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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 19 ottobre 2016

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La I Commissione,
   premesso che:
    la polizia postale e delle comunicazioni svolge un ruolo decisivo e sempre più importante nell'azione di contrasto al ventaglio di reati riconducibili all'infinità di dati, informazioni e password transitanti su Internet che costituisce l’humus nel quale proliferano e si determinano gli scenari che fanno da sfondo ai cosiddetti crimini informatici;
    il ruolo e le attività promosse dalla polizia postale risultano altresì di fondamentale importanza per tutelare i diritti dei minori, sempre più spesso vittime della dilagante piaga della pedopornografia online;
    nell'ambito di intervento, contrasto e prevenzioni degli illeciti informatici, è necessario quindi garantire, su tutto il territorio nazionale, una presenza articolata dei nuclei di polizia postale;
    secondo quanto riportato dalla stampa locale e recentemente denunciato dal segretario provinciale del Sap (Sindacato autonomo di polizia) di Forlì Cesena, Roberto Meloni, si profilerebbe – nel breve periodo – la chiusura della sezione cittadina della polizia postale di Forlì;
    il progetto all'esame del Ministero dell'interno prevedrebbe, infatti, la costituzione di macrosezioni con competenza interprovinciale e, nel caso di specie, la soppressione del nucleo operativi forlivese e il conseguente trasferimento del personale all'interno della questura;
    questa decisione contrasta con l'importante opera di prevenzione degli illeciti informatici promossa dagli agenti della polizia postale e rappresenta un ulteriore depotenziamento dell'apparato di sicurezza cittadino;
    la revisione strutturale promossa dal Viminale, nel complesso, prevede la riduzione della presenza territoriale e, conseguentemente, l'indebolimento della possibilità d'azione della polizia postale, oggi in prima linea nel combattere le nuove frontiere dell'illegalità;
    tra le sezioni romagnole (Forlì, Ravenna e Rimini) quella forlivese risulta ancora oggi la più numerosa ed è ubicata in uno stabile di proprietà del demanio recentemente ristrutturato e quindi altamente funzionale,

impegna il Governo

a rivedere nel suo complesso il progetto promosso dal Ministero dell'interno che mette in discussione, tagliandone linearmente risorse ed organico, l'articolazione delle attuali sezioni territoriali della polizia postale e delle comunicazioni, scongiurando nella fattispecie la chiusura del nucleo operativo del comune di Forlì.
(7-01125) «Invernizzi, Gianluca Pini».


   La II Commissione,
   premesso che:
    la portata dei flussi migratori costituisce un dato epocale, destinato a trasformarsi da emergenza in dato sempre più strutturale e l'impatto di questi sul nostro sistema richiede la massima trasparenza delle procedure amministrative e giudiziarie; tutto ciò all'interno di un contesto di massima efficienza del sistema di scambi informativi tra le istituzioni a vario titolo coinvolte;
    per quanto riguarda il riconoscimento del diritto di asilo, costituzionalmente protetto, e il tema della protezione internazionale, il legislatore ha previsto un sistema «bifasico» (una prima fase, amministrativa, di fronte alla commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, una eventuale seconda fase di opposizione giurisdizionale – impugnazione al diniego, di fronte all'autorità giudiziaria), che consente al richiedente protezione internazionale di adire il giudice solo proponendo ricorso contro il diniego totale o parziale della sua domanda;
    nella fase amministrativa con la commissione territoriale, lo straniero ha la facoltà di farsi assistere a proprie spese da un avvocato, mentre nella successiva (ed eventuale) fase giurisdizionale deve essere assistito da un difensore e può essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato se ricorrono le condizioni previste dal decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 (articolo 16);
    ultimata la fase amministrativa, qualora la commissione territoriale non abbia accolto la domanda di protezione internazionale, ovvero quando la Commissione nazionale per il diritto di asilo abbia (a norma degli articoli 9, 13, 15 e 18 del decreto legislativo n. 251 del 2007) revocato o dichiarato la cessazione dello status di protezione internazionale in precedenza riconosciuto dalla Commissione territoriale, è consentito al richiedente di adire il giudice ordinario;
    il decreto legislativo n. 150 del 2011 ha modificato i commi 1 e 2 dell'articolo 35 del decreto legislativo del 2008, ed abrogato i commi da 3 a 14 dell'articolo 35, optando per il giudizio sommario di cognizione, prevedendo, all'articolo 19, comma 1, che le controversie aventi ad oggetto l'impugnazione dei provvedimenti previsti dall'articolo 35 siano regolate dal rito sommario di cognizione, ove non diversamente disposto dal medesimo articolo;
    il nuovo articolo 35 del decreto legislativo n. 25 del 2008, comma 1, prevede dunque che, avverso le decisioni della Commissione territoriale e della Commissione nazionale, è ammesso ricorso dinanzi all'autorità giudiziaria ordinaria e che il ricorso è ammesso anche nel caso in cui l'interessato abbia richiesto il riconoscimento dello status di rifugiato e gli sia stata riconosciuta esclusivamente la protezione sussidiaria (comma 1), mentre il comma 2 rinvia all'articolo 19 del decreto legislativo n. 150 del 2011 per la disciplina di tali controversie;
    l'articolo 19, comma 8, del medesimo decreto legislativo n. 150 del 2011 attribuisce al giudice naturale la pienezza dei poteri istruttori necessari per la definizione della controversia, anche per quanto riguarda la ricerca delle notizie utili alla definizione della situazione sociale del Paese di provenienza dello straniero;
    il numero dei procedimenti ex articolo 35 del decreto legislativo n. 25 del 2008 e articolo 19 del decreto legislativo n. 150 del 2011 vanno, dunque, aumentando esponenzialmente;
    presso il tribunale di Catania, dove la pressione è stata fortissima, (solo alla data del 29 settembre 2015, erano pendenti complessivamente circa 3.029 procedimenti di questa natura) in considerazione della mole di procedimenti pendenti, della carenza di organico, che non consentiva all'ufficio giudiziario di ottemperare in tempi brevi alla notifica del ricorso e del decreto di fissazione dell'udienza di rito nei confronti della competente commissione, dello stato di attuazione del processo civile telematico dei miglioramenti in termini di certezza delle tempistiche di notificazione e deposito conseguiti in questi anni grazie alla sua applicazione e dello stato di informatizzazione delle commissioni che redigevano e sottoscrivevano già allora i verbali delle audizioni con modalità telematiche, è stato sottoscritto, con il benestare del Ministero della giustizia, un «Accordo di Collaborazione per il miglioramento dell'efficienza del processo e per l'innovazione nella gestione degli scambi informativi-documentali nelle controversie ex articolo 35 decreto legislativo n. 25 del 2008 e articolo 19 decreto-legge n. 150 del 2011», tra il tribunale di Catania e la Commissione nazionale per il diritto di asilo e le commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale;
    l'accordo in questione aveva ad oggetto il miglioramento delle procedure relative al diritto di asilo nei rapporti tra le istituzioni coinvolte, nonché l'efficienza del processo e l'innovazione nella gestione degli scambi informativi-documentali nelle controversie ex articolo 35 del decreto legislativo n. 25 del 2008 e articolo 19 del decreto legislativo n. 150 del 2011, e la piena condivisione dei dati informativi nella disponibilità delle parti, anche per mezzo della regolazione della comunicazione di atti processuali e dello scambio informativo e documentale tra le parti, nella direzione della massima efficienza e rapidità nelle trasmissioni, così da consentire la riduzione dei tempi di definizione della posizione dello straniero, per mezzo di una comunanza di modalità nell'utilizzo delle strumentazioni tecnologiche a loro disposizione nel rispetto dei principi del codice dell'amministrazione digitale e delle soluzioni PCT quando tecnicamente adottabili;
    la Commissione nazionale, ad esempio, nell'accordo, si impegnava ad attivare, in via sperimentale, la condivisione delle informazioni sui Paesi d'origine (C.O.I.) dei richiedenti protezione internazionale, nelle proprie disponibilità, con il tribunale interessato, mentre il tribunale di Catania a condividere le ordinanze conclusive dei procedimenti, al fine di rendere nota la giurisprudenza di sezione in materia; inoltre si prevedevano appositi periodi formativi destinati ai soggetti coinvolti;
    si è trattato di un esperimento che, a risorse invariate, ha rappresentato un modello di organizzazione e velocizzazione della giurisdizione,

impegna il Governo

ad assumere iniziative per promuovere ed implementare presso i tribunali forme di sperimentazione simili a quella descritta in premessa, le quali, a fronte del crescente contenzioso giudiziario che si registra in materia di protezione internazionale e alle conseguenti difficoltà che ne derivano per gli uffici giudiziari, possono rappresentare una buona prassi funzionale e organizzativa al fine di gestire l'emergenza nonché i procedimenti in corso in modo efficiente, veloce ed efficace.
(7-01123) «Berretta».


   La VIII Commissione,
   premesso che:
    nelle giornate del 14 e 15 ottobre 2016 una mareggiata senza precedenti ha investito le coste della Sardegna da Teulada al Poetto, fino a raggiungere tutta la costa sud-est;
    la grave mareggiata ha messo in ginocchio tanti operatori del settore balneare sardo;
    si registrano decine di stabilimenti letteralmente distrutti;
    è indispensabile un intervento immediato che consenta, da una parte, di bloccare, le scadenze tributarie e, dall'altra, di individuare forme di risarcimento per quella che si configura come una calamità naturale;
    gli operatori economici hanno chiesto la dichiarazione di stato di calamità naturale, nonostante per il settore non sia prevista alcuna tutela di questo tipo;
    il comparto è stato purtroppo vittima di un evento eccezionale di una portata imprevedibile per il mese di ottobre;
    il settore conta circa 600 aziende in tutto il demanio dell'isola;
    il comparto balneare non è destinatario di allerta meteo specifici, ma ci si rifà agli avvisi di burrasca emessi dai siti web che forniscono informazioni meteo-marine dedicate prevalentemente ai naviganti;
    i servizi turistico-ricreativi sono disciplinati dalle ordinanze delle capitanerie di porto e della regione;
    la stagione balneare di norma è dal 1o maggio al 31 ottobre e, sebbene l'obbligo di tenere aperte le strutture sia dal 15 giugno fino al 15 settembre, il clima favorevole e la numerosa presenza dei turisti nella bassa stagione sono diventati di stimolo per la categoria che garantisce i servizi essenziali nelle spiagge, mantenendo di conseguenza parte del personale addetto;
    si tratta di un interesse non certo legato al profitto, che ovviamente fuori stagione permette solo di coprire i costi; si tratta soprattutto di un aspetto turistico-balneare di chi crede davvero che il «fuori stagione» debba essere appetibile per chi arriva anche grazie ai servizi che si possono trovare nelle spiagge;
    da una parte, il settore non usufruisce di alcun incentivo, pur offrendo dei servizi ormai indispensabili per turisti e locali e garantendo tanti posti di lavoro ai giovani sardi; dall'altra, si aggiunge la difficoltà di tutelarsi per eventi atmosferici eccezionali, poiché difficilmente le assicurazioni offrono polizze per questo tipo di rischio;
    è indispensabile la dichiarazione di stato di calamità naturale per le aree costiere della Sardegna colpite dagli eventi climatici dei giorni scorsi, con sospensione del pagamento dei canoni demaniali per i proprietari degli stabilimenti balneari e delle attività commerciali in regime di concessione;
    gli eventi meteorologici che hanno colpito nei giorni scorsi la costa sarda hanno prodotto danni ingentissimi alle imprese e a tutto il sistema balneare della costa;
    le forti mareggiate hanno devastato stabilimenti balneari, bar, ristoranti ed altre attività commerciali e il maltempo e l'intensità degli eventi atmosferici hanno determinato gravi danni ai beni pubblici e privati e alle attività economiche e produttive;
    la devastazione di moltissimi stabilimenti balneari ha provocato danni che solo nella spiaggia del Poetto superano il mezzo milione di euro;
    il distruttivo evento meteorologico ha messo in ginocchio attività economiche mettendo a rischio la stessa esistenza di quelle attività;
    occorre agire con tempestività al fine di consentire il ripristino delle attività compromesse e di evitare che tali danni possano portare alla cessazione delle attività stesse;
    per questa ragione è indispensabile che la regione richieda lo stato di calamità e il Governo deve accogliere tale istanza con rapidità;
    occorre in ogni caso fare la puntuale valutazione dei danni che devono essere risarciti, anche attraverso sgravi fiscali e la sospensione di oneri a carico degli operatori economici,

impegna il Governo:

   a predisporre le iniziative necessarie, d'intesa con la regione, per la dichiarazione dello stato di emergenza, al fine di rinvenire le risorse necessarie al ristoro dei danni e sospendere le tasse e i pagamenti concessori;
   a promuovere iniziative per garantire la tutela dalle calamità naturali per gli operatori costieri colpiti da calamità naturali.
(7-01124) «Pili».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   Hypo Alpe Adria Bank è un istituto di credito austriaco nazionalizzato nel 2009 e controllato da HBI-Bundesholding AG, di partecipazione diretta del Ministero delle finanze austriaco, che contava filiali in Austria, nei Balcani e nelle regioni del Nord Italia;
   il progetto di riorganizzazione societario, conseguente alla nazionalizzazione approvata dalla Commissione europea nel 2010, ha già visto la cessione delle filiali austriache e nei Balcani e previsto invece la liquidazione della controllata italiana, con il conseguente licenziamento di 280 lavoratori;
   erano confermate, con nota scritta da parte della presidente della regione Friuli Venezia Giulia nel marzo 2016, le manifestazioni d'interesse atte a rilevare l'intera attività in territorio nazionale, che avrebbero evitato sia lo spacchettamento degli asset aziendali sia la liquidazione con conseguente perdita dei posti di lavoro;
   la decisione della Commissione europea del 2013 che Hypo Bank ha sempre addotto come impedimento alla vendita dell'intera realtà finanziaria, riesaminata con il contributo della rappresentanza italiana alla Commissione, non stabilisce l'obbligo alla liquidazione, bensì prevede la possibilità di soluzioni di mercato volte a massimizzare il valore di ciò che rimane;
   la volontà di liquidare la controllata italiana, alla luce di quanto stabilito dalla Commissione europea, è solamente in capo al Governo austriaco e non scelta obbligata;
   nei mesi scorsi il Governo austriaco ha provveduto alla cessione di sette sportelli locali e del pacchetto mutui alla Banca di Valsabbina, dimostrando ad avviso degli interpellanti disinteresse a soluzioni atte a impedire lo spacchettamento al fine di consentire la salvaguardia occupazionale;
   la procedura già avviata di licenziamento collettivo riguarda ad oggi 110 dei 280 dipendenti italiani della banca austriaca, di cui 50 su 186 in Friuli Venezia Giulia, 35 su 48 in Veneto, 25 su 42 in Lombardia, mentre per gli altri addetti il licenziamento è previsto tra il 2017 e il 2018;
   tale disinteresse e mancanza di responsabilità nei confronti degli occupati italiani è stato confermato da parte del Governo di Vienna impedendo ai rappresentanti del governo della regione Friuli Venezia Giulia di partecipare agli ultimi tavoli di trattativa tra l'azienda e le parti sociali;
   il Ministro dell'economia e delle finanze è già stato interrogato in data 29 maggio 2013 con l'interrogazione n. 4-00637 a prima firma Rosato, nella quale si chiedeva di avviare un'interlocuzione con il Governo austriaco;
   la richiesta di confronto e trattativa tra i Governi dei due Paesi confinanti proviene anche delle rappresentanze sindacali vedendosi in tale iniziativa l'ultima possibilità per evitare la liquidazione della controllata italiana –:
   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo nei confronti del Governo austriaco in merito alla vicenda di cui in premessa.
(2-01515) «Coppola, Prodani, Blazina, Brandolin, Malisani, Gigli, Sandra Savino, Rizzetto, Casati, Amato, Arlotti, Bergonzi, Capone, Bossa, Murer, Miccoli, Parrini, De Menech, D'Ottavio, D'Arienzo, Mariano, Roberta Agostini, Gadda, Moretto, Lacquaniti, Marchi, Malpezzi, Rubinato, Rotta, Quintarelli, Pelillo, Tino Iannuzzi, Piazzoni, Currò, Giacobbe, Crimì».

Interrogazioni a risposta scritta:


   LACQUANITI, GITTI, SBERNA e FRANCO BORDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in alcune regioni d'Italia, in diverse province, e in diversi comuni è presente ed agisce il «Movimento Fascismo e Libertà – Partito Socialista Nazionale (MFL-PSN)», che, a quanto si legge testualmente sul sito internet del movimento consultabile all'indirizzo http://fascismoeliberta.info nell'introduzione allo statuto di MFL-PSN «si rifà solo e semplicemente al Fascismo... e alla genialità del Duce» e «si basa interamente sul pensiero mussoliniano »;
   il «Movimento Fascismo e Libertà – Partito Socialista Nazionale (MFL-PSN)», è un partito politico italiano fondato il 25 luglio 1991 dal giornalista e senatore del MSI Giorgio Pisanò con la denominazione «Movimento Fascismo e Libertà», cambiata nell'attuale denominazione nel 2009;
   il MFL-PSN è un partito dichiaratamente fascista, in cui compare la denominazione «fascismo» nel simbolo stesso, che include e pone in evidenza al centro un fascio littorio di colore rosso;
   il partito MFL-PSN fa esplicito riferimento a quelli che agli interroganti appaiono ideali della Repubblica Sociale Italiana, come il corporativismo, la socializzazione dell'economia, la fiscalità monetaria e il nazionalismo;
   il MFL-PSN aderisce alla World Union of National Socialists, l'internazionale neonazista;
   in provincia di Brescia, il MFL-PSN opera nel comune capoluogo, e a Lumezzane. Di recente, il MFL-PSN ha annunciato l'intenzione di aprire una sede anche a Chiari, e di avviare il tesseramento. Tale notizia ha avuto ampia eco sulla stampa locale (ChiariWeek di venerdì 30 settembre, BresciaOggi di sabato 1o ottobre 2016);
   il MFS-PSN è un partito chiaramente anticostituzionale. È ancora in vigore infatti la XII disposizione transitoria della Costituzione che recita: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Ed è pure in vigore la legge n. 645 del 1952 che sanziona «chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, e chiunque pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche»;
   a giudizio degli interroganti non è accettabile che questo movimento continui ad agire impunemente e attecchisca sotto qualsiasi forma nelle nostre province e si saldi con altre associazioni e movimenti che già operano, in vario modo, anche a livello nazionale e internazionale. Né si può far passare, ad avviso degli interroganti, per libertà di opinione l'intenzione di ricostituire un partito che cancellò la libertà d'opinione e tutte le altre libertà. Né è accettabile che vi sia chi, in nome magari di problemi sociali, possa oggi richiamarsi a un'epoca che ha portato il Paese alla dittatura, alla soppressione delle libertà, al disastro della guerra –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga, anche alla luce di quanto descritto, di assumere le iniziative di competenza volte a monitorare, anche sotto il profilo della tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza, l'attività di movimenti e associazioni che si richiamano all'ideologia fascista e che appaiono, come nel caso di specie, incompatibili con i valori costituzionali. (4-14569)


   CASTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   il Governo deve, previa presentazione al Parlamento e alle commissioni competenti, inviare il documento programmatico di bilancio alla Commissione europea entro il 15 ottobre (per quest'anno prorogato alle ore 23,59 del 17 in quanto il 15 era sabato);
   il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, il 17 ottobre 2016 ai microfoni di Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24, in merito al braccio di ferro in corso con Bruxelles sul rapporto deficit-prodotto interno lordo riferendosi alla bozza di legge di bilancio, ha detto «Prevedo che la Commissione europea la farà passare, si divertirà a giocare con i numeri e su singole misure, perché è quello che fanno ormai, ma credo che passerà»;
   il disegno di legge di bilancio sarebbe stato varato il 15 ottobre 2016 dal Consiglio dei ministri insieme a un disegno di legge prevalentemente fiscale, ma ad oggi non se ne conosce il contenuto;
   la presentazione della manovra è stata fatta attraverso «slide» dal Presidente Renzi e dal Ministro Padoan. Da questo strumento comunicativo, poco consono alla serietà che dovrebbe contraddistinguere un Governo, si prende atto che il valore totale della manovra è salito di 2 miliardi di euro rispetto all'audizione del Ministro Padoan e alle dichiarazioni di poche ore prima, portando la manovra a totale 27 milioni;
   il Governo ha confermato la previsione di crescita del prodotto interno lordo dell'1 per cento il prossimo anno ma rispetto alla nota di aggiornamento del Def 2016, ha rivisto al 2,3 per cento la stima del deficit ribadendo l'intenzione di utilizzare fuori dal Patto di stabilità europeo una quota di indebitamento pari allo 0,2 per cento del prodotto; pertanto ne consegue che sono stati dati numeri non definitivi all'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), che comunque non ha certificato i numeri del Governo, e tantomeno ai parlamentari durante l'audizione del Ministro richiesta nuovamente secondo i termini di legge;
   si è chiesto al Parlamento di discutere su un documento, la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, palesemente non definitivo per quanto riguarda i saldi di finanza pubblica, che, infatti, il 15 ottobre sono stati rivisti dal Governo –:
   se, qualora il Governo avesse inviato alla Commissione europea il documento programmatico di bilancio entro i termini di legge, abbia avvertito le commissioni competenti e il Parlamento che avrebbe inviato dati diversi da quelli esposti nelle sedi istituzionali. (4-14575)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   MELILLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il 16 ottobre 2000 a circa 20 chilometri da Tiblisi veniva trovato il cadavere del giornalista di Radio Radicale Antonio Russo nato a Francavilla (CH);
   stava seguendo la seconda guerra in Cecenia per conto di Radio Radicale. Era stato corrispondente di guerra in Algeria, Burundi, Ruanda e a Sarajevo;
   stava documentando la violazione sistematica dei diritti umani col ricorso all'uso di armi chimiche dei russi in Cecenia;
   a distanza di 16 anni dal suo assassinio la verità sulla sua morte non è stata accertata –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione agli sviluppi della vicenda e delle attività volte all'accertamento della verità sul tragico assassinio;
   se e quali forme di collaborazione siano state avviate con le autorità georgiane e se intenda promuovere iniziative diplomatiche per accelerare gli interventi finalizzati a fare piena luce sul caso.
(3-02570)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PES. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
   presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento per gli affari regionali, è istituito un fondo nazionale per la tutela delle minoranze linguistiche, ai sensi degli articoli 9 e 15 della legge n. 482 del 1999 e dell'articolo 6 della Costituzione, ripartito annualmente con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 8, del decreto del Presidente della Repubblica 2 maggio 2001, n. 345, regolamento di attuazione della legge n. 482 del 1999;
   in Sardegna e nel resto d'Italia, gli enti locali hanno attivato interventi di tutela attraverso sportelli linguistici, corsi di formazione per il personale, utilizzazione di traduttori e/o interpreti, realizzazione di progetti in materia di toponomastica, iniziative culturali, con una delle seguenti modalità:
    a) procedura selettiva pubblica, articolo n. 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001, per l'assunzione degli operatori di sportello con contratto di lavoro a tempo determinato;
    b) «esternalizzazione», acquisendo il servizio attraverso ricorso a convenzioni-quadro (decreto legislativo n. 163 del 2006);
   in Sardegna le modalità attivate sono: le procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori ai sensi della legge regionale n. 5 del 2007, della direttiva 2004/18/CE e delle disposizioni per la disciplina delle fasi del ciclo dell'appalto; una delle procedure di individuazione degli operatori economici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, in attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE, 2014/25/UE; la stipula di convenzioni con istituti pubblici di ricerca e professionali, istituzioni scolastiche, università, ed altri soggetti istituzionali o associazioni senza scopo di lucro, ai sensi dell'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 345 del 2001;
   il dipartimento per gli affari regionali, ai quesiti dei comuni di Gonnosnò e Masullas sulla disciplina vincolistica in materia di assunzioni a termine del personale destinato agli sportelli linguistici, sentito il Ministero dell'economia e delle finanze (I.G.O.P.), con nota DAR 8023, 6 maggio 2016, ha comunicato che «si ritiene che gli enti locali in indirizzo, ove soggetti alla disciplina vincolistica in materia di spesa di personale imposta dal patto di stabilità, in alternativa alle assunzioni a tempo determinato di cui trattasi, possano stipulare specifiche convenzioni con “istituti pubblici di ricerca e professionali, istituzioni scolastiche, università, ed altri soggetti istituzionali o con associazioni senza scopo di lucro, operanti nell'ambito territoriale da almeno tre anni”, come disposto dall'articolo 6, comma 3 del decreto del Presidente della Repubblica 2 maggio 2001, n. 345» e che «resta confermato l'orientamento di questo Dipartimento in merito all'esclusione dei costi relativi ad IVA e ad utile di impresa dalle voci finanziabili, ed al conseguente divieto di affidare il servizio relativo allo sportello linguistico mediante appalto pubblico a favore di soggetti diversi da quelli individuati dal precitato articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 345 del 2001»;
   secondo l'interrogante, l'orientamento del dipartimento affari regionali si porrebbe in contrasto con la vigente disciplina statale ed europea in materia di contratti pubblici relativi a lavori e sarebbe lesivo dei princìpi di libera concorrenza e non discriminazione di cui all'articolo 30, comma 1, del decreto legislativo n. 50 del 2016; poiché teso a escludere i costi relativi all'I.V.A. dalle voci di spesa finanziabili, potrebbe essere anche in contrasto con la disciplina dell'imposta sul valore aggiunto, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, non rientrando il servizio relativo allo sportello linguistico tra le operazioni esenti dall'imposta (articolo 10);
   l'orientamento ha comportato incertezza circa le modalità di avvio del servizio di sportello linguistico e una situazione di stallo che ha interrotto un indispensabile servizio e rischia di pregiudicare – per via della durata minima di 8 mesi prevista dai progetti – l'effettiva spendibilità in tempi utili dei finanziamenti statali e, per quanto riguarda la regione autonoma della Sardegna, anche di quelli regionali integrativi, la cui spesa è collegata ai primi –:
   se si intenda valutare l'opportunità di rivedere gli orientamenti espressi dal dipartimento affari regionali, autonomie e sport e assumere iniziative per divulgare un «vademecum» che preveda alternativamente la possibilità di ricorrere a; a) procedura selettiva pubblica, ai sensi dell'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165; b) procedure di individuazione degli operatori economici, disciplinate dal decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, o stipula di una convenzione con istituti pubblici di ricerca e professionali, istituzioni scolastiche, università, ed altri soggetti istituzionali o associazioni senza scopo di lucro. (5-09811)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOREFICE, SILVIA GIORDANO, GRILLO, COLONNESE, MANTERO, NESCI e DI VITA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   già dal mese di luglio 2016 sul versante costiero del territorio ibleo, in particolare nella zona di Scicli, Modica, Pozzallo e Ispica, sono comparsi preoccupanti sintomi di malessere sulle piante di carrubo. Il sintomo visibile ad occhio nudo è rappresentato dalla secchezza diffusa di intere branche di rami;
   dopo una serie di attente analisi condotte da alcuni dottori agronomi, allertati da numerosi contadini sempre più preoccupati per il diffondersi del fenomeno, è stato possibile riuscire ad individuare e classificare l'insetto che sta generando questo danno. Si tratta di un coleottero, il cui nome volgare è «bostrico della vite» che attacca diverse essenze tra cui, oltre alla vite, il carrubo, l'olivo e svariate specie forestali;
   i danni provocati si evidenziano con profondi buchi nella corteccia degli alberi, dove ogni femmina matura deposita circa 20/30 uova. Alla schiusa delle uova, le larve formatesi si nutrono della parte midollare delle branche e dei rami, provocandone il totale disseccamento;
   essendo un insetto molto aggressivo, è necessario intervenire tempestivamente al fine di salvaguardare la specie arborea caratteristica del territorio ibleo;
   allo stato attuale non ci sono principi attivi autorizzati all'impiego sulla coltura per cui l'unico mezzo per poter controllare il fitofago rimane la soluzione agronomica, che consiste nell'effettuare una potatura delle parti colpite con l'immediata distruzione. Altra possibile soluzione secondo gli agronomi consiste nel porre «fasci di rametti esca» sul terreno nei mesi di marzo e aprile (periodo di svernamento degli adulti) per attrarre le femmine pronte ad ovidepositare. Questi fasci devono essere distrutti verso metà giugno, cioè prima della fuoriuscita degli adulti;
   a dire degli agronomi, queste soluzioni avrebbero sicuramente una certa efficacia, ma non risulterebbero risolutive del problema;
   si sta altresì manifestando una forte preoccupazione da parte dei produttori ispicesi per un virus, in parte già conosciuto, che sta distruggendo le coltivazioni di zucchine;
   il virus, che è arrivato in Sicilia nel 2015 e inizialmente non ha creato danni, adesso sta provocando la morte di quasi tutte le piantine delle serre;
   il virus si manifesta con uno accartocciamento della foglia verso il basso e il successivo ingiallimento a cui segue un blocco della crescita e la successiva morte della pianta. Come avviene per altri virus la sua trasmissione passa da pianta a pianta tramite un insetto vettore che si chiama «Bemisia tabaci» meglio nota come mosca bianca degli orti;
   il problema principale è la veloce diffusione del virus nelle campagne ispicesi, che sta annientando le coltivazioni e mandando in fumo sacrifici ed investimenti, oltre ovviamente a provocare frustrazione nei produttori locali;
   pare che il virus adesso stia attaccando anche altre specie orticole come peperoni, pomodori, patate e melanzane, anche se in maniera lieve e non paragonabile al danno provocato alle zucchine –:
   quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, per bloccare immediatamente la grave infestazione che sta mietendo gli alberi di carrubo nel territorio ragusano e per salvaguardare la specie arborea caratteristica del territorio ibleo e l'intero paesaggio;
   se sia stata già avviata la ricerca del feromone specifico per catture massali e per bloccare la devastazione in atto;
   se sia stato identificato o sia stato avviato l’iter per identificare con esattezza il virus che sta distruggendo le coltivazioni di zucchine nel territorio ispicese e ibleo in generale;
   quali iniziative concrete intendano attivare, nell'immediato, per dare risposte a tutti gli operatori del settore agricolo, provati da questo grave fenomeno, e per tutelare il paesaggio del territorio ibleo, considerata la situazione davvero preoccupante e considerato altresì che l'economia del ragusano si basa proprio sull'agricoltura. (4-14555)


   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   con l'approvazione della «direttiva uccelli» contenuta nella legge europea 2014, l'Italia ha sancito il divieto di cattura di uccelli per farne uso di richiami vivi. È stato infatti messo al bando ogni sistema di vendita e uso di reti e trappole;
   è recente notizia di stampa che la guardia di finanza di Pisogne tra Montisola e Sulzano (BS) ha individuato e sequestrato in un negozio e in un laboratorio – ai sensi dell'articolo 30, comma 1, lettera e), della legge n. 157 del 1992 – 733 reti da uccellagione;
   il materiale sequestrato è solitamente usato dai bracconieri nei boschi per la cattura di uccelli con la tecnica del «roccolo», attraverso la quale gli animali che rimangono impigliati ed imprigionati muoiono anche dopo giorni di agonia;
   il negozio dove è avvenuto il sequestro è anche noto alla cronaca poiché il 5 ottobre 2016 il programma Striscia la notizia ha mandato in onda un servizio documentando l'illecito;
   tuttavia, quanto sopra esposto non è un caso isolato soprattutto nella provincia di Brescia, dove le pratiche dell'uccellagione sono molto diffuse nonostante il divieto di vendita e uso;
   dal 5 ottobre 2016, giorno in cui è iniziata la campagna del nucleo operativo antibracconaggio, la forestale di Brescia ha complessivamente sequestrato 150 archetti, sette fucili, circa 300 tagliole a molla, 80 reti per uccellagione, 110 esemplari vivi e 650 esemplari morti di avifauna selvatica protetta;
   inoltre, la guardia di finanza, nell'ambito degli interventi relativi alla protezione dell'avifauna, ha scoperto un giro di evasione, poiché le ricevute fiscali, consegnate al cliente, spesso non venivano registrate dal commerciante;
   suddette pratiche, nonostante il divieto vigente restano molto diffuse sul territorio italiano e in particolare nel bresciano;
   a seguito della recente riforma della pubblica amministrazione che prevede l'accorpamento del Corpo forestale dello Stato in altra forza, gli attuali organici della forestale sono stati drasticamente ridotti; pertanto, i controlli che vengono effettuati sono pochissimi rispetto al numero di illeciti compiuti;
   prova ne sono Brescia e la relativa provincia, dove il fenomeno del bracconaggio è assai diffuso, ma solo 71 forestali devono pattugliare un territorio di 4.800 chilometri quadrati con compiti che vanno dalla prevenzione incendi, alla tutela del patrimonio naturale, al controllo delle valanghe –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   se non ritengano, per quanto di competenza, che per arginare il fenomeno del bracconaggio e la vendita illegale di reti da uccellagione, oltre all'applicazione delle sanzioni, debbano essere assunte iniziative per modificare la normativa vigente di tutela della fauna selvatica, al fine di prevedere anche la confisca della licenza di caccia e della licenza dell'attività in caso di caccia e commercio illegale;
   se il Governo non ritenga di doversi adoperare per garantire un maggior numero di forestali, al fine di effettuare maggiori controlli mirati alla repressione dell'attività di caccia con l'uso di avifauna protetta e della vendita di reti e richiami vietati dalla normativa vigente;
   considerato che il commercio illegale di animali è al terzo posto nelle graduatorie mondiali dopo armi e droga e muove interessi per milioni di euro, se il Governo disponga di dati connessi alla frode fiscale e, in caso affermativo, se non intenda renderli pubblici;
   quali siano le iniziative congiunte che intendano mettere in campo per contrastare il fenomeno illegale della vendita di materiale e uccelli destinati alla caccia di frodo. (4-14560)


   ZOLEZZI, DE ROSA, BUSTO e MICILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sta interessando una porzione importante della regione Veneto abitata da oltre 300.000 persone. Lo stabilimento accusato di essere il maggiore responsabile dell'inquinamento è la Miteni di Trissino (Vicenza), che ancora produce le sostanze incriminate, interferenti endocrine e potenzialmente cancerogene. I limiti di legge (regionale) allo scarico in Veneto derivano da una nota inviata alla Regione Veneto dall'Istituto superiore di sanità che ha proposto di «applicare agli scarichi nei corpi idrici, limiti non dissimili ai livelli di performance (obiettivo) già indicati per le acque trattate destinate al consumo umano. Nello specifico: PFOS ≤ 0,03 μg/L, PFOA ≤ 0,5 μg/L, PFBA ≤ 0,5 μg/L e altri PFAS ≤ μg/L», indicazioni che sono state inserite nel decreto del direttore della sezione tutela ambiente della regione Veneto, n. 37 del 29 giugno 2016;
   manca una chiara definizione normativa in merito all'esportazione di rifiuti e prodotti contaminati da PFAS; i fanghi di depurazione per esempio concentrano i PFAS, così come i reflui della concia di pellami impermeabilizzati con PFAS;
   con l'interrogazione presentata dal primo firmatario del presente atto Zolezzi n. 5/07855 del 22 febbraio 2016 era stato chiesto al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare come intendesse evitare l'estensione dell'inquinamento da PFAS in altre aree;
   in provincia di Mantova alcuni impianti a biogas, come quello della società agricola Curtatone Biogas a Buscoldo di Curtatone, continuano a utilizzare matrici provenienti dal settore conciario veneto, in maniera che appare non conforme alle norme vigenti come si evince dalla risposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare all'interrogazione presentata dal primo firmatario del presente atto n. 5/02653 e nonostante successivo esposto alla procura di Mantova;
   lo stabilimento Indecast di Castiglione delle Stiviere (Mantova) riceve percolati (5.300 metri cubi nel secondo trimestre del 2016) da trattare provenienti dalla discarica della Pro.geco ambiente di San Martino B/A (Verona); dai dati dell'ARPA Veneto risulta che tali percolati contengono 37.000 ng/L di PFAS, 1910 ng/L di PFOS (il limite agli scarichi in Veneto è 30 ng/L) e non risulta vengano filtrati in alcun modo i PFAS, né è noto dove vengano smaltiti i reflui –:
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengano di assumere ogni iniziativa necessaria, anche normativa, al fine di interrompere l'esportazione interregionale di PFAS in qualsiasi forma, anche nella prospettiva di pervenire alla chiusura della linea produttiva dei PFAS attiva alla Miteni dove lavorano 13 dipendenti;
   se non intendano monitorare l'estensione causata da tale inquinamento e promuovere opportune misure di salvaguardia ambientale atte a bloccare l'inquinamento da PFAS nelle zone di esportazione, come nella provincia di Mantova. (4-14574)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   VACCA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il museo archeologico nazionale d'Abruzzo – Villa Frigerj di Chieti è un «Istituto della cultura» di proprietà statale, demanio culturale inalienabile dello Stato, destinato alla pubblica fruizione ed espleta un servizio pubblico e assegnato al Polo museale della regione Abruzzo, ai sensi dell'articolo 34 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 agosto 2014, n. 171;
   gli orari di apertura del museo, secondo quanto si legge sul portale internet (http://www.archeoabruzzo.beniculturali.it/mandal.html) del Polo museale dell'Abruzzo, sono i seguenti: dal martedì alla domenica orario continuato dalle ore 9 alle 20;
   sul portale internet del Ministero dei beni culturali è riportato un orario di apertura differente, ovvero dalle 9.00 – 20.00 da martedì a sabato e dalle 14.00 – 20.00 la domenica;
   domenica 16 ottobre 2016, nel pomeriggio, l'interrogante si recava presso il museo archeologico nazionale d'Abruzzo – Villa Frigerj di Chieti, in seguito ad alcune segnalazioni e riscontrava personalmente che il museo era chiuso al pubblico. Sia sul portale internet del Polo museale dell'Abruzzo, che all'ingresso del museo, non vi era alcun avviso che, perlomeno avvisasse l'utenza della chiusura;
   considerato sia l'evidente e macroscopico disservizio riguardante la mancata apertura al pubblico del museo, che l'incongruenza di informazioni tra il portale internet del Ministero dei beni culturali e del turismo e quello del Polo museale dell'Abruzzo, si evidenzia che i fatti sopra riportati rappresentano episodi che necessitano di un approfondimento, un chiarimento e di eventuali iniziative per evitare che si verifichino nuovamente in futuro –:
   quali siano le ragioni della chiusura del museo archeologico nazionale d'Abruzzo – Villa Frigerj di Chieti nel pomeriggio del 16 ottobre 2016 e se tale disservizio sia stato, in passato, già segnalato dall'utenza. (4-14562)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   PAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la legge 15 dicembre 2014, n. 186, detta una procedura di collaborazione volontaria, cosiddetta voluntary disclosure, che consente ai contribuenti che detengono illecitamente patrimoni all'estero di regolarizzare la propria posizione denunciando spontaneamente all'amministrazione finanziaria la violazione degli obblighi di monitoraggio; della medesima procedura possono avvalersi anche i contribuenti non destinatari degli obblighi dichiarativi di monitoraggio fiscale, ovvero che vi abbiano adempiuto correttamente, per regolarizzare le violazioni degli obblighi dichiarativi commesse in materia di imposte sui redditi e relative addizionali, imposte sostitutive, imposta regionale sulle attività produttive e imposta sul valore aggiunto, nonché le violazioni relative alla dichiarazione dei sostituti d'imposta;
   per aderire alla procedura i suddetti contribuenti devono indicare spontaneamente all'amministrazione finanziaria, mediante la presentazione di apposita richiesta, tutti gli investimenti e tutte le attività di natura finanziaria costituiti o detenuti all'estero, anche indirettamente o per interposta persona, fornendo i relativi documenti e le informazioni per la determinazione dei redditi che servirono per costituirli o acquistarli, nonché dei redditi che derivano dalla loro dismissione o utilizzazione a qualunque titolo, unitamente ai documenti e alle informazioni per la determinazione degli eventuali maggiori imponibili, agli effetti delle imposte sui redditi e relative addizionali, delle imposte sostitutive, dell'imposta regionale sulle attività produttive, dei contributi previdenziali, dell'imposta sul valore aggiunto e delle ritenute, non connessi con le attività costituite o detenute all'estero, relativamente a tutti i periodi d'imposta per i quali, alla data di presentazione della richiesta, non sono scaduti i termini per l'accertamento o la contestazione della violazione dei relativi obblighi dichiarativi;
   la medesima legge prevede che il perfezionamento della procedura avvenga attraverso il versamento di quanto dovuto all'esito dell'attività istruttoria dell'Agenzia delle entrate, procedura che può a volte assumere un profilo patologico, determinato dalla incompletezza del quadro delle violazioni che il contribuente è chiamato a far emergere attraverso il corredo informativo e documentale;
   sembrerebbero trovare conferma nelle dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri le voci del varo di una voluntary disclosure bis nell'ambito del disegno di legge di bilancio per l'anno 2017, in fase di imminente presentazione al Parlamento –:
   sulla base delle istruttorie condotte sulla documentazione allegata alle domande di adesione alla procedura pervenute fino ad oggi, quante di queste abbiano ricevuto un esame analitico volto a riscontrare l'esatta rispondenza delle dichiarazioni allegate e con quali risultati in termini di affidabilità. (5-09824)


