniziative normative per prevedere al più presto l'introduzione di una clausola che consenta agli enti locali di contrarre mutui alle due condizioni suddette. (4-14714)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione De Maria e altri n. 1-01375, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 settembre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Andrea Maestri.

Apposizione di firma ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  La mozione Lupi e altri n. 1-01419, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 novembre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dalle deputate: Locatelli e Binetti e, contestualmente, con il consenso degli altri sottoscrittori, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Lupi, Rosato, Buttiglione, Quartapelle Procopio, Locatelli, Alli, Cicchitto, Manciulli, Nicoletti, Causin, Moscatt, Binetti».

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Polverini e altri n. 2-01530, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 novembre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Baldelli.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lupi n. 1-01419, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 701 del 3 novembre 2016.

   La Camera,
   premesso che:
    da oltre 5 anni la Siria vive l'inferno della guerra civile. Nelle guerre civili terrore, ferocia e violenza raggiungono livelli inimmaginabili, in quanto il nemico non è «alle porte», ma in strada. Dei 22 milioni di abitanti che la popolavano 470.000 sono morti (400.000 secondo l'Onu), 11,4 milioni hanno perso la casa, di cui 4,8 si sono rifugiati all'estero e 6,6 sono sfollati. I danni, secondo il Syrian center for policy research ammontano a 250 miliardi di dollari. Il caos è tale che numeri della guerra siriana sono controversi. L'Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione dell'opposizione non radicale in esilio con sede a Londra, documenta che, tra il 20 ottobre 2014 e il 20 ottobre 2016, la sola aviazione governativa siriana ha ucciso 9.708 civili, di cui 2.109 sono minori al di sotto dei 18 anni, 1.397 sono donne al di sopra dei 18 anni e 6.202 uomini. Sono impressionanti anche le stime dei feriti, che sarebbero 54 mila. Si contano più di 69.180 raid, con elicotteri in 24 mesi che hanno sganciato sulla popolazione 37.501 barili bomba;
    in tutta la Siria, secondo la recente comunicazione Onu (29 settembre 2016), ci sono almeno 18 località assediate, quasi tutte dalle forze governative appoggiate da Mosca, dove vivono 861 mila persone a cui gli aiuti umanitari arrivano con difficoltà; da quando è terminata la tregua concordata tra Usa e Russia dal 22 al 28 settembre 2016 sono stati uccisi 320 civili, tra cui 100 bambini, 96 dei quali ad Aleppo;
    dal mese di aprile 2016, la guerra civile ha avuto come epicentro la città di Aleppo, che è divenuta luogo di scontro tra le forze filogovernative, appoggiate dai russi, e i ribelli delle diverse fazioni più o meno moderate, che si ritrovano a condividere il campo di battaglia urbano con i miliziani dell'Isis. Dei 2,3 milioni di abitanti del 2011, 1,5 milioni vivono nella parte occidentale della città, controllata dalle truppe di Assad, tra 250.000 e 300.000 sono intrappolati nella zona est, teatro di scontri e bombardamenti brutali, i restanti 600.000 sono morti o fuggiti;
    Aleppo, che prima della guerra era la città più vivace, aperta, ricca, acculturata, tollerante, produttiva della Siria e del Medio Oriente, ha subito gli effetti dei più pesanti scontri armati e bombardamenti del conflitto siriano. La parte vecchia di Aleppo, le cui origini risalgono a circa 5.000 anni fa, considerata patrimonio culturale dell'umanità dall'Unesco, ha subito danni gravissimi, che includono la quasi totale distruzione della Grande Moschea della città, l'abbattimento del minareto risalente all'VIII secolo e danni anche all'antico suq, il caratteristico dedalo di vie mercantili, risalente al Medioevo;
    in questa tragedia il dramma più grave è vissuto dai bambini: l'Unicef parla di due milioni e mezzo di minori rifugiati nei Paesi confinanti con la Siria. Uno su tre, non ha mai conosciuto altro che la guerra. 150 mila sono quelli nati come rifugiati, nei campi, sulle barche, nei centri di accoglienza d'Europa. Secondo l'Unicef sono seimila le scuole distrutte in Siria;
    il grosso dei rifugiati siriani si è riversato sostanzialmente in tre Paesi: Libano, Giordania e Turchia. Nella fascia meridionale della Turchia vivono ufficialmente oltre 3 milioni di siriani. I primi sono arrivati poco dopo lo scoppio della rivoluzione anti-Assad, nel 2012, il grosso è entrato tra il 2013 e il 2015. Ora le frontiere sono chiuse e il Governo turco sta ultimando la costruzione di un muro lungo circa 200 chilometri per sigillare il territorio, contro l'immigrazione clandestina e la penetrazione di jihadisti del califfato. Campi e muro sono gli effetti pratici dell'accordo sul controllo dei rifugiati e dell'immigrazione tra Unione europea in Turchia; il 20 giugno 2016 l'esercito turco ha sparato su un gruppo di siriani che voleva entrare: 11 morti di cui 4 bambini;
    nel limbo libanese i numeri si confondono e si sovrappongono. 1,4 milioni sarebbero i siriani ufficialmente registrati come rifugiati, ma altre centinaia di migliaia sarebbero i siriani privi di documenti ufficiali presenti nel Paese, per un totale di quasi due milioni di rifugiati in un Paese di poco più di 4 milioni di abitanti. Il dato che segnala l'Unicef riguardo alla popolazione minorenne è impressionante: 1,4 milioni di bambini «vulnerabili», «a rischio di esclusione e sfruttamento», contando 800 mila rifugiati siriani, 470 mila libanesi, 130 mila palestinesi. Per la gran parte concentrati nella Bekaa, che era già la regione più derelitta del Paese. I bambini siriani sono quelli nelle peggiori condizioni: legalmente non esistono perché spesso non sono stati registrati alla nascita (almeno 50 mila nel 2015 secondo l'Unhcr). I genitori ufficialmente non si trovano in Libano e non possono muoversi assediati dai check-point e dalla paura di essere scoperti. L'Unicef col finanziamento dell'Unione europea (114,45 milioni di euro nel triennio 2013-16) e l'aiuto di organizzazioni non governative locali tiene aperti i centri di soccorso: ma fuori dalle strutture protette, per racimolare denaro e andare avanti si usano anche i bambini. I dossier scrivono di matrimoni precoci per un'adolescente siriana su cinque, se non di più;