   GEBHARD. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   fra alcuni soggetti economici è stata costituita una società consortile ai sensi degli articoli 2602 e seguenti del codice civile, che ha per oggetto la realizzazione e la gestione di centrali idroelettriche;
   la società consortile, da statuto, non ha fine di lucro ed opera esclusivamente nell'interesse dei propri consorziati;
   in conformità alla giurisprudenza prevalente (sentenza 946/2015), la società consortile opera come mandataria senza rappresentanza, in quanto il rapporto è caratterizzato dall'assunzione diretta, da parte del mandatario, del vincolo negoziale nei confronti dei terzi, con esclusione di un rapporto diretto fra questi ed i mandanti, salvo l'obbligo interno del primo di ritrasferire ai mandanti i corrispondenti diritti (si veda anche Corte di Cassazione 4014/2013, 14780/2011 e 10590/2009);
   dal 2016, come previsto dal decreto ministeriale 6 luglio 2012, ai soggetti produttori di energia elettrica, in sostituzione dei certificati verdi, il Gse eroga incentivi sotto forma di contributi;
   la società consortile continua a cedere l'energia elettrica prodotta tramite la gestione delle centrali idroelettriche, a costi diretti di produzione, ai consorziati, mediante l'emissione di regolare fattura e, successivamente, questi cedono a terzi l'energia a prezzi di mercato realizzando essi gli utili;
   la società consortile addebita ai propri consorziati i «contributi consortili» per la copertura delle proprie spese amministrative;
   la società consortile contabilizza gli incentivi erogati dal Gse, percepiti in veste di mandataria senza rappresentanza (R.M. 30.5.86 n. 9/888), come debiti verso i consorziati –:
   se sia corretto che gli incentivi riconosciuti ai sensi dell'articolo 19 del decreto ministeriale 6 luglio 2012 che vengano immediatamente riversati ai consorziati, costituendo pertanto proventi da iscrivere, a fini tributari, soltanto nel conto economico in capo ai singoli consorziati, non siano oggetto di fatturazione da parte della società consortile (produttore dell'energia), come specificato dall'articolo 3.8 dello schema di convenzione GRIN (gestione riconoscimento incentivi).
   (5-09825)


   ALBERTI, VILLAROSA, PESCO, PISANO, RUOCCO e FICO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   per le spese per lavori, di ristrutturazione edilizia è ammessa una detrazione d'imposta Irpef pari al 50 per cento;
   la detrazione è, invece, pari al 65 per cento delle spese effettuate per interventi di adozione di misure antisismiche su costruzioni adibite ad abitazione principale o ad attività produttive che si trovano in zone sismiche ad alta pericolosità;
   il riconoscimento delle detrazioni ed il relativo importo vengono prorogati e stabilizzati annualmente durante il ciclo di bilancio;
   con la legge di stabilità 2016 (legge n. 208 del 28 dicembre 2015) sono state prorogate fino al 31 dicembre 2016 sia la detrazione fiscale del 65 per cento per gli interventi di efficientamento energetico e di adeguamento antisismico degli edifici, sia la detrazione del 50 per cento per le ristrutturazioni edilizie;
   la detrazione spetta nella misura in cui trova capienza nell'imposta dovuta: ne consegue che, in assenza di imposta o in caso di incapienza, la parte in eccesso della quota imputabile all'esercizio è persa, non spettando alcun diritto di rimborso;
   al riguardo, si evidenzia altresì che non è ammessa la ripartizione delle spese di recupero edilizio tra i coniugi o familiari conviventi capienti, in quanto la possibilità di trasferire a terzi le quote residue per sopraggiunta incapienza non è prevista dalla vigente normativa –:
   quale sia l'ammontare complessivo delle detrazioni fiscali erogate per ristrutturazioni edilizie (pari al 50 per cento) ed efficientamento energetico (pari al 65 per cento) con riferimento ai periodi d'imposta 2006 e seguenti, evidenziando in particolare il numero dei soggetti beneficiari e l'ammontare delle detrazioni fruite, nonché il numero dei soggetti incapienti e l'ammontare delle detrazioni non erogate in conseguenza della condizione di incapienza. (5-09826)


   SANDRA SAVINO e LAFFRANCO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   è noto che il Ministero dell'economia e delle finanze abbia un solido rapporto di svariate consulenze con la banca d'affari americana Jp Morgan, che si stimano in oltre cento milioni di euro;
   Jp Morgan è infatti consulente del Tesoro con particolare riferimento al tema delle sofferenze bancarie; allo stesso tempo è noto però come in passato la stessa banca d'affari sia stata particolarmente dura nei giudizi sull'Italia, tanto da consigliare a migliaia di investitori sparsi in tutto il mondo di tenersi lontano dalle banche del nostro Paese;
   oggi però la situazione sembra diversa, e Jp Morgan sembra agli interroganti guardare con più «favore» all'Italia, alle riforme del Governo Renzi; è altresì noto il suo ruolo chiave nell'operazione che dovrà condurre alla ricapitalizzazione di Monte dei Paschi di Siena;
   con tutta probabilità, l'aumento esponenziale delle consulenze, ad avviso degli interroganti, è dovuto proprio alla volontà di catturare il favore di Jp Morgan, anche per altre operazioni di notevole portata e comunque per ricompensare il ruolo della stessa in ulteriori interventi, sempre collegati alla tenuta generale del sistema bancario italiano, con particolare riferimento all'operazione su Monte dei Paschi di Siena;
   la stessa Monte dei Paschi di Siena ha scelto come nuovo amministratore delegato una figura come Marco Morelli, che in passato è stato top banker proprio di Jp Morgan in Italia per oltre un decennio; da recenti notizie di stampa si è poi appreso che lo stesso Morelli era stato multato da Banca d'italia nel 2013 per 208.500 euro per gravi irregolarità commesse come manager di Mps in un'operazione (Fresh) portata avanti proprio con Jp Morgan, mettendo così in forte dubbio la sussistenza dei requisiti di professionalità, onorabilità, indipendenza, competenza e correttezza richiesti dalla legge all'amministratore delegato di Mps –:
   quanti siano i contratti e di consulenza che il Ministero dell'economia e delle finanze intrattiene con la banca d'affari Jp Morgan, a quanto corrisponda il loro ammontare e quali siano, più in generale, i rapporti del Governo con la stessa Jp Morgan. (5-09827)


   PELILLO e GIUSEPPE GUERINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 15, comma 1, lettera a), della legge 12 novembre 2011, n. 183, aggiungendo il comma 2 all'articolo 40 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ha reso sostanzialmente «nulli» tutti i certificati prodotti alle pubbliche amministrazioni e ai gestori di pubblici servizi, assegnando valore giuridico alle autodichiarazioni e alle visure chieste direttamente, con qualsiasi mezzo (meglio se informatico) alle pubbliche amministrazioni certificanti;
   in conseguenza dell'entrata in vigore della citata disposizione, risulterebbero anacronistiche le esenzioni dall'imposta di bollo che riguardavano la maggior parte dei certificati richiesti per usi socialmente tutelati e per situazioni che meritano trattamenti di favore quali, a titolo esemplificativo non esaustivo, la richiesta di assegni famigliari e qualsiasi altro beneficio sociale, l'uso fiscale, la richiesta di borse di studio, l'uso per fini scolastici per scuole pubbliche o parificate di qualsiasi grado, e altro –:
   quale sia la quantificazione del minor gettito attribuibile alle citate esenzioni dall'imposta di bollo, al fine di prevederne una possibile ridefinizione alla luce delle considerazioni espresse in premessa.
(5-09828)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BERRETTA e ZAPPULLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nonostante diverse sollecitazioni e anche atti di sindacato ispettivo in riferimento alla questione dei rimborsi per i soggetti colpiti dal sisma del 13 e 16 dicembre 1990 di cui all'articolo 1, comma 665, della legge n. 190 del 2014 permangono le difficoltà relative alla erogazione dei suddetti rimborsi;
   in ordine allo stato di erogazione dei rimborsi in argomento l'Agenzia delle entrate rendeva noto che alla data del 5 febbraio 2016, risultavano acquisite dal sistema informativo dell'Agenzia n. 190.712 istanze di rimborso;
   il competente sottosegretario all'economia e alle finanze aveva opportunamente avviato un percorso di collaborazione istituzionale tra le amministrazioni interessate tra cui appunto il Ministero, e l'Agenzia delle entrate, convenendo sulla non necessità del decreto di assegnazione dei fondi, atteso che le risorse stanziate risultavano già assegnate sul pertinente capitolo di spesa del bilancio dello Stato ed assegnate al centro di responsabilità del dipartimento delle finanze;
   questa decisione faceva sì che le disposizioni contenute al comma 665 dell'articolo 1 della legge di stabilità 2015 risultassero essere immediatamente operative e che la effettuazione dei rimborsi non fosse assolutamente subordinata ad una eventuale adozione di un decreto;
   si doveva quindi, semplicemente procedere ad ultimare l'inserimento di tutte le domande pervenute nonché, all'esito di tutti i controlli formali necessari, avviare attraverso le competenti direzioni provinciali l'erogazione dei rimborsi per gli aventi diritto;
   nonostante le rassicurazioni rispetto a quanto riportato in premessa, purtroppo sono continuati i contenziosi anche giudiziari tant’è che risultano essere poco più di un migliaio le domande esaminate, determinando una situazione assolutamente insostenibile sui territori;
   in risposta all'interrogazione n. 5-06331, a firma Ribaudo e Berretta, il Ministero dell'economia e delle finanze affermava la non rimborsabilità delle ritenute in favore dei lavoratori;
   in merito al profilo della rimborsabilità delle imposte ai lavoratori dipendenti, va rilevato che la Corte di cassazione ha affrontato il tema, giungendo a chiare ed inequivoche conclusioni. In particolare con la sentenza n. 15032 del 2009 delle Sezioni unite, si è stabilito che: «(...) le liti tra sostituito e sostituito hanno ad oggetto la legittimità della rivalsa del sostituto nei confronti del sostituito ed entrambi, se è stato versato più di quanto dovuto possono richiedere il rimborso all'amministrazione finanziaria, impugnando poi dinanzi al giudice tributario l'eventuale rifiuto (...)» (al proposito si confronti anche la sentenza della Corte di Cassazione n. 16105 del 2015);
   di conseguenza, la Corte di Cassazione (da ultimo con ordinanze nn. 14406 e 14407 del 14.7.2016), proprio con riferimento a controversie aventi ad oggetto istanze di rimborso da parte di lavoratori dipendenti colpiti dal sisma del 1990, ha affermato che «...la circostanza che la somma oggetto della richiesta di rimborso, sia stata versata tramite ritenute operate dal sostituto d'imposta non rileva ai fini della spettanza del beneficio...»;
   nonostante tale consolidato orientamento giurisprudenziale, l'Agenzia delle entrate non solo non ha proceduto a rimborsare le domande, ma in caso di soccombenza ha pure impugnato le sentenze che riconoscevano i rimborsi e stanno giungendo numerose ordinanze della Cassazione che condannano l'Agenzia delle entrate, riconoscendo il diritto dei contribuenti e la infondatezza del ricorso dell'Agenzia;
   anche alla luce delle sentenze della Corte di Cassazione, quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di procedere speditamente all'esame delle suddette richieste di rimborso e se, in considerazione delle difficoltà registrate, non intenda promuovere un ulteriore intervento, sul piano amministrativo o normativo, con l'obiettivo di chiudere definitivamente, a distanza di anni, la questione dei rimborsi ai contribuenti colpiti dal sisma del 1990. (5-09815)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   FERRARESI, AGOSTINELLI, BONAFEDE, BUSINAROLO, COLLETTI e SARTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   gli agenti di Polizia penitenziaria del carcere di Parma da tempo evidenziano una serie di problematiche che gravano sull'attività svolta e ne mortificano la professionalità;
   la peculiarità dell'Istituto di Parma è dovuta alla presenza di molte decine di detenuti con patologie gravi, detenuti in regime di «41-bis», AS1, AS3, paraplegici, «14-bis», comuni e comuni pericolosi, malgrado il reparto che li dovrebbe accogliere, l'ex CDT (centro diagnostico terapeutico) sia da tempo saturo. Cosicché gli stessi detenuti ammalati vengono allocati nelle altre sezioni non predisposte, in coabitazione con altri detenuti, costretti dalle circostanze a prendersene cura senza titolo né capacità specifiche;
   si riscontra una carenza del personale, circa 100 unità rispetto alla pianta organica, in particolare a seguito del distacco presso altre strutture di circa 70 unità, questo peraltro in assenza di una regolamentazione a monte che chiarisca i criteri della selezione, ad oggi, non sufficientemente equa e trasparente;
   la carenza è peraltro aggravata dalla necessità di presidiare il cantiere di costruzione di un nuovo padiglione, dall'utilizzo di agenti per compiti ritenuti impropri presso gli uffici distogliendoli dall'attività operativa, dalla decisione di gestire con agenti il bar interno, attualmente esternalizzato;
   anche il nucleo traduzioni e piantonamenti si ritrova con una dotazione organica pari a circa la metà di quella prevista e una programmazione del servizio che prevede sovente la revoca di riposi settimanali e ferie, nonché l'effettuazione di turni anche superiori alle 12 ore e di più servizi consecutivi nella medesima giornata lavorativa;
   la scelta dell'amministrazione centrale di disporre il cambiamento delle modalità custodiali, con l'apertura dei reparti ai detenuti senza predisporre tutte quelle modalità consone e previste della sorveglianza dinamica, come la formazione del personale, l'incremento dei sistemi citofonici, di videosorveglianza e di automazione dell'apertura di cancelli, l'assenza di dispositivi di protezione individuale e di adeguati strumenti di contenzione, mette a dura prova il compito della polizia penitenziaria ed a rischio la sicurezza stessa degli agenti;
   la fornitura delle uniformi di servizio non viene effettuata da anni costringendo il personale a costosi interventi di rattoppo e cucitura presso sartorie e calzolai a proprie spese –:
   cosa il Ministro intenda fare, per quanto di competenza, per garantire la sicurezza e le migliori condizioni di lavoro agli agenti della polizia penitenziaria operanti all'interno del carcere di Parma. (5-09819)


   TURCO, DI LELLO, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS e SEGONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il tribunale di Arezzo ha nominato come curatore fallimentare della società Open Plan Holding di Bibbiena, Giovanni Grazzini, ex consigliere di amministrazione di Banca Etruria, sanzionato dalla Banca d'Italia per la sua condotta come componente del consiglio d'amministrazione dell'istituto aretino, assieme all'allora vice presidente Pier Luigi Boschi;
   quella di Grazzini è una nomina che lascia perplessi sia perché il suo nome è presente nei fascicoli relativi all'inchiesta svolta dalla procura di Arezzo sul crack di Banca Etruria, sia perché ha subito una sanzione da Bankitalia di 52 mila euro;
   è piuttosto singolare che l'ex consigliere di una banca fallita sia stato incaricato di curare il fallimento di un'azienda fallita –:
   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative normative per precludere a coloro che si trovino in condizioni analoghe a quelle descritte in premessa la possibilità di esercitare l'incarico di curatore fallimentare, in modo da evitare che possano ripetersi casi come quello sopra riportato. (5-09820)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PATRIZIA MAESTRI e ROMANINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   a fine settembre 2016 sono ripartiti i lavori di ampliamento del carcere di Parma per la realizzazione di un nuovo padiglione del carcere per 200 detenuti di media sicurezza che proverranno in massima parte da altri territori, essendo gli ingressi da Parma tra i più bassi in regione. È previsto il completamento dei lavori entro 12 mesi;
   il carcere di Parma ospita già attualmente più di 550 detenuti, una parte in regime di massima sicurezza e di «41-bis» e una parte in regime di media sicurezza e con il nuovo padiglione potrà ospitare fino a 800 detenuti divenendo, in rapporto alla popolazione libera, il più importante in Emilia Romagna;
   il 30 settembre e il 6 ottobre 2016 le rappresentanze sindacali degli agenti di polizia penitenziaria hanno manifestato di fronte al carcere e alla prefettura denunciando gravi carenze di personale e assenza di programmi di potenziamento dell'organico, nonostante il previsto ampliamento e incremento del numero dei detenuti;
   in particolare, gli agenti di polizia penitenziaria denunciano: la carenza di oltre 100 unità rispetto alla pianta organica di cui 70 distaccate presso altre strutture penitenziarie (come già segnalato con l'atto di sindacato ispettivo n. 5-08577 del 4 maggio 2016); la necessità di impegnare una quota del personale già carente alla sorveglianza del cantiere con aggravio dei carichi di lavoro; le carenze di personale ausiliario quali educatori, psicologi e per assistenza sanitaria; l'assenza di formazione specifica per fare fronte alle nuove modalità di detenzione dei detenuti; l'insufficienza dei servizi di infermeria e ricovero interni e le crescenti richieste e disposizioni di visite ospedaliere urgenti al di fuori della struttura detentiva; il trasferimento nel carcere da altre sedi di soggetti di difficile gestione interna con aumento delle situazioni di rischio per detenuti e agenti e di fenomeni di aggressione;
   l'attuale struttura del carcere di Parma conta già un elevato numero di detenuti che scontano pene per reati di mafia e reati associativi di stampo mafioso, fatto che richiede una attenzione particolare alle condizioni lavorative degli operatori penitenziari così come alle condizioni della città che vede la presenza di cellule di interessi mafiosi oramai già radicati sul territorio;
   la gran parte dei detenuti che fuoriescono dalle carceri al termine della pena, in particolare quando queste sono lunghe al punto da deteriorarne la rete familiare e sociale, si ferma sul territorio in cui si trova la struttura penitenziaria e in assenza di programmi di reinserimento sociale e lavorativo per i detenuti in scadenza di pena aumenta significativamente il rischio di reiterazione del reato e di reclutamento nei circuiti della criminalità locale –:
   se il Ministro interrogato non ritenga di fornire ulteriori e puntuali informazioni circa lo stato di avanzamento dei lavori di ampliamento del carcere di Parma, nonché sul numero, sulla provenienza e sulla tipologia di detenuti che verranno ospitati nella nuova struttura;
   se non ritenga necessario assicurare sin d'ora agli istituti penitenziari di Parma un'adeguata dotazione di personale di polizia penitenziaria e di personale addetto ai servizi ausiliari tale da garantire idonee condizioni detentive e di sicurezza, nonché rafforzare le dotazioni organiche delle forze dell'ordine al fine di garantire una più capillare presenza sul territorio in ragione di un rapporto popolazione/detenuti maggiore rispetto ad altre città che non ospitano strutture penitenziarie.
   (5-09803)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIASOTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il sistema penitenziario della Liguria presenta condizioni operative che pregiudicano la sicurezza, a causa della carenza di organico della polizia penitenziaria e sovraffollamento carcerario, con conseguenze ampiamente rese note dal sindacato di categoria SAPPe;
   nel 2016 è stato dismesso l'istituto penitenziario di Savona e il provveditorato regionale ligure è stato accorpato con quello del Piemonte: tale provveditorato interregionale, alla data del 1o settembre 2016, gestisce 5.077 detenuti;
   i 6 istituti penitenziari liguri registrano una presenza di 1.407 detenuti su una capienza regolamentare di 1.109 posti: il sistema penitenziario ligure è al quarto posto in Italia per tasso di affollamento;
   in Liguria su 1.121 poliziotti penitenziari ve ne sono solo 894 e, fra questi, vi sono 275 persone con distacchi fuori sede. Questi dati non tengono conto del personale assente per malattia;
   negli istituti penitenziari vi sono gravi condizioni sanitarie: al 1o maggio 2016, i detenuti con Hiv erano 40, in epatite C 204, i tossicodipendenti 462; a farvi fronte vi sono 33 medici generici e 11 psicologi; il centro clinico di Marassi, unico in Liguria, non riesce a soddisfare le esigenze provenienti anche dagli altri istituti;
   vi è una cospicua presenza di detenuti con problemi psichiatrici, detenuti nelle celle comuni poiché la Liguria è sprovvista delle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza sanitaria (REMS);
   gli eventi critici determinati da tale popolazione detenuta sono in aumento e vengono arginati solo dalla tenacia e professionalità della polizia penitenziaria, spesso non valorizzata;
   nel 2015, solo in Liguria, la polizia penitenziaria ha salvato 45 detenuti dal suicidio e ha affrontato due suicidi, 606 atti di autolesionismo (con impiego suppletivo di unità per garantire la sicurezza nei luoghi esterni), 170 episodi violenti tra risse, colluttazioni ed aggressioni con 26 ferimenti, 11 incendi e 50 celle danneggiate;
   dal 1o gennaio al 31 giugno 2016 si sono già registrati 270 atti di autolesionismo, 89 colluttazioni, 49 danneggiamenti a celle e 19 tentativi di suicidio; la polizia penitenziaria ha intercettato e bloccato due coltelli, 10 telefoni cellulari e sventato 6 tentativi di introdurre sostanze stupefacenti;
   per contrastare gli eventi critici e prestare maggiore attenzione ai fenomeni cagionati dalla popolazione detenuta, per lo più quella a maggiore rischio, soggetta a problemi psichiatrici ed indebitamente ancora custodita in carcere, è necessaria una maggiore presenza delle forze di polizia penitenziaria e, soprattutto, di strumenti idonei, come corsi di formazione ed aggiornamento mirati alla quotidianità penitenziaria, alla profilassi, alla dotazione di protezioni individuali;
   con la chiusura dell'istituto di Savona e la riduzione della capienza da 78 a 46 posti dell'istituto di Chiavari l'aumento della popolazione detenuta incide maggiormente sugli altri istituti;
   Mauro Palma, garante nazionale dei detenuti, ha indicato l'istituto penitenziario di Genova Marassi, come tra i più grandi d'Italia, mantenendo una presenza media giornaliera della popolazione detenuta di 690 reclusi a fronte di una capienza di 541 posti, tanto da essere collocato tra i primi 10 istituti più problematici, ma, nonostante questo, l'organico della polizia penitenziaria di Marassi è carente di 100 unità –:
   quali controlli e verifiche siano state effettuate in merito alle denunce riportate in premessa provenienti dal sindacato di categoria SAPPe e portate a conoscenza degli uffici ministeriali, in particolar modo sulla situazione carceraria ligure;
   quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere, con particolare riferimento alla richiesta di rientro in sede del personale distaccato ovvero del monitoraggio sull'effettiva sussistenza delle motivazioni del distacco;
   quali iniziative intenda adottare per la sicurezza degli istituti liguri, ovvero quale piano d'intervento sia stato predisposto per contrastare gli eventi critici in Liguria;
   quali indicazioni intenda impartire per la gestione dei detenuti psichiatrici. (4-14558)


   CIPRINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   secondo un articolo pubblicato sul quotidiano online www.ilfattoquotidiano.it del giorno 13 maggio 2016, «i magistrati prestati alla politica sono sempre e comunque giudicati imparziali e indipendenti. E, soprattutto, hanno sempre diritto di chiedere, e ottenere, una valutazione di professionalità come se non avessero mai lasciato le aule di tribunale. Con tutto ciò che significa in termini di progressione di carriera, attribuzione degli aumenti periodici di stipendio e del trattamento di quiescenza e di previdenza. Anche se la toga è un lontano, a volte lontanissimo ricordo»;
   molti magistrati, «prestati alla politica», vengono chiamati a ricoprire incarichi elettivi o di Governo e, una volta collocati fuori ruolo dalla magistratura, ricevono comunque promozioni, avanzamenti di carriera e valutazioni di professionalità come se stessero svolgendo le funzioni giurisdizionali al pari di altri loro colleghi che, invece, svolgono effettivamente e concretamente tali funzioni;
   sul tema della valutazione della professionalità dei magistrati impegnati in incarichi politici è intervenuto anche il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini che, auspicando un intervento del legislatore con la previsione di nuovi criteri e diverse modalità di valutazione, in una intervista ha dichiarato: «Non si può né improntare la valutazione di professionalità ad una sorta di finzione, come se i magistrati eletti svolgessero attività giurisdizionale, né penalizzarli per il semplice fatto che hanno scelto di accedere nel rispetto della legge agli incarichi elettivi. Serve una regolamentazione che consenta di tener conto di questa pausa, chiamiamola così, nell'esercizio della funzione giudiziaria, evitando però che chi si trova in tale condizione debba ricominciare da capo quando decide di rientrare nei ranghi» (da www.ilfattoquotidiano.it del 15 giugno 2016);
   appare pertanto auspicabile e sempre più urgente un intervento per distinguere «nel merito e nel metodo» le valutazioni professionali applicabili a chi esercita effettivamente le funzioni giudiziarie da quelle per le toghe che svolgono attività di politica e di Governo –:
   quanti siano i magistrati collocati fuori ruolo che ricoprono incarichi elettivi e/o politici;
   quale sia l'orientamento del Ministro in merito ai fatti descritti in premessa e se intenda assumere iniziative normative, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto dei principi fissati dalla Costituzione, per ricondurre in maniera più rigorosa la valutazione professionale dei magistrati alla laboriosità e all'impegno professionale dimostrati nell'esercizio effettivo e concreto delle funzioni giurisdizionali. (4-14570)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   VELLA e LAFFRANCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   gli interventi sul raccordo autostradale 06 Perugia-Bettolle, peraltro assolutamente necessari, sono iniziati tutti contemporaneamente e su tratti talmente trafficati da determinare numerosi disagi sia per i residenti che per chi vi transita;
   il raccordo Perugia-Bettolle riveste un'importanza strategica non solo per la viabilità interna della città di Perugia e in riferimento al trasporto di beni di prima necessità per tutto il territorio umbro, ma anche perché si tratta di uno snodo che collega il meridione e il settentrione d'Italia, in particolare nell'anno in cui è stato indetto il Giubileo della Misericordia;
   il 14 ottobre 2016 è iniziata, a Perugia, come ogni anno, la manifestazione «Eurochocolate», ma i cantieri non sono stati rimossi. Anzi, Anas ha comunicato, in data 17 ottobre, che «per consentire il proseguo degli interventi di risanamento del piano viabile (...), sul raccordo Perugia-Bettolle, sarà temporaneamente istituito il restringimento di carreggiata, esclusivamente in orario notturno, in direzione Ponte San Giovanni, per circa 1 chilometro tra Ferro di Cavallo e Madonna Alta»;
   in data 21 gennaio 2016 il Governo, rispondendo all'interrogazione n. 5-07459, ha dichiarato che, nonostante «i turni in orario notturno e festivo in aggiunta a quelli diurni non sono stati previsti nei contratti di appalto in corso, in quanto avrebbero comportato costi aggiuntivi tali da non consentire la copertura finanziaria di tutti gli interventi», l'Anas ha segnalato «che, in accordo con le imprese appaltatrici e senza alcun aggravio di costi per la finanza pubblica,» aveva «comunque già disposto l'estensione dell'orario di lavoro giornaliero con l'introduzione di turni aggiuntivi nonché l'incremento di uomini e mezzi in entrambi i cantieri a maggior impatto sul traffico; in particolare, nel cantiere della galleria Volumni (località Ponte San Giovanni),» sarebbero stati «raddoppiati i turni di lavoro, passando da 8 a 16 ore lavorative al giorno» ed era «stato introdotto un turno aggiuntivo nella giornata di sabato. (...) Turni lavorativi in orario notturno sono già stati eseguiti in tale cantiere e altri turni notturni sono previsti per particolari fasi dei lavori, data l'interferenza con la sottostante viabilità comunale e ferroviaria» –:
   quali iniziative siano effettivamente state predisposte per velocizzare la chiusura dei lavori, in particolare quanti turni lavorativi siano stati aggiunti a quelli già previsti, per quale ammontare di ore e, nello specifico, quanti siano stati i turni giornalieri raddoppiati, quanti di sabato, ed, infine, quanti notturni e festivi.
(5-09821)


   MANNINO, DE ROSA, BUSTO, DAGA, MICILLO, TERZONI, ZOLEZZI e VIGNAROLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con l'entrata in vigore del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 – di attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE – relativo alla nuova disciplina in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture è stata disposta l'abrogazione del codice di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006, del regolamento di attuazione n. 207 del 2010 e di altre disposizioni incompatibili e sono state, altresì, previste opportune disposizioni di coordinamento, transitorie e finali per assicurare, in ogni caso, l'ordinata transizione tra la previgente disciplina e la nuova, al fine di evitare incertezze interpretative ed applicative;
   il completamento del processo di riforma della disciplina degli appalti pubblici risulta, tuttavia, subordinato all'approvazione ed alla successiva emanazione di oltre cinquanta provvedimenti attuativi (decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, decreti ministeriali, interministeriali ed atti dell'Autorità nazionale anticorruzione) previsti dal nuovo codice;
   al riguardo, si evidenzia come il Ministro non abbia ancora provveduto all'adozione, nei termini previsti dalla legge, di alcuni provvedimenti attuativi inerenti a determinate materie specificamente indicate; più precisamente, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti avrebbe dovuto regolamentare, ognuna con specifico decreto, le discipline relative: alla programmazione delle acquisizioni delle stazioni appaltanti (articolo 21, comma 8); ai requisiti di professionisti, società di ingegneria e loro consorzi (articolo 24, comma 2); all'elenco delle opere per le quali sono necessari lavori o componenti di notevole contenuto tecnologico o di rilevante complessità tecnica (articolo 89, comma 11); alle linee guida per il direttore dei lavori e per il direttore dell'esecuzione (articolo 111, commi 1 e 2) per le quali, in parte, non esiste una disciplina transitoria; alle modalità ed ai tempi di progressiva introduzione dell'obbligatorietà di metodi e strumenti elettronici specifici quali quelli di modellazione per l'edilizia (BIM) (articolo 23, comma 13); alle direttive generali per gli appalti della difesa di cui a decreto legislativo n. 208 del 2011 (articolo 159, comma 4);
   a sei mesi dalla data di entrata in vigore della nuova disciplina nessuno dei sopra citati decreti ha visto la luce ed è presumibile ritenere che non saranno rispettate nemmeno le scadenze previste per il 19 ottobre 2016 (riguardanti l'emanazione dei decreti relativi agli indirizzi generali sulla pubblicazione dei bandi – articolo 73, comma 4 – e all'albo dei responsabili e dei direttori dei lavori e dei collaudatori delle opere a general contractor – articolo 196, comma 4) –:
   sulla base di quali specifiche motivazioni non si è ancora provveduto in ordine all'adozione dei sopra richiamati provvedimenti attuativi. (5-09822)


   TINO IANNUZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nel nuovo codice degli appalti non è stata espressamente riprodotta la norma di cui all'articolo 31 della legge cosiddetta Merloni n. 109 del 1994 successivamente ribadita nell'articolo 131 del decreto legislativo n. 163 del 2006, alla cui stregua gli oneri di sicurezza vanno evidenziati nei bandi di gara e non soggetti a ribasso d'asta;
   tuttavia, il Codice, nel comma 15 dell'articolo 23, per gli appalti di servizi, prevede la necessità di indicare gli oneri di sicurezza non soggetti a ribasso; per l'articolo 1, comma 2, l'offerta relativa al prezzo indica, distintamente e fra l'altro, il corrispettivo per i costi della sicurezza e l'articolo 97, comma 5, lettera c), prevede quale causa di anomalia dell'offerta la non congruità degli oneri aziendali della sicurezza;
   inoltre, nell'allegato n. XV al decreto legislativo n. 81 del 2008 (punto 4.1.4) si pone il principio generale, secondo cui i costi della sicurezza sono compresi nell'importo totale dei lavori ed individuano la parte del costo dell'opera da non assoggettare a ribasso nelle offerte –:
   se il Ministro, al fine di evitare ogni possibile incertezza, non ritenga di assumere iniziative per precisare e riconfermare la non assoggettabilità a ribasso degli oneri per la sicurezza negli appalti di lavori, con linee-guida o ogni altro ministeriale in questa materia. (5-09823)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   AGOSTINELLI, TERZONI e CECCONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nella stazione ferroviaria di Jesi (Ancona), della linea Ancona-Roma, transitano giornalmente 50 treni che svolgono servizio passeggeri. La maggior parte dei convogli staziona, per la discesa e la salita dei viaggiatori, sui binari n. 2 e 3, ai quali si accede esclusivamente mediante un sottopassaggio ferroviario con accesso dal piazzale del primo binario;
   per accedere al sottopassaggio e per risalire ai binari n. 2, 3 e 4, ci sono almeno 40 scalini che rappresentano un problema per i viaggiatori, in particolare anziani, persone con bagagli, carrozzine per i bambini, per non parlare delle persone diversamente abili;
   nella stazione transitano convogli regionali, interregionali, intercity e freccia bianca frequentati da centinaia di viaggiatori che spesso si trovano in evidenti difficoltà stanti le barriere architettoniche suindicate –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta e se e in quali tempi intenda intervenire affinché Rete ferroviaria italiana doti la stazione di Jesi di un impianto ascensore e/o scala mobile, per evitare i disagi ai viaggiatori. (5-09807)


   PILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la compagnia Blu Navy dal 1o novembre 2016 dovrebbe interrompere i collegamenti tra la Sardegna e la Corsica;
   la Blu Navy aveva acquisito il traghetto «Ichnusa», già operativo sulla tratta Sardegna – Corsica, che era subentrato nel servizio tramite una società controllata;
   la compagnia di navigazione Blu Navy ha sede a Portoferraio, il primo comune dell'Isola d'Elba;
   al momento si occupa appunto dei collegamenti tra l'Elba e Piombino;
   nata nel 2010 per volontà dell'Associazione albergatori isola d'Elba, la nuova compagnia toscana è riuscita in poco tempo ad acquisire traghetti di notevoli dimensioni;
   la notizia dell'interruzione del collegamento tra la Corsica e al Sardegna è, a giudizio dell'interrogante, di una gravità inaudita, perché ferma le relazioni economiche, e non solo, tra le due isole e le due comunità;
   questa decisione provocherà il licenziamento di decine di marittimi già dipendenti della società pubblica Saremar –:
   se non si ritenga di dover assumere iniziative, per quanto di competenza per garantire con urgenza il mantenimento del servizio e dei livelli occupazionali;
   se non si ritenga di dover assumere ogni iniziativa di competenza per garantire stabilità ai lavoratori già dipendenti di società statale e poi regionale. (5-09814)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SENALDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   con decreto legislativo 23 dicembre 2015 il Ministero dell'interno definiva le «Modalità tecniche di emissione della Carta d'identità elettronica»;
   la carta d'identità elettronica deve essere costituita da materiali plastici compatibili con gli strumenti elettronici contenuti nella carta d'identità stessa, nonché con i sistemi di personalizzazione utilizzati;
   in tal modo viene lasciata ampia scelta di utilizzo dei materiali di supporto, così come avviene nella produzione di carte di debito e carte di credito;
   i maggiori produttori di tali carte hanno individuato nel pvc rigido il miglior materiale per l'applicazione in termini di prestazioni, durata, possibilità di personalizzazione, adesione, stampabilità, disponibilità e varietà di produttori, oltre che di economicità;
   per la patente di guida il decreto legislativo 18 aprile 2011, n. 59 attuazione delle direttive 2006/126/CE e 2009/113/CE modificato con decreto legislativo del 16 febbraio 2013, n. 2 precisa che il materiale plastico delle schede possa essere esclusivamente policarbonato. Tale scelta induce ad estendere l'utilizzo di detto materiale plastico anche per la emissione di carte d'identità, con costi superiori a carico dei cittadini e dei bilanci comunali;
   il policarbonato (PC) presenta notevoli difficoltà di adesione e stampabilità nonché un costo elevato rispetto ad altre materie plastiche e la funzionalità di tale scelta è messa in forte dubbio da molteplici segnalazioni di delaminazione e separazione dei vari strati del supporto così come si può facilmente verificare anche da filmati apparsi sul web;
   inoltre, il mercato dei film di policarbonato si presenta con tassi di concorrenzialità molto bassi tali da renderlo praticamente un monopolio a discapito anche di aziende italiane operanti nel settore delle altre materie plastiche –:
   se il Ministro intenda porre in campo iniziative volte alla risoluzione dei problemi funzionali generati sulle patenti di guida, anche al fine di ridurre i costi di produzione ed emissione del documento;
   se il Ministro intenda promuovere una revisione delle normative di costruzione del supporto per garantire anche la sicurezza del documento emesso.
(5-09804)


   CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi 5 anni piccoli imprenditori stranieri in particolare provenienti dal Bangladesh, Egitto e Marocco hanno soppiantato i rivenditori romani nella gestione dei mini market, dove oltre alla frutta e verdura, molte volte vengono venduti anche altri generi di prima utilità e persino bevande alcoliche;
   secondo l'articolo «Un prestito iniziale e forniture assicurate: da Fondi a Roma le frutterie di camorra» apparso il 17 ottobre 2016 sul quotidiano « Repubblica», le imprese di frutta e verdura in mano agli egiziani sono oltre 6 mila;
   sembra che gli immigrati, affidandosi al «mercato di Fondi», riescono ad aprire un negozio: i fornitori dei prodotti che arrivano dalla Campania il cui traffico nel settore ortofrutticolo è notoriamente in mano alla camorra elargiscono un prestito iniziale, legando così l'esercente a cui hanno consentito l'avvio dell'attività;
   secondo i dati raccolti da Upvad-Confcommercio, a Roma, nei primi 8 mesi del 2016 anno, solo nella Capitale, sono aumentati del 30 per cento;
   i costi di gestione di queste fantomatiche frutterie straniere sono ridotti al minimo: questi mini market stranieri infatti restano aperti tra le 16 e 18 ore al giorno. Per rientrare delle spese e per azzerare i costi del personale molti di coloro che vendono la frutta rimangono a dormire nel negozio. Inoltre, la merce è venduta a costi ribassati, perché di seconda mano. Infine, gli insufficienti controlli amministrativi consentono anche la poca cura dei locali;
   la Fiepet Confesercenti ha presentato tempo fa, alla guardia di finanza e all'assessorato alle attività produttive un esposto contro i mini market che troppo spesso eludono il fisco e fanno concorrenza sleale con piccoli escamotage: «Troppo spesso assistiamo a comportamenti scorretti da parte di questi minimarket, condotti da stranieri, che vendono non solo frutta e verdura ma anche bevande alcoliche. In questo caso, però, invece di battere regolari scontrini con il 22 per cento di Iva, come accade a qualsiasi esercizio commerciale, al dettaglio o all'ingrosso, che vende al pubblico vino, birra e liquori, battono scontrini con il 4 per cento di Iva come se vendessero frutta o altri generi alimentari. Abbiamo verificato che su dieci esercizi almeno sette usano questo stratagemma per pagare meno Iva. Si calcola che su 1000 euro di incasso 180 finiscono nelle casse di questi imprenditori che eludono così il fisco. Moltiplichiamolo per centinaia di frutterie e minimarket stranieri sparsi sul territorio, per migliaia di bottiglie e bevande vendute ogni giorno, ecco che l'evasione è a più zeri»;
   l'ordinamento italiano prevede una serie di norme volte a prevenire e a contrastare l'infiltrazione delle organizzazioni criminali di tipo mafioso nel tessuto imprenditoriale del Paese –:
   se sia al corrente dei fatti esposti;
   quali iniziative ritenga di dover adottare, oltre alla strategia repressiva affidata alle forze dell'ordine, per prevenire il radicamento della criminalità e svolgere, per quanto di competenza, un'attenta e puntuale attività di controllo e ricognizione nel settore delle attività commerciali del Lazio. (5-09806)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VILLAROSA, D'UVA, PESCO, LUPO, MANNINO, NUTI, DI VITA, LOREFICE, COLONNESE e DIENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   secondo l'articolo 1 del decreto n. 117 del 1998 «ogni comune è diviso in sezioni elettorali aventi, di regola, un numero di iscritti non superiore a 1.200, né inferiore a 500»;
   in base all'articolo 2 del suddetto decreto la riduzione del numero delle sezioni doveva comportare, per ciascun comune, un numero medio di elettori per sezione non inferiore a:
    a) 750 elettori nei comuni da 2.001 a 40.000 abitanti;
    b) 825 elettori nei comuni da 40.001 a 500.000 abitanti;
    c) 900 elettori nei comuni con più di 500.001 abitanti;
   in particolare, il comma 2 dell'articolo 2 specificava che «salvo che particolari, comprovate condizioni di lontananza o di viabilità rendano difficile l'esercizio del diritto di voto, nei comuni con popolazione inferiore a 1.200 abitanti viene costituita una sola sezione, mentre nei comuni con popolazione da 1.201 a 2.000 abitanti il corpo elettorale è ripartito in due sezioni»;
   il comma 3 dell'articolo 3 precisa che: «Il numero di iscritti in una sezione può essere inferiore a 500, oltre che nei comuni aventi meno di 500 elettori, in casi eccezionali di comprovate difficoltà nell'esercizio del diritto di voto dovute a notevole distanza tra abitazioni e seggi od in presenza di viabilità assolutamente inadeguata»;
   scorrendo fra la lista delle sezioni presenti nei comuni della provincia di Messina, consultabile elezione per elezione dal sito www.elezioni.regione.sicilia.it, si notano quelle che agli interroganti appaiono probabili irregolarità nella riduzione delle sezioni, in quanto parecchi comuni sotto i 1200 abitanti presentano due o a volte 3 sezioni; nei comuni compresi fra i 1200 e i 2000 quasi il 50 per cento presenta più di due sezioni, e fra i comuni superiori ai 2.000 elettori ci sono comuni che presentano medie molto al di sotto della soglia dei 750 elettori a sezione;
   il comune di Montalbano Elicona nelle elezioni del 2012 prevedeva 2.812 elettori in 6 sezioni, una media inferiore a 500 elettori per sezione; nel comune di Castroreale erano previsti 2571 elettori divisi in 5 sezioni, una media di poco superiore ai 500; stesso discorso per il comune di S. Angelo di brolo, che nel 2011 presentava una media di quasi 600 elettori per sezione, per il comune di Piraino che nel 2012 presentava una media di 470 elettori per sezione; il comune di Tortorici nelle elezioni del 2014 presentava 6.217 suddivisi in ben 14 sezioni, una media di circa 445 elettori per seggio;
   a giudizio degli interroganti, il possibile mancato adeguamento al decreto n. 117 del 1998 da parte dei comuni, oltre ad avere un maggior costo per lo Stato, potrebbe favorire fenomeni legati al controllo del voto –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e se non ritenga opportuno effettuare un approfondimento adottando ogni iniziativa di competenza per assicurare l'adeguamento dei comuni al decreto n. 117 del 1998. (4-14561)


   COZZOLINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la modalità per l'accoglienza dei richiedenti asilo adottata dalle prefetture, la quale consiste nell'individuare adeguate strutture di accoglienza tramite gara d'appalto, non garantisce, a giudizio dell'interrogante, una loro equa distribuzione sul territorio locale, ma porta alla concentrazione in quei comuni ove sono presenti soggetti del privato sociale impegnati nell'accoglienza e strutture pubbliche o private a carattere comunitario;
   tale distribuzione non è per l'interrogante in linea con i parametri indicati dal Ministero dell'interno che prevede un rapporto tra residenti e richiedenti asilo;
   i richiedenti asilo ospiti in queste strutture rimangono mediamente due o più anni in attesa della definizione della loro posizione. Il centro di accoglienza è spesso un'enorme sala d'attesa dove i residenti, pur partecipando a corsi di italiano e attività di volontariato, di fatto, per l'interrogante, ingannano il tempo, sperando di ottenere i documenti che permetteranno loro di riprendersi le loro vite il prima possibile. Pur avendo la possibilità di uscire di giorno, non hanno risorse per spostarsi e anche la ricerca del lavoro, una volta ottenuta l'autorizzazione per effettuarla, decorsi i primi sei mesi, è spesso vana. I servizi che ricevono in questa fase si sintetizzano nell'essenziale vitto-alloggio;
   l'attuale politica dell'accoglienza dei Paesi della Comunità europea limita molto la possibilità dei migranti di raggiungere altri Paesi europei e ciò aumenta considerevolmente la probabilità che, concluso il periodo di accoglienza, essi rimangano nel territorio che li ospita;
   la loro presenza sul territorio superiore ai tre mesi, in base alla normativa disciplinante l'istituto della residenza, dà la possibilità ai richiedenti asilo di chiedere l'iscrizione anagrafica e ciò può comportare, a conclusione del progetto di accoglienza, l'accesso ai servizi sociali per richieste di soluzioni abitative ovvero interventi di supporto economico;
   tale criticità si somma ad una situazione già notevolmente problematica a causa della crisi economica e sociale nel nostro Paese, che ha determinato la perdita del lavoro da parte di molti immigrati residenti di lungo periodo, che erano un tempo stabilmente occupati e che sono ora in carico ai servizi sociali;
   il comune di Mira, facente parte dell'ambito territoriale dell'azienda Ulss 13, comprendente 17 comuni è, tra i comuni dell'ambito, quello che rispetta le quote di ospitalità, superando ampiamente tali parametri e arrivandone a raddoppiare perfino le quote indicate dal Ministero dell'interno, avendo nel proprio territorio 5 strutture di accoglienza per richiedenti asilo per un numero complessivo di ospiti mediamente pari a circa 160 persone;
   i costi economici e sociali del comune di Mira dovuti a questa emergenza sono, a quanto consta all'interrogante, decisamente superiori a quelli sostenuti dai comuni limitrofi. Questa è secondo l'interrogante una inaccettabile mancanza di equità che rischia di compromettere l'equilibrio del bilancio comunale e di causare inutili tensioni tra i cittadini italiani che fanno richiesta di accesso ai servizi e i migranti –:
   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di realizzare una più equa distribuzione di migranti sul territorio, promuovendone l'accoglienza diffusa;
   se il Governo intenda assumere iniziative per stanziare risorse economiche a sostegno dei comuni che da anni si fanno carico della gestione di situazioni inerenti all'ospitalità dei migranti e di gravi situazioni sociali che si riscontrano in particolare in relazione ai servizi sociali, deterioratisi nel corso degli anni, anche a seguito dei ridotti finanziamenti in materia operati dal Governo. (4-14563)


   SIBILIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   in data 14 ottobre 2016 il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Stefania Giannini si trovava ad Avellino in visita istituzionale presso alcuni istituti scolastici;
   alla termine della visita presso il Convitto nazionale «Pietro Colletta» l'inviato della famosa trasmissione di Canale 5 «Striscia La Notizia», Luca Abete, ha avvicinato la Ministra per chiederle di rilasciare qualche dichiarazione sulla condizione in cui versano gli edifici scolastici;
   Abete, all'atto della consegna — secondo il consueto format dei suoi servizi — della «pigna», è stato bloccato e fatto allontanare dal servizio d'ordine per poi essere condotto, insieme al cameraman, in questura;
   le immagini diffuse nelle ore successive sia sui siti di informazione on line sia sui canali del social web sia ad opera di «Striscia La notizia» mostrano che Abete viene strattonato e spinto contro una recinzione, riportando un colpo alla testa;
   in un comunicato stampa diramato da Mediaset il 17 ottobre 2016 si legge: «In particolare il Tg satirico di Antonio Ricci trasmetterà in esclusiva il filmato integrale in cui si vede inequivocabilmente che l'inviato è stato immobilizzato e percosso dalla Polizia di Avellino e, alla richiesta di aiuto dell'inviato, quest'ultimo veniva apostrofato con queste espressioni: «Ma quale aiuto ’sto pagliaccio, entra nella macchina ’sto mongoloide», mentre lo staff dell'inviato veniva minacciato di «far cadere i denti da bocca uno ad uno». Gli agenti, con una grave violazione della libertà personale e di informazione, li hanno portati in questura, dove sono stati trattenuti per ore. Non si ricorda di aver mai visto che, al momento dell'arresto, un camorrista sia stato trattato in modo tanto brutale quanto l'inviato di Striscia, che, sottoposto a visita presso il pronto soccorso cittadino, ha riportato postumi guaribili in 7 giorni;
   secondo le notizie circolate negli ultimi giorni, la procura di Avellino avrebbe aperto un'indagine sul caso, divenuto «nazionale», al fine di ricostruire la dinamica della vicenda ed individuare eventuali responsabilità;
   l'interrogante da molti anni interagisce con la questura di Avellino prima da cittadino e poi da deputato della Repubblica italiana, senza aver mai avuto difficoltà ed anzi apprezzando il lavoro delle forze dell'ordine –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano porre in essere per chiarire il grave episodio alla luce dei comportamenti tenuti dalle forze di polizia nei confronti di Luca Abete. (4-14564)


   ZACCAGNINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
   in un'intervista apparsa in data 3 ottobre 2016, sul quotidiano «il Messaggero» il presidente emerito della Corte costituzionale, professor Cesare Mirabelli, afferma l'assoluta incostituzionalità del cosiddetto «codice di condotta» sottoscritto dai candidati del Movimento cinque stelle al comune di Roma Capitale, ed in particolare dalla sindaca pro tempore, Virginia Raggi, che stabilisce una serie di prescrizioni per l'azione degli eletti nell'ambito del consiglio comunale;
   tali prescrizioni – che non solo vietano i cambi di gruppo consiliare ma che, tra l'altro, assoggettano le più importanti decisioni amministrative al parere tecnico-legale dello staff di Grillo e Casaleggio, nonché l'approvazione della scelta dei collaboratori al cosiddetto «staff dei garanti» – ad avviso del professor Mirabelli «non solo appaiono in alcuni punti bizzarre e criticabili ma sono semplicemente nulle»;
   a maggior ragione appare nulla (e dunque non esigibile dinanzi a qualsiasi tribunale) la «multa» di almeno 150.000 euro in caso di inadempienza delle regole minuziose stabilite dal Movimento cinque stelle;
   ciò in quanto gli eletti, come si desume dalla Costituzione, rappresentano tutto il corpo elettorale e le istituzioni in quanto tali e non hanno vincolo di mandato: in altre parole, come dice lo stesso Mirabelli, «gli elettori romani hanno scelto Virginia Raggi e non Beppe Grillo per rappresentarli»;
   appare opportuno assicurare che la normativa vigente in materia di elezioni negli enti locali e di rappresentanza, soprattutto nella Capitale d'Italia, sia rispettata da tutti gli eletti a qualsiasi livello, eventualmente implementandola ove necessario –:
   se non intendano assumere iniziative normative per sancire in modo esplicito la nullità di prescrizioni tendenti a condizionare il libero esercizio del mandato degli eletti. (4-14572)


   TONINELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   con decreto del 22 agosto 2016 il prefetto della provincia di Lodi ha sospeso il consiglio comunale del comune di Lodi e nominato contestualmente commissario per la provvisoria amministrazione del comune di Lodi il dottor Mariano Savastano, viceprefetto vicario della provincia di Lodi. Ciò è avvenuto a seguito delle dimissioni del sindaco Simone Uggetti, formalmente protocollate con nota in data 1o agosto 2016 prot. 36424, ma annunciate ufficialmente fin dal precedente 8 giugno. Tali dimissioni e la conseguente sospensione del consiglio comunale con il necessario commissariamento del comune costituiscono diretta e immediata conseguenza del coinvolgimento nell'inchiesta per il reato di turbativa d'asta in relazione alla gara per la gestione delle due piscine pubbliche del Belgiardino e di via Ferrabini, che aveva portato all'arresto del sindaco il 3 maggio 2016 e che ha successivamente ha portato al rinvio a giudizio, oltre che dello stesso sindaco Uggetti, anche dell'avvocato Cristiano Marini, del presidente della Wasken Boys di Lodi Luigi Pasquini e del vice segretario generale del comune dottor Giuseppe Demuro, responsabile unico del procedimento della gara oggetto del processo in questione e attualmente in corso;
   è appena il caso di evidenziare la gravità del fatto, dal momento che il commissariamento di un comune rappresenta un'alterazione grave e dovuta a circostanze eccezionali di un'amministrazione direttamente eletta dai cittadini e che costituisce la Repubblica al pari dello Stato stesso ai sensi della Costituzione, nonché per la circostanza che trattasi di un grande comune, capoluogo di provincia in Lombardia, che era già stato oggetto di scioglimento anticipato soltanto nel 2013, a causa delle dimissioni del precedente sindaco, rassegnate ad appena metà del mandato;
   con decreto del commissario prefettizio n. 4 del 23 agosto 2016 sono stati confermati gli incarichi a diversi dirigenti del comune di Lodi, tra i quali il predetto Giuseppe Demuro, il quale risulta direttamente coinvolto nella stessa inchiesta e nello stesso procedimento giudiziario che ha condotto il comune al commissariamento prefettizio;
   di fronte a questo atto, pur tenendo conto della necessità di garantire la continuità funzionale e amministrativa dell'ente, è doveroso domandarsi, ad avviso dell'interrogante, se tale nomina sia legittima ma soprattutto se sia opportuna dal punto di vista politico. La conferma nello stesso ruolo del dirigente responsabile unico del procedimento da cui è derivato il grave reato che ha portato il sindaco a dimettersi e il comune ad essere commissariato, nel momento in cui si svolge il processo che vede entrambi coinvolti e in cui lo stesso comune si è costituito parte civile, appare infatti all'interrogante del tutto difforme dai canoni di buon andamento dell'amministrazione, oltre a essere suscettibile di trasmettere un messaggio potenzialmente molto grave per i cittadini amministrati, cosa di cui si chiede conto al Ministro interrogato in qualità di organo politico di vertice degli uffici territoriali del Governo –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare in relazione alla conferma nello stesso ruolo, da parte del commissario prefettizio, del soggetto che, in concorso con il sindaco, è attualmente imputato per il grave reato che ha portato il comune di Lodi al commissariamento. (4-14573)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PANNARALE, GIANCARLO GIORDANO e NICCHI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nello stato di caos senza precedenti che sta vivendo il sistema scolastico italiano emergono, tra l'altro, l'annosa condizione di migliaia di insegnanti che si sono specializzati per garantire l'inclusione, l'integrazione ed il diritto all'istruzione degli alunni con disabilità, e che sembrano eternamente confinati nel girone degli invisibili, e, di conseguenza, il pesante stato di lesione del diritto allo studio ed alla continuità didattica per gli alunni diversamente abili. Si calcola, infatti, che un alunno disabile su tre sia ancora senza insegnante specializzato o sia già in procinto di cambiarlo, in palese violazione del diritto alla continuità educativa o didattica che vanta chi è affetto da disabilità;
   si tratta di una situazione destinata a peggiorare stante l'aumento registratosi anche con riferimento al corrente anno scolastico del totale degli alunni disabili, passato da 217 mila a 225 mila unità, una platea per la quale, a maggior ragione, non è possibile garantire un numero sufficiente di insegnanti di sostegno e, anche a causa dei tagli delle ex province, il trasporto fino a scuola e l'assistenza in classe;
   l'articolo 1, comma 69, primo periodo della legge n. 107 del 2015, dispone, a decorrere dal corrente anno scolastico, fatta esclusione per i posti di sostegno in deroga, e all'esclusivo scopo di far fronte ad esigenze di personale ulteriori rispetto a quelle soddisfatte dall'organico dell'autonomia, un contingente di posti non facenti parte dell'organico dell'autonomia né disponibili, per il personale a tempo indeterminato, per operazioni di mobilità o assunzioni in ruolo. Alla copertura di tali posti si provvede a valere sulle graduatorie di personale aspirante alla stipula di contratti a tempo determinato previste dalla normativa vigente ovvero mediante l'impiego di personale a tempo indeterminato con i provvedimenti aventi efficacia limitatamente ad un solo anno scolastico;
   la suddetta nuova previsione normativa sta generando, in contrasto con il principio di certezza del diritto, forte stress ed apprensione tra i docenti di sostegno inclusi nelle graduatorie che assistono alternativamente ad una serie interminabile e continua di provvedimenti, da parte dei provveditorati, di assegnazione provvisoria e di rettifica sui posti di sostegno in deroga, addirittura permettendo (come accaduto, ad esempio, in Sicilia, ma non solo) ad insegnanti senza titolo di specializzazione di essere assegnati sul sostegno prima degli specializzati inclusi nella graduatoria ad esaurimento e nelle graduatorie d'istituto, in palese violazione di quanto previsto dal sopracitato articolo 1, comma 69, della legge n. 107 del 2015, ma soprattutto dalla legge n. 104 del 1992 che prevede espressamente che un bambino disabile ha diritto prioritariamente ad avere un insegnante di sostegno e solo in mancanza di questo di uno senza specializzazione –:
   se non ritenga necessario ed indifferibile, al fine di superare le criticità esposte in premessa attraverso assunzioni in ruolo, di assumere iniziative per trasformare gli attuali posti dell'organico di fatto in organico di diritto. (5-09810)