    la Giordania, con una popolazione di 6,5 milioni, ospita 650 mila profughi siriani e denuncia di non ricevere abbastanza aiuti per l'emergenza. Le cifre sono ben lontane dai 3 miliardi di euro ricevuti dalla Turchia per i suoi 2,5 milioni di profughi; se la situazione nei campi vicino alla capitale è soddisfacente, il campo profughi di Rukban, il primo passo verso la salvezza fino a qualche mese fa, è diventato una trappola. La Giordania ha sigillato l'area, circa mille chilometri quadrati, dopo l'attacco al suo posto di frontiera di Rukban, il 21 giugno 2016: 7 le guardie uccise. Secondo fonti non confermate i terroristi hanno usato un camion che serviva a portare aiuti umanitari, imbottito di tritolo, e hanno ingannato i soldati. Attraverso le immagini satellitari è stata confermata l'esistenza centinaia di sepolture in mezzo alle tende e ai rifugi improvvisati. In cinque mesi è arrivato al campo un solo convoglio con cibo e medicinali, ai primi di agosto 2016; l'Unione europea ha deciso recentemente di fornire alla Giordania assistenza finanziaria con un prestito a medio termine per un importo massimo di 200 milioni di euro, finalizzata a coprire il fabbisogno residuo di finanziamento esterno del Paese per il periodo 2016-2017, che la Commissione europea ha quantificato, in base alle stime del Fondo monetario internazionale, in circa 3,2 miliardi di dollari;
    il 9 maggio 2011, con la decisione 2011/273/Pesc del Consiglio, l'Unione europea, senza l'avallo del Consiglio di sicurezza delle Nazione Unite, ha dato il via alle misure restrittive nei confronti della Siria; l'embargo, più volte riconfermato, sta silenziosamente strangolando il Paese. Un nemico insidioso, di cui si parla troppo poco, ma che produce pesantissime conseguenze sulla vita quotidiana; scarseggiano i generi alimentari di prima necessità, ogni giorno diventa più difficile procurarsi le materie prime per le fabbriche, la benzina per i trasporti, il gasolio per il riscaldamento nelle case, le medicine, i pezzi di ricambio per i macchinari. Negli ospedali l'attività viene rallentata dalla scarsità del materiale sanitario o dall'impossibilità di riparare le attrezzature medicali. Oggi, di fatto, milioni di siriani combattono ogni giorno la guerra contro malnutrizione, malattie, povertà e disoccupazione, che sono le conseguenze indotte dallo strangolamento a cui il Paese è stato sottoposto a causa dell'embargo; il 27 maggio 2016 un comunicato dell'Unione europea ha informato che il Consiglio d'Europa ha deciso di rinnovare le sanzioni alla Siria in scadenza il 1o giugno 2016; il 24 agosto 2016 i tre patriarchi cristiani di Damasco, Giovanni X Yazigi, patriarca della chiesa greco-ortodossa di Antiochia, Gregorio III Laham, patriarca cattolico greco-melchita e mar Ignatius Aphrem II, patriarca siro-ortodosso, hanno lanciato un appello alla comunità internazionale e a tutte le nazioni coinvolte chiedendo di cancellare le sanzioni internazionali che «ostacolano l'ingresso e la distribuzione di cibo e di aiuti», «fermare l'assedio al popolo siriano» e permettere al Paese e ai suoi cittadini di «vivere in modo dignitoso», godendo dei «diritti di base come nel resto del mondo»;
    in questo quadro, per raccontare il dramma dei bambini siriani e, in particolare, di quelli di Aleppo, basta semplicemente elencare gli eventi succedutisi nel solo 2016:
     a) 11 gennaio: un raid russo contro il villaggio di Anjara, a ovest di Aleppo, causa la morte di 17 civili, tra cui 8 bambini che si trovavano a scuola. Il Cremlino nega di aver colpito la scuola;
     b) 8 febbraio: giunge notizia che 11 bambini sono morti annegati nell'ultimo naufragio al largo delle coste turche. Dal 2 settembre 2015, giorno della morte di Aylan Kurdi, all'8 febbraio 2016 376 bambini sono morti nell'attraversamento dell'Egeo secondo Unicef. Aylan aveva 3 anni e scappava dalla guerra in Siria con la sua famiglia. Venivano da Aleppo. Avevano provato a chiedere un visto per il Canada, per poter raggiungere i parenti. Ma il visto gli era stato negato. Un testimone ha raccontato le ultime parole di Aylan, prima che la barca si ribaltasse: «Papà, ti prego, non morire»;
     c) 29 aprile: Medici senza frontiere denuncia i bombardamenti che da giorni funestano la città di Aleppo; a Sukkari, una struttura gestita da Medici senza frontiere è stata colpita dai caccia del regime di Damasco, con l'uccisione di almeno 50 persone, tra le quali 2 medici e numerosi bambini. Che gli ospedali siano obiettivi dei raid, sia da parte dell'esercito di Damasco, ma anche dell'Isis e dell'ex Fronte al Nusra (la cui denominazione attuale è Jabhat Fateh al Sham, dopo la formale rottura a luglio 2016 dei rapporti con Al Qaeda), lo conferma per l'ennesima volta Medici senza frontiere. Dall'inizio della guerra al 7 ottobre 2016 nella zona est di Aleppo ci sono stati almeno 23 attacchi documentati e solo 8 ospedali sono ancora attivi. Le 2 principali strutture medico-chirurgiche sono state danneggiate 5 volte ciascuna. Dalle zone devastate le organizzazioni umanitarie insistono: vengono metodicamente attaccati ospedali, ambulanze, cliniche di fortuna, scuole, strutture comunitarie, abitazioni civili, condotte idriche, depositi di cibo. Non rimangono che pochi medici in città: il 50 per cento è fuggito, il resto è stato decimato. Secondo Medici senza frontiere ci sono solo 35 medici nella zona est di Aleppo e solo 7 di loro sono in grado di effettuare interventi chirurgici su feriti di guerra. Le organizzazioni mediche ad Aleppo riferiscono che gli attacchi doppi (cosiddetti double-tap) accadono regolarmente. Appena le équipe di soccorso raggiungono l'area colpita, gli aerei da combattimento attaccano lo stesso luogo per la seconda volta. Dopo la tragedia del 29 aprile 2016, nei quartieri nelle mani dei rivoltosi è stata abolita la preghiera del venerdì, perché ormai anche le moschee gremite di fedeli sono diventate bersagli ideali, come lo sono le lunghe code dei civili in attesa di poter acquistare il pane davanti ai forni della città;
     d) 16 maggio: la Commissione sociale ed economica delle Nazioni Unite per l'Asia Occidentale (ESCWA) ha pubblicato uno studio sull'impatto umanitario delle sanzioni unilaterali applicate da Usa e Unione europea sulla Siria («Study on humanitarian impact of Syria-related unilateral restrictive measures»). Tali sanzioni prevedono forti restrizioni sia sui contatti tra banche occidentali e istituzioni finanziarie siriane sia sull'esportazione verso la Siria di materiali cosiddetti dual-use, ovvero utilizzabili sia in ambito civile sia per la produzione di armamenti. Lo studio sottolinea come le forti e complesse sanzioni applicate sul regime siriano abbiano effetti collaterali notevoli sulla distribuzione di aiuti umanitari e sulla realizzazione di progetti a sostegno della popolazione civile da parte delle numerose organizzazioni internazionali presenti sul territorio, incluse le Nazioni Unite. In particolare, lo studio sottolinea il fatto che sulla carta sia le sanzioni europee sia quelle americane prevedono la possibilità di deroga per permettere flussi finanziari e importazione di materiali per uso umanitario, ma il framework legale in cui tali eccezioni possono essere applicate risulta nella maggior parte dei casi estremamente complesso, comportando gravi ritardi, notevoli costi aggiuntivi e in molti casi la totale impossibilità di portare a termine le attività umanitarie. Lo studio include, perciò, un elenco di possibili interventi volti a migliorare il framework legale delle sanzioni, in modo da rendere possibile le attività umanitarie e allo stesso tempo mantenere la dovuta pressione sul regime siriano;
     e) 10 agosto: il portavoce dell'Unicef Christophe Boulierac denuncia che nei quartieri orientali 100 mila bambini «sono costretti a bere acqua contaminata», perché non è possibile raggiungerli neanche con le autobotti, che riescono invece a rifornire la zona occidentale. L'Onu chiede una tregua umanitaria «di almeno 48 ore» per ripristinare l'elettricità e gli acquedotti. La situazione si ripete il 23 settembre 2016: gli attacchi governativi hanno danneggiato la centrale di pompaggio dell'acqua di Bab al-Nayrab che fornisce acqua alle 300 mila persone intrappolate nella parte orientale della città. Per ritorsione, la centrale di Suleì-man al-Halabi, che si trova a est, è stata bloccata dai ribelli e così anche un milione e mezzo di civili nella parte occidentale della città sono senz'acqua;
     f) 18 agosto: le immagini di Omran Daqnish salvato dalle macerie della sua casa distrutta da un bombardamento e messo su un'ambulanza da un volontario della Syria civil defense fanno il giro del mondo. Un mese dopo, Omran va a scuola, sempre ad Aleppo. Il padre ha rifiutato l'asilo offerto da Turchia e Germania. Nell'attacco, la famiglia ha perso il figlio maggiore, Ali, 10 anni, morto tre giorni dopo in ospedale. I Daqnish (che sono sunniti) ritengono quanto accaduto una volontà di Dio. La famiglia rifiuta di essere intervistata e di far apparire Omran dopo quella tragica sera;
     g) 19 settembre: nel pieno della tregua, proclamata il 12 settembre 2016, viene bombardato e distrutto in gran parte un importante convoglio che portava aiuti sufficienti per 78 mila persone. 12 i morti. Le foto satellitari disponibili indicano che l'attacco è stato condotto dal cielo e di notte. La Gran Bretagna accusa l'aviazione russa. Alcune settimane dopo la Russia accusa l'aviazione del Belgio, provocando una forte tensione diplomatica tra i due Paesi;
     h) 21 e 25 settembre: si riunisce il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite convocato d'urgenza su richiesta di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Mercoledì 21 settembre 2016 il Segretario di Stato americano Kerry e il Ministro degli esteri russo Lavrov si rinfacciano reciprocamente la responsabilità di aver violato la tregua. Il 25 settembre 2016 Samantha Power, ambasciatrice americana all'Onu, dichiara: «L'azione della Russia in Siria è barbarie, non anti-terrorismo. Invece di perseguire la pace in Siria, Mosca e Assad fanno la guerra, con 150 attacchi nelle ultime 72 ore». Tutti i membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu, tranne la Cina, sono più o meno direttamente coinvolti sul terreno: il conflitto siriano, oltre a essere una guerra per procura tra l'Iran e le potenze sunnite, è una sorta di guerra mondiale in pectore;
     i) 28 settembre: il vescovo della Chiesa presbiteriana di Aleppo, una delle 11 confessioni cristiane della città, denunzia che i cristiani di Aleppo sono passati in cinque anni «da 130 mila a 35 mila, meno del 3 per cento della popolazione: uccisi o costretti a fuggire, è pulizia etnica (...) Nelle nostre scuole ci sono 850 allievi, oltre il 90 per cento sono musulmani». Lo stesso accade nelle scuole gestite dai francescani o dai salesiani. Il vero problema, è la provocazione del vescovo Ibrahim Nussayr, è che «Europa e America non sono più Paesi cristiani, altrimenti non si spiega tanta indifferenza». «La Siria ha dato sette papi alla Chiesa. Qui sono nate tante confessioni, come quella maronita. Senza la Siria non ci sarebbe stato il cristianesimo»; lo stesso giorno Sua Santità, durante un'udienza papale di fronte a 25 mila fedeli, afferma che «i responsabili dei bombardamenti daranno conto a Dio»; il 9 ottobre 2016 Papa Francesco annunzia, come primo nome in elenco dei futuri nuovi cardinali, quello di monsignor Mario Zenari, attuale nunzio apostolico a Damasco, che «rimane nell'amata e martoriata Siria»;
     j) 29 settembre: «Un genocidio di bambini». È questa la definizione del massacro di Aleppo data dal portavoce italiano dell'Unicef, Andrea Iacomini. 96 bambini morti in 7 giorni e 223 feriti. Iacomini sottolinea che le Nazioni Unite hanno smesso di contare i bambini uccisi nel 2013, quando erano circa 11 mila. Oggi le vittime potrebbero essersi quintuplicate rispetto ad allora. Dopo due giorni l'elenco dei bambini vittime ad Aleppo si allunga con altri 20 nomi; il 6 ottobre 2016 Jan Egeland, consigliere Onu per gli aiuti umanitari, denunzia che solo nelle ultime due settimane ad Aleppo est sarebbero morte almeno 376 persone, 1.266 i feriti, tra loro per lo più bambini, donne, anziani. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, dal 30 settembre 2015, data di avvio delle operazioni, i raid russi hanno causato la morte di 9.364 persone, 3.804 civili, 2.746 jihadisti dell'Isis e 2.814 membri di diversi gruppi ribelli;