Interrogazione a risposta scritta:


   RIBAUDO, CULOTTA, LODOLINI, PATRIZIA MAESTRI, CURRÒ, BARBANTI, ZOGGIA, RAGOSTA, FRAGOMELI, ALBANELLA, RAMPI, IACONO, BERRETTA, MOSCATT, CAPODICASA e GNECCHI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo n. 81 del 2015 ha previsto il superamento dei contratti di lavoro di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) e la relativa trasformazione per tutte quelle tipologie di lavori che di fatto configurano un rapporto di lavoro subordinato entro il 31 dicembre 2015;
   con la circolare n. 3 del 2016 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sono stati definiti criteri e tempi di trasformazione nel settore privato. Per quanto riguarda il pubblico, per la stessa identica materia nessuna decisione o percorso viene deciso. L'unica cosa certa comunque è che a partire dal 1o gennaio 2017 le pubbliche amministrazioni non potranno più stipulare o mantenere questa tipologia di contratti che di fatto nascondono il rapporto di lavoro subordinato;
   il comma 227 dell'articolo 1 della legge n. 208 del 2015 (legge di stabilità) ha previsto la possibilità di trasformare detti contratti di collaborazione in contratti di lavoro dipendente a tempo determinato, senza maggiori oneri per la pubblica amministrazione e previa verifica di idoneità, ciò nelle more dell'emanazione dei decreti di riordino previsti dalla riforma sulla pubblica amministrazione;
   alcuni enti pubblici (regioni, enti locali e sanità) hanno avviato processi di trasformazione e quindi di stabilizzazione attraverso accordi sindacali di comparto;
   anche il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nel settore della ricerca, sta procedendo alla trasformazione dei contratti di collaborazione coordinata a progetto, instaurati con personale del mondo della ricerca scientifica; nulla si muove invece per quanto riguarda i 900 collaboratori amministrativi con contratto co.co.co. che lavorano nelle segreterie didattiche, il cui rapporto di lavoro, come più volte ricordato, non lascia alcun dubbio sulla natura «subordinata» come meglio contemplato nella circolare 3/2016 citata;
   si ricorda che questi 900 lavoratori hanno dei posti accantonati, ai sensi della legge n. 124 del 1999 nella misura del 50 per cento dei posti resisi vacanti in organico di diritto, quindi attualmente coprono e svolgono mansioni su posti di pianta organica;
   è ormai prossima la scadenza del 31 dicembre 2016 e pertanto il Governo dovrà assumere delle decisioni sul futuro di detto personale;
   l'amministrazione pubblica (Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) per ogni inadempienza nell'applicazione delle suddette norme potrebbe paradossalmente essere sanzionata pesantemente, stante il numero di azioni legali intrapresi da parte di molti dei suddetti lavoratori, il cui contenzioso attualmente è in fase di decisione presso i giudici del lavoro di diversi tribunali d'Italia –:
   se e quali iniziative intenda assumere il Governo relativamente ai 900 contratti di collaborazione in essere;
   se non ritenga opportuno al fine di evitare di soccombere nei giudizi (in corso di definizione) di assumere iniziative per procedere da subito alla trasformazione di detti contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) in contratti di lavoro dipendente, avviando il processo di stabilizzazione nei posti all'uopo accantonati, anche previa verifica di idoneità. (4-14556)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LEVA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nel 2014 la Ittierre spa in concordato preventivo, in accordo con le organizzazioni aziendali aveva avviato procedura di mobilità aperta per 542 dipendenti Ittierre;
   nel 2015 la liquidatrice nominata dal tribunale di Isernia aveva avviato altri 247 lavoratori alla procedura di mobilità;
   a partire dal mese di ottobre 2016 e fino a novembre 2016 andrà in scadenza il periodo della mobilità retribuita per i suddetti lavoratori, che rimarranno privi di ogni forma di sostegno al reddito;
   l'azienda Ittierre di Pettoranello del Molise (Isernia) ha sede nell'area di crisi complessa «Isernia, Boiano, Campochiaro, Venafro»;
   il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, a seguito di diversi incontri tenuti con regioni e sindacati, sul tema degli ammortizzatori sociali nelle aree di crisi complessa, si era impegnato a trovare misure di accompagnamento da destinare ai lavoratori delle regioni interessate dal riconoscimento di area di crisi complessa per quanto riguarda la fase di transizione tra la fine degli ammortizzatori sociali e l'inizio del rilancio occupazionale derivante dai possibili investimenti aziendali;
   le suddette misure non state inserite nel decreto correttivo del Jobs Act –:
   quali iniziative il Governo intenda porre in essere al fine di tutelare gli oltre 700 lavoratori che in questi giorni stanno perdendo ogni forma di sostegno al reddito, considerando anche che gli interventi di rilancio e di riqualificazione dell'area industriale medesima non sono ancora partiti e che quindi gli stessi lavoratori non troveranno nel breve e medio periodo alcuna ricollocazione. (5-09808)


   CIPRINI, COMINARDI, CHIMIENTI, DALL'OSSO, LOMBARDI e TRIPIEDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   come si apprende dalla stampa online www.iltirreno.it del 4 ottobre 2016 «La stagione turistica volge al termine e come ogni anno ecco che si formano le code al centro per l'impiego di via Victor Hugo, nella parte alta del centro storico di Portoferraio. Non certo una novità per un'isola nella quale prestano servizio migliaia di lavoratori stagionali. Decine di persone, fin dalle prime ore della mattina di ieri, si sono ammassate fuori dall'ingresso del centro per l'impiego con un solo obiettivo: ottenere l'iscrizione all'ufficio di collegamento per poter così accedere alla disoccupazione, ovvero alla Naspi. In realtà la calca di fronte ai centri per l'impiego potrebbe essere evitata, dal momento che la domanda di disoccupazione si può compilare online e contiene già al suo interno l'autocertificazione valida per l'iscrizione»;
   l'attesa davanti agli uffici dei centri per l'impiego ha portato all'esasperazione i lavoratori stagionali, alcuni dei quali avrebbero trascorso la notte davanti la porta degli uffici medesimi;
   il motivo delle lunghe file sarebbe riconducibile alla complicazione burocratica per gli impiegati di stipulare il patto di servizio personalizzato, previsto dalle nuove norme del decreto legislativo n. 150 del 2015;
   il problema non riguarderebbe solo l'ufficio del centro per l'impiego di Portoferraio –:
   se il Ministro sia a conoscenza della situazione descritta;
   se risultino al Ministro le ragioni dei disagi e delle file dei lavoratori innanzi al centro per l'impiego di Portoferraio e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare per risolvere il problema e garantire ai lavoratori stagionali richiedenti la «Naspi» efficienti servizi di politiche attive e passive del lavoro;
   quali iniziative di competenza intenda adottare tramite la neocostituita Anpal per supportare e semplificare gli adempimenti a carico degli impiegati dei centri per l'impiego in fase di ricezione della domanda dei numerosi lavoratori stagionali richiedenti la «Naspi» ed in fase di stipula del patto di servizio. (5-09812)


   TRIPIEDI, PESCO, CHIMIENTI, COMINARDI, DALL'OSSO, LOMBARDI, MANTERO, LOREFICE, DI VITA e ALBERTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Euticals spa con sede in Milano, viale Bianca Maria, fondata nel 1984, è una società chimica concentrata sulla produzione di ingredienti farmaceutici attivi (API), Custom Synthesis e progetti di Fine Chemicals e prodotti; è stata acquisita dal gruppo industriale multinazionale AMRI con sede negli USA e continua ad operare nel settore chimico ed in particolare nel campo della fabbricazione di principi attivi farmaceutici;
   Euticals ha in Italia un organico complessivo di 484 dipendenti, è partner ideale; per le industrie chimiche farmaceutiche e affini, fornendo il proprio portafoglio di ingredienti farmaceutici attivi, produzione e sintesi personalizzata con grande capacità industriale e ampia capacità di sviluppo;
   le strutture di ricerca di Rozzano (Milano) e Origgio (Varese) della Euticals occupano personale qualificato (16 chimici, almeno il 90 per cento è laureato) con competenze di base in tecnologia di separazione chimica, fermentazione, monobactami, steroide chimica, chimica di idrogenazione e tetraciclina;
   con comunicazione del 30 settembre 2016 Euticals spa ha comunicato l'avvio, «con carattere d'urgenza», ai sensi della legge n. 223 del 1991, della procedura di riduzione del personale riguardante n. 37 lavoratori, di cui 21 in forza presso il sito di Rozzano Quinto de’ Stampi e 16 presso il sito di Origgio, motivando la scelta con l'esigenza di ridurre i costi e mantenere la competitività sul mercato per la presenza di una struttura di ricerca e sviluppo già presente negli USA;
   l'azienda opera, in un settore che, malgrado la crisi economica, mantiene livelli di mercato considerevoli sia in Europa che oltreoceano;
   grave appare la decisione – sotto il profilo dell'impatto sociale e occupazionale – di avviare la procedura alla chiusura della struttura di ricerca e sviluppo del sito di Rozzano e Origgio anche con l'effetto di un depauperamento di competenze altamente specializzate in un'area, quella della ricerca, da sempre ritenuta strategica per lo sviluppo e la competitività delle imprese italiane;
   è forte la preoccupazione dei dipendenti interessati dalla procedura di esubero per le prospettive future –:
   quali iniziative intenda adottare il Ministro al fine prioritario di evitare i licenziamenti prospettati, facendosi promotore di un tavolo di confronto governativo con la società e le organizzazioni sindacali che preveda un piano per il riassorbimento e/o ricollocamento dei lavoratori e favorisca il mantenimento dei livelli occupazionali degli stabilimenti di Rozzano ed Origgio della società, così da evitare anche un depauperamento di competenze specializzate, in un'area, quella della ricerca, da sempre ritenuta strategica per lo sviluppo e la competitività delle imprese italiane. (5-09813)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VALIANTE e CAPOZZOLO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la Confederazione italiana agricoltori Campania durante una recente audizione della commissione agricoltura del consiglio regionale della Campania ha evidenziato che, a seguito del proliferare del cinipide del castagno, la produzione di castagne in Campania – che prima della crisi si aggirava intorno ai 300 mila quintali – mentre l'anno scorso era calata a 60 mila quintali, quest'anno è prevista in ulteriore diminuzione. Particolarmente colpita è l'Irpinia, dove il parassita del frutto, il cinipide galligeno, sta devastando i castagneti tipici del Montellese, del Partenio e del Serinese, oltre che di altre aree vocate della Campania, a Caserta, a Salerno e a Benevento;
   nel corso degli anni, la regione Campania ha adottato più provvedimenti per cercare di sradicare prima e poi di impedire o almeno ridurre la diffusione e la dannosità delle infestazioni del cinipide galligeno del castagno incentrati, essenzialmente, sulla lotta biologica con l'impiego di antagonisti naturali;
   la problematica del cinipide è stata affrontata anche a livello nazionale. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha istituito un gruppo di lavoro interregionale che ha portato alla redazione di un «Piano nazionale del settore castanicolo», avente come principale obiettivo quello di consentire alle singole regioni di raggiungere, in tempi rapidi, l'autosufficienza rispetto al principale antagonista, il Torymus sinensis. Nell'ambito del predetto piano, per la regione Campania, è stato proposto e finanziato un apposito progetto con lo scopo principale di arrivare nel minor tempo possibile sia ad un controllo del cinipide e sia alla soluzione delle restanti problematiche del comparto castanicolo;
   il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con D.D. prot. n. 15902 dell'8 agosto 2011, ha finanziato la costituzione di 15 centri di moltiplicazione regionali di Torymus sinensis e le relative strutture necessarie per razionalizzare la lotta al cinipide e previsto n. 3 workshop formativi da parte di tre regioni (Nord, Centro, Sud) per i tecnici regionali, al fine di aggiornare e formare il personale che dovrà interessarsi alla gestione dei centri di moltiplicazione e dei relativi lanci. Con decreto ministeriale n. 22673 del 15 novembre 2011 è stato approvato il progetto esecutivo della regione Campania per la realizzazione di n. 2 centri di moltiplicazione di Torymus sinensis e workshop formativi e presentato dalla regione Campania al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con nota n. 2100,0720931 del 26 settembre 2011;
   in particolare, in Campania sono state rilasciate nell'aria coppie di Torymus sinensis e dalle verifiche effettuate si è accertato che il parassitoide si è insediato, ma non si osservano ancora segnali evidenti di riequilibrio dell'ecosistema castanicolo, persistendo a tutt'oggi gravissimi problemi per l'economia della regione;
   dopo oltre tre anni nella regione Campania la dispersione in aria di Torymus sinensis tramite aereo non ha prodotto alcun effetto –:
   quali elementi si intendano fornire sui fatti descritti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano assumere per assicurare l'eliminazione del cinipide galligeno del castagno;
   se non ritengano di assumere iniziative volte a verificare l'utilizzo dei fondi nella lotta al cinipide galligeno del castagno;
   se non ritengano di promuovere, d'intesa con la regione Campania, la creazione di un fondo di equo indennizzo ai produttori per il gravissimo danno subito dall'economia locale e di assumere le iniziative normative necessarie per l'introduzione del castagno nella categoria degli alberi da frutto. (5-09816)

Interrogazioni a risposta scritta:


   POLVERINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   Agecontrol spa, società per azioni avente personalità giuridica di diritto pubblico, è un organismo di controllo istituito in forza del regolamento (CEE) n. 2262/1984, per l'esercizio dei controlli e delle azioni comunitarie nella produzione dell'olio di oliva. Con decreto legislativo n. 99 del 2004, è stata sottoposta al controllo e alla vigilanza di Agea, che ne detiene la proprietà;
   Agecontrol è impegnata nei controlli di conformità alle norme di commercializzazione nel settore degli ortofrutticoli freschi per conto di Agea e delegata dalla stessa per controlli sulla politica agricola comune in relazione ad altri controlli comunitari di primo e secondo livello su attività di miglioramento, conformità e regolarità in diversi settori (latte, vino, pesca, frutta, zucchero);
   essa ha una pianta organica di 260 unità, composta da 170 ispettori di field, 9 dirigenti, 30 quadri mentre i restanti sono amministrativi. Ha una finanza derivata da fondi di Agea per l'esecuzione di un programma di attività di verifiche e controlli effettuati sull'intero territorio nazionale, sistema che il personale ispettivo ha maturato con un'esperienza agronomica, contabile e amministrativa consolidata nel settore dell'olio d'oliva, poi implementata con i controlli in diversi settori relativi alle strategie della politica agricola comune del giugno 2003;
   la legge n. 154 del 16 luglio 2016 prevede, all'articolo 15, «Delega al Governo per il riordino degli enti, società e agenzie vigilate da Ministero delle Politiche Agricole alimentari e forestali, per il riassetto del settore ippico e per il riordino e l'assistenza tecnica agli allevatori e la revisione della disciplina della riproduzione animale», ed in particolare, alla lettera e) il riordino del sistema dei controlli nel settore agroalimentare, assicurando la necessaria indipendenza dal soggetto erogatore, con conseguente razionalizzazione o soppressione dell'Agecontrol spa, anche mediante il trasferimento della proprietà delle relative azioni al Ministero o ad agenzie da esso vigilate, ovvero sua confluenza in enti, società o agenzie vigilanti dal medesimo Ministero;
   indiscrezioni indicano il dottor Stefano Sernia già direttore di Agea, azionista unico di Agecontrol come possibile futuro direttore generale di Agecontrol;
   ad avviso dell'interrogante sussistono notevoli dubbi sulla qualità tecnica e amministrativa della scelta; in particolare:
    il dottor Stefano Sernia, a fine giugno 2016 ha rassegnato le dimissioni da direttore di Agea, dopo una gestione disastrosa dell'ente durata quasi due anni, a seguito di atti di sindacato ispettivo prodotti da tutte le aree politiche presenti in Parlamento, nonché dei rilievi della Conferenza delle regioni, e delle organizzazioni agricole di categoria;
   la gestione del dottor Stefano Sernia in Agea si è caratterizzata da ritardi nei pagamenti degli aiuti agli agricoltori, da una manifesta carenza nei rapporti con la Commissione europea culminata, per la prima volta, nella mancata liquidazione delle spese sostenute nell'anno 2015 all'Italia da parte di quest'ultima –:
   se le indiscrezioni che indicano il dottor Stefano Sernia, già direttore di Agea, azionista unico di Agecontrol, quale possibile nuovo direttore generale della stessa Agecontrol corrispondano effettivamente agli intendimenti del Governo;
   al di là dei profili di opportunità, relativi alla nomina a direttore generale di Agecontrol di un soggetto che è stato il vertice dell'organo di indirizzo e di controllo di AGEA sulla controllata Agecontrol spa, quali siano le motivazioni di merito per le quali si vorrebbe affidare in futuro l'incarico al dottor Stefano Sernia, in un momento delicato per l'Agecontrol e per la sua popolazione aziendale di n. 260 unità, in relazione alle previsioni di cui alla legge n. 154 del 2016. (4-14567)