     k) 30 settembre: Save the children informa che ad Aleppo orientale rimarranno chiuse anche le scuole sotterranee, a causa delle cosiddette «bombe terremoto» o bombe «anti-bunker», che esplodono solo dopo essere entrate profondamente negli edifici. Ad Aleppo orientale le scuole avrebbero dovuto riaprire per il nuovo anno scolastico il 1o ottobre, ma rimarranno chiuse a causa del feroce attacco a cui continua a essere sottoposta la città, privando di un'educazione quasi 100 mila bambini in età scolare. Il solo rumore delle bombe anti-bunker genera uno stato di terrore e di panico inimmaginabili. Il loro potere di distruzione è immenso, possono demolire rifugi sotterranei e scantinati. Gli edifici colpiti vengono annientati completamente; secondo la Syria civil defence il 17 ottobre 2016 una di queste bombe ha ucciso 14 persone di un'unica famiglia, compresi 8 bambini e 2 donne, in un bombardamento sul quartiere di al-Marja nella parte orientale;
     l) dal 23 al 30 settembre gli attacchi sferrati con missili partiti dalla parte est di Aleppo hanno colpito in particolare i quartieri cristiano-armeni. Essi hanno causato la morte di 57 persone (20 bambini, 14 donne e 23 uomini) e il ferimento di altre 167, di cui 37 bambini e 53 donne. Dietro gli attacchi, i miliziani dell'ex Fronte al Nusra, una organizzazione affiliata ad Al Qaeda, ma che secondo le autorità armene della città «prende ordini da Ankara». La comunità armena di Aleppo ha lanciato appelli e richieste di aiuto a tutte le Chiese del mondo, affinché «cessino i bombardamenti contro i civili innocenti in ambedue le parti della città»;
     m) 2 ottobre: con uno stanziamento di 25 milioni di euro, l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, e il Commissario europeo per gli aiuti umanitari, Christos Stylianides, lanciano un'iniziativa europea per Aleppo, con lo scopo di facilitare la consegna urgente nei quartieri orientali degli aiuti necessari per salvare le vite dei civili e di accogliere in Europa i malati, le cui cure non sono disponibili nella regione. L'iniziativa, appoggiata dal Governo italiano, prevede che un convoglio si muova dalla parte ovest a quella est di Aleppo, prelevando da scorte rese possibili anche dai finanziamenti di risposta di emergenza dell'Unione europea, per dare aiuto fino a un massimo di 130 mila persone;
     n) il 6 ottobre: Aiuto alla Chiesa che soffre, fondazione nata nel 1947 per sostenere la Chiesa in tutto il mondo, lancia l'iniziativa «Peace for the children», tramite la quale un milione di bambini, siriani e non, hanno sottoscritto una petizione da inviare alla Unione europea e all'Onu per chiedere la pace. Come ambasciatori dei bambini siriani, dal 10 al 13 ottobre 2016 il patriarca greco-ortodosso Giovanni X, il siriaco-ortodosso Ignatio Aphrem II e il cattolico melchita Gregorio III si sono recati a Bruxelles e Ginevra per consegnare ai rappresentanti di Unione europea e Onu la petizione e con esse i disegni dei bambini di Aleppo e di tutta la Siria; il 18 ottobre 2016 un milione di bambini di tutto il mondo pregano per la pace in Siria;
     o) 11 ottobre: l'Osservatorio siriano per i diritti umani denuncia la morte di 25 persone, tra le quali 5 minori e donne, durante i bombardamenti degli aerei russi nella parte orientale della città di Aleppo; due giorni dopo (fonti Onu) i morti sono saliti a circa 150 e i raid aerei a 50; uno dei raid ha colpito il mercato di Bustan Qasr, nella parte di Aleppo controllata dai ribelli, uccidendo, secondo l'Osservatorio, 40 persone;
     p) 12 ottobre: Sua Santità, al termine di un'udienza generale, rinnova l'appello già pronunciato il 7 agosto «affinché si provveda a un immediato cessate il fuoco in Siria», «terra amata e martoriata», «rispettato almeno per il tempo necessario a consentire l'evacuazione dei civili, soprattutto dei bambini, che sono ancora intrappolati sotto i bombardamenti»; l'appello è ripreso dai Ministri degli esteri di Italia, Francia e Germania;
     q) 13 ottobre: alcuni razzi lanciati dal settore orientale di Aleppo hanno raggiunto il quartiere a maggioranza cristiana di Sulaymaniyah nella zona ovest e hanno colpito una scuola, uccidendo almeno quattro bambini; secondo il vicario apostolico latino di Aleppo, monsignor Georges Abou Khazen, i media occidentali «continuano a parlare e denunciare solo le violenze che avvengono ad Aleppo est»; nello stesso giorno il Governo siriano, secondo quanto riferito dal vice inviato speciale dell'Onu per la Siria, dà luce verde ai convogli Onu per distribuire gli aiuti in 25 delle 29 aree assediate in Siria: sono esclusi i quartieri orientali di Aleppo controllati dai ribelli;
     r) 17 ottobre: l'Osservatorio siriano per i diritti umani denuncia che i raid aerei e i bombardamenti di artiglieria nelle ultime 24 ore sui quartieri orientali di Aleppo hanno provocato almeno 50 morti, compresi 18 minori e 8 donne; nello stesso giorno le forze armate russe denunciano che nel mese di settembre 2016 oltre 130 bambini sono morti negli attacchi dei miliziani ad Aleppo ovest; questi attacchi, secondo i russi, hanno «un carattere sistemico» contro le strutture di interesse sociale (scuole, moschee, mercati);
     s) 20 ottobre: inizia una tregua durante la quale sia l'aviazione russa sia le truppe siriane dichiarano di rispettare il cessate il fuoco. Su richiesta dell'Onu e delle organizzazioni umanitarie, la tregua viene prolungata dalle 11 ore iniziali a 3 giorni, mentre per 4 giorni i bombardamenti saranno sospesi per 11 ore al giorno. I raid aerei, peraltro, cessano dalla mattina del 18 ottobre 2016. Obiettivo della tregua è quello di consentire l'esodo di civili verso la parte occidentale e favorire l'abbandono di Aleppo da parte delle milizie ribelli. L'iniziativa ripete quanto già accaduto in altre parti della Siria: negli stessi giorni il Governo siriano consente l'evacuazione dalla cittadina di Muadhamia al Sham, nella provincia di Damasco, di 620 combattenti ribelli e delle loro famiglie sotto assedio nella zona da mesi. I ribelli hanno potuto in sicurezza lasciare la zona e spostarsi in un'area in mano all'opposizione. Ad Aleppo, nei volantini lanciati da elicotteri del Governo siriano vengono evidenziate 6 strade per i civili e 2 strade per i ribelli che vogliono lasciare la città per recarsi in aree della periferia controllate dall'opposizione; viceversa accade che i combattenti dell'ex Fronte al Nusra, dopo aver respinto la proposta, minacciano di giustiziare chiunque tenti di fuggire e impediscono ai civili di uscire dalle aree controllate, sparando loro. Con riferimento alle proposte russo siriane, la Coalizione nazionale delle forze di opposizione siriana e l'Esercito libero siriano contestano all'Onu di «fare il gioco del regime di Assad che vuole svuotare Aleppo dai suoi abitanti»; già il 12 ottobre 2016 il Presidente russo Putin aveva dichiarato che le formazioni di ribelli vicine ad Al Qaeda utilizzano i civili di Aleppo est come scudi umani. Il 22 ottobre 2016 il Ministero degli esteri russo accusa i miliziani ad Aleppo di non aver permesso la consegna degli aiuti umanitari o il deflusso dei civili dalle aree della città nelle loro mani; pochissimi civili vengono evacuati, soprattutto feriti gravi. Peraltro, l'utilizzo dei civili come scudi umani o l'installazione di postazioni militari nei pressi di luoghi in cui si concentrano i civili (scuole, ospedali, mercati, moschee) è prassi corrente sia dell'Isis, che delle formazioni armate dei gruppi musulmani radicali, come dimostrano le notizie provenienti da Mosul o le modalità operative di Hamas durante l'ultima intifada;
     t) 22 ottobre: Save the children denunzia che dal 23 settembre 2016 sono 136 i bambini morti e altri 387 quelli rimasti feriti a causa dell'esplosione di bombe a grappolo ad Aleppo est. Secondo il Centro di documentazione delle violazioni dei diritti umani in Siria, dal 10 settembre al 10 ottobre 2016 sarebbero circa 137 gli attacchi con bombe a grappolo, con un incremento del 791 per cento rispetto alla media degli 8 mesi precedenti. Le bombe a grappolo solitamente sganciate dagli aerei o sparate da mezzi di terra spargono una miriade di bombe più piccole che sono in grado di colpire un'area grande come un campo da calcio. L'impatto delle bombe a grappolo sui corpi dei bambini può essere devastante: una bomba di piccole dimensioni che colpisce a distanza ravvicinata può causare gravi fratture ossee, provocare la cecità o addirittura mutilarlo gravemente;
     u) 23 ottobre: riprendono i combattimenti ad Aleppo; diverse organizzazioni umanitarie, come il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) e l'Osservatorio siriano per i diritti umani, denunziano il fallimento del principale obiettivo della tregua: l'evacuazione dei feriti, dei malati e delle famiglie che avevano intenzione di allontanarsi dall'epicentro dei combattimenti; lo stato maggiore russo riferisce che la parte occidentale di Aleppo è stata bombardata 52 volte dai militanti durante i 3 giorni della tregua; 14 persone sono state uccise e 50 sono rimaste ferite. I ribelli avrebbero attaccato, per 15 volte, anche i corridoi umanitari;
     v) 24 e 25 ottobre: i nuovi gruppi di profughi siriani giungono in Italia in modo legale e sicuro con in tasca un visto umanitario rilasciato dall'ambasciata italiana di Beirut. Sono salite, quindi, a 400 le persone, tra cui numerosi bambini, che beneficiano del progetto-pilota dei «corridoi umanitari» promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), Tavola valdese e Comunità di Sant'Egidio;
     w) 26 ottobre: il Ministro della difesa russo, sottolineato che su Aleppo non ci sono raid aerei dal 18 ottobre 2016, si dichiara pronto a una nuova tregua umanitaria se si riceveranno garanzie dalle organizzazioni internazionali che verranno evacuati malati, feriti e civili; nello stesso giorno un raid aereo contro una scuola nella provincia di Idlib, sotto il controllo dell'ex Fronte al Nusra, uccide 35 civili, tra cui 11 bambini; l'Osservatorio siriano per i diritti umani lo attribuisce all'aviazione russa; l'Unicef sottolinea che questo attacco è il più grave attacco contro una scuola dall'inizio della guerra civile;
    nel mese di ottobre 2016 si acuisce anche la tensione tra le cancellerie occidentali e Mosca:
     a) il 7 ottobre il Parlamento russo ratifica (446 voti favorevoli su 446 presenti) il trattato firmato con Assad per la permanenza a tempo indeterminato dei russi nella base aerea di Latakia, che si aggiunge a quella navale di Tartous e all'installazione dei sistemi antiaerei e anti-missile S-400 e S-300; nello stesso giorno il Segretario di Stato americano John Kerry dichiara che i raid di Mosca e Damasco contro la città di Aleppo sono «azioni che richiedono un'inchiesta appropriata per crimini di guerra»; il 14 ottobre 2016 il trattato russo-siriano è ratificato del Presidente Putin;
     b) l'8 ottobre la Russia pone il veto in Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite alla bozza di risoluzione presentata dalla Francia (sottoscritta da 40 Paesi, tra cui l'Italia) che chiedeva l'attuazione del cessate il fuoco e l'immediato accesso umanitario nelle aree assediate della città. Dal 2011 è la quinta volta che Mosca blocca con il veto un documento sulla guerra in Siria. Il documento ha ottenuto 11 voti a favore, 2 contrari (incluso il veto della Russia) e 2 astensioni (tra cui la Cina);
     c) il 10 ottobre la Francia, per voce del Ministro degli esteri francese Jean Marc Ayrault, avanza la proposta di chiedere alla Corte penale internazionale l'apertura di un'indagine per crimini di guerra in merito ai bombardamenti contro Aleppo; sulla proposta concorda il Segretario generale uscente delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che invita nuovamente il Consiglio di sicurezza dell'Onu a votare una richiesta per consentire alla Corte penale internazionale l'avvio delle indagini per crimini di guerra in Siria. Una precedente richiesta era stata bloccata nel 2014 per il veto posto da Russia e Cina;
     d) il 16 ottobre il Segretario di Stato americano John Kerry e il Ministro degli esteri britannico Boris Johnson, riunitisi a Londra, rilanciano la prospettiva di nuove e più dure sanzioni economiche contro Mosca se non cesseranno i raid contro Aleppo;
     e) il 21 ottobre, nel vertice europeo a Bruxelles, l'Italia blocca l'ipotesi di nuove sanzioni contro la Russia, propugnate da Francia, Germania e Gran Bretagna. I leader europei «condannano gli attacchi del regime siriano e dei suoi alleati, in particolare la Russia, contro i civili ad Aleppo» e sollecitano «un'immediata cessazione delle ostilità e la ripresa di un processo politico credibile sotto l'egida delle Nazioni Unite»; nello stesso giorno il Consiglio dell'Onu per i diritti umani approva una risoluzione di condanna nei confronti del regime di Bashar al-Assad e della Russia che lo sostiene, in cui si chiede alla Commissione internazionale d'inchiesta sulla Siria di condurre un'indagine speciale sui fatti di Aleppo per identificare i presunti responsabili delle violazioni e degli abusi. La Russia accusa il Consiglio di parzialità;