   VARGIU. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   durante la riunione del Consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Unione europea del 18 luglio 2016, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di azioni volto ad affrontare la crisi del comparto lattiero-caseario, stanziando un finanziamento straordinario pari a 500 milioni di euro, di cui 150 finalizzati a sostenere la programmazione produttiva volontaria del latte vaccino, al fine di contenere la produzione ed arrestare il calo dei prezzi alla stalla;
   in aggiunta al suddetto intervento finanziario, il regolamento delegato (UE) 2016/1613 della Commissione dell'8 settembre 2016 prevedeva un «Aiuto eccezionale di adattamento per i produttori di latte e gli allevatori dei settori delle carni bovine, delle carni suine e delle carni ovine e caprine (“allevatori di altri settori zootecnici”) pari a 350 milioni di euro»;
   di questi, 20.942.300 euro sono riservati all'Italia e destinati a sostenere i regimi di qualità, ad incentivare gli allevamenti al pascolo, ad introdurre misure di supporto al credito, nonché a favorire l'aggregazione e la cooperazione tra allevatori;
   a margine del Consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Unione europea sopra ricordato, il Ministro Martina dichiarava che: «(...) il budget da 350 milioni su misure flessibili, anche di medio periodo, in qualche modo disegna un primo punto di partenza per la costruzione di una Ocm Latte ed è importante che sia indirizzato per la salvaguardia soprattutto dei piccoli produttori. Per l'Italia significa uno stanziamento da circa 21 milioni di euro, che utilizzeremo anche per un supporto alla crisi del latte ovino»;
   recentemente, il Ministro Martina ha poi quantificato in 6 milioni di euro la quota specifica da destinare al sostegno degli operatori del settore ovicaprino;
   il settore ovicaprino sta attraversando un periodo particolarmente critico a causa della sovrapproduzione di pecorino romano; infatti, dopo tre annate nelle quali si è registrata una produzione media certificata di 250.000 quintali l'anno, i quantitativi di tale formaggio sono saliti a 301.000 quintali nell'annata 2014-2015 e a 356.000 quintali nell'ultima annata 2015-2016. In conseguenza di uno squilibrio tra domanda ed offerta, il prezzo del pecorino romano, che aveva raggiunto la cifra di 9,50 euro/chilogrammo si aggira attualmente intorno ai 6 euro/chilogrammo e probabilmente è destinato a diminuire ulteriormente;
   poiché le sorti commerciali del pecorino romano hanno sempre determinato il prezzo del latte ovino, è fondato il timore che, per la prossima campagna, la materia prima possa subire una ulteriore flessione del 30-35 per cento rispetto al prezzo medio del latte ovino. Tale prospettiva rappresenterebbe un colpo esiziale in particolar modo per le numerose imprese zootecniche sarde –:
   se non ritenga opportuno, nell'ambito delle iniziative governative in materia ed in considerazione della rilevanza e della consistenza che l'allevamento ovino sardo riveste in rapporto al dato nazionale, di promuovere l'incremento della dotazione finanziaria riservata alla Sardegna nell'ambito dei sei milioni di euro soprarichiamati. (4-14571)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VALIANTE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
    la riforma delle professioni sanitarie connotata da una pluralità di interventi normativi (decreto legislativo del 30 dicembre 1992, n. 502, legge 26 febbraio 1999, n. 42, legge 10 agosto 2000, n. 251, e legge 1o febbraio 2006, n. 43) non e stata ancora completata nella parte che prevede l'evoluzione degli attuali collegi in ordini e l'istituzione di albi e di ordini per le diciassette professioni che ne sono ora sprovviste, tra le quali quella dei fisioterapisti;
   la delega per dare attuazione a quanto previsto dall'articolo 6 della legge n. 43 del 2006 non è stata attuata nella precedente legislatura;
   con la legge n. 43 del 2006 il diploma di terapista della riabilitazione è stato trasformato in laurea;
   nel settore professionale della sanità la maggioranza degli addetti (oltre 800.000) appartiene a nove professioni sanitarie regolamentate con albi, ordini e collegi (medici, odontoiatri, farmacisti, veterinari, infermieri, infermieri pediatrici, assistenti sanitari, ostetriche e tecnici sanitari di radiologia medica), mentre una minoranza, circa 140.000 operatori, appartenente a diciassette professioni sanitarie, regolamentate e disciplinate nell'esercizio professionale, è priva di albo e di ordine professionale come ad esempio i fisioterapisti;
   in assenza di un apposito albo di appartenenza, questa parte di professionisti continua a non avere gli stessi doveri e diritti di tutti gli altri nell'ambito delle professioni sanitarie;
   per tale ragione appare certamente improcrastinabile una disciplina che non preveda l'istituzione di nuovi ordini professionali, bensì di albi per le professioni sanitarie tecniche, tra le quali quella dei fisioterapisti –:
   quali elementi si intendano fornire sui fatti descritti in premessa, quali iniziative per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere per qualificare l'esercizio delle professioni di cui in premessa, e infine, se non si ritenga di assumere le iniziative normative necessarie per l'introduzione dell'albo dei fisioterapisti. (5-09809)


   SILVIA GIORDANO, LOREFICE, MANTERO, GRILLO, COLONNESE, DALL'OSSO, NESCI e DI VITA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 18 agosto 2015 è stata approvata la legge n. 134 «Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie», che prevede interventi finalizzati a garantire la tutela della salute, il miglioramento delle condizioni di vita e l'inserimento nella vita sociale delle persone con disturbi dello spettro autistico;
   per dare piena attuazione alla legge n. 134 del 2015, la legge di stabilità 2016 (legge n. 208 del 2015, articolo 1, comma 401) ha istituito presso il Ministero della salute un fondo di 5 milioni di euro annui a decorrere dal 2016 per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico;
   il comma 402 dell'articolo 1 della legge di stabilità stabilisce, che «Con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 da adottarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i criteri e le modalità di accesso al Fondo di cui al comma 401»;
   a seguito di quella che agli interroganti appare inerzia del Ministero della salute, è stata già presentata l'interrogazione n. 5-09048 a prima firma Silvia Giordano, che non ha ottenuto risposta;
   da notizie di stampa emerge che lo schema del decreto del Ministero della salute è stato predisposto ai primi di ottobre, ben oltre i 60 giorni dall'approvazione della legge di stabilità ed è stato inviato all'attenzione della Conferenza unificata;
   secondo il suddetto schema il Governo propone di destinare tale fondo per le linee guida (articolo 2), per rivedere le linee di indirizzo (articolo 3) e promuovere progetti di ricerca (articolo 4), anziché per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, come previsto all'articolo 3 della legge n. 134 del 2015;
   il suddetto fondo è stato introdotto grazie un emendamento promosso dalla prima firmataria del presente atto ed era finalizzato a sostenere direttamente i trattamenti a favore dei bambini autistici e delle loro famiglie –:
   in base a quale criterio il Governo abbia deciso di cambiare, dopo ben 10 mesi dall'impegno fissato dalla legge di stabilità 2016, la destinazione del fondo che invece prevedeva come unico fine la cura e l'abilitazione delle persone affette da disturbi dello spettro autistico.
(5-09817)


   GRILLO, LUIGI DI MAIO, BARONI, COLONNESE, DI VITA, SILVIA GIORDANO, LOREFICE, MANTERO e NESCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il giornale Il Quotidiano del 7 febbraio 2015 riportava la notizia che a Bologna un neurochirurgo, aveva ricevuto una richiesta di rinvio a giudizio per truffa e abuso di ufficio;
   dal giornale sopracitato si apprende che lo stesso neurochirurgo era stato rinviato a giudizio in un precedente processo per lesioni colpose causate dall'impianto di vari fissatori interspinosi tra cui quelli della Lumbarfix, suscettibili di rottura e/o deformazione;
   da quanto riportato dal sopracitato articolo i pazienti interessati dall'impianto fissatore elastico interspinoso sono più di 400 in tutta Italia;
   da Il Giornale di Latina del 4 aprile 2016 si apprende che il suddetto neurochirurgo operava presso la struttura ospedaliera accreditata «Villa Erbosa» di Bologna, struttura sanitaria accreditata dal servizio sanitario regionale presso la quale risultano eseguiti numerosi interventi che non avrebbero risolto molte delle patologie lombari esistenti mentre, al contrario, si sarebbero verificati gravi danni derivati dalla rottura e dalla deformazione delle protesi;
   le protesi utilizzate dal neurochirurgo venivano prodotte dalla Nitillium srl, di cui è amministratore unico la moglie dello stesso neurochirurgo e di cui risultano soci e azionisti i figli, come riportato da Il Giornale di Latina del 4 aprile 2016;
   nella nota del 23 gennaio 2015 del Ministero della salute – direzione generale dei dispositivi medici e della sicurezza delle cure avente oggetto «dispositivi interspinosi di tipo dinamico – indicazioni di utilizzo» è scritto:
    «nel contempo l'efficacia e le indicazioni di utilizzo dei dispositivi interspinosi di tipo dinamico sono state oggetto di valutazione da parte di un'apposita Commissione istituita presso la Sez. V del Consiglio Superiore di Sanità...»;
    «tale Commissione ha svolto un esame della letteratura scientifica internazionale e valutato le esperienze professionali degli operatori sanitari utilizzatori, ritenendo che attualmente non siano chiare le evidenze, negli studi di costo/beneficio, dei vantaggi nell'utilizzo di tali dispositivi (...)»;
   il decreto-legge 24 febbraio 1997, n. 46 – attuazione della direttiva 93//42/CEE concernente i dispositivi medici – all'articolo 9, (Vigilanza sugli incidenti verificatisi dopo l'immissione in commercio), comma 2, prevede: «Gli operatori sanitari pubblici o privati che nell'esercizio della loro attività rilevano un incidente (...) che coinvolga un dispositivo medico, sono tenuti a darne comunicazione al ministero della salute» –:
   se non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, per appurare l'efficacia curativa dei dispositivi medici fissatori interspinosi prodotti dalla Nitillium Research srl;
   se non ritenga di adottare un'iniziativa volta a favorire le cure essenziali per garantire l'espianto di dispositivi medici fissatori interspinosi difettosi, a fronte di centinaia di cittadini italiani interessati;
   se la struttura bolognese sanitaria accreditata abbia provveduto a segnalare la circostanza al Ministero della salute, a fronte del ripetersi delle rotture e delle deformazioni di dispositivi medici fissatori interspinosi;
   se abbia ricevuto la comunicazione dagli operatori sanitari pubblici o privati, che nell'esercizio delle loro attività abbiano rilevato incidenti riguardanti i dispositivi medici prodotti dalla Nitillium Research srl. (5-09818)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TARTAGLIONE, GIULIANI, TINO IANNUZZI, MANFREDI, PALMA, ROSTAN, SGAMBATO e VALIANTE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   le infezioni ospedaliere sono le infezioni insorte durante il ricovero in ospedale, o dopo le dimissioni del paziente, che al momento dell'ingresso non erano manifeste clinicamente, né erano in incubazione. È risultato necessario ampliare il concetto di infezioni ospedaliere a quello di infezioni correlate all'assistenza sanitaria e sociosanitaria (Ica). Le persone a rischio di contrarre un'ica sono innanzitutto i pazienti e, con minore frequenza, il personale ospedaliero, gli assistenti volontari, studenti e tirocinanti;
   «EpiCentro» – portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica a cura del centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell'Istituto superiore di sanità – riporta che circa l'80 per cento di tutte le infezioni ospedaliere riguarda quattro sedi principali: il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l'apparato respiratorio, le infezioni sistemiche. Fino all'inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, le infezioni ospedaliere erano dovute soprattutto a batteri gram-negativi. Poi, per effetto della pressione antibiotica e del maggiore utilizzo di presidi sanitari di materiale plastico, sono aumentate le infezioni sostenute da gram-positivi e quelle da miceti;
   le ica hanno un costo sia in termini di salute che economici. Da qui la necessità di adottare pratiche assistenziali sicure per prevenire o almeno controllare la trasmissione di infezioni sia in ospedale che in tutte le strutture sanitarie non ospedaliere. È necessario avviare programmi di controllo per garantire la realizzazione di quelle misure che si sono dimostrate più efficaci nel ridurre al minimo il rischio di complicanze infettive –:
   quali siano le iniziative poste in essere dal Ministro, nell'ambito delle proprie competenze nel corso dell'ultimo anno, al fine di garantire pratiche assistenziali sicure in grado di controllare o prevenire la trasmissione di infezioni ospedaliere e/o infezioni correlate all'assistenza e se non ritenga altresì opportuno promuovere un rafforzamento delle linee guida in tale ambito con l'obiettivo di migliorare le azioni di prevenzione rispetto a suddetto rischio di infezioni. (4-14557)


   PILI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nel Sulcis Iglesiente e in particolar modo nella struttura sanitaria di Iglesias con un provvedimento a dir poco scandaloso sono state di fatto sospese tutte le attività relative alle urgenze notturne e festive;
   sono state chiuse le sale operatorie per mancanza di infermieri;
   negli ospedali iglesienti ad oggi è vietato avere un'emergenza sanitaria;
   con un documento che appare all'interrogante folle e irresponsabile, la Asl di Iglesias ha praticamente detto che le sale operatorie restano chiuse per la notte e per le feste;
   si tratta di una vergogna senza precedenti che conferma la totale inadeguatezza del governo della sanità sarda e mette a repentaglio il diritto costituzionale alla salute in capo al Ministero della salute;
   è indispensabile che il Ministro della salute metta in essere atti di controllo e ispezione per verificare se è riscontrabile questa inadeguatezza gestionale, che mette a repentaglio la vita dei cittadini e fa emergere sprechi inauditi nella gestione;
   la nota interna della Asl in questione ha comunicato che nell'ospedale Santa Barbara di Iglesias, nei giorni festivi e durante la notte non si può intervenire chirurgicamente perché le sale operatorie sono chiuse;
   una costante mancanza di personale nell'organico infermieristico;
   in tutta la Sardegna a giudizio dell'interrogante si registrano centinaia di assunzioni clientelari e poi mancano gli infermieri che, in realtà ci sono, ma non vengono stabilizzati come prevede la norma nazionale;
   la comunicazione della Asl in questione al presidio chirurgico dell'ospedale sopracitato riguardante l'interruzione della pronta disponibilità delle sale operatorie per le urgenze festive e notturne è avvenuta a poca distanza temporale dallo svolgimento delle ordinarie attività nei giorni festivi e durante la notte;
   emerge da quanto descritto una sanità in mano a persone irresponsabili e incapaci che giocano sulla pelle dei sardi senza alcun tipo di rispetto;
   la sanità sarda risulta a giudizio dell'interrogante al collasso e il documento sopra descritto diramato dall'Asl in questione, è la dimostrazione della irresponsabilità più evidente di chi governa un settore così delicato;
   la decisione di sospendere di punto in bianco gli interventi chirurgici durante i turni notturni e festivi, costituirebbe di fatto, a parere dell'interrogante, una gravissima interruzione di pubblico servizio e omissione di soccorso qualora si verificassero casi d'urgenza –:
   se la situazione descritta in premessa possa compromettere i livelli essenziali di assistenza nel territorio di Iglesias.
   (4-14565)


   PATRIZIA MAESTRI e ROMANINI. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   un'antenna di telefonia mobile è stata installata dal comune di Parma nella rotonda fra via Bizzozero e via Montebello. A pochi metri da questa nuova antenna ci sono almeno due asili nido, due scuole materne, un plesso scolastico con elementari, medie e liceo pedagogico, nonché il parco giochi Bizzozero;
   il fatto ha provocato una raccolta di firme tra i genitori dei ragazzi e bambini interessati e fra i residenti (in totale 545), dato che tale installazione potrebbe rivelarsi potenzialmente dannosa e pericolosa, causa inquinamento elettromagnetico, con rischi per la salute, essendo il parco giochi e le scuole molto frequentate –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'episodio;
   se intendano assumere iniziative normative per evitare l'installazione di antenne di telefonia e altri apparati suscettibili di produrre inquinamento elettromagnetico in prossimità di luoghi sensibili, come strutture scolastiche, parchi e aree di gioco per bambini. (4-14566)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   AIRAUDO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   il nuovo accordo quadro siglato tra Aran e Sindacati il 5 aprile 2016 ha ridefinito i comparti e le nuove aree di contrattazione del pubblico impiego;
   nell'ambito del riordino dei comparti della pubblica amministrazione (ex legge n. 159 del 2009 cosiddetta legge Brunetta), i comparti sono stati portati da 11 a 4, sono stati identificati istruzione e ricerca, funzioni centrali (nel quale sono confluiti i comparti ministeriali, quello degli enti pubblici non economici e altri), funzioni locali (che conserva il perimetro dell'attuale comparto regioni-autonomie locali) e sanità (che non muta anch'esso la sua fisionomia);
   Maria Rita Venturini presidente nazionale ANEP (che rappresenta gli educatori professionali), in una nota ha affermo che: «per tutti e in particolar modo per quel che riguarda l'educatore professionale auspichiamo ora che si vada ad un veloce e equo rinnovo dei contratti e soprattutto ad un adeguamento della collocazione contrattuale. Gli educatori professionali infatti operano in tutti e 4 i comparti e, nella fattispecie del comparto Funzioni locali, la maggior parte di questi sono collocati impropriamente in fascia C»;
   sono ancora troppi pochi gli enti locali che, attraverso la contrattazione decentrata, hanno collocato gli educatori in fascia D come da sempre succede in sanità. Nell'ambito sociale, in quello penitenziario come nel sanitario e socio-sanitario l'educatore professionale esercita le medesime funzioni che rispondono, tra l'altro ai livelli essenziali di assistenza ed è giusto pertanto il medesimo riconoscimento economico, come sarebbe importante adeguare i tabellari: contratti del terzo settore utilizzati nei servizi esternalizzati –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere affinché possa essere riconosciuto agli educatori professionali ancora in fascia C il passaggio alla fascia D nell'ambito del rinnovo del contratto della pubblica amministrazione. (4-14559)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:


   BENAMATI e CANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in data 16 settembre 2016 il management della Vesuvius, società operante nel campo della produzione di materiale refrattario, destinato al comparto siderurgico nazionale ed estero, con impianti in Abruzzo e Sardegna, ha comunicato ai rappresentanti istituzionali delle due regioni e alle organizzazioni sindacali nazionali regionali e di categoria, la volontà entro il 31 dicembre 2016 di chiudere i suddetti stabilimenti con il conseguente licenziamento delle maestranze;
   presso gli stabilimenti di Avezzano e Macchiareddu (polo industriale di Assemini) lavorano oltre 400 persone tra diretti e indotto che hanno un importantissimo know-how;
   l'annuncio ha destato forte preoccupazione tra lavoratori e cittadini dei comprensori territoriali interessati anche per le indiscutibili ripercussioni negative che ricadrebbero su tessuti economici e sociali fragili e già duramente colpiti dalla crisi degli ultimi anni;
   le conseguenze di tale decisione rischiano, inoltre, li riverberarsi su tutto il settore siderurgico nazionale che sta già attraversando una fase delicatissima: per questo è necessario individuare le possibili soluzioni che consentano la prosecuzione delle attività dei citati stabilimenti in un settore strategico per l'industria italiana;
   l'incontro tenutosi il 18 ottobre 2016 al Ministero dello sviluppo conferma purtroppo la preoccupazione per un esito positivo della trattativa, visto che i rappresentanti dell'azienda hanno ribadito l'intenzione di andare via dall'Italia e di trasferire la produzione altrove, mettendo in mobilità il personale attualmente occupato nello stabilimento sardo e in quello abruzzese –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere, con la massima rapidità, al fine di scongiurare la chiusura degli impianti e la conseguente perdita di 400 posti di lavoro. (5-09830)


   VALLASCAS, DA VILLA, FANTINATI, CRIPPA, DELLA VALLE e CANCELLERI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 40 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, delega il Governo ad adottare, entro due anni, uno o più decreti legislativi per il completamento della riforma della struttura del bilancio dello Stato, con particolare riguardo alla riorganizzazione dei programmi di spesa e delle missioni e alla programmazione delle risorse, assicurandone una maggiore certezza, trasparenza e flessibilità;
   si ricorda che i programmi militari più costosi risultano come di consueto finanziati dal Ministero dello sviluppo economico: integralmente per le fregate classe Fremm (513 milioni), il programma ForzaNEC per la digitalizzazione delle forze armate (235 milioni), la nuova flotta da guerra della Marina (176 milioni), gli elicotteri Hh101 (170 milioni) e i caccia da addestramento M346 (138 milioni); quasi integralmente per cacciabombardieri Eurofighter (768 milioni su 781), i carri armati ruotati Freccia (317 milioni su 335), gli elicotteri Nh90 (77 milioni su 265) e l'ammodernamento dei cacciabombardieri Tornado (80 milioni su 88);
   all'interno della missione 11 «competitività e sviluppo delle imprese», il programma 5, «promozione e attuazione di politiche di sviluppo, competitività e innovazione, di responsabilità sociale d'impresa e movimento cooperativo», è quello che dispone delle maggiori dotazioni finanziarie del Ministero, rappresentando da solo il 47 per cento degli stanziamenti definitivi complessivi del Ministero dello sviluppo economico. La maggior parte degli stanziamenti definitivi di competenza (circa l'88,7 per cento) attiene a trasferimenti in conto capitale e interessa prioritariamente i capitoli 7421, 7485, 7419 e 7420. È evidente, dunque, la predominanza delle dotazioni per il comparto strategico della difesa;
   anche la Corte dei Conti conferma nella relazione sul rendiconto generale dello Stato che nella missione 11 «competitività e sviluppo delle imprese» – programma 5 «promozione e attuazione di politiche di sviluppo, competitività e innovazione, di responsabilità sociale d'impresa e movimento cooperativo del bilancio del Ministero dello sviluppo economico risultano prevalenti le dotazioni per il comparto strategico della difesa, rispetto alle quali il ruolo del Ministero dello sviluppo economico attiene al mero controllo finanziario sulla correttezza amministrativa delle procedure di spesa, e la quasi totalità degli stanziamenti del programma sono assegnati ad un obiettivo non strategico per il Ministero dello sviluppo economico («Partecipazione al Patto atlantico e ai programmi europei aeronautici, navali, aerospaziali e di elettronica professionale») –:
   se trovi conferma quanto descritto e quali iniziative intenda adottare affinché siano incrementate le risorse destinate ad obiettivi strategici del Ministero dello sviluppo economico, in tale contesto rivedendo l'allocazione di bilancio dei fondi citati in premessa, secondo quanto ivi indicato. (5-09831)


   RICCIATTI, DURANTI e FERRARA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'impianto di Taranto dell'azienda Cementir del Gruppo Caltagirone è oggetto di un drastico ridimensionamento nell'ambito di un piano di riorganizzazione che coinvolge l'intero gruppo che ha dichiarato in esubero complessivamente 260 lavoratori tra Cementir Sacci e Cementir Italia; in particolare, l'azienda relativamente all'impianto di Taranto ha annunciato il licenziamento di 47 dipendenti su un organico che conta 72 lavoratori;
   l'annuncio da parte dell'azienda Cementir di Taranto del licenziamento del 60 per cento dei dipendenti rappresenta un dramma sociale che va affrontato senza atteggiamenti dilatori da parte delle istituzioni;
   Cementir Italia ha annunciato 106 licenziamenti in tutta Italia: 96 operai e 10 quadri e impiegati, distribuiti negli stabilimenti di Taranto, 47 ad Arquata Scrivia, 25 in provincia di Alessandria, 21 a Spoleto – Perugia, 10 a Maddaloni (Caserta), 2 nel centro di distribuzione di Civitavecchia, e 1 nella sede di Roma;
   i lavoratori e i sindacati hanno risposto all'annuncio dei licenziamenti con scioperi e mobilitazioni chiedendo l'intervento delle istituzioni locali e dei Ministeri interessati al fine di avviare un tavolo istituzionale che affronti la grave ed ulteriore emergenza occupazionale nella provincia di Taranto e nelle altre aree interessate;
   il gruppo Caltagirone ha «giustificato» tale decisione con il calo di vendite e dei volumi produttivi in Italia degli ultimi anni, sostenendo che da qui al 2020 non ci sono segnali di ripresa per quanto riguarda il mercato del cemento;
   ciò avviene a soli due mesi dall'acquisto del ramo d'azienda relativo a cemento e calcestruzzo della società Sacci spa e in un momento di crescita per il gruppo Caltagirone, che registra un utile di 800 milioni di euro; in tale ambito la decisione di procedere a licenziamenti da parte del gruppo Caltagirone è per i sindacati incomprensibile e incongruente;
   nell'incontro nella sede dell'Unindustria a Roma del 18 ottobre 2016 è saltata la trattativa con i sindacati dopo che l'azienda ha abbandonato il tavolo, negando la possibilità di affrontare una discussione complessiva sulle politiche industriali del gruppo;
   a seguito del fallimento della trattativa i sindacati hanno proclamato uno sciopero di 8 ore per il 21 ottobre 2016;
   i sindacati chiedono il ritiro della procedura di licenziamento collettivo e di avviare un tavolo di confronto finalizzato a definire una via d'uscita in grado di scongiurare una vera tragedia sociale per 260 famiglie –:
   se non ritenga necessario e urgente, per quanto di competenza, convocare le parti per verificare il piano industriale dell'azienda Cementir del gruppo Caltagirone, basato su una riorganizzazione che prevede un esubero di 260 lavoratori.
   (5-09832)


   ABRIGNANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Commissione per l'energia sostenibile dell'UNECE – ovvero la Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite – ha approvato durante la sua ultima sessione le specifiche per uno standard unificato e globalmente applicabile per la presentazione dei progetti di sfruttamento della risorsa geotermica, basato sull'UNFC-2009. Un risultato raggiunto anche grazie all'impegno italiano: l'UNFC Geothermal Working Group e infatti guidato dalla connazionale Gioia Falcone;
   avere uno standard comune per la classificazione, il confronto e la comunicazione internazionale delle stime sul potenziale geotermico, sulle risorse e sulle riserve individuate in ogni regione del mondo, permetterà di avere linee guida chiare, condivise e dunque utili per indirizzare gli investimenti nel settore, contribuendo a sprigionare le potenzialità dell'energia geotermica, ancora in gran parte latenti;
   secondo le stime diffuse dall'UNECE, l'energia geotermica è presente in quasi 90 Paesi del mondo, ma solo 24 di questi producono elettricità con questa fonte rinnovabile, una lacuna presente anche nel campo del riscaldamento/raffrescamento;
   l'energia geotermica – sottolinea l'ONU – potrebbe svolgere un ruolo importante nel garantire accesso all'energia a prezzi contenuti, in modo affidabile e sostenibile per tutti, contribuendo al contempo a frenare l'avanzata dei cambiamenti climatici, ma la produzione è oggi bloccata solo al 7 per cento del potenziale globale stimato;
   già nel 2011 l'IEA (Agenzia internazionale dell'energia) ha elaborato una roadmap in cui si tracciava il percorso per decuplicare la produzione di energia e calore da fonte geotermica al 2050. Un tassello fondamentale era quello che prevedeva l'approvazione di standard comuni, obiettivo che adesso è stato raggiunto;
   dall'inizio del Novecento l'Italia sfrutta il calore della Terra per produrre energia elettrica tramite la realizzazione di centrali elettriche geotermiche capaci di sfruttare la forza del vapore. Una regione italiana, la Toscana, è diventata nel tempo un vero punto di riferimento scientifico mondiale nel settore geotermia;
   i giacimenti naturali di vapore in Toscana producono ogni anno oltre 4 miliardi di chilowattora di elettricità nelle soie centrali toscane di Larderello e di Montieri. In tempi di scarsità e caro-petrolio la geotermia si presenta pertanto come un'opzione energetica rinnovabile a cui non poter rinunciare –:
   quali siano le misure che il Governo intende intraprendere per valorizzare la geotermia in Italia, anche a seguito dell'adesione del nostro Paese all'accordo di Parigi COP21 collegato alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. (5-09833)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FABBRI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il gruppo Selcom si occupa di sistemi elettronici di grande specializzazione, producendo schede elettroniche e sistemi di automazione industriale per aziende come Gd, Tetrapack, Bosch e Toyota;
   il gruppo conta 770 dipendenti in varie sedi in tutta Italia e quasi la metà dei lavoratori, 360, è impiegata nella sede di Castel Maggiore (Bologna);
   in questi giorni la stampa e le organizzazioni sindacali indicano e confermano notizie sulla crisi del gruppo Selcom, a rischio di fallimento per ragioni economiche;
   lo stabilimento di Castel Maggiore risulta godere di commesse ed essere il traino anche finanziario per il gruppo;
   da quanto riportato dalle fonti indicate sembra che sussistano positive prospettive aziendali e di continuità dell'attività produttiva di Selcom, mentre i maggiori problemi siano riconducibili a una evidente crisi di liquidità;
   la situazione debitoria sembra infatti derivante, non da una crisi di fatturato, che continua ad essere significativo, né da mancanza di redditività, ma, ad avviso dell'interrogante da una poco attenta gestione dell'azienda, che ha portato al mancato rispetto degli accordi con il sistema bancario;
   sono altresì in corso tentativi di cessione almeno di un ramo d'azienda, per poter migliorare la posizione finanziaria;
   i lavoratori hanno manifestato, con uno sciopero promosso dalle organizzazioni sindacali di riferimento, tutte le loro giuste preoccupazioni;
   la regione Emilia-Romagna, la città metropolitana di Bologna ed il comune di Castel Maggiore sono impegnati a mettere in campo le iniziative possibili, prima di tutto a tutela dei lavoratori;
   il 30 settembre 2016 il nuovo advisor del gruppo ha ufficialmente comunicato l'avvenuto deposito della richiesta di tre distinte procedure di concordato in bianco presso il tribunale di Bologna, formalizzando così, l'avvio di una procedura che, per i prossimi 120 giorni, consentirà il congelamento d'ogni debito e la ricerca, attraverso un procedimento ad evidenza pubblica, di possibili interessi per l'affitto/l'acquisizione dei siti aziendali privi di situazioni debito;
   il 19 ottobre 2016 è convocato al Ministero dello sviluppo economico un tavolo tra le parti –:
   quali iniziative intenda mettere in campo per sostenere la continuità produttiva dell'azienda e la salvaguardia di posti di lavoro ad alta competenza e specializzazione. (5-09805)


   GRILLO, BARONI, COLONNESE, DI VITA, SILVIA GIORDANO, LOREFICE, MANTERO e NESCI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la prima firmataria del presente atto trasmetteva una richiesta al Ministero dello sviluppo economico di accesso agli atti relativi al contratto di sviluppo, sottoscritto con la società ITEM Capomulini s.r.l. in data 2 agosto 2016;
   il Ministero dello sviluppo economico, con nota protocollo n. 75847 del 5 agosto 2016, segnalava che la richiesta degli accessi agli atti doveva essere inoltrata all'agenzia Invitalia, ente sotto la vigilanza del Ministero dello sviluppo economico;
   in data 7 agosto 2016 veniva dato seguito all'indicazione del Ministero dello sviluppo economico mediante trasmissione della richiesta all'agenzia Invitalia;
   in data 12 settembre 2016, con nota prot. n. 14855 ASL, l'agenzia Invitalia comunicava (a firma di Bernardo Mattarella) dell'avvenuta trasmissione della richiesta di accesso agli atti in questione a ITEM Capomulini s.r.l., in qualità di soggetto controinteressato, alla quale faceva seguito la nota prot. n. 15598 del 23 settembre 2016, con la quale la predetta agenzia si limitava a comunicare il diniego di ITEM Capomulini s.r.l. alla richiesta di accesso agli atti;
   per quanto risulta agli interroganti il 7 luglio 2016 la ITEM Capomulini avrebbe inviato documenti a Invitalia per completare l’iter agevolativo del contratto di sviluppo;
   resta naturalmente la necessità di acquisire alcuni importanti elementi informativi in merito –:
   se sia a conoscenza del contratto di sviluppo, sottoscritto con la società ITEM Capomulini s.r.l. in data 13 ottobre 2014 e, in particolare, quali siano stati i criteri di valutazione che hanno determinato il parere favorevole del Ministero dello sviluppo economico e dell'agenzia INVITALIA in merito al contratto di sviluppo sopra menzionato;
   se sia a conoscenza dei documenti di cui al decreto del Ministero dello sviluppo economico febbraio 2014, articolo 9 (Fase di accesso, negoziazione e concessione delle agevolazioni), riguardanti il contratto di sviluppo sopra menzionato;
   se si disponga relativamente alla ITEM Capomulini s.r.l. della copia della relazione, completa di tutti gli allegati, di verifica dell'affidabilità tecnica, economica e finanziaria della documentazione progettuale e della proposta definitiva di contratto di sviluppo, redatta dall'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa – Invitalia, in ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 9 del decreto ministeriale 24 settembre 2010 e dal punto 5.5 della circolare del Ministero dello sviluppo economico del 16 giugno 2011, n. 21364;
   se sia a conoscenza dei documenti inviati il 7 luglio 2016 da ITEM Capomulini s.r.l. in risposta alla richiesta che, per quanto risulta agli interroganti, Invitalia avrebbe formulato per acquisire ulteriore documentazione volte a completare l'istruttoria dell’iter agevolativo del contratto di sviluppo in questione;
   se il Governo intenda rendere noti documenti o notizie o abbia assunto o stia per assumere iniziative sulla questione descritta in premessa. (5-09829)

Interrogazione a risposta scritta:


   AIRAUDO, RICCIATTI, MARTELLI, FERRARA e PLACIDO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Seat Pagine Gialle nasce a Torino nel 1925 e ha contribuito significativamente nel corso degli anni allo sviluppo del territorio;
   la sua storia è stata travagliata soprattutto a livello finanziario dopo le privatizzazioni degli anni ‘90;
   nel 2014 è stato portato a termine il piano di salvataggio del gruppo grazie al buon esito della procedura concordataria, la quale ha comunque già impattato negativamente molte aziende torinesi dell'indotto;
   nel 2015 Italiaonline diventa azionista di maggioranza e nel 2016 attua il progetto di fusione per incorporazione di Italiaonline in Seat Pagine Gialle rinominata Italiaonline spa, perdendo il nome storico;
   sempre in seguito alla fusione viene spostata la sede legale da Torino ad Assago (Milano);
   negli anni sono stati utilizzati ammortizzatori sociali ed è in atto un piano di riorganizzazione e riduzione del costo del personale tramite Cassa integrazione guadagni straordinaria a zero ore e a rotazione che ha supportato il buon esito della procedura concordataria;
   sul territorio torinese sono impiegati tra i diretti e indiretti circa 2.000 persone;
   sul territorio torinese è presente la controllata al 100 per cento Prontoseat che occupa circa 270 lavoratori e lavoratrici;
   in data 20 luglio 2016 si è svolto un incontro presso il Ministero dello sviluppo economico tra il management aziendale e le organizzazioni sindacali e in quella sede è stata annunciata la vendita delle controllate tra cui Prontoseat ed è stata dichiarata la presenza di esuberi;
   in conseguenza dell'attivazione del comune di Torino e della regione Piemonte, nonché della prosecuzione delle relazioni sindacali, si conosce ora un quadro aggiornato della situazione che acuisce le preoccupazioni;
   l'operazione in corso sembra essere più orientata a un posizionamento finanziario (peraltro la quotazione in borsa di Italiaonline è stata possibile grazie all'incorporazione in Seat) che produttivo e comunque la produzione programmata è orientata alla costituzione di un data center, non a Torino, non alla ricerca della pubblicità e alle altre attività svolte da Seat;
   di conseguenza, il livello occupazionale risulterà fortemente compromesso, aggiungendosi alle 139 persone già in cassa integrazione a livello nazionale, di cui 82 a Torino, altre 278 unità, di cui 81 a Torino, per un totale solo a Torino di 163 su 464 dichiarate come esuberi e a una riduzione dei dipendenti inquadrati come agenti;
   la questione è di rilevanza nazionale, sia per le vocazioni produttive che saranno trasferite e ridimensionate rispetto al territorio torinese, sia per le conseguenze economiche e sociali che graveranno sui dipendenti e sulle loro famiglie con le conseguenti ripercussioni sul tessuto urbano in termini di inclusione sociale –:
   quali iniziative il Governo abbia assunto o intenda assumere al fine trovare soluzioni e scongiurare le gravi ricadute derivanti dalla decisione di Seat Pagine Gialle di procedere ad una pesante riduzione dei livelli occupazionali, in particolare nella città di Torino. (4-14568)

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Laffranco n. 7-01098, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 settembre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sandra Savino.

  La risoluzione in Commissione Zampa e altri n. 7-01112, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 ottobre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carella.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Lodolini e altri n. 5-09595, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Iacono, Capone, Paola Boldrini.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Pes n. 4-13655 del 30 giugno 2016.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Pili n. 5-06346 del 9 settembre 2015 in interrogazione a risposta scritta n. 4-14565.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta immediata in Assemblea D'Uva e altri n. 3-02560 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 694 del 18 ottobre 2016. Alla pagina 42067, prima colonna, dalla riga trentacinquesima alla riga trentasettesima deve leggersi «al Consiglio universitario nazionale, organo terzo e altamente qualificato, il compito di nominare i presidenti» e non come stampato.