     f) il 22 ottobre la Russia avvia una controffensiva mediatica, accusando di «crimini di guerra» la coalizione occidentale impegnata nella liberazione dell'Iraq dall'Isis; secondo l'esercito russo, «troppo spesso, matrimoni, funerali, ospedali, commissariati di polizia e convogli umanitari finiscono sotto il fuoco della coalizione» anche in aree dove l'Isis non è presente. Il 25 ottobre 2016 il Ministro degli esteri russo Lavrov dichiara che «gli Usa agiscono a Mosul come la Russia ad Aleppo». Inoltre il Ministero della difesa russo (24 ottobre 2016) rende noto che «nelle ultime 24 ore, accordi di tregua sono stati firmati con i rappresentanti dei ribelli di quattro aree a Latakia e Damasco» e che il numero di insediamenti che hanno aderito a un accordo per la cessazione delle ostilità in Siria sale a 840;
    l'appello lanciato ad agosto 2016 dal filosofo Bernard Henri Lévy, «l'Europa salvi il suo onore, impedendo la fine di Aleppo», è stato sinora inascoltato. Neppur oggi l'Unione europea, di fronte al disastro che investe anch'essa, intende unirsi nell'azione positiva, nemmeno sotto il profilo economico. A parte l'accordo con la Turchia, le risorse per fare fronte all'emergenza scarseggiano: all'appello, soltanto per il fabbisogno 2016 per Iraq e Siria, mancano quasi 450 milioni di euro. I principali 5 donatori (per il conflitto in Iraq e Siria) sono Germania, Stati Uniti, Giappone, Unione europea e Regno Unito. Con i fondi a disposizione si è riusciti a garantire il fabbisogno di meno della metà (il 33 per cento degli sfollati interni e ad appena il 6 per cento rifugiati siriani);
    il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha riproposto il 21 settembre 2016 all'Onu l'applicazione della «responsabilità di proteggere», il principio che implica anche lo strumento bellico in difesa dei più deboli. Lo enunciò Benedetto XVI, intervenendo all'Assemblea generale del Palazzo di vetro nel 2008, quando osservò che se gli Stati non sono in grado di proteggere le proprie popolazioni dalla violazione dei diritti umani, «la comunità internazionale deve intervenire con i mezzi giuridici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e da altri strumenti internazionali»;
    Migrantes, per voce di monsignor Perego, chiede «una nuova operazione Mare Nostrum» e l'apertura di corridoi umanitari per proteggere e accompagnare almeno le persone più fragili e deboli: le donne, le famiglie con bambini, i minori non accompagnati;
    numerosi sono gli atti di indirizzo approvati nel corso della XVII legislatura, in relazione ai quali è necessario verificare le attività poste in essere dal Governo e lo stato di attuazione che riguarda la situazione della Siria, delle popolazioni colpite, dei minori e della città di Aleppo:
     a) la mozione n. 1-00178, approvata alla Camera dei deputati l'11 settembre 2013, nella quale si impegnava il Governo pro tempore a portare avanti la riflessione con i partner europei sulle modalità di applicazione delle sanzioni nei confronti della Siria affinché sia più forte la pressione sull'attuale regime e si attenuino invece gli effetti sulla popolazione civile; tema ripreso nel 2016 da almeno due atti di indirizzo (mozione n. 1-01285, risoluzione in Commissione n. 7-01002), in considerazione della palese gravità degli effetti dell'embargo;
     b) le risoluzioni approvate alla Camera e al Senato il 3 dicembre 2014, che impegnano il Governo a sostenere l'appello Save Aleppo per Aleppo «città aperta», lanciato dalla Comunità di Sant'Egidio il 22 giugno 2014, sottoscritto da autorità internazionali e premi Nobel, sottoposto al Segretario generale dell'Onu il 7 novembre 2014, con l'obiettivo di salvare gli abitanti della città;
     c) le numerose mozioni, approvate alla Camera dei deputati il 6 maggio 2015, sulla situazione del campo profughi di Yarmouk, sobborgo di Damasco, e dei profughi in Libano, col fine di creare corridoi umanitari e programmi di accoglienza, destinati ai bambini di Yarmouk e alle centinaia di minori che sono profughi in Libano;
     d) ancora sui profughi in Libano, la risoluzione conclusiva di dibattito n. 8-00150, approvata in Commissione affari esteri e comunitari alla Camera dei deputati il 4 novembre 2015, attuativa della raccomandazione (Ue) n. 2015/914, con la quale la Commissione europea invita tutti gli Stati membri a procedere al reinsediamento di almeno 20.000 persone bisognose di protezione internazionale, ovvero minori, donne o anziani nell'arco di due anni, promuovendo la costituzione di un fondo internazionale per la scolarizzazione dei minori rifugiati e assicurando un adeguato livello di finanziamento per i programmi multilaterali e bilaterali di protezione e di assistenza di tutti i profughi in Libano;
     e) la risoluzione n. 6-00219, approvata dall'Assemblea della Camera dei deputati il 16 marzo 2016, che impegna il Governo a valutare le reali possibilità di creare zone protette dentro la Siria, dove i siriani possano stare e dove i bambini possano andare a scuola, dando una concreta speranza ai cittadini siriani di poter tentare di vivere una vita quasi normale almeno in alcune parti del loro territorio;
     f) le mozioni approvate al Senato della Repubblica il 7 aprile 2016, volte ad attivare misure di tutela dei diritti dell'infanzia nei territori controllati dall'Isis, che prevedono che l'azione del Governo si attivi in sede sia europea che internazionale, al fine di approntare una forte azione per predisporre corridoi umanitari che consentano di mettere in salvo la popolazione civile, in particolare i minori, nei territori interessati dal califfato islamico; inoltre, impegnano il Governo a garantire aiuto e protezione ai minori vittime di violenza e a valutare il ricorso all'affido familiare, quale strumento attraverso il quale il nostro Paese può aiutare i suddetti minori,

impegna il Governo:

1) a rafforzare il proprio impegno sulle questioni esposte in premessa, sia in sede comunitaria, sia presso le sedi internazionali, al fine di raggiungere urgentemente un accordo tra le parti in conflitto nella città di Aleppo volto a consentire:
  a) la cessazione dei raid aerei e dei bombardamenti terrestri, in particolare verso gli obiettivi più sensibili, quali scuole, ospedali e mercati;
  b) il divieto di utilizzo delle bombe a grappolo, delle bombe anti-bunker e delle barrel bomb;
  c) l'apertura di accessi umanitari ad Aleppo, destinati a dare attuazione ai piani dell'Onu per soccorrere la popolazione civile e ad allontanare dal teatro degli scontri, sotto la copertura dell'Onu e con tutte le garanzie necessarie, i civili bisognosi di cure, nonché i minori rimasti privi del sostegno familiare e le famiglie che volontariamente intendano lasciare la parte della città nelle mani degli insorti;
  d) lo svolgimento delle attività scolastiche per tutta la popolazione in età scolare che ancora risiede nella città di Aleppo, garantendo la sicurezza degli edifici e la regolarità delle lezioni, al fine di restituire ai bambini una dimensione di vita normale e senza traumi;
2) ad assumere iniziative per contrastare il fenomeno dei matrimoni precoci e forzati che vengono usati in Siria come arma di guerra e di ricatto per diffondere il panico, intimidire e disperdere la popolazione;
3) a utilizzare per le medesime finalità il seggio nel Consiglio di sicurezza che spetta all'Italia dal 1o gennaio 2017, assumendo in tale ambito una posizione volta a favorire un accordo tra le parti in conflitto in Siria e la cessazione delle ostilità;
4) a portare avanti la riflessione, con i partner europei, sulle modalità di applicazione delle sanzioni nei confronti della Siria affinché sia mantenuta e, se necessario, accresciuta la pressione sull'attuale regime, al tempo stesso attenuando e facilitando le attività di tipo umanitario da parte delle organizzazioni umanitarie operanti sul territorio, come indicato dal report «Study on humanitarian impact of Syria-related unilateral restrictive measures» della Commissione sociale ed economica delle Nazioni Unite per l'Asia Occidentale;
5) ad assumere iniziative per rafforzare i corridoi umanitari dalla Siria già in essere, dotandoli di adeguate risorse e ampliandone la sfera di intervento, concentrando gli sforzi in direzione della messa in sicurezza e dell'accoglienza dei minori a rischio nelle aree del conflitto e nei campi profughi, con particolare riferimento ai minori rimasti privi del sostegno familiare e ai nuclei familiari e, in tale ambito, a incrementare la partecipazione ad iniziative internazionali di analogo tenore;
6) in considerazione delle esigenze finanziarie prospettate in premessa, a individuare specifiche risorse destinate al sostentamento e alla messa in sicurezza dei profughi interni e degli sfollati, anche indirizzando parte delle disponibilità destinate all'aiuto pubblico allo sviluppo e, in tale ambito, ad adoperarsi per il medesimo scopo presso l'Unione europea;
7) a valutare l'opportunità di attivare specifiche campagne di comunicazione istituzionale volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sugli eventi in corso in Siria, anche al fine di risvegliare le coscienze dei cittadini e di favorire l'accoglienza e l'integrazione di coloro che fuggono dall'inferno siro-iracheno.
(1-01419)
(Nuova formulazione) «Lupi, Rosato, Buttiglione, Quartapelle Procopio, Locatelli, Alli, Cicchitto, Manciulli, Nicoletti, Causin, Moscatt, Binetti».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Vargiu n. 1-01420, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 701 del 3 novembre 2016.

   La Camera,
   premesso che:
    da oltre 5 anni la Siria vive un'efferata guerra civile nella quale, secondo le stime dell'Onu, sarebbero rimaste uccise oltre 400.000 persone; 11,4 milioni avrebbero perso la casa, di cui 4,8 rifugiati all'estero e 6,6 sfollati. I danni, secondo il Syrian center for policy research, ammontano a 250 miliardi di dollari. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, tra il 20 ottobre 2014 e il 20 ottobre 2016 la sola aviazione governativa siriana avrebbe ucciso 9.708 civili, di cui 2.109 sono minori al di sotto dei 18 anni, 1.397 sono donne al di sopra dei 18 anni e 6.202 uomini. Sono impressionanti anche le stime dei feriti, che arriverebbero a 54 mila;
    dal mese di aprile 2016, la guerra civile ha avuto come epicentro la città di Aleppo, che è divenuta luogo di scontro tra le forze filogovernative e i ribelli delle diverse fazioni che si ritrovano a condividere il campo di battaglia urbano con i miliziani dell'Isis. Dei 2,3 milioni di abitanti del 2011, 1,5 milioni vivono nella parte occidentale della città, controllata dalle truppe di Assad, tra 250.000 e 300.000 sono intrappolati nella zona est, teatro di scontri e bombardamenti brutali, i restanti 600.000 sono morti o fuggiti;
    Save the children denunzia che solo in un mese (dal 23 settembre al 22 ottobre 2016) sarebbero circa 136 i bambini morti e altri 387 quelli rimasti feriti a causa dell'esplosione di bombe a grappolo ad Aleppo est. Secondo il Centro di documentazione delle violazioni dei diritti umani in Siria, dal 10 settembre al 10 ottobre 2016 sarebbero circa 137 gli attacchi con bombe a grappolo, con un incremento del 791 per cento rispetto alla media degli 8 mesi precedenti. L'impatto delle bombe a grappolo sui corpi dei bambini è devastante: una bomba di piccole dimensioni che colpisce a distanza ravvicinata causa gravissime fratture ossee, provoca la cecità o mutilazioni permanenti;
    l'attuale situazione siriana rappresenta un grave elemento di destabilizzazione per la pace nel mondo, che non può certo essere relegato al rango di episodio locale, ma più ancora rappresenta un'insostenibile sofferenza per la coscienza democratica dell'intero Occidente per la violenza quotidianamente perpetrata nel Paese, devastato da una guerra civile senza confini, le cui conseguenze più pesanti sono pagate dai civili innocenti, dalle donne, dai bambini, con perdita di centinaia di migliaia di vite umane;
    a fronte del perdurare della guerra civile in Siria, anche per la complessità del quadro politico interno e della frammentarietà cangiante delle forze in campo nel teatro di confronto siriano, la comunità internazionale stenta a trovare ipotesi di soluzioni di pace, così come appare difficilmente praticabile l'intervento della Corte penale internazionale al fine di individuare e giudicare i responsabili degli efferati «crimini di guerra e contro l'umanità» perpetrati durante gli ultimi cinque anni nel Paese mediorientale;
    in Italia, l'associazione radicale Adelaide Aglietta rappresenta un'organizzazione promotrice di sistematiche campagne e mobilitazioni rivolte al perseguimento degli obiettivi di pace e libertà, fondati sulla non violenza;
    in questi giorni, l'associazione Adelaide Aglietta ha lanciato una petizione on line rivolta al Segretario generale delle Nazioni Unite, ai Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri delle Nazioni Unite, finalizzata a chiedere l'amministrazione controllata e provvisoria dell'Onu in Siria ed il disarmo di tutte le forze presenti in campo, quali pre-condizioni necessarie per il ristabilimento della pace nel Paese mediorientale (https://www.change.org);
    tale petizione rappresenta uno strumento politico a disposizione dell'intera comunità del web per agire attraverso la moral suasion sugli organismi internazionali, affinché strutturino una proposta di intervento che offra speranza alla popolazione civile siriana, per poter avviare il Paese ad un lento processo di pacificazione e ricostruzione democratica, che abbia come obiettivo finale libere elezioni;
    l'impegno del Governo italiano in direzione analoga a quella indicata dalla petizione dell'associazione Aglietta rappresenterebbe un'auspicabile e chiara presa di posizione del nostro Paese in difesa dei valori della pace, della libertà e della democrazia,

impegna il Governo:

1) a farsi promotore di nuove iniziative politico-diplomatiche che vadano nella direzione del ripristino dei valori della pace, della libertà e della democrazia in Siria, anche attraverso un'azione nell'ambito dei preposti organismi internazionali che avanzi l'ipotesi della predisposizione di corridoi umanitari che consentano di mettere in salvo la popolazione civile, in particolare i minori, e dell'istituzione di un'amministrazione controllata e provvisoria delle Nazioni Unite in Siria, sulla base del disarmo di tutte le forze in campo e del ritiro di tutte le compagini militari e della previsione di un periodo di transizione durante il quale sia affidato all'Onu l'incarico di amministrare il Paese, di garantirne la sicurezza, di coordinarne la ricostruzione dell'ordine civile, politico e materiale, nonché di stabilire le condizioni per garantire libere elezioni ai cittadini siriani.
(1-01420)
(Nuova formulazione) «Vargiu, Matarrese, Monchiero, Menorello, Fitzgerald Nissoli, Quintarelli, Fauttilli, Distaso, Dambruoso, Rubinato, Rostellato, Andrea Maestri, Capelli, Oliaro, Galgano, Molea, Bombassei, Caruso, Marazziti».

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Mucci n. 7-00781, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 489 del 24 settembre 2015.

   La I Commissione,
   premesso che:
    i vigili del fuoco cosiddetti discontinui sono parte del personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (C.N.V.V.F.) e, pertanto, sono iscritti in appositi elenchi istituiti presso i comandi provinciali;
    gli stessi rappresentano una figura strategica del comparto, a cui è riconosciuto un ruolo ausiliario che consente di svolgere efficacemente il soccorso pubblico;
    i vigili del fuoco discontinui – quando richiamati in servizio – svolgono le medesime funzioni, mentre, risulta diverso l'inquadramento presso il Corpo, poiché svolgono il loro servizio in modo precario, in assenza, dunque, di un rapporto d'impiego con l'amministrazione pubblica; 
    non solo si tratta di vigili del fuoco precari, ma a causa dei continui tagli alle risorse del comparto sicurezza è stata prevista una diminuzione dei giorni di richiamo in servizio di tale personale, da 20 a 14 giorni, e ciò ha determinato un'incisiva diminuzione del corrispettivo, già modesto, che percepiscono;
    a quanto sembra, non vi sarebbe alcuna volontà dell'amministrazione di stabilizzare o ricollocare il personale sia volontario che discontinuo;
    si ritiene assurdo che l'Esecutivo non voglia valorizzare le esperienze di persone che hanno prestato un indispensabile servizio, sebbene in modalità non continuativa, per la sicurezza dei cittadini e del nostro Paese, rivelatosi decisivo per la salvezza di vite umane in diverse occasioni;
    inoltre, è paradossale che per supplire alla mancanza di personale che si determinerà nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco dovranno essere indetti dei nuovi concorsi pubblici, a giudizio della firmataria del presente atto, con ulteriore ed inutile spreco di denaro pubblico. Si deve, invece, intervenire per adottare idonei provvedimenti per ricollocare il personale discontinuo, altrimenti verrebbe irragionevolmente dispersa la competenza di persone, dapprima formate dall'amministrazione pubblica e poi dalla stessa rese disoccupate;
    si ritiene che, con l'obiettivo di tutelare i vigili discontinui, debbano essere adottati urgenti provvedimenti, quali:
     il riconoscimento per coloro che fanno parte del personale discontinuo dello «status di precari»;
     la ricollocazione in altre amministrazioni in base alle competenze possedute, qualora non riescano ad entrare a far parte stabilmente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
     iniziative per favorire l'assunzione dei vigili discontinui anche nel settore privato;
     il riconoscimento di sgravi fiscali per le aziende del settore antincendio, che intendono acquisire personale;
     in considerazione della competenza e dell'esperienza assunta dai vigili discontinui, va elaborato un programma a lungo termine che preveda criteri per i quali si riconosca, a determinate condizioni, la priorità di detto personale nei bandi pubblici per vigili del fuoco;
     per quanto concerne i vigili discontinui che successivamente dovessero essere dichiarati non idonei ad espletare il servizio, si potrebbe prevedere la ricollocazione all'interno del personale non operativo,

impegna il Governo:

   a promuovere urgenti iniziative per salvaguardare il ruolo dei vigili del fuoco cosiddetti discontinui, anche al fine di adottare idonei provvedimenti che consentano la stabilizzazione degli stessi presso il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, senza apporre limiti di età anagrafica, prevedendo dunque la ricollocazione all'interno del personale non operativo per i non idonei fisicamente, o comunque la ricollocazione in ulteriori enti o aziende;
   ad assumere iniziative per prevedere concorsi più frequenti, al fine di evitare vuoti eccessivamente lunghi come avvenuto dal 2008 ad oggi, che impediscono l'opportunità di assunzioni permanenti all'interno del Corpo, sia per volontari e discontinui, che per i giovani.
(7-00781)
«Mucci, Rizzetto, Baldassarre, Artini, Barbanti, Bechis, Prodani, Segoni, Turco».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
   Interrogazione a risposta in Commissione Paolo Nicolò Romano n. 5-09514 del 20 settembre 2016